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di Chrisevanstan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** one. ***
Capitolo 2: *** two. ***
Capitolo 3: *** three. ***
Capitolo 4: *** four. ***
Capitolo 5: *** five. ***
Capitolo 6: *** six. ***
Capitolo 7: *** seven. ***
Capitolo 8: *** eight. ***
Capitolo 9: *** nine. ***
Capitolo 10: *** ten. ***
Capitolo 11: *** eleven. ***
Capitolo 12: *** twelve. ***
Capitolo 13: *** thirteen. ***
Capitolo 14: *** fourteen. ***
Capitolo 15: *** fifteen. ***
Capitolo 16: *** sixteen. ***
Capitolo 17: *** seventeen. ***
Capitolo 18: *** eighteen. ***
Capitolo 19: *** nineteen. ***
Capitolo 20: *** twenty. ***
Capitolo 21: *** twenty-one. ***
Capitolo 22: *** twenty-two ***
Capitolo 23: *** twenty-three (epilogo) ***



Capitolo 1
*** one. ***


Steve non sapeva che posto era quello,non sapeva nemmeno come ci era finito lì. Si ricordava della lotta con Teschio Rosso e gli ultimi attimi della sua vita in quell'aereo. Cosa era successo? Perché si trovava in una stanza simile a quella di un ospedale? Ma la cosa che lo faceva dubitare davvero della sua presenza lì era la radio che trasmetteva una partita del 1941 a cui lui era stato con Bucky. Una ragazza bruna,molto giovane interruppe i pensieri del ragazzo.
-Buon giorno signor Rogers,o dovrei dire buon pomeriggio- Steve proprio non capiva,dove era finito? Superò a passo veloce la ragazza bruna e appena uscito da quella stanza si accorse che era tutto un trucco,si guardò intorno e corse per dei grandi corridoi dell'edificio tentando di capire che diavolo era successo. Riuscì a trovare l'uscita di quel posto,ma una volta fuori,rimase pietrificato. Era circondato da palazzi enormi,gente vestita di tutto punto che camminava frettolosamente per le grandi via di New York,vedeva grandi negozi mai visti prima e macchine moderne. Per lui quella non era la sua New York. In un attimo venne circondato da uomini vestiti di nero,con pistole in mano poi un uomo di colore,non molto vecchio,con una benda nera sull'occhio sinistro si fece avanti. 
-Bentornato Capitano,facciamo una chiacchierata?- Steve non poteva far altro che fidarsi e decise di andare con quell'uomo. 
Avevano fatto una lunga chiacchierata e adesso Cap era informato su cosa gli era accaduto. Era stato congelato per ben 70 anni. Stava riflettendo da molto tempo ormai. Una donna dai capelli rossi,gli si avvicinò. -Tu sei Natasha,giusto?- chiese.
-Esattamente. Sono qui per ridarle delle cose che abbiamo trovato nell'aereo e che penso siano le sue.- mise sul tavolo il grande scudo in vibranio,fatto da Howard anni prima,alcune foto spiegazzate e un libretto. -Grazie mille signorina- sorrise leggermente guardandola. -È stato un piacere. Ma adesso dobbiamo parlare e voglio darti del tu. Da oggi lavoreremo insieme e sicuramente Fury ti avrà detto come e per cosa lavoriamo,quindi non devi fare altro che seguirmi nelle missioni quando c'è bisogno.- Natasha si voltò e uscì dalla stanza. Era rimasto solo quindi decise di prendere le sue cose e andare a cercare un posto dove vivere. Mentre usciva dall'edificio si era ritrovato in mezzo al caos. Non sapeva dove andare. Una mano si posò sulla sua spalla. -È bello poter conoscere l'uomo di cui mio padre mi ha parlato per anni! Piacere,Anthony Stark,per tutti Tony.- 
Cap si mostrò stupito -Steve Rogers,piacere mio- e appena pronunciate quelle parole gli saltò in mente un'idea. -Sai dove posso trovare un posto dove vivere? Non so nemmeno dove mi trovo di preciso- 
Tony rise di gusto e lo portò in giro per la città a cercare un appartamento decente. Ci riuscirono solo dopo qualche ora a trovarne uno,a Steve piaceva molto e cercò di sistemare le poche cose che aveva. Era un appartamento modesto,aveva una cucina,un soggiorno e una stanza da letto,ci sarebbe stato bene.

La notte la passò a rigirarsi tra le coperte,quel letto era fin troppo comodo per lui,ma alla fine riuscì ad addormentarsi. Si svegliò alle cinque in punto,si vestì e andò a fare una corsa. Correva veloce,sentiva tutta l'energia scorrere nelle ossa. In lontananza vide un uomo correre lentamente e decise di superarlo.
Spinse sulle gambe per correre più forte. -A sinistra- l'uomo si girò a guardarlo stranito,non ci fece molto caso al biondino,ma cavolo se correva veloce. 
Steve si stava divertendo a fare lo spiritoso. Aveva superato almeno 3 volte il tizio che aveva incontrato dicendogli ad alta voce "a sinistra". Aveva corso per un'ora e si era fermato poco dopo in un parco seguito dal suo nuovo amico.
-E comunque,mi chiamo Sam Wilson e tu,tu sei una dannata freccia. Come ci riesci?- Steve alzò le spalle. -Allenamento.- sorrise vittorioso e si voltò non appena sentì Natasha chiamarlo dalla sua auto. -Ci vediamo Sam!- salì in auto e la rossa partì.
-Come mai sei qua?- le chiese.
-Ti cercavo,volevo farti fare un tour di New York come si deve! Oltre che tua collega vorrei essere tua amica-.
-Ma si,mi farà bene fare un giro!-. Quel giorno Steve vide tante cose nuove,si sentiva bene,felice,come un bambino con il suo giocattolo nuovo. Sentiva che gli mancava qualcosa,ma quel giorno,non ci fece caso.

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Capitolo 2
*** two. ***


Era già passato un anno da quando era tornato a vivere dopo 70 anni. Ci mise un po' a sistemarsi del tutto nella nuova casa,il letto gli sembrava troppo comodo,non sapeva come usare la televisione e soprattutto si sentiva tremendamente solo.
Steve aveva cominciato a leggere tutte le cose che lui aveva scritto sul libretto. Ne aveva scritte di pagine e non aveva saltato nemmeno un giorno. Lesse la prima pagina per la centesima volta "Il diario di Steve Rogers! Caro diario,sono Steve,vivo a Brooklyn e ho 8 anni!". Se lo ricorda bene quel giorno,Bucky gli aveva regalato il libretto con la copertina marrone al suo compleanno e lui si era messo in testa che doveva scrivere ogni pagina. Sfogliò le pagine e si fermò appena vide un disegno fatto a matita,un po' sfumato,con delle scritte intorno. 
"Bucky è cresciuto tanto dalla prima volta in cui ci siamo incontrati,è così bello...Ha proprio un bel viso,un gran sorriso da furfante e due occhi blu come il mare,limpidi e gioiosi. Bucky è bellissimo." si mise a ridere da solo e pensò subito che quelle sembravano le parole scritte da una scolaretta di 14 anni! Però era vero,amava Bucky,lo amava anche ora che non c'era più. Girò ancora le pagine e si fermò impietrito ad una che non aveva niente di bello e che fino a quel momento non aveva avuto il coraggio di leggere. La pagina era scritta su entrambe le facciate e in alcune parti l'inchiostro era sbiadito sotto piccole macchioline. Lacrime. 
"È colpa mia. Come è potuto succedere? Come ho fatto a permettergli di venire con me? Dovevo lasciarlo al campo e invece lui è venuto con me ed ora...Non ho il coraggio di scrivere il suo nome,di pronunciarlo. Mi si è spento il cuore e lo stomaco è stretto da una morsa enorme,sto bagnando tutto con le mie inutili lacrime. Era tutto per me e io ho lasciato che cadesse. Ho visto i suoi occhi color mare pieni di terrore. Era terrore puro,quello che si prova quando stai morendo,quello che si prova solo quando la vita si spegne. È devastante. Io sono devastato. Ero sicuro con lui,mi sentivo forte,mi sentivo...giusto. Mi sussurrava sempre quelle dolci parole..."Stevie,ti amo e non ti permetterò di distruggerti. Vai bene così come sei." Non ne sono più sicuro. Sono un maledetto disastro,IO l'ho lasciato cadere,IO l'ho portato in pericolo...è colpa mia"
 la pagina continuava ma lui non aveva la forza di continuare a leggere. Ricordava bene quel dolore,giorno per giorno,non lo aveva mai lasciato. Aveva proprio al centro del suo petto una voragine gigante,una voragine impossibile da chiudere o rimarginare. Bucky non era solo il suo migliore amico,lui era anche il suo amante,la sua stessa vita. Anche se lui aveva un corpo forte,muscoloso e agile,dentro di sè era rimasto un ragazzino coraggioso ma con il suo coraggio c'erano quelli che lui chiamava "difetti". Steve osservava ogni piccolo particolare di sé stesso ed erano solo due quelli che gli piacevano: il suo Buck e il suo grande portamento come Captain America. Aprì nuovamente il libretto e arrivò ad una pagina vuota,prese la sua penna e cominciò a scrivere.
 "Sono passati 70 anni dall'ultima volta che ho scritto qui,ma per me è come se fosse passato solo un anno o pochi mesi. Questa nuova New York mi piace! È molto grande,rumorosa e c'è un sacco di gente. Natasha mi ha aiutato a scoprire le cose più moderne e mi ha dato un cellulare. Ho imparato solo a chiamare gli altri...Cioè solo Natasha,Sam,Tony e Fury,al momento loro sono la cosa più vicina ad amici che ho. Non ho ben capito cosa sia un social network. Come si fa ad usarlo? Insomma perché la gente dovrebbe farsi i fatti miei attraverso questa cosa? Ah non lo so proprio. Domani ho una missione importante dopo un anno di faccende qua e là. Sarà una cosa grossa. Dopo un anno di "commissioni",sono pronto a questo. Posso farcela."
 
chiuse e mise a posto la penna. Si stese piano sul letto e chiuse gli occhi,sperando di cadere in un sonno senza incubi.
Steve si sentì soffocare,non riusciva a muoversi,a respirare. Aprì gli occhi di scatto e si trovò davanti lui. Aveva il viso deturpato,gli mancava completamente un braccio e aveva gli occhi di fuoco. Il capitano cominciò a sentirsi morire,stava morendo sotto la stretta mortale del suo amato. Proprio mentre stava per morire,tutto svanì nel nulla.
Un sogno. Un maledetto sogno che lo aveva fatto spaventare a morte. Adesso Bucky gli dava la caccia nei sogni?
-Sono un idiota- si disse-ho bisogno di uscire di qui.- aveva una vecchia maglietta e i pantaloni della tuta,ma a lui non importava,doveva fare una passeggiata e stare via dal suo appartamento.
Non sa come,ma si era ritrovato alla Stark Tower. Aveva cominciato a camminare a testa bassa,sommerso dalle lacrime e dai pensieri,ed ora si trovava davanti la torre. Suonò. Non si preoccupò dell'ora,sapeva che Tony era sveglio,lui lavorava sempre.
Sentì la voce del suo amico da dietro la porta-Cosa vuole Rogers alle 4 di mattina?- aspettò che aprisse la porta.
-Buongiorno capitano,cosa posso fare per...Entra- Tony si era accorto subito che lui non stava bene ed ora più che mai aveva bisogno di qualcuno.
Steve entrò e trovò il coraggio di parlare.
-Scusa se sono venuto qui,grazie per aver aperto la porta...- alzò le spalle e rimase fermo. Il moro fece segno di sedersi.
-Steve...che cosa diavolo ti è successo?- la sua voce pareva colma di stupore.
Non aveva mai visto il grande Captain America cedere ai sentimenti e sopratutto non era mai andato da lui a chiedere aiuto,doveva essere qualcosa di grosso. Alla domanda Steve abbracciò forte Tony scoppiando a piangere peggio di prima. Non riusciva a parlare. Era spaventato e dopo quel sogno si sentiva ancora più in colpa. Aveva represso quel sentimento troppo forte per troppo tempo. Aveva cercato di nascondere a se stesso il senso di colpa ed ora era scoppiato come una bomba ad orologeria. In quell'anno aveva passato il tempo a starsene da solo. Rogers sentiva la solitudine ora come mai.

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Capitolo 3
*** three. ***


Si era svegliato sul divano di Tony ed era scappato via. Non voleva dare spiegazioni,per lui era stato un momento di debolezza che non si sarebbe ripetuto. Quel giorno aveva la sua missione. Doveva essere forte.

"Non so come cominciare questa pagina,perciò racconterò a te,questa giornata. Eravamo in missione,avevamo fatto un disastro e ci eravamo ritrovati ad essere ricercati. Ricercati da un assassino che chiamano il fantasma. Ricercati da un ragazzone con un braccio in metallo. Ricercati da uno che voleva ammazzarci. Ricercati da Bucky. Eh si,da Bucky. Stavamo combattendo sul ponte,aveva il volto coperto dal naso in giù,non riuscivo a vedere chi era e poi una volta volata la maschera,me lo sono trovato davanti. Non mi ha riconosciuto. È stato un dolore lancinante al petto. I suoi occhi che una volta erano così azzurri e splendenti ora sono ricolmi di rabbia,orrore e non brillano più. Che cosa era successo? Che cosa mi ero perso? Perché? Lo avevo visto cadere,io lo avevo visto con i miei occhi. Ma non è stata la cosa peggiore. La cosa peggiore è stata doverlo affrontare sull'helicarrier,io che non volevo fargli del male e lui che mi prendeva a pugni. Proprio mentre stavo per farcela,mi ha sparato. Due volte. Ma io ci ero riuscito e mentre tutto andava a pezzi lui continuava a tenermi fermo e a tirarmi pugni con quel braccio di metallo. Cavolo se ha fatto male. Sai,sono anche caduto in acqua e poi mi sono ritrovato dove sono ora. In ospedale. Sto scrivendo adesso perché voglio sfogarmi qui,non con gli altri. Quello che è successo ieri notte è stato sbagliato. Da oggi riprenderò a scrivere,da oggi riprenderò a riempire le pagine di lui,di me e dei miei amici. Da oggi riprenderò a scrivere le emozioni e non lasciarle passare dal mio viso quando sono con gli altri." chiuse il diario in fretta quando sentì le risate di Natasha e Sam.
-Capitano! Come va?- 
-Sto bene ragazzi,non c'era bisogno di portarmi qui- rise,anche se di divertente non c'era nulla. Per un attimo i suoi amici,di fronte a lui si guardarono. Nat si avvicinò a Steve.
-Se vuoi andiamo a cercarlo- gli prese la mano e la strinse. Steve guardò la sua mano stretta in quella della rossa.
-Volevo cercarlo da solo,ma se volete aiutarmi non ve lo impedirò ragazzi-.
-Io sarò sempre con te Steve,non sei solo il mio capitano,ma anche mio amico- sorrise sentendo quelle parole,Sam gli voleva bene e anche lui gliene voleva.
-Grazie Sam-. 
Uscì da quel posto dopo una settimana e pochi giorni dopo si mise a cercare il soldato. Aveva passato tanto tempo a scrivere ed era divenato bravo a farlo. Ogni nuovo dettaglio della ricerca veniva appuntato,anche se insignificante,sul libretto dalle pagine un po' ingiallite. Aveva speranza. Aveva il cuore colmo di speranza. Voleva davvero riuscire a trovarlo,avrebbe rischiato la sua vita pur di poter incrociare ancora una volta quegli occhi,lo avrebbe trovato.

Passarono due anni. Niente tracce. Continuava a scrivere pagine e quel giorno,gli venne l'idea. Come aveva fatto ad essere così stupido? Si alzò dal letto in piena notte con il sorriso stampato e cominciò a cercare ovunque il libretto e una volta trovato si sedette a terra. Rilesse con attenzione ogni pagina da quando le ricerche erano cominciate. 
" 24 Marzo 2014
Abbiamo seguito delle tracce lungo la riva del fiume su cui mi hanno trovato. C'erano delle armi buttate lì,scariche,c'era quella che era la sua maschera e in più c'erano delle impronte,solo che quelle erano quasi sparite. Le abbiamo seguite,ma sono finite nel bel mezzo del bosco." andò avanti frettolosamente cercando le cose più importanti su cui focalizzarsi ed eccolo lì. Aveva trovato un dettaglio importante ben due anni fa e lo aveva visto solo ora. "Nelle perlustrazioni aeree abbiamo rilevato attività esattamente dall'altra parte del bosco,c'è una casa,ma non penso lui sia andato lì a vivere,non aveva soldi o altra roba,non avrebbe mai fatto il barbone!". Erano le due e chiamò Sam.
-Che diavolo ti succede sei pazzo? Sono le due Steve!- 
-Ascolta,non ci crederai mai,ma penso di averlo trovato!- agitò la mano libera in aria.
-Ma che dici? Che diamine hai bevuto?-.
-No,ascolta,ho ricollegato tutti i posti in cui potrebbe essere stato,ma non avrebbe senso! L'unico posto sotto i nostri occhi. È lì che è andato. Nella casa dall'altro lato del bosco!- sentì il suo amico ridere di gusto.
-Ma per favore,un super soldato che si nasconde in una baracca che non esiste e sopratutto in un bosco? Devi proprio dirmi cosa ti sei preso per impazzire-.
-Sei uno stronzo- e attaccò in faccia a Sam,arrabbiato come una ragazza con il ciclo.
-Uscirò da solo e gli proverò che è lì. Non posso sbagliare questa volta.- sussurrò a se stesso.
Si vestì,prese la giacca in pelle,prese la moto e andò al bosco. Parcheggiò dalla parte opposta del bosco,aveva paura di farlo scappare. Accese una torcia e iniziò a camminare. Più si addentrava e più aveva paura,sarebbe dovuto andarci di giorno,ma lui si era fatto prendere dall'euforia. Camminava piano cercando di capire da che parte andare. Si sentiva strano,con una gioia nel cuore,come se stesse andando ad un appuntamento con il suo amato e invece stava per invadere la sua casa. Si era trovato sporco di terra. Era caduto,si era poggiato di schiena ad un albero,abbattuto come non mai. Si era perso lì in mezzo,girava in tondo.
-Ma quale razza di scemo va in un bosco la notte? IO! Porca miseria sono proprio uno stupido- non aveva voglia di alzarsi e fare qualcosa,non l'avrebbe trovato,non ci credeva più. 
Iniziò a sentire dei rumori. Si guardava in torno e pregava che fosse un animale. 
-Ti sei fatto male?- sussultò e alzò la testa verso chi aveva parlato. Era Bucky...Lo guardava immobile,stupito.
-Ti sei morso la lingua? Vieni ti porto via di qui,non è sicuro-. Si alzò ancora scosso,lo aveva riconosciuto? Era diverso da quando due anni prima aveva cercato di ucciderlo. Bucky sapeva perfettamente dove andare,girava sicuro,come se conoscesse quel posto come le sue tasche. Quindi Steve aveva ragione...Lui era sempre stato sotto il suo naso. 
-Come mai eri qui di notte?-.
Steve ignorò la domanda -Come facevi a sapere che ero lì?-.
-Non lo sapevo- alzò le spalle in modo innocente. 
-Tu ti ricordi di me? Sai chi sono?- a quelle parole Bucky si fermò,fece un respiro e lo guardò.
-Mi sono preso due anni per capire chi sei,sono stato nei musei,sono stato in giro e a volte sono stato nel tuo appartamento mentre eri via. Nella mia testa ci sono ricordi confusi di me e te. Ricordo che eravamo amici e vivevamo in una piccola città; Ti chiami...Steve?-.
Al capitano non sembrava più così entusiasmante averlo ritrovato. AMICI. Si era ricordato che erano solo amici. Doveva aspettarselo,ci aveva messo troppa speranza.
-Si,esatto. Perché ti sei nascosto? Nel mio appartamento cosa ci hai fatto?-.
-Mi sono nascosto perché mi serviva del tempo e non dovevo far male ad altra gente con...questo-alzò il braccio in metallo- e sta tranquillo,non ho fatto niente lì dentro. Sei disordinato amico.-
Steve adesso si sentiva male.
-Vieni con me in città! Posso aiutarti a ricordare,posso aiutarti a ricominciare una bella vita Bucky!- ecco,con quella frase si sentì un pazzo! Aveva appena chiesto a quel ragazzo che ricordava poco e niente di lui,di andare in città insieme e di fargli vivere una nuova vita. Steve aveva proprio un buon cuore,ogni volta che aveva la possibilità di fare del bene,lo faceva. Aiutava davvero tutti,anche le persone che tutti ignorano,lui è lì per aiutarle. Gli piaceva vedere la speranza negli occhi delle persone,gli piaceva il sorriso che gli porgevano quando finiva di aiutarli,gli piaceva sentire la gioia attraverso gli occhi degli altri,gli piaceva vedere quella luce negli occhi che lo faceva sentire bene. Era troppo buono,è vero,infatti a volte ci aveva sbattuto la testa ma lui continuava ad aiutare tutti senza mai arrendersi. Al ragazzo bruno brillarono gli occhi e il biondo rivide quella luce stupenda nell'azzurro dei suoi bellissimi occhi.
-Tu...Tu vuoi davvero aiutarmi? Non mi porterai in uno di quei centri per malati...vero?-.
Steve rise,in quel momento il suo amico sembrava un bambino indifeso.
-Non preoccuparti,non potrei mai portarti lì! Quindi? Vuoi venire?-. Il soldato sorrise annuendo e cominciò a correre indietro prendendo il braccio del capitano. Steve si sentiva di nuovo un ragazzino. Sentiva il vento sul viso e sentiva il suo braccio bruciare sotto la stretta di Bucky. Era come quando erano ragazzini,il bruno andava a casa sua,lo prendeva dal braccio e correva fuori per andare a giocare. Il suo cuore si alleggerì da tutta la tristezza e si sentì sicuro. Si,si sentiva sicuro con lui. Lui era la sua casa.
-Ho visto dove hai parcheggiato,forse ti stavo seguendo- disse il soldato ridacchiando e interrompendo i pensieri del biondino.
Arrivarono alla moto ed erano in piene energie. Uno si sentiva bene perché stava avendo l'occasione di ricominciare una vita come si deve e l'altro aveva ritrovato la persona più importante per la sua vita. Steve aveva dato il suo casco a Bucky e gli aveva detto di tenersi forte a lui. Il moro lo stringeva e guardava meravigliato intorno a se. New York era un luogo inesauribile, un labirinto di passi senza fine: e per quanto Steve l'avesse esplorata, arrivando a conoscerne a fondo strade e quartieri, la città lo lasciava sempre con la sensazione di essersi perduto. New York era costituita da milioni di persone diverse, e tutti andavano lì in cerca di qualcosa. Qualcosa che potesse renderli speciali. Steve era lì per caso,proprio come Bucky. Quel posto era casa loro,ma il soldato non aveva mai avuto il tempo di guardarla con occhi diversi,con occhi di un bambino,come faceva in quel momento. Lì si concentrava tutto, popolazione, arte, teatro, letteratura, editoria,
import, affari, assassinii, aggressioni di strada, lusso, povertà. Era tutto di tutto. Andava avanti tutta la notte,era instancabile. Era troppo per crederla vera;così complicata, immensa, insondabile. Steve lo portò sul Queensboro Bridge e Bucky non aveva mai visto così tanta bellezza. La città vista dal Queensboro Bridge era sempre la città vista per la prima volta, nella sua prima, selvaggia promessa di tutto il mistero e di tutta la bellezza del mondo. 
-Non avevo mai visto niente del genere-.
-Da oggi vedrai spesso cose così belle,tu non ricordi molto,ma vedrai che ce la farai. Buck,devi sempre tenere in mente che da oggi non sarai più da solo perché io sarò sempre con te,anche se tu non mi conosci-. Si guardarono.
-È vero,non ti conosco,non ancora,ma sento che posso fidarmi di te. Steve,in me c'è qualcosa che mi dice di fidarmi e anche se non so cosa è,io mi fiderò-. 
Risalirono sulla moto e andarono nel piccolo appartamento del biondo per andare a riposarsi.


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Capitolo 4
*** four. ***


Steve era steso sul divano a fissare il vuoto. Bucky viveva con lui da una settimana. Aveva lasciato il letto a Bucky per farlo stare più comodo. Voleva andare a correre come ogni mattina ma non gli andava. Prese il libretto e cominciò a scrivere.
"Caro diario,
io e Buck abbiamo passato una bellissima settimana insieme! Da quando l'ho trovato passo del tempo con lui per fargli ricordare tante cose. Siamo stati al Luna Park,ci siamo divertiti molto,la prima volta che ci sono stato da ragazzino non è stata una bella esperienza. Mi ricordo che lui era circondato di ragazzine e io me ne stavo dietro di lui in silenzio. Poi sono scappato via e sono rimasto tutta la notte sulle scale del porticato di casa mia a piangere. Piangevo perché credevo che non mi volesse più bene,per un momento pensai che Bucky mi avrebbe lasciato solo...Era tornato a casa di corsa,tutto sudato e cercava qualcuno con lo sguardo. Cercava me. Era preoccupato e quando mi vide piangere se ne andò completamente in panico. Per fortuna non è successo nulla del genere questa volta. Con noi c'erano anche Nat,Sam e Tony. Siamo andati su tutte le giostre! Abbiamo comprato lo zucchero filato e ci siamo sfidati nei giochi dove dovevamo colpire dei bersagli,ovviamente la sfida l'ha vinta Natasha,lei è la migliore in questo campo! Abbiamo riso un sacco quando Tony si è messo a litigare con un bambino e ci siamo goduti la faccia di Sam terrorizzata sulle montagne russe! Avresti dovuto vederlo,è stato fantastico! E la buona notizia è che tra le risate Buck ha ricordato qualcosa. Questa settimana l'ho portato anche al museo e al cinema. Appena finito il film si è voltato verso di me e mi ha detto "ti facevi picchiare sempre,eri coraggioso,non avevi paura dei bulli" e mi ha sorriso. Un altro ricordo di noi. Mi piacerebbe molto che ricordasse il nostro primo bacio,la prima volta che ci siamo detti "ti amo"...Ma credo proprio che lui sia attratto da Natasha. Li ho visti vicini questa settimana e mi è sembrato strano. Certo,sono stato bene questa settimana quando ero con lui ma appena mi sono ritrovato solo sul divano ho cominciato a crollare pezzo per pezzo. Sono con lui eppure sento una tristezza unica. Non può essere mio,lui è mio amico quando so bene cosa provo per lui. Sentimenti che ha dimenticato e che non proverà mai più per meL'amore che provo nei suoi confronti è più grande di me,incontrollabile. Lui è quel pezzo di paradiso che allontana il male,lui è quella persona che con lo sguardo mette a tacere i miei pensieri sbagliati,lui è quello che con la sua risata pone fine alle mie lacrime,lui è quello che con la sua voce mi culla,lui è quella cosa che non può mancare nella vita di nessuno. Quando i miei sono morti e io sono rimasto ancora più solo lui era lì. Io avevo perso le due persone più care che avevo e lui era rimasto con me. Quel giorno era morta una parte di me e poi quella parte l'aveva presa Bucky. Lui è metà del mio cuore,della mia vita,della mia anima,di me stesso. Sono riuscito a perderlo dopo la caduta. Mi ha detto cose orribili,gli hanno fatto cose orribili. Ha sentito tanto di quel dolore eppure riesce a gestirlo così bene a differenza mia. Sono sempre stato meno bravo di lui a fare tutto. Buck ha sempre saputo come fare a gestire le emozioni e come farmi capire che aveva bisogno di me,ha sempre saputo come sorridere sempre,ha sempre saputo prendersi cura di me,ha sempre saputo come essere bravo con le ragazze,ha sempre saputo essere migliore di me. Bucky è Bucky. È un essere umano troppo speciale. Forse è stato il destino a dividerci. Eravamo rimasti sempre uno con l'altro con quell'amore infinito tra noi ed ora abbiamo solo l'amicizia. Lui ha bisogno di una persona migliore di me." 
-Che stai facendo?- James lo stava guardando da un paio di minuti. Guardava Steve di spalle,seduto che scriveva. Steve lo aveva ignorato,aveva chiuso il libretto,lo aveva messo nella tasca della giacca e si era voltato a sorridergli.
-Niente,appuntavo alcune parole,vuoi fare qualcosa?- Bucky si sedette.
-Perché non mi dici cosa scrivevi Steeeeeve! Siamo amici,puoi dirmelo!- gli stava facendo la faccia da cucciolo pur di riuscire a strappargli qualcosa.
-No Buck,non ti interessa.- il soldato sbuffò.
-Acido-.
Il biondo stava seriamente pensando di bruciare il libretto,se lo avesse preso il moro per lui sarebbe stata la fine. Da una parte sarebbe positivo far leggere il passato dei due scritto su delle pagine,probabilmente lo avrebbe aiutato,ma per Steve era una cosa privata,una cosa sua e si sarebbe sentito in imbarazzo. È sempre stato un ragazzo riservato e anche per una sciocchezza era capace di arrossire in un secondo. Quando erano giovani e ancora insieme Bucky faceva di tutto per farlo diventare rosso peperone,gli diceva di tutto e di più per vedere il colorito rosso porpora sulle guance del compagno e poi una volta che ci era riuscito gli accarezzava il viso in modo dolce. Steve sentiva sempre il fuoco nelle guance,perché per colpa di James lui provava delle cose che gli scombussolavano lo stomaco. Quando lo guardava,quando sentiva la sua voce,quando lui lo toccava,quando veniva abbracciato e stretto da lui,sentiva il cuore partire veloce,come se stesse per uscire dal petto,sentiva che il terreno spariva ed erano solo loro due. Non sapeva come definire l'amore che provava,chi sa veramente cosa è l'amore? È un sentimento che a parole non si riesce nemmeno a descrivere perché ogni persona lo sente in maniera diversa,c'è chi ha le farfalle nello stomaco,chi sente un emozione troppo forte,chi sente anche paura e chi,come Steve,arrossisce. L'amore è qualcosa di bello e insuperabile,è il sentimento più bello che qualcuno possa mai provare. Chi ama,è una persona in grado di vivere davvero. Chi sa amare è libero. Steve e Bucky erano stati in grado di amarsi davvero anche se troppo piccoli per capire cosa era davvero quel sentimento per loro. Erano stati in grado di scambiarsi baci e carezze sotto le coperte. Erano stati in grado di esprimere il loro amore sempre. Erano stati in grado di sentirsi completi. Si erano amati e adesso Steve aveva paura che tutto quello non sarebbe tornato,che tutto quell'amore ancora vivo volasse via lasciando un vuoto nella sua vita. Barnes era la cosa più importante per lui,la più bella che potesse capitargli. Il panorama di New York o del Queensboro Bridge non era niente in confronto alla bellezza di quegli occhi,di quelle labbra,di quel viso tremendamente stupendo e quel cuore così grande. 
-Mi stai ascoltando?- la voce dolce del moro lo fece riprendere dai suoi pensieri. 
-Scusa,non ti stavo ascoltando,che hai detto?- lo guardò sorridente. 
-Stavo dicendo che oggi vado con Natasha a cena,mi ha invitato lei-. Sembrava veramente felice di ciò che aveva detto,aveva un sorriso a trentadue denti e gli occhi si erano illuminati. Al biondo svanì il sorriso. Il suo Bucky era felice perché stava uscendo con Nat. 
-Fantastico- fece un sorrisetto finto. Adesso credeva proprio di essere uno sfigato.
-Mi raccomando divertiti,io vado in camera mia ora-. 
Bucky era andato via senza salutarlo,era incazzato. Prese il borsone e andò nella grande palestra dello S.H.I.E.L.D. dove si allenava di solito. Aveva iniziato a prendere a pugni il sacco e più lo colpiva,più la rabbia ribolliva nel sangue. Si,magari era esagerato,ma Natasha sapeva bene cosa Steve aveva passato per ritrovarlo,sapeva tutto su loro due,sapeva che si amavano e adesso lo invitava ad uscire? Che diavolo stava cercando di fare? Era il SUO Bucky. Diede un pugno più forte e il sacco si ruppe. Tutto sudato prese un altro sacco e ricominciò a tirare pugni. La sua rabbia non aveva niente a che vedere con la cattiveria,la sua rabbia era dovuta al semplice fatto che voleva proteggersi da quella situazione per lui dolorosa. Voleva proteggere se stesso da quella che era la sua più grande fragilità.
Bucky.

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Capitolo 5
*** five. ***


"Caro diario,
sono stato in palestra per quasi due ore a cercare di sfogarmi,ma non ho risolto molto. Bucky è uscito a cena con Natasha. Non sono arrabbiato con lui,non sa nemmeno che siamo stati più di amici,sono arrabbiato con Natasha capisciLei pur sapendo ogni cosa,pur sapendo quanto io ci sia stato male,lo invita a cena e fa finta di niente. So che ci sta provando e so che è sbagliato provare gelosia,ma mi sento tradito. Nat è mia amica e tra tutti ha scelto proprio Bucky. Ha voluto scegliere di portare a cena il mio Buck. Non so se lo ha fatto per ferirmi,per farmi ingelosire o altro,ma è una cosa che fa male.Sono così debole dentro di me che anche una mosca sarebbe capace di distruggermi. Cosa diamine mi è successo? Perché da quando è caduto dal treno è come se fossi morto anche io? Io lo amavo,io lo amo ancora. Voglio tornare indietro,voglio essere di nuovo quel ragazzino magro che si faceva picchiare dai bulli,voglio tornare fra le sue braccia,voglio tornare ad essere suo. Mi dispiace se non riesco davvero a farmene una ragione,sarebbe più facile se lasciassi perdere,ma non ci riesco. Lasciar perdere è come abbandonarlo. È meglio soffrire che mollare." Chiuse il libretto con forza,non aveva più voglia di scrivere,era troppo arrabbiato con la rossa. -Ma che diavolo di problemi ha?!- sbattè i pugni sul tavolo. 
-Ehi Cap,che succede? Come mai così arrabbiato?-. Era appena tornato dalla sua uscita con Nat.
-Io? Sto benissimo!- scrollò le spalle.
-Per una volta,potresti dirmi cosa succede?! Steve ti sei chiuso in camera oggi prima che andassi via e ti trovo qui tutto arrabbiato.- 
-Non succede niente! Va tutto alla grande! Raccontami come è andata a cena!-. Lo sguardo del moro si fissò sul suo. -Ho ricordato delle cose importanti grazie a Natasha- il biondo sorrise felice,dimenticando la sua rabbia,i ricordi del suo amore erano molto più importanti di altre cose!
-Davvero? Raccontami cosa hai ricordato!- la serenità era tornata.
-Steve ho ricordato una cena,mi ricordo un piccolo tavolo in una casa modesta e seduti c'erano due ragazzi. Mi ricordo una bella serata passata tra...Non erano amici ne sono sicuro...Erano qualcosa di più,amanti forse. Dimmi,eravamo noi? Per favore mi racconti quella sera?-. 
-Si,eravamo noi. Posso fartela leggere-. Prese in mano il suo diario e lo porse a Bucky. Non gli interessava più niente. Era il momento di fargli leggere la loro storia ed era la cosa più giusta da fare. -Questo è il mio diario,lo scrivo da quando ero piccolo. Me lo hai regalato tu ad uno dei primi compleanni festeggiati insieme,c'è tutto qui. Spero che leggendo ricordi qualcosa-. Sorrise.
-Grazie Stevie- fece per andare in camera sua a leggere ma si voltò verso di lui-So che questo "diario dei ricordi" è importante per te,me lo ha detto Natasa- e lo lasciò solo in cucina,seduto al tavolo.
Bucky iniziò a leggere proprio dalla primissima pagina. In ogni pagina c'era scritto qualcosa su di lui.
"Caro diario,
oggi io e il mio amichetto Bucky ci siamo divertiti molto! Non abbiamo fatto la solita partita a pallone,ma siamo andati in un posto tutto nuovo a giocare a fare gli avventurieri! Mi sono divertito molto a giocare con lui,mi diverto sempre a giocare con Bucky in verità. È il mio unico amico e gli voglio tanto bene!". Sorrise e continuò a leggere,le prime pagine erano corte e non ci mise nulla a leggerle ma poi arrivò ad una pagina più lunga. 
"Caro diario,
oggi ho compiuto 13 anni ma in realtà sembra che ne ho 10. Purtroppo non sono forte e alto come Buck,anzi,gli arrivo si e no al petto. Ho passato un bel compleanno con lui. Ho sentito qualcosa di nuovo dentro di me. Non so esattamente come definire la sensazione,ma ci provo. Allora,ho sentito il cuore che correva,lo stomaco tutto sotto sopra,le mani e le gambe tremolavano e mi sono sentito sicuro. Non mi era mai capitato prima,nemmeno con le ragazzine! Sono molto preoccupato per questo...Ho paura che Bucky mi piaccia un pochino ma ho sentito dire che non si può voler così bene ad una persona del tuo stesso sesso e secondo me questo è sbagliato perché l'amore è sempre giusto. Spero di sbagliarmi però,non può piacermi il mio migliore amico...". Il soldato era colpito dall'intelligenza del ragazzo. Steve aveva solo 13 anni e aveva un pensiero davvero aperto per quegli anni. Non riusciva proprio a ricordare e continuò a leggere.
"Caro diario,
sono appena tornato a casa dal Luna Park. Dovrei dire scappato in realtà. Non ho passato per niente una serata piacevole. Appena sono arrivato a casa sua alle 19.00 in punto lui era già con due signorine e l'unica cosa che ha fatto è stata dirmi "ciao",di solito non è così freddo con me. Al Luna Park mi ha lasciato solo tutto il tempo per salire sulle giostre con quelle galline. Lo sa che con l'asma e le vertigini non posso andarci sulle giostre e infatti ogni volta che andavamo lì lui restava con me a divertirsi in giro,non mi aveva mai lasciato solo ma per due galline lo ha fatto. Per tutta la sera mi ha ordinato di prendere da mangiare o da bere per loro,mi ha usato come schiavetto. È stato davvero stronzo. So che mamma mi dice che non è bello dare a qualcuno dello stronzo ma se lo merita. So qual'è il suo problema. Il suo problema sono io. Ieri,mentre eravamo stesi sul mio letto,mi sono scappate quelle due parole e ha inventato una scusa per andarsene via facendomi rimanere solo. Mi sono sentito uno scemo e il suo comportamento mi ha ferito. Il suo problema sono le parole che gli ho detto ieri. "Ti amo" gli ho detto. Mi è sembrato offeso come se lo avessi insultato o tradito. Non ne ho potuto più e questa sera,appena è salito su un'altra giostra con le sue ragazze,io sono andato via. Stavo facendo lo scemo lì da solo,tanto valeva tornare a casa. Ed eccomi qui,sul porticato di casa mia a scrivere. Mi sento uno schifo se devo dire la verità. Dovevo capire prima che per lui io sono un amico e che presto mi lascerà solo come un cane per stare con delle belle ragazze. Io resterò solo,ne sono sicuro. Bucky è bello,forte,alto,gentile,dolce,divertente e tutti i pregi di questo mondo mentre io sono solo un tipo magrolino e asmatico che mostra al massimo 10 anni. Non mi sono mai piaciuto quindi come ho potuto pretendere di piacere a lui o a qualche ragazzina? Per un momento mi era passato in testa che mi rispondesse "ti amo anche io",ma a quanto pare mi sono illuso e mi sono aspettato troppo da lui. Sicuramente non si è nemmeno accorto che sono andato via". Lesse tutto ad un fiato. Si ricordava di quella sera ma non pensava di avergli fatto così male. Prese una penna rossa e scrisse sugli ultimi righi bianchi. "Scusami Stevie,non volevo ferirti,ero confuso e spaventato". Le pagine erano o scritte oppure avevano bellissimi disegni. Steve era davvero bravo! Si fermò su uno che lo stupì particolarmente. Era disegnato il viso di un giovane con i capelli corti e un sorriso smagliante. Il disegno non aveva molti dettagli,era semplicissimo eppure era bellissimo. Sotto c'erano delle scritte. 
"Non mi stancherò mai di disegnare il suo bel volto. Non mi stancherò mai di guardarlo sorridere. Oggi è successa la cosa più bella del mondo. Come regalo per il mio quindicesimo compleanno (anche se in ritardo!) mi ha portato in un bellissimo campo con tantissimi fiori proprio al tramonto e con un sorriso si è voltato verso di me e mi ha detto "Anche se in ritardo,ti amo anche io. Mi sono reso conto che sei tu la cosa più importante della mia vita e ti amerò per sempre Stevie". Ora siamo fidanzati! Sono davvero felicissimo!". Mentre leggeva il suo sorriso si allargò notevolmente. Gli sembrava di star leggendo un romanzo,ma quella era semplicemente la storia della sua vita. Era la sua storia,il suo passato. Leggeva e leggeva,non si era ancora stancato di quei disegni e della grafia precisa di Steve. Aveva letto della cena con cui poco prima aveva parlato con il biondo,aveva letto della loro prima volta,delle loro uscite insieme,aveva letto anche cose che lo avevano fatto ridere a crepapelle e aveva persino ricordato che lui lo chiamava punk ma si era fermato su ben due pagine. Il loro primo bacio e la morte della mamma del suo punk.
Due pagine piene di emozioni. Due emozioni totalmente contrastanti. Gioia,amore e tristezza e dolore.
"Caro diario,
CI SIAMO BACIATI! È stato così bello poter essere così vicino a lui. È stata la cosa più bella che avessi mai provato. Le sue labbra morbide sulle mie. Lo bacerei altre cento volte! Ho sentito troppe cose tutte insieme,il cuore carico e le mie stupide gambe molli. Non riuscivo a smettere di guardarlo. Non potevo smettere di guardare l'emozione nei suoi occhi,vedevo una piccola luce nei suoi occhi che lo rendeva ancora più bello. Eravamo così vicini,le sue mani poggiate delicatamente sui miei fianchi come se avesse paura di rompermi e le mie mani poggiate sul suo petto per mantenermi. Non abbiamo avuto bisogno di parole,non abbiamo avuto bisogno di aiuto per capire che era arrivato il momento. Era come se ne andava la nostra intera vita. Eravamo isolati dal resto del mondo,io e lui. Un bacio che ha racchiuso il nostro amore". Ci aveva scritto ogni dettaglio di quel bacio e della sua emozione. A Bucky aveva suscitato delle emozioni profonde,era come se ricordava tutto quello che Steve aveva scritto,lui sentiva sue quelle emozioni scritte.
"Cara mamma,
da oggi non scriverò più "diario" qui sopra. Ora userò questo libretto per scrivere a te mamma. Oggi mi hai lasciato solo. Prima papà e ora tu. Mi hai insegnato così tante cose in questi anni,mi hai cresciuto da sola e sono diventato un uomo grazie a te. Mi hai sempre insegnato ad andare a testa alta e a non fare il vigliacco,mi hai insegnato a tenere sempre il sorriso. Non posso credere che tu non sarai mai più con me. Cosa farò adesso? Hai speso la tua vita ad aiutare le persone e quando dovevi aiutare te stessa non lo hai fatto ed è finita così. Sono triste perché adesso porterò per sempre un vuoto nella mia vita,io senza di te non posso vivere capisci? Tu eri quella che mi sgridava quando tornavo tutto sporco di fango dopo aver giocato con Bucky,tu eri quella che mi diceva di stare dritto con la schiena quando eravamo a tavola,eri quella che anche quando era stanca aveva tempo per il suo bambino,tu hai scoperto di me e Buck e non mi hai disprezzato come temevo. Mamma,voglio essere sincero con te,mi mancherai. Mi mancheranno i nostri litigi,le nostre chiacchiere,i nostri segreti,mi mancherai tu. Non vedrò mai più il tuo viso,non vedrò mai più i tuoi occhi,il tuo sorriso,non sentirò più la tua voce e ho così paura di dimenticare. Non voglio dimenticare la tua voce,non voglio dimenticare il tuo viso. Mamma dimmi che è uno scherzo questo,dimmi solo che ora spunterai dalla porta e mi dirai "sorpresa!". Ti prego dimmi che è così. Dimmi che non è vero,dimmi che sto sognando. Fammi svegliare da questo incubo. Ho bisogno di te mamma,io ho bisogno di te". Gli si era spezzato il cuore. Non avrebbe voluto leggere parole cariche di dolore. Sentiva le guance bagnate e il cuore gli tremava. Quel ragazzino aveva provato più dolore di quanto potesse sostenere. Il soldato pensava che il dolore che aveva provato durante gli esperimenti dell'Hydra non era niente in confronto a quello. Chiuse il diario del biondo e andò da lui. Aveva ancora le lacrime che gli rigavano il volto. La cosa che lo faceva star male era che Steve aveva sopportato quel dolore non due,ma tre volte. Prima suo padre quando era piccolo,poi sua madre e poi lui era caduto dal treno. Lo cercò per l'appartamento e lo trovò ancora seduto al tavolo. Aveva le braccia incrociate e il mento poggiato su di esse,fissava un punto preciso della parete di fronte a lui. 
-Stevie mi dispiace così tanto-.

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Capitolo 6
*** six. ***


-Per cosa?- Steve rimase a guardare il suo punto sul muro mentre aspettava che Buck gli rispondesse.
-Ho letto molte pagine del tuo diario,alcune cose mi sono ritornate in mente,ma non è questo il punto. Io sono arrivato alla lettera per tua madre e diamine,nei miei ricordi si è resa nitida l'immagine del tuo volto mentre cado da quel treno. Non so se anche per quello c'è una pagina,ma volevo dirti che mi dispiace-. Il moro stava cercando il suo sguardo nel buio della stanza e sperava che dicesse qualcosa,ma lui rimase zitto e immobile. -Ti prego dimmi qualcosa- lo supplicò. Steve si alzò lentamente.
-Bucky come ti è venuto per un solo momento di chiedermi scusa? Non è niente,tu hai passato di peggio. Tu sei stato torturato e usato come un oggetto. Ti hanno fatto dimenticare chi eri e ti hanno inflitto una pena enorme,ricordare tutte le tue vittime. Ti hanno messo un meccanismo nel cervello e ti hanno reso schiavo di te stesso,ti hanno reso un mostro ma tu non lo sei davvero. Tu ti svegli la notte urlando,dopo incubi pieni delle urla di quelle povere persone e tu adesso hai paura. Ma non è colpa tua,non sei stato veramente tu a fare del male perché tu non sei questo Buck. Hai paura di fare del male a qualcuno ma tu sei cambiato e io lo so bene. So che non farai più del male,so che adesso sei migliore ma dimmi,tutto questo ti sembra poco? A me sembra anche troppo per un essere umano,mi sembra troppo dolore per te,per il mio soldato,il mio eroe-. Si guardavano dritto negli occhi. Erano tutti e due ridotti male,con le guance bagnate e i respiri corti. Non sapevano più che cosa stava succedendo,non riuscivano più a capire. Chi era il più confuso? Decisamente Bucky. Lui non capiva come il biondo facesse a stare ancora con lui,lui non capiva perché anche lui piangeva,lui non capiva tante cose del ragazzo di fronte a lui ma qualcosa in quel momento gli disse di agire. Gli accarezzò il viso e gli asciugò le lacrime. -Va tutto bene,basta piangere Stevie- gli sorrise dolce e lo abbracciò forte,voleva tenerlo al sicuro.
-Ho appena detto delle cose orribili,scusami,è solo che sono arrabbiato con quelle persone e con me stesso. È colpa mia se sei ridotto così.- si fece piccolo piccolo nelle braccia del moro.
-Basta adesso,cerca di calmarti okay? Aggiusteremo tutto,magari andiamo a dormire adesso- cercò il suo sguardo,aveva bisogno di un consenso,non lo avrebbe lasciato dormire da solo. Lo portò in camera sua e lo tenne fra le sue braccia. Steve si addormentò subito,ormai stanco di quella notte e Bucky rimase a guardarlo. L'Hydra poteva aver cancellato la sua memoria ma non i suoi sentimenti per il biondo,solo che non riusciva a darsi una spiegazione. Perché pensava sempre a Natasha? Perché non riusciva a smettere di sorridere pensando a lei? Si era divertito quella sera a cena e avrebbe voluto rivederla. Steve era solo il suo migliore amico per lui,niente di più. Si addormentò con un sorriso mentre pensava alla rossa.
Quando il biondo si alzò non trovò James vicino a lui come sperava. Andò in cucina ma non era nemmeno lì. C'era solo un biglietto per lui. 
"Sono a fare colazione con Nat,non so quando torno. Bucky" 
Quello che aveva letto non gli piaceva affatto. Si era sbagliato. Si era sbagliato tremendamente su di lui. Aveva pensato per un solo momento che lui si fosse ricordato cosa provava. Pensava che si fosse ricordato del loro mondo,del loro amore e invece no. Adesso era con Natasha ed era sicuro che era innamorato di lei. Non doveva pensarci,era il momento della giornata che preferiva,doveva andare a fare la sua solita corsa e doveva godersela. 
Natasha e James erano seduti ad un tavolino in legno del bar. Si stavano divertendo insieme e uno amava la compagnia dell'altro.
-La prima volta che ci siamo incontrati hai cercato di uccidermi,soldato- lo schernì lei.
-Oh sai com'è,avevo notato che eri una tipa difficile e ho tentato di sedurti ma non ha funzionato e ho optato per modi più semplici- risero entrambi per quell'idiozia detta da Buck. Stavano bene insieme e non volevano separarsi. Per un momento lo sguardo di James si posò sugli occhi della rossa e le prese la mano. 
-Comincio ad affezzionarmi a te-.
-Anche io Bucky-. 
Steve correva ma si fermò non appena li vide. Il suo cuore si era appena fermato. Era successo davvero. Stava cercando di non attirare l'attenzione e voleva scappare ma i suoi piedi non si muovevano. Tutto si era fermato. Anni della sua infanzia,anni della sua adolescenza e anni della sua vita ad amarlo anche quando aveva pensato che fosse morto. Tutto sprecato. Sarebbe dovuto andare avanti con la sua vita e invece era rimasto aggrappato alla speranza di poter ancora risvegliare i suoi sentimenti. Ci sperava davvero. Sperava di non essere ferito da lui e si era aperto,gli aveva dato il suo diario e aveva fatto si che lo vedesse star male quella stessa notte,lui gli aveva aperto il cuore ed ora se ne era pentito. Era come se avesse preso il suo cuore e lo avesse stretto nella mano metallica fino a distruggerlo. Restare inosservato era difficile in quel momento,infatti un bambino lo notò e si mise ad urlare -C'è Captain America!-. Alcuni ignorarono il bambino mentre altri si voltarono a guardarlo. Purtroppo anche Bucky e Nat lo stavano guardando. Il suo sguardo deluso incontrò quello sorpreso del moro. Cavolo,faceva proprio male. -Salve gente!- salutò le persone che lo guardavano con ammirazione e prese a correre di nuovo. Questa volta corse molto più veloce e non era diretto a casa. Non sapeva dove andare,correva e basta,lontano. Si era lasciato ferire,ancora.

 

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Capitolo 7
*** seven. ***


"Caro diario,
non penso che tornerò a casa. Anzi,non ci tornerò di sicuro. Sono stanco di essere messo sempre da parte come persona. Captain America è quello che conta,è quello che serve di più solo perché è forte e coraggioso,il capitano della squadra,quello che gestisce ogni cosa per bene. A loro serve solo il supereroe che fa tutto quanto,non gli importa di Steve Rogers. Il povero Steve,il vecchio Steve,quello che non serve come amico. Settant'anni nel ghiaccio. Settanta. Per essere messo da parte e per vedere tutto quello che avevo sparire dalle mie mani. Ho passato la mia intera vita ad amarlo. Ero così innamorato di lui e lo sono ancora. Per me Buck è sempre rimasto il mio numero uno,il ragazzo che amo. Anni di amore distrutti. Da quando avevo 13 anni il mio cuore è stato suo e quando ci siamo fidanzati l'ho pregato di non romperlo in mille pezzi. L'ho amato anche quando è caduto dal treno,l'ho amato anche quando pensavo che fosse morto,l'ho amato quando ho scoperto che era lui il Soldato d'Inverno sul ponte,l'ho amato anche quando mi ha quasi ucciso,l'ho amato quando l'ho perso di nuovo e poi quando l'ho ritrovato,io l'ho amato sempre. Avrei dovuto andare avanti con la mia vita,magari avrei dovuto cercarmi una ragazza,un lavoro secondario e avrei dovuto creare una famiglia tutta mia e invece sono rimasto ad aspettarlo. Ho aspettato per vedere il mio cuore distruggersi,ho aspettato tutto questo tempo per sentire così tanto dolore. È come se io mi trovassi di fronte a lui senza potermi muovere mentre stritola il mio cuore e la mia anima nella sua mano metallica che in un attimo riesce a togliermi la vita e in quell'esatto momento posso di nuovo muovermi e urlare. Non pensavo potesse fare davvero tanto male. Non sapevo che si potesse morire così tante volte. Sono morto con mio padre,sono morto con mia madre,sono morto con Bucky e sono stato ucciso da me stesso. I sentimenti mi hanno fregatoI sentimenti sono un difetto chimico della parte che perde. Mi sono fidato,io mi sono fidato troppo ed eccomi qua a pagarla cara. Se qualcuno mi vedesse adesso mi direbbe che sono uno stupido. Un maledetto idiota. Sono sempre quel ragazzino di Brooklyn così fragile. Adesso mi piacerebbe averti qui mamma. Non sarei solo in un bosco se qui ci fossi stata tu. Non vorrei reagire così a tutto questo ma è stata l'ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso,messa così sembra una cosa quasi gentile perché io penso che sia stato come un grosso martello che distrugge il vaso. Voglio nascondermi per sempre. Voglio stare solo per il resto della mia stupida vita. Dio è incazzato con me da quando sono nato,ha deciso che devo vivere male,ha deciso che la mia vita doveva fare schifo fino alla fine. Ci è riuscito,ci è riuscito così bene.

Questa è la nostra foto

Questa è la nostra foto. Ogni volta mi ricorda che devo essere forte perché questa foto è l'unico ricordo materiale che ho del passato ma adesso mi trasmette solo dolore,tanto dolore."
Steve mise la foto nella pagina del diario con cura per poi chiuderlo. Si sarebbe nascosto ancora per molto? Che cosa avrebbe fatto ora? Che cosa sarebbe successo? Non riusciva a pensare. La sua testa piena di pensieri,il cuore distrutto e gli occhi offuscati dalle lacrime. Stava piangendo da troppo tempo,era rimasto lì per troppo tempo. Guardò l'orologio che aveva al polso. Era rimasto lì per tutto il giorno,erano le 19.00. Non si sentiva più la testa ed era stanco. Ma a casa non ci tornava. 
-STEVE- qualcuno lo stava cercando,non riusciva a distinguere se la voce era maschile o femminile ma sperò che quello che lo stava chiamando non fosse Bucky. Era l'ultima persona che desiderava vedere. Qualcuno si gettò su di lui stringendolo. -Finalmente ti ho trovato,andiamo dagli altri-. Steve la guardò negli occhi. -Non ci torno a casa Wanda,mi dispiace- sospirò.
-Non stiamo andando a casa,stiamo andando alla torre. Sam e Tony ci stanno aspettando,prometto di poterti spiegare tutto.- gli sorrise per farlo sentire al sicuro con lei. -Non voglio venire con voi,so che c'è Bucky dietro tutto questo,io non voglio vederlo,non voglio essergli più niente da oggi,non voglio essergli amico,non voglio nemmeno essere un conoscente,non voglio saperne più nulla di lui,mai più-. 
-Ascoltami bene,devi fidarti di me. Non abbiamo intenzione di farti vedere James o cose del genere,noi vogliamo tenerti lontano da lui. Siamo preoccupati Steve,lui ti fa del male e come amici ci permettiamo di proteggerti sempre-. Era sincera,lei sapeva leggere bene il suo pensiero anche senza usare i suoi poteri,voleva il bene di Steve e lo volevano anche Tony e Sam. Lo fece alzare e andarono velocemente verso la macchina costosa di Tony. Salirono subito nel veicolo e restarono in silenzio per tutto il tragitto fino alla torre di Stark.
Una volta dentro,fu Sam a parlare. -Stai bene?- era il suo migliore amico e non gli piaceva vederlo così. Steve non riuscì più a rimanere impassibile,non riuscì a trattenere le lacrime e scoppiò a piangere. Sam lo abbracciò mentre Tony e Wanda guardavano con gli occhi tristi. Aveva sopportato troppo e ora meritava di stare al sicuro e lontano dal soldato. Sam lo accompagnò in quella che sarebbe stata la sua nuova camera. Steve rimase solo e si stese sul letto rimanendo ad ascoltare gli altri tre che parlavano. 
-Barnes lo cerca e dobbiamo tenerlo lontano da qui,Cap sarebbe capace di tutto adesso-. Stark era sicuro di quello che faceva. Avrebbero aiutato Steve a ricominciare tutto,lo avrebbero aiutato a stare bene e a vivere.

 

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Capitolo 8
*** eight. ***


Steve si era confinato nella camera che Tony gli aveva dato,ormai era sua.
Usciva di lì solo quando aveva fame o per andare in bagno,per il resto restava in camera a scrivere. Wanda andava da lui per fargli compagnia ma Steve non parlava con nessuno quindi lei si sedeva e stava lì. Steve apprezzava la gentilezza di Wanda,quando stava con lui in camera non la mandava mai via,le voleva bene ed era come una sorella più piccola. La ragazza era incuriosita dal diario del biondo,voleva vedere cosa ci scriveva,avrebbe potuto leggergli la mente ma voleva scoprirlo da sola,senza l'aiuto del suo potere.
-Vado a prendere da mangiare...Tu vuoi qualcosa?- lo guardò stupita,era la prima volta che gli rivolgeva la parola dopo tre giorni.
-Si,ho un po' di fame,quello che prendi tu va bene anche me-. Cap uscì dalla stanza per ordinare del cibo e Wanda colse l'occasione di sbirciare nel suo libretto. C'erano molte scritte ma si fermò su quelle che aveva scritto in soli tre giorni.
"Caro diario,
mi manca Bucky. Ma il vero Bucky. Quello che si ricorda di me,di noi. Pretendo troppo,voglio sempre troppo. Ma è giusto così,il nostro destino era questo sin dall'inizio. Restare separati. Per fortuna non devo rivederlo,Tony mi ha offerto una camera qui alla torre e sono al sicuro qui. Uscirò solo per le missioni importanti,quelle che richiedono il mio aiuto,ma per il resto me ne starò qui. Ogni giorno Wanda passa a farmi compagnia,mi piacerebbe dirle qualcosa ma non riesco a parlare,quando ci provo mi fermo perché so che potrei iniziare a dirle quanto sono deluso e sarebbe un casino e sopratutto una scocciatura. Lei è un po' come una sorella minore,le voglio bene ed è l'unica che è qui con me sempre. "
-Che fai con quello in mano? Ti avevo detto di non toccarlo-. Wanda venne colta di sorpresa e lasciò cadere il diario a terra. -Scusa,mi dispiace non potevo resistere!- lo guardò impanicata. Steve raccolse il diario e lo posò sulla scrivania e rimase di spalle. -Cosa hai letto?- aveva le mani poggiate sul tavolo e i muscoli della schiena erano tesi ed erano molto evidenti dalla maglietta bianca che indossava. -Niente,non ho letto nulla,ti giuro- si alzò dal letto. 
-Vattene via Wanda-. 
-Cosa?! Steve dai,non esagerare...- gli posò una mano sulla spalla e lui si voltò intimandole di uscire dalla stanza. Ma la maga non si faceva mettere i piedi in testa per una stupidaggine. -Senti,adesso mi sono stancata del tuo stupido comportamento! Stai facendo un dramma per niente Steve! Hai visto il tuo amico con un'altra persona e sei uscito di testa,sei scappato,ti sei nascosto qua per tre giorni senza parlare e solo quando ti costringevamo venivi a mangiare qualcosa,ti sei depresso per una cosa inutile,stupida. Bucky non è un valido motivo per reagire in questo modo. Stai facendo una scenata per uno stupido diario tutto scarabocchiato! Riprenditi,riprendi la tua vita in mano e smettila di fare così.- lo guardò dritto negli occhi solo dopo aver finito di parlare. 
-Tu...Tu non sai niente. Hai ragione,magari ne sto facendo un dramma e dovrei fare qualcosa anziché starmene qui,ma non puoi permetterti di dire che quello è uno stupido diario scarabocchiato. Quello contiene la mia vita,lì ci sono gli ultimi ricordi di me e della mia vita prima di finire nel ghiaccio. Ci sono i ricordi più belli e anche quelli orribili,che mai più vorrei rivivere,sono importanti. Questo è l'unica cosa che ho per ricordarmi di Bucky,per ricordarmi chi ero,per ricordarmi di ogni cosa che avevo e che ora non potrò mai più avere indietro. Sai cosa non potrò mai più riavere? Non potrò più avere quel corpicino magro,non potrò più cacciarmi nei guai e poi essere salvato,non potrò più essere un ragazzino felice e innamorato,non potrò mai più scambiare dei baci o delle carezze con la persona che ho sempre amato,non potrò più vedere i miei amici,mia madre,mio padre,i vicini,le persone che conoscevo,la mia squadra sul campo di battaglia,Peggy e tutto il resto. Io ho perso tutto questo,Wanda. Tu non sai quante volte ci ho rimesso il cuore in tutto. Non sai quanto ha fatto male vedere anni di vita buttati via per colpa di uno sguardo dolce e due mani strette tra di loro in modo amorevole mentre tu resti a guardare. Ho sbagliato a trattarti male,ha trattare male tutti quanti,ho sbagliato a rifugiarmi qui,sto creando problemi a tutti-. Wanda lo stava guardando dispiaciuta,non lo sapeva,non poteva saperlo. Ad un certo punto Steve cominciò a prendere le sue cose,che i ragazzi avevano portato lì per lui e a metterle in una borsa. Chiuse tutto e uscì dalla sua stanza velocemente mentre Wanda cercava di fermarlo a tutti i costi. Lo tirava per il braccio,per la maglia ma lui era decisamente più forte e veniva trascinata. -Devo andare via,non posso creare altri problemi- il suo tono era deciso ma lui dentro di sé non lo era. Mentre erano uno di fronte all'altro l'interfaccia di JARVIS mostrava il viso di Tony. 
-Ragazzi,Fury ha chiesto il nostro aiuto,è un'emergenza. Voi andate io vi raggiungo- 
L'interfaccia si chiuse e Wanda si rivolse a Steve -Ora devi restare Capitano- e lui annuì semplicemente.
Corsero tutti nella centrale dello S.H.I.E.L.D per vedere Fury. Steve,Sam e Wanda furono i primi ad arrivare seguiti da Tony,Clint e Thor. -Allora,di che si tratta?- Cap parlò interrompendo le chiacchiere. -Aspettiamo l'agente Romanoff e Barnes prima-. Sam e Wanda guardarono Steve ma lui ignorò i due -Va bene- e si sedette. 
Dopo qualche minuto anche Natasha e James arrivarono. Steve pregava che non gli rivolgesse la parola e per fortuna Fury iniziò a parlare. Gli stava spiegando che Loki,il fratello di Thor,aveva rubato il Tesseract un dispositivo cubico contenente una immensa quantità di energia e in grado di trasformare in realtà ogni desiderio di chi lo detiene. Era in pericolo l'intera umanità. Come in ogni missione cercavano di fare un punto della situazione e organizzavano un piano che potesse funzionare per salvare tutti. Quel giorno fu uno dei più duri per i Vendicatori,ma riuscirono a sconfiggere la minaccia. Si erano impegnati e Tony aveva corso un grosso rischio entrando nel portale per distruggerlo,ma grazie a lui si erano salvati tutti. -Chi ha fame? Andiamo a mangiare shawarma!- e così fecero. Optarono per un locale quasi fuori città per mangiare dello shawarma. Erano ancora tutti stanchi dalla battaglia appena finita. Steve se ne stava da solo mentre camminavano e guardava i suoi amici,felici della vittoria. Tony e Bruce,tornato in se,discutevano di quanto era stato folle il gesto di Stark,Wanda,Sam,Clint e Thor ridevano e scherzavano assieme e il suo sguardo si posò su Natasha e Bucky. La rossa era abbracciata a lui,chiacchieravano sereni. Steve abbassò lo sguardo e continuò a camminare in silenzio fino al locale. Mangiarono tanto di quello shawarma da scoppiare. La situazione era degenerata quando avevano cominciato a bere. Cap e Thor non potevano ubriacarsi perché uno aveva delle cellule e un metabolismo accelerati mentre l'altro era un dio,ma gli altri erano quasi tutti andati. Steve si lasciò andare e rideva con i suoi amici,avevano iniziato a fare gli idioti ed erano stati mandati fuori dal locale a calci. Andavano per strada come dei ragazzini che hanno preso la loro prima sbronza. -Ehi! Ho una brillante idea! Facciamo esplodere le mie armature inutili!- rise Tony. Tutti sostennero la sua idea stupida e andarono alla torre. Presero altri alcolici e andarono sul tetto a godersi i "fuochi d'artificio". Tutti erano seduti comodamente e vicini ma Steve si spostò un po' più in là. Guardava le armature esplodere e sembravano davvero fuochi d'artificio. Ricordava che quando era piccolo aveva paura del rumore che producevano i fuochi e si rifugiata tra le braccia di Bucky ogni volta. In guerra aveva imparato a non averne più paura perché quello che scoppiava e che produceva un rumore così forte erano delle bombe. Mentre erano in guerra il 4 luglio vide i fuochi con Bucky e Peggy,erano felici e si stavano godendo un breve momento di serenità peccato che durò veramente poco visto che i nemici cominciarono a sparare e dovettero tornare a combattere. La bellezza delle luci dei fuochi con l'orrore dei proiettili e delle bombe. Lui rimaneva lì in disparte e i ricordi lo facevano innervosire. L'alcool iniziava a fare effetto adesso e mentre i fuochi scoppiavano nell'aria,lui si alzò dal suo angolino e andò verso Barnes arrabbiato. Gli aveva portato via il cuore e doveva pagarla. 

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Capitolo 9
*** nine. ***


In un attimo si fiondò sul moro e gli tirò un pugno in pieno viso. Immediatamente cercarono di fermarlo ma lui era più forte e continuava a soprastare James che appena recuperato un attimo di lucidità lo spinse via con il braccio metallico e subito Thor bloccò Steve.
-Ma che ti prende?! Sparisci per quattro giorni,non mi rivolgi la parola nemmeno per sogno ed ora cerchi di picchiarmi? Steve ho perso la pazienza ora,che cazzo ti sta succedendo?!-. Era arrabbiato almeno quanto il capitano e voleva sapere.
-Sei stupido o cosa? Ti ci vuole tanto a capire che io sono ancora innamorato di te?! Dopo ANNI io ti amo ancora. Non fare finta di niente perché so che hai letto una buona parte del mio diario e di certo i ricordi ora non ti mancano. Mi hai deluso,mi hai tolto l'ultima speranza di riavere indietro la mia vecchia vita. Tu sapevi e sai che ti amo ma fai finta di niente e non hai avuto nemmeno un attimo di esitazione con Natasha! No,sai cosa mi fa rabbia? Mi fa rabbia che io ti ho aperto il cuore,tu mi hai visto piangere perché non sono riuscito a proteggerti e poi mi hai portato nel tuo letto e abbiamo dormito abbracciati. Per una notte ho pensato che quei sentimenti c'erano ancora in te ma mi sono sbagliato,alla grande. Mi avete fatto incazzare. Sopratutto tu Nat,lo sapevi,sapevi che tutto quello che facevi avrebbe avuto una conseguenza ma hai scelto comunque di farmi del male.- si liberò dalla stretta di Thor con uno scatto veloce e fu di nuovo su Bucky per prenderlo ancora a pugni ma questa volta anche il soldato cercava di colpirlo per difendersi. Secondo Steve aveva ragione lui e secondo Bucky no. Si stavano azzuffando mentre gli altri cercavano di dividerli. In vantaggio c'era sicuramente il moro che con il braccio in metallo continuava a difendersi. Wanda usò i suoi poteri separando i due. -Adesso basta!-. Si guardavano con gli occhi pieni di rabbia,si stavano azzuffando come animali. -Io ti ho salvato tutte le volte che eri in pericolo perché sono sempre rimasto aggrappato al tuo cuore!- gli urlò contro,ormai stanco di fare la guerra con lui. -Allora perché cazzo mi hai lasciato cadere dal treno? Perché non sei venuto a cercarmi in mezzo alla neve? Perché non mi hai salvato dall'Hydra? Eh Steve?! Dove eri tu mentre mi torturavano?! Avresti dovuto salvarmi anche quella volta e invece ti sei pianto addosso come fai sempre! Sai solo fare questo,vero? La vittima.- aveva sputato quelle parole senza rendersi conto di ciò che realmente voleva dire. Steve si era fermato,era immobile,adesso non aveva più gli occhi arrabbiati,adesso non sapeva più chi era quell'uomo di fronte a lui. -Scusate ragazzi,continuate a divertirvi e a festeggiare la vittoria senza di me-. Rientrò nella torre andando nel laboratorio di Tony per starsene da solo,lì non lo avrebbero trovato facilmente. Ripensava alle parole del soldato. Si era sentito in colpa sempre per quello che gli era successo e adesso gli aveva rinfacciato tutto quello che non era riuscito a fare. Doveva mollare,se aveva detto quelle cose significava solo che non aveva più voglia di essere aiutato da lui. Si sedette sconfitto su uno sgabello con le mani in mano. Non era triste,non era arrabbiato o altro,non sentiva nulla. 
-Steve possiamo parlare? Senti,non ho mai avuto l'intenzione di fidanzarmi o altro con James,mi dispiace se hai pensato il contrario e mi dispiace se sei stato male...Sai che ti voglio bene- sentì la voce della rossa spezzare il silenzio che gli stava spaccando i timpani. -Non ho niente da dirti,non trovare scuse,sono felice per voi-.
-Ascoltami,per favore. Non intendeva dire ciò che ha detto e se non mi credi che non ho mai voluto che lui e io avessimo una relazione sentimentale,chiedi a lui spiegazioni. Ti giuro che si sente in colpa Steve. Lui si sente in colpa per averti detto quelle cose,per averti colpito anche solo per pura difesa e per averti ferito in qualche modo. Per favore,parlagli.- lo stava supplicando. Aveva cominciato a ragionare e si stava convincendo che l'unico modo per chiarire o per avere spiegazioni migliori di quelle date da Natasha doveva parlare con lui. Forse aveva smesso di sentirsi male per lui perché aveva capito che comunque le cose sarebbero andate gli sarebbe rimasto vicino perché era stata una fortuna averlo trovato. Doveva proprio parlare con il soldato e sopratutto doveva chiedergli scusa. Ne sentiva il bisogno. -Lo puoi far venire qui?- le aveva chiesto con uno sguardo da cucciolo e lei aveva annuito. Pochi minuti dopo Buck era da lui. -Fammi parlare e solo quando avrò finito potrai dire la tua,okay Stevie?- si era limitato a guardarlo e ad annuire. -Quando ti ho incontrato nel bosco sapevo che saresti arrivato,Natasha mi aveva trovato prima di te e aveva nascosto ogni prova. Lei voleva farmi ricordare tutto prima di incontrarci,prima di poterci rivedere dopo quella lotta sull'heilicarrier. Sin dal primo momento lei ci teneva a te,ho mentito quando ho detto che non mi ricordavo quasi nulla,ho mentito Stevie. Io mi ricordavo di te. Ho letto il tuo diario quella notte e ho avuto la conferma di tutto. Da quando sono caduto dal treno ho subito torture orribili e la peggiore è stata dimenticarmi di te. La cosa peggiore che un uomo possa fare è annullare un altro uomo,ed è ciò che hanno fatto a me Stevie,mi hanno annullato ma io sono stato più forte. Io ci sono riuscito a trovare quella forza che mi era stata tolta e a ricordarmi di te. Ho provato tanto dolore quando ho scoperto di poter ricordare le vittime e non mi sono mai capacitato di essere un assassino. Da quando ti ho visto sul ponte ho cercato di ricordare e poi Natasha veniva ad aiutarmi. Mi portava foto rubate dal tuo diario,mi portava pagine svolazzanti oppure mi raccontava qualcosa che tu le avevi detto. Sai cosa mi diceva più spesso? "Steve dice che gli manchi,ma non posso farti tornare da lui adesso,prima hai bisogno di essere sicuro con te stesso,prima devi tornare ad essere James Buchanan Barnes,quello vero". Mi mancavi anche tu,avevo quel senso di conoscerti così bene nel petto che non potevo far altro che cercare con tutte le forze di ricordare. Nat ha continuato ad aiutarmi in tutte queste settimane e mi dispiace che tu abbia frainteso. Non volevo che ti sentissi gettato via e non volevo nemmeno dire quelle parole prima. Dovevo difendermi e la rabbia ha parlato per me. Steve,quello che cerco di dire è che dopo torture,anni congelato e missioni in cui dovevo ammazzare gente,io mi sono sempre sentito vuoto senza di te. Io sento davvero di amarti ancora,sento che non potrei mai scegliere di meglio di te. Tu sei la cosa migliore della mia vita e quella che anche dopo anni di smarrimento è tornata da me. Ti sto chiedendo di tornare ad essere un "noi",di tornare ad essere due ragazzini di Brooklyn che non pensano alle conseguenze e che seguono il cuore. Ti va? Steve ti va di ritornare piccolo con me? Con il tuo Bucky? Mi perdoni?-. Aveva parlato tutto d'un fiato e Steve era rimasto immobile a sentirlo parlare. Le lacrime di gioia scendevano lungo le sue guance e pensava di star sognando. -Certo che mi va di ritornare da te e ti perdono. Ti perdonerei altre cento volte-. Si abbracciarono forte e restarono così per dei minuti infiniti finché il moro decise che era il momento di baciarlo,che finalmente era giunto il momento di sentire quelle labbra che gli erano state negate.

 

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Capitolo 10
*** ten. ***


"Caro diario,
penso di aver ritrovato me stesso. Adesso sento di essere davvero un capitano e sopratutto mi sento fiero di esserlo. Con gli Avengers va alla grande,siamo sempre più forti e sopratutto ci impegnamo a fare gioco di squadra. Ormai siamo una famiglia,uno c'è sempre per l'altro e facciamo un sacco di cose insieme. L'altro giorno siamo stati a fare un giro in barca sulla costa. Non siamo partiti presto,anzi,erano quasi le 10 quando siamo arrivati sulla spiaggia. Ci sono state parecchie divergenze a dire il vero. Sam e Clint sono arrivati in ritardo e Tony chissà dove si era cacciato,Thor dormiva ancora e Natasha e Wanda erano sedute sul divano aspettando gli altri e io e Buck...Beh noi siamo stati occupati per un oretta e quindi abbiamo perso del tempo,ma può capitare giusto? Fatto sta che una volta sulla spiaggia ci siamo organizzati per bene e poi io e Tony siamo andati a fare una passeggiata fino al molo e quando siamo arrivati lì c'erano un sacco di barche perciò aveva deciso di affittarne una per un ora o due. Saliamo in barca e lasciamo alla guida Stark,l'unico che sapesse come fare a pilotarla o almeno si sperava perché alla fine ci siamo allontanati troppo e ci siamo persi. Eravamo impegnati a tuffarci in acqua e a risalire oppure ci scambiavamo battutacce mentre prendevamo il sole,non ci siamo accorti di nulla. Non so se nel momento in cui ci siamo accorti che eravamo quasi nel mezzo del mare sia scoppiato il panico oppure no perché siamo quasi tutti scoppiati a ridere mentre Tony cercava di orientarsi e giurava di aver messo l'ancora. La strada l'abbiamo trovata solo quando Visione ha intravisto la spiaggia lontana. Abbiamo baciato la terra come se fosse santa per prendere in giro Iron Man che non aveva saputo guidare quella maledetta cosa. Il resto della giornata si è svolta tranquillamente,siamo andati in acqua a fare la lotta,abbiamo giocato a palla,improvvisato cori o balli strani per fare gli idoti e poi siamo tornati a casa stanchi morti. Abbiamo passato parecchie giornate insieme,ma a volte abbiamo preferito stare da soli. Io e Buck siamo tornati a Brooklyn,viviamo in una casa vicina al quartiere in cui abitavamo da piccoli. Non è molto grande ma ci stiamo bene. Adesso sono felice con lui,siamo ritornati quelli di prima. Siamo tornati l'uno dall'altro anche dopo anni e il nostro amore è stato più forte di qualunque altra cosa. Bucky è allegro ora,saltella qua e là come un bambino e ogni tanto si ferma e mi lascia un bacio sulle labbra. Se prima lui era continuamente trafitto dal dolore e dalla rabbia adesso solo un quarto di lui lo sarà,posso farlo felice sempre e lo amerò sempre ma quella parte del passato rimarrà e lui ci convive tranquillamente perché sa che non conta più niente,sa che quel passato non lo definisce come persona. Disegno ancora il suo viso,sopratutto quando è distratto o quando è troppo concentrato a capire come si fa a far funzionare il computer. Adesso non so dov'è,probabilmente dorme oppure è da qualche parte con Sam a combinare guai. Mi sembra di essere tornato un ragazzino,lui sempre pimpante e io tranquillo. Stiamo bene,ci divertiamo e ci amiamo come "due vecchi nonni" a detta di Tony ma a noi sta bene così."
-Quindi è questo che ti frulla in testa Stevie- il biondo alzò la testa e il moro era dietro di lui in piedi mentre leggeva le ultime righe. Lo guardava dal basso e aveva un ciuffo sul viso che cadeva dal tuppo disordinato che Nat gli aveva insegnato a fare,i suoi occhi brillavano ed erano così belli e azzurri e le labbra mimavano le parole che leggeva. Non si preoccupò di coprire con le mani ciò che aveva scritto perché Buck sapeva tutto su di lui e sopratutto sapeva bene quanto gli piaceva vedere il biondo scrivere le sue emozioni come se fosse una ragazzina alla sua prima cotta. 
-Mi piace quando scrivi quelle cose,sei proprio la mia principessina-. Si beccò uno sguardo assassino da Cap che non indugió a rispondere. 
-Non chiamarmi così,non sono una ragazza e non provare nemmeno a chiamarmi principino come l'altro giorno- le guance diventarono subito porpora al ricordo. Avevano organizzato una festa per divertirsi dopo settimane di lavoro e Steve se ne stava seduto con un bicchiere di rum in mano insieme agli altri Avengers. Erano tutti seduti là a scherzare tranne Bucky che era andato a prendersi altro da bere. Due minuti dopo James era tornato ancora più ubriaco di prima,si era seduto sule gambe di Steve e aveva detto ad alta voce "sei bellissimo principino mio" causando una risata generale da parte dei loro amici. Lo prendevano ancora in giro per questo.
-Ero ubriaco e ti ho già chiesto scusa!- fece il broncio come un bambino che fa i capricci ma subitò sparì quando Steve lo baciò. Solo loro sapevano darsi quei baci teneri e spontanei che facevano sparire ogni cosa intorno a loro. Quando le loro labbra si univano era come se due mondi diversi si scontrassero,come se tutto sparisse. Non avevano bisogno di parole per sapere che si amavano e insieme stavano bene. 
-Domani è il tuo compleanno e io ho una sorpresa per te,riesci a resistere?- gli sorrise.
-Ora che me lo hai detto no! Cosa è?-
-Si chiama sorpresa per un motivo-.
Sapeva che non gli avrebbe dato modo di indovinare cosa era oppure di sbirciare qualcosa. Quella sera per distrarlo lo portò fuori a cena,solo loro due. Steve si era messo lo smoking che non usava da quando Peggy era morta e si era aggiustato bene. Uscì da camera sua agitato e vide Bucky sul divano,con un completo blu scuro e si era tagliato i capelli. Si stava torturando le mani e non aveva visto che Steve era finalmente uscito dalla sua camera. 
-Buck-. Fu tutto quello che riuscì a dire,gli sembrava ancora più bello di quanto era già. Il moro si alzò nervoso dal divano allargando le braccia. -Che ne dici Stevie?- fece una breve risata nervosa,stava scoppiando,aveva paura che al biondo non piacessero. -Dico che ti stanno davvero bene,sei bellissimo-. Lo disse con il cuore in mano. -Anche tu lo sei,andiamo-.

Appena arrivati al ristorante si sedettero uno di fronte all'altro e cominciarono a parlare, come se quello fosse il loro primo appuntamento. Bucky tirò fuori una scatola quadrata,abbastanza grande e ben impacchettata. -Questo è un regalo in anticipo,spero ti piaccia-. Lo aprì e vide una macchina fotografica,una vecchio stile che stampa le foto al momento,una polaroid. -Potrai fare tutte le foto che vuoi,così avremo tanti ricordi e così nessuno dei due sarà capace di dimenticare-. Steve la prese e si accorse di un foglio piegato. Lo prese e si accorse che era scritto. 

"mi mancavi anche quando non potevo ricordarmi di te. Quando ti ho visto di nuovo il mio cuore ha perso un battito e mi ha terrorizzato cosa eri in grado di farmi. Lascia che ricordi questo. Volevo ricordare perchè l'eco del tuo nome era la mia unica speranza. Mi ricordavo il tuo nome impresso nel mio cervello,nel mio cuore che batteva,il tuo nome sulla lingua è stata l'ultima cosa che ho assaggiato. Con te qui adesso,sono sicuro che non dimenticherò mai più."

Steve aveva un blocco alla gola,non riusciva a parlare e a dirgli quanto era felice in quel momento. Aveva gli occhi lucidi e felici,si sentiva felice. Non aveva davvero parole. -I-io...grazie,non so cosa dire Buck.- ripose piano il foglio e la macchina fotografica nella scatola sorridendo. James lo aveva fatto per vederlo felice e quello era il minimo per lui,per il suo Stevie avrebbe fatto qualunque cosa. Si divertirono quella sera,si scambiarono baci e andarono nel loro appartamento per fare l'amore. Steve si addormentò in fretta e Bucky restò a guardarlo ancora cinque minuti prima di cadere nelle braccia di Morfeo.

 

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Capitolo 11
*** eleven. ***


"Tanti auguri a te,tanti auguri a te,tanti auguri piccolo Steeeeeve,tanti auguri a te" 
Era iniziata così la sua giornata,con Buck che gli cantava nell'orecchio la canzoncina più famosa del mondo per augurargli buon compleanno. Gli aveva risposto con un semplice grazie seguito da un bacio leggero sulle labbra. Compiva 98 anni e ne dimostrava 26. Era ancora bello e giovane,con i suoi muscoli e i suoi capelli biondi e gli occhi azzurri da cucciolo. Era rimasto sorpreso quando James gli aveva portato la colazione a letto,aveva preparato dei toast con marmellata e burro d'arachidi,gli aveva messi in un vassoio nel modo più carino che conosceva e aveva posto un fiorellino vicino al piatto. Si era alzato tardi quella mattina e in un secondo trovò messaggi di auguri sul suo cellulare,le poche persone che lo conoscevano gli avevano fatto gli auguri nel modo più bizzarro possibile. Non rispose ai messaggi,decise che avrebbe ringraziato tutti quella sera alla sua festa. 
-Buck,non avevi detto di avere una sorpresa per me?-. Lo aveva detto come se fosse un bambino per almeno tutto il giorno e ogni volta Bucky gli rispondeva che non era ancora il momento e lui metteva il broncio. 
-Steve muoviti o arriveremo tardi! Non hai tempo di fare la principessa!- si stava abbottonando i polsini della camicia e camminava per la stanza cercando le chiavi di casa. 
-Ho finito,dammi tempo!-.
-Non ne abbiamo!-. Erano in ritardo per la festa di Steve e la cosa era alquanto ridicola,come fa una persona ad essere in ritardo alla propria festa di compleanno? Steve uscì dal bagno dopo due minuti e tutti e due si precipitarono fuori dalla porta. Uno scappava avanti e l'altro gli correva dietro. Non avevano abbastanza soldi per comprare una macchina e la vecchia moto di Steve l'avevano venduta per permettersi una bella casa perciò corsero fino alla strada principale per chiamare un taxi,di solito andavano a piedi per la città,ma non potevano arrivare fino a New York senza un mezzo. Appena arrivati ci fu una bella accoglienza per Steve,si buttarono su di lui riempiendolo di auguri. 
-Auguri nonnetto!- lo aveva abbracciato Stark e per tutta la sera andarono avanti così,lo chiamarono nonnetto e robe del genere e lui rideva di gusto. 
A fine serata,quando tutti erano ubriachi tranne lui,decise di portare James a casa. 
-Aspetta Stevie,devo darti la tua sorpresa- lo tirò dalla manica sotto la pioggia estiva e girando l'angolo gli mostro una moto con un grande fiocco rosso,bianco e blu. Steve rimase a guardarla incredulo. Aveva speso un sacco di soldi solo per lui. Quella era una Harley Davidson Sportster 883,uno dei modelli di Harley più importanti e più riusciti della linea. Era stata realizzata nel 1957 ed era ancora un modello molto apprezzato. Rappresentava l'entry level ed era la moto più semplice della Casa americana,con un design pulito, che si distingue per il serbatoio piccolo. Sapeva tutto su quella moto e aveva rotto le scatole a Buck per giorni interi e non aveva perso tempo per comprargliela. Avrebbe fatto di tutto per lui e sapeva bene che le moto erano una sua passione da sempre. Passarono alcuni minuti prima che riuscisse a parlare.
-S-sei stato tu? Come...come hai fatto? Dio Buck,grazie. Grazie davvero,non potevo chiedere di meglio- si era emozionato perché sapeva che non era stato facile trovare i soldi. 
-Non dire niente e non sentirti in colpa. Ti amo e lo sai che questo è il minimo che potevo fare. Senti,punk,probabilmente quando sarò sobrio negherò di aver detto queste parole ma ascoltami. Sono sempre orgoglioso e non ti dico mai parole dolci ma adesso mi sento di dirti che sei la mia vita e che non ti ringrazierò mai abbastanza. Mi salvi sempre,è vero e- vide che stava per parlare ma lo bloccò-...e quello del treno è stato un incidente ma vedila come una bella cosa perché ci siamo riuniti. Più forti di prima e più forti come non mai,con un amore inconsumabile che è durato nel tempo. Ti amo Steve,ti amo tantissimo. Ho sentito l'anima riprendere vita quando ho visto i tuoi occhi,ho sentito il cuore esplodere di gioia,sono tornato a vivere. Tu,tu mi fai impazzire. Mi fanno impazzire i tuoi occhi,il tuo corpo,le tue labbra...Dio Stevie le tue labbra così belle e così...come si dice? Baciabili? Non so quale sia il termine giusto ma le amo. Amo il tuo essere così gentile con tutti e mi piace come perdoni la gente anche dopo tutto il male che ti fanno ma nonostante la tua dolcezza sei anche un testardo e riesci a farti valere sempre,in tutti i modi e da tutti. Tu non hai paura di niente amore mio. La parte più bella di me sei proprio tu. Buon compleanno-. 
Steve stava piangendo di gioia e Bucky aveva il cuore a mille,forse non era poi così ubriaco.

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Capitolo 12
*** twelve. ***


Settero a fissarsi negli occhi sotto la pioggia che rinfrescava la pelle. 
-La proviamo?- chiese Steve.
-Certo- sorrise Buck. C'era un solo casco e il biondo costrinse James a metterlo. Mise in moto e con l'adrenalina a mille partì più veloce del vento. Il soldato era stretto a lui e dallo specchietto si potevano vedere solo i suoi occhi da sotto al casco nero. Steve sentiva il vento nei capelli e stava ancora pensando alle parole dolci,guidava distratto e ogni tanto si riportava alla realtà,non doveva combinare guai con la sua nuova moto. Stette in silenzio anche quando Bucky gli poneva domande stupide durante il tragitto. Dopo 38 minuti esatti erano a casa. James stava tentando di portarselo a letto con mosse strane,parole totalmente senza senso e il biondo lo stava guardando divertito. Poi lo tirò dal bordo della maglia facendolo cadere accanto a lui sul letto. Lo guardava dritto negli occhi con uno sguardo che faceva sentire il moro uno scricciolo e lo aveva tirato sempre più vicino per baciarlo. Le sue mani scorrevano sui fianchi di James con prepotenza e il fiato si faceva sempre più corto. Bucky gli tolse di fretta la maglia poi la buttò via facendo lo stesso con la sua e si sedette su di lui guardandolo. Tornò subito a baciarlo ma vennero interrotti quando si accorsero di non essere soli grazie a un "porca miseria" lanciato da qualcuno. Il soldato non aveva intenzione di spostarsi e rimase seduto su Cap che,per vedere chi era entrato nella loro casa alle 3 di notte,sporse la testa. 
-Che ci fai qui? È notte fonda Sam-. La sua voce era alterata,era in imbarazzo mentre Bucky sembrava tranquillo.
-Per piacere vestitevi e cercate di mettervi...composti? È un'emergenza.- si alzarono di fretta dal letto e si misero le maglie. 
-Di che si tratta?- 
-Lo S.H.I.E.L.D. sta controllando Rumlow da almeno tre settimane,si tratta di una faccenda seria,è venuto qui per lui.- Sam fece cenno con la testa verso Bucky -Non sappiamo da quanto lo cerca ma Fury mi ha avvisato dopo la festa che era nei paraggi e non potevo non venire qua e avvisarti. Per quanto mi duole dirlo,dobbiamo proteggerlo-. Steve aveva assunto un'espressione seria e preoccupata e nel silenzio James scoppiò a ridere. Si beccò uno sguardo seccato da Sam e uno arrabbiato da Steve che sicuramente pensava fosse impazzito.
-Scusate,ma pensate che io non sappia proteggermi da uno come lui? Andiamo ragazzi,non ho bisogno dei carabinieri-. Allora Steve perse la pazienza. 
-Forse non hai capito che non posso perderti di nuovo! Il problema è che non sappiamo se sei guarito,non sappiamo se Rumlow potrebbe far scattare qualcosa e usare te come arma contro di noi,contro di me. Sai bene che se lo facesse io non sarei in grado di farti del male Buck. Per favore non fare cazzate- calcò bene l'ultima parola per essere chiaro con lui e lo vide alzarsi piano.
-Quindi tu pensi che sia così stupido? Diavolo Steve,conosco la mia mente. So bene cosa fare se mi si rivolta contro l'arma peggiore che ho,ovvero me stesso,in qualunque stato io sia so riconoscere quello che potrebbe farmi diventare l'assassino che adesso non esiste più. Quel tipo che va in giro ad ammazzare gente non c'è più da quando ti ho ripescato in acqua. Quindi fidati di me per una volta e fallo davvero,non puoi fidarti di me solo quando ti dico parole di miele o cazzate-. In un secondo sparì nella stanza da letto sbattendo la porta.
-Sam,va a casa. Ci pensiamo d..- la mano dell'uomo di posò sulla sua bocca per metterlo a tacere.
-Non c'è tempo. Stanno venendo qui,sanno dove vivete,lo porteranno via Steve. Non abbiamo tempo per problemi di coppia-.
Troppo tardi,la porta della stanza venne sfondata e ne uscì Bucky che si teneva le mani premute sulle orecchie e un uomo dell'Hydra ripeteva parole in una lingua che non conoscevano.
-Bucky!- urlò e di tutta risposta il moro gli lanciò uno sguardo terrorizzato.
-Vattene,vattene via Stevie! Scappate non posso resistere! Vi prego andate via prima che possa farvi del male!- urlava sempre con le mani premute come quando un bambino non ha voglia di sentire qualcuno.
-No! Non me ne vado senza di te!- Sam lo tirava dalle braccia per scappare via ma lui non ne voleva sapere. Le forze lo stavano abbandonando,sapeva che lo stava perdendo ancora e si lasciò portare via. 
-Ci troveremo ancora piccolo-. Gli arrivò alle orecchie come un urlo anche se il soldato lo aveva sussurrato. Si sentì l'anima lacerata dopo quelle parole,adesso erano una promessa e se solo avesse provato a romperla si sarebbe arrabbiato.

Bucky era confinato in un angolo del suo cervello ma sentiva chiaramente gli ordini che gli stava imponendo Rumlow. Quello non era lui...Era solo il Soldato D'inverno poteva sconfiggerlo. 
-Devi uccidere Rogers. Sta volta per davvero,va e non tornare fino a che non è morto-.
Si sedette sul divano e aspettò che tornasse. Il Soldato D'inverno sapeva bene che Captain America stava tornando lì,lo avrebbe accolto a braccia aperte. Aveva ragione,infatti Steve era troppo prevedibile e si trovò di fronte a lui. Non voleva combattere,doveva solo fargli riprendere possesso di sè. Prese dalla cucina un grosso album e il Soldato gli fu sopra in un attimo. Inziò ad urlare,a dirgli di smetterla,a ripetergli che era lui e gli raccontava le cose fatte nei mesi precedenti poi si liberò dalla stretta.
-Questo non sei tu! Guarda!- strappò una pagina del grosso album tirandola verso di lui e continuò con tutte le pagine. Una pagina,un ritratto a matita di loro due. Una pagina,un ricordo importante. Una pagina,un giorno della sua vita preziosa con lui.
Inaspettatamente il Soldato le raccoglieva e poi iniziò a bruciarle sotto gli occhi di Steve. Lui le tirava in alto e le accendeva. Il biondo aveva cominciato a piangere e adavvicinarsi alle pagine cercando di ricomporle o di spegnere la fiamma che divampava sui fogli. Solo allora tornò ad essere Bucky. Solo quando le lacrime lo fecero diventare silenzioso,solo quando le sue lacrime versarono dolore tornò in se. Rimase immobile tra i fogli bruciati con le lacrime agli occhi. L'album che conteneva tutti quei disegni era così importante per lui che lo aveva nascosto bene e lo aveva distrutto. Notò anche le ferite sul suo viso,sanguinava eppure stava in ginocchio a piangere.
-S-Stevie...- gli uscì un filo di voce che richiamò gli occhi del biondo nei suoi.
-Bucky-. Aveva il cuore a pezzi,l'avevano entrambi.
-Non ero io,ti prego perdonami,ti prego..mi dispiace così tanto,ti ho fatto del male. Scusami,io non volevo,ti prego scusami- aveva cominciato a chiedere scusa a raffica,gli veniva da piangere. Venne fermato da Steve.
-Non eri tu. Quello non eri tu. Smettila di chiedere scusa,ti perdonerò sempre. Ti prometto che aggiusteremo anche questo-.

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Capitolo 13
*** thirteen. ***


Steve era spaventato e Bucky invece non voleva ferire nessuno. Quando dovettero andare a New York,Steve se ne andò senza Bucky con la sua moto e quindi al moro toccò prendere un taxi. Steve era arrabbiato per quello che era successo e semplicemente non aveva voglia di parlarne. Sapeva che non era stato veramente lui,ma ci teneva troppo. Ora non aveva tempo di prendersela,doveva pensare a tenerlo al sicuro perché sapeva che adesso si sarebbe sentito male per giorni solo per avergli fatto qualche livido. Finché tutto non sarebbe stato a posto avrebbero vissuto da Tony con gli altri. Andò sul grande divano e Clint lo guardò stupito. Il viso di Steve aveva un livido violaceo sull'occhio e il labbro era completamente distrutto e sanguinante. Un disastro a detta sua.
-Che c'è? Non hai mai visto uno che è stato pestato?- lo disse con strafottenza,in quel momento era davvero irritato da ogni cosa e gli importava solo di Bucky che era seduto alla fine del divano con i gomiti sulle ginocchia e le mani unite. Gli si avvicinò. 
-Dovresti starmi lontano,sono pericoloso-. 
-Sei il mio ragazzo,non posso starti lontano nemmeno per 70 anni.-ridacchiò sperando di tirarlo su. 
-Non provarci nemmeno,non sono in vena di giochi-. 
-Non fare il capriccioso! Sto solo cercando di fare qualcosa per quel muso lungo- sorrise.
-Senti,io ti ho quasi ucciso okay? Come credi che possa sentirmi? Io ti amo e solo guardando le ferite sul tuo viso mi picchierei da solo- sospirò e cercò di restare calmo,sapeva che quando si arrabbiava le sue parole erano più taglienti di qualsiasi lama.
-Ti ho ripetuto che non è successo nulla,passerà. Hanno quasi preso quel bastardo sei al sicuro e sai bene che non sei stato tu a farmele-. I nervi erano a fior di pelle e Steve aveva premuto proprio sopra una nota dolente. Spesso non si rendeva conto di usare parole idiote che Bucky prendeva come offesa.
-Si infatti è stato un cazzo di fantasma! Svegliati e cerca di guardare la realtà Steven. Hai sempre la testa fra le nuvole,pensi ad essere il tuo perfetto supereroe e pensi che per tutti sia facile così come lo è per te. Non significa che solo perché sono di nuovo qui con te io sia felice e che tutto mi sia passato. Potrebbe essere così per te ma per me no,affatto. Io sono tormentato da tutto,non è una cosa facile da superare,devi schiaffarti in testa che il mio problema è gigante,non si tratta di superare la morte di qualcuno che ormai si trova sottoterra da anni! Il mio problema persiste nella mia anima e nel mio cervello. Non passerà mai. Sarò sempre tormentato da quelle persone e tu devi accettare il fatto che sono stato io ad uccidere della gente e sono stato io che per ben due volte ti ho quasi ammazzato. Sai cosa? Tu non dovresti nemmeno starmi vicino. Tu sei il dolce e saltellante Steve che vive ancora negli anni 40 spensierato mentre io sono cresciuto,sono cambiato e in peggio. Dovrebbe...dovremmo finirla qua. Siamo davvero diversi e allora eravamo stupidi ragazzini-. Non lo stava guardando in faccia,non aveva il coraggio di farlo. Sapeva che la loro relazione significava molto per lui ma preferiva così. 
-Guardami e dimmi che vuoi davvero finirla qui. Guardami negli occhi e dimmelo James.- aveva i denti stretti e i pugni serrati. Sperava che lui non lo guardasse e invece i loro occhi puntavano gli uni negli altri. Steve perse uno,due,tre,quattro battiti. Non ci credeva.
-È finita. È davvero finita-. Aveva avuto il coraggio di farlo. Bucky stava assistendo ad una cosa peggiore della morte. Assisteva alla sconfitta di un ragazzo,un povero ragazzo. 
Steve si chiuse in bagno e cerco di non piangere. Si era poggiato al lavandino per non rischiare di perdere l'equilibrio e poi alzò la testa per guardarsi allo specchio. Si guardò bene. Per la prima volta si vide per bene. Vedeva un ragazzo segnato dalla solitudine e dall'amore. Un ragazzo che non era mai riuscito a superare il passato e che era rimasto solo. Per lui era inevitabile non piangere,la sensibilità era parte di lui da sempre. Erano le peggiori lacrime quelle che versava in silenzio perché ogni lacrima era una colpa che si dava. Scivolò contro la porta sedendosi a terra. Guardava la luce fioca entrare dalla piccola finestra dall'altra parte del muro mentre le lacrime calde correvano giù. Il silenzio lo avvolgeva,gli faceva da involucro. Il silenzio lo stava risucchiando e tutto nella testa aumentò il volume. Sentì che stava tornando quel periodo della sua vecchia vita che pensava di aver superato,quei momenti orribili che lo avevano fatto morire dentro.

"Caro diario,
la mia tristezza dura da tre mesi. Non mangio,non bevo,non dormo. Sono fatto scheletrico e mi ammalo più di prima. Odio la mia vita."

Aveva continuato a piangere fino a che non si era addormentato sul pavimento. Non era chiuso a chiave quindi fu facile per i ragazzi portarlo in una camera e metterlo a letto. 
Bucky era andato in panico quando si era chiuso là dentro. Aveva iniziato a pensare al peggio e quando i minuti diventarono ore,iniziò a ripercorrere degli episodi orribili. Era corso da Natasha per raccontarle tutto.
-Quando Steve ha perso sua madre è caduto in depressione,anche se aveva me lui non riusciva a capacitarsi di nulla. Era un ragazzino indifeso e in quel periodo le sue insicurezze e le sue paure divennero pura realtà. I compagni si facevano sempre più pesanti con lui,gli insulti raddoppiarono e veniva picchiato spesso quando sapevano che io non avrei potuto soccorrerlo e la paura di perdere sua madre era diventata la dura realtà. Quando veniva picchiato usciva da scuola in fretta prima che potessi anche solo vederlo. Schizzava a casa con la testa bassa e poi lo trovavo sulla porta con gli occhi rossi e un sorriso.Aveva provato di tutto pur di colmare quel dolore,ci ha provato a farmi stare tranquillo tenendo il sorriso. Sapevo che le cose non andavano perché quando la notte andavo sotto la sua finestra sentivo i singhiozzi e una notte dovetti correre dentro da lui-. La rossa lo fissava attenta.
-Che era successo?-.
-Aveva spaccato uno specchio con una mazza. Era completamente scalzo e i vetri gli avevano martoriato i piedi. Urlava,urlava come se fosse stato posseduto. Avevo paura,avevo solo un anno più di lui,ma poi capii che era solo compito mio farlo felice e aiutarlo. Avevamo 16 o 17 anni all'epoca ma ci sono riuscito. Ci ero riuscito a farlo felice fino ad oggi...-. Si guardò le mani preoccupato,ma non era pentito. Non si era pentito di averlo lasciato,era una decisione più che giusta secondo lui. 
-È successo tempo fa,Bucky. Steve non è rimasto così debole e non devi stare in pensiero perché chiunque sarebbe triste dopo una rottura. Vedrai che quando si sveglierà sarà tutto a posto. Adesso pensiamo a Rumlow,questo e il problema maggiore ora.-

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Capitolo 14
*** fourteen. ***


"Caro diario,
me lo aspettavo perciò non sono sorpreso. Sono cambiato in questi ultimi tre anni nel "nuovo mondo" e ho deciso di lasciar correre. Non ho tempo per corrergli dietro,quando è troppo è troppo. Non solo ho aspettato 70 anni come un ghiacciolo ma ho speso due anni a cercarlo invece di pensare a me stesso. Non si ripeterà,adesso penso alla missione e poi faccio quello che mi pare,magari cerco di viaggiare oppure di provare cose nuove. Giuro che se si ripresenta strisciando lo strozzo. Questa volta non la passa liscia,non mi lascio più trasportare dalle sue stupide parole dolci e le sue moine. Deve conquistarsi la mia fiducia prima e poi non so se voglio davvero lui al mio fianco. Mi divertirò a farlo crepare."
Doveva essere triste e invece era super rilassato e felice. Dopo essersi sfogato e dopo essersi fatto una dormita si sentiva decisamente meglio. Era carico e se ne andava in giro per la torre chiacchierando con chiunque fosse lì oppure faceva dei concerti nei corridoi. Faceva una scivolata e iniziava a cantare una canzone che aveva sentito alla radio e lo aveva messo troppo di buon umore. Saltellava e creava coreografie tutte sue e quando gli altri passavano Steve si fermava mettendo una mano dietro la testa imbarazzato cercando di far finta di nulla. Si sentiva libero e adesso doveva solo aspettare di liberarsi della missione. Magari si sarebbe trovato una compagna o un compagno,chi lo sa. 
Vennero chiamati tutti a raccolta e dopo aver localizzato il bersaglio andarono tutti a occuparsi di lui. Il piano era di non farsi vedere. Dovevano essere silenziosi e agire in fretta altrimenti non ci sarebbero riusciti. Cap e Nat andavano da un lato,Thor e Tony erano in alto e gli altri erano messi in punti precisi. Quando furono abbastanza vicini fu il caro Hulk a colpirlo per primo riuscendo a farlo svenire. Lo ammanettarono e corsero subito all'heilicarrier. Dentro quel coso c'era poco spazio anche se da fuori sembrava il contrario. 
-Ci abbiamo messo più del solito questa volta- commentò Clint -di solito siamo più veloci in questo tipo di cose-. Era vero,erano molto più veloci di così nelle missioni,sapevano esattamente che mosse fare,dove andare,i loro bersagli eccetera. Rumlow fu consegnato a Fury per evitare qualsiasi tipo di errore. Sapevano che lui era sempre dalla parte della giustizia e sapeva che non gliela avrebbe data mai e poi mai vinta. Fury era un tipo tosto,uno di quelli che si fanno temere ma in realtà sono a posto. I ragazzi lo vedevano come un nonno ormai,non più come il capo di tutto. Nel corridoio Steve venne fermato da Sharon Carter,quella che una volta era la sua vicina di casa e per di più era la nipote di Peggy. I due avevano cercato di instaurare una relazione ma lui era troppo preso dalla faccenda di Bucky perciò la lasciò perdere. Quando lei lo fermò tutti lo fissarono e lei sottolineò il fatto di voler parlare in privato con lui. Sembrava che avesse qualcosa da dire,qualcosa di importante e Steve era felice e curioso in quel momento perchè pensava che Sharon gli avrebbe chiesto di tornare insieme. Lui voleva qualcuno con cui stare e lei era sola perciò aveva cominciato a farsi dei mega film in testa su una vita assieme. Le sue speranze vennero distrutte quando Sharon gli porse una busta bianca ricamata.
-Tu e i tuoi amici siete tutti invitati!- esclamò tutta entusiasta con un sorriso a trentadue denti. Lui ancora non capiva che volesse dire fino a quando non aprì la busta. Dentro c'era una foto di Sharon e un uomo seduti su un prato,lei aveva un fiore nei capelli e si guardavano negli occhi sorridendo. Sotto la foto c'erano delle scritte con caratteri in corsivo. Lo stava invitando al suo matrimonio. Stava invitando Steve e gli Avengers al suo matrimonio. Fece uno dei suoi miglior sorrisi. 
-Ci saremo sicuramente,grazie mille- e scappò via dagli altri. 
Era totalmente stato smontato in un secondo e si mise a ridere. Era stato così frettoloso che aveva già deciso il nome di suo figlio. Rise da solo,come un pazzo. Che idiota che era stato.
Quando raggiunse gli altri disse felice -Ragazzi,siamo stati invitati ad un matrimonio!-. Tutti lo guardarono stupiti e iniziò una raffica di domande. "Quando?","Ma è impazzita?","Adesso ci tocca andare a fare spese","Il regalo lo paga tutto Stark","Ovviamente faccio tutto io","Dobbiamo per forza?","Dobbiamo portarci qualcuno? Tipo come coppia?". Ecco. Quella domanda aveva attirato la sua attenzione. Disse chiaramente che non era necessario.
La settimana seguente Wanda costrinse Natasha a comprare degli abiti femminili e altra roba da donne che poteva servire mentre i ragazzi si limitarono a riesumare smoking che usavano una volta ogni tanto. Tony era quello più fornito in base di abiti,aveva un armadio grande quanto una stanza con abiti maschili di quasi tutti i colori. Era proprio ricco e i ragazzi anche se abituati non poterono fare a meno di rimanere a bocca aperta quando gli mostrò tutto. Stark fece scegliere un orologio ciascuno così che potessero sentirsi più ricchi di quanto erano veramente. Solo un orologio costava almeno mille dollari,era uno che amava sprecare i soldi nei beni materiali e per gli amici. In quella settimana Steve usciva spesso,trovava qualche ragazza e si divertiva. Non lo faceva per cattiveria ma solo per divertirsi. Bucky era diventato geloso,all'inizio non capiva perchè provava fastidio nel vedere Steve andare a letto con qualcuno che non fosse lui ma poi si rese conto che lo aveva lasciato solo per paura di fargli del male e anche perchè era arrabbiato. Sapeva che aveva fatto una gran cazzata e che anche se avesse pregato il biondo in ginocchio non avrebbe ottenuto un bel niente,non lo avrebbe lasciato così facilmente. Se qualcosa per lui la provava ancora,lo avrebbe verificato al matrimonio,gli era venuta una grande idea. Voleva fargli cambiare idea con ogni mezzo e ci sarebbe riuscito.

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Capitolo 15
*** fifteen. ***


La mattina del matrimonio erano tutti belli e agghingati,pronti per andare alla cerimonia e divertirsi. Erano in ritardo come sempre ma questa volta era colpa della disorganizzazione. Non avevano deciso come ci sarebbero arrivati tutti insieme lì e si erano ritrovati a discutere. Steve ci sarebbe andato in moto e tutti volevano andare con lui per fare un bel giro e fecero a tocco per chi doveva salire con lui,una volta deciso presero due macchine diverse e questa volta litigarono su chi doveva andare in macchina con chi. Erano come un gruppo di ragazzini ma alla fine riuscirono a partire. Siccome era la giornata della sfiga si persero,non riuscivano ad arrivare alla chiesa e dopo un sacco di giri riuscirono a trovarla. Scesero dalle auto e si incontrarono con Steve e Clint che li aspettavano all'entrata. 
-La cerimonia è cominciata già da un pezzo,dove vi siete cacciati?-. Il resto li guardarono con astio e non risposero. Le ragazze andarono a sedersi oltre che ad essere interessate erano già stanche di portare le scarpe alte che erano state costrette a comprare. I ragazzi rimasero fuori dalla chiesa e da lontano indicavano le persone che riuscivano a vedere e ridevano. C'era una signora grassottella vestita di rosa come un confetto,un signore con i baffi che sembrava Hulk Hogan,delle ragazze vestite in modo provocante e truccate come clown che ricevevano apprezzamenti da alcuni ragazzi che erano un banco dietro di loro e così via. Un sacco di gente strana era presente e si fecero un sacco di risate ogni volta che Tony faceva una delle sue battute,risero così forte ad una che una vecchietta uscì a dirgli di fare silenzio e di seguire la cerimonia anche da lì. Si erano girati a guardarsi dopo che la signora era tornata dentro ed era come se erano stati pizzicati a mettere le puntine sopra la sedia della maestra a scuola. Quando fu finita la cerimonia tutte le persone uscirono fuori ad aspettare gli sposi che appena varcata la soglia furono investiti da una pioggia di riso bianco e coriandoli. Bucky se ne stava in disparte a guardare Steve,lo osservava bene e passava da pensieri come "è stupendo" a "ha proprio un bel sedere". Simise di fissarlo solo quando vide il biondo guardare un altro ragazzo con attenzione dalla testa ai piedi. Era un po' infastidito ma decise di fare lo stronzo. Andò da quel tipo da cui Steve non staccava gli occhi e gli parlò. In pochi minui scoprì che era gay e che era single e diventarono amici in poco tempo. Ogni tanto si girava verso Cap che parlava con alcune persone accanto a lui. Non si arrese e quando andarono alla grande sala ricevimenti non indugiò. A lui non piaceva quel ragazzo ma era un mezzo per far si che il biondo cedesse a lui. Al rinfresco il ragazzo di nome Matt lo invitò a bere qualcosa con lui. 
-Allora James,come vanno le missoni con gli avengers? Ho sentito dire che adesso sei un supereroe anche tu- sorrise.
-Chiamami pure Bucky,Matt. Devo dire che le cose vanno bene,ma lasciamo stare loro adesso,dimmi qualcosa su di te-. Bucky era su un divanetto nel grande giardino e poco più in là,di fronte a lui c'era Steve. Faceva il gatto morto e quando era sicuro che Steve lo stava guardando si avvicinava di più a Matt oppure poggiava le labbra sul bicchiere in modo assolutamente provocatorio e lo guardava in faccia. Poi fu inaspettatamente Matt a fare qualcosa che nemmeno Bucky si aspettava,mise una mano sulla coscia del moro. Il soldato si accorse solo dopo che Steve si era alzato ed era andato dentro. Quando finì il rinfresco vennero guidati ai tavoli e iniziò il grande pranzo. Ogni tavolo aveva dieci sedie ed erano tutti ben sistemati,i genitori della sposa e dello sposo ad un tavolo,i parenti di uno da una parte e i parenti dell'altro dalla parte opposta,i bambini ad un tavolo infondo e gli amici e loro a dei tavoli sparsi. Sharon passò per ogni tavolo tra una portata e l'altra per chiedere come stava andando e passò anche al loro tavolo. Tutto andava bene fino a quando non cominciarono a ballare e sopratutto a bere. Wanda e Natasha si erano liberate di quei trampoli e ballavano liberamente con altri invitati, Tony era partito completamente insieme a Clint, Thor aveva portato uno di quegli alcolici da Asgard che avevano fatto ubriacare anche Steve ma non troppo,Bucky invece ballava in pista con quel ragazzo dopo almeno tre bicchieri di whisky. Steve era al tavolo che lo fissava. Era seduto da solo che guardava ciò che era suo divertirsi con un altro. Non erano più fidanzati ma ubriaco come era la gelosia lo aveva completamente preso. I suoi occhi erano pieni di rabbia e guardava come era appiccicato a quel tipo,come si strusciava su di lui,come si lasciava toccare i fianchi. Non poteva sopportarlo,non poteva. Wanda si sedette sfinita accanto a lui ridendo. Guardò il suo volto accigliato.
-Che succede Cap? Geloso?-. Era abbastanza ubriaca anche lei.
-Non sono affari che mi riguardano,non è più il mio ragazzo-. 
-Non sarà il tuo ragazzo ma diamine,è pur sempre roba tua caro mio. Se fossi al posto suo starei a pregarti in ginocchio di tornare assieme..Vieni a ballare dai-. Lo prese per mano e lo portò al centro della pista. Non sapeva ballare quindi non sapeva nemmeno come muoversi ma in quel momento non importava era l'alcool a fare tutto. Quando la serata finì si fermarono nel grande albergo della sala,erano troppo ubriachi per guidare averebbero rischiato troppo. Bucky era in giardino poggiato di schiena al muro ed era in compagnia. Steve non potè far finta di nulla e si avvicinò. Spinse via quel tipo con rabbia.
-Sparisci,questa non è roba tua-. Fece correre via il ragazzo solo con il tono di voce fermo e poi guardò Bucky.
-Finalmente ho attirato la tua attenzione- si morse il labbro.
-Ricordati che sei ancora roba mia-. Poggiò la fronte su quella del moro studiando i suoi occhi e le sue labbra.
-Muoio dalla voglia di baciarti ma so che me ne pentirò domani mattina- disse dispiaciuto.
-Non mi importa,abbiamo stanotte,non abbiamo bisogno di domani Steve- aspettò con il fiato mozzato e finalmente il biondo posò le labbra sulle sue. Finalmente poteva assaporare quelle labbra che gli erano terribilmente mancate. Mise una mano sul suo fianco ed una dietro la testa per tenerlo vicino. Bucky,sorpreso,poggiò le mani sul suo petto. Sapevano entrambi cosa sarebbe successo e sapevano che si sarebbero pentiti il giorno dopo,ma non importava in quel momento per loro. Steve lo tirò dal braccio e lo portò nella sua camera d'albergo. Chiuse in fretta la porta e iniziarono a spogliarsi. Le loro labbra erano sempre vicine,inseparabili. Bucky cadde sul letto e Steve si trovava sopra di lui. Lentamente una mano scivolò nei boxer del moro che ansimò sorpreso. Muoveva la mano e mentre lo faceva guardava il soldato che fremeva sotto il suo tocco. Bucky non voleva sprecare il suo tempo in queste cose,aveva bisogno di lui ora più che mai perciò si liberò anche dei boxer. Steve aveva capito cosa voleva e fece un bel commento che non si sarebbe mai ricordato da sobrio. Si avvicinò a lui e Bucky aprì le gambe per permettergli di entrare. Spinse piano,cercando di godersi quella notte di follia con lui. All'inizio lasciò che si abituasse poi aumentò la velocità delle spinte. I due gemevano e ansimavano sperando che quella notte,quelle poche ore che restavano durassero per sempre. Steve venne poco dopo di Buck e uscì da lui stendendosi al suo fianco. Lo strinse tra le sue braccia. Lo amava ancora tanto ma non era pronto a qualcosa di più di fare l'amore. Nella settimana precedente era andato a letto con altri per cercare di sentirsi amato in qualche modo ma non ci era riuscito fino a quel momento,si sentiva amato solo quando era con Bucky. Bucky sapeva dargli tutto l'amore di cui aveva bisogno ma lo aveva lasciato da solo. Si sarebbe fatto bastare quella notte di passione,la avrebbe messa tra le cose sbagliate il mattino seguente,ma nel suo cuore sapeva che il suo posto era lì,accanto a lui.

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Capitolo 16
*** sixteen. ***


Il mattino seguente Steve si svegliò per primo trovandosi Bucky poggiato sul petto dolcemente addormentato. Lo guardò con dolcezza e un velo di tristezza poi prese i suoi vestiti e li rimise. Prese il casco della moto e andò via chiudendo piano la porta. Sospirò e mentre camminava nel corridoio vide Bruce che lo salutò. 
-Già vai via Cap?- si rivolse a lui con un sorriso.
-Si,ho delle cose da fare oggi,ci vediamo- se ne andò velocemente. Andò via con un nodo alla gola. Quella notte era il suo addio,sapeva che dopo non avrebbero mai più potuto stare insieme. Era pensieroso e preoccupato,non voleva che gli altri sapessero cosa fosse successo nella stanza dell'hotel e non voleva nemmeno ammettere di aver fatto una bastardata. Lo aveva lasciato solo nel letto,chissà come si sarebbe svegliato,chissà se aveva qualche speranza o altro. Non poteva aprirgli le braccia dopo che lo aveva lasciato. Mentre era immerso in questi pensieri guidava la moto e si era beccato un sacco di fischi dalle aitomobili,quando fu ad un incrocio accellerò pensando di farcela a passare ma una macchina veniva da destra e lo prese in pieno. Per Steve fu un attimo. Si era trovato a terra con la sua amata Harley Davidson addosso. Non riusciva a sentire i suoni intorno a lui e la vista si offuscava sempre di più,sentiva dolore ovunque. Lentamente chiuse gli occhi senza accorgersene. 
Erano le undici di mattina e Buck era tornato alla torre con gli altri. Era rimasto deluso,si aspettava di trovare il biondo vicino a lui e invece se n'era andato. Erano tutti seduti sul divano o a terra a guardare la televisione. Tutti aspettavano Cap che non era ancora tornato. 
-Ve lo ripeto,mi ha detto che aveva da fare,tranquilli- ripeteva Bruce. Tony arrivò dalla cucina e cambiò canale,per caso c'era il telegiornale che trasmetteva le solite notizie noiose ma poi tutti si misero sull'attenti. C'era stato un incidente vicino casa loro,erano coinvolti un ragazzo e un uomo sulla quarantina. L'uomo stava bene,aveva riportato qualche ferita ma non grave e parlava alla telecamera di ciò che era successo mentre più in là il ragazzo veniva trasportato su una barella,dicevano che era gravemente ferito. Quando il giornalista chiese più informazioni ad un poliziotto sul posto si girò stupito verso la telecamera. "A quanto pare il ragazzo è proprio Steve Rogers,il nostro Captain America. Sono sconvolto". Tutti si girarono a guardarsi e scattarono in piedi. Bucky fu il primo ad uscire di casa. Non gli importava più niente. Cominciò a correre verso l'ospedale,le gambe erano veloci,sentiva il fiato corto e il cuore gli era salito in gola. Aveva paura. Aveva troppa paura di nom vederlo mai più. Era consapevole di aver fatto una cazzata ed ora si stava addossando ogni colpa. Si ripeteva che se non lo avesse lasciato non sarebbe successo nulla. Essendo anche lui un super soldato si trovò all'ospedale mentre Steve veniva portato dentro il pronto soccorso. Corse verso di lui urlando. Le lacrime minacciavano di uscire e il cuore gli usciva dal petto. Aveva il viso rovinato,vedeva la camicia quasi strapata con del sangue sopra,i suoi capelli biondi erano coperti di polvere e gli occhi erano chiusi. Aveva provato a correre ancora verso di lui ma non ci riusciva. Aveva pensato alla notte prima in cui era stato fra le sue braccia beato e aveva pensato a tutto quello che aveva passato con lui. Ogni momento percorreva la sua testa. Ricordava la sua bella risata dopo una battuta idiota,i suoi baci,le sue carezze,la sua dolcezza,la sua determinazione,il suo coraggio. Stava percorrendo anche i momenti in cui lo aveva ferito. "È finita davvero." gli aveva detto freddamente. Lo aveva fatto per egoismo e lui era stato a piangere per ore. Per colpa sua adesso stava male,anzi,malissimo. Tutti quei pensieri lo fecero sentire peggio e sentiva di stare per vomitare. Non ci credeva,non poteva crederci. Le lacrime ormai gli rigavano il volto e avevano reso i suoi occhi ancora più azzurri. Si sedette e aspettò gli altri. Piangeva e la sua mente viaggiava,pensava al suo Stevie,al suo punk. Pensava al giorno in cui si erano incontrati,Steve era seduto in cortile a disegnare,era seduto da solo ed era concentrato. Nessuno lo disturbava e lui si era avvicinato incuriosito dal bambino con i capelli biondi. Gli aveva chieso cosa disegnava e da una semplice domanda era nata un'amicizia che poi si è trasformata in amore. Bucky prima di quel momento non sapeva come si fosse sentito Steve quando lui era precipitato dal treno. Adesso sapeva che tutto quello che aveva provato era rabbia e tristezza. L'impotenza e la consapevolezza di non aver fatto abbastanza per lui lo logorava. Quando arrivarono,gli altri chiesero a James se aveva notizie. Lui rispose di no con un filo di voce. Erano preoccupati per Steve e dispiaciuti per Bucky. Erano tutti in silenzio,nessuno era in grado di affrontare quello che stava succedendo. Era come se quel silenzio stesse a significare "va tutto bene",ma niente andava bene. Cap era quello che riusciva a tenerli uniti. 
-Potete parlare? Vi prego questo silenzio mi sta rompendo i timpani- ruppe il silenzio Tony,che in tutta risposta ricevette delle occhiatacce. 
-Vado a parlare con qualche infermiere,voglio sapere che sta succedendo-. Sparì nei corridoi dell'ospedale per un pò. Bucky non volveva alzarsi da lì,non si sarebbe alzato fino a che non avrebbe potuto vedere Steve. Stark tornò dopo quasi mezz'ora con il volto indecifrabile. "Ecco" pensò James "questa è la fine". 
-Ha sbattuto la testa,ma questo non ha portato nessun danno grave per fortuna portava il casco. Hanno detto che riporta delle ferite sul corpo sopratutto sul lato dove la moto gli è caduta addosso. Una gamba rotta e due costole incrinate.- da un lato era davvero dispiaciuto ma dall'altro sollevato. Tutto sommato stava bene e non portava danni permanenti. 
-Posso vederlo?- chiese il moro guardando Tony.
-Stanza 131-. Corse a cercare la stanza,ansioso di vederlo. Aveva bisogno di vedere il suo viso. Eccola. Stanza 131. I numeri erano scritti sulla targa accanto la porta chiusa. Cercando di non fare rumore aprì la porta e lo vide. Era sveglio e guardava le sue mani. Sembrava un bambino che lì non voleva stare. 
-Posso?- chiese quasi impaurito James con gli occhi ancora arrossati per via delle lacrime. Vide Steve che annuì distratto. -Come ti senti?- avvicinò la sedia al suo lettino e finalmente lo guardò negli occhi. La sua espressione divenne ancora più cupa mentre guardava Bucky.
-Stavi piangendo- affermò. 
-Sto bene,per favore,mi dici come ti senti ora? Va tutto bene? Vuoi che ti sistemi il cuscino?- stava cercando in tutti i modi di cambiare argomento. Steve gli afferrò la mano metallica e la strinse. -Non rendere tutto più difficile...Non sai quanto mi dispiace,non sai quanto vorrei tornare da te,non sai quanto mi manchi...Quindi ti prego,non fare così- disse serio. 
-Steve ti prego,se è vero che ti manco,se è vero che vuoi tornare,fallo. Sai che ho commesso un errore ma posso aggiustare tutto,te lo giuro io posso- venne interrotto dalla voce del biondo che ancora stringeva la sua mano.
-Non puoi sempre aggiustare ciò che è rotto...Non è vero che non mi importava che tu mi avessi lasciato. Ho dato un bel peso alle tue parole James. Io ho pesato ogni lettera e ogni sillaba di ciò che mi hai detto. Sono stato con altre persone perchè pensavo che saresti uscito dal mio cervello,dal mio cuore. Sono stato con altri perchè pensavo che mi sarei sentito amato. Invece non è stato così. So bene che odi quando cerco di scaricare la colpa del tuo passato su altri,so che ti ritieni un errore,uno di quelli che dovrebbe essere cancellato,ma non è così. Mi hai scaricato perchè stavo cercando di farti sentire meglio,mi hai lasciato perchè volevo farti sentire amato come faccio sempre. In quel momento dovevo farti capire che io più degli altri c'ero anche se mi avevi fatto del male io ero pronto a combattere per te e per la tua felicità. Tu lo hai fatto una volta. Ma a quanto pare non ti importava davvero. "Non si tratta di superare la morte di qualcuno che ormai si trova sottoterra da anni". Non sai nemmeno come mi sono realmente sentito in quel periodo,come mi sento sempre. Molta gente pensa che i brutti periodi durano poco ma invece non è così,durano troppo tempo per alcune persone e purtoppo capita sempre alle persone migliori come me e te. Io volgio farti stare bene,voglio fadti dimenticare tutto ma tu sei troppo occupato a pensare al peggio. Ti chiedo solo di non piangere adesso,perchè devo dirti delle cose e se cominci a piangere mi si spezzerà il cuore in mille pezzi- lo guardò e lo vide annuire in silenzio con gli occho sgranati -L'ho fatto a posta. Ho visto la macchina che veniva a tutta velocità e mi sono buttato così che quella macchina mi prendesse in pieno. Volevo che andasse diversamente ma eccomi ancora qui. Bucky io l'ho fatto perchè la scorsa notte è stata una delle più belle della mia vita e non avrei mai più riavuto indietro la sola cosa che mi facesse restare vivo. È stato ieri notte che io ti ho perso per sempre. Non potevo farcela,non posso farcela senza di te okay? Mi sono sentito così...non lo so. Per una settimana,per ogni secondo che è passato da quello stupido "È finita" ho cercato ogni ragione possibile. Sai come sono,sai quanto quegli insulti mi abbiano condizionato e sai bene quanto è difficile togliere le cattiverie dalla testa. Penso che la vera raguone per cui tu mi hai mollato è che sono un disastro Buck. La tua scusa in quel momento era quella di farmi del male e la mia testa ha cominciato a urlare "non è vero,non è vero,sta cogliendo l'occasione per non doverti dire che sei un tale disastro,un pasticcio"- un singhiozzo gli uscì dalle labbra con le lacrime che correvano giù senza freni e fu lì che il moro intervenne.
-Non avresti mai dovuto pensare una cosa del genere nemmeno per un secondo. Io ti amo e la paura di poterti fare del male era troppa in quel momento. Sei il mio disastro,il mio pasticcio bellissimo. Ti prego fammi rimediare a tutto quanto..Non voglio vederti così e non voglio che ti succeda qualcosa. Sei ancora il mio punk. Sei ancora e sarai sempre il mio piccolino.- poggiò le mani sulle sue guance e asciugò le lacrime guardandolo negli occhi. Sorrise. Uno dei sorrisi più sinceri che potesse fare in quel momento. Un sorriso misto di dolcezza,amore e dolore. 
-Non mi importa come,dove o quando,io ti amerò sempre-. 
-Ti amo anche io- disse con la voce rotta.Un sorriso comparve anche sulle sue labbra. Quei due sorrisi si unirono in un bacio dolce che permetteva ad entrambi di trasmettere sicurezza e tranquillità.

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Capitolo 17
*** seventeen. ***


Si guardarono negli occhi e poi il moro diede uno schiaffo sul braccio a Steve.
-Non ti permettere mai più,idiota. Mi sono preso uno spavento orribile!- iniziò a ridere da solo mentre l'altro si massaggiava il braccio.
-Mi hai fatto male- si lamentò come un bambino.
-Ben ti sta,cattivo-. Gli fece la linguaccia e arricciò il naso facendo intenerire il biondo che lo guardava attento. Studiava ogni minima parte del suo viso. Studiava bene i contorni,gli occhi,le labbra,il naso,tutto. 
-Sei bellissimo- si lasciò sfuggire e in un attimo si coprì le labbra con le mani. James alzò il sopracciglio,interessato.
-Come?- sorrise furbo.
-Hai sentito,non lo ripeterò-.
-Ah si?- si avvicinò a lui sedendosi sul suo lettino. Mise una mano vicino al suo buso e l'altra vicino il suo viso. 
-Si! Dai Buck non fare così- abbassò lo sguardo arrossendo di colpo. Il moro fece per accarezzargli il fianco ma subito Steve si ritrasse dolorante. Si maledì mentalmente,Tony aveva detto che aveva delle ferite sul lato destro per colpa della moto. All'improvviso fu curioso. Voleva vedere cosa si era fatto ma allo stesso tempo voleva chiedere scusa. La sua mano finì sul bordo del camice di Steve e lentamente iniziò ad alzarlo,curioso di scoprire le ferite. La mano gelida del biondo strinse in un attimo il polso di Bucky.
-Fermo,non ti piacerà. Prometto di farti vedere cosa è ma devi aspettare va bene?- lo guardò. I suoi occhi erano tranquilli e trasmettevano dolcezza. Non era impanicato o preoccupato,era calmo e sereno. James lasciò il bordo della maglia e lasciò un bacio sulla sua fronte. 
-Ti amo- disse. Poi per riprendersi da quel momento di dolcezza inaspettato cominciò a fare battute squallide che aveva sentito in giro o che gli aveva raccontato Clint. Steve aveva la risata facile quindi aveva continuato a ridere come un idiota e sopratutto aveva iniziato a fare quella risata strana. Ad un certo punto fu così forte quella risata che anche Bucky cominciò a ridere non riuscendo a finire la frase,quella risata era esilarante. 
-Okay Buck,basta ti prego- si asciugò una lacrima ancora con il sorriso sulle labbra. Si girò a guardare il moro che scoppiò a ridere ancora battendo le mani come una foca e allora entrò Natasha. Guardava la scena accigliata,si stava chiedendo cosa diamine stava succedendo là dentro. Poi tornarono seri e Steve salutò Natasha felice.
-Allora Cap,come ti senti?- si sedette facendo spostare Bucky. 
-Da quando Buck è entrato in questa stanza molto meglio. È stato un bel colpo ma mi sono ripreso subito- continuò a parlare con lei animatamente. Si vedeva chiaramente che era felice e sopratutto anche Bucky lo era. Lo guardava da vicino la porta gesticolare mentre parlava,era un suo vizio quello e il moro lo amava. A volte lo imitava goffamente e lui gli saltava addosso per fermarlo. Spesso finivano per fare l'amore perchè il biondo prendeva il comando e lo faceva sentire stupido. Tra i due sembrava Bucky quello che portava i pantaloni nella loro relazione,ma in realtà era Steve. Lui aveva un controllo di se stesso maggiore e così riusciva a gestire entrambi. Steve riusciva a misurare bene se stesso e le sue emozioni e sapeva anche capire bene gli altri. Notava quando qualcuno era arrabbiato,triste o semplicemente felice. Una cosa che irritava tutti era che sapeva sempre cosa dire al momento giusto,se lui litigava con qualcuno nessuno riusciva a zittirlo,era lui a mettere un punto a tutte le discussioni. Era incredibile quano il biondo fosse intelligente e furbo. I pensieri di James vennero interrotti da Sam che gli diede una pacca sulla schiena.
-Braccio di ferro- lo salutò semplicemente ricevendo da parte del moro un insulto poco carino.
-Buck-. Steve lo stava guardando male,odiava quando qualcuno era troppo scurrile. 
-Scusa scusa- alzò le mani e mimò con le labbra un "torno subito". Andò verso l'esterno dell'ospedale e si fermò quando Tony si avvicinò a lui. Non aveva una bella cera e lo guardava fisso negli occhi mettendolo in soggezione.
-Senti Barnes,non dire niente a nessuno,va bene? Metterebbe la squadra in una posizione scomoda-. Non sapeva di cosa stava parlando e accigliato gli chiese di cosa stava parlando.
-Senti,ero fuori alla porta quando...quando ti ha detto cosa ha fatto,o meglio ha provato a fare-. Quelle parole lo fecero irrigidire,lo fecero schiantare contro la realtà in modo troppo veloce. Prese Tony dal colletto.
-Questi non erano e non sono affari tuoi,non immischiarti Stark. Mi odi,lo so,ma cerca di farlo per lui,non per me- il sangue era schizzato in testa ed era arrabbiatissimo. Non si era reso conto di quanto male facesse prima di allora perchè erano stati bene inisieme fino ad allora. Lasciò il colletto di Tony che lo guardava ancora stupito dalla sua reazione. Tornò alla stanza di Steve. Vide Nat che cercava di asciugargli le lacrime e Sam non era più lì. Si avvicinò a lui preoccupato e ricevette uno schiaffo abbastanza forte dal biondo. Si coprì la guancia con la mano.
-Porca miseria Steve!-. Si girò verso Bucky con un'espressione strana.
-Pensavo fossi Sam...scusa amore,non volevo colpirti così forte..-.
-Non fa niente cucciolo,perchè piangi?- gli diede un bacio tenero sua guancia.
-Ho litigato con Sam,niente di che- cercò di sorridere. Bucky non insistette,sapeva che quando diceva così significava "non chiedere". A volte preferiva non ricevere fin troppe domande e rimaneva zitto a pensare. A volte faceva paura. Non sapevi mai cosa potevi aver fatto,ogni piccola cosa lo faceva scattare. Era inquietante vederlo lì seduto immobile che ti fissava male. Bucky andò nel piccolo bagno nella stanza per sciaquarsi il viso e la sua guancia aveva la forma delle dita. Avrebbe scoperto cosa aveva fatto Sam al suo Stevie. Lo avrebbe scoperto in poco tempo,era bravo a tirare le parole di bocca agli altri. Ci sarebbe riuscito anche con lui.

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Capitolo 18
*** eighteen. ***


Poco dopo una settimana i medici permisero a Steve di uscire dall'ospedale. Gli avevano detto che le ferite ci avrebbero messo un po' a guarire e che avrebbe dovuto portare il gesso per circa un mese. Il biondo er a alquanto scocciato da questa cosa,che avrebbe fatto se una minaccia incombeva? Avrebbe guardato gli altri combattere mentre lui era costretto a starsene seduto? Non esisteva. Era stato cocciuto e aveva insistito fino all'ultimo secondo senza cedere. Bucky continuava a dirgli di non preoccuparsi,di starsene buono e non combinare guai ma lui faceva il contrario. Una volta lo aveva trovato seduto a terra a mangiare un pacco di patatine. Si era distratto due secondi,ma veramente due. All'inizio era irritato,avrebbe potuto farsi male,ma poi ci rise su. Aveva una faccia buffa,lì seduto a terra con le gambe stese un pacco di patatine in mano e le guancie piene come se fosse un criceto. Lo aveva guardato con una faccia colpevole,come se sapesse già di aver fatto una cosa che non doveva. Il moro approfittò di quel momento scattandogli una foto. Il capitano continuava a dirgli di cancellarla ma l'altro non ne voleva sapere niente. Bucky aveva chiesto più volte a Steve di fargli vedere le ferite dell'incidente ma si rifiutava. Si era rifiutato anche di rispondere alle domande che riguardavano in qualche modo Sam. Era strano,quei due erano migliori amici eppure adesso non ne voleva sapere nulla e la cosa che lo faceva rimanere perplesso era che Steve non era mai rimasto arrabbiato con qualcuno per più di due minuti,a parte che con lui ovviamente. Quindi sapeva che era qualcosa di serio e se non voleva dirglielo era qualcosa che lo avrebbe fatto arrabbiare a morte. Smise di fare domande a lui e cominciò a farle a Sam che gli ripeteva che non era nulla e stava solo esagerando. Gli diceva di non preoccuparsi,ma infondo lui come poteva stare tranquillo? Steve non era stupido e non sprecava lacrime su faccende idiote. Poi si ricordò che nella stanza con loro c'era Natasha. Lei non sapeva tenere un segreto con lui,gli diceva tutto,nom avrebbe detto di no a Bucky. Quella mattina andò speranzoso in cerca della rossa e qundo la trovò non le fece subito la domanda,parlò con lei,cercò di far spuntare l'argomento a caso. Natasha si accorse del suo comportamento ed era irritata dall'insistenza del moro. 
-Ti prego,devi dirmelo- piagnucolò.
-Va bene,ma non devi farne parola con nessuno dei due. Bucky giuramelo- lo guardò seria e aspettò davvero che giurasse. -Tu sai quanto Steve tiene a te e sai anche che la cosa più preziosa che ha è il suo diario. Quel diario non deve essere toccato a meno che non è lui a dirti di farlo. Tu sei stato l'unico che ha potuto leggere qualcosa. Sam era geloso,lui è il suo miglior amico e doveva sapere anche lui qualcosa in più su Steve e lui non voleva saperne nulla. Hanno cominciato a litigare,uno urlava da un lato e l'altro dall'altro. Sam poi ha fatto una cosa assolutamente sbagliata. Erano davvero infuriati,Steve era rosso in viso e Sam continuava a scagliare parole su parole e io cercavo di fermarli. Poi ha preso il diario,si è messo in un angolo dove lui non potesse arrivare con le mani e ha iniziato a strappare le pagine. Una ad una sotto gli occhi di Steve. Pagine irrecuperabili. Ho cercato di fermarlo ma è stato inutile. Poi ha gettato il diario a terra e se ne andato. Steve ha quel diario da tempo,mi ha detto che è stato il tuo primo regalo per lui...Ci teneva-.
Alzò lo sguardo cercando gli occhi azzurri di James. Aveva i pugni stretti,si vedeva che era arrabbiato. 
-Avevo fatto tanto per farlo sorridere quel giorno e lui ha distrutto la mia impresa. Grazie Nat. Devo andare,se puoi va a controllare Steve mentre sono via-. Sapeva dove andare. Eccome se lo sapeva. Come si era permesso? Come aveva potuto tradire così il suo Stevie? Lo sapeva. Sapeva bene quanto ci tenesse eppure lo ha strappato senza pensarci. Aveva anche pensato bene di dirgli una grossa cavolata, "non è nulla,sta esagerando". No che non esagerava. Non si sarebbe risparmiato. Come da ragazzo,le avrebbe suonate a chiunque pur di proteggerlo. Si presentò alla sua porta e la prima cosa che fece fu tirargli un bel pugno sul naso. Dritto in faccia. Falcon lo guardò pietrificato ma gli ci volle poco per capire che stava succedendo. Richiuse la porta con violenza,cercando di evitare lo scontro con Bucky. 
-Esci fuori se ne hai il coraggio! Avanti! Non ho intenzione di rompere qualcosa qui,se non la tua faccia!-. Non sarebbe uscito di lì e lui aveva appena mentito. Con le buone non stava funzionando,quindi doveva usare le cattive. Ma una voce,una voce soffice,dolce,lo chiamò. Non era quella di Steve,non era di qualcuno che lui conosceva. Una manina soffice si posò sul braccio di metallo e due occhioni verdi puntarono i suoi.
-Ti fa male?-. Era una bambina. La prima cosa che Bucky pensò fu "ma che sto facendo?". Quegli occhi dolci fecero spegnere la sua rabbia. Quel visino era riuscito a fargli tornare la ragione. Si accovaciò accanto a lei,con dolcezza gli sfiorò la guancia.
-No,non fa male. Come ti chiami?- la bambina non aveva un bell'aspetto. Aveva un vestitino rovinato,un po' sporco e portava due scarpe diverse. 
-Mi chiamo Melanie,signore- rispose timida.
-Io sono Bucky...Dimmi Melanie,ti sei persa? Dove sono i tuoi genitori?-. Il tono della sua voce si fece preoccupato. 
-Non ho un papà...nemmeno una mamma- si sentì così triste sentendo quelle parole uscire dalle sue labbra. Una bambina così piccola era stata lasciata in strada. Quanti anni poteva avere? Sei? Sette? Non lo sapeva,ma non poteva lasciarla sola. Lo aveva colpito così tanto,era rapito dalla piccola. 
-Buck! Non..Bucky?- questa era la voce di Steve. Si girò verso di lui,era accompagnato da Natasha.
-Sei una spiona,diglielo Melanie- la bimba lo guarò confusa e divertita. Steve la guardò sorridente. Il suo animo buono si stava facendo largo ed era pronto ad aiutare quella graziosa bimba in tutti i modi,ma la domanda del moro lo spiazzò.
-Possiamo portarla con noi a casa?-.

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Capitolo 19
*** nineteen. ***


"Non puoi chiedermelo come una cosa da nulla,un bambino è una bella responsabilità Buck". Era cominciato così il loro ragionamento,Steve era davvero preoccupato,ci sarebbero riusciti? Fare i genitori era difficile,lo sapevano entrambi ma Bucky e Steve erano rimasti affascinati dalla bambina. Decisero di prenderla con loro e anche Melanie ne fu molto felice. Non sarebbe più stata costretta a girare tra le strade da sola,avrebbe avuto qualcuno che si occupasse di lei e la facesse sentire amata. Andarono al centro commerciale e Bucky si divertì a comprarle davvero di tutto. Era partito con un abitino ed era finito a comprarle dei grossi peluche. Steve sorrideva,osservava i due saltellare qua e la e li seguiva con fatica. Notava che Melanie già voleva bene a James,gli aveva preso la mano di metallo senza averne paura e al contatto il moro si voltò verso di lui con uno sguardo felice,quasi incredulo. Di solito le persone giravano a largo vedendo quel grosso braccio metallico ma nessuna di quelle persone sapeva quanto Bucky fosse innocuo e quanto lui fosse un bravo ragazzo. Di certo non facevano di tutta l'erba un fascio perchè altre persone quando per strada veniva apostrofato con cattive parole molti lo avevano difeso senza nemmeno conoscerlo. Quel gesto era stato speciale per Bucky,significava che quella bambina era coraggiosa. Steve a volte diventava protettivo,aveva paura che potesse succederle qualcosa ma veniva tranquillizzato sempre. Entrambi da diverse settimane erano abituati ad essere svegliati dalla piccoletta che posava un bacio prima sulla guancia del biondo e poi su quella del moro. 
-Buongiorno principessa- sorrideva Steve mentre Bucky,pigro,rimaneva ancora immobile. All'inizio si erano preoccupati per nulla,sia per Cap che per James era facile starle dietro,aiutarla e giocare con lei. La parte a cui non avevano pensato era dirlo ai loro amici. Loro sarebbero stati un problema. Quando il biondo disse a Bucky che aveva invitato tutti a cena per dirgli di Melanie,sbiancò. Si ricordò subito cosa sapeva Tony ed era sicuro che lui non sarebbe stato d'accordo. Quando gli invitati cominciarono ad arrivare la bambina si nascose dietro Bucky,impaurita. Era rimasta nascosta stringendo con la manina i jeans di James,ogni tanto sporgeva il viso per vedere chi era arrivato e i capelli ricci le cadevano da un lato delicatamente. Wanda fu la prima ad accorgersi di lei. Si rivolse a Steve dolcemente.
-È questo che volevi dirci- sorrise felice. Quella piccoletta le ricordava quando era piccola. Si accovaciò vicino alla bimba porgendole una mano. -Ciao,io sono Wanda- fu più amichevole e dolce possibile e Melanie mise la sua manina su quella della strega. Steve e Buck la guardavano sorridendo,a quanto pare andava tutto bene,no? Pian piano si presentarono alla bambina che divenne molto più vivace e meno timida. Mentre giocava a battimani con Natasha entrò Tony.
-Scusate il ritardo,sono stato trattenuto- strisciò i pedi sul tappeto e solo allora ebbe il tempo di alzare la testa e guardarsi intorno. Le risate di Melanie arrivarono alle sue orecchie limpide e subito volse lo sguardo a lei. Poi guardò dubbioso e quasi arrabbiato Steve e Bucky. Iniziavano ad avere paura,probabilmente era la volta buona che faceva una sfuriata. Fu esattamente il contrario ciò che fece Tony. 
-Perchè non lo avete detto prima?! Diamine ragazzi ma è proprio un tesoro!- sorrise e inziò a promettere a Melanie milioni e milioni di giocattoli. Bucky prese Steve per il braccio portandolo in cuicina.
-Dobbiamo parlare-. 
-Di cosa?- sembrò preoccupato.
-Tony non me la conta giusta Steve...-si passò una mano sul viso. 
-Oh ti prego,non cominciare,non di nuovo. Ne abbiamo parlato ed ora che abbiamo verificato che non è successo nulla è tutto a posto-. Con la mano gli aggiustò i ciuffi castani che ricadevano sul viso. Poi tornò in soggiorno. Bucky rimase lì,in cucina. Quella sera non voleva nessuno intorno ma non poteva dirlo a Steve,questa cosa di fare una piccola festa per Melanie lo aveva elettrizzato. Da quando aveva tirato un pugno a Sam si sentiva giù ma non poteva assolutamente dirlo al biondo. Mentre era poggiato al tavolo la manina della bambina batteva sulla sua gamba.
-Papà?- lo aveva chiamato piano. Si girò a guardarla con un sorriso,amava essere chiamato "papà",una famiglia era tutto quello che sognava. Una famiglia con Steve ovviamente,perchè senza di lui non sarebbe stato lo stesso.
-Dimmi principessa- la prese in braccio e lei indicò il biondo. Lo stava guardando dall'altra stanza. Capì che non voleva che stesse da solo in cucina e quindi andò anche lui in soggiorno. 
Quella sera si divertirono tutti assieme,nessuno pensava più a niente. Una serata insieme era quello che ci voleva,li metteva sempre di buon umore. Ad alcuni di loro scapparono delle parolacce che venivano ripetute da Melanie,la bambina aveva un carattere particolare. Quando qualcuno di nuovo gli si presentava lei lo studiava con gli occhioni verdi,come se stesse analizzando la persona,poi se le stava simpatico si apriva ed era vivace come sempre se invece non le piaceba per niente restava in un angoletto a giocare con il bordo del suo vestitino. Non faceva mai capricci,le poche volte che le veniva detto di no lei non faceva storie,non si metteva a frignare o altro,diceva solo "va bene papà" e tornava a giocare. Quando era da sola a giocare spesso si fermavano sulla porta in silenzio,senza farsi scoprire perchè amavano vederla lì a parlare con le sue bamboline oppure ad imitare mosse che Bucky le aveva fatto vedere. Era una bambina attenta,non metteva le mani ovunque e non si lasciava incuriosire da bottiglie di detersivo o da scatole di medicinali,giocava a modo suo e stava ben attenta a dove metteva i piedi per non cadere e farsi male. Melanie era anche una coccolona,però solo quando diceva lei. Se aveva voglia si arrampicava sulle gambe di Steve o di Bucky e si accoccolava ricevendo carezze e baci. Erano contenti di fare i genitori,anche se la cosa era arrivata in modo improvviso. Però quella più contenta era Melanie perchè finalmente aveva una famiglia e poteva vivere tranquilla.

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Capitolo 20
*** twenty. ***


Bucky tornò dalla camera da letto.
-Ho messo Melanie a dormire,ti aiuto a mettere a posto?- alzò lo sguardo non sentendo una risposta arrivare. Tony era in piedi dall'altro lato del tavolo,di fronte a Steve.
-Che ci fai ancora qua?-. Il biondo alzò lo sguardo verso di lui,e fece cenno con la testa di sedersi. Lo fece,si sedette.
-Non potete tenerla. Assolutamente no,non se ne parla. Sono stato buono appena sono arrivato per non fare scenate,per non far sentire alla bambina urla inutili e per non dire il vostro stupido segreto alla squadra. Voi due siete matti. Quella bambina non può stare qui,è pericoloso-. Era più che arrabbiato. Bucky si alzò piano,come per affrontarlo.
-È nostra figlia,sappiamo tenerla al sicuro e sopratutto non è una stupida Tony. Melanie non è una bambina idiota e bavosa,è intelligente e sicuramente capisce molte più cose di te. Il suo posto è qui con noi,che ti piaccia o no- sbattè le mani sul tavolo.
-Mi sono stancato di coprirvi il culo ogni volta! Da quando questo qui è tronato nella tua vita Steve,sei cambiato. Io ho dovuto spaccarmi in quattro ogni volta che ti faceva soffrire,quando volevate un posto sicuro l'ho dato ad entrambi,ho mantenuto i vostri segreti e sostenuto le vostre bugie. Per favore ragazzi-. Questa volta fu Steve ad intervenire. Nessuno dei due se lo aspettava. Lui con tono calmo e pacato aveva indicato con il dito la porta a Tony -Se non ti va bene,quella è la porta. Abbiamo ricevuto tanto da te e ti abbiamo dato altrettanto,quindi adesso non ci serve altro. Se la cosa ti infastidisce allora prendi le distanze da noi come amici oppure accetta che Melanie ora è nostra figlia-. Stark non accennò a muoversi.
-Steve...-cominciò triste.
-Per una volta accetta una scelta che ho fatto da solo,te lo chiedo da amico- sospirò. Tony andò verso la porta sconfitto,camminò lentamente come se sperasse di essere fermato. Nessuno dei due gli impediva di andarsene,ma sapeva che dopo aver oltrepassato la porta avrebbe perso i suoi amici. Poggiò la mano sulla maniglia e si voltò.
-Ci penserò bene,ma vi prego,non abbandonatemi-. Lo disse con una fermezza unica che scosse sia Bucky che Steve. Non avrebbero mai avuto il coraggio di lasciarlo solo,Tony era un amico e sopratutto era un aggancio al passato e non avrebbero mai potuto metterlo da parte. Gli volevano bene.
-D'accordo Tony- disse Bucky. Un leggero sorriso comparì sul volto di Stark che aprì la porta e andò via. Speravano davvero che cambiasse idea,speravano che potesse diventare un esempio,un amico per la piccola e non un nemico. Erano sicuri che Tony non avrebbe scelto la cosa sbagliata. 

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Capitolo 21
*** twenty-one. ***


Quella notte Steve si addormentò subito,stanco,lasciando solo nel buio Bucky. I suoi pensieri insultavano Tony e allo stesso tempo pregava che rimanesse loro amico. Non riusciva a prendere sonno perciò girovagò per casa a piedi nudi. Quella sensazione di tranquillità nell'aria schiacciava le sue preoccupazioni. Vicino la finestra c'era il diario di Steve,ormai tutto rovinato. Era da tanto che non lo sfogliava. Lo prese,andò sul piccolo balcone e si sedette a gambe incrociate. Piano lo aprì e vide le pagine attaccate con lo scotch,riparate disperatamente,ad alcune mancavano dei pezzi e altre mancavano. Gli dispiaceva vedere quel quaderno che una volta era pulito e ordinato tutto rovinato. Si fermò su una pagina ancora intatta.

"Ieri ti ho baciato sulle labbra.
Ti ho baciato sulle labbra. Intense,rosse. Un bacio così corto durato più di un lampo,di un miracolo,più ancora.
Il tempo 
dopo averti baciato
non valeva più a nulla
ormai,a nulla
era valso prima.
Nel bacio il suo inizio e la sua fine.
Oggi sto baciando un bacio;
sono solo con le mie labbra.
Le poso
non sulla bocca,no,non più
-dov'è fuggito?-
Le poso
sul bacio che ieri ti ho dato,
sulle bocche unite
dal bacio che hanno baciato.
E dura,questo bacio
più del silenzio,della luce.
Perchè io non bacio ora
nè una carne nè una bocca,
che scappa,che mi sfugge.
No.
Ti sto baciando più lontano"

Bucky rimase a fissare la poesia scritta dal biondo. La calligrafia precisa,in corsivo,come se fosse stampata. Quella poesia era per lui e l'aveva scritta pochi giorni dopo la caduta dal treno. Sorrise. Quelle parole erano davvero belle e si era commosso. Lui era lì,seduto sul balcone con le lacrime agli occhi e il vento a scompigliare i capelli. Sentì la finestra aprirsi e vide Steve,affacciato. Non guardava lui però,guardava davanti a se,con un sorriso. 
-Stevie- lo chiamò. Quando il biondo si accorse di lui gli mandò un bacio volante.
-Che ci fai seduto lì?-.
-Potrei chiederti la stessa cosa biondino- rise Bucky.
-Io sto ammirando l'alba...e adesso ammiro anche te. Che fai,vieni tu qui o vengo io mh?- sorrise. Steve con quel sorriso dolce gli trasmetteva tranquillità e sentiva i brividi percorrergli la schiena.
-Vieni qui,sono troppo pigro per alzarmi- gli fece cenno con la mano e il biondo sparì dalla finestra e pochi secondi dopo se lo ritrovò addosso. Si era seduto con le gambe stese e lui aveva poggiato la testa sulle sue gambe. Steve aveva le mani nei suoi capelli e giocherellava con le ciocche.
-A che pensi Buck?-.
-Penso a quanto io sia fortunato. Nella mia vita ne sono successe di cose e anche nella tua,eppure non ci siamo arresi. Siamo qui,seduti su un balcone a coccolarci mentre guardiamo le luci dell'alba e nostra figlia è dentro che dorme. Non potrei essere più felice- lo guardò negli occhi. Quegli occhi così azzurri lo facevano sognare ogni volta. Dopo molti minuti di silenzio Steve parlò.
-Buck?- esitò.
-Si Stevie?- disse l'altro.
-Ti amo-. Gli diede un bacio affrettato sulle labbra rosse. Mentre erano lì si addormentarono,uno nelle braccia dell'altro. Erano felici. Lo erano davvero e nessuno avrebbe potuto distruggere la loro felicità,mai più sarebbe successo. 
Il mattino seguente vennero svegliati dal suono insistente del campanello e Steve scattò in piedi facendo sbattere la testa a Bucky,che si era svegliato di soprassalto. Mentre andava ad aprire ridendo il moro gli aveva rivolto diverse volte un "cretino" o "idiota" per non offenderlo. 
Quando il biondo aprì si trovò avanti un enorme pacco regalo e poi spuntò Tony. 
-Ho preso una decisione e fidati ti piacerà ghiacciolino-. Trascinò il pacco dentro.
-Cosa è questo,esattamente?- chiese confuso.
-Un regalo per la mia nipotina preferita...Detto così sembra che io sia suo nonno...Ma mi hai capito- sorrise.
-Allora vado a svegliarla- andò nella loro camera e Melanie era stesa sul letto. Per quanto fosse piccola si era presa quasi metà letto,assumendo posizioni strambe. Steve si avvicinò a lei e le diede un bacio sulla guancia. La bambina ci mise un po' a svegliarsi mentre lui la scuoteva piano chiamandola per nome.
-C'è una persona con un regalo per te- le sussurrò. Con quelle parole sembrava essere tornata iperattiva e andò correndo in salotto. Si fiondò ad aprire quel pacco enorme. 
-Per prima cosa vorrei dirvi che mi dispiace per le cose che vi ho detto ieri,non avevo intenzione di fare lo stronzo. Seconda cosa,vi voglio bene e per terzo e non ultimo,sarete dei bravi genitori-. Bucky strinse la mano di Stark e lo ringraziò,era davvero felice che avesse scelto la cosa più giusta. Steve finalmente si sentiva più tranquillo dopo le parole di Tony,adesso non doveva preoccuparsi di nulla. Il moro si avvicinò alla bambina.
-Cosa ti ha regalato zio Tony?- la strinse a se.
-Una bicicletta! Una bicicletta rosa!-. Era davvero contenta,non aveva mai avuto una bicicletta e quella le sembrava la più bella che avesse mai visto. -Mi insegnerai ad andarci papà?- Melanie guardò Bucky.
-Ti insegnerà zio ad andarci!-. Tony sobbalzò sorpreso,proprio non se lo aspettava. 
-Mi aiuterai?- disse la piccola avvicinandosi a lui.
-Ne sarei onorato principessa- sorrise Stark. 
Melanie costrinse Steve a vestirla e poi andò via con Tony e la sua nuova bicicletta in cortile. Bucky prese la telecamera per farle un video,voleva avere dei ricordi della sua bambina. Tony teneva stretta la sella della bici e diceva a Melanie che la teneva e di pedalare. La bambina pedalava decisa,concentrata,senza fermarsi. Poi piano piano venne lasciata da lui e quando si accorse di essere sola urlò "guardate guardate!" tutta felice. Era bello vedere la loro bambina felice e sopratutto vedere Tony parte della loro famiglia. Quando Stark dovette ritornare a lavoro fu difficile separarlo da Melanie. Lei era attaccata alla gamba dei suoi pantaloni firmati e lui le prometteva che sarebbe tornato. Riuscirono a persuaderla in poco tempo però,non era una che faceva troppi capricci per fortuna.

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Capitolo 22
*** twenty-two ***


"Caro diario,
non so quanto ancora posso restare senza di lui. Ho un bisogno tremendo di parlargli,di dirgli almeno una volta 'ti amo'. Bucky,perchè non te ne sei stato a casa con me tra le coperte? Perchè hai deciso di fare l'idiota e arruolarti? Adesso tutto sarebbe al suo posto..Io sarei ancora il piccolo Steve,ma non importa perchè pur di stare con te ritornerei ad esserlo. Ho completato un intero blocco da disegno,ogni pagina è riempita dal tuo viso,il tuo bellissimo viso. Anche questa stupida agenda che mi hai regalato non fa altro che parlare di te. Questa sarà la quarta o la quinta pagina che scrivo direttamente a te. Ho paura Buck. Ho paura di dimenticare. Che succederà quando dimenticherò la tua voce? Che succederà se un giorno dimenticassi il tuo viso? Che succederà quando dimenticherò tutto quanto? Io voglio tenerti vivo in me e non smetterò mai di scrivere,non smetterò mai di disegnare il tuo volto. Io non voglio dimenticarti. Sei stato di più del mio migliore amico."
Il suo respiro si era accorciato improvvisamente. Melanie e Steve erano fuori a giocare e lui aveva colto l'occasione di leggere un po'. Pagina sbagliata. Errore. Il panico lo stava assalendo,di nuovo. La mente correva veloce e lui non ci stava capendo più niente. Il cuore batteva all'impazzata e le lacrime correvano per le guance calde. Gli stava capitando ancora,doveva solo trattenersi,ci sarebbe riuscito questa volta. Steve entrò in casa dicendo qualcosa a Melanie e poi lo vide. Gli corse incontro e lo strinse forte.
-Bucky? Bucky che succede?- gli ripeteva. Lui non rispondeva,lo guardava negli occhi con uno sguardo che lo stava spaventando. Il biondo continuava ad accarezzargli il volto e a tenerlo stretto.
-Io ti ho rovinato la vita-. Più che un'affermazione gli sembrò una domanda. 
-No Bucky,tu l'hai resa migliore- si guardò intorno cercando con gli occhi la causa che aveva fatto esplodere il moro. -Ti avevo detto di smetterla di leggerlo,è roba vecchia,non conta più niente. Adesso guardami e smettila di piangere-. Gli prese il viso tra le mani,spostò una ciocca dietro l'orecchio e sorrise. Sorrise sicuro.
-Basta piangere,va tutto bene- disse. Il moro poggiò la fronte su quella di Steve. 
-Grazie-. Sta volta sorrise anche lui. 
-Ora vieni a giocare con noi,per favore- il biondo gli fece una faccia da cucciolo come per pregarlo. James si alzò e andò fuori dalla piccola. Steve li vide tramare qualcosa e poi anche lui uscì. In un attimo un bagno di acqua ghiacciata lo colpì. Melanie aveva una bottiglia di acqua tra le braccia e Bucky aveva aperto la fontana che aveva il tubo collegato. Non poteva difendersi,due contro uno era ingiusto. Steve si buttò su James cercando di levargli il tubo dalle mani ma quello stringeva la presa con il braccio in metallo e continuava a bagnarlo. I pantaloni del biondo vennero tirati e la piccola Melanie gli diede la sua bottiglia ridendo. Colse l'occasione per bagnarlo dalla testa ai piedi e poi entrambi cominciarono a bagnare Melanie che correva qua e là divertita come non mai. Quel pomeriggio d'inferno si era trasformato per Bucky in una gionata totalmente esilarante. Divenne ancora più bella quando Steve si tolse la maglietta per stare più comodo. Quello si che era uno spettacolo,lo era anche per i vicini. Alcuni li fissavano contrariati e altri erano divertiti e inteneriti dalla scena della piccola famiglia che giocava in giardino. Certo,Steve e Bucky erano due bambini troppo cresciuti in quel momento ma a loro non importava,si stavano divertendo tutti insieme.

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Capitolo 23
*** twenty-three (epilogo) ***


Più i mesi trascorrevano,più Steve e Bucky sentivano di aver trovato la pace. Avete presente quella sensazione di benessere che attraversa le ossa fino ad arrivare al cuore? Ecco,era quella la loro sensazione. Sin da piccoli avevano sognato il loro futuro,avevano fatto progetti. Quando avevano ancora 10 anni credevano di poter diventare austronauti,di essere i primi sulla luna poi sono cresciuti e si sono baciati per la prima volta. Le loro vite si sono unite in quel momento,nel momento in cui avevano sognato una casa tutta loro a Brooklyn,un cane e magari dei figli,senza mai lasciarsi. Quei sogni erano diventati realtà. Non potevano essere più felici di adesso. Però Bucky ci aveva pensato e ripensato. Una cosa mancava,non era al suo posto. Doveva mettere l'ultimo tassello del puzzle al suo posto. Doveva chiedergli di sposarlo. Voleva farlo in grande stile,magari in modo romantico,come sarebbe piaciuto a Steve,magari con petali di rosa ovunque o a lume di candela,ma tutte le sue idee gli sembravano pacchiane. Avrebbe dovuto pensare a una cosa semplicissima,ne troppo elaborata ne fatta con superficialità. Fece tutto da solo e doveva ammettere che aveva fatto un buon lavoro. Il piccolo balcone della loro casa a Brooklyn si affacciava su un campo bellissimo e intorno i tetti delle case creavano un panorama fantastico. Lo aveva decorato con delle lucine e ci aveva intrecciato i fiori preferiti di Steve. 
-Steve? Puoi venire un attimo qui?- lo chiamò. Il biondo arrivò subito e rimase perplesso,non capiva perchè il loro balcone era decorato e tanto meno capiva perchè Bucky aveva i capelli tirati indietro e un vestito elegante. Lui era scalzo e portava i pantaloni della tuta. James lo prese per mano e lo fece avvicinare.
-Ti ricordi cosa ti ho detto quando ero ubriaco il giorno del tuo compleanno?-. Aspettò che il biondo annuisse prima di continuare -Benissimo,non ti ho detto la cosa più importante di tutte. Tu sei la ragione per cui la mattina mi sveglio,per cui vivo,per cui sono felice. Tu sei casa mia e io tornerò sempre da te,ovunque tu sia. Ti amo,Stevie. Perciò adesso devo chiedertelo- si inginocchiò,tirò fuori la sua scatolina nera e Steve gli sussurrò "non ci provare". -Steven Grant Rogers,vuoi passare il resto della tua vita con me?- sorrise,con le lacrime agli occhi. 
-Certo che si- annuì il biondo abbracciandolo forte. Poi si scambiarono un bacio,uno speciale che in quel momento aveva sigillato la loro promessa. La promessa di amarsi per sempre.

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