Doctor Who: The Italian Adventures - No. 2: C'era una volta un pezzo di legno di Il Professor What (/viewuser.php?uid=149973)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte 1 ***
Capitolo 2: *** Parte 2 ***
Capitolo 3: *** Parte 3 ***
Capitolo 4: *** Parte 4 ***
Capitolo 5: *** Parte 5 ***
Capitolo 6: *** Parte 6 ***
Capitolo 1 *** Parte 1 ***
Parte 1
C'era
una volta... un re! No, miei cari lettori, c'era una volta un ometto
basso con un flauto e una macchina del tempo, un guerriero scozzese del
Settecento e una giovane scienziata del tardo XXI secolo. E un giorno,
questo trio si ritrovò a dover intervenire per aiutare lo
scrittore di un classico per ragazzi a superare un blocco. O,
altrimenti detto, benvenuti alla seconda puntata della serie "Doctor
Who: The Italian Adventures"! Non perdiamo tempo, e vai con la sigla!
THE PROFESSOR WHAT
Presents
PATRICK TROUGHTON
FRAZER HINES
WENDY PADBURY
DOCTOR WHO: THE ITALIAN ADVENTURES
No. 2: "C'era una volta un pezzo di legno"
“Be’, è stata una bella
vacanza” sospirò Zoe chiudendo la porta del TARDIS. “Mi è piaciuta la Londra
del XX secolo. Molto caratteristica.”
“Parla per te” rispose
Jamie. “Io l’ho trovata solo grigia e noiosa. Ho preferito molto di più la
campagna. Non è le Highlands, ma…”
“Io
sono solo contento di
stare di nuovo dentro il TARDIS” rispose il Dottore, accarezzando
la console. “È bello averti di nuovo qui, ragazza mia. Non
farmi mai più una
cosa del genere” sussurrò poi alla macchina in tono
affettuoso.
Mi sei mancato anche tu, fu la risposta. E comunque, sei stato tu a premere il pulsante d’emergenza.
“Dottore” intervenne Zoe,
“dove li metto questi?” chiese, mostrando una valigia piena di vestiti del XX
secolo. “Isobel me li ha comprati prima che partissimo.”
“Oh, non preoccuparti,
Zoe, mettili solo nel tuo armadio; il TARDIS ti troverà spazio
sufficiente. Tra l’altro, con alcuni di quelli addosso sarai molto carina” aggiunse,
guadagnandosi un sorriso dalla ragazza, e una smorfia da Jamie. “Be’, Jamie,
qualcuno deve pur dirglielo, se non lo fai tu…”
“Lascia perdere” sospirò il ragazzo. “Piuttosto, il TARDIS è pronto a partire?”
“Giusto il tempo di
eseguire un piccolo controllo” disse il Dottore. “Non sarà un
viaggio lungo, la ragazza deve ancora riprendersi.”
Provaci tu a essere fatto a pezzi, brontolò il TARDIS.
“Ed è per questo che te
la prenderai comoda” rispose il Dottore, un attimo prima di avere un’idea. “Che
ne dite di un viaggio solo indietro nel tempo? Sempre questo pianeta, ma una diversa epoca. Non dovrebbe essere difficile, e il
TARDIS avrà tempo di riprendersi.”
“A me va bene” disse
Jamie. “Basta solo che non mi fai ricadere nelle mani delle giubbe rosse.”
“Anche a me piace l'idea di un'altra visita archeologica”
disse Zoe, rientrando. “Spero solo di avere il vestito adatto.”
“Oh, qualcosa troveremo.
Ecco qua, pronti a partire!” esclamò il Dottore, premendo i comandi
d’accensione. “E speriamo che vada bene” borbottò poi a bassa voce.
I
tre viaggiatori sentirono gli
usuali rumori del decollo: il fruscio dei motori, il risucchio della
dematerializzazione, i rollii e i rumori dell'entrata nel flusso
temproale. Le pareti traballarono un po' e alcune luci strane si
accesero, in risposta alle quali il Dottore si affrettò a
premere alcuni tasti e tirare alcune leve. La sua espressione fece
preoccupare Jamie e Zoe, ma la cabina sembrò reggere, e dopo
pochi istanti i due ragazzi e il Dottore iniziarono a sentire i
rumori usuali dell’atterraggio.
“Pare che sia tutto a
posto” sorrise Jamie, mentre Zoe controllava i dati assieme al Dottore.
“Confermo” disse lei, quando il TARDIS si su fermato. “I
valori sono stabili, e non registro niente di anomalo. Proviamo a dare
un’occhiata fuori con lo scanner?”
“Certamente” disse il
Dottore, premendo il pulsante. Lo schermo fu subito riempito
dall’immagine di una campagna verde e lussureggiante, sotto un cielo autunnale
solcato da alcune nubi. In distanza, si vedeva all’orizzonte spuntare il
profilo di una città dall’aspetto ottocentesco.
“Siamo ancora sulla
Terra” annunciò Zoe leggendo i dati. “Italia, Firenze, 8 novembre 1881.
Dottore, ha funzionato!”
“Brava
la mia ragazza”
commentò allora il Dottore, accarezzando la console. “Mi
spiace se ho avuto dei
dubbi.” La macchina stavolta non rispose, ma al Signore del
Tempo sembrò
sentire una vibrazione allargarsi nella sua mente, dal sapore dolce
come un sorriso. “Bene, ragazzi, vestitevi e andiamo.”
“Ehi, ci sono le
montagne!” esclamò Jamie, puntando il dito verso gli Appennini che si vedevano
in lontananza.
“Oh, credimi, Jamie, qui
non sentirai affatto la mancanza delle Highlands” sorrise il Dottore. “E, Zoe,
se hai trovato caratteristica la swinging
London, aspetta di vedere l’Italia dell’Ottocento. La amerai.”
***
Erano circa le dieci del mattino
quando il Dottore e i suoi compagni uscirono dal TARDIS, indossando abiti
pesanti per far fronte alle temperature rigide del periodo. Il Signore del
Tempo aveva anche insistito per prendere con sé un ombrello, per far fronte a
una possibile pioggia: ne aveva scelto uno con l’impugnatura a forma di punto
interrogativo. I suoi
compagni, che già avevano dovuto trattenerlo dall’indossare la sua gigantesca
pelliccia, avevano preferito lasciar correre (almeno l’ombrello dava meno
nell’occhio). Si diressero quindi dritti verso la città, con il Dottore che
fischiettava allegramente un’aria d’opera.
Nel
giro di un paio d’ore, Zoe aveva già ampiamente dato
ragione al
Dottore: Firenze era bellissima. Erano stati a Santa Croce, al Duomo
(il Dottore aveva sorriso di fronte al dipinto di Dante con i tre
regni), e a piazza della Signoria, i cui palazzi
avevano fatto spalancare poco elegantemente la bocca a Jamie. Quanto a
Zoe, lei era semplicemente incantata, anche e soprattutto nel vedere la
gente dell’epoca che passava loro accanto, a piedi o in carrozza;
la ragazza
arrivò persino a squittire d'entusiasmo nello scorgere alcune
delle prime automobili. Il Dottore, dal canto suo, si limitava a
sorridere di
fronte allo stupore dei compagni, dentro di sé contento che la
sua seconda
visita nella città si stesse rivelando meno complicata della
prima.
Dopo un due ore buone di
giro, tuttavia, Jamie cominciò a esprimere il desiderio di mangiare, ovviamente
sentendosi rimproverare da Zoe per il suo “materialismo”. Calmandoli, il
Dottore li portò entrambi in una trattoria, a poca distanza dagli Uffizi che,
secondo il programma, sarebbero stati il giro successivo.
“Si è ricordato i soldi,
vero, Dottore?” chiese Zoe.
“Ma certamente!” esclamò
quest’ultimo, offeso. “Sono un po’ distratto,
ma non completamente scemo ancora, grazie al cielo.”
“Hai fatto bene a
chiederglielo” mormorò invece Jamie, alzando gli occhi dal
menu. Il Dottore stava per rispondere, ma proprio in quel momento la porta del
ristorante si aprì, lasciando entrare due uomini che discutevano animatamente.
“Collodi, lei sta dando
un calcio alla fortuna!” disse uno dei due. “Possibile che non si
renda conto…”
“Mi
rendo perfettamente conto" rispose l'interpellato (un uomo sulla
cinquantina, pelato e con una corta barbetta sotto il mento), "ma la
storia è finita. Dica ai suoi lettori che presto
l’autore scriverà qualcos’altro.”
“Ma non
possiamo lasciarli a denti secchi! Biagi le ha fatto vedere le
lettere, no?”
“Sì, me le ha fatte
vedere, ma non cambia niente. Anche se volessi continuare, il burattino è comunque morto.”
“Ma suvvia, lei
davvero crede…” stava per continuare l'altro, ma proprio in quel momento i due
si accorsero di essersi fermati a discutere vicino al tavolo del Dottore, di
Jamie e Zoe. Scusandosi per il disturbo, si avviarono a occupare un
tavolo più avanti nel locale, ma avevano fatto solo pochi passi che il Dottore
si era alzato per bloccare loro la strada.
“Perdonatemi, signori, ma
non ho potuto fare a meno di ascoltare. Se non mi sbaglio, lei l’ha chiamato…
Collodi?” aggiunse poi, indicando l’uomo pelato con la barbetta.
“Certo, è il mio nome da lavoro!
Perché, le sembra strano?”
“Onoratissimo di fare la
sua conoscenza!” esclamò allora il Dottore, prendendo la mano al sorpreso scrittore e
iniziando a stringerla con passione (Jamie e Zoe intanto cercavano di
nascondere la faccia per l’imbarazzo). “Sono un grande ammiratore del suo
lavoro, specie della sua ultima creazione!”
“Davvero?”
chiese Collodi, divertito. “Be’, ne sono lusingato, anche
se lei mi pare un po' troppo cresciuto per le bambinate.”
“Bambinate?” ripeté il
Dottore, quasi incredulo. “Signor Collodi, lei ha scritto qualcosa di
più di una semplice bambinata! Potrei sbagliarmi, ma credo che sia destinato a diventare un classico
della letteratura!”
“Addirittura!” rise lo
scrittore. “Ha sentito, Martini? Forse dovrei smettere con la letteratura per
ragazzi e andare a fare il romanziere serio, pare che abbia la
stoffa del genio!”
“A me basterebbe che
continuasse la storia” borbottò Martini.
“Gli dia ascolto,
Collodi” intervenne allora il Dottore. “So che non ne ha motivo, ma si fidi: le
avventure del suo burattino non sono finite. Vada a casa e ci dorma su, qualche idea le verrà di sicuro.”
“Magari vorrebbe
suggerirmene qualcuna lei, signor…”
“Dottore, prego. Solo
Dottore. E questi sono i miei compagni, Jamie e Zoe. Siamo viaggiatori appena arrivati a Firenze.”
“E avete avuto modo di
leggere la mia storia?” chiese Collodi. “Non sapevo che il Giornale dei bambini fosse venduto anche
all’estero.”
“Oh,
be’…” balbettò il
Dottore, resosi conto improvvisamente della gaffe commessa. Per fortuna
Zoe
intervenne rapidamente in suo aiuto, inventandosi una loro
corrispondenza da
Firenze il cui figlio aveva avuto raccontanto loro della storia.
L’arrivo provvidenziale del cameriere per le ordinazioni disperse
la comitiva: Collodi e il suo editore lasciarono i viaggiatori al loro
pasto e
andarono a occupare un tavolo in fondo.
“Grazie, Zoe” sospirò il
Dottore. “Devo decisamente imparare a controllare il mio entusiasmo.”
“Si può sapere chi era
quello?” chiese Jamie, una volta che il cameriere si fu allontanato con le
ordinazioni.
“Quello” spiegò il
Dottore “è Carlo Lorenzini, in arte Collodi. È uno scrittore di letteratura per
ragazzi, e giusto in questo periodo sta scrivendo per il giornale diretto
dall’editore Ferdinando Martini, che è quello seduto con lui, la sua opera più
famosa: Le avventure di Pinocchio.”
“Ha detto Pinocchio?” chiese Zoe, improvvisamente
interessata. “Intende il
burattino?”
“Certo.”
“Era il mio libro
preferito da bambina! Avevo una bellissima edizione con immagini in quattro
dimensioni, e il testo che appariva e scompariva dallo schermo! La balena era
bellissima, ti dava davvero la sensazione di… Un momento” si interruppe Zoe,
ricordando ciò che aveva sentito dire a Collodi. “Sbaglio, o ha detto che Pinocchio è morto?”
“No, non sbagli. Originariamente, la storia avrebbe dovuto concludersi al capitolo
15, con Pinocchio impiccato alla Quercia grande dagli assassini. Niente
Lucignolo, niente Fata, niente Paese dei Balocchi, niente balena. A quanto
pare, siamo arrivati nel momento in cui l’editore sta ancora cercando di
convincere lo scrittore a continuare la storia.”
“Sarà meglio!” si indispettì Zoe. “Finire con Pinocchio impiccato… che idea!” E per tutto il resto del pranzo, Zoe non smise di lanciare occhiate di fuoco al tavolo in
fondo, dove Collodi, lasciato dall’editore, continuava a mangiare
tranquillo il proprio piatto di maccheroni.
Il pranzo era ormai
terminato, e loro fecero cenno al padrone, un uomo rubicondo dall’aria gioviale,
perché venisse a presentare loro il conto. Il Dottore si complimentò con lui
per l’ottimo cibo, il che portò l’uomo a offrire loro di tornare quella sera,
quando, a sentire lui, avrebbe cucinato un piatto speciale. Ne stavano ancora
parlando, quando due carabinieri entrarono nella trattoria.
“Brutte notizie” sospirò
l’oste vedendoli.
“C’è qualche problema?”
chiese il Dottore.
“No, no, si figuri” si
affrettò a negare l’oste, mentre i due uomini in divisa raggiungevano il tavolo
di Collodi. Dalla loro postazione, i viaggiatori videro lo scrittore e i due
parlare a bassa voce, con espressione preoccupata.
“Sono due settimane che
qualcuno entra in casa del signor Collodi” spiegò l’oste, vedendoli
interessati. “Non a rubare, però, o almeno così sembra. Sembra che lasci solo
degli strani disegni dappertutto.”
“E lei come lo sa?”
domandò Zoe.
“Il signor Collodi viene
a mangiare qui quando è in giro, e dopo la terza volta che vedevo entrare i
carabinieri, ho provato a chiedere spiegazioni. Sapete, gli affari rischiavano
di risentirne. Non sono riuscito a sapere molto, ma mia sorella conosce una che
lavora come domestica vicino a casa di Collodi, e…” Qui l’oste fu costretto a
interrompersi, perché proprio allora lo scrittore lo chiamò per chiedergli il
conto, e si allontanò di fretta.
“Che chiacchierone!” sbuffò
Jamie, quando fu fuori tiro. “Scommetto che si è inventato la storia per accalappiare
meglio i clienti.”
“Non credo, sai?” rispose
Zoe. “I carabinieri sono entrati, li abbiamo visti anche noi. E poi, perché
costruire una storia così elaborata?”
“Penso abbiate entrambi
ragione, ragazzi” intervenne il Dottore. “Di sicuro l’oste vuole usare la
storia per il locale, ma non credo stia mentendo. Voglio ascoltarlo, potrebbe
essere interessante.”
“Che cosa?” esclamò
Jamie. “Pensavo fossimo in vacanza!”
“Oh, una piccola indagine
non ci farà male. E poi, abbiamo appena sventato un’invasione di Cybermen, cosa
può esserci di peggio?”
“Io ci sto” sorrise Zoe. “Il
posto mi piace, e non direi di no a vedere qualcosa di più.” Jamie stava per ribattere,
ma in quel momento l’oste, sbrigato il conto dello scrittore, tornò al loro
tavolo, e il Dottore ne approfittò immediatamente per chiedergli di continuare
con la sua storia.
NOTE DELL'AUTORE
-
All'interno della cronologia della serie, la storia è ambientata
durante la stagione 6 della serie classica, immediatamente dopo il
terzo serial, "The Invasion". In quella storia, il Dottore, Jamie e Zoe
aiutavano la UNIT, guidata dall'appena promosso Brigadiere
Lethbridge-Stewart (alla sua seconda comparsa nella serie), a
respingere un tentativo di invasione dei Cybermen. Nel serial ancora
prima, "The Mind Robber", i tre venivano imprigionati nella Terra dei
Racconti (un luogo di cui riparleremo) dall'entità che la
governava; quest'entità era persino riuscita a distruggere il
TARDIS, approfittando del fatto che la Terra si trovi al di fuori del
flusso spaziotemporale. E' a questa distruzione che si fa accenno alle
prime battute, e la "vacanza" cui Zoe fa cenno è il periodo che
i tre hanno poi passato a Londra mentre il Dottore riparava il TARDIS.
- In uno degli audiolibri, il Primo Dottore, Vicki Pallister e Steven
Taylor sono passati per la Firenze del Quattrocento, ritrovandosi
coinvolti negli intrighi della famiglia Medici. E' questa la prima
visita cui il Dottore fa riferimento.
- L'ombrello con l'impugnatura a forma di punto interrogativo è
uno degli accessori del Settimo Dottore. Perché ho deciso di
iniziare una piccola tradizione: in ognuno dei primi capitoli delle mie
storie, avrò un Dottore che, per sbaglio o per capriccio, porta
un vestito, o un accessorio, di un'altra incarnazione (e l'ombrello di
Sette in mano a Due è perfetto).
E direi che per il momento è tutto, miei pochi ma fidati (spero) lettori. A presto!
Il Professor What
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Capitolo 2 *** Parte 2 ***
Part 2
Ben
ritrovati, miei pochi lettori. Come al solito, scusate l'attesa, ma le
incombenze della vita normale mi hanno distratto. Inoltre, ammetto che
c'erano alcune cose nel primo capitolo che dovevo rivedere. Ma ora sono
qui, e per fortuna la storia ha preso il volo, quindi buone nuove su
tutta la linea. Buona lettura!
“Io continuo a pensare
che sia del tutto inutile” brontolò Jamie, guadagnandosi un'altra occhiataccia da Zoe, mentre la carrozza raggiungeva la sua destinazione. Il
Dottore preferì ignorare la lite e tornò a controllare l’indirizzo sul
biglietto che l’oste gli aveva lasciato: una bella casa a due piani circondata
da un piccolo parco.
“L’indirizzo è giusto”
disse. “Andiamo, Zoe. Oh, e Jamie, visto che a te non
interessa, allora puoi stare qui di guardia, che dici?”
“D’accordo!” esclamò
scocciato il giovane scozzese, mentre il Dottore e Zoe andavano a suonare il campanello della casa. Zoe
restò ancora una volta meravigliata di fronte a un esempio di tecnologia
primitiva, e il Dottore stava per iniziare un’altra lezione delle sue, quando
una giovane cameriera aprì la porta.
“Oh, buon pomeriggio” disse il
Dottore. “Stiamo cercando la signora Tina. Ci hanno detto che lavora qui.”
“Perché la cercate?”
“Inviati speciali”
intervenne Zoe. “L’Arma dei Carabinieri ci ha contattato a proposito del caso del signor
Collodi.”
“Oh,” disse la cameriera,
assumendo un’espressione preoccupata. “Ecco… il padrone ci ha proibito di
parlare con chiunque al riguardo. Non gli piace che si
sappia in giro, e…”
“Capisco” disse il
Dottore. “Forse questo tranquillizzerà la signora” disse, tirando fuori dalla
tasca un pezzo di carta in una protezione nera. A Zoe la carta sembrò
vuota, ma la cameriera sembrò convinta, perché li fece
accomodare in un salotto e disse loro di attendere.
“Carta psichica”
sogghignò il Dottore alla muta domanda di Zoe. “Un gingillo abbastanza utile. Puoi far leggere a
chiunque ogni autorizzazione desideri. In questo caso, ho fatto comparire un
distintivo dell’Arma dei Carabinieri.”
“Ingegnoso” sorrise Zoe,
un attimo prima che la giovane cameriera di prima tornasse, accompagnata da una
donna più anziana.
“La signora Tina,
presumo” disse il Dottore, muovendosi per stringerle la mano. “Lieto di
conoscerla. Io sono il Dottore, e questa è la mia assistente, Zoe Heriot.”
“Molto
lieta” rispose la
donna, che parlava con uno spiccato accento fiorentino.
“Perdonate la
diffidenza di Fiammetta, ma il padrone è stato davvero molto
severo. Se ci vedesse parlare con voi potrebbe licenziarci
all’istante.”
“La cosa non la
spaventa?”
“Ah!” esclamò la donna.
“Sono vent’anni che sto a servizio, abbastanza per sapere che
qualche volta ai padroni bisogna disobbedire per il loro bene. Mi faccia pure
le sue domande, Dottore.”
“Mi sta simpatica”
commentò Zoe, guadagnandosi un sorriso, prima che la signora iniziasse a raccontare. Era
iniziato tutto due settimane prima, la sera dopo l’uscita dell’ultima puntata
della storia di Pinocchio. Quella notte, lo scrittore aveva sentito in casa un
rumore proveniente dal suo studio, verso l’una circa. Si era alzato per andare
a controllare, accompagnato dalla signora Tina, che stava completando il suo
ultimo giro notturno per la casa (“Una mia abitudine, vedo se qualcosa è
rimasto in giro”). Arrivati allo studio, ai due era apparso di notare un’ombra
muoversi vicino alla scrivania, fra le carte del padrone. Avevano acceso
la luce, ma l’ombra era scomparsa non appena le lampade a gas avevano
rischiarato la stanza. Tutto quello che era rimasto era una specie di
scarabocchio senza alcun senso su un foglio. Le finestre non
erano state rotte né scassinate, e interrogato il personale (“L’ho fatto
personalmente”, specificò la signora) era stato accertato che nessuno aveva visto
un intruso entrare in casa.
“Ma quello è stato solo
l’inizio, giusto?” chiese il Dottore.
“Purtroppo”, sospirò la
signora. “La notte dopo, io e il padrone siamo rimasti di guardia, ma non è
apparso nessuno. Però al mattino, quando lui è entrato nello studio, i fogli
erano pieni di strani disegni, stavolta più nitidi, comprensibili. C’erano
anche alcune parole.”
“Sarebbe possibile
vederne alcuni?”
“Il signor Collodi li ha
buttati” disse Fiammetta. “I pochi che ha tenuto li ha dati
all’Arma.”
“Possono vedere quello
sul muro” disse la governante. “Una settimana fa, abbiamo sentito ancora i
rumori, nel corridoio del primo piano. Siamo andati a vedere, e l’ombra era di
nuovo lì, intenta a disegnare. Il signor Collodi aveva preso la pistola, e ha
provato a colpirlo, ma a quanto pare non l’ha colpito, perché quello ha
guadagnato la finestra. Abbiamo acceso la luce, e sulla parete c’era una specie
di disegno, fatto con gessetti colorati.”
“E lui?” chiese Zoe.
“Lui era sparito, l’unica
traccia erano alcune schegge di legno cadute a terra accanto al proiettile.”
“Legno? Oh, questo è
interessante” disse il Dottore. “Ma torniamo al disegno, è ancora lì?”
“Abbiamo provato a
toglierlo, ma si sta rivelando difficile” spiegò la signora. “Non so che
gessetti ha usato, ma è come se si fosse inciso.”
“Hmm, capisco” mormorò il
Signore del Tempo. “Bene, allora credo che ne approfitterò per andare a vedere.
Nel frattempo, continui: quand’è che il suo padrone ha coinvolto i
carabinieri?”
“Solo dopo questo
avvenimento, ma non sono riusciti a fare granché…” continuò la governante,
mentre si dirigevano al piano di sopra. Tutto quello che l’Arma era riuscita a
fare era stato accertare che non si trattava di un ladro comune, che entrava in
casa con grande facilità e ne stava migliorando la conoscenza, e che sembrava
stesse cercando di trasmettere un messaggio attraverso questi disegni. Nel
frattempo, erano arrivati al corridoio del primo piano, dove Fiammetta indicò
loro il disegno.
“Ma…
ma è il Pescecane!”
esclamò Zoe, incredula di fronte all'illustrazione,
incredibilmente precisa, di Pinocchio nel tentativo di nuotare via
dalla bocca gigantesca del mostro. La
signora Tina e la giovane Fiammetta la fissarono curiose, mentre il
Dottore,
estratto il cacciavite sonico, scannerizzava a sua volta il disegno.
“Signora Tina”, disse
quando ebbe finito, “l’uomo che avete visto, l’ombra, saprebbe descrivermelo?”
“Be’, io l’ho chiamato
uomo, ma in realtà era molto basso, pareva più un bambino. Non l’ho visto in
faccia, però mi pareva molto magro, anche più magro rispetto a un bambino
povero, di quelli che chiedono l’elemosina. Mi sembrava avesse un cappello a
punta, e…”
Un lungo fischio
prolungato interruppe la signora, facendo girare il Dottore e Zoe. Entrambi
avevano riconosciuto l’inconfondibile suono della voce di Jamie. La ragazza si
accostò alla finestra più vicina, e da lì vide il signor Collodi e un
carabiniere venire fuori da una carrozza e dirigersi verso la casa.
“È arrivato Collodi”
riferì Zoe in fretta al Dottore.
“E allora?” chiese la
signora Tina. “Siete inviati dall’Arma, no? Immagino si metterà a…”
“Ecco, vede, signora”
disse allora il Dottore, imbarazzato, “noi preferiremmo che il suo padrone non
sapesse della nostra visita. Questi… questi dati, tutte queste cose che ci ha
detto, pare non le abbia riferite all’Arma. Probabilmente desiderava proteggere
la sua privacy, e…”
“La sua che?”
“Oh, sì certo, scusi…
volevo dire, non voleva che ci intromettessimo troppo nei suoi affari privati,
e…”
“Ma a maggior ragione,
ora che siete qui avrete occasione di parlargli e farlo ragionare!” insistette
la signora Tina. “Immagino che il maresciallo De Magistris sappia della vostra
presenza!” In quel momento, il suono del campanello risuonò dentro la casa, e
con un gesto la governante mandò Fiammetta ad aprire. Il Dottore guardò negli
occhi Zoe, e insieme decisero di giocarsi il tutto per tutto.
“Mi ascolti bene, signora
Tina” disse allora il Dottore. “Lei e il suo padrone siete in grave pericolo.
Da quel poco che abbiamo visto e da quello che ci ha detto, pare che qualcuno
vi spii, e aspetti la notte per uscire a fare questi disegni.”
“O Signore!”
“Esatto” insistette il
Dottore. “Ora, noi crediamo di riuscire a sapere di chi si tratti, e come
fermarlo, ma per farlo, dobbiamo fare in modo che egli non sospetti della
nostra presenza.”
“Tina!” si sentì la voce
dello scrittore dal piano di sotto.
“E per questo, ora”
continuò il Dottore, “dobbiamo uscire assolutamente da qui, senza che il signor
Collodi ci veda. Non si preoccupi per il maresciallo, lo conosciamo e lo
contatteremo a tempo debito. Ci indichi solo se c’è un’altra uscita.”
“Non so se…” ripeté la
governante, mentre dal basso lo scrittore chiamava ancora.
“Oh, la prego!” si unì
Zoe, nel suo tono più innocente. “Se usciamo adesso, riusciremo stasera a
tendergli una trappola senza che se ne accorga!” E di fronte a quegli occhi
spalancati, la signora Tina capitolò, fornendo loro le indicazioni per uscire
dalla porta della servitù nella cucina. Il Dottore e Zoe la ringraziarono, e
dopo averla lasciata andare di sotto a raggiungere il padrone, si affrettarono
a raggiungere la cucina e filarsela secondo le indicazioni ricevute. Jamie era
ancora accanto alla carrozza dove l’avevano lasciato, e tirò un sospiro di
sollievo quando li vide arrivare.
“Ci sono i soldati!”
disse, indicando un capannello di cinque carabinieri in divisa assiepati
davanti a casa di Collodi.
“Carabinieri, Jamie” lo
corresse il Dottore. “Si tratta di un corpo speciale dell’esercito italiano che
si occupa di problemi di ordine interno. E comunque, non sono qui per noi:
credo stiano facendo un appostamento interno alla casa. E adesso, per favore,
salite in carrozza e non fatemi domande per un po’, ho bisogno di riflettere.”
***
Mentre andavano verso
piazza Duomo, dove avevano detto al cocchiere di lasciarli, Zoe spiegò a Jamie
quello che aveva detto loro la signora Tina, cercando di sovrastare il suono
del flauto dolce che il Dottore si era messo a suonare. Se non altro, stavolta
Jamie dovette riconoscere che c’era effettivamente qualcosa di strano, e iniziò
a mostrarsi interessato.
“Di cosa pensate che si
tratti?”
“Be’, giudicando dal
disegno che ho visto, e supponendo che gli altri lasciati
siano simili a quello, parrebbe un lettore del romanzo venuto a tormentare lo
scrittore. Solo che non ha senso, perché, stando a quel che ha detto il
Dottore, Collodi ha terminato la stesura del romanzo con il burattino
impiccato, e…”
“Questo
potrebbe non
essere un problema” disse il Dottore, interrompendo il suo
mutismo. “L'esame con il cacciavite sonico mi ha detto che,
chiunque abbia fatto quel
disegno, non è umano. Le figure non sono state disegnate
semplicemente sopra il
legno, sono state inserite dentro la parete stessa, come se potesse
penetrare
sotto la superficie. E ti ricordi cosa hanno trovato sul pavimento
quando
Collodi ha provato a spararle?”
“Legno…” rispose Zoe, ricordando
altri particolari. “Il cappello a punta… basso… magro… si direbbe…”
“Dobbiamo appostarci
anche noi là, stasera” disse il Dottore deciso.
“E come facciamo?” chiese
Jamie. “Ci saranno i soldati! Non penserà di andare a dire loro semplicemente di
farla entrare!”
“E perché no?” sogghignò
il Dottore.
***
Scesi
in piazza Duomo, i tre
spesero le ore restanti fino alla sera terminando il loro giro a
Firenze, con solo un breve ritorno al TARDIS per prendere alcune cose
che potevano risultare
necessarie. Per cena, tornarono alla trattoria, dove l’oste
provvide personalmente al loro pasto. Erano ormai le dieci quando
uscirono e, saliti su un’altra carrozza, si disposero a tornare
nelle vicinanze
di casa Collodi. Il Dottore aveva sempre in tasca il cacciavite sonico,
che ora
teneva in modalità di risparmio energetico, così che
funzionasse al momento
giusto; Jamie, dal canto suo, aveva una pistola caricata a pallettoni.
Fecero
la strada in silenzio, ognuno perso nei suoi pensieri, e parlarono solo
quando
furono ormai vicini alla loro destinazione. Due carabinieri in divisa
stazionavano
di fronte alla porta; la casa era immersa nel buio.
“Andiamo?” chiese Jamie.
“No, non ancora” disse il
Dottore. “Stando alla signora Tina, l’ombra compare verso mezzanotte o l’una.”
“E allora perché noi
siamo qui due ore prima?”
“Perché così possiamo
vedere se qualcuno entra o esce” spiegò Zoe, con la sua solita aria saccente. “È
sempre bene avere più informazioni possibili.”
“Come
volete” sbuffò
Jamie, sentendosi per l’ennesima volta inadeguato. Rimpiangeva i
bei tempi in
cui erano nel TARDIS c’erano solo lui e il Dottore, o al massimo
lui, il
Dottore e Victoria. Al fatto che l’uomo fosse più
intelligente di lui, si era
abituato da tempo, se non altro perché era altrettanto evidente
che l’uomo
aveva bisogno spesso della sua forza fisica per uscire dai guai; e con
Victoria quantomeno si sentiva alla pari nel confronto con il
Dottore. Dalla vicinanza con Zoe, invece, Jamie ricavava solo la
fastidiosa
sensazione di essere lo scemo della compagnia.
Il tempo passò mentre i
tre aspettavano nella carrozza. Suonarono le undici, e ancora niente. Le luci
ai piani superiori si spensero, le guardie non si mossero. Sembrava tutto
tranquillo, anche troppo. Jamie, al suo fianco, si assicurò per bene la
pistola.
“Andiamo” disse il
Dottore quando furono le undici e mezza. Scesero dalla carrozza, dicendo al
cocchiere di non attenderli, e si avviarono verso la casa. Jamie, su istruzioni
del Dottore, tenne un occhio sulle finestre, mentre quest'ultimo si schiarì
la voce per parlare con i carabinieri. “Buonasera”, si presentò quando li
raggiunsero.
“Cosa volete?”
“Il maresciallo De Magistris
è qui?”
“E perché?”
“Perché noi pensiamo di
poter aiutarvi con questa faccenda. Ora, se volete essere così…”
Un
urlo di donna li
interruppe, proveniente dal primo piano. Un paio di finestre si
accesero, accompagnati da un rumore di passi affrettati. I due
carabinieri alla
porta si guardarono un momento, poi uno di loro entrò in casa,
mentre l’altro
restò a trattenere il Dottore e i suoi compagni – senza
però riuscire a fermare
Jamie, che lo superò di corsa seguendo il suo collega
nell’atrio. Appena in
tempo: qualcuno stava scendendo di gran carriera per le scale. Jamie
sfilò la pistola e andò a mettersi accanto
all’altro
carabiniere, pronto a fermarlo.
Quando
però finalmente lo
videro, lo stupore fu tale che nessuno dei due pensò a sparare.
In cima alla scalinata, stava una specie di piccolo ometto magrissimo,
con
indosso un vestito rosso che sembrava di carta, un berretto giallo,
pantaloni verdi
corti e un paio di quelle che sembravano scarpe nere. Non fu
però quello a
fermarli, se non il fatto, evidentissimo, che quella figura era fatta
interamente di legno.
“Quello è un burattino?”
chiese sorpreso, infatti, il carabiniere che gli stava accanto.
NOTE DELL'AUTORE
- La carta psichica, a onor di logica, non viene mai utilizzata nella
serie classica. Il Secondo Dottore la utilizza però in un
romanzo, quindi mi sono sentito autorizzato a impiegarla qui. Il
caccavite sonico, invece, viene utilizzato per la prima volta proprio
dal Secondo Dottore, anche se solo per svitare una vite.
- Il Pinocchio dell'illustrazione è quello delle illustrazioni
di Enrico Mazzanti, che accompagnavano la prima edizione in volume
della storia. Data la soluzione della storia, mi è sembrato
naturale.
Bene, ci vediamo presto!
Il Professor What
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Capitolo 3 *** Parte 3 ***
Parte 3
Avvenne tutto in attimo.
Il burattino approfittò della sorpresa di Jamie e del carabiniere per scivolare
lungo la balaustra della scala, tenendo i piedi stretti e tesi in avanti, così
da colpire al petto almeno uno dei suoi inseguitori. Il ragazzo e il
carabiniere si allontanarono per evitare il colpo e provarono a sparargli, ma
la creatura fu più veloce e, rialzatasi da terra, prese a correre verso la
porta, fermandosi solo quando si accorse della presenza del Dottore, Zoe e
dell’altro uomo di guardia. Guardandosi attorno, il burattino puntò verso la
finestra della sala, ma Jamie, abbandonata la pistola, si buttò su di lui nel
tentativo di bloccarlo. I carabinieri tentarono di dargli una mano, mentre
altri tre loro colleghi, accompagnati da Collodi, arrivarono dal piano di
sopra. La creatura, vedendosi circondata, iniziò a menare schiaffi e calci in
tutte le direzioni, allontanando i carabinieri e colpendo anche Jamie che
lasciò andare la presa. Di nuovo libero, il burattino riprese la corsa, ma
Jamie, combattendo contro il dolore, gli corse dietro, e riuscì ad afferrarlo
alle spalle proprio nel momento in cui il burattino, nello slancio, stava rompendo
il vetro. Le braccia di Jamie si chiusero attorno al tronco della creatura un
attimo prima che quest’ultima toccasse il suolo. Quando, pochi momenti dopo, il
Dottore, Zoe e i carabinieri si sporsero per vedere, a terra erano rimasti
soltanto i frammenti del vetro della finestra.
***
“Presto, Zoe” sussurrò il
Dottore alla ragazza, facendole segno di muoversi, “dobbiamo tornare al TARDIS…”
“Fermi lì voi due!”
esclamò un carabiniere, un ufficiale sulla quarantina circa, dai capelli
e dai baffi biondo scuri.
“Non ricordo di avervi visto in casa quando siamo entrati.
Chi siete?” Il Dottore provò a iniziare a spiegarsi, ma Collodi lo interruppe.
“Li ho visti stamattina,
maresciallo, alla trattoria dove pranzo. Mi hanno detto di essere viaggiatori
dall’Inghilterra, turisti in visita a conoscenze locali.”
“Ah, sì? Quali, di
preciso?” chiese l’ufficiale. Il Dottore fece per rispondere, ma ancora una
volta venne interrotto, stavolta dalla signora Tina, che riferì della loro
visita quel pomeriggio, incluso tutto quello che le avevano detto sul fatto di
essere agenti speciali in contatto con i carabinieri. “Davvero? Oh, questa è
bella! Evidentemente devo avere dei vuoti di memoria, perché non ricordo di
aver contattato né l’uomo né la signorina.”
“E il nostro amico”
intervenne Zoe. “Non so se l’ha notato, comandante…”
“Capitano De Magistris”
specificò quest’ultimo. “E sì, ho notato che eravate in tre, così come ho
notato che vi siete mostrati stasera, non attesi, per risolvere un problema che,
in teoria, non dovrebbe riguardarvi. Il che vi rende sospetti.”
“Oh, andiamo, questo è
ridicolo!” esclamò il Dottore. “Come può sospettare…”
“Posso eccome, e lo
faccio. Agenti, portateli di là per l’interrogatorio, sempre se il signor
Lorenzini non ha obiezioni a…”
“Assolutamente no,
capitano, e se permette, anzi, vorrei assistere” rispose lo scrittore.
“Desidero vederci chiaro anch’io in questa storia; ne va della mia casa e del
mio lavoro.”
“Molto bene” annuì il
capitano, facendo cenno agli agenti di scortare via i due viaggiatori. Il
Dottore e Zoe non ebbero altra scelta che obbedire, e nel frattempo sperare che
Jamie, da qualunque parte si trovasse, stesse bene.
***
“E togliti di dosso,
scimmione!” si sentì urlare Jamie da una vocetta acuta. Ci mise un po’ a
collegarla alla creatura di legno su cui si trovava sdraiato a seguito della
loro caduta dalla finestra di casa Collodi… una finestra che adesso, peraltro, era
scomparsa, come la casa cui apparteneva. Lui e qualsiasi cosa fosse il suo
attuale compagno si trovavano in mezzo a quella che sembrava il folto di una foresta,
composta da alberi altissimi, e immersa nel buio della notte. I rami si
muovevano poco, mossi dal vento, e fra i cespugli si sentivano parecchi rumori
che a Jamie non diedero l’impressione di appartenere a qualcuno, o qualcosa, di
amichevole.
“Ehi, dove siamo?”
chiese, portando la mano al coltello che teneva infilato nella cintura. “Dov’è
finita la casa dello scrittore? E cosa diavolo sei tu?”
“Un burattino! Perché, non
si vede?” sbottò quest’ultimo. “E comunque, sono io che dovrei chiedertelo! Sei
un assassino, per caso?”
“Co… ma no, certo che no!
Cosa te lo fa…”
“Mi sei saltato addosso e
hai tentato di ammazzarmi, cosa dovrei pensare?”
“Cercavo solo di
bloccarti! Avevo un amico che… Oh, lascia perdere” sbuffò il ragazzo. “Piuttosto,
dimmi dove siamo!”
“E io che ne so? Sto
cercando i miei compagni, l’oste del Gambero Rosso ha detto che se ne sono
andati prima di mezzanotte. Non mi hanno nemmeno lasciato indicazioni su come
raggiungere il Campo dei Miracoli.”
“Ma cosa stai dicendo?”
esclamò Jamie, completamente sbalordito. “Siamo appena usciti dalla casa di uno
scrittore, tutti e due! Abbiamo saltato fuori da una finestra, non ricordi?” Il
burattino, a questa uscita, restò interdetto, e prese a guardarlo in silenzio,
con un’aria in apparenza davvero attonita. Provò ad aprire la bocca per
parlare, ma nessun suono venne fuori dalla fessura nella sua faccia di legno,
mentre i suoi occhi (che, notò Jamie in quel momento, sembravano molto più
larghi e vivi adesso) sembrarono farsi vuoti. Jamie, preoccupato, stava per
scuoterlo, quando un’altra voce si levò da sopra di loro. Veniva da una fievole
fonte di luce posata sul ramo di un albero vicino.
“Pinocchio… Pinocchio…”
Al sentire quel nome, il
burattino sembrò rianimarsi, e, ignorando Jamie, si voltò verso la luce.
Inebetito, Jamie restò a guardare mentre Pinocchio discuteva con quest’ultima,
che si era definita l’ombra del Grillo Parlante, e tentava di convincerlo a non
procedere sulla strada che aveva intrapreso e a tornare dal suo “babbo”.
Pinocchio, testardo, si ostinava a dire che voleva andare avanti, perché il
Gatto e la Volpe gli avevano promesso di portarlo a un campo miracoloso dove,
se avesse piantato le monete d’oro, ne sarebbe spuntato un albero pieno zeppo.
Alla fine, l’ombra si rassegnò e scomparve, augurando al burattino: “Che il
cielo ti salvi dalla guazza e dagli assassini.”
“Gli assassini…” sbuffò
Pinocchio. “Sai che paura!” continuò, tornando a voltarsi verso Jamie. “Be’, ti
sei incantato?”
“Tu… tu sei Pinocchio?”
“O bella! E chi dovrei
essere?”
“Ma… ma come… tu sei un…”
“Oh, senti, coso, qui non
ho tempo da perdere, io! Ho fretta di uscire da questo bosco e ritrovare i miei
amici. Se vuoi venire con me, bene, se no saluti e tante care cose.” Detto
questo, il burattino si voltò e iniziò a camminare nella boscaglia, borbottando
fra sé sulla stupidaggine di quanto aveva sentito dal Grillo. Dopo aver fatto
pochi passi, si voltò indietro e domandò a Jamie se aveva intenzione di venire o
no. Sospirando, il ragazzo decise che avrebbe fatto bene ad andargli dietro.
Almeno, così avrebbe potuto scoprire cosa stesse succedendo… forse.
***
Per la sfortuna del
Dottore e di Zoe, il capitano De Magistris si rivelò essere un ufficiale
scrupoloso e attento. Qualsiasi bugia i due tentassero di propinargli,
l’ufficiale la smontava con qualche semplice domanda, che andava a toccare
proprio i tasti che i due cercavano di evitare. E siccome loro, ovviamente, si
rifiutavano di rispondere, il processo ricominciava da capo, in quello che rischiava
di diventare un circolo vizioso che non andava da nessuna parte. Dopo un’ora e
mezza di quello strazio, alla fine il capitano decise di portarli entrambi in
caserma e rinchiuderli per la notte; li avrebbe interrogati di nuovo domattina.
“Non potete farlo!”
esclamò il Dottore. “È di vitale importanza che mi lasciate andare! Jamie…”
“Diramerò un ordine di
ricerca per il vostro amico” tagliò corto il capitano. “Non vi preoccupate, lo
troveremo.”
“Non credo proprio, se la
mia teoria è esatta. È andato nello stesso posto dove se ne è andato
Pinocchio.”
“Pinocchio?” esclamò
Collodi. “Cosa sta…?”
“Non mi dica che non ha
riconosciuto la sua creazione, signor Collodi! Il vestito rosso, il berrettino
bianco…”
“Uno scherzo di pessimo
gusto, da parte di qualcuno travestito! O un’infame trovata di Martini, per
farmi continuare la storia.”
“Ah, sì?” lo sfidò il
Dottore. “E come mai non se ne trova traccia? Come fa a entrare in casa? E
perché le pallottole non l’hanno ferito, se è solo un uomo in costume?”
“Che volete che ne
sappia? Gli uomini avranno mirato male! Capitano, per favore, conducete via
questi uomini!” sbuffò lo scrittore, che ne aveva avuto abbastanza.
“Stavamo cercando di
aiutare!” protestò Zoe. “Se avessimo saputo che questo era il ringraziamento…”
“Sì, sì, ne riparliamo
domattina” disse il capitano. “Adesso, per favore, seguite i miei uomini fino
alla caserma. Non preoccupatevi, sarete comunque ben trattati.”
“Solo un momento” disse
il Dottore. “Chiedo il permesso di fare un’ultima domanda al signor Collodi,
poi vi seguirò senza fiatare. Soltanto una, poi ci riparleremo domattina.” Il
capitano guardò Collodi, il quale sbuffò e fece cenno al Dottore di proseguire.
Ringraziandolo, il Signore del Tempo si rivolse allo scrittore.
“Signor Collodi, rifletta
attentamente, la prego. Quando ha iniziato a scrivere Le avventure di Pinocchio, ha avuto per caso degli strani sogni?”
“Cosa?”
“Un universo
completamente bianco? Soldati giocattolo giganteschi? Una foresta di parole? Un
libro alto come un uomo, dentro una stanza piena di piccole luci?”
Irritato, Collodi stava
per ribattere, ma qualcosa sembrò bloccarlo. Improvvisamente perplesso, lo
scrittore si portò una mano al pizzetto, come se cercasse di riflettere.
Vedendolo, il Dottore sorrise.
“Come pensavo” mormorò
fra sé, rivolgendosi poi al capitano. “Non ho altro da chiedere, possiamo
andare.”
***
Jamie iniziava a non
poterne più. Pinocchio non aveva fatto che parlare da quando avevano iniziato
il loro cammino attraverso la foresta, lamentandosi senza fine della
presunzione del Grillo, che aveva osato dargli dei consigli, come se lui fosse
un idiota che non sapeva quello che faceva. E via di discorsi sui falsi maestri
che vogliono insegnare tutto, sugli assassini per cui non provava paura, su suo
padre cui voleva comprare una bella casacca di color turchino con bottoni
dorati…
“La vuoi finire?” sbottò
a un certo punto Jamie. “Ho capito il messaggio, va bene! Davvero non capisco
cosa ci trovi Zoe in te…”
“Chi?”
“Lascia perdere” sbuffò
Jamie. “Piuttosto, non è che per caso hai idea di dove stiamo andando, vero?”
“Certo, di qua!” rispose
il burattino, indicando con sicurezza la direzione davanti a sé.
“E dopo?” insistette
Jamie.
“Dopo…” iniziò Pinocchio,
esitando però un po’ troppo, per i gusti di Jamie, a continuare la frase.
“Va be’, ho capito. Speriamo
solo che qualcuno ci trovi prima che succeda qualcosa di brutto.”
“E che dovrebbe
succedere? Questi boschi sono tranquilli.”
“Anche troppo. Non hai
notato che non si sentono uccelli né animali da un po’?”
“È notte, dormiranno
anche loro.”
“Oh, perché perdo tempo a
parlare con te? Un burattino che pensa che le monete crescano sugli alberi!”
“Non cominciare anche tu,
eh! Lo vedrai, quando siamo arrivati! Mi sento già in tasca le monete che…”
“Sì, sì” lo liquidò
Jamie, mentre si bagnava un dito per sentire il vento. “Comprerai una casacca a
tuo padre, con i bottoni dorati. Me l’hai già detto.”
“Se lo merita” mormorò
Pinocchio, diventando più serio. “Quella che aveva l’ha data in pegno per
comprarmi l’Abbecedario, così che potessi andare a scuola. E io invece sono
stato cattivo, e ho dato il libro per vedere le marionette di Mangiafuoco. È
giusto che lo ripaghi in qualche modo.” A questo, Jamie non trovò nulla da
eccepire, ma forse era perché era più preoccupato a cercare di orientarsi.
Passò qualche minuto prima che parlasse di nuovo al burattino.
“Niente, non riesco a capire
dov’è il nord, o in che direzione stiamo andando. Abbiamo solo due possibilità:
o torniamo indietro, o passiamo la notte qui.”
“Qui? Ma sei scemo?”
“Pensavo che la foresta
non ti facesse paura.”
“No, ma è scomoda.”
“E allora torniamo
all’osteria, ci facciamo un bel sonno e ripartiamo domattina.”
“E i miei amici?”
“Se li incontriamo ti
spiegherai. Tanto, cosa cambia se le monete le pianti oggi o domani? Magari
così ci facciamo pure accompagnare, e la cosa sarà molto più facile. Non
trovi?” insistette Jamie, cercando di restare il più calmo possibile. Pinocchio
lo guardò, indeciso, poi si tolse il berretto e prese a grattarsi la testa, e i
capelli dipinti, con la mano di legno. Alla fine, annuì.
“Bravo, la prima
decisione sensata che prendi in serata” commentò Jamie. “Allora, dove…?”
“O la borsa o la vita!”
urlò una voce alle sue spalle, mentre un coltello gli veniva puntato alla gola.
Dalla boscaglia erano usciti due loschi figuri, completamente avvolti in una
casacca nera che rendeva impossibile vedere loro la faccia. Uno di loro l’aveva
afferrato e lo teneva sotto tiro con il coltello, mentre l’altro si era
avvicinato minaccioso a Pinocchio, pallido come uno straccio.
***
Una volta in caserma, il
Dottore e Zoe vennero condotti dal capitano De Magistris alle celle di
detenzione; ne erano rimaste, per fortuna, due libere, così i carabinieri furono
in grado di sistemarli ognuno in una cella diversa. Dimostrandosi un
gentiluomo, De Magistris ordinò di sistemare, in quella di Zoe, un telo che
coprisse una parte della cella, così che la ragazza potesse sistemarsi per la
notte senza doversi spogliare di fronte a tutti. Dopo aver dato queste
disposizioni, il capitano augurò loro buona notte e li lasciò dormire. Il
Dottore, toltasi la giacca, andò a stendersi sulla branda, rimpiangendo la
mancanza del suo amato flauto, mentre Zoe, approfittando della gentilezza del
capitano, si spogliò dei suoi abiti. Solo quando si fu messa a letto, la
ragazza tentò di parlare con il suo compagno.
“Dottore… Dottore!”
“Sono sveglio, Zoe. Sto
riflettendo.”
“Dottore, quella domanda
che ha fatto a Collodi… le immagini. Stava parlando della Terra dei Racconti?”
“Esatto.”
“E quindi Jamie…”
“Sì, è tornato in quella
terra infernale, e se la mia ipotesi è corretta, proprio dentro la storia di
Pinocchio.”
NOTE DELL'AUTORE
-
La Terra dei Racconti compare nel secondo serial della stagione 6, "The
Mind Robber". Si tratta di un universo posto al di fuori delle normali
coordinate spazio-temporali, governato da un computer che, sfruttando
l'immaginazione di una mente umana, è in grado di ricreare
personaggi e universi della letteratura. Il Dottore, Jamie e Zoe ne
sono rimasti intrappolati perché il Signore di quella terra (uno
scrittore per l'infanzia rapito nel 1927 e collegato alla macchina)
intendeva fare del Dottore il suo successore. La Terra è poi
riapparsa in alcune delle Virgin New Adventures (romanzi dedicati al
Settimo Dottore, posti dopo la fine della serie classica).
- Per il volto del capitano De Magistris, ho scelto Giorgio Pasotti.
Nessuna citazione o rimando, mi piaceva semplicemente l'idea, e penso
sia un buon attore.
- Come detto dal Dottore, Jamie si ritrova all'interno della storia di Pinocchio,
in particolare all'interno dei capp. 14-15, quelli in cui, come ho
detto, Collodi aveva originariamente previsto di finire la storia. In
questi capitoli, Pinocchio, imbrogliato dal Gatto e dalla Volpe, si
avventura in una foresta per raggiungere gli amici al cosiddetto Campo
dei Miracoli; nell'andare, incontra l'ombra del Grillo Parlante (da lui
ucciso nel cap. 4) che lo avverte, ma non gli dà retta. Come
conseguenza, viene attaccato dal Gatto e dalla Volpe travestiti da
assassini, che provano a derubarlo e ucciderlo.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e ci rivediamo presto col prossimo aggiornamento. A presto!
Il Professor What
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Capitolo 4 *** Parte 4 ***
Part 4
“O la borsa o la vita!”
insistettero i due figuri incappucciati, avvicinandosi. Jamie si
allontanò fece per portare la mano alla pistola, ricordandosi
solo troppo tardi che l’aveva lasciata nel mondo reale, quando gli era caduta
nella lotta contro il burattino. Pinocchio intanto, pallido come uno straccio,
agitava freneticamente le mani nel tentativo di dire, o così sembrò a Jamie,
che non avevano niente di valore. È
diventato muto? si domandò il ragazzo, che ancora si ricordava
della parlantina che il pupazzo sembrava avere poco prima.
“Dacci le monete o vi
ammazziamo tutti e due!” minacciò il più alto degli assassini.
“Tutti e due!” ripeté
l’altro. Jamie fece segno a Pinocchio di continuare a prendere tempo, mentre
lui cercava di individuare la più rapida via di fuga attraverso il bosco.
“E dopo aver ammazzato
te,” continuò l’assassino più loquace, “ammazzeremo anche tuo padre!”
“No!” esclamò Pinocchio a
questa uscita. “Il mio povero babbo no!” Un bagliore dorato gli venne fuori
da sotto la lingua mentre parlava, e Jamie capì che il burattino si era infilato le
monete d’oro in bocca, nel tentativo di nasconderle. Purtroppo, se ne accorsero
anche i due assassini, che all’unisono si buttarono su Pinocchio, cercando di
fargli sputare le monete. Il burattino, però, rispose energicamente
all’assalto, e con un morso strappò la mano al figuro più basso, mentre Jamie,
dal canto suo, allontanava con un calcio l’altro assassino.
“Andiamo!” urlò Jamie, e il ragazzo e il
burattino presero a correre a perdifiato attraverso il bosco, cercando di tornare
indietro verso l’osteria come Jamie aveva suggerito. Gli assassini presero a loro volta a correre dietro di
loro, e divenne ben presto evidente che li avrebbero raggiunti, vista la
facilità con cui si muovevano in mezzo alla foresta, che sembravano conoscere bene.
“Dobbiamo
escogitare
qualcosa!” disse Jamie a Pinocchio, quando
divenne evidente che non li avrebbero distanziati. Il burattino
annuì e, dopo essersi guardato
attorno, fece cenno al ragazzo di seguirlo verso un albero,
dove prese ad arrampicarsi. Jamie lo seguì senza esitare,
pensando che non fosse una cattiva idea. Gli assassini non potevano
certo
arrampicarsi, con quei fustagni addosso, e questo avrebbe concesso a
loro due
un attimo di pausa per pensare alla prossima mossa – oltre che,
forse, una
visione dall’alto della foresta e della sua vera larghezza.
***
“Accomodatevi” disse il
capitano al Dottore e a Zoe. “Spero che abbiate
passato una notte tranquilla.”
“Siamo
stati molto bene,
grazie, capitano” rispose Zoe. Il Dottore non disse niente, e
si accontentò di sedersi in una delle due sedie poste di fronte
alla scrivania dell'ufficio. Dietro il capitano, Collodi se ne stava
impettito, con sguardo
corrucciato e ben poco amichevole.
“Mi dispiace avervi fatto
attendere così tanto” continuò il capitano, “ma ho avuto bisogno di riflettere
un momento su quanto avvenuto di recente con questo caso. C’erano molti
elementi che non mi tornavano, e a essere sincero che non mi tornano ancora
adesso.”
“Ah,
sì?” commentò
sarcastico il Dottore. Zoe poteva anche capirlo: aveva passato tutta la
mattina
a chiedere di essere portato dal capitano, e nel mentre a cercare di
elaborare
una teoria su come fosse possibile che una creatura della Terra dei
Racconti
esistesse ancora quando quell’universo era stato distrutto. Zoe
aveva dovuto
esercitare tutti i suoi poteri di persuasione per impedirgli di
scassinare la
serratura con il cacciavite sonico, scappare al TARDIS e partire,
sostenendo
che il modo più logico per affrontare il problema fosse di
cercare ancora di
collaborare con le autorità, e solo in caso di fallimento
ricorrere all’inganno e alla fuga. Normalmente il Dottore sarebbe
stato più ragionevole, ma la preoccupazione per Jamie lo stava
facendo davvero uscire di testa.
“Comunque, sono arrivato
a una conclusione, anzi due” continuò il capitano. “Ed entrambe vi riguardano.
La prima è che non credo possiate essere considerati responsabili.” Collodi
sbuffò sonoramente a quest’uscita, guadagnandosi un’occhiata di fuoco dal
Dottore, ma il capitano lo ignorò. “La seconda, tuttavia, è che ne
sapete molto di più di quanto volete ammettere. La domanda che lei, Dottore, ha
fatto al signor Collodi, l’inganno alla sua governante e il modo in cui
avete affrontato la creatura lo provano. Ora, io sono
disposto ad accettare il vostro aiuto, e mi pare di capire che anche
voi abbiate bisogno del nostro, se non altro per ritrovare il vostro amico.”
“Grazie, capitano. Che ti
avevo detto, Dottore?” disse Zoe, voltandosi verso l’ometto. Quest’ultimo diede
una lunga occhiata al capitano, e poi domandò esattamente che aiuto si
aspettasse di ricevere. A sua volta, l’ufficiale replicò che si
aspettava che loro esprimessero la propria teoria su cosa fosse che lui e i
suoi uomini avevano visto l’altra sera, e che spiegazione proponevano per
spiegare quanto accadeva a Collodi. Tale risposta causò nel Dottore un forte
accesso di risa.
“Capitano, lei deve stare
attento a quel che desidera” commentò poi, quando si fu calmato. “Questo caso
rischia di diventare ancora più strano di quanto non sia.”
“Che le avevo detto?”
intervenne allora Collodi, in tono aggressivo. “È evidente che hanno qualcosa da
nascondere. Li arresti e la faccia finita!”
“E cosa dovremmo
nascondere?” chiese Zoe. “Siamo arrivati a Firenze solo ieri, e abbiamo dovuto
chiedere all’oste cosa stesse succedendo in casa sua. Perché avremmo dovuto
informarci su cose che sapevamo già?”
“Per sviare i sospetti”
insistette Collodi.
“E allora perché poi ci
siamo lasciati catturare? Quale ladro si fa beccare così in
flagrante a commettere un reato?”
“Zoe, non insistere”
brontolò il Dottore. “È evidente che il signor Collodi sta cercando di chiudere
il più in fretta possibile questa faccenda, scaricando la colpa di tutto sul
primo capro espiatorio possibile. Nella fattispecie, noi due.”
“Ci può giurare!” esclamò
Collodi, infuriato. “Non ne posso più di quel
maledetto burattino! Da quando ho iniziato a scriverlo, non ho avuto che guai!
Prima la storia, e poi… poi questo!”
“Ma a maggior ragione
dovrebbe accettare tutto l’aiuto che può!” insistette Zoe. “Se non altro per
non lasciar nulla di intentato!”
“Concordo con la
signorina” disse il capitano. “E sono disposto ad ascoltare quanto ha da dire
il Dottore, e cosa suggerisce di fare, se la sua spiegazione mi sembrerà
sensata abbastanza per affrontare la situazione in corso.”
“O per…” sospirò
il Dottore, mettendosi dritto sulla sedia. “Questo sarà divertente.”
***
“Ehi,
dove vai?
Aspettami!” urlò invano Jamie, quando toccò terra.
La sosta sull’albero si era
rivelata del tutto inutile. Non solo non era riuscito a vedere niente,
ma alla fine quei maledetti assassini
avevano acceso un fuoco sotto l’albero, costringendo sia lui sia
Pinocchio a scendere, se non volevano arrostire vivi. E adesso, il
burattino
gli era pure scappato via nell’oscurità, finendo
chissà dove. Con un grugnito
di frustrazione, Jamie decise che ne aveva avuto abbastanza, e si
buttò in un
vicino fossato, nella speranza che gli assassini, non vedendolo,
passassero
oltre. Funzionò, e non appena i nemici si furono
allontanati, Jamie si sdraiò, sia per riposarsi, sia per
tentare, finalmente, di riflettere
sulla sua situazione.
La prima cosa evidente
era che non era più nel mondo reale. Afferrando il burattino, aveva finito per
farsi trascinare da qualche altra parte, in un mondo parallelo o roba del
genere. Non sarebbe stata la prima volta, pensò ricordando con un brivido la
Terra dei Racconti. La situazione era molto simile, ora che ci… Ma no, cosa
andava a pensare, lui, il Dottore e Zoe l’avevano distrutta, quella diavoleria,
mandando in cortocircuito l’Intelligenza. E comunque, anche fosse, non
l’avrebbe aiutato molto, in quel frangente. Era meglio pensare a come risolvere
la situazione, e in particolare a come uscire da lì, o almeno a come contattare
il Dottore e Zoe. Di sicuro c’era una via d’uscita, altrimenti il burattino non
sarebbe stato capace di entrare nel mondo reale. Si trattava di trovarla e
utilizzarla per tornare indietro. Peccato che non avesse la minima idea di dove
iniziare la ricerca, e che la sua unica guida fosse scomparsa nella fores…
Un improvviso bagliore
interruppe i pensieri di Jamie. Su
un ramo dell’albero era comparsa la stessa lucina che aveva visto prima parlare
col burattino, quella che si era definita lo spirito del Grillo Parlante,
qualsiasi cosa volesse dire. Jamie la guardò, ma non appena ebbe posato gli
occhi su di lei, questa si spostò, con un salto, su un albero vicino, e poi su
un altro. Jamie, sbuffando, tornò a pensare, ma la luce tornò indietro
brillando di nuovo sopra la sua testa. “Ma che vuoi?” esclamò il ragazzo,
arrabbiato, alzandosi per lanciarle contro un sasso. La luce, però, tornò a
saltare via da lui, tre volte, prima di fermarsi ancora.
Forse,
pensò allora Jamie, non è qui per caso.
Forse mi vuole dire qualcosa. Si avvicinò all’albero dove stava la lucina,
ma questa si spostò ancora su un altro albero. Jamie la raggiunse, e lei si
spostò di nuovo. Finalmente capendo, Jamie iniziò a seguirla attraverso il
bosco.
***
“Sciocchezze” sbottò
Collodi quando ebbe finito. “Nient’altro che sciocchezze e assurdità! Viaggi
nel tempo, terre incantate… il mio burattino che sarebbe vivo altrove, e io che
avrei continuato la storia! È tutto un trucco di Martini per convincermi a
continuare, come sospettavo!”
“Che ti avevo detto,
Zoe?” chiese il Dottore, indicando Collodi. “Questo è quello che succede quando
si dice la verità a persone che non sono in grado di capirla. E dire che come
scrittore, signor Collodi, dovrebbe apprezzare la fantasia.”
“Ma anche tenerla
separata dalla realtà! E la realtà è…”
“La realtà è che il mio
migliore amico in questo momento potrebbe rischiare la vita, e io non posso
andare a salvarlo perché mi serve lei!” sbottò il Dottore, con un improvviso
scatto d’ira.
“Io?”
“Sì, lei! Non ho idea di
come o quando, ma in qualche modo l’Intelligenza della Terra dei Racconti si è
messa in contatto con lei, forse considerandola come sostituto del suo vecchio
amministratore! E il contatto ha funzionato così
bene che, quando ha interrotto la storia, questa è andata avanti senza di lei!”
“Ma che baggianata!” fu
la risposta dello scrittore. “Se non fossi arrabbiato come sono ora, le riderei
in faccia! E lei si definisce uno scienziato?”
“Signori!” esclamò il
capitano. “Non trascendiamo, per favore. Dottore, la sua ipotesi è
effettivamente molto fantasiosa, su questo temo che il signor Collodi abbia
ragione. In altre circostanze, non esiterei a dichiararla matto, e a chiamare
il manicomio.”
“Ma non lo farà, vero?”
“No, perché quello che ho
visto l’altra sera non riesco a spiegarmelo in altro modo, e nemmeno il signor
Collodi” aggiunse, quando vide che lo scrittore stava per protestare. “Mio
figlio legge la storia di Pinocchio da quando è uscita, e io con lui. Conosco
benissimo le illustrazioni pubblicate col Giornale,
e quel burattino di ieri sera è identico. Gli abbiamo sparato, e non gli
abbiamo fatto niente; salta fuori dalla finestra, e non ne rimane traccia. E
poi, c’è la questione dell’amico del Dottore, che è sparito. Ho cercato in ogni
albergo, non ce n’è traccia, e nemmeno di voialtri due. Quindi sì, sono
disposto a credervi, anche se ovviamente capirete che ho bisogno di almeno una
prova.”
“E sarebbe?” domandò Zoe.
“La sua macchina” disse
il capitano. “Se veramente lei è quel che dice di essere, un viaggiatore del
tempo, ci mostri la sua macchina, e io le crederò. Anzi, le dirò di più: mi
dichiaro disposto a venire con lei a riprendere il suo amico.”
“Capitano, la ringrazio
dell’offerta, ma purtroppo non ho bisogno” rispose il Dottore. “Tutto quello
che mi serve è il signor Collodi. Senza di lui, non posso ritrovare la strada
per la Terra dei Racconti, che è fuori dalle coordinate spaziotemporali. Se
veramente vuole aiutarmi, convinca lui a venire con me.”
“Nemmeno per idea!”
esclamò lo scrittore. “Capitano, non si aspetterà che…”
“Io non mi aspetto
niente” disse il capitano. “E certamente non posso costringerla, se non vuole
andare. Non posso però nemmeno imprigionare due persone innocenti solo per
farle piacere.”
“E comunque, che cosa
perde?” intervenne Zoe. “Se siamo dei bugiardi, benissimo, questo le darà
ragione. Se non lo siamo, allora avrà trovato la soluzione anche al suo problema.
In ogni caso, la cosa si risolve a suo vantaggio.”
Il viso rosso per la
rabbia, Collodi fece vagare il suo sguardo dal Dottore a Zoe al capitano, che
lo osservavano attendendo la sua decisione. Il ragionamento della ragazza non
faceva una piega, e il Dottore, la sera prima, era stato anche fin troppo
esatto nel riassumere i sogni che lo tormentavano da quando aveva iniziato a
scrivere Pinocchio. La foresta di
parole, i soldati di metallo, le persone dal buffo e antiquato linguaggio, le
fate… Era tutto troppo preciso per essere una coincidenza, troppo anche per uno
come lui. E se, per assurdo, avessero avuto ragione, questo significava che era
responsabile, e allora…
“Oh, e va bene” sbuffò
alla fine. “Portateci alla vostra macchina.”
“Splendido!” esclamò il
Dottore battendo le mani per l’eccitazione.
***
La lucina condusse Jamie
per la foresta per un tempo che al ragazzo sembrò relativamente breve, ma che a
quanto pare invece doveva essere più lunga, perché quando finalmente giunsero a
destinazione e la luce scomparve, era ormai spuntata l’alba. Jamie si ritrovava
in una radura, di fronte a cui si ergeva una casa dalla facciata imponente e
maestosa, tutta in marmo bianco. Curioso, Jamie si avvicinò al portone, guardandosi
in alto per vedere se qualcuno si presentava alla finestra o alla porta. Siccome
non si mostrò nessuno, Jamie si fece coraggio e, afferrato il batacchio della
porta, bussò con delicatezza, ma con decisione, alla porta. Nessuno rispose, e
Jamie bussò un’altra volta. Dovette però bussare per una terza volta, prima di
sentire una finestra aprirsi sopra la sua testa.
“Oh, era ora!” sbuffò
Jamie.
Alla finestra, era
apparsa una bambina di età indefinibile, che in qualche modo sembrava essere
più anziana di quanto mostrasse. Aveva lunghi capelli di uno strano colore
azzurro chiaro, e addosso una specie di tunica bianca che le dava un’aria di
autorità e rispetto.
“Ehm… salve?” la salutò
Jamie, con un po’ di imbarazzo.
“Tu non sei di qui” fu la
risposta della bambina.
“Aah… no, non lo sono. E a
essere onesto, stavo cercando un modo per andarmene. Non è che puoi…?”
“Sei l’autore?”
“Come? No, ma lo conosco,
l’ho incontrato. Se solo mi…”
Ci fu uno scricchiolio, e
Jamie vide la porta della casa aprirsi lentamente. Da sopra, la bambina lo
invitò a entrare in fretta, perché non poteva tenere aperta a lungo la porta. Diffidente
ma tutto sommato curioso, Jamie obbedì, e varcò la porta per ritrovarsi in uno
scenario fin troppo familiare: una larga stanza bianca con computer da ogni
parte, da cui uscivano strisce di carta stampata che senza dubbio, in quel momento,
stavano raccontando una storia.
“Oh, no!” gemette il
ragazzo, finalmente capendo dove si trovava.
***
“Ma… ma…” balbettò
Collodi circa un’ora dopo, completamente preso alla sprovvista dall’interno del
TARDIS. Dietro di lui, il capitano De Magistris si guardava attorno con sguardo
perso, probabilmente nel vano tentativo di comprendere come fosse fisicamente
possibile che la stanza bianca, con quei cosi tondeggianti alle pareti, potesse
stare all’interno della piccola cabina telefonica blu.
“Sì, sì, lo so, è più
grande all’interno che fuori” sorrise il Dottore, soddisfatto della reazione
dei due uomini. “E non vi preoccupate, questa di solito è la reazione normale
che ricevo da chi entra. Allora, capitano, adesso crede alla mia storia?”
“Un carabiniere ha una
sola parola, dottore” disse De Magistris. “E a questo punto le crederei anche
se mi dicesse che da qualche parte qui tiene un intero circo con i pagliacci e
gli elefanti.”
“Oh… non ci ho mai
provato, potrebbe essere un’idea” commentò il Dottore. “Comunque, bando alle chiacchiere,
qui bisogna fare in fretta. Zoe, vai nel magazzino delle attrezzature, e cercami
una sedia e dei cavi per un collegamento psichico. Signor Collodi” continuò
quando la ragazza se ne fu andata “adesso mi ascolti bene.”
“Ma… io… che…” continuava
lo scrittore. “Ma questo è assurdo!”
“Sì, lo so, ma le assicuro
che non c’è alcun motivo di preoccuparsi, è tutto sotto controllo. Ora, quando
Zoe tornerà, io e lei monteremo un’attrezzatura che collegheremo alla console, questo
riquadro qua. Lei, al mio segnale, si dovrà concentrare sulle visioni che ha
avuto nei suoi sogni, si ricorda quali, vero?”
“S-sì, ma… insomma,
signore, non posso! Ci dev’essere un trucco, questo non è…”
“Aah, la vuol piantare? Non
è un trucco, è la realtà, questa è una macchina del tempo e dello spazio e noi
ora andiamo a riprendere Jamie e a capire qual è il problema con la sua
creatura direttamente alla fonte! Le direi che se non le va bene, può scendere,
ma purtroppo ho bisogno di lei! Signor capitano, lei invece se vuole può
andare.”
“Nemmeno per idea,
Dottore” sorrise De Magistris. “Pensa davvero che dopo aver visto… questo… No,
non me ne vado. Sono curioso.”
“Come vuole, capitano,
allora si accomodi” disse il Dottore, proprio mentre Zoe tornava con l’attrezzatura.
“Così magari mi aiuterà a convincere il signor Collodi a collaborare. Forza, Zoe,
dammi una mano!”
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Capitolo 5 *** Parte 5 ***
Parte 5
“O andiamo, resisti!”
esclamò il Dottore, mentre un’altra scossa faceva tremare le pareti del TARDIS.
Con suo sommo terrore, Zoe, aggrappata alla parete accanto a De Magistris, notò
che un angolo del soffitto si era crepato.
“Dottore, si sbrighi!”
“Sto facendo il possibile!” replicò il Signore del Tempo, cercando di contenere il proprio
nervosismo. Il TARDIS non era stato progettato per viaggiare al di fuori da
ogni dimensione spaziotemporale, e purtroppo le coordinate date dal
collegamento psichico con la mente di Collodi erano terribilmente imprecise.
“Signor Collodi, si
concentri! Pensi alla sua storia!”
“Ci sto provando,
capitano, ma non è facile!”
“Be’, sarà meglio che ci
riesca in fretta! Ho il sospetto che questa nave non reggerà a lungo!”
Il Dottore non volle
commentare. Non ce ne era bisogno. Negli ultimi dieci minuti, il TARDIS era
stato ripetutamente colpito da ondate di pura energia nativa di quella dimensione, che stavano man mano
erodendo la sua struttura. Se non avessero finito alla svelta il loro
viaggio, il Dottore temeva che sarebbe finita come l’altra volta, con
il TARDIS a pezzi e loro costretti a vagare nel vuoto cosmico.
“Ne
arriva un’altra!”
urlò il capitano, mentre la luce rossa del segnale di pericolo
tornava a illuminare la
console. Il Dottore riprese freneticamente a spingere i tasti,
nella speranza che Collodi questa volta riuscisse a concentrarsi
abbastanza per
farli arrivare a destinazione. “O cielo, cielo…”
mormorò, quando vide che, da un indicatore, che il
TARDIS iniziava a
sfaldarsi.
“Signor Collodi!” urlò.
“Il TARDIS forse potrà respingere questa ondata, ma non credo resisterà alla
prossima! Solo lei può salvarci la
vita!”
“D-d’accordo” mormorò lo
scrittore, portandosi le mani alla tempia e iniziando a richiamare le immagini
della sua storia come gli erano
venute in mente la prima volta, quando l’idea era fresca e l’ispirazione aveva
scacciato la sua pigrizia. Il pensiero
gli diede una forza inaspettata, e si aggrappò ad esso: non alle immagini, non
ai personaggi, non alle battute, ma al suo
desiderio, alla sua passione, all’eccitazione di sentire un mondo nascere.
Cri-cri.
Cri-cri.
“Che diavolo…”
Cri-cri.
Cri-cri.
“Ma… ma è un grillo!”
esclamò il capitano, notando per primo il gigantesco insetto nero, con un
bastone nelle sue zampe centrali, apparso dietro lo scrittore.
“No”, disse quest’ultimo,
con una vocina acuta e saccente. “Sono il Grillo parlante, e credo che voi abbiate bisogno di una
guida.”
“Ooh, era ora!” sbuffò il
Dottore, improvvisamente molto più rilassato.
“Dottore…” disse Zoe.
“Non ci sono più scosse!”
“Naturale, ragazza mia,
siamo sulla strada giusta!” spiegò il Dottore. “Collodi è riuscito a collegarsi
con la Terra dei Racconti, adesso dobbiamo solo aspettare di giungere a
destinazione… se il signor Grillo sarà così gentile da inserire le coordinate.”
“Certamente” disse
quest’ultimo, chinando le lunghe antenne.
Il Dottore gli lasciò il posto alla console, e andò a raggiungere Collodi, che
in tutto questo si stava ancora premendo le mani sulle tempie, con gli
occhi chiusi. “Signor Collodi”, gli sussurrò il Dottore, “ce l’ha fatta. Siamo
diretti verso il posto della sua storia.”
“Davvero?” chiese lo
scrittore.
“Sì, davvero. Continui a concentrarsi, ormai non
dovrebbe mancare molto.”
***
“Oh, no…” sbuffò Jamie. Era
davvero tornato nella Terra dei Racconti, maledizione! “E
adesso?” esclamò frustrato, trattenendo l’impulso di dare
un calcio al muro.
“Non
ti preoccupare,
questa volta sarà meno difficile” disse qualcuno alle sue
spalle. Una donna era apparsa all’altro capo della stanza,
avvolta
in una lunga veste bianca. Aveva gli stessi capelli turchini della
bambina che
gli aveva aperto la porta.
“E lei chi è?”.
“Rilassati, non sono qui
per farti del male” lo rassicurò la donna. “Ti ho aperto la porta, no?”
“Ma la bamb…”
“Io sono quella bambina. Io sono la Fata dai capelli
turchini, e ho bisogno del tuo aiuto, Jamie McCrimmon.”
“Come sai il mio nome?”
“Non sei già stato qui
una volta? Dovresti sapere che l’Intelligenza comprende istantaneamente
tutti i dati di chi vi arriva, per includerli all’interno delle proprie
storie.”
“Ma se è stata distrutta!”
“E
temo che questo sia uno dei motivi per cui ora sta accadendo questo.”
Jamie stava per
ribattere, ma venne interrotto dal suono di qualcuno che bussava alla porta. La
Fata si diresse in fretta ad aprire, non senza aver rapidamente fatto cenno a
Jamie di osservare la striscia di carta che usciva da uno dei computer.
Diffidente, il ragazzo la prese in mano.
“È bianco” osservò. “Non
c’è scritto niente!”
“Non ci può essere
scritto niente” disse la Fata dietro di lui. “L’Intelligenza è stata
sovraccaricata e privata del suo controllore, non riesce più a scrivere una storia.”
“Ma allora come…?”
domandò Jamie voltandosi di nuovo verso la Fata, che adesso, notò Jamie, stava
delicatamente appoggiando Pinocchio contro il muro. Il burattino sembrava
svenuto. “Sta bene?”
chiese Jamie, preoccupato.
“Si
riprenderà" disse la Fata. "Non è la prima volta che
questo gli capita. Ma non rimane comunque molto tempo."
“Per cosa?”
***
“Incredibile” mormorò
Collodi, uscendo dal TARDIS. Un intero paese si estendeva davanti a lui: dolci
colline ondulate piene di foresta, sulle cui cime sorgevano piccoli borghi,
mentre in lontananza si stendeva il mare con il suo manto azzurro. “E questo
l’avrei creato io?”
“L’Intelligenza della
Terra dei Racconti l’ha reso concreto, ma… sì, l’ha creato lei” sorrise Zoe.
“Ed è bellissimo” aggiunse.
“Per ora” commentò il
Dottore. “La Terra cambia a seconda dell’immaginazione cui è collegata, perciò
dovremo stare attenti.”
“E perché?” domandò il
capitano. “Non può controllarla il signor Collodi?”
“Se
potesse, dubito molto
che avrebbe permesso a Pinocchio di venire in casa sua. In qualche
modo, la storia di Pinocchio, passata e futura, ha assunto vita
propria.”
“Temo che la sua analisi
sia corretta, Dottore” intervenne il Grillo. “È per questo che sono qui. Il mio
compito è guidare tutti voi dalla Fata, così che possiamo risolvere questa faccenda
in fretta.”
“Fata? Quale Fata?”
domandò Collodi. “Non ci sono Fate nel mio libro! Avevo avuto l’idea, ma l’ho
abbandonata per…”
“Non ha sentito quello
che ha detto il Dottore?” intervenne Zoe. “Questo luogo esiste fuori dalle
coordinate dello spazio-tempo. L’Intelligenza ha concentrato qui tutti gli
elementi della storia, sia quelli che ha già scritto sia quelli che scriverà, e
le assicuro che nel suo libro c’è una Fata!”
“Andiamo” disse il
Grillo, facendo loro segno di avviarsi. “La Fata saprà spiegarvi…”
Un suono di campanelli
interruppe il Grillo. Qualcosa di grosso e pesante, di forma rettangolare,
stava risalendo la collina nella loro direzione. Sembrava essere una specie di
trasporto, su cui era stipato un gran numero di gente. Il gruppo guardò meglio, e la forma, ora più vicina,
apparve chiaramente essere un carro, trainato da due lunghe file di sei asini
ciascuna, pieno zeppo di ragazzi che facevano un gran baccano. A cassetta,
sedeva un uomo grasso, molto pallido, nemmeno fosse fatto di burro.
“Oh, no…” mormorò Zoe.
“Dalla sua esclamazione,
suppongo che questi non siano amici” osservò Collodi, poco prima che il carro
si fermasse davanti a loro.
“Buongiorno,
viaggiatori!” esclamò l’Omino, con una voce untuosa. “Perdonate se mi
intrometto, ma avete l’aria di chi si è perso.”
“No, assolutamente,
grazie” replicò subito il Dottore. “L’amico Grillo, qui, intende farci da gui…”
“Quale amico?” domandò
l’Omino con un sorriso di gentile sarcasmo. Il Grillo era sparito. “Sembra che siate soli” continuò
l’Omino. “Ma se mi dite dove dovete andare, sono sicuro di poter trovarvi un
posto sul mio carrozzone.”
“Ah, sì?” domandò il
capitano. “E posso sapere dove starebbe portando questi ragazzi?”
“Al Paese dei Balocchi!”
sorrise l’Omino. “Un posto meraviglioso, dove non saranno costretti ad andare a
scuola, e potranno fare quel che vogliono dalla mattina alla
sera. Ogni settimana è composta di sei giovedì e una domenica, e…”
“E suppongo che abbia
l’autorizzazione dei genitori per farlo” continuò il carabiniere.
“Ovviamente no, per chi
mi ha preso?” replicò l’Omino, offeso. “Questi sono tutti scappati di casa,
regolarmente! Ha mai visto un fannullone dare retta ai propri genitori?”
“Benissimo, allora in
nome della legge io…” disse il capitano, facendo per muoversi a fermarlo.
L’Omino alzò la frusta nell’aria e, con uno schiocco, lo colpì in pieno viso,
costringendolo ad arretrare. Collodi si fece avanti, furioso.
“Come si permette?”
esclamò Collodi. “Questo signore è un rappresentante della legge!”
“Mi perdoni, cercavo di
colpire uno dei miei asini. Sa, ho fretta, entro mezzanotte devo prendere altri
bambini…”
“E invece no, caro
signore, la sua corsa finisce qui! Li faccia scendere tutti, adesso, e li
rimandi a casa!”
“Ma…”
“ADESSO!”
Borbottando deluso,
l’Omino indicò ai ragazzi di scendere dal carro. Questi ultimi obbedirono,
senza risparmiare allo scrittore occhiatacce e insulti. Alla fine, sulla strada rimasero soltanto l’Omino e i viaggiatori.
“Molto bene” disse allora
Collodi. “Ora la carrozza è vuota. Suppongo che per lei non sarà un problema
darci un passaggio, vero?”
***
“Quindi vediamo se ho
capito” disse Jamie. “L’Intelligenza aveva scelto Collodi come possibile
sostituto per il controllore, prima di scegliere il Dottore, e
l’aveva contattato per sondarlo. Di conseguenza, più Collodi creava la storia
di Pinocchio, più l’Intelligenza la ricreava qui.”
“Esatto.”
“Poi, però, siamo
arrivati io, il Dottore e Zoe, e abbiamo sovraccaricato l’Intelligenza
mandandola in cortocircuito. Siccome però, nella linea temporale di Collodi, la
storia non era conclusa, voi siete rimasti qui.”
“Corretto” annuì la Fata.
“Siamo in un limbo. Non possiamo terminare la storia, perché Collodi
non l’ha scritta, ma al tempo stesso, essendo in un luogo fuori dalle regole
dello spaziotempo, sappiamo che essa va avanti, e questo ci tiene vivi. Per
sistemare tutto, Collodi deve essere convinto a finire la storia. Pinocchio ci
stava provando, ma nel mondo reale, purtroppo, egli è privo della possibilità
di parlare, come ognuno di noi fuori da qui. Ha provato
a scrivere e a disegnare, ma è stato inutile.”
“Capisco” disse Jamie,
osservando la figura immobile del burattino davanti a lui. Sembrava dormire
così pacificamente, senza alcuna pena, e il ragazzo scozzese provò compassione
per quella creatura che non poteva né vivere né morire. Su uno dei computer della
stanza, una lucina prese a lampeggiare. Pinocchio aprì gli occhi, scattò in
piedi come spinto da una molla e afferrò la carta che ne usciva.
“Sono qui!” esclamò. “Fatina, sono arrivati!
Collodi, il Dottore, Zoe e un carabiniere!”
“Dove sono? C’è scritto?”
domandò Jamie.
“Sulla strada per la
costa, dentro la carrozza dell’Omino! Stanno venendo qui!”
“Non c’è tempo da
perdere, dovete raggiungerli!” disse la Fata. “Purtroppo, alcuni dei personaggi
sono diventate incarnazioni del desiderio di Collodi di non continuare la
storia. Faranno di tutto perché questo non avvenga!”
***
“È stato bravo” disse Zoe a Collodi, mentre la
carrozza viaggiava per le strade del paese. “Davvero molto bravo, vero,
Dottore?”
“Eccellente, mia cara, eccellente” annuì quest’ultimo.
“Oh… grazie” disse
Collodi. “Ho solo pensato… ecco… che se davvero tutto questo è frutto della mia
immaginazione, allora se mi sforzavo abbastanza potevo imporre la mia volontà. I vantaggi
di essere l’autore, insomma.”
“E
ha avuto perfettamente
ragione” disse il capitano, battendogli una pacca sulla spalla.
Collodi
fremette a quel gesto forse troppo amichevole, ma poi abbozzò un
sorriso di circostanza e riprese a guardare fuori dal finestrino alla
sua sinistra. Gli alberi della foresta passavano veloci di fronte ai
suoi occhi,
mentre alla sua destra il riflesso azzurro del mare colorava il vetro
di un
sottile alone blu. “Però, devo essere uno scrittore
migliore di quanto pensassi, se ho
immaginato tutto questo.”
“Lo è” disse Zoe. “Il suo
libro appassiona bambini e adulti a distanza di secoli. Io vengo dal XXV
secolo, e mia sorella ancora lo legge ai suoi bambini. Ci sono film, e fumetti,
e…”
“Zoe, non credo che il
signor Collodi possa seguirti se continui. Il cinema sarà inventato solo fra
quindici anni, e i fumetti ancora dopo” la interruppe il Dottore.
“No, no, Dottore, la
lasci continuare. Fa sempre bene sapere che la morte non sarà la fine.”
“Oh, non lo è, non lo è”
commentò il Dottore, portandosi involontariamente le mani alla giacca, come
faceva nella sua prima incarnazione.
“Posso chiederle perché
ha interrotto il lavoro?” chiese il capitano a Collodi. “Perché non vuole andare
avanti? Insomma, a giudicare da quel che vedo, mi pare che di idee ne abbia
parecchie.”
Lo scrittore non rispose
subito. Zoe, il Dottore e De Magistris lo videro guardare dalla finestra, gli
occhi stretti e lo sguardo nel vuoto, prima di replicare.
“Vi è mai capitato di
avere paura delle conseguenze di una buona azione? Avere un progetto in mente,
qualcosa che siete sicuri che, se lo portaste a termine, sarebbe il coronamento
di tutta la vostra vita. Oppure non ne avete idea, iniziate a farlo, e solo
dopo vi accorgete che sarà quel progetto,
quella storia, quella persona, quell’azione, che in qualche modo potrebbe…
Io non ho mai creduto molto alle storie
sull’immortalità dell’arte, secondo me sono balle che si raccontano quei
fanatici dei tedeschi: arte e letteratura o sono dirette ad aiutare il paese,
oppure sono inutili, questo ho sempre pensato. Ma con questa storia ho sentito
fin dall’inizio che c’era qualcosa di più. Quando… quando ho scritto il
capitolo di Geppetto che dà forma a Pinocchio, io… io ho avuto paura.”
“Di cosa?” chiese Zoe.
“Di stare creando
qualcosa di talmente grande che… non lo so
di preciso. Mi è sembrato di guardare in un abisso, e la cosa più
terribile è che non avevo veramente paura, al contrario sentivo il desiderio di
caderci dentro e non uscire fuori mai più. Sono comunque andato avanti, ma poi
la paura è… è diventata intollerabile. Dottore, lei crede
che…?”
“No, signor Collodi”
rispose quest’ultimo. “La Terra dei Racconti non le ha fornito questa
sensazione. L’Intelligenza che la governava dava forma alle fantasie altrui, ma
non era capace di crearne di proprie. Quello che lei ha sentito, signor
Collodi, è stata la grandezza della sua
storia, della sua creazione.”
“Lo immaginavo. È solo che…”
“È normale, sa?” continuò il
Dottore. “Lei ha visto l’abisso della grandezza, si è reso conto
che poteva essere molto più di quanto pensava, e, non essendone abituato, ha
avuto paura. Sappia però che, se lei non fosse grande davvero, stia sicuro che non avrebbe mai avuto
un’esperienza del genere.”
“Lei dice?”
“Io
lo so. Ho passato anni,
secoli interi, a domandarmi se dovevo andarmene da casa mia; e anche
quando sono finalmente partito, mi ci è voluta
un’intera vita, e non sto scherzando, per capire davvero la
portata della mia
scelta. E ne ho avuto paura, così tantache sono dovuto
letteralmente diventare un uomo nuovo per liberarmene. E sa una cosa?
Lo
rifarei ancora... quasi tutto, perché ciò che sto vivendo
ora è così stupendo che compensa ampiamente tutto
ciò che ho lasciato. Non
bisogna mai rifiutare un’opportunità per essere grandi, se
questa ci viene
offerta. Lei continui la storia, e vedrà che alla
fine non se ne pentirà.”
In
silenzio, Collodi
stese la mano e strinse quella del Dottore, con gli occhi che
brillavano. L’espressione sul suo viso non aveva bisogno di
parole.
***
“Eccoli!” esclamò
Pinocchio, sporgendosi eccitato oltre il collo del Colombo. Jamie, sentendolo,
si decise a superare le proprie vertigini e sollevò la sua testa così da poter
guardare oltre la massa bianca delle ali. Decisamente non gli
piaceva questo modo di viaggiare che la Fata aveva loro fornito, anche se non
poteva negare che andare a piedi sarebbe stato peggio.
“Li
vedo anch’io!”
esclamò, puntando il dito sulla carrozza, che procedeva rapida
sotto
di loro, sul ciglio della scogliera. “Vola radente”, disse
al Colombo, “fa’ che ci vedano!” L’animale,
obbediente, si abbassò di
quota, finché non fu arrivato a lato della carrozza.
“Dottore!” urlò Jamie.
“Zoe!”
“Babbo!” gli fece eco
Pinocchio, agitando le mani. “Babbo, sono qui!”
Dalla loro posizione, i
due videro i viaggiatori riconoscerli, e agitare a loro volta le
mani, con Zoe e il capitano De Magistris che tentavano di aprire il finestrino
della portiera. Jamie e Pinocchio sorrisero, e il burattino
disse al Colombo che si portasse davanti al veicolo.
L’uccello obbedì, si alzò in volo e, dopo essersi voltato indietro, fece per
atterrare.
“Ma…” disse Jamie. “Sbaglio o non c’è nessuno alla guida?”
Pinocchio stava per
rispondere, quando un gigantesco Serpente sbucò dal terreno
e morse il Colombo al collo.
***
Quando avevano visto
Jamie e Pinocchio, Zoe e De Magistris avevano subito tentato di
aprire il finestrino della carrozza, ma avevano scoperto che
era bloccato. Il Dottore aveva provato ad abbassare il suo: c’era
riuscito, ma questo gli aveva solo permesso di scoprire che non c’era più
nessuno alla guida della carrozza, e gli asini stavano procedendo dritti verso
uno strapiombo.
“Apra
la portiera e
saltiamo giù!” esclamò Zoe. Il Dottore aveva
provato a spingere, ma esattamente
come il finestrino dall’altra parte, la maniglia non voleva
saperne di
muoversi. Collodi era allora intervenuto, e concentrandosi intensamente
era
riuscito a sbloccare la portiera, consentendo loro di buttarsi
giù.
Nello stesso istante, il Serpente attaccò il Colombo:
terrorizzati, i viaggiatori videro cadere
Pinocchio in mare e Jamie verso terra, sbalzati dall'impatto. Per puro
miracolo quest’ultimo riuscì all’ultimo
momento ad aggrapparsi a una delle zampe dell'uccello, evitando la
rovinosa
caduta.
“Lasciate fare a me”
disse il capitano, alzandosi e sparando al Serpente due colpi di pistola.
L’animale si voltò verso il carabiniere con due occhi iniettati di
sangue.
“No,
capitano, aspetti!” disse il Dottore. “Jamie!” urlò poi verso il ragazzo.
“Lascia andare la zampa!”
“Sei impazzito?”
“Fidati, so quello che
dico!”
“Guardate! Pinocchio!”
urlò Zoe, puntando il dito verso il mare. Un’enorme massa scusa era uscita da
sotto le acque, un incubo dagli occhi giganteschi e dalle lunghe zanne, e si
dirigeva verso il burattino. “Il Pescecane!”
NOTE DELL'AUTORE
- La Fata dai capelli turchini ha il
volto di Gina Lollobrigida, come nel classico sceneggiato RAI
realizzato da Luigi Comencini nel 1972.
- L'Omino di burro, il Serpente e il Colombo sono tutti e tre presenti
nel romanzo. Il primo guida il carro per il Paese dei Balocchi, il
secondo ostacola Pinocchio di ritorno alla casa della Fata, e il terzo
porta Pinocchio al mare, dove vedrà Geppetto ingoiato dal
Pescecane.
- Il Pescecane è il vero nome della Balena. Come avete notato,
in tutta la storia ho usato i nomi originali di Collodi, non quelli del
cartone disneyano o di altre versioni, tant'è che tutti i
personaggi del libro assomigliano alle illustrazioni originali della
storia.
Ci vediamo per il gran finale!
Il Professor What
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Capitolo 6 *** Parte 6 ***
Parte 6
“Il Pescecane!” urlò Zoe
riconoscendo la forma scura, che nuotava veloce verso Pinocchio.
“Il cosa?” domandò
Collodi.
“Nella storia… c’è un
Pescecane che inghiotte Pin… Oh dannazione!” esclamò Zoe, capendo cosa stesse
per succedere. Giù tra i flutti, intanto, il burattino continuava a nuotare verso
la costa, nel tentativo di scappare al pesce.
“Dobbiamo fare qualcosa”
sbuffò Collodi, sporgendosi oltre il bordo. La scogliera era troppo ripida, con
nessun sentiero che portava verso il basso. Gli asini, spaventati dal Serpente, si erano
dati alla fuga, portando con sé i finimenti che li tenevano assieme, che forse
avrebbero potuto essere una corda abbastanza lunga da tendere al burattino.
“Babbo!”
La voce di
Pinocchio arrivò a Collodi chiara e forte. Il burattino si era
fermato a poca distanza dalla scogliera, e non nuotava più,
limitandosi a galleggiare. “Babbo, buttati!”
“Come?”
“Fidati, babbo! Seguimi dentro il Pescecane!”
“Ma ci divorerà!”
“No, non lo farà! È tutto
già pensato! La storia deve terminare!”
“Ma io non l’ho finita!”
“La finiremo insieme!”
“Si butti, signor
Collodi” insistette Zoe, che aveva sentito tutto. “Pinocchio è arrivato qui con
Jamie, sul Colombo, e il Serpente ha attaccato anche lui. È il protagonista
della sua storia, ed è buono! Finora chi tentava
di fermarci erano i personaggi negativi del suo libro.”
“Sicura?” domandò
Collodi.
“Ma certo, è pura logica!
Pinocchio vuole che la storia
termini, è quello che ha cercato di dirle tutto questo tempo.”
Collodi guardò Zoe, poi
Pinocchio, poi il Pescecane, poi ancora Zoe, tormentato dall’indecisione. Da un
lato, ogni suo istinto ragionevole gli diceva che era una pazzia, che non aveva
senso, che c’era un altro modo. Dall’altro, però, Zoe aveva ragione, e
Pinocchio… lui l’aveva creato buono, Pinocchio, e quando era venuto in casa sua
il burattino non aveva fatto male a nessuno, e…
“Oh, al diavolo!” esclamò
alla fine, prima di spiccare un salto oltre il bordo della
scogliera.
***
“Jamie, molla la zampa!” urlò il Dottore.
“Afferra il Serpente al collo e calati giù!”
“Ma sei impazzito?”
“Fidati di me, so cosa
fare con lui!”
“Lo spero bene” mugugnò
Jamie a denti stretti. Fatte penzolare le gambe nel vuoto, il ragazzo si
dondolò in avanti e indietro, prima di lasciarsi andare
spingendosi contro il collo del rettile. Le sue mani
riuscirono ad afferrare la pelle squamosa appena in tempo, e la strinsero con
tutte le loro forze.
“Capitano” disse il
Dottore, quando vide Jamie che iniziava a lasciarsi
scivolare lungo il collo della bestia. “Adesso faccia come me: si butti a terra
a testa in giù e inizi a scalciare nell’aria.”
“Eh?” chiese quest’ultimo
stranito.
“Nel libro, il Serpente
muore dalle risate vedendo Pinocchio cadere a terra e scalciare con le gambe in
aria. Dovrebbe funzionare anche qui. Forza!”
Detto
questo, il Dottore
fece una capriola in avanti, puntò la testa a terra e
iniziò a muovere
freneticamente le gambe in aria, nel modo più comico possibile.
Il capitano,
dopo un attimo di meraviglia, decise di imitarlo, anche se gli ci
vollero due o
tre tentativi prima di riuscire finalmente a stare in equilibrio sulle
proprie
braccia. Dalla sua postazione, Jamie vide il Serpente voltarsi e, con
gli occhi
rossi, fissare le due figure che scalciavano. Uno
sbuffo uscì dalla sua bocca, che si contorse in un ghigno, e poi
scoppiò in una
fragorosa, fredda risata, che aumentò di tono e di volume,
finché la testa non gli esplose di schianto. Il suo corpo
iniziò a cadere, giusto
un attimo dopo che Jamie aveva raggiunto il terreno, e il Dottore e il
capitano
ebbero appena il tempo di togliersi da lì prima che cadesse loro
addosso.
“Ci è mancato poco”
sospirò Jamie di sollievo. “Stai bene,
Dottore?”
“Sì, ora che ti
vedo” fu la risposta del Signore del Tempo, accompagnata da una pacca sulla spalla al
giovane scozzese. “Avete visto Zoe?”
“Sono qui, Dottore.
Jamie!” esclamò la ragazza abbracciandolo. “È un piacere
rivederti!”
“A-anche per me” arrossì
Jamie.
“Dov’è Collodi?” chiese
il capitano. In fretta, Zoe spiegò quello che era successo con il Pescecane, e
come Collodi e Pinocchio fossero spariti nella pancia del pesce.
“Pinocchio gli ha chiesto di buttarsi?” chiese il Dottore.
“Sei sicura?”
“Sicurissima! Ha detto
che la storia doveva essere terminata!”
“Be’,” intervenne Jamie,
“la Fata ha detto che solo se Collodi termina la storia, questo mondo cesserà
di esistere. Era per questo che dovevamo portare Collodi alla villa, c’è uno di
quei centri di controllo che…”
“Ma certo! Ovvio!”
esclamò il Dottore. “Stupendo! Jamie, sai come tornare alla
villa?”
“Vi guiderò io” disse una
voce alle loro spalle. Il Grillo parlante era riapparso.
“Scusate se mi ero assentato, ma purtroppo le forze negative della storia mi
avevano fatto prigioniero. Sono riuscito a scappare soltanto adesso.”
***
“Che posto è questo?”
domandò Collodi quando lui e Pinocchio ebbero superato lo stretto esofago della
bestia. Nella pancia del mostro, c’era un
tavolino con sopra una candela, alcuni libri e un piatto con un po’ di pesce.
“La pancia del Pescecane”
spiegò Pinocchio. “Qui dovrei ritrovare il mio babbo.”
“E dov'è?”
“Non può esserci” spiegò
Pinocchio. “Non finché tu non continui con la storia. Il babbo è l’unico personaggio
che non c’è qui.”
“L’avevo pensato così. Doveva essere assente perché…”
“Sì, lo so, lo so, così
io avrei desiderato tornare da lui” completò il burattino, assumendo
un’espressione così triste che Collodi si sentì smuovere le viscere.
“Mi dispiace. Sono stato un codardo a non voler finire la storia. Ho
avuto paura, stavi diventando troppo… vivo per i miei gusti. Temevo di perdere
il controllo, di finire intrappolato in qualcosa da cui non sarei mai uscito.”
“Volevo solo vivere”
sospirò Pinocchio. “Lo so che non sono un bravo
ragazzo, ma perché devo finire impiccato a una quercia? Mi odi così
tanto?”
“Non ti odio, figliolo.
Non posso odiarti. Sei la mia creazione migliore. Nessuno dei miei altri libri
ha avuto così tanto successo. Le lettere degli ammiratori, e l’editore
soddisfatto, e… il divertimento che provavo quando scrivevo le tue avventure,
tutto… era bellissimo.”
“E ne hai avuto paura?”
“Un padre ha sempre paura
quando cresce un figlio” ammise Collodi. “E tu sei mio figlio. Ho provato a
negarmi la verità, ma poi un uomo saggio mi ha detto che, se non fossi stato
all’altezza del compito, la tua storia non mi sarebbe mai venuta in mente. Si
vede che io sono davvero il padre giusto per crescere un figlio come te, e… tu
mi sei mancato, figlio mio. Quando tornerò nel mondo reale, riprenderò in mano
la storia.”
“No, la devi riprendere
in mano adesso!” esclamò Pinocchio. “Ora! Devi terminare la storia come nel
libro, altrimenti resteremo qui!”
“Ma io non so come si fa!
Non l’ho ancora scritta, io…”
“Signor Collodi, mi
sente?”
***
“Mi sente!” esclamò Zoe.
Non appena erano entrati nella villa, il Dottore aveva chiesto alla Fata di
indicare loro la postazione di controllo. La donna aveva loro indicato la
scrivania, cui era attaccato il casco di collegamento psichico fra la mente
umana e l’Intelligenza. Il Dottore aveva detto a Zoe di sedersi
subito, senza rispondere alle domande della ragazza sul perché proprio lei.
“Ottimo! Ora, Zoe, inizia
a suggerire a lui e a Pinocchio i capitoli del romanzo sulla pancia della
balena. Te li ricordi a memoria, vero?”
“Certo!” sorrise la
ragazza, prima di iniziare a ripetere, parola per parola, quanto Collodi aveva
scritto nel libro.
Nella pancia del
Pescecane, Collodi, spinto da una forza misteriosa, si sedette al tavolino e
prese a mangiare il poco pesce. Il burattino uscì, e rientrò, alzando le
braccia per la sorpresa. I due iniziarono a parlare, usando le battute del
libro, prima che Pinocchio prendesse Collodi e, conducendolo per mano,
iniziasse a guidarlo su per l’esofago del Pescecane.
“Sta funzionando!”
esclamò Jamie, mostrando i fogli che uscivano dai computer della sala. Non
erano più bianchi, ma pieni di scritte nere e piccole, come quelle di quando la
sala era in attività la prima volta che erano stati lì.
“Perfetto!” disse
il Dottore. “Continua, Zoe!”
Sotto la guida di Zoe,
Pinocchio e Collodi uscirono dalla pancia del Pescecane, salirono in groppa a
un gigantesco Tonno e vennero da lui portati a riva. Lì si diressero verso una
casa poco distante, superando il Gatto e la Volpe ridotti a mendicare. Nella
casa, furono accolti dal Grillo parlante, che rimproverò Pinocchio, e lo
indirizzò da un contadino che lo mise a lavorare la macina per un bicchiere di
latte da dare al babbo malato.
***
Fu a questo punto che
Collodi fermò Zoe. Le parole a lui sussurrate nella testa gli avevano
finalmente fatto venire in mente qualcosa. Si alzò dal letto dove stava
sdraiato in seguito allo sviluppo della storia, ed esitante, iniziò a parlare.
“Pinocchio diventerà un
burattino obbediente, e… e… andrà a scuola, si farà onore… guadagnerà un po’ di
soldi, ma li darà tutti alla Fata che ha saputo malata… e poi… Poi una sera la Fata gli
apparirà. Lo ringrazierà di tutto, gli dirà che è stato bravo, e che i ragazzi
perbene meritano una ricompensa. Lui si sveglierà, e sarà un bambino vero, di
carne e ossa. Andrà nell’altra stanza, dove troverà il padre sano, ringiovanito
perfino. Ci sarà un burattino, in un angolo, abbandonato sulla sedia. Lui lo
guarderà e dirà…”
“Com’ero buffo quando ero
un burattino, e quanto sono contento, ora, di essere diventato un bambino vero”
completò per lui Pinocchio, che gli era apparso al fianco, nella forma di un
bambino in carne e ossa, scuro di capelli. Collodi si chinò alla sua
altezza e gli accarezzò la guancia, con le lacrime agli occhi, mentre il
bambino Pinocchio sorrideva di gioia.
“Grazie, babbo” gli
mormorò, mentre iniziava a svanire sotto i suoi occhi. Collodi provò a trattenerlo,
ma un improvviso giramento di testa gli impedì di fare qualsiasi cosa. Attorno
a lui, tutto il mondo fantastico stava scomparendo, risucchiato in qualche posto al di fuori dello spazio e del tempo.
***
“Non
la ringrazierò mai
abbastanza, Dottore” disse Collodi, un’ora dopo, mentre
sedevano tutti a
mangiare alla trattoria dove tutto era cominciato – tranne il
capitano, che
tornato sulla terra aveva voluto correre a casa. Esattamente come la
volta precedente, con la dissoluzione della Terra dei Racconti, i
viaggiatori erano stati rimandati nel loro tempo e luogo di provenienza.
“E di cosa?” si schermì
quest’ultimo. “Ha fatto tutto Zoe.”
“No, Dottore” lo corresse
la ragazza. “Ha capito lei che la Fata aveva in mente di far sedere Collodi
come se fosse il precedente controllore, così che potesse mettere le cose a
posto.”
“Sì, ma tu con la tua
memoria di ferro hai permesso a Collodi di scrivere esattamente la storia.”
“Ma questo non dovrebbe
causare un paradosso temporale? Insomma, ha completato la storia prima del tempo, no?” domandò Jamie.
“Se fosse avvenuto
all’interno delle regole dello spaziotempo, sì” ammise il Dottore. “Ma, per
fortuna, chiunque ha costruito la Terra dei Racconti l’ha posta al di fuori dal
nostro universo normale; pertanto, lì i paradossi possono avvenire liberamente. Comunque, se il signor Collodi
desidera, conosco delle tecniche in grado di cancellare la memoria.”
“E le sarei molto grato
se le usasse” intervenne lo scrittore. “Preferisco dimenticare quel che ho
visto in quella terra, non è divertente scrivere un racconto di cui si conosce
già la fine. Però mi raccomando, voglio conservare il ricordo di avervi incontrato.”
“Come desidera” sorrise il Dottore.
“A ogni modo,” riprese
Collodi, “intendevo ringraziarla per quello che mi ha detto sulla carrozza. Avevo
bisogno di qualcuno che mi ricordasse che non si può vivere nella paura. E dire
che ho combattuto per l’Unità d’Italia, avrei dovuto imparare…”
“Il coraggio non si
impara mai, signor Collodi. La paura non è una malattia, che si può curare e
non torna più. Per fortuna, però, esistono modi per combatterla. Si ricordi
sempre: il coraggio non è non avere paura, è avere paura e agire lo stesso.”
“Avevo bisogno di sentirmelo dire. Stasera scrivo a Martini, gli dico che
ricomincio a scrivere. E a proposito, Dottore, mi pare di aver capito che
dobbiate rimanere qui per un po’…”
“Purtroppo sì, il TARDIS
ha sostenuto gravi danni nel viaggio verso la Terra dei Racconti. Devo fare
alcune riparazioni prima di poter ripartire.”
“Sarei lieto se
approfittaste della mia ospitalità in questo periodo. La casa è piccola, ma…”
“Oh, non ce n’è bisogno”
si intromise Zoe. “Ho controllato prima di venire qui, i quartieri residenziali del TARDIS
sono ancora abitabili.”
“Però” disse Jamie
“ammetto che mi piacerebbe passare un po’ di tempo qui. Siamo venuti per una
vacanza, no? Ci meritiamo un po’ di riposo!”
“E allora, vacanza sia!”
esclamò il Dottore. “E, signor Collodi, non abbiamo bisogno di ospitalità, ma
una guida potrebbe farci comodo.”
Collodi stava per
replicare che sarebbe stato un piacere, quando la porta della trattoria si
riaprì, e il capitano De Magistris rientrò, conducendo per mano un bambino che,
dalla somiglianza, era evidentemente suo figlio. Si diressero entrambi verso il
tavolo, dove il capitano lo presentò ai viaggiatori.
“È un onore conoscerti,
giovanotto” disse Collodi. “Ho sentito che leggi volentieri la storia di
Pinocchio.”
“È vero quel che mi ha
detto papà? Che non è morto?”
“Assolutamente” sorrise
Collodi. “Il burattino è vivo e vegeto, e pronto per nuove avventure.”
“Ma come è possibile?
L’avevano impiccato!”
“Oh, non si uccide
facilmente un diavolaccio come lui. Ci hanno provato, bada bene, ma lui è
indistruttibile.”
“Ma lo ritroverà il suo babbo?”
“Purtroppo questo non
posso dirtelo, mio giovane amico. Ti rovinerei la sorpresa. Però posso dirti questo,
a patto che tu non lo dica a nessuno, nemmeno al tuo papà.”
Il bambino annuì di
slancio, e Collodi si abbassò per sussurrargli qualcosa nelle orecchie. Nessuno
seppe cosa fosse, ma tutti videro gli occhi del piccolo allargarsi per l’eccitazione,
prima che di slancio, abbracciasse lo scrittore. Collodi, dopo un attimo di sorpresa,
restituì l’abbraccio, mentre alla sua sinistra il Dottore stava sorridendo del
più ampio dei suoi sorrisi.
NOTE DELL'AUTORE
-
La fine del romanzo raccontata da Zoe è, ovviamente, la fine del
vero racconto di Collodi. La frase detta da Pinocchio è, di
fatto, l'ultima frase originale del romanzo.
- Collodi ha veramente combattuto per l'Unità d'Italia:
all'epoca della prima guerra d'indipendenza (1848-9), si arruolò
volontario.
- La stanza di controllo, la scrivania e il collegamento psichico sono tutti elementi presenti in "The Mind Robber".
E
anche questa seconda avventura italiana è giunta alla fine. Ne
sono contento. Ringrazio di cuore chi ha letto e seguito questa storia:
grazie, siete meravigliosi. E' con un po' di dispiacere che vi informo
che adesso la serie si prenderà una pausa, ma solo perché
intendo tradurre in inglese le prime due storie e pubblicarle su un
altro sito. Se però volete continuare a leggermi, trovate
un'altra storia in un altro fandom, che inizierò a breve, e la
cui stesura sarà alternata alla scrittura/traduzione delle
"Italian Adventures."
Grazie di tutto, e ad maiora!
(Il Professor What si allontana fischiettando il tema di Harry Potter)
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