Withering bones

di Nocturnia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Status quo ***
Capitolo 2: *** Accordi ***
Capitolo 3: *** Rinunce ***
Capitolo 4: *** A te mi consegno ***
Capitolo 5: *** Incoronata ***
Capitolo 6: *** Rivelazioni ***
Capitolo 7: *** Veleno ***
Capitolo 8: *** Quando tutto crolla ***
Capitolo 9: *** Addio ***
Capitolo 10: *** Cenere alla cenere, polvere alla polvere. ***
Capitolo 11: *** Caduta ***
Capitolo 12: *** Sangue e polvere ***
Capitolo 13: *** Uno il Tutto ***
Capitolo 14: *** Uroboro ***



Capitolo 1
*** Status quo ***


Withering bones Disclaimer: Albert Wesker, Alex Wesker, Chris Redfield, Claire Redfield e tutti gli altri personaggi appartengono a Shinji Mikami, alla Capcom e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.





Si siede, il Cane a tre teste: aspetta.
Fedele, incrollabile, coraggioso: il Cane fissa la serpe e la sua lingua biforcuta - i suoi occhi vitrei e immobili.
Dondola sopra le loro teste la Libellula, le leggerezza della crudeltà.
Lo Scorpione flette la cuspide dall'angolo in cui si è rifugiato - affamato.
Qualcosa interrompe il silenzio, e tutti si voltano - osservano l'Orso e il Cavallo a sei zampe, il Leone e il Corvo.
Spettatori muti, relegati ai bordi della sceneggiata - s'intreccia alla Serpe un suo pari, bianco e gelido, una femmina.
Il Cane a tre teste abbaia allo Scorpione, lo spinge ancora più a fondo - ringhia quando è il Ragno a farsi avanti, pungente, velenoso.
La Serpe si alza su se stessa, la imita la sua compagna - dietro di loro un Falco attento e fidato.
"Signori." irrompe una voce, e porta una Rosa tra le mani, bellissima e giovane "Signori, sono forse questi i modi?"
Si girano tutti, ascoltano quella voce senza suono.
Fluttua verso di loro la Rosa, cade vicino al Serpente - la stritola il Serpente, si accanisce sui petali, distrugge il gineceo.
Sembra sorridere la Serpe bianca, la piccola lingua lambire la corolla ormai morta - bagnarla d'un veleno che l'annerisce all'istante.
La Voce li guarda - tutti.
Si alza dalla polvere un regno diviso, spezzato.
Lo fissano - lo studiano - e si fanno attenti tutti questi animaletti curiosi, preoccupati.
Si deposita una Farfalla vicino alla Volpe, timida: calcola il Lupo orbo dalle pieghe della guerra - valuta a quale belva prestare la propria ferocia.
La Voce sbatte le mani, li riporta alla realtà - fredda, crudele.
"Signori." esordisce, una voce grassa, tonante "È ora di andare in scena: l'ultimo atto vi aspetta e il pubblico è impaziente."
Animali, bestie, uomini: null'altro che maschere e teatranti che si dimenano su questo palcoscenico che la voce chiama vita.
Il velo viene sollevato - li spoglia, nudi dinnanzi uno spettatore il cui nome è destino.
Insieme si gettano nell'abbagliante luce della tragedia.





"Look like the innocent flower,
but be the serpent under it."
- William Shakespeare -





Withering bones




Capitolo 1 - Status quo.

"Capitano della Guardia Reale."
Chris annuisce, si sistema il simbolo del Serpente sul pettorale destro - vicino a quello della propria casata.
Claire è un profilo sorridente alle sue spalle, rossa nei capelli, sulle guance - una linea leggera d'efelidi che le decorano gli zigomi.
"È un grande onore, Chris."
"Lo so." e freme la sua voce, contiene una gioia che gli brucia gli occhi.
"Il re in persona ti ha scelto."
Claire nota una formica correrle sul braccio, la sbatte via con un movimento brusco del polso.
"Era anche ora." puntualizza "Tutti quegli anni passati nella sua guardia personale, a incassare insulti, peraltro: ti sei meritato questo titolo solo per la pazienza, Chris."
Redfield aggrotta le sopracciglia, si allaccia gli alamari del mantello bianco.
"È il re, Claire." dice, unisce il pollice con l'indice, sottolineando l'ovvio.
"Lo so." e alza gli occhi al cielo, sospirando "Ma è anche un uomo estremamente..."
"Difficile?" l'anticipa Chris.
"No." e sorride Claire, incrociando le braccia al petto "Stavo per dire sgradevole, quando vuole, ma immagino che la tua definizione sia più accettabile."
Chris le rivolge un'occhiata per nulla amichevole, si volta - fuori, le campane cominciano a suonare, aprendo la cerimonia.
"Vestiti." le dice, oltrepassandola e cercando di colpirla su di una spalla "Non puoi certo venire a palazzo con l'abbigliamento da caccia addosso."
"No?" lo prende in giro, mettendosi in posa "Ma come? Pensavo che il bustino in cuoio risaltasse i miei fianchi." e ruota su stessa, facendogli l'occhiolino.
Chris avvampa e marcia fuori dalla stanza inseguito dalla sua risata.


Uno strappo; fili di seta e oro che scivolano a terra, tra le sue dita.
"L'hai rovinato." gli dice, e geme quando la rovescia sotto di lui -  mani che si aggrappano al bordo della scrivania e una bocca umida, che mormora il suo nome.
"Potrai averne altri." replica, il re, e le morde la nuca, blandisce in punta di lingua la curva delle vertebre - ammira il modo in cui Alex si flette per lui, sotto di lui.
Alex soffoca una risata a metà, ascolta il suo respiro tra i capelli - le sue spinte lente, languide.
Bruciano le sue dita tra le cosce - e Alex sa che se spostasse lo sguardo verso il basso le vedrebbe bagnate dal suo stesso desiderio.
Alex è un arco di pelle e seta che si piega a lui, inarcandosi contro i suoi fianchi - accogliendolo come se fosse fatta per lui.
Ansima, Alex, i capelli biondi che sfuggono all'elaborata acconciatura in cui erano stati raccolti - nastri che Wesker si arrotola attorno al polso e tira.
S'inarca all'indietro, socchiude gli occhi - la pesante porta in ebano e argento l'unica cosa che li divide dal fuori; da una sala piena di ambasciatori e dignitari.
Intreccia le proprie dita alle sue, percepisce sotto i polpastrelli la sua erezione spingersi sempre più a fondo - le ginocchia cederle e solo il suo braccio intorno alla vita le impedisce di cadere.
Viene, Alex - si morde l'interno della guancia fino a farlo sanguinare.
Wesker si chiude attorno al suo corpo - snuda i denti e affonda nell'incavo della sua spalla, sbavature rossastre che scendono lungo la clavicola, sul seno.
Si rompe, Wesker: un orgasmo mormorato sulle sue labbra.
Alex libera una risata leggera, silenziosa.
"Devo cambiarmi."
Albert continua ad accarezzarle la gola, su e giù, su e giù, nel punto più tenero - palpebre socchiuse e un'espressione soddisfatta sul viso spigoloso.
Alex gli sfiora una coscia, risale verso i fianchi - lascia che la sostenga e si distende nel suo calore.
È Wesker il primo a staccarsi, un movimento pigro, rilassato.
Sfrega con l'indice una macchia traslucida sul legno della scrivania, abbozza un sorriso insolente.
"Non essere così contento di te stesso." lo apostrofa Alex, girandosi e abbassandosi la gonna.
"Uhm." le dice, e si sistema la camicia, controlla che l'emblema del Serpente sia ancora al suo posto - vicino al cuore.
"Uhm." gli fa il verso Alex, portandosi le dita nei capelli e raccogliendoli di nuovo - irrigidendosi leggermente quando qualcosa le cola tra le gambe.
Le campane cominciano a suonare, indicando l'apertura della cerimonia di proclamazione.
"Chris Redfield, dunque." ripete, e Albert annuisce, nascondendo un rigo di sangue con il mantello.
"Il Cane a tre teste."
"È un impavido idealista." si giustifica, e Alex ride - liberamente, questa volta.
"Un eroe, insomma."
Albert si stringe nelle spalle, si volta, porgendole la mano.
Alex è bella con le guance leggermente rosse, le labbra piene - una scintilla divertita sul fondo dell'iride.
Accetta la sua mano, lo segue fuori dallo studio che fu di Spencer - mai padre, sempre tiranno.
"Andiamo, fratello?" e quella risata è ancora lì, in fondo alla sua gola, tra le sue parole.
Wesker s'inclina verso di lei, una mano già sulla porta, l'altra che stringe - rivendica.
"Sempre, sorella."
La navata si stende davanti a loro come un tappeto di sangue e rose.


"C'è un sacco di gente."
Chris raddrizza le spalle, la corazza da parata che brilla - un guerriero di bronzo e neve.
Claire è al suo fianco, stretta in un vestito verde e bianco - impacciata nella sua stessa pelle.
"È una proclamazione ufficiale." s'intromette Sheva, a cingerle il capo le fauci spalancate del Leone, il simbolo della casata Alomar "Tutti i membri delle casate più importanti sono stati convocati per assistere."
Chris deglutisce, una ruga di preoccupazione che gli attraversa la fronte.
"Non essere teso." gli suggerisce Sheva, e Claire nota la splendida picca che porta legata alla schiena "È il tuo giorno, Chris: goditelo."
E Claire si sente improvvisamente piccola - la sorellina di Chris Redfield.
Ha ventiquattro anni, Claire, mani ruvide - allenate alla caccia e all'arco.
Scivola con lo sguardo sulla corte che rumoreggia intorno a lei, donne bellissime ed eleganti - alcune.
Chris le tocca il gomito, indica alla sua destra - ride quando una delle accompagnatrici di Sergei esibisce troppo trucco e troppi gioielli.
"Non è niente." le dice.
"Sei una Redfield." la rassicura.
"Non ci pieghiamo, non ci spezziamo." e Claire non sa con quanta forza dovrà aggrapparsi a quella frase nei mesi successivi.
La folla si ammutolisce all'improvviso, Chris irrigidisce la schiena - talloni uniti, il mantello bianco che ondeggia pigramente attorno alle caviglie.
Il re gli tende la mano e sorride.


"Ti si è rotto un laccio del corpetto."
Silenzio.
"Dovresti tagliarlo."
Ostinato silenzio.
Annette si umetta le labbra, trattiene una risata.
"Taci." le intima Alex, ma una mano è già corsa dietro la schiena, alla ricerca dell'oggetto incriminato.
"Ci penso io." interviene William, recidendolo con un colpo secco "Ecco, come nuovo."
Alex gli rivolge un'occhiata torva, Will abbozza - si illumina di un divertimento sfrontato.
"La prossima volta di’ ad Al che..."
Alex soffoca un insulto a mezza bocca e dà loro le spalle.


Sergei è alto: forse più di Barry.
Sono vicini il Lupo orbo e l'Orso, ma si ignorano.
Protegge il confine tra il Nord e Raccoon il primo, una barriera costruita dal tempo e dalla pietra - vive in un rifugio di legno e sole il secondo, al sud.
Non potrebbero essere più diversi: più distanti, eppure guardano il re con lo stesso sguardo di disapprovazione.
È un uomo di quarant'anni il re, senza moglie.
È salito al trono giovane - vent'anni o poco più.
È stato in parte un liberatore, in parte un tiranno - una volontà d'acciaio, implacabile.
La sua ascesa alla corona ha scontentato la parte più conservatrice del regno, relegando la casata di Simmons e Lansdale a un protettorato al Nord - terre brulle e aspre, che induriscono gli uomini e le speranze.
Albert Wesker ricerca la perfezione: crede che la differenza la faccia il talento, non il nome - l'eredità che ci portiamo dietro come un peso.
Alomar, Luciani, Birkin, Redfield: casate che erano fiorite sotto la sua egemonia, libere d'esprimersi e parlare - donne, uomini, non c'era alcuna differenza.
"Glielo chiederà nuovamente." intercala Kennedy, un belloccio sposato con la figlia della casata Wong "Lansdale, intendo."
Barry alza un sopracciglio, scivola con lo sguardo sulla sorella del re.
"Sarebbe la decima volta."
"Undicesima." lo corregge Ada, il corvo tra i capelli, lungo le maniche del vestito.
"La risposta non cambierà." mastica Sergei, un vago lezzo d'olio per spade e cuoio "Alexandra Wesker è una vergine di ferro in tal senso."
Ada coglie l'allusione - un'arma, una trappola spietata - Leon no, e lo fissa interdetto.
"Non ha eredi." sottolinea Luciani, trattenendo contro il fianco i suoi tre figli.
"Un uomo fa sempre in tempo." la replica asciutta di Sergei.
"Uhm, forse; ma dovrebbe assicurare un futuro alla corona." continua, lasciandosi scappare uno scappellotto sulla nuca del figlio maggiore.
"Ho sentito che i Gionne sarebbero interessati a concedergli la figlia."
Sheva scorre con lo sguardo la corte, individua Marius e Lyas Gionne - vicino a loro una ragazzina di diciassette anni, forse diciotto, capelli nerissimi e occhi luminosi.
"È giovane. Più piccola di Claire."
"Lombi fertili." asserisce Sergei, spostando il peso da un piede all'altro.
Jill storce la bocca in una smorfia, una di quelle donne il cui regno di Wesker aveva spinto ai vertici della propria casata.
"Potrebbe non interessargli."
Barry spalanca gli occhi, s'inclina appena verso Luciani.
"Ha frequentato il bordello di corte, lo ricordo bene. Per gli dèi, aveva quindici anni."
Luciani non distoglie lo sguardo dal trono, lo posa alla destra del re, dove Alexandra siede come se quello fosse il suo posto - regina invisibile e ieratica.
"Non intendevo quello."
"Voci di corte, pettegolezzi: nulla più." s'intromette Birkin, la testa del falco che svetta sull'elsa della spada corta.
"Forse." gli concede Ada, ma non c'è convinzione nella sua voce "Per la legge dei Cinque Dèi sarebbe un peccato mortale."
Alexandra accavalla le lunghe gambe, una tempesta d'oro e rosso che le scivola fino alle caviglie - al collo un serpente che intreccia le sue spire attorno alla pulsazione della carotide.
"Sciocchezze." persevera Will, e osserva Chris avanzare lungo la navata del palazzo, inchinarsi.
"Dubiterei di più degli eredi degli Ashford." insinua, gettando loro un'occhiata in tralice "Nessuno ha mai visto Alfred in un bordello di Raccoon, o di Rockfort, se è per questo."
Sheva studia i gemelli di Alexander, pallidi e diafani - eterei nella loro immobilità.
"Quello è più donna di me." ribatte Ingrid, e bruciano sulla sua pelle i tatuaggi tipici della gente dell'ovest "È Alexia a portare i pantaloni in quella casata."
Sergei libera una risata aspra tra i denti, tace quando il re si alza - un profilo spigoloso e che la luce che filtra dalla bifora indurisce ulteriormente.
"Christopher Redfield, della casata del Cane a tre teste." e tuona la sua voce, un'inflessione profonda e monocorde "Conscio della vostra prodezza e del vostro coraggio siete stato eletto capitano della Guardia Reale. Sappiate che per indossare la cintura e la catena di tale carica bisogna osservare una sacra rivelazione: che gli obblighi verso il vostro re chiederanno il vostro impegno in ogni momento della vostra vita."
Silenzio.
"Avete ben compreso lo scopo dell'ordine, e cosa vi viene quindi richiesto?"
L'assenso di Chris è il primo capitolo di una tragedia annunciata.


Alex studia il nuovo capitano della Guardia Reale con un misto di curiosità e diffidenza.
Redfield appartiene a una casata giovane, di cui lui e sua sorella sono gli unici eredi.
Claire è una ragazza guerriera, una cacciatrice abbastanza rinomata nel regno dell'Umbrella - unghie sporche di terra e foglie intrecciate tra i capelli fulvi.
Alex inclina il mento verso di lui, assottiglia gli occhi.
C'è una strana simmetria tra la sua casata e quella dei Redfield, un parallelismo che non sfugge alla sua attenzione - a una sensazione che si agita tra le viscere, nella mente.
"Aderite a continuare di perseguire il comportamento esemplare che ha suscitato l'interesse e l'apprezzamento dei vostri compagni d'arme e del vostro re?"
"Sì." ribatte Chris, il capo chino, gli occhi spalancati che fissano il pavimento.
"È vostra intenzione accettare l’appartenenza alla Guardia Reale del regno dell'Umbrella?”
"Sì." e si consegna al Serpente il Cane, accetta il suo destino.
"Dunque giurate fedeltà e rendete omaggio alla corona del nostro regno."
"Senza alcun ripensamento."
Il re estrae la spada, una lama su cui il serpente striscia e mormora - brucia.
"In rimembranza del giuramento fatto e ricevuto..."
Gli tocca la spalla destra, e Chris trattiene un brivido.
"In rimembranza del vostro lignaggio e dei vostri impegni..."
Scivola sulla spalla sinistra, preme.
"Vi nomino capitano della Guardia Reale."
Gli stringe la mano, il re, e lo invita ad alzarsi, spingendolo poi a girarsi verso la corte - a presentarsi.
Sul petto di Chris il simbolo dell'Uroboro si arrotola e sembra quasi vibrare.


"Mio re." lo ferma una voce, e Wesker si volta - nasconde l'irritazione dietro un cipiglio annoiato.
"Morgan." lo apostrofa, e aspetta che il signore di Terragrigia lo raggiunga; passi claudicanti, affaticati.
Lansdale si appoggia al suo bastone, lo affianca - il ragno d'argento, lo chiamano.
"Ho una proposta da farle."
Wesker trattiene un sospiro, ricomincia a camminare.
"Sua sorella."
"Uhm." è tutto quello che gli dice, la punta della spada che gli urta il polpaccio a ogni passo.
"La sua mano."
Wesker osserva le nervature della pietra, le colonne che sostengono la volta.
"Vorrei sposarla."
"Per quanto andremo avanti con questa recita, Morgan?" gli chiede, e si accosta alla balconata che si affaccia sul cortile interno.
"È vecchia, sua sorella, mio re."
Silenzio.
"Ha già trentasette anni."
"E io quaranta." ribatte, spazzando l'orizzonte con lo sguardo.
"Non è la stessa cosa, sire. Sua sorella non troverà più marito a questa età."
"Non vedo il problema."
Morgan digrigna i denti, e Wesker può sentirli sfregare tra loro - marci.
"La corona non ha eredi."
"Li avrà."
"Lo promettete da quando vostro padre è morto, ma ogni battaglia a cui prendete parte potrebbe essere l'ultima."
Albert inspira, sulla bocca ancora il sapore di Alex.
"Non sono questioni di cui dovreste preoccuparvi, Morgan." dice, e gli appoggia una mano sulla spalla, invitandolo a seguirlo.
"Il regno è al sicuro, così come Terragrigia, o sbaglio? Simmons non è forse un buon vicino?"
Lansdale si umetta le labbra, annuisce bruscamente.
"Bene." e la questione è chiusa "Confido che questa sia l'ultima volta che sento questa richiesta da voi, Morgan."
"Sì, mio re."
Albert gli concede un sorriso sottile, da predatore - per nulla rassicurante.
"Mia sorella ha scelto la via più retta, Morgan; si è votata ai Cinque Dèi, e ha fatto del suo corpo un tempio. Spero possiate comprendere le mie motivazioni."
"Avreste potuto costringerla."
Albert sgrana gli occhi, si porta una mano al petto - falso.
"Mio padre ci ha provato molto prima di me, Morgan, ma sapete bene quanto può rivelarsi testarda Alexandra."

Come vi abbia rispedito a Terragrigia con la coda tra le gambe più di una volta.

"Sì, lo so." sibila Lansdale, contrito.
"E poi, che re sarei che usassi violenza sulla mia stessa sorella?"
Morgan socchiude gli occhi, piega le labbra in una smorfia sotto la barba grigia e ben curata.
"Pessimo, sire."
Albert amplia il sorriso, una tagliola che brilla nell'erba alta.
"Godetevi il banchetto, Morgan; e portate i miei saluti a Neil quando rientrate a Terragrigia."
Lansdale osserva il re allontanarsi - passi sicuri, arroganti: tutta la forza e la superbia di un uomo guerriero abituato a ottenere quello che voleva quando e come voleva - e stritola il ragno che sovrasta il suo bastone fino a far sbiancare le nocche.


Claire non avrebbe dovuto trovarsi lì.
Si sistema meglio i lacci del corpetto, dà uno strattone secco verso destra.
Non è abituata a portare abiti di tale fattura, e la gonna la fa sentire impacciata - goffa.
Fissa la volta a ventaglio del palazzo con sguardo curioso, attento.
Nero e oro, il palazzo reale artiglia il cielo con le sue verticalità pungenti e dure, lame che a Claire hanno subito trasmesso un senso di minaccia.
Si erge al centro della navata principale il simbolo della casata Wesker, un serpente dalle fauci spalancate e le spire arrotolate nell'atto di attaccare.
Brucia quel simbolo, e Claire l'ha studiato a lungo - fino a quando Chris non l'ha colpita con un gomito tra le costole, intimandole di smettere.
È stato scelto per essere a capo della Guardia Reale, suo fratello.
È stato scelto dal re in persona, un uomo spietato, che a Claire ha ricordato una statua di marmo.
È stato scelto, e questo l'ha reso ridicolmente felice.

Orgoglioso.

Claire si stropiccia l'orlo della manica tra le dita, sospira.
"Ho incontrato Lansdale questa mattina."
Sobbalza, Claire, si nasconde - lei non dovrebbe essere qui.
"Lo so."
Si sporge oltre il bordo della colonna, intravede due figure - il re e sua sorella.
"Chiede ancora la tua mano."
Una risata; femminile, gelida.
"Immagino non in questi termini."
Un rumore metallico; lo scricchiolio delle cinghie in cuoio, il pigro ondeggiare di un mantello rosso e nero.
"No, non in questi termini."
"Cosa gli hai risposto?"
Claire assottiglia gli occhi, trattiene il respiro - si raccoglie la gonna attorno alle gambe.
"Cos'altro avrei potuto rispondergli se non no, sorella adorata."
E c'è qualcosa che stona.
C'è una sensazione che vibra sotto la pelle, che la rende umida e appiccicosa - increspata.
C'è qualcosa che non va bene nel modo in cui il re si china sul volto di sua sorella - nella stretta in cui le chiude il mento, con cui la porta a sé, troppo vicino.
C'è qualcosa di sbagliato nella mimica di sua sorella - nel modo in cui il suo corpo si arcua contro quello del re e si apre a lui.
Claire li osserva - non dovrebbe.
Claire li studia - si scopre incapace di fare altro.

"Che tipo è il re, Chris?"
"È un uomo... duro. Solitario."
"E sua sorella?"
Silenzio.
"Chris?"
Un movimento brusco del capo - contrito.
"È... è una donna particolare, Claire."
"Antipatica, vuoi forse dire? Volubile? Stupida?"
Chris si era morso un labbro, tornando a fissare la lama che stava affilando.
"No."
Claire aveva alzato un sopracciglio, esortandolo a continuare.
"Ma è una donna pericolosa, Claire. Una di quelle che è meglio evitare."
"Non crederai mica alle voci che corrono tra la servitù, vero, Chris?"
Un'incertezza nei movimenti regolari; un gesto che inciampa in se stesso.
Claire si era scoperta asciutta di risponde e piena di domande.

Il re infrange il respiro di sua sorella, affonda - le artiglia la nuca e tira, la conduce contro il suo petto, tra le sue gambe.
Claire si porta una mano alla bocca e soffoca un'esclamazione sorpresa - attonita.
Sua sorella geme, ed è un suono osceno - lascia che la baci senza pudore e scivoli con le mani sotto la gonna, sulla pelle nuda delle cosce.
Claire si volta di scatto, le dita contratte, i polmoni che bruciano dallo sforzo di non respirare - di non emettere nemmeno il più piccolo rumore.
"Sire." chiama qualcuno, e Claire scivola lungo la colonna in una pozza verde e bianca - si toglie le scarpe e comincia a cercare una via di fuga.
Si sposta verso sinistra, nascondendosi dietro una nicchia coperta - vede il re allontanarsi da sua sorella, mormorarle qualcosa all'orecchio a cui lei risponde ridendo.
Claire espira tra i denti serrati, deglutisce.

C'è troppo silenzio.

Si arrischia a buttare lo sguardo oltre l'angolo, si ritrae subito non appena scorge la figura di Alex immobile al centro del corridoio che fissa lei - nella sua direzione.
Claire chiude gli occhi, mastica una bestemmia.

"È una donna pericolosa, Claire; una di quelle che è meglio evitare."

Un fruscio di stoffe, vicino - troppo; passi decisi, che poi si allontanano.
Sulle spalle di Claire un segreto che li distruggerà tutti.


Alex ride quando vede il pulcino dei Redfield sgusciare via da dietro una delle colonne della navata - si passa le dita sulle labbra, assaggia.
Non dirà nulla, la piccola di casa Redfield, perché suo fratello è appena stato nominato capitano della Guardia Reale.
Non dirà nulla Claire, perché il futuro della sua casata dipende dal suo silenzio.
Non dirà nulla, ed eviterà il suo sguardo - chinerà il capo dinnanzi la Serpe bianca, imbarazzata.
Alex fissa il ritratto di suo fratello, sorride.
Il potere è un orgasmo che brucia quanto quello della carne.

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Capitolo 2
*** Accordi ***


2 Disclaimer: Albert Wesker, Alex Wesker, Chris Redfield, Claire Redfield e tutti gli altri personaggi appartengono a Shinji Mikami, alla Capcom e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.



Capitolo 2 - Accordi.



"Stanco?"
Albert mormora qualcosa, nasconde il viso tra i suoi capelli.
Alex gli percorre il petto in punta di dita, disegna figure immaginarie lungo le clavicole, attorno al capezzolo.
Wesker inspira, la solleva con quel movimento - le gambe di Alex allacciate mollemente attorno ai suoi fianchi, il seno premuto contro il suo addome.
"Claire Redfield ci ha visti."
Albert apre un occhio, blandamente vigile.
"Non dirà niente."
"Suo fratello." replica Wesker, giocando con una ciocca dei suoi capelli.
Alex annuisce, gli posa un bacio leggero sul petto.
Albert la stringe a sé, rovesciandola sotto di lui - un corpo solido, levigato dalla disciplina delle armi.
"Stiamo diventando imprudenti."
"O forse solo vecchi." lo prende in giro, e libera un ansito spezzato quando entra in lei - affonda.
Wesker le cerca la bocca e divora la sua risata.


"Sei bella." le dice sua madre, e le pettina i lunghi capelli corvini - li arrotola in una complicata acconciatura che la fa sembrare più grande, una donna.
"Sei degna di un re." le sussurra, ed Excella vuole crederci - stringe la seta delicata della gonna tra dita sottili e curate.
"Oggi tuo padre gli chiederà udienza." e scorrono le mani di sua madre sul suo viso; lo rendono meno soffice, più adulto.
"Potresti diventare regina, Excella." e si abbassa alla sua altezza, sorridendole "Ci pensi?"
Excella ripercorre con la memoria il volto di Albert Wesker e ingoia la propria, giovane, debolezza.


"Esci?" le chiede Chris, i paramenti della Guardia Reale già sulle spalle.
"Sì." replica Claire, e sfugge al suo sguardo.
"Tutto bene?"
Claire annuisce, stringe le dita attorno alla cinghia della faretra.
"È dal giorno della mia nomina che mi sembri inquieta, stanca."
Claire abbozza un sorriso, mente.
"No." ribatte "È solo che mi manca già la nostra tenuta - la nostra terra."
"Il re ti ha dato l'autorizzazione per cacciare nella riserva di Raccoon; è anche più ampia della nostra."

Un ansito spezzato; un bocca avida, che blandiva la curva del seno della sua stessa sorella.

Claire non riesce a nascondere un'espressione interdetta - smarrita.
"Claire." la chiama Chris, e le sfiora il polso - stringe, rassicurante.

Dita che avevano stretto una coscia scoperta, nuda: sollevata per lui - che gli si concedeva senza vergogna.

"Non è niente, Chris." e scivola via, Claire, una curva elastica di cuoio e stoffa "Ci vediamo più tardi."
Il veleno dei segreti non conosce alcuna pace.


È sempre con lui, s'indispettisce Marius Gionne, posando lo sguardo sulla sorella del re.
"È votata ai Cinque Dèi." gli ricorda Lyas "Una donna proba."
Excella studia in tralice Alexandra Wesker, incerta.
La ignora la sorella del re, un profilo aristocratico e distaccato.
"Mio re." e s'inginocchia il padre di Excella, il capo chino - piegato.
"Cosa vi ha portato fino qua dalle vostre terre, Marius?" ed Excella trema, lungo la schiena, tra le cosce.
Lyas spinge Excella in avanti, verso la mano protesa di suo padre.
"Mia figlia."
"Adorabile." intercala la sorella del re, ed Excella la fissa - deglutisce.
"Ha appena compiuto diciotto anni."
Un guizzo: qualcosa d'indefinibile che attraversa gli occhi di Alex.
Il re tace, ascolta.
"Sono venuto a offrirvela in sposa."
Silenzio.
Lyas si porta le mani dietro la schiena, ne incide i palmi - inquieta.
Wesker tamburella con le dita sul bracciolo del trono, apre la bocca - fa per dire qualcosa quando...
"È un'offerta interessante, Marius." lo interrompe Alex, e strappano i suoi occhi, la scarnificano viva "Il re vorrà un po' di tempo per prenderla in considerazione. Immagino tu abbia valutato tutte le implicazioni del caso, no?"
"Ovviamente." annuisce Marius, schiarendosi la voce "Le terre del Kijuju sarebbero vostre, così come le nostre casse sempre aperte, in virtù del legame di rispetto e onore che ci legherebbe."
"È una proposta generosa." replica il re, e ignora Excella.

La ignora. Non la guarda nemmeno.

"Per un re generoso." ribatte Marius, e Albert sorride, indulgente.

Bugiardo.

Excella si fissa la punta dei piedi, la vita stretta in un abito azzurro e oro.
Alex si alza, scende i grandini che la dividono dalla navata - Excella trattiene il respiro, soffoca.
Le prende il mento tra il pollice e l'indice, l'avvicina - troppo.

Excella può sentirne l'odore, lilium e qualcosa che non riesce bene a identificare.

"Quale cosa graziosa abbiamo qui." dice, e arretra, lasciandola disorientata.
Albert le riserva uno sguardo interrogativo, riporta la sua attenzione su Marius.
"Ci penserò, Marius: un'alleanza tra le nostre due famiglie potrebbe rivelarsi molto proficua."
"Certamente." e c'è una nota gioiosa nella voce di Gionne, una flessione che piega le labbra di Alex in una smorfia.
"Potete andare." li congeda Albert, ed Excella si volta, felice di poter uscire da quella sala così oscura, che cattura ogni luce senza mai restituirla.
Alex si sente improvvisamente messa all'angolo.


"Cos'era quello?" le chiede quando sono da soli.
"Un temporeggiare." gli risponde.
Wesker alza un sopracciglio, incrocia le braccia al petto.
"Mi stai forse suggerendo di sposarla?"
Alex apre la bocca, la richiude.
"Forse."
Sorpresa - stupore.
"Perché?"
"Stuart mi ha riportato delle voci, sussurri che nulla riesce a placare."
"È da prima che salissi al trono, sorella, che si parla di noi: cosa è cambiato?"
Alex si morde un labbro, fissa le fiamme che languono nel camino della camera.
"Si parla di una guerra, Albert. Stuart avrebbe intercettato una missiva tra Simmons e Lansdale: nulla ancora di certo, ma pare che il nostro caro Morgan si sia lamentato con un po' troppa forza dei tuoi continui rifiuti e non gradisca la posizione in cui tu l'hai relegato."
"È stata la giusta punizione per avermi sfidato dieci anni fa."
Alex libera una risata asciutta, beffarda.
"Oh, lo so, fidati: io l'avrei anche scuoiato vivo e appeso per le palle, ma capisco che il fantasma di Spencer sarebbe stato troppo presente."
Wesker la studia - le cerca gli occhi, la pelle.
"Dovrei sposare Excella Gionne, sorella?"
Alex respira sulla su bocca, geme - si piega.
"Dovrei renderla regina?"
Sono morbide le sue dita lungo la gamba, tra le cosce.
"Dovrei concederle Raccoon su una mano e l'Umbrella nell'altra?"
La percorrono senza fretta, lentamente: si bagnano di un desiderio che cresce contro il suo addome.
"Dovrei fotterla come faccio con te, uhm?"
Preme, Wesker, e Alex ansima - si lascia andare contro il suo petto, tra le sue braccia.
"Dovrei, Alex?" e morde, Albert - il cuore, la bocca, tutto - sempre.
"Forse." mormora Alex, lo sfida - e lo afferra, lo espone, riducendolo in ginocchio, lui, re.
Wesker ignora le sue parole e consuma ogni altro pensiero davanti a un fuoco morente come il loro futuro.


Diciott'anni: tanto era passato da quando era arrivato a Raccoon ed era diventato il servo personale di Lady Alex.
Non era giovane all'epoca, e non lo è certamente adesso, ma le forze non gli mancano, e la corte è l'ambiente adatto a lui.
Sapeva ascoltare, Stuart, un'ombra tra le tante: un viso anziano, anonimo, segnato dalle rughe d'espressione.
Sapeva capire, Stuart, e nulla sfuggiva al suo orecchio - una qualità che Lady Alex aveva trovato fin da subito molto utile.
La prima volta che l'aveva vista l'aveva trovata bellissima: perfetta.
Diciannove anni, nulla più; occhi attenti, svegli, che sembravano strappargli la pelle per esaminarla e poi proseguire, grattando le ossa, gli organi, fino a trovargli l'anima.
Diciannove anni, e una mano sempre al fianco del fratello - incerta, fragile.
Stuart l'aveva notato: aveva visto.
Da dove veniva lui (Sushestvovanie: una piccola isola di minatori ancora più al nord delle terre di Simmons e dell'Edonia; un vecchio protettorato della casata Radames) era pratica... comune.
Pochi abitanti, gente schiva - isolata.
Alexandra Wesker cercava il fratello con un'insistenza anomala - particolare.
Erano piccoli gesti, cose di poco conto: il modo in cui gli sorrideva, o lo guardava quando credeva d'essere sola.
L'urgenza con cui aveva intrecciato le dita alle sue quando la corte si era rifiutata di averla al fianco del re.

Non è la madre del re, né la consorte; con quale diritto siede alla sua destra?

Diciannove anni e una storia che Stuart aveva conosciuto in silenzio, spettatore muto, parco di parole.
Mi sarai fedele, Stuart?, gli aveva chiesto Alex, il viso inclinato nella sua direzione, le dita strette sui gomiti.

Morirai per me, Stuart?

Assolutamente e totalmente, mia signora, aveva risposto, inchinandosi.
Alex l'aveva fissato, indecisa.

Uno sguardo crudo, privo di filtri - brutale nella sua onestà.

Il serpente nel suo cuore si era acquietato, soddisfatto.


"Notizie di Simmons e Lansdale?"
Stuart si accomoda sulla poltrona vicino ad Alex, annuisce.
"Le loro comunicazioni epistolari continuano, mia signora."
Alex si sfila i guanti da caccia, nell'aria un vago sentore di terra e fieno.
"Lansdale lamenta la riduzione delle sue terre, il trattamento sgarbato che il re gli riserva ogni volta."
Stivali in cuoio, una camicia da uomo sulle spalle: Alexandra Wesker alza un sopracciglio, accenna un sorriso.
"E Simmons?"
"È cauto." replica Stuart, accettando il calice di vino che gli offre "Silenzioso, tra le sue parole. Gli dice di avere pazienza. Che tutto si risolverà. Che il re è un uomo comprensivo."
Alex libera una risata secca, un guaito sorpreso e beffardo.
"Comprensivo? Mio fratello?" e continua a ridere, un quieto mormorio che le scuote la schiena, il viso.
"Così scrive Simmons."
Alex sospira, sedendosi e lasciandosi scivolare lungo lo schienale della poltrona.
"Qualche accenno alla famiglia dei Gionne?"
Stuart beve un sorso di vino - dolce - si umetta le labbra.
"Sì."
Brillano gli occhi di Alex: si fanno attenti e sottili.
"Simmons suggerisce a Lansdale di proporsi come marito per la loro giovane figlia, Excella."
"Ho avuto il piacere di conoscerla."
"Marius Gionne ha rifiutato, asserendo che sua figlia è degna di un re, non di un signore qualsiasi."
"Lo so. L'ha offerta come sposa bambina l'altro giorno ad Albert."
Stuart la fissa da sopra il bordo del bicchiere, il profilo inclinato verso la finestra - assorto.
"I Gionne sono ricchi." mormora Alex, e tamburella sulle labbra con la punta delle dita "Se Lansdale avesse ottenuto quel matrimonio le casse di Marius avrebbero ripianato i suoi debiti con la corona, senza contare la possibilità d'infoltire nuovamente un esercito decimato."
Stuart si schiarisce la voce, intreccia le mani in grembo.
"Ma Simmons." e raddrizza le spalle, Alex, aggrottando le sopracciglia "Cosa c'entra Simmons? Perché suggerire al suo vicino una via per riacquistare potere?"
"Forse perché c'è un accordo tra i due di cui non siamo a conoscenza."
Alex si volta, lo guarda.
"Il signore d'Edonia non ha mai apprezzato il re, lo sapete bene. Certo, è stato alle sue regole, ma lui e sua moglie hanno più volte espresso il loro dissenso."
"Anche Redfield." ribatte Alex.
"Chris Redfield e sua sorella sono onesti, mia signora; esprimono le loro opinioni in faccia al re, senza badare alle conseguenze."
Alex ridacchia, ricorda quella volta che un Chris giovane e ancora soldato si era scontrato con Albert - le grida tra i due che avevano terrorizzato tutte le altre reclute.
"Ha tutto, Simmons, ma è un uomo avido - che da tempo vuole i vostri filoni di ferro e carbonio."
"Come Lansdale."
Stuart annuisce ancora, inspira.
"Prima ha provato chiedendovi in moglie, poi vi ha attaccato."
"Perdendo."
"E adesso è tornato alla sua prima opzione."
"Inutile."
Alex snuda i denti, stringe le dita in un pugno chiuso.
"Potere. A questo mirano entrambi. È troppo vecchio Morgan per attaccarci nuovamente, spoglio d'uomini e mezzi, ma Simmons no. È più giovane, con un esercito nutrito e in forze. Tutto quello di cui hanno bisogno è il denaro per ampliarlo e finanziare la campagna contro di noi."
"Potrebbero chiedere agli Ashford adesso che i Gionne hanno rifiutato il matrimonio."
Alex arriccia le labbra in una smorfia derisoria, accavalla le gambe.
"Rockfort è un buco sperduto al nord: non dubito che i gemelli ci tradirebbero alla prima occasione, ma non possono fornire più di duecento, massimo trecento uomini, di cui quasi tutti sono gli arcieri di Alexia. Inutili contro la corona. No, il pericolo più grande è Simmons."
"Concordo."
"E Marius."
Stuart apre la bocca, dubbioso.
"State forse suggerendo, mia signora, che vostro fratello dovrebbe sposare la giovane Gionne?"
Silenzio.
Alex si morde un labbro, chiude gli occhi.
"Non lo so. Forse. Un matrimonio con la corona eviterebbe una probabile guerra."
"Ma voi sareste privata del vostro ruolo, mia signora."
Alex storna lo sguardo, lo posa su Stuart.
"Non sono la regina, Stuart."
"No, mia signora." e si sporge in avanti, regalandole un'occhiata piena "Siete molto di più."
Alex inclina il mento verso di lui, sorride.
Stuart sa: ha sempre saputo. Uno dei tanti motivi per cui ha cominciato a fidarsi, in fondo.
"Il re non potrà finire i suoi giorni senza un erede, lo sai anche tu, vecchio mio." replica, ed è improvvisamente stanca la sua voce, logora.
Stuart annuisce bruscamente, distoglie lo sguardo.
"Excella potrebbe rivelarsi una buona scelta: giovane, manipolabile."
"Che l'ammira."
Alex ride senza allegria, sembra quasi chiudersi in se stessa.
Stuart si chiede cosa abbia in serbo per loro il futuro.
 

Simmons c'era: il giorno della proclamazione di Chris Redfield come capitano della Guardia Reale era lì, lo scorpione e la sua sposa.
C'era stato anche dieci anni prima, quando il re era calato sulle terre di Terragrigia come una falce - un serpente il cui risveglio era stato un assolo di morte e distruzione.
Lansdale l'aveva sfidato; Lansdale l'aveva minacciato.
Il re aveva sorriso a quell'improvviso scoppio pubblico di rabbia, sua sorella impassibile - puttana, aveva urlato Morgan, siete solo una puttana.
Magnanimo, il re gli aveva appoggiato una mano sulla spalla, invitandolo ad andarsene.
Siete stanco, Morgan, gli aveva detto, provato da lungo viaggio. Tornate a casa, Morgan, ve lo consiglio.
E Lansdale aveva obbedito. Se n'era andato, umiliato. Ferito.
Era tornato a Terragrigia, e lì aveva - disgraziatamente - seguito il consiglio del suo unico figlio, Neil.
Guerra, padre, gli aveva detto, se il re non ci concede parte di quelle miniere, allora prendiamocele con la forza.
E Lansdale gli aveva dato retta: si era fidato.
E quell'unico figlio era marciato contro il serpente, il ragno d'argento sul petto - vicino al cuore.
E quell'unico figlio era tornato indietro solo dieci giorni dopo, trascinato per le braccia dallo stallone di Alexandra Wesker.
Simmons ricorda la terra tremare, il cielo vibrare di un azzurro così intenso da essere quasi offensivo.
Guerra, Morgan? gli aveva chiesto il re, l'elmo rostrato sotto il braccio e un mantello scuro come sangue coagulato sulle spalle Guerra mi dichiari, vecchio?
E Lansdale era crollato; aveva chiesto pietà, perdono.
Il re aveva snudato i denti, al suo fianco lei - una troia con la quale condivideva il letto, gli aveva confidato Carla, alimentando le voci di corridoio della servitù.
Era stata Alexandra Wesker a dare il via al massacro: lei, e quel tocco gentile lungo il braccio del re.
L'esercito reale era scivolato lungo il crinale della montagna, riversandosi nella valle come una marea nerastra e liquida - distruggendo ogni cosa.

Il serpente aveva infine inoculato il suo tremendo veleno.

Erano crollate le mura di Terragrigia, punito l'atto - mondato l'insulto.
Lansdale si era ritrovato prostrato al suolo a fianco del suo stesso scranno, Albert Wesker una figura durissima e che avanzava come se tutto fosse sempre stato suo - per nascita e per diritto.
Tuo figlio, gli aveva detto, gettandoglielo ai piedi - gonfio di sangue e spezzato.
Ed era tornato a casa, quell'unico figlio: rotto.
Il re gli aveva fratturato la schiena il primo giorno dell'assalto, lasciandolo poi agonizzare per tutta la durata del viaggio di ritorno.
Morgan aveva gridato, pianto, offeso i Cinque Dèi - il re - e in tutto questo lei era rimasta immobile. Ieratica. Impassibile. Una statua bianca e rossa - impietosa.
Alexandra Wesker riposava al fianco del re, silenziosa, eppure Simmons aveva visto.

Una serpe pallida e crudele - il vero pericolo, la vera minaccia.

Lo Scorpione si era ritirato sotto le sabbie, in attesa.


"Claire."
Inciampa nei suoi stessi piedi la giovane Redfield, si volta.

Non lei.

Occhi trasparenti, un vago accenno di rosso sulle guance, Alexandra Wesker la sta fissando con un misto di curiosità e divertimento.
"È una preda piuttosto grossa." e indica il cinghiale che si trascina dietro.
"Oh." ribatte Claire, umettandosi le labbra "Oh, no, non è niente."
"Sarà sui cento chili." le dice, avvicinandosi "Notevole."
Claire inspira, tormenta la cinghia della faretra con la punta delle dita.
"Sai, mio fratello mi ha insegnato a cacciare." e comincia a camminarle intorno, sorridendo.
"Anche il mio." ribatte istintivamente Claire, seguendola con la coda dell'occhio.
Alex annuisce, e Claire nota il portamento aristocratico, i muscoli delle braccia che si tendono sotto la camicia maschile.
"Mi ha insegnato l'uso delle armi, a cavalcare." e si arrotola quella parola attorno alla sua lingua, cade.
"Ho visto il vostro cavallo."
Alex alza le sopracciglia, amplia il sorriso.

Oh. No. No no no.

"Giù nelle stalle, intendevo."
"Ovviamente."
"Zanor, giusto?"
"Sì." le risponde, fermandosi "Un regalo del re quando eravamo giovani."
"Strana scelta." e Claire si morde l'interno della guancia - stupida stupida stupida.
"E per quale motivo?" insiste Alex, spostando il peso da un piede all'altro.
Claire inspira, si sfrega il naso con il dorso della mano.
"Di solito i cavalli delle dame di corte vengono castrati. Sono più tranquilli. Meno rabbiosi."
Alex annuisce, inclina il viso verso destra.
"Zanor no; è uno stallone, da quello che ho potuto vedere."
"Esatto."
Claire distoglie lo sguardo, deglutisce.
"Non è un po'... difficile da gestire?"
"A volte." e si scrolla nelle spalle, Alex "Ma basta saperlo anticipare e imporsi adeguatamente perché non dia più problemi."
Claire la fissa, e ha una gran voglia di grattarsi un fianco - là, dove il fango le si è attaccato addosso - ma evita.
Danzano gli occhi di Alex, la scompongono - e Claire sa che si sta muovendo su di un terreno scivoloso.
"Un giorno dovremmo andare a caccia insieme, Claire."
"Certamente."
"Sarà divertente."
"Non lo metto in dubbio."
"Magari con il re."
Claire sgrana gli occhi e brucia quando Alex le scoppia a ridere in faccia.

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Capitolo 3
*** Rinunce ***


4 Disclaimer: Albert Wesker, Alex Wesker, Chris Redfield e tutti gli altri personaggi appartengono a Shinji Mikami, alla Capcom e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.



Capitolo 3 - Rinunce


"Hai pensato all'offerta di Marius?"
Albert solleva appena lo sguardo dalle carte che sta leggendo, si stropiccia le palpebre.
"Sì."
Alex scorre con l'indice il bordo del camino, aspetta.
"E non ho intenzione di accettarla."
"Dovresti, invece."
Wesker alza un sopracciglio, interdetto.
"Stuart ha colto ancora voci tra Simmons e Lansdale. Derek aveva suggerito a Morgan di chiedere in sposa Excella."
Wesker s'inclina all'indietro, intreccia le dita tra di loro.
"I Gionne hanno rifiutato."
"Ovviamente."
Alex abbozza un sorriso triste, non distoglie lo sguardo dalle fiamme.
"I soldi dei Gionne potrebbero essere il perno di questa bilancia, Albert."
"Non è che le casse della corona ne siano sprovvisti."
"No." concorda Alex "Ma i Gionne sono ricchi: molto, Albert. Se le loro finanze finissero nelle mani del Nord sarebbe un problema."
Wesker indurisce lo sguardo, si sporge in avanti.
"Se hai qualcosa da dire, Alex, fallo e basta."
"Stanno tramando contro di noi, Albert."
"L'hanno sempre fatto."
Alex scuote la testa, si avvicina.
"Non così, Albert. Si parla di un processo alla morale davanti ai Cinque Dèi. Di rinfoltire l'esercito di Simmons e marciare su Raccoon."
Silenzio.
"Sergei è l'unica cosa che ci divida da loro, e quanto puoi chiamarlo amico?"
Wesker continua a fissarla, tace.
"Dovresti sposarla."
"No."
"Non essere sentimentale."
"Ho detto di no."
"Dovresti dare un erede alla corona."
"Non mi piace ripetermi, sorella."
Alex libera un sospiro tremante, si guarda intorno incerta - come se non riconoscesse la stanza in cui si trova.
"Non mi piace questa situazione, Albert. Forse sposare Excella è davvero l'unica soluzione per sottrarla a Simmons e Lansdale."
"Le voci continueranno a correre."
"Lo so."
"Non smetteranno certo perché mi metto nel letto una ragazzina."
"No."
"Allora perché, Alex?"
Alex gli cerca gli occhi, sperduti.
"Perché la clessidra è arrivata al suo ultimo giro, Albert: e questa volta potremmo non essere dalla parte dei vincitori."
Wesker lascia che sia la sua bocca a mormorare quelle parole mai dette.


Sergei è abituato a questo: terre innevate e crudeli.
Il muro che divide il Nord da Raccoon è sua responsabilità da generazioni, un confine naturale da cui è possibile accedere tramite un solo ingresso.
Il Lupo orbo lo fissa malevolo, una bestia grandiosa e ispida - un predatore solitario e senza branco.
Rilegge la missiva di Simmons per la terza volta - parole cordiali, che nascondono - e la butta poi nel fuoco, osservandola mentre ne viene divorata.
Posa lo sguardo sulla piana sottostante, bianca e grigia - troppo lontano perché possa vederle bruciano le luci di Raccoon e il suo re.
Sergei si chiede se la fedeltà abbia ancora un valore in tempi come quelli.


Le sta consegnando tutto.
Alex osserva i Gionne attraversare la navata, Excella un profilo teso alle loro spalle.

"La sposerò."
"Bene."
"Darò un erede alla corona."
"Magnifico."
"Alexandra."
"Uhm."
"Guardami."
Alex si volta, lo fissa.
"E poi la ucciderò."
Silenzio.

"Ho pensato alla vostra proposta - molto generosa, invero."
Marius china il capo, deferente.
Alex è immobile al suo fianco, pallida - troppo.
"Ho deciso di accettare, Marius."
Lyas si apre in un sorriso disarmante - ambizioso - Excella arretra, si porta una mano alla bocca, attonita.
Marius dice qualcosa - famiglie unite, un nuovo futuro, radioso, splendido - Alex si sente improvvisamente mancare la terra sotto i piedi.

Cosa...?

Le si annebbia la vista, chiudendosi agli angoli - un senso di vertigine che minaccia di schiacciarla.
Alex inspira, suda freddo - i polpastrelli umidi, la nuca bagnata.
Deglutisce, aggrappandosi ai braccioli del trono - uno spasmo alla bocca dello stomaco, una contrazione che sembra bruciarla.

Mi viene da vomitare.

Alex osserva Marius baciare la mano di Albert, congedarsi - sarà un matrimonio grandioso, sire.
Dondola in avanti, riesce a trattenersi fino a quando le pesanti porte decorate non si chiudono e la Guardia Reale si ritira e rimangono soli e..

Alex?

Alex si volta di lato e crolla.


"Sto bene." gli dice, e ansima "Non è nulla."
"Potrebbe essere veleno." suggerisce Stuart.
Albert le raccoglie i capelli sulla nuca, ascolta i suoi conati vuoti.
"Non è veleno." ringhia, e si piega in avanti "Forse il vino di ieri sera."
"Chiama il medico di corte."
"No!" sibila Alex, afferrando il polso di Stuart "Non ci pensare neanche."
"Ma, mia signora..."
"Ho detto di no." ribatte, e inspira, affondando la faccia nel telo che Wesker le allunga "Passerà."

Non può essere.

"Se ti succede un'altra volta lo chiameremo, che tu lo voglia o no."
Alex annuisce, il viso nascosto - il respiro asimmetrico.
Il dubbio è un mostro che la sta divorando senza pietà.


L'annuncio è rapido, efficiente.

Pretenzioso.

Raggiunge le casate nell'arco di soli due giorni, lascia un sorriso smaliziato sul volto di Ada, una linea perplessa su quello di Burton.
Simmons la ripiega con cura, pensando; calcolando la sua prossima mossa.
Luciani se ne compiace, Alomar e Valentine ne rimangono perplesse - stupite.
Gli Ashford tacciono, quieti - troppo.
Lansdale la stropiccia tra le dita, riducendola a un grumo d'inchiostro e carta - scricchiolante, gemente di tutte le cose che gli re gli ha portato via senza alcuno scrupolo.
Claire la rilegge più e più volte, fino a quando non riesce a darle un senso - una ragione.
Chris coglie il suo sguardo interdetto, le appoggia una mano sulla schiena.
"Il re si sposa." mormora Claire.
"È una notizia grandiosa, no?"
Claire tace, aggrotta le sopracciglia.
"Con Excella Gionne."
Chris annuisce, inclina il mento verso il suo viso.
"Un po' troppo giovane." si riscuote Claire, il pensiero ancora a quella scena, a quel momento - alle parole di Alex, alla sua sfacciata risata.
Chris si stringe nelle spalle, abbozza.
Fuori, il sole ha iniziato la sua lenta discesa sul regno dell'Umbrella.


"Ti sei fatto scemo?" lo apostrofa William, brandendo la convocazione reale come un'arma.
Albert solleva appena un sopracciglio, torna a studiare i rendiconti delle tasse.
Birkin sbatte le mani sul tavolo, gli picchietta sul braccio.
"Ehi, parlo con te, principessino."
"Potrei farti condannare per oltraggio alla corona, Will."
"Fallo." lo sfida Birkin, incrociando le braccia al petto "Poi vedrai se Annette non marcerà fino a qui per prenderti a calci in culo."
Wesker sospira, solleva lo sguardo su quell'uomo - ragazzino petulante e molesto.
"Cosa, Will? Cosa ti sconvolge tanto?"
"Ti sposi."
"Esatto."
"Con Excella Gionne."
"Che mente acuta che possiedi, Will."
"Non prendermi in giro, Al." e si lascia andare su una delle sedie vicine "Sai benissimo cosa intendo."
"È stata una sua idea."
"Non ci credo."
Albert lo fissa, gli regala la verità - crudele, rovinosa.
"Perché?"
"Le sue fonti parlano di un complotto - qualcosa di diverso dal solito. I soldi dei Gionne potrebbero essere fondamentali in questa guerra."
Birkin arretra leggermente alla parola guerra, si fa improvvisamente serio.
"Una guerra, Al?"
"Non ne siamo sicuri."
"Chi?"
"Simmons. Lansdale."
Birkin annuisce un paio di volte, stira le labbra in una piega sottile e pallida - preoccupata.
"Sai questo cosa comporta, vero?"
Wesker si passa le mani tra i capelli, china il capo.
"Sì."
William accetta il silenzio dell'amico come la più triste delle confessioni.


Qualcosa non va: qualcosa si è rotto.
Alex siede sul bordo del letto con gambe tremanti, soffoca un singhiozzo.
Osserva le stoffe pulite della sua gonna, candide: nessuna traccia di sangue.
Si morde un labbro, si ripete che non è possibile, non adesso, non dopo tutti questi anni.
Dentro di lei qualcosa grida una verità diversa.


È giovane, Excella.
Le sorride, nascondendo una risata felice.
Lo studia dall'altra parte del tavolo e più volte abbassa lo sguardo.
È felice, Excella, perché non sarà data in sposa a un vecchio piegato dall'artrite e claudicante.
È felice, Excella, perché sarà la regina dell'Umbrella - al suo fianco un re guerriero.
È felice, perché Albert ricambia il suo sorriso e la fa sentire importante - improvvisamente adulta.
"Alexandra." la chiama, e s'inchina leggermente "Siete bellissima."
E non c'è cattiveria nelle sue parole, ironia; è davvero convinta, Excella.
Che saranno la sua famiglia. Che entrerà nella cerchia ristretta e dorata del potere - quello che fa tremare le vene nei polsi e distrugge casate intere in una notte.
Albert le sfiora il ginocchio da sotto il tavolo, stringe.
Alex abbozza un sorriso, inclina il capo nella sua direzione.
"Un complimento importante detto da una ragazza bella e giovane come voi."
Excella socchiude gli occhi, arrossisce.
Tra le spire del serpente un fiore che sta già morendo.


Potrebbe essere mia figlia, questo il pensiero che l'attraversa quando Excella le corre incontro, intrecciando un braccio sotto al suo.
"Alexandra." esclama, e ride - ride sempre, Excella, inconsapevole.
"Parlatemi di vostro fratello." le chiede, tra i capelli corvini miele e arance amare.
Alex scivola sulla sua giovinezza - un viso aristocratico, labbra piene; Excella ostenta un corpo che promette una donna per cui ogni uomo morirebbe.
Raddrizza le spalle, intreccia le dita alle sue - stringe.
"Mio fratello." ripete, e fissa l'orizzonte.
E le racconta, Alex.
Le racconta di che uomo coraggioso sia.
Le racconta di che bravo guerriero sia, di come sia sopravvissuto a più di un'imboscata - dell'assoluta disciplina a cui sottopone se stesso e che chiede ai suoi soldati.
Racconta, Alex; disegna un uomo che esiste solo a metà.
Excella ascolta ogni menzogna come se fosse la più bella delle promesse.


C'è una forza che vibra sotto la pelle di Excella.
C'è un desiderio che Alex riesce a scorgere quando la maschera cade - quando la ragazzina lascia il posto alla donna.
Excella vuole Albert; vuole essere degna di lui, del trono.
Ondeggia questa brama dentro i suoi occhi troppo azzurri e troppo grandi - brucia, portandola ogni giorno di più vicino alla sua rovina.
Non ha paura, Excella, ed è questa la cosa peggiore; la ragione per la quale cadrà.
Albert le chiede la mano, ne bacia il dorso - la osserva chiudersi in se stessa come un animaletto spaventato, eccitato.
Tra i capelli di Excella una corona che la schiaccerà senza pietà.


È una bellezza sfiorita, Carla.
Invecchiata prima del tempo, appassita - solo gli occhi bruciano, pozze scure d'invidia e rabbia.
"La sposa."
"Così pare." ribatte Simmons, masticando un pezzo di cervo.
"Quel denaro ci serviva."
Derek continua a masticare, chiede gli venga portato altro vino.
"Se la mette incinta..."
"Lo farà." la interrompe Simmons "Se le tue fonti dicono la verità mi stupisce non sia successo prima con sua sorella."
Carla stringe il tovagliolo tra le dita, imbroncia le labbra sottili.
"Ne sono sicura. Certo, quello Stuart è bravo a limitare i danni e le voci, ma le mie fonti non mentono; Albert Wesker si fotte sua sorella."
"Un peccato mortale agli occhi dei Cinque Dèi." ribatte Simmons, distante.
Carla sbatte il pugno chiuso sul tavolo, rovescia il proprio calice.
"Sono dei mostri, Derek; mostri che ci hanno relegato qui al nord a marcire."
Simmons rialza lo sguardo, vuoto - freddo.
"Vuoi la verità, Carla? Non m'interessa con chi va a letto il re, se non nella misura in cui può essermi utile. E sì, quando avrai prove certe allora riterrò la tua informazione valida."
Carla apre la bocca, la richiude - delusa, stritolata da un sentimento mai ricambiato.
Ai suoi piedi gocce di vino che assomigliano a sangue.


Neil è un guscio vuoto; una vita spezzata.
Piegato su se stesso, perso - Lansdale si riflette ogni giorno nei suoi errori, nella sua miseria.
Ha perso tutto quel giorno, Morgan: la dignità, la speranza, il futuro.
Ha distrutto la sua tela il serpente, riducendolo all'ombra di se stesso - povero piccolo ragno senza più veleno.
Pietà, l'ha chiamata il re.
È per pietà che ti lascio tuo figlio, gli aveva detto, ma quale compassione è mai quella che macella e ti costringe anche a guardare?
Morgan china il capo, storna lo sguardo - debole, incapace.
La colpa è una ferita che non guarisce mai.


Si sposa, il re.
Si sposa, il re, tra due settimane.
Claire trova il tutto un po' affrettato, ma è persa nella foresta adesso, e può finalmente tornare a respirare.
La vita di corte non le piace, ma è contenta per Chris - per l'orgoglio con cui indossa la lorica dell'eroe.
Inspira a pieni polmoni la quiete del bosco, il frenetico cinguettio degli uccellini, il pigro sciabordio del fiume alle sue spalle.
Non ha ancora conosciuto l'amore, Claire, se non per Steve, un ragazzo timido e che la Febbre si era portato via troppo presto.
Non trova concepibile quello a cui aveva assistito il giorno della proclamazione - non lo comprende.

Sarebbe come se io e Chris...

Claire arriccia le labbra, mima un conato - che schifo.
Un pettirosso le sfiora la caviglia, comincia a frugare nel terreno alla ricerca di cibo.
Il re e sua sorella: anche solo pensarlo la faceva sentire a disagio, strana.
Claire sospira, si passa una mano sulla nuca - piega le spalle in avanti.

La risata di Alex, quella piega che si era ammorbidita sul viso del re - una leggera flessione dei muscoli della mandibola, quasi si fossero sciolti mentre la baciava e chiamava il suo nome e sorrideva.

Il pettirosso cattura un verme piccolo e biancastro, spicca il volo.
Claire lo osserva solcare un cielo che da lì a pochi mesi gronderà sangue e cenere.


"Ti sei mai chiesto se, Albert?"
Wesker apre un occhio, l'osserva in tralice - sul petto il riflesso rossastro del fuoco.
"Se, cosa, Alex?"
"Se ci fermassimo. Se non avessimo mai nemmeno iniziato. Se tutto questo non esistesse."
Albert inspira, si solleva contro la testiera del letto.
"Noi?" le chiede, e inclina il mento nella sua direzione.
Alex annuisce, storna lo sguardo - da lui, dalla sua risposta.
"Sì."
Silenzio.
Alex libera un respiro spezzato, trema quando sente le sue labbra lungo le vertebre, sulle costole.
"Sì, Alex, ci ho pensato."
Le prende il viso tra il pollice e l'indice, la costringe a guardarlo - ad accettarlo.
così giovane, Albert."
Respira sulla sua bocca, tra i suoi capelli - la rovescia all'indietro, esponendo la curva morbida del collo.
bella, Albert. Intelligente. Potrebbe darti tutto quello che ti serve. Un matrimonio. Un'alleanza. Un erede."
Scivola con lingua nell'incavo dei seni, si ferma attorno all'areola e la guarda.
Iride artica, da lupo; Albert Wesker morde, e la schiena di Alex s'inarca all'indietro - gli si offre, adesso, per sempre.
"Non ti importa tutto questo?" insiste, e geme quando le solleva i fianchi - affonda, Wesker, e qualcosa si distende, si scioglie a basso ventre.
"No." replica, ed è quanto di più vicino a una confessione abbia mai ottenuto.
"Io sono il potere." continua, e si piega verso di lei; si arrotola attorno al suo corpo, al suo desiderio.
"Io controllo il mio destino."
Alex viene ingoiata dai suoi occhi, dalla forza che vi brucia dentro.
"Io, Alex."
Uno scatto verso l'alto; le sue dita tra le cosce che massaggiano, leniscono, chiedono.
Alex cerca il suo viso da sotto palpebre pesanti, gesti languidi - umidi.
Ansimano e soffocano e vengono ognuno sulla pelle dell'altro, lenzuola aggrovigliate e madide.
Albert crolla sul suo petto, inspira un odore conosciuto - ancora in lei.
Alex si umetta le labbra, baciandolo poi tra i capelli - le gambe mollemente avvolte attorno ai suoi fianchi, un'espressione soddisfatta sul viso arrossato.
Il fuoco muore, lascia che l'oscurità nasconda i loro profili - i loro segreti.
Nel silenzio delle parole l'unica che conti davvero è anche quella più difficile da pronunciare.




Note dell'autrice: Albert Wesker e Alex Wesker nell'opera originale non sono fratello e sorella. Non hanno nessun legame di sangue e non sono stati cresciuti nella stessa famiglia come tali (ne hanno avute due ben diverse e distinte.)
Appartengono allo stesso progetto scientifico di selezione genetica (Project W.) e per questo si definiscono "fratello" e "sorella" e possiedono lo stesso cognome (in onore del creatore del progetto), ma nei fatti non lo sono e non hanno mai avuto l'occasione di comportarsi come tali. 

Secondo la legge italiana non sono né discendenti né ascendenti, e neppure affini in linea retta, per cui il reato d'incesto non sussiste.

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Capitolo 4
*** A te mi consegno ***


ssss Disclaimer: Albert Wesker, Alex Wesker, Chris Redfield e tutti gli altri personaggi appartengono a Shinji Mikami, alla Capcom e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.



Capitolo 4 - A te mi consegno.


"Sei bellissima." le ripete sua madre, e lo è davvero Excella.
Fasciata in un vestito di porpora e oro, fili corvini attorno al volto giovane - radioso.
Excella brucia, piccola falena, e sorride a un futuro che appare magnifico, pieno di possibilità.
Si fissa un'ultima volta nello specchio, coglie il riflesso di una ragazza che presto sarà regina.
Excella alza il mento, raddrizza le spalle: mai il mondo le è parso più vicino.


Rosso e nero, Alexandra è una curva liquida che si riflette in un viso stanco, armonioso nella sua bellezza fredda e riservata.
Stuart le porge un bracciale in rubini e oro, al collo il serpente - fauci spalancate e occhi che sanguinano.
Anche in questo giorno Alex non rinuncia a ricordare a tutti chi è lei - cosa, oltre le convenzioni e la maschera.
"Siete bellissima." le dice, e sorride.
Alex piega appena un angolo delle labbra, si alza - qualcosa a basso ventre che tira, e la rende tragicamente consapevole.
"Albert si sposa." dice, e cerca gli occhi di Stuart.
"Sì, mia signora."
Lo fissa, cercando una risposta che non c'è - non in lui.
"Che cosa ho fatto, Stuart?"
"Ha salvato la corona, mia signora."
Alex annuisce, china il capo - trattiene un singhiozzo patetico.
Stuart le appoggia una mano sulla spalla e stringe.


Il re è di pessimo umore.
Chris può vederlo da come si muove, dai gesti rigidi - bruschi.
Scaraventa al suolo un calice mezzo pieno, ringhia qualcosa a Cindy - la congeda in malo modo.
Chris gli scivola addosso con lo sguardo, lo studia.
C'è qualcosa nel re che gli ricorda una belva in trappola, uno di quei grossi leoni di montagna che ogni tanto ha incrociato a caccia con Claire.
È sinuoso nella mimica del corpo, il re, selvatico - levigato dalla disciplina della spada.
"Tutto bene, sire?" si azzarda a chiedere, e il re solleva lo sguardo - lo inchioda sul posto.
"Mi sposo, Chris." ribatte, come se questo spiegasse tutto.
"È una bella notizia... no?"
Il re gli rivolge un'occhiata perplessa, quasi oltraggiata.
Libera poi una risata senza suono, scuote la testa.
"Oh, Chris: sempre così spontaneo nelle tue espressioni."
Redfield sposta il peso da un piede all'altro, incerto.
"Sai, è per questo che ti ho scelto. Certo, perché sei un bravo guerriero, ma anche perché non hai alcun rispetto dell'autorità costituita."
Chris aggrotta le sopracciglia - non sa se sia un complimento o no.
Il re sospira, fissa il suo vestito da cerimonia - viene interrotto dalla sua contemplazione da un quieto bussare alla porta della sua camera.
Chris si volta, la socchiude - scorge la sorella del re.
"Sua sorella, sire." annuncia, e arretra, lasciandola passare.
Alex gli rivolge un cenno del capo, e Chris ricambia.
"Volevo salutarti prima della cerimonia. E farti i miei auguri."
Il re le cerca gli occhi, affonda - mostra un'intensità che disorienta Chris.
"Puoi lasciarci soli un attimo, Chris?" gli chiede, e non lo guarda neppure.
"Certamente." e s'inchina leggermente, uscendo e chiudendosi la pesante porta in legno massiccio alle spalle.
Si appoggia con la schiena al muro, aspetta - ignaro.
Quale condanna è la fedeltà per un cane il cui padrone è una serpe crudele.


"Ti dona il rosso."
Wesker studia il riflesso di Alex nello specchio, abbozza un sorriso.
Capelli sciolti sulle spalle, occhi trasparenti, Alex è bella.
Lo fissa senza vergogna, avvicinandosi e blandendogli la nuca in punta di dita.
"E così oggi ti sposi, uhm, fratello mio."
Albert segue i suoi movimenti, la curva del collo che si flette, la piega delle labbra.
"Così sembra."
Alex emette un suono di gola, a metà tra la risata e il ringhio.
"Così sembra." ripete, e c'è una nota malinconica nella sua voce - spezzata.
Alex sa cosa succederà: lo sanno entrambi.
Il rito davanti a tutte le casate. Lo scambio dei voti, degli anelli. Il banchetto. La prima notte.
"Vorrei..." inizia, ma si ferma Alex, appoggiandosi al bordo del tavolo.
Chiude gli occhi, china il capo.

Si concede un momento di debolezza.

Inspira, e percepisce Wesker prenderle una mano tra le sue e nascondervi dentro qualcosa - una banda rigida e fredda.
Alex riapre gli occhi, ammira un anello che sanguina, rubini e oro.
"Dovresti consegnarlo a Excella."
"Per lei ne ha già preparato uno l'orefice di corte."
Alex studia l'interno dell'anello, vi legge la scritta incisa dentro.

Uno il Tutto.

Chiude le dita in un pugno chiuso, gli cerca gli occhi - il cuore.
"È usanza..."
"Me ne fotto di quale sia l'usanza; per Excella va più che bene quello che ho scelto per lei."
"Che sarebbe?"
"Ogni rosa è preda dell'inverno."(1)
Alex libera una risata a metà, asciutta.
"Un monito."
"Una profezia, Alex."
Gli riserva un'occhiata in tralice, l'anello che brucia tra le dita.
"Oggi ti sposi, Albert."
"Lo so."
Silenzio.
Wesker le prende la mano libera (la sinistra) le cerca l'anulare - lo incatena a una promessa più grande, che scorre nel sangue, sotto la pelle.
Alex inspira con forza, libera un gemito umido quando Albert affonda sulla sua bocca - ride, e immagina una vita che non potrà mai essere sua.

Non in questo mondo: non in questa epoca.

"Oggi ti sposi." ripete, e non c'è alcuna convinzione nelle sue parole, nei suoi gesti.
Lascia le sollevi la gonna in velluto rosso, le schiuda cosce.
Lascia che le blandisca lo spazio tra i seni in punta di lingua, che ansimi il suo nome - il suo desiderio.
Lo accoglie, Alex - ora, sempre.
Consuma un amplesso che non lascia niente, che divora - sancisce.
Alex si flette tra le sue braccia, sporca la seta del suo abito da sposo - gli incide mezzelune di sangue sulle spalle, lungo il petto.
Marchia, Alex, e Wesker sorride nell'incavo del suo collo, comprende.
A Excella si consegnerà con ancora l'odore di Alex addosso.


Brucia la cattedrale di Raccoon, pinnacoli che artigliano il cielo e lo costringono a terra - tra i comuni mortali.
Si slancia verso l'alto, sembra quasi scomparire tra i pallidi nembi che s'intrecciano tra le sue gargolle.
Claire ne fissa gli archi, le bifore: studia le scene di battaglia rappresentate, mosaici di luce e vetro.
Il re è già all'altare, una statua rossa e nera - impassibile.
Assomigliano a una corona d'oro i suoi capelli, così biondi da essere quasi bianchi.
Ha occhi vuoti, il re.
Claire sa che questi matrimoni sono solo accordi politici, null'altro, ma è così diverso il suo sguardo da quello di Excella - felice, contento.

Fiducioso.

Il re la guarda appena e a Claire ricorda una vipera nell'atto di studiare la sua preda.
Tra gli astanti riconosce il volto bonario di Burton, la bellezza particolare della Hunnigan - i suoi tatuaggi scolpiti lungo gli zigomi, sulle spalle.
Suo fratello è alla destra del re, e Claire sorride perché le apre il cuore vedere Chris in quella posizione - splendente.
Scivola sulla prima fila - i Gionne, i Birkin, lei.

Sola.

Alexandra Wesker siede in disparte da tutti loro, leggermente staccata persino da Annette Birkin.
Ha le mani strette in grembo, il viso stanco - segnato.
Una bambina le tira l'orlo della gonna, le chiede qualcosa - Alex s'inclina in avanti e risponde, rivolgendole un sorriso a metà.

Sherry Birkin.

La cerimonia inizia, prosegue - le promesse,

"Siete disposti, seguendo la via del matrimonio, ad amarvi e a onorarvi l’un l'altro
per tutta la vita davanti ai Cinque Dèi?"

lo scambio dell'anello,

"I Cinque Dèi benedicano questi anelli che vi donate scambievolmente in segno di amore e di fedeltà."

la posa del velo.

"L’uomo non osi separare ciò che i cinque dèi hanno unito".

Excella si guarda l'anulare sinistro, regala al re un sorriso ridicolmente grato - vivo.
Claire torna a studiare il profilo di Alex, immobile - agitato da qualcosa d'invisibile.
La vede stringersi le dita tra loro, le nocche sbiancare - le labbra tremare dallo sforzo di non piegarsi in una smorfia.
Fa male, si ritrova a pensare, e per un attimo non li vede più come fratello e sorella, ma come una donna tradita e svenduta per un accordo politico.
Sbatte le palpebre una, due volte, si ripete che no, non c'è innocenza in loro, nessuna scusante.

Nessuna valida motivazione.

La cerimonia volge al suo termine, il sacerdote consacra la coppia - invita gli astanti ad alzarsi, scoprendo nuovamente gli sposi.
Alex si solleva lentamente, appoggiandosi con una mano allo schienale della panca - bianca in viso, lungo il collo.
Sta per svenire, e Claire apre la bocca - vorrebbe quasi scattare in avanti quando nota Annette metterle una mano dietro la schiena e sostenerla, facendole riacquistare l'equilibrio.
Il re annuisce all'indirizzo del sacerdote, Excella lo imita; si china poi su di lei, baciandola - un gesto debole, sbiadito.
La folla esplode - il re si volta verso di loro, prende la mano di Excella e la solleva.

La presenta come sua legittima e devota sposa.

Illuminata da una luce malsana - densa - Alex sembra sgretolarsi a ogni respiro.


"Era anche ora." esordisce Luciani, allungandosi verso uno stinco di maiale "Ed è anche una bellissima donna."
Claire lo fissa in tralice, sospira - sfiora con il mignolo il filetto di cervo che sanguina nel suo piatto.
"Uhm." replica Ada, occhi obliqui - da leone di montagna "Ragazzina, vorrai dire."
Luciani le scocca un'occhiata interdetta, afferra Liam per il collo della maglia e lo rimette al suo posto.
"Non è poi così giovane."
"È stata cresciuta isolata da tutti e tutto, Parker." lo apostrofa Jill, gambe muscolose che si contraggono sotto il tavolo "Potrà anche assomigliare a una donna, ma credo non abbia mai visto nulla in vita sua: né la guerra, né un uomo."
"Essere virgo intacta è un requisito fondamentale per un buon matrimonio." intercala Sergei, e Claire assaggia una patata arrosto.
"Speriamo almeno consegni un erede alla corona; i Cinque Dèi solo sanno quanto ne abbiamo bisogno." conclude Parker, e strappa un pezzo di pane.
Claire osserva in silenzio la tavola centrale - il re e la regina; alla sua sinistra Alex, dietro di loro la Guardia Reale e suo fratello.
Inspira, e l'odore ferroso del sangue le invade le narici, la gola - la nausea.
È Alex questa volta a cercare il suo sguardo e a bruciarla.


La percepisce alzarsi, sfilarsi via dalla sua mano che le stringe la coscia sotto la pesante tovaglia in lino.
La cerca, Albert, e la vede portarsi una mano alla bocca, congedarsi con un gesto brusco del braccio - affrettato.
Chris le mormora qualcosa - ha bisogno, mia signora? - ma Alex lo ignora, quasi incespicando nei suoi stessi passi.
Lo supera, oltrepassando i Birkin, i Gionne, i suonatori di corte - sparisce nei corridoi e Wesker soffoca l'istinto di alzarsi e seguirla.
Excella gli si appoggia contro la spalla e sorride.


Non di nuovo, è la prima cosa che pensa, non adesso.
Alex si solleva il bordo della gonna, sibila una bestemmia - svolta prima a destra, poi a sinistra, cerca di arrivare alla balconata in tempo.
Si umetta le labbra, in bocca il sapore metallico della carne e della bile.
"Merda." mormora, e reprime un conato - si aggrappa a una delle colonne che si susseguono lungo il corridoio.
Inspira, stringe i denti - apre le porte che si affacciano sulla terrazza dell'ala est del palazzo e si piega oltre la balaustra - rigetta un fiotto acido di saliva e poco altro.
"Merda." ripete, sentendo le ginocchia cedere.
Ha la fronte madida di sudore, le labbra socchiuse - tutto possiede il lezzo del sangue e della miseria.
Lo sa, Alex: lo sente.
Qualcosa si agita, si muove.
E sa che è troppo presto, che se anche fosse non dovrebbe ancora percepire nulla, ma lo sente, Alex.
"No." geme, e non riesce a trattenere le lacrime.
"No, no, no." ripete, e si lascia andare sull'impiantito, una bambola rotta, un fiore reciso.
Nasconde il viso tra le mani, trema - ha paura, Alex, ed è sola.

Non ho più nemmeno Albert.

Alex si raggomitola nel suo prezioso vestito e rimane lì, a fissare un cielo privo si stelle e speranze.


"Non ha retto il colpo, la troia." bercia Carla, stretta in un corpetto nero come l'inchiostro.
"Ha dovuto addirittura abbandonare il banchetto per il matrimonio di suo fratello."
Simmons tace, asciutto di parole - pieno di pensieri.
Addenta una costoletta d'agnello, evita accuratamente lo sguardo di Lansdale - meglio non dare adito ad alcuna voce.
"Puttana."
Simmons studia gli astanti e nota l'assenza della piccola di casa Redfield.


"Ehm."
Silenzio.
La punta di una scarpa che sfrega le decorazioni della terrazza, un respiro quieto - imbarazzato.
"Tutto bene?"
No, idiota, vorrebbe risponderle Alex, non c'è un cazzo che vada in questa vita di merda, ma evita, e si rialza, spazzandosi la gonna dalle foglie.
"Sì."
Claire distoglie lo sguardo, lo posa sulle fiaccole che illuminano le mura del palazzo.
"Vi ho vista uscire dalla sala e ho pensato che vi desse fastidio tutto quel fumo: nemmeno a me piace quando arrostiscono il maiale direttamente al tavolo."
Alex la fissa con occhi diffidenti, liquidi.
"Non sono abituata a tutto questo." continua, ruotando le dita in aria "Le convenzioni, i rituali di corte. Il cibo, l'assenza di mio fratello."
Alex continua a fissarla, immobile.
"Mi portava sempre a caccia quando aveva un attimo libero, oppure a pescare. Cose piccole, ridicole, ma adesso che è capitano non ne ha più il tempo."
Alex stringe le dita tra le pieghe della gonna, inclina il mento nella sua direzione.
"I cambiamenti spaventano, suppongo."
"Già."
"Non mi va di tornare a mangiare: è tutto troppo pesante." aggiunge, come a giustificarsi.
"È un'eccezione, questa." replica Alex "I banchetti sono fatti per soddisfare gli altri, non chi li organizza."
"Oh."
Alex è un profilo leggermente curvo, chiuso in posizione difensiva.
E Claire non sa cosa l'abbia spinta a seguirla - cosa, se non la sua stupida curiosità e gentilezza.

Ma una donna del genere merita davvero le mie attenzioni?

"Posso rimanere qui?"
"Non devi chiedere il permesso a me." ribatte Alex, passandosi la lingua delle labbra "Semmai a Excella."

Disprezzo. Rabbia. Delusione.

"Non le piace la regina?"
Alex la studia in tralice, sospettosa.
"Voi Redfield siete sempre così brutalmente onesti? Ingenui?"
"È una caratteristica di famiglia."
Alex abbozza un sorriso, annuisce un paio di volte.
"Una qualità rara." e Claire sorride "Stupida, che vi farà ammazzare. Ma ammirevole."
Claire aggrotta le sopracciglia, piega le labbra in una smorfia.
"Con voi non so mai quando una cosa è un insulto o un complimento."
Alex inspira, rafforza quel sorriso a metà che le taglia il viso.
"Con noi Wesker tutto è un insulto travestito da complimento, Claire."
Claire sbuffa, l'affianca - si appoggia con i fianchi alla balaustra e rovescia lo sguardo verso il cielo.
"Io di là non ci torno; preferisco l'aria fresca della sera."
Alex si allontana di qualche passo, una mano alla ringhiera e l'altra lungo il fianco.
Il silenzio è, per la prima volta, un suono confortevole.


Si esaurisce nello sciabordio di mille voci il banchetto di nozze del re.
Sfilano sotto il suo sguardo leoni e scorpioni, pallide libellule e voraci lupi.
Excella è al suo fianco, tiepida - agitata.
Si congedano i suoi genitori, sorridono - ed Excella si ritrae ancora più a fondo, una bestiolina spaventata e inquieta.
Staurt gli rivolge uno sguardo consapevole, che gli spacca qualcosa nel petto, tra le costole.
La Guardia Reale è alle sue spalle, la sedia di Alex vuota - fredda.
Excella è piccola vicino a lui - respiri affrettati, deboli.
Dovrebbe provare tenerezza - forse.
Dovrebbe ammirarla per la sua bellezza, intelligenza - forse.
Dovrebbe aver voglia di trattarla per quello che è: un fiore delicato e che non ha ancora conosciuto la primavera.
Dovrebbe; ma tutto quello che sente è una devastante rabbia - un pugno rovente che vuole solo stritolarla e schiacciarla, fino a vederla sfiorirsi tra le sue dita, nera di morte, avvelenata.
Excella lo guarda da sotto in su, ciglia scure, occhi timidi - sotto ai quali si agita un appetito diverso.
Albert snuda i denti e le porge la mano.


Alex si guarda le dita dei piedi, le agita nel tepore del camino.
"Mi sembra stanca, mia signora."
"Lo sono." replica a Stuart, e si rilassa contro lo schienale della poltrona.
"Vuole qualcosa da bere?"
"Acqua."
Stuart annuisce, le porge un calice pieno fin quasi l'orlo.
"È stata brava, oggi."
Una risata silenziosa; a labbra chiuse.
"Non deve essere stato facile."
"No."
Stuart annuisce, la osserva bere a piccoli sorsi e con calma.
"Posso fare altro, mia signora?"
"Domani manda nelle mie stanze il medico di corte." gli dice, e libera un sospiro esausto "Devo... controllare una cosa."
Stuart irrigidisce le spalle, il collo: inquieto.
"Certamente."
Si congeda, lasciandola sola in quella stanza troppo grande e troppo buia - un profilo pallido d'oro e avorio che le fiamme bruciano.
Alex posa lo sguardo sull'arazzo che nasconde i corridoi sotterranei tra la sua camera e quella di Albert - immagina.
Il dolore è un pugno che le afferra il cuore e spreme.


Soli; è la prima volta che succede, ed Excella ha paura.
Si stropiccia l'orlo del vestito nuziale tra le dita, gioca con l'anello che ora le circonda l'anulare sinistro.
Ha paura, Excella, e rivolge a Wesker un'occhiata in tralice - lo studia.
Ha quarant'anni, e la dimensione di quella consapevolezza quasi la schiaccia.
Deglutisce, si porta una ciocca di capelli dietro l'orecchio - nervosa, tesa.
È una ragazzina, Excella, e libera un guaito sorpreso quando sente le sue dita accarezzarle la nuca, lo spazio tra le scapole.
Ha quarant'anni, ed è un uomo, si ripete, occhi grandi e azzurri come un cielo invernale.
"Dovresti rilassarti." le dice, e continua a disegnare figure concentriche sulle sue spalle "Non voglio farti del male."
Non ancora, è la frase sospesa, ma Excella è troppo impegnata a sembrare grande, adulta, degna, per accorgersene.
Wesker si siede sui talloni, abbassandosi alla sua altezza.
"Se vuoi aspettare..." e le lascia una via di fuga, Wesker.
Lascia che sia Excella a cadere, a cercarlo - a bramare la sua approvazione, la sua benevolenza.
E si schiude a lui - per lui - quella rosa che così orgogliosamente Excella porta tra i capelli, si apre alle sue richieste.
Lo bacia, Excella, e Wesker quasi riderebbe se non fosse così impegnato a trattenersi dall'affondarle le unghie nel collo e strappare.
È impacciata, Excella; giovane, alla fine.
Segue i suoi movimenti, la sua bocca - geme, e sì, sarà facile.
Si flette sotto le sue mani, Excella, e si raggomitola in un pugno di stoffe e lenzuola solo quando lo vede spogliarsi, un profilo nudo che le fiamme rendono ancora più spigoloso - imponente.
"Oh."

Oh.

E ha un orribile déjà-vu, Wesker.
Per un crudele istante è il profilo di Alex a sovrapporsi - ma no, non è quello giusto.
Perché Alex non ha quella voce.
Perché Alex non aveva paura, vergogna.
Perché Alex blandiva un desiderio che era anche il suo - piccola serpe velenosa e senza pudore.
Perché Alex non si era irrigidita così tanto tra le sue braccia, e per quanto lui si sforzi - per quanto Excella sia oscenamente bagnata e pronta e dedita, il dolore le piega i lineamenti del viso, premendole un singhiozzo fuori dalle labbra serrate.
"Non è niente." le dice, ed Excella annuisce contro il suo petto.
"Passerà." la rassicura, ed Excella libera un respiro tremante - fiducioso.
Si aggrappa alle sue spalle, piange contro la sua pelle - Wesker può sentirla chiaramente provare a essere coraggiosa, all'altezza delle sue aspettative.
Storna lo sguardo dalla testiera del letto, scivola tra di loro - sangue tra le cosce, sulle dita.
Intreccia le dita nei suoi capelli, affonda - chiude gli occhi.
L'orgasmo di Excella è improvviso almeno quanto il suo.


Ha ancora il suo odore addosso, miele e arance amare.
Alex può sentirlo appena entra nella stanza, una traccia che lo insegue fino a quando non sparisce oltre i pesanti tendaggi che danno sulla balconata.
Si alza, avvolgendosi nel mantello - velluto e pelliccia di lupo.
È immobile sotto la pioggia, gli occhi chiusi.
Wesker reclina il capo all'indietro, allarga le braccia - la invita.
Alex scivola nella tempesta - per lui, con lui.
"Era..." e si ferma Alex, perché la realtà rischia di schiacciarla - di stritolarla nella sua ruota implacabile.
"Sì." replica, e la fissa "Virgo intacta."
Alex deglutisce, non ci riesce - soffoca in un grumo di lacrime e inaspettato dolore.
Si volta, portandosi le dita chiuse a pugno alla bocca.
E immagina, Alex.
Immagina Excella flettersi sotto di lui, per lui.
Immagina i suoi ansiti, la sua voglia - la sua giovane risata.
Immagina quando, fili di sangue tra le lenzuola, su di lui - tra le sue cosce.
La tocca, Albert, e fa male.
Tagliano le sue mani, la bruciano viva.
Ogni carezza è una ferita, ogni bacio un morso.
Non c'è nulla in Albert che non la uccida ogni giorno - che la riporti indietro ogni notte.
"Dovevo."
"Lo so."
"Ne avevamo parlato."
Alex annuisce, un brusco cenno del capo.
Le stringe il polso, la conduce a sé - contro il suo petto.
La pioggia ha quasi cancellato del tutto il suo odore, e Alex respira freddo e cuoio - lo stesso sapore che ha portato sotto la lingua per tutti quegli anni.
Lava, la pioggia.
Monda l'ennesima colpa, espia un peccato troppo grande per essere anche solo nominato.
Alex sospira, nasconde il viso nell'incavo del suo collo - chiude gli occhi.
Tra i suoi capelli Albert mormora promesse piene di troppo.


"È la tua prima notte di nozze." gli ricorda Alex, un profilo nudo al suo fianco.
Wesker la ignora, gli occhi socchiusi, un'espressione distesa sul volto indurito dagli anni.
"Avresti dovuto passarla con tua moglie."
"Dorme." è tutto quello che le risponde, e Alex libera una risata quasi offensiva.
"Immagino sarà stanca, Excella."
Wesker si volta, circondandole la vita con le braccia e portandosela al petto.
Alex si raggomitola contro di lui, cerca il suo odore - sorride.
"Uhm." replica, e respira tra i suoi capelli - un vago sentore di lilium e sangue.
"Uhm." ribatte Alex, schiudendo le cosce e accogliendolo - pelle umida, calda.
Brillano i rubini che sormontano l'anello che le ha offerto solo poche ore prima, catturano la luci di un fuoco morente.
Alex chiude gli occhi, intreccia le proprie dita alle sue - spogliate d'ogni simbolo, la fede nuziale che riposa sul mobiletto vicino, opaca, spenta.
La pioggia continua a scuotere il palazzo, la terra - a frustrarla con le sue grida, la sua forza.
Tra le sue ombre, due profili in cerca di una pace che solo la morte potrà concedergli.




Note dell'autrice: (1) Jialal al-Din Rumi


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Capitolo 5
*** Incoronata ***


Cap. 5 Disclaimer: Albert Wesker, Alex Wesker, Chris Redfield e tutti gli altri personaggi appartengono a Shinji Mikami, alla Capcom e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.



Capitolo 5 - Incoronata.


Excella dorme ancora quando rientra nelle sue stanze.
È una linea morbida sotto le coperte, un viso che appare ancora più giovane nella serenità del sonno.
Supera ciò che resta del suo abito da sposa - un broccato porpora e oro: a terra, rubini che paiono grumi di sangue.
Si china alla sua altezza, la fissa - labbra piene, socchiuse.
È bella, Excella.
È bella, e meriterebbe un uomo migliore.

Un uomo che non viene immaginando come ammazzarla - come distruggerla.

Scosta il lenzuolo, scopre un corpo che ha piegato solo poche ore prima - che ha pianto per lui, sanguinato.
Studia una macchia rossastra e asciutta, ricorda.

Tutto - troppo.

Sotto la lingua il sapore di Alex è veleno.


Claire appoggia una coperta sulle spalle di Chris, gli sfila il fodero della spada dalla cintura, sorride.
Dorme, Chris, le braccia conserte e il viso schiacciato contro il tavolo.
Gli appoggia una tazza di latte caldo vicino, osserva un'alba pallida e lattiginosa.
Qualcosa è cambiato: qualcosa si è flesso nell'aria fredda del mattino, e Claire lo percepisce arrivare - montare.
Imbraccia l'arco, la faretra - il suo scudo e la sua spada.
I corridoi di palazzo tacciono, quieti - morti - e Claire si chiede se non sia solo l'orribile riflesso di una profezia che non tarderà ad avverarsi.


Excella si sveglia sola - fredda.
Sbatte le palpebre un paio di volte, si porta il lenzuolo al petto.
Alza un sopracciglio quando una delle serve irrompe nella stanza, seguita da un uomo che non ha mai visto.
"Che cosa...?" e trattiene un grido quando l'uomo solleva di colpo le coperte, scoprendole le gambe e mettendo a nudo una macchia rossastra e appiccicosa.
L'uomo si volta verso la donna, annuisce.
"Il matrimonio è stato consumato." ed Excella avvampa - si fa piccola piccola dentro il lenzuolo che stringe tra le dita intorpidite.
La donna china il capo, si allunga verso Excella - libera i bordi del lenzuolo e comincia a sfilarlo dal materasso.
Excella sgrana gli occhi, si arrotola in un angolo del letto e oppone resistenza - non vuole, e tra le cosce pulsa un dolore sordo, costante.
"Sua altezza, dobbiamo." le spiega l'uomo, degnandola appena di uno sguardo "Conserveremo il lenzuolo con il sangue verginale come prova che questo matrimonio è stato consumato ed è stato benedetto dagli dèi."
Excella apre la bocca, scuote la testa - si guarda intorno spaesata; cerca un punto di riferimento, Albert.
La serva continua nel suo lavoro ed Excella strattona - un animaletto fragile e spaventato.
"Fermatevi."
Excella si volta di scatto, libera un sospiro sollevato.
Alexandra Wesker entra nella stanza senza incertezze, scivola con lo sguardo sul lenzuolo sporco, sul viso contratto di Excella - non mostra alcuna espressione.
"Fuori." dice poi, indicando la porta.
"Ma, mia signora..." interviene la serva "Dobbiamo..."
Alex le cerca gli occhi, arriccia le labbra in un sorriso sgradevole.
"Fuori, Cindy: e anche tu." continua, indicando l'uomo "Non è questo il modo di trattare la nuova regina di Raccoon." prosegue, gelida "Posso pensarci io."
"Non è nel protocollo reale."
Il viso di Alex si tende - una microespressione troppo rapida per essere colta e decifrata.

Indignazione, forse. Tristezza.

"La regina è spaventata." afferma, indicandola "Ha bisogno di un viso conosciuto, non di te che irrompi qui come il lupo cattivo delle favole, Marcus."
"La regina dovrà imparare..."
Alex si avvicina, snuda i denti.
"Fuori."
Marcus la fissa per alcuni secondi, indurisce lo sguardo - gronda disapprovazione e rabbia.
"Come vuole, Lady Alex; ma sappia che lei non è più la donna che siederà al fianco del re da oggi."
"Lo so benissimo."
"Allora forse dovrebbe cominciare a comportarsi come il suo ruolo richiede."
Alex alza il mento, lo ignora - segue i loro profili fino a quando non escono dalla stanza e si chiudono le pesanti porte in legno alle spalle.
"Grazie." mormora Excella, e Alex sembra ricordarsi solo in quel momento della sua presenza.
Excella la sta guardando con uno sguardo riconoscente e ammirato, un sorriso stupido sul volto giovane.
"Non l'ho mai sopportato." replica, puntualizzando "Marcus, intendo."
Excella si tormenta una pellicina, mordendosi il labbro inferiore.
"Devono davvero tenersi il lenzuolo?" chiede, ed è timida la sua voce, fragile.
"Sì."
Excella piega le labbra in una smorfia disgustata, si porta le ginocchia al petto - e Alex nota un morso , nella piega morbida del collo.
"Che schifo."
Alex alza un sopracciglio a quell'esclamazione così poco regale, non riesce a distogliere lo sguardo dall'alone rossastro e bianco che giace ai piedi di Excella.
Giù per la gola parole abortite e morte.


"Il matrimonio è stato consumato."
"Lo so."
Stuart le versa una tazza di succo di more, silenzioso.
"Marcus ha esposto il lenzuolo poco fa."
Alex storce la bocca in una smorfia poco aggraziata, fissa il cielo plumbeo che pesa su Raccoon.
"Che usanza disgustosa."
"Concordo."
"Nelle terre dell'ovest non è così." mormora Alex, ripercorrendo con la memoria il profilo muscoloso e allenato della Alomar.
"Siete nata dalla parte sbagliata del regno, mia signora."
"A volte lo penso anche io."
"Il re non era presente."
Alex si volta, interdetta.
"No?"
Stuart scuote la testa, raddrizza la schiena.
"La regina era da sola a presenziare al rito."
"Dov'è andato?"
"Fuori. Nella riserva; con Hela."
Alex storna lo sguardo, assorta.
"Dovrei raggiungerlo."
"Le ricordo che il medico di corte sarà qui tra poco, mia signora."

Oh.

Alex si morde un labbro, ruota più volte l'anello che porta all'anulare sinistro.
"Allora aspetterò."
A volte non le sembra di aver fatto altro per tutta la vita.


Un rumore: uno scricchiolio.
Wesker si flette sulle ginocchia, attende - nascosto.
Qualcosa si muove; un'ombra che si profila tra le foglie, quieta - non abbastanza.
Wesker scatta - le afferra il braccio proteso in avanti, ruota il polso, facendole cadere l'arco e rovesciandola poi sopra la sua schiena, a terra.
Le schiaccia una spalla con il pesante stivale in cuoio, estrae il pugnale - si china e...
"Tu?"
Claire gli pianta le unghie nella pelle del gambale e stringe.


"Siete incinta, mia signora."
Alex scivola con lo sguardo lungo le guglie del palazzo, tace.
"Un mese e mezzo, forse due."
Studia la notte, i suoi orrori.
"E non siete più virgo intacta."
Sospetto - colpa.
"Dovreste confessarvi, mia signora; mondarvi l'anima, se non volete che questo bambino possa essere posseduto dal peccato."
Alex assottiglia gli occhi - decide.
"Lo farò." e si volta, avvicinandosi al medico di corte "Avete la mia parola, James."
Il medico abbozza un sorriso (racconterà tutto) brilla qualcosa sul fondo di quell'iride scura e limacciosa (lo sa già.)
"Il re sarà compassionevole; è vostro fratello, in fondo."

Comprensione: verità che riemergono come cadaveri gonfi d'acqua e memorie.

James è lento - troppo; Alex no.
Estrae il pugnale dal fianco, taglia - da orecchio a orecchio, nessuna sbavatura, nessuna imprecisione.
James emette un solo, lungo, gorgoglio sfiatato - si accascia in se stesso, un sacco di carne e muscoli senza più  alcuna importanza.
Alex ne fissa il corpo senza vita, arretra solo quando il sangue le sfiora la punta delle scarpe.

Incinta.

Abbassa lo sguardo, si studia il ventre ancora piatto - teso sotto le mani.
Chiude le dita a pugno, si morde le nocche fino a farle sanguinare - fino a quando il dolore non diventa tutto.

Incinta.

Dentro di lei una vita che ha già il sapore della sconfitta.


Il re le tende una mano, Claire la ignora, rialzandosi.

Merda.

Dovrebbe chiedergli scusa.

È il re, in fondo.

Gli rivolge uno sguardo incerto, si massaggia la spalla offesa.
"Mi dispiace." dice poi "Pensavo foste un cervo."
"Uhm." le replica, studiandola.
Claire gli rivolge un'altra occhiata in tralice, aggrotta le sopracciglia.
"Non volevo colpirla."
"Sarebbe stato reato di lesa maestà." ed è ruvida la sua voce, irritata.
"Non volevo colpirla." ripete, ostinata.
Il re inclina il mento nella sua direzione, continua a scavarle l'anima con quei suoi occhi artici, da lupo.
"Lo so."
"Bene."
"Come mai fuori a così presto?"
Potrei dire la stessa cosa di te, pensa Claire, cosa ci fai fuori a quest'ora del mattino con una donna come Excella nel letto?
"Cacciare mi rilassa; mi schiarisce le idee."
"E su cosa deve riflettere la sorellina di Chris Redfield?"
Claire arriccia il naso in una smorfia buffa, oltraggiata.
"Molte cose."
"Immagino."
"Lei non sa tutto di me. Di noi."
Il re si volta, alza un sopracciglio - merda. 
"Illuminami." replica, e intreccia le mani dietro la schiena.
Claire si umetta le labbra, deglutisce.
"Sono cose personali."
"Nulla è personale quando si è davanti al re."
Claire tormenta l'impennaggio della freccia che stava per scoccare, sospira.
"Il tempo che la nuova carica di Chris ci sta togliendo."
Il re tace, ascolta.
"Una volta andavamo a caccia insieme, anche a pesca. Dopo la morte dei nostri genitori è stato tutto per me - mi ha cresciuto, e ha scelto la via delle armi per me. Mi manca non potergli raccontare come è andata la giornata, o i miei dubbi, le mie paure."
Wesker sposta il peso da un piede all'altro, non dice nulla - sfrega la punta dello stivale nel terriccio umido.
"A volte mi chiedo come sarebbe stato se la Febbre non si fosse portata via i nostri genitori."
Un rintocco di campana, poi un secondo - un terzo, fino a quando l'aria non ne è invasa, una cacofonia che disturba la quiete della riserva.
"La proclamazione." mormora Claire, e sposta lo sguardo su dove dovrebbe trovarsi il palazzo.
"L'esposizione del lenzuolo." continua, e si volta, osservando il profilo del re - durissimo, spietato.
Il re arriccia le labbra sui denti, uno scintillio bianco e ferino.
Le dà le spalle, s'incammina verso la piana sottostante, dove un cavallo baio lo sta aspettando.
Claire è pervasa da un'improvvisa sensazione di vuoto.


Stuart fissa il corpo senza vita di James, lo arrotola nel tappeto su cui giace e lo spinge in un angolo della stanza.
Alex è seduta sul bordo del letto, la testa tra le mani e un respiro asimmetrico che lo preoccupa.
"Mia signora." comincia, avvicinandosi "Cosa è successo?"
Alex è un balugino azzurro e umido tra le dita socchiuse, spaventato.
"Ho dovuto." ribatte, e la sua voce è spezzata - bagnata dalla lacrime che non ha versato.
"Lo so, mia signora." ribatte, incrollabile "Dobbiamo nasconderlo; seppellirlo dove nessuno possa mai trovarlo. Possibilmente darlo in pasto ai lupi della foresta."
"Sono incinta."
Cadono, quelle parole: distruggono anni di menzogne e inganni.
Stuart deglutisce, si umetta le labbra.
"È una bellissima notizia, mia signora."
Alex apre la bocca, libera una risata sgradevole - che uncina la carne e strappa.
"Di mio fratello."
Stuart inspira, si concede un attimo di raccoglimento - uno solo.
"È sano?"
Alex gli rivolge uno sguardo confuso - attonito.
"Il bambino." specifica Stuart "È sano?"
Alex sbatte le palpebre una, due volte - piega il mento verso il proprio addome.
"Sì."
"Allora rimane una splendida notizia."
Alex apre le mani, le richiude - tace.
"Non si preoccupi, mia signora; ci penso io a James. Lei non deve fare sforzi inutili."
Alex gli cerca gli occhi - lo esamina, aprendolo e squartandolo come un capretto al macello, rimettendo poi insieme i pezzi solo quando è soddisfatta della risposta che vi trova.
Nell'iride di Stuart brucia una totale e assoluta devozione.


Chris si è scottato la lingua nella foga di bere il latte che Claire gli aveva lasciato, si affretta lungo i corridoi - verso la sala del trono.
Il mantello bianco sulle spalle, la spada al fianco, Chris raduna la Guardia Reale e la mette in posizione - la regina già sul trono, lo sguardo fisso alla sua sinistra.
Sospira, perché Claire non è tra gli astanti, e si ripromette di parlarle quella sera, se non quella dopo - sobbalza leggermente quando una mano lo sposta, e il re avanza, un cipiglio contrariato sul volto spigoloso.
Excella gli sorride, intimorita - fragile.
Ai suoi piedi una corona che sarà anche la sua rovina.


Sfiora l'anello che le stringe l'anulare sinistro.
Percorre con il bordo dell'unghia l'intricato disegno del serpente, saggia in punta di dita la spigolosità dei rubini, la levigata consistenza dell'oro.
Sotto, il sangue di James brucia - incinta incinta incinta.

Aspetto un figlio da Albert. Il re. Mio fratello.

Excella prende la mano di Albert, si siede al suo fianco - alla sua destra.
Le pone la corona tra i capelli corvini, le sfiora una guancia in una carezza quasi gentile.
Viene proclamata regina, Excella.
Sorride, e la sua felicità incornicia un viso giovane, perfetto.
Lo sguardo di Albert la cerca, lei lo evita - non ci riesce.
Alex si volta ed esce dalla sala - frantumata.
Nella mano l'anello di Wesker è pesante come il suo cuore.


"L'ha sposata."
"Ovviamente."
"E ha consumato il matrimonio."
Simmons beve un sorso d'idromele, ruota il calice.
"Non avevo alcun dubbio."
Lansdale piega le dita ad artiglio, lo fissa.
"Quindi cosa suggerisci di fare ora che Excella è regina?"
"Ci sto pensando."
"Non abbiamo molto tempo: potrebbe metterla incinta da un momento all'altro."
"Non cambierebbe molto, anzi; rafforzerebbe solo la posizione di Excella, e quindi l'avidità di Lyas."
"E Marius?"
Simmons studia l'idromele ondeggiare nel bicchiere, inspira il suo odore - floreale, delicato.
"I soldi di Marius provengono dal ramo Travis della famiglia di Lyas, Morgan; convinta lei non avremo più problemi."
"Tranne Sergei."
"Mi sto già muovendo in tal senso."
Morgan picchietta con le dita sulla scrivania, si passa una mano lungo la barba.
"Ci concederà accesso al Muro?"
"Direi di sì: è un uomo fedele al potere, Sergei, e il re ne sta perdendo ogni giorno di più. E lo era a Spencer."
"Carla ha una teoria."
"Quale?"
Derek finisce l'idromele in un unico sorso, si alza.
"Devo prima verificarla, ma se si rivelasse esatta avremo un'arma in più contro la corona."
Ha occhi famelici, Morgan: impazienti.
"Allora fallo."
Simmons gli regala un sorriso sgradevole, a labbra strette.
"Non sei nella posizione di darmi ordini, Morgan: di te mi serve il nome, le macchine belliche che nascondi, nulla più."
Lansdale deglutisce, digrigna i denti.
Lo scorpione gli ha appena ricordato chi possiede ancora il veleno necessario a uccidere la serpe.


"Mi stai evitando."
Alex sistema le redini a Zanor, lo ignora.
"Perché?"
Controlla l'imboccatura, la martingala.
"Alexandra."
Sospira, Alex, e gli rivolge uno sguardo stanco - sfibrato.
"Non ci riesco." gli dice, e Zanor sbuffa nell'aria tiepida della stalla.
Wesker l'affianca, un profilo rigido che la sovrasta - la cerca.
"Ne avevamo parlato."
"Lo so."
"Mi hai suggerito tu di farlo." sottolinea Albert - la incolpa "Avrei potuto..."
"No." lo interrompe Alex "Non avresti potuto."
Zanor scalcia, si muove inquieto - agitato.
Wesker le sfiora il mento, la linea delle labbra - si china verso il suo viso, le rivolge uno sguardo interdetto quando viene rifiutato.
Alex si guarda intorno circospetta - diffidente.
"Prendi Hela." gli suggerisce, e sale in sella a Zanor, una dea guerriera e bellissima "L'ho già fatta preparare."
Albert la fissa - affonda nei suoi occhi, comprende.
Alex sbatte i talloni nei fianchi di Zanor, lo supera - lo aspetta, sempre.
La notte accoglierà tutto ciò che resta.


"Mi ha chiesto cosa può fare."
Wesker si flette sopra il suo corpo, le lambisce lo spazio tra i seni, la curva morbida del fianco.
"Cosa, per accontentare il suo re."
Scivola tra le sue cosce, la cerca con la lingua, le mani - percepisce la sua pelle tendersi per lui, con lui.
"Non occupi il letto matrimoniale da un mese."
Strattona, Albert, e la conduce contro il suo petto - ascolta la sua voce spegnersi in un gemito senza vergogna.
"E cosa le avresti suggerito, uhm?" mormora sulla sua bocca, sorridendo.
Alex stringe un pugno d'erba tra le dita, ride - d'inarca all'indietro e muore sulle sue labbra, tra le cosce.
"Ho risposto che non lo sapevo."
È pieno di stelle il cielo sopra Raccoon, una distesa di luci fredde e bianche - un silenzio interrotto solo dai loro ansiti spezzati.
"Che non ho mai avuto l'occasione - il piacere - di giacere con un uomo."
Albert snuda i denti, scivola lungo la linea calda della carotide - morde, strappandole un guaito sorpreso.
"Che sei un uomo disciplinato."
Wesker lecca un filo di sangue e sudore, le porta i fianchi all'altezza del suo viso - inspira, la cerca con gli occhi, la lingua.
"Che sei un uomo morigerato, attento alla morale."
Alex gli percorre con le dita i muscoli del petto, quelli dell'addome - scende, e lo attira a sé, in lei.
"E...?" la esorta Albert - affonda, e crolla con il capo tra i suoi capelli, umido sulla bocca, tra le gambe.
Alex pianta i talloni nel terreno, accoglie le sue spinte - lui.
"E ha sorriso la tua piccola regina."
Albert ansima, le artiglia la nuca - la bacia con la stessa voracità di sempre.
"Si ritiene fortunata - benedetta."
Sussurra Alex, e gli infrange il respiro - l'animo.
"Crede che sia rispetto, onore, quello che le riservi."
Si contrae, Alex - arcua la schiena e gli schiaccia il seno contro il petto, viene.
Albert socchiude gli occhi, l'orgasmo di Alex una corrente liquida tra le cosce, lungo la pelle.
Hela nitrisce debolmente in lontananza, Zanor un profilo nerissimo e nascosto - due guardiani silenziosi, spettatori di un amplesso immorale e blasfemo.
"Che un giorno sarai in grado di amarla davvero." conclude quando ritrova la voce, le dita ad accarezzarlo tra i capelli, lungo la linea tesa delle spalle - a delineare la curva delle vertebre, i muscoli delle natiche che si contraggono a ogni spinta.
Wesker ride - ed è un suono terribile, limpido.

L'assolo di un uomo che non ha più maschere, limiti.

Preme, Albert - lascia cicatrici di sangue e voglia tra le sue cosce, sulla sua bocca.
Alex gli avvicina le ginocchia ai fianchi, stringe - mormora il suo nome, lo invoca.
Wesker chiude gli occhi e si consegna ad Alex in un orgasmo che lo spezza.

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Capitolo 6
*** Rivelazioni ***


Rivelazioni Capitolo 6 - Rivelazioni.


La verità è una malattia.
La verità è incurabile, e infetta ogni cosa.
La verità fa male - incatena, distrugge, squarcia e libera.
La verità è quel mostro che guardi negli occhi mentre ti uccide - di cui t'innamori anche mentre ti toglie tutto.
Annusa l'aria il Cane a tre teste, percepisce la tempesta arrivare - a portarla uno Scorpione il cui silenzio è stato la sua arma migliore.
Guaisce, il Cane a tre teste, ma nessuno lo ascolta.
Troppo impegnato il Serpente a combattere il destino che lui stesso si è costruito, troppo lontano il Falco per scorgere il pericolo.
Il Cane a tre teste abbaia, si dimena, fiuta - ringhia, ma è troppo tardi.
Lo Scorpione ha già estratto la sua cuspide e punge.


Excella gli scivola vicino, chiede le sue attenzioni.
Regina della polvere, Excella conserva ancora una certa timidezza quando lo tocca, un qualcosa che ogni altro uomo troverebbe interessante.
Blandisce con la punta delle dita l'ombelico, scende - e compie sempre lo stesso gesto; lo sfiora con l'indice, il pollice: si ritrae poi, incerta.
Wesker le stringe il polso, la invita a continuare - si reclina tra i cuscini, spinge i fianchi contro la sua mano.
Vorrebbe, Excella.
Vorrebbe che la prendesse e le schiudesse le cosce e affondasse e...

No.

Albert chiude gli occhi, la immagina.

Lei, morta. Lei, senza vita. Lei, un bellissimo fiore reciso.

Wesker viene, non concede nulla a Excella - niente, se non un orgasmo umido e appiccicoso tra le dita, sulla pelle.
Excella, regina di un mondo già in macerie, si chiede cosa ci sia di sbagliato in lei e ingoia la propria tristezza.


Un vecchio, nulla più.
Tutto quello che rimane di Spencer e delle sue memorie.
Carla vibra al suo fianco, eccitata.
"Te l'avevo detto che l'avrei trovato." e gli stringe il braccio, un respiro avido lungo il collo.
Simmons fissa Patrick, inclina il viso nella sua direzione.
"Sei conciato male, vecchio." l'apostrofa, e riceve in cambio un'occhiata iniettata di sangue.
"La miseria, mio signore."
"Pensavo che il servo personale di Spencer avesse avuto una buonuscita migliore."
"Non quando si è costretti a fuggire, mio signore."
Simmons lo studia mentre si porta alla bocca un altro cucchiaio di zuppa, le guance scavate, una piaga infetta alla caviglia.
"E da cosa saresti fuggito?"
Patrick gli rivolge uno sguardo sfuggente, spaventato.
"Non posso dirvelo."
Simmons si siede davanti a lui, gli allunga il vassoio con sopra il pane.
"Certo che puoi, Patrick; sono qui per questo."
S'inclina verso di lui, si trattiene dall'arricciare al naso all'odore nauseabondo della sporcizia che gli incrosta i vestiti.
"Vedi, mia moglie ha una teoria; che il re e sua sorella abbiano una relazione."
Patrick deglutisce, si pulisce la bocca con un garbo che non passa inosservato a Derek.
"Voglio solo sapere se c'è del vero nelle sue parole, o sono solo i pensieri di una donna ossessionata."
Carla si torce le mani tra di loro, inquieta.
Patrick si appoggia contro lo schienale della sedia, sembra riflettere sulla sua richiesta.
"Sì." e cade quella parola - straccia il tessuto stesso della realtà.
"Sì." ripete, con più decisione "Io ero lì quella notte."
Simmons alza un sopracciglio, ascolta.
"Quando hanno ucciso il re."
Silenzio.
Carla libera un sibilo appagato, una risata tra i denti serrati.
Simmons pondera il peso di una tale rivelazione, valuta.
"Uno stiletto nell'orecchio; efficiente, pulito. Che simula una morte naturale."
"Chi?" e Patrick lo fissa smarrito, senza capire.
"Chi dei due?"
"Albert." e Simmons tace, assorbe.
"Albert ha ucciso suo padre, e sul letto di morte gli ha confessato che si fotteva sua sorella da mesi e che no, non l'avrebbe maritata a nessuno."
Carla quasi saltella su se stessa, una bambina felice, gioiosa.
"Alexandra è entrata poco dopo."
Patrick chiude gli occhi, reprime un fremito.
"L'ha guardato, e, che i Cinque Dèi mi perdonino, l'ha baciato."
Carla apre la bocca, la richiude - stringe la spalla di Simmons fino a fargli male.
"Sono parole pesanti, lo sai, Patrick, no?"
"Lo so, mio signore: ma è la verità."
"Come hai fatto a vederli?"
"Ero entrato da uno dei passaggi secondari alle camere del re per portargli l'infuso della sera - sa, la Febbre lo stava consumando da giorni ormai - e l'ho visto. Albert, che uccideva il re. E ho aspettato, spaventato. Intimorito. E ho visto, mio signore. Li ho visti consumare un amplesso proprio , sul pavimento, vicino al corpo morto del re. Come animali."
Carla scoppia in una risata isterica, gli tira la manica della camicia.
"Lo sapevo, io lo sapevo!" e ride, sedendosi vicino a Patrick.
Simmons si il pugno chiuso sotto al mento, reclinandosi all'indietro.
"La tua testimonianza potrebbe avviare un processo contro il re per oltraggio alle leggi dei Cinque Dèi, nonché alla morale del regno."
"Lo so."
"Perché non ti sei fatto avanti prima se tenevi così tanto a Spencer?"
"Avevo paura, mio signore. Albert Wesker ha regnato incontrastato dopo la dipartita del re, e io sono solo un uomo, alla fine. Un vecchio che non aveva trovato nessuno disposto a dargli ascolto finora."
Carla annuisce, gli allunga altra zuppa.
"Hai trovato noi, Patrick." gli dice, e sorride a Simmons, felice.
"Testimonieresti in un processo pubblico, Patrick? Sotto la nostra protezione, ovviamente."
"Per dare giustizia al mio re sì, senza alcun dubbio."
Simmons piega leggermente le labbra, abbozza un sorriso.
"Allora direi che abbiamo un accordo."
Patrick annuisce, si scalda le mani attorno alla ciotola ancora tiepida di zuppa.
Nel cielo, un falco si è appena involato verso le terre di Raccoon; tra le zampe una verità che li schiaccerà tutti.


Stuart rilegge la missiva una, due volte.
Sono poche parole, graffi neri su carta bianca.

Simmons sa. Ha trovato Patrick.

Lady Alex non ne aveva mai parlato apertamente, ma Stuart conosceva - non aveva bisogno di ulteriori spiegazioni.
Le spie di Birkin erano ovunque, silenziose, anonime: la perfetta rete di cui avevano bisogno.
Facevano capo a lui, e questo lo investiva di un ruolo che era più che contento di sostenere: quello del guardiano.
Straccia il foglio in frammenti minuscoli, lo butta nel camino, osservandolo bruciare.
Pensa a Lady Alex, alla sua gravidanza - a quel bambino che deve ancora nascere.
Stuart spera solo di essere ancora in tempo per salvare entrambi.


Qualcosa è cambiato in Alex.
Avanza per la navata bruciando - una vibrazione che lo scuote sotto la pelle, gli graffia le ossa, le rompe.
Excella si volta, le sorride - Alex curva le labbra all'insù, sprofondano i suoi occhi nella piccola Gionne e non c'è nulla dentro; una voragine che Albert ha visto solo un'altra, terribile, volta.
"Alexandra." cinguetta Excella, labbra rosa e fresche - di cui Wesker conosce il sapore, la morbidezza.
Alex inclina il mento nella sua direzione, amplia il sorriso - snuda i denti.
"Excella." l'apostrofa, e non s'inchina Alex, non si piega.
Regina del niente, signora della polvere, Alex non ha mai riconosciuto alcun titolo a Excella - non in privato, almeno.
Ed Excella sorride - ancora, sempre.
Si fida, Excella, perché Alex è tutto ciò che vorrebbe essere - una donna che si è guadagnata il suo posto nel nucleo nevralgico del potere mordendo e strappando, spezzando chiunque le si opponesse.
"Stavamo parlando di Lansdale, e delle sue richieste sui terreni minerari."
Alex tace, impassibile.
Excella si schiarisce la voce, un vago rossore che le risale la piega del collo, le guance.
"Non credo sia una buona idea concederglieli."
Alex alza un  sopracciglio, incrocia le braccia al petto.
"Al momento Raccoon è la più grande produttrice d'acciaio proprio grazie alle sue riserve di ferro e carbonio."
Excella si umetta le labbra, prosegue.
"Lansdale non ha nulla, se non un pugno di terre fertili e qualche boscaglia in cui cacciare. Certo, può vantare una certa, come dire, popolarità al nord, ma nulla più. Non ha le risorse economiche per muover guerra contro nessuno, o finanziare un esercito - cedergli tali riserve, per matrimonio o altro contratto, sposterebbe il piatto della bilancia a suo favore."
Alex le riserva un'occhiata curiosa, amabile.
"Allora non sei solo un bel faccino, Excella."
Un movimento imbarazzato delle spalle, una scintilla soddisfatta sul fondo degli occhi azzurri.
"Sono contenta apprezziate la mia analisi."
Alex ride, un suono leggero - falso.
"Ovviamente, Excella, ovviamente."
Albert la fissa, chiede - mormora nella sua mente, nel sangue.
Alex gli sfiora il polso e stringe.


"Simmons sa."
Il passo di Albert non vacilla, non cambia ritmo.
"Come?"
"Patrick, il vecchio servo personale di Spencer."
Wesker non rallenta, scivola con lo sguardo lungo le pareti del palazzo, tra i suoi complicati arazzi.
"Avrebbe dovuto essere morto."
"Quasi." sibila Alex, e stringe le dita in pugni chiusi "Simmons l'ha trovato nella bettola nella quale si era nascosto dopo la morte di Spencer. L'ha tirato fuori da lì solo per farsi raccontare quello che sapeva."
Albert si ferma davanti all'ampia finestra che butta lo sguardo sulla piana di Raccoon, studia un sole che gronda rosso e viola.
"Gli ha raccontato di quella notte, Albert. Di quando l'abbiamo ucciso."
Silenzio.
"Dei sospetti di Spencer, della tua confessione sul suo letto di morte. Ci ha visti, Albert."
"È la parola di un vecchio contro quella del re."
Alex si volta, gli afferra il fianco - lo costringe a guardarla.
"È la parola di Patrick contro la nostra, Albert. La parola del suddito più fedele di Spencer contro quella dei due figli su cui già si mormora da tempo."
"Ho sposato Excella." replica, come se questo spiegasse tutto.
Come un bambino petulante che ricorda alla madre di aver mangiato le sue verdure.
"E da quanto non ne frequenti il letto in senso stretto?"
Albert aggrotta leggermente le sopracciglia, irrigidisce la mandibola.
"Siete sposati da due mesi, due, Albert, e di un erede nemmeno l'ombra."
"Potrebbe essere sterile."
"Certo." ribatte Alex, e ride - beffarda "Potresti ripudiarla, e i Gionne filerebbero dritti dritti da Lansdale, affogandolo con le loro ricchezze."
"E avrebbero anche i fondi necessari non solo per nutrire l'esercito di Simmons, ma anche per ampliarlo."
Alex annuisce bruscamente, espira con forza.
"Le due casate del nord e quella del sud ti stringerebbero in una tenaglia dalla quale non uscirai così facilmente."
"Non tutti sono fedeli a Simmons, o ai Gionne."
"No." concorda Alex "Ma sono comunque pochi a non volerti giù dal trono. I Birkin, forse i Redfield per quel loro innato senso di giustizia e onore. Non puoi fidarti nemmeno del giuramento degli Ashford: Alexia e Alfred non aspettano altro che poter prendere il nostro posto, e lo faranno se si presenta l'opportunità. I Burton hanno troppo da perdere, ma siamo soli, Albert. Soli. Alomar, Luciani, Hunnigan, Valentine, Kennedy - tutte casate fedeli prima ai loro ideali che a te."
"Mi stai forse dicendo che regno su di un trono d'ossa e polvere, sorella?"
Alex intreccia le dita alle sue, fredde - pallide e sottili.
"Non è forse quello che abbiamo sempre fatto, fratello?"
Wesker resiste alla tentazione di stringerle la nuca e piegarla contro il suo petto.


Birkin ascolta le parole di Stuart, si mastica una pellicina.
"Dobbiamo ucciderlo."
"È quello che ha detto Lady Alex."
"Dove si trova, al momento?"
"Nella tenuta di caccia di Simmons, a due ore dal palazzo."
"Uhm."
"È ben protetta, mio signore."
"Oh, certo." concorda William "Niente che i sicari della Wong non possano raggiungere."
Stuart rallenta il passo, interdetto.
"È il caso che la signora del Corvo entri in questa storia, mio signore?"
Birkin emette un suono sgraziato, beffardo.
"La signora del Corvo lo sa già da un pezzo, Stuart. Ada ha le mani in pasta ovunque."
Stuart alza un sopracciglio, lo affianca.
"Ma ho degli accordi con lei. Molti. Inoltre ad Ada non interessa la morale dei Cinque Dèi. Il regno di Albert le è stato utile, soprattutto nella sua ascesa come signora dell'ovest al fianco di Kennedy. Non è un nemico."
"Ma nemmeno un'amica."
"Diciamo che non rischierà la pelle per noi, ecco. Ma non sa resistere a un buon affare."
Stuart tace, pensieroso.
"Ci penserò io, Stuart. Eliminerò il problema prima che arrivi a Raccoon."
"Mi fido di lei, signore. Lady Alex ha bisogno di riposo nelle sue condizioni."
William incespica nei suoi stessi piedi, si ferma di colpo.
"Condizioni?"
Stuart gli rivolge uno sguardo eloquente, aspetta.
"Porca puttana." mormora Birkin, passandosi una mano tra i capelli già spettinati.
"Porca puttana, Albert ha fatto il danno. Albert ha fatto il danno."
"Non lo definirei tale, mio signore."
William rialza lo sguardo, libera una risata isterica.
"No? E come lo definiresti, Stuart?"
Si avvicina, Birkin, sussurrando.
"Albert ha sposato Excella. E Alex si propone come votata ai Cinque Dèi, virgo intacta. Trovo un po' inconcepibile l'immacolata concezione, sai?"
"Troverà una soluzione." lo rassicura Stuart, e gli sorride "Lady Alex lo fa sempre."
William osserva Stuart allontanarsi, scuote la testa.
"Che testa di cazzo che sei, Al." mormora, indeciso se ridere o ridere ancora più forte.
Opta per la seconda opzione.


Click.
Una corrente gelida sulla pelle, tra le cosce.
Il materasso si piega, la coperta le si arrotola sui fianchi.
Un tuono scuote l'orizzonte, percuote il cielo - il silenzio.
"Paura, Albert?" gli chiede, perché è un vecchio rituale quello che a cui si consegnano in notti come questa - una storia che hanno iniziato con l'innocenza dell'infanzia.
Wesker respira tra i suoi capelli, scivola con la lingua nell'incavo del collo, lungo la clavicola.
"Forse." replica, e c'è una risata sepolta tra le sue parole - una dichiarazione che verrà gridata da labbra macchiate di sangue e morte.
È Albert adesso a cercarla nella sua camera, perché spetta a Excella quel ruolo - regina e compagna.
È Albert a nascondersi tra le sue lenzuola, ad abbandonare un letto freddo per il suo - tiepido e arrendevole.
Cattura una mano tra le sue, scivola con il pollice sull'anello che ha sancito loro - tutto.
Le cerca la bocca in un bacio vorace, conquista Albert - un guerriero ancora prima che un re.
Blandisce la curva dei seni, scende - apre le dita a ventaglio sull'addome e preme e...
Si ferma, guardandola.
Alex si aggrappa alle sue braccia, ne incide la pelle con unghie piccole e lucide.
Lo fissa, e tremano i suoi occhi - lei.
Wesker la studia - la apre, fino a quando la verità non le preme in gola, sotto la lingua.
Ed è senza difese Alex, nuda - esposta.
Può sentirlo sulla sua pelle, umido - pronto.
Eppure la fissa. La guarda come se fosse una cosa nuova, mai vista prima.
Deglutisce, ascolta le sue mani percorrerle le costole, l'ombelico - la linea del pube e ricominciare tutto daccapo.
Si flette verso di lei - le mani sulle ginocchia che la invitano, schiudono e il respiro si accorcia, la verità graffia, stritola, schiaccia, spreme e...
"Non sanguino più, Albert."
Silenzio.
Wesker non cambia espressione, le sue gambe allacciate alla vita e lui tra le cosce - teso, un profilo blandito solo dai lampi che ogni tanto accendono il cielo.
Alex si fa piccola sotto di lui, annaspa - si copre gli occhi con il palmo delle mani.
Libera un gemito quando percepisce Albert affondare, i suoi polsi tra le dita - che la liberano, costringendola a guardarlo.
"Da quanto?" le chiede, e comincia a muoversi - le strappa un ansito leggero, delicato.
"Tre mesi." mormora, e brucia sotto le sue spinte, tra le sue braccia.
Albert annuisce, si raccoglie su di lei - in lei.
Alex ricomincia a respirare.


È un gesto pigro quello con cui la stringe a sé, lento.
Alex nasconde il viso contro il suo petto, languida - saziata.
Le bacia i capelli, la fronte - cerca la stessa bocca sui cui è si è spezzato, trascinato via da un orgasmo liquido, vorace.
"La Whisper of Hope." mormora, e Alex spalanca gli occhi, improvvisamente vigile.
Si solleva sui gomiti, regalandogli un'occhiata interrogativa.
"Per Excella." specifica, e Alex comprende.
"Ferma il ciclo mestruale."
Ha le palpebre socchiuse Albert, un profilo elegante nell'oscurità della stanza.
"Crederà di essere incinta." prosegue Alex, e Wesker sorride, inclinando il mento nella sua direzione.
"Esatto."
Le sfiora il labbro inferiore con il pollice, la conduce a sé - tra i suoi fianchi, cosce allenate alla guerra e una pelle pallida, che indossa le sue stesse cicatrici.
"Non potrà restare a palazzo."
"No." concorda, accarezzandole la curva dell'inguine, la piega delle ginocchia "No; tra due, tre mesi la manderò nella residenza privata a sud. Per la sua salute. Per quella del bambino. Perché un clima di guerra non è adatto a una giovane madre."
Alex si rilassa sotto le sue mani, emette un suono di gola - soddisfatto.
"E poi, Albert?" e si flette, Alex, una linea morbida che si sovrappone alla sua, spigolosa, tagliente.
"E poi la ucciderò." gli cerca la bocca, morde - percorre un desiderio che è di nuovo vivo tra le sue natiche, contro le sue cosce.
"La ucciderò, e dirò che è morta di parto."
Alex lo sfiora - lo invita.
"E riconoscerò nostro figlio. Racconterò che è lui il legittimo erede, mio e di Excella."
Geme, Alex, umida.
"Potresti perdere l'appoggio dei Gionne."
Albert reclina la testa all'indietro, le labbra arricciate sui denti - un ansito affamato, ingordo.
"Sarà loro nipote." e Alex affonda - morde, perché il destino la sta spogliando d'ogni ruolo, ogni speranza "Non oseranno tanto."
Albert si solleva contro la testiera del letto, le artiglia la nuca - strattona, spingendo sempre più a fondo, più in lei.
"Sarai tu a crescerlo."
Alex soffoca un grido contro la sua spalla, sangue sulla lingua, tra i denti - nel cuore.
"Sarà tuo, Alexandra."
Crolla, Alex - viene, e gli consegna ogni cosa - futuro, sogni, promesse.
Albert si tende sotto di lei, la rovescia tra lenzuola bagnate e strappate  - , dove si erano lacerati l'uno sulla pelle dell'altro.
Il serpente avvolge le sue spire attorno alla ruota del destino e stritola.

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Capitolo 7
*** Veleno ***


ddddd Capitolo 7 - Veleno


Excella non sa cosa dire.
Sua madre parla di nipoti, eredi, gioie del parto, e lei tace, assorbita dal bianco di un lilium.
Lyas passeggia per i cortili di Raccoon e parla - racconta della sua nascita, di quanto sia stato bello, appagante.
Il re non mi tocca da settimane, vorrebbe dirle Excella, ma si vergogna, perché sua madre direbbe che è colpa sua. Che non fa abbastanza.
Che il re è sì un uomo virtuoso - ed Excella vorrebbe ribatterle che no, non lo è, e i lividi dei suoi morsi che porta sotto il vestito ne sono la prova - ma non certo apatico in tal senso.
Sospira, strappa un petalo, poi un altro.
C'è qualcosa nel re che le pare stonato.
È gentile, e cortese, ma in alcuni momenti è come se cambiasse - come se dietro quella bella faccia si nascondesse altro.
È capace di baciarla tra i capelli come farebbe con una sorella, e stringerle il collo in una morsa d'acciaio quando gli si concede - negli occhi un desiderio soffocante.
Excella annuisce, le parole di sua madre che si perdono nella rete dei suoi pensieri.
A terra, un fiore calpestato.


"Dovresti alzarti."
"No."
"Claire."
"No."
Chris sospira, fissa il grumo di coperte e lenzuola che è sua sorella.
"Claire." ripete, e lei lo ignora.
"Non ne ho voglia."

Non voglio venirci a caccia con il re e sua sorella. No, no, no. E no.

"L'ha chiesto il re."
"Digli che sto male."
Chris le strappa le coperte con un gesto secco, sbuffa.
"Alzati, Claire: è solo una battuta di caccia. Cos'è, hai paura di fare brutta figura?"
"No." esclama Claire, mettendosi seduta "È solo che..."
"Che...?"
Claire alza gli occhi al soffitto, apre le mani in un gesto di resa.
"Va bene, va bene, ci vengo."
"Bene." replica Chris, sollevato "Ci saranno anche i Birkin."
Claire scende dal letto, scivola dietro il paravento.
"Stupendo." e ne è davvero contenta.
"La Guardia Reale sarà subito dietro di voi."
"Potresti unirti alla caccia, allora."
"No, Claire: sono il capitano, devo seguire i miei soldati e proteggere il re e la sua famiglia."
Claire si sporge da dietro il paravento, un piede nudo e l'altro già nello stivale.
"La regina non viene?"
"A quanto pare no: sua madre è giunta in visita ed è impegnata tutto il giorno con lei."

Ah.

Claire si raccoglie i capelli in un nodo arruffato e fulvo, afferra l'arco e la faretra.
Ha come l'impressione che sarà una lunga giornata.


"Ho saputo della novità."
Annette l'affianca, sposta Nazca alla sua sinistra - un sauro dorato.
Alex accarezza Zanor, la ignora.
"Quanto?" le chiede, e si scrolla Zanor, scalciando.
"Quattro mesi. Forse sto entrando nel quinto, non ne sono sicura."
Annette la squadra con occhio critico, piega le labbra in un mezzo sorriso.
"Non si direbbe."
"È un complimento?"
Annette annuisce, tira le redini di Nazca, inquieta vicino a Zanor.
"Già me lo immagino."
Alex tace, osserva la Guardia Reale avanzare - tra di loro Claire e suo fratello.
"Sarà bellissimo."
William sfreccia a pochi metri da loro, lancia Icarus al galoppo - cerca di superare Hela e Albert.
"Cretino." mormora Annette, scuotendo la testa.
Alex si ritrova sorride suo malgrado.


Il signore del Falco è un ragazzino mai cresciuto.
Claire lo osserva mentre insegue la cavalla del re, cerca di superarlo - mastica insulti che si perdono nell'aria tiepida del mattino.
"È un cretino." ripete Annette, e Claire si ferma dietro di loro - a lei.
Zanor è uno stallone corvino, lucido - privo di ogni altra colorazione.
Si muove continuamente, e Alex vi dondola sopra come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Osha si sposta quando uno degli zoccoli di Zanor la sfiora, Claire evita un grumo di terra e fango - Alex che gli pianta i talloni nei fianchi e si lancia in avanti, imitata da Annette.
Chris indica ai soldati di spostarsi ai lati della riserva; di controllare il perimetro e metterlo in sicurezza.
"Fanno sempre così?" gli chiede, e Chris l'affianca.
"No, a dire la verità. È la prima volta che vedo il re sorridere."
Claire annuisce, distante.

Consapevole.

Nella sua memoria quella sarà l'ultima volta che sentirà Alexandra Wesker ridere.


"Ti ho raggiunto."
"Ti ho aspettato." l'apostrofa Albert, abbozzando un sorriso.
Birkin si scrolla nelle spalle, dà qualche pacca sul collo di Icarus.
"È bello, qui."
"Lo so."
"Ti mette in pace con il resto del mondo."
Wesker spazza con lo sguardo il fiume che attraversa la valle, inspira.
"Fa sembrare che ci sia una soluzione a tutto."
"E c'è, William?"
Birkin si passa la punta della lingua sulle labbra, esibisce un sorriso furbo - sottile.
"Ovviamente, Al."
Wesker annuisce, rilassa i muscoli delle spalle, quelli rigidi della schiena.
La storia di Patrick è giunta al suo ultimo grano.


Ada è una donna di parola.
Poche indicazioni - quelle necessarie.
Chi, dove. Come.
È una vittima facile; debole.
Quattro entrate, due sul retro.
Guardie pigre, svogliate.
Ada stende le lunghe gambe davanti a sé, sorride a Leon - posa lo sguardo su uno dei suoi corvi che ha appena fatto ritorno.
Leon le bacia l'interno del polso, la mano, ignaro.
E così deve rimanere.


"Will se ne occuperà."
"Lo so."
"Possiamo fidarci."
Alex gli riserva un sorriso a metà, fragile.
"Non arriveremo al processo, ancora meno all'accusa."
"Ma Simmons ormai sa."
"Non ne ha le prove."
"Qualcosa si sta muovendo, Albert, e non nella direzione giusta."
Wesker le si avvicina ulteriormente, intreccia le dita alle sue.
"Siamo noi i padroni del nostro destino, Alex."
Alex sospira, gli stringe la mano.
"Vorrei tanto crederci anche io, fratello."


Claire li studia - tutti e quattro.
Annette e William, della casata del Falco.
Una bambina di dieci anni, un matrimonio d'amore - uno dei pochi.
Ridono uno vicino all'altro, Annette che lo colpisce tra le costole con un gomito, William che la spinge più in là - due ragazzini.
Scivola con lo sguardo subito dietro di loro - il re e sua sorella.
La gualdrappa rossa di Zanor brucia sopra tutto quel nero, si arrotola il serpente dalle fauci spalancate.
Mormora qualcosa a sua sorella, il re, e lei risponde con un sorriso triste - gli stringe la mano.
Claire li fissa - troppo.
Le sembra di essere stata catapultata in una storia non sua, misera spettatrice di eventi che devono ancora accadere.
Hela si avvicina ulteriormente a Zanor, il re sembra quasi voler abbracciare sua sorella - si ritrae all'improvviso, come se si fosse ricordato dov'è.

Chi è.

Negli occhi di Alex il dolore è una crepa che li rende tragicamente vivi.


M.
Una sola lettera. Un solo significato.
Ada ripiega con cura la pergamena, la getta nel fuoco.
Scrive la stessa lettera su carta nuova - sceglie un corvo diverso, lo indirizza a est, verso le terre di Birkin.
Il potere affonda le sue radici nei segreti e cresce nel sangue delle vittime che miete per sopravvivere.


Rientrano a palazzo che è quasi il tramonto, Claire con due cinghiali e un cervo.
È felice, Claire: soddisfatta.
Chris la guarda mentre scende da cavallo e chiacchiera con uno dei soldati, la treccia fulva disfatta, le guance arrossate dal sole.
Si è complimentato con lei persino il re, e Chris non avrebbe potuto esserne più orgoglioso.
È stata una bella giornata; una di quelle che la memoria cattura e rifiuta di cancellare.
Sarà tutto quello a cui potrà appellarsi quando il trono cadrà.


"Stasera." le dice, e Alex comprende.
"Solo stasera." e Alex annuisce, stanca.
"Alex."
"Lo so."
Albert l'accompagna fino alle sue stanze, entra - si chiude la porta alle spalle.
Ha occhi trasparenti, Alex: limpidi come quando erano giovani, e pensavano di aver il mondo stretto nel pugno.
Intreccia le dita nei suoi capelli, respira l'odore della foresta - legno umido e sotto una lieve traccia di lilium.
Cerca la sua bocca, il suo sapore - la piega morbida del collo, quella piena del seno.
"Da domani le somministrerò la Whisper of Hope."
Alex annuisce contro le sue labbra, respira con lui - per lui.
"Dieci giorni, forse anche meno, e penserà di essere incinta."
"E se lo fosse davvero, Albert?"
Wesker le blandisce la nuca in punta di dita, la bocca socchiusa sulla sua - che ingoia la risposta.
"La ucciderò comunque."
Alex si aggrappa alle sue spalle e geme.


Il re la sta aspettando quando rientra nelle sue stanze.
Excella sgrana leggermente gli occhi, si ricompone in fretta.
Si volta, Wesker, e le sorride.
"Passato una buona giornata?" le chiede, ed Excella annuisce.
"Un peccato non abbiate potuto unirvi a noi per la battuta di caccia."
"È dispiaciuto anche a me." replica Excella, e accetta il bicchiere di vino che il re le porge.
Accorcia la distanza che li separa, Wesker, e le porta una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Excella arrossisce leggermente, beve un sorso di vino.
"Vi dona il verde." ed è vero, almeno questo.
"Grazie."
"Siete... agitata." evidenzia, ed Excella beve ancora - tutto d'un fiato.

Brava bambina.

"No. No, è che non mi aspettavo di trovarvi qui."
"E dove altro dovrei essere?"
Excella apre la bocca, la richiude.

Una lepre in trappola.

Albert le sfiora il fianco, risale con l'indice lungo la curva delle costole - stringe, e osserva il seno di Excella fiorire tra le sue dita.
Excella si tende verso di lui, soffoca un gemito quando il re si abbassa su di lei e affonda, un bacio vorace - rabbioso.
Excella è giovane, e brucia per lui - lascia che la sollevi di peso, rovesciandola sul letto e sovrastandola.
È bella, Excella.
È un corpo cedevole sotto le sue mani, che si bagna per lui - su di lui.
Libera piccoli ansiti spezzati, viene con una facilità imbarazzante - lo cerca con altrettanta forza.
Wesker le solleva i fianchi, piegandola sulle ginocchia - intreccia le dita nei suoi capelli (del colore sbagliato) e tira.
Excella scatta all'indietro, nasconde un grido tra le lenzuola - si flette sotto di lui, le vertebre tese nello sforzo di seguire i suoi movimenti.
La fotte, Wesker.
La fotte con il viso rivolto verso la testiera del letto - perché non è quello giusto.
La fotte fino a farle male, perché la sua rabbia diventi d'entrambi.
La fotte e viene - la trattiene contro di sé, tra le sue cosce.

Le regala l'illusione di un erede, dell'immortalità.

Le bacia la schiena, accarezzandole i capelli umidi sulla nuca.

Brava ragazza.

Excella mormora il suo nome e si consegna al mostro senza rimpianti.


"Morto."
"Sì, mio signore." si giustifica una delle guardie.
"Come?"
"Non ne siamo certi, mio signore."
Simmons studia il corpo di Patrick, il colorito pallido, le membra rigide.
"Veleno." mastica Carla, livida "Aconite; non lascia tracce, e paralizza i centri motori dell'individuo."
Simmons si china verso Patrick, l'annusa.
"Potresti avere ragione."
"Ho ragione." sottolinea Carla, sbattendo un piede sul selciato.
Simmons le rivolge un'occhiata d'ammonimento, congeda la guardia.
"Devono averlo saputo in qualche modo."
"Probabile."
"La spia. La Wong. I veleni sono la sua specialità."
"E degli Ashford." puntualizza Simmons, passandosi le dita lungo il mento.
"Adesso cosa facciamo?"
Simmons si siede, incrocia le mani davanti a sé.
"Non possiamo certo richiedere un processo per offesa ai Cinque Dèi e alla pubblica morale."
Carla lo guarda, ansiosa.
Simmons si reclina all'indietro, sospira.
"Vorrà dire che uccideremo il re, mia cara. Con la sua stessa medicina."
Il sorriso di Carla è un taglio crudele nella penombra della stanza.

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Capitolo 8
*** Quando tutto crolla ***


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Capitolo 8 - Quando tutto crolla.


Non è stato solo per una sera.
Perché la Whisper of Hope facesse effetto c'è voluto quasi un mese - venticinque giorni nei quali il letto di Alex è rimasto freddo, vuoto.
"Ha funzionato." le dice, e Alex continua a intrecciarsi i capelli sulla spalla.
"Questo mese non ha sanguinato."
"Uhm."
"La farò visitare dal medico di corte. Non quello nuovo." e sottolinea l'ultima parola, ricordandole come James sia improvvisamente sparito "Quello di Will: se è incinta lo sapremo subito."
Silenzio.
"Altrimenti le mentirà."
Alex annoda la parte finale, vi infila un nastro carminio.
"Non potevo, Alex."
"Lo so."
Le sfiora la nuca, il collo.
"Alex."
Un sospiro esausto; sfibrato.
"Un'ora, Alex. Un'ora."
Nello specchio i loro riflessi tremano.


Excella fiorisce quando il medico le comunica che sì, è incinta: aspetta l'erede della corona.
Sorride, ed è bello; autentico.
C'è una felicità in Excella che è vera - che avrebbe dovuto animare anche Alex.
Gli prende le mani tra le proprie, stringe - lo guarda.
Amami, sembra dirgli, sono infine degna d'essere al tuo fianco?
E mente, Wesker.
La bacia, annuisce - indossa la sua maschera migliore e nasconde le crepe che vi sono sotto.

Perché il serpente muta la pelle, ma non il cuore.

Accompagna il medico fuori dalle sue stanze, lascia Excella sola con Cindy e Marcus - bisogna comunicare la notizia alla famiglia, al regno.

A Simmons.

Percorre qualche metro, si ferma bruscamente - lo sposta verso destra, in una nicchia coperta del corridoio.
"La verità." gli chiede, e il medico di Will si guarda intorno circospetto.
"Non c'è nessuno." gli assicura, premendo sulla giuntura tra spalla e collo.
Annuisce John, sfila la provetta autentica dalla borsa che porta al fianco.
"No." dice, e gliela porge "Se lo fosse stata il liquido sarebbe diventato blu. È rimasto limpido, trasparente."
Wesker l'afferra in un gesto rapido - ansioso.
"Da adesso in poi è possibile dimezzare la dose della Whisper of Hope: cinque gocce ogni giorno."
"Bene."
John gli offre un'occhiata obliqua, consapevole.
"Posso visitare anche lei, se vuole."
Il re lo fissa, granitico.
"Birkin mi ha informato della questione."
"Non credo sia il caso."
John si schiarisce la voce, l'abbassa di qualche ottava.
"Quanto, se posso, sire?"
Albert alza un sopracciglio, ruota la provetta tra le dita.
"Cinque mesi. Sta entrando nel sesto."
John annuisce, pensieroso.
"Tra poco comincerà a notarsi ben più di un leggero rigonfiamento, sire. Consiglio abiti larghi, che non comprimano l'addome. Un'alimentazione equilibrata, sana: niente vino, o battute di caccia."
Wesker inclina appena il viso nella sua direzione, un assenso muto.
"Se nota sanguinamenti anomali o altro, contatti Birkin: io sarò qui nel più breve tempo possibile."
Tace, il re, e John si congeda - una delle mille ombre di William e Annette.
Albert storna lo sguardo, lo posa sulla provetta immacolata - stringe, sbriciolandola tra le mani guantate, osservando mentre cola e gronda e diventa nulla, una pozza sull'impiantito.
Una misera metafora per la donna che si crede già regina.


Alex si tocca l'ombelico con l'indice, voltandosi poi di profilo - arrotondato.
"Potrebbe volerci ancora qualche settimana."
Lo ignora, stirando le braccia verso l'alto e notando che l'addome non è più piatto come prima, muscoloso.
"Me l'ha detto il medico di Will."
"Immaginavo." replica Alex, una curva pallida e nuda.
"Fra un mese dovrebbe cominciare a essere troppo evidente."
Alex annuisce, si tocca le costole, i fianchi; studia se stessa e il cambiamento che sente strisciare sotto la pelle.
"Domani annuncerò la gravidanza di Excella."
Alex gli cerca gli occhi, sposta il peso da un piede all'altro.
"No." le dice solo, e Alex capisce - comprende.
E sorride, Alex.
È solo un leggero schiudersi delle labbra all'inizio, un tremolio che diventa un sorriso vero e proprio - autentico.
È contenta, Alex; nel mezzo di quella tempesta è felice.
Lo ruba al destino quell'istante, lo strappa, e se lo tiene stretto al petto - lo incide nella memoria, sulle ossa.
Wesker le si avvicina, il mento tra il pollice e l'indice, sulla bocca lei.
Tre stanze più in là Excella brilla della stessa falsa gioia.


Un altro annuncio: un'altra lettera a poco più di due mesi dalle nozze del re.
Sergei osserva la neve portarsi via le sue parole (serve un erede) quelle del re (la regina è incinta) - di Simmons.
Hanno ucciso Spencer, gli aveva rivelato Derek, hanno ucciso il tuo re.
E non sapeva se era la verità, ma il dubbio ormai era stato piantato - e cresceva, cresceva e cresceva, un'edera velenosa e terribile.
Fissa l'unica porta che unisce il Nord all'Umbrella, un rettangolo in pietra rocciosa e ghiaccio.
Aprilo, gli aveva chiesto Simmons, e avrai la tua vendetta. Avrai giustizia. Avrai un posto d'onore al nuovo tavolo del re.
Il Lupo orbo ascolta la neve e le sue risposte.


Luciani sorride - ingenuo.
Luciani, il Cinghiale, non conosce predatori come loro - velenosi, subdoli.
Luciani accoglie la notizia con la gioia di chi vede la corona perpetrarsi nei secoli, un filo immortale che assicurerà l'equilibrio.
Stolto è quell'animale che non coglie il fruscio alle sue spalle e muore.


"La regina aspetta un bambino."
Leon aggrotta le sopracciglia, allunga la missiva ad Ada.
"È stato veloce."
Ride, Kennedy, e le sfiora le spalle scoperte.
"Certo si è dato da fare."
Ada studia la lettera - le parole, l'intonazione - osserva uno dei suoi corvi posarsi sul bordo della tavola e fissarla.
Nel cielo, un falco ha appena fatto la sua comparsa.


Carla libera un gemito frustrato, si artiglia i capelli - incide la pelle tenera delle tempie.
"Incinta." abbaia "La regina è incinta."
Simmons inspira, si trattiene dall'assestarle un manrovescio su quella faccia sconvolta.
"Non cambia nulla." ripete, e incrocia le braccia al petto "Anzi; come ti avevo detto, questo ci offre un vantaggio."
Carla si volta, lo fissa con occhi febbrili e lucidi.
"Il re non ci serve più."
Brucia la lettera nelle fiamme del camino, diventa cenere e polvere - profezia.
Lo Scorpione esce dalla sabbia e attacca.


"È la verità?" gli chiede Birkin, e John scuote la testa.
"È davvero incinta la regina?"
"No, mio signore."
Will sospira, si appoggia al bordo del tavolo con entrambe le braccia.
"Come ti è parsa la sorella del re?"
John tentenna, e questo non piace per niente ad Annette.
"Affaticata, mio signore. Debole."
"Potrebbe avere problemi, John?" interviene Annette, alzando un sopracciglio.
"Non lo so." ammette John "Non ha voluto che la visitassi."
William annuisce, chiude gli occhi.
"Certo. Avrebbe attirato troppo l'attenzione e le spie di Carla sono ovunque."
"Anche le nostre Ombre, Will."
"Finora è stata una guerra combattuta solo nei silenzi, Annette, ma tra poco potrebbe diventare di sangue e carne."
Annette deglutisce, irrigidisce la mandibola.
"Così sia, allora, William."
Sherry ride dal piano di sotto e stride quel suono lungo le pareti di una storia giunta alla sua ultima curva.


Lyas abbraccia sua figlia, la stringe al petto come quando era bambina.
"Un figlio." esclama, e le bacia la fronte "E così presto." sottolinea, facendo sentire Excella importante - degna.
"È una splendida notizia." interviene suo padre, lo sguardo più serio - compassato.
"Preghiamo che sia un maschio." continua Lyas, e accarezza i capelli di Excella "Il nostro posto nella corte sarebbe assicurato."
Excella si tocca l'addome - incerta.
"Il re è stato contento, sì?" le chiede sua madre, ed Excella annuisce - crede.


"Ho saputo della notizia."
Excella si volta, abbozzando un sorriso.
"Immagino sarete contenta."
"Uh... sì."
Alex inclina il viso, alza un sopracciglio.
dubbio quello che leggo nei vostri occhi, Excella?"
La regina apre la bocca, si tormenta un pesante orecchino di smeraldi e oro.
"No. No, assolutamente."
Alex le si avvicina,  la studia.
"Non c'è nulla da temere, Excella; siete giovane, e una gravidanza spaventa."
Excella annuisce, si gratta un polso.

Una bambina a cui hanno chiesto d'indossare una corona d'ossa e sangue.

"O c'è qualcos'altro che vi spaventa?"
Silenzio.
Alex coglie - affonda.
"Mio fratello, forse?"
Un tic nervoso alla palpebra sinistra; una piega incerta all'angolo delle labbra.
"Potete confidarvi, Excella; in fondo è il re, ma è anche mio fratello, e chi lo conosce meglio della sottoscritta."

La serpe bianca si era avvicinata alla rosa, incuriosita.
Era bella, quella rosa - troppo.
Era giovane, quella rosa - troppo.
Erano gonfi i suoi petali, floridi - troppo.

"È che..." sospira, Excella - trema.
"È che è un uomo, Lady Alex. Un uomo e io non riesco bene a capire le sue emozioni - se è contento o meno."
Alex le sorride, appoggia una mano sopra il ventre piatto di Excella.
"Fidatevi di me, Excella: il re è molto contento di questa gravidanza."
Excella sorride, piccola - fiduciosa.

La serpe bianca afferra il gambo della rosa e strappa.


Il re aspetta un erede.
Chris sfiora con la punta delle dita il filetto di cervo che sanguina nel suo piatto, storna lo sguardo sulla regina - inquieto.
Sorride, Excella, e non è mai parsa più radiosa.
Vestita d'oro e bianco è bellissima la giovane regina, occhi grandi ed entusiasti.
Fissa Claire, i suoi movimenti regolari, il modo in cui mastica la carne e deglutisce.

"La regina è incinta."
Claire aveva controllato l'impennaggio delle frecce, soppesato la calibrazione.
"Tra due giorni si terrà la festa in suo onore."
Sua sorella si era concentrata sulla cuspide, passandoci sopra l'indice e il medio.
"Incinta." ripete Chris, e Claire sospira, concedendogli un'occhiata in tralice.
"Succede. A questo servono i matrimoni politici." replica.
Chris aggrotta le sopracciglia, ripensa ai giorni passati fuori - verso le terre di Sergei.
Ripensa alla solitudine profonda in cui si era avvolta la regina, la totale e strana simmetria tra il re e sua sorella.
"Non farlo." lo interrompe Claire, e c'è qualcosa nella sua voce - una nota che non riesce bene a comprendere.
"La regina è incinta." ripete, e si alza, infilando le frecce nella faretra "Questo è tutto."
Chris era rimasto privo di risposte.

Il re si alza, attira l'attenzione su di sé - un pesante bavero in pelliccia che gli indurisce i lineamenti del viso, la piega delle labbra.
Porge la mano guantata a Excella, la invita - e lei, splendida bambolina, sorride.

Accetta.

Chris guarda nuovamente Claire, segue il suo sguardo - tormentato, afflitto.

Trova lei - un'ombra, una donna che non riesce a comprendere fino in fondo.

Alexandra Wesker è solo un profilo alla sinistra del re, oro tra i capelli, lungo i polsi - alle dita, dove un anello in rubini le fascia l'anulare sinistro.
Spalle sottili, pelle pallida, Alexandra Wesker è vestita in un abito rosso e nero - ma qualcosa gli sembra fuori posto: l'abito è troppo largo in vita, troppo stretto sotto al seno, troppo innocente.
Alexandra Wesker tace - ascolta - eppure per Chris tutto in lei grida.


"Il re ha una relazione con sua sorella?"
Simmons annuisce, sfiora il bordo del calice con la punta dell'indice.
"È una fonte sicura?"
"Patrick." spiega Derek, passandosi una mano sui baffi piccoli e curati "Il servo personale di Spencer."
Morgan si reclina all'indietro, incrocia le braccia al petto - un tacito invito a proseguire.
"Pare che fosse presente, nascosto ovviamente, la notte in cui il re l'ha ucciso - uno stiletto nell'orecchio, direttamente al cervello."
Beve un sorso di vino, si umetta le labbra.
"Sua sorella era presente. Patrick li ha visti insieme."
"Pensavo fossero solo voci di corridoio; pettegolezzi tra la servitù."
Derek libera una risata breve, arida.
"Oh no, c'è ben altro; pare che questa storia vada avanti almeno da anni: forse persino da quando erano ragazzini."
Lansdale soppesa le sue parole, si porta una mano chiusa a pugno sotto al mento.
"Per questo non ha mai accettato le tue proposte."
Derek gli rivolge uno sguardo sottile, rapace.
"Alexandra Wesker era già di qualcuno, Morgan: peccato solo che a fottersela fosse proprio suo fratello."
Morgan tamburella con le dita sul bordo del tavolo, libera una smorfia disgustata.
"Non è abbastanza per muoversi contro la corona, Simmons. Non con Patrick morto."
Derek s'inclina verso di lui, sorride.
"No, ma è abbastanza per mettere la pulce nell'orecchio dei Gionne e, perché no, ottenere quei fondi di cui hai tanto bisogno."
Cattura l'attenzione di Lansdale, la sua fiducia.
"In fondo, Excella è davvero incinta, Morgan? Tu l'hai forse vista esibire i soliti segni di una gravidanza?"
"Le mie fonti confermano che non sanguina da mesi."
"Per quello ci sono erbe più che a sufficienza, lo sai anche tu. Parlo di sintomi tipici, Morgan: nausea, gonfiore, fame."
Silenzio.
"Come sospettavo. E poi..." aggiunge "come mai il re non l'ha fatta visitare dal medico di corte, ma da uno sconosciuto portato direttamente dalle terre di Birkin, suo vecchio amico, uhm?"
Lansdale inspira, si mette in bocca uno spicchio d'arancia e mastica.
Derek storce il naso, si schiarisce la voce.
"Excella potrebbe essere tua, Morgan."
Uno scintillio sul fondo di quegli occhi scuri, appiccicosi.
"Se non è davvero incinta e con il re sotto sospettato di tali atti con la sorella potresti essere tu a riscattare il suo onore - i Gionne te la cederebbero più che volentieri."
Morgan stacca un altro spicchio d'arancia, lo fissa.
"Raccoon, l'Umbrella, le miniere, il trono, Excella - tutto potrebbe essere nostro, Morgan."
Si reclina contro lo schienale della poltrona Simmons, sornione.
"Mi accontenterei delle terre di Birkin e di Redfield. Più nello specifico di tutte quelle a sud dell'Umbrella, e a est.
"Quindi anche dei Luciani, e dei Burton. E dei Valentine."
Derek annuisce, si strappa una pellicina.
"Esatto."
Lansdale gli rivolge uno sguardo avido, famelico.
"Quando pensi di poter contattare Marcus Gionne?"
Derek alza un sopracciglio, trattiene un sorriso.
"Anche domani."
"Bene; allora procedi. Hai la mia parola che se tutto andrà come hai previsto le terre del sud e dell'est saranno tue."
Simmons socchiude gli occhi, gli tende la mano.
"Ogni promessa è debito, amico mio."
Lo cuspide dello scorpione che riposa attorno al suo anulare destro brilla malevola.


"Il dubbio è stato seminato, Birkin."
William fissa il Corvo, la sua cupa bellezza.
"Simmons ha parlato con Sergei, Lansdale. A ognuno ha dato una versione diversa: quella che volevano sentirsi dire."
Fissa il cielo, il Falco - un'eternità che sta diventando sempre più piccola.
"Germoglierà. E lo farà a breve."
"E tu da che parte starai, Ada?"
Il Corvo aveva sorriso, ambiguo.
"Da quella che mi permetterà di sopravvivere, Will."
Birkin ne intravede il profilo tra le ombre della terrazza - un sibilo nel silenzio e nulla più: Ada è già un fantasma nella notte.
Sulle sue spalle il peso di una verità che non libererà nessuno.

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Capitolo 9
*** Addio ***


Capitolo 9 Capitolo 9 - Addio.


"Sta per succedere, Al."
Silenzio.
"Quando?"
"A breve." replica Annette, e storna lo sguardo su Alex.
"Lansdale gli fornirà le macchine belliche, quelle rimaste. Il nome. Sergei l'accesso dal nord."
"Quali casate ci sono fedeli?"
"Tutte." ribatte Birkin "Nessuna. La verità è che siamo soli."
"Non c'è tempo." aggiunge Annette, e nota il colorito pallido di Alex, gli occhi tormentati.
"Dobbiamo parlare con Sergei." suggerisce.
"Potresti provare." concorda Willliam "Ma devi fare in fretta."
"Domani. Partirò domani."
"Vengo anche io." annuncia Alex, e distoglie lo sguardo dal fuoco.
"Non sei nelle condizioni di viaggiare." la riprende Annette, e Alex le rivolge un'occhiata per nulla amichevole.
"Come?" sibila.
"Stai male, Alex." e non ha paura della serpe il falco - la fronteggia senza ripiegare.
"Non è vero."
"John ha detto che sei ormai al settimo mese, quasi all'ottavo. I vestiti non basteranno più."
"L'armatura sì."
"Per tutti gli dèi, vuoi davvero cavalcare Zanor in quelle condizioni?" sbotta Annette, stringendo le dita in pugni chiusi.
"Non lascio Albert da solo."
"Ci sarà la Guardia Reale." intercala Wesker, incrociando le braccia al petto.
"Me ne fotto di chi c'è. Voglio guardare Sergei negli occhi mentre ci mente."
"Abbiamo anche un altro problema." aggiunge William, soppesando una mela "Excella. Ormai dovrebbe essere nel sesto mese e, be'..." si indica l'addome, ruotando l'indice "Non è che la pancia le stia crescendo tanto."
Albert inspira, si massaggia le palpebre.
"John è riuscito a convincerla che è per via della sua costituzione esile, e ha cominciato a fornirle delle erbe che imitano una gravidanza, ma bisognerà porci rimedio a breve, Albert."
"Lo so."
"Non puoi lasciarla qui da sola: qualcuno potrebbe parlarle, o peggio: farla visitare senza il tuo consenso. Sua madre, per esempio. Lyas sembra vivere in simbiosi con i lombi di sua figlia."
"È avida, quella donna. Per lei un nipote è il modo migliore per assicurare un posto nella monarchia ai Gionne."
"Portiamocela dietro." mastica Alex, alzandosi "E se la fortuna ci assiste cascherà da cavallo, spaccandosi l'osso del collo."
William ride, decide di sbucciare una pera.
"Bene; partirò domani." ripete Wesker.
"Partiamo." sottolinea Alex, e brucia sotto il pallore di un viso consumato.
Annette sospira, scuote le mani.
"Fai un po' come ti pare."
La Serpe bianca affronterà il Lupo orbo con il coraggio della disperazione nel cuore.


"Al nord." ripete Claire, sbriciolando un pezzo di pane d'avena.
"Esatto."
Ruba a Chris la coscia del pollo, se la infila in bocca.
"E perché il re vuole parlare con il signore del Lupo?"
"Un problema di confini, pare: il Muro è l'unica cosa che impedisca al nord di arrivare indisturbato a Raccoon, e come ben sai i rapporti con Lansdale non sono ottimali."
"Teme forse un attacco frontale?"
Chris si stringe nelle spalle, affonda il cucchiaio nella zuppa.
"Non ne sono sicuro. Il re è parso molto... inquieto nelle ultime settimane. Più del solito, voglio dire. È sempre stato un uomo difficile, dai modi anche bruschi, ma i suoi silenzi si sono fatti ambigui, strani. Sai quando uno tace, ma c'è dell'altro sotto, puoi sentirlo?"
"Sì." replica Claire, deglutendo.
"Verrà anche la regina. E sua sorella."
Claire stacca un altro pezzo di pane, si fa improvvisamente attenta.
"Non è pericoloso per la regina?"
Chris si rilassa contro lo schienale della sedia, incrocia le gambe sotto il tavolo.
"Il re non vuole lasciarla da sola, a quanto pare."
"Potrebbe rimanere la sorella con lei."
Chris libera una risata breve, fugace.
"È questa la cosa strana: la sorella vuole venire con noi. Di conseguenza la regina non può rimanere a palazzo."
Claire si gratta la punta del naso, riflette.
"Chris..." inizia, titubante "Hai notato qualcosa di diverso nella sorella del re, ultimamente?"
Redfield storna lo sguardo, lo posa sulle tende accostate della stanza.
"Forse."
Claire si schiarisce la voce, scivola con l'indice lungo il bordo del piatto.
"È più stanca." comincia "E pallida."
Claire tace, aspetta.
"Diverse volte l'ho vista inciampare nei suoi stessi piedi, doversi sostenere contro una delle colonne della navata."
Fissa un pugno di castagne, indecisa se mangiarne una o no.
"Ed è ingrassata."
Claire quasi si strozza con la prima castagna, si colpisce il petto con la mano aperta.
"Oppure ha cominciato a indossare abiti più larghi, non lo so: non me ne intendo molto di queste cose."
Il dubbio diventa certezza e taglia.


Dorme contro il suo petto, Alex.
Respira piano, le labbra socchiuse - le gambe intrecciate alle sue.
Albert le percorre la curva piena dell'addome in punta di dita, la circoscrive - e qualcosa preme, lo cerca, lo trova.
Alex nasconde il viso nell'incavo del suo collo, mormora - Albert.
Avevano passato molte notti così, avvolti l'uno nel calore dell'altro.
Erano stati bambini spaventati, ragazzini angosciati - adulti curiosi di sapere che sapore avesse la pelle l'uno dell'altro.
Si erano confortati, piegati tra quelle lenzuola umide e stropicciate - ed ora questo.

Un erede.

Albert affonda il viso tra i suoi capelli, inspira.
Sotto le sue mani tutto ciò che resterà del loro futuro.


"Non pensavo sapesse combattere."
Il re gli rivolge uno sguardo in tralice, blandamente irritato.
"È stata addestrata alle armi fin da piccola." è la risposta che gli concede.
Chris annuisce, osserva Alexandra Wesker indossare l'armatura della casata - placche smaltate di rosso e nero, il fregio del serpente che si estroflette dalla corazza, lungo gli spallacci.
"È un bene." replica, passandosi una mano tra i capelli "Avete molti nemici, e sapersi difendere è una cosa utile; potrebbe rivelarsi provvidenziale per sua sorella."
Wesker continua a fissarla, il mantello bianco che sventola come una bandiera stracciata - frustato da un vento ribelle.
"Forse anche la regina dovrebbe imparare i rudimenti del combattimento." suggerisce Chris, spostando il mento alla sua destra.
Wesker sposta lo sguardo su Excella, un profilo vestito d'argento e verde - i capelli neri raccolti in un'elaborata acconciatura sulla nuca, gli occhi inquieti, che si sforzano d'essere fermi, risoluti.
Chris l'osserva contrarre un angolo delle labbra, premere un suono strano tra i denti serrati - una risata, forse?
"Non credo che alla regina interessino queste cose." ribatte, e Chris percepisce una nota dispregiativa nella sua voce, aspra.
Chris fa per dire qualcosa, viene interrotto dallo scalpiccio degli zoccoli del cavallo di Alex - Zanor; uno stallone ombroso quanto la sua padrona.
"Siamo pronti." esordisce, la spada che le pende dal fianco, i capelli che spuntano come tanti fili dorati da sotto l'elmo rostrato "Possiamo attraversare le terre di Sergei."
Albert la segue, tira il morso di Hela - scende lungo il pendio con sua sorella al fianco.
Chris studia la figura della regina rimanere indietro, circondata dai soldati e da Claire - sola, alla fine.
Osserva il re e sua sorella alla testa del gruppo, dietro Excella - tutti loro.
La consapevolezza lo colpisce come un pugno al centro petto.


Il Lupo orbo ascolta il Serpente nero.
Lo accoglie nella sua casa, lo invita a condividere il suo cibo.
Il Cane a tre teste è al suo fianco, quieto. In parte.
Trema la Rosa tra le sue spire, e stringe l'anello che il re le ha donato - ogni rosa è preda dell'inverno, uhm, Excella?
Fedeltà, la chiama.
Fiducia, chiede.
Lealtà, pretende.
Il Lupo lo fissa con il suo unico occhi cieco, lattiginoso.
La Serpe bianca è alle sue spalle, rigida. Pronta all'attacco.

Spietata. La sacca di veleno di una casata ormai prossima alla rovina.

Mente, il Lupo, perché la storia la scrivono i vincenti, e lui è lì che vuole vergare il suo nome.
Mente, e si scopre privo di rimorsi - asciutto di colpe.
La Rosa stringe il Serpente, lo venera come il dio crudele e insondabile che è.
All'occhio cieco del Lupo nulla sfugge, e la Serpe bianca lo sa - non distoglie lo sguardo.
Il Serpente nero si ritira dalle sue terre esattamente come è arrivato: in silenzio.
Dietro di lui cappe bianche di morte e cenere.


Claire le scivola addosso con lo sguardo; lungo gli schinieri neri, fino al cosciale rossastro, la corazza decorata.
"Perché?" le chiede, e Alex continua a cavalcare, le spalle dritte, la schiena rigida.
"Non ho avuto altra scelta."
"C'è sempre un'altra scelta." le dice Claire, e Alex arriccia un labbro - snuda un canino perfetto e bianco.
"Non per gente come noi, Claire."
Storna lo sguardo su Excella - il suo viso incerto, tirato sugli zigomi.
"Non ne sa niente, vero?"
Alex libera una risata a metà, inclina il mento verso di lei.
"Come potrebbe?"
"È una vittima."
Alex stropiccia le redini tra il pollice e l'indice, stringe le cosce sui fianchi di Zanor.
"Come tutti noi, Claire. Come tutti noi."
L'Edonia inghiottirà ogni altra risposta.


"Il re è venuto a parlarmi."
Simmons guarda Sergei - i suoi capelli argentati, la cicatrice che gli straccia il viso.
"Voleva l'assicurazione che non aprissi le porte del nord."
Incrocia le braccia dietro la schiena, Derek, osserva la neve cadere - un inverno che non finisce mai.
"Quando?" gli domanda, e Simmons abbozza un sorriso.
"Presto. Un mese al massimo. Probabilmente meno."
Annuisce, Sergei, vendetta e giustizia due nomi diversi per uno stesso sentimento.

Rabbia.

"La regina..."
"Sarà tutelata." replica Simmons, e lo oltrepassa.
"Quando vedrai il vessillo dello Scorpione, apri la porta, Sergei. E avrai tutto ciò che desideri."
Il Lupo orbo si era inchinato alla cuspide.


Lyas si morde il labbro, stringe le mani tra di loro.
"Bastano cinque gocce per paralizzare una persona, dieci per ucciderla."
Deglutisce, ma le sembra d'ingoiare sabbia e vetro - arida negli occhi, in gola.
"Sarà semplice; veloce."
Il vestito è leggero sulla pelle, ma sembra soffocarla - avvolgersi attorno al suo corpo e stritolarla.
"Domani farò sì che Cindy, la serva personale del re, gliene versi un po' nel vino - il necessario perché appaia come una morte improvvisa, naturale."
Lyas inspira con forza, annaspa.
"Il re cadrà al suolo, morto."
Gratta con l'unghia l'intricato disegno del bracciale in oro e smeraldi, un regalo di matrimonio.
"Excella e suo figlio saranno i successivi in linea dinastica, e neppure sua sorella potrà più nulla."
Lyas ansima, si passa il dorso della mano sulla fronte sudata.
"I Gionne avranno tutto." le sottolinea Simmons, e si china alla sua altezza.
"Basta un fiore, Lyas: la Stairway to the Sun, che cresce solo nelle vostre terre. Il suo cuore produce abbastanza veleno da abbattere un esercito."
Gli occhi di Lyas sono torbidi, febbrili.
"Mi aiuterai a far avere a Excella quello che le spetta di diritto, Lyas?"
Lyas libera un sospiro tremulo e annuisce.


La Rosa ha estroflesso le sue spine - punge.
Ne ha raccolto il veleno lo Scorpione, e lo consegna ora alla Serpe nera.
Attendono il Ragno, il Lupo.
Quello che ancora non sanno è che sarà il Falco a cadere, innocente, e che della loro guerra rimarrà solo una cicatrice grigia ai margini della storia.


Cindy era piccola quando era arrivata a corte; nove anni.
Il re all'epoca era un giovane principe con solo qualche anno in più di lei - ombroso, distante.
Gli era stata assegnata come serva personale da Spencer, e da allora era rimasta nel suo ruolo, quieta.
Per il re era nulla: un'ombra. Una figura costante e di cui conosceva a malapena i contorni.
"Cinque gocce." le aveva sussurrato Simmons "Cinque gocce nel suo calice, e nessuno saprà mai nulla, piccola Cindy."
"Non posso." la debole replica "È alto tradimento. È il re."
"Oh, lo so. Ma non lo sarà a lungo." Simmons le aveva premuto la fiala tra le dita, stringendole tra loro "So che li hai visti. So come li giudichi."
Silenzio.
"Non te ne faccio una colpa, Cindy. È il re, d'altronde. Che valore avrebbe mai avuto la tua voce contro la sua?"
Cindy deglutisce, si fissa le unghie rovinate e scheggiate.
"Un gesto solo, Cindy: uno, e la monarchia tornerà a brillare, pura. I peccati saranno mondati, e la tua anima non dovrà più essere al servizio del blasfemo."
E ci crede, Cindy, perché lei ha fede.
Perché i Cinque Dèi sono tutto quello che le è rimasto.
Perché una mente come la sua non concepisce il disegno più grande - non coglie il cuore corrotto che giace in ognuno di noi.
No, Cindy vuole essere pulita.
Cindy vuole trascendere, come i Cinque Dèi le hanno promesso.
Afferra più saldamente la fiala, la nasconde tra le pieghe della gonna.
Simmons le sorride, rassicurante.
"Andrà tutto bene, Cindy. Io e Carla abbiamo grandi aspettative su di te."

E se anche andasse male, sarai tu a pagarne le conseguenze, piccolo topolino.

Cindy solleva il vassoio, inspira - si sfrega le mani umide nel grembiule.
I Cinque Dèi la osservano e ridono.


È l'ultima volta che il destino li vorrà insieme - uniti.
Seduti nelle stanze private del re Annette e William ridono, liberi.
Sono tra amici, in fondo: non può succedere loro nulla di male.
Albert sorride dalla poltrona nella quale è seduto - svaccato come un contadino, l'ha preso in giro William poco prima - e si porta Alex in grembo, accarezzandole la schiena.
Annette colpisce Birkin tra le costole quando le ruba uno spicchio di mela, tutti si voltano verso l'ingresso quando le loro parole vengono interrotte da un quieto bussare.

Cindy.

Vi ho portato il vino, come richiesto, dice, e appoggia un vassoio argentato sul tavolo.
Albert annuisce, la congeda con un gesto vago della mano.
Cindy s'inchina, è quasi alla porta quando.

Quando Annette cade. Muore.

Tieni, le aveva detto William, porgendole il bicchiere più grande, immagino che Al non avrà obiezioni al riguardo, no?
Wesker gli aveva concesso un sorriso morbido, autentico.
Alex si era portata istintivamente le mani all'addome, Annette aveva alzato il calice verso di lei - un brindisi silenzioso.
Birkin si era girato per prendere il secondo bicchiere quando.
Annette si era portata le dita alla gola, aveva cercato gli occhi di suo marito - di Alex.
"Will."

Silenzio.

Era caduta in avanti, Annette. Morta.
Sotto le unghie il nero di un veleno impietoso, sul viso i primi segni della contaminazione.
Alex si era alzata di scatto, Albert con lei - Cindy un'ombra paralizzata, inerme.

Un animaletto caduto nella tana dei serpenti.

Birkin era crollato in ginocchio - Annette, Annette, Annette!

Stairway to the Sun, il sussurro di Alex, e aveva fissato Albert - attonita.
"Era per te." e c'era così tanto orrore - così tanta paura il quel mormorio che Albert si era sentito debole all'improvviso.

Cindy.

Alex rialza lo sguardo - la vede.
"Tu." dice - accusa.
Cindy sgrana gli occhi (troppo tardi) arretra (non abbastanza.)
Scatta in avanti la Serpe, ed è Albert a trafiggerla - un odio che brucia.
Cade, Cindy; è caduta Annette.
Alex si porta le dita chiuse a pugno alla bocca, morde.
Sangue sul pavimento, tra le labbra di Annette, lungo la spada di Albert.
William stringe al petto ciò che è rimasto di sua moglie, nel mezzo loro.

A dividerli - a unirli - un cammino di macerie e polvere.

Alex si accorge di star piangendo solo quando Albert l'accoglie tra le sue braccia e stringe.


Sono le grida di Birkin ad attirare Chris.
Sono le grida di un uomo distrutto, sgretolato.
La Guardia Reale irrompe nella stanza privata del re, Chris subito al suo fianco.
"Cosa...?"
E brucia il re.
Un idolo furioso, una bestia che ha strappato la propria catena: il re è una curva di muscoli tesi e contratti, la spada in mano che gocciola sangue e carne.
"Lei." sibila, e indica il corpo della sua serva personale "Quella puttana ha provato ad avvelenarmi."
Piange il signore del Falco, ed è un lamento straziante - un nome ripetuto mille e mille volte.

Annette, Annette, Annette.

"Mettete in sicurezza i corridoi." latra Chris "Cercate nelle cucine, chiedete alla servitù, torturatela se necessario; voglio sapere chi è il responsabile."
Ombre dorate e bianche, i soldati eseguono, Chris si piega sul corpo di Cindy.
"Voi state bene, sire?"
Wesker digrigna i denti, rinfodera la spada.
Chris sposta lo sguardo su Birkin - un uomo piegato, accartocciato sul corpo senza vita della moglie - poi su Alex.

Occhi trasparenti, attoniti. Labbra pallide, strette in una linea sottile e asimmetrica.

"Stairway of the Sun." replica, e Chris rovescia sulla schiena Cindy "Il suo veleno lascia tracce nere sotto le unghie, sulle dita."
Chris solleva la mano destra di Cindy, vi trova piccole sbavature nerastre e appiccicose.
Annuisce, coglie Alex sbattere il pugno chiuso sullo schienale della poltrona.
"Quella troia." si lascia scappare, e Chris alza un sopracciglio.
"Alex." la riprende il re, ma Chris può sentire che qualcosa si è rotto - frantumato.
"Fai chiudere la regina nelle sue stanze." ringhia, e avanza.
"Alex." ripete il re, ed è allora che Chris percepisce lo strappo - pelle che si lacera e sfilaccia sotto il filo di una lama invisibile.
"La Starway of the Sun cresce solo nelle terre del Kijuju, dei Gionne." urla Alex, e si avvicina ulteriormente al re "Questa è la loro firma, Albert."
Il re tace, irrigidisce la mandibola quando Birkin libera un gemito particolarmente acuto e straziato.
"Chris, chiudi la regina nelle sue stanze fino a quando non avremo trovato il colpevole. O appurato il ruolo della sua famiglia."
"Alex, ragiona." le ripete il re "Dobbiamo pensare prima di..."

Sbam.

Chris sobbalza, trattiene il fiato - osserva come a rallentatore il viso del re piegarsi di lato, verso destra.
"Chiudi la regina nelle sue stanze. O sarò io a farlo."
Il re afferra il polso di sua sorella, strattona.

E Chris non sa cosa fare, perché c'è qualcosa di privato - di intimo e tragico - in quello che sta succedendo e la signora del Falco è morta e qualcuno ha provato a uccidere il re e...

"Sherry." mormora William, riscuotendo tutti dall'immobilità in cui erano caduti.
"Cosa dirò a Sherry?"
Alex apre la bocca, la richiude; s'inginocchia vicino a Birkin, scosta una ciocca di capelli dalla fronte di Annette.
Il re gli allunga una mano sulla spalla, stringe.
William si prende il viso tra le mani e continua a piangere.

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Capitolo 10
*** Cenere alla cenere, polvere alla polvere. ***


10 Capitolo 10 - Cenere alla cenere, polvere alla polvere.


"Sono stati loro, e lo sai."
"Sì."
Alex è sottile al suo fianco, fasciata nei colori del lutto e della rabbia.
"Hanno tentato di ucciderti, Albert." mormora, e William è pochi passi avanti a loro, Sherry un pugno di stracci che si piega sotto il peso della pioggia.
"Lo so."
"Simmons deve aver convinto Marius. O Lyas."
Sfilano le bestie di quel folle circo davanti a ciò che resta di Annette, porgono i loro saluti al Falco - alla Serpe che veglia al suo fianco.
"Excella?"
"Tace."
"Falla parlare."
"Non credo ne sappia niente."
Alex alza un sopracciglio, impassibile.
"La ucciderò, Alex."
Excella li raggiunge con passi piccoli, incerti; si umetta le labbra, sedendosi vicino ad Albert.
Rivolge un'occhiata in tralice ad Alex, poi a William.
"Mi dispiace." mormora, e c'è una crepa nella sua voce - paura.
"I tuoi genitori dovranno giustificare come un veleno che cresce solo nelle loro terre sia arrivato fino a Raccoon." replica Alex, gelida.
Excella si morde un labbro, tira il bordo del mantello del re - una bambina in cerca d'attenzioni.
"Voi mi credete?" chiede, ancora.
Annette è bella nel suo silenzio di morte; gli occhi chiusi, i capelli biondi raccolti ai lati del viso.
William è rosso negli occhi, attorno alle unghie - dove il dolore le ha consumate.
Alex la ignora, alza il mento - grida il suo ruolo, il suo sdegno.
"Sì, Excella,  ti credo." le replica Albert.
La verità non ha mai salvato nessuno.


Ada è una mano fredda attorno al polso, dita forti, sottili.
"Mi dispiace, William."
Ondeggia in avanti, Birkin: accarezza i capelli di sua figlia, così simili a quelli di Annette.
"Posso liberare le Ombre, se vuoi."
William storna lo sguardo, lo posa sul cielo plumbeo, pesante.
"Non sarà necessario, Ada." e le sorride, spento "Non più."
Il Corvo accetta quella risposta come la resa di un uomo al suo destino.


"Avvelenata."
Chris non si stacca un secondo dal fianco del re, lo segue come un'ombra.
"Era destinato al re quel calice, Claire. E io non ne sapevo niente."
Claire accelera, gli stringe un gomito.
"Hai saputo qualcosa dalle cucine?"
"No." replica "Qualcuno ha dato la fiala a Cindy. Un uomo, hanno detto. Media altezza, con i baffi, le mani curate."
"Un nobile."
Chris libera un suono sprezzante, amaro.
"Troppi aspirano al trono, Claire: questo non riduce di sicuro la cerchia dei sospettati."
"Ho sentito che si sospetta dei Gionne."
Chris le lancia un'occhiata in tralice, annuisce bruscamente.
"La posizione della regina è in pericolo."
"Oh, indubbiamente." ribatte Chris, scansando un carretto di frutta "La sorella del re è furiosa. Poco ci mancava che impiccasse la regina con le sue mani."
Claire assorbe le sue parole, se le rigira attorno alla lingua, nella mente - le scompone, fino a dargli un senso logico.
"Ma se il re fosse morto la sua posizione si sarebbe invece rafforzata, no? La regina è incinta, e come tale porta l'erede della corona in grembo. Alla sua nascita sarebbe diventata regina madre, e avrebbe regnato incontrastata per i prossimi anni."
"E la sorella del re avrebbe dovuto cederle tutto il potere."
Claire annuisce, osserva lo sguardo preoccupato di Chris - cupo.
"Non mi piace, Claire; i Gionne sembrerebbero la risposta più ovvia, ma credo ci siano altre forze dietro."
Claire posa lo sguardo su Alex, le dita strette tra le pieghe della gonna, gli occhi asciutti - spietati.
La Serpe bianca si volta e la inchioda sul posto.


"Il tuo piano ha fallito."
Simmons inspira - incenso e freddo.
"Il re è ancora vivo, e Annette Birkin è morta."
"Una perdita di poco conto."
Lansdale si muove inquieto al suo fianco, Carla un profilo spettrale alla sua sinistra.
"Questo rafforzerà la posizione del Falco."
"Non essere stupido, Morgan: la sua fedeltà giaceva con il re già prima."
"Quali altre opzioni ci restano?"
Carla si siede, il rito ha inizio.
"Poche. La Guardia Reale ha rafforzato la sicurezza, e non credo che il re sa così stupido da non sospettarci."
"Gli Ashford." suggerisce Carla, il volto coperto da un velo nero.
"Non sono in grado di arrivare al re."
"No, ma nel caso di un attacco frontale potrebbero tornarci utili."
Simmons sembra valutare l'idea, annuisce.
"Tutto qui?" mormora a denti stretti Lansdale "Mi stai forse suggerendo di entrare in guerra, Simmons?"
"Sì."
"Con che fondi? Con cosa pensi di poter mantenere l'esercito, i cavalli, le armi?"
"Lyas."
Lansdale si alza, rende omaggio ai Cinque Dèi.
"Come?"
"Ricattandola." interviene Carla "Ormai ci ha fornito il veleno per assassinare il re; la Stairway of the Sun porta dritta dritta alla sua casata. Se non ci dà i soldi di cui abbiamo bisogno potremmo sempre denunciarla, esponendo non solo lei, ma anche sua figlia."
"Sarebbero condannati per altro tradimento, giustiziati nella pubblica piazza."
"Torturati, scuoiati vivi e solo dopo uccisi, Derek." lo corregge Carla, abbozzando un sorriso.
"Non ci sono prove certe contro di noi, e rientreremmo nei favori apparenti della corte. La nostra posizione sarebbe sicura ancora per un po'."
Il sacerdote benedice la salma di Annette, è quasi giunto alla fine del rito.
Lansdale osserva William impugnare la torcia sacra, avvicinarla alla pira della moglie.
"Sergei ci farà passare." e colpisce, Simmons - sa che questo è l'atto finale, l'ultima ammissione che farà crollare Lansdale.
"Riavrai la tua dignità, Morgan. E io quello che cerco da sempre."
"La corona."
"L'Umbrella, amico mio."
Brucia, Annette - diventa polvere e fiocchi di cenere che si sollevano verso il cielo e lì rimangono, trascinati dal vento.
Lansdale esibisce un sorriso sgradevole, grottesco.
La parola fine è appena stata vergata per tutti loro.


La Serpe nera è stata accerchiata, e con lei quella bianca.
Ringhia il Cane a tre teste, ma è troppo tardi - salvatore tardivo di una storia che non conosce redenzione.
Lo Scorpione ha disposto i suoi alleati, riempito la cuspide di veleno.
Il Lupo orbo, il Ragno, la Libellula: tutti combatteranno. Tutti cadranno.
Nel mezzo, una vita non ancora nata.


Excella è cerea in volto, fredda.
Il re non le parla da tre giorni - o quasi.
Sua sorella la ignora, ed Excella ha paura che possa farle del male.

A lei e al bambino.

Stringe le mani di sua madre, glielo domanda ancora una volta.
"Madre." e inghiotte un grumo di saliva e ansia "Ne sapete niente del veleno che ha ucciso Annette Birkin? Dovete dirmelo, vi prego."
Lyas ha occhi lucidi, stanchi: tormentati.
"No." e mente "No, figlia mia. Non ne so niente."
Ed Excella le crede.
Perché è sua madre; perché non le farebbe mai del male.
Perché non ne ha motivo.
Lyas accarezza il viso di sua figlia e si chiede solo quando le sarà strappata via come un fiore d'inverno.


Alex morde.
Seppellisce il dolore sulla sua bocca, tra le sue gambe.
S'inarca lungo la parete della camera, geme - e non ha pudore mentre gli afferra un polso e gli trascina la mano tra le cosce, in lei.
Vuole sentire, Alex.
Vuole esserci, ed è bagnata tra le cosce, lungo le guance - nel cuore.
Gli avvolge le gambe attorno ai fianchi, gli offre la piega candida del collo, quella piena del seno - tutto.
"Potevi morire." mormora, e ansima - più forte.
Affonda, Wesker, e nasconde il viso tra i suoi capelli - respira il suo odore, pioggia e paura.
"Potevi morire." ripete, e libera un singhiozzo asciutto.
"Ma non lo sono." le dice, e Alex gli prende il viso tra le mani - gli cerca gli occhi, trema.
"No." replica, e rovescia la testa all'indietro a una spinta che scioglie, libera "Non lo sei."
Tra di loro una storia giunta al suo ultimo respiro.


William fissa una sedia vuota, un letto spoglio.
"Papà." lo chiama Sherry "Posso dormire con te stasera?"
Ed è piccola, Sherry: uno sparuto uccellino dai capelli corti e gli occhi troppo grandi.
William annuisce, la sistema sotto le coperte - la rassicura, e le dice che andrà tutto bene, che non è niente.

Che ce la faranno.

Sherry si addormenta con un pupazzo di pezza al petto, lacrime intrappolate tra le ciglia e sulla bocca.
Birkin la guarda ancora per qualche istante, esce poi dalla stanza e percorre i freddi corridoi del palazzo - scende, fin dove la sua follia l'aveva intrappolato prima di Annette e Sherry.
Accende una fiaccola, apre un cancello vecchio e arrugginito - che cigola, e annuncia il suo ritorno.

Sei tornato, infine, piccolo uomo.

Scivola con lo sguardo lungo i banconi abbandonati, le provette rovesciate.
C'è ancora tutto: le sue ricerche, i suoi appunti scritti in quella grafia confusa e spigolosa di quando era giovane e illuso.
Ci sono i primi tentativi, gli ultimi.
Ci sono memorie che il dolore ha risvegliato con la sua forza, ossessioni che la sofferenza nutre - riporta alla vita.
Birkin inspira - polvere e muffa - pulisce malamente uno sgabello e ci si siede sopra, afferrando un plico di pergamene.
La vendetta è un fuoco che non smette mai di bruciare: nemmeno dopo la morte.


"Tu hai fatto cosa?" grida Marius, e Lyas lo guarda con occhi supplici - disperati.
"Pensavo avrebbe funzionato."
Marius si porta il pugno chiuso alla bocca, trattiene un altro grido.
"Tu, stupida puttana." ringhia, e percorre la stanza a grandi passi.
"Sai cosa significa questo, eh? Rispondi, per la miseria!"
Lyas trema, si passa le dita tra i capelli nerissimi e scomposti.
"Sì, sì, lo so, lo so."
"Simmons ci ha in pugno, Lyas."
Lyas si morde le labbra fino a farle sanguinare, congiunge le mani sulla fronte.
"Se non gli diamo quello che vuole ci denuncerà alla corte, e sarà finita."
"Allora diamoglielo!"
Marius sbatte la mano sul tavolo, rovescia la brocca di vino.
"Sono tutti i nostri soldi, Lyas! E se Simmons dovesse malauguratamente perdere saremo giustiziati."
"Non abbiamo altra scelta."
"No, tu non ci hai dato altra scelta." abbaia, e le punta l'indice contro "Tu, e la tua ingordigia. Excella è la regina, ed è incinta del re, e tu cosa hai fatto? Hai rovinato tutto!"
Lyas si umetta le labbra, portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"Con i nostri soldi vincerà."
"Vuole anche la cavalleria. E la fanteria. Metà del nostro esercito."
Lyas sgrana gli occhi, sbatte le palpebre.
Marius ha il viso arrossato, la schiena rigida.
"Excella è ancora a palazzo, Marius."
"Lo so."
"Potrebbero ucciderla non appena ricevono la dichiarazione di guerra."
"Ed è per questo che noi non figureremo in tale atto, ma solo dopo. Almeno questo Simmons me l'ha concesso. Excella serve viva a noi quanto a loro."
Lyas libera un sospiro tremulo, si porta una mano al petto e stringe - cerca sollievo dal peso che sente tra le costole.
"Cinque giorni."
Silenzio.
"Tra cinque giorni Simmons farà la sua mossa."
Lyas annuisce, inspira con forza.
"Prega i Cinque Dèi che siano dalla nostra parte, stupida ingrata."
Marius esce dalla stanza sbattendo la porta e lasciandola sola con la propria colpa.


Alexia e Alfred sono un riflesso l'uno dell'altro.
Studiano Carla con i loro occhi morti e bianchi, pallidi tra i capelli, in volto.
"Tradire il re." ripete Alexia, e alle sue spalle vibrano centinaia di libellule.
Carla annuisce, si raccoglie la gonna attorno alle caviglie.
"E perché mai dovremmo farlo?"
"Perché il trono potrebbe essere vostro: nostro. Perché Spencer ha relegato vostro padre qui a Rockfort e suo figlio ha concesso più terre agli Alomar che a voi."
"Vendetta, quindi." l'apostrofa Alexia, inclinando il mento nella sua direzione.
"Giustizia."
"Un cavillo semantico."
Carla inspira, sbatte le palpebre, infastidita dalle luci azzurre che dondolano per la sala da ricevimento degli Ashford.
"Un'opportunità."
Alexia afferra una delle sue libellule, la studia muoversi nel palmo della sua mano, sorride.
"Lo faremo." dice, e arcua leggermente le dita "Daremo i nostri arcieri al re, scenderemo con lui in battaglia."
"Lo colpiremo alle spalle." ribatte Alfred, e ridacchia - bambino mai cresciuto.
"Quando necessario apriremo un varco nelle sue fila." conclude Alexia, e brilla tra le sue dita la libellula - chiede di essere liberata.
Carla annuisce, china leggermente il capo.
"Simmons ne sarà molto contento."
Alexia sorride e chiude la mano in un pugno chiuso - riduce la libellula in pezzi trasparenti e mollicci.
Alfred non smette di ridere per un solo istante.


"Guerra." ripete Alex, e fissa il cielo che cade fuori dalla finestra "Simmons ci ha dichiarato guerra."
Albert stringe la pergamena tra le dita, si scopre asciutto di parole e di gesti.
Alex si volta, occhi che non mostrano alcuna pietà - uno specchio crudele dei suoi.
"Dobbiamo abbatterli finché possiamo; una guerra ci distruggerebbe."
"Non posso evitarla."
Alex indurisce lo sguardo, libera un gemito frustrato.
"Sergei ci ha tradito; gli ha dato accesso alle mura."
Wesker accartoccia la missiva di Lansdale, la getta nel fuoco.
"I Gionne devono avergli concesso un prestito."
"Perché?" mormora Alex, e si lascia andare sulla sedia vicina "Excella è ancora a palazzo, al sicuro, viva."
"Devono averlo fatto in segreto - per adesso. Probabilmente hanno visto la perfetta occasione per sbattermi giù dal trono e lasciare Excella come detentrice della corona."
"La faranno sposare a Lansdale." comprende Alex, sollevando lo sguardo su di lui "Come Spencer avrebbe voluto fare con me."
Wesker annuisce, piega le labbra in una linea sottile e pallida.
"Una volta partorito il mio erede Excella sarà la regina madre e varrà molto più di prima."
Alex digrigna i denti, si scopre attraversata da un improvviso moto di pietà.
"Figli di puttana."
Albert liquida le sue parole con un gesto distratto della mano, inspira con forza.
"Non è mai stata altro che una moneta di scambio per i Gionne: una cosa da poter vendere." dice, e studia le fiamme che si agitano nel camino "Un oggetto sacrificabile, in fondo."
Alex si preme la mano chiusa a pugno sotto il mento, storna lo sguardo.
"Devo ucciderla."
Silenzio.
"Devo ucciderla. Dire che ha avuto un aborto, ed è morta per una emorragia. A loro serve il mio erede, null'altro."
"Tuo figlio sarà già nato a quel punto."
"Lo so."
"Ma tu potresti non essere qua per vederlo."
Albert le rivolge un'occhiata perplessa, contraddetta.
"Non morirò in battaglia, Alex."
"Non hai alleati, Albert."
"Sono il re."
"Non è sufficiente!" grida Alex, e azzera la distanza che li separa.
"I Birkin, forse i Redfield e la Valentine. Gli Ashford ti seguiranno solo per colpirti alle spalle alla prima occasione utile. Chi, chi altro ti seguirà, Albert?"
Wesker scopre i denti, le stringe le braccia in una morsa rabbiosa.
"Non morirò." ripete, e Alex libera un singhiozzo esausto.
"Sono così stanca, Albert." mormora, ed è debole la sua voce, fragile.
"Vorrei solo vivere e avere questo bambino e poterti..." tace poi Alex, perché le parole sono promesse sulle loro labbra - confessioni bisbigliate all'ombra dei loro corpi ansanti.
"Lo so."
Alex china il capo, crolla - si rompe.
Si lascia andare contro il suo petto, respira il suo odore - conosciuto, amato.
Albert concede ad Alex la resa che la storia non potrà mai darle.


Sergei ascolta i lupi ululare, il branco muoversi in caccia.
Simmons ha fatto la sua mossa - radunato le truppe, nutrito le armi.
Il Ragno sventola adesso al fianco dello Scorpione - tagliano l'orizzonte i loro vessilli e chiedono sangue.
Storna lo sguardo a sud, verso l'Umbrella e le sue alte torri.
Il Serpente ha appena snudato i denti nell'ultimo, terribile, attacco.


"Guerra, Stuart." ripete Alex, ed è evidente adesso il suo stato.
Privata delle lunghe pellicce, spogliata degli elaborati tessuti dei suoi vestiti, Alex mostra un ventre morbido, ampiamente arrotondato dalla gravidanza.
"Ce la farete, mia signora."
Si porta le dita alla fronte, sospira.
"Ne sono sicuro."
Alex annuisce, chiude per un attimo gli occhi.
"Birkin ha risposto all'appello." l'aggiorna Stuart, schiarendosi la voce "Anche la casata Wong ha scelto da che parte stare."
Silenzio.
"La vostra, mia signora."
Alex piega le spalle, ascolta.
"La Guardia Reale è ovviamente con voi, e anche gli Ashford hanno risposto affermativamente."
Una risata che assomiglia a un guaito; scettica.
"I Burton hanno preferito astenersi: l'esito è incerto, e le loro terre sono confinanti con quelle dei Gionne."
Alex si siede, riapre gli occhi.
"Alomar e Hunningan sono con voi, ma i loro eserciti sono piccoli."
"Luciani e Valentine?" chiede, bevendo un sorso d'acqua.
"Astenuto Luciani, ma sebbene il protettorato della Valentine vanti solo un centinaio di uomini la signora ha deciso che ve li concederà tutti."
Alex si massaggia una caviglia, allunga le gambe verso il calore del camino.
"E i Redfield, Stuart?"
"Ci saranno."
"A che prezzo?"
Stuart si sfrega le nocche della mano destra, tossisce.
"Quello della verità, mia signora."
Il Cane a tre teste chiede sempre il tributo più alto.


"Il re entra in guerra."
"Lo so."
"Simmons e Lansdale hanno convinto Sergei ad aprire la porta del nord."
Claire osserva Chris stringere le dita sul pomolo della spada, le teste del Cane che ringhiano, minacciose.
"Il re ti ha detto il perché, Chris?"
E Claire coglie una linea incerta nella sua espressione, un dubbio.

Lo stesso che aveva consumato lei per mesi.

"No."
Claire gli sfiora il braccio, lo invita a sedersi.

E farà male. A lei. A lui. A entrambi.

"Ammiri il re, Chris?"
E Redfield annuisce, improvvisamente piccolo nella sua armatura dorata.
"Ti fidi di lui, Chris?"
Apre la bocca, la richiude.
"Non... non ne sono più così sicuro."
Claire aspetta, quieta.
"Ci sono cose che non riesco a spiegarmi; il perché Simmons abbia deciso di attaccare, potere a parte. Lansdale. Certi... comportamenti della sorella del re. La morte di Annette. Mi sfugge qualcosa, Claire." e la guarda - chiede.
Claire chiude gli occhi, inspira.

Perché la verità non ha mai reso libero nessuno.

Il Cane a tre teste tace, improvvisamente consapevole.


Excella si volta di scatto quando la porta della sua stanza si apre, sospira quando scorge la figura del re.
"Sire." lo chiama, e c'è qualcosa di stonato in lui - che le fa venir voglia di scappare e non tornare mai più indietro.
Si porta istintivamente le mani al ventre leggermente rigonfio, arretra.
È bello, il re: un uomo che porta i suoi anni con l'eleganza della nobiltà e della disciplina della spada.
È bello, e lo penserà anche mentre la sta uccidendo - mentre la distrugge, petalo dopo petalo.
È bello, e quando le sfiora il collo con la punta delle dita capisce cos'è che non funziona - cos'è che è fuori sincrono.

I suoi occhi.

Il re si flette verso il suo viso, sorride - lo sfregio di un predatore che snuda i denti.
"Excella." la chiama, e lei risponde - gli si sacrifica, sempre.
Morire tra le sue braccia non fa poi così male.


Il principe della favola si è infine trasformato nel mostro crudele.
Excella lo fissa con occhi sgranati, enormi.
Non capisce le sue parole - non vuole.
Non sei mai stata incinta, le dice.
La Whisper of Hope, aggiunge, dieci gocce al giorno, tanto è bastato a bloccarti il flusso.
Non tornerai a casa, Excella, sentenzia.
Non partorirai il mio erede, la umilia.
Mai avrei voluto, la colpisce.
Sarà invece il figlio mio e di Alex a regnare, le annuncia.
Ora fai la brava ragazza, e la bacia, labbra fredde e spietate, e muori per me, Excella.
È un affondo gentile, quasi pietoso.
Albert le trapassa il cuore con il pugnale in un unico movimento fluido, senza esitazioni.
Excella spalanca ulteriormente gli occhi, si tinge di rosso sulla bocca, tra i seni.
Muore, Excella, povera regina del nulla.
Muore, e il volto di Wesker è l'ultima cosa che vede - zigomi affilati, occhi artici, da predatore.
Allunga una mano verso il suo viso, cade.
Tra le sue braccia Excella è una bellissima bambola d'avorio ed ebano senza più sogni.  

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Capitolo 11
*** Caduta ***


11 Capitolo 11 - Caduta.


Birkin racconta a Sherry una favola.
Le racconta la storia di un principe e di una principessa che sconfissero il mostro e vissero per sempre felici e contenti.
Gliela ripete fino a quando non si addormenta - fino a quando non può vederlo dirle addio.
Lascia che scivoli sulla lingua, tra i pensieri - un'illusione che per un po' ha lenito il suo animo inquieto.
Le accarezza i capelli in un gesto tenero, sfregando con il pollice una macchia d'inchiostro che le è rimasta sulla guancia.
È egoista, William.
È un uomo avaro, alla fine: un uomo che abbandona la sua stessa figlia per inseguire un delirio - un'idea.
È un uomo che ha fatto un giuramento - a se stesso, ad Albert, ad Annette.

Finché morte non ci separi.

È un uomo che è volato fino al sole e da scatenerà tutta la sua furia.
Le rimbocca le coperte, sorride.
Sotto, Icarus e il suo esercito sono già pronti a morire per lui.


"Fammi male." gli chiede - lo supplica - e Albert affonda, percepisce il suo sangue sotto la lingua, in gola.
La rovescia sulle ginocchia, ascolta la sua schiena flettersi - inarcarsi per lui, con lui.
Alex geme, ride quando si avvolge i suoi capelli attorno al polso e tira - esattamente come farebbe con Hela.
Cade, Wesker, ed è umida Alex, una curva bagnata che non gli lascia respiro.
Si aggrappa alle lenzuola, le straccia - unghie che incidono, tagliano, si portano via ogni volta un pezzo di lui.
Gli si concede senza vergogna, soffoca un grido - un'altra, oscena, richiesta.

Domani partirà per la guerra.

Alex gli sfiora i capelli umidi della nuca, stringe - gli spinge la testa nell'incavo del suo collo.

Domani dovrà dirle addio.

Albert affonda - ancora, di più - la divora viva.

Domani sarà l'ultima alba che vedranno insieme.

Qualcosa lo schiaccia - un grumo solido che sembra quasi esplodergli nel petto.
Alex chiama il suo nome - lo invoca - spinge entrambi oltre.

Domani è troppo vicino.

Alla notte rubano ogni istante rimasto.


È silenziosa, Ada.

Non abbastanza.

"Ti ho sentito."
"Non è la tua guerra, Leon."
Kennedy l'affianca, sul petto il simbolo del cavallo a sei zampe.
"Tu sei la mia guerra, Ada."
Ada lo fissa, alle spalle mantelli neri e vuoti - Ombre.
"Qualcuno deve rimanere per proteggere l'ovest."
"Non io, Ada. Non oggi."
È silenzioso il cielo, privo di stelle - senza luna.
Ada cerca gli occhi di Leon, sinceri.

Troppo.

"Moriresti per me, Leon?"
Kennedy indossa l'elmo frigio, stringe le redini del cavallo - avanza, e con lui l'esercito.
Questa battaglia la vinceranno insieme.


"Ho fatto la scelta giusta, Kathy?"
Sua moglie lo guarda illuminata dalle fiamme del camino, gli cerca le mani - stringe.
"Non lo so, Barry. Non lo so."
Burton sospira, s'inclina in avanti.
"Siamo circondati, Kathy. Se il re dovesse perdere... se Chris e Claire..."
Si strozza con le proprie parole, Barry, e corre con lo sguardo all'Orso che lo fissa dal muro opposto - una bestia enorme impegnata nell'atto di attaccare.
Il rimorso ha il volto di tutte le vite che questa guerra si porterà via.


È rimasto sveglio tutta la notte, Chris.
Le parole di Claire sono state vetro, e sotto la lingua gli sembra d'aver solo un pugno di sabbia.
Il re e sua sorella, gli aveva confessato.
Li ho visti, aveva mormorato.
Pochi sanno, Chris, gli aveva detto.
È una storia vecchia, Chris: da prima che arrivassimo noi, la giustificazione.

"Dobbiamo combatterla questa guerra, fratello."
Silenzio.
"So che quello che ti ho detto ti ha sconvolto, ma..."
"Quindi le voci sono vere."
Claire era rimasta interdetta, fermandosi a mezz'aria con le mani.
"Che il re ha ucciso Spencer. Che ha sposato Excella solo come copertura. Che tutta questa monarchia è fondata sull'inganno."
"Sì."
Chris aveva stornato lo sguardo, fissandosi la punta degli stivali.
"Ma il re è anche colui che ha lasciato libertà di carica, una meritocrazia che non passa attraverso il nome o il sesso, ma le capacità."
Chris aveva digrignato i denti, stretto l'elsa delle spada tra le dita.
"Il re ha ucciso un tiranno, Chris."
"E ne ha creato un altro."
Claire aveva abbassato lo sguardo, mordendosi un labbro.
"Nulla è perfetto, Chris. So che la pensavi diversamente, ma non è così."
"Quindi sono stati davvero i Gionne a tentare di ucciderlo, oppure Simmons e Lansdale?"
"Io credo sia un complotto, Chris. Una strategia molto più grande e di cui a noi sfuggono ancora le radici."
"Non può rimanere sul trono."
"No: qualunque sia l'esito di questa guerra, Wesker non potrà rimanere sul trono."
Chris aveva esalato un sospiro tremulo, prendendosi la testa tra le mani.
"È la nostra occasione per distruggere Simmons."
"Lo so."
Claire gli aveva stretto i polsi, trattenendolo.
"La monarchia cadrà, Chris, e se Simmons sale al potere con l'aiuto di Lansdale e dei Gionne sarà finita: avranno il denaro e gli uomini per annientarci. Luciani, Alomar, Valentine, Burton, Redfield; diventeremo polvere ancora prima d'aver combattuto."
Chris aveva aggrottato le sopracciglia, soppesando le sue parole.
"Mi stai chiedendo un atto di fede enorme."
Claire si era morsa il labbro inferiore, assumendo un'espressione accigliata.
"Lo so."

E lo rivede, Chris.
La prima volta, un soldato semplice che veniva colpito al ginocchio direttamente dal re - rialzati, Redfield!
Dopo, quando aveva combattuto come tenente del primo plotone d'assalto nel massacro di Terragrigia - il serpente tra i capelli, negli occhi.
Alla fine, al suo fianco come guardia scelta - scudo e spada della monarchia.

Dunque giurate fedeltà e rendete omaggio alla corona del nostro regno?

Chris inspira con forza, increspa la pergamena che Claire gli aveva lasciato vicino prima di andare a dormire.
Sorge un'alba fredda fuori dalla finestra, filtra tra le imposte socchiuse, ghermisce le tende, i mobili - il respiro.
Afferra la penna d'oca, la intinge nell'inchiostro - gocce nere come i suoi pensieri.
Scrive, Chris.
Compie quell'ultimo, enorme, atto di fede e sigla - si consegna.
Sulla ceralacca il Cane a tre teste ringhia e promette.


Ha tagliato l'orizzonte il simbolo dello scorpione.
Un puntolino che è andato mano a mano crescendo, una cuspide che ha percosso la terra d'Edonia - i suoi confini.
Sergei ha accolto Simmons con una pesante pelliccia d'orso attorno al corpo massiccio, le mani dietro la schiena.
"Fammi passare." gli dice, e non c'è più alcuna cortesia nelle sue parole, nessuna discrezione.
Al suo fianco Carla è un profilo nero e grigio, una mazza chiodata sulle spalle - un elmo che le copre quasi tutto il viso, sul quale si distingue la sagoma di una locusta.
Ha occhi sottili, Simmons, acuti - freddi.
"E se non lo facessi?"
Derek sorride, sgradevole.
"Ti ucciderei. E aprirei da solo quella dannata porta."
Sergei annuisce, stende un braccio davanti a sé - lo invita.
"Il passaggio è tuo, Simmons; come promesso."
Il cavallo di Derek arretra leggermente, scarta - non gli piace l'idea di dover attraversare quello spazio angusto e buio, un corridoio che passa fin sotto il Muro e sfocia poi sull'altra parte dell'Edonia, quella fortunata.
Derek gli pianta i talloni nei fianchi, spinge - lo sprona.
Dietro di lui il suo esercito si riduce a una linea ordinata e scura di formiche obbedienti.


"Avrai giustizia, figlio mio." mormora Lansdale, e stringe il corpo spezzato di Neil al petto.
"Avrai la vendetta che ti sei sempre meritato."
Neil tace, fissa un punto imprecisato sopra la spalla di suo padre.
"Simmons ucciderà il re. E quella puttana di sua sorella. L'intera casata sarà ridotta in cenere, spezzata."
Neil ciondola in avanti, il viso scavato - scolpito dall'agonia di un corpo rovinato, scomposto.
"Cadranno, Neil, e Raccoon sarà nostra."
Non può rispondere, Neil - non più.
Nel suo silenzio Lansdale legge l'approvazione di cui ha bisogno, trae il coraggio necessario a spogliarsi d'ogni cosa per consegnarla a Simmons.
Non ha più armi, il Ragno, e aspetta una preda che non arriverà mai.
Ingannato dallo Scorpione, svenduto dalla sua stessa rabbia, Neil lo vede - ma è ormai troppo tardi.
Cammina su di una tela lacera il ragno, cieco dal dolore.
Cammina, e non si accorge di stare cadendo - che è troppo vecchio per poter tessere un'altra tela in tempo.
Lansdale lo abbraccia, si rialza.
"Vinceremo, Neil, e avrai il suo elmo quando sarà morto. Il mio regalo per te."
Gli appoggia una mano sulla spalla, rassicurante.
Neil china il capo e versa un'unica, patetica, lacrima.


"Andiamo in guerra." ripete Alfred, gioioso.
Alexia arrotola le redini di Gamora attorno al polso, lontana nella sua armatura candida.
Tutto è bianco in Alexia: i capelli, gli occhi, persino il suo arco.
"Sì, Alfred." mormora "Andiamo in guerra."
Inclina il mento nella sua direzione, impalpabile - irraggiungibile.
"E tu sai cosa devi fare."
Alfred annuisce, sfiora con la punta delle dita la mezza spada che porta al fianco.
Gli arcieri si mettono in posizione, pronti a seguirla - una distesa immacolata e che ricorda la neve appena caduta.
Alexia gli bacia una guancia e avanza.


"È finita, vero?" gli chiede Lyas, e stringe l'ultima lettera di sua figlia tra le dita.
Marius tace, osserva il suo esercito scivolare fuori dalle porte della città come un'emorragia improvvisa e incoercibile.
"L'ha uccisa."
Inspira, e il suo cuore manca un battito.
"Il re ha ucciso nostra figlia."
Marius si volta, occhi vuoti - assenti.
"No, Lyas." e si appoggia al bordo della finestra per non cadere.
"Tu l'hai uccisa."

Tum tum. Tum Tum. Tum. Tum.

Silenzio.
Lyas osserva suo marito cadere a terra per non rialzarsi mai più.


Non c'è un modo pulito di consegnarsi alla guerra.
Lo facciamo soffocando i nostri desideri, tradendo i nostri sogni.
Lo facciamo credendo nell'epica della storia - dimenticandoci che siamo carne e sangue, e quello rimaniamo una volta caduti.
Vivere significa sopravvivere a qualcuno - sempre.
Stuart congiunge le mani davanti a sé, sospira - affranto.
"Non tornerà, vero?"
Wesker lo fissa, silenzioso.
Stuart inclina il viso nella sua direzione, accoglie la sua mano sulla spalla - gelida.
"È stato un onore conoscerla, sire."
Tutto cade, infine; tutto muore: compresa la speranza.


"Parti."
Albert si sistema il mantello sulle spalle, la osserva dal riflesso di uno specchio opaco.
"Devo."
"Lo so."
È nuda, Alex; il seno più pieno, il ventre arrotondato - ormai visibile sotto i vestiti.
Lo guarda, e sorride.
"Ti è sempre stata bene l'armatura da guerra."
Schinieri a squame rosse e nere, l'elmo rostrato, la corazza di Wesker è un serpente che si è spogliato della propria pelle per concederla al suo figlio prediletto.
Albert abbozza un sorriso, si volta - le prende il viso tra le mani e la bacia, un gesto gentile, morbido.
"Tornerò." le promette, e gliel'ha detto anche la scorsa notte - l'ha ripetuto fino a quando non ci ha creduto anche lui.
Alex tace, gli cerca la bocca, il respiro.
"Lo so." e mente, Alex, perché non è rimasto niente nel suo petto - un buco slabbrato e che sanguina a ogni battito "Lo so."
Quando lo rivedrà sarà un uomo perduto tra le macerie del loro futuro.


Birkin lo affianca in silenzio, gli sfiora una spalla - stringe.
"È tutto pronto." lo rassicura, ed è una promessa di morte.
"Se l'esercito di Simmons dovesse avere la meglio..."
"Bene." lo interrompe Wesker, tirando il morso di Hela.
"Albert." lo chiama - e lui si ferma, sempre.
È un ragazzino, Birkin.
Ha solo due anni meno di lui, eppure conserva una bellezza giovane, innocente - leggera.
Wesker ha occhi cerchiati di scuro, zigomi tesi - un profilo con cui la luce dell'alba è impietoso, e ne mostra gli spigoli, le cicatrici che il tempo gli ha lasciato addosso.
"Puoi ancora tornare indietro, William."
Birkin lo fissa, sorride - un taglio allucinato che stona su quel viso eternamente giovane.
"No, Albert: nessuno di noi può."
Redfield si accosta a entrambi, contrito - rigido.
"Non lo faccio per te."
Wesker lo studia con la coda dell'occhio, e a Chris pare improvvisamente invecchiato - stanco.
"Lo so."
"Se sopravviveremo dovrai rinunciare alla corona."
Hela si agita sotto di lui, inclina il capo a sinistra - strappa.
"Non potrai più mettere piede a Raccoon e sarai esiliato dalle tue terre."
Birkin libera una risata asciutta, un guaito aspro e che taglia.
"Anche tu." lo apostrofa Chris "La monarchia dovrà cadere, sire."
Albert inspira, si arrotola le redini di Hela intorno al polso.
"La monarchia cadrà, Chris." replica, e gli cerca gli occhi - scuri, pieni di tutto (rabbia, delusione, frustrazione, speranza.)
"Tutti noi lo faremo." conclude Birkin, e sprona Icarus in avanti - richiama all'ordine i suoi soldati e li allinea sul fianco destro.
Le truppe della Wong li stanno già aspettando ai cancelli, silenziose - Ombre che scivolano su tutti loro; poco distanti un pugno di soldati che valgono per cinque, aveva assicurato la Valentine.
Chris lo fissa, in attesa.
Wesker lo ignora, s'infila l'elmo rostrato - dietro le fauci del serpente iridi artiche e vuote.
"Prepara i tuoi uomini, Redfield: andiamo in guerra."
Chris annuisce - bravo soldatino - sposta gli arcieri di Claire e la sua cavalleria sul fianco sinistro.
Apre alla testa del corteo Wesker, dietro ciò che resta della sua casata e della Guardia Reale.
Oscillano nell'aria fredda del mattino i loro mantelli, una distesa di rosso e nero, azzurro e oro.
Wesker pianta i talloni nel dorso di Hela e avanza.

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Capitolo 12
*** Sangue e polvere ***


12 Capitolo 12 - Sangue e polvere


Le voci corrono; la gente mormora.
Il popolo ha già deciso la loro sorte (morte) i dignitari rimasti la sussurrano a fior di labbra, vigliacchi (morte.)
La casata Wesker cadrà, dice qualcuno.
La casata Wesker è la dimora dei demoni, mormora qualcun altro.
Lei aspetta un serpente a due teste, suggerisce una delle serve, arricciando il nasino delicato.  
Stuart ascolta tutte le loro voci, i loro sospetti.
Scivola tra le mura di palazzo come un'ombra, un profilo pallido, innocuo.

Invisibile.

Alexandra Wesker scriverà nel sangue i loro nomi.


Un mese e cinque giorni; da tanto la guerra con Simmons stava andando avanti.
La prima battaglia aveva visto la completa sconfitta della cavalleria della Valentine e dei guerrieri della Hunnigan, un massacro dal quale Jill aveva fatto ritorno senza un occhio e con un braccio maciullato.
Siede vicino ad Ada, la fasciatura ben stretta al fianco e un cipiglio crudele sul bel viso pallido.
Non mi ritirerò, sire, era stato tutto quello che aveva detto, ed era stata di parola. Ma l'esercito di Simmons era grande, forse troppo.
Vantava più di ottomila uomini, molti mercenari comprati con i soldi di Marius Gionne - morto di crepacuore, secondo le Ombre della Wong.
Ada picchietta le dita sul tavolo, solleva a malapena lo sguardo quando il re entra nella tenda - l'elmo sotto il braccio, una striscia di sangue sul viso.
"Quanti?" chiede, e Chris si stropiccia le palpebre, appoggiando i gomiti sulle ginocchia.
"Cinquecento, almeno. La strategia e la posizione di vantaggio sul crinale ci permettono di limitare i danni, ma non stiamo facendo progressi."
Il re annuisce bruscamente, rigido.
Ada studia la sua figura, le spalle contratte, il mantello sporco di fango e terra.
"Non riusciamo ad avvicinarci a sufficienza; le macchine da guerra di Lansdale ci colpiscono ancora prima che riusciamo ad arrivare alle loro trincee."
Piega le labbra in una linea sottile e pallida, il re, cerca Ada - i suoi occhi.
Leon deglutisce, le sfiora la coscia - qualche cicatrice in più e un dito in meno alla mano sinistra.
"Stanotte." replica Ada, chiedendosi se questo sia il prezzo della libertà "Le mie Ombre agiranno stanotte."
Wesker si volta, alza la mano nella sua direzione - la congeda.
"Vorrei parlare un momento da solo con Chris. E Claire."
Claire alza un sopracciglio, fissa Chris - il re.
Ada si alza, stanca: vuole solo lavarsi via il sudore e la polvere di una giornata che sembra non finire mai.
Leon la segue, dietro Jill e Alexia - un profilo che Wesker sorveglia fino a quando non si dissolve nel silenzio della sera.
"Chi?" chiede solo Chris, ed è invecchiato il viso del suo capitano - meno disteso, solcato da nuove rughe.
"Gli Ashford."
Gli occhi di Claire si spostano sull'ingresso della tenda, tornano poi dal re.
"Quando?"
"Non lo so."
"Io cosa c'entro?" interviene Claire, tossendo.
"I tuoi arcieri. Alexia non vanta più di trecento uomini, tutti arcieri. Mi serve che quando avverrà voi siate pronti a schiacciarli. A distruggerli senza esitazione."
"Non ci sta chiedendo altro da settimane, sire." intercala Chris, caustico.
"È la guerra, Chris."
Redfield batte le mani sul tavolo, si avvicina.
"Simmons ci ha in pugno se non avanziamo."
Il re lo fissa, impassibile.
"Se ne sta occupando Ada."
"Come?" lo apostrofa Claire, massaggiandosi la nuca.
Il re alza il mento nella sua direzione, abbozza un sorriso.
"Le sue Ombre. Si infiltreranno nella rocca di Sergei."
Chris assottiglia gli occhi, lo studia; Claire è più veloce e comprende.
"Domani non ci sarà più alcun muro dentro al quale nascondere le armi belliche, giusto?"
Il re non replica, non si muove - una statua rossa di sangue e stanchezza.
Claire ne sostiene lo sguardo fino alla fine.


"Torneremo mai a casa, Ada?"
Ada sospira; si rilassa nella vasca della tenda militare, unico lusso che si era potuta concedere.
"Non lo so."
Leon si siede al suo fianco, disegna piccoli cerchi nell'acqua tiepida.
"Funzionerà?"
"Birkin non sbaglia mai."
Le sfiora i capelli, la curva tesa del collo.
"Dicono che abbia un'arma segreta."
Ada s'inarca all'indietro, distende le vertebre rigide della schiena.
"Qualcosa che può cambiare le sorti della battaglia."
"E ne sei convinto anche tu?"
Leon storna lo sguardo, lo posa sul fuoco che illumina l'interno della tenda.
"Credo che se qualcuno abbia un'arma davvero in grado di ribaltare l'esito di una battaglia del genere, ma abbia scelto di non usarla - ancora - allora significa che è qualcosa che ci distruggerà tutti."
Ada chiude gli occhi e tace.


"Quando possiamo farlo, sorella?"
Alexia controlla il bilanciamento delle sue frecce, ne liscia l'impennaggio.
"Presto."
"Quando?"
"Non essere impaziente, Alfred." lo riprende, esaminando la corda dell'arco.
"È un mese che siamo bloccati qui con lui: quando?" ripete, e sembra - è - un bambino petulante.
Alexia sospira, l'armatura bianca leggermente sporca sugli schinieri, lungo i cosciali.
"Quando lo Scorpione invaderà la valle; allora, e solo allora, il re potrà cadere."
Alfred imbroncia le labbra, si sistema lo spallaccio dell'armatura intonsa.
Alexia si chiede se per Alfred questo non sia solo tutto un gioco.


È diventata più sfacciata, Claire.
Non teme più i suoi sguardi, o le lunghe pause di silenzio con le quali cercava di allontanarla.  
Si era abituata ai suoi toni duri e che esigevano - un uomo che non conosceva il compromesso.
Apre i lembi della tenda, lo trova piegato in avanti mentre cerca di cucirsi da solo una ferita alla spalla.
"Redfield." l'apostrofa, e continua nel suo lavoro.
"È passato un mese."
Il re prosegue, accostando i bordi del taglio e infilandovi l'ago.
"Un mese, sire."
Altro silenzio.
"Sua sorella."
Annoda, stacca con i denti l'estremità del filo - getta poi gli avanzi nel fuoco.
"I Corvi di Ada possono inviare un messaggio a corte, se volete."
Il re le dà le spalle, un profilo d'oro e bronzo.
"Ormai sarà già..."
"No." la interrompe, fissandola da sopra la spalla offesa, ancora macchiata di sangue e sporcizia.
"No. Niente deve arrivare a corte."
Claire apre la bocca, la richiude - si umetta le labbra.
"Un mese è tanto, sire."
"E i traditori sono ovunque, Claire."
Scoppietta il legno nella quiete della tenda del re, nell'aria un vago sentore di sudore e cuoio.
"Ne sarà dispiaciuta."
Libera una risata asciutta, il re, crudele.
"Ne sarà devastata." replica, e ruota leggermente le spalle, i muscoli che si tendono sotto la pelle - si contraggono come tanti serpenti.
"E per lei va bene così, sire?"
Wesker si volta a malapena, le offre occhi che sembrano grondare sangue, iridi catturate dai riflessi delle fiamme, rosse.
"Nulla in questa vita è mai stato  abbastanza per me, Claire. Nulla."
Claire storna lo sguardo e si congeda con l'ennesimo segreto nel cuore.


Alex inspira, espira; al suo fianco John le massaggia leggermente la schiena, conta quante contrazioni si susseguono in un minuto.
"Mia signora." si palesa Stuart, e Alex gli rivolge uno sguardo affranto - spaventato.
"Quali notizie mi porti da palazzo?"
"Non buone, mia signora: il trono è sempre più vacillante sotto di lei."
"Lo immaginavo."
Alex digrigna i denti, si flette in avanti - trattiene un grido.
"Fa male." dice, e apre la bocca in un gemito strozzato.
"Lo so." replica John "Ma è normale."
"Normale un cazzo." ribatte Alex, e sbatte il pugno chiuso sul tavolo.
Stuart le porge un bicchiere d'acqua, Alex lo rifiuta con un gesto secco della mano.
"La morte di Excella non è ancora stata scoperta; credono la regina nella residenza privata della famiglia Wesker, protetta dalle preoccupazioni della guerra e con ancora l'erede del re in grembo."
"Magnifico." sibila, e si piega ancora più verso il basso.
"Su di lei, invece, si dicono altre cose."
"Posso immaginarle."
Stuart intreccia un braccio al suo quando la vede quasi crollare sulle ginocchia, fa un cenno a John.
"Dicono che non ha diritto di decidere al posto della regina."
"Uhm." e chiude gli occhi, Alex, sconquassata da una fitta a basso ventre che sembra aprirla.
"Che non ha il potere di emanare editti reali, nemmeno con la firma della regina."
John si china su di lei, controlla - annuisce.
"Ci siamo quasi." e Alex spalanca gli occhi, ansima.
"Che nel suo ventre vi è una bestia a due teste con una coda da serpente; il simbolo della sua condotta immorale."
John indica ad Alex il letto, la invita a sdraiarsi.
"Farà male." le dice "Ma il bambino è in posizione dritta, per cui non dovrebbero esserci problemi."
Alex stringe le labbra in una linea pallida, si passa il dorso della mano sulla fronte.
Stuart l'affianca, cerca John - qualcosa da fare.
"Passami gli asciugamani quando te lo chiedo. E l'acqua: assicurati che sia calda, ma non bollente."
Qualcosa tira - e strappa, dilania, squarcia.
"È il momento di spingere, mia signora."
Alex affonda nei cuscini, si porta il pugno chiuso alla bocca e morde - sangue lungo le dita, tra le nocche.
"Coraggio." la incita John "Vedo la testa."
Ed è sola, Alex.
È sola, e il pensiero la colpisce con una forza stordente, un grumo al centro del petto che s'irradia fino al cuore - lo stritola.
"Spinga." le ripete John, e Alex esegue perché è il suo corpo a parlare - a dirglielo - e urla tra le lenzuola madide di sudore e sangue, grida per tutto quello che le è stato strappato, divorato.

Crack.

Fa male.
Le sembra che qualcosa si aggrappi dall'interno e chieda di uscire - prema, distrugga.
È umida tra le cosce, sangue e altro - arcua la schiena all'indietro, pianta i talloni nel materasso, sfilaccia parte della coperta sotto le unghie e...

È come svuotarsi.
"È fuori, mia signora." sente dire a John, e per un attimo non vede più nulla - nugoli di lucciole davanti agli occhi, nella mente.
"È una bambina." prosegue Stuart
"Ed è sana." aggiunge John, tagliando il cordone ombelicale e ripulendole il viso con un panno umido.
Ed è allora che Alex lo sente.

Un'altra voce. Un'altra storia.

Un pianto.
Un unico, affamato, pianto.
Stuart le porge un fagotto bianco e rosso - Alex vi posa sopra lo sguardo e...

Nero.


Il Lupo orbo cade di notte, quando le stelle bruciano fredde e indifferenti.
Si sgretolano le sue alte mura, crollano.
Tenta di reagire il Lupo, ma le Ombre sono più veloci - attacchi rapidi, stilettate avvelenate, feroci.
Esplode tutto ciò che ha sempre custodito, il suo retaggio e la sua eredità.
Non è nulla un lupo senza un branco, gli aveva detto una volta il Falco, solo un cane randagio che mangia gli avanzi altrui.
Muore, il Lupo orbo.
Muore, e vede un Falco posarsi su quella che è stata la sua casa.
Cosa ti avevo detto, mormora, e si liscia qualche piuma arruffata Un lupo solitario è solo la brutta imitazione di un predatore, Sergei.
Il Corvo banchetterà con la sua putrida carcassa.


Simmons viene svegliato da una boato che scuote la terra, il cielo.
"Il Muro." esala Carla, ed è rosso l'orizzonte - una distesa di fiamme che consumano, divorano.
"Le Ombre." prosegue, e avvolta solo dalla pallida veste da notte sembra quasi un fantasma.
"Hanno fatto esplodere il Muro, e con lui le macchine belliche di Lansdale."
Simmons non riesce a distogliere gli occhi dalla torre di Sergei, ormai nulla più che un cumulo di pietre e macerie.
"Un attacco suicida."
Dal crinale della collina il simbolo del Serpente sembra ridere di lui e della sua patetica follia.


Qualcosa la cerca; preme contro il suo fianco, ed è morbido. Caldo.
Alex socchiude le palpebre, scorge Stuart addormentato sulla poltrona vicina, le spalle di John mentre attizza il fuoco.
Si umetta le labbra, fa per chiamare uno dei due quando...
"Guh."

Lei.

Ed è ridicolmente piccola.
La guarda con occhi enormi e artici - Albert - e le sorride.
Ha mani soffici, dita minuscole.
Le tiene strette al petto e respira piano nell'incavo del suo braccio.
"Guh." ripete, imbronciando la bocca.
Alex si scopre vuota di parole.


"Sergei è caduto, sire." gli dice Ada, e lo affianca.
"Bene."
Si schiude l'alba davanti ai loro sguardi, diventa una corona di sangue che illumina i loro profili.
"Molte Ombre sono svanite."
"Lo so."
"Un prezzo alto, sire."
"Quello necessario, Ada."
Il Corvo si chiede fin dove la Serpe sia disposta a spingersi per vincere.


Claire è già sveglia da ore quando Chris esce dalla loro tenda, porgendole una tazza di vino caldo.
"A cosa pensi?" le chiede, sedendosi sui talloni vicino a lei.
"A Raccoon. A come staranno procedendo le cose."
Chris annuisce, beve un sorso del suo idromele.
"La sorella del re avrà preso la reggenza - quello ha sempre fatto, in fondo."
Claire ruota la tazza tra le mani, ne assorbe il tepore.
Si appoggia a lei, Chris, e sospira.
"Andrà tutto bene." la rassicura, stringendole una spalla "Non preoccuparti."
Claire storna lo sguardo verso sud e si domanda che aspetto abbia l'erede di un trono d'ossa e spine.


"Quando?" ripete Alfred, agitato.
"Oggi." risponde Alexia, allacciandosi gli schinieri.
Alfred estrae la mezza spada, lascia che la sorella la bagni nella ricina - lucida sul metallo, una bava trasparente e appiccicosa.
Alexia gli sorride, accarezzandolo in viso - lungo le spalle.
Alfred è un suo riflesso senza colore.


"Come vuole chiamarla, mia signora?"
Alex fissa la bambina con occhi attoniti, quasi non si capacitasse d'averla fatta lei.
"Non lo so."
Stuart la culla lievemente, gliela porge.
Alex tende le mani, titubante - incerta.
"Come avrebbe voluto chiamarla suo fratello?"
Alex alza un sopracciglio, osserva la bambina arrotolarsi contro il suo petto e sospirare.
"Non... non ne abbiamo mai parlato."
"È unica nel suo genere. Preziosa."
Alex le tocca con la punta dell'indice una guancia, lo ritrae quando la bambina sbadiglia e gira il volto dall'altra parte.
"Qualsiasi nome andrà bene, mia signora."
Alex la solleva - la inclina verso di sé.
La bambina apre gli occhi - da lupo - un rado ciuffo di capelli biondi che le ombreggia già la fronte.
"Eve." dice poi, e abbozza un sorriso "Il suo nome sarà Eve."
L'origine, la testa e la coda del serpente; l'unica cosa che il destino non avrà il coraggio di distruggere.


Senza il Muro a dividerli gli eserciti si scontrano come cani rabbiosi - cozzano, e si dilaniano a vicenda.
Denti snudati, pelle strappata.
Picche che squarciano, lame che rompono.
La cavalleria dei Gionne è veloce, potente; quella di Redfield un rullio instancabile e che non conosce alcuna resa.
Simmons rimane in disparte, segue il combattimento da lontano - osserva il re fendere la fanteria a cavallo di un baio snello e ordinario - Hela.
È un profilo nero e rosso, il re, il serpente che minaccia, uccide, avvelena.
"Terranno fede alla loro promessa?" chiede Carla, ed è una sagoma oscura al suo fianco, una crisalide nerissima e senza sfumature.
"Sì."
"Quando?"
"Oggi." le risponde, e le truppe di Birkin sfondano il fianco sinistro, distruggendo - davanti a loro un Falco che non teme più alcun male.
"Se il re muore..." mormora Carla, e aspetta.
Simmons tira il morso del proprio cavallo e offre le spalle a una battaglia che è già stata scritta.


Crolla al suo fianco un soldato, cerca di trattenere gli intestini all'interno dell'addome - nell'aria il lezzo soffocante del piscio e della terra umida.
Wesker si sposta verso sinistra, scivola - ritrova subito l'equilibrio.
Oltre la celata l'orizzonte è un pugno di rosso e nero - sangue e merda.
Gronda lungo la sua lama, tra le nuove ferite che il suo corpo dovrà sopportare.
L'esercito di Simmons è una marea di mostri e uomini - mastini famelici e guerrieri incapaci di provare dolore.
Wesker para un colpo da tergo, si volta - squarcia il volto del suo avversario, scoperchiandogli la calotta cranica.
Ansima, si preme la mano sul fianco - , dove le piastre dell'armatura sono saltate via, lasciando carne e muscoli.
Wesker stringe la presa sull'elsa della spada e si chiede se conoscerà mai suo figlio.


È vicino, Alfred.
Gli mancano pochi passi - un nulla che cambierà per sempre la storia.
Scivola tra i fanti di Simmons, un uomo invisibile - un ragazzino innocuo agli occhi degli altri soldati.
Vestito in un'armatura da parata - sciocca - Alfred estrae la mezza spada dal fodero - gioca alla guerra, con la morte.
Il re è una massa di muscoli e rabbia davanti a lui - così vicino che può quasi toccarlo...
Alfred scorge un vuoto tra le placche della corazza e affonda.


È  un colpo solo - alle spalle.
Albert lo vede arrivare, ma è troppo tardi - troppo lento.  
La spada di Alfred s'infila tra le placche dell'armatura - spacca, e dilania.
Wesker ne afferra l'estremità, strattona in avanti - il giovane Ashford espone il fianco (disgraziato incapace d'un soldatino fallito) e muore, acciaio tra le costole, nel cuore.
Cade, Alfred, e Wesker si volta - grida nel mezzo della cacofonia della armi, sovrastandola.
"Gli Ashford!" tuona, e lo sente.

Veleno.

"Gli Ashford hanno tradito."
Chris incrocia il suo sguardo - quello di Claire; annuisce.

Nelle vene, sotto la pelle: brucia, e morde.

La cavalleria dei Redfield compie un movimento circolare, ruota su stessa e attacca - una tattica di cui avevano già discusso nel caso si fosse presentata una situazione come quella.
Gli arcieri di Alexia vengono colti di sorpresa da quelli di Claire - rotolano al suolo come tanti soldatini di latta.
Alexia storna lo sguardo, urla quando vede il corpo del gemello riverso nella polvere.
Wesker la fissa, allarga le gambe - ruggisce il suo nome, lo insulta.

Corrode, e divora tessuti, organi.

Avanza, Alexia, un cavallo candido e il simbolo della libellula che brilla - un riverbero accecante.
Albert abbassa leggermente la spada, si prepara a colpire i garretti del cavallo - sbatte le palpebre, confuso.

Il veleno un filo acido lungo la gola, nel naso.

Alexia si avvicina - troppo.
Albert tossisce - sangue lungo il mento, tra i denti serrati.
Barcolla, cerca di mantenere la posizione - trema.

Si erode dall'interno, contraendosi in uno spasmo che lo paralizza.

Alexia spalanca gli occhi, immobile.
Fiorisce sulle sue labbra una macchia rossa e bianca - apre la bocca, vomita un fiotto di sangue e saliva.
Albert ciondola in avanti, viene afferrato per la schiena da qualcuno.

Birkin.

Solleva lo sguardo, vede William - la sua spada macchiata di rosso e nero.

Alexia.

"Albert." lo chiama, e crolla sulle ginocchia - al suo fianco.
"Albert." ripete, e Alexia è , a terra - tra gli zoccoli del suo stesso cavallo.
Lo guarda con occhi morti, il petto squarciato e un seno esposto da sotto l'armatura spaccata.
"Albert." lo invoca William - lo scrolla, ma è così stanco e vuole solo chiudere gli occhi per un momento, uno solo, e...

Albert.

Sorride quando sente la sua voce.


"Lo uccideranno in combattimento; avvelenato."
La notizia che più temeva; che non aveva avuto il coraggio di dirle prima, mentre Eve stava nascendo.

Che non poteva dirle; che mai avrebbe voluto.

Alex stringe le dita sul bordo della culla, fissa sua loro figlia - tutto ciò che resta.
"È stato tradito da uno dei suoi stessi soldati."

Ashford.

Eve ride - allunga le mani verso il suo volto.
"Simmons è già pronto a prendere il comando: a mettere in discussione la vostra autorità."
Alex le sfiora la fronte con la punta dell'indice, ingoia un grumo di lacrime e parole non dette.
"Alla sua morte l'esercito non saprà come comportarsi, non avrà più una guida."
Chiude gli occhi, inspira con forza.
"Sarete condannata a morte per tradimento. Incesto. Omicidio. Tradimento. Il vostro nome cancellato dalla storia. Prima torturata, poi gettata nell'acqua bollente fino a quando la pelle non si staccherà dalle ossa. E se sarete ancora viva, allora procederanno a bruciarvi sul rogo. "
Eve emette un verso strano - buffo - e si porta alla bocca l'orlo della sua manica.
"La bambina sarà uccisa. Per purificare. Per rigenerare. Per espiare."
Alex si flette - crolla su stessa.
"Dovete scappare, mia signora."
Si morde le labbra, ne lascia stillare sangue e disperazione.
"Ho già preparato tutto: stanotte potrete partire. Nessuno vi troverà, nemmeno io."
Eve aggrotta le sopracciglia (la mamma è triste) le tocca il polso un paio di volte.
"No." e cade nel silenzio quella parola "No, Stuart."
Alex si volta - bellissima e pallida; al collo un serpente nero e rosso.
"Tu partirai. Con Eve."
Stuart sgrana gli occhi, le regala un'espressione attonita - sorpresa.
"Ti nasconderai, e la crescerai come se fosse figlia tua."
"Ma, mia signora..."
"No." ribatte - ringhia "Questa decisione è irrevocabile."
Eve la trattiene per la seta del vestito, inconsapevole - innocente.
Alex indurisce lo sguardo, vibra di una rabbia pura e cieca - assoluta.
"E voi cosa farete, mia signora? Non posso lasciarvi qui a morire."
"Il regno può anche affondare nella sua stessa merda, per quel che m'interessa!" e quasi grida, snuda i denti e tende i muscoli delle spalle.
"Io vado a riprendermi mio fratello."
Occhi artici, capelli dorati sciolti sulle spalle, nell'incavo dei seni: Alexandra Wesker si trasfigura in uno di quegli idoli antichi che il popolo del Nord venerava con così tanta tenacia - Kelora e la sua ieratica bellezza.
Si porta le dita al collo, strappa - a terra ciò che resta di un simbolo, una casata.
"Preparami Zanor, delle provviste; parto questa notte."
Alex insegue la morte e il suo tragico filo.


Un luogo che non riconosce; un ricordo intrappolato tra le cicatrici della sua mente.
Alex è giovane al suo fianco, libera.
"Ti hanno avvelenato." gli dice, e inclina il mento nella sua direzione.
"Lo so."
"Morirai."
Albert si riflette nei suoi occhi, aggrotta le sopracciglia.
"Pensavi d'esserlo già?" gli chiede Alex, e sorride, avvicinandosi.
"Sì."
"No, Albert." mormora, e gli sfiora il viso, la bocca "Non ancora."
Wesker intreccia le dita nei suoi capelli, ne studia il profilo elegante, la curva socchiusa delle labbra.
"Ma lo sarai presto. E anche io."
"Non è questo che volevo."
Ride, Alex, ed è un suono leggero - che non sente da troppo tempo.
"Lo so, Albert. Lo so."
Affonda, Wesker, e si chiede se è questo il sapore della solitudine - dell'abbandono.
Alex sorride sulla sua bocca, respira - un corpo morbido, languido.
"Sto arrivando." gli dice, e lui scuote la testa - nega.
"No."
"Non puoi fermarmi, Albert."
"Non è questo quello che volevo."
"L'hai già detto, fratello."
Albert nasconde il viso nell'incavo del suo collo, ascolta la pulsazione regolare di un cuore che ha (ri)conosciuto fin dal suo primo battito.
"Ma è quello che voglio io."
Wesker chiude gli occhi e mormora il suo nome.


È piccola, Eve.
È un fagotto tiepido tra le sue braccia, innocente - che ha potuto stringere al petto per una notte sola.
È fragile, esposta al vento che spira da nord - pelle morbida di cui Alex si è impressa l'odore nella memoria.
Indossa già i paramenti da guerra, i capelli raccolti in un nodo strettissimo e severo.
"È tua." gli dice, e la consegna a Stuart "Portala dove non potranno trovarla, lontano."
"E se riusciste a tornare, mia signora? Se il re vincesse?"
Alex gli rivolge un sorriso triste, bellissimo: una piega morbida su labbra pallide e piene.
"Vai a est, Stuart; nelle terre della Valentine, e di Redfield. Là non vi faranno alcun male."
Stuart stringe le dita attorno alla pesante sacca che porta al collo, china il capo.
"Partirò solo quando avrò avuto vostre notizie, mia signora."
Alex annuisce, fissa Eve - i suoi occhi che la cercano, la implorano.
"Non ti convincerò del contrario, uhm?"
Stuart scuote la testa, risoluto.
"No."
Eve emette un verso debole, un pigolio che assomiglia all'inizio di un pianto.
Tende le dita verso il suo braccio, scivola sulle pesanti placche metalliche che le proteggono gli arti - non trova nessun appiglio.
Alex inclina il mento nella sua direzione, la osserva dimenarsi tra le braccia di Stuart - lacrime silenziose per una bambina già orfana.
"Aspetta." chiede - grida - e accorcia la distanza che li separa.
"Quando sarà grande..." deglutisce, Alex: ingoia un grumo di rimpianti e dolore.
"Quando sarà grande, daglielo." e gli porge l'anello che Albert le aveva regalato il giorno delle nozze "Dille di chi era: cosa rappresentava."

Che il serpente cambia pelle, ma non muore mai.

Stuart fissa la banda in oro e rubini che Alex lascia cadere tra le coperte di Eve, annuisce - incrollabile.
Riposa il serpente sul ventre di Eve, le fauci spalancate, gli occhi che grondano sangue e veleno.
Alex si sfrega l'anulare sinistro, improvvisamente nudo.
"Lo farò, mia signora."
Eve apre la bocca, borbotta qualcosa - la chiama.
"Lo so." replica Alex, accarezzandole un'ultima volta la guancia "Lo so, Eve."
Stuart la culla leggermente, cerca di tranquillizzarla - osserva Alex montare Zanor e ruotarlo verso le porte della città.
"Non fidarti di nessuno, Stuart. Proteggila."
"Morirei per lei, mia signora."
Alex piega le labbra in una smorfia asimmetrica, disperata.
"Lo so, Stuart." e tira il morso di Zanor, lo prepara al galoppo "Lo so."
Eve comincia a piangere, Alex china il capo - sprona Zanor in avanti e si lascia alle spalle tutto.
Stuart ascolta il pianto di Eve e si chiede se questo sia il rumore che fa un cuore quando si spezza.

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Capitolo 13
*** Uno il Tutto ***


13
Capitolo 13 - Uno il Tutto


"Stai morendo."
Albert ansima, tossisce - espettora sangue e saliva.
"La ferita si è infettata."
Si passa una mano sul viso e la ritrae umida di sudore, una patina gelida e appiccicosa.
Excella si china verso di lui, un riflesso pallido e che vibra nello specchio - labbra esangui, morte.
"Farà male, Albert."
Cerca la sua armatura, si allaccia gli spallacci, le cubitiere.
"Perché, Albert?"
Si piega verso gli schinieri, si aggrappa al bordo della scrivania per non cadere in avanti.
"Perché mi hai ucciso, Albert?"
"Dovevo." replica, e la vista gli si annebbia agli angoli.
"No, non è vero. Potevi ripudiarmi. Potevi allontanarmi. Potevi persino mentire, e dire che non ero virgo intacta, che non valevo nulla. Invece mi hai uccisa come la peggiore delle bestie. Mi hai lasciata a marcire da sola, nell'inganno di un ventre sterile, vuoto."
Wesker digrigna i denti, si avvolge nel mantello che pende da spalle inerti, deboli.
"Volevi uccidermi, Albert."
Si volta, fissa un fantasma - una ragazzina di ventitré anni più giovane.
"Alex voleva uccidermi, e tu l'hai accontentata."
L'elmo sotto al braccio le rivolge orbite nerastre e cave, le fauci del serpente spalancate nell'atto di colpire e avvelenare.
"Tu sei morta, Excella."
"Lo sei anche tu, Albert."
Dentro il suo corpo il veleno avanza e divora.


Claire è stanca.
La guerra contro Simmons e Lansdale sta durando troppo - stanno perdendo tutto.
Chris aveva battuto il pugno sul tavolo quando il re si è rifiutato di attaccare, ripiegando invece su una tattica difensiva.
Stallo, l'aveva chiamato Chris, gli stiamo offrendo la perfetta opportunità per colpirci.
Il re non si era lasciato impressionare, ma Claire aveva colto l'indecisione nei suoi passi - movimenti lenti, affaticati.
La ferita, si era intromessa, avanzando, si è infettata, vero?
Il re le aveva rivolto uno sguardo asciutto, malato.

Occhi cerchiati di scuro e rossi - una sclera che grondava sangue.

Non le aveva risposto, raddrizzando invece le spalle, la schiena.
Claire aveva appoggiato le mani sul tavolo, tra le sue dita strategie consumate, soldatini sconfitti - inermi.
Dobbiamo riaprirla, gli aveva detto, e il re aveva riso - un suono orribile, che grattava.
Non possiamo, la replica, e dondola Wesker - Claire poteva vederlo chiaramente, un lento oscillare che non prometteva nulla di buono era avvelenata; la spada di Ashford, aveva specificato.
Chris aveva sbattuto le palpebre, sorpreso.

Attonito.

Allora troviamo l'antidoto, la risposta, e Wesker l'aveva fissata con occhi spenti - opachi.
Non esiste; non a questo veleno.
Silenzio.
State morendo, aveva mormorato Chris, e Wesker aveva stornato lo sguardo - pelle pallida, sudata.
Sì.
Chris aveva deglutito, improvvisamente privato d'ogni parola - svuotato.
La monarchia cadrà, Chris, e a Claire era parso d'intravedere un'ombra rossastra tra i denti del re, proprio come avevi sempre voluto.
Sospira, Claire, e sorride quando un refolo d'aria gelida le sfiora le caviglie.
"Sta morendo."
"Lo so."
"L'hanno avvelenato."
"Gli Ashford."
Claire si preme una mano sulla fronte, appoggia i gomiti sulle ginocchia.
"Sei arrivata tardi."
Silenzio.
"Simmons domani lancerà il suo ultimo attacco."
"So anche questo."
"Ci annienterà."
Un suono di gola, beffardo.
"No; non lo farà."
Claire si volta, la fissa.
Alexandra Wesker brucia sull'orlo di una guerra che sta distruggendo ogni cosa.


Due donne; due sorelle.
Claire osserva Alex sedersi sul piccolo scranno adiacente, spostare il pesante mantello che le copre le spalle.
È inquietante, Alex; uno spietato riflesso dell'uomo che stanno seguendo fino alla morte.
"Come?" le chiede, e Alex si umetta le labbra - si concede qualche istante per raccogliere le idee.
"William."
Claire s'inclina in avanti, alza un sopracciglio.
"Il Fuoco Eterno."
"Pensavo fosse solo una leggenda."
"Oh no: no, il nostro Will è riuscito a svilupparlo." le confessa, e sorride - snuda i denti.
Claire annuisce, si passa una mano tra i capelli sudati.
"Quanto?"
"Abbastanza da ucciderli tutti."
"Noi compresi."
Silenzio.
"So come funziona il Fuoco Eterno: brucia, fino a quando non distrugge ogni cosa, terra compresa. Non c'è modo di fermarlo, di arginarlo - di limitarlo."
"Non è necessario che sia la tua casata a pagare."
Claire ride - libera un guaito secco, aspro.
"No? Allora chi..." tace, poi, improvvisamente consapevole.
"Birkin stesso." le conferma Alex.
Claire inspira con forza, stringe le dita attorno alla cinghia della faretra.
"Per Annette." prosegue Alex, i gomiti sulle ginocchia, la testa incassata nelle spalle "Per Albert."
Ed è la prima volta che Claire sente chiamare il re per nome.
È la prima volta che Alex le pare umana - vicina.
"Avete ucciso voi la regina, vero?"
Alex le rivolge un'occhiata in tralice, abbozza un sorriso crudele - malevolo.
"Sì."
"Non era incinta. Non lei, almeno."
Alex inclina il mento nella sua direzione, un'espressione curiosa sul viso severo, spigoloso.
"No, Excella è morta per nascondere la tua gravidanza."
Non trema Alex, non si muove: le regala l'immobilità delle statue.
"Avete ucciso voi Patrick, per evitare il processo."
Ciglia pallide, che ombreggiano occhi trasparenti, che confessano.
"Vi ho visti, una volta."
Un tic improvviso alla mandibola: un muscolo che si contrae sotto la pelle - vibra.
"Il giorno in cui mio fratello è stato scelto come capitano della Guardia Reale. Nei corridoi. Parlavate di Lansdale e della sua proposta di matrimonio."
"Una delle tante." replica Alex, e Claire stringe le dita - si tormenta l'unghia del pollice con quella dell'indice.
"Da quanto?" le chiede, ed è bassa la sua voce - tremante.
"Da sempre." le risponde Alex, e non c'è vergogna nel suo viso - nulla, se non un devastante orgoglio.
"Perché?"
Alex aggrotta le sopracciglia, la guarda senza capire - confusa.
"Perché tuo fratello?"
Alex la fissa, tamburella con le dita sul cosciale.
"Cambierebbe qualcosa se ti concedessi la risposta più scontata?"
Claire sostiene il suo sguardo - la cerca.
"Ti fidi di Chris?"
"Sì."
"Ti fa sentire al sicuro? Protetta, amata?"
"Ogni giorno."
"Conosce le tue paure, le tue debolezze - le tue ferite?"
"Tutte."
"Morirebbe per te?"
"E io per lui."
Troppo tardi Claire si accorge di quello che ha risposto; che ha confessato.
"Tu e lui soli contro il mondo, uhm?" mormora Alex, e bruciano i suoi occhi - un sentimento così vorace che Claire ne ha quasi paura.
Claire apre la bocca, la richiude - soffoca nelle sue stesse parole.
La verità è qualcosa a cui non siamo mai pronti.


"Come si chiama?"
"Non deve interessarti." l'apostrofa, e controlla la barda di Zanor.
"È una femmina?"
Alex la ignora, il sole che sanguina tra i suoi capelli, lungo gli zigomi.
"Sì, deve essere una femmina."
Alex sospira, alza un sopracciglio - la studia in tralice.
È giovane, Claire; una treccia scarlatta lungo la schiena, occhi che non mentono - limpidi.
"Sai, non sei una brava persona."
Zanor scalpita - nitrisce nel silenzio di un'alba lattiginosa e pallida.
"Per nulla." continua, salendo su Osha.
Alex fa lo stesso con Zanor, ne prende le redini e tira - uno stallone il cui simbolo del serpente rende ancora più imponente - inquietante.
"Hai fatto cose terribili, e tutte per le ragioni sbagliate."
Scendono insieme verso la piana d'Edonia, il mantello di Alex un velo rosso che bagna il dorso di Zanor.
"Omicidio, incesto, corruzione; e la lista potrebbe anche essere più lunga."
Alex ascolta l'esercito di Simmons rumoreggiare in lontananza, una massa nerastra di picche e uomini - una bocca irta di denti e affamata.
"Sì, sei davvero una pessima persona, Alexandra."
Alex si ferma sul ciglio del crinale, respira l'odore appiccicoso e dolciastro del sangue che macchia il metallo delle spade - la pelle dei soldati.
Claire raddrizza le spalle, una fiamma che arde - divampa.
"La sua tenda." le indica la giovane Redfield, e Alex sposta lo sguardo verso il basso - , dove l'Uroboro taglia l'orizzonte, sventola protervo.
Suonano le trombe della cavalleria dei Gionne, e Alex comprende - non c'è più tempo.
"Deve essere già sceso in battaglia."
Alex annuisce bruscamente, respira.
"Farò quello che mi hai chiesto. E anche Chris."
Silenzio.
"Sei un'orribile persona, Alexandra." ripete Claire, e non c'è astio nella sua voce - rancore.
"Lo so." ammette - accetta.
Claire si volta, la fissa - l'armatura rossa e nera, gli schinieri squamati, l'elmo rostrato: tutto in Alex parla di una creatura fatta per avvelenare e uccidere.
"E lo è anche il re."
Acciaio e carne, grida e gemiti agonici: la guerra non ha epica, onore; è solo un pugno di dolore che chiamano giustizia.
Claire sorride, torna a fissare il cielo - un'aurora tumefatta e livida.
"Immagino sia questo che chiamano amore, alla fine."
Alex ride a un destino che l'ha voluta mostro e vittima.


Hela ciondola su gambe ferite, tremanti.
La pettiera giace in frantumi, penzola dalle cinghie in cuoio.
Albert le si appoggia con tutto il peso sul collo, cade.
Hela cerca di sostenerlo, scivola in avanti - sui garretti, infine di lato, rovesciandosi.
Wesker inspira, percepisce tutte le costole spostarsi e pungerlo - sulle labbra fiori di sangue e saliva.
Fissa Hela negli occhi - grandi, spaventati.
Fa perno sui gomiti, si costringe ad alzarsi - a vedere morire tutto quello che gli è sempre appartenuto.
È pesante la spada tra le dita, un fardello che lo sta divorando vivo.
Hela scalcia, nitrisce - scatta con il collo prima a destra, poi a sinistra.
Sta morendo, Hela.
Colpita, squarciata dai soldati di Simmons; Hela l'ha portato fin oltre la trincea nemica, e lì lo sta abbandonando.
Wesker stringe le labbra in una linea sottile, guarda Hela - pensa a lei.
Non ha potuto salutarla.

Non ha voluto.

Non è riuscito a vederla partorire il suo erede.

Non sa nemmeno che nome gli abbia dato; se sia maschio o femmina.

Hela si contrae in uno spasmo agonico, rovescia gli occhi nelle orbite.
Wesker rafforza la presa sull'elsa della spada - affonda, e libera un suono strozzato, furioso.
Il mantello è greve sulle sue spalle, un sudario prematuro.
La terra trema, la cavalleria dei Gionne rompe l'orizzonte.
Wesker si asciuga il sudore da sotto l'elmo rostrato e avanza.


L'Edonia è una terra fredda e inospitale; un pugno di rocce che sfregiano la terra, tagliano l'orizzonte.
Chris osserva Alexandra Wesker montare uno stallone da battaglia nero come un cielo senza stelle - la barda che brucia sotto i primi scampoli di luce.
Sulla testiera si mostra il simbolo della casata, un serpente dalle fauci spalancate e i denti estroflessi nell'atto di colpire.
Il cavallo scuote la testa un paio di volte, scalcia nel terreno brullo - dilata le narici, e Chris vede Alex chinarsi su di lui, tranquillizzarlo.
"Si chiama Zanor." lo interrompe dai suoi pensieri Claire "Un regalo del re quando erano ancora giovani."
Chris stringe le cosce attorno al dorso di Efisio, la studia.
Chris sa; conosce la verità.
Gliel'aveva raccontata Claire davanti a un fuoco gelido, all'ombra della prima neve di quell'inverno prematuro.

"Mi stai chiedendo un atto di fede enorme."

Disgusto; ribrezzo: questi i primi sentimenti che l'avevano pervaso.
Albert Wesker si fotteva sua sorella.
Albert Wesker aveva assassinato Excella Gionne - ingannata per mesi nel mentre Alexandra partoriva il loro erede.
Albert Wesker aveva mentito, ucciso, torturato, spezzato per nascondere questa relazione.
Albert Wesker aveva anche salvato il regno dell'Umbrella più volte di quante ricordasse.
Albert Wesker era anche lo stesso uomo che l'aveva voluto nella Guardia Reale, che aveva combattuto al suo fianco - che l'aveva allenato, istruito.
"Dicono che non ci sia davvero alcun antidoto al veleno degli Ashford."
"Sì." conferma Chris, e segue con lo sguardo il cavallo di Alex passare in rassegna le truppe, fermarsi a parlare con Birkin "La mezza spada di Alfred era imbevuta di ricina; l'ha trapassato all'addome, mancando di poco organi vitali."
Claire inclina il viso nella sua direzione, aspetta.
"Si è anche infettata." prosegue Chris, e percorre con lo sguardo la groppiera di Zanor - Uno il Tutto, il motto della casata dei Wesker.
"La febbre per il veleno lo sta consumando da ore; da quello che mi è stato riportato è già un miracolo che si regga ancora in piedi."
Claire ascolta il vento, le voci che porta con sé - nenie di morte e rovina.
Alex si volta e li fissa entrambi senza paura.


"Finirà oggi."
Alex tace, accarezza distrattamente la criniera di Zanor.
William sprona il cavallo nella sua direzione, l'affianca.
"Alex."
"Lo so."
Le cerca la mano, il polso, stringe.
"Mi dispiace."
Si volta, Alex, e gli regala uno sguardo malinconico, pieno di un sentimento che lo fa quasi sentire di troppo.
"Avevamo tanti sogni, Will."
E sorride, Birkin; ricorda Annette, le loro promesse - le loro stupide speranze.
"Vorrei poter dire di non sapere come siamo arrivati a questo; che è stata colpa della guerra, di Simmons."
"Ma non lo è."
Piega le labbra in una smorfia, Alex, e si china leggermente in avanti.
"No, non lo è." concorda.
Birkin alza lo sguardo al cielo, un'aurora già tinta di sangue.
Rumoreggia alle loro spalle la cavalleria dei Gionne, uno scalpiccio che percuote le terra, le ossa.
"È tutto pronto."
Alex inspira, si sistema l'elmo rostrato sul capo.
"Finirà oggi, Alex." ripete William, e c'è serenità nella sua voce.
C'è la calma di chi ha capito, compreso: di chi non teme più alcun male.
Alex si porta una mano al petto, la chiude a pugno - trattiene un grumo di lacrime e grida senza suono.
La verità è che non hanno mai avuto altra scelta.


La piana di Edonia è una triste memoria; una ferita che non ha mai smesso di sanguinare.
Alex porta il colore dei suoi ghiacci negli occhi, la neve nel cuore.
Vestita con i paramenti da guerra brucia - Zanor uno scalpiccio rabbioso sotto di lei.
"Stanno perdendo." mormora l'erede dei Redfield, rossa tra i capelli, sulle labbra.
"Stanno morendo."
Alex raddrizza le spalle, respira un'aria che porta già con sé la sua rovina.
"Dovrai rispondere dei tuoi crimini."
Claire scivola con lo sguardo sul profilo di Alex; il mantello bordato di pelliccia, la pesante armatura che indossa come il più bello dei vestiti.
Gronda nero e nero, Alex, e Claire sa: l'ha sempre saputo, in fondo.
Stringe le dita attorno alle redini, mostra una determinazione che solo gli eroi possiedono - o i martiri.
"Sarai condannata."
Esplode il cielo, crolla.
"Sarai giustiziata."
Fauci spalancate, spire crudeli; il simbolo della casata Wesker è un serpente nero come la terra per la quale stanno combattendo.
Claire piega le labbra in un sorriso asimmetrico, amaro.
"Non vi farete prendere vivi."
"No." ed è vecchia la voce di Alex, piegata - consumata.
Claire annuisce, si porta una mano alla gola.
L'esercito di Simmons avanza, quello dei Gionne stringe ai fianchi - nel mezzo, lui.
Zanor si tende sotto le gambe di Alex, si prepara.
"Vi copriremo ai lati." dice, e sfiora l'elsa della propria spada "Chris si occuperà di dare sostegno agli uomini di Birkin."
Ed è allora che Alex la guarda.
È allora che cerca gli occhi di Claire, rovesciandovi dentro una storia così orribile - così sporca - che quasi le manca il fiato.
Non ci saranno parole di commiato, di resa: Alexandra Wesker non morirà consegnando i suoi ricordi a lei.

Ma morirà.

Claire sostiene il suo sguardo, inclina il mento nella sua direzione - il riflesso di un'altra storia, di un altro tempo.
La guerra erompe in un boato assordante sotto di loro, e l'alba illumina per l'ultima volta ciò che resta di una donna senza speranza.
Alex si abbassa la visiera dell'elmo sugli occhi, si volta - estrae la spada.
L'ultima immagine che Claire avrà di Alexandra Wesker sarà quella di un'ombra nera e rossa che si consegna alla morte senza rimpianti.


Chris fissa Birkin, le sua mani nervose, gli occhi frenetici.
"Dobbiamo liberare prima il fianco destro, poi il sinistro."
"Lo so."
William ciondola il capo un paio di volte, annuisce - sembra non curarsi della sua opinione.
"I Gionne hanno una buona cavalleria, pessima fanteria."
Chris si chiede perché abbia accettato; perché abbia scelto di salvare una guerra di cui non faceva parte.
William si volta di scatto, un uomo intrappolato nel corpo di un eterno ragazzino.
"Per il trono." gli dice, e Redfield aggrotta le sopracciglia "Perché sei un uomo giusto, Chris." e scivola sulle ultime sillabe, le arrotola attorno alla lingua "Perché Simmons è un tiranno peggiore di Albert, e lo sai. Perché non credi in questo genere di monarchia, non ci hai mai creduto da stupido idealista quale sei, e questa è la tua occasione per cambiare le cose."
Ha occhi allucinati, Birkin, deliranti.
Ha gli occhi di un folle, di un uomo che sta bruciando - e che lo farà fino a esaurirsi completamente.
Sorride, ed è una piega grottesca - inquietante.
"Coraggio, Redfield." ed è improvvisamente allegra la sua voce, tirata agli angoli dalla una gioia stonata, fuori posto "Oggi è il giorno in cui il tuo ridicolo sogno di libertà si avvererà."

In cui la monarchia cadrà.

Claire suona l'attacco e la cacofonia delle armi copre ogni altro pensiero.


È stato un attimo; un momento solo.
Una lama che si abbassa, che taglia.
Zanor si era rovesciato sui garretti, disarcionandola.
Alex era caduta in avanti, riacquistando subito l'equilibrio - macellando il soldato responsabile dell'attacco.
Zanor era rotolato di lato, agonizzante.
Schiuma bianco e rosso, le rivolge un ultimo, disperato sguardo.

La supplica di un compagno fedele e devoto.  

È stato un attimo; un momento solo.

Una vita intera che si consuma in pochi istanti.  

I suoi ricordi diventano polvere a ogni passo.


Combatte, Wesker.
Affonda gli stivali nel fango e nella merda, si rifiuta di cadere.

Non qui; non oggi.

Osserva i suoi uomini venir falciati come fossero niente, sacchi di carne e ossa che gli esplodono davanti - viscere divelte e sulle quali scivola a ogni passo.
Hela l'ha portato fin dove ha potuto, crollando poi sotto i colpi degli uomini di Simmons.
Wesker sa che è finita: che non tornerà più a casa.
Sa che è perduto; che il trono verrà strappato dalla mani di sua sorella come se non le fosse mai appartenuto.
Stringe le dita attorno all'elsa della spada, colpisce un soldato, ruota verso il basso e taglia una gamba al secondo.
Para, Wesker.
Colpisce, e viene colpito.
Cade, si rialza - brucia, e il serpente che porta sul petto si tinge di sangue.
È solo, Wesker.
Qualcuno lo ferisce alla spalla, facendo saltare via la protezione metallica.
Perde l'equilibrio, rotola di lato e scansa una scudisciata che gli avrebbe aperto il costato in due.
Trema sotto la sua mano il simbolo della casata, e ingoia il suo stesso veleno l'Uroboro - una tremenda profezia.
Non ci vede più bene, Wesker.
Ha mentito, e la ferita del giorno prima si è infettata - sorride, perché la febbre lo sta mangiando vivo e gli rende tutto più sopportabile.
Sanguina sotto le bende, tra le piastre dell'armatura, e giù per gola percepisce il sapore della bile.
È solo, Wesker.
È solo, e accetta questa realtà.
Snuda i denti, fa perno sulle ginocchia e si lancia contro uno degli uomini di Simmons, trapassandogli la bocca con la punta della spada.
È solo, e ride Wesker, perché non sente più il dolore, la sofferenza.
Non sente la freccia che gli attraversa la schiena, quella che gli perfora il polmone.
Non sente il colpo che gli schiaccia l'elmo sulla tempia, deformandolo - crack, le ossa che si rompono e sanguinano, sulle palpebre, lungo lo zigomo.  
Non sente l'agonia di un corpo che sta cedendo, di una vita giunta al suo ultimo fiato.
Non sente più nulla, Wesker, e amplia il sorriso - una chiostra di denti da cui gronda sangue e veleno.
Wesker grida, e trascina tutto ciò che resta nel baratro della sua rabbia.


Simmons è sicuro di vincere.
Simmons sta vincendo.
Conquisteranno il trono, lui e Lansdale. E Gionne.
Sederanno nel posto che è loro, un sacro diritto.
Sorride, Simmons, perché la guerra è conclusa - e lui ha vinto.
Sorride, e si accorge troppo tardi che la fanteria dei Gionne viene falciata dall'unica casata che mai avrebbe dovuto prendere parte a quella battaglia.


Fende la cacofonia delle armi, il brusio della morte.
Alex affonda, para - alza lo scudo e avanza, schiaccia al suolo, massacra.
Le fanno male i muscoli delle cosce, quelli delle spalle - ignora un corpo che sta cedendo.
Albert è solo a pochi uomini da lei, ferito - morente.
L'ha visto essere colpito alla spalla, poi al petto.
Ha visto le frecce trapassargli le cosce, l'addome.
Ha gridato quando la mazza chiodata di Carla l'ha centrato alla tempia, deformando il serpente dell'elmo.
Schiva un fendente laterale, s'incunea nella difesa del soldato e taglia - gira la lama e la estrae, rovesciando intestini e merda.
Albert crolla in ginocchio, sangue lungo il mento, tra i denti serrati.
Alex scavalca un soldato morto, salta - slaccia il mantello dai pesanti alamari dorati e diventa un profilo sottile che si perde in mezzo a corpi divelti e membra tagliate.
Sta morendo, Albert.
Alex può sentirlo sotto la pelle, nelle ossa; la vita di Albert si sta accorciando a ogni respiro.
Lo raggiunge, scivola nel fango per lui - con lui.
"Albert." lo chiama, e lui si volta - occhi iniettati di sangue e persi, lontani.
Allunga la mano guantata verso di lei, sorride - un gesto così sincero da spaccarle il cuore.
Alla morte si consegneranno nello stesso modo in cui sono nati: insieme.


È pesante la mazza chiodata tra le sue dita, sporca di sangue e capelli.
Carla la stringe fino a far sbiancare le nocche, scarta di lato e sprona il cavallo verso il crinale della collina.
È a terra Albert Wesker, l'elmo deformato e fili di sangue che gli macchiano la corazza, il mento.
Avrebbe voluto colpirlo ancora - e ancora e ancora, fino a quando della sua bella faccia non fosse rimasto niente, una poltiglia sanguinolenta irriconoscibile persino dalla sua stessa sorella.
Avrebbe voluto, Carla, ma la cavalleria di Redfield distrugge quella dei Gionne - le Ombre della Wong venature nere che scivolano tra i loro fanti, infettano, recidono.
Snuda i denti, spinge il proprio cavallo al galoppo - cerca Simmons, il suo profilo.
Troppo tardi capirà che il destino prende e basta.


Cade, Wesker; crolla come una bambola a cui hanno tagliato i fili, un burattino dimenticato.
Immobile nel mezzo di una battaglia che sta perdendo, stordito da un dolore che ha ormai anestetizzato ogni altra sensazione.
Sangue tra i denti, in gola.
Sangue sotto l'armatura, tra le dita chiuse a pugno.
Si appoggia alla spada con entrambe le mani, inspira, ed è un gorgoglio umido quello che gli viene restituito.
"Albert." lo chiama qualcuno, ed è ginocchio al suo fianco Alex, una crudele allucinazione.
La guarda, sorride.
La morte è un'ombra abbastanza grande per entrambi.


Le sorride.
Alex gli toglie l'elmo, trattiene un gemito quando si accorge della frattura alla testa - di come il metallo gli abbia schiacciato parte del cranio e deformato lo zigomo sinistro.
Intreccia le dita nei suoi capelli, gli restituisce il sorriso.
"È finita, Albert." mormora, e si china verso verso il suo viso "È finita."
Lascia che appoggi la fronte contro la sua,  respira per lui Alex - con lui.
Respira, e gli cerca la bocca in un bacio che è solo sangue e disperazione - labbra già fredde, pallide.
"Sto morendo, Alexandra." ha la forza di dirle, e sorride suo fratello, perché è finita.

Perché sono finalmente liberi.

"Lo so."
Tossisce, vomita sangue e saliva contro il suo stesso petto, lungo un simbolo che era stato tutto - l'inizio, la fine.
Apre la bocca, la richiude - scivola addosso al suo corpo, cade.
"Eve." sussurra Alex, e si curva su di lui - lo protegge "Si chiama Eve, Albert."
Si contrae in uno spasmo Wesker, le artiglia il fianco - cerca il sostegno che le gambe non possono più dargli.
"È un bel nome." rantola, e Alex ingoia le lacrime - se stessa.
Muore, Wesker.
Alex gli prende il viso tra le mani in un gesto frenetico, urgente;  vede i suoi occhi svuotarsi, diventare opachi - vitrei.
"Albert." lo chiama un'ultima, devastante, volta.
E risponde, suo fratello.

Sempre.

Risponde a quella domanda mai posta, a quel grumo di parole lasciate lì a marcire per anni.
Risponde nell'incavo del suo collo, risponde e chiede perdono.

Si confessa.

Alex chiude gli occhi, ascolta la guerra urlare - il segnale di William che si propaga nell'aria densa di fumo e polvere.
Gli circonda la vita con le braccia, nasconde il viso contro il suo petto - percepisce il suo respiro spegnersi tra i suoi capelli, lungo il suo collo.
Alexandra Wesker accoglie il colpo che le spacca il cuore come una benedizione.


Birkin inspira

Ricorda Annette; il suo sorriso, la sua forza.

espira

Corre con il pensiero a Sherry, alla solitudine a cui la sta condannando - egoista mille e mille volte per un amore troppo pesante da sopportare da solo.

tira le redini di Icarus verso destra, alza il braccio

Richiama alla mente i pigri pomeriggi passati con Albert e le sue ricerche, la compagnia di Alex e della sua lingua pungente.

"Fuoco!" grida, e sparano i cannoni, liberano nell'aria l'ultima promessa di morte a un amico e un re.
Brucia il cielo, la terra.
Urla ancora Birkin, e divora tutto ciò che incontra la sua creazione, lingue rossastre che distruggono, abbattono, trattengono.
Cadono gli uomini di Simmons, non è abbastanza veloce la cavalleria dei Gionne.
A nulla valgono le macchine da guerra residue di Lansdale, e si sgretolano sotto la forza dell'impatto, una nube arancione e verde che oscura persino il sole.
Storna lo sguardo al centro della piana, li vede.
Riversi l'uno sull'altro, statue di sale e sangue.

Morti. Insieme. Per sempre.

Birkin sorride, e fa male.
Fa male, e si cicatrizza sul volto quella piega, scopre i denti, i muscoli, le ossa.
Brucia, Birkin, e va bene così.

Perché la giostra si è fermata ed è tempo di scendere: qui e ora.

Chiude gli occhi, il Fuoco Eterno asciuga le lacrime - il dolore.
L'oblio è un silenzio in cui, finalmente, ritrova la voce di Annette.


"Scappi, Simmons?"
È feroce, Redfield.
È arrabbiato, e forte: un guerriero la cui spada non è mai pesante.
Simmons si passa la lingua sulle labbra, aggrotta le sopracciglia.
"Albert Wesker doveva cadere."
Tace, Chris; ascolta le parole di un uomo già morto.
"Lo sai anche tu, Redfield."
"Non così."
Derek sbatte un piede nella terra umida, libera un verso sorpreso - frustrato.
"Sei uno stupido idealista, Redfield! Albert Wesker è un tiranno che si fotte sua sorella e ha ucciso suo padre. Ha torturato e giustiziato gente innocente per difendere la sua sporca morale. Ha segregato e assassinato l'erede dei Gionne come fosse niente, una serva qualunque."
Chris rimane in posizione di guardia, lo fissa con occhi disinteressati - puliti.
Simmons ansima, deglutisce.
"Capisci perché dovevamo, stupido cane? Capisci?"
Rafforza la presa sulla spada, avanza di un passo, due.
"Sì, Derek; capisco."
Simmons abbozza un sorriso; lo ritrae non appena vede Redfield alzare la spada, lo scudo.
"Capisco che hai ucciso, torturato, giustiziato gente innocente per difendere la tua sporca morale."
Brilla il simbolo del cane a tre teste sull'armatura di Chris, lucido di sangue.
"Capisco che ti sei alleato con Lansdale perché voleva fottersi una donna più giovane di trent'anni. Che i Gionne hanno venduto la propria figlia al potere. Che tutti voi lo cercate come una falena con la luce."
Simmons arretra - codardo vigliacco bugiardo.
Chris sorride, ed è feroce - la tenacia dei giusti.
"Ragni, serpenti, libellule, cani: tutti non siamo altro che bestie, Simmons. E come tali moriremo: tu per primo."
Simmons para il primo affondo, viene falciato dal secondo.
Cade, uggiola.
"La monarchia deve cadere."
Lo scudo si abbatte sulla sua schiena, gli spezza le vertebre lombari - lo paralizza sul posto.
"Ma non sarai tu a prendere il suo posto: nessuno di noi farà."
Simmons conficca le unghie nel fango, striscia - Redfield un mastino che ha trovato la sua preda e non la lascerà andare tanto facilmente.
La battaglia ruggisce, Simmons chiede pietà.

Si contorce a terra, tra la propria merda e ciò che resta della sua arroganza.

Chris lo decapita con un colpo secco del polso e grida per tutte le vite che non è riuscito a salvare.


Carla grida - il cielo si spegne.
I soldati rimasti fuggono verso i lati della valle, cercano di risalire i suoi gradini di roccia e neve.
Carla grida, e Simmons muore - spaccato a metà.
Carla grida, e si sgretola - i residui del Fuoco Eterno che le bruciano i capelli, la pelle del viso.
Carla grida, e tutto diventa nero e rosso.


Claire li vede.
Claire li vede, e si ferma. Per un attimo. Uno solo.
È morto, il tiranno.
È morto Albert Wesker, e lo è anche sua sorella.
Non c'è differenza tra le loro armature, e ora appaiono davvero per quello che sono sempre stati; due serpenti arrotolati l'uno nelle spire dell'altro.
Il mantello di Albert è un sudario umido di sangue, un velo che ricopre entrambi.
Ha il cranio sfondato Wesker, il capo nascosto contro la spalla di Alex.
Ha una ferita alla schiena, Alex; una bocca rossastra poco sotto il seno sinistro.
Scivola la luce dell'alba sui loro capelli, corone d'oro e sangue - idoli caduti, sgretolati.
Claire si ferma, e li guarda. Per un attimo.
Percepisce in lontananza Chris gridarle di ritirarsi, che i Birkin stanno lanciando il loro attacco alla cavalleria dei Gionne.
Storna lo sguardo, e non è sorpresa di vedere un muro di fuoco divorare la piana - il progetto segreto di Birkin, la sua grande opera.
Flette le redini di Osha verso sinistra, la sprona al galoppo.
Alle sue spalle tutto diventa cenere e rimpianto.


La battaglia è finita, la guerra conclusa.

E loro hanno vinto.

Della piana di Edonia non resta nulla: polvere e rimpianto.
Una distesa nera e priva di colore, morta.
Chris conta i morti, le infinite vite che il fuoco eterno di Birkin si è portato via.
Immobili sotto la cenere, intrappolati per sempre in un eterno grido muto.
Sfiora uomini urlanti, in fuga.
Tocca la Morte, e le sue adunche mani.
Claire è al suo fianco, silenziosa.
Si ferma, e Chris con lei.

Li riconosce.

"Non sarebbe sopravvissuto comunque: la ferita alla testa era troppo estesa."
Tace, Claire, e si china verso il profilo di Alex.
Brilla ancora il medaglione che porta al collo, un serpente d'ossidiana contro cui nulla ha potuto il Fuoco Eterno.
Ne segue i contorni con la punta delle dita, lo tira delicatamente a sé - osserva Alex cominciare a sgretolarsi tra le sue mani, spirali grigie e bianche che il vento cattura nel suo respiro.
Si dissolve davanti ai suoi occhi, e la segue suo fratello - un grumo di polvere che si disperde nel cielo.
Claire si rialza, nasconde tra le pieghe del mantello ciò che resta di un nome e di una storia.
Chris fissa sua sorella e capisce che alcune verità non potranno mai essere rivelate.
Nemmeno a loro stessi.

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Capitolo 14
*** Uroboro ***


ddd Epilogo - Uroboro

È tornato a casa, il Cane a tre teste; con lui il Corvo e il Cavallo a sei zampe, la Volpe e un pugno di morti.
È tornato a casa e si è guardato intorno spaesato - confuso.
Capitano, cosa facciamo? gli chiedevano, e lui non sapeva cosa rispondere.
Capitano, la regina è morta, gli dicevano, ma non c'era più nessuno da accusare e giustiziare.
Capitano, capitano, capitano, ed era stata la Volpe a intervenire, mettendo a tacere ogni voce.
Tocca a te, gli aveva mormorato, ritirandosi poi nella sua tristezza.
La monarchia è caduta, Chris; forse è il tempo di costruire qualcosa di nuovo.
Davanti a lui il palazzo reale è uno scheletro annerito e senza più forza.


Lyas Gionne accoglie la notizia della vittoria del re - di Redfield - con un quieto cenno del capo.
Chiede di sua figlia; di dove sia.
Non sanno cosa risponderle.
Forse l'hanno seppellita da qualche parte, le dicono, ma Lyas sa che non è così.
La immagina divorata dai vermi, rovinata dalla decomposizione.
Immagina il suo bel viso ridotto a brandelli di carne e ossa, orbite vuote e putride, in cui galleggiano occhi azzurri e spenti - sua figlia.
Immagina il re mentre la uccide - l'avrà soffocata con le sue mani, oppure sarà stato abbastanza clemente da darle una morte veloce?
Avrà sofferto, Excella?
Avrà avuto paura?
Lyas si siede sul bordo della finestra, osserva un cielo terso, pulito: un sole che non trova alcuna nuvola e illumina la Rosa dei Gionne in un'ultima beffa.
Sorride, e beve un sorso di vino, scuro come i suoi capelli, reclinandosi all'indietro.
Sì, è proprio una splendida giornata per morire.


I soldati della Valentine lo trovano riverso sul corpo del proprio figlio - morto.
Jill si piega in avanti, lo scosta leggermente - nota la gola squarciata, la pozza di sangue che si è raffreddata sotto i suoi piedi.
Neil ha la stessa ferita, solo più precisa - più netta.
Ingrid la fissa, un'espressione dura sul volto segnato.
"Sono morti." le dice "Prima ha ucciso suo figlio, poi se stesso."
Ingrid sputa per terra, piega le labbra in un sorriso a metà.
"Non ha avuto neppure la dignità di affrontare un processo davanti al Concilio nascente."
Jill si scosta i capelli dalla nuca con la mano rimasta, ordina che i corpi vengano presi e seppelliti nella cripta dei Lansdale.
"Io li avrei gettati in pasto ai cani." insiste Ingrid, e lo sguardo di Jill scivola sulle mura della sala, lungo le scanalature delle pietre - povere, mal levigate.
Jill storna lo sguardo, posa il suo unico occhio sullo stendardo rovesciato del Ragno.
La pietà è la prima cosa che ogni guerra ti toglie.


Segregata, ignorata; Carla è un grumo di carne cicatrizzata e piagata dal Fuoco Eterno.
Non ha più nulla in lei, se non il veleno dello scorpione che le scorre nelle vene, sotto la pelle.
Non ha più un regno, un trono, una promessa, un futuro.
Galleggia, Carla, in una bolla di niente, e viene considerata innocua: un carnefice diventato vittima.
Ha le palpebre incollate tra loro, la bocca asciutta - crepata.
Non sente le dita delle mani, quelle dei piedi.
Non sente nulla, Carla, se non un odio vorace nel petto, una forza distruttiva che pare aver assorbito tutte le altre.
Brucia, Carla, di una rabbia che la scioglie - croste nerastre sotto alle quali dimora una bestia ributtante e che non conosce pace.
È come morta, dicono, e l'abbandonano al suo destino.
È solo un guscio vuoto, ripetono, e la lasciano sola nel buio - nell'assenza.
Appoggiano la penna sul tavolo, lasciano asciugare l'inchiostro - vergano la parola fine alla sua triste e delirante storia.
Sotto la sabbia, dimenticato, lo scorpione uccide la locusta - si nutre del suo stesso veleno e aspetta.


"Non esisterà più un trono." proclama Chris, e cala il primo colpo sullo schienale in oro e velluto - chiude gli occhi mentre lo fa perché i ricordi mordono.
"Vivremo da uomini liberi." afferma, ed è un bel sogno, in fondo.
"Sarà istituito un Concilio. Ognuno di noi avrà un rappresentante, una voce." e allunga la mano verso Claire.
"Saremo tutti uguali." promette, ed è fragile la sua voce - incerta.
Claire gli prende il polso tra dita sottili e forti, si siede alla sua destra - il posto della regina, di Alex.
La crudele simmetria di quel momento non sfugge nemmeno a lei.


Il re è morto, hanno detto.
La guerra è finita, hanno esultato.
I nemici della corona sono caduti, hanno dichiarato.
Non ci sarà più alcuna monarchia, la decisione di Redfield, e cade lo stendardo dei Wesker, viene bruciato - dimenticato.
Stuart osserva il serpente ripiegarsi tra le fiamme, avvolgersi nelle sue spire e sgretolarsi - Eve un profilo addormentato tra le sue braccia.
Si rilassa contro il suo petto l'ultima erede dell'Uroboro, respira il suo odore - al collo tutto ciò che resta di una storia e una tragedia.
Stuart getta un'ultima occhiata al palazzo reale - alle sue guglie appuntite, geometrie verticali e impossibili.
Ricorda la prima volta che era giunto da nord per diventare il servo personale di Lady Alex - i suoi occhi, la sua forza.
Ricorda il re - la sua arroganza, la sua debolezza.
Ricorda i loro silenzi, le loro parole nascoste.
Ricorda, e incide ogni immagine, ogni momento nella sua memoria - un testamento postumo.
Eve si agita nel sonno, si porta alla bocca l'anello di sua madre.
Stuart china il capo (solo un attimo) libera un singhiozzo (solo uno) - sprona il cavallo fuori dalle stalle, verso i cancelli della città.
Alle loro spalle un'eredità di sangue e polvere.


Un attacco suicida. Un atto di martirio.
A Sherry racconteranno questo.
Le diranno che suo padre è morto con onore, vendicando sua madre.
Le diranno che ha salvato il regno; che la sua pioggia di fuoco ha dato la possibilità alla casata Redfield di distruggere il mostro della favola - di creare un nuovo equilibrio, più giusto, forse.
Le diranno che le voleva bene, e che l'ha fatto per una promessa a un suo vecchio amico - il re.

Albert Wesker.

Le diranno che andrà tutto bene; che Claire sarà sempre con lei, pronta ad aiutarla.
Sherry ascolterà tutte le loro parole e piangerà per un padre che l'ha abbandonata troppo presto.


"Te ne vai."
Stuart si ferma, trattiene le redini del cavallo attorno al polso.
"Ti pensavamo morto."
Si gira, e regala il suo sorriso migliore alla secondogenita della casata dei Redfield.
"Mi deve aver scambiato per qualcun altro, mia signora."
Claire lo ignora, si avvicina alla sacca imbottita che è già legata sul dorso del cavallo.
"È piccola." contempla, e scosta leggermente le coperte che nascondono la neonata "Una settimana neanche."
"Mia nipote." replica prontamente Stuart, e irrigidisce i muscoli delle spalle "Sua madre è morta di Febbre."
Claire annuisce, distratta.
Sfiora con la punta delle dita la fronte della bambina, i capelli biondissimi, gli occhi così azzurri da essere quasi trasparenti.
"Lo so." e lo fissa con un'intensità spaventosa "Lo so."
Stuart scivola con la mano sull'elsa del pugnale, deglutisce; si prepara.
Claire sposta lo sguardo sul suo fianco, abbozza un sorriso.
"Non ce ne sarà bisogno, nonno; puoi andare." e si scosta dal cavallo, dandogli qualche pacca sul collo "Raccoon non è un posto adatto a una bambina così piccola."
Stuart le cerca gli occhi, interdetto; Claire amplia il sorriso, lascia cadere qualcosa tra le coperte della bambina - si porta poi le mani dietro la schiena.

Un ciondolo.

Stuart coglie l'orbita del serpente brillare, le fauci spalancate - le spire arrotolate su loro stesse, strette in un pugno di morte.

Il suo simbolo. Loro.

"Le racconterai di sua madre?"
"Sì."
"E di suo padre?"
"Anche."
"La consegnerai a un fardello piuttosto pesante."
"La menzogna è un fardello, signora; non la verità."
"Uhm." mormora Claire, alzando un sopracciglio "Forse."
Un contadino passa loro vicino trascinando una carriola di verdura, urla qualcosa che si perde per le strade del mercato.
"Vai, nonno." ripete, e scuote una mano verso i cancelli "Vai. E non voltarti mai indietro."

Non tornare mai più dove ci sono solo disperazione e tragedia ad attenderti.

Stuart si copre il viso con il cappuccio del mantello e diventa l'ennesimo fantasma di quella guerra senza redenzione.




"All suffering originates from craving,
from attachment, from desire."
- Edgar Allan Poe -






Si chiude il sipario, cala il silenzio.
Sono storditi i teatranti, attoniti.
"È finita." dice loro la Voce.
E china allora il capo il Cane a tre teste, stanco.
Si arrotola attorno alla Serpe bianca quella nera - intreccia le proprie spire alle sue fino a quando non è possibile capire dove inizia uno e finisce l'altro.

Uno il Tutto.

Il Cavallo a sei zampe lascia che si posi sul suo dorso il Corvo, dovrà convivere con la colpa dell'ignavia l'Orso.
È solo il piccolo Falco, e si accovaccia vicino al Cane a tre teste - smarrito.
Giacciono dietro le quinte la Libellula e il Ragno, schiacciati.
Li osservano la Volpe e il Leone, e vola ancora la Farfalla - quieto è invece il Cinghiale, rassegnato.
Viene ignorata la Locusta diventata Scorpione, immobile - ingannevole.
La Voce raccoglie da terra una Rosa sfiorita, nera - le accarezza i petali rimasti, e se la porta al petto in un gesto pietoso, clemente.
"Potete riposare, adesso." dichiara la Voce, e si spengono le luci - i rumori.
L'ultimo atto è infine stato compiuto - recitato - e, per un attimo, tutti loro hanno brillato.
Insieme hanno iniziato questa tragedia; soli si sono consegnati al proprio destino.  


Buio.




Note dell'autrice: non c'è speranza, non c'è redenzione. Resident Evil non è solo una storia di zombie, no; ci sono tragiche umanità strappate, deformate. Ci sono mostri umani, sconfitte, rimpianti e rancori - amori che bruciano ogni cosa, compresi loro stessi.
Un grazie speciale a ccr456, perché senza di lei questa storia non ci sarebbe mai stata - non avrei mai trovato la spinta giusta.
Grazie a Multieleonora96, perché attraverso le sue illustrazioni Alex e Albert hanno preso vita - respiro. (1, 2, 3, 4)
Grazie a tutti voi, lettori silenziosi e non: ci si rivede sotto il segno del Serpente e tra le sue spire.

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