Il marito di Stark di kamy (/viewuser.php?uid=60751)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.1 Mio marito ***
Capitolo 2: *** Cap.2 Il marito ***
Capitolo 3: *** Cap.3 Superman incontra Capitan America ***
Capitolo 4: *** Cap.4 Lex e il primo guanto vengono recuperati ***
Capitolo 5: *** Cap.5 Incapaci di stare lontani ***
Capitolo 6: *** Cap.6 Stark e suo marito ***
Capitolo 1 *** Cap.1 Mio marito ***
Ringrazio anche solo chi legge. Scritta sentendo Unconditionally.
Il marito di Stark
Cap.1 Mio marito
Steve sentiva i ticchettii dell'orologio risuonare per tutta la stanza
e abbassò il capo. Osservò i fogli sulle proprie
gambe e assottigliò gli occhi.
"Quindi, Stark, pensano davvero che siamo gestibili?" chiese.
Alzò il capo e guardò Tony in viso,
avvertì una fitta al petto vedendo il suo occhio nero.
Tony annuì, si sedette a gambe larghe e passò il
dito dentro il nodo della cravatta strattonandolo.
"Sono un ottimo giocatore di poker, Capitano".
Adagiò la schiena contro la sedia, gettò le
braccia all'indietro.
"Sono riuscito a far annullare la task force anti inumani con la
promessa che in caso diventino un pericolo esagerato ce ne occuperemo
noi, e hanno annullato le richieste nei nostri confronti in cambio
della sicurezza che resteremo sotto controllo e uniti".
Steve incassò il capo tra le spalle ed arrossì.
"Mi mancava il poter fare le cose insieme" sussurrò. Chiuse
il fascicolo con dentro le carte e gliele porse.
"Però potevi anche non venire così tardi a
dirmelo, per quanto sia una buona notizia".
Tony scrollò le spalle, afferrò il fascicolo e si
alzò.
"Non mi sentivo al sicuro a casa" ammise.
Fece il giro della stanza due volte, sospirò guardandosi
intorno, sbatté le palpebre e posò il fascicolo
su un mobile; tornò alla sedia.
"Non riesco a dormire. Né a smettere di sentirmi come se
avessi sprecato delle vite".
Steve si sporse in avanti e gli mise una mano sulla spalla.
"Tutto quello che hai fatto, era per evitare le vittime".
Tony abbassò il capo socchiudendo gli occhi, quello nero
gonfio spiccava sulla pelle.
"Lo so. Ma quello che faccio non basta mai, e comincio ad essere
stanco. E' così da...".
Sospirò, sogghignò alzando il capo.
"Beh, da troppo".
Steve assottigliò gli occhi, strofinò le mani
sulle ginocchia e deglutì.
"Per la prima volta, avrei voluto non fare la cosa che ritenevo giusta"
ammise in un bisbigliò. Strofinò i propri piedi
tra loro e curvò la schiena.
"Troppo quanto?" chiese, alzando la voce.
Tony si passò la mano tra i capelli e si sedette; scosse il
capo oscillandolo.
"C'era un tempo in cui vivevo in una fredda, bellissima gabbia dorata.
Era tutto ricoperto di ghiaccio spesso un pugno, ma scintillante.
Sembrava che nonostante il freddo, nonostante il ghiaccio, niente
potesse andare storto".
Sospirò, si chinò in avanti e arricciò
il labbro.
"Non sono bravo a spiegarlo, ma spero tu lo sia a capirlo".
Steve deglutì ed appoggiò la mano sul letto,
accanto a sé.
"Vuoi sederti qui, mentre me lo spieghi?" chiese.
Tony si mise accanto a lui, abbassò il capo intrecciando le
mani tra loro e si fissò le dita.
"Hai mai avuto una fiducia incondizionata in qualcuno?".
Steve lo guardò negli occhi, nella penombra vedeva della
pagliuzze dorate nelle iridi castane di Tony.
"Sì e faccio di tutto per combattere contro quel qualcuno"
ammise.
Tony piegò il capo, lo guardò e
accennò un sorriso.
"Io mi sono abbandonato" ammise.
Scosse il capo, si leccò le labbra e sospirò.
"Promettimi che mi dirai cosa capisci, e come. So che sei empatico e
che potrebbe uccidermi, ma ho bisogno che sia chiaro. Te lo chiedo come
favore".
Steve si morse l'interno della guancia e deglutì
rumorosamente.
"Promesso". La sua voce era roca.
Tony annuì, si guardò i piedi e
inspirò.
"Anche se non lo mostro, il mio cervello elabora tutto a livello
razionale, perfino le emozioni. Per questo, per me, la fiducia
è completamente fuori luogo".
Ticchettò le dita delle mani tra loro, ondeggiando sul posto.
"C'era una persona. Mi fidavo di lui completamente. Se mi avesse detto
di buttarmi da un palazzo al centro di un vulcano, l'avrei fatto senza
pormi domande".
Rise, scosse il capo e roteò gli occhi.
"E Dio, lui lo odiava! Facevo la cosa che più mi veniva
difficile al mondo, con lui, eppure lui non faceva che dirmi di no, di
non farlo".
Steve gli prese la mano nella propria, la sentì bollente
sotto le dita.
"Non voleva che tu perdessi la tua libertà"
ribatté.
Tony sospirò, abbassò il capo maggiormente
incassandolo tra le spalle robuste.
"Lo so. L'ho capito molto dopo, ma ci sono arrivato. Voleva che io
fossi libero, che facessi le mie scelte, che mi arrabbiassi, opponessi,
che non mi facessi del male affidandomi completamente a lui".
Sorrise, chiudendo gli occhi umidi.
"Quello che non sembrava aver capito era che io avevo già
scelto. Avevo scelto di credergli. Non mi era stato imposto, e non
stavo perdendo nulla. Mi ero guardato allo specchio e avevo deciso che
volevo fidarmi di lui, perché lui aveva bisogno di me".
Steve gli passò l'indice sul pollice, osservò le
venatura della pelle di Stark.
"C'è risentimento nella tua voce. E' successo qualcosa di
grave?" chiese.
Tony si nascose il volto tra le mani.
"Questa persona. Sai, ero innamorato in modo totale. Finivo per dargli
sempre ragione, per tenere la testa bassa per non litigare".
Scosse il capo, deglutì.
"Quello è stato un brutto momento. Stavo mandando tutto a
puttane perché ero troppo piccolo".
Chiuse con forza gli occhi fino a sentirli dolere.
"Uno stupido bambino. Avevo cinque anni quando me lo hanno portato via,
e mi ero ripromesso di non mandare di nuovo tutto a puttane, se
l'avessi rivisto".
Steve gli lasciò andare la mano e gli strinse la spalla.
"Da bambini è normale essere insicuri" ribatté
con voce calda.
Tony mugugnò a denti stretti, annuì e
sospirò.
"Quando ci siamo rivisti ho provato a comportarmi diversamente. Non
troppo, non sono mai stato bravo in queste cose, ma ho cercato di
fargli capire che la mia fiducia era reale e che volevo lo fosse".
Ridacchiò gettando il capo all'indietro, guardò
il soffitto.
"Per un po' ho pensato che non volesse più vedermi, o che
non potesse funzionare. Non che sia durato molto. Se Alex diceva
'è pericoloso', allora lo era e basta, e io dovevo tenermi
alla larga. Ma avrei voluto si fidasse".
Tony scosse il capo, lo abbassò e sorrise con gli occhi
arrossati.
"Era malato, Cap. Parecchio. Istinti omicidi, attacchi d'ira e
aggressività, tendenze sessuali parecchio deviate,
disinteresse per la vita umana. Un socio-psicotico con tutte le
caratteristiche del caso".
Steve gli lasciò andare la spalla, gli passò il
braccio dietro la schiena e gli strinse l'altra.
"Eppure credo che ci sia stato qualcosa di profondo tra voi".
Tony ridacchiò, gli poggiò il capo sulla spalla e
mugugnò.
"La parte in cui io ero completamente perso l'hai rimossa?".
Sorrise, chiuse gli occhi e sospirò.
"Alex ne ha fatte di orribili. Torturava le persone, faceva
sperimentazione umana, credo avesse anche ucciso qualcuno. Il punto
è che mai, neanche una volta, mi ha toccato senza che io
volessi essere toccato; fosse anche per essere tenuto per mano".
Steve gli passò l'altra mano tra i capelli, passando le dita
tra le ciocche castane.
"Profonda in un altro senso, Tony".
Tony roteò gli occhi, arricciò il naso.
"Quando arrivai ai quindici anni, iniziò a corteggiarmi.
Visto che ero cotto e bruciato, nell'arco di trentadue minuti l'ho
praticamente aggredito per un bacio".
Steve ticchettò su un ciuffo di Stark che si alzava verso
l'alto e roteò gli occhi.
"E vi siete lasciati?".
Tony alzò lo sguardo, inarcò un sopracciglio.
"Sii onesto. Pensi che sarei sopravvissuto?".
Scosse il capo, accennò un sorriso.
"Siamo stati fidanzati un anno, prima che lo portassero di nuovo via.
'Sta volta ero abbastanza grande per provare a fare qualcosa, ma non
ebbi tempo perché mi portarono in Europa. Al mio ritorno,
lui era di nuovo fuori ad aspettarmi".
Guardò gli occhi azzurri di Steve.
"Non mi hai creduto, che fosse malato, o non t'importa? O forse credi
che io soffra di qualche strana sindrome da ragazzina idiota?".
Steve ridacchiò e chiuse gli occhi, tornando ad
accarezzargli i capelli.
"Bucky ha i ricordi di un pluriassassino dell'Hydra. Io difendo un
migliore amico così. Pensi non possa capire cosa significa
amare un folle?" domandò.
Tony scosse il capo.
"Tu non ami Bucky" disse, sicuro.
Si ticchettò con la lingua sul labbro, sospirò.
"Comunque. Alex non voleva essere il mio ragazzo, men che meno avere
rapporti. Spero tu non abbia idea di cosa voglia dire non sentirsi
desiderati dall'unico essere vivente che ti fa provare emozioni, Cap".
Steve tirò indietro la mano e corrugò la fronte,
concentrandosi sul ticchettio dell'orologio.
Tony sollevò lo sguardo, inarcò un sopracciglio.
"Troppo diretto?" chiese.
"Non potrò mai saperlo, io sento emozioni per qualsiasi cosa
Tony" rispose Steve.
Tony gli pizzicò il braccio.
"Scusa. Sto cercando di fare del mio meglio, ma è delicato
per me" ammise.
Strinse le labbra, scrollò le spalle.
"Comunque, il punto è che non mi voleva per gli impulsi
violenti, omicidi e sadici di cui ti dicevo prima. Ed io lo sapevo,
ovviamente. Ho cercato di parlargli da persona adulta".
Ridacchiò scuotendo il capo.
"Gli ho spiegato che volevo fidarmi di lui in maniera sana, 'sta volta.
Che volevo credergli, ma anche discutere e litigare e scendere a
compromessi. Che se non mi fosse andata bene, o se mi fossi fatto male,
l'avrei lasciato all'istante".
Steve gli accarezzò la schiena, tenendo le dita aperte.
"Hai detto che lo hanno portato via. Dove?".
Tony roteò gli occhi sospirando.
"Indovina. Dove porti un malato mentale che ha torturato e uccido
centinaia di persone con gusto?".
Steve lo abbracciò ed espirò, Tony
sentì il suo fiato gelido sul collo.
"Meno male che non avevate rapporti stretti, rischiavi di essere
internato anche tu. Queste sono cose rischiose". Fece notare.
Tony lo scostò, lo guardò e strinse le labbra
facendole sbiancare.
"Le prime due volte. Poi, a ventidue anni, l'ho sposato".
Steve si raddrizzò e rabbrividì.
"E Pepper?" domandò con voce tremante.
Tony scosse il capo.
"Non la conoscevo. Lo sa. Non...".
Inspirò, espirò.
"Non considera 'marito' una persona verso la quale sono dipendente,
crede che il nostro rapporto, il mio e di Alex, serva alla mia
sanità mentale ma che mi danneggi un casino e... insomma,
per lei non vale".
Steve si alzò in piedi dal letto e avanzò nella
stanza, superò la sedia ed annuì.
"Penso sia un bel gesto da parte sua. Però non mi hai detto
come te la sei cavata con il rischio di essere internato anche tu"
sussurrò.
Si voltò e lo guardò in viso.
"Dopo che hai chiuso le fabbriche, il rischio era reale" disse.
Tony alzò la testa, lo guardò.
"Alex voleva che io chiedessi il divorzio. Mi mandò un
documento. Diceva che avevo sopportato per anni abusi e molestie,
testimoniate da alcune ferite. Diceva che avevo assistito a tali e
tanti crimini da lui commessi, e che per amore e sottomissione
psicologica non ero riuscito a denunciarlo; ma che infine mi ero deciso
a lasciarlo anche senza alimenti".
Abbassò il capo, gli occhi lucidi e la voce tremante.
Steve raggiunse nuovamente il letto e gli si sedette accanto.
"E tu non hai firmato, vero?".
Tony si alzò di scatto stringendo i pugni.
"Come potevo firmare?!" urlò.
Steve gli guardò le mani, abbassò lo sguardo ed
osservò le proprie.
"Siamo recidivi a firmare entrambi, anche se cose diametralmente
opposte" sussurrò.
Tony sospirò, chiuse gli occhi.
"Volevo si fidasse di me. Lo desideravo più di qualsiasi
cosa. Quello, e che mi desiderasse".
Sospirò.
"Raccolsi le prove che l'ospedale faceva esperimenti sui pazienti.
Quarantotto ore dopo, Alex era a casa; e sembrava arrabbiato nero".
Steve prese le sue mani nelle proprie ed incassò il capo tra
le spalle.
"Tony, se aveva paura che ti fidassi incondizionatamente di lui,
probabilmente sarà stato felice che tu abbia fatto di testa
tua" lo rassicurò.
Tony scosse il capo ripetutamente.
"Era arrabbiato perché mi ero messo a rischio. Mi disse...".
Arrossì, sorrise.
"Mi disse che ero l'unica cosa vera della sua vita, che nel mare della
sua follia e allucinazioni, io ero reale".
Deglutì intrecciando le dita, dondolò sul posto.
"Mi disse che avrebbe preferito io fossi suo quando lui sarebbe stato
bene. Che voleva funzionasse. Che non dovevo farlo mai più,
perché se mi avesse perso sarebbe sopravvissuto; ma sarebbe
impazzito davvero".
Steve aumentò la stretta sulle sue mani ed annuì.
"Vi amate Tony" mormorò.
Tony rise, gli occhi umidi e rossi.
"Avrei voluto odiarlo in quel momento, ma tutto quel che riesco a fare
è abbracciarlo e chiedergli in ginocchio di tenermi al
sicuro la notte".
Si sedette sul letto e sospirò.
"Non dormo perché lui non è qui".
Steve gli lasciò andare le mani ed annuì.
"Andremo a cercarlo, se vuoi",
Tony si stese e guardò il soffitto, sorrise.
"Mi ha chiesto di aspettare. È sparito poco prima della
guerra, mi chiama tutti i giorni o manda messaggi, però mi
ha chiesto di aspettare per vederci".
Si leccò le labbra e ingoiò.
"Lui sa che sono instabile. Potrei attaccarlo verbalmente, e ne
moriremmo entrambi. E se lui dicesse una sola frase sbagliata, mi
condurrebbe al suicidio".
Steve lo guardò negli occhi e avvertì una fitta
al petto.
"Allora lo aspetteremo... insieme".
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Capitolo 2 *** Cap.2 Il marito ***
Ringrazio
anche solo chi legge. Scritta sentendo Warriors.
Scritta col
prompt di S.S.D.V.:-
Ti stavo a guardare/nel silenzio/il senso dello spazio ci divide
già/mi fermo qui/davanti a questo muro/ogni parola non ha
più peso
dell'aria/che si confonde in noi.
Il
marito di Stark
Cap.2 Il marito
Lex
Luthor stava sdraiato a faccia in giù nel letto. Il sudore
gli
imperlava il viso, inumidendo il cuscino e scendeva lungo il suo capo
privo di capelli. Mugolava nel sonno e stringeva gli occhi.
Un
rumore stridulo risuonò tutt'intorno.
Luthor
si voltò, gocce di sangue scivolavano sul suo viso e
precipitavano
sullo Smoking
bianco.
"Pensavo
di averti detto di creare Metallo,
non quella specie di... diavolo" ringhiò
una voce. Una
figura nera avanzò.
Lex
guardò le venature rosse luminose sul corpo del robot
intento ad
avanzare verso di lui. Luthor corrugò la fronte.
"Non mi
avevi detto 'chi' volevi!" gridò. I girasoli intorno a lui
si
appassirono e si trasformarono in polvere.
Ultron avanzò con dei
passi cadenzati e dei tonfi.
"Tu, mortale,
intrappolato così tanto nei fili, pensi di poter sconfiggere
gli
dei? Non sei riuscito a sconfiggere un falso dio..."
ringhiò.
Lex sgranò gli occhi e digrignò i denti,
mentre
sulla sua mano appariva un guanto dorato con delle gemme
incastonate.
"Pensi di essere libero, rottame? Il
'mio' falso Dio potrebbe accartocciarti con un solo dito"
ruggì.
Ultron allungò la mano e sotto le sue dita metalliche
apparve il viso di Tony.
Stark
boccheggiava, aveva i capelli arruffati, il viso ricoperto di sangue
ed il suo corpo era abbandonato per terra.
"Alex"
farfugliò.
"Sarà mio e il servo diventerà padrone. Saremo
liberi, perché hai deciso di non essere dalla mia parte?"
ringhiò Ultron.
Lex iniziò a urlare, si dimenò nel
letto e sgranò gli occhi. Diede un pugno alla testata del
letto,
boccheggiando.
Tony fu costretto a leccare il piede Ultron.
Altri due robot lo immobilizzarono e un terzo gli apparve alle
spalle, afferrandolo per i fianchi. I gemiti di dolore dell'inventore
risuonarono tutt'intorno.
Lex si alzò in piedi sul letto,
si piegò in avanti e tossì un paio di volte. Si
mise in ginocchio e
rabbrividì.
Si voltò verso il comodino ed osservò il
cellulare.
Strinse gli occhi e si massaggiò la fronte.
"Non posso
chiamare né Tony, né Clark. Non ancora"
bisbigliò.
*********
Steve
osservò Tony attraverso il vetro del complesso, Stark era
intento a
costruire un pannello simile a un pannello solare.
<...
Un marito. Non fatico a credere che Pepper abbia colto al volo la
prima occasione per prendersi 'una pausa di riflessione'. Eppure quel
matrimonio rischia di essere annullato a causa
dell'infermità
mentale in ogni secondo.
Fossi
stato in lei, mi sarei accontentato anche di essere il sostituto. Non
sarò mai neanche lo scarto che voglio essere. Non
potrà mai fidarsi
di me.
Non
solo non può proprio fisicamente, ma non potrò
mai dimenticare il
timore che ho letto nei suoi occhi durante l'ultimo scontro della
nostra guerra interna.
Oh,
Rogers, sei arrivato a fare una Guerra Civile contro di lui!
Già è
tanto ti abbia voluto di nuovo come compagno di lavoro >
pensò.
Si morse le sottili labbra rosee fino ad arrossarle.
“Ti
sto a guardare qui, in religioso silenzio. Come se questo dividesse
lo spazio che ci divide. C'è molto più di questo
muro a separarci,
sono proprio le nostre anime ad essere divise. Tutte le parole che
dico non hanno peso.
Alle
volte penso che l'aria tra noi sia diversa, più calda, altre
volte
carica d'odio. La verità è che tu non puoi essere
felice senza
l'uomo che ami. Poco t'importa che stia combattendo contro i demoni
della sua mente” sussurrò. Si
alzò in piedi e serrò un
pugno. “Te lo riporterò! Ed anche dovessi
implorare Loki, Thor,
Odino o chi per loro, troverò qualcosa che possa davvero
ridartelo”
giurò solennemente.
<
A quel punto potrò anche sparire dalla tua vita,
perché a dividerci
sarà un amore verso cui non posso competere >
pensò.
|
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Capitolo 3 *** Cap.3 Superman incontra Capitan America ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Scritta
col prompt di S.S.D.V.: -
Umanità/ti chiederai/se i sogni sono ancora tuoi/ti
chiederai/se un
po' più in là/c'è amore o
verità. (Gli Artigli della Chimera -
Motivi per Litigare).
Cap.3
Superman incontra Capitan America
Steven
allungò la mano con le dita tremanti e l'appoggiò
sul petto
dell'uomo che gli stava di fronte, sfiorando la S rossa che svettava
sul petto muscoloso dell'interlocutore.
“T-tu...
sei davvero Superman?” domandò.
L'altro
annuì, facendo ondeggiare il ciuffo di capelli mori.
“Sì
e se è per questo sono anche resuscitato. Wow, ho finalmente
trovato
un motivo valido per essere tornato in vita. Capitano, io la stimo
tantissimo. Sono cresciuto leggendo delle sue gesta e ascoltando le
sue avventure alla radio.
Cioè,
non so quanto di quelle siano vere, ma di sicuro lei è un
eroe. Sono
stato io a ritrovarla sotto ghiaccio, quando ho smosso il terreno al
Polo per creare la mia fortezza della solitudine. Solo che non ho
potuto salvarla perché si è subito messo in mezzo
lo S.H.I.E.L.D.”
spiegò.
“I-io...
ho letto tutti i tuoi fumetti. Pensavo fossi un personaggio di
fantasia” esalò Rogers.
“Pazzesco.
Lei è mio fan ed io suo. Comunque quei fumetti appartengono
alla
casa editrice di un mio amico. Alle volte credo sia leggermente
veggente” ammise Clark, arrossendo.
Steve
si riscosse, strinse un pugno e abbassò lo sguardo, le sue
iridi
azzurre brillarono.
“A
proposito del suo amico. Io sono qui per questo. Lei sa indicarmi
dov'è?” domandò.
Kent
si grattò il collo.
“Lo
sto cercando anche io. Risvegliandomi con tutti i dati della mia
gente, ho finalmente scoperto cosa causa i suoi attacchi psicotici.
Lei mi deve credere, tra possessioni e folli nella sua vita lo hanno
spinto al limite. Al manicomio lo hanno praticamente torturato ed
io...”. Iniziò a spiegare. < …
L'ho abbandonato > pensò.
“Se
c'è un qualsiasi modo per salvarlo, io voglio fare la mia
parte”
disse secco Rogers.
Clark
si massaggiò la spalla massiccia, i suoi occhi blu avevano
dei
riflessi rosso sangue. Si leccò le labbra, muovendo la
mascella
squadrata.
“Mi
sono fatto amico la figlia di Zeus. Ho sicuramente bisogno della
potenza di una dea, però... non potevo neanche immaginare
che il mio
desiderio di incontrare, anzi, di lavorare con Capitan America, si
sarebbe avverato” disse.
“Cosa
fa stare male Lex Luthor?” chiese secco Steven.
“A
quanto pare ha uno strano guanto magico invisibile che vuole
utilizzarlo, rendendolo presidente degli U.S.A. per distruggere il
mondo” spiegò Superman.
Steve
incrociò le braccia sul petto e unì i talloni.
“Se
avete bisogno di semidei esperti in gemme e guanti, anche io ne
conosco alcuni. Però potrebbe venirmi difficile
raggiungerli, sono
nello spazio” sussurrò.
Clark
sorrise.
“Io
volo” spiegò.
<
Sembra uscito da uno dei sogni che facevo da ragazzo, leggendo i suoi
fumetti. L'eroico salvatore dell'umanità dal rosso mantello,
che
combatte solo per amore e verità > pensò
Rogers.
“Non
credo tu possa volare fino ad Asgard” ribatté.
“Ho
anche una navicella spaziale” lo rassicurò
Superman, annuendo.
“D'accordo.
Vediamo di sbarazzarci di quel guanto” disse secco Steven.
Clark
si grattò un sopracciglio.
“Inoltre
c'è una specie di cyborg, di nome Ultron, che...”.
Iniziò a dire.
Rogers
strinse le labbra.
<
Era andato distrutto. Cosa ci fa ancora in giro?! > si chiese.
“Mi
parlerai approfonditamente di lui mentre andiamo su Asgard”
disse
secco.
<
Ancora non ci credo. Capitan America mi è venuto a cercare
mentre
facevo Superman! Devo dirlo a tutta la Justice Leaugue >
pensò
Kent, il battito cardiaco accelerato.
|
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Capitolo 4 *** Cap.4 Lex e il primo guanto vengono recuperati ***
Cap.4
Lex e il primo guanto vengono
recuperati
Steve
strinse il manico dell'ombrello,
aveva dei disegni a quadri bianchi e rossi. Guardò quello di
Clark e corrugò la
fronte.
<
Abbiamo entrambi pensato a cose
stupide come portarsi ombrelli nello spazio e senza neanche avvertirci
a
vicenda abbiamo preso persino lo stesso > pensò.
Sospirò
pesantemente dalle narici e si
sporse in avanti, appoggiando le mani a un pannello di controllo.
"Stark...
Stark, mi senti?"
chiamò, sentendo l'eco gracchiante della sua voce risuonare
tutt'intorno.
<
Mi sento un traditore. Persino la
Justice League è più unita di noi Avengers. Sono
partito da solo, mentre loro
in gruppo, ma... Non potevo aspettare, dovevo agire al più
presto >.
"Cap?"
rispose la voce di
Tony, resa gracchiante dall'interfono.
Steve
strinse le labbra fino a farle
sbiancare, espirò dalle narici e chiuse gli occhi.
"In
questo momento sono ad Asgard.
Ho delle notizie che ti farà piacere sapere.
Ho
recuperato Banner, anche se ha
qualche problemino col suo lato verde e Thor.
Purtroppo
c'è anche Loki" disse.
<
Meglio omettere che abbiamo usato
un altro gruppo di super-eroi, alquanto discutibile, per sconfiggere
l'ennesimo
parente pazzo di Thor >.
"Non
mi dire. Il Piccolo Cervo era
a casa sua" rispose Tony, con sarcasmo.
Sospirò,
dando vita a un lungo fruscio.
"Lo
sopporteremo se è il prezzo per
riavere l'amico verde e Point Break".
<
Non deve aver pensato neanche per
un attimo che Loki fosse realmente morto... Da come si è
comportato neanche
Thor > rifletté Steve.
"Tony...".
Iniziò.
La
pioggia continuava a filtrare persino
nella navicella, ticchettando sull'ombrello aperto di Rogers. Il vento
freddo
entrava anche dal portellone aperto.
"Andiamo
Cap, non farne una tragedia.
Non noterai neanche uno psicopatico in più" fece Tony.
In
sottofondo si sentiva della musica
metal attutita.
“Non
è di Loki che ti voglio parlare.
Nelle
pulcinelle di mare il soggetto che
viene scacciato dal gruppo, se va a vivere nel nido di un elemento ben
apprezzato, viene a sua volta accettato.
Forse
dovresti diventare esemplare per
lo stormo, così da riportare a casa il tuo amore
perduto” disse Steve. Si
grattò sotto l’occhio con la mano libera.
<
Poi dovremo prendere il discorso di
Thanos, della fine del mondo e di molto altro, ma al momento Stark non
ha
bisogno di essere quello che si getta sul filo spinato, millantando che
lo sta
solo tagliando, quando sta morendo dissanguato.
Avere
un guanto dell’infinito su due va
benissimo, per adesso. Speriamo che un discorso pseudoscientifico parli
più la
sua lingua > rifletté.
“Quello
che sto cercando di dirti è che…
Sto tornando e ho intenzione di rimetterti in piedi. Perché
ho trovato
qualcuno” disse.
Superman
alle sue spalle guardò la testa
di Ultron nella sua mano e scosse il capo.
<
Tony è peggio di me, non impareremo
mai che Luthor vuol dire solo problemi >.
"...
Non sono un biologo, Cap, ma
se vuoi posso diventarlo in 48 ore" rispose Tony.
Sospirò,
si sentì che deglutiva qualcosa
con ingordigia.
"Senti,
porta a casa i nostri
vecchi amici e anche i randagi che hai trovato. Ti aspetto".
Steven
chiuse la chiamata e sospirò.
"Mi
sa che non sono riuscito
neanche lontanamente a farmi capire" gemette.
"Avresti
dovuto dirgli che portavi
a casa una lucertola" si udì la voce cavernosa di Batman.
"Iguana"
ribatterono Clark e
Lex in coro.
"Quale
iguana?" chiese Diana
confusa.
Thor
scoppiò a ridere, dando vigorose
pacche sulla spalla di Banner.
"Sarà
dura" sussurrò Steven,
scivolando fuori dalla navicella.
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Capitolo 5 *** Cap.5 Incapaci di stare lontani ***
Cap.5
Incapaci di stare lontani
La
semioscurità regnava nella nuova torre.
Steve
finì di scaricare l'ultima cassa nel laboratorio, il ciuffo
biondo
cenere gli ondeggiava davanti al viso.
"Ti
devo ancora una volta delle scuse, Stark" disse rivolto
all'uomo steso su un divanetto sfondato.
<
Spero la mia voce non rimbombi troppo, sembra parecchio ubriaco.
Gli
dovrei chiedere scusa anche per l'ennesima invasione a casa sua
>.
"Ultron
era controllato da un'entità aliena che trasforma gli uomini
in pipistrelli-insetti giganti" spiegò.
Tony
mugugnò, tastò in giro fino a trovare una
bottiglia e la prese.
"Tecnicamente,
come disse Point Break, era controllato dalla gemma
della mente, ma apprezzo tu abbia creduto a tutti tranne che a me".
Steve
si deterse il sudore con una mano.
"Non
sono uno che crede, ma... Ci tenevo tu avessi qualcuno in cui
farlo".
Avanzò
con passi incerti.
"Rhodei
ci ha detto le stanze dove metterci..." sussurrò.
<
Fortunatamente la Justice si è separata da noi prima.
Diamine, ogni
squadra ha il suo riccone.
Chi
avrebbe mai detto che esistesse anche Batman e non solo Superman!
>.
"Però
c'è qualcuno che prima volevo farti incontrare".
"Capitano.
Pensava davvero bastasse togliermi un guanto per restituirmi la
sanità mentale?
Che
un incantesimo
voluto da divinità volanti potesse salvarmi?
Vengo
perchè è tempo
che io venga. Nient'altro" disse Luthor. Piegò le labbra in
un sorriso
gelido.
<
Spero sia la
giusta scelta > pregò Rogers.
Tony
si mise seduto, con la bottiglia già per metà
vuota in mano.
"Uno
dei randagi?".
La
porta si socchiuse.
"Direi
più la legge degli sconfitti". La voce di Lex
s'insunuò
incerta nella camera.
Steve
unì i talloni con uno scatto.
"Vi
lascio".
Tony
scattò in piedi e la bottiglia gli cadde di mano,
frantumandosi con un
tonfo.
"Alex".
Lex
entrò con passo tremante, tenendo le mani dietro la schiena.
"Non
ti sei ancora stancato del mio modo pessimo di trattare l'altrui
presenza?" chiese, dimenandosi sulle punte dei piedi. Aveva la punta
delle
orecchie rosea.
Rogers
scivolò fuori dalla stanza, chiudendosi dietro la porta.
Tony
raggiunse Lex e lo abbracciò, premendogli il naso contro il
collo.
"Non
mi stanco mai di te" mormorò.
Luthor
s'irrigidì.
<
Ti ho perso così tante volte nei miei sogni che non sembri
quasi reale
>.
"Sarei
qui per il bene dell'universo, o per aiutare il male e bla bla
bla".
La
voce gli tremava.
Tony
inspirò profondamente, si rilassò e sorrise.
"Scegline
una, non posso fare entrambe".
"Quello
è il mio ruolo. Il tuo...". Lex gli posò una mano
sul
viso, sfiorando alcune ciocche di capelli con le dita.
"Visto
che non firmi il divorzio".
Gli
avvolse la vita con l'altro braccio.
"E'
vincere una battaglia mai vinta in nessun universo: quella contro
la tua prossima morte".
<
Sciocco titano. Usato da forze che si manifestano attraverso creature
come Ultron.
Credi
alla favola di risorse impossibili >.
Tony
sporse il capo per strusciare il viso contro la mano di Lex, socchiuse
gli occhi che brillarono d'oro.
"Facile.
Posso farlo perfino da sobrio. Ma il divorzio non lo
firmo".
Lex
gli morse il collo, con la punta dei denti.
"Vuoi
creare accordi di Sokovia per supercattivi?
Perché
io firmo se corrotto" insinuò.
Tony
mugolò, gli passò le mani sui fianchi.
"Creo
Accordi di Sokovia per super cattivi prima di cena, se devo
corromperti" sussurrò.
Lex
gli allontanò la mano dal viso, per appoggiargli le dita sul
collo.
"Io
speravo che tradirmi ti fosse piaciuto a sufficienza".
Tony sporse il collo, gettando indietro il capo con gli occhi chiusi.
"Da
quando andare a letto con qualche bella ragazza fa parte dei
tradimenti?".
"Solo
belle ragazze?" domandò Luthor. Si piegò in
avanti e gli
mordicchiò il labbro.
Tony
mugugnò pensoso, gli strinse i fianchi.
"O
ragazzi. Comunque, scappatelle senza valore".
Lex
rise, stringendolo più forte a sè.
"Sai
chi sta corteggiando Clark?".
<
Quei sogni erano solo sogni.
Nessuno
gli ha fatto del male e nessuno gliene farà. L'unica
minaccia resto
io >.
Tony
gli si struscio contro, gli posò un bacio sul collo.
"Quel
fedifrago di Wayne".
"Fedifrago?"
domandò Luthor, iniziando a spogliarlo.
Tony
lo aiutò a togliersi la maglia.
"Poteva
anche condividere con noi due, invece che tenerlo tutto per
sé. Clark è abbastanza grosso per tre".
"Al
momento è in friendzone" rispose Luthor.
Si
sfilò le scarpe e saltellò a piedi nudi sul
pavimento.
Tony
slacciò i pantaloni e indietreggiò fino al divano.
"E
Clark è in friendzone con te. C'è del karma".
Luthor
giocherellò con la chiusura dei propri pantaloni.
"E
tu col 'tuo'?".
La
sua voce era più indagatoria.
Tony
ridacchiò.
"Geloso
di Mr 'Farei di tutto per te ma non lo ammetto?'. Ne vuoi un
altro?".
"Ah
no. Te lo lascio volentieri" rispose Lex. Gli appoggiò la
testa contro il petto.
Tony
lo strinse, gli mordicchiò il collo e si mise seduto.
"Ho
pensato solo a te, lo sai bene. Se vuoi ora posso dargli una
chance, ma il divorzio continuo a non firmarlo".
Luthor
si sedette di fronte a lui.
"Ho
un marito testardo" convenne.
Tony
si sfilò i pantaloni e scivolò in ginocchio.
"Il
gioco funziona come al solito?" chiese.
Sporse
il collo e prese la mano di Lex.
"O
mi merito una punizione per le scappatelle?".
Luthor
gli afferrò il mento e lo baciò.
"Sei
l'unica cosa bella nella mia vita".
Ci
fu un guizzò nel suo sguardo.
"Però
punizione" convenne lascivo.
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Capitolo 6 *** Cap.6 Stark e suo marito ***
Cap.6
Stark e suo marito
Lex
gettò nel fuoco del caminetto i
documenti.
"Da
questa mattina quando hai
annunciato che siamo sposati ti hanno chiamato otto generali,
tre
istituti psichiatrici e dodici
giornali.
Soddisfatto?
Ho
fatto più scalpore persino di Loki in
casa tua" ricapitolò.
<
Temevo potessi diventare come me.
Ho paura tu sia già più avventato, ora >.
Tony
sorrise, guardando i documenti
bruciare.
"No,
veramente sono deluso. Pensavo
in almeno una telefonata del Presidente e di Ross, e invece!".
"Ross
era già in attesa"
rispose Luthor.
La
mano gli tremò e avvicinò le dita al
fuoco.
Tony
scattò a prendergli la mano, gliela
strinse.
"Oh,
ecco perché non ha
chiamato".
Lex
gliela strinse a sua volta, in modo
spasmodico.
"Ha
chiamato la vicepresidente
durante la notte, in compenso.
Non
temere, staranno tutti zitti a
breve.
Sta
arrivando la peggiore delle
minacce...
Forse
anche dei corteggiatori. Ti
piacciano gli stregoni?".
Cambiò
discorso con aria confusa.
Tony
si sporse a baciargli una guancia
liscia.
"Minacce
che corteggiano sono la
norma. Anche gli stregoni, in realtà. Sono pelati o rossi?
Perché al momento
sono preso dai pelati rossi".
Luthor
gli mordicchiò l'angolo del
mento.
"La
minaccia è viola, lo stregone
Strange.
Meno
male che Thor è rosso solo nelle
leggende" disse a scatti.
Tony
alzò il capo scoprendo il collo con
un sospiro, socchiuse gli occhi.
"Mmnh. Sei l'unico che m'interessa. Il
viola non è proprio il mio
colore".
"Devi
approfittare dell'attacco
della figlia Nebula e tagliargli il braccio.
Tony,
quando mi presenti i tuoi figli?
Bruce ha già fatto" rispose Lex. Gli passò
l'altra mano tra i capelli,
allontanandosi dal fuoco.
<
Niente più Ultron, non significa
niente più demoni nella mia testa.
Voglio
trovare cosa mi tormenta >.
Tony
strusciò il capo contro la sua
mano.
"Tagliare
braccio. Ricevuto"
disse.
Si
umettò le labbra.
"E
vediamo chi devo presentarti di
già nato che non conosci".
Lex
mosse delicatamente le dita, fece
scivolare la mano, gli accarezzò gli zigomi, gli
sfiorò il naso e si soffermò
sulle sue labbra.
"Parker.
Quello di Wayne si chiama
Barry Allen.
Potrebbero
averli separati alla nascita.
Oh, giusto, c'è anche Cyborg da lui e i Robin.
Tanti
Robin, almeno redo" esalò.
Tony
mugolò sporgendosi con tutto il
corpo verso di lui.
"Tantissimi.
Troppi. Ho perso il
conto".
Lex
lo pizzicò sopra il pizzetto.
"Non
dirmi tutto di sì" disse
con voce stridula.
Infilò
la mano in tasca, ne trasse una
caramella al limone e gliela mise in bocca.
Tony
prese a masticarla, rumorosamente.
"Non
ti dico tutto sì, penso solo
che dopo i tre marmocchi, siano troppi marmocchi".
Luthor
incrociò le braccia al petto e
sporse il labbro.
"Considerando
Wanda e Vision allora
abbiamo finito le possibilità" si lagnò.
Tony
rise, gli diede un buffetto sul
naso.
"Quelli
sono tutti di Cap, tranne
Peter. Quindi ho ancora posto".
Lex
giocherellò con il proprio orecchio,
con movimenti lenti.
"Credo
che una dea stia
corteggiando il Capitano. Potrei averlo messo in un bel guaio facendoli
incontrare" soppesò.
Tony
scrollò le spalle.
"È
del sesso sbagliato per
Cap".
"Altrimenti
dov'era il guaio?"
chiese Lex, con aria confusa.
Tony
sbuffò, si strinse a lui.
"Diciamo
che mi piace single. Il
Capitano. Senza motivo".
Lex
gli palpeggiò i glutei, ridendo.
"Eh.
Clark è diventato giornalista
e sta con una collega.
Lo
avresti mai detto?" domandò.
Tony
mugolò di piacere.
"Sono
certo non ti abbia
dimenticato".
Lex
si passò l'altra mano sulla testa
priva di capelli, sfiorandosi la pelle con un anello.
"Io
non potrei dimenticare te"
ammise.
<
La mia sola verità > pensò.
Tony
arrossì, gli diede un bacio sulle
labbra.
"Sono
tuo marito. Non devi
dimenticarmi".
"Ed
io il tuo" rispose Luthor.
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