Forget me not

di Vespertilio
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Aveva smesso di piovere a metà serata e quando Arsène, Jean e André misero piede fuori dal campus, l’aria era così satura di umidità da conferire al freddo un alone glaciale.

Arsène rabbrividì, rintanando ancora di più la testa nel giaccone morbido.

« Hai freddo? »

« Perché, tu non ne hai? » chiese incredulo il moro sfregandosi le braccia.

« No, sono troppo innamorato! » esclamò colmo d'entusiasmo l'amico sollevando le braccia al cielo.

« Perché ho come il sentore che c'entri qualcosa con Hélène? » borbottò il terzo in direzione dell'innamorato.

« Wow André, sei per caso un sensitivo? » si finse sorpreso Arsène.

« Ah ah, molto divertente! » tagliò corto Jean fermandosi a un semaforo.

« Oggi Hélène è venuta da me a invitarmi a- »

« Sì sì, a Le Basile, ce l'avrai raccontato almeno dieci volte oggi, e poi perché ti sei portato dietro anche noi se poi passerai tutto il tempo con la tua “bella”? » replicò Arsène piegando le dita a mo' di virgolette.

« Su Arsène, è pur sempre un bel locale » commentò André.

« Non è quello, è che fa un freddo cane, sono stanco, domani c'è anche un esame, e avrei di gran lunga preferito festeggiare la cosa con una partita ad UNO »

« Ma tu odi UNO »

« Appunto » incassò la testa tra le spalle, sbuffando sonoramente.

« È verde! » cinguettò Jean superando di fretta i due dall'altra parte della strada.

Arsène emise un lamento. «Voglio tornare sotto le coperte »

« Forza, siamo quasi arrivati » lo incoraggiò l'amico dandogli una leggera pacca sulla spalla.

In seguito a diverse svolte, stradine e pozzanghere, di cui Arsène non poté fare a meno di lamentarsi, giunsero davanti l'entrata, dove tutti e tre stavano fissando la scritta al neon blu e rossa sovrastante.

« Cafe bar Basile, eccoci! » lesse a voce alta Jean, facendo una panoramica dell'ambiente attraverso la vetrata. «È già lì! » sussultò girandosi verso i due. « Come sto? » si allarmò sistemandosi la giacca.

« Come uno che ha costretto gli amici ad uscire in mezzo al fred- »

« Alla perfezione Jean » lo interruppe André.

« Sì, appunto, adesso entriamo » confermò frettoloso Arsène aprendo la porta d'ingresso.

Lungo le pareti, delle tendine dai motivi geometrici circondavano la stanza, le sedie e i tavolini spiccavano per le intonazioni rosso e bianco, e una lavagnetta nera, sopra le file degli alcolici al bancone del bar, elencava le diverse pietanze e bevande disponibili. Una canzone dei Queen faceva da sottofondo.

« Dite che dovrei darmi una sistemata al bagno? » domandò ansioso Jean, passandosi una mano tra i capelli.

« Magari visto che veniamo da fuori se ti lavi le mani è meglio » replicò Arsène intento a liberarsi degli strati di vestiti con cui si era avvolto per quella serata d'Ottobre.

« E cerca di non balbettare o dire cose stupide appena la vedi » aggiunse André.

« Ricevuto, torno subito! » sparì dietro una delle porte del locale.

Arsène lasciò andare un piccolo sospiro appoggiandosi allo stipite della porta. « Certo che questa è la zona più “Parigi” di tutte, non mi sorprende che l'abbia invitato a uscire qui » disse seguendo con lo sguardo i veicoli che passavano al di fuori della vetrata.

« E poi è pure vicino alla nostra Università » gli si mise a fianco André soffermandosi sul bagliore che emanavano i fari.

« Sì, è vero, perché un giorno non ci inviti Claire? » spostò lo sguardo verso di lui.

« Claire? » ripeté André grattandosi la guancia. « Claire del nostro istituto o Claire della pizzeria? »

« Pizzeria »

« Oh, ma io ci ho già fatto un'uscita con lei, c'erano anche Victor e Sarah »

« Maddai, non con gli altri tuoi colleghi pizzaioli, intendo da soli, tu e lei! » replicò il moro come se fosse ovvio.

Dalla faccia disorientata di André pareva che Arsène avesse parlato un'altra lingua.

« Ma noi siamo solo- »

« Hey ragazzi! » li interruppe Jean facendo ritorno dalla toilette.

I due lo studiarono per un paio di secondi.

« Perché sei diventato quasi attraent- ahi! » esclamò in protesta Arsène sfiorandosi il braccio.

« Tsk, mi sono portato per sicurezza il gel per capelli dietro e ci ho dato una semplice ripassata, non che a te ne serva, quasi nessuno riesce a vederti i capelli spilungone come sei! » ribatté facendo riferimento all'altezza dell'amico.

« Stai benissimo Jean, anche se io in realtà i capelli di Arsène riesco a vederli » convenne divertito André mentre Arsène indirizzava una smorfia ad entrambi. « Però Hélène mi pare essere un po' impaziente » aggiunse inclinando la testa verso una bruna che sedeva qualche tavolo più lontano, picchiettando nervosamente le dita sul tavolo.

« Dai, noi intanto ordiniamo per fatti nostri » lo incoraggiò Arsène con un sorriso.

« Grande, allora vado! » neanche il tempo di una risposta che raggiunse la ragazza sedendosi subito di fronte a lei..

« Pff, è sempre il solito » roteò scherzosamente gli occhi Arsène sedendosi su uno degli sgabelli al bancone.

« Eccome se lo è » gli si sedette accanto il biondo. « Ordiniamo qualcosa? »

« Assolutamente sì, muoio di fame » replicò facendo un gesto per chiamare qualcuno.

« Che prendete? » gli si avvicinò una ragazza con la coda di cavallo.

« Mhn, il solito, due Club sandwich e una Coca Cola Light grazie » 

« Allora... fanno venticinque e cinquanta » 

Essendo circondato da Musei, Università e diverse scuole superiori "Le Basile" era uno tra i posti più in voga tra gli studenti, e tra pizzate di gruppo e appuntamenti tra innamorati, il locale godeva il vanto di essere sempre piuttosto affollato.

« Uhm... mi presti due euro Arsène? » chiese il ragazzo frugando nel portafogli.

« Tieni » gli porse una moneta.

« Perfetto, a lei » allungò al bancone un mucchio di monetine sotto lo sguardo della poveretta.

« Sei l'incubo di tutti i cassieri André, sappilo » lo canzonò il ragazzo dando un morso al tramezzino tostato che teneva in mano.

« Non sono cattivo, è che mi disegnano così » ribatté il biondo dando anche lui un assaggio al panino.

« Bella citazione » rise guardando poi oltre le sue spalle.

« Mh? » si voltò in direzione di ciò che aveva colto la sua attenzione.

« C'è un avviso sulla lavagnetta » osservò Arsène.

« Assolo di chitarra acustica alle ventidue e mezza e chiusura del locale alle due » lesse ad alta voce Andrè, con una punta di sorpresa nel tono. « Questa mi è nuova »

« Forse è per questo che Hélène ha invitato Jean proprio oggi » allungò lo sguardo verso i due che nel frattempo, chi più e chi meno entusiasta, sembravano star avendo una bella conversazione.

« Allora suppongo assisteremo anche noi » disse André riaffondando i denti nel tramezzino.

« Eh già »


°°°


« Sei nervoso? »

« Un po' » bofonchiò sfiorandosi uno dei bracciali che teneva al polso. « Grazie per aver convinto il proprietario a farmi suonare stasera » alzò lo sguardo incrociando i propri occhi riflessi nello specchio.

« È stata la tua musica a convincerlo, non io » gli fermò una ciocca di capelli ripassandoci sopra la piastra bollente. « Oggi spaccherai Dan » 

« Grazie Stéphane » sorrise timido. « Ma è proprio necessario tutto questo? Li ho già lisci i capelli » inclinò la testa lateralmente.

« Torna dritto » gliela risistemò sciogliendo una molletta. « E sì, c'è un sacco di umidità quindi oggi li hanno tutti più vaporosi del solito »

« Fortuna ha smesso di piovere allora » commentò il corvino fissandosi la frangia scalata ricadergli sulla fronte.

Si fissò momentaneamente anche la giacca in pelle che indossava.

L'ultima volta che si era vestito così elegante era stata alla festa d'inaugurazione del nuovo anno a cui era stato prontamente trascinato dal ragazzo che gli stava ora sistemando i capelli; il suo migliore amico.

Come al solito il tutto si limitava ad alcol, musica e sesso per la maggior parte degli invitati ma solitamente lui tendeva a ritagliarsi un angolo dove starsene al telefono, o in linea di massima con Stéphane, ma quest'ultimo tendeva sempre a farsi risucchiare dal turbine dei festeggiamenti.

Non che per Daniel la solitudine fosse nulla di nuovo. Ma l'evento per cui ora stava indossando quegli stessi indumenti stavolta era completamente diverso e un vero pubblico avrebbe assistito a ciò per cui si stava dedicando da anni ormai.

Niente luci psichedeliche o musica assordante, solo lui, il microfono e la chitarra; un trio perfetto.

« Et voilà, ora sei perfetto » annunciò trionfante l'amico.

Sebbene Stéphane non fosse un professionista, Daniel dovette ammettere che aveva fatto davvero un ottimo lavoro domando quell'ammasso di capelli in una capigliatura uniforme. 

« Wow, sono davvero impressionato Stéphane, grazie! » lo complimentò sfiorandosi le punte dei capelli con i polpastrelli.

« Te l'ho detto che sono magico io » gongolò l'amico infilando la piastra per capelli nella borsa. «E se stasera suoni bene come alle prove ti preparo un drink ai frutti di bosco gratis » lo incoraggiò con una pacca sulla spalla.

« Wow, un barman che fa anche il parrucchiere, come fai ad essere ancora single? » lo punzecchiò Daniel.

« Che devo dirti, cerco quella giusta » sospirò sognante. « Tu piuttosto, come procede con il tuo compagno di dormitorio? » lo canzonò con un sorrisetto.

« Ex compagno di dormitorio vorrai dire » si ficcò le mani in tasca.

« Perché, cos'è successo? »

« Quest'anno ho messo un altro nelle preferenze, così non finivo insieme a lui »

« Cosa? E perché? »

« Ecco, come dire... ho fatto un casino »

« Un casino?  Racconta » 

Daniel mugugnò scuotendo la testa. « Dopo l'assolo, ora mi devo concentrare unicamente sulle note e le parole » sollevò nuovamente il capo guardandosi allo specchio.

« Tieni pronto quel drink Stéphane, oggi spacco sul serio »


°°°


Appena le luci del locale si attenuarono e vennero aggiunti uno sgabello e un microfono al di sopra di un piccolo palco, l'atmosfera si fece piacevolmente intima e sospesa tra i tavoli.

« Che cosa succede? » si guardò attorno un ragazzo con una notevole quantità di gel per capelli addosso.

« C'è un'esibizione stasera » replicò la bruna seduta davanti a lui, mentre giocava con un rametto di timo che spuntava dal suo bicchiere.

« Oh, e chi suona? »

« Uno del campus, Voisin e qualcosa credo »

Nel mezzo della quiete della stanza, dalla penombra spuntò un ragazzo in completo elegante, con una chitarra allacciata al petto.

« Hey Arsène, ma quello non è...? » allungò il collo André, per vedere oltre una le sagome dei clienti.

Intanto il chitarrista si aggiustò sullo sgabello tirando indietro le spalle e prendendo un piccolo respiro.

« Chi? Non vedo niente »

Partì la base con la chitarra acustica.

« Massì, dai, il tuo... »


« Sleep on me,
feel the rhythm in my chest, just breathe »



« Daniel?! » fu come un lampo a ciel sereno.


« I will stay,
so the lantern in your heart won't fade »



« Avrà provato questa canzone almeno cento volte quando condividevamo la stanza! » si sporse dal posto per vederlo meglio. « Ahh, non si vede nulla qui, spostiamoci! » 


« The secrets you tell me,
I'll take to my grave
There's bones in my closet,
but you hang stuff anyway

And if you have nightmares,
we'll dance on the bed
I know that you love me, love me
Even when I lose my head 

Guillotine »



Stando ad occhi chiusi Daniel sentiva le proprie labbra e dita fare tutto da sole, una corda dopo l'altra che vibravano a ritmo, come se fossero state toccate per la prima volta.


« Guillotine

Even when I lose my head,
Guillotine »



L'alternanza tra il silenzio e il chiacchierare delle persone che man mano si confondeva non lo infastidiva affatto, anzi, appena li sentiva, totalmente immerso nel pezzo.


« Guillotine,
Even when I lose my head »



Il calore della gente e del locale stesso lo avvolgeva come facevano le parole di quel testo, e le strofe che lo sfioravano come seta.


« Kiss my lips,
feel the rhythm of your heart and hips
I will pray,
so the castle that we've built won't cave

The secrets you tell me,
I'll take to my grave
There's bones in my closet
but you hang stuff anyway

And if you have nightmares,
we'll dance on the bed
I know that you love me, love me
Even when I lose my head 

Guillotine »



Si umettò le labbra durante il breve stacco.


« Guillotine

Even when I lose my head,
Guillotine »



« Certo che è bravo il tuo amico » commentò il biondo seguendo il ritmo della canzone con la testa.


« Guillotine,
even when I lose my head »



« Cavolo sì se lo è, non l'ho mai sentito cantare in questa maniera » notò con stupore come le sue dita gestissero agilmente corde e chiavette tenendo sollevato il manico. « E neppure suonare in questa maniera ». « Ha davvero talento » aggiunse con un sorriso.


« You fill me up, you fill me up
You set my soul ablaze »



Tenne l'ultima sillaba stavolta riaprendo gli occhi.
Era convinto che si sarebbe sentito a disagio incrociando lo sguardo del pubblico ma attorno a lui era costellato di persone che oltre ai pasti caldi stavano gustando anche la sua musica e voce.


« You fill me up, you fill me up 
your love is so amazing »



Da sempre aveva impararo ad esternare tutto attraverso la musica, e per una volta si sentiva parte integrante di qualcosa.
Qualcosa che gli dava soddisfazione.


« You fill me up, you fill me up
you set my soul ablaze »



In seguito gli parve di scorgere un volto familiare tra il pubblico.
Il volto di una persona che lo stava salutando con un cenno della mano ed un sorriso incoraggiante.

Inarcò le sopracciglia in un'espressione colma di sorpresa.


« You fill me up, even when I lose my he-ead »


Quell'incespicare non era voluto e neppure il rossore che colorò le sue gote in seguito.


« Guillotine »


Si ritrovò a fare una mossa sbagliata con le corde emettendo un acuto fuori tempo. 


« Guillotine, 

Even when I lose my head,
Guillotine »



Strinse poco gli occhi rimediando il secondo seguente.


« Guillotine,
Even when I lose my head »



Riaprì gli occhi, stavolta solo fissando le corde della chitarra, cercando di ignorare la persona che lui considerava essere una tra le più importanti della sua vita.


« Guillotine,
Even when I lose my head,
Guillotine

Guillotine,
Even when I lose my head »



Poi li richiuse prendendo fiato all'ultimo stacco, in un tentativo di sgombrare la mente.


« You fill me up, you fill me up
you set my soul ablaze

You fill me up, you fill me up
your love is so amazing »



Doveva condurre bene almeno le ultime parole del testo se voleva far passare inosservati quei due errori di percorso.


« You fill me up, you fill me up
you set my soul ablaze

You fill me up, even when I lose my head »



Si aggrappò alle ultime note della canzone sollevato di non aver mandato a monte almeno il finale. Il suono della chitarra diradò fino a scemare.

Il ragazzo strinse il bordo dello sgabello sentendosi le gote farsi più rosse sotto le luci dei riflettori. Ci fu uno straripare di applausi, molti più di quelli che si aspettava, e la sensazione indefinita di calore provata prima si fece nuovamente viva e pulsante; soprattutto quando vide anche il ragazzo per cui prima era andato in palla, battere elettrizzato le mani.

Grattandosi la nuca avvicinò il microfono alle labbra pronunciando un grazie che sfumò in un mormorio. Lasciò poi il palco con un sorriso timido che gli conferì un'aria ancora più impacciata. Infine si infilò dietro una delle porte riservate al personale, nel frattempo che la serata, tra chiacchiere e risate, riprese.

« Hey ma dov'è finito? Volevo fargli i complimenti » si guardò attorno Arsène una volta che le luci del locale tornarono come prima.

« Forse è andato a sitemarsi » replicò l'altro rubandogli un morso del tramezzino.

« Hey! » 

Intanto il corvino, che se ne stava appoggiato alla porta, si passò una mano tra i capelli ancora scombussolato dal tutto. In tre minuti aveva provato molte più sensazioni di quanto si sarebbe mai immaginato.

E l'aveva visto pure Arsène.

Richiamò alla mente la maniera in cui l'aveva salutato. Gli stava facendo il tifo con quel suo modo confortante che è sempre stato solito avere nei suoi confronti.

Si sfiorò le labbra con due dita. « Allora non si ricorda niente... » emise un sospiro liberatorio richiudendo gli occhi. 

Si decise poi ad uscire, lisciandosi la capigliatura con una mano.

« Sei stato grande! » Stéphane lo accolse dietro il bancone, sotto le note soffuse di "Everybody wants to rule the world" dei Tears for Tears.

« Dici? » rivolse uno sguardo ai clienti dietro di sé.

« Avanti, non fare il modesto adesso, tieni » spinse sul bancone un cocktail rosso, i cubetti di ghiaccio che cricchiavano nel movimento.

Daniel si era già dimenticato della storia del drink. « Wow, allora dicevi sul serio prima » si stupì avvicinando a sé il bicchiere.

« Beh, te lo sei meritato » replicò l'amico con un sorrisone.

Daniel lo ringraziò portando il bicchiere alle labbra.

Il sapore marcatamente dolciastro che si presentò inizialmente era davvero avvolgente, e l'armonia tra more e lamponi era tale che nessuna delle due coprisse l'altra.

Dall'espressione del corvino il ragazzo intuì che avesse apprezzato. 

« Buono eh? »

« Eccome » replicò l'altro restandone un istante estasiato. « Quando lo finisco posso averne un altro? » . Scaturì una risata all'amico che intanto stava preparando un'altra ordinazione. « Vacci piano con l'alcol o finirai per non ricordarti di questa vittoria »

« Già... » replicò l'altro con poca convinzione.

« Che succede adesso? »

Il corvino si guardò attorno prima di parlare.

« C'era anche lui tra il pubblico »

L'altro si fermò un secondo per guardarlo.

« Aspetta, lui lui? »

Daniel rispose con un assenso del capo.

« Aspetta, ma qual era il casino successo tra voi? » si ricordò Stéphane.

Daniel lo guardò titubante.

« Se ti avesse visto sarebbe già venuto a parlarti, quindi non è nelle vicinanze »

A quella frase il corvino parlò prima ancora di realizzarlo.

« Quest'anno nelle preferenze non ho inserito lui perché credevo che si ricordasse di ciò che era successo alla festa d'inizio anno e... e pensavo fosse, non lo so, che fosse arrabbiato o deluso, ma poi non ci siamo più parlati perché io ero fin troppo imbarazzato per... ma poco fa mi ha sorriso e io credo che forse non... ahhh » emise un gemito frustrato non trovando la calma per spiegarsi.

« Scusa, potresti andare con ordine? » gli domandò Stéphane, abituato all'incespicare tipico dell'amico.

« Io... uh.. » incassò la testa fra le spalle. « Ero ubriaco quella sera... e credo anche lui lo fosse »

Stéphane sgranò incredulo lo sguardo.

« E... il giorno dopo mi sono svegliato spalmato a lui sul suo letto » ammise sentendosi sprofondare nella giacca.

Il ragazzo lo guardò poi con indulgenza. « Forse non avete fatto- »

« Ed eravamo nudi » aggiunse.

« Oh... sì, questo cambia tutto »

Daniel si fissò le punte delle scarpe. « Ero così nel panico che me ne sono andato evitandolo fino ad ora per paura di un rifiuto... sono un disastro totale »

« Potresti sempre rimediare parlandoci, no? »

« Ma io non credo nemmeno si ricordi di cosa sia successo »

« Beh, la serata è ancora piena di sorprese » spostò poi lo sguardo oltre le sue spalle. « Parli del diavolo... »

« Eh? » sollevò il capo.

« Eccoti finalmente! » Daniel raddrizzò improvvisamente la schiena sentendo la voce di Arsène così vicina.

Non fece in tempo a rispondere che il moro gli si era già seduto accanto, mentre Stéphane incoraggiava l'amico con un occhiolino.

« Si può sapere perché non mi hai detto che suonavi qui? » gli diede un amichevole colpetto alla schiena.

« Uh, ecco... diciamo che è stata una sorpresa anche per me... » nascose un sorriso dietro i capelli. « È la mia prima volta davanti un pubblico » 

« Infatti ti volevo dire che sei stato davvero fantastico prima! Altro che le prove in dormitorio » poggiò il viso su un palmo della mano.

« Dici? A un certo punto ho stonato però » prese il coraggio di guardarlo.

« Sono cose che capitano, ma fidati non se ne è accorto nessuno »

Gli tornò alla memoria l'impacciataggine del compagno in uno dei suoi primi tentativi con lo strumento. Arsène suonava già da anni e appena scoprì la passione del corvino per la musica si offrì di dargli una mano con un paio di lezioni private che divennero poi giornaliere.

« Ti ringrazio Arsène » era un po' che non sentiva il tono pacato e cordiale del ragazzo e si sorprese di come esso lo fece rilassare quasi all'istante. Forse era anche quello uno dei tanti motivi per cui era finito con il provare una tale attrazione per lui.

« Sei qui da solo? »

« Jean ha trascinato me e André per un'uscita, anche se l'uscita alla fine riguarda solo lui e una ragazza che gli piace e io onestamente avrei preferito restare al campus, magari a giocare a UNO, gioco che odio, ma ora che sono qui ho cambiato idea e... »

Ascoltare la voce di Arsène gli suscitava uno strano tepore, anche solo quando parlava del più e del meno. Averla ascoltata per l'intero anno scolastico quando condividevano la stanza l'aveva fatto sentire rassicurato e doveva ammettere che quel timbro e quel tono familiare gli mancavano e non poco.

« Quindi André è al telefono? » sorrise non potendo nascondere la soddisfazione nell'avere Arsène tutto per sé in quel momento.

« Già, perciò ho pensato di venire da te. Saranno secoli che non ci vediamo » replicò a sua volta con un sorriso.

« Già, dalla festa... » cercò di introdurre il discorso. « Ars- »

« Posso farti una doman- ah, scusa, ti ho interrotto » si scusò, leggermente imbarazzato. « Tranquillo, prima tu » Stéphane non poteva certo incolpare Daniel di aver sviato la conversazione se Arsène voleva chiedergli qualcosa.

« Come mai hai scelto di suonare proprio qui? » si incuriosì il moro.

Daniel si stupì piacevolmente di quella domanda. « Principalmente perché ho già un amico che fa il barman qui, ma ci sono anche altri motivi » inclinò leggermente il cocktail, facendo tintinnare il ghiaccio. « Non ridere, okay? »

« Parola di Leroy! » 

Daniel non riuscì a mascherare una risatina, prendendo un piccolo sorso dalla bibita.

« Ecco, io vedo questo locale molto simile... a me » esordì. « Le pareti sono tappezzate di icone rock e questo posto è sia moderno che d'epoca, non so, è... » cercò una parola che potesse descrivere la cosa al meglio.

« Equilibrato? » 

Il corvino inarcò leggermente le sopracciglia. « Sì, proprio la parola che stavo cercando, equilibrato! » sorrise.

« Quindi ti definiresti un amante della musica caratterizzato da... » osservò meglio l'arredamento attorno a sé. « Un tocco di Art Deco...? » azzardò con un sorrisetto.

« Hey, ti avevo detto di non prendermi in giro! » rise dandogli una leggera gomitata.

« No no, io ti ci vedo davvero » replicò a sua volta il moro con una risata.

Daniel si limitò a sorridergli senza dire nulla. Dopotutto rivolgergli la parola non era stato così stato disastroso come temeva. Nonostante l'avesse evitato per tutto quel tempo, Arsène non sembrava essere arrabbiato, anzi, semmai felice di poter parlare nuovamente con lui.

Il turbinare dei suoi pensieri venne interrotto dalla vibrazione di un whatsapp in entrata, proveniente però da un altro telefono.

« Chiedo scusa, un messaggio » disse Arsène tirando fuori il cellulare dalla tasca.

« Chi ti scrive? »

« È Theò » rispose senza distogliere lo sguardo dallo schermo del telefono, sorridendo spontaneamente.

Theò era un ragazzo più grande che si occupava di organizzare tutti gli eventi e le feste, offrendosi spesso di aiutare in segreteria con i moduli degli studenti. Arsène non si era mai astenuto dal farne apprezzamenti al riguardo e a forza di a roteare gli occhi al cielo, ormai Daniel conosceva fin troppo bene quel nome.

Non fece in tempo a replicare che il moro gli si avvicinò con fare confidenziale.

« Non dirlo in giro ma... » e gli scappò un risolino mentre abbassava il tono della voce. « Ricordo di aver baciato qualcuno all'ultima festa, e credo proprio che questo 'qualcuno' sia lui » 

Daniel si sentì irrigidire improvvisamente.

Poi deglutì.

« E... ricordi di averci fatto anche altro, per caso? » ebbe il coraggio di chiedere.

Arsène si lasciò sfuggire un'altra risatina al pensiero. « Beh... il giorno dopo, quando mi sono svegliato ho trovato sul cassetto dei vestiti puliti.. »

Daniel lo guardò confuso. « Vestiti puliti? » non ricordava di aver lasciato nessun ricambio al suo risveglio.

« Erano i suoi abiti quelli » aggiunse coprendosi la bocca per nascondere un'altra risata, sentendosi un po' come uno scolaretto alle prime armi.

Stavolta ciò da cui Daniel si sentì attraversare fu una vera e propria scarica elettrica.

Aveva così tanti pensieri e parole che gli turbinavano in testa che non riuscì a trovare nenmeno una frase sensata con cui replicare, finendo col boccheggiare come un pesce.

« Arsèneee » gli si avvicinarono due ragazzi, uno con un'espressione che vacillava tra la pazienza e la costernazione, che sorreggeva l'altro, il quale pareva a tanto così dal collassare sul pavimento.

« Ma? » lanciò un'occhiata confusa a Jean, che teneva le labbra serrate in un cipiglio sofferente.

« Hélène l'ha scaricato » riassunse André.

« Ma come, ancora? »

« Esatto, e come se non fosse abbastanza è anche brillo »

« Sempre detto che non reggeva gli alcolici » scosse la testa in segno di disappunto.

« Voi non capite, questo è il giorno peggiore della mia vita! » ribatté il terzo in preda alla disperazione.

« Ironia della sorte, oggi è anche il giorno migliore di un altro » replicò Arsène puntando con l'indice Daniel.

« Piacere » accennò il ragazzo con un assenso della testa, ancora troppo scombussolato per pensare di porgere la mano.

« La mia vita è rovinata! »

« Jean » lo interruppe André con tono secco.

Arsène non riuscì a trattenersi dal ridere. « È meglio che riporti questi due sani e salvi ai dormitori, prima che combinino qualche disastro » si rivolse a Daniel accingendosi a sorreggere l'amico.

« E voglio sapere subito quando torni a suonare qui, perciò scrivimi! » aggiunse prima di uscire dal locale salutandolo assieme ai due amici, sebbene quello che emise Jean fu più un lamento che un vero e proprio ciao.

Daniel tenne fisso lo sguardo da dove erano appena usciti, rendendosi conto appena di quello che era successo.

Ma di una cosa era certo.

Quella serata gli aveva davvero riservato un sacco di sorprese.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Daniel si fermò davanti la guardiola dell'ingresso principale, tirando fuori il tesserino studentesco.

Era quasi mezzanotte e solo il rumore dei suoi passi e della musica ovattata dai suoi auricolari rieccheggiava nella quiete dei corridoi.

Stralunato dalla stanchezza desiderava semplicemente buttarsi sul letto e dimenticarsi tutto, soprattutto la conversazione avuta con Arsène. 

Quel “scrivimi” che gli aveva esclamato il moro prima di uscire assieme ai suoi amici era stata l'unica cosa che gli aveva fatto veramente piacere sentire dopo aver saputo del fraintendimento con Theò.

Ruotata la maniglia della porta ed entrato in camera arrotolò le cuffie attorno al cellulare e lanciò il tutto sul proprio letto sfatto.

« Finalmente sei arrivato! »

Daniel sussultò sbattendo contro la porta alle sue spalle, affrettandosi ad accendere la luce. La figura del ragazzo seduto ai piedi del suo letto si fece nitida.

« Arsène?! Ma cosa... »

« Scusa, non riuscivo a dormire » si giustificò l'altro. « Ho pensato che avresti potuto aiutarmi... » gli fece posto sul materasso.

Un attimo di esitazione attraversò il corvino. « E... a che cosa stavi pensando di preciso? » gli si sedette accanto, avvertendo una parvenza di timidezza venargli il tono.

« Vorrei... » lasciò la frase in sospeso. « Che mi cantassi una canzone »

« Una canzone? E quale? »

« Quella che ti sei sempre rifiutato di farmi sentire »

« Intendi...? » inarcò leggermente le sopracciglia.

« L'ho letta mentre ti aspettavo... quel testo parla di me, ho ragione? » il viso del moro si fece così vicino che Daniel ne sentì il respiro, un aroma mentato di more e lamponi.

« Ecco... può darsi » si smarrì nelle sue iridi castane.

« Allora cantamela, così capirò se è rivolta a me » la sua voce si fece trasparente e aperta, mossa da una curiosità sincera.

Daniel quasi non si sentiva più in contatto con la realtà, non avvertiva né il bagliore che li illuminava né le lenzuola ruvide su cui erano seduti, solo il movimento candido delle labbra di Arsène e le parole provenienti da esse.

« Daniel... » quelle stesse labbra stavano ora sfiorando le sue, investendo il ragazzo di una sensazione indefinita e piacevole.

« Canta per me... » stava avvertendo le proprie palpebre farsi più pesanti, come se guidate da un dolce incantesimo.

« Arsène, io... » 

Daniel esalò un singhiozzo, mascherato in ansimo. Il letto vuoto attorno a sé e l'umido del proprio sudore bastarono per fargli capire che si era trattato tutto di un sogno.

Si portò due dita alle tempie massaggiandole lentamente. L'emicrania di quella sera non gli era ancora passata.

« Possibile che si ricordi di cosa sia successo ma non con chi sia successo...?! » si ritrovò a bofonchiare nella quiete della stanza.

Non riusciva a spiegarsi niente di quella storia. Ma soprattutto non si spiegava i vestiti che aveva ritrovato Arsène il giorno dopo. Significava che quindi non era loro la camera in cui erano finiti ad amoreggiare? E se anche fosse stata quella di Theò, significava che da quell'evento lui e Arsène avevano cominciato a frequentarsi?

Il pensiero di Arsène e Theò sorridersi l'un l'altro, senza che niente e nessuno interrompesse quel loro gioco di sguardi ebbe un sapore molto amaro nell'immaginario di Daniel.

Sebbene avesse cominciato a provare dei sentimenti per lui solo verso l'inizio degli studi al campus, i due erano amici già dal liceo. Conoscendo Arsène si aspettava che l'episodio della festa non gli facesse piacere, o che peggio, lo disgustasse.

Eppure mentre ne parlava al locale non riusciva a trattenere il riso e le guance gli si erano addirittura arrossate, seppur lievemente. Forse non era stato l'evento in sé ad elettrizzarlo ma l'idea che fosse capitato proprio con Theò.

Si sentì ferito a quel pensiero. Prima era fin troppo sconvolto per registrare tutte le informazioni ma ora che ci pensava lui era proprio il tipo di ragazzo che piaceva ad Arsène. Non c'era da sorprendersi se l'idea di averci condiviso un bacio e anche più lo rendesse felice.

Daniel si accorse presto di essersi abituato al buio della stanza riconoscendo i contorni della propria mano, stretta a pugno. La rilassò, a tratti rassegnato.

Con un sospiro si stese su un fianco riaffondando la testa nel cuscino. Strinse gli occhi come a costringersi ad addormentarsi.

« Chissà Arsène che sta sognando... »


°°°


Un raggio di sole filtrò attraverso le tendine della finestra finendo dritto sul viso del ragazzo. Quest'ultimo emise un brontolio facendosi scudo con la mano, e stropicciandosi gli occhi con l'altra.

Sentì un sapore impastato alla bocca e le palpebre tanto pesanti da sembrare come incollate.

Si sollevò, ancora mezzo addormentato, col busto, restando una manciata di minuti fermo, senza aprire gli occhi.

In seguitò avvertì un secondo lamento provenire dal suo compagno di stanza, anch'esso vittima delle prime luci dell'alba.

« Buongiorno Jean... » sbadigliò sgranchendosi braccia e gambe.

« Buon... lène.. he.. » 

Nel mentre tentava di decifrare l'incespicare del compagno il moro trovò le forze di alzarsi e andare a spalancare le finestre per areare la stanza.

« Uhhg... » l'altro emise un ulteriore lamento rigirandosi tra le lenzuola.

« Datti una svegliata, bella addormentata »

Il susseguirsi di versi che emise Jean bastarono a confermare chi fosse la protagonista dei suoi sogni.

« Daii, Ressoint » gli scosse la spalla in un tentativo di svegliarlo, riuscendoci con stupore

« Mhn... eh? Ma che ore sono.. »

« Uhh... » Arsène diede un'occhiata all'orologio affisso alla parete. « Le sette e qualcosa »

« E mi svegli a quest'ora? Sei crudele Arsène, torna a dormire... »

« Sei te che ti sei ubriacato fino a restare in coma » replicò scherzosamente l'amico. « E poi sono un tipo mattiniero » aggiunse cercando dei vestiti nell'armadio. 

« Sì ma ieri era tutto così perfetto... poi un amico di Hélène ci ha visti per caso, si è messo a parlare con lei e sono andati via insieme, non capisco! » avvertì il proprio stomaco fare un paio di capriole. « Gahh... ed ora mi sento anche male »

« Passerà » replicò Arsène. Anche lui aveva provato la nausea post-sbornia in prima persona ma per la sorpresa che l'attese subito dopo ne valse la pena.

Tirò fuori una felpa bianca con un paio di strisce rosse ai lati e il logo dell'istituto dietro le spalle.

« Dici che se indosso la sua felpa a Theò fa piacere? Gliela volevo restituire ma ha detto che posso anche tenerla se voglio e poi oggi pranziamo insieme » se la tenne davanti al torace osservandosi allo specchio.

« Sai, di solito viene prima il flirtare e poi il win-win a letto, mica il contrario, perciò credo non dovresti farti troppi problemi » lo canzonò Jean.

« Non è stato un “win-win” a letto » replicò provandoselo indosso. « Se fosse stato semplice sesso occasionale non mi avrebbe invitato a pranzare con lui » portò il colletto del felpone poco sopra la guancia sentendone il profumo.

« Assolutamente no, coccoli quella felpa neanche fosse Theò in persona » si lasciò sfuggire una risata, sollevandosi col busto.

« Senti chi parla, fino a ieri urlavi ai sette venti che eri più innamorato che mai! » rise a sua volta Arsène raccattando altri vestiti. « Comunque oggi sostieni gli esami o rimandi per l'ennesima volta? » si infilò un paio di jeans.

« Ahh non lo so, sto da schifo... » si alzò pigramente da letto stiracchiando le braccia. « Anche se...! » saltò sul posto.

« Mh? » 

« Presto, dobbiamo arrivare prima di tutti! » corse verso l'armadio.

« E ora che succede? » domandò prima di beccarsi una maglietta lanciata involontariamente in faccia.

« Hélène ha detto che oggi fa l'esame quindi vengo anch'io! »

Arsène si lasciò scappare una piccola risata. Con suo dispiacere, o piacere - il confine è sottile - era abituato alla lunaticità frequente dell'amico e anche alla sua testardaggine quando si trattava di questioni di cuore.

Gli faceva piacere poter condividere vittorie o sconfitte in amore con lui, senza doversi preoccupare di alcun fraintendimento. Jean era stato il primo tra i suoi amici a cui aveva confidato il proprio orientamento sessuale e lui aveva mai avuto alcun pregiudizio al riguardo. Al pensiero Arsène abbozzò un sorriso.

« Forza, sbrigati! » gli afferrò precipitoso il polso facendo per uscire.

« Aspetta Jean, devo mettermi le scarpe! » 


°°°


« Wow... certo che sei uno sfigato tremendo »

« Eddai, sono serio Stéphane »

« Scusa scusa, è che, insomma dai, è assurdo! » 

« Lo so e odio tutto questo! È tutto sbagliato! » esclamò Daniel tenendo il telefono stretto tra la guancia e la spalla nel frattempo che rovistava in un cassetto.

« E scusa, quindi ora escono insieme o qualcosa del genere? »

« Sì, hanno preso a frequentarsi e... ahh, vedessi com'era felice Arsène ieri, credo sia anche arrossito parlandone! Ma perché si è fissato proprio con lui poi, cioè, io sinceramente non l'ho mai sopportato con tutti quei suoi “benvenutii” e “congratulazionii” più falsi dei soldi del Monopoly! È piatto, non ti sa di niente, anzi, se fosse un piatto sarebbe della past'asciutta senza sale né sugo! »

Stéphane non poté fare a meno di scoppiare a ridere. « Se è per questo allora tu saresti un piatto fin troppo piccante! »

« E con questo che vorresti dire?! »

« Niente, niente! » rise nuovamente. « Comunque sai come la penso al riguardo, dovevi dirglielo subito ieri »

« Lo so ma... insomma, mi sono bloccato » ribatté tirando fuori un paio di fogli accartocciati. « È stato scioccante per me, capisci? » li lisciò sulla scrivania con una mano.

« Allora pensa a quanto lo sarà per Arsène appena scoprirà che non è con Theò che ha passato la notte! A me non piacerebbe non sapere con chi sono andato a letto »

Daniel si premette la fronte con una mano. « Hai ragione... ahh, cazzo, non so nemmeno perché sono andato via in primo luogo, sono un disastro totale »

« Sai cosa fare per risolvere questa storia »

« Sì... » seguì col dito una linea disegnata su carta tempo prima. « Sarebbe ingiusto nei confronti di Arsène non dirglielo, non importa se poi ce l'avrà con me »

« Bravo ragazzo! Ora devo uscire ma voglio presto aggiornamenti! »

« Contaci Stéph, a dopo » replicò con un mezzo sorriso prima di riattaccare.

Si portò davanti al viso un foglio zeppo di scritte e cancellature, accompagnato da una seconda parte con un pentagramma improvvisato a penna.

Sospirò.

« Se solo fosse così facile anche nella pratica... »


°°°


Appena venne comunicato lo scadere del tempo tutti i presenti tennero a mezz'aria le punte delle penne riposandole sul tavolo.

Arsène si voltò per lanciare un'occhiata a Jean ottenendo un pollice all'insù, a dar segno che tutto fosse andato bene. Il moro ricambiò con un sorriso. Dopotutto il giorno prima nessuno dei due aveva avuto occasioni per ripassare e neanche il mattino dopo.

Dopo che anche i fogli vennero ritirati il ragazzo tirò fuori il telefono per riattivarne il sonoro. Trovò un messaggio in entrata.



Da: Theò

Hey Arsène, oggi arrivo un po' in ritardo, mi tieni il posto?♡



Sorrise sfiorandosi spontaneamente la felpa.



Contaci!



« Arsène, come ti è andata? »

Il moro sollevò lo sguardo verso quello del compagno. « Spero bene! A te André? »

« Ah, questo lo spero anch'io » replicò. Guardò oltre le spalle del moro. « Ecco che arriva Jean »

« Jean? » si voltò in sua direzione appena l'amico li raggiunse. « Non dovevi parlare con Hélène? »

« Infatti! » sfoggiò un sorriso a trentadue denti guadagnandosi le occhiate perplesse dei due.

« Ma ieri non ti aveva mollato? » domandò André grattandosi la nuca.

« Non mi ha mollato, è semplicemente dovuta, uhh, andare via prima a causa di un contrattempo »

« Ma se stamattina non facevi che mugugnare cose sconnesse su di- »

« Comunque! » si schiarì esageratamente la voce. « Oggi ha detto che se ha tempo possiamo pranzare insieme per compensare ieri! »

« Se ha tempo? Cos'è, il presidente? » roteò gli occhi Arsène.

« Nahh, ha solo tanti impegni! Anzi, in un certo senso è anche carina a ritagliare un po' di tempo per me, non trovate? » 

Arsène fece per replicare nuovamente ma venne preceduto da André. « Allora pranziamo io e te oggi? »

« Oh, beh, in realtà... » si ritrovò a giocare con una manica del felpone cercando di nascondere un sorriso.

« Oggi Arsène ha finalmente ottenuto l'appuntamento dei suoi sogni con il suo principe azzurro » ridacchiò Jean.

« Ma smettila! » protestò il moro.

« Fermi tutti, quindi oggi pranzo da solo? » obbiettò André.

« Beh, potresti sempre uscire con Claire » suggerì Jean.

« Ti ci metti anche te Jean? Ieri Arsène mi ha detto la stessa cosa »

« Beh, perché non provi a farti due domande allora? »

Lo sguardo di Arsène cadde sull'ora. « Ragazzi mi piacerebbe restare di più ma è quasi ora di pranzo, devo andare » si alzò sistemandosi la tracolla sulle spalle. « Ditemi buona fortuna! » sparì dietro la porta dell'aula con un cenno della mano.

Ai due sfuggì una piccola risata.

« Mancano ancora venti minuti all'una » commentò André.

Jean rise in concordia « Quel ragazzo è proprio cotto »


°°°


Era quasi l'una quando Daniel giunse al parco affollato per il pranzo.

Arsène era solito mangiare all'aperto sull'erba e trascinarsi sempre dietro il corvino considerato da lui “troppo vampiresco” ;(epiteto a cui Daniel si era abituato col tempo, sebbene a malincuore) ed entrambi avevano ormai fatto loro un margine di prato, a fianco una quercia che faceva loro ombra.

Fu proprio in quel punto che infatti scorse il moro, seduto a gambe incrociate, che sistemava la propria tracolla di fianco a sé.

Daniel scavalcò il muretto al confine, attraversò il quadrante di prato, e andò incontro ad Arsène.

« Hey, posso unirmi a te? »

Il ragazzo sollevò lo sguardo incontrando quello del corvino.

« Daniel! » gli sorrise. « Certo, siediti! »

Il corvino rispose anche lui con un sorriso, sedendosigli a fianco.

« Era tanto che non ti vedevo, che ti è successo? »

« Un po' di tutto... » si grattò la guancia Daniel. « Comunque volevo dirti una cosa precisa » 

« Ti ascolto » gli sorrise.

« Io... uh.. » Per qualche motivo lo sguardo di Arsène, che fosse più o meno luminoso del solito, (Daniel non seppe dirlo), fece in modo che tutto il discorso che si era preparato svanisse senza che nemmeno lo realizzasse.

Mentre cercava le parole il ragazzo notò le numerose pieghe presenti sulla sua felpa. Dal suo sguardo Arsène intuì cosa si stesse chiedendo. « È di Theò » spiegò tirandosi su una manica.

Daniel non poté dire di non esserci rimasto male ma dopotutto non era neanche così sorpreso.

« A proposito di questo Arsène... non ho ancora capito bene come tu e Theò avete cominciato a frequentarvi »

« Beh... diciamo che dopo che aver passato la notte insieme lui è rimasto il mattino dopo » si ritirò su le maniche che si ostinavano a calare. « Mi ha fatto davvero piacere, ci sarei rimasto malissimo altrimenti »

Quest'ultima frase fece rimescolare lo stomaco a Daniel.

« Mi ha svegliato lui e, insomma, mi trovavo nel suo dormitorio. Appena me ne sono accorto ho cominciato a scusarmi un milione di volte senza nemmeno prendere in considerazione che avessimo potuto fare sesso » si lasciò sfuggire una risata. « Ma poi mi ha tranquillizzato dicendomi che può capitare e insomma, da lì abbiamo preso a parlare, anche se io ho cercato il più possibile di evitare l'argomento 'sesso da ubriachi' perché ero troppo imbarazzato e non mi sembrava necessario sottolinearlo » guardò di lato cercando di nascondere un leggero rossore alle guance.

Le cose si stavano facendo più chiare per Daniel.

« E poi? »

« È stato gentilissimo e nemmeno lui ha toccato l'argomento, per non farmi sentire in imbarazzo forse, e, beh, da lì sempre parlando è uscito che mi ha invitato a una pizzata con i suoi amici e man mano che sono passati i giorni abbiamo cominciato a uscire e scriverci » concluse con uno di quei sorrisi che Daniel conosceva bene. Era solito averli quando si entusiasmava parlando di qualcosa che gli stava a cuore. Detestava il fatto che lui conoscesse quel tipo di sorriso e Theò no.

« Sono davvero felice per te Arsène » si sforzò di mostrarsi entusiasta sebbene fosse l'ultima cosa che fosse. 

Tutto il coraggio che aveva preso per andare a parlargli gli era sfuggito dalle mani come una saponetta da bagno. Ciò che lo fece sentire peggio fu il fatto che se fossero capitati in un'altra stanza niente di tutto ciò sarebbe accaduto.

Un segno del destino avrebbe detto qualcuno, anche se Daniel non credeva affatto in questo genere di cose.

Arsène sì però.

« Va tutto bene qui? » 

Daniel sobbalzò appena avvertì la voce estranea alle proprie spalle.

« Theò! » sussultò anche il Arsène, più per gioia che sorpresa.

Il ragazzo alle spalle del corvino si fece spazio tra i due posando anche lui le proprie cose sull'erba.

« Ho interrotto qualcosa? » guardò entrambi interrogativo.

« No figurati! Una piccola chiacchierata » si affrettò a spiegare il moro.

Daniel non poté fare a meno di notare come il tono di voce di Arsène si fosse improvvisamente addolcito. Giurò di averlo persino visto sfarfallare le ciglia. Prima non si era nemmeno chiesto cosa ci facesse Arsène a pranzare tutto solo sull'erba ma ripensandoci si sentì quasi stupido per non esserci arrivato prima. Era ovvio che stesse aspettando qualcuno, non aveva toccato cibo da quando si era seduto. Non che adesso lo stesse facendo.

« Uhm... ciao, sono il ragazzo che stava in stanza con Arsène l'anno scorso » gli porse la mano.

« Daniel, giusto? » gliela strinse con un sorriso.

Si sorprese del fatto che ricordasse il suo nome. 

« Io... uh.. » si accorse con la coda dell'occhio come la postura e la mascella di Arsène si fossero fatte rigide, cercando di fingere disinvoltura. « Sì, esatto... »

« Hey, alla fine ti sei messo la felpa » si allietò Theò facendosi poco più vicino al moro.

« Oh... sì, è così » gli si avvicinò anche lui, guardandolo con un sorriso che non includeva neanche per sbaglio il corvino.

Daniel si sentì messo da parte, notando come Arsène non spostasse lo sguardo da Theò esattamente come quest ultimo non lo stava distogliendo da Arsène.

Quel gioco di sguardi che si era immaginato la notte prima si stava facendo ora realtà e davvero niente e nessuno li avrebbe interrotti, neppure Daniel stesso.

« Anche se Daniel voleva dirmi qualcosa » Arsène rivolse poi lo sguardo verso il corvino, con sorpresa di quest'ultimo.

« Uh... ecco, volevo farti sapere che suono anche questo Sabato » si grattò la nuca. « Siccome mi avevi chiesto di dirtelo » evitò il suo sguardo mordicchiandosi il labbro inferiore.

« Arsène mi ha detto che sei grandioso sai? Potrei venire a sentirti anch'io » suggerì Theò.

Daniel inarcò leggermente le sopracciglia. Quindi Arsène gli aveva parlato di lui? 

« Oh, non sapevo ti avesse detto... » si accorse di come le loro mani fossero a un passo dallo sfiorarsi. « ...questo di me » concluse la frase.

Si sgranchì la voce sollevandosi in piedi. « Comunque era solo questo che avevo da dire » si sistemò lo zaino su una spalla. « Anzi, devo fare un salto al locale per le prove quindi sono abbastanza di fretta » strofinò la suola della scarpa contro il terreno. « È stato un piacere rivederti Theò... Arsène » e con un assenso del capo si voltò per poi riattraversare la distesa d'erba e scavalcare il muretto che separava il parco dall'istituto.

Ci si appoggiò con la schiena lasciandosi poi andare fino a terra. Tirò fuori dalla tasca il cellulare accendendone la schermata. Il riquadro nello sfondo con lui e Arsène che sorridevano in camera risaliva al loro primo giorno passato insieme come compagni di dormitorio.

Ripensò alla conversazione avuta prima con lui.

Non poteva umiliare Arsène in quella maniera dicendogli come erano andate le cose, lui stesso gli aveva detto come si sarebbe sentito risvegliandosi da solo.

Inoltre non aveva mai tenuto in conto che anche Theò potesse ricambiare i suoi sentimenti ma a vederli insieme pareva fosse esattamente così. Forse era davvero lui il ragazzo giusto per Arsène, bastava vedere come fosse già pronto a regalargli qualcosa di suo, senza che neanche fossero fidanzati.

Non sarebbe mai riuscito ad eguagliarlo, figurarsi superarlo.

Avvertì una lacrima rigargli il viso.

« Come ho potuto anche solo credere di poter avere una possibilità... »


°°°


« Dimmi, ragazzo del futuro, chi sarà il Presidente degli Stati Uniti nel 1985? »

« Ronald Reagan »

« Ronald Reagan? L'attore? E il vicepresidente chi è, Jerry Lewis? Suppongo che Marilyn Monroe sia la First Lady e John Wayne il Ministro della Guerra! »

Daniel non poté fare a meno di scoppiare a ridere. « Come ho fatto a non scoprire una perla simile prima?! »

« Se già la consideri una perla adesso, chissà cosa dirai alla fine del film! » replicò il moro con una risata.

« Hai detto che è una trilogia giusto? » 

« Esatto »

Il corvino allungò la mano verso il laptop premendo il tasto di pausa. « E allora perché non ci facciamo una maratona stanotte? » 

La camera era completamente buia, fatta eccezione per un barlume proveniente dal lato di Arsène, dal suo letto di preciso.

Appena Daniel gli aveva confessato di non aver mai visto “Ritorno al Futuro” il compagno non poté lasciarsi sfuggire un'occasione del genere e gli rubò subito il portatile senza ascoltare repliche.

« Primo giorno qui e già vuoi fare tardi? » lo punzecchiò Arsène con una leggera gomitata.

« Eddai, non vorrai lasciarmi così in sospeso col film! » si difese Daniel.

« Mhn... e va bene, ma solo per questa volta, come festeggiamento! »

« Ohh, Leroy sta cedendo al lato oscuro per caso? » sogghignò il corvino.

« Deve pur esserci un'eccezione alla regola ogni tanto, no? »

« Suppongo tu abbia ragione » replicò con un mezzo sorriso. « Comunque Arsène, quel, uh, Marty Mc-qualcosa no? Come fa a suonare la chitarra in quella maniera?! Sembra stato fatto apposta per il film, davvero è così complicato? » 

Arsène si lasciò sfuggire una risata. « In realtà c'è solo molta pratica dietro! Da fuori sembra chissà cosa ma appena prendi confidenza con lo strumento ti lasci trasportare che è una meraviglia » 

« Wow, sembra una sensazione davvero bellissima... » affondò meglio la testa tra i cuscini finendo col fissare, sebbene la poca luce glielo permettesse, uno dei poster che si era affrettato ad attaccare alla parete appena avevano riposto le valigie.

« E se ti insegnassi? » 

Il ragazzo sgranò gli occhi. Arsène non fece neanche in tempo a dire altro che Daniel si raddrizzò fulmineo col busto. « Dici-stai- ahh, dici sul serio?! » non riuscì a trattenere l'euforia incespicandosi con le parole.

Arsène non poté trattenere una risata alla reazione del compagno. « Ma certo! Per suonare puoi usare la mia chitarra e appena sarai abbastanza bravo ne avrai una tutta tua »

« Ma se poi non riusciamo a organizzarci? Insomma, credo ci vorranno un po' di lezioni e poi non siamo più al liceo, insomma, io non voglio levarti tempo per me » 

« Hey hey, ferma il treno, se abbiamo il tempo per una trilogia di “Ritorno al Futuro” figurati se non ne abbiamo per un mi bemolle » replicò scherzosamente. « E poi sei uno che impara in fretta » aggiunse con tono incoraggiante.

Scaturì un sorriso al corvino. « Grazie Arsène » si sporse per un piccolo abbraccio.

« Hey, avresti fatto la stessa cosa a ruoli inversi » lo accolse circondandogli la schiena.

Si strinsero per pochi attimi prima di staccarsi.

« Allora questa trilogia? »

« A tutta birra! »

Scoppiarono entrambi a ridere, riportando gli auricolari all'orecchio per riprendere la loro maratona notturna.

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