Rebirth of a dream di Zappa (/viewuser.php?uid=168901)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Take me to church ***
Capitolo 2: *** Move your body ***
Capitolo 3: *** Golden Age ***
Capitolo 4: *** Blue Night ***
Capitolo 5: *** Space ***
Capitolo 1 *** Take me to church ***
Un
turbinio di foglie vola via e
torna a splendere il sereno.
La
battaglia è finita.
I
raggi pacati delle stelle
danzano tra i frammenti delle armature spezzate e la polvere alzata
fino a quel momento.
Nella
terra degli dei torna il
silenzio revenziale.
A
fatica e con il fiatone
raggiungete il piccolo supremo che, come un piccolo angelo, allevia
le vostre pene e riconsegna all'universo i due guerrieri più
forti
di sempre.
Ti
sembra di tornare a respirare
appena i muscoli del torace tornano a contrarsi senza causarti alcuna
fitta dolorosa.
Tiri
un sospiro di sollievo
come la tensione dei muscoli lentamente ti abbandona, mentre Goku
ti osserva.
<<
Che hai, pagliaccio? >>
L'altro
ti elogia con un sorriso.
Come
se non avessi causato tu
quel disastro di Majin Buu, come se foste compagni da sempre.
Non
capirai mai la misericordia
dei terrestri, soprattutto quella di Kakaroth, così
pateticamente gentile e calmo davanti a te.
<<
Niente, sono contento
che tu sia qui con me >>
Lo
vedi avvicinarsi agli altri,
felici e sereni, come lui.
Il
tuo sguardo corrucciato
osserva il pianeta sanguinante dallo scontro e risorgi, per la prima
volta da eroe, dopo la battaglia.
Il
respiro della terra sotto i
tuoi piedi ti accoglie in un abbraccio caldo e gli echi dello scontro
si disperdono tra le nuvole.
Il
paesaggio è desolante,
sconvolto, un po' come te in questo momento, ma sta tornando il sole
all'orizzonte.
Come
è possibile?
Sei
tornato in vita ma non
l'avevi previsto.
Nell'aldilà
lo spirito della
morte ti aspetta ancora, alle porte dell'Inferno.
Pensavi
che, dopo aver aiutato
Goku in una battaglia più che disperata, avresti solcato
nuovamente
i cancelli stridenti e neri delle tenebre, ma il dio Drago ti ha
strappato alla tomba.
Come
se, davvero, fossi destinato
a grandi imprese, degne di eroi.
Come
se il tuo nome dovesse
essere ricordato per sempre tra gli uomini buoni e coraggiosi, quelli
che hanno dato la vita per gli altri.
Come
se il tuo nome sia stato
cancellato con il fuoco dai cancelli dell'inferno e la tua anima si
sia salvata.
Kakaroth
ride, disteso, abbraccia
il Supremo e il dio Kibitoshin che finiscono stritolati tra le sue
braccia per poi scoppiare tutti in una risata contagiosa.
Anche
Mister Satan sembra
ridestarsi e si lascia contagiare dalle risate, carezzando,
amorevole, la testa del cucciolo che regge tra le braccia.
Pieno
di graffi ed ematomi, ti
siedi un attimo su una roccia per riposare, anche se non riesci a
rilassarti un attimo.
Ti
tornano in mente tutti i
secondi della battaglia.
I
numerosi attacchi energetici
che Kakaroth ha schiantato contro Majin Buu, le dolorose fitte delle
intransigenti ginocchiate che il mostro ti ha dato alla schiena.
Quei
terribili istanti in cui eri
pronto a sottostare alla morte, sotto il peso del mostro e
dell'incombente Gendamikana che Goku stava per gettarvi
contro.
Ti
passi una mano sugli occhi,
spossato.
In
quel momento avresti voluto
morire folgorato anche tu, assieme a quel mostricciattolo rosa.
Una
domanda ti agita,
ineluttabile.
Perché
sei tornato in vita?
Non
avresti mai meritato di
tornare tra i vincitori.
Sospiri
nuovamente, nel frattanto
che un odioso mal di testa inizia a farsi spazio tra i tuoi pensieri.
Senti
avvicinare Kakaroth che,
gentile, ti porge una mano per alzarti.
Il
dio Kibitoshin vi
teletrasporta, infine, sulla terra, al palazzo del Supremo e una
nuvola di polvere si alza, quieta.
Il
palazzo dalle enormi torri si
apre davanti a voi, mentre il silenzio impregna l'aria.
Avanzate
nell'ombra dei grandi
alberi che costeggiano il tempio e il tempo sembra rallentare dalla
precedente frenesia della battaglia.
L'aria
fresca ti solletica il
volto con una carezza inaspettata.
Il
tuo sguardo si perde
all'orizzonte per ammirare l'azzurro del cielo.
Goku
si ferma, vede che hai
rallentato il passo e osserva, insieme a te, le nuvole pigre che
passano.
Vi
scambiate un'occhiata e nota
l'incertezza dei tuoi occhi.
Ti
sorride, calmo, e la sua
spontaneità ti rilassa impercettibilmente.
<<
Andrà tutto bene,
vedrai >>
<<
Chi ti ha chiesto
qualcosa, idiota? >>
Kakaroth
ride allora rilassato e,
passandosi una mano tra i capelli, raggiunge gli altri, che vi
aspettano.
Cerchi
di credere veramente alle
sue parole, cerchi di convincertene, perché, davvero, non
sai come
reagire.
E
mentre pensi alle parole
giuste, a come dirle, a quando dirle, voltate l'angolo e li vedi.
Dei
raggi di sole illuminano gli
occhi azzurri di tua moglie e di tuo figlio che, colmo di gioia, ti
corre incontro a braccia aperte.
Ti
fermi qualche passo prima,
lontano dal gruppo che si è raccolto attorno a Kakaroth,
osannato
come sempre, da tutta la patetica combriccola.
Non
che ti interessi, a te fa
strano anche solo avere qualcuno che ti accoglie dopo essere tornato
dalla battaglia.
Trunks
ti abbraccia con un
sorriso che ti fa saltare un battito e ti si appiccica al braccio,
parlando a raffica e tartassandoti di domande su come sia stata la
battaglia, innamorato di un padre che, per lui, sarà per
sempre
eroe.
Lo
osservi con occhi distanti,
come in un sogno, e alzi lo sguardo, incontrando l'azzurro.
Ti
osserva da lontano, stringe in
un pugno il foulard ocra che le avevi regalato tanto tempo fa.
Il
mondo intorno si annebbia
mentre vi guardate negli occhi e li vedi annacquarsi di lacrime.
Non
resiste un attimo in più e
corre, disperata, verso di te.
Ti
si getta al collo,
aggrappandosi stretta, come a non volerti più lasciare e,
nascondendo il volto al tuo petto, piange.
Rilasci
il fiato che,
inconsapevolmente, avevi tenuto fino a quel momento.
Seppellisci
le dita, ancora
coperte dai guanti di cenere, tra i suoi capelli, mentre Trunks vi
osserva euforico.
Respiri
a grandi boccate la
fragranza della sua pelle, delle sue labbra, dei suoi capelli.
Le
prendi, infine, il viso tra le
mani e osservi rapito il mare cristallino dei suoi occhi.
Ora
capisci perché sei
tornato in vita.
La
baci, avvinto dalla sua
bellezza, travolgendola con delicatezza, come a volerle donare
nuovamente la vita e la stringi a te, ricolmo di quell'amore che hai
fatto esplodere quando volevi salvarli.
E
mentre cingi tra le braccia tua
moglie e tuo figlio saltella attorno, capisci che veramente va tutto
bene, che non potrebbe andare meglio.
E
sorridi, finalmente,
lasciandoti cullare dal respiro di Bulma e dal profumo della
primavera, fregandotene dei guardoni poco distanti.
Ci
penserai più tardi a spezzar
loro le gambe, non c'è fretta...
(circa
1000 parole)
Angolo
dell'autrice
Allora,
da dove iniziare?
Lo
so, mi odiate tanto e mi vorreste prendere a mazzate per l'assensa
maaaa sono tornata.
Maledetta
vita che ci costringe a fare cose e a lavorare.
Anzi,
mi presenterò a breve con le 50 S.d.V., quindi no problem.
Questa,
come mi aveva suggerito una lettrice che saluto – ciao, bella
mia –
è una raccolta che raccoglierà –
perché, appunto, è una
raccolta, genius – dei capitoli del Vegeta buono, e non
più
malvagio e sanguinario come quello adolescente/disperato che vi avevo
presentato con “Requiem of a Dream”.
Questo,
appunto, è “Rebirth of a dream” che,
come dice il titolo e per
tutti coloro che si sono collegati solo ora e che ci seguono da casa, tratterà dei
caratteri
positivi del nostro principe preferito. Non è necessario
aver letto
la raccolta precedente, visto che sono vari episodi, ma se volete
andare a fare un salto alla precedente raccolta, non è che
mi
lamenti, eh!
Sperando
che non venga uno schifo, si spera.
Quiiindi,
ringrazio tutti coloro che hanno letto questa storia – dai
buoni
vecchi veterani che mi seguono con passione e tolleranza alla gente
nuova – tutti coloro che mi lasceranno un commentino, tutti
coloro
che seguiranno, ecc, ecc...
Appppresto.
Mi
fa ridere un sacco il fatto che pubblico all'una di notte.
Come
a non farmi beccare in ritardo? LOL
E
inoltre, questa è una cosa
seria ma dal mio commento non lo sembra affatto.
*Sigh*
sono così sola.
`! |
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Capitolo 2 *** Move your body ***
Accarezzi l'aria.
La sposti leggermente con la mano, passa sul dorso,
sull'avambraccio, sulla spalla.
La filtri con le dita, aria fredda, quasi trancia i muscoli.
Esegui un movimento alacre, equilibrato, leggero come lo
scroscio dell'acqua in un ruscello, che calma i nervi ed intensifica lo
spirito.
Sono esercizi di precisione, perfetti, eleganti, come se,
eseguendoli, creassi l'etere che ti circonda.
L'aria scorre sul corpo, ricalca ogni singolo nervo, ogni
anfratto dei muscoli. È un abbraccio freddo.
Le dita percorrono la pelle madida, incontrollate. Le lasci
scivolare, le sposti con leggerezza e, come rugiada, si poggiano a
terra.
Poi un calcio secco, un pugno.
L'equilibrio passa da un braccio all'altro e, in battito di
ciglia, sei pronto per liberarti della sua morsa.
Sfiori alcune frange del suo mantello, ne afferri veloce un
lembo e lo sbatti a terra. Il vento si disperde al suolo, sconfitto.
Ricominci da capo.
I piedi slittano sull'erba fresca dell'alba e, come come il
ripetersi di un rituale sacro, torni in posizione.
Muovi la luce del giorno con pacatezza, senza alterare i
battiti del cuore.
Scivoli a destra, sposti le braccia. Vibra la mano sopra
l'avambraccio e tagli il sole a terra con il dorso della mano.
Ti concentri in una tattica sempre più precisa.
Il respiro si confonde con il vento, lo cavalca, lo assorbe,
diventa il tuo avversario.
L'armonia ricopre i gesti, mentre cresci in
velocità e imponi un ciclo scandito al respiro.
Un nuovo attacco del vento.
Torci il busto, parata in basso, parata a mezz'aria,
avvitamento.
Elegante, vivi nel movimento come se ne facessi parte, non
sei più carne, non sei più ossa, sei solo spirito
e concentrazione.
Il vento sbatte con forza contro il tuo petto. Vibra forte il
corpo, come un'arpa pizzicata e riaccompagni l’aria al suolo,
sfumandola con la mano.
L'armonia dei tuoi respiri cela il passo silenzioso di Bulma che si
è fermata a guardarti.
Nonostante sia l'alba, si è alzata per vederti,
prima dal terrazzo affacciato alla sua stanza, poi, scendendo
direttamente in giardino.
Si avvicina, lentamente.
Profuma come un fiore d'indimenticabile bellezza e si ferma a
pochi passi da te.
La fissi, composto.
Le pari un fantasma nascosto in controluce, l'ombra
evanescente di un mondo guerriero e lontano che, ormai, rivive solo nei
tuoi occhi.
Ti sorride, pacatamente, i suoi occhi tremano di luce.
Scosti lo sguardo e riprendi l’esercizio,
ritornando nell’ombra della solitudine.
La perfetta malinconia che ti circonda sembra arroganza che
allontana. Ma, lei, non l'ha mai allontanata, piuttosto l'ha convinta,
nel tempo, ad avvicinarsi a te.
La tua determinazione, il tuo impegno, il tuo silenzio sono
stati i motivi che l'hanno fatta innamorare perdutamente di te.
Addominali scolpiti a parte, s'intende.
(circa 500 parole)
Angolo dell’autrice
I Kata nelle arti marziali sono una serie di movimenti preordinati e
codificati che rappresentano varie tecniche e tattiche applicate,
successivamente, in combattimento.
Si basano sui principi
precisi secondo lo spazio, il tempo e la velocità, per
raggiungere la massima perfezione nei movimenti.
Sono delle forme nate da
secoli di studi da parte di grandi maestri delle arti marziali per
tramandare la conoscenza delle arti dai maestri agli allievi.
In sé, i Kata,
hanno un aspetto spirituale molto importante, poiché chi li
esegue al tempo stesso li vive, esercita un controllo sulla
respirazione e sulla tecnica.
Questo è, parafrasato, quello che potete trovare su
Wikipedia riguardo i Kata. Ho cercato di semplificare il più
possibile, visto che è una forma d’arte molto
complessa e sviluppata e poche righe non gli rendono giustizia.
Mi scuso, quindi, con
tutti coloro che praticano queste arti e che ne conoscono i principi.
Magari ditemi se ho scritto bene a riguardo.
Tutti noi abbiamo sempre visto i combattenti di Dragon Ball esibirsi in
spettacolari mosse e movimenti. Dovevo scrivere qualcosa a riguardo e
chi mai, meglio di Vegeta, poteva essere a farli?
Spero che questo capitolo vi piaccia, ci ho messo un po’ a
farlo e sono un po’ incerta se si capisca o meno. Spero di
non aver creato confusione.
Anche se, forse, non emerge molto un effettivo cambiamento, in questo capitolo ho cercato di sottolineare il fatto che lui non sia solo furia e rabbia, odio e sangue. Può essere anche equilibrio, silenzio, eleganza e mistero. E solo Bulma lo ha capito, col tempo. Ditemi che ne pensate.
Riguardo l'ultima frase, be', eviterò in futuro di rovinare tutto, promesso. Un po' difficile, conoscendomi, ma ci proverò.
Grazie a tutti quelli che mi recensiscono – la buona vecchia
compagnia – a quelli che leggono, anche silenziosamente,
eccetera, eccetera, eccetera.
Alla prossima!
|
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Capitolo 3 *** Golden Age ***
Il
bianco latte dei guanti si mescola alla fresca carne delle mani, al
sangue pulsante della lotta, traboccante in ogni vena, e alla gelida
rigidità della tuta blu diamante.
È
l'armatura degli dei, scavata in sabbia d'oro e in venature chiare,
pallide come il riverbero della luna sull'acqua. Sembra il canto
delle nubi più bianche, tessute assieme con efficacia.
Fili
dorati stringono il busto in un abbraccio soffocante di pura
adrenalina e due ali ampie volavano, in passato, dalle spalle,
impregnate di colate di sole; le ali alzavano a loro volta un
mantello rosso ardente.
Bruciava
la sua fiamma, un tempo, scatenava il pianto e la paura in chi la
incontrava, così forte e così aggraziata nello
stesso istante.
Ora,
il sigillo del mantello è stretto attorno al suo animo,
perché un
principe resta principe per sempre.
Sul
petto, nel cuore del guerriero, è inciso, infine, il
giuramento di
fedeltà alla corona.
Le
linee robuste dello stemma s'intrecciano con la torre del re: il
sangue, il respiro e l'onore gli appartengono.
Blu,
oro e bianco.
Questi
sono i colori della nobiltà e della corazza di un
Saiyan.
Sangue
blu, gemme d'oro e bianco divino, di lucente potere.
Il
potere che tange le galassie, ne calpesta il suolo, si fonde con il
suo canto, ne muove i pezzi.
I
guerrieri si inchinano e si inchineranno sempre davanti al nome del
re, lo venerano, lo onorano come loro guida.
La
corazza del principe rappresenta e rafforza la sua anima.
È
forte, è pura, è spirito di guerra.
È
rovinata in lavatrice.
Vegeta
si passa una mano sulla faccia, nel tentativo assurdo di non urlare
dal dolore.
Sua
moglie è sicuramente brava in ogni cosa, ma nelle faccende
domestiche proprio no.
In
quell'istante, per caso, passa di lì Bulma e si ferma a
fissarlo
mentre sconsolato è fermo ancora davanti la lavatrice.
<<
Tutto bene? >>
Vegeta
sorride, scuotendo la testa.
<<
Sì, sì >>
La
carezza su un fianco, portando le sue labbra alla bocca.
Adesso
è ben altro a rappresentare e rafforzare la sua anima.
Peccato
non sappia proprio fare la lavatrice.
Angolo
dell’autrice
Con
un po’ di ritardo aggiorno anche questa sfortunata raccolta.
Mi
spiace del tempo di attesa, la vita mi impone di fare cose.
Alla
prossima raccolta, da qualsiasi parte sarà!
Grazie
a tutti,
Zappa
|
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Capitolo 4 *** Blue Night ***
Angolo
dell’autrice
Aggiornamento
di una vecchia raccolta che, col tempo, mi auguro potrà ricevere
sempre più
attenzione e cura.
Spero
che abbiate passato nonostante i fatti recenti di Genova, un buon
Ferragosto.
Dedico,
senza pretese, questa piccola storia a tutti coloro che questa notte
e nelle notti avvenire non potranno dormire a casa propria, e a
coloro che vivono nel ricordo delle vittime.
Non
sono molto in forma con questo genere, spero che la storia sia di
vostro gradimento, grazie a tutti!
Il
placido suono del silenzio, quello che culla, quello che addormenta
la mente e che la trasporta nel cuore della notte, continua a vibrare
nei respiri degli abitanti della casa, quando viene infastidito,
lentamente, dalla voce di una bambina che apre i suoi occhi nel buio
e si desta, per un'intrusione nei suoi sogni.
Le
stelle accorrono a sentire la voce flebile della bimba, ma la loro
luce non può calmarla e la lasciano chiamare mamma e
papà.
Nelle
stanze più adiacenti alla culla della figlia, non si riposa
più e
si abbandonano i dolci sogni soporiferi, a vagare ancora sul cuscino.
La
donna dai capelli della notte s'immerge ancor di più nella
spessa
coltre di lenzuola e si lascia affogare dal sonno, passando il
testimone al compagno, al suo fianco; torna ancora nel suo sogno e
chiude gli occhi, lasciando il mondo dalla mente.
L'uomo
si alza, cammina sulle note della scura notte, ad occhi socchiusi per
non fare troppo rumore, perché le stelle riposano
profondamente, e
socchiude la porta della camera della figlia. La piccola, in mezzo
alla stanza scuote agitata la testa e si muove nel lettino, lasciando
nel buio, come bolle immaginarie, i suoi lamenti.
Le
bolle s'infrangono a contatto con la pelle del padre, che solleva la
bimba dal letto e la pone nel letto delle sue braccia. Lei vi si
appoggia, placida, come una conchiglia portata dalle onde che toccano
la spiaggia; l'acqua che si stacca dalla morsa della corrente si
adagia e riposa tra le braccia del padre.
Gli
occhi scuri dell'uomo scrutano il mare profondo dentro le iridi della
figlia, l'acqua fresca dell'oceano, l’acqua che viaggia tra
gli
scogli e tra gli abissi, che tocca la colorata barriera corallina e
che smuove i rivoli di sabbia danzante sui fondali.
La
bambina ha gli occhi pesanti, la polvere della luna le accarezza le
guance e le fa chiudere le palpebre, filtrando tra le ciglia, ma il
padre sa che la luce gentile della luna e delle stelle non
basterà
per cullarla.
Le
stelle si ritraggono, quasi scusandosi, perché i loro
tiepidi raggi
non sono così caldi da scaldare la temperatura del mare, e
l'oceano
dentro di lei si agita ancora; le onde s'innalzano e la schiuma delle
creste sfiora le cime degli scogli, in un continuo richiamo di pace.
Il padre abbandona la stanza lasciandola alla calma della luna
e cammina fino al letto che condivide con la moglie.
La
donna, svegliata dai soffusi lamenti della bambina si alza e si
immerge anche lei negli occhi della bimba, bagnati di fresca rugiada.
Le
sue pozze d'acqua chiara non vogliono mitigarsi, così la
madre
chiede al padre di condurli tutti e tre nel mare; vuole respirare
assieme a loro le profondità celesti e camminare nel
silenzio del
fondale marino, per poi risalire, insieme, a godere la brezza dello
zefiro in superficie.
Lui
annuisce e chiude gli occhi: la stanza cala nei colori del profondo
blu.
I
suoi capelli vibrano di luce cristallina e rischiarano, immergendo il
riposo della camera nel moto incessante del mare aperto.
Le
onde blu scrosciano e giungono alla riva in una danza infinita,
accarezzano e lambiscono ogni chicco di sabbia sul loro cammino,
costellando le spiagge; si trasformano in bolle di spuma candida e
lieve, si spezzano e abbracciano gli scogli, trasportando i pesci
alle barriere più basse del fondale, lasciandoli liberi,
verso il
mare aperto. Le stelle del cielo si confondono con le stelle del
mare, adagiate sul fondale, il loro riflesso vibrante sulla crosta
dell'onda s'inabissa carezzando la sabbia sul fondo.
Il
blu dell'oceano si apre davanti ai loro occhi, il riverbero costante
della luce di luna fende le acque, mentre la superficie si alza e si
abbassa in un respiro continuo, le tante tonalità d'azzurro
fanno
perdere la testa tra cielo e oceano, ma basta immergersi per capire
che è un’unione inscindibile di colori.
Se
ci si immerge ancora un po', il blu degli occhi diventa presto quello
dell'acqua di sale; si nuota con le grandi ali di un angelo,
tagliando i flutti che scorrono tra le piume, e si ammira la
grandezza dell'oceano sotto i piedi.
Le
correnti sfiorano il corpo, leggero nell'acqua, attutiscono lo sforzo
della mente e assopiscono lo spirito, facendo contemplare in silenzio
il profondo oceano che guizza della variopinta vita degli abitanti
tra le bolle.
La
bimba allora calma il respiro, grazie al moto continuo d'acqua negli
occhi azzurri dei genitori; la tempesta inquieta ma maestosa negli
occhi del padre e l'acqua chiara e lucente che bagna gli occhi della
madre.
Si
lascia cullare nel mare pacifico, la musica delle onde di sabbia e di
azzurra purezza la fa inesorabilmente calare nell'intenso colore
della notte.
La
bambina dorme e mamma e papà navigano ancora per un
po’ nel blu
del mare, abbracciati, scrutando i colori del zaffiro negli occhi di
entrambi.
Si
lasciano, infine, trasportare dalla marea per raggiungere, viaggiando
a fior d'acqua, i sogni di Morfeo che li aspettano sulle acque.
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Capitolo 5 *** Space ***
Space
I pianeti distanti echeggiano di profonda solitudine nello spazio nero, lontano dai sussurri delle stelle. Le comete s’intrecciano e si sciolgono con l’atmosfera soffice del pianeta, in una sottile striscia di leggera pioggia, una nebbia di minerali sulla superficie.
Il principe chiude gli occhi, le code delle nuvole si disperdono come fili tra le dita, il respiro della Terra lontano, a migliaia di chilometri sotto di lui. Davanti a lui, mentre assorbe il silenzio, tra la sottile linea delle nubi e l’inizio dello spazio freddo, regnano milioni di stelle, che lo invitano a varcare con la mente la soglia dell’infinito, nascosto da sempre nei segreti del loro vuoto.
Il Saiyan si stringe le braccia al petto, fissando con sguardo corrucciato il Sole davanti a sé, come se il suo cocciuto rimorso potesse tangerlo, a migliaia di chilometri di distanza dalla piccola Terra.
Il silenzio viene interrotto, talvolta, da un satellite artificiale che, costante, trasmette il fischio di comunicazioni verso il basso, rischiarato dalla luce dei raggi. Rotea distante, solcando la fine nebbia verso Ovest, e segue il canto del Sole verso il tramonto.
Le stelle gli parlano, mentre galleggia indisturbato sulle onde fredde di aria rarefatta, sul sottile polmone della Terra. Lo osservano, come lui per tanto tempo ha osservato loro, quando ancora il loro sguardo lo rapiva e lo portava a sognare di posti lontani, di mondi inesplorati, di libertà che gli scorreva nelle vene. Promesse sussurrate, forse male interpretate o non colte del tutto, ma che hanno trovato risposta solo in lui, grazie alla forza del suo spirito.
La luce solare sbatte violenta contro il suo corpo, ma non gli dà troppa noia; lascia che filtri tra i suoi occhi ancora scuri dell’Universo e che questi si confondano con il blu del cielo, mentre i capelli diventano dell’oro grondante potere. Il principe si rilassa a sentire l’eco del silenzio soffiare tra le nebbie esili della termosfera, l’aria rarefatta di immobile bellezza, mischiata allo sfavillio costante delle polveri che, prima ancora di trasformarsi in abbagli di luce, gli passano accanto. Se ne sta immobile, sospeso nel nulla e nella vita.
Qualche centinaia di chilometro in avanti e solo il nero accoglierebbe le sue riflessioni: sospira di amara rassegnazione, passandosi una mano sul viso, baciato da brillanti schegge di luce.
Guarda accanto a sé, due respiri della Terra più in basso: i colori ribelli delle aurore boreali seguono il loro flusso armonico, condotte in una armonica danza dalla potenza del vento solare, che leviga senza padroni i poli del pianeta. Trascina con sé le bellissime aurore, facendo sgorgare di romantici pensieri le coscienze, spesso assopite, dei terrestri. Il Principe si ritrova a pensare che a lei quelle aurore boreali toccherebbero l’anima. Hanno lo stesso colore negli occhi, lo stesso perlaceo azzurro vivo.
Molto probabilmente lo sta aspettando a casa, mentre guarda il cielo anche lei, cercando di scorgere la sua stella tra le tante della notte sopra la Città dell’Ovest.
È ora di tornare.
Le stelle gli sussurrano gli ultimi segreti, poi chiude gli occhi e si tuffa nell’aria, rompendo le nubi della loro quotidiana chiarezza, per tornare da chi, per lui, è più splendente del Sole.
Angolo dell’autrice.
È un piacere alle volte tornare. Spero che questa piccola storia possa essere di vostro gradimento, così come spero che abbia un senso logico. Spero di tornare presto, un abbraccio a tutti e ringrazio tutti coloro che leggono.
Zappa
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