Stanza 79

di rhys89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima parte ***
Capitolo 2: *** Seconda parte ***



Capitolo 1
*** Prima parte ***


Angolino dell'autrice

Salve salvino!
Sì, so di essere monotematica, ma le OTP sono fatte apposta, giusto? xD
Comunque sia, stavolta vi propongo una storia decisamente diversa dalle altre: è sempre una AU (adoro le AU, se non si è ancora notato), ma è strutturata più che altro come una raccolta di incontri.
Oh, e tra l'altro udite udite: è in terza persona! Giuro che non scrivevo una storia così lunga in terza persona da una vita, ma questa ha deciso così e io mi sono dovuta adattare. Spero di aver fatto bene ^^

Questo anche e soprattutto perché è stata scritta per il contest Una storia per un quadro, indetto da wurags sul forum di EFP, e il pacchetto scelto richiedeva di descrivere almeno tre incontri delle stesse due persone in uno stesso luogo a distanza di tempo.

Potrei dire mille cose, ma sarebbero tutte superflue e se proprio devo annoiarvi allora lo farò con qualcosa di importante... che brava, vero? :P
Prima di cominciare, quindi, ecco qualche nota:
Nota 1: il numero 79 è un omaggio alla canzone “Ma come fanno i marinai” (scritta nel 1979 da Lucio Dalla e Francesco De Gregori) che ha ispirato questa storia e da cui sono tratte le citazioni all’inizio e alla fine della storia stessa.
Nota 2: purtroppo non sono riuscita a trovare indicazioni precise riguardo il tempo che i marines americani trascorrono in mare, né se sono obbligati a svolgere dei turni sulla terraferma o se la scelta è a loro discrezione. Non so nemmeno se e con quale frequenza si rechino ai porti di altre città (oltre a quella in cui si sono arruolati e imbarcati) e quanto tempo ci trascorrono. Pertanto tutte le informazioni in tal senso che verranno citate in questa storia vanno prese come licenza poetica.
Nota 3: I marine hanno una divisa “di rappresentanza”, da usare nelle occasioni ufficiali (QUI) e una da usare per i lavori di tutti i giorni che non richiedono attività fisica (QUI la divisa degli ufficiali, per i marines non graduati le divise sono bianche per l’estate e blu per l’inverno).
Nota 4: probabilmente è superfluo sottolinearlo, ma le frasi in corsivo a inizio paragrafo sono volutamente senza punteggiatura finale e talvolta grammaticalmente scorrette in quanto messaggi di chat; inoltre, nonostante in un testo narrativo i numeri vadano scritti in lettere, i numeri cardinali che seguono sostantivi (come appunto “stanza”) devono essere scritti in cifre.

La storia è nata per essere una one-shot, ma poi ho pensato di dividerla in due perché 10'000 parole per un solo capitolo mi sembravano eccessive. La seconda e ultima parte sarà pubblicata tra una settimana esatta.

Bene, direi che adesso ho detto proprio tutto. Grazie infinite a wurags che col suo contest mi ha dato un lampo di ispirazione che non sarei riuscita a trovare altrove e anche ovviamente a tutti voi che leggerete questa storia. Spero tanto che vi piaccia ^^

[Storia partecipante alla 666 prompt per essere come il diavolo challenge, indetta da Arianna.1992 sul forum di EFP.]

EDIT: questa storia partecipa al contest La guerra del Raiting indetto da missredlights sul forum di EFP.

Disclaimer: i personaggi e la storia di X-Men non mi appartengono e non ci guadagno nulla di materiale a scriverci su.

 

Buona lettura a tutti! ^_^



Prompt: 139“A volte la cosa più difficile da lasciar andare è qualcosa che non hai mai avuto veramente.”
Rating: arancione
Genere: introspettivo, romantico, angst
Avvertimenti: AU, slash
Personaggi/Pairing: James “Logan” Howlett, Scott Summers, Logan/Scott, accenni Scott/Jean
POV: Scott
Localizzazione: modern!AU senza poteri
Conteggio parole (totale): 9'940

 

Stanza 79

- Prima parte -

 
Ma cosa fanno i marinai quando arrivano nel porto,
vanno a prendersi l’amore dentro al bar;
qualcuno è vivo per fortuna, qualcuno è morto,
c'è una vedova da andare a visitar.
 
 
 
[17 maggio, 18:43 – Casa di Ororo Monroe]
 Passare le serate a casa di Ororo è ormai un’abitudine talmente frequente che a Scott sembra quasi di essere tornato ai tempi dell’università, quando Ororo e Jean condividevano lo stesso appartamento – e lui ci trascorreva più tempo che nel proprio.
 Anche all’epoca, finiti gli impegni della giornata, la sera si ritrovavano spesso tutti e tre insieme, a scacciare la noia con una pizza e qualche schifezza in TV.
 Solo che adesso, anziché la noia, è la paura che cercano di tenere lontana. Quella sottile, strisciante sensazione di inquietudine che si è insinuata nella loro vita da quando – ormai una settimana fa – Kurt ha mancato l’appuntamento telefonico che lui e Ororo si erano dati. Il che, in effetti, non è neppure così strano. Insomma, in mare aperto le comunicazioni non sono per nulla affidabili, e inoltre è già successo che Kurt non si facesse sentire per qualche giorno per via del maltempo o di un guasto agli impianti.
 Il punto, come Scott ha detto anche a Jean, è che Ororo è sempre stata troppo apprensiva, perché l’aver saltato un paio di chiamate non significa nulla, perché va bene che Kurt è un marine, ma non è mica andato in guerra e quindi non c’è bisogno di essere così allarmisti.
 Il campanello suona interrompendo una nuova ondata di ricordi del college e Scott si alza cavallerescamente per andare a prendere le pizze, lasciando le due ragazze comodamente sedute sul divano.
Peccato che, sulla porta, non ci sia nessun fattorino.
 «Salve, sono James Howlett, il capitano1 di Kurt Wagner…» si presenta il marine sulla soglia. «La signora Monroe è in casa?»
 Scott annuisce sconcertato e si fa da parte per invitarlo silenziosamente a entrare; prima di seguirlo, lui si china e raccoglie da terra uno scatolone anonimo che Scott finora non aveva notato. Gli lancia un’occhiata vagamente curiosa, poi lo guida in salotto col cuore che si fa sempre più pesante man mano che quei sospetti cui non aveva voluto dare credito si riaffacciano alle porte della coscienza, e quando entrano nella stanza le chiacchiere si interrompono immediatamente.
 «Oro, il… il capitano Howlett vuole parlarti» mormora Scott, in risposta allo sguardo confuso della sua amica.
 L’uomo si leva il berretto e si posiziona di fronte a lei, sistemando ai suoi piedi il grosso pacco prima di tornare a guardarla negli occhi.
Chissà se vede quanta paura c’è nascosta, in quelli di Ororo… chissà se ci legge quella muta preghiera che non può essere esaudita.
 «Mi dispiace» sussurra contrito, le spalle rigide.
Forse sì. Forse non è nemmeno la prima volta.
 Ororo si sforza di ascoltare le condoglianze del capitano senza piangere, – è sempre stata una donna molto forte – ma quando apre la scatola con gli oggetti personali di Kurt – o almeno alcuni, la maggior parte è stata rispedita ai genitori come da prassi – le lacrime iniziano a scorrere senza freni. Ororo prende una giacca di Kurt e ci affonda il viso, nascondendosi, e Jean la stringe subito in un abbraccio.
 «Grazie per essere passato, capitano» dice al marine, ancora in piedi in rispettoso silenzio.
 «Dovere» si schernisce lui. Jean scuote la testa.
 «No… legalmente non era obbligato a farlo.»
In effetti ha ragione: Ororo e Kurt non si sono mai sposati.
 Lui, però, abbozza un sorriso triste.
 «Non ho parlato di dovere legale» ribatte.
 Anche Jean fa un piccolo sorriso.
 «È venuto in auto?» gli domanda.
 «No, in taxi.»
 Scott non esita neppure un istante.
 «Allora l’accompagno io» propone. «È il minimo, per ringraziarla di… di tutto» aggiunge mesto, prevenendo le sue proteste.
 Il capitano lo guarda intensamente a lungo, poi annuisce.
 «Ok» dice soltanto. E poi, con un piccolo cenno della testa, si congeda e si avvia verso la porta.
 Scott si muove per accompagnarlo dopo un’unica occhiata d’intesa con la sua fidanzata, che poi torna a dedicarsi a una Ororo ancora singhiozzante tra le sue braccia mentre loro escono prima dalla sala e poi da casa.
 Quando entrano in macchina e il capitano gli dà un indirizzo, Scott ci mette qualche secondo a rendersi conto che coincide con la parte più malfamata della città, piena di magazzini mezzi abbandonati e locali dalla dubbia clientela.
 «Se vuole bere qualcosa posso consigliarle altri pub» gli propone, infilando la chiave nel quadro.
 «Non è l’alcol che cerco, ragazzino. Non stanotte.»
 Scott alza un sopracciglio a quel nomignolo impertinente, ma non commenta.
 «E cosa cerchi, James?» gli domanda invece, voltandosi per incrociare il suo sguardo. Si rende conto troppo tardi che probabilmente ha esagerato, ma a lui quella confidenza inopportuna non sembra dispiacere – almeno a giudicare dal guizzo divertito nei suoi occhi.
 «Logan» lo corregge. Scott lo guarda confuso, e lui si spiega meglio. «È il mio secondo nome… fuori dalla mia nave preferisco usare quello. E comunque cerco solo un po’ di compagnia» risponde con un sorriso malizioso alla domanda lasciata in sospeso.
 Scott cerca di soprassedere, ma probabilmente ciò che pensa gli si riflette in viso perché Logan abbozza un sorrisetto.
 «Ti sembra strano?» gli domanda.
 «Mi sembra… fuori luogo» ribatte Scott, ponderando bene le parole.
 Logan sorride ancora e scuote la testa.
 «Perché tu sei un civile… non puoi capire» mormora quasi a se stesso.
 Il suo tono è di quieta rassegnazione, e nasconde infinite profonde sfumature che Scott non riesce a ignorare.
 «Capire cosa?» gli chiede in un sussurro.
 Logan sospira piano, poi comincia a parlare con lo sguardo rivolto alla casa di Ororo.
 «Come ci si sente a convivere col fantasma della morte sempre dietro l’angolo» spiega con semplicità. «Non puoi capire che, a volte, l’unico modo di tenerlo a bada è fare qualcosa che ti faccia sentire vivo… anche se sembra fuori luogo.»
 È tornato a guardarlo, adesso, e su quel viso stanco aleggia un sorriso indecifrabile.
 «In effetti però» aggiunge a sorpresa «prima un paio di bicchieri me li scolerei volentieri… mi fai compagnia?»
 
 
[17 maggio, 20:27 – Stanza 79]
 Se qualcuno gli chiedesse perché l’ha seguito in questa stanza, Scott non saprebbe cosa rispondere. Forse ha a che fare gli sguardi che Logan continuava a rivolgergli, con il modo perfetto in cui la divisa della marina fascia il suo corpo, con quella confidenza inaspettata che ha lasciato intravedere una minima parte di ciò che nasconde dietro la maschera che propone al mondo.
 Sia cosa sia, Scott decide che non gli interessa. Non stanotte.
 Immerge le dita tra i suoi capelli e geme sulle sue labbra mentre il sapore d’alcol e di fumo si mescola a quel qualcosa che invece dev’essere soltanto suo e che gli sta facendo perdere la testa. Le mani di Logan lo spogliano di ogni vestito e residuo di pudore, e non appena lo spinge sul materasso Scott allarga d’istinto le gambe per accoglierlo.
 Logan accetta quell’invito squisitamente indecente con un sospiro e un gemito subito soffocati sulla sua bocca gonfia di baci, e intanto Scott libera la sua erezione ancora costretta in quei pantaloni inamidati e la massaggia con insistenza.
 Un ringhio tra i denti, un morso sul collo, una carezza intima. La carta del preservativo viene strappata con foga per poi cadere lentamente a terra, e quando finalmente Logan affonda dentro di lui, lento e inarrestabile, tutto il resto del mondo cessa di esistere.
 Non c’è più la sua amica in lutto, né la sua fidanzata ad aspettare il suo ritorno.
Non c’è la vergogna del farsi scopare da un perfetto sconosciuto come una puttana da due soldi.
 
 
[21 giugno, 22:38 – Stanza 79]
“Stanotte 79”
 
 Scott rilegge quel messaggio per quella che dev’essere la milionesima volta, fermo davanti alla porta chiusa. Il mittente è sconosciuto e il testo è così criptico da risultare ridicolo, e ad ogni secondo che passa a fissare quel settantanove in ottone si sente sempre più stupido.
Ma non se ne va.
 Sospira, rimette il cellulare in tasca e sospira di nuovo. Poi bussa, ed è talmente convinto che dall’interno non risponderà nessuno – o almeno nessuno che conosce – che quando invece Logan pochi secondi dopo gli apre quasi ci rimane male.
 «Ormai credevo che non venissi» commenta a mo’ di saluto.
 Scott si stringe nelle spalle.
 «Credevo che fosse uno scherzo» ribatte, sentendo l’assurdo bisogno di scusarsi per aver tardato a quel non appuntamento.
 «Eppure sei qui.»
 È una semplice constatazione, e Scott si limita ad annuire.
 «Anche tu» ci tiene a precisare mentre gli passa accanto per entrare nella stanza.
 Si ferma a guardarlo mentre Logan chiude a chiave: è bello proprio come se lo ricordava, anche con questi abiti civili al posto della divisa bianca di rappresentanza.
 «Come hai avuto il mio numero?» gli chiede.
 «Ho scoperto dove lavoravi, ho chiamato il tuo ufficio e ho convinto la tua segretaria che dovevo parlarti per un lavoro urgente.»
 Un sorrisetto divertito fa capolino sulle labbra di Scott.
 «Ti sei dato parecchio da fare, capitano» lo prende in giro.
 Sorride anche Logan – un sorriso predatore.
 «Ho pensato che ne valesse la pena.»
 Baciarlo di nuovo è naturale come respirare, è istintivo come se fosse giusto – anche se giusto non lo è.
 
 
[25 luglio, 19:45 – Stanza 79]
“Stanotte 79”
 
 La seconda volta che gli è arrivato quel messaggio, Scott ha capito di avere ufficialmente un amante.
 Dopo venti minuti di attesa davanti alla porta ancora chiusa nonostante abbia bussato così a lungo da avere le nocche rosse e doloranti, ha anche capito di essere un idiota. Sbuffa e controlla di nuovo l’ora sul cellulare, – sono quasi le otto e dieci – consapevole che se anziché limitarsi a rispondere “ok” e cancellare la chat avesse chiesto a Logan uno straccio di orario, ora non si troverebbe in questa situazione imbarazzante.
 «Pensavo arrivassi più tardi.»
 Scott alza gli occhi fino a incrociare quelli di Logan e abbozza un sorriso.
 «Ho calcolato male i tempi» risponde semplicemente: mai e poi mai farà cenno al panino al volo che si è mangiato lungo la strada per arrivare il prima possibile da lui, né alla scusa frettolosa con cui ha liquidato Jean e la sua improvvisa voglia di un aperitivo dopo una sfiancante giornata di shopping.
Anche se, a giudicare dal sorrisetto divertito che mette su, probabilmente qualcosa l’ha intuito comunque.
 Logan apre la porta in silenzio facendogli cenno di entrare, e dopo averla chiusa a chiave lo abbraccia da dietro.
 «Ti mancavo così tanto, ragazzino?» lo provoca, soffiandogli nell’orecchio.
Appunto.
 Scott rabbrividisce ma si impone di non cedere. Non subito, almeno.
 «Per niente» ribatte con noncuranza. Vorrebbe aggiungere un’ultima postilla, ma Logan gli artiglia improvvisamente i capelli con una mano coinvolgendolo in un bacio mozzafiato che gli impedisce anche solo di pensare, e ogni possibile replica gli muore in gola. Mugola di piacere quando Logan scende ad accarezzarlo tra le gambe, e sente le sue labbra tendersi in un ghigno subito prima di ritrovarsi con la schiena premuta contro il muro, bloccato tra la parete e il corpo di Logan.
 «Sei un pessimo bugiardo» lo prende in giro.
 Per tutta risposta Scott gli morde il labbro inferiore, facendolo sussultare, e infila una mano nei suoi pantaloni fino ad avvolgere le dita attorno alla sua erezione.
 «A quanto pare ti sono mancato anch’io» commenta sarcastico.
 Logan soffoca un gemito sul suo collo, mordendolo forte e poi baciandolo con dolcezza per tornare infine a impossessarsi delle sue labbra.
 «Forse un po’, sì…» mormora tra un bacio e l’altro, gli occhi lucidi di malizia e desiderio.
 Scott sorride e si lascia trascinare verso il letto.
 «Forse mi sei mancato anche tu» sussurra lascivo, sedendosi a cavalcioni delle sue gambe. «Ma solo un po’.»
 Sorride anche Logan.
 «Si capisce» ribatte divertito, cingendogli i fianchi e sporgendosi per reclamare un altro bacio.
 
 
[22 agosto, 19:28 – Stanza 79]
“Stanotte 79
Porta la cena, io prendo da bere”
 
 Logan fissa perplesso il sacchetto che Scott ha appoggiato sul tavolo, poi alza un sopracciglio.
 «Mc Donald? Cos’hai, sedic’anni?» gli domanda sarcastico.
 Scott alza gli occhi al cielo e finisce di chiudere l’ombrello – stupido temporale estivo – prima di voltarsi verso di lui.
 «Se ti fossi degnato di avvisarmi per tempo avrei potuto organizzarmi diversamente» ribatte seccato. E potrebbe anche aggiungere che non ha nessuna idea dei suoi gusti e aveva una paura matta di sbagliare e alla fine ha optato per qualcosa che piace più o meno a qualunque americano medio, ma ovviamente non lo fa. «E poi sei tu che mi chiami sempre “ragazzino”, quindi non ti lamentare.»
 «Perché sei un ragazzino» lo punzecchia Logan, avvicinandosi a lui. «E non mi hai ancora salutato come si deve» aggiunge con un sorriso malizioso.
 Sorride anche Scott e gli prende il viso tra le mani, coinvolgendolo in un bacio morbido e profondo.
 «Bentornato, capitano» sussurra quando si separano.
 
 
[26 settembre, 21:56 – Stanza 79]
“Stanotte 79
Resti a dormire?”
“Non lo so
Te lo dico stasera”
 
 «Allora che hai deciso?»
 Scott si riscuote con fatica dal torpore post orgasmo e si volta a guardare Logan.
 «Deciso cosa?» gli domanda, confuso.
 «Resti qui o torni a casa?»
 Quelle parole si perdono nell’aria satura dell’odore di sesso e di involtini primavera – a quanto pare Logan adora la cucina cinese – e Scott lo guarda a lungo, sforzandosi di mantenere un’espressione neutra nonostante il suo cuore abbia cominciato a correre in maniera a dir poco imbarazzante.
Allora diceva sul serio.
 «Non ho pigiama né spazzolino» ribatte, cercando di prendere tempo.
 Logan sogghigna predatore.
 «Lo spazzolino te lo presto io… e il pigiama non ti servirebbe comunque» conclude malizioso sulle sue labbra.
 Scott risponde al bacio senza farsi pregare, ma quando si separano mette su un’espressione pensierosa.
 «Uhm, non so… sai, domani devo alzarmi presto per andare a lavoro…»
 Logan lo guarda dubbioso, ma quando Scott gli sorride capisce a che gioco vuole giocare.
 «Devo convincerti io?» gli chiede infatti, sogghignando divertito.
 «Pensi di esserne capace?»
 Logan sorride ma non risponde, chinandosi su di lui per un altro bacio prima di scendere sul collo e sul petto, scivolando con mani e labbra lungo un percorso che lo fa sospirare di piacere. E quando soffia dispettoso sui riccioli del pube, alzando gli occhi per incrociare i suoi, Scott capisce di non avere scampo.
Non che ne avesse mai dubitato, in effetti.
 
 
[20 ottobre, 19:40 – Stanza 79]
“Stanotte 79
Ricordati lo spazzolino”
 
 Inventarsi qualche scusa per Jean è ormai diventato automatico, – una volta un problema con un cliente, un’altra la stanchezza e il gioco è fatto – e se per caso lei mettesse il broncio per i suoi modi bruschi – come la volta dell’aperitivo mancato – c’è il sempreverde “ero stressato per il lavoro” da accompagnare con un mazzo di fiori e un invito a cena per farsi perdonare.
 Mettere a tacere il senso di colpa, invece, non è così semplice. Perché Jean è fantastica e tra sei mesi sarà anche sua moglie, e Scott sa di amarla davvero e si odia per quello che le sta facendo, eppure…
 «Sei in ritardo» lo saluta Logan con quel sorrisetto ironico che lo fa impazzire ogni volta.
 «Però ho portato il sushi» ribatte prontamente Scott, sporgendosi verso il suo viso per un bacio che non tarda ad arrivare.
… eppure ogni volta che incrocia gli occhi di Logan ogni dubbio, remora o senso di colpa svanisce in un soffio.
 Logan prende la busta e la poggia sul tavolino, poi si volta di nuovo verso di lui.
 «È tutto sushi?»
 Scott annuisce con un sorriso – l’ultima volta Logan gli ha detto di aver vissuto in Giappone per un po’, da ragazzo – e si toglie la giacca. Mentre la sta appendendo all’attaccapanni si sente abbracciare da dietro, e sorride di nuovo.
 «Allora non c’è il rischio che si freddi…»
 La voce di Logan è un sussurro roco e malizioso che lo fa fremere d’aspettativa, le sue labbra un frutto proibito che non si stancherà mai di assaggiare.
 Logan stesso è un diavolo tentatore, che lo conduce con le sue carezze nel più dolce degli inferni.
 
 
[18 novembre, 19:33 – Stanza 79]
“Stanotte 79”
“Ho la febbre… potrei contagiarti”
“Correrò il rischio”
 
 Si ferma a riprendere fiato davanti alla solita porta, stremato dall’unica rampa di scale che ha dovuto salire a piedi perché, ovviamente, l’ascensore è un lusso che posti come questo non possono concedersi.
 Logan gli apre con un sorriso in volto e negli occhi uno sguardo caldo che sa di casa.
Dio, la febbre deve essersi alzata parecchio, durante il viaggio.
 Sorride ironico del suo stesso pensiero e le labbra sono ancora piegate all’insù quando incontrano quelle di Logan in un casto bacio a stampo, poi si lascia spogliare dalla giacca e condurre docile verso il letto.
Una coperta di pile è ripiegata sulla sedia lì vicino.
 «Ne ho fatta portare un’altra, in caso avessi freddo» spiega Logan, forse intercettando il suo sguardo confuso.
 Scott alza gli occhi su di lui e mormora qualche parola di ringraziamento, ma la testa pulsa in maniera terribile e articolare suoni comprensibili in questo momento è uno sforzo che non vale neppure la pena di essere preso in considerazione. Sente Logan sbuffare mentre lo aiuta a togliersi le scarpe e infilarsi sotto le coperte completamente vestito.
 «Sei un catorcio, ragazzino» lo prende in giro. «Spero tu abbia almeno preso un taxi, per venire qui.»
 Anche limitarsi ad annuire gli fa aumentare il mal di testa, ma viene ripagato dalla lenta carezza che percepisce tra i capelli prima che una mano fresca gli si posi sulla fronte.
 «Scotti da morire» sussurra Logan dispiaciuto, e una parte di Scott – quella febbricitante e tendente all’autocommiserazione – si dice che è finita, che Logan gli ha chiesto di venire comunque perché pensava che non fosse così grave, ma ora che si è reso conto che non potrà avere ciò per cui si sono sempre visti andrà a prenderselo da qualcun altro.
 Intanto Logan, come a confermare le sue paturnie, si è alzato dal letto e sta andando verso la porta… e poi si ferma a frugare in una borsa appesa all’attaccapanni fino ad estrarne una scatolina, recupera una bottiglietta d’acqua dal tavolo e torna da lui. E se Scott fosse in grado di parlare decentemente lo prenderebbe in giro per quanto gli si addice quell’atteggiamento da infermierina, – e magari farebbe pure qualche battutina spinta su un possibile gioco di ruolo – invece si limita a sorridergli grato, appoggiandosi a lui per ingoiare un paio di pasticche con qualche sorso d’acqua prima di sdraiarsi di nuovo.
 «Cerca di riposare» lo invita Logan, scostandogli dolcemente i capelli dalla fronte. Forse aggiunge anche qualcos’altro, ma la sua voce si perde nella nebbia confusa cui Scott non ha più la forza di resistere.
 Si addormenta pochi secondi dopo, giusto il tempo di avvertire il materasso abbassarsi dall’altra parte del letto e un braccio cingergli la vita.
 
 
[21 dicembre, 20:07 – Stanza 79]
“Stanotte 79
E anche domani se vuoi”
 
 «Quindi resti in città per Natale?»
 Logan finisce di vuotare la sua birra nel bicchiere e getta la lattina vuota nel secchio.
 «Non vado a scuola, ragazzino» lo sfotte. «In marina non ci sono le vacanze di Natale.»
 Scott alza gli occhi al cielo ma non commenta, e Logan – dopo avergli lanciato addosso un tovagliolo appallottolato per il solo gusto di provocarlo – riprende a parlare.
 «Resto qui un per il weekend, poi torno alla mia nave.»
 La pallina-tovagliolo che Scott ha lanciato indietro con stizza centra Logan esattamente in fronte, e Scott sogghigna soddisfatto.
 «Non l’avevi mai fatto, prima» gli dice sovrappensiero, impegnato a rimirare intensamente l’ultimo pezzo di pizza – mangiarlo adesso o lasciarlo per lo spuntino di mezzanotte?
 Logan si sporge in avanti e gli ruba la fetta da sotto il naso, ignorando le sue proteste.
 «Sì… beh, ci vuole tempo perché vengano approvate le richieste di congedo temporaneo» commenta con nonchalance, alzando divertito il braccio per allontanarlo da Scott. Per tutta risposta lui si sdraia quasi sul tavolo, gli prende il polso e addenta la pizza direttamente dalla sua mano, facendolo ridere di gusto. Logan gli passa le dita tra i capelli e se lo tira vicino per un rapido bacio al pomodoro, e quando si separano sorridono entrambi.
 Scott si rimette a sedere e ingoia i resti del boccone con un sorso di birra; nel frattempo, Logan ha fatto fuori quanto rimaneva della fetta con la voracità di chi non mangia da almeno un mese. Scott lo osserva tra il divertito e il disgustato, ma quando infine apre bocca non è né un insulto né una provocazione ciò che esce dalle sue labbra.
 «Perché ora?»
 Logan lo guarda interrogativo.
 «Perché ora cosa
 «Perché hai chiesto il congedo proprio ora?»
 Si fissano a lungo in silenzio, occhi negli occhi, poi Logan abbassa i propri sul suo bicchiere.
 «Mi andava così» risponde soltanto, liquidando la questione con un’alzata di spalle.
E nonostante razionalmente non si aspettasse niente di più, Scott non riesce a ignorare la fitta di delusione che lo ha attraversato a quelle parole.
 «Mi sono fatto il regalo di Natale» aggiunge a sorpresa Logan, riportando lo sguardo su di lui. Il suo sorriso ha una sfumatura morbida carica di sottintesi, che porta Scott a sorridere di riflesso.
 «Ai regali di Natale, allora» brinda, alzando il bicchiere verso di lui. Logan lo fa cozzare piano col proprio.
 «Non vedo l’ora di scartare il mio» ribatte malizioso.
 
 
[16 gennaio, 00:04 – Stanza 79]
“Stanotte 79”
“Solo stanotte?”
“Ma tu non lavori mai?”
“Sono il capo di me stesso
Decido io quando prendermi le ferie”
“Ok capo-ragazzino
Me lo ricorderò”
 
 Gli sembra di essersi addormentato da appena una manciata di minuti, quando il familiare segnale dei messaggi in arrivo lo richiama dal mondo dei sogni. Apre faticosamente gli occhi e sporge il braccio per recuperare il cellulare dal comodino.
“Buon compleanno amore mio!
Cerca di riprenderti per stasera, così festeggiamo come si deve ;)
Ps ti ho preparato una super sorpresa… vedrai!”
 Un’ondata di denso, viscido senso di colpa gli cola addosso come petrolio, e Scott si sente così sporco che per un momento ha l’assurdo impulso di correre a farsi una doccia.
Come se macchie del genere potessero essere lavate via con acqua e sapone.
 Sospira pesantemente e chiude gli occhi, prendendosi qualche secondo per riflettere su quanto faccia schifo come fidanzato e futuro marito, poi inizia a rispondere a Jean.
 Ha quasi finito quando sente Logan muoversi al suo fianco, e mentre cerca l’emoticon del cuore – ipocrita fino in fondo – sente la sua voce assonnata.
 «Problemi?» borbotta, stropicciandosi gli occhi.
 Gli fa un sorriso senza rispondere, invia l’ultimo messaggio e mette via il telefono.
 Quando torna a sdraiarsi, vede che Logan lo sta fissando. Sospira di nuovo.
 «Niente di che… era solo la mia ragazza» sussurra, accoccolandosi contro di lui.
 «E come mai ti scrive a quest’ora?»
 Il braccio di Logan è andato a cingergli la vita con quella naturalezza dettata solo dall’abitudine, e Scott appoggia la testa nell’incavo tra il suo collo e la spalla. L’idea di inventarsi una balla lo stuzzica, più che altro perché ha la folle idea che ammettendo ad alta voce di aver voluto trascorrere il suo compleanno con lui e non con Jean gli darebbe l’impressione di interpretare la cosa più di quello che è: una mera coincidenza.
Però è così stanco di dover mentire sempre e comunque…
 «Per farmi gli auguri» risponde semplicemente.
… almeno con lui vuole essere sincero.
 Logan si irrigidisce un momento, ma quando parla il suo tono è solo vagamente sorpreso.
 «Non mi avevi detto che era il tuo compleanno.»
 Scott si stringe nelle spalle, silenziosamente sollevato dalla sua reazione.
 «Non mi sembrava una cosa importante.»
 «Ma come?» Logan lo allontana da sé quanto basta per guardarlo in viso, e un sorrisetto malizioso si apre su quella faccia da schiaffi che si ritrova. «Sei diventato un bimbo grande, ora!»
 Suo malgrado, Scott si ritrova a ridere di quella pessima battuta.
 «Sei uno stronzo» si premura comunque di specificare, mentre Logan continua a sorridere e gli porta una mano sul viso.
 «Buon compleanno, ragazzino» sussurra sulle sue labbra, prima di coprirle con l’ennesimo bacio.
 
 
[6 febbraio, 21:54 – Stanza 79]
“Stanotte 79
E di’ al tuo capo che sei mio anche domani”
“Se con capo intendi Jean non mi sembra una buona idea”
“Invece sarebbe interessante
Comunque parlavo del lavoro… o non sei più il capo di te stesso?”
“Prendi per il culo?”
“Beh…”
“Lascia stare va’
A stasera”
 
 Uscire dal bagnetto saturo di vapore è al tempo stesso un sollievo e un piccolo trauma.
 «Ma non potrebbero alzare il riscaldamento?» borbotta Scott, avvicinandosi all’unico termosifone della stanza.
 «Sua maestà ha freddo alle manine?» lo sfotte Logan, lanciandogli addosso l’asciugamano che aveva legato ai fianchi.
 «Fanculo, Logan.»
 Lui sogghigna e gli mostra il dito medio, poi – ancora completamente nudo – comincia a strofinarsi energicamente i capelli con un telo asciutto – il phon è roba da signorine, dopotutto.
 Sorride anche Scott, si appoggia alla parete e si gode indisturbato lo spettacolo.
In effetti comincia a fare piuttosto caldo, qui dentro.
 Logan incrocia il suo sguardo e sorride malizioso.
 «Mi stai consumando, ragazzino.»
 «Non ti facevo così delicato» lo rimbrotta Scott. «Ma se ti dà fastidio la smetto.»
 Si volta ostentatamente dall’altra parte, e lo sguardo gli cade sul tavolino dove sono appoggiate – tra le altre cose – le chiavi della stanza 79.
Sempre e comunque la numero settantanove.
 Neanche due secondi dopo, Logan lo raggiunge.
 «Permaloso…» gli sussurra nell’orecchio, mordicchiandolo piano.
 Scott sorride e si volta per guardarlo negli occhi.
 «E tu sei prevedibile» mormora di rimando, sfiorando il naso col suo.
 «Oh, davvero?»
 Un bacio a fior di labbra.
 «Davvero davvero.»
 Un altro e un altro ancora, poi Scott gli circonda la vita con le braccia.
 «Sai,» dice in un soffio «stavo guardando le chiavi della stanza.»
 Logan sogghigna.
 «Conosco passatempi più interessanti…»
 «Sì, anch’io» ammette con un sorrisino malizioso. «Ma volevo dire… è un po’ che ci penso, e mi sembra strano che ci tocchi sempre la stessa stanza, quando veniamo qui. Insomma» aggiunge «magari sei tu che la chiedi, ok, ma che mai nemmeno una volta fosse occupata da qualcun altro… è strano.»
 «Nemmeno più di tanto» risponde lui stringendosi nelle spalle.
 «Cos’è, l’hai comprata tu?»
 «No, l’ho solo affittata.» Scott lo guarda interrogativo, e Logan si spiega meglio. «Mi sono messo d’accordo col proprietario, gli pago qualcosa ogni mese e lui mi tiene libera sempre questa stanza. La mette in ordine e cose così, ma poi non ci fa entrare nessun altro.»
 «Gentile da parte sua.»
 «Furbo, più che altro. Anche perché in questa topaia non c’è mai il tutto esaurito, quindi non gli costa niente.»
 «Quindi praticamente questa stanza è solo tua?»
 «Praticamente sì. La chiave me la porto via… posso fartene una copia, se vuoi. Così puoi entrare da solo, senza doverti venire ad aprire ogni volta.»
 Il tono è così casuale che Scott non recepisce subito la portata di ciò che significa, ma non appena ci riesce si apre in un sorriso luminoso.
 «Davvero?» gli chiede, incredulo. E forse non dovrebbe dar tanto peso a una cosa del genere, ma il fatto di avere un posto che sia tutto per loro, quasi come… come una casa… l’idea gli piace più di quanto sia disposto ad ammettere persino con se stesso.
 Sorride anche Logan e lo stringe a sé.
 «Non vedo perché no… ma ovviamente dovrai pagarmela» aggiunge, avvicinandosi di nuovo al suo viso. «E si accettano solo pagamenti in natura.»
 Scott sbuffa piano sulle sue labbra.
 «Non ne dubitavo» mormora, prima di coprirle con le sue. Sospirano entrambi mentre le mani cominciano a vagare su percorsi che ormai conoscono a memoria, le bocche unite in un bacio che si fa sempre più intenso. Scott si artiglia alle sue spalle quando Logan si preme contro di lui, facendo scontrare i loro bacini, e lo sente sorridere contro il suo collo.
 «Non capisco perché ti ostini a rivestirti ogni volta…» mormora lascivo, strattonando i boxer per insinuarsi all’interno.
 «Lo dici tu che sono freddoloso…»
 «Avevi freddo all’uccello?»
 Scott sorride malizioso e scende con le dita tra le sue gambe.
 «Anche il tuo è infreddolito… senti qua come è diventato rigido, poverino» lo stuzzica.
 Sorride anche Logan, risale in una lenta carezza fino al viso e si sofferma col pollice sulle sue labbra.
 «Allora scaldalo tu» lo provoca in un soffio.
 E mentre, dopo un ultimo bacio, si lascia scivolare in ginocchio, Scott è sicuro che il mondo inizi e finisca proprio lì, in quella manciata di metri quadri; con l’odore di Logan nelle narici, la sua pelle sotto le dita e negli occhi il suo sguardo pieno di lussuria, dolcezza e quel qualcosa ancora senza nome.


















 

[1] Nella marina americana, “captain” è il capitano di vascello, quindi ha il grado più alto all’interno della nave ma deve a sua volta sottostare agli ordini dei suoi superiori sulla terraferma.
 

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Capitolo 2
*** Seconda parte ***


Angolino dell'autrice

Ciao!
Eccomi qui con la seconda e ultima parte di questa storia. Che dire, spero che valga l'attesa! ^_-

Grazie infinite a callas d snape che ha inserito la storia tra le seguite e anche ovviamente a chi legge soltanto.

[Storia partecipante alla 666 prompt per essere come il diavolo challenge, indetta da Arianna.1992 sul forum di EFP.]

Disclaimer: i personaggi e la storia di X-Men non mi appartengono e non ci guadagno nulla di materiale a scriverci su.

Buona lettura a tutti! ^_^



Prompt: 139“A volte la cosa più difficile da lasciar andare è qualcosa che non hai mai avuto veramente.”
Rating: arancione
Genere: introspettivo, romantico, angst
Avvertimenti: AU, slash
Personaggi/Pairing: James “Logan” Howlett, Scott Summers, Logan/Scott, accenni Scott/Jean
POV: Scott
Localizzazione: modern!AU senza poteri
Conteggio parole (totale): 9'940

 

Stanza 79

- Seconda parte -

 
[10 marzo, 15:40 – Stanza 79]
“Stanotte 79
E anche domani ovviamente”
“Sì ma devo andare via prima
Poi ti spiego”
 
 Pospone di nuovo la sveglia con un gesto meccanico e torna subito a sdraiarsi. Sa che deve alzarsi, che gli ci vorrà almeno mezz’ora per arrivare alla clinica e che oltretutto se facesse tardi Jean potrebbe cercarlo a lavoro e scoprire che oggi non c’è proprio andato… ma il fatto è che non ha nessunissima voglia, di lasciare questa stanza.
 Dio, ora sì che sembra un ragazzino.
 «La rimanderai in eterno?» lo prende in giro Logan. Scott si volta verso di lui e abbozza un sorriso.
 «Solo il più possibile.»
 Sorride anche Logan e allunga la mano per scostargli i capelli dalla fronte.
 «Se non vuoi andare non farlo. Mica possono obbligarti… o sì?»
 Lo sguardo di Logan è carico di silenziosa curiosità, e Scott sospira internamente: la sveglia non è l’unica cosa che sta continuando a rimandare.
 «No, non mi obbliga nessuno… ma devo farlo comunque.»
 Logan aspetta un po’, ma quando è evidente che non aggiungerà altro si ritira nel suo lato del letto.
 «Beh, ragazzino, allora dovresti muovere il culo e cominciare a rivestirti.»
 L’irritazione è palpabile nella sua voce, e anche se non lo ammetterà mai Scott lo sa che c’è rimasto male quando gli ha negato la spiegazione che gli aveva promesso per messaggio. Sospira ancora, stavolta più a fondo, e comincia a parlare.
 «Jean ha una visita alle quattro e mezzo… una visita ginecologica. E vuole che vada con lei.»
 Logan continua a fissare il soffitto, ma Scott sa che lo sta ascoltando.
 «Sta male?» gli chiede infatti.
 «No, è solo…» ingoia a vuoto per umettare la gola secca. «È solo la prima ecografia» conclude in un soffio.
 Per un paio di secondi Logan resta in silenzio, poi si volta verso di lui.
 «Cosa!? È incinta?»
 Scott si limita ad annuire con espressione tesa, ma quella di Logan si apre in un sorriso.
 «Wow… beh, congratulazioni.»
 «Grazie» sussurra di rimando, mentre la tensione comincia lentamente ad abbandonarlo. A posteriori, sente di essere stato uno stupido ad averla fatta tanto lunga prima di dirglielo… insomma, loro non stanno insieme, hanno entrambi una vita fuori da questa stanza e dato che Scott sta per sposarsi – e Logan già lo sa – era quasi scontato che prima o poi arrivasse anche un figlio.
 Logan gli circonda di nuovo la vita con un braccio e si sporge a baciarlo, poi sorride.
 «Sei emozionato?»
 Sorride anche Scott, rilassandosi contro di lui.
 «Sì… direi di sì.»
 «È il primo figlio?»
 «Che io sappia…» scherza. Allunga la mano per pettinargli i capelli all’indietro e Logan socchiude gli occhi come un grosso gatto soriano. Il paragone lo fa sorridere. «Tu hai figli?» gli chiede dopo un po’.
 «Non che io sappia» risponde con un sogghigno, facendogli il verso.
 Prima che Scott possa replicare, però, la sveglia suona di nuovo: le quindici e cinquanta.
 Stavolta è Logan a sporgersi sopra di lui per raggiungere il comodino, ma anziché “posponi” preme “disattiva”, poi consegna il telefono a Scott.
 «Devi andare» dice soltanto.
 Scott annuisce con un sospiro, posa il cellulare e si costringe ad alzarsi. Si riveste in silenzio, senza sapere cosa dire; senza riuscire a scacciare quell’assurda sensazione di disagio che non ha nessun motivo di provare.
 Logan gli passa la sua maglietta – era finita sotto al tavolo – e Scott lo ringrazia con un piccolo sorriso.
 «Ti ritrovo qui?» gli domanda. Lui scuote la testa.
 «Non penso… devo rientrare per le sette, o salperanno senza di me.»
 «Possono davvero partire senza il capitano?»
 Logan ridacchia e gli sistema il colletto.
 «A dire il vero non è mai successo… ma preferisco non passare alla storia come il primo capitano che ha perso la sua nave.»
 «No, infatti…» concorda mestamente, ignorando il suo tentativo di sdrammatizzare. Sa di comportarsi da idiota, ma lui e Logan possono già vedersi così poco, e detesta dover rinunciare a quasi tre delle preziose ore che avrebbero potuto passare insieme… tanto che, per un momento, accarezza anche l’idea di saltarla, quella stupida visita.
 Il momento dopo si sente male per averlo anche solo pensato.
 Il sorriso di Logan si vena di tenerezza mentre lo stringe in un abbraccio.
 «Non fare quella faccia, ragazzino…» sussurra, appoggiando la fronte sulla sua. «Tornerò prima che tu te ne accorga.»
 «Detta così sembra quasi una minaccia» ribatte Scott finto serio, ricambiando l’abbraccio.
 «E infatti lo è.»
 Finalmente sorride anche Scott.
 «Allora buon viaggio, capitano.»
 Un ultimo, lungo bacio, e poi Logan lo lascia andare.
 «A presto, ragazzino.»
 
 
[5 aprile, 09:11 – Stanza 79]
“Stanotte 79”
“Domani mattina”
 
 Quando entra nella stanza, Logan sta ancora dormendo. Scott sorride intenerito, chiude piano la porta e posa la busta sul tavolo, ma non fa in tempo a fare neanche un passo che sente la voce assonnata di Logan.
 «Scott?»
 Sorride di nuovo e lo raggiunge, sedendosi sul letto accanto a lui.
 «Buongiorno, dormiglione» sussurra, abbassandosi per salutarlo con un bacio. «Credevo che voi marine vi svegliaste presto, la mattina…»
 Logan mugugna indispettito quando Scott gli tira via lenzuolo e coperta, poi si stropiccia gli occhi.
 «Mi ero svegliato presto, ma da solo mi annoiavo a morte e mi sono riaddormentato…»
 «Sì, sì, tutte scuse» lo prende in giro. «Dai, ti ho portato il caffè… e qualche ciambella. I muffin me li sono finiti per strada, però, perché ieri sera non ho cenato e avevo u-»
 Logan lo zittisce con un altro bacio e lo strattona fino a bloccarlo contro il materasso.
 «Tu parli troppo» mormora sulle sue labbra. «Sei irritante.»
 Scott sorride malizioso.
 «Sono in punizione?» lo provoca, cingendogli la vita con le braccia.
 Sorride anche Logan e lo bacia di nuovo, ma poi si separa da lui.
 «Dopo il caffè» borbotta, facendolo ridacchiare.
 Mentre Logan si alza per andare a prendere la colazione, Scott si sistema meglio sul letto, appoggiando la testa sul cuscino.
 È così stanco che potrebbe dormire ventiquattr’ore di fila.
 «Eri fuori città ieri?»
 Un sorrisino ironico sale spontaneo sulle labbra di Scott.
 «Sì, direi proprio di sì.»
 «Per lavoro?»
 «No, io…» esita un momento, e Logan lo guarda interrogativo. «Ero in luna di miele. Alle Bahamas.»
 Logan smette di frugare nella busta di carta e si gira verso di lui.
 «Sul serio?»
 «Sul serio. Ho preso l’aereo ieri pomeriggio, ma non c’erano voli diretti e così ho passato la notte in aeroporto per aspettare la coincidenza. Domattina prendo il volo diretto e torno là.»
 La confusione sul volto di Logan sfuma in un’espressione divertita e compiaciuta insieme. Posa il bicchiere che aveva appena preso e torna sogghignando verso il letto dove Scott continua a guardarlo.
 «Scusa… sapevo che ti sposavi a inizio aprile, ma non mi ricordavo la data» sussurra, sdraiandosi lentamente su di lui. Lui che allarga le gambe per fargli spazio e lo stringe a sé.
 «Non penso di avertela mai detta» mormora di rimando, a un soffio dalle sue labbra.
 Un bacio leggero, impalpabile.
 «Potevi dirmelo… avrei capito.»
 Un altro, dolce e casto.
 «Volevo vederti…»
 Il terzo ha il sapore del sorriso di Logan e le sue mani gli circondano il viso, accarezzandolo piano. E non dice nient’altro, ma in fondo non ce n’è bisogno; perché Logan l’ha aspettato tutta la notte senza nemmeno saperne il motivo e ora è qui, con lui, e le sue dita ruvide e callose lo sfiorano con delicatezza, come se fosse fatto di cristallo…
 Ti amo.
 Non glielo dice. Probabilmente non lo farà mai.
 Logan si allontana quanto basta per guardarlo negli occhi, e sorride di quel sorriso che gli fa perdere la testa.
 Ma forse lui già lo sa… forse neppure lui ha bisogno di parole, per capirlo.
 
 
[29 aprile, 20:12 – Stanza 79]
“Stanotte 79”
“Arrivo un po’ più tardi”
“Prima o dopo cena?”
“Prima. Cinese?”
“Fai tu”
 
 Arriva alla porta della stanza con una busta piena di cibo e il morale sotto i tacchi.
 Non pensava che sarebbe mai caduto così in basso.
 Sospira e si fruga nelle tasche per cercare il mazzo di chiavi, poi comincia a esaminarle per trovare quella giusta.
 Insomma, ieri credeva che tradire sua moglie incinta fosse già abbastanza squallido… oggi ha riesumato il ricordo della morte di Kurt solo per procurarsi un alibi.
 Rimane ad osservare la piccola chiave argentata con espressione assente.
 La cosa assurda è che, oltretutto, Jean non solo si è bevuta la storia dell’uscita con i vecchi amici di Kurt per brindare alla sua memoria, ma si è talmente commossa che gli ha raccomandato di star fuori quanto voleva, e non preoccuparsi per lei.
 No, non avrebbe mai pensato di cadere così in basso.
 In sua difesa, Scott si dice che ci ha provato, ad essere più evasivo, ma ora che vivono insieme le scuse banali con cui rifiutava di vederla – o la buonanotte anticipata, nel migliore dei casi – non bastano più, e se le avesse detto che usciva con i soliti amici Jean, lo sapeva, avrebbe insistito per venire con lui… e non era certo il caso.
 Sospira ancora e cerca di riprendersi almeno un po’, poi apre la porta.
 Logan è seduto sul letto a fare zapping, ma quando lo vede sorride e si alza per raggiungerlo.
 «Finalmente!» lo saluta, chinandosi su di lui per un rapido bacio a stampo. «Stavo morendo di fame» aggiunge, prendendogli la busta di mano. Poi però si sofferma con lo sguardo sul suo viso, e aggrotta le sopracciglia. «Problemi?» gli chiede, preoccupato.
 Scott fa un piccolo sorriso, chiude la porta e si toglie la giacca.
 «Niente di che.»
 «Hai litigato con Jean?»
 A quel nome il suo cuore di colpevole diventa ancora più pesante.
 «Sì… una specie.»
 «Ti va di parlarne?»
 Scuote deciso la testa.
 «No.»
 Logan lo fissa qualche altro secondo, poi sorride e si avvicina per baciarlo di nuovo, lentamente, come se avessero davanti tutto il tempo del mondo.
 A bacio finito, sta sorridendo anche Scott.
 
 
[2 giugno, 00:36 – Stanza 79]
“Stanotte 79
Domani?”
“Ovvio”
 
 Dalla finestra aperta entrano i rumori della notte e l’umida aria di giugno. In lontananza, seminascoste dai profili di grossi capannoni industriali, le sagome delle barche punteggiano l’acqua del golfo.
 Una di quelle, è la nave di Logan.
 «Sai,» commenta Scott all’improvviso, continuando a guardare il panorama «si dice che un marinaio abbia una moglie in ogni porto…»
 Logan aspira un’altra boccata di fumo e la soffia lentamente fuori.
 «Si dice anche che una donna senza un uomo è come un pesce senza una bicicletta1» ribatte ironico. «E allora?»
 Scott si stringe nelle spalle.
 «Niente, era così per dire» lo rassicura con un sorriso.
 Logan però non sorride: spenge il sigaro nel portacenere e lo guarda serio.
 «Se vuoi chiedermi qualcosa fallo e basta, ragazzino… non fare questi giochini del cazzo.»
 Scott esita un momento di troppo prima di sviare l’argomento che è stato così stupido da tirare fuori, e Logan insiste.
 «Vuoi sapere se mi scopo anche qualcun altro?» gli domanda. Non è incazzato, quello no, ma la sua voce è secca e irritata, e Scott si maledice in silenzio per aver infranto il loro tacito accordo di non impicciarsi l’uno degli affari dell’altro – a meno che ovviamente non sia l’altro a parlarne per primo.
 «No, Logan… io lo so già che ti scopi anche altri» risponde con un sospiro. «Onestamente mi stupirei del contrario.»
 «E allora cosa?»
 Quegli altri sono come me, per te? Siamo tutti uguali?
 «Niente. Te l’ho detto, era solo così per dire… un pensiero stupido che mi è venuto in mente guardando fuori dalla finestra.»
 Logan lo guarda con lo scetticismo di chi non crede a una sola parola di quanto gli è stato detto, ma la sua espressione è comunque più rilassata.
 «Sicuro?» gli chiede: l’ultima possibilità per essere sincero, per scoprire la verità anche a costo di una probabile discussione…
 «Sicuro» conferma Scott, avvicinandosi a lui con un sorriso malizioso.
 Perché in questa stanza loro si appartengono, e tanto basta.
 In questa stanza, il resto del mondo non ha il permesso di entrare.
 
 
[3 luglio, 19:35 – Stanza 79]
“Stanotte 79?”
“Sì
E anche domani”
“Domani è il 4 luglio”
“E allora?”
“E tu sei sposato”
“E allora?”
“Niente. A stasera”
“Logan?”
“Cosa?”
“Tu domani ci sei vero?”
“Certo”
“Anche se è il 4 luglio?”
“Anche se è il 4 luglio”
 
 Quella di oggi è stata la peggiore discussione che Scott e Jean abbiano mai avuto, forse seconda solo a quella della luna di miele, quando è tornato in città un paio di giorni per “un’emergenza di lavoro”: sono settimane che Jean non vede l’ora di passare il giorno dell’indipendenza tutti insieme a casa dei suoi, e all’ultimo momento lui le ha detto che sarebbe dovuta andare da sola perché aveva avuto l’ennesimo imprevisto che purtroppo lo tratteneva in città. E non è colpa sua, maledizione, è solo un mix di sfiga e clienti imbecilli, e, no, assolutamente, non è per non vedere sua madre, lo sa che gli vuole bene come a un figlio e gliene vuole anche lui, tanto, ma davvero… non può. Non stavolta.
 Sospira e traffica con la chiave per aprire la porta della stanza.
 È sposato da soli tre mesi, e ha già sfiorato il divorzio due volte; chissà quanto ancora resisterà il suo matrimonio…
 «Bentornato» lo saluta Logan con un bacio leggero e un sorriso che sa di casa.
 … chissà se vale davvero la pena continuare a farlo resistere.                
 
 
[27 luglio, 17:23 – Stanza 79]
“Stanotte 79
Fa’ presto”
“Che è successo?
Logan?
Ehi! Va tutto bene?”
 
 Spalanca la porta con foga, il fiato corto per aver corso fin lì e il cuore che batte all’impazzata per la preoccupazione perché Logan non ha risposto né ai suoi messaggi né alla telefonata – l’unica che gli abbia mai fatto.
 «Logan!» esclama, fiondandosi nella stanza.
 Logan, seduto scomposto sul bordo del letto, alza lentamente gli occhi su di lui. Ha la divisa bianca di rappresentanza tutta sgualcita, la giacca mezza sbottonata e il cappello abbandonato in terra senza riguardo.
 «Ciao, ragazzino…» lo saluta, la voce incerta e impastata dall’alcol. Si alza in piedi e lo raggiunge con passo malfermo, stringendolo a sé con il braccio che non è impegnato a reggere la bottiglia mezza vuota di rum.
 Scott affonda il viso nel suo collo e lo abbraccia più forte che può, quasi come se cercasse di diventare un tutt’uno con lui e di prendere su di sé qualunque cosa l’abbia ridotto così. Allenta la presa parecchi minuti dopo solo per chiudere la porta a chiave, poi conduce Logan a sedersi di nuovo sul letto. Lui beve un altro sorso di liquore, ma con la mano libera cerca la sua. Scott la stringe forte.
 «Logan…» mormora infine, spezzando quel silenzio che lo stava facendo impazzire.
 Logan sospira e si porta di nuovo la bottiglia alle labbra, poi sospira di nuovo.
 «Sono diciotto» borbotta senza guardarlo.
 Scott attende paziente che aggiunga qualcosa, ma Logan sembra essersi incantato a fissare il vuoto.
 «Diciotto cosa?» gli chiede allora in un sussurro udibile a stento.
 «Diciotto volte che ho dovuto farlo… che ho dovuto dire che era morto qualcuno dei miei.»
 Scott ingoia a vuoto: vorrebbe dire qualcosa, ma è come paralizzato. Logan, però, sembra non farci caso.
 «Sono morti diciotto sulla mia nave» continua, come in trance. «E lui… cazzo, lui è morto proprio in modo stupido… uno stupido ritorno di fiamma. Qualche stronzetto non aveva pulito bene il fucile, e lui… all’improvviso era lì. A terra.» Beve un altro sorso e la mano gli trema tanto che un po’ di rum gli cola sul mento. «C’era così tanto sangue, ragazzino… e io non ho potuto fare altro che stare lì a dirgli che andava tutto bene, anche se non andava bene per un cazzo, perché stava morendo e lo sapevo… lo sapeva anche lui.»
 Scott lo guarda col cuore stretto in una morsa di ghiaccio, poi gli toglie la bottiglia di mano, l’appoggia sul pavimento e zittisce le sue proteste con un bacio. Si lascia scivolare a terra per inginocchiarsi di fronte a lui e comincia a spogliarlo senza mai smettere di accarezzarlo, ma all’improvviso Logan lo ferma. Non dice niente, ma lo guarda così intensamente che Scott si sente quasi andare a fuoco.
 «Permettimi di farti sentire vivo» sussurra. «Scacciamolo insieme, il fantasma della morte.»
 Come la prima volta… come quando si sono conosciuti.
 Logan continua a rimanere in silenzio ma poi annuisce appena, gli prende il viso tra le mani e lo bacia con tanta dolcezza che gli fa venire le lacrime agli occhi; alcune scivolano lungo le guance, quando si separano, e finalmente Logan accenna un piccolo sorriso mentre le asciuga coi pollici. Sorride anche Scott e appoggia la fronte sulla sua.
 «Sono qui…» mormora sulle sue labbra.
 Logan lo bacia di nuovo.
 «Lo so.»
 
 
[20 agosto, 23:12 – Stanza 79]
“Stanotte 79
E per cena prendi qualcosa di freddo se puoi”
“Gelato?”
“Il gelato è un dolce non una cena”
“Dipende quanto ne mangi”
“Senti fai come ti pare
Basta sia roba fredda”
“Signorsì signor capitano!”
 
 Il ronzio del ventilatore che Logan si è fatto portare dal gestore – perché “non mi interessa se serve a te, ti ce ne compri dieci coi soldi che ti do ogni fottutissimo mese!” – è rimasto l’unico rumore della stanza, dopo che anche gli ultimi gemiti sono volati fuori dalla finestra aperta.
 «Questo caldo mi sta uccidendo…» si lamenta Logan all’improvviso, alzandosi stizzito dal letto.
 Scott apre pigramente gli occhi e lo vede sparire oltre la porta del bagno.
 «Se continui a farti docce fredde non ti acclimaterai mai» gli dice con quella punta di saccenteria di cui proprio non riesce a privarsi, in situazioni del genere; per tutta risposta, sente lo scroscio dell’acqua e i borbottii indistinti di Logan in cui è sicuro di riconoscere almeno un paio di insulti.
 Alza gli occhi al cielo e allunga la mano per prendere il cellulare, ma il gioco che aveva aperto non si è nemmeno caricato del tutto che Logan è già di ritorno e si lascia cadere a peso morto sul materasso, ancora completamente bagnato.
 «Certo che quello stronzo potrebbe pure metterla, l’aria condizionata» mugugna quasi tra sé e sé. Scott sorride divertito e si sporge verso di lui, giocherellando con le gocce d’acqua sul suo addome.
 «Se volevi il lusso potevi scegliere un cinque stelle» lo prende in giro. «Io non mi sarei certo lamentato.»
 Logan sbuffa e lo guarda male.
 «Non voglio il lusso, solo un po’ di fresco» ribatte. «Non è mica chiedere la luna, sai… quasi tutti gli altri motel dove vado ce l’hanno la stramaledetta aria condizionata.»
 Il sorriso si congela sulle labbra di Scott, e all’improvviso è come se nella stanza facesse decisamente più freddo. Anche Logan sembra essersi accorto della gaffe perché lo guarda con qualcosa di molto simile all’imbarazzo, ma Scott distoglie subito lo sguardo dal suo.
 «Scott-»
 «Ho sete» dice a mezza voce, alzandosi in piedi. «Ti va un po’ di birra?» aggiunge con una finta naturalezza che speri risulti convincente.
 «Scott… guardami.»
 Speranza vana, a quanto pare.
 Si ferma a metà strada verso la borsa frigo, ma non si gira. Sente Logan sospirare e alzarsi a sua volta dal letto per raggiungerlo.
 «Senti… so che magari non significa molto, ma tutti gli altri…»
 «Non importa, Logan, da-»
 «Lasciami finire» lo interrompe con insolita gentilezza – la stessa con la quale lo fa voltare verso di sé per incrociare di nuovo i suoi occhi. «È vero che mi vedo anche con altri, quando non sono con te, ma loro non sono…» esita un momento, portandosi una mano dietro al collo. «Sono tutte storie da una sola notte, Scott… spesso anche meno. Di qualcuno non sapevo neppure il nome, e comunque non ho mai cercato nessun altro una seconda volta… solo tu. Solo con te ho… quello che abbiamo. Qualunque cosa sia» aggiunge con un sorrisetto, come per alleggerire l’atmosfera dal peso di quella confessione inaspettata.
 Scott gli sorride di rimando, sorpreso, commosso e un mucchio di altre cose, mentre un’ondata di emozioni che non ha nessuna voglia di analizzare gli chiude la gola impedendogli di rispondere alcunché.
 Perché Scott lo sa di essere nel torto, di avere a casa una moglie che lo aspetta con in grembo suo figlio e di non avere quindi nessun diritto di pretendere nulla da Logan, eppure… eppure quelle sue parole lo hanno fatto stare così bene che tutto il resto non gli interessa. Non adesso. Gli prende il viso tra le mani e lo avvicina lentamente al proprio, baciandolo con tutta la tenerezza di cui è capace mentre Logan lo stringe forte a sé.
 Sì, probabilmente è solo un dannato egoista… ma è anche felice come non si sentiva da tanto, troppo tempo.
 E allora va bene così, ancora per un po’.
 
 
[24 settembre, 19:32 – Stanza 79]
“Stanotte 79”
“Porta qualcosa per brindare”
 
 «Allora, qual è la novità?»
 Scott sorride sotto i baffi mentre chiude la porta a chiave senza rispondere, posa la cena sul tavolo e infine si avvicina a Logan.
 «Indovina» lo provoca, portandogli le braccia al collo.
 Logan sbuffa piano e gli circonda la vita con le sue, si avvicina per un rapido bacio e poi si allontana di nuovo, studiando la sua espressione. E poi sorride.
 «È nato?»
 Il sorriso di Scott adesso è così grande che gli fanno male le guance.
 «La settimana scorsa» risponde col tono di chi ancora quasi non ci crede che sia successo davvero, e anche il sorriso di Logan si amplia a dismisura. Lo stringe forte a sé, gli dà un altro bacio e poi un altro e un altro ancora, e la sua sincera felicità per quella notizia è il regalo più bello che Scott potesse desiderare.
 «Prendi i bicchieri» lo invita Logan, lasciandolo andare. «Io stappo lo champagne.
 «Addirittura lo champagne?» lo prende in giro Scott; lui si stringe nelle spalle.
 «Solo perché l’ho trovato in offerta» scherza, tirando fuori la bottiglia dalla borsa frigo. «Tre per due.»
 «Oh, e le altre due dove sono?»
 «Al negozio» ribatte prontamente. «Ho preso solo quella gratis.»
 Scott ridacchia e prende due bicchieri dalla busta sul tavolo.
 «Ma te le studi di notte ‘ste cazzate?»
 «Beh, in mare aperto non è che ci sia molto altro da fare…»
 Il tappo salta con un piccolo scoppio e poco dopo entrambi esibiscono un bicchiere in pura plastica pieno fino all’orlo di bollicine. Logan solleva il suo.
 «Allora, a…» comincia, solo per fermarsi quasi subito col braccio a mezz’aria. «Scusa, com’è che si chiama il tuo moccioso?»
 A quella domanda innocente e prevedibile il cuore di Scott comincia a battere come un forsennato.
 Ora o mai più.
 «James» sussurra, studiando la sua reazione. Logan gli restituisce uno sguardo confuso, e Scott sorride appena. «L’ho… l’ho chiamato James.»
 Come te.
 Finalmente Logan capisce e sgrana gli occhi, e per qualche secondo rimane come senza fiato.
 «Oh» mormora poi. «È… un bel nome.»
 La sua voce è carica di emozioni non dette, troppo grandi per essere espresse con le sole parole, e Scott si sente come sull’orlo di un baratro, e vorrebbe abbracciarlo e baciarlo e stringerlo fino a diventare una cosa sola… e invece resta soltanto a guardarlo, a godersi quel sorriso che si affaccia quasi timido sulla sua espressione sorpresa e che dice così tante cose che ci vorrebbe una vita intera a ripeterle tutte.
 Si schiarisce la gola e inspira a fondo per cercare di riprendersi, poi sorride anche lui.
 «Sì» risponde in un soffio. «Sai… mi piaceva il suono.»
 Logan continua a guardarlo rapito ancora qualche secondo, poi scuote piano la testa come per tornare alla realtà.
 «Allora, al piccolo James» brinda con un sorriso.
 «A James» ripete Scott, cozzando piano il bicchiere col suo prima di bere un sorso di champagne. «Vorrei che lo conoscessi» mormora poi, quasi parlando tra sé e sé. Il sorriso di Logan si tinge di una sfumatura strana, e Scott si affretta a rimediare. «Insomma, non adesso ovviamente… magari tra un po’, quando… quando potrà stare qualche ora senza sua madre…» l’ultima parte della frase sfuma in un silenzio imbarazzato, ma Logan sta continuando a sorridere.
 «Mi piacerebbe» dice soltanto.
 Scott non riesce a credere alle proprie orecchie.
 «Davvero?»
 «Davvero. Magari tra un po’, come hai detto tu… e magari fuori di qui» aggiunge, con una smorfia. «Non è precisamente il posto migliore per un neonato.» Lancia un’occhiata critica allo squallido arredamento della stanza, e Scott guardandolo sente una quieta sensazione di euforia dilagarsi in lui, come se lo champagne fosse entrato direttamente in circolo nel sangue.
 Fuori di qui. Si vedranno “fuori di qui”.
 «Sì… forse hai ragione.»
 
 
[19 ottobre, 17:48 – Stanza 79]
“Stanotte 79”
“Jean è dai suoi
Vengo appena stacco da lavoro”
“Ti aspetto”
 
 «E la cena?»
 Scott sbuffa e si richiude la porta alle spalle.
 «Ciao anche a te» ribatte acido, lanciando le chiavi sul tavolino; neanche il tempo di togliersi il giubbotto che si sente abbracciare da dietro.
 «Ciao, ragazzino…» sussurra Logan direttamente nel suo orecchio. «La cena?»
 Nonostante i suoi sforzi, Scott non riesce a trattenere un sorrisetto.
 Gli è impossibile arrabbiarsi sul serio con lui… e Logan lo sa.
 «Mi andava la pizza, e non volevo mangiarla fredda» risponde poi. «La ordino più tardi e ce la facciamo portare qui.»
 Logan mugugna contro la sua nuca qualcosa del tipo “non troppo tardi”, ma prima che Scott possa replicare si sporge per dargli un bacio sulla guancia e scioglie l’abbraccio, lasciandolo libero di muoversi.
 Che tipo…
 Con la coda dell’occhio lo vede andare a sedersi sul letto, poi alza la testa verso di lui.
 «Come sta James jr?»
 Scott sorride intenerito a quel nomignolo, finisce di appendere la giacca e va a sedersi accanto a lui.
 «Sta bene. Mangia un sacco e cresce a un ritmo spropositato… guarda.» E così dicendo si sfila il cellulare dalla tasca per andare alla galleria, seleziona una delle ultime foto e la mostra a Logan.
 «Accidenti!» esclama lui sorpreso. «È praticamente raddoppiato, in un mese!»
 Scott annuisce orgoglioso e gli fa vedere qualche altra immagine, poi apre un breve video.
 «E quello che era?» gli chiede Logan confuso e divertito insieme mentre il bimbo solleva di scatto le braccia nel bel mezzo di un pisolino.
«Riflesso di non so che 2» risponde Scott, guardando suo figlio con un sorriso affettuoso. «Secondo il pediatra è normale, i neonati lo fanno quando sentono rumori forti… ma era troppo buffo per non registrarlo.»
 Logan scuote la testa e gli circonda la vita con un braccio.
 «Allora dovremo portarlo in un posto tranquillo, quando me lo presenterai» commenta con finta noncuranza mentre Scott si appoggia a lui. «Tipo un qualche parco… o anche alla spiaggia.»
 Prima di ribattere Scott si prende qualche momento per assaporare quelle parole, godendosi la felicità quasi imbarazzante che hanno saputo scatenargli: non era una proposta campata in aria… Logan vuole conoscerlo davvero il suo piccolo James.
 «La spiaggia non è che sia molto tranquilla, sai?» gli fa notare alla fine, giusto per non dargliela vinta subito.
 «Basta andarci la sera tardi o la mattina presto… così vedrebbe il mare.» L’ultima parte della frase la soffia contro il suo collo per poi cominciare a baciarlo lentamente. Scott sospira e inclina la testa per lasciargli più spazio, ma poi gli solleva il mento per cercare le sue labbra.
 «Mi sei mancato…» mormora, accarezzandogli il viso in punta di dita. Logan sorride e lo bacia di nuovo.
 «Mi sei mancato anche tu, ragazzino» sussurra di rimando. «E per quanto possa essere bello tuo figlio, ora ho voglia di guardarmi meglio il papà» aggiunge malizioso, insinuando le mani sotto la sua felpa. Scott ridacchia e posa il telefono sul comodino, poi si alza in piedi.
 «Ai tuoi ordini, mio capitano» lo provoca, cominciando a spogliarsi con tutta la calma di questo mondo: prima rimane a petto nudo, poi si dedica al bottone dei jeans. Sorride compiaciuto nel notare gli occhi di Logan seguire quasi ipnotizzati i suoi movimenti, e quando i pantaloni sono ormai scivolati a terra gli prende le mani e se le porta sui fianchi in un invito che Logan non esita ad accettare, liberandolo anche da quell’ultimo inutile pezzo di stoffa.
 E poi rimane lì, nudo nel corpo e nello spirito, a lasciarsi guardare da quell’uomo che con la sua sola presenza è riuscito a sconvolgere la sua vita… e allo stesso tempo a darle finalmente un senso.
 
 
[17 novembre, 18:56 – Casa di Scott e Jean Summers]
 Lo vede arrivare dalla finestra del soggiorno: divisa di rappresentanza e sguardo contrito.
 Ma che diamine…
 «Puoi tenerlo un momento?» chiede a sua moglie cercando con scarso successo di sembrare naturale – il piccolo James lo guarda confuso quando lo passa bruscamente alla madre; Scott abbozza un sorriso di scuse e gli fa una carezza.
 Apre la porta prima ancora di sentire il campanello e se la richiude subito alle spalle.
 «Tu devi essere Scott» dice quell’uomo senza nome.
 «Dov’è Lo… il capitano Howlett?» gli domanda in risposta.
 Lui lo fissa intensamente per alcuni lunghissimi secondi, poi abbassa lo sguardo.
 «Mi dispiace» sussurra, e il ricordo di quando ha sentito Logan dire quelle stesse parole a Ororo – e del messaggio che sottintendono – lo colpisce con tutta la violenza di un fulmine; il gelo gli penetra fin dentro le ossa, la vista si oscura e le gambe minacciano di cedere. Si appoggia al muro alle sue spalle e respira a fondo, costringendosi a restare in piedi.
Non è possibile… non può, non deve essere possibile!
 Lo sconosciuto resta in rispettoso silenzio fino a quando non riapre gli occhi che non si era neppure accorto di avere chiuso, poi si schiarisce la gola.
 «Voleva che tu avessi questo» mormora semplicemente, porgendogli un pacchettino – l’unico ricordo che gli resta di lui, l’unico diritto che può accampare su quell’uomo che per il mondo gli era del tutto estraneo. «Io e il capitano non eravamo molto legati,» aggiunge con un sorriso triste «ma credo di essere stato quanto di più vicino a un amico lui avesse. E so per certo che tu sei quanto di più vicino a una famiglia abbia mai avuto.»
 Scott annuisce e non risponde, le dita strette spasmodicamente attorno a quel piccolo involto di carta. Sente gli spigoli bucargli la carne. Capisce cos’è, e stringe più forte.
 Ascolta a metà le condoglianze del marine, i suoi discorsi vuoti su quanto sia stata eroica la morte di Logan, e quando infine se ne va si incammina anche lui verso la strada, prende un taxi e torna in quel motel. Di fronte a quella porta.
 Strappa l’involucro che contiene la chiave – la mano trema così tanto che centrare la serratura sembra impossibile – e poi si chiude dentro alla stanza 79.
 E lì, su quel letto, nel loro mondo, finalmente si concede di piangere.
 
 

Intorno al mondo senza amore come un pacco postale,
senza nessuno che gli chiede come va;
col cuore appresso a una donna, una donna senza cuore,
chissà se ci pensano ancora, chissà.
 
 
 




















[1] Proverbio americano.

[2] Riflesso di Moro: riflesso arcaico neonatale causato da stimoli quali un rumore forte; si manifesta come una reazione di soprassalto con apertura improvvisa delle braccia del neonato in posizione supina.

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