L'amore degli Oscuri Signori

di Laura28
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Camelot ***
Capitolo 2: *** Storybrooke ***
Capitolo 3: *** Camelot ***
Capitolo 4: *** Camelot ***
Capitolo 5: *** Jolly Roger ***
Capitolo 6: *** Storybrooke ***
Capitolo 7: *** Camelot ***
Capitolo 8: *** Storybrooke ***
Capitolo 9: *** Storybrooke ***
Capitolo 10: *** Storybrooke ***



Capitolo 1
*** Camelot ***


Camelot

Uncino cavalcava tenendo stretta la mano di Emma, la testa invasa da un solo obiettivo: liberare la donna che amava dalle insidie del coccodrillo, ancora una volta.
Emma dal canto suo si teneva stretta, stringendo gli occhi per non vedere l’oscurità che la perseguitava, lasciandosi  guidare dal vento che le sferzava i capelli e dal profumo di quelli di Uncino. Quel profumo, sale e pelle. Poteva davvero coinvolgerlo così tanto in qualcosa che lo aveva già perseguitato tutta la vita? Certo, disse una voce nella sua testa, QUELLA voce, Tremotino, ma più fredda e metallica; ovviamente abbiamo bisogno di lui, così come di Henry, per questo dobbiamo eliminare chi ci separa dal nostro lieto fine!
Emma scosse la testa ed aprì gli occhi, incontrando quelli di Uncino. “Tutto bene, amore?”
“Sì” mentì Emma. “Siamo arrivati?” cambiò discorso, notando che si erano fermati.
“Ancora no, ero solo preoccupato, per un attimo mi hai stretto talmente forte da togliermi il fiato” le rispose il pirata, trapassandola con i suoi occhi profondi come l’oceano, intuendo che qualcosa non andava.
“Scusa, non sono abituata ai cavalli come mezzo di trasporto, non ho duecento anni, io!” gli disse, rivolgendogli un mezzo sorriso e sperando così di placarne i dubbi.
Uncino la guardò in silenzio, la sensazione che ci fosse qualcosa di più proprio non lo voleva abbandonare, ma se Emma non gli permetteva di oltrepassare quel muro, come poteva aiutarla? Come poteva SALVARLA? Sbatté gli occhi e le sorrise: quel giorno l’avrebbe allontanata da quegli oscuri pensieri, a qualunque costo.
“Avrò anche 200 anni, ma almeno io non temo di spettinarmi i capelli! Di’ un po’, Swan, sei mai andata in giro su qualcosa di più avventuroso di quel trabiccolo giallo?!” la canzonò. A qualunque costo, si ripromise guardandola.
“Ah, è così che mi vedi? Pensa a condurre il cavallo, ti faccio vedere io chi ha paura!” gli rispose sorridendo, con uno sguardo d’intesa. Ne avevano passate, loro due. Lei ce l’avrebbe fatta, per lui, per Henry, per i suoi genitori. Avrebbe sistemato tutto, così finalmente avrebbe potuto assicurare ad Uncino la vita che meritava.
Uncino le sorrise di rimando, si voltò e lanciò il cavallo al galoppo, più veloce di prima: il sorriso che gli aveva rivolto aveva risvegliato in lui la speranza. Sì, l’amava, probabilmente più di quanto lei amasse lui, ma non gli importava: lei lo aveva tirato fuori dalla sua vita di egoismo e vendetta quando non credeva che avrebbe potuto amare di nuovo e ora lui avrebbe fatto tutto il possibile per ricambiare.

 

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Capitolo 2
*** Storybrooke ***


Storybrooke

In una nuvola di fumo grigio, la Signora Oscura fece ritorno a casa sua.  O meglio, quell’insieme di legno e cemento che chiamava così. Ma certo che è casa nostra.
“Va’ via, non ho bisogno di te, ora!”
Ma certo che hai bisogno di noi! E di chi sennò? Della tua cosiddetta famiglia? Di tuo figlio? Loro non ti amano, loro ti TEMONO. O forse intendi quel pirata ingrato a cui hai salvato la vita e che ti ripaga dicendo di non amarti più?”
Una lacrima scese lungo la guancia di Emma mentre ripensava a quelle due parole che le appesantivano il cuore.
Ti amavo.
Cercò di riprendersi. “No, loro non sanno, ho portato via i loro ricordi, agirei anche io come loro!”
No, loro non capiscono, se ti amassero davvero ti starebbero accanto invece di cercare un modo per distruggerci! Dove sono, Emma? Dove sono i tuoi cari? Hai soltanto noi.
Un singhiozzo. La Signora Oscura piangeva, i singhiozzi che si replicavano e amplificavano in quella casa vuota.
“Killian…”
Killian! Killian! Insomma! Sei la Signora Oscura, una creatura potente, immortale, terribile! E ti struggi per un pirata senza una mano. Ricomponiti, siamo noi tutto quello che ti serve … E grazie a noi tu hai il potere di conquistare qualsiasi cosa. Tu puoi avere tutto quello che desideri se ti lasci aiutare da noi … Persino il tuo prezioso pirata … In fondo non te l’abbiamo restituito già una volta? Mentre la tua adorata “famiglia” voleva lasciarlo morire. Abituatici, biondina, siamo noi la tua famiglia, ora.
La Signora Oscura sollevò lo sguardo che era perso nei dolci ricordi di un prato di camelie a Camelot.
“Hai ragione.” Disse, asciugandosi le lacrime.
Ma certo che abbiamo ragione, e tu lo sai.
“Loro lo avrebbero lasciato morire, non possono capire. Io ho avuto il POTERE di riportarlo indietro. E posso ancora farlo.”

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Capitolo 3
*** Camelot ***


Camelot

Giunti in una radura in cui crescevano delle camelie, Uncino arrestò la corsa del cavallo. Sceso insieme ad Emma la condusse al centro del prato.
“Dimmi, Swan, cosa vedi?” le chiese donandole una di quelle profumate camelie.
“Tanti fiori?” gli rispose Emma, guardandolo. Dove voleva andare a parare? Doveva ammettere, però, che la corsa a cavallo era stata adrenalinica e ora quel posto era un tranquillo paradiso.
“Molto bene, e ora dimmi: cosa NON vedi?” continuò Uncino.
Emma si guardò intorno e capì: lo spirito di Tremotino e le voci nella sua testa erano scomparse.
“Tremotino… Lui non c’è!” disse in un soffio Emma, stentando a credere che una corsa a cavallo avesse potuto battere l’Oscurità che lateva in lei.
“Era quello che speravo: affidandoti a me, Emma, non c’è stato più spazio per lui nella tua testa.” Killian era orgoglioso di quella piccola vittoria sul coccodrillo e il suo orgoglio trasudava da tutti i pori: era orgoglioso di sé, della sua Emma che era così forte e delicata, della loro forza quando erano insieme.
Emma lo guardò, così bello, così dolce, che non riusciva a mascherare il sorriso che stava nascendo sul suo viso. In quel momento qualcosa cambiò nella Salvatrice, un fuoco le montò dentro e si fece coraggio…
“Beh, visto che siamo soli…” e si protese a cercare le labbra di lui. Il sorriso che prima aveva occupato il viso di Uncino ora lasciò spazio ad un’espressione confusa. Cosa voleva Emma?  Non era solita prendere l’iniziativa in fatto di contatti fisici, diavolo se lo sapeva! In più vedeva qualcosa di indecifrabile in fondo agli occhi verdi di lei. Ma era così bella …  Decise di abbandonarsi al bacio e lasciare i dubbi per dopo.
Inizialmente fu un bacio molto tenero, lui le cinse i fianchi con fare intimo e protettivo e lei gli mise le braccia al collo, riducendo ulteriormente lo spazio tra i loro corpi, che era diventato praticamente inesistente. Uncino era confuso, ma il suo corpo aspettava da tempo di poter stringere Emma così: sì, l’aveva stretta in passato, ma la mente di lei era sempre altrove, per una tragedia o per il nemico di turno, mentre invece ora era proprio lei a stringerlo così, e lui ricambiava con piacere. Non sapeva se finalmente poteva liberare la passione per la sua Salvatrice, ma non fu un problema su cui rimuginare a lungo: si sentì improvvisamente leggero, poi improvvisamente freddo lungo tutto il corpo, poi bagnato ed infine una calda brezza lo accolse. Che cosa diavolo era appena successo?!

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Capitolo 4
*** Camelot ***


Camelot

Killian si guardò intorno: non erano più nella radura di camelie, non apparentemente. Si trovavano in quella che sembrava una tenda il cui pavimento era ricoperto da soffici cuscini.
“Oh, no, no, no, no …” Sentì mugugnare Emma.
“Swan, che diavolo è stato?!”
“Ci ho teletrasportati.” Squittì lei, il senso di colpa dipinto su tutto il viso.
“Perché diavolo avresti dovuto farlo? Non ti piaceva la radura?”
Emma si mortificò ancora di più. Come era stato possibile? Non aveva sentito voci né aveva visto Tremotino, perché quindi i suoi poteri erano scattati?
“Ovviamente mi piaceva … Io … Non so cosa sia successo … So solo che stavo pensando che avrei tanto voluto essere in un luogo sì tranquillo, ma anche riservato, diciamo intimo … Mi dispiace, non so come sia stato possibile, non volevo usare la magia, lo giuro!”
Killian la guardò: era così fragile, teneva lo sguardo basso e sembrava volersi fare piccola piccola per l’imbarazzo. Si pentì immediatamente di aver alzato la voce. Le vecchie cattive abitudini ogni tanto facevano ancora capolino nella sua vita, ma non avrebbe permesso loro di rovinare il momento che si stava creando con Emma prima del “viaggio magico”. Sospirò.
“Perdonami se ho alzato la voce, non volevo. Mi sono preoccupato perché credevo non dovessi usare i tuoi poteri, o sbaglio?”
“Infatti! Ma non l’ho fatto apposta!” rispose Emma.
“Va bene, ti credo. Allora vogliamo parlarne? È successo qualcosa che li ha scatenati? Ci stavamo baciando, è un modo per farmi capire che non ti piaceva e volevi andartene?” Credeva di suonare spavaldo e rassicurante, ma la sua voce si incrinò leggermente facendo capire che temeva di aver rovinato tutto quando stava iniziando ad essere più passionale.
“No! Killian, davvero! Io non capisco, ci stavamo baciando e a me piaceva, lo giuro! Anzi, proprio per questo pensavo a quanto avrei desiderato un luogo più discreto e prima che me ne rendessi conto ci stavo teletrasportando in questa tenda!” Si accorse che sembrava una bambina che si giustifica dopo aver combinato un guaio. La sua insicurezza si manifestò ancora una volta attraverso la sua magia: improvvisamente la temperatura nella tenda cominciò ad abbassarsi rapidamente e le sue mani emanavano delle lievi scintille. Cosa le stava succedendo?
“Swan!”
La voce di Uncino la fece uscire dai suoi pensieri. Lui le aveva preso una mano, nonostante le scintille stessero arrossando la sua.
“Mi dispiace …” Disse lei, ricomponendosi e riportando la temperatura a livelli normali.
“Ah, così va meglio. Vieni qui.” Uncino si sedette sui morbidi cuscini che ricoprivano il pavimento della tenda e la fece accomodare accanto a lui.
“Ti va di dirmi cosa ti turba così tanto?”
Emma lo guardò. La tentazione di tenersi tutto dentro era forte, lo aveva fatto per tutta la vita. Ma capiva che se voleva che quella relazione avesse un futuro, avrebbe dovuto fidarsi di lui. E lei voleva un futuro con lui.
“Io ho pensato che non volevo più scappare. Ho pensato che tra l’Oscurità, Merlino intrappolato in un albero e una quantità di sortilegi da perderne il conto, io non voglio più scappare. Temo che potrei domani svegliarmi preda dell’Oscurità e perdere ogni possibilità di un futuro con te. Perciò mi sono detta che non volevo perdermi neanche un’esperienza, a cominciare da subito, da quel bacio e da quello che volevo lo seguisse …”
La sua voce andò affievolendosi per l’imbarazzo di quanto aveva appena confessato.
Lui la guardò, era sia sollevato che intristito:
“Emma, io non voglio che tu faccia niente per timore di perdermi. Voglio che tu decida di stare con me perché lo vuoi.” Disse tenendo lo sguardo fisso sulle loro mani che ancora si tenevano.
“Killian, mi hai fraintesa: io lo volevo, ma avevo timore di ammetterlo perché … Beh … Dopo Neal, io …”
Uncino alzò di colpo gli occhi su di lei. Era così vulnerabile in quel momento. La temibile Signora Oscura era avanti a lui con gli occhi quasi lucidi.
“Emma, io non avevo idea …”
Non riuscì a completare la frase: vederla così fragile gli provocava una sofferenza fisica, così la baciò intensamente, come se volesse trasmetterle attraverso quel bacio tutta la forza che possedeva, tutta la fiducia che riponeva in lei, tutto il suo amore.
L’impeto che mise in quel bacio li spinse sui soffici cuscini alle loro spalle e mentre le baciava le candide guance e il collo, la sentì sussurrare:
“Ti voglio, Killian …”
Il pirata si infiammò, non aspettava altro.

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Capitolo 5
*** Jolly Roger ***


Jolly Roger

Rimasto solo sulla Jolly Roger dopo aver visto svanire Emma in una nuvola di fumo grigio, Uncino poté finalmente sciogliere la tensione che lo attanagliava. Non sopportava più di stare sottocoperta, così si recò a riflettere sul ponte della nave: la vista dell’oceano aveva sempre avuto un potere tranquillante sulla sua anima tormentata. Eppure stavolta nemmeno la vista di quel pacifico orizzonte riuscì a placare la frustrazione che Killian Jones sentiva dentro di sé, così provò a rifugiarsi nella cara vecchia fiaschetta di rhum.
Gli sembrava incredibile, aveva passato quasi la sua intera esistenza a studiare il Signore Oscuro, eppure in presenza di Emma si era sentito impotente. Emma … Aveva dovuto fare appello a tutte le sue forze poco prima per rimanere lucido e non cedere alla tentazione di assecondarla ed era arrivato al punto di ferirla come mai avrebbe desiderato. Ciononostante, era stato proprio in quell’istante che gli era sembrato di scorgere la sua Salvatrice dietro il velo di freddezza che caratterizza i Signori Oscuri. Dunque questo voleva dire che c’era ancora speranza? E per tentare cosa? Se nemmeno il bacio del Vero Amore, la magia più potente che conoscesse, era riuscito a riportargli la sua Emma, cosa avrebbe potuto farlo?
“Maledizione!” urlò, sferrando un pugno all’albero maestro, ma questo non lo placò:
“Maledizione! Maledizione! Maledizione!” ripeté, accompagnando ogni ingiuria con un pugno. Si sentiva estremamente frustrato, aveva voglia di urlare e sfogare su qualche malcapitato la sua rabbia. In casi come questi era solito trovare rifugio in Emma, che riusciva sempre a placarlo, ma ora dove sarebbe potuto andare? Cercò di concentrarsi sulla donna che amava e non su quel pallido riflesso che aveva visto poco prima e piano piano si calmò.
A mente fredda ripercorse l’incontro avvenuto poco prima con la Signora Oscura. Ci doveva essere qualcosa che gli era sfuggito, i Signori Oscuri non fanno mai niente per niente; oppure davvero quella terribile creatura teneva a lui? Qualsiasi fosse la risposta, ormai l’aveva allontanata per sempre. Le aveva detto che non l’amava più, ma chi voleva prendere in giro? Il suo cuore le sarebbe sempre appartenuto, anche se non fosse riuscito a trovare un modo per stare insieme.
In quel momento la rabbia fece nuovamente capolino, facendogli serrare la mascella: no, non poteva finire così, avrebbe trovato il modo di parlarle ancora e di riavere la donna che amava.
Corse al timone ed invertì la rotta, direzione Storybrooke.

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Capitolo 6
*** Storybrooke ***


Storybrooke

La Signora Oscura asciugò le sue lacrime ed iniziò a riflettere su come ottenere l’amore di Uncino, quando sentì all’improvviso il suo corpo venir meno e in un battito di ciglia si ritrovò proprio di fronte al suo pirata, al molo di Storybrooke.
“… Emma Swan.”
Ci ha evocati.
Killian la guardò, un’ennesima versione della donna che amava, ancora una volta diversa, eppure ancora una volta la stessa. Aprì la bocca per parlare, ma la Signora Oscura con un deciso gesto del braccio li teletrasportò via da lì, nel giardino di casa sua.
“Swan, cos’hai intenzione di fare? Ho già visto casa tua, non è quello che mi interessa, ora.”
Ma lei non lo degnò neppure di uno sguardo ed entrò in casa propria, lasciando la porta aperta dietro di sé.
Killian sospirò di frustrazione e la seguì; la porta si chiuse immediatamente alle sue spalle. All’interno, Emma lo attendeva in piedi, di spalle.
“Cosa vuoi, Emma? Perché mi hai portato qui?” Cominciava ad innervosirsi, avvertiva qualcosa di diverso in lei, una forza micidiale aveva sostituito la vulnerabilità che aveva intravisto quando erano sulla sua nave. Si domandava se non fosse stato proprio lui a decretare quel mutamento.
La Signora Oscura voltò appena la testa e, quasi senza emozioni, disse:
“Sei qui perché voglio dimostrarti che puoi fidarti di me.”
Uncino non rispose subito. Poteva davvero fidarsi? O quell’essere calcolatore aveva infine preso il sopravvento sulla donna che amava? Decise che rimuginando non avrebbe ottenuto nulla, così provò ancora una volta a smuovere quella creatura che gli stava di fronte, apparentemente impassibile.
“Vuoi mostrarmi cosa c’è dietro la porta chiusa, quindi?”
Emma non rispose, poi si voltò di scatto.
“Voglio mostrarti cosa c’è dietro una porta, sì, ma non quella che credi.”
E questo cosa diavolo voleva significare?! Uncino, sempre più confuso, le rivolse uno sguardo indagatore.
“Seguimi.” Disse lei semplicemente, voltandosi di scatto e dirigendosi al piano di sopra. Lo condusse in silenzio lungo un corridoio, poi si fermò ad attenderlo dinanzi all’ultima porta, chiusa.
Quando lui la raggiunse, avendo camminato lentamente per studiare ogni particolare in cerca di indizi, Emma non disse nemmeno una parola, ma inarcò un sopracciglio e gli indicò di aprire la porta.
Quella situazione era davvero strana, ma Uncino pensò che era forse la sua ultima opportunità di capirci qualcosa, così afferrò il pomello e varcò l’uscio.

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Capitolo 7
*** Camelot ***


Camelot

Con Emma stretta tra le sue braccia, Uncino si sentiva il pirata più fortunato di tutti i mari. La ragazza era in uno stato di completo benessere e se ne stava ad occhi chiusi con la testa sul petto di Killian, che ne ascoltava i profondi  respiri quasi ammaliato: era la prima volta che la vedeva così vulnerabile, priva di tutte le difese dietro cui si barricava solitamente. Fece per spostarle una ciocca di capelli, ma lei aprì gli occhi e lo guardò.
“Scusa, non volevo disturbarti.”
Emma poggiò entrambe le mani sul petto di Uncino e poi ci adagiò il mento, ancora persa nelle dolci sensazioni che aveva provato.
“No, hai fatto bene. Tra non molto dovremo tornare dagli altri e mi sarebbe dispiaciuto sprecare il tempo che ci resta.” Gli rivolse un sorriso che le attraversava l’intero viso, che lui ricambiò.
Emma lo guardò sorridere fin negli occhi e si sentì il cuore leggero: in quel momento le sembrò tutto possibile.
“A cosa stai pensando?” La voce di Uncino la distolse dai suoi pensieri.
“Pensavo che sei un po’ troppo contento di quanto è appena successo!” lo canzonò.
“Scherzi? Sei tu quella che non smette di sorridere e, tra parentesi, mi piace.” Le rispose facendole l’occhiolino.
Emma non rispose subito, stava soppesando i suoi sentimenti, poi trovò il coraggio:
“Sono felice. Nonostante tutto quello che ci sta capitando e che dovremo ancora affrontare, sono felice di aver smesso di scappare dai miei sentimenti,sono felice perché ho una famiglia, ancora migliore di quanto potessi immaginare da bambina e … E sono felice perché ho te.”
Killian si sentì colmare di gioia e la baciò con fare protettivo.
“Mi avrai sempre, Emma. Sarò sempre al tuo fianco.” Le sussurrò con sguardo sicuro.
Emma sorrise.
“Lo so, mi fido di te.”

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Capitolo 8
*** Storybrooke ***


Storybrooke

Killian Jones si sarebbe aspettato di tutto, eccetto quello che si parò dinanzi ai suoi occhi: una comunissima stanza.  La rabbia prese il sopravvento:
“Mi prendi in giro, Swan?! Parli di fiducia, di non essere cambiata, e mi conduci in una maledetta stanza qualsiasi di casa tua?! Una stanza che probabilmente nemmeno usi, perché tu non dormi.”
Non se la merita la nostra fiducia, prendiamogli il cuore!
La Signora Oscura mise a tacere le voci e poi rivolse uno sguardo ad Uncino, stavolta sembrava leggermente meno freddo.
“Hai ragione, questa è una camera da letto e io non la uso. Infatti non l’ho preparata per me.”
Uncino non rispose, la sua mente all’opera per cercare di capire qualcosa in quel turbinio di sensazioni ed informazioni.
“Questa doveva essere la tua stanza. Ho sempre pensato che avresti vissuto con me. Da qui si vede il porto.”
Man mano che la rabbia cessava, Uncino riuscì a vedere con più lucidità la stanza che aveva davanti. Sembrava attendere proprio lui, c’era persino una lampada accanto alla porta che creava nella penombra della stanza l’illusione del mare su soffitto e pareti. Allora quella creatura aveva dei veri sentimenti? Era davvero ancora Emma sotto quella coltre di imperturbabilità?
Sospirò. Non doveva farsi abbindolare, era quello che facevano i Signori Oscuri, fare leva sui sentimenti delle persone, utilizzandoli come punti deboli per manovrarli a loro piacimento. Doveva stringere i denti ed uscire da quella casa, o avrebbe finito per cedere al coccodrillo.
“Mi dispiace, Swan. Non basta.”
NON MERITA LA NOSTRA FIDUCIA, PRENDILO!
“Maledizione, Killian!” Urlò la Signora Oscura. Se lui non voleva amarla, lo avrebbe COSTRETTO.
Torse la mano e lo costrinse a voltarsi e a guardarla, dopodiché con un altro gesto gli bloccò le braccia aperte.
Uncino si divincolava, cosa gli stava facendo?! Non riusciva a muoversi, Emma gli aveva bloccato uncino, mano e piedi. Cosa voleva da lui?
La Signora Oscura gli rivolse un altro sguardo, stavolta non freddo, ma caldo, bollente, e muovendo appena le dita in circolo a mezz’aria gli stava aprendo la camicia.
Così, brava, il potere può farti avere tutto. PRENDILO!
“Cosa vuoi, Emma?!” urlò Uncino.
Lei lo guardò negli occhi senza smettere di muovere il dito, si avvicinò e, sfiorandogli il collo con il viso, sussurrò:
“Ti voglio, Killian …”
Uncino si paralizzò. Quelle parole … Dove le aveva già sentite? In un tempo lontano, in un luogo che non riusciva a richiamare alla memoria, per quanto si sforzasse.
Si riscosse dai pensieri e guardò quella creatura in piedi davanti a lui, la camicia ormai completamente aperta. No, quella non era la sua Emma. Con uno sforzo sovrumano richiamò a sé tutte le sue forze, pronto a rinunciare a quello che aveva sempre voluto, ma non in questo modo. Strinse la mandibola e disse a denti stretti:
“Ma io non voglio te, SIGNORA OSCURA.”
Per Emma fu come una secchiata d’acqua gelida. Che cosa stava facendo all’uomo che amava?
No, no, continua! Puoi avere tutto!
“SILENZIO!” Urlò, poi senza nemmeno guardare Killian negli occhi, con un secco gesto del braccio lo teletrasportò via.

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Capitolo 9
*** Storybrooke ***


Storybrooke

Improvvisamente Killian si ritrovò ancora una volta nel giardino, di nuovo in grado di muoversi. Istintivamente guardò verso l’alto e vide una finestra illuminata. La lampada proiettava sulla tenda la sagoma di qualcuno che portava le mani al viso e si accasciava.
Emma … Aveva urlato a qualcuno prima di rispedirlo lì fuori. Il coccodrillo!
Doveva fare qualcosa.
“Emma! Emma!” urlò, ma la casa rimase silente.
Corse alla porta, ma non appena sfiorò la maniglia fu sbalzato all’indietro. Un incantesimo di protezione … Ma Emma non avrebbe mai fatto del male ad Henry! Si frugò nelle tasche e trovò un biglietto che gli aveva scritto il ragazzo. Facendo attenzione a poggiare solo il biglietto sulla maniglia, riuscì ad entrare. Fece per correre di sopra, quando una scintilla attirò il suo sguardo nella cucina: il pugnale della Signora Oscura giaceva sul tavolo, emettendo degli incomprensibili sussurri. Stese la mano, stava per sfiorare il freddo metallo, ma si bloccò: non avrebbe mai controllato Emma, o avrebbe fatto la stessa cosa che l’Oscurità aveva fatto fare a lei.
Emma … Pensare a lei fu come svegliarsi da un sogno: sbatté le palpebre e i sussurri svanirono; si allontanò dal pugnale, stranamente allettante, e corse di sopra. La porta era sbarrata con la magia, ma lui ormai aveva capito come eludere le difese della Signora Oscura. Utilizzando il biglietto di Henry, riuscì ad aprire anche quella porta.
Quello che vide in quel momento gli squarciò il petto e gli fece dolere lo stomaco: Emma, a terra, singhiozzava e parlava da sola, anzi, probabilmente con quel demonio del coccodrillo.
Emma si sentiva il cuore a pezzi, come aveva potuto fare quell’ignobile azione a Killian? Al suo Killian che l’aveva sempre protetta quando a Camelot avevano provato ad utilizzare il pugnale su di lei?!
Sei una debole!
“No …”
Un inutile involucro!
“Lasciami stare …”
Alzati e prenditi quello che ti spetta!
“Basta …”
Basta essere insignificante!
Ancora quella parola!
“Io non sono insignificante!” Reagì Emma “E non lo sono mai stata!” urlò.
La voce scomparve.
“Swan …”
In quel momento si rese conto di non essere sola nella stanza. In qualche modo Killian era riuscito a tornare da lei. Come sempre.
“Killian …”
Un attimo prima si guardavano, lei ancora a terra, lui sull’uscio della porta. L’attimo dopo erano stretti una nelle braccia dell’altro, baciandosi appassionatamente. In quel bacio, Killian sentì Emma, la SUA Emma, non importava che avesse i capelli bianchi e la pelle diafana, in quel momento era di nuovo lei, solo lei, con la sua forza e fragilità allo stesso tempo.
“Killian, perdonami …”
“No, Emma, non eri tu.”
La gioia di riaverla dopo tanto tempo lo inebriò, non si accorse nemmeno di averla spinta sul letto.

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Capitolo 10
*** Storybrooke ***


Storybrooke

Tutto ciò che contava per Uncino, in quel momento, era avere la sua Emma.
Aveva temuto di averla persa per sempre, e invece eccola lì, tra le sue braccia, che rispondeva ai suoi baci e alle sue carezze ardenti.
Un momento … Emma non era mai stata aperta a quel tipo di “approccio”, che ci fosse ancora l’Oscurità di mezzo? Non avrebbe permesso che il coccodrillo rovinasse la loro prima volta insieme, così decise di parlarle e capire.
“Aspetta, aspetta, aspetta.” Le disse contro le sue labbra.
“Sei sicura, Emma?”
“Ma certo che sono sicura!” Gli rispose senza smettere di stringerlo e baciarlo.
Uncino riuscì a staccarsi un po’, nonostante andasse contro ogni cellula del suo corpo.
“Emma, ascoltami: visto quanto è successo poco fa …”
“Dimentica quello che è successo poco fa!” Lo interruppe. “Non ero io, non ragionavo, ma ora sì! Ora sono io, al 100%!” Provò a tirarlo di nuovo a sé, ma Uncino non sembrava convinto e oppose resistenza.
“Swan, ti prego: non voglio rischiare di rovinare un momento così prezioso per colpa del maledetto coccodrillo. E se quando tutto questo sarà finito per te sarà un brutto ricordo o peggio, un RIMPIANTO per colpa dell’Oscurità?!”
“Non lo sarà!” Piagnucolò lei sempre provando a baciarlo.
“Emma, sai che non vorrei altro che stare con te, ma non posso non pensare che non è così che vorrai ricordare la nostra prima volta …”
“Allora tranquillo, questa non è la prima volta …”
Gelo.
Killian Jones si sentì gelare in tutto il corpo.
Maledizione! Emma si morse mentalmente la lingua per aver parlato troppo.
Tremotino ridacchiò. Questo per averci tagliati fuori. E dicevi di non essere insignificante? Vediamo ora come te la cavi, “Signora Oscura”.
“Tremotino, maledetto …” sussurrò Emma.
“Che cosa intendi?” chiese in tono glaciale Uncino, alzandosi ai piedi del letto.
“Niente, è solo …”
“NON dirmi che non è niente, Emma. Voglio la verità.”
Emma sospirò. Forse dicendogli parte della verità lui si sarebbe fidato di nuovo di lei.
Esatto, non possiamo dirgli tutta la storia, giusto? Ci odierebbe per sempre … ‘Se l’amore vuoi conservare, il tuo segreto non rivelare!’ canticchiò Tremotino.
“Sto aspettando.”
Uncino sembrava un’altra persona, freddo, asettico.
“Beh, diciamo che a Camelot non sono successe solo cose brutte …”
Uncino fece un’amara risata.
“Non ci volevo credere, speravo ci fosse un qualsiasi altro tipo di spiegazione, ci contavo con ogni fibra del mio essere. E invece no. Invece la donna che amavo è davvero stata presa dal mostro.”
“Killian, no …”
“NO, EMMA! COME HAI POTUTO?!”
La casa tremò come in balìa di un terremoto. Emma si sentì gelare il sangue nelle vene: no, non poteva scoprirlo in questo modo!
“RISPONDIMI!”
Un’altra scossa.
Ci sarà da divertirsi se scopre anche questo!
‘Sta’ zitto’ pensò Emma.
Doveva intervenire. Ma come? Le venne in mente un’idea, rischiosa, certo, ma doveva provare.
“Uncino, ascoltami …” Provò ad avvicinarsi per accarezzargli il viso, ma lui si scansò bruscamente. Quel gesto la ferì profondamente, ma era nulla confrontato al resto: Killian non riusciva più a guardarla negli occhi, fissava un punto indefinito oltre la sua testa con la mandibola serrata e uno sguardo colmo di rabbia. Emanava ondate di disprezzo che colpivano Emma come delle sciabolate.
“Allora? Mi stavi spiegando come hai potuto privare proprio me di un ricordo così prezioso, dopo tutto quello che abbiamo passato. Dopo tutto quello che ho fatto per te. Dopo tutte le volte che ti ho sostenuta. Dopo tutto …” La sua voce si spense e chiuse gli occhi, abbassando il capo.
Emma non sapeva cosa dire. Tutto quel potere, inutile. “Hai ragione … Io …” ma Uncino la interruppe:
“Non mi serve che tu mi dia ragione, mi serve che tu mi dia un motivo.” Disse a denti stretti guardandola finalmente in volto. Uncino si sentiva strano, la rabbia che gli montava dentro era come se fosse amplificata da una cassa di risonanza, ma non ne capiva il motivo. Aveva ben altro su cui concentrarsi.
Emma non poté più sostenere quello sguardo privo di amore, così abbassò gli occhi senza emettere fiato. 
Il pirata sentì la rabbia crescere a dismisura. “Bene. Ho ascoltato a sufficienza. Sono stato uno stupido a credere che la Signora Oscura avesse dei sentimenti. La mia Emma non lo avrebbe mai fatto. Quella donna è morta.”
No …
Emma si sentì morire dentro.
Uncino raccolse la giacca di pelle e fece per andarsene.
Tick tock, biondina, ultima chance!
Con un gesto della mano la Signora Oscura lo addormentò. Killian si accasciò al suolo.
Con le lacrime agli occhi, Emma evocò un acchiappasogni.
“Non posso permettere che questa rabbia ti faccia scoprire cos’è successo a Camelot. Risolverò tutto, fidati di me … Per te sarà come esserci appena lasciati sulla tua nave.” Disse prelevandogli i ricordi.
Poi, in una nube di fumo grigio, teletrasportò Uncino e la Jolly Roger al largo.

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