Halleluja

di _HummingBird_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quel labirinto chiamato Shibusen ***
Capitolo 2: *** Come vetro sottopelle ***
Capitolo 3: *** Non c'è pace per nessuno ***



Capitolo 1
*** Quel labirinto chiamato Shibusen ***


Buongiorno sfortunato lettore, se sei arrivato fino qui vuol dire che o ti sei perso, oppure che la mia introduzione ti è piaciuta…
Questa è la prima FanFiction che pubblico, quindi chiedo di essere clementi, apprezzo tantissimo le critiche che possano aiutarmi a migliorare e sopratutto spero vi godiate la lettura.
Grazie.

 

Quel labirinto che è la Shibusen

 

«Ma fai sul serio? Cioè, no dai» disse una delle ragazze, con aria superiore, nel cerchio in mezzo al corridoio, proprio davanti alla porta della classe dove stava per incominciare una delle tante lezioni alla DWMA.
La compagna le rispose con il medesimo tono.
«Anne, sei sicura che dobbiamo per forza stare con queste tipe?» sussurrò una ragazza dai capelli rossi ad un’altra alla sua destra, quella che doveva essere Anne, quest’ultima sembrava rallegrata dalla scena che le si presentava davanti.
«Mais oui, tu non ti stai divertendo a sentirle parlare? Sono così buffe» disse con l’accento francese, ridacchiò in maniera posata, senza farsi vedere. La ragazza aveva dei boccoli biondi che arrivavano poco sotto le spalle, la sua divisa, uguale a quella dell’amica affianco, era la versione base della scuola.
«Sinceramente? No, mi danno sui nervi»
«Oh, suvvia chère, prova a farti divertire anche dalle scemenze»
«Scusate ragazze, dobbiamo andare a dare gli ultimi documenti alla segreteria per il trasferimento» disse ad alta voce quella dai capelli ramati, al gruppo di ragazze, che all’unisono risposero con un sonoro «Bye, Bye».
Trascinando via Anne, la giovane andò il più lontano possibile da quelle che lei considerava oche.
«Dio mio, non sentivo i miei pensieri con tutte quelle chiacchiere!»
«Chère, ti ho già detto di rilassarti, sai che non ti fa bene essere nervosa, poi finiamo che esplodi come l’ultima volta con quella maestra d’armi che cercava di convincerti a fare il corso EAT» le posò una mano sulla testa.
«Sì, quanto era fastidiosa» si massaggiò le tempie per rilassarsi. Alzò lo sguardo e guardò la compagna «poi chi ci vuole andare nel corso EAT dai, preferisco di gran lunga stare dove sono, mi sento molto più rilassata, hanno troppe restrizioni quelli di quel corso» sorrise all’amica, che rise di gusto sentendola così scansafatiche.
«Non mi aspettavo nulla di più da te, che belli che erano i vecchi tempi, quando potevamo saltare intere lezioni a Parigi, però eravamo un ottima coppia, è da un po’ che non andiamo ad allenarci, ora che ci penso, ti sarai arrugginita» sorrise con tono di sfida, appoggiandosi le mani sui fianchi. Sembrava decisa a fare qualcosa di poco conforme al regolamento scolastico.
«L’unica che, tra le due, potrebbe arrugginirsi, sei tu» ammiccò, la rossa, tra i suoi capelli perfettamente lisci, che quasi le toccavano le cosce. Era di poco più alta della sua compagna dai capelli biondi, aveva grossi occhi verdi e la pelle leggermente rosata. In perfetto stile irlandese.
«Io suggerirei una prova» ammise alzando le mani la francese, facendo ondeggiare la sua chioma ondulata.
«Cosa mi propone signorina LaBou?! Di saltare il nostro secondo giorno di scuola?!» la studentessa si posò una mano sulla bocca con un’espressione di simulato sconcerto.
«Come se non lo avessimo fatto altre cento volte a Parigi» risero entrambe.
«Dai andiamo, scema, o ci scopriranno» Anne la prese sotto braccio e si incamminarono verso il giardino della DWMA.
Dopo cinque minuti che camminavano per i corridoi, si fermarono. Si erano palesemente perse, ma nessuna della due era pronta ad ammetterlo. La più alta aveva studiato la piantina quasi interamente a memoria, dato che la compagna aveva problemi di orientamento, però a quel punto era in difficoltà persino lei.
Anne sbuffò sonoramente, per poi fermarsi delusa.
«Chère, mi sa che ci siamo perse» disse guardandosi i piedi, non era la prima volta che si perdevano, ma per tutti gli altri episodi era stata per errore suo, questa volta, invece, era colpa della struttura dentro cui s trovavano.
«Non capisco, non sembrava così intrecciata la piantina quando l’avevo letta»
«Penso ci convenga chiedere a qualcuno, se non vogliamo viaggiare per ore senza meta»

 

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Capitolo 2
*** Come vetro sottopelle ***


Come vetro sotto pelle

Tre figure si aggiravano per i corridoi della scuola.
«Liz, penso che Kid stia piangendo!» disse ridendo la voce squillante di Patty.
«Lo so Patty, hai visto quella piastrella in bagno, era storta, sai come reagisce a certe cose»
la sorella di Liz scoppiò a ridere puntando il dito verso il ragazzo, che si era appena accasciato a terra farfugliando qualcosa.
«Come posso aver permesso che quell’atroce imprecisione avesse luogo in questa istituzione?!»
«Kid, non hai colpa» la più grande della sorelle Thompson si inginocchiò affianco allo shinigami picchiettando la sua mano sulla spalla destra.
«Si ha ragione Liz, Kid, tu non colpe eheh. E poi dobbiamo andare da tuo padre! Dovevi parlargli di alcune cose riguardo le colonne all’entrata, vero sorellona?!» sorrise Patty guardando felice la sorella, pensando di aver tirato su il giovane, quando in realtà lo aveva ancora più distrutto
«Anche quelle colonne! Sono un mostro di...» la sua cantilena si interruppe improvvisamente quando due ragazze sbucarono giocose dal corridoio, una saltellante e l’altra con le braccia in alto, come per mandare al diavolo l’intera struttura.
«In che diavolo di posto siamo finite ora?!» quasi urlò la ragazza con dei lunghi capelli rossi, che si stava pian piano avvicinando. Entrambe sembravano troppo intente ad inveire contro il corridoio per vedere il giovane shinigami alzarsi, scrollarsi la polvere di dosso e indietreggiare, guardando con indecifrabile interesse la coppia che stava percorrendo il loro stesso corridoio
«Je ne sais pas, mon amour» ridacchiò la bionda.
«Devono essere le nuove studentesse arrivate dall’estero, dicono che sono delle piantagrane» sussurrò Liz all’orecchio della sorellina, che fece un’espressione meravigliata.
Ad un certo punto la ragazza bionda, guardandosi attorno, li notò e si poté sentire un gridolino di gioia provenire da quest’ultima.
«Oh mon dieu! Forme di vita umane!!» urlò saltellante e correndo verso le sorelle Thompson e Kid.
«Anne!» la compagna si incamminò dietro di lei, molto più lentamente, ed evidentemente stanca a causa di una probabile camminata.
«Scusate se mi presento così bruscamente, non sarebbe nella mia natura, se solo riuscissi a trovare la via giusta. Mi presento: io sono la maestra d’armi Anne e quella che mi sta inseguendo è la mia arma. Ci siamo perse e non sappiamo più come arrivare al giardino interno della scuola» disse la giovane appena arrivata dal trio che, in mezzo al corridoio, guardavano attoniti la scena.
«Che cavolo, Anne! Quanto corri!» la ragazza dai capelli rossi arrivò un secondo dopo la fine della frase «scusatec...» si irrigidì immediatamente quando si accorse di avere degli occhi color oro puntati addosso.
Ogni singolo muscolo del suo corpo sembrava essersi fatto roccia.
Non capiva più nulla, quegli occhi l’avevano inchiodata lì dov’era, una sensazione schiacciante la pervase, la sua percezione dell’anima le permise di vedere qualcosa di tremendo e spaventoso, a tal punto da sentire come del vetro sottopelle.
Nessuno sembrava averci fatto caso.
«Oh, certo! Nessun problema, anche noi ci perdevamo sempre i primi tempi, è molto grande come struttura. Comunque piacere, io sono Liz, questa è mia sorella Patty e lui invece è il nostro maestro d’armi, Death the Kid» disse sorridente Liz.
«Piacere a tutti! Questi corridoi sembrano tutti uguali, necessitiamo di un aiuto» la bionda si passò una mano dietro la nuca, evidentemente imbarazzata.
«No problem, possiamo anche accompagnarvi» sorrise Patty tutta contenta di aver trovato nuove amiche, ma una mano prese le vesti della ragazza bionda, per attirare la sua attenzione. Era la sua arma.
«Non sarà necessario, penso di essermi appena ricordata la strada» intervenne bruscamente la ragazza rossa, che aveva abbassato lo sguardo. Prese per mano la sua maestra d’armi andando nella direzione più lontana dal punto in cui erano quei ragazzi.
Appena dopo aver superato il ragazzo, una mano le prese il braccio e la costrinse a girarsi.
«Non hai detto il tuo nome» per la prima volta Kid aprì bocca.
«Nessuno me lo ha chiesto» rispose a tono lei, per poi girarsi, andare verso il primo angolo e scomparire assieme alla bionda.
«Kid, ma che ti è preso! Non puoi prendere in quel modo le persone» Liz fece per avvicinarsi a Kid, ma lui mise le mani in tasca e andò verso la sua destinazione iniziale, la camera della morte.
Però i suoi progetti erano cambiati.



«Chère, che ti prende?! Lasciami andare!» Anne fece mollare la presa sul polso all’amica.
«Scusami An, non volevo, ma...hai sentito? Quel ragazzo...io...» si coprì il viso con le mani.
«Tranquilla chère, ora siamo sole, che cosa è successo, conosci già quel ragazzo? Ti ha fatto qualcosa in passato? Ora stai bene?» la prese per le spalle con delicatezza,
«Non…non l’ho mai visto prima…però…» un groppo in gola le mozzo il fiato, si costrinse a riprendere da dove si era fermata «ha guardato la mia anima con una tale brama, che mi ha paralizzata» si sedette per terra appoggiando la schiena al muro del corridoio. Si sentiva, impotente e turbata.
«Chère, rispondimi»
«No, An...non sto bene. Lui...voleva la mia anima. La voleva, potevo percepire i suoi occhi, la sua anima, lui stesso cercare di afferrarla» i suoi occhi si colorarono di grigio tristezza.
«Oh mon amour» Anne l’abbracciò «personne ne te touchera» disse affondando il viso neicapelli dell’amica.
Oh, tesoro mio, nessuno ti toccherà”


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Buongiorno lettore,

spero che questo capitolo di ‘Halleluja’ ti sia piaciuto, se ti va fammelo sapere con una piccola recensione, o se pensi che debba migliorarmi in qualsiasi modo, dimmelo pure. È comunque la prima FanFiction che posto, spero molto vi piaccia.

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Capitolo 3
*** Non c'è pace per nessuno ***


Non c'è pace per nessuno

«Hello, hello figliolo» salutò lo shinigami, quando vide Kid entrare insieme alle sorella Thompson, sembrava particolarmente serio, pensò il dio della morte. Nonostante non lo vedesse ridere da un po’, ora gli sembrava più afflitto.
«Salve padre» ricambiò con un cenno del capo, il figlio.
«Salve!» dissero all’unisono Liz e Patty.
«Dimmi Kid, come mai sei venuto fin qui, saltando per giunta la lezione?» il dio della morte mise le mani su quelli che si potevano definire fianchi, un po’ avvilito per la situazione che stava per venirsi a creare: il figlio era sempre stato attento a non saltare le lezioni importanti, come quella che avrebbe dovuto avere in quel preciso istante. Ora gli sembrava inconsueto vederlo davanti a lui in orari scolastici.
«Padre, le altre questioni possono aspettare» Kid fece un respiro per quietare i suoi pensieri e ritornare calmo, sapeva che il padre poteva sentire la sua angoscia «sono qui perché ho notato le due nuove studentesse provenienti dall’Europa, Anne e la sua arma, aggirarsi per i corridoi. Ho notato in particolare la seconda ragazza, che purtroppo non mi ha detto il suo nome» cercava in tutti i modi di non far notare la propria agitazione allo shinigami di fronte a lui.
«OH! Quelle due piccole pesti, erano fuori dall’aula senza permesso! Lo sapevo che dovevo controllarle con maggiore attenzione, farò in modo che non succeda più. Grazie molte Kid per avermelo segnalato» affermò con dispiacere suo padre.
«Non sono qui per questo» fece un altro respiro per rilassarsi, subito dopo si girò verso le sue partner «Liz, Patty, vi posso chiedere di lasciare un attimo me e mio padre da soli?» fece un gesto per scusarsi.
«Va bene Kid...» le due sorelle si allontanarono con sospetto dalla sala andando verso la porta, non le aveva mai mandate via nonostante il padre gli parlasse di cose particolarmente delicate.
Quando si sentì la porta sbattere, Kid abbassò lo sguardo, abbattuto da ogni emozione che provava: sgomento, paura, ansia e...senso di perdita;
Non riusciva più a trattenersi, si mise le mani nei capelli.
«Padre chi è quella ragazza?!» disse con la voce piegata dal dispiacere.
«Kid non capisco cosa vuoi dire» quando vide il figlio in quelle condizioni si spaventò e si avvicinò a lui, preoccupato, come solo un padre poteva essere preoccupato per proprio figlio.
«Oggi...l’abbiamo incontrata nei corridoi...» Kid sentì la mano del padre poggiarsi sulla sua spalla, allora alzò la testa, mostrando un viso profondamene turbato.
«Kid, dimmi cos’è successo, non farmi stare in pensiero, figlio mio» disse con dolcezza. Sapeva che il figlio era, di solito, molto tranquillo e risoluto, ma in queste condizioni lo aveva visto pochissime volte.
«Non ti ho detto che... ho sentito come una sensazione di... padre... volevo la sua anima» abbassòdi nuovo lo sguardo per la vergogna.
«Cosa vuoi dire Kid» il tono di Lord Shinigami si fece preoccupato, gli vennero in mente tanti pensieri, molto contrastanti tra loro.
Un nome si fece paurosamente strada nella sua mente: Ashura.
«Voglio dire che desideravo prendere in custodia quell’anima nonostante questa fosse ancora nel corpo della sua proprietaria» si sedette sulla sua sedia, appena apparsa, quasi spossato.
«Non intendi mangiarla, spero» si assicuro con fermezza il padre.
«No, padre. Intendo proprio quello che ho detto. Non ho mai sentito un impulso tale di fare mia un’anima» lo guardò con sgomento, Kid.
Allora il padre, dopo queste parole si tranquillizzò, però, in seguito si rese conto di quello che il figlio aveva detto, la maschera dello Shinigami arrossì per lui.
«Kid insomma, dire così, una cosa tanto delicata, a tuo padre è un po’ scorretto, mi prendi sprovveduto, privo di risposte adeguate. Non mi sono preparato il discorso adatto per tale situazione, rischierei di confonderti e darti delle nozioni sbagliate» grattandosi la testa, suo padre andava avanti e indietro, alla ricerca delle parole giuste da usare.
«Padre! Ma cosa state dicendo?!» Kid non capiva cosa stesse farneticando il padre, era così confuso da quello che sentiva.
Il padre però ad un certo punto si rese conto di chi stava parlando Kid.
«Hai detto che l’arma della signorina Anne LaBou è la responsabile di tutto questo?» chiese speranzoso del contrario.
«Sì padre» a quelle parola gli occhi del padre si spensero nella tristezza «cos’ha quella ragazza per fare questo effetto su un dio della morte»
«Oh…Kid. Si chiama…» si prese un attimo per fare un respiro profondo, nonostante per la sua sopravvivenza non fosse necessario «Eibhlin Clarke»
Quel nome fece venire la pelle d’oca al giovane, che usò tutte le sue energie per non sprofondare nel panico.
Perché questa reazione così esagerata?
Era soltanto un nome.
«Figliolo, Eibhlin…è venuta qui per cercare pace, assieme alla sua partner. Non per trovare un altro motivo per scappare dalla loro nuova casa» sussurrò il grande dio della morte di fronte a suo figlio, che alzò la testa e lo guardò.

 

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Ehi lettore! Sono contenta tu sia arrivato fino al terzo capitolo, senza chiudere la pagina per lo
spavento, ahahah.
Dicevamo, in questa storia, fino ad ora, ho introdotto parecchie tematiche, come la suddivisione tra il corso NOT ed il corso EAT, alcuni personaggi della trama principale che fanno cose e molti dubbi (spero!!).
Detto questo, spero vi sia piaciuto, nonostante anche questo capitolo sia un po' piccolino, se vi va passate nella sezione delle recensioni per dirmi cosa ne pensate, sono curiosa di scoprirlo! Se notate errori vari: avvisatemi, sarò molto felice, nonostante l’imbarazzo, di correggerli per rendere più scorrevole la vostra lettura.
A presto,
la scrittrice.

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