All over again for happiness

di Diva_13
(/viewuser.php?uid=904257)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** ENTRANCE ***
Capitolo 3: *** RICERCHE E SCOPERTE ***
Capitolo 4: *** THE ORDER OF PHOENIX ***
Capitolo 5: *** SCONTRI ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


L'aria stava, poco a poco, abbandonando i polmoni di Harry; come un boa che avvolge le viscere, l'angoscia, il dolore e la rabbia lo stavano sopraffacendo, svuotando il corpo d'ogni energia. 

Inginocchiato davanti alle macerie di Hogwarts, Harry alzò il capo: una leggera coltre di nubi impediva alla luce del sole di illuminargli il volto. La gioia portata dall'alba, oramai iniziata dal qualche minuto, segno dell'inizio di un nuovo giorno, non rispecchiava però l'animo del giovane mago.

 Intorno a lui giacevano i corpi esamini dei mangiamorte e di Voldemort, accolto dalla Morte appena qualche ora prima; ma anche quelli di persone innocenti: studenti, professori, amici.
 Ron ed Hermione avevano combattuto al suo fianco fino alla fine, Ginny lo aveva protetto, col proprio corpo, da una maledizione mortale, ed ora lui era solo, circondato dalla sofferenza, come se nulla fosse servito. 

Tale era stato il dolore che, una volta terminata la battaglia, un malore lo aveva colto e fatto perdere la coscienza.
Ora si era risvegliato, ma nulla era cambiato; vagando fra quelli che una volta erano corridoi felici, dove un tempo aleggiavano solo le risate di ragazzi e il calore dell'amicizia, e che ora invece erano solo pareti fredde, Harry giunse in cima alla torre d'astronomia. 
Guardò in basso, e per un secondo gli sembrò di vedere la salvezza: per una vita gli era stata vantata la sua forza, l'audacia con cui affrontava i traumi della vita, e il coraggio con cui si rialzava ogni volta, ma ora...nulla sembrava più avere un senso. 
Fece dondolare i talloni sul bordo e chiuse gli  occhi.  Il vento gli scompigliava i capelli mentre il silenzio perforava i timpani.

Improvvisamente, alla mente, tornarono tutti i ricordi belli della sua vita, e ,per un attimo, si bloccò da quel dondolio estenuante, quasi la sua mente fosse entrata in un limbo, esterno ad ogni cosa.
Harry lasciò che un lieve sorriso gli coronasse il volto e che le rughe provocate dallo stress scomparissero; per un attimo credette di essere tornato indietro nel tempo, e,  lasciandosi cullare dal dolce conforto della memoria si tirò indietro abbastanza da tornare a sentire il suolo confortante sotto entrambi i piedi.
Questa sensazione però durò solo un secondo: Harry aprì gli occhi, la realtà tornò a colpirlo dura, letale e in un attimo stava precipitando giù dalla torre.

Quando si svegliò l'unica cosa che vide fu una distesa infinita di bianco, e la prima cosa che pensò fu "Sono morto".
La pace gli avvolse il cuore, sostituita però ben presto dall'angoscia: perchè si trovava da solo? Dove erano tutti gli altri? Tutti quei sacrifici per poi finire all'inferno?

Un'ombra nera in lontananza interruppe la serie di domande che Harry si stava ponendo. La figura si avvicinava lentamente, con portamento regale e fiero, tale che il mago si sentì quasi in dovere di inginocchiarsi,fino a quando una voce potente gli rimbombò nella mente.
" Non porti domande inutili ,Harry, sulla tua sorte. Non sei morto, e continuerai a non esserlo fino a quando io lo vorrò." La reverenza nei confronti della figura aumentò, non poteva essere diversamente: percepiva di trovarsi al cospetto di qualcuno di importante.

"Chi sei??" Chiese, senza  giri di parole. La curiosità superava il buon senso, e comunque, si disse fra se e se il giovane, oramai non aveva più nulla da perdere.
" Sono la Morte Harry, e sono qui per donarti la vita. Fin da quando eri piccolo sono stata la tua compagna più fedele, sono stata sempre al tuo fianco, ti ho accompagnato in ogni momento della tua vita, ma non ho mai voluto portarti via con me; tu mi hai accettata fin da subito, senza provare timore ma rispetto, e per questo rispetto ora ti verrà dato.  Non sei un mago comune Harry, sei il discendente di due grandiosi maghi Salazar Serpeverde e Godric Grifondoro. Durante questi anni hai dimostrato capacità estranee alla gran parte dei maghi, sei riuscito a mantenere la tua umanità, la tua dolcezza e onestà anche nei momenti più bui. Sei potente Harry, ma prima di tutto sei puro, e non meriti ciò che ti è capitato; per questo io sono qui. Per donarti una seconda possibilità, per donarti una vita migliore, in cui sarò sempre al tuo fianco, vegliando su di te non più da signora ma da compagna.Tu mi possiedi Harry, sei il legittimo possessore dei doni della morte, e ora che siamo parte l'uno dell'altro, non dovrai temere più nessuno, perchè ti proteggerò da qualunque cosa."

Harry non seppe come rispondere, restò in silenzio mentre la sua mente registrava le parole appena udite. Lo stupore lo frenava dal parlare, mentre un senso di abnegazione continuava ad aleggiare nella sua testa. Una nuova possibilità di vita non gli pareva reale. 
La Morte riprese il suo discorso: "Nell'universo esistono varie dimensioni parallele dove la storia procede in modi diversi. Il mio dono per la tua fedeltà in questi anni è la possibilità di andare in un mondo dove i tuoi genitori, i tuoi amici sono ancora vivi; accetti?" 

Harry, ripresosi dalla sopresa iniziale non indugiò a domandare "Dov'è la fregatura?" e la morte di fronte a questa frase non potè fare a meno di ridere.
" O Harry, è questo che mi piace di te, non ti lasci ingannare da nulla: ragioni come un Serpeverde, ma hai il cuore e coraggio di un Grifondoro! Nel mondo in cui andrai Voldemort è ancora vivo, e tu solo sei il prescelto che potrà sconfiggerlo, la profezia graverà ancora sopra di te, ma ora vivrai di una consapevolezza nuova,sai già come fare, hai già vissuto tutto ciò, sei più potente e avendo me al tuo fianco non dovrai temere nulla, sarai inarrestabile. Per cui ti ripeto per l'ultima volta la mia domanda: accetti?" 

La calma non era mai stata la virtù principale di Harry, che inondato da un moto improvviso di speranza accettò senza indugi. In un lampo si trovarono al ministero, di fronte all'arco dove Sirius era morto,e a quel punto una serie di domande riempirono la testa del mago.
" Non crucciarti Harry, ciò che dovrai fare è solo attraversare il velo: il portale non conduce infatti alla morte, bensí a mondi alternativi se è la persona giusta a condurvi." 
Un fischio squarciò l'aria interrompendo il discorso della Morte; Harry guardò verso l'alto e vide una fenice planare verso di lui. 
"Fanny" Mormoro lievemente. La fenice di Silente si appollaiò tristemente sul suo braccio per poi morire e rinascere fra le sue braccia.
"E' tua ora Harry" Disse la morte " Le fenici diventano compagne della vita delle persone, sono loro a scegliere il loro padrone, non il contrario,sono attratte dai cuori puri, e ora lei è tua, ti ha scelto, veglierà su di te fino a quando un ultimo respiro attraverserà il tuo corpo. Harry, ora, sei pronto?" 
Fanny appoggiò dolcemente il capo sul braccio del suo nuovo padrone in segno di approvazione; il mago si guardò alle spalle, e per un attimo la scena della morte del suo padrino gli inondò gli occhi. Non sapeva se sarebbe sopravvissuto una volta attraversato il velo, non sapeva se al di là avrebbe condotto una vita migliore, ma la paura non riuscì a fermarlo: fece un passo avanti, prese un lungo respiro e allora, solo in quel momento parlò: " Sono pronto, andiamo." E detto ciò si lanciò in avanti, facendosi avvolgere dal buio.

La Morte dietro di lui sorrideva, un ghigno le attraversava il volto.
"Ooo Harry Potter, non hai idea del destino che ti aspetta, a te sembra che la vita sia finita, ma in realtà è appena iniziata."
E detto ciò scomparve in un soffio, così come era venuta.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** ENTRANCE ***


CAPITOLO 1 -ENTRANCE-

La prima cosa che Harry percepì dopo aver attraversato il velo fu un silenzio assordante. Si trovava sdraiato per terra, immerso nel fogliame e, nonostante non riuscisse a collocare con precisione il luogo dove era capitato, un senso di familiarità lo colse. Si guardò intorno, lentamente, strizzando gli occhi come a voler scavare fra i ricordi, senza però avere successo.
Allora si alzò, spolverò i vestiti, notando di indossare una mantella nera a lui sconosciuta e cominciò ad aggirarsi nella radura in cui era capitato. Non riusciva proprio a collocare quel senso di familiarità all’interno della propria memoria: era già stato in quel luogo, lì aveva vissuto emozioni particolari, ma, dove si trovava?
Immerso nei propri pensieri, giunse ad un laghetto ed improvvisamente sgranò gli occhi: come un fiume in piena, un flash gli attraversò la mente e finalmente capì dove si trovava: nella foresta di Dean. Non sapeva esattamente come mai fosse proprio lì, prima di attraversare il velo, aveva immaginato che sarebbe giunto al ministero o comunque a Hogwarts. La foresta di Dean non era un posto importante per lui, nella sua memoria era stata solo una piccola parentesi, dolorosa, della sua vita. Una serie di domande gli stavano pian piano riempiendo la testa, ma, ancora una volta, non dovette aspettare molto prima che qualcun altro gli desse una risposta: la Morte infatti comparve di nuovo.

Un’ aurea di terrore avvolse il giovane mago senza spaventarlo però, bensì confortandolo. Per un attimo gli parve di essere tornato a casa.

“Questo luogo Harry ha un significato importante nonostante tu non riesca a coglierlo. Ti ho condotto qui per riportarti alle tue radici, qui hai incontrato il Patronus di Severus Piton, uomo che ha vegliato su di te per tutta la vita, nascondendosi dietro a una maschera; qui hai vissuto momenti particolari con i tuoi amici e quindi ripartire da qui serve a farti ricordare che avrai sempre qualcuno al tuo fianco quando ti sentirai solo. Rammenta che la fiducia va posta in poche persone e che a volte chi sembra essere un nemico è invece colui che ti salverà la vita. Sei forte Harry e l’amore ti dà potenza, ricordalo sempre. Rinasci ora dalle tue ceneri per diventare un uomo nuovo, pronto ad affrontare il tuo destino.” Harry annuì, si sentiva pronto, rinato, il dolore non si era estinto, ma aveva assunto una forma nuova, che lo rendeva più forte.

Il ricordo dei suoi amici e dei suoi cari fluì in lui come linfa vitale donandogli una speranza nuova. Inspirò profondamente ad occhi chiusi, quasi volesse attingere pace dalle parole della Morte e alla fine chiese: “Cosa devo fare?”

La Morte sorrise “Ora Harry non ti ricorderai di me dopo questo incontro, non ti ricorderai di avermi incontrato, ma saprai di essere il possessore dei doni della Morte e, nel profondo, sentirai che io sarò sempre al tuo fianco. Nel manto che ti avvolge troverai una busta, dentro vi è la chiave d’accesso alla tua camera blindata della Gringott, in cui sono stati trasferiti i tuoi soldi della dimensione precedente e tutti i beni che ti saranno necessari. Puoi scegliere se farti conoscere subito come Harry Potter o decidere di cambiare identità. A te la scelta, ma ricorda, tu, in questo mondo sei morto, quindi agisci con cautela, compi le tue mosse con saggezza. Sei destinato a fare grandi cose Harry.” Detto ciò la Morte scomparve, così come era venuta.

Harry si sentì avvolgere da una consapevolezza nuova. Esaminò se stesso con attenzione e vide tatuato sul suo braccio una piuma di fenice, il simbolo del suo legame con Fanny. Decise di trasfigurarsi per non destare sospetti: non sapeva com’era la situazione in quel mondo e, come diceva sempre Malocchio Moody, bisognava essere sempre vigili e scaltri. Dalle tasche trasse la bacchetta, fra le dita sentì scorrere una forma di potenza nuova, a tratti ignota e, con un gesto della mano, un fascio di luce lo avvolse. Al termine della magia, nella radura non vi era più Harry Potter, bensì un giovane uomo alto, biondo, dai tratti fini e dalla pelle perlacea. Gli occhi erano chiusi, quando si aprirono un profondo sguardo dorato scrutò la propria figura soddisfatto.

“Andiamo Fanny” disse Harry, e accertatosi che la fenice lo stesse seguendo si smaterializzò. Lo schiocco della smaterializzazione venne seguito subito da un boato. Harry era arrivato a Diagon Halley dove in quel momento infervorava una battaglia tremenda: lampi di luce squarciavano il cielo e l’odore della morte aleggiava nell’aria.

Il giovane mago non fece tempo a capire la situazione che uno Stupeficium gli sfiorò un orecchio. Avvoltosi velocemente in uno scudo protettivo, si voltò verso il responsabile della maledizione, pronto a rispondere a propria volta. L’adrenalina era tornata a scorrere in lui, la rabbia lampeggiava negli occhi dorati, la determinazione per la vittoria di uno scontro era tale da spaventare i nemici. Per un attimo sembrava essere tornato il vecchio Harry.

Quello che però vide gli fece bloccare il fiato in gola: davanti a lui stavano infatti combattendo i Malandrini. Sentiva Sirius urlare maledizioni, mentre suo padre, James, gli copriva le spalle: una squadra perfetta. Con sincronia si muovevano, attaccavano e si difendevano l’un l’altro. Ad Harry era stata raccontata la sintonia che vi era fra i due Malandrini, ma lui non l’aveva mai compresa in pieno; ora la vedeva: sembravano due parti della stessa anima. Un sorriso gli sciolse i muscoli del volto mentre la tristezza tornava ad aleggiare nei suoi occhi, perché nel suo mondo non aveva potuto vivere tutto ciò? Perché la sofferenza per lui era stata tanta?

A risvegliarlo dal torpore in cui era caduto fu l’urlo di suo padre: “Attento!!” Subito si riprese e presa coscienza di quello che stava accadendo attorno a lui, il suo sguardo tornò ad indurirsi. Non si scompose, con calma si volto, lasciò libera sua aurea, facendo si che tutti sentissero il suo potere e ne rimanessero sconvolti. A lanciare la maledizione era stato Nott, lo riconobbe subito da sotto la maschera argentata. Ghignò, e davanti a quella reazione il Mangiamorte rimase stupito. Dentro di sè Harry invece si sentì morire: aveva lasciato di nuovo che le emozioni lo sopraffacessero e qualcun altro lo proteggesse rischiando la propria vita.

“Non vivrai a lungo Nott.” disse Harry. Il Mangiamorte rimase ancora sorpreso
“Come conosci il mio nome?” chiese.
“Sono tante le cose che conosco piccolo verme insignificante, morirete tutti, voi leccapiedi di Voldemort, assieme al vostro padrone.” La rabbia ora deformava i tratti del mago oscuro
“Osi tu pronunciare il suo nome e predire un tale destino? Tu non hai idea di chi hai davanti!” e detto ciò scagliò un Sectumsempra contro Harry.

Il ragazzo non si scompose e fermò la maledizione con un gesto scocciato della mano. Nott provò altre volte ad attaccare: “Stupeficium. Lacero. Sectumsempra. Crucio!” Ma ogni maledizione andava in fumo.

Il ghigno di Harry nel frattempo si stava allargando “Ora è il mio turno” proferì e con un semplice gesto delle dita, torse il polso di Nott rompendoglielo.

“I vermi come te non meritano di vivere. Avada Kedavra.” disse solamente.

Gli altri Mangiamorte, che avevano visto la scena, a quel punto attaccarono, ma Harry, voltandosi velocemente, bloccò ogni loro maledizione. Avvolse se stesso in uno scudo protettivo e mentre con la mano sinistra provocava un terremoto, con la bacchetta schiantava i Mangiamorte.

“Riferite al vostro padrone che è giunta la sua fine” e detto ciò permise ai maghi di smaterializzarsi.

“Dove hai imparato a batterti in questo modo? Sei solo un ragazzino, non dovresti impicciarti delle cose che non ti riguardano”. A parlare era stato Remus.

Dentro di sé, Harry scoppiava di gioia, ma mantenne una facciata indifferente. Guardò il suo vecchio professore e sorridendo mesto gli voltò le spalle andandosene. Stupido, stupido, stupido!! Non era riuscito a spiaccicare parole: l’emozione era stata tale da bloccargli la lingua.

“Che tipo strano vero, James?” disse Sirius guardando il giovane ragazzo allontanarsi.
“Sapeva usare la magia con entrambe le mani senza la bacchetta, non ho mai visto nulla del genere. E’ una dote posseduta da solo pochi, potentissimi maghi.” continuò Remus.
“Dite che sia pericoloso?’” A quel punto James parlò. Per tutto il tempo aveva fissato il ragazzo senza dire nulla: “Non so nulla ragazzi. “Non so se sia pericoloso o meno, anche a me le sue capacità hanno lasciato stupefatto, ma quello che mi ha colpito veramente sono stati gli occhi. Avete visto come erano vuoti? L’unica emozione che hanno lasciato trapelare è stata una rabbia tragica, rancorosa e satura di dolore. Quello sguardo non dovrebbe appartenere a un ragazzino.”
“Avremo tempo di scoprire qualcosa di lui, tranquillo. Dopotutto non credo se ne andrà presto. Hai sentito quello che ha detto ai Mangiamorte? Lui vuole sconfiggere Voldemort” concluse Sirius.
“E’ quello che vogliamo tutti” asserì James mesto.

Lui più di tutti voleva ciò, ma al momento quel desiderio sembrava irrealizzabile A questo punto, anche i tre maghi si smaterializzarono e di Diagon Halley non rimase che una strada vuota fatta di macerie.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** RICERCHE E SCOPERTE ***


CAPITOLO 2 -RICERCHE E SCOPERTE-

Mentre si stava allontanando Harry aveva avuto modo di udire parte del dialogo che era avvenuto fra i Malandrini e ciò lo aveva fatto pensare: davvero i suoi occhi risultavano così vuoti?                                                                                                                                                                                                                Aveva sperato che il dolore che portava dentro di se non fosse davvero così evidente, voleva poter mascherare le sue emozioni, sapere di sembrare forte lo aiutava a non crollare.     
“Oppure” pensò “E’ solo la loro presenza che mi rende più fragile.”
Arrivato a questa conclusione Harry decise allora che sarebbe stato meglio rimanere lontano dai Malandrini e della sua famiglia concentrandosi solo sulla sua missione, i sentimenti non dovevano impedirlo in nessun modo, inoltre non avrebbe rischiato che qualcuno rimanesse ferito in uno scontro, o peggio,  per colpa sua.  Ciò che aveva vissuto nell’altro mondo era ancora impresso nella sua mente come fuoco sulla pelle: il senso di colpa per la morte di tutte quelle persone che la guerra aveva portato via non lo lasciava respirare e la notte tornava a fargliene ricordo.

Allontanatosi abbastanza dal luogo della battaglia vide una piccola locanda, nascosta dalle vie principali, e decise che sarebbe stato il posto perfetto dove alloggiare. L’insegna portava il nome di “Black Pheonix”, entrato prese una stanza.                                                                                                                         

La prima cosa che fece fu silenziarla e dotarla di incantesimi protettivi. Fatto ciò si spoglio e potè a quel punto constatare che nella mantella erano presenti una giratempo, la mappa del malandrino e i doni della morte. Guardando la busta con la chiave della Gringott ragionò che l’indomani al più presto sarebbe dovuto andare a prelevare dei soldi, comprare alcune cose necessarie alla sua permanenza e scoprire come erano andate le cose in questo mondo. Perché qui era morto? Cosa era successo di diverso?                                                                                                                                                                                    La stanchezza non lo lasciava ragionare, era da prima della guerra che non dormiva un sonno tranquillo; non credeva che quella notte sarebbe stata diversa, ma il pensiero che con l’inizio di una vita nuova qualcosa potesse cambiare non lo aveva lasciato. Il ricordo degli amici defunti gli comparve per l’ennesima volta di fronte agli occhi, ma Harry lo scacciò via velocemente. Ci sarebbe stato tempo nei giorni successivi per occuparsi dei demoni del suo passato, quando tutto fosse finito.

Nel frattempo a casa Potter si stava tenendo una riunione fra i Malandrini. L’incontro col giovane misterioso aveva colpito anche loro, e le sensazioni che aveva suscitato non gli avevano permesso di trovare pace. In un’epoca buia come quella, bisognava stare attenti ad ogni minima cosa, non fidarsi di nessuno, e lo scombussolamento che ora era presente in loro non poteva portare a nulla di buono. La cosa che li rendeva particolarmente irrequieti era il fatto che uno sconosciuto avesse fatto breccia nei loro cuori.

James si trovava seduto davanti al camino e, mentre sorseggiava un bicchiere di burrobirra assieme a Sirius, pensava ancora a quegli occhi: erano così vuoti,carichi di dolore, in essi aveva rivisto una parte di se stesso. Da quando era morto il piccolo Harry non aveva trovato pace,nessuno l’aveva trovata. Quel bambino era il sole delle loro vite e Voldemort lo aveva spento senza pietà.                                         
“Ci pensi mai che se avessimo fatto scelte diverse ora staremmo vivendo una vita diversa Sirius?” non lasciò che l’amico potesse parlare “Io ci penso ogni giorno. Penso che se fossimo stati più attenti a chi concedeva mola nostra fiducia mio figlio sarebbe ancora vivo, penso che la guerra avrebbe preso una piega diversa, per tutti. Era la nostra speranza, la mia gioia.. era..era…” i singhiozzi lo scossero impedendogli di finire la frase “ era il mio bambino”           

Sirius lo avvolse subito in un abbraccio coinvolgente, mentre qualche lacrima cadeva anche da i suoi occhi. Ecco perché l’incontro con il giovane sconosciuto li aveva turbati tanto: perché in quegli occhi vuoti carichi solo di sofferenza loro rivedevano se stessi; erano anche i loro occhi , ogni mattina,ogni giorno da quando il suo figlioccio era stato ucciso. Prima o poi avrebbero avuto la loro vendetta, questo era l’unico pensiero che li teneva ancora in vita.
 
La mattina quando Harry si svegliò non indugiò a scendere. Nella notte aveva riflettuto e se voleva avere il quadro completo della situazione doveva andare a cercare fra i vecchi archivi dei giornali della biblioteca. Il fascino ancora presente su di lui lo spaventò quando passando davanti a uno specchio vide la propria immagine e rise fra se: “Non ho paura del signore oscuro, ma mi spaventa il mio stesso riflesso”

Diagon Alley quel giorno era vuota, ma nei volti della gente non vide il terrore post-attacco che si sarebbe aspettato. Da questo dedusse tristemente che momenti come quello di ieri erano all’ordine del giorno. Le macerie era già state fatte scomparire e la gente si apprestava a tornare alle faccende quotidiane.

Nessuno badò a lui, che nel frattempo rivivivendo lo scontro del giorno prima pensava.  Da quando era arrivato nel nuovo mondo aveva avvertito un improvviso accrescimento del proprio potere: prima, quando viveva ancora nel suo mondo era in grado di fare qualche magia senza l’ausilio della bacchetta, ma ieri aveva compiuto incantesimi di livello elevato con un’incredibile facilità, quasi la bacchetta gli fosse solo d’intralcio, e non fungesse più da incalanatore.
Per prima cosa si recò alla Gringott, l’edificio, maestoso come sempre, era circondato da auror che quando il giovane mago passò non esitarono a fissarlo con circospezione. All’interno i folletti stavano lavorando con dedizione. Non ci volle molto perchè qualcuno lo conducesse alla sua camera blindata: salì sul carretto e subito il senso di vuoto causato dalla velocità lo assalì.”Chissà come fanno i folletti a non vomitare ogni volta che salgono qui sopra” pensò ironicamente “Saranno dotati di uno stomaco forte.”                                                                           

La voce del folletto lo distrasse dai si pensieri.:“ Ecco la camera blindata 208. La lampada prego. La chiave prego”     
“Sono pure dotati di voci preregistrate a quanto pare” scherzò Harry, in quanto il folletto aveva ripetuto le stese identiche parole di sette anni prima. Non ci mise molto a fare ciò per cui era venuto, e con la stessa cala con cui era arrivato, Harry uscì dalla banca magica.

Passo diversi negozi: Olivender,il negozio del Quiddich (ci avrebbe dovuto fare un salto),  prima di arrivare alla sua meta, il Ghirigoro; un lampo di nostalgia lo colse ricordando quando era giunto in quel posto per la prima volta con Hagrid: la vitalità lo aveva colpito, tutte quelle persone strane o avevano abbagliato, era la prima volta che entrava in contatto con dei maghi.                                                                                                     
Entrando l’odore di libri nuovi lo colse, e il pensiero volò subito ad Hermione. Una lacrima sfuggì dai propri occhi. Velocemente però si diresse ai vecchi archivi e iniziò la sua ricerca.

ANNO 1981, GIORNO 31 OTTOBRE
VOLDEMORT ATTACCA I POTTER, RAPITO IL LORO FIGLIO HARRY. IL TRADITORE PETER MINUS CONDANNATO ALL’ERGASTOLO AD AZKABAN

Harry passò velocemente al secondo giornale

ANNO 1981 GIORNO 5 NOVEMBRE
ANCORA NESSUNA NOTIZIA DEL PICCOLO HARRY, I GENITORI IN LACRIME SUPPLICANO QUALCUNO DI AIUTARLI. SILENTE PARLA:”STIAMO FACENDO IL POSSIBILE PER TROVARE HARRY”
 
ANNO 1981, GIORNO 6 NOVEMBRE
VOLDEMORT RICATTA I POTTER E SILENTE. “SE VOLETE INDIETRO VOSTRO FIGLO CONSEGNATEMI HOGWARTS”

ANNO 1981 GIORNO 7 NOVEMBRE
VOLDEMORT UCCIDE IL PICCOLO HARRY TAGLIANDOGLI LA GOLA DAVANTI ALLA FOLLA DI HOGSMADE. SCOPPIA UNA BATTAGLIA,FRA I MORTI IL PROFESSOR LUMACORNO.
 
Harry non ebbe il coraggio di leggere quegli articoli, solo i titoli gli avevano messo un’angoscia terribile addosso.  Prese l’ultimo giornale che gli interessava

ANNO 1998, GIORNO 2 MAGGIO
BATTAGLIA A DIAGON ALLEY. VODEMORT SGUINZAGLIA I SUOI MANGIAMORTE, SEMINANDO I TERRORE. I MANGIAMORTE VENGONO CACCIATI DA UN GIOVANE MISERIOSO. PRIMA DI ANDARSENE UNO DI LORO RIPETE LE SOLITE PAROLE “IL NOSTRO PADRONE OTTERRA’ QUELLO CHE STA CERCANDO”

“Lo avevano già notato quindi” pensò Harry con sconforto.       
“Cosa potrebbe star cercando Voldemort?” si domandò subito dopo. Per saperne di più aveva bisogno di chiedere a persone reali, e l’unico modo possibile per ottenere informazioni importanti era entrare a far parte dell’Ordine della Fenice.

 La campanella del negozio suonò facendo voltare Harry. Ad entrare erano stati i Malandrini; si era accorto da un po’ che lo stavano seguendo, inizialmente aveva tentato di depistarli e proseguire tranquillo, ma visto le ultime scoperte fatte l’unica cosa che gli restava da fare era affrontarli, loro sicuramente avrebbero potuto condurlo da Silente.

“Lo avete visto ragazzi??”                                                                                                                                                                  
“Si è entrato qui”

“Ne si sicuro felpato?”

“Sicuro come il fatto che sono più bello di te ramoso”

Entrambe le voci vennero seguite dal suono di uno schiaffone da un aih!

“Smettetela di fare i bambini, che se è veramente qua rischiamo di farci sentire” questa voce invece era Remus, come al solito il più responsabile, poverino, gli toccava stare tutto il giorno fra due bambinoni, anche se si vedeva che gli voleva molto bene.
Davanti a quella scenetta il giovane mago non potè fare a meno di ridere, rivelando così la sua presenza.      
Una sfumatura rossiccia andò subito a colorare le guancie dei Malandrini quando si accorsero di essere da chi erano stati colti nel sacco. “Noi..noi..ehm…” tentò di parlare James.
 
“Tranquilli, mi ero accorto da un po’ di essere seguito, vorrei tanto sapere il perché.” Iniziò Harry. In realtà non gli importava veramente molto sapere la motivazione, si fidava di loro, ma questo pensiero doveva rimanere solo suo.                                                                                                                                                                                             
James e Sirius cominciarono a balbettare frasi sconnesse che provocarono una nuova ilarità in Harry. A quel punto Remus  decise di prendere in mano la situazione.                                                                                                                                     
“Ci ha incuriositi il tu modo di combattere ieri. Sei davvero potente, pochi maghi hanno le tue capacità, e il tuo odio verso i Mangiamorte e Voldemort ci ha fatto pensare che ti avrebbe fatto piacere diventare nostro alleato. Che da entrambi i lati avremmo potuto trarre dei vantaggi: tu sei potente, noi abbiamo informazioni che potrebbero esserti utili” A quelle parole Harry scatto sull’attenti. Non sarebbe stato difficile farsi condurre da Silente ed entrare a far parte dell’Ordine della Fenice. Dal canto suo Remus si stava maledicendo per le cose che aveva detto, non avrebbe mai avuto il coraggio di fargli sapere che lo stavano seguendo per capire il motivo del suo dolore, e l’agitazione lo aveva fatto parlare troppo.
“Sempre che tu non sia un sostenitore di Voldemort” azzardò Sirius.

Harry rise. “ Innanzitutto se fossi un sostenitore di Voldemort non ve lo direi , voi doveste stare attenti e non lasciare divulgare notizie importanti in questo modo” I Malandrini sussultarono davanti al ghigno di Harry e abbassarono la testa consapevoli del loro errore. Come diceva Malocchio bisogna essere sempre vigili,e  loro se ne erano dimenticati per un attimo.                                                                                                    

“Ma per fortuna vostra io odio quella carogna: quando ero piccolo assassinò i miei genitori, e piano piano durante la mia adolescenza ha ucciso tutte le persone a me più care. Il mio nome è Charles Newedge e l’unica cosa che voglio è  vendetta” disse mentre con un gesto secco si scopriva il braccio sinistro mostrando la pelle immacolata.

I Malandrini si guardarono negli occhi, come se si fossero letti nel pensiero annuirono e poi proferirono “Portiamolo da Silente, l’Ordine è il posto giusto per lui.”
Harry non potè fare a meno di sorridere: tutto stava andando secondo i suoi piani.
 
 
ANGOLO AUTRICE
Mi scuso per il ritardo nel postare questo capitolo, ma mi trovo all’estero e ho problemi con internet. Ciò potrebbe accadere anche con  prossimi capitoli, ma in ogni caso cercherò di  postare il più regolarmente possibile.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** THE ORDER OF PHOENIX ***


CAPITOLO 3  –THE ORDER OF PHOENIX-
 
Con aria pacata Harry lasciò che Remus conducesse la sua mano attorno al braccio, e che lo smaterializzasse con lui. Si udì un semplice pop e i quattro uomini si ritrovarono davanti ai cancelli di Hogwarts dove Gazza li accolse con la sua solita aria arcigna, accompagnato dalla sua gatta fedele che strusciandosi sulle gambe del padrone miagolava in modo sinistro.

“Certe cose non cambiano mai” pensò Harry con aria nostalgica. I suoi occhi scrutavano il castello attenti,  ogni punto che lo sguardo incontrava lo portava a rivivere la morte di qualcuno dei suoi amici. Una fitta alla testa lo colse e la vista cominciò ad appannarsi: i sensi di colpa tornarono a farsi vivi. James fece appena in tempo a sorreggerlo che un nuovo capogiro colpì  Harry, e gli face perdere l’equilibrio.

“Ehi, tutto bene?” chiese con aria preoccupata James, “Sirius portiamolo da Madama Chips, credo…”

“No! Sto bene, è stato solo un capogiro” rispose velocemente Harry, sfregandosi in modo compulsivo la cicatrice. Mannaggia alla sua emotività, e alla facilità con cui si lasciava travolgere dal passato. Oramai il mantra “devo essere forte” era diventato parte integrante della giornate del ragazzo.

Remus lo guardò con profondità perdendosi in un ragionamento che Harry non riuscì a cogliere: l’empatia e acutezza del suo vecchio professore potevano essere la sua fine.              Le urla di James e Sirius rivolte all’estrema incompetenza del guardiano e al fatto che nessuno gli avesse ancora aperto, però distrassero improvvisamente i due uomini e finalmente, quando arrivò Gazza con un mazzo di chiavi in mano, poterono entrare nel castello.

Subito suo padre e il suo padrino iniziarono a battibeccare su chi dovesse fargli da guida,ancora entusiasti per averlo convinto a venire con loro, e illustrandogli alla fine assieme, la storia del luogo, spiegandogli la funzione delle casate, dei punti, il perchè della presenza dei fantasmi...

Harry ascoltava con attenzione ogni parola, ma come notò Remus, che continuava ad osservare il ragazzo con attenzione, e decise, avrebbe continuato a farlo fino a quando non avrebbe avuto le idee chiare sul mago, il suo sguardo non era sorpreso come accadeva ad ogni  persona che arrivava per la prima volta in quel luogo, bensì esprimeva una gioia soffocata come se in quel momento fosse tornato a casa dopo un lungo viaggio: Harry si guardava intorno con aria malinconica, ma rassicurata allo stesso tempo.

“Quindi Harry devi capire che questo è un luogo antichissimo” nel frattempo Sirius continuava il suo sproloquio senza notare che Harry era perso nei propri pensieri “Chiunque venga  a scuola qui finisce col considerare il castello casa sua. Sai che ci sono quattro case a cui puoi appartenere? Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde. Modestamente, Grifonodoro è la migliore, ma non lo dico perché io è stata la mia casa, no, ma perché…perché è perfetta in tutto!!! Vero James? Partiamo dai colori dello stemma per esempio: quanto è bello il rosso? È un colore regale, fiero, simbolo della passione, mentre guarda gli altri, il verde prendendone uno a caso, che colore scialbo, come la casata a cui appartiene dopotutto!! E poi vogliamo parlare della gente? Grifondoro è la casa dei coraggiosi, puri di cuore, leali, la sede della nascita di amicizie fantastiche, durature, non come a Serpeverde che…”

“ Non credi di stressarlo troppo Sirius?? E’ appena arrivato dopotutto, lascialo respirare un attimo” Harry non potè fare a meno di ridere, Silente era arrivato di fronte a loro e gli sorrideva da dietro i suoi occhiali a mezzaluna; come al solito un luccichio di consapevolezza in più rispetto agli altri era presente nelle iridi argentee.

“Piacere ragazzo, io sono il professor Silente, preside di questa meravigliosa scuola, tu immagino sia Charles Newedge” si presentò il preside, stringendo la mano a Harry che nel frattempo annuiva in segno di conferma a quello che era stato appena detto.

Con un gesto della mano indicò a quattro uomini di seguirlo e dopo aver percorso la scalinata a chioccola li condusse nel proprio ufficio.

Quando Harry entrò rimase stupefatto dal numero di persone che vi erano presenti al suo interno. Alla domanda silenziosa del come e perché rispose Sirius che, intuito il dubbio del giovane, gli raccontò di come Remus aveva avvisato Silente e di come quest’ultimo avesse indotto una riunione improvvisa mediante un loro modo di comunicazione basato su dei marchi a forma di piuma di fenice.

“Se entrerai a far parte dell’ordine  lo avrai anche tu” gli spiegò tirando su la manica del braccio destro e mostrando il tatuaggio.

Harry sorrise mesto al ricordo del  marchio che aveva più volte visto sulle braccia degli uomini dell’ordine e di come egli aveva più volte desiderato possederlo a sua volta. Da sempre aveva voluto essere utile e considerato tale perché ne aveva le capacità e il desiderio proprio, non essere visto solo una marionetta come molti tendevano invece a trattarlo.

Il ragazzo sussultò quando si accorse che fra la gente presente vi era anche sua madre. Bellissima come se la era sempre immaginata, stava parlando con Tonks, quando,avendo la sensazione che qualcuno la stesse osservando volse il proprio sguardo verso Harry e dopo aver incontrato gli occhi del figlio gli rivolse un sorriso rassicurante. Il cuore di Harry perse un colpo. Era la prima volta che sua madre gli sorrideva, la luce aveva raggiunto i suoi occhi,che nonostante fossero identici ai suoi, verdi,intensi, come la calma prima della tempesta, erano invece pieni di vita e lo avevano riempito per quei pochi secondi di amore. Se l’incredibile somiglianza con James lo aveva inizialmente scosso, il primo incontro con sua madre aveva colmato anni di dubbi, domande e lacrime. Per quel sorriso era pronto ad affrontare mille Voldemort, se ciò avesse significato poter riabbracciare la propria famiglia.

I suoi pensieri vennero interrotti quando Silente richiamò la loro attenzione.

“Miei cari, mi scuso per aver convocato una riunione all'ultimo minuto, sono consapevole degli impegni di ciascuno di voi, ma la faccenda da discutere oggi è veramente importante.”

Tutti si erano accomodati in cerchio attorno al preside e lanciavano di tanto intanto occhiate curiose a Harry. Le domande su chi fosse, e cosa ci facesse lì,erano stampate nei loro occhi. Solo Piton si asteneva da ciò e ascoltava il preside mantenendo fisso sul volto il suo ghigno funereo che tanto atterriva i suoi alunni.

“ Dobbiamo decidere se accogliere un nuovo mago fra di noi: Charlie Newedge. Lui ha espresso il suo desiderio di voler combattere contro il Signore Oscuro e di poter avere una possibilità di vendetta nei suoi confronti, in quanto il Lord gli ha portato via tutta la sua famiglia.”

Silente interruppe il suo discorso aspettando che qualcuno esprimesse la sua opinione. Lui non sapeva se essere favorevole o meno all’ammissione di quel ragazzo nell’Ordine, era troppo giovane, ma il modo in ci aveva combattuto a Diagon Alley, la rabbia che era presente nelle parole rivolte ai Mangiamorte  lo avevano stupefatto e fatto considerare a se stesso se non fosse stato il caso di rivalutare il giovane mago.

Il silenzio causato dallo stupore iniziale però non durò a lungo.

”E’ solo un ragazzo cosa potrà avere mai di speciale?”

“Non è in grado di sopportare il peso di una guerra!”

“Non possiamo permettere a un giovane di combattere”

“Potrebbe essere un Mangiamorte sotto copertura, una spia del Signore Oscuro, perché dovemmo fidarci di lui?”

Le voci si accalcavano l‘una sull’altra e a quel punto non era più chiaro il filo del discorso. Harry non si stupì per la confusione che la sua presenza aveva causato, era logico che  dopo venti anni di guerra fossero diffidenti nei suoi confronti, ma allo stesso tempo lo irritava il fatto che anche qui lo considerassero troppo giovane per combattere. Se fosse stato ancora nel suo mondo avrebbe probabilmente fatto una scenata mostrando così in effetti quanto fosse ancora bambino. Ora invece era calmo, guardava la tempesta infervorarsi sopra di lui aspettando che si calmasse.

Silente fissava il nuovo ragazzo. Qualcosa in lui gli diceva che era pericoloso, che non fosse il caso di averlo come nemico, ma allo stesso tempo l’idea che fosse troppo giovane per un compito simile attanagliava anche lui e gli impediva di dare un giudizio definitivo. Fu la determinazione,il coraggio e la tenacia che vide egli occhi di Charlie a fargli prendere una decisione. Capì che anche se gli avesse impedito di entrare a far parte dell’ordine, lui avrebbe comunque trovato un modo per combattere il Signore Oscuro. A quel punto era meglio poterlo tenere sott’occhio. 

L’ordine nel frattempo era collassato nel caos più totale: i Malandrini e qualcun altro, uomini per lo più, lottavano perché Charlie potesse entrare a far parte dell’ordine,ritenendo che il giovane mago avesse grandi doti, conoscenza della magia, e determinazione; le donne come Lily, Molly, e Tonks invece ritenevano che fosse troppo giovane per immischiarsi in una guerra, e che dovesse tornare a studiare. Altre persone come Severus Piton erano rimaste sedute sulla loro sedia, indifferenti alla  discussione che stava avvenendo e preoccupandosi solo di evitare che qualcuno gli schiacciasse il mantello nella foga del momento.  

“Silenzioooo” Silente riportò la calma nel gruppo.

Harry nel frattempo si era avvicinato al suo vecchio mentore, e dopo aver ricevuto un cenno d’approvazione dal vecchio preside, prese parola: “Io capisco la vostra sfiducia nei miei confronti. Anche io al  posto vostro avrei timore ad accettare una persona nuova nel gruppo. Non posso convincervi dicendovi di darmi fiducia, che non ve ne pentirete perché neanche io lo farei, in tempi di guerra fidarsi è bene,non fidarsi è meglio. Ma posso raccontarvi la mia storia e farvi capire le motivazioni che mi spingono a odiare Voldemort più di ogni altra cosa.” Al sentir nominare il signore oscuro la gran parte della gente presente nella stanza rabbrividì. “Quando ero piccolo i miei genitori vennero uccisi dal Signore Oscuro, e il mio padrino rinchiuso a tradimento ad Azkaban. Ciò mi ha portato a vivere un infanzia terribile. Durante gli anni di scuola tutti i miei amici sono stati uccisi da lui e dai suoi Mangiamorte.  Non ho paura della Morte, perché l’ho vista in faccia più volte. Oramai l’unica cosa che mi tiene in vita è la sete di vendetta. Io non vi chiedo di avere fiducia in me, ma di tenere a mente la mia storia e di fidarvi del buon senso di James, Sirius,e Remus. ”

Concluso il proprio discorso si sedette di nuovo. Nei suoi occhi la determinazione ardeva come fuoco vivo, chiunque avesse avuto dubbi riguardo la sua fedeltà ora era pienamente convinto. Dal canto suo Harry ricordava i tempi in cui i suoi amici gli vantavano il suo spirito da leader e la capacità di convincere le persone dispose ad ascoltare che ciò che lui diceva alla fine fosse la cosa corretta; sperava che queste doti fosse ancora vivo in lui.

Solo Malocchio Moody rimase restio davanti a quella decisione :” Sei giovane ragazzo, quanti anni hai? Chi ci dice che se le tue motivazioni sono buone anche la tua bacchetta lo è? Non abbiamo bisogno di carne sacrificale.”

“Alastor, tu non lo hai visto combattere…” azzardò James sostenuto da Sirius e Remus.

Harry sorrise davanti alla cura con cui i Malandrini lo difendevano. Come nel suo modo erano generosi, e nonostante quello che gli era capitato erano disposti a proteggere uno sconosciuto solo perché aveva suscitato in loro sensazioni strane. C’era chi avrebbe chiamato ciò stupidità, ma Harry era affascinato dal loro spirito buono. Quando si erano presentati a Diagon Alley Harry aveva riso di fronte alla loro allegria e ironia. Remus calmo come sempre, Sirius e James invece si erano presi in giro a vicenda prima di rivelare i loro veri nomi. E Harry invidiava questa loro spensieratezza, era ciò che ambiva da tutta la via.

“Ho diciotto anni, ma credo di essere in grado di combattere. Ho ricevuto un’educazione approfondita per quanto riguarda la guerra, ma se vorrà testare le mie capacità personalmente non mi tirerò indietro. L’avviso, rare volte mi hanno battuto in un duello, leale o meno che fosse.” Con questa frase Harry concluse il proprio discorso e venne invitato dal preside ad uscire un attimo dall’ufficio per permettere ai membri dell’ordine riflettere sulla decisione.

“Ne sarò contento ragazzo” disse Malocchio Moody prima che il giovane mago lasciasse la stanza.

Quando lo fecero rientrare sul viso dei Malandrini vide un enorme sorriso e quindi capì di essere stato accettato. Non sapeva perché loro si fossero affezionati già così tanto a lui, ma se da un lato era arrabbiato con se stesso per aver permesso ai sentimenti di prendere il sopravvento,dall’altro era felice: i suoi timori di non piacere alla propria famiglia erano stati cancellati.

Silente lo marchiò: era diventato un  membro ufficiale dell’Ordine della Fenice

“Benvenuto a casa” gli disse il vecchio preside mentre tutti applaudivano, ed Harry non potè che confermare dentro di se quanto queste parole fossero vere.

Piano a piano la stanza incominciò a svuotarsi e alla fine rimase da solo con Silente e i Malandrini. Quando anche quest’ultimi se ne furono andati, dopo avergli fatto promettere che si sarebbero rivisti presto, il ragazzo si voltò verso il vecchio preside e con voce solenne parlò: “E’ il caso che lei sappia alcune cose”
 

ANGOLO AUTRICE
Mi scuso ancora per il ritardo nel postare il capitolo, ma sono ancora all’estero e ho trovato solo oggi una wifi a cui attaccarmi e poter postare. Ci tenevo a dirvi che se avete riscontrato problemi con l’impaginazione, quali dialoghi attaccati e niente spazi, è causato sempre per il fatto che sono all’estero e mi sono ritrovata a  dover utilizzare un dispositivo piccolo che non sempre mi accetta le modifiche che io faccio. In ogni caso sto sistemando il tutto. Al prossimo capitolo!!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** SCONTRI ***


CAPITOLO 4  -SCONTRI-


Dal tono serio che Harry aveva assunto, Silente capì che era qualcosa di veramente importante. Con la calma che lo contraddistingueva nei momenti difficili e di tensione, si sedette dietro la sua scrivania invitando il ragazzo a fare la stessa cosa con un gesto della mano. Incrociò le dita sotto al mento e dopo aver fissato Harry negli occhi per cinque buoni minuti proferì:”ti andrebbe una caramella?”

Harry rise, riuscendo finalmente a rilassarsi. Il preside dal canto suo sorrise nel notare di essere riuscito nel suo scopo.  Aveva percepito la tensione del giovane mago davanti all’idea di raccontargli qualcosa doveva essere particolarmente spinoso e oramai dall’alto dei suoi anni sapeva come agire.

Con un cenno del capo incitò Harry a parlare; il ragazzo si sfregò nervosamente le mani, chiedendosi se fosse stata la cosa giusta rivelare tutto a Silente. Aveva fiducia  nel vecchio preside, e la necessità di parlare con qualcuno di quello che gli stava accadendo diventava ogni giorno più forte, ma, il dubbio che dovesse tenersi tutto per se non lo abbandonava.
Con un sospiro prese coraggio e finalmente si decise a parlare:”io..signore..dovrei confessarle una cosa importate…ho bisogno di un consiglio da qualcuno che di cose al mondo ne ha viste, ma non me la sentivo di parlarne davanti agli altri.”

Silente lo fissò attentamente incitandolo con lo sguardo a continuare a parlare. “io..ehm..come dire..io…”

Harry non potè finire il suo discorso perché la porta venne spalancata violentemente e Gazza cadde rovinosamente ai piedi della scrivania.

Sia Harry che il preside dovettero trattenere le risate di fronte a quella scena, specialmente quando il custode, nel tentativo di rialzarsi cadde di nuovo inciampando nei propri vestiti.

“Signor preside, signore preside, venga presto, i Serpeverde e Grifondoro stanno lottando davanti alla sala grande, i professori non riescono a calmarli, venga presto prima che succeda qualcosa di grave!!” Gazza sputò quelle parole tutte d’un fiato per poi accasciarsi di nuovo a terra stremato.
 
Silente guardò Harry lanciandogli un’ occhiata di scuse e rialzato il custode uscì dall’ufficio. Harry non stette fermo e seguì la coppia
 
Quando arrivarono davanti alla sala grande la luce degli incantesimi illuminò i loro volti: una vera e propria battaglia si stava svolgendo davanti alla sala grande. Gli incantesimi che volavano erano tanti, ma per fortuna, Harry potè constatare che non erano magie oscure, ma incanti di livello base; quelli che potevano definirsi piú avanzati erano degli Stupeficium e Protego.
 
Si trattava di un gruppo di circa quaranta studenti, probabilmente del sesto e settimo anno. Fra la folla Harry cercò dei volti conosciuti; riconobbe Colin Canon, Astoria Greeengrass, e altri volti che conosceva di vista quando frequentava anche lui a Hogwarts.
 
Il suo cuore perse un battito quando fra la schiera dei Grifondoro vide il viso di Ginny. Tra le cose che guerra gli aveva portato via vi era stata anche la possibilità di vivere sereno il proprio amore con lei: aveva lottato al suo fianco fino all’ultimo, ma un Avada Kedavra l’aveva colpita alla schiena e fatta morire fra le sue braccia.
 
Ora invece la vedeva li, fiera, determinata come sempre, che lottava per i propri ideali senza avere timore delle conseguenze. Era la sua Ginny.
 
Silente tentò di riportare il silenzio, e quando i ragazzi videro la presenza del preside smisero subito di lottare. Le scuse furono tanto ma Silente irremovibile tolse punti ad entrambe le case.
Mentre poi tornavano nell’ufficio Harry si volse un’ultima volta verso gli studenti e incontrò un viso che lo stupì: una chioma rossa dagli occhi castani che somigliava irrediabilmente a sua madre.
 
“Scusami Charlie per lo spettacolo a cui hai dovuto assistere, cosa stavi per dirmi?” Silente riprese il discorso una volta seduti di nuovo alla scrivania.
 
“No, nulla di importante, non si preoccupi.”
 
“Non  mi sembrava una cosa da nulla ragazzo.”
 
“Sul serio, non si preoccupi.”
 
Harry concluse in quel momento che se era stato interrotto una volta, allora non era destino che il vecchio preside venisse a conoscenza della verità quel giorno.
 
Silente storse leggermente il naso davanti alla resilienza del mago nel confessargli quel qualcosa che sembrava opprimerlo tanto, ma ignorò la cosa quando il giovane cambiò bruscamente discorso.
 
“Preside, sono contento che, mi abbiate accettato nell’ordine, capisco come sia dura di questi tempi dare fiducia a un ragazzo sconosciuto,specialmente se giovane come me, le assicuro che non vi pentirete della vostra scelta.” Silente sorrise mesto
 
“Ragazzo mio, una possibilità va data a tutti, e poi con l’entusiasmo di Sirius e James nel prendere le tue difese, non avrei potuto di certo non ammetterti nell’ordine”
 
Harry rise di gusto “Mi può allora dire come è messa la situazione del mondo magico, vista da un occhio più…vicino,oserei dire, sa, vorrei essere piú informato.”
 
Il suo piano aveva cominciato a prendere forma.
 
“Cosa si può dire ragazzo! Siamo  in guerra da più di vent’anni, Voldemort ha preso potere inizialmente a piccole parti, accerchiando le menti oscure più instabili, uomini, ragazzi, e tutti lo abbiamo dato per scontato, il Ministero lo ha dato per scontato e lui così è divetato invincibile. Ha trovato il modo di rendersi immortale. L’eternità è sempre stato il pensiero fisso di Tom, l’essere invincibile,il numero uno..”
 
“Tom??” chiese con finto stupore Harry
 
“Si Tom. Il vero nome di Voldemort. Tom Orvoloson Riddle. Un ragazzo orfano, abbandonato dal padre babbano quando scoprì che la madre era una strega. È cresciuto senza famiglia e questo lo ha portato a smettere di credere nell’amore. Sono stato io stesso a introdurlo nel mondo della magia, ma Tom…oOO Tom si è sempre mostrato un bambino diverso. Venne smistato a Serpeverde, ed era il migliore in tutti corsi, tutti lo ammiravano, volevano essere come lui, eppure…lui non aveva amici. Solo persone di cui si circondava e che sfruttava per i suoi bisogni. Charlie, tu non puoi capire quanto una vita senza amore possa renderti cattivo e cambiarti dentro. Probabilmente se fosse stato smistato in un'altra casa le cose sarebbero andate in modo differente, ma ciò non sarebbe comunque mai potuto accadere, perché lui, Tom, è il diretto discendente di Salazar Serpeverde. Il suo perfetto erede.”
 
“Ma..lui non si è mai sentito a casa....cioè comunque, avere un luogo a lui caro non lo ha aiutato?” Silente sospirò.
 
“Lui ha sempre considerato Hogwarts la sua casa. Ha tentato anche di farvi ritorno,come insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, ma a quel tempo ero appena diventato preside, non lo accettai ritenendo che.. non so… avevo avvertito un’aura oscura in lui e non volevo avvicinarlo ancora di più a divenire qualcosa di pericolo . Ho sbagliato in questo. È anche colpa mia se lui è diventato quello che è oggi. Da allora, fra l’altro il posto di Difesa contro le Arti Oscure è  maledetto e nessun insegnante dura più di un anno. Questa volta addirittura,non si è presentato nessun candidato. Il professor Piton sta ricoprendo sia il ruolo di insegnante di Pozioni che quello di Difesa.”
 
Silente sospirò affranto. Harry assimilò accuratamente ogni parola che gli era stata detta. Ripercorrendo nella sua mente quella vita di cui era  già venuto a conoscenza anni fa, come allora chiese al vecchio preside:”Cosa lo rende immortale, voglio dire, non credo sia diventato un dio, e non esiste una pozione in grado di porre fine alla mortalità, a meno che…non sia entrato in possesso della pietra filosofale?”
 
Negli occhi di Silente calò un’ombra oscura, al pensiero probabilmente di qualcosa di scomodo.
 
“Hai mai sentito parlare di Horcrux Charlie?” Non aspettò che il ragazzo rispondesse. “Si tratta di una magia oscura, tremenda. l’Horcrux è un oggetto, un animale, o persino una persona che contiene un pezzo dell’anima della persona che l’ha creato. In questo modo la persona quando muore può essere riportata alla vita mediante la reincarnazione, perché la Morte non è riuscita a prendere tutte le parti dell’anima. Spezzare un’anima è una cosa atroce…per compiere un gesto simile bisogna commettere  un omicidio.”
 
Harry sapeva benissimo come si creava un Horcrux, lui stesso era stato tale, ma ancora una volta rimase sconvolta dalla notizia. Non riusciva proprio a capacitarsi di come un uomo potesse rinunciare alla propria umanità in cambio dell’eternità. La morte è una parte della vita che va accettata. O così, almeno, la pensava lui.
 
Espose i propri pensieri al preside che ridendo tristemente gli disse:”Oo ragazzo, magari tutti la pensassero come te. Purtroppo l’umanità è corrotta e non tutti hanno un cuore buono e puro.”
 
Harry annuì e decise di porre un’ultima domanda al suo vecchio:”Per caso lei sa quali sono questi Hocrux?
 
“No Harry. Conoscendo lo spirito ambizioso di Tom, immagino siano oggetti appartenuti ai quattro fondatori, o comunque che si tratti manufatti di rilevante importanza. Ma non ho proprio idea di quali siano.”
 
Detto ciò si allontanò dalla scrivania e con un cenno del capo Harry fece per uscire dallo studio. Arrivato alla porta però si voltò improvvisamente.

“Ha detto che non ha nessun insegnante di difesa per quest’anno scolastico. Potrei propormi come candidato? Le assicuro che ne ho le facoltà. Era la materia in cui eccellevo a scuola.”
 
Silente sembrò pensarci un attimo per poi comunicargli che gli avrebbe fatto sapere non appena si fosse riunito con il consiglio insegnanti.
 
A quel punto il giovane mago uscì definitivamente dall’ufficio del preside.
 
 
 
 
Mentre camminava per i giardini di Hogwats, Harry si ritrovò a pensare alla conversazione appena avvenuta con il suo vecchio mentore.
 
Innanzitutto era rimasto abbastanza sconvolto quando era venuto sapere che il periodo in cui era arrivato era settembre, e addirittura la prima settimana di lezioni. Dedusse però che se la Morte aveva voluto questo ve ne era una ragione ben precisa. In secondo luogo ragionò su quali Hocrux avrebbe potuto Voldemort creare in quella dimensione. Il numero sette da quali oggetti era stato composto questa volta?
Degli oggetti appartenuti ai fondatori era certo, ma Nagini…e lui stesso? Qui i fatti erano andati diversamente dal suo mondo, quindi gli ultimi due pezzi di anima erano probabilmente in posti differenti. Decise che avrebbe dovuto al più presto parare con qualcuno dell’ordine per capire se anche in questa dimensione era presente il serpente.
 
Nel frattempo quasi senza accorgersene era arrivato a Hogsmade; l’imbrunire cominciava a comparire e la gente ritornava nelle proprie case.
 
Harry si guardava attorno, ricordando i momenti felici dei suoi anni di scuola. Oramai avrebbe potuto smaterializzarsi da un pezzo, ma per un momento volle rivivere quelle sensazioni di pace che la cittadina portava in lui.  Passò davanti a vari negozi: Mielandia, le Poste, Zonko, Madama Rosmerta, quando, giunto davanti a un osteria delle vie secondarie, vide un gruppo di studenti di Hogwarts.  
 
Si fermò davanti al vetro per osservare meglio: si trattava di una gruppo di Grifodoro e qualche Corvonero. Nessun volto era particolarmente familiare, se non, e al quel puto Harry sussultò per la seconda volta, quel ragazzo così somigliante a sua madre. Si chiese il perché fossero a quel’ora tarda nel villaggio, ma non fece in tempo a formulare un’ipotesi che il suono di una serie di materializzazioni risuonò nell’aria. Harry si voltò verso il rumore e quello che vide gli fece raggelare il sangue nelle vene: erano arrivati  i Mangiamorte.
 
Gli incantesimi cominciarono a illuminare l’aria, il ragazzo potè contare una quindicina di manghi, intuendo cosi che si trattasse di una retata per spaventare la gente. Gli Stupeficium era l‘incantesimo maggiormente usato, e ciò tranquillizzò Harry che però al contempo sentì nel sangue la voglia di mettersi in gioco.
 
 Trasse su il cappuccio e corse verso i maghi oscuri, la bacchetta sguainata e uno sguardo determinato in volto. Cominciò ad attaccare con furia. La magia fluiva dal suo braccio alla bacchetta, come mai gli era successo in vita sua, sentiva il suo potere crescere, incontrollabile ed esplodere fra le sue dita.
 
Ben presto i Mangiamorte cominciarono a battere in ritirata, Harry non combatteva più solo con la bacchetta ma aveva cominciato a praticare la magia con l’uso delle sole mani. I maghi si sentivano inferiori davanti a quelle capacità e gli unici avversari che erano rimasti sul campo di battaglia erano tre Mangiamorte. Da dietro le maschere Harry riconobbe Lucius Malfoy, Avery, e uno dei Carrow.
 
La lotta cominciò a farsi più dura. La folla si era dileguata e nella piazza del paese il ragazzo combatteva solo contro i tre maghi. Non gli pesava il confronto. Con una mano eseguì un Deprimo bloccando momentaneamente gli uomini, mentre con la bacchetta li fece schiantare fra di loro. I Mangiamorte risposero modo offensivo all’attacco: Malfoy tentò di colpirlo con un Sectumsemra, mentre Avery eseguiva l’incanto Spacca Ossa.
 
 Harry scansò le maledizioni senza problemi, i suoi riflessi erano ben allenati e il potere che scorreva in lui gli dava una carica maggiore. Rise sadicamente di fronte ai tentativi dei maghi di attaccarlo, un luccichio di sadismo si riflette nei suoi occhi. Attaccò di nuovo e fu come se l’aria attorno a lui fosse scomparsa: la sicurezza e il potere che emanava impedivano ai suoi avversari di respirare. Lanciò dei Reducto, Stupeficm e Lacero. Ma il suo solo potere bastò a terrorizzare i maghi oscuri.
 
Lucius e gli altri cominciarono a indietreggiare ed Harry li bloccò davanti a un albero. L’unica cosa che i Mangiaorte videro nell’oscurità furono due occhi verdi come l’Anatema Mortale.
 
“Dite al vostro padrone che c’è qualcuno di potente in giro, ditegli che il suoi regno non durerà a lungo, ditegli, che il ragazzo che è sopravvissuto sta per decretare la sua fine” Detto ciò Harry voltò le spalle ai maghi pronto ad andarsene.
 
Quello che non aveva notato erano  gli studenti che, sentitosi finalmente al sicuro, erano usciti dall’osteria e avevano attirato l’attenzione dei Mangiamorte.
 
“Lacero” Sentì urlare, e quando si voltò vide l’incantesimo volare verso il sosia di sua madre. Preso da un senso di protezione lanciò un incantesimo offensivo ma non avendo il tempo di nominare un incanto di protezione spinse via il ragazzo facendogli da scudo col proprio corpo. La maledizione gli sfiorò il bracciò e il dolore si propagò per l’arto. Nonostante ciò Harry lo ignorò e fece appena in tempo a voltarsi che i Mangiamorte si smaterializzarono.
 
Si voltò verso il gruppo di ragazzi e scorse la paura nei loro occhi, ma notando che stavano tutti bene proferì solamente:” Venite vi riaccompagno a Hogwarts”
 
Si mise in testa alla fila sentendo chiaramente un paio di occhi scuri che  lo fissavano con curiosità.
 

 
 
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3778748