between light & darkness ✰ kingdom hearts

di Yuri Sama
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** [0] Un rosso tinto nel nero ***
Capitolo 2: *** [1] Un cuore spezzato ***
Capitolo 3: *** [2] La Terra di Partenza ***
Capitolo 4: *** [3] Emozioni negative ***
Capitolo 5: *** [4] Lotta per la sopravvivenza ***
Capitolo 6: *** [5] Un barlume di luce ***
Capitolo 7: *** [6] Incontro col destino ***



Capitolo 1
*** [0] Un rosso tinto nel nero ***


Continuo a correre più velocemente che posso, respirando irregolarmente, senza fermarmi neanche per prendermi una pausa. E non perché che non voglio, non posso.
Maledizione. Ho osato troppo e ho finito per attirare l'attenzione, e questo ne sarebbe costato l'esito della missione. Anzi che è già successo, e tutto quello che posso fare per adesso è scappare, sperando di seminare i miei inseguitori.
Nel frattempo, posso vedere i volti furiosi di un gruppo di cittadini che si era unito per catturarmi. Torno però a concentrarmi subito sulla strada davanti a me. Non sapevo dove stavo andando. Ma una cosa è sicura.
Ci sono cascati come degli allocchi.
Infatti la mia reale persona non sta correndo. Ebbene sì, sono nascosta ai piedi di un grosso edificio lì intorno, avvolta dalle funeste ombre. In molte situazioni se non tutte, le mie abilità da illusionista erano veramente utili, ma come tutte le magie utili vi era un effetto collaterale: avevo le forze quasi prosciugate.
Le mie labbra si curvano in un sorriso sinistro mentre mi volto, camminando nell'oscurità. Arriva il punto in cui smetto di udire i rumori dei loro passi frettolosi mescolati alle loro grida, ma solo quello dei miei tacchi che cominciano a rallentare. Ora, tutto ciò che sento è solo il mio pesante respiro, e i miei polmoni che cercano disperatamente di recuperare quanto più fiato perso possibile.
Li avrò anche ingannati, ma è stato faticoso e ho rischiato grosso.
Prendo una grossa boccata d'aria finale, prima di prendere tra le dita il tessuto del mio cappuccio e tirarlo all'indietro, lasciandolo cadere sulle mie spalle. Così facendo scopro il mio volto che s'incontra con il buio pesto di quella notte che veglia su quella città la quale, malgrado l'orario improponibile a cui restar svegli, rimane a quanto pare attiva come nel giorno. Beh, certo, in una piccola parte.
Quella è senz'altro una delle notti più oscure che abbia mai visto finora. Questo è il mio primo pensiero quando vedo il cielo nero, accompagnato dalla presenza di poche, piccole luci ma che tenevano comunque testa a quel buio abbastanza da illuminare decentemente la terraferma.
Lancio occhiate di sicurezza in varie direzioni, accertandomi che nessuno mi avesse seguita di nascosto. Sospiro quando non avverto presenze sospette tra i paraggi. Sono salva, per un pelo.
Ad un tratto, uno scoppio lancinante mi colpisce a un braccio. Sobbalzo alla tempestiva sensazione, portando istintivamente l'altra mano a stringerlo. Vedo quindi un rosso tinto sul nero — il colore del mantello che indosso — che cattura la mia attenzione, e appuro che sta sanguinando.
Questa sensazione... l'ho già sentita durante i miei allenamenti. Devo sbrigarmi a tornare.
Spero solo che il Maestro non sia furioso con me a causa della mia lunga permanenza in missione.
Mordo il mio labbro, usando quelle poche energie che mi sono rimaste per generare un sentiero oscuro di fronte a me. La sgradevole sensazione non vuole saperne di cessare, ma faccio uno sforzo per rimanere in piedi e attraversarlo alla svelta, ed è quello che faccio, una volta lanciato un ultimo sguardo alla città presso cui sono stata mandata a scovare delle informazioni piuttosto insolite.
(...)
Cammino ancora non per molto nel sentiero, che mi conduce a un luogo totalmente diverso. Ora mi trovo in una vasta landa desolata, dove una varietà di polveroni di sabbia viene trasportata qua e là dal vento ogni giorno, da mattina a sera. Solitamente non succede un granché da quelle parti, anche perché si tratta semplicemente del mio campo d'addestramento. O meglio, del nostro.
Il sentiero sparisce dietro di me e io, al tempo stesso, crollo sulle ginocchia, gemendo. Certo che è una seccatura. E come se non bastasse, vedo il sangue che si sta spargendo, macchiando anche il mio guanto.
Porto una mano al volto per osservare più da vicino la liquida sostanza rossa. Devo inventarmi qualcosa, e in fretta. Non voglio farmi ritrovare in questo stato dal Maestro, né tanto meno da lui.
Perciò, distendo il mio braccio non ferito e riposo l'altra mano — quella non ricoperta di sangue — sul ginocchio, tenendo lo sguardo fisso sul pavimento sporco e pieno di detriti. Stringo i denti con forza, cercando di contenere lo scoppio nel mio braccio, sbrigandomi a utilizzare quelle poche briciole di energie che mi sono rimaste in corpo per ciò che ho in mente di fare.
Una nube nera ricopre così la mano del braccio che ho allungato, e come per magia, appare una chiave nel mio pugno di colore prevalentemente arancione con qualche accento di bianco e anche un po' nero. Un Keyblade.
Presumo è per quello che il mio Maestro mi ha scelto per diventare sua apprendista, per quello che aveva visto di speciale in me. Una custode del Keyblade. Mi ha detto una volta che sono in pochi i fortunati a venir scelti da questa chiave preziosa, e che non devo assolutamente sprecare la mia opportunità per usarla e usufruire del suo magico potere.
Beh, non ho problemi a riguardo.
《Guarisci.》 sussurro tra i denti, agitando la chiave e sollevandola al cielo, facendo uso di una magia curativa la cui luce rivestì il mio corpo, in particolar modo il mio punto ferito. In questo modo prevengo una seria emorragia, anche se il sangue è ancora sui miei vestiti.
Tralascio un profondo sospiro. Mi sento finalmente meglio. Lentamente, quindi, calo il braccio, e con quel movimento il Keyblade scompare.
Continuo a respirare a fatica. Intanto comincio a guardarmi intorno, danzando gli occhi per tutto il luogo il posto circostante. Non c'è anima viva lì, oltre a me.
Faccio uno sforzo per rialzarmi, e fortunatamente non riscontro troppa fatica. Ma ho bisogno di un posto dove coricarmi, o perlomeno sedermi per concedermi qualche minuto di riposo che non ho avuto da un po'.
Perciò raggiungo il nostro solito posto, sforzandomi ancora, giusto il tempo per fare un bel balzo su una delle tante "ripide salite" sparse in giro, e prendere posto su una di loro. Di preciso mi riferisco alla più alta, e senz'altro la migliore da cui osservare le stelle. Ricordo quanto ci fossimo indaffarati al nostro primo incontro per stabilire da quale postazione fosse meglio guardarle: non è stato facile, sopratutto quando l'uno non sapeva se dar retta all'opinione dell'altro e viceversa, scatenando tra di noi il caos totale e arrivando quasi perfino a bisticciare come dei marmocchi.
A quel pensiero, sento le mie labbra contorcersi verso l'alto.
《Chi è stato a farti questo?》 e sento anche il mio braccio guarito trascinato da una morsa delicata. Non posso fare a meno di assumere un'espressione accigliata quando percepisco l'improvviso contatto, ma la familiare voce che mi ha appena parlato non può che farmi stare meglio.
Mi appresto ad accoglierlo come si deve, quando di scatto mi rigira verso di sé, stringendomi in un caldo abbraccio. Forse quella è la prima volta che non so come comportarmi di fronte a un atto che nessuno mi ha mai riservato. Ma mi fa piacere rivederlo.
《Dove sei stata?》 mi chiede, sussurrandomi all'altezza dell'orecchio con un tono insolitamente balbettante. Nemmeno stavolta non so come rispondere all'evenienza, se non avvolgendo le braccia attorno alle sue spalle e ricambiare il suo gesto d'affetto. C'è da dire che sono negata in questo campo.
《Lo sai che ero in missione, stupidino.》 marco l'ultima parola in modo da suonare provocatorio, immaginando già la reazione bambinesca che avrebbe avuto e il solo pensiero continua ad alleggerirmi dentro.
E invece, non è quello che mi aspetto.
《Ho... bisogno di te.》
Detto ciò mi lascia andare, prendendo delicatamente le mie mani per spostarle via da sé. Mi sorride dolcemente. Il suo sorriso, bello come pochi, sa sempre colmare il costante vuoto che ho dentro.
《Per cosa?》
Il ragazzo non mi risponde, e continua a sorridermi. Rimango immersa in quei magnetici occhi, e viceversa, fino a quando tuttavia accade qualcosa di veramente bizzarro.
Sta scomparendo proprio sotto il mio naso.
《Uh? Che succede? V...》 prima che possa terminare quel nome, il suo corpo si materializza in diverse sfere di luce che cominciano a venir trasportate dalla corrente d'aria, che mosse alcune ciocche dei miei capelli sopra un lato della mia faccia.
Se n'è andato... per sempre?
Sollevo la testa all'improvviso, ansimando. La notte intorno a me è tranquilla, fin troppo, dopo quello che è successo. Getto rapidi sguardi a destra e sinistra, nella speranza di avvistarlo. Proprio da quando sono tornata, non c'è ancora nessuno.
Che sia tutto semplice frutto della mia immaginazione?
《...》
Odo dei passi da lì in basso. Abbasso il capo per verificare da chi provenissero, e quando i miei occhi si posano su quella tetra figura, capisco chi è.
Da quanto è lì? Non mi sono praticamente accorta della sua presenza.
Mi alzo rapidamente, mettendo da parte i miei pensieri ed eseguendo un altro balzo per scendere e atterrare dinanzi a lui, sorridente come al solito.
《Ah, rieccoti, finalmente.》
Tengo la testa bassa davanti a lui, il mio Maestro, che sicuramente è ansioso di ottenere un rapporto dalla mia missione. Ma le cose non sono andate come avrebbe sperato, anzi, avremmo. Non dimentichiamoci poi che è vecchio, se gli avessi riferito quanto accaduto chi lo dice che non gli sarebbe venuto un infarto?
In un certo senso, l'idea non è neanche tanto male.
《Ho una notizia che non ti piacerà.》
La sua faccia sembra dire che sappia già quel che voglio dire, anche perché i suoi occhi, pungenti come il ghiaccio, sono diretti sulla ferita che ho riportato. Normalmente non ritorno mai con quelle.
Non ha alcun cenno di espressività sul suo volto, e questo mi insospettisce.
《Non ha più importanza, ora. Ho un annuncio migliore da darti.》
Sollevo la testa, cercando di elaborare quelle strane parole.
Il suo sorriso accresce ai miei tentativi di comprensione, e si volta parzialmente dietro di sé. Guardo oltre le sue spalle, ma non c'è niente.
《...E allora?》
《Abbi pazienza.》
Non posso far altro se non come dice questo vecchio. Continuo a fissare il nulla, ma in quel momento, percepisco qualcosa che mi spinge a voler sapere al più presto a cosa si riferisca con quel "annuncio migliore da darti".
Chissà stavolta che trovata si è inventato.
Inaspettatamente, quel che vedo non corrisponde a nessuna delle mie idee. Dalle fitte tenebre dell'oscurità che ricopre quella landa, la figura di un ragazzo cammina lentamente verso di noi, emanando un vento gelido e pungente alla spina dorsale a ogni passo che portava in avanti.
Eccolo. È lui, in carne e ossa.
Non ha il suo sorriso di sempre. Tutto sommato, è bello vedere che stavolta non me lo stia immaginando.
Gli corro incontro, lasciandomi dietro il Maestro che ci osserva con le mani alla schiena.
《Hey, V-》
Non sono lui.
Ribadisce con un tono aggressivo, con il quale non ha mai avuto il coraggio di esprimersi a nessuno. Un comportamento simile non è da sé.
Mi fermo appena in tempo dopo aver realizzato di dover smettere di correre se non voglio investirlo, e contemporaneamente, la mia visione di quella figura cambia in modo radicale. Non è più chi penso io.
Infatti, a essersi presentato è in realtà un ragazzo che indossa una maschera dall'aria piuttosto cupa.
Lo scruto per alcuni momenti. Non mi aspettavo di incontrare persone nuove, specialmente qui e adesso. Ma la cosa che più suscita la mia curiosità, è che in lui percepisco qualcosa del mio amico che nessun altro ha.
《Ti presento il mio nuovo allievo. D'ora in avanti sarà lui a prendere il suo posto.》
Mi giro in cerca di spiegazioni, smettendo di fissare il misterioso ragazzo: 《Che significa questo? Dov'è?》 evidenzio l'ultima domanda. 《Che cosa gli hai fatto?》
Il suo sorriso non smette di allargarsi. 《Era troppo pericoloso tenerlo qui con noi, e troppo debole per sopportare l'intensità dei miei addestramenti. Credimi, l'ho fatto per il suo bene. Non è ancora pronto per maneggiare il Keyblade.》
《Non hai risposto a nessuna delle mie domande. Prima di tutto, dov'è?》 insisto, stringendo pugni e denti. Il mio atteggiamento sembra annoiarlo, ma non sta dando troppo peso alla faccenda. Sarà perché si aspettava una reazione simile da parte mia.
《È in un luogo sicuro, adesso, e dormirà per molto tempo.》 ribadisce, voltandosi verso la direzione opposta alla mia e quella del ragazzo mascherato. 《Ora, suppongo che dovrò andare. Fate conoscenza. E sbrigatevi a tornare, domani è un nuovo giorno e mi aspetto che siate in forma.》
Detto questo genera un sentiero oscuro, lo stesso che ho usato io per tornare qui, per andarsene e lasciarci soli.
Fisso per degli istanti il giovane, la cui espressione facciale era illeggibile per via della sua maschera. Quindi mi rigiro subito verso l'anziano, allungando le braccia a lato le cui mani vengono ricoperte d'oscurità, causando la comparsa di non uno, ma bensì due Keyblade.
《Ormai ti conosco, e so che non me la racconti giusta. Perciò dimmi la verità!》
L'anziano osserva compiaciuto il modo in cui sto iniziando a scaldarmi, e malgrado questo mi ignora, proseguendo il suo cammino.
Non permetterò che se ne vada via così. Non finché non mi avrà detto dove lo ha portato, e cosa gli ha fatto mentre ero via.
《Te l'ho già detto. Obbedisci, ora, e non farmi ripetere un'altra volta.》
《Non ci penso neanche!》 grido, correndogli incontro coi miei Keyblade con tutta l'intenzione di fargli sputare il rospo.
Un violento suono metallico echeggia lungo la landa desertica, provocando l'innalzamento del doppio dei cumuli di polvere del normale.

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Capitolo 2
*** [1] Un cuore spezzato ***


Due settimane prima, giorno 1 —
Da quel giorno, posso ancora vedere i suoi ricordi impressi dentro di me anche dopo che siamo stati separati. La sua immagine che viene circondata da quei mostri, la paura nei suoi occhi e il modo in cui ridicolosamente pregava pietà sono incancellabili.
Keyblade nella mano mentre si guarda a destra e a sinistra, dietro e avanti, nel tentativo disperato di cercare una via di fuga che mai avrebbe trovato. Sta guardando un anziano sulla cima di un'alta roccia con uno sguardo immerso nella disperazione. Deve aver finalmente capito che non può uscirne vivo se non combattendo quelle creature, ma questo idiota è ancora troppo spaventato per farsi avanti.
Il vecchio ignora le sue suppliche incessanti e non alza un dito per intervenire, piuttosto, lo incoraggia ad affrontarle. E l'unico modo per farlo, è risvegliare l'oscurità che si nasconde nel suo cuore.
Tuttavia, quando il ragazzo pondera quelle parole in preda allo smarrimento, non prende in tempo una decisione che i nemici intorno a lui si stavano preparando all'offensiva, attaccandolo senza tregua. La sua infime debolezza non gli permette di difendersi.
Stavolta l'anziano decide di venire ad aiutarlo, rivestendo la sua mano destra di oscurità, nella quale compare un Keyblade. Le creature vengono annientate da lui stesso una dopo l'altra, mentre il ragazzo giace incosciente sulla terra. Terminata la sua strage, si avvicina al suo corpo esausto, un'espressione visibilmente delusa gli si forma in volto.
《Davvero? Preferisci morire che usare il tuo potere?》 non riceve risposta. 《Sei un inetto dilettante.》 con quel rimprovero, lo sposta con un calcio leggero sul fianco in modo tale che la sua faccia sia rivolta al cielo. Non può reagire perché stanco, evidenziando sempre più il suo essere debole.
L'uomo, col suo Keyblade ancora in pugno, osserva che è incapace di muoversi con la faccia di qualcuno che sta pensando a qualcosa. 《Se devo, sarò io a estrarre l'oscurità dal tuo cuore.》 con questo, avvicina la mano libera a quella avvolta al manico della chiave. La solleva a mezz'aria, puntando al petto del ragazzo, e quando genera una sostanza nera come la pece, un bagliore trapassa il punto in cui batte il suo cuore.
Il ragazzo apre gli occhi di scatto, sussultando. Il suo petto emette una forte luce, dalla quale qualcosa sta fuoriuscendo dal suo corpo. Da questo punto in po, posso dire che questi ricordi siano solo miei.
Dal vuoto tetro in cui sono circondato, mi sento come se mi stessi muovendo in un posto diverso, ancora avvolto nell'oscurità. Qualcosa mi sta sollevando in aria, mentre tengo stretto a me le mie ginocchia.
Sistemo la posizione del mio corpo, e allo stesso tempo, l'oscurità intorno a me svanisce. Proprio in quel momento, i miei occhi si aprono per la prima volta.
La prima cosa che vedo è una grossa fonte di luce, dissoltasi subito dopo la mia comparsa in quel posto.
Scendo lentamente sulla terraferma, e osservo l'anziano che mi sta di fronte. Non so che tipo di persona sia quest'uomo. E non conosco neanche la figura che giace sulla terra.
Guardandola, sento un pizzico di tristezza formarsi in me. Perché dovrei essere triste?
《Vuota creatura dalla separazione di Ventus nata... con il nome di Vanitas sarai chiamata.》
《Sì, Maestro.》
Udendo la mia risposta alla sua dichiarazione, l'anziano ride.
《Ora, suppongo dovrò andare.》
《Dove?》
《A portare Ventus al suo luogo di riposo. Tornerò presto. Fa' quello che vuoi.》 spiega, trasportando il corpo incosciente del ragazzo tra le sue braccia. Resto per un po' a guardarlo mentre se ne va.
Il silenzio regna intorno a me, e i forti venti cominciano a soffiare in quella landa deserta. Lancio uno sguardo ai miei piedi, poi al cielo: tetro, e nuvoloso.
Ancora, sposto i miei occhi sui palmi delle mie mani. Restringo le dita di una di loro, nella quale, avvolta in una materia oscura, compare una chiave. La afferro fermamente nel mio pugno, scrutando con attenzione ogni particolare.
Rossa come il sangue, nera come il vuoto dentro di me.
La agito nell'aria, continuando a studiarla nella sua forma. Rido dall'interno della mia maschera. Perciò, questo è un Keyblade.
Spaventato.
La sento. Questa è una memoria dal suo cuore. E quando sento questa pallida paura, una tremenda forza è nata.
Quindi, nel modo in cui lo ha detto quel vecchio, la mia paura può trasformarsi in rabbia e poi diventare potere. Tuttavia, se questo potere è nato da quello che provo, avrò bisogno di qualcosa di più.
Come posso saperlo da quando sono nato?
Un cuore oscuro. Un recipiente di emozioni negative.
Percepisco una presenza alle mie spalle. Mi volto, e guardo silenziosamente la creatura. Questa figura, simile a un'ombra, possiede due occhi rossi che brillano. Un mostro in fase di creazione.
《Nesciens.》
Quando sollevo la mia mano per afferrarlo, questa trema come se stessi provando goduria, e il mostro forma un cerchio attorno a me.
Questa è la mia emozione. Si può dire che sia una creatura molto immatura. Suppongo che se si possano definire delle cose viventi, queste ingenue creature sono fatte soltanto da frammenti spezzati di me stesso.
Impugno il mio Keyblade, muovendolo rapidamente verso la creatura con l'intenzione di distruggerla. In un'istante, svanisce dall'improvviso colpo.
Spregevole.
Con questo pensiero in testa, una sensazione lancinante pulsa nel mio petto. È successo subito dopo che è scomparsa. Osservo di nuovo i palmi delle mie mani, e le chiudo strettamente.
Solo.
Ancora, un'altra creatura appare dietro di me. Il vento continua a soffiare nella vasta piana, e nel frattempo, il sole sta tramontando. Dal crepuscolo, quest'ultimo sta per dare spazio a una notte oscura.
Chi sono?
Non riesco a respirare. A causa di ciò, mi piego sulle ginocchia e stringo il petto nella mano. Più e più creature mi compaiono intorno, circondandomi e sparpagliandosi dappertutto.
Fa male.
Estenuato da questo dolore, sfilo la mia maschera. Una volta che me ne sono liberato, per qualche strano motivo non mi sento poi tanto diverso da quei mostri.
《Uh, dov'è?》
Per un attimo, mi sembra di aver sentito una voce. Stringo gli occhi, percependo una sensazione nuova. Una sensazione di sorpresa.
Tutto quello che mi sta vicino è adesso coperto dall'oscurità. Non riesco a vedere niente. Solo, nel buio posso vedere un bagliore di luce, anche se per degli istanti.
Collasso sulla terra. Il mio respiro è sempre più incontrollato e va a sussulti.
Che diavolo sta succedendo? Non ci sto capendo nulla.
Dal posto da cui ho avvertito la voce, un altro suono, un suono come il vento, raggiunge le mie orecchie. È il suono delle onde? Il battito della marea? Nella distanza, riesco a vedere la luce. Intanto che la radiosità della luce accresce, stringo il mio corpo a me.
《È tempo di alzarsi, ora. Tutto quello che dobbiamo fare è aprire la porta.》
Mi sveglio di colpo. Era solo un incubo.
Ho capito. Qualcosa lo ha svegliato. Forse no, non è un errore, ma qualcosa di unico. Il suo cuore stava scomparendo, eppure quel guscio senza vita lo ha riavuto indietro?
Perché? Qualcuno lo ha salvato? Chi?
Questa è la terra desolata, anzi, il suono delle onde che ho udito. Non ho sentito quel suono da lui. Scuoto leggermente la testa. Sentendomi fuori posto, metto una mano sulla bocca.
È ovvio che questa sensazione provenga da un altro mondo. Quel mondo, o meglio, quel ragazzo... quel ragazzo ha cambiato Ventus?
Mi alzo, non percependo più quel dolore. Non so come, ma ora mi sento diverso. Non più come quando ho avuto l'impressione che quelle creature mi somigliassero.
Non posso ancora cominciare un nuovo giorno. Da qui continuerò il cammino dell'oscurità.
Curvo le labbra in un sorriso, e inizio a ridere.

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Capitolo 3
*** [2] La Terra di Partenza ***


Scommetto che è passato tanto tempo da quando me ne sono andata. E da allora, non li ho più rivisti.
Ma non avrei mai immaginato che la mia vita sarebbe diventata più complicata.
Sono piena di graffi e lividi dappertutto, e immagino che il sangue che è sgorgato dalle mie ferite — che non sono dovute alla mia ultima missione, si sia seccato.
Non ho un posto dove dormire, e né le forze necessarie per usufruire della mia magia curativa con cui porre fine alle mie sofferenze. E come se questo non bastasse, quei due mi staranno sicuramente dando la caccia.
Questa situazione mi fa tornare alla mente qualcosa che non voglio ricordare, ma che sorge comunque al fulcro dei miei ricordi confusi. Proprio nel momento sbagliato, nel quale ho solo bisogno di pensare in positivo.
Ma non ci riesco. Sono così in difficoltà, e ignara di come continuare a sopravvivere, che non riesco a pensare niente che al peggio.
Ho bisogno di riposare in un posto caldo e recuperare le energie. Se mi fermo nel mio cammino potrei essere scoperta, e francamente non mi va di ritornare lì.
Le immagini di quei volti mi portano a mordermi il labbro inferiore, ripensando agli avvenimenti avvenuti in precedenza, mentre apro un sentiero oscuro di fronte a me per una destinazione sconosciuta. Non so a quale mondo si sia collegato questa volta, ma non posso trattenermi nello stesso luogo.
Porto un piede in avanti per attraversarlo, quando all'improvviso non posso trattenere un gemito dovuto a uno scoppio alla caviglia. Sto camminando da tanto, anzi, troppo. E devo continuare di questo passo almeno fino a quando non avrò trovato un nascondiglio sicuro dove rifugiarmi.
Devo resistere. Solo un altro po'.
Continuo a mordermi il labbro, facendo uno sforzo per andare avanti, e attraversare quel posto completamente contaminato dall'oscurità. Più vado avanti e più mi sembra una tortura, ma cerco di non dargli peso. Spostarmi da un mondo all'altro è la mia priorità, ora, e non posso permettermi distrazioni.
Mi conduce così a un altro luogo, non per niente simile al precedente. Mi guardo intorno in mezzo a quella vasta distesa di prato sotto il cielo nero illuminato dalle stelle, la cui luce incitano la mia testa a sollevarsi verso l'alto, e i miei occhi s'incontrano con la luce lunare.
《Questo posto... Dove sono...》
Resto in quella posizione per diversi minuti, fino a quando le mie orecchie odono un rumore simile a dell'acqua che scorre, come se da quelle parti vi fosse un ruscello. Per confermare questa tesi mi volto, e vedo un piccolo ruscello alle mie spalle la cui acqua cristallina precipita da un'alta pianura raggiungibile a quanto pare tramite la salita di fianco a me.
Non l'avevo affatto sentita.
Le gambe mi portano ai piedi del ruscello senza neanche che le abbia comandate. Mi accovaccio e allungo le mani verso l'acqua, immergendole per prenderne un po'. Quindi, comincio a lavarmi la faccia e ne usufruisco anche per soddisfare la mia sete, poco importa se è buona o meno. Da ore ho la gola secca, e per tutto questo tempo non ho trovato altre fonti d'acqua al di fuori di questa.
Sospiro, sentendomi finalmente sollevata.
Non ho nulla con cui asciugarmi, perciò mi arrangio con le maniche del mio mantello. Quando alzo velocemente le braccia, un altro scoppio mi colpisce a una spalla, il che mi porta istintivamente a metterci sopra una mano, gemendo tra le labbra chiuse in una sottile linea retta. Abbasso lo sguardo, e realizzo soltanto allora che ho riportato una ferita anche lì, una delle tante che non sono riuscita a curare. L'unica cosa che ho potuto fare è stata avvolgerla con una benda che ho sottratto in una cittadina nei mondi precedenti, ma non è bastata.
Ecco perché ho urgente bisogno di trovare un posto dove stare, un posto celato da occhi indiscreti, ma è più facile dirsi che a farsi.
Continuo a premere la mano sulla ferita, ansimando. Per fortuna, questa spiacevole sensazione inizia lentamente a cessare, ed è la ragione per la quale i miei muscoli si rilassano.
Alzo di nuovo il capo al cielo e chiudo fermamente gli occhi, accertandomi che fosse tutto finito. Era ora. Lascio quindi andare la mia spalla, e mi rimetto in piedi, alla solita, speranzosa ricerca di un riparo.
Non so se fosse dovuto al fatto che fosse tarda notte, ma quel posto mi è subito sembrato il più tranquillo che abbia visto finora. Forse questa è la volta buona.
Mi fermo ancora un po' a guardare le stelle, taciturna come sempre. Sento che quella notte stia lasciando una scia di familiarità.
Ecco che, di colpo, un terzo scoppio si presenta nella mia testa. Inizialmente penso che sia una cosa passeggera e che avrei fatto meglio a ignorarla, ma quando la sensazione continua ad accrescere, porto le mani ai lati della testa e i sussulti che escono dalla mia bocca diventano incontrollati.
Ogni cosa nella mia visione diventa doppia, e mi sento come se stessi per avere un capogiro.
Cado sulle ginocchia, stringendo gli occhi a più non posso.
《La testa... Fa male...》 penso, nel disperato tentativo di scacciare quell'orribile sentimento. Comincio a barcollare e cerco di tenermi in equilibrio, finché il mio corpo, stanco di reggere tutto questo, cade in avanti, schiantandosi violentemente sul prato.
Impreco per il fatto che non posso fare niente per evitarlo, e nella speranza che passi in fretta, chiudo gli occhi.
(...)
Il ragazzo mascherato continua ad attaccarmi incessantemente, senza darmi tregua. Continuo a deviare con destrezza i suoi colpi coi miei Keyblade, uno per uno, ma per quanto ancora posso resistere?
È dannatamente veloce, e i suoi attacchi sembrano essere molto potenti. Nessuno è mai riuscito a mettersi in pari con la mia velocità, e sopratutto, ad aggirare le mie illusioni in quel modo. E non è il solo contro di me.
Il Maestro ci guarda da lontano con in pugno il suo Keyblade, sorridendo.
Rimango a fissare quel sorriso, deviando un altro colpo del mio avversario. Ciò non cambia però il mio imperdonabile errore: infatti, il misterioso ragazzo ne approfitta per assestarmi un violento colpo dal basso, facendomi sfuggire di mano uno dei miei Keyblade, che vola ruotando su sé stesso prima di conficcarsi nel terreno.
Guardo la chiave a distanza con gli occhi che si sgranano. Dannazione. Quel gesto mi porta a pensare che conosca il mio punto debole. Ma come?
《Il tempo dei giochi è finito.》 mi sussurra con una voce agghiacciante, disfacendosi anche dell'altro Keyblade, riservandogli lo stesso trattamento del primo. Non sapendo come difendermi indietreggio, senza distogliere lo sguardo da quella maschera e quel Keyblade del colore del sangue che si avvicina sempre più a me.
La mia schiena colpisce un vicolo cieco e non ho vie di scampo, dato che il giovane è già davanti a me, pronto a sbarrarmi la strada con la sua chiave che inizia a sollevare verso il mio mento. Mi ritrovo a fissare la punta dell'arma che si fa sempre meno distante, fino a quando mi tocca il mento, senza preoccuparsi di affondare troppo nella carne. In questo modo solleva la mia testa, che si ritrova faccia a faccia con la sua.
Anche da così vicino non è possibile scorgere niente del suo volto.
A quel punto, mi viene da domandarmi: chi è davvero questo ragazzo?
《Un collega in gamba, non trovi?》 mi chiede il Maestro, avvicinandosi a noi con quel sorriso ancora stampato sul suo volto. Il suo Keyblade scompare dalla sua mano, unendola all'altra dietro la sua schiena come è solito tenerle. Una delle cose che mi fanno storcere il naso di lui.
Cerco di dimenarmi dalla trappola del suo nuovo apprendista, il quale però non si fa problemi ad affondare ancor di più la punta della sua chiave nel mio collo, facendomi sfuggire un gemito. Porto le mie mani ad avvolgerle attorno al suo Keyblade nel tentativo di scansarlo da me, ma vedo che insiste col tenerlo lì dov'è, e da come gli impedisce di spostarsi anche solo di qualche centimetro, devo dire che ha una forza impressionante. 《Gh...》
Lo guardo con uno sguardo disperato, capendo che non mi avrebbe concesso alcuna via di fuga. Ancora una volta dalla sua maschera non posso vedere nessun segno di reazione, ma posso dire che molto probabilmente non gli interessa se mi stia facendo male o meno.
《Lasciami...》 gli dico con la voce smorzata, proprio a causa del suo Keyblade che continua ad affondare pericolosamente nel mio collo, come se volesse uccidermi.
Il ragazzo non risponde, e continua a tenere la sua arma lì dov'è, infischiandosene delle mie sofferenze. Anzi, sembra proprio che ci stia trovando gusto, e che volesse sentire di più.
Il mio, anzi, il nostro Maestro resta a guardarci senza intervenire, come se non gli importasse della situazione che gli stava girando intorno.
《Senza dubbio è anche molto più potente di te.》
Quelle parole mi lasciano di stucco. Non posso credere che dopo tutto questo tempo sarebbe giunto il momento in cui l'avrebbe detto. Io, che sono sempre stata la sua allieva più forte.
Questo ragazzo è arrivato da poco, ma se è davvero più forte di me come sostiene il vecchio, con chi si sarà allenato prima di lui? Qualcuno di decisamente più potente?
Sento intanto la chiave che continua ad avanzare, disturbando i miei pensieri. È un'esperienza orribile, quella che sto provando. Non riesco a respirare, e la mia vista si sta annerendo. Il mio corpo sta cedendo.
Non posso. Non adesso. Non fino a quando non l'avrò rivisto un'ultima volta...

(...)
Mi sveglio improvvisamente, e un forte suono simile a un tentativo bisognoso di recuperare ossigeno mi sfugge di bocca. Sto ansimando pesantemente, e sento il petto stringersi e contorcersi tanto da farmi male.
E quella sensazione al collo è tornata.
Porto una mano su quel punto, raccogliendo più aria possibile nei polmoni. Poi mi guardo intorno, allarmata: fortunatamente, non sono lì. È quando rivedo quella distesa di prato che il mio respiro comincia a darsi una regolata, realizzando che sono in un mondo diverso.
《Era un incubo. Solo... un...》
I miei occhi fanno fatica a restare aperti, spalancandosi innumerevoli volte ma restando chiusi per la maggior parte del tempo, finché smetto di sentire i miei sensi, e cado in avanti.
Come prima, la mia visione è completamente oscura e non c'è raggio di luce a colmare quel vuoto.

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Capitolo 4
*** [3] Emozioni negative ***


Due settimane prima, giorno 2 —
L'alba sta sorgendo, e quando succede, sento dei passi irrompere nel silenzio delle aride terre di quella landa.
Girando lo sguardo, constato che sono loro. Il Maestro, e lui.
Che ci fa qui di nuovo? Non doveva andarsene come previsto?
Fatto sta che ora come ora non è più incosciente, ma è in grado di camminare da solo. Viene inondato dalla luce mattiniera, e sembra debolmente conoscio soltanto dell'ambiente che lo circonda.
《Cosa? Lo hai riportato indietro?》
Con un sorriso sulla faccia, mi chino per guardare in quegli occhi oppressi che puntano inconsapevolmente al basso. In quel momento, si ritira da me, e nel suo stato inquieto, si rannicchia quasi a pochi centimetri dalla terra.
《Perché?》
Gli assesto un calcio alla schiena, e con un gemito, ruzzola sul terreno. Se non sbaglio, anche se questo ragazzo ha riavuto indietro il suo cuore, è pur sempre un inutile guscio.
Mi rialzo in piedi, guardandolo mentre si contorce, gemiti incontrollati gli sfuggono continuamente di bocca.
Odio.
Lo odio. Perché lo odio così tanto non lo so. Intanto, una presenza oscura comincia a formarsi alle mie spalle: un altro di quei mostri.
Il Maestro è sorpreso dalla sua comparsa, e la guarda dall'alto al basso con interesse.
《Oh, quello...》
《Nesciens. Sono mostri nati da frammenti delle mie emozioni.》
《Splendido.》 non capisco cosa ci sia di così splendido.
Irritato.
《Non fare niente di spericolato, Vanitas.》
Il vecchio raggiunge il ragazzo, ancora raggomitolato sul terreno, lanciandomi minuziosamente uno sguardo truce. I suoi occhi emettono un fievole bagliore.
《Spericolato? Perché? Questo ragazzo è me. Sono i Nesciens che sono splendidi, no? Non puoi semplicemente lasciarlo al suo riposo?》
《La situazione è cambiata. Il suo cuore, ora, è in un'entità più debole.》
Con quello, do le spalle a entrambi. 《Idiota.》
Il suo cuore è stato di nuovo alimentato per via di qualcuno. Ma il Maestro ha soltanto concluso che esso è debole.
Non sono ancora soddisfatto. Certamente lui è parte di quello che sono io. Ma cosa mi porta comunque a odiarlo?
《È una seccatura. Devo liberarmene.》 il mio Keyblade compare nella mia mano, pronto a far piazza pulita di questo guscio senza valore.
《Aspetta. Non so cosa ne sarà di te se lo distruggi.》
《...Quindi cosa, ora? Se devo soffrire stando con quel ragazzo, eventualmente lo elimino.》
Tenendo pronta la mia chiave, continuo a guardare la sua faccia stravolta nel dolore.
《Se è il caso, conosco un posto che fa assolutamente per lui.》
Per un momento, la abbasso inconsapevolmente, affrontando l'anziano dritto nello sguardo. 《Dove vuoi portarlo? Ti comporti come se questo ragazzo fosse così importante.》 ribadisco, deridendolo.
《Altrettanto lo sei tu. Adesso l'esistenza di Ventus è vitale per il mio piano.》
《Piano, uh?》
Senza aspettare che confermasse o negasse la mia domanda, guardo ancora il Maestro, ritirando il mio Keyblade dalla mia mano. Non può importarmene di meno di come voglia utilizzarlo per i suoi scopi.
Dai ricordi che ha lasciato in me questo ragazzo, non sembra aver mai rispettato leggermente l'anziano per il maestro che è. Ma io sono diverso.
《Fa' come vuoi, Maestro.》 dico, dando loro di nuovo le mie spalle e incominciando ad allontanarmi.
《Dove stai andando?》 sento la sua voce a distanza da me, e per fare in modo di soddisfare la sua domanda, mi fermo e giro la testa in sua direzione. Il mio sguardo, col tempo, sta diventando sempre più impassibile, specie per i pensieri che in questo momento mi stanno ronzando in testa.
《A cercare un po' di tranquillità, se posso trovarne in questo mondo.》
Continuo a camminare, e presto i Nesciens mantengono una breve distanza da me, seguendomi in una scia d'oscurità.
Che cosa faccio per disfarmi di questa frustrazione? Sono nato per fare cosa?
Rilevando il mio temperamento, mi acciglio. Arriverà il giorno in cui risolverò questo problema?
Non posso saperlo, non ancora. Per adesso, ho bisogno di scaricare questa rabbia oppressiva che continua a crescere smisuratamente in me. Ma mi sembra che più vada avanti, più questa emozione continua ad espandersi e uscire allo scoperto.
Ho lasciato lì il Maestro e il ragazzo, che senz'altro si starà ancora lamentando, e proseguendo nel mio cammino, mi rendo conto che il mio passo sta accelerando a ogni piede che porto avanti, i Nesciens stanno al mio passo.
Non posso fare a meno di ripensare alla conversazione che abbiamo avuto. E ancora, continuo a ripetermi gli stessi quesiti.
Perché lo odio così tanto? Qual è il mio scopo, la ragione per la quale ora mi trovo qui?
Scuoto la testa, sentendo la frustrazione ingigantirsi al fatto di non potervi rispondere, per quanto cercassi di arrivarci da solo. Ma credo che questo sia impossibile.
Intanto, noto che ho camminato abbastanza da ritrovarmi in un punto da cui il Maestro non è più lontanamente visibile come prima, ma in compenso, penso di aver trovato quel che cercavo. Anche perché a quest'ora se ne sarà già andato con quel rammollito verso una terra che francamente non mi interessa sapere.
Alzo la testa, e i Nesciens si fermano tutt'intorno a me in un cerchio. Il cielo oggi non è nuvoloso, e sorprendentemente, della pace in questa landa a quanto pare ce n'era.
Quindi perché mi sento di nuovo insoddisfatto?
Non posso sapere neanche questo. So per certo però che la rabbia è ancora dentro di me, che aspetta solo di essere scatenata. Guardo le creature muoversi vicino a me, una per una, studiandole più da vicino. Sono agitate. E se sono frammenti delle mie emozioni, capisco perché.
Sento che c'è ancora qualcosa che mi manca, che mi sfugge. Nemmeno qui posso rispondere con certezza a che cosa.
Mordo l'interno della guancia, guardando quello che c'è oltre la fila di rocce a pochi chilometri da dove mi sono fermato senza un motivo specifico. Ci sono così tante cose che aspetto di sapere. Qui, e adesso.

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Capitolo 5
*** [4] Lotta per la sopravvivenza ***


《Ehi, tutto bene? Riesci a sentirmi?》 sento una voce parlare, oltre che delle braccia che scuotono ripetutamente il mio corpo. Non riesco a muovermi, e né tanto meno darmi un'immagine della persona accanto a me che, non ricevendo una risposta, comincia a chiamare aiuto: 《Terra!》
《Che c'è?》 risponde da lontano un'altra voce, più roca della prima, e dei passi si fanno sempre meno distanti. Da quel momento, posso dire che la presa delle braccia che mi sostengono si stia indebolendo, e subito dopo vengono a sostituirle altre due più forti, evitando così che cadessi.
《L'ho trovata sdraiata qui mentre stavo perlustrando questa parte della valle. Per quanto ci stia provando, però, non dà segni di convalescenza.》
《Ehi. Sveglia.》
A scuotermi ora sono le braccia di chi senz'altro è appena arrivato sul posto, ma anche questa volta, il mio corpo non è in grado di reagire. 《Niente... Non risponde.》 dice con un sospiro di arresa, alleggerendo la presa sotto le mie spalle.
Un momento... chi sono queste persone? E che cosa vogliono da me?
Allarmata da queste domande che continuano a ronzarmi in testa, faccio uno sforzo immane per aprire gli occhi, stringendoli prima di iniziare a sbattere le palpebre: all'inizio la mia visuale è sfocata abbastanza da non permettermi di dar freno ai miei dubbi, ma provando e riprovando, ne ottengo una a livello decente, con cui finalmente riesco a vedere ogni cosa nitida come dovrebbe essere.
La prima cosa che suscita la mia curiosità sono quei due. Alzo lo sguardo fino ai loro volti. Ma... perché non riesco a vederli...
Di colpo, quel che adesso ho visto chiaro sta cominciando a diventare di nuovo scuro. Quel fenomeno non fa che allarmarmi ancor più. Inoltre, noto qualcosa di altrettanto strano nelle loro facce, le quali sembrano trovarsi in una fase di mutazione o una roba del genere.
Per un attimo mi era parso di scorgere un ragazzo e una ragazza, ma da quando ho ricominciato a vedere il mondo attorno a me oscuro, perfino le loro intere figure sono cambiate.
Non ci posso credere. Tutti, ma non loro.
《!》 la prima azione che mi viene istintiva è scrollarmi di dosso le mani che sostengono la mia schiena, intenzionata a spiccare un balzo all'indietro per allontanarmi dal pericolo. Quando sono sul punto di farlo, però, uno scoppio al braccio mi irrigidisce sul posto, costringendomi a portare una mano sulla benda che avvolge il punto interessato. Da quell'attimo, ricordi della notte scorsa giungono nella mia mente.
Mi guardo intorno, spaesata. Dopo il solito mondo in cui non ho trovato traccia di rifugio, il mio sentiero oscuro mi ha condotta in questo luogo sconosciuto, e a giudicare dal sole giornaliero e il braccio inzuppato d'acqua, devo essermi appisolata e di conseguenza inciampata ai piedi del ruscello alle mie spalle.
I miei avversari mantengono una distanza di sicurezza da me, mettendosi sull'attenti.
Facendomi forza, sprono il mio corpo a rialzarmi con tutto il peso che ho addosso a seguito della mia tortuosa "avventura" da un mondo all'altro. Fortunatamente me la cavo abbastanza da potermi mettere sulle ginocchia da sola e poco a poco in piedi, barcollando un po'.
Faccio un ulteriore sforzo per rimanere composta, letteralmente incollando gli stivali sulla terra. Poi, osservo le loro espressioni indifferenti, restando in silenzio come una tomba.
Eppure pensavo di essere passata inosservata, dovunque io sia andata.
E adesso, non sono soltanto le figure di quelle persone ad essersi svelate, ma anche il resto del luogo che ci circonda. È come successo con uno schiocco di dita: prima mi trovo in un luogo verde, azzurro e radioso... ma ora, sono nell'ultimo posto in cui voglio tornare.
Quella maledetta landa deserta. Quella maledetta notte.
《Che succede?》
Per qualche istante ho la sensazione che più di una voce mi stia rimbombando nella testa. Scuoto il capo, cercando assolutamente di restare a contatto con la realtà, coprendo le orecchie con le mani. Non so come ci sia finita lì di nuovo, ma una cosa è certa: me l'avrebbero fatta pagare, tutti e due.
《Statemi alla larga...》 sussurro monotonamente con tono ed espressione privi di emozioni, distendendo le braccia. Una nube oscura ricopre i miei arti, in cui cui compaiono gli stessi Keyblade con cui li ho affrontati la scorsa volta.
Loro fanno lo stesso, preparandosi al combattimento. Digrigno i denti di fronte alle loro azioni, e stringo più che posso le dita ai manichi delle mie chiavi. Senza sprecare altro tempo, quindi, corro verso i due a una velocità supersonica, cercando di assestare un colpo frontale all'anziano con quella arancione.
Quando sono sul punto di colpirlo, tuttavia, il giovane apprendista mi ostruisce la via con il suo Keyblade rosso e nero, e nonostante stia mettendo tutta me stessa per spingere la mia arma in avanti e attaccarli, la sua forza è tale da impedirmelo. Approfitto della situazione, utilizzando l'altro Keyblade — dello stesso colore dell'oscurità — per colpirlo alla spalla con un movimento fulmineo che molto probabilmente non può prevedere.
Ma mi sbaglio, infatti, lo blocca appena in tempo con la mano libera. La fluidità e la rapidità la nei riflessi di questo ragazzo è impressionante. Ancora non riesco a credere di aver trovato qualcuno con una velocità pari alla mia.
Restiamo per dei minuti a spingerci l'un l'altro all'indietro e viceversa, finché, con un aumento improvviso di potenza, affonda il piede nel terreno e si serve di questo per gettarmi al lato opposto, il mio Keyblade ruota su sé stesso a mezz'aria mentre sto per cadere, esposta agli attacchi nemici.
Faccio in tempo a prevenire la mia caduta con una mano, usandola come appoggio per fare un balzo roteante che mi fa rimettere in piedi. Ansimo, scrutando il misterioso ragazzo e il Maestro alle sue spalle, il quale non ha ancora mosso un dito.
Mi mordo l'interno della guancia, e anche se sto rischiando di lacerarmela, poco m'importa. Sono alle strette. Non ho più i miei Keyblade, e non posso far altro se non giocarmela d'astuzia.
Mi getto a terra e faccio una capriola, nel tentativo di confondere il ragazzo mascherato per correre il più velocemente possibile nella direzione dov'è precipitato il mio Keyblade arancio. Lui però non perde tempo e punta la sua chiave verso di me, prendendo la mira mentre un'essenza bianca e azzurra come il ghiaccio comincia a formarsi lentamente alla punta. In un batter d'occhio, l'attacco viene scagliato a tutta velocità ancor prima che possa recuperare ciò che mi serve.
Fisso per dei brevissimi istanti il colpo che sta venendo da me, ma senza farmi prendere dalle distrazioni, raggiungo il mio Keyblade con un'altra capriola e lo punto all'avversario, generando rapidamente lo stesso attacco, il primo che mi è venuto in mente per contrastare il suo.
Lo scontro fra i due Blizzard crea un potente scoppio che espande una nube bianca lungo parte del campo di battaglia, oltre a dei luccichii che scompaiono abbastanza presto. Ma in mezzo a quella nebbia, il giovane riparte immediatamente all'offensiva, tentando un attacco diretto che schivo per un soffio, delle ciocche di capelli volano via dopo che la sua chiave ha rischiato di lacerarmi la guancia.
Continua ad attaccarmi ininterrottamente mentre io mi limito ad evitare i suoi colpi, ma quando è vicino a danneggiarmi la spalla, lo devio prontamente. L'impatto tra le due armi crea uno sfregamento metallico e nessuno dei due vuole cedere. Continuiamo di nuovo a spingerci l'un l'altro all'indietro per fare in modo di sbilanciare l'avversario, ma stavolta è ancor più forte.
Accidenti. Se solo avessi l'altro Keyblade.
《Vi ho detto di starmi alla larga!》 urlo istericamente, gettando le braccia in avanti. Questa volta il ragazzo sembra trovarsi in difficoltà, ma non cede comunque, e cerca di tenermi a bada in tutti i modi.
Per adesso credo di star ottenendo maggior controllo sulla battaglia. Quando lo penso, però, un forte colpo alla nuca mi coglie alla sprovvista, e perdo immediatamente la presa della mia chiave. Gemendo di dolore, cado in avanti, la mia visione si sfoca nel processo e sento un forte senso di stordimento.
Chiudendo gli occhi contro la mia volontà, l'ultima cosa che percepisco della realtà è che sono inciampata su qualcosa, forse una spalla. Anche se quella non mi pare la spalla di un ragazzo, ma sono troppo stordita per capirlo, e dopo uno sprazzo di luce, la mia visione è ora completamente nera.

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Capitolo 6
*** [5] Un barlume di luce ***


Due settimane prima, giorno 3 —
Penso di aver sentito il cuore di Ventus battere e poi giungere ad un arresto. Al tempo stesso, i costanti venti rigidi cominciano a dimorare. Alzo la testa, e guardo nel cielo.
Ancora, la situazione è cambiata. Il Maestro ha fatto qualcosa?
Nel frattempo, ho pensato al suo "piano" da quando lo ha nominato. Per quale ragione sono nato? Lasciarmi nascere e poi portare via Ventus, che cosa farà da qui?
Insicurezza.
Quando mi sento incerto sulla figura oscura, ancora una volta un Nesciens nasce dal mio corpo.
Non appena guardo la debole creatura muoversi, divento frustrato. Ancora, un altro Nesciens è nato. Quando osservo queste cose, tutto ciò che vedo è la mia debolezza. Mi fa sentire inquieto e, ovviamente, ne genera altre.
Dalla mia mano, evoco il mio Keyblade. Lo agito verso i mostri in movimento, eliminandoli. Al momento, un forte dolore scocca nel mio corpo. Naturalmente dato che ho distrutto quei Nesciens, ne vengono creati altri due.
Brandisco il Keyblade contro gli altri Nesciens.
Non svanire.
Rinuncia.
Dolore.
Odio.

Dalle mie molte emozioni, il mio dolore scorre insieme a tutte loro e sgorga fuori da me. Più l'oscurità fluisce da dentro di me, più il mio dolore viene insieme a creare un nuovo Nesciens. Più Nesciens distruggo, più forte divento. In sintesi, sembra che più ferisco me stesso, più forte diventerò. Più e più forte sono, migliore sarà il potere dei Nesciens.
Il dolore e l'odio che soffro mi faranno più forte.
Essendo l'oscurità nata da quel ragazzo ho la vita più difficile. Perché sono l'unico che deve attraversare questo dolore? In questo momento sono l'unico che sta essendo forzato in questa tortura, eppure lui cosa sta facendo? Dorme?
Gelosia.
Un visibile essere più grande cresce dalla mia schiena, diventando un grandissimo Nesciens.
L'enorme mostro si dilegua da qualche parte.
Vedendo le sue dimensioni, mordo l'interno della mia bocca, come se potessi percepire il cuore di Ventus aprire gli occhi per un attimo. Ma non posso sentire niente. Di conseguenza, non ha nessuna emozione che io possa sentire.
Se solo potessi essere come quel ragazzo e non debba sentire nulla. Se ho bisogno di stare con lui, perché siamo stati separati? Sarebbe probabilmente di un po' di conforto se fossimo insieme. Per pensare quanto doloroso sia essere separati, non voglio vivere in questo modo.
Invidia.
Lo odio. Odio Ventus.
Questi Nesciens che continuano a venire uno per uno sono proprio un dolore.
Che diavolo devo fare? Posso scappare da qui?
E anche ogni giorno continua a muoversi in modo letargico. Il suo cuore non si è svegliato.
Per distrarmi dalla mia noia, distruggo ripetutamente i Nesciens. Distruggendoli, sentirei dolore da qualche parte nel mio corpo. Da quel dolore ancora odierei il mondo, e Ventus. Da quell'odio, un Nesciens è nato.
Fa male.
Continuo a inseguire i Nesciens e ucciderli, ma non fa che portarmi più sofferenza. Perché mi sto ferendo? Perché Ventus non si sveglia?
Il Maestro mi guarda solo soffrire.
A volte il dolore mi fa crollare sul pavimento deserto. Cado incosciente. Quando mi rialzo, le mie guance sono umide. Essere sempre triste e solo è dura. Ma non so cosa mi stia facendo così triste e solo. Per questo motivo, continuo a distruggere Nesciens.
Non so cos'altro devo fare. Se continuo a distruggere i Nesciens, non sentirò più niente.
L'odio mi farà più forte. Ma è difficile.
Distruggo Nesciens. Sono ferito. Il mio corpo è in agonia.
Collasso sul terreno. Ma sento comunque la polvere disperdersi intorno a me.
《Sei davvero fantastico, Vanitas.》 osserva il Maestro mentre cammina verso di me, che gemo e mi dimeno sulla terra.
《Fantastico? Che c'è di così fantastico?》 gli chiedo attraverso il mio irregolare respiro. Che cosa mi renderebbe tanto fantastico? Io, da cui sono nati orribili mostri.
Una forte sensazione come una pugnalata mi colpisce e tengo il mio corpo stretto a me. Il dolore mi sta soffocando.
《Devi sentire più e più dolore.》 dichiara, e fa come per andarsene. Quando ancora mi dà le spalle, mi sollevo leggermente dal terreno.
《...odio.》
Al piccolo mormorio, si rigira per guardarmi.
《Lo odio. Perché sono l'unico che deve soffrire?》
Il vecchio ride di fronte alle mie parole.
《Qualcosa di divertente?》
Tutto quello che sento nel mio petto è dolore, dolore e più dolore, penso e lacero l'interno della mia guancia.
Essendo così, sono stanco.
《Se è il caso, se ti mostro come finire la tua angoscia, diventerai il χ-blade.》
《...χ-blade?》 ripeto disperatamente.
《Più forte diventi, nello stesso modo Ventus diventerà più forte. Quando combattete l'un l'altro, il χ-blade sarà forgiato. Allora tu— no, i mondi saranno liberi dalle loro sofferenze.》
Chi se ne importa se i mondi sono liberi dalle loro sofferenze?
《Perché questo accada devi fare il tuo corpo e la tua mente più forti, Vanitas.》
Dopo aver enunciato il suo desiderio, volta di nuovo la sua schiena nella mia direzione.
Se un giorno divento il χ-blade, sarò libero dalle mie sofferenze.
Una meta, uno scopo. Nell'oscurità c'è un barlume di luce.
Perché sta ancora dormendo?
E poi, da lontano, molto molto lontano, sento il cuore di Ventus risvegliarsi leggermente.
Sta ancora dormendo a causa mia. Ma mi sto muovendo su un nuovo cammino. Quindi anche lui camminerà al suo.
Per diventare il χ-blade.

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Capitolo 7
*** [6] Incontro col destino ***


Stringo gli occhi, e sbatto le palpebre. Presto nell'oscurità che annerisce la mia visione vi è un barlume di luce che comincia ad espandersi, rendendomi possibile, anche se per poco, vedere che cosa mi circonda.
Un piccolo verso incoerente mi sfugge dalle labbra mentre porto una mano agli occhi, strofinandoli nella speranza di liberarmi di tutte quelle immagini sfocate che non fanno che confondermi. Finalmente, quando cerco di riaprirli di nuovo, è tutto più nitido.
A giudicare dal soffitto, posso dire di trovarmi in un posto chiuso. Accanto a me vi è una finestra, e sono distesa su qualcosa di morbido.
Affondo le mani in quella soffice cosa che mi sostiene, usandole come appoggio per sollevare il mio corpo e stare a sedere. In quel momento, sento dolore in diversi punti, specie il braccio, e sussulto tra i denti, portando le dita a stringersi attorno ad esso. Osservo la fascia che ricopre la ferita, con il sangue secco che macchia la manica del mio mantello: come me la sono procurata? Che è successo?
Mi rendo conto ormai di essere una stanza, e qualcuno mi ha coricata su un letto. Di conseguenza, molte altre domande sorgono nella mia mente. Per quale ragione mi trovo qui? Chi mi ci ha portato?
Scuotendo la testa per scacciare quei pensieri, mi appresto a rimettermi in piedi, trattenendo a fatica i continui gemiti che minacciano di sfuggirmi di bocca per cercare di non dare peso al mio stato. Tutto quello che adesso ho in testa è capire la situazione, e fuggire il prima possibile.
Le braccia tremano dalla fatica, ma faccio uno sforzo, e con un movimento a scatto, mi alzo. Provo a camminare, il rumore dei miei tacchi e il mio respiro irregolare sono gli unici rumori a irrompere in quel silenzio. Un errore che mi costa una caduta frontale sul pavimento in legno, creando un forte tonfo nelle vicinanze. 《Ngh...》
Sento il dolore crescere dopo essere inciampata, ma insisto, tentando di rialzarmi ancora, con scarsi risultati. Fermo subito i miei tentativi quando odo dei passi distanti, passi di qualcuno che sta correndo, e che si avvicinano sempre di più.
Penso istintivamente di mettermi sulla guardia, ma ora come ora, sono troppo debole.
La porta si apre, dietro la quale scruto un paio di stivali argentei. Senza perdere tempo sollevo la testa, cercando di avere una visuale migliore della figura che mi sta davanti e avvertirmi dell'eventuale pericolo, scorgendo una giovane ragazza dai capelli corti e azzurri, e due occhi blu come l'oceano.
《Ehi, non fare sforzi.》 mi dice, venendomi incontro. Quando lo fa, cerco di allontanarmi quanto posso da lei. Da quel momento la ragazza comincia a rallentare, un'espressione premurosa si forma sul suo viso.
《Puoi stare tranquilla. Non ho intenzione di farti del male.》 mi assicura, continuando ad avanzare lentamente verso di me. Malgrado le sue parole, tento comunque di rialzarmi in fretta, sopprimendo a qualunque costo il dolore che, a causa dei miei movimenti bruschi, non fa altro che aumentare. 《Voglio solo aiutarti.》
Corruccio le sopracciglia, sgranando gli occhi alla sua ultima frase. Continuo a indietreggiare, volendo mantenere le distanze in ogni caso. E se fosse un tranello?
Mentre lo penso, le mie caviglie si scontrano accidentalmente con il materasso dietro di me, sbilanciandomi. Quando sto per scivolare, la giovane mi prende prontamente per le spalle, tenendomi rigida sul posto e impedendomi così di farmi male di nuovo.
Osservo le sue strane azioni, e comincio a domandarmi sempre più cose sul suo conto. Perché mi sta aiutando? Chi è lei?
Con la testa fra le nuvole, mi accorgo, dopo alcuni istanti, che mi sta facendo risedere sul letto, tenendomi ancora le spalle. 《Non fare sforzi. Non ti sei ancora ripresa del tutto.》
《Aqua, cos'era quel rumore?》 grida da lontano una voce giovanile, e altri passi si stanno avvicinando. Anche se questi sembrano provenire da più persone.
La ragazza, la quale a quanto pare si chiama Aqua, lascia andare la sua presa su di me, girandosi verso la voce. Guardo oltre a lei, allarmata su chi stesse arrivando.
Allo stipite della porta giungono un giovane ragazzo e un uomo vicino alla vecchiaia. Il primo ha i capelli castano scuro, occhi azzurri e possiede una muscolatura ben dotata, visibile attraverso la sua tuta aderente; L'altro, invece, ha dei capelli neri avvolti in un codino e porta sia dei baffi che un pizzetto triangolare, occhi grigi.
Se devo dare una prima impressione, non hanno un'aria molto affidabile, al contrario della ragazza. Sento che il suo comportamento mi stia portando a fidarmi di lei, ma forse mi sto sbagliando.
Gli sguardi seri dei due ultimi arrivati vengono ben presto rimpiazzati quando mi vedono.
《Ecco...》 comincia la bluetta, voltandosi verso di me. 《Stava cercando di rimettersi in piedi, ma essendo ancora senza forze, è inciampata. In compenso, però, ha ripreso conoscenza.》
Detto questo, mi sorride. Non so in che modo reagire di fronte a quel gesto, per cui abbasso semplicemente la testa, fissando i miei stivali.
Intanto, sento gli altri due avvicinarsi ancora, perciò risollevo il capo, fissandoli con un'espressione vuota. L'uomo, in particolare, è quello che si mostra più serio e lo si capisce anche solo guardandolo.
《Come ti senti ora, ragazza?》 quella domanda mi coglie abbastanza alla sprovvista, riportandomi alla realtà. Riabbasso la testa silenziosamente, prima di rispondere.
《...Credo... bene...》 sussurro, quasi convinta di non star più sentendo niente.
L'uomo mi scruta da capo a coda, pensieroso. Non sapendo come reagire neanche a questo gesto resto immobile, osservando i tre individui senza farmi notare da loro. Poi torno al più anziano, e gli do uno sguardo come per ricevere una spiegazione.
《Non sei di queste parti, eppure mi è stato detto che puoi usare il Keyblade. Come sei arrivata qui?》
In effetti, non me lo sono ancora chiesto.
Mi tocco la fronte, provando a ricordare gli eventi passati. Per quanto ci stessi mettendo tutto il mio impegno, la sola cosa che riesco a rammentare è che mi sono svegliata in un posto prevalentemente verde, forse di notte, e che poi sono inciampata. Da allora, sia da prima che dopo quegli eventi vedo soltanto nero.
Continuo a sforzarmi ancora un po', volendo sapere assolutamente come ci fossi finita in questo luogo. Ma si sta rivelando più difficile del previsto.
Scuoto il capo, segno di negazione al mio interlocutore. 《No. Io... non ricordo. So solo di essermi svegliata in un luogo all'aperto... e verde.》
L'uomo mi dà un mezzo cenno affermativo, prima di passare alla prossima domanda. 《Qual è il tuo nome?》
A quel quesito, corrugo la fronte.
《Il mio... nome?》
Quel pensiero mi rimbomba nella mente, fino a quando mi giunge un'idea sulla risposta che avrei dovuto dargli, portandomi finalmente a ricordare ciò a cui tanto sto aspirando di ricordare. Chi sono.
《...Rosa...》 sussurro, come se di colpo mi fossi trasformata in uno zombie. 《Mi chiamo Rosa.》
Aqua e il ragazzo castano si scambiano degli sguardi, e l'uomo baffuto continua a guardarmi, come se non si fidasse appieno di me. Decido di non ricambiare quello sguardo, continuando a fissare i miei piedi per non guardare nessun altro.
《Molto bene, Rosa.》 la voce della ragazza suscita la mia attenzione e sollevo la testa con esitazione, aspettando di capire perché abbia chiamato il mio nome. Vedo anche che si è chinata un po' per raggiungere la mia altezza. 《Immagino che tu sia affamata. Vado a prenderti della torta che è avanzata dalla sera scorsa.》 dice con un sorriso, dirigendosi all'uscita della stanza e lasciando soli me, il ragazzo e l'uomo.
《Accipicchia, non perde tempo quando si tratta dei suoi dolci.》 la faccia del castano si contorce all'ultima parola dettata.
Proprio in quel momento, altri passi cominciano ad avanzare alle spalle dei due, i quali si voltano verso la direzione da cui provengono quei piccoli e timidi rumori.
La ragazza non può essere tornata così presto. Con questo pensiero, mi sposto in modo che la figura possente del ragazzo non mi ostruisca la vista di colui che presumibilmente sta per arrivare, e vedo una mano appoggiarsi pian piano allo stipite della porta. Da quella mano, si fa avanti una figura nuova: la figura di un ragazzino dall'aria timorosa.
Ha i capelli biondi e a punta, spiccati verso l'alto, e due profondi occhi azzurri.
Mi perdo in loro, e a causa di questo, non riesco a distaccare lo sguardo da essi neanche per un secondo.
《Buongiorno, Ventus. Hai dormito a sufficienza?》 chiese l'anziano al ragazzo, la sua espressione non muta per niente, bensì resta sempre e comunque impassibile.
Quel nome echeggia ripetutamente nelle mie orecchie, e i miei occhi non vogliono saperne di staccarsi dai suoi, sopratutto dopo che ha cominciato a ricambiare lo sguardo.
Una strana sensazione mi ha pervaso sin dal primo istante in cui l'ho visto.
《...Ventus?》

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