Death Angel

di Elisabeth S
(/viewuser.php?uid=93445)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Il primo incontro. ***
Capitolo 2: *** 2. Pericoloso ***
Capitolo 3: *** 3. Confusione ***
Capitolo 4: *** 4. Minaccia ***
Capitolo 5: *** 5. Feste, Balli e Identità svelate ***
Capitolo 6: *** 6. Rapimento ***
Capitolo 7: *** 7. Partenze ***
Capitolo 8: *** Spiaggia, sole, mare e… ***



Capitolo 1
*** 1. Il primo incontro. ***


     Era notte e tutto era illuminato dalle luci della città. Man mano che ci si dirigeva verso la periferia, le luci anda­vano diradandosi e gli enormi palazzi venivano sostituiti da tante casette a schiera, apparentemente tutte uguali, ma allo stesso tempo diverse.
     Proprio per quei cieli una figura scura e quasi invisibile volava al di sopra dei grattacieli per raggiungere l'ennesima vittima scritta sulla sua pergamena...
     Quasi come attratta da qualcosa la figura rallentò, im­prov­visamente, atterrando nei pressi di un bar incurante di chi vi si trovasse. Entrò tranquillamente, nessuno lo vide era invisibile, agli occhi di chiunque, anche se gli fossero andati addosso gli sarebbero passati attraverso, proprio come con un fantasma.
     Silenzioso passò tra la gente dirigendosi verso il fondo del bar, lì un uomo se ne stava seduto ad un tavolino tutto solo, ubriaco e mezzo moribondo, si era accasciato in avanti con la testa sul tavolo e un bicchierino in una mano, mentre l’altro braccio pendeva mollemente verso il basso.
     La figura avanzò lentamente senza fretta, si posizionò di­fronte all’uomo che alzò la testa -E tu che diavolo vuoi!- avrebbe voluto dire, ma dalla sua bocca uscirono solo una se­rie di farfugli indistinti, comunque la cosa non ebbe più importanza perché, un secondo dopo, l’essere misterioso si chinò su di lui e l’uomo cadde a terra morto, mentre la figura ancora invisibile, al resto delle persone, se ne andava con in mano, ma forse era meglio dire tra gli artigli, il suo bottino, l’anima del poveraccio.
     Inizialmente, nessuno sembrava essersi accorto del cor­po dell’uomo, ma non ci volle molto perché ciò accadesse, infatti il barista si avvicinò.
    -Ehi, George hai bevuto troppo anche sta volta vero!- fece per aiutarlo ad alzarsi ma si accorse che c’era qualcosa che non andava, tastò il collo dell’amico ma non c’era battito.
     -E’ morto.- disse il barista sgomento.
     Tutti nel bar si fecero improvvisamente silenziosi, mentre la figura sconosciuta usciva dalla porta d’ingresso, pronta a prendere il volo, nello stesso istante alcune urla isteriche si levarono dal luogo appena abbandonato.
    
     La giornata era stata splendida si era divertita moltissimo con le sue amiche al centro commerciale, tra saldi, shop­ping, chiacchiere e risate il tempo era volato via e tutti i pen­sieri scomparsi, non riusciva ancora a spiegarsi il perché ma quella mattina si sentiva agitata come se dovesse succe­dere qualcosa di importante o peggio scon­vol­gente, e aveva te­nuto quel macigno sullo stomaco per tutto il tempo, tanto che iniziava a sentirsi male. Poi all’improvviso Annabell le aveva telefonato chiedendole se le andasse di uscire, Seline in realtà non se la sentiva molto ma la sua amica sapeva come convincerla, infatti, eccola lì con le sue amiche a pas­sare una pazza giornata, probabil­mente avevano attirato un po’ l’attenzione, ma non ci fecero caso si divertivano questo era la cosa importante, al punto che alla fine si era fatta sera. Le ragazze guardarono l’ora e decisero di tonare a casa.
     Mentre si avviavano verso l’uscita, Seline sentì un bri­vido scenderle lungo la schiena si guardò attorno e poi chiese: -Ragazze avete anche voi la sensazione di essere osser­vate?-
     -Scherzi vero, insomma, voglio dire con tutte le risate e gli schiamazzi si sarà girato mezzo centro!- replicò Sara.
     -Oh bè, di sicuro non ci siamo risparmiate.- Elly si mise a ridere.
     -Ok, ok! Mi avete convinta.- rispose infine Seline anche se quella sensazione non l’aveva abbandonata, anzi lo sen­tiva, qualcuno la osservava, con tanta intensità da procurarle altri brividi.
     Proseguirono in gruppo fino al parcheggio poi si divisero alcune alle macchine altre in autobus.
     Annabell seguì Seline alla fermata e le disse: -Senti, questa sera devo andare da nonna e devo scendere qualche fermata prima, ti disturba fare la strada da sola? Insomma se vuoi ti accompagno fino a casa e poi torno indietro tanto la casa della nonna non è lontana dalla mia fermata.-
Seline le sorrise -Tranquilla vai pure, tanto sono solo cinque minuti di strada se mi affretto. Non ti preoccupare. Comunque grazie.- le diede un abbraccio.
    -Di nulla, grazie a te.- ricambiò l’abbraccio e poi aspet­ta­rono l’autobus.
 
     Seline si strinse nel cappotto mentre tornava a casa, quella notte era più fredda del solito, il buio era già calato sulle strade deserte, l’unico suono nell’aria fredda della sera, era un assordante silenzio e la cosa la metteva a disagio.
    Si guardò attorno poi girando l'angolo vide subito il tetto familiare di casa sua era un po’ isolata ma anche grande, difficile non notarla.
     Mentre si avvicinava ripensò all’ampio giardino che si apriva attorno a tutta la casa appena superato il cancello ri­co­perto da cespugli che tra poco con l’arrivo della prima­vera si sarebbero riempiti di fiori profumati e pieni di co­lori vivaci, presto una varietà di Rose sarebbero sbocciate proprio sotto il balcone della sua stanza arrivando fino ai lati della porta finestra.
     I muri bianchi di casa si sarebbero coloriti e vivacizzati per via dei rampicanti.
     Persa in questi pensieri avanzò un po’ più tranquilla si ridestò solo quando passò difronte al cancello si fermò per aprirlo e in quell’istante sentì di essere osservata.
     Nel frattempo anche una altra persona era nei paraggi e osservava insistente quella ragazza dai capelli del colore di qualche tonalità più chiara del cielo notturno. Si fece più vicino, la falce era scomparsa e lei ali non erano più visibili. Indossava solo una semplice camicia bianca bottonata a metà e un paio di pantaloni neri attillati che mostravano la sua muscolatura.
     Teneva le mani in tasca mentre camminava verso di lei, finalmente l’aveva trova, ci era voluto un po’ di tempo ma ne era valsa la pena e poi ora che la guardava bene era davvero bella. Questo avrebbe reso sicuramente il suo compito più piacevole.
     Il suo sguardo era puntato su di lei, palesemente attirato dalla sua bellezza così particolare, anche per una come lei. La pelle chiara quasi bianca sotto la luce della luna e i capelli brillavano di riflessi blu-azzurri, la osservò da capo a piedi intensamente, affinché lei che continuasse ad avere la sensazione di essere controllata, infatti, si girò per vedere chi po­tesse essere, sorrise compiaciuto.
     Lui la fissò con i suoi occhi viola quasi neri, profondi e maliziosi. Iniziò a sorriderle.
     Seline aggrottò appena le sopracciglia chiedendosi cosa volesse, vedere il suo abbigliamento le fece venire un bri­vido di freddo e si sistemò automaticamente il cappotto. Aprii il cancello.
     Ormai le era quasi vicino. -Ehi! ciao!- le disse, per attirare nuovamente la sua attenzione.
     Lei non rispose e si limitò a guardarlo come a voler dire “cosa vuoi?”
Sorrise ancora spostando nuovamente lo sguardo dal basso verso l’alto, lungo il suo corpo, e fissò quegli occhi di un blu chiaro come quello delle acque tropicali, così profondi e limpidi.
     In risposta, a questa situazione, fece un passo verso il cancello, questo tipo la stava mettendo una certa inquietu­dine, una sensazione sgradevole, come se in lui ci fosse qual­cosa di tremendamente fuori posto, eppure familiare.
     A quell’ultimo pensiero si diede uno schiaffo mentale, come poteva esserci qualcosa di familiare in un tipo che non aveva mai visto prima d’allora, doveva essere colpa della stanchezza e della suggestione, senza dubbio.
     -Come va?- le chiese lui avvicinandosi di più, arrivò fino alla colonna del muro di recinzione, dove andò ad appoggiarsi, di fianco, con una spalla incrociando le gambe.
    Continuò a non rispondere, non sapeva il perché ma, in lui, c'era qualcosa che la metteva a disagio.
     -Che c'è? Perché non rispondi?- le chiese.
     -Perché dovrei?- sentiva i nervi a fior di pelle.
     -Perché, di solito, quando una persona ti rivolge la parola si risponde no?- le si fece vicinò.
     Seline a sua volta si allontanò da lui, oltre il cancello verso l'interno del giardino.
     -Be, di solito, ci si presenta prima di fare domande ad una persona che non si conosce.- cercava di prendere tempo per scappare in casa. Lui tirò fuori le mani dalle tasche in segno di pace. -Ti ho solo chiesto come va!-
     Ok ora si sentiva irrazionale ma non riusciva a far altrimenti.
     -Bene. Ok. Ora devo andare.- Chiuse il cancello per bene, andando verso la porta di casa.
    Rise. -Ok, ok. Ci si vede!- le disse e, non appena lei fu entrata in casa, scomparve nell'ombra, rendendosi nuo­va­mente invisibile.
 
     Tirò un sospiro di sollievo sentendosi ancora quella sensazione addosso, lo sapeva bene era stata davvero esagerata, si disse mentalmente mentre andava in camera sua, era talmente assorta nei suoi pensieri che malapena sentì sua madre chiamarla.
     -Ehi. Buona sera tesoro, sei tornata.- Alice salutò dolcemente sua figlia ma non ricevendo risposta si avvicinò forse non l’aveva sentita.
     -Seline… Seline? Seline!- le toccò una spalla facen­dola trasalire leggermente.
     Seline si girò e vide sua madre. -Oh. Ciao mamma, scusa non ti avevo sentita ero sovra pensiero.- si giustificò un po’ imbarazzata.
     Alice guardò la figlia negli occhi e poi sospirando le disse: -... sempre la solita tu-, mise le mani sui fianchi.  
     -Be non importa, senti fammi un favore, prima di andare in camera tua, va da tuo fratello e digli di venire giù da me, devo chiedergli un favore.-
     -Certo, ora vado.- rispose.
     Si recò al piano superiore poi dopo le scale girò a destra camminando fino alla penultima stanza, bussò aspettando una risposta. Jason aprì la porta.
     -Ah, sei tu. Dimmi, cosa c’è?-
     Lei gli fece un sorriso. -Mamma vuole che vai di sotto deve chiederti un favore.- Jay mugugnò qualcosa aggrot­tando la fronte, poi si portò una mano ai capelli biondi grattandosi la testa. -Ok, grazie ora vado.- lei annuì e si diresse nella sua stanza ma Jay la richiamò. -Ehi, hai ancora il cappotto!- le fece notare, lei si guardò.
     -Oh, vero. Non me ne ero accorta.- Fece spallucce, mentre Jason alzava il sopracciglio piegando, in un sorri­setto, l’angolo destro della bocca, quello dove aveva il pier­cing, un anellino circolare color argento. Sua madre si era arrabbiata molto inizialmente poi ci aveva rinunciato e fatto l’abitudine, pensò Seline e scosse la testa andando via.
     Entrò in camera e si chiuse la porta alle spalle pog­giando­visi contro per un secondo. Chiuse gli occhi, e so­pirò andando verso il letto.
     Buttò giacca e borsa, sulla sedia della scrivania e si andò a sdraiare sul materasso osservando il soffitto mentre, col pen­siero, tornava a pochi minuti fa, fuori di casa, al­l’incontro con quel ragazzo, non sapeva nemmeno lei perché ma c’era qualcosa che, al di là del suo aspetto, l’attirava e allo stesso tempo la metteva in guardia, avverten­dola che era qualcuno da cui avrebbe dovuto guardarsi.
     Si morse il labbro ormai non sapeva più quanto tempo fosse passato da quando aveva iniziato a riflettere su quello che era accaduto, lanciò un specie di mugolio sconsolato dandosi della stupida, prese un cuscino e se lo premette in faccia sfogando il nervosismo.
     All’incirca una quindicina di minuti dopo spostò il cuscino che aveva tenuto posato sul volto e, scalciando via le scarpe, si rannicchiò su un fianco abbracciando il cuscino, in quella posizione osservò il suo riflesso nello specchiò mantenendo, per tutto il tempo, la sua mente in una specie di assenza totale di pensieri, e vi rimase per parecchio finché la voce di sua madre non giunse da dietro la porta.
     -Seline tesoro, vieni è pronto in tavola.-
     -Si, arrivo.- rimase lì un altro paio di secondi sdraian­dosi supina fece un sospiro, e dando un ultimo sguardo allo specchio si alzò per raggiungere gli altri a cena.
 
     Il giorno dopo si svegliò con la luce dei raggi del sole, che filtravano dalla finestra attraverso le tende chiuse. Ne sen­tiva il calore sulla pelle, aprì gli occhi, a giudicare dalla lumi­nosità che aveva raggiunto la stanza finalmente la primavera stava arrivando.
     Sorrise e si stiracchiò ritirando di scatto il braccio, aveva sentito qualcosa pungerla guardò alla sua destra e vide una rosa.
     Rimase interdetta e stupita, le rose nel suo giardino avevano a malapena formato dei boccioli, mentre questa era una rosa in piena fioritura.
Ma a sconvolgerla non fu questo bensì un'altra cosa, quel bellissimo fiore sicuramente non apparteneva al suo giardino lì non vi erano rose nere e soprattutto non vi erano rose in fiore, e l’altra cosa, quella più strana, era la risposta alla domanda che le affiorò in mente Come ci era arrivata quella rosa sul cuscino? Forse non lo avrebbe mai saputo.
Passò la mattinata a finire i suoi progetti in sospeso e facendo le pulizie nella sua stanza. Ogni tanto l’occhio le cadeva sulla rosa nera, posata sulla scrivania, era più forte di lei non riusciva a non guardarla per più di una decina di minuti. Sapeva per certo che non era stato nessuno tra i suoi famigliari a portarla nella sua stanza: Ma, pensò, se si escludono loro, chi è stato?
Era un mistero.
    Verso pomeriggio inoltrato, uscì e andò in centro città, dato che era una bella giornata, stava pensando di fare un girò al parco, quindi prese la bici e vi andò. Le strade da quelle parti erano sempre libere fu avvicinandosi al centro che iniziarono a riempirsi sempre più, quindi iniziò a passare per i vicoli la distanza era sempre la stessa però doveva fare attenzione a svoltare nelle direzioni giuste. Alla fine, dopo qualche incertezza, riuscì a raggiungere il parco e vi entrò pedalando tranquilla per le vie di quell’enorme viale alberato. Pedalò per circa mezzoretta, poi decise di fermarsi per riposare e godersi un po’ il sole di quella giornata calda, finalmente la primavera stava arrivando. Scese dalla bici e tenendola per il manubrio cercò un punto dove sedersi tranquilla, e fu così proprio in quel mo­mento che lo vide le si era avvicinato tanto da averlo ad una spanna di distanza e lei non se ne era nemmeno accorta!
     -Ciao.- le disse nell’istante in cui lei si scostò per la sorpresa e lo spavento, ma inciampò sulla bici e perse l’e­qui­librio cadendo all’indietro, il ragazzo veloce come non si sarebbe mai aspettata l’afferrò al volo per la vita e la strins­e a se impedendole di cadere, mentre il suono metal­lico della bici, ormai a terra, si faceva sentire.
     -Cosa c’è, sono così brutto da averti spaventata?- chiese divertito. Seline gli scoccò un occhiataccia e si liberò della sua stretta.
     -Ehi calma, vacci piano non vorrai cadere vero?- sogghignò. Lei irritata prese la bici da terra per andarsene.
     -Aspetta, non volevo offenderti, c’è una cosa che ti volevo chiedere.- Seline si girò -Cosa volevi?- chiese. Lui in cambio le sorrise e rispose -Semplicemente ero curioso di sapere se ti era piaciuta la rosa.- e mentre parlava si mise a rigirarsi tra le dita una rosa nera in fiore. Alla ragazza quasi le si bloccò il respiro. -Tu?- disse sconcertata -La rosa sul mio cuscino, l’hai messa tu!-
Rise era una risata cupa metteva quasi i brividi -Ovvio, e chi se no.- si avvicinò di un passo. -Stammi lontano, non ti avvicinare mai più a me né ora né mai.-
     Gli occhi del ragazzo si fecero cupi erano di un viola quasi elettrico -Mi spiace ma non posso, mi attiri troppo, comunque volevo solo sapere questo… per oggi. Alla prossima.- e così dicendo baciò la rosa e gliela mise tra i capelli prima che lei potesse scostarsi. Le fece l’occhiolino ed in fine se ne andò.
Dopo alcuni secondi di sconcerto gettò la rosa a terra, strappandosi nella foga qualche capello, saltò in sella alla bici e tornò a casa correndo a più non posso. Una volta nel vialetto mollò la bici sul retro di casa, entrò salendo velocemente in camera sua, chiuse la porta poi prese la rosa e con un accendino, che stava sul tavolino all’ingresso quello che la madre usava per accendere l’incenso o le candele profumate, che posizionò sotto ad essa le diede fuoco. Lasciò che la rosa bruciasse fuori dalla finestra e la tenne finché il gambo non fu troppo corto per tenerlo allora l’appoggiò al davanzale e rimase lì fino a ché di essa non rimase solo cenere.
***
 
     Veloce e letale volava nel cielo notturno verso la sua prossima anima.
Diede, ancora una volta, uno sguardo alla pergamena nera, a tratti quasi luminescente, su cui spiccava vividamente, come la luce di un faro nella notte, un nome, le lettere scarlatte spiccavano decise sulla pergamena, rosse come il sangue. Così dense da dare l’impressione che l’inchiostro potesse divenire liquido da un momento all’altro e colare giù dalla carta di pece.
     Con un unico colpo secco, richiuse la pergamena e si diresse a ovest sapendo che li si trovava ciò che andava cercando, e non solo lo sapeva ma lo sentiva il suo corpo lo stava avvertendo mentre un fastidioso pizzicorino partendo dalla fronte, al disopra dell’occhio destro, gli attraversava tutto il corpo come una scarica sotto pelle.
     In meno di un minuto arrivò nel luogo, prefissato dove avrebbe avuto fine una altra vita, questa volta però non provava assolutamente alcuna compassione, sapeva pur non essendosi dovuto informare che la vittima era un assassino che si divertiva ad infliggere atroci pene alle sventurate creature che avevano la sfortuna di incontrarlo, essi erano per la maggior parte bambini e giovani donne tra circa i 6 e i 25 anni.
     Un essere simile non merita nessuna pietà.
A questo pensiero un piccolo ghignò solcò le sue labbra carnose in attesa che arrivasse il suo momento.
     Non dovette aspettare molto perché circa un paio di secondi più tardi un uomo alto e nerboruto, a lunghe falcate, si fece strada, inconsapevolmente, proprio nel vicolo in cui la sua morte lo stava attendendo.
     Non che essere a conoscenza di questo fatto avrebbe cambiato qualcosa per lui, non quando le sirene delle auto della polizia, suonavano incessantemente, come impazzite, alle sue spalle mentre correva a perdi fiano con un piccolo fagotto a spuntargli da sotto il braccio.
     Tutto successe molto rapidamente, anche se per l’oscuro osservatore sembrava tutto ancora molto lento, le auto frenarono rumorosamente qualcuno grido al fuggiasco di fermarsi ma lui non lo fece.
     Un altro avvertimento passi di gente che correva, l’assassino che girava l’angolo un altro grido, e lo sparo che mise fine a tutto quel trambusto. Un unico e semplice sparo e poi il silenzio, tutti i suoni sembravano essere stati in­ghiottiti da quel singolo rumore, a spezzare il pesante silenzio solo il rumore attutiti di passi sull’asfalto mischiato ai cuori che battevano furiosi in sintonia con i respiri spez­zati, mentre gli agenti si avvicinavano. Uno di loro toccò il collo dell’uomo a terra, niente non c’era battito.
Morto.
     Il poliziotto si stava per allontanare quando il fagotto rimasto sotto il cadavere si mosse appena, tutti rimasero immobili mentre i respiri venivano trattenuti, allungò una mano spostò il braccio dell’uomo e poi scosto un lembo della tela. L’uomo si immobilizzò totalmente impreparato a ciò che vide, un paio di dolci e terrorizzati occhi castani, quelli di una bimba, così piccola da spezzare il cuore, le parlo piano rassicurandola mentre la traeva a se e la cul­la­va, dicendole che era tutto finito. Alle sue spalle il guer­riero oscuro guardò la scena schifato, per via dell’essere ap­pena morto, pensando a cosa sarebbe sicuramente accaduto alla piccola se non avessero messo fine alla vita del suo aguzzino. Indugiò un secondo osservando quegli occhietti castani fissarlo intensamente gli unici a poter percepire la sua persona tra tutti i presenti, la guardò e si portò il dito indice difronte alle labbra facendole segno di non dire nulla, poi la sua attenzione gravitò di nuovo sull’uomo a cui si stava avvicinando.
     Si posiziono all’altezza della sua testa lacerando, con un unico colpo, il legame che teneva l’anima dell’uomo ancora legata al suo corpo mentre con gli artigli affilati, simili a lun­ghi coltelli che aveva al posto delle dita, prendeva l’essenza dell’uomo portandola con se nel mondo dei morti, dove si sarebbe assicurato di dare una degna sistemazione ad un anima così sporca.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2. Pericoloso ***


     Era un giorno come tanti e decise che doveva andare al centro commerciale, non sapeva il perché ma si sentiva attirato da qualcosa di non ancora chiaro per lui.
     Girava un po’ distratto, senza interessarsi a nulla in particolare, lanciando occhiate annoiate qua e là, ma la sua presenza era tutt’altro che inosservata, si notava tra la gente come un punto nero nel mezzo di un foglio bianco.
     Si trovava sulle scale mobili, quando notò, di non essere l’unico ad aver scelto quel centro per passare il tempo, finalmente aveva capito cosa lo aveva portato proprio in quel luogo, c’era anche lei, la ragazza che aveva incontrato qualche sera fa, lei così bella con quei capelli blu notte e gli occhi come il mare. La vide incontrarsi con un'altra ragazza che, a giudicare dal tipo di confidenza che avevano, probabilmente era sua amica.
     Le due si salutarono e assieme andarono a vedere qual­che vetrina. 
     Sorrise, pensando che questa era stata proprio una bella sorpresa, ora si sarebbe potuto divertire un po’, ma prima voleva pensare a qualcosa di adatto. Si avrebbe aspettato il momento giusto.
     Entrò tranquillamente in una piccola sala appartata, posta al terzo piano del grande centro.
All’esterno poteva sembrare un semplice stanzino, ma al suo interno si celava un piccolo casinò, non che fosse interessato al gioco d’azzardo, ovvio, per lui sarebbe stato troppo facile vincere, ma li l’atmosfera era tranquilla e avrebbe avuto tutto il tempo per organizzare una sorpresina alla sua nuova amica.
A quel pensiero gli sfuggì un sorrisetto beffardo e divertito, non vedeva l’ora di vedere la sua reazione.
 
     Annabell, la migliore amica di Seline, le aveva proposto di fare un giro al centro commerciale e lei aveva accettato di buon grado, dopotutto, e se si escludeva il giorno prima era da po’ che non riuscivano a vedersi all’infuori della scuola, e questo era dispiaciuto ad entrambe.  
Andarono un po’ in giro entrando nei negozi che più attiravano la loro attenzione.
Annabell mentre passeggiavano, iniziò a parlare a ruota libera, tra gli scaffali di un negozietto pieno di bigiotteria e cianfrusaglie varie. Seline l’ascoltava divertita, mentre la sua amica le raccontava qualche vecchio aneddoto familiare. Poi, come tutti i ragazzi e le ragazze della loro età, iniziarono a parlare dei professori e di quanto certe volte potessero sembrare ridicoli.
    Come il professor Harris, soprannominato “il nano dittatore!” era un omino basso e un po’ stempiato arrivava al massimo, volendola tirare, al metro e sessanta, poi portava sempre un cappello rosso rigido a tesa larga, il naso a patata era anch’esso rossiccio, le guance paffutelle soprattutto sugli zigomi. Portava pantaloni color cachi da completo, con le bretelle, ed una giacca verde oliva, ma per quanto il suo aspetto lo facesse sembrare goffo e impacciato, oltre che ispirare simpatia, aveva un carattere orribilmente bastardo, in classe non potevi fare assoluta­men­te nulla, a meno che lui non te ne desse il permesso, nel caso qualcuno si azzardasse anche solo pensare di sbadigliare, be era meglio non si facesse vedere per un po’, perché altrimenti, per settimane intere, sarebbe stato la sua cavia da interrogazione, qualunque quesito gli fosse venuto in mente, glielo lo avrebbe proposto.
La cosa più utile e sicura, da fare, durante le sue lezioni? Semplice! Auto convincersi di essere delle statue di sale e che gli unici movimenti consentiti, erano respirare e prendere appunti.
Ad un certo punto, Seline, uscendo dal nego­zio sentì un brivido correrle lungo la schiena. Si girò di scatto guardandosi attorno ma non notò nulla di strano, cosa che la sollevò al quanto anche se però si era guadagnata un occhiata, parecchio confusa e preoccupata, da parte dell’amica.
 
    Il casinò era dotato di finestre di cui la parte esterna era una superficie specchiante e proprio attraverso ad esse, il misterioso ragazzo, nascosto tra le pieghe delle tende interne, dalla sua postazione cercava lei con lo sguardo, li tra la folla.
Continuò la sua ricerca preciso e instancabile, finché ad un certo punto la vide e sorrise, era proprio lì altezza me­dia un corpo che, nonostante i vestiti invernali, riusciva a farsi notare, non solo per via delle gambe snelle e lunghe o per i fianchi pronunciati e il seno abbondante, ma anche per il modo di camminare, avrebbe potuto attirare l’atten­zione di chiunque nel raggio di venti metri con un singolo gesto, se solo avesse voluto. Eppure lei camminava tranquilla al fianco della sua ami­ca, quasi non ne fosse consapevole o non ritenesse di essere abbastanza bella per osare tanto. Tutto ciò lo infiam­mava e lo attirava sempre di più.
     Basta doveva averla per se.
     Solo per se!
     A tutti i costi!  
 Quindi si alzò e rendendosi invisibile, a quegli umani ingenui che lo circondavano, iniziò a seguirla, e ad osser­varla sempre più da vicino, fino ad arrivarle alle spalle.
    La sfiorò appena lasciandole una sensazione di gelido, lungo la curva della spina dorsale, mentre grazie ai suoi poterei sussurrava alla mente di uscire da lì, di andare in un luogo dove potesse stare da sola… e di convincere la sua amica a lasciarla andare, che non doveva preoccuparsi, cosa per cui l’avrebbe aiutata, era bravo a manipolare pensieri e persone. Sorrise ancora compiaciuto del suo operato, pregu­stando il momento in cui sarebbe rimasto solo con lei faccia a faccia.
     Seline si scusò con l’amica tranquillizzandola. -Scusa Ann, tranquilla non è niente ho avuto solo la sensazione di essere osservata, ma ora è passato.- la rassicurò, poi come se quell’idea le fosse balzata in mente all’improvviso disse: -Ah Ann mi aspetteresti qui, per favore?! torno subito. Vado un momento al bagno, ci ritroviamo qui.- L’amica annuì e le sorrise.
     -Ok, però, nel frattempo entro in quel negozietto qui accanto e ci do un occhiata, mi incuriosisce.- Seline an­nuì e andò.
     Procedette lungo il corridoio che portava ai bagni, poco dopo si aprì in due direzioni a sinistra il bagno degli uomini a destra quello delle donne, vi entrò e chiuse la porta alle sue spalle, si avvicinò ai lavandini e fece uscire l’acqua dal rubinetto, poggiando le mani sul bordo del lavandino, osservava il suo riflesso nello specchio, sentiva ancora addosso la sensazione di prima, espirò. L’aria le uscì dalle labbra con un respiro tremolante. Si sentiva proprio come la sera in cui aveva incontrato quello strano ragazzo difronte a casa sua. Basta, decise, doveva svuotare la mente e dimenticarsi tutto. Si inumidì le mani e se le passò leggermente sul viso e sul collo. Chiuse gli occhi e rimase lì per qualche secondo.
Una voce ruppe il silenzio -Salve, ci si rivede!- le disse.
Aprì gli occhi di colpo, ma non vide nessuno. Si girò e il suo sguardo si posò su una figura, inizialmente indistinta, vestita di nero, si guardò un momento alle spalle, ora era riflessa anche nello specchio.
     Le sorrise soddisfatto, l’aveva seguita non poteva essere una semplice coincidenza. Sentì lo scatto di una serratura. La porta! L’ha chiusa. Pensò. Il cuore iniziò a batterle forte in petto. Lui nel frattempo se ne stava appoggiato su di essa a braccia conserte.
     Da dove diavolo era spuntato prima non c’era ne era sicura! Ma soprattutto si chiedeva cosa volesse da lei.
     La guardò alzando un sopracciglio, un piercing color argento luccicò su di esso, mentre la sua mente registrava quell’inutile informazione lui le disse: -Si risponde sai?-
     -Be potresti anche dirmi chi sei!- stava prendendo tempo.
     -Perché la prima cosa che fai per parlare con qualcuno è presentarti?-
    -Divertente! Comunque, di solito, al saluto seguono le presentazioni e oltre a questo mi stai seguendo e ciò mi da fastidio!- disse irritata.
     Si mise a ridere rimettendosi in posizione eretta, iniziò a camminare verso di lei spingendola verso l'angolo.
     -Non ti avvicinare.-
     Non l’ascoltò e andò avanti, si avvicinava molto lentamente, fissandola con i suoi occhi profondi e suadenti, la sua aura iniziò ad avvolgerla era nera sotto forma di fumo e avanzava bassa all’altezza delle caviglie e sulla pelle aveva l'effetto di una carezza morbida e setosa.
     -Che diavolo stai facendo?- chiese un po’ agitata.
     Lui sorrise e la fece indietreggiare fino al muro, finché le sue spalle ne toccarono la superficie dura e fredda che le impedì di muoversi ancora, le impedì ogni sbocco appog­giandosi con le mani sulla parete, una all’altezza del lato destro del suo viso e l'altra più in basso vicino i suoi fianchi.    
Le si avvicinò pericolosamente fissandola, sempre, con quel sorriso incredibilmente malizioso.
     Seline si guardò intorno, in cerca di una via di scampo.
I suoi occhi passavano freneticamente da un punto all’altro, ma attorno a lei c’erano solo ostacoli: il muro, i lavandini, il cestino… lui! Poi, quasi per caso, trovò uno spazio libero tra il suo braccio e il muro. Fortunatamente non se ne era accorto e, di conseguenza, non si era premurato di bloc­carle anche quell’unica via di scampo.
Si abbassò velocemente, scartando di lato e corse via dall'angolo. Evitò il cestino cercando di arrivare alla porta, però era bloccata, e al di la di essa, non si udiva alcun rumore.  
Subito dopo, alle spalle, sentì la sua risata, non si era mosso se non per girarsi ad osservarla, anzi se ne stava li tranquillo senza preoccuparsi, sogghignando mentre le parlava.
     -Sei, davvero, sicura di voler giocare con me? Potresti farti male.-
     -Non mi conosci, perciò non puoi sapere di cosa sono capace o meno!-
     -Va bene, giochiamo!- Fece un sorrisetto così pieno di se che la fece alquanto innervosire, poi il modo in cui aveva pronunciato quella frase non prometteva nulla di buono, ma lei non si sarebbe tirata indietro non aveva altra scelta che affrontarlo.
     -Se non ti fossi opposta ti avrei lasciato la tua dignità, ma ora ti farò strisciare.-
Gli scoccò un occhiataccia, era tesa e arrabbiata. Non capiva. Ma chi si crede di essere quel tipo! Penso, stizzita.
Scrollò via, dalla testa, quei pensieri tenendosi pronta a reagire tenendo d'occhio i suoi movimenti.
     Oh, questo sì che era divertirsi, voleva andare avanti e sapere come avrebbe reagito.
Quella ragazza era davvero interessante, sicuramente ora avrebbe avuto meno tempo per annoiarsi.
Le sorrise di nuovo compiaciuto. Poi, all’improvviso, si dissolse di colpo lasciando il posto ad una densa nuvola di fumo nero, che piano piano si diradò. Sembrava essere scomparso.
     Rimase sorpresa e confusa, per un momento, ma non abbassò la guardia. Nel frattempo del fumo non vi era più traccia, come se nulla fosse successo, come se non fosse mai esistito. Continuò a guardarsi intorno e provò ad aprire la porta ma era ancora chiusa, lo sentiva non se ne era andato, era li ma dove!
     Nel silenzio più completo si udì un "clic" la porta si aprì. Fuori era tutto silenzioso... anche troppo.
     Diede, cautamente una spinta alla porta e allungò una mano per prendere l'asta di una scopa rimasta lì, tenendola stretta in pugno.
Ci fu l'eco di una risata e poi due dita le sfiorarono il collo. -E con quella che ci vorresti fare?- si era materializ­zato dietro di lei.
     -Difendermi se necessario.- Si girò di colpo e con un salto all’indietro si portò a distanza da lui.
Lui sogghignò -Dubito che riuscirai...- poi guardandola da capo a piedi disse: -Così ti piace violento… potevi dirmelo subito, ti avrei accontentata.-
Non rispose riteneva che non ne valesse la pena, avrebbe sicuramente trovato il modo di rigirare la frittata dicendo che lo stava provocando appositamente, pensò.
     -Allora si può iniziare.- le si avvicinò scrocchiando le dita delle mani.
Si preparò assecondando i suoi movimenti. Come se già non fosse abbastanza il fatto che sparisse e ricomparisse a suo piacimento fece apparire un bastone lungo due metri, era tutto decorato da strani simboli, sembravano dei glifi, che si illuminarono leggermente mentre maneggiava deciso la sua arma. La prese con entrambe le mani e lo fece roteare con fare esperto.
     Subito dopo, fece un salto con capovolta al di sopra della sua testa e, atterrandole alle spalle, le sferrò una bastonata diretta alla schiena.
     Girò su se stessa fermando il suo colpo con l'asta della scopa, nello stesso momento lui puntò il bastone a terra e si lanciò verso di lei e la face cadere atterrandole sopra, così da poterla bloccare a terra.
Si sentiva sciocca, era riuscito a fregarla e ora non poteva scappare, non solo quasi non poteva muoversi. Portò il bastone difronte a se come protezione sperando di riuscire a tenerlo a distanza mentre cercava di liberarsi.
     Le prese, velocemente, il bastone con una mano e lo portò al di sopra della sua testa bloccandole anche le mani e le sussurrò -E ora che fai?-
     Aveva il respiro accelerato mentre si dibatteva per libe­rarsi lui sogghignava divertito dai suoi, per lui eccitanti quanto futili, tentativi di scollarselo di dosso, fin quando lei non riuscì a liberare una gamba. Gli mise un piede sullo stomaco e lo spinse via liberandosi del suo peso e quindi della trappola che era il suo corpo.
Grugnì scocciato. -Basta giocare!- sguainò la spada.   
     -Ora sei mia!- le disse fissandola negli occhi.
Recuperò il manico e lo tenne ben saldo tra le mani.
    Le corse in contro e all’ultimo secondo poco prima di scontrarsi tornò ad essere fumo avvolgendola.
    Vide un'ombra più scura aggirarsi attorno a lei in tutto quel fumo.
Girò su se stessa, preparandosi ad un possibile attacco, cercando di seguirne i movimenti, ma tenendo presente che sarebbe potuto arrivare da qualsiasi parte.
     Lui la osservava curioso, poi ad un certo punto, si mise a ridere e con il bastone, che teneva di nuovo tra le mani, la colpì alle caviglie facendola cadere, scomparve ancora riapparendole, di fronte, dal fumo. I suoi occhi ora erano quasi rossi un misto tra il viola e il rosso sangue, e il bastone, che prima emetteva riflessi color oro, ora emanava un sinistro bagliore color nero carbone.
     Seduta a terra strisciò all’indietro, doveva assolutamente rial­zarsi da terra e trovare un modo di an­darsene.
            Uno sguardo di brace la trafisse mentre lo vedeva far ro­teare, sopra la testa, il bastone tra le mani, girava sempre più velocemente, poi di colpo lo fece sparire dietro le spalle, nello stesso istante, scattò in avanti afferrandola con un braccio forte e muscoloso, che portò sulla sua schiena, e la tirò su te­nendola, a stretto contatto, premuta saldamente contro il suo torace.
     Sussultò sorpresa, mentre cercava di tenersi a distanza da lui.
     Maledizione! Pensò. Non riesco a liberarmi.
     Con un dito le sfiorò la guancia arrivando fino all'angolo della bocca.
Sicuro di se, si avvicinò per baciarla, e proprio quando le loro labbra erano sul punto di toccarsi, lui sparì e tutto tornò di colpo alla normalità, i rumori della gente che par­lava e camminava attorno a lei, ricomparve compresa An­nabell che la guardava aggrottando la fronte.
     Seline ci mise un po’ per capire cosa fosse successo e per riprendersi ma comunque fece finta di nulla e guardò l’amica -Scusa rieccomi.- le sorrise cercando di mante­nere un’espressione tranquilla. -Andiamo?- le chiese.
Annabell sorrise a sua volta ed annuì -Si, certo.-
Fecero un altro paio di giretti e poi decisero di andar via. Si sentiva ancora un po’ stordita per quello che le era accaduto prima, ma era in qualche modo riuscita a scacciare il pensiero ed a relegarlo anche se momentanea­mente in un angolino delle sua testa dove avrebbe potuto ripescarlo più tardi se solo avesse voluto.
Le due ragazze camminavano tranquillamente verso le porte girevoli quando improvvisamente ci fu un grido seguito subito dopo da altre grida. Le due confuse e curiose si avvicinarono ad un gruppo di persone. Seline vide una donna stesa a terra.
     -Sembra che una signora si sia sentita male.- disse all’amica.
Alcune guardie di sicurezza fecero allontanare la gente per lasciar spazio alla poveretta mentre un dottore, suppose Seline per via dell’atteggiamento metodico e controllato, si era avvicinato alla donna, cercò di farla rinvenire ma non accadde nulla, allora le tastò i polsi. Passarono una decina di secondi, poi il dottore alzò la testa verso quello che doveva essere il marito e scosse la testa. Era morta...
     Vicino al cadavere c'era una grande piuma nera ma sembrava che nessuno la vedesse o forse a nessuno importava, tranne a Seline che non sapendo bene il perché rimase più sconvolta alla vista della piuma che per la povera donna morta.
     -Che strano c’è una piuma…- sussurrò un po’ inton­tita.
     -Cosa? Quale piuma?- le chiese Annabell.
Seline si riscosse battendo le palpebre e guardò l’amica.
     -Nulla, nulla mi sarò sbagliata, andiamo è meglio.- L’altra annuì.
     -Si hai ragione.- si allontanarono.
 
     Anche lui si trovava lì, tra la folla schiamazzante, ma al contrario di tutti, era impassibile.
Aveva già preso la sua anima, quindi non c’erano altri motivi che lo trattenessero a rimanere li. Mise le mani in tasca andandosene tranquillo, come se niente fosse, come se la gente intorno a lui non esistesse nemmeno, nulla aveva più importanza ormai.
     Nulla… tranne lei…
Ora che l’aveva trovata, non se la sarebbe lasciata scappare tanto facilmente.
***
     Dopo un paio d’ore le due ragazze si erano scollate di dosso il brutto episodio del centro commerciale e anda­rono a casa di Seline.
     -Allora dormi da me sta sera Anna?-
     -Certo cara. Questa sera ci facciamo una bella mara­tona di film! Non vedo l'ora.- Disse tutta allegra.
Seline rise. -Su entriamo.- aprì la porta di casa.
Andarono direttamente di sopra nella camera di lei, si tolsero le giacche posandole con le borse sulla sedia e la scrivania. Sedettero sul letto decidendo con quale film avrebbero potuto iniziare quella sera.
Dopo pochi minuti si sentirono dei ticchetti alla fine­stra...
Si voltò per vedere cosa fosse, di certo non potevano essere i rami degli alberi, erano stati potati da poco quindi avreb­bero dovuto essere troppo corti ormai per arrivare a bat­tere alla finestra.
Rimase a fissare la finestra avvicinandosi e vide che di tanto in tanto si dei piccoli sassolini colpivano il vetro... guardò sotto verso il vialetto ma non c'era nessuno a lan­ciarli.
Aggrottò la fronte e poi disse ad Annabell. -Ignoriamoli, saranno dei ragazzini. Anche se non capisco come abbiano fatto a scavalcare la recinzione senza farsi male o a rima­nere impigliati nelle rose.- alzò le spalle e cambiarono stanza. I sassolini in quel momento iniziarono ad aumentare sempre più, con di­mensioni ogni volta maggiori.
     <-Ma che..? Accidenti!- tornò alla finestra e l’aprì. Con una mano chiuse le imposte mentre con l’altra si co­priva dai sassi, ma non appena portò a se la prima anta i colpi cessa­rono.
Guardò il giardino, era vuoto non c’era nessuno.
Sbuffò irritata e richiuse la finestra infastidita lasciando co­munque le controfinestre socchiuse, per sicurezza.
     La lampadina scoppiò di botto, lasciandole al buio e un aria gelida stava entrando dalla finestre, dalla porta e dalle pareti lenta e inesorabile.
    Annabell lanciò un urlo facendo sobbalzare Seline che le prese la mano cercando di rassicurarla. -Calmati, adesso vado a prendere una pila.- le disse, ma non fece in tempo a muovere un passo che, la sua amica iniziò ad ondeggiare
come se fosse stata colta da un improvviso attacco di sonno, per niente naturale, e si accasciò a terra.
    -Ann che ti succede? Ehi?- la sostenne facendola se­dere lentamente.
     -Hmm... n-non lo so… io... mi… mi… mi sento… stanca.- farfugliò con voce sempre più debole e si ad­dormentò.
     -Dai non farmi scherzi, svegliati.- non diede cenno.
Una voce bassa e profonda parlò. -Tranquilla è solo ad­dormentata.-
     Si girò nella direzione da cui proveniva la voce, pur sa­pendo che difficilmente avrebbe visto chi fosse, anche se ne aveva un idea.
Come si aspettava non vide niente, cercò per tanto di tirare su Anna­bell per farla stendere sul letto. Praticamente la do­vette prendere su di peso ma ce la fece. Una volta che fu sul materasso la lasciò an­dare lentamente e fu allora che sentì su di esso qual­cosa di morbido e liscio sfiorarle le mani, men­tre lasciava andare l’amica. Sopra al letto si in­travedevano delle macchie scure... un grumo forse, lo toccò senza però capire cosa fosse.
    -Che cosa…?- Iniziò a chiedersi, mentre sentiva la mano affondare in questo grumo morbido e setoso, ma la sua frase si interruppe al suono di una leggera risatina
Lui era li con lei era apparso nella stanza dal nulla.
    -Piume... ti piacciono?-
    -Cosa ci fanno delle piume sul mio letto? E cosa ci fai tu qui?-
Sorrise, una luce soffusa illuminò un pò la stanza, lasciando intravedere le sue ali grandi e forti più nere di una notte senza luna.
Quando lo vide sgranò gli occhi come era possibile, si chiedeva, aveva delle ali che fossero finte? Si chiese. Non si muovevano quindi forse non erano vere, ora però capiva da dove provenis­sero tutte quelle piume.
Ad un tratto le sue ali si mossero un attimo con un leggero scatto quasi involontario e poi le ritirò mettendole in una posizione che per lui sembrava essere più comoda, almeno questo sembrò a Seline, poteva anche essere che lo stesse facendo apposta, comunque se prima aveva qualche dubbio ora non ne c’erano più, erano vere, eccome.
     Si avvicinò al letto e si sedette tranquillo con il busto gi­ra­to nella sua direzione, piegando una gamba sul letto per age­volare la propria posizione.
     Seline si allontanò un poco nonostante ci fosse l’amica di mezzo tra di loro l’unico motivo per cui non se ne era an­data al volo da quella stanza era appunto perché non voleva la­sciarla, per lei era praticamente come una sorella.
    -Si può sapere chi sei e cosa vuoi? Non toccarla!-
Si era sporto verso la giovane distesa sul letto e le sfiorò la testa poi piano piano ini­ziò farla a svanire in maniera quasi impercettibile. -Voglio te, semplice.- rispose.
     -E perché mai, non mi conosci nemmeno!-
     -Perché le tue labbra sono così tremendamente sexy...- disse malizioso guardandole ardentemente, carezzando le curve delle sue labbra con sguardo quasi famelico.
     -Mi sembra una motivazione piuttosto superficiale.- replicò nascondendo l'imbarazzo.
     -Non mi interessa... so solo che voglio tu sia mia, e farò di tutto perché ciò accada.-
Lo guardò impassibile anche quando si alzò dal letto e le si avvicinò aprendo le ali. Momentaneamente distratta dai suoi modi, le sua azioni e le sue parole, si accorse un po’ in ritardo di cosa stesse succedendo ad Annabell.
     -Cosa le stai facendo!- disse vedendo che la sua amica era quasi scomparsa, sembrava uno di quegli olo­grammi tanto amati dai film di fantascienza, eppure riusciva ancora a percepire, anche se lievemente, il peso di Ann tra le sue braccia.
     -Niente... tra poco si ritroverà a dormire tranquilla nel suo letto... certo non potevo lasciare che il tuo letto fosse già occupato no?- le fece un sorriso obliquo avvicinandosi an­cora.
    -Stammi lontano!-
    -Perché dovrei? Ti desidero.- disse in un sussurro con voce carezzevole.
    -Perché l'altra persona dovrebbe essere come minimo interessata e consenziente, mentre io non sono né l'uno ne
l'altra!-
Sorpreso la guardò alzando le sopracciglia -Non sei con­senziente?-
Seline in risposta fece l’espressione più sardonica che le riu­scì. -... Dimmi quale parte di stammi lontano, o delle volte che ti ho respinto, ti hanno fatto pensare che io fossi con­senziente?! O anche minimamente interessata!-
    -Bè voi donne umane qualsiasi cosa facciate o qualsiasi reazione abbiate siete sempre consenzienti.-
Rimase scioccata con un’espressione incredula in volto.  
     -Cosa?!?!? Le donne non sono tutte uguali!- disse du­ra­mente ancora sconcertata, ma anche arrabbiata.
    -Si certo, come no... siete voi che volete farcelo cre­dere ma non è assolutamente vero... in nessuna epoca c'è stata una donna diversa...-
Si sentì avvampare per la rabbia. Si alzò in piedi, di scatto, e lo spinse indietro. -VATTENE! ORA!- usò un tono secco e de­ciso che non ammetteva repliche ed era così irri­tata e furiosa che per poco non lo urlò rischiando che qual­cuno in casa la sentisse, e non era il caso anche perché come avrebbe spiegato l’apparizione di un tizio alato nella sua stanza e la sua amica mezza evanescente? Semplice! non avrebbe potuto.
     L’afferrò per le braccia bloccandogliele lungo i fianchi e si avvicinò affamato al suo collo posandovi un bacio leggero ma di fuoco, sulla pelle fresca e profumata di lei, un bacio  lento e setoso, deciso a non fermarsi.
     Cercò di liberarsi ma sentendo le sue labbra sul collo le si mozzò il respiro per la sorpresa, dopo un attimo di titu­banza cercò nuovamente di allontanarsi non aveva dimen­ti­cato ciò che le aveva appena detto, praticamente l’aveva pa­ragonata ad una troia.
     Inesorabile, iniziò a stringerla in un abbraccio senza fer­marsi e le ali si chiusero attorno a loro, come un sipario, per separarli dal resto del mondo.
     Si divincolò in tutti i modi per liberarsi da quella stretta ma nulla non ci riusciva. -La­sciami.- quasi urlò.
     Iniziava a divertirsi sul serio quando, alla porta della ca­mera, sentì bussare e la lasciò andare. -Ci si rivede bel­lezza.- le fece l’occhiolino e si lanciò dalla finestra pren­dendo il volo... lei non poteva saperlo ma sul collo le era rima­sto un piccolo alone rosso…
Prese la prima cosa che le capitò a tiro e gliela lanciò die­tro, sapeva che probabilmente non lo avrebbe colpito, era troppo in alto, anche se, ci sperava. Per un momento le parve di sentire una risata e poi qualche parola che non riuscì a cogliere.
Col fiato grosso andò alla porta -Si?-
Era la madre. -E’ pronta la cena!! Scendete!!-
     -Ok, solo un momento.- disse tergiversando mentre si chiedeva come avrebbe spiegato il fatto che Annabell non ci fosse. Si morse il labbro pensandoci.
     -Ok! vi aspettiamo prima di iniziare!-
     -Ok… ah mamma…>> socchiuse la porta:
     -Senti Ann è tornata a casa ha avuto un imprevisto, scusa se non ti ho avvertito prima.- sperava che ci credes­se senza dare problemi.
     -Come! è tornata a casa? si è sentita male? Non l'ab­bia­mo vista uscire, perché non mi hai detto nulla?- chiese Alice sua madre, un tantino preoccupata.
     -No, non sta male, ma ho pensato fosse meglio che tor­nasse a casa, sai i suoi l’hanno chiamata a quanto pare hanno avuto una visita improvvisa di alcuni parenti, e co­munque non l'avete vista perché... stavi brontolando con papà sul fatto che aveva sporcato il tappeto del soggiorno, ed è per questo che non te l'ho detto e poi tu diventi troppo agita quando si parla di problemi.- sorrise inter­namen­te per quella, vero­simile, scusa inventata così velo­cemente e senza troppe dif­ficoltà.
Alice sua madre, sospirò esasperata. -Va bene ma la pros­sima volta avvertimi comunque… ora vieni giù.- disse an­dan­dosene un po’ irritata.
    -Ok, scusa ancora...- come fu scesa fece un sospiro di sollievo e maledisse mentalmente quello stupido scoccia­tore.
     Cenarono in tranquillità chiacchierando del più e del meno, dopo cena andarono in soggiorno a guardarsi un po’ di televisione. Passarono il tempo a guardarsi un film ri­dendo fino all’ultima scena. La mamma era salita al piano di sopra un po’ prima per mettere a nanna la piccola, e poi poco a poco se ne andarono tutti a letto.
     Seline in camera sua chiuse la finestra con il chiavistello ed entrò in bagno andando a farsi una doccia.
     Aprì l’acqua calda e si spogliò velocemente per poi im­met­tersi sotto il flusso caldo. Un brivido le percorse il corpo, freddo a contatto con l’acqua, ma poi iniziò a rilas­sarsi iniziando ad insaponarsi corpo e capelli. Una volta fat­to prese un asciugamano e se lo legò addosso, asciu­gò i ca­pelli e tornò in camera. Sdraiandosi un momento sul letto ma si ad­dormentò poco dopo.
 
     Il suo tatuaggio brillò e pulsò mentre compariva nitido sulla sua pelle... quindi fece apparire la pergamena nera con la sia lista, vide il nome, fece comparire la falce e guardò la mano sinistra trasformarsi... iniziò il suo volo e in pochi se­condi arrivò difronte alla vittima designata, che ve­dendolo si spaventò.
    -Chi sei?- gli chiese spaventata.
    -La tua morte.- le rispose e fece un sorriso ferino, che però non era spaventoso come poteva sembrare ma anzi era quasi rassicurante, mentre la ragazza colta, improv­visamente, da una specie di malore si accasciò a terra, fati­cava a respi­rare. Alzò lo sguardo verso di lui, un ultima volta, e poi svenne, passarono alcuni minuti interminabili ed in fine il corpo della ragazza fu completamente immo­bile, era morta.
     Sopirò e chinatosi su di lei prese, con la mano artigliata da delle lunghe lame, l’anima della ragazza e con la falce ne recise il legame con il corpo terreno, un'altra anima buona morta per una sfortunata fatalità.
     Ah gli umani e le loro malattie, sono esseri così parti­co­lari e così fragili. Pensò.
     Compiuto il suo compito, non sapendo che fare si mise a volare sopra la città e senza accorgersene si ritrovò da­vanti alla casa della ragazza. Sorrise e vi si avvicinò come un om­bra indistinta nella notte.
 
      Sul soffitto comparvero delle frasi come se qualcuno le stesse scrivendo a mano, proprio lì in quel istante.
     -Sei così innocente e pura in questo momento.-
     Ad un certo punto, nel corso della notte Seline si sve­gliò, anche se non completamente. Anzi si trovava più in uno stato di dormi veglia infatti, inconsciamente, si mise le co­perte addosso e tornò a dormire, sdraiandosi a pancia in giù stringendo a se il cuscino. In quel momento si aggiunse un'altra frase -e... provo­cante...- poi una piuma nera le cadde sulla schiena nuda, ma lei continuò a dormire tran­quil­la.
     Un’altra frase ancora -Sarai mia...-
     Lei si sentì un brivido correrle lungo la schiena. Le pal­pebre tre­molarono era sul punto di svegliarsi.
Aprì gli oc­chi socchiudendoli nella penombra sentiva una strana sen­sazione addosso.
Guardò intorno a se ancora con quella sensazione sulla pelle e si alzò appena sentendo qualcosa scivolarle lungo la schiena, la prese...era una piuma.
     Una piuma NERA!
Rabbrividì coprendosi, osservò attentamente la stanza ma non vide nes­suno.
     All’improvviso ebbe come una sensazione e guardò in alto ma con suo sollievo trovò il soffitto vuoto... finché non notò le scritte, il cuore le perse un battito, era stato lì, realmente, mentre lei dormiva e l’aveva vista così, con addosso solo quell’asciugamano a coprirla, la piuma poi era solo una conferma, arrossì per l'imbarazzo e la rabbia.
     Respirando a fondo cercò di calmarsi, chiuse gli occhi e si strinse il lenzuolo al petto.
Si sdraiò nuovamente cercando di riaddormentarsi ma prima, come se, se ne fosse resa conto solo ora, si alzò coprendosi e chiuse la finestra e la tenda, poi si rimise a letto. A quel punto, comparvero altre scritte sul muro difronte a lei. -Non ba­sterà una finestra chiusa e una tenda a proteggerti da me... un giorno sarai mia... è una promessa... e io manten­go tutte le mie pro­messe...-
     Seline vedendosi comparire davanti agli occhi quelle scritte represse un urlo e rimase lì con gli occhi sbarrati a osservare quelle parole, negando con tutta se stessa ciò che stava vedendo, sperando che fosse solo tutto un incubo, anche se dentro di se sapeva bene che non lo era.
     Un'altra scritta. -Affacciati...-
     -No- disse testardamente, anche se solo sussurrando.
     -Devo entrare?-
     -Vattene!- disse lei a denti stretti.
     -L'hai voluto tu.- Scrisse ancora e la finestra si spalancò di botto.
Si irrigidì un istante poi si coprì per bene e richiuse al volo la finestra.
Lui si mise a ridere e poi se ne andò lasciandola lì così.
     -Che tu sia maledetto, va al diavolo.- disse ancora a denti stretti.
Comparve un’altra scritta. -Non serve grazie... ci sono già stato e essere male­detto è praticamente il mio lavoro.-
     Rimase un momento interdetta ma si riprese -Se ti hanno maledetto in qualche modo, probabilmente hai fatto qual­cosa per meritarlo.- Si morse il labbro non voleva es­se­re cattiva ma l’aveva fatta arrabbiare soprattutto per il fatto che la spiava, se non altro dietro alla tenda non la po­te­va ve­dere.
     Rise ancora e se ne andò definitivamente...
Alla sua ennesima risata si rimangiò ciò che aveva pensato poco fa, probabilmente lo meritava veramente.
     Un paio di ore dopo quando le scritte scomparvero ini­ziò a rilassarsi.
Stanca come non mai, si strinse le coperte addosso, seduta sul letto si passò una mano sulla fronte, guardò l’orologio erano 3:00 di notte. Sopirò avrebbe voluto rivestirsi ma era troppo stanca e si sdraiò addor­mentandosi poco dopo.
 
     Tornato a casa sua si fece un bel bagno e con una bolla di sa­pone, che usò come una sfera di cristallo, si mise ad os­servarla.
Si divertì a guardarla mentre si rigirava, inconsciamente, nel letto, poi fece comparire qualche bolla di sapone nella ca­mera della ragazza, che si posarono delicatamente sulla sua pelle, scoppiando al suo contatto.
Vide che lei sentendo qualche brivido partirle dalle brac­cia si coprì, an­co­ra addormentata.
Sorrise, e finì di fare il bagno. Prese un asciugamano ed uscì dalla vasca, la bolla scoppiò e andò a letto pure lui.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3. Confusione ***


     Il mattino dopo, quando si alzò, era stanchissima. Tutta colpa della notte insonne! Ma soprattutto di colui che ha fatto sì che divenisse una nottataccia.
Aveva un gran mal di testa ma si alzò comunque per po­tersi vestire.
Andò prendere dei vesti dalla cabina armadio, negli ul­timi minuti da quando si era svegliata il dolore alla testa si era acuito e più ci pensava più le faceva male e più le fa­ceva male più ci pensava e questo la innervosiva parecchio, maledi­cendo mentalmente quel, angelo? Qualunque cosa fosse spe­rava che non tornasse. Quando fu finalmente vestita si ributtò sul letto. Fortu­nata­mente non aveva scuola.
Sospirò esausta e chiuse gli occhi sperando che quel dolore pulsante e martellante le passasse almeno un poco. Dopo qualche minuto il mal di testa le si attenuò un po’ ma non le era passato, quindi si ritrovò a sperare che quel ragazzo non si facesse più vedere, soprattutto perché non era propria­mente di buon umore e la sua presenza l’avrebbe peggiorato, mandò altre maledizioni verso di lui, era veramente arrabbiata.
Si raggomitolo su se stessa massaggiandosi le tempie.
A peggiorare le cose, stavolta, non fu lui ma un incubo, ormai ne soffriva da tempo ma non ne era mai riuscita a scoprirne la causa, suo padre non sapeva ancora come aiutarla e ricordava vagamente quando da piccola veniva visitata da medici che però agli occhi di una bambina, e forse anche di una ragazza della sua età, avevano ben poco a che fare con i medici che si vedono di solito in giro per gli ospedali, per quel che ricordava avevano spesso un aspetto strava­gante se pur in qualche modo affascinate e curioso. Cadde in un sonno profondo, e nella sua mente apparve la scena di un luogo non del tutto sconosciuto ma che al momento non riconobbe.
 
     La stanza era buia e silenziosa si sentiva solo il suo re­spiro mentre lui ancora dormiva tranquillo.
Non molto tempo dopo aprì gli occhi e irritato si alzò dal letto vestendosi, sentiva che quella mattina sarebbe stata una scoccia­tura. Uscì sul terrazzo aperto e spiegando le ali prese il volo.
Continuò a volare per un paio d’ore mentre il malu­more ini­ziava a scemare. Fece un bel respiro profondo, ecco ora si sentiva meglio. Andò più in alto nel cielo verso il sole scom­parendo tra le nuvole.
Ad un certo punto sentì il suo tatuaggio pulsare con insi­stenza maledizione no, non voleva andarci non era per niente dell’umore guardò un attimo la lista, la vittima era una ragazza di 20 anni che sarebbe stata assassinata... sbuffò seccato e piano piano scese preparandosi. Dopo qualche minuto era sul posto, planò tranquillo con la falce in mano e vide che la ragazza stava correndo verso di loro senza accor­gersene.
 
     Si svegliò di soprassalto. Maledizione com’è possibile! uscì di casa andando a fare una passeggiata sperando di scrol­larsi di dosso quell'incubo. Camminò finché non si ac­corse che il posto in cui si trovava, era molto simile a quello del suo sogno... poi con un tuffo al cuore pensò: No non si­mile, è lo stesso!
Prese qualche respiro dandosi della sciocca, certo che era lo stesso non passava spesso di lì ma qualche volta aveva fatto quella strada per andare a scuola! Camminando con passo svelto sembrava convincersi che fosse solo una coinci­denza, quei sogni sono soltanto incubi, io ho già visto altre volte questo vicolo ed essendo in parte un po’ isolato la mia mente ha fatto delle strane congetture tutto qui. Si disse. Poi quasi all’improvviso si ritrovò a terra, un'altra ra­gaz­za cor­rendo le era finita addosso. Stava per scusarsi ma quando la vide in faccia per poco non urlò, il respiro le si bloccò in gola per lo sconcer­to, era la stessa del sogno.
     -E tu che ci fai qui? Vattene! Non dovresti essere qui!- Era talmente scioccata che non fece caso all’urlo che le fu lan­ciato contro e in più la ragazza parlò frenetica­mente nello stesso momento ma capì solo alcune parole.
Si rialzò velocemente aiutando anche l’altra ragazza. E’ spaventata quanto me! Pensò. Ma non per lo stesso motivo. In quel momento scorse un uomo venire verso di loro, ma non fece a tempo a vederlo in viso perché qual­cuno la separò dalla ragazza e prendendola in braccio la portò via ma non troppo lontano. Presa alla sprovvista cac­ciò un urlo sorpresa sentendosi mancare all'improv­viso la terra da sotto i piedi.
     Quando toccò di nuovo terra Seline barcollò per un secondo ma riprese subito l'equilibrio, le sembrava impossibile che stesse ac­cadendo sul serio, iniziava a sentirsi male, quella ragazza l’aveva sognata solo mezz’ora prima e ora si trovava lì! Per strada, in quello stesso vicolo!  
Credeva che sarebbe potuta svenire ma non lo fece.
L'assassino, nel frattempo, raggiunta la poveretta le sferrò il colpo mortale che le tolse la vita, ammirò per qualche se­condo la sua opera e poi se ne andò quasi si fosse volatiliz­zato nel nulla. L’uomo misterioso dalle ali nere impugnata la falce separò l'anima dal corpo con un ta­glio netto e con la sua mano trasformata prese quella dell'anima della vitti­ma, gentile e premuroso, e sorridendo le indicò un arco di luce bianca che si aprì subito dopo l’accompagnandola al suo interno rassicuran­dola, poi lei svanì assieme all'arco.
 
     Il suono dell'urlo soffocato, lanciato dalla ragazza, fu più ag­ghiacciante e assordante di qualsiasi altro urlo avesse mai sentito in vita sua. Appoggiò una mano al muro, per un se­con­do, giusto per riprendere fiato, poi se ne andò, non riu­sciva a star lì sentendo quella voce rimbombarle nella te­st­a, il cui dolore anche se aumentato non riusciva a sentir­lo real­mente. Una voce la riscosse da quello stato anche se solo per un momento Seline non lo aveva visto usare la falce sulla ragazza e poi metterla via.
     -Cosa pensavi di fare?!? Che ci facevi li!?!?- chiese ancora, era furioso mentre le parlava ma Seline era troppo impegnata a tenere a bada le lacrime e a ricor­dare come si camminasse e respirasse, per trovare una risposta da dargli, perciò non lo guardò nemmeno continuando a camminare, scon­vol­ta non solo da quello che era appena accaduto, ma dal fatto che aveva già vissuto quell'espe­rienza poche ore fa. In sogno.
 
     Le si parò di fronte e la fermò sbollendo la rabbia le mise le mani sulle braccia un pò più giù rispetto le spalle e la guardò, che diavolo stava piangendo. Si diede un po’ dello stupido per non aver pensato che potesse essere sconvolta, dopo tutto era normale.
     -Tutto bene?- chiese ma non ricevendo risposta cercò di calmarla -Tranquilla… sei al sicuro.- vedendo che non funzionava e che le lacrime continuavano a scen­derle lungo le guance sfiorando le sue dolci labbra, su quel suo splen­dido viso, sentì come una morsa alla bocca dello stomaco e la strinse a se.
     Rimase inerte era troppo confusa per pensare a quello che stava facendo, anche quando la prese in braccio, ma quando si alzò in volo dolcemente portandola via di là, si ir­rigidì di colpo, -Che stai facendo?- chiese agitata, non osando guardare in basso, il cuore che le batteva forte in petto.
     -Tranquilla. Hai visto qualcuno mo­ri­re, è normale che tu sia rimasta sconvolta, rilassati e chiudi gli occhi, non ti farò del male.- si diresse verso casa, almeno lui la con­si­de­r­ava tale.
     -Fammi scendere! voglio tornare a terra, e poi dove mi stai portando?- ora era più spaventata dalla situazione in cui si trovava che da quello che aveva visto.
     -Shhh tranquilla, fidati di me.- disse suadente con voce bassa e calda stringendola un po’ di più a se, gli occhi viola e intensi. A quel punto si irrigidì ancor di più -Fidarmi di te? Non è che tu mi abbia dato valide ragioni in passato.- poi continuò ancora agi­tata -E comunque voglio sapere dove mi stai portando. Adesso!-
      Sospirò -Pensi davvero che potrei farti del male, quando ho detto che voglio che tu sia mia?-
     -E’ proprio questo che mi preoccupa.-
Rimase calmo mentre lentamente iniziò ad alzarsi di quota superando le nuvole.
     Il fatto che non volesse dirle dove stessero andando la inquietava parecchio. L'unico motivo che la spinse a non tentare di scendere dalle sue braccia era che non aveva la minima voglia di schiantarsi al suolo solo per sfuggirgli.
Le sue ali possenti si muovevano ad un ritmo lento e ri­lassato portandoli sempre più su vicino alle stelle. Iniziò a respirare faticosamente portandosi una mano al petto lanciando qualche occhiata qua e là per cercare di orientarsi.
     Poco dopo planarono dolcemente scendendo sotto le nuvo­le e raggiunsero un edificio era l’Empire state buil­ding, le si contrasse lo stomaco volavano sì e no da qualche minu­to e in quel lasso di tempo l’aveva portata dall’altra parte della città.
     Appena poté scese dalle sue braccia indietreggiando.
     Lui la lasciò fare poi entrò invitandola a seguirlo dentro con un gesto della mano.
Seline non si mosse non voleva entrare, non si fidava anco­ra perciò vedendo che non accennava ad entrare l’angelo fece per chiudere la porta.
     -Perché mi hai porta qui?-
     -Entri o no?-
     -Rispondi!-
Ma non lo fece anzi chiuse la porta lasciandola fuori.     Che stronzo pensò stizzita e chiuse un momento gli oc­ch­i andandosi a sedere rasente al muro, si strinse le gambe al petto e portò una mano alla testa maledicendo il giorno in cui era arrivato a complicarle la vita. Ancora seduta fuori lasciò scendere le lacrime represse ma questo non fece altro che au­mentare il suo mal di testa, sicché si ritrovò a pensare solo a quello. Si accovacciò posando la testa sulle ginocchia tenendo e gli occhi chiusi iniziò a respirare lentamente mentre sentiva la stanchezza arrivarle addosso più velocemente di quanto si sarebbe aspettata.
 
     Girava tranquillo per l’appartamento, era sicuro che prima o poi si sarebbe stancata di rimanere fuori e che avreb­be deciso di accettare l’invito, poi improvvisamente sentì un fastidioso dolore pervadergli l’ala, partendo prima da un singolo punto per poi espandersi ed amplificarsi co­stringendolo ad inginocchiarsi a terra per il dolore. Era molto forte ma smise un paio di minuti dopo, riprese a re­spirare normalmente, si rialzò e ancora confuso chieden­dosi cose gli fosse successo, andò alla porta del terrazzo e l’aprì rimanendo sulla soglia chiedendole: -Allora pensi di voler entrare?- aspettò una sua ri­spo­sta ma lei non disse nulla. Le andò vicino e si chinò scostan­dole i capelli dal viso. Si era addormentata quasi non riu­sciva a crederci testarda fino a quel punto o forse solo troppo stanca. Sospirò. -Vieni con me.- disse piano e la prese tra le braccia, proprio come poco fa, per portarla dentro.
     Non si mosse nemmeno si lasciò semplicemente andare mentre il braccio le pendeva mollemente verso il basso, do­veva essere davvero stanca, il che lo portava a chiedersi per­ché fosse uscita lo stesso pur trovandosi in quelle condi­zioni.
     La porta si chiuse da sola alle sue spalle mentre la porta­va nella sua camera. La adagiò in mezzo al suo letto matri­mo­niale, lei teneva gli occhi socchiusi guardandosi attor­no disorientata.
La coprì con un lenzuolo, nero di seta, poi oscurò le fine­stre lasciandola riposare ed uscì prendendo il volo andando al consiglio angelico.
     Stanca com'era si addormentò poco dopo, sperando solo che nessuno si preoccupasse per lei a casa non veden­do­la tornare.
 
     Un paio d’ore più tardi fu di ritorno. Atterrò sul terraz­zo e un po’ d'aria entrò nella stanza per via dello sbat­tere delle sue ali nere e lucenti.
Nel tepore sotto le coperte ancora immersa nel sonno non si accorse di nulla tranne di un leggero sbuffo d'aria che le arrivò leggera sul viso dandole un pic­colo brivido.
     Azrael sorrise e le si avvicino sedendosi sul bordo del letto e disten­dendosi accanto a lei che si rigirò sotto le co­perte continuando a dormire, mentre lui la osservava atten­tamente, la pelle nivea e liscia, le ciglia lunghe che sfiora­vano gli zigomi le labbra piene e rosee gli facevano venir vo­glia di baciarla ma non lo face era più divertente quando an­che l’atra era sveglia. E pensando a questo e a tutto quello che avrebbe voluto fare con lei si appisolò anche lui co­prendola in parte con un ala.
     Si svegliò sentendo il suo tatuaggio pulsare improvviso, guardò lei che si agitò un poco mentre dormiva e decise che in quel momento non ne aveva voglia... sarebbe andato un po’ più tardi o avrebbe mandato uno dei suoi, tanto le anime non si staccano dal corpo da sole, è come se dormissero. Si alzò, tolse la ma­glietta e andò a farsi un bagno.
A mollo nella vasca e iniziò ad insaponarsi le ali che producevano un leggero eco, mentre qualche goccia d’acqua schiz­zava a terra, do­vuto al movi­mento delle ali all’interno della vasca da bagno, esso si ri­produsse per tutto l'attico trasportando con se an­che un pro­fumo di menta e brezza marina che si diffuse nelle stanze rilasciando quella dolce forte e appena un po’ pungente fra­granza.
Dopo aver finito il suo bagno uscì dalla vasca e andò a sciacquarsi nella doccia facendo scivolare via assieme all’acqua la schiuma facendo tornare a risplendere le sue ali di un nero cupo e brillante.
 
     Si rigirò agitata nel letto finché non si svegliò di sopras­salto, si guardò attorno confusa dato che non aveva la ben che minima idea di dove fosse esattamente.
Stava tremando e si portò le mani alle braccia stringen­do­sele, cercando di scacciare quel gelo che l’attanagliava creato da quel nuovo incubo che aleggiava ancora nella sua mente, annebbiata dallo stordimento e dalla paura. La cosa non le riuscì molto bene, si sentiva mancare l'aria, era solo un bambino ed era morto, ucciso per l’esattezza dal patri­gno, e sapere che c'era la probabilità che quel sogno appe­na fatto, fosse vero le faceva venire i brividi ad un certo punto sentì un buon profumo come di menta e qual­cos’altro, odore di mare?! Che la distrasse per un poco ma infine servì solo ad annebbiarle la mente. Perse il contatto con la realtà, la testa le girava, mentre tutto si faceva buio at­torno a lei, e poi più niente nessun ru­more o colore penetrava il suo stato attuale d’incoscienza.
 
     Appena uscito dalla doccia si mise un asciugamano at­torno alla vita e tornò in camera. Varcata la soglia la vide perdere i sensi, le si av­vicinò e sedendosi sul bordo del letto le passò una mano fresca sulla fronte, la tirò su tenen­dola per il busto con un braccio -su sveglia.- disse dolce.
     Quando riaprì gli occhi vedeva tutto sfuocato e dovette sbattere più volte le palpebre prima di riuscire a distinguere ciò che si trovava difronte.
     -Resta seduta, ti porto un bicchiere d’acqua.- Sentì qualcuno che le parlava ma non capiva chi fosse anche se la voce l’aveva già sentita.
Si portò una mano alla testa chiedendosi cosa le fosse suc­cesso, ma soprattutto come era arrivata li, ovunque fosse, aveva dei ricordi confusi e annebbiati sull'accaduto.
Lo vide tornare con il bicchiere d'acqua, era ancora in asciuga­mano, e le lenzuola al suo fianco erano tutte sciu­pate. Provò a tirarsi su a sedere, prendendo un po’ esitante il bicchiere, mentre concentrava l’attenzione sulle proprie dita strette attorno al vetro fresco del bicchiere, ignorando l’abbigliamento di lui. Bevve qualche sorso mentre lui rimase lì, si sentiva os­servata.
     -Va meglio?- le chiese sempre lì seduto vicino a lei.
Seline annuì senza guardarlo non voleva farsi vedere così, si sen­tiva debole e non le piaceva, senza contare il fatto che era praticamente nudo ad esclusione dell’asciugamano. Si morse il labbro infe­riore nervosa. Poco dopo lui si girò e andò nella cabina armadio e si vestì tonando quasi subito. -Se ti senti meglio ti riporto a casa.-
    Si riscosse un poco e rispose -Si, va bene- posò il bicchiere poi si alzò dal letto anche lei. In tutta sincerità non le andava per niente di volare ma voleva tornare a casa.
     Notò la sua espressione anche se cercava di non darlo a vedere, e intuì da cosa potesse essere scaturita, quindi le si parò di fronte e le prese en­trambe le mani dicendole allo stesso tempo -Chiudi gli occhi.-
     Però quell'improvviso contatto seguito alla sua veloce comparsa la fece sobbalzare e si allontanò istintivamente. Un pò si sentì in colpa dopo tutto non le aveva fatto nulla ma era stato più forte di lei, anche se a pensarci bene era anche colpa sua se quella mattina si era alzata male.
     -Dammi le mani e chiudi gli occhi, fidati di me.-
Fidarsi di lui, oh certo prima la segue la perseguita e la parta in quella stanza dopo essere rimasto indifferente di­fronte ad un omicidio, senza contare il fatto che di lui non sapeva assolutamente nulla. Avrebbe voluto sbattergli in faccia tutte queste cose ma riuscì solo a pensarle; anche se a giudicare dal suo sguardo e dal fatto che più volte mentre pensava tutto ciò, sembrava quasi che l’avesse sentita. Si diede della sciocca non poteva o si… lo osservò un poco poi fece un respiro e lentamente gli porse le mani.
     -Chiudi gli occhi o ti sentirai di nuovo male-
Lo fece con un pò di riluttanza ma l'idea di sentirsi peggio di come già stava ora non l’attirava perciò lo fece.
Appena li ebbe chiusi lo sentì dire -Ora puoi riaprirli-      Come? mi prende in giro per caso? Li riaprì e la prima cosa che vide era lui che sorrideva e, non riusciva a cre­derci ma erano den­tro camera sua. Rimase stupita e si guardò intorno in­credula era proprio nella sua stanza e le sembrava impossibile tornò a guardarlo -Come hai fatto?-
     Le sorrise divertito -Segreto-.
Sciolse la presa delle sue mani sulle sue e non replicò -Be allora grazie- disse sbrigativa, ma lui si sedette tranquillo sul letto sistemandosi alcune piume dove prima gli aveva fatto male l’ala.
     Lo guardò -Che fai?-
     -Hmm? Niente.- le rispose continuando a passarsi la mano sulle piume nere.
     -Non hai altro da fare che lisciarti le piume sul mio letto?!-
     -No- poi dopo aver finito stiracchiò le ali in tutta la loro ampiezza. Sbuffò seccata ed uscì dalla stanza.
Andò di sotto e prese un aspirina sentendosi poi meglio. Quando tornò di sopra e trovò la stanza vuota, alzò le spalle e prese il cellulare tro­vando un messaggio di Anna­bell *ancora d'accordo per l'u­scita e il ci­nema?* le chiedeva l’amica *certo a tra poco stessa ora ^^* rispose.
     Mezz'oretta più tardi uscendo di casa trovò una collana difronte al cancello si guardò intorno ma non vide nessuno che potesse averla persa, la raccolse era molto bella e come aveva già constatato non c’era nessuno nei dintorni quindi decise di tenerla e andò all'appuntamento con An­nabell.
   
     Stava volando un pò in giro per assicurarsi che fosse tutto apposto e quando ne fu sicuro, si diresse ad una delle sue ville nel pacifico. Appena arrivato i camerieri lo ac­col­sero con riverenza, come sempre, e trovò già pronta una bella vasca d’acqua calda in at­tesa solo per lui. La vasca si trovava affianco ad un enorme muro a vetro che dava la vi­sta sul mare e i pe­sci che vi nuotavano, ma non face a tempo a goderne che, in un momento fu richiamato ai suoi doveri. Sbuffò un po seccato e comparve dinanzi alla po­vera vittima, ma quando fece per tirare fuori la falce si ac­corse che essa non emanava il suo potere. Si guardò sul petto e vide che la collana era scomparsa, senza di essa la sua falce era inutile tuttalpiù avrebbe potuto falciare un in­tero campo di grano ma non dissolvere il legame terreno tra anima e corpo e questo era un vero problema, iniziò ad allarmarsi e tornò a cercarla alla villa.
Le ricerche non ebbero successo perciò decise di an­dare nella camera di Se­line, forse l’aveva persa li portan­dola indietro, decise di ricominciare le ricerche da li e se non l’avesse trovata sarebbe tornato in tutti i luoghi che aveva visitato quel giorno, doveva assolutamente ritrovare la collana, sarebbe un guaio se qualcuno la dovesse trovare prima lui, perciò si rese invisibile e volò più veloce che mai.
 
     Insieme ad Ann c’erano anche altri loro amici e ora che c’erano tutti andarono a vedere il film. Nel frattempo la collana l’aveva deposta in tasca aveva già indosso il cuore di cristallo blu che le avevano regalato quando era ancora bambina da allora non l’aveva mai tolta e non voleva farlo certo ora, magari poteva metterle entrambe se la catena fosse stata abbastanza lunga oppure poteva regalarla, beh avrebbe pensato all’altra collana in una altro momento.
Prese il biglietto ed entrarono in sala parlando per la du­rata di tutta la pubblicità poi la sala si oscurò e il film iniziò.
     Il film era molto bello e divertente, ed una volta fi­nito uscirono a fare un giro in città. Passarono una bella serata e la collana le rimase in tasca non ci aveva più pensato.
     Annabell li trascinò al pub in centro per mangiare qual­cosa e, probabilmente, perché voleva vedere il barista che le piaceva.
     Infine tra i loro amici che andavano a caccia di ragazze con Ann, Seline e le loro amiche che li sfottevano perché alla fine non riuscivano a far conquiste, l’atmosfera allegra e la musica, si divertirono un mondo.
     Verso fine serata si salutarono e Nick avvicinatosi a Se­line le diede un bacio sulla guancia molto vi­cino alle labbra, senza però toccarle, come suo solito tentato, ma non abba­stanza da rischiare, il che le andava bene.
 
     Aveva cercato in lungo e in largo ma la collana sembrava essere scomparsa. Seline non era nella sua camera quando vi era arrivato però forse aveva trovato lei la collana perciò decise di cercarla per accertarsene. Girò per tutta la città finché non la vide all’interno di un pub con i suoi amici era indeciso se entrare o meno poi pensò fosse meglio aspet­tare che fosse sola, rimase lì ad osservarla in attesa.
Era passata quasi un’ora dacché l’aveva trovata e si era quasi scordato della collana ora era impegnato a cogliere ogni minimo dettaglio della ragazza che gli stava difronte ma soprattutto ad odiare e fulminare chiunque fosse così sfacciato dall’avvicinarlesi o anche solo a guardarla, anche se nessuno poteva vederlo in qualche modo avvertivano la sua presenza che li fece anche solo desistere dal rivolgerle la parola.
     Quando li vide uscire la sua attenzione ritornò alla col­lana e si alzò in volo per non farsi scorgere da lei, l’unica che avrebbe potuto vederlo in quel momento, dall'alto sembrava non l'avesse lei, però continuò a seguirla ancora un po’per assicurarsene, nel frattempo il lavoro stava ini­ziando ad accumu­larsi le anime erano sempre più nume­rose e senza la collana né lui né i suoi servi potevano rac­coglierle e la testa iniziava a dargli parecchio fastidio.
Era ancora sulle sue tracce quando vide uno dei ragazzi del gruppo di Seline baciarla, e per di più quasi sulle labbra, la vista di quel gesto gli fece scoccare un occhiata inteneritrice al ragazzino. Ma quello che gli diede più fastidio era che lei non avesse fatto nulla per fermarlo -Nick!- lo rimbrottò lei, sperava che lo rimettesse al suo posto quell’impudente ma con suo disappunto lei si mise a ridere scuotendo la te­sta e poi sorrise -Scemo! Ci vediamo a scuola ciao.- disse dandogli una pacca sul braccio.
     -Sempre solito eh! Ciao- questa era la sua amica Anna­bell, quel Nick ri­dacchiò -Oh bè un bacetto come quello non mi sembra un gran delitto- disse, beh questo era da vedere se solo avesse potuto lo avrebbe messo in riga ma aveva cose più urgenti di cui occuparsi.
 
     Arrivata a casa entrò ma sembrava non ci fosse nessuno salì di sopra e andò nella stanza di sua sorella che stava già dormendo nel suo letto mentre la tata, stanca, stava seduta sulla poltrona. Quando la vide si alzò andandole incontro, Seline la ringraziò di­cendole che per quella sera poteva an­dare, pagandola per la serata.
Andò nella sua camera e si cambio, stava andando a letto quando Lilian si affacciò alla porta della sua stanza.  
     -Ehi, Lil che succede non riesci a dormire?- le chiese e la piccola annuì. -Dai vieni- le fece segno di av­vicinarsi e poi l’abbraccio tirandola nel letto con se. Tenne stretta la sua sorellina mentre si addormentava, i vestiti li aveva deposti nel ce­sto nel bagno della sua stanza la collana ancora nella tasca dei jeans, si addormentarono entrambe.
 
     Non riusciva a trovarla. Entrò in una stanza parti­co­lare dove potesse concentrare il suo potere, si posizionò al cen­tro della stanza era completamente vuota nessuna sedia o armadio neanche l’ombra di un oggetto anche le pareti bianche e anonime erano spoglie.
Chiuse gli occhi e iniziò a richiamare la collana che in risposta iniziò a brillare emettendo vibrazioni nell’etere forti come un tam­buro per rispondere al suo richiamo poi concen­trandosi di più vide mentalmente dov’era. Uscì di corsa, impetuoso, dalla stanza e prese immediatamente il volo, possente e aggraziato allo stesso tempo, verso casa di lei intromettendosi nella sua stanza, passando attraverso il muro come fosse una fantasma, silenzioso e irri­tato ma so­prattutto sollevato.
     Le diede un occhiata stava dormendo, quindi entrò nel bagno e si riprese la collana, appena la mise gli comparvero la falce e la lista che si era allungata troppo, le dita mentre della mano sinistra divenivano lunghi artigli affilati come lame. Tornò nella stanza della ragazza furibondo poi ve­dendola così inerte abbracciata a quel frugoletto della so­rellina, più l'immi­nenza del lavoro, prese il volo e andò dalle anime in attesa di essere prelevate lasciandole però un messaggio sul muro "piccola ragaz­zina se ci tieni alla pelle mi dovrai delle spiegazioni"
     Volò a raccogliere le anime e assieme a lui anche i suoi servi, ci mise quasi tutta la notte ma aveva finito. Tornò a casa, l'emicrania era passata finalmente, si buttò a letto dormendo profondamente.
 
     Quando si svegliò e vide la scritta la sua prima reazione fu di spavento ma subito dopo si trasformò in confusione che cosa avrebbe dovuto spiegargli?!
Cominciò a pensare a cosa potesse aver fatto perché deci­desse che gli doveva delle spiegazioni e soprattutto per che cosa gliele dovesse.
     Guardò l'ora e decise di andarsi a cambiare per andare a scuola, finalmente erano agli sgoccioli e le vacanze estive stavano per cominciare.
 
     Un angelo bianco si posò sul tetto della casa per osser­vare i dintorni. La luna la illuminava mostrando tutta la sua bellezza. Stiracchiò le ali bianche dorate
     Seline affacciò alla finestra guardando il cielo quando notò un movimento un ombra strana e familiare proiettata da sopra il tetto sul giardino, l’osservo ag­grottando la fronte     
     -... Ma cosa...?- sussurrò.
     L’angelo sul tetto vide che sotto c'era movimento perciò riprese il volo e si al­lontanò. La figura aveva ali bianche e capelli dorati lun­ghi con bagliori argentati sotto la luna piena. Si voltò a guardare la sua finestra -Si è lei... l'ho tro­vata- disse tra se e se in un sussurrò e ri­dacchiò volando via.
     Spalancò gli occhi vedendo quell'angelo, era molto bello ma qualcosa in lui le fece venire i brividi, velocemente ri­chiuse la finestra e la tenda. Andò a dormire e il mattino dopo andò a scuola come tutti i giorni.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 4. Minaccia ***


      Il sole venne oscurato per un attimo. Qualcosa aveva adom­brato parte della scuola. Troppo grande per essere un uc­cello. Troppo veloce per essere una nuvola.
     Tutti nei paraggi alzarono gli occhi al cielo ma non ve­dendo nulla tornarono a farsi gli affari propri, Seline attra­versò il par­chetto andando a sedersi sotto un albero, la pausa pranzo era finita e l’aveva passata con Annabell e al­cuni suoi compagni, ma adesso aveva un ora buca e decise di farsi una camminata e poi fermarsi a leggere un pò es­sendo una bella giornata.
     Una folata di vento fece girare le pagine del suo libro men­tre i capelli le frustarono in viso. Si coprì con un brac­cio per ripararsi.
    Una figura le atterrò difronte impetuoso e infuriato, av­vicinandosi minaccioso -Mi devi delle spiegazioni- disse duro.
     Lei si tolse i capelli dal viso e sinceramente confusa chiese -spie­gazioni riguardo a cosa?-
     -Noti niente di famigliare per caso?- le chiese, al collo gli pendeva la collana la cui pietra viola riluceva fioca ma intensa.
     Lo guardò qualche secondo senza ben capire, poi si alzò avvicinandosi un poco notando la collana subito le venne in mente quella che aveva trovato per strada, -a collana che porti è uguale a quella che ho trovato a terra due giorni fa- disse senza pensarci.
     -Si da il caso che questa collana sia unica al mondo, ed è di mia proprietà.- lo disse come se fosse ovvio.
     -Quindi mi stai dicendo che quella che ho trovato era la tua. Giusto?- continuava a non capire il perché di tanta irritazione non era mica colpa sua se lui l’aveva persa.
     -Esattamente, e ora voglio sapere perché ce l'avevi tu- disse serio.
     -Te l'ho detto l'ho trovata a terra! Stava difronte al vialetto di casa mia, mi è sembrata carina e l’ho raccolta, non è colpa mia se tu non stai attento alle tue cose.- a quel punto un pensiero scattò nella sua mente -Un mo­mento! Se questa è la collana che ho trovato, vuol dire che ti sei introdotto nella mia camera, di nuovo!- disse molto scocciata, fece un respiro e chiuse gli occhi calmandosi -Senti. E’ tua, allora ok! Tienila! Ma non darmi la colpa della tua mancanza e non, ripeto, non provare mai più ad entrare nella mia camera senza il mio permesso, anzi non farti più vedere almeno non dovrò più giustificare cose di cui non ho colpa.- disse arrabbiata le guance appena ar­rossate per l’irritazione che aumentò quando lui ignorando quel che stava dicendo le chiese -Per caso l'hai indos­sata?- aveva un tono un po’ preoccupato.
     Le venne voglia di dargli uno schiaffo, ma si trattenne, e ful­minandolo con lo sguardo rispose -No, l'ho messa in tasca e poi me ne sono dimenticata.- incrociò le braccia.
     -Bene. Ad ogni modo, se dovesse succedere qualcosa cercami all'Empire State Building.- riprese il volo.
     -Oh certo, ti cercherò chiedendo del misterioso uomo alato, di sicuro mi spalancheranno tutte le porte… prima di portarmi dritta in manicomio- l'ultima parte la disse a voce più bassa. Le parve di sentire una risata ma non ne era sicura.
     Stava ribollendo di rabbia. Non solo l’aveva ignorata ma se ne era andato dicendole di cercarlo all'Empire State, come se fosse facile, visto che se ne era andato senza dirle come, dato che non sapeva nemmeno il suo nome.
 
     Un angelo arrivò da Azrael -Signore! Ci sono pro­blemi, l'abbiamo perso di vista e le chiamate conti­nuano ad aumentare- lui camminò per la stanza. -Maledizione, va bene fai il possibile.- così dicendo congedò l'angelo che se ne andò facendo un leggero inchino.
     Dopo aver riflettuto sulla situazione spiccò il volo e sor­volò tutta la città passando più volte sopra la casa di lei, ma non percependo la sua presenza tornò dove l’aveva lasciata non molto tempo prima.
     Dall'alto vide che, all'orizzonte, i nemici si stavano avvi­cinando velocemente. Nella lingua angelica richiamò i suoi angeli e poi vedendola scese in picchiata e le si fermò di­fronte -vieni con me. Sei in pericolo! Cerca di fidarti di me per una volta e per cortesia non urlare per nulla al mondo!- senza che avesse il tempo di replicare la prese in braccio e si alzò in volo.
 
     Era ancora arrabbiata e non aveva più la voglia di leg­gere, perciò prese la sua roba e fece una passeggiata.  
     Camminava lentamente col sole alle sue spalle che le scaldava la schiena quando usciva dall’ombra protettrice delle fronde degli alberi. Sospirò rilassata e le scappò un sorriso ormai più calma e dimentica del precedente litigio, poi vedendoselo piombare di fronte così all'improvviso ri­mase sorpresa chiedendosi cosa volesse ora. Era già pronta a dirgli di lasciarla in pace, ma non ne ebbe il tempo per­ché iniziò a parlare di cose strane e lì per lì rimase molto confusa poi quando la prese in bracciò chiese -Ehi! ma che fai, che succede?- ora era allarmata.
     -Sta zitta e fidati- disse poi iniziò a sfrecciare tra le nuvole e quattro angeli, tutti ali grigie argento, li affianca­rono.
     Avrebbe voluto ribattere ma stare a quell'altezza le tolse il fiato, gli strinse un pò di più le braccia al collo per paura di cadere.
     Ad un certo punto, una spera di energia blu-viola colpi un angelo sull’ala che venne bucata iniziando a bruciare. L'angelo precipitò urlando in agonia -Merda! virò bru­scamente a destra Trattieni il respiro più che puoi! disse salendo di quota vertiginosamente, mentre più sotto vari angeli combattevano tra loro, solo uno in particolare spiccava tra gli altri, era uno degli angeli più belli, e si stava avvicinando tra grida di guerra brandendo una spada ange­lica dalla lama nera e luminosa.
     Le si mozzò il respiro e si sarebbe messa ad urlare se non le fosse mancato il fiato per farlo. Dovette chiudere gli occhi per via del vento sferzante che le impediva di tenerli aperti senza che lacrimassero e forse era meglio così.
     I tre angeli rimanenti li sorpassarono e stendendo le braccia in avanti crearono un vortice nero che portava fuori dell'atmosfera terrestre. Trattieni il fiato disse veloce­mente entrando nel vortice. Per un attimo tutto sembrò più leggero e la velocità maggiore, sfrecciando dentro il vortice che li inghiottì.
     Trattenne il fiato più che poté iniziando a tremare per il freddo.
     Quando ne uscirono si trovavano in un altro luogo -Ora puoi respirare tranquilla- disse e fece un cenno agli altri angeli che tornarono dentro al vortice.
      Riprese fiato ancora un po’ tremante e aprì gli occhi guardandomi attorno -Dove siamo?-
     -Se te lo dicessi non ci crederesti e comunque tu non dovresti essere qui, non ancora, perciò non pensare di po­ter scorrazzare libera dove ti pare, resteremo qui per un po’ poi torneremo sulla terra.-
     -Di che stai parlando tornare sulla terra, e poi cosa vuol dire che non dovrei essere ancora qui?- si stava agi­tando.
     -Siamo nella città degli angeli- rispose e appena lo disse sotto di loro si aprì un panorama mozzafiato dai co­lori caldi e vivaci muovendosi tra svariati angeli che vola­vano e cantavano tranquilli.
     Rimase senza fiato per lo stupore -Ok… diciamo che ti credo, perché mi hai portata qui?-
     -Perché almeno qui sei al sicuro. Ho cercato di con­vincere gli altri ma non volevano darmi ascolto e ciò che prevedevo si è avverato.- poi tra se -stupidi arcangeli al­tezzosi.-
     -Ok una cosa alla volta, dovrei essere al sicuro da cosa? E poi cos'è che prevedevi? E chi erano quelli angeli di prima?-
Lui alzò un sopracciglio guardandola per un momento. Va bene doveva ammettere di non essere molto coerente con le proprie parole, ma fece finta di nulla attendendo una ri­sposta.
     -Non te lo posso dire... non ancora. Tu fidati di me. Prometti che farai tutto ciò che ti dirò?-
     -Nei limiti del possibile e dell'accettabile, a patto che in cambio mi spieghi tutto ciò che puoi.-
     Annuì -bene, e sia.- poi planò entrando verso una cava nel terreno che custodiva una villa.
     -Ora dove stiamo andando?-
     -Nella mia reggia...-
     -Hai una reggia? No aspetta, come ti chiami mi pare il minimo che io lo sappia, no?!- soprattutto ora che l’aveva praticamente rapita o salvata, a seconda sei punti di vista, ok anche salvata ma non cambiava il fatto che lei non sa­pesse ancora nulla su di lui tranne che era un angelo e che dove tenersi in guarda ora era tranquillo ma chissà per quanto. Senza contare il fatto che aveva cercato di sedurla e per quanto le costasse ammetterlo era molto bello ma non per questo si sarebbe gatta ai suoi piedi.
     Ridacchiò un po’ -Mi chiamo Azrael- poco dopo la posò sul terrazzo principale della villa. Si guadò intorno in­curiosita dal luogo, era molto grande ma anche trasandata ma con uno schioccò di dita tutto si illuminò tornando allo splendore iniziale e il viale di fronte alla facciata principale che prima cupo e pieno di erbacce ora traboccava di fiori e svariate cascate e piccoli corsi d’acqua li irroravano.
     -E’ qui che abitavo. Comunque per caso hai mai sen­tito parlare di me?-
     Ci pensò -...No, direi di no.-
     -Meglio così...-
     -Perché, per caso hai una brutta reputazione?-
     -Abbiamo detto una cosa alla volta... ti basti sapere per ora che tu sei una componente indispensabile per l'equili­brio del regno angelico e che qualcuno ti vuole morta.-
     Lo guardò come per dire “Stai scherzando spero" e poi disse -Come scusa e poi quando ho detto una cosa alla volta intendevo dire che volevo sapere le cose spiegate chiaramente e non tutte assieme nella stessa frase, e cosa intendi dire con -sei una componente indispensabile?-
      -Questa è una cosa, non posso dire altro.-
      -E’ quando potrò sapere la verità visto che si tratta della mia vita che vogliono?-
     -Per ora no. Sei ancora umana-
     -Ma che scoperta e io pensavo di essere un criceto!- borbottò sarcastica si stava innervosendo tutti questi segreti
       -Insomma vuoi smetterla di buttarmi li frasi enigmatiche e non spiegarmene il senso?- chiese esasperata ma in quel momento arrivò un angelo che si rivolse ad Azrael in una lingua che la ragazza non aveva mai sentito, era la lin­gua angelica. Il nuovo arrivato dopo aver guardato la ra­gazza da testa a piedi volò via. 
     -Devo andare via per un secondo. Tu entra, troverai da mangiare e dei servitori- poi la inchiodò con lo sguardo le si avvicinò pericolosamente.
     Non si mosse ma solo per testardaggine anche perché in realtà la sua mente le diceva di stare in guardia, serrò la mascella guardandolo impassibile anche quando lui le prese il mento con una mano e chinò il viso verso il suo con un sorriso malizioso.
     -Provaci e ti stacco la lingua a morsi- minacciò aveva paura più che per il bacio di scoprire che ciò che successe a Nick tempo fa era realmente colpa sua.
     -Ok rischierò- e le stampò un bacio dolce sulle lab­bra.
     Lo spinse via d'istinto prima che potesse sfiorarle e gli dette uno schiaffo.
     Sorrise divertito per quella reazione -Avevo visto giu­sto, a te piace violento eh?-
Strinse la mascella fulminandolo con lo sguardo. Azrael rise e se ne andò via subito dopo arrivò un maggiordomo.
     -Idiota- sussurrò.
     -Signorina se vuole è pronto per lei il pranzo oppure un bagno caldo.-
     -Grazie ma in questo momento non ho fame- disse gentilmente era troppo nervosa. L’angelo fece un inchino e se ne andò.
     Seline fece qualche passo guardando in giro, quel posto era enorme dava l’impressione che ci si potesse perdere e camminare alla cieca per giorni senza ritrovare il punto di partenza, dopo qualche ora si decise a sedersi su una se­duta da finestra foderata di un tessuto bianco candido os­servando il giardino che si estendeva al di fuori di quelle mura sembrava che i fiori di tutto il mondo si fossero dati appuntamento e riuniti li nello stesso luogo e momento.
 
     Azrael era stato chiamato a presiedere al consiglio ange­lico, erano stati avvertiti dell’attacco e del fatto che Azrael si era veduto costretto a portare la ragazza nel loro regno molto prima di quanto pensassero e volessero gli altri il consiglio era diviso in vari gruppi di pensiero, chi pensava fosse troppo pericoloso tenerla li nel mondo e che fosse meglio relegarla in un'altra dimensione dove fosse al sicuro, chi invece pensava che tenerla in un luogo isolato del regno per la sua sicurezza potesse essere una valida alternativa. Mentre altri proponevano di rimandarla sulla terra sotto stretto controllo, perché così avrebbero potuto cercare di prendere l’angelo traditore e i suoi seguaci. Era appena tornato e stava ripensando a tutto quello che si erano detti, subito prima che il suo intervento fosse richiesto sulla terra dove la battaglia infuriava feroce nei cieli all’insaputa degli umani, passando vicino ad una delle tante stanze la vide, la osservò per un attimo pensando a quanto bella e innocente sembrasse con lo sguardo perso fuori della finestra i capelli se pur naturali erano così insolitamente colorati per la razza umana e ciò la distingueva dagli altri. Perso in questi ed al­tri pensieri entrò nella stanza senza curarsi delle urla agitate del maggiordomo -Signore! Signore! si sente bene? Si­gnore!- una striscia di sangue era disegnata per terra fino al corpo esanime dell'angelo aveva perso conoscenza per via del sangue perso in battaglia e delle ferite.
 
     Sentendo urlare all'improvviso, sussultò riscossa dai suoi pensieri e si voltò di scatto. Con tutto quello che le era pas­sato per la mente non si aspettava certo di vedere una scena simile rimase immobile come pietrificata Azrael era disteso a terra a pancia in giù, la camicia bianca ora intrisa di sangue, mentre vari camerieri e altri angeli accorsero a soccorrerlo.
     Seline non riuscì nemmeno ad alzarsi aveva paura che se lo avesse fatto le gambe non l’avrebbero retta. Tutto quel sangue era la vista peggiore che avesse mai avuto.
     Due angeli lo sollevarono da terra delicatamente giran­dolo a pancia in su mentre un altro gli sosteneva la testa. Le ali gocciolanti ricaddero verso il basso prive di forza e sull'addome si estendeva una linea rossa e netta non molto profonda ma non smetteva di sanguinare.
     Trattenne a stento la nausea, si portò una mano alla bocca voltando al testa per non dover più assistere a quella scena.
     Mentre lo portavano via dentro alla reggia alcuni servi­tori stavano già pulendo la sala.
     Pur sapendo che ora non c’è più traccia del disastro di poco fa Seline ringraziò il cielo di non aver mangiato nulla o avrebbe rischiato di rimettere tutto. Si sarebbe sentita sicuramente male e non voleva certo dare spettacolo rimettendo difronte a tutti mentre si davano tanto da fare per aiutare il loro come poteva dire capo? In realtà non sapeva bene come definirlo e neanche le interessava molto voleva solo tenere la mente occupata per non pensare a ciò che era da poco avvenuto, anche perché doveva ammettere che un po’ era preoccupata per lui e le sue condizioni di salute, un parte di lei si chiedeva se fosse morto.
     Erano passati pochissimi minuti, anche se lei sembrava molto di più, ma già pareva che non fosse successo nulla. Poco dopo uno degli angeli le si fermò davanti riservandole un occhiataccia tutta altro che amichevole e anche piuttosto gelida -Signorina il signore vuole vedervi-
    -C-come...?- chiuse un momento gli occhi, per schia­rire le idee e li riaprì -..Oh, sì ho capito.- prese un re­spiro e si alzò lentamente assicurandosi che le gambe la reggessero. Come fu in piedi l’angelo si girò dandole le spalle.
     -Seguimi!- questa volta lo disse come se fosse un ordine con voce leggermente tagliente e con fare sbrigativo e senza controllare se lei lo seguisse o ne fosse in grado si avviò tra i corridoi che sembravano dei veri e propri labi­rinti di porte come nelle case di specchi di un luna-park.
     Lo seguì prendendo la sua borsa, era l'unica cosa fami­liare che avesse in quel luogo e le dava almeno un po’ di si­curezza. Durante il tragitto mantenere l'attenzione su dove dovesse girare l’aveva fatta riprendere un po’, quindi esitò circa un secondo, quando arrivati dinanzi ad una grandis­sima porta l'angelo si fermò e facendosi da parte le indi­candole di oltrepassare la soglia, e lei entrò nella stanza.
     Era una stanza enorme e in mezzo c'era un grandissimo letto bianco che contrastava con il nero delle ali del suo ospite. La porta venne richiusa alle sue spalle e lei si fermò difronte ad essa. La sagoma sul letto si mosse mettendosi a sedere. Seline rimase li ferma senza proferire parola aspet­tando che dicesse qualcosa lui non voleva essere la prima ad interrompere quel silenzio.
     -      Si decise a parlare -Che sta succedendo perché sei ri­dotto così?- chiese non potendo più trattenersi.
     Girò la testa verso di lei, aprendo gli occhi, -hm?- si guardò tranquillo -Si giusto... mi dispiace per prima... non volevo che tu vedessi.-
     -Non importa, cos'è successo?-
     -Niente di che, mi hanno attaccato.-
     -Be questo lo avevo immaginato, ma perché? in­somma è la città degli angeli perché dovreste attaccarvi tra di voi?-
     -Non puoi ancora capire...- rispose, e lei sospirò.
     -... Ok lasciamo perdere, piuttosto perché mi hai fatto chiamare e perché sembra che l'angelo che mi ha scortato qui mi odi?-
     A quel punto sorrise divertito Bè diciamo che uno dei motivi che mi hanno attaccato è a causa tua e della tua presenza qui.-
     -E’ un modo per farmi sentire in colpa?-
     -No stai tranquilla.- cambiando posizione fece una smorfia cercando di spostare un po’ le bende.
     -Se ti fa così male ti converrebbe rimanere fermo-
     Lui la guardò un secondo, poi cercò l'inizio delle bende e iniziò a togliersele. -Che fai, non dovresti toglierle!- disse inutilmente tanto non le dava mai ascolto ma con suo stupore si fermò e improvvisamente le prese il polso atti­randola a se -Che dolce ora ti preoccupi per me? Forse dovrei farmi ferire più spesso- le sorrise mentre, con le mani strette sulla vita, la teneva a cavalcioni sulle sue gambe.
     Seline punto le mani sulle sue spalle spingendosi indie­tro e lontano da lui più che poté -Non dire idiozie, e co­munque volevo solo evitare che mi dessero la colpa nel caso ti fossi rimesso a sanguinare- lui sorrise divertito e dopo un breve istante che le parve interminabile la lasciò andare e si rimise a sciogliere le bende. Quando ebbe finito le bende erano rosse mentre la sua pelle perfettamente in­tera e liscia. Lei sgranò gli occhi -Com'è possibile prima avevi un taglio profondo.- non se ne capacitava, e lei che si era preoccupata inutilmente che la ferita potesse riaprirsi.
     Lui rise -Non sai molte cose su di noi...-
     -Dovrei? Sai nella mia vita non ho mai dovuto preoc­cuparmi della possibile esistenza degli angeli.-
     -Vi assistiamo ogni giorno... sai il libro di Enoch?-
     -Mio padre una volta me ne ha accennato-
     -Ecco da li puoi capire molte cose di noi fu scritto da un angelo ingenuo e il libro finì nelle mani dell’uomo prima che venisse distrutto.-
     -Quindi voi guarite molto velocemente, giusto?!-
     -E’ una delle nostre particolarità-
     -Una?-
     -mm si...- rispose con aria sufficiente.
     -Ti stai vantando, non mi piacciono i tipi presun­tuosi- disse ma prima che lui le rispondesse entrò un maggiordomo e al suo accenno si avvicinò, prese le bende e se ne andò silenzioso.
     -Presuntuoso eh?!-
     Cambiò discorso -Allora pensi di spiegarmi il motivo per cui mi hai chiamata qui, te l'ho già chiesto ma non mi hai ancora risposto-
     -Ah giusto... volevo essere sicuro che stessi bene>>
     -...Ah- si lo sapeva risposta molto intelligente da parte sua, pensò, ma non sapeva che altro dire, l’aveva stu­pita.
      Si tolse le coperte e si alzò dal letto, indossava solo un paio di pantaloni neri, e stiracchiò le ali. Seline lo guardò corrugando la fronte le era difficile pensare che fino a poco fa fosse ferito e moribondo e ora stesse lì in piedi tran­quillo. Lui prese una maglietta pulita e se la mise -Ora forse potrò riportarti a casa- disse e lei si riscosse dai pro­pri pensieri -Quindi ora è sicuro?- chiese speranzosa.
     -Non proprio, avrai sempre degli angeli che veglie­ranno su di te 24 ore su 24.-
Sospirò rassegnata -C'è la possibilità che mettano in mezzo la mia famiglia?-
     -Non credo. Dubito che accadrà ma comunque fossi in te starei attenta, potrebbero finirci.-
Non rispose rimase in silenzio pensierosa
     -Dai andiamo, ti riporto a casa.- e uscì dalla stanza. Lo seguì e arrivati alla terrazza si girò a guardarla.
Si fermò guardandolo a sua volta, quando fece per avvici­narsi per prenderla in braccio lei incrociò le braccia tratte­nendosi dal spostarsi. La prese in braccio un po’ scocciato e di colpo prese il volo. Lei mise le braccia al suo collo per tenersi salda -Se ti scoccia tanto riportarmi a casa puoi anche affidare il compito a qualcuno dei tuoi...- in cerca della parola più adatta -...alleati.-
     -      -Come ti pare.-
     -No, sono davvero miei sottoposti.-
Lei non replicò.
    
     Arrivati al vortice le sussurrò vicino al volto, tanto per irri­tarla un po’ -Trattieni il respiro.-
Lei inspirò una boccata d'aria e lo attraversarono ritrovan­dosi sulla terra.
     Velocemente rientrò nell'atmosfera terrestre e scese al di sotto delle nuvole -Ecco.- disse e lei respirò di nuovo tremando per il freddo, la strinse tra le braccia e sperando di scaldarla almeno un po’, sorvolò la città avvicinandosi a casa della ragazza.
Si accorse che i tremori si placarono un poco e planò dol­cemente fino a toccare terra poi la fece scendere. Seline si strinse le braccia al corpo come per proteggersi ma stava già iniziando a scaldarsi lo vedeva.
     Avrebbe voluto avvicinarlesi e stringerla ancora a se, per scaldarla, per dirle di non preoccuparsi ma in parte anche per egoismo per il desiderio di averla, ma ricordando le sue precedenti reazioni sorrise appena e decise di lasciar perdere, almeno per ora, e comunque non era il momento adatto il tatuaggio stava pulsando, il dovere mi chiama, pensò -Devo andare,- disse e lei annuì, mentalmente ri­chiamò tre angeli che arrivarono in pochissimo tempo. At­terrarono delicatamente e fecero un piccolo inchino, si scambiarono un occhiata d’intesa, sapevano già cosa fare.
     -Bene, stai attenta. Loro ti seguiranno ma non li vedrà nessun altro a parte te.- la guardò -Ok.- rispose lei. Allora prese il volo continuando ad osservala finché non sparì completamente alla vista.
 
Erano appena le sei e mezza di sera, sospirò e guardò gli angeli nell’aria c’era un silenzio imbarazzante almeno per lei, poi come se avessero ricevuto degli ordini non uditi, uno si piazzò davanti casa, uno le rimase vicino e il terzo entrò tranquillo dentro casa.
Fece un piccolo sospiro ed entrò in casa anche lei con l'an­gelo al suo fianco che la seguiva. Andò di sopra in camera sua per farsi una doccia. Arrivata davanti alla porta del ba­gno si girò a guardare l'angelo che la seguiva ovunque.
Lui alzò un sopracciglio si aspettava che parlasse.
     -Ti dispiacerebbe aspettare fuori?!- erano sulla soglia del bagno. Lo guardò in attesa di una risposta, un cenno, un segno di vita, qualcosa… come risposta ripiegò le ali die­tro la schiena e si sedette a terra davanti alla porta, meglio di niente. -Immagino sia il massimo che possa aspet­tarmi...- nessuna risposta sospirò ed entrò in bagno chiuse la porta e si preparò per farsi la doccia. Quando ebbe finito si asciugò i capelli e rivestì non le andava di uscire in accappatoio, con quell'angelo difronte alla porta, non sapeva molto su di loro ma se assomigliavano anche solo un po’ ad Azrael... pregò che non fosse così ed uscì. Lui si alzò in piedi e quando vide che era in accappatoio volse lo sguardo altrove leggermente imbarazzato.
Gli passò di fianco andando dritta in camera sua, men­tre l’angelo non la seguì e rimase fuori. Seline ne appro­fittò per chiudere le tende e cambiarsi.
     Poco dopo andò a vedere nella stanza di fianco come stesse sua sorella.
     -Se vuoi puoi alzarti- gli disse passandogli nuova­mente difronte e lui si alzò. La cosa era un po’ inquietante.
     Entrò nella stanza della piccola Lilian. Era sveglia e gio­cava per terra -Ciao piccola cosa fai di bello?- si sedette vicino a lei che le mostrò i suoi giocattoli sorridente. Con la coda dell’occhio Seline notò che l’angelo si avvicinò alla piccola che iniziò subito a cercare di afferrargli le piume che lui non le lasciava prendere scostandole con minimi scatti delle ali.
     Ad un certo punto Lil mise il broncio muovendo tre­mulo il labbruccio inferiore e guardandolo con occhioni da cucciolo, si trattenne dal ridere, per la vista dell'espressione esasperata dell'angelo, e si portò una mano alla bocca mor­dendosi il labbro inferiore mentre Lilian continuava la sua scena.
     Alla fine rassegnato gliela lasciò toccare ma la piccola la strinse tra le braccia come un peluche. Quando iniziò a stringere un po’ più forte cercò di staccarla gentilmente ma si era attaccata ad una piuma che tirando si staccò.
     -mmff-
     Seline prese al volo Lil prima che rischiasse di cadere e ridacchiò, mentre la bimba rimirava tutta contenta quella piuma di un bianco perla. L’angelo la guardò un pò male massaggiandosi l'ala... -fa male...- la sua voce era quella di un giovane, un adolescente, e il suo corpo era perfetto come quello delle sculture che ritraevano antichi dei e miti epici.
     -Mi spiace ma non dovevi togliergliela via così, se avessi aspettato l'avrebbe lasciata da sola, oppure avresti po­tuto chiedermi di fargliela mollare- sorrise stringendo Lil
     -Non è la prima volta che mi capita...-
     -Allora avresti dovuto saperlo.-
     -Sai sono sensibili, se stringi fa male, non sono un pe­luche- quest'ultima frase la indirizzò alla bimba in tono un pò giocoso e di rimprovero e poi le diede un buffetto sul naso ridendo un po’, lei in tutta risposta gli prese il dito senza mollarlo più. Allora l’angelo lo agitò un pochino mentre con l'altra mano le stuzzicò i fianchi facendole il solletico.
     -Così stringe di più- lo informò, infatti poco dopo uso entrambe le manine tenendoglielo stretto.
     -Per quanto tu stringa rimane mio sai?-
Lilian gli fece una linguaccia e l’angelo fece lo stesso met­tendosi poi a ridere.
     -Allora non sei poi così scorbutico come sembri- scherzò sorridendo.
     -Chi io? Davvero lo sembro?- chiese sorpreso.
     -Si, un po’-
     -No. Non lo sono...- sorrise.
     -Meglio così-
     -Ma a volte devo esserlo purtroppo-
     -Perché?-
     -Hmm? hem, non posso dirtelo... mi è vietato scusa-
sospirò -Ok non importa, ormai ci ho fatto l'abitudine-
     -Seline vieni è pronto tesoro, porta giù anche Lil-
     -Scusa devo andare, mia madre, ma tu come mangi? Si insomma non puoi farti vedere.-
    -No, non mi serve mangiare per forza, abbiamo un metabolismo e digestione con tempi diversi dai vostri-
     -Ah capisco- prese Lilian -Allora io vado- si alzò e scese. La seguì mentre Lil lo fissava divertita tendendo le mani verso di lui.
     -Lil buona- Seline guardò la sorella -mamma e J non lo potranno vedere, è un gioco e per vincere, devi far finta di non vederlo, capito?- la piccola la guardò ed annuì. Ormai aveva quasi 4 anni e mezzo ed era molto intelligente. Si girò a guardare quell’angelo dalle ali bianche che le sorrise -Se fai la brava poi ti faccio una sorpresa- le disse ed entrando in cucina andò a sedersi in un angolo tranquillo mentre anche l’altro angelo lo raggiunse.
     -J non è ancora sceso?- chiese alla mamma -No. Potresti dargli una svegliata? Credo che stia parlando con i suoi amici al pc- disse e le venne incontro prendendo Lilian
     -Ciao amore mio. Ah tra poco arriverà anche papà-
     -Ok- le sorrise -vado da J- salì di nuovo.
L’angelo si alzò e la seguì mentre l’altro rimase dov’era.
     Bussò -Ehi se non mi rispondi entro, e come sei, sei, capito?!- si sentì un mugugno indistinto, segno che era vivo e che la lasciava entrare. Aprì la porta avvicinandosi a lui -Di sotto è pronto e papà sta per arrivare- lui si girò.
     -Papà sta arrivando? Bene, oggi mi porta i pezzi della moto. Di a mamma che arrivo, devo salutare.- le disse digitando qualche frase di saluto sul pc -Ok- rispose ed uscì. Trovando l’angelo difronte alla porta gli fece un cenno e tornò disotto, era rimasto in disparte per tutto il tempo.
     La serata passo tranquilla, dopo cena Jason e suo padre erano usciti per co0ntrollare che i pezzi per la moto si adat­tassero e non rientrarono per parecchie ore Seline guardò un film con sua madre mentre Lilian giocava le ore passa­rono e arrivò l’ora di andare a letto.
     Seline andò in camera per cambiarsi, mentre la mamma metteva a letto Lil.
Entrata nella sua stanza vide che l’angelo l’aveva seguita, lo guardò -Dovrei cambiarmi- gli disse con uno sguardo eloquente che lo invitava ad uscire.
     -Ok, allora buona notte- le rispose ed uscì dalla fine­stra raggiungendo gli altri che erano già fuori.
     -Notte- disse lei e appena uscì chiuse finestra e tenda e si cambiò per poi infilarsi a letto. Si addormentò quasi subito dormendo serena mentre la notte scivolava via lasciando spazio al giorno.
     Si alzò presto prendendo possesso del bagno, suo padre aspettava disotto, mentre la mamma vestiva la piccola. Jay era appena uscito dalla sua stanza -Mi spiace o aspetti o vai nell’altro bagno- gli disse. -Mi ha fregato di nuovo- disse lui a bassa voce, lei rise.
All’inizio non ci aveva fatto molto caso ma gli angeli erano spariti, non c’erano.
     Fecero colazione, poi i genitori dei ragazzi andarono a lavoro, mentre J accompagnò Seline a scuola e Lilian all’asilo.
 
     Azrael stava pensando al da farsi su come proteggere la ragazza e catturare il traditore quando un arcangelo dai lunghi capelli biondi gli fece visita nella sua reggia -Buon giorno- disse sorridente, Azrael si girò nella sua direzione.
     -Che cosa ci fai qui? Ci sono problemi?- chiese lui sor­preso dal suo arrivo -No, è solo che è da un po’ di tempo che non vieni più a farmi visita- disse lei con voce mali­ziosa -Ho avuto da fare, e sai che, tra noi, è finita da tempo ormai- rispose Azrael, l’altro arcangelo iniziò ad irritarsi -E’ per quella Nephilim vero!?- chiese stizzita ma non ricevette altra risposta se non uno sguardo indiffe­rente.
     Nello stesso momento davanti alla scuola Seline era os­servata e non dal suo angelo guardiano…
     Seline si avviò all’entrata gli esami erano agli sgoccioli e tutti non vedevano l’ora di concludere non aveva ancora visto Annabell che sicuramente sarebbe entrata più tardi, dato che era più avanti nell’ordine alfabetico.
Le ore sembravano passare al rallentatore come se non volesse più finire tutti erano nervosi chi più chi meno. Quando fu il suo turno entrò sedendosi difronte alla commissione cercando di mantenere la mente tranquilla e serena per concentrarsi su ciò che doveva dire e su quel che le sarebbe stato chiesto. L’esame orale andò bene, a lei pareva di essere rimasta lì un eternità quando invece erano passati circa una ventina di minuti. Appena uscì si sentì come se si fosse tolta un peso dallo stomaco, avanzando nel corridoio vide e salutò Ann che tra poco sarebbe dovuta entrare, e le si sedette vicino parlando del suo colloquio. Circa venti minuti dopo anche Annabell so­stenne il suo esame e Seline rimase ad aspettarla. Quando uscì le sorrise chiedendole come le fosse andata e si avviarono all’uscita della scuola.
     L’angelo che l’aveva seguita fino a lì da quella mattina attendeva fuori pronto ad attaccarla, al momento oppor­tuno.
     Azrael ancora in compagnia dell’altro arcangelo avvertì il pericolo imminente e a tutta velocità scese sulla terra ignorando richieste, lamentele e domande di quella donna così insistente lasciandola li sola nella reggia.
     Erano le 10:30 e i negozi erano tutti aperti, Annabell vide un abito che la fece impazzire, prese per mano Seline dicendo -Devo assolutamente provarlo.- e la trascinò dentro di corsa. Stavano girando per il negozio quando all’improvviso si creò un certo trambusto una vetrina andò in frantumi e molte persone prese dallo spavento urlarono e si allontanarono freneticamente. Seline guardando fuori vide un angelo era lui ad aver attaccato il negozio, lo stesso che aveva già tentato di ucciderla, lanciando la sfera che distrusse la vetrina e poi subito un'altra poco prima che arrivasse Azrael, che cercò di bloccarlo iniziando per la seconda volta una furiosa lotta.
     -Merda!- Seline prese l’amica per un braccio tirandola un poco -Annabell filiamo via- le disse piano per non farsi sentire, L’aiutò ad alzarsi e andarono verso l’uscita d’emergenza.
     Altre sfere partirono e l’angelo sfilò dal fodero la sua spada angelica nera, come se fosse fatta di ossidiana. Anche Azrael tirò fuori la sua, ma non fu abbastanza veloce, la lama nemica gli trafisse da parte a parte un ala facendolo urlare di dolore.
 
Nel frattempo le ragazze uscirono e Seline si richiuse la porta alle spalle trascinandosi dietro Annabell che era davvero molto confusa e spaventata.
     -Ann corri-
     -Cosa succede?- chiese
     -Non ne ho idea.- mentì, ma lei non replicò.
Andarono di corsa verso la metropolitana, ed entrarono nel primo treno che gli capitò a tiro per poi scendere dopo qualche fermata e salire sul primo che portava a casa.
     In aiuto di Azrael arrivarono altri angeli che si fecero in­torno ai due e il combattimento riprese ancora più frene­tico di prima e, in un momento di foga, anche lui ferì il nemico piuttosto gravemente sfigurandogli il volto e acce­candolo momentaneamente con una sfera angelica, ma il duello si concluse a suo svantaggio e l’angelo fuggì. Gli altri venuti in aiuto iniziarono a soccorrere Azrael che appena si rimise in piedi andò a cercare Seline. -E’ viva?- chiese preoccupato, ad uno di loro.
      -Si, è andata via con la sua amica- rispose il più vicino.
     -Ok- disse, e prese il volo cercandola, avvertendone ora la vicinanza, poi non molto lontano da li sentì il rumore del treno sotterraneo, e non vedendola nei paraggi, presuppose fosse li dentro. Non potendo andare sotto sorvolò la zona in attesa che fosse lei ad uscire.
 
     -Ann tutto apposto?- le chiesi una volta salite e ripreso un po’ il fiato.
Scesero e con calma tornarono fuori avviandosi verso casa.
Annabell le disse di star bene e che voleva solo starsene tranquilla un momento. Andarono a casa di Seline che lasciò che Annabell si distendesse per un po’ sul suo letto.
 
     Quando finalmente la vide, la osservò un poco, rassicu­rato dal fatto fortunatamente che stesse bene, solo allora tornò al suo appartamento all’Empire per guarire.
Chiamò al suo cospetto Raphael, uno degli angeli “cu­stode” di Seline, che arrivò da lui in brave tempo -Perché non eri con lei?- iniziò ad interrogarlo Azrael, ma era talmente furioso che dopo pochi minuti non volle più ascoltare le sue motivazioni che se pur valide, per lui, erano insignificanti in confronto alla vita di quella ragazza; così preso da un attacco di furia lo punì incidendogli sulla schiena, con un rito di punizione un marchio angelico, per ricordargli che doveva eseguire gli ordini assegnatigli in qualsiasi circostanza e situazione, qualunque cosa acca­desse.
     Raphael arrivò a casa di Seline e bussò alla sua finestra per farsi aprire.
La ragazza lanciò uno sguardo all’amica e andò ad aprire la finestra poi tornò al letto lasciandolo entrare.
     Era un po’ provato, e aveva l’aria stanca anche se non traspariva molto dalla voce -Mi dispiace perciò che è suc­cesso oggi, dovevo esserci, è colpa mia scusa.-
Annabell aveva gli occhi chiusi e non poteva vedere ciò che faceva l’amica, ma poteva sentirla, scosse la testa mimando con le labbra “non importa sto bene… stiamo bene” si corresse, sì girò verso Annabell -Vuoi un po’ d’acqua?- le chiese.
     -Si grazie.- le rispose senza aprire gli occhi, quindi Seline fece un cenno verso di lui per sapere se ne volesse.
 Ma lui scosse la testa in segni di diniego.
     Annuì gli fece cenno di restare li e andò di sotto a prendere un bicchiere d’acqua per Ann, ovviamente lui ignorò la cosa e la seguì al piano inferiore.
     -Non serviva che venissi.- Disse piano.
     -Devo! Dopo quello che è successo devo!-
     -A proposito, per curiosità, dove eri andato, o meglio, dove eravate andati? Visto che non c’era nessuno di voi sta mattina.-
Si schiarì la voce -Abbiamo avuto delle priorità…- disse schivo -Ai nostri compagni serviva aiuto durante una guerra nel 3° mondo.- concluse senza aggiungere altro.
     -Ah… è andato tutto bene?- non sapeva che altro dire, visto che sicuramente non le avrebbe detto altro.
     -Li si…-
     -Senti nessuna ferita nessun danno, ok?- alzò le spalle, sperava di alleggerire l’atmosfera pesante e che non si sentisse troppo in colpa visto che era viva e stava bene, quindi prese un bicchiere d’acqua e lo portò ad Ann.
     -Sicura nessun danno?- le chiese mentre trafficava in cucina.
Si fermò per un momento vicino all’uscita in corridoio -Ti ha fatto qualcosa?- chiese aggiungendo -E non fare finta di non sapere di chi parlo.-
     -Ovviamente, e anche lui è rimasto ferito.-
     -E’ grave? E tu, come stai?-
     -Lui è quasi guarito, mentre io, ci metterò un po’ di più- fece una smorfia.
     -Cosa ti sei fatto?- si avvicinò un poco.
     -Niente, tranquilla- minimizzò.
     -Non ci credo. Ti do un consiglio: Non mentire! E poi odio essere messa all’oscuro. Soprattutto se riguarda anche me.- sorrise e salì, e l’angelo la seguì.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 5. Feste, Balli e Identità svelate ***


     Seline come tutti gli altri studenti dell’ultimo anno dovevano allestire la mostra di fine corso per il loro anno quindi raggiunse gli al­tri che stavano già sistemando opere e decorazioni. C'era ancora molto lavoro da fare e per la maggior parte erano costretti a girare come trottole.
 
Azrael stava sistemando alcuni affari nel regno angelico perciò toccava a Raphael la tenerla sempre d'occhio, ma questa volta lo fece in forma umana e come qualsiasi altro ragazzo (figo) nei paraggi portava una camicia scura e dei jeans, occhiali da sole con i biondi capelli corti un pò spet­tinati come se, se li fosse appena lavati e li avesse lasciati asciugare al sole.
     Si avvicinò alla giovane come niente fosse ed elargendo un grande sorriso chiese -Serve una mano?-
Lei si girò osservandolo per un momento con la fronte cor­rugata -Mh? .. Ah, ciao, scusa ma senza ali all'inizio non ti avevo riconosciuto... comunque non serve grazie ho quasi finito qui, ora ho più bisogno di un aiuto artistico- in quel momento arrivò Annabell -Ehi! Eccomi qui ora pos­siamo andare ad allestire i decori sul muro...- la ragazza dai vivaci capelli rosso fuoco notò Raphael e non finì il re­sto della frase perché le parole le morirono in bocca.
L’angelo la guardò a sua volta e accennando un sorriso la salutò -Ciao- disse cortese, ma un po’ distaccato.
     -Ciao. Sei amico di Seline?- chiese lei appena si riprese.
     -Si un suo vecchio amico- sorrise.
     Sorrise anche lei -Allora piacere io sono Annabell e Seline è la mia migliore amica- disse sprizzante di gioia, come sem­pre del resto.
     -Piacere mio, il mio nome è Raphael- rispose lui.
Annabell stava per dire qualcosa quando gli altri richiama­rono la loro attenzione, -Ragazze dai venite bisogna fare il decoro!-
     -Si, arriviamo- disse -scusa ma dobbiamo andare, vieni Ann.-
     -Emm, si arrivo... ciao- salutò Raphael e raggiunsero gli altri.
     -Ehi aspetta Seline vengo anch’io!- Raphael le segui.
Lei si girò -Ok ma dovrai stare distante abbiamo bisogno di spazio per lavorare- detto questo si avviò di nuovo.
Sottovoce tra se rispose -Posso aiutare anch’io.- sospirò.
Le ragazze si sedettero a terra per dipingere la parte bassa del muro
     -Se serve un aiuto per disegnare diciamo che non me la cavo molto male...- le osservava.
     -Be... se vuoi puoi provare- disse Annabell -però sappi che di­pingere su un muro è più lungo e faticoso che farlo su un foglio, comunque grazie- continuò lei.
     -Certo, lo so tranquilla.- rispose.
     -Be allora fai la parte alta senza una scala noi ci arri­viamo a malapena- rispose Seline.
     -Ok.- le sorrise.
Continuarono a dipingere e dopo un paio d'ore il mal di schiena iniziava a farsi sentire, così anche i muscoli rigidi.
Raphael invece sembrava non soffrire come i comuni esseri umani e continuò tranquillo fresco come una rosa.
Ad un certo punto, Seline mise giù il pennello sgranchendo le braccia mentre Annabell si stiracchiò e poi disse -Ma come fai?! Insomma siamo qui da ore e sembra che tu sia appena arrivato?!- sbarrò gli occhi incredula.
     -Ehm... sono abituato ecco tutto-
Fece finta di niente ora sarebbero arrivate le domande conosceva la sua amica -Davvero? Allora l'hai già fatto?!- Annabell lo guardava interessata.
     -Hm... si... alcuni disegni di strada...-
     -Disegni di strada! Quindi sei uno di quei ragazzi, aspetta... i Writers? Giusto? Quelli che fanno i graffiti sui muri!- si era alzata e lo guardava.
     -Si, più o meno- in parte era anche la verità.
     -Wow dev'essere davvero bello... aspetta, cosa intendi con più o meno? ...- poi un po’ imbarazzata per la sua cu­riosità -sempre che tu non voglia dirlo altrimenti non im­porta…-
     -Sono stato in una specie di banda ma poi è successo un... incidente... e ci siamo sciolti...-
     -...Mi spiace... scusa non avrei dovuto chiedere- di­spiaciuta trattenendosi dal morsi le labbra si morse appena la lin­gua per ricordarsi che doveva trattenersi.
Sorrise tranquillo e solare -Figurati fa niente- disse e riuscì a strapparle un leggero sorriso perché un po’ si sen­tiva ancora in imbarazzo, così Seline richiamò la sua atten­zione per aiutarla -Ann mi dai una mano a finire?-
     -Si! Scusa, hai ragione- si sedette sollevata.
Raphael continuò tranquillo il suo lavoro facendolo anche molto bene. Ripensò a poco fa e all’espressione di quella ra­gazza, non sapeva perché ma gli aveva fatto tenerezza.
Poco dopo mise giù il pennello -Bene, io ho finito- poi guardò Seline e le si avvicinò -Serve aiuto?-
     -No grazie ormai ho quasi fatto anch’io- si riconcen­trò su quegli ultimi tratti, era l'ultimo giorno lavorativo e orami era quasi tutto finito e pronto per il pubblico man­cava poco ormai.
     -Ok- si rialzò e fece per sgranchire le braccia e la schiena per non de­stare ancora altri sospetti e curiosità.
     Anche le ragazze finirono, Seline poi alzandosi stirò le braccia verso l'alto allungando le gambe, anche Ann si sti­racchiò. Poi presero le lo­ro cose e le ripulirono.
     Lui si guardò un po’ intorno poi sollevato guardo loro e chiese -Vi va di andare a prendere qualcosa al pub qui vi­cino? Ho sentito che si mangia bene, offro io- sorrise
Seline guardò l’amica e le sorrise sicché lei disse –Certo-
     -Fantastico, vi aiuto a pulire così finirete prima.-
     -Ok grazie per l'aiuto-
     -Dovere- rispose e guardò Seline e non lo disse solo per educa­zione, ma lei fece finta di non notarlo.
Appena ebbero finito disse -Ok ragazze! e ora andiamo a man­giare!-
     -Si andiamo- Ann sorrise contenta.
 
     Una decina di minuti dopo arrivarono sul posto ed en­trarono nel pub. Non c'era tanta gente e perciò non eb­bero problemi a prendere posto. Una cameriera li salutò por­tando il listino e poi se ne andò. Il locale era abbastanza ampio e illuminato per il genere, alle pareti c’erano varie foto incorniciate di vari personaggi famosi assieme, presu­mibilmente, ai gestori del pub e altre foto varie di paesaggi case più molti stendardi riportanti il nome del locale. I co­lori prevalenti erano il marrone del legno di tavoli e sedie anche di muri e pavimenti rivestiti aveva un aspetto un po’ vecchio stile che aveva il suo perché, era un po’ come sen­tirsi a casa senza però esserci realmente.
     Guardarono cosa ci fosse nel menù dopo un pò le ra­gazze lo misero giù.
     -Avete scelto?- chiese Raphael
     -Si>> rispose Seline.
     -Si si fatto- disse Annabell
     -Ok- mise giù anche il suo -Ho scelto anch’io.-
Attendendo che arrivasse qualcuno per le ordinazioni, ne approfittarono per par­lare un pò.
Improvvisamente Raphael mentre parlava si irrigidì, aveva sentito la presenza di un angelo.
     -C'è qualcosa che non va?- Seline lo guardò e Anna­bell fece lo stesso.
     -Ehm....- non trovava le parole adatte per dirlelo dato che non erano soli, e in quel momento si sentì la porta aprirsi ed entrò un ragazzo a Seline molto co­nosciuto che la guardò mentre Raphael non si girò, non ne aveva bi­sogno, sapeva chi era infatti il marchio sulla schiena iniziò a pulsargli dolorosamente. Nel frattempo lui si avvicinò tran­quillo con quella sua aura di "oscurità" in­torno.
Seline si sentì uno sguardo addosso ma fece finta di niente cer­cando di scrollarsi quella sensazione di dosso.
Dalla tensione di Raphael e dalla voglia, improvvisa, di an­darsene che sentiva. Già immaginava chi potesse essere, quindi quando si avvicinò lo ignorò continuando a parlare con Annabell distraendola.
Il nuovo arrivato sorrise divertito dal modo in cui lo ignorava quindi si fermò di fronte a lei e disse -Salve, a quanto pare ci si rivede-
Lei incrociò braccia al petto -Dovrei esultare?!- disse sarcastica.
     -Forse si forse no, dimmelo tu... comunque non mi sarei aspettato di vedervi qui- e poi lanciò uno sguardo all'angelo che si sentì subito a disagio abbassando lo sguardo in segno di sot­tomissione e rispetto.
     -E perché no? E’ un posto come un altro, stiamo solo prendendo qualcosa da man­giare, e poi non vedo come questo possa doverti interes­sare-
     -Mi interessa eccome, non per questo non sei mai da sola...- si appoggiò al tavolo per guardarla meglio negli oc­chi.
     -Che sta succedendo?- chiese Annabell confusa.
Seline si girò a guardarla non sapendo cosa potesse raccon­tarle.
*Di certo non poteva dirle la verità pensò.
     -Nulla... mi diverto a prenderla in giro e a farla irri­tare- si tirò su ridendo tranquillo scompigliandole un po’ i capelli come se fossero amici da un sacco di tempo.
     -Già, spesso anche troppo...- rispose.
Annabell ci pensò -Un po’ come fa Nick- disse ridacchiando.
     -Più o meno, solo che Nick sa quando è il momento di smettere... e poi in confronto a lui è un angelo- lasciò apposta qualche frase in sospeso, perché facessero da ac­cusa, cosa che pensava avrebbe capito mentre Ann non po­teva non conoscendo i fatti. E anche il paragone lo aveva fatto appositamente.
     -Io adoro andare oltre i limiti... tutti gli esploratori hanno dovuto oltrepassare alcuni limiti per trovare dei te­sori...- sorrise malizioso lasciandole intendere quale fosse il tesoro in questione per lui.
     -Allora continua a cercare perché sei ancora molto lontano!-
    -E’ un invito a continuare più a fondo e tenace­mente?-
     -Ti piacerebbe!-
Rise arrendendosi per quella volta -Sta tranquilla... troverò quel tesoro... e non intendo lasciare nemmeno un nichelino a nessuno-
     -Allora buona fortuna te ne servirà tanta- sarcastica.
     -Vedremo- fece allontanandosi. Proprio in quel momento vennero a prendere le ordina­zioni poi Seline e Annabell si allonta­narono per lavarsi le mani.
Anche Raphael andò al bagno degli uomini, che si trovava di fronte a quello delle donne, si mise davanti allo specchio e tirò su la maglietta per vedere la schiena, il marchio che Azrael gli aveva imposto era diventato tutto rosso, sentì di­strattamente le voci delle ragazze ma non vi aveva fatto caso finché non si interruppero improvvisamente, proprio in quel momento si accorse che la porta era aperta e vide le ragazze ferme con gli occhi fissi e sgranati a guardarlo, o meglio a guardare la sua schiena nuda, e ciò che vi era in­ciso sopra, riflessa sullo specchio.
 
     Una volta al bagno Annabell aspettò che non ci fosse nes­suno e le chiese -Ma chi cavolo era quello? Insomma ti guardava in un modo... non so come dire.-
     -Tranquilla non c'è nulla di cui ti debba preoccu­pare.-  le disse per calmarla -Si ma fatto sta che il suo sguardo non era normale! Insomma, sembrava quasi che volesse penderti e portarti via- per poco non soffocò ma si riprese subito, *cavolo se ne è accorta allora* pensò Se­line, -Ah dici?!- fece finta di nulla.
     -A me ha dato questa impressione…- fece spallucce
     -Davvero?! Forse è stata solo un’impressione- fece lei stupita, beh forse non poi così tanto.
     -...Sarà- fece l’amica dubbiosa -Comunque, ma cos'è una specie di Stalker?- Seline rise, -Chissà può es­sere- la buttò sullo scherzo e si misero a ridere. Uscirono dal bagno quando Annabell si blocco di colpo portandosi le mani alla bocca, la ragazza la osservò confusa -Ann che cosa...?- mentre le chiedeva si girò nella stessa direzione e rimase senza parole non riuscendo a finire la domanda. Sulla schiena di Raphael c’è un enorme marchio rosso vivo sembrava quasi dovesse sanguinare da un momento all’altro, lui d’altro canto non appena le vide si abbassò su­bito la maglietta a coprire la vista del sigillo.
     -Oddio...- disse Annabell scioccata.
     -... Ann per favore torni ai nostri posti? Ti raggiun­giamo tra poco- lei la guardò non sapendo bene che fare voleva ri­manere ma era anche un pò sconvolta -Vai tran­quilla- le fece un leggero sorriso, lei la scrutò in volto e anche se non del tutto convinta andò.
     Raphael le guardò senza dire nulla perciò fu Seline la prima a parlare -… Era questa la punizione di cui non volevi parlarmi?- chiese diretta facendo attenzione a non farsi sentire, da orecchie indiscrete.
Lui guardò da un’altra parte e sospirò... il suo volto era in­deci­frabile... paura, irritazione, preoccupazione, sorpresa, rab­bia, tristezza, imbarazzo. Lei studiò la sua espressione -Come pensavo... dai an­diamo, Annabell si starà preoccupando. Farai meglio ad inventarti una scusa per quella, che so magari che ti piac­ciono i ta­tuaggi grandi e strani e stavi guardando come era venuto, qualsiasi cosa basta che fai in modo che ci creda, non vo­glio si preoccupi- guardò verso i tavoli e la vide alzò una mano salutandola e la raggiunse sorridendo.
Raphael guardò il tavolo e la sua occupante ma il suo sguardo andava oltre, assorto a fissare il nulla poi si riprese un attimo –Si- le rispose un po’ in ritardo e si di­resse al tavolo raggiungendole.
Seline si sedetti al posto di prima di fianco ad Annabell, lei la guardò, ancora scossa per il fatto accaduto poco fa, ma prima che potesse farle delle domande arrivò Raphael.
Il ragazzo si sedette come se nulla fosse nonostante il marchio continuasse a bruciargli dolorosamente la pelle.
Annabell non sapeva che dire, voleva sapere cosa fosse successo ma aveva paura di chiedere davanti a lui perché non voleva ri­schiare di farlo irritare nel caso non avesse voluto che si sapesse.
     Nel frattempo Raphael sospirò irritato… -Non lo sop­porto quando fa così!! Gliel’ho detto un mucchio di volte ma lui si diverte!!-
Seline all’inizio rimase un attimo interdetta poi capì, Anna­bell invece corrugò la fronte confusa.
L’angelo si appoggiò al tavolo con un braccio posandoci il mento e ringhiando tra se -Maledetti pennarelli, maledetti penna­relli, maledetti penn…- Annabell, ancora più con­fusa, lo interruppe e chiese -Maledetti pennarelli?! Di cosa parli? Intendi forse, insomma... ti riferisci a quella cosa, cioè, quella che abbiamo visto prima… sulla tua schiena?-
     -Si… mio fratello si diverte a disegnarmi sulla schiena con i pennarelli indelebili mentre dormo, il punto è che ne sono allergico e la pelle si infiamma e mi fa male ma lui si diverte a vedermi diventare un peperone rosso perciò ogni volta fa disegni più grandi e più complessi!  Quando torno a casa non so che gli faccio!-
     -... Forse dovresti andare a farti vedere da un medico, sem­brava molto brutto- disse Annabell.
      -Si... è meglio che vada, fa piuttosto male. Mi dispiace ma dovremmo rimandare…- poi guardò Seline -Mi ac­compagneresti per favore?-
     -Emm.. si,- guardò l’amica con aria di scuse -Ann ci vediamo sta sera, ok?!- lei annui e Seline le sorrise.
Raphael andò alla cassa e pagò ciò che avevano ordinato dato che stava praticamente venendo servito in quel mo­mento poi uscì e l’aspettò fuori.
Finì di salutare Annabell che fece metter via le ordinazioni e le porse la sua e quella di Raphael era, peccato sprecarle, poi uscì raggiungendo il ragazzo.
Teneva le mani in tasca scalciando una cicca per terra.
     -Eccomi...- disse Seline.
Ma lui continuava a scalciare la cicca in silenzio poi senza guardarla disse -Mi dispiace...-
     -Per cosa di preciso? sono successe molte cose-
     -Per tutto-
     -.. Ok- sopirò -Dai andiamo- si incamminarono e dopo poco arrivarono a casa di lei.
Lo guardò -Posso sapere una cosa?-
     -Si?- chiese stanco ma disponibile.
     -Quel marchio, che vuol dire? qual è il suo signifi­cato?-
L’angelo deglutì -Non ha nessun significato in particolare è solo un marchio di punizione.... e…- si bloccò.
     -E....- lo esortò a continuare.
     -E mi impedisce di usare le ali... non ha scadenza e non gua­risce. Solo chi l'ha fatto può toglierlo...-
     -Ma se ti impedisce di usare le ali come ci sei arrivato alla finestra della mia camera dopo l'attacco dell'angelo psi­copa­tico?- molto confusa.
     -Non sono l'unico angelo a proteggere casa tua-
     -Questo lo so, ma eri tu. Mi hai bussato alla finestra per en­trare ricordi?-
     -Infatti per entrare mi hanno aiutato... ma lasciamo per­dere...-
     -Ah, non ho visto nessun altro oltre te però… comun­que per quanto credi ti lascerà in queste condi­zioni?>>
    -Non ne ho la minima idea, non mi stupirei se fosse per qualche secolo...-
     -Secolo? Questo mi sembrerebbe davvero esagerato.-
La guardò stranito -Per noi un secolo non è niente... ri­cordi? angeli!-
     -Certo però comunque, un secolo, insomma... c’è una guerra o no?!-
     -Bè se ti fosse successo qualcosa... se fossi scomparsa sa­rebbe stato per sempre. Un tempo molto più lungo di qualche secolo non trovi?-
     -Be si, questo è vero, però è anche vero che avevi altri pro­blemi di cui occuparti da quanto mi hai detto.-
     -Si ma mi aveva dato un incarico preciso... vabbè la­sciamo stare. Va bene così-
     -Aspetta ma se lui è il tuo capo, diciamo così, chi ti ha ordi­nato di andare nel 3° mondo?-
Fece per rispondere ma poi ci ripensò -Ci sono cose che un umano non dovrebbe sapere... scusami-
Lei fece un sospiro -..Ok, comunque ti avverto questa sera deve venire Annabell quindi dovrai stare invisibile, sai nessuno in famiglia ti conosce e se dicessi che sei mio amico, così dal nulla, mi chiederebbero come mai non ti hanno mai visto prima, quindi...- alzò le spalle.
Lui sorrise -Non c’è problema.-
La serata passò tran­quilla... Raphael come gli aveva chiesto non si era fatto ve­dere dagli altri... ma stranamente nem­meno da lei... e nemmeno nessuno degli angeli guardiani.
     Inizialmente non ci fece caso, anche se le sembrava un pò strano che avesse deciso di sparire completamente. Andò di sopra con Annabell e guardarono qualche film.
Si sdraiarono sul letto con i cuscini dietro la schiena. Al se­condo DVD erano, già un pò stanche infatti come finì si addormentarono parlando.
     Cominciò a sognare. Inizialmente tutto era tranquillo stava facendo una passeggiata poi si sentì un rumore, ed iniziò ad agitarsi. Il respiro andava avanti veloce accele­rando col ritmo dei suoi passi, nonostante fosse lei a cam­minare non riusciva a sentire propri quei sentimenti di paura e agitazione che provava, continuò ad aumentare il passo guardandosi intorno, si vide riflessa su un vetrina, in quel momento avrebbe voluto voltarsi e tornare indietro, perché l’immagine della persona riflessa non era la sua ma, difficile da credere, quella di un uomo alto e magrolino col volto distorto dalla paura, si girò per guardare meglio ma non ci riuscì, Seline, o meglio l'uomo continuava a cammi­nare e lei con lui.
Poi all'improv­viso tutto cambiò. Non sapeva come ne per­ché ma l'uomo e lei si accasciarono a terra e, nel sogno, si portarono un mano al petto, vide sangue un sacco di san­gue che gli impregnava i vestiti e cadeva a terra creando una pozza sempre più grande, poi tutto iniziò a svanire e l'uomo svenne a terra e Seline fu libera. Si svegliò di colpo spalancando gli occhi agitata, ansi­mando si mise a sedere imponendosi la calma.
     Azrael si appostò invisibile fuori della finestra di lei a osser­varla, la guardò dormire con mille pensieri che gli gi­ravano per la testa... poi si allontanò.
In quel momento sentì il tatuaggio pulsare e bruciare molto più del solito, ci mise una mano sopra poi quando si calmò prese la lista. Niente... nessun nome nuovo per lui. Passò la mano sul viso e poi tra i capelli... che gli stava suc­cedendo? Era già la seconda volta che accadeva, iniziava a sentirsi fru­strato e il tatuaggio continuava a bruciare. Non sapendo quale fosse il motivo tornò da lei per vedere se era in peri­colo e che questo non fosse un avviso. Ma quando arrivò lei stava dormendo e tutto era tranquillo.
Poi la vide agitarsi per alcuni minuti e svegliarsi di colpo, all’improvviso. In quello stesso momento il dolore si atte­nuò fino a sparire, ma non si accorse però che un nuovo nome era comparso sulla lista... meno male è passato pensò picchiettando un dito sulla finestra, ondeggiano in aria davanti ad essa agitando le ali per mantenersi in aria aspettando che gli aprisse o che scendesse.
 
     Seline sentì un rumore alla finestra, che la fece spaven­tare un momento, si girò immediatamente a controllare e lo vidi. Guardò Annabell, era profondamente addormen­tata, poi tornò a guardare la finestra decidendo che fare. Dopo un paio di secondi sospirò e si avvicinò, aprendola abba­stanza da potersi affacciare -Cosa vuoi?- chiese.
     -Tutto bene? Ho visto che hai fatto un sonno piuttosto agi­tato.- le disse in risposta.
Sussultò al ricordo -Sei tornato a spiarmi?!- disse con fare accusatorio -Co­munque, si, sto bene.-
     -Se preferisci che l'uomo cattivo venga ad ucci­derti...- replicò lui con aria di superiorità.
     -Per impedirlo ti basterebbe sorvegliare la casa e non spiare la mia camera dalla finestra.-
     -Ti ho sentito agitarti e sono venuto qui- mentì in parte.
     -Mi hai sentito agitarmi?! Cos'è hai l'udito di un vampiro ora?-
     -Si ti ho sentita, è un miracolo che la tua amica non si sia svegliata.-
Lo guardò male e non voleva credergli. Se stavo male a tal punto J sarebbe venuto da me e... no non mi avrebbe la­sciata sola! Pensò.
     -E’ notte fonda, ti conviene tornare a dormire.-
     -Bene notte!- gli chiuse la finestra in faccia e chiuse le tende tornando a letto.
Azrael si mise a ridere e si allontanò, poi per sicurezza ri­controllo la lista ed eccolo lì che lo guardava beffardo, il nome era comparso. Andò a prelevare l’anima per portarla alla sua destinazione finale.      Guardando il telegiornale vide la notizia che ieri sera un uomo era stato assassinato, nel vedere il volto dell'uomo per poco non si soffocò con i cereali. J le diede qual­che pacca sulla schiena -Ehi vacci piano che succede tutto apposto?- mi chiese io presi un bicchier d'acqua -Si mi è venuta un pò di tosse e mi stavano andando di traverso i cereali, sto bene.- gli sorrise.
     -Ok...- rispose il fratello.
     Dopo colazione Seline ed Annabell andarono di sopra
      -Ehi, mia cara lo sai che giorno è oggi vero- chiese Annabell, Seline guardò il calendario -Quello del ballo di fine anno?- l’amica le sorrise -Esattooo non vedo l'ora!-
 
     La sera alla festa della scuola Seline e Annabell furono accompagnate da suo fratello ed en­trarono nella sala andando dai loro amici, J aveva de­ciso di accettare di farle da accompagnatore mentre Annabell era con un amico di suo fratello…
Salutarono felicemente tutti era davvero un sollievo insomma la scuola era finita gli esami passati e finalmente le vacanze erano alle porte.
     Lui la vide da lontano salutare tutti, si avvicinò arrivandole alle spalle -Salve signorina, permette?- fece un mezzo inchino allungando la mano nella sua direzione in attesa che lei gli porgesse la sua per il baciamano in segno di saluto. Nel frattempo tutte le ragazze in­torno la stavano fissando con profonda invidia e altre mormoravano tra loro -...che fortuna che ha...-, -...ma chi è quello? di che classe è?....- e altre curiosità.
     Vedendolo lì ci rimase e per poco non le venne un colpo Che diavolo voleva perché anche qui?! Pensò. Si ricompose e dissi -Mi spiace ma ho già un cavaliere per sta sera.- disse riferendosi al fratello.
     -E per questo non posso salutare una così bella ragazza?- non si mosse di un millimetro mentre tutte le ragazze nei dintorni iniziarono a fulminarla e a mormorare di più.
     -Non sono certo io l'unica, ci sono molte altre ragazze, più carine, a cui potresti portare i tuoi servigi, ora scusami ma mi aspettano, ciao- se ne andò Ti prego fa che non mi se­gua. Pensò supplichevole.
     Alzò il busto e rise leggermente divertito, poi andò al tavolo del buffet e prese un calice pieno, era uno di quelli di plastica usa e getta c’era da aspettarselo in una scuola umana, e iniziò a bere lentamente fissandola co­stante­mente. Dopo aver finito il calice tornò di nuovo da lei mentre una musica lenta aveva preso vita nella sala...
     -Permetti questo ballo? solo questo e poi ti lascerò stare- le sorrise.
 
     Si sentiva osservata il che la innervosiva ma cercava di dare il meglio di se e ignorare quella sensazione cercando di divertirsi, almeno fin quando non le si avvicinò nuovamente, lo guardò un pò incredula e scettica nel credere alle sue parole.
     -Mica ti sto chiedendo di sposarmi...- disse tran­quillo poi rivolto al ragazzo -Solo per un ballo, la proteggerò io, te la riporterò appena finito promesso.- J non sapeva che dire stava a lei decidere, certo non era entusiasta ma non voleva nemmeno parlare per la sorella. Azrael le prese una mano incitandola a se­guirlo in mezzo alla pista dove tutte le coppie ballavano.
     -Non era per quello, ma chi mi assicura che poi dopo que­sto ballo mi lascerai in pace?!-
     Fece finta di pensarci su -Mm… vediamo. Si ce la posso fare.- la guardò sorridendo e le riprese la mano passandole il braccio attorno alla vita avvicinandola di più a se.
     Strinse i denti e trattenne per un paio di secondi il respiro poi sospirò -Ok ma solo un ballo e poi mi lasci stare- chiarì.
Per risposta lui iniziò a farla volteggiare, sembrava che nemmeno toccassero terra e pian paino sulla pista iniziò a for­marsi un cerchio attorno a loro.
    -Oh perfetto.- mormorò Seline. Il ballo continuò mentre lei evitava accuratamente di guardarlo negli occhi, ma Azrael impercettibilmente la avvicinò di più a se. Passarono alcuni minuti però la musica andava ancora avanti, sem­brava non voler finire più.
     -Smettila- disse piano ma lui la sentì.
     -Di fare cosa?- le chiese in un sussurro.
     -Lo sai! Di continuare a stringermi sempre di più e di aumen­tare il tempo del ballo, quella musica non dura più di 2 minuti e noi stiamo ballando da… molto di più-
Sentendole dire quelle cose accentuò il suo sorriso -L'hai notato eh?- disse continuando a ballare -Avevo detto che ti avrei lasciata in pace dopo aver finito... ma non abbiamo ancora finito- Lei lo fulminò con lo sguardò
     -Già quindi le alternative sono ballare fino allo sfinimento, o sopportare te?!-
     -Si può dire così certo, decidi tu, cosa preferisci?- Cercò di stare tranquilla e pensare una soluzione, ma si stava davvero innervosendo. Ad un tratto la sala diventò buia la musica e le luci si spensero rimase un attimo col fiato sospeso guardando cosa fosse accaduto poi verso di lui fece -A quanto pare non c'è n’è bisogno la musica è finita quindi anche il nostro ballo e ora come promesso dovrai lasciarmi in pace- lo disse scio­gliendo il loro abbraccio e indietreggiò facendo at­tenzione a non inciampare nell'orlo del vestito blu notte che indossava. Era lungo fino a terra la gonna si allargava a partire dai fianchi una fascia dello stesso colore del vestito con dei decori in filo argentato copriva il punto in cui il busto morbido senza spalline, con un decolté a cuore e decorato sotto al seno da una fila di brillanti bianchi, si univa alla gonna che verso il basso sfumava sul nero con una serie di brillantini che davano l’idea di un cielo stellato, mentre i capelli erano raccolti un ordinata coda alta, morbida sostenuta da delle ciocche di capelli prese da sotto e fermate in alto con dei fermagli color argento con tanti piccoli brillantini tutti in fila, e un ciuffo di capelli sciolto sulla fronte a lato del viso.
     Le ragazze emisero degli urli di spavento misto stupore per via del buio improv­viso mentre tutti vennero sorpresi e i professori inizia­vano a preoccuparsi cercando di capire che fosse successo, Azrael amplificò tutti i suoi sensi per poter intervenire ad un qualsiasi eventuale at­tacco.
Seline tornò dagli altri, anche se con una certa difficoltà vista la scarsa illuminazione creata dai deboli raggi della luna che filtravano dalle alte finestre, quando all'improvviso una luce si accese come un riflettore in un punto della sala.
Tutti si volsero a guardare incuriositi mentre Azrael si rilas­sò sorridendo. Fu in quel momento che una ragazza slanciata uscì sotto il riflettore. Indossava un vestito in­teramente nero come la pece in perfetto contrasto con i suoi lunghi capelli mossi biondo-dorati, raccolti sulla nuca con alcuni ciuffi sciolti che cadevano di lato, il vestito aveva una profonda scollatura sul davanti ed una altra sul resto che lasciava la schiena completamente scoperta, il vestito di Jofiel era tutto una provocazione.
Seline come tutti gli altri rimase stupita non aveva mai visto quella ragazza prima d'ora, però era molto bella infatti lo pensavano tutti anche suo fratello che aveva gli occhi puntati su di lei, gli diede una leggera gomitata e lui sbatte gli occhi e le sorrise facendo spallucce.
Piano iniziò a camminare mentre tutte le persone si sposta­vano e il ticchettio dei suoi tacchi risuonava per tutta la sala in silenziosa poi il riflettore si spense lentamente mentre tutte le luci si accendevano quando lei si fermò davanti ad Azrael che si s’inchinò baciandole la mano -Buonasera Jofiel- lei sorrise -Buonasera-
Quando vide che lui la conosceva iniziò a montarle di nuovo la rabbia. Ecco una sua amica, ovvio, chi altri poteva arrivare e completare la rovina di questa serata. Pensò irritata. Si girò e li ignorò appartandosi con le sue amiche anch'esse infasti­dite.
     Lui le porse il braccio a cui lei si appoggiò facendosi portare al ta­volo delle vivande prendendo un calice a testa facendo cin-cin. Mentre bevevano lui lanciò un occhiata verso Seline di pura malizia con il sorriso nascosto un pò dal bicchiere.
     Non lo guardò nemmeno, continuò ad ignorarli nonostante una parte delle ragazze intorno a lei commentassero, chi sdegnate chi rapite, le loro gesta. Seline alzò gli occhi al cielo e sospirò. Fece del suo meglio per non pensare ai commenti delle pet­tegole e agli sguardi trasognati della maggior parte dei ra­gazzi, e cercò di distrarsi divertirsi con i suoi amici.
     Dopo aver finito di bere si misero in mezzo alla pista e ini­ziarono a ballare divinamente. Poco dopo finito il ballo lui si diresse di nuovo da Seline con Jofiel al suo seguito.
Annabell vedendolo fece segno a Seline di avvicinarsi e all'orecchio le disse che Azrael stava venendo, a quel punto la ragazza si alzò e dissi -Ann, verresti fuori con me?- lei sorrise ed annuì e se ne an­darono.
Azrael disse qualcosa all'orecchio a Jofiel che annuì, poi lui da solo la seguì fuori mentre Jofiel si sistemava la scollatura e le pieghe del vestito non molto lontano da J.
Le ragazze uscirono in corridoio andando verso i bagni, di solito lì non andava mai nessuno, e ci misero a parlare un poco l’amica sembrava curiosa rispetto ad Azrael ma non aveva ancora toccato l'argomento.
     Nel frattempo lui continuò a seguirle fermandosi difronte a loro appena le vide, fissando Annabell quelle due erano sempre assieme rimase fuori tranquillo appoggiato ad un muro in attesa di vederle uscire.
      Jason invece era rimasto nel gruppo, e parlava col suo amico che quella sera faceva da cavaliere ad Annabell.
Seline guardò la sua amica mentre parlava animatamente del più e del meno per metterla di buon umore, le sorrise poi però la vide un pò infastidita -Cosa c'è?- le chiese.
     -Non so ho la sensazione di essere osservata- disse guar­dando intorno.
     -Vuoi che torniamo alla festa?-
     -Ma non ti dà fastidio insomma c'è anche lui no?- Annabell la guardò preoccupata per lei, Seline sospirò.
     -Già lo so, e aveva detto che mi avrebbe lasciata in pace, Hmf, sapevo che non potevo fidarmi. Comunque se non ti senti a tuo agio è me­glio tornare.-
Lì vicino c'era un uscita ed Azrael vi andò uscendo in giardino mettendosi a fumare una sigaretta. Per tornare alla sala bisognava pas­sere li difronte perciò in qualsiasi caso l'avrebbe vista.
Annabell la guardò un poco, poi disse -Se sei sicura ok al­lora torniamo.-
     -Bene vieni andiamo.- Uscirono dal ba­gno tornando in sala.
La vide uscire ma rimase ancora fuori. Nel frattempo Jofiel parlava con un gruppo di ragazzi che le si erano fatti attorno e avevano avuto il coraggio o la sfacciataggine di rivolgerle le parola.
Le ragazze rientrarono alla festa e Seline si affiancò al fratello, e tutti assieme lei e i loro amici andarono a ballare, scate­nandosi a tempo di musica.
     Poco dopo rientrò anche lui e Jofiel vedendolo mollò tutti gli altri ragazzi andandogli incontro tutta sorridente.
Misero delle canzoni da disco e abbassarono mentre lui lasciando perdere Jofiel, si mise in un angolo più in ombra rispetto al resto della sala con un calice in mano os­servando Seline ballare e divertirsi con i suoi amici.
Dopo un po’, fece segno a quello che doveva essere suo fratello di rimanere, e si avvicinò al banco per prendere un pò d'acqua, si sedette li vicino a riposarsi un poco e fece cenno agli altri perché vedessero dove fosse.
Lui seguì con lo sguardo ogni suo movimento sorseggiando un po’, poi si alzò e le si avvicinò alle spalle -Stanca?-
     -Di vederti? Si!- rispose lei senza girarsi.
Le si sedette vicino sorridendole e rimase in silenzio a guardarla, aspettando che continuasse era sicuro che avesse altro da dire.
     -Avevi detto che mi avresti lasciato in pace perché sei an­cora qui?- disse lei tutt’un tratto, e lui sorrise lo sentiva.
     -Mi annoio.- le rispose tastando il terreno.
     -Allora perché non vai a infastidire qualcuna delle altre ra­gazze, di sicuro non ti diranno di no.-
     -Appunto... tu sei l'unica che vorrei e l'unica che mi rifiuta, io non voglio le altre.-
     -Già scommetto che se anch'io come le altre non ti rifiutassi alla fine non saresti poi così interessato, l'unico motivo che ti spinge ad insistere è il fatto che non cado ai tuoi piedi e quindi ho ferito il tuo orgoglio maschile! Ora devo andare.- lo guardò appena un momento e si alzò.
La prese per il polso alzandosi impedendole di andar via.
     -Ti sbagli. Voglio te e solo te.- le disse sincero guardandola negli occhi. Lei rimase in silenzio per un momento incerta poi rispose: -E ora cosa pensi che faccia, che venga via con te solo per­ché hai detto questo?- lo guardò.
     -No, non lo faresti e non lo farai... non sono così stupido da sperarci- le lasciò il polso -Volevo solo che sapessi che non si tratta di orgoglio...- sorrise.
Rimase li qualche secondo -Ora devo andare.- ripeté e si gi­rò raggiugendo gli altri.
     -Ci rivedremo presto.- la salutò e poi sparì... anche Jofiel non era più tra la folla.
 
     La serata continuò tranquilla e senza altre sorprese prima di tornare a casa andarono tutti alla spiaggia gli studenti dell'ultimo anno avevano organizzato un falò.
Si erano tutti cambiati non era pratico andare in giro per la spiaggia con scarpe con i tacchi e abiti da sera.
Era comparso un nuovo nome... non era ancora dece­duto, mancavano poche ore quindi invisibile si recò sul posto e vide un sacco di ragazzi sulla spiaggia attorno ad un falò e in mezzo c'era anche lei.
Rimase a guardarli divertirsi mentre osservava sia lei che il ragazzo per capire quanto lei tenesse a lui.
Stavo parlando con un suo amico di fianco a lei quando ne arrivano altri che iniziarono a prendere gente e a buttarla in acqua, si girò di scatto e quando li vide sia lei che gli altri iniziarono a scappare mentre quelli in mare correvano per ven­dicarsi dello scherzo subito.
Azrael li guardava divertito ma intanto il tempo passava e la vita del ragazzo era agli sgoccioli.
Seline indietreggiò guardandosi intorno, poi sbatté con la schiena contro qualcuno, si girò pronta a scappare ma poi riconobbe Annabell e scapparono assieme evitando gli altri per non fare il tuffo in acqua.
Dopo un po’ Azrael se ne andò sarebbe tornato più tardi.
      Le cose si calmarono e stanchi alcuni tornarono a casa mentre molti altri iniziarono ad entrare nelle tende e altri a dormire sotto il cielo stellato, Seline e gli altri optarono per le tende la sabbia era un pò troppo umida.
Quando tutti si addormentarono Azrael tornò con la falce e le ali spiegate andando dal ragazzo e con la mano artigliata prese la sua anima Staccandola dal corpo con la falce e la indirizzò dolcemente verso la luce bianca che era apparsa. Lo spirito come se si fosse accorto di qualcosa si girò un attimo e sorrise alle sue spalle sparendo poi nella luce.
     Seline non riuscendo a prendere sonno, ad un certo punto si al­zò e andò a fare una passeggiata sperando servisse a qualcosa. Camminando vide uno strano bagliore strinse gli occhi per cercare di vedere di cosa si trattasse e cosa stesse accadendo poi riconobbe una figura al suo interno che le sembrava familiare lo guardò incre­dula e faticando a trovare la voce sussurrò -Che diavolo sta succe­dendo?-
Azrael stava mettendo via la falce ma quando senti che c’era qualcuno si voltò di scatto -Che ci fai alzata?- cercò di nascondere la falce e la mano ancora trasformata mentre il tatuaggio non poté nasconderlo.
Seline puntò gli occhi su di lui come se si fosse appena accorta della sua presenza -Io?!- rimase confusa un momento, e scosse la testa come per schiarirsi le idee.
     -E’ meglio che tu torni a dormire-
     -Cosa? No! Che stai facendo?-
     -Io? Assolutamente nulla.-
     -Non ci credo, prima eri lì! Voglio sapere cosa succede- parlò a bassa voce, per non svegliare gli altri, ma con tono fermo.
     -E’ tardi torna a letto.- mentre si girava per volare via il vento spostò il mantello che gli copriva la mano... lui sgranò gli occhi poi li spostò subito su di lei per vedere la sua reazione. Lei la guardò incredula non riuscì quasi a parlare -Ma che... cosa..?- non sapeva nemmeno come compor­tarsi. Azrael la nascose nuovamente ma nel momento in cui si girò per prendere il mantello Seline intra­vide un bagliore lei guardò in quel punto e vide una specie di ri­flesso a forma d'arco, aguzzo lo sguardo cercando di capire cosa fosse ma col buio non era facile.
La guardò e notò che stava cercando di vedere cosa aveva dietro le spalle quindi spiegò interamente le ali nere per nascon­dere l'arma. Lei lo guardò in viso.
     -Va a letto è ancora presto.- le disse.
     -Voglio sapere cosa sta succedendo!- diede un occhiata intorno a se, tutti dormivano ed erano abbastanza lontani ma tenne comunque un tono non troppo alto -Vuoi che mi fidi di te ma poi appena succede qualcosa cambi discorso oppure scappi e mi lasci con i tuoi 'servitori' e li obblighi al silenzio, un angelo psicopatico tenta di uccidermi e si suppone che io meriti una risposta, ma nooo per carità sia mai che io possa sapere perché qualcuno mi vuole morta!- si dovette fermare perché non voleva cominciare ad urlare.
     -Se tu sapessi tutto saresti ancora più in pericolo! L'ordine non vuole che gli umani sappiano i segreti degli angeli! allora invece che un nemico ne avremmo 6! è questo che vuoi?- in quel momento per spostarsi verso di lei senza pensarci richiuse un pò le ali e la luce della luna fece risplendere l'agghiacciante realtà.
Seline stava per rispondere ma, quando riapparve il riflesso, le parole le si bloccarono in gola, capì cos'era il bagliore di prima, spalancò gli occhi osservando la lunga falce spun­tare alle sue spalle.
Quando vide lo sguardo di lei mutare si rese conto di cosa stesse guardando rimase in silenzio attendendo la sua reazione.
     Lei scosse la testa anche se lo vedeva non sapeva perché ma le sembrava impossibile. Rimase immobile forse per la sco­perta o per paura oppure per lo stupore non capiva quale fosse la ragione ma non riusciva a muoversi.
A quel punto Azrael tirò fuori la face e chiudendo gli occhi essa scomparve piano come se polvere mentre la mano tor­nava normale e il tatuaggio sbiadiva il tutto accadde molto lenta­mente poi fatto ciò tornò a guardarla.
     -Quindi tu... chi o cosa saresti di preciso?- non sapeva che dire e tanto meno che fare.
     -Io sono Azrael.-
     -E ripetermi il tuo nome dovrebbe dirmi qualcosa?!- cercò di restare calma.
     -Appunto, sono sempre io, lo stesso che ti ha protetta da chi ti vuol far del male...- disse lui ma lei non rispose.
     -Non voglio che tu mi veda come un mostro.-
     -Sei tu l'unico ad aver parlato di mostri qui!-
     -Cosa penseresti di un angelo dalle ali nere con una falce? penso che se fai due più due non serva ti dica chi sono ve­ramente...-
     -Be solitamente la falce è prerogativa della morte, anche se in questo momento penso mi sembrerebbe meno strano vedere il classico scheletro con tunica nera.- stentava ancora a crederci anche se ne avevo le prove difronte.
     -Ti fa paura il pensiero di me?-
     -Paura dici... sinceramente, non lo so ancora.-
Le si avvicinò piano guardandola negli occhi -Non voglio che tu abbia paura di me.-
     -Allora tu non darmi motivo per averne, semplice, no?- disse più a se stessa che a lui.
     -Non te ne ho mai dato uno…-
     -Perciò non dovrebbe esserti difficile continuare così.-
Si guardò un secondo alle spalle poi tornò a lei -Sono come un messaggero, o meglio un traghettatore di anime non decido io a chi tocca. Un po’ come Caronte.- Seline non capì subito perché ci tenesse a precisarlo, corrugò la fronte guardandolo poi, come se si fosse appena ricordata di qualcosa, osservò anche lei come il punto che poco prima aveva destato interesse dell’arcangelo. Fu allora che notò il corpo di uno dei ragazzi del falò. Rimase senza fiato era Mike -… lui è…- non riuscì a finire la frase ed Azrael annuì piano -Mi dispiace- le disse soltanto.
     -Com’è possibile...- sussurrò incredula indietreggiando.
Il battito accelerato, sentiva il cuore in gola.
     -Addormentandosi… poco fa l’ho fatto entrare nell’altro regno…-
     -M-ma non può restare lì… lui..- Azrael annullò la distanza che c’era tra di loro e la strinse a se. -Dico sul serio, io non riuscirei a tornare indietro e a star tranquilla sapendo che qui c’è…- si bloccò non riusciva a dirlo soprattutto perché avrebbe reso tutto reale.
     -Vuoi che faccia qualcosa?- la tenne stretta a se.
     -…non voglio più vederlo…- disse appena.
Senza dire nulla la prese in braccio senza difficoltà e prese il volo dolcemente, allontanandosi silenziosamente dalla spiaggia andando verso il mare aperto.
Come la prima volta si agitò un po’ quando la prese e partì
in volo -Dove mi stai portando?- chiese flebilmente.
     -Dove vuoi che ti porti? Se vuoi conosco un posto dove potrei farti dimenticare tutta questa brutta vicenda in un modo molto piacevole.- sorrise.
Lei gli lanciò un occhiataccia ma non rispose, in quel momento non si sentivo in vena di scherzare, o meglio di litigare, dato che probabilmente lui non scherzava affatto.
Vedendo la sua espressione lui aggiunse -Fidati che è vero! Funziona sul serio, e io sarei davvero felice di aiutarti in questo mo­mento.-
     -Smettila con le frasi equivoche so che lo fai apposta.- disse senza nessuna nota emotiva.
     -Equivoche? Non era mia intenzione, ma se vuoi posso essere più preciso e dettagliato.- disse più malizioso di prima.
     -Non serve ho capito benissimo, e la mia risposta è no.- si affrettò ad aggiungere prima che potesse pensare chissà cosa.
     -Mh peccato.- fece un sospiro teatrale di rassegnazione.
     Seline si azzardò a guardare in basso appena oltre la propria spalla, ma senza sporgersi. Erano davvero in alto, il vento le spostava i capelli di qua e di là.
La vide preoccupata -Tranquilla sei al sicuro qui, non ca­drai- mentre lo diceva la strinse di più passandole lenta­mente una mano sulla gamba.
     -Non credo che palpeggiarmi rientri nelle precauzioni per la mia sicurezza- gli fece notare.
     -No, è un servizio privilegiato.-
     -Ne faccio a meno!-
     -Io no- fece un sorrisone.
     -Se non puoi smetterla tanto vale che mi riporti a terra- lo rimbeccò.
     -E va bene ma tanto lo so che un giorno riceverò anche gli interessi.- fece lui e lei si obbligò a non rispondere aveva assecondato anche troppo i suoi giochetti.
     Poco dopo in mezzo al mare si intravide un piccolo isolotto con un bellissimo faro ed è lì che atterrò. Seline cercò di scendere e liberarsi dalla sua stretta ed Azrael la lasciò fare divertito, poi lei si allontanò un poco passandosi le dita tra i capelli per sistemarli.
Lui la guardò sistemarsi i capelli, mentre questi risplendevano sotto la luce lunare fissando quella sua morbida e soffice pelle, chiara come madreperla...
Lei gli lanciò un occhiata di traverso e lo vide osservarla.
-...cosa c'è?- chiese improvvisamente nervosa.
Non le rispose subito... la guadò dal basso fino all’alto e poi sorrise -Mi ecciti così…-
     -Allora smettila di guardarmi.- disse rimettendo i capelli in­dietro.
     -Per me sei come miele, dolce e irresistibile.-
     -Smettila...- ok ora sì che era nervosa.
Prese il volo di scatto sparendo nel buio della notte, atter­rando silenzioso dietro di lei, le cinse i fianchi con una mano mentre con l’altra le spostò un po’ i capelli indietro, dol­cemente e la baciò sul collo lentamente.
     Vedendolo sparire si guardò in giro per cercarlo, poi all’improvviso lo sentì dietro di se mentre la cingeva in vita e baciandola dalla spalla alla mascella, sussultò sorpresa e si girò di scatto e liberatasi della sua presa si allontanò. Aveva il respiro accelerato per via dell’agitazione, si sen­tiva in trappola e ripensò al vestito che aveva indosso, quando lo aveva scelto quella mattina pensava che fosse abbastanza, ora qui con lui le sembrava troppo poco.
     Gli occhi di lui brillarono seducenti di desiderio nella notte mentre il riflesso della luna sulle sue piume nere le faceva diventare di una sfumatura argentea, straordinaria… però vedendola così spaventata si calmò un po’ sospirando leg­germente -Dai vieni non ti farò niente, non senza il tuo permesso, sarò quello che sono ma di certo non sono uno stupratore.- le si riavvicinò sorridendo sincero. Lei rimase ferma anche se fece fatica. Lo guardò muoversi verso di lei resistendo all’impulso di indietreggiare. La prese per mano -Vieni con me.- disse e la portò verso il faro mentre le prime luci dell’alba iniziavano a colorare l’acqua di un verde incredibile. Inizialmente aveva esitato, ma poi lo seguì, osservando il mare incantata, sembrava che una miriade di gemme brillassero in quella enorme distesa d’acqua.
Lui apri la porta del faro con facilità, anche se inlucchettata, e la fece entrare, salirono le scale e quando uscirono in cima alla torre del faro, il sole emerse dall’acqua, rosso come il fuoco, inondando il mare e il cielo con i suoi raggi.
Seline guardò quel magnifico spettacolo che abbracciava il cielo man mano che avanzava rendendo i colori della notte sempre più flebili e lontani.
     -Magnifico non trovi?- le sussurrò all’orecchio.
     -Si, è bellissimo.- continuò a guardare difronte a se.
Poggiò le braccia sulla ringhiera, difronte a lei, e standole dietro iniziò a sfiorarle il punto più sensibile del collo da prima con il respiro e poi con un labbro, leggero, con una pazienza e un desiderio tali che solo un immortale, come lo era lui, poteva avere.
Lei si scostò il più possibile alzando leggermente la spalla per allontanarlo dal suo collo.
     -Che c’è?- chiese in un sussurro restando a pochi centime­tri del suo collo.
     -Lo sai- disse e lo guardò seria.
     -Perché non vuoi? Cosa c’è?- Lo osservò per un istante indecisa se parlare o meno, poi risposi -Niente… non c’è niente.- spostò il suo braccio en­trando nuovamente.
     -Non basta.- disse e deciso la prese per un braccio e la tirò fa­cendola sbattere non troppo forte sul muro del faro e senza lasciarle via di fuga le bacio il collo salendo.
     -NO! Lasciami!- cercò di divincolarsi in tutti modi.
     -LASCIAMI, HO DETTO!- quasi urlò mentre le lacrime premevano per scen­dere.
Arrivato all’angolo della bocca si scostò cercando i suoi occhi senza però lasciarla andare, ma lei teneva girata la testa di lato e gli occhi serrati cercando di trattenere le lacrime.
Si fece un po’ da parte lasciandola libera -Vieni. Ti riporto a casa.- fece un piccolo cenno con le braccia aspettando che si lasciasse prendere in braccio, ma lei non si avvicinò rimase ferma e quando fece per prenderla lei scattò.
     -Non toccarmi.- lo disse con rabbia e forse dolore o rammarico ma perché avrebbe dovuto essere dispiaciuta si chiese forse perché l’aveva ferita così facendo o delusa, non lo sapeva. Continuò a guardarla aveva ancora il respiro affannoso e rima­nendo rasente al muro prese le scale ed uscì dal faro. Co­minciò a camminare sulla sabbia asciugandosi gli occhi con le dita, pensando forse che non la vedesse.
Azrael restò fermo dov’era mentre lei si allontanava da lui sulla spiaggia… la desiderava e molto ma non voleva costringerla a quella maniera, quindi si abbandonò a mille pensieri mentre il sole si alzava avanzando in cielo.
     Camminò almeno una decina di minuti fermandosi poco dopo all’ombra di alcuni alberi. Improvvisamente si sen­tiva stanca la notte insonne si faceva sentire, si sedette e guardando l’orizzonte si addormentò.
     Da lontano la vide addormentarsi e piano scese in volo verso di lei, la prese tra le braccia e la riportò a casa adagiandola sul letto per poi sparire e tornare alla spiaggia dove c’erano i ragazzi per controllare come fosse avvenuta la scoperta dello spiacevole evento. Quando arrivarono la polizia, l’ambulanza e man mano tutti i genitori Azrael andò via tornando alla torre lì in città entrando nel suo appartamento a dormire un po’ anche lui.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** 6. Rapimento ***


     Seline si svegliò poco dopo guardandosi confusamente in giro possibile fosse stato tutto un sogno? Si chiese.
Ricevette una telefonata da Jason che le chiedeva dove fosse, lei gli disse che era andata a fare una passeggiata e che non riuscendo a dormire aveva deciso di tornare a casa.
Jay riprese a parlare e le disse che era morto un suo compagno di corsi quando lo seppe rimase scioccata dalla notizia non solo per­ché già lo sapeva ma perché non era stato solo un sogno come aveva sperato, ma era suc­cesso realmente. Lo ringraziò di tutto e disse che voleva ri­manere sola per un po’, poi chiuse la chiamata, sentiva il biso­gno di uscire, a casa non c’era nessuno ma andò lo stesso…
Camminò per la città a lungo si sentiva triste confusa arrabbiata… aveva un sacco di emozioni che premevano per uscire. Gi­rò l’angolo pensando agli affari suoi, poi una mano le tappò la bocca e fu trascinata in un vicolo, era stanca e non riusciva a muoversi come voleva, si dimenò cercando di scollarselo di dosso, ma le mancava il respiro e le palpebre di facevano pesanti mentre un odore acido e forte le bruciava le narici e la gola, poi ci fu solo il buio…
     Mentre dormiva continuava a rigirarsi finché non si svegliò di soprassalto. Azrael aveva una brutta sensazione quindi chiamò Raphael e gli diede l'ordine di andare a controllare come stesse Seline. Poco dopo l'angelo tornò ma di lei non c'era traccia e i cari non sapevano nulla. Perciò Azrael infuriato e preoccupato inviò una ventina di angeli nel regno angelico con l'ordine assoluto di trovarla e avvertirlo di qualsiasi indizio e ne mandò altrettanti sulla terra su tutto il continente con il medesimo ordine mentre lui e Raphael tornarono a casa di lei in forma umana per incontrare i genitori.
Dopo aver parlato con la famiglia (ed essersi guadagnato molte occhiatacce dal fratello di lei, Jason) non avevano ancora concluso nulla; Quindi Az­rael incaricò Raphael di restare sulla terra e mantenersi in contatto con lui mentre andava nell'altro regno. Doveva assolutamente trovarla! dopo aver parlato con l'or­dine degli arcangeli tornò sulla terra per cecare indizi che portassero a lei. Si rese in­visibile partendo da casa sua, dalla sua camera. Si concentrò e, utilizzando un potere che aveva imparato con anni di esperienza, portò la sua mente alle ore precedenti visualizzando i fatti accaduti come fossero suoi ricordi. La vide uscire quella mattina sembrava distrutta o comunque molto stanca la seguì, sempre nella visione, finché non la vide voltare l'angolo. Sentì lottare per un momento, come se cercasse di divincolarsi dalla presa di qualcuno, e poi un lamento venire soffocato ma quando anche lui ebbe girato l'angolo lei era già sparita. Uscì dalla visione ri­trovandosi nello stesso vicolo fino al quale l’aveva portato la sua ricerca e decise di chiamare il miglior segugio che aveva tra i suoi angeli che arrivò lì in pochissimo tempo. Egli iniziò a cercare scia del profumo della ragazza -Sento... sento l’odore di un Nephilim, dev’essere lei...- disse il segugio guardando Azrael che disse: -Si è lei, senti dove è andata?- l'altro annusò ancora l’aria -E’ debole... l'hanno coperto... ci sono parecchi odori... pa­recchi odori di creature miste... davvero tanti... seguirò anche loro potrebbero essere assieme- disse e continuò a cercare.
 
     Si svegliò, non sapeva quanto tempo dopo, in una stanza semi oscurata e poco a poco cominciò ad abituarsi alla penombra accorgen­dosi di non potersi muovere, da quel che poteva vedere era stesa su un letto, scomodo tra l'altro con un bavaglio in bocca e i polsi legati a quello che sembrava lo schienale. Guardò in giro nella stanza non c'era nessuno strattonò le corde provando ad allentarle e consumarle sulle sbarre -Non serve a nulla anche se ti liberi da qui non andresti lon­tano. Non credevo che un giorno sarei riuscito a trovare una di quelle creature e invece...- ridacchiò e le diede i bri­vidi non capiva di cosa parlasse.   
     -...Sai qui è tutto schermato gli incantesimi servono a nascondere e proteggere, nessuno entra nessuno esce questo lo decido io- sembrava un pazzo che diavolo voleva.
     -Sai dicono che le creature miste come te abbiano poteri, e ovviamente sono diverse e speciali non solo per la loro natura ma anche per l'aspetto, per esempio i tuoi capelli danno sul blu ed è una cosa strana per chi è di natura umana, ma non per te, scusa sto parlando a vanvera ovvia­mente dovresti già saperlo.- le disse, Seline era sempre più con­fusa non ci capiva più niente. L’uomo, chiunque fosse Se ne stava lì, a parlare, nascosto, in un angolo della stanza lei non lo vedeva ma sentiva il suo sguardo addosso <  
Continuò a parlare di cose che per lei non avevano senso poi disse qualcosa che attirò la sua attenzione -... e poi ap­pena sarà tutto apposto ti porterò dagli altri, sono creature miste anche loro ti ci abituerai, sono sicuro che ti piacerà. Sai anche loro all'inizio erano spaventati come te, ma ora si sono abituati...- ora ne aveva la certezza era pazzo, e senza farsi vedere continuò a grattare le corde contro la testiera del letto. Ad un certo punto si bloccò, smise di parlare e lei ebbe un tuffo al cuore che si fosse accorto che cercava di liberarsi? Ma poi le disse -Acci­denti che stupido sei qui da ore avrai fame e sete, aspettami qui vado a prendere qualcosa ad un bar qui vicino.- disse ed uscì. Seline dal canto suo, quando sentì la porta chiudersi, ini­ziò a sfregare energicamente le corde sul ferro della te­stiera, che alla fine cedettero, nel farlo però si graffiò più volte i polsi. Provò ad uscire di lì ma come le aveva detto non poteva, non riusciva a trovare una via, poi sentì dei rumori e si nascose per paura che fosse già tornato.
Dal suo nascondiglio cominciò a pensare a vari modi per uscire di lì da sola non poteva farcela, quindi rimase sotto al letto c'era spazio per potersi incastrare proprio sotto il materasso vicino alla rete anche se l’avesse cercata lì non l’avrebbe vista. Nel frattempo l’uomo si stava dirigendo ad un bar prese da mangiare e da bere e poi torno indietro.
     Seguendo quella debole scia il segugio e Azrael, che cercava ogni dettaglio potesse condurlo a lei, si ritrova­rono in un enorme parcheggio circondato da tre palazzi con intorno un sacco di vie d’uscita... -Mi dispiace, qui la scia è troppo debole... l'ho persa, il vento l'ha dispersa, è passato troppo tempo. Scusatemi signore.- fece un inchino in segno di scuse e poi presero entrambi il volo per esaminare quelle tre palazzine abbandonate. Erano enormi e sembrava che nessuno ci entrasse da tantissimo tempo, quando inaspettatamente notò qualcuno uscire di li. Si rese invisibile mentre l'altro angelo si nascose e si misero a osservarlo, sembrava avere fretta prese la macchina e se ne andò poi non molto tempo dopo lo videro tornare con alcune buste e rientrare in uno degli sta­bili… Azrael guardò il segugio e gli fece cenno rimanere li di guardia, dato che non poteva rendersi invisibile, dopo di che planò verso terra e seguì l’uomo, ma quando fece per entrare qualcosa glielo impedì come se ci fosse una barriera -Questa non ci voleva.- pensò. Il segugio scese in picchiata -Li dentro! L’ho sentita quando il tipo è uscito e di nuovo quando è rientrato!! Ne sono sicuro, è lei.- sentito ciò Azrael prima controllò le varie finestre e porte, poi dato che non c’era via d’entrata iniziò a bombardare un lato della palazzina per crearsi un passaggio forzato.
     Sta volta lo sentì rientrare per davvero si premette contro la rete del letto -Eccomi non sapevo…- si interruppe e poi riprese -…dove sei? Ti prego vieni io non voglio farti nulla e nemmeno lui te ne farà, me lo ha promesso.- disse cercandola alzò la coperta del letto ma come aveva presupposto non la vide.
Trattenne il respiro col cuore a mille sperando che se ne andasse dimenticandosi qualche porta aperta.
L’uomo se ne era andato e Seline decise di uscire, quando sentì dei forti rumori provenire da qualche punto della casa, prese paura e rimase nascosta mentre l’uomo intanto urlava -Questo posto è protetto vattene!- disse lagnoso e arrabbiato allo stesso tempo, poi tornò alla ricerca di lei.
     Azrael spazientito e infuriato attacco con maggior vio­lenza aiutato anche dell’altro angelo mentre tanti altri ne stavano arrivando -Esci! Oppure entro io!! Hai preso una cosa molto preziosa che non è tua e che non ti puoi permettere! Ti conviene rendermela se ci tieni al corpo e all’anima.- lo minacciò con voce molto dura e gelida come il ghiaccio… paragonato a quello il tono più fermo che raramente usava con lei quando era infuriato era pura gentilezza.
La casa iniziò a tremare e qualche pezzo di soffitto cadde, lei sentì i colpi sul materasso e dovette abbassarsi a terra. Mentre l’uomo girava ovunque come impazzito si vedeva che non ci stava molto con la testa -Le mie creature devo andare da loro, me le vogliono portare via. Ti prego aiutami hai promesso l’ho trovata non lasciare che me le portino via.- ripeteva piagnucolando scendendo le scale verso suppose lo scantinato, dove probabilmente stavano gli altri.
Il muro non dava segno di cedimento, era molto robusto, forse fortificato magicamente dall’interno, all’opposto il resto dell’edificio tremava per gli attacchi. Poi Azrael osservandolo ebbe un idea! Con gli altri angeli appena arrivati demolì la parte superiore della palazzina renden­dola ad un piano solo e iniziarono a bombardare dall’alto per aprirsi un varco sul soffitto.
Quando il soffitto iniziò a crollare Seline si spaventò e si rannicchiò portandosi le braccia a coprirle la testa, Ma cosa succede? Pensò. L’uomo intanto raggiunse lo scantinato  
     -Su miei care creature dobbiamo scappare.- disse ma loro non sembravano d’accordo anzi alcuni si rivoltarono ma lui si difese e li atterrò.
Azrael lanciò un ultimo colpo e il soffitto esplose in mille pezzi frantumando anche l’incantesimo e atterrò tra i vari detriti dentro alla stanza pesantemente in ginocchio con il pugno a terra e le ali spiegate. Piano si alzò e guardandosi attorno con gli occhi iniettati di sangue cercò l’uomo e Seline mentre gli angeli rimasero fuori.
Il soffitto crollò completamente i pezzi ricaddero ovunque, sbatterono anche sul letto quasi sfondandolo mentre la giovane Nephilim rimase lì sotto senza muoversi. Alzò appena le coperte per vedere la situazione, e vide tutto devastato, e in oltre era bloccata li dalle macerie.
Al piano inferiore l’uomo cercava di portar via le sue “creature” che però non volevano saperne.
Azrael sentendo dei rumori scese anche lui andando a controllare.
Le creature, come le chiamava lui, ormai libere dagli incantesimi che li bloccavano, gli andarono incontro per prendersi giusta vendetta, ma Azrael si avvicinò all’uomo allontanando le creature, lo voleva lui e lo prese per il collo sollevandolo da terra in una stretta ferrea che però gli permetteva ancora di parlare -Chi sei tu? Rispondimi!!!- il suo tono non aveva nulla di cordiale.
L’uomo non parlò ma lo fecero gli altri al posto suo, -E’ un collezionista sono anni che ci tiene qui, alcuni erano ancora bambini all’epoca.-
     -Vi ha fatto del male?- li guardò
     -Averci privato di una vita normale e delle nostre famiglie non è già abbastanza?!- disse uno di loro addolorato.
     -Mi dispiace siete liberi adesso, se avrete qualsiasi problema potete chiedere aiuto all’Empire State Building… di lui me ne occuperò io.- poi si guardò attorno cercandola con lo sguardo, ma non vedendola si rivolse con tono minaccioso e glaciale verso il pazzo -Che cosa ne hai fatto della Nephilim? Rispondimi!!!- quasi ringhiò poi mentalmente la chiamò -Seline… Seline dove sei?-
    -Quando sono tornato non c’era più.- disse l’uomo. Una ragazzina, avrà avuto sui dieci anni, li guardò passandogli vicino.
La bambina si avvicinò ad Azrael e gli tirò la giacca guadandolo seria e decisa, gli fece cenno di abbassarsi per potergli parlare all’orecchio -Tu cerchi lei vero? La nuova arrivata.- chiese come se già sapesse. Incuriosito dalla bimba senza lasciare il collo del tipo la ascoltò -Si… è una ragazza, l’hai vista? Sai dirmi dove si è nascosta?- poi sempre mentalmente -Seline ti prego dimmi dove sei… non aver paura.-
Seline si ritirò nuovamente abbracciandosi le gambe e piegando la testa, poi mi sentii chiamare e sobbalzò.
Riconobbe la voce di lui, poi poco dopo ci pensò e rispose incerta -Non lo so, ma non posso uscire-.
La bimba disse -Si so dov’è, la vedo.- gli occhi erano puntati su Azrael, sebbene però non potesse vederlo veramente, usava gli occhi della mente.
L’angelo guardò il tipo lo strinse di più fino a fargli perdere completamente i sensi e lo gettò da parte -A te penserò più tardi.- poi si chinò verso la bambina -Dimmi, dove si trova?- poi rivolto a Seline -Perché non puoi uscire? Ci sono io adesso, non hai nulla di cui aver timore o paura.- Poi un lampo gli attraversò gli occhi -Sei ferita?!?- La bambina lo prese per mano e lo guidò per la casa. 
     -Sto bene ma le macerie mi bloccano le vie d’uscita.- gli rispose, Azrael si lasciò guidare, quando vide un mucchio di macerie probabilmente era li sotto… iniziò a spostare i massi senza tanti sforzi fino ad intravedere un letto… continuò, anche la bambina si mise a spostare qualche piccola pietra.
La ragazza sentì le macerie spostarsi e vide un po’ di luce filtrare dall’esterno. Le ultime pietre vennero spostate dal letto e Azrael vi guardò sotto trovandola. Le porse il braccio a cui aggrapparsi per tirarla fuori -Tutto bene?- la sua voce tradiva preoccupazione misto a sollievo. Prese la sua mano facendo una piccola smorfia quando le strinse il polso -Più o meno.- disse tirandosi fuori a fatica.
L’aiutò cercando di non farle male, e appena uscita l’avvolse in un abbraccio -Non farlo mai più, non devi sparire così.- poi si staccò e si rivolse alla bambina -Grazie per avermi aiutato, sei qui da molto? Sai dove sono i tuoi genitori?-
     -La su, molto prima che finissi qui. So che lui non è una brava persona ma mi ha dato l’unica famiglia che conosca, anche se ora si è sciolta.- sorrise tenendo gli occhi chiusi, dato che non vedeva tenerli aperti era inutile.
     -Mi dispiace… cos’hanno i tuoi occhi?-
     -Io non ci vedo.-
     -È stata colpa sua?- chiese riferendosi all’uomo ancora a terra privo di sensi.
La piccola scosse la testa -Nonostante tutto non ci ha mai fatto del male.-
     -Capito… se ne occuperanno gli altri allora.- disse alzandosi -Tu sei figlia di?-
     -Mia madre era una veggente,- rispose lei.
     -Interessante. Ti piacerebbe venire con me?- la pic­cola annuì e si alzò in piedi.
Le sorrise e poco dopo entrarono anche gli altri angeli per aiutare le altre creature. Arrivò anche Raphael -Vai piccola vai con lui- le disse indirizzandola dall’angelo e la bambina tese le mani per non cadere e per raggiungerlo, preferiva non usare sempre i suoi poteri.
Azrael tornò da Seline -Tutto bene vero? Vieni che ti riporto a casa… la tua famiglia è molto preoccupata per te.- aprì le braccia aspettando che si lasciasse prendere per poi prendere il volo.
Nel frattempo lei stava pensando a cosa dire una volta a casa e a come giustificarsi, era passata quasi un intera giornata da quella mattina, un bel buco da riempire.
     -Tranquilla, inventerò io qualcosa.-
     -Grazie, ma sarei più tranquilla se evitassi di leggermi i pensieri.-
     -Ti si legge in faccia.-
     -Vorrà dire che la prossima volta mi laverò meglio>> Lui rise poi la prese in braccio e volò via. Appena arrivati la mise giù... il volo era stato molto tranquillo -Tutto bene?- chiese ancora per l’ennesima volta e le prese i polsi delicatamente -Ti sei fatta male... com’è successo? È stato lui?-
     -Avevo le mani legate e nel tentativo di liberarmi mi sono fatta questi.-
     -Le mani legate? Fortuna che non ha fatto del male a nes­suno.- disse sarcastico.
     -Be forse non era abbastanza dato che mi sono liberata.- anche se le era costata fatica e dolore.
     -Non doveva legarti... non sei un animale e per di più non gli appartenevi...- le prese una mano dolcemente e si fece più vicino.
     -Già appartengo a me stessa.- replicò sfilando la mano dalla sua.
Lui rise leggermente <      -Hai detto che avresti trovato tu una scusa, quindi hai già qualcosa in mente?- cambiò discorso prima che aggiungesse dell’altro.
     -Non proprio... potresti dire che avevamo litigato dopo la festa e che non riuscivi a dormire perciò sei andata a farti un giro e che ti sei addormentata dietro ad un cespu­glio al parco mentre guardavi le nuvole.-
     -Già interessante ma ho già dovuto dire a mio fratello una cosa simile quando sta mattina non mi ha trovato nella tenda.-
     -Allora potresti dire che eri uscita per schiarirti le idee per­ché il fatto che è successo stamattina del tuo amico ti aveva sconvolto e che ti stavo cercando quando ti ho trovata abbiamo chiarito alcune cose e ti ho intrattenuta per farti stare un po’ me­glio...-
     -Ok la prima parte può andare ma la seconda è un po’ inve­rosimile dato che ti ho schivato per tutta la sera, però posso sempre dire che dopo la morte del mio compagno di scuola volevo star sola, il che è vero, e che mi sono addormentata al parco.-
     -Come vuoi.- sorrise e mentalmente le disse -Ci sarà un giorno, Seline, in cui non cercherai più di evitarmi.- Lei ignorò quella parte -Ringrazia la bambina da parte mia.- disse ed entrò in casa. Sorrise ancora e spiegò le ali prendendo il volo diretto all'empire.
     A Seline facevano un po’ male i polsi ma per for­tuna era riuscita a coprire le escoriazioni con del fondotinta così che in casa nessuno li vedesse. Quando vide i suoi spiegò loro la situazione e si scusò per aver fatto preoccupare tutti e che non era nelle sue intenzioni poi, dopo aver mandato già qualcosa, annunciò che sarebbe andata in camera sua perché era stanca e la giornate era stata pesante. Suo padre appena saputo che stava bene sotto insistenza da parte della figlia tornò a finire le sue ricerche visto che sembravano essere a buon punto e dovette però uscire di casa quindi sarebbe stato via parecchio mentre sua madre un paio d’ore dopo fu chiamata d’urgenza in ospedale perché c’era stato un grave incidente e in ospedale avevano bisogno di più personale possibile. Seline andò a dormire presto addormentandosi quasi subito, quella sera era troppo stanca.
     Azrael cercò di riposare un po’ quando la piccola veggente entrò di cosa in camera sua inseguita da degli angeli e si aggrappò a lui circondandogli il collo piangendo -L'ho vi­sta!! L'ho vista!!! Morirà!!!- disse agitata tra i singhiozzi e poi si rimise a piangere mentre i guardiani si scusavano con lui: -Ci dispiace, ci è sfuggita.- fecero per riprenderla e portarla via ma lui li fermò -Fermi, lasciateci soli.- e dopo che furono usciti cercò di consolare la piccola -shh...- la dondolò tra le braccia e appena smise di piangere le accarezzò i capelli -Dimmi... chi morirà?- lei restò zitta e dopo un po’ disse una parola sola, ma che bastò a farlo impallidire –Nephilim.- e non appena pronunciò quella parola l’arcangelo sentì il richiamo inconfondibile della morte e il tatuaggio pulsare nero e visibile sul suo viso, un nuovo nome era apparso sulla lista. Si alzò immediatamente controllando la lista era vero c'era il suo nome.
Ancora a petto nudo si lanciò dalla finestra infuriato e a tutta velocità si diresse a casa di lei. Atterrò di colpo sul suo tetto e poi scese bussando alla finestra, senza accorgersi però che qualcun altro era lì fuori nei pressi della sua casa, nascosto e la stava controllando, e quando vide l'arcangelo arrivare, tra se e se disse -Bene bene! Due in una sola notte! Non chiedevo niente di meglio!-
     Senza che capisse realmente cosa stesse succedendo si ri­trovò a sognare se stessa, stava dormendo poi vide un ombra calare sul suo corpo ma ancora prima che tutto fi­nisse aveva capito cosa sarebbe successo... si svegliò di colpo sentendo un tonfo sul tetto, alzò la testa poi bussarono alla finestra si girò, e alzandosi dal letto e andò ad aprirla, lo guardò accigliata e stanca.
     -Scusami, so che sei stanca e mi dispiace ma sulla mia lista è comparso il tuo nome...- gliela mostrò senza pensarci, visto che lei non avrebbe potuto poter vedere il proprio nome, nessuno tranne lui avrebbe potuto.
Seline guardò il lucido foglio nero e in un rosso scarlatto vidi il proprio nome -Tanto per far finir bene la giornata.- commentò apparentemente incurante anche se in realtà aveva paura.
     -Resterò con te così potrò proteggerti... se vuoi puoi tornare a dormire.- le disse. Lei si spostò -Immagino che per te sia ironica la cosa.-
La guardò incuriosito -Perché?-
     -Be finalmente ti do il permesso di entrare in camera mia, ma solo perché poi sappiamo entrambi che per me altri­menti sarebbe la fine.- spiegò lei.
Fece una leggera risata bassa e un po’ cupa -Già, ironico è la parola giusta direi.- disse entrando e si sedette sul letto, anche lui in fondo era stanco.
     -Già...- aggirò il letto andandosi a sedere dalla parte oppo­sta e si sdraiò, sotto lo sguardo attento di lui. Rimase sdraiata su un fianco e chiuse gli occhi. Sentì il letto muoversi dietro di se ma non ci pensò.
Si era sdraiato anche lui vicino a lei su un fianco appoggiandosi su un braccio, poi si girò guardando fuori della finestra.
     Li vide addormentarsi sul letto -Perfetto! E ora di agire! E poi l'intero regno sarà mio!- volò leggero verso la casa.
     La finestra si aprì senza tanti sforzi silenziosamente, qualcuno entrò e Azrael se ne accorse immediatamente ma rimase sdraiato facendo finta di dormire serrando la mano in un pugno. L'angelo si parò davanti ai due sul letto e appena aprì le ali adombrandoli dalla luce lunare preparandosi ad attaccarli e farli fuori, Azrael si alzò di scatto a sedere sul letto e caricando il pugno lo colpì pesantemente sulla mascella di sorpresa slogandogliela e quello si accasciò a terra. Seline si svegliò di soprassalto un po' per l'eco del sogno di prima e un po' per via del rumore.
Appena si alzò Azrael con un piede girò l'angelo a terra e incredulo chiese -Raphael! che ci fai tu qui!?- appena si chinò su di lui si fermò e guardò fuori della finestra un attimo prima che il muro saltasse in aria -Attenta!!- urlò, il bastardo lo aveva fregato era rimasto fuori probabilmente vedendo Raphael arrivare.
Seline si abbassò buttandosi a terra per non essere colpita dalle macerie, nel frattempo sentì del trambusto in casa, i suoi erano via, a lavoro, quindi poteva essere solo Jason svegliatosi di colpo che andava a controllare.
     Azrael si rialzò da sotto le macerie lanciando verso la figura una sfera di energia, mentre l'isolato piombava in un blackout improvviso, ma l’altro schizzò verso l'alto evitan­dola senza però accorgersi di una seconda sfera che lo colpì in pieno, Azrael guardò su -Jofiel!- sorrise e guardò Seline -Mettiti al sicuro.- disse ed uscì dalla stanza.
     Lei rimase un momento bloccata per lo spavento poi sentì Lilian piangere e Jason chiamarla, si alzò e corse nella stanza affianco prendendo Lil. In corridoio trovò J allarmato -Che succede?- chiese -Non lo so.- mentì lei, -Però andiamo di sotto sbrigati.- disse poi e, tenendo Lil stretta a se, corse di sotto.
     Azrael prese il volo coordinandosi con Jofiel ed attaccarono simultaneamente l’angelo colpendolo e facen­dolo precipitare a terra. Cadde in giardino mancando per un pelo la casa. In quel momento si videro cadere dal cielo le sue ali nere ridotte piuttosto male e qualche piuma mezza bruciacchiata.
     La battaglia impazzava fuori di casa, la gente ormai sveglia si chiedeva cosa succedesse, Lil tremava singhioz­zando -Ho paura.- pigolò -Tranquilla andrà tutto bene tra poco sarà tutto finito.- cercò di tranquillizzarla. Jason le restava vicino vegliando su di loro, senza parlare le abbracciò entrambe.
     Azrael puntò le mani verso l'alto e il tempo si bloccò per tutti tranne che per i tre fratelli nascosti in casa e i quattro angeli coinvolti nello scontro, infatti anche Raphael ormai guarito e ripresosi si unì ai due che fissavano l'angelo rialzarsi a fatica mentre le ferite si rimarginavano veloci sotto i loro occhi, lui unì le mani di fronte a se e generò un raggio di fuoco dirigendolo verso loro cercando di colpirli tutti e tre. Jofiel non riuscì ad evitarlo e cadde a terra rimanendo svenuta, mentre Azrael si tuffò verso l'avversario con forza in mezzo al petto con un pugno infuocato. Il colpo lo fece sbattere contro un albero abbattendolo. Il pugno gli lasciò un buco nel petto pieno di fiamme azzurre che gli bruciavano la carne fino ad arrivare al cuore.
     Cadde il silenzio tutto intorno, rimase fermo un paio di minuti poi Jason si affacciò appena alla finestra, Seline lo osservava mentre cullava la piccola -Che succede?- gli chiese -Nulla, sembra...- si bloccò guardando qualcosa fuori, poi uno scoppio e tutto ricominciò da capo, i colpi le urla e la casa riprese a tremare.
Jason corse di nuovo da loro -Su venite, nel seminterrato!- disse veloce facendole alzare.
Nel seminterrato c'era una botola era un nascondiglio sot­terraneo ne esistevano altri più o meno in tutte le case dei dintorni era un quartiere vecchio anche se non lo dava a vedere. O almeno era così prima dell'arrivo degli angeli.
     L'angelo sconfitto si smaterializzò e scomparve. Raphael e Azrael andarono a controllare come stesse Jofiel -Ehi, tutto bene?- le chiese, lei si tirò su -Più o meno... quel bastardo mi ha ro­vinato i capelli!- tutti e tre risero poi Azrael entrò in casa chiamandola a voce alta -Seline! Dove sei? Stai bene?- la cercò per le varie stanze.
     -Ok rimanete qui voi due, io vado a vedere cosa succede.- disse J. Lei annuì -Fa attenzione.- il fratello sorrise e chiuse la botola, e mentre lui saliva Seline tranquillizzava una Lil ancora tremante.
Jay andò in soggiorno guardandosi attorno con cautela, ri­mase in ascolto nel caso fosse successo qualcosa...
     Azrael non trovandola ai piani superiori tornò giù e scendendo vide il fratello di Seline guardarsi intorno.
     -Eccovi, dov'è tua sorella?- chiese subito, sollevato ma anche preoccupato allo stesso tempo.
Jason si girò verso il punto in cui proveniva la voce e vide Az­rael -Tu che ci fai qui?- chiese osservandolo col buio non capiva bene cos'avesse sulla schiena -E poi come diavolo ti sei conciato, cos'hai sulle spalle?!-
Quello sorrise e istintivamente fece frusciare tra loro le piume con un piccolo scatto delle ali, poi fece due passi avanti entrando nel fascio di luce lunare che filtrava da una finestra ripetendo la domanda -Dov'è tua sorella?-
Jason spalancò gli occhi per lo stupore, inizialmente rimase senza parole, i suoi sospetti erano fondati a quanto pareva, poi rispose -... è.... al sicuro.-
     -La voglio vedere.-
     -Perché?-
     -Devo parlarle.-
Non si fidava ma decise di chiedere alla sorella cosa volesse fare -Resta qui, chiederò a lei.-
Mentre il ragazzo andava dalla sorella l’arcangelo cercò di vedere dove stesse andando.
Uscì dal soggiorno e andò nella stanza affianco, la cucina, dove scese in seminterrato, si avvicinò alla botola che era nascosta in un angolo buio e disse -Sono io, J.- la aprì e le fece uscire. 
Parlò con la sorella e le disse di Azrael. -È di sopra dice che ti vuole parlare.- lei annuì -Ok ho capito, porta Lil per favore, si è spaventata molto, prova a calmarla tu.- lui la prese ed iniziò a parlarle.
Salirono fino alla cucina lei guardò lì intorno e lo trovò nel mezzo del soggiorno, Jason era rimasto poco più indietro rispetto alla sorella e teneva Lilian carezzandole la schiena.
     La vide avanzare -Seline, tutto bene?- poi guardò il fratello con in braccio la piccola -State tutti bene?-
     -Si, per fortuna.- diede un occhiata a sua sorella.
La guardò anche lui sorridendo e le si avvicinò -Ciao!- sorrise alla piccola.
Lil lo guardò un poco timida poi il suo sguardo cadde sulle ali e spalanco un poco gli occhi eccitata.
Lui seguì il suo sguardo non sapendo che fare e un pò allarmato chiese -Cosa vuole?-
     -Credo voglia toccarle.- rispose lei.
Le ritirò istintivamente -Non credo sia il caso...- rispose indeciso.
Seline non disse nulla ricordando ciò che era successo con Raphael mentre Lil si corrucciò un poco.
Guardò la bimba, gli faceva tenerezza -Vuoi proprio toc­carle si?- Lei sorrise allungando una manina -Se posso, è un consi­glio, se gliele lasci prendere aspetta che sia lei a lasciarle, non tirare.- gli disse.
Azrael la guardò -Ma poi la molla?-
     -Be prima o poi dovrà farlo- J trattenne una risata.
Anche se ancora incerto, allungo un’ala verso la bimba.
     -Piano le piume sono delicate.- l’avvertì.
Questa volta fu meno impaziente sarà perché lui non gliele toglieva via come Raphael. Tese le mani e prese l’ala poi le si avvicinò premendoci il viso come faceva con i suoi pelu­che più morbidi, i suoi preferiti. L’angelo sorrise vedendola così felice, incredibile bastasse così poco.
Li osservò curiosa vederli così era strano, però Lil era felice e si sentiva tranquilla perciò lo ero anche Seline. Lei rimase accoc­colata sull’ala per un po’ era stanca, infatti poco dopo si addormentò.
In quel momento entrò Jofiel con le sue ali bianche striate d’oro -Azrael dove sei? Dobbiamo…- appena lo vide si bloccò poi sorrise.
Vide la ragazza appena entrata e la riconobbe era la stessa del ballo -Fortuna che sei entrata ora che dorme, oppure vorrebbe toccare anche le tue.- disse piano. Mentre Jay teneva Lil, Seline delicatamente scioglieva la sua presa sull’ala, fa­cendo attenzione ad evitare di toccarla. Lui fece una piccola smorfia quando per errore ne tirò una.
Sospirò -J per favore portami un suo pupazzo così poi non si sveglia.- mentre lo diceva la prese con un braccio e con l’altra mano prese, tra indice e pollice, una delle sue mas­saggiandola, lei allentò la presa e si portò il suo braccio sulla spalla facendole adagiare la testa sul suo collo, intanto Jason era tornato e le diede il pupazzo. Seline le lo premetti ad­dosso e la piccola sentendolo istintivamente mollò la presa sull’ala e si aggrappo ad esso.
     Azrael mollò un sospiro di sollievo –Grazie.- poi Jofiel si avvicinò di più a lui -Az dobbiamo andare ci stanno aspet­tando.- disse a bassa voce giocando con un ciuffo di capelli.
     -Prego.- disse concentrandosi su sua sorella.
     -Dobbiamo andare, tornerò appena possibile>> appena uscirono divennero invisibili e tutto tornò alla nor­malità come non fosse successo nulla anche il muro e l’albero erano integri. I ragazzi rimasero stupiti ma poi stanchi e spossati decisero di tornare a dormire e rimandare le discussioni al giorno dopo.
Seline portò Lil nella sua camera e la mise a letto.
     Al consiglio dei dieci nel regno angelico si chiarì la situazione e di comune accordo si decise che le difese della Nephilim dovevano aumentare… Alcuni suddetti furono inviati in segreto come vicini, negozianti o altro ancora mentre il compito di Azrael fu in grandissima parte dato ai suoi angeli, mentre lui in persona doveva badare all’incolumità della ragazza. Durante la riunione era venuto a sapere che, dagli interrogatori effettuati sull’individuo che l’aveva rapita, a capo dell’idea e ad informare l’uomo della presenza di Seline con molta probabilità, anzi ormai era quasi certo, era stato proprio il loro nemico, quindi era per questo che ora si sarebbe incaricato personalmente di controllarla costantemente.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** 7. Partenze ***


     La casa, fortunatamente, era tornata integra e sembrava che nel quartiere tutti ricordassero quel trambusto, della notte passata, come un gran temporale.
     Quella mattina c’era il funerale di Mike, questo era il nome del ragazzo morto qualche sera prima e a casa di Seline si erano tutti già preparati, con lei sarebbe andata anche la sua famiglia, e poi andarono in chiesa per il saluto prima che chiudessero la bara. Più tardi al cimitero il sacerdote fece la funzione e poi fece venire i cari, e chiunque avesse voluto, a parlare del povero Mike ricordando che tipo di persona fosse e cercando di esprimere il dolore che provavano per la sua perdita, la sua famiglia era distrutta, poi la bara fu sepolta e Seline e tutti gli amici presenti andarono a fargli le condoglianze.
Parlarono un po’ con loro mentre si dirigevamo al mode­sto rinfresco preparato per gli amici e i parenti, come rin­graziamento per la loro presenza in questo triste giorno.
     Anche Azrael, in forma umana, andò al funerale per stare accanto a lei rimanendo però in disparte, per lasciarle i suoi spazi ma pur sempre presente.
Dopo un po’, alla fine del funerale, si avvicinò a lei quando, per un attimo, fu finalmente sola -Mi dispiace.- disse. Lei annuì -Già anche a me, dopo tutto quella che ha più bisogno di consolazione non sono io ma loro, per me Mike era si può dire un amico, un compagno di classe ma per loro… per loro era un figlio!- Disse guardando i genitori del ragazzo.
     -Be entrambi sappiamo che ora è in posto migliore.-
     -Si è vero! Ma loro possono solo sperarlo.-
     -Come tutti… non posso farci nulla.-
      -Mi spiace, non volevo che la mia frase sembrasse una ri­chiesta.-
     -Tranquilla.- mentre lei guardava i genitori afflitti lui l’abbraccio da dietro delicatamente.
Chiuse un momento gli occhi ma una lacrima scese lo stesso, l’asciugò facendo finta di portarsi i capelli dietro l’orecchio, poi si scostò sciogliendo il suo abbrac­cio -Tra poco devo andare…- disse.
     -Vengo con te.- disse prendendole una mano.
Lasciò la mano inerte non ricambiò ne sciolse la sua presa rimasi semplicemente ferma -Sono qui con la mia famiglia, sarebbe meglio se tonassi con loro, non voglio si preoccu­pino ulteriormente-
     -Non voglio e non devo lasciarti sola… sei in costante pericolo!- disse serio.
A quel punto lo guardò negli occhi -Per favore non met­termi in difficoltà, seguimi in volo, renditi invisibile, quello che vuoi. Ma io devo tornare con loro, sono stati davvero in pensiero per me.- parlò piano ma con tono deciso.
Sospirò e le lasciò la mano… -Come vuoi.- si girò e con le mani in tasca se ne andò.
Lo guardò allontanarsi, poi sentì una mano sulla spalla si girò, era suo padre -Tesoro, noi andiamo. Tu vieni?- le chiese, lei annuì e lui le cinse le spalle accompagnandola alla mac­china con gli altri.
Per tutto il giorno continuò a seguirla in volo a distanza invisibile a tutti tranne che per lei.
Appena tonarono a casa Seline andò di sopra in camera sua, si buttò sul letto stravolta e poi si rannicchiò abbracciando il cuscino bagnandolo con silenziose lacrime, non solo per via del funerale, ma per tutto ciò che era successo in quei giorni. Poi mezz’addormentata rimase stretta al cuscino mentre qual­che altra lacrima scendeva solitaria.
     Azrael arrivò silenzioso alla sua finestre dandovi tre colpetti sui pannelli divisori ma non vedendo alcun movimento batté di nuovo un pochino più forte… se non l’avesse sentito avrebbe bussato alla porta principale o ancora meglio si sarebbe trasferito dentro la sua stanza molto più veloce e meno problematico.
Poi sul balcone comunicante con la sua stanza uscì Lillian che si mise a guardarlo.  Lui la vide e le si avvicinò -Ehi, e tu da dove sbuchi?-
Era un po’ timida e non parlava molto, quindi si girò verso la porta finestra della sua stanza.
Le si avvicinò e si chinò in basso allungando una mano verso di lei -Mi accompagneresti da tua sorella?- chiese sorridendo dolcemente per rassicurarla.
Lei lo guardò per un lungo momento poi gli prese la mano e lo portò nella sua camera il bagno delle due stanze era comunicante quindi passò di lì entrando nell’altra stanza.
L’angelo si lasciò guidare -Grazie mille.- le posò la mano sulla testa in un gesto affettuoso e poi le regalò una piccola piuma secon­daria che si era staccata, era una delle più morbide e grande quanto un palmo... -Tieni, so che ti piacciono tanto, mi raccomando non la perdere he!-
Lei sorrise e la prese annuendo poi gli tirò un po’ la ma­nica per farlo abbassare
Incuriosito si abbassò e lei gli diede un bacetto sulla guancia poi tenendo la piuma in mano tonò in camera sua giocandoci un po’.
Rise appena era stato facile conquistare la sorellina peccato che non lo fosse altrettanto con la maggiore sospirò, anche se in fin dei conti era divertente cercare di abbattere le sue difese. Andò verso Seline, stava ancora dormendo perciò si se­dette sul letto di fianco a lei e notò che aveva pianto, con un pollice delicatamente le tolse via la lacrima che stava scendendo sulla guancia. Lei si girò un poco corrugando la fronte continuando a dor­mire.
Sorrise lasciandola tranquilla... si ricordò che era da molto che non dormiva perciò andò a sedersi su una sedia a don­dolo che c'era lì e rendendosi invisibile si mise a dormire...
Un paio d'ore più tardi Seline si svegliò, si mise a sedere no­tando che dal funerale non si era ancora cambiata. Si spostò sul bordo del letto, e con la coda dell'occhio vide una figura infondo alla stanza, agitata si voltò ma poi s’accorse che era Azrael. In quel momento anche lui si svegliò aprendo gli occhi len­tamente e da subito lucido le disse: -Ciao, dormito bene?-
     -Abbastanza...- lo guardò accigliata -Quando sei entrato?- ..ma soprattutto come? La porta della mia stanza era chiusa e la finestra anche… pensò poi.
     -La tua sorellina era sveglia quando sono arrivato stanotte, mi ha fatto un favore.- sorrise -e io l'ho ricompensata.-
     -Ricompensata?-
     -mmm si…- disse con aria di sufficienza senza aggiungere altro.
     .-Ricompensata in che modo?- chiese non avendo la minima idea di cosa potesse aver fatto
     -Va da lei credo che te lo mostrerà sponta­neamente.-
Rimasi confusa ma poi andò nella sua cameretta, Lil sen­tendola entrare si girò e le venne incontro Seline la prese in braccio e lei si mostrò la piuma che teneva in mano le sor­rise -Be immagino che ora tu sia contenta.- le disse lei le sorrise –Si.- disse piano. Già ora aveva due piume di due an­geli. Si avvicinò anche lui -Dimmi, quando fai gli anni piccola?-
Lei guardò Seline che rispose: -È ancora piccola per ricordarselo, comunque tra un mese esatto.-
     -Ho capito.-
     -Perché volevi saperlo?- gli chiese.
     -Sorpresa.- rise un po’ facendo un buffetto a Lil.
     -Come vuoi…- rispose sperando che non facesse niente di cui poi si sarebbe pentita per non aver insistito. Mise giù Lil, che si rimise a giocare, e sciolse definitivamente i capelli in parte già mollati.
Lui la guardò compiere quei gesti e avrebbe voluto essere lui a farlo e toccarle quei lunghi capelli e sentire sulla sua pelle se erano morbidi e setosi così come sembravano.
Lei si mise apposto i capelli. Notò che la osservava, e il modo in cui lo faceva le ricordava quella volta sull’isola. Distolse lo sguardo, poi ricordando del vestito si diresse veloce­mente nella sua stanza dicendo -Devo andare a cambiarmi.- chiuse la porta del bagno comunicante e ci si appoggiò un momento contro lasciando andare un sospiro tremante, senza dargli il tempo di rispondere.
Prese un respiro e si ricompose, andò verso l’armadio e prese maglietta e pantaloncini, li posò sul letto e si sfilò il vestito. Iniziò a vestirsi, stava per infilarsi la maglia, quando la porta si aprì di colpo Lil entrò e le venne incontro sedendosi sul letto con la piuma e un suo pupazzo in mano.
     Azrael si era limitato a guardarla chiudere la porta e poi a fissare quel legno che ora li separava. Rimase nella stanza con la piccola in attesa. Poi ad un certo punto vide la bambina correre nella stanza della sorella e lui la seguì pensando che Seline avesse finito mentre in­vece quando la vide si sta ancora vestendo. Rimase sulla soglia un attimo sgranando leggermente gli occhi, sorpreso ma divertito non accennando a spostarsi o a staccare lo sguardo da lei e il suo corpo.
Lei si coprì con la maglietta stringendosela addosso, in im­barazzo.
     -Scusa questa volta non volevo…non è colpa mia.- e mentre girava la testa pensò però… si potrebbe e sorrise tra se immaginando il corpo di lei com’era poco fa.
      -Già, certo! E immagino che ti sia dispiaciuto.- disse leg­germente sarcastica infilandosi subito la maglietta.
Lui smorzò una risatina e poi rigirò la testa tornando a guar­darla.
Seline si sedette affianco a Lil che giocava sul letto.
Si sedette anche lui sul letto paziente. Seline si girò verso di lui -Ok cosa c’è?-
     -hm? Niente…-
Lasciò perdere. Dopo un po’ guardò l’orologio era meglio che iniziasse a prepararsi o sarebbe arrivata in ritardo per l’appuntamento con Annabell. Si alzò e andò a petti­narsi.
Rimase seduto con la bambina.
Finì di pettinarsi poi prese una borsa e ci infilò le sue cose.
Si alzò dal letto -Dove vai? Anzi… dove andiamo?-
     -Devo vedermi con Annabell- poggiò la borsa sul letto poi tornò in bagno un momento, chiudendo la porta mise un po’ di profumo e di lucidalabbra e poi andò a riprendere la borsa.
     -Ok...- appena fece segno di uscire la seguì.
Salutò Lillian con un bacio sulla testa e poi andò via. In circa una decina di minuti era arrivata da Annabell, la salutò, sa­lirono nella sua auto e andarono. Avevano pensato che dopo il fatto di Mike avrebbe fatto bene ad entrambe uscire e distrarsi un pò. 
In macchina parlarono del più e del meno, dai libri letti al film che stavano per andare a vedere. Ap­pena arrivate entrarono al cinema e fecero la fila per il biglietto.
     Azrael le seguì per tutto il tragitto volando invisibile agli umani. Quando arrivarono a destinazione si nascose in un vicolo prendendo forma umana ed entrò anche lui incontrandole “casual­mente” -Ciao Seline! Anche tu qui? Ciao.- salutò anche Annabell.
     -Ciao, comunque a meno che io non sia diventata un mi­raggio, la risposta è sì! Anch’io sono qui.- disse, l’idea che ora dovesse seguirla sempre e ovunque la snervava.
      -Ciao.- lo salutò Annabell ridacchiando per via della reazione dell’amica.
Sorrise divertito -Che cosa andate a vedere di bello?-
     -L’uscita del giorno...- Seline indicò la locandina di un film che portava la data di quel giorno.
     -Interessante! Avevo intenzione di vederlo anch’io un'altra volta ma quasi quasi mi unisco a voi dato che sono solo, non disturbo vero.- guardò Seline come a dire “Osa dire di no e ti mangio.”
Seline pensò che avrebbe anche potuto lasciar correre, ma quello sguardo la irritò parecchio, perciò gli lanciò un occhiataccia facendo­gli capire che lei odia i ricatti e che non vi cede facilmente, quindi prese Annabell a braccetto ed, avendo già preso i biglietti, entrarono in sala.
     Le ragazze cercarono i loro posti e si misero a sedere, il film sa­rebbe cominciato di lì a poco. Annabell disse a Seline che andava a prendere qualcosa da mangiare e da bere, lei annuì e l’aspettò tenendole d’occhio le sue cose. Si sistemò e poggiò le braccia sui braccioli. Annabell sa­rebbe arrivata tra poco.
     Lui rise tra se e le segui entrando… non aveva comprato il biglietto non gli serviva. Entrò in sala sedendosi di fianco a lei. Annabell tornò e poco dopo le luci si abbassarono fino a spegnersi e iniziò la proiezione del film, poggiò la mano sopra quella di lei appoggiandosi anche lui, parzialmente, sul bracciolo.
Tolse la mano prendendo le cose che Annabell le passava, e poi la poggiò in grembo.
Sorrise tra se osservandola e si mise a guardare lo schermo.
Durante il film le ragazze si sporgevamo l’una verso l’altra per fare qualche commento ridendo di tanto in tanto o per il film o per qualche battuta al riguardo.
Come ebbero finito di parlottare guardò come brillavano gli occhi di lei per la luce dello schermo.
Il film era alla fine del primo tempo, lo schermo si oscurò un momento mentre le luci iniziavano a riaccendersi len­tamente. Ma Azrael rimase a guardarla sorridendo… nei suoi occhi una strana luce e nel modo in cui la guardava ispirava una sola cosa…
Batté più volte le palpebre aspettando di riabituarsi alla luce, e si stiracchiò un poco, riappoggiando poi le braccia sul sedile.
    -Ti piace?- le chiese appoggiando un gomito sul bracciolo posando il mento sulla mano mantenendo lo stesso sguardo.
Evitò di guardarlo rispondendo solo -Si è un bel film.-
Sorrise maggiormente fissandola.
Dopo una decina di minuti ricominciò il film, sperava che la smettesse e che guardasse lo schermo, e per fortuna così fu. Poté finalmente rilassarsi e vedere, tranquillamente, la se­conda parte del film.
Il film finì e tutte le luci si accenserò si stiracchiò un attimo.
Rimasero sedute un altro poco poi si alzarono per uscire ignorandolo anche se le seguì.
Al pomeriggio girarono un po, Azrael non si era più visto dopo il cinema ma sapeva che le seguiva... o meglio la seguiva. Poi verso sera, si fermarono a mangiare fuori, prima di tornare a casa.
     Arrivata a casa andò da lei -Questa sera sei libera giusto?-
Lo guardò -Si, perché?-
     -Sta sera ti invito io fuori.- disse divertito.
Incrociò le braccia -E cosa ti fa credere che accetterò?-
     -Oh io non solo lo credo, lo so.- disse a voce bassa e sen­suale e si avvicinò a lei a passi lenti.
     -E cosa ti da tutta questa sicurezza?-
Si avvicinò ancora fino a far sfiorare i loro corpi < Gli mise le mani sul petto allontanandolo da se. -No!- lo scansò allontanandosi.
Le prese i polsi e la tirò di nuovo a se, non violentemente.
Strinse i pugni e sentì i muscoli diventarle rigidi serrò la mascella -E ora? Cosa vorresti fare?!- disse duramente guardandolo negli occhi.
     -E’ un invito? Se si lo accetto molto volentieri.-
     -Già certo, ti piacerebbe! Ora lasciami!-
Invece che lasciarla avvicinò le labbra verso il suo collo per baciarla.
Sgranò gli occhi -No! Smettila!-
Mentre la baciava sorrise sentendola opporsi salendo un po’ più su… erano baci delicati e sensuali per niente vio­lenti.
Sentirlo così vicino le diede i brividi, scosse la testa visibil­mente turbata -No basta! Ti prego basta. Smettila… smet­tila…- disse, la voce sempre più fievole, sull’orlo delle la­crime. La fece arretrare e appoggiare al muro poi alzò la testa -Perché?-
Senza guardarlo disse -Perché non voglio.- ma non era tutto… e non voleva dirlo.
La guardò negli occhi quasi lucidi, smise di baciarla e la tirò a se abbracciandola.
Cercò di trattenersi ma le lacrime scesero comunque. Perché? Perché? Si chiese. Perché riusciva a farla pian­gere così facilmente? Si era sempre trattenuta, da quel giorno non si fece veder piangere da nessuno. Era forte. Voleva esserlo… doveva… per tutti e ci era riuscita, tranne con Jason lui era l’unico che sapesse quanto ancora soffrisse… lo aveva capito.
La strinse tra le braccia -Ehi, ehi, dai… tranquilla.-
Lei chiuse la mano a pugno sulla sua manica, facendo qualche lungo respiro e si calmò.
La strinse più forte a se chiudendo attorno a loro le sue ampie ali nere.
     -Sto bene...- disse scostandosi un poco.
Le alzò il viso mettendole la mano sotto il mento e con il pollice le tirò via una lacrima -Che succede?-
     -Nulla… non succede nulla.- Sotto le sue ali era buio, al punto che vedeva appena il bagliore dei suoi occhi.
     -Sicura? Questo non mi sembra nulla…-
     -Si… sono sicura.- disse appena.
Sorrise -Non ti credo.- e le asciugò un'altra lacrima.
     -Fa come vuoi…- rispose un po’ apatica.
La guardò negli occhi poi senza distogliere lo sguardo si av­vicinò lentamente alle sue labbra.
Prima aveva allentato la presa sulla sua manica e rimase immobile guardandolo, poi le ritornarono dei ricordi alla mente Nick che finiva in ospedale e poi quell'altra volta... abbassò il viso e strinse di nuovo il pugno.
Sospirò poi la abbracciò di nuovo e dopo un pò la lasciò andare... -Allora ti prepari?- le sorrise.
Lei lo guardò corrugando la fronte.
     -Vuoi venire così? Dai su preparati! O i negozi chiude­ranno.-
Sentendo il suo commento ricordò come erano finiti in quella situazione. -Non mi pare di aver accettato la tua proposta.-
     -Ma non l'hai nemmeno rifiutata.- puntualizzò.
     -Oh sì che l'ho fatto invece!-
     -No, per niente... ora ti conviene prepararti.-
     -E invece ti dico di sì! E… mi conviene?! No grazie. Sto bene qui a casa.- stupido arcangelo dittatore. Pensò.
Sospirò... -Come vuoi... contenta tu.-
     -Si lo sono grazie.- Rispose facendo per aggirarlo e spo­starsi dal muro.
Richiuse le ali dietro di se lasciandola passare.
Seline si lasciò cadere sul letto per quella sera aveva avuto fin troppi ricordi amari…
Lui aprì una finestra e uscì per tornare all'empire.
Lo guardai appena mentre usciva dalla finestra. -Vai via?>> chiesi tanto per sapere.
     -Vuoi venire?-
     -Stai ancora provando a farmi uscire con te!- incrociò le braccia leggermente seccata o così voleva lasciar intendere.
Fece spallucce -La speranza è l'ultima a morire.-
     -Già... la speranza…- sospirò guardando il soffitto -è la spe­ranza che ti spinge ad insistere? oppure è solo testardag­gine?- chiese dopo un attimo di silenzio.
     -Meglio che non ti riveli cosa mi spinge a insistere.- rise.
     -E’ così paurosa la tua motivazione.-
     -No, non paurosa... -
     -E allora cosa c'è che non va nella tua motivazione.-
     -Lasciamo perdere- agitando le ali si mise sospeso fuori dalla finestra -Allora? Che hai deciso?-
     -Non ti vuoi arrendere eh- si mise a sedere guardandolo.
Le porse una mano -Non ti mangio mica sai?-
     -Forse non letteralmente…- replicai -però sono curiosa, se accettassi e ho detto se, dove vorresti portarmi?-
     -Non te lo dico… sorpresa-
     -Ogni volta rispondi così, è fastidioso sai?-
Fece spallucce -A te la scelta, al tre io vado… uno…-
Lo interruppe -Ah no niente ultimatum vorrei ricordati che sei tu quello che mi è saltato addosso in più di un’occasione, perciò scusa se voglio solo sapere dove vorresti portarmi.- Disse alzandosi e incrociando le braccia.
     -... Due…- la guardò sorridendo.
Si irritò e passando per il bagno andò in camera di Lil prese un cuscino uscendo sul terrazzo aspettando che si affac­ciasse e glielo lanciò in faccia -Sei irritante quando fai così lo sai?!- disse e si girò per tornare dentro.
     Azrael cercò di evitarlo ma lo prese sulle ali e perse l’equilibrio precipitando a terra cadendo tra i cespugli… rimase a terra immobile con qualche piuma sparsa attorno.
Lo vide cadere con la coda dell’occhio tornò ad affacciarsi e lo vide a terra si portò una mano alla bocca e scese di sotto. I suoi erano di nuovo a lavoro e Jason ascoltava musica in ca­mera sua, quindi uscì senza problemi e andò a vedere come stesse. Chinandosi verso di lui gli scosse una spalla e, un po’ ansante per la corsa, chiese -Ehi?! Tutto bene?-
In quel momento le fece un sorriso smagliante prendendola per le braccia appena sotto le spalle e girandosi la tirò facendola cadere sopra di se mettendosi a ridere.
     -Sei un idiota, mi ha fatto prendere un colpo.- gli diede un pugno sul petto cercando di alzarsi ma ebbe solo l’effetto di farlo ridere ancora -Oh per la miseria non ce la faccio.- disse ridendo continuando a tenerla, era pure caduta sopra un ala ma non gli importava.
Lei provò nuovamente ad alzarsi ma non la lasciava andare, per come rideva era una fortuna che nessuno fosse andato a ve­dere cosa stesse succedendo, sarà perché forse le case sono costruite un po’ più lontane del normale per dar più privacy a chi ci vive... rifletté lei.
Ad un certo punto Azrael si mise a sedere ridendo ancora un po -E’ stato fanta­stico.- la lasciò andare e si tiro su in piedi aiutando anche lei tenendole le mani -Ora però devi venire.-
Si alzò -Devo?!- lo guardò ancor più irritata dopo quello stupido scherzo lei si era preoccupata sul serio.
     -Ok ho capito, vado da solo ciao!- le diede le spalle e spiegò le ali pronto a volare.
Si voltò anche lei solo che si trovò di fronte al muro di casa. Dopo un secondo di confusione, iniziò a scavalcare i cespugli perché lui le bloccava la strada con le ali.
Azrael rise -Ci si vede.- disse divertito e prese il volo.
Tornò in casa e, ignorando gli sguardi dei suoi fratelli, an­dò nella sua camera.
     Azrael tornò all’empire dove trovò ad aspettarlo la bimba veg­gente era preoccupata ma lui la rassicurò, la Nephilim stava bene. Chiamò un angelo e la fece portare a letto, lui sveva altri pensieri per la testa. Quella ragazza lo stava facendo impazzire ormai, ai suoi occhi, esisteva solo lei.
Bussarono alla porta -Si?-
-Sono J.-
     -Vieni, cosa c’è?- gli chiese appena entrato. Lui la guardò -Pensavo che se ti andava la settimana prossima potrei por­tare te e Annabell alla casa al mare, anche mamma e papà ci verranno così per cambiare aria, direi che ne abbiamo bisogno un po’ tutti no?!- sorrise.
     -Già direi di si.- sorrise anche lei.
     -Bene allora avverti la tua amica.- disse e uscì.
Il giorno seguente Seline si alzò abbastanza presto e andò a farsi una doccia. Sa­rebbero partiti quella stessa mattina solo un po’ più tardi, quindi aveva tempo.
Il mattino Azrael tornò da Seline.
Arrivò da lei e bussò alla finestra.
Siccome non rispondeva atterrò dietro un angolo e fece sparire le ali prendendo forma umana, andò alla porta principale e suonò il campanello. Alla porta gli aprì un uomo, probabilmente il padre -Salve! Stavo cercando sua figlia, sono un suo amico... mi sa dire se è in casa?-
     -Data l’ora.- disse guardando l’orologio -Probabilmente si.- erano circa le sette e venti -Comunque non ti ho mai visto, devi essere nuovo come amico…-
     -Si sì... posso vederla?-
     -Non so se sia sveglia.-
     -Ne è sicuro? Volevo un attimo salutarla e dirle una cosa importante...-
     Appena uscita dalla doccia si mise un accappatoio ed en­trò in camera sentì suonare e s’affacciò ad una finestra per vedere chi fosse, ma non vide nessuno forse era nascosto dalla tettoia, intanto sentì qualcuno scendere, quindi rien­trò cercando dei vestiti da mettere.
Ormai vestita scese di sotto e sentendo suo padre discutere chiese -Papà che succede?- si avvici­nò alla porta.
Azrael sorrise -Ciao Seline! Devo parlati hai tempo?-
Il padre di Seline la guardò -Vai pure mamma ha bisogno del tuo aiuto, tra poco arrivo.- gli disse lei e poi guardò Azrael. -Cosa c’è?-
     -C’è un piccolo problema… abbiamo scoperto che chi cerca di ucciderti sta usando l’olfatto per trovarti... come un segugio di mia conoscenza... solo che lui è molto più veloce. Dobbiamo andarcene da qua almeno per qualche giorno.-
Assorbì la notizia anche se non fu facile -Be capiti a fa­giolo, giusto oggi dobbiamo partire.- disse pensando alla for­tuita coincidenza.
     -Fantastico! verrò con te.-
     -Spero per te che tu intenda volando perché non credo che alcune persone ne sarebbero felici.-
     -Tu non preoccuparti, ora va e di a tuo padre che anch’io andrò in vacanza e fatalità è lo stesso posto.-
     -Tanto per sapere perché vuoi che lui lo sappia?-
     -Perché sicuramente ti chiederà cos’avevo di urgente da dirti-
     -Be credo che gli darà parecchio fastidio, anche perché se­condo lui non sarà una buona notizia, da come ti guar­dava.-
     -Pazienza, vado ci si vede.- e andò via.
Chiuse la porta e andò a prendere le proprie cose -Finisco di preparare le mie cose e poi vado da Annabell.- disse sa­lendo di sopra.
Un volta finito caricò tutto in macchina di Jason e si diresse a casa di Annabell per aiu­tarla a portare le sue valige, che poi caricarono nel frattempo anche gli altri erano usciti e avevano caricato il pick-up del padre dove stava anche la moto di Jason e una volta tutti pronti si misero in marcia verso la loro destinazione. 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Spiaggia, sole, mare e… ***


     Azrael chiamò Raphael e lo avvertì della gita imminente, quando arrivò Jofiel << Quindi parti con Raphael, vengo con voi. Potreste sempre aver bisogno di me e una piccola vacanza non mi farebbe altro che bene >> disse lei usando un tono che non ammetteva repliche, e dopo aver discusso aveva vinto. Sarebbe venuta.
Dopo qualche ora anche loro erano partiti volando, arrivando prima di Seline, e si sistemarono già nelle stanze.
     Dopo un’oretta di viaggio Seline e gli altri arrivarono. Portarono tutte le valigie in casa sistemandole nelle loro camere, poi dopo mangiato finiti i preparativi, con Annabell e suo fratello andarono al mare. Volle venire anche Lilian quindi presero anche lei, mentre i suoi si rilassavano.
Anche i tre angeli arrivarono in spiaggia in forma umana, Jofiel era già in costume con un pareo semitrasparente e i capelli mossi e dorati risplendevano al sole, mentre Azrael sembrava un po’ più cupo per via di tutto quel sole ma il torace scoperto era uno spettacolo indescrivibile… i muscoli ben scolpiti mostravano tutta la loro forza… e Raphael non era da meno. Tre dei greci perfetti scesi dall'olimpo.
     Erano in acqua a divertirsi Annabell aveva un due pezzi di un azzurro chiaro che metteva però in risalto la sua fi­gura e il colore della sua pelle quello di Seline invece era nero con disegni esotici e legava la parte superiore e quella inferiore con un anello all’altezza dell’ombelico. Stavano guardando verso la scogliera con la piccola Lil mentre Jason si preparava a tuffarsi, fece un salto da maestro tuffandosi con grazia, dopo tutto era un nuotatore al liceo, e lo è tutt’ora all’università. Pensò sua sorella, poi si sentì chiamare -Ehi Seline! ciao!- Si girò nella direzione da cui proveniva la voce e li vide, tutti e tre, rimase abbagliata ma anche sorpresa non si aspettava di vedere quel terzetto, o meglio non si aspettava lei, ma prima ancora che potesse dire o fare qualcosa, si sentì prendere da sotto e alzare.
     << No, non ci provare sai! >> disse al fratello che rise buttandola in acqua. Riemerse quasi subito e diede la caccia al fratello per fargliela pagare mentre Annabell teneva Lilian e ridevano.
     Nel frattempo loro misero le proprie cose sotto un ombrellone e poi i due ragazzi andarono verso l’acqua tuffandosi subito mentre lei rimase sugli scogli a prendere il sole.
Azrael fece un’immersione da sotto vedeva tutti e puntò Seline nuotando verso di lei mentre Raphael rimase a mollo vicino ad Ann guardando i tre che si rincorrevano.
     Seline era sempre sul punto di prenderlo ma lui essendo più veloce le sfuggiva sempre per un soffio, intanto sentiva Ann urlarle << Dai ci sei quasi >>  ridendo mentre Lil le nuotava in­torno con i braccioli. Allungò una mano, stavolta lo prendo, pensò, ma mi sentì tirare sotto e lo sfiorò appena con un dito. Quando riemerse rimase fuori solo con metà viso guardando truce Azrael lui l’aveva raggiunta e prendendole una caviglia l’aveva tirata sotto ed era riemerso ridendo.
     << Be J credo di averti salvato >> e rise guardandola
     << Be se non altro ora non ce l’avrà più solo con me >> disse. Lei intanto aveva preso una boccata d’acqua e gliela schizzò in faccia. Poi tornando indietro si mise a giocare con Lil meditando vendetta. Ann era rimasta da sola vicino a Raphael, Seline la schizzò appena e lei indietreggiò urtandolo. Si girò immediatamente verso di lui << Scusami… >> disse, poi le altre parole le morirono in gola.
Raphael per riflesso tese le mani pronto a sorreggerla se fosse ca­duta << Tranquilla… >> rispose e le sorrise.
Annabell rimase imbambolata per un attimo poi iniziò a fargli qualche domanda, Raphael stette con lei e dopo aver dialogato iniziò a schizzarle dietro un po’ d’acqua...
Seline sorrise e tornò ad occuparsi di Lil che reclamava la sua attenzione. Jason si mise a nuotare un po’ poi, apparentemente stufo, si mise a sedere sulla sco­gliera guardando un po’ gli altri e un pò il mare, mentre il sole asciugava le gocce salate che gli scendevano lungo i muscoli delineandoli.
Intanto Jofiel guardava Azrael che raggiunse Seline assecondando anche lui la piccola Lil, ma quando Jason sedette sugli scogli gocciolante si ritrovò a fissarlo avidamente poi ripresasi dalla su momentanea piccola trans riportò gli occhi sull’arcangelo ripensando però alle linee di J.
     Annabell rispose agli schizzi di Raphael ridendo ma quando fu quasi mezza affogata disse << Ah! Basta aspetta un momento >> quando lui si fermò riprese fiato e poi gliela fece pagare dandogli una bella lavata, scappando in seguito. Raphael la inseguì e riuscendo a prenderla per i fianchi la tirò su fino alle proprie spalle lasciandola poi cadere in acqua ridendo mantenendole sempre una mano per tirarla su nel caso avesse delle difficoltà. Ann era riemersa ritrovandosi faccia a faccia con Raphael, spalancò gli occhi arrossendo. Raphael sorrise… credeva di essere attratto solo da Seline, ma in quel momento capì che si sbagliava. Lei si ricompose e si allontanò un poco pur sentendo la stretta di Raphael sulla sua mano che come se se ne fosse appena ricordato di stringerle la mano la lasciò andare… << Ti va di fare una nuotata? >> le chiese.
Annabell rimasta un po’ delusa che lui le avesse lasciato la mano, poi sorrise << Si va bene >>.
Raphael sorrise << Vieni, seguimi >> le riprese la mano per portarla con se ed iniziò a fare il giro della scogliera.
     Seline nuotava trascinandosi dietro Lil che rideva ignorando un po’ Azrael, che gli era andato vicino schizzandole un pò, lei era particolarmente gelosa delle sue cose e lei ero sua sorella… poi le fece un po’ il solletico e Lilian prese a battere i piedi in acqua davanti ad Azrael ba­gnandolo e ridendo. Azrael rise << Ah si?! Ora mi vendico!! >> e prendendola in braccio la face andare sotto fino al collo per poi sollevarla. Lil ad un certo punto prese la mano di sua sorella per liberarsi e tirò attaccandosi a lei. Azrael si fermò aiutando Lil ad aggrapparsi a Seline sorri­dendo. Lei la strinse poggiando il capo sulla sua spalla rilas­sandosi, mentre di sottecchi continuava a guardarlo. Azrael sorrise alla piccola e allungando un dito le toccò la punta del naso… poi guardò Seline che ricambiò per un momento lo sguardo ma smise poco dopo sentendo Lilian giocare con i suoi capelli. Azrael andò a sedersi sulla scogliera tutto gocciolante e quando vide Annabell e Raphael allontanarsi disse << Ehi! Non sparite voi due eh! >> e si mise a ridere.
     Annabell sentì il cuore sussultare e arrossì di nuovo quando le riprese la mano, ma fortunatamente quando accadde lui si era già girato perciò non la vide, e lei lo seguì un po’ sollevata ignorando i commenti di Azrael. Raphael invece alzò la mano in segno di risposta e oltrepassò la scogliera non vedendo più così il resto del gruppo << Qui sotto è stupendo, vieni >> e si immerse assieme a lei. Sotto acqua la scogliera era piena di anemoni e di coralli con qualche pesciolino che si nascondeva… d’un tratto davanti si ritrovò un cavalluccio marino alzò un dito e questo si attaccò con la coda arricciandola attorno…
Annabell guardò divertita il piccolo cavalluccio poco dopo però dovette mollare Raphael e risalire per prendere aria.
Poco dopo anche lui tornò su a prendere fiato... le sorrise e le si avvicinò fino a che i loro corpi non si sfiorarono…
     Jason che non riusciva a star fermo troppo a lungo, si alzò sti­racchiandosi per poi prepararsi ad un altro tuffo, i muscoli si flettevano e allungavano, mettendo in bella vista i petto­rali scolpiti da anni di allenamenti.
Jofiel riguardò Jason che si era alzato… abbasso un po’ gli oc­chiali con una mano per guardarlo meglio e si tirò su a se­dere ravvivandosi i capelli agitandoli al vento.
Jason aveva notato di essere osservato e si guardò in giro, c’era un gruppo ben nutrito di ragazze ad osservare il suo fisico statuario, ma lui le ignorò. Poi girandosi vide Jofiel la guardò per un momento, le sorrise e si tuffo aggraziato, senza sollevare schizzi.
Jofiel lo guardò tuffarsi divertita poi si girò e vide anche lei il gruppetto di ragazze… allora si alzò… il pareo scivolò via con una grazia innata mettendo in mostra il suo corpo per­fetto << J! Aspettami! >> disse e si tuffò pure lei… sembrava una si­rena. Jason stava nuotando sott’acqua quindi inizialmente non l’aveva sentita e continuò a nuotare, veloce e preciso mentre i mu­scoli eseguivano ogni suo comando con grazia. Jofiel si mise a nuotare sotto acqua in apnea molto tran­quilla… i capelli facevano degli strani riflessi dorati e on­deggiavano accompagnati dalla marea, lui notando un riverbero nell’acqua si girò e la vide proprio tornò a galla riprendendo fiato.
Jason continuò a nuotare un altro poco tornando su anche lui poi tornò indietro verso di lei << Hai parecchia resistenza >> disse notando che erano a più di 20 metri dalla scogliera. Jofiel sorrise << Si me la cavo ma il trucco è fare movimenti lenti e costanti sfruttando le correnti. >>
     << Certo questo è vero ma in piscina non hai questi vantaggi >> replicò J << Be, in piscina puoi sfruttare il fatto che stai meno a galla perciò fai meno fatica a rimanere sotto >> ribatté lei poi si immerse di nuovo guardan­dolo fisso negli occhi. J ricambiò lo sguardo e si immerse anche lui quando lei si avvicinò lui fece un sorrisetto le prese la mano e tornò a nuotare trascinandola come niente fosse. Jofiel sgranò gli occhi non se l’aspettava…
     Vedendo che era rimasta sola Seline nuotò pigramente verso riva, uscì dall’acqua andando sotto l’ombrellone e face sedere Lil affianco a se sulla sdraio che poco a poco si addormentò.
In quel momento Azrael si alzò e lentamente raggiunse il suo ombrellone prendendo un asciugamano per asciugarsi la faccia... una piccola goccia scintillò alla luce del sole mentre scendeva piano lungo il torace e gli addominali…
Seline sdraiata sull’asciugamano con gli occhiali da sole aveva la testa leggermente inclinata di lato per­ciò lo vide solo quando le passò di fronte per andare al suo ombrellone, tenne gli occhi socchiusi guardandolo e, per quanto fosse pieno di se, doveva ammetterlo dopotutto era ben messo… Asciugatosi si distese su un fianco vicino a lei a prendere il sole << Ti sta molto bene questo costume >> disse e le passò un dito sul fianco... Lei gli fermò la mano perché la smettesse le dava i brividi << Grazie >> disse appena, e lui allargò il suo sorriso e le strinse la mano con cui l’aveva fermato. Seline la fece scivolare dalla sua presa guardandolo da dietro gli occhiali scuri. << Ti voglio >> le sussurrò…
     << Per favore smettila >> disse posando lo sguardo sulla so­rellina. Ma lui in risposta rotolò a pancia in giù avvicinandosi a lei e i loro fianchi si sfiorarono… << Ti prego smettila non mi pare il caso né il posto >> lui le diede un occhiata furba <> Seline lo osservò un secondo si avvicinò appena e sussurrò << No! >> poi si allontanai su­bito mettendosi seduta attenta a non svegliare Lilian. << Ti piace essere desiderata eh? >> disse e sorrise di nuovo.
Lei sospirò << Sai una cosa? Pensa ciò che vuoi >>.
     << Sei unica >> rispose, dopo di che appoggiò la testa a terra verso di lei, e chiuse gli occhi rilassandosi. Seline non rispose e rimase seduta un altro po’ posando la testa sulle ginocchia, guardando difronte a se… Si l'unica che ti rifiuta... pensò.
    Annabell rimase immobile guardandolo negli occhi, col cuore che accelerava più lui si avvicinava. Anche Raphael la guardava negli occhi avvicinandosi con la testa al suo viso finché le loro labbra si sfiorarono…
Annabell chiuse lentamente gli occhi poggiando leggera una mano sulla sua spalla e lui le mise le mani sui fianchi, poi la abbracciò strin­gendola a se. Ann gli portò le braccia al collo rispondendo ai suoi baci. Lui sciolse il bacio e si staccò da lei sorridendo… un sorriso che lei ricambiò timidamente persa nei suoi occhi. Raphael prese aria per entrambi e si immersero conti­nuando a baciarla sotto acqua… Lo strinse posandogli una mano sul viso e lui la prese in braccio passandole un braccio sotto le ginocchia Ann si aggrappò alle sue spalle e lui sorrise baciandola nuovamente…
     << Ci conviene tornare dagli altri o ci daranno per dispersi >> le disse quando ripresero fiato tenen­dola sempre stretta a se. Lo guardò fisso negli occhi per qualche secondo intermi­nabile << …Ok >> disse appena anche se lui non accennava a lasciarla, non che le dispiacesse. Raphael dopo un po’ iniziò a tornare indietro te­nendola tra le braccia baciandola ogni tanto e poco dopo la rimise giù non lasciandole però andare la mano. Lei lo segui tenendo stretta la sua mano e si avviarono verso riva.
     Az si alzò un attimo a sedere << Vuoi che ti spalmi la crema solare? >>
     << Non serve, faccio da sola, e poi sei tu quello sdraiato al sole. >>
     << Io non ho problemi di scottatura… e anche se fosse guari­sco in fretta... >>
<< Buon per te >> replicò Seline mettendosi un po’ di crema sulle spalle. In quel momento Raphael ed Annabell tornarono e andarono verso Azrael e Seline << Rieccoci! >> disse lui mentre si tenevano ancora per mano.
      Sentendo Raphael parlare Seline alzò lo sguardo quando vidi le loro mani unite guardò subito l’amica e le fece un sorriso che lei ricambiò. Anche Azrael guardò i due sorridendo mentre si distendevano sotto il sole…
     Nel frattempo Jason continuò a nuotare per qualche altro metro aveva nuotato fino le acque più profonde raggiungendo l’isola adiacente Jofiel appena raggiunta l’isola si sedette un attimo sul bordo per regolarizzare il respiro e strizzare i capelli che anche bagnati tornarono mossi. Jason si scrollò l’acqua dai capelli guardando il mare dalla riva mentre il sole riluceva sulla sua pelle bagnata.
Lei sorrise poi mettendogli le mani sulle spalle lo spinse in acqua e ridendo si alzò pronta a scappare.
Jay tornò in superfice e la cercò con lo sguardo appena la vide scappare le corse dietro veloce.
Vedendolo la ragazza urlò << No!!! >> e iniziò a correre ri­dendo divertita.
     << Mi spiace ma dovevi pensarci prima >> le disse rincorrendola, lei continuò a scappare ridendo e mentre guardava indietro per vedere quanto fosse vicino quasi inciampò… poi rag­giunse un albero pronta a spostarsi se avesse fatto il giro. Lui vide qualche ciocca spuntare da dietro l’albero e facendo finta di non vederla si allontanò un poco e poi appena fu fuori campo visivo le prese il polso attirandola a se << Presa >> e lei sentendosi prendere iniziò a dimenarsi ridendo << No!! Non mi lascerò prendere così facilmente!! >>
Lui rise << Mi spiace ma ormai non mi scappi >> la prese per i fianchi e la blocco contro l’albero. Si ritrovò addosso all’albero… sorrise maliziosa << e adesso che vorresti fare? >> rise. Jason fece finta di pensarci << mm… be intanto questo >> disse piano poi se la prese in spalla portandola via di li. Quasi urlò << No!! Che fai?! Lasciami!! >> si mise a scalciare ridendo e a dargli pugni sulla schiena.
     << Ma come?! Sei stata tu a voler cominciare non ricordi? >> disse avvicinandosi pericolosamente all’acqua. Jofiel lo minacciò << Se cado io cadi tu avvertito! Non credere che ti lasci fare ciò che vuoi così facilmente! >> e gli diede un'altra pacca sulla spalla.
     << Perfetto allora ci tufferemo entrambi >> disse la prese in braccio e si preparò.
Jofiel si aggrappò forte a lui chiudendo gli occhi prendendo fiato pronta all’impatto. Il ragazzo si tuffò e subito dopo risalì con lei ancora stretta a se << Tutto bene? >> I capelli le erano andati in parte davanti alla faccia e con una mano li tolse mostrando il suo sguardo truce << Sai quello sguardo ti da un che di selvaggio >> le disse guar­dandola negli occhi e lei sorrise << Io sono selvaggia. >>
     << E si vede >> rispose lui.
     << Bene ora potresti lasciarmi andare? >> Lui la lasciò delicatamente e lei si immerse di nuovo tirandolo sotto a tradimento. J la prese di nuovo la tirò su di peso e uscito dall’acqua la mollò di colpo. Urlò sorpresa e appena in tempo riuscì a prendergli un polso cercando di reggersi per non ricadere ma ormai era tardi e trascinò giù anche lui
     << No!! >> esclamò lei mentre Jason riemerse e quando fu tornata su anche lei le chiese << Bene c’è la fai a farti una nuotata? >> indicando la scogliera infondo da dove erano partiti. << Certo che ce la faccio >> tornata su sull'isoletta face una pic­cola rincorsa per poi eseguire un tuffo a delfino perfetto. << Bel tuffo >> le disse appena tornò su lei si girò e nuotò a dorso << Muoviti o arriverai ultimo!!! Se ar­rivo prima io stasera mi paghi un cocktail!! >> e si rigirò nuo­tando più velocemente.
Jason rise e iniziò a nuotare raggiungendola in poco tempo << e se vinco io? >> le chiese ci pensò un secondo << hm, mi pagherai da bere! >> e iniziò a nuotare più veloce che poteva tenendogli testa << mmm no mi spiace riprova >> rispose superandola. Ma gli prese una caviglia tirando se stessa avanti e lui indietro << Torna indietro! >> disse
     << Sai sei sleale >> disse lui poi iniziò a nuotare sott'acqua al mas­simo della sua velocità raggiungendo la scogliera poi si girò a guardarla << Allora cos'ho vinto? E sappi che il cocktail non è una valida proposta >>
     << Bè, io avevo posto quello che volevo e tu no, perciò non hai vinto nulla >>
     << No sbagliato, ho vinto una gara di nuoto, e per quanto ri­guarda la scommessa, ti farò sapere. >> rise e sali sulla sco­gliera.
     << Non ci provare! le regole vengono dettate prima della gara non dopo! >>
     << Già vero, ma tu stessa le hai date a gara in corso >>
     << Vabbè in corso... non a gara conclusa! >> poi essendo an­cora dentro l'acqua lo schizzò per bene lavandolo nuova­mente.
     << Come ti pare ma se continuai a schizzarmi farò valere la mia richiesta. >>
     << E sarebbe? >> lo schizzò ancora << Sentiamo! >>
     << Mi darai un appuntamento >> sorrise.
rise << Si si certo! convinto! >>
     << Perché cos'hai da perdere? >>
     << Una sfida>> sorrise divertita << non ti sarà facile, ricordi? sono selvaggia! >>
     << Che genere di sfida? >>
     << Questa, cioè che secondo me tu non riuscirai a portarmi fuori >>
     << Bene accetto >>
     << L'hai già persa in partenza lo sai? >>
     << Almeno avrò tentato >> sorrise, le porse una mano per aiu­tarla a salire.
La prese e si issò su poi si strizzò i capelli.
     << Vuoi tornare dagli altri? oppure preferisci fare un giro? >> la guardò in viso.
     << Facciamo un giro dai >>
     << Bene, hai qualcosa da prendere. >>
     << No vabbè verrò a riprenderli più tardi... >>
     << Ok, allora andiamo >> scesero dalla scogliera dalla parte op­posta a quella degli altri.
     Lilian nel frattempo si era svegliata da qualche minuto, Seline le pas­sò un po’ d’acqua e lei bevve, poi quando i postumi da sonno le passarono si alzò ed iniziò a girare e a correre li in torno, e dato che si allontanava Seline si dovette alzare e andare a prenderla.
Intanto Azrael, osservando la scena, si girò a pancia in su e si appoggiò sui gomiti… senza volerlo gli addominali gli si tesero perfetti sotto la pelle.
Stufa di correrle dietro si fermò incrociando le braccia.
     << Sai una cosa Lil scappa pure in giro ma sappi che appena ti prendo la prossima volta ti lego all’ombrellone >> lei si girò a guardare la sorella come per valutare la situazione e poi tornò in­dietro andandole incontro.
Azrael rise vedendo la reazione della piccola << Se vuoi Seline ti do una mano >>
    << Mi sarebbe potuta servire prima ma come vedi ormai ho fatto >> disse prendendo per mano Lilian mentre Annabell ri­dacchiava.
     << Intendevo a legarla all’ombrellone. >>
Lil spalancò gli occhi e scappò via lontano da lui << Acci­denti… grazie >> disse contro di lui correndole dietro seguendola attorno la scogliera << Lil vieni qui... scherzava >>.
Rise ancora la rincorse pure lui << Ahaha!! Dai vieni qui!! >>
Seline la raggiunse per prima e la prese lei le si aggrappò addosso guardando male Azrael da dietro la spalla di lei come a dire non avvici­narti o mi difendo.
Le si avvicinò ridendo << Hey scherzavo >>
     << Ora fintanto che staremo qui ti starà lontana >> disse.
Azrael rispose <> e sorrise prima a lei poi alla piccola.
     << Ah si? >> chiese, lo guardò.
     << Si >> e sorrise.
     << E cosa avresti in mente? >> gli chiese ancora.
     << Eh, lo scoprirà questa sera. >>
Lil alternò lo sguardo dalla sorella ad Azrael, Seline alzò le spalle non sapendo cosa dirle.
     << Vedrai >> disse semplicemente e le sorrise di nuovo,
     << Ehy è lei che devi sorprendere. >> disse iniziando a tornare indietro per andare a sedersi sotto l'ombrellone.
     << Lo so >> rispose e la seguì.
.
Jofiel guardò le sue braccia e i muscoli scolpiti << E questi come mai ce li hai? Insomma a che ti servono? >> disse mentre e toccava una delle braccia.
     << Faccio nuoto, all'università sono nella squadra di nuoto >> rispose tranquillo.
     << Wow >> esclamò anche se in un tono non troppo sorpreso << Perciò non vai in palestra a fare box eccetera vero? >>
     << No ma ho fatto karate alle superiori come passatempo di­ciamo… >>
     << Capisco... >> lo guardava ancora.
     << Tu invece hai fatto qualche sport? >>
Lo guardò << ehm no!?... E per essere sincera non sono nemmeno mai stata a scuola. >>
La guardò sorpreso << Mai?! >>
     << Mai... Non sono una ragazza comune. Ricordi? >>
Alzò un sopracciglio e poi rise sommessamente << Già, si vede >>
D’improvviso lei corse più avanti poi si fermò e si girò mettendosi in po­sizione d'attacco sorridendogli minacciosa.
     << Un’altra sfida? >> chiese tranquillo senza cambiare posizione, però pronto a scattare.
     << Si vedrà >> e iniziò a correre verso di lui
Aspettò che si avvicinasse poi all'ultimo la schivò arrivan­dole alle spalle e la bloccò da dietro.
Rimase un attimo ferma << Credi di avermi bloccata così? >> si chinò in avanti prendendo un piccolo slancio facendogli fare una capriola sopra la sua schiena... atterrò davanti a lei di schiena e appena si liberò si chinò su di lui e gli bloccò i polsi a terra usando il proprio peso.
Lui sorrise e piegò le mani per prendere i polsi di lei fece forza e la spinse di lato facendola sdraiare la tenne a terra tenendole i polsi e si sedette a cavalcioni bloccandole il bu­sto << Dicevi? >> Jofiel osservò la sua posizione << Questo non vale però! Non credo che un qualsiasi tuo avversario ti metteresti in questa posi­zione così... particolare >> e disse "particolare" sussurrandolo maliziosamente.
     << Dipende dall'avversario, più è pericoloso e più cerchi di tenerlo fermo, senza contare che se vieni attaccato non è alla posizione che pensi ma a come fermare il tuo avversa­rio. >> sorrise.
     << E davvero sono così pericolosa da non farti pensare alla posizione che hai appena assunto? Non ti credo!! >>
     << Be se io non ti avessi bloccata avresti potuto tirarmi un cal­cio e scrollarmi via, invece così anche ricevendone uno non riusciresti a scollarmi via e mi faresti meno male che se fossi libera. >>
     << Ah si? >> gli tirò una ginocchiata non tropo forte sulla schiena e sfilò i polsi dalla sua presa poi lo spinse indietro e scivolò via da sotto di lui rialzandosi e allontanandosi.
Rimase a terra tranquillo ridacchiando poi con un solo movimento fluido e impeccabile si rialzò.
Lei fece dei passi indietro per prepararsi poi si accorse tardi che dietro di se a pochi metri c'era la scogliera e pensò "merda"
Lui si fece di lato lasciandole il modo di allontanarsi.
     << Cos'è? una tregua? oppure mi stai sottovalutando? non ti permettere! >> prese di nuovo a corrergli incontro ma all'ul­timo lo saltò e atterrata dietro di lui si abbassò allungando una gamba roteando falciandolo, Ma J saltò evitando il colpo poi le si buttò addosso trattenendo il suo peso e la bloccò completamente a terra.
Sorrise e aggrappandosi a lui li fece rotolare di fianco fin­ché non fu lei ad essere sopra di lui e si mise a cavalcioni portandosi in avanti mettendogli i polsi a terra di fianco la testa... i capelli le scesero dalle spalle toccando la sabbia creando come un mini separé.
     << Non eri proprio tu a dire che questa posizione non era va­lida?! >>
     << Siccome l'hai usata tu allora la uso anche io no? >>
     << Certo, è vero ma... fossi in te starei attenta >> abbassò un se­condo lo sguardo e poi lo puntò negli occhi di lei << Al con­trario di te io quando l'ho fatto non rischiavo di perdere pezzi per strada… >>
Si tirò su con il busto lasciandogli i polsi ma restando sopra di lui e si coprì il petto con le braccia << Non oseresti >>
     << Far cosa? >> la guardò confuso non capendo subito cosa in­tendesse. Corrugò la fronte. Si poggiò sui gomiti e guardò la sua espressione e il modo in cui si ritraeva, un lambo gli balenò negli occhi << Tu pensi..?! Ehi guarda che io stavo scherzando, non mi è neanche passato per la mante di fare una cosa simile. >>
Lo guardò ancora truce tirandosi un pochino più indietro.
La lasciò fare e si sedette a terra immobile, ma lei lo prese per le spalle e spingendolo lo costrinse a tornare sdraiato    
     << Non ti ho dato il permesso di alzarti! sei la mia preda >> lui ridacchiò << Si signora >>
Rise anche lei << Allora questa volta l'ho vinta io >>
     << No è solo rimandata, visto che hai pensato male. >>
     << Ha no!! Sei stato tu a farmici pensare!! >>
    << E tu quella a non aver colto lo scherzò, comunque am­metto che non era dei migliori. >>
    << Comunque se lo avessi fatto non saresti rimasto in vita per raccontarlo… >>
    << E chi ha detto che lo avrei raccontato, comunque in ogni caso sarei morto felice. >>
Rimase con la bocca aperta e gli diede un pugno sul torace ridendo << Non pensarlo neanche! >> Rispose Jofiel con finto rimprovero pur essendo divertita dal suo modo di fare.
Rise << A cosa di preciso? Che sarei morto felice? >> chiese di­vertito.
     << Si! >> Lei era ancora sopra di lui << Be?! Restiamo così tutto il tempo? >>
     << Giusto >> si alzò tranquillamente scrollandosela delicatamente di dosso, con facilità.
Si rialzò cercando di non perdere l’equilibrio e cercando specialmente di capire cosa aveva intenzione di fare.
Le porse una mano aiutandola ad alzarsi << Allora che si fa, continuiamo dalla passeggiata? >>
     << Ok >> la prese ristabilendo l’equilibrio, andò a camminare sul bagnasciuga mentre il vento le faceva ondeggiare tutti i capelli ormai asciutti… e il sole illuminava il suo bichini bianco che faceva risaltare la sua candida carnagione.
J la guardò di sottecchi per un po’ continuando a cammi­nare... passarono qualche ora a passeggiare e a parlare poi verso sera lui dovette andare per riportare le ragazze a casa, per cambiarsi in previsione della serata.
Tornarono dagli altri che stavano già preparandosi per tor­nare nei loro rispettivi alloggi e Azrael li notò <>
J lo guardò poi << Be, non si possono più far passeggiate?! >> Seline sorrise << Su, su, andiamo Lil sta quasi per crollare >> disse poi.
     << Ok >>
Quella sera Azrael andò da Seline volando… aveva detto che si sarebbe fatto perdonare da Lilian e stava mantenendo la parola. Atterrò fuori e con la mente la chiamò << Seline, esci, non possono vedermi >> infatti era invisibile.
     << Non posso uscire in questo momento ma se sei qui per Lil la sua è la camera affianco quella con la finestra aperta.>> Pensò in risposta.
     << Ok grazie >> e andò dalla piccola. Come aveva detto la trovò lì, con tono non troppo alto la salutò << Ciao Lil! >>
Lei lo guardò un po’ diffidente ma li non c’erano ombrel­loni a cui legarla quindi era un po’ più tranquilla.
Allungò una mano << Vieni, ho una sorpresa per te… ti ri­porterò qui subito appena vuoi tu, tranquilla non voglio farti del male e nemmeno abbandonarti da qualche parte. >>
Per curiosità Seline era andata a vedere e sentì la sua ultima frase << Tranquilla dice la verità, oppure si troverà in guai seri, ti fidi di me vero? >> lei la guardò ed annuì poi si avvicinò ad Azrael che la prese in braccio e la mise sulla schiena tenendola con le braccia. << Aggrappati al mio collo e non mollarlo mai chiaro? >> intanto sistemò la presa della bambina control­lando la solidità << Bene e ora si parte! Aggrappati forte! >> la piccola si trovava sulla schiena in mezzo alle due ali.
Lil lo strinse bene << Sia chiaro qualunque cosa le dovesse succedere ti riterrò direttamente responsabile >> disse la sorella della piccola guar­dandolo.
     << Tranquilla non le accadrà nulla >> e prese lentamente il volo prendendo poi quota innalzandosi nel cielo notturno << Come va? >> Lil non rispose ma non per paura o altro ma perché era timida e difficilmente parlava con chi non era della fami­glia.
Continuò a volare leggero e lento. Sotto la città era tutta il­luminata e sul mare scuro si rifletteva la luna << Ti piace? >>
     << Si >> disse piano
     << Mi fa piacere >> poi andò leggermente in picchiata e tornò alla sua finestra.
La piccola si strinse più forte e socchiuse forte gli occhi ma senza urlare o altro. Entrarono dalla finestra e sciogliendole le mani dal suo collo la posò dentro la stanza.
Lil scese tranquilla e sorrise.
Seline avrebbe voluto rimanere ad aspettarla nella sua camera ma doveva cambiarsi o avrebbe fatto far tardi agli altri. Quindi in camera sua iniziò a vestirsi.
    << Allora mi sono fatto perdonare? >>
La piccola ci pensò un poco poi annuì.
Sorrise e le mise una mano sulla testa.
Lei sorrise di nuovo poi andò a cercare tra le sue cose.
Incuriosito le si avvicinò << osa cerchi? >>
Lei tirò fuori un libro non molto voluminoso e glielo mostrò. C’erano disegnati a mano, con molta cura, un angelo ed una bambina con sotto scritto “A Lil per i suoi 3 anni con affetto tua sorella.”
Sorrise << Coincidenza >>
Lil prese il libro e corse in camera da sua sorella per farle vedere che lo aveva trovato.
Seline si era appena infilata il vestito e stava per chiudere la lampo sulla schiena, quando Lil entrò in camera e le fece vedere il libro. Si inginocchiò a guardarlo e le sorrise << Incredibile era da tanto che non lo vedevo. >>
Arrivò anche lui << L’hai disegnato tu >>
Era talmente concentrata sul libro da scordarsi di non aver chiuso il vestito << Si, tempo fa >>
Vedendola lo notò subito e sorrise divertito << Be sei brava >> disse guardando lei anziché i disegni.
     << Se avessi saputo che le sarebbe piaciuto così tanto ci avrei messo ancora più impegno >> disse notando ogni tanto qual­che imperfezione.
     << E’ bellissimo anche così, troppo perfetto sembra sia stato stampato non trovi? >>
Alzò la testa per guardarlo e alcuni capelli le scivolarono sulla schiena allora si ricordò della lampo aperta, fece co­munque finta di nulla non voleva fargli vedere il proprio imba­razzo << Veramente no, non mi sembra poi così perfetto. >>
     << Vabbè se lo dici tu… vuoi una mano a chiudere la lampo dietro? >>
     << Solo se eviti allusioni, battutine e tieni le mani a posto. >>
     << Dai vieni >> fece per portarsi dietro di lei.
Si alzò spostando i capelli sulla spalla. Aveva i muscoli in tensione mentre lui piano prese la cerniera e la tirò su liscia come l’olio << Ecco fatto è stato tanto terribile >>
     << Devi ringraziare le volte precedenti se non mi fido troppo >>
     << Ahahah! Perché tanto astio? >>
Rimise apposto i capelli e andò verso il letto << Non lo imma­gini? Comunque parla piano non vorrei che ci sentissero poi sarebbe difficile da spiegare, con chi parlavo pur non essendoci nessuno >>
Rise piano << No non lo immagino spiegamelo tu >>
     << Bè magari perché mi sei letteralmente saltato addosso che ne dici? >> usò un tono seccato.
Le sorrise << Bè non proprio. Ti ho dato un bacio a stampo e dei baci sul collo… non mi sembra niente di così oltrag­gioso o spinto, specie paragonato a ciò che vorrei farti >> e sorrise di più.
Lo guardò male << Sai cosa hai dimenticato di dire? Palpeg­giata, molestata, e spiata >>
     << Oh su, non ti ho palpeggiata, ti ho solo carezzata… vuoi che ti mostri davvero che significhi essere palpeggiata? Ba­sta che me lo chiedi! >>
Si era seduta sul letto per mettere i sandali << No, non serve lo so già, e non avvicinarti.>>
     << Dove stai andando? >>
     << Affari miei >>
     << Lo sai che mi riguarda eccome... anche se non siamo più a casa tua dobbiamo stare attenti e perciò questo implica che io sappia i tuoi spostamenti >>
Lo guardò male << Tanto sicuramente non appena avrò var­cato la soglia mi seguirai quindi a che scopo dirtelo?! >>
     << Se sapessi che sei qui vicina potrei anche controllare i din­torni solo psichicamente. >>
     << Andiamo in città e con andiamo non intendo io e te >> scandì le parole io e te con enfasi.
Azrael sorrise << E con chi? >> chiese lui come se fosse solo curioso ma Seline per tutta risposta uscì dalla camera e andò di sotto. Mentre Azrael telepaticamente con più insistenza chiese di nuovo << Con chi Seline? >>
     << Lasciami in pace!>> gli rispose poi raggiunse Annabell e Jason che erano già pronti, poi vide Alex << Ehi ciao mi sei man­cato da quanto non ci vediamo >> lo abbracciò un momento, lui ricambiò l'abbraccio << Eh già! Sei cresciuta vedo >> disse sorridendole.
     << Allora andiamo ra­gazzi a dopo i convenevoli>> disse J e salirono in mac­china.
Azrael taceva.
     Arrivati in città entrarono in un locale l’Angelus diceva l’insegna in una scrittura in stile antico.
     Beh certo non poteva essere altrimenti, pensò Seline perché continuo a stupirmi? si chiese. All’interno era molto carino ma non troppo affollato, e si sedettero ad un tavolo nell’angolo attorniato da 3 divani rosso cupo in stile col resto del locale per essere un locale chiamato Angelus ricorrevano un po’ troppo colori passionali e cupi come rosso il nero e varianti di viola purpureo che colori puri tipo il bianco o il celeste, come uno si aspetterebbe da un luogo con un nome simile.
     Quando si furono sistemati Raphael, in forma umana, fece la sua entrata dirigendosi verso il bar dove potesse essere visto bene da tutta la sala mentre anche Azrael e Jofiel sempre in forma umana, si dirigevano quasi di nascosto su due poltroncine a lato del bar nel punto più buio e poco illuminato da dove potessero osservare la sala senza dare nell’occhio…  Azrael a destra del bacone mentre Jofiel dalla parte opposta in maniera da controllare tutto il locale molto fa­cilmente.
     Alex stava mostrando alla cugina qualche foto, poi Seline chiese << Ehi ma Erika? >>
     << Purtroppo era impegnata>> rispose lui.
     << Capisco, peccato mi avrebbe fatto piacere vederla >>
     << Vorrà dire che le porterò i tuoi saluti >> fece lui e lei gli sorrise << Grazie >> intanto avevamo ordinato qualche bibita, mentre Annabell era an­data al bar a prendere qualche tovagliolino.
     Raphael stava sorseggiando il suo drink quando vide Annabell avvicinarsi al bancone quindi le andò incontro sorridendo << Ciao Ann! Anche tu qui? Sei da sola? >> chiese già sorridendo a quel pensiero.
Annabell riconoscendo la sua voce si girò stupita e poi gli sorrise << Ciao! Non mi aspettavo di vederti, comunque in realtà sono qui con Seline, J e loro cugino Alex. E tu? >> chiese speranzosa.
     << Ah, perciò sei già in compagnia >>
     << Se vuoi puoi unirti a noi non credo ci siano problemi >> propose lei, non voleva se ne andasse.
     << No va bene così, tranquilla, non vorrei disturbarvi >>
     << Come? No, no, nessun disturbo! Però se non ti va, non importa >> accennò un sorriso un po’ dispiaciuta.
Le sorrise e avvicinandosi intrecciò le dita alle sue << Certo che mi va >> Sorrise anche lei << Allora andiamo? >> suonò quasi come una domanda. << Certo, andiamo >> e le strinse la mano sorridendo poi con uno sguardo istantaneo verso Azrael face un cenno e poi tornò di nuovo a lei sorridente.
Andarono dagli altri, e Annabell presentò subito Raphael ad Alex: << Pia­cere >> disse lui e gli strinse la mano, poi sia andarono a se­dere Ann vicino a Seline e Raphael la seguì sedendosi di fianco a lei tendo le dita ancora incrociate alle sue. Intanto da lontano Azrael fissava Se­line e il tipo che non conosceva.
     << Vado a prendere qualche tovagliolino, sono finiti >> disse lei al­zandosi e guardò l’amica che se li era dimenticati facendola arrossìre un po’.
Azrael la vide alzarsi e la seguì con gli occhi dalla sua pol­troncina, era nell’angolo più appartato e più scuro dell’interno del locale, nel frattempo Jofiel era intenta a rifiutare dei preten­denti un po troppo esageratamente ambiziosi e sicuri di se.
Seline prese un po’ di tovagliolini e stava per tornare indietro quando un tizio attaccò bottone. Cercò di congedarsi con gentilezza ma era uno di quei tipi con la parlantina…
Az vide il tipo infastidirla e solo con un occhiataccia gli fece salire un brivido ghiacciato lungo la spina dorsale inducen­dolo a smetterla e ad uscire dal locale, cosa che avrebbe fatto velocemente, infatti ad un certo punto il ragazzo fece una faccia strana ed uscì di punto in bianco, dal locale. All’inizio la giovane che aveva difronte ci rimase un attimo non aspettandosi una reazione simile, poi alzò le spalle e tor­nò dagli altri. Soddisfatto sorrise ma tornò subito serio, guardando il ta­volo.
     Il tempo volò via e decisero di uscire. Una luce del locale si mosse mettendo in risalto per un momento la brillantezza dei capelli dorati di Jofiel e il suo vestito bianco sempre perfetto. J si fermò un momento come attirato da qualcosa << Ehy che ti prende? >> lui si girò a guardarci << ...nulla mi sembrava di aver visto qualcuno che conosco >> disse ed uscì.
Jofiel sorrise nell’ombra mordendosi il labbro poi si alzò e andò da Azrael che si era alzato anche lui << Che facciamo? Li seguiamo ancora? C’è Raphael comunque con loro… >> però nella sua voce nascondeva la voglia di seguirli… lui la guardò sorridendo e si avviò fuori dal locale.
     Un ubriaco, appena uscito dal locale, andò a sbattere con­tro J e cadde a terra << Ehi! Tu... ravazzino... chiedi scusa… >> J lo guardò e disse << Mi spiace amico ma non è colpa mia >>
     << Ah shi, quindi è colpa mia?! Te la faccio vedere io di chi è la colpa >> si alzò piuttosto agilmente per essere ubriaco e gli si avventò contro. J lo scansò e lui cadde an­cora faccia a terra questa volta.
Jofiel vide tutto da sopra l’edificio mentre era in volo invi­sibile ma non era intenzionata a fare nulla… sapeva che J se la poteva cavare da solo. Sarebbe intervenuta solo se la situazione fosse precipitata.
     << Maledetto moccioso, questa me la paghi >> disse rabbioso rialzandosi ancora barcollante, poi prese una bottiglia rotta cercando di colpirlo. Alex e Raphael erano difronte alle ragazze tenendole a distanza e al sicuro da quella situazione pronti ad aiutare Jason in ogni momento. Lo sguardo si Azrael accortosi della situazione scattò subito verso Seline, la ragazza era pietrificata dalla paura che l'uomo potesse ferire suo fratello, anche se Jason era bravo poteva sempre accadere qualcosa, ma J era immo­bile, sull’attenti, aspettava che gli si avvicinasse.
Jofiel strizzò gli occhi affilando lo sguardo entrando nella mente dell’uomo per vedere le sue intenzioni preparandosi ad in­tervenire, ma era talmente andato che nella sua mente non si leggeva nulla.
L’uomo alzò il braccio per colpirlo, sua sorella trattenne un urlo, ma Jason gli prese il polso facendogli mollare la botti­glia. Qualcuno doveva aver chiamato la polizia perché si senti­rono le sirene e poi vennero a prendere l’uomo ammanet­tandolo e portandolo via.
L’arcangelo biondo si rilassò un po’ sorridendo. Sospirò è stato meglio così… pensò. Almeno l’uomo è salvo, se fosse rimasto li non sarebbe sopravvissuto a… a me…
 Anche Azrael si sentì sollevato anche avrebbe voluto andare a cercare quell'uomo e farlo pentire di aver creato una situazione pericolosa per lei.
     Quando fu tutto finito Seline andò da lui << Tutto bene? >> chiese preoccupata << Si tranquilla, torniamo alla macchina >> le sorrise rassicurante.
Jofiel nel frattempo scese in un vicolo buio e mandò un piccolo bagliore cer­cando di farlo notare solo a lui…
Prese le chiavi << Seline, tieni, voi andate io vi raggiungo tra poco devo andare a dire una cosa alla polizia che mi sono dimenticato. >> poi andò, aveva notato un bagliore e voleva vedere cosa fosse.
Appena vide che si avvicinava smise di richiamare la sua attenzione e ri­mase nascosta al buio, ancora in forma angelica, tendendogli un agguato.
J si guardò intorno, e appena si avvicinò di più dandole le spalle lei uscì dall’ombra e sorridendo gli mise le braccia al collo ridendo << bu! >>
     << Secondo il tuo ragionamento avrei dovuto spaven­tarmi? >> si girò guardandola negli occhi. Lei sorrise di più << Dovresti… >> riferendosi al fatto di essere mille volte più potente di lui. << Eppure ora come ora non ci riesco. >> Si scioglie dal collo di lui e sospirò guardandolo… poi non riuscendo a trattenersi sorrise... in forma angelica i ca­pelli somigliavano più a fili d’oro, e la pelle sem­brava essere fatta di perla… Le carezzò appena una guancia e le sorrise.
     << Ti staranno aspettando, vai >> e detto questo prese il volo in verticale raggiungendo Azrael. Jason si passò una mano tra i capelli sospirò e tornò indietro.
     Seline e gli altri andarono alla macchina come le aveva chiesto il fratello, poi Alex le disse << Seli volevo chiedervi se vi andava di ve­nire da me un giorno, sai papà vorrebbe rivedervi >> Alex sorrise. << Sarebbe bello >> rispose.
     << Ah se vuoi puoi ve­nire anche tu e puoi portare anche dei tuoi amici se ti va >> aggiunse guardando Raphael.
Raphael sorrise << Grazie dell’invito ma dubito. >>
     << Ok comunque l’invito è sempre aperto. >>
Raphael fece un cenno << Ora dove andate? >>
     << Appena torna mio fratello, dopo ciò che è successo credo che torneremo a casa, tra l'altro Alex ha la macchina da noi. >>
     << Capisco, allora io direi che ci lasciamo qua dato che ho la macchina di la. >> disse indicando un punto infondo al parcheggio.
     << Ok allora ci vediamo… ecco J >> disse Seline.
Annabell gli sorrise << Ciao... >> e Raphael le strinse un po’ di più la mano come saluto, poi la lasciò e sorridendo si allontanò << Grazie della serata ciao! >> Lo salutarono e poi salirono in macchina.
     Intanto Azrael si era posto al di sopra di un palazzo ad osservare il gruppetto… avrebbe potuto entrare nella mente della ragazza per sapere chi fosse quel tipo, ma preferì aspettare che glielo dicesse lei senza violare la sua privacy.
I due arcangeli presero il volo mentre Raphael si metteva alla guida della sua macchina sportiva nuova di zecca e tornarono all’albergo. L’avrebbe sentita l’indomani in spiaggia, si disse Azrael e andò a riposare come Jofiel mentre altri due angeli tenevano d’occhio la situazione.
     Arrivati a casa appena scesi dalla macchina, Seline si avvi­cinò ad Alex e lo abbracciò << Ciao ci vediamo >> sciolse l’abbraccio. << Certo vi aspetto tutti sabato e ricordate se avete amici portateli perché… >> J interruppe Alex << Si, si più siamo più ci si diverte, ora vai o preferisci che ti accompagni a calci >> finì lui scherzoso.
Una volta nella in camera si buttò un po’ sul letto, poi si cambiò e andò a dormire.
 
 
 
--------------------------------------------------------------------
 
 
OOOk ciao a tutti so che è parecchio tempo che non posto nulla ma purtroppo ho avuto vari problemi che mi hanno impedito di continuare, mi scuso con chi già la stava seguendo per la brusca interruzione e spero vogliate continuare a leggerla e se vi piace la mia storia mi raccomando fatemelo sapere recensite fate domande sarà ben felice di rispondervi ^^
baci <3 <3 <3

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2649584