Un piano infallibile

di MomoiDancho
(/viewuser.php?uid=860035)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Preludio ***
Capitolo 2: *** Giornali e Pozioni ***
Capitolo 3: *** Lezioni Rosa, pitoni e pensieri ***
Capitolo 4: *** La quiete prima della tempesta ***
Capitolo 5: *** Le piccole ripicche del corpo docenti ***
Capitolo 6: *** Umbridgite e Parkinson ***
Capitolo 7: *** Non lasciarmi andare ***
Capitolo 8: *** Gli appartamenti di Snape ***
Capitolo 9: *** L'inizio dell'E.S ***
Capitolo 10: *** Incontri con gli Slytherin ***
Capitolo 11: *** Litigi , segreti svelati e … ***
Capitolo 12: *** Gelosie ed accordi ***
Capitolo 13: *** Ricordi e sfide ***
Capitolo 14: *** Il Libro del Ministero ***
Capitolo 15: *** Incomprensioni e segreti ***
Capitolo 16: *** Caught ***
Capitolo 17: *** Surprise ***
Capitolo 18: *** Hurted ***
Capitolo 19: *** Student exchange ***
Capitolo 20: *** Challenge ***



Capitolo 1
*** Preludio ***


Capitolo 1

Preludio


"Finalmente a casa", pensò Harry, mentre prendeva posto al tavolo dei Gryffindor.
Certo, ne aveva passate tante in quella scuola, ma almeno li sperava di poter trascorrere in pace i mesi scolastici: era ancora provato dall'attacco subito dai Dissennatori durante le vacanze, per non parlare del processo. 
Dumbledore se ne era andato senza permettergli di chiedergli qualcosa riguardo il Quartier Generale dell'Ordine, lasciandolo alla fine dell'udienza con ancora mille dubbi in testa. 
«Se non altro, grazie a Fred e George siamo riusciti ad origliare qualcosa con le Orecchie Oblunghe...» borbottò piano, prima che una gomitata di Hermione lo richiamasse al discorso che il Preside stava per cominciare: si rese conto di essersi perso lo smistamento per colpa del suo rimuginare e la cosa lo amareggiò un pochino; vedere i bambini del primo anno lo rallegrava sempre, perché gli ricordava quando era lui ad aspettare in fila, ansioso ed eccitato, il suo turno per sapere in quale Casa sarebbe capitato. 
Il discorso di Dumbledore procedeva tranquillamente, nel silenzio della Sala Grande, quando uno schiarimento di gola attirò l'attenzione: presentando il corpo docenti, il Preside con occhi indulgenti, si era soffermato sulla professoressa Umbridge, che sotto un finto sorriso di ringraziamento, prese a parlare al posto del Preside. 
Harry sbarrò gli occhi, riconoscendo la donna dal cardigan rosa acceso e, mentre gettava un'occhiata con una leggera nota di panico ai suoi amici, notò nella tavolata degli Slytherin Draco Malfoy, che fissava la donna con occhi sgranati.
Hermione intercettò subito lo sguardo del Ragazzo Sopravvissuto, chiedendo nel frattempo a Ron di passargli la Gazzetta del Profeta: essendo entrambi prefetti, avevano avuto il tempo di sgraffignare il giornale durante il viaggio in treno. I suoi due migliori amici non rimasero sconvolti tanto quanto lui nel vedere un membro della Corte del Wizengamot, una delle più fedeli collaboratrici di Fudge, che faceva quell'effetto a Draco. 
Avvicinandosi piano al tavolo, Harry guardò i suoi amici con fare interrogativo, mentre Hermione gli metteva sotto il naso la copia del giornale, dove in prima pagina spiccava un articolo:
 
"COMPLOTTO AL MINISTERO: LUCIUS MALFOY ARRESTATO E PORTATO AD AZKABAN"
Di Rita Skeeter
 
Con gli occhi sbarrati, il ragazzo iniziò a leggere l'articolo.
 
"Lucius Malfoy, noto membro del Ministero, è stato arrestato ieri con l'accusa di complotto contro il Ministro della Magia. Le prove schiaccianti, sono state fornite da una collaboratrice di Fudge stesso, Dolores Umbridge, che spiega brevemente "Non possiamo tollerare la presenza di un uomo come Lucius nel Ministero della Magia, un luogo dove l'ordine e il rispetto delle regole, sono al primo posto. Già da tempo sospettavo di lui e finalmente sono riuscita a dimostrare quello che da tempo temevo." 
Lucius era già stato precedentemente sotto accusa, per il presunto ruolo di aiutante del Signore Oscuro: durante l'ultimo processo il signor Malfoy si è pronunciato totalmente pentito delle azioni svolte per conto di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, facendo i nomi di alcuni dei seguaci per dimostrare a pieno il suo rimorso e rischiando così la sua incolumità fisica.
L'ex-Mangiamorte quindi, si ritrova a dover affrontare i problemi con il ministero oltre a quelli con i suoi ex compagni del Lato Oscuro."
(L'articolo prosegue a pagina 4-5 con l'intervista a Dolores Umbridge)
 
Nel frattempo, la donna aveva concluso il suo discorso con un tono decisamente stucchevole, applaudita solo dal corpo docenti. La maggior parte degli alunni era rimasta a metà tra lo sbigottito e il confuso per i modi di fare della professoressa: il trio si guardava preoccupato. 
Ora che aveva capito l'aria che tirava in quei tempi al ministero, Harry concordo appieno con l'affermazione della sua compagna, fatta poco prima. 
Il ministero si sta intromettendo negli affari di Hogwarts e questo non era un bene.
 
 
----------------
Buonasera (o buongiorno) a di quelli che stanno leggendo questo primo capitolo!
Questa è la prima fan fiction che scrivo; spero possiate passar oltre agli errori di ortografia, se presenti, perché purtroppo il correttore automatico gioca brutti scherzi, a volte. 
Come avrete potuto notare, l'inizio è leggermente diverso rispetto a quello del libro: questo apre infatti a nuove prospettive... che non tarderete a scoprire nel secondo capitolo!
Ci terrei a sentire consigli, critiche o semplici opinioni da tutti voi :)
 
Al prossimo capitolo!
9/07/15, MomoiDancho
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Giornali e Pozioni ***


Capitolo 2
Giornali e Pozioni

 
Finito la cena, Draco Malfoy si alzò pigramente dal tavolo degli Slytherin.
Non che avesse voglia di stare tra i suoi compagni: adesso che La Gazzetta aveva annunciato pubblicamente quello che lo tormentava da settimane, non si sentiva in grado di reggere così tante occhiatacce; il coraggio di suo padre nell’ammettere di sapere i nomi di alcuni Mangiamorte  era visto come tradimento dei compagni e la sua innocenza, come un patetico e futile tentativo di “restare in gioco” al Ministero. Per una volta maledisse tra sé e sé il carattere che contraddistingueva gli Slytherin, o meglio, l’opinione che i maghi e le streghe avevano di loro.
Guardò verso il tavolo dei Gryffindor: Harry Potter stava discutendo con un suo compagno di dormitorio, probabilmente per l’articolo sulla sua udienza; al suo fianco come al solito, Weasley e la Mezzosangue a difenderlo. Lei cercava di trattenere il Rosso mentre brandiva una copia arrotolata.
« Ron, per favore, lascia giù quel giornale. Non è una clava!» disse risoluta.
« Miseriaccia, Hermione! Non so cosa diavolo sia una calva, nel mondo babbano, ma so per certo che nel mondo magico, questo qui e chiunque creda alle parole di questo ridicolo giornale è un idiota! »
Lo Slytherin, passando di fianco a loro, percepì un leggero sentimento di gratitudine per l’ignaro Weasley, maledicendosi subito dopo per aver pensato anche solo di provare una cosa simile.
Tuttavia, scendendo verso i sotterranei per andare nella sala comune, Draco dovette sopportare una serie di battutacce sulla deportazione ad Azkaban di suo padre: ringhiò di risposta nella direzione del sesto anno, scaraventando a terra quelli del secondo, mentre raggiungeva i dormitori.
Sdraiandosi sul letto, prese un pacchetto di sigarette dal suo baule, mentre cercava nella tasca della giacca l’accendino; guardò il soffitto della stanza, dove l’anno prima avevano inciso un enorme pitone che formava un otto: con la bacchetta lo fece animare e ripercorrere all’infinito la sua forma, e soddisfatto, si concesse il primo tiro.
Sospirando, si ritrovò a pensare a quando aveva a sua volta preso in giro Potter, sempre per delle notizie apparse sul quotidiano.
In qualche modo, ora riusciva a capire l’odio che il Gryffindor provava per quella giornalista.
Quella notte sognò, sorridendo nel sonno, Rita Skeeter fuggire di corsa dalla sede del giornale, perché si ritrovava l’intero ufficio pieno di pitoni.
La mattina dopo, Harry si svegliò di malumore. Non che fosse una novità per lui, ma i suoi compagni di Casa avevano letto La Gazzetta e adesso volevano sapere nei dettagli cosa fosse successo all’udienza, ricordo che bastò ad Harry per incupirsi e a domandarsi, per la millesima volta, perché Dumbledore l’avesse abbandonato subito dopo la fine del processo, senza farsi più vedere fino all’inizio della scuola.
La McGonagall passava tra i Gryffindor distribuendo gli orari: il trio si guardò sconsolato, mentre scorrevano le ore del loro primo giorno; Storia della Magia, due ore di Pozioni, Divinazione e due ore di Difesa contro le Arti Oscure... Rüf, Snape, Trelawney e Umbridge.
Harry si ritrovò a fissare il suo caffè, chiedendosi cosa aveva fatto di male per dover vedere i professori peggiori di seguito, di lunedì e per di più durante il suo primo giorno di scuola.
Cercò di ricordarsi i suoi propositi sul dimostrare a Snape le sue abilità; Hermione prima dell’inizio delle vacanze, gli aveva dato tutti i suoi appunti per cercare di far recuperare ad Harry le sue lacune, perché «E’ importante che tu stupisca Snape, Harry. Cerca di tirare fuori il pozionista che è in te » si disse mentalmente, ripercorrendo nella sua testa la discussione avuta con la sua amica.
Ed era veramente convinto, aveva ripassato più del normale durante l’estate, cercando di fare i compiti di nascosto dai suoi zii.
Dopo un’ora di storia della magia, si stropicciò gli occhi cercando di essere mentalmente pronto per Pozioni. Poteva farcela, doveva farcela.
Snape entrò in aula, velocemente; iniziando da subito a parlare dei loro G.U.F.O: scatenò la tanto desiderata ondata di agitazione; Harry tuttavia rimase impassibile, fissando con coraggio e a lungo il temuto professore, rimanendo stupito di quanto fossero neri gli occhi dell’uomo e iniziando a perdersi nei suoi pensieri.
« Immagino che lei, Signor Potter, non sia esonerato dal preparare la Bevanda Della Pace. »
I suoi occhi smeraldini si ritrovarono a fissare quelli color opale nero del professore;
« Io… io… mi scusi, non… volevo pensarla » il Ragazzo boccheggiò, rendendosi conto di quanto fosse assurdo quello che aveva appena detto. Lo Slytherin, per fortuna, interpretò diversamente le parole del giovane «Voleva pensarla, addirittura? Crede di poterla fare stando con le mani in mano? La sua magia è arrivata a questi livelli? Molto bene, signor Potter, vedremo alla fine di questa lezione come verrà fuori la sua pozione» ghignò l’uomo soddisfatto, lasciando Harry ancora confuso dalle sue stesse parole. Velocemente, si mise in pari con gli altri e alla fine della lezione, si sentì abbastanza soddisfatto: certo, il fumo che usciva dal suo calderone non era argentato come quello di Hermione, ma aveva comunque un tono simile all’acciaio.
«Potter, non così in fretta» disse il professore, scandendo bene le parole «Vorrei parlare con lei un attimo» . Dieci minuti più tardi, Harry raggiunse gli altri mentre aspettavano l’entrata della Trelawney.
 Bastò loro uno sguardo, mentre con un sospiro Harry disse «Punizione. Alle 8:05. Questa sera»
E si accasciò sulla sedia, mentre sentiva in lontananza gli scialli della professoressa urtare contro le sfere di cristallo dell’aula.
-------------------------------
Buonasera a tutti (o meglio, nel mio caso buonanotte, è l’una e mezza del mattino)!
Sono soddisfatta di aver concluso questo capitolo, nelle prime ore della giornata: per quanto mi riguarda, sono da sempre le più produttive.
Spero di aver fatto intendere lo stato d’animo di Draco, mettendo dal suo punto di vista la prima parte del racconto, ma soprattutto evidenziando alcune azioni che fa per rilassarsi (l’idea del pitone che ripercorre l’otto non so da dove mi sia venuta, però mi dà l’idea di una costanza e di una routine che in qualche modo Draco ricerca…spero che si sia capito)
Come sempre, ci tengo a sapere le vostre opinioni sia positive che negative e, come sempre, chiedo venia per eventuali errori di battitura e/o di ortografia.
Ci vediamo al prossimo capitolo! ;)
10/07/15 MomoiDancho

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Lezioni Rosa, pitoni e pensieri ***


Capitolo 3
Lezioni Rosa, pitoni e pensieri



Le lezioni della professoressa Trelawney, per Harry, erano tutte uguali.
All’inizio le considerava interessanti, addirittura utili, perché per certi versi non era sicuro del suo futuro; ma poi pian piano si era reso conto di essere “L’Oggetto” (come lo chiamavano in classe) preferito dalla professoressa per le profezie di morte, maledizioni e qualsiasi altro nefasto avvenimento.
«L’unico aspetto positivo di tutta questa messinscena,» borbottava Harry fra sé e sé, «E’ che per prendere un ‘Accettabile’ in Divinazione, basta che mi predica da solo la morte, in qualsiasi modo possibile» Ron lo guardò sospirando: «Se non altro, tu non hai molto tempo da perdere sopra questa mat…» per fortuna, non aveva fatto in tempo a finire la frase: la professoressa lo guardava scettica da dietro gli occhiali « Prego, finisca la frase, Weasley» .
Ron, impallidendo, sbatteva gli occhi incapace di trovare un seguito logico, così Harry corse in suo aiuto «Intendeva dire che sono fortunato a non perdere tempo questa mattina, perché secondo gli astri, se arriverò in ritardo mi succederà un terribile incidente» il giovane Gryffindor sperava di distrarre la professoressa attirando la sua attenzione sul suo terribile futuro. La Trelawney, sospirava e con grande sollievo del Rosso si avvicinava dicendogli «Weasley caro, non devi avere paura di rivelare le terribili sorti che attendono il tuo amico, il suo destino è da tempo segnato» e mentre lo diceva, fissava un punto imprecisato del soffitto, con aria mistica.
« Questa qui è tutta matta » borbottava Ron mentre la campanella suonava; il Ragazzo Sopravvissuto gli sorrideva pigramente mentre, sottovoce, sospirava
« Vedrai la Umbridge, come ti piacerà»
 
In effetti quando Slytherin e Gryffindor entrarono nell’aula di Difesa contro le Arti Oscure, rimasero un attimo spiazzati, controllando di non essere capitati per sbaglio in uno di quei salottini finti delle soap opera babbane. Tutto  l’arredamento era stato sostituito « Oh Salazar… così stucchevole da far morire un diabetico» borbottò Draco disgustato, prendendo posto su uno dei banchi decorati, cercando di trasfigurare il pizzo color glicine in un accendino. Harry non poteva che concordare con lui: tutto quel rosa era decisamente troppo per un’aula di Difesa contro le Arti Oscure e, senza pensarci due volte, iniziò anche lui a giocherellare con la bacchetta.
«Harry! Harry!» Hermione lo riportò alla realtà, dopo un’infinità di tempo; la Umbridge era già entrata e lo fissava  con uno sguardo orripilato; solo allora si rese conto di aver trasfigurato il pizzo in un piccolo pitone, che nel frattempo era strisciato verso Malfoy. Si avvicinò a Draco e nel frattempo, guardando Harry, il serpente sussurrò qualcosa di simile ad una filastrocca in serpentese:

“…ormai manca poco,
resta vivo, resta in gioco;
Se il Signore Oscuro lo tenterà
il ragazzo vacillerà?
Chi ascolterà le profezie per il domani
del Mondo Magico, sconvolgerà i piani”


Harry si avvicinò al pitone, con il cuore che batteva e sussurrò piano, nella stessa lingua
“Dove posso trovare le profezie?”
Il serpente sibilò:
“La veggente le ha viste in un lontano ieri:
le domande, trovano risposta nell’ Ufficio…” 

«ORA BASTA! Vipera evanesca! »
Prima di ogni possibile reazione del Ragazzo, la Umbridge aveva fatto sparire il pitone dall’aula.
Harry era senza parole. La Umbridge era rimasta scioccata, ma non abbastanza a lungo da permettergli di sentire tutta la filastrocca, si rendeva conto di  guardarla con odio.
Prima che potesse dire qualunque cosa, la professoressa, senza esitazioni, riprese il suo tono autoritario, con la voce squillante esclamò : «Signor Malfoy, Signor Potter. Nella mia classe non è permesso l’uso della magia, come avevo detto nel discorso di inizio anno, sono molto severa nel prendere provvedimenti disciplinari al riguardo. Per tanto, questa sera vi presenterete alle 7:30 in punto nel mio ufficio. »
« Ma… non è vero! Lei non ha mai detto una cosa simile durante il discorso! » Draco era riuscito a riprendersi dallo shock prima di Harry; «Signor Malfoy, vedo che le abitudini di suo padre sono presenti anche in lei. La prego di non seguire la sua strada, perché come ha potuto vedere, le bugie portano delle conseguenze» disse in tono mellifluo  «..e, nel caso di suo padre, ad Azkaban»
Draco rimase impietrito, a quelle parole. Il Ragazzo sopravvissuto, audacemente, aveva deciso di prendere le sue difese «Lucius Malfoy non è un bugiardo! » proferì con la voce più risoluta di quanto si aspettasse «Il suo gesto è stato coraggioso! Lei lo ha incastrato! E se non fosse stato per lui, a quest’ora i seguaci di Voldem… »
«ORA BASTA! » urlò lei, rossa in viso «Ora basta, signor Potter » riprese lei, con tono stucchevole «Ci vediamo alle 7:30, nel mio ufficio » disse rivolgendosi ad entrambi con una risatina.

Alle 7:30 in punto di quella sera, Harry e Draco si ritrovavano a bussare insieme alla porta dei Dolores Umbridge. Prima di varcare la soglia, Draco si voltò velocemente verso Harry e disse «Grazie, Potter» il Gryffindor guardò stupito lo Slytherin, mentre la professoressa li fece entrare nel suo ufficio. Si sedettero sulle sedie, trovando davanti a loro un foglio bianco e una penna, senza la boccetta dell’inchiostro. «Questa sera, durante tutta la vostra punizione, dovrete scrivere la frase “Non devo dire bugie”» disse. Intercettando gli sguardi confusi dei ragazzi, si affrettò ad aggiungere «Potete iniziare da subito, non vi servirà l’inchiostro». Guardandosi sempre perplessi, con una scrollata di spalle iniziarono. Appena finita la prima frase, i ragazzi capirono con orrore il funzionamento delle piume. Harry dopo un’ora, scese le scale con Draco, dirigendosi con un ritardo di mezz’ora e la mano sanguinante dal Professor Snape.
Il Ragazzo Sopravvissuto bussò con imbarazzo alla porta dell’aula di Pozioni, trovando il professore seduto sulla cattedra, intento a leggere un libro. Ebbe giusto il tempo di ammirare per pochi secondi il professore, quando quest’ultimo lo notò.
«Oh…Signor Potter, alla fine si è degnato di raggiungermi» il suo ghigno scomparve subito alla vista della mano insanguinata
«Potter, cos’ha fatto alla mano?» disse avvicinandosi a lui «Avanti, mi faccia vedere»
«Io.. niente, professore. Non ho fatto niente.» disse nascondendo la mano. La vicinanza con il professore lo fece arrossire. Quest’ultimo lo guardò, avvicinandosi sempre di più a lui, fino a quando Harry si ritrovò con le spalle al muro.
« Potter, mi ha già fatto attendere abbastanza» il colorito del giovane mago si fece ancora più vistoso sulle guance, la sua mente già iniziava a essere offuscata dai pensieri poco opportuni. Snape lo notò, l’ombra di un sorriso aleggiò sul suo viso, alla vista delle reazioni del ragazzo; chiarì velocemente «Devo ricordarle che è arrivato con un ritardo di mezz’ora, Potter?»
Harry sbiancò all’idea di aver frainteso così tanto le parole del professore, che lo stava fissando con la mano tesa. Pregò in cuor suo che l’uomo non capisse i suoi pensieri; appoggiò la mano ferita su quella del professore: colse uno sguardo leggermente disgustato alla vista della scritta incisa sul dorso della mano.
«Molto bene» si affrettò a dire «Questa sera, in via del tutto eccezionale, prepareremo una Pozione di Guarigione; per il momento, fasceremo la sua ferita» e così facendo, lo fece sedere su uno sgabello, mentre andava a prendere le garze. Il Ragazzo ebbe modo di osservare le dita affusolate del professore mentre fasciavano la mano, rimanendo con il fiato sospeso per tutta la durata dell’operazione. Solo quando Snape si alzò e lo invitò a preparare davanti ai suoi occhi e sotto la sua supervisione la pozione, si decise ad alzarsi.
In poco più di mezz’ora, sotto lo sguardo esterrefatto del giovane mago, la pozione finì di cuocere e fu pronta per l’uso: il Professore, mentre mandò Harry a sedersi di nuovo sullo sgabello, pensò con soddisfazione «A quanto pare anche Potter, sotto stretta osservazione, riesce a combinare qualcosa di buono» e sorrise tra sé e sé. Quando si voltò, lo trovò quasi addormentato e si ritrovò ad osservare il ragazzo attentamente per la prima volta, notando che aveva preso il fascino della madre, Lily. “Peccato che il suo carattere sia uguale a quello di James. James, quel cretino.” e mentre si avvicinò a lui sbuffò con una leggera insofferenza.
Il giovane mago, risvegliatosi leggermente intorpidito, sussultò alla vista di Snape che, delicatamente, gli stava spalmando parte della pozione sulla mano ferita: era incredibile quanto quell’uomo acido sembrasse diverso dal solito. “Dopotutto, non è così stronzo come sembra” pensò divertito e quando l’uomo ebbe finito, lo ringraziò per la Pozione.
Quando stette per varcare la soglia, l’uomo disse con noncuranza «Potter, effettivamente è vero: non sono stronzo come sembro, a volte» e continuò a mettere a posto alambicchi e provette, lasciando il moro senza parole.
Attraversando di corsa i corridoi, si ricordò della frase che disse la mattina stessa alla Trelawney “se arriverò in ritardo, mi succederà un terribile incidente”.
E così, era successo. Snape aveva letto i suoi pensieri per tutta la serata.

--------------------
Bonjour! O meglio, buon pomeriggio.
Questa volta ho scritto più del solito, sfiorando le 4 pagine su word.
Tutto merito dei giardinieri sotto casa mia: svegliandomi alle 7:30, dopo solo 5 ore di sonno, mi hanno permesso di riscoprire il piacere di cruciare e maledire le persone mentalmente, davanti ad un’enorme tazza di caffè, per far ripartire al meglio la mia giornata. Cercando di seguire i consigli, ho descritto le ultime lezioni di Harry con più lentezza di quanto avrei fatto normalmente: non so se si è capito, ma non vedo l’ora di descrivere l’ E.S con la partecipazione di un personaggio che, incredibilmente, si sta ricredendo sui Gryffindor. Ultima nota: ho scelto di introdurre la Profezia tramite una filastrocca del pitone perché mi ha sempre attirato l’idea del serpentese, ma questo non vuol dire che la profezia verrà pronunciata solo così ;)
Come sempre, grazie per le recensioni e chiedo scusa per eventuali errori di battitura.
Al prossimo capitolo! :*  10/07/15 MomoiDancho

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** La quiete prima della tempesta ***


Capitolo 4
La quiete prima della tempesta

 
*inizio flashback*
Draco Malfoy camminò nei corridoi, dirigendosi verso i sotterranei insieme ad Harry.
Entrambi con la mano destra insanguinata, grazie alla punizione di Dolores Umbridge: appena svoltato l’angolo del corridoio, Draco poté imprecare liberamente, lasciando andare quello che per un’ora trattenne a stento. « Puttana. Salazar, è al limite dell’accettabile. Lo dirò a mio p…» subito si rese conto di quello che stava per dire e un’ombra di tristezza mista a rabbia gli si impresse nel volto.
«Riuscirà ad uscire da lì» gli disse l’altro tranquillamente «il mio padrino è riuscito a resistere per 12 anni.» Draco lo guardò sconvolto «12 anni?! Dio, Potter. Come diamine fai a rimanere così calmo, me lo spieghi?!» il moro lo guardò senza capire.
«Senti, forse non hai capito bene la situazione» il biondo cercò di rimanere calmo, mentre  guardandolo disse «Se un uomo come mio padre, dopo aver dimostrato fedeltà al Ministero è stato accusato di tradimento, Potter, di tradimento verso il Ministero; quanto pensi che ci metterà la Umbridge a cercare di incastrare chiunque si metta in mezzo ai suoi obiettivi?» Harry si accigliò, continuando a non capire, mentre l’altro riprese «Quando mio padre era ancora al Ministero, anche quando tornava a casa, a volte gli capitava di dover parlare fino a tarda sera con altri membri del  Wizengamot. Erano nervosi, tutti quanti, perché Fudge stesso stava diventando paranoico.» ormai Harry arrivò con lui davanti all’aula del professor Snape. «Potter, quello che sto cercando di dirti, va contro la mia natura di Slytherin e sicuramente contro la tua di Gryffindor: stai in guardia dalla Umbridge.»
*fine flashback*

«E poi? Cosa ha fatto?» , chiese Ron.
«E’ la milionesima volta che te lo dico, in questa settimana. Non mi ha detto nient’altro!» sbuffò il moro «ero in ritardo da Snape e ci siamo salutati davanti all’ingresso dell’aula»
«Vi siete …salutati, Harry?» chiese per l’ennesima volta la ragazza, alzando un sopracciglio.
«Accidenti, sì! Mi sono fatto torturare da quell’arpia per difenderlo, ci manca solo che non ci salut..» Harry si arrestò subito dopo aver sbottato, maledicendo la sua inesistente capacità di tenere a freno la lingua; Hermione e Ron lo guardarono con occhi sgranati.
Se l’era lasciato sfuggire.
Sospirando, si preparò al fiume di parole che lo investì qualche secondo più tardi: la ragazza fu la prima ad urlare «Harry! Cosa ti ha fatto quella donna?!» subito dopo, iniziò a inveire anche contro il Rosso: « E tu, maledizione! Come hai fatto a non accorgerti di nulla in UNA settimana?! E meno male che ti avevo detto di tenerlo d’occhio, Godric Santissimo!»
«Ma…io gliel’ho chiesto, davvero. E guardandolo non avevo notato niente di strano» provò a giustificarsi; per sua fortuna Harry si intromise «Hermione, non avrebbe potuto notarlo. La sera stessa, a pozioni, mi ha aiutato Snape.» la ragazza si arrestò di colpo, prima di poter picchiare con un libro di incantesimi il ragazzo:  «Snape?»
il Ragazzo Sopravvissuto arrossì leggermente al ricordo «Ehm.. si. Mi ha fatto preparare una pozione di Guarigione e mi ha medicato» il moro guardò per terra imbarazzato, il ricordo delle dita del professore che gli toccavano con delicatezza la ferita, gli fece provare ancora i brividi.
A quel punto, mostrò loro la leggera cicatrice che si era formata in seguito all’ora passata con la Umbridge: Ron lesse la scritta, concentrandosi sulle piccole lettere bianche sulla pelle del ragazzo «Non.. devo.. dire bugie?» quando terminò la scritta, il suo sguardo era pieno di terrore «Miseriaccia, Harry, quella donna fa paura! Non posso credere che ti abbia costretto a fare una cosa simile!» il ragazzo sbuffò impercettibilmente «E invece l’ha fatto. Ho avuto fortuna che Snape mi abbia concesso di preparare quella pozione»
«Ma Snape ha medicato anche Malfoy, giusto?» chiese lei, con aria di indifferenza
«No, Hermione, lui non era in punizione con me» a quelle parole, la Gryffindor iniziò a trafficare borbottando con la sua borsa.
«Ehi, che stai facendo?! ..Hermione.. non dirmi che..»
«Ronald, non mi interessa se quello è uno Slytherin,» disse risoluta «Quella donna non ha il diritto di lasciare cicatrici sui suoi studenti! Il non aiutare le persone è una cosa che va contro i miei principi, soprattutto se queste sono state ferite ingiustificatamente»; afferrò velocemente il  libro di Pozioni e prese la bacchetta puntandola a pagina 43, sulla Pozione di Guarigione, sussurrando “Copia Materiae”.
Velocemente, una pagina identica a quella del libro comparve davanti ai loro occhi e lei la puntò con la bacchetta  per la seconda volta “Harmonia Nectere Passus”. Il foglio si piegò a forma di areoplanino, schizzando via dalla sala Comune dei Gryffindor, diretta ai dormitori degli Slytherin.
Ron continuò a guardarla, sconcertato.
«Vuoi dirmi che odi più la Umbridge, che non ti ha fatto ancora niente, rispetto a Draco Malfoy?! Malfoy, Hermione!» e mentre lo disse scosse leggermente la testa, incredulo.
«Hai detto bene, Ron» sospirò lei «Non mi ha ancora fatto niente. Quanto credi che ci metterà ad andare a lamentarsi al Ministero? Ho seriamente paura delle conseguenze per gli studenti; quindi, per una volta, direi che il Cappello Parlante ha ragione. Dobbiamo restare uniti per sconfiggere le minacce». Detto questo si alzò, prese la borsa e sospirando aggiunse «Per adesso, cerchiamo di aiutarci il più possibile tra noi» intercettando uno sguardo confuso del moro disse subito
«Come prefetto, sto andando ad aiutare alcuni primini. Da quanto ho sentito, la Umbridge non ha esitato a riservar una punizione per “aver usato magia incontrollata nella sua aula”. Adesso che finalmente so come aiutarli, non voglio perdere tempo »
Harry scosse la testa amareggiato: Hogwarts stava cambiando.

Draco posò pigramente il mozzicone di sigaretta nel portacenere sul comodino, quando un areoplanino di carta, sfrecciò verso di lui, mancando il suo occhio per pochi centimetri.
«Salazar Santissimo, possibile che non si possa andare a dormire in pace?!» urlò in direzione della Sala Comune, convinto che fosse uno scherzo dei suoi amati compagni.
Quando notò le ali scarabocchiate si sedé e aprì, sospirando, il foglio: “Pozione di Guarigione?” pensò, continuando a leggere una nota “Applicare il prima possibile, lasciando riposare la ferita per una notte. Chiedere a Madama Pomfrey oppure a Snape” si guardò per un attimo la mano, sospirando, per poi riprendere a riflettere “Dove ho già visto questa scrittura? Dunque… non è della Parkinson. Tiger e Goyle non credo siano capaci di scrivere in corsivo, ma comunque non aprirebbero mai un libro di Pozioni. Aspetta… ma in ogni caso, non ho fatto vedere a nessun Slytherin la mano…” iniziò a stropicciarsi gli occhi giungendo poco dopo alla conclusione che, dopotutto, non gli importava più di tanto e che sarebbe andato da Snape l’indomani.


La mattina seguente, gli studenti di Hogwarts, ebbero una terribile sorpresa.
Hermione, abbonata alla Gazzetta del Profeta, trasalì, lasciando cadere la tazza di caffè sul tavolo:
«Miseriaccia Hermione! Si può sapere che diamine ti prende?» disse Ron, cercando di pulire il disastro procurato dal caffè.
Con un colpo della bacchetta, lei sistemò immediatamente la tavola, appoggiando il giornale dalla parte dei due ragazzi per far leggere loro la notizia principale: Ron fece cadere la forchetta piena di bacon ed Harry quasi si strozzò con il succo di zucca.  Il titolo, in prima pagina annunciava:

Dolores Umbridge nominata Inquisitore Supremo di Hogwarts
Il ministro Caramell spiega in un intervista:
 «Ci sono state riferite delle preoccupanti informazioni
riguardo alla gestione e alla cura dell’insegnamento ad Hogwarts,
per tanto, abbiamo deciso di approvare un decreto legge che conferisce
un controllo senza precedenti sulla Scuola di Magia e Stregoneria.
Il decreto numero 22, approvato quest’estate, è l’esempio lampante
di quanto Hogwarts necessiti un intervento e un maggiore controllo
del Ministero. La figura dell'Inquisitore potrà verificare se  i suoi colleghi
siano all'altezza del loro compito: il posto è stato assegnato
alla professoressa Umbridge.
L’incarico di insegnante, le è stato offerto  da me medesimo,
in quanto si è impegnata nel rivoluzionare
il metodo di insegnamento “ormai obsoleto” nel suo campo,
Difesa Contro le Arti Oscure, riscuotendo successo e approvazione
dagli studenti stessi. Ovviamente il ruolo di Inquisitore
è in aggiunta alla sua cattedra e siamo lieti di annunciare che lei lo ha accettato»


Il trio guardò in direzione del tavolo dei professori, preoccupato.
L’unica di buonumore era la Umbridge, che cercava di coinvolgere Snape in una conversazione.
A giudicare dall’espressione che rivolse il professore verso il suo caffè, non si sarebbero stupiti se l’indomani la donna si fosse trovata in pericolo di vita durante la colazione, in circostanze misteriose.
«Chiunque con un po’ di cervello non disturberebbe mai Severus durante la colazione»si ritrovò a dire Harry. Con sua stessa sorpresa, notò di aver chiamato il professore per nome: il Rosso lo guardò con aria interrogativa «Severus? Da quand’è che lo chiami per nome?»; ma il Ragazzo Sopravvissuto non lo stette ad ascoltare: vide Draco avvicinarsi al Professore, che nel frattempo aveva finito la colazione, con un foglietto in mano: il professore lo lesse velocemente.
Se il ragazzo non fosse stato tanto impegnato a guardare Snape, avrebbe sicuramente capito il motivo dell’avvicinarsi dello Slytherin al Professore. Quest’ultimo, finito di leggere, lanciò uno sguardo in direzione del trio, mormorando qualcosa. Harry sussultò a quello sguardo, ma si rese comunque conto di quello che Hermione borbottò:  «Era ora che Draco si decidesse a farsi sistemare quella mano»
Ron si voltò verso di lei «Draco?» e mentre gli altri due, ignorandolo, si avviarono verso le serre di Erbologia, si ritrovò a dire «Ma qui dentro stanno impazzendo tutti?!»

--------------------------------

Guten Tag!!
Oggi sono riuscita a scrivere persino più dell’ultima volta, mi sento felice almeno di questo, nonostante il capitolo sia un po’ di “transizione” tra la prima parte e quella alla quale in realtà ho pensato per tutto il tempo della FF. Che dire, ho poca pazienza.
Bene, rimanendo sul capitolo: chi non si aspettava una Hermione così propensa a “distribuire le sue conoscenze” a Malfoy, alzi la mano! Io in primis, ho riflettuto a lungo se far iniziare così il primo contatto tra i due o rimandarlo, ma poi mi sono detta: che diavolo, qui ci sarà qualcuno che aspetta con ansia la parte della Dramione! A questo proposito, pazientate ancora qualche capitolo, perché questo, ovviamente, è solo l’inizio ;)
Vorrei chiedere un favore a tutti i lettori: mandatemi le vostre opinioni!
Giuro, non mordo. Anche solo per dirmi se vi piace o non vi piace, per me è molto importante soprattutto perché ho visto che siete in ben 2035 ad aver letto tutti e tre i capitoli ! *commossa*
Chiedo perdono per eventuali errori d’ortografia.

Al prossimo capitolo!
MomoiDancho, 11/07/15



 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Le piccole ripicche del corpo docenti ***


Capitolo 5
Le piccole ripicche del corpo docenti



In quei giorni, Dolores Umbridge non perse tempo ad esercitare il suo ruolo di Inquisitore Supremo di Hogwarts.
Difatti ad ogni spazio disponibile tra una lezione l'altra, si sedeva tra gli studenti dei vari anni e assisteva alle lezioni delle altre materie, mettendo a disagio gli insegnanti che cercarono in tutti modi di ignorare la professoressa e il suo blocco di appunti.
Purtroppo per loro, la Umbridge prese molto sul serio l'incarico affidatole dal Ministro: le volte nelle quali partecipò, non esitò mai a interrompere ogni qualvolta che lo ritenne necessario la spiegazione chiedendo informazioni futili o non pertinenti all'argomento e creando alla fine una gran confusione tra gli studenti, che ogni volta capirono sempre di meno, perché risultò molto difficile tenere il filo del discorso ad ogni insegnante.
Ovviamente tra tutti loro c'erano alcune eccezioni: la professoressa McGonagall, per esempio, non le dette modo interrompere la sue lezioni, decidendo di far trasfigurare a Paciock un oggetto molto vicino all'inquisitrice, per ripicca, tutte le volte che fu interrotta. 
Alla fine la Umbridge, non ne poté più di schivare i tentativi mal riusciti di Neville e quando il ragazzo trasfigurò erroneamente la sua borsetta rosa in un gerbillo, si decise a lasciare l'aula una volta per tutte; le risate e gli applausi dei ragazzi esplosero ai 20 punti assegnati ai Gryffindor dalla McGonagall che, ridendo, si congratulò ad un incredulo Paciock.
Severus Snape, invece, fu molto più cauto nel far notare l'indesiderata presenza alla professoressa, offrendole casualmente un posto vicino al calderone di Seamus Finnegan: quest'ultimo, impreparato al continuo scrutare dell'inquisitrice, andò in panico e fece erroneamente esplodere il suo paiolo, provocando un tossico fumo nero che costrinse la donna ad uscire di corsa dall'aula, con il viso pieno di fuliggine. Snape controllò che fosse salita lungo tutte le scale e, con un colpo di bacchetta, ripulì immediatamente l'aula dal disastro pirotecnico. Harry poté giurare di aver visto l'uomo ghignare di nascosto durante tutto il resto della lezione, probabilmente a ricordo della faccia tutta sporca della Professoressa.
La Umbridge trascorse la settimana peggiore dal giorno in cui entrò al castello: 
«Le sembrano normali, o meglio, in linea con i progetti di sicurezza imposti del Ministero le ore svolte in questa scuola?» chiese a Dumbledore, una volta che le fu permesso di entrare nel suo ufficio. Albus le sorrise da dietro gli occhiali a mezzaluna « Direi di sì Dolores l'ultima volta che il Ministro venne ad assistere alle lezioni, si complimentò per il livello delle... » il Preside non fece in tempo a finire che l'Inquisitrice lo interruppe in malo modo « complimentarsi?! Spero stia scherzando, Albus! Le lezioni a cura nei quali assistito sono state dei veri disastri! » 
«Dice davvero? » disse pacificamente l'uomo « la prego, mi illustri cosa ha riscontrato dalle sue visite nelle altre aule ». 
« Ne ho tutta l'intenzione glielo assicuro! » disse la donna con tono a stento contenuto, 
« Sono stata intossicata dai fumi nei sotterranei durante le ore di Pozioni, puntata da uno Schiopodo Sparacoda fuggito dal controllo di una strega mentre assistevo alle lezioni di cura delle creature magiche» riprese appena fiato, mentre continuò sempre più rossa dalla rabbia « aggredita da una mandragola durante le ore di Erbologia, subito dopo la professoressa Trelawney mi ha predetto la morte durante divinazione e, per finire, la McGonagall ha permesso che durante le sue ore la mia borsa venisse trasfigurata in un disgustoso gerbillo! » la donna a quest'ultima frase, aveva ormai perso il controllo del tono della sua voce e stava urlando contro un impassibile Preside che, tuttavia, venne tradito dal leggero tremore delle spalle indice di risate a stento contenute. 
Albus in quel momento, seppe con certezza che i professori non approvavano il ruolo affidatole dal Ministro e che, non potendo fare nulla al riguardo, si "limitavano" ad arrecarle qualche dispiacere, ma sorridendo tra sé e sé, si ripromise di congratularsi con loro perché nemmeno lui poté immaginarsi una velata protesta migliore di quella.
« Le sembra normale che io debba fuggire da ogni aula, per evitare di subire ulteriori danni alla mia persona? » sibilò lei infuriata. Cercando di mantenere un tono serio e contenuto Albus disse « Beh, se non altro ha assistito a delle lezioni ...interessanti» ma a quest'ultima parola, a suo malgrado, il Preside scoppiò in una fragorosa risata. 
La donna evidentemente si aspettò una reazione diversa dall'uomo, che invece, ancora in preda ad un attacco di risate apparentemente irrefrenabile, richiamò con un incantesimo un fazzolettino per asciugarsi le lacrime. 
Furente a quella vista la professoressa sbraitò « Sia pur certo che il Ministro verrà informato oggi stesso delle terribili lacune degli insegnanti e dei profondi rischi ai quali gli studenti vengono sottoposti ogni giorno in questa scuola! »
E sbattendo la porta, uscì dall'ufficio in cui si trovava, lasciando il Preside ancora in prede dei postumi di una fragorosa risata.
Camminò stizzita per i corridoi, rossa di rabbia, fino al suo ufficio: mandò un veloce gufo a Fudge, chiedendogli un incontro immediato e della massima importanza; poco dopo trovò bussare alla porta Gazza, che osservò l’ufficio con una palese smorfia di disgusto trattenuta, mentre l’Inquisitrice lo invitò ad entrare.
«Professoressa Umbridge, ho una cosa da consegnarle da parte della professoressa McGonagall, mi ha chiesto di riferirle che ha fatto provvedere allo studente per l’inconveniente avvenuto nella sua ora» disse l’uomo, porgendo cautamente una piccola gabbietta in mano alla donna; detto ciò, uscì il più velocemente possibile, senza nemmeno salutarla.
Quest’ultima, arrestò momentaneamente il moto di rabbia, che lasciò posto alla curiosità: aprendo la gabbietta, la donna cacciò un urlo: pensò che lo studente non potesse peggiorare ulteriormente le condizioni della sua borsetta rosa che, dopo essere stata trasfigurata malamente in gerbillo dello stesso colore, ora era ridiventata come prima solo con l’aggiunta di baffi e zampette.
Mentre la professoressa cercò la bacchetta, la borsa-gerbillo ne approfittò per scappare, andando a sbattere un po’ ovunque nel tentativo di  schivare le maledizioni che la donna gli lanciò urlando; poco dopo, fece due buchi nella porta che rispettivamente beccarono la maniglia e la soglia: la porta si aprì con uno scatto e il piccolo essere ne approfittò per scappare, mentre un incredulo Fudge fissò la professoressa da fuori, con la mano ancora alzata e stretta a pugno, nell’intento di bussare.
 
------------------


Buoongiorno signore e signori!
Avrei voluto intitolare il capitolo con “Questa è Sparta”, sia per il numero di visite del primo capitolo (superata la soglia dei 300!) e sia per il putiferio che la Umbridge è costretta a subire.
Ragazzi, non mi sono mai divertita così tanto a scrivere un capitolo, ho riso io stessa nell’immaginarmi passo per passo tutti gli avvenimenti.
Ovviamente, nella foga di scrivere, potrei aver fatto qualche errore di battitura o d’ortografia, perdonatemi.
In ogni caso, anche se il capitolo è un po’ più breve degli altri, la storia è completamente diversa da come descritta nel libro e, proprio per questo, ci terrei veramente tanto a sapere le vostre opinioni :3
Al prossimo capitolo!
MomoiDancho, 12/07/15

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Umbridgite e Parkinson ***


Capitolo 6
Umbridgite e Parkinson




Quella settimana fu una delle più divertenti che gli studenti videro da quando la scuola iniziò: le lezioni si rivelarono particolarmente comiche per i ragazzi e i professori dovettero ammettere a se stessi che fu così anche per loro.
Durante le lezioni di Difesa contro le Arti Oscure, invece, entrarono in gioco i prodotti dei fratelli Weasley: i due, vendevano di nascosto prodotti per ammalarsi “momentaneamente” durante le ore scolastiche, ed il 90% dell'uso era riservato per le sue ore. 
Dolores Umbridge, si ritrovò quindi a dover affrontare, oltre al corpo docenti, orde di ragazzi vomitanti o febbricitanti durante la sua materia e, quando chiese ad una sarcastica McGonagall se ne sapesse qualcosa, lei consigliò all’Inquisitrice di andare dal Professor Snape a chiedere un rimedio per “L’Umbridgite” tanto diffusa nelle sue classi.
Durante l’unica lezione di Pozioni durante la quale la Umbridge partecipò, notò che i ragazzi rimasero in gruppetti sempre uguali.
Le balenò in mente l’idea che i ragazzi potessero cospirare contro di lei, quindi chiese al Professore Snape di mischiare gli studenti, giustificandosi con:
«I ragazzi non riescono a fare un intruglio senza essere vicino ai loro amichetti, Severus?»
Con un sospiro rassegnato e irritato, l'uomo esordì la lezione dopo, con un tono glaciale «Visto che qualcuno ha insinuato che voi non sappiate fare una pozione senza l’aiuto dei vostri compagni di Casa, mi trovo obbligato a mischiarvi. A breve arriverà la Professoressa Umbridge per valutare il vostro modo di lavorare. Non azzardatevi a combinare qualsiasi altra cosa che non sia la vostra pozione o, giuro sul mio onore, che vi farò testare le pozioni dei peggiori studenti che si trovano in questa classe.» godendosi l’effetto suscitato dalle sue parole, riprese, con tono noncurante « Adesso, spostavi velocemente. Weasley, vicino a Parkinson. Finnegan con Goyle. Thomas, si sposti vicino a Tiger; Granger, lei si sieda vicino a Malfoy» a quest'ultima frase la ragazza arrossì violentemente e cercò di protestare col professore che, con un'occhiataccia, le disse « Signorina Granger, non vedo cosa ci sia di male nel lavorare con il signor Malfoy. Se si lamenterà un'altra volta toglierò dei punti a Gryffindor ».
In quel momento, Harry entrò dalla porta con il fiatone: « Mi scusi Professore ...sono rimasto indietro per ricopiare gli ultimi appunti di Storia della Magia... della sala comune non ho sentito la campanella suonare» il Moro seppe in quel momento che, a giudicare dallo sguardo dell'uomo, sarebbero sicuramente stati tolti dei punti alla sua Casa.
«Molto bene, signor Potter. 20 punti in meno a Gryffindor» e con un ghigno, indicò la cattedra dicendo « Ora, si sieda qui velocemente. A breve arriverà l'Inquisitrice ».
In quel preciso istante Dolores Umbridge entrò spalancando la porta con occhi infuocati dalla rabbia, dovuta alla borsetta resale poco prima: Severus la fisso negli occhi per qualche secondo e subito dopo si voltò andando verso la cattedra, nascondendo un'espressione divertita. "Probabilmente le avrà letto nella mente", pensò Harry; subito dopo il ragazzo si ricordò di dover evitare il più possibile di pensare durante le lezioni di Pozioni, almeno per preservare quel briciolo di dignità che gli era rimasto dall'ultima volta che era rimasto da solo con Snape. 
La donna fermò subito il professore, chiedendogli di far preparare agli studenti una pozione per risolvere il problema delle interruzioni che si verificavano durante le sue ore: l'uomo cercò di rimanere impassibile davanti alla richiesta della Professoressa, rispondendole che la McGonagall gli aveva accennato il problema quella mattina e che, per curare "L’Umbridgite", era necessaria una semplice Pozione di Guarigione. Harry, quando sentì nominare la pozione, si sforzò di rimanere normale, ma se già normalmente continuava a pensare all'ultimo incontro serale avvenuto con l'uomo, allo sbottare della Professoressa  « E che allora la preparino, che diamine! » diventò rosso, lasciando carta bianca ai pensieri che aveva cercato di reprimere per tutto il tempo. 
Hermione impallidì di fronte alla richiesta della Umbridge; cercò subito di nascondere il libro già aperto sul tavolo, inutilmente, perché quando Malfoy la vide, la guardò fingendo un'aria interrogativa e con un sorrisetto le chiese: «Hai qualcosa da nascondere, Granger?», lei lo guardò male e ostentando un'aria sfrontata gli disse «Assolutamente, no Draco. A differenza tua, io ho le mani pulite».
La Gryffindor si rese conto troppo tardi della gaffe e si affrettò ad aggiungere  «Per tua informazione, l'ho fatto in quanto prefetto, quindi levati quel ghigno dalla faccia!» il ragazzo la guardò, simulando stupore «Fatto cosa, Hermione?» disse imitando il tono della ragazza, calcando sull'ultima parola che fece avvampare la riccia.
«Ringraziare e basta è troppo, nel mondo degli Slytherin?» rispose voltandosi verso di lui, piccata.
«Forse non è chiaro quello che deve fare, signorina Granger» disse Snape fermandosi davanti al calderone e, appoggiando entrambe le mani sul banco, si avvicinò continuando «Nel caso non avesse capito, deve andare alla pagina..» 
«43. Si, adesso ci vado subito, mi scusi» disse lei, mortificata per il rimprovero. Il professore si allontanò con una smorfia, in direzione di Harry.
«Com'è che con Snape non hai da ridire?» frecciò il ragazzo ghignando.
Lei lo fulminò con uno sguardo, e trascorse la lezione ancora imbarazzata dal rimprovero e dalla presenza di Malfoy che continuò ad avvicinarsi a lei per copiare le sue mosse.
Alla fine dell'ora, il ragazzo guardò soddisfatto il suo paiolo: "Quasi identico a quello della Mezzosangue", pensò soddisfatto. Se avesse continuato così, entro fine anno avrebbe potuto persino prendere una O con Snape.
Harry, a fine lezione, guardò contento il suo calderone, iniziando a mettere a posto gli strumenti: "Grazie ai consigli di Seve..ehm, Snape", si corresse mentalmente, notando che il professore in quel momento lo guardò male da dietro un banco "Snape. Grazie ai suggerimenti di Snape, la pozione è perfetta. Potrei addirittura prendere una E!" a quel punto, il professore cominciò ad avvicinarsi ed Harry temé che fosse perché poteva aver letto i suoi pensieri. Sbatté gli occhi velocemente e deglutì quando l'uomo, dietro di lui, si sporse per vedere il risultato del suo lavoro. Cercò di continuare a mettere a posto, fingendo noncuranza. 
Quando Snape, avvicinandosi tanto da fargli sentire il suo profumo, prese un bezoar dalla sua mano, il ragazzo si rese conto che le dita gli tremarono al contatto: l'uomo, molto lentamente, lo guardò da vicino e gli disse: «Potter, la prossima volta che sarà in punizione con me, le farò preparare qualcosa di più difficile. Una pozione contro i tremori del Parkinson, magari. » e guardò il ragazzo con una faccia divertita, mentre quest'ultimo lottò con se stesso per non pensare a niente: vedere gli occhi neri di Severus, così vicino a lui, lo avrebbe portato a dire o a pensare qualcosa di estremamente stupido; alla fine, decise di abbassare velocemente lo sguardo, arrossendo.
L'uomo, sogghignando, si allontanò dal ragazzo mormorando qualcosa di simile a  «Saggia decisione». 
Poco dopo, si ritrovò a pensare a come avrebbe potuto metterlo in imbarazzo la volta successiva. 
Ammise a se stesso che trovava divertenti le reazioni timide del Ragazzo Sopravvissuto, ma soprattutto adorava vedere la sua mente andare totalmente in confusione quando lo scrutava con aria severa. 
"Decisamente, quel ragazzo è strano" pensò, chiudendo la porta dell'aula dopo che furono usciti tutti.
 
---------------------
~ Buongiorno a tutti! 
Scrivo dal mio divano in diretta, ore 00:45.
Oggi, ho parlato con una mia cara amica iscritta a EFP: mi ha chiesto di mettere più Dramione nella storia, quindi, ta-daan, ho fatto passare loro ben due ore assieme. 
Si, insomma, non c'è stato molto dialogo, ma parliamo di Draco ed Hermione! 
Non sono per nulla contraria alle FF nelle quali si saltano addosso subito, ma non è molto nel mio stile stravolgere completamente i caratteri dei personaggi.
(Comunque, rimanendo sulla FF, credo di poter riuscire a scrivere dell'E.S tra un paio di capitoli)
Chiedo perdono per eventuali errori di grammatica e/o parole totalmente diverse: a quanto pare, i prodotti Apple si rifiutano di accettare termini magici. Tsk, prodotti babbani, valli a capire.
Scrivetemi le vostre opinioni!
 
Al prossimo capitolo! 

MomoiDancho 13/07/15

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Non lasciarmi andare ***


Capitolo 7
Non lasciarmi andare

 
Le settimane passano lentamente ed Harry si sentì sempre più inquieto. 
Durante le notti fece strani sogni, con pitoni che gli parlarono in serpentese, senza che lui potesse capire il senso di quello che gli dissero: difatti, le parole risultarono sempre confuse e senza un filo logico; in genere, gli si presentarono immagini di luoghi nei quali non era mai stato e, quando si svegliò non si ricordò nemmeno una volta tutte le cose che vide da addormentato.
Quella notte si svegliò di soprassalto e ne dedusse che, per l'ennesima volta, lo fece per niente di più che un altro incubo. 
Come al solito, quando si destò, cercò di ricordarsi il suo sogno, ma le uniche immagini che gli vennero in mente quando provò a concentrarsi, furono sempre le stesse: un familiare muro di mattonelle blu oltremare, con il riflesso di un serpente e una porta blindata, con una strana maniglia. 
Il non riuscire a comprendere appieno quello che vide in quei giorni, lo rese più scorbutico del solito, con ripercussioni anche sui suoi migliori amici; i due non riuscirono a capire cosa tormentò Harry in quelle tre settimane, del resto lui non ne volle mai parlare, ma non tardarono a scoprirlo una notte della settimana stessa. 
                                                            
 
Strisciai lungo il corridoio, ammirando soddisfatto nel riflesso delle mattonelle blu oltremare il mio corpo lungo e sinuoso, avanzando silenziosamente in direzione della porta.
Questa volta, niente e nessuno mi avrebbe potuto fermare.
Strinsi gli occhi, le iridi ridotte a due fessure. 
"Credono di potermi fermare così, non è vero? Credono quindi, che basti questo ad impedirmi di raggiungere la Profezia?" 
 
Harry iniziò ad agitarsi nel sonno, sentendo crescere in lui una rabbia mai provata, un sentimento di odio così forte che digrignò i denti anche nella realtà, rigirandosi nel letto.

Guardai con odio il signor Weasley, che sollevò la bacchetta, mentre impallidì alla mia vista. Questo mi bastò. Scattai verso di lui, puntando al collo. Iniziò a perdere sangue, molto sangue, che non fece altro che aumentare la mia voglia di affondare le mie zanne in lui. 
Sentii il sapore metallico pervadere la mia gola mentre il caldo liquido scorse lungo il muso.
Lui mi pregò di smetterla, mentre ormai era a terra, quasi inerme, ma non mi importò. 
Lui si era messo in mezzo e meritava di soffrire per questo. 
Subito dopo, la faccia di Voldemort comparve, guardandomi malignamente e mi colse alla sprovvista.
 

Harry urlò, svegliandosi sudato e febbricitante. Senza perdere un secondo, svegliò Ron e corse dalla McGonagall, che lo accompagnò nello studio di Dumbledore. 
Il Preside ascoltò attentamente il ragazzo mentre gli raccontò il sogno appena fatto; alla fine il professore iniziò a fargli domande sulle circostanze dell'attacco subito dal signor Weasley, interrompendolo ogni volta che finì di rispondere prima che quest'ultimo potesse chiedergli tutto quello che in tutti quei mesi non riuscì a farsi spiegare, con la scusa di dare ordini alle varie persone raffigurate nei ritratti.
Harry fu talmente scioccato da quel sogno che non si rese nemmeno conto che il Preside fece chiamare il professor Snape dal cavaliere presente nel ritratto accanto a lui. 
Si sentì rimontare la stessa rabbia che ebbe provato nel sogno, il Ragazzo Sopravvissuto poco dopo urlò: «MI GUARDI!», per poi riprendere con un tono più spaventato, quasi singhiozzando, «che cosa mi sta succedendo?». 
In quel momento entrò dalla porta, bussando, Snape.
Il Preside prese l'entrata dell'uomo come un'ancora di salvataggio e senza dare il tempo di dire niente né ad Harry né al professore, si voltò guardando quest'ultimo, mormorando con tono grave «Ah, Severus. Non c'è più tempo da perdere. Dovete iniziare subito. »
L'uomo guardò il ragazzo con aria preoccupata mentre quest'ultimo sempre più scioccato si vide prendere il braccio dal professore che lo trascinò fuori dallo studio di Dumbledore. 
Dovette sorreggerlo durante tutto il percorso verso i sotterranei, perché il Ragazzo Sopravvissuto non riuscì a reggersi in piedi dopo appena pochi passi.
Il professore lo fece accomodare sulla sgabello davanti all'armadio delle scorte, cercando nel frattempo una Pozione Calmante, visto che Harry non cessò di tremare per tutto il tempo; il ragazzo gli apparve all'improvviso così pallido, debole e indifeso, che guardandolo non poté fare a meno di provare un moto di compassione.
Nonostante l'ampio dosaggio di pozione, non accennò a calmarsi: non sapendo cosa fare, lo fece sdraiare e si sedette accanto a lui. Non protestò quando Harry mise il suo volto sul suo petto e si strinse alla sua veste, semicosciente. Solo allora l’uomo sentì i forti battiti del ragazzo che pian piano si amalgamavano ai suoi; prima di addormentarsi lo sentì mormorare impercettibilmente 
«Non mi abbandoni anche lei, la prego».
Si ritrovò a guardare il Ragazzo Sopravvissuto, mentre gli scostò piano i capelli corvini dalla fronte; pensò che in cinque anni non lo aveva mai visto così spaventato e vulnerabile come in quel momento. Pian piano si addormentò anche lui, con le dita tra i capelli di Harry e le mani del ragazzo ancora strette nella sua veste, quasi come una silenziosa richiesta di protezione.
 
 
----------------------
Buonasera a tutti!
Devo dire con grande stupore, che questo capitolo si è scritto praticamente da solo.
All'inizio la parte di descrizione del punto di vista del serpente l'ho trovata abbastanza divertente: ho cercato di immaginare quello che potesse provare un pitone nel mordere una preda, aiutandomi con il ricordo del film per descrivere meglio la scena dal suo punto di vista; spero di esserci riuscita nel migliore dei modi. 
Per quanto riguarda il seguito, ho deciso di stravolgere completamente la parte finale, mettendomi veramente d'impegno; ho sempre desiderato poter descrivere una scena simile, un piccolo momento nel quale il burbero e terribile Severus, esprime il suo lato tenero.
Certo, il fatto che Harry sia semi-incosciente rende tutto più facile per lui, ma è il gesto che conta, no? 
Spero vi sia piaciuto il capitolo, fatemelo sapere tramite le recensioni (e soprattutto ditemi cosa ve ne pare di questa nuova versione di Severus!).
Perdonate, come al solito, eventuali errori di ortografia :)



Al prossimo capitolo!
MomoiDancho, 14/07/15

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Gli appartamenti di Snape ***


Capitolo 8
Gli appartamenti di Snape



Harry aprì gli occhi.
Si trovò davanti della stoffa nera e in un primo momento non capì dove fosse: lentamente mosse le dita da quello che gli sembrò un mantello di stoffa pregiata e mugolò dal dolore; pensò che probabilmente fosse rimasto in quella posizione per ore e per un momento temette di essere in ritardo per le lezioni: poi, con sollievo, si ricordò che era appena iniziato il weekend. 
Richiuse appena gli occhi, intento a godersi ancora un po’ di riposo, quando una voce molto familiare disse «Non vorrà mica rimettersi  dormire, ora che si è finalmente svegliato, vero Signor Potter?» il ragazzo aprì gli occhi di scatto, alzandosi con gli occhi smeraldini spalancati, come se lo avesse appena punto uno spillo molto affilato. Vide Snape guardarlo con la sua solita espressione da pre-caffè. 
Chiuse gli occhi ripetendosi come un mantra “Ѐ solo un sogno. Adesso, quando riaprirò gli occhi, sarò tra mie coperte, nella torre dei Gryffindor. Uno… due… tre!” riaprì gli occhi e vide il professore guardarlo con un ghigno, mentre frecciò «Se ha finito con la meditazione, vorrei poter andare a far colazione, se non le dispiace» Harry si rese conto solo in quel momento di avere ancora le mani impigliate nella veste dell’uomo e arrossendo in fretta, le allontanò «Grazie, Signor Potter» disse questo e con tono più sarcastico riprese «Sa, sono sveglio da quasi due ore e non sono abituato ad aspettare così tanto per farmi un caffè».
Detto questo, si alzò e scomparve dietro ad una porta. 
Solo in quel momento, si rese conto di dove fosse. Era negli appartamenti del suo professore, più precisamente nella sua camera da letto e lui aveva appena ammesso di averlo guardato dormire per due ore.
La sua testa iniziò a lavorare, velocemente, cercando di ricostruire gli avvenimenti della sera precedente:
“Dunque…io sono arrivato qui e Snape mi ha dato una Pozione Calmante… ma perché sono venuto qui? Dov’ero prima?” il ragazzo si massaggiò le tempie, cercando di ricordarsi bene gli avvenimenti accaduti qualche ora prima “..ah. Ero da Dumbledore, ed ero arrabbiato con lui. Poi… poi, c’era la McGonagall e si, è vero, anche Ron..” «RON!» balzò giù dal letto, inciampò quasi nel tappeto persiano che era per terra e, per non cadere, dovette aggrapparsi alla prima cosa a portata di mano. 
Una tazza colma di caffè cadde per terra, rovesciando il suo contenuto sul tappeto.
«Potter. Capisco che chi sta per affogare si aggrappa anche ad un filo di paglia*, ma credo che lei abbia una predilezione per il mio mantello.» Snape lo guardò da dietro la soglia della camera, con un ghigno sarcastico. 
Puntò velocemente la bacchetta nella direzione della tazza «Reparo» disse, mentre con un altro fluido movimento ripuliva il pregiato tappeto dalla chiazza di caffè, «Credo che, oltre al tè, debba prendere un’altra fiala di Pozione Calmante» riprese, mentre quest’ultimo lo guardò mortificato: lesse velocemente i pensieri del giovane e vide delle immagini terribili della sua infanzia.
Il flashback che il ragazzo ebbe in quel momento mostrò a Severus un Harry di dieci anni che, per errore, fece cadere una tazza di porcellana del servizio di zia Petunia, mentre lo stava pulendo: la donna inseguì il bambino per tutta la casa e l’uomo poté percepire la paura del ragazzino soltanto guardando la scena. Quando giunse in un angolo, senza via di scampo, si rannicchiò contro ad esso ed attese con le mani tremanti sollevate, cercando di proteggersi il capo, che la donna lo picchiasse.
Il Professore rabbrividì nel vedere quanto il ragazzino venne malmenato da sua zia in quell’occasione. Finito il flashback, rimase a guardarlo, con un’espressione raccapricciata: il ragazzo si allontanò di qualche passo, intimorito, iniziando a mormorare tantissime scuse, credendo che la sua espressione fosse dovuta al suo comportamento. Questa reazione scioccò ancora di più Severus che con un’espressione indefinibile, fece ricadere apposta la tazza, davanti agli occhi del giovane mago «Non deve scusarsi Potter. Come può vedere,» mosse leggermente la bacchetta, facendo gli stessi incantesimi di poco prima, «non è un problema, nel mondo magico, rompere una tazza. Io stesso le rompo e le riaggiusto quando sono pensieroso » e aggiunse, con un tono più calmo «Ora venga a fare colazione. Deve essere parecchio affamato.» e detto questo, si diresse in soggiorno, seguito dal ragazzo che rimase ancora più stupito dal comportamento così gentile dell'uomo. 
Una volta seduto, il ragazzo cominciò ad osservarsi intorno.
Se avesse dovuto descrivere con una parola gli appartamenti di Snape, quest'ultima sarebbe stata “eleganza”; la gamma cromatica prevalente era quella del verde, sicuramente in omaggio ai colori della Casa, ma le sfumature scure non dettero al ragazzo un’idea di un’ambiente tetro.
Il giovane mago rimase stupito prima di tutto dalla porta: di un color mogano molto scuro, con inciso sopra un simbolo di una rosa circondata da un serpente, finemente dettagliato. 
Più avanti, un camino con lastre di marmo  nero e davanti due divani scuri in pelle che nonostante tutto, nell’ambiente, risaltarono per il loro aspetto naturale che rese al ragazzo l’idea di una bellezza conservata nel tempo.
Subito dietro troneggiarono alla vista del ragazzo due immense librerie pieni di enciclopedie magiche, volumi e saggi di famosi stregoni di ogni genere e grandezza, tutti perfettamente classificati per argomento e titolo in scompartimenti diversi “Hermione adorerebbe questo posto” pensò dopo un po’.
Continuò a lasciar vagare lo sguardo per la stanza,  vide un piccolo tavolino di cristallo con sopra dei liquori e dei calici, ma quello che lo colpì di più, fu un mappamondo posto accanto alla finestra, semplicemente stupendo: su una sfumatura simile a quella del papiro e con i disegni dei continenti tracciati raffinatamente con l’inchiostro nero.
« Ogni volta che un visitatore vi posa lo sguardo, inizia a cancellarsi il disegno fino a scomparire, per poi ritracciarsi da capo. » disse Snape, mentre ritornò con in mano una tazza di tè e qualche biscotto su un piattino, osservando compiaciuto il ragazzo che ammirò l’artefatto per qualche altro secondo.
Ringraziò per la colazione e subito dopo iniziò a mangiare con gusto: imbarazzato dalla situazione, decise di intrattenere una conversazione e così chiese «Dove ha comprato quel mappamondo?» l’uomo prese un sorso di caffè e sinceramente incuriosito gli rispose «Perché me lo chiede?»; 
il Ragazzo Sopravvissuto lo guardò con aria perplessa «Beh… perché è bello e mi piacerebbe averne uno simile, tutto qui» il ragazzo vide il professore accennare un mezzo sorriso e con aria incurante gli disse «Non può averne uno simile, non si trovano in vendita. Questo qui l’ho disegnato ed incantato personalmente» il professore mentre bevve l’ultimo sorso di caffè, si godette l’espressione di puro stupore del giovane. Poco dopo che ebbero finito la colazione, il Professore gli disse di accomodarsi in sala, perché avrebbero dovuto parlare: il ragazzo si sedette su uno dei divani, attendendo l’arrivo di Snape.
Si sedé anche l’uomo e guardando Harry gli disse, senza mezzi termini: «Dumbledore vuole che io ti aiuti nel risolvere il problema dei tuoi “incubi”» il moro lo guardò stupito e lui riprese «Sì, il Preside è a conoscenza delle visioni che hai avuto in queste ultime tre settimane» «Visioni?» domandò il ragazzo, con aria confusa mentre il professore gli fece cenno di non interromperlo «Precisamente. I tuoi non sono semplici sogni, ma sono parte dei pensieri del Signore Oscuro. In poche parole, tu e lui avete le menti che sono, in qualche modo, in contatto. Dobbiamo intervenire subito, prima che lui lo possa scoprire».
Il ragazzo si accasciò sul divano, l’uomo poté chiaramente vedere le reazioni del Ragazzo Sopravvissuto che, tenendosi la testa fra le mani, chiese «E come dovrei intervenire? Magari non si renderà nemmeno conto d…» Snape lo interruppe subito, con veemenza «No! Non possiamo prendere in considerazione una cosa simile! Rischieresti il trattamento peggiore da lui, il più crudele»; Harry lo guardò, leggermente spazientito «Cosa potrebbe farmi di peggio?».
L’uomo pensò per qualche secondo se dire la verità o meno al Ragazzo, se riaprire quelle cicatrici, quei ricordi che lo ebbero distrutto così a fondo qualche anno prima: cercò di mantenere la voce ferma, mentre decise di dirgli la verità «Entrerebbe nella tua mente, inizierebbe a deviarla, sconvolgerla e a distruggerla lentamente, facendoti avere delle visioni orribili di morti. Ti prenderebbe fino all’ultimo briciolo di sanità mentale, divertendosi a vedere fino a quando riuscirai a non pregarlo di ucciderti» gli si incrinò leggermente la voce, ma riprese con maggior vigore «L’unico modo per evitare questa fine, è ricorrere all’Occlumanzia. Non sarà piacevole, anzi, potrebbe farti sentire profondamente esposto, ma l’unico modo è esercitarsi.
Per questo, ti aspetto questo pomeriggio alle 15:00 in punto, nell’aula di Pozioni. Se qualcuno dovesse chiederti qualcosa, stai prendendo ripetizioni con me».
E detto questo, si alzò, prese un bicchiere e lo riempì di gin. Bevve il liquido, posando il calice sul bordo del tavolino: il ragazzo capì che sarebbe stato meglio se lo avesse lasciato ai  suoi pensieri, così prese le sue poche cose e si avvicinò alla porta, lo ringraziò e lo guardò, in attesa «Slytherin Prince» disse l’uomo, ormai assorto nei suoi pensieri, lasciando uscire il ragazzo senza salutarlo.
Dall’esterno dell’appartamento, Harry iniziò a sentire il rumore del bicchiere infranto e poi riparato ripetersi all’infinito.

Severus Snape, con un colpo di bacchetta infranse il calice appena il Ragazzo usci dai suoi appartamenti e prese a ripararlo subito dopo. “Ormai l’avrà sentito” si disse e con non curanza riprese il suo rituale.
Continuò a riflettere su quello che vide nella mente del ragazzo e pensò infelicemente che, se il Signore Oscuro l’avesse scoperto, sarebbe rimasto deliziato alla vista di tutte quei terribili ricordi da poter usare contro di lui. Gli vennero i brividi solo al ricordo: “E se facesse come con… no, non voglio pensarci.” si disse, mentre anche il tavolino di cristallo si frantumò, facendo cadere tutti i liquori.
Riparò tutto velocemente, prese un libro e cercò di leggerlo.
Non c’era niente da fare. Il ricordo dello svegliarsi con il ragazzo tra le braccia, quella mattina, così bello, sereno e tranquillo lo tormentò per tutto il tempo a seguire. Non avrebbe permesso al Signore Oscuro di prendersi anche lui.


------------------

Buongiorno a tutti!
(Oggi sono tremendamente felice, non saprei spiegarvi perché).
Prima che mi dimentichi, devo assolutamente spiegarvi meglio riguardo all’asterisco: la frase che dice Snape “chi sta per affogare si aggrappa anche ad un filo di paglia” è un proverbio giapponese che mi è venuto in mente e che credo sia abbastanza azzeccato, in questo caso.
Questa parte, seguendo quello che è narrato nel libro, corrisponderebbe al momento in cui Severus trascina malamente Harry giù per i sotterranei e gli spiega cosa dovrà fare: per quanto io adori il personaggio, in questa parte mi sembra forse un po’ troppo rude nei modi di fare e quindi, ho scelto di farlo dirigere verso i suoi appartamenti (devo dire che descriverli è stato veramente divertente: praticamente è il mio salotto ideale, ma modificato con i gusti di Snape).
Ringrazio tutti quelli che hanno scritto una recensione, davvero, grazie mille!
Perdonate eventuali errori di battitura :)

15/07/15, MomoiDancho
 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** L'inizio dell'E.S ***


Capitolo 9
L’inizio dell’ E.S

Le tre in punto scoccarono: Harry seppe in quel momento di essere in ritardo, ma Hermione e Ron non lo ebbero lasciato respirare nemmeno un minuto, tempestandolo di domande sulla notte trascorsa con Snape. 
Riuscì per miracolo a dileguarsi, correndo giù per i corridoi a perdifiato, in direzione dei sotterranei.
Bussò due volte e, dopo che il professore lo invitò ad entrare, si richiuse la porta alle spalle; osservò Snape spostare gli ultimi arredi, accatastandoli in un angolo, mentre questo lo apostrofò «Come sempre in ritardo, Potter» e a quelle parole il ragazzo arrossì impercettibilmente mormorando scuse.
L’uomo si voltò verso di lui e si tolse il lungo mantello nero, appoggiandolo alla cattedra: il giovane notò come la divisa gli stesse bene, calzandogli a pennello e risaltando il fisico atletico del professore, solitamente nascosto.
«In ogni caso, le è chiaro quello che deve fare adesso?» disse, sospirando mentre di rimando il giovane mago, cercando di non mostrare timore e tirando fuori il Gryffindor che era in lui, gli rispose «Si, signore».
Si misero in posizione e l’uomo, puntandogli la bacchetta contrò urlò «Legilimens!»


Hermione lo stava abbracciando, spaventata dal suo improvviso arrivo al Quartier Generale dell’ordine della Fenice. Un Dissennatore, i suoi amici. Un corridoio lungo e buio, una porta blindata. Il Signore Oscuro ad attenderlo.

Harry urlò, cercando di resistere all’uomo, le immagini che continuarono a passargli davanti, come un filmato.

I suoi genitori, il loro sguardo su di lui, pieno di amore. Il signor Weasley ferito, che lo implorava di smettere. Draco che lo ringraziava.

Severus, capì che i ricordi del giovane si alternavano in piacevoli e terribili, mentre continuò a vedere il fiume di emozioni presenti nella testa di Harry.

Le anime che lo proteggevano nel labirinto; la vista di Ginny Weasley a terra, davanti ad un enorme statua di pietra. La spada di Gryffindor che sbucava dal Cappello Parlante. La morte di Cedric, con la terribile risata di Voldemort. Sirius, il suo padrino che lo abbracciava. Dolores Umbridge che lo puniva.

Il ricordo successivo, lo lasciò sbigottito:

Severus, che lo curava e lo teneva stretto a sé. Un pitone che guardava Harry parlando in serpentese, subito dopo fatto sparire dall’ Inquisitrice Suprema, furiosa.


Tutte quelle immagini, quei ricordi, durarono poco meno di un minuto: l’uomo dovette fermarsi per aiutare il Ragazzo, ormai a terra.
Lo fece sedere, mentre questo cercò di riprendersi nei minuti a seguire; la legilimanzia difatti, lo stroncò subito, lasciandolo quasi totalmente privo di forze.
«Basta così, per oggi» dichiarò l’uomo con un tono di voce neutro, dando al ragazzo un’occhiata preoccupata “Non durerà un secondo con lui” si disse, prendendo atto di quanto sarebbe stato difficile aiutare il giovane mago, vista la mole e la particolarità di ogni ricordo che il Signore Oscuro avrebbe potuto sfruttare a suo vantaggio. Lo aiutò ad alzarsi dalla sedia mentre gli occhi smeraldini lo fissarono, cercando di dirgli qualcosa, senza tuttavia che il ragazzo aprisse bocca. «Adesso che ho testato a che livello si trova la sua mente, dovrò riflettere su come svolgere le lezioni nel miglior modo possibile; le farò sapere la prossima data dell’incontro a breve» proferì con tono pratico il professore e, cercando di ignorare la faccia turbata del giovane, aggiunse 
«Per oggi può andare, Potter».
Appena il giovane Gryffindor uscì dall’aula, Snape si appoggiò pensieroso al bordo della cattedra: il ragazzo volente o nolente, nella sua testa, gli fece vedere che considerò lo stare con lui in quei momenti così bui un “buon ricordo”… quindi la sua presenza risultò per il ragazzo in qualche modo positivo. Severus ne rimase quasi sconcertato: nel numero incredibile di esperienze terribili che ebbe vissuto fino ad allora, possibile che lui fosse una parte di quelle positive? Gli vennero in mente tutte le volte che lo ebbe sbeffeggiato davanti alla classe, prendendolo in giro per il suo status di celebrità e mai come in quel momento, dopo aver visto tutti quei ricordi, si pentì di aver fatto una cosa simile.


Passarono i giorni ed Harry fu sempre più preoccupato: possibile che la sua lezione fosse stata così deludente che Snape avesse già perso le speranze con lui? Inoltre si ricordò che verso la fine dei suoi ricordi comparve anche il professore: “Forse è per questo che non mi ha ancora fatto sapere la data del prossimo incontro?” si chiese meditabondo; certo, la prima ed unica lezione fatta fu terribile per il ragazzo, ma si rese conto qualche ora dopo che il professore non ebbe tutti i torti a ricordargli l’ importanza di quelle lezioni, dicendogli «Meglio che li veda io, rispetto all’Oscuro Signore, le pare Potter?».
Mentre rifletté su ciò durante le lezioni di Difesa Contro le Arti Oscure, gli arrivò un bigliettino: sconcertato, riconobbe la grafia di Hermione

Devo parlarti. A Hogsmade dobbiamo andare in un posto.
Aspettami davanti alla biblioteca prima di pranzo, ti spiegherò tutto.”

Harry si illuminò. Hogsmade! Ora che anche Sirius ebbe dato il consenso scritto al Preside, pure lui ci sarebbe potuto andare con gli altri, senza doversi nascondere sotto il mantello dell’invisibilità.
Passò il resto della lezione beandosi all’idea della gita del giorno seguente, ignorando gli sguardi sorridenti e le risatine di alcuni suoi compagni di Casa.
Poco prima di pranzo, si trovò ad aspettare la Gryffindor davanti alla biblioteca: prima che potesse anche solo salutarla, la ragazza lo tirò per la veste in direzione di un tavolino nascosto da tutti gli scaffali; si sedettero e la ragazza cominciò a guardarsi in giro nervosamente.
«Promettimi che non ti arrabbierai» sussurrò la ragazza, mentre lo guardò con un’aria un po’ troppo supplichevole per i suoi gusti «Hermione, quando mi dici così, sai che sicuramente mi arrabbierò. Ma ho imparato nel corso del tempo che è inutile farlo, quindi ti prometto che cercherò di non arrabbiarmi» disse lui con tono un po’ esasperato. 
Alla riccia bastò e iniziò a dire «D’accordo. allora, sappiamo tutti che la Umbridge non è una buona insegnante.» Harry la guardò male, borbottando «Non è una buona insegnate per usare un eufemismo..» «Precisamente» riprese lei, con un po’ più di coraggio «Per questo io e Ron ci siamo detti: perché dobbiamo fare finta di imparare una delle materie più importanti ad Hogwarts? Insomma, quello che voglio dirti è che ci serve un insegnate vero, capace e con esperienze dirette contro le forze oscure…» il ragazzo capì subito dove la ragazza volesse andare a parare.
«Cosa? No, non se ne parla. Mai e poi mai.» disse, con tono scandalizzato «Ma… ehm… vedi, domani ad Hogsmade, abbiamo… come dire, organizzato una piccola riunione per discutere proprio di questo» Hermione con questa frase, seppe di aver sganciato la bomba e aspettò una reazione da parte del ragazzo: lui si accasciò sulla sedia, prendendosi la testa fra le mani e mormorò «In quanti saranno?» la Gryffindor, con tono rassicuratore gli disse «Un piccolo gruppo, ho cercato di capire chi sarebbe interessato ad un’attività simile» e guardando il ragazzo mormorò «Oh Harry, ti prego…» il moro la guardò male e sospirando borbottò «Beh, del resto, hai ormai già organizzato tutto…» Hermione lo abbracciò e, prendendosi un rimprovero da Madama Pince per il suo tono di voce, ringraziò l’amico. «Domani allora, andiamo assieme a Ron alla “Testa di Porco” per il ritrovo!» disse con tono felice uscendo dalla biblioteca per avvisare gli altri. 
L’indomani il Ragazzo Sopravvissuto si svegliò inquieto: Hermione, maledizione a lei, nel corso degli anni lo coinvolse sempre in progetti assurdi, come quello del C.R.E.P.A, aspettandosi sempre la sua piena approvazione; certo, questa volta, secondo lei era per una causa ancora più importante.
Prese la sciarpa e, dopo aver fatto colazione, si preparò ad uscire con i suoi due migliori amici, in direzione del locale; quando finalmente lo raggiunsero ed entrarono, il Gryffindor ebbe un brivido nel vedere le condizioni della locanda.
 «Beh… è vero che non è il massimo» disse la ragazza, mentre un ubriaco inseguiva una capra dichiarandole il suo amore «ma, se non altro, è al riparo da sguardi ed orecchie indiscrete» aggiunse a mo’ di scusa; mentre indicò al ragazzo una porta.
Aprendola, Harry si trovò davanti una ventina di persone: Neville con Dean e Lavanda, seduti vicino a Calì e Padma Patil con Cho e una delle sue solite sciocche amiche, quindi (con un aspetto da sognatrice, che dette l’idea di essere lì per caso) Luna Lovegood; Bell Katie, Alicia Spinnet e Angelina Johnson, Colin e Dennis Canon, Ernie Macmillan, Justin Finch-Fletchley, Hannah Abbott, una ragazza del Hufflepuff con una lunga treccia lungo la schiena di cui Harry non conosceva il nome; tre ragazzi del Ravenclaw che era piuttosto sicuro si chiamassero Anthony Goldstein, Michael Corner e Terry Boot, e poi Ginny, tallonata da un ragazzo biondo magro alto con un naso rivolto in alto che Harry riconobbe vagamente come un membro della squadra di Quidditch del Hufflepuff, Fred e George Weasley con il loro amico Lee Jordan: tutti e tre portavano grandi borse di carta riempite con la merce di Zonko; ma con grande sorpresa del Ragazzo Sopravvissuto in mezzo a tutti loro notò Draco Malfoy, che ostentò uno sguardo di disprezzo verso gli altri. 
Si voltò incredulo verso la riccia che, arrossendo, si giustificò con «Mi ha sentita parlare con te in biblioteca, ha detto che avrebbe tenuto la bocca chiusa solo se avesse partecipato anche lui» il Gryffindor guardò sconcertato la ragazza, che si affrettò ad aggiungere «…Ha… ha detto che lo fa solo perché vuole sapersi difendere dagli ex-compagni di suo padre. Puoi stare tranquillo, mi occuperò io di lui, nel caso» disse, cercando di sembrare convincente.
Il ragazzo scrollò le spalle e si voltò verso la piccola folla che quel giorno si radunò, prendendo coraggio, ma Hermione lo batté sul tempo: «Ciao a tutti …ehm… bene, voi sapete perché siete qui»  iniziò tentennando leggermente «Io ho avuto un’idea - che è probabile che sia utile per chi vuole imparare Difesa Contro le Arti Oscure – ed intendo, imparare veramente, perché le lezioni che la Umbridge sta facendo con noi, è chiaro che non siano minimamente utili » la sua voce divenne improvvisamente molto più forte e più fiduciosa « Sempre che si possano chiamare “ Lezioni di Difesa Contro le Arti Oscure”: passare le ore sui libri, in una materia come questa, è assurdo» riprese lei, più decisa « In poche parole, ho pensato che sarebbe stato utile se noi iniziassimo a saperci difendere facendo pratica con dei veri incantesimi».
«Lo dici perché vuoi passare Difesa Contro le Arti Oscure per il G.U.F.O., giusto? “chiese Michael Corner, un Ravenclaw; «Certo che lo voglio» disse la ragazza prontamente.
«Ma più che per questo, io voglio essere preparata sul serio in difesa perché… perché… » lei fece un gran respiro e cercò di trovare le parole adatte, ma Harry finì per lei «perché Lord Voldemort è tornato».
Non tradendo le sue aspettative, gran parte dei presenti divenne inquieta e mormorò al vicino frasi sconcertate.  «»
Un ragazzo, alla fine, prese coraggio e disse «E dove sono le prove?»
“Chi sei? “chiese Ron, quasi abbaiando. «Zacharias Smith», si presentò il ragazzo, « E penso che abbiamo il diritto di sapere precisamente quello che vi fa credere che Tu-sai-chi sia tornato.» disse risoluto.
«Va bene» intervenne Harry. Ora gli era chiaro perché ci fossero così tante persone alla riunione. Pensò che Hermione avrebbe dovuto capirlo: forse la maggior parte di loro, era qui nella speranza di sentire direttamente la storia da lui. «Che cosa mi fa dire che l’Oscuro Signore è tornato?» ripeté Harry, guardando Zacharias diritto nella faccia. «Io l’ho visto. Dumbledore lo raccontò l’anno scorso alla scuola intera quello che accadde, se non hai creduto a lui, non crederai nemmeno a me, e non ho intenzione di sprecare un pomeriggio tentando di convincervi di questo» e aggiunse «Se sei venuto a sentire precisamente quello che accade ogni volta che Voldemort uccide qualcuno, io non posso aiutarti ». 
La sua ira, sempre così vicina al limite in questi giorni, stava salendo di nuovo. Harry gettò un’occhiata adirata verso Hermione, del resto, lei organizzò tutto questo. Ma nessuno di loro lasciò le sedie, nemmeno Zacharias Smith, sebbene continuasse a fissare intensamente il ragazzo.
«Quindi…», riprese Hermione, ora la sua voce era di nuovo molto alta e impacciata. «Se siete venuti qui per imparare qualcosa di pratico sulla Difesa Contro…» «È vero», interruppe la ragazza con la treccia lunga dietro la schiena, guardando Harry, «che tu puoi produrre un Patronus?» tra i ragazzi si scatenò un mormorio alla risposta affermativa del ragazzo, mentre questa continuò «Un Patronus corporale?» «Ehm … tu conosci Madama Bones, vero?» le chiese il ragazzo.
La ragazza sorrise. «Io sono Susanna Bones, sua nipote. Mi ha raccontato che ha sentito parlare di te. Quindi… è proprio vero? Sai far comparire un Patronus sotto forma di cervo maschio?» «Sì» rispose il ragazzo, un po’ imbarazzato. «Incredibile, Harry! Non ce lo avevi mai detto!» disse Lee, guardandolo con profonda ammirazione.
Fred gli si avvicinò e gli disse «Mamma disse a Ron di non raccontarlo troppo in giro, dice che godi già di troppa attenzione così.» «Non ha tutti i torti», borbottò Harry, ed un paio di persone risero, mentre Terry Boot chiese «Ed uccidesti un Basilisco con quella spada nell’ufficio di Silente? Questo è quello che uno dei ritratti sul muro mi disse quando l’anno scorso…» «Ehm… sì, l’ho fatto», disse Harry; mentre il flusso di domande sulle sue imprese aumentarono sempre di più, fino a quando lui disse «Sentite» e tutti tacquero all'istante. «Io... non voglio cercare di fare il modesto, ma... sono stato molto aiutato...» «Non con il drago» intervenne subito Michael Corner. «Quello è stata pura bravura...» «Be', sì...» ammise Harry, pensando che sarebbe stato maleducato contraddirlo. «E nessuno ti ha aiutato a liberarti di quei Dissennatori quest'estate» disse Susan Bones. «No» rispose Harry, «no, d'accordo. Certo, ho fatto delle cose senza l'aiuto di nessuno, ma quello che sto cercando di dire è...» «Stai cercando di sottrarti?» chiese Zacharias Smith. «Ho un'idea» disse Ron ad alta voce, prima che Harry potesse ribattere. «Perché non taci, per una buona volta?» disse guardando il ragazzo come se non chiedesse di meglio che picchiarlo. L’ Hufflepuff cercò di giustificarsi «Be', siamo tutti qui per imparare da lui, e ci sta dicendo che non sa fare niente». «Non ha detto questo» ringhiò Fred. «Vuoi che ti puliamo le orecchie?» domandò George; Hermione capì al volo l’aria di rissa che si creò ed intervenne subito «Va bene, andiamo avanti... il punto è: siamo tutti d'accordo, vogliamo prendere lezioni da Harry?» ci fu un mormorio di assenso generale. 
«Bene» disse Hermione, soddisfatta del piccolo passo fatto in direzione del vero scopo della riunione. «Adesso, la domanda successiva è con quale frequenza ci incontriamo. Non credo che sarebbe utile se lo facessimo meno di una volta alla settimana...» e fermò i ragazzi che iniziarono ad elencare i giorni nei quali avrebbero dovuto allenarsi per le partite di Quidditch, dicendo loro «Sono sicura che troveremo una sera che vada bene per tutti» e aggiunse, con una nota di impazienza, «ma vedete, queste lezioni sono una cosa importante, stiamo parlando di come difenderci dai Mangiamorte di V-Voldemort...» «Ben detto!» esclamò Ernie Macmillan, un Hufflepuff, continuando con veemenza «Personalmente credo che questi incontri siano molto importanti, forse più importanti persino dei G.U.F.O.!» si guardò intorno come se si aspettasse di venire contraddetto, ma visto che nessuno parlò, proseguì: «Sinceramente, non riesco proprio a capire perché il Ministero ci abbia rifilato un'insegnante così mediocre in un momento tanto critico. So che negano il ritorno di Voi-Sapete-Chi, ma mandarci un'insegnante con il compito di impedirci di usare incantesimi difensivi...» «A questo proposito, abbiamo una teoria», sospirò Harry, mentre fece un cenno di assenso all’amica, che dichiarò «Secondo noi il motivo per cui la Umbridge non ci vuole insegnare incantesimi di Difesa contro le Arti Oscure, è semplicemente che deve avere una sua... idea folle, secondo la quale Dumbledore addestri gli studenti della scuola come una specie di esercito privato. Crede che possa mobilitarci contro il Ministero».
Per la prima volta in tutta l’incontro, Draco Malfoy si fece sentire, mettendo a tacere i mormorii che Hermione creò «La Granger ha ragione. Ormai quella donna è riuscita a convincere anche il Ministro con la sua teoria. E soprattutto, da quanto ne so, non ha alcuna intenzione di fermarsi a questo. Non so cosa aspettarmi per il seguito, se queste sono le basi del suo insegnamento » aggiunse, alzando il braccio e facendo vedere le cicatrici sulla sua mano, derivate dalla punizione, a tutti i presenti.
A quella vista la maggior parte dei presenti rabbrividì: la paura di possibili peggioramenti dal fronte Umbridge, tuttavia, animò la gran parte di loro. Hermione tuttavia, diventò inspiegabilmente rossa al sentire le parole del giovane Slytherin.
Discussero per molti minuti su dove potersi incontrare e visto che non riuscirono a tirar fuori qualcosa di sensato Hermione disse «Va bene, cercheremo un posto in questi giorni: se vi venissero in mente alcuni luoghi, ditecelo. In ogni caso, manderemo un messaggio a tutti quando avremo definito tutto sul primo incontro», mentre disse tutto ciò, continuò a rovistare nella sua borsa e alla fine prese piuma e pergamena, ed esitante aggiunse «Io... penso che dovremmo tutti scrivere il nostro nome, per sapere ha partecipato a questa riunione, oggi. Ma credo anche» e qui respirò a fondo, «che tutti siano d'accordo nel non voler sbandierare ai quattro venti quello che stiamo facendo. Perciò, firmando, acconsentirete a non raccontarlo alla Umbridge o a chiunque altro». Il primo a firmare fu Fred, che scrisse allegramente il suo nome sulla pergamena: Harry notò all'improvviso che tanti sembravano nervosi all’idea di mettere il proprio nome sulla lista. «Ehm...» disse esitando Zacharias, senza prendere la pergamena che George tentava di passargli, «ecco... sono sicuro che Ernie mi dirà quando c'è la riunione». Ma anche l’altro Hufflepuff parve restio a firmare. Hermione lo guardò, imitando perfettamente il cipiglio della signora Weasley, chiedendo spiegazioni «Io... ecco, noi siamo prefetti» disse il ragazzo, imbarazzato. 
«E se qualcuno trovasse quella lista... insomma... come dici anche tu, se la Umbridge scopre...» 
«Hai appena detto che questo gruppo è più importante dei G.U.F.O stessi» gli ricordò Harry. 
«Ernie, mi credi davvero il tipo di persona che lascerebbe questo elenco in giro?» chiese Hermione stizzita. «No. No, assolutamente!» rispose Ernie, un po' meno teso. «Io... certamente, adesso firmo». 
Nessuno fece obiezioni dopo di lui, anche se Harry vide l'amica di Cho scoccarle un'occhiata di disapprovazione, prima di aggiungere il proprio nome. Quando anche Zacharias ebbe firmato, Hermione si riprese la pergamena e la rimise con cura nella borsa. C'era una strana atmosfera nel gruppo ora; come se fossero legati da una specie di contratto: lasciarono tutti il pub con un misto di paura ed eccitazione, all’idea di aver creato quella specie di “gruppo”.


Passarono i giorni e nessuno ebbe trovato una soluzione al problema di dove fare le lezioni.
Harry si sedette al tavolo dei Gryffindor con i suoi amici, quando un gufo dal piumaggio molto scuro planò in sua direzione, lasciandogli un foglietto color pergamena, dove, con inchiostro nero spiccarono tre parole: “STANZA DELLE NECESSITÀ”. 
Appena il ragazzo le lesse, le parole scomparvero e il gufo volò via, lasciandolo momentaneamente perplesso.
La Gryffindor lo guardò incuriosita, mentre il ragazzo appoggiò il foglietto sul tavolo e con aria divertita disse «Hermione, cosa sai a proposito della stanza delle Necessità?»

--------------------
Buonasera a tutti!
Per chi mi segue, immagino che oggi sia stato un po’ perplesso nel non trovare il mio capitolo aggiornato di mattina, come al solito. Ebbene, ci ho impiegato molto più tempo per via della lunghezza: garantisco, mi sono fermata perché ritenevo eccessivo scrivere più di sei pagine per un capitolo solo. 
Purtroppo dovrò partire in direzione mare domani mattina alle 7 e per questo non potrò garantirvi aggiornamenti per una settimana.
Intendiamoci, nel frattempo scriverò comunque la storia, ma potrò pubblicare solo al ritorno.
Detto ciò, mi dispiace di essermi fermata nel punto cruciale della storia, perché sto aspettando questo momento dall’inizio della fanfiction… ma del resto, come ho già detto, avrò tempo per scrivere la parte cruciale durante il mio soggiorno in Sardegna.
Riguardo al capitolo; mi sono soffermata parecchio sulla prima riunione ufficiale del gruppo, ma a quanto pare, anche una persona misteriosa ha sentito segretamente cosa si sono detti i ragazzi durante il ritrovo e non ha esitato ad aiutare Harry: gli indizi ci sono, resterà a voi capire chi è!
Ok, sto decisamente scrivendo troppo oggi.
Come al solito, spero possiate perdonare eventuali errori ortografici (ho avuto meno tempo del solito per correggere la bozza) e vorrei ringraziare veramente tanto le persone che recensiscono la storia :3

16/07/15 , MomoiDancho

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Incontri con gli Slytherin ***


Capitolo 10
Incontri con gli Slytherin

@fan della Dramione: finalmente avrete pane per i vostri denti ;)
 
In quel momento fu chiaro ad Harry chi avesse mandato il gufo dal piumaggio scuro.
Quando appoggiò il foglietto sul tavolo, le scritte scomparvero: un'ulteriore prova del mittente. Nel frattempo, ancora sorridendo chiese alla sua amica «Hermione, cosa sai della Stanza Delle Necessità?» vide poche volte lo sguardo incredulo della Gryffindor e questa, fu una di quelle.
« La... Stanza. Oh, Godric, perché non ci ho pensato prima? Chi è che te l'ha suggerita? Devo assolutamente dirgli che ha avuto un'idea fantastica, è quello che ci serve! » notò lo sguardo ancora perplesso del compagno e si affrettò ad aggiungere « » La Stanza Delle Necessità si trova al settimo piano, appare solo se chi la cerca ne ha un disperato e reale bisogno di qualcosa, assumendo le sembianze di quello che l'interessato cerca » « Quindi, se noi cercassimo un luogo dove esercitarci in pace, senza farci trovare dalla Umbridge...» « ...Troveremmo un Quartier Generale degno di questo nome! » completò lei, elettrizzata.
La Gryffindor scattò in piedi, seguita dal ragazzo « Devo andare alla Gufiera! Avverto gli altri della scoperta e chiedo se hanno problemi per dopodomani » notò che tuttavia il ragazzo si diresse verso i sotterranei e gli urlò « Harry, cosa stai facendo? Dobbiamo avvertire gli altri! » il Ragazzo Sopravvissuto si voltò e con uno strano sorriso, elettrizzato ed imbarazzato allo stesso momento le rispose « Vado da Severus! Arrivo subito, ci metto un attimo! » e scomparve nella folla, lasciando la riccia leggermente perplessa.
Scese le scale velocemente, schivando gli Slytherin che si trovò davanti: l'unica cosa importante per lui, in quel momento, fu trovare Snape.
Senza neanche rendersene conto, deviò in direzione degli appartamenti del professore e solo quando si trovò davanti ad un dipinto raffigurante un pitone in un giardino di rose, si fermò a riflettere un attimo: cosa avrebbe dovuto fare ora? Ringraziarlo? Fare finta di nulla? Chiedergli qualcosa sulle lezioni di Occlumanzia? 
Sentì dei passi dietro di lui, con un frusciare di un mantello e chiuse gli occhi: ora che si fu reso conto dell'avventatezza delle sue azioni non volle più vedere il professore; subito dopo avvertì un familiare profumo e, prima che potesse collegarlo alla persona al quale apparteneva, una voce lo fece sobbalzare « Cosa ci fa qui, appostato davanti ai miei appartamenti, Potter? » il ragazzo non si mosse, mentre la sua mente lavorò frenetica: la frase lo fece sentire come una sottospecie di stalker e, la cosa peggiore, fu che non seppe cosa rispondergli, aumentando il suo imbarazzo. 
Il Professore gli toccò una spalla e trasalì così visibilmente che all'uomo venne da sogghignare; nonostante fosse un Gryffindor, con lui non ebbe mai molte occasioni per dimostrare il suo coraggio. 
« Io... io.. Cioè... » « Illuminante, Potter » Snape si sforzò di non ridere ulteriormente dell'imbarazzo del ragazzo, mentre questo riprese « Non volevo venire qui, in senso... volevo, ma poi mi sono reso conto che ... è stato... istintivo. » il ragazzo balbettò, voltandosi verso di lui. « Avventato e non programmato? Tsk, degno di uno della vostra Casa » e sogghignò per un attimo. Guardandosi velocemente in giro aggiunse « Tuttavia non è saggio indugiare qui.  Slytherin Prince » e il dipinto si aprì, rivelando la raffinata porta intagliata. 
Severus fece un cenno al ragazzo, invitandolo ad entrare. Harry deglutì. Quella fu la prima volta che Snape lo invitò ufficialmente ad entrare nei suoi appartamenti.
Si trovò davanti il salotto raffinatamente arredato del suo professore: gli unici cambiamenti furono delle pile di libri. Il ragazzo si avvicinò a una di queste e lesse il titolo   "Serpentese nel corso dei secoli" guardò quello di fianco, intitolato "Traduzioni del Serpentese" notò che la maggior parte dei titoli inneggiò alla traduzione di quella misteriosa lingua, fatta eccezione per qualche titolo di Occlumanzia e interpretazione dei sogni. 
« Freud? Chi è? » chiese al professore, che sbuffando si tolse il mantello sospirando «Per tua informazione, Potter, si legge "Froid"» ad  Harry ricordò tanto Hermione quando corresse Ron nella pronuncia del "Wingardium Leviosa". 
«Ah ... beh, chi è questo "Froid"?» chiese piccato, imitando la pronuncia del professore « Non l'ho mai sentito nominare» 
«Non mi stupisce. È un Babbano che ha scritto un libro sull’interpretazione dei sogni. Anche se devo dire che non è molto utile, è affascinante la teoria Babbana sull’argomento. »
Senza pensarci troppo, il ragazzo borbottò «Se deve tradurre qualcosa in Serpentese, me lo può anche chiedere. Sono un Rettilofono, no?» subito dopo Harry si chiese perché il suo professore dovesse cercare una traduzione in una lingua simile: si accigliò un attimo e voltandosi, vide il professore alzare gli occhi al cielo.
«Gradirei che …» «La smettessi di leggere i tuoi pensieri senza il tuo permesso, lo so» finì per lui il professore, guardando quegli occhi smeraldini fulminarlo: pensò per un momento a quanto fosse carino con quell’espressione imbronciata, stupendosi poi nel constatare che ebbe appena definito qualcosa “carino” per la prima volta nella sua vita. Benedisse l’incapacità del Gryffindor nella Legilimanzia.
«In ogni caso, non è che per te, tutta questa valanga di libri. Sto cercando di decifrare quello che quel pitone ti ha detto dalla Umbridge. Non ho ben capito se si sia trattato di un sogno o…» questa volta fu Harry ad interromperlo «No, è successo veramente» notando l’espressione accigliata dell’uomo e si affrettò ad aggiungere «In ogni caso, mi ha cantato una specie di filastrocca».
Gliela ripeté e il professore sembrò molto preoccupato: lo osservò, mentre si alzò dirigendosi verso il tavolino di cristallo ormai quasi svuotato dalla presenza dei calici; mentre si chiese se l’uomo li avesse rotti ormai così tante volte da non trovarlo più rilassante, poté quasi vedere la mente dello Slytherin lavorare ad una velocità vertiginosa.
Continuò a sentire lo sguardo intenso del professore anche quando, ormai a disagio, si alzò anche lui fingendosi interessato ad una teca a muro: notò la forma bizzarra, tipica di uno stile di arte magica,  gli venne in mente che una volta Hermione accennò qualcosa al riguardo.
Non sopportando più il silenzio chiese «È di epoca barocca?» l’altro, con tono incolore lo corresse «Gotica, Potter»; riprendendosi aggiunse, sarcasticamente «Dovrebbe saperlo. L’arte gotica ha come elemento tipico l’arco a sesto acuto»; il ragazzo tuttavia continuò ad osservare i ripiani, studiandoli con maggiore interesse, perché oltre ai primi due ripiani pieni di calici e cristalli, in cima all’ultimo ripiano svettarono ai suoi occhi alambicchi di vetro contenenti pozioni dai colori e dalle consistenze estremamente variabili; il tutto posto come a nascondere due piccole scatoline in legno di betulla, riportanti delle lettere dorate quasi consumate dal tempo: riuscì a leggervi con difficoltà la scritta “Bezoar”.
Snape vide il ragazzo guardare i due scrigni nella teca con interesse e prima che il ragazzo potesse chiedere qualcosa al riguardo, si affrettò a chiedergli «Cosa le hanno detto riguardo la filastrocca?» con sollievo notò il ragazzo voltarsi e gli rispose, con un tono stupito «Nulla, ovviamente. Non ho riferito a nessuno quello che ho sentito» esitò un attimo «non credevo di doverlo fare» aggiunse semplicemente, mentre lo Slytherin, dopo qualche secondo, con una punta di stupore nella voce gli disse «Gryffindor. Non finisce mai di confermare le mie aspettative, più di ogni suo compagno di Casa» il Moro si accigliò mentre quest’ultimo riprese, con tono ovvio «Mi faccia il favore di parlarne almeno con la signorina Granger. È palese che lei debba confrontarsi con qualcuno» alzò la mano, fermando il ragazzo prima che lo potesse interrompere «Mi assicurerò, nel frattempo, di riferirlo a Dumbledore. Quello che le consiglio di fare adesso è di parlarne con qualcuno della sua età» concluse, con tono risoluto.
«Professore… posso farle una domanda?» l’uomo lo guardò un attimo, per poi sbuffare «Anche se le dicessi di no, me la farebbe comunque. Quindi, proceda» il ragazzo fece un sorriso divertito «Perché ci ha aiutato?» Snape posò il bicchiere ormai vuoto che ebbe preso poco prima, «Oh… una domanda intelligente, così mi sorprendi, Harry» il ragazzo arrossì leggermente notando l’uso del nome di battesimo e si chiese se fosse merito del gin: nello stesso momento, il professore si accigliò rendendosene conto e decise di fingere indifferenza  «Ti ho aiutato perché Dumbledore ha già dei problemi con il Ministero e in particolare con la presenza della Umbridge.
Fudge costringerebbe il Preside a dimettersi, se vi scoprisse »  il ragazzo provò a protestare «Ma non c’è niente di m…» «Niente di male?!» lo Slytherin rise amaramente «Con la sua eterna paura di venire rovesciato? Ci mancherebbe solo che scoprisse di un’organizzazione di studenti che si esercita di nascosto!»
Il Gryffindor si sedette sul divano, cercando di capire il professore “Se quello che dice è vero, non capisco comunque perché non abbia deciso di fermarci” pensò assorto “o di avvertire gli altri professori, a meno che non lo sappiano già…” in quel preciso momento gli venne in mente che forse qualcun altro avrebbe potuto sentire la loro riunione. Volse gli occhi smeraldini verso il professore, che scosse la testa. «Mi sono occupato io dell’unico ragazzo che vi ha sentito. Gli ho semplicemente cancellato la memoria» e constatando che il ragazzo lo fissò ancora perplesso aggiunse, con un tono a metà tra lo spazientito e l’indulgente «L’ho fatto in comune accordo con gli altri quattro Direttori delle Case, perché lo riteniamo giusto e necessario, almeno per “salvaguardare” una parte di voi. In poche parole, non verreste espulsi in qualunque caso per la vostra attività».
«Espulsi?» il moro strabuzzò gli occhi, credendo di non aver sentito bene «Già, espulsi. Non mi dica che non ha ancora visto le vomitevoli cornici contenenti i nuovi decreti imposti dalla… professoressa» pronunciò la parola “professoressa” con un tono che lasciava trapelare il disgusto da ogni poro del suo corpo.
Il ragazzo si alzò dal divano in fretta, con il solo pensiero di correre a vedere i decreti: lo Slytherin capì le sue intenzioni e pronunciò la parola d’ordine per fare uscire lo studente; quando ormai stette per attraversare la soglia, il Moro si ricordò il motivo originario della sua visita e, con impudenza rivolse un sorriso al professore «Grazie, Severus» disse, mentre si richiuse la porta alle spalle, lasciando Snape basito per qualche minuto.
«Maledetti Gryffindor» riuscì a dire alla fine, prendendo posto sul divano: vide l’avvallamento prodotto dal corpo del Ragazzo Sopravvissuto sul lato opposto del sofà e si ritrovò a pensare al modo in cui ebbe pronunciato il suo nome, in modo così strano e spontaneo. Si prese la testa fra le mani, non riuscendo a capire perché il fatto che il giovane lo avesse pronunciato, quasi accarezzandolo con la lingua, lo facesse agitare tanto.


 
Harry si fiondò su per le scalinate dei sotterranei, con i battiti del cuore scanditi non solo dalla corsa: un groviglio di emozioni si fece strada in lui; l’aver chiamato finalmente il suo professore per nome, lo fece sentire inspiegabilmente felice, così come l’approvazione velata dei Direttori delle Case alle loro esercitazioni gli diede un senso di maggiore sicurezza.
Trovò Hermione per i corridoi e, con un breve cenno, gli indicò la biblioteca: entrambi ebbero fretta nel sedersi, ognuno con importanti novità da raccontare. La Gryffindor fece un cenno al Moro, invitandolo a raccontare brevemente il suo incontro con Snape; man mano che andò avanti, la ragazza si rilassò sempre di più e, addirittura, quando seppe dell’appoggio dei Direttori delle Case si lasciò sfuggire un «Godric, ma è fantastico! Non rischiamo l’espulsione!» il Gryffindor tuttavia glissò sul finale della visita al professore, non accennando quindi alla parte migliore, dal suo punto di vista. Decise che avrebbe parlato a Hermione della profezia solo in presenza di Ron.
Quando Harry ebbe finito, la ragazza riprese ad agitarsi impercettibilmente: l’amico lo notò e la invitò a sua volta ad esporre le novità, preparandosi al fiume di parole che lo investì poco dopo
«Allora, in poche parole, stavo cercando un modo per avvertire il gruppo sulla data e sul luogo della prima lezione. Stavo cercando qualche idea sui libri qui in biblioteca, quando sono stata interrotta da una…persona» arrossì leggermente nel pronunciare l’ultima parola e il Gryffindor, con molto tatto, finse di non averlo notato, mentre questa riprese «Insomma, non è che sono stata interrotta nel vero senso della parola, solo che ho visto Malfoy che cercava di scappare da qualcuno e appena mi ha visto, si è fiondato sulla sedia vicina alla mia» a quelle parole, Harry si accomodò meglio sulla sedia, preparandosi ad un lungo racconto.
 
*inizio flashback*
 
«Dunque, “Mezzi di comunicazione nel corso dei secoli: dalle pietre ai gufi” non dice niente di utile, a quanto pare» sospirò, mentre posò il tomo sopra una catasta ammonticchiata sulla scrivania. «L’unico libro che non ho guardato è “Teorie improbabili della comunicazione facile”, ma non credo di poterci trovare qualcosa di utile…» tuttavia, alzò lo sguardo in direzione dello scaffale, pronta a prendere il volume con un colpo di bacchetta, per dare comunque un’occhiata.
Richiamò il libro giusto in tempo per vedere una figura bionda nascondersi dietro a quello stesso ripiano per riprendere fiato, accasciandosi con la testa fra le mani: rimase lì a fissarlo senza parole per qualche secondo, sentendo dei passi avvicinarsi.
Per la prima volta durante tutta la sua carriera scolastica, vide nientemeno che Draco Malfoy con un’espressione curiosamente allarmata sul volto; prima che potesse anche solo aprir bocca, lo Slytherin la fissò e raggiunse ad una velocità impressionante l’unica sedia vicino a lei, giusto in tempo per veder sbucare da dietro l’angolo Lavanda Brown.
«Ah, eccoti qui Draco! Non mi hai sentito quando ti ho chiamato?» trillò lei, scrollandosi i capelli e riprendendo fiato « Buffo, è tutto il giorno che cerco di parlarti, ma sembra quasi che tu mi stia evitando!» aggiunse con una risatina; lo Slytherin la guardò in cagnesco borbottando «Già, sembra anche a me, che coincidenza» la ragazza non capì l’evidente allusione e con un’aria giuliva sospirò «Vedi? È un’altra cosa che abbiamo in comune! Abbiamo gli stessi presentimenti! La Trelawney dice che è importantissimo e..» non fece in tempo a finire la frase che Draco sbottò «Non rincominciare con Divinazione, Salazar! Ti ho detto di no, ora devo studiare, quindi sei pregata di andartene».
Lavanda squadrò Hermione per un attimo e aggiunse «Oh… beh, naturalmente… è ovvio che tu debba studiare e basta, con una come lei poi… Ti cerco dopo, comunque!» e voltandosi, scoccò un’occhiataccia alla Gryffindor che non fu riuscita a dire una parola dall’arrivo dei due, rimanendo con il libro ancora a mezz’aria.
Draco si voltò, continuando a spiare il percorso dell’altra ragazza in direzione dell’uscita: finalmente tutto il suo campo visivo fu liberato da quella scocciante presenza, il ragazzo fece un sospiro di sollievo; da quando lo ebbe visto alla prima riunione del gruppo a Hogsmade, Lavanda non lo ebbe lasciato in pace per un solo minuto, dichiarandogli espressamente la sua volontà nel trascorrere molto tempo con lui. Ovviamente, tralasciando un piccolo dettaglio, ossia quello che la cosa non era ricambiata.
Appoggiando le braccia al tavolo, si mise ad osservare pigramente Hermione, che riprese la sua ricerca tentando di non prestare attenzione a lui. «Sempre a frugare tra i libri, vero Granger?» la ragazza lo ignorò, cercando di tradurre una runa trovata nell’angolo della pagina, borbottando imprecazioni mentre cercò di prendere il secondo libro con le traduzioni delle Antiche Rune: Malfoy incuriosito, le prese il libro dei modi di comunicazione differente dalle mani della Gryffindor e osservò il simbolo, interessato «Potresti ridarmi il volume, per favore? Starei cercando di tradurre, nel caso non lo avessi nota…» lo Slytherin la interruppe subito «Monete» disse con semplicità, ripassandogli il libro con un ghigno divertito, mentre questa lo guardò scetticamente «È inutile che fai quella smorfia, saputella. Sono certo del significato, perché questa parola è molto usata dai componenti della mia famiglia».
La riccia sfogliò il volume per le traduzioni e, senza riuscire a nascondere la sorpresa, constatò che il biondo ebbe ragione.
«Quando hai imparato a tradurre Rune Antiche?» gli chiese con tono ancora stupito «Che domande fai Granger? Non lo so, ti pare che possa ricordarlo?», sospirò lui: la sua famiglia, se non altro, era riuscita a dargli un’istruzione completa e approfondita su tutti i fronti, con un insegnante privato particolarmente preparato, sin da bambino.
«Comunque, si può sapere cosa diavolo stai facendo con tutti questi libri?» solo allora Hermione si ricordò che anche Malfoy partecipò alla prima riunione del gruppo e che quindi, avrebbe potuto informarlo direttamente lì.
«Sto cercando un modo per comunicare agli altri studenti il luogo e la data della prima riunione» «Abbiamo trovato un luogo adatto?» chiese lo Slytherin «A quanto pare sì. La Stanza delle Necessità sembra fare al caso nostro» .
Dopo essersi fatto spiegare brevemente cosa fosse, il biondo in uno strano impeto di iniziativa, cominciò a cercare una soluzione con Hermione, sempre più stupita.
Passò mezz’ora quando la ragazza si fermò di colpo, chiudendo un polveroso tomo: «Ma certo. Monete. Perché non ci ho pensato prima? Possiamo fabbricare dei falsi galeoni per i membri per coprire la comunicazione sugli orari degli incontri!» Draco la guardò diffidente per un attimo: forse, a furia di stare sui libri, iniziava a farneticare.
Fece per riprendere un libro, ma questa lo fermò togliendoglielo dalle mani, con aria elettrizzata «Ascoltami, ho bisogno del tuo aiuto: potremmo fare che il Galeone falso sfrutti lo stesso "principio" del Marchi Neri incisi sulle braccia dei Mangiamorte!» lo Slytherin iniziò a capire dove volesse andare a parare la ragazza «Fammi capire, tu vuoi fare in modo che se Harry toccasse la sua moneta, tutte le altre “risponderebbero”? Ma come? I marchi funzionano sulla pelle e con il dolore e…»  la riccia lo interruppe «No, non dolore. Basterà che incomincino a produrre calore avvertendo il suo possessore di una imminente o futura riunione!».
La Gryffindor si arrestò di colpo, mormorando «Però per produrre dei galeoni credibili ci vorrà un sacco di pratica. Dovremmo aspettare al minimo due settimane…» e mentre lo disse prese a camminare avanti e indietro per il corridoio, parlottando tra sé e sé.
«Salazar, fermati! Mi fai venire la nausea. Siediti e smettila di parlottare come un’invasata!» la ragazza lo guardò male, ma alla fine si sedette.
«L’unico problema sono i finti galeoni, giusto?» Hermione annuì «Quindi tu sapresti già che incantesimo fare?» chiese, un altro cenno del capo da parte della riccia. «E c’era bisogno di fare tutta questa tragedia? Possiamo usare quelli veri.» «Quelli veri? Una volta incantati non si potranno più usare, lo sai vero?» lo Slytherin alzò gli occhi al cielo «Non è un problema. Usiamo i miei.» detto questo si alzò, stiracchiandosi e borbottò qualcosa su quanti problemi si facesse la gente comune.
La Gryffindor rimase ferma, pensando a quanti soldi dovesse avere Malfoy per permettersi di buttare via più di 30 galeoni per una cosa simile. Ma rimase ancora più stupita quando, con un cenno del capo, le disse con tono noncurante «Beh? Andiamo a prenderli o no?».
Mentre si diressero verso i sotterranei, Hermione si chiese come mai il ragazzo avesse tanto interesse per quel progetto “Che detesti la Umbridge così tanto?” si domandò mentalmente, mentre  raggiunsero il ritratto per la Sala Comune degli Slytherin.
«Io… aspetto qui.» dichiarò con aria incerta, mentre l’altro, voltandosi disse «Paura, Granger?» e così come Harry al secondo anno, la ragazza rispose piccata «Ti piacerebbe!»: entrarono nella Sala Comune; “Grazie al cielo è vuota” pensò subito la riccia, prima di rimanere impietrita.
Bottiglie di Whisky Incendiario e di Vodka a terra, insieme a pacchetti di sigarette finiti, carte e fiches di ogni colore. Le sembrò di essere entrata di un bar di scommesse clandestine: Draco non ci badò più di tanto, non notando niente di diverso dal normale, a parte la faccia scandalizzata della Mezzosangue, incapace di esprimere qualcosa di più di “espulsi”, “Snape” e “regolamento”.
La lasciò lì, decidendo di andare a prendere da solo i galeoni: se avesse visto i dormitori, sarebbe sicuramente svenuta.
Poco dopo, Hermione si riprese e, con un colpo di bacchetta ripulì interamente la Sala Comune, facendo sparire tutte le bottiglie da terra e riportando l’ambiente al suo aspetto originario; soddisfatta, andò verso i dormitori e quando trovò le stanze in cui dormiva Draco, cacciò un urletto alla vista del pitone inciso sul soffitto.
«34… 35… erano 36 galeoni, giusto?» urlò, credendo che la ragazza fosse ancora in Sala Comune: voltandosi, la vide sulla soglia «Ah, vedo che ti sei ripresa, Granger» le disse sorridendo, mentre questa trasfigurò un comodino in una sedia per sedersi e calmarsi.
La piccola montagna di galeoni che Malfoy ebbe tirato fuori dal baule, fu la cosa più normale in quella stanza. Bottiglie vuote, libri strappati, carte, sigarette, boccette d’inchiostro rovesciate ovunque, sigari, pergamene bruciate, le tende del letto a baldacchino quasi totalmente squarciate e, in mezzo a tuto quel trambusto vi era Draco che, sorridente le chiese «Che c’è?: come da copione, la Gryffindor ebbe un mancamento.
«Non c’è nessuno qui, ho solo bisogno di stare in pace!» urlò, mentre una voce da fuori protestò, «Salazar, ti ho detto di non rompere le palle!» sbraitò lui, ancora; Hermione rinvenne al suono di queste dolci parole, trovandosi con il corpo per terra e le caviglie sollevate sulla sedia: prima che potesse anche solo pensare al curioso rimedio babbano adottato da Draco, voltando la testa, vide un teschio vicino a lei  e cacciò un grido.
Lo Slytherin si distrasse al suono, allentando la presa sulla porta proprio nel momento in cui Pansy Parkinson  aprì la porta con un calcio: questa volta fu lei ad urlare contro Malfoy insulti che, alla vista di Hermione per terra, raddoppiarono.
Non sopportando il fracasso, prese la bacchetta e urlò «Silencio!»; un silenzio assordante prese posto delle urla, mentre Draco emise un sospiro di sollievo dicendo «Salazar Santissimo! Calmatevi tutti! Devo solo dare dei galeoni alla Granger!» Pansy assunse un’espressione scettica, indicando Hermione per terra, con le gambe ancora sulla sedia «No, non è come pensi. Non ci ho fatto nulla, è solo svenuta» a quelle parole la Gryffindor si alzò di scatto, con il viso in fiamme. Draco le porse il sacchetto verde smeraldo con dentro i galeoni, con un’espressione indefinita.
Quando la Gryffindor varcò la soglia dei dormitori, Malfoy sciolse l’incantesimo silenziatore e Hermione ebbe modo di sentire la Parkinson urlare «Draco, non ci credo! Ti sei fatto la Granger! Non pensavo fossi caduto così in basso, una Gryffindor e Mezzosangue, per giunta! Senza contare che quella ha stravolto la Sala Comune!» la riccia non fece in tempo a sentire la risposta dello Slytherin, perché varcò la soglia in fretta e furia.

* fine flashback*
 
Harry guardò la Gryffindor mentre questa continuò «E alla fine, sono andata in bagno e ho incantato le monete» «Sei riuscita a darle a tutti?» chiese il Moro con gli occhi spalancati
«Si, ho detto loro anche il luogo… anche se quando ho dato a Lavanda la sua, mi ha guardato malissimo e se n’è andata via… in ogni caso, mancate solo tu e Draco, ma non ho il coraggio di presentarmi ancora in quella Sala Comune: glielo darò a lezione» disse, tirando fuori il galeone dal sacchettino verde smeraldo.
Il Ragazzo Sopravvissuto si rigirò la moneta fra le dita e pensò alla data della riunione; poco dopo Hermione tirò fuori dalla tasca la sua, facendo vedere al Gryffindor il funzionamento.
Con un sorriso soddisfatto, se la rimisero entrambi in tasca, dirigendosi verso la loro Sala Comune.
 
-----------------------
Buongiorno a tutti!
Chiedo scusa per il ritardo del capitolo… come vi avevo scritto, questo è il frutto del mio soggiorno al mare! Verso la metà, ho avuto un momento di blocco: non sapevo come procedere e alla fine mi sono ridotta a scrivere anche durante il viaggio in aereo.
Il ritardo è dovuto allo stress post-vacanza o meglio, all’invasione di parenti nelle proprie stanze, che interrompevano i momenti d’ispirazione o di copiatura del testo.
Comunque sono felice di poter dire di aver scritto più del normale, mettendo anche un bel po’ di Dramione!
Per finire, allego una foto della Sala Comune degli Slytherin dopo il passaggio del Prefetto Granger ;)
Un grazie enorme a tutti i recensori, siete il mio maggiore supporto!


MomoiDancho 26/07/15

Image and video hosting by TinyPic

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Litigi , segreti svelati e … ***


Capitolo 11
Litigi , segreti svelati e …



La voce della presunta avventura tra Draco e Hermione attraversò il castello in un lampo: i due Gryffindor non fecero in tempo a pronunciar e la parola d’ordine della loro Sala Comune che già tutti gli studenti ne furono al corrente.
Difatti, appena detto “Fiori d’Arancio” al ritratto, la figura della Signora Grassa le fece l’occhiolino: varcata la soglia, tutti i ragazzi smisero di sussurrare tra loro, lanciandole occhiatine maliziose; l’unico che la guardò con un misto di sorpresa e rabbia fu Ron.
I due si avvicinarono a lui, con l’intento di parlare delle novità riguardanti la Stanza delle Necessità, ma come reazione ebbero solo quella di un freddo distacco: alla fine, l’amico si dimostrò comunque curioso di sapere i dettagli su come fosse stato trovato il luogo suggerito per le lezioni.
Quando Hermione si lanciò nella spiegazione della trovata per i galeoni incantati, sperando di poter coinvolgere maggiormente il Rosso, non si aspettò l’indifferenza dell’amico, che parve più interessato alla parte svoltasi all’interno dei dormitori degli Slytherin «E quindi sei… svenuta?» chiese, con tono poco convinto, mentre prese a giocherellare con un foglio di pergamena «Si, te l’ho già detto. Quei dormitori facevano paura!» rispose la Gryffindor, alzando gli occhi la cielo. Non poté credere a quanto il ragazzo si lasciasse condizionare dai pettegolezzi.
«E ti sei risvegliata con le gambe all’aria…» aggiunse lui, piano «Merlino! Ron, ma come te lo devo dire? Sollevare le gambe di una persona svenuta è normale nel mondo babbano! Si fa per far affluire il sangue alla…» il Rosso scattò in piedi, strappando un lembo della pergamena e la interruppe «Oh, miseriaccia, smettila con tutte queste teorie babbane! Siamo nel modo magico e Malfoy ha fatto una che non ha senso!» la riccia si alzò in piedi, fissando il Gryffindor con rabbia «Godric! Ti ho appena detto che…» «Ho sentito benissimo, grazie! Ma mi stupisce che tu non abbia notato che Malfoy è un mago purosangue, che disprezza i Babbani! Forse lo difendi perché in fondo non ti è dispiaciuto, eh? Essere considerata da uno come lui ha effetto anche su di te, non è così?» Hermione fissò basita il suo amico, non potendo credere di sentir dire una cosa simile proprio da lui, che la conosceva più di tutti i suoi compagni di Casa: in quell’istante, tutti i ragazzi in Sala Comune  fissarono i due con il fiato sospeso, in attesa della risposta della ragazza.
Harry invece, sembrò essere l’unica persona in quella stanza alla quale sarebbe piaciuto poter scomparire all’istante: detestava dover vedere i suoi due migliori amici litigare. Desiderò poter placare gli animi di entrambi con un colpo della bacchetta: in quel momento, ricordandosi le parole di Severus, avrebbe voluto poter parlare con loro della filastrocca “forse… potrei farlo adesso per farli smettere… no, non posso finché siamo in Sala Comune… come posso fare?” prima che riuscisse ad elaborare un piano, fu riportato alla realtà del battibecco da una risposta quasi urlata da Hermione, ormai prossima alle lacrime «Almeno lui ha fatto qualcosa per aiutarci!» e detto ciò, si voltò e corse nelle sue stanze. Il Rosso non poté fare altro che fulminare chiunque gli si parasse davanti, mentre entrambi si voltarono per andare a loro volta nel dormitorio maschile.

“Se litighiamo con qualcuno che amiamo
è bene ricordare che le parole cattive
gli faranno più male che a un estraneo.”
(Ignazio Silone)



Quando Draco riuscì a liberarsi di tutti i suoi compagni fu passata quasi mezz’ora. Ma del resto, minacciarli con una Maledizione Senza Perdono aveva più effetto se questi erano a conoscenza del ruolo di suo padre come ex-Mangiamorte.
Girandosi, notò le condizioni disastrose del suo dormitorio: se Gazza fosse venuto a fare un’ispezione, beccandoli la mattina dopo uno di quei festini, li avrebbe fatti espellere sicuramente.
Con un movimento pigro della bacchetta, prese a sistemare il peggio, riparando le tende squarciate, ammonticchiando pergamene e boccette d’inchiostro in un angolo; “Almeno si vede il pavimento” pensò soddisfatto, mentre prese da un pacchetto a terra una sigaretta e si sedette sulla sedia trasfigurata dalla Gryffindor, lasciando vagare i pensieri.
“Maledizione, mi sono lasciato prendere la mano con quella mossa così babbana. Salazar, grazie al cielo la Granger non ha detto nulla, chissà cosa sarebbe successo se …” rabbrividì all’istante: la sua famiglia era già in una posizione compromettente, ci mancava solo che lui si mettesse a giocare al Dottore Babbano, giusto per creare ancora più problemi a suo padre.
“Però è incredibile quanto abbia aiutato. C’è da dire che per essere così svantaggiati, senza l’uso della magia, si sono adattati bene” questa fu la sua nuova opinione sui babbani o almeno, da quando ebbe trovato in biblioteca un vecchio libro sui “Metodi di Cura Medica Babbana”, cercando rimedi per curare la cicatrice dovuta alla punizione con la Umbridge.
Certo, erano sempre Babbani inferiori, ma tutto quello che ebbe letto gli fu di aiuto; persino in Erbologia, i suoi voti migliorarono nettamente, lasciando piacevolmente stupita la Sprout “E tutto grazie ad un vecchio autore Babbano!” si ripeté mentalmente, scuotendo incredulo la testa: se i suoi compagni lo fossero venuti a sapere…
Si alzò dalla sedia, optando per il letto, decisamente più comodo: prese il vecchio tomo nascosto nel baule, riprendendo a sfogliare da dove rimase l’ultima volta, ma dopo pochi minuti si dovette fermare per colpa della direzione dei suoi pensieri.
Si ritrovò a rivivere mentalmente tutto il pomeriggio passato con la Granger e rimase stupito nel constatare che avrebbe potuto definirlo movimentato, in senso positivo.
“L’idea delle monete è semplicemente geniale” pensò, reprimendo un ghigno al ricordo della faccia sgomenta della Gryffindor alla proposta di usare i suoi galeoni.
Riprese a sfogliare il volume, notando la figura illustrata per assistere una persona svenuta: osservò lo schizzo della figura minuta, paragonandola alla Granger, subito gli vennero in mente le gambe della ragazza. Normalmente non ci avrebbe badato, ma mentre gliele ebbe sollevate, ne rimase ammaliato. 
 Lunghe e slanciate, senza essere sproporzionate al corpo minuto, muscoli tonici e caviglie sottili: si ritrovò a guardare la sedia, quasi lei fosse ancora lì, sdraiata per terra. Scosse il capo e prese una sigaretta, andando contro gli innumerevoli avvertimenti del libro Babbano che tanto lo ebbe aiutato, cercando di placare il nervosismo procurato da tutti quelle riflessioni.
“Che diavolo mi sta succedendo?” si domandò, passandosi una mano tra i capelli.
 
Passò un giorno, ma Harry non vide progressi sul fronte Ron-Hermione. Durante le lezioni, si sedettero entrambi in banchi diversi cosicché lui si trovasse costretto a scegliere, in qualche modo, a chi tenesse di più: non che la scelta fosse particolarmente ardua, dal momento che Lavanda Brown sembrò improvvisamente e morbosamente interessata dal passare più tempo possibile con Ron, seguendolo sempre come un cagnolino ed elogiando qualsiasi sciocchezza che il Rosso dicesse.
Persino Snape, durante le sue ore, notò le fastidiose risatine della Brown e ne approfittò per togliere punti a Gryffindor; il professore guardò più insistentemente del solito Harry, facendolo sentire in colpa per non aver ancora discusso con loro: decise che quel giorno stesso gliene avrebbe parlato.
Fermò Hermione davanti all’ingresso della biblioteca, dicendole semplicemente «Devo parlarti di una cosa importante. Hai cinque minuti?».
Durante tutto il tempo in cui Harry le spiegò la situazione e le recitò la filastrocca, la riccia non proferì parola, impegnata a riportare il tutto accuratamente, su una pergamena: solo alla fine, con un’espressione indefinita chiese perché non gliene avesse parlato prima. “Già, perché?” si chiese il Ragazzo, spiegandole che al momento non lo ritenne importante e alla fine la Gryffindor gli fece notare, con una calma disarmante, che «Forse e dico forse, questa filastrocca è collegata a Tu-Sai-Chi. E, sempre tirando ad indovinare, questo potrebbe voler dire che se tu riesci a vedere nella sua mente, lui possa fare lo stesso» il Moro rimase incredibilmente spiazzato. Non seppe di preciso se per l’affermazione in sé o la falsa tranquillità con cui Hermione gli disse il tutto, come fosse una cosa ovvia.  La ragazza, in così poco tempo, ebbe fatto lo stesso ragionamento di Dumbledore e Snape, giungendo alla stessa conclusione «La cosa più prudente da fare, sarebbe insegnarti..» «Occlumanzia» il Gryffindor guardò la sua amica annuire e si affrettò ad aggiungere «Effettivamente, Snape sta cercando di insegnarmela, anche se con scarsi risultati».
Il Ragazzo Sopravvissuto pensò istintivamente al loro  primo, disastroso, incontro. Prese mentalmente nota di mandare un gufo a Snape per chiedergli quando sarebbe stato la prossima lezione.
Lasciò l’amica a rimuginare sulla filastrocca e, con una scusa, si diresse in Sala Comune per cercare Ron; lo trovò seduto su una poltrona, con Lavanda che si avvicinò pericolosamente a quest’ultimo: il Rosso volse lo sguardo verso di lui giusto quando Harry pensò che, evidentemente, la puntualità non poté che essere un suo punto debole.
La ragazza fece una smorfia quando vide il Gryffindor esitante, ma si alzò dalle gambe del giovane Weasley; fece un sorriso imbarazzato e notando la faccia dell’amico gli chiese se qualcosa non andasse, come se non avesse appena assistito a niente di strano.
Lo trascinò nei dormitori, per evitare orecchie indiscrete: quando si sedettero entrambi sul letto, Harry ripeté lo stesso discorso fatto precedentemente con la ragazza, aggiungendo le teorie di Dumbledore e Snape. Il Rosso rimuginò un po’ e alla fine gli promise di pensarci su: il Gryffindor fu sollevato dalla reazione del suo migliore amico, che non lo ebbe fatto sentire in colpa come Hermione.
Quando Ron uscì dai dormitori, prese velocemente un pezzo di pergamena, pensando alle lezioni di Occlumanzia: prese la piuma e scribacchiò una frase, cancellandola subito
Mi potresti dire la data per la lezione, Severus?”
“No, no, non ci siamo. Non è mica Ron! Ok, riproviamo”

“Buongiorno Severus, mi puoi potrebbe dire la data per la prossima lezione di Occlumanzia?”


“Beh, non è venuta male adesso” prese un’altra pergamena per ricopiare il testo, ma poi si fermò, con un lampo divertito negli occhi. Non si sentì così sfacciato da mettere il nome del professore nella lettera, ma avrebbe potuto fargli intuire che l’avrebbe fatto: con un sorriso, ripiegò la pergamena con le cancellature e le macchie d’inchiostro, consegnandola ad Edvige.
Adesso, avrebbe dovuto solo attendere la risposta di Snape.
 
Severus sfogliò interessato un libro sulle origini di Salazar Slytherin, rimanendo colpito dalla quantità di informazioni racchiuse in quel prezioso tomo, trovato in biblioteca: ebbe deciso di dedicarsi alla lettura per togliersi dalla testa quel moccioso che, a quanto parve, si fece largo nei suoi pensieri più di quanto aspettasse. Quando finalmente la lettura si decise ad assorbirlo completamente, un’insistente bussare alla finestra lo fece alzare.
La vista della civetta bianca lo fece sobbalzare un attimo e cercò di ricomporsi mentre prese la lettera dalla sua zampa, notando lo sguardo indagatore che gli rivolse il pennuto, probabilmente per il contenuto del messaggio.
Si sedette sul divano, prese un respiro e lesse le poche righe, guardando per bene la grafia di Harry: “Sbaglio o si è impegnato a scrivere in modo più leggibile?” subito dopo, notò il suo nome, scritto con quella grafia e subito dopo cancellato, quasi con imbarazzo, ma lasciato comunque visibile. 
Gli vennero i brividi.
Scosse la testa, incredulo: possibile che il ragazzo stesse giocando con lui? Un ghigno gli attraversò il volto; se il Gryffindor ebbe pensato che si sarebbe tirato indietro, sbagliò di grosso.
Prese la sua piuma d’aquila, la intinse nell’inchiostro e scrisse, con grafia elegante
«La lezione sarà domani alle 17:00, nell’aula di Pozioni. Te lo avrei riferito domani alla fine della lezione, non sprecare il tuo tempo mandando in giro la tua civetta.»

 “Anche se non mi è dispiaciuto ricevere la tua lettera..." pensò tra sé e sé l’uomo, pentendosi subito dopo di averlo fatto e riprese a scrivere

«Impegnati con il compito per domani, Harry. I tuoi voti ne hanno bisogno.»


Soddisfatto, ripose la piuma. Orario, luogo, sarcasmo e il suo nome, “Perfetto” si disse, mentre portò alla civetta il messaggio: questa lo scrutò con occhi indagatori e alla fine volò via.
Prese il piccolo pezzo di pergamena e si mise a fissarlo, rigirandoselo tra la mani, seduto sul divano. Esasperato dal suo stesso comportamento, decise di riporlo al sicuro nello studio, in un cassetto della scrivania.
Prese un bicchiere di gin e si rimise a leggere, cercando di ignorare il fatto che i suoi occhi continuassero a saettare in direzione del cassetto. Sospirando, chiuse il volume con un tonfo sordo e si avviò verso la camera da letto.
Il giorno dopo, Severus ebbe bisogno di più caffè per affrontare la giornata: un paio di occhi verdi, a quanto parve, si divertirono a tormentarlo anche nei sogni. Nonostante ciò, fu felice nel vedere Harry guardarlo con rinnovato imbarazzo e notò che il suo compito ebbe un aspetto migliore del solito; “La speranza è l’ultima a morire” pensò tra sé e sé, mentre la lezione trascorse tranquillamente.


Alle 17:00 in punto Harry varcò la soglia dell’aula di Pozioni: salutò il professore con un cenno vagamente imbarazzato, ricordandosi dell’ultima volta; si mise in posizione mentre l’uomo tirò fuori la bacchetta e puntandola verso di lui urlò “Legilimens!”
 
Un buio ripostiglio del sottoscala, con un bambino sui 7 anni rannicchiato in un angolo a piangere in silenzio, con il volto arrossato dalle lacrime.
Subito dopo, vide uno zoo e un boa constrictor che ringraziavano il giovane mago.
Un altro flash ed ecco apparire Zio Vernon, intento a sigillare la sua finestra, facendola apparire come la cella di un carcerato.
La risata di Harry subito dopo “l’evasione” con i  Weasley sulla macchina volante.
Una terribile Acromantula, avanzò verso di loro, insieme ai suoi figli, pronti a divorare lui e Ron.
Ancora una volta, la morte di Cedric Diggory .
Un lampo verde e l’urlo di Lily. 


Severus intuì che i ricordi più brutti del Gryffindor stessero prendendo possesso della sua mente, ma il ragazzo riuscì a restare ancora in piedi
Il Signor Weasley implorante ed insanguinato.
Una risata terribile e oscura.
Due Dissennatori si avvicinarono a lui, cercando di dargli il Bacio.


Il Professore si avvicinò ad Harry, cercando di riportarlo alla realtà

Voldemort lo fissò dall’alto e con cattiveria disse “Crucio!” di rimando, il ragazzo con la Bacchetta a sua volta urlò “Protego!”

All’improvviso Harry si trovò nel cortile di Hogwarts: riconobbe delle figure familiari, sua madre Lily e Severus, con poco più di dodici anni.
Lui la guardò con un’aria supplichevole, un’espressione che Harry non ebbe mai visto nel professore; si avvicinò e la sentì dire «Ma.. Sev, non so se sia una buona idea… forse dovresti solo dichiararti a lui come ha fatto Black» il giovane Slytherin scosse la testa «Andiamo Lily! Sai che è sempre circondato dai suoi compagni, non posso farlo!» la ragazza soppesò per un attimo le parole del suo migliore amico «Secondo te… funzionerà?» chiese dubbiosa, mentre un lampo di sicurezza attraversò il volto del giovane professore «Certo! Se Remus vede che sto con te, si ingelosirà sicuramente e cercherà di starmi vicino… a quel punto, capirà quanto ci tiene a me!».
Sua madre sbuffò leggermente, ma fece un sorriso all’amico «D’accordo Sev… ma solo perché sei tu!». Lo prese per mano e attraversarono il cortile, incontrando davanti al portone d’ingresso  i quattro giovani malandrini: James si irrigidì subito alla vista di quella che gli sembrò una coppia di fidanzati, mentre Lupin sgranò gli occhi.
«Mocciosus, cosa stai facendo?» riuscì a dire suo padre, trattenendo a stento la sorpresa «Smettila di chiamarlo così, Potter!» il Gryffindor volse lo sguardo verso di lei «Cosa fai Evans, lo difendi, addirittura? Ti sei innamorata di uno come lui?» chiese, con tono derisorio.
«Certo che lo difendo! Lui è… lui è il mio fidanzato!» alla risposta della Gryffindor, vide il sorriso sul volto di suo padre spegnersi, mentre Lupin sbiancò definitivamente.
Sirius, il suo padrino, che lo ebbe tenuto d’occhio tutto il tempo, colse la palla al balzo «Vedi, Remus, quello che ti raccontavo era vero! Non è un’ulteriore prova di quello che ti avevo detto su di lui?» il giovane licantropo annuì debolmente, ancora visibilmente scosso. Vide il suo padrino prendere l’amico e trascinarlo via, tenendolo stretto sotto il suo braccio: un’aria trionfante gli si dipinse sul volto, quando guardò il giovane Severus per l’ultima volta.
In quel momento, capì che l’ebbe perso per sempre, guadagnandosi solo il suo odio incondizionato.

«BASTA!»

Harry venne scosso dal Professore, ormai a pochi centimetri da lui: i suoi occhi smeraldini poterono specchiarsi in quelli color opale di Snape e avvertì il familiare profumo dello Slytherin.
Il Pozionista lo guardò, in attesa di qualche parola, ma il ragazzo rimase a fissarlo, quasi frastornato da tutto quello che ebbe appena visto.
Immediatamente gli apparve più chiaro il rapporto di odio tra i tre malandrini e il suo professore; James lo detestò per “essere stato” con Lily, Sirius per averci provato con Remus e quest’ultimo per averlo “illuso”. Possibile che da allora non si fossero riappacificati o chiariti? Conoscendo la testardaggine dei soggetti, prese in considerazione l’ipotesi come plausibile.
Un lampo di felicità gli attraversò la mente “Severus quindi è omosessuale!” pensò, sbattendo velocemente le palpebre, giusto in tempo per notare lo sguardo del professore: disorientato, arrabbiato o ferito, non seppe dire con precisione cosa gli trasmise.
Prima che potesse protestare, si alzò e lo abbracciò, senza ben capire cosa lo spinse a compiere quel gesto; una parte di lui capì che il professore desiderò restare da solo, ma l’altra si sentì in dovere di confortare l’uomo, un gesto che probabilmente non ebbe fatto nessuno.
Severus restò impietrito: il ragazzo, in quel momento, fu a conoscenza del suo segreto; lo guardò senza sapere cosa dire o cosa provare nei suoi confronti, fece per leggere nella sua mente, ma il Gryffindor glielo impedì, stringendolo in un abbraccio.
Restò rigido, non sapendo cosa fare e come gestire i ricordi che cominciarono ad affiorare; Lily e Lupin, le prese in giro e l’amore ormai non più corrisposto, la delusione, l’odio… tutto in una volta sola.
Il Moro, si separò da lui e lo guardò con occhi così comprensivi e simili a quelli della madre che ne rimase colpito nel profondo, per la tranquillità che gli trasmisero.
Lentamente gli si avvicinò e posando una mano sul suo viso, lo tirò verso di sé finché le sue labbra non trovano quelle del professore. Percepì la sorpresa dallo Slytherin, ma sentendo scorrere il desiderio di annullare la distanza tra loro, gli mise la lingua in bocca.
Severus gemette per un momento, ma con sua stessa sorpresa si ritrovò a rispondere al suo bacio e per un momento si persero mentre la lingua, le labbra, il respiro e la sensazione dolcissima dello scoprirsi si mescolarono al sollievo del conforto così profondamente anelato.
 
------------------------
Buonasera a tutti!
Ok, mi sento esaltata per aver finito questo capitolo: non credo di aver mai impiegato cinque giorni per scriverne uno, ma del resto credo si capisca l’ importanza di questo passaggio.
Mi viene da sorridere al pensiero di una recensione nella quale mi veniva chiesto se avessi deciso di tenere la coppia Lily/Severus o meno… beh, posso dire di aver scelto una versione totalmente diversa per spiegare le avversità dei malandrini nei confronti di Snape!
Veramente, mi scuso per il ritardo, ma purtroppo riesco a scrivere solo alle due del mattino o a farmi venire l’ispirazione nei momenti meno appropriati; il Triangolo tra Severus-Lupin –Black, per esempio, l’ho ideato mentre stavo ordinando un gelato al McDonald’s: vi lascio immaginare la faccia dei presenti mentre farneticavo cercando un foglio e una penna nella borsa!
Vedo che siete sempre di più a leggere la storia, mi fareste un’enorme piacere nel recensire anche solo un capitolo :3
Spero di avervi addolcito con la conclusione!
A presto (spero!)


MomoiDancho, 01/08/15

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Gelosie ed accordi ***


Capitolo 12
Gelosie ed accordi

 
Harry si separò lentamente dalle labbra del professore, guardandolo negli occhi, mentre quest’ultimo poggiò la fronte contro quella del ragazzo e li chiuse, riprendendo fiato. 
Quando li riaprì, trovò lo sguardo smeraldino del ragazzo intento a fissarlo: il Moro sorrise e solo in quel momento notò le sue guance colorate piacevolmente di rosso. «Si rende conto di quello che ha appena fatto, signor Potter?» sospirò con tono leggermente canzonatorio, mentre quest’ultimo, sorrise, sorpreso dalla reazione del professore «Vuole forse togliere punti a Gryffindor?» chiese, stando al gioco. Lo Slytherin si avvicinò al Ragazzo Sopravvissuto e sussurrò «Per quanto mi tenterebbe farlo, non è mia intenzione. Solo che, per citare la signorina Granger, “sta infrangendo un sacco di regole” e non sono sicuro di volerla vedere espulsa da Hogwarts proprio adesso» appena finì la frase, fece per staccarsi, quando il Moro gli afferrò la veste, tirandolo verso di sé. «Non credo di essere mai stato bravo a rispettare le regole, Professore» si avvicinò al Pozionista che sussurrò «Non sfidarmi Potter… non sfidare il mio autocontrollo ancora» e quasi fosse un invito a farlo, tirò ancora di più l’uomo verso di sé, cercando le sue labbra.
Il contatto fece sussultare ancora Severus che, in risposta, prese a mordere le labbra del ragazzo, facendolo gemere sommessamente.
Indietreggiò con lui fino ad una cattedra, dove lo fece sedere: gli tenne le mani appoggiate lungo il bordo della scrivania  con le sue ed iniziò la sua lenta tortura, godendosi il dimenarsi del ragazzo sotto i suoi baci, delicati come piume. Cominciò dall’angolo delle labbra, risalendo lungo tutta la linea della mascella e quando arrivò al lobo, il ragazzo cominciò a boccheggiare.
«Questo è il massimo che riesce a fare, Potter? Le dovrò anche insegnare l’autocontrollo?» gli mormorò piano, mentre il Moro si prese il labbro inferiore tra i denti, cercando di non mostrarsi troppo lascivo. Il risultato fu che Severus lo guardò con maggiore brama, passando ad attaccare il collo del ragazzo, fino a lasciargli un segno rosso, quasi a marchiarlo.
Si staccò da lui, per portarsi dall’altro lato della stanza: il ragazzo non fu l’unico a doversi calmare. Sentì uno sguardo fisso su di lui e voltandosi vide il Gryffindor guardare in basso, tutto rosso in viso, con un leggero sorriso ad increspargli le labbra. Riprese il suo tono sarcastico, cercando di darsi un contegno «Imparato la lezione?» «Non saprei, forse avrò bisogno di ripetizioni, in futuro» e detto questo, si avvicinò a lui con un sorriso indulgente «A domani, Severus», disse con un tono che fece rabbrividire lo Slytherin: chiuse gli occhi e sentì il ragazzo uscire. Si rese conto di aver trattenuto il respiro fino ad allora. 
Il Ragazzo Sopravvissuto uscì dall’aula di Pozioni con il viso ancora arrossato: per pura fortuna riuscì ad evitare la Umbridge, che sentì aprire la porta appena svoltato l’angolo; risalì lungo tutta la scalinata, corse fino ad arrivare  davanti alla biblioteca e sbirciò dentro, credendo di trovarci Hermione.
Con sua grande sorpresa la vide parlottare fitto fitto con Draco: per un momento pensò di andare lì da lei, ma sentì che in quel momento non sarebbe stato opportuno interromperli.
Riprese a camminare velocemente fino ad arrivare alla Sala Comune, appena la porta si aprì, vide Ron e Lavanda stringersi passionalmente durante un bacio decisamente poco casto;
rassegnato salì velocemente le scale per andare a sdraiarsi sul suo letto, dove si addormentò cullato dalla presenza di Severus nei suoi sogni.
 
La voce di Ron lo riportò alla realtà «Harry, è ora di cena» il Ragazzo sopravvissuto sobbalzò alla notizia: non ebbe svolto nessun compito quel pomeriggio, ma con sollievo si ricordò che ebbe già fatto tutto per il giorno dopo; quindi avrebbe avuto tutto il tempo di parlare con Hermione riguardo al compito di Pozioni.
Non cercò nemmeno d i sistemarsi i capelli e uscì dal dormitorio sbadigliando, insieme al Rosso: quest’ultimo, appena messo fuori il piede dalla soglia, venne assalito da una ragazza riccia; per un momento il Moro credette fosse la sua migliore amica, ma appena udì la ragazza trillare «Eccoti qui Ronron!» capì all’istante che si trattò di Lavanda. 
Velocemente si scansò per evitarli e vide la vera Hermione con una faccia mista tra lo scandalizzato e il disgustato, che in un qualche modo gli ricordò Snape, il ragazzo si ritrovò a sorridere e a seguirla giù per le scale.
Per pura combinazione, la Gryffindor si sedette quasi all’estremità del tavolo, vicino a quello dei professori, nel disperato tentativo di scoraggiare Ron e Lavanda nel sedersi in un luogo così “esposto”; Harry non poté che essere felice al riguardo .
Sentì la riccia iniziare a parlare, ma i suoi occhi furono fissi sul professore «Harry, mi stai ascoltando?» il ragazzo si accigliò un attimo, rendendosi conto di aver guardato Severus per una decina di minuti, senza mai essere ricambiato.
«Scusa Hermione, ero sovrappensiero. Cosa stavi dicendo?» la Gryffindor alzò gli occhi al cielo e riprese «Dicevo che credo di aver scoperto qualcosa sulla filastrocca» il Moro la guardò, interessato «Questo pomeriggio, sono andata in biblioteca» «Ah si, con Draco. Ho visto che eravate seduti vicini» sospirò, interrompendola; la ragazza avvampò per un momento e con tono risentito disse «Veramente è lui che si è seduto vicino a me!» il Gryffindor rise, preparandosi all’ennesimo racconto della ragazza.

*inizio flashback *

«Possibile che non ci sia nulla di simile?!» disse sbuffando la ragazza, mormorando imprecazioni a bassa voce. Si passò una mano fra i ricci, distrattamente e mentre cercò di liberare la mano dal groviglio di capelli, riprese a rileggere la filastrocca
“…ormai manca poco,
resta vivo, resta in gioco;
Se il Signore Oscuro lo tenterà
il ragazzo vacillerà?
Chi ascolterà le profezie per il domani
del Mondo Magico, sconvolgerà i piani
La veggente le ha viste in un lontano ieri:
le domande, trovano risposta nell’ Ufficio…”


«Dunque… dice che manca poco… ma manca poco a cosa? Alla tentazione del Signore Oscuro? E poi, vacillare… diamine, se è riferita ad Harry è ovvio che in quanto Gryffindor non potrà che buttarsi a capofitto in qualsiasi cosa… significa che non deve farlo?» mugugnò, riprendendo a tormentarsi una ciocca di capelli « ”Chi ascolterà le profezie per il domani, del Mondo Magico sconvolgerà i piani” oh Godric…  non ci sarà un’altra profezia, spero! Eppure, quando Harry ha chiesto dove trovarle, intendeva le profezie e il serpente parlava di Uffici…» in un impeto di frustrazione, dovuto alle ore passate senza trovare nulla si alzò e iniziò a borbottare «Ufficio… ufficio… ufficio…» «Stai cercando di imitare un Babbano in astinenza da lavoro, Granger?» la Gryffindor si voltò e solo allora notò Draco, rannicchiato come la volta precedente sotto lo scaffale e con il fiatone.
«E tu vuoi provare ad interpretare 007?» lo Slytherin si alzò, guardandola di traverso «Lascia perdere. Piuttosto, cosa ci fai ancora lì? Lavanda ha smesso di tormentarti, no?» «Ti interessa tanto la mia vita sentimentale, Mezzosangue?» ghignò lui, mentre la ragazza arrossì «Comunque, puoi stare tranquilla: ha finalmente capito di non poter arrivare a conquistare il cuore di un bellissimo Purosangue come me e ha optato per un lentigginoso di tua conoscenza» Hermione sgranò gli occhi, ricordandosi il bacio a cui ebbe assistito; le si sarebbe potuto leggere in faccia il fiume di pensieri che le attraversò la mente in quel momento. 
Draco si sedette, godendosi la reazione della ragazza e iniziando a dare un’occhiata ai fogli sul tavolo, quando prese la pergamena con su scritta la filastrocca, la riccia si risvegliò e si fiondò contro di lui: agguantò il foglio dalle sue mani, avvertendo in quel momento una specie di scossa che le si riverberò lungo tutto il corpo.
Lo Slytherin a sua volta, rimase sorpreso di sentire il tocco morbido e deciso della Gryffindor sulla sua pelle facendogli venire i brividi.
Distolsero entrambi lo sguardo, imbarazzati: Draco si riprese per primo «Che fai Mezzosangue? Aneli così profondamente del contatto fisico con me?» ghignò, cercando di sembrare più disinvolto di quanto fosse veramente, mentre questa rispose piccata «Preferirei non dover toccare più un libro, piuttosto che toccare te!» lo Slytherin la guardò scuotendo la testa e mormorò impercettibilmente qualcosa.
Guardò la ragazza con aria di sfida: entrambi sapevano che lei avrebbe dovuto continuare le sue ricerche e che sarebbe stata costretta a sedersi per consultare i manuali «Al diavolo!» borbottò lei e si sedette riprendendo a sfogliare i manuali, sentendo lo sguardo di Draco sul suo viso. Passarono una ventina di minuti e dato che il biondo non proferì parola per tutto quel tempo, Hermione riprese inconsapevolmente a parlare tra sé e sé «Quindi, la chiave è in questo Ufficio… dovrebbe finire in “eri” ; ma poi, secondo il libro di Storia della Magia, gli unici uffici sono quelli del Ministero» la ragazza fece cadere il pesante tomo sul tavolo, con il viso illuminato “Ma certo, posso dire a Ron di chiedere a suo padre se..” non fece in tempo a pensare al resto della frase che si rese conto che ciò non sarebbe stato possibile: da quando ebbero litigato, non si furono rivolti più la parola e tutto per colpa di Draco! Quest’ultimo osservò la scena divertito «Ci hai messo venti minuti per arrivarci, eh?» lei gli lanciò un’occhiataccia «Non vedo come potresti aiutarmi, Malfoy» disse mentre pensò preoccupata “possibile che abbia già capito tutto?” «Granger, Salazar Santissimo!» la Gryffindor riprese a guardarlo «Ho letto quello che è scritto su quella pergamena. E ho sentito i tuoi ragionamenti prima, quando mi sono nascosto per sfuggire a Pansy» il biondo si passò una mano fra i capelli, continuando «Quindi, adesso so che hai bisogno di aiuto per trovare quest’ufficio. Il caso vuole che, tra i manuali nella mia biblioteca privata, ce ne sia uno sulla storia del Ministero nel corso dei secoli. Lo ha regalato un ex-Ministro a mio padre » finì, facendole un sorriso da negoziante
«E sentiamo, cos’è che vorresti in cambio?» lo Slytherin la guardò con un’occhiata maliziosa «La tua… disponibilità. Sai, quando avrò bisogno di qualcosa, tu verrai e mi aiuterai ad ottenerla».
Il biondo fu soddisfatto di sé: la proposta fatta era deliziosamente vaga, il che permetteva di estendere il campo di “aiuto” a molte varianti. 
Hermione, dal canto suo, sembrò rifletterci per molto, ma alla fine sospirò «D’accordo. Ma nessuno deve saper di questa storia, voglio che tu lo prometta sul tuo onore» la ragazza ebbe scelto queste ultime parole con cura, perché per tutti i purosangue e in generale per gli Slytherin, l’onore era una delle cose più importanti; Malfoy la guardò, corrucciandosi un attimo e alla fine accettò. «Andrò a prenderlo nel primo weekend disponibile, quello di Halloween».
I due si guardarono per un momento e senza dire nient’altro si avviarono verso l’uscita, ognuno diretto nei propri dormitori.
*fine flashback*
 
«E quindi è andata così?» chiese il Moro «Già. Spero solo che non mi chieda l’impossibile». 
Il Gryffindor osservò ancora il tavolo dei professori, costatando che Snape lo ebbe ignorato per tutto il tempo, a differenza della Umbridge. Prese istintivamente il galeone dalla tasca e programmò un incontro per il giorno successivo, alle 11:00 sentendosi immediatamente più felice.
Il giorno dopo, la professoressa Trelawney non si sentì bene e ai ragazzi venne detto che il professor Snape avrebbe sostituito quest’ultima per le due ore: Harry entrò nell’aula con aria inaspettatamente felice, ma quando vide Dolores Umbridge seduta sul bordo della scrivania di Severus, intenta a parlargli con aria vagamente civettuola, si innervosì di colpo.
Ron mise i suoi libri vicino ad Harry, nel tentativo di non farsi mettere in punizione per colpa delle risatine di Lavanda, si sedette ed esclamò, rendendosi conto della rosea presenza «Ma che ci fa qui la Umbridge?» «Che ne so» ringhiò Harry, continuando a guardarla con odio. 
Snape, vagamente imbarazzato, tentò di allontanare la professoressa, che lo seguì invece per tutta la lezione: il Moro evitò di guardare negli occhi l’uomo per tutta le due ore, non potendo tollerare di vederlo accompagnato da una simile donna; finita la lezione, prese i suoi libri e velocemente uscì dall’aula, sentendo la Umbridge trillare «Severus, questa sera potresti venire nel mio ufficio?». 
Il Gryffindor passò il resto della giornata in preda a confuse emozioni, trascinandosi di qua e di là senza riuscire a smettere di pensare alle attenzioni della Umbridge nei confronti di Snape: possibile che non se ne fosse accorto? Effettivamente quella era già la terza volta che la Umbridge venne ad assistere alla sua lezione, mentre nelle altre materie si limitò a seguire solo ad una parte.
Anche subito dopo il loro primo bacio – Harry arrossì al ricordo – lei pochi minuti dopo andò a parlare con Snape… “E l’invito di questa sera?” pensò, iniziando a tormentarsi un labbro.
Senza rendersi conto, si ritrovò diretto in Sala Grande, concedendosi una pausa dai suoi pensieri solo per constatare che finalmente quella giornata fu giunta al termine: si sedette accanto a Ginny, che gli rivolse un’occhiata maliziosa. Già da tempo, difatti, la ragazza ebbe fatto capire al ragazzo le sue intenzioni, aspettando solo la giusta occasione per poterle tramutare in realtà.
La rossa parlò con lui per tutta la serata, riuscendo a distrarlo parzialmente dallo spettacolo disgustosamente stucchevole della Umbridge intenta a pavoneggiarsi con Severus; quest’ultimo mantenne uno sguardo impassibile, probabilmente nel tentativo di non usare una Maledizione Senza Perdono davanti a tutti gli studenti presenti nella Sala Grande.
Harry rifletté: se non avrebbe potuto allontanare la professoressa da Snape, avrebbe potuto fare in modo che lo Slytherin venisse da lui, facendolo ingelosire. 
Con i pensieri finalmente orientati su un altro obiettivo, si diresse in direzione dei dormitori con la Gryffindor, ignorando Severus. L’indomani sarebbe stato un lungo giorno.
 
Benvenuti nel meraviglioso mondo della gelosia.
Con il prezzo del biglietto, si ottiene un mal di testa,
un impulso quasi irresistibile a commettere un omicidio, 
e un complesso di inferiorità.

(JR Ward)
 
La notte fu piena di incubi per Harry: sognò di vedere la Umbridge mentre baciava Severus, dicendogli che lei era una scelta migliore per il professore e che sarebbe stato espulso se avrebbe provato ad avvicinarsi a lui ancora.
Si svegliò all’alba, con il pigiama intriso di sudore, senza possibilità di riaddormentarsi; non sapendo cosa fare, decise di andare in Sala Grande per una colazione leggera.
Scese i gradini del dormitorio e trovò dal lato opposto della stanza Ginny, sorpresa quanto lui di vederlo «Ciao, Harry» lo salutò, con una occhiata maliziosa aggiunse «Vieni a fare colazione con me?» il Moro accettò di buon grado; se Snape li avesse visti assieme, probabilmente si sarebbe innervosito.
Come da copione entrarono nella Sala Grande quasi deserta, fuorché per un paio di Hufflepuff e qualche Ravenclaw sparso qua e là:  le figure che catturarono l’attenzione di Harry, tuttavia furono quelle di Severus, nero e di pessimo umore come al solito, con accanto quella rosea e cinguettante della Umbridge.
Si sedette con Ginny nella metà del tavolo più vicina a quella dei professori e si concesse una tranquilla chiacchierata con la ragazza che, ad un certo punto, tolse una briciola di pancake dalle labbra di Harry, per poi portarsela in bocca.
Il Gryffindor sentì provenire un colpo di tosse dalla sua destra, ma evitò di voltarsi, cercando di mantenere un contegno e fingendosi più interessato alla discussione sul Quidditch con Ginny.

Alle 11:00 in punto, dopo due ore passate in Sala Comune sui libri, Harry si diresse verso la Stanza delle Necessità: inaspettatamente, durante quell’ora, dopo un primo momento di imbarazzo, si ritrovò a prendere il comando del gruppo senza difficoltà, anche grazie agli strumenti prontamente procurati dalla Stanza; si allenarono con gli incantesimi di base e vide con piacere Hermione aiutare Draco con quelli di livello intermedio.
Alla fine della lezione, si misero d’accorso per ritrovarsi il weekend successivo, con il solito orario.
Uscirono silenziosamente a gruppi di due per non dare nell’occhio e dopo che Draco ed Hermione furono usciti, rimasero solo Harry e Ginny: la rossa si fu dimostrata un’ottima presenza per tutta la giornata ed Harry si pentì di non aver approfittato della sua compagnia prima di allora.
Svoltarono in un corridoio in cui Harry non ricordò di essere mai stato, quando all’improvviso la ragazza si voltò e con uno scatto felino lo spinse contro un muro, guardandolo negli occhi
«Credo di aver aspettato fin troppo, Harry.» sussurrò, avvicinandosi alla mascella del Moro e baciandolo come Severus ebbe fatto qualche giorno prima: il Gryffindor chiuse gli occhi, immaginando per un momento il professore, socchiudendo la bocca leggermente.
«Signor Potter, signorina Weasley!» la voce di Snape echeggiò nel corridoio deserto, facendo sussultare la ragazza, che si staccò subito da Harry «Le effusioni sono proibite, nei corridoi. Weasley, vada dalla McGonagall. » la rossa sembrò esitare per un momento, ma dopo un’occhiata gelida del professore, si decise a correre nella direzione della Sala Grande.
Quando non sentì più i passi della ragazza, lo Slytherin afferrò il polso del ragazzo, trascinandolo in un’aula vuota, lo spinse contro il muro e lo baciò rudemente.
Si staccò da lui per un momento, lasciando che gli occhi smeraldini del Gryffindor potessero toccare la profondità dei suoi. «Non credo di essere stato chiaro, l’ultima volta» ringhiò contro il collo del Ragazzo Sopravvissuto «Non sono il tipo a cui piace condividere» disse, prendendo di mira il suo collo e lasciandovi sopra un segno ancora più evidente della scorsa volta, spinto dai gemiti sommessi del giovane.
Quando finì, sentì le mani del Moro prendergli il viso dolcemente ed attirarlo a sé, lasciandogli ammirare da vicino il viso arrossato e felice del giovane «Io l’ho fatto perché… ti ho visto con la Umbridge e … beh…» lo Slytherin alzò gli occhi al cielo «Un paio di giorni che non ti sfioro e tu ti fai assalire da una ragazza?» il Gryffindor si rese effettivamente conto della situazione e abbassò lo sguardo imbarazzato. Accidenti, a volte destava appartenere alla sua Casa.
Come se fosse stato colpito da un’illuminazione, il Pozionista si staccò da lui «Non dirmi che sei geloso della… Umbridge?», guardò quella figura che gli sembrò improvvisamente esile, annuire debolmente «Salazar, questa è buona!» disse ghignando e prendendo con una mano il viso del ragazzo, si avvicinò al suo orecchio, tormentandolo con i denti «In questo caso, la informo con ha alcun motivo di essere geloso, signor Potter».
Il Gryffindor, confortato e confuso per le sensazioni provate, baciò per l’ultima volta il professore, con un ardore inaspettato per entrambi: alla fine si allontanò sussurrando sulle labbra dell’uomo «A dopo, Severus».
Lo Slytherin lo guardò uscire e fece un profondo respiro, mormorando nell’oscurità «Maledetti Gryffindor».
----------------------------------
Buonasera a tutti!
O meglio, buongiorno, è l’una del mattino. Mi scuso con tutti per il ritardo del capitolo, ma tra visite mediche, connessione pessima e caldo soffocante, è stata un’impresa finire questo capitolo.
Che dire? Tra poco partirò per la terra natia di questa storia – la Scozia, per intenderci – e starò via per due settimane. Cercherò di fare i salti mortali per pubblicare prima di domenica, ma non posso assicurare nulla… se non altro, spero di trovare ispirazione nel freddo Nord!
Grazie a tutti per le recensioni, per me sono importantissime e per chi non l’ha fatto, non esiti a lasciarne una! Ringrazio comunque tutti i lettori, per il primo capitolo siamo a oltre 1100 visite, ma soprattutto un enorme grazie a chi non si è fermato ed è andato avanti (riguardando i primi capitoli, mi sembrano scritti malissimo!).
A presto (spero!)
MomoiDancho, 12/08/15

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Ricordi e sfide ***


Capitolo 13

Ricordi e sfide
 

Draco quella mattina si svegliò, per una volta, soddisfatto: la Granger ebbe accettato il suo patto e poté congratularsi con se stesso ancora una volta per la poca chiarezza nel dire le sue condizioni. La vide durante la colazione, con un libro di pozioni mano e gli venne un'idea; si avvicinò a lei con passo felpato, seguendola fuori dalla Sala Grande e le diede un pezzo di pergamena scarabocchiato qualche minuto prima: si godette per un momento l'espressione di pura meraviglia sul suo volto per poi allontanarsi velocemente sotto lo sguardo sospettoso della Umbridge. 
Durante tutta la mattinata, Harry notò che Hermione si comportò in maniera decisamente strana durante tutte le lezioni: persino durante Storia della Magia, la vide scarabocchiare nervosamente la pergamena invece che prendere appunti ordinatamente come al solito, ma non si chiese perché: la sua mente rimase concentrata sui ricordi del giorno precedente, pregustandosi le ore con Snape. 
Finite anche le ore della Trelawney, il trio si diresse verso l'aula di Pozioni, esattamente dietro la Umbridge.
Entrarono insieme agli altri studenti ed il Ragazzo Sopravvissuto si stupì nel vedere la Riccia dirigersi verso il banco di Draco: lei lo guardò storto e il biondo contraccambiò con l'ombra di un ghigno sul volto.
«Era proprio necessario? » chiese lei a denti stretti, mentre Snape iniziò ad elencare gli ingredienti per la pozione del giorno 
« ...Ma certo! Lo hai fatto perché così potrai alzare la tua media dei voti, vero Malfoy? » inizialmente, lui la guardò offeso: i suoi voti con Snape erano decisamente sopra la media, ma riflettendoci non seppe trovare una valida scusa per averle chiesto di passare con lui tutte le lezioni di Pozioni "Cosa diavolo mi è venuto in mente?" pensò, corrugando la fronte: si sentì schifosamente Gryffindor per aver agito così d'impulso; certo, la ragazza ne sarebbe rimasta infastidita, ma cosa avrebbero detto i suoi compagni Slytherin? 
Decise con disappunto di mentire, usando la scusa che la stessa ragazza gli ebbe fornito «Ovviamente, Granger. Allora voi Gryffindor non  siete così ottusi come vi impegnate a far credere, eh? » disse, cercando di darsi un tono convincente: per fortuna la ragazza sbuffò e prese il libro, facendo tirare a Draco un sospiro di sollievo.
Le due ore trascorsero per tutti abbastanza velocemente; Hermione scoprì che lo Slytherin tutto sommato non se la cavava male nella preparazione delle pozioni e a sua volta, il biondo si trovò sorprendentemente suo agio nel lavorare al fianco di qualcuno con un po' più di materia grigia rispetto a Tiger e Goyle. 
Harry si sedette strategicamente vicino a Seamus, che funse da repellente per la Umbridge, ma non per Snape.
Difatti, quando per l'ennesima volta il ragazzo fece uno spettacolo pirotecnico al posto di un distillato, facendo esplodere il paiolo, il professore accorse per aiutare a pulire il disastro e sfiorò Harry vicino al collo, apparentemente per togliergli un residuo della pozione: in quella stanza, solo il Moro capì che quello fu un gesto fatto per ricordargli la "lezione" del giorno prima sulla gelosia nei confronti della Professoressa che, anche durante quelle ore, non ebbe esitato a stare attaccata all'uomo.

Una volta che ognuno ebbe consegnato la fiala con il distillato del giorno, Snape controllò lo stato della stanza: se fosse passato qualche ispettore dell'igiene, sicuramente sarebbe svenuto alla sola vista di quel sotterraneo; si guardò intorno e vide Malfoy intento a discutere con la Granger in maniera decisamente poco discreta.
«Visto che sembrate alquanto desiderosi di passare del tempo urlandovi contro, lo potrete fare mentre pulite quest'aula» disse senza pensarci due volte, con tono irritato; i due ragazzi si fermarono subito, notando solo in quel momento gli sguardi dei loro compagni fissi su di loro: entrambi sapevano quanto il Professore detestasse il rumore e constatarono che fu stato decisamente benevolo a non ordinare loro di pulire anche i paioli presenti nel suo studio. 
Quando anche la Umbridge ebbe portato la sua giacca rosa fuori dalla porta, Hermione guardò Draco con uno sguardo inceneritore «Ti ringrazio, Mister "Dovresti-Essere-Onorata-Di-Poter-Godere-Della-Mia-Magnificenza-Durante-Queste-Ore"! Ti ringrazio, perché grazie a te non posso rispettare la mia tabella di marcia con il ripasso di Aritmanzia e rischierò di rovinarmi la media con il compito di domani! » 
Draco scoppiò in una risata fragorosa: la Gryffindor era da sola con LUI, il più ambito Slytherin in tutta Hogwarts e pensava ad Aritmanzia? 
"Questa è una sfida. Decisamente una sfida nei miei confronti" pensò, mentre osservò la Gryffindor iniziare a tirarsi su la disordinata massa di capelli, scoprendo una parte di pelle candida che raramente Draco ebbe visto. Si ritrovò a fantasticare su come sarebbe potuta essere la ragazza fuori da scuola, durante l'estate, magari con un paio di pantaloncini babbani. Anche al di sotto della divisa, si potevano intuire le forme della Gryffindor: non esagerate, piuttosto minute, ma nel complesso carine. 
"Potrei anche provarci. Sarebbe una bella sfida con me stesso: e poi, una volta riuscito, potrei dire di essere riuscito veramente a conquistare ogni tipo di ragazza..." 
«Hai intenzione di starmi a fissare ancora per molto o ti deciderai a portare il tuo posteriore qui e ad aiutarmi? » chiese la Gryffindor con aria spazientita «Mh, non saprei Granger, sai, da qui non ho una brutta visuale» disse, osservando la ragazza a gattoni per terra, intenta nel pulire una macchia particolarmente ostinata: subito lei si voltò imbarazzata, non dicendo nulla e continuando a fingere indifferenza.
Draco rise dentro di sé per l'innocenza della Riccia: decise allora di divertirsi un po' a provocarla, allentando la cravatta e slacciandosi i primi due bottoni della camicia.
«Dovresti prenderla meno sul personale, sai? » disse avvicinandosi a lei con la bacchetta «Macula Remouens» sopirò, facendo sparire immediatamente la macchia  presente al di sotto del tavolo.
Lei si voltò, sorpresa di trovarsi ad una distanza così ridotta con lo Slytherin, che nel frattempo si abbassò, costringendola a girarsi con le spalle appoggiate al banco: la Gryffindor poté sentire il suo profumo, un'acqua di colonia particolarmente costosa, ma decisamente inebriante: anche il biondo si rese conto della reazione della ragazza, che gli sembrò così fragile e sensuale allo stesso tempo, con quei capelli raccolti disordinatamente, il collo scoperto e un riccio che le cadeva vicino al colletto della divisa.
Si avvicinò al suo orecchio, sfiorandolo con le labbra «Stai già cambiando idea sul mio fascino, Granger? » soffiò, notando dei brividi sulla pelle della ragazza: percepì un lieve sospiro, prima che con un'inaspettata forza, la ragazza gli mise le mani sulle spalle, allontanandolo dal suo collo e con uno sguardo indefinito si avvicinò a sua volta lentamente, copiando perfettamente le azioni dello Slytherin «Ti piacerebbe» disse con una voce che non sembrò neanche la sua, per poi lasciare il biondo ancora a terra. Si alzò e si sciolse la coda, liberando la chioma ribelle «Adesso vado. Divertiti a pulire il resto, Malfoy» e con un'ultima occhiata lasciò l'aula.
 
Draco si svegliò di soprassalto.
"Maledizione! Salazar, perché anche quando dormo?!" pensò, irritato. Era già passata una settimana dall'ultima volta che ebbe parlato con Hermione, ma a quando pareva, la sua mente si rifiutava di rimuovere la punizione trascorsa con quell'irritante Gryffindor, causando al suo corpo reazioni decisamente indesiderate: per fortuna, almeno durante le riunioni dell'ES riuscì a mantenere un contegno decoroso.
Dopo aver passato il week-end di Halloween nel suo Maniero a cercare quel maledetto volume sulla storia del Ministero, si decise a prendersi una piccola rivincita con la ragazza; le scrisse una mezz'oretta prima un biglietto nel quale la invitava a venirsi a prendere il libro nelle sue stanze, giusto per il gusto di farle ripercorrere "quel luogo infernale", come lo ebbe descritto lei.
"Probabilmente è rimasta troppo traumatizzata la volta scorsa" pensò ghignando fra sé e sé, mentre si diresse verso il bagno per farsi una doccia calda e poter placare i suoi pensieri sull'ultima volta che ebbe visto la Gryffindor.

Chiuse il rubinetto dell'acqua, si tirò indietro i capelli bagnati e si mise un asciugamano attorno alla vita: ancora immerso nei suoi pensieri, vide il suo riflesso allo specchio; notò con piacere che il suo corpo si era sviluppato veramente bene, grazie anche alle interminabili sessioni di scherma al quale si sottoponeva per volere della sua famiglia
"Almeno un lato positivo l'ho trovato", pensò distrattamente dirigendosi in camera.
Si fermò all'ingresso, notando una ragazza dai capelli leggermente mossi di spalle intenta a leggere uno dei suoi preziosi manuali: dimenticandosi della sua condizione, le piombò alle spalle mettendole le mani sulla vita stretta e chiedendole «Posso aiutarti, bellezza? » solo quando la giovane donna si voltò, si rese conto che quella non era nientemeno che Hermione. 
Subito si voltò imbarazzata, pronta a rispondere, ma si fermò, non riuscendo ad impedirsi di guardare il corpo del ragazzo davanti a lei: ancora ricoperto da gocce d'acqua e con il profumo ancora più forte, Draco era più bello del solito.
Dal canto suo, il biondo rimase quasi incantato dalla ragazza, ancora in vesti babbane: una camicetta bianca e dei jeans attillati, i capelli stranamente più ordinati del solito e un trucco leggermente accentuato la fecero salire immediatamente in testa alle classifiche nella testa dello Slytherin. Decisamente meglio di quanto si aspettasse.
«Dovresti vestirti più spesso così » sentenziò con finta indifferenza, mentre si diresse verso il suo baule alla ricerca di qualcosa da mettersi; «Anche tu, sono sicura che faresti più colpo» ribatté la Riccia, credendo fosse ironico come sempre.
Il biondo si voltò verso di lei «Dici? Vuoi forse dire che in questo momento ti attraggo, Granger? » ghignò, aspettando si una risposta ovviamente positiva.
«No, Draco. Non sei il tipo di ragazzo che mi attrae, mi spiace» sospirò lei, appoggiandosi pigramente con la schiena contro la parete del muro: il biondo, vedendo la ragazza quasi indifferente alla sua presenza, decise all'istante che ci sarebbe riuscito. Al diavolo i suoi compagni, non poteva accettare un'affermazione simile da parte di una ragazza.
Lentamente si tirò su, passandosi una mano fra i capelli ancora umidi e guardando la Gryffindor negli occhi, iniziò a camminare verso di lei, sentendo la tensione della ragazza crescere ad ogni suo passo, quasi fosse un predatore pronto a fare la sua mossa. E Draco si sentì come tale: una volta ridotta al minimo la distanza fra loro disse, con tono basso e provocatorio «Potresti ripetere, Granger? » la Riccia aprì la bocca per ribattere, ma non fece in tempo a dire nulla che Draco si fu già avventato sulle sue labbra.

---------------------------------------------------------


Buon pomeriggio a tutti!
Ok, lo ammetto, la scuola mi sta uccidendo: finalmente ero riuscita a trovare 10 minuti per scrivere la fanfiction sul portatile e… indovinate un po’?
Quest’ultimo ha deciso di rompersi, mettendo a rischio tutto il lavoro. Che gioia!
Per fortuna mi ero spedita la prima metà del capitolo via e-mail e, visto il numero di visite e le richieste per il continuo, mi accingo a postarlo.
Non so quando riuscirò ad andare avanti senza portatile, ma comunque posso informarvi del fatto che il mio viaggio in Scozia mi ha fornito numerose idee (spero di poter trarre spunti anche dal Messico, per dare un tocco più “esotico” alla storia ;) )
A presto (?)
MomoiDancho, 8/11/15

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Il Libro del Ministero ***


Capitolo 14
Il Libro del Ministero

 


Hermione esitò un attimo, prima di poggiare le mani sul petto di Draco per cercare di spingerlo via: lo Slytherin però era forte, fisicamente molto più muscoloso di quanto la divisa scolastica potesse mostrare.
Le scese una lacrima, così impercettibile da non essere quasi notabile, ma che a Draco non sfuggì: confuso si allontanò leggermente per un attimo, mentre Hermione abbassò lo sguardo imbarazzata, notando finalmente il prezioso libro che stava cercando.
In un attimo, sfoderò la bacchetta ed esclamò «Petrificus Totalus!».
“Ce l’ho fatta, finalmente!” fu quello che le balenò in testa appena riuscì a staccare gli occhi dalla figura di Draco, immobile e perfetto come una statua greca, ma con un’espressione così dolce ed apprensiva da non renderlo quasi degno di essere l’erede Malfoy.
Osservò a lungo la copertina e il dorso del prezioso volume, rilegato in scura pelle di drago, decorato finemente in oro zecchino: “Soltanto la copertina di quel libro potrebbe valere lo stipendio di un impiegato comune al Ministero della Magia”, osservò la ragazza, mentre distrattamente sfogliò le pagine iniziali dell’indice del volume.
Dopo numerosi nomi di vecchi e importanti ministri, finalmente iniziarono a comparire le piantine con la struttura del Ministero nel corso dei secoli: Hermione rimase sconvolta nel vedere le forme bizzarre dell’edificio nel XII secolo, più simile ad una cattedrale gotica babbana che ad un luogo del mondo magico.
Essa era l’unica che segnava la presenza di un locale nascosto, del quale il nome era stato cancellato con forza; prendendo la bacchetta esclamò sottovoce «Rivelius Librum» : molto lentamente l’inchiostro prese a colorare quelle pagine di pergamena sbiadite, facendo emergere la famigerata stanza chiamata «Officium mysteria».
«Ma certo! Come ho fatto a non pensarci prima?!?  Officium mysteria ossia, dal latino, Ufficio Misteri!» si aspettò di ricevere un qualche insulto sulla conoscenza del latino da parte dello Slytherin, ma solo allora i ricordò del fatto che fosse ancora pietrificato, realizzando un momento dopo, con imbarazzo il perché fosse stato pietrificato proprio da lei stessa. 
Prese il libro sottobraccio ed sussurrò una formula quasi distrattamente, mentre prese il libro sottobraccio e si avviò velocemente verso la biblioteca.
 

Mezz’ora dopo, Draco riuscì finalmente a muoversi del tutto: prese a camminare furiosamente, urlando «Maledetta Gryffindor, chi diavolo conosce un modo per sciogliere l’incantesimo a lunga durata?!? Ovviamente lei, la pazza, riccia, secchiona, terribilmente sexy in quei stramaledetti jeans e… » si fermò di botto quando si rese conto che l’ebete faccia di Goyle lo stava fissando con aria stralunata.
“Cos… aspetta un attimo. Cosa ho appena detto? Sexy? Io trovo Hermione… attraente?” pensò esterrefatto, prima di scoppiare in un’isterica risata, quasi a voler scacciare via quell’orribileassurdo,  improbabile e impossibile pensiero dalla sua nobile testa bionda.
Guardò Goyle che, con aria sconcertata consultava un manuale di medicina Babbana rubato ad un primino di origine babbane, poco prima: «Draco, penso che tu possa essere affetto da Schifronezia, no aspetta, Schifrezenia…Schiz..» 
«NON SONO AFFETTO DA SCHIZOFRENIA,  RAZZA DI IDIOTA!» esclamò il nobile Slytherin sull’orlo di una crisi di nervi.
Ricapitolò nella sua testa “Prima Hermione mi rifiuta, poi mi pietrifica e ora mi sento dare dello schizofrenico da uno che non sa neanche leggere?!?”
«Ne ho abbastanza, vado a farmi un bagno!»
«Ma non ci sei appena stat.. »
«Gli esseri magici si lavano, Goyle! Non sono mica una bestia come te, sai?!? » ululò sbattendo la porta del bagno, lasciandosi dietro il compagno che,  ancora confuso, continuò a cercare la possibile malattia dell’amico sotto la voce “Isteria Nervosa”.
 
------------------------------------ 
Buongiorno a tutti!
Ringrazio tutti i lettori, ma specialmente celephais per avermi spronato a continuare una storia che non andava avanti da quasi un anno (o forse più!).
Purtroppo non è stato e non è tutt’ora un periodo esattamente roseo e per questo non sono riuscita a scrivere: mancanza di ispirazione? Goyle potrebbe sicuramente dirmi il perché cercando tra il manuale di medicina babbana.
Spero di avere abbastanza tempo per scrivere, ma soprattutto abbastanza ispirazione: magari pubblicherò capitoli un po’ più corti, ma cercherò di postare più spesso.

Un grazie a tutti quanti per essere arrivati fino a qui :’)
MomoiDancho, 27/11/16 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Incomprensioni e segreti ***


Capitolo 15
Incomprensioni e segreti



Dopo l'incontro con lo Slytherin, la ragazza corse verso i dormitori dei Gryffindor, ma solo dopo essere passata in biblioteca a cercare qualche tomo in più su cui riflettere, nel Reparto Proibito. 
Con grande enfasi salì le scale, pronunciò briosamente la parola d'ordine e si precipitò addosso ad Harry, con uno sguardo follemente soddisfatto.
«Per la barba di Merlino, Hermione!» sbottò Ron, quando la ragazza appoggiò con poca grazia i libri sulla preziosa scacchiera della famiglia Weasley, facendo cadere tre quarti delle pedine. 
«Non ci crederete mai!» iniziò lei, passeggiando nervosamente tra le poltroncine rosse della Sala Comune, «Ma, come ben sapete, questa questione mi stava tormentando da troppo tempo e quindi sono andata...» «...In Biblioteca» conclusero i due con aria vagamente annoiata, come a farle notare l'inutile prologo; lei si fermò di botto, arrossì e con aria impacciata disse «...veramente ... sono andata …da Malfoy». 
Ci furono solo pochi attimi di silenzio, prima che dalle loro bocche incredule uscissero una valanga di domande: «Cosa?!?» cominciò Harry, «Da MALFOY?» continuò il Rosso, per poi finire in un «Hermione, ma sei impazzita?! Perché da Malfoy?».
Prendendo un grande respiro, la Riccia si sedette sulla morbida poltrona davanti a loro, tirando fuori dalla pila di libri il prezioso manuale dello Slytherin: «Qui dentro, c'è la storia del Ministero della Magia, TUTTA la storia; dai nomi dei ministri, alle modifiche architettoniche effettuate nel corso dei secoli.» «E non avresti potuto cercare in biblioteca questo stramaledetto libro?» chiese Ron con veemenza, ricevendo di risposta un'occhiataccia da parte della ragazza, che aggiunse «...ed è una delle dieci copie presenti al mondo, intendo dire una delle edizioni speciali create apposta per le famiglie magiche influenti e potenti. Quindi no, Ronald, non è presente nella nostra biblioteca scolastica.», concluse lei, vagamente stizzita.
Il Gryffindor tuttavia non sembrò convinto delle spiegazioni e si limitò a rabbuiarsi, mugugnando frasi sconnesse sulle fonti dalle quali attingere, senza neanche ascoltare le spiegazioni della Riccia sulle informazioni trovate su quel libro, recependo solo qualche parola sconnessa come «Camera di Malfoy», «imbarazzo» e «…scoperto dell'Ufficio Misteri». 
Il Ragazzo Sopravvissuto invece sembrò genuinamente soddisfatto delle novità apprese, tanto che alla fine poté dire che «un altro tassello di questo puzzle è stato sistemato, grazie a Godric!».

Nei dormitori Slytherin, nel frattempo, una testa bionda cercò per innumerevole tempo di capire cosa fosse questo 'puzzle'. 
Draco Malfoy, infatti, non si era fatto problemi nell'attaccare una sorta di microspia all'interno del libro prestato alla Gryffindor: non che avesse premeditato la cosa, ma dopo aver sequestrato ad un primino di origine babbane l'oggetto, ne era rimasto così affascinato da decidere di provarlo subito: «Quale miglior occasione per ficcare il naso negli affari dei nemici?» diceva a mo' di giustifica con Zabini, mentre lo aiutava ad inserirlo correttamente nella copertina del prezioso tomo.
Quando finalmente trovò risposta tra le pagine di «Modi di dire Babbani per principianti », ne rimase deluso: «Se non altro» pensò fra sé e sé «ho scoperto come innervosire quell'odioso Weasley...» e prese mentalmente nota di approfittare di questa sua 'debolezza' per la Riccia per potersi fare quattro risate con i suoi compagni di casa e magari, chissà, riuscire a fare breccia nel cuore dell'unica ragazza che si rifiutava di ammettere il suo fascino irresistibile. 


--------------------------------------------------
Ecco qui il nuovo capitolo, fresco di scrittura! Ho impiegato parte del volo transoceanico per scrivere questo breve pezzo, conto di fare lo stesso con il ritorno! 
Momoidancho, 28/12/16

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Caught ***


Capitolo 16
 
Caught

 


Hermione si ritrovò a vagare alla luce della bacchetta per la biblioteca, sempre con in mano il suo nuovo e prezioso tomo: del resto era sempre stato così, non riusciva a prendere sonno, quando c’era qualcosa che la tormentava.
Il fiume di pensieri nella sua testa continuava a cambiare direzione: l’Ufficio Misteri, Draco, Harry e Ron e… “Aspetta un momento” si disse arrestandosi. Draco? Da quando quell’altezzosa testa bionda era nei suoi pensieri?
Corrugando la fronte iniziò a fare avanti e indietro per il corridoio, fino a quando non si vide davanti proprio lo Slytherin: lo guardò per qualche secondo, quando ad alta voce esclamò «Al diavolo, anche le allucinazioni, adesso! » si voltò e sentì la voce del vero Malfoy dirle, con un tono beffardo «Mi vuoi così tanto, Granger?». 
Chiuse il tomo di botto, producendo un suono sordo. «Cosa vuoi, Malfoy?» sbuffò lei imbarazzata «Nulla di importante, solo sapere se hai ricavato qualcosa dal libro che ti ho prestato, in realtà».
La Riccia lo squadrò per qualche istante e alla fine si decise a raccontargli per filo e per segno le sue conclusioni; Malfoy si rivelò un ascoltatore ben più attento di Ron e non poté fare a meno di paragonare mentalmente i due ragazzi: certo Ron era da sempre un suo leale amico, ma non aveva quella scintilla in più che Malfoy possedeva, quel brivido che solo uno Slytherin può far provare… cercò di scacciare via quei pensieri, mentre lo Slytherin esponeva le sue teoria al riguardo.

Nonostante tutto, la Gryffindor non riusciva a smettere di pensare al bacio che lui le aveva rubato precedentemente «…cavolfiori saltati.» concluse il Biondo fissandola intensamente.
«Co… cosa? Cosa c’entrano i cavolfiori saltati?» chiese lei confusa, mentre il ragazzo inspirò bruscamente «Era una prova, Granger. Mi ero accorto che non mi stavi seguendo da un pezzo ma, grazie alla Legilimanzia, ho capito a cosa stavi pensando» sogghignò «Se vuoi parlare di quello, per me non c’è problema, sai?» disse avvicinandosi un po’ di più a lei, spostandosi dalla sedia sul quale si era seduto.
Istintivamente la Riccia si alzò prendendo il libro e con grande imbarazzo mormorò «E’ tardi Malfoy, credo sia meglio andare a letto…» lo Slytherin le si parò davanti con un sorriso ancora più malizioso «Non pensavo fossi così audace, ma del resto sei pur sempre una Gryffindor…» la ragazza sgranò gli occhi e fece per protestare, quando lui le prese le mani e la sospinse verso una parte piena di libri, catturandola in un bacio appassionato: la ragazza gli resistette per i primi istanti, ma successivamente si lasciò coinvolgere.

La sua testa improvvisamente si svuotò da ogni pensiero, lasciando spazio solo alle sensazioni che il tocco deciso e allo stesso tempo delicato del Biondo le suscitavano.
«Her… HERMIONE?!» improvvisamente la ragazza ritornò alla realtà e quando Malfoy si separò da lei, con un ghigno soddisfatto, vide la faccia sbalordita dei suoi due migliori amici, in particolare quella di Ron, che era livido dalla rabbia.
Improvvisamente si ricordò del bigliettino lasciato in Sala Comune, dove chiedeva loro di raggiungerla in Biblioteca per discutere delle recenti novità apprese.
«Calmati Malpelo, abbiamo finito» disse ridacchiando per poi rivolgersi alla Gryffindor, dicendole sottovoce «Se vuoi raggiungermi, sai dov’è il mio dormitorio», lasciandola paonazza e imbarazzata con i suoi due migliori amici.



------------------------------------------------------------
Buon pomeriggio a tutti!
Chiedo scusa, ma mi sono resa conto di non mantenere le promesse: ancora una volta, mi ero totalmente dimenticata della storia, privilegiando l’altra che sto tutt’ora scrivendo!
So anche che questo è un altro capitolo corto, ma questa volta spero di poter scriverne più frequentemente (afa permettendo).
Ringrazio anticipatamente chiunque decida di recensire questo capitolo!
MomoiDancho (15/06/17)

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Surprise ***


Capitolo 17

Surprise

 

Dopo che Draco se ne fu andato, Hermione non ebbe neanche il tempo di parlare che il Rosso esordì «Allora erano vere, eh? Le voci su te e Malfoy» «Ron, io… non so come spiegare…»
«Sei innamorata di uno come lui! Uno che disprezza le persone “inferiori”, uno che disprezza quelli come te, perché non hanno origini magiche» continuò lui sempre con più veemenza «Uno che disprezza me, Harry, i Gryffindor, il mondo intero» «Ron, adesso stai esagerando…» intervenne debolmente il Ragazzo Sopravvissuto «Gli Slytherin non… non sono tutti maghi negativi, ecco» il Rosso lo guardò come se fosse impazzito «Adesso ti ci metti anche tu? Cos’è non vorrai mica dirmi che ti sei innamorato della Parkinson?!?» «No, non di lei…» rispose debolmente lui, arrossendo e guardando in basso.
«Aspetta. Momento, momento, momento. Vuoi forse dirmi che ti sei veramente innamorato di una Slytherin?!?» urlò il Weasley, sentendosi improvvisamente accerchiato.
Harry si sentì avvampare, ma decise che era ora di confessare ai suoi amici quello che provava per Snape: abbassò il colletto della divisa e mostrò il segno sul collo ai suoi due amici «Me l’ha fatto Severus» disse con semplicità; Hermione portò il libro davanti alla bocca, trattenendo un sussulto e Ron si allontanò con fare sconvolto «Io… io… devo andare. Mi sono ricordato che ho una cosa urgente da fare» disse, dileguandosi senza dare il tempo al Moro di proferire parola.
Hermione, tuttavia, dopo il primo momento di stupore, disse semplicemente «E’ amore, non è vero?» e lui replicò tranquillamente «Sì» e con fare cospiratorio, le chiese «E tu? Come hai fatto a innamorarti di uno Slytherin?».

In quel momento, dall’altra parte del castello, c’era una persona che era in trepida attesa per sentire cosa rispondesse la Gryffindor: Draco non ebbe capito appieno cosa fosse successo e perché il Rosso fosse apparso così sconvolto; era arrivato nei sotterranei troppo tardi per cogliere tutta la conversazione e si maledisse per non aver portato con sé l’attrezzatura necessaria per ascoltare la conversazione.
In quel momento la Granger disse «Beh, vedi, quello che provo per Draco è…»
«DRACO!» ululò Goyle «Ho vinto 100 galeoni a poker!» il Biondo sobbalzò dal letto, cadendo goffamente sull’attrezzatura, che si ruppe in due.
Guardò le due estremità e velocemente disse «Reparo!», ma quando provò ad ascoltare il resto della conversazione, si accorse che si percepiva solo un ronzio “Maledizione!” pensò innervosendosi, “deve aver intuito qualcosa e avrà messo il Muffliato alla loro conversazione…”.
Nel frattempo Goyle rimase sull’uscio della porta, con ancora le mani alzate in segno di vittoria «Draco? Tutto bene?» non fece in tempo a finire la conversazione che una Maledizione Senza Perdono venne scagliata in sua direzione.
 
Nel frattempo, la Gryffindor si rese conto che qualcosa non andò per il verso giusto perché, mentre stava per confessare i suoi sentimenti più intimi ad Harry, il libro emise un ronzio: in quel momento, praticò il Muffliato sulla loro conversazione e disse solo «Harry, aiutami con questo coso» il Gryffindor la guardò stupendosi nel sentire la Riccia definire un prezioso tomo “coso”.
Meno di mezz’ora dopo, la ragazza si trovò al cospetto dei sotterranei degli Slytherin e, all’improvviso, tutta la rabbia che provava verso Malfoy, si dissipò: lui era stato scorretto nei suoi confronti, ma … “perché non sfruttare questa cosa a mio vantaggio?” si chiese con fare cospiratorio: avrebbe reso il favore al Biondo.


Passò un mese e mezzo, nel quale lei si comportò come se nulla fosse, eccetto che per le frecciatine e gli insulti che lanciò a Draco indirettamente e casualmente quando si trovò nei pressi dell’antico tomo: lo Slytherin, dal canto suo, non poteva rispondere agli insulti, altrimenti la copertura sarebbe saltata e questo Hermione lo sapeva bene, così ogni volta si godeva quella piccola vendetta.

Arrivò Natale e ci fu l’occasione di scambiarsi doni, dopo la visita ad Hogsmade: Harry decise di comprare qualcosa a Snape in quell’occasione, così come Hermione prese un regalo per Draco.
Il Ragazzo Sopravvissuto optò per una piuma d’aquila particolarmente costosa per un semplice studente; essa era decorata con un intreccio verde smeraldo sulla rachide e sembrava perfetta per uno come Severus.
Hermione, dal canto suo, andò nella libreria e scelse nel reparto “Babbanologia” un libro su 007, che si era premurata di far tenere al sicuro da occhi indiscreti e, all’interno della rilegatura, vi aveva applicato una speciale microspia acquistata da Zonko: si preoccupò di ordinare quest’ultima in maniera specifica subito dopo aver scoperto dell’ imboscata, come la chiamava tra sé e sé, di Malfoy.

Arrivò il 24 Dicembre e tutti stavano preparandosi per tornare a casa, meno che due persone: il Ragazzo Sopravvissuto e Hermione.
Entrambi si diressero verso i sotterranei e si augurarono un in bocca al lupo babbano prima di separarsi.
Harry si diresse verso gli appartamenti di Snape e rimase davanti alla porta per qualche minuto, indeciso su cosa fare: avrebbe potuto lasciargli il regalo lì davanti, ma non se la sentiva di rischiare che qualcuno lo vedesse, d’altro canto conosceva la parola segreta per entrare e, alla fine, in un lampo di coraggio, decise di compiere il passo «Slytherin Prince» sussurrò e la porta si aprì magicamente.
“L’ultima volta che sono stato qui, è stato decisamente molto tempo fa” pensò distrattamente, guardandosi in giro, alla ricerca di un albero di natale sotto il quale mettere il regalo.
Solo dopo alcuni secondi realizzò che Severus non sarebbe stato il tipo da decorare la sua abitazione in stile natalizio e quindi decise di lasciare il pacchettino vicino al mappamondo che ebbe visto la precedente volta: tuttavia, non trovò nemmeno quello ed esasperato, decise di metterlo vicino alla bottiglia di gin, sul tavolino del salotto.
«Cercavi qualcosa, Harry?» disse all’improvviso una voce che il moro riconobbe come quella di Snape immediatamente; il ragazzo spostò lo sguardo dal tavolino al professore e, con uno sguardo imbarazzato, decise di tirare su il pacchettino a mo’ di scuse «Volevo darti questo, semplicemente» rispose leggermente a disagio.
Il professore alzò gli occhi al cielo «Ti ho cercato per tutto il castello, maledizione, pensavo ti fossi rintanato in quel covo di Gryffindor che altro non è la tua sala comune e…» «Sei… entrato nella sala comune dei Gryffindor?» chiese il moro, a metà tra il divertito e lo spaventato, «Sì, in parte per cercarti e in parte per sfuggire a … questo» disse tirando su un pacchettino rosa shocking già aperto, contenente un centrino di pizzo con un gattino.
Harry rise di gusto alla vista di quell’oggetto, immaginandolo in mezzo al mobilio di Snape: niente di più inadatto.
Si avvicinò al professore con le lacrime agli occhi e gli porse la scatola nera opaca dicendo semplicemente «Buon Natale, Severus». Il Professore apprezzò molto il regalo del Ragazzo, che giustificò il pensiero con un semplice «Così potrà disegnare altre mappe!»: Severus si scoprì sorpreso da quella piccola attenzione e, prima di lasciare andare Harry, gli sussurrò dolcemente «Il tuo è sopra il tuo letto» e con un bacio veloce salutò un più che estasiato Gryffindor.
 
Hermione aspettò per altri dieci minuti davanti alla Sala Comune degli Slytherin, finché uno stranamente gentile ragazzo del primo anno si fece convincere a farla entrare: si diresse a passo sicuro verso la stanza di Draco e, trattenendo il respiro, si decise a varcare la soglia della porta. Trovò il Biondo intento a mettere distrattamente le cose nel suo baule, quando vedendola, rimase bloccato per qualche secondo dalla sorpresa.
«Ma guarda te, la Granger in persona che si fa vedere nel covo del lupo» disse sorridendo «Io… sono venuta qui a… darti… un… pensiero, ecco.» riprese fiato e velocemente aggiunse «Niente di importante o personale, solo una sciocchezza per ringraziarti dell’aiuto offerto all’ES».
Malfoy sorrise e prese il pacchetto rigirandoselo fra le mani «Beh, immagino di doverti... ringraziare?» «Sì, è questo che fanno le persone perbene, Draco» disse lei sbuffando: non fece in tempo ad alzare gli occhi al cielo che il biondo si avvicinò a lei «Allora», disse « permettimi di farlo come fanno i veri Slytherin» concluse catturandola in un bacio appassionato, al quale la ragazza, seppur volesse farlo, non riuscì ad opporsi.
-------------------------------------------------------------
Buonasera a tutti!
Ebbene sì, grazie a una recensione, che ho considerato un po’ come il segno del destino (stavo pensando a questa fanfiction giusto oggi) ho deciso di scrivere questo diciassettesimo capitolo.
Spero vi sia piaciuto, nel caso, lasciate una recensione, così che possa capire se e come andare avanti!
MomoiDancho (23/08/18)

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Hurted ***


Capitolo 18

Hurted


Draco si lasciò trasportare dal bacio, facendo vagare le mani sulla  veste di Hermione, confermando i suoi sospetti sulle forme minute, ma nel complesso carine della Gryffindor.
Anche lei, dopo un attimo di incertezza, prese ad accarezzare la testa del biondo, scompigliandogli i capelli.
«Draco!» esclamò la Parkinson, aprendo la porta di scatto, rimanendo confusa per una frazione di secondo nel vedere il ragazzo baciarsi con un’altra ragazza, ma, appena si accorse di chi fosse il soggetto in questione, cacciò un urlo: «DRACO!» disse precipitandosi a separarlo dalla Riccia «OH. SANTO. SALAZAR!» ululò con un tono sempre più alto ad ogni parola. «Cioè, tra tutte quelle che ti vengono dietro, proprio una sporca Mezzosangue? Gryffindor, per giunta!».
Hermione, imbarazzatissima, riuscì a farfugliare «E allora? A Draco non importa se sono una “Mezzosangue” o “Gryffindor”» mentre guardò con fare impacciato la Slytherin, che a sua volta guardò il Biondo scandalizzata «Draco, questa era… era una scommessa… giusto? Di quelle che fate sempre tu e Tiger, no? In stile “vediamo quanto ci metto a farmi una ragazza”, vero Draco

“Salazar ci mancava solo questa” pensò il Biondo alla comparsa della Parkinson: la ragazza gli veniva dietro da mesi ormai e con questa scusa, lui riusciva a farsi dare gli appunti di materie inutili come Storia della Magia da un’adorante Slytherin che gli obbediva come un cagnolino. Tuttavia, la cosa aveva un prezzo: non poteva farsi vedere con altre ragazze da lei, altrimenti addio appunti fatti bene e gratuiti.
Quando iniziò a urlargli contro, si impanicò un attimo, ma per fortuna, la ragazza gli fornì la scusa adatta per potersi salvare da quella situazione.

Finse uno sbuffo e disse «Grazie per aver rovinato tutto, Pansy. Come al solito, sei stata la solita ficcanaso» e finse un sorriso che bastò alla Slytherin per farle abbassare i toni di qualche ottava «Sapevo che non ti saresti potuto abbassare a tanto, Draco» e scoppiò in una risatina «Metterti con una come… come lei» disse indicando la Riccia «Una con quei capelli così disordinati, la divisa perfetta e quell’insopportabile aria da so-tutto-io…». Draco sì sforzò di ridere, ma la risata gli morì in gola quando vide la faccia della Gryffindor: disprezzo, tristezza, rabbia… tutto in un’espressione, che nonostante tutto la rendeva quasi più bella di prima.
Ritornò serio in un secondo e si avvicinò nuovamente alla ragazza, cercando di metterle una mano sul braccio «Hermione… io…», ma prima che potesse finire la frase, lei gli diede uno schiaffo che risuonò nella stanza con un rumore secco.

La Gryffindor rattenne le lacrime fino all’uscita di quel luogo infernale, passando per il salottino e rovesciando una serie di bicchieri colmi di vodka che un ragazzo di seconda stava sorreggendo. Imprecò, facendosi largo fra tutti e quando fu finalmente fuori, salì le scale piangendo, andando a sbattere contro Harry che, da felice qual era, diventò serio in un battito di ciglia.
«Hermione… cosa… cosa è successo?» le chiese dolcemente e, a quelle parole, lei si accasciò con la faccia tra la spalla e la clavicola del giovane Gryffindor.
Singhiozzando, lei gli raccontò tutto sulla via del ritorno: davanti al ritratto della Signora Grassa, finalmente il Ragazzo Sopravvissuto sentenziò «Gli devi rendere pan per focaccia, Hermione! Non puoi farti abbattere così!» lei lo guardò confusa «Cosa… cosa hai in mente, Harry?» lui le sorrise e disse semplicemente «Ho un piano, veni con me».


Harry fu occupato tutta la mattinata a descrivere il piano “geniale” ad Hermione: ricordandosi della reazione di Snape davanti alla visione di Ginny che ci provava spudoratamente con lui, propose alla Riccia di far ingelosire Malfoy con nientemeno che Viktor Krum «Non capisci? Lo farai stare malissimo, Hermione!» «E… se non fosse geloso?» chiese con fare meditabondo lei «Beh… diciamo che secondo me lo sarà. Neanch’io avrei mai definito uno Slytherin come Snape geloso, ma a quanto pare…» le sussurrò il Moro strizzandole l’occhio.
«Okay, diciamo che ci sto. Ma come fa Krum a venire ad Hogwarts?» sospirò lei mettendosi la testa fra le mani, ma prima che potesse sbuffare nuovamente, Harry tirò fuori dalla tasca un bigliettino-promemoria che era stato consegnato un mese prima «Lo scambio degli studenti! Oh, Harry, ma è geniale!» esclamò con gli occhi spalancati «Come ho fatto a dimenticarmene?! Calì continuava a ripetermi quanto fosse eccitata all’idea di scambiare una settimana ad Hogwarts con una a Durmstrang!».
Subito dopo la Riccia si rabbuiò dicendo «Io però resterò ad Hogwarts… siamo sicuri che Victor non resterà a Durmstrang? » il Ragazzo Sopravvissuto la guardò con aria felice, dicendole semplicemente «Ho sentito dire che Goyle ha fatto in modo di farsi pagare da Malfoy lo scambio con Krum e sai, questo vuol dire che...» non fece in tempo a finire la frase che la Gryffindor con un gridolino disse «…che Viktor e Draco saranno compagni di stanza!»: la ragazza si lasciò andare sulla poltrona della Sala Comune, finalmente sorridendo dopo una mattinata che le parve infinita.

------------------------------------------
Buonasera!
Anche questa volta, grazie a una recensione, mi sono decisa a scrivere questo 18° capitolo: alzi la mano chi si aspettava una svolta del genere!
Ho deciso di mettere un po’ più di imprevisti nella storia, sia mai che a Hogwarts qualcosa fili liscio!
Vi lascio con un’ultima richiesta: recensite per favore, in questi giorni di depressione pre-test di medicina, i vostri commenti sono una delle poche cose che mi tirano su di morale ( e soprattutto l’unica cosa che mi fa scegliere di scrivere anziché studiare ;) )!

MomoiDancho 29/8/18

 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Student exchange ***


Capitolo 19
Students exchange

Draco, una volta che la Parkinson se ne fu andata, si lasciò andare a un lungo sospiro: aveva ferito Hermione.
«Conoscendola, non le passerà in fretta...» borbottò tra sé e sé; fece per prendere una sigaretta, quando notò il pacchetto che la Riccia gli ebbe dato e, incuriosito, lo aprì. Guardò affascinato il libro: non seppe come la Gryffindor ebbe trovato un libro tanto strano nel breve tempo rimasto tra le riunioni dell’ES e i compiti dei professori, ma apprezzò comunque l’idea e, quando stette per iniziare la lettura, fu interrotto da Goyle che tutto esaltato gli chiese se avesse visto il suo libro di incantesimi.
«A cosa ti servirà mai? Non ti ho mai visto sui libri» gli chiese incuriosito lo Slytherin, considerando un evento più unico che raro il fatto che il suo amico cercasse un qualcosa relativo allo studio.
«Ma come, non ti ricordi?» rispose l’altro tutto felice «Mi hai pagato tu la settimana a Durmstrang!» «...La settimana... oh giusto. Chi è che verrà a scocciarmi al tuo posto?» chiese il Biondo «Ma allora non ti ricordi proprio nulla? Tipo quei 100 galeoni che mi hai anticipato per fare scambio con Viktor Krum, ti dicono niente?» subito dopo Goyle si rese conto della stupidità della sua azione e si dileguò con un «Ma, ehm, non ti preoccupare, la prossima volta che giocherò a poker e vincerò, te li ridarò...» e, prima che l’altro potesse proferire parola, si volatilizzò.
«Krum, eh?» sospirò grattandosi il mento «Beh, per essere un gran giocatore di Quidditch non deve essere una mente brillante…» sospirò prendendo una sigaretta e facendo animare il serpente inciso sul soffitto. Avrebbe dovuto mettere un po’ d’ordine in tutto quel caos, ma del resto aveva ancora una settimana a disposizione.

Harry, si sentì soddisfatto nel lasciare Hermione nel suo brodo di giuggiole e, finalmente, andò nel suo dormitorio: quasi lanciò un gridolino quando vide il pacco sul letto, “Il regalo di Snape!” pensò emozionato e, guardandosi intorno, constatò che non c’era nessuno a parte lui nella stanza.
Non si lasciò guidare dall’istinto, per una volta, e decise di aprire con cura la carta, cercando di non romperla; la cosa gli risultò impossibile, perché mentre cercò lo scotch sui bordi, si ricordò che quello non era un regalo babbano e probabilmente Snape l’aveva incartato con la magia.
Quando finalmente riuscì a scartarlo, il meraviglioso mappamondo degli appartamenti del professore gli si presentò davanti: il Gryffindor rimase incantato, notando come Severus avesse aggiunto un’altra modifica; il mappamondo ora presentava le stesse caratteristiche della Mappa del Malandrino “Come diavolo ha fatto a scoprire che l’ho persa?” si chiese perplesso “Se Siurius lo scoprisse, mi ucciderebbe”, pensò distrattamente.
L’estate prima, infatti, ebbe avuto modo di parlare a lungo con il padrino, che gli rivelò anche quella parte della sua gioventù, non nascondendo nel tutto il suo astio per Snape.
Sospirò, pensando che prima o poi avrebbe dovuto raccontare a lui e a Remus, il suo compagno, della sua relazione con il professore; decise di rimandare la cosa e nascose al sicuro nel baule il regalo del professore, non prima di aver adocchiato dove quest’ultimo fosse.

La settimana delle vacanze natalizie passò in fretta, ma Hermione la passò tutta ad immaginare una serie di cosa/come/dove/quando relativi al suo piano per Draco.
Decise che avrebbe accolto Viktor all’ingresso, non solo in quanto prefetto, ma soprattutto in qualità di carissima amica di piuma: così fece.
Quando vide che anche Draco si trovò nel piccolo gruppo del comitato accoglienza, si ricordò che anche lui fu nominato prefetto quell’anno: la cosa la infastidì parecchio, ma alla fine quello sarebbe stato un momento perfetto per iniziare il suo piano.
Lo vide mentre cercò di parlarle, ma in quel momento, arrivarono gli studenti a bordo delle carrozze guidati dai Threstal.

Quando ebbe finito di sistemare in maniera un po’ decente la camera, Malfoy si mise la divisa e decise di andare ad accogliere insieme agli altri i ragazzi di Durmstrang: del resto, prima del caos successo al ministero, suo padre ebbe fatto in modo di farlo nominare prefetto, per “avere ancora più importanza e privilegi nella scuola” così come sua madre ebbe espresso testualmente, (costringendo Lucius a fare pressioni perché ciò avvenisse).
Quando uscì in cortile, lo colpì il freddo pungente, al quale ci si abituò dopo un paio di minuti: una cosa alla quale non si sarebbe mai, MAI abituato, è l’indifferenza.
Difatti, appena vide Hermione arrivare, con la sciarpa Gryffindor, un po’ di rossore sulle guance e i capelli sbarazzini, si beò di quella visione per qualche secondo.
Imperfetta e bellissima… come sempre.
“Salazar, sembro un Hufflepuff, devo tirare fuori le palle e lasciare le scemenze da parte!” si disse, mettendosi una maschera di scherno addosso e sperando che le cose potessero tornare esattamente come prima, se soltanto avesse fatto finta di niente. Fece per fare una battuta stupida, ma le parole gli morirono in bocca quando vide Hermione con un sorriso raggiante alla vista della carrozza ospitante il suo coinquilino “Ma cosa diavolo…”.

La Gryffindor corse verso Victor e gli cinse le braccia intorno al collo, stringendolo in un abbraccio affettuoso, al quale il ragazzo rispose sollevandola da terra e facendole fare un giro: tutti rimasero a bocca aperta da tutta quella confidenza e inaspettata amicizia.
La Riccia infatti si fu premurata di tenere nascosta a tutti, fuorché a Harry e Ron, la sua relazione di amici-di-piuma con Krum, soprattutto per evitare di essere al centro dell’attenzione.

Draco guardò la scena impassibile, mentre si sentì morire di invidia dentro. Chi diavolo si credeva di essere quel Krum? Decise di interrompere subito quello scambio, usando la scusa dell’essere prefetto nonché compagno di stanza di quella famosa star del Quidditch che sembrò aver fatto colpo su tutti.
«Ehm-ehm» disse schiarendosi la voce «Immagino tu sia Victor. Io sono Malfoy, Draco Malfoy» il ragazzo lo guardò confuso, ancora abbracciato ad Hermione e innervosendosi un poco lo Slytherin aggiunse «Sono il tuo compagno di stanza» «Ah… sì, Drago, sì… piacere»: il Biondo, a sentire il suo nome pronunciato in maniera scorretta, ebbe un déjà-vu di un Weasley che al primo anno si mise a ridere per il suo nome, con il risultato che provò un astio incredibile per il nuovo compagno dopo appena cinque parole. “Sarà una lunga settimana” pensò, rimpiangendo per la prima volta nella sua vita il non aver accanto Goyle.

----------------------

Buon pomeriggio a tutti!
Ho buttato giù velocemente questo capitolo intermedio, mettendoci anche il punto di vista di Harry sul regalo di Snape: chiedo scusa, ma probabilmente la Snarry ritornerà tra uno o due capitoli, perché l’ho privilegiata tanto nei capitoli inziali e sto cercando di rimediare al buco lasciato nella Dramione.
Vi chiedo, come sempre, di lasciare una recensione: non mordo e rispondo subito, appena vedo la mail con la notifica! Grazie mille a chi lo farà J
Alla prossima,
MomoiDancho (31/08/18)

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Challenge ***


Capitolo 20

Challenge

Hermione accompagnò Victor fino all’ingresso dei dormitori degli Slytherin e lo salutò con un veloce bacio sulla guancia. Il Biondo fu sollevato di non averla più nei paraggi, perché si fu sentito escluso dalle conversazioni che i due ebbero avuto sull’Aritmanzia e sugli insegnamenti di Durmstrang: si fece largo tra una folla di studenti del primo anno che vollero l’autografo di Krum e lo invitò ad ignorarli, facendogli strada tra una Sala Comune stranamente pulita, per i suoi standard.
Una volta entrato nel dormitorio, Victor si accigliò alla vista del serpente inciso e allo Slytherin ricordò incredibilmente la reazione di Hermione; «Senti, Drago... ma questa “cosa” è proibita dal regolamento? A Durmstrang, una cosa del genere è sanzionata con un mese di punizione» il Biondo lo guardò confuso «Sì, ma anche se fosse? Nessuno viene a controllare i dormitori, dovrebbe fare la spia qualcuno perché se ne accorgessero»: all’improvviso la mente di Malfoy iniziò a ragionare freneticamente e appena arrivò alla soluzione, ebbe un brutto presentimento. «Beh, Drago, allora terrò il tuo piccolo segreto... ma a una condizione: questa settimana dovrò stare io vicino a Hermione a Pozioni» lo Slytherin si accigliò e l’altro riprese «Lei mi ha raccontato tutto... e io detesto le ingiustizie. In più lei è una strega eccezionale e io ho bisogno di apprendere molto in Pozioni» concluse distrattamente.
Draco percepì subito che si trattasse di una bugia perché, abituato a mentire, si accorgeva subito se la cosa avvenisse o meno.

Harry guardò Hermione con divertimento «Una strega eccezionale, eh?» disse imitando la voce di Krum: entrambi si furono messi comodi su una poltrona lontano dalla gente ad ascoltare la conversazione avvenuta tra i due, grazie alla microspia applicata dalla Gryffindor nel libro.
«Sì, ehm... Victor è sempre molto... gentile, con me» rispose lei un po’ imbarazzata; il Moro la guardò e disse semplicemente «Sai che gli piaci, vero?» la Riccia lo guardò e poi abbassò lo sguardo: «Sì, ma... io lo vedo solo come un amico, ecco». Il Gryffindor sorrise, perché probabilmente Hermione era l’unica ragazza nel mondo magico alla quale le avances di uno come Krum non potevano fare effetto.
«Beh, questo vuol dire che risulterà molto più convincente nel recitare la parte per fare ingelosire Malfoy!» concluse lui con una scrollata di spalle.
Hermione sembrò tuttavia poco convinta «Non so Harry… non sono mai stata brava a fingere» disse lei «Come posso fare?» il Moro meditò un attimo e disse con semplicità «Fingi che lui sia Draco: non dovrebbe riuscirti difficile, con l’immaginazione che ti ritrovi».
Il giorno seguente, fu prevista la lezione di Pozioni e, come da programma, Viktor si mise vicino alla Gryffindor, la quale non nascose un briciolo di sorpresa nel vedere Malfoy andare a sedersi vicino alla Parkinson “Tra tutte, perché proprio lei?!” si chiese sbuffando impercettibilmente: non avrebbe dato modo di vedere a Draco quanto la cose le desse fastidio.
Dal canto suo, Pansy fu felicissima, nonostante lanciasse occhiatine in direzione di Victor, affascinata dalla sua aura da giocatore famoso.
La Umbridge entrò in aula e trillò un «Ah, Severus, ti ho cercato dappertutto!» e con fare lezioso si mise a fargli mille domande su quanto avesse da fare quel giorno.

“Salazar, se solo potesse capire che non sono interessato alle donne, ammesso e non concesso che questa sottospecie di confetto rosa sia una donna, sarebbe tutto più facile…” pensò il professore con fare innervosito, mentre si aggirò seguito dalla Umbridge tra i banchi, alla ricerca dell’unica persona che potesse risollevargli il morale: Harry.
Dolores tuttavia non sembrò intenzionata a lasciargli un minimo di spazio vitale e gli rimase vicino tutta la lezione, impedendo un qualsiasi tipo di contatto tra i due; il Ragazzo Sopravvissuto dal nervoso sbagliò la preparazione del Distillato della Pace, rendendolo una specie di slime azzurro.
Sbuffando alzò gli occhi e, sotto lo sguardo di Snape pensò “L’ho sbagliato per colpa di quella donna”: il professore usò la Legilimanzia e, sperando che l’altro capisse, automaticamente fece un cenno di assenso.
La Umbridge notò che Severus non lo rimproverò nemmeno ed esclamò «Beh, non gli dici niente?! E’ semplicemente disgustoso!», automaticamente il Ragazzo Sopravvissuto disse astiosamente «E’ solo perché non è rosa che dice così, vero?»: la donna lo guardò furiosamente e disse semplicemente «Ci vediamo stasera alle 5, nel mio ufficio». Snape, tuttavia sorrise a quella battuta e la cosa non sfuggì a Dolores.
«Hey, Hermione» disse Krum «Non capisco… perché la mia pozione è così diversa dalla tua?» lei si rese conto solo allora che Krum ebbe sbagliato uno dei passaggi più importanti del Distillato, ossia quello di mescolare 7 volte in senso antiorario.
la ragazza notò che Draco la fissò intensamente con un ghigno trionfante e quindi decise di guidare la mano di Viktor, appoggiando sopra la sua, sul mestolo: il Biondo si irrigidì e la Gryffindor fece un gran sorriso a Krum, segretamente immaginando di aver compiuto l’operazione con la mano dello Slytherin.

Draco scrutò il suo compagno di stanza con la coda dell’occhio per tutto il tempo e gioì segretamente quando vide che non fu in grado di fare la pozione correttamente: non che la sua fosse la migliore che avesse mai preparato, impegnato come fu a destreggiarsi tra le inutili chiacchiere della Parkinson e il controllare l’operato dei due.
Quando vide Hermione sorridere a Krum, si sentì morire dentro, per la seconda volta in meno di quarantotto ore: si riprese quasi subito pensando che, se la Riccia avesse voluto la guerra, l’avrebbe avuta.
La ignorò per il resto della lezione, concentrandosi su Pansy e cercando di ridere alle sue battute, nonostante la cosa più divertente fu quando “per errore” aggiunse un componente al suo calderone che fece schizzare la pozione ovunque: una volta che fu certo che Hermione lo stesse guardando, si premurò di pulire in una maniera stranamente attenta e dolce la sua vicina.
Percepì la rabbia della Gryffindor nonostante la distanza e, come tocco finale, si fece sbottonare i primi due bottoni della camicia già leggermente aperta per poter permettere ad una più che felice Parkinson di pulire con dell’acqua la pozione, lasciando, con naturalezza, che il suo corpo si vedesse nei punti in cui la camicia bianca fu diventata trasparente.
Ciononostante, Snape non fu felice del frastuono e della sporcizia che i due ebbero lasciato nell’aula, così li costrinse a rimanere dopo la lezione a pulire.
La Gryffindor fu restia a lasciare l’aula, soprattutto quando sentì Pansy bisbigliare «Beh… ci potremmo divertire come l’ultima volta, eh, Draco?»
Arrivarono tutti quanti con calma alla lezione della Trelawney, con la scusa che anche lei fu, prevedibilmente, in ritardo.
Quel giorno, stranamente, la professoressa dovette essere riuscita a captare qualcosa nella direzione di Hermione, perché si concentrò per una volta sulla Riccia al posto che sul Ragazzo Sopravvissuto.
«C’è qualcosa, qualcosa che ti turba… vero, ragazza?» iniziò la Veggente, attirando l’attenzione dell’intera classe quando aggiunse «Il tuo problema riguarda un giovane ragazzo, lo sento»: in quel momento entrarono Draco e la Parkinson, che vennero immediatamente aggiornati sulla situazione dai compagni Slytherin; il Biondo sembrò improvvisamente incuriosito e divertito dalla situazione, ma lo stesso non si poté dire della Gryffindor, che si sentì sempre più a disagio dalla situazione.
«Ehm… io… non ho nessun problema, veramente» provò a dire lei, ma la Trelawney fece un gesto facendo tintinnare tutti gli scialli con le perline e con fare saggio disse «Quando imparerai ad ascoltare il tuo cuore e a smettere di pensare, solo allora troverai la felicità» e prendendo fiato per un momento, concluse con « Vai da questo ragazzo e digli cosa provi!», lasciandola di stucco alla fine dell’ora.
Draco rimase impressionato dalla previsione e dal consiglio della Veggente e decise di prendere in giro la ragazza a fine lezione, prima di ricongiungersi con la Parkinson: la aspettò fuori dall’aula e guardandola con aria di sfida le disse «Sai, credo che dovresti seguire i consigli della professoressa, del resto dai sempre ascolto ai docenti, no?» lei lo ignorò e passò oltre, fino a quando lui la seguì e aggiunse «Che c’è, Granger, hai paura?»; lei si voltò, si guardò in giro e con un’occhiata fiammeggiante aggiunse «Ti piacerebbe!»

---------------------------------

Buonasera a tutti!
Capitolo un po’ più lungo, ma ciò è dovuto al fatto che mi sento sempre in colpa a trascurare Harry e Severus (memore della recensione ricevuta nel cap. 18) e quindi ho deciso di mettere anche una parte con il punto di vista di Snape.
Comunque, da dopodomani inizio ufficialmente il periodo dei test universitari, quindi non posso garantire nulla fino al 13/09, quando avrò l’ultimo (ossia l’IMAT, per il quale dovrò continuare a studiare).
Concludo dicendo che vi ringrazio tantissimo perché il primo capitolo ha superato le 5k visite e ne sono immensamente felice! Lasciate una recensione, nel caso vi sia piaciuto il capitolo (o la storia, per chi se l’è letta tutta in una volta!)
MomoiDancho (02/09/18)

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3184700