The Key And The Blood

di Lady I H V E Byron
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Intro ***
Capitolo 2: *** Il Flagello ***
Capitolo 3: *** La Strada Imperiale ***
Capitolo 4: *** Lothering ***
Capitolo 5: *** Il qunari e la sorella ***
Capitolo 6: *** Heartless! ***
Capitolo 7: *** Due Custodi ***
Capitolo 8: *** L'orda di ombre ***
Capitolo 9: *** Connor Guerrin ***
Capitolo 10: *** La Chiave per salvare Connor ***
Capitolo 11: *** Scontro contro il demone ***
Capitolo 12: *** Verso la Torre del Circolo ***
Capitolo 13: *** Il prezzo della magia ***
Capitolo 14: *** Sora nell'Oblio (Parte 1) ***
Capitolo 15: *** Sora nell'Oblio (Parte 2) ***
Capitolo 16: *** Il demone della pigrizia ***
Capitolo 17: *** Uldred ***
Capitolo 18: *** Leliana, la barda ***
Capitolo 19: *** Il golem di Honnleath ***
Capitolo 20: *** Il segreto di Flemeth ***



Capitolo 1
*** Intro ***


Note dell'autrice: Heeeeeeeey! Ennesima storia su KH, ma, stavolta, con un bel crossover con "Dragon Age Origins"! Quindi, se volete leggere questa storia (che tanto pubblicherò anche nella sezione "Dragon Age"), dovete almeno avere una piccola base su questo gioco. O altrimenti io cercherò in tutti i modi di essere chiara in certe spiegazioni. Perché di tutti i giochi con cui potevo fare i crossover perché proprio con DA? Lo scoprirete. Intanto, buona lettura del primo capitolo (e, conoscendomi bene, so già come andrà a finire; scriverò i primi capitoli con entusiasmo e poi sparirò per un anno intero... XD)
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Intro


L’ennesimo sospiro di Sora, mentre guardava il soffitto della gummiship, seduto sul proprio sedile. Le mani reggevano la nuca, come al solito.
-Yuk! Quello sì che era un sospiro…- commentò divertito Pippo, posando il libro che stava leggendo.
Sora lo osservò con aria assente.
-Mh?- mugugnò; appariva scoraggiato. Non era da lui. Non in condizioni normali.
Sospirò di nuovo.
-Già…- rispose, infine –Mi sembra che più visitiamo mondi, più ci allontaniamo dal nostro vero obiettivo…-
Un bip! improvviso lo fece quasi sobbalzare. O meglio, lo squack! che seguì.
-Di certo non andremo lontani con quel muso lungo!- sbraitò Paperino, appena destato dal suo pisolino. Il bip! aveva fatto una specie di “effetto sveglia” su di lui, mettendolo in allarme sul livello del carburante.
Mise le dita negli angoli della bocca del ragazzo, tirandoli verso l’alto.
-Su, sorridi! Sorridi!- continuava ad esclamare –Siamo quasi a secco!-
Pippo volle dire la sua al riguardo.
-Andiamo, Sora. Lo sai che i nostri nemici fanno così perché hanno paura di noi e fanno il possibile per scoraggiarci. Quindi siamo sulla buona strada per la vittoria. Non abbatterti per le loro parole e continua a seguire il tuo cuore.-
Poche parole, ma buone. Proprio quelle che servivano per far sollevare l’umore a Sora.
Infatti, sorrise.
-D’accordo.- disse –Grazie, ragazzi.-
Anche il papero e il cane sorrisero, compiaciuti.
Udirono un altro bip!
Un mondo nelle vicinanze.
Sora si allarmò, appena vide ciò che si trovò di fronte.
-Guardate!- esclamò, con tono stupito –Quel mondo è letteralmente circondato dall’Oscurità!-
Era complicato definire la fisionomia di quel mondo: un alone oscuro lo circondava completamente, rendendolo quasi impossibile da vedere.
I tre amici si osservarono l’un l’altro: stavano pensando la stessa cosa.
-Andiamo a liberare un altro mondo dall’Oscurità!- decise Sora, spingendo in basso una leva della gummiship, determinato.
La nave si diresse a tutta velocità verso quel nuovo mondo.
 
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La battaglia imperversava.
Una battaglia tra umani e creature mostruose.
Ad illuminare il buio della notte, un fuoco da una torre.
In un punto nascosto e lontano da quella battaglia, un uomo osservava serio quella torre.
Dai suoi occhi sembrò brillare una scintilla. Una scintilla oscura.
Si voltò verso una donna in armatura.
-Ordinate la ritirata.-
Quella frase fece stupire l’interlocutrice.
-Ma… e il re?- domandò, infatti –Non dovremmo…?-
Ma l’uomo la prese per un braccio, severo e fermo.
-Fate come comando!-
Quello sguardo avrebbe fatto piegare un intero popolo. La donna rispose con un accenno della testa.
Dopodiché, si rivolse a dei soldati, urlando: -Ritirata!-
Gli uomini e le donne in armatura non fecero domande ed eseguirono, ma alcuni furono sorpresi da quell’ordine.
Tra i soldati che combattevano nella battaglia, in due si distinguevano per il loro valore e la loro determinazione: un giovane dall’armatura dorata e un uomo di mezza età dall’armatura grigia e blu con lo stemma di un grifone.
Avevano sterminato una buona parte dell’esercito nemico.
Ma le sorti cambiarono con l’improvvisa comparsa di un mostro enorme, alto tre metri e con le corna enormi. Senza indugio, agguantò il giovane dall’armatura dorata e strinse forte, prima di gettarlo per terra come spazzatura.
Cadde vicino all’uomo con lo stemma del grifone sul petto, che lo osservò con terrore e preoccupazione insieme.
Il mostro ruggì, e il terrore dell’uomo si tramutò in rabbia. Non era riuscito a proteggerlo, ma almeno lo avrebbe vendicato.
Infatti, con tutta la forza che aveva in corpo, si scagliò contro il mostro e trafisse il suo petto con entrambe le sue spade.
Ma quel colpo sembrò privarlo delle sue forze, aggravato dalle ferite ricevute in battaglia.
Ansimando, l’uomo guardò in alto, verso la torre infuocata. La osservava come fosse l’ultimo baluardo di speranza.
Ma poi si voltò, e un altro mostro gli diede il colpo di grazia con la sua spada.
In cima alla torre, nel frattempo, altre persone dall’armatura grigia e blu e con lo stemma di un grifone sul petto stavano combattendo contro quelle creature.
-Prole Oscura in avvicinamento!- aveva detto uno di loro.
Un giovane dai capelli biondi assunse un’espressione stupita.
-Ma cosa…?!-
Erano in troppi e la maggior parte di loro erano arcieri. Il giovane non finì la frase, che diverse frecce trafissero la sua armatura, colpendolo in vari punti, di cui una alla gola.
Cadde, come i suoi compagni, perdendo i sensi.
 

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Capitolo 2
*** Il Flagello ***


Note dell'autrice: per chiunque conoscesse l'altro gioco, ho stravolto un po' i dialoghi originali, senza, però, stravolgere il senso (spero).


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Gli atterraggi della gummiship non avvenivano mai in luoghi ospitali, se non in rarissime occasioni: Sora, Paperino e Pippo si ritrovarono nel bel mezzo di una palude.
Una palude fredda, non umida, come dovrebbero essere le normali paludi.
Paperino deglutì, guardandosi intorno con aria preoccupata: quel luogo emanava un senso di inquietudine, come se qualcosa fosse in perenne agguato, pronto ad aggredirli.
-Sì, anche a me questo luogo mette i brividi, Paperino…- aggiunse Pippo, dello stesso umore dell’amico.
Il ragazzo, invece, guardava il paesaggio con aria tra il curioso e il deluso.
-Ma perché ad ogni nuovo mondo che visitiamo finiamo sempre per atterrare in luoghi desolati?- domandò, continuando a camminare -Mai in luoghi ospitali, o in mezzo alla gente…-
-Sora, devo ricordarti che non dobbiamo dare nell’occhio.- rispose Paperino, osservandolo con aria severa e delusa.
-Sì, lo so. Non necessariamente in mezzo ad una città, ma almeno in un luogo più caldo. Sto gelando, quasi come ad Arendelle.-
Infatti non passava momento in cui non si strofinava le braccia.
Ma Pippo lo invitò a vedere le cose da un altro punto di vista.
-Beh, almeno stavolta abbiamo abiti caldi.-
Infatti, non avevano i loro soliti abiti addosso. Avevano degli indumenti pesanti, di lana morbida. Semplicemente, la versione invernale dei loro abiti.
-Preoccupiamoci piuttosto della cosa più importante!- esclamò Paperino, richiamando l’attenzione sulla loro missione -Perché gli Heartless e i Nobodies non si sono ancora visti?-
Infatti, intorno a loro, non c’era niente che ricordasse le creature oscure.
-E ti lamenti pure, Paperino?- ironizzò Sora, mostrando i denti -Questo rende il lavoro più facile.-
-E ALLORA COME SPIEGHI L’ALONE DI OSCURITA’ INTORNO A QUESTO MONDO?!- sbraitò di nuovo il papero, innervosito e preoccupato nello stesso momento.
Il trio si mise di nuovo in posizione riflessiva: solitamente, appena mettevano piede in un nuovo mondo, venivano assaliti da un’orda di Heartless e Nobodies.
Pippo ruppe il silenzio.
-Se non gli Heartless e i Nobodies… allora cosa era dovuto quell’alone di Oscurità?-
Un urlo li distrasse, mettendoli in allarme.
Un urlo femminile.
-Viene da lì!- indicò Sora, correndo verso una piccola collina, seguito dagli amici.
Non corsero molto. Per fortuna, il punto non era lontano da cui si trovavano.
Arrivati in cima, osservarono in basso. I loro bersagli erano lì: Heartless e Nobodies.
Stavano accerchiando una donna. Non era disarmata, ma era ugualmente in difficoltà.
Infatti, da un bastone, lanciava continuamente saette o fiamme o raggi di gelo alle creature, ma queste sembravano rinascere.
Senza pensarci due volte, Sora sguainò il Keyblade, mentre Paperino e Pippo impugnarono lo scettro e lo scudo, e la soccorsero.
-Attenta!- esclamò il ragazzo, eliminando un Heartless in procinto di attaccare la donna alle spalle.
Ella si voltò, sorpresa dalla presenza del suo “salvatore”.
-Grazie. Ma temo ne arriveranno altri.- disse, infatti, rimettendosi in guardia.
Anche Sora, Paperino e Pippo si misero in posizione di combattimento.
-Tutto sotto controllo!-
Shadows e Dusks. Il tipo più debole, ma più numeroso di entrambi i gruppi.
Non sarebbe stato un combattimento complicato.
Sora ne sconfisse una buona parte con una serie di combo con il Keyblade. I cuori si dispersero di nuovo per aria.
Ciò sembrò suscitare l’interesse della donna, che guardò in alto, proprio dove quei cuori svanivano. Ma non era semplice curiosità la sua, quanto una cosa su cui investigare.
Ciò la distrasse di nuovo. Stavolta fu lo scudo di Pippo a salvarla dall’ennesimo agguato alle spalle di un Heartless.
Paperino, invece, sferrava una serie di Thundaga, alternandoli a Firaga e Blizzaga, coprendo le spalle degli amici.
Sora eliminò l’ultimo Nobody, effettuando un salto.
Tutto era tornato tranquillo.
Una battaglia non complicata, ma ugualmente faticosa.
- Ma bene, bene… chi abbiamo qui…?-
La donna si avvicinò al trio, con aria interessata.
Sora ebbe modo di osservarla più accuratamente: doveva aver superato i vent’anni, pelle bianca come la luna, capelli corvini raccolti e occhi dorati dallo sguardo acuto che dava l’impressione di leggerti dentro. Ma ciò che colpì in particolare il ragazzo erano i suoi abiti. Abiti succinti che mettevano in mostra la scollatura. Non aveva molto seno, ma quell’abbigliamento era ugualmente molto provocante. Tale da mettere in difficoltà chi trovava di fronte. La sua voce era bassa e seducente; Sora deglutì, facendosi rosso.
-Dei forestieri? Dei banditi? O semplici avventori che hanno smarrito la strada?- proseguì.
Girava intorno ai suoi tre salvatori, mantenendo quello sguardo curioso e interessato e sorridendo in modo strano, quasi malizioso.
Si rimise di fronte a loro, fermandosi. Incrociò le braccia, mettendole a contatto col ventre.
-Qualunque cosa voi siate, siete venuti appena in tempo per salvarmi. Suppongo di dovervi ringraziare.-
Sora sorrise, come suo solito ogni volta che salvava qualcuno.
-Non c’è di che. E… ehm…- doveva trovare una scusa in fretta; non poteva certo dirle che veniva da un altro mondo; doveva attenersi alle regole che imponevano di non turbare l’ordine dei mondi –Effettivamente, veniamo da molto lontano.-
La classica scusa.
La donna rivolse lo sguardo anche a Paperino e Pippo, che si limitarono ad un timido saluto con la mano, ridacchiando.
-Strane creature…- disse, infatti –Non siete del Thedas, vero?-
-Ehm… no.-
-Avrei giurato che foste del Tevinter. Ma poi mi sono ricordata che nemmeno i magister sono capaci di antropizzare gli animali.-
-No, veniamo decisamente da lontano, mia signora…-
In realtà, non aveva la minima idea di cosa stesse parlando quella donna.
-E da dove, di grazia…?- disse, dando l’impressione di parlare a degli idioti.
-Ehm…-
Sora avrebbe voluto voltarsi verso Paperino e Pippo, ma la donna, con il suo sguardo, lo aveva come pietrificato.
-Ecco, è un segreto.- disse, infine –Io e i miei amici siamo in missione segreta per eliminare gli Heartless e i Nobodies, le creature che ti hanno attaccata poco fa. E ci hanno portato fin qui.-
La donna restò in silenzio, osservando Sora dritto negli occhi blu. Lui lottava per mantenere alto lo sguardo: in fondo non aveva mentito.
Infatti, sembrò credergli.
-Quindi quelle creature si chiamano Heartless e Nobodies, eh?- commentò, interessata; sospirò –Beh, signori miei, se volevate viaggiare da queste parti, siete capitati in un brutto momento. E’ in corso un Flagello.-
Sora, Paperino e Pippo apparvero nuovamente confusi.
-Un Flagello…?-
-Sì, un Flagello! Come? Dalle vostre parti non ne avete mai sentito parlare? Non che sia un argomento piacevole di cui parlare, d’intende…-
A quel punto, Paperino prese la parola.
-E’ per causa degli Heartless e dei Nobodies?-
-No, quelli sono spuntati più tardi.- rispose la donna, secca –Camminando da queste parti non vi è capitato in imbattervi in creature chiamate Prole Oscura?-
-Prole Oscura?- domandò nuovamente Sora. Mai si era confuso così tanto, durante le sue visite nei mondi.
-Le uniche creature strane che abbiamo visto da quando siamo qui sono gli Heartless e i Nobodies che ti hanno attaccato.- rispose Pippo, facendo un passo avanti.
La donna sospirò di nuovo.
-Incredibile, dovrò spiegarvi tutto, partendo dal principio… ma voi dovrete parlarmi di più a proposito di questi Heartless e Nobodies.-
Sora fece spallucce, come per dire: “Che altra scelta abbiamo?”
-Tuttavia…- l’attenzione della donna era ormai rivolta verso il Keyblade –E’ una strana spada la tua. Sembra una chiave gigante…- notò, divertita.
Il ragazzo la mise in mostra, orgoglioso.
-E’ l’unica arma in grado di sconfiggere gli Heartless e i Nobodies. Ecco perché sono costantemente alla loro caccia.-
La donna mise una mano sotto il mento e un dito a contatto con le labbra, in posa riflessiva.
-Interessante…- camminò tra i tre amici, fermandosi, ad un certo punto –Venite, vi porto da mia madre.-
-Tua madre…?- domandò il ragazzo.
-Sì, mia madre. Credevi che fossi nata da un tronco?- rispose lei, ironica. La risposta fece lievemente ridere Sora –Ah, sì, che idiota. Invito i miei salvatori da mia madre, senza sapere i loro nomi?-
Ciò fece gioire Sora: era sempre felice di presentarsi.
-Mi chiamo Sora. Lui è Paperino. E lui è Pippo.-
-Beh, piacere. Io sono Morrigan.-
Per il tratto che divideva quel punto che Morrigan chiamava “le Selve Korkari”, Sora, Paperino e Pippo ebbero modo di venire a conoscenza delle leggende locali, in particolare di quello che veniva chiamato il “Flagello”.
-Quindi, se ho capito bene…- rifletté il ragazzo, che camminava proprio a fianco della donna –Un tempo tutto questo faceva parte dell’Impero Tevinter?-
-Esatto. Persino le rovine che vedete laggiù risalgono a quel periodo.-
-E tutto questo era governato dai… magister? Che sarebbero maghi?-
-Esatto.-
-E alcuni di loro volevano diventare dèi, ma sono tornati sotto forma di creature spaventose…?-
-Sì. I primi Prole Oscura.- chiarì Morrigan, annuendo.
-E ogni volta che si fanno vedere in superficie, inizia questo… Flagello?-
-Sì, esatto. Sei un ragazzino perspicace, Sora.-
Anche Paperino e Pippo avevano ascoltato il tutto con interesse.
-Ecco, allora, cos’era dovuto quell’alone oscuro…- sussurrò Pippo a Paperino.
-Allora davvero gli Heartless e i Nobodies non sono il solo problema qui.-
-E gli unici che possono fermare il Flagello sono i… come hai detto che si chiamavano…? Custodi Grigi?-
-Sì, uomini e donne che bevono il sangue dei Prole Oscura così da non essere colpiti dalla loro corruzione e percepire la loro presenza. Però, purtroppo, sono quasi tutti morti dall’ultima battaglia contro i Prole Oscura.-
Sora si allarmò.
-Cos’è accaduto?-
Morrigan si fermò.
-Credo che l’unico sopravvissuto saprà fornirvi una spiegazione più dettagliata.- disse, prima di riprendere a camminare.
-Ce n’è ancora uno?!- esultò Sora -Allora il Flagello si può ancora fermare!-
Paperino si schiarì la voce, trascinando il ragazzo verso il suo becco.
-Sora! Siamo qui per gli Heartless e i Nobodies!-
-Non possiamo impicciarci nei problemi di questo mondo!- aggiunse Pippo, parlando sottovoce.
-Ma non possiamo lasciare che delle creature malvage distruggano questo posto!-
-Eccoci qua. Siamo arrivati.- annunciò Morrigan, indicando in avanti.
In mezzo a degli alberi, sorgeva una modesta capanna. Una normale abitazione per contadini.
All’esterno c’era una donna anziana dai capelli grigi arruffati e in abiti poveri e laceri. Stava parlando con un uomo di circa vent’anni, dal fisico muscoloso. Aveva solo una coperta di lana intorno ai fianchi, che lo copriva fino ai piedi. Il torace era pieno di bende, e aveva un braccio attaccato al collo. Appariva molto triste e, nello stesso tempo, furibondo.
-Salute, madre…- salutò Morrigan, avvicinandosi di più alla donna anziana.
Quest’ultima le rivolse un’occhiata severa.
-Morrigan, dove sei stata? Avevi detto saresti tornata in poco tempo!-
-Sono stata di nuovo aggredita da quelle strane creature apparse nella foresta, madre.- spiegò, per nulla turbata dal tono della voce della madre; poi indicò Sora, Paperino e Pippo –Questi ragazzi mi hanno salvata, prima che fosse troppo tardi.-
I tre amici salutarono i presenti con la mano. L’anziana li osservò con aria indifferente, mentre l’uomo ricambiò il saluto, con sguardo sconvolto, appena vide Paperino e Pippo.
“Un papero ed un cane…?! Che si atteggiano ad umani…?!” pensò, infatti “No, calmati, Alistair. E’ solo per la botta alla testa che hai preso. O per qualche strano unguento o incantesimo lanciato da questa vecchia. Aspetta qualche ora e vedrai che sono esseri umani…”
-Mi hanno raccontato delle cose davvero interessanti, madre, che speravo ti potessero interessare. Perché non parli con loro, mentre preparo la cena?- propose la donna giovane, prima di entrare dentro la capanna.
Sora notò subito un particolare nella donna anziana: gli occhi. Erano gialli, proprio come quelli di Morrigan.
-Beh, salute a voi, forestieri.- salutò ella –Vi ringrazio per aver salvato mia figlia.-
Sora sorrise di nuovo, atteggiandosi a spavaldo.
-Beh, non c’è di che. E’ la mia specialità.-
Paperino si coprì gli occhi con una mano, mentre Pippo sospirò. Sora non perdeva occasioni per fare l’esibizionista.
Persino l’uomo lo osservò con aria perplessa, abbassando un sopracciglio.
Solo la donna anziana si lasciò sfuggire una risata.
-Certo, una graziosa fanciulla è in pericolo e il cavaliere di turno scende in battaglia per salvarla.- rise di nuovo –Deduco, quindi che sappiate qualcosa riguardo quelle creature…-
-Altroché, mia signora!- rispose Sora, alzando la voce, mischiando rabbia e preoccupazione –Quelle creature sono Heartless e Nobodies. Il loro compito è portare scompiglio nei mon… ehm! Nei continenti! E rubare i cuori delle persone.-
L’uomo assunse un’aria disgustata all’ultima frase.
-Interessante quella tua spada, ragazzo…- deviò la donna, osservando il Keyblade –Posso vederla?-
Inizialmente indeciso, Sora decise di mostrare la sua spada.
-Sì, davvero interessante…- commentò lei, inclinando la testa –Il Keyblade… ne avevo già sentito parlare… un’arma davvero meravigliosa e misteriosa nello stesso tempo…-
-La forma è un po’ strana.- aggiunse l’uomo –Ma se fa il suo dovere di eliminare i nemici, allora può andare.-
-E’ l’unica arma in grado di sconfiggere gli Heartless e i Nobodies.- spiegò il ragazzo, rinfoderando il Keyblade.
-Infatti Morrigan ed io abbiamo combattuto spesso contro queste creature, da quando sono apparse, ma ogni volta che speravamo di averle sconfitte, ritornavano sempre.-
-E… da quando sono apparse?-
-Da circa una settimana. Dopo la battaglia di Ostagar.-
Sora notò l’uomo abbassare lo sguardo, con aria triste.
-Anche Morrigan ci ha parlato di Ostagar. Cos’è successo, esattamente?-
-Beh, questo te lo saprà spiegare questo giovanotto.-
-Sì, devo…- prese una pausa per tirare su con il naso –Devo solo riprendermi dallo shock. Sapete, mi sono risvegliato solo un paio d’ore fa. Non potete immaginare la mia reazione quando lei mi ha detto a bruciapelo che abbiamo perso la battaglia, i Custodi Grigi sono stati sterminati e Loghain ha tradito il re.-
Sora, Paperino e Pippo inclinarono la testa, confusi.
Tale reazione fece divertire e, nello stesso tempo, imbarazzare l’uomo.
-Ok, ricominciamo da capo.- si schiarì la voce –Il mio nome è Alistair. Piacere di conoscervi. Sono un…- la sua espressione si fece nuovamente triste -No, sono l’ultimo Custode Grigio rimasto del Ferelden.-
Aveva i capelli corti tra il biondo e il castano chiaro, occhi scuri color nocciola, naso aquilino, mandibola leggermente quadrata, e un piccolo pizzetto sotto il labbro inferiore.
-Io sono Sora.-
-Paolino Paperino.-
-E io Pippo.-
Alistair osservò di nuovo Paperino e Pippo con aria scioccata. Non era più sicuro che fossero solo frutti della sua immaginazione.
-Ok… due animali parlanti. Molto bene. Certo che le Selve Korkari ne ha di creature strambe.-
-Noi… ecco… veniamo da molto lontano. Morrigan ci ha parlato di un sopravvissuto di una battaglia. Sei tu?-
-Sì. Una settimana fa, i nuovi iniziati ed io eravamo incaricati da re Cailan di accendere il fuoco sulla torre di Ishal, quella che vedete laggiù. Mentre altri nostri compagni Custodi e l’esercito del re attaccavano direttamente la Prole Oscura, Loghain, il generale dell’esercito reale, doveva attaccare l’esercito dei Prole Oscura dai fianchi, ma, da quanto mi ha detto la madre di Morrigan, sembra ci abbia abbandonato e ora, il re, i miei compagni e una persona a cui tenevo molto sono morti. Se la madre di Morrigan non mi avesse salvato, chissà cosa avrebbe fatto la Prole Oscura di me…-
-E’ davvero terribile…- fu il commento di Sora, scioccato da quanto raccontato.
La donna si mostrò offesa.
-Non parlare come se non fossi presente, ragazzo.- ribatté, infatti, serrando le labbra.
Quella affermazione fece nuovamente imbarazzare Alistair.
-Oh, scusate, non intendevo…-
Ma la madre di Morrigan scosse la testa, accennando una risata.
-Ah… Non c’è di che, comunque.-
-Ma… come dovrei chiamarvi? La prima volta non ci avete detto neppure il vostro nome…-
-I nomi sono cose carine, ma inutili. Se proprio devi, puoi chiamarmi Flemeth.-
-Flemeth?!- esclamò l’uomo, stupito –Allora Daveth aveva ragione, siete davvero la Strega delle Selve!-
Sora inclinò di nuovo la testa.
-La Strega delle Selve…?-
Ma Flemeth ignorò il commento del ragazzo.
-Conosco un po’ di magia, e allora? E a quanto pare è stato utile per guarirti.-
-Ma non i miei compagni…- mormorò Alistair, abbassando la testa.
-Ho fatto del mio meglio per salvarvi tutti dalla torre. Ma i tuoi compagni sono morti appena sono tornata qui. Le loro ferite erano troppo gravi.-
-Sì, ma come siete…? Oh, lasciamo perdere! Che cosa faccio adesso?- Alistair cominciò a camminare avanti e indietro, tenendo la coperta ben stretta sui fianchi –Sono l’ultimo Custode Grigio rimasto! Loghain sarà tornato a Denerim, ha addossato ai Custodi Grigi la colpa per la perdita ad Ostagar… e il re… e Duncan…- si udirono dei singhiozzi provenire da lui -Perché ha Loghain fatto questo…?-
-Spesso i cuori degli uomini nascondono segreti più oscuri delle creature corrotte.- commentò Flemeth, impassibile, come se il dolore dell’uomo non l’avesse toccata affatto.
Sora storse la bocca: lui comprendeva esattamente quelle parole. Più volte aveva affrontato persone del genere, nei suoi viaggi.
-Forse crede che il Flagello sia una cosa che si può facilmente sconfiggere con l’astuzia.-
-E non bastavano la Prole Oscura e il tradimento di Loghain a mettere il Ferelden in pericolo! Ora sono comparse anche quelle creature…! Come si chiamano..?!-
-Heartless e Nobodies.- spiegò Pippo.
-Heartless e Nobodies!-
Si fermò, di fronte ad uno stagno: vide il suo riflesso sull’acqua, e con esso le ferite causate dalla Prole Oscura.
Regnò il silenzio all’esterno della capanna di Flemeth, per qualche minuto.
-Quindi, ragazzo, cosa hai intenzione di fare?- domandò, ad un certo punto, la donna anziana -Restare qui a lamentarti o ti decidi a compiere il tuo dovere di Custode Grigio, quindi riunire l’intero Ferelden contro la Prole Oscura?-
Alistair accennò una risata, forse per nascondere la sua frustrazione.
-E cosa dovrei fare…? Andare a Denerim come se niente fosse, presentarmi davanti a Loghain e dirgli che non è giusto quello che ha fatto ad Ostagar e che ha commesso un errore a sterminare tutti i Custodi Grigi che, guarda caso, sono indispensabili per sconfiggere un Flagello? Certo, a meno che la mia testa sia su una picca, mentre cerco di dirglielo… O magari andare in giro ad urlare che Loghain è un traditore e che ha sacrificato il nostro re e la sola speranza per fermare il Flagello?-
-Forse urlare non ti servirà, ragazzo.- prese un oggetto dalla tasca del suo abito, delle pergamene –Se guardi bene, hai a disposizione molto più potere di quanto credi.-
Alistair si illuminò, appena prese quelle pergamene.
-Giusto! I Trattati!- si rivolse a Sora, Paperino e Pippo, sorridendo –E’ meraviglioso! C’è ancora speranza!-
I tre amici si osservarono di nuovo l’un l’altro, uno più confuso dell’altro.
-Non vi seguiamo…-
Improvvisamente, un braccio circondò la testa di Sora.
-Non capite?! Questi Trattati obbligano gli elfi, i nani e i maghi ad unirsi ai Custodi durante un Flagello, per combattere insieme la Prole Oscura!- Sora diede un’occhiata a quei fogli; non riusciva a comprendere la lingua, ma fu più colpito dal marchio, un grifone dalle ali spiegate –Aspettate…- Alistair si staccò da Sora, ritornando in posa riflessiva –Però c’è ancora la questione di Loghain… lui è un eroe per il Ferelden, e sicuramente avrà portato i bann, gli arle e i teyrn dalla sua parte… Ci sono!- si batté un pugno sull’altra mano -Arle Eamon!-
-Chi?- domandarono all’unisono Sora, Paperino e Pippo.
-Lo zio di Cailan, il nostro re.- spiegò l’uomo –E’ molto rispettato dall’Incontro dei Popoli e gode di un’alta reputazione. Se gli diciamo la verità su quanto è avvenuto ad Ostagar, riuscirà a mettere i bann, gli arle e i teyrn contro Loghain! Inoltre, Cailan stava ancora attendendo le sue truppe, nella battaglia contro i Prole Oscura! Sono sicuro che anche lui ci darà una mano.-
Sora era sempre più confuso.
-Ehm… credi che questo Eamon acconsentirà ad aiutarti?- chiese, infatti.
-Certo che lo farà! Io lo conosco ed è una brava persona.-
Flemeth si mise di nuovo in posa riflessiva.
-Elfi, nani, maghi, questo Eamon… a me sembra tu stia pensando di radunare un esercito.-
-Beh, meglio di niente…- commentò il ragazzo, mettendosi nuovamente le mani dietro la nuca.
-Non ho altra scelta, se devo e voglio fermare il Flagello. Potrei essere in grado di creare un esercito pari a quello che abbiamo perduto ad Ostagar.-
-Ma c’è anche la questione degli Heartless e dei Nobodies…-
-A quello pensiamo noi!- tagliò corto Sora; Alistair si voltò verso di lui –Se mi permetti, io e i miei amici verremo con te per aiutarti.-
Paperino e Pippo parlarono di nuovo tra di loro.
-E questo quando lo avremo deciso…?- disse il papero.
-Yuk! Lo sai com’è fatto Sora…-
-Posso aiutarti contro gli Heartless e i Nobodies. Io sono qui per loro, dopotutto. Nel caso di un legame tra i nostri nemici, perché non viaggiare insieme?-
Concluse con un sorriso. Il suo solito sorriso.
Anche Alistair sorrise, compiaciuto.
-Sì, perché no? Un po’ di compagnia, data la mia missione, non farà male…-
-E puoi star certo che daremo una bella lezione a questo Loghain!-
-Ci puoi contare!-
Flemeth si intromise nel discorso.
-Prima che voi partiate, c’è una cosa che voglio affidarvi…-
In quel momento, Morrigan uscì dalla capanna.
-Madre cara, lo stufato sta bollendo.- annunciò, avvicinandosi alla madre e osservando il resto dei presenti –Avremo degli ospiti per cena?-
Ma l’altra donna passò subito al punto.
-I nostri ospiti stanno per partire, cara. E tu andrai con loro.-
-Oh, che peccato…- si voltò di scatto verso la madre, sorpresa –Cosa?!-
-Hai capito bene. L’ultima volta che ho controllato, avevi le orecchie.-
La risata che fece, fece sogghignare lievemente anche Sora.
Alistair non sembrò entusiasta della decisione della donna anziana.
-Aspettate, cosa?!- esclamò, infatti –Una maga tra di noi? Signora mia, forse vi è poco chiaro, ma fuori dalle Selve costei è un’eretica.-
Un’altra parola nuova di quel mondo.
-Eretica?- domandò Sora –Cos’è un’eretica?-
-Sono maghi che non fanno parte del Circolo dei Maghi.- spiegò Morrigan –E siccome non sono sotto il controllo dei templari e della Chiesa, e quindi sono il male, sono chiamati eretici.-
Poi osservò Paperino, con aria seria.
-Mi è parso di notare, comunque, che anche tu hai lanciato degli incantesimi, quando mi avete salvato dalle creature…-
Anche il papero assunse un’aria confusa.
-Cosa vuoi dire?-
-Che neppure tu vieni da un Circolo. Quindi anche tu, fuori di qui, sei un eretico. Quindi sei una preda per i templari.-
Sora e Pippo osservarono l’amico.
Questo fece innervosire Paperino.
-CHE AVETE DA GUARDARE?!- poi si rivolse a Morrigan –E comunque, io ho studiato la magia in un istituto.-
-Ah, allora può andar bene.- ironizzò la donna.
Alistair non sembrava del suo stesso parere.
-Fantastico, due eretici… andiamo bene.- mormorò, girando la testa.
Sora gli mise una mano sulla spalla.
-Per quello che serve…- disse –Ti posso assicurare che non è pericoloso. E’ solo irascibile, qualche volta, ma innocuo.-
-Beh, questo è molto confortante.-
-Anche la magia della mia Morrigan può esservi utile. Ed è anche brava come guaritrice.- aggiunse Flemeth.
-E io non ho voce in capitolo?!- protestò Morrigan, serrando le labbra e aggrottando le sopracciglia.
-Andiamo, ragazza! E’ da tempo che dici di voler andare fuori dalle Selve…-
-Ma non in questo modo. E non ora…!-
-Ehi, se uscire dalle Selve è il tuo desiderio, perché aspettare? Cogli l’attimo.- si intromise Sora, ricevendo uno sguardo minatorio da Morrigan. Per poco non riceveva uno scapaccione da Paperino, per comunicargli, a modo suo, di non interferire con gli affari degli altri.
Flemeth, a quel punto, si rivolse ad Alistair.
-Per quanto ti riguarda, giovanotto, consideralo uno scambio di favori. Io ti ho salvato la vita e ti affido la cosa più preziosa che possiedo.-
-Come sei melensa, madre…-
-Ah, per lo spirito del Creatore…- sospirò l’uomo, grattandosi la nuca, mentre la sua mente navigava nel bel mezzo di un dilemma.
Flemeth non aveva tutti i torti: accettare di portare Morrigan con sé sembrava il minimo dopo tutto quello che aveva fatto per lui, per mantenerlo in vita. Ma era una maga, un’eretica.
Poi osservò i tre forestieri. Dei perfetti sconosciuti, ma sentiva di fidarsi di loro.
-Voi tre cosa pensate?- domandò.
I tre amici si misero in posa riflessiva per poco tempo.
-Beh, considera che ti serve tutto l’aiuto possibile per la tua missione, Alistair…- rispose Pippo –E un mago in più può sempre essere utile.-
La risposta non fu gradita da chi aveva posto la domanda: ennesimo sospiro.
-Grandioso. Dovrò viaggiare con due eretici…-
Rassegnata, Morrigan fece spallucce.
-Beh, a quanto pare è deciso. Alistair, ti ho messo degli abiti da uomo sul letto. Non vorrai andare in giro per il Ferelden con una coperta e basta.-
Alistair si guardò e ridacchiò.
-Ma che peccato. Speravo di intimorire la Prole Oscura con la mia nudità…-
-E ti ho anche lucidato la spada e lo scudo.-
Questo lo fece illuminare di nuovo.
-ORA sì che siamo pari.-
Prima che entrasse nella tenda, Flemeth volle assicurarsi almeno che le ferite si fossero rimarginate. Persino il braccio sinistro non era più rotto: Alistair riuscì a muoverlo senza problemi, appena vennero rimosse le bende.
Uscì dalla capanna con indosso una casacca verde spento, un gilet scuro, una sciarpa beige, pantaloni scuri e stivali di cuoio. Abiti semplici da contadino. Ma con uno scudo legato alle spalle e una spada nel fodero legata alla vita.
Morrigan prese la parola.
-Bene, siamo tutti pronti, allora.- indicò un punto alle sue spalle –A qualche miglio da qui c’è un villaggio dove consiglierei di fare rifornimento. Altrimenti, se volete, posso essere la vostra guida silenziosa.-
-No, ti prego, ci serve tutto l’aiuto possibile.- rispose subito Sora.
-Flemeth, per quello che vale… vi ringrazio.- aggiunse Alistair, rivolto a Flemeth.
-Non c’è di che. E tu, ragazza…-
-Sì, starò attenta. Anche tu stai attenta, madre. E non dimenticare lo stufato sul fuoco. Non vorrei tornare con la capanna bruciata.-
-Umpf!- ribatté la donna anziana –Potrebbe capitare di peggio, se fallite la vostra missione.-
Morrigan si fece più cupa, più triste. Sembrava preoccupata.
-Sì, lo so, ma…-
-Non fa niente. Vai e cerca di divertirti, cara.-
Sora si mise di nuovo le mani dietro la nuca.
-Beh, come si dice, più siamo meglio è. Questo è il primo passo per divertirsi viaggiando.-
-Sei un inguaribile ottimista, ragazzetto…- commentò, acido, Alistair, guardandolo in modo strano, quasi minatorio.
La donna, a quel punto, si voltò verso i suoi nuovi compagni di viaggio.
-Siamo pronti a partire, signori, o dovete continuare a battibeccarvi?-
La risposta era scontata: erano tutti pronti a partire.
Ma c’era ancora una cosa da chiarire.
-Ragazzino…- mormorò Flemeth; il gruppo aveva già mosso i primi passi in direzione del villaggio indicato da Morrigan; sentendosi chiamare, Sora si fermò, voltandosi.
-Sì?-
-Tu più di tutti stai attento. Le intenzioni di quelle creature sono misteriose, ma i fini di chi li comanda sono ancor più misteriosi…-
-Sì, lo so, mia signora. Ecco perché continuo a combattere.-
-Anche se adesso sai la verità?-
Sora si allarmò.
La verità? Cosa intendeva Flemeth? La verità su cosa? E se…?
-SORA!- urlò Paperino, da una notevole distanza.
-Vieni! Stai rimanendo indietro!-
Il ragazzo si voltò.
-Arrivo!-
Poi osservò di nuovo Flemeth, aggrottando le sopracciglia: quella donna dava l’impressione di sapere qualcosa su di lui…
Cercò di non pensarci, mentre raggiungeva gli amici.
La donna anziana sorrise malignamente, mettendo una mano di fronte al mento.
-Ho come l’impressione che ci rivedremo di nuovo, ragazzino…- sibilò –Molto presto…-

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Capitolo 3
*** La Strada Imperiale ***


Note dell'autrice: qui si noterà chi tiene davvero i fili della situazione... uno dei personaggi più odiati di KH



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Denerim. Capitale del Ferelden e sede del Palazzo Reale.
Nella sala delle udienze, diversi uomini e donne erano riuniti di fronte a due troni. Su uno sedeva una giovane donna di vent’anni, se non di più, dallo sguardo deciso, nonostante l’aspetto innocente, dai brillanti capelli biondi acconciati in due trecce raccolte dietro. Portava una corona, quindi doveva essere la regnante. Sull’altro, invece, era seduto un uomo vicino ai sessant’anni dai capelli corvini, ma in cui non si notava nemmeno l’ombra di un capello bianco, il volto scavato e con qualche piccola cicatrice, ma con poche rughe. Aveva ancora il fisico tonico e robusto, a giudicare da come le vesti che indossava “modellavano” il suo corpo. Entrambi avevano gli occhi chiari e lo sguardo deciso era ciò che li accomunava.
-Per questo io, quale vostro sovrano, vi chiedo di riunirvi sotto il mio vessillo!- disse l’uomo; aveva una voce potente –Dobbiamo recuperare quanto abbiamo perso ad Ostagar, e in fretta! Altri, approfittando di questa nostra “debolezza”, potrebbero attaccarci e soggiogarci e non possiamo permetterglielo! E per dimostrare loro che non intendiamo farci attaccare, elimineremo la Prole Oscura, tutti insieme!-
Alcuni erano entusiasti, altri erano dubbiosi. Tra di essi, un uomo si fece avanti.
-Mio signore, se mi è permesso dire una parola…-
La donna non disse niente: in quel momento, era l’uomo a gestire la situazione. Gli concesse la parola.
L’uomo che aveva parlato doveva avere sui quarant’anni, corporatura robusta e ventre leggermente gonfio, capelli rossi ormai sbiaditi e tra i peli rossi della barba si intravedeva qualche filo grigio. Fece un lieve inchino di ringraziamento, prima di fare un passo in avanti, rispetto ai presenti.
-Loghain, dal vostro ritorno, vi siete dichiarato reggente della regina Anora, ora chiedete a tutti noi bann, arle e teyrn di riunirci sotto il vostro vessillo per il nostro bene e per la salvaguardia del Ferelden…-
L’uomo, Loghain, gli rivolse uno sguardo di sfida, ma anche di offesa.
-Ma cosa avete da dichiarare su Ostagar? Sull’esercito? Sul re? La vostra ritirata è stata piuttosto… fortuita.-
Una dichiarazione che fece sconvolgere i presenti.
Loghain si mostrava sempre più offeso.
La donna sul trono, Anora, non ebbe alcuna reazione, ma si poteva tuttavia scorgere un’ombra di turbamento sul suo volto.
-Tutto ciò che ho fatto…- si giustificò l’uomo, il reggente –…è stato per mantenere l’indipendenza e l’integrità del Ferelden! Non sono venuto meno dai miei doveri dalla corona, e neppure voi dovreste!-
Ma l’uomo dai capelli rossi non si lasciò scoraggiare o convincere da quelle parole. Anzi, era persino più determinato di Loghain.
-I Bannorn non si piegheranno a voi solo perché lo avete ordinato!- esclamò, serrando le labbra.
Stesso sguardo del reggente.
-Eliminerò ogni pericolo per il Ferelden, che siate voi o chiunque altro!- dichiarò, con tono minaccioso.
Tali furono le sue ultime parole, prima di alzarsi.
L’udienza era finita: Loghain, scortato da due guardie, uscì dalla sala del trono, per entrare nelle sue stanze personali.
I nobili si dispersero, con loro anche l’uomo che aveva parlato con il reggente.
Anora, la donna sul trono, la regina, si alzò lesta dal trono, appena dopo essersi morsa le labbra, correndo per un breve tragitto.
-Bann Teagan, vi prego!- esclamò, implorandolo di interrompere qualunque cosa avesse in mente.
Teagan, così si chiamava l’uomo dai capelli rossi, si fermò, osservando la regina con aria preoccupata.
-Vostra Maestà…- allertò –Vostro padre farà scoppiare una guerra civile.-
La notizia della sconfitta di Ostagar era circolata in fretta nella capitale. Alcuni avevano creduto alla versione di Loghain, facendo ricadere sui Custodi Grigi la colpa della sconfitta, oltre ad essere stati artefici della morte di re Cailan. Altri, come Teagan, avevano nutrito dei sospetti sulla ritirata del generale, ora reggente del Ferelden, e ciò aveva provocato dei dubbi sulla sua persona.
-Se solo Eamon fosse qui…-
-Mio padre sta facendo quello che ritiene giusto per il Ferelden.- giustificò lei, quale figlia devota, prendendo le difese del padre.
-Ha preso la scelta giusta anche sul vostro consorte, Maestà…?- tagliò corto Teagan, strizzando gli occhi blu.
Anora non disse altro: la misteriosa morte di Cailan l’aveva sconvolta, sì. Ma addirittura sospettare del padre…
Non sapeva cosa pensare; non nascondeva, però, il fatto che anche lei nutrisse dei dubbi sul padre.
Ma non poteva mostrare ombra di esitazione. Era la regina. Doveva dare il buon esempio, mostrando fermezza e determinazione anche nelle situazioni più critiche.
Tuttavia, una lieve smorfia di disapprovazione e di disagio le sfuggì ugualmente. Pregò il Creatore che nessuno l’avesse vista.
Loghain Mac Tir, teyrn di Gwaren, generale delle truppe del Ferelden, attuale reggente del regno, subentrando così alla figlia Anora, si era ritirato nelle sue stanze.
-Lasciatemi solo.- ordinò alle due guardie che lo avevano scortato fin lì.
La sua prontezza, la sua determinazione sembravano essere svanite, non appena aveva rimesso piede nell’unico luogo dove poteva sentirsi al sicuro, se stesso. Dove non doveva dimostrare niente a nessuno.
C’era già una coppa di vino colma sul tavolo presente nella stanza. Non ci pensò due volte e la bevve.
Niente.
Quella sensazione non voleva andarsene. Quella fastidiosissima sensazione di angoscia e crollo.
La testa gli girava. Doveva sedersi.
-Anche oggi una giornataccia, eh?-
Quella voce lo fece sobbalzare.
-Accidenti! Per il Creatore!- imprecò, voltandosi nella stessa direzione della voce.
Nell’angolo della stanza, vicino alla porta, stava una figura snella, con indosso un cappotto nero. Il volto non era coperto dal cappuccio: Xigbar. Con il suo solito sorriso malefico.
Loghain sospirò, mettendosi a sedere di fronte al camino.
-Cosa volete, ancora?- domandò, passandosi una mano sul volto –Non vi è bastato tormentarmi con i vostri discorsi?-
Xigbar si mostrò offeso con quella frase. Lo accompagnò con un gesto, come se lo avessero colto in flagrante durante un furto.
-Oh! Che modi!- disse, infatti, prima di avvicinarsi -Davvero un bel ringraziamento a chi cerca di aiutarvi…-
Un altro sospiro da parte di Loghain.
-Vi chiedo scusa…- mormorò, senza staccare la mano dalla sua faccia –Ho apprezzato davvero il vostro interessamento alla mia causa, ma…-
-Ma…?-
Xigbar lo stava mettendo sotto pressione e a disagio. Tipico.
-Ma quel potere che mi avete dato… E’ troppo forte per me. Guardate.-
Allungò una mano verso il pavimento: comparve una pozza oscura, dal quale emerse un Heartless, uno Shadow.
Xigbar inclinò la testa e inarcò gli angoli della bocca verso il basso.
-Davvero notevole…- commentò.
-Aspettate…-
Infatti, lo Shadow, dopo aver vagato nella stanza, svanì nel nulla.
-Sfuggono al mio controllo. Loro e quelli bianchi.- spiegò Loghain, scoraggiato –Vagano nel Ferelden, allarmando gli abitanti. Come se non fossero già inutilmente preoccupati per la Prole Oscura.- scattò in piedi, deluso e furibondo; puntò il dito contro Xigbar -Voi mi avevate assicurato che avrei protetto il Ferelden con questi esseri, se avessi lasciato morire Cailan ed i Custodi Grigi! Che avrei protetto la mia gente! Da Orlais, dal Flagello, da tutto il Thedas! A me pare, invece, il contrario! Questi esseri stanno mettendo in allarme la mia gente! In che modo! Possono! Aiutarmi?!-
Era esasperato. Distrutto. Confuso. Spaesato. E, soprattutto, aveva paura.
“Sentimenti gustosi…” pensò Xigbar, sorridendo, per nulla intimorito da quella voce possente “Ma non quello che mi serve.”
Scostò con naturalezza il dito puntato su di lui.
-Il potere che vi ho donato, Loghain, è difficile da controllare, è vero. E so come vi sentite. Permettetemi di darvi qualche dritta. Avete dei dubbi, avete paura, questo è normale, ma se vi lasciate sopraffare da questi sentimenti, per forza gli Shadow e i Dusk non vi obbediranno mai. Loro lo sentono, quando chi li evoca prova sentimenti negativi, come dubbio, esitazione e Vattelapesca. Loro sono come il vostro esercito, devono essere ispirati da chi li comanda. Hanno bisogno di un capo forte e sicuro che li controlli. Sono i vostri sentimenti che li comandano. Mostratevi forte ed impassibile e vedrete che non esiteranno un secondo ad assecondare ogni vostro ordine, Loghain! Non avete forse detto che siete disposto a tutto per il Ferelden? Dimostratelo. Pensate che ogni cosa che ordinerete agli Heartless e ai Nobodies  di fare sarà per garantire la pace e la stabilità nel Ferelden.-
Quelle parole fecero riflettere Loghain. Si osservò la mano, con aria seria. Un capo. Gli Heartless ed i Nobodies avevano bisogno di un capo. Lui era amato e temuto dal suo esercito, una leggenda per l’intero Ferelden. Chi meglio di lui poteva essere degno di comandare quelle creature?
-Cominciate a fare pratica, basandovi su ciò che sto per dirvi…-
Altre avvertenze. Di nuovo. Erano quasi l’ordine del giorno, da quando quel “Xigbar” era comparso nella sua tenda, ad Ostagar, per proporgli un patto.
-Sicuramente, chissà in quale parte del regno, sarà comparso un ragazzo.- avvertì, serio.
Ciò catturò l’attenzione di Loghain.
-Un ragazzo…?- domandò, quasi perplesso. I ragazzi non erano rari nel Ferelden; cosa aveva questo di speciale?
-Sì, costantemente accompagnato da un papero e un cane parlante.- spiegò Xigbar, con le braccia incrociate e con il tono e lo sguardo di chi sta descrivendo un insetto fastidioso -A vederlo non vale niente, ma detiene una spada dai poteri particolari, il Keyblade. Una spada a forma di chiave. Ecco, Loghain, quest’arma è in grado di far vanificare i tuoi sforzi per garantire la pace nel Ferelden. Può letteralmente eliminare sia gli Heartless che i Nobodies e addio a tutti i vostri bei piani per il regno! Ricordate il nostro accordo? Io ho fatto la mia parte, ora tocca a voi, Loghain!-
Una minaccia per il regno. Questo bastò a Loghain per prendere le dovute precauzioni.
-Fornitemi la sua descrizione.- disse.
Xigbar sorrise.
“Ha abboccato…” pensò.
 
Nel frattempo, a sud del Ferelden, Sora, Paperino, Pippo, Morrigan e Alistair stavano proseguendo il loro viaggio verso Lothering. In quelle ore che dividevano le Selve dal villaggio, Sora, Paperino e Pippo ebbero modo di spiegare più dettagliatamente a Morrigan sugli Heartless e i Nobodies.
-Quindi è come se queste creature… fossero dentro di noi?- sintetizzò la donna, interessata all’argomento.
Sora storse la bocca e mosse le mani come per dire “Così, così”.
-Sì… una specie.- rispose, non molto sicuro –Fanno parte di noi. Rappresentano il lato oscuro di noi stessi. Come ti ho spiegato, quando a una persona viene tolto il cuore, questo diventa un Heartless. E il corpo diventa un Nobody, un guscio vuoto.-
-E… a proposito delle persone che state cercando…? L’Organizzazione XIII, giusto?- riprese Morrigan –Avete detto che anche loro sono dei “Nobodies”, vero…?-
-Sì, con sembianze umane.- annuì il ragazzo –Quelli che sembra si siano distinti per la loro volontà o cose così. All’inizio pensavo volessero usarmi per tornare umani. Per metà era vero. Ma secondo quanto mi è stato rivelato, sembra che il loro vero capo, Master Xehanort voglia trasferire parte di sé in tutti gli altri dodici membri, per scatenare una guerra. Ed è per questo che siamo in viaggio per fermarli.- si voltò verso di lei –Morrigan, sei proprio sicura di non averli visti? Hanno un soprabito nero e occhi gialli, ciò che li accomuna a Master Xehanort.-
Morrigan apparve come offesa, fermandosi.
-Ehi, io ho gli occhi gialli!- tuonò –Ma non faccio parte di nessun gruppo!-
Sora fu come spiazzato.
-Scusa, non volevo offenderti…-
Una risatina fu la risposta.
-Sto scherzando.- disse Morrigan, riprendendo a camminare -Ad ogni modo, gli unici esseri estranei che ho visto nelle Selve, oltre ai Custodi Grigi e l’esercito, siete stati voi e le strane creature cui date la caccia.-
Paperino procedeva a braccia incrociate.
-Bah, siamo al punto di partenza…- borbottò –E Sora ha già spifferato la nostra missione ad un’estranea…-
Pippo cercò di calmarlo, con la sua diplomazia.
-Ehi, abbiamo bisogno di aiuto, no?- fece notare -E’ quello che facciamo sempre ogni volta che esploriamo un posto nuovo, no?-
-Anche tu hai ragione, di nuovo.-
Alistair era rimasto indietro. Non voleva prendere parte alla conversazione. Procedeva silenzioso, con lo sguardo basso e l’espressione triste. Il mondo si era chiuso intorno a lui. Qualcosa lo turbava.
Poi si fermò, avvertendo una forte fitta alla testa e dei mormorii.
Emise qualche lieve lamento.
Il resto del gruppo se ne accorse.
-Cos’hai?- disse Morrigan, sospirando –Non mi dire che ti stanno venendo le paranoie…-
Alistair scosse la testa, in segno di dissenso.
-No… sono vicini…- mormorò, aprendo un occhio.
In effetti, qualcuno stava arrivando: un cane. Era alto mezzo metro e aveva il manto chiaro.
Si fermò vicino al gruppo, precisamente di fronte a Sora.
Questi, Paperino, Pippo e Morrigan apparvero confusi.
-Ehi, e tu che ci fai qui…?- disse Sora, abbassandosi  e accarezzandogli la testa. Anche Pippo si avvicinò.
-Yuk!-
Morrigan si rivolse ancora ad Alistair, che continuava a tenersi la testa.
-E tu ci hai allarmati… per un mabari?- disse, delusa. Anche Paperino era del suo umore.
Il cane si era voltato dal lato opposto, e cominciò ad abbaiare.
-No…! Per loro!- avvertì il giovane, indicando in avanti –SONO QUI!-
Il resto del gruppo scoprì presto a cosa si riferiva: delle strane creature si stavano avvicinando a loro.
Avevano il volto mostruoso, come un orco, la pelle grigia, come fosse in putrefazione, denti aguzzi e occhi grandi, neri e minacciosi.
Alcuni erano alti come un uomo, altri erano bassi.
Uno di loro, probabilmente il capo, fissò il gruppo di cinque, e si passò il pollice sulla gola, il tipico segnale “Uccideteli!”
Sora, Paperino e Pippo furono inorriditi da tali creature: erano più ripugnanti dei cadaveri di Port Royal.
-C-chi sono questi…?!- balbettò Sora, indietreggiando, tremando, nonostante avesse sguainato il Keyblade.
-I Prole Oscura.- rispose Morrigan, senza pensarci due volte, con il suo bastone stretto tra le mani.
Paperino sentì le penne rizzarsi.
-Q-QUEI PROLE OSCURA?!- starnazzò, desiderando con tutto se stesso di andarsene da quel mondo e mandare a monte il piano di fermare Master Xehanort.
Alistair, senza indugi, sguainò la sua spada e il suo scudo e corse di fronte ai compagni.
-Esatto!- rispose, in posizione di combattimento –E se non ci difendiamo, questi ci uccidono e addio Ferelden!-
A Sora bastava la determinazione di un amico per trovare il coraggio. E se Alistair non aveva paura, così non doveva averla lui.
Infatti, si mise al suo fianco e assunse anche lui la posa da combattimento.
-E io ti aiuterò!- disse, sorridendo.
Anche il giovane ricambiò il sorriso.
-Grazie, mi sento già molto meglio!-
Sora ispirò anche Paperino e Pippo. Morrigan era pronta dal principio. Anche il cane ringhiò, piegandosi come se dovesse prepararsi per una corsa.
Erano una dozzina. Quattro erano arceri. Il capo brandiva un bastone come quello di Morrigan. Il resto avevano armi per un incontro ravvicinato.
Non sarebbe stato facile come con gli Heartless.
Sora se ne accorse da subito.
Lui ed Alistair incrociarono le spade con due Prole Oscura, della loro altezza. Pippo si mise a roteare, con il suo scudo e il cane si avventò contro un Prole Oscura piccolo.
-Tu, strano papero!- esclamò Morrigan a Paperino, agitando le braccia al vento –Concentriamoci sugli arceri!-
Paperino era confuso.
-Non capisco…-
-FAI QUELLO CHE TI DICO!-
Lei era l’abitante di quel mondo; per forza sapeva cosa fare. Lui era solo un “ospite” e doveva adeguarsi.
Ancora perplesso, scagliò dei Thundaga contro i Prole Oscura arcieri, affiancato da Morrigan.
Uno di essi, però, era riuscito a scoccare una freccia, contro Sora.
Lui era impegnato contro altri due Prole Oscura per accorgersene e Pippo era troppo lontano per difenderlo.
Ma notò una strana ombra avvolgerlo.
-Attento, Sora!-
Alistair gli aveva fatto da scudo, parando la freccia con il proprio scudo. L’arciere fu eliminato grazie ad una combinazione di fulmine e fiamme da parte dei due maghi.
-Grazie!- ringraziò il ragazzo, spingendo la spada della creatura, che fu poi attaccata dal cane, scagliandosi contro la giugulare.
Alistair, poi, si avventò contro quello che sembrava il capo, mentre gli altri pensavano ai Prole Oscura rimanenti. Dal bastone che portava, sembrava un mago. Non fu difficile sconfiggerlo: bastò una rapida deviazione e un affondo diretto al petto.
Nemici eliminati. Sora tirò un sospiro di sollievo: era ancora vivo. Ma la visione di quei… Prole Oscura, lo aveva scosso molto.
La testa di uno di loro, infatti, probabilmente decapitata da Alistair, rotolò fino ai suoi piedi.
Sora, Paperino e Pippo facevano a gara a chi aveva lo sguardo più disgustato e impaurito insieme.
Non avevano mai visto creature simili: nemmeno gli Heartless facevano così paura.
-Lo so, è sempre questa l’espressione quando abbiamo il primo faccia a faccia con i Prole Oscura…- spiegò Alistair, con una punta di ironia –E la cosa peggiore è che non ci abituiamo mai… almeno nel mio caso.-
-A me non fa alcuna differenza.- aggiunse Morrigan, facendo spallucce, con le braccia incrociate.
-Per forza, tu li vedevi ogni giorno. Ad ogni modo, voi tre state bene? Mica siete feriti?-
Sora, Paperino e Pippo si osservarono. Erano completamente illesi. Solo un po’ spaventati per via dei nuovi nemici.
-No, siamo a posto.- disse il ragazzo.
-Ehi, non sarebbe nemmeno la prima volta che subiamo ferite!- ribatté, offeso, Paperino; poi, continuò, con aria strafottente –Ma in quei casi, ci sono io che lancio l’incantesimo di cura. Quindi, come puoi vedere, siamo a posto.-
Ma Alistair non ne era convinto, e nemmeno Morrigan.
-Ecco, è proprio di questo che parlavo. Avrei dovuto avvertirvi prima…- disse il giovane, infatti, grattandosi la nuca e mordendosi il labbro inferiore –Le ferite provocate da un’arma di un Prole Oscura non sono come le ferite di un’arma qualsiasi… ecco, ehm…-
Voleva dire qualcosa, ma qualcosa lo stava trattenendo. Guardava nevroticamente in ogni direzione. Magari stava solo cercando un modo per spiegarlo senza sconvolgere i tre forestieri.
La maga sospirò ringhiando, facendo un passo avanti.
-…se un Prole Oscura vi ferisce, diventate corrotti.- tagliò corto, passando subito al punto.
Alistair fece un verso di disapprovazione e delusione insieme.
-Ecco, io stavo appunto cercando un modo per spiegarlo senza per forza dire QUESTO…!-
-Sei negato per le spiegazioni, Alistair. Fosse dipeso da te, domani eravamo ancora qui.- ribatté lei, schietta e brusca.
Quella parola, “corrotti”, fece allarmare il trio.
-“Corrotti”? In che senso?- fece Sora, impallidendo.
Ormai la frittata era fatta. Alistair si fece avanti, cercando di essere il più oggettivo possibile.
-Come ha spiegato Morrigan…- spiegò, serio e dispiaciuto –Se una persona comune viene colpita da un Prole Oscura, se non muore sul colpo, riceve quello che chiamiamo la “corruzione”. Praticamente diviene servo della Prole Oscura, tecnicamente un ghoul, un essere a metà normale e metà Prole Oscura. La sua pelle diventa scura e quasi putrefatta, come quella dei morti, e i loro occhi perdono il lume. Ma la cosa più importante è che senti una strana musica nella testa che non se ne va più. Ti chiedono di porre fine alla loro vita. Ne abbiamo incontrati molti, di ghoul, che ci hanno implorato di ucciderli. Se qualcuno non li uccide, moriranno di una morte lenta e dolorosa. Praticamente, se diventi ghoul, sei già morto. Non auguro a nessuno questo fato…-
Sora, Paperino e Pippo erano sempre più pallidi.
-Ma state tranquilli…- assicurò Morrigan, divertita dalle loro reazioni –Siete completamente illesi. Non avete nemmeno un graffio.-
Tirarono tutti e tre un sospiro di sollievo: almeno una buona notizia.
-E non c’è modo di essere curati, da questa “corruzione”?- domandò Pippo.
-L’unica cura è diventare Custodi Grigi, come me.- spiegò di nuovo Alistair –Ed è un rito molto complicato da spiegare, quindi vedrò di spiegarlo il più breve possibile: praticamente bevi il sangue dei Prole Oscura.-
Una notizia da far venire il voltastomaco e la nausea.
-E’ disgustoso…- commentò Sora e Paperino era del suo stesso parere. Infatti, fece un verso di paura. Anche Pippo divenne, di nuovo, di tutti i colori.
-Lo so, lo pensavo e lo penso tutt’ora.- rivelò il giovane, con un sottile sarcasmo –Ma c’è una cosa positiva: se un Prole Oscura mi colpisce, non rischio di diventare un ghoul, e, cosa più importante, riesco a percepire la loro presenza. Quindi, se si avvicinano, io vi avvertirò in tempo e non rischieremo un’imboscata improvvisa. Come adesso, non percepisco niente. Quindi siamo al sicuro.-
Un’altra buona notizia.
-Beh, sembra molto utile.- fu il commento di Sora.
Il cane inclinò la testa, quasi uggiolando.
Attirò l’attenzione dei presenti.
Sora si chinò a sua altezza.
-Quei Prole Oscura brutti e cattivi non ti hanno fatto niente, vero bello?- chiese, dolcemente.
Alistair si mise una mano sotto il mento, come se stesse pensando.
-Ehi, mi ricordo di questo mabari!- rivelò, illuminandosi –Era di uno delle nuove reclute! Lo avevamo messo in un recinto perché aveva ingerito sangue di Prole Oscura. Credevamo sarebbe morto, ma sembra essersi ripreso. Mi sorprende che ci abbia raggiunto fin qui. Forse ha riconosciuto il mio odore, chissà.-
-Ti avrà scambiato per un suo pari…- mormorò Morrigan, sarcastica.
-Che cos’è un mabari?- domandò, curioso, Paperino.
-Una razza di cane molto evoluta.- spiegò Alistair –Scelti da Andraste stessa per essere cani da combattimento, ma sono altrettanto intelligenti e hanno la stessa memoria di un esattore delle tasse.-
Un altro nome ignoto per i tre forestieri.
-Andraste…?- domandò Sora, confuso.
Ciò quasi sconvolse Alistair.
-Sì, Andraste! Sapete, la…!- si interruppe subito -Ah, lasciamo perdere! Dimenticavo che non siete di queste parti…-
Tornarono sul cane.
-In effetti, è stato di grande aiuto contro i Prole Oscura.- notò Sora –In più lo conosci, Alistair. E sembra intenzionato ad aiutarci. Possiamo tenerlo?-
Il mabari abbaiò, contento.
Morrigan non sembrava convinta.
-Stiamo davvero considerando di portare un cane con noi?!- protestò, infatti, acida –Già dobbiamo occuparci di Alistair! In più abbiamo già un cane! Non ci serve un’altra bestia rognosa!-
Il giovane non diede peso alle parole su di lui, preoccupandosi, piuttosto, di quelle rivolte al mabari.
-Non è rognoso!- lo difese, infatti.
-E poi, guarda, sembra che abbia fatto una buona impressione su Pippo…-
In effetti, Sora non diceva il falso: Pippo si era avvicinato al mabari per farsi annusare, ma poi questi gli aveva rivolto il ventre.
-Yuk! Guardate! Gli piaccio!- disse, infatti, ridendo.
Sora, sciogliendosi a quella scena, osservò di nuovo Morrigan.
-Ti prego, Morrigan…- supplicò, facendo gli occhi dolci.
La maga sospirò.
-E va bene.- decise -A patto che se ne occupi Alistair.-
Alistair arretrò.
-Cosa…?- fece, infatti –Oh, no, io so a malapena badare a me stesso. E poi perché io?-
-L’hai detto tu stesso di conoscerlo e che forse ti ha riconosciuto dal suo odore. Quindi, che tu lo voglia o no, ha già instaurato un legame con te, e lo devi accudire. E poi magari ti aiuterà a diventare più maturo.-
-Grazie tante, Morrigan… non ricordo nemmeno il suo nome.-
-E se lo chiamassimo solo “cucciolo”?- propose Sora.
La proposta non allettò Alistair, Morrigan e Paperino, che si voltarono verso di lui, perplessi.
-Non ti sei sforzato con la fantasia, ragazzino…- commentò, acida, la maga.
Sora ridacchiò, imbarazzato.
-Io lo trovo adorabile!- disse Pippo, continuando a giocare con il mabari; si rivolse a lui –Tu che dici?-
Il mabari inclinò di nuovo la testa.
-Beh, allora è deciso. Ti chiameremo tutti “cucciolo”.- decise Pippo, gongolando.
Un abbaio fu la risposta, non chiaro se di approvazione o il contrario.
-Ora possiamo riprendere la marcia per Lothering?- riprese Morrigan, dopo l’ennesimo sospiro –Se lor signori permettono, si sta facendo buio. Dobbiamo trovare un posto per la notte.-
-Sì, sono d’accordo.- approvò il giovane –Andiamo, bello!- ordinò al mabari.
Ora erano in sei. Sei contro l’intero esercito di Prole Oscura.
 

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Capitolo 4
*** Lothering ***


Note dell'autrice: scusate se mi perdo nei dialoghi...



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Era ormai il tramonto quando il gruppo, continuando a percorrere la Via Imperiale, riuscì a scorgere in lontananza un villaggio. Dopo lo scontro con i Prole Oscura, avevano abbandonato il sentiero, imboccando un ponte che, da quanto raccontato da Morrigan, risaliva ai tempi dell’Impero Tevinter.
-E’ quella laggiù Lothering?- domandò Sora, indicando in avanti.
La maga allungò il collo.
-Sì, è Lothering.- annunciò -Resteremo qui giusto per dormire e fare provviste.-
-Magari anche per prendere qualcosa di caldo, tipo mantelli. Sto gelando!- rabbrividì Sora, strofinandosi le braccia.
Morrigan apparve come divertita.
-Non sei abituato al freddo, eh, ragazzino? Devi davvero vivere in un posto caldo…-
-Sì… molto caldo…- fu la risposta.
Il mabari ringhiò.
-Ehi, cosa succede, cucciolo?- domandò Pippo, quasi preoccupato.
Due abbai, mentre con il muso sembrava indicare in avanti, ringhiando di nuovo.
C’erano delle persone, poco più avanti. Indossavano delle armature di cuoio ed erano armati.
Dovevano prestare la massima prudenza. Potevano anche essere banditi.
-Probabili nemici in vista, che facciamo?- domandò Sora, indeciso su cosa fare.
Paperino e Pippo si misero a riflettere.
-Magari se chiediamo loro con gentilezza se possiamo passare…- propose Pippo, sereno e sicuro.
-Oh, ma che idea da favola!- tagliò corto, acida, Morrigan –Dei tizi armati sono di fronte a noi e lo strano cane pensa giustamente di chiedere loro di farci passare come se niente fosse!-
-Potremo provare. Magari sono di guardia al villaggio e vogliono assicurarsi che non passi brutta gente…-
-Pippo, io qui ci vivo e so riconoscere i banditi dai soldati.- ribatté la maga –So quello che dico. Io dico di attaccarli subito.-
-Ma, Morrigan, mi sembrava non dovessimo attirare l’attenzione…-
Punto a favore di Pippo. Non aveva tutti i torti.
Morrigan gli diede ragione.
-D’accordo, facciamo come volete voi…- sospirò, incrociando le braccia –Poi non dite che non vi avevo avvertito…-
Alistair non disse nulla. Era dall’attacco dei Prole Oscura che era tornato triste e silenzioso. Non aveva sostenuto né Morrigan né i tre forestieri.
Li seguiva senza fiatare.
Il gruppo di fronte a loro era composto di dieci persone. Tutti uomini. Armature di cuoio e spade corte legate alla schiena. Sul pavimento c’era un sacco di iuta. Mezzo pieno.
Uno di loro, probabilmente il capo, si avvicinò a loro, sorridendo lievemente. Ma non un sorriso cortese, di benvenuto. Era come se volesse chiedere loro un favore.
In effetti, era così.
-Oh, bene, altri rifugiati…- disse, infatti; fu seguito da due uomini, cui uno aveva la corporatura più massiccia di lui –Per l’accesso al villaggio, sono venti pezzi d’argento.-
Sora venne colto di sorpresa.
-P-pezzi d’argento…?- balbettò –Ma non abbiamo soldi.-
Pippo si sentì in imbarazzo. Aveva ragione Morrigan: quelli erano banditi.
Il capo fece spallucce, con aria da strafottente.
-Allora niente passaggio, ragazzino. Se non hai grana, tu non passi.-
-Capo, ma sei sicuro…?- domandò l’uomo più robusto, preoccupato –Davvero vuoi chiedere il dazio anche a loro? Mi sembrano armati. E guarda quei due esseri.-
Stava parlando di Paperino e Pippo, che si guardarono, allibiti.
-E c’è anche una maga. Potrebbe essere lei ad averli trasformati in animali. Non voglio essere trasformato in un animale!-
-Ehi, noi non…!- protestò Paperino, ma Pippo gli strinse il becco.
-Stiamo al gioco, Paperino!- gli suggerì, sottovoce.
Il capo dei banditi fece una smorfia di disapprovazione.
-Il dazio vale per tutti, idiota!- disse, acido –Non possiamo tirarci indietro per un mago!-
Sora comprese ciò che intendevano. Si pentì di non aver ascoltato Morrigan.
-Quindi è questo che fate…?- fece, con sguardo serio, da sfida –Ad ogni persona che passa chiedete una somma di denaro? Siete degli imbroglioni!-
-Imbroglioni…? Noi?- controbatté il capo dei banditi –Ci manteniamo da vivere, senza spargere sangue. E con il Flagello, viene molta gente a rifugiarsi qui. Gente disposta a donare tutto quello che possiede pur di avere un rifugio. Mi sembra uno scambio equo, non trovate?-
Alistair non poteva più restare in silenzio. Sentire quelle orribili parole, su chi profittava sulle spalle delle persone povere, stava mettendo a prova la sua pazienza.
Infatti, scostò sia Morrigan che Sora, con passo furioso.
-Quindi siete solo dei parassiti!- tuonò –Dovreste vergognarvi! Chiedere i dazi ai disperati che chiedono solo un rifugio sicuro! Beh, mi dispiace, ma da noi non avrete niente! Se necessario, entreremo a Lothering con la forza!-
Si respirava aria di sfida.
E Sora, come suo solito, la colse al volo, con il suo solito sorriso.
-Già! E non vi conviene mettervi contro Alistair!- disse, determinato -Lui è un Custode Grigio!-
Alistair sentì il proprio respiro bloccarsi, Paperino emise qualche verso di spavento, tirandosi le piume sulle tempie, Pippo sgranò gli occhi e si coprì la bocca, mentre Morrigan si mise una mano sulla fronte e scosse la testa.
-Fantastico, non ci bastava Alistair…- mormorò, infatti, delusa –Ora abbiamo DUE idioti…-
Alistair, infatti, dovette lottare duramente contro la tentazione di prendere Sora a schiaffi.
Questi, infatti, apparve come confuso alla reazione degli amici.
-Uh? Perché quelle facce…?- fece, infatti –Cosa ho detto?-
Il giovane gli parlò a denti stretti.
-Non so se ti è sfuggito, ma… sono leggermente ricercato, Sora… E dovevamo mantenere il profilo basso, ricordi…? Ecco perché ho queste vesti.-
Il bandito grosso e prudente, infatti, impallidì e fece un passo indietro.
-U-un Custode Grigio…?!- disse, impaurito –Ehi, capo, ti ricordi cosa hanno detto su di loro… che hanno ucciso il re! Non voglio fare la sua stessa fine!-
Il capo era sempre più seccato.
-Smettila, idiota!- tuonò; sfoderò le sue lame –Chissà che ricompensa ci daranno per l’ultimo Custode Grigio! Sotto ragazzi! Saccheggeremo i loro cadaveri!-
Alistair si fece più serio e determinato.
-Bene!- esclamò, sguainando le sue armi –Avevo comunque voglia di darvi una bella lezione!-
Morrigan era del suo stesso pensiero. Il mabari si mise in posizione di combattimento, ringhiando. Anche Sora non si tirò indietro.
-Vi insegniamo noi ad approfittare di chi ha bisogno!- esclamò, sguainando il Keyblade.
Gli unici che volevano evitare lo scontro erano Paperino e Pippo, ma non ebbero altra scelta.
Per fortuna, non era come combattere contro i Prole Oscura. E quei banditi non erano così abili con le armi come sembrava.
Sembrava essere bastato mostrare il bastone di Morrigan per farli arretrare e far abbassare loro la guardia.
Alistair, il mabari e Sora combatterono in prima linea, combattendo contro due banditi a testa, mentre Morrigan e Paperino stavano lanciando incantesimi offensivi contro il resto dei banditi.
Pippo, ad un certo punto roteò su se stesso, con lo scudo in mano, dirigendosi verso i banditi.
Questi si distrassero, ma fu anche la loro sconfitta: furono, infatti, colpiti dallo scudo. Quei colpi li fecero cadere.
Il capo dei banditi fece i gesto di resa.
-D’accordo! D’accordo! Basta!- esclamò; non aveva più l’aria da spavaldo, semmai l’inverso –Ci arrendiamo! Per il Creatore! Siete davvero forti!-
Sora e Alistair gli puntarono le loro armi contro.
-Sicuramente molto più di voi!- disse il ragazzo, furioso.
Ma lo sguardo di Alistair era molto più furioso di Sora.
-Ora svuotatevi le tasche di tutti i denari che avete!- ordinò, deciso.
-Sì, sì, lo facciamo!- ordinò il capo dei banditi, porgendo il borsello ai forestieri, e indicando agli altri di fare lo stesso. Così fu fatto.
-E ce ne sono altri in questa sacca, ok?-
-Bene, ora andatevene e non tornate più!-
-Se fossi in voi, gli darei ascolto.- lo appoggiò Morrigan, lievemente sarcastica –Ho lanciato un incantesimo su di te.- spiegò, indicando il capo dei banditi –Se non lasciate questo posto entro dieci secondi, esploderai. Dieci, nove, otto…-
L’uomo si guardò, nevrotico, il corpo. Non voleva morire.
-Gambe, uomini!- ordinò, correndo verso la Via Imperiale.
Il gruppo lo seguì con lo sguardo; Morrigan era come divertita.
-Incredibile, ci sono cascati…- mormorò, una volta assicurata che fossero abbastanza lontani da non sentirla.
-Già, ottimo bluff, Morrigan!- complimentò Sora.
-Chi ti dice che non sia vero?-
Il resto si voltò di scatto verso di lei, stupiti.
-Cosa…?- fece il ragazzo –Quindi l’incantesimo…?-
-Sì, posso far esplodere le persone.- tagliò corto la maga –Ma appena lancio l’incantesimo, chi lo prende, esplode subito. Ho semplicemente mentito sul tempo. Divertente, vero?-
Un bluff, ma ugualmente inquietante. Paperino impallidì. Non immaginava esistesse anche QUEL tipo di magia. Il mabari uggiolò, allarmato.
Sora si morse entrambe le labbra, ma poi mostrò tutti i suoi denti con un grande sorriso.
-Beh, l’importante è esserci sbarazzati di loro e finalmente andare a Lothering!- disse, ottimista.
-Già, e finalmente con qualche soldo in tasca!- aggiunse Paperino, prendendo tutti i borselli dei banditi e posando gli occhi sulla sacca.
-Sì, sono d’accordo.- concordò Morrigan.
-Ehi, fermi!- li fermò Alistair, serio –Non appartengono a noi! Sono di quella povera gente rifugiata qui a Lothering! Dobbiamo restituirli.-
-Davvero?- Morrigan sospirò di nuovo -Alistair, lascia che ti rinfreschi la memoria: dobbiamo trovare un posto per dormire e senza soldi non possiamo mangiare. Hai qualche alternativa rispetto ad una taverna?-
-Beh… pensavo di chiedere rifugio alla Chiesa. Hanno sempre dei posti letto per i pellegrini.-
-Scordatelo. Io nella Chiesa non ci entro.-
Sora mise fine alla lite.
-Adesso basta. E’ vero, questi sono soldi rubati, ma è anche vero che ne abbiamo bisogno per sopravvivere. Io dico intanto di andare a Lothering e guardarci intorno per decidere cosa fare, va bene?-
Entrambe le parti litiganti rifletterono un po’. Tanto valeva provare, no?
-Sì… sempre che non sia già girata la voce della presenza dell’ultimo Custode Grigio grazie a te, Sora, e alla tua bocca larga…- mormorò Alistair, sperando di non essere sentito.
Il villaggio che si presentava di fronte a loro era piccolo, ma era un ottimo luogo per chi voleva temporaneamente rifugiarsi dal Flagello in corso. O, almeno, così sembrava…
C’era molta gente per strada, con abiti laceri, madri disperate che non sapevano come nutrire i figli piccoli…
C’erano persino delle persone che stavano distribuendo pane per i rifugiati, ma non era abbastanza; almeno era una piccola consolazione.
-Lothering…- riprese Alistair, con un filo di voce –Graziosa proprio come nei dipinti.-
Si fermarono tutti, appena scesi i gradini di pietra, guardandosi intorno. I tre forestieri in particolare per assicurarsi che non vi fossero tracce di Heartless o Nobodies.
Morrigan, invece, aveva interesse per un’altra questione.
-Ehi, Alistair…- disse, con il suo solito sguardo da strafottente –Com’è questa tua improvvisa parlantina? Ti sei deciso di tornare tra di noi?-
Sora si voltò verso i due. Si mise entrambe le mani dietro la nuca, come suo solito.
-Già, in effetti non hai parlato per niente, per tutto il viaggio.- notò, facendo preoccupare, di nuovo, Paperino e Pippo.
Lui e la maga ricevettero sguardi minatori e delusi da parte del giovane.
-Oh, scusatemi tanto se sono stato taciturno e melanconico!- ironizzò, infatti -In fondo, sono solo l’ultimo Custode Grigio rimasto nel Ferelden, Loghain ha tradito il re, lasciandoci in preda dei Prole Oscura, e durante la battaglia ad Ostagar ho perso una persona importante! Tu, Morrigan, come reagiresti se perdessi tua madre?-
La risposta sarcastica non si fece attendere.
-Prima o dopo aver smesso di ridere?- fece, indifferente.
Ciò fece sentire a disagio il resto dei presenti.
-Ok… ammetto che la cosa è inquietante… e qualcosa mi dice che era meglio se non lo domandavo.- commentò Alistair, impallidendo.
Il mabari uggiolò. E Sora si sentì in colpa per quanto detto poco prima, con poco tatto.
-Mi dispiace, Alistair.- si scusò –Non lo sapevo. Per quello che vale ti capisco, tantissimo. Anche io… ho perso delle persone nei miei viaggi. E so come ti senti.-
-Grazie al Creatore, qualcuno che mi sostiene.- si sollevò il giovane –Comunque, tornando a cose più importanti… adesso dove andiamo?-
-Ehm… Morrigan, non avevi consigliato di venire qui per fare provviste e passare la notte?-
-Esattamente, Sora.- rispose la maga, indifferente, come suo solito.
-No, io intendevo… accidenti, nella mia testa suonava meglio.- dopo un breve respiro e dopo aver passato la mano dietro i capelli, Alistair ritrovò la ragione –Secondo i Trattati, i Custodi Grigi, durante un Flagello, sono obbligati a chiedere aiuto agli elfi, ai nani e ai maghi. Ma… suggerirei di andare prima da arle Eamon, a Redcliffe.-
Sora approvò senza pensarci due volte.
-Allora andremo a Redcliffe!- decise.
-C’è da fidarsi di questo Eamon?- aggiunse Pippo, dubbioso –Perché rivolgersi a lui?-
-Lo conosco e sono sicuro che, se gli spieghiamo come stanno le cose, metterà una buona parola contro Loghain. E’ una figura importante nell’Incontro dei Popoli, ed è molto amato. Vedrete che riuscirà a mettere l’intero Ferelden contro di lui.-
-Beh, è già una buona notizia…- ripeté Sora, ottimista –Almeno abbiamo un alleato.- Non perdeva occasione per tenere alto il morale del gruppo.
Persino il mabari abbaiò felice.
-Ma prima, raccogliamo le forze, così saremo più che in forma per affrontare la Prole Oscura!-
Alistair lo osservò con un sopracciglio abbassato e con le braccia incrociate.
-L’energia e l’ottimismo non ti mancano, vero, ragazzino…?-
Sora sfoggiò nuovamente il suo solito sorriso.
-Beh, il nostro motto è “Sorridere sempre”.- spiegò, prendendo sottobraccio Paperino e Pippo –Ce lo siamo promesso dal primo viaggio.-
La risposta fece divertire il Custode Grigio, che ridacchiò.
-Beh, immagino che può funzionare.-
Morrigan storse la bocca e abbassò anche lei un sopracciglio.
-Fantastico, ora sono circondata da QUATTRO idioti…- mormorò, senza farsi sentire.
-Forza, perché siamo ancora qui?- concluse Sora, più determinato di prima -Abbiamo un Flagello da fermare e tanti Heartless e Nobodies da eliminare!-
Se solo avesse avuto anche il potere di trasmettere la sua solarità e il suo ottimismo…
Lothering era un piccolo villaggio, con un piccolo fiume che garantiva loro acqua per irrigare i campi e lavare i panni.
In condizioni normali, poteva essere un comune villaggio abitato da contadini e pastori.
Ma stava incombendo un Flagello: ciò che i forestieri videro fu solo miseria, povertà e lotta per la sopravvivenza: gente che sgomitava, mentre cercavano di prendere del cibo da un calesse, o mentre cercavano di abbeverarsi al pozzo, al centro del villaggio.
Le case non erano sufficienti per ospitare i profughi: questo spiegava la presenza delle tende appena fuori il villaggio.
Tutti rubavano da tutti. Addirittura c’era un profugo che urlava contro la Prole Oscura, i Custodi Grigi, sulla morte del re.
Quasi tutti gli abitanti stavano piangendo il loro re.
Sora ebbe compassione di ognuno di loro. Sentì il suo cuore pesante. Succedeva sempre così, ogni volta che assisteva a scene simili. Quella fastidiosa sensazione di non essere in grado di aiutare il prossimo…
-Beh, questa è la Chiesa…- disse Alistair, rompendo il ghiaccio e facendo quasi sobbalzare il ragazzo.
Erano di fronte all’edificio più grande del villaggio.
Morrigan, alla sua vista, fece di nuovo lo sguardo da strafottente.
-Posto ridicolo con persone ridicole che venerano una donna morta in un rogo e pregano una divinità che li ha abbandonati ben DUE volte…- mormorò.
-Un po’ di rispetto, Morrigan!- esclamò Alistair, offeso –Per te non significa niente, ma questa è una situazione disperata! Il morale alto è importante in momenti come questi, e anche la fede gioca un ruolo importante!-
Un ringhio di disapprovazione fu la risposta.
Sora era confuso da quella discussione.
-Non capisco, perché disprezzi così tanto questo luogo, Morrigan?-
-Non capisco la stupidità di certe persone che si affidano ad un’entità che non esiste, sperando che faccia il lavoro sporco per loro.- rispose la maga, acida.
-Quale altra risposta aspettarsi da un’eretica…?- sussurrò Alistair, con disprezzo.
-Un’eretica decisamente più intelligente di te!-
-Adesso basta!- tagliò corto Sora, ponendo di nuovo fine al litigio –Morrigan, smettila di provocare Alistair, e tu, Alistair, non prendertela ogni volta che Morrigan ti provoca. Che vi piaccia o no, siamo tutti sulla stessa barca. Voi due non potete sopportarvi, perché, non lo so, ma se vogliamo fermare il Flagello dobbiamo cooperare e cercare, almeno, di essere uniti per lo stesso fine. Fatelo per il Ferelden, almeno, la vostra casa…-
Paperino e Pippo furono stupiti dalle parole di Sora. D’altronde, chi altri era più bravo di lui nel creare amicizie e nel temperare gli animi?
Alistair e Morrigan, infatti, si guardarono perplessi e poco convinti delle parole del ragazzo: non facevano altro che scambiarsi sguardi minatori. Si voltarono le spalle a vicenda, con una smorfia di disprezzo.
Non avevano fatto pace, ma almeno avevano smesso di litigare.
-Comunque…- riprese Paperino, continuando ad osservare l’edificio nella sua interezza –Perché stiamo entrando qui dentro, Alistair? Non dovevamo cercare un posto per la notte?-
-Anche, Paperino.- rispose Alistair, prima di entrare nella Chiesa –Ma avevamo anche deciso di chiedere informazioni. In situazioni di emergenza, nessun rifugio è più sicuro della Chiesa. Troveremo qualcuno in grado di aiutarci, fidatevi.-
La Chiesa era un luogo di culto. Sora si stupì del suo interno. Non era maestosa come la chiesa di Notre Dame, nella “Città delle Campane”, o il santuario della Fortezza Oscura, ma aveva ugualmente un suo fascino.
Era una chiesetta semplice, adatta per un modesto villaggio come Lothering. Le uniche decorazioni erano le candele accese per le preghiere o delle statue raffiguranti una donna.
C’erano anche molte persone, al suo interno, di tutte le età, di entrambi i sessi e di tutte le razze, contadini e soldati.
Morrigan apparve come delusa, come ste stesse dicendo “Io ve l’avevo detto…”.
-Io vedo solo gente piagnucolare di fronte alle sacerdotesse…- commentò –Sei sicuro che troveremo quello che cerchiamo, qui, Alistair…?-
-Beh, nel caso non te ne fossi accorta, ci sono anche dei templari, qui. Magari, se lo chiediamo gentilmente, ci sapranno aiutare nel…- si interruppe, cambiando espressione, come se avesse trovato qualcosa; o qualcuno –Scusate un attimo…-
Si allontanò dal gruppo, avvicinandosi ad un uomo in armatura; era volto verso delle candele.
-Ser Donall?- fece, infatti, con un filo di voce -Siete voi?-
L’uomo si voltò verso di lui.
-Sì? Con chi…?- si illuminò, appena vide il volto di chi aveva di fronte –Alistair?! Per lo spirito del Creatore, vi credevo morto!-
-Sì, lo credevo anch’io…-
Il resto del gruppo si unì al giovane.
-Un tuo amico, Alistair?- domandò Sora, senza pensarci due volte.
-Più o meno. E’ uno dei cavalieri di arle Eamon. Già, perché siete qui?-
Donall scosse la testa.
-Non avete sentito? Arle Eamon è malato. Nessun medico o mago sembra essere in grado di guarirlo.-
Tale frase fece inorridire Alistair.
-Arle Eamon?! Malato?!- esclamò.
-Sì, ancora adesso non sappiamo perché. L’arlessa ha persino incaricato noi cavalieri per la ricerca dell’Urna delle Sacre Ceneri.-
-QUELL’Urna?! Quella che si racconta contenga le ceneri di Andraste?-
-Sì. Secondo la leggenda, è in grado di guarire qualsiasi malattia. Abbiamo persino consultato dei vecchi appunti di un certo Fratello Genitivi per trovarla, ma, per quello che mi riguarda, stiamo solo correndo dietro una leggenda. E come se non bastasse, il mio compagno, Heinrich, è morto, ucciso da quei banditi bastardi che si trovano fuori il villaggio! Giuro che se sono ancora lì…!-
-Nessun problema.- tagliò corto Sora, sereno, e con le mani dietro la nuca –Li abbiamo scacciati.-
Tale notizia giunse nelle orecchie di un altro cavaliere, dall’armatura decisamente diversa da quella di Donall. Anzi, era Donall ad avere l’armatura diversa rispetto a quella degli altri uomini in armatura presenti nella Chiesa.
Costui si avvicinò al gruppo.
-I banditi?!- disse, infatti, stupito –Li avete scacciati?! Grazie al Creatore! Non ne potevamo più di mandarli via! Come avete fatto?-
Fu Morrigan a prendere la parola.
-Beh… sono bastate le giuste parole per farli spaventare…-
Fu osservata male dal secondo cavaliere; ma poi cambiò espressione.
-Beh, allora vi ringrazio. -
-Non c’è di che, ehm…-
-Ser Bryant, ragazzo, capo dei templari.- si presentò il secondo cavaliere a Sora -Sapete, il bann è partito per il nord, a Denerim, e ha portato con sé i suoi soldati. Siamo rimasti solo noi templari a proteggere e mantenere l’ordine a Lothering. E’ un’impresa, con il Flagello in arrivo. Non è raro incapparsi in liti tra abitanti o rifugiati, ma non era nulla che non potessimo gestire. Stiamo facendo il possibile e gli anziani ci stanno dando una mano. Ma i disordini sono aumentati con la comparsa di quelle strane creature nere e bianche…-
Creature nere e bianche? Sora, Paperino e Pippo si misero in allarme.
-Quando è successo?- domandò il ragazzo, infatti, serio.
-Proprio ieri.- spiegò Bryant –E’ stato terribile. Non potevamo nemmeno toccarli. Hanno ucciso un paio di profughi e noi non siamo riusciti a salvarli.-
-Anche io e Heinrich siamo stati aggrediti da quelle creature, giorni fa.- aggiunse Donall –Proprio prima di venire qui. Sono persino peggio dei Prole Oscura.-
I tre forestieri si osservarono l’un l’altro.
-Per caso, uno di voi ha visto anche un tizio con un cappotto nero, di recente, da queste parti?- domandò Sora, serio in volto.
Entrambi i cavalieri fecero di “no” con la testa.
-Abbiamo visto molti rifugiati, e molti di loro indossavano abiti scuri, ma nessuno con un cappotto nero. Mi dispiace.-
-Chi se ne frega di quelle creature o di strani individui vestiti di nero, Sora!- si intromise Alistair, preoccupato –Parlatemi di Eamon! Donall, come è successo?! Proprio ora che abbiamo bisogno di lui contro Loghain!-
-Già, Loghain! Sta per indire una guerra civile! Alcuni bann si sono schierati contro di lui. Ci fanno credere che siano stati i Custodi Grigi ad uccidere re Cailan, ma altri sostengono il contrario…-
A Sora non piaceva essere interrotto e messo da parte. L’intervento di Alistair lo aveva completamente disorientato.
Era chiaro che la notizia su Eamon lo avesse scosso. Persino più degli Heartless e Nobodies.
Questo, invece, aveva scosso Sora.
A quanto pare, erano comparsi anche a Lothering.
Niente di cui stupirsi, dato che, basandosi sulle testimonianze di Morrigan e Flemeth, sembrano essere comparsi successivamente una battaglia. Ma restava ancora l’interrogativo, come e perché erano comparse in quel mondo.
Paperino e Pippo si erano avvicinati a lui. Come al solito, non volevano impicciarsi nelle questioni di altri mondi: dovevano attenersi ai loro programmi. E la loro missione era eliminare gli Heartless e i Nobodies.
Tuttavia, dovevano scoprire di più sulla loro comparsa nel Ferelden, e scoprire se uno dell’OrganizzazioneXIII avesse fatto la sua comparsa.
Decisero, dunque, di chiedere in giro.
Notarono delle persone, in ginocchio, in posa di preghiera, di fronte ad una donna, che recitava dei versi ed allungava la mano verso di loro.
-Possa il Creatore benedirvi ed illuminare il vostro cammino.- concluse la donna, molto probabilmente una sacerdotessa.
Le persone intorno a lei si alzarono, fecero un cenno della testa e si dispersero.
Sora ebbe compassione di ognuno di loro. Era gente disperata, senza casa, senza una vita. Ciononostante, poche parole, poche preghiere, tenevano accesi i fievoli frammenti di luce dentro i loro cuori. Aveva ragione Alistair: la fede era un buon monito per tenere alto il morale, e con esso la speranza. Era la speranza quella dentro i loro cuori. Di ciò Sora ne fu lieto.
La sacerdotessa notò la loro presenza. Infatti, sorridendo lievemente, si avvicinò a loro. Non sembrò badare all’aspetto di Paperino e Pippo.
-Salute a voi, forestieri.- salutò, con un leggero inchino –Cosa vi porta qui a Lothering? Siete qui per prestare aiuto ai rifugiati? O per offrire una decima alla Chiesa? O volete una benedizione?-
Sora ricambiò il saluto, come fecero Paperino e Pippo.
-Ci spiace deludervi…- ammise, con una nota di amarezza nel suo tono; voleva davvero aiutare, ma non sapeva come –Ma siamo qui per informazioni su delle strane creature che sembrano essere apparse qui nel villaggio.-
La sacerdotessa sembrava essere turbata da tali parole. Anzi, proprio preoccupata.
Mise delicatamente le sue mani sulla bocca di Sora, dopo essersi guardata nevroticamente in giro.
-Sshhh! Non nominare quelle creature!- ammonì, sottovoce –Sembra che appaiano ogni volta che ne parli. Sono ormai due giorni che subiamo attacchi. Uccidono uomini, donne, bambini, anziani. Persino gli animali! Non ci bastava il Flagello, ora abbiamo anche queste… cose! Il Creatore ci vuole tutti morti!-
Era disperata. Era normale, di fronte ad un nemico che non puoi affrontare.
Sora scostò le mani della sacerdotessa dalla sua bocca nello stesso modo in cui erano state messe, con delicatezza.
-Non dovete temere.- rassicurò, sorridendo –E’ per questo che sono qui. Per eliminarli.-
La sacerdotessa si illuminò.
-Davvero?!-
-Solo una domanda, per caso avete visto anche…?-
-FEDELI! PRESTO, ACCORRETE! FINALMENTE UNA PERSONA E’ GIUNTA PER LIBERARCI DA QUELLE CREATURE MALEFICHE NERE E BIANCHE!-
I presenti si voltarono verso la sacerdotessa e i tre forestieri. Si strinsero in cerchio attorno ad essi. Sora si sentì lievemente a disagio. Anche Paperino e Pippo erano del suo stesso umore. E non aveva nemmeno mentito: lui era davvero lì per gli Heartless e i Nobodies. E non aveva nemmeno rivelato la sua vera origine.
Il suo senso di confusione era tale da non ascoltare nemmeno una domanda a lui porta. Riuscì a sentire solo quella della sacerdotessa.
-Siete forse un discepolo di Andraste? Vi ha mandato lei per salvarci?-
Quella domanda lo confuse ancora di più.
-Andraste…?- domandò, imbarazzato –E chi sarebbe…?-
Tale domanda fece sconvolgere ancor più le persone intorno a lui. Non da escludere qualche paesano o rifugiato che parlavano tra loro sottovoce, pronunciando parole poco cortesi nei suoi confronti; tra le altre cose, definendolo un ciarlatano.
Due mani afferrarono le spalle di Sora: Alistair.
-Scusatelo, brava gente.- disse, quasi imbarazzato –Non è di queste parti e non sa niente. Ora, con permesso…-
-Ehi! Piano!-
-Sei impazzito…?-
Lo stava praticamente spingendo. Sora era quasi sul punto di inciampare e cadere in mezzo alla Chiesa.
Morrigan non faceva altro che ridacchiare. Soprattutto quando uscirono tutti dalla Chiesa e Sora fu letteralmente spinto nel cortile.
-Ahia!- si lamentò –Alistair! Che ti è preso?!-
-A ME cosa è preso?!- protestò il giovane –Sei TU che ti ostini ad aprire quella dannata bocca!-
-Non ho detto nulla di male! Non ho nemmeno detto che sei un…!-
Pippo gli tappò la bocca prima che potesse urlare “Custode Grigio”.
-Sora, non puoi dire quella parola, ricordi…?- gli fece notare, preoccupato.
Morrigan non aggiunse nulla: si limitava a ridacchiare sotto i baffi.
Alistair sospirò, riprendendo la calma.
-Ascolta…- mormorò, accompagnando le sue parole con le mani –Questa gente è disperata. La Prole Oscura, il Flagello, Loghain, gli Heartless e i Nobodies… manca poco che si dimenticano il significato di “pace e tranquillità”. Se tu ti fai avanti con “Ehi, guardatemi! Sono l’eroe che vi salverà tutti!”…-
Anche Paperino ridacchiò: -Sì, è proprio da Sora.-
-…è logico che in loro si accenda la speranza. E come ti ho detto prima, qui, nel Ferelden, in tutto il Thedas, quando la situazione è, come si dice, tragica, ci aggrappiamo alla fede, per mantenere alto il morale. Non puoi uscirne con “E chi è Andraste?”. E se dici una frase simile, almeno mezzo Thedas ti da la caccia per condannarti al patibolo, e noi, come stabilito, non dobbiamo attirare l’attenzione. Capisci, vero?-
Sora sospirò, abbassando lo sguardo, come per dire: “Sì, capito…”
-Quindi… come ti posso dire… ehm…- Alistair si guardò intorno, alla ricerca di una scusa qualunque per concludere la discussione -Perché non vi fate un giro per Lothering a cercare indizi su quello che state cercando, mentre noi cerchiamo un posto per la notte?-
-Ma se non posso chiedere in giro, allora come…?-
-Un modo lo troverai! Ora andiamo! Il sole sta per tramontare!-
-Ok, ok…-
Il trio dei forestieri, un po’ confusi, si allontanarono, attraversando il cortile.
Alistair, Morrigan e il mabari rimasero sulla soglia della Chiesa.
-Bel discorso…- complimentò, sarcastica, Morrigan –Ma… sarà saggio lasciarli liberi così? Non hai paura che Sora vada in giro a dire che sei l’ultimo Custode Grigio rimasto?-
-Un po’ sì. Ma almeno sarò abbastanza lontano da scappare.- rispose, ironico, Alistair -Anzi, stavo quasi pensando di lasciarli qui.-
-Uhhh… davvero crudele…-
Il mabari uggiolò.
-Ma poi come la mettiamo con gli Heartless e i Nobodies? Ricordi ancora che ci sono anche loro, oltre alla Prole Oscura…? E, a quanto pare, solo il ragazzino può annientarli, con la sua spada strana.-
Morrigan non aveva tutti i torti. E Alistair lo sapeva. Le lanciò uno sguardo al veleno.
-Quanto ti odio quando fai così…- mormorò, serrando le labbra; poi guardò in avanti –Ora vediamo di trovare una degna taverna dove passare la notte senza farci scoprire…-
-Come? Non volevi dormire qui? O forse finalmente hai capito che l’opzione Chiesa è una pessima idea?-
-Già, ma non per colpa tua…-
Lo disse, osservando Sora con aria minatoria…

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Capitolo 5
*** Il qunari e la sorella ***


-Ok…- mormorò Sora, spaesato; lui, Paperino e Pippo erano appena usciti dal cortile della Chiesa –Alistair ha suggerito di cercare in giro informazioni sugli Heartless e Nobodies… ma da dove iniziare…?-
Si misero tutti e tre a riflettere.
Non si erano accorti che accanto a loro c’era un uomo vestito come le sacerdotesse della Chiesa.
 
-Allora vidi il mondo estendersi intorno a me
Montagne esigenti il cielo come corona
Regni come gioielli, gemme brillanti
Disposti intorno alla terra come una collana di perle
“Tutto questo è tuo” disse il Creatore.
“Unisciti a me nei cieli e non soffrirai più.”-
 
Versi molto belli, ma recitati senza sentimenti, quasi meccanici, imparati a memoria.
-Forse lui ha visto qualcosa.- ipotizzò il ragazzo; Paperino e Pippo non sembravano molto convinti, ma forse valeva un tentativo –Ehm, salve. Siamo nuovi, qui. Sappiamo che il villaggio è stato attaccato da creature nere e bianche. Ecco, per caso avete visto anche una persona con un cappotto nero, da queste parti, magari tra i profughi…?-
L’uomo con la tunica esaminò Sora dalla testa ai piedi. Poi osservò Paperino e Pippo. Nessun cenno sul suo volto. Come nessuna risposta.
Il ragazzo era confuso, come i suoi amici.
-Ehm…- si sentì lievemente in imbarazzo -Creature… nere… bianche…- scandì, muovendo anche le mani –Avete visto…? Cappotto nero…-
Tutto ciò che ottenne, fu un lieve cenno della testa.
Un bambino, accanto all’uomo, si voltò verso i tre forestieri.
-Non può rispondervi.- spiegò.
-Oh, mi spiace.- si scusò Sora -E’ sordo, per caso?-
-No, è un cantore. Non può dire altro se non i versi del Canto della Luce.-
Il cantore, infatti, fece un altro cenno della testa, sorridendo lievemente, stavolta.
Il ragazzo si sentì definitivamente in imbarazzo. Si grattò la testa e ridacchiò.
-Mi spiace, non lo sapevo…- strinse i denti, sperando di essere udito solo da Paperino e Pippo
-Questo mondo è il più strano dove siamo capitati…- mormorò, infatti.
-Ma posso rispondere io per lui, se volete.- spiegò, di nuovo il bambino; questo sollevò i tre forestieri –Sì, siamo stati attaccati da quelle strane creature. Sono spuntati dal nulla e hanno attaccato tutti, abitanti e profughi. Abbiamo avuto tantissima paura. Neppure i templari sono stati in grado di eliminarli.  Hanno ucciso un paio di loro, infatti. Ma ora sembrano essere scomparsi. Ma abbiamo tutti paura che ora sarà il turno della Prole Oscura ad eliminarci.-
Sora provò di nuovo pena per gli abitanti di Lothering. Prole Oscura, Heartless, Nobodies… e nessuno che li difenda, se non i templari. Erano indifesi. Non c’era da biasimarli o da stupirsi se avevano avuto quella reazione, quando lui si era presentato come l’unico in grado di eliminare gli Heartless e i Nobodies. E soprattutto non biasimò il rimprovero di Alistair. Aveva pienamente ragione.
-Ma non abbiamo visto nessun uomo con un cappotto nero, mi dispiace.-
Altro buco nell’acqua. Sora, Paperino e Pippo sospirarono.
-Non importa.- disse il ragazzo, sorridendo –Ma se doveste vederlo, arrestatelo. E’ lui la causa della comparsa di queste creature.-
-Grazie, ser.-
-Cerchiamo da un’altra parte, Sora.- propose Pippo, tirando l’amico per la maglia, incitandolo ad attraversare il ponte.
-D’accordo. Ciao.- salutò Sora, allontanandosi dal cantore e dal bambino.
Alistair e Morrigan, nel frattempo, erano ancora sulla soglia della Chiesa, insieme al mabari.
-Allora? Cosa facciamo ancora qui? Non dovevamo cercare un posto per la notte?- domandò la maga, scettica.
-Sshh!- intimò Alistair, a bassa voce; aveva gli occhi puntati su Sora –Sto aspettando che siano lontani abbastanza, per evitare che ci seguano…-
Fu quando attraversarono il ponte che fece il primo passo sul cortile.
-Bene, via libera.- disse.
Morrigan sospirò di nuovo.
-Un vero idiota…- mormorò, appoggiando il bastone per terra ad ogni passo che faceva.
Poco prima dell’uscita, notarono un piccolo gruppo. Sembravano preoccupati, anzi, proprio terrorizzati.
-NON CI SARA’ PACE IN QUESTO FLAGELLO! SARA’ LA FINE DEL FERELDEN!- stava urlando uno di loro; era proprio al limite –PRIMA LA PROLE OSCURA! POI LA MORTE DEL NOSTRO RE! E ORA LE CREATURE NERE E BIANCHE! IL CREATORE CI VUOLE MORTI! TANTO VALE UCCIDERE I NOSTRI FIGLI, ANCHE QUELLI DENTRO I GREMBI DELLE MADRI, CHE FARLI SOFFRIRE!-
Vani furono i tentativi dei presenti di calmarlo. Alistair avrebbe tanto voluto intervenire… ma come? Lui per primo era disperato per come la situazione del Ferelden stava degenerando. Quindi come poteva consolare le persone? Non poteva certo dire pubblicamente di essere un Custode Grigio.
Aveva le mani legate. Provò pena e compassione per lui e per tutti coloro che avevano perso le speranze. Lui era l’ultimo Custode Grigio rimasto. Era, effettivamente, la speranza per il Ferelden, ma i dubbi cominciarono ad insediarsi nel suo cuore. Aveva paura. Si sentiva inadeguato.
Non poteva fare altro che continuare a camminare. Ciò che importava, intanto, era sopravvivere e radunare gli alleati, secondo quanto stabilito dai Trattati dei Custodi Grigi. Ma per gli Heartless e i Nobodies… dovette rassegnarsi al fatto di portarsi dietro anche quel chiacchierone di Sora.
“Tutto sommato sembra simpatico…” pensò, mentre attraversava il ponte, seguito da Morrigan e il mabari “Peccato per quella sua bocca larga…”
-Ehi! Quella ha tanto l’aria di essere una taverna!- notò Morrigan, dopo aver picchiettato leggermente la schiena del giovane con il bastone.
La notò anche Alistair.
-Oh, sì. Andiamo a dare un’occhiata. Sperando che non abbiano già dato tutte le stanze…-
Intanto, Sora, Paperino e Pippo non videro niente, in tutta Lothering, che potesse aiutarli ad avere più informazioni sugli Heartless, Nobodies, l’OrganizzazioneXIII e Master Xehanort.
Vedevano solo case sovraffollate, tende nei cortili, gente malata, e gente ancora più malata che prestava soccorso. Una degli anziani del villaggio, addirittura, stava distribuendo le proprie medicine ai rifugiati o agli abitanti più giovani.
Se chiedevano in giro delle strane creature apparse nel villaggio, ricevevano risposte tipo: -Andate via! Stiamo sfuggendo dalla Prole Oscura! Non vogliamo altre rogne!-
Erano davvero disperati.
Sora sospirò di nuovo.
-Ma cosa mi è venuto in mente…?- mormorò, in colpa –Io che chiedo a della gente disperata, che scappa da una guerra in cerca di un rifugio sicuro, se hanno visto altre strane creature che non sono Prole Oscura…-
Paperino e Pippo si osservarono, preoccupati.
-Beh, Sora, stiamo solo facendo il nostro dovere.- giustificò il papero –Il Flagello sarà anche grave come dicono Alistair e Morrigan, ma non ci compete.-
-Lo so, ma… guardate tutta questa gente. Se diciamo loro che c’è un altro pericolo, oltre al Flagello, andranno nel panico. Io non voglio far soffrire le persone.-
-Ci sono persone, invece, che non si fanno problemi a far del male alle persone.-
Sora sobbalzò, anche Paperino e Pippo.
Non si erano accorti, camminando, di essere quasi arrivati alla fine del villaggio, nei pressi di un mulino.
Accanto a loro c’era una gabbia, con uno strano essere all’interno. Dalla voce sembrava un maschio, ma non era umano: aveva la pelle grigia, volto tetro, occhi dall’iride grigia che incutevano terrore, ed era alto più di due metri, oltre ad avere il busto largo quanto un armadio a due ante e braccia grosse quanto due tronchi. Non portava altro se non un paio di pantaloni laceri.
I capelli bianchi erano raccolti in tante piccole trecce.
Sora non aveva mai visto niente di simile in tutti i suoi viaggi; restò lì a fissarlo con la bocca spalancata.
Non si sarebbe mai abituato alle stranezze dei vari mondi.
La creatura nella gabbia, infatti, gli rivolse uno sguardo minatorio.
-Beh? Cos’è quella faccia?- domandò, infatti. Il tono della voce era profondo.
Anche Paperino e Pippo erano quasi stupiti.
Sora scosse la faccia, poi osservò di nuovo la creatura, senza smettere di essere stupito.
-Incredibile! Che… che cosa sei…?!- esclamò.
La creatura si mostrò offesa.
-Sono un prigioniero, non si vede?-
Una battuta seria e sarcastica nello stesso tempo. Lasciò Sora quasi basito. Tale da non dire altro.
Pippo prese la parola.
-Credo che il mio amico intendesse dire… che tipo di creatura sei?-
La creatura si fece sempre più corrucciata.
-Mi dispiaccio per la vostra ignoranza.- disse, acido –Sono Sten, dei Beresaad, esercito dei qunari.-
Sora era sempre più basito. Anzi, proprio confuso. Non sapeva cosa dire.
-Ehm, Sora, credo che dovremo presentarci.- fece notare Pippo.
Questo fece tornare il ragazzo nella realtà.
-Io sono Sora. Lui è Paperino e lui è Pippo.-
Furono tutti e tre squadrati dalla testa ai piedi dal prigioniero. Ma non cambiava espressione, aveva sempre lo sguardo acido, strafottente.
-Non siete come gli altri. Come quelli che mi hanno rinchiuso.-
Quella frase fece confondere tutti e tre i forestieri.
-Ehm…- cercò di rispondere Sora –Veniamo da molto lontano, in realtà.-
-Da lontano? Di certo non siete del Seheron. Cosa fate qui?-
-Beh, stiamo dando la caccia alle creature nere e bianche che hanno attaccato Lothering, gli Heartless e i Nobodies.-
Sten strizzò per un attimo gli occhi.
-Le creature nere e bianche? Cosa sai di loro?-
Sembrava interessato. Ciò compiacque Sora.
-Vanno in giro a rubare quanti più cuori possibili. Mi hanno detto che un paio di templari sono stati attaccati. Per caso hanno aggredito anche te?-
-Ci hanno provato, ma la gabbia mi ha protetto.-
-E per caso hai visto un uomo incappucciato con un cappotto nero, quando sono apparsi gli Heartless e i Nobodies?-
-Nessuno con questa descrizione.-
Di nuovo da capo. I tre forestieri sospirarono; tuttavia Sora rifletté sulle parole di Sten. Gli Heartless erano attratti dai cuori forti e non c’era gabbia che teneva, nel loro intento. Non doveva essere solo stata solo essa a proteggere Sten. Magari in lui c’era qualcosa che davvero facesse arretrare gli Heartless. Una mente ferma e un cuore molto forte, magari.
Doveva indagare. Magari poteva rivelarsi utile per Alistair, pensò.
Infatti, sciolse le braccia e si rivolse al qunari, sereno in volto.
-Allora… Sten, giusto…?- cominciò –Parlami di te. Come hai fatto a finire in gabbia?-
La risposta secca ed acida non si fece attendere.
-Un errore.-
Risposta troppo breve. Non era abbastanza.
-Ok, allora…- doveva passare ad altro –Perché sei qui?-
-Mi hanno portato gli abitanti.-
-No, non nella gabbia. Intendevo, perché sei qui, nel Ferelden?-
-Per rispondere ad una domanda.-
-E… la domanda quale era…?-
-Sul Flagello.-
-Puoi essere più chiaro?-
-Non c’è altro da sapere.-
-Se sei qui solo per il Flagello, allora come mai sei prigioniero?-
-Un errore.- ripeté -Un errore cui sono disposto a pagare con la vita, per espiare i miei peccati.-
Da sintetico a drammatico. Non era il primo che Sora, Paperino e Pippo avevano incontrato, ma era ugualmente snervante.
Per fortuna, il ragazzo aveva un’idea.
-Ascolta, il sacrificio non è necessario.- spiegò, calmo e determinato –Il mio amico Cutode Grigio sta cercando di affrontare il Flagello, ma ha bisogno di tutto l’aiuto possibile. In questo modo, puoi espiare il tuo peccato e trovare la risposta per il Flagello, qualunque sia la domanda.-
Sten alzò lievemente la testa e strizzò di nuovo gli occhi, interessato.
-Un… Custode Grigio?!- ripeté, poco convinto –Ma… è stato riferito che i Custodi Grigi sono tutti morti nell’ultima battaglia, ad Ostagar.-
-No, non è vero. Ne è rimasto uno e deve chiedere aiuto ai maghi, ai nani e agli elfi, per affrontare la Prole Oscura. Ma da solo non può farcela. Ecco perché ti chiedo questo favore. Io ti libererò, tu potrai unirti a noi contro la Prole Oscura, gli Heartless e Nobodies, e così troverai la risposta alla tua domanda! Affare fatto?-
Gli aveva persino porto una mano, come se volesse una stretta di mano.
Sten rifletté qualche minuto.
Paperino e Pippo non sembravano convinti. Erano ovviamente intimoriti dall’aspetto di Sten.
-Sora, sei sicuro di quello che dici?- sussurrò Paperino –Se è stato messo in gabbia, un motivo ci sarà!-
-Ma gli Heartless non hanno preso il suo cuore! Quindi non deve essere così cattivo come sembra.-
-Accetto la tua offerta, ragazzino.- decise Sten, schietto.
Ciò fece sollevare il ragazzo. Un po’ meno il papero ed il cane.
-Bene, non vedo l’ora di dirlo ad Alistair!-
-Sempre che tu riesca a convincere la venerata madre a liberarmi. E’ lei che tiene la chiave della mia gabbia.-
Sora sorrise in modo furbo. I suoi amici si preoccuparono.
-E chi ha detto che ti libererò con una semplice chiave…?-
Proprio quello che Paperino e Pippo temevano: Sora sguainò il Keyblade, puntandolo verso la serratura della gabbia.
Un fascio di luce la colpì, illuminandola. La gabbia si aprì.
Sten fu sorpreso. Sia dal Keyblade sia da quello che aveva appena visto.
-Come…?- disse, mentre usciva; era davvero alto più di due metri –Come ci sei riuscito?! Che stregoneria è questa?! Sei una specie di mago?!-
Il ragazzo mise orgogliosamente il Keyblade sulle spalle.
-No, semplicemente… non c’è porta che resista al Keyblade.-
Lo stoicismo di poco prima stava lasciando posto a stupore ed ammirazione.
-Impressionante…- mormorò, senza smettere di fissare il Keyblade –Sì… ne varrà la pena per studiare a fondo la tua strana spada.-
-Tranquillo, avremo tempo per discuterne! Ora andiamo da Alistair! Solo…- si guardò intorno, dubbioso –Avevano detto avrebbero cercato un posto dove passare la notte. Tu sei qui da più tempo di noi, Sten. Dove alloggiano i forestieri, qui?-
Nel frattempo, Alistair, Morrigan e il mabari erano entrati nella taverna, “Il Rifugio di Dane”.
Era molto affollata, c’era persino una sorella della Chiesa. Forse davvero le stanze erano già tutte piene.
Ma valeva fare un tentativo.
-Lascia parlare me, ok, Morrigan?- si fece avanti Alistair –Io SO come dobbiamo comportarci in un luogo pubblico.-
La maga sbuffò.
-Fai pure, signor “So-Tutto-Io”!-
Nonostante la risposta, Alistair si avvicinò al bancone. Dietro di esso, un uomo di mezza età incrociò il suo sguardo.
-Posso aiutarvi?- disse, né cortese né scortese. Neutrale.
-Sì, avete per caso due camere libere?- richiese Alistair, sorridendo, con aria da spavaldo e persona estroversa -E anche un bel pasto caldo, ovviamente.-
Il mabari inclinò la testa e Morrigan si nascose il volto nella mano, imbarazzata.
Ma il taverniere reagì offeso.
-E magari un servizio in camera con una bella cameriera, eh?! Sveglia, ragazzino! Dove credi di essere? Nel palazzo reale?! Siamo nel bel mezzo di un Flagello! Le camere sono tutte piene e le scorte si stanno esaurendo, con tutti i rifugiati che stanno venendo! Fossi in voi cercherei da qualche altra parte!-
Alistair si sentì in difficoltà. Sentì le ridacchiate derisorie di Morrigan alle sue spalle.
Si morse le labbra: ovviamente c’erano bocche da sfamare più bisognose di lui, ma era anche vero che lui e il resto del gruppo non potevano cibarsi di aria, per il loro viaggio. Erano pur sempre persone.
-Vi prego. Dobbiamo viaggiare fino a Redcliffe.- cercò di spiegare Alistair, serio –Non avreste almeno delle vettovaglie da offrirci? Non chiedo altro.-
“Ottimo recupero…” pensò Morrigan, sarcastica.
Le sue parole non convinsero il taverniere, che serrò le labbra e osservò il giovane con aria minacciosa.
-Ascoltatemi bene! Le scorte non bastano neppure per gli abitanti, come potete pretendere che dia qualcosa per i forestieri?! Se volete proprio qualcosa, che sia da consumare qui, al momento! Ma niente dalle scorte, mi dispiace.-
Un buco nell’acqua. Alistair ne fu alquanto deluso.
-Ci bastava anche qualche pezzo di pane e del formaggio…- mormorò, sempre più serio.
Tornò da Morrigan: aveva la schiena appoggiata al muro, mentre il mabari si era mezzo sdraiato sul pavimento.
-Allora? Queste stanze e le provviste?- derise lei, con aria da attaccabrighe, come suo solito.
Alistair sospirò, grattandosi dietro la nuca.
-Sta’ zitta, te ne prego…-
La porta si aprì di nuovo: entrarono degli uomini in armatura. Non erano templari, nemmeno Ser Donall.
Avanzavano fieri, a testa alta.
Uno di loro lanciò una moneta d’oro al taverniere, una sovrana.
-Cinque birre, grazie.-
Senza pensarci due volte, vennero accontentati. Forse per la gola della sovrana, o per il timore causato dalla vista delle armature.
Alcuni di loro avevano dei pesanti sacchi a tracolla. E si sentiva un sospetto rumore metallico dal loro interno. Una cosa era certa: non erano uomini del bann, tantomeno non erano lì a portare delle provviste.
-Ragazzi, che bottino!- disse uno dei cavalieri, mentre sorseggiava la birra –Mai raccolto così tanta roba in vita mia!-
-Sì. Ripulire Ostagar non è stato facile, ma vedrete che re Loghain sarà fiero di noi e ci ricompenserà.-
Loghain. Quel nome faceva sempre tremare il cuore di Alistair; allora quegli uomini dovevano essere cavalieri reali.
“Re Loghain…?!” pensò. Sì, era come temeva e come aveva udito: Loghain aveva preso il potere, ed era salito al trono. Tutto sul cadavere di re Cailan.
-Quegli sciacalli dei Custodi Grigi…- aggiunse un altro –Ridicoli come le leggende su di loro. Tanto spavaldi, tanto fieri e poi si lasciano schiacciare dai Prole Oscura come zanzare. Non c’è da stupirsi se la fiducia e l’ammirazione di Cailan per loro è stata la sua fine.-
Era troppo. Quelle parole fecero voltare Alistair, furente.
-Non fare mosse strane…- lo ammonì Morrigan, inutilmente; stava già camminando verso i cavalieri.
-Scusatemi tanto…- disse, con le labbra serrate; i cavalieri si voltarono verso di lui.
-E tu che vuoi?- fece uno di loro, indifferente.
-Fossi in voi, mostrerei più rispetto per il vostro re e dei nobili guerrieri.-
I cinque cavalieri si misero a ridere.
-Rispetto? Ma noi già rispettiamo il nostro re! Lunga vita a re Loghain!-
Dopo un breve attimo di imbarazzo, dovuto alle risate sulle sue parole, Alistair riprese il controllo e lo sguardo fermo e determinato.
-Stavo parlando di re Cailan.- Le risa svanirono. –Non avete alcun diritto a parlare così sul suo cadavere. Lui credeva nei Custodi Grigi! Tutti noi credevamo nei Custodi Grigi! E non vi permetto di parlare così di loro, quanto è vero che sono un Custode Grigio!-
Alistair sentì il sangue gelarsi, al solo ripensare quanto aveva detto.
 “Oh, diamine!” pensò, mordendosi il labbro e strizzando gli occhi.
I presenti si osservarono l’un l’altro, sgomenti, e parlando tra loro. In fondo, i Custodi Grigi erano stati dichiarati fuorilegge. Non era da sorprendersi, se le parole che stavano uscendo dalla loro bocca erano di malaugurio.
Morrigan si avvicinò a lui, picchiettandogli la spalla con la mano.
-Complimenti.- disse, sospirando –E tu eri preoccupato che sarebbe stato Sora a smascherarti…?-
Uno dei cavalieri sorrise, compiaciuto.
-Ah… mi sembravi un volto familiare, ragazzino…- mormorò, avvicinandosi; il mabari ringhiò, minaccioso –Mi sorprende tu sia sopravvissuto. Poco male, possiamo sempre rimediare. Ragazzi, divertiamoci con questo ultimo Custode Grigio! E poi porteremo la testa a re Loghain!-
Alistair non ci pensò due volte: sguainò la spada e lo scudo, mettendosi in posizione di combattimento.
Anche Morrigan e il mabari si prepararono.
Ma una persona si mise tra i due schieramenti: la sorella della Chiesa. Una ragazza dai corti capelli rossi e dal volto che esprimeva dolcezza e beatitudine. Aveva ascoltato tutta la conversazione.
-Signori miei…- parlò, facendo da scudo ad entrambe le fazioni con le mani; aveva una voce molto lieve, dolce, mite, ma dall’accento strano; non era fereldiana, ma orlesiana –Non c’è bisogno di passare alle armi.-
Il cavaliere la fissò da strafottente. Infatti la spinse da una parte, lontana da lui.
-Togliti, sorella, se non vuoi fare la stessa fine di questo essere!-
-Chiedetele subito scusa!- minacciò Alistair –Non si trattano le sorelle della Chiesa come oggetti!-
-Certa gente deve imparare a stare al suo posto! E il tuo è sottoterra, parassita! Forza, ragazzi!-
I clienti scapparono subito dalla taverna o nelle loro stanze, appena Alistair e uno dei cavalieri incrociarono le loro spade. Anche il mabari combatté in prima linea; infatti, la prima cosa che fece fu saltare su un altro cavaliere, addentandogli una mano, per fargli cadere la spada.
Altri erano arcieri, e stavano puntando le frecce su Alistair. Ma i loro archi, improvvisamente, presero fuoco: era opera di Morrigan e la sua magia. Lei rise ai loro sguardi sgomenti.
Alistair ne affrontò due. Se la cavò molto bene; se ne attaccava uno, riusciva a parare i colpi dell’altro con lo scudo. Anzi, si poteva dire che stesse usando entrambe le armi come scudo. Si scostava, si abbassava, deviava i colpi, facendo, a volte, scontrare i due cavalieri, ma riprendeva subito a combatterli in contemporanea. Resisteva, ma non sapeva quanto avrebbe durato.
Anche Morrigan era impegnata con uno, altrimenti si sarebbe accorta del pericolo alle spalle del giovane: uno dei cavalieri, appena ebbe scaraventato il mabari al muro con un calcio, preparò una piccola balestra, puntando la freccia verso Alistair, approfittando della sua distrazione.
La sorella era rimasta a fissare il combattimento: avrebbe tanto voluto urlare, per avvertire il giovane del pericolo, ma non lo fece. Prese un coltello presente sul bancone, e lo lanciò al balestriere.
-Attento!- aveva urlato, rivolta ad Alistair.
Il balestriere, incuriosito, si era voltato verso la sorella. Il coltello si conficcò nella gola, l’unica parte scoperta dell’armatura.
Urla soffocate fecero allarmare i cavalieri e insospettire Alistair e Morrigan, la quale, nel frattempo, aveva stordito i due arcieri con una magia mentale. Il balestriere, lentamente, si sdraiò per terra, tenendosi la mano sulla gola, rantolando e sputando sangue. Di fronte agli occhi freddi, ma tremanti della sorella.
-Grazie, sorella!- ringraziò, comunque, Alistair, facendo stordire un cavaliere con un colpo di scudo sul suo naso, prima di tagliargli la gola con un rapido fendente.
Era rimasto solo un cavaliere, lo stesso che aveva provocato il Custode Grigio.
Gettò la spada per terra e si mise in ginocchio, con le mani in gesto di resa.
-Mi arrendo! Mi arrendo! Vi prego, non uccidetemi!- supplicò; la spavalderia di poco prima sembrava essere svanita.
Ma ciò non fece intenerire Alistair, anzi. Gli puntò la lama della sua spada alla gola.
-Avete osato offendere i Custodi Grigi.- fece notare, serio -Morirete come i vostri compagni!-
-No! Vi supplico!-
La sorella si fece di nuovo avanti, in vece di mediatrice.
-Vi prego, fermatevi.- disse, con la sua voce dolce e mite –Non c’è più bisogno di ricorrere alla violenza. Ha compreso il vostro valore.-
-Ma ha offeso i Custodi Grigi!-
-E ora se ne sta pentendo. Non aggiungiamo altra violenza. La gente, qui, ne ha abbastanza della violenza e del sangue. Risparmiategli la vita. Non ha più motivo di combattere contro di voi…-
Alistair osservò la sorella, poi il cavaliere, che ancora tremava di paura e non passava momento in cui non temeva per la sua vita.
Rinfoderò la spada, facendo tirare un sospiro di sollievo ad entrambi.
Ma il cavaliere venne preso con forza per la cotta di maglia: Alistair lo portò vicino a sé, in modo che incrociasse il suo sguardo. Era più furioso di prima.
-Porta un messaggio a Loghain.- gli ordinò –Digli che Alistair dei Custodi Grigi è ancora vivo e che un giorno vendicherà i suoi compagni caduti a Ostagar, dovesse inseguirlo per tutto il mondo! Glielo dirai?-
Il cavaliere annuì, continuando a tremare.
Fu lasciato andare. I due arcieri si erano ripresi dalla magia mentale di Morrigan.
-Andiamo! Ritirata!- ordinò il cavaliere ad essi. Infatti, uscirono dal “Rifugio di Dane”.
Rimasero solo Alistair, Morrigan, il mabari e la sorella.
-Beh, che dire…?- iniziò Alistair, combattendo la tentazione di balbettare –Vi ringrazio per il vostro aiuto, sorella. Avete avuto una bella mira. Qui a Lothering, per caso, venite addestrate insieme ai soldati?-
La sorella rise.
-No. Ho solo avuto fortuna. L’ho fatto d’istinto e, per fortuna, non l’ho mancato. Se non fossi intervenuta, sareste morto.- rispose, continuando a sorridere lievemente –Mi spiace che siate dovuti passare alle armi. Ma, a quanto pare, non avete avuto scelta. Comunque, sono sorella Leliana, asserente della chiesa di Lothering.-
-Piacere, Alistair. Ultimo Custode Grigio del Ferelden, da come avrete capito…-
-Sì, ho ascoltato.-
Morrigan scosse la testa: -Ed eccotelo di nuovo a rovinare la sua copertura…-
-Lei è Morrigan, un’eretica. E lui è il nostro mabari.- finì di presentare il Custode Grigio –Siamo in viaggio per chiedere aiuto ai maghi, ai nani e agli elfi contro il Flagello. Ma dovremo andare anche a Redcliffe a chiedere aiuto ad Arle Eamon, ma sembra che si sia ammalato e vogliamo saperne di più. Siamo venuti qui per le provviste, ma, a quanto pare, nessuno è disposto ad aiutarci. Quindi… è meglio se ce ne andiamo, prima di fare altri danni.-
-Vi prego, fatemi venire con voi!- propose Leliana, mentre il trio era già diretto verso l’uscita.
Alistair ridacchiò, imbarazzato.
-E… perché una sorella della Chiesa vorrebbe venire con me, ad affrontare la Prole Oscura…? No, no dovreste restare qui, a badare ai profughi. Il mio è un viaggio pericoloso.-
-Ho abbandonato la Chiesa!- tagliò corto la sorella –Il fatto è che… il Creatore mi ha ordinato di farlo.-
Una risposta che fece basire e confondere il Custode Grigio.
-Fantastico, una sorella fuori di testa.- commentò, acida, Morrigan –E io che credevo avessimo fatto il pieno di idiozie con Alistair e Sora…-
-Ok…- aggiunse Alistair, ancora confuso e basito, mentre metteva un piede indietro –Questa dovrebbe essere la parte dove io indietreggio lentamente e poi scappo più veloce che posso…-
-No, aspettate.- supplicò Leliana, avanzando di un passo e una mano protesa in avanti -Lo so che posso sembrarvi impazzita, ma io voglio davvero aiutarvi, e non ho intenzione di restare qui, in un piccolo villaggio, dove non posso fare niente. Voglio aiutarvi a porre fine a questo Flagello.-
Alistair rifletté: erano ancora un numero troppo esiguo per combattere contro l’esercito dei Prole Oscura. Fuori da Lothering ne avrebbero incontrati sempre di più. Per non parlare degli Heartless e dei Nobodies.
Avevano bisogno di tutto l’aiuto possibile. E poi, da come sapeva destreggiare bene le lame, quella sorella non sembrava una novellina in materia.
-Beh…- decise Alistair –Suppongo che potrei accettare la vostra offerta, sorella.-
Morrigan sospirò.
-Fantastico, un altro fenomeno da baraccone…- mormorò, sperando di non essere sentita.
Ma Leliana sembrava come entusiasta.
-Non vi deluderò, lo prometto!-

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Capitolo 6
*** Heartless! ***


Nel frattempo, Sora, Paperino, Pippo e il qunari, Sten, erano diretti alla taverna di Dane, lo stesso posto dove si erano diretti Alistair e Morrigan. La gente nei paraggi scappava al loro passaggio.
-Hanno liberato il qunari! Scappiamo! Ci ucciderà tutti!- urlavano –Dobbiamo avvertire la venerata madre!-
Tra di loro, notarono persino un cavaliere e due arcieri, che corsero verso il mulino, la parte opposta dove stavano camminando.
Paperino e Pippo si osservarono preoccupati.
Il ragazzo, invece, era come confuso dalle loro reazioni. Sten aveva uno sguardo minaccioso, era grosso e muscoloso, ma se gli Heartless non avevano preso il suo cuore, non era cattivo. Aveva forse a che fare con il motivo che lo aveva spinto dentro la gabbia?
-Sten…- mormorò Sora, infatti, inquieto –Ora è un brutto momento per chiederti perché ti hanno messo in gabbia…?-
-La gente ha paura di ciò che è diverso da loro.- rispose, secco.
Sora sospirò. Era inutile.
-Sora…- fece Paperino, sottovoce –Credi ancora sia stata una buona idea aver liberato questo tizio…? Fa paura e a giudicare come scappano i paesani, sto dubitando che tu abbia fatto la cosa giusta…-
-Ad Alistair serve tutto l’aiuto possibile, non ricordi?- ricordò Sora –Ha dato la sua parola che ci avrebbe aiutati e non vedo perché non fidarci. Non ha nemmeno tentato di scappare, vedi?-
Le sue parole non convinsero Paperino, che se ne uscì con un -Bah!-
In quel momento, Alistair, Morrigan e Leliana uscirono dalla taverna.
-Ehi, Alistair!- salutò Sora, alzando la mano, in segno di saluto.
Il giovane chiuse gli occhi, assumendo un’espressione quasi disperata.
-Oh, ti prego, fa’ che sia un’illusione della mia mente…- mormorò, sperando di non essere sentito –Fa’ che non sia davvero lui e che nella taverna un mago del sangue mi ha lanciato un incantesimo di illusione e adesso sto vivendo il mio peggior incubo con Sora ancora presente…-
-Alistair!-
Alistair strizzò ulteriormente gli occhi, sul punto di piangere.
“No, è proprio lui! E si sta avvicinando!”
Il gruppo si riunì di nuovo.
-Non eravate andati alla ricerca di vitto e alloggio?- domandò il ragazzo.
-Appunto, eravamo. Ma sembra che la mia fama mi abbia preceduto…- si voltò verso il ragazzo, cambiando improvvisamente espressione -E PER LO SPIRITO DEL CREATORE! COS’E’ QUELLO?!- si accorse del qunari.
Anche Morrigan e Leliana si stupirono alla sua vista. Il mabari ringhiò lievemente.
Paperino incrociò le braccia e batté continuamente una zampa per terra, come suo solito quando era nervoso.
-Bravo, spiegaglielo un po’, Sora…- disse, strizzando gli occhi. Pippo preferì astenersi dal discorso, indietreggiando imbarazzato.
Sora si grattò dietro la nuca, ridacchiando.
-L’ho visto dentro una gabbia… mi faceva pena e l’ho liberato…- si giustificò –E poi gli Heartless e i Nobodies non gli hanno preso il cuore, inoltre vuole aiutarti contro il Flagello…-
Alla parola “Flagello”, Sten alzò la testa e si fece più serio.
-E’ lui il Custode Grigio di cui hai parlato?- tagliò corto, secco come suo solito.
Sora annuì, sorridendo.
-Esatto.- si voltò nuovamente verso il giovane -Alistair, lui è Sten, un qunari, precisamente un Bersek… Berisak…-
-Beresaad.-
-Sì, Beresaad!-
-Lo sappiamo tutti, qui, che cos’è un qunari!- ribatté Alistair, deluso e furioso –E, se proprio vuoi saperlo, ragazzino, i qunari non sono proprio ben visti in tutto il Thedas! Anzi, possibilmente, cerchiamo di tenercene alla larga, prima che ti stacchino la testa a pugni!-
Sten si avvicinò di più a questi, osservandolo con aria critica, come se stesse valutando il prezzo di un mobile. Alistair impallidì.
“Fa’ che non mi stacchi la testa, fa’ che non mi stacchi la testa…” continuava a pensare, sudando freddo.
-Dalle mie parti e tra la mia gente girano molte storie sui Custodi Grigi, come grandi condottieri e abili guerrieri…- disse, freddo –Ma tu non sembri corrispondere a questa descrizione.-
L’interessato si offese.
-Eh?! Come, prego?!-
Morrigan ridacchiò.
-Lo conosco appena, ma già mi piace.- commentò, divertita.
Anche Leliana prese parte al discorso.
-Hai detto di averlo trovato dentro la gabbia.- disse, interessata, rivolta a Sora –Come hai fatto a liberarlo? Sapevo che la chiave la custodisce la venerata madre…-
Sora sorrise: era sempre lieto di parlare del Keyblade.
-Beh, diciamo che…-
Ma fu interrotto.
-Eccolo, venerata madre!-
I paesani si erano tutti riuniti e uno di loro camminava affiancato da una donna anziana, vestita con una tunica uguale a quella indossata da Leliana.
Si inorridì alla vista del qunari.
-Nel nome del Creatore, cosa sta succedendo qui?!- esclamò, furiosa –Chi ha liberato il qunari?!-
Paperino sospirò.
-Ci risiamo…-  mormorò Pippo, preoccupato.
Alistair si guardava nevroticamente intorno, come alla ricerca di una via di fuga, Morrigan se ne stette in disparte, indifferente, Leliana continuava ad aprire la bocca come per dire qualcosa, ma non usciva alcun suono. Sora si fece avanti, un po’ per dovere e un po’ per senso di colpa. In fondo era stato lui a liberare Sten, quindi non avrebbe mentito.
-Ehm… ecco… sono stato io.- disse, facendo più esasperare che preoccupare i compagni.
La donna anziana aggrottò ulteriormente le sopracciglia grigie e assunse la tipica espressione di una persona che scopre un atto scandaloso.
-Tu cosa?!- tuonò, infatti –Hai la minima idea di quello che ha fatto?! Ha sterminato un’intera famiglia!-
Sora si stupì, voltandosi di scatto verso Sten; anche il resto del gruppo fece la stessa cosa. Il più impaurito, ovviamente, fu Paperino, che si nascose dietro Pippo.
-Cosa…?-
-E scommetto che non te l’ha detto, vero?- riprese la venerata madre –Quelle creature sono violente per natura. Avevamo pregato affinché almeno le creature nere e bianche lo uccidessero, ma quando sono sparite, lui era ancora lì. Avrei dovuto condannarlo a morte finché ero ancora in tempo. Ora mi dici perché lo hai liberato?!-
Sora era ancora scioccato dalla rivelazione: che fosse quello “l’errore” di cui parlava Sten? Doveva esserci una spiegazione dietro quel suo gesto. Non poteva essere istinto omicida. Gli Heartless lo avrebbero preso, se così fosse stato. Stava per rispondere, mostrando il Keyblade, quando la ragazza dai capelli rossi si mise di fronte a lui.
-Ci serve aiuto contro il Flagello.- disse.
-Sorella Leliana?- fece la donna, quasi sorpresa –Cosa fate ancora qui? Non avevate detto che volevate andarvene?-
-Infatti, venerata madre. E’ quello che ho intenzione di fare.- indicò Alistair –Costui è un Custode Grigio e deve reclutare un esercito per combattere contro la Prole Oscura.-
Il citato si coprì il volto con le mani.
“Perfetto, ora sanno tutti che sono un Custode Grigio… addio copertura.” pensò.
-Ma non può farcela da solo e siamo troppo pochi per attraversare il Ferelden. Ci serve tutto l’aiuto possibile e, inoltre, lui- indicò Sten –è venuto fin qui per il Flagello e aiutarci a contrastarlo, non per seminare terrore o distruzione. Cosa penserebbe l’arishock, se venisse a sapere che avete imprigionato uno dei suoi più valorosi guerrieri?-
-Arishock…?- domandò Sora, sottovoce.
-Il capo dei qunari.- rispose Morrigan, sussurrandogli all’orecchio.
La donna sembrò credere alla ragazza. Da come si parlavano, sembrava si conoscessero, quindi, diede l’impressione di crederle.
-D’accordo.- decretò, facendo sgomentare i paesani –Mi fido di voi. E mi auguro sorveglierete accuratamente il qunari.-
-Personalmente, venerata madre.- promise Leliana, con un lieve inchino.
Ma non era ancora finita.
-Ma vi avverto, se le prossime vittime sarete voi o i vostri amici, non dite che non vi avevo avvertito.-
Con quella frase, la donna invitò i paesani a ritirarsi nelle proprie dimore. Essi obbedirono, a malincuore.
Alcuni lanciarono occhiate fulminee ai forestieri, altri lanciarono maledizioni, sottovoce, nei loro confronti.
La sorella tirò un sospiro di sollievo.
Alistair sorrise lievemente.
-Beh, che dire? E’ la seconda volta che ci salvate, sorella.- ringraziò –Immagino che non ho altra scelta se non accettare definitivamente la vostra richiesta a venire con noi…-
Anche Leliana ridacchiò.
-Pensavo avessimo già deciso alla taverna.-
-Sì, ma stavolta in maniera definitiva.-
Anche Sora si fece avanti.
-Beh, anche io ti ringrazio per avermi aiutato. Io sono Sora, e loro sono Paperino e Pippo.- ringraziò anche lui, presentandosi.
-Piacere, Sora, io sono sorella Leliana.- ricambiò Leliana –Comunque, tornando al discorso di prima, come hai fatto a liberare… Sten, giusto?-
Senza pensarci due volte, Sora evocò il Keyblade.
-Non c’è gabbia che resista con il Keyblade.- spiegò, orgoglioso –Mi è bastato puntarlo verso la serratura e clack!-
Ma Leliana sembrava essere più interessata alla forma del Keyblade che sapere come ha liberato Sten.
-E’ incredibile…- mormorò –Identica al mio sogno...-
Sora fu come confuso. Anche Alistair provava la stessa cosa.
-Non mi avevate detto di un sogno.- disse, sospettoso –Avevate detto che il Creatore vi aveva ordinato di venire con me, ma non avete detto come.-
-Ecco… ehm… è complicato da spiegare…-
Morrigan interruppe il discorso, dividendo i presenti con il suo bastone.
-Scusate se interrompo il vostro salottino, signori…- fece notare, indicando il cielo –Ma il tramonto è vicino e, per quello che mi riguarda, non abbiamo ancora trovato un posto dove dormire. Quindi, suggerirei di interrompere le chiacchiere e metterci in marcia, prima che faccia buio.-
-Sono d’accordo.- la appoggiò Sten, anche lui acido.
-Anche io!- aggiunse Paperino, nervoso.
Il resto del gruppo osservò in alto.
-Sì, in effetti, il cielo comincia a diventare più scuro…- notò Alistair, prima di riprendere il cammino verso Redcliffe –Torniamo sulla via Imperiale e preghiamo di trovare almeno abbastanza legna per accenderci un fuoco per la notte.-
-E per il cibo?- domandò, preoccupato Sora.
-Ci inventeremo qualcosa. Al limite mangiamo Paperino.-
Paperino rabbrividì.
-Quack!-
-Stavo scherzando, scusa.- sfatò Alistair, ridendo.
Pippo e il mabari erano gli ultimi a chiudere il gruppo. Il mabari, ad un certo punto, si era fermato, voltandosi indietro, ringhiando. Pippo si incuriosì.
-Che succede, cucciolo?- disse. Anche lui udì uno strano rumore. Infatti, alzò una delle sue orecchie.
Passi.
Si voltò: qualcuno si stava avvicinando.
-Ehm, ragazzi, credo che stia arrivando qualcuno…- informò, facendo attirare l’attenzione dei compagni.
Erano una mezza dozzina di persone, molto probabilmente paesani. Erano armati con flagelli, forconi e anche archi e frecce. Non sembravano intenzionati ad aiutarli contro il Flagello, anzi.
-Ho una brutta impressione, a proposito…- aggiunse Pippo.
Leliana si fece di nuovo avanti: -Tranquilli, ci penso io.-
I sei paesani si fermarono e Leliana era proprio di fronte a loro, con aria serena, come suo solito. Si schiarì la voce.
-Signori, gentili paesani…- iniziò –Ormai è tutto risolto. Il qunari verrà con noi e la venerata madre ci ha permesso di avere la sua custodia…-
-Non siamo qui per il qunari…- tagliò corto uno dei paesani, con tono greve; stava osservando Sora come fosse una preda –Ma per il ragazzino con i capelli a punta.-
Si voltarono tutti verso il ragazzo.
Sora era confuso e anche allarmato: cosa volevano da lui? Non era in quel mondo nemmeno da un giorno e non aveva commesso alcun reato.
Alistair lo avrebbe ceduto volentieri a loro, ma qualcosa non tornava: già era strano che non sapessero della sua identità da Custode Grigio. E, soprattutto, si stupì che non fossero lì per lui. Decise, pertanto, di fare da scudo a Sora, consapevole del fatto che se ne sarebbe pentito.
-E cosa volete da lui?- disse, ugualmente.
Il paesano che aveva parlato aveva un foglio in mano, ma non sembrava intenzionato a mostrarlo.
-Quello che vogliamo non è importante.- disse, secco -L’importante è che ce lo consegniate o ce lo prenderemo con la forza.-
Paperino e Pippo non esitarono: anche loro fecero da scudo a Sora.
-Non ve lo daremo mai!- disse Paperino.
-Ben detto!-
I paesani la presero come sfida, e anche il resto dei compagni si preparò.
Ma Sora notò qualcosa di strano intorno. Una strana ombra era apparsa dietro ai paesani. Un’ombra che il ragazzo conosceva anche fin troppo bene.
-Bene, a quanto pare dovremo prendercelo con la forza.- sibilò il paesano –Forza ragazzi! Prendiamo la nostra ricompensa!-
Sguainarono tutti le proprie armi. Ma non poterono sfoderare neppure un attacco: da quella strana ombra sbucarono fuori degli Shadow, sei, come i paesani, che si avventarono su di loro, affondando le loro unghie nei loro petti. Ne estrassero i cuori, che svanirono in una nube nera.
Alistair fece un balzo indietro.
-Ergh! Ma cosa…?!- esclamò.
Anche Sten sembrava sbalordito: -Non è possibile…!-
I corpi dei paesani svanirono nell’Oscurità, come succedeva con tutte le persone i cui cuori venivano estirpati.
Al loro posto, comparvero un altro tipo di Heartless: dei cani oscuri, della stessa dimensione del mabari, ma da manto viola ed ispido e gli occhi gialli. Sul petto avevano l’emblema degli Heartless. E non era tutto: apparvero anche dei Nobodies, ma non i Dusks. Avevano una sagoma quasi umana ed erano bloccati in aria, come se fossero aggrappati a qualcosa. Ognuno di loro aveva una specie di fucile nella mano destra.
-Heartless e Nobodies!- esclamò Pippo.
Sora evocò nuovamente il Keyblade, mettendosi in posizione di combattimento.
-Possiamo farcela!- esclamò, per incoraggiare il resto dei compagni.
Essi, infatti, sguainarono le proprie armi, senza timore. Leliana si guardò intorno: non aveva un’arma a portata di mano, come nella taverna.
Ma i paesani avevano delle armi: infatti, rapida, prese un arco e una faretra caduti a terra.
Per fortuna, c’erano delle frecce.
Non fu difficile, per Sora, eliminare gli Heartless; per gli altri fu più complicato. Alistair faceva il possibile per ripararsi dai loro attacchi usando lo scudo e contrattaccando di conseguenza. Morrigan alternava incantesimi di fuoco e ghiaccio, affiancata da Paperino, come avevano fatto con i banditi. Sten era l’unico a non avere un’arma, escludendo il mabari, che si avventava con ferocia sui suoi “sosia” oscuri. Ma questo non fermò il qunari, anzi. Gli bastò la forza delle sole braccia e dei suoi pugni per far svanire gli Heartless nel nulla.
Ma il problema maggiore, per quella volta, si rivelarono i Nobodies: approfittando della distrazione di Sora e i suoi compagni contro gli Heartless, puntarono i fucili verso di loro. Pippo, per fortuna, se ne accorse, con la coda dell’occhio. Dopo aver eliminato un altro Heartless, urlò: -Giù!-
Inizialmente, gli altri non compresero il senso, ma Alistair notò un laser avvicinarsi sempre di più a lui.
Per fortuna, aveva dei buoni riflessi: nonostante avesse urlato di sorpresa, riuscì ad alzare lo scudo in tempo. Un proiettile laser si era conficcato su di esso, ma non lo aveva oltrepassato.
Il giovane impallidì. “Che razza di freccia è mai questa…?” pensò, scioccato.
Anche Sora osservò quel proiettile con sorpresa, ma anche con sospetto.
“Quel tipo di proiettile… dove l’ho già visto…?”
Ma nessuno poteva permettersi di fermarsi e riflettere: mancavano solo i Nobodies da eliminare.
Non era possibile un attacco ravvicinato: continuavano a spostarsi, con il teletrasporto, se Sora o Alistair si avvicinavano per attaccarli con le proprie armi. Anzi, ebbero persino uno scontro con le proprie spade, nel tentativo di colpire il medesimo Nobody.
Tuttavia, una freccia ne colpì uno, che svanì nel nulla: era Leliana. Per tutto il tempo, aveva fatto del suo meglio, per cercare di colpire i nemici da lontano, insieme a Morrigan e Paperino, che continuavano a lanciare magie.
Anche Sora trovò il modo per eliminare quei Nobodies: appena uno di loro sparava, lui respingeva il proiettile con il Keyblade, colpendolo in pieno.
Il campo tornò di nuovo ad essere sgombro. Nessun Heartless o Nobody.
-Sorella Leliana. Devo complimentarmi di nuovo con voi.- commentò Alistair, rinfoderando le armi –E’ la terza volta che ci dovete un favore.-
La sorella ridacchiò.
-Grazie. Me la cavo bene con l’arco.-
Morrigan era ancora sorpresa e non per l’abilità di Leliana con l’arco e frecce.
-Quindi è così che nascono gli Heartless?- domandò a Sora, che annuì.
-Esatto. Proprio come ti ho spiegato.- spiegò, serio e sospettoso –E’ così che vanno a caccia di cuori. E quegli uomini dovevano avere una quantità di Oscurità nei loro cuori tale da attirarli.-
-Quindi anche quei Nobodies erano loro?-
Sora si fece più riflessivo.
-Non ne sono sicuro.- mormorò –I corpi diventano Dusks. Ma quei Nobodies non erano Dusks. E ricordo di aver combattuto anche con questi, tempo fa…-
Alistair aveva smesso di ascoltare la conversazione: qualcosa aveva attirato la sua attenzione. Il foglio bianco di uno dei paesani era per terra. Si avvicinò, con aria sospetta: perché erano così interessati a Sora? Cosa volevano da lui? E perché hanno taciuto sul contenuto del foglio.
Fu solo guardandolo che scoprì il motivo.
-SORA?!- esclamò, mostrandolo al resto dei compagni -MI DICI COSA E’ QUESTO?!-
Era davvero furioso. Il resto del gruppo gli rivolse sguardi sorpresi e minatori nello stesso momento.
Sora, Paperino e Pippo si stupirono: c’era un ritratto di Sora. E con sotto: “RESPONSABILE PER L’APPARIZIONE DELLE CREATURE NERE E BIANCHE”. Il foglio era un manifesto di cattura per lui! E con una taglia sulla sua testa!
Sora non poteva e non voleva crederci.
-Io… io…!- balbettò –E’ impossibile! Sono qui solo da un giorno! Morrigan mi ha detto che gli Heartless e i Nobodies sono qui da una settimana! E io non ero ancora arrivato!-
-Effettivamente è vero.- lo appoggiò la donna –Un tipo come Sora non passa certo inosservato, con quei capelli e con un’arma come la sua.-
-Ehi!- ribatté il ragazzo, offeso.
-Quello che voglio dire, è che se Sora fosse veramente apparso nello stesso momento in cui sono apparsi gli Heartless e i Nobodies, i manifesti sarebbero già affissi da una settimana. Invece, sembra che siano stati affissi solo… da quanto? Un giorno, circa?-
-E’ vero!- aggiunse Leliana –Prima di stamani, non avevo mai visto quel manifesto. E io sono qui, a Lothering, da tempo. I manifesti per i ricercati girano molto velocemente.-
-Sì, questo posso confermarlo anch’io.- disse Sten, dando ancora più vigore all’alibi del giovane forestiero.
-Senza dimenticare che, quando li ho visti per la prima volta nelle Selve, mi sembravano spaesati e confusi, addirittura sorpresi di vedere quelle creature. Non quanto ho raccontato loro del Flagello. Questo può confermare la loro permanenza di un giorno, qui, nel Ferelden. Quindi, per me, sono innocenti.-
-E se anche fossero responsabili, a che scopo eliminarli?- concluse Leliana, accordando con Morrigan.
Sora, Paperino e Pippo avevano un alibi di ferro. Ma Alistair non sembrava ancora convinto. Se non loro, chi?
Pippo si ricordò di un particolare.
-Pensate sia opera dell’OrganizzazioneXIII?-
Sora ebbe come un’illuminazione: i Nobodies cecchini! E i proiettili laser! Ecco cosa gli ricordavano.
-Certo! Questo spiegherebbe tutto! Ecco cosa mi ricordavano quei Nobodies!- ricordò.
-I tipi a cui state dando la caccia?- domandò Morrigan –Quelli che indossano il cappotto nero?-
-Sì, non ci sarebbero altre spiegazioni. E penso di sapere chi sia, basandomi sui Nobodies che abbiamo appena affrontato. Se le mie ipotesi sono esatte, deve aver convinto il vostro re a farci passare per fuorilegge, mentre invece è lui a comandare gli Heartless e i Nobodies, da queste parti.-
L’alibi era di ferro, ma Alistair era ancora dubbioso nei confronti dei tre forestieri. Voleva fermare il Flagello, e accettava ogni tipo di aiuto che veniva a lui offerto, ma poteva fidarsi di chi aveva intorno?
Sora intuì il dubbio nel giovane.
-Alistair, lo so che è strano e difficile, ma devi fidarti di me.- indicò anche Paperino e Pippo -Di noi. Vogliamo aiutarti nella tua impresa, e vogliamo eliminare gli Heartless e Nobodies. Pensa se i nostri scopi coincidessero.-
Un collegamento tra Prole Oscura con gli Heartless e i Nobodies? Assurda, ma forse plausibile. Ma Alistair non aveva altra scelta: Sora gli serviva contro gli Heartless e Nobodies. Ancora non si fidava appieno di lui, ma non poteva abbandonarlo. Avrebbe vagato nel Ferelden, senza trovare il suo obiettivo. E se le parole dei compagni erano esatte, il Ferelden sarebbe caduto non solo per mano della Prole Oscura.
-Meglio proseguire.- si limitò a dire, con tono greve e sguardo basso, proseguendo in avanti.
Sora, Paperino e Pippo chiusero il gruppo.
-Maledetta Organizzazione XIII…- mormorò Sora, serrando le labbra –Sempre quando c’è una catastrofe…!-
-Sì, ma noi siamo qui per gli Heartless e i Nobodies e per… quell’altra cosa, Sora…- aggiunse Paperino, lanciando un’occhiata fulminea al ragazzo.
Questi sospirò.
-Ho capito, lo so. Ma non possiamo lasciare Alistair da solo contro quelle creature mostruose.-
-E poi c’è anche quel tale, Login… Logan… Logar…-
-Loghain.- corresse Paperino.
Sì, lui. Non so perché, ma ho come l’impressione che l’Organizzazione XIII c’entri qualcosa con il suo tradimento ad Ostagar…-
-Conoscendo quei tizi, non mi stupirebbe.-
-Ehi, di cosa state parlottando, voi tre?- domandò Morrigan, voltandosi indietro, con aria maliziosa. Lei era tra il gruppo di Alistair e i tre forestieri. Aveva solo sentito qualche parola sparsa qua e là.
Stavano salendo tutti una rampa che li avrebbe riportati sulla Via Imperiale.
Sora mise le mani sulla nuca.
-Niente.- disse, osservando in alto, indifferente.
-Ma se non stavate parlando di niente, perché parlavate, allora?-
-Cose nostre personali.-
-Riguarda le strane creature? I tizi con il cappotto nero?-
-Non dico niente.-
-Sora… non ti conviene dire le bugie.-
-Non sto mentendo.-
-Posso farti esplodere la testa, se ti ostini.-
Sora impallidì.


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Note finali: a tutti i fan di DA: come avrete capito, non ho voluto mettere Bodhan e Sandal. Diciamo che per questa storia si sarebbero rivelati inutili e di troppo. Dopotutto, che mondo di KH sarebbe, se omettiamo alcuni personaggi? XD

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Capitolo 7
*** Due Custodi ***


Note dell'autrice: da qui si noteranno delle "somiglianze" tra Custodi del Keyblade e Custodi Grigi e il significato del titolo dell'intera fanfiction. Mi sto quasi divertendo a scrivere questo Crossover... ^^


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Una valle completamente colma di Prole Oscura.
Un drago che solcava i cieli, ruggendo, come per impartire un ordine.
Il mondo sembrava tremare al suo ruggito.
In lontananza, una città in fiamme.
Alistair si svegliò di soprassalto, emettendo una lieve sincope.
Era solo un sogno.
Si guardò intorno: era al bivacco. Gli altri compagni stavano ancora dormendo.
Ma ciò non sembrò calmarlo, anzi. Era come preoccupato.
-Ti stavi agitando nel sonno.-
Alistair si voltò verso dove aveva sentito la voce: Sora. Era seduto di fronte al fuoco, abbracciando le ginocchia. Aveva l’aria preoccupata.
-Odio gli incubi.-
-Anche io.- sbadigliò -E tu perché sei ancora sveglio?-
Prima che il sole tramontasse del tutto, erano riusciti a trovare un punto dove accamparsi per la notte. Sten, Pippo, il mabari e Alistair erano andati a raccogliere della legna, mentre Leliana era riuscita a convincere dei contadini a dare loro almeno un po’ di pane e formaggio, giusto per non raggiungere Redcliffe a stomaco vuoto.
E Morrigan accese il fuoco, con la sua magia.
Ma dovettero dormire per terra, senza tende, senza teli. Era solo il fuoco del bivacco a tenere caldo l’intero gruppo.
-Faccio fatica a prendere sonno.- spiegò il ragazzo, continuando ad avere l’aria preoccupata –Ho  una specie di insonnia, credo. Ma qualunque cosa sia, è peggiorata dal mio ultimo viaggio.-
-Perché? Cosa è successo?-
-Beh… diciamo che stavo di nuovo dando la caccia ai miei nemici. Ma loro sono riusciti a farmi attirare in una specie di trappola del sonno, o cose simili. E’ complicato da spiegare. Ma mi hanno fatto sentire… debole, inadeguato. Se non fosse stato per il mio migliore amico, non mi sarei mai svegliato. Da allora non riesco più a dormire, in parte per non farmi più prendere di sorpresa dai miei nemici. Ma quella avventura mi ha fatto dubitare di me stesso, a tal punto da domandarmi se sono ancora degno di possedere il Keyblade.-
Alistair non fu confuso dalle sue parole: anzi, sembrava che non fosse la prima volta che sentisse parole simili.
Si alzò e si avvicinò a Sora.
-Ti hanno intrappolato nell’Oblio? Come un demone?-
Fu il ragazzo ad essere confuso.
-Eh?- fece, inclinando la testa.
-L’Oblio, il mondo dei sogni. Ma anche la dimora dei demoni. Non sai cosa sia?-
-Beh, veramente… è la prima volta che ne sento parlare. E perché hai parlato di… demoni?-
Anche Alistair fu confuso: Sora non sapeva cosa fosse l’Oblio? Ma poi si ricordò che non era del Thedas.
-I demoni sono abitanti dell’Oblio, Sora. Possono essere di vari tipi: della superbia, dell’invidia, della gola, dell’avarizia, della pigrizia e del desiderio. Fatto sta che cercano sempre un modo per accedere al nostro mondo. Le loro prede preferite sono i maghi, per via dei loro poteri, credo. E se i maghi cedono alle loro parole, alle loro proposte, i demoni entrano dentro di loro e li tramutano in abomini.-
Sora impallidì.
-A-abomini…?!-
-Esseri abnormi, ma dotati di intelligenza.-
-Abnormi nel senso… più brutti dei Prole Oscura…?-
-Decisamente.-
Sora non si sarebbe mai abituato alle stranezze di quel mondo.
“Beh, effettivamente, qualcosa di simile mi sarebbe accaduto, se Riku, il Re e Lea non fossero intervenuti, nel mondo dei sogni…” ricordò, dal suo ultimo viaggio, quando Master Xehanort aveva cercato di impossessarsi del suo cuore. Ma non poteva rivelarlo ad Alistair.
-Ma tipi come noi non rischiano di divenire abomini, stai tranquillo.- rassicurò questi, mettendogli una mano sulla schiena. Ma ciò non fece calmare il ragazzo. O forse un pochino sì.
Doveva trovare un altro argomento.
-Comunque, sì, ho avuto un incubo, prima.- rivelò –E no, non sono stato tentato da nessun demone. Ho sognato la Prole Oscura e l’arcidemone.-
-Arcidemone?-
-Il capo dei Prole Oscura. La leggenda narra che sia l’anima corrotta di uno degli Antichi Dei del Tevinter. Morrigan ti ha parlato del Tevinter?-
-Sì, qualcosa.-
-Allora ti avrà raccontato dei culti praticati dagli antichi magister. E con l’avvento della Prole Oscura, anche i loro “dèi” si sono corrotti, diventando arcidemoni. Lo scopo di noi Custodi Grigi è eliminare l’arcidemone. Così porremo fine a questo maledetto Flagello.-
-Vorrai dire TU porrai fine al Flagello.-
Alistair cambiò umore. Divenne malinconico, quasi quanto lo era Sora, poco prima.
-Già, ora ci sono solo io…-
Restarono entrambi in silenzio. Sora osservò in alto: vide tante stelle. Tanti mondi. Tutti sopra la sua testa. Si chiese dove fossero le Isole del Destino. Da lontano era impossibile capirlo.
-Dimmi una cosa, Sora…- riprese Alistair, rompendo il ghiaccio –La tua spada… il… Keyblade…? Posso prenderla un attimo?-
Il ragazzo non ci pensò un secondo: evocò il Keyblade, porgendolo al giovane.
Questi lo prese, esaminandolo accuratamente.
-Affascinante…- commentò, sorpreso –Una chiave gigante in grado di stendere i nemici. Questa mi mancava.-
Il Keyblade si illuminò, svanendo dalle mani di Alistair, cogliendolo di sorpresa: ricomparve tra le mani di Sora.
-Anche questa è una sua caratteristica.- spiegò, tornando sereno –A differenza di qualsiasi altra spada, è il Keyblade a scegliere il suo possessore, non il contrario.-
Alistair era sempre più affascinato.
-Chiunque è in grado di brandire un Keyblade?- domandò, infatti.
-Serve un cuore forte, un’anima tenace, una volontà di ferro.- osservò la sua spada –Diciamo che, nel mio caso, mi ha salvato la vita…-
-Cosa è successo?-
-E’ stato circa due anni fa. Io vengo da un’isola. Decisamente molto più calda del Ferelden.-
-Lo so, mi dispiace. Fa sempre questa impressione ai forestieri. Nemmeno da abitante riesci ad abituarti al freddo.-
-La vita scorreva tranquilla. Ma poi… beh… la mia isola è stata attaccata dagli Heartless, e poi distrutta. Avrebbero distrutto anche me, se non fosse apparso il Keyblade.-
-Cosa è successo alla tua isola?- Alistair provò pena per Sora: si rese conto che nemmeno lui aveva una vita agiata.
-Distrutta dagli Heartless, inghiottita dall’Oscurità. Così distruggono i mon… ehm! I regni.- era riuscito a correggersi in tempo; si ricordò dell’ordine dei mondi –I miei genitori e i miei amici erano come scomparsi. Per fortuna sono riuscito a scappare. Durante la mia fuga, ho incontrato Paperino e Pippo. Stavano cercando me, o meglio, il custode del Keyblade, e da allora abbiamo viaggiato insieme per sconfiggere gli Heartless e i Nobodies, per evitare che altri luoghi facessero la stessa fine della mia isola.-
-Oh, quindi non hai più una casa? E che ne è stato della tua famiglia e dei tuoi amici?-
Sora dovette mentire, di nuovo. Ma solo su dove proveniva.
-No, i miei amici li ho ritrovati e stavano bene. E uno di loro, il mio migliore amico, brandisce anche lui un Keyblade. Per quanto riguarda la mia casa, non c’è più. Quando gli Heartless distruggono qualcosa, è distrutto per sempre. Io, Paperino e Pippo siamo in costante viaggio.- disse, cercando di essere credibile –E come te con l’arcidemone, dobbiamo eliminare definitivamente l’origine degli Heartless e Nobodies.-
Forse erano molto più simili di quanto Alistair credesse. Le loro missioni, il loro dovere, il prezzo da pagare per il loro potere…
Si alzò in piedi.
-Senti… ehm… visto che entrambi siamo svegli…- propose –Che ne dici di fare una camminata qui nei dintorni? Non avverto la presenza dei Prole Oscura, al momento. Ma spero di non subire un attacco a sorpresa degli Heartless e Nobodies…-
Entrambi risero.
Sora accettò senza pensarci.
-Sì, ma certo. Comunque, nemmeno io avverto la presenza degli Heartless o Nobodies.- assicurò, alzandosi anche lui.
Non si allontanarono molto dal bivacco. Era più un giro di ronda, come due soldati.
-Parlami di te, Alistair.- iniziò Sora –Io ti ho raccontato di me, ora tocca a te fare lo stesso. Come… che so… raccontami come si diventa un Custode Grigio! Cosa vi rende diversi dalle altre persone?-
Il giovane ridacchiò, prima di fare spallucce.
-E’ semplice, bevi il sangue di Prole Oscura, ti rimane incastrato in gola e patisci una serie di dolori insopportabili, prima di svenire.-
Quella spiegazione deluse il ragazzo.
-Tutto qui? Nient’altro? Basta bere il sangue di quelle creature per essere come te?-
Alistair sospirò, strofinandosi una mano sul volto.
-Come siamo curiosi, qui…- borbottò –Va bene, sarò più chiaro. Quasi come con il Keyblade, solo chi è più degno riesce a divenire un Custode Grigio. Non beviamo solo il sangue dei Prole Oscura. Mi sembra sia coinvolto del lyrium, poi un qualcosa dei maghi, non l’ho mai capito bene. Però, dovevamo bere ugualmente il sangue. Io sono Custode Grigio da sei mesi, circa. Eravamo in quattro, durante l’Unione, ma solo in tre siamo sopravvissuti.-
-In che senso “sopravvissuti”? Avete lottato?-
-No, nessuna lotta. Il sangue dei Prole Oscura è una specie di… veleno, ecco come definirlo. Non tutti riescono a sopportarlo, quindi muoiono prima ancora di combattere contro i Prole Oscura. Io sono sopravvissuto e questo mi basta.-
La chiave e il sangue… in entrambi i casi dovevi mostrarti degno, per ottenerli.
Anche Sora comprese la loro somiglianza.
-E prima di diventare un Custode Grigio, che cosa eri?- domandò, più curioso che mai.
Alistair sospirò di nuovo.
-Beh, per spiegarti bene tutto, devo cominciare dal principio…- mormorò, grattandosi dietro la nuca –Innanzitutto, sono un bastardo. Nel senso… che non ho un padre, non nel senso… hai capito, no? Comunque, mia madre era una delle serve del castello di Redcliffe, e morì poco dopo avermi dato alla luce. Arle Eamon ha acconsentito a tenermi con sé. E tanto per essere chiari, non dormivo nelle stanze, tra lenzuoli di seta, ma nelle stalle.-
-Arle Eamon?- ricordò Sora –Lo stesso uomo dove dobbiamo andare?-
-Sì, lui. E’ un brav’uomo e gli devo molto.-
-Sicuro che non fosse tuo padre? Hai detto che tua madre era una sua serva…-
-Sì, ma posso assicurarti che Eamon non è mio padre. Ma si è sempre comportato con me come se lo fosse. Ma poi tutto è cambiato da quando si è sposato. Una donna troppo giovane per lui e orlesiana, come Leliana, ma lui l’amava tantissimo. Tuttavia, a lei non piacevo io. Giravano voci che fossi il figlio bastardo di Eamon e questo le dava fastidio. Poi è rimasta incinta e ha deciso di mandarmi via.-
-No! Che razza di…!- imprecò Sora, dispiaciuto per l’amico.
-In compenso…- lo interruppe Alistair –Poteva andarmi peggio. Sono stato inviato ad un monastero non così lontano da Redcliffe. Eamon veniva a trovarmi spesso, ma io… beh… non gradivo le sue visite. Lo incolpavo di avermi mandato in quel posto, di non tenere a me e roba simile. Pensa che, quando dei templari erano giunti al castello per portarmi laggiù, ho scagliato contro il muro l’amuleto che portavo al collo, da quanto ero furioso e deluso da Eamon. Quell’amuleto era l’unico ricordo di mia madre e io l’ho ridotto in frantumi.-
Sospirò, melanconico e pieno di rimorsi.
Sora gli prese un braccio.
-Capita di essere furiosi, quando qualcuno che ami ti delude.- disse, cercando di sollevarlo.
-Aveva persino smesso di venirmi a trovare, dopo un po’ di tempo.- riprese il giovane, lieto di quel gesto –Non era male, vivere in quel monastero. A parte sorbirmi le prediche della venerata madre, ma quello è un altro discorso. Dopo qualche anno, Duncan mi ha scelto per entrare nei Custodi Grigi.-
-Duncan? Nelle Selve avevi fatto il suo nome. Chi era? Il tuo mentore?-
-Un Custode Anziano. Girava per tutto il Ferelden, alla ricerca di nuove reclute. Da un certo punto di vista, mi ha liberato dalla vita noiosa del monastero e dalle grinfie della venerata madre, e gliene sono grato. Un uomo come pochi. Eccellente guerriero e altrettanto saggio. Era severo, ma giusto. Io lo ammiravo molto. Non so molto della sua vita prima che divenisse Custode Grigio. Sapevo che veniva da lontano, dalle Anderfel, credo.-
Cambiò espressione; c’era qualcosa di strano nel suo tono: nostalgia, tristezza, rimorso.
Sora lo intuì.
-Cosa gli è successo…?- domandò, curioso e preoccupato.
Alistair sospirò.
-Ostagar.- disse, abbassando lo sguardo –E’ morto durante la battaglia di Ostagar.-
Sora comprese l’umore dell’amico.
-Oh, mi dispiace, non dovevo chiederlo, forse…-
-Non fa niente. Non lo sapevi. Lui e il re avevano concordato sull’inviare me e i nuovi Custodi alla Torre di Ishal, dove avremmo inviato il segnale a Loghain per attaccare i Prole Oscura…-
-Che non è mai arrivato.-
-Esatto. E per colpa sua, Duncan e tutti i miei amici sono… sono…-
Dei singhiozzi preoccuparono il ragazzo: Alistair stava piangendo. Da come ne aveva parlato, i Custodi Grigi erano divenuti la sua nuova famiglia. E perdere una famiglia è un colpo troppo grosso, non importa quanto forte sia il cuore. La sua reazione era del tutto normale. Sora non poteva certo biasimarlo.
Gli prese di nuovo un braccio.
-Ehi, non temere.- lo rincuorò –Loghain avrà quello che merita.-
Alistair sorrise. Era grato per quei tentativi di risollevargli il morale, ma non poteva illudersi. La strada sarebbe stata ardua.
Qualcosa di inaspettato li prese alle spalle.
-ALLORA! Di cosa parlottate voi due?!-
Alistair e Sora sobbalzarono, quasi urlando: era Leliana. Per fortuna.
Non aveva più la sua tunica da Chiesa: usciti dalla via Imperiale, il gruppo si era imbattuto in una banda di briganti, che sconfissero facilmente. Sten aveva preso uno spadone, da uno di loro; Leliana, invece, si era appropriata di un’armatura di cuoio indossata dall’unica donna del gruppo, per avere più libertà nei movimenti e per avere una protezione contro eventuali attacchi nemici.
-Non fatelo… mai più!- rimproverò Alistair, ancora scosso –Credevo fossero i… come si chiamano…?-
-Heartless?-
-Sì, quelli! Grazie, Sora.-
-Io avrei detto i Prole Oscura.-
-No, li avrei percepiti.-
La sorella ridacchiò.
-Scusate, non ho saputo resistere.- si scusò, con la sua voce dolce e flautata –Mi sono svegliata poco fa, vi ho visti che vi stavate allontanando e ho deciso di seguirvi.-
I due ragazzi furono leggermente inquietati dall’ultima frase.
-Ci stavi seguendo…?- mormorò Sora.
Leliana li osservò entrambi, confusa.
-Cosa…? Voi credete che…?- si mise a ridere –No! Ma cosa andate a pensare? E’ solo che… mi sentivo un po’ sola, ecco tutto… gli altri stanno ancora dormendo…-
-Ahh…!- fecero i due ragazzi, tirando un sospiro di sollievo.
-Oh, e c’era un’altra cosa di cui volevo parlarvi.- si ricordò la sorella –Si tratta di quello che stavo per dirvi a Lothering.-
Anche Alistair ricordò.
-Sì, quando avete detto che volevate venire con me perché il Creatore ve lo ha ordinato…?-
-E hai anche osservato il Keyblade come se non fosse la prima volta che lo avevi visto.- aggiunse Sora, ricordando anche lui –Anzi, avevi persino detto di averlo sognato!-
-Ecco, è questo il punto.- tagliò corto lei –Le due cose sono collegate.-
Alistair e Sora erano sempre più confusi: Leliana era molto criptica.
Ella sospirò, per raccogliere i pensieri.
-E’ successo tutto due notti fa.- raccontò -Ho fatto un sogno orrendo. Il Ferelden era sommerso dall’Oscurità e io stavo scappando, salendo fino alla cima di una montagna. Poi sono caduta, nel vuoto. Era davvero orribile. Ma poi una luce mi abbagliò e avevo in mano una spada come la tua, Sora. Mi è basato puntarla in avanti, per eliminare il buio. Poi mi sono svegliata, e sono uscita in cortile, come facevo tutti i giorni. C’era un cespuglio, lì, il più brutto che avessimo mai visto, sterile, marrone. Ma quel giorno ho visto una rosa. Era sbocciata una bellissima rosa. L’ho interpretata come un messaggio del Creatore, che mi diceva che anche nei momenti più bui possono nascere cose belle e io dovevo proteggerle, a qualunque costo.-
Sora ascoltò tutto con interesse: Leliana aveva sognato di brandire un Keyblade. Il suo sogno gli ricordò il giorno in cui le Isole del Destino erano state distrutte dagli Heartless. Stava proprio vagando nel buio, quando il Keyblade aveva fatto la sua comparsa, illuminandolo con la sua luce e liberandolo dall’Oscurità.
-Sì, molto interessante…- commentò Alistair, sarcastico –E la parte dove il Creatore vi chiede di unirvi a me, nella mia missione di unire il Ferelden contro il Flagello?-
-Inizialmente, beh… forse ho un po’ enfatizzato questo punto…- ammise, quasi imbarazzata –Ma quando ho sentito che eravate l’ultimo Custode Grigio, ho sentito come il dovere di unirmi a voi, per difendere tutto ciò che il Ferelden ha ancora di buono e bello. E poi ho visto Sora e il suo Keyblade, e ho sentito che c’era un legame con il mio sogno. Questo ha fatto accrescere la mia determinazione a unirmi a voi.-
Le sue parole convinsero il Custode Grigio: Leliana era orlesiana, ma non sembrava subdola o bugiarda, come si diceva fossero gli orlesiani.
-Beh… avendo anche notato le vostre abilità in battaglia…- concluse –Non me la sento di mandarvi via.- osservò da un’altra parte –Forse è meglio tornare al bivacco. Magari gli altri si sono svegliati. Prima andiamo a Redcliffe, meglio è.-
Alistair camminò seguito da Leliana e Sora, che camminarono affiancati.
-Quindi, Leliana…- disse il ragazzo, per rompere il ghiaccio –Ti hanno insegnato al monastero a combattere così?-
Lei fu come divertita.
-Così come?-
-Beh, come fai tu. Hai davvero una bella mira con l’arco. Non sbagli quasi mai un colpo.-
-Oh, grazie, sono lusingata. Beh, non sono sempre stata una sorella, sai? Ho viaggiato molto, e lo sai bene, essendo anche tu viaggiatore, che dobbiamo arrangiarci, in qualche modo.-
-Beh… suppongo tu abbia ragione.- commentò il ragazzo, mettendosi le mani dietro la nuca –Eri una semplice viaggiatrice, quindi?-
-Beh, più o meno. Per essere più specifici, ero una barda.-
-Una barda?-
-Giravo il Thedas, soprattutto Orlais, cantando storie. Veniamo sempre paragonati ai menestrelli, ma non siamo proprio menestrelli. Siamo spie, assassini, abbiamo un patrono, veniamo pagati per intrattenere i nobili, ma anche per uccidere dei nobili.-
Sora impallidì.
-U-uccidere…?-
-Sì, purtroppo sì. La politica di Orlais è complicata. Ogni nobile cerca di uccidersi l’un l’altro per il potere. E noi bardi siamo i loro mezzi per farlo.-
-Quindi hai ucciso delle persone…?-
-Sì.- notò lo sguardo intimorito del ragazzo; le fece quasi tenerezza -Oh, ma non temere, Sora.- rassicurò, dandogli una carezza -Non ho intenzione di fare del male a te o agli altri. Quei tempi sono finiti, ormai.-
Sora tirò un sospiro di sollievo.
-Ah, menomale…- ridacchiò.
Alistair, ad un certo punto, si fermò: sembrava inquieto.
-Ehm, Sora…- disse –Hai presente quando poco fa ti ho parlato dell’Oblio e di chi ci abita dentro…?-
Il ragazzo ricordò.
-Sì, mi hai detto che è la casa dei demoni, perché?-
-Credo che il tuo amico papero abbia un problema…-
Tornati al bivacco, infatti, Alistair notò qualcosa di storto: Paperino si stava come agitando nel sonno. Mormorava qualcosa, tipo lamento, e si girava di continuo.
Poi scattò in piedi, prendendo il suo scettro, tenendo gli occhi chiusi.
-QUACK! VIA! SCIO’! PUSSA VIA!- starnazzò, lanciando fulmini ovunque.
Le sue urla svegliarono il resto del gruppo, primo di tutti Pippo.
-Che succede?!- esclamò Morrigan, mettendosi a sedere sul terreno.
Uno dei fulmini si stava avvicinando a Sora, Alistair e Leliana, soprattutto a Leliana. Lei non sapeva cosa fare: era bloccata. Si coprì gli occhi, urlando.
-Leliana!- esclamò il ragazzo.
In quel momento, Alistair si mise di fronte alla sorella, allungando una mano aperta in avanti.
-ATTENTA!-
Il fulmine venne come assorbito. No, svanito. Di fronte alla mano di Alistair era apparso un cerchio azzurro, che assorbì il fulmine. No, esso svanì proprio.
Alistair sorrise, soddisfatto.
-Beh, almeno non ho perso l’allenamento…- disse, chiudendo la mano e osservandola come se nulla fosse avvenuto.
Ciò stupì Sora.
-WOOOW!- esclamò, ammirato –Ma come ci sei riuscito?-
-Addestramento templare.- spiegò, orgoglioso –Quello che facevo, prima di diventare Custode Grigio. Possiamo vanificare gli effetti delle magie. Duncan mi ha reclutato prima che prendessi i voti finali. E aggiungerei, “per fortuna”…-
Gli occhi di Sora furono illuminati da strana luce, e il suo cuore stava per scoppiare dall’emozione.
Prese Alistair per un braccio, saltando come un grillo.
-INSEGNAMELO, DAI! INSEGNAMELOINSEGNAMELO, TIPREGOTIPREGOTIPREGOTIPREEEEEEEEGOOOOO!!!- implorò, urlando come se Alistair fosse lontano. Lo stava implorando persino con gli occhi e lo sguardo da cane bastonato.
Il giovane lo fissò perplesso.
-No.- decretò, liberandosi dalla presa, facendo spezzare il cuore al ragazzo.
-NO?! Ma perché?!-
-Perché questo è un segreto da templare. Se te lo rivelassi, tu e la tua bocca larga lo urlereste a mezzo mondo.-
-Non lo dirò a nessuno, promesso! Dimmi come si fa, ti preeeeego!- si era messo persino in ginocchio e camminava con le rotule, in posa di preghiera.
-Sì, come avevi detto che non avresti detto a nessuno che ero l’ultimo Custode Grigio rimasto.-
-Signori, volete stare zitti?!- esclamò Morrigan, ponendo fine alla discussione –Qui c’è un problema più serio delle vostre paranoie…-
Paperino non si era ancora ripreso dallo spavento: si era chiuso a riccio, tremando e gemendo. Non era un semplice incubo, era molto di più.
Pippo cercò di rincuorarlo, accarezzandogli la testa; anche il mabari strofinò il suo muso sulle sue mani.
Sora si allarmò e corse da lui, seguito da Alistair.
-Paperino, tutto bene?- domandò, preoccupato –Hai fatto un brutto sogno?-
Paperino lo fulminò con lo sguardo.
-Un brutto sogno? UN BRUTTO SOGNO?!- starnazzò, saltando a mezzo metro d’altezza, agitando le braccia, nervoso –SOGNARE DI LUCIDARE LE MONETE DI MIO ZIO E’ UN BRUTTO SOGNO! QUESTO ERA UN VERO E PROPRIO INCUBO!-
Anche Leliana si unì al gruppo: aveva qualcosa in mano, un calice di legno con dell’acqua calda.
-Bevi, ti sentirai meglio.- informò, con la sua voce dolce.
Paperino la prese, senza cambiare espressione.
-Grazie.- bevve il contenuto, senza domandare cosa fosse; ma continuava a tremare –Non so dove ero, stavo camminando per una strada strana e vedo uno strano essere di fronte a me.-
-Uno strano essere…? Che tipo?- domandò, curioso, Alistair.
-Un… non so cosa fosse.- balbettava e gesticolava tremando; era ancora scosso -Aveva il corpo di una donna, ma la testa con delle enormi corna da ariete. Mi aveva fatto una proposta, non ricordo che cosa..-
Morrigan si mise a pensare.
-Si direbbe un demone del desiderio, basandomi sulle tue descrizioni.- spiegò, indifferente –Come dice il nome, scruta dentro le persone, specialmente i maghi, alla ricerca del loro più grande desiderio. E se le mie supposizioni sono esatte, voleva proporti qualcosa, in cambio del tuo corpo e della tua anima per entrare in questo mondo, giusto?-
Paperino cercò di ricordare. Sì, la strana creatura gli aveva rivolto quelle parole. Ma non dirette, come Morrigan.
-Tu vuoi tornare come prima, vero?- gli aveva sibilato, con voce flautata e profonda -Prima della tua avventura in tutti i mondi, costantemente attaccato da Heartless, Nobodies, l’OrganizzazioneXIII… no, tu vorresti diventare re del tuo mondo. Ricordi la tentazione che avevi, mentre tu e i tuoi amici eravate nel passato? Avevi l’occasione di cambiare il tuo destino, ma Pippo e Sora te lo hanno impedito. Ma io posso realizzarlo. Se lascerai che io diventi te, posso realizzare il tuo desiderio.-
Paperino lo riportò per filo e per segno.
-Mi sono lasciato prendere dal panico, ed è qui che mi sono svegliato.- concluse.
Sora e Pippo si osservarono. Ricordavano perfettamente quel viaggio nel passato: tornati al Castello Disney, Paperino aveva osservato il portale per il passato, elucubrando pensieri oscuri. Sì, cambiare il passato a proprio vantaggio era una tentazione enorme.
Morrigan rifletté.
-Beh, è stato un miracolo se ti sei svegliato.- spiegò.
Paperino fu nuovamente allarmato e curioso nello stesso tempo.
-Perché? Cosa sarebbe successo, se avessi accettato?-
-Semplice, saresti diventato un abominio.-
-A-abominio…?-
-Esseri mostruosi dotati di una grande intelligenza. Praticamente la tua mente insieme a quella del demone. Cambi forma, ma diventi più forte ed intelligente.-
Bastò la parola “mostruosi” per far impallidire Paperino e tremare di nuovo. Impallidì tanto che persino il becco e le zampe divennero albine.
-C’è modo di liberarsi?- domandò il ragazzo.
-L’unico modo è eliminare l’abominio.- rispose Alistair –Ma ciò comporta la morte del mago stesso.-
Sora e Pippo si misero di nuovo in posa riflessiva.
-Beh, allora dobbiamo stare attenti con Paperino.- informò Sora –Cede facilmente alle tentazioni.-
Pippo annuì.
-E’ già successo in uno dei nostri viaggi. Era vicino a rubare un tesoro maledetto. Per fortuna non l’ha fatto.-
Da spaventato, Paperino divenne offeso e furioso.
-EHI! COSA VUOI INSINUARE CON QUESTO?!- esclamò, saltando e agitando i pugni.
I presenti ridacchiarono (escluso Sten). Poi Alistair guardò in alto.
-E’ ancora notte e siamo tutti svegli.- notò, sorridente, nonostante il tono serio -Io ne approfitterei per riprendere il cammino verso Redcliffe. Se Eamon è davvero malato, non possiamo perdere tempo.-
-Sono d’accordo.- affermò Sten, secco come al solito –Abbiamo perso anche fin troppo tempo.-
Sora e Leliana sbuffarono, pensando la medesima cosa: “Perché è così noioso…?”
Qualcosa cadde da una borsa, appena Pippo la sollevò da terra per portarla sulla spalla: un piccolo bastone.
Morrigan si fece seria e curiosa nello stesso tempo.
-Ehi, cos’hai lì, Pippo?- domandò, indicando con il mento l’oggetto caduto.
Pippo si voltò, notando a cosa la donna si stesse riferendo.
-Oh, questa?- fece, raccogliendolo –Mentre stavo aiutando Sten a raccogliere legna, oggi, io e il cucciolo ci siamo imbattuti in un commerciante. Mi ha mostrato questa, dicendomi che me lo avrebbe dato gratis. Ha detto che è… una verga di controllo, giusto, cucciolo?-
Il mabari abbaiò, come per affermare.
Alistair prese parte alla conversazione, interessato.
-Una verga di controllo? Tipo per comandare un golem?-
-Sì, ha detto così!-
-Un golem?- domandò Sora.
-Mostri di pietra dotati di un’anima.- rispose Morrigan, poi tornando a parlare con Pippo –E perché questo tipo ti avrebbe dato una verga di controllo?-
-Beh… ehm… diceva di volersene sbarazzare, perché non sapeva cosa farsene e io l’ho trovata carina. E poi, ha detto che serve per controllare un golem. E se i golem sono come li hai descritti tu, Morrigan, non pensate potrebbe aiutarci nel Flagello, contro i Prole Oscura? Tu cosa dici, Alistair?-
Alistair ci fece un pensiero. Poi osservò i presenti.
-Beh, l’idea non è per niente malvagia.- decise –Ma sì, un gigante di roccia può combattere quanto dieci sodati! Ti ha anche detto dove possiamo trovarlo questo golem, Pippo?-
-Sì, in un villaggio chiamato Honolulu, Honalì, Honnowi…-
-Honnleath?- tagliò corto Morrigan.
-Sì, Honnleath!-
-Si trova poco più a sud di Redcliffe…- rifletté Leliana.
-Ottimo. Allora prima andiamo a Redcliffe e poi a Honnleath.- decise Alistair, stirandosi la schiena –Per il golem c’è tempo, ma non per Eamon. Andiamo!-




 

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Capitolo 8
*** L'orda di ombre ***


Era l’alba quando il gruppo scorse qualche abitazione in lontananza.
-Ehi! Siamo arrivati!- annunciò Alistair, facendo un gesto agli altri, come per salutarli.
Sora sbadigliò; non avevano subito attacchi di alcun tipo, nella notte, né da Heartless, né da Nobodies, neppure dai Prole Oscura. Ma Paperino continuava a guardarsi intorno, tremando, abbracciando il suo scettro. Non aveva fatto altro, da quando avevano ripreso il cammino per Redcliffe.
Leliana aveva provato a parlargli, per calmarlo.
-Ehi, Paperino…-
Ma lui era scattato in alto, con lo scettro pronto per il combattimento.
-QUACK! CHI E’?!-
Dopo aver udito le parole di Morrigan sui maghi, i sogni, gli abomini e i demoni aveva i nervi a mille. Difficilmente sarebbe riuscito a prendere sonno da quel momento in avanti.
Di fronte a loro scorsero un castello sovente un promontorio. Il villaggio di Redcliffe sorgeva intorno ad esso, bagnato dalle acque di un lago.
Stando quanto raccontato da Leliana e anche da Morrigan, quel lago era il lago Calenhad, così chiamato in onore del primo re del Ferelden, primo dei Theirin, detto il Cavaliere d’Argento, che combatté contro le tribù degli Alamarri, primi abitanti del Thedas.
Sora, Paperino e Pippo si mostravano molto interessati alle leggende del Ferelden. Quel mondo faceva paura, ma era, nello stesso tempo, affascinante, con le sue leggende.
Alistair, prima a capo del gruppo, si era fermato in un punto panoramico, ammirando il castello e il villaggio.
Sora si voltò indietro, mentre gli altri proseguivano, raggiungendo il giovane.
-Alistair…?- fece, preoccupato –Tutto bene?-
-E’ incredibile come sembri più piccola di quanto mi ricordi…- fu il solo commento –Per il Creatore, sembra essere passata un’eternità dall’ultima volta che sono stato qui…-
-Beh, sarai contento di essere a casa.- cercò di rassicurarlo il ragazzo, prendendogli un braccio.
-Starò molto meglio quando scoprirò cosa è successo ad Eamon. Muoviamoci!-
Dovevano solo attraversare un ponte, accostato ad una cascata, ed una strada in discesa per entrare nel villaggio.
Sora ne approfittò per bere, appena fu vicino alla cascata, e anche altri presero il suo esempio: gli bastò raccoglierne un po’ sulle mani e poi berla per riacquisire le forze e scacciare l’abbiocco. Ne prese un altro po’ per sciacquarsi la faccia: ora era completamente sveglio.
-Wow! Mi ci voleva!- disse, scuotendo la testa.
Mancava solo una buona colazione e il morale sarebbe stato alto il doppio. Ma non avevano più provviste. Quello che Leliana era riuscita ad ottenere bastava solo per una cena.
Ma il bisogno di mangiare passò quasi subito in secondo piano: tre persone stavano nei pressi di un secondo ponte più vicino al villaggio. Avevano solo degli archi, niente armature, ma la loro espressione non rassicurò i forestieri: inquieti, sul chi vive.
Uno di loro si avvicinò al gruppo, alzando una mano.
-Fermi.- disse, con voce strana, tra il preoccupato e il determinato; qualcosa lo affliggeva, no, lo spaventava –Non sappiamo chi voi siate, ma avete sbagliato momento per giungere a Redcliffe.-
Alistair volle prendere la parola.
-Siamo al corrente che c’è in corso un Flagello e che Eamon è malato, se è ciò a cui vi riferite. Siamo qui per questo, infatti.-
-Cosa…?- l’uomo era confuso –No, non stavo parlando di quello. Non è giunta la notizia? Siamo sotto attacco da strane creature nere, ogni notte.-
Sora si allarmò, con lui Paperino e Pippo.
-Heartless?!- esclamarono, insieme.
Anche Alistair rimase sgomento.
-Avete detto che vi attaccano ogni notte?-
-Esattamente, ser. Arrivano e ci uccidono tutti. Le prime notti eravamo disperati. Per fortuna, abbiamo contattato Bann Teagan e lui è giunto appena in tempo per aiutarci.-
A quelle parole, il volto del giovane si illuminò.
-Bann Teagan? Il fratello dell’arle? E’ qui?-
-Sì, ed è l’unico motivo per cui siamo riuniti contro quelle creature. Non sappiamo cosa fare.-
-Puoi portarci da lui, per favore?-
-Certo, si trova nella cappella. Seguitemi.-
-Fantastico, di nuovo in una Chiesa…- borbottò Morrigan, alzando gli occhi al cielo.
Sora, mentre ripresero a camminare, si avvicinò di nuovo ad Alistair.
-Conosci anche questo… come hai detto? Teagan?- domandò, sottovoce.
-Sì, anche lui è un brav’uomo, come Eamon.- spiegò, nello stesso tono –Ed è una persona fidata. Non abbiamo nulla di cui preoccuparci.-
Percorsero la strada in discesa, prima di entrare nel villaggio: era nelle stesse condizioni di Lothering, ma all’esterno della cappella c’erano paesani armati di arco e frecce che facevano pratica su dei manichini.
A Lothering avevano come perso tutti le speranze e le energie, ma non per urlare o piangere. Forse sarebbero stati così anche i paesani di Redcliffe, se questo Teagan non fosse intervenuto. Anche un solo lume, in un momento di pura oscurità, poteva dare speranza a dei cuori disperati.
Sora era curioso di conoscerlo.
Nella cappella c’erano soprattutto donne, bambini ed anziani.
In un punto laterale c’era un uomo in armatura verde che stava parlando con un altro paesano.
Appena questi si congedò, il paesano dell’avamposto gli rivolse la parola.
-Bann Teagan?- disse, salutando con un inchino –Questi forestieri hanno chiesto di vedervi. Credo vogliano aiutarci contro le creature.-
Gli occhi cerulei di Teagan osservarono prima il gruppo, poi il paesano.
-Hai fatto bene a portarli qui.- disse –Ora puoi pure tornare al tuo avamposto, mentre io parlerò con loro.-
-Sì, ser.-
Anche l’ultimo paesano armato lasciò la cappella.
-Vi chiedo scusa per questa situazione.- iniziò l’uomo, sorridendo cortesemente -Sono Teagan Guerrin, bann di Rainesferre, e sono spiacente di non presentarmi in un momento più… favorevole, ecco.-
Alistair, già a capo del gruppo, fece un passo avanti, imbarazzato.
-Sì… ehm…- iniziò, balbettando –Teagan, non so se vi ricordate di me. Sicuramente no, l’ultima volta che mi avete visto ero più piccolo e decisamente coperto di fango…-
Morrigan, Sora e Paperino lo osservarono in modo strano, confusi.
Ma Teagan sembrò quasi illuminarsi.
-Coperto di fango…?- disse, inizialmente; poi osservò il giovane negli occhi –Alistair?! Per lo spirito del Creatore! Sei vivo!- esclamò, prendendogli le braccia; il gesto fu ricambiato.
-Già, per miracolo.- disse, malinconico -Sono stato l’unico sopravvissuto ad Ostagar.-
Si staccarono.
-Lo so, ne sono al corrente.- ribadì Teagan, scuotendo la testa –E Loghain sta facendo passare i Custodi Grigi per traditori, facendoli passare per gli assassini di mio nipote, re Cailan.-
-Quindi non tutti stanno con Loghain?- notò Sora, sorpreso.
-No, per fortuna alcuni la pensano come me. Lui ha preteso che ci unissimo sotto il suo vessillo, per il bene del Ferelden. Ma nutriamo sospetti sulla sua ritirata ad Ostagar, e ci siamo rifiutati. Per questo ha indetto una guerra civile.-
-Che prepotente!-
Anche Morrigan disse la sua, con la sua solita indifferenza mascherata da spirito.
-Fantastico! Sembra che un Flagello sia il momento ideale per farsi guerra l’un l’altro!-
-Morrigan, non essere cinica.- rimproverò Leliana.
-Perché, non è così? C’è un male molto più grande che minaccia di spazzare via il Ferelden e dei nobiliastri decidono di indire una nuova guerra?-
-Sono d’accordo con la strega.- approvò Sten.
-Grazie. E’ sempre confortante avere un alleato, in questi momenti.-
Alistair si fece serio.
-Ah, quindi si è davvero ritirato…- mormorò, serrando poi le labbra e battendosi un pugno sulla mano –Quel maledetto!-
Anche Pippo si unì alla conversazione.
-Ma il ragazzo che ci ha portato qui, ci ha parlato di un attacco da parte di creature strane.-
-Oh, sì. A Redcliffe non bastava solo il proprio arle gravemente malato.- proseguì Teagan, preoccupato –Adesso ci sono le creature nere. Spuntano dal nulla e uccidono le persone strappando loro i cuori. Li stiamo affrontando con tutte le nostre forze, ma ogni notte sembrano aumentare di numero.-
Alistair dimenticò la rabbia di poco prima, rendendola orgoglio: toccò la testa di Sora, strofinandogli lievemente i capelli.
-Ed è qui che entra in gioco lui!- disse, con un sorriso a 32 denti. Teagan non comprese. –Questo ragazzo è qui proprio per quelle creature!-
Sora si staccò dal giovane, sistemandosi i capelli.
-Io cosa? Alistair, che stai dicendo?- mormorò.
-Mi sto sforzando affinché tu mi piaccia di più.- ammise, a denti stretti –Quindi cerca di renderti utile e tappati quella tua bocca larga.-
-Quindi sai qualcosa su quelle creature… ehm…?-
-Sora. E loro sono Paperino e Pippo.- si presentò il ragazzo, indicando i due amici. Teagan li osservò lievemente allarmato.
-Ok…- fu il suo unico commento; non volle chiedere nulla sul loro aspetto; con gli Heartless ed i Prole Oscura era ormai abituato alle stranezze –E cosa sapete dirmi su di loro?-
La spiegazione non fu lunga, ma fu esaustiva.
E il bann sembrò molto interessato.
-Quindi state dicendo che i nostri sforzi sono stati… inutili?-
Sora si morse il labbro inferiore, grattandosi una guancia, imbarazzato.
-Non la metterei così…- disse, con un filo di voce –Diciamo solo… che non lo sapevate. E’ normale.-
-E solo la tua spada può eliminarli del tutto?-
-Esatto. Libera i cuori che sono dentro gli Heartless.-
La notizia fece come risollevare Teagan.
-Che sia ringraziato il Creatore…- disse, in un sospiro –Magari questa sera è la volta buona che ci liberiamo di quelle creature ed entreremo finalmente nel castello. Ti conosco da poco, Sora, ma sei amico di Alistair, quindi mi fido di te.-
-Sì, e…- interruppe Alistair, grattandosi la nuca, poco convinto delle ultime parole di Teagan –Non dimentichiamo che dobbiamo vedere Eamon…-
-Ah, siete qui per Eamon, quindi?-
-Sì, Teagan. Stiamo radunando un esercito contro i Prole Oscura. Avevamo pensato di chiedere aiuto a Eamon, ma ora… con gli Heartless...-
-Sì, lo so. E se non fosse malato, acconsentirebbe di certo ad aiutarvi. E tu, ragazzo, sei davvero un dono del Creatore, per arrivare qui al momento giusto.-
Sora ridacchiò.
Leliana si fece avanti.
-Sora, non penserai mica di affrontare quelle creature da solo?- disse, premurosa –Saranno tante e tu sei da solo.-
-Ha ragione, ti servirà tutto l’aiuto possibile. Dobbiamo solo rinforzare le nostre armature e potremo aiutarti.-
Alistair si guardò: aveva ancora gli abiti datagli da Flemeth e Morrigan. Non poteva indossarli per tutto il viaggio. Si sarebbero scontrati con la Prole Oscura, Loghain e l’arcidemone. Non poteva affrontarli con abiti da paesano.
-Sì, effettivamente non guasterebbero delle armature.-
-Signor Teagan… ehm, scusate, Bann Teagan, Leliana. Apprezzo il vostro aiuto.- ringraziò Sora, modesto –Ma anche l’armatura più spessa non è un ostacolo per gli Heartless. E’ meglio se restate tutti qui, a tenere al sicuro i paesani.-
-Ce la farai? Sei sicuro?- aggiunse Alistair, più sospettoso che preoccupato. Dopo Lothering, si aspettava l’impossibile dal giovane forestiero.
Sora sorrise di nuovo, passandosi il dito sotto il naso.
-Una volta ne ho affrontati 1000 da solo.- assicurò, determinato e sicuro –Sicuro che ce la posso fare.-
-E noi saremo con lui!- aggiunse Paperino, in posa fiera, alludendo a lui e Pippo.
Ciò sembrò rassicurare Bann Teagan.
-Bene, ne sono più che lieto. Avvertirò il sindaco Murdock e ser Perth di questo. Stasera, voglia il Creatore, l’ultima battaglia contro… come avete detto? Heartless?-
-Non vi deluderemo.-
Fece qualche passo per la navata. Poi si fermò e si voltò.
-Immagino avrete viaggiato molto.- notò –E scommetto che avete anche fame. Se aspettate qualche minuto, le sacerdotesse vi offriranno un buon piatto di zuppa.-
Paperino si leccò il becco.
-Sarebbe l’ora. Non abbiamo nemmeno fatto colazione.-
Mezz’ora dopo, il gruppo mangiò una buona zuppa di avena insieme ai paesani. E per il mabari un osso di agnello. Erano rimasti all’interno della Chiesa e stavano mangiando in refettorio.
Alistair lanciava spesso delle occhiate a Sora, a volte preoccupato, a volte sospettoso.
-Sora, sei veramente sicuro che non ti serve il nostro aiuto?- domandò, ad un certo punto –Forse saranno veramente troppi per te.-
Pippo rispose per il ragazzo: -Ma lui non è solo. Ha noi con sé.-
Sora annuì, sorridendo.
-Giusto. E poi, con tutto il rispetto, se li affrontate anche voi, c’è il rischio che aumentino di numero.- spiegò, sereno –Avete sentito Teagan, no? Ed è esattamente come vi ho spiegato. Se un Heartless viene eliminato da qualsiasi arma che non sia il Keyblade, il suo cuore si reincarna in un altro Heartless. Non c’è niente da fare. Mi dispiace.-
Morrigan fece spallucce.
-Ah, io sono più che tranquilla. Lascio volentieri a te tutto il lavoro.-
-Sì, mi aspettavo una risposta simile da parte tua…- commentò Alistair, senza osservarla.
Sora terminò appena in tempo la loro conversazione, prima che si trasformasse in lite.
-Andrà tutto bene, tranquilli.- rassicurò –Mi è già capitato più volte di scontrarmi contro tanti Heartless. Non mi farò cogliere impreparato.-
In quel momento, entrò Bann Teagan. Appariva più sereno. La prima volta che il gruppo lo aveva incrociato, era pallido, nervoso, come se in ogni momento temesse per la propria vita.
-Ho avvertito il sindaco Murdock e ser Perth, uno dei cavalieri di Eamon.- annunciò –Stasera tutti i paesani si rifugeranno nella cappella e, beh… lasciamo tutto il resto al giovane forestiero.- Il citato sorrise, contento di poter aiutare. -E per le armature… beh, l’unico fabbro di Redcliffe, Owain, è disposto a forgiare delle armature per voi, a patto che ritroviate sua figlia nel castello. E’ una delle ancelle dell’arlessa, a quanto pare, e si chiama Valena…-
Alistair alzò le spalle, con aria da “nessun problema”.
-Certo. Che c’è di male?-
-Magnifico…- commentò di nuovo la strega, acida –E poi che facciamo? Aiutiamo i gattini che non riescono a scendere dagli alberi?-
-Morrigan, io ho bisogno di un’armatura. E anche a Sten.-
Il qunari lo fulminò con lo sguardo.
-Non ho bisogno di armature. Vado bene così.-
-Almeno delle calzature.-
Infatti, Sten era ancora scalzo e solo con delle braghe indosso.
-E per cosa?-
-Beh, non so… proteggerti dai sassi? Dalle pozzanghere? Dal freddo?-
-Un vero guerriero deve resistere a tutto.-
-Basta, io ci rinuncio.-
Sora cambiò argomento, rivolto a Teagan.
-A proposito, quando sono apparsi gli Heartless, qualcuno ha mica avvistato un tipo con un cappotto nero? Perché sarebbe lui l’origine.-
-Mi spiace, ragazzo, nessuno ha visto qualcosa di strano, oltre agli Heartless, altrimenti lo avrebbero già detto.-
-Sora, è da quando ti ho visto che non fai altro che citare questi tizi con il cappotto nero…- fece notare Morrigan –E a Lothering hai anche detto che forse sapevi l’identità di questo tizio.-
-Oh, sì. E’ soltanto un’ipotesi, ma a giudicare dai Nobodies che sono apparsi, credo che sia un uomo di nome Xigbar.-
-Sì, anche noi pensiamo sia lui.- aggiunse Pippo, serio.
-Xigbar?- domandò la donna.
-Si diverte a prendersi gioco degli altri.- Sora strinse i pugni –Lo odio… e non mi sorprende se avesse usato la sua oratoria per mettere Loghain sotto il suo giogo.-
Alistair soffiò dal naso, aggrottando le sopracciglia.
-Questo spiegherebbe molte cose…-
-Sì, credo anch’io.- lo appoggiò Teagan.
-Nei miei viaggi ho già visto persone come lui vittime dell’Organizzazione XIII e non è andata a finire bene...-
-Credi ci sia un collegamento tra Loghain e gli Heartless, Sora?- riprese Pippo, dopo una breve riflessione.
-E’ possibile. In fondo è così che lavora l’Organizzazione XIII. Ogni bersaglio è buono per farne uno specchio per le allodole. Ma deve avere una buona dose di Oscurità, nel suo cuore.-
Anche Teagan sospirò.
-Se è così, dobbiamo stare ancora più attenti a Loghain…- disse, prima di dirigersi verso l’uscita –Beh, consiglio a tutti voi di riposarvi. Il tramonto è ancora lontano e dovete essere in forze per affrontare quelle creature.-
Sora si alzò in piedi.
-Scusate, Bann Teagan.- l’uomo si fermò -Perché aspettare la notte? Perché non entrare nel castello, adesso?-
-Ci abbiamo già provato. Ma quelle creature sono a guardia del castello. E… beh, non me la sento di abbandonare i paesani adesso che siamo sotto attacco.-
Il gruppo venne lasciato da solo.
Per tutto il tempo, Sten non aveva detto una parola a proposito del piano di Teagan e l’attacco degli Heartless.
-E’ uno spreco di tempo.- disse, a bruciapelo –Dovremo affrontare la Prole Oscura, invece che perdere tempo con questi villici.-
-Sten, ci serve aiuto.- gli ricordò Alistair –Re Cailan stava aspettando le truppe di Eamon contro il Flagello, e Eamon ha un notevole contingente dalla sua parte. Ci saranno utili contro la Prole Oscura, fidatevi. Ma per ottenere quegli uomini, dobbiamo aiutare Eamon e non potremo farcela, se non troviamo un modo di entrare nel castello. Dobbiamo per forza affrontare gli Heartless.-
-“Dobbiamo”?- notò Sora –Sono solo io che devo affrontare gli Heartless. Ricordate quello che ho detto?-
-E noi!- precisò Paperino, alzando la mano.
-Sì, scusate… l’abitudine…- si scusò Alistair.
Leliana si alzò.
-Beh, Teagan ha comunque ragione. Dovresti riposare un po’, Sora, prima di affrontare quelle creature, e anche noi.-
-Sperando che stavolta abbiano dei letti da concederci.- commentò Morrigan, sarcastica.
Il giorno trascorse in fretta. Era quasi il tramonto.
Erano tutti riuniti nella cappella. Sora, Paperino e Pippo erano in ginocchio di fronte alla venerata madre, che stava allungando la mano verso di loro.
-O Creatore, benedici e proteggi questi giovani e coraggiosi guerrieri, giunti a noi per liberarci dal male che sta dilaniando le nostre case. Che il Creatore vegli su di voi, forestieri.-
I tre forestieri ringraziarono con un cenno della testa.
Si alzarono in piedi, sguainando le loro armi. Poi camminarono per la navata, in direzione dell’uscita.
Come concordato, i paesani rimasero dentro la cappella.
Sora si voltò e sorrise.
-Non temete.- rassicurò –Li elimineremo tutti prima dell’alba.-
Uscirono dalla Chiesa.
Era ormai buio. Redcliffe sembrava una città fantasma.
Paperino tremò.
-Sì, hai ragione, Paperino…- confermò Pippo, dello stesso umore.
Lo sguardo di Sora, invece, era verso il castello. Alzò il Keyblade al cielo.
-Forza, Heartless! Venite fuori! Avete finito col seminare terrore tra questa gente! E’ questo che volete? Allora venite a prenderlo!-
A quell’urlo, qualcosa uscì dal castello: una nube. Una nube oscura. Stava attraversando il ponte levatoio, avvicinandosi pian piano al villaggio.
Heartless.

https://www.youtube.com/watch?v=VT3GSa2lMFI (Sinister Shadows)

Improvvisamente, di fronte ai tre forestieri, apparvero diverse macchie oscure sul terreno. Shadows, Soldati, Mastini Oscuri, come quelli di Lothering, Invisibili, Wyvern, e anche Heartless Cavalieri e Lanceri. E non solo: tornarono anche i Nessuno cecchini.
Erano davvero tanti. Ma Sora non si lasciò scoraggiare.
-Bene! Ora sì che ragioniamo!- esclamò, mettendosi in posizione di combattimento, più determinato che mai.
-E noi saremo con voi!-
Alistair, Morrigan, Sten e Leliana. E con loro Bann Teagan, il sindaco Murdok, un uomo di mezza età, con dei grandi baffi scuri, ser Perth e alcuni cavalieri con altrettanti paesani.
Tutti in armatura. Tutti a combattere.
-Cosa fate qui?!- si sgomentò Sora –Avevamo detto che solo noi affrontavamo gli Heartless e voi restavate al sicuro nella Chiesa!-
-E’ vero. Ma non è una buona scusa per lasciarvi soli contro questa marmaglia mentre noi stavamo lì dentro con le mani in mano!- giustificò Alistair –E poi non volevamo lasciarti tutto il divertimento.-
-Io ne avrei fatto volentieri a meno, ma hanno insistito così tanto…- borbottò Morrigan, seccata.
-Non possediamo il Keyblade, è vero.- aggiunse Teagan –Ma ciò non significa che non vogliamo combattere per difendere Redcliffe!-
La loro determinazione era ammirevole. Anche se erano coscienti della futilità delle loro azioni. Sora non se la sentì di dissuaderli. Anzi, la loro presenza fece crescere lui una tale forza e una tale sicurezza, che ormai niente lo avrebbe fermato.
-Allora CARICA!!!- urlò.
Come al solito, gli Invisibili furono gli avversari più ostici. Loro e i cecchini. Di loro se ne occuparono principalmente Sora, Paperino e Pippo.
Gli Shadows furono i più facili da sconfiggere: Leliana, Murdock e gli abitanti di Redcliffe attaccavano i loro nemici da lontano con arco e frecce, mentre Bann Teagan, ser Perth, e i cavalieri impugnavano spada e scudo, attaccando in prima linea, occupandosi degli altri Heartless.
I loro scudi, infatti, li protessero dai proiettili laser; alcuni, invece, furono respinti dal Keyblade di Sora. In tal modo, alcuni cecchini svanirono, colpiti dai loro stessi proiettili.
Morrigan e Paperino fecero di nuovo le magie combinate. In questo modo, riuscirono ad eliminare un buon numero di Wyvern, anche con l’ausilio degli arceri.
L’attacco combinato di Pippo e Sora (che fece stupire sia Alistair che Sten) eliminò l’ultimo Invisibile: Sora era saltato sullo scudo di Pippo, che saltò in alto. Poi Sora lo aveva preso, girato più volte, e scaraventato l’amico contro i nemici. L’onda d’urto fu fatale per alcuni Heartless.
Teagan, nel frattempo, cercava di tenere testa ad un Heartless cavaliere, ma fu atterrato da una spinta di un Soldato, dopo vari secondi di contatto tra il suo scudo e le lame dell’Heartless cavaliere. Era già pronto a prendere il suo cuore, ma Alistair lo eliminò con un fendente, prima di fare la stessa cosa all’Heartless cavaliere. Teagan gli rivolse uno sguardo d’intesa, come ringraziamento.
Sten eliminò gran parte degli Heartless minori: aveva iniziato la battaglia con un urlo di guerra, come per intimidire gli avversari. Roteò lo spadone per aria, poi fece sparire diversi Soldato e Shadows con degli ampi attacchi circolari. Poi prese un lanciere e lo lanciò contro i suoi simili. La stessa tecnica che usava Sora contro di loro.
Sebbene una buona parte dell’orda fosse già stata decimata, non era abbastanza: gli Heartless erano ancora tanti.
Morrigan, per una volta, si fece seria e determinata.
-Paperino, coprimi!- esclamò.
-Cosa?-
-Fa’ quello che ti ho detto senza fiatare! Coprimi le spalle!-
Alzò il bastone al cielo, prima che il suo corpo si circondasse di luce.
Paperino starnazzò dallo spavento: Morrigan si era trasformata in un ragno gigante! Un ragno peloso lungo un metro e mezzo con sei occhi spaventosi e otto zampe appuntite come lance, come le zanne.
Avanzò verso i nemici, nonostante le urla e le perplessità degli alleati, infilzando Heartless Shadow e Soldati con le sue zampe. Alcuni Mastini Oscuri la accerchiarono, ma non riuscirono ad attaccarla: vennero colpiti da ragnatele e poi azzannati o eliminati da colpi di spada.
Anche il mabari ringhiò contro i suoi simili oscuri. Affrontò uno di loro, come fosse un mastino vero. Ne uscì vittorioso. Stessa cosa fece con gli altri, con sempre più vigore.
Gli Heartless erano sempre meno. I soldati erano stanchi, ma determinati.
A decidere la fine della battaglia fu il Keyblade di Sora, lanciato dal proprio custode, che roteò verso l’ultimo Wyvern, eliminandolo all’istante, grazie anche alla freccia scagliata da Leliana.
Non più i suoni delle spade, degli archi e dei bastoni magici. Solo i sospiri affannosi di chi ha combattuto.
E ha vinto.
Nessun Heartless o Nobody in giro.
La battaglia era vinta.
Le prime luci del sole illuminarono il campo di battaglia. E con esse si levò un urlo di vittoria.
Tutti saltarono, si abbracciarono. Anche Sora, Paperino e Pippo si unirono al festeggiamento.
Un festeggiamento che sarebbe durato poco: il resto degli abitanti e la venerata madre uscirono dalla Chiesa, unendosi tutti di fronte alle sue porte.
Teagan stava di fronte a tutti loro, insieme a tutti i forestieri.
-Abitanti di Redcliffe.- annunciò, a gran voce –Grazie a questi coraggiosi forestieri giunti in nostro aiuto, abbiamo vinto la battaglia contro le creature oscure chiamate Heartless, eliminandole del tutto. Sia voluto dal Creatore, ciò mi agevolerà nell’entrare nel castello e accertarmi delle condizioni del vostro arle. Ma raccogliamo un minuto di silenzio, ricordando chi è perito in queste notti, per combattere le creature che vi minacciavano.-
La venerata madre prese la parola e tutti chinarono le proprie teste.
-Possa il Creatore accogliere le loro anime, possiamo noi ricordare il valore che hanno dimostrato in battaglia contro il male.-
Persino il mabari uggiolò, ululando, per dimostrare il proprio dispiacere.
-Ora riposatevi, brava gente.- concluse Teagan –Lo meritate dopo queste notti insonni.- poi si rivolse ai forestieri –Seguitemi, vi prego.-
I paesani rientrarono nelle loro case, dormendo finalmente sonni tranquilli. Ma per Sora, Alistair e i loro amici non era ancora finita.
Si fermarono tutti nei pressi di un mulino, superata la strada in salita appena fuori il villaggio. Lo sguardo dell’uomo era rivolto verso l’alto, precisamente verso il castello. Era inquieto.
-Il castello sembra molto più tranquillo, adesso…- mormorò.
-Spero che abbiamo eliminato tutti gli Heartless, almeno…- aggiunse Sora.
-No, ti prego! Non sopporterei un’altra battaglia contro quelle cose!- commentò Alistair, sospirando.
-E’ quello che spero anch’io, ragazzi miei…- Teagan si voltò –Ora non dobbiamo fare altro che entrare e…- alzò le sopracciglia, sorpreso, e indicò in avanti –Per lo spirito del Creatore!-
Si voltarono tutti verso la direzione da lui indicata.
Due donne e un cavaliere stavano correndo verso di loro. Non sembravano nemici. Ma erano spaventati da qualcosa. La più elegante era una donna sui trent’anni, esile, dai capelli bruni raccolti in una crocchia.
-Teagan!- esclamò, fermandosi; aveva un accento strano, come quello di Leliana, quindi doveva essere di Orlais –Grazie al Creatore siete qui!-
-Isolde?- fece Teagan –Cosa fate qui? Cosa sta succedendo?-
Lady Isolde, arlessa di Redcliffe.
-Vi prego, ho poco tempo! E devo tornare presto al castello!- tagliò corto lei –Si tratta di mio figlio Connor, Teagan! E’… impazzito! Non so come sia successo!-
-Connor? Ne siete sicura?-
-Ha ucciso servi e cavalieri, strappando i loro cuori, e li ha resi… quelle cose nere! Non so perché le abbia mandate qui nel villaggio! Ma io e qualche altro servo e cavaliere ha deciso di tenerli in vita.-
Qualcosa non convinceva Teagan. E nemmeno Sora e Alistair.
-Mia signora…- prese la parola il ragazzo, con un lieve inchino –Se permettete, se si tratta di Heartless, posso occuparmene io. Io posso eliminarli.-
Isolde lo osservò in modo strano, quasi altezzoso.
-E lui chi è?-
-Mi chiamo Sora, signora. Sono…-
-E’ venuto da lontano per aiutare gli abitanti di Redcliffe ad eliminare gli Heartless, le creature oscure.- tagliò corto il bann –E per vedere Eamon.-
-Mio marito? E’ impossibile, in questo momento. E’ gravemente malato e non può aiutarvi.-
-Allora forse potete aiutarci voi!- aggiunse Sora –Ci servono le truppe contro la Prole Oscura.-
Alistair si fece avanti.
-Sora, non mi sembra il momento adatto per pensare alla Prole Oscura.-
L’umore di Isolde si fece più nero appena incrociò lo sguardo di Alistair.
-Alistair?!- fece, più seccata che sorpresa –Per il Creatore, cosa ci fai TU qui?!-
-Beh, noto che non vi siete dimenticata di me, Isolde. Peccato…-
Il ragazzo prima osservò Isolde, poi Alistair. Sembrava che l’odio della donna nei suoi confronti non fosse svanito, nonostante gli anni. Questo fece nascere un po’ di antipatia nei confronti di Isolde. Già la odiava per quello che aveva fatto ad Alistair.
-Ah, lasciamo perdere!- tornò a parlare con Teagan –Teagan, sono venuta qui, perché Connor ha chiesto di vedervi. Siete suo zio, in fondo, forse potete provare a farlo ragionare.-
La risposta di Teagan non si fece attendere, ma Sora lo interruppe.
-Solo lui, Lady Isolde?- domandò, facendo imbarazzare Paperino e Pippo, e sospirare gli altri –E cosa ci dice che non lo stiate attirando in una trappola? E se la presenza degli Heartless vi preoccupava tanto, perché non siete venuta prima nel villaggio, ad aiutare i vostri paesani, invece che lasciarli morire?-
Isolde si offese a quelle parole.
-Come ti permetti di rivolgerti a me in questo modo, ragazzino?!-
La mano del bann interruppe la frase: -Verrò con voi, Isolde. Ma prima devo dire una cosa a questi giovani.-
-Presto, non ho molto tempo!-
-Mia arlessa…- si unì la seconda donna, una ragazza dai capelli biondi arruffati –Io devo tornare da mio padre. Non voglio tornare nel castello. Non con quelle creature in giro.-
-Vai, Valena, mettiti in salvo almeno tu.-
Nel frattempo, Teagan era tornato da Sora e Alistair.
-Non penserete mica di seguirla, vero?- domandò il secondo, allarmato.
-Devo, Alistair. Non devo destare sospetti. Ma forse è meglio così. Ascoltate, io farò del mio meglio per tenere occupato Connor, mentre voi entrate nel castello. Il mulino ha un’entrata segreta, che conoscono solo i membri della mia famiglia.- si sfilò un anello, porgendolo ai due ragazzi –Prendete, questo aprirà una botola che sta all’interno del mulino. Capiterete nelle carceri e da lì nel cortile. Così riuscirete ad entrare nel castello senza problemi.-
Fu Alistair a prendere l’anello: recava un sigillo raffigurante una torre su una montagna.
Sora era preoccupato.
-Starete bene? E se morirete?-
-Allora sarò morto per una buona causa. Non dovete temere per me. La priorità è salvare mio fratello.-
-E ora c’è anche Connor…- notò Alistair, sospettoso –Se è lui la causa della comparsa degli Heartless… Sora, credi sia coinvolto il tipo di cui hai parlato ieri, quello col cappotto nero?-
-Probabile.- fu la risposta, dopo pochi secondi di riflessione.
-Buona fortuna, ragazzi.- augurò Teagan –Possa il Creatore vegliare su di voi.-
Tornò da Isolde, dicendole di fare strada. Presero la via verso il castello.
I forestieri rimasero da soli.
-Bene.- fece Morrigan, alzando le spalle –Andiamo a scoprire l’origine degli Heartless, qui.-
Non era menefreghista o cinica, anzi. Sembrava persino interessata.
Motivo in più per entrare nel mulino e poi entrare nel castello di Redcliffe.

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Capitolo 9
*** Connor Guerrin ***


Note dell'autrice: come noterete, ho omesso un altro personaggio di DAO, per adeguarlo al crossover. Ma spero che il risultato vi piaccia ugualmente.

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Il gruppo entrò dentro il mulino: ivi trovarono una botola che riuscirono ad aprire grazie al sigillo dell’anello di Teagan. Entrarono nelle segrete: secondo Teagan, usciti da lì, sarebbe stato facile accedere al cortile, di conseguenza entrare nel castello.
-Forse era meglio se Teagan non ci avesse dato il suo anello…- mormorò Sora, camminando con le mani dietro la nuca –Potevo aprirla io con il Keyblade.-
-No, Sora.- rispose, secco, Alistair; era stranamente serio; forse la vista di Lady Isolde lo aveva privato di ogni frammento di umorismo; o il sospetto che Teagan fosse stato adescato verso una trappola –Non dobbiamo far ulteriormente attirare l’attenzione. Anzi, forse è meglio se abbiamo il suo anello.- lo osservò; lo aveva messo al dito, per sicurezza –Almeno è in mani sicure, se dovesse succedergli qualcosa.-
Morrigan, ovviamente, volle dire la sua, facendo spallucce.
-Beh, non definirei le tue mani proprio “sicure”…- ridacchiò, facendo quasi innervosire l’interessato.
-Basta, adesso.- li fermò Leliana.
Fino ad allora, tutto era tranquillo. Nessuna ombra di Heartless o Nobodies. Troppo tranquillo. Persino le prigioni, che stavano attraversando, erano vuote. Nessun prigioniero. Nessun cadavere.
L’unico rumore erano i respiri e i passi del gruppo.
Paperino procedeva tremando e abbracciandosi. Anche Pippo era inquieto.
-Non mi piacciono i luoghi troppo silenziosi…- mormorò questi, guardandosi intorno, sul chi vive.
Sten, dietro di loro, si chinò in avanti.
-Avete davvero paura?-
La sua voce grossa e improvvisa colse di sorpresa i due animali antropomorfi: Paperino fece un salto di un metro, prima di saltare su Pippo, abbracciandolo, mentre Pippo si limitò solo ad urlare. Urlò a tal punto che persino le orecchie si alzarono.
Tale reazione fece sorprendere Sten. Era la prima volta, da quando si era messo in viaggio con Sora e Alistair, che assumeva un’espressione che non fosse corrucciata o seria.
-Oh, scusate tanto. Vi ho spaventati?- domandò, con un pizzico di senso di colpa.
Paperino e Pippo si voltarono, battendo persino i denti dallo spavento.
-Non… farlo… mai… più!- disse il papero, facendo una pausa tra una parola e l’altra.
-Ehi, che succede là dietro?- domandò Sora, incuriosito, voltandosi. Le urla degli amici non lo avevano allarmato: se gli Heartless e i Nobodies avessero fatto la loro comparsa lo avrebbe percepito.
-Niente, Sora.- spiegò il qunari –I tuoi amici sono solo un po’ nervosi.-
Niente di cui preoccuparsi, dunque.
O forse sì. In quel mondo non erano solo gli Heartless ed i Nobodies il pericolo: c’era la Prole Oscura, Loghain e, da come avevano spiegato Morrigan ed Alistair, gli abomini e chissà cosa altro. Era davvero il mondo più pericoloso che Sora, Paperino e Pippo avessero mai visitato.
Raggiunsero il cortile, completamente illesi.
-Beh, siamo stati fortunati.- commentò Alistair; il senso dell’umorismo era tornato –Meglio così. Prima raggiungiamo Teagan, meglio è.-
Ma il vero pericolo era lì, in agguato: da una chiazza scura, infatti, comparve un Neoshadow, che saltò, in direzione di Morrigan. La strega si voltò appena in tempo, pronta per lanciare un incantesimo.
-Attenzione!- il Keyblade di Sora eliminò il nemico.
La strega fece di nuovo spallucce e l’aria da strafottente.
-Non ho chiesto il tuo aiuto, ragazzino. Potevo farcela da sola.- nemmeno un “grazie”. Sora non si sarebbe mai abituato a questo.
-Ehi! Ti ho salvato la vita!- protestò, infatti.
-Ehm, non vorrei rovinare la discussione…- li fermò Sten, indicando in avanti –Ma quello non era solo…-
Heartless. Per tutto il cortile. Ecco perché non erano comparsi nelle segrete. Erano tutti nel cortile.
Degli stessi tipi che avevano affrontato la notte scorsa, sebbene in minor numero.
Sguainarono tutti le loro armi.
-Solo un ultimo ostacolo prima di trovare Bann Teagan e Arle Eamon!- esclamò Alistair, determinato, roteando la spada e mettendosi in posizione di combattimento.
-Giusto!- aggiunse Sora –Non arrendiamoci proprio adesso!-
Erano pochi rispetto all’orda della notte precedente, ma erano ugualmente tanti. Il gruppo, da solo, non poteva farcela. O meglio, non potevano sprecare le energie per quegli Heartless. E se all’interno del castello vi fosse stato un pericolo ancora più grande? Non avrebbero avuto ugualmente energia per affrontarlo. Ne avevano eliminato quasi la metà, quando udirono un urlo.
-Ehi, ragazzo con la chiave! Qui!-
Sora si voltò: c’erano dei cavalieri, dall’altra parte del cancello del cortile, che portava al ponte che separava il castello dal villaggio di Redcliffe. E con loro Ser Perth.
Senza pensarci due volte, Sora puntò il Keyblade verso il cancello, che si aprì.
Grazie ai cavalieri di Arle Eamon, il resto degli Heartless venne sconfitto rapidamente.
Sora eliminò l’ultimo Heartless, un NeoShadow, con un fendente che proveniva dal basso.
Tuttavia, mentre il cuore vagava in aria, qualcosa sembrava essere caduto da esso. Brillava ai raggi del sole. Sora, incuriosito, si chinò e lo prese: era un amuleto. E il simbolo era lo stesso che aveva scorto nelle Chiese che aveva visitato, il simbolo di Andraste. Notò delle piccole crepe, ma non dava segni di cedimento. Improvvisamente, si ricordò di una cosa detta da Alistair, la notte prima che giungessero a Redcliffe, su un amuleto rotto da lui stesso, un amuleto appartenuto a sua madre…
Lo osservò, in procinto di dire qualcosa. Ma poi mise l’amuleto in tasca.
Non era il momento.
-Grazie per l’aiuto.- ringraziò Alistair, ansimando, rivolto ai cavalieri.
-Dovere, dopo quello che avete fatto per il villaggio.- ringraziò a sua volta Ser Perth –Non dovrebbero esserci più quelle strane creature. Se siete d’accordo, direi di entrare tutti insieme nel castello.-
-Tutti insieme?- domandò Sora, preoccupato –Non dovreste sorvegliare il villaggio?-
-Il villaggio è al sicuro. Ma il nostro dovere è verso l’arle e abbiamo diritto di vederlo e, soprattutto, andare a fondo su quanto sta accadendo all’interno del castello.-
-E se ci aspettaste qui fuori?- propose Alistair, preoccupato anche lui –Non sappiamo cosa potrebbe esserci là dentro, quindi ritengo che dovreste rimanere fuori, in caso di nuovo attacco di Heartless o nel caso dovesse succederci qualcosa.-
-Mi dispiace, Alistair, ma la nostra decisione è presa. Entriamo con voi.-
Ser Perth e il resto dei cavalieri sembravano determinati: Sora e nemmeno Alistair insistettero oltre.
Entrarono, come stipulato, dentro il castello di Redcliffe: anche lì, come nelle segrete, silenzio.
O forse no.
Delle risate, degli applausi. Provenivano dal salone centrale, di fronte all’ingresso. Era una sala lunga quattro metri, con un grande camino in fondo. Lady Isolde era di fronte a quel camino, con sguardo triste. Accanto a lei, un bambino di dieci anni, circa, stava applaudendo e ridendo di fronte ad un giullare, che si stava dilettando in una danza. Ma non una vera danza, era una danza alquanto bizzarra: saltellava lì intorno, faceva capriole, esibiva buffe piroette, rideva sguaiatamente, ogni tanto faceva una lieve riverenza.
Ad un cenno del bambino, il giullare si fermò, si inchinò e prese posto accanto a lui, sedendosi sul pavimento.
Il bambino scrutò il gruppo innanzi lui con curiosità e sospetto. Aveva la pelle bianca e venosa e le labbra scure.
-Chi sono queste persone, mamma?- anche la voce era strana: non era di un bambino di dieci anni. Quanto quella di un demonio –Sono forse quelle di cui mi hai parlato? Le stesse che hanno fermato i miei Heartless dal reclamare il mio villaggio?-
Isolde non alzò nemmeno lo sguardo.
-Sì, Connor…-
Sora osservò quel bambino, allarmato. Anche Alistair.
“Quello è Connor…?!” pensò quest’ultimo, sgomento.
-Non vedo bene. Cosa sono?-
-Sono… persone, Connor. Uomini come tuo padre, donne come me.- non aveva parlato né del mabari, neppure di Paperino e Pippo; sembrava molto turbata.
Ser Perth, con sguardo severo, si fece avanti.
-Lady Isolde, cosa sta succedendo?- domandò.
La donna aprì la bocca, ma uscirono solo strani suoni.
-Dov’è Bann Teagan?- aggiunse Sora, anche lui facendo un passo avanti.
-Sono quiiii!-
Con grande sgomento di Sora, Alistair, i loro amici ed i cavalieri, scoprirono il volto del giullare: Bann Teagan! Non sembrava più lui: sorrideva in modo strano, come fosse sotto effetto di un agente allucinogeno. O di un incantesimo.
Fu il bambino a rispondere.
-L’ho sistemato.- rispose, strafottente –E’ venuto qui, urlando ed imprecando contro di me, e l’ho messo a tacere. Così è molto più divertente.-
Sora osservò Isolde, serio.
-Quindi era questo il vostro piano, Lady Isolde?-
Lei assunse uno sguardo strano, come se in ogni momento stesse per scoppiare a piangere.
-Era l’unico modo per calmare Connor!- giustificò –Ho dovuto farlo.-
Anche Morrigan si insospettì: era l’aspetto del bambino. E percepì anche qualcosa di strano nell’aria. Allertò i compagni.
-Attenti. Potrebbe essere magia del sangue.- disse, a bassa voce, per non farsi sentire da Isolde –O peggio, quel bambino potrebbe aver stretto un patto con un demonio. Sarebbero le uniche ipotesi per giustificare il cambiamento di Teagan.-
Anche Alistair si fece serio.
-In ogni caso, Connor è diventato un abominio. Ma come…?-
Abominio. Quella parola faceva sempre rabbrividire Paperino.
Isolde, con le lacrime agli occhi, scosse la testa.
-No! Non dire così!- esclamò –E’ stato quel mago! N-non so cosa abbia fatto a mio figlio, ma so per certo che è colpa sua se è accaduto tutto questo!-
-Un mago?-
Fu Connor a prendere la parola.
-Sì, l’uomo che mi ha permesso di controllare gli Heartless.-
Un uomo… che poteva permettere ed insegnare ad altre persone di controllare gli Heartless…
Sora, Paperino e Pippo pensarono alla stessa cosa, alla stessa fonte: l’OrganizzazioneXIII.
-Mi ha detto che potevo salvare mio padre e controllare queste creature per essere potente, se avessi seguito i suoi consigli! Potevo creare un esercito, se non foste intervenuti voi impiccioni! La pagherete per quello che avete fatto ai miei Heartless!-
Isolde si rivolse al figlio, con aria triste.
-Ti prego, Connor, basta con queste morti. Basta con gli Heartless.- poi osservò i forestieri –Vi prego, non fate male a mio figlio! Non ha coscienza delle sue azioni!-
-Non ha coscienza delle sue azioni?!- protestò Ser Perth –Con tutto il rispetto, Lady Isolde, ha ucciso delle persone innocenti, inviando quelle creature al villaggio! E voi vi ostinate a difenderlo?!-
Qualcosa scosse Connor: iniziò a barcollare e mettersi la mano sulla fronte.
-M-mamma…? Che succede…?- non aveva più la voce demoniaca, ma quella di un bambino normale. Sembrava spaventato.
Isolde tirò un sospiro di sollievo. Si mise sulle sue ginocchia e unì le mani in preghiera.
-Oh, grazie al Creatore. Connor, riesci a sentirmi?-
Durò un attimo. Connor la osservò, seccato.
-Stai lontana da me, donna! Le tue parole mi stanno infastidendo!- la voce demoniaca tornò, facendo sobbalzare la donna –E in quanto a voi, so che siete qui per vedere mio padre. Spiacente, non lo vedrete mai. Una volta che vi avrò eliminati, chi mi impedirà di conquistare il mondo?-
Bann Teagan scoppiò in una fragorosa risata.
-Nessuno gli dirà cosa fare!- esclamò, come fosse ubriaco –Nessuuuuno!-
-Silenzio, zio!- rimproverò Connor -Non ti avevo detto di tacere?- Alzò le mani: comparvero dei sospetti aloni oscuri –Venite a me, miei Heartless! Eliminate questi impiccioni!-
Gli Heartless Cavalieri, Lanceri, Invisibili, Blu Ciccio, Mastini Oscuri, Soldati, e anche Shadows comparvero nel salone.
Isolde indietreggiò, spaventata e con le lacrime agli occhi.
Il gruppo si mise in posizione di combattimento.
-Ne abbiamo eliminati un’orda, a Redcliffe.- ricordò Alistair, per tenere alto il morale –Questi saranno una passeggiata.-
Sora annuì. Anche il resto del gruppo fu d’accordo.
Ripeterono la stessa strategia usata la sera prima, per difendere Redcliffe. Gli Invisibili furono eliminati per primi da Sora, Paperino e Pippo. Gli altri, nel frattempo, si stavano occupando di quelli più deboli, soprattutto Soldati e Shadows. Morrigan cercò di lanciare un incantesimo di bomba virulenta, ma non aveva effetto sugli Heartless. Questo perché non erano veri corpi, come i Prole Oscura o gli esseri umani. Erano ombre. Ma continuò ugualmente a lanciare loro incantesimi elementali, assieme a Paperino e Leliana. Sten affrontò gli Invisibili con i tre forestieri, ed eliminò tutti i Blu Ciccio, ogni tanto urlando qualcosa in una strana lingua, probabilmente la sua. Alistair affrontò persino un paio di Cavalieri e un Lancere. Ma alle sue spalle si stava avvicinando un nuovo nemico. Si voltò appena in tempo, parando un colpo con la spada: Bann Teagan. Aveva in pugno la sua spada e il suo scudo, che aveva usato la sera precedente contro l’orda di Heartless. E rideva. Continuava a ridere in modo sguaiato.
-Teagan, vi prego, svegliatevi!- esclamò Alistair, cercando di resistere –Siete sotto l’effetto di un incantesimo!-
Come risposta ottenne una risata, ancora più forte.
-Io servo il mio padrone!- esclamò, facendo ancora più pressione –E eseguo i suoi ordini! A morte gli impiccioni!-
Scambiò un paio di colpi con Alistair, forti, ma lenti. Bann Teagan non aveva fama di essere un bravo guerriero. Per fortuna, “l’incantesimo” di Connor non lo aveva cambiato da questo punto di vista. Alistair riuscì a tenergli testa, senza contrattaccare.
“Non posso ferirlo…” pensò, tra un colpo e l’altro “Non è in sé, ma è pur sempre Teagan. Sarebbe un peccato se morisse adesso. Devo trovare un modo per farlo tornare in sé, e la magia del sangue è troppo potente per tenerla a bada con un semplice incantesimo templare…”
Parava, parava, e nel frattempo stava cercando una soluzione per far rinsavire l’uomo. Poi, parò con la spada un colpo dall’alto, girò su se stesso, finendo dietro il suo avversario, e lo colpì sulla testa con lo scudo.
Teagan cadde sul pavimento privo di sensi.
“Oh-oh…” pensò Alistair, mordendosi il labbro inferiore “Speriamo di non averlo colpito troppo forte…” mise due dita sul suo collo; tirò un sospiro di sollievo “Meno male ha solo perso i sensi… meglio così, ora torniamo agli Heartless.”
Come gli Heartless erano apparsi, così scomparvero. Il salone tornò sgombro: solo qualche mobile messo a soqquadro, ma niente di grave.
Lady Isolde, per tutto il tempo della battaglia era rimasta in un angolo, a pregare. A battaglia conclusa, si precipitò a soccorrere il cognato.
-Teagan!- esclamò, scuotendolo; l’uomo aprì lentamente gli occhi, mettendo gradualmente a fuoco l’immagine della persona che aveva di fronte; Isolde lo aiutò a rialzarsi, lieta che fosse ancora vivo –Teagan! Tutto bene?-
Anche Alistair tirò un sospiro di sollievo: il colpo non era stato fatale. Ma notò l’uomo toccarsi ugualmente la testa.
-Che dolore…- si guardò intorno –Ma cosa è successo? Dov’è Connor? E perché sono vestito così?-
-Oh, mi dispiace! Non volevo arrivare a questo!-
Isolde era quasi in lacrime. Stava nascondendo qualcosa. Inoltre, Connor non era più nel salone. Doveva essere scappato dopo aver invocato gli Heartless.
Ser Perth si rivolse nuovamente all’arlessa.
-Lady Isolde, con tutto il rispetto, ci dovete delle spiegazioni.- disse, rigido nel suo tono.
La donna tirò su con il naso e si asciugò le lacrime con il dorso della mano.
-Va bene. Vi racconterò tutto.- ammise –E’ successo tutto un mese fa, circa. Connor mi aveva chiamata nella sua stanza, dicendomi che c’era qualcosa che voleva mostrarmi. Senza farmi domande, mi sono recata da lui e… una fiamma. Era comparsa una fiamma sulla sua mano!-
I presenti si incuriosirono, persino i tre forestieri.
-Non sembrava spaventato, anzi. Sembrava piuttosto felice. Mi disse “Guarda, mamma, cosa riesco a fare!”. Il mio bambino, il mio Connor… un mago!-
Alistair si mise a riflettere.
-Connor… un mago? Davvero incredibile.- mormorò.
-In questo caso si spiegherebbero molte cose.- aggiunse Morrigan, anche lei a bassa voce –In particolar modo il controllo mentale su Teagan.-
-Ero nel panico…- proseguì Isolde –Non sapevo cosa fare. Nemmeno Eamon sapeva che Connor fosse un mago. Nessuno doveva saperlo!-
-E poi cosa è successo?- domandò Teagan.
-Circa una settimana fa un mendicante ha bussato alla nostra porta, chiedendoci da mangiare. Ha rivelato di essere un mago scappato dal Circolo e che sarebbe stato disposto a fare qualsiasi cosa per il nostro silenzio. E io gli ho offerto di fare da mentore a Connor.-
-Cosa?! E voi avete lasciato che un mago qualsiasi insegnasse la magia a Connor?!-
-Volevo che imparasse almeno a celarla! Se si fosse saputo che Connor era un mago, me lo avrebbero portato via e Redcliffe sarebbe rimasta senza un erede che prendesse il posto di Eamon, alla sua morte. Ma come conseguenza, mio marito è malato e mio figlio controlla quelle… cose! Ho ordinato alle guardie di catturare quel mago, ma a quanto pare era già scappato! Quel maledetto…!-
Sten scosse la testa.
-La magia non porta a niente di buono.-
Sora volle dire la sua.
-Perché da queste parti ce l’avete tanto con i maghi?- domandò –Sono esseri umani. Come voi, come me, come tutti noi. Solo con qualche dote magica.-
La donna lo osservò offesa.
-Solo con qualche dote magica…?!- sibilò –Non so da dove tu venga, ragazzino, ma è evidente che non conosci la nostra cultura e la leggenda di Andraste!-
-Ancora questo nome…?- sbuffò Sora –La nominate spesso. Ha fatto qualcosa di importante?-
Isolde rimase scandalizzata da tale frase, come Teagan e Alistair. Paperino e Pippo nascosero i loro volti dietro le mani. Morrigan ridacchiò.
Poi sentì la mano di Leliana toccargli leggermente la spalla.
-Ehm, Sora…- disse, un po’ imbarazzata –Più tardi dovrò ragguagliarti su un bel po’ di cose…-
Sora non comprese, ma annuì ugualmente, come segno di assenso.
-E un’altra domanda, Lady Isolde…- riprese; qualcosa lo aveva insospettito –Ricordate per caso l’aspetto di questo mago? O il suo nome?-
-Non ricordo il nome, ma il suo aspetto non lo dimenticherò mai. Aveva una benda all’occhio destro e una cicatrice sulla guancia sinistra. E l'occhio sinistro era giallo. -
I sospetti dei tre forestieri erano fondati.
-XIGBAR!- esclamò il ragazzo, digrignando i denti e stringendo i pugni –Quel farabutto…-
-L’uomo di cui mi hai parlato, Sora?-
-Esatto, Alistair, proprio lui. Lady Isolde, costui non è un mago. E’ un manipolatore della peggior specie, in grado di far leva sulle tue debolezze e manovrarti a suo piacimento. Noi lo conosciamo bene. Siamo qui proprio per dargli la caccia. Deve aver approfittato dell’ingenuità di Connor per farlo cedere all’Oscurità e controllare gli Heartless, al solo scopo di ottenere il suo cuore. E non mi sorprenderebbe se fosse sempre lui ad aver avvelenato vostro marito.-
-A me non sorprenderebbe se il mandante fosse Loghain.- concluse Teagan, con approvazione di Alistair. Era deluso dal comportamento della cognata.
Anche Isolde strinse il pugno.
-Quel maledetto…! Ha rovinato il mio bambino e la mia famiglia! E’ solo colpa sua!-
Sora strinse le labbra e batté un piede per terra.
-Se qui c’è qualcuno da biasimare, quella siete voi, Lady Isolde!-
La donna era sempre più offesa.
-C-cosa?!-
-Siete stata voi ed i vostri capricci a iniziare! Avete cacciato Alistair dalla sua stessa casa perché la sua presenza vi dava fastidio, non c’entrano le voci fasulle sul suo essere figlio illegittimo di Eamon! Avete manipolato Eamon per soddisfare ogni vostro capriccio! Vi siete ostinata a difendere vostro figlio, nonostante ogni notte permettesse agli Heartless di sterminare la VOSTRA stessa gente! Avete mentito a tutti sulla sua vera identità! Avete attirato Teagan in una trappola per compiacere vostro figlio! Siete una donna viziata e capricciosa, tutti vi odiano e io non ho alcun rispetto per voi! Se a Orlais sono come voi, allora i fereldiani hanno più che ragione di odiarvi!- Era dal primo momento in cui l’aveva vista che voleva riferirle tali parole. L’aveva odiata da quando Alistair gli aveva parlato di lei. Ma poi si ricordò di un particolare. -Senza offesa, Leliana…-
Anche lei era di Orlais. Ma non era viziata e capricciosa, anzi. Era buona e gentile. Lei non si offese.
-Tranquillo, è così.- rassicurò.
Isolde, da seccata, andò su tutte le furie; alzò una mano e camminò in direzione di Sora.
-PICCOLO IMPERTINENTE! TU NON SAI COSA VUOL DIRE ESSERE MADRE!- esclamò, in procinto di dargli uno schiaffo.
Alistair si era posto da scudo a Sora, ma nessuno ricevette lo schiaffo: Teagan stava stringendo il polso della cognata.
-Adesso basta!- intimò, severo. Isolde ritirò la mano con un gesto scattoso.
-Dov’è lui, adesso, Isolde?-
-Forse è andato in camera di suo padre, al piano di sopra.- rispose lei, massaggiandosi il polso -Cosa volete fare? Vi prego, non fategli del male.-
-Di certo non combineremo nulla restando qui.- aggiunse Sten, seccato da tutto quel parlare.
-Qualunque cosa ci sia dentro Connor, non è una buona ragione per lasciarlo vagare liberamente per il castello.-
-Non temete, cercheremo solo di parlare con lui.- conclusero Pippo e Paperino.
Teagan annuì. Isolde non disse nulla.
-Andate. Io resterò qui con Isolde.-
-Anche noi.- disse Ser Perth, parlando anche per il resto dei cavalieri.
Superato il salone, il gruppo notò le scale per il secondo piano.
Mentre salivano, Alistair si avvicinò a Sora.
-Sei stato grande con Lady Isolde.- gli sussurrò all’orecchio –Nessuno riesce a tenere testa ad un’arlessa in quel modo…-
Sora fece il suo sorriso a trentadue denti.
-Non è la peggiore che ho incontrato nei miei viaggi.-
 

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Capitolo 10
*** La Chiave per salvare Connor ***


Note dell'autrice: ecco, qui ho un po' stravolto la storia originale, aggiungendo elementi per accentuare il crossover tra Dragon Age Origins e Kingdom Hearts 3, con un piccolo colpo di scena che spero vi piacerà.

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Connor era in mezzo alla stanza. Appariva confuso. Anche un po’ spaventato. Si guardava intorno, come se temesse che qualcosa arrivasse da un momento all’altro per catturarlo.
Leliana si tirò indietro, mossa da pietà.
-Poverino… mi fa tanta pena…- mormorò, con entrambe le mani al cuore –Non me la sento di attaccarlo.-
-Ma noi non vogliamo attaccarlo.- rassicurò Sora.
Alistair alzò un sopracciglio.
-Ah, no? E cosa vorresti fare? Giocarci insieme?-
-No, voglio solo parlargli. Forse eviteremo di attaccarlo.-
Morrigan sospirò.
-Ragazzino, ti ricordo che forse si cela un demonio dentro di lui. E se ti attacca, io non mi assumo alcuna responsabilità.-
-Il suo cuore è forte. Io lo sento.- tagliò corto il ragazzo, deciso. –Non è perduto. E non mi attaccherà.-
La porta della stanza del bambino era mezza aperta. Sora, in cima al gruppo assieme ad Alistair, entrò, sorridendo lievemente.
Connor si voltò.
-Chi c’è lì?-
Non era come prima, nel salone, demoniaco ed aggressivo. Aveva una voce dolce ed esprimeva tenerezza. Aveva un aspetto più umano. Persino il colore della pelle sembrava essere tornato normale, roseo. Assomigliava molto alla madre Isolde: aveva i suoi capelli, i suoi occhi, il contorno del volto. Ma non sembrava capriccioso, tantomeno viziato.
Sora fu lieto che fosse emerso il suo lato “umano”: si chinò, osservando il piccolo Connor in faccia.
-Non avere paura.- rassicurò -Io mi chiamo Sora, e loro sono i miei amici.-
-Siete qui per me?- Connor intuì le intenzioni del gruppo. Appariva preoccupato, ma non per chi aveva di fronte –Per quello che ho fatto al villaggio?-
-Ascolta, vogliamo solo parlarti. Non vogliamo farti del male.- rassicurò di nuovo Sora; doveva trovare un modo per farlo parlare di Xigbar senza spaventarlo o sentirlo in colpa; era un bambino, in fondo –Il mago che ti ha aiutato con la magia… cosa ti ha detto, esattamente?-
Anche Alistair si era abbassato: non aveva fatto altro che fissare il bambino con aria melanconica, ma non invidiosa. In realtà, era passato un periodo in cui Alistair aveva provato invidia nei suoi confronti, ovvero durante i suoi primi mesi al monastero, quando era ancora un bambino di dieci anni. Nelle sue visite, Eamon gli parlava di suo figlio, elogiandone la bellezza e la dolcezza. Questo aveva incrementato il rancore che Alistair aveva nei confronti di Eamon. Connor aveva vissuto la vita che lui non aveva mai avuto. Ma, a distanza di dieci anni, quel rancore e quella invidia erano spariti. Gli era bastato osservare Connor, per dimenticare definitivamente tutto. Si chiese come sarebbero andate le cose, se Isolde gli avesse permesso di rimanere a Redcliffe: forse lui e Connor sarebbero diventati amici, magari fratelli.
Ma ora doveva aiutarlo a liberarsi del male entrato dentro di lui.
-Mi ha detto…- iniziò Connor, titubante –Che se volevo salvare mio padre, dovevo fare tutto quello che diceva. Poi mi parlava del regno dei sogni. Io ho sempre paura a dormire. C’era una signora malvagia che mi diceva sempre di darle la mano e permetterle di diventare potente. E il mago dalla benda mi ha detto che dovevo dire di sì ad ogni sua offerta. Così ho fatto, per mio padre. Ma mi ha ingannato. La signora malvagia voleva solo controllare quelle creature oscure e il mago con la benda lo sapeva. Hanno fatto un patto, e mi hanno usato. Ho paura. A volta la signora ritorna e sento come se mi parlasse nelle orecchie e mi dicesse cose brutte.-
Sora serrò le labbra e strinse di nuovo il pugno.
-Maledetto Xigbar…- sibilò.
Anche Morrigan si fece seria: -E’ come pensavo. Ha stretto un legame con un demone. E’ un abominio.-
-Ho tanta paura…- continuò Connor; aveva l’aria supplichevole –Non voglio morire. Ma ho più paura della signora malvagia. Se dovete eliminarmi per eliminare anche lei, vi prego, fatelo.-
Leliana fu mossa da pietà, così come Paperino, Pippo e il mabari, che uggiolò. Morrigan e Sten rimasero impassibili, oltre che allarmati. Sora non sapeva cosa fare: non se la sentiva di uccidere un bambino.
Ma Alistair si fece avanti: prese il bambino per le spalle.
-No, Connor, non vogliamo ucciderti.- i loro sguardi si incrociarono: il figlio naturale e il figlio adottivo di arle Eamon –E’ vero, siamo qui per eliminare il grande male che sta minacciando Redcliffe, ma non è colpa tua. Niente di tutto questo è accaduto per tua volontà.-
Connor si fece serio.
-Tu sei Alistair…- mormorò, quasi sorpreso; il più sorpreso fu Alistair –Mio padre mi racconta sempre di te.- non si aspettava che Eamon parlasse di lui al suo stesso figlio –Mi diceva che gli dispiaceva averti abbandonato, che doveva convincere mia mamma a farti restare, così io avevo un compagno di giochi.-
Il giovane rise, più sorpreso che divertito.
-Pensa un po’… ti ha parlato di me…- mormorò; si stava quasi commuovendo; si rese conto che Eamon teneva ancora a lui e che per tutti quegli anni aveva avuto torto a serbare rancore per lui; ma non doveva cedere a tali sensazioni: tirò su con il naso e si staccò da Connor –Ascolta, ho un grande rispetto per tuo padre e meno desidero che fargli un torto, uccidendoti. Troveremo un altro modo per liberarti dal demonio dentro di te. Te lo prometto.-
Gli porse una mano. Palmo in alto.
Il bambino osservò la mano.
Poi osservò Alistair. Gli stava sorridendo per rassicurarlo, comunicandogli che era al sicuro, che non sarebbe più stato in pericolo.
Anche il bambino sorrise. Ricambiò il gesto, mentre prendeva la mano di colui che, di fatto, poteva essere suo fratello maggiore.
Improvvisamente, una fitta alla testa e una morsa allo stomaco lo fecero di nuovo gemere e barcollare, facendo allarmare i presenti.
Il Custode Grigio stesso aveva indietreggiato, più preoccupato di tutti.
-Connor…!- urlarono lui e Sora.
Avvolto da una nube nera, sul pavimento, piegato in due, non c’era più Connor, ma una donna: una donna dalla pelle viola, corna enormi senza capelli e magnetici occhi viola.

https://www.youtube.com/watch?v=-6sFoSs1kuM (Squirming Evils)

Paperino starnazzò, urlando.
-Eccola! E’ lei! La donna comparsa nel mio incubo di due notti fa!- rivelò, indicandola con lo scettro.
-E’ come sospettavo, allora.- aggiunse Morrigan, anche lei sguainando il bastone –Un demone del desiderio!-
Tutti mostrarono le proprie armi.
-Lascia stare Connor, maledetto mostro!- minacciò Sora, per nulla intimidito dalla presenza del demone. Aveva il corpo sinuoso, più provocante di Morrigan, ma non si lasciò incantare. Salvare Connor era la priorità: niente lo avrebbe fermato.
-Lui è mio! Nessuno me lo porterà via!- protestò il demone, alzando le braccia artigliate –Venite, miei Heartless! Unitevi a me per un’ultima battaglia!-
Invisibili, Shadows, Neoshadows, Mastini Oscuri, Notturni Rossi, Rapsodie Blu, Opere Gialle, Waltz Viola: tutti insieme al Demone del Desiderio per l’ultima battaglia.
L’attenzione venne rivolta agli Heartless, per lasciare il demone per ultimo.
Ma qualcosa non quadrava: persino se colpiti dal Keyblade, gli Heartless sembravano riemergere, ritornare, come se non avessero subito alcun danno.
Alistair affondò la spada in un Invisibile e poi osservò il demone: ogni tanto lanciava agli avversari incantesimi di ghiaccio, ma restava in disparte. Voleva far indebolire i suoi avversari con gli Heartless, in modo da eliminarli con facilità.
Il Custode Grigio alzò la spada.
-Ascoltate tutti! Non concentratevi sugli Heartless!- avvertì –Dobbiamo eliminare la loro origine!-
-Ma Alistair! E’ pur sempre Connor!- gli fece ricordare Sora, mentre lottava contro un Neoshadow –Non voglio fargli del male! E’ un bambino!-
Qualcosa sembrava essere cambiato in Alistair: quando combatteva emergeva un nuovo “lui”, più cinico, più determinato. Non era il solito, sarcastico Alistair.
-No, qualunque cosa sia quell’affare non è più Connor!- disse, con sguardo di ghiaccio -E’ un demone che continuerà a far del male ad altre persone se non lo fermiamo!-
Il demone, nel frattempo, fece alcune mosse, come se stesse preparando un incantesimo, poi si mise in posizione di combattimento.
Erano tutti pronti a sferrare un attacco congiunto, infatti, partirono alla carica: ma il demone evocò una tempesta di ghiaccio. Ma ad Alistair bastò allungare un braccio per farlo svanire nel nulla, come aveva fatto con l’incantesimo scagliato da Paperino due sere prima. Tuttavia, il piano di usare gli Heartless per sviare ed indebolire era ancora in atto: essi, infatti, attaccavano quasi di sorpresa. Solo in rari momenti avevano eseguito colpi a segno, ma senza riuscire a strappare i cuori degli avversari. Anzi, ad ogni loro attacco seguiva un contrattacco, che causava la loro “morte”. Ma tornavano ugualmente. L’unico modo per annientarli era sconfiggere il demone del desiderio.
Sora fu il primo a provare ad attaccarlo, poi Paperino, Sten, Leliana, Morrigan e anche il mabari, quest’ultimo con un attacco con il fine di morderlo.
Il demone deviava tutti i colpi, respingendoli con un incantesimo di barriera: era molto potente. Non doveva sorprendere nessuno il fatto che Xigbar avesse visto un potenziale alleato in quel demone. O un valido strumento. Forse più la seconda opzione.
L’unico in grado di affrontarlo era Alistair e le sue abilità di templare: infatti, come aveva fatto con la tempesta, così fece con la barriera. Ma stavolta aveva reso nulli ogni suoi incantesimi. Ora era un bersaglio facile.
Bastò parare un colpo artigliato con lo scudo e poi farlo barcollare con un calcio sul ventre. Dopodiché, il Custode Grigio prese il demone per la gola: la punta della spada era rivolta al suo volto. Determinazione e un pizzico di dubbio dominavano il cuore di Alistair.
Fu soprattutto il dubbio che percepì il demone; infatti sorrise.
-Tu non vuoi uccidermi, vero…?- sibilò, malizioso –Lo sai che uccidendo me ucciderai Connor… e tu non vuoi uccidere un bambino.-
La mano di Alistair tremò: diceva il vero. Sapeva che l’essere di fronte era Connor. Uccidendo il demone, avrebbe ucciso Connor. La determinazione di poco prima svanì, lasciando spazio al dubbio.
Per quanto fosse stato invidioso di lui in passato, non poteva e non voleva ucciderlo. Come lo avrebbe spiegato ad Eamon? Che il ragazzo che aveva adottato aveva ucciso il suo vero figlio? Così facendo, Loghain sarebbe stato in vantaggio, facendo leva sui sentimenti di Eamon ed i sensi di colpa di Alistair e mettere l’intero Ferelden contro di loro.
Uno scudo, all’improvviso, colpì il volto del demone, che perse i sensi. Esso tornò da Pippo; si passò il dito sotto il naso, gioendo con il suo solito –Yuk!-
-Ucciderlo no.- disse, sereno –Ma stordirlo sì.-
Gli Hearless sparirono proprio in quel momento. E Connor ritornò con il suo aspetto, privo di sensi, tra le braccia di Alistair, ancora sorpreso e perplesso dall’attacco di Pippo.
Erano tutti paralizzati, colpiti dalle stesse emozioni. Leliana sfoggiò uno dei suoi più solari sorrisi, saltellò, con un piccolo grido, e corse ad abbracciare Pippo.
-Sei un genio, Pippo!- esclamò; Pippo boccheggiava: la stretta della sorella era molto forte –Sei il migliore!-
-S-sì…- rantolò il cane, cercando invano di riprendere fiato –S-sorella Leliana… non respiro…-
La ragazza, imbarazzata, lasciò la presa, scusandosi.
-Il colpo alla testa per far tornare alla ragione è sempre efficace.- complimentò Sten –Sono impressionato.-
-Yuk!-
Sora, in circostanze normali, avrebbe gioito; ma vedere Connor… lo fece preoccupare ed incupire. Si chinò anche lui, accanto ad Alistair.
-Alistair…- disse, con un barlume di speranza nel suo cuore -…come puoi annullare un incantesimo, puoi anche scacciare un demone?-
Alistair scosse la testa, dispiaciuto. Aveva lo sguardo fisso su Connor. Forse per senso di colpa, forse per premura che il demone si risvegliasse da un momento all’altro, prendendolo di sprovvista.
-Purtroppo no. La magia del sangue è troppo forte, come il legame con i demoni. Va oltre le mie possibilità.-
Udirono dei passi. Lady Isolde. Seguita da Bann Teagan.
Fu inorridita dallo spettacolo lì intorno. Impallidì, appena guardò di fronte a sé.
-CONNOR!- esclamò, correndo verso il figlio. I capelli erano già arruffati: nella corsa si sciolsero, cadendo sulle spalle.
Teagan apparve sulla soglia un attimo dopo.
-Scusate, non sono riuscito a fermarla.- si scusò; si sconvolse anche lui nel vedere il nipote privo di sensi.
Da Connor, Alistair osservò Isolde, con aria supplichevole.
-Vi prego, possiamo spiegare…- giustificò –Il demone…-
Ma la donna non lo aveva nemmeno udito: con sgarbo, spinse il giovane da un lato, facendolo cadere.
-STAI LONTANO DA MIO FIGLIO, MALEDETTO BASTARDO!- tuonò, tra le lacrime; fu lei, in quel momento, a prendere Connor tra le braccia –NON TI PERMETTERO’ DI UCCIDERLO!-
Sora si fece avanti, prendendo le difese di Alistair.
-Alistair non vuole uccidere Connor! Vuole solo aiutarlo, come tutti noi!-
-Zitto tu, moccioso! Non ti azzardare a difenderlo!-
Teagan pose di nuovo fine al litigio tra Lady Isolde ed i forestieri.
-Adesso calmiamoci tutti.- invitò, con fermezza –Quello che importa è che adesso il demone sia sopito, così non ci darà fastidio per qualche tempo.-
-Ma c’è ancora la questione su come eliminare il demone.- ricordò Paperino, preoccupato. Prima l’incubo che aveva avuto due sere prima, poi le parole di Morrigan, infine Connor. Dunque era quello il destino dei maghi… era sempre più impaurito.
Alistair, rialzandosi, dovette ammettere la nuda e cruda verità, basata su quanto gli avevano riferito quando era ancora un apprendista templare.
-L’unico modo per eliminare un demone è uccidere il mago di cui si è impossessato…- ammise, con un filo di voce e lo sguardo basso.
La risposta non piacque ad Isolde.
-Cosa?! Come puoi dire certe cose…?!- tuonò di nuovo, lanciando uno sguardo al veleno al “figliastro” –Io non permetterò che ucciderai mio figlio!-
-Isolde, non abbiamo scelta.- aggiunse Teagan, appoggiando la decisione di Alistair –Dobbiamo eliminare quel demone, per il bene di Redcliffe.-
-E’ mio figlio! Voi non avete figli, Teagan! Nessuno di voi ha figli! Non saprete mai cosa si prova!-
-Calma, forse non c’è bisogno di eliminare il bambino, per esorcizzare il demone dentro di lui.-
Si voltarono tutti verso Morrigan: era lei ad aver parlato. Stava offrendo un’alternativa.
-Dici che possiamo salvarlo senza ucciderlo?- in Isolde si era accesa la speranza.
-I demoni si avvicinano ai maghi durante il sonno.- spiegò la strega –Quindi, la cosa migliore da fare è entrare nei sogni di Connor e eliminare il demone nell’Oblio. In tal modo, vostro figlio sarà libero.-
-Oh, sia lodato il Creatore…-
L’alternativa fece sollevare i presenti.
-Ma come facciamo ad entrare nei suoi sogni?- domandò Teagan, serio e curioso.
-Ecco, questa è la parte complicata. In genere, servirebbero i maghi del Circolo e il lyrium, per entrare nei sogni di una persona. Un po’ come quando fanno il loro fantomatico “Tormento”.-
-La Torre del Circolo non è lontana da qui.- rifletté Leliana –Ma non credo avremo tutto quel tempo per salvare Connor.-
-Un altro modo, forse più… drastico, oserei dire, ma più rapido, è ricorrere alla magia del sangue. In questo caso servirebbe l’energia vitale di una persona, per acquisire abbastanza potere per entrare nell’Oblio.-
-Se è necessario, allora io sarò disposta a dare il mio sangue per Connor!-
-No, Isolde, è troppo rischioso!- cercò di dissuaderla il cognato.
Un vero dilemma: gli abitanti del Ferelden erano scettici sulla magia del sangue, visto che era stata proprio quella a portare Redcliffe alla distruzione. Ma anche Leliana non aveva torto: la Torre del Circolo era dall’altra parte del lago Calenhad, che bagnava anche le rive di Redcliffe, ma forse per Connor sarebbe stato troppo tardi.
Anche Sora si sentì a disagio in quella situazione. Lui meno di tutti sapeva quale fosse la decisione giusta da prendere.
Osservò il suo Keyblade, e maledisse il fatto che quel demone non fosse un Heartless, così lo avrebbe sconfitto facilmente e Connor sarebbe stato libero.
Il Keyblade…
Appena vi posò lo sguardo, ebbe come la sensazione che stesse vibrando, puntando verso Connor.
Rifletté. Poi ricordò.
Sì, sapeva cosa fare. O almeno sperava nella sua riuscita.
-Io offro una quarta opzione.- rivelò; l’attenzione fu rivolta a lui -Nel mio ultimo viaggio, ho subito più o meno la stessa sorte di Connor. I miei nemici, tra cui Xigbar, mi avevano imprigionato nel mondo dei sogni. Un po’ come appunto fanno i demoni con i maghi. Ma il mio migliore amico mi ha liberato, entrando nel mio cuore, grazie al Keyblade, e ha eliminato ciò che mi teneva prigioniero del sonno. Forse funzionerà anche per Connor.-
Isolde tirò un sospiro di sollievo; si mise in preghiera di fronte a Sora.
-Davvero si può fare? Oh, ti ringrazio, Creatore.-
-Puoi davvero entrare nei sogni delle persone con il Keyblade, Sora?- domandò Alistair, incuriosito.
-Mh, dipende. Il mio migliore amico ed io abbiamo un legame molto forte, per questo è risultato facile, per lui, entrare nel mio cuore. Ma Connor non lo conosco. Mi serve una persona molto legata a lui, per accedere nel suo cuore, di conseguenza nei suoi sogni.- osservò Isolde, porgendole una mano –Lady Isolde. Mi serve il vostro aiuto.-
Lei si alzò, quasi confusa.
-Il mio aiuto…?-
-Voi non avete mai smesso di credere in Connor.- spiegò il ragazzo, serio; non si era pentito delle sue parole di poco prima –Avete sempre avuto fiducia in lui, gli siete stata vicino, lo avete amato, avete pregato per lui. Forse è stato proprio l’amore che provate per lui a non farlo completamente sopraffare dal demone. Ci siete stata sempre voi a mantenere viva la luce dentro di lui, questo lo ha aiutato a resistere al demone e ogni tanto tornare normale. Il vostro amore è la chiave per entrare nei suoi sogni, Isolde. Vi chiedo di darmelo, per salvarlo.-
Sì, la speranza tornò in Isolde, che sentì la sua stessa anima alleggerirsi, come il suo cuore. Un’opzione senza violenza, senza uccisioni. Sì, era la cosa giusta da fare, per il bene di Connor. Ma dare l’amore di una madre…
-E cosa vuoi che faccia?-
-Datemi la mano.-
Timorosa, ma nello stesso tempo piena di speranza, Isolde strinse la mano di Sora; dopodiché, questi puntò il Keyblade verso Connor: la punta si illuminò, e un fascio di luce colpì il petto di Connor. Egli venne illuminato da una luce accecante: si aprì un portale. Un portale per l’Oblio. O per il suo cuore.
Sora sorrise, soddisfatto e sollevato: il suo piano aveva funzionato.
-Ecco, lady Isolde, quella è la via per il cuore di vostro figlio.- disse, sereno.
Anche l’arlessa sorrise, quasi in lacrime: era passato troppo tempo dall’ultima volta che aveva sorriso. Aveva quasi dimenticato persino il significato di “sorridere”. Le scappò persino l’impulso di abbracciare Sora, piangendo. Ma non di tristezza, ma di felicità. Era così felice da non avere la minima coscienza delle proprie azioni. La soluzione per salvare suo figlio. Di fronte a lei.
Sora si stupì, come il resto dei presenti. Non ricambiò nemmeno il gesto: era lì fermo, con la bocca spalancata e le braccia alzate.
-Grazie… grazie…- ringraziò lei, con un filo di voce.
Alla fine, persino il ragazzo cedette e le toccò le spalle, come gesto di ricambio.
-Dovere.- cercò di separarsi da lei –Ora è meglio entrare, prima che sia troppo tardi.-
-No, vengo anche io.-
-Anche voi?! No, Lady Isolde, è troppo pericoloso. Meglio se restate qui.-
-No, come madre è mio dovere salvare mio figlio. Voglio essere presente quando eliminerai quel demonio dal suo cuore!-
Il suo tono era fermo e deciso: impossibile dire di no.
-E non dimenticarti di noi.- aggiunse Paperino, avanzando con Pippo.
-Già, senza di noi saresti perso. Dopotutto, tre mezze calzette ne fanno una intera, ricordi?-
Sora osservò i suoi amici, sorridendo.
-Certo.- decise, annuendo; poi parlò ad Alistair, Teagan ed agli altri –Voi rimanete qui, per ogni evenienza. Se qualcosa uscirà da quel portale e non siamo noi, voi eliminatelo.-
Annuirono.
-Stai attento, Sora.- si premurò Leliana, preoccupata.
-E tu, Paperino…- aggiunse Morrigan –Se incontrerai il demone del desiderio, qualunque cosa ti dirà o proporrà, tu non accettare.-
-Ricevuto.-
Niente proteste, niente scene isteriche legate al suo essere permaloso. Un chiaro segno della gravità della situazione.
Sora, Isolde, Paperino e Pippo erano di fronte al portale.
-Bene, salviamo Connor!- annunciò Sora, per tirare su il morale del gruppo.
Erano tutti determinati a salvare Connor.
-Che il Creatore ci assista.- aggiunse Isolde, con la mano sul cuore.
Entrarono nel portale, venendo quasi accecati dalla stessa luce cui era stato circondato Connor.
Ma dalla luce, entrarono nel buio.
Isolde si guardò intorno, inquieta.
-Dove siamo? Questo non è l’Oblio?-
Non era l’Oblio: erano nella Stazione del Risveglio. E sotto di loro vi era una piattaforma di vetro colorato: il rosso era il colore dominante. La figura ivi raffigurata aveva un’aria serena e teneva gli occhi chiusi.
-Connor…?- fece Isolde, sempre più inquieta.
Insieme a Connor si potevano notare anche i volti di tre persone, in riquadri più piccoli: Isolde, Eamon e Teagan. Le tre persone più importanti per lui.
-Siamo nel cuore di Connor, Lady Isolde…- rispose Sora, anche lui quasi sorpreso di trovarsi lì. Non doveva entrare nel suo cuore, ma nei suoi sogni. Magari i due elementi erano collegati. Ma perché nella Stazione del Risveglio?
-Mamma?-
Dal nulla, la voce dolce di Connor. Infatti, lui era lì. A pochi passi dal quartetto, confuso, ma lieto di rivedere la madre.
Isolde, sollevata, corse da lui, abbracciandolo forte.
-Oh, Connor…! Figlio mio…- disse, sollevata nello spirito –Finalmente ti ho trovato…-
Connor ricambiò l’abbraccio.
-Mamma… finalmente sei qui… sapessi quanto ti ho aspettato…- aveva un tono strano; piatto, senza sentimenti; non sembrava nemmeno spaventato, tantomeno felice; qualcosa non andava.
-Sì, Connor… è tutto finito…- Isolde non si era posta alcun dubbio; le bastava aver visto suo figlio –Ora puoi tornare a casa.-
-Sì… casa… dove potrò finalmente tornare ai miei piani. Rivendicare Redcliffe e conquistare il mondo.-
Di nuovo quel tono agghiacciante. Il cuore della donna tremò.
I dubbi dei tre forestieri si rivelarono fondati; Sora, lesto, prese Isolde per un braccio, trascinandola via.
-Allontanatevi, Isolde!- avvertì, puntando il Keyblade verso “Connor” –Lui non è Connor!-
Anche Paperino e Pippo si misero in posizione.
Il bambino sorrise in modo malvagio. Il suo corpo tremò tutto: il demone del desiderio.
-Cos’è quell’affare?!- esclamò Isolde, mettendosi dietro i tre forestieri.
-Uno specchio per le allodole.- Sora non smetteva di puntare il Keyblade contro il demone -Con il solo scopo di farci abbassare la guardia e renderci prede facili.-
Senza aspettare, senza avere possibilità di dialogo, un fulmine colpì il demone, mentre tentava di aggredire Sora ed Isolde con i suoi artigli. Svanì nel nulla, come un’ombra nel buio. Paperino aveva lo scettro in avanti, con lo sguardo furioso e ansimando. Forse come sorta di vendetta personale per l’incubo di due sere prima.
Lo osservarono tutti, allibiti.
-Cosa?- fece, senza farsi prendere da rimorsi –Stava attaccando e io ho dovuto difendervi. Ehi, guardate!-
Una porta. Spuntata dal nulla.
-Credi sia un’altra trappola?- domandò Isolde, tornando ad essere preoccupata ed inquieta, ma ancora speranzosa e piena di fede.
-Di certo non scopriremo nulla restando qui.- rispose Sora, anche lui allarmato. Ma per salvare Connor dovevano andare avanti. Non avevano scelta.
Aprirono la porta. Verso l’Oblio. Verso i sogni di Connor.
 

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Capitolo 11
*** Scontro contro il demone ***


Note dell'autrice: eeeeee... Redcliffe è finita! Per ora...


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-Eh?-
Sora era confuso: da come ne avevano parlato sia Alistair che Morrigan, si aspettava di entrare in un luogo mistico, pieno di demoni; invece, notò di essere in un luogo a lui familiare. Nel castello di Redcliffe.
-Non capisco…- mormorò, grattandosi la testa –Siamo tornati nel castello? La nostra missione è fallita?-
-Se così fosse, dove sono Alistair, Bann Teagan, Morrigan, Leliana, Sten e il cucciolo?- fece notare Pippo, anche lui confuso.
L’atmosfera sembrava persino più cupa, come fosse notte. Il silenzio regnava sovrano.
Loro erano le uniche presenze dentro il castello. Nessun servo. Anche i cavalieri erano spariti. E i mobili erano puliti ed in perfetto ordine. Nessun segno di battaglia, tantomeno chiazze di sangue.
Silenzio ed ordine.
Isolde provò persino a guardare fuori dalla finestra; urlò di terrore.
-Per il Creatore! Guardate!- esclamò, indicando verso l’esterno. I tre forestieri accorsero. Poi impallidirono, appena guardarono la finestra: fuori dal castello non c’era Redcliffe, ma morte e distruzione.
Il villaggio era distrutto e messo a fuoco. Il cielo era oscuro e pieno di nuvole. Non vi era nemmeno un raggio di sole. Solo un’inquietante luce rossa che filtrava dalle nuvole oscure. E il lago Calenhad era rosso, sporcato dal sangue dei numerosi cadaveri che vi galleggiavano. E tanti Heartless che danzavano a tale spettacolo. Dentro regnava l’ordine, ma fuori il caos.
-Questa non è Redcliffe!- realizzò Isolde, più preoccupata di prima –Siamo nell’Oblio! Siamo dentro i sogni di Connor! No, nell’illusione del demone di Connor!-
-Quindi è questo quello il suo obiettivo…- mormorò Sora, serio –Dobbiamo trovare quel demone! E subito!-
Gli altri annuirono.
-Sì, prima lo troviamo, prima usciamo da questo incubo!- approvò Isolde, determinata.
Si trovavano in una delle ali laterali: non avevano idea della vera ubicazione del demone. Ma un altro elemento li stupì.
-Connor! Connor, dove sei?-
Era una voce maschile. Di un uomo anziano. Infatti, poco distante da loro, uno spettro camminava per i corridori. La sua figura era nitida e ben configurata. Ma era bianca, eterea, come uno spettro.
-Eamon!- esclamò Isolde, correndo da lui.
Ma la stessa voce si levò da un altro punto della stanza.
-Connor! Figlio mio!-
Un altro Eamon.
Alla sua richiesta, la voce di Connor. Era apparsa persino la sua figura.
-Papà! Dove sei?-
Anche Sora, Paperino e Pippo si guardarono intorno, inquieti. C’erano spettri di Eamon e Connor, intenti a cercarsi l’un l’altro, senza trovarsi, nonostante fossero così vicini. Isolde era confusa.
-Che sta succedendo…?- domandò, girandosi nervosamente da tutte le parti. Il marito ed il figlio… ovunque –Eamon e Connor sono qui… ma non mi sentono nemmeno! Cosa facciamo?-
Sora non sapeva cosa rispondere: non sapeva nulla di quel mondo. Ed era la prima volta che entrava nell’Oblio. Chi era veramente confuso era lui. Non era come il regno dei sogni che aveva visitato nel suo ultimo viaggio. Non poteva nemmeno evocare i Dream Eaters per aiutarlo. Non doveva spaventare o insospettire ulteriormente Isolde.
Nemmeno Paperino e Pippo si sentivano a loro agio, nell’Oblio.
-Saremo condannati a rimanere qui per l’eternità…?- si preoccupò Pippo.
No, non potevano. Dovevano salvare Connor ed Eamon. Dovevano salvare il Ferelden dal Flagello. Dovevano trovare e sconfiggere il Maestro Xehanort.
Non potevano permettersi di rimanere prigionieri di un sogno.
E l’unico modo era trovare il demone del desiderio. Ma dove poteva essere…?
-Venite! Di qua!- esclamò Isolde, correndo verso una stanza.
-Isolde, dove andate?- domandò Sora, spaesato dal suo comportamento.
-Nella mia stanza. Non so perché, ma sento che Eamon è proprio lì.-
Infatti, così fu.
Al centro della stanza, vi stava Eamon. Ma non era uno spettro. Sembrava quello vero.
Isolde si commosse di nuovo.
-Eamon!-
Stavolta, la figura si voltò, sorpresa.
-Isolde…?-
L’aveva sentita e l’aveva riconosciuta: la donna corse da lui, in lacrime, abbracciandolo. Lo aveva toccato, non gli era passato attraverso: era quello “vero”.
-Oh, Eamon! Sei qui!- disse, stringendo il marito sempre più forte.
Un po’ confuso, Eamon ricambiò l’abbraccio: non sapeva spiegarsi il motivo della presenza della moglie, ma anche lui era lieto di vederla.
Sora comprese la “sensazione” della donna: non era una semplice sensazione. Era il legame dei cuori di Eamon e Isolde. Il legame che li univa. Quello dell’amore.
C’era una notevole differenza di età tra i due coniugi, ma questo non aveva impedito ad entrambi di amarsi.
Eamon aveva ormai i capelli e la folta barba grigi e le rughe lo rendevano più anziano della sua età. Connor non aveva preso molto dal padre, esteriormente.
-Isolde, cosa… Cosa fai qui? Come sei arrivata qui?- domandò Eamon, osservando il volto pieno di lacrime della moglie. Ella indicò i tre forestieri.
-Sono stati loro. Questo ragazzo possiede un’arma magica che mi ha permesso di entrare nei sogni di Connor.-
Sora, Paperino e Pippo si inchinarono.
-Arle Eamon, è un piacere.-
-Anche per me. Vorrei accadesse in un’altra circostanza e in un altro luogo.-
-Ma…- un’ombra di incertezza prese la donna –Non capisco. Tu come puoi essere qui?-
-Non ne ho idea.- fu la risposta –L’ultima cosa che ricordo è uno strano capogiro e il volto di quel mago, mentre sussurrava: “Da parte di Loghain…”-
Sora serrò le labbra.
-Ancora quel Loghain… immaginavo che Xigbar fosse in combutta con lui…- mormorò.
Isolde riprese a piangere, stringendosi a suo marito.
-Oh, Eamon… mi dispiace… è tutta colpa mia…-
Anche lui la abbracciò, per consolarla.
Non dovevano, però, perdere tempo: dovevano trovare il demone il prima possibile.
-Arle Eamon, scusate se vi interrompo.- tagliò corto Sora –Ma ci serve anche il vostro aiuto e non abbiamo molto tempo. Sapete dove si trova il demone?-
-Non ne ho idea.- rispose lui, staccandosi da Isolde –Per quanto mi ostini a cercare, qui non ho trovato nessuno. Né Connor, nemmeno il demonio.-
Di nuovo al punto di partenza. In situazioni normali, Sora si sarebbe affidato al suo cuore, per trovare la soluzione: ma era confuso, spaventato, perduto. Era in un luogo che non aveva mai visitato prima, diverso da tutti quelli che aveva visitato nei suoi ultimi viaggi. E Paperino e Pippo ne sapevano quanto lui.
Poi, si rese conto di avere due risorse: Isolde ed Eamon! Sapeva come trovare Connor!
Si era rivelata una fortuna, aver portato la donna con loro.
-Lady Isolde, arle Eamon, mi serve il vostro aiuto.- disse, tornando sereno –E’ vero, io non so nulla della vostra cultura, ma voglio rivelarvi una cosa della mia. Abbiamo un detto: “Possa essere il tuo cuore essere la tua chiave guida.”.- Erano le parole di Yen Sid, pronunciate poco prima della loro partenza verso la loro nuova avventura.
Isolde ne rimase affascinata.
-E’ molto bello. Ma ne ignoro il significato.-
-Io non so nulla dell’Oblio. E non conosco Connor. Ma voi sì e so che entrambi avete un legame molto profondo con lui. Ho bisogno del vostro legame, per trovare vostro figlio.-
Eamon era confuso dalle parole del ragazzo, ma se la moglie si fidava di loro, allora anche lui poteva fidarsi.
-Certo. Cosa dobbiamo fare?- domandò l’uomo.
-Prima, lady Isolde, mi avete preso la mano e donato il vostro amore per aprire il portale. Ora vi chiedo, a entrambi, di impugnare il Keyblade insieme a me e pensare intensamente a vostro figlio.-
Isolde fece quanto richiesto, anche Eamon. Anche loro impugnarono il Keyblade, posando le loro mani su quella del ragazzo. Pensarono a Connor. La punta della spada si illuminò di nuovo, e partì un raggio. La prima volta era servito per aprire un portale: quella volta segnò un percorso sul pavimento.
Sora tirò un sospiro di sollievo, così i suoi amici: finalmente una pista. Poi osservò i coniugi, stupiti dello straordinario potere del Keyblade.
-Ci porterà da vostro figlio.- disse lui –Ora andiamo.-
La resa dei conti era vicina.
Il cortile. O meglio, quello che sembrava il cortile. Non era come nel mondo reale. Non c’era più l’erba, ma solo una distesa arida di terra.
Ecco come sarebbe stato il mondo, se avesse vinto il demone del desiderio: arido, spento e pieno di Heartless. E con cadaveri umani infilzati nelle picche.
Il demone del desiderio era in mezzo al cortile, a contemplare il suo mondo.
Sora lo osservò con odio e disprezzo, prima di correre verso di lui, seguito da Paperino e Pippo. Eamon ed Isolde chiusero la fila. Volevano assistere di persona alla distruzione del demone che si era insediato dentro il loro figlio.
-E’ finita, demonio!- esclamò il ragazzo, sguainando il Keyblade. Anche Paperino e Pippo fecero la medesima cosa con le loro armi.
Il demone si girò verso di loro, per nulla allarmato o preoccupato. Anzi, quasi sorrideva.
-Oh, davvero, ragazzino…?- sibilò, camminando verso di loro, con movimenti fluenti, quasi seducenti –Quindi è così che deve finire…? Che peccato… proprio quando mi stavo divertendo…-
I coniugi Guerrin gli rivolsero uno sguardo furioso, come i tre forestieri. Isolde si teneva stretta ad Eamon, e lui la stringeva come per proteggerla.
-Ingannare un bambino e usarlo controllare gli Heartless per uccidere innocenti non è divertimento!- ribatté Sora –E non avevi diritto di impossessarti di lui!-
-Oh, ma io non ho costretto nessuno. Lui mi ha permesso di impossessarmi della sua mente e del suo corpo.-
-No, Connor non lo avrebbe mai fatto!- rispose Isolde –E’ un bambino buono e cresciuto con i principi della Chiesa, non avrebbe mai ceduto se stesso ad un demone di sua spontanea volontà.-
-Anche se si tratta di salvare suo padre?-
Restarono tutti in silenzio. In effetti, non era ignoto quel movente. Connor stesso lo aveva rivelato, sia da bambino normale che da posseduto.
-Quindi… lo hai ingannato…?- si sconvolse Sora. Non era la prima volta che udiva di inganni, ma non si sarebbe mai stupito abbastanza della malignità di certe persone.
-I soggetti più giovani…- spiegò il demone, girando intorno al quintetto -…sono più facili da ingannare. L’uomo con il cappotto nero e la benda sull’occhio aveva avvelenato suo padre. Avrebbe fatto qualsiasi cosa, per salvarlo. Io mi sono solo fatto avanti, proponendogli un accordo. Lui ha accettato di accogliermi nel suo corpo e io ho, di conseguenza, legato l’anima del padre alla mia, mantenendolo in vita, quello che, effettivamente, voleva il piccolo Connor. Uno scambio equo, mi sembra.-
Eamon finalmente comprese perché si trovava nei sogni di Connor: egli stesso era legato a Connor.
Padre e figlio legati da uno stesso filo. E quel filo era il demone del desiderio. Se lo avessero eliminato, Connor sarebbe stato libero. Ma cosa ne sarebbe stato di Eamon?
-Ma come puoi controllare gli Heartless?-
-Oh, quello è stato l’uomo con il cappotto nero e la benda sull’occhio. Sì, non avrei mai raggiunto il mio obiettivo se non fosse stato per lui. Ha convinto il piccolo Connor a cedere alla mia proposta e mi ha insegnato come controllare gli Heartless, non appena mi sono impossessato di Connor.-
-Sei una spregevole creatura!- maledisse Isolde –Hai rovinato la mia famiglia! Ma ora è finita! Mio figlio sarà salvo e tu non potrai più fare del male!-
Il demone alzò un dito.
-Ah-ah! Sfugge un particolare.- avvertì –Vi ricordo che l’anima di Eamon è legata a me. Se mi eliminate, Eamon sarà sempre più vicino alla morte. E sono ben cosciente che vi serve il suo aiuto contro il Flagello…- Sora si sentì a disagio: era un bel dilemma; Eamon sarebbe morto, se avesse eliminato il demone? Secondo Alistair, Eamon aveva un notevole contingente dalla sua parte, utile contro i Prole Oscura; ma non poteva lasciare che Connor vivesse un’intera vita da abominio; non era la vita adatta per un bambino.
-Non dargli ascolto, ragazzo!- fu proprio arle Eamon stesso a parlare –Preferisco morire che vivere da prigioniero in un mondo a me estraneo! E preferisco mio figlio libero che da abominio! Elimina quel demonio!-
Sora aveva preso la sua decisione.
-Hai sentito? Hai perso!-
-Mh… forse. Ma ho ancora una carta nel mio mazzo…- stava osservando Paperino, sorridendo; questi deglutì, quasi tremando. Era proprio lo stesso demone del suo sogno.
Improvvisamente, se lo ritrovò dietro. Gli aveva messo una mano sulle spalle, come per rassicurarlo.
-Io vedo dentro di te, Paolino Paperino…- gli sibilò all’orecchio –Vedo il tuo desiderio… tu desideri una vita dove non sei costretto a viaggiare per eliminare gli Heartless e i Nobodies… sì, io vedo dentro di te… nei tuoi ricordi… sì… quella volta che avevi l’occasione di cambiare la storia… dove potevi essere tu il re del tuo regno… io posso renderlo reale… io posso renderti re… posso renderti ricco… avrai tutto il mondo ai tuoi piedi… basta solo… che ti arrenda a me… e potrai ottenere tutto questo…-
Paperino era come ipnotizzato dalle sue parole. C’era qualcosa di magnetico ed ipnotico nella sua voce. Così calda, rassicurante, morbida… abbassò lo scettro, quasi in procinto di lasciarlo cadere per terra.
Sora e Pippo si guardarono, allarmati e preoccupati per l’amico.
-No, Paperino! Non farlo!- esclamarono.
Ma lui non si mosse: era paralizzato.
Ciò compiacque il demone, che sorrise di nuovo, porgendogli una mano aperta, con il palmo verso l’alto.
-Allora… affare fatto…?-
Sora e Pippo scossero la testa, silenziosamente, come per supplicargli di non farlo.
Paperino, con lo sguardo fisso in avanti, da ipnotizzato, allungò la mano libera, posandola lentamente su quella del demone.
Ma la respinse con forza. Poi si voltò di scatto, con lo scettro puntato verso il demone.
-THUNDAGA!-
Un fulmine partì da esso, colpendo il demone in pieno ventre, che cadde dopo un volo di quasi due metri. I coniugi Guerrin si erano rifugiati da un lato del cortile, per non essere colpiti.
Paperino aveva un’aria furiosa.
-Ti aspetti che io accetta una tua offerta, dopo aver visto cosa può fare un demone nel corpo di un mago?!- fece notare –Preferisco piuttosto mantenere il mio libero arbitrio e il mio aspetto, grazie!-
Lanciò diversi fulmini al demone, facendolo barcollare e gemere. Era come se volesse più che altro farlo soffrire, che eliminarlo.
Sora e Pippo furono lieti della purezza del cuore di Paperino: era attratto da offerte simili, ma era altrettanto giudizioso da notare le conseguenze.
-E non dimenticare che se osi fargli del male, dovrai vedertela con noi!- avvertì il ragazzo, determinato –E’ per questo che servono gli amici!-
-Connor non ha avuto nessuno al suo fianco, questo ti ha permesso di impossessarti di lui con facilità, ma non stavolta!- aggiunse Pippo.
Nessuno dei due fece un passo avanti: Paperino dava l’idea di voler affrontare da solo quel demone. Forse proprio per dimostrare agli amici che non cedeva facilmente alle tentazioni.
Continuava a lanciare fulmini, senza dare al demone la possibilità di contrattaccare.
Ai suoi fulmini, si aggiunsero i colpi di scudo di Pippo, quelli lanciati.
Il demone si piegò su se stesso.
Era indebolito. Lo era dallo scontro nel mondo reale. E in più non poteva evocare gli Heartless.
Era il momento.
Sora corse da Eamon ed Isolde, ancora nascosti in un angolo.
-Arle Eamon! Lady Isolde! Dobbiamo sconfiggere questo demone insieme!-
-Cosa dobbiamo fare?- domandò l’uomo, senza ombra di paura.
-Pensate a Connor e impugnate il Keyblade con me un’ultima volta!-
Connor era sempre nei loro pensieri. Decisi, eseguirono l’ordine di Sora.
Un raggio di luce partì dal Keyblade, colpendo il demone del desiderio in pieno petto. Esattamente come Sora aveva sconfitto Xemnas, un anno prima.
Infatti, sul corpo del demone, da quel punto lucente, comparvero delle crepe, che lo circondarono tutto.
-No… NOOOO!!!- esclamò, guardandosi inorridito. Poi esplose. Il suo corpo era divenuto una serie di cristalli che si liberarono al vento.
Era finita.
Il Demone del Desiderio era finalmente sconfitto.
Connor era salvo. E libero.
Isolde era ancora stretta a Eamon. Ma, tutt’ad un tratto, si accorse che stava gradualmente abbracciando il vuoto.
-Eamon…?- fece, allibita.
-Isolde!-
Svanì anche lui, come polvere al vento.
Era come aveva spiegato il demone, poco prima: se fosse morto, il suo legame con Eamon si sarebbe spezzato. Eamon non era più nei sogni del figlio.
Isolde era paralizzata: sperò con tutto il cuore che eliminare il demone non avesse provocato qualcosa di anomalo nel marito.
-Presto, lady Isolde! Dobbiamo andarcene da qui!-
La voce di Sora la destò dai suoi pensieri.
Anche il paesaggio circostante stava per svanire: dovevano tornare nel mondo reale, o anche loro sarebbero svaniti.
Sora usò di nuovo il Keyblade per creare il portale verso il mondo reale. Lui, Paperino, Pippo ed Isolde vi saltarono dentro insieme.
Un altro portale si aprì nella stanza di Connor, facendo quasi sobbalzare i presenti. Sora, Paperino, Pippo ed Isolde comparvero, quasi cadendo sulle proprie ginocchia, a causa del salto.
Erano illesi. Ciò fece sollevare chi avevano intorno.
-Sia ringraziato il Creatore!- osannò Leliana –Siete vivi e illesi!-
Sora ridacchiò, soddisfatto.
Teagan stava aiutando la cognata a rialzarsi.
-State bene, Isolde?- domandò, premuroso.
-Sì, il demone è stato finalmente sconfitto. Connor! Per il Creatore, Connor!- si piegò di nuovo sul figlio, ancora incosciente; sentendosi chiamare, mosse lievemente le palpebre.
Si stropicciò gli occhi e sbadigliò.
-Mamma…?-
La donna pianse di gioia: era vivo. Ed era normale. Non era più posseduto.
-Mamma, ho fatto un incubo orribile. Papà…-
Isolde lo abbracciò, felice come non mai.
-Oh, Connor! Sei tornato!- esclamò, con grande sollievo dei presenti -Grazie al Creatore, ha funzionato! HA FUNZIONATO!-
Osservò Sora, e gli disse “Grazie” solo con il movimento della bocca. Sora sorrise e fece un cenno con la testa.
Anche Connor abbracciò la madre, confuso, ma contento.
-Mamma, ti senti bene?-
-Tesoro mio, non mi sono mai sentita meglio.-
-Hai i capelli sciolti e tutti in disordine. E il vestito sporco e pieno di pieghe.-
Isolde ebbe un’epifania: effettivamente, non si era accorta che, per tutto quel tempo, la sua acconciatura si era disciolta e l’avventura dentro l’Oblio aveva forse rovinato il suo vestito, o si era semplicemente sporcato quando si era chinata sul figlio.
-Cosa…?- disse, guardandosi –E perché nessuno mi ha detto nulla?! Per il Creatore, sarò impresentabile…-
-Zio Teagan!-
Senza pensarci due volte, Connor, staccatosi dalla madre, corse da Teagan, abbracciando anche lui. Questi lo prese in braccio.
-Perché sei vestito come il giullare di corte?-
Anche Teagan si osservò: nonostante si fosse liberato del cappello, aveva ancora il completo da giullare indosso. Questo lo mise in imbarazzo.
-Ah, per il Creatore, me ne sono dimenticato…- mormorò, abbassando lo sguardo.
Morrigan, Sora, Paperino e Pippo ridacchiarono, anche il mabari.
-E voi chi siete? Amici di mio zio? O del mio papà?-
-Io sono Sora, lui è Paperino e lui è Pippo.- presentò Sora.
-Io sono Leliana.- si fece avanti la sorella, sorridendo dolcemente –La signora che vedi lì è Morrigan, il gigante è Sten, lui è il nostro mabari. E lui è Alistair.-
Il bambino e il giovane si osservarono negli occhi.
-Alistair?- si stupì Connor, sorridendo –Il bambino che viveva qui prima di me? Mio padre mi ha parlato tanto di te!-
Alistair si stupì: questa frase l’aveva già pronunciata poco prima. Inoltre, lo stava osservando come fosse la prima volta in cui lo avesse visto.
-D-davvero…?- per non destare sospetti, doveva stare al gioco.
Teagan aiutò il nipote a scendere, così da permettergli di avvicinarsi ad Alistair.
-Sì. Oh, devo andare dal mio papà a leggergli qualcosa. Vieni con me? Così ti racconto tutto.-
Un po’ sorpreso, Alistair accettò l’offerta.
-Sì, certo…-
Uscirono insieme dalla stanza per entrare in quella di arle Eamon. La reazione del bambino aveva sorpreso tutti.
-Sembra che non ricordi nulla degli ultimi avvenimenti…- notò Teagan –Meglio così. Per lui.-
Ma non era finita. Il demone era stato sconfitto, e gli Heartless erano spariti da Redcliffe. Ora mancava il problema principale.
Si riunirono tutti nella stanza di Eamon. Connor stava seduto sul letto, a leggere qualcosa ad alta voce ad un uomo anziano, dalla folta barba grigia che gli copriva la bocca, incosciente sul letto: arle Eamon.
Isolde si era di nuovo raccolta i capelli dietro e cambiato abito, mentre Teagan aveva di nuovo la sua armatura indosso.
-Il villaggio e il castello, adesso sembrano essere salvi…- iniziò Teagan, inquieto; poi osservò il fratello –Ma qualunque cosa gli abbia fatto il demone, adesso sembra peggiorare.-
-Quando ero nell’Oblio, il demone ha rivelato che nel patto stipulato con Connor ha legato la sua anima a quella di Eamon.- rivelò Isolde, dello stesso umore del cognato -Così manteneva Eamon vivo, ed è così che ha ingannato Connor.-
-Ma ora il demone è morto…- ricordò Morrigan.
-L’unica cosa che può salvare Eamon è l’Urna delle Sacre Ceneri.-
La stessa urna di cui Donall aveva parlato ad Alistair, quando erano a Lothering.
-Isolde, siete certa che sia una buona idea? E se fosse solo una leggenda?-
-Dobbiamo almeno tentare. Ho mandato alcuni cavalieri da un certo Fratello Genitivi, a Denerim, per saperne di più. Lui ne sa qualcosa.-
-Ma non sono tornati…-
Come aveva riferito Donall. Egli stesso riteneva false le voci sull’Urna e che forse stavano correndo dietro ad una leggenda.
Ma serviva Eamon contro la Prole Oscura. Il suo esercito sarebbe stato di grande aiuto. Come la sua parola contro Loghain. Se c’era un briciolo di speranza per farlo guarire, allora la miglior scelta sarebbe stata coglierla.
Sora ed Alistair stavano pensando la medesima cosa
-Lady Isolde…- fece Alistair –Andremo noi.-
Morrigan gli rivolse uno sguardo quasi disgustato.
-Ma dico, sul serio?-
-Troveremo l’Urna delle Sacre Ceneri per salvare Eamon.- tagliò corto il Custode Grigio, senza ascoltare la strega.
Paperino, nel frattempo, era intento a fissare il panorama dalla finestra della stanza: dava sul lago Calenhad. Ma i suoi occhi erano fissi su una strana torre, in lontananza, dall’altra parte del lago.
-Ehi, Leliana…- disse, guardandosi indietro; la sorella, sentendosi chiamata, si voltò e si avvicinò al papero.
-Sì?-
-Cos’è la torre laggiù?-
-Quella? E’ la torre del Circolo dei Maghi.-
-Il Circolo dei Maghi? Quindi è lì che abitano i maghi?-
-Esattamente. Il culto di Andraste prevede norme molto severe su chi nasce col dono della magia. “La magia deve servire l’uomo, non assoggettarlo”. Queste sono le parole di Andraste stessa, contro i magister dell’Impero. Dalla caduta dell’Impero, sono nati i Circoli, dove i maghi vivono e imparano a controllare la magia.-
Quindi tale era il destino dei maghi in quel mondo. Paperino doveva saperne di più.
Si avvicinò ad Alistair.
-Ehi, Alistair. Non è che, come prossima tappa potremo andare alla Torre del Circolo?-
Il giovane accettò senza indugio.
-Non vedo perché no.- rispose, infatti –Dopotutto, dobbiamo anche passarci, visto che i Trattati prevedono che i Custodi devono chiedere aiuto anche ai maghi, durante un Flagello.-
Pippo si offese e si avvicinò a loro.
-Ehi! Non è giusto!- protestò –Avevi promesso saremo andati a Honnleath, dopo Redcliffe! Per il golem, ricordi?-
Alistair ricordò, con imbarazzo.
-Hai ragione, scusa, Pippo. Ma, sai, i maghi…-
-Pippo, io DEVO andare laggiù.- tagliò corto Paperino, stringendo i pugni –Io… devo sapere… i maghi…-
Dal momento in cui Morrigan aveva parlato loro di maghi, eretici ed abomini, Paperino era diventato quasi paranoico, più teso, inquieto. Paperino era curioso della condizione dei suoi simili, in quel mondo; anche Sora lo era.
Pippo comprese, mettendo una mano su una spalla dell’amico.
-Va bene. Andiamo pure alla Torre del Circolo, poi a Honnleath.-
-Sì, vedremo di incastrarci tutto.- concluse Alistair.
-Ma dovete fare presto anche per Genitivi.- ricordò Teagan –Senza la magia del demone, a mio fratello non resta molto tempo.-
-Torneremo in tempo, non temete.- rassicurò Sora, determinato.
Morrigan sospirò di nuovo.
-Dove troverà tutta quella forza e quell’ottimismo, io non capisco…-
-Per non parlare dell’uomo che ha avvelenato mio fratello, ancora a piede libero.-
-Troveremo anche lui.- tagliò corto Sora, serio –Quell’uomo è la priorità mia e dei miei amici. Ci pensiamo noi.-
Isolde sorrise lievemente e fece un cenno con la testa.
-Andate, allora, e che il Creatore vi accompagni. Vi prego, accettate queste almeno. Vi copriranno dal freddo.-
Dei servi, tra i sopravvissuti dell’attacco degli Heartless, porsero ai forestieri dei mantelli di flanella. Morbidi e caldi. Così avevano risolto il problema del freddo.
-Grazie, lady Isolde.- ringraziò Alistair, con un lieve inchino –Ma… per caso sapete anche dove possiamo recuperare un’armatura? Durante il viaggio ci farebbe comodo, soprattutto contro la Prole Oscura.-
Fu Teagan a rispondere.
-Tornate al villaggio. C’è un fabbro, Owain, padre di una delle ancelle di lady Isolde, che forse è disposto ad aiutarvi.-
-Grazie.-
Si congedarono tutti. Anche Teagan uscì dalla stanza di Eamon.
-Sora.-
Il ragazzo si fermò, voltandosi. Isolde non lo aveva mai chiamato per nome. Aveva le mani sul ventre, con le dita intrecciate e lo sguardo basso.
-Avevi ragione.- ammise –Se Redcliffe è stata attaccata ogni notte e gli abitanti uccisi è stata solo colpa mia. Avevo così paura di perdere mio figlio che ho fatto le scelte sbagliate. E sì, anche su Alistair avevi ragione. Odiavo così tanto quel bambino sporco e così affezionato a Eamon che ho voluto mandarlo via. Sì, sono un’orlesiana viziata e capricciosa. Che il Creatore mi perdoni per quello che ho fatto…-
Sembrava sincera. Sora le rivolse un sorriso e le prese una mano.
-Avete riconosciuto i vostri errori, Isolde.- rispose –Io non so nulla della vostra cultura, è vero, ma sono sicuro che quello che avete fatto per rimediare ai vostri errori e salvare Connor è sufficiente da farvi ottenere il perdono dal Creatore. Per quello che vale, avete ottenuto il mio. E anche quello di Alistair.-
Isolde sorrise. Lo abbracciò.
-Grazie per avermi dato speranza e aver salvato mio figlio.- mormorò –Ti prego, salva anche mio marito.-
-Fosse l’ultima cosa che farei.-
-E se ritroverai quel Xigbar… uccidilo.-
 

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Capitolo 12
*** Verso la Torre del Circolo ***


Note dell'autrice: altro noioso capitolo di dialoghi e riflessione. Scusate.

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-Ah! Che bello avere di nuovo un’armatura addosso!-
Alistair sembrava essere tornato allegro. Si stirò le braccia, incrociando le dita. Sopra le vesti datagli da Morrigan, indossava un’armatura a scaglie, così come i bracciali, le spalliere, e gli stivali. Semplice, ma efficiente.
-E’ stata utile contro quei Prole Oscura di poco fa...-
Infatti, mentre giravano intorno al lago Calenhad, un’orda di Prole Oscura aveva attaccato il gruppo. Per fortuna, quest’ultimo ne era uscito vincitore, purché la sfida non era stata affatto facile.
-Ehi, voi tre là dietro. Come vi sentite?-
Sora, Paperino e Pippo stavano chiudendo il gruppo. Si stavano stringendo l’un l’altro, terrorizzati, sbiancati, tremanti; addirittura battevano i denti. Avanzavano con passi rigidi.
-Era enorme… e orrendo… e con grosse corna… e tanto arrabbiato…- balbettava il ragazzo.
Il giovane ridacchiò, ma sempre osservandoli con comprensione e compassione.
-Eh, sì… la lotta contro il primo ogre non si scorda mai…- mormorò.
Il primo ogre che aveva affrontato lui era quello sulla torre di Ishal: inizialmente aveva provocato anche a lui le stesse emozioni, ma la missione affidatagli dal re e dal suo mentore, Duncan, avevano la priorità. Questo era bastato a non farsi sopraffare dalla paura.
Sten sbuffò.
-Che codardi…- mormorò. Nemmeno Leliana era rimasta turbata alla visione dell’ogre.
Ma Morrigan ridacchiò, divertita.
-Piuttosto, qui sta calando il sole.- fece notare, guardando in alto –Cosa facciamo?-
Anche Alistair guardò in alto: il cielo era rosso, ma cominciavano a farsi intravedere le prime sfumature della notte.
-Beh, non avverto la presenza dei Prole Oscura e siamo vicini alla Torre del Circolo.- annunciò, battendo le mani –Stanotte ci accamperemo qui. Ora… chi mi aiuta a togliermi l’armatura?-
Leliana aiutò i compagni a togliersi le armature, compresi i forestieri.
Anche Sora aveva acconsentito ad avere un’armatura. Una semplice pettiera, dei bracciali e degli schinieri. Più leggera, rispetto a quella di Alistair, per avere più libertà di movimento.
Anche Pippo se ne fece costruire una: ricordava vagamente quella che indossava quale capitano delle guardie reali del Castello Disney, con un braccio scoperto, quello che usava per impugnare lo scudo. Persino Sten decise di indossare un’armatura: il fabbro di Redcliffe aveva persino pregato Andraste di avere abbastanza acciaio. Infine, fu in grado di creare un’armatura completa, su misura per Sten.
Ma lui non si sentiva ugualmente a suo agio: diceva che non era come le armature qunari e che gli inibiva il movimento.
-Ti proteggerà dagli attacchi dei Prole Oscura e evitare che tu rimanga corrotto dal loro sangue.- gli aveva suggerito Alistair, per convincerlo ad indossarla.
Dopotutto, come Custode Grigio, non aveva torto. Ma Sten ancora non si fidava di Alistair.
Avevano persino avuto una lieve discussione, appena lasciata Redcliffe.
-Il Flagello.- aveva detto, a bruciapelo, Sten, rivolto ad Alistair –Come lo fermerai?-
Alistair non si aspettava quel tipo di domanda. O magari la risposta era così scontata che gli venne spontaneo rispondere: -Beh, pensavo di dire cortesemente all’arcidemone di andarsene…-
Comprese presto che a Sten non piaceva l’umorismo.
-Pensi di risolvere tutto con l’ironia?- rispose, più serio di prima; Alistair si fece più inquieto, indietreggiando di un passo –Ho sentito varie storie sui Custodi Grigi. Grandi guerrieri, abili condottieri ed incredibili strateghi. Ma tu non mi stai dando alcuna prova di essere quello che dovresti essere!-
Alistair serrò le labbra ed aggrottò le sopracciglia: quando voleva, sapeva essere tanto sarcastico, quanto serio e responsabile. In quel momento, emerse il secondo lato.
-Stammi bene a sentire!- esclamò, offeso -Tu vieni qui nel Ferelden per fermare un Flagello in corso e osi dire ad un Custode Grigio come dovrebbe fare un Custode Grigio solo basandoti su racconti ambientati secoli fa?! Non sai cosa significhi essere un Custode Grigio! E per tua informazione, sono l’ultimo dei Custodi Grigi, quindi scusami se ti sembro distratto, confuso e magari un po’ triste perché ho perso tutti i miei amici ad Ostagar!-
Un secondo dopo aver pronunciato quelle parole, si ricordò di avere di fronte un qunari. A Lothering temeva ogni secondo per la sua testa: quella sensazione tornò, appena notò Sten rivolgergli uno sguardo minatorio.
“Creatore. Andraste. Tutti e due.” pensò, deglutendo e sudando freddo; Sten stava compendo dei passi, verso di lui “Fate che non mi stacchi la testa. O qualsiasi altra parte del corpo. Mi serve.”
Qunari ed umano furono faccia a faccia.
Anche i presenti temettero un confronto fisico tra i due. Per fortuna, Sten si limitò a sbuffare.
-E pensi di usare questa scusa, quando sarai di fronte all’arcidemone?-
Non avevano più parlato tra loro da allora.
L’unica cosa che caratterizzava Alistair e lo distingueva dai guerrieri cui Sten era solito avere un contatto, sia amico che nemico, era il suo sarcasmo. Ma la strada del guerriero gli si addiceva. Come anche a Sora.
Anche lui, come Alistair, non aveva l’aria del guerriero, ma mostrava determinazione e fermezza in ogni cosa che eseguiva.
Sten li osservò entrambi, mentre Leliana li aiutava a togliersi l’armatura. Ma poi abbassò lo sguardo. Forse deluso, forse pentito.
Raccolta la legna e acceso il fuoco, non ci fu nemmeno bisogno di rivolgersi ad una fattoria circostante, per elemosinare del cibo: come ringraziamento per aver salvato il villaggio dagli Heartless, i contadini di Redcliffe avevano preparato una cesta con delle vettovaglie per i forestieri, abbastanza per due giorni.
-Ehi, Sora…- era da Redcliffe che Alistair era in procinto di dire qualcosa a Sora, ma non sapeva ancora come dirlo; inoltre aveva avuto la discussione con Sten e in conclusione l’attacco dei Prole Oscura –Senti, ehm… quello che hai fatto a Redcliffe…- riprese fiato –Grazie per quello che hai fatto a Connor. E per Redcliffe. Sai che ho un debito enorme con Eamon. E… il non voler sacrificare né Connor né Isolde è stato un gesto meraviglioso da parte tua. E… la tua arma è davvero formidabile. Non sapevo potessi entrare nei sogni delle persone.-
-Beh, non sono stato solo.- chiarì Sora, sorridendo per quelle parole –Ho avuto bisogno di Isolde per entrare nel cuore di Connor. Sai, è molto più complicato di quanto sembri, in realtà, anche spiegarlo. Ma sono contento che sia andato tutto per il meglio. Connor è salvo, almeno.-
-Giusto, è questa la cosa più importante. E ora dobbiamo salvare Eamon…- fece una breve pausa, con una risata breve –Chissà se si ricorderà di me, dopo tutti questi anni, con un figlio da crescere…-
Sora si batté la fronte.
-Oh, giusto! Stavo quasi dimenticando…!- frugò nelle sue tasche –Volevo dartelo quando eravamo ancora a Redcliffe, ma… tieni.-
Porse al giovane l’amuleto con il simbolo di Andraste. Erano chiari i segni delle crepe, ma il giovane restò senza fiato, appena lo vide.
-Ma è…! L’amuleto di mia madre!- esclamò, prendendolo –Ma come…? Dove…? Dove lo hai preso?-
-Al castello di Redcliffe, era caduto da un Heartless.-
Alistair restò a fissare l’amuleto, girandolo più volte, commosso.
-E’ incredibile. Eamon lo ha riparato.-
-Forse per lui significhi molto più di quello che credi. Se davvero ti avesse dimenticato, lo avrebbe buttato. Ma invece lo ha riparato. E scommetto che non appena si risveglierà, ti riconoscerà all’istante e ti darà un grande abbraccio.-
Le parole del ragazzo convinsero il Custode Grigio: sorridendo, mise al collo quell’amuleto che non faceva altro che indossare da bambino.
Quell’amuleto lo convinse più che mai ad accettare e sopportare il fardello sulle sue spalle, come Custode Grigio e come ex-protetto di arle Eamon, e compiere il suo dovere come tale.
-Ti sono doppiamente debitore, Sora. Grazie.-
Non erano lontani dalla Torre del Circolo, ma era rischioso viaggiare di notte.
Sora si offrì nuovamente di fare da sentinella. Nonostante le emozioni provate quel giorno, l’esperienza di affrontare direttamente un demone, non voleva e non poteva dormire.
Pensava a Xigbar, alla sua crudeltà, a quello che aveva fatto a Connor ed Eamon. Soprattutto a Connor.
-Mostro senza scrupoli…- mormorava, giocherellando con un paio di legnetti. Ogni tanto guardava il fuoco: i suoi movimenti ipnotizzanti lo tenevano sveglio, e il suo calore lo proteggeva dal freddo della notte.
Udì dei passi: Paperino e Pippo. Presero posto accanto a lui.
-Ehi, Sora, ancora non riesci a dormire?- domandò Pippo, premuroso.
Sora mugugnò, come per dire “no”.
I tre amici rimasero in silenzio, fissando il fuoco.
Tutti e tre stavano pensando agli eventi di quel giorno: un’esperienza mai vissuta prima.
-Sora…- disse Paperino; era ancora inquieto; non si era ancora ripreso dallo scontro contro il demone del desiderio –Quello che hai fatto a Connor… era il Potere del Risveglio?-
Il ragazzo scosse la testa.
-No. Non credo.- rivelò, dispiaciuto –Da come mi ha detto Yen Sid, il Potere del Risveglio funziona sui cuori dormienti. Il cuore di Connor non era dormiente. Era solo posseduto. Come succede con i cuori divorati dall’Oscurità. E noi lo abbiamo solo liberato da un demone.-
Tutti e tre sospirarono. Di nuovo al punto di partenza.
Pippo osservò in alto.
-Di certo, questo mondo è il più strano in cui siamo capitati…- osservò –Non biasimo il Grillo per non essere sceso con noi.-
-Già, è stato di nuovo il più intelligente fra tutti noi.- aggiunse Paperino –Chissà cosa ci capiterà, d’ora in avanti…-
I suoi amici sembravano scoraggiati: persino Sora stesso si sentiva confuso, spaesato, perso. Loro dovevano pensare agli Heartless e ai Nobodies, oltre all’OrganizzazioneXIII. Ma ora dovevano anche pensare ai Prole Oscura e a Loghain. Alistair non poteva farcela da solo, nonostante Morrigan, il mabari, sorella Leliana e Sten.
Ma non era una scusa per non tirare su il morale del gruppo: la regola del “sorridere sempre” non valeva solo quando erano all’interno della gummiship.
-Beh, non sarà niente che non saremo in grado di gestire insieme!- disse, sorridendo, ottimista; poi osservò il resto del gruppo –E se restiamo insieme a loro, possiamo farcela!-
Anche Pippo sorrise.
-Hai ragione. Dopotutto, senza di loro non sapremo neppure dove andare.- constatò –Tu cosa dici, Paperino?-
Lui non disse nulla: il demone del suo sogno, il demone del desiderio che aveva affrontato nel cuore di Connor… quale altro destino lo avrebbe atteso, come mago? Forse alla Torre del Circolo avrebbe trovato le risposte. Ecco perché aveva insistito con Alistair per andare là.
Era nervoso.
Dopo aver visto con i suoi stessi occhi cosa, in quel mondo, riservava la magia, doveva investigare a fondo e, soprattutto, essere prudente nel mondo dei sogni.
-Dico che si è fatto tardi e che dovremo dormire.- disse, freddo –Sora, dovresti almeno provarci anche tu.-
-Ci sto provando, ma non ci riesco. Voi dormite pure, io resto qui a vegliare.-
-Non preoccuparti, Paperino, per ogni cosa ci sono io.- rassicurò Pippo, dando una lieve pacca sulla spalla dell’amico.
Questo fece sollevare il papero.
La notte scorse serena.
Intanto, a Denerim, nel Palazzo Reale: Loghain era di fronte al camino della sua stanza, con in mano una coppa di vino, immerso nei suoi pensieri.
-Siete tornato, a quanto vedo…- mormorò, senza voltarsi.
Xigbar era spuntato di nuovo alle sue spalle, da un corridoio oscuro.
-Oopsy-daisy.- disse, come per scusarsi, con tono sarcastico –Avrei dovuto avvertirvi.-
-Dove siete stato?- il tono era freddo, senza sentimenti, piatto.
Ma Xigbar non vi badò. Fece spallucce, girando per la stanza.
-Ah, non saprei… di qua, di là. Soprattutto per vedere come se la cavano gli Heartless che sfuggono al vostro controllo.-
-Siete tornato per farmi uno di quei vostri discorsi? Non sono in vena.-
-Sì, l’ho notato…- fecero entrambi una piccola pausa.
-Avete detto di essere qui per un motivo preciso.- ricordò Loghain –Non si tratta solo del ragazzo con la chiave, giusto?-
-Lui è il motivo secondario.- rispose Xigbar, tornando serio –Come vi ho detto la prima volta che ci siamo visti e abbiamo stipulato il nostro patto, io vi avrei permesso di controllare gli Heartless e voi mi avreste concesso carta bianca per setacciare l’intero Ferelden per la mia missione, con la promessa di non far del male agli abitanti.-
-Cosa consiste la vostra missione principale? Non me lo avete mai rivelato.-
Xigbar sorrise di nuovo.
-Una scatola nera.-
-Una scatola nera? Mi state importunando per una scatola nera? Ce ne sono tante nel Ferelden!-
-Non è una normale scatola nera, Loghain. Il suo contenuto è la cosa più importante.-
Loghain rimase di nuovo in silenzio.
-Voglio essere schietto con voi.- decise, dopo aver bevuto un sorso di vino –Non mi interessano i vostri fini o cosa stiate cercando, l’importante è che manteniate la vostra parte del patto.-
-Oh, sto facendo del mio meglio, per quello. Per questo mi sono preso la libertà di… beh... sbarazzarmi di alcuni vostri nemici. A cominciare da quell’arle Eamon.-
L’uomo si voltò di scatto.
-Voi avete fatto cosa?!- tuonò.
-Era una minaccia per voi, Loghain. Ho fatto quello che dovevo per farvi tenere sul trono. E da quello che so, Arle Eamon è un potenziale nemico per voi, e la sua parola ha un particolare peso nell’Incontro dei Popoli. Poteva spodestarvi.-
-Lo avete ucciso?-
-Sì e no. Sapevate che suo figlio è un mago?-
-Connor un mago?!-
-Un vero affronto, vero? Specialmente per una donna così devota alla Chiesa, come sua moglie. E pensate quale vergogna il solo pensiero di portarlo al Circolo. Avevano bisogno di aiuto. E quale miglior aiuto di un mago scappato dal Circolo, disposto a insegnare qualcosa al piccolo Connor, in cambio di vitto e alloggio? E così ne ho approfittato per aggiungere un ingrediente segreto al vino di arle Eamon…-
-Veleno…- l’intuito di Loghain era una delle tante doti che lo avevano reso noto nel Ferelden.
-Il piccolo Connor avrebbe fatto di tutto per salvare il padre…- continuò Xigbar –E sapevo che, in quanto mago, veniva avvicinato dai demoni, nei suoi sogni. Mi è bastato suggerirgli di accettare l’offerta del demone e poi ho stipulato un accordo col demone stesso. Un po’ come quello che ho stipulato con voi.-
-Gli avete permesso di controllare gli Heartless? E lo avete reso un abominio?! Siete impazzito?! Per colpa vostra potrei essere definitivamente spodestato e il Ferelden cadrà!-
-Rilassatevi, Loghain, voi ne siete uscito pulito. Nessuno sospetta di voi.-
L’uomo non ne era convinto. Ma doveva avere fiducia nel forestiero. Avevano pur fatto un patto insieme: e doveva rispettarlo, per il bene del Ferelden.
Qualcuno bussò alla porta: entrò un uomo circa della stessa età di Loghain, volto magro, capelli grigi, occhi che esprimevano avidità.
Fece un lieve inchino.
-Sire, ho notizie per voi. Oh, Lord Xigbar…-
Anche Xigbar ricambiò l’inchino.
-Arle Howe…-
-Cosa volete?- domandò Loghain, sempre con lo sguardo rivolto verso il camino.
-Porto notizie dai nobili.- il reggente provò uno strano brivido lungo la spina dorsale: successivamente l’ultima udienza che aveva avuto con i nobili fereldiani, in cui Bann Teagan aveva cercato di far valere la sua parola, erano nate delle discordanze tra essi. Loghain aveva pregato incessantemente che si trattassero solo di controversie verbali; ma non era ciò che Howe aveva intenzione di dirgli –Sembra che alcuni si siano uniti sotto il vostro vessillo, in effetti. Ma gli altri hanno intenzione di spodestarvi, protestando sulla vostra presunta… “usurpazione”, per così dire.- gli scappò una lieve risata –A quanto pare, hanno deciso di indire una guerra civile, nonostante il Flagello in corso.-
Loghain non prese bene quelle parole, ma non poteva cedere. Si limitò ad annuire, serio.
“La colpa è solo della loro stupidità.” pensò, cercando di sollevarsi il morale “Quello che dovevano fare era solo unirsi a me, per il bene del Ferelden. Quel Teagan… se non avesse destato dubbi… Avrei tutti i nobili dalla mia parte.”
Constatò che Xigbar non aveva fatto la cosa errata, avvelenando Eamon: sarebbe stato peggio, se avesse parlato lui al posto del fratello minore. Avrebbe messo tutti i nobili contro di lui. Aveva un avversario in meno a cui pensare, un problema in meno.
-E un’altra cosa…- le notizie di Howe non erano finite –Un gruppo di cavalieri tornato da Lothering mi ha riportato una notizia interessante: sembra che un Custode Grigio sia sopravvissuto e stia venendo a cercarvi. Inoltre, sembra essere in compagnia del ragazzo con la chiave, quello cui avete messo il manifesto di ricercato.-
Xigbar scoppiò in una fragorosa risata. Loghain lo osservò severo.
-Cosa ci trovate di tanto divertente?-
-Quel ragazzino…- Xigbar si riprese dalla risata –Immaginavo avrebbe subito legato con questo fantomatico Custode Grigio. E’ più forte di lui, ovunque vada deve legare con qualcuno. E’ il suo potere più grande. Togligli gli amici ed è più vulnerabile di un neonato, con Keyblade o senza.-
-E a questo proposito, miei signori…- interruppe Howe, dopo essersi schiarito la voce –Mi sono permesso di prendere alcune… precauzioni.-
Ad un suo cenno, una quarta persona entrò nella stanza: un elfo. Fini capelli biondi intrecciati. Occhi scuri. Pelle abbronzata. Fisico snello, ma muscoloso.
-I Corvi di Antiva mandano i loro saluti.- disse, con un sorriso sinistro; aveva uno strano accento, non come quello di Loghain o Howe.
-Un assassino?- constatò Loghain, tornando a voltarsi verso il camino, dopo aver scorso per un attimo il visitatore.
Xigbar lo esaminò, con le braccia incrociate, e gli scappò una lieve risata.
-Uh…! Le cose si fanno sempre più interessanti, qui…- commentò, divertito.
-Sire…- cercò di dissuaderlo Howe –Abbiamo bisogno di ogni aiuto possibile.-
L’elfo, senza smettere di sorridere, fece un passo in avanti.
-E anche quelli più costosi.-
Howe e Xigbar rivolsero lo sguardo a Loghain, come se attendessero a momenti una sua risposta.
Loghain non era proprio con le spalle al muro, ma era vicino all’esserlo. La guerra civile tra nobili, la verità dietro alla “malattia” di arle Eamon, il Flagello, ora la notizia di un Custode Grigio sopravvissuto al Flagello e per di più in compagnia del ragazzo con la chiave cui Xigbar gli aveva parlato… per non parlare della sua continua difficoltà nel controllare gli Heartless… era confuso. Forse non aveva nemmeno coscienza delle sue azioni. O forse sì. Dopotutto, i Custodi Grigi erano una minaccia per lui. E anche il ragazzo con la chiave. Entrambi potevano far vanificare i suoi sforzi, in un modo o nell’altro.
Xigbar ridacchiò di nuovo.
-Allora, fossi in voi, Loghain, non spenderei dei soldi preziosi per far eliminare degli insetti fastidiosi da un gruppo di principianti.-
La risata dell’uomo e l’offesa rivolta nei suoi confronti fece svanire il sorriso dell’elfo, trasformandolo in una smorfia di disprezzo.
Rapido, prese uno dei suoi coltelli e lo lanciò contro Xigbar, mirando in mezzo agli occhi.
Ma l’uomo non si mosse: allungò l’indice ed il medio della mano destra in avanti, serio. Il coltello svanì in un portale apparso dal nulla. Ciò fece sorprendere Howe e l’elfo. Mai quanto avvenne un attimo dopo: non appena Xigbar aveva puntato l’indice in avanti, un altro portale era apparso di fronte all’elfo. Il coltello lanciato da lui riapparve, con la lama in direzione della sua, di testa. Con una mossa rapida, si piegò all’indietro, mettendo le mani per terra, ed eseguì una verticale, atterrando piegato sulle sue ginocchia. Il coltello non lo sfiorò nemmeno. Si conficcò nel muro della stanza, tra due pietre.
L’elfo, ancora piegato sulle sue ginocchia, osservò prima il suo coltello, poi Xigbar, stupito.
Questi sorrise di nuovo.
-Davvero niente male…- commentò, soddisfatto.
Howe era sorpreso come mai prima di allora.
-Che stregoneria è mai questa?!- esclamò, scioccato e meravigliato nello stesso tempo.
-Non sono un mago.- spiegò Xigbar –Ma ho il potere di manovrare lo spazio. In poche parole, posso spostare le cose dove voglio.- scrutò di nuovo con attenzione l’elfo, intento, nel frattempo, a recuperare il coltello –Il ragazzo ha ottimi riflessi. Per quello che mi riguarda, è preso. Non garantisco per il ragazzo con la chiave, ma forse contro il Custode potrebbe avere una chance. Ma la decisione spetta a voi, Loghain.-
Loghain aveva ormai preso la sua decisione: si voltò di nuovo verso l’elfo.
-Fatelo e basta.- decise, secco, dopo aver bevuto l’ultimo sorso di vino.
La risposta fece basire il visitatore, che, alla fine, si congedò con un inchino e si limitò a lasciare la stanza.
Nella stanza rimasero solo i tre uomini. Uno dal cuore più oscuro dell’altro.
Xigbar si stirò le braccia.
-Beh, se lor signor permettono, anche io dovrei tornare alla mia missione.-
Per la prima volta in tutta la giornata, Loghain si lasciò sfuggire un sorriso divertito.
-E cosa? La scatola nera?-
Non si vergognava a rivelarlo di fronte ad Howe: si fidava di lui come di se stesso.
-No, quella è solo la mia missione principale. Mi riferivo alla missione secondaria. E sembra che il giovane Connor Guerrin, o meglio, il demone dentro di lui, abbia fallito. Per fortuna, posso contare sugli altri.-
Il reggente si voltò, incuriosito e sospettoso.
-Gli altri?-
Xigbar gli rivolse il suo sorriso malefico.
-Cosa? Credevate che foste l’unico al quale abbia insegnato come evocare e controllare gli Heartless?-
Preso da un insolito scatto d’ira, Loghain scagliò la coppa di vino ormai vuota contro il muro e si avvicinò con passi pesanti a Xigbar.
-Come avete osato?!- tuonò; l’uomo non si mosse e non si scompose –Mi ritenete così inetto e incapace di controllare gli Heartless che avete già trovato qualcuno con cui rimpiazzarmi?!-
-Rilassatevi, Loghain. Loro sono solo delle esche, degli strumenti, uno specchio per le allodole.- chiarì Xigbar, alzando le mani, in segno di resa –Tutto con lo scopo di indebolire e fuorviare il ragazzo con la chiave.- sorrise di nuovo con malignità –Per voi ho altri… piani.-
Mentiva.
Anche Loghain non era altro che uno strumento, nelle sue mani. Ma su una cosa non aveva mentito: con Loghain aveva altri piani, rispetto agli “altri”.
 

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Capitolo 13
*** Il prezzo della magia ***


Note dell'autrice: come noterete, ho modificato alcuni aspetti esteriori dei demoni, ispirandomi sia a "Dante's Inferno" che "I Sette Peccati Capitali"; e scusate se questo capitolo è scritto con i piedi, ma non volevo raccontare minuziosamente ogni piano della Torre del Circolo; anche perché il meglio sarà nel prossimo capitolo, se i fan di DAO sanno a cosa mi riferisco... XD


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Sten osservava il mabari.
Il mabari osservava Sten.
Il mabari ringhiò.
Sten ringhiò.
Il mabari ringhiò di nuovo.
Sten ringhiò di nuovo.
Il mabari abbaiò una volta, come un ruggito.
Sten emise un urlo, simile ad un ruggito.
Pippo camminava da quelle parti, canticchiando: -Du-dum-de-dum-de-dum…-
Li notò entrambi e, preso dalla curiosità, si avvicinò.
-Ehi, buongiorno ad entrambi.- salutò, agitando anche la mano –Cosa state facendo di bello?-
-Sto verificando che questo mabari abbia la stoffa di un vero guerriero.- rispose il qunari, serio come al solito. Il mabari abbaiò per confermare.
Pippo si grattò la testa.
-Uh? Semplicemente urlando? Il valore di un guerriero non si vede da come combatte?-
-Anche l’urlo di battaglia ha il suo peso, in un guerriero, strano cane.-
-Ah, allora voglio provarci anch’io! Ti dimostrerò che anche io sono un degno guerriero!-
Gonfiò il petto, si mise in posizione da forzuto e fece lo sguardo serio e determinato
Sten non sembrava molto convinto. Il mabari inclinò la testa, confuso.
E poi, Pippo urlò.
Non era certo un ruggito. E neppure un vero urlo da guerriero. Sembrava più un fantasma in procinto di vomitare.
E Sten non aveva peli sulla lingua per i commenti.
-No, non direi proprio.- commentò, alzandosi.
-Ehi!- ribatté il cane, offeso.
-Ehi, voi tre!- esclamò Alistair, portando l’attenzione su di sé –Smettetela di giocare e venite ad aiutarci!-
Era ormai l’alba: Sora era di nuovo rimasto sveglio tutta la notte, a fare la sentinella. Infatti, sbadigliò. Di tanto in tanto, aveva ravvivato il fuoco. Ora era rimasta solo cenere.
Paperino si voltò in un’altra direzione: la torre che aveva intravisto al castello di Redcliffe era sempre più vicina. Lì dentro, pensò, avrebbe finalmente scoperto il destino dei maghi, in quel mondo. Ma ogni volta che la osservava, sentiva uno strano brivido, di inquietudine. Era più spaventato che curioso. Dal primo momento in cui gli era stato raccontato della condizione dei maghi, aveva sempre immaginato il loro modo di vivere, come prigionieri, magari come schiavi. Forse la realtà non sarebbe stata più grave della sua immaginazione. O sì. Ma doveva entrare lì dentro per scoprirlo.
La Torre era situata in mezzo al lago Calenhad.
Infatti, il gruppo giunse in prossimità di un porto, dove avrebbero preso una barca che li avrebbe condotti alla Torre.
Leliana, stranamente, stava chiudendo il gruppo, subito dopo i tre forestieri. Sora, ad un certo punto, si era voltato, allarmandosi per lo strano sguardo della sorella, assonnato, poco lucido, come se avesse dormito poco la notte.
-Ehi, Leliana, tutto bene?- domandò, premuroso, fermandosi, addirittura.
-Eh? No, ho… ancora lo stomaco sottosopra dalla cena di ieri sera. Alistair, che cosa era quello che hai cucinato ieri sera?-
Anche il giovane si fermò, avvicinandosi ai due.
-Stufato di agnello e piselli. Perché?-
-Agnello?- si stupì la ragazza –Non aveva niente che assomigliasse ad un agnello.-
-Forse siete abituata ai piatti che venivano preparati a Orlais. Qui nel Ferelden il piatto forte sono sempre gli stufati. Metti gli ingredienti nella pentola con dell’acqua, e quando il tutto diventa grigio, vuol dire che è pronto.-
-A me è piaciuto molto.- complimentò Sora, e Paperino e Pippo erano della sua stessa opinione.
-Infatti, tu ne hai preso due piatti e Sten quattro.-
-Sì, ho davvero apprezzato la cena, ieri sera.- aggiunse Sten, stranamente senza fare critiche di alcun tipo.
-A me è rimasto tutto sullo stomaco.- lamentò Leliana, mettendosi le mani sul ventre –Non ho fatto nemmeno colazione.-
-Ma voi non risiedevate a Lothering? Cosa mangiavate nella Chiesa?-
-Mangiavamo tutto quello che coltivavamo. Grano, da cui ricavavamo pane e biscotti, e verdure.-
-Beh, allora avreste dovuto passare più tempo nelle taverne del Ferelden.-
Anche il mabari abbaiò, per dire che anche a lui era piaciuto.
Morrigan preferì astenersi.
-Scusate, restiamo qui a parlare di cibo o continuiamo a reclutare l’esercito contro i Prole Oscura?- disse, acida.
Furono tutti d’accordo sulla seconda opzione.
Per raggiungere la Torre, dovevano prendere una barca. In effetti, c’era una barca, attraccata al molo. Ma non c’era il barcaiolo, ma un templare.
-Ora mettono i templari persino alla guardia del molo?- commentò Morrigan, incrociando le braccia, seccata –La Chiesa è proprio dispotica.-
-Non è così!- ribatté Leliana, offesa –Ma, in effetti, è strano. Di solito i templari sorvegliano solo l’interno della Torre, non fuori.-
-Andiamo a investigare, allora.- propose Sora, senza pensarci due volte.
Stava già camminando verso il templare, mentre lo diceva. Paperino e Pippo non riuscirono a fermarlo.
Il templare, alla vista di Sora, allungò una mano in avanti.
-Fermo! Questa è zona vietata.- annunciò.
-E perché?-
-Ordini del comandante Gregoir.-
-Ma noi dobbiamo entrare là dentro.-
-Dichiarate il vostro intento.-
-Ehm…- Sora osservò Alistair, il quale già intuì le sue intenzioni; infatti, si coprì gradualmente il volto con la mano, imbarazzato; ma Sora lo indicò ugualmente –Il mio amico è un Custode Grigio e gli serve l’aiuto dei maghi contro il Flagello.-
Alistair strizzò gli occhi, in una smorfia di disgusto ed imbarazzo insieme.
“Ed ecco che ritorna il signorino Boccalarga…” pensò.
L’imbarazzo coprì anche il resto dei compagni.
Il templare abbassò un sopracciglio.
-Un Custode Grigio? Interessante. Allora mi dia la prova di essere un Custode Grigio o datemi un motivo valido per cui dovrei lasciarvi passare, trascurando il mio dovere.-
Sora era in difficoltà.
-Beh, ecco… lui…-
Improvvisamente, una mano gli coprì la faccia e lo trascinò all’indietro.
-Quello che il mio “amico” vuole dire…- disse Alistair, senza mollare la presa sulla faccia di Sora, mentre con l’altra mostrò un foglio al templare –E’ che c’è un Flagello in corso e ho bisogno di un esercito contro i Prole Oscura e questi Trattati mi obbligano a chiedere l’aiuto dei maghi.-
Sora si dimenava per liberarsi, ma Alistair era più forte e resisteva.
Il templare osservò accuratamente quel foglio.
-Davvero interessante…- commentò, restituendo il foglio al Custode Grigio –E cosa mi dice che questi documenti non siano falsi?-
-Oh, andiamo! Che motivo avrei di fingere di essere un Custode Grigio? Non vanno molto di moda, di questi tempi!-
-Senti, amico, non so a che gioco stai giocando, ma io ho degli ordini precisi. Non lasciar passare nessuno. Custode Grigio o no, ti conviene girare i tacchi o farai una brutta fine.-
-Eddai, veniamoci incontro! Anche io sono stato un templare, in fondo. Parliamone da templare a templare.-
-Sei sordo, per caso? In tal caso, scandirò per bene le parole: FUORI! DI! QUI!-
Nonostante la mano sul volto, Sora, per tutto il tempo della conversazione, notò qualcosa dietro il templare cocciuto: un Heartless Neoshadow. E stava camminando verso di lui, verso il suo cuore.
Si dimenò di nuovo, biascicando qualcosa e indicando in avanti.
Alistair si ricordò del ragazzo: lo lasciò, dispiaciuto.
-Oh, scusa, Sora.-
-STATE ATTENTO!- tuonò lui, sguainando il Keyblade.
Il templare si voltò, notando con orrore il Neoshadow saltargli addosso. Ma non lo raggiunse: Sora aveva lanciato il Keyblade contro l’Heartless, ed esso svanì, come il cuore che si alzò in cielo.
Gli altri si tennero pronti per un possibile agguato di Heartless, ma il Neoshadow sembrava l’unico lì presente.
Il templare osservò il ragazzo, sbalordito.
-Come… come ci sei riuscito…?-
Sora gli porse il Keyblade.
-Adesso attaccano anche all’esterno… Non mi piace…- mormorò, allarmato, il templare; poi, osservò il resto dei forestieri, senza farsi sconvolgere dall’aspetto di Paperino e Pippo –Venite con me. Dovete parlare con Gregoir.-
Li invitò a salire sulla barca. Era adatta per trasportare molta gente. Barcollò un po’ non appena salì Sten, ma non affondò.
Prima di salire, però, Alistair diede uno scapaccione a Sora.
-Ahi! Perché lo hai fatto?!- si lamentò Sora, toccandosi la parte offesa.
-A Lothering ti avevo detto di tenere la bocca chiusa sulla mia identità! Ma tu non ti ostini a chiudere quella tua bocca larga!-
-Ma ho detto la verità! Cosa avrei dovuto dire per farci passare?-
-Tutto, meno che sono un Custode Grigio!-
La traversata durò pochi minuti. Da vicino, la Torre sembrava ancora più alta di come appariva a Redcliffe, da lontano.
Paperino fu preso da una sensazione impossibile da definire: stupore, inquietudine, ammirazione, timore. Tante sensazioni insieme da formarne una sola.
Era tutta in pietra, esprimeva freddezza. Soprattutto l’interno. Il soffitto era ampio e decorato con delle alte volte. Sul pavimento erano presenti molti tappeti e le stanze erano decorate con statue.
Sembrava regnare il caos: all’interno della torre. Dei templari erano di fronte ad un templare anziano, dallo sguardo fiero e severo, che impartiva loro gli ordini.
-E chiudete bene le porte. Nessuno osi entrare fino a quando non arrivano gli ordini da Denerim.- anche la sua voce era possente.
Ad un cenno dei templari e al loro congedo, l’uomo notò il templare del molo insieme ai forestieri.
-Carroll, cosa fai qui? E loro chi sono? Avevo dato l’ordine di non far entrare nessuno.-
Il templare, Carroll, fece un lieve inchino.
-Vi chiedo scusa, comandante Greagoir. Ma pensavo che loro potessero essere di aiuto. Uno di loro dice di essere un Custode Grigio e chiede l’aiuto dei maghi contro il Flagello. Un altro… beh, ha eliminato una delle creature oscure. Eliminato, capite?-
Si notò un’ombra negli occhi di Greagoir: da severo divenne incuriosito e sospettoso.
-A quanto pare, adesso, si muovono verso l’esterno…- mormorò –Molto bene, Carroll. Ora lasciaci soli.-
Carroll fece quanto richiesto: si congedò con un inchino.
Gregoir rimase con i forestieri.
-Vorrei tanto che ci presentassimo in altre circostanze. Sono il comandante Gregoir. E al momento, sono spiacente di rivelarvi che la Torre è sotto attacco.-
Sora torse lievemente la testa.
-Come “sotto attacco”? Non ho visto nessuno fuori.-
-Gli attacchi nascono anche all’interno. Alcuni maghi sono impazziti e ora abbiamo a che fare con abomini e, come se non bastasse, anche con delle creature oscure apparse dal nulla.-
La parola “abominio” faceva sempre rabbrividire Paperino: sperava con tutto il suo cuore di scoprire qualcosa sui maghi di quel mondo. Qualcosa di buono. Come vivevano nel Circolo. Non si era ancora ripreso dall’incontro con il demone del desiderio: non voleva ripetere quell’esperienza.
-Fantastico…- commentò Morrigan, scuotendo la testa –Sembra davvero che con il Flagello in corso la gente inizi a farsi guerra gli uni contro gli altri…-
-Ma a noi serve l’aiuto dei maghi!- ripeté Alistair; sperava che almeno reclutare i maghi sarebbe stato facile e non complesso come quanto accaduto a Redcliffe.
-Mi dispiace, ma non possiamo fare niente.-
-Allora perché restate qui, invece che affrontare i maghi?- domandò Sten.
-Abbiamo cercato di affrontare i maghi, ma gli abomini ci superano di numero e hanno ucciso molti dei nostri. L’unica soluzione è tenere i maghi rinchiusi dentro e attendere l’autorizzazione per il Diritto di Annullamento da Denerim.-
-Il Diritto di Annullamento?- domandò Sora.
-L’autorizzazione che ci permette di eliminare ogni mago del Circolo, in caso di attacco dei maghi.-
-Anche quelli innocenti?-
-Anche quelli innocenti.-
Alistair e Sora si osservarono: se i maghi fossero stati eliminati, non avrebbero più avuto l’aiuto contro il Flagello. E i maghi sarebbero stati utili, per attaccare i Prole Oscura a distanza, insieme agli arcieri. No, non potevano permettere un massacro. E se Greagoir diceva il vero, dovevano occuparsi anche degli Heartless. Anche nella Torre del Circolo.
Pensarono alla medesima cosa: Alistair si mise sull’attenti.
-Comandante Greagoir, chiediamo il permesso di entrare per eliminare gli abomini e le creature oscure. Vogliamo aiutarvi.-
Greagoir lo squadrò con sospetto.
-Vorreste aiutarci? E perché?-
-Beh, c’è la possibilità che ci siano anche dei maghi innocenti, là dentro. Vogliamo salvare almeno loro e non lasciarli vittime degli abomini.-
-Sì, sono d’accordo.- approvò Sora, appoggiando l’amico.
-Se riusciamo nel nostro intento e eliminare la fonte degli abomini, chiediamo la disponibilità dei maghi nell’aiutare i Custodi Grigi contro il Flagello.-
-Non ci sarà bisogno del vostro Diritto di Annullamento. Possiamo pensarci noi a sistemare tutto.-
Il comandante templare rimase fermo a riflettere.
-Sembrate davvero convinti di fermare questo caos…- constatò –E sia. Vi permetto di entrare dentro la Torre. Se riporterete qui l’incantatore Irving vivo e eliminerete ogni abominio e ogni creatura oscura, non solo avrete l’aiuto dei maghi, ma anche dei templari. Ma badate, una volta entrati non potrete più uscire.-
Alistair e Sora osservarono i loro compagni: c’era ancora qualche riluttante tra loro, ma non potevano restare con le mani in mano con un Flagello in corso.
Avrebbero ottenuto l’aiuto dei maghi ad ogni costo.
Paperino, però, non era molto convinto.
-Lasciatemi! Lasciatemi! Voglio restare qui!- protestava, agitando le zampe e dimenandosi come un animale selvaggio.
Pippo e Sten lo stavano trascinando per le braccia.
Non voleva vedere gli abomini, non ne aveva la forza e il coraggio. Voleva restare nella hall, ad aspettare il ritorno degli altri.
Ma Sora gli aveva detto: -No, o tutti o nessuno. E Alistair ha bisogno dei maghi contro il Flagello.-
Il portone si chiuse alle loro spalle, prima ancora che Paperino avesse la possibilità di scappare.
Ma corse ugualmente verso di esso, battendo i pugni con forza.
-AIUTO! FATEMI USCIRE!- starnazzò, impaurito e isterico –NON MANDATEMI DAGLI ABOMINI!-
Sten sbuffò.
-Che codardo…-
Anche Sora sospirò.
-Sì, è sempre così per ogni tipo di nemico che deve affrontare…-
Poi si rivolse verso i compagni.
-PERCHE’ MI AVETE TRASCINATO?!- urlò, saltando in modo rabbioso.
Pippo cercò un modo di fargli vedere il lato positivo della missione.
-Andiamo, Paperino, non volevi vedere come vivevano i maghi, qui?-
-Sì, ma prima che mettessero in ballo gli abomini!-
-E poi come faremo senza di te, contro gli Heartless?- aggiunse Sora, con faccia da furbo.
-Ve la cavereste benissimo.-
-Ok, umani e animali…- interruppe Alistair, ponendo fine alla discussione –Se non ve ne siete accorti, abbiamo una missione e restare qui a parlare e sclerare non risolve niente. Quindi, meglio metterci in marcia.-
-Sono d’accordo.- approvò Sten, serio.
Eseguirono gli ordini di Alistair.
Paperino rimase indietro, con le braccia incrociate e l’aria corrucciata.
-Bah, a nessuno importa quello che dico o come mi sento…- borbottò.
Morrigan era accanto a lui. Ridacchiò.
-Rilassati, Paperino, ci sono io con te.- rassicurò lei, divertita, prima di fargli l’occhiolino.
Paperino arrossì a quello sguardo, gli occhi gialli magnetici… no, non poteva tradire Paperina. Morrigan era una bella ragazza, ma il suo cuore apparteneva a Paperina.
Si limitò a fare un lungo sospiro per tranquillizzarsi.
-Beh, se dite così, allora… immagino che il demone del desiderio sia il più brutto di tutti. Quindi non può capitare di peggio.-
Aveva parlato troppo presto: una massa infuocata era comparsa di fronte a loro, facendolo sobbalzare e saltare addosso a Morrigan.
-COS’E’ QUELLO?! COS’E’ QUELLO?!-
-Calmati, papero isterico!- si lamentò la strega -E’ un demone dell’ira! Quella che prenderà anche me se non ti stacchi subito da me…!-
Non era comparso proprio di fronte a loro: stava affrontando un esiguo gruppo di maghi presenti in una stanza a pochi passi dal portone che conduceva alla hall. A tenerli “prigionieri” era una barriera magica.
A capo di quel gruppo vi era una signora anziana, l’unica che combatteva contro il demone dell’ira. Le bastò lanciare un incantesimo di gelo per eliminarlo. Nonostante fosse un incantesimo basilare, la donna barcollò, tenendosi una mano sulla fronte.
Sora, mosso da apprensione, cercò di soccorrerla.
-Ehi, state bene, signora?-
Ma lei non sembrò apprezzare il suo aiuto: lo spintonò, brandendo, poi il suo bastone da maga.
-Stai lontano!- esclamò, agguerrita –Vi mandano i templari? Siete venuti qui per eliminarci?-
-Cosa…?- Sora era confuso –No, no. Da un certo punto di vista, sì, ci hanno mandato i templari, ma non per voi. Anzi, sono lieto di vedere che alcuni maghi sono ancora salvi.-
Alistair si illuminò a vedere quella donna.
-Aspettate, io vi conosco…- disse, avvicinandosi –Ma certo, eravate anche voi a Ostagar!-
-Ostagar? Ma come…-
Anche la donna, nella sua espressione, fece intuire che non era la prima volta che vedeva Alistair.
-Ah, siete voi. Il Custode Grigio che importunava i maghi.- ricordò, con ironia.
-Ehi, in mia difesa era sempre la venerata madre che mi mandava da loro.-
-In ogni modo, mi scalda il cuore sapere che i Custodi Grigi non sono tutti morti.-
-Come a me sapere che ci sono sopravvissuti nell’esercito del re.-
-Lo so. Il nostro re non meritava una fine simile.-
-Possa il Creatore averlo accolto.-
Sora osservò Alistair e poi la donna.
-Aspettate. Voi due già vi conoscete?-
-Sì, già re Cailan aveva chiesto l’aiuto dei maghi contro il Flagello, con l’approvazione del comandante Duncan.-
-Siamo scappati in tempo. Ma abbiamo assistito a quello che la Prole Oscura ha fatto all’esercito. Ed è stato terribile.-
-Sono qui, adesso, per reclutare un esercito in grado di eguagliare in numero quello che abbiamo perduto a Ostagar. E devo chiedere aiuto a maghi, elfi e nani.-
-Mio caro ragazzo, guardati intorno.- fece notare la donna –Ti sembriamo in grado di combattere una guerra, quando ne stiamo già combattendo una, interna e peggiore? Siamo invasi dagli abomini e ancora non sappiamo quale sarà la prossima mossa dei templari.-
Sora si fece di nuovo avanti.
-Non dovete temere, signora.- rassicurò –Greagoir non ha ancora emesso il Diritto di Annullamento.-
Alistair represse il desiderio di strozzarlo seduta stante.
Si limitò ad un altro scapaccione tra capo e collo.
-Ahi! Di nuovo?! Perché?-
-Usa il cervello, ogni tanto, Boccalarga…-
Anche gli altri si imbarazzarono di nuovo, per lui.
Ma la donna impallidì.
-Il Diritto di Annullamento…?- mormorò –Allora Greagoir pensa che non ci siano speranze per noi.-
Un altro mago prese la parola, allarmato.
-Ci hanno abbandonati!- esclamò –Ci hanno lasciati soli contro quelle creature!-
-Tuttavia…- Sora cercò ugualmente di sistemare la situazione –Ha anche detto che avrebbe annullato l’ordine, se eliminiamo gli abomini e gli Heartless presenti nella torre e riportiamo l’incantatore Irving vivo.-
-Irving? E’ alla Sala del Tormento, in cima.- spiegò la donna –Ma se Greagoir vi ha permesso di aiutarci, allora fatemi venire con voi. Petra, Kinnon, voi rimanete qui con gli altri.-
Una donna, molto probabilmente Petra, si avvicinò all’anziana, preoccupata.
-Siete sicura, Wynne? Combattere contro quel demone vi avrà stremato. Ricordo siete rimasta gravemente ferita.-
-Sto bene.- rassicurò lei.
-Con tutto il rispetto, signora…- aggiunse Alistair –Credo ce la caveremo bene anche da soli. E poi non è sicuro per voi girare con gli abomini intorno.-
La donna si rivolse a lui, offesa.
-Giovanotto, chi credete abbia eretto quella barriera? Chi credete abbia sconfitto quel demone dell’ira?-
Alistair indietreggiò, imbarazzato.
-Ehm, ecco… non intendevo… quello che volevo dire…-
Sora si avvicinò al suo orecchio, con aria da furbo.
-Chi è il “Boccalarga”, adesso?-
-E poi conosco bene il Circolo, so dove potrebbe essere Irving.- concluse la donna, con tono fermo e deciso.
Alistair accettò l’offerta.
-Giusto anche questo.-
Leliana incrociò le braccia.
-Che dire…? Abbiamo un’eretica e ora una maga del Circolo.- commentò –Il nostro gruppo si fa sempre più interessante.-
Morrigan prese parte alla riflessione.
-Speriamo solo di non portarcela dietro anche dopo. Non mi va di essere pizzicata da un mago del Circolo perché sono eretica.-
La maga si presentò come Wynne, un’incantatrice anziana.
Per poter entrare nei corridoi del Circolo, fece svanire la barriera eretta da lei stessa, eseguendo solo alcune mosse.
Sembrava essere passato un uragano, all’interno di quei corridoi: mobili rovesciati, o rotti, alcuni proprio caduti per terra, oggetti vari sparsi per il pavimento, e le stanze messe a soqquadro. E c’erano anche segni strani sui muri, come fossero stati a contatto con il fuoco. E libri della biblioteca bruciati o sparsi ovunque.
Alistair, ad un certo punto, si fermò. Persino il mabari ringhiò rabbioso contro una porta.
-Lo avete sentito anche voi?- fece lui, pronto a sguainare le armi.
-Cosa?- anche Sora sguainò il Keyblade.
Anche gli altri prepararono le proprie armi.
Da una stanza uscì qualcuno. No, qualcosa.
Un mostro alto quasi due metri, dal torace ampio, fatto di carne putrefatta. Anche il volto era deforme, senza bocca e con un occhio.
Al solo vederlo, Paperino urlò di terrore e saltò addosso a Pippo. Persino il becco e le zampe si erano imbiancate.
-U-U-U-U-U-UN! UN MOSTRO!!!- balbettò, indicando in avanti con lo scettro.
Non era solo: fu seguito da altri mostri, esattamente come lui.
-Abomini.- spiegò Wynne, pronta ad attaccare.
Fecero ribrezzo persino al resto dei presenti.
-E’ la cosa più disgustosa che abbia mai visto…!- disse Alistair, con aria da conato.
-Sì, ma non possiamo tirarci indietro adesso!- incitò Morrigan.
Gli abomini lanciarono magie di tipo elementare: Alistair, ricorrendo al suo addestramento templare, vanificò ogni loro incantesimo. Poi, Morrigan ne prese uno alle spalle e mise una sua mano sulla testa.
-Vediamo se questo vi piace…- sibilò, lanciandolo dai suoi simili.
L’abominio barcollò, mentre camminava; poi esplose, facendo scaraventare gli altri abomini non molto lontano, per l’onda d’urto.
Sora, Paperino e Pippo rimasero sbalorditi: ecco a cosa si stava riferendo, a Lothering!
-Qu-qu… quindi è questo che intendevi con “esplodere le persone”…?- balbettò il ragazzo, deglutendo.
Morrigan sorrise, soddisfatta.
-Sì, niente male, vero?-
L’attenzione dei due maghi era rivolta agli abomini. Entrambi erano preoccupati, per due motivi differenti.
-Sì, è decisamente coinvolta la magia del sangue. O, almeno, ne ha tutta l’aria.- ipotizzò Wynne.
-Magia del sangue…- ripeté Paperino, con un filo di voce. Quegli abomini… erano orrendi. Si sorprese che Connor non avesse assunto quell’aspetto, quando era posseduto, ma ne fu anche sollevato.
-Come può un mago ridursi in questo modo…?- disse, pensando a voce alta.
-E’ il prezzo da pagare per la magia del sangue, Paperino.- spiegò Wynne, mettendogli una mano sulla spalla, per confortarlo –Non tutti sono abbastanza forti da resistere al suo potere.-
Ogni stanza che passavano, orde e orde di abomini, anche di demoni: dell’ira, come quello sconfitto da Wynne poco prima, demoni del desiderio, come quello che si era impossessato di Connor, demoni della fame, esseri enormi, grassi, e con uno strano liquido che scendeva dalla bocca, tipo saliva, demoni dell’invidia, serpi con fattezze umane, dell’avarizia, ricoperti di venature dorate.
E non solo: anche maghi.
Gli stessi maghi che avevano creato scompiglio nel Circolo e fatto allarmare i templari.
-Chi va là?!- esclamò uno di loro, in posizione di combattimento. C’erano altri due maghi, un uomo e una donna, che fecero la medesima cosa.
Appena videro chi avevano di fronte, senza sentire spiegazioni, magari con il timore che fossero stati inviati dai templari per eliminarli, si tagliarono i polsi con una lama: un vortice di sangue si elevò intorno a loro.
Da quel vortice emersero dei demoni del desiderio, della fame, dell’avarizia.
Paperino rimase paralizzato: il vero potere della magia del sangue. Lì, di fronte a lui. Ed era orribile.
-PAPERINO, ATTENTO!- urlò Pippo: il demone della fame stava allungando la mano verso un paralizzato Paperino, sconvolto da quello che aveva visto. Se non fosse intervenuto, lo avrebbe divorato: lanciò lo scudo contro la sua manona.
Gli altri si apprestarono a combattere.
Morrigan e Wynne, insieme a Leliana, rimasero indietro, attaccando a distanza. Ma Morrigan, non sapeva come, era in pensiero per Paperino: era ancora immobile, terrorizzato, paralizzato. Lo scettro quasi gli cadde dalle mani.
-Paperino!- urlò, mentre continuava a lanciare incantesimi contro i demoni –Paperino, sveglia! Ci serve il tuo aiuto!-
Ma lui non si mosse: quel sangue, quel vortice di sangue, i demoni che si ergevano da esso…
-PAPERINO!-
Sentì uno schiaffo potente sulla guancia: Morrigan.
-TI VUOI SVEGLIARE O NO?!- tuonò, costringendolo a guardarla negli occhi –NEL CASO NON TE NE FOSSI ACCORTO, SIAMO SOTTO ATTACCO!-
-Ma… il sangue… i demoni…-
-Sì, c’è il sangue e ci sono i demoni, e allora? Avete detto che gli Heartless nascono dai cuori delle persone, giusto? Ecco, dal sangue dei maghi possono nascere demoni! Abbiamo tutti un male interiore, a quanto pare! Non è così diverso dai nemici che affrontate voi! Ma di certo non spariranno se rimani qui fermo come un pesce lesso. E se vuoi fermare questa follia, ti conviene lanciare i tuoi incantesimi!-
Morrigan non aveva torto: si era lasciato intimidire da un nemico non così diverso da quelli che era solito affrontare. “Sono proprio uno sciocco…” pensò.
Inspirò a pieni polmoni. E poi strinse il suo scettro.
-BLIZZAGA!- esclamò; uno dei maghi del sangue si congelò, diventando una statua.
Morrigan sorrise, orgogliosa del papero.
 Sten colse l’occasione per frantumarlo con un fendente della sua spada.
Anche Sora, Alistair e gli altri si stavano dando da fare contro il resto dei loro avversari: Alistair era riuscito, momentaneamente, a far annullare la magia ai maghi nemici. Leliana colpì il secondo mago con una freccia e Pippo diede un colpo di scudo alla maga, che cadde per terra. I demoni svanirono, tra i colpi di Keyblade di Sora e la spada di Alistair.
-Perché avete fatto questo?!- protestò Sora, contro la sopravvissuta –Avete la minima idea di quello che avete provocato?!-
La maga tossì.
-Sì, ne eravamo consapevoli.- rispose –Ma non ci importava. Qualunque cosa sarebbe stata meglio della prigionia imposta dai templari e dalla Chiesa. Wynne, voi siete una maga del Circolo e vivete qui da molto più tempo di noi. Non vi siete mai stancata di questa prigione? Dei templari?-
-Di certo non avrei scatenato una ribellione.- ribatté lei, severa –Ci sono modi e modi di ribellarsi. Usare la magia del sangue non è il modo giusto per reclamare la libertà. Quello che avete fatto non ha eguali.-
-Non volevamo questo. Uldred ha detto… che saremo stati finalmente liberi. Ma il prezzo della libertà è sempre alto e comporta un conflitto. Andraste stessa, in fondo, ha scatenato una guerra contro il Tevinter e i magister, non ha scritto loro una lettera con toni aggressivi.-
-Quello che avete fatto non ha giustificazioni.- protestò ugualmente Wynne –Ora alzati. Ti porteremo da Greagoir.-
La maga impallidì. Ma abbassò lo sguardo, rassegnata.
-E sia. Sono pronta a pagare le conseguenze delle mie azioni.-
Sora avvertì una strana sensazione nell’aria: si voltò indietro e si allarmò.
-ATTENTI!- urlò.
Uno Shadow era comparso all’improvviso alle sue spalle, facendo un balzo più alto di Sten e la mano pronta a ghermire un cuore umano. Ma non era nessuno di loro la preda: le sue unghie affondarono nel petto della maga del sangue, che fu colta di sorpresa. Estrasse il cuore ancora pulsante e lo circondò di oscurità.
I presenti furono sgomenti da quello spettacolo, specie i nativi del Ferelden e Sten: anche a Lothering avevano assistito alla creazione degli Heartless, ma, esattamente come con i Prole Oscura e gli abomini, ogni volta era come la prima.
Il corpo della maga svanì, mentre il suo cuore cominciò ad assumere una forma: un altro Shadow.
E ne comparvero altri, tutti intorno a loro.
-E queste cosa sono?!- esclamò Wynne, allarmata.
-Heartless. Le creature oscure di cui parlavate voi e Greagoir.- spiegò Sora.
C’era praticamente un Heartless a testa, tutti Shadow. Non fu difficile eliminarli.
Ma Wynne aveva altro in testa.
-Credo che la situazione sia più grave di quanto pensassi.- rivelò –Quella maga ha citato Uldred, uno dei maghi che erano presenti al Concilio. Sembra che ad un certo punto sia impazzito e ha cominciato a tramutare i maghi in abomini e evocare quegli Heartless, non lo so con precisione.-
Morrigan soffiò dal naso.
-Le provano di tutte, per essere liberi da quelle assurde leggi sulla Chiesa e la repressione dei maghi, oltre dalla loro prigionia in una Torre situata al centro di un lago. Francamente non li biasimo, per essersi spinti a tanto.-
-La magia del sangue non è una giustificazione. Parli così giusto perché sei un’eretica, altrimenti sapresti il suo rischio.-
-Sono perfettamente a conoscenza delle conseguenze della magia del sangue, signora.- ribatté, acida, la strega –E solo perché non ho studiato nel Circolo non significa che sia una maga del sangue, sia ben chiaro!-
Alistair si mise in mezzo a loro, per prevenire una rissa.
-Signore, se permettete…- disse, dividendole –Se quello che ha detto Wynne è vero, allora dobbiamo affrettarci, prima che la situazione degeneri e ci ritroviamo definitivamente la Torre piena di abomini e Heartless.-
Furono tutti concordi.
Erano vicini alle scale. Si ritrovarono contro altri abomini, demoni e Heartless, percorrendo i corridoi. Dovevano raggiungere il resto dei piani il più veloce possibile, prima che fosse troppo tardi.
Sora eliminò l’ultimo Heartless con un attacco preceduto da un salto, quando scorsero un’ombra comparire da un angolo.
-Vi prego di non mettere in disordine questo lato della sala. Ho appena rimesso in ordine.-
Era una voce strana, piatta, senza variazioni. Infatti, da quell’angolo, comparve un uomo pelato di mezza età, dal volto senza sentimenti: dalle vesti sembrava un mago. Ma aveva uno strano simbolo sulla fronte, un sole.
Wynne si stupì.
-Owain?! Cosa fai qui? Perché non sei scappato?-
-Ho provato a fuggire, non appena ho visto gli abomini e le creature oscure, ma ho trovato una barriera e sono tornato qui.-
-Perché non mi hai detto nulla? Avrei abbassato la barriera per te.-
-Non ha importanza, Wynne. Mi sento più al sicuro qui.-
Nonostante il caos che regnava in tutte le stanze, quel lato della stanza era perfettamente in ordine.
-Ma come potete rimettere in ordine in un momento come questo?!- fece notare Sora, confuso sia dal tono di voce dell’uomo, sia dall’ordine in quella stanza.
-Mi è stato messo a disposizione questo posto. E’ mio dovere mantenerlo in ordine. Tutto rientra perfettamente nell’inventario, tranne la Litania di Andralla. Ma quella l’ha presa Niall.-
Wynne impallidì a sentire quel nome.
-La Litania? Ma serve per liberarsi dal controllo mentale!-
-Sospettate, dunque, la magia del sangue?- domandò Pippo, serio.
-Ora ne sono più sicura. Owain, dove era diretto Niall?-
-Ai piani di sopra. Ma altro non so dirvi.-
-Grazie, Owain. E state attento.-
Si congedarono dall’uomo, in direzione delle scale che portavano al primo piano. Paperino, per tutto il tempo, non aveva fatto altro che osservare il segno sulla fronte di Owain.
-Ehi, Wynne…- chiese, tirando leggermente la veste rossa della donna –Cosa aveva quell’uomo?-
-E’ un adepto della Calma. Sono maghi che hanno abusato della loro magia, e l’unica cura sembra essere la Calma. Non sappiamo cosa comporta, ma sappiamo solo che priva i maghi dei poteri, ma anche delle emozioni. E li riconosci tramite il simbolo che hanno sulla fronte.-
Ancora più spaventoso dell’essere tramutato in abominio. Vivere una vita senza sentimenti. Senza amore, senza risa, senza pianti…
Paperino abbassò lo sguardo e osservò il suo scettro: aveva sempre più paura della sua magia. Tuttavia constatò che nemmeno Yen Sid si sarebbe spinto a tanto, se avesse abusato della magia. Lo avrebbe privato dei suoi poteri, sì, e Re Topolino lo avrebbe sollevato dal suo ruolo di mago di corte, ma nessuno lo avrebbe privato dei suoi sentimenti.
Quel mondo era spaventoso e pericoloso per i maghi.
-Anche Niall era presente al concilio dei maghi…- spiegò Wynne –Lui potrà aiutarci. Se ha preso la Litania, allora avremo più speranza di combattere contro i maghi del sangue.-
Non mancarono i vari ostacoli nel loro cammino: i loro avversari sembravano non finire mai. Capitò, inoltre, di incrociare le armi con i templari, controllati mentalmente dai maghi del sangue o dai demoni. Alistair e Sten non avevano altra scelta che ucciderli. Sora si limitava a stordirli colpendoli con l’elsa del Keyblade e Pippo con il suo scudo. Non volevano ucciderli. Ma Leliana li finiva ugualmente usando le sue frecce.
Paperino, Morrigan e Wynne coprivano loro le spalle con la magia elementale.
-Sono stremato…- mormorò Sora, ansimando. Secondo Wynne, erano vicini alle scale che li avrebbe portati al piano successivo. –Gli abomini sono avversari tosti, ma i templari.-
-Coraggio, ci siamo quasi!- incitò la maga –Ogni passo ci conduce da Irving! Dobbiamo muoverci, prima che sia troppo tardi!-
Aprirono la porta, entrando in una grande stanza.
Con grande ribrezzo, notarono una figura oscura scrutare una persona sdraiata sul terreno: aveva la bocca lievemente aperta e gli occhi girati indietro. Non respirava.
-Per il Creatore, Niall…- mormorò Wynne, impallidendo.
La figura si voltò: aveva solo un occhio luminoso. Per il resto sembrava un’ombra vivente. Non proprio un Heartless, ma quasi.
-Ah, cosa vedo… degli ospiti…- il suo tono era grave e soporifero; ogni tanto sbadigliava –Vi farei volentieri da anfitrione, ma è troppo faticoso…-
Morrigan si fece seria, come Wynne.
-Attenti, è un demone della pigrizia.- avvertì –Se non stiamo attenti, potremo cadere nella sua trappola del sonno.-
Sora gli rivolse uno sguardo minatorio.
-Parla, mostro!- esclamò, serrando le labbra –Cosa gli hai fatto?- si riferiva all’uomo che giaceva per terra.
-Ancora domande…?- ribatté il demone –Rispondere è così noioso… E tu sembri affaticato, ragazzo… come i tuoi amici… perché non vi fermate un attimo?-
Un accenno di stanchezza cominciò a manifestarsi nel ragazzo, ma anche nei suoi amici.
-Cosa… cosa mi sta succedendo…?- mormorò Alistair –No… no… devo restare sveglio…-
Il mabari fu il primo a cedere: si mise a ciambella, uggiolando, e chiuse gli occhi.
Inutili i tentativi di resistenza: ognuno di loro cadde per terra sopito.
Sora fu l’ultimo: tentava con tutte le sue forze di resistere.
-No… non di nuovo…- diceva, lottando per tenere gli occhi aperti.
Ma il demone parlò di nuovo.
-Perché lottare…? Perché affaticarsi…? E’ molto meglio dormire e prendersi una pausa… il mondo continuerà a girare anche senza di te…-
Il sonno vinse su Sora: anche lui chiuse gli occhi.
 

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Capitolo 14
*** Sora nell'Oblio (Parte 1) ***


Note dell'autrice: mi scuso con una lettrice di questa storia di cui non cito il nome (privacy, sapete...) per non aver reso il capitolo come lei si aspettava... diciamo che, da un certo punto di vista, l'ho adattato alle esigenze di Kingdom Hearts. Tanto, e mi riferisco ai fan di Dragon Age, scriverò la storia di DAO nell'apposito universo e cercherò, lì, di seguire per filo e per segno la trama, senza contaminazioni.


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-Sora! Sora!-
Sora aprì lentamente gli occhi.
La luce del sole quasi lo accecò.
Udì il rumore delle onde del mare.
E un calore a lui familiare.
Come familiari erano le voci che lo chiamavano per nome.
-Sora!-
-Sora!-
Due sagome offuscate erano di fronte a lui: dalle fisionomie, sembravano un ragazzo e una ragazza.
Aprendo gli occhi, riconobbe le due figure.
-Ah, finalmente ti sei svegliato, pigrone!-
Riku. E Kairi accanto a lui. Entrambi in costume da bagno. Anche Sora era in costume da bagno.
Si mise a sedere e si guardò intorno: era a casa. Era tornato nelle Isole del Destino.
-Ma… cosa…? Cosa è successo…?- mormorò, toccandosi i capelli.
-Ti sei di nuovo addormentato sulla spiaggia.- spiegò Riku, ridendo e scuotendo la testa –Sei sempre il solito pigrone, Sora. Se continui così, prenderai un colpo di calore o ti ustionerai.-
-No, quello che voglio dire…- Sora si alzò completamente, confuso –Perché siete qui? Come sono tornato qui? Tu non dovevi allenarti con il Keyblade e tu non eri nel Regno dell’Oscurità con Re Topolino? Non dovevamo affrontare Xehanort e ritrovare il resto dei guerrieri del Keyblade?-
Riku e Kairi si guardarono, poi risero.
-Ma come, Sora, non ricordi più?- spiegò la ragazza, divertita –Xehanort non è più una minaccia. Lo abbiamo sconfitto tutti insieme, insieme a ciascun membro dell’OrganizzazioneXIII. E tu gli hai dato il colpo di grazia con il tuo Keyblade.-
-Ora nei mondi regna di nuovo la pace, grazie a te, Sora. E noi siamo tornati nella nostra tranquilla vecchia vita, senza Heartless, Nobodies e OrganizzazioneXIII. Ne sentivo quasi la mancanza…-
Xehanort era stato sconfitto, dicevano… Perché allora non lo ricordava? Perché nella sua testa aveva altri ricordi? Sfocati, riguardanti una torre, delle creature orrende, e un giovane in armatura, ma in nessuno era presente Xehanort, tantomeno la sua dipartita.
-E dove sono Re Topolino, Paperino e Pippo?-
-Che domande! Sono tornati nel castello Disney. Certo che sei strano, oggi, Sora. Forse il pisolino sotto al sole ti ha dato alla testa.-
-Dài, facciamoci un bel bagno!- propose Kairi, entusiasta e immergendo i piedi nel mare. Invitò gli amici ad unirsi a lei, mentre, gradualmente, entrava nell’acqua.
Riku la seguì, ma appena toccò il bagnasciuga si voltò indietro: Sora era ancora fermo immobile, osservando in basso. Era contento di essere tornato nelle Isole del Destino, ma qualcosa non tornava. Era impossibile che si fosse dimenticato di aver combattuto contro Xehanort. Era già capitato che si fosse dimenticato di un’avventura. Ma stavolta era diverso. Aveva proprio l’impressione di non aver vissuto quella battaglia. Inoltre, qualcosa, nel luogo in cui si trovava, lo inquietava. Come se non fossero davvero le Isole del Destino.
-Sora?- fece Riku, avvicinandosi all’amico –Non vieni a fare il bagno con noi? Di solito sei il primo a entrare…-
Sora lo osservò serio.
-No, Riku. Qualcosa non mi torna.- spiegò -Un attimo fa ero in una torre, e ho affrontato dei mostri che non abbiamo mai visto… I ricordi sono sbiaditi, ma so che sono accaduti. Io… questo posto non è reale.-
Riku, dopo una breve pausa, si mise di nuovo a ridere.
-Magari durante la battaglia finale contro Xehanort, qualcuno ti avrà di nuovo fatto il lavaggio del cervello e tu ci sei cascato di nuovo!- ipotizzò, senza smettere di ridere; gli allungò una mano, per toccargli la testa –L’importante è che ora sia tutto finito. Non era questo che volevi? Tornare alla tua vecchia vita? Senza pensieri, senza responsabilità? Ora vieni a farti il bagno con noi. Ti schiarirà le idee. Ora le cose stanno esattamente come sono.-
Quelle parole… la prova che niente di quello che aveva intorno era reale. Afferrò la mano di Riku, stringendola forte.
Gli rivolse uno sguardo rabbioso.
-Questo NON è reale! E tu non sei Riku!- esclamò; Riku si liberò dalla morsa con uno scatto all’indietro –Il vero Riku non mi avrebbe mai detto di abbassare la guardia, non si sarebbe mai seduto sugli allori, e soprattutto non amava la tranquillità della nostra isola. L’ha sempre odiata. Era sempre il primo a dire “Andiamocene da qui.”!- gli puntò il dito contro -Dimmi chi sei! E cosa vuoi da me!?-
Riku ricambiò lo sguardo rabbioso.
-Stupido umano!- disse; la sua voce era cambiata, era quella di un demone –Io ti offro il tuo più grande desiderio, ti offro una vita tranquilla e in pace, nella tua isola, con i tuoi amici, e tu la getti via così!?-
-Quello che mi offri non è una vita, è un’illusione!- ribatté Sora, con sguardo minaccioso -Devo tornare alla Torre del Circolo! Devo salvare gli altri! Devo aiutare Alistair a sconfiggere il Flagello e eliminare gli Heartless nel Ferelden!-
Finalmente ricordava. Ricordava della Torre del Circolo e della missione di Alistair. Ricordava di essere in un altro mondo.
“Riku” soffiò dal naso, offeso.
-Umpf! Sembra che solo guerra, Heartless, Nobodies e ora anche i Prole Oscura sappiano accontentarti! E così sia!-
Kairi, l’oceano, la spiaggia, le palme, ogni cosa delle Isole del Destino svanirono nel nulla: tutto il paesaggio si sgretolò, tramutandosi in una piattaforma nel vuoto. Esattamente come la notte della distruzione delle Isole del Destino, quando affrontò il Darkside. Persino il costume di Sora svanì, tornando nelle sue vesti. Persino “Riku” era vestito con i suoi abiti da viaggio: aveva il “suo” Keyblade in mano e si era messo in posizione di combattimento. Una strana aura oscura lo circondava, come quando era sotto il controllo di Ansem.
Anche Sora si preparò per il combattimento: sapeva che quello non era il vero Riku. Non si tirò indietro nell’affrontarlo.
“Riku” attaccò per primo, con un fendente verticale. Attacco parato con efficacia da Sora.
Sorrise, sicuro di sé.
-Se veramente volevi assomigliare Riku in tutto e per tutto, avresti dovuto rendere i suoi colpi più veloci e potenti!-
Lo respinse semplicemente spingendo in avanti il Keyblade. “Riku” barcollò all’indietro, per poi tentare un altro fendente verticale, urlando. Sora, stavolta lo schivò, spostandosi di lato. Come schivò e parò il resto dei colpi.
Lenti e prevedibili.
Decisamente non era il vero Riku.
Ne aveva l’aspetto, ma non le sue abilità.
Sora parò l’ultimo colpo, deviandolo verso il basso, poi fece un salto all’indietro, puntando il Keyblade verso “Riku”; un raggio di luce colpì il suo petto, facendolo paralizzare, mentre aveva il suo Keyblade a mezz’aria.
La luce gli aveva lasciato un buco lucente sul suo petto: da lì, partirono delle crepe che emettevano luce, che si estesero per tutto il suo corpo.
Sora lo osservò quasi con orrore, come “Riku” osservava se stesso.
-Cosa hai fatto?! CHE COSA HAI FATTO?!- esclamò questi, rivolgendo al ragazzo uno sguardo minatorio.
Sora non disse nulla: osservò il suo Keyblade, poi “Riku”, che continuava a guardarsi, terrorizzato.
Le crepe lo stavano illuminando. Stavano raggiungendo la testa ed i piedi.
-No! NO!-
Esplose, in una luce accecante, tale da costringere Sora a coprirsi gli occhi.
Non si rese conto che anche il paesaggio intorno a lui stava svanendo: cadde nel vuoto, nel buio.
Urlò.
Era come nella sua prima avventura nella Stazione del Risveglio.
Ma non era ad una piattaforma che si stava avvicinando: era un’isola. Anch’essa un’isola sospesa nel vuoto.
Con grande sorpresa, Sora si fermò ad un metro di distanza da essa, come se una strana forza avesse agito su di lui per evitare una collisione violenta con il suolo sottostante. Appoggiò i piedi senza problemi.
Era ancora scosso, dalla caduta, dalla visione, dal luogo circostante. Non c’era niente in quell’isola: solo il vuoto. Era illuminato da una luce strana, quasi soporifera. Avvertì una strana sensazione, di entropia. Non era la prima volta che la provava: era la medesima sensazione che aveva provato nel viaggio nel mondo dei sogni.
Era confuso, spaesato, solo. Continuava a guardarsi intorno, ponendosi innumerevoli domande.
“Dove mi trovo? Perché sono qui? Dove sono gli altri?”
Fece qualche passo.
-Paperino! Pippo! Alistair! Leliana! Cucciolo! Sten! Morrigan! Wynne!- chiamò. Nessuna risposta.
Si abbandonò sulle sue gambe, facendo cadere il Keyblade. Singhiozzò, senza piangere.
Non sapeva dove andare, tantomeno come uscire. Ma quella sensazione di familiarità non lo abbandonava, come se in quel posto ci fosse già stato.
Udì un rumore: dei passi.
Rapido, Sora riprese il Keyblade, puntandolo in avanti, nella direzione dove aveva udito i passi: notò un uomo, forse di pochi anni più grande di Alistair, con le mani che emettevano strane luci, come se fosse pronto per lanciare un incantesimo.
-Chi sei tu?- domandò questi, sospettoso –Un altro inganno del demone della pigrizia?-
Sora avrebbe giurato che fosse il demone della pigrizia stesso, con le fattezze di un umano: ma abbassò il Keyblade.
-Wynne ha fatto il tuo nome…- cercò di ricordare –Sei tu Niall?-
Anche l’uomo abbassò la guardia, ma senza smettere di osservare il ragazzo con aria sospettosa.
-Wynne? L’incantatrice Wynne? Cosa le è capitato? Sta bene?-
Sora si morse il labbro inferiore.
-Non lo so…- camminò avanti ed indietro, nervoso, grattandosi continuamente la testa; la confusione dentro di lui non faceva che aumentare –Ricordo che eravamo tutti entrati in una stanza, c’era un mostro, o meglio, il demone della pigrizia, in compagnia di un cadavere, il tuo, precisamente, e… e poi non ricordo altro. Devo essermi addormentato. E non riesco a spiegarmi come sia finito nella mia isola natale, con i miei amici, a divertirci come ai vecchi tempi! E poi sono capitato qui! Non capisco più nulla! E ora non so nemmeno dove mi trovo, dove siano i miei amici o come uscire di qui!-
L’uomo cercò di calmarlo, a modo suo, allungando le mani in avanti; non brillavano più. Aveva fatto ritirare l’incantesimo.
-Ok, ok, adesso calmati.- fece un lungo sospiro –Non so se credere alla tua storia o se sei davvero l’ennesimo inganno del demone della pigrizia con lo scopo di farmi ancora abbassare la guardia, ma questo è l’Oblio.-
Sora finalmente realizzò. Ecco il perché di quella sensazione di familiarità. L’Oblio. Il regno dei sogni.
-L’Oblio?- si guardò di nuovo intorno –Il regno del sonno…? Quello di cui mi ha parlato Alistair…? E’ davvero inquietante...-
-E soprattutto mi spiace dire che oltre questo punto non ci sono strade, tantomeno vie d’uscita.- rivelò Niall, abbassando lo sguardo –No, peggio, ci sono passaggi, ma sono dei veri e propri labirinti che ti conducono alla pazzia. Io ho vagato e vagato, ma inutilmente. Anche io ho perso i miei compagni.-
Sembrava rassegnato. Ma Sora continuava a guardare in alto, con aria tutt’altro che rassegnata. Ma nemmeno determinata, quanto, piuttosto, incuriosita.
E Niall se ne rese conto.
-Non sembri sorpreso, ragazzo.- notò.
Sora scosse la testa.
-No, non più.- rivelò –Sai, sono un viaggiatore, e nel mio ultimo viaggio mi è capitato di viaggiare nel mondo dei sogni. Era… diverso da questo. Ma non devo perdere tempo, devo trovare i miei amici. Tu hai detto di aver vagato qui, dove mi consigli di andare?-
Niall sospirò di nuovo.
-E’ inutile, ragazzo. Ci sono molte isole, qui, e il demone della pigrizia fa di tutto per tenere le sue vittime qui. Le prosciuga lentamente della loro energia, mentre loro sognano ciò che desiderano.-
“Quindi è per questo che ero tornato nella mia isola…” pensò Sora, serio “Ed ecco cosa intendevano le sue parole, sul vivere il mio più grande sogno… come si spiega la presenza del cadavere nella stanza dove abbiamo trovato il demone…”
Ma le parole del mago non lo spaventarono, anzi.
-Allora i miei amici possono trovarsi là.- decise –Devo cercarli, prima che sia troppo tardi.-
-Ragazzo, non hai sentito le mie parole?! E’ tempo perso! Non li troverai mai!-
Ma Sora gli rivolse il suo sorriso che sfoggiava quando era sicuro delle proprie azioni.
-Fidati, non è la prima volta che viaggio nel mondo dei sogni…-
Puntò il Keyblade in avanti, rivolto al nulla: si illuminò, rivelando una scia luminosa. No, proprio un sentiero luminoso, come quelli che era solito prendere durante il precedente viaggio nei mondi del sonno.
Niall era sorpreso. Non aveva mai visto niente di simile.
-Che… che stregoneria è mai questa?! Non è magia del sangue, ma nemmeno magia basilare! E’ forse magia elfica?-
-Niente di tutto questo.- spiegò Sora –E’ il potere della mia spada. Sai, da dove vengo io c’è un detto “Possa il tuo cuore essere la tua chiave guida”. Queste scie mi porteranno dai miei amici e potremo uscire da qui, insieme.- fece per salire sulla scia, ma si fermò, voltandosi verso il mago; gli porse una mano –Ascolta, lo so che hai perso le speranze, ma mi serve il tuo aiuto. Una mano in più non mi farebbe male. Tu sei un mago, no? E mi è stato detto che i maghi possono orientarsi nell’Oblio, e io ho bisogno di qualcuno che mi faccia da guida. E forse anche tu hai bisogno di me.-
Niall era riluttante, ma poi prese la mano di Sora.
-Forse per me non c’è più speranza, ma tu puoi ancora fare qualcosa.- decise -Ti aiuterò volentieri.-
Sora era finalmente in compagnia: si sentiva più forte.
Insieme percorsero la scia luminosa.
-Ascolta, Niall…- disse Sora, ad un certo punto –Greagoir ci ha parlato dell’attacco di demoni, ma non esattamente come è avvenuto. Tu cosa puoi dirmi a proposito?-
-E’ stato Uldred.- spiegò il mago, tenendosi stretto a Sora, per evitare di cadere dalla scia lasciata dal Keyblade –Quando i maghi, lui compreso, sono tornati da Ostagar, ha cercato di prendere il potere del Circolo, inneggiando alla libertà dei maghi. Durante l’ultima riunione dei maghi, ha sprigionato un’immensa magia del sangue, lui e quelli che si erano schierati dalla sua parte. Da lì sono apparsi i demoni e gli abomini. Hanno ucciso dei templari e al resto dei maghi non rimaneva che scappare. Ma io ed altri maghi siamo riusciti a raggiungere Owain e prendere la Litania di Andralla da usare contro Uldred, ma poi abbiamo incontrato il demone della pigrizia e sono rimasto intrappolato qui.-
-Pensi ci siano maghi sopravvissuti?-
-Uldred ha rapito il primo incantatore Irving e un gruppo di maghi che si erano ribellati a lui. E’ probabile che stia cercando in un modo o nell’altro di portarli dalla sua parte. Ma se conosco l’incantatore, è ancora vivo e resiste. Ha la scorza dura e una volontà di ferro. Per questo è rispettato da tutti noi.-
-Allora c’è ancora speranza di salvare il Circolo. Ma devo trovare i miei amici e uscire da qui.-
-Se può aiutare… il demone della pigrizia sta nell’isola centrale, ma è protetto dalle altre, a loro volta sorvegliate da altri demoni.-
-Quindi dobbiamo affrontare altri demoni… perché non me lo hai detto prima?-
-Scusami, non mi fidavo appieno di te. Ma dopo aver visto cosa puoi fare con la tua spada si è riaccesa la speranza in me. Spero tu possa ritrovare i tuoi amici.-
Sora rimase in silenzio per pochi secondi. Serrò le labbra ed aggrottò le sopracciglia, determinato.
-Sì, li troverò. Io trovo sempre i miei amici.-
Alla fine della scia, notarono una luce sospetta: un portale. Appena lo attraversarono, furono illuminati da una luce quasi accecante.
Riaprirono gli occhi: erano in un giardino, con tanti fiori. No, erano in un cortile. Un cortile di un castello.
-Dove ci troviamo?- fece il mago, confuso, guardandosi intorno.
Sora ebbe di nuovo la sensazione di familiarità. Poi guardò in alto: le mura del castello erano alte. Notò tre torri a lui decisamente familiari.
-E’ il castello Disney.- mormorò, continuando a guardarsi intorno; notò, però, dei particolari che lo incuriosirono e divertirono nello stesso tempo –Niall, io conosco questo posto. E credo di sapere dentro quale sogno siamo…-
Esattamente come nel cortile del castello Disney, c’erano figure realizzate dalle siepi, ma non erano le stesse del vero castello Disney: raffiguravano tutte Paperino. Con una corona sulla testa.
Infatti, un suono di tromba fece allarmare i due “sognatori” e farli nascondere dietro una siepe. Dal nulla sembravano comparire altri abitanti del Castello Disney: si comportavano come se avessero appena interrotto un’attività. Ma Sora e Niall non li avevano visti e neppure si erano patti vedere da essi. Si stavano inginocchiando tutti.
-Fate largo a Re Paperino!- annunciarono due ciambellani, ovvero Cip e Ciop. Erano vestiti con due graziose giacchettine con le spalle imbottite.
Circondato da una scorta di scope incantate, avanzò Paperino, con busto eretto, sguardo fiero, e portamento impeccabile, con grande stupore di Sora. La corona sulla sua testa era davvero maestosa, con tanti gioielli incastonati, il suo inseparabile scettro in mano, che agitava per aria con eleganza, per accompagnare i suoi passi. Inoltre, aveva un mantello lungo tre metri: infatti, il ragazzo notò i tre paperotti, Qui, Quo e Qua, tenergli lo strascico, per evitare che si sporcasse con l’erba. Ovviamente, sottobraccio a lui, Paperina camminava con portamento altrettanto regale accanto a lui, esattamente come una regina.
-Viva Re Paperino!-
-Il miglior sovrano di tutti i mondi!-
-Lunga vita a Re Paperino!-
Paperino ringraziava tutti con un cenno della testa.
Sora si guardò intorno: stranamente, non notò né Pippo, tantomeno Re Topolino. O la regina Minni. C’erano tutti gli abitanti del Castello Disney meno che loro.
Questo lo fece insospettire. Doveva indagare a fondo.
-Attento, ragazzo.- lo avvertì Niall, come se avesse intuito le intenzioni del ragazzo –Il demone della pigrizia farà di tutto per tenere il tuo amico qui.-
-Non è la prima volta che affronto un nemico simile.- assicurò Sora, serio.
Uscì dal suo nascondiglio, palesandosi all’amico, che sorrise ed allargò le braccia.
-Sora!- esclamò, sorpreso, Paperino, ma anche felice di vederlo; poi si rivolse al resto dei sudditi alzando le braccia –Udite, udite! Accogliamo con gioia il mio amico Sora, che mi ha aiutato nella battaglia contro l’Oscurità che minacciava il nostro mondo!-
Tutti saltarono, felici, gridando: -Urrà! Urrà! Urrà per Sora! Il nostro eroe! Il salvatore del nostro re!-
Sora si sentì lievemente in imbarazzo, ma era lieto di tutte quelle ovazioni. Se solo fossero state reali…
-Sì, ehm…- si schiarì la voce –Ehi, Paperino, cosa… cosa sta succedendo qui?-
-Come cosa sta succedendo?- Paperino non si rendeva conto che era dentro un sogno –Sto camminando tra i miei sudditi, come faccio sempre. Non ricordi?-
-No, intendevo dire… da quanto tempo sei re?-
Paperino era sempre più sorpreso.
-Come da quanto tempo?! Ma da sempre! Da quando ho cominciato a erigere il Castello Disney intorno alla Prima Pietra della luce! Adesso sono persino più ricco di mio zio Paperone.-
-La Prima Pietra…? E dove sono Pippo e Topolino? E Minni?-
-Chi? Non ho mai sentito questi nomi in tutta la mia vita. Fai domande strane, Sora. Hai di nuovo battuto la testa?-
-Trovo le tue domande estremamente scortesi e inopportune, Sora!- aggiunse Paperina, offesa per il consorte –Chiedigli subito scusa!-
Ma Paperino la calmò, stringendole dolcemente una mano.
-Calma, Paperina, lo sai come è fatto Sora.- rassicurò, con un lieve sorriso -E’ un tale smemorato…-
No, Sora non era uno smemorato: ecco a cosa si stava riferendo Niall, sui sogni. Ecco come il demone della pigrizia teneva le persone prigioniere.
Aveva manipolato la mente di Paperino, scavato nei suoi desideri, creando una realtà dove era lui il re del Castello Disney. Ma in cui non aveva alcun ricordo di Pippo, Topolino e Minni.
Sora doveva liberarlo. Ma non con il Keyblade.
-Ascolta, Paperino…-
-RE Paperino!- puntualizzò Paperino.
-Ok, Re Paperino… non ricordi nulla di come sei arrivato qui? Prima che diventassi re?-
Paperino ridacchiò.
-Che razza di domanda, Sora! Ho sempre vissuto qui, fatto costruire il castello, i monumenti a me dedicati e il villaggio intorno al castello.-
Sora non si arrese.
-E i nomi che ti ho detto prima, Pippo, Topolino e Minni, davvero non ti dicono nulla?-
-Te l’ho detto Sora! Io non…! Aspetta… ora che ci penso…- aveva lo sguardo assorto, serio; stava forse iniziando a ricordare? –Hanno un suono familiare…-
Paperina lo strattonò per un braccio.
-Via, via, caro! E’ solo la stanchezza che ti fa parlare!- lo incitò –Non credere alle fandonie di Sora. Alla fine ci caschi sempre!-
Ma Paperino strattonò il braccio, liberandosi dalla presa.
-Aspetta…- mormorò –Mi sta… tornando in mente qualcosa… ma è confuso…-
Erano i suoi ricordi. I suoi veri ricordi.
-Ricordati, Paperino, siamo in missione per sconfiggere il maestro Xehanort, trovare l’OrganizzazioneXIII e i cavalieri del Keyblade scomparsi anni fa. E ora siamo nel Ferelden! Non ricordi nulla?-
Il papero si mise una mano sulla fronte. Scuoteva la testa, attento a non far cadere la corona.
-Ho solo delle vaghe immagini… di una stanza… di tante stanze, piene di esseri spaventosi… e delle persone… con noi…-
-Bravo, Paperino! Ricorda!-
Paperina assunse di nuovo lo sguardo offeso.
-Umpf!- non era la sua voce; era una voce demoniaca, ma sembrava potesse sentirla solo Sora, perché Paperino non si stupì affatto –I tuoi tentativi per liberarlo sono inutili, ragazzino! Tu stesso hai affermato che cade facilmente nei tranelli e nelle tentazioni!-
Sora le rivolse uno sguardo determinato.
-Io posso liberarlo!- esclamò; sguainò il Keyblade, mettendosi in posizione di combattimento –E so che sei tu a mettergli in testa questa illusione! Non ti permetterò di ingannarlo ancora!-
Gli occhi di “Paperina” si fecero rossi.
-Stupido ragazzino! Non ce lo porterai via!-
Anche Paperino si allarmò, sentendo finalmente la voce della consorte.
-Paperina? Stai…?-
Non rispose: levitò e alzò le mani, che emanarono un’aura rossa. Il giardino del castello svanì, lasciando spazio ad un’area deserta e desolata.
Paperino ebbe una strana sensazione: di leggerezza, di beatitudine. No, non era beatitudine: era di vuoto. Stava scomparendo!
-Ma che mi sta succedendo…? Sora?! CHE SIGNIFICA QUESTO?! SORA!!!- starnazzò.
-Paperino, no!-
Ma il papero svanì nella luce.
Anche i sudditi svanirono, come polvere al vento: al loro posto comparvero delle creature oscure con uno strano simbolo sul petto.
Sora li riconobbe all’istante.
-Dream Eaters?! Qui?!-
Niall, seppur spaventato, era pronto a lanciare incantesimi. Ma non da “Paperina”.
-Cosa sono queste creature?!-
-Dream Eaters! Abitano i sogni delle persone, ma ti spiegherò più tardi! Ora combattiamo!-
Esattamente come nella sua ultima avventura. Sora era confuso: come era possibile la presenza dei Dream Eaters Nighmare lì?! Ma non doveva distrarsi: l’unica cosa importante da fare era eliminarli.
Niall lanciò incantesimi contro i Dream Eaters (prevalentemente Meow Wow, Komory Bat e Necho Cat, i più comuni), mentre Sora si occupava di Paperina. Questi lanciò incantesimi del ghiaccio contro il ragazzo, che parò e deviò con il Keyblade. Cercò persino di lanciarlo, ma ella si scostò. Tentò, allora, con un attacco aereo, ma inutilmente.
Fluttuava a mezz’aria, spostandosi di continuo, per disorientare il suo avversario. Inoltre Sora doveva continuamente schivare gli incantesimi di ghiaccio. Questo lo distraeva.
Niall sembrava esausto dal combattimento contro i Dream Eaters. Come svanivano, ricomparivano. E Sora sapeva che il modo migliore per eliminarli era eliminare la loro fonte.
Non doveva indugiare oltre. Doveva trovare alla svelta una strategia per eliminare “Paperina”.
Non poteva colpirla con gli attacchi semplici. Doveva ricorrere anche lui alla magia.
Ella si ostinava a lanciare gli incantesimi di ghiaccio. Sora tentò, allora, un incantesimo di fuoco.
Vanificò l’incantesimo di Paperina, che fu circondata dalle fiamme. Urlò di terrore e dolore. Bastò solo un incantesimo di fuoco, per farla cadere per terra, incosciente.
Non si era rivelata così complicata da affrontare. Questo fece sollevare Sora.
Rimasero solo lui e Niall, nella radura.
Sora si guardò intorno, facendo qualche passo, allarmato.
-PAPERINO! PAPERINO!- chiamò. Nessuno rispose. Nessuno comparve.
Il ragazzo abbassò lo sguardo.
-Non sarà…?-
Niall gli mise una mano sulla spalla.
-E’ libero dall’incantesimo del demone. Ora è in un luogo sicuro. Non è svanito.- rassicurò, calmo.
Sora decise di credergli. In fondo non aveva altra scelta. Era pur sempre un barlume di speranza. E non poteva perdere altro tempo.
Ma qualcosa ancora lo turbava.
-Quindi è così che il demone della pigrizia lavora…?- mormorò, guardandosi intorno. Nella sua mente era ancora viva l’immagine del castello Disney e Paperino re. Sembrava tutto così reale… come la sua visione delle Isole del Destino.
-Sì. Ti osserva dentro e trova il tuo desiderio più grande. Ti manipola la mente, facendoti credere che quel desiderio è la realtà. Ma mentre vivi quell’illusione, lui ti priva lentamente dell’energia vitale, uccidendoti. Ora hai salvato il tuo amico papero. Potrai salvare gli altri. Salvandoli, indebolirai il demone e sarà più facile eliminarlo. Così sarete tutti liberi.-
-Bene. Mi hai dato un motivo in più per cercare i miei amici. Ora andiamo!-
Come prima, Sora, con l’aiuto del Keyblade, creò un’altra strada luminosa, per raggiungere un altro dei suoi amici.
-Quindi quelli che abbiamo affrontato prima sono i Dream Eaters Nightmare?- domandò Niall, curioso; Sora gli aveva raccontato quanto sapeva sui Dream Eaters –E si nutrono di sogni? Lasciando le persone con i soli incubi?-
-Esatto.- annuì Sora, serio -E chi contrasta i Nightmare sono gli Spirits. Un tempo potevo evocarli per aiutarmi a combatterli. Ora… non lo so…-
Un altro portale si palesò di fronte a loro. Di nuovo una luce che li accecò entrambi.
Quando aprirono gli occhi, si resero conto di trovarsi in una piazza. Una piazza vuota, disabitata. Anche le porte e le finestre delle case erano sbarrate.
Ma gli edifici, i loro colori… Sora ebbe di nuovo la sensazione di familiarità. Conosceva quel posto.
-Siamo nella piazza Disney.- mormorò, sperando che Niall non lo sentisse –Forse siamo nel sogno di Pippo.-
Udirono entrambi delle urla.
Clarabella e Orazio stavano correndo verso di loro; stavano scappando da qualcosa. Dagli Heartless!
Sora sguainò il Keyblade.
-Anche qui gli Heartless?!- esclamò, sorpreso; no, non potevano essere reali.
Niall si preparò a lanciare i suoi incantesimi.
-Heartless?-
-Esseri che hanno circondato la Torre, insieme ai demoni! Io gli sto dando la caccia! Non riesco a capire come siano entrati nei sogni!-
Eseguì un colpo verso uno Shadow. Ma questi passò attraverso il Keyblade. Non aveva effetto. Com’era possibile?
Sora era sempre più confuso. Anche Niall.
-Grande Cavaliere! Aiuto! Salvaci!- implorò Clarabella, continuando a correre.
L’orda di Shadows era ormai vicina alla coppia. Ma uno scudo maestoso eliminò quello più vicino a loro. Poi tornò indietro, come un boomerang, attaccato ad un braccio.
-State indietro! Il Gran Cavaliere Pippo è qui per voi!-
Roteando su se stesso, la figura apparsa dal nulla eliminò tutti gli Heartless, che svanirono al solo tocco dello scudo. Quando si fermò, Sora aprì la bocca dallo stupore: Pippo.
Si ergeva con sguardo fiero ed esibiva lo scudo come un trofeo. La sua armatura era scintillante e aveva tratti molto eleganti, molto più della sua normale armatura da capitano delle guardie, con un mantello che seguiva i movimenti del vento.
-Non abbiate paura, cittadini della città Disney! Gli Heartless sono svaniti! Uscite senza timore!- annunciò, sicuro di sé.
Infatti, dalle case, applaudendo, uscirono i cittadini della città Disney. Acclamavano il loro eroe, con applausi, ovazioni ed urla.
Sora si lasciò scappare una risata sarcastica.
-Dico, sul serio…?- commentò, divertito.
-I cuori degli esseri viventi nascondono tanti segreti.- spiegò Niall –A volte positivi, a volte negativi.-
-Lo so. Ma non è una scusa per permettere al demone della pigrizia di trattenere Pippo qui.-
Determinato, Sora si avvicinò all’amico, che si stava pavoneggiando di fronte alla folla.
-Ehi, Sora!- salutò Pippo, notandolo –Hai visto? Grazie a te sono diventato un eroe! Posso difendere i miei cittadini!-
-E’ davvero fantastico, Pippo…- tagliò corto Sora, diretto –Ma dobbiamo andarcene da qui.-
Pippo fu confuso dalle sue parole.
-Perché andarmene? E’ ora dei festeggiamenti. Ho sconfitto l’ultima orda di Heartless. La città è salva. Per ora, almeno. Yuk!-
Ma Sora non demorse.
-Pippo, quello che vedi qui non è reale.- spiegò, diretto; ora che sapeva come agiva il demone della pigrizia, era determinato più che mai a salvare i suoi amici -E’ frutto di una magia. Una magia che ti fa vivere il suo desiderio e ti spinge a non svegliarti mai più!-
Pippo ridacchiò.
-Sogno? Mai nulla fu più reale di questo! Mi sento veramente appagato ad aiutare le persone.-
-Non ti sei mai chiesto da dove vengono gli Heartless? Perché, nonostante le tue vittorie, continuino a spuntare dal nulla?-
-Beh, è ovvio. Sono attratte dall’Oscurità nei cuori delle persone.-
-Non sarebbe, quindi, meglio eliminare la radice, di questo male?-
-Non ti seguo…-
-Ho fatto la stessa proposta a Paperino e Topolino.- mentiva; era tutto parte del piano per liberare l’amico dal demone della pigrizia –E loro hanno accettato. Ma non possono farcela senza di te, Pippo. Sei indispensabile per questa missione. Pensaci. La città Disney non dovrà più avere paura degli attacchi improvvisi degli Heartless.-
Pippo rifletté un poco.
Orazio e Clarabella cercarono di esortarlo dalla proposta.
-No, Gran Cavaliere!- esclamò il primo –Altrimenti chi proteggerà la città dagli Heartless? Chi proteggerà noi?!-
-No, ha ragione Sora.- decise Pippo –Restare qui ed eliminare ogni orda degli Heartless non è sufficiente per tenervi al sicuro. Devo fare in modo che non vi attacchino più e aiutare i miei amici. Andrò con Sora.-
Sora sorrise. Forse anche Niall tirò un sospiro di sollievo.
“Il ragazzo ci sa fare…” pensò.
Gli occhi di Orazio brillarono di giallo: allargò le braccia, scatenando un’onda d’urto che fece svanire il paesaggio; anche Pippo svanì, lentamente, avvolto da una luce.
-Ma dove…? SORA!- esclamò, confuso. Esattamente come con Paperino.
Orazio appariva furioso.
-Lo hai privato del suo desiderio!- esclamò, con voce demoniaca, mostrando un martello da meccanico -Poteva essere felice! E tu hai rovinato tutto!-
Sora si mise subito in posizione di combattimento contro il demone e i Dream Eaters appena comparsi. Anche Niall era pronto.
Esattamente come prima nel sogno di Paperino, il mago si occupò dei Dream Eaters, mentre Sora affrontò “Orazio”.
Sora vinse quel breve combattimento: parava ogni colpo del suo avversario e mise a segno un colpo di elsa sulla fronte, facendolo svanire nel nulla. Le sue abilità erano nettamente superiori.
Paperino e Pippo erano salvi. Almeno secondo Niall e la sua conoscenza legata al regno dell’Oblio. Sora gli credeva. In fondo stavano affrontando lo stesso nemico. Non avrebbe avuto senso mentirgli.
Da quel momento, Sora doveva liberare i nativi del Ferelden.
Il terzo portale condusse il ragazzo ed il mago all’interno di una taverna. Intorno a loro, uomini e donne, elfi e nani, vestiti con un’armatura grigia e blu, molto elegante, con il simbolo di un grifone sul petto, stavano bevendo birra, si dedicavano alle danze e ridevano. Alcuni erano già ubriachi e camminavano, ciondolando, verso i due forestieri.
-Ehi! Volete un goccio?- disse uno di loro, ridendo in modo strano, prima di svenire, senza smettere di ridere.
Niall si fece serio e curioso.
-Queste armature… sì, ne ho sentito parlare. Sono Custodi Grigi.-
La parola “Custodi Grigi” fece intuire a Sora chi fosse il sognatore da liberare.
Avanzarono entrambi, facendosi strada tra Custodi Grigi ubriachi e con i boccali di birra pieni.
Al bancone, Sora notò Alistair. O meglio, appoggiato al bancone, anche lui con un boccale di birra in mano, mentre rideva compulsivamente. Indossava la sua tenuta da Custode Grigio. Gli stava bene. Si addiceva alla sua persona e al suo valore.
Accanto a lui, vide un uomo di mezz’età, che rideva alle sue battute. I capelli castani, sbiaditi dal grigio erano raccolti in un codino.
-Alistair…?- fece Sora. Era stranamente lieto di vederlo. E in quel modo lo divertiva pure. Quasi gli dispiaceva portarlo via dal suo sogno; ma c’era in gioco il destino della Torre del Circolo e del Ferelden.
Alistair incrociò il suo sguardo e, a fatica, si mise in posizione eretta.
-SORA!- esclamò, allungando le braccia verso di lui, quasi rovesciando la birra nel boccale –Il mio amichetto dalla bocca larga!- parlava con tono da ubriaco e non si reggeva in piedi; si appoggiava continuamente al bancone –Ehi, Duncan. Questo è il ragazzo di cui vi ho parlato prima. Quello con la chiave enorme.-
L’uomo accanto a lui osservò il ragazzo con occhi molto critici. Sora ebbe come un brivido. Non perché era già a conoscenza che fosse un’illusione; ma il suo sguardo… era molto diretto, serio. Era come se, con una semplice occhiata, fosse stato in grado di porre fine ad un conflitto.
-Ah, Sora.- disse, con voce molto bassa, potente, roca, ma altrettanto calda; educatore e padre nello stesso tempo; i folti baffi scuri seguivano il movimento delle labbra sottili; strinse la mano al ragazzo –Alistair non fa che parlare di te. Sembra che ti ammiri.-
La presa di Duncan era molto forte.
“Quindi è lui Duncan…” pensò Sora, ricordandosi della sera in cui Alistair gli aveva parlato del suo mentore e dei suoi compagni Custodi Grigi. Sì, comprese la sua ammirazione e devozione per lui, soltanto guardandolo, anche se non era reale.
Alistair scosse la testa, come per riprendere il senno, e cercò di farsi forza con il braccio libero, per tenersi saldo al bancone, per evitare di crollare.
-Sei venuto anche tu a festeggiare con noi?- disse, dopo un rutto a bocca chiusa.
-Festeggiare? Cosa?-
-Ma la sconfitta dei Prole Oscura, che domande! Li abbiamo stesi, ad Ostagar!-
-Sì, la strategia che abbiamo ideato con re Cailan ed io è stata vincente.- spiegò Duncan, orgoglioso –E tutto, ovviamente, con l’aiuto del generale Loghain, che ha attaccato l’esercito dai lati. Saremmo stati persi, senza di lui. Inoltre, anche l’arcidemone si è mostrato. Questo ci ha permesso di attaccarlo e sconfiggerlo, mettendo fine al Flagello. Il nostro Alistair gli ha dato il colpo di grazia.-
-Sì, una vittoria degna di nota!- aggiunse Alistair, alzando il boccale in aria –Per questo stiamo festeggiando!-
Quindi era questo il desiderio di Alistair: la vittoria contro la Prole Oscura. E stare in compagnia dei suoi amici Custodi Grigi. La sua famiglia.
Ma qualcosa non tornò a Sora. Le parole dell’amico e del suo “mentore” stavano descrivendo una realtà completamente diversa da quanto realmente accaduto. E se avessero davvero ottenuto la vittoria, ad Ostagar…
-Alistair.- iniziò, titubante -Posso… posso parlarti un momento? In privato?-
Il giovane fece spallucce.
-Non vedo perché non puoi dirlo con Duncan presente.-
-Ok…- in fondo, “Duncan” non era reale; doveva dirlo con lui presente, per rivelare la sua vera natura –Alistair, ascolta. Se avete vinto la battaglia ad Ostagar, come è possibile, quindi, che tu conosca il mio nome? Che tu sai chi sono? Ci siamo incontrati una settimana dopo la battaglia, nelle Selve Korkari. Tu eri infortunato.-
Alistair si mise a ridere in modo quasi sguaiato. Duncan si limitò solo allo sguardo divertito.
-Io infortunato?!- fece il primo, mettendosi a sedere, in posizione scomoda, sul primo sgabello capitatogli –Mi è capitata la missione più semplice di tutte, accendere il fuoco alla torre di Ishal per dare il segnale a Loghain. E sono tornato in tempo per la battaglia finale. Quindi non vedo…- la sua espressione cambiò; divenne serio e pensieroso –Già…- anche il tono della sua voce stava abbandonando l’ubriachezza –Se io sono qui, e dalla battaglia è passata sì e no un’oretta o due… perché ti conosco, Sora? Non ti ho mai incontrato prima, ma so di averti incontrato. So che ti conosco. E non da poco tempo… Per il Creatore, cosa…?-
Improvvisamente, una fitta alla testa lo fece barcollare e far cadere il boccale di birra, che si rovesciò su tutto il pavimento.
Duncan si allarmò e soccorse il giovane.
-Alistair! Tutto bene? Hai bevuto troppo?-
Ma Alistair allontanò la sua mano con uno schiaffo.
-No!- esclamò, rialzandosi; non era ubriaco; era solo l’illusione dell’ubriachezza; osservò Duncan come se avesse appena visto un fantasma -Questo non è reale! E voi, Duncan… voi… voi siete morto!-
L’uomo ridacchiò.
-Morto? Io? Suvvia, ragazzo! Mi conosci. Sono sempre stato vicino alla morte, ma mai mi ha preso.-
-No, no! Io… io ricordo…- mise una mano sulla fronte, strizzando gli occhi –Sì, ricordo! Dopo la battaglia, mi sono svegliato in casa di Flemeth, ho… ho incontrato Sora, ci siamo incamminati per Redcliffe, poi i Prole Oscura, gli Heartless, i Nobodies, Connor… la Torre del Circolo! Siamo dentro la Torre del Circolo! E il demone della pigrizia…- si guardò intorno, come se avesse appena avuto un incubo -Per il Creatore, siamo nell’Oblio! Cioè, tu sei nel mio sogno, ma come è possibile?! E perché tu ne sei cosciente? E lui chi è?- indicava Niall, basito da quanto aveva appena assistito.
Ma Sora ne era lieto. Anzi, euforico.
-Sì! Ricordi!- esultò, quasi saltando -Allora non sei così stupido come crede Morrigan!-
-Sì, davvero… aspetta, cosa?!-
Si leggeva la rabbia, negli occhi di “Duncan”. Scaraventò il boccale di birra sul pavimento di legno.
-Ragazzino impiccione!- imprecò, rivolto a Sora.
Al suo urlo, i presenti si voltarono verso di lui, minacciosi, e sguainando le armi.
Intuendo un attacco contro Sora, Alistair si mise tra lui e l’essere che aveva preso le sembianze di Duncan.
-Stai lontano da lui, chiunque tu sia!- minacciò, con aria da sfida.
Ma “Duncan” non si scompose e mantenne lo sguardo fiero, che metteva soggezione.
-Osi metterti contro il tuo comandante?-
-Tu non sei il vero Duncan. Lui è morto a Ostagar, da eroe. Tu non gli assomigli per niente, demone!-
“Duncan” fece una strana smorfia: poi prese Alistair per l’armatura, lo sollevò da terra e lo scaraventò non molto lontano da lui.
-Moccioso ingrato.- sibilò.
Il giovane non aveva subito danni, ma era lontano da Sora.
Anche lui fu circondato dalla strana luce, la stessa che aveva portato via sia Paperino che Pippo.
-No, aspetta! No! Sora!- esclamò Alistair, allungando una mano. Era preoccupato per l’amico. Avrebbe tanto voluto combattere al suo fianco. Ma svanì. Come era successo con Paperino e Pippo.
Sora e Niall rimasero soli con i Custodi Grigi. Le illusioni dei Custodi Grigi.
-Gli abbiamo dato quello che voleva!- rimproverò “Duncan”, sguainando le sue due spade –E tu lo hai portato via! Che razza di amico priverebbe un altro amico del suo desiderio?-
-Un desiderio che lo avrebbe ucciso lentamente e lasciare che il Ferelden venga divorato dal Flagello e dagli Heartless e Nobodies? Mai!- rispose Sora, agguerrito; sguainò il Keyblade –Lui merita di meglio! Quello che desidera veramente è salvare il Ferelden e io lo aiuterò a farlo!-
-Non sarai mai in grado di donargli quello che gli abbiamo donato noi, ragazzino!-
Sora e Niall si misero schiena contro schiena.
I Custodi Grigi si facevano sempre più vicini. Gradualmente, divennero anche loro Dream Eaters.
Sora e “Duncan” si stavano guardando negli occhi, con le labbra serrate e le sopracciglia aggrottate. Volevano combattere per la stessa persona. Per due motivi diversi.
Scattarono entrambi in avanti, con le armi pronte per il combattimento…
 

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Capitolo 15
*** Sora nell'Oblio (Parte 2) ***


Note dell'autrice: scusate per il capitolo LUNGHIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIISSIMO. Quindi mi prendo ogni responsabilità nei casi di attacchi di noia e roba simile. Scusatemi tanto per questi due capitoli noiosi, ma volevo concentrarmi sui sogni dei personaggi, con l'aggiunta di elementi di KHDDD. Ma non dal prossimo, ma il successivo ancora torneremo con la solita storia. Cristo, mi sta venendo lunga. A parte che DAO non è esattamente corto...


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Sora aveva l’aria seria.
Niall, dietro di lui, sulla scia luminosa che li avrebbe condotti dal prossimo sognatore, non se ne accorse.
Il sogno di Alistair, lo scontro contro Duncan… e i sogni di Paperino e Pippo… lo avevano scosso. E non poco.
Sconfiggere Duncan non si rivelò particolarmente complicato. Ma il modo in cui il demone della pigrizia riusciva a creare sogni così reali, come riusciva a manipolare le menti delle sue vittime, per fare in modo che non si “svegliassero”… gli diede i brividi.
Lui era riuscito a liberarsi dalla sua rete.
“Forse non è così forte…” pensò. Dopotutto, a giudicare dal suo modo di parlare e da come si era presentato, non dava l’idea di un confronto diretto. Era più facile e altrettanto letale donare alle sue vittime l’illusione di una vita dove i loro desideri venivano esauditi. E chi riusciva a superare l’illusione, un labirinto senza fine. E più la vittima vagava, più il demone la prosciugava della sua energia vitale. Per questo aveva creato le isole e aveva messo dei demoni a guardia di ognuno di essi.  Dalla strada luminosa, Sora le vedeva: erano davvero tante, impossibili da contare. E quella centrale era come avvolta da una barriera protettiva. Comprese l’iniziale stato d’animo triste e rassegnato di Niall, la prima volta che lo aveva incontrato. Anche lui avrebbe gettato la spugna, nei suoi panni, se non avesse avuto il Keyblade.
Ma era proprio grazie al Keyblade se era riuscito a liberare tre dei suoi amici.
-Sora, credo siamo arrivati.- avvertì Niall, indicando in avanti.
Un nuovo portale.
Stavolta, il ragazzo ed il mago si trovarono dentro un edificio, tutto in pietra. Sui muri vi erano vari ritratti. Mobili con caraffe d’acqua o vasi di fiori. Tappeti dai colori vivaci.
-Dove ci troviamo?- domandò Sora, guardandosi intorno.
Si avvicinò ad uno dei ritratti, uno dei più grandi: i contorni erano precisi e i colori utilizzati, le sfumature, rendevano le figure realistiche. Era una famiglia. Dagli abiti che indossavano, dovevano essere dei nobili. C’erano una coppia anziana, insieme ad una coppia più giovane, con un bambino seduto sulle ginocchia della madre. E con loro era ritratta un’altra persona, inginocchiato accanto ad un mabari.
Quel mabari… aveva un’aria così familiare…
-Sì…- mormorò Niall, anche lui esaminando i ritratti circostanti –Non potevano essere altrimenti. Questa deve essere la tenuta dei Cousland.-
-Cousland?-
-I teyrn di Altura Perenne. La famiglia più nobile e potente del Ferelden, Sora. In quanto a potenza e ricchezze sono secondi solo alla corona. O meglio, lo erano…-
-Perché? Cosa è successo?-
-Una congiura. Forse di qualche nobile avido ed invidioso. Si sa che Bryce ed Eleanor sono stati uccisi, insieme alla nuora ed il nipote, ma si dice che forse i figli siano ancora vivi, sempre che non li abbiano uccisi i Prole Oscura. Uno faceva parte dell’esercito del re e l’altro… beh, sembra che sia scomparso durante la congiura. Ma non so quale dei due qui ritratti.-
“Alistair aveva detto, effettivamente, che il cucciolo apparteneva ad uno dei Custodi Grigi morti ad Ostagar…” pensò il ragazzo, riflettendo sulle parole di Niall “Che sia stato quello scomparso?”
-Dobbiamo trovare il sognatore, allora.- disse, senza indugio –Che è, appunto, il mabari.-
La rivelazione fece sorprendere il mago. Come a Sora venire a conoscenza che il mabari appartenesse ad una famiglia ricca.
E da come posava in quel ritratto, così fiero e sicuro, li amava. E tanto.
E non si sarebbe stupito se stesse sentendo la loro mancanza. Questo avrebbe giustificato i suoi guaiti la notte, mentre sognava.
Improvvisamente, notò qualcosa avvicinarsi a lui. Pensò fosse un Dream Eater, ma non lo era. E gli passò persino attraverso.
Ciò lasciò basito persino Niall.
Dalla sagoma, doveva essere un servo. O una serva. E non era il solo. Apparvero varie ombre, eseguendo i propri doveri da domestici.
-Qui sono tutti ombre.- notò Sora.
-I mabari sono cani intelligenti, in grado di ascoltare le nostre conversazioni, ma sono pur sempre cani.- spiegò il mago –E come tali si basano tramite gli odori, per riconoscere le persone. E’ probabile che il demone della pigrizia abbia di emulato gli stessi odori della sua famiglia. Forse è per questo che a noi appaiono sotto forma di ombre.-
-Sì, deve essere così... ma dobbiamo cercare il cucciolo e liberarlo di questa illusione.-
La tenuta era grande. Trovare il mabari non sarebbe stato facile.
Per fortuna, nessuna delle ombre sembrava notare i due “corporei”, che stavano setacciando ogni singola camera.
Ma entrambi si tenevano pronti per ogni possibile attacco da parte dei Dream Eaters. Ma era più probabile sarebbero riapparsi non appena avrebbero liberato il mabari.
Poi, un abbaio.
Un abbaio?
Le ombre non emettevano suoni.
Sora e Niall entrarono in una stanza, uno studio.
Eccolo lì, il mabari. Corporeo, come loro. Stava giocando con un’ombra. Un’ombra più piccola rispetto alle altre, circostanti. Doveva essere “l’odore” del bambino del ritratto.
Quindi le altre dovevano essere del resto dei membri della famiglia.
Il mabari scodinzolava, riportava all’ombra più piccola un oggetto da questo lanciato, forse un legnetto, e veniva accarezzato.
Era felice. Aveva ritrovato la sua famiglia, come biasimarlo?
Ma non doveva restare lì.
Il mabari percepì un nuovo odore: inizialmente ringhiò. Smise subito appena riconobbe Sora.
Gli andò incontro, scodinzolando, rotolandosi sulla schiena.
-Ciao, bello…- salutò il ragazzo, grattandogli la pancia, piegato sulle sue ginocchia; il mabari gradì, poi saltellando intorno, abbaiando, contento.
Sora sorrise lievemente.
-Sono la tua famiglia, vero?- domandò, senza smettere di sorridere.
Un abbaio affermò la domanda.
Il sorriso di Sora si fece sempre più triste.
-Mi dispiace per quello che ti è capitato.- mormorò, accarezzandogli il muso –Non deve essere stato facile per te, perdere la tua famiglia.-
Il mabari uggiolò.
-Sì, lo so, fa male.-
Guardò in un punto della stanza: notò una cuccia, con una targhetta su cui vi era inciso un nome.
-Quindi è quello il tuo vero nome? Davvero carino…- osservò di nuovo il mabari –Loro ti amavano, vero? La tua famiglia ti amava molto?-
Un abbaio.
-E anche tu li amavi molto, vero? Non dovevano portarteli via. Lo so che sembra che siano tornati, che quelle ombre hanno il loro stesso odore, che tutto sia come se fossi tornato ai vecchi tempi, ma non sono loro. A volte dobbiamo lasciare che le cose vadano come vadano. A volte dobbiamo rassegnarci al fatto che… le persone a noi care che ci hanno lasciati non torneranno più.-
Il mabari uggiolò di nuovo. Sora non smetteva un attimo di accarezzargli il muso, per rendergli le parole meno dolorose.
-Ma sappi una cosa, bello. Le persone non muoiono davvero. Nei nostri cuori conserveremo per sempre una parte di loro. Loro saranno pure morti, ma se ti amavano come li amavi tu, loro ti accompagneranno sempre, anche nella morte. E sono sicuro che non vorrebbero che tu rimanga qui, a vivere un’illusione sui tempi felici. Sono sicuro che vorrebbero che tu continui a vivere la tua vita, con o senza di loro. E lo so che noi non potremo mai sostituirli, ma ora io, Pippo, Paperino, Alistair e gli altri siamo la tua famiglia e ti vorremo bene quanto te ne hanno voluto i Cousland. E io giuro che ti aiuterò a trovare chi li ha uccisi e dargli la giusta punizione.-
Il mabari fissò Sora per qualche secondo. Poi abbaiò e saltellò intorno, felice.
Era libero dall’illusione. Tuttavia, anche lui svanì nel nulla.
-Sei riuscito a convincere persino un mabari…- complimentò Niall –Sono sorpreso.-
Sora sfoderò un sorriso a trentadue denti.
-Sì, ma ora dobbiamo combattere contro i Dream Eaters.- avvertì, alzandosi in piedi –Stai pronto, Niall.-
Infatti, le ombre vennero circondate da uno strano fumo grigio, da cui comparvero i Dream Eaters.
Di nuovo, vennero sconfitti dalle forze combinate di Sora e Niall.
Percorsero di nuovo la scia luminosa.
-Il demone della pigrizia si sta indebolendo. Avevo ragione.- spiegò il mago.
-Come fai a dirlo?-
-Guarda in basso.-
In effetti, la barriera che circondava l’isola centrale diventava sempre più trasparente.
Sora sorrise determinato.
-Ah, buono a sapersi.-
-Se continuiamo così, uscirai da qui il prima possibile, così potrai salvare la Torre del Circolo.-
-Lo spero anch’io.- improvvisamente, gli ritornò in mente un particolare –Ascolta, Niall. Per caso, prima dell’invasione dei demoni, abomini ed Heartless, è apparso un tizio con il cappotto nero e una benda sull’occhio? O sentito voci strane nella stanza di questo Uldred?-
-Non che io sappia. Perché?-
-Perché non mi sorprenderebbe se ci fosse anche lui dietro tutto questo. Ha corrotto persino Connor Guerrin, costringendolo a cedere la sua anima ad un demone. Come risultato, Redcliffe era continuamente assediata dagli Heartless.-
-Questo tizio controlla gli… come hai detto? Heartless? Le creature oscure che hanno assediato la Torre insieme agli abomini e demoni?-
-Non proprio, ma può insegnare alle persone a farlo. Forse ha fatto una proposta a Uldred, con la promessa di libertà.-
-Ora che me lo hai raccontato, potrebbe avere senso. A maggior ragione, dobbiamo salvare i tuoi amici.-
Mancavano solo quattro sognatori.
Sora e Niall si trovarono in mezzo ad un prato, vicino ad un villaggio. Sembrava Lothering.
No, era Lothering.
Il cielo era sereno. Non c’era alcun segno che desse la prova che si trovassero dentro l’Oblio.
Notarono un gruppo di persone sedute a gambe incrociate. Praticamente l’intero villaggio.
Stavano rivolgendo lo sguardo verso due figure, una giovane, ed una anziana.
Si avvicinarono sempre di più, per osservarle meglio: quella giovane aveva i capelli rossi ed il volto delicato, come se la sua pelle fosse fatta di porcellana: Leliana.
-…e per questo dovremo essere orgogliosi di seguire e preservare le parole della nostra signora Andraste.-
Indossava la tunica con cui l’aveva incontrata la prima volta. Accanto a lei c’era una donna anziana. La sua tunica era nera e rossa, con il simbolo dorato di Andraste in mezzo, come su quella di Leliana.
-Una sorella della Chiesa?- si stupì Niall –Tra i tuoi amici c’è una sorella della Chiesa?-
-Sì, ma non odia i maghi. Lei è… di mentalità aperta, per così dire.- la difese Sora.
Era a conoscenza dell’ostilità dei templari e della Chiesa nei confronti dei maghi, ma Leliana era una sua amica; non poteva abbandonarla nell’Oblio solo per via del rancore e dei pregiudizi del mago. E sapeva che Leliana non era critica contro i maghi, neppure li odiava. Non era come gli altri membri della Chiesa.
Si fecero entrambi spazio tra i paesani, raggiungendo le due donne.
La più anziana sorrise loro. I capelli grigi erano raccolti dietro. E due occhi celesti apparentemente caldi, rassicuranti, sembravano nascondere qualcosa, come tanti segreti compromettenti.
-Ben accolti, cari fedeli. Sono Madre Dorothea, di Denerim.- salutò, cortesemente; aveva anche lei l’accento orlesiano –Anche voi siete intenzionati ad assistere alla predica di sorella Leliana?-
Anche Leliana sorrise. Il suo sorriso era dolce e confortante, come lo era nella realtà.
-Benvenuti a Lothering. E’ rincuorante vedere forestieri in cerca della parola della nostra Signora.-
-In realtà…- ammise Sora, un po’ amareggiato e confuso da ciò cui era circondato –Siamo qui solo per sorella Leliana.-
Leliana fu sorpresa da tale rivelazione. La donna anziana, invece, si mise subito sulla difensiva.
-Cosa volete da lei? Siete soldati di Orlais? Volete portarla via?- disse, severa.
Sora mise le mani in avanti, come per rassicurare entrambe le donne.
-No, venerata madre. Vogliamo solo parlare in privato con la sorella.-
-Magari andarcene da qui il più fretta possibile.- mormorò Niall, tra i denti –Odio respirare la stessa aria delle madri della Chiesa.-
Dorothea scosse la testa, determinata.
-No, quello che dovete dire a lei, lo potete dire ad entrambe.- rivelò.
Non era la scelta migliore; ma solo una delle due donne era reale. E non era certo Dorothea.
-Ok… Leliana, devo portarti via di qui. Non è sicuro per te.-
Leliana era sempre più confusa.
-Cosa…? Come sapete il mio nome?-
-Leliana, sei sicura di non conoscere queste due persone?-
-No, madre Dorothea, lo giuro. Non li ho mai visti in vita mia.-
Sora ne fu affranto.
-Cosa…?- rise, credendo fosse tutto uno scherzo –Andiamo, Leliana, ci siamo conosciuti quasi una settimana fa, qui a Lothering.-
-Una settimana fa…? Ma è proprio il giorno in cui sono venuta qui.-
-Il primo giorno?!-
Niall batté la mano sulla spalla del ragazzo.
-Attento, Sora.- avvertì, sottovoce -A volte i demoni possono far rivivere i sognatori nel loro passato, se il loro più grande desiderio si cela proprio lì, addirittura privandoli dei ricordi del loro presente reale. Non stupirti se la tua amica non ti riconosce.-
-Ma questo non è il vero passato, è un’illusione.- ribetté Sora, determinato -E io devo portarla via di qui.-
-Cosa avete da dirvi sottovoce?-
La voce di madre Dorothea si faceva sempre più autoritaria. Anche inquieta.
Ma Sora non ne fu intimorito. Nemmeno Niall.
-Assolutamente niente che possa interessarvi, venerata madre.- chiarì il primo, secco –Vogliamo solo parlare con sorella Leliana.-
La giovane fece un passo indietro.
-No, non mi porterete via.- disse, con voce flebile; stava quasi tremando -Non voglio. Questa è la mia vita, adesso. Voglio compiere i miei doveri verso il Creatore fino alla fine dei miei giorni.-
-Come vedete, sorella Leliana ha espresso la sua volontà.- tagliò corto Dorothea, sempre più severa; ma non sembrava offesa per la sua discepola, quanto piuttosto per altro; e Sora e Niall erano a conoscenza del motivo –E voi dovreste vergognarvi ad insinuare che questo posto non è sicuro per lei. Ha subito un momento difficile e tutto quello che cerca è solo la pace e la tranquillità. E noi della Chiesa possiamo aiutarla. Quindi andatevene immediatamente e smettetela di disturbarci.-
Il resto dei fedeli non si muoveva. Erano immobili. Il tempo si era come fermato.
Forse la conversazione di Sora aveva smosso qualcosa in Leliana o nel demone, indebolendolo.
Niall ebbe modo di provarlo in base a quanto seguì.
Sora aveva scosso la testa alle parole della madre.
-No, la Leliana che conosco io mi ha rivelato che questa vita, per quanto tranquilla e lieta che fosse, non faceva per lei. Che voleva partire di nuovo per difendere quanto il Ferelden aveva ancora di bello. Per questo si è unita ad Alistair e me, per riunire l’esercito contro i Prole Oscura.-
-Tsk!- fece Dorothea, seccata; anche Leliana era dello stesso umore –Mai sentito delle baggianate così in tutta la mia vita!-
-Sora, adesso stai esagerando! Smettila di dire sciocchezze!-
Sora si stupì. Persino Leliana stessa. Infatti, si coprì la bocca.
Dorothea ne fu quasi stranita. O il suo era un grugnito di delusione.
Niall sorrise lievemente: un altro sognatore stava per essere liberato.
-Aspetta…- mormorò Leliana, scossa e confusa –Perché so il tuo nome? Io non ti ho mai visto o conosciuto…-
Sora sorrise, scuotendo la testa.
-No, noi ci conosciamo, Leliana.- disse, sereno, calmo, sicuro –Ricordi questa?- evocò il Keyblade, che apparse agli occhi della sorella, in un fascio di luce; qualcosa nei suoi occhi fece intuire che i suoi ricordi della vita reale stavano tornando.
-Quella spada… la conosco…-
-Sì, la stessa spada apparsa nel tuo sogno, il sogno che ti ha spinto a lasciare la vita tranquilla, ma monotona da sorella della Chiesa, e partire per salvare il Ferelden dal Flagello.
Esattamente come era successo ad Alistair, anche Leliana sentì la testa dolerle, come se il suo cervello stesse crescendo e stesse premendo contro il suo cranio. I suoi ricordi reali stavano tornando.
-Il buio… la montagna… il Keyblade…- mormorò, con le mani sulla testa.
Sora era sempre più speranzoso.
-Il tuo Creatore ti sta mostrando la verità.- disse, cercando di convincerla delle sue parole –Quando ci siamo incontrati, hai detto a me e ad Alistair che volevi partire per difendere ciò che il Ferelden aveva ancora di buono e bello, e che non potevi certo farlo restando nella Chiesa. Il tuo Creatore ti ha mostrato la tua vera via e tu hai deciso di percorrerla, cosciente dei suoi rischi.-
-La mia via…?-
-Non ascoltarlo, Leliana!- cercò di dissuaderla Dorothea -Hai forse dimenticato cosa ti hanno fatto quelli di Orlais? Di quello che hai subito per colpa loro? Quello che ti è successo in prigione?- Sora si fece inquieto; Leliana in prigione? Notti prima gli aveva rivelato di essere stata una barda, ma non aveva mai parlato del motivo che l’aveva spinta a divenire sorella della Chiesa; forse non era continuare la vita monastica, il desiderio di Leliana… -No, Leliana, il tuo posto è qui. Noi possiamo donarti la pace, la serenità e la tranquillità che cerchi. Non hai bisogno di altro, per essere felice.-
La giovane alternava le occhiate preoccupate e confuse a Sora ed a madre Dorothea. Non sapeva a chi credere.
Poi venne un’altra fitta alla testa, che la costrinse a chiudere gli occhi; seguirono delle immagini, nella sua mente. La sua vita reale; Sora, Alistair e gli altri.
Aprì gli occhi; osservò Sora e sorrise in modo dolce e rassicurato.
–Sora…! Sei qui!- esclamò, abbracciandolo; poi si guardò intorno -Ma… dove ci troviamo? Dov’è la Torre del Circolo?-
Il ragazzo fu lieto del risveglio dell’amica. Anche Niall, che era rimasto in disparte.
L’unica amareggiata fu Dorothea. Dalla cintura estrasse un pugnale. E Sora le stava dando le spalle.
-Non ti permetterò di…!-
Non finì la frase, che venne colpita da una pietra gigante, che la fece cadere per terra: le mani di Niall erano luminose. Aveva salvato l’amico da una morte certa nell’Oblio.
Leliana notò il proprio corpo illuminarsi, dopo aver sobbalzato per il fulmine contro l’illusione di Madre Dorothea.
-Sora? Che mi sta succedendo?-
-Sarai salva, Leliana!- rassicurò Sora –Insieme agli altri! Vi libererò dall’Oblio!-
Anche lei scomparve. Libera dal suo sogno.
“Dorothea” si alzò, rabbiosa.
-Hai un mago dalla tua parte…- ringhiò; nessuna voce demoniaca; mantenne l’aspetto e la voce di Dorothea –Hai avvelenato la mente di Leliana! Non te lo perdonerò mai!-
Allargò le mani: i fedeli si trasformarono in Dream Eaters Nightmares.
“Dorothea”, invece, riprese il suo pugnale, nel tentativo di accoltellare i trasgressori che avevano portato via la sua discepola.
Stavolta fu Niall ad occuparsi del demone al servizio del demone della pigrizia; Sora si concentrò contro i Dream Eaters, alternando i colpi con il Keyblade con le sue magie.
Forse la decisione del mago era più legata a questioni personali che per aiutare il nuovo amico ad uscire dall’Oblio. Sapeva che la figura che aveva di fronte non era una vera madre della Chiesa; se avesse sfogato il suo ranconre ed i suoi poteri contro una vera madre della Chiesa non sarebbe stato meglio di Uldred. Ma di fronte aveva un demone con le fattezze di una madre della Chiesa. A maggior ragione avrebbe provato piacere, ad eliminarlo.
-E’ tutta colpa vostra, se le persone ci odiano e ci allontanano! E’ colpa vostra, se hanno tutti paura della magia!- non era chiaro se si stesse riferendo alla Chiesa o ai demoni. Forse ad entrambi.
“Dorothea” sorrise in modo malefico, girando intorno al mago.
-Siete delle vittime succose, voi maghi.- spiegò, pregustando la sua vittoria –Avete la magia, che può essere utile per distruggere il genere umano, se solo ci lasciaste i vostri deliziosi corpicini. Allora finalmente potrete rivendicare il vostro posto nel mondo!-
-Se significa fare quello che state facendo adesso alla Torre del Circolo, preferisco rimanere me stesso e con la mia volontà.-
-Allora muori, ingrato!-
Il demone aveva solo un pugnale a disposizione: Niall lanciò un incantesimo di fuoco contro di esso. Bruciò, tra urla disumane, per poi tramutarsi in cenere. Non era un demone forte, come quelli affrontati in precedenza.
-Andraste è stata condannata al rogo…- mormorò, osservando il mucchio di cenere con aria fredda –Dovresti sentirti onorata ad aver subito la stessa sorte.-
Sora lo raggiunse, sorridendo soddisfatto.
-Ben fatto, Niall!- complimentò –Per fortuna non sono avversari difficili.-
-Sì, il loro potere è più incentrato sull’illusione e sull’entropia che sui combattimenti. Spero per te che sarà lo stesso contro il demone della pigrizia.-
Solo tre sognatori.
La barriera dell’isola centrale era sempre più sottile.
Sora era sempre più vicino al suo obiettivo.
Ma intanto, dovevano affrontare altri tre servitori del demone della pigrizia. Tre ostacoli che lo dividevano dalla sua fuga dal regno dei sogni. Tre ostacoli che avrebbe dovuto abbattere, per salvare i suoi amici.
Sora e Niall si ritrovarono di nuovo in un luogo aperto.
Non sembrava il Ferelden.
Era pieno di alberi, come fossero in una giungla. No, era una giungla.
Una giungla nebbiosa. Ricordava la Giungla Profonda, ma non poteva essere essa.
Sora percepì uno strano calore nell’aria, che lo fece ansimare e sudare: faceva caldo. Essendo abitante di un’isola, tollerava il caldo, ma quello non era il caldo confortante a cui era abituato: era un caldo afoso, insopportabile.
-Dove siamo?- domandò, togliendosi la camicia; non riusciva a tollerare quel caldo.
Anche Niall stava già sudando dalla fronte: infatti dovette rimboccarsi le maniche, mostrando le braccia bianche ed esili. Per lui il caldo era ancora più insopportabile, abituato alle temperature fredde del Ferelden. Cercava di resistere.
-La temperatura è troppo alta per essere del Ferelden...- notò, ansimando anche lui –Per caso tra uno di voi c’è un qunari, uno del Tevinter o, chissà, un guerriero delle nebbie?-
-Un qunari.-
-Allora questo deve essere il Seheron, dove risiedono i qunari.-
-Il Seheron? Sten non mi ha mai parlato da dove provenisse. Non che parli molto in genere…-
Camminarono, mentre Niall informava Sora sul Seheron, sulla sua posizione geografica nel Thedas, ovvero vicino all’Impero Tevinter, e come i qunari vi avessero risieduto, scatenando un conflitto con il Thedas ed il Tevinter, cui erano ancora in conflitto.
-Il tuo amico qunari non ti ha mai rivelato il motivo per cui era venuto nel Ferelden?-
-La prima volta che l’ho incontrato mi ha detto solo per rispondere ad una domanda sul Flagello, ma non mi ha detto altro. E’ molto sintetico e riservato. Ma se usciremo di qui, vivi, gli farò altre domande su di lui e cercherò di essere persuasivo.-
Niall ridacchiò.
-Stai attento a come formuli le tue domande, allora. I qunari sanno essere molto permalosi e tendono a reagire in modo violento, se si sentono offesi.-
-Sì, da un certo punto di vista ho avuto modo di notarlo…- Sora impallidì al solo pensiero di Sten arrabbiato; già faceva paura quando combatteva contro gli Heartless ed i Prole Oscura. Quindi immaginò un intero popolo di esseri come lui, grandi, alti, inquietanti, con lo sguardo minaccioso, sempre pronti a sfoderare la spada. Persino più terrificanti degli Heartless.
-Ora, però…- domandò, continuando a guardarsi intorno –Come li troviamo i qunari? Se è vero che il Seheron è grande…-
-Oh, i qunari non passano certo inosservati.- entrambi risero alla battuta del mago; poi questi tornò serio, indicando in avanti –E a giudicare da quell’avamposto, direi che ci siamo.-
Infatti, di fronte a loro, notarono due qunari a guardia di un cancello: non erano come Sten. Avevano entrambi delle corna enormi, cosa che non aveva Sten, infatti. Ma per il resto erano uguali a lui: pelle grigia, capelli bianchi, sciolti sulle spalle, corporatura massiccia, sguardo torvo e serio.
Indossavano solo dei pantaloni e degli stivali di ferro: sul torso scoperto e muscoloso Sora notò degli strani disegni, di colore rosso, come anche sul volto.
La prima volta che aveva incontrato Sten, non aveva notato le pitture. No, non ce le aveva.
Essi incrociarono le proprie lance, per non far passare i due forestieri.
-Fermi!- disse uno dei qunari.
-Dove credete di andare?-
Sapevano entrambi che le creature di fronte a loro non erano veri qunari, ma Dream Eaters. Eliminarli poteva essere una possibilità, per poi cercare Sten il prima possibile e portarlo via dal suo sogno.
Ma così ci sarebbe stata la probabilità di metterlo in pericolo, o si sarebbero ritrovati contro l’intero esercito qunari e Sora non poteva permetterlo.
Inoltre, la vista dei due qunari incusse timore a lui: era paralizzato, con gli occhi spalancati e bocca semichiusa, come la prima volta che aveva visto Sten.
Voleva dire qualcosa, ma balbettò versi incomprensibili, alla ricerca di una scusa per poter entrare nel campo.
-E-e-e-ecco… noi… ehm…-
I due qunari rimasero fermi, immobili, attendendo quasi con impazienza la risposta del “visitatore”. I qunari non erano noti per la loro pazienza, in tutto il Thedas. Morrigan lo aveva avvertito di ciò, una sera.
Niall sospirò e scostò Sora da un lato, parlando in sua vece.
-Siamo prigionieri degli schiavisti del Tevinter.- mentì, cercando di essere convincente –Siamo riusciti a fuggire dalla loro nave, ma ormai saranno sulle nostre tracce. Chiediamo rifugio qui con voi.-
Uno dei qunari soffiò dal naso, seccato.
-I soli che possono entrare nel nostro campo sono i membri del Qun e chi ha intenzione di aderire al Qun.- chiarì, schietto –Quello che vi faranno gli schiavisti non è affar nostro, quindi sparite.-
-No, aspettate!- supplicò Niall, alzando le mani, come gesto di resa –Possiamo aiutarvi! Essendo stati loro schiavi, sappiamo dove si nascondono, i loro punti strategici. Abbiamo informazioni utili per voi. Se ci lasciate entrare, ve le riveleremo. Se il vostro arishok accetterà i nostri consigli, prenderemo in considerazione di entrare nel Qun. Questa sarà la nostra riconoscenza per averci aiutati. Non vi colpiremo alle spalle, neppure vi tradiremo per tornare con il Tevinter. Lo giuro.-
Sora pregò che i due “qunari” credessero a Niall: si osservarono, parlarono nella loro lingua. Poi osservarono i due visitatori.
-Deciderà l’arishok, la vostra sorte.- disse uno di loro.
-Vi scorteremo personalmente da lui. Ma badate a non fare brutti scherzi.-
Il cancello fu aperto, con sollievo di entrambi i giovani.
-Ora cercheremo il tuo amico.- mormorò Niall a Sora. Uno dei qunari li precedeva, mentre l’altro chiudeva il gruppo.
-Sei stato un grande, comunque.- complimentò Sora, anche lui sottovoce –Come hai fatto?-
Niall sorrise.
-Te l’ho detto, no, che i qunari e il Tevinter sono in costante conflitto? Quindi, quale miglior alleato di un prigioniero del Tevinter, che conosce tutti i segreti dei suoi padroni, oltretutto disposto a qualsiasi cosa pur di non tornare tra le grinfie degli schiavisti?-
Sora fece un cenno della testa, come per dire “Bella trovata”
Tuttavia, ebbe un dubbio.
-Hai anche in mente una bugia sui nascondigli dei magister, vero?-
-A dire il vero, no.- quella rivelazione fece sobbalzare il cuore di Sora –Pensavo che da qui in avanti ti concentrassi sul ritrovare il tuo amico qunari, affrontare il demone di questo sogno e uscire da qui.-
-Cosa?! Ma questi sono tutti uguali! Non so come distinguerlo!-
Niall sospirò.
-Va bene, mi inventerò qualcosa. Ma tu concentrati sul tuo obiettivo e fai parlare me, d’accordo?-
Sora osservò inquieto il campo qunari: sì, decisamente erano tutti uguali. Stesso aspetto, stesso sguardo, stessa corporatura. Anche le donne qunari erano muscolose e massicce.
Gli sguardi erano puntati tutti sui due umani. Alcuni cominciarono a parlare tra loro. Ciò mise il ragazzo a disagio.
-Non dire nulla.- avvertì Niall –I qunari sono suscettibili e si innervosiscono con poco. E quando si innervosiscono, sono capaci persino di uccidere.-
Sora deglutì, impallidendo.
Si guardava intorno. Ancora non vedeva Sten. Solo tante copie di lui, ma con abiti differenti.
Da una parte, inoltre, notò un gruppo di qunari diversi dagli altri; indossavano una tunica lunga che li copriva dal torace ai piedi, ma ciò che fece attirare l’attenzione di Sora su di essi era ben altro: portavano tutti una maschera che occultava gli occhi, le labbra sembravano cucite e avevano un enorme collare al collo, che quasi copriva l’intero volto. Ed erano circondati da altri qunari che brandivano una verga.
Sembravano prigionieri.
Imprigionare la loro stessa gente? Ciò confuse il ragazzo, ma non doveva lasciarsi distrarre dal suo obiettivo, ovvero Sten.
Il campo qunari era molto grande: non sarebbe stato facile trovarlo.
Forse doveva lasciare che fosse lui a trovarlo. Ma un dubbio lo assalì: lo avrebbe riconosciuto? Inoltre doveva pensare ad un modo per portarlo via dal suo sogno.
Infine giunsero al cospetto dell’arishok, il capo dei qunari: era seduto su un trono grande il doppio di lui. Sora notò dei particolari, sul suo abbigliamento: indossava delle spalliere legate al torace con delle cinghie e una lunga tunica che arrivava fino ai piedi. Le sue enormi corna erano ornate con degli anelli d’oro, come le sue orecchie. Anche il suo petto era pitturato di rosso.
E i suoi capelli bianchi erano lunghi e sciolti fino alle clavicole.
Era circondato da qunari corazzati, con l’elmo sul volto, postura dritta e fiera.
Il ragazzo ne osservò uno, per studiarne dettagliatamente l’abbigliamento: pantaloni e stivali di metallo, come quelli che li stavano scortando dall’arishok, ma avevano anche delle spalliere simili a quelle dell’arishok, legate l’un l’altre con delle cinghie. Al braccio sinistro era legato uno scudo, e al fianco sinistro portavano una spada lunga quasi quanto loro. Gli elmi che portavano impedivano agli esterni di vedere i loro volti.
Appena vide l’arishok, rabbrividì.
Sten non gli aveva mai parlato delle gerarchie all’interno del Qun. Anzi, non gli aveva nemmeno spiegato cosa fosse il Qun.
Ma c’era qualcosa, nell’arishok, che lo faceva sentire a disagio, allarmato, in pericolo. La sua imponenza, il suo abbigliamento maestoso. O forse…
-Sora…- mormorò Niall –Se le mie supposizioni sono giuste, credo che il servitore del demone della pigrizia sia l’arishok. E’ la figura guida dei qunari, e gode di rispetto da essi. E il tuo amico qunari non sarà diverso dagli altri.-
Come supponeva anche Sora.
Ma lui doveva trovare Sten. Era la sua priorità. Una volta trovato, poteva disfarsi del demone.
Senza farsi vedere, guardava intorno. Ancora niente.
I qunari che li avevano scortati si inginocchiarono di fronte all’arishok.
-Arishokost.- disse uno di loro –Abbiamo trovato questi due “bas” al cancello. Dichiarano di essere prigionieri dei magister del Tevinter. Sono disposti a rivelarci le posizioni dei nascondigli dei nostri nemici, in cambio del nostro asilo e dell’annessione al Qun.-
Il qunari sul trono si sporse in avanti, strizzando gli occhi, inquadrando bene i due umani. Quello sguardo faceva inquietare sempre più Sora; infatti respirava rumorosamente dal naso. Niall cercò di non cedere alla tentazione di guardare in basso.
Ad un cenno della testa dell’arishok, i due qunari si alzarono, prendendo commiato e tornando al cancello.
Sora e Niall rimasero soli con l’arishok, escludendo i qunari corazzati intorno a lui.
Questi era curvo sul suo trono, con le braccia appoggiate sopra le ginocchia.
Continuava a fissare i due umani.
-Quindi voi siete prigionieri del Tevinter…?- domandò; la sua voce era molto profonda, grave, quasi come quella di Sten.
Entrambi gli umani annuirono.
-Sì, arishok.- rispose il mago. Teneva le mani incrociate.
Sora non disse nulla: con gli occhi continuava a guardarsi intorno, alla ricerca di Sten.
“Andiamo, Sten, dove sei?” pensava, nervoso “Quale sei?”
Un qunari era sufficiente a mettere a disagio una persona; tanti in uno stesso posto potevi solo pregare il Creatore di uscirne vivo.
-Siete ben coscienti, quindi, che il mio popolo e il Tevinter sono in guerra da anni, vero?-
-Sì, arishok, ne siamo coscienti.-
-E siete coscienti che siamo sempre disposti ad accettare nuovi adepti nella nostra Antaam?-
-Sì, arishok.- rispose di nuovo Niall –Ma tutto dipende da voi, se riterrete utili le nostre informazioni sui vostri nemici.-
Seguì un breve momento di silenzio.
L’arishok inspirò, drizzandosi un attimo con la schiena. Poi tornò di nuovo curvo.
-Avete la mia attenzione.-
Niall sentì il proprio cuore battere: cosa poteva dire? Ogni tanto rivolgeva rapide occhiate a Sora.
Gli chiese, tra i denti: -Hai trovato il tuo amico?-
-No.- rispose Sora, più nervoso del mago.
Era come cercare un ago in un pagliaio. Se ancora non si era fatto avanti nessuno, voleva dire solo una cosa: il demone della pigrizia aveva manovrato anche la mente di Sten, eliminando ogni ricordo legato a Sora, magari anche della sua missione del Ferelden.
Niall doveva cercare in fretta una scusa: sapeva che era dentro un sogno, che l’essere di fronte a lui non era il vero arishok, e che nulla di ciò che sarebbe accaduto successivamente sarebbe stato reale, ma era pur sempre dentro il sogno di un amico di Sora. Se si fossero subito messi contro “l’arishok”, si sarebbero ritrovati contro l’intero esercito qunari, tra cui Sten, e se una persona veniva uccisa nell’Oblio, moriva anche nella vita vera. Sora non poteva rischiare.
Quindi, doveva fingere di essere nella vita reale e immaginare cosa poteva dire se quella situazione fosse reale.
Non sapeva niente del Seheron, se non le informazioni generali. Non avrebbe mai saputo riferire dettagliatamente le informazioni che aveva promesso. Tuttavia… come prigionieri potevano essere a conoscenza di un particolare.
-Nel… nell’accampamento dove il mio amico ed io eravamo prigionieri abbiamo visto una mappa.- disse, cercando di nascondere quanti più segni di titubanza, che lo avrebbero tradito –Una sera abbiamo visto dei magister parlare intorno ad un tavolo e su questo c’era una mappa, con dei segni sopra. Ho… ho dedotto che si trattasse della mappa del Seheron e che i segni sopra fossero i loro nascondigli, accampamenti o scorte. Quando siamo scappati, abbiamo pensato sarebbe stato utile per voi essere a conoscenza di queste informazioni.-
L’arishok lo squadrò dalla testa ai piedi, serio.
Sora deglutì. Niall pregò di essere stato abbastnza credibile.
-Le tue parole sembrano essere sincere, bas.- disse –Tuttavia, voi due non avete proprio l’aspetto di due prigionieri. Nessuna catena, nessun segno di violenza, e le vostre vesti sembrano essere in ordine. Tuttavia, noto che non siete abituati alle nostre temperature.-
Avevano omesso quel particolare. A parte qualche macchia di sudore, la fronte sudata e i capelli quasi bagnati, non c’era niente nei loro abiti che ricordasse l’abbigliamento di uno schiavo.
-Non è da molto che siamo stati catturati.- disse Niall, a bruciapelo; fu la prima cosa che gli venne in mente –Il mio amico ed io siamo del Ferelden, in realtà. Gli schiavisti ci hanno rapiti e portati qui facendoci assumere con l’inganno un narcotico che ci ha fatto addormentare. Forse volevano farci combattere contro di voi.-
-Perché il tuo amico non parla?-
Sora, infatti, solitamente loquace, non aveva spiccicato parola all’arishok. Per timore, principalmente. Con i qunari al cancello, aveva balbettato parole incomprensibili.
-E’ rimasto traumatizzato dalla nostra precedente esperienza. Non parla più. Al massimo mi sussurra cosa dire.-
La bugia sembrava reggere. Ma Sten ancora non compariva. Niall non avrebbe resistito a lungo.
Dopo un altro momento di pausa, l’arishok riprese a parlare.
-Stai dicendo che siete scappati da uno degli accampamenti Tevinter qui nella nostra isola…- ripeté –Dove vi trovavate?-
Un’altra bugia: serviva un’altra bugia.
-Vicino… vicino al porto, sulla soglia della giungla.- mentì il mago –Lo ricordo per l’odore salmastro.-
-E come siete scappati? I Tevinter hanno particolare premura per i loro prigionieri.-
-Hanno… hanno subito… un’imboscata… sì, dai guerrieri della nebbia. Uno di loro ha ucciso il carceriere. Abbiamo preso la chiave e poi ci siamo liberati.-
-Se sono stati attaccati dai guerrieri della nebbia, come potete sapere che sono ancora lì?-
-Non loro, ma forse la mappa è ancora lì. Ascoltate, possiamo scortarvi personalmente nell’accampamento.-
Sora osservò Niall, pensando: “Cosa stai dicendo?!”
-Affidateci uno Sten, il più valoroso. Così avrete la prova che non stiamo mentendo. E uno dei vostri qunari che motivo avrebbe per mentirvi?-
L’arishok assunse uno sguardo sospettoso. Forse le supposizioni dei due giovani non erano errate, sul fatto che l’arishok fosse in realtà un servitore del demone della pigrizia.
-Perché uno Sten?- domandò, infatti –Per esaminare il campo nemico abbiamo gli Ashaad, i nostri esploratori.-
-Capisco la vostra diffidenza, arishok, ma cercate di comprendere. Con tutto il rispetto, se i vostri nemici dovessero tornare all’accampamento, mentre noi siamo lì a cercare la mappa, uno Sten sarebbe più utile di un gruppo di esploratori, per affrontarli. Non volete vincere questa guerra? Allora accettate questo consiglio. Non abbiamo motivo di mentirvi. Dopotutto, siamo due prigionieri.-
L’arishok osservò di nuovo i due forestieri, con sguardo serio e sospettoso.
Prima osservò Niall.
Poi osservò Sora.
Su quest’ultimo si dilungò. Questi non si faceva scrupoli a mostrare il suo disagio ed il suo timore.
Serrò le labbra. Scattò in piedi, furioso.
-BUGIARDI!- tuonò; i qunari intorno a lui presero le spade, puntandole ai due giovani; entrambi sentirono i propri cuori battere dallo spavento –I NOSTRI ESPLORATORI CONOSCONO A MEMORIA OGNI ACCAMPAMENTO TEVINTER DELL’ISOLA! NON C’E’ NESSUN ACCAMPAMENTO VICINO AL MARE! E VOI NON SIETE PRIGIONIERI! SIETE SPIE INCARICATE DI FARCI ABBASSARE LA GUARDIA E STERMINARCI! CATTURATELI!-
Il suo urlo era tutto un ordine: i qunari intorno a lui sguainarono le spade, puntandole verso i prigionieri. Li avevano circondati, bloccando loro ogni via d’uscita. Persino il resto dei qunari del campo avevano brandito le loro armi, pronte a lanciarle.
Sora e Niall si misero schiena contro schiena, terrorizzati. Ma non per combattere. Non avevano ancora trovato Sten.
-Decisamente, credo il servitore sia l’arishok.- disse Sora.
-Oh, sì, ottimo momento per dirlo, Sora.- ribadì il mago, sarcastico –Sai anche come uscire da questa situazione?-
-Pensavo fossi tu quello dei piani.-
Non potevano discutere a lungo: l’arishok si era alzato, camminando verso di loro. Aveva in mano un’ascia ed una lama.
-Non ci piacciono i bugiardi.- disse, con voce profonda; calmo, nonostante la delusione e la frustrazione –E i ladri. I traditori. O chi cerca di ingannarci, distruggendoci dall’interno. Sarete giudicati e verrà decisa la vostra condanna, per quello che avete fatto.-
Ma un qunari, di quelli corazzati, abbassò la spada e si avvicinò a lui; sembrava sussurrargli all’orecchio.
Qualcosa cambiò, nell’espressione dell’arishok; era sempre sospettoso, ma, nello stesso tempo, sembrava  affascinato.
Abbassò le sue lame e tornò a testa alta.
-A quanto pare, uno degli Sten era pronto ad offrirsi volontario per cercare il vostro fantomatico accampamento.- rivelò –Ora mi chiede di testare l’abilità in combattimento del ragazzo con i capelli a punta.- si stava riferendo a Sora –Nel caso io dichiari un umano basalit-an, uno straniero degno di rispetto, il Qun prevede uno scontro fra te e me, ragazzo. Tuttavia, non sembri degno di essere un basalit-an, ma lo Sten richiede ugualmente uno scontro con te, al posto di un processo. Se vincerai, tu e il tuo amico sarete liberi. Ma se perderete sarete condannati a morte per mano mia. Accetti dunque la sfida?-
“Lo” Sten? Perché aveva messo l’articolo?
Uno scontro per decidere la sua sorte… Sora non aveva altra scelta. Poi osservò il qunari corazzato: aveva ormai perso le speranze che lo Sten che stava cercando si ricordasse di lui. O era la paura a parlare al posto della ragione.
Magari essa gli avrebbe detto che era il qunari di fronte a lui lo Sten che stava cercando. E che non aveva fatto altro che fingere, stando al gioco del demone; ma nel frattempo stava elaborando un piano per liberarsi del suo sogno. E Sora era la chiave.
Questi accettò la sfida: era la sua unica scelta per liberare lui, Niall e Sten dal sogno. Il processo avrebbe preso troppo tempo. E Sora e Niall non avevano molto tempo.
Il resto degli Sten delimitò un perimetro; anche l’arishok ne fece parte. Niall restò in disparte, affiancato da due qunari con la lancia. Ma aveva una buona visuale sul campo dove si sarebbe svolto lo scontro fra Sora e lo Sten.
Quest’ultimo aveva già la spada sguainata e osservava il suo avversario, dal suo elmo. Ne copriva il volto e anche l’espressione. Questo impedì a Sora di riconoscere il suo compagno di viaggio.
Deglutì e ansimò. Aveva affrontato Heartless giganti, in passato, e nemici più grossi di lui, ma i qunari… gli incutevano timore. C’era qualcosa nel loro aspetto, che quasi gli inibiva i movimenti.
Ma doveva combattere, per sopravvivere. Evocò il suo Keyblade, e osservò serio lo Sten di fronte a lui. Poi si mise in posizione di combattimento.
Anche il suo avversario aveva già la spada sguainata: la fece roteare una volta e poi la puntò in avanti.
Si osservarono entrambi, girando per il campo per qualche secondo.
Poi lo Sten partì alla carica, urlando.
Sora aveva paura, ma non poteva perdere.
Attese il momento giusto: schivò l’attacco con un salto laterale, poi attaccando ad un fianco; il colpo venne parato dallo scudo.
Gli attacchi del qunari erano molto forti: Sora non faceva che schivare, raramente contrattaccando e raramente colpendo una parte scoperta del suo avversario.
Lo Sten urlò, eseguendo un colpo verticale, veloce. Sora non aveva modo di schivare, quindi parò. Le proporzioni del Keyblade, rispetto allo spadone, erano minime. Chiuse gli occhi, mettendo il Keyblade come scudo. Tuttavia, non si sbilanciò. Nemmeno cadde. Non aveva nemmeno sentito il peso della spada. Rimase in piedi.
-Psst! Sora!-
Riaprì gli occhi. Lo spadone era semplicemente appoggiato al Keyblade, facendo finta di fare pressione. E quel qunari… gli stava parlando sottovoce.
-Sono io. Sten.-
Il cuore del ragazzo batté dalla sorpresa: lo aveva trovato! E si ricordava di lui! Fu sollevato. Per un attimo dimenticò di essere in un sogno ed essere circondato da esseri alti due metri e grossi un armadio a due ante.
-Sten! Tu… sai chi sono?- disse, sussurrando anche lui; era lieto di averlo trovato. Per poco non si tradì; stava sorridendo.
-Non sorridere! E cerca di parlare muovendo la bocca il meno possibile.-
-D’accordo. Sten, devo portarti via di qui.-
-Sì, era ora che qualcuno arrivasse.-
-Vuoi dire che sai che questo posto non è reale?-
-Sì, ne sono ben cosciente. Da quando l’arishok mi ha posto nuovamente la domanda sul Flagello alla quale dovevo rispondere e ancora non avevo trovato la risposta. Inoltre, ho ritrovato i miei compagni qunari con i quali sono giunto nel Ferelden, ancora vivi. Lì mi sono reso conto che qualcosa non andava, qui. Ma non sapevo come uscire di qui, per questo ho fatto finta, in attesa che uno di voi venisse a salvarmi. Gli altri dove sono?-
-Li ho salvati. Proprio come salverò te.- Sora parlava a denti stretti; gli altri avrebbero visto una smorfia di sforzo, ma nessuno intuì la conversazione tra i due; e Sten aveva il volto coperto dall’elmo –La chiave è l’arishok. Ogni sogno che ho visitato, ho dovuto sconfiggere un servitore del demone della pigrizia e credo che in questo sia proprio l’arishok.-
-Bene, questo semplifica molte cose. Ma ora dobbiamo continuare a combattere. Stanno sospettando qualcosa. Dobbiamo avvicinarci sempre più al lui. Al mio segnale, lo attacchiamo insieme.-
-D’accordo.-
Si allontanarono l’un dall’altro con uno scatto all’indietro e rimettendosi in posizione di guardia. Lo scontro proseguì.
Sten simulava attacchi potenti, ma erano lenti, questo permetteva a Sora di scansarsi in tempo e contrattaccare. Ogni tanto scontravano le proprie spade. Si stavano avvicinando passo passo all’arishok.
Niall li osservava preoccupato. Temeva per Sora. Era da troppo tempo che stava nell’Oblio. Non era sicuro quanto tempo gli rimanesse, prima di fare la sua stessa fine.
Doveva fare presto, per liberare i suoi amici.
Tuttavia, notò che più si scontravano, più si avvicinavano all’arishok. Intuì che Sora avesse trovato il suo amico.
Sten e Sora incrociarono le loro spade un’ultima volta, facendo pressione l’una contro l’altra.
Sora osservava Sten negli occhi, in attesa del segnale.
Poi, il vocione del qunari rimbombò in tutto l’accampamento: -ORA!-
Le due spade erano puntate verso l’arishok: questi, rapido, seppur sorpreso, le parò con entrambe le sue armi. Anche il resto dei qunari fu scioccato.
-Cosa…?!- esclamò, resistendo –TU, TRADITORE! TAL-VASHOT!-
-Tu non sei il mio arishok! Impostore!-
Li spinse in avanti, ma non caddero: si osservarono di nuovo, poi annuirono. Caricarono contro “l’arishok”, combattendo in due contro uno.
-Niall!- esclamò il ragazzo -Ho trovato il mio amico! Noi pensiamo all’arishok! Tu pensa agli altri!-
-Sì, certo, lasciamo il resto dei qunari al mago.- commentò, sarcastico, Niall –Tanto non sono grossi e forti…-
Infatti, il resto dei qunari avevano già sguainato le proprie armi. Niall era contro un intero esercito di qunari. Infatti, deglutì, facendo un passo indietro.
-Aspetta, ma questi non sono i veri qunari!- ricordò; sorrise, determinato.
Agitò le mani per aria e le puntò in avanti, scatenando una tempesta di neve che congelò una buona parte dei falsi qunari. Anzi, scomparvero. Erano delle illusioni, dopotutto.
Non essendo il vero arishok, aveva la sua stessa forza e capacità di combattimento.
Riusciva a tenere testa a due guerrieri, parando tutti i loro colpi.
Ma teneva sempre un punto scoperto, che Sten colpì con un calcio: lo stomaco.
“L’arishok” barcollò, piegandosi su se stesso.
-Non sei che un ingrato!- la voce demoniaca apparve –Tu desideri solo tornare nella tua isola! Io ti ho fatto tornare nella tua casa, tra i tuoi compagni qunari e i tuoi amici!-
-Gli amici di cui parli sono morti!- ribatté Sten; non lo aveva mai rivelato nella vita reale –Ricordo ancora come la Prole Oscura li abbia entrambi massacrati e la testa del Karashok rotolare ai miei piedi. Come è possibile, quindi, che li abbia rivisti, qui, vivi?! E DOPO che mi hai di nuovo formulato la domanda sul Flagello?-
Non è stato come con Leliana. Sten aveva davvero qualcosa che gli aveva impedito di essere aggredito dagli Hearless, quando era prigioniero a Lothering. Un cuore forte e una volontà di ferro.
Qualità che Sora ammirava.
“L’arishok” digrignò i denti. Poi ruggì e caricò contro Sora e Sten. Uno parò con lo scudo, l’altro schivò.
Si stavano dirigendo sempre più verso il trono.
Infatti, “l’arishok” inciampò su di esso, sedendosi sopra.
Sora puntò il Keyblade in avanti: il “qunari” cercò di parare il raggio di luce con entrambe le spade, ma si disintegrarono, come polvere: erano illusioni, dopotutto.
-Volevi prendere il posto dell’arishok, demone?!- minacciò Sten, puntandogli la spada –Eccoti accontentato!-
Affondò la spada sul petto del falso arishok, che inclinò la testa verso il basso, con aria sorpresa, come fosse stato preso alla sprovvista.
Contemporaneamente, anche il resto dei qunari svanì nel nulla.
Il servitore era stato sconfitto, il sogno stava svanendo.
Rimasero solo Sora, Niall e Sten.
Da dietro l’elmo, Sten sorrise.
-Sei un bravo guerriero, Sora.- complimentò; era la prima volta; già vederlo nel suo sogno gli aveva fatto comprendere che aveva avuto torto a sottovalutarlo. Se era giunto fin lì, anche lui, allora, era riuscito a liberarsi del suo sogno. E anche lui aveva un cuore forte.
Fu circondato da una strana luce.
-Sora, che mi sta accadendo?-
-Sei libero, Sten. Ci rivediamo al mio risveglio.-
-Sii prudente.-
Ancora due sognatori. O meglio, sognatrici.
Scivolando sulla scia luminosa, Sora stava sorridendo, soddisfatto.
-Ho letto delle storie sui qunari, alla Torre del Circolo, e in tutte queste non venivano proprio descritti in maniera… positiva.- commentò Niall.
-In che senso?-
-Li descrivevano come esseri bruti, senza sentimenti, avvezzi alla guerra. In effetti, sembrava essere così, nel sogno del tuo amico. Ma questo tuo amico… Sten, giusto? Non mi ha dato questa impressione.-
-Nella realtà, in effetti, è così. Tende a essere riservato, di poche parole, a volte molto schietto. E per nulla cortese con il mio amico Alistair o con gli altri. E’ la prima volta che lo sento dire un complimento. E’ una strana sensazione.-
-Magari si è ricreduto. In effetti, non è da tutti essere coscienti di essere dentro l’illusione di un demone. Alcuni lo prendono come la realtà, altri, come te, sanno di essere dentro un sogno e cercano di uscirne. Ma la tua chiave… è quella che ci permette di viaggiare velocemente tra i sogni.-
-E spero ci farà anche uscire dall’Oblio.-
Il portale che incontrarono li condusse in un luogo chiuso.
Niall lo riconobbe all’istante.
-E’ la Torre del Circolo.- rivelò, quasi sorpreso –E tutto sembra essere perfettamente in ordine, tranquillo, esattamente come prima. Prima di Uldred e gli abomini, si intende…-
“Di certo non è il sogno di Morrigan…” pensò Sora, ironico.
Erano nella biblioteca. C’erano molti maghi lì: chi cercava i libri, chi li leggeva…
Alcuni si voltarono verso i due visitatori.
-Ehi, Niall!-
-Ciao, Niall!- salutarono.
Ad averlo salutato, era in particolare un gruppo ristretto di quattro maghi, tre uomini e una donna, tutti di età compresa tra i diciotti e i vent’anni. Portavano la tunica del medesimo colore di Niall.
Questi li fissò per un attimo, come se avesse visto dei fantasmi: poi sorrise, commosso, e corse loro incontro, abbracciandoli. Ciò suscito una strana reazione da parte degli interessati, i quali, straniti, ricambiarono l’abbraccio.
-Ehi, ti senti bene?- domandò uno.
Niall si staccò da loro, tirando su con il naso e asciugandosi delle lacrime che stavano per scendere sulle sue guance.
-Sì, sto bene.- era come se non li avesse visti da anni, o come se li avesse creduti morti, mentre, invece, erano ancora vivi; poi osservò Sora; e l’intera biblioteca –Piuttosto… Sto cercando l’incantatrice Wynne. Sapete dove si trova?-
-E’ andata dal Primo Incantatore Irving.- rispose la maga, indicando le scale che portavano al piano superiore –Ormai sono giorni che va nel suo ufficio.-
-Grazie.-
Il mago tornò dal custode del Keyblade, tirando di nuovo su con il naso.
-Andiamo. So dove si trova l’incantatrice.- disse, indicando le scale.
Ma Sora era incuriosito dallo strano comportamento del mago. Decise di indagare.
-Chi erano quei maghi?- domandò; poi ripensò al loro primo incontro –Erano i tuoi amici?-
-Sì, gli unici che mi hanno seguito contro Uldred.- spiegò, quasi singhiozzando –Sono stati massacrati dagli abomini e dai maghi del sangue.-
Mosso da compassione, Sora gli mise una mano dietro la schiena.
-Vendicheremo i tuoi amici.- gli promise.
Niall gli rivolse un lieve sorriso di ringraziamento.
Raggiunsero l’ufficio di Irving. Come rivelato dalla maga amica di Niall, Wynne era lì, insieme ad un uomo estremamente anziano, che aveva superato i settanta.
-Ah, Niall.- salutò l’uomo anziano; Wynne si voltò: portava la medesima veste che indossava quando Sora l’ha incontrata alla Torre del Circolo –Al momento sono impegnato con l’incantatrice Wynne, ma se si tratta di una questione urgente, dimmi pure.-
Sora era rimasto dietro l’angolo. Si guardava in giro, notando quanto quel luogo fosse freddo, piatto, cupo, inospitale, come se esso stesso stesse esprimendo ai maghi quanto fossero indesiderati dal mondo. I maghi vivevano davvero in una prigione. “Ma perché?” pensava, con amarezza “Che sia solo per il loro contatto con i demoni…?”
Si erano accordati sul lasciare a Niall il compito di liberare Wynne: era più familiare con l’ambiente e con le persone circostanti. E conosceva Wynne da più tempo rispetto al ragazzo.
Fece un lieve inchino ai presenti.
-Perdonate se vi interrompo, ma, a dire la verità, avrei solo bisogno dell’incantatrice. Sembra che alcuni dei nuovi arrivati abbiano difficoltà con alcuni incantesimi, quindi avevo pensato che magari un mago più esperto di me potesse aiutarli.-
I due incantatori si osservarono. Ma c’era qualcosa di strano nello sguardo di Irving, un lieve segno di turbamento. Forse Niall aveva trovato il demone guardiano del sogno.
-Beh, con il vostro permesso, Irving…- disse la donna, serena –Insegnare ai nostri neofiti ha la priorità. Spero non vi dispiaccia rimandare la nostra discussione a un secondo momento.-
-No, figuratevi. Non voglio certo vedere il Circolo distrutto per colpa di un incantesimo male pronunciato…- approvò Irving, con ironia.
Il mago e l’incantatrice uscirono dall’ufficio: fu lì che la donna notò l’estraneo.
-E voi chi siete?- domandò, sospettosa.
-Tranquilla, Wynne…- rassicurò Niall –E’ un amico. E… beh, da quanto mi ha riferito, vi conosce.-
Ma Wynne dava l’impressione che quella fosse la prima volta in cui vedeva Sora. Non era da molto che si conoscevano, ma almeno avevano avuto modo di parlarsi e confrontarsi in battaglia. Ma era esattamente come era successo con Leliana.
-Non so cosa tu intenda, Niall…- ribatté lei, secca -Ma ti assicuro che questa è la prima volta che vedo questo ragazzo. Ora portami dai neofiti.-
-In realtà… vi ho detto una bugia.- ammise Niall –Non c’è nessun neofita che ha bisogno di aiuto. Dovevo portarvi da lui.- indicò Sora con un cenno della testa.
Wynne osservò entrambi i giovani.
-Inaudito! Perché mi avresti portato da questo sconosciuto?!-
-Perché questo luogo non è reale, Wynne!- rispose Sora, interrompendo quello che stava per dire Niall.
Wynne gli rivolse un’occhiata severa.
-Non è reale? Cosa state dicendo, ragazzo?-
-Ti prego, Wynne, ricorda! Ci siamo conosciuti proprio qui, nella Torre del Circolo! E’ in pericolo a causa di Uldred!-
-Uldred? Ma è un uomo buono e un mago fidato. Cosa ha fatto di male?-
-Ha spinto i maghi del Circolo a ribellarsi ai templari, diventare maghi del sangue e ha permesso ai demoni di invadere la Torre e uccidere i templari.- spiegò Niall –Fidatevi di questo ragazzo, Wynne, sta dicendo la verità.-
La donna accennò una risata.
-Via, non siate ridicoli! Abbiamo leggi molto restrittive e i templari ci tengono sotto controllo. Nessuno si spingerà a tanto.-
-No, devi credermi!- insistette Sora, con aria supplichevole –Tu stessa lo hai rivelato, quello che è successo nel Concilio dei Maghi e cosa è successo dopo! Ti ho vista affrontare un demone infuocato, quando ci siamo incontrati la prima volta! E poi ti sei unita a me e ai miei amici per liberare la Torre dai demone e dagli abomini.-
Wynne era sempre più allibita e confusa. E altrettanto seccata.
-Non starò un minuto di più ad ascoltare queste sciocchezze! Dovrei denunciarvi entrambi ad Irving e al comandandante Greagoir!-
Stava tornando dal Primo Incantatore Irving: Niall cercò di fermarla.
-No, Wynne! Dovete credergli!-
Ma lei già batteva i pugni contro il portone della stanza di Irving.
-Irving! Irving! Aiutatemi!- esclamò -Ci sono due impostori, qui!-
Il portone si aprì.
-Irving, grazie al Creatore! Niall sia impazzito. Vaneggia su strane illusioni, per non parlare dell’altro ragazzo. Credo che siano divenuti Maleficarum e vogliano manipolarci per ribellarci ai templari e alla Chiesa.-
 Irving appariva furioso, contro i due “ospiti”. Una strana aura lo aveva circondato.
Ciò aveva insospettito entrambi.
-Non è il vero Irving…- mormorò Niall a Sora.
-Non conosco quello vero, ma credo di averlo intuito.-
-Comandante Greagoir!- esclamò Irving -Qui ci sono altri due maghi da sottoporre alla Calma!-
Era un’illusione: non sarebbe accaduto realmente. Ma tutto dipendeva da Wynne. Oblio o no, Sora non voleva diventare come Owain. Un essere senza sentimenti o sogni. Un destino peggiore della morte.
Ma alle spalle dei due giovani erano comparsi due templari, che li bloccarono per le braccia.
-Il vero Irving è severo, a volte, ma non perde mai il controllo!- fece notare Niall; Sora, nel frattempo, si dimenava per salvarsi –Lui tende sempre alla diplomazia e alla calma, anche contro quel cocciuto di Greagoir! Wynne, lo avete notato anche voi?!-
Ma la donna non si scompose.
-Visto? Lo avete sentito anche voi?- non si era ancora svegliata dall’illusione –E’ impazzito. Vuole metterci gli uni contro gli altri, facendoci dubitare di voi e di noi stessi.-
Irving osservò Niall e Sora con aria severa. No, non era una semplice occhiata severa. Era qualcosa di ben peggiore.
Un’occhiata minatoria.
-Portateli via.- ordinò ai templari.
Sora e Niall vennero trascinati per il corridoio: Wynne era rimasta con Irving, che sorrideva quasi malignamente.
Sora non smetteva di dimenarsi.
-No! Lasciatemi! Non voglio!- esclamava.
Anche Niall cercava di liberarsi.
-Wynne, avete sempre detto di avere affinità con gli spiriti dell’Oblio, che vi hanno sempre protetta dai demoni!- esclamò -Appellatevi a loro, vi diranno che quello che state vivendo non è reale! E’ un’illusione del demone della pigrizia! Vi prego, svegliatevi, finché siete in tempo!-
Sora ne fu stranito. Cosa intendeva con “affinità con gli spiriti dell’Oblio”?
Tuttavia, quelle parole fecero quasi reagire la donna: involontariamente, chiuse gli occhi, come per concentrarsi.
Inizialmente, il vuoto, il buio. Poi, una luce improvvisa, come un lampo. E un battito di cuore fortissimo.
-E vi diranno sicuramente che questo non è il vero Primo Incantatore, ma che è lui il vero impostore, qui! Un servitore del demone della pigrizia, incaricato di tenervi imprigionata qui!-
La luce dentro gli occhi di Irving si fece sempre più oscura.
-Fermi!- ordinò ai templari. Questi obbedirono agli ordini. Ma non lasciarono i due prigionieri.
-Forse la Calma è troppo clemente come punizione…- sibilò; la voce demoniaca stava quasi emergendo; infatti, alzò il suo bastone, puntandolo contro di loro –Vorrà dire che morirete per mano mia!-
Ma un incantesimo di ghiaccio fece tramutare Irving in una statua di ghiaccio: proveniva dal bastone di Wynne.
-Il vero Irving, sì, sa essere autoritario, ma non cede così facilmente all’ira…- mormorò, seria in volto –Ed evita il più delle volte usare la magia, specialmente in questi casi.-
L’incantesimo fece cogliere di sorpresa i due templari, che si fermarono, allentando la presa sui prigionieri. Sora e Niall colsero al volo tale occasione per liberarsi: Sora diede un calcio al cavallo del templare, poi evocò il Keyblade e colpì l’elmo con l’elsa, mentre Niall scattò in avanti, liberandosi, poi si voltò e mise le mani sull’elmo del templare, sui lati che corrispondevano alle tempie, stordendolo con una scarica elettrica.
Entrambi i templari svennero.
-Wynne! Grazie al cielo sei diventata cosciente!- esclamò Sora, correndo dalla maga, sorridendo.
Anche lei ricambiò.
-Beh, forse dentro di me intuivo che qualcosa non andava qui. Per fortuna, mi avete suggerito di consultarmi con gli spiriti.-
-Allora devi ringraziare lui.-
Sora indicò il mago: lei assunse un’aria sorpresa.
-Niall! Anche tu qui? Ma… abbiamo visto il tuo cadavere!-
-Il demone della pigrizia ha lanciato un incantesimo anche su di me, prima che arrivaste voi.- spiegò lui -Sono qui da troppo tempo, ho vagato nelle isole senza sosta, e lui, nel frattempo, mi ha prosciugato della mia energia vitale. Non avevo più alcuna speranza, né per me né per il Circolo, ma poi è arrivato lui e… beh, sto cercando di aiutarlo a ritrovare il vostro gruppo.-
-Giusto, gli altri!- ricordò Wynne, preoccupata -Come stanno? Li avete trovati?-
-Sono quasi tutti salvi.- rivelò Sora, orgoglioso –Manchi solo tu e Morrigan.-
-Ora dobbiamo trovare un modo per portarvi in salvo.-
Udirono tutti e tre un crepitio: proveniva dalla statua di ghiaccio. “Irving” si liberò, con un gest rabbioso e un grugnito di rabbia. L’aura oscura intorno a lui era più grande; e gli occhi erano persino diventati rossi.
Lanciò un fulmine contro Wynne, che cadde.
-Sciocca ingrata!- esclamò, con voce demoniaca –Ti ho donato la vita che volevi, la vita nel Circolo prima dell’invasione dei demoni e abomini! E tu osi attaccarmi così, alle spalle?!-
-Wynne!-
Niall era subito corso a soccorrere la donna, la quale, nel frattempo, cercava di rialzarsi. Il colpo era reale, non era un’illusione, come il dolore che stava provando.
-La vita che volevo…?- disse lei, premendo sul punto dove era stata colpita; ancora non si alzava –Non hai alcuna idea di cosa voglio veramente! E non così! Salvare il Circolo, salvare la mia casa e coloro a cui tengo, ecco cosa voglio!-
Sora si mise di fronte a lei, con il Keyblade sguainato ed in posizione di combattimento.
-Tu l’hai ingannata!- esclamò, furioso –E pretendi che mostri gratitudine?-
Lo sguardo di “Irving” si faceva sempre più furioso.
Wynne, intanto, si era quasi ripresa dal colpo, ma notò che la sua mano stava brillando.
-Che… che mi sta succedendo?-
-Sarete libera da questo incubo, Wynne.- spiegò Niall, sereno, toccandole premurosamente una spalla –Ci occuperemo noi di questo demone.-
-State attenti. E grazie, Sora, Niall.-
Wynne svanì.
Sora e Niall si tennero pronti per affrontare “Irving”. I due templari, circondati da una nube nera, divennero due Dream Eaters. Ne apparsero altri, forse i maghi che avevano incrociato poco prima.
“Irving” agitò le braccia. Sopra i due giovani era apparsa una nuvola: aveva evocato una tempesta. Sora e Niall dovettero spostarsi, per evitare di essere colpiti dai fulmini.
I Dream Eaters stavano cercando di attaccarli ed ostacolarli, ma il loro obiettivo era “Irving”: schivavano i suoi incantesimi, avvicinandosi sempre di più a lui. Niall ripeté l’incantesimo di Wynne, congelandolo di nuovo, e Sora eseguì una mossa di taglio. La statua di ghiaccio si disintegrò.
Il demone era distrutto.
Ora toccava ai Dream Eaters: Niall lanciò una palla di fuoco contro di essi, distruggendone una buona parte, mentre Sora li eliminò uno ad uno, senza problemi, colpendoli con il Keyblade.
Il “sogno” di Wynne svanì.
Mancava solo Morrigan. E poi, finalmente faccia a faccia con il demone della pigrizia, la sola via per tornare nella Torre del Circolo e salvarla.
Di nuovo in un luogo aperto.
Un paesaggio innevato. Forse erano in montagna, a giudicare dai tipi di vegetazione.
Sora si era di nuovo messo la camicia. Faceva molto freddo e aveva lasciato il mantello nella hall della Torre.
-Wow! Si gela, qui!- esclamò, strofinandosi le braccia.
Niall si guardò intorno.
-Credo siamo nelle Montagne Gelide.- notò –Il confine tra il Ferelden e Orlais.-
-Sì? Perché Morrigan starebbe in un posto simile…?-
Mancava solo lei. Era lei la sognatrice.
-Beh, non lo scopriremo mai se non la cerchiamo. Guarda, qui ci sono delle impronte.-
Potevano essere di Morrigan, quanto quelle di altre persone: tuttavia, era meglio che cercare alla cieca.
Notarono persino del fumo, a qualche passo da loro.
Infatti, si imbatterono in un bivacco: avvolta in un mantello di lana, trovarono lei, Morrigan, intenta a scaldarsi al fuoco.
-Chi c’è?- domandò, voltandosi; poi si illuminò –Sora! Finalmente sei arrivato! Non ne potevo più di stare qui!-
Sora era pronto al discorso sulla non realtà cui era circondata, ma la sua frase lo fece insospettire.
-Aspetta, cosa? Mi stavi aspettando?- domandò, incredulo –E sai che questo non è il mondo reale?-
-Certo che lo so! Come so che in realtà, adesso, siamo tutti svenuti in una stanza della Torre del Circolo, di fronte al demone della pigrizia! Per chi mi hai presa? Per una principiante? Per una volta, gli insegnamenti di mia madre sono serviti a qualcosa…-
Niall assunse un’espressione sorpresa.
-Un’eretica?- mormorò a Sora –Un Custode Grigio, un cane, un mabari, un papero, un qunari, una sorella della Chiesa, l’incantatrice Wynne e un’eretica?-
-Sì, siamo un bel miscuglio, lo ammetto.- commentò ironico Sora, riflettendo anche lui sulla natura del gruppo; sì, erano diversi gli uni dagli altri, ma erano uniti da un unico fine.
-E anche sua madre è una maga?-
-Beh… per dire la verità… credo che sua madre sia una specie di strega, da come mi ha detto Alistair.-
-Non mi dirai che viene dalle Selve Korkari?-
-Sì.-
-Non mi dirai che sua madre è la Strega delle Selve?!-
-A quanto pare sì.-
Niall era quasi scioccato.
-Di cosa state parlando, voi due?- domandò Morrigan, sospettosa; si alzò, brandendo il suo bastone –Piuttosto, visto che sei qui, Sora, sai come uscire da questo sogno?-
-Beh… in genere ci dovrebbe essere un servitore del demone della pigrizia a guardia del tuo sogno, per evitare che tu scappi. E il servitore, a giudicare dai sogni degli altri, assume sempre le fattezze di persone a cui teniamo e di cui ci fidiamo ciecamente.-
Morrigan accennò una risata.
-Una persona a cui teniamo? Ragazzo mio, io non ho mai tenuto a nessuno, nemmeno a mia madre. E per quanto mi riguarda, non ho visto nessuno, qui, all’infuori di me stessa.-
Sora ne fu quasi lieto: forse per una volta non avrebbe dovuto affrontare un demone o Dream Eaters.
-Beh, meglio così.- disse, sedendosi al bivacco, per scaldarsi –Userò il Keyblade per evocare un portale e portarci fuori di qui tutti e tre. Manchi solo tu per affrontare il demone della pigrizia. Solo così potrò essere sveglio anche io.-
Morrigan prese posto accanto a lui. Era molto vicina. Troppo vicina.
-E gli altri? Dove sono?-
-Liberati. Manchi solo tu e poi potrò affrontare il demone della pigrizia, così posso uscire anche io dall’Oblio.-
La mano della donna toccò la sua.
-Oh? Sora, stai congelando. Vieni, scaldati pure con me.-
Lo avvolse nel suo mantello. Stavano insieme nello stesso mantello.
Un comportamento molto strano dalla solitaria e fredda Morrigan che Sora conosceva.
-Morrigan, cosa…?-
-Beh, sai com’è…- tagliò corto lei, con il suo sguardo magnetico e la sua voce seducente –Sono stata molto sola in questi ultimi tempi. Stare da sola ha i suoi vantaggi, nessun rompiscatole, nessun grattacapo, ma poi ti manca avere… certa compagnia, non so se mi spiego… e ora siete persino in due. E sono lieta che il secondo non sia Alistair.-
Sora divenne tutto rosso.
-Ascolta, non è il momento di fermarsi.- disse, levandosi il mantello dalle spalle, con un gesto scattoso e provando imbarazzo –Devo trovare un modo per uscire da qui, prima che sia troppo tardi.-
-Andarcene? Ma come? Siete appena arrivati.- si scoprì il mantello, mostrando le vesti succinte –E qui c’è un bel calduccio.-
Nemmeno Niall era rimasto impassibile dall’aspetto di Morrigan, ma non era il momento adatto per distrarsi.
Rifletté, serio.
Una solitaria a cui piaceva viaggiare da sola… che ritiene di non tenere a nessuno… inoltre cosciente di star vivendo un’illusione e di essere dentro l’Oblio. Gli altri, appena svegli dalla loro illusione, desideravano con tutta l’anima uscire dall’Oblio. Ma non Morrigan…
Sembrava voler trattenere Sora.
-Ok, l’Oblio ti ha giocato un brutto scherzo, Morrigan…- Sora era sempre più imbarazzato: puntò il Keyblade da una parte –Ora fate attenzione, aprirò un portale per portarci fuori di qui.-
Ma Niall gli prese una mano.
-No, Sora- mormorò; sembrava serio; molto serio -Prima devo chiarire diversi punti con la tua amica…-
Morrigan lo osservò con il suo solito sguardo impassibile.
-In tutti i sogni che abbiamo visitato, abbiamo avuto modo di notare un particolare interessante: che solo due cose erano reali, ossia il sognatore e il servitore del demone.- spiegò, rivolto alla strega –Ogni prigioniero ha un carceriere, e in questo caso il sognatore è il prigioniero, mentre il servitore è il carceriere. Ogni sogno che abbiamo visitato, aveva un servitore che teneva prigioniero il sognatore, con le fattezze di una persona a cui teniamo, come ti abbiamo spiegato, e all’interno o esterno di un luogo per lui o lei simbolo di conforto, dal quale era impossibile portarlo via. Tuttavia, sono bastate poche parole, per far convincere i sognatori che quello che stavano vivendo non era il mondo reale. Non so come sia successo, ma sono lieto che le cose per loro siano andate meglio. Ora, qui abbiamo una sognatrice. Una sognatrice che ha rivelato di non avere persone che ama, ripudiando persino la propria madre. Ma considerando che questa sognatrice è la figlia della Strega delle Selve, chi dice che non sia essa stessa sognatrice e servitrice del demone della pigrizia?-
Sora era confuso. Non aveva visto Niall in quel modo. Così serio. Sospettoso.
Morrigan lo osservava sempre con aria indifferente.
-Tu chi sei, scusa?- domandò.
-Niall. E sono un mago della Torre del Circolo.-
-Ah, un provinciale che non ha mai visto il mondo esterno. Le mura ti hanno annebbiato il cervello, altrimenti non avresti mai detto una cosa simile.-
-Io non sarò mai uscito dalla Torre del Circolo, ma ho abbastanza esperienza per queste situazioni…-
Sora non capiva: osservava i due maghi, anche lui sospettoso.
-Niall, cosa intendi dire? E perché dici cose simili? Lei è mia amica.-
-Sora, dobbiamo allontanarci da lei.- lo disse mentre lo prendeva per un braccio –Potrebbe essere un abominio.-
-Un abominio? Non capisco. Ho visto gli abomini nella Torre del Circolo e lei non ha quell’aspetto.-
-Gli abomini possono anche mantenere l’aspetto del corpo che li ha ospitati. Con il solo scopo di ingannare le persone.-
Come era successo con Connor. Morrigan un abominio?
La osservò: il colore degli occhi era strano, sì, ma non faceva di lei necessariamente un abominio. O sì?
Morrigan quasi intuì il pensiero del ragazzo.
-Sora? Cosa stai…?- domandò, apparendo confusa –Aspetta… non crederai mica alle parole di questo individuo? Andiamo… ci conosciamo da tempo. Lui lo hai appena incontrato. Non puoi essere così ingenuo.-
A chi credere? Morrigan aveva ragione: conosceva lei da più tempo, rispetto a Niall. Ma Niall non gli aveva dato l’idea di una persona malvagia; forse un po’ confuso e diffidente, all’inizio, ma si era rivelato un valido aiuto all’interno dell’Oblio, per orientarlo, addirittura contro i Dream Eaters ed i servitori.
Sora cercò di togliersi ogni dubbio dalla sua mente scuotendo la testa.
-Vi state ingiustamente accusando a vicenda per qualcosa che non esiste.- fece notare –Morrigan, non hai niente da temere. Abbiamo liberato gli altri e ora ci staranno aspettando nel mondo reale. Se libererò anche te, finalmente potrò entrare nell’isola del demone, affrontarlo e finalmente essere libero dalla sua rete.-
Aveva di nuovo il Keyblade puntato in avanti.
Niall era ancora sospettoso.
Morrigan si fece seria.
-Sora, chi ti dice che sarai libero? Che tutti noi siamo liberi, non appena eliminerai il demone della pigrizia?- il suo tono si era fatto più grave; anche lei era sospettosa; gli occhi gialli osservarono Niall -Su cosa ti basi? Sulle parole di questo individuo? Lui non sa niente dell’Oblio. Si basa solo su stupidi studi e segni fatti con dell’inchiostro che imbratta le pagine di un libro. Ma non sa niente. Pensa se fossero tutti morti. O peggio… pensa se fosse lui il demone della pigrizia, con le fattezze di un uomo, per ingannarti e accedere al nostro mondo tramite te.- Sora osservò Niall con sgomento; lui, il demone della pigrizia? Niall sembrava stupito quanto lui -E’ così che agiscono: ingannano la loro preda e poi si impossessano di te. Come è successo con Connor. Così succede con i maghi che cedono alle tentazioni.-
Sora aggrottò le sopracciglia. Avrebbe dovuto capirlo: conosceva fin troppo bene l’Oblio, le sue isole, come orientarsi, i loro segreti, come il demone della pigrizia riusciva a scavare nella mente delle persone per scoprire il loro sogno, i loro desideri e renderli reali…
Sapeva anche molto. All’inizio aveva pensato fossero concetti basilari insegnati al Circolo, ma Morrigan aveva esposto una teoria convincente.
-Tu!- esclamò, furioso.
Il mago negò, sconvolto.
-NO!- ribatté.
Ma Sora aveva già sguainato il Keyblade.
Ma anche Niall si era fatto più serio. E sospettoso.
-E chi mi dice che non valga la medesima cosa per te?- notò –Un ragazzo spuntato dal nulla, nell’Oblio, che sostiene di essersi liberato dal suo sogno, inoltre in grado di viaggiare per le isole e “liberare” le vittime del demone della pigrizia, dopo aver, chissà, simulato di aver eliminato i suoi servitori, quando, invece, porta le vittime in una nuova prigione da cui non usciranno più, un labirinto senza fine, nel quale ero io.-
Sora sapeva che non era così, ma Morrigan si avvicinò ugualmente a lui, sussurrandogli: -Ecco, la prova che è lui il demone della pigrizia. Ti sta ingannando e sta cercando di fuorviarti. E’ così che agiscono. Ti fanno persino dubitare di se stesso.-
Sora era sempre più furioso. Nessuno gli aveva chiesto di fidarsi di Niall, ma era costretto, o non sarebbe nemmeno stato in grado di viaggiare nell’Oblio. Ma la sua ingenuità e il suo bisogno di compagnia lo avevano di nuovo accecato. Di nuovo aveva realizzato di essere stato ingannato.
-Incredibile… ogni viaggio la stessa cosa… mi fido di una persona, poi vengo ingannato…- mormorò, tra i denti; poi si mise di nuovo in posizione di combattimento –Libererò i miei amici, demone della pigrizia! Costi quel che costi!-
Niall non ebbe altra scelta: le sue mani si illuminarono di scariche elettriche. Ne lanciò una contro Sora, che stava correndo verso di lui, con il Keyblade puntato in avanti. Lo schivò, rapido, poi saltò, cercando di colpire Niall. Anche lui scattò all’indietro.
Morrigan restò in disparte, osservando lo scontro con aria soddisfatta.
Niall alternava incantesimi di fuoco con quelli di fulmine; Sora li parava o schivava.
Non riusciva ad avvicinarsi al mago: più attaccava, più si allontanava.
Doveva tentare una magia anche lui.
Cercò di evocare una lieve tempesta di neve: non lo colpì, ma lo distrasse. Aveva chiuso gli occhi e stava osservando da un’altra parte.
Doveva tentare un altro attacco: con tutta la forza che aveva nel braccio destro, lanciò il Keyblade.
Niall, in quel momento, riaprì gli occhi e osservò in avanti: il Keyblade lo centrò sulla testa, facendolo cadere.
Sora recuperò il Keyblade e si avvicinò a Niall. Gli puntò il Keyblade alla gola, con aria furiosa e delusa. La stessa espressione di chi aveva di fronte.
-Mi hai ingannato…- sibilò il ragazzo.
Il mago gli rivolse un’espressione di sfida. La fronte non aveva subito danni: nell’Oblio le ferite non erano come nella vita reale.
-Sì, continua così…- controbatté –Continua a mantenere le tue menzogne ed illusioni pure quando hai sconfitto uno che si è ribellato a te. Forza, eliminami per sempre. Tanto cosa ho da perdere? Mi hai già privato della mia energia vitale e nella vita reale sono morto. Cosa altro vuoi da me?-
Morrigan aveva uno strano sorriso sul volto.
-Sì, Sora, uccidilo.- gli disse, quasi sibilando -Liberami e potrai tornare alla tua missione.-
Sora fu stranito: la sua missione? Morrigan si era sempre mostrata indifferente, anzi, proprio disinteressata alla missione del ragazzo, tanto quanto quella di Alistair. E anche su ogni altra cosa esposta dai compagni di gruppo. Perché questa premura? Perché questo improvviso interesse?
-La mia missione?- domandò, confuso. Si era voltato verso di lei.
-Certo, quella per cui sei venuto qui. Quella per cui stai viaggiando di mondo in mondo. Non vuoi tornare in pace, Sora, la pace in cui vivevi prima che gli Heartless distruggessero la tua isola?- indicò Niall -Lui te lo vuole impedire. Ti ha pronunciato parole fasulle, dicendoti di raggiungere il prima possibile il demone della pigrizia, quando, invece, è LUI il demone della pigrizia. Ti sta usando per accedere nel mondo reale e farci cadere tutti in un sonno eterno, dove lui continuerà a vivere, in eterno, prosciugandoci della nostra energia. Non vuoi salvare i mondi dall’Organizzazione XIII e dal Maestro Xehanort? Allora uccidilo.-
-Io non te l’ho mai detto.-
Anche Morrigan fu confusa da tale rivelazione.
-Cosa?-
Sora liberò Niall dal Keyblade. Aveva commesso uno sbaglio. Aveva attaccato la persona sbagliata. Era stato fuorviato, stavolta per davvero.
Anche Niall era confuso. Su Sora, su Morrigan, sulla loro conversazione.
-La mia missione.- continuò Sora, facendosi vicino a lei -Non ti ho mai detto in cosa consisteva. Ti ho parlato solo di Xigbar, e di tizi con il cappotto nero, ma non ho mai citato l’OrganizzazioneXIII, tantomeno Maestro Xehanort. Non ti ho mai detto che viaggiavo di mondo in mondo, ma di terra in terra.- fece una pausa, osservando negli occhi colei che credeva essere Morrigan; lei non si scompose o batté ciglio –Tu non sei la vera Morrigan.-
Morrigan aprì la bocca, come se stesse per dire qualcosa. Poi la chiuse più volte, facendo strani versi; guardava in tutte le direzioni. Si sentiva in difficoltà.
-Beh, non metterla così…- cercò di dire -Magari ti avrò sentito mentre parlavi con i tuoi due amici e…- nessuna menzogna, ormai, avrebbe più ingannato il ragazzo ed il mago; Sora aveva scoperto l’inganno; “Morrigan” sospirò -Accidenti, ragazzino… e dire che ho cercato di essere convincente…-
Il ragazzo si mise di nuovo in posizione di combattimento.
-La pagherai per questo… DEMONE!- esclamò, più furioso di prima.
Poi, una voce femminile lo fece sobbalzare.
-SORA!-
Alle spalle del servitore del demone della pigrizia, apparve la vera Morrigan. Stava correndo.
-E’ un demone!- esclamò –Non fidarti di quello che dice!-
C’erano due Morrigan. Vestite nello stesso modo, con la stessa voce ed espressione.
Sora si sentì a disagio in quella situazione, vedere due persone l’una uguale all’altra.
Alternava gli sguardi tra le due Morrigan.
Niall realizzò un particolare; infatti ridacchiò.
-Giusto…- commentò, rialzandosi -Quando non hai nessuno a cui tieni, l’unica persona a cui tieni… è te stesso.-
La vera Morrigan aveva già impugnato il suo bastone. Ed era molto arrabbiata.
-Ti pentirai di aver preso il mio aspetto per ingannare il mio amico!- minacciò.
“Morrigan” ridacchiò.
-Ti pentirai TU di non aver apprezzato il dono del demone della pigrizia!- i suoi occhi si erano fatti luminosi e la voce quella di un demone.
Si affrontarono, con gli incantesimi, a volte con scontri corpo a corpo.
-Niall! Dobbiamo aiutarla!- esclamò Sora.
Ma delle nubi apparvero intorno ai due giovani. Ombre che presero forma.
-DREAM EATERS!- esclamò il mago, pronto per la battaglia.
-Sarà l’ultima ondata! Resisti, Niall!-
Sperarono entrambi che sarebbe andata in quel modo: Morrigan era l’ultima sognatrice. Dopo di lei, ci sarebbe stato solo il demone della pigrizia. Niente più Dream Eaters.
Sora concentrò tutte le sue forze per l’ultima battaglia contro i Dream Eaters: si avventò contro di essi con ferocia, sebbene non fossero molti. Forse per sfogare l’umiliazione che aveva provato per essere stato nuovamente ingannato. La stessa umiliazione che lo aveva portato ad affrontare la persona che lo aveva aiutato a ritrovare i suoi amici. Non riuscì a credere di aver pensato che fosse il demone della pigrizia.
Se fosse stato così, a che scopo “Morrigan” lo avrebbe messo contro di lui? Anche il resto dei servitori contro cui avevano combattuto. Non avevano motivo di combattere contro il loro padrone.
Niall distrusse l’ultimo Dream Eater con un incantesimo di ghiaccio.
Mancava un’ultima questione: Morrigan.
Stavano ancora entrambe combattendo l’una contro l’altra.
Erano vestite uguali. Persino la falsa Morrigan aveva ripreso l’aspetto normale. Era impossibile sapere quale fosse quella vera.
Sora urlò.
-FERME!-
Entrambe si fermarono, sorprese: il Keyblade era puntato ad entrambe.
-Servitore del demone della pigrizia…- disse, serio –Ormai abbiamo scoperto il tuo inganno. Non mi resta altro che eliminarti per liberare la mia amica da questa illusione…-
Entrambe apparvero preoccupate. Nessuna delle due voleva essere eliminata.
Ma dovevano provare di essere la vera Morrigan.
-Non fare l’idiota, Sora! Lo sai che sono io la vera Morrigan!- disse una, preoccupata.
-Mente! Sono io quella vera!- ribadì l’altra, nello stesso modo.
-Silenzio!- esclamò il ragazzo –“Possa il tuo cuore essere la tua chiave guida”. Allora che mi indichi la vera Morrigan e mi faccia eliminare la fasulla.-
Chiuse gli occhi: lasciò che fosse il Keyblade il suo unico occhio. L’occhio che scrutava nelle anime delle persone, rilevare i loro cuori.
Aveva due persone di fronte: ma solo una di esse era reale, quindi con un cuore. L’altra era solo un’illusione.
Il Keyblade aveva preso la sua direzione. Una Morrigan si allarmò, l’altra sorrise.
Sora riaprì gli occhi.
-Infatti mi ha indicato la realtà.-
Spostò il Keyblade verso la Morrigan poco prima sorridente; vedere la spada contro di lei la allarmò.
Da essa uscì di nuovo il raggio di luce: centrò Morrigan in pieno petto, facendola volare per un paio di metri. Non toccò il suolo: oltre a lei c’era solo un precipizio.
Inutili i tentativi di aggrapparsi ad un appiglio: cadde nel vuoto, urlando.
Sora, Niall e la seconda Morrigan osservarono il precipizio, vedendo la prima Morrigan farsi sempre più piccola, sparendo nell’oscurità.
-Davvero incredibile…- commentò lei, sorridendo –Come facevi a sapere che ero io quella vera?-
Anche Sora sorrise. Mostrò il Keyblade.
-Merito del Keyblade. Emette una lieve vibrazione, quando punto verso un cuore. E le illusioni non hanno un cuore.-
Lei sorrise: non l’aveva mai vista sorridere. Abbracciò il suo salvatore. Un altro gesto di cui lui si stupì. Lei evitava ogni forma di contatto. Forse c’era altro dietro, che semplice riconoscenza.
-Grazie, per avermi salvata.- disse, staccandosi da lui –Ti ho sottovalutato, ragazzino.-
Come gli altri, anche lei fu portata via dalla luce. Nessun addio, solo una promessa di rincontro nella vita reale.
Sora e Niall rimasero da soli, in mezzo alle Montagne Gelide, seppur illusorie.
Ma l’imbarazzo che stavano provando, per quanto avvenuto poco prima, non era paragonabile al gelo.
Rimasero in silenzio, guardando per terra.
-Niall, ascolta… ehm…- iniziò il ragazzo, mordendosi il labbro inferiore e grattandosi la nuca –Ecco… mi dispiace aver dubitato di te. Di aver pensato che fossi il demone della pigrizia. E di averti attaccato. Ti ho fatto male?-
-No. Sto bene.- rispose Niall, scuotendo la testa –Dispiace anche a me per la stessa cosa. Da un certo punto di vista avevi ragione a fidarti più della tua amica che di me, non posso biasimarti. Avrei fatto anche io la stessa cosa, se avessi ritrovato uno dei miei amici e mi avesse aizzato contro di te. Dopotutto, siamo estranei.-
Sora si stupì.
-Cosa? Noi estranei? Dopo l’esperienza passata insieme dici che siamo estranei?- gli prese una spalla –Niall, tu mi hai aiutato a viaggiare nell’Oblio, a ritrovare i miei amici, combattere i nostri nemici al mio fianco. Siamo amici, non estranei.- “Amico”… la lunga permanenza nell’Oblio gli aveva fatto quasi dimenticare quella parola e anche la sensazione di avere amici; si dispiacque vedere Sora triste, mentre diceva: -Vorrei tanto fare qualcosa per ricambiare il tuo favore.-
Niall sorrise e prese la mano sulla sua spalla, stringendola. Di nuovo, il potere speciale di Sora, stringere facilmente amicizia, era stato efficace.
-Eliminare il demone della pigrizia. Questo basta.-
Il ragazzo osservò il mago negli occhi, sorridendo.
-Allora cosa facciamo ancora qui?! Andiamo!- esclamò, puntando il Keyblade in alto; si fece serio –Demone della pigrizia, tu sarai il prossimo! Preparati!-
 

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Capitolo 16
*** Il demone della pigrizia ***


Note dell'autrice: bene, dal prossimo capitolo si ritorna alla Torre del Circolo


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Sora e Niall tornarono nel luogo dove si erano incontrati.
Niente era cambiato, all’infuori di una porta, apparsa misteriosamente. Una porta simile a quella che Sora aveva aperto nella sua prima avventura nella Stazione del Risveglio.
Magari era dovuto all’eliminazione dei servitori del demone della pigrizia. Come se essi stessi fossero stati una sorta di chiave per l’isola centrale.
Entrambi stavano pensando la medesima cosa.
-Beh, la resa dei conti, eh, ragazzo?-
-Sì, il demone della pigrizia dovrà finalmente scontrarsi con me, faccia a faccia. Andiamo!-
Era calmo. Tutto troppo calmo.
I Dream Eaters non sarebbero più apparsi. I servitori erano stati sconfitti.
Mancava solo il demone della pigrizia. Poi, Sora sarebbe tornato nella Torre del Circolo, con Alistair e gli altri, a salvare i maghi e chiedere il loro aiuto contro il Flagello.
Ma un altro ostacolo impedì ai due giovani di realizzare il loro intento.
Uno strano rumore li costrinse a voltarsi: Dream Eaters. Un intero esercito.
Non c’erano solo Meow Wow, Komory Bat e Necho Cat: ma anche Yoggy Ram, Thunderaffe, Kooma Panda, Zolefant, Aura Lion, Cera Terror, Eaglider e molti altri. Tutti i Dream Eaters Nightmare erano lì, per impedire a Sora e Niall di scontrarsi con il demone della pigrizia.
Entrambi si misero in guardia.
-Maledizione!- imprecò Sora; ma non poteva arrendersi; sguainò il Keyblade –Forza, è la nostra ultima ondata di Dream Eaters, Niall! Forza!-
Niall assunse un’espressione triste, come se fosse nel bel mezzo di un dilemma.
Serrò le labbra e guardò in avanti, determinato.
-No, Sora. Se combattiamo insieme, non ti resterà molto tempo per affrontare il demone della pigrizia.- fece notare.
Sora lo osservò confuso.
Il mago fece un passo avanti, allargando le braccia: una barriera infuocata si frappose tra loro e i Nightmares.
Sora era sempre più confuso.
-Li terrà a bada per un po’.- spiegò Niall, rivolgendosi a Sora, con aria dispiaciuta –Li terrò occupati, mentre tu affronterai il demone della pigrizia.-
Finalmente il ragazzo comprese. Non fu d’accordo con l’amico.
-Cosa?!- esclamò, incredulo –No, tu verrai con me! Insieme possiamo sconfiggere i Dream Eaters!-
-Non c’è tempo, Sora!- fargli cambiare idea era impossibile –E’ quello che vuole il demone, che affrontiamo i Dream Eaters per prosciugarci l’energia vitale più velocemente, impedirti di affrontarlo e svegliarti. No, non puoi sprecare le poche energie che ti rimangono. Aspetta, provvedo io a ricaricarti.-
Mise una mano sulla fronte del ragazzo: essa si illuminò di verde. Sora si sentì rinvigorito, pieno di energia, forte come non mai.
Ma ancora non trovava nel suo cuore qualcosa che lo convincesse a lasciare Niall da solo contro i Dream Eaters.
-Niall, ti prego!-
-Non c’è niente da fare. Anche se entrassimo insieme, i Dream Eaters ci impedirebbero di sconfiggere il demone! Ascolta, Sora…- gli prese le mani e le strinse forte –Il mio tempo è esaurito, nel mondo reale. Non c’è niente da fare, per me. Presto sarò al fianco del Creatore. Ma tu sei ancora vivo. Tu puoi salvare il Circolo.-
-No, non lo accetto!-
Sora era sul punto di piangere. Ma Niall gli sorrideva in modo confortante.
-Il Creatore non ha voluto donarmi un destino glorioso. Non mi importa. Se il mio destino era farti orientare nell’Oblio e aiutarti contro il demone della pigrizia, lo accetto volentieri. Per il poco che durato, è stato bello aver fatto la tua conoscenza e un onore averti aiutato. Mi hai ridato speranza, quando ero sconvolto e rassegnato. Te ne sarò per sempre grato. Il minimo che posso fare per ringraziarti è questo.-
Sora tratteneva a stento le lacrime: era da poco che aveva conosciuto Niall, ma avevano già stretto un buon legame, insieme. Dovette rassegnarsi alla sua scelta.
-Mi dispiace essere arrivato tardi.- disse, singhiozzando –Avrei potuto salvare anche te.-
Il mago sorrise di nuovo. Poi strinse di nuovo le mani di Sora.
-Ascolta, ho un ultimo favore da chiederti. Se ti risveglierai, prendi la Litania di Andralla dal mio corpo. Ti aiuterà contro Uldred e la magia del sangue.-
-Lo farò. Per onorarti e vendicarti.-
La barriera di fuoco stava per svanire. Niall tornò serio.
-Ora vai! VAI!- esclamò, pronto a lanciare i suoi incantesimi contro i Dream Eaters.
Sora, a malincuore, annuì. Stava lacrimando.
Senza voltarsi e tenendo gli occhi chiusi, aprì la porta. Non voleva provare il minimo rimpianto. Non doveva vedere Niall combattere contro i Dream Eaters.
Il suo obiettivo era il demone della pigrizia. Niente doveva distrarlo.
Ma il sacrificio di Niall… non lo avrebbe mai perdonato.
Questo incrementò la sua rabbia; che avrebbe sfogato contro il demone.
Si aspettò di vederlo in faccia.
Ma entrò in un luogo buio. Una grotta.
L’unica luce era uno spiraglio proveniente dall’alto.
C’erano dei disegni sulla pietra. Disegni fatti da dei bambini.
Erano i suoi disegni e quelli di Kairi.
-No… non può essere…- mormorò, incredulo.
Osservò alle sue spalle: era uscito dalla porta misteriosa che lui e Riku avevano scoperto nella grotta delle Isole del Destino.
-No, no, no!- esclamò, correndo verso l’uscita.
Scostò delle piante, all’uscita.
Il respiro si bloccò: una spiaggia bianca, il mare limpido, alberi enormi…
-Sono… sono nella mia isola?!- esclamò, incredulo.
Era forse tornato nel suo sogno? No, aveva i suoi abiti e sembrava essere l’unico essere vivente ivi presente.
Ma per il resto… l’odore del mare… il suono rilassante delle onde… il caldo confortante… e la sabbia bianca e liscia al tatto…
Era una copia perfetta della sua isola.
Una copia al solo scopo di fargli abbassare la guardia.
Ma Sora era ben cosciente di non essere davvero nelle Isole del Destino: il demone della pigrizia le aveva create, invano, per distrarlo, per fuorviarlo.
Ma niente lo avrebbe distolto dal suo intento: tornare nel mondo reale, ricongiungersi con i suoi amici.
Si avvicinò al mare. Ebbe una strana sensazione di deja-vu: la prima volta in cui aveva affrontato “Ansem”, alias l’Heartless di Xehanort. Era proprio nella prigione delle Isole del Destino, alla Fine del Mondo, nella sua prima avventura.
Ma stavolta non c’era “Ansem” con le fattezze di Riku ad attenderlo.
Sentì proprio la voce di Riku alle sue spalle. Accompagnata da dei passi.
-Non è meglio così, Sora…?-
Non era il vero Riku, ma il demone della pigrizia; la sua voce sibilava ed esprimeva stanchezza e seccatura.
Sora non si voltò; rimase lì, paralizzato.
-Guarda, la tua isola… è bella, come la ricordi… tranquilla, pacifica, e rilassante…-
Seguì un momento di silenzio. Altri passi. Stavolta una figura si fermò accanto a lui, alla sua destra.
-Ti invidio, sai?- aveva preso le fattezze e anche la voce di Kairi; Sora sobbalzò dalla sorpresa -Non so cosa darei per restare in questo posto per tutta la vita.-
“Kairi” svanì, come forse era svanito Riku. Al suo posto, alla sua sinistra, comparve Roxas.
-Ma, se non sbaglio, è quello che vorresti anche tu, vero? Tornare a casa… quale magnifico desiderio per un viaggiatore. E’ quello che meriti, dopo tutto quello che hai passato.-
Intorno a lui comparvero delle bolle: sembravano proiettare le fasi della sua vita, da quando aveva intrapreso quell’avventura, da quando gli Heartless avevano distrutto la sua isola. Quelle bolle gli mostrarono i suoi due ultimi anni.
-Heartless, Ansem, Malefica, Nobodies, Xemnas, OrganizzazzioneXIII, Master Xehanort… non sei stanco di tutto questo?- quella voce apparteneva ad Axel, o meglio, Lea; era comparso lui, infatti, alle spalle del ragazzo -Io ti offro la pace, Sora, i tuoi sogni. Tutto ciò che, invero, hai strappato ai tuoi amici.-
I suoi amici…
Erano tornati nel mondo reale.
O almeno, così aveva sempre pensato e sperato.
Ma qualcosa lo costrinse a voltarsi: un movimento del braccio del demone.
Erano tutti lì: i suoi amici.
Stavano in piedi, in strane bolle, in stato di ipersonno. Apparivano sereni.
Niall aveva torto. Non erano tornati nel mondo reale: erano ancora prigionieri del demone.
Sora sentì le gambe tremare: comprese che i suoi sforzi erano stati inutili, che era impossibile uscire dall’Oblio.
La speranze che i suoi amici fossero salvi gli aveva dato la forza e la determinazione per eliminare il demone della pigrizia.
Ma vederli in quello stato… qualcosa dentro di lui si stava svuotando. Era quasi sul punto di piangere.
-Vedi? Li hai condannati ad un sonno senza sogni, Sora.- spiegò il demone, continuando ad indicarli, con tono tale da far incrementare il senso di colpa dentro il ragazzo; era tornato nella sua forma, con la sua voce -Davvero una cosa crudele, vero? Guardali, Sora! Guarda i tuoi amici! Come tutte le persone, hanno un sogno! Paperino vorrebbe diventare re del mondo Disney, Pippo essere un cavaliere onorato da tutti, Alistair desiderava vincere la battaglia di Ostagar e festeggiare la vittoria con i Custodi Grigi, il mabari voleva ritrovare la sua famiglia, Leliana dimenticare il suo passato, Sten tornare tra la sua gente, Wynne vorrebbe che la rivolta non fosse mai scoppiata e Morrigan viaggiare per il Thedas, da sola. Se davvero tenevi a loro, non li avresti privati dei loro sogni. I sogni sono bellissimi. Ti aiutano a scappare dalla realtà, dalla triste e cupa realtà. E vivi serenamente. Tu sei un mostro, Sora, un mostro che porta infelicità nei suoi amici. Io sono un benefattore. Ho donato loro quello che desideravano ed erano felici.-
Qualche lacrima scese dagli occhi blu del ragazzo: era davvero un mostro? Aveva davvero strappato ai suoi amici l’opportunità di realizzare i loro sogni?
Si avvicinò alle bolle, osservando i volti dei suoi amici: sembravano sereni, in pace. Ancora vivevano i loro sogni. Sora riuscì a vederli, come riflessi. Gli stessi sogni, o meglio, illusioni, dai quali li aveva liberati.
No, non era un mostro. Alistair aveva una missione da compiere, e aveva bisogno dell’aiuto di tutti i suoi amici.
E Sora aveva giudiziosamente anteposto il dovere a qualsiasi illusione creata dal demone della pigrizia.
Questo lo aveva esortato a liberare i suoi amici.
Osservò la bolla di Alistair: rivide Duncan, i Custodi Grigi, tutti nella taverna, a divertirsi. Un sogno irrealizzabile. Impossibile. I Custodi Grigi erano morti e Alistair si era rassegnato a questo. Ma non il suo cuore. Il suo cuore piangeva per la sua perdita. Una ferita che non si sarebbe mai rimarginata. Ma era la stessa ferita che lo stava spingendo a viaggare per il Ferelden, alla ricerca di aiuto, a radunare un esercito contro la Prole Oscura, e vendicarsi di ciò che Loghain aveva fatto ai Custodi Grigi.
Gli prese la mano, stringendola forte.
-Paperino vuole essere re…- mormorò, ripetendo ciò che il demone gli aveva detto -Pippo un cavaliere apprezzato da tutti… Alistair restare con i Custodi Grigi… il cucciolo ritrovare la sua famiglia… Leliana vuole dimenticare il passato… Sten vuole tornare a casa… Wynne la tranquillità del Circolo… e Morrigan viaggiare da sola…-
Continuava a lacrimare, commosso per i desideri dei suoi amici; li avrebbe liberati a tutti i costi; non meritavano di restare nella rete del demone della pigrizia.
Si voltò verso di esso, furioso, tra le lacrime.
-No… non erano felici e tu non sei un benefattore. Tu sei un mostro. Tu li facevi soffrire, perché gli hai dato l’illusione di vivere momenti che, per quanto possano lottare e vivere abbastanza per ottenerli, non potranno mai permettersi.- sguainò il Keyblade e si mise in posizione di combattimento -Tu non tieni a nessuno, demone. Tu sei un parassita. Tu illudi le tue vittime, gli offri l’opportunità di realizzare i loro sogni, ma tutto quello che vuoi è nutrirti delle loro vite, affinché tu possa vivere! Conosco esseri come te, riconosco gli esseri come te! Non ho fatto altro che affrontare esseri come te, da quando ho iniziato il mio viaggio! E giuro, sul mio Keyblade, che non avrò sosta, fino a quando non vi avrò eliminati per sempre! Le persone che hanno sofferto per causa di quelli come te avranno finalmente giustizia! Per causa tua, ho perso un amico! Lo conoscevo da poco, ma era mio amico! Pagherai per la sua morte, demone!-
Le parole del ragazzo non spaventarono il demone: anzi, si permise persino di sorridere.
-E cosa intendi fare? Non puoi fare niente per salvarli.- ciò non fece scoraggiare Sora: era pronto a sferrare il primo ed unico attacco contro il demone –E se intendi uccidermi, sappi che così i tuoi amici rimarranno prigionieri del sonno per il resto della loro vita.-
Non ci aveva pensato; un’ombra di dubbio prese il cuore di Sora.
Abbassò la guardia.
Eliminare il demone senza prima aver trovato un modo per liberare i suoi amici dal sonno… equivaleva condannarli al sonno eterno.
Non poteva permetterlo. Era con le spalle al muro. Non sapeva cosa fare.
Si rese conto di essere anche lui prigioniero. Inutili i tentativi intrapresi con Niall per liberare i suoi amici dai loro sogni.
Ma il demone gli offrì un’opportunità.
-C’è solo una cosa che puoi fare…- sibilò; allungò una mano –Ti offro il tuo sogno, il tuo desiderio, Sora. La possibilità di tornare nella tua vecchia vita. Tu fallo e non succederà niente ai tuoi amici, né a te. Dormirete in un posto sicuro. Lontano da tutti i pericoli del mondo, vivendo ciascuno il suo sogno. Sognando, in eterno. Allora, cosa dici? Affare fatto?-
Sora rifiutò senza pensarci due volte: non voleva dormire, non voleva passare il resto della sua vita a vivere un’illusione. Non con una missione da compiere.
Ritornò in posizione di combattimento.
-Non lo accetto!- esclamò –Ognuno di noi merita di lavorare, lottare, soffrire per raggiungere i suoi sogni, svegli e vivi, non sedersi sugli allori, sperando che il suo sogno arrivi a bussargli alla porta! Non cederò ai tuoi ricatti!-
Il demone fece una smorfia seccata ed offesa.
-Moccioso ingrato! Io ti offro un ramo di ulivo e tu lo getti a terra!- ribatté, con tono arrabbiato -Hai forse altra scelta? Non puoi uscire da qui senza eliminarmi e non puoi liberare i tuoi amici! Non hai nessuna scelta, ragazzo!-
Aveva ragione: ancora Sora non aveva trovato un modo per liberare gli altri.
Lui si sarebbe sacrificato volentieri affinché fossero salvi. Ma non sapeva come. Di certo non accettando l’offerta del demone: li avrebbe comunque tenuti lì con sé, come il resto dei sognatori.
Cosa fare, quindi?
In occasioni simili, ascoltava sempre il suo cuore.
“Possa il mio cuore essere la mia chiave guida…” pensò, chiudendo gli occhi.
La chiave guida…
Il Keyblade era stato utile per spostarsi nell’Oblio.
Gli era bastato appellarsi al suo cuore, voler ritrovare i suoi amici e il Keyblade aveva fatto il resto.
Lo osservò.
Poi osservò i suoi amici.
Sorrise, determinato.
-Ti sbagli.- disse, puntando il Keyblade verso le bolle eteree -Io posso liberarli!-
Il demone sembrò svegliarsi dal suo continuo torpore.
Uscirono otto luci dal Keyblade: tutte colpirono le bolle. I corpi all’interno si illuminarono di nuovo.
Poi svanirono.
E con essi, anche l’illusione delle Isole del Destino svanirono: erano ancora in un’isola, ma arida, deserta, vagante nel vuoto, uguale allo stesso luogo dove Sora aveva incontrato Niall.
-Sciocco!- esclamò il demone della pigrizia, irritato -Che cosa hai fatto?!-
-Li ho liberati dalla tua prigione. Sono tornati al mondo reale. Ora posso eliminarti.-
-Tu non sai con chi hai a che fare! NIGHMARES! A ME!-
Di nuovo, intorno a Sora, apparvero tutti, ma proprio tutti i Dream Eaters Nightmare, esattamente come quando lui e Niall erano di fronte alla porta per accedere all’isola del demone della pigrizia.
Ebbe brutti pensieri, nel vederli: erano davvero tanti, più degli Heartless che aveva affrontato a Redcliffe.
Ebbe il timore che Niall non era riuscito a sconfiggerli e che essi lo avessero eliminato, definitivamente.
Era da solo. Contro un’intero esercito di Dream Eaters.
Il demone ridacchiò, intuendo lo stato d’animo del ragazzo.
-Cosa farai adesso, Sora? Sei rimasto da solo.- derise, come se avesse la vittoria in pugno e una nuova vittima da cui assorbire energia vitale -I tuoi amici non sono più con te. E quel mago che era con te è ormai perduto. E tu sei più vulnerabile, quando sei da solo.-
Sì, era così. Esattamente come Xigbar gli aveva canzonato, nel mondo dei sogni, nella sua ultima avventura.
Senza i suoi amici era perduto. Loro erano tornati nel mondo reale. Il destino di Niall era incerto. Ma non era con lui, a combattere al suo fianco.
Non poteva affrontare i Dream Eaters ed il demone della pigrizia insieme. Se affrontava l’uno era possibile che l’altro lo attaccasse alle spalle.
Di nuovo, Sora si sentì con le spalle al muro, senza un piano, senza una via d’uscita.
L’esercito dei Dream Eaters era sempre più vicino, avanzando minacciosamente.
I Dream Eaters… i Nightmares… gli Spirits…
Nemici e amici nel mondo dei sogni.
Il mondo dei sogni?
Sora si guardò di nuovo intorno: l’Oblio ERA il mondo dei sogni! Pensò agli assalti dei Nightmares ogni volta che lui e Niall avevano liberato un sognatore. I Nighmares erano abitanti del mondo dei sogni. Esattamente come lo erano gli Spirits.
Sora finalmente comprese. Sorrise, mettendosi una mano sul cuore. Gli scappò persino una piccola risata.
“Come ho fatto a non pensarci prima…?”
-No, non sono solo, non lo sono mai stato.- disse, senza smettere di sorridere -Avevo già la compagnia, gli alleati che mi servivano per viaggiare nell’Oblio. Solo che non ne ero sicuro. Ma adesso ne sono più che sicuro!- la mano sul cuore si illuminò, come la parte del petto che aveva toccato –Aiutatemi, Spirits!-
Intorno a lui apparvero tante luci; talmente tante che era impossibile contarle tutte.
Gli Spirits. L’esercito personale di Sora. Le controparti dei Nightmares. Finalmente lui ed il demone potevano combattere ad armi pari.
Il demone era furioso, oltre che sorpreso.
-No! Non è possibile!- esclamò.
Mosse la mano ed i Nightmares partirono alla carica contro i loro nemici.
Sora fece la medesima cosa con il Keyblade, e gli Spirits si avventarono contro i Nightmares.
Simili contro simili. Elemento contro elemento. Ma la loro battaglia sarebbe dipesa da quella dei loro evocatori.
Essi si scambiarono gli sguardi minatori. Sora era quello con lo sguardo più minatorio: era determinato più che mai ad eliminare il demone. Non aveva più paura. Perché non era più solo.
-Ora siamo solo tu ed io, demone!- disse, prima di mettersi in posizione di combattimento –Vendicherò Niall! E le illusioni che hai fatto vivere ai miei amici!-
Il demone della pigrizia alzò le braccia.
-Stupido umano!- esclamò –Non uscirai mai di qui!-
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Si illuminò, cambiando forma: era tornato ad essere Riku, con il suo Keyblade in mano.
Sora non si scoraggiò.
-Ho sconfitto il tuo servitore che aveva preso il suo aspetto.- rivelò, sicuro e fiero -Sconfiggerò anche te! Nessuna copia o illusione è alla sua altezza!-
Ma il demone-Riku non si demoralizzò con quella rivelazione, anzi.
Con la mano sinistra creò una sfera oscura che lanciò contro Sora. Per fortuna non era un’Aura Oscura molto potente. Sora la deviò senza problemi. Essa svanì.
Preso da un’improvvisa delusione, “Riku”, quasi ruggendo, caricò contro Sora, che bloccò il colpo. Respinse il suo avversario con forza, che venne scaraventato lontano.
-Tutto qui?- provocò, senza smettere di sorridere; era come aveva intuito: il demone della pigrizia non era portato per gli scontri diretti; i suoi colpi, sebbene uguali a quelli sferrati dall’originale, erano molto deboli e prevedibili –Se vuoi cercare di essere come il vero Riku allora i tuoi colpi dovrebbero essere più veloci!-
“Riku” evitò l’impatto con la parete alle sue spalle: fece una capriola all’indietro, poggiando i piedi su di essa, e si diede la spinta, saltando in alto. Si illuminò di nuovo, cambiando forma. Un ragazzo biondo con due Keyblade, uno bianco, l’altro nero: Roxas.
Puntando i Keyblade in avanti, roteò su se stesso, come un trapano, puntando su Sora. Schivò di nuovo il colpo. Sul terreno si era creata una crepa.
Sora osservò il volto di “Roxas”: solo due volte aveva avuto modo di vederlo faccia a faccia. Ma faceva ugualmente uno strano effetto. Incontrare il suo Nessuno. Anche se quello che aveva di fronte era un’illusione.
Senza indugiare, “Roxas” roteò i suoi Keyblade, cercando di colpire Sora. Questi schivò tutti i colpi. Era quasi come nel loro primo incontro, nel Mondo Che Non Esiste.
Per fortuna, il demone non era forte ed altrettanto abile come il vero Roxas con due Keyblade: conosceva le sue tecniche, basandosi sui ricordi di Sora, ma non sapeva applicarle ed usarle come l’originale.
I suoi colpi erano sempre lenti e prevedibili.
Eseguì un fendente verticale con entrambi i Keyblade, simultaneamente, ma Sora era riuscito a schivarli.
Fece per attaccarlo alle spalle, ma “Roxas” riuscì a proteggere la propria schiena con il Keyblade nero. Con quello bianco, nel frattempo, cercò di colpirlo alle gambe, ma Sora riuscì a saltare. Senza staccare il suo Keyblade da quello nero, eseguì una capriola, tornando a guardare il suo avversario in faccia.
Gli occhi blu si incrociarono. L’ultima volta che aveva visto Roxas era stato nella sua ultima avventura, nel mondo dei sogni. Anche adesso era nel mondo dei sogni, ma quello di fronte non era il vero Roxas. Ciononostante, si domandò quando avrebbe di nuovo avuto modo di vederlo, di parlargli, diventare amici. In fondo, erano connessi. Proprio perché erano la stessa persona, era impossibile che si incontrassero.
Ma non doveva abbassare la guardia: era un’illusione. Nient’altro che un’illusione. Non era il vero Roxas. Lui era nel suo cuore.
Gli diede un colpo d’elsa sul volto, come fosse un uppercut.
“Roxas” cadde sul pavimento, ma non sconfitto: saltò, per ritornare in piedi.
Cambiò di nuovo forma: Paperino.
Era infuriato, come l’originale.
Sora non poteva certo aspettarsi un confronto diretto.
Infatti, “Paperino” lanciò contro un Blizzaga, che schivò, con una capriola. Era come lui e Niall sospettavano: il demone era più abile nella magia e nell’entropia, che nello scontro diretto.
Forse non sarebbe stato facile con l’aspetto di Paperino. Non gli avrebbe mai permesso di avvicinarsi a lui.
Infatti, stava alternando le magie, con lo scopo di confondere e disorientare l’umano. Sora faceva il possibile per schivare le magie, ma sapeva che non le avrebbe schivate per sempre. Era sempre più stanco: per il combattimento, per la magia di entropia del demone della pigrizia. Era da troppo tempo che stava nell’Oblio. Non voleva fare la fine di Niall. Aveva promesso che lo avrebbe vendicato. E il modo per farlo era sconfiggere il demone della pigrizia ed Uldred. Ma doveva vivere per farlo. Niente lo avrebbe fermato.
Continuò, infatti, a schivare le magie.
Doveva attendere il momento giusto, per contrattaccare.
E forse aveva un piano.
“Paperino” aveva puntato lo scettro in avanti.
-IDROGA!-
-Thunder!- urlò contro Sora, puntando il Keyblade in avanti.
Come previsto, una scossa elettrica vanificò la magia di “Paperino”: percorse tutto il getto d’acqua, folgorando chi lo aveva lanciato.
“Paperino” rimase paralizzato per qualche secondo, mezzo bruciacchiato dalla magia di Sora.
Questi non stava provando il minimo senso di colpa: anzi, stava respingendo ogni singolo senso di colpa. Quelli che stava affrontando non erano i suoi amici.
“Paperino” osservò Sora, rabbioso.
-Firaga!- urlò. Ma lo scettro non era puntato verso il ragazzo, ma per terra.
Infatti, fu circondato da fiamme altissime, un vortice.
Sora non comprese il senso del suo attacco. Ma poi realizzò, appena notò la figura emersa dalle fiamme, pronta ad attaccarlo: Axel.
Non con il suo Keyblade, ma con i suoi chakram, che Sora parò rapidamente con il Keyblade.
Restarono bloccati, esercitando pressione l’un l’altro con le proprie armi.
Sora non ricordava un suo precedente scontro con Axel: sapeva solo che Roxas aveva combattuto con lui, nella Crepuscopoli virtuale. In realtà, lo aveva affrontato più volte in passato, ma ormai non ricordava nulla di quella esperienza, nel Castello Dell’Oblio.
Sora non avrebbe resistito a lungo: doveva contrattaccare.
Mise il Keyblade in verticale e scivolò sotto le gambe di “Axel”, finendo alle sue spalle.
Si rialzò di scatto, eseguendo un fendente orizzontale girando su se stesso, ma “Axel” fu altrettanto rapido da scattare all’indietro.
Fece infuocare i suoi chakram e li lanciò contro Sora. Questi, correndo verso di lui, li deviò entrambi, eseguendo un attacco con salto.
Di nuovo “Axel” saltò da un lato, riprendendo i chakram.
Si fermarono, per riprendere fiato e guardarsi negli occhi.
Sora sorrideva. Abbassò la guardia per un attimo, mettendosi in posizione eretta, anziché da combattimento.
-Andiamo, so che puoi fare di meglio.- disse –E sei troppo silenzioso per essere il vero Axel. Lui parla anche troppo. E sa essere alquanto irritante, quando lo fa.-
“Axel”, offeso, incrociò le braccia.
-Ehi, il mio obiettivo è sconfiggerti con ogni mezzo necessario, non parlare con te.- fece notare –E come decido di comportarmi, lo decido io.- si mise un dito sulla tempia –Memorizzato?-
Sora accennò una risata, di divertimento.
-Ecco, ora sei esattamente come lui!- esclamò, puntando nuovamente il Keyblade verso il suo avversario.
Anche questi si preparò a parare e contrattaccare.
C’era una differenza di altezza tra i due: pensò di sferrare un colpo con un chakram, come un pugno.
Ma un attacco simile era prevedibile: Sora scivolò di nuovo, evitando il colpo. Colpì la nuca di “Axel” con l’asta del Keyblade.
“Axel” barcollò, ma non cadde: urlò, alzando le braccia.
Si illuminò di nuovo: al posto dei chakram, aveva uno scudo. E da umano, era passato ad una forma animale.
“Pippo”, infuriato, roteò su se stesso, con le braccia allungate verso l’esterno, come quello vero.
Sora fece il possibile per parare, quel colpo, ma “Pippo” non si fermava.
I colpi erano molto deboli, ma erano continui.
Doveva schivare, non parare. E tra un colpo e l’altro, “Pippo” andava indietro, poi ritornava da Sora.
Era sempre più stanco. Non sapeva per quanto avrebbe resistito.
Non poteva più parare: o saltare o schivare.
Attese che “Pippo” andasse indietro, dopodiché saltò all’indietro, lontano dall’avversario.
Anche “Pippo” si fermò: non sembrava né stanco, tantomeno barcollante. Si stava ancora servendo dell’energia vitale di Sora, per sopravvivere. Ecco perché il ragazzo si sentiva sempre più stanco. Ed il combattimento stava aggravando la situazione.
Ansimò dalla stanchezza. E cominciava a vedere sfocato. Il sudore lo stava quasi accecando. E le forze gli stavano mancando. Non sapeva ancora per quanto tempo avrebbe dovuto combattere contro il demone.
Forse veramente quando avrebbe perso la sua energia vitale…?
Restava fermo, tentando di alzarsi. “Pippo” approfittò della sua debolezza per lanciargli lo scudo.
Sora guardò in avanti: lo scudo lo avrebbe preso, se fosse rimasto fermo.
No, non poteva permettere al demone di averla vinta. Aveva fatto una promessa e l’avrebbe mantenuta.
Pensare a Niall gli diede la forza di reagire: eseguì una capriola per terra, evitando lo scudo, poi girò su se stesso e lanciò il Keyblade.
“Pippo” fu colpito in pieno petto. Volò ad una distanza di due metri, con aria sorpresa.
Prima di mettere piede per terra, si illuminò di nuovo: divenne più piccolo, con un’arma a forma di chiave, come quella di Sora.
“Topolino” girò più volte su se stesso, atterrando in ginocchio, come era solito fare quello vero, dopo un salto, tenendo il Keyblade alle spalle.
Non aveva mai avuto modo di scontrarsi con quello vero. Aveva combattuto al suo fianco, contro Xemnas, e il vero re Topolino eccelleva in forza, abilità, agilità e magia sacra. Ma il demone non poteva eguagliarlo.
L’illusione fece un salto alto, capriolando tre volte. Poi sferrò un attacco in alto. Sora, quasi preso di sprovvista, lo parò.
Seguì un rapido fendente orizzontale, che colpì il ragazzo al petto.
Rotolò per un metro. Senza rialzarsi, osservò “Topolino”, che lo osservava con aria malefica e soddisfatta: era come temeva, si stava indebolendo sempre di più. Il demone, invece, si stava facendo sempre più forte.
Già quando lo aveva affrontato con l’aspetto di Axel aveva notato che i suoi colpi si facevano stranamente più forti e meno prevedibili. O forse era lui che diventava sempre più debole e stanco.
No, erano entrambe le cose.
Il demone diventava sempre più forte, lui sempre più debole.
Non sapeva per quanto la sua determinazione a mantenere la promessa fatta a Niall lo avrebbe sostenuto.
-Sei stanco, Sora?- “Topolino” si stava avvicinando a lui; sorrideva della sua sofferenza –Non c’è niente di male in una pausa. E’ quello, in fondo, che ti avevo consigliato quando ci siamo incontrati. Ma tu hai rifiutato il mio dono e hai deciso di vagare nel mio regno, liberando i tuoi amici, stancandoti inutilmente. Anche questa battaglia è inutile. Forza, lasciati abbandonare nel caldo abbraccio del sonno. E’ confortante… e, soprattutto, senza fatica. Cosa sarà mai, una vita?-
Una vita?
No, Sora non poteva mollare. Aveva un compito. Tanti compiti. Tanti doveri che gravavano sulle sue spalle.
Non poteva morire.
Tremando, cercò di rialzarsi.
-E’ tempo perso, ragazzo.- derise, di nuovo, “Topolino” –Non senti la stanchezza? Non hai più la forza di combattere. E’ meglio per te se rinunci.-
Sora strinse il Keyblade. Aggrottò le sopracciglia.
-Giammai!-
Eseguì un montante crescente che colpì “Topolino” sul mento e lo fece volare. Stava diventando più forte, ma abbassava comunque la guardia troppo facilmente.
-Niente mi fermerà! Non mi fermerò fino a quando non ti avrò sconfitto, demone!-
“Topolino” cercò di ritornare eretto e atterrare in piedi.
Caricò contro Sora, mentre cambiava di nuovo forma.
Una nuova figura incrociò la spada con Sora, una delle ultime persone contro cui questi si aspettava di combattere: Alistair. Con la sua armatura forgiata dal fabbro di Redcliffe, non quella da Custode Grigio.
-Cosa?!- esclamò Sora, sorpreso -Perché lui?!-
Si staccarono, scattando all’indietro.
-Beh, perché no?- chiarì “Alistair”, osservando le proprie armi –Sento che hai già instaurato un legame con lui, di ammirazione e rispetto. E, da un certo punto di vista, sei ricambiato. Lui ti ammira molto, Sora. Tu non lo ammiri, forse?-
Non errava: non era da molto che si conoscevano, ma Sora stava già provando per Alistair quel tipo di ammirazione e rispetto che provava per Riku, per Re Topolino, per ogni suo amico.
Sì, Alistair era suo amico. E se il demone aveva ragione, anche lui provava lo stesso per Sora.
-Sì, è così. Lo ammiro e lo rispetto.- approvò, tornando in posizione di guardia -Ma tu non hai alcun diritto a fingerti di essere lui! Non sarai mai come lui!-
-Sicuro? Allora guarda!-
Roteò la spada ed eseguì un fendente verticale, che Sora schivò di lato. Poi passò ad uno orizzontale: Sora si abbassò.
A quel punto, “Alistair” fece un colpo in basso, ma nemmeno quello colpì Sora.
Continuava a schivare i colpi.
Erano le sue ultime energie rimaste. Doveva resistere ancora un po’.
Quando si abbassò di nuovo, con il Keyblade colpì le gambe di “Alistair”, facendolo cadere.
Poi, sempre con il Keyblade, lo colpì alla schiena, facendolo scaraventare lontano.
Cadde di nuovo sulle sue ginocchia. Ansimava. Era sempre più stanco.
E le palpebre erano sempre più pesanti.
-Non… mi… fermerai…!- esclamò, a fatica. Per un breve momento, un braccio aveva perso la sua forza, piegandosi contro il volere del ragazzo. Ma tornò subito dritto.
Anche il demone fece fatica a rialzarsi.
Il ragazzo era tenace: nemmeno a lui restava molto tempo.
Ma era ancora in forze.
Tuttavia doveva trovare un altro stratagemma per farlo arrendere.
“Ma come…?!” pensò, sorpreso per la sua tenacia “Ho assunto l’aspetto di tutti i suoi amici. Perché non demorde?!” poi, ebbe un’idea “Aspetta… perché assumere l’aspetto dei suoi amici, quando posso… colpire al cuore?”
Il corpo di Alistair si illuminò, mentre Sora si stava rialzando. Strinse forte il Keyblade tra le mani e corse contro il demone, urlando, furioso.
Era deciso a dargli il colpo finale, a tutti i costi.
Ma poi si fermò, a pochi passi da esso, con il Keyblade a mezz’aria. Aveva l’aria sorpresa, sgomenta, gli occhi sgranati, e il respiro affannoso.
La figura di fronte a lui non si mosse. Era tranquilla. Serena. Come se non temesse alcun pericolo. Ed era anche disarmata.
-Mi preferisci così, Sora?-
Lui tremò. Ancora non riusciva a muoversi. Delle lacrime si intravedevano nei suoi occhi.
-Kairi…- mormorò.
I suoi capelli rossi, il suo volto delicato, le sue labbra rosa, i suoi occhi viola e grandi… uguale a lei. Persino lo sguardo dolce e profondo.
Sapeva che non era lei. Ma qualcosa lo tratteneva ugualmente dal colpirla.
-No, non è possibile. Tu non puoi essere lei.- disse, affranto –Sei un’illusione.-
“Kairi” sorrise; finalmente aveva trovato il sistema per ingannare ed inibire Sora. Prima di creare l’illusione del suo desiderio, aveva persino scrutato nel suo cuore; per questo era ben cosciente dei sentimenti che provava per Kairi.
Si avvicinò, sicuro che non lo avrebbe nemmeno sfiorato con il Keyblade, con quell’aspetto.
-A volte le illusioni sono meglio della realtà.- disse, con la voce della vera Kairi –La realtà fa male. La realtà ci impedisce di raggiungere i nostri obiettivi, i nostri sogni, a causa dei continui ostacoli che ci presenta. Ma l’illusione… ci permette di vivere i nostri sogni.- gli mise le mani sulle spalle -Io so quello che vuoi, Sora. Io so dei sentimenti che provi per questa ragazza. Abbassa quest’arma e non dovrai più lottare per vivere una vita tranquilla, con lei al tuo fianco. Sei stanco, Sora. A che serve lottare, se quello che ti serve è proprio di fronte a te?-
Sora non sapeva cosa fare.
Aveva ormai perso le forze: le aveva consumate in quell’urlo e nella sua ultima carica.
Non aveva più niente. Non provava più niente, se non tanta tristezza, ed altrettanta stanchezza.
Non poteva più combattere. Non ce la faceva più a combattere.
Lasciò andare il Keyblade, che cadde per terra.
Si abbandonò di nuovo sulle sue ginocchia, stremato. Si aggrappò persino al vestito della ragazza, appoggiando la testa sul suo grembo.
Pianse. Non lacrimò e basta. Ma pianse. Con tutto il cuore. Era ignaro del motivo, ma sentiva il bisogno di piangere.
-Sì, sono stanco.- ammise, piangendo –Non ce la faccio più. Non riesco più a sopportare la mia vita. Sono due anni che viaggio di mondo in mondo per eliminare una persona di cui non so niente. Io non volevo questa vita. Non volevo essere finire in questa storia. Voglio che tutto questo finisca. Voglio tornare a casa.-
Era finito. Finalmente aveva ceduto.
Si era arreso.
“Kairi”, con falsa tenerezza, gli prese la testa e gli accarezzò i capelli, mentre lui singhiozzava.
-Shhh…- fece, con tono dolce, per rassicurarlo –Va tutto bene, Sora… Non devi aver paura…- lo stava accarezzando solo con una mano; l’altra era alzata, con il Keyblade in mano; il suo sguardo era famelico –Presto sarà tutto finito…-
Il momento era giunto: poteva prendere possesso del corpo di Sora, condannarlo al sonno eterno, farlo vagare nel suo regno in eterno, come i sognatori prima di lui.
Con questo pensiero, scagliò il “Keyblade” diretto alla sua testa.
Ma qualcosa lo bloccò.
Sora si era improvvisamente rialzato.
Con la mano sinistra aveva bloccato il polso di “Kairi”.
Stringeva forte.
Aveva uno sguardo cupo.
-No…- mormorò, serio e minaccioso –Tu non hai il diritto di dire quando è finita per me.-
“Kairi”, sorpresa, cercò di liberarsi dalla sua presa.
Il Keyblade di Sora era tornato al suo posto.
-Sarò pure stanco di questa battaglia, di questa avventura…- continuò, serio, e con voce cupa –Ma non ho intenzione di finire i miei giorni qui!-
Mise la punta del Keyblade in mezzo al petto di “Kairi”.
-Sora! No! Non farlo! Io ti amo!- supplicò, invano.
Lui non si scompose.
-Tu non sei la vera Kairi!-
Dal Keyblade partì un raggio che scaraventò “Kairi” lontano da Sora. Perse persino il suo “Keyblade”, dall’impatto.
“Impossibile!” pensò, sgomento, mentre cercava di rialzarsi; sul petto era ancora presente un punto luminoso “Io percepisco la sua stanchezza! A fatica riesce a muoversi! Dove ha trovato questa forza?!”
Il Keyblade di Sora era ancora puntato in avanti. E lui aveva ancora lo sguardo serio.
Partì un altro raggio dal Keyblade, che colpì nuovamente il petto di “Kairi”.
-Perché ti ostini a combattere con l’aspetto di altre persone?!- esclamò Sora, furioso; era determinato a finirla una volta per tutte –Se davvero vuoi affrontarmi, affrontami con la tua vera forma, vigliacco!-
“Kairi” si alzò, ridendo. Effettivamente, ritornò nella sua forma originale.
Anche a lui stavano mancando le energie. Le aveva sprecate per le trasformazioni.
-Le persone esitano, quando costrette ad affrontare coloro che amano.- spiegò, provando soddisfazione per il suo operato –Ed è divertente vedere le espressioni delle mie vittime, quando si trovano di fronte amici, parenti, persone che amano… tu sei il primo che ha resistito alle mie illusioni, decidendo a tutti i costi di uscire da qui e privarmi di potenziali sognatori.-
-Sognatori che non avevi il diritto di tenere prigionieri con illusioni.-
-Perché no? Eravate entrati tutti nella stanza. Dovevo pur impedirvi di fermare l’invasione dei miei simili nella Torre del Circolo. In fondo voi umani siete così fragili e così facili da assoggettare. Vi basta una promessa, anche vuota, e cadete nelle nostre reti. Voi siete nati come nostri recipienti per poi spargere il seme del peccato nel mondo.-
Sora strinse di più il Keyblade ed aggrottò le sopracciglia.
-Le persone non sono vostre schiave. Tantomeno recipienti da riempire!-
Mise il Keyblade dietro la schiena; poi scattò in avanti, eseguendo un rapido fendente. Finì alle spalle del demone, che rimase immobile.
-Questo è per Niall, demone.- mormorò, ripensando a Niall ed alle sue ultime parole.
Aveva mantenuto la sua promessa, eliminando il demone della pigrizia.
Questi tremò. Alzò le mani, urlando.
Fu illuminato da una luce interna, che lo carbonizzò.
Non rimase che cenere, del demone della pigrizia.
Sora sorrise, sedendosi sulle sue ginocchia, ansimando: ce l’aveva fatta. Lo aveva sconfitto.
I Dream Eaters, Spirits e Nightmares, svanirono nel nulla.
L’isola tremò.
Sora si guardò intorno: il terreno stava svanendo, sbriciolandosi come sabbia tra le mani.
Non aveva più le forze per alzarsi e tentare di scappare. Persino la porta dove era entrato era svanita.
La terra svanì sotto di lui: cadde di nuovo nel vuoto.
Non urlò. Non provò paura.
Solo stanchezza. Torpore. Apatia.
Vagava nel buio. Ma continuava a cadere.
Non gli importava cosa gli sarebbe capitato da quel momento in avanti: i suoi pensieri erano tutti per i suoi amici.
Sapeva che erano al sicuro, nel mondo reale. Forse preoccupati per lui.
Poi pensò ad un’altra persona, che non era riuscita a sopravvivere abbastanza per ritornare nel mondo reale: cosa sarebbe capitato a Niall? Avrebbe finalmente trovato la pace? Era riuscito a raggiungere il Creatore? Lo sperò con tutto il cuore.
-Mi dispiace, amici miei…- mormorò, prima di chiudere gli occhi –Forse, per me… è finita…-
Il suo corpo era sempre più pesante. Non percepiva più niente. Continuava a cadere nel buio.
Poi, una voce.
-Sora!-
Paperino.
-Sora!-
Pippo.
-Sora!-
Alistair.
-Sora, svegliati!-
Leliana.
Lo stavano chiamando.
Una strana luce lo spinse ad aprire gli occhi.
Non si trovava più nel buio.
Una stanza completamente in pietra.
Delle immagini sfocate.
Qualcosa di umido toccargli il volto.
Infatti, fece una strana smorfia, e un movimento scattoso con la testa.
Il mabari indietreggiò lentamente, poi abbaiando, come per annunciare qualcosa
Sora aprì definitivamente gli occhi.
Erano tutti lì: Paperino, Pippo, Alistair, Leliana, Sten, Morrigan e Wynne.
Sembravano preoccupati.
Paperino e Pippo erano chini sul ragazzo.
-SORA!- esclamarono.
Sorrisero tutti, quando notarono che si era svegliato.
-Grazie al Creatore, sei vivo!- si sollevò Leliana.
-Sì, non ti svegliavi più e temevamo il peggio.- ammise Alistair, lieto anche lui che Sora fosse ancora vivo.
Persino i freddi Morrigan e Sten sorrisero per il medesimo motivo.
Sora si mise in posizione seduta: appariva quasi confuso.
Sentiva ancora umido sulla guancia leccata dal mabari; infatti, si asciugò
-Da quanto…- mormorò, ancora nei fumi del sonno –Da quanto siete svegli…?-
-Non da molto.- rispose Wynne; indicò il centro della stanza, proprio dove il demone della pigrizia aveva fatto la sua prima e unica comparsa nel mondo reale –Ed eravamo pronti ad affrontare il demone della pigrizia, temendo che fossi ancora suo prigioniero…-
-Sembrava mezzo addormentato.- tagliò corto Alistair; raccontò il resto gesticolando –Sembrava l’occasione giusta per eliminarlo, sperando di risvegliarti. Ma all’improvviso ha urlato come fosse stato ucciso. Ed è diventato polvere. Così, davanti ai nostri occhi!-
-Temevamo non ti saresti svegliato.- concluse Paperino –Ma per fortuna lo hai fatto.-
Sora aveva ancora lo sguardo assente, ed era ancora seduto. Sembrava che qualcuno o qualcosa lo avesse ipnotizzato e privato momentaneamente dei suoi sentimenti.
-Il demone della pigrizia…- mormorò.
I suoi amici erano ancora preoccupati.
-Sora? Tutto bene…?- domandò Pippo, preoccupato.
Alistair, Morrigan e Wynne assunsero espressioni serie: che Sora fosse stato posseduto dal demone?
Lo sguardo del ragazzo converse sul punto indicato poco prima da Wynne: non c’era più il demone della pigrizia, ma un cumulo di cenere.
Di fronte al cumulo di cenere, notò una sagoma a lui familiare.
Sgranò gli occhi, mentre un battito fortissimo del suo cuore sembrò dargli la spinta per rialzarsi.
-Niall!- esclamò, scattando in avanti, correndo verso il cadavere: aveva ancora gli occhi rivolti verso il vuoto.
Non errava, quando era ancora nell’Oblio: era davvero finita per lui. Sora non poteva fare niente per salvarlo. Ed era già morto, quando era entrato nella stanza. Non erano stati i Dream Eaters ad ucciderlo, ma la magia entropica del demone della pigrizia.
Sapeva di non essere responsabile per il suo sacrificio, ma provava ugualmente una profonda amarezza nel suo cuore, delusione verso se stesso.
Chinò la testa, a stento trattenendo le lacrime. Gli chiuse gli occhi e gli prese le mani, che mise sul ventre, conserte.
-Mi dispiace, Niall…- mormorò –Se solo fossi arrivato prima, avrei potuto salvarti…-
Ma poteva ancora compiere le sue ultime volontà. Serio e in silenzio, cominciò a cercare qualcosa, sul corpo di Niall.
-La Litania… Dov’è la Litania…?- borbottava, nervoso; alzò lo sguardo, per un attimo –Wynne, voi sapete come è fatta la Litania di Andralla?-
La maga, inizialmente basita dal comportamento di Sora, come il resto del gruppo, si avvicinò a lui, per aiutarlo a perquisire il corpo del mago defunto.
-Sì, lo so. Eccola!- mostrò una pergamena, estratta da una tasca interna alla tunica di Niall –Se quello che ci ha riferito Owain è vero, allora questa è la nostra unica arma contro il controllo mentale dei maghi del sangue.-
-Ah, tanto meglio.- commentò Alistair, sollevato e mettendo le mani dietro la nuca, come faceva Sora solitamente –Mi sono leggermente stufato di demoni, abomini e maghi del sangue.-
-Stai tranquillo, Alistair.- aggiunse Morrigan, sarcastica –Con l’odore che emani è già tanto se i Prole Oscura si avvicinano a te…-
-Ma!-
-Adesso smettetela!- esclamò Sten, prima che riprendessero a litigare sul serio.
-Non abbiamo molto tempo!- riprese Wynne, seria, mentre poneva la pergamena nella sua borsa –Dobbiamo trovare Uldred e Irving. Spero solo non sia tardi. Sora? Sei pronto?-
Sora annuì. Poi osservò di nuovo Niall, malinconico: sembrava sereno. Non era come la prima volta che lo aveva visto. Era come se avesse trovato la pace. Forse era davvero riuscito a raggiungere il Creatore.
L’avventura con Sora gli aveva donato speranza. E tale speranza era stata appagata. Il demone era stato sconfitto e lui era libero.
Forse era per questo che era sereno.
Sora gli prese il volto.
-Uldred la pagherà per quello che ha fatto. Te lo prometto.- decise.
Poi, si alzò in piedi.
-Sì, sono pronto.- annunciò.
Le scale si trovavano proprio in quella stanza. Mancava sempre meno a Uldred e Irving.
Ma in un angolo nascosto della sala, si aprì un Varco Oscuro, da cui uscì una persona con un cappotto nero e il cappuccio alzato. Il gruppo di Sora era ormai al piano superiore, per cui non si accorsero di lui.
La figura era alta quanto Sora.
Si poteva scorgere il colore scuro della sua pelle, nonostante il cappuccio, come le ciocche di capelli grigi.
Sembrava deluso.
Osservò Niall, poi il mucchio di cenere.
-Che delusione…- mormorò; due occhi dorati brillarono nel buio –I demoni di questo mondo sono inaffidabili…-
Un altro Varco Oscuro si aprì non molto lontano da lui: Xigbar.
-Ehi! Chi si vede!- salutò, a gran voce, prima di mettergli un braccio intorno alle spalle –A cosa devo questa visita? Forse il vecchio te non si fida del mio operato in questo mondo?-
Il ragazzo, lo Xehanort del passato, non si scompose.
-Sì e no.- rispose, serio –Ad ogni modo, non sono qui per sorvegliarti, ma per darti una mano.-
-Una mano? Me la cavo benissimo da solo!- ribatté Xigbar, dando un lieve colpo sul braccio dell’altro -Qui cadono facilmente nell’Oscurità. Non è stato difficile insegnare alle mie fantomatiche pedine come controllare gli Heartless.-
-Ciononostante, Sora e quel Custode Grigio, Alistair, sono ancora assieme, vivi e determinati. Speravo di fuorviarli nel mondo dei sogni, ma Sora è più abile di quanto pensassi.-
Xigbar, a quel punto, si fece serio.
-Cosa intendi con “fuorviare” e “più abile di quanto pensassi”?-
Lo Xehanort del passato, senza togliersi il cappuccio, tornò ad osservare il cadavere di Niall, poi il mucchio di cenere, prima il demone della pigrizia.
-Prima che giungessero qui, ho stipulato un accordo con il demone della pigrizia. Ero già a conoscenza del suo potere di far addormentare le sue vittime e privarle della loro energia vitale. Speravo di poter trarre in trappola Sora, come abbiamo fatto nella sua “avventura” nel mondo dei sogni. Volevo ritardare il più possibile il suo risveglio, inviando i Dream Eaters nell’Oblio. Ma lui si è accorto subito dell’inganno, e ha liberato i suoi compagni. E per di più ci è toccata questa seccatura.- indicò Niall con lo sguardo –Ha sorpreso me e il demone, mentre parlavamo. Ho dovuto ucciderlo. Lui e i maghi in sua compagnia. E ho fatto in modo che non si ricordasse di me. Ma a quanto pare, sembra aver aiutato Sora ad uscire dall’Oblio, e ora lui è più forte di prima...-
Anche Xigbar osservò Niall, con aria fredda.
Ma poi sorrise. Malignamente.
-Non ha importanza.- disse, stringendo di più la presa sulle spalle dello Xehanort del passato –Per fortuna, ho ancora molte carte nel mio mazzo. Aspetta solo di vedere che sorpresina ho riservato loro all’ultimo piano…-
Ridacchiò.
 

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Capitolo 17
*** Uldred ***


Note dell'autrice: ee.... si conclude la quest della Torre del Circolo!


 
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Lo spettacolo che si presentò di fronte a Sora, Alistair e agli altri era ripugnante: drappi di pelle viva sulle pareti, sulle colonne. Davano l’impressione di muoversi, come fossero dotati di vita propria. Su di essi erano persino presenti degli occhi.
-Per il Creatore!- si sconvolse Leliana –Non mi riprenderò mai da questa visione!-
Sora annuì, pallido.
Paperino si era nascosto dietro uno sconvolto Pippo, che ormai procedeva con lo scudo in avanti, tremando e deglutendo, come se temesse un attacco improvviso dagli abomini, demoni o maghi del sangue.
Morrigan sbuffò.
-Che mammolette…- borbottò.
-Non lasciamoci intimorire.- intimò Alistair, stranamente serio e determinato; la sua spada era già sguainata –Proseguiamo.-
-Uldred avrà portato il resto dei maghi alla Camera del Tormento.- avvertì Wynne, indicando in avanti.
Alistair, Sten, Wynne, il mabari e Morrigan erano a capo del gruppo: i più timorosi rimasero indietro, osservando ancora sconvolti le conseguenze della magia del sangue nella Torre del Circolo.
Il più spaventato era Paperino: in confronto a quello che stava vedendo, tutto ciò che avevano fatto Ansem e Xemnas con i propri Heartless e Nobodies era niente.
La magia del sangue era davvero spaventosa; e il prezzo da pagare per il suo uso, anche minimo, era alto.
Venivi posseduto da un demone, trasformarti in una creatura mostruosa.
Era bastato solo questo per rispondere ad ogni suo quesito che aveva sulla condizione dei maghi lì, nel Ferelden.
Ed approvava. Approvava l’esistenza della Torre del Circolo. I maghi dovevano essere sorvegliati. Per la sicurezza del Ferelden. E di tutto il Thedas.
Ma se quella maga del sangue aveva ragione, forse doveva solo cambiare il modus operandi dei templari, magari trovare un modo per far sentire i maghi meno in prigione.
I maghi del sangue si erano ribellati a causa del rancore, delle conseguenze della superficialità con cui veniva considerata la magia.
Nel Ferelden, forse in tutto il Thedas, pensava Paperino, i maghi venivano tutti considerati come mostri. Mostri da domare. E da rinchiudere in fredde torri.
Ma se era in gioco la sicurezza del continente, era un sacrificio accettabile. Tuttavia, non tutti la pensavano nello stesso modo.
Come Morrigan. Nonostante la sua educazione, nonostante il fatto di essere stata cresciuta da una strega, quindi non essendo stata cresciuta in un Circolo, aveva un ottimo controllo della sua magia e sembrava resistere alle tentazioni dei demoni.
Ma in quanti erano come lei? Una? Cinque? Dieci? Sempre una minoranza erano.
Paperino osservò il suo scettro: se fosse nato anche lui nel Ferelden, sarebbe stato rinchiuso in un Circolo e imparato tutto ciò che era necessario sapere sulla magia dai libri? Non avrebbe visto il mondo esterno?
Una volta tornato da Yen Sid, pensò, avrebbe riferito di quella esperienza.
Almeno, nel suo mondo, l’unica preoccupazione era conservare la luce nei propri cuori, per evitare di attrarre l’Oscurità, e con essa, gli Heartless.
-Wynne, perché la Camera del Tormento si chiama così?- domandò Sora; forse parlare avrebbe alleggerito la paura e la tensione dentro di lui.
Wynne rispose a bassavoce: potevano esserci ancora dei nemici, nei paraggi.
-E’ un rito previsto per i maghi che hanno accumulato esperienza e, soprattutto, che non hanno mostrato alcun segno che li portasse alla magia del sangue. Purtroppo, però, è un rito che va tenuto segreto. Ti basti solo sapere che devi dimostrare di resistere alle tentazioni dei demoni.-
-Come abbiamo fatto fino ad ora…- commentò il ragazzo, serio; pensò al suo viaggio nell’Oblio, a Niall, a Connor, al sogno di Paperino…
Cosa poteva essere capitato, quindi, ad Uldred, se era persino stato capace di scatenare una rivolta? Aveva forse stretto un patto con un demone? O era semplicemente impazzito? Oppure… Xigbar lo aveva manipolato nello stesso modo in cui aveva manipolato Connor? Facendo leva sul suo desiderio…
-Sst!- fece Alistair, sentendoli parlare –Dobbiamo parlare il meno possibile. O ci faremo scoprire.-
-Però stai parlando anche tu.- derise Morrigan, come suo solito.
Stavano, infatti, camminando in punta di piedi e lievemente chini in avanti, ma con le armi in mano.
Nessun rumore. Tutto tranquillo. Tutto troppo tranquillo.
Eppure erano sempre più vicini alla causa principale dell’apparizione di demoni e abomini. Dovevano trovarne di più, rispetto ai piani precedenti. O forse no.
Ma qualcosa spinse ugualmente Sora a voltarsi di scatto.
-Attenti!-
Un Neoshadow.
Aveva avanzato silenziosamente verso di loro, spuntando dal nulla per aggredirli. Ma Sora lo eliminò con il Keyblade.
Tuttavia, altri Heartless, Shadow, Neoshadow, Mastini e Soldati fecero la loro comparsa.
-Beh, almeno fanno meno paura degli abomini e dei demoni!- ammise Alistair, anche lui mettendosi in posizione di combattimento.
Non fu un combattimento arduo. Essendo tra gli Heartless più deboli, vennero sconfitti facilmente, al primo colpo.
Forse Uldred stava gradualmente perdendo il suo potere, con la sconfitta di demoni ed abomini. Quindi riusciva a far evocare solo Heartless più deboli.
Proseguirono, eliminando solo Heartless.
Niente più demoni o abomini. Questo sollevò il gruppo.
Un fendente da parte di Alistair concluse definitivamente lo scontro contro gli Heartless all’interno della Torre.
Finalmente era libera. Niente più demoni. Niente più abomini. Niente più Heartless.
Mancava solo Uldred. La radice di tutto. Estorta quella, il male non si sarebbe più manifestato nella Torre del Circolo.
-Manca poco.- avvertì Wynne, a capo del gruppo, come guida per raggiungere l’ultimo piano.
Udirono, però, dei lamenti. Dei lamenti umani. Dei pianti.
Si insospettirono tutti, preparando di nuovo le armi.
-Altri demoni? O abomini? O maghi del sangue?- fece Alistair, serio.
-Se così fosse, perché piangere?- rispose Leliana.
-Magari sarà una strategia per farci abbassare la guardia.- ipotizzò Morrigan.
Sora serrò le labbra e strinse il pugno libero.
-Ma non possiamo stare qui a perdere tempo!- esclamò, determinato; voleva vedere Uldred in faccia e rinfacciargli ciò che aveva provocato alla sua stessa casa; niente lo avrebbe fermato -Qualunque cosa sarà, noi saremo pronti, siete con me?-
Annuirono. Ed il mabari abbaiò.
-Che scelta abbiamo, in fondo?- fece notare Alistair, sarcastico.
Avevano notato una luce strana, nella stanza dove erano presenti le scale che portavano all’ultimo piano.
Procedettero cautamente, fino a scoprirne le origini.
Nessun abominio. Nessun demone. Nessun mago del sangue. Nessun Heartless.
Un templare.
Un giovane templare.
Doveva avere più o meno la stessa età di Alistair.
Era in ginocchio, in preghiera, con la testa rivolta verso il basso.
Era lui che piangeva e si lamentava.
-No… andate via!- esclamava –Perché farmi questo? Perché non mi avete ucciso?-
Era circondato da una barriera: ecco da dove proveniva la luce.
Sora si stupì.
-Cosa? Un templare? Sopravvissuto?-
-Lo conosco.- spiegò Wynne, provando pena per il templare –E’ uno dei favoriti di Greagoir. Molto dotato per la sua età. Forse è per questo che lo hanno messo in questa barriera. Devono averlo torturato e lui deve aver resistito.-
-Vi prego! Andatevene via!- continuava il templare; sembrava sfinito; esaurito; come se stesse per cedere da un momento all’altro –Smettetela di tormentarmi con queste immagini! Creatore, ti prego! Liberami da questa sofferenza!-
Alistair lo osservò, con pietà: anche lui aveva subito un addestramento templare. Forse si erano persino conosciuti, di vista. Sarebbe stato, dunque, questo il suo destino, se Duncan non lo avesse arruolato tra i Custodi Grigi? Badare a dei maghi che sarebbero impazziti da un momento all’altro e rendersi conto di non avere abbastanza potere per contrastarli?
In quel templare, Alistair rivide se stesso: sì, forse sarebbe stato al suo posto, se non fosse divenuto Custode Grigio.
Sora non sopportò la sua sofferenza.
-Non devi avere paura di noi!- cercò di rincuorare –Non vogliamo farti del male. Siamo qui per aiutare la Torre del Circolo. Stiamo cercando Uldred e il primo incantatore Irving.-
Ma il templare scosse la testa.
-No! Non stavolta! Non mi lascerò ingannare dalle tue parole, orrenda creatura!- credeva che Sora fosse un demone –Sempre le stesse immagini! Immagini di persone che dicono di volermi aiutare, ma sono solo immagini! Ti prego, ferma questo orrore!-
Sora non sapeva cosa dire: ma tentò di nuovo di convincerlo che non era come lui credeva. Wynne fece un passo in avanti, interrompendolo.
-Cullen, vi prego! Tornate in voi! Quello che vedete non è reale!- stava cercando di dissuaderlo dalle sue illusioni –Noi siamo reali e vogliamo davvero aiutare il Circolo.! Mi riconoscete? Sono l’incantatrice Wynne!-
-No, basta!- era impossibile convincerlo del contrario –Sono stanco! Vi prego! Ponete fine alla mia vita, piuttosto! Non ce la faccio più! Andatevene! Andatevene!-
Anche Leliana, Paperino e Pippo provarono pietà per quel templare. Sten, invece, si incupì, notando quanto fossero vane le parole di Sora e Wynne; Morrigan rimase indifferente, come al solito.
-Niente. Non vuole ascoltarci.- disse l’incantatrice, rassegnata –Questa barriera deve essere stata eretta con la magia del sangue. Un normale incantesimo non ha alcun effetto contro di essa e nemmeno i poteri dei templari, a quanto pare.-
Non la magia. Nemmeno il potere dei templari.
Sora osservò il suo Keyblade. Poteva essere l’unica speranza.
-Beh, io non mi arrendo così!- annunciò, puntando la spada in avanti: il raggio di luce colpì la barriera.
Divenne meno luminosa e più trasparente. Ma il templare, Cullen, era ancora prigioniero.
Sora storse la bocca.
-E’ tutto quello che posso fare.- rivelò agli amici –Evidentemente la magia del sangue è persino più potente del Keyblade.-
-Quindi la barriera potrebbe dissolversi se uccidiamo chi l’ha eretta.- ipotizzò Morrigan –E se le mie supposizioni sono esatte, potrebbe essere questo Uldred.-
-Cullen, riuscite a sentirmi, adesso?- fece Wynne, rivolta al templare.
Lui alzò la testa: non scesero più lacrime dai suoi occhi. Si osservò intorno, sorpreso.
-Cosa…? Cosa è successo…?- domandò, spaesato.
Si rese finalmente conto della realtà che lo circondava.
Anche la sua figura era più chiara.
La sua armatura era ammaccata e graffiata, con una parte probabilmente esposta al fuoco, il volto quasi insanguinato: doveva aver avuto uno scontro contro i demoni o gli abomini, prima di essere imprigionato e torturato.
Poi guardò in avanti.
-Incantatrice Wynne! Per fortuna siete ancora viva e integra!- scoprì, con un sospiro di sollievo.
Anche la donna ne fu sollevata.
-E almeno voi siete ancora vivo! Dobbiamo cercare Uldred ed Irving e salvare la Torre del Circolo.-
Il giovane sbuffò dal naso, scettico.
-Salvare la Torre? E’ impossibile ed è anche inutile.- era diretto e schietto; dal suo tono si poteva intuire l’odio e il rancore –Non c’è rimasto nessun mago. E non mi stupirebbe se anche Irving fosse divenuto un mostro, o peggio, se fosse morto. E’ dall’inizio dell’invasione che è dentro la Camera del Tormento con Uldred. Tutto ciò che esce da lì sono solo gli abomini. Abomini e demoni che hanno ucciso tutti, templari compresi. Per non parlare delle creature oscure, che strappano i cuori delle persone! La magia non può essere domata. Tanto varrebbe che i maghi venissero uccisi alla nascita!-
Parlava con odio, disprezzo, paura. Sentimenti negativi che gli stavano annebbiando la mente. Stava parlando di uccidere i maghi di fronte ad una maga.
Paperino abbassò lo sguardo, con una strana morsa nel cuore. Morrigan, invece, non lo guardò indifferente: aveva cambiato espressione. Divenne seria e cupa.
Wynne cercò di farlo tornare alla ragione.
-Non dite così, Cullen. Sono certa che una soluzione ci sarà.-
-Voi non eravate qui, Wynne.- negò Cullen, quasi riprendendo a piangere; era scosso e tremava -Non avete visto cosa hanno fatto… come hanno sterminato i miei amici… di quali orrori quelle creature siano capaci…- tirò su con il naso ed aggrottò le sopracciglia –Se entrerete lì dentro, ammazzate chiunque ci sia, dovesse esserci anche l’incantatore Irving. Non possiamo permettere che la Torre, magari l’intero Ferelden, venga invaso da quei mostri.-
Wynne era sconvolta dalle sue parole.
-Uccidere l’incantatore Irving…?!- esclamò -Siete impazzito, Cullen?! Avete idea di quello che avete detto?! Potrebbero esserci ancora dei maghi innocenti là dentro! Persone che abbiamo il dovere di salvare!-
Ma il templare aveva ormai indurito il suo cuore.
Scosse la testa.
-E’ tardi, Wynne. Non c’è più nessuno da salvare. E i maghi che troverete saranno ormai Maleficarum o abomini. E’ finita.-
Era impossibile convincerlo del contrario. Rimasero tutti in silenzio per qualche secondo.
Cullen, da furioso, divenne premuroso.
-Vi prego, lo dico per tutti voi.- disse, calmo –Per il vostro bene. Salvatevi almeno voi, che ne avete l’occasione. Per me non c’è più niente da fare.-
Era forse finita? Erano forse arrivati troppo tardi? Non c’era davvero più niente da fare per il Circolo? Il demone della pigrizia li aveva trattenuti a lungo nell’Oblio, forse...
No, Sora si rifiutò di crederlo: aveva ancora speranza.
Alistair aveva ancora speranza.
Entrambi i Custodi avevano ancora speranza.
-Preferirei piuttosto risparmiare qualche Maleficarum, che uccidere degli innocenti.- disse Sora, determinato, sicuro, tranquillo.
Il templare, Cullen, fu sconvolto da tale frase.
Wynne osservò il ragazzo sollevata.
Alistair era indeciso se stare dalla sua parte o da quella di Cullen; ma di una cosa era certo: non potevano andarsene dalla Torre del Circolo senza essere sicuri di aver eliminato la radice dell’invasione.
Cullen aveva loro proposto di scappare, ma così Uldred l’avrebbe fatta franca e avrebbe creato altri abomini. E non era questo quello che avevano promesso a Greagoir.
Avevano promesso di liberare la Torre dagli abomini, demoni ed Heartless. E sarebbe stato ciò che avrebbero fatto, ad ogni costo.
-E’ una grossa frase, Sora…- notò Morrigan, anche lei sorpresa da tale rivelazione –Sei consapevole delle conseguenze delle tue azioni? Potrebbero esserci davvero dei Maleficarum all’interno. Lo sai cosa potrebbe accadere, se venissero risparmiati…-
-Non ne saremo mai sicuri, se non entriamo.- era impossibile convincere Sora; quando si metteva in testa qualcosa, non esistevano ragioni o giustificazioni: doveva farla e basta. Niente ripensamenti.
Wynne gli mise una mano sulla spalla.
-Saggio pensiero, Sora. Io sono con te.-
Anche gli altri erano d’accordo: Paperino era ancora riluttante, ma sapeva che, anche se contro la sua volontà, lo avrebbero trascinato dentro, esattamente come avevano fatto nella hall.
Cullen era come offeso: soffiò di nuovo dal naso, serrando le labbra.
-Bene, fate come volete!- lamentò –Se quei maghi dovessero entrarvi nelle teste o vi dovessero trasformare in demoni, non dite che non vi avevo avvertito!-
-Ma almeno lo sapremo.- concluse Sora, prima di salire le scale verso l’ultimo piano.
-E’ per il bene del Circolo, Cullen.- aggiunse Wynne, seguendolo -Il nostro vero obiettivo è Uldred. Voi sarete libero, alla sua morte.-
Uno ad uno, salirono verso il piano superiore.
Alistair rimase per ultimo: appena mise piede sul primo gradino, tornò ad osservare Cullen, con compassione.
Immaginò di nuovo se stesso al suo posto: avrebbe cambiato anche lui la sua opinione sui maghi, se avesse subito quello che aveva subito Cullen?
Lo pensava, mentre Cullen tornò a sedersi sul pavimento: in un modo o nell’altro, si rese conto di essere osservato. Infatti, si voltò verso il Custode Grigio, arrabbiato.
-E voi cosa avete da guardare?- disse, maleducatamente.
Alistair sobbalzò a quella domanda. Ma non si scompose.
-Niente.- disse, prima di salire.
C’erano troppe cose da dirgli, in realtà, ma troppo poco tempo per parlare. Ma, non sapeva come, aveva l’impressione che nemmeno dopo aver eliminato Uldred e ripristinato l’ordine nel Circolo avrebbe avuto modo di parlargli, informarsi sulla vita da templare. E Cullen sembrava tutto fuorché interessato a condividere le sue esperienze con uno sconosciuto. Specie da uno sconosciuto intenzionato a risparmiare dei possibili pericolosi maghi del sangue.
E forse Cullen non aveva del tutto torto, quando parlava dei maghi del sangue presenti alla Camera del Tormento.
Finalmente videro la realtà; Paperino vide finalmente come venivano creati gli abomini. Ed era orrendo.
Notò un mago bloccato a mezz’aria: i suoi piedi distanziavano solo mezzo metro da terra ed i polsi erano bloccati, per impedirgli di lanciare un incantesimo.
Tre abomini erano intorno a lui: loro gli avevano inibito i movimenti. E lo stavano torturando psicologicamente.
Tutto di fronte ad un esiguo gruppo di maghi, probabilmente l’ultimo gruppo di maghi ancora innocenti, che non avevano ceduto alla magia del sangue. Non ancora.
In mezzo agli abomini, procedendo lentamente verso il mago torturato, c’era un mago di circa mezza età, pelato, e dal sorriso malefico.
Prese il mago per le guance, stringendole con forza.
-Accetti ora il dono che ti viene offerto?- sibilò.
Il mago annuì. Dovevano essere ore che veniva torturato. Non riusciva più a resistere. Dovette cedere.
Venne circondato da una luce azzurra, emanando un urlo da oltretomba, contorcendosi sul pavimento: le sue braccia cominciarono ad ingrandirsi, come il suo torace, e divenne sempre più alto. Le sue vesti si stracciarono. Uno strato di pelle ricoprì persino il suo volto.
Si rialzò, in silenzio: era divenuto un abominio.
-Come ti senti, adesso?- domandò il mago pelato, senza smettere di sorridere.
-Libero.- rispose il nuovo abominio.
Fu una scena orribile: Sora, Paperino e Pippo impallidirono. Era persino peggio di come venivano creati gli Heartless.
Anche Alistair e Leliana rimasero sconvolti. Nemmeno Sten nascose il suo disgusto.
Lo sguardo del mago converse sul gruppo.
-Ah. Visitatori…- la sua voce era sibilante; e calma; non si sentiva in pericolo –Siete venuti qui per ammirare il mio creato?-
Wynne si fece seria. Strinse il suo bastone.
-Uldred…- mormorò, a denti stretti –Che cosa hai fatto?-
Quindi era lui Uldred. Il mago che aveva dato inizio alla rivolta.
Sora ebbe una strana sensazione, mentre lo guardava. C’era qualcosa che non andava in lui. E non era solo l’Oscurità nel suo cuore…
Uldred allargò lievemente le braccia, come per indicare gli abomini.
-Wynne, mia cara…- iniziò –Non siete anche voi stanca di questa prigione? Di essere consapevole che, nonostante l’enorme e bellissimo potere che avete, non avete modo di sfruttarlo? Io ho solo offerto una possibilità, ai maghi, di essere liberi. Liberi dalle leggi dei templari e della Chiesa. E quale modo migliore, se non liberarsi di questa odiosa forma umana che ci costringe a reprimere ciò che siamo?-
-Non li stai liberando, Uldred.- tagliò corto la maga, terrorizzata e delusa nello stesso momento -Li stai dannando! Li hai resi dei mostri! Così facendo non fai che peggiorare la nostra condizione! Per colpa tua, la gente avrà sempre più paura di noi! Ci vorranno morti o adepti della Calma!-
Uldred la osservò come se avesse il vuoto di fronte a lui.
-Sottigliezze.- commentò -Ciò che conta è il risultato, non mi importa delle conseguenze. E presto, anche il Primo Incantatore avrà modo di provare questa libertà, se solo smettesse di essere così cocciuto.-
Tra i maghi ancora intatti, infatti, c’era un uomo di settant’anni, che tremava. Doveva essere stato anche lui sottoposto a tortura. Sora lo riconobbe dal sogno di Wynne. Era dunque lui Irving.
-Io…- biascicò –Non… cederò… mai…-
Era al limite. Ma era ammirevole che avesse resistito a lungo, nonostante l’età.
Uldred ne fu disgustato.
-Ingrato…- mormorò, offeso.
Notò la spada di Sora. Alzò le sopracciglia, interessato.
-Davvero una bella spada, ragazzino…- sibilò –Il mio amico mi aveva avvertito che saresti arrivato insieme al Custode Grigio per rovinare i miei piani…-
Un amico.
Un amico che era a conoscenza del suo arrivo per affrontarlo.
Era esattamente come Sora sospettava: Niall aveva riferito di una probabile persona che avrebbe aiutato Uldred a distruggere il Circolo.
-Un amico?- domandò, comunque.
-Sì, l’uomo che mi ha mostrato come evocare e controllare le creature oscure.- spiegò Uldred, con orgoglio -I demoni e gli abomini non erano abbastanza per mettere il Circolo in ginocchio di fronte a me. Avevo bisogno di tutto l’aiuto possibile. E ora guardatemi!-
Allargò le braccia, urlando: -Miei Heartless! Venite a me!-
Gli Shadows tornarono. Con loro i Mastini Oscuri, i Neoshadows, persino i Notturni, le Opere, le Rapsodia, i Waltz, i Requiem e le Ballate.
-Ho un intero esercito per rivendicare i diritti dei maghi, per liberarli dalle oppressioni e dall’ignoranza della Chiesa! Ora, ditemi, chi avrà mai il coraggio di fermarmi?-
Sora si incupì, allarmato.
Solo una persona poteva averglielo insegnato: Xigbar. Esattamente come aveva fatto con il demone del desiderio che si era impossessato di Connor.
Gli Heartless circondarono i visitatori, che sguainarono le proprie armi, pronti all’attacco.
Nessun attacco. Nessuna avanzata.
Gli Heartless rimanevano fermi, ma davano comunque l’impressione di voler attaccare da un momento all’altro. Sarebbe bastato un ordine di Uldred.
Questi non sorrideva più: si avvicinò a loro, cupo in volto. Quasi minaccioso.
-Voi avete eliminato tutti gli abomini e tutti i demoni nella Torre…- sibilò, deluso –Mi avete privato del mio esercito personale. Avete osato ribellarvi al demone della pigrizia, rifiutando ogni suo dono che vi proponeva… Dovrei uccidervi per quello che avete fatto. Ciononostante, anche io, come voi, sono stufo del sangue e della violenza, e voglio porre fine a questo pandemonio. Sono sicuro che possiamo trovare una soluzione pacifica a tutto questo…-
Uno spettacolo simile faceva innervosire persino Morrigan: per colpa di maghi come Uldred, anche lei veniva vista come un’eretica, una maga del sangue, un abominio. Ma lei conosceva i limiti della magia, pur non avendo vissuto nel Circolo, e sapeva come resistere alle tentazioni dei demoni. Era l’eccezione. Se solo la Chiesa avesse aperto gli occhi…
Per non parlare di Paperino: vedere cosa riservava la magia proibita, la magia del sangue, lo fece inorridire più di quanto non lo fosse stato a Redcliffe, quando aveva affrontato il demone del desiderio.
Per la prima volta, aveva paura di se stesso. Per la prima volta, ebbe dei dubbi. Sulla sua magia.
Uldred lo notò, sorridendo lievemente.
-Vedo che avete dei maghi, nel vostro gruppo.- commentò, senza stupirsi dell’aspetto di Paperino; gli allungò una mano –Non sei anche tu stufo delle ingiustizie che subiamo ogni giorno, a causa dell’ignoranza e superficialità della Chiesa? Vieni con me, e sarai libero. E anche tu, giovane e attraente maga. Venite con me e farò finire tutto questo.-
Stava parlando anche con Morrigan.
Lei assunse uno sguardo disgustato, con apposito verso: a suo modo, aveva rifiutato l’offerta.
-E’ per colpa di maghi deboli come te se le persone hanno paura degli eretici come me…- ringhiò, delusa –Non siete abbastanza forti da resistere alla tentazione dei demoni! Non vi serve un Circolo, per dominarvi! Deve essere la vostra forza di volontà a proteggervi dai demoni! Se siete tutti così deboli da cedere alla prima offerta, allora non meritate nemmeno di essere chiamati maghi!-
Anche Paperino stava per dare la sua risposta, ma Sora gli fece da scudo, per proteggerlo. Pippo fece la stessa cosa, con lo scudo puntato in avanti.
-Osi chiedergli una cosa simile dopo aver visto il prezzo del tuo cosiddetto “dono”?- disse il ragazzo, al suo posto, serio in volto –Credimi, non è affatto interessato. Anzi, penso proprio che ti vorrà incenerire, dopo quello che hai fatto.-
-E così facendo…- aggiunse Alistair, anche lui pronto a sguainare la sua spada –E’ come ha appena detto Wynne. Non stai aiutando i maghi, li stai condannando. Condannando ad essere dei mostri. Condannando a farli seminare terrore tra gente innocente. Condannando ad essere la causa per l’odio della gente verso i maghi, come se non fossero già abbastanza odiati. Se il tuo obiettivo è integrare i maghi nella società, credo proprio che dovrai rivedere la tua strategia.-
-E io non sono certo interessato a diventare un mostro!- tagliò corto Paperino, superando Sora e mettendosi in capo al gruppo, con lo scettro puntato in avanti. Era davvero arrabbiato. E determinato ad eliminare quel mostro con le fattezze di un uomo.
Lo odiava.
Con tutto il suo cuore.
Era per colpa di maghi come Uldred, se le persone avevano paura della magia.
Questi era sempre più offeso e disgustato.
-Razza di ingrati…- sibilò, osservando Irving, Wynne, Morrigan e Paperino –Vi offro la possibilità di essere liberi e voi la gettate come fosse spazzatura! Fate pure, diventate schiavi e leccate le mani della Chiesa! Non vi ricompenseranno mai. Anzi, vi reprimeranno sempre di più!-
-Preferisco essere sorvegliata al fine di prevenire ogni pericolo causato dalla mia magia, che superare il limite della magia per semplice vanità, Uldred!- ribatté Wynne, anche lei pronta a combattere.
Uldred si mise a ridere.
-Oh… ma io non sono più Uldred…- rivelò –Non da quando il mio caro amico lo ha convinto ad evocarmi. Inizialmente, Uldred era riluttante a farlo. Era perfettamente cosciente delle conseguenze di questa azione. E’ bastato solo dirgli che così facendo i maghi avrebbero finalmente avuto la giustizia e la libertà che meritavano, e che finalmente avrebbe realizzato il suo sogno. Ed è così che ho preso possesso del suo corpo e sono diventato manifestazione del suo desiderio.-
Il suo corpo si illuminò, divenendo una mera sagoma luminosa.

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Mutò forma: diventava sempre più grande, dalla testa spuntarono delle corna enormi, come sui gomiti, e lunghi artigli crebbero sulle sue mani.
Morrigan si allarmò.
-E’ un demone della superbia!- avvertì –Il demone più potente!-
Sora, Paperino e Pippo impallidirono: “Uldred” aveva rivelato il suo vero aspetto.
-E farò il possibile per eliminare ogni ostacolo che si presenta sul mio cammino!- esclamò il demone.
Aveva tre occhi per lato, e una grande bocca zannuta. Ed era alto più di cinque metri.
Il suo aspetto era davvero spaventoso: i tre forestieri non avevano mai affrontato un nemico del genere. Neppure il Guardiano di Ansem incuteva tale timore.
Ma non potevano farsi intimidire: Sora strinse con forza il Keyblade, con aria agguerrita.
-E ringrazio il Creatore di questo mondo per non essere da solo, questa volta…- mormorò.
Non sarebbe stato un avversario facile come il demone della pigrizia, ma almeno era in compagnia dei suoi amici.
L’unione fa la forza.
“I miei amici sono il mio potere.” pensò, per darsi forza.
Anche i suoi amici erano pronti, con le armi puntate verso “Uldred”.
Persino gli abomini e gli Heartless poco prima evocati presero parte alla battaglia, per difendere il loro “signore”.
Gli ultimi abomini. Gli ultimi Heartless. Ed il nucleo della distruzione della Torre del Circolo.
Erano lì.
Una volta eliminati, tutto sarebbe tornato alla normalità.
Se avessero avuto successo, non solo i maghi, ma anche i templari si sarebbero uniti ad Alistair contro la Prole Oscura.
Non potevano fallire. Per il Circolo. E per l’intero Ferelden.
Alistair, Sora, Pippo, Sten e il mabari si concentrarono sul demone. Paperino, Morrigan, Wynne e Leliana decisero di affrontare gli abomini e gli Heartless, ponendosi in un punto strategico per attaccare da lontano.
I movimenti del demone, essendo enorme, erano lenti, ma potenti. Bastava solo spostarsi, per schivare i suoi attacchi.
Sten provò ad attaccarlo, puntando alle caviglie. Ma lo spadone non scalfì la sua pelle. Fece un curioso rumore metallico.
-La pelle è corazzata!- avvertì agli amici.
-Cosa?!- si stupì Sora.
Non si accorse che il demone aveva messo una mano ad artiglio, puntata verso di lui: il suo palmo si stava illuminando di una luce viola. Alistair si allarmò, correndo dal ragazzo, per fargli da scudo.
-Sora, attento!- esclamò.
Infatti, dalla mano del demone partì una saetta viola, che puntava al ragazzo; ma il giovane allungò una mano in avanti, evocando una barriera che eluse ed assorbì la magia.
Non era come un Thunder di Paperino: la barriera cominciò a cedere, e anche Alistair.
Il suo braccio tremava e la barriera cominciò a dissolversi.
-Non… resisto!- esclamò, sotto sforzo.
La barriera si disintegrò: la saetta era svanita, ma l’incantesimo templare non era sufficiente per contenerla. Un’onda d’urto scaraventò i due giovani vicino alle scale.
Per fortuna, non riportarono danni.
-Grazie, Alistair.- ringraziò Sora, rialzandosi.
-Non c’è di che.- fece Alistair; mentre cercava anche lui di rialzarsi, il suo braccio destro cedette, facendolo quasi cadere.
Sora si allarmò.
-Cosa succede?-
-L’incantesimo templare. Non è sufficiente contro la magia di un demone. E’ troppo forte. Un solo templare non è sufficiente a vanificare la sua magia…-
-E la sua pelle è corazzata…- ricordò Sora, aiutando l’amico ad alzarsi -Allora, come facciamo…?-
Nel frattempo, Pippo, il mabari e Sten stavano cercando di trovare un punto debole dove attaccare il demone. Ma il demone non faceva altro che attaccare con gli artigli o con la sua magia. Non lasciava loro molto tempo di pensare ad una strategia.
Leliana ed i maghi, invece, facevano del loro meglio per tenere lontani gli abomini e gli Heartless dagli amici.
-Miei cari…- fece notare Morrigan, dopo aver scagliato una saetta contro uno Shadow –Servirà a poco, se i nostri ragazzi non si decidono ad eliminare il pezzo grosso.-
Non tanto per gli abomini. Morrigan si stava riferendo soprattutto agli Heartless.
Leliana scagliò un’ultima freccia contro un Requiem verde. Ascoltò il discorso di Morrigan. Poi osservò i guerrieri che combattevano contro il demone.
Non riuscivano a colpirlo. I loro colpi sembravano quasi rimbalzare a contatto con la sua pelle. Sembrava fatta di metallo. Era impossibile da scalfire. Era persino impossibile farlo cadere: Sten non era abbastanza forte da spingerlo.
Ma doveva pur avere un punto debole.
“Tutti hanno un punto debole…” pensò Leliana, guardando vari punti del corpo del demone.
Le sue frecce non erano nulla in confronto alle spade degli amici. Si sarebbero spezzate.
Osservò più in alto: il demone non faceva altro che ridere, con le zanne in mostra.
Forse la gola? No, era impossibile verificare quando avrebbe aperto la bocca.
Doveva pur esserci un altro punto sensibile, non corazzato…
Le bastò guardare un poco più in alto, per ottenere la risposta: gli occhi.
Certo.
Quelli non potevano essere certo corazzati.
Ne sarebbe bastato uno. Forse due.
Una strategia azzardata, ma almeno doveva provarci.
Strinse il suo arco e si avvicinò di qualche passo al demone.
-Leliana! Cosa fai?!- esclamò Paperino, preoccupato, mentre scagliava dei Thunder a dei Mastini Oscuri –Potrebbe farti male!-
-Aiuto i nostri amici!- rispose lei, decisa, incoccando la freccia.
“Creatore, guida la mia freccia e che colpisca la creatura empia.” pregò.
Dovette attendere il momento giusto, per scoccare: il demone non stava fermo. I guerrieri non facevano altro che corrergli intorno, attaccando soprattutto i tendini, per farlo cadere, invano.
Poi scoccò: la freccia si conficcò nell’occhio destro più grande.
Il demone arretrò, urlando di dolore, mettendo la mano sulla parte offesa.
Alistair e Sora si guardarono indietro: notarono Leliana, con aria soddisfatta, con l’arco in mano e in procinto di incoccare un’altra freccia.
Si conficcò nell’occhio più grande a sinistra. Il demone, continuando ad urlare, si coprì tutti gli occhi, con entrambe le mani.
Entrambi i giovani ne furono orgogliosi.
-Brava, sorella Leliana!- complimentò Alistair.
-E’ la nostra occasione!- esclamò Sten –Dobbiamo farlo cadere!-
-Giusto!- aggiunse Sora; si voltò verso Pippo –Pronto?-
Il cane antropomorfo annuì: si erano intesi con un solo sguardo.
Sora saltò sullo scudo di Pippo, che spinse con forza sulle gambe per saltare in alto, persino più del demone della pigrizia; dopodiché, Sora fece girare Pippo più volte, prima di lanciarlo verso la testa del demone.
Pippo colpì la testa del demone con il suo scudo, che teneva ben fermo sopra la sua testa.
L’impatto fu così violento che il demone barcollò e finalmente cadde.
Alistair ridacchiò.
-Dico, sul serio…?- commentò, divertito, ma non per la caduta del demone; quanto, piuttosto, per l’attacco dei due forestieri.
Anche Sten ne fu stupito, ma non potevano distrarsi proprio in quel momento.
-Il suo punto debole è la testa!- fece notare –Dobbiamo attaccare lì!-
Il demone della superbia, ormai accecato dai suoi occhi più grandi, cercò di focalizzare la situazione con gli occhi rimanenti: i suoi avversari in procinto di attaccare, i suoi Heartless sempre in minoranza, e gli abomini uccisi. Era rimasto senza abomini. Così si sarebbe persino trovato i maghi contro.
Doveva crearne altri. Doveva essere protetto.
Si voltò verso i maghi del Circolo rimanenti: erano la sua unica speranza.
Allungò una mano, verso Irving, mentre con l’altra cercava di proteggere la testa dagli attacchi dei guerrieri.
Questi venne circondato da una curiosa aura azzurra.
-Accetti il dono che ti propongo?- domandò il demone, con voce umana, quella, appunto, di Uldred.
Irving vacillò: era al limite delle sue forze. Non resisteva più. Ormai le possibilità che divenisse abominio erano alte.
Wynne se ne accorse ed impallidì.
-Irving! No!- urlò, dopo aver eliminato un Rapsodia blu con una palla di fuoco; aprì la sua scarsella, cercando qualcosa; estrasse la Litania di Andralla.
La puntò in avanti.
-Non vincerai, Uld…!- non finì la frase che un Opera gialla colpì la sua mano con un fulmine; la Litania cadde per terra, lontana da lei. Degli Shadow si stavano avvicinando ad esso, probabilmente per distruggerla.
Per Irving era finita. Era solo questione di secondi, ormai.
Wynne non poteva fare niente, ormai. Era troppo lontana dalla Litania e anche se fosse riuscita ad eliminare gli Heartless che ne avevano preso il possesso, sarebbe stato troppo tardi per salvare Irving.
Paperino assistette al fatto, preoccupandosi. Gli Heartless avrebbero strappato il foglio. Così facendo, Uldred avrebbe reso abomini non solo Irving, ma anche il resto dei maghi, lui compreso, con Wynne e Morrigan.
Non poteva permetterlo.
Gli Heartless erano troppo lontani da loro ed i guerrieri erano impegnati con il demone.
Una magia. Una magia elementale era sufficiente. Una che non danneggiasse la Litania.
Sapeva cosa fare: puntò lo scettro contro gli Heartless, evocando un vento potente. Gli Heartless caddero e la Litania volò dalla mano di uno di loro. Il foglio stava cadendo in direzione dei guerrieri.
Wynne congratulò il papero per l’idea, intuendo le sue intenzioni.
-Sora!- urlò, infatti, lei –La Litania! Usala per salvare il Primo Incantatore!-
Il ragazzo si voltò: notò il foglio che ondeggiava per aria, in sua direzione. Poi osservò il Primo Incantatore: stava cedendo, gemendo dal dolore.
Doveva fare presto.
Osservò il suo Keyblade, pensando intensamente a Niall.
“Prendi la Litania di Andralla dal mio corpo. Ti aiuterà contro Uldred e la magia del sangue.” gli aveva detto, prima di affrontare il demone della pigrizia. Ed era ciò che intendeva fare.
-Non renderò vano il suo sacrificio!- esclamò, con ira, puntando il Keyblade contro la Litania in volo: il raggio di luce colpì il foglio. Un’onda di fumo azzurro annullò l’aura cui era circondato il Primo Incantatore. E non solo, aveva come vanificato tutti gli effetti della manipolazione della mente del demone.
Infatti, questi provò a trasformare in abominio un altro mago, ma non ci riuscì. La Litania aveva vanificato i suoi poteri di persuasione.
Non avrebbe più trasformato nessuno in abominio.
Era ormai solo: anche gli Heartless erano quasi eliminati.
Il demone della superbia era colmo di rabbia.
-Maledetti!- ringhiò, rialzandosi –La pagherete cara!-
Con un violento movimento del suo braccio, colpì tutti e cinque i guerrieri: Alistair, Sora, Sten, Pippo e il mabari vennero scaraventati con forza sul muro, battendo con violenza le proprie schiene. Caddero da un’altezza pari a tre metri, per poi perdere i sensi.
I maghi e Leliana assistettero con orrore a tale spettacolo.
-Oh, no!- esclamò la sorella, correndo verso di loro, iniziando da Sora. Respirava ancora. E il cuore batteva ancora. Era ancora vivo, come il resto dei compagni, ma non riusciva a riaprire gli occhi.
Il colpo era stato troppo forte.
Paperino, allarmato da quanto appena accaduto a Sora ed a Pippo, venne preso da un’improvvisa onda d’ira.
-Pagherai per quello che hai fatto ai miei amici…!- ringhiò, rivolto al demone, stringendo un pugno.
Anche Morrigan, stranamente, provava lo stesso sentimento.
Il demone, ridendo, rimosse le frecce dagli occhi. Ancora non vedeva molto bene. Questo era già un vantaggio.
-Ah, sì?- schernì ugualmente “Uldred”, avvicinandosi a loro –E cosa mi farete, adesso? I vostri guerrieri sono a terra. Cosa potrete mai farmi?-
Le spade non lo avevano nemmeno scalfito.
Il demone aveva ragione: che possibilità avevano loro, come maghi?
Ma non potevano arretrare: valeva la pena fare un tentativo.
Con tutta l’ira che provava, Paperino scagliò una magia contro “Uldred”.
-Blizzaga!- urlò.
Una stalattite di ghiaccio colpì il petto del demone: questi, stranamente, indietreggiò.
Si guardò, sorpreso: non se lo aspettava.
Anche la maga e la strega si stupirono: fino ad allora, non aveva subito danni; non dalle spade, almeno.
Dove le armi avevano fallito… forse poteva eccellere la magia?
-Ma certo…- realizzò Wynne, annuendo –L’unica cosa in grado di tenere testa alla magia… è la magia stessa.-
-E noi che avevamo affidato il compito più divertente ai nostri guerrieri…- aggiunse Morrigan, sorridendo, perfettamente d’accordo con Wynne –E poi non può nemmeno più usare i suoi poteri per controllarci, quindi è già debole!-
Tutti e tre si misero in posizione di combattimento.
-Allora facciamogliela vedere!-
In quel momento, le loro armi si illuminarono, di una luce propria. Inoltre, sentivano una strana vibrazione provenire dai propri cuori. Una vibrazione che li stava attraendo l’un l’altra.
-Che sta succedendo…?- domandò Wynne, sorpresa.
Morrigan, per una volta, non conosceva la risposta.
Paperino, invece, conosceva quella sensazione: era la stessa che provava prima di sferrare un attacco insieme a Sora e Pippo. Un attacco Trio.
Ma stavolta non c’erano Sora e Pippo, ma Morrigan e Wynne.
Un attacco Trio con altri due maghi…
Magari era la chiave per sconfiggere il demone.
-Morrigan! Wynne! Uniamo le nostre armi!- propose Paperino, determinato.
La maga e la strega erano ancora confuse, ma eseguirono; sembrava così sicuro. E, soprattutto, non aveva più paura.
Unirono i loro bastoni allo scettro di Paperino.
Una specie di scossa elettrica partì dalle loro braccia e si concentrò sui loro bastoni, fino ad arrivare alle punte.
Sul bastone di Morrigan apparvero delle scariche elettriche, su quello di Wynne un vento gelido e lo scettro di Paperino fu circondato da fiamme. Anche i loro corpi si illuminarono dei medesimi colori, come auree.
In quel momento, sembrava che fossero le proprie armi a comandare i loro corpi, non la loro volontà: scagliarono i loro incantesimi elementali, correndo in vari punti della stanza. Ogni incantesimo era uno più potente dell’altro.
I cinque guerrieri, in quel momento, riaprirono gli occhi. Assistettero allo spettacolo, basiti.
Il demone subiva fiammate, venti gelidi e violente saette in ogni parte del suo corpo. Non riusciva a contrattaccare. Si girava intorno, cercando almeno di focalizzare chi lo stava attaccando e dove; ma i tre maghi erano troppo veloci per lui.
-Adesso!- esclamò Paperino.
Lui, Wynne e Morrigan tornarono insieme, unendo nuovamente i bastoni e lo scettro, ponendosi a pochi passi dal demone. Stavolta, però, una strana forza li spise a levitare a mezzo metro da terra e girare in tondo: dalle loro armi si levò un turbine di fiamme, gelo e saette, che circondò il demone.
Lui arretrò, cercando di difendersi solo con le braccia dal turbine. Ma venne ugualmente bruciato dalle fiamme, folgorato dalle saette e, infine, congelato. Era ormai sconfitto.
L’attacco finale riuscì a farlo sbilanciare e spezzare la sua difesa: divenne una statua di ghiaccio, infatti, mentre era curvato indietro, con le braccia alzate, esponendo il petto.
-Sora!- esclamò Paperino.
Il ragazzo, nel frattempo, era riuscito, seppur a fatica, a rialzarsi. Ma aveva abbastanza forze per sferrare l’attacco finale.
Puntò di nuovo il Keyblade verso il petto del demone: il raggio di luce colpì il punto dove si trovava il cuore. Da quel punto comparvero delle crepe, che si estesero per tutto il corpo. Esattamente come era successo con il demone del desiderio e con l’illusione di Riku, nel sogno di Sora.
Sarebbe bastato poco, per eliminarlo del tutto. Ma da solo non poteva farlo.
Notò, con la coda dell’occhio, che anche Alistair, assistendo agli ultimi attacchi, si era rialzato, ansimando. Il dolore alla schiena causato dal colpo del demone lo aveva quasi bloccato. Ma non poteva mollare.
Doveva mantenere la promessa fatta al comandante Greagoir.
E anche Sora doveva mantenere la promessa fatta a Niall.
Si osservarono: stavano pensando la medesima cosa.
-Pronto, Sora?- fece il giovane.
Il ragazzo annuì, sorridendo, determinato.
Anche Pippo, Sten ed il mabari erano in piedi, prendendo posto accanto ai due Custodi.
-Sten, Pippo, ci serve una spinta.- ordinò Sora.
-Sì, Sora!- rispose il cane.
-Ricevuto.- approvò il qunari.
Corsero tutti verso la statua di ghiaccio del demone: Sora saltò di nuovo sopra lo scudo di Pippo, mentre Sten si pose tra i compagni ed il demone, incrociando le mani con i palmi rivolti verso l’alto.
Pippo spinse sullo scudo, mentre Alistair saltò sulle mani di Sten.
Entrambi i Custodi erano stati lanciati in alto, caricando le proprie spade, puntando alla testa del demone.
-Questo è per Niall!- esclamò Sora, furioso.
Un attacco combinato.
Un attacco combinato frantumò la statua di ghiaccio del demone.
Cadde di nuovo. Il ghiaccio non cadde per terra: si tramutò in un’insolita nebbia.
Nel frattempo, al piano inferiore, la barriera eretta intorno a Cullen, il templare, svanì. Lui era ancora in preghiera.
Fu sorpreso di vedere finalmente ciò che aveva di fronte: nulla.
La barriera era svanita: era libero.
Osservò le scale.
-Ce l’hanno fatta, allora…- mormorò, stupito.
I due Custodi, appena atterrati, si voltarono indietro, ansimando: il demone della superbia era svanito.
Al suo posto, il corpo esanime di Uldred giaceva sul pavimento.
“Niall… ho mantenuto la mia promessa.” pensò Sora, pensando all’amico dell’Oblio.
-Il Creatore forse ti perdonerà per i tuoi atti, ma io no.- disse Leliana, avvicinandosi al cadavere, guardandolo con disprezzo.
Sentimento condiviso con Sten. Ma lui non mostrava disprezzo, quanto, piuttosto, delusione ed indifferenza insieme.
-Ecco perché noi qunari mettiamo un collare ai nostri maghi…- mormorò.
-Un collare? Stai scherzando?- commentò Morrigan, sorpresa.
-I maghi hanno un potere troppo pericoloso: devono essere controllati.-
Osservarono con attenzione Uldred: la bocca era semi aperta e gli occhi guardavano il vuoto.
Morto.
Alistair, per la prima volta in quasi tutto il giorno, sorrise.
-E’ finita…- mormorò, esausto; ma trovò ugualmente la forza per esultare –CE L’ABBIAMO FATTA!-
Anche Sora saltò, entusiasta.
-SÌ! LO ABBIAMO SCONFITTO!-
Entrambi i Custodi si scambiarono un cinque e fecero scontrare i propri petti.
Anche Pippo fece scontrare il suo petto con un poco convinto Sten: l’impatto fece cadere il cane. Di conseguenza, il mabari leccò il suo muso.
Morrigan, sorridendo anche lei, sollevò da terra Paperino e lo abbracciò, che ricambiò. Erano troppo felici da badare ad imbarazzi o occhiate stranite degli amici.
Anche Leliana mostrò il suo sollievo, ponendo premurosamente una mano sulla spalla e su un braccio di Wynne. Anche la maga sorrise, sollevata.
Il Circolo era salvo.
Avevano eliminato Uldred.
Anche i maghi sopravvissuti ne furono lieti.
Wynne corse immediatamente da loro.
-Irving!- esclamò.
Il Primo Incantatore cercò di rialzarsi: la maga lo aiutò.
-Oh, sono troppo vecchio per queste cose…- lamentò, sarcastico.
-Irving, sono lieta di vedere che state bene…- notò Wynne, continuando a sorridere.
-Lo stesso posso dire io di voi.-
Gli altri si unirono alla maga.
-Beh, suppongo di dovervi dei grandi ringraziamenti.- continuò il Primo Incantatore, osservandoli uno per uno, esprimendo orgoglio nei suoi occhi marroni -Sono spiacente di non fare la vostra conoscenza in un momento migliore. Sono Irving, il Primo Incantatore. O meglio, a giudicare da come si è ridotto il Circolo, lo ero.-
Alistair si fece avanti, inchinandosi con la mano stretta a pugno sul cuore.
-Io sono Alistair, dei Custodi Grigi del Ferelden.- si presentò.
Wynne tagliò corto: -Deve arruolare un esercito contro la Prole Oscura, e per questo ha bisogno dell’aiuto dei maghi. Per farlo, lui e i suoi compagi hanno acconsentito ad aiutarci, combattendo contro gli abomini e i demoni.-
-E gli Heartless.- aggiunse Sora; anche lui si inchinò al Primo Incantatore –Io sono Sora. Molto piacere.-
-Lui, invece, è in grado di eliminare le creature oscure.-
Irving interruppe la maga, ridacchiando.
-Ho capito.- disse –Avete molte cose da riferirmi. Ma questo non è il posto adatto per parlare. Ed è meglio che mi faccia vedere da Greagoir, prima che rada al suolo l’intero Circolo. Ora, qualcuno sarebbe così gentile da aiutarmi a scendere le scale? Vorrei sapere chi ha avuto la brillante idea di costruire una torre come Circolo…-
In alto, osservando tutto a testa in giù, Xigbar, incappucciato, fece una smorfia di disapprovazione.
-Tsk! Una delusione dietro l’altra!- imprecò –I demoni sono davvero inaffidabili. Sono più deboli di quanto pensassi. O magari è il ragazzino sta diventando sempre più forte... Come no! Spero solo che le altre pedine siano all’altezza delle mie aspettative o dovrò inventarmi qualcosa…-
 
 

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Capitolo 18
*** Leliana, la barda ***


I visitatori, Irving ed i maghi sopravvissuti scesero fino al piano terra, ove li attendevano il comandante Greagoir, i maghi tratti in salvo da Wynne, ed il gruppo di templari di guardia al portone. Inoltre, venne scoperto che c’era un altro piccolo gruppo di maghi che, appena scoppiata la rivolta di Uldred, avevano deciso di scappare e nascondersi, chi negli armadi, chi nel magazzino. Anche loro erano al piano terra. E Cullen: appena liberato dalla barriera, si era subito diretto al cospetto del comandante.
Greagoir fu sollevato e sorpreso nello stesso tempo di rivedere Irving: tra di loro doveva esserci una decina di anni di differenza.
-Irving?- fece il comandante –Non… non mi aspettavo di vedervi ancora vivo…-
Il Primo Incantatore fece una piccola risata sarcastica.
-E’ quello che credevo anche io.- rivelò -E non so perché, ma stranamente sono lieto di rivedervi. Anche se sarà questione di qualche minuto, prima di saltarci di nuovo alla gola.-
Anche Greagoir rise, per pochi secondi.
Nonostante quel lieve momento di ilarità, era intuibile che fra il Primo Incantatore ed il Comandante Templare non scorresse buon sangue.
I templari erano pur sempre esseri umani. E gli esseri umani hanno paura di ciò che non possono controllare. Sora era già stato messo al corrente del rapporto tra maghi e templari: d’altra parte, lo aveva già intuito dalle parole dei maghi del sangue contro cui si erano scontrati, il loro disprezzo per le leggi della Chiesa, le repressioni costretti a subire dai templari…
No, non era una giustificazione per quello che avevano fatto. Chissà, però, se erano a conoscenza di aver seguito un demone…
Il comandante si rivolse ai due Custodi ed al loro entourage, con sguardo serio: non avevano più nessuna ferita, grazie alla magia curativa di Wynne.
-Avete riportato indietro il Primo Incantatore e riportato il Circolo all’ordine. Vi devo i miei ringraziamenti.- ringraziò, con tono freddo e piatto –Mi auguro, inoltre, che abbiate raccolto ulteriori informazioni sull’origine della rivolta…-
Sora annuì.
-Sì, e credo di sapere chi è stato.- spiegò -Un’altra persona ha collaborato con Uldred. No, lo ha proprio aizzato a rivoltarsi contro di voi…-
L’incantatore ed il comandante rimasero sconvolti, dopo la spiegazione fornita dal ragazzo.
-Quindi questa persona… questo… Xigbar?- cercò di chiarire Greagoir –Avrebbe adescato Uldred e convinto a cedere il suo corpo ad un demone della superbia? E gli ha persino insegnato come evocare quelle creature oscure… Heartless, hai detto?-
-Sì, lo ha rivelato Uldred stesso. O meglio, il demone…-
Entrambi gli uomini rimasero in silenzio. Avevano lo sguardo serio, riflettendo sulle parole del ragazzo.
-Se le tue parole sono vere, ragazzo…- iniziò Greagoir –Allora questa persona è un pericolo per l’intero Ferelden. Manderò una lettera a Denerim, per informare il resto dei templari.-
Anche Irving disse la sua.
-Comunque, vi dobbiamo entrambi un favore per i vostri servigi al Circolo. Giovane Custode Grigio, quale Primo Incantatore, offro il sostegno dei maghi contro il Flagello, come stipulato dagli Accordi.-
-E dato che avete mantenuto la vostra parola di riportare Irving vivo ed estirpato la radice del male che affliggeva il Circolo, anche io intendo rispettare il mio patto ed offrire anche l’aiuto dei templari.-
Cullen, il templare imprigionato da Uldred, si stupì. Anzi, si sconvolse dalle parole del comandante.
-Ma, comandante Greagoir!- protestò –E’ tutto qui quello che avete da dire?! E cosa intende fare con i maghi qui presenti? Pensateci! Chissà cosa avrà fatto Uldred a loro! Magari potrebbe averli resi maghi del sangue!-
Greagoir divenne sempre più serio e Irving assunse un’aria sorpresa alle sue parole, come se non si aspettasse una rivelazione del genere.
-Cullen, spero abbiate delle valide spiegazioni per queste accuse…- disse il comandante, con tono autoritario.
Ma Cullen non si lasciò intimidire dal suo sguardo o dal suo tono: il rancore che stava provando, la sua rabbia, i suoi affanni eliminarono qualsiasi segno di sottomissione o timore che aveva nei confronti del suo superiore.
-Non potete negare o fare l’indifferente su quanto è appena accaduto.- spiegò, serio –Voi avete visto di cosa sono capaci gli abomini, i maghi del sangue! Avete visto voi stesso come i nostri fratelli siano stati massacrati da quelle… cose! Andraste diceva che la magia esiste per servire l’uomo, non per assoggettarlo. E quelli avevano magia sufficiente per assoggettare il Ferelden, se nessuno fosse intervenuto! La magia è pericolosa, e oggi ne abbiamo avuto la prova. Basta solo una piccola distrazione da parte nostra e improvvisamente diventano maghi del sangue, o abomini. Sorvegliare i maghi e basta non è più sufficiente. Dovremo prendere misure più restrittive ed imporci. Un evento simile può capitare ancora!-
A sentire quelle parole, Sora perse di nuovo la testa: non tanto quanto con Isolde. Ma il tono di Cullen, la sua ira, il suo rancore, il suo disprezzo… inoltre si ricordò delle parole di quella maga del sangue che avevano affrontato al primo piano, e tutte le opinioni di Morrigan sui Circoli, di come venissero trattati i maghi, come bestie pericolose da tenere in gabbia, di come venissero costretti a chiudere ogni contatto con il mondo esterno, per colpa del loro “dono”.
-No, invece!- esclamò, facendo stupire i presenti, compresi i suoi due amici –Se questo evento è capitato, non è perché siete stati indulgenti con loro, semmai il contrario!-
Il templare si offese.
-Come ti permetti, ragazzino?!-
-Avete reso i cuori dei maghi delle prigioni!- proseguì Sora –Li avete privati delle loro vite, li rinchiudete come fossero animali selvaggi, li state spingendo ad avere paura persino di loro stessi, vi imponete come prepotenti, sapendo che potete vanificare i loro incantesimi. Non so nulla della vostra religione, di questa Andraste, o perché avete così tanta paura della magia, ma questo non vi da alcun diritto a dire che tutti i maghi siano dei mostri! Dite di proteggerli, ma in realtà siete solo dei vigliacchi superficiali e prepotenti! E’ ovvio che vogliono ribellarsi!-
Esattamente come era successo a Redcliffe, dopo la sfuriata di Sora con Isolde, nella sala calò un silenzio imbarazzante. Leliana era rimasta persino sconvolta per le affermazioni su Andraste. Lei più di tutti, nella hall.
Si guardavano tutti l’un l’altro, come per dire qualcosa, ma nessuno sapeva cosa dire.
Irving non sapeva cosa dire.
Greagoir non sapeva cosa dire.
Nessuno degli amici di Sora sapeva cosa dire.
Cullen, invece, rivolse un’occhiata disgustata al ragazzo, soffiando dal naso e storcendo la bocca. Teneva le braccia incrociate.
-Beh, affermazioni del genere non mi stupiscono affatto…- commentò, acido -…specie dopo aver notato che tra le tue “amicizie” ci sono dei maghi…-
Sora aggrottò di più le sopracciglia.
-E allora? Cosa vuoi insinuare…?!-
Cullen rispose a tono, puntandogli un dito contro.
-TU cosa intendi insinuare con le tue accuse contro la Chiesa e profanare il nome di Andraste?!-
-Ehi, ehi!- esclamò Greagoir, dividendo i due litiganti –Adesso basta, chiaro, Cullen?-
-Ma lui…!- protestò il templare.
-Quanto è capitato oggi è stato solo un errore di valutazione.- tagliò corto Greagoir –E sì, date le conseguenze delle nostre azioni, non negherò che ci saranno dei cambiamenti, per il Circolo. Ma adesso la priorità è il Flagello e aiutare il Custode Grigio con quanto abbiamo a disposizione.-
-Ma…!-
-E come verrà amministrato il futuro del Circolo lo deciderò io, Cullen! E non osate mai più contraddirmi o discutere le mie decisioni, sono stato chiaro? Vi si prospetta una bella carriera, siete molto dotato per la vostra età, e non avevo messo in secondo piano l’idea di nominarvi mio successore, in caso di mio ritiro o successivamente la mia dipartita. Non vi conviene farmi cambiare idea se tenete alla vostra posizione, Cullen.-
Il templare aprì la bocca a scatti, come se avesse altro da dire. Si sentiva con le spalle al muro. Greagoir lo stava praticamente immobilizzando con lo sguardo. Non osò aggiungere altro: abbassò lo sguardo, con le labbra serrate e gli occhi pieni di rabbia.
Alistair lo compatì. Forse non lo biasimava in pieno, dopo aver visto cosa aveva fatto e causato “Uldred”.
Irving si schiarì la voce, richiamando i presenti all’ordine.
-Vi chiedo scusa per questo spettacolo…- si scusò, in nome di Greagoir e Cullen –Come ho detto prima, il Circolo offre il suo aiuto per il Flagello. Non sappiamo di quanti maghi potremmo fornirvi, Custode Grigio, senza negare che fino alla vostra chiamata saremo impegnati a ristrutturare il Circolo. Ma se avete altre richieste, farò del mio meglio per esaudirle.-
-Sì.- disse Sora; aveva l’aria triste –Se, per favore, potreste dare a Niall una degna sepoltura. Se non fosse stato per lui, tutti noi saremmo morti nell’Oblio, e forse non sareste nemmeno vivo. Vorrei venisse onorato e ricordato per il suo aiuto prezioso contro la rivolta di Uldred.-
-Faremo del nostro meglio, figliolo.-
Anche Morrigan fece un passo in avanti. Questo suo gesto stupì gli amici.
-Anche io avrei una richiesta.- chiese –C’è un volume che mi interesserebbe leggere. Non sono riuscita a trovarlo in nessuna biblioteca. A parte, come biasimarli? E’ un libro di magia, dopotutto. E’ un grimorio, con la copertina nera.-
Il Primo Incantatore alzò le sopracciglia, stupito.
-Quel grimorio?- fece -Sì, dovrebbe essere nel mio studio. Se avete la cortesia di seguirmi, signorina...-
-Voi da solo con un’eretica?- notò Greagoir –Non mi fido. Meglio se vengo anche io.-
La strega sbuffò.
-Fantastico. Scortata anche da un templare…- borbottò.
Salirono quattro piani: non era difficile vedere le conseguenze della rivolta di Uldred ed i segni delle battaglie contro gli abomini, demoni, Heartless e maghi del sangue. Dovettero passare in mezzo a diversi cadaveri: Irving li osservò uno ad uno con aria triste. Greagoir, invece, sembrava deluso, osservando i cadaveri dei templari caduti. Da un certo punto di vista, si sentiva impotente e responsabile per quanto avvenuto: non erano riusciti a prevenire il pericolo, e nemmeno ad estirparlo. Avevano affidato tutto nelle mani di un ricercato ed un forestiero.
Persino lo studio del Primo Incantatore era stato messo a soqquadro: una buona parte dei libri era stata gettata sul pavimento.
-Ah, demoni…- commentò, ironico, Irving –Di certo non eccellono nel mettere in ordine…-
Anche Morrigan si guardò intorno, un po’ scettica.
-E voi siete sicuro di trovare il grimorio qui? E se lo avessero portato via?-
Irving estrasse un mazzo di chiavi dalla sua tunica.
-Prima avrebbero dovuto perquisirmi per farlo.- rispose, inserendo una delle chiavi nella serratura di un baule, dietro la sua scrivania –Ma, per fortuna, ad Uldred importava solo trasformarmi in abominio che scrutare i miei studi. Allora, vediamo… un volume con una copertina nera… eccolo! E’ questo, signorina?-
Morrigan lo scrutò: volume ampio, copertina di pelle nera, con un albero di metallo al centro.
-Sì, è questo. Vi ringrazio.- disse, prendendolo dalle mani di Irving.
Gli occhi marroni dell’Incantatore sembravano scrutare dentro Morrigan, come se stesse cercando nella sua anima i suoi segreti più reconditi.
Morrigan fu abbastanza forte da sostenere il suo sguardo e non abbassare gli occhi, imbarazzata.
-Le vostre vesti, la vostra magia e il vostro interesse per questo volume, lasciano intuire che non provenite da alcun Circolo…- notò, interessato; forse più alle vesti di Morrigan che a tutto il resto –Siete la Strega delle Selve, vero?-
Morrigan si stupì di tale arguzia. Greagoir, invece, si sconvolse.
-Cosa?! La Strega delle Selve?! Qui?!- esclamò, sospettoso –E’ praticamente un’eretica! E voi, Irving, le donate un volume di magia proibita come se niente fosse?! Non pensate cosa potrebbe fare con gli incantesimi al loro interno?!-
-Vi ricordo che è anche per merito di questa Strega delle Selve se la vostra prigione di marmo per maghi è ancora intatta. Se fossi in voi, direi almeno “Grazie”.-
Le parole della strega sorpresero il comandante, che non aggiunse altro. L’incantatore, invece, faceva il possibile per non scoppiare a ridere, notando l’espressione del comandante.
-E, comunque, qualunque cosa farò con questo grimorio, sarà solo a beneficio del Custode Grigio e del Ferelden, non per distruggerlo. In fondo, è casa mia e devo difenderla.- concluse Morrigan, sistemandosi una ciocca di capelli –Vi ringrazio, Primo Incantatore, per la disponibilità. E, comandante Greagoir, è un vero peccato per il vostro carattere. Per la vostra età non siete così male. Se fossimo in un altro momento, forse…-
Greagoir divenne tutto rosso: fu lui a non sostenere lo sguardo magnetico e seducente degli occhi gialli di Morrigan. Doveva ammettere a se stesso che, nonostante fosse un’eretica, era davvero attraente.
Irving dovette coprirsi la bocca con una mano, per non mostrare la sua risata.
-Vi ho visto che state ridendo!- esclamò il comandante templare, offeso ed imbarazzato, rivolto all’Incantatore.
Anche a Morrigan scappò una lieve risata.
“Templare o no, è pur sempre un uomo…” pensò, maliziosa.
Tornarono, poi, al piano terra, comportandosi come se quella conversazione non fosse nemmeno esistita.
Ma Greagoir aveva ancora l’imbarazzo impresso nel suo volto. Nessuno osò domandare al riguardo.
Il gruppo tornò al completo.
-Bene, anche Morrigan è a posto, quindi…- decise Alistair –Possiamo togliere il disturbo. Spero che la ristrutturazione andrà per il meglio.-
-Aspettate!- era Wynne; fece un lieve inchino ad Irving ed a Greagoir –Primo Incantatore, chiedo di unirmi al gruppo del Custode Grigio.-
Alistair restò basito da tale richiesta.
-Voi, Wynne?- fece il Primo Incantatore –Ne siete sicura?-
-Sì. Ho visto e riconosciuto il valore e la forza di questi due giovani.- indicò Sora ed Alistair –E vorrei accompagnarli nel loro viaggio ed aiutarli contro il Flagello. Ero presente anche io ad Ostagar, quindi anche io esigo giustizia per tutte quelle persone uccise dalla Prole Oscura.-
-Con tutto il rispetto, Wynne…- aggiunse Alistair –Credo che una maga come voi sia più utile qui, nel Circolo, che là fuori contro la Prole Oscura.-
Wynne strizzò gli occhi.
-Cosa intendete dire, giovanotto?- ribatté, offesa -Che non sarei abbastanza forte da combattere contro la Prole Oscura?-
Alistair si sentì in imbarazzo: aveva di nuovo usato le parole sbagliate.
-No, certo che no!- si scusò –Volevo solo dire che qui nel Circolo hanno bisogno di una persona carismatica ed abile come voi per ricominciare da capo. Là fuori sareste costantemente in pericolo. Altro che demone della superbia.-
Wynne sorrise dolcemente.
-Oh, vi ringrazio per la vostra premura, ma ho ormai preso la mia decisione. Vorrei fare qualcosa di utile per il Ferelden e non posso certo farlo restando qui.-
Irving ridacchiò di nuovo.
-Vi conviene accontentarla, giovane Custode Grigio.- avvertì –Quando l’Incantatrice Wynne si mette in testa qualcosa, insiste fino allo sfinimento, a tal punto da essere quasi costretti a dire di sì.-
-E poi, Alistair…- anche Sora cercò di convincerlo –Le sue abilità curative potrebbero essere utili. E avere un mago del Circolo non può essere così male. Almeno Paperino avrà qualcuno con cui fare conversazione…-
Nemmeno aver messo in mezzo Paperino riuscì a convincere del tutto Alistair; ma doveva tener conto di aver bisogno di aiuto, per viaggiare nel Ferelden. E Wynne era molto abile.
Un mago in più, inoltre, poteva dare più vantaggi contro i nemici a distanza. E poi, quell’attacco realizzato da Paperino, Morrigan e Wynne lo aveva incuriosito oltremodo…
-Va bene, potete venire con noi.- decise, con un sospiro.
Paperino era sollevato: finalmente avrebbe avuto una persona con cui confrontare le proprie esperienze con la magia, insieme a Morrigan. Era interessante, per lui, conoscere altri maghi. E Wynne dava l’impressione di essere una persona con cui era piacevole parlare.
Sten, però, non era dello stesso parere del gruppo.
Soprattutto Morrigan.
-Cosa? Una maga del Circolo?- borbottò –Non intendo viaggiare con una persona che continua a ripetere quanto siano utili i Circoli e che crescere senza una sorveglianza ci porti a superare i limiti. Mi basta già Alistair.-
-Ehi!- esclamò il citato, offeso.
Wynne rise di nuovo.
-Non temete. Farò la brava.- assicurò –Allora lasciatemi prendere le mie cose. Sperando siano ancora intatte…-
Anche Wynne portava una borsa a tracolla. Non sembrava pesante. Aveva preso proprio il necessario per il viaggio.
-Vi affido l’incantatrice Wynne.- annunciò Irving, come congedo –Abbiatene cura.-
-Grazie, Irving, ma saprò cavarmela.-
Dopo i dovuti saluti, i visitatori lasciarono la Torre.
Era sera. In cielo non c’era neppure una nuvola. Un intero mare di stelle stava brillando in cielo.
-E’ davvero una magnifica serata…- commentò Leliana, osservando, sorridendo, quello spettacolo sovrastante; l’ideale per dimenticare la precedente esperienza e le orribili immagini dei demoni e degli abomini –E’ come se il Creatore ci stesse facendo i complimenti per quello che abbiamo fatto al Circolo.-
Erano tornati nella barca che li aveva condotti alla Torre, per ritornare nelle rive del porto.
-Pensavo di bastare io, per questo.- disse Wynne, ironica.
Sora inspirò l’aria a pieni polmoni.
-Sì, un po’ di aria fresca, finalmente! Stavo morendo di claustrofobia, lì dentro. Come fate a viverci senza impazzire?-
-Veniamo portati alla Torre quando siamo piccoli, Sora.- spiegò di nuovo la maga –Ci facciamo l’abitudine.-
Raggiunsero il porto: faceva uno strano effetto toccare la riva, dopo quasi un’intera giornata nella Torre, tra mura di marmo e abomini.
-Sora, c’è una cosa che volevo chiederti…- disse Leliana, appena scese dalla barca; qualcosa la turbava -Quando ero nell’Oblio, io… beh… avevo l’impressione di non ricordare niente del nostro viaggio, nemmeno te. Soprattutto te. Per me esisteva solo la mia permanenza a Lothering, con madre Dorothea. Ma appena ti ho visto, non lo so, è stato come se all’improvviso i miei ricordi fossero tornati. In uno schiocco di vita.-
-Lo stesso con me con Irving…-
Gli altri si misero a riflettere: non avevano dimenticato la loro esperienza nell’Oblio. I loro sogni, i loro desideri… erano così reali. No, erano realtà illusorie. Tutte realtà create dal demone della pigrizia.
-Anche a me è successa la stessa cosa.- aggiunse Alistair, dello stesso umore di Leliana –I Custodi Grigi intorno a me, Duncan, erano così reali. Ma poi mi sono reso conto che era tutta un’illusione, grazie a te. Ma perché?-
Inizialmente, non lo sapeva nemmeno Sora. Era stato solo dopo la battaglia contro il demone della pigrizia che aveva ottenuto la risposta: o meglio, era stato il suo cuore a dargli la risposta. Era stato il suo cuore a salvarlo dall’Oblio, a salvare i suoi amici e sconfiggere il demone della pigrizia. Ed anche a ridare speranza a Niall.
-E’ stato il legame dei nostri cuori.- spiegò, con un sorriso rassicurante -Forse voi non ve ne rendete conto, ma quando fra più persone nasce la fiducia, l’amicizia, tra i cuori si crea un legame indissolubile, che diventa quasi impossibile rompere. E’ stato quello a farvi liberare dalle catene del demone della pigrizia. Stiamo viaggiando insieme da tempo, siamo amici, abbiamo già creato un legame.- mostrò tutti i denti -Non potevate dimenticarvi di me.-
Per gli abitanti del Ferelden e per Sten, quella risposta non aveva molto senso. Non comprendevano l’importanza del cuore ed i suoi poteri.
Ma i tre forestieri lo conoscevano molto bene.
-Sì, il nostro Sora è sempre stato bravo a creare legami indissolubili tra cuori. E’ il suo più grande potere.- aggiunse Pippo, mettendo le mani sulle spalle del ragazzo, con orgoglio.
Alistair li osservò con uno sguardo buffo. Si avvicinò al ragazzo.
-Allora non sei solo un ragazzino con la bocca larga…- commentò, divertito.
Sora mise le mani sui fianchi.
-Ehi! Prova a dirlo di nuovo, se hai il coraggio!-
Si misero tutti a ridere: vedere i due Custodi litigare era uno spettacolo divertente.
Ad interromperlo fu un rumore strano.
Fu Sora a ridere, in quel momento.
-Beh, di certo non ero io.-
-Nemmeno io.- chiarì Alistair, con un sopracciglio abbassato.
Leliana stava guardando in basso, imbarazzata: le sue mani premevano contro il ventre.
-E’… è da ieri sera che non mangio…- disse, con un filo di voce –E credo che lo stufato di Alistair sia già andato giù…-
I due Custodi si unirono alle risate degli amici, anche loro divertiti.
Una risata è la migliore medicina per qualunque malanno, si dice: con quei brevi momenti di ilarità, avevano dimenticato l’angoscia provata quel giorno. Si stavano comportando come se nulla fosse accaduto. Alistair, per un attimo, non sentì nemmeno il peso della responsabilità che aveva quale ultimo Custode Grigio.
Si guardò intorno.
-Beh, visto che è sera, e deduco che ognuno di noi abbia fame…- disse, indicando in avanti: c’era una locanda, proprio sulla riva del lago Calenhad; sull’insegna c’era scritto “La Principessa Viziata” –Che ne dite di ritirarci lì?-
Morrigan sorrise in modo strano.
-Sì, finalmente dormiremo sui letti che ci spettavano a Lothering.- ricordò, forse con lo scopo di deridere Alistair per la sua disavventura a Lothering.
-Aspettate!- fece notare Pippo, leggermente allarmato –Quanto abbiamo con noi? E sarà abbastanza per un pasto caldo e dei letti?-
Si erano imbattuti in alcuni briganti, nei giorni precedenti, compresi quelli depredati a Lothering: talvolta si impossessavano dei soldi che avevano rubato. E quei soldi li usavano per comprarsi da mangiare. Non tutti.
Dopo aver effettuato i relativi conti, sembrava avessero risparmiato abbastanza per vitto ed alloggio. Ma sarebbero poi ripartiti senza denaro.
Per una zuppa calda e un letto potevano farlo.
Per fortuna, nessuno aveva preso delle stanze, nella taverna. Il lago non era un buon luogo dove nascondersi dai Prole Oscura e anche dagli Heartless.
Sora, Paperino e Pippo si divisero un’intera stanza: il papero ed il cane non se la sentivano di lasciare l’amico da solo. Il mabari restò con Alistair. Gli altri avevano una stanza ciascuno.
Nonostante il letto fosse comodo, Sora non riuscì comunque a dormire. Non se la sentiva. Non ne aveva bisogno. Si girava e rigirava. Osservò i suoi due amici, che dormivano nello stesso letto: loro erano crollati non appena si sdraiarono. Russavano rumorosamente. Ma non era il loro russare che impediva a Sora di dormire: la sua insonnia. Era insopportabile.
Il pensiero di essere aggredito nel sonno da uno dei suoi nemici. Non riusciva a toglierselo dalla testa.
E poi non poteva non pensare agli avvenimenti del giorno: Niall… conoscere una persona ed un attimo dopo dirgli addio per sempre… Era una sensazione troppo amara.
Una lacrima cadde da un occhio del ragazzo, bagnando la parte del cuscino dove la sua testa era poggiata.
Sospirò.
Poi si alzò, poggiando un piede sul pavimento di legno. Indossò i pantaloni, gli stivali, la casacca ed il mantello.
Uscì dalla taverna: forse fare due passi lo avrebbe calmato.
La luna brillava in cielo, come un secondo sole. Persino il suo riflesso sul lago era luminoso.
Sora la fissava, senza battere le palpebre: non sapeva spiegarsi perché, ma ebbe l’istinto di unire le mani, di fronte alla luna, facendo il segno del cuore.
Kingdom Hearts.
Nel suo primo viaggio aveva chiuso Kingdom Hearts per impedire l’avanzata dell’Oscurità. Nel secondo viaggio aveva aperto un Kingdom Hearts artificiale per liberare i cuori prigionieri. Cosa lo avrebbe atteso in quel viaggio? Cosa sarebbe successo stavolta con il vero Kingdom Hearts? Cosa ne avrebbe fatto il Maestro Xehanort?
Poco prima di coricarsi, lui, Paperino e Pippo avevano avuto un breve dialogo.
-Certo che questo mondo non smette mai di stupirmi! Yuk!- commentò Pippo, sereno –Tu cosa pensi, Paperino?-
Paperino storse il becco: non la vedeva come l’amico.
Finalmente aveva visto il mondo dei maghi. Non era come si aspettava: era persino peggio. Nel suo cuore aveva sperato che i maghi non fossero prigionieri, ma lo erano. Per questo Uldred si era ribellato e scatenato la rivolta. E quella maga del sangue poi uccisa dall’Heartless… erano bastate le sue parole per rendersi conto di quanto fosse considerata pericolosa la magia, in quel mondo. Aveva persino dubitato di se stesso. Ma i suoi amici e Morrigan erano riusciti a convincerlo del contrario, che lui era molto più forte dei maghi del sangue, perché resisteva alle tentazioni e usava la sua magia senza superare i suoi limiti.
Usare la magia del sangue… il solo pensiero lo rabbrividiva.
-Vorrei… vorrei solo poter dimenticare quello che ho visto…- mormorò, con sguardo basso, infilandosi sotto le coperte.
Sora cercò di sdrammatizzare, al solo scopo di sollevare il morale all’amico.
-Oh…- disse, salendo sul letto, afferrando la testa del papero e strofinarla con l’altra mano -Qualcuno è rimasto traumatizzato da quei demoni brutti e cattivi!-
Lui e Pippo stavano ridendo, ma Paperino no: cercava di liberarsi dalla morsa dell’amico, brontolando.
-Sora, basta!- esclamò, spingendosi all’indietro –Sto dicendo sul serio!- Sora e Pippo smisero di ridere; Paperino era sul letto, furioso, deluso e preoccupato; si intravedevano persino delle lacrime nei suoi occhi –Forse per voi non vuol dire niente, ma voi non siete maghi, non sapete cosa si prova a vedere come ti vedono in un altro mondo! Non sapete cosa significa essere i galoppini di uno zio taccagno, che continua a ripetervi di essere delle nullità, che non troverete mai il vostro posto nel mondo! Non immaginate nemmeno lontanamente quanto o cosa significasse per me, essere un mago! Finalmente avevo trovato me stesso! Avevo dimostrato a mio zio che non ero una nullità e che ero riuscito a diventare mago di corte, senza il suo aiuto! Ora, ditemi, come potrei vedere me stesso, come potrei usare la mia magia, dopo aver visto a cosa conduce, in questo mondo…? E’ come… se il mondo si stesse sgretolando sotto i miei piedi…-
Sdrammatizzare non era stata una buona idea: i sentimenti di Paperino, stavolta, erano sinceri, non fittizi.
Sora e Pippo lo compatirono: ricordavano perfettamente la sua espressione spaventata, mentre erano nella Torre. Quando si era trovato di fronte al demone dell’ira, agli abomini, come venivano creati gli abomini…
Era stato uno spettacolo crudo anche per loro.
Lo abbracciarono.
-Scusaci.- disse Sora –Dovevamo immaginare che non sarebbe stato facile per te. Ma tu non sei come quei maghi, Paperino. Sei molto più forte di quanto credi. Noi lo sappiamo.-
-E ricorda che non sarai mai da solo.- aggiunse Pippo –Noi ci saremo sempre per te. Sfido qualunque demone ad avvicinarsi a te, senza affrontarci.-
Paperino ricambiò l’abbraccio, asciugandosi le lacrime.
-No, scusatemi voi. Volevate solo risollevarmi il morale e io ho reagito male, come al solito. E’ stata una giornataccia.-
-Beh, a maggior ragione, meritiamo una bella dormita!- propose Pippo, con un grande sorriso.
Si coricarono sotto le coperte, Sora in un letto, e Paperino e Pippo nell’altro.
-Già, Sora, a proposito…- ricordò Paperino, riaccendendo il lume della candela che illuminava la stanza con un “Fire”; Pippo si girò dall’altra parte, per non vedere la luce –Stavo pensando a come ci hai svegliati dall’Oblio… hai forse finalmente ottenuto il Potere del Risveglio?-
Sora non ci aveva pensato: aveva solo fatto quello che riteneva giusto fare. Ma, basandosi sulle parole di Niall e del demone della pigrizia stesso, sembrava impossibile risvegliarsi dall’Oblio. Ed i suoi amici erano protetti da crisalidi eteree, che impedivano il loro risveglio nella vita reale. Era stato istintivo, puntare il Keyblade verso di loro. Voleva solamente che almeno loro fossero salvi.
-Potrebbe…- fu la risposta, secca.
-Come sarebbe a dire “Potrebbe”?! O lo hai o non lo hai!-
Era tornato il solito Paperino: il solito brontolone che starnazzava con poco, anche per questioni frivole.
Questo fece sollevare i due amici.
Se Sora aveva ottenuto il Potere del Risveglio? Non ne era sicuro neppure lui.
Ci stava pensando anche di fronte a quella luna, improvvisata Kingdom Hearts.
-Non riesci a dormire?-
Sora abbassò le mani di scatto.
Anche Leliana era uscita dalla taverna, forse anche lei per fare due passi. Si stava avvicinando al ragazzo, sorridendo dolcemente.
-Ho fatto un pisolino quando abbiamo incontrato il demone della pigrizia. Sono a posto.- rispose lui, sarcastico, tornando a vedere la luna –Tu perché sei ancora sveglia?-
Sentì la sua mano toccargli la spalla.
-Ero uscita per andare in bagno.- spiegò, dolce e serena, come suo solito -E ti ho visto uscire dalla taverna. Pensavo avessi di nuovo il tuo problema di insonnia, quindi pensavo avessi bisogno di compagnia.-
Sora la osservò, nei suoi occhi blu: il suo volto di porcellana, lo sguardo innocente. Ma scorgeva ugualmente un’ombra, in quella purezza. Come se stesse scappando da qualcosa. Ed il suo sogno che stava vivendo nell’Oblio sembrava confermarlo. C’era forse qualcosa del suo passato su cui aveva mentito?
Non volle chiedere nulla, per non turbarla. Forse, al momento giusto, lei lo avrebbe rivelato. Forse lei non si fidava ancora del ragazzo, nonostante la premura e la gentilezza nei suoi confronti.
C’era qualcosa, nel suo aspetto, che le ricordava Kairi.
-Grazie, sorella Leliana.- ringraziò, sorridendo –Lo apprezzo molto.-
Entrambe le braccia cinsero le sue spalle: un abbraccio. E la testa di Leliana poggiata tra la spalla ed il collo. Sora cominciò a sentirsi a disagio e diventare rosso: non era abituato agli abbracci, specie dalle ragazze.
-Sai, dicono che il metodo migliore per addormentarsi sia farsi raccontare storie.- spiegò Leliana, continuando ad osservare la luna –E io, essendo stata barda, ne conosco tante. Vuoi che te ne racconti una? Ehi, stai bene? Sei improvvisamente diventato caldo… Hai la febbre?-
Non era febbre: era imbarazzo.
-Sto… sto bene…- balbettò, deglutendo –S-sì, m-mi piacciono… le storie… ma non conosco storie di questo mon… ehm! Posto.-
La sorella sorrise di nuovo.
-Allora inizierò col raccontarti la leggenda di Andraste.-
Si sedettero sulla riva. Leliana si era staccata da Sora e lui aveva ripreso a respirare. Non sgradiva la sua compagnia, ma essere abbracciato lo metteva sempre in una posizione di imbarazzo.
Anche con Kairi era la stessa cosa. No, da lei li accettava volentieri. I suoi sentimenti per lei erano forti. E questo lo sapeva persino il demone della pigrizia: per questo aveva assunto il suo aspetto, quando Sora era ormai allo stremo delle forze.
-Quando Andraste nacque, il Ferelden, come l’intero Thedas era sotto il dominio del Tevinter. Gli abitanti erano schiavi dell’Impero, e la magia del sangue dei magister regnava sovrana. Andraste, un giorno, pregò gli dèi del Tevinter di avere misericordia e fare in modo che quella tirannia finisse. Gli dèi non la ascoltarono. Ma il Creatore, l’unico vero dio, sì. Commosso e ammaliato da quella preghiera, discese a terra e le propose di divenire sua sposa, sedere sul trono accanto a lui, salvarla da quella vita da schiava. Ma lei rifiutò. Non voleva abbandonare il suo popolo. Ciononostante, il Creatore decise di aiutarla a liberare il Thedas dall’egemonia del Tevinter. Molte persone si unirono ad Andraste, nella sua marcia contro il Tevinter. I primi a seguirla furono, infatti, gli elfi di città, capitanati da Shartan, che divenne il suo comandante. Maferath, il marito di Andraste, capo delle tribù Alamarri del Ferelden, non nascondeva la sua invidia per la moglie. Con l’aiuto di Hessarian, l’arconte del Tevinter, attirò Andraste in una trappola. Infatti, venne catturata e messa al rogo, rea di tradimento contro il Tevinter. Con il suo sacrificio, Andraste si elevò al Creatore. Si narra, infatti, che adesso ella sieda al suo fianco. Dal suo sacrificio, è nata la Chiesa.-
Sora ne fu oltremodo affascinato.
-Che bella storia…- commentò –Ora capisco perché venerate Andraste.- giocherellò con le dita -Mi… mi dispiace aver detto quelle cose cattive su Andraste. Ma ora comprendo perché avete paura della magia. Per colpa del Tevinter.-
-Non temere, Sora.- rassicurò Leliana, con un dolce sorriso –Non lo sapevi. Ma non nascondo di essermi sconvolta quando hai minimizzato la figura di Andraste…-
-Cielo, mi dispiace…-
-Dai! Ti sto prendendo in giro!-
Risero entrambi.
-Senti, Leliana, e cosa è successo a Shartan? E agli elfi?-
-Anche lui venne ucciso, dopo la condanna di Andraste. Gli elfi erano liberi, ma c’era ancora una parte di loro che voleva rimanere nelle città, perché avevano una vita e un lavoro che li manteneva. Il resto, invece, decisero di creare delle tribù e vivere lontani dagli umani, ripristinando la loro religione e le loro tradizioni, andate perdute quando il Tevinter li aveva ridotti a schiavi. Quegli elfi divennero i dalish.-
-Gli stessi elfi che dovrebbero aiutare Alistair contro il Flagello…-
-Sora, quanto sai del Flagello? Alistair ti ha raccontato qualcosa a proposito?-
-Morrigan. Me lo ha raccontato quando l’ho incontrata la prima volta. E’ da brividi…-
-La punizione che quei magister si sono meritati sfidando il Creatore…-
Esattamente come Ansem, o meglio, l’Heartless di Xehanort. E con lui i membri fondatori dell’OrganizzazioneXIII: spingendosi oltre con le ricerche di Ansem il Saggio erano divenuti Heartless e Nobodies, e gettato il loro mondo nell’Oscurità. Per colpa loro, i mondi avevano rischiato di fare la medesima fine di Radiant Garden.
L’ambizione conduce sempre ad un baratro.
Ma sia per la Prole Oscura che per gli Heartless e Nobodies, vennero scoperte due armi che potevano sconfiggerle: i Custodi Grigi ed il Keyblade.
Leliana raccontò di re Calenhad Theirin, il Cavaliere d’Argento, che combatté contro le tribù Alamarri, divenendo primo re del Ferelden, dell’invasione orlesiana del Ferelden, della Regina Ribelle Moira Theirin, di Maric Theirin, di Rowan Guerrin, della liberazione del Ferelden dall’egemonia orlesiana; persino di Aveline, orlesiana abbandonata dai genitori e cresciuta dai dalish, la prima donna ad aver partecipato al torneo di Orlais e vincerlo, ma uccisa, in seguito, dal suo avversario, proprio per il fatto di essere una donna e per sfogare l’umiliazione di aver perduto contro una donna. Per fortuna, il principe aveva riconosciuto il valore di Aveline e, divenuto re, permise alle donne di partecipare al Torneo, combattendo alla pari con gli uomini, in onore di Aveline.
Successivamente, raccontò una leggenda del Ferelden, su Flemeth.
-Flemeth?- aveva chiesto Sora, sorpreso –La madre di Morrigan?-
La rivelazione stupì Leliana.
-Dici davvero? La madre di Morrigan si chiama Flemeth?- domandò –Flemeth la Divoratrice di Uomini? Flemeth l’Abominio?-
Sora restò con la bocca aperta e gli occhi puntati in alto per qualche secondo, come se non sapesse cosa dire.
-Beh, la Flemeth che ho conosciuto io mi dava l’idea di essere una vecchia pazza. Ma addirittura abominio…- rivelò.
-Se fosse la vera Flemeth, dovrebbe essere molto, molto vecchia.- spiegò Leliana, ridacchiando –Si racconta che Flemeth avesse la pelle bianca come la neve, i capelli neri come una notte senza stelle, che fosse talmente bella da far innamorare gli uomini al primo sguardo.-
Il ragazzo trattenne una risata.
-Ok, è decisamente un’altra Flemeth.-
-Ehi! Gli anziani sono stati giovani! Un po’ di tatto!-
-Scusa. Allora, dicevi?-
-Lei era sposata con Conobar, un nobile di Altura Perenne. Ma un giorno, Flemeth incontrò Osen, un cantastorie che l’aveva ammaliata con la sua voce. Innamoratasi, decise di scappare con lui. Conobar partì alla ricerca di Flemeth, ma non la trovò. Flemeth, qualche giorno dopo, venne a sapere che Conobar stava morendo e la voleva al suo fianco. Lei tornò da lui, infatti. Era pur sempre sua moglie. Ma era un inganno. Osen venne ucciso e lei rinchiusa. Colma di rabbia, si dice che abbia attirato un demone a sé, ed ella stessa divenne un abominio che uccise Conobar e tutti i suoi vassalli. Piena di rabbia e delusione, si ritirò nelle Selve Korkari, dove sembra risieda ancora. Sai, Sora, la leggenda di Flemeth viene raccontata dalle madri alle figlie disubbidienti. Pare, infatti, che Flemeth pianga la sua gioventù perduta e che rapisca le bambine per farsi il bagno nel loro sangue e tornare giovane. Anche mia madre me la raccontava, quando ero piccola.-
-Eri disubbidiente? Non ti ci vedo disubbidiente.-
-Oh, no, non quella parte!-
-Hai anche detto che questa leggenda è del Ferelden. E che tua madre te la raccontava. Anche Orlais conosce le leggende fereldiane?-
-No… sì, un po’. Mia madre era di Denerim, in realtà. Lavorava per una donna orlesiana, durante l’occupazione orlesiana del Ferelden. Quindi, da un certo punto di vista, mi sento del Ferelden, anche se dal mio accento non sembra.-
-Questa poi! Non ti facevo del Ferelden!-
-Ma sono nata in Orlais. Quando Maric ha sconfitto e spodestato re Meghren, gli orlesiani tornarono ad Orlais, e mia madre dovette seguire lady Cecile e lasciare la sua terra. Sono cresciuta nel lusso di Orlais, anche dopo la morte di mia madre. Lady Cecile si è occupata di me, come fossi parte della famiglia. E’ incredibile che abbia più ricordi di lei che di mia madre. Mi sento un’ingrata.-
-Non fare così. Quanti anni avevi quando hai perduto tua madre? Cinque? Sei?-
-Non ricordo. Tuttavia, ricordo ancora il suo profumo, il profumo dei suoi abiti. Era un fiore chiamato Grazia di Andraste. Li faceva seccare e poi li strofinava sui suoi abiti.-
La voce dolce di Leliana rendeva gradevole la conversazione. Potevano persino parlare di una perdita importante, ma lei avrebbe comunque trovato il modo per alleviare il dolore. Forse era tutto frutto dei suoi anni come barda. Sora si trovava a suo agio con lei: sentiva di poterle parlare di ogni cosa, confidarle i suoi segreti senza sentirsi in colpa. Ma non poteva certo rivelarle di provenire da un altro mondo e la sua missione.
Leliana sbadigliò.
-Oggi è stata una giornata davvero faticosa…- disse, alzandosi e stirandosi la schiena –Chissà cosa ci aspetta, da domani. Ma ora pensiamo a dormire. Vieni anche tu?-
Sora guardò in basso, poi il lago.
-No, io… credo starò un altro po’ qui…-
Leliana gli rivolse un ultimo sorriso.
-Va bene. Stai attento. Buonanotte.-
-Ehi, Leliana…-
-Sì?-
-Grazie per le storie. Mi sono davvero piaciute.-
-Ma ti pare…-
Leliana tornò nella taverna e Sora tornò a sedere sulla riva del lago. Ancora non se la sentiva di dormire.
Non voleva dormire.
Prese un sassolino e lo lanciò nel lago. Rimbalzò tre volte.
Semplice insonnia o preoccupazione?
Sora si abbracciò le ginocchia, mentre i pensieri divoravano la sua mente.
Cosa li avrebbe attesi da quel momento? Quali altri nemici avrebbero dovuto affrontare ancora, prima dell’arcidemone? Qual era l’obiettivo di Xigbar? Quali erano le sue intenzioni con Loghain? A chi altri aveva insegnato come evocare gli Heartless? Quanto tempo rimaneva ad Alistair per arruolare un esercito contro la Prole Oscura? Sarebbero tornati a Redcliffe in tempo per salvare Arle Eamon?
Quel mondo era affascinante, ma altrettanto pericoloso.

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Note dell'autrice: ok, so che non è da molto che ho pubblicato l'ultimo capitolo, ma volevo chiudere l'arco della Torre del Circolo. Ora prenderò una pausa da questa storia per concentrarmi su altre che ho lasciato in sospeso da tempo. Ma non temete, non intendo sospendere questa a lungo. Appena avrò un blocco creativo con le altre, tornerò con i nostri Sora e Alistair; nel prossimo capitolo saranno diretti a Honnleath...

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Capitolo 19
*** Il golem di Honnleath ***


Note dell'autrice: scusate il ritardo apocalittico. Spero non vi siate scordati della storia, nel frattempo. XD


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-Morrigan, sei sicura sia la strada giusta?-

-I cartelli non mentono, Alistair.-

Erano partiti dal lago Calenhad all'alba.

Sora era rimasto sulla riva del lago per tutta la notte.

Wynne era stata la prima ad alzarsi ed uscire dalla taverna: fu sorpresa di vedere il ragazzo.

Venne subito ragguagliata sul motivo della sua insonnia.

Anche gli altri erano usciti dalla taverna. Era l'ora giusta per iniziare a camminare verso la prossima meta: Honnleath.

Il mercante che aveva donato la verga di controllo a Pippo aveva riferito della presenza di un golem, a Honnleath, inattivo. Quella verga era la sua.

Secondo Alistair, un golem poteva essere utile contro i Prole Oscura.

E ora che finalmente erano riusciti ad ottenere l'aiuto dei maghi e dei templari per il Flagello, potevano recarsi verso sud, a Honnleath.

Il sole era quasi alto, nel cielo. Ma faceva tutt'altro che caldo.

Sora, infatti, si stringeva il possibile nel mantello regalato da Lady Isolde, starnutendo spesso, durante il tragitto. Non si sarebbe mai abituato al freddo. Non riusciva a scaldarsi nemmeno con gli stufati di Alistair.

-Hai freddo?-

Leliana si era avvicinata a lui.

Il suo sorriso dolce fece arrossire il ragazzo.

-N-no! C-cioè, sì!- balbettò, guardando in qualunque direzione tranne gli occhi premurosi della sorella.

-Oh, povero caro.-

Un braccio scivolò sotto quello del ragazzo.

Leliana si era avvicinata a lui, premendo il braccio quasi contro il petto, sebbene coperto dall'armatura di pelle.

-Va meglio?-

Il contatto con una donna lo imbarazzava sempre.

C'era qualcosa, nello sguardo di Leliana, che gli ricordava Kairi. Entrambe avevano i capelli rossi e lo sguardo dolce ed innocente, che nascondeva, però, tanta determinazione.

-Stanotte puoi riscaldarti da me, se vuoi...-

Questo, Kairi non glielo avrebbe mai detto.

Non si aspettava, inoltre, una frase simile da una devota. Non con quel tono malizioso.

L'imbarazzo avvampò il suo corpo.

Con un movimento laterale di scatto, si separò da lei.

-N-non disturbarti! Va bene così!-

La sorella si mise a ridere.

-Stavo scherzando! Però ha funzionato.-

In effetti, Sora non aveva più freddo.

Erano vicini a Honnleath: stavano iniziando a scorgere delle case, da dietro gli alberi.

-Io continuo a dire che stiamo sprecando tempo.- disse Sten, deluso, nel suo tono -Dovremo trovare un modo per affrontare l'arcidemone, non girare a vuoto nel Ferelden per un golem.-

-È quello che stiamo facendo, Sten.- puntualizzò Alistair -Di certo, noi nove non siamo abbastanza per un'orda. Ma una mano in più, specie quella di un golem, non può farci male, anzi. E poi penseremo a radunare l'esercito.-

-Beh, convincere i maghi ed i templari a collaborare non era un'impresa facile. Ma ce l'hai fatta.- fece notare Wynne, serena.

Con grande stupore di Alistair e Sora, era tra i primi del gruppo. Era piuttosto veloce, per una donna della sua età.

-Sono sicura riuscirai anche con gli elfi ed i nani.-

Il mabari era a capo del gruppo: continuava ad annusare il terreno, mentre camminava.

Improvvisamente, alzò la testa: iniziò a ringhiare.

-Ehi, cucciolo, che succede?- domandò Pippo.

Da semplici ringhi, passarono ad abbai.

Nello stesso istante, Alistair sentì un'improvvisa fitta alla testa.

-Alistair...?- disse Sora, allarmato.

Entrambi avevano percepito la stessa cosa.

-Sono qui...- mormorò il Custode Grigio, guardando in avanti.

Tutti guardarono nella sua stessa direzione.

Dei rantolii e degli esseri dalla pelle grigia diedero la conferma.

-Prole Oscura!- esclamò Sora, mettendosi in posizione, con il Keyblade nelle mani.

Delle pozze nere, inoltre, macchiarono il sentiero, partendo dal centro. Delle creature nere vi emersero.

-E anche Heartless...- aggiunse Alistair, sguainando la spada e riparandosi dietro lo scudo.

Solo Shadow e Neoshadow.

E il loro obiettivo erano i due Custodi ed i loro amici. Come per i Prole Oscura.

-Fa strano vederli combattere insieme.- notò Sora.

-Ma se si combattessero l'un contro l'altro sarebbe anche meglio...- fece notare Morrigan, roteando il suo bastone -Come al solito, la fortuna non è mai dalla nostra parte...-

Sora, Paperino e Pippo si concentrarono sugli Heartless. Gli altri combatterono contro i Prole Oscura.

In prima linea c'era ovviamente Alistair: avrebbe fatto da scudo agli amici dai Prole Oscura, data la sua immunità al loro sangue.

Sten era con lui: con un singolo colpo di spada, ne faceva fuori almeno cinque.

Leliana e Morrigan attaccavano gli arcieri a distanza. Anche Wynne si unì a loro, come nella Torre.

Per Sora non fu difficile eliminare gli Heartless. Erano stranamente in minoranza, rispetto ai Prole Oscura.

-Tutto qui?!- provocò, guardandosi intorno -Fatevi vedere, vigliacchi!-

Una spada, in effetti, si stava sollevando, alle sue spalle.

-Sora, abbassati!-

Sora si voltò immediatamente verso Alistair: stava correndo verso di lui.

Fece come gli era stato ordinato: un Hurlock, in effetti, stava per colpirlo. Ma la spada del Custode Grigio la bloccò e deviò da una parte. Poi, con un rapido fendente, gli tagliò la testa.

Il sangue nero zampillò dalla gola.

Alistair protesse Sora con lo scudo, per evitare che venisse macchiato e poi corrotto da quel sangue. Lo prese lui, al suo posto.

-Grazie, Al.-

-La prossima volta, urla meno e stai più attento, ragazzino.-

Il suo volto e la sua armatura erano macchiate di nero: faceva uno strano effetto su Alistair.

Anche Paperino e Pippo aiutarono gli amici contro i Prole Oscura: Paperino, ovviamente, si unì alle maghe ed a Leliana.

Pippo, invece, adottò un'altra strategia, mentre proteggeva Sten dai Prole Oscura che volevano attaccarlo alle spalle. Lanciò lo scudo verso un hurlock, che poi rimbalzò su altri due, facendoli stordire.

Finalmente erano facili avversari.

Sten, Alistair e Sora li finirono.

Il campo era sgombro.

Ma Alistair continuava ad avere le fitte alla testa.

-Ho idea che questi fossero solo ricognitori...- disse, continuando a tenersi la testa sulla mano; poi alzò lo sguardo e indicò una parte con lo scudo ancora in mano -E siamo anche vicini al villaggio di Honnleath.-

Era da lì, infatti, che erano comparsi i Prole Oscura.

Honnleath non era lontana dal lago Calenhad. Solo mezza giornata di viaggio.

Honnleath era un villaggio a sud del Ferelden, nota per essere il villaggio in cui risiedeva ser Wilhelm, il mago che aveva aiutato Re Maric contro gli orlesiani.

Oltretutto, aveva riscoperto dei trattati nanici, grazie ai quali era riuscito a far risorgere dei golem. Uno di essi, a quanto pare, era rimasto proprio a Honnleath.

Arrivati al villaggio, infatti, lo notarono.

Era al centro della piazza. Sembrava una statua.

Braccia alzate e sguardo al cielo.

Tutto intorno ad esso, però, sembrava essersi scatenato l'inferno.

Prole Oscura ed Heartless stavano entrando ed uscendo dalle case, dopo averle razziate e distrutte. Ma senza portare fuori persone.

Il villaggio era deserto. Morte, o al sicuro.

Ma almeno non avrebbero coinvolto degli innocenti, nell'imminente combattimento.

-Prima ci liberiamo degli ospiti indesiderati, prima prendiamo il golem.- propose Alistair, di nuovo pronto per un combattimento.

Sten vi diede inizio, con un urlo di battaglia.

E Sora, con un salto, eliminò il primo Heartless. Non c'erano solo Shadow e Neoshadow: quello che aveva eliminato, infatti, era un Mastino Oscuro.

E tra i Prole Oscura c'era un equo numero di hurlock e genlock.

Non fu raro che i due gruppi si spartissero i propri nemici: Paperino, per esempio, con un “Fire”, era riuscito a colpire un genlock ed un Mastino Oscuro.

Lo stesso fece Sten con ogni suo singolo colpo di spada: ne cadevano cinque alla volta, sia Heartless che Prole Oscura.

Leliana era troppo concentrata a prendere la mira verso i loro nemici, per accorgersi del pericolo alle sue spalle.

Una scheggia di ghiaccio, per fortuna, la salvò dal trasformarsi in un Heartless.

Si era voltata troppo tardi. Per fortuna, non c'era più niente. Wynne, appena incrociò il suo sguardo, le fece l'occhiolino.

C'era un hurlock correre verso Sora. E un Neoshadow correre verso Alistair.

I due Custodi erano quasi spalla a spalla.

Bastò un rapido sguardo. Ed un cenno di intesa.

Alistair si abbassò più rapidamente che poteva. Sora scivolò sulla sua schiena.

L'hurlock ricevette un fendente che gli squarciò il ventre. Il Neoshadow si ritrovò quasi tagliato in due.

Honnleath ritornò silenziosa.

Quel combattimento sembrava essere durato un'eternità.

Tutti stavano ansimando. Compresa Wynne.

Ma ebbe abbastanza forze da farle recuperare ai compagni.

Paperino non riusciva quasi più a reggersi in piedi.

A Redcliffe avevano affrontato un'orda di Heartless più grande di quella che avevano appena affrontato: ma non c'erano i Prole Oscura con essi.

Ecco perché lo sforzo sembrava il doppio.

Uno sforzo che avevano quasi dimenticato, quando, finalmente, si avvicinarono al centro della piazza.

Il golem era al centro di un giardino, come fosse una normale statua.

Considerando lo sporco sulle sue pietre, era lì da tanto tempo.

Non era molto alto. Era poco più alto di Sten. Ma comunque più basso di un golem comune.

E c'erano dei solchi, su quello che sembrava la testa: dovevano essere gli occhi e la bocca.

-Bene. Allora... ecco il golem.- disse Morrigan, incrociando le braccia -Che aspettiamo? Che ci dica di attivarla?-

-Ho letto delle storie sui golem.- aggiunse Wynne, seria -E so quanto aiuto ti serva contro i Prole Oscura, Alistair, ma non credo sia saggio attivare un golem.-

-Comprendo la vostra diffidenza, Wynne, ma non ricorrerei a questo, se non fossi in una situazione simile. Ma finché possiamo controllarlo, possiamo stare tranquilli.-

-Non avevi detto di avere una verga di controllo, Pippo?- ricordò Sora, guardando l'amico.

Pippo lo aveva quasi scordato. La cercò nelle sue tasche, dopo essersi battuto la fronte con la mano.

-Ah, eccola!- esultò, alzandola in aria.

A prima vista, sembrava metà bastone.

-Allora... quale era la formula...?- Pippo si grattò la testa, cercando di ricordare l'incontro con il venditore -Te la ricordi, cucciolo?-

Un abbaio fu la risposta.

-Beh, eheh... non credo che fosse “Bau!”, eheh... Ah, sì!-

Puntò la verga in avanti, verso il golem.

-Dulef gar!-

Tutti gli occhi erano puntati sul golem.

Era ancora immobile. Le braccia non si erano mosse. Nemmeno la testa. O le gambe.

-Dulef gar!-

Pippo fissò la verga. La batté più volte sul suo palmo.

-Ho detto, DULEF GAR!-

Per quante volte ripetesse la formula, il golem non si mosse.

-Ehi, che sia rotta?-

-Beh, o quella o non è una vera verga di controllo, o chi te l'ha data ti ha detto la formula sbagliata.- ipotizzò Morrigan, incrociando le braccia, delusa.

-L'avevo detto che venire qui era una perdita di tempo...- ripeté Sten, sospirando, deluso.

-Però non capisco...- aggiunse Leliana -Perché dare la formula sbagliata?-

-I golem possono essere pericolosi, se non sappiamo controllarli.- informò Wynne, forse un po' sollevata dal fallimento della verga di controllo -Forse era un golem difettoso. E quindi hanno ritenuto saggio disattivarla.-

Anche Sora sembrava deluso.

-Uffa. Ci tenevo tanto ad avere un golem...- sospirò -E ora che facciamo?-

-Ehi, e quelli?!-

Leliana aveva puntato verso una casa, allarmata: tre Soldati stavano correndo verso la porta, ignorando il gruppo dei due Custodi.

Poi sparirono nel nulla.

-Non li avevamo eliminati tutti?- domandò Morrigan, incuriosita.

-Sembra che qualcosa li stia attirando in quella casa...- ipotizzò Sora, serio.

-È probabile che gli abitanti si siano rifugiati lì.- rifletté Wynne -Sora, non avevi detto che gli Heartless sono attratti dai cuori delle persone?-

-Sì, è così.- comprese all'istante dove volesse arrivare la donna -Allora dobbiamo andare lì e salvarli!-

Le fitte nella testa di Alistair non accennavano a fermarsi.

-Sì, concordo.- approvò, tenendosi la fronte con la mano -Credo ci siano dei Prole Oscura anche là dentro.-

Sora si allarmò più di prima.

-E allora cosa facciamo ancora qui?!-

Senza aspettare di essere seguito, corse verso quella casa.

-Sora, aspettaci!- esclamò Paperino, lanciandosi al suo inseguimento con Pippo.

Anche il mabari era con loro. E poi fu il turno degli altri. Anche Sten, seppur ancora scettico sul piano dei due Custodi.

La porta era già aperta: dai segni sul legno era palese che fosse stata forzata, senza essere sfondata.

Una volta varcata, il gruppo si ritrovò di fronte a degli scalini.

Sora, preso dalla foga della corsa, per poco non cadde, rischiando di scivolare e rotolare verso il basso.

Per fortuna, riprese subito l'equilibrio. Soprattutto grazie all'aiuto della mano di Alistair che stringeva forte sul collo del mantello.

La sua risata imbarazzata fece sospirare tutti gli amici. Soprattutto Paperino e Pippo: Sora non accennava a voler dare un freno al suo vizio dell'irruenza, ogni volta che scorgeva il più minuscolo pericolo.

-Se non ti lascio andare, è solo perché mi servi contro gli Heartless.- avvertì Alistair, con sguardo da rimprovero, quasi da fratello maggiore -Sennò ti avrei lasciato volentieri ruzzolare per le scale per farti stare zitto e fermo, per una buona volta.-

Sora gli sorrise imbarazzato, grattandosi dietro la nuca, scusandosi.

Il mabari annusò qualcosa nell'aria: riprese a ringhiare.

-Sì, penso che stiamo pensando la stessa cosa.- riprese Alistair, facendosi serio e sospettoso -I Prole Oscura sono sempre più vicini. E forse con i loro nuovi amichetti che spuntano dal nulla.-

Il legno scricchiolava sotto i loro calzari. Dovevano procedere in silenzio.

Non per non farsi sentire dai Prole Oscura e dagli Heartless: ma per sentire le voci di eventuali sopravvissuti.

Inizialmente, non sentirono urla. O erano tutti periti sotto gli artigli e le lame degli Heartless e Prole Oscura; o avevano trovato un posto sicuro nel quale nascondersi.

Sora ed Alistair speravano fosse la seconda opzione, come la maggior parte dei loro amici.

Scesero di un piano, finendo in una libreria.

-Guarda guarda, chiunque vivesse qui faceva quasi concorrenza al Circolo dei Maghi.- notò Morrigan, guardando ogni singolo scaffale.

Wynne si permise di prendere un libro ed aprirlo. Le pagine erano gialle, e le copertine rovinate. Ma le lettere erano ancora leggibili. Dovevano essere libri vecchi.

-Non hai tutti i torti, Morrigan. Questo libro parla di magia e lo abbiamo anche al Circolo.-

-Ehi, guardate qui!- esclamò Leliana; anche lei aveva scoperto qualcosa, tra i libri -Questo parla della tecnologia nanica! Dei golem, appunto!-

La parola “golem” fece illuminare gli abitanti del Ferelden.

-Quindi questa è l'abitazione di Wilhelm.-

-Guarda che coincidenza...- commentò Alistair, senza farsi quasi sentire -Magari, tra questi libri potreste trovare qualcosa che riguardi le verghe di controllo.-

-Se lavoriamo insieme, avremo più possibilità di scoprire perché quella di Pippo non funziona!- incitò Sora, stringendo i pugni.

-Non eravamo qui perché ci sono altri Prole Oscura?-

La voce possente di Sten fece quasi sobbalzare i due Custodi.

In effetti, non aveva torto.

Erano giunti ad Honnleath per il golem; l'irruzione di Prole Oscura ed Heartless non era prevista.

Salvare i sopravvissuti era più importante della verga. Forse, tra di loro, c'era qualcuno che poteva aiutarli.

Lasciarono la libreria alle spalle, scendendo altri scalini.

Per fortuna, non erano ripidi come quelli che li avevano condotti alla libreria.

Sora si tappò il naso.

-Wow! Che odore!-

Alistair, invece, si permise un lieve sorriso, quando annusò l'aria.

-Questa... è birra?!-

C'erano delle botti enormi intorno. Circa una dozzina.

-Questa poi... non sapevo che anche i maghi avessero il passatempo della fermentazione della birra.-

-Ogni fereldiano è un buon intenditore di birra, Morrigan.-

-Sarà, ma a me non piace...- commentò Leliana, anche lei tappandosi il naso. Lei era orlesiana: era più abituata ai vini che alla birra.

Nemmeno Sten storse il naso all'odore della fermentazione. Anzi, anche lui sembrava interessato.

Le fitte alla testa di Alistair aumentarono di poco: dovevano essere vicini ai Prole Oscura.

Scesero gli ultimi scalini, entrando in una stanza ampia.

Il loro obiettivo era di fronte a loro: Prole Oscura ed Heartless.

Stavano tutti alzando lame ed artigli contro una barriera. Dietro di essa, c'erano delle persone.

I sopravvissuti del villaggio.

I due Custodi tirarono un sospiro di sollievo: erano vivi, per fortuna.

Dovevano, però, metterli fuori pericolo.

Un'ultima battaglia li separava dalle loro domande sul golem e sulla verga di controllo.

-Ehi!- urlò Sora; i Prole Oscura e gli Heartless si voltarono -Perché non ve la prendete con un vostro pari?-

-Grazie tante per ricordarmi che sono quasi simile a loro, Boccalarga...-

Sora si morse il labbro inferiore: si era dimenticato del rituale per divenire Custode Grigio. In effetti, i Prole Oscura riconoscevano i Custodi Grigi quasi come loro pari.

Lo scudo di Alistair fu sufficiente per proteggersi dalle frecce degli arcieri hurlock. Anche quello di Pippo.

Il mabari attaccava soprattutto i genlock.

Sora faceva il possibile per destreggiarsi tra Prole Oscura ed Heartless. Cercava di non farsi colpire dai primi, mentre eliminava i secondi. Distraeva la Prole Oscura, per farli eliminare da Alistair o da Sten.

Paperino lanciava Thundaga contro entrambi. Lo stesso facevano Morrigan e Wynne. Leliana aiutava il Custode Grigio, tenendosi a distanza dal combattimento: la sua armatura di cuoio non l'avrebbe protetta dalle lame dei Prole Oscura.

Dietro la barriera, i sopravvissuti osservavano il combattimento con speranza. Finalmente, quelle creature erano sparite.

-Sia lodato il Creatore!- esclamò una donna, sorridendo dopo un sospiro di sollievo -Siamo salvi!-

E non era l'unica a provare la stessa cosa: tutti erano sollevati, nel vedere la stanza priva di mostri.

Il gruppo si avvicinò alla barriera.

-State bene?- domandò, premuroso, Sora -Da quanto siete qui?-

-Da quando le creature oscure sono apparse.- spiegò un uomo, dai lunghi capelli biondi raccolti in una treccia -Hanno ucciso gran parte dei paesani. E poi sono apparsi i Prole Oscura che hanno quasi distrutto il villaggio. Ho fatto il possibile per difendere la mia gente con questa barriera...-

-Avete evocato voi la barriera?!- esclamò il ragazzo, con ammirazione, osando mettere una mano sulla barriera; era come toccare un muro -Forte!-

Nemmeno Paperino era capace di erigere una barriera simile.

La sua reazione fece quasi stranire i paesani.

-Voi, ecco... non siete uomini inviati dal bann, vero? Per salvarci, intendo.-

Alistair si allarmò, basito da quella domanda: nemmeno in situazioni simili i bann avevano inviato uomini per proteggere la propria gente.

“Ma cosa sta succedendo, nel Ferelden...?” pensò, deluso.

Poi si ricordò di Loghain e di quanto aveva riferito Teagan: avevano dato ormai priorità alla loro “guerra civile” che al Flagello ed alla salvaguardia degli abitanti dei propri Bannorn. Il Ferelden era ormai abbandonato a se stesso.

Toccava a lui, ormai, riunirlo contro il Flagello.

Il suo cuore riprese a battere molto forte, al pensiero del futuro. Si lasciò di nuovo sopraffare dal dubbio, dal timore: sarebbe stato all'altezza del suo compito? Questo si chiedeva sempre.

-Beh...- riprese Sora, grattandosi una tempia -Ci dispiace deludervi dicendovi che non ci ha inviato nessuno.-

L'uomo impallidì e con lui altri paesani.

-Quindi il bann ci ha abbandonati...-

-Ma ora è tutto a posto! Abbiamo eliminato i Prole Oscura e gli Heartless! Il villaggio è di nuovo al sicuro!-

-Se non vi ha inviati il bann, allora cosa vi porta a Honnleath?-

Alistair alzò lo sguardo: non era il momento per pensare al futuro. Intanto, doveva agire nel presente. E aveva un obiettivo preciso.

Fece un passo avanti, raggiungendo Sora.

-Vedete...-

-Sono un Custode Grigio.- tagliò corto Alistair, serio.

Quella frase sorprese Sora, ma anche gli altri.

Si aspettavano una reazione di sgomento da parte dei paesani. Ma la loro reazione fu tutt'altro che sgomenta.

Anzi, l'uomo con la treccia sorrise.

-Un Custode Grigio?! Ah, che il Creatore sia lodato! Oggi la fortuna è dalla nostra parte!-

Alistair era confuso, ma anche sollevato: i Custodi Grigi erano stati dichiarati fuorilegge. Ma Teagan aveva confermato che non tutti credevano nelle parole di Loghain. L'uomo doveva essere uno di questi.

-Spero di non deludervi, se vi dico che non siamo qui per i Prole Oscura.- spiegò, provando un po' di imbarazzo, nella sua schiettezza -Non fraintendeteci, siamo contenti di avervi salvato. Ma, in realtà, siamo qui per la statua qui fuori. Pensavamo potesse essere utile nel Flagello. Ma... Pippo, non è che potresti...-

Allungò un braccio verso Pippo. Questi annuì e gli passò la verga di controllo.

-Sembra che non risponda al comando.-

Lo sguardo dell'uomo si incupì. Non era chiaro se per preoccupazione o per delusione.

-Quindi è per Shale che siete qui?-

Sora ed Alistair si guardarono, confusi. Poi guardarono Pippo. Lui alzò la mani, come per dire “Io non ne sapevo niente.”. Nemmeno gli altri ne sapevano qualcosa.

-È così che si chiama quella statua?- domandò Leliana.

Dallo sguardo cupo dell'uomo, ci doveva essere qualcosa dietro.

Intanto, posò una mano sulla barriera. Essa svanì in un attimo.

I paesani cominciarono a compiere i primi passi, un po' incerti.

-Il villaggio è sicuro, vero?- domandò un uomo dalla barba scura.

-Abbiamo eliminato tutte le creature oscure. Siete salvi.- rassicurò la sorella.

-E io non percepisco più Prole Oscura. Il villaggio è salvo.-

L'unico paesano a rimanere nella stanza fu l'uomo che aveva dissolto la barriera.

-Mi chiamo Mathias.- si presentò, ancora serio e sospetto -Mio padre era Wilhelm, il mago di corte di re Maric. E precedente padrone di Shale.- spiegò; il suo tono si faceva sempre più furioso -Quel maledetto golem ci ha portato solo guai. Quando ha ucciso mio padre, mia madre ha deciso di vendere la sua verga. E deve aver dato di proposito la parola d'ordine errata, per non risvegliarla più.-

Sora impallidì, e anche i suoi due amici.

-U-ucciso?!-

-Le sue ossa erano talmente rotte che mia madre a stento lo riconosceva. E ha trovato Shale nello stesso modo in cui l'avete vista ora.-

-Quindi il golem è difettoso?- intervenne Morrigan, interessata all'argomento.

Le deduzioni di Wynne si stavano rivelando fondate.

-E chi lo sa? Mio padre era il suo padrone e lo ha ucciso comunque! Secondo voi è normale?-

In effetti, quello era un comportamento sospetto: un golem, a quanto pare, doveva essere al servizio di colui che brandiva la sua verga di controllo. Non doveva ribellarsi.

-Allora, la verga ha qualcosa che non va o è il golem stesso a essere difettoso.- ripeté Wynne, seria ed ancora sospettosa.

-Ascoltate, se non volete fare la stessa fine di mio padre, vi consiglierei di lasciar perdere Shale.-

-Sono d'accordo con Mathias. Se il golem è difettoso, può rivelarsi pericoloso per noi. Forse è meglio lasciarlo così.-

-Ma non avevamo detto che sarebbe stato utile contro i Prole Oscura?- fece notare Pippo.

Anche a lui il racconto di Mathias aveva incusso timore. Ma, in qualche modo, sembrava ancora fiducioso nel golem.

-Se riusciamo a risvegliarlo, cercheremo di indirizzare i suoi pugni ai Prole Oscura.-

-E poi, se dovesse perdere il controllo, il nostro qunari può fermarlo. È così forte da tenere testa persino a un ogre.-

Ancora una volta, Sora aveva parlato prima di riflettere.

Sten, sentendosi trascinato nel discorso, si imbarazzò e si innervosì nello stesso momento.

Mathias diede una rapida occhiata al qunari, un po' inquieto.

-Beh... se mi assicurate che quel qunari ancora non ha cercato di uccidervi... beh, presumo che possiate cavarvela con un golem...- rifletté.

Parlando, si era calmato; ma qualcosa sembrava comunque turbarlo.

-D'accordo. Vi dirò la vera parola d'ordine, ma prima voglio chiedervi un favore.-

Un favore per un favore. Ormai era diventata una consuetudine.

-Quando i Prole Oscura e le creature oscure sono spuntate qui nel villaggio, ci siamo rifugiati qui. Ma mia figlia Amalia è scesa nei piani inferiori, verso il laboratorio di mio padre. Ancora non è tornata, e sono preoccupato. Per favore, vorrei che me la riportiate indietro sana e salva.-

-Perché non ci andate voi stesso?- ribatté Morrigan, acida -Dopotutto, la figlia è vostra.-

Mathias assunse uno sguardo offeso.

-Credete che non ci abbia già provato?- fece notare -Mio padre ha messo delle difese magiche, che non riesco ad eludere. Non so come abbia fatto mia figlia a superarle. Non ve lo chiederei, se non fosse importante...-

-Non temete, troveremo vostra figlia.- tagliò corto Sora, accettando senza indugi.

Aveva di nuovo preso una decisione senza consultare i compagni.

Ma non poteva tirarsi indietro, al pensiero di una bambina in pericolo.

Se non avesse accettato lui, lo avrebbe fatto Alistair.

Forse i suoi poteri da templare sarebbero risultati utili contro le difese magiche. O il Keyblade di Sora.

-Se ci riusciamo... ecco...- Alistair si grattò una guancia, imbarazzato -Potremo avere un assaggio della birra che state fermentando qui?-

Sentì due colpi sulla testa: erano stati i bastoni di Wynne e Morrigan.

“Ti sembra il momento di pensare alla birra?!” gli avevano comunicato, senza l'uso della parola.

Mathias, invece, si mise a ridere.

-Beh, perché no? La mistura di mio padre è una delle migliori del Ferelden. Sarò ben lieto di farvela assaggiare.-

L'accordo era stato stipulato.

Sten soffiò dal naso.

-Bah, un'altra perdita di tempo.- borbottò; la sua enorme mole si allontanò dal gruppo.

-Ehi, dove vai?- domandò Alistair.

-Se volete perdere altro tempo, fate pure. Io vi aspetto fuori.-

Non volle ascoltare obiezioni: si diresse verso le scale, per tornare in paese.

-Almeno, se dovessi percepire altri Prole Oscura, lui proteggerà l'entrata.- volle far notare Alistair, per rassicurare Mathias.

-Ma non può stare lì da solo.- notò Leliana -Qualcuno deve restare con lui.-

-Figurarsi.- commentò Morrigan -Quello evita tutti noi.-

-Beh, non tutti.- ricordò Pippo; infatti, si chinò sul mabari -Ehi, cucciolo, vorresti tener compagnia a Sten?-

Un abbaio fu la risposta affermativa.

Anche il mabari si allontanò dal gruppo.

-Forse il qunari non ha tutti i torti.- commentò Morrigan -Voglio dire... sul serio? Solo recuperare una ragazzina?-

-Hai dimenticato delle difese magiche?- ricordò Alistair.

Wynne, improvvisamente, si fece inquieta: guardò verso la porta che li avrebbe condotti ai piani inferiori.

-Ho l'impressione che non sarà solo quello...- mormorò, facendosi sentire solo dalla strega -Sto percependo qualcosa...-

Anche Morrigan si insospettì.

-Lo sento anch'io. Un demone?-

-Temo di sì. Spero solo che la piccola sia ancora salva.-

-D-demoni...?-

Le due maghe si accorsero troppo tardi della presenza di Paperino. Aveva ascoltato la loro conversazione.

Naturalmente, dopo Connor ed Uldred, non poteva non avere brutti ricordi sui demoni.

Negare era impossibile, ormai.

-I-io... resto qui...!- balbettò, indietreggiando.

Morrigan sospirò, scuotendo la testa.

-Che mammoletta...-

-Io, invece, vado!- decise Sora, determinato. Nemmeno lui aveva dei bei ricordi sui demoni, ma c'era in mezzo la vita di una bambina. Non poteva tirarsi indietro.

Infatti, si stava già dirigendo verso le scale.

-Anche io vorrei rimanere...- aggiunse Pippo, anche lui intimorito all'idea di affrontare un altro demone -Ma non me la sento di lasciare Sora da solo...-

-Tranquillo, vado io con lui.- si offrì Alistair, facendo l'occhiolino.

-E questo non è molto confortante...- commentò, sarcastica, Morrigan.

Alistair mostrò un po' di lingua, nell'istante in cui lei gli ebbe voltato le spalle.

Leliana, Paperino e Pippo rimasero con Mathias; tra le altre cose, per ottenere qualche informazione in più su Shale.

Sora, Alistair, Wynne e Morrigan si diressero verso l'unica entrata lì presente: Amalia doveva averla attraversata in un attimo di paura, proprio quando Mathias aveva eretto la barriera per proteggere tutti dai Prole Oscura ed Heartless.

Sora si strinse di nuovo nel mantello, una volta attraversata quell'entrata: la temperatura era scesa drasticamente.

Era una grotta.

Non c'erano candele, ad illuminarla, ma cristalli, che spuntavano dalle rocce.

Sora li ammirò uno per uno, con gli occhi che brillavano. La loro luce era magnetica.

-Beh, di certo non biasimo il signor mago per aver scelto proprio questo, come luogo di lavoro.- commentò, allungando una mano verso un cristallo -È così... bello...-

Ne toccò uno, piccolo ed arancione: era stranamente caldo. Era una sensazione piacevole, che faceva contrasto con il freddo della grotta.

Avrebbe tanto voluto portarselo via, come fonte privata di calore. Ma era ben incastonato nella roccia.

Stava quasi pensando di chiedere ad Alistair di prenderlo.

Ma lui aveva la mente altrove.

-Mathias ha parlato di difese magiche...- ricordò Alistair, sospetto -Stiamo scendendo da poco, ma ancora non ho visto barriere... che Amalia le abbia eluse tutte?-

Sotto i suoi piedi, tuttavia, spuntò del fumo.

Intuendo un pericolo, scattò all'indietro, intimando il ragazzo e le due maghe a non avanzare oltre.

Delle creature deformi emersero dal terreno: la loro pelle era grigia e rugosa, il torace era squarciato, con le costole che spuntavano.

-Perché non chiudi quella bocca?!- rimproverò Morrigan, impugnando il proprio bastone.

-E poi sono io il signor Boccalarga...- aggiunse Sora, sarcastico.

Alistair era sconvolto, ma non dai rimproveri.

-Dei wraith?! Qui?!- si stupì Wynne.

-Cosa sono i wraith?!-

-Prima combattiamo, poi le spiegazioni, ragazzino!- tagliò corto Alistair, sguainando già la spada.

Sei wraith circondarono il gruppo di quattro.

-Lasciateli a noi!- esclamò Morrigan, rivolta a Sora ed Alistair -Voi due raggiungete la mocciosa!-

-No! O tutti o nessuno!- protestò Sora.

Ma le due maghe avevano già iniziato a combattere: le creature barcollavano, alle loro magie.

-I wraith sono immuni ai colpi di spada!- spiegò Wynne -Noi abbiamo più possibilità.-

Un wraith, però, si era messo tra i due Custodi e la strada che conduceva ad Amalia.

E stava già alzando una mano.

Sora era paralizzato dalla sorpresa. Restò immobile, con gli occhi blu fissi su quella mano.

-Sora!-

Alistair gli fece da scudo, ma con il corpo.

Sperava di poter sferrare una scarica di lyrium, ma non era stato abbastanza veloce.

Ricevette un colpo ingente alla testa, che lo scaraventò verso il muro.

Batté il cranio contro una roccia.

-Al!- esclamò Sora, preoccupato.

Il colpo aveva quasi tramortito il Custode Grigio.

Ma stava comunque alzando la punta della spada verso il wraith, che si stava avvicinando a lui.

Wynne, però, aveva spiegato che erano immuni alla spada.

Le due maghe erano sole contro cinque wraith. Non potevano aiutarli.

Sora non poteva rimanere fermo.

Strinse la presa sul Keyblade e si mise tra Alistair ed il wraith, determinato.

La punta del Keyblade si illuminò -Fire!-

Una sfera infuocata colpì il wraith in pieno petto. E poiché scagliato a breve distanza, provocò un impatto tale da far volare il wraith in aria, dall'altra parte della grotta.

Alistair, per fortuna, non aveva perduto i sensi.

Fu sorpreso di vedere Sora usare la magia. Lui stesso aveva affermato di ricorrere poco alla magia.

Solitamente, combatteva con il Keyblade.

-Stai bene, Al?-

-Ah... lo sentirò per un po'... Per fortuna che ho la testa dura.-

Alistair, infatti, continuava a tenere la mano dietro la nuca. Per fortuna, non era ferito.

-Ti devo un favore, ragazzino.-

Morrigan e Wynne erano troppo impegnate con il resto dei wraith, per accorgersi dei due Custodi.

Una saetta da parte della strega fece sparire l'ultimo.

-Siete ancora qui?!- si sorprese, voltandosi verso i due ragazzi -Non vi avevamo detto di raggiungere la mocciosa?-

-Un wraith ci ha aggrediti. Sora mi ha salvato.-

Anche Wynne sapeva che il ragazzo conosceva un po' di magia basilare. La spiegazione di Alistair non la sorprese.

-È incredibile, comunque, che dei wraith siano qui...- aggiunse Alistair, incuriosito -Raccontano che fanno la guardia all'Urna delle Sacre Ceneri...-

-La stessa Urna delle Sacre Ceneri che dovremo cercare per Arle Eamon?-

-Proprio quella, Sora.-

Sora rabbrividì al pensiero di ritrovare quelle creature. Erano persino più orrende dei Prole Oscura.

-In genere, i wraith sono gli spiriti dei discepoli di Andraste, che vegliano sull'Urna delle Sacre Ceneri...- spiegò Wynne -Ma possono essere anche spiriti di persone il cui corpo è stato carbonizzato, o spiriti dell'Oblio. Quando siamo vicini ad un punto con il Velo sottile, può capitare che si manifestino con queste fattezze.-

“Non come demoni, insomma.” pensò Sora.

-Non sono sorpresa che Wilhelm li abbia voluti usare come difesa.-

Sora era sempre più pallido: Prole Oscura, demoni, ora anche i wraith. Quel mondo era pieno di misteri e pericoli.

-Rilassati, ragazzino, ci siamo qui noi a proteggerti!- assicurò Alistair, passando la mano sui suoi capelli, arruffandoli; era come se avesse percepito i suoi pensieri.

Ma Sora non stava pensando a se stesso: stava pensando alla possibile reazione di Paperino.

E lui già impallidiva al solo parlare dei demoni.

Morrigan indicò qualcosa in avanti, con il bastone.

-Credo che siamo quasi arrivati.-

C'era un'entrata senza porta: oltre, si poteva notare una stanza ampia.

Qualcosa si stava muovendo: due figure.

Quella più grande stava rincorrendo quella più piccola.

-Deve essere Amalia.- dedusse Sora.

Senza riflettere, si mise a correre.

-Ehi!- esclamò, attirando l'attenzione a sé.

-Sora, aspetta!-

C'era qualcosa che copriva l'entrata: una specie di velo giallo.

Wynne aveva allungato una mano, per fermarlo.

Inaspettatamente, Sora superò quella barriera senza problemi.

Ciò la insospettì: non era una barriera per respingere esseri umani.

Si domandò il suo effettivo utilizzo: era come se volesse tenere qualcosa all'interno.

Ma cosa?

Sora era ormai dentro la stanza.

-Ehi, ciao.- salutò, sorridendo -Sei tu Amalia?-

Le figure che avevano scorto in lontananza erano una bambina ed un gatto. Si fermarono, appena notarono il ragazzo.

Si notavano alcuni tratti di Mathias, nel volto della bambina. Come i capelli biondi raccolti in due trecce.

Non sembrava affatto sorpresa o spaventata dall'ospite improvviso.

-Ciao. Sei venuto a giocare con noi?-

Il suo sorriso era dolce ed innocente.

Sora inclinò la testa, confuso.

-“Noi”?-

-Con me e la micia, ovviamente.-

Anche Alistair, Morrigan e Wynne si unirono al ragazzo.

Amalia non era da sola, a quanto pare: c'era davvero un gatto. Il manto era arancione.

Tuttavia, c'era qualcosa di strano, e le due maghe lo avevano percepito subito: i suoi occhi erano viola lucenti. Quel gatto non era normale.

-Piccola, ci manda tuo padre.- prese la parola Wynne, rassicurante -Vuole che ti riportiamo da lui.-

Le aveva persino porto una mano. Ma la bambina scosse la testa, indietreggiando di un passo.

-No, non posso. La micia non può lasciare questo posto.- spiegò, diffidente -Se la abbandono, rimarrà da sola e io non voglio lasciarla da sola!-

Il gatto si strusciò contro le sue gambe, facendo le fusa.

-Sei davvero una brava bambina, Amalia.- sibilò; il suo tono era piatto, ma nello stesso tempo, ammaliante -Mi spezzerebbe il cuore, separarmi da te.-

Sora e Alistair spalancarono le loro bocche, dalla sorpresa.

-Il gatto parla?!- esclamò il secondo, sgomento.

Non era la prima volta che Sora incontrava un animale parlante; ma non si aspettava di incontrare una creatura simile anche in quel mondo.

-Sì, è questo che la rende speciale. Giusto, micia?-

Anche Wynne e Morrigan erano sorprese, ma non come i due ragazzi: si guardarono l'un l'altra, con aria sospetta.

-Stavamo per fare il gioco degli indovinelli. Volete unirvi a noi? È più divertente con più persone.-

La bambina non sospettava nulla. O era un'ingenua o era sotto un incantesimo.

Il principale soggetto di allarme delle due maghe era ovviamente il gatto.

Gli occhi viola, poi la sua capacità di parlare... non era un gatto qualsiasi.

Forse non era nemmeno un gatto.

-Puoi scusarci un attimo, piccola?- disse Wynne, nello stesso tempo mettendo una mano sulla spalla di Sora, invitandolo a voltarsi verso di lei. Morrigan fece la stessa cosa con Alistair.

-Va bene. Iniziamo noi, intanto.-

I due Custodi e le due maghe si erano chiusi quasi a formazione testuggine.

-Vi siete accorti che quello non è un gatto normale, vero?- iniziò Morrigan, seria.

-No! Sul serio?!- ironizzò Alistair, fingendosi sorpreso -E io pensavo che il Ferelden fosse pieno di gatti parlanti!-

Ricevette una bastonata sulla testa, da parte della giovane strega.

-Sospettiamo si tratti di un demone.- riprese Wynne, alludendo a se stessa e Morrigan -E non mi sorprenderebbe che abbia incantato quella piccina...-

Sora sospirò.

-Demoni?! Perché deve sempre trattarsi di demoni?!-

Era una fortuna, allora, che Paperino non si fosse unito a loro. Sia per i wraith che per il demone.

-Avrà qualcosa in mente. E temo coinvolga la piccola. Dobbiamo farlo parlare.-

-E probabilmente vorrà proporci un accordo.- aggiunse Morrigan, sospetta.

Amalia si era seduta per terra. Persino il gatto si era messo seduto.

-Scusatemi...-

Sia la bambina che il gatto si voltarono, nel sentire la voce della strega.

-Ora vogliamo essere noi a proporvi un gioco...- iniziò, con le braccia incrociate; il suo sguardo era fisso sul gatto -Si chiama “l'incredibile fuga”.-

Sora ed Alistair si guardarono di nuovo, confusi: cosa intendeva con “incredibile fuga”?

Anche Amalia condivideva la loro perplessità.

-Tu vuoi andartene da qui, vero? A nessuno della tua razza piace restare rinchiusi.-

Il gatto si avvicinò alla strega, ma si mantenne comunque a distanza.

-Purtroppo, non posso lasciare questo posto.- spiegò -Quella barriera mi impedisce di uscire da qui.-

La barriera era dunque una protezione contro i demoni, realizzò Morrigan.

E anche Wynne aveva ragione: non era qualcosa per respingere chi si trovasse all'esterno, ma trattenere chi era all'interno.

-Voi volete la bambina. E io voglio andarmene da qui. Forse possiamo trovare un accordo...-

Era la prova che era un demone. Anche Sora ed Alistair si insospettirono.

-Per tutte le volte in cui ho tentato la fuga, quella barriera continuava a respingermi. Nessun incantesimo sembra poterla distruggere.-

Fissò lo sguardo sul Keyblade.

-Tuttavia... quella chiave farebbe al caso mio.-

Anche Sora osservò di nuovo la sua spada.

Comprese all'istante dove voleva arrivare.

-Fammi indovinare. Vuoi che usi il Keyblade sulla barriera, così sarai libera?-

-Corretto.-

Amalia sorrise di nuovo.

-Evviva! La micia sarà libera!-

Morrigan e Wynne, però, sospettavano ancora qualcosa. Il demone era stato troppo vago.

Non aveva ancora detto la sua condizione. E, basandosi sulle precedenti esperienze, un demone non faceva mai niente per niente.

-In cambio di cosa?- domandò, infatti, Morrigan, seria.

Tutti gli sguardi, quello di Amalia compreso, erano fissi sul gatto.

-La bambina, ovviamente.- fu la risposta.

Era esattamente quello che le due maghe avevano sospettato.

Se era interessato ad impossessarsi di lei, allora questo significava che era una maga, come suo nonno Wilhelm e suo padre Mathias.

Amalia continuava a sorridere: lei non sapeva nulla dei demoni.

Infatti, fraintese le sue parole. Non poteva sapere il verso significato della richiesta del demone.

-Vuoi dire che staremo insieme per sempre?- sperò, infatti -Mi prenderò cura di te, micia! Anche papà ti adorerà!-

-Oh, stai pur certa che staremo insieme per sempre...-

La sua voce era sempre più strana. Più sibilante.

-Sarà bello vedere il mondo dai tuoi occhi, Amalia...-

La sua vera intenzione stava emergendo.

Amalia smise all'istante di sorridere: indietreggiò di un passo, allarmata.

-Micia...? Cosa stai dicendo...? Mi spaventi...-

Stava iniziando a sospettare di quel gatto: il suo tono, prima giocoso ed affettuoso, si era fatto minaccioso.

-Allora, ragazzo, cosa aspetti? Distruggi quella barriera!-

Sora protestò.

-No!- disse, infatti -Non pensi a Amalia? Cosa le accadrà? E suo padre? Sospetterà che non è sua figlia!-

-Voi umani guardate solo quello che volete guardare. E lui vedrà solo sua figlia Amalia, non vedrà me.-

-Visto, Sora? Non le accadrà nulla.- aggiunse Morrigan, indifferente, ma ancora con le braccia incrociate.

La sua reazione insospettì persino Wynne.

-Quindi, cosa aspetti? Fa' come ti ha detto. Usa il tuo Keyblade su quella barriera.-

Alistair volle dire la sua.

-Ragazzino, non vorrai mica farlo, vero? Non ricordi cosa è successo a Connor?-

Ma lo sguardo di Sora era fisso sugli occhi gialli di Morrigan: senza farsi vedere dal gatto, gli aveva fatto l'occhiolino. E poi, sempre con gli occhi, aveva indicato il gatto stesso.

Il messaggio era chiaro.

Sora diede la conferma con un cenno della testa.

Infatti, puntò la spada contro la barriera.

-No! Non voglio che si impossessi di me!- esclamò Amalia, sempre più spaventata -Voglio il mio papà!-

Stava per scappare, quando Sora si voltò all'improvviso: il Keyblade non era più puntato verso la barriera, ma verso il gatto.

Fu colto di sorpresa da un raggio di luce.

-Micia!-

Aveva scoperto le sue vere intenzioni, ma si preoccupò comunque.

Il gatto rotolò pochi metri da loro. Il suo corpo si era illuminato, divenendo più grande, e con una forma che non era affatto quella di un gatto.

La bambina urlò, non appena la luce svanì: pelle viola, forme femminili, grandi corna nere.

Un demone del desiderio.

-Scappa, Amalia!- suggerì Sora, pronto a combattere, come il resto dei suoi compagni.

Amalia non esitò. Era sempre più vicina alla barriera.

-Andiamo con lei!- decise Wynne, indicando anche Morrigan.

-No! Lei è mia!- sibilò il demone, scattando in avanti, rabbioso.

Alistair e Sora si misero in mezzo, determinati. Anche Morrigan e Wynne avevano già i propri bastoni in mano.

Amalia aveva superato la barriera. Era fuori dalla portata del demone.

-MALEDETTI!- esclamò, scatenando una piccola bufera.

Alistair mosse una mano appena in tempo: la bufera cessò un istante prima che li colpisse tutti e quattro.

La maga e la strega si lanciarono all'inseguimento di Amalia, per proteggerla da eventuali wraith.

Alistair e Sora potevano cavarsela da soli: quel demone non sembrava molto forte.

Impugnarono le proprie spade e combatterono contro il demone.

Amalia correva veloce, dalla paura.

Le due maghe quasi faticarono a stare al passo con lei.

-Papà!-

Leliana, Paperino e Pippo erano ancora con Mathias.

Per tutto il tempo, nonostante le piacevoli conversazioni con i tre forestieri, non aveva fatto altro che preoccuparsi per la figlia.

Si illuminò a sentire la sua voce.

-Amalia!-

I due si abbracciarono subito.

La bambina era chiaramente terrorizzata, ma, almeno, era illesa e salva.

-Papà! Ho avuto tanta paura!-

Raccontò del suo incontro con il gatto, alla fine rivelatosi un demone.

-Dove sono il Custode Grigio e il ragazzo con i capelli a punta?-

Sora e Alistair non erano con Wynne e Morrigan. Erano rimasti indietro ad affrontare il demone.

Paperino e Pippo subito si preoccuparono per Sora.

-Pippo! Andiamo subito da Sora!-

-Ma Paperino...!-

-Noi ce ne stiamo qui fermi mentre lui affronta un demone! Forse siamo ancora in tempo!-

-Tranquillo, tutto risolto.-

Paperino aveva già sfoderato il suo scettro, quando i due Custodi fecero la loro apparizione.

-Co-cosa?!-

Ancora sgomento, scattò verso di loro, colpendo entrambi con lo scettro.

-Mi avete fatto preoccupare, malandrini!- rimproverò -Affrontare un demone da soli!-

-Ahi! Beh, confesso che in alcuni momenti me la sono vista davvero brutta.- raccontò Alistair, massaggiandosi la parte colpita dal papero; diede un colpetto sulla testa di Sora -Ma per fortuna questo qua mi ha tirato fuori dai guai. Dovevate vedere come ha combattuto, una vera furia.-

Paperino fissò l'amico, che rispose con un sorriso a trentadue denti, per rassicurarlo.

Sospirò, rassegnato: almeno era salvo. Quello era importante.

-Oh, beh, tanto lo sapevo che ve la sareste cavati...- disse, incrociando le braccia e guardando da un'altra parte, per non mostrare il suo orgoglio.

Morrigan ridacchiò.

-Eri davvero fiducioso?- derise, in modo leggero -Ma se un istante hai detto di pronto ad affrontare un demone per salvare Sora?-

Quell'affermazione stupì Sora. Un po' anche il resto dei presenti.

-Davvero avresti affrontato un demone per me?- domandò il ragazzo, sorpreso.

Ormai la maschera era calata. Era inutile negare.

Per i suoi amici, Paperino avrebbe affrontato le sue paure peggiori.

Aggrottò le sopracciglia e batté una zampa per terra.

-Che domande, Sora! Certo che lo avrei fatto!-

Anche Pippo si unì alle risatine di Morrigan.

-Allora non hai così paura come affermi.- fece notare.

-Ah, pfui!-

Amalia non aveva idea di cosa i forestieri stessero parlando, ma anche lei rise.

Mathias, invece, era confuso.

Si schiarì la voce, attirando l'attenzione.

-Non so come esprimervi la mia gratitudine per aver salvato mia figlia.- disse, infatti.

-Dovere.- rispose Alistair stringendogli la mano.

-Siamo contenti che Amalia sia tornata da voi sana e salva.- aggiunse Sora; si rivolse alla bambina -E la prossima volta, guardati dagli animali parlanti.-

-Disse il ragazzo in compagnia di un papero e un cane parlanti...-

Alistair non aveva tutti i torti.

Sora rivolse uno sguardo ai suoi due amici: la prima volta in cui li aveva incontrati, in effetti, non aveva nascosto i suoi sospetti ed il suo stupore. Non aveva mai incontrato animali parlanti.

Dal loro incontro, però, aveva visto cose ancora più strane: alcune innocue, altre pericolose.

Amalia non sapeva nulla dei demoni: quella esperienza l'avrebbe senz'altro incuriosita sull'argomento.

-Shale è vostra, come promesso.- riprese Mathias -Le parole per attivarla sono “Dulen Harn”.-

-“Dulen harn”.- ripeté Pippo, mettendosi due dita sulle tempie -Me lo metto qua...-

-Vi auguro buona fortuna per la vostra missione. Se siete riusciti a sconfiggere un demone, sono sicuro che ce la farete anche con i Prole Oscura.-

Sora fece un passo in avanti, determinato.

-Non temete.- assicurò, con il suo sorriso a trentadue denti ed il pugno chiuso -Con Shale nessuno ci fermerà.-

-Spero davvero tanto che non farete la fine di mio padre. Mi peserebbe sulla coscienza.-

Quelle parole non erano confortanti, tantomeno di incoraggiamento. Ma valeva tentare.

Sten, come aveva promesso, era rimasto di fronte all'entrata. E il mabari stava sonnecchiando vicino a lui.

Per fortuna, non erano apparsi altri Prole Oscura o Heartless, in quegli istanti.

Honnleath era definitivamente salva.

-Ce l'avete fatta, alla fine...- borbottò il qunari.

-E abbiamo le parole giuste!- esultò Pippo, mostrando nuovamente la verga.

-E adesso, risvegliamo il golem.- annunciò Alistair.

-Anche se non credo sia una buona idea...- commentò Wynne, ancora scettica.

Il gruppo, di nuovo, si approcciò a quello che apparentemente sembrava una statua.

Pippo si avvicinò, con passo sicuro.

Il mabari camminava accanto a lui, sicuro.

Gli altri, invece, avevano deciso di tenersi a distanza: se il golem avesse reagito in modo violento come temeva Mathias, almeno Pippo sarebbe riuscito a salvarsi, grazie allo scudo. Ma lo scettro di Paperino ed i bastoni di Morrigan e Wynne erano pronti per ogni evenienza.

La verga fu nuovamente puntata in avanti.

-Dulen Harn!-

Per i primi secondi, niente.

Qualcosa si illuminò, sul volto del golem: i solchi erano davvero gli occhi e la bocca.

Le dita iniziarono a muoversi. Poi la testa.

Le braccia si abbassarono, ed il busto si eresse.

Erano tutti stupiti, arretrando di un passo.

-Ah! Che bello scrocchiare di nuovo le pietre!-

Rimase ferma dove era, senza compiere altri passi o movimenti.

Sembrava perfettamente calma. Non una furia come aveva raccontato Mathias. Forse non era difettosa.

Paperino tirò la stoffa della casacca di Sora.

-P-p-p-p-p-p... PARLA...!- balbettò, impallidendo.

Anche il ragazzo non sapeva cosa dire: esseri simili era abituato ad averli come avversari, non come probabili alleati.

E l'unico essere di pietra che aveva incontrato era Lithos, nel Monte Olimpo. Ma non aveva la stessa razionalità che stava mostrando Shale.

-Sono rimasta bloccata qui per tanti, tanti anni, solo osservando gli abitanti e subire le defecazioni di quei maledetti volatili...- raccontò, rivelando il proprio genere -Ma speravo che sarebbe venuto il giorno in cui qualcuno avrebbe trovato la verga di controllo.-

Fissò Pippo. Era logico che ne era rimasta perplessa.

-E... che bestia strana sarebbe, esso...?-

Nonostante lo stupore iniziale, Pippo sorrise sereno e tranquillo.

-Buona giornata a te, Shale. Io sono Pippo.-

-Pippo? Che razza di nome...-

Si guardò intorno, come per cercare qualcosa.

-Ci siete solo voi? Dove sono gli abitanti, sono tutti morti?-

Pippo si grattò la testa.

-Beh... no. Credo siano tutti nelle loro case.-

-Ho visto le creature oscure.- parlava dei Prole Oscura e degli Heartless -Speravo li avessero uccisi. Beh, peccato. Mi stavo abituando al silenzio.-

Sora si voltò verso Alistair coprendo il lato della bocca rivolto verso Shale.

-Ehm... parole inquietanti a parte, non sembra pericolosa.- sussurrò.

-Nemmeno a me. Avrebbe attaccato subito Pippo. Forse possiamo fidarci.-

-E ora, dimmi, strana bestia.- riprese Shale -Mi hai risvegliato. E hai la verga di controllo. Hai ordini per me? Il mio precedente padrone ne aveva sempre uno. “Golem, vai a prendere la sedia.”, “Golem, uccidi quel bandito”, “Golem, sono stanco di camminare. Tirami su.”. Sempre ordini. Ha osato persino abbassarmi per adattarmi alle porte della sua casa! E sua moglie non poteva sopportarmi. Mi lanciava di tutto, insultandomi.-

-Ho una vaga idea del perché abbia ucciso il suo padrone. Anche se lo trovo inverosimile, visto che non dovrebbe avere sentimenti...- riprese Alistair, parlando a Sora.

Questi annuì, anche lui dello stesso pensiero.

Pippo si grattò la testa, come per pensare: Shale gli aveva chiesto se aveva ordini.

Come capitano delle guardie, era sua consuetudine avere sempre ordini.

-Oh, sì! Puoi camminare di là?-

Un ordine semplice. E non esigente.

Ma Shale era rimasta immobile.

-Mi... hai sentito? O sei ancora bloccata con le gambe?-

-Ho sentito benissimo la strana bestia.- puntualizzò il golem -Ma non ne sento il bisogno.-

Morrigan incrociò le braccia.

-Questo sì che è interessante...-

Anche Wynne si insospettì. Ebbe il coraggio di fare un passo avanti, accanto a Pippo.

-Strano. I golem dovrebbero eseguire gli ordini di chi porta la verga di controllo.-

-Eppure, io non sento niente.-

Il gruppo di forestieri, incuriositi, si riunirono in cerchio, parlando tra di loro.

-Forse la verga è rotta.- ipotizzò Leliana.

-Impossibile. Altrimenti il golem non si sarebbe risvegliato alla parola d'ordine.- fece notare Morrigan.

-Dobbiamo preoccuparci?- Paperino era sempre più pallido ed allarmato al pensiero di un golem che non seguiva gli ordini.

-Ad ogni modo...- la voce di Shale attirò di nuovo l'attenzione -Vuol dire che sono libera? Che posso andare dove voglio? Ma dove? Non ho memoria del mio passato. E non so dove andare. Mi manca quello che si definisce... uno scopo.-

-Senza contare che un golem in libertà potrebbe destare qualche inquietudine...- mormorò Wynne, riflessiva -E il Ferelden è già abbastanza teso per il Flagello e gli Heartless...-

Sora ed Alistair si scambiarono di nuovo un'occhiata. Di nuovo, stavano pensando alla stessa cosa.

Anche loro si fecero avanti, raggiungendo Pippo e Wynne.

-In realtà, Shale...- iniziò Sora -Ci serve il tuo aiuto.-

Il volto privo di espressione del golem mostrò un accenno di interesse.

-Il mio amico Alistair è un Custode Grigio.-

Di nuovo, Sora aveva rivelato ad una persona appena incontrata la vera natura di Alistair.

-E stiamo radunando un esercito per affrontare i Prole Oscura e gli Heartless. Gli serve tutto l'aiuto possibile.-

-E dobbiamo girare per tutto il Ferelden.- tagliò corto Alistair -Subiamo continue aggressioni, sia da banditi che dai Prole Oscura e Heartless. Con te in squadra, avremo più possibilità contro di loro. Dopo tanti anni bloccata in questo villaggio, immagino tu senta il bisogno di... come dire... scrocchiare le pietre.-

Shale si osservò le grandi mani di pietra. Le chiuse e le aprì un paio di volte.

-Senza contare che dovremo andare anche ad Orzammar, per reclutare i nani. Da quello che so, i golem sono stati creati proprio dai nani. Magari scoprirai qualcosa sul tuo passato.-

Poco prima aveva affermato di non avere ricordi del suo passato, escludendo i ricordi sul mago Wilhelm, quindi nemmeno uno scopo di vita.

Ma quei due ragazzi gliene avevano appena proposti due: combattere contro Prole Oscura ed Heartless e scoprire le sue origini, una volta recatasi ad Orzammar.

-Una proposta allettante.- commentò, interessata -Mi manca spaccare le teste, in effetti. D'accordo, verrò con voi.-

Un altro membro era entrato nel gruppo dei due Custodi.

-Con te in squadra saremo imbattibili.- esultò Sora, ottimista.

-D'accordo, ma quello dobbiamo portarcelo dietro?-

Il dito del golem stava puntando verso Paperino.

Questi sobbalzò, quando lo notò.

-Quack!- esclamò.

-Non mi riempirà di guano, vero? Guardate come mi hanno conciata quei piccioni!-

In effetti, il suo corpo era quasi ricoperto di varie macchie bianche.

Non erano disegni naniche come avevano pensato i due Custodi e anche Pippo.

Sora volle rassicurarla con un sorriso.

-Tranquilla, Paperino è un papero educato.- spiegò, sereno -Ti prometto che farà il bravo.-

-Principalmente perché starò già io a cinque metri di distanza da lei...- mormorò Paperino, a bassa voce, quasi sudando freddo.

Shale rimase in silenzio, fissando il papero mago.

-Va bene. Ma tenetelo comunque lontano da me.-

Accompagnati dal silenzio, lasciarono il villaggio di Honnleath.

Sora, Paperino, Pippo e Alistair aprivano il gruppo. Sten e Shale lo chiudevano.

Erano alti quasi uguali, a vederli l'uno accanto all'altra.

-Il nostro gruppo si fa più interessante.- notò il Custode Grigio -Tre forestieri, un Custode Grigio, un'eretica, una maga del Circolo, una sorella della Chiesa, un qunari e ora anche un golem. Mancano solo un elfo e un nano e siamo al completo.-

-Beh, più siamo, meglio è.- commentò Sora, mettendosi le mani dietro la nuca -Trovo un'avventura più divertente, quando siamo in tanti.-

-E ci aiutano nelle aggressioni.-

Erano lontani, quando udirono un urlo collettivo provenire da Honnleath.

-Gli abitanti sono di nuovo in pericolo?- domandò Shale, fermandosi e voltandosi indietro -Dovremo tornare indietro?-

Non era un urlo di pericolo: era un urlo di giubilo.

E sapevano tutti perché.

-Proprio non vedevano l'ora di sbarazzarsi del golem, eh?- osservò Morrigan, quasi divertita.

A giudicare da come Mathias aveva parlato di Shale, incuteva timore in tutti gli abitanti. Con o senza verga, temevano si sarebbe risvegliata per far fare a loro quello che aveva fatto al suo padrone.

Ora non dovevano più avere paura.

Il golem sarebbe stato un problema del Custode Grigio, da quel momento in avanti.

-Spero di tornare qui, dopo il Flagello.- sperò Alistair, asciugandosi un lato della bocca -Quella birra era davvero ottima. Dovevo chiedere di portare via una botte.-

Poco prima di tornare nella piazza del villaggio, infatti, Mathias aveva mantenuto la sua promessa, lasciandogli bere un boccale della birra del padre. Era ancora ottima, nonostante la prolungata fermentazione.

Dopotutto, era birra fatta da un mago. Poteva averci messo un ingrediente magico per conservare il suo sapore.

-Nemmeno nelle taverne di Denerim la fanno così buona.-

Morrigan sospirò.

-Come fai a pensare alla birra, in momenti come questi...?-

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Capitolo 20
*** Il segreto di Flemeth ***


Note: YEEEEEEE!!! Sono tornata! Anche se sicuramente mi assenterò per altri sei mesi, come minimo. Lo avevo detto che, per i primi capitoli, mi sarei lasciata trasportare dall'entusiasmo e poi i capitoli sarebbero arrivati a rilento.
Noterete che ho modificato dei particolari, per non aggiungere ulteriori quest separate, ma comunque senza stravolgere la trama.
Buona lettura! (se i lettori di questa storia sono ancora vivi XD)

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Erano lontani da Honnleath e stavano per tornare sulla Via Imperiale, quando scese la notte.

-Voilà! Tutta pulita!-

-Yuk!-

Leliana e Pippo avevano passato tutto quel tempo a pulire e lucidare il corpo di Shale.

Fecero entrambi un passo indietro, nel frattempo asciugandosi la fronte con i propri avambracci, per ammirare il loro lavoro.

Shale, non avendo uno specchio, si limitò ad osservarsi le braccia: perfettamente linde, senza più nessuna macchia.

-Mmm... sì, ammetto che è piuttosto piacevole essere finalmente puliti da quel lurido guano e da quell'urina.-

Un semplice panno e dell'acqua erano stati più che sufficienti.

Il corpo di Shale era interamente fatto di pietra. Aveva, in effetti, dei disegni di fantasia nanica. Ma ciò che colpì Leliana e Pippo furono i cristalli che spuntavano dalle spalle e dai polsi, simili a quelli scovati da Sora nella grotta di Wilhelm.

A causa del guano, erano completamente coperti.

Brillavano nel buio, emettendo luce propria.

-Sono bellissimi.- disse la sorella, toccandone uno; era liscio e caldo al tatto.

-Me li ha messi il mio padrone. Rendevano il mio aspetto più gradevole, diceva. E sono anche molto potenti.-

Wilhelm. Il mago di corte di re Maric. Il precedente padrone di Shale.

Morto per mano di Shale stessa.

-Hai davvero ucciso il tuo padrone?- domandò.

Mathias sembrava davvero terrorizzato, mentre aveva raccontato quell'aneddoto.

Vedere il proprio padre completamente coperto di sangue e con la testa spaccata era stato un colpo troppo forte. Sia per lui che per sua madre.

-Non me lo ricordo.- rispose il golem, con tono piatto, quasi indifferente -Ho vaghi ricordi del mio padrone. Molti sono sugli esperimenti che faceva su di me. E gli ordini, tanti dannati ordini. Penso che il suo ultimo ordine sia stato: “Golem! Smetti di spaccarmi la testa!”-

Pippo deglutì: da come aveva combattuto contro i Prole Oscura, non biasimò gli abitanti di Honnleath per volerla fuori dal villaggio. Non aveva mai visto una foga simile, almeno in una persona.

Schiacciava le teste come noci.

Ma sembrava essersi calmata, o, almeno, sfogata a sufficienza, per quel giorno.

Dopotutto, le era stato suggerito di sfogare i suoi impulsi sui Prole Oscura. Se avesse perduto il controllo, nemmeno Sten sarebbe bastato a fermarla.

-Beh, stai tranquilla.- la rassicurò, picchiettando sulla mano rocciosa -Io non ti darò mai ordini strani.-

-La strana bestia è buffa, almeno. E non è noiosa e brontolona come il mago. Forse non è stato un male seguirlo.-

-Yuk!-

Mentre Leliana e Pippo erano impegnati con Shale, sia a pulirla che parlarle, Paperino volle tenere compagnia a Wynne.

-Decotto?- offrì, porgendole una tazza piena di liquido fumante.

Lo aveva preparato Morrigan con delle erbe che si era portata dietro dalle Selve Korkari.

Aveva detto che era l'ideale per recuperare le forze.

-Oh, grazie, caro.-

Dovette interrompere quello che stava facendo, per bere almeno un sorso di quel liquido.

All'inizio, il gusto era amaro, ma subito dopo, lasciava il posto ad una nota dolce.

Anche Paperino aveva preso la sua tazza e la sorseggiò in sua compagnia.

Buttò un occhio a ciò che stava sulle sue ginocchia: una coperta di lana.

-È bellissima!- complimentò, toccandola con una mano -L'avete fatta voi?-

-Sì. Mi piace lavorare a maglia. Stavo appunto pensando di fare dei maglioni per ognuno di noi. Le notti sono molto fredde, qui.-

Infatti, nonostante il mantello donato dall'Arlessa, il freddo del Ferelden era ancora insopportabile, specialmente per Sora.

Lui, infatti, stava continuando a sfregarsi le braccia, nonostante gli abiti pesanti ed il mantello. Lui veniva da un'isola, dopotutto.

-Già... ancora mi domando come facciate a sopravvivere con questo freddo...- borbottò Paperino, bevendo un altro sorso di decotto.

-E, credimi, caro, la Torre sa essere una vera ghiacciaia, certe volte.-

-Ma non usavate la magia, per riscaldarvi?-

-La magia va usata solo in caso di necessità, caro. Tu dovresti saperlo. Sei un mago, no?-

Ma Paperino non era stato sottoposto alle stesse regole dei maghi di quel mondo. Non era stato rinchiuso, nessuno gli aveva fatto credere che la magia fosse una maledizione, e nessun prepotente in armatura lo aveva umiliato.

-Beh... dove ho studiato io era diverso... Non siamo sorvegliati come voi.-

-Non avete un Circolo, da voi? E cosa avete, allora? Sono curiosa.-

Non era lo sguardo o il tono di un'insegnante severa, ma di una donna curiosa.

A Paperino bastava dire di non provenire da un altro mondo, poi, per il resto, poteva dire la verità.

-Beh, da noi ci sono degli istituti dove ti viene insegnato come controllare la magia.- spiegò -Ma impariamo solo la magia a fin di bene. Anche noi siamo piuttosto... restrittivi sulla magia nera.-

-Magia del sangue, vorrai dire?-

-Prima non sapevo neppure esistesse.-

E prima dei Prole Oscura, dei demoni e degli abomini, le uniche creature spaventose che aveva incontrato erano solo gli Heartless ed i Nessuno.

L'immagine del mago trasformato in abominio non sarebbe uscita facilmente dalla sua mente.

Quelle escrescenze che spuntavano sulla pelle, deformando completamente l'aspetto del povero mago.

Rabbrividì, a quel ricordo.

Wynne gli sorrise dolcemente.

-La prima volta che si vede un abominio è sempre la peggiore.- disse, alludendo a se stessa -Non ci si fa mai l'abitudine. È orribile vedere dove può portare la magia.-

Esattamente come con gli Heartless. Le conseguenze erano leggermente diverse, ma il mezzo era quasi il medesimo. Per questo Paperino stava rabbrividendo.

Aveva promesso che non si sarebbe lasciato tentare, in quel mondo. Non dopo aver visto cosa poteva capitare ai maghi: a Connor, Uldred, e tutti quelli che erano divenuti maghi del sangue.

Anche se non era per potere, ma per ribellarsi contro i loro carcerieri. Paperino si immaginò al loro posto, entrando in dilemma: si sarebbe unito a Uldred, per liberare i maghi, o avrebbe continuato a seguire le regole del Circolo, nonostante le loro ristrettezze?

Era solo contento del suo percorso di studio sulla magia.

-Voi siete buona, Wynne.- notò -Scommetto che i demoni non vi hanno mai tentata.-

Per il poco che l'aveva conosciuta, gli aveva dato questa impressione.

Lei si mise a ridere.

-Ti ringrazio, caro. Non diresti così, se mi conoscessi davvero. Se mi vedi così è solo per via delle mie esperienze. Da giovane ero molto impulsiva, un po' come te.-

Paperino spalancò il becco, per poco facendo rovesciare il sorso di decotto che aveva ingerito.

-Voi, impulsiva?!-

-Quando ho scoperto di avere i poteri, ero una bambina. Non ho mai saputo chi fossero i miei veri genitori, ma ho trovato un rifugio presso una famiglia. La moglie fu così gentile da non cacciarmi via, quando mi hanno trovata, ma i figli non mi facevano mai sentire la benvenuta, specialmente quello più grande. Mi lanciava ogni cosa e mi chiamava “stracciona”. Poi, un giorno, i suoi capelli avevano preso fuoco. Così, all'improvviso.-

-Quack! E siete stata voi?!-

-Te l'ho detto. Ero un'altra persona, da giovane, molto impulsiva.-

Anche Paperino lo era. Ma non si sarebbe mai spinto a tanto verso chi lo bullizzava. Specialmente il cugino Gastone.

-E poi cosa è successo?-

-Dopo giorni passati nel fienile solo ad acqua e pane raffermo, i templari mi portarono via. I miei primi giorni al Circolo sono stati i peggiori. Non facevo altro che piangere ed urlare, sai? Che non volevo rimanere lì, che volevo andare via, cose così. Avevo subito capito che vivere una vita normale, per una maga, non era possibile. Non avrei avuto una famiglia, dei figli, niente. Il pensiero di rimanere rinchiusa in una torre per il resto della mia vita mi aveva resa ancora più triste.-

-Oh, che cosa triste...-

-Credimi, c'è stato un periodo in cui odiavo essere una maga. E una notte sono andata nella cappella, forse per cercare rifugio, o risposte. Dovevo aver pianto molto, perché la venerata madre si è avvicinata a me, per parlarmi. E, siccome non avevo nessun altro con cui parlare, parlai con lei. Mi sono lamentata con lei di molte cose, dicendole addirittura che non volevo essere una maga, non volevo essere prigioniera e altre cose. Ma lei mi ha subito consolato, dicendo che il Creatore ci mette al mondo per vari motivi e che tutti abbiamo uno scopo nella vita.-

-Questo vi ha fatto sentire meglio?-

Wynne ridacchiò, imbarazzata.

-Ero giovane e arrogante, e credevo di sapere tutto. Pensai che erano solo un mucchio di sciocchezze e così me ne andai dalla cappella.-

-Io non riesco ad immaginarvi arrogante, Wynne. Siete così... razionale...-

-L'ho detto. Crescendo, ho imparato a razionalizzarmi. E, con l'avanzare dell'età, ho dato ragione alle parole della venerata madre. E mi sono resa conto che i chierici ed i maghi non sono così diversi tra di loro, nonostante, all'inizio, possiamo pensare che siamo su due poli differenti. Entrambi siamo prigionieri, gli uni della Chiesa, gli altri di un Circolo. Ma possiamo comunque trovare una famiglia nelle persone intorno a noi, amare il nostro lavoro e trovare appagamento nei nostri doveri. E, soprattutto, fare tesoro di ogni esperienza, come... i rimpianti.-

Si era fatta improvvisamente triste, mentre beveva l'ultimo sorso di decotto, come se qualcosa, nella sua mente, si fosse appena risvegliato.

E Paperino si fece sospettoso.

-Rimpianti? Perché, cosa...?-

-La cena è pronta!-

Alistair stava di nuovo mescolando qualcosa nella pentola. Un altro stufato.

In quel momento, persino Sten era tornato, con un notevole carico di legna sulle braccia. Sora lo stava seguendo a ruota, insieme al mabari.

Nonostante continuasse a rifiutare la compagnia, alla fine aveva accettato. In caso di aggressione degli Heartless, Sora lo avrebbe protetto. E se fosse avvenuto nell'accampamento, ci avrebbero pensato Paperino e Pippo.

In realtà, c'era un altro motivo per cui Sora si era allontanato con Sten: da quando si erano allontanati dal Circolo, non avevano avuto modo di parlare di quando erano prigionieri del demone della pigrizia. Il fatto che Sten fosse stato l'unico, oltre a lui, ad essersi reso conto di essere all'interno di un sogno aveva suscitato la curiosità del ragazzo.

In realtà, aveva già provato a chiederglielo. Ma otteneva solo risposte monosillabiche o grugniti privi di senso.

“Forse si vergogna a dirlo con tutti gli altri.” aveva pensato.

Approfittando di quella situazione, Sora tentò di nuovo.

Sten iniziò con un sospiro.

-Non ti arrendi mai, eh?- borbottò.

Non erano monosillabi. E nemmeno grugniti. Era un buon inizio.

Persino il mabari aveva allungato la testa, interessato.

E, per fortuna, Sten apprezzava la compagnia del mabari.

-Come ho già detto, quando sono giunto nel Ferelden, non ero da solo.- ripeté -L'arishok ha mandato me, e altri due.-

-In tre? Per rispondere a una domanda?-

-Non una domanda qualsiasi. Riguardava il Flagello.-

-Se l'arishok era così interessato al Flagello, perché, invece, non inviare un esercito per aiutare i Custodi Grigi?-

-I qunari non sono contemplati negli Accordi dei Custodi Grigi. E non vogliamo farci coinvolgere negli affari del resto del Thedas.-

-Ma in un emergenza, i volontari sono sempre ben accettati.-

-Si vede che non sai nulla, ragazzo.-

Sapeva dello scontro tra Tevinter e qunari, basandosi su quanto raccontato da Niall e quanto aveva visto nell'illusione del demone della pigrizia. Ma non sapeva nulla sul Qun.

-Cosa è successo ai qunari che erano con te?- domandò, cambiando argomento.

-Un'imboscata. Prole Oscura. Ho visto i miei due kadan morire, e la testa di uno di loro rotolare ai miei piedi.-

Sora si mise una mano sul collo, con una smorfia di dolore.

-E per rispondere alla tua domanda, ragazzo, in quell'illusione, i miei due kadan erano ancora vivi e l'arishok non aveva ancora avuto la risposta sul Flagello. Capisci dove voglio arrivare?-

Sintetico, ma chiaro. Sora aveva finalmente soddisfatto la sua curiosità. Era triste sapere cosa fosse successo ai compagni di Sten, ma non poté fare a meno di ammirare il qunari accanto a lui, per essere sopravvissuto a creature come i Prole Oscura senza essere stato contaminato.

-E come sei arrivato a Lothering?-

Era l'occasione giusta, pensò, per scoprire la causa della sua prigionia a Lothering.

-Quando ho ripreso i sensi, degli umani mi avevano soccorso, a prima vista incuranti che fossi un qunari. Non che non avessi apprezzato il loro aiuto, ma poi ho fatto una cosa orribile.-

-Li hai uccisi?-

Ricordava ancora il volto terrorizzato della venerata madre e degli abitanti di Lothering, alla vista di Sten libero.

-Sì, per paura.-

Nonostante il tono indifferente, Sora scorse una nota di pentimento, nelle sue parole.

-Paura che ti facessero del male?-

-No. Quando mi sono risvegliato, il mio braccio era stato privato della mia spada. La vidi, per terra, spezzata a metà, e la punta era sparita. Ho chiesto agli uomini se potessero ripararla, ma loro hanno detto che era impossibile. Mi sono lasciato prendere dal panico e li ho uccisi.-

Sora impallidì di nuovo.

-Mi stai dicendo che in un attacco di panico hai ucciso delle persone innocenti? Per una spada?-

Si rese conto, un istante dopo, di trovarsi sul filo del rasoio: e se avesse offeso il qunari? Avrebbe ucciso anche lui?

Ma Sten riprese a parlare con calma e compostezza.

-Quella spada era stata forgiata per il mio braccio. Era come se fosse stata parte di me. Tu come reagiresti se qualcuno ti rubasse il Keyblade?-

Sfortunatamente, Sora conosceva perfettamente quella sensazione: quella volta in cui Riku gli aveva privato il Keyblade, era come se gli avesse portato via una parte di sé. Si era fortificato con il Keyblade, era cresciuto con il Keyblade. Sì, era diventato come un prolungamento del braccio.

Erano tornati nel campo, quando avevano sentito Alistair annunciare che la cena era pronta.

Leliana sospirò.

-Oh, Alistair! Ancora stufato?! Che modo orribile di usare le verdure e la carne...-

-Ve l'ho detto, Leliana. Nel Ferelden si butta tutto in un trogolo!-

-A me piacciono!- commentò Sora, mettendosi a sedere, con una ciotola in mano -Porzione doppia, Al!-

L'odore dello stufato gli aveva fatto gorgogliare lo stomaco. La sua ciotola venne immediatamente riempita. Dal liquido marrone emersero pezzi di carne e carote dall'aria tutt'altro che invitante.

-Queste sono soddisfazioni. Prendete esempio da lui, Leliana. E poi, almeno, questi stufati scaldano.-

Anche Wynne si unì al falò.

-Morrigan? Non vieni a mangiare?- domandò Paperino, voltandosi indietro.

Per tutto il tempo, la strega era rimasta nel suo angolo, a leggere il grimorio donatole dal Primo Incantatore Irving. I suoi occhi gialli si muovevano velocemente, seguendo la fila di parole in ogni pagina. Diventava sempre più pallida, ad ogni pagina che sfogliava.

Era come se quelle pagine l'avessero sottoposta ad una strana ipnosi: da quando lo aveva aperto, non aveva nemmeno sbattuto le palpebre.

-Morrigan!-

La voce stridula di Paperino la fece sobbalzare a tal punto da far cadere il libro. Per quanto fosse vicina al piccolo falò che aveva costruito, le pagine non presero fuoco, per fortuna.

-Paperino, mi hai spaventata!- rimproverò, allontanando il libro dal fuoco e chiudendolo subito.

-Scusa, non volevo. Ehi, tutto bene?-

Solitamente, Morrigan manteneva il controllo, qualunque fosse la situazione. Quella sera, però, sembrava stranamente turbata. La sua pelle, già candida di natura, era più bianca del solito.

-In... in effetti, avrei fame, sì. Andiamo, andiamo!-

Lo stufato non piacque a tutti, ma almeno le loro ossa erano libere dal freddo e dall'umido.

Quasi tutti si misero a dormire, dopo mangiato.

Sora era rimasto al falò, come tutte le sere, ancora combattendo contro la sua insopportabile insonnia.

Per fortuna, non sarebbe stato più da solo: Shale, essendo golem, non aveva bisogno di dormire. E nemmeno di mangiare.

Il ragazzo continuava a lanciare pezzi di legno, per ravvivare il fuoco. Sbadigliò, ma senza provare il bisogno di dormire. Per quanto ci provasse, non riusciva ancora a dormire. Anche il mabari, accucciato accanto a lui, sbadigliò. Solitamente, dormiva o con Alistair o con Pippo. Quella sera aveva deciso di tenere compagnia a Sora. E al ragazzo non dispiacque affatto. Era una compagnia più confortante del golem.

L'accampamento era tranquillo. Alistair non si stava agitando, quindi non c'erano Prole Oscura nei paraggi. E degli Heartless nemmeno l'ombra.

Sarebbe stata un'altra notte noiosa, ma sicura.

Ma Sora voleva comunque fare un giro di ricognizione, per sicurezza e, soprattutto, per passare il tempo.

-Shale, vado a fare un giro.- disse al golem, che rispose con un cenno ed un mugugno annoiato.

L'idea di fare da palo non la entusiasmava quanto spaccare teste ai Prole Oscura, ma almeno erano tutti più tranquilli: se a Sora fosse successo qualcosa, lei poteva intervenire.

Anche il mabari si era alzato, stirandosi. Abbaiò piano per non svegliare gli altri.

-Eh? Vuoi venire con me?-

Un altro abbaio come conferma.

-Ma sì, un po' di compagnia mi farà bene.-

Il mabari camminò a fianco al ragazzo, scodinzolando e con la lingua di fuori.

Non sarebbero andati lontano: era solo un giro di ricognizione. O un tentativo, almeno da parte di Sora, di stancarsi.

Le emozioni provate quel giorno a Honnleath lo stavano tenendo più sveglio del solito. Ancora sentiva l'adrenalina. E non solo quella di quel giorno, ma di tutte le avventure passate dal suo arrivo in quel mondo, il più pericoloso che avesse mai visitato.

Un altro tassello da aggiungere alla causa della sua insonnia.

Una paranoia. Una paranoia dovuta alle sue insicurezze. Sentiva di aver deluso tutti, durante il suo Esame di Maestria del Keyblade.

Se fosse stato più sveglio, continuava a pensare, anche lui sarebbe divenuto Maestro del Keyblade. Invece era caduto in trappola come uno stupido, uscendone completamente debilitato. Persino contro gli Heartless del Ferelden e contro i Prole Oscura non riusciva a dare sfogo ai suoi poteri. E ancora sentiva di non star ottenendo risultati con il Potere del Risveglio.

O forse sì. Ma non ne era sicuro. Quando aveva liberato i suoi amici dal demone della pigrizia, nemmeno lui era sicuro cosa stesse facendo: era il suo cuore a comandare. E il suo cuore gli aveva suggerito di usare il Keyblade per riportarli nel mondo reale.

Immerso nei suoi pensieri, non si era accorto che il mabari stava ringhiando, un attimo dopo aver annusato l'aria.

-Bene, bene... guarda chi c'è qui...-

Quella voce sibilante e la risata roca che seguì lo fecero sobbalzare, mettendolo conseguentemente in guardia.

Due ombre si stavano avvicinando a lui: una dotata di corna e l'altra di dimensioni immani.

-Voi...!-

Le ultime persone che Sora si aspettava di vedere: Malefica e Pietro.

-Ne è passato di tempo, ragazzino!- rise nuovamente Pietro, facendo un passo avanti -Ehi, Malefica, stavolta è da solo! Battiamo il ferro finché è ancora caldo e facciamolo fuori!-

Si scrocchiò le nocche, facendo un passo verso il ragazzo, sotto lo sguardo indifferente della strega.

Sora era pronto a sfoderare il Keyblade, quando il mabari si mise di fronte a lui, ringhiando a Pietro.

Nonostante fosse nettamente più grande, Pietro era pur sempre un gatto: alla vista del mabari, impallidì ed indietreggiò, con le mani in gesto di resa.

-No... bravo cagnolino... stai giù, cagnolino... a cuccia, cagnolino...-

Ma il mabari aveva già fiutato in lui una persona pericolosa e soprattutto minacciosa per il suo amico, quindi dai semplici ringhi era passato agli abbai veri e propri, mostrando i denti aguzzi.

Pietro stava sudando freddo. Inconsciamente, si mise a correre tra gli alberi. Il mabari lo inseguì, continuando ad abbaiare.

-NO! CANE CATTIVO! CUCCIA!- urlò.

Uno era sistemato, pensò Sora, con un sorriso divertito alla vista dell'inseguimento. La prossima sarebbe stata Malefica e se ne sarebbe occupato lui stesso.

Il Keyblade brillò nella sua mano, apparendo con la lama puntata verso di lei.

Malefica rimase impassibile.

-Credimi, abbiamo ben altro da fare che perdere tempo con te.- fece notare, acida -E anche tu.-

-Siete qui per fermare Alistair? Lavorate anche voi per Loghain?-

-Non ci importa nulla di quello che accade in questo mondo. Ma, se proprio ti interessa sapere perché siamo qui, sappi che la nostra piccola ricerca ci ha portati da una mia vecchia amica.-

Sora era già a conoscenza della loro “missione”: la scatola nera di cui Pietro aveva parlato al Monte Olimpo. Si erano spinti persino nel pericoloso Ferelden, per cercarla.

-Davvero? Non pensavo avessi conoscenze anche da queste parti.- notò, sarcastico, il ragazzo. Lui pensava fosse Loghain.

-Si tratta di una persona che tu hai già conosciuto. Flemeth.-

Sora alzò le sopracciglia, sorpreso.

-Flemeth?!-

La madre di Morrigan. Alistair l'aveva chiamata “La Strega delle Selve”. E anche Leliana gli aveva parlato di una Flemeth, ma, secondo la leggenda, doveva essere vissuta durante il Terzo Flagello.

La Flemeth che aveva conosciuto lui era una donna notevolmente anziana, ma non tanto da aver vissuto per secoli. Si domandò quando e come avesse conosciuto Malefica.

Un urlo di dolore preceduto dal suono di un morso interruppe bruscamente la loro conversazione.

-AH! CANE CATTIVO! MOLLA IL MIO POPÒ!-

Era, in effetti, riapparso, con il mabari che stringeva forte il suo didietro tra i denti.

-Ehi, dovreste insegnare un po' di buone maniere, a questo qua. Non è educato mordere i popò altrui.-

-Dici davvero?- fece notare il ragazzo, divertito da quanto stava osservando -Scusalo, è solo un cane da guerra, non è molto amichevole con i brutti ceffi. E forse l'osso di agnello non è stata sufficiente come cena, per lui.-

Il pensiero di divenire la cena di un mabari fece impallidire ulteriormente Pietro.

Malefica ignorò l'attenzione di Sora verso Pietro.

-Flemeth si chiedeva come stesse la sua figlioletta.- disse, riprendendo il filo del discorso.

Il sorriso soddisfatto e un po' sadico di Sora svanì a quella domanda curiosa. Malefica non si interessava di niente o di nessuno se non per profitto personale.

-E a te che importa?-

-A giudicare dal fatto che siate ancora tutti interi, credo che stia diventando sempre più forte e quindi... pronta per essere la nuova Flemeth.-

Sora sentì il proprio cuore sobbalzare.

-La nuova Flemeth?!- esclamò.

No, non poteva essere quello che stava pensando: sarebbe stato troppo assurdo. Almeno in un mondo come il Ferelden.

Decise di vederla in modo ottimista, che magari “Flemeth” fosse come un titolo che si trasmetteva tra madre e figlia. Ma non si illuse troppo, trattandosi di Malefica e Pietro.

-Cosa intendete dire?-

Malefica non smetteva di sorridere nel suo solito modo. Doveva davvero esserci sotto qualcosa.

-Andiamo, perché credi che Flemeth abbia mandato la sua preziosa figlia in questa avventura pericolosa?- sibilò -Non lo ha detto? “Vi affido la cosa più preziosa che possiedo.”.-

In effetti, queste erano state le sue esatte parole.

-Perché credi abbia chiamato sua figlia “la cosa più preziosa”?-

-Beh, è pur sempre sua figlia, no? Ogni madre ama la figlia...-

Sora si era illuso si trattasse di semplice amore materno. Malefica rise di tanta ingenuità.

-Amare? Flemeth?! Non farmi ridere. Lei non è capace di amare!-

Nonostante le avventure passate, le esperienze vissute, Sora era ancora un ingenuo. Un modo per negare la realtà e continuare ad essere ottimista. Questo divertiva la strega. E questa era la debolezza che fungeva da leva per ogni suo nemico.

-Ecco come stanno le cose, ragazzino.- la mano ossuta di Malefica girò intorno al suo scettro -Conosci la storia di Flemeth? Ecco, ti posso assicurare che lei è esattamente la Flemeth della leggenda.-

All'interno della sfera, era apparsa una donna bellissima, dai capelli neri come la notte, esattamente la copia di Morrigan. Quella immagine venne presto dissolta nella donna anziana che Sora aveva incontrato nelle Selve.

Spalancò la bocca, sorpreso.

-Non può essere!- esclamò, infatti -Ma come può essere...?-

-Che sia sopravvissuta tutto questo tempo?- tagliò corto lei -Semplice. Lei mette alla luce delle figlie, quando questa figlia è abbastanza grande e con la potenza magica eguagliabile alla sua, Flemeth si impossessa del suo corpo, e quella figlia diventa Flemeth.-

Un processo di metempsicosi che Maestro Xehanort aveva compiuto con Terra, dieci anni prima, e che voleva tentare persino su Sora. Era esattamente ciò che temeva.

-NO! IO NON TI CREDO!- esclamò, infatti, impugnando nuovamente il Keyblade.

Nonostante i suoi timori, si rifiutava di credere alle sue parole.

Quella reazione fece divertire Malefica.

-Sei sicuro? Allora perché non chiedi direttamente alla tua amica Morrigan?- provocò, senza smettere di sorridere.

-Sora?-

Malefica e Pietro scomparvero in una lingua di fuoco, appena udirono quella voce.

Persino il mabari aveva mollato la presa sul didietro di Pietro, dando l'occasione ad entrambi di sparire, prima di essere visti.

Morrigan, infatti, apparve un istante dopo, dall'ombra. Era ancora pallida in volto, ed altrettanto allarmata, ma non per il ragazzo.

-Morrigan!- esclamò lui, facendo svanire il Keyblade -Cosa fai qui? Pensavo stessi dormendo!-

-Invidia perché ora hai trovato un altro che soffre di insonnia?-

Nonostante la battuta, era ancora palese la sua preoccupazione ed il suo turbamento.

E Sora lo notò subito.

Ripensò alle parole di Malefica, e poi anche allo strano comportamento di Morrigan per tutta la sera, da quando si erano accampati: non rispondeva più in modo sarcastico (a parte la battuta di poco prima), quando qualcuno parlava con lei, la sua testa sembrava essere altrove, e, durante la cena, aveva rovesciato lo stufato sui suoi vestiti. Non era da lei.

Qualcosa la stava preoccupando.

-In realtà, mi sono allontanata per lavare un po' questi vestiti.- rivelò, alla fine, la strega, mentre, insieme, tornavano all'accampamento -Non sono perfettamente puliti, ma almeno ho tolto l'odore dello stufato. La maggior parte, almeno. E... non so, forse starò cominciando ad avere allucinazioni, ma avrei giurato di averti sentito parlare di mia madre. Con una donna con le corna e un essere gigantesco simile ad un gatto.-

Aveva sentito la conversazione che aveva tenuto con Malefica e Pietro. Inutile negare. Oltretutto, anche lui voleva sapere.

Tra i due, era lui che doveva pretendere spiegazioni, nonostante il tono di lei.

-Morrigan...- iniziò, con tono serio -È tutta la sera che ti comporti in modo strano. Come lo stufato che ti sei rovesciata addosso. Le distrazioni non sono proprio da te.-

Di nuovo lo sguardo preoccupato ed allarmato. I suoi occhi gialli erano fissi sulla punta dei suoi stivali, mentre una mano stava strofinando sul suo braccio. E, con un'occhiata più accurata, si poteva notare che quella mano stava tremando.

Sora fece un passo avanti, preoccupato ed allarmato anche lui.

-Morrigan, che succede?-

Lei si morse il labbro inferiore.

-Ho... ho scoperto una cosa... su mia madre...-

In situazioni normali, avrebbe cambiato discorso. Qualcosa la stava davvero preoccupando, se stava ammettendo la verità, aprendosi ad una delle ultime persone con cui voleva confidarsi.

-Il grimorio che mi ha dato Irving...- disse -Speravo di poter imparare qualcosa. In effetti, qualcosa sì, ho imparato, ma non quello che volevo.-

-Che vuoi dire?-

-La barda ti ha raccontato la leggenda di mia madre, vero? Sì, è lei la Flemeth della leggenda. E mi sono sempre chiesta quale fosse il segreto della sua immortalità. Lei non è immortale, si reincarna nelle sue figlie.-

Erano tornati all'accampamento, nella zona riservata di Morrigan. Lei aprì il grimorio in una pagina piena di schemi ed un disegno.

-È tutto scritto qui. Il processo di reincarnazione, tutto. Mia madre deve aver pensato che questo viaggio sarebbe stato utile per fortificarmi, essere al suo livello e poi permetterle di impossessarsi del mio corpo.-

Sora non poté fare a meno di impallidire: era esattamente come aveva rivelato Malefica. Non aveva mentito. E ciò lo preoccupò ancora di più, persino più di quanto fosse preoccupata Morrigan.

-Non c'è un modo per fermare questo processo?- domandò, senza pensarci troppo.

-Beh, la prima cosa che mi viene in mente... è quella di ucciderla.-

-Davvero vorresti uccidere tua madre?-

Da come si erano parlate prima della partenza di Morrigan, non doveva esserci un rapporto particolarmente affettuoso tra madre e figlia. Inoltre, ancora ricordava la sua risposta alla domanda di Alistair sulla sua reazione alla presunta morte della madre.

“Prima o dopo essere scoppiata a ridere?”

Entrambi Alistair e Sora erano rimasti, in effetti, sorpresi ed anche inquieti, a quella risposta.

-Lei non morirà veramente, ma almeno avrò abbastanza tempo per cercare un rifugio, lontana da lei.- spiegò, chiudendo il grimorio -Il problema è che non posso farlo io o si reincarnerà subito in me. Deve farlo un altro.-

In modo molto indiretto, Morrigan stava chiedendo a Sora di uccidere Flemeth. Sora non aveva mai ucciso esseri umani: gli unici con fattezze umane caduti sotto il suo Keyblade erano stati i membri dell'OrganizzazioneXIII, ma loro non contavano come esseri umani. Erano Nessuno.

Ciononostante, il solo pensiero di uccidere una persona lo metteva a disagio.

-Forse c'è un altro modo di risolverla.- ipotizzò, cercando una soluzione che non prevedesse un omicidio -Se solo riuscissi a parlarle...-

-Ma ti senti mentre parli?! Qui c'è in gioco la mia pelle e tu pretendi una soluzione diplomatica?! Mia madre è una manipolatrice, ti convincerà a risparmiarla con parole ammalianti. Ucciderla è la soluzione migliore!-

Sembrava davvero turbata. E tale sarebbe rimasta, se la madre fosse rimasta viva.

Avrebbe perduto tutta la concentrazione, in caso di aggressioni da parte dei Prole Oscura. Come poteva continuare a viaggiare, sapendo di essere destinata ad accogliere lo spirito e l'essenza della madre?

Alistair o qualcun altro avrebbe sospettato qualcosa. Sora non poteva permetterlo.

L'idea di uccidere una persona non lo attirava, ma non gli piaceva vedere Morrigan in quello stato.

-Dormici su.- decise, cupo -Con un po' di riposo, avrai le idee più chiare su come agire.-

-Io rischio di divenire mia madre e questo mi dice di dormire.- commentò lei, sarcastica -Almeno dimmi che ci penserai su quello che ti ho detto.-

-Sì, ci penserò.-

Aveva esitato, prima di rispondere.

Morrigan cercò di accontentarsi. Sospirò, scuotendo la testa.

-Bene. Ricorda questo. Quando l'avrai uccisa, portami il suo grimorio.- chiese, di nuovo -Lo riconosci subito. È come il grimorio che mi ha dato Irving.-

Si era allontanata, senza aggiungere altro.

Anche Sora tornò al falò.

Anche se non avesse avuto l'insonnia, quella notte non avrebbe trovato conforto nel riposo. La sua testa era piena di pensieri: Malefica, a quanto pare, aveva rivelato la verità su Flemeth, e Morrigan sarebbe stata la sua reincarnazione. Secondo Morrigan, l'unico modo per impedirglielo era ucciderla.

Ma Sora non se la sentiva di uccidere una donna indifesa. Se fosse stata davvero la Strega delle Selve, allora non era tanto indifesa. Chissà di quali poteri disponeva, pensò.

Rivolse uno sguardo a Paperino e Pippo. Dormivano ancora beatamente.

“Beati loro.” pensò, sorridendo con aria preoccupata.

Era quasi tentato di svegliarli e chiedere loro di andare con lui alle Selve. Paperino avrebbe subito protestato, svegliando l'intero campo. E anche Pippo avrebbe deciso per la via diplomatica. Inoltre, da come ne aveva parlato Morrigan, voleva che la questione rimanesse un segreto.

Non poteva rischiare la vita di una compagna di viaggio. Ma uccidere una persona? Sora non sapeva cosa decidere.

Qualcosa di umido gli toccò il braccio: il mabari vi stava strofinando il suo muso. Lo stava osservando con il muso inclinato e uggiolando lievemente.

Gli stava parlando, nel suo modo.

-Tu cosa suggerisci di fare, cucciolo?-

Incapace di scegliere, si affidò al mabari. Questi si voltò verso il bosco, abbaiando lievemente, senza svegliare i presenti.

Non erano necessarie le parole, per comprendere cosa stesse comunicando: stava chiaramente indicando le Selve. Quindi affrontare Flemeth per proteggere Morrigan.

Forse, nel profondo, anche Sora aveva fatto quella scelta: se una persona amica era in pericolo, lui doveva salvarla.

-Verrai con me?-

Un abbaio seguito da uno scodinzolio fu la risposta affermativa.

Sora sorrise, sollevato e determinato: si sentiva più forte in compagnia.

-Allora andiamo.-

Sora e il mabari lasciarono l'accampamento, sotto gli occhi di Shale, che rimase stranamente silente.

Nascosti ancora nel bosco, Malefica e Pietro avevano seguito ogni movimento di Sora.

Malefica non aveva mentito, quando aveva rivelato di conoscere Flemeth.

Proprio quel giorno, si erano recati nelle Selve.

Pietro camminava ricurvo su se stesso.

-Malefica, questo posto mi mette i brividi...- balbettò, guardandosi intorno nervoso -Ho come l'impressione che qualcuno ci farà un agguato alle spalle.-

-Non fare il fifone e cammina!-

Malefica non si era nemmeno voltata. Continuava a camminare come se non ci fosse stato affatto.

Non dava l'impressione di essere in quel mondo per la prima volta: camminava con passo fin troppo sicuro, come se sapesse già dove andare.

Affrettò infatti il passo, appena notò una capanna. Una donna anziana era all'esterno, intenta a rammendare degli stracci logori che insieme formavano un abito.

Ma alzò subito la testa, notando, con la coda dell'occhio, delle sagome avvicinarsi.

-Malefica, vecchia amica mia...- salutò, alzandosi; non sembrava sorpresa; il suo saluto era vuoto, indifferente -Cielo, non sei cambiata di una virgola in tutti questi secoli.-

-Lo stesso non si può dire di te, Flemeth.-

Pietro spalancò la bocca, appena sentì nominare il nome della signora.

-Lo so, questo non è lo stesso corpo con cui mi hai conosciuta la prima volta. E, a pensarci bene, nemmeno quello della tua ultima visita.- concluse ridendo.

-Aspettate, aspettate un momento...!- interruppe il gatto, strofinandosi gli occhi per assicurarsi di non sognare -Voi due... vi conoscete?!-

-Una mia vecchia conoscenza di quando i mondi erano ancora uniti.- rivelò Malefica.

-Ah, che bei tempi, mia cara amica. Peccato che si siano separati.-

Pietro guardò Malefica, poi Flemeth. Poi di nuovo Malefica. E di nuovo Flemeth. Sempre più sconvolto da quello che aveva appena udito. E Flemeth aveva parlato di un corpo che aveva la prima volta che si erano conosciute. Entrambe avevano vissuto per secoli. Ciò lo faceva rabbrividire non poco.

-Piuttosto, a cosa devo la tua visita, mia vecchia amica? Non serberai rancore per aver rifiutato la tua offerta per il tuo piano di far divorare tutti i mondi nell'Oscurità?-

Non sapeva quanti anni o secoli fossero passati nel Ferelden, ma per Malefica erano passati poco più di due anni, da quando aveva riunito le principali fonti di Oscurità dei mondi esterni per realizzare il suo piano. Aveva chiesto aiuto anche a Flemeth, ma lei aveva rifiutato senza pensarci due volte, ritenendolo un piano inutile. Oppure sapeva già che dietro quel piano c'era un'altra persona che stava manovrando Malefica, ovvero Ansem, e non voleva essere trascinata in quella spirale.

Inutile fu il suo tentativo di dissuaderla dal suo piano: Malefica, ebbra di potere, ebbe la sprovvista di non ascoltarla. E, dagli sguardi che si stavano incrociando, era intuibile che Flemeth stesse leggendo delusione in Malefica, verso se stessa. Questo poteva spiegare il suo sorrisetto soddisfatto e lo sguardo cupo della strega.

-Quel piano è acqua passata. Almeno come lo avevo concepito in principio.- rivelò Malefica, facendosi seria -Sto tentando un altro approccio, adesso. Ma ho bisogno del tuo aiuto, Flemeth.-

Flemeth interruppe definitivamente il suo lavoro.

-E perché vorresti il mio aiuto?- disse, con tono quasi infastidito, ma, nello stesso tempo, divertito.

Malefica si fece più seria, tentando di non cadere nella provocazione.

-Tu abiti il Ferelden da secoli.- fece notare -E sei l'unica che conosco in grado di aiutarmi.-

Vi fu un momento di silenzio, tra le due streghe. Uno scambio di sguardi, senza che una sbattesse le palpebre.

Pietro si sentiva sempre più a disagio. La tentazione di andarsene da lì in punta di piedi era forte, prima che una delle due esplodesse o prima che Malefica si trasformasse in drago in caso di rifiuto dell'altra.

Flemeth, però, abbassò di nuovo lo sguardo, riprendendo a cucire.

-Se vuoi il mio aiuto, mia vecchia amica, voglio che tu faccia qualcosa per me.-

Non aveva rifiutato. Ma aveva proposto un altro accordo.

Malefica decise comunque di non abbassare la guardia.

-Di cosa si tratta?- domandò, incuriosita.

-Una cosa da niente. Solo portare un messaggio ad una persona. Un favore per un favore, amica mia.-

Le due streghe si scambiarono di nuovo sguardi scrutatori.

-Sto cercando una scatola nera.- disse Malefica, accettando di conseguenza l'accordo di Flemeth.

Questa sorrise di nuovo in modo strano. C'era qualcosa, nei suoi occhi, che lasciava intuire che sapesse molto più di quanto uno potesse credere.

-Non devi domandarti dove sia questa scatola nera, amica mia.- rispose, infatti -Devi domandarti QUANDO comparirà. Certe cose appaiono solo quando sono necessarie. Non siamo noi a cercarle, ma loro cercano noi.-

Pietro inclinò la testa, confuso. Malefica, invece, tratteneva a stento la delusione.

-Quale è il tuo favore?-

Malefica e Pietro lo stavano osservando proprio in quel momento: far tornare Sora nelle Selve Korkari.

Non era chiaro cosa Flemeth avesse in mente, ma era l'unico modo per estorcerle informazioni sulla scatola nera che stavano cercando.

Manovrare Sora era stato facile: Malefica sapeva quale tasti pigiare, per fargli fare quello che voleva. Sapeva del suo punto debole, ovvero le amicizie. E con Morrigan non era diverso.

Così era stato ingannato sia da lei, durante i rapimenti delle Principesse della Luce, che dall'Organizzazione XIII, più di una volta.

“E uno come lui è un Custode del Keyblade?” domandò, quasi disgustata, la strega, fissando il ragazzo allontanarsi insieme al mabari.

-Perfetto, ci è cascato come un allocco.- ridacchiò Pietro -Ma ancora non riesco a capire perché lo stiamo aiutando a salvare la figlia di Flemeth. E poi, voglio dire, persino lei ti ha detto che la scatola nera non si trova in questo mondo, quindi cosa facciamo ancora qui?-

Malefica sorrise malignamente, senza smettere di fissare il ragazzo, che si allontanava sempre di più.

-Mio sciocco Pietro...- sibilò -Chi ha parlato di aiutare il ragazzino?-

Il tono era agghiacciante. Persino Pietro non riuscì a reprimere un piccolo brivido. Aveva in mente qualcosa di diabolico contro Sora.

-Sapevi che anche Flemeth può trasformarsi in drago?-

Pietro, alla fine, ridacchiò malignamente, al pensiero.

 

Il sole stava per sorgere, quando Sora tornò nelle Selve.

Il luogo di atterraggio della gummiship. Dove aveva incontrato Morrigan ed Alistair per la prima volta.

Dove era iniziata la sua avventura in quel mondo.

Se non fosse stato per il mabari, non avrebbe ritrovato la capanna di Flemeth.

Per ringraziarlo, infatti, gli carezzò la testa.

-Bravo, cucciolo.-

Uno scodinzolio mostrò gratitudine per quel gesto di affetto.

La capanna era esattamente come l'aveva lasciata.

Quella di Morrigan, dopotutto, era una battuta.

-E vedi di non dimenticarti lo stufato sul fuoco. Non vorrei tornare con la capanna bruciata.-

Se la capanna fosse stata bruciata, anche il grimorio lo sarebbe stato.

Ma era ancora intera, intatta. Non c'era traccia nemmeno dei Prole Oscura, degli Heartless né dei Nessuno.

Forse la persona che avrebbe affrontato sarebbe stata una minaccia ben peggiore.

Considerò di essere stato troppo irruento nel recarsi là senza almeno Paperino e Pippo.

O forse, data l'età, Flemeth non era più potente come un tempo, quindi i suoi poteri si erano ormai limitati a scopi curativi, come aveva fatto con Alistair, dopo la battaglia di Ostagar.

Voleva affrontarla, per salvare Morrigan, ma, nello stesso tempo, aveva timore di affrontarla.

Ma ormai era tardi per tornare indietro. E aveva dato la sua parola a Morrigan, non poteva deluderla.

Deglutì, prima di inspirare dal naso.

Si guardò bene intorno: non c'era nessuno, all'esterno. Forse Flemeth stava ancora dormendo.

Fece un passo verso la porta, con la mano pronta sul Keyblade per ogni evenienza.

Alzò l'altra mano, per bussare. Ma notò che quella porta non era chiusa del tutto.

C'era uno spiraglio.

Era impensabile che una strega come Flemeth si fosse scordata di chiudere la porta. Era anziana, ma non dava l'idea di essere distratta, semmai il contrario.

Senza abbassare la guardia, Sora aprì la porta, cauto e silenzioso.

La stanza si palesò interamente, man mano che la porta si spalancava.

La capanna aveva solo una stanza. Il camino era spento, ma un trogolo era ancora dentro il camino, sopra a ciò che rimaneva della legna.

Il resto consisteva solo di un tavolo con due sedie, proprio di fronte al camino, due letti separati, ed una dispensa con libri e piccole giare di vetro contenenti delle erbe.

Ma di Flemeth nessuna traccia.

La stanza era completamente deserta.

“Magari è uscita.” dedusse Sora, guardandosi nuovamente intorno, una volta entrato “Prendo il grimorio e scappo via.”

Non sapeva quando Flemeth sarebbe tornata. Per quanto lo riguardava, poteva tornare per il tramonto.

Decise, dunque, di dedicarsi alla ricerca del grimorio. L'unico posto in cui erano presenti dei libri era, appunto, la libreria accanto ai letti.

C'erano di vari colori, tutti all'incirca della stessa misura. Ma nessuno con la descrizione di Morrigan.

Sora si grattò dietro la nuca.

-Persino peggio di quando ho cercato di decifrare gli appunti di Ansem il Saggio.- borbottò, guardando di nuovo tutta la pila di libri che aveva di fronte -Ho già controllato tre volte, e di un libro uguale al grimorio nero non ne vedo. Secondo me, Morrigan mi ha mentito.-

Poteva sopportare qualunque cosa, ma non uno scherzo di quel tipo da una persona amica. Sarebbe stato di pessimo gusto persino per una come Morrigan.

Non mancava di sarcasmo, ma non la riteneva tale da scherzi simili.

O forse Flemeth l'aveva nascosto.

-Magari c'è uno scompartimento segreto, qui...- rifletté Sora, scrutando di nuovo tra i libri, stavolta anche tra le piccole giare.

Il mabari abbaiò lievemente, dopo aver annusato qualcosa sul pavimento.

-Ehi, cosa c'è, cucciolo?-

Lo notò con la testa sul pavimento di legno. Non era chiaro se stesse cercando di scavare o prendere qualcosa con i denti.

Alistair aveva detto che i mabari erano cani intelligenti. Forse aveva scoperto qualcosa.

-Andiamo. Pensi davvero che il grimorio sia...?-

Forse non era del tutto una scelta irrazionale.

Se questo grimorio era importante, Flemeth doveva trovare un posto adatto per nasconderlo. E sotto il pavimento era l'ideale.

-Spostati, cucciolo.-

Il mabari fece quanto richiesto.

Sora si piegò, iniziando a bussare sul legno. C'era un punto vuoto, in effetti.

Usò la lama del Keyblade, per sollevare un massello di legno, senza rischiare di spezzarlo.

Dentro una piccola nicchia, trovò un libro viola con uno strano simbolo sopra.

-Trovato!- esultò il ragazzo, estraendo il grimorio.

Accarezzò di nuovo la testa del mabari, che scodinzolò.

-Grazie, cucciolo.-

L'abbaio che seguì poteva essere tradotto con “Prego!”.

-Bene, bene... chi abbiamo qui...?-

Sora si voltò di scatto, alzandosi in piedi.

Flemeth. Sulla soglia della capanna.

Ancora vestita con gli abiti sporchi e pieni di toppe con cui l'aveva conosciuta, e capelli arruffati. Portava un cesto sottobraccio, pieno di erbe e radici.

Sorrideva in un modo non proprio rassicurante, mentre avanzava verso l'interno della capanna.

-Il custode del Keyblade mi degna di una visita? Oh, e ha il mio grimorio in mano. Non sapevo fossi anche un ladro.-

Aveva visto che il pavimento era “bucato”. E il ragazzo teneva un braccio dietro la schiena.

Il mabari si mise in posizione di attacco, ed iniziò a ringhiare.

Al suo fianco, Sora non aveva paura.

-Morrigan ha scoperto tutto.- rivelò, con aria determinata.

La strega si fermò, interessata, mentre dita ossute le sfioravano il mento.

-E cosa avrebbe scoperto?- domandò, fingendo la sua innocenza e la sua ignoranza.

Ma lei sapeva. Sora sentiva che sapeva.

-Che voi vi reincarnate nelle vostre figlie e lei è la prossima.-

Quella risposta fece ridere la strega.

-Quindi ha mandato te per uccidermi?-

-No, ho deciso da solo di venire qui.-

Lei rise di nuovo, stavolta in maniera più malefica.

-Ragazzo coraggioso, ma stupido.- sibilò, entrando nella capanna, dopo aver chiuso la porta -La mia vecchia amica Malefica mi aveva avvertito che avresti agito così.-

Malefica si era davvero recata da Flemeth. Non lo avrebbe sorpreso, se si fossero scambiate segreti sui propri nemici.

-Ma non c'è bisogno che finisca con il sangue. Tu non sei un assassino, Sora. Puoi tenerti il grimorio e tornare tranquillamente da Morrigan e dirle che mi hai fatto fuori.-

Era la soluzione più facile: Sora non avrebbe versato sangue e sarebbe tornato illeso da Morrigan, con il grimorio in mano, come un trofeo.

Era una strega, ma era pur sempre un essere umano. Sora non uccideva esseri umani. Non era giusto.

La porta, aperta, era un chiaro invito ad accettare l'offerta della strega. Lui era persino tentato, e non poco.

I suoi passi lo avvicinavano sempre più all'uscita.

Tuttavia, un dubbio si stillò nella sua mente. E persino il mabari, che continuava a ringhiare, in guardia, lo condivideva.

Infatti, si fermò.

-Cosa vi impedirebbe di impossessarvi di lei, quando meno se lo aspetta?-

Si voltò di nuovo verso Flemeth, con aria seria.

L'indifferenza negli occhi gialli lo fece irritare non poco.

Peggio ancora il tono della sua risposta.

-Nulla. Assolutamente nulla.-

Lo aveva detto come se fosse una cosa perfettamente normale, non immorale. Come se una madre avesse tutto il diritto di reincarnarsi nel corpo della figlia.

Come Ansem aveva fatto con Riku. Come Xehanort con Terra. Avevano trattato delle persone innocenti come fossero delle loro proprietà da sfruttare come volevano.

Questo Sora non poteva tollerarlo.

-Perciò mi state dicendo che devo mentire.- fece notare, stringendo il pugno libero, dalla rabbia.

-Tendiamo sempre a credere a quello che vogliamo.-

La naturalezza, l'indifferenza in quelle parole alimentavano l'ira del ragazzo.

-Alla fine, è meglio così. Lo faccio anche per te, caro.-

Morrigan aveva messo il ragazzo in guardia dai giochi mentali della madre. Finalmente comprese cosa intendesse.

Ma lui si ostinava a non muoversi.

-Avanti, fai parlare la voce della ragione.- lo persuase nuovamente la strega -Non vorrai affrontare una come me, spero?-

Flemeth gli aveva offerto la via più facile, giocando sui sensi di colpa, sui suoi principi, e sulla propria presunta superiorità, in quanto maga esperta, vissuta letteralmente per secoli.

Ma la rettitudine del ragazzo non doveva essere scambiata per codardia.

Era ben cosciente che era stata Morrigan stessa a chiederlo, ma si trattava di sua madre, sangue del suo sangue.

Ma questi erano pensieri che aveva prima di sentire quelle parole così disinteressate, così indifferenti.

-Credetemi, non vorrei farlo. E io sono stato il primo a proporre a Morrigan un'alternativa alla vostra morte.- rivelò, infatti, voltandosi -Ma, vedendovi e sentendovi, sto iniziando a dare ragione a vostra figlia.-

Il mabari si era messo nuovamente in guardia, ringhiando contro Flemeth.

-I vostri fini sono ignoti, e il fatto di essere amica di Malefica vi ha messo in una posizione di svantaggio.-

Vi fu nuovamente uno scambio di sguardi tra i due. Nessuno sembrava intenzionato ad abbassare lo sguardo.

E Sora scosse la testa.

-No, non posso permettere che vi impossessiate di vostra figlia!-

Evocò il suo Keyblade, puntandolo in avanti.

Flemeth non si mosse, o mostrò timore.

-Quindi... questa è la tua scelta definitiva?- sibilò.

 

Pochi istanti dopo, la porta della capanna venne distrutta da un'esplosione.

Sora venne scaraventato vicino allo stagno, per poco cadendoci dentro. Il mabari, uggiolando, era corso in suo soccorso.

La capanna stava iniziando ad essere avvolta dalle fiamme.

Flemeth camminava lì in mezzo, come se non ci fossero. Per lei era come camminare sulla strada.

Da come aveva abbassato la mano, era stata lei a scatenare quell'incantesimo.

Persino i suoi abiti stavano prendendo fuoco. Ma non si incenerirono. Cambiarono: non più vecchi stracci, ma una tenuta di cuoio, con bracciali e gambali di ferro. Anche i capelli cambiarono forma: erano acconciati a forma di quattro corna.

La sua risata agghiacciante suonava minacciosa.

-Quindi hai scelto di distruggermi... Scelta coraggiosa, ragazzo. Ma molto imprudente. Avresti fatto meglio a venire con qualcuno.-

Il suo corpo si illuminò. Divenne più grande, cambiando forma.

Il drago apparso di fronte al custode del Keyblade aveva le squame rosse, e quattro corna sulla testa, dello stesso colore dei suoi capelli.

Era grande quanto Malefica. Ma Sora non si scoraggiò.

Impugnò la sua spada e si mise in posizione di combattimento.

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