Doctor Who: The Italian Adventures - No. 2: C'era una volta un pezzo di legno

di Il Professor What
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte 1 ***
Capitolo 2: *** Parte 2 ***
Capitolo 3: *** Parte 3 ***
Capitolo 4: *** Parte 4 ***
Capitolo 5: *** Parte 5 ***
Capitolo 6: *** Parte 6 ***



Capitolo 1
*** Parte 1 ***


Parte 1

C'era una volta... un re! No, miei cari lettori, c'era una volta un ometto basso con un flauto e una macchina del tempo, un guerriero scozzese del Settecento e una giovane scienziata del tardo XXI secolo. E un giorno, questo trio si ritrovò a dover intervenire per aiutare lo scrittore di un classico per ragazzi a superare un blocco. O, altrimenti detto, benvenuti alla seconda puntata della serie "Doctor Who: The Italian Adventures"! Non perdiamo tempo, e vai con la sigla!

THE PROFESSOR WHAT

Presents

PATRICK TROUGHTON

FRAZER HINES

WENDY PADBURY

DOCTOR WHO: THE ITALIAN ADVENTURES

No. 2: "C'era una volta un pezzo di legno"

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“Be’, è stata una bella vacanza” sospirò Zoe chiudendo la porta del TARDIS. “Mi è piaciuta la Londra del XX secolo. Molto caratteristica.”

“Parla per te” rispose Jamie. “Io l’ho trovata solo grigia e noiosa. Ho preferito molto di più la campagna. Non è le Highlands, ma…”

“Io sono solo contento di stare di nuovo dentro il TARDIS” rispose il Dottore, accarezzando la console. “È bello averti di nuovo qui, ragazza mia. Non farmi mai più una cosa del genere” sussurrò poi alla macchina in tono affettuoso. 

Mi sei mancato anche tu, fu la risposta. E comunque, sei stato tu a premere il pulsante d’emergenza.

“Dottore” intervenne Zoe, “dove li metto questi?” chiese, mostrando una valigia piena di vestiti del XX secolo. “Isobel me li ha comprati prima che partissimo.”

“Oh, non preoccuparti, Zoe, mettili solo nel tuo armadio; il TARDIS ti troverà spazio sufficiente. Tra l’altro, con alcuni di quelli addosso sarai molto carina” aggiunse, guadagnandosi un sorriso dalla ragazza, e una smorfia da Jamie. “Be’, Jamie, qualcuno deve pur dirglielo, se non lo fai tu…”

“Lascia perdere” sospirò il ragazzo. “Piuttosto, il TARDIS è pronto a partire?”

“Giusto il tempo di eseguire un piccolo controllo” disse il Dottore. “Non sarà un viaggio lungo, la ragazza deve ancora riprendersi.”

Provaci tu a essere fatto a pezzi, brontolò il TARDIS.

“Ed è per questo che te la prenderai comoda” rispose il Dottore, un attimo prima di avere un’idea. “Che ne dite di un viaggio solo indietro nel tempo? Sempre questo pianeta, ma una diversa epoca. Non dovrebbe essere difficile, e il TARDIS avrà tempo di riprendersi.”

“A me va bene” disse Jamie. “Basta solo che non mi fai ricadere nelle mani delle giubbe rosse.”

“Anche a me piace l'idea di un'altra visita archeologica” disse Zoe, rientrando. “Spero solo di avere il vestito adatto.”

“Oh, qualcosa troveremo. Ecco qua, pronti a partire!” esclamò il Dottore, premendo i comandi d’accensione. “E speriamo che vada bene” borbottò poi a bassa voce. 

I tre viaggiatori sentirono gli usuali rumori del decollo: il fruscio dei motori, il risucchio della dematerializzazione, i rollii e i rumori dell'entrata nel flusso temproale. Le pareti traballarono un po' e alcune luci strane si accesero, in risposta alle quali il Dottore si affrettò a premere alcuni tasti e tirare alcune leve. La sua espressione fece preoccupare Jamie e Zoe, ma la cabina sembrò reggere, e dopo pochi istanti i due ragazzi e il Dottore iniziarono a sentire i rumori usuali dell’atterraggio.

“Pare che sia tutto a posto” sorrise Jamie, mentre Zoe controllava i dati assieme al Dottore.

“Confermo” disse lei, quando il TARDIS si su fermato. “I valori sono stabili, e non registro niente di anomalo. Proviamo a dare un’occhiata fuori con lo scanner?”

“Certamente” disse il Dottore, premendo il pulsante. Lo schermo fu subito riempito dall’immagine di una campagna verde e lussureggiante, sotto un cielo autunnale solcato da alcune nubi. In distanza, si vedeva all’orizzonte spuntare il profilo di una città dall’aspetto ottocentesco.

“Siamo ancora sulla Terra” annunciò Zoe leggendo i dati. “Italia, Firenze, 8 novembre 1881. Dottore, ha funzionato!”

“Brava la mia ragazza” commentò allora il Dottore, accarezzando la console. “Mi spiace se ho avuto dei dubbi.” La macchina stavolta non rispose, ma al Signore del Tempo sembrò sentire una vibrazione allargarsi nella sua mente, dal sapore dolce come un sorriso. “Bene, ragazzi, vestitevi e andiamo.”

“Ehi, ci sono le montagne!” esclamò Jamie, puntando il dito verso gli Appennini che si vedevano in lontananza.

“Oh, credimi, Jamie, qui non sentirai affatto la mancanza delle Highlands” sorrise il Dottore. “E, Zoe, se hai trovato caratteristica la swinging London, aspetta di vedere l’Italia dell’Ottocento. La amerai.”

***

Erano circa le dieci del mattino quando il Dottore e i suoi compagni uscirono dal TARDIS, indossando abiti pesanti per far fronte alle temperature rigide del periodo. Il Signore del Tempo aveva anche insistito per prendere con sé un ombrello, per far fronte a una possibile pioggia: ne aveva scelto uno con l’impugnatura a forma di punto interrogativo. I suoi compagni, che già avevano dovuto trattenerlo dall’indossare la sua gigantesca pelliccia, avevano preferito lasciar correre (almeno l’ombrello dava meno nell’occhio). Si diressero quindi dritti verso la città, con il Dottore che fischiettava allegramente un’aria d’opera.

Nel giro di un paio d’ore, Zoe aveva già ampiamente dato ragione al Dottore: Firenze era bellissima. Erano stati a Santa Croce, al Duomo (il Dottore aveva sorriso di fronte al dipinto di Dante con i tre regni), e a piazza della Signoria, i cui palazzi avevano fatto spalancare poco elegantemente la bocca a Jamie. Quanto a Zoe, lei era semplicemente incantata, anche e soprattutto nel vedere la gente dell’epoca che passava loro accanto, a piedi o in carrozza; la ragazza arrivò persino a squittire d'entusiasmo nello scorgere alcune delle prime automobili. Il Dottore, dal canto suo, si limitava a sorridere di fronte allo stupore dei compagni, dentro di sé contento che la sua seconda visita nella città si stesse rivelando meno complicata della prima.

Dopo un due ore buone di giro, tuttavia, Jamie cominciò a esprimere il desiderio di mangiare, ovviamente sentendosi rimproverare da Zoe per il suo “materialismo”. Calmandoli, il Dottore li portò entrambi in una trattoria, a poca distanza dagli Uffizi che, secondo il programma, sarebbero stati il giro successivo.

“Si è ricordato i soldi, vero, Dottore?” chiese Zoe.

“Ma certamente!” esclamò quest’ultimo, offeso. “Sono un po’ distratto, ma non completamente scemo ancora, grazie al cielo.”

“Hai fatto bene a chiederglielo” mormorò invece Jamie, alzando gli occhi dal menu. Il Dottore stava per rispondere, ma proprio in quel momento la porta del ristorante si aprì, lasciando entrare due uomini che discutevano animatamente.

“Collodi, lei sta dando un calcio alla fortuna!” disse uno dei due. “Possibile che non si renda conto…”

“Mi rendo perfettamente conto" rispose l'interpellato (un uomo sulla cinquantina, pelato e con una corta barbetta sotto il mento), "ma la storia è finita. Dica ai suoi lettori che presto l’autore scriverà qualcos’altro.”

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“Ma non possiamo lasciarli a denti secchi! Biagi le ha fatto vedere le lettere, no?”

“Sì, me le ha fatte vedere, ma non cambia niente. Anche se volessi continuare, il burattino è comunque morto.”

“Ma suvvia, lei davvero crede…” stava per continuare l'altro, ma proprio in quel momento i due si accorsero di essersi fermati a discutere vicino al tavolo del Dottore, di Jamie e Zoe. Scusandosi per il disturbo, si avviarono a occupare un tavolo più avanti nel locale, ma avevano fatto solo pochi passi che il Dottore si era alzato per bloccare loro la strada.

“Perdonatemi, signori, ma non ho potuto fare a meno di ascoltare. Se non mi sbaglio, lei l’ha chiamato… Collodi?” aggiunse poi, indicando l’uomo pelato con la barbetta.

“Certo, è il mio nome da lavoro! Perché, le sembra strano?”

“Onoratissimo di fare la sua conoscenza!” esclamò allora il Dottore, prendendo la mano al sorpreso scrittore e iniziando a stringerla con passione (Jamie e Zoe intanto cercavano di nascondere la faccia per l’imbarazzo). “Sono un grande ammiratore del suo lavoro, specie della sua ultima creazione!”

“Davvero?” chiese Collodi, divertito. “Be’, ne sono lusingato, anche se lei mi pare un po' troppo cresciuto per le bambinate.”

“Bambinate?” ripeté il Dottore, quasi incredulo. “Signor Collodi, lei ha scritto qualcosa di più di una semplice bambinata! Potrei sbagliarmi, ma credo che sia destinato a diventare un classico della letteratura!”

“Addirittura!” rise lo scrittore. “Ha sentito, Martini? Forse dovrei smettere con la letteratura per ragazzi e andare a fare il romanziere serio, pare che abbia la stoffa del genio!”

“A me basterebbe che continuasse la storia” borbottò Martini.

“Gli dia ascolto, Collodi” intervenne allora il Dottore. “So che non ne ha motivo, ma si fidi: le avventure del suo burattino non sono finite. Vada a casa e ci dorma su, qualche idea le verrà di sicuro.”

“Magari vorrebbe suggerirmene qualcuna lei, signor…”

“Dottore, prego. Solo Dottore. E questi sono i miei compagni, Jamie e Zoe. Siamo viaggiatori appena arrivati a Firenze.”

“E avete avuto modo di leggere la mia storia?” chiese Collodi. “Non sapevo che il Giornale dei bambini fosse venduto anche all’estero.”

“Oh, be’…” balbettò il Dottore, resosi conto improvvisamente della gaffe commessa. Per fortuna Zoe intervenne rapidamente in suo aiuto, inventandosi una loro corrispondenza da Firenze il cui figlio aveva avuto raccontanto loro della storia. L’arrivo provvidenziale del cameriere per le ordinazioni disperse la comitiva: Collodi e il suo editore lasciarono i viaggiatori al loro pasto e andarono a occupare un tavolo in fondo.

“Grazie, Zoe” sospirò il Dottore. “Devo decisamente imparare a controllare il mio entusiasmo.”

“Si può sapere chi era quello?” chiese Jamie, una volta che il cameriere si fu allontanato con le ordinazioni.

“Quello” spiegò il Dottore “è Carlo Lorenzini, in arte Collodi. È uno scrittore di letteratura per ragazzi, e giusto in questo periodo sta scrivendo per il giornale diretto dall’editore Ferdinando Martini, che è quello seduto con lui, la sua opera più famosa: Le avventure di Pinocchio.”

“Ha detto Pinocchio?” chiese Zoe, improvvisamente interessata. “Intende il burattino?”

“Certo.”

“Era il mio libro preferito da bambina! Avevo una bellissima edizione con immagini in quattro dimensioni, e il testo che appariva e scompariva dallo schermo! La balena era bellissima, ti dava davvero la sensazione di… Un momento” si interruppe Zoe, ricordando ciò che aveva sentito dire a Collodi. “Sbaglio, o ha detto  che Pinocchio è morto?”

“No, non sbagli. Originariamente, la storia avrebbe dovuto concludersi al capitolo 15, con Pinocchio impiccato alla Quercia grande dagli assassini. Niente Lucignolo, niente Fata, niente Paese dei Balocchi, niente balena. A quanto pare, siamo arrivati nel momento in cui l’editore sta ancora cercando di convincere lo scrittore a continuare la storia.”

“Sarà meglio!” si indispettì Zoe. “Finire con Pinocchio impiccato… che idea!” E per tutto il resto del pranzo, Zoe non smise di lanciare occhiate di fuoco al tavolo in fondo, dove Collodi, lasciato dall’editore, continuava a mangiare tranquillo il proprio piatto di maccheroni.

Il pranzo era ormai terminato, e loro fecero cenno al padrone, un uomo rubicondo dall’aria gioviale, perché venisse a presentare loro il conto. Il Dottore si complimentò con lui per l’ottimo cibo, il che portò l’uomo a offrire loro di tornare quella sera, quando, a sentire lui, avrebbe cucinato un piatto speciale. Ne stavano ancora parlando, quando due carabinieri entrarono nella trattoria.

“Brutte notizie” sospirò l’oste vedendoli.

“C’è qualche problema?” chiese il Dottore.

“No, no, si figuri” si affrettò a negare l’oste, mentre i due uomini in divisa raggiungevano il tavolo di Collodi. Dalla loro postazione, i viaggiatori videro lo scrittore e i due parlare a bassa voce, con espressione preoccupata.

“Sono due settimane che qualcuno entra in casa del signor Collodi” spiegò l’oste, vedendoli interessati. “Non a rubare, però, o almeno così sembra. Sembra che lasci solo degli strani disegni dappertutto.”

“E lei come lo sa?” domandò Zoe.

“Il signor Collodi viene a mangiare qui quando è in giro, e dopo la terza volta che vedevo entrare i carabinieri, ho provato a chiedere spiegazioni. Sapete, gli affari rischiavano di risentirne. Non sono riuscito a sapere molto, ma mia sorella conosce una che lavora come domestica vicino a casa di Collodi, e…” Qui l’oste fu costretto a interrompersi, perché proprio allora lo scrittore lo chiamò per chiedergli il conto, e si allontanò di fretta.

“Che chiacchierone!” sbuffò Jamie, quando fu fuori tiro. “Scommetto che si è inventato la storia per accalappiare meglio i clienti.”

“Non credo, sai?” rispose Zoe. “I carabinieri sono entrati, li abbiamo visti anche noi. E poi, perché costruire una storia così elaborata?”

“Penso abbiate entrambi ragione, ragazzi” intervenne il Dottore. “Di sicuro l’oste vuole usare la storia per il locale, ma non credo stia mentendo. Voglio ascoltarlo, potrebbe essere interessante.”

“Che cosa?” esclamò Jamie. “Pensavo fossimo in vacanza!”

“Oh, una piccola indagine non ci farà male. E poi, abbiamo appena sventato un’invasione di Cybermen, cosa può esserci di peggio?”

“Io ci sto” sorrise Zoe. “Il posto mi piace, e non direi di no a vedere qualcosa di più.” Jamie stava per ribattere, ma in quel momento l’oste, sbrigato il conto dello scrittore, tornò al loro tavolo, e il Dottore ne approfittò immediatamente per chiedergli di continuare con la sua storia.

NOTE DELL'AUTORE

- All'interno della cronologia della serie, la storia è ambientata durante la stagione 6 della serie classica, immediatamente dopo il terzo serial, "The Invasion". In quella storia, il Dottore, Jamie e Zoe aiutavano la UNIT, guidata dall'appena promosso Brigadiere Lethbridge-Stewart (alla sua seconda comparsa nella serie), a respingere un tentativo di invasione dei Cybermen. Nel serial ancora prima, "The Mind Robber", i tre venivano imprigionati nella Terra dei Racconti (un luogo di cui riparleremo) dall'entità che la governava; quest'entità era persino riuscita a distruggere il TARDIS, approfittando del fatto che la Terra si trovi al di fuori del flusso spaziotemporale. E' a questa distruzione che si fa accenno alle prime battute, e la "vacanza" cui Zoe fa cenno è il periodo che i tre hanno poi passato a Londra mentre il Dottore riparava il TARDIS.
- In uno degli audiolibri, il Primo Dottore, Vicki Pallister e Steven Taylor sono passati per la Firenze del Quattrocento, ritrovandosi coinvolti negli intrighi della famiglia Medici. E' questa la prima visita cui il Dottore fa riferimento.
- L'ombrello con l'impugnatura a forma di punto interrogativo è uno degli accessori del Settimo Dottore. Perché ho deciso di iniziare una piccola tradizione: in ognuno dei primi capitoli delle mie storie, avrò un Dottore che, per sbaglio o per capriccio, porta un vestito, o un accessorio, di un'altra incarnazione (e l'ombrello di Sette in mano a Due è perfetto).

E direi che per il momento è tutto, miei pochi ma fidati (spero) lettori. A presto!

Il Professor What

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Capitolo 2
*** Parte 2 ***


Part 2

Ben ritrovati, miei pochi lettori. Come al solito, scusate l'attesa, ma le incombenze della vita normale mi hanno distratto. Inoltre, ammetto che c'erano alcune cose nel primo capitolo che dovevo rivedere. Ma ora sono qui, e per fortuna la storia ha preso il volo, quindi buone nuove su tutta la linea. Buona lettura!

“Io continuo a pensare che sia del tutto inutile” brontolò Jamie, guadagnandosi un'altra occhiataccia da Zoe, mentre la carrozza raggiungeva la sua destinazione. Il Dottore preferì ignorare la lite e tornò a controllare l’indirizzo sul biglietto che l’oste gli aveva lasciato: una bella casa a due piani circondata da un piccolo parco.

“L’indirizzo è giusto” disse. “Andiamo, Zoe. Oh, e Jamie, visto che a te non interessa, allora puoi stare qui di guardia, che dici?”

“D’accordo!” esclamò scocciato il giovane scozzese, mentre il Dottore e Zoe andavano a suonare il campanello della casa. Zoe restò ancora una volta meravigliata di fronte a un esempio di tecnologia primitiva, e il Dottore stava per iniziare un’altra lezione delle sue, quando una giovane cameriera aprì la porta.

“Oh, buon pomeriggio” disse il Dottore. “Stiamo cercando la signora Tina. Ci hanno detto che lavora qui.”

“Perché la cercate?”

“Inviati speciali” intervenne Zoe. “L’Arma dei Carabinieri ci ha contattato a proposito del caso del signor Collodi.”

“Oh,” disse la cameriera, assumendo un’espressione preoccupata. “Ecco… il padrone ci ha proibito di parlare con chiunque al riguardo. Non gli piace che si sappia in giro, e…”

“Capisco” disse il Dottore. “Forse questo tranquillizzerà la signora” disse, tirando fuori dalla tasca un pezzo di carta in una protezione nera. A Zoe la carta sembrò vuota, ma la cameriera sembrò convinta, perché li fece accomodare in un salotto e disse loro di attendere.

“Carta psichica” sogghignò il Dottore alla muta domanda di Zoe. “Un gingillo abbastanza utile. Puoi far leggere a chiunque ogni autorizzazione desideri. In questo caso, ho fatto comparire un distintivo dell’Arma dei Carabinieri.”

“Ingegnoso” sorrise Zoe, un attimo prima che la giovane cameriera di prima tornasse, accompagnata da una donna più anziana.

“La signora Tina, presumo” disse il Dottore, muovendosi per stringerle la mano. “Lieto di conoscerla. Io sono il Dottore, e questa è la mia assistente, Zoe Heriot.”

“Molto lieta” rispose la donna, che parlava con uno spiccato accento fiorentino. “Perdonate la diffidenza di Fiammetta, ma il padrone è stato davvero molto severo. Se ci vedesse parlare con voi potrebbe licenziarci all’istante.”

“La cosa non la spaventa?”

“Ah!” esclamò la donna. “Sono vent’anni che sto a servizio, abbastanza per sapere che qualche volta ai padroni bisogna disobbedire per il loro bene. Mi faccia pure le sue domande, Dottore.”

“Mi sta simpatica” commentò Zoe, guadagnandosi un sorriso, prima che la signora iniziasse a raccontare. Era iniziato tutto due settimane prima, la sera dopo l’uscita dell’ultima puntata della storia di Pinocchio. Quella notte, lo scrittore aveva sentito in casa un rumore proveniente dal suo studio, verso l’una circa. Si era alzato per andare a controllare, accompagnato dalla signora Tina, che stava completando il suo ultimo giro notturno per la casa (“Una mia abitudine, vedo se qualcosa è rimasto in giro”). Arrivati allo studio, ai due era apparso di notare un’ombra muoversi vicino alla scrivania, fra le carte del padrone. Avevano acceso la luce, ma l’ombra era scomparsa non appena le lampade a gas avevano rischiarato la stanza. Tutto quello che era rimasto era una specie di scarabocchio senza alcun senso su un foglio. Le finestre non erano state rotte né scassinate, e interrogato il personale (“L’ho fatto personalmente”, specificò la signora) era stato accertato che nessuno aveva visto un intruso entrare in casa.

“Ma quello è stato solo l’inizio, giusto?” chiese il Dottore.

“Purtroppo”, sospirò la signora. “La notte dopo, io e il padrone siamo rimasti di guardia, ma non è apparso nessuno. Però al mattino, quando lui è entrato nello studio, i fogli erano pieni di strani disegni, stavolta più nitidi, comprensibili. C’erano anche alcune parole.”

“Sarebbe possibile vederne alcuni?”

“Il signor Collodi li ha buttati” disse Fiammetta. “I pochi che ha tenuto li ha dati all’Arma.”

“Possono vedere quello sul muro” disse la governante. “Una settimana fa, abbiamo sentito ancora i rumori, nel corridoio del primo piano. Siamo andati a vedere, e l’ombra era di nuovo lì, intenta a disegnare. Il signor Collodi aveva preso la pistola, e ha provato a colpirlo, ma a quanto pare non l’ha colpito, perché quello ha guadagnato la finestra. Abbiamo acceso la luce, e sulla parete c’era una specie di disegno, fatto con gessetti colorati.”

“E lui?” chiese Zoe.

“Lui era sparito, l’unica traccia erano alcune schegge di legno cadute a terra accanto al proiettile.”

“Legno? Oh, questo è interessante” disse il Dottore. “Ma torniamo al disegno, è ancora lì?”

“Abbiamo provato a toglierlo, ma si sta rivelando difficile” spiegò la signora. “Non so che gessetti ha usato, ma è come se si fosse inciso.”

“Hmm, capisco” mormorò il Signore del Tempo. “Bene, allora credo che ne approfitterò per andare a vedere. Nel frattempo, continui: quand’è che il suo padrone ha coinvolto i carabinieri?”

“Solo dopo questo avvenimento, ma non sono riusciti a fare granché…” continuò la governante, mentre si dirigevano al piano di sopra. Tutto quello che l’Arma era riuscita a fare era stato accertare che non si trattava di un ladro comune, che entrava in casa con grande facilità e ne stava migliorando la conoscenza, e che sembrava stesse cercando di trasmettere un messaggio attraverso questi disegni. Nel frattempo, erano arrivati al corridoio del primo piano, dove Fiammetta indicò loro il disegno.

“Ma… ma è il Pescecane!” esclamò Zoe, incredula di fronte all'illustrazione, incredibilmente precisa, di Pinocchio nel tentativo di nuotare via dalla bocca gigantesca del mostro. La signora Tina e la giovane Fiammetta la fissarono curiose, mentre il Dottore, estratto il cacciavite sonico, scannerizzava a sua volta il disegno.

“Signora Tina”, disse quando ebbe finito, “l’uomo che avete visto, l’ombra, saprebbe descrivermelo?”

“Be’, io l’ho chiamato uomo, ma in realtà era molto basso, pareva più un bambino. Non l’ho visto in faccia, però mi pareva molto magro, anche più magro rispetto a un bambino povero, di quelli che chiedono l’elemosina. Mi sembrava avesse un cappello a punta, e…”

Un lungo fischio prolungato interruppe la signora, facendo girare il Dottore e Zoe. Entrambi avevano riconosciuto l’inconfondibile suono della voce di Jamie. La ragazza si accostò alla finestra più vicina, e da lì vide il signor Collodi e un carabiniere venire fuori da una carrozza e dirigersi verso la casa.

“È arrivato Collodi” riferì Zoe in fretta al Dottore.

“E allora?” chiese la signora Tina. “Siete inviati dall’Arma, no? Immagino si metterà a…”

“Ecco, vede, signora” disse allora il Dottore, imbarazzato, “noi preferiremmo che il suo padrone non sapesse della nostra visita. Questi… questi dati, tutte queste cose che ci ha detto, pare non le abbia riferite all’Arma. Probabilmente desiderava proteggere la sua privacy, e…”

“La sua che?”

“Oh, sì certo, scusi… volevo dire, non voleva che ci intromettessimo troppo nei suoi affari privati, e…”

“Ma a maggior ragione, ora che siete qui avrete occasione di parlargli e farlo ragionare!” insistette la signora Tina. “Immagino che il maresciallo De Magistris sappia della vostra presenza!” In quel momento, il suono del campanello risuonò dentro la casa, e con un gesto la governante mandò Fiammetta ad aprire. Il Dottore guardò negli occhi Zoe, e insieme decisero di giocarsi il tutto per tutto.

“Mi ascolti bene, signora Tina” disse allora il Dottore. “Lei e il suo padrone siete in grave pericolo. Da quel poco che abbiamo visto e da quello che ci ha detto, pare che qualcuno vi spii, e aspetti la notte per uscire a fare questi disegni.”

“O Signore!”

“Esatto” insistette il Dottore. “Ora, noi crediamo di riuscire a sapere di chi si tratti, e come fermarlo, ma per farlo, dobbiamo fare in modo che egli non sospetti della nostra presenza.”

“Tina!” si sentì la voce dello scrittore dal piano di sotto.

“E per questo, ora” continuò il Dottore, “dobbiamo uscire assolutamente da qui, senza che il signor Collodi ci veda. Non si preoccupi per il maresciallo, lo conosciamo e lo contatteremo a tempo debito. Ci indichi solo se c’è un’altra uscita.”

“Non so se…” ripeté la governante, mentre dal basso lo scrittore chiamava ancora.

“Oh, la prego!” si unì Zoe, nel suo tono più innocente. “Se usciamo adesso, riusciremo stasera a tendergli una trappola senza che se ne accorga!” E di fronte a quegli occhi spalancati, la signora Tina capitolò, fornendo loro le indicazioni per uscire dalla porta della servitù nella cucina. Il Dottore e Zoe la ringraziarono, e dopo averla lasciata andare di sotto a raggiungere il padrone, si affrettarono a raggiungere la cucina e filarsela secondo le indicazioni ricevute. Jamie era ancora accanto alla carrozza dove l’avevano lasciato, e tirò un sospiro di sollievo quando li vide arrivare.

“Ci sono i soldati!” disse, indicando un capannello di cinque carabinieri in divisa assiepati davanti a casa di Collodi.

“Carabinieri, Jamie” lo corresse il Dottore. “Si tratta di un corpo speciale dell’esercito italiano che si occupa di problemi di ordine interno. E comunque, non sono qui per noi: credo stiano facendo un appostamento interno alla casa. E adesso, per favore, salite in carrozza e non fatemi domande per un po’, ho bisogno di riflettere.”

***

Mentre andavano verso piazza Duomo, dove avevano detto al cocchiere di lasciarli, Zoe spiegò a Jamie quello che aveva detto loro la signora Tina, cercando di sovrastare il suono del flauto dolce che il Dottore si era messo a suonare. Se non altro, stavolta Jamie dovette riconoscere che c’era effettivamente qualcosa di strano, e iniziò a mostrarsi interessato.

“Di cosa pensate che si tratti?”

“Be’, giudicando dal disegno che ho visto, e supponendo che gli altri lasciati siano simili a quello, parrebbe un lettore del romanzo venuto a tormentare lo scrittore. Solo che non ha senso, perché, stando a quel che ha detto il Dottore, Collodi ha terminato la stesura del romanzo con il burattino impiccato, e…”

“Questo potrebbe non essere un problema” disse il Dottore, interrompendo il suo mutismo. “L'esame con il cacciavite sonico mi ha detto che, chiunque abbia fatto quel disegno, non è umano. Le figure non sono state disegnate semplicemente sopra il legno, sono state inserite dentro la parete stessa, come se potesse penetrare sotto la superficie. E ti ricordi cosa hanno trovato sul pavimento quando Collodi ha provato a spararle?”

“Legno…” rispose Zoe, ricordando altri particolari. “Il cappello a punta… basso… magro… si direbbe…”

“Dobbiamo appostarci anche noi là, stasera” disse il Dottore deciso.

“E come facciamo?” chiese Jamie. “Ci saranno i soldati! Non penserà di andare a dire loro semplicemente di farla entrare!”

“E perché no?” sogghignò il Dottore.

***

Scesi in piazza Duomo, i tre spesero le ore restanti fino alla sera terminando il loro giro a Firenze, con solo un breve ritorno al TARDIS per prendere alcune cose che potevano risultare necessarie. Per cena, tornarono alla trattoria, dove l’oste provvide personalmente al loro pasto. Erano ormai le dieci quando uscirono e, saliti su un’altra carrozza, si disposero a tornare nelle vicinanze di casa Collodi. Il Dottore aveva sempre in tasca il cacciavite sonico, che ora teneva in modalità di risparmio energetico, così che funzionasse al momento giusto; Jamie, dal canto suo, aveva una pistola caricata a pallettoni. Fecero la strada in silenzio, ognuno perso nei suoi pensieri, e parlarono solo quando furono ormai vicini alla loro destinazione. Due carabinieri in divisa stazionavano di fronte alla porta; la casa era immersa nel buio.

“Andiamo?” chiese Jamie.

“No, non ancora” disse il Dottore. “Stando alla signora Tina, l’ombra compare verso mezzanotte o l’una.”

“E allora perché noi siamo qui due ore prima?”

“Perché così possiamo vedere se qualcuno entra o esce” spiegò Zoe, con la sua solita aria saccente. “È sempre bene avere più informazioni possibili.”

“Come volete” sbuffò Jamie, sentendosi per l’ennesima volta inadeguato. Rimpiangeva i bei tempi in cui erano nel TARDIS c’erano solo lui e il Dottore, o al massimo lui, il Dottore e Victoria. Al fatto che l’uomo fosse più intelligente di lui, si era abituato da tempo, se non altro perché era altrettanto evidente che l’uomo aveva bisogno spesso della sua forza fisica per uscire dai guai; e con Victoria quantomeno si sentiva alla pari nel confronto con il Dottore. Dalla vicinanza con Zoe, invece, Jamie ricavava solo la fastidiosa sensazione di essere lo scemo della compagnia.

Il tempo passò mentre i tre aspettavano nella carrozza. Suonarono le undici, e ancora niente. Le luci ai piani superiori si spensero, le guardie non si mossero. Sembrava tutto tranquillo, anche troppo. Jamie, al suo fianco, si assicurò per bene la pistola.

“Andiamo” disse il Dottore quando furono le undici e mezza. Scesero dalla carrozza, dicendo al cocchiere di non attenderli, e si avviarono verso la casa. Jamie, su istruzioni del Dottore, tenne un occhio sulle finestre, mentre quest'ultimo si schiarì la voce per parlare con i carabinieri. “Buonasera”, si presentò quando li raggiunsero.

“Cosa volete?”

“Il maresciallo De Magistris è qui?”

“E perché?”

“Perché noi pensiamo di poter aiutarvi con questa faccenda. Ora, se volete essere così…”

Un urlo di donna li interruppe, proveniente dal primo piano. Un paio di finestre si accesero, accompagnati da un rumore di passi affrettati. I due carabinieri alla porta si guardarono un momento, poi uno di loro entrò in casa, mentre l’altro restò a trattenere il Dottore e i suoi compagni – senza però riuscire a fermare Jamie, che lo superò di corsa seguendo il suo collega nell’atrio. Appena in tempo: qualcuno stava scendendo di gran carriera per le scale. Jamie sfilò la pistola e andò a mettersi accanto all’altro carabiniere, pronto a fermarlo.

Quando però finalmente lo videro, lo stupore fu tale che nessuno dei due pensò a sparare. In cima alla scalinata, stava una specie di piccolo ometto magrissimo, con indosso un vestito rosso che sembrava di carta, un berretto giallo, pantaloni verdi corti e un paio di quelle che sembravano scarpe nere. Non fu però quello a fermarli, se non il fatto, evidentissimo, che quella figura era fatta interamente di legno.

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“Quello è un burattino?” chiese sorpreso, infatti, il carabiniere che gli stava accanto.

NOTE DELL'AUTORE
- La carta psichica, a onor di logica, non viene mai utilizzata nella serie classica. Il Secondo Dottore la utilizza però in un romanzo, quindi mi sono sentito autorizzato a impiegarla qui. Il caccavite sonico, invece, viene utilizzato per la prima volta proprio dal Secondo Dottore, anche se solo per svitare una vite.
- Il Pinocchio dell'illustrazione è quello delle illustrazioni di Enrico Mazzanti, che accompagnavano la prima edizione in volume della storia. Data la soluzione della storia, mi è sembrato naturale.

Bene, ci vediamo presto!

Il Professor What

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Capitolo 3
*** Parte 3 ***


Parte 3

Avvenne tutto in attimo. Il burattino approfittò della sorpresa di Jamie e del carabiniere per scivolare lungo la balaustra della scala, tenendo i piedi stretti e tesi in avanti, così da colpire al petto almeno uno dei suoi inseguitori. Il ragazzo e il carabiniere si allontanarono per evitare il colpo e provarono a sparargli, ma la creatura fu più veloce e, rialzatasi da terra, prese a correre verso la porta, fermandosi solo quando si accorse della presenza del Dottore, Zoe e dell’altro uomo di guardia. Guardandosi attorno, il burattino puntò verso la finestra della sala, ma Jamie, abbandonata la pistola, si buttò su di lui nel tentativo di bloccarlo. I carabinieri tentarono di dargli una mano, mentre altri tre loro colleghi, accompagnati da Collodi, arrivarono dal piano di sopra. La creatura, vedendosi circondata, iniziò a menare schiaffi e calci in tutte le direzioni, allontanando i carabinieri e colpendo anche Jamie che lasciò andare la presa. Di nuovo libero, il burattino riprese la corsa, ma Jamie, combattendo contro il dolore, gli corse dietro, e riuscì ad afferrarlo alle spalle proprio nel momento in cui il burattino, nello slancio, stava rompendo il vetro. Le braccia di Jamie si chiusero attorno al tronco della creatura un attimo prima che quest’ultima toccasse il suolo. Quando, pochi momenti dopo, il Dottore, Zoe e i carabinieri si sporsero per vedere, a terra erano rimasti soltanto i frammenti del vetro della finestra.

***

“Presto, Zoe” sussurrò il Dottore alla ragazza, facendole segno di muoversi, “dobbiamo tornare al TARDIS…”

“Fermi lì voi due!” esclamò un carabiniere, un ufficiale sulla quarantina circa, dai capelli e dai baffi biondo scuri. 

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“Non ricordo di avervi visto in casa quando siamo entrati. Chi siete?” Il Dottore provò a iniziare a spiegarsi, ma Collodi lo interruppe.

“Li ho visti stamattina, maresciallo, alla trattoria dove pranzo. Mi hanno detto di essere viaggiatori dall’Inghilterra, turisti in visita a conoscenze locali.”

“Ah, sì? Quali, di preciso?” chiese l’ufficiale. Il Dottore fece per rispondere, ma ancora una volta venne interrotto, stavolta dalla signora Tina, che riferì della loro visita quel pomeriggio, incluso tutto quello che le avevano detto sul fatto di essere agenti speciali in contatto con i carabinieri. “Davvero? Oh, questa è bella! Evidentemente devo avere dei vuoti di memoria, perché non ricordo di aver contattato né l’uomo né la signorina.”

“E il nostro amico” intervenne Zoe. “Non so se l’ha notato, comandante…”

“Capitano De Magistris” specificò quest’ultimo. “E sì, ho notato che eravate in tre, così come ho notato che vi siete mostrati stasera, non attesi, per risolvere un problema che, in teoria, non dovrebbe riguardarvi. Il che vi rende sospetti.”

“Oh, andiamo, questo è ridicolo!” esclamò il Dottore. “Come può sospettare…”

“Posso eccome, e lo faccio. Agenti, portateli di là per l’interrogatorio, sempre se il signor Lorenzini non ha obiezioni a…”

“Assolutamente no, capitano, e se permette, anzi, vorrei assistere” rispose lo scrittore. “Desidero vederci chiaro anch’io in questa storia; ne va della mia casa e del mio lavoro.”

“Molto bene” annuì il capitano, facendo cenno agli agenti di scortare via i due viaggiatori. Il Dottore e Zoe non ebbero altra scelta che obbedire, e nel frattempo sperare che Jamie, da qualunque parte si trovasse, stesse bene.

***

“E togliti di dosso, scimmione!” si sentì urlare Jamie da una vocetta acuta. Ci mise un po’ a collegarla alla creatura di legno su cui si trovava sdraiato a seguito della loro caduta dalla finestra di casa Collodi… una finestra che adesso, peraltro, era scomparsa, come la casa cui apparteneva. Lui e qualsiasi cosa fosse il suo attuale compagno si trovavano in mezzo a quella che sembrava il folto di una foresta, composta da alberi altissimi, e immersa nel buio della notte. I rami si muovevano poco, mossi dal vento, e fra i cespugli si sentivano parecchi rumori che a Jamie non diedero l’impressione di appartenere a qualcuno, o qualcosa, di amichevole.

“Ehi, dove siamo?” chiese, portando la mano al coltello che teneva infilato nella cintura. “Dov’è finita la casa dello scrittore? E cosa diavolo sei tu?”

“Un burattino! Perché, non si vede?” sbottò quest’ultimo. “E comunque, sono io che dovrei chiedertelo! Sei un assassino, per caso?”

“Co… ma no, certo che no! Cosa te lo fa…”

“Mi sei saltato addosso e hai tentato di ammazzarmi, cosa dovrei pensare?”

“Cercavo solo di bloccarti! Avevo un amico che… Oh, lascia perdere” sbuffò il ragazzo. “Piuttosto, dimmi dove siamo!”

“E io che ne so? Sto cercando i miei compagni, l’oste del Gambero Rosso ha detto che se ne sono andati prima di mezzanotte. Non mi hanno nemmeno lasciato indicazioni su come raggiungere il Campo dei Miracoli.”

“Ma cosa stai dicendo?” esclamò Jamie, completamente sbalordito. “Siamo appena usciti dalla casa di uno scrittore, tutti e due! Abbiamo saltato fuori da una finestra, non ricordi?” Il burattino, a questa uscita, restò interdetto, e prese a guardarlo in silenzio, con un’aria in apparenza davvero attonita. Provò ad aprire la bocca per parlare, ma nessun suono venne fuori dalla fessura nella sua faccia di legno, mentre i suoi occhi (che, notò Jamie in quel momento, sembravano molto più larghi e vivi adesso) sembrarono farsi vuoti. Jamie, preoccupato, stava per scuoterlo, quando un’altra voce si levò da sopra di loro. Veniva da una fievole fonte di luce posata sul ramo di un albero vicino.

“Pinocchio… Pinocchio…”

Al sentire quel nome, il burattino sembrò rianimarsi, e, ignorando Jamie, si voltò verso la luce. Inebetito, Jamie restò a guardare mentre Pinocchio discuteva con quest’ultima, che si era definita l’ombra del Grillo Parlante, e tentava di convincerlo a non procedere sulla strada che aveva intrapreso e a tornare dal suo “babbo”. Pinocchio, testardo, si ostinava a dire che voleva andare avanti, perché il Gatto e la Volpe gli avevano promesso di portarlo a un campo miracoloso dove, se avesse piantato le monete d’oro, ne sarebbe spuntato un albero pieno zeppo. Alla fine, l’ombra si rassegnò e scomparve, augurando al burattino: “Che il cielo ti salvi dalla guazza e dagli assassini.”

“Gli assassini…” sbuffò Pinocchio. “Sai che paura!” continuò, tornando a voltarsi verso Jamie. “Be’, ti sei incantato?”

“Tu… tu sei Pinocchio?”

“O bella! E chi dovrei essere?”

“Ma… ma come… tu sei un…”

“Oh, senti, coso, qui non ho tempo da perdere, io! Ho fretta di uscire da questo bosco e ritrovare i miei amici. Se vuoi venire con me, bene, se no saluti e tante care cose.” Detto questo, il burattino si voltò e iniziò a camminare nella boscaglia, borbottando fra sé sulla stupidaggine di quanto aveva sentito dal Grillo. Dopo aver fatto pochi passi, si voltò indietro e domandò a Jamie se aveva intenzione di venire o no. Sospirando, il ragazzo decise che avrebbe fatto bene ad andargli dietro. Almeno, così avrebbe potuto scoprire cosa stesse succedendo… forse.

***

Per la sfortuna del Dottore e di Zoe, il capitano De Magistris si rivelò essere un ufficiale scrupoloso e attento. Qualsiasi bugia i due tentassero di propinargli, l’ufficiale la smontava con qualche semplice domanda, che andava a toccare proprio i tasti che i due cercavano di evitare. E siccome loro, ovviamente, si rifiutavano di rispondere, il processo ricominciava da capo, in quello che rischiava di diventare un circolo vizioso che non andava da nessuna parte. Dopo un’ora e mezza di quello strazio, alla fine il capitano decise di portarli entrambi in caserma e rinchiuderli per la notte; li avrebbe interrogati di nuovo domattina.

“Non potete farlo!” esclamò il Dottore. “È di vitale importanza che mi lasciate andare! Jamie…”

“Diramerò un ordine di ricerca per il vostro amico” tagliò corto il capitano. “Non vi preoccupate, lo troveremo.”

“Non credo proprio, se la mia teoria è esatta. È andato nello stesso posto dove se ne è andato Pinocchio.”

“Pinocchio?” esclamò Collodi. “Cosa sta…?”

“Non mi dica che non ha riconosciuto la sua creazione, signor Collodi! Il vestito rosso, il berrettino bianco…”

“Uno scherzo di pessimo gusto, da parte di qualcuno travestito! O un’infame trovata di Martini, per farmi continuare la storia.”

“Ah, sì?” lo sfidò il Dottore. “E come mai non se ne trova traccia? Come fa a entrare in casa? E perché le pallottole non l’hanno ferito, se è solo un uomo in costume?”

“Che volete che ne sappia? Gli uomini avranno mirato male! Capitano, per favore, conducete via questi uomini!” sbuffò lo scrittore, che ne aveva avuto abbastanza.

“Stavamo cercando di aiutare!” protestò Zoe. “Se avessimo saputo che questo era il ringraziamento…”

“Sì, sì, ne riparliamo domattina” disse il capitano. “Adesso, per favore, seguite i miei uomini fino alla caserma. Non preoccupatevi, sarete comunque ben trattati.”

“Solo un momento” disse il Dottore. “Chiedo il permesso di fare un’ultima domanda al signor Collodi, poi vi seguirò senza fiatare. Soltanto una, poi ci riparleremo domattina.” Il capitano guardò Collodi, il quale sbuffò e fece cenno al Dottore di proseguire. Ringraziandolo, il Signore del Tempo si rivolse allo scrittore.

“Signor Collodi, rifletta attentamente, la prego. Quando ha iniziato a scrivere Le avventure di Pinocchio, ha avuto per caso degli strani sogni?”

“Cosa?”

“Un universo completamente bianco? Soldati giocattolo giganteschi? Una foresta di parole? Un libro alto come un uomo, dentro una stanza piena di piccole luci?”

Irritato, Collodi stava per ribattere, ma qualcosa sembrò bloccarlo. Improvvisamente perplesso, lo scrittore si portò una mano al pizzetto, come se cercasse di riflettere. Vedendolo, il Dottore sorrise.

“Come pensavo” mormorò fra sé, rivolgendosi poi al capitano. “Non ho altro da chiedere, possiamo andare.”

***

Jamie iniziava a non poterne più. Pinocchio non aveva fatto che parlare da quando avevano iniziato il loro cammino attraverso la foresta, lamentandosi senza fine della presunzione del Grillo, che aveva osato dargli dei consigli, come se lui fosse un idiota che non sapeva quello che faceva. E via di discorsi sui falsi maestri che vogliono insegnare tutto, sugli assassini per cui non provava paura, su suo padre cui voleva comprare una bella casacca di color turchino con bottoni dorati…

“La vuoi finire?” sbottò a un certo punto Jamie. “Ho capito il messaggio, va bene! Davvero non capisco cosa ci trovi Zoe in te…”

“Chi?”

“Lascia perdere” sbuffò Jamie. “Piuttosto, non è che per caso hai idea di dove stiamo andando, vero?”

“Certo, di qua!” rispose il burattino, indicando con sicurezza la direzione davanti a sé.

“E dopo?” insistette Jamie.

“Dopo…” iniziò Pinocchio, esitando però un po’ troppo, per i gusti di Jamie, a continuare la frase.

“Va be’, ho capito. Speriamo solo che qualcuno ci trovi prima che succeda qualcosa di brutto.”

“E che dovrebbe succedere? Questi boschi sono tranquilli.”

“Anche troppo. Non hai notato che non si sentono uccelli né animali da un po’?”

“È notte, dormiranno anche loro.”

“Oh, perché perdo tempo a parlare con te? Un burattino che pensa che le monete crescano sugli alberi!”

“Non cominciare anche tu, eh! Lo vedrai, quando siamo arrivati! Mi sento già in tasca le monete che…”

“Sì, sì” lo liquidò Jamie, mentre si bagnava un dito per sentire il vento. “Comprerai una casacca a tuo padre, con i bottoni dorati. Me l’hai già detto.”

“Se lo merita” mormorò Pinocchio, diventando più serio. “Quella che aveva l’ha data in pegno per comprarmi l’Abbecedario, così che potessi andare a scuola. E io invece sono stato cattivo, e ho dato il libro per vedere le marionette di Mangiafuoco. È giusto che lo ripaghi in qualche modo.” A questo, Jamie non trovò nulla da eccepire, ma forse era perché era più preoccupato a cercare di orientarsi. Passò qualche minuto prima che parlasse di nuovo al burattino.

“Niente, non riesco a capire dov’è il nord, o in che direzione stiamo andando. Abbiamo solo due possibilità: o torniamo indietro, o passiamo la notte qui.”

“Qui? Ma sei scemo?”

“Pensavo che la foresta non ti facesse paura.”

“No, ma è scomoda.”

“E allora torniamo all’osteria, ci facciamo un bel sonno e ripartiamo domattina.”

“E i miei amici?”

“Se li incontriamo ti spiegherai. Tanto, cosa cambia se le monete le pianti oggi o domani? Magari così ci facciamo pure accompagnare, e la cosa sarà molto più facile. Non trovi?” insistette Jamie, cercando di restare il più calmo possibile. Pinocchio lo guardò, indeciso, poi si tolse il berretto e prese a grattarsi la testa, e i capelli dipinti, con la mano di legno. Alla fine, annuì.

“Bravo, la prima decisione sensata che prendi in serata” commentò Jamie. “Allora, dove…?”

“O la borsa o la vita!” urlò una voce alle sue spalle, mentre un coltello gli veniva puntato alla gola. Dalla boscaglia erano usciti due loschi figuri, completamente avvolti in una casacca nera che rendeva impossibile vedere loro la faccia. Uno di loro l’aveva afferrato e lo teneva sotto tiro con il coltello, mentre l’altro si era avvicinato minaccioso a Pinocchio, pallido come uno straccio.

***

Una volta in caserma, il Dottore e Zoe vennero condotti dal capitano De Magistris alle celle di detenzione; ne erano rimaste, per fortuna, due libere, così i carabinieri furono in grado di sistemarli ognuno in una cella diversa. Dimostrandosi un gentiluomo, De Magistris ordinò di sistemare, in quella di Zoe, un telo che coprisse una parte della cella, così che la ragazza potesse sistemarsi per la notte senza doversi spogliare di fronte a tutti. Dopo aver dato queste disposizioni, il capitano augurò loro buona notte e li lasciò dormire. Il Dottore, toltasi la giacca, andò a stendersi sulla branda, rimpiangendo la mancanza del suo amato flauto, mentre Zoe, approfittando della gentilezza del capitano, si spogliò dei suoi abiti. Solo quando si fu messa a letto, la ragazza tentò di parlare con il suo compagno.

“Dottore… Dottore!”

“Sono sveglio, Zoe. Sto riflettendo.”

“Dottore, quella domanda che ha fatto a Collodi… le immagini. Stava parlando della Terra dei Racconti?”

“Esatto.”

“E quindi Jamie…”

“Sì, è tornato in quella terra infernale, e se la mia ipotesi è corretta, proprio dentro la storia di Pinocchio.”

NOTE DELL'AUTORE

- La Terra dei Racconti compare nel secondo serial della stagione 6, "The Mind Robber". Si tratta di un universo posto al di fuori delle normali coordinate spazio-temporali, governato da un computer che, sfruttando l'immaginazione di una mente umana, è in grado di ricreare personaggi e universi della letteratura. Il Dottore, Jamie e Zoe ne sono rimasti intrappolati perché il Signore di quella terra (uno scrittore per l'infanzia rapito nel 1927 e collegato alla macchina) intendeva fare del Dottore il suo successore. La Terra è poi riapparsa in alcune delle Virgin New Adventures (romanzi dedicati al Settimo Dottore, posti dopo la fine della serie classica).
- Per il volto del capitano De Magistris, ho scelto Giorgio Pasotti. Nessuna citazione o rimando, mi piaceva semplicemente l'idea, e penso sia un buon attore.
- Come detto dal Dottore, Jamie si ritrova all'interno della storia di Pinocchio, in particolare all'interno dei capp. 14-15, quelli in cui, come ho detto, Collodi aveva originariamente previsto di finire la storia. In questi capitoli, Pinocchio, imbrogliato dal Gatto e dalla Volpe, si avventura in una foresta per raggiungere gli amici al cosiddetto Campo dei Miracoli; nell'andare, incontra l'ombra del Grillo Parlante (da lui ucciso nel cap. 4) che lo avverte, ma non gli dà retta. Come conseguenza, viene attaccato dal Gatto e dalla Volpe travestiti da assassini, che provano a derubarlo e ucciderlo.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e ci rivediamo presto col prossimo aggiornamento. A presto!

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Capitolo 4
*** Parte 4 ***


Part 4
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“O la borsa o la vita!” insistettero i due figuri incappucciati, avvicinandosi. Jamie si allontanò fece per portare la mano alla pistola, ricordandosi solo troppo tardi che l’aveva lasciata nel mondo reale, quando gli era caduta nella lotta contro il burattino. Pinocchio intanto, pallido come uno straccio, agitava freneticamente le mani nel tentativo di dire, o così sembrò a Jamie, che non avevano niente di valore. È diventato muto? si domandò il ragazzo, che ancora si ricordava della parlantina che il pupazzo sembrava avere poco prima.

“Dacci le monete o vi ammazziamo tutti e due!” minacciò il più alto degli assassini.

“Tutti e due!” ripeté l’altro. Jamie fece segno a Pinocchio di continuare a prendere tempo, mentre lui cercava di individuare la più rapida via di fuga attraverso il bosco.

“E dopo aver ammazzato te,” continuò l’assassino più loquace, “ammazzeremo anche tuo padre!”

“No!” esclamò Pinocchio a questa uscita. “Il mio povero babbo no!” Un bagliore dorato gli venne fuori da sotto la lingua mentre parlava, e Jamie capì che il burattino si era infilato le monete d’oro in bocca, nel tentativo di nasconderle. Purtroppo, se ne accorsero anche i due assassini, che all’unisono si buttarono su Pinocchio, cercando di fargli sputare le monete. Il burattino, però, rispose energicamente all’assalto, e con un morso strappò la mano al figuro più basso, mentre Jamie, dal canto suo, allontanava con un calcio l’altro assassino.

“Andiamo!” urlò Jamie, e il ragazzo e il burattino presero a correre a perdifiato attraverso il bosco, cercando di tornare indietro verso l’osteria come Jamie aveva suggerito. Gli assassini presero a loro volta a correre dietro di loro, e divenne ben presto evidente che li avrebbero raggiunti, vista la facilità con cui si muovevano in mezzo alla foresta, che sembravano conoscere bene.

“Dobbiamo escogitare qualcosa!” disse Jamie a Pinocchio, quando divenne evidente che non li avrebbero distanziati. Il burattino annuì e, dopo essersi guardato attorno, fece cenno al ragazzo di seguirlo verso un albero, dove prese ad arrampicarsi. Jamie lo seguì senza esitare, pensando che non fosse una cattiva idea. Gli assassini non potevano certo arrampicarsi, con quei fustagni addosso, e questo avrebbe concesso a loro due un attimo di pausa per pensare alla prossima mossa – oltre che, forse, una visione dall’alto della foresta e della sua vera larghezza.

***

“Accomodatevi” disse il capitano al Dottore e a Zoe. “Spero che abbiate passato una notte tranquilla.”

“Siamo stati molto bene, grazie, capitano” rispose Zoe. Il Dottore non disse niente, e si accontentò di sedersi in una delle due sedie poste di fronte alla scrivania dell'ufficio. Dietro il capitano, Collodi se ne stava impettito, con sguardo corrucciato e ben poco amichevole.

“Mi dispiace avervi fatto attendere così tanto” continuò il capitano, “ma ho avuto bisogno di riflettere un momento su quanto avvenuto di recente con questo caso. C’erano molti elementi che non mi tornavano, e a essere sincero che non mi tornano ancora adesso.”

“Ah, sì?” commentò sarcastico il Dottore. Zoe poteva anche capirlo: aveva passato tutta la mattina a chiedere di essere portato dal capitano, e nel mentre a cercare di elaborare una teoria su come fosse possibile che una creatura della Terra dei Racconti esistesse ancora quando quell’universo era stato distrutto. Zoe aveva dovuto esercitare tutti i suoi poteri di persuasione per impedirgli di scassinare la serratura con il cacciavite sonico, scappare al TARDIS e partire, sostenendo che il modo più logico per affrontare il problema fosse di cercare ancora di collaborare con le autorità, e solo in caso di fallimento ricorrere all’inganno e alla fuga. Normalmente il Dottore sarebbe stato più ragionevole, ma la preoccupazione per Jamie lo stava facendo davvero uscire di testa.

“Comunque, sono arrivato a una conclusione, anzi due” continuò il capitano. “Ed entrambe vi riguardano. La prima è che non credo possiate essere considerati responsabili.” Collodi sbuffò sonoramente a quest’uscita, guadagnandosi un’occhiata di fuoco dal Dottore, ma il capitano lo ignorò. “La seconda, tuttavia, è che ne sapete molto di più di quanto volete ammettere. La domanda che lei, Dottore, ha fatto al signor Collodi, l’inganno alla sua governante e il modo in cui avete affrontato la creatura lo provano. Ora, io sono disposto ad accettare il vostro aiuto, e mi pare di capire che anche voi abbiate bisogno del nostro, se non altro per ritrovare il vostro amico.”

“Grazie, capitano. Che ti avevo detto, Dottore?” disse Zoe, voltandosi verso l’ometto. Quest’ultimo diede una lunga occhiata al capitano, e poi domandò esattamente che aiuto si aspettasse di ricevere. A sua volta, l’ufficiale replicò che si aspettava che loro esprimessero la propria teoria su cosa fosse che lui e i suoi uomini avevano visto l’altra sera, e che spiegazione proponevano per spiegare quanto accadeva a Collodi. Tale risposta causò nel Dottore un forte accesso di risa.

“Capitano, lei deve stare attento a quel che desidera” commentò poi, quando si fu calmato. “Questo caso rischia di diventare ancora più strano di quanto non sia.”

“Che le avevo detto?” intervenne allora Collodi, in tono aggressivo. “È evidente che hanno qualcosa da nascondere. Li arresti e la faccia finita!”

“E cosa dovremmo nascondere?” chiese Zoe. “Siamo arrivati a Firenze solo ieri, e abbiamo dovuto chiedere all’oste cosa stesse succedendo in casa sua. Perché avremmo dovuto informarci su cose che sapevamo già?”

“Per sviare i sospetti” insistette Collodi.

“E allora perché poi ci siamo lasciati catturare? Quale ladro si fa beccare così in flagrante a commettere un reato?”

“Zoe, non insistere” brontolò il Dottore. “È evidente che il signor Collodi sta cercando di chiudere il più in fretta possibile questa faccenda, scaricando la colpa di tutto sul primo capro espiatorio possibile. Nella fattispecie, noi due.”

“Ci può giurare!” esclamò Collodi, infuriato. “Non ne posso più di quel maledetto burattino! Da quando ho iniziato a scriverlo, non ho avuto che guai! Prima la storia, e poi… poi questo!”

“Ma a maggior ragione dovrebbe accettare tutto l’aiuto che può!” insistette Zoe. “Se non altro per non lasciar nulla di intentato!”

“Concordo con la signorina” disse il capitano. “E sono disposto ad ascoltare quanto ha da dire il Dottore, e cosa suggerisce di fare, se la sua spiegazione mi sembrerà sensata abbastanza per affrontare la situazione in corso.”

“O per…” sospirò il Dottore, mettendosi dritto sulla sedia. “Questo sarà divertente.”

***

“Ehi, dove vai? Aspettami!” urlò invano Jamie, quando toccò terra. La sosta sull’albero si era rivelata del tutto inutile. Non solo non era riuscito a vedere niente, ma alla fine quei maledetti assassini avevano acceso un fuoco sotto l’albero, costringendo sia lui sia Pinocchio a scendere, se non volevano arrostire vivi. E adesso, il burattino gli era pure scappato via nell’oscurità, finendo chissà dove. Con un grugnito di frustrazione, Jamie decise che ne aveva avuto abbastanza, e si buttò in un vicino fossato, nella speranza che gli assassini, non vedendolo, passassero oltre. Funzionò, e non appena i nemici si furono allontanati, Jamie si sdraiò, sia per riposarsi, sia per tentare, finalmente, di riflettere sulla sua situazione.

La prima cosa evidente era che non era più nel mondo reale. Afferrando il burattino, aveva finito per farsi trascinare da qualche altra parte, in un mondo parallelo o roba del genere. Non sarebbe stata la prima volta, pensò ricordando con un brivido la Terra dei Racconti. La situazione era molto simile, ora che ci… Ma no, cosa andava a pensare, lui, il Dottore e Zoe l’avevano distrutta, quella diavoleria, mandando in cortocircuito l’Intelligenza. E comunque, anche fosse, non l’avrebbe aiutato molto, in quel frangente. Era meglio pensare a come risolvere la situazione, e in particolare a come uscire da lì, o almeno a come contattare il Dottore e Zoe. Di sicuro c’era una via d’uscita, altrimenti il burattino non sarebbe stato capace di entrare nel mondo reale. Si trattava di trovarla e utilizzarla per tornare indietro. Peccato che non avesse la minima idea di dove iniziare la ricerca, e che la sua unica guida fosse scomparsa nella fores…

Un improvviso bagliore interruppe i pensieri di Jamie. Su un ramo dell’albero era comparsa la stessa lucina che aveva visto prima parlare col burattino, quella che si era definita lo spirito del Grillo Parlante, qualsiasi cosa volesse dire. Jamie la guardò, ma non appena ebbe posato gli occhi su di lei, questa si spostò, con un salto, su un albero vicino, e poi su un altro. Jamie, sbuffando, tornò a pensare, ma la luce tornò indietro brillando di nuovo sopra la sua testa. “Ma che vuoi?” esclamò il ragazzo, arrabbiato, alzandosi per lanciarle contro un sasso. La luce, però, tornò a saltare via da lui, tre volte, prima di fermarsi ancora.

Forse, pensò allora Jamie, non è qui per caso. Forse mi vuole dire qualcosa. Si avvicinò all’albero dove stava la lucina, ma questa si spostò ancora su un altro albero. Jamie la raggiunse, e lei si spostò di nuovo. Finalmente capendo, Jamie iniziò a seguirla attraverso il bosco.

***

“Sciocchezze” sbottò Collodi quando ebbe finito. “Nient’altro che sciocchezze e assurdità! Viaggi nel tempo, terre incantate… il mio burattino che sarebbe vivo altrove, e io che avrei continuato la storia! È tutto un trucco di Martini per convincermi a continuare, come sospettavo!”

“Che ti avevo detto, Zoe?” chiese il Dottore, indicando Collodi. “Questo è quello che succede quando si dice la verità a persone che non sono in grado di capirla. E dire che come scrittore, signor Collodi, dovrebbe apprezzare la fantasia.”

“Ma anche tenerla separata dalla realtà! E la realtà è…”

“La realtà è che il mio migliore amico in questo momento potrebbe rischiare la vita, e io non posso andare a salvarlo perché mi serve lei!” sbottò il Dottore, con un improvviso scatto d’ira.

“Io?”

“Sì, lei! Non ho idea di come o quando, ma in qualche modo l’Intelligenza della Terra dei Racconti si è messa in contatto con lei, forse considerandola come sostituto del suo vecchio amministratore! E il contatto ha funzionato così bene che, quando ha interrotto la storia, questa è andata avanti senza di lei!”

“Ma che baggianata!” fu la risposta dello scrittore. “Se non fossi arrabbiato come sono ora, le riderei in faccia! E lei si definisce uno scienziato?”

“Signori!” esclamò il capitano. “Non trascendiamo, per favore. Dottore, la sua ipotesi è effettivamente molto fantasiosa, su questo temo che il signor Collodi abbia ragione. In altre circostanze, non esiterei a dichiararla matto, e a chiamare il manicomio.”

“Ma non lo farà, vero?”

“No, perché quello che ho visto l’altra sera non riesco a spiegarmelo in altro modo, e nemmeno il signor Collodi” aggiunse, quando vide che lo scrittore stava per protestare. “Mio figlio legge la storia di Pinocchio da quando è uscita, e io con lui. Conosco benissimo le illustrazioni pubblicate col Giornale, e quel burattino di ieri sera è identico. Gli abbiamo sparato, e non gli abbiamo fatto niente; salta fuori dalla finestra, e non ne rimane traccia. E poi, c’è la questione dell’amico del Dottore, che è sparito. Ho cercato in ogni albergo, non ce n’è traccia, e nemmeno di voialtri due. Quindi sì, sono disposto a credervi, anche se ovviamente capirete che ho bisogno di almeno una prova.”

“E sarebbe?” domandò Zoe.

“La sua macchina” disse il capitano. “Se veramente lei è quel che dice di essere, un viaggiatore del tempo, ci mostri la sua macchina, e io le crederò. Anzi, le dirò di più: mi dichiaro disposto a venire con lei a riprendere il suo amico.”

“Capitano, la ringrazio dell’offerta, ma purtroppo non ho bisogno” rispose il Dottore. “Tutto quello che mi serve è il signor Collodi. Senza di lui, non posso ritrovare la strada per la Terra dei Racconti, che è fuori dalle coordinate spaziotemporali. Se veramente vuole aiutarmi, convinca lui a venire con me.”

“Nemmeno per idea!” esclamò lo scrittore. “Capitano, non si aspetterà che…”

“Io non mi aspetto niente” disse il capitano. “E certamente non posso costringerla, se non vuole andare. Non posso però nemmeno imprigionare due persone innocenti solo per farle piacere.”

“E comunque, che cosa perde?” intervenne Zoe. “Se siamo dei bugiardi, benissimo, questo le darà ragione. Se non lo siamo, allora avrà trovato la soluzione anche al suo problema. In ogni caso, la cosa si risolve a suo vantaggio.”

Il viso rosso per la rabbia, Collodi fece vagare il suo sguardo dal Dottore a Zoe al capitano, che lo osservavano attendendo la sua decisione. Il ragionamento della ragazza non faceva una piega, e il Dottore, la sera prima, era stato anche fin troppo esatto nel riassumere i sogni che lo tormentavano da quando aveva iniziato a scrivere Pinocchio. La foresta di parole, i soldati di metallo, le persone dal buffo e antiquato linguaggio, le fate… Era tutto troppo preciso per essere una coincidenza, troppo anche per uno come lui. E se, per assurdo, avessero avuto ragione, questo significava che era responsabile, e allora…

“Oh, e va bene” sbuffò alla fine. “Portateci alla vostra macchina.”

“Splendido!” esclamò il Dottore battendo le mani per l’eccitazione.

***

La lucina condusse Jamie per la foresta per un tempo che al ragazzo sembrò relativamente breve, ma che a quanto pare invece doveva essere più lunga, perché quando finalmente giunsero a destinazione e la luce scomparve, era ormai spuntata l’alba. Jamie si ritrovava in una radura, di fronte a cui si ergeva una casa dalla facciata imponente e maestosa, tutta in marmo bianco. Curioso, Jamie si avvicinò al portone, guardandosi in alto per vedere se qualcuno si presentava alla finestra o alla porta. Siccome non si mostrò nessuno, Jamie si fece coraggio e, afferrato il batacchio della porta, bussò con delicatezza, ma con decisione, alla porta. Nessuno rispose, e Jamie bussò un’altra volta. Dovette però bussare per una terza volta, prima di sentire una finestra aprirsi sopra la sua testa.

“Oh, era ora!” sbuffò Jamie.

Alla finestra, era apparsa una bambina di età indefinibile, che in qualche modo sembrava essere più anziana di quanto mostrasse. Aveva lunghi capelli di uno strano colore azzurro chiaro, e addosso una specie di tunica bianca che le dava un’aria di autorità e rispetto.

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“Ehm… salve?” la salutò Jamie, con un po’ di imbarazzo.

“Tu non sei di qui” fu la risposta della bambina.

“Aah… no, non lo sono. E a essere onesto, stavo cercando un modo per andarmene. Non è che puoi…?”

“Sei l’autore?”

“Come? No, ma lo conosco, l’ho incontrato. Se solo mi…”

Ci fu uno scricchiolio, e Jamie vide la porta della casa aprirsi lentamente. Da sopra, la bambina lo invitò a entrare in fretta, perché non poteva tenere aperta a lungo la porta. Diffidente ma tutto sommato curioso, Jamie obbedì, e varcò la porta per ritrovarsi in uno scenario fin troppo familiare: una larga stanza bianca con computer da ogni parte, da cui uscivano strisce di carta stampata che senza dubbio, in quel momento, stavano raccontando una storia.

“Oh, no!” gemette il ragazzo, finalmente capendo dove si trovava.

***

“Ma… ma…” balbettò Collodi circa un’ora dopo, completamente preso alla sprovvista dall’interno del TARDIS. Dietro di lui, il capitano De Magistris si guardava attorno con sguardo perso, probabilmente nel vano tentativo di comprendere come fosse fisicamente possibile che la stanza bianca, con quei cosi tondeggianti alle pareti, potesse stare all’interno della piccola cabina telefonica blu.

“Sì, sì, lo so, è più grande all’interno che fuori” sorrise il Dottore, soddisfatto della reazione dei due uomini. “E non vi preoccupate, questa di solito è la reazione normale che ricevo da chi entra. Allora, capitano, adesso crede alla mia storia?”

“Un carabiniere ha una sola parola, dottore” disse De Magistris. “E a questo punto le crederei anche se mi dicesse che da qualche parte qui tiene un intero circo con i pagliacci e gli elefanti.”

“Oh… non ci ho mai provato, potrebbe essere un’idea” commentò il Dottore. “Comunque, bando alle chiacchiere, qui bisogna fare in fretta. Zoe, vai nel magazzino delle attrezzature, e cercami una sedia e dei cavi per un collegamento psichico. Signor Collodi” continuò quando la ragazza se ne fu andata “adesso mi ascolti bene.”

“Ma… io… che…” continuava lo scrittore. “Ma questo è assurdo!”

“Sì, lo so, ma le assicuro che non c’è alcun motivo di preoccuparsi, è tutto sotto controllo. Ora, quando Zoe tornerà, io e lei monteremo un’attrezzatura che collegheremo alla console, questo riquadro qua. Lei, al mio segnale, si dovrà concentrare sulle visioni che ha avuto nei suoi sogni, si ricorda quali, vero?”

“S-sì, ma… insomma, signore, non posso! Ci dev’essere un trucco, questo non è…”

“Aah, la vuol piantare? Non è un trucco, è la realtà, questa è una macchina del tempo e dello spazio e noi ora andiamo a riprendere Jamie e a capire qual è il problema con la sua creatura direttamente alla fonte! Le direi che se non le va bene, può scendere, ma purtroppo ho bisogno di lei! Signor capitano, lei invece se vuole può andare.”

“Nemmeno per idea, Dottore” sorrise De Magistris. “Pensa davvero che dopo aver visto… questo… No, non me ne vado. Sono curioso.”

“Come vuole, capitano, allora si accomodi” disse il Dottore, proprio mentre Zoe tornava con l’attrezzatura. “Così magari mi aiuterà a convincere il signor Collodi a collaborare. Forza, Zoe, dammi una mano!”

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Capitolo 5
*** Parte 5 ***


Parte 5

“O andiamo, resisti!” esclamò il Dottore, mentre un’altra scossa faceva tremare le pareti del TARDIS. Con suo sommo terrore, Zoe, aggrappata alla parete accanto a De Magistris, notò che un angolo del soffitto si era crepato.

“Dottore, si sbrighi!”

“Sto facendo il possibile!” replicò il Signore del Tempo, cercando di contenere il proprio nervosismo. Il TARDIS non era stato progettato per viaggiare al di fuori da ogni dimensione spaziotemporale, e purtroppo le coordinate date dal collegamento psichico con la mente di Collodi erano terribilmente imprecise.

“Signor Collodi, si concentri! Pensi alla sua storia!”

“Ci sto provando, capitano, ma non è facile!”

“Be’, sarà meglio che ci riesca in fretta! Ho il sospetto che questa nave non reggerà a lungo!”

Il Dottore non volle commentare. Non ce ne era bisogno. Negli ultimi dieci minuti, il TARDIS era stato ripetutamente colpito da ondate di pura energia nativa di quella dimensione, che stavano man mano erodendo la sua struttura. Se non avessero finito alla svelta il loro viaggio, il Dottore temeva che sarebbe finita come l’altra volta, con il TARDIS a pezzi e loro costretti a vagare nel vuoto cosmico.

“Ne arriva un’altra!” urlò il capitano, mentre la luce rossa del segnale di pericolo tornava a illuminare la console. Il Dottore riprese freneticamente a spingere i tasti, nella speranza che Collodi questa volta riuscisse a concentrarsi abbastanza per farli arrivare a destinazione. “O cielo, cielo…” mormorò, quando vide che, da un indicatore, che il TARDIS iniziava a sfaldarsi.

“Signor Collodi!” urlò. “Il TARDIS forse potrà respingere questa ondata, ma non credo resisterà alla prossima! Solo lei può salvarci la vita!”

“D-d’accordo” mormorò lo scrittore, portandosi le mani alla tempia e iniziando a richiamare le immagini della sua storia come gli erano venute in mente la prima volta, quando l’idea era fresca e l’ispirazione aveva scacciato la sua pigrizia. Il pensiero gli diede una forza inaspettata, e si aggrappò ad esso: non alle immagini, non ai personaggi, non alle battute, ma al suo desiderio, alla sua passione, all’eccitazione di sentire un mondo nascere.

Cri-cri. Cri-cri.

“Che diavolo…”

Cri-cri. Cri-cri.

“Ma… ma è un grillo!” esclamò il capitano, notando per primo il gigantesco insetto nero, con un bastone nelle sue zampe centrali, apparso dietro lo scrittore.

“No”, disse quest’ultimo, con una vocina acuta e saccente. “Sono il Grillo parlante, e credo che voi abbiate bisogno di una guida.”

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“Ooh, era ora!” sbuffò il Dottore, improvvisamente molto più rilassato.

“Dottore…” disse Zoe. “Non ci sono più scosse!”

“Naturale, ragazza mia, siamo sulla strada giusta!” spiegò il Dottore. “Collodi è riuscito a collegarsi con la Terra dei Racconti, adesso dobbiamo solo aspettare di giungere a destinazione… se il signor Grillo sarà così gentile da inserire le coordinate.”

“Certamente” disse quest’ultimo, chinando le lunghe antenne. Il Dottore gli lasciò il posto alla console, e andò a raggiungere Collodi, che in tutto questo si stava ancora premendo le mani sulle tempie, con gli occhi chiusi. “Signor Collodi”, gli sussurrò il Dottore, “ce l’ha fatta. Siamo diretti verso il posto della sua storia.”

“Davvero?” chiese lo scrittore.

“Sì, davvero. Continui a concentrarsi, ormai non dovrebbe mancare molto.”

***

“Oh, no…” sbuffò Jamie. Era davvero tornato nella Terra dei Racconti, maledizione! “E adesso?” esclamò frustrato, trattenendo l’impulso di dare un calcio al muro.

“Non ti preoccupare, questa volta sarà meno difficile” disse qualcuno alle sue spalle. Una donna era apparsa all’altro capo della stanza, avvolta in una lunga veste bianca. Aveva gli stessi capelli turchini della bambina che gli aveva aperto la porta.

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“E lei chi è?”.

“Rilassati, non sono qui per farti del male” lo rassicurò la donna. “Ti ho aperto la porta, no?”

“Ma la bamb…”

“Io sono quella bambina. Io sono la Fata dai capelli turchini, e ho bisogno del tuo aiuto, Jamie McCrimmon.”

“Come sai il mio nome?”

“Non sei già stato qui una volta? Dovresti sapere che l’Intelligenza comprende istantaneamente tutti i dati di chi vi arriva, per includerli all’interno delle proprie storie.”

“Ma se è stata distrutta!”

“E temo che questo sia uno dei motivi per cui ora sta accadendo questo.”

Jamie stava per ribattere, ma venne interrotto dal suono di qualcuno che bussava alla porta. La Fata si diresse in fretta ad aprire, non senza aver rapidamente fatto cenno a Jamie di osservare la striscia di carta che usciva da uno dei computer. Diffidente, il ragazzo la prese in mano.

“È bianco” osservò. “Non c’è scritto niente!”

“Non ci può essere scritto niente” disse la Fata dietro di lui. “L’Intelligenza è stata sovraccaricata e privata del suo controllore, non riesce più a scrivere una storia.”

“Ma allora come…?” domandò Jamie voltandosi di nuovo verso la Fata, che adesso, notò Jamie, stava delicatamente appoggiando Pinocchio contro il muro. Il burattino sembrava svenuto. “Sta bene?” chiese Jamie, preoccupato.

“Si riprenderà" disse la Fata. "Non è la prima volta che questo gli capita. Ma non rimane comunque molto tempo."

“Per cosa?”

***

“Incredibile” mormorò Collodi, uscendo dal TARDIS. Un intero paese si estendeva davanti a lui: dolci colline ondulate piene di foresta, sulle cui cime sorgevano piccoli borghi, mentre in lontananza si stendeva il mare con il suo manto azzurro. “E questo l’avrei creato io?”

“L’Intelligenza della Terra dei Racconti l’ha reso concreto, ma… sì, l’ha creato lei” sorrise Zoe. “Ed è bellissimo” aggiunse.

“Per ora” commentò il Dottore. “La Terra cambia a seconda dell’immaginazione cui è collegata, perciò dovremo stare attenti.”

“E perché?” domandò il capitano. “Non può controllarla il signor Collodi?”

“Se potesse, dubito molto che avrebbe permesso a Pinocchio di venire in casa sua. In qualche modo, la storia di Pinocchio, passata e futura, ha assunto vita propria.”

“Temo che la sua analisi sia corretta, Dottore” intervenne il Grillo. “È per questo che sono qui. Il mio compito è guidare tutti voi dalla Fata, così che possiamo risolvere questa faccenda in fretta.”

“Fata? Quale Fata?” domandò Collodi. “Non ci sono Fate nel mio libro! Avevo avuto l’idea, ma l’ho abbandonata per…”

“Non ha sentito quello che ha detto il Dottore?” intervenne Zoe. “Questo luogo esiste fuori dalle coordinate dello spazio-tempo. L’Intelligenza ha concentrato qui tutti gli elementi della storia, sia quelli che ha già scritto sia quelli che scriverà, e le assicuro che nel suo libro c’è una Fata!”

“Andiamo” disse il Grillo, facendo loro segno di avviarsi. “La Fata saprà spiegarvi…”

Un suono di campanelli interruppe il Grillo. Qualcosa di grosso e pesante, di forma rettangolare, stava risalendo la collina nella loro direzione. Sembrava essere una specie di trasporto, su cui era stipato un gran numero di gente. Il gruppo guardò meglio, e la forma, ora più vicina, apparve chiaramente essere un carro, trainato da due lunghe file di sei asini ciascuna, pieno zeppo di ragazzi che facevano un gran baccano. A cassetta, sedeva un uomo grasso, molto pallido, nemmeno fosse fatto di burro.

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“Oh, no…” mormorò Zoe.

“Dalla sua esclamazione, suppongo che questi non siano amici” osservò Collodi, poco prima che il carro si fermasse davanti a loro.

“Buongiorno, viaggiatori!” esclamò l’Omino, con una voce untuosa. “Perdonate se mi intrometto, ma avete l’aria di chi si è perso.”

“No, assolutamente, grazie” replicò subito il Dottore. “L’amico Grillo, qui, intende farci da gui…”

“Quale amico?” domandò l’Omino con un sorriso di gentile sarcasmo. Il Grillo era sparito. “Sembra che siate soli” continuò l’Omino. “Ma se mi dite dove dovete andare, sono sicuro di poter trovarvi un posto sul mio carrozzone.”

“Ah, sì?” domandò il capitano. “E posso sapere dove starebbe portando questi ragazzi?”

“Al Paese dei Balocchi!” sorrise l’Omino. “Un posto meraviglioso, dove non saranno costretti ad andare a scuola, e potranno fare quel che vogliono dalla mattina alla sera. Ogni settimana è composta di sei giovedì e una domenica, e…”

“E suppongo che abbia l’autorizzazione dei genitori per farlo” continuò il carabiniere.

“Ovviamente no, per chi mi ha preso?” replicò l’Omino, offeso. “Questi sono tutti scappati di casa, regolarmente! Ha mai visto un fannullone dare retta ai propri genitori?”

“Benissimo, allora in nome della legge io…” disse il capitano, facendo per muoversi a fermarlo. L’Omino alzò la frusta nell’aria e, con uno schiocco, lo colpì in pieno viso, costringendolo ad arretrare. Collodi si fece avanti, furioso.

“Come si permette?” esclamò Collodi. “Questo signore è un rappresentante della legge!”

“Mi perdoni, cercavo di colpire uno dei miei asini. Sa, ho fretta, entro mezzanotte devo prendere altri bambini…”

“E invece no, caro signore, la sua corsa finisce qui! Li faccia scendere tutti, adesso, e li rimandi a casa!”

“Ma…”

“ADESSO!”

Borbottando deluso, l’Omino indicò ai ragazzi di scendere dal carro. Questi ultimi obbedirono, senza risparmiare allo scrittore occhiatacce e insulti. Alla fine, sulla strada rimasero soltanto l’Omino e i viaggiatori.

“Molto bene” disse allora Collodi. “Ora la carrozza è vuota. Suppongo che per lei non sarà un problema darci un passaggio, vero?”

***

“Quindi vediamo se ho capito” disse Jamie. “L’Intelligenza aveva scelto Collodi come possibile sostituto per il controllore, prima di scegliere il Dottore, e l’aveva contattato per sondarlo. Di conseguenza, più Collodi creava la storia di Pinocchio, più l’Intelligenza la ricreava qui.”

“Esatto.”

“Poi, però, siamo arrivati io, il Dottore e Zoe, e abbiamo sovraccaricato l’Intelligenza mandandola in cortocircuito. Siccome però, nella linea temporale di Collodi, la storia non era conclusa, voi siete rimasti qui.”

“Corretto” annuì la Fata. “Siamo in un limbo. Non possiamo terminare la storia, perché Collodi non l’ha scritta, ma al tempo stesso, essendo in un luogo fuori dalle regole dello spaziotempo, sappiamo che essa va avanti, e questo ci tiene vivi. Per sistemare tutto, Collodi deve essere convinto a finire la storia. Pinocchio ci stava provando, ma nel mondo reale, purtroppo, egli è privo della possibilità di parlare, come ognuno di noi fuori da qui. Ha provato a scrivere e a disegnare, ma è stato inutile.”

“Capisco” disse Jamie, osservando la figura immobile del burattino davanti a lui. Sembrava dormire così pacificamente, senza alcuna pena, e il ragazzo scozzese provò compassione per quella creatura che non poteva né vivere né morire. Su uno dei computer della stanza, una lucina prese a lampeggiare. Pinocchio aprì gli occhi, scattò in piedi come spinto da una molla e afferrò la carta che ne usciva.

“Sono qui!” esclamò. “Fatina, sono arrivati! Collodi, il Dottore, Zoe e un carabiniere!”

“Dove sono? C’è scritto?” domandò Jamie.

“Sulla strada per la costa, dentro la carrozza dell’Omino! Stanno venendo qui!”

“Non c’è tempo da perdere, dovete raggiungerli!” disse la Fata. “Purtroppo, alcuni dei personaggi sono diventate incarnazioni del desiderio di Collodi di non continuare la storia. Faranno di tutto perché questo non avvenga!”

***

“È stato bravo” disse Zoe a Collodi, mentre la carrozza viaggiava per le strade del paese. “Davvero molto bravo, vero, Dottore?”

“Eccellente, mia cara, eccellente” annuì quest’ultimo.

“Oh… grazie” disse Collodi. “Ho solo pensato… ecco… che se davvero tutto questo è frutto della mia immaginazione, allora se mi sforzavo abbastanza potevo imporre la mia volontà. I vantaggi di essere l’autore, insomma.”

“E ha avuto perfettamente ragione” disse il capitano, battendogli una pacca sulla spalla. Collodi fremette a quel gesto forse troppo amichevole, ma poi abbozzò un sorriso di circostanza e riprese a guardare fuori dal finestrino alla sua sinistra. Gli alberi della foresta passavano veloci di fronte ai suoi occhi, mentre alla sua destra il riflesso azzurro del mare colorava il vetro di un sottile alone blu. “Però, devo essere uno scrittore migliore di quanto pensassi, se ho immaginato tutto questo.”

“Lo è” disse Zoe. “Il suo libro appassiona bambini e adulti a distanza di secoli. Io vengo dal XXV secolo, e mia sorella ancora lo legge ai suoi bambini. Ci sono film, e fumetti, e…”

“Zoe, non credo che il signor Collodi possa seguirti se continui. Il cinema sarà inventato solo fra quindici anni, e i fumetti ancora dopo” la interruppe il Dottore.

“No, no, Dottore, la lasci continuare. Fa sempre bene sapere che la morte non sarà la fine.”

“Oh, non lo è, non lo è” commentò il Dottore, portandosi involontariamente le mani alla giacca, come faceva nella sua prima incarnazione.

“Posso chiederle perché ha interrotto il lavoro?” chiese il capitano a Collodi. “Perché non vuole andare avanti? Insomma, a giudicare da quel che vedo, mi pare che di idee ne abbia parecchie.”

Lo scrittore non rispose subito. Zoe, il Dottore e De Magistris lo videro guardare dalla finestra, gli occhi stretti e lo sguardo nel vuoto, prima di replicare.

“Vi è mai capitato di avere paura delle conseguenze di una buona azione? Avere un progetto in mente, qualcosa che siete sicuri che, se lo portaste a termine, sarebbe il coronamento di tutta la vostra vita. Oppure non ne avete idea, iniziate a farlo, e solo dopo vi accorgete che sarà quel progetto, quella storia, quella persona, quell’azione, che in qualche modo potrebbe… Io non ho mai creduto molto alle storie sull’immortalità dell’arte, secondo me sono balle che si raccontano quei fanatici dei tedeschi: arte e letteratura o sono dirette ad aiutare il paese, oppure sono inutili, questo ho sempre pensato. Ma con questa storia ho sentito fin dall’inizio che c’era qualcosa di più. Quando… quando ho scritto il capitolo di Geppetto che dà forma a Pinocchio, io… io ho avuto paura.”

“Di cosa?” chiese Zoe.

“Di stare creando qualcosa di talmente grande che… non lo so di preciso. Mi è sembrato di guardare in un abisso, e la cosa più terribile è che non avevo veramente paura, al contrario sentivo il desiderio di caderci dentro e non uscire fuori mai più. Sono comunque andato avanti, ma poi la paura è… è diventata intollerabile. Dottore, lei crede che…?”

“No, signor Collodi” rispose quest’ultimo. “La Terra dei Racconti non le ha fornito questa sensazione. L’Intelligenza che la governava dava forma alle fantasie altrui, ma non era capace di crearne di proprie. Quello che lei ha sentito, signor Collodi, è stata la grandezza della sua storia, della sua creazione.”

“Lo immaginavo. È solo che…”

“È normale, sa?” continuò il Dottore. “Lei ha visto l’abisso della grandezza, si è reso conto che poteva essere molto più di quanto pensava, e, non essendone abituato, ha avuto paura. Sappia però che, se lei non fosse grande davvero, stia sicuro che non avrebbe mai avuto un’esperienza del genere.”

“Lei dice?”

“Io lo so. Ho passato anni, secoli interi, a domandarmi se dovevo andarmene da casa mia; e anche quando sono finalmente partito, mi ci è voluta un’intera vita, e non sto scherzando, per capire davvero la portata della mia scelta. E ne ho avuto paura, così tantache sono dovuto letteralmente diventare un uomo nuovo per liberarmene. E sa una cosa? Lo rifarei ancora... quasi tutto, perché ciò che sto vivendo ora è così stupendo che compensa ampiamente tutto ciò che ho lasciato. Non bisogna mai rifiutare un’opportunità per essere grandi, se questa ci viene offerta. Lei continui la storia, e vedrà che alla fine non se ne pentirà.”

In silenzio, Collodi stese la mano e strinse quella del Dottore, con gli occhi che brillavano. L’espressione sul suo viso non aveva bisogno di parole.

***

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“Eccoli!” esclamò Pinocchio, sporgendosi eccitato oltre il collo del Colombo. Jamie, sentendolo, si decise a superare le proprie vertigini e sollevò la sua testa così da poter guardare oltre la massa bianca delle ali. Decisamente non gli piaceva questo modo di viaggiare che la Fata aveva loro fornito, anche se non poteva negare che andare a piedi sarebbe stato peggio.

“Li vedo anch’io!” esclamò, puntando il dito sulla carrozza, che procedeva rapida sotto di loro, sul ciglio della scogliera. “Vola radente”, disse al Colombo, “fa’ che ci vedano!” L’animale, obbediente, si abbassò di quota, finché non fu arrivato a lato della carrozza.

“Dottore!” urlò Jamie. “Zoe!”

“Babbo!” gli fece eco Pinocchio, agitando le mani. “Babbo, sono qui!”

Dalla loro posizione, i due videro i viaggiatori riconoscerli, e agitare a loro volta le mani, con Zoe e il capitano De Magistris che tentavano di aprire il finestrino della portiera. Jamie e Pinocchio sorrisero, e il burattino disse  al Colombo che si portasse davanti al veicolo. L’uccello obbedì, si alzò in volo e, dopo essersi voltato indietro, fece per atterrare.

“Ma…” disse Jamie. “Sbaglio o non c’è nessuno alla guida?”

Pinocchio stava per rispondere, quando un gigantesco Serpente sbucò dal terreno e morse il Colombo al collo.

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***

Quando avevano visto Jamie e Pinocchio, Zoe e De Magistris avevano subito tentato di aprire il finestrino della carrozza, ma avevano scoperto che era bloccato. Il Dottore aveva provato ad abbassare il suo: c’era riuscito, ma questo gli aveva solo permesso di scoprire che non c’era più nessuno alla guida della carrozza, e gli asini stavano procedendo dritti verso uno strapiombo.

“Apra la portiera e saltiamo giù!” esclamò Zoe. Il Dottore aveva provato a spingere, ma esattamente come il finestrino dall’altra parte, la maniglia non voleva saperne di muoversi. Collodi era allora intervenuto, e concentrandosi intensamente era riuscito a sbloccare la portiera, consentendo loro di buttarsi giù. Nello stesso istante, il Serpente attaccò il Colombo: terrorizzati, i viaggiatori videro cadere Pinocchio in mare e Jamie verso terra, sbalzati dall'impatto. Per puro miracolo quest’ultimo riuscì all’ultimo momento ad aggrapparsi a una delle zampe dell'uccello, evitando la rovinosa caduta.

“Lasciate fare a me” disse il capitano, alzandosi e sparando al Serpente due colpi di pistola. L’animale si voltò verso il carabiniere con due occhi iniettati di sangue.

“No, capitano, aspetti!” disse il Dottore. “Jamie!” urlò poi verso il ragazzo. “Lascia andare la zampa!”

“Sei impazzito?”

“Fidati, so quello che dico!”

“Guardate! Pinocchio!” urlò Zoe, puntando il dito verso il mare. Un’enorme massa scusa era uscita da sotto le acque, un incubo dagli occhi giganteschi e dalle lunghe zanne, e si dirigeva verso il burattino. “Il Pescecane!”

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NOTE DELL'AUTORE
- La Fata dai capelli turchini ha il volto di Gina Lollobrigida, come nel classico sceneggiato RAI realizzato da Luigi Comencini nel 1972.
- L'Omino di burro, il Serpente e il Colombo sono tutti e tre presenti nel romanzo. Il primo guida il carro per il Paese dei Balocchi, il secondo ostacola Pinocchio di ritorno alla casa della Fata, e il terzo porta Pinocchio al mare, dove vedrà Geppetto ingoiato dal Pescecane.
- Il Pescecane è il vero nome della Balena. Come avete notato, in tutta la storia ho usato i nomi originali di Collodi, non quelli del cartone disneyano o di altre versioni, tant'è che tutti i personaggi del libro assomigliano alle illustrazioni originali della storia.

Ci vediamo per il gran finale!
Il Professor What

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Capitolo 6
*** Parte 6 ***


Parte 6

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“Il Pescecane!” urlò Zoe riconoscendo la forma scura, che nuotava veloce verso Pinocchio.

“Il cosa?” domandò Collodi.

“Nella storia… c’è un Pescecane che inghiotte Pin… Oh dannazione!” esclamò Zoe, capendo cosa stesse per succedere. Giù tra i flutti, intanto, il burattino continuava a nuotare verso la costa, nel tentativo di scappare al pesce.

“Dobbiamo fare qualcosa” sbuffò Collodi, sporgendosi oltre il bordo. La scogliera era troppo ripida, con nessun sentiero che portava verso il basso. Gli asini, spaventati dal Serpente, si erano dati alla fuga, portando con sé i finimenti che li tenevano assieme, che forse avrebbero potuto essere una corda abbastanza lunga da tendere al burattino.

“Babbo!” La voce di Pinocchio arrivò a Collodi chiara e forte. Il burattino si era fermato a poca distanza dalla scogliera, e non nuotava più, limitandosi a galleggiare. “Babbo, buttati!”

“Come?”

“Fidati, babbo! Seguimi dentro il Pescecane!”

“Ma ci divorerà!”

“No, non lo farà! È tutto già pensato! La storia deve terminare!”

“Ma io non l’ho finita!”

“La finiremo insieme!”

“Si butti, signor Collodi” insistette Zoe, che aveva sentito tutto. “Pinocchio è arrivato qui con Jamie, sul Colombo, e il Serpente ha attaccato anche lui. È il protagonista della sua storia, ed è buono! Finora chi tentava di fermarci erano i personaggi negativi del suo libro.”

“Sicura?” domandò Collodi.

“Ma certo, è pura logica! Pinocchio vuole che la storia termini, è quello che ha cercato di dirle tutto questo tempo.”

Collodi guardò Zoe, poi Pinocchio, poi il Pescecane, poi ancora Zoe, tormentato dall’indecisione. Da un lato, ogni suo istinto ragionevole gli diceva che era una pazzia, che non aveva senso, che c’era un altro modo. Dall’altro, però, Zoe aveva ragione, e Pinocchio… lui l’aveva creato buono, Pinocchio, e quando era venuto in casa sua il burattino non aveva fatto male a nessuno, e…

“Oh, al diavolo!” esclamò alla fine, prima di spiccare un salto oltre il bordo della scogliera.

***

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 “Jamie, molla la zampa!” urlò il Dottore. “Afferra il Serpente al collo e calati giù!”

“Ma sei impazzito?”

“Fidati di me, so cosa fare con lui!”

“Lo spero bene” mugugnò Jamie a denti stretti. Fatte penzolare le gambe nel vuoto, il ragazzo si dondolò in avanti e indietro, prima di lasciarsi andare spingendosi contro il collo del rettile. Le sue mani riuscirono ad afferrare la pelle squamosa appena in tempo, e la strinsero con tutte le loro forze.

“Capitano” disse il Dottore, quando vide Jamie che iniziava a lasciarsi scivolare lungo il collo della bestia. “Adesso faccia come me: si butti a terra a testa in giù e inizi a scalciare nell’aria.”

“Eh?” chiese quest’ultimo stranito.

“Nel libro, il Serpente muore dalle risate vedendo Pinocchio cadere a terra e scalciare con le gambe in aria. Dovrebbe funzionare anche qui. Forza!”

Detto questo, il Dottore fece una capriola in avanti, puntò la testa a terra e iniziò a muovere freneticamente le gambe in aria, nel modo più comico possibile. Il capitano, dopo un attimo di meraviglia, decise di imitarlo, anche se gli ci vollero due o tre tentativi prima di riuscire finalmente a stare in equilibrio sulle proprie braccia. Dalla sua postazione, Jamie vide il Serpente voltarsi e, con gli occhi rossi, fissare le due figure che scalciavano. Uno sbuffo uscì dalla sua bocca, che si contorse in un ghigno, e poi scoppiò in una fragorosa, fredda risata, che aumentò di tono e di volume, finché la testa non gli esplose di schianto. Il suo corpo iniziò a cadere, giusto un attimo dopo che Jamie aveva raggiunto il terreno, e il Dottore e il capitano ebbero appena il tempo di togliersi da lì prima che cadesse loro addosso.

“Ci è mancato poco” sospirò Jamie di sollievo. “Stai bene, Dottore?”

“Sì, ora che ti vedo” fu la risposta del Signore del Tempo, accompagnata da una pacca sulla spalla al giovane scozzese. “Avete visto Zoe?”

“Sono qui, Dottore. Jamie!” esclamò la ragazza abbracciandolo. “È un piacere rivederti!”

“A-anche per me” arrossì Jamie.

“Dov’è Collodi?” chiese il capitano. In fretta, Zoe spiegò quello che era successo con il Pescecane, e come Collodi e Pinocchio fossero spariti nella pancia del pesce.

“Pinocchio gli ha chiesto di buttarsi?” chiese il Dottore. “Sei sicura?”

“Sicurissima! Ha detto che la storia doveva essere terminata!”

“Be’,” intervenne Jamie, “la Fata ha detto che solo se Collodi termina la storia, questo mondo cesserà di esistere. Era per questo che dovevamo portare Collodi alla villa, c’è uno di quei centri di controllo che…”

“Ma certo! Ovvio!” esclamò il Dottore. “Stupendo! Jamie, sai come tornare alla villa?”

“Vi guiderò io” disse una voce alle loro spalle. Il Grillo parlante era riapparso. “Scusate se mi ero assentato, ma purtroppo le forze negative della storia mi avevano fatto prigioniero. Sono riuscito a scappare soltanto adesso.”

***

“Che posto è questo?” domandò Collodi quando lui e Pinocchio ebbero superato lo stretto esofago della bestia. Nella pancia del mostro, c’era un tavolino con sopra una candela, alcuni libri e un piatto con un po’ di pesce.

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“La pancia del Pescecane” spiegò Pinocchio. “Qui dovrei ritrovare il mio babbo.”

“E dov'è?”

“Non può esserci” spiegò Pinocchio. “Non finché tu non continui con la storia. Il babbo è l’unico personaggio che non c’è qui.”

“L’avevo pensato così. Doveva essere assente perché…”

“Sì, lo so, lo so, così io avrei desiderato tornare da lui” completò il burattino, assumendo un’espressione così triste che Collodi si sentì smuovere le viscere.

“Mi dispiace. Sono stato un codardo a non voler finire la storia. Ho avuto paura, stavi diventando troppo… vivo per i miei gusti. Temevo di perdere il controllo, di finire intrappolato in qualcosa da cui non sarei mai uscito.”

“Volevo solo vivere” sospirò Pinocchio. “Lo so che non sono un bravo ragazzo, ma perché devo finire impiccato a una quercia? Mi odi così tanto?”

“Non ti odio, figliolo. Non posso odiarti. Sei la mia creazione migliore. Nessuno dei miei altri libri ha avuto così tanto successo. Le lettere degli ammiratori, e l’editore soddisfatto, e… il divertimento che provavo quando scrivevo le tue avventure, tutto… era bellissimo.”

“E ne hai avuto paura?”

“Un padre ha sempre paura quando cresce un figlio” ammise Collodi. “E tu sei mio figlio. Ho provato a negarmi la verità, ma poi un uomo saggio mi ha detto che, se non fossi stato all’altezza del compito, la tua storia non mi sarebbe mai venuta in mente. Si vede che io sono davvero il padre giusto per crescere un figlio come te, e… tu mi sei mancato, figlio mio. Quando tornerò nel mondo reale, riprenderò in mano la storia.”

“No, la devi riprendere in mano adesso!” esclamò Pinocchio. “Ora! Devi terminare la storia come nel libro, altrimenti resteremo qui!”

“Ma io non so come si fa! Non l’ho ancora scritta, io…”

“Signor Collodi, mi sente?”

***

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“Mi sente!” esclamò Zoe. Non appena erano entrati nella villa, il Dottore aveva chiesto alla Fata di indicare loro la postazione di controllo. La donna aveva loro indicato la scrivania, cui era attaccato il casco di collegamento psichico fra la mente umana e l’Intelligenza. Il Dottore aveva detto a Zoe di sedersi subito, senza rispondere alle domande della ragazza sul perché proprio lei.

“Ottimo! Ora, Zoe, inizia a suggerire a lui e a Pinocchio i capitoli del romanzo sulla pancia della balena. Te li ricordi a memoria, vero?”

“Certo!” sorrise la ragazza, prima di iniziare a ripetere, parola per parola, quanto Collodi aveva scritto nel libro.

Nella pancia del Pescecane, Collodi, spinto da una forza misteriosa, si sedette al tavolino e prese a mangiare il poco pesce. Il burattino uscì, e rientrò, alzando le braccia per la sorpresa. I due iniziarono a parlare, usando le battute del libro, prima che Pinocchio prendesse Collodi e, conducendolo per mano, iniziasse a guidarlo su per l’esofago del Pescecane.

“Sta funzionando!” esclamò Jamie, mostrando i fogli che uscivano dai computer della sala. Non erano più bianchi, ma pieni di scritte nere e piccole, come quelle di quando la sala era in attività la prima volta che erano stati lì.

“Perfetto!” disse il Dottore. “Continua, Zoe!”

Sotto la guida di Zoe, Pinocchio e Collodi uscirono dalla pancia del Pescecane, salirono in groppa a un gigantesco Tonno e vennero da lui portati a riva. Lì si diressero verso una casa poco distante, superando il Gatto e la Volpe ridotti a mendicare. Nella casa, furono accolti dal Grillo parlante, che rimproverò Pinocchio, e lo indirizzò da un contadino che lo mise a lavorare la macina per un bicchiere di latte da dare al babbo malato.

***

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Fu a questo punto che Collodi fermò Zoe. Le parole a lui sussurrate nella testa gli avevano finalmente fatto venire in mente qualcosa. Si alzò dal letto dove stava sdraiato in seguito allo sviluppo della storia, ed esitante, iniziò a parlare.

“Pinocchio diventerà un burattino obbediente, e… e… andrà a scuola, si farà onore… guadagnerà un po’ di soldi, ma li darà tutti alla Fata che ha saputo malata… e poi… Poi una sera la Fata gli apparirà. Lo ringrazierà di tutto, gli dirà che è stato bravo, e che i ragazzi perbene meritano una ricompensa. Lui si sveglierà, e sarà un bambino vero, di carne e ossa. Andrà nell’altra stanza, dove troverà il padre sano, ringiovanito perfino. Ci sarà un burattino, in un angolo, abbandonato sulla sedia. Lui lo guarderà e dirà…”

“Com’ero buffo quando ero un burattino, e quanto sono contento, ora, di essere diventato un bambino vero” completò per lui Pinocchio, che gli era apparso al fianco, nella forma di un bambino in carne e ossa, scuro di capelli. Collodi si chinò alla sua altezza e gli accarezzò la guancia, con le lacrime agli occhi, mentre il bambino Pinocchio sorrideva di gioia.

“Grazie, babbo” gli mormorò, mentre iniziava a svanire sotto i suoi occhi. Collodi provò a trattenerlo, ma un improvviso giramento di testa gli impedì di fare qualsiasi cosa. Attorno a lui, tutto il mondo fantastico stava scomparendo, risucchiato in qualche posto al di fuori dello spazio e del tempo.

***

“Non la ringrazierò mai abbastanza, Dottore” disse Collodi, un’ora dopo, mentre sedevano tutti a mangiare alla trattoria dove tutto era cominciato – tranne il capitano, che tornato sulla terra aveva voluto correre a casa. Esattamente come la volta precedente, con la dissoluzione della Terra dei Racconti, i viaggiatori erano stati rimandati nel loro tempo e luogo di provenienza.

“E di cosa?” si schermì quest’ultimo. “Ha fatto tutto Zoe.”

“No, Dottore” lo corresse la ragazza. “Ha capito lei che la Fata aveva in mente di far sedere Collodi come se fosse il precedente controllore, così che potesse mettere le cose a posto.”

“Sì, ma tu con la tua memoria di ferro hai permesso a Collodi di scrivere esattamente la storia.”

“Ma questo non dovrebbe causare un paradosso temporale? Insomma, ha completato la storia prima del tempo, no?” domandò Jamie.

“Se fosse avvenuto all’interno delle regole dello spaziotempo, sì” ammise il Dottore. “Ma, per fortuna, chiunque ha costruito la Terra dei Racconti l’ha posta al di fuori dal nostro universo normale; pertanto, lì i paradossi possono avvenire liberamente. Comunque, se il signor Collodi desidera, conosco delle tecniche in grado di cancellare la memoria.”

“E le sarei molto grato se le usasse” intervenne lo scrittore. “Preferisco dimenticare quel che ho visto in quella terra, non è divertente scrivere un racconto di cui si conosce già la fine. Però mi raccomando, voglio conservare il ricordo di avervi incontrato.”

“Come desidera” sorrise il Dottore.

“A ogni modo,” riprese Collodi, “intendevo ringraziarla per quello che mi ha detto sulla carrozza. Avevo bisogno di qualcuno che mi ricordasse che non si può vivere nella paura. E dire che ho combattuto per l’Unità d’Italia, avrei dovuto imparare…”

“Il coraggio non si impara mai, signor Collodi. La paura non è una malattia, che si può curare e non torna più. Per fortuna, però, esistono modi per combatterla. Si ricordi sempre: il coraggio non è non avere paura, è avere paura e agire lo stesso.”

“Avevo bisogno di sentirmelo dire. Stasera scrivo a Martini, gli dico che ricomincio a scrivere. E a proposito, Dottore, mi pare di aver capito che dobbiate rimanere qui per un po’…”

“Purtroppo sì, il TARDIS ha sostenuto gravi danni nel viaggio verso la Terra dei Racconti. Devo fare alcune riparazioni prima di poter ripartire.”

“Sarei lieto se approfittaste della mia ospitalità in questo periodo. La casa è piccola, ma…”

“Oh, non ce n’è bisogno” si intromise Zoe. “Ho controllato prima di venire qui, i quartieri residenziali del TARDIS sono ancora abitabili.”

“Però” disse Jamie “ammetto che mi piacerebbe passare un po’ di tempo qui. Siamo venuti per una vacanza, no? Ci meritiamo un po’ di riposo!”

“E allora, vacanza sia!” esclamò il Dottore. “E, signor Collodi, non abbiamo bisogno di ospitalità, ma una guida potrebbe farci comodo.”

Collodi stava per replicare che sarebbe stato un piacere, quando la porta della trattoria si riaprì, e il capitano De Magistris rientrò, conducendo per mano un bambino che, dalla somiglianza, era evidentemente suo figlio. Si diressero entrambi verso il tavolo, dove il capitano lo presentò ai viaggiatori.

“È un onore conoscerti, giovanotto” disse Collodi. “Ho sentito che leggi volentieri la storia di Pinocchio.”

“È vero quel che mi ha detto papà? Che non è morto?”

“Assolutamente” sorrise Collodi. “Il burattino è vivo e vegeto, e pronto per nuove avventure.”

“Ma come è possibile? L’avevano impiccato!”

“Oh, non si uccide facilmente un diavolaccio come lui. Ci hanno provato, bada bene, ma lui è indistruttibile.”

“Ma lo ritroverà il suo babbo?”

“Purtroppo questo non posso dirtelo, mio giovane amico. Ti rovinerei la sorpresa. Però posso dirti questo, a patto che tu non lo dica a nessuno, nemmeno al tuo papà.”

Il bambino annuì di slancio, e Collodi si abbassò per sussurrargli qualcosa nelle orecchie. Nessuno seppe cosa fosse, ma tutti videro gli occhi del piccolo allargarsi per l’eccitazione, prima che di slancio, abbracciasse lo scrittore. Collodi, dopo un attimo di sorpresa, restituì l’abbraccio, mentre alla sua sinistra il Dottore stava sorridendo del più ampio dei suoi sorrisi.

NOTE DELL'AUTORE

- La fine del romanzo raccontata da Zoe è, ovviamente, la fine del vero racconto di Collodi. La frase detta da Pinocchio è, di fatto,  l'ultima frase originale del romanzo.
- Collodi ha veramente combattuto per l'Unità d'Italia: all'epoca della prima guerra d'indipendenza (1848-9), si arruolò volontario.
- La stanza di controllo, la scrivania e il collegamento psichico sono tutti elementi presenti in "The Mind Robber".

E anche questa seconda avventura italiana è giunta alla fine. Ne sono contento. Ringrazio di cuore chi ha letto e seguito questa storia: grazie, siete meravigliosi. E' con un po' di dispiacere che vi informo che adesso la serie si prenderà una pausa, ma solo perché intendo tradurre in inglese le prime due storie e pubblicarle su un altro sito. Se però volete continuare a leggermi, trovate un'altra storia in un altro fandom, che inizierò a breve, e la cui stesura sarà alternata alla scrittura/traduzione delle "Italian Adventures."

Grazie di tutto, e ad maiora!

(Il Professor What si allontana fischiettando il tema di Harry Potter)

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