Quando
la partita si concluse decidemmo di andare
tutti quanti a mangiare una pizza. Ovviamente io andai in macchina con
Troy!
Stare
con lui mi distraeva un po’ dal pensiero che
presto avrei rivisto mio padre. Ma forse non era questo quello che mi
preoccupava
di più, bensì la consapevolezza che non fosse
solo. Cercai di nascondere più
che potevo il mio stato di ansia e il mio crescente bisogno di
risposte, ma con
Troy non ebbi affatto successo! Ci mise poco a capire che celavo
qualcosa…
“Ti
do dieci secondi per dirmi cosa ti passa per
la testa tesoro!” sbottò all’improvviso
abbassando il volume della radio
accesa.
Sbuffai
divertita. Ero contenta del fatto che
capisse sempre esattamente il mio stato d’animo.
“Non
ti sfugge niente eh?!” replicai sorridendo.
“Proprio
no…” rispose dandomi un colpetto
affettuoso sul naso.
“Il
fatto è che…tra qualche ora mio padre atterra
in aeroporto…” cominciai a dire.
Troy
si accigliò per un secondo.
“E
non sei contenta di rivederlo dopo tanto
tempo?” mi domandò.
Scossi
la testa esclamando “No…assolutamente! Non
è questo!”.
“E
allora…??” mi incitò a parlare.
Presi
un bel respiro e glielo dissi: “Sono in
ansia perché... perché mi ha detto…si
insomma…che è in compagnia!”
“Beh
Gabby, mi sembra…normale…dopo tanto tempo che
non sta più con tua madre! E poi, anche la tua mamma convive
con un uomo…hanno
anche una figlia e non mi sembra che tu ci stia male!”
La
bambina di cui Troy parlava era mia sorella
Annie, figlia di mia madre e del suo compagno, Dylan. Era tanto dolce e
carina
la mia sorellina. Sei anni di bontà.
“E’
vero Troy! Io non sto male con Dylan adesso,
ma all’inizio, quando ancora non aveva sposato mia madre,
avevo un po’ di
risentimenti e facevo un po’ di fatica ad accettare un altro
uomo nella mia
vita! Poi ci ho fatto l’abitudine, ma all’inizio
è stato difficile…”
Nel
frattempo, Troy era entrato nel parcheggio
riservato ai clienti della pizzeria e aveva parcheggiato
l’auto. Spense il
motore e aspettò che finissi di parlare e di sfogarmi.
“Ma
sta tranquillo, è solo il primo impatto con la
cosa…sono certa che mi farò l’abitudine
anche stavolta!” dissi con fermezza, ma
solo apparente.
Troy
si avvicinò di più a me e appoggiò le
sua
labbra sulle mie dolcemente, staccandole dopo un piccolo schiocco.
“Lo
sai che qualunque cosa accada, io sarò sempre
qui per te!” mi disse.
Adoravo
quando faceva il romantico. Alle volte,
infatti, mi capitava di chiamarlo “Don Giovanni”,
perché alla fine era un
soprannome che gli cascava a pennello.
“Sei
la cosa più bella che mi sia capitata!”
concluse.
A
quel punto mi fece scoppiare; lo abbracciai e
baciai di slancio, cercando di fargli capire quanto lo amassi.
Accarezzava la
mia lingua dolce e sensuale. Il modo in cui lui, Troy Bolton, mi
baciava…era
unico nel suo genere! Mi faceva arrivare tre metri sopra il cielo anche
solo
sfiorandomi con le sue labbra ovunque.
Ci
staccammo sussultando spaventati quando
sentimmo picchettare al finestrino alle mie spalle: ci ritrovammo
davanti alla
faccia disgustata di Chad.
Troy
roteò gli occhi e abbassò il finestrino.
“Ma
dico io, potreste evitare di fare certe cose
in pubblico?! Fate passare la fame!” esclamò il
migliore amico del mio ragazzo.
“Miseriaccia
a te Danforth!! Sei sempre ovunque!”
esclamai scendendo dall’auto.
Troy
mi raggiunse e mi cinse le spalle in un
abbraccio.
“Sentite
tutti e due, stanno tutti dentro! Volete
continuare a pomiciare nel vostro mondo oppure ci degnate della vostra
presenza?!” ci domandò Chad con tono falsamente
esasperato.
“Tu
vai avanti!! Tra poco arriviamo!” rispose
Troy.
Chad
si avviò verso l’entrata della pizzeria
agitando le braccia verso di noi. Il mio ragazzo approfittò
della sua
distrazione per abbracciarmi di più e baciarmi di nuovo.
“Dai
Troy basta!” sussurrai contro le sue labbra
divertita.
Ma
lui tornava sempre all’attacco facendo
incontrare le nostre lingue desiderose l’una
dell’altra.
“Ma
non ce ne potevamo stare per conto nostro
stasera?” mi chiese facendo il suo solito faccino da
cagnolino bastonato.
Gli
diedi una pacca affettuosa sulla spalla.
“Ne
abbiamo di occasioni! Adesso andiamoci a
divertire con il gruppo Wildcats!” gli dissi, prendendolo per
mano e
trascinandolo all’interno del locale.
Raggiungemmo
i nostri amici, già tutti seduti a
tavola. Chad stava li a vantarsi per aver segnato il punto della
vittoria
qualche ora prima e avevano giocato solo un’amichevole!
“E
che ci possiamo fare?! E’ l’orgogliosità
in
persona!” disse Ryan in nostra direzione.
Probabilmente
si era accorto del modo in cui
avevamo guardato il riccioluto: con comprensione e rassegnazione.
“Beh
dai, fin quando ne avremo abbastanza ce lo
sopportiamo!” scherzò Troy alzando volutamente il
tono di voce.
Lasciai
la sua mano, anche se un po’ controvoglia
in quanto staccarmi da lui anche solo un attimo era un inferno, e mi
diressi
verso un posto accanto alle mie migliori amiche.
“Di
che parlate?” domandai curiosa.
“Delle
solite storie…anzi…della solita
storia!” mi
rispose Kelsie che aveva marcato e pronunciato le ultime parole
guardando
Taylor.
“Ancora
alle prese con la questione ‘Io e Danforth
siamo una coppia ufficiale ’?!” esclamai verso la
mia migliore amica.
Ebbene
si! Tra Taylor e Chad c’era….più di
un’amicizia ecco!
“Oh
Dio Gabby, sono…confusa al massimo!!! Perché
è
sempre tanto dolce e carino con me…teoricamente parlando
siamo una coppia…”
cominciò a dire Taylor...
“Ma
lui non ti ha ancora chiesto di diventare la
sua ragazza!” completammo io e Kelsie.
In
quel momento pensai che era proprio il caso che
Chad si desse una mossa con la mia amica, altrimenti i momenti di
depressione
in cui l’avrei dovuta consolare sarebbero aumentati.
Passarono
un paio di minuti e tutti quanti ci
ritrovammo con la cena sul piatto. Il cibo preferito dei Wildcats:
pizza e coca
cola!
Io
personalmente non ero mai stata una gran
mangiatrice di pizza, non arrivavo mai a mangiare più di tre
tranci…a
ingurgitare il resto ci pensava sempre Troy!
“Amore
mio non sai che ti perdi…” mi disse
addentando un pezzo della mia capricciosa.
“Lo
so, ma non mi va tutta….è pesante!” mi
giustificai.
In
quell’istante il mio telefono vibrò…
Lo
estrassi dalla tasca dei pantaloni riconoscendo
il numero comparso sul display: quello di mia madre.
“Pronto
mamma…c’è qualche problema?”
domandai rispondendo.
“Ehm…in
effetti si tesoro…ho un guasto alla
macchina!” mi annunciò.
Mi
abbandonai allo schienale della sedia
portandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Il mio
ragazzo mi guardò
cercando di capire qualcosa in più.
“E
adesso chi lo va a prendere papà in aeroporto?”
chiesi.
Ma
sapevo già quale fosse la risposta!
“Non
è che potreste andarci tu e Troy?? Così
papà
potrà conoscerlo…” mi disse.
Lo
sapevo! Proprio come avevo previsto.
“Va
bene mamma! Ci pensiamo noi!” la
tranquillizzai.
“Però
tesoro mio, fai presto! L’aereo atterra tra
una ventina di minuti!” mi mise in guardia.
Sospirai
rassegnata. Un’altra serata andata in
fumo!
“Va
bene! Andiamo subito…” promisi prima di
riattaccare.
Troy
mi guardava ancora accigliato, cercando di
leggermi negli occhi la verità…che aveva ben
capito!
“Non
dirmi che…” cominciò a balbettare
infatti.
“Amore
mio…” dissi “…stai per
conoscere mio
padre!”
Il
nervosismo in macchina era alle stelle! Sentivo
le farfalle nello stomaco ed ero certa che non fosse la pizza. Nemmeno
l’ascoltare musica dalla radio mi rilassò e
cominciai a sudare per l’ansia.
Troy
era più agitato di me e questo mi sollevava
un pò. Non aveva mai conosciuto mio padre e quindi temeva di
non piacergli.
Più
ci avvicinavamo all’aeroporto più il mio cuore
batteva all’impazzata e quando fummo davanti al terminal
degli arrivi cominciai
a tremare senza sosta.
“Gabby!”
mi chiamò Troy intrecciando la sua mano
con la mia.
Ero
ancora seduta sul sedile dell’auto a fissare
la gente che usciva dalla porta scorrevole. Ero nel panico e non potei
negarlo!
“Amore
tuo padre ci aspetta…” mi disse il mio
ragazzo dolcemente.
Tornata
alla realtà scesi dalla macchina e ripresa
la mano di Troy entrai nell’enorme struttura davanti a me.
C’era un mare di
gente; chi andava a destra, chi a sinistra, chi correva dietro un
bambino
pestifero, chi aspettava il proprio bagaglio sperando che non fosse
andato
smarrito…
E in
mezzo a quella mischia di persone, riconobbi
lui, mio padre! Non era cambiato per niente, forse era solo dimagrito
di
qualche chilo e aveva sistemato il taglio di capelli, ma solo questo.
Non
esitavo ad avvicinarmi nemmeno di mezzo passo.
“Gabby
dai su, fatti forza! Fai un bel respiro e
vai…” cercò di tranquillizzarmi Troy.
Obbedii
e annuii deglutendo. Il mio ragazzo
notando comunque che ero in un certo senso
“terrorizzata”, mi lasciò due
piccoli bacetti a stampo prima di lasciarmi andare.
Mi
avvicinai cauta e lenta e per un attimo
immaginai che mio padre fosse una specie di vampiro succhia sangue
venuto
apposta a cercarmi! Mi diedi della stupida e della scema allo stesso
tempo e
subito dopo incrociai gli occhi di colui che mi aveva messo al mondo.
Mio
padre mi sorrise dolce e io anche se ancora in
uno stato di mezza incoscienza ricambiai. Fu lui a venirmi
più vicino e ad
abbracciarmi forte come da sempre faceva.
“Gabriella
piccola mia! Quanto mi sei mancata!”
esclamò felice.
E mi
resi conto che lo ero anche io, non lo vedevo
da tanto.
“Ciao
papà!”
“Santo
Cielo, fatti guardare! Sei bellissima
figlia mia!” si complimentò facendomi fare una
giravolta.
“Ma
se sono sempre la stessa!” gli dissi ridendo.
“Beh
ti sbagli Gabby, sei diventata una ragazza
splendida…”
Dette
quelle parole mi abbracciò di nuovo stretta
a se…ma forse era meglio non lo facesse! Appoggiato il mio
mento sulla sua
spalla i miei occhi caddero su tre figure di fronte a me: una donna e
due
ragazzina che potevano avere si e no 16 anni. Guardavano me e mio padre
attente
in attesa di qualcosa, di un cenno, di un segnale.
Quando
mio padre mi lasciò andare mi permisi
immediatamente di non pensare a chi potessero essere quelle persone,
anche se
avevo capito tutto, e feci volare il mio pensiero al mio ragazzo
rimasto a
qualche passo di distanza da noi.
“Papà,
vorrei presentarti una persona!” esordii
raggiungendo Troy e prendendolo per mano.
Mi
avvicinai di nuovo a mio padre sussurrando
prima a Troy di rilassarsi e stare tranquillo.
“Papà…”
cominciai a dire quando gli fui
completamente davanti “…ti presento il mio
ragazzo! Troy!”
Era
il momento della verità! Avremo mai avuto la
benedizione del “padre di lei”?
La
scena che si presentò davanti ai miei occhi fu
mio padre che, avvicinatosi di più a Troy, lo guardava
dall’alto in basso
valutando la sua persona...e il mio ragazzo, quasi terrorizzato, che mi
stringeva più forte la mano…
Secondo
chappy postato! Che ne dite? Vi
piace? Allora, tenevamo a sottolineare che scriveremo un chappy
ciascuno! Il
primo l’ha scritto Giulia e il secondo io (Elise). Quindi il
prossimo sarà
della mia Angels!!!
Commentate
in tanti altrimenti niente 3
chappy!!xD
Baci
a tutte!
Angels
and Ciok! <3
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