Come What May

di NotEvenChip
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Storybrooke era una piccola cittadina nel Maine, con pochi abitanti, con tutto il necessario per vivere una vita in assoluta tranquilla. Storybrooke era una piccola cittadina e Mr. Gold la possedeva quasi tutta. 

 

 

Mr. Gold si era trasferito a Storybrooke da una decina d’anni ormai, in cerca di un posto tranquillo dove vivere con la sua famiglia. Quella che sembrava la scelta migliore della sua vita, presto si rivelò essere una delle peggiori. 

La moglie non aveva mai visto di buon occhio il trasferimento da una città con mille possibilità come New York, ad una cittadina di mare, fuori dal mondo ed assolutamente noiosa.

Dopo pochi mesi dal loro trasferimento, col piccolo Neal ancora in fasce, incontrò un altro uomo con le sue stesse ambizioni e, non fece mistero della sua relazione extraconiugale, lasciando Gold ed il piccolo Neal a Storybrooke mentre lei iniziava il suo viaggio per il mondo. 

Gold era un ottimo avvocato a New York, i soldi non erano mai stati un problema, voleva solamente dedicarsi al figlio ed il lavoro di avvocato gli portava via tutta la giornata. Decise di trasferirsi a Storybrooke ed aprire un piccolo banco dei pegni e piano piano, iniziò ad acquistare proprietà, dandole in affitto ai cittadini. Decise di lavorare dove più gli faceva piacere, in un piccolo paesino in mezzo ai contratti.

Si costruì così, la maschera dello spietato padrone di casa, indisposto a lasciare proroghe sugli affitti mensili, nonché l’uomo più odiato da gran parte della città.

Era la fine del mese, il giorno preferito di Gold, in quanto era il giorno della raccolta degli affitti. Si preparò ad entrare nella sua armatura, i suoi vestiti firmati, assolutamente impeccabili e su misura, si aggiustò la cravatta, prese gli occhiali da sole, sorrise intimidatorio allo specchio ed uscì dalla sua stanza per controllare che Neal fosse pronto per andare a scuola.

Entrò nella stanza del figlio e notò che si stava ancora vestendo.

“Neal, sei pronto?”

Neal alzò la testa verso il padre, gli sorrise e gli fece cenno di sì con la testa, pochi secondi dopo, si mise un maglione, afferrò lo zaino e si unì al padre in cucina per la colazione.

“Papà?”

“Si figliolo?”

“Oggi è il giorno degli affitti?”

“Si… Perché lo chiedi?” Chiese Gold mentre gli versava il latte sulla tazza e si voltava per prendere i suoi cereali preferiti.

“Così… I giorni di affitto sono gli unici in cui ti svegli sorridendo…” Ammise Neal sottovoce. 

Gold si immobilizzò, con ancora la scatola di cereali ancora in mano. Ripensando alla sua vita in pochi secondi, effettivamente non riusciva a ricordare molti momenti felici, se non quelli legati al figlio.

“Se è per questo, tu mi rendi molto felice figliolo…Anche se… Anche se non…”

“Si, ho capito papà, ora mi passi i cereali?” Chiese Neal con un sorriso, capendosi col padre con uno solo sguardo. Neal sapeva che il padre gli voleva molto bene, avrebbe solo voluto vederlo felice più spesso, ma cosa poteva fare in proposito un ragazzino di dieci anni?
Gold passò i cereali al figlio e con un sorriso gli scompigliò i capelli. Non doveva essere facile nemmeno per lui, abbandonato dalla madre ancora in fasce, per girare il mondo con un bellimbusto della metà dei suoi anni. Scosse rapidamente la testa, lui e Neal se la cavavano parecchio bene anche da soli. Nel corso degli anni, qualche domanda sulla madre era stata fatta e Gold cercava di essere il più imparziale possibile, spiegandogli al meglio che, ora che era grande, poteva telefonarle ogni volta che voleva, visto che lei stessa, mandava qualche cartolina al figlio, a volte con dei recapiti telefonici temporanei.

I rapporti con la sua ex moglie, Milah, non erano altro che freddi saluti e piccole informazioni per quanto riguarda Neal. Il solo pensiero di come si era comportata nei confronti del figlio, gli faceva rivoltare lo stomaco.

 

Finì il caffè e ripose la tazza sul lavandino, poco dopo fece lo stesso anche Neal e si avviarono fuori casa, verso la macchina.
Accompagnò Neal a scuola e lo fece vergognare non poco quando lo abbracciò e gli scompigliò i capelli per salutarlo. Sorrise con malinconia mentre osservava il figlio entrare fianco a fianco con Emma, la sua migliore amica.

“Crescono così in fretta eh?” 

La voce di Mary Margaret Nolan, la madre di Emma, lo sorprese alle spalle.

“Era esattamente quello a cui pensavo… Neal ha imparato a camminare praticamente ieri e ora…”

Si maledisse mentalmente. Lui non era certo il tipo che faceva conversazione con gli altri genitori, evidentemente era stato sorpreso in un momento particolarmente emotivo.

“Non lo dica a me Signor Gold. Emma e Neal sono dei bambini così adorabili, passano sempre più tempo assieme, ha notato?”

Il tentativo della Signora Nolan di fare conversazione era parecchio ridicolo, pensò Gold, ma era l’unica cittadina di Storybrooke a provarci ancora a rivolgergli la parola, e lui non trovava così tanto fastidiosa la sua presenza e quella del marito. Probabilmente era per via dell’amicizia tra i figli, ma i Nolan erano la cosa più vicina a degli amici, che il Signor Gold avesse in città. Loro, l’energumeno enorme che si portava dietro nei giorni di raccolta, Mr.Dove, e quel pazzo di Jefferson Hatter. Con quest’ultimo condivideva la disgrazia dell’essere padre single e l’amore per gli eccentrici vestiti su misura, che lo stesso Jefferson gli confezionava.

“Già…Ora mi scusi ma devo proprio andare oggi è…”

“Giorno di raccolta affitti!” Esclamò entusiasta Mary Margaret.

Gold annuì e si rimise gli occhiali da sole, fece un cenno alla signora Nolan e si avviò verso la macchina per andare in negozio, dove Mr Dove lo attendeva.
Raggiunse Mr Dove davanti al negozio e dopo un cenno di saluto, si avviarono assieme a piedi verso il centro per iniziare la raccolta.

Passando davanti alla torre dell’orologio, si accorse che davanti alla porta della biblioteca c’era un cartello. “Apertura a breve…” Scritto con una scrittura graziosa ed articolata. Si chiese come fosse possibile che qualcuno avesse voglia di riprendere in mano un'attività così poco conveniente. Pensieri che buttò subito da parte quando Dove gli fece cenno che erano in ritardo sulla loro usuale tabella di marcia. 

 

 

 

Poco lontano, una graziosa donna dai capelli ramati attraversava la strada, orgogliosa di aver affisso quel cartello, sperando di preparare psicologicamente gli abitanti di Storybrooke alla riapertura della biblioteca.









***
Ciao a tutti/e Rumbellers del mio cuore! Questa si tratta di una long, che ho iniziato un paio di giorni fa e che non vedevo subito l'ora di condividere con voi, visto che sembra avermi presto e la sto scrivendo di getto! Molto bene, qui per ora ho solo presentato i personaggi e un po' del loro passato, Belle che torna a Storybrooke è sicuramente un uragano di novità, non solo per se' stessa! Spero di poter aggiornare settimanalmente, in ogni caso vi terrò aggiornati, qualora il proggetto piacesse! Buona giornata e buon weekend a tutti! (Sperando di avere almeno 30 secondi di screentime nella prossima puntata.........)
A presto! :*

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


“E così sei tornata in città? Per sempre questa volta?” Chiese Ruby all’amica d’infanzia che, di sorpresa era entrata nella tavola calda in cui lavorava con sua nonna.

Belle annuì e sorrise. “Si, a quanto sembra sì. Ho finito con le mie avventure NewYorkesi e ho preso la laurea, una laurea che, se va tutto bene, mi permetterà di riaprire la maledetta e polverosa biblioteca di questa città.”

“Wow! E dimmi, non c’era niente per te a New York? Un lavoro migliore, spazi più grandi, gente più colta, un ragazzo super sexy…?”

Belle rise alla solita schiettezza dell’amica che, per fortuna, in tutti questi anni, non era cambiata.

Effettivamente uno dei motivi principali che l’avevano allontanata da New York era proprio la rottura con il suo ragazzo, Gary. Erano stati assieme fin dai primi anni di college, nel corso degli anni Belle si accorse di non provare più lo stesso per il ragazzo e quando quest’ultimo si propose, Belle si ritrovò in panico. Si prese dei giorni per pensarci, giorni in cui Gary era stato pressante, troppo presente e troppo appiccicoso. Belle si sentiva mancare l’aria, si accorse che Gay non era mai stato e mai sarà, il ragazzo giusto per lei, figuriamoci il marito. Così aveva deciso di ridimensionarsi, tornare alla città di nascita, trascorrere del tempo col padre, trovarsi un lavoro e cercare di ritrovare se stessa. 

“Oh andiamo Ruby, sai benissimo com’è finita quella storia con Gary…” E notando lo sguardo insistente dell’amica, aggiunse: “ E No. Non c’erano altri ragazzi super sexy all’orizzonte!”

Ruby abbassò lo sguardo sconsolata, ma poi sorrise all’amica. 

“Per quanto mi riguarda, sono felicissima che tu sia tornata piccola Bellz. Ora che il destino ci ha riunite, ci penso io a farti divertire in questo buco di città!”

“Per quanto sia felicissima anche io di riaverti qui in città Belle, mia nipote deve ASSOLUTAMENTE tornare a lavoro, non ci si guadagna il pane con le chiacchiere!” La voce di Granny alle spalle di Ruby fece sussultare entrambe. Granny era una nonna adorabile, ma molto ligia al dovere.

“Ci vediamo stasera Bellz!” E con un sonoro bacio sulla guancia, Ruby tornò in cucina. 

Granny fece l’occhiolino a Belle e le riempì il bicchiere di the ghiacciato, proprio quello che piaceva a lei. 

Poco dopo, rendendosi conto di essere in ritardo per l’appuntamento con il Sindaco Mills per compilare le carte della riapertura della biblioteca, corse fuori dal locale, salutando Granny e Ruby con la mano.

Nella corsa, quando fece per girare l’angolo, non si accorse che una figura stava camminando verso la sua direzione e ci finì rovinosamente contro. 

Le mancò subito l’equilibrio e si ritrovò tra le braccia di qualcuno che non aveva fatto in tempo a vedere chi fosse, per via della velocità dell’impatto. Fortunatamente lo sconosciuto sembrava essere forte e preparato all’impatto perché l’aveva tenuta miracolosamente in piedi. 

Alzò lo sguardo appena poté e notò con molta sorpresa che il viso dell’uomo che l’aveva  salvata, era un viso familiare. Un viso molto conosciuto e molto temuto in tutta Strorybrooke.

Gold sembrava parecchio infastidito dalla poca grazia della ragazza e, una volta che la rimise in piedi correttamente, tenendola per le braccia, la fissò negli occhi molto infastidito.

Gli occhi della ragazza erano di un profondo blu, trasparivano vivacità ed intelligenza, e non seppe perché, ma per qualche secondo si perse nella bellezza di quegli occhi.

“Oh! Mr. Gold!”

Gold si ridestò dal momento di trance e lasciò di scatto le braccia della ragazza, si era accorto che la stava trattenendo più del dovuto. Così, lei lo conosceva? Gold conosceva tutti i cittadini di Storybrooke, ma lei non seppe identificarla, probabilmente era una delle poche fortunate a non dovergli l’affitto o era semplicemente la sua reputazione che lo precedeva.

“Faccia attenzione a dove mette i piedi signorina..…?”

Belle si accorse solo dopo qualche secondo che Gold la stava fissando con aria interrogativa, oh, quindi non si ricordava di lei? Ma certo, era solo poco più di una ragazzina quando aveva lasciato la città e sicuramente non l’aveva mai notata prima… Questo pensiero le fece leggermente male perché ai tempi, Mr Gold era la sua cotta più grande. Quando lo aveva confessato a Ruby, era stata derisa per settimane intere, ma la piccola Belle arrossiva in maniera esagerata ogni volta che, mentre facevano i compiti assieme alla tavola calda, il signor Gold entrava per un caffè o per ritirare l’affitto. Lo aveva sempre trovato un uomo più che affascinante, nascosto dietro a quei vestiti su misura sempre diversi, dietro a quella freddezza nei confronti della gente, ma a lei aveva sempre regalato un sorriso o due se la incontrava per strada nascosta dietro ad una pila di libri, o quando entrava per affari nel negozio del padre. Nota a suo favore, sembrava essere un padre estremamente dolce e premuroso. Lo ammirava per prendersi cura del piccolo Neal, senza l’aiuto di nessuno.

“French. Belle French…” balbettò Belle, ancora vittima dell’impatto con la sua cotta adolescenziale, anzi ora poteva addirittura aggiungere il forte e inebriante profumo di colonia alla lista delle cose che avrebbe voluto scoprire di Gold molti anni prima.

Aveva ancora quella lista nel suo diario, vero?

“Oh. Signorina French… Sono passati degli anni dall’ultima volta…” Disse Gold visibilmente imbarazzato per i pensieri di poco prima sugli occhi della ragazza. E così la figlia di Moe French era tornata in città, pensò. 

Belle arrossì ed abbassò lo sguardo.

“Ehm… S-si… Ecco, sono andata al college e…”

“Mmmh, curioso… Ora mi scusi ma devo proprio continuare a… lavorare!” e detto questo, lo osservò allontanarsi velocemente e togliersi gli occhiali da sole mentre entrava soddisfatto da Granny, probabilmente per riscuotere l’affitto, visto che indossava il suo ghigno preferito.

Perfetto! Era a Storybrooke da poche ore e già poteva vantare di un incontro imbarazzantissimo con il Signor Gold che per fortuna sembrava non badare ad una ragazzina come lei ed un ritardo pazzesco con Regina Mills, il sindaco della città.

“Oh no, la signora Mills!” Si ricordò improvvisamente Belle ed iniziò a correre verso il municipio.

 

 

“Signorina French, è in ritardo” Disse Regina non appena sentì la porta del suo ufficio aprirsi, senza nemmeno alzare lo sguardo dalle carte che stava compilando e leggendo.

“Si, mi scusi Signora Mills” Rispose una trafelata Belle.

Il sindaco alzò lo sguardo per guardare Belle negli occhi.

“Signorina French, si accomodi per piacere! Ne sono passati di anni, è diventata proprio una bella donna!”

Belle sorrise al complimento, mentre si avvicinava alla scrivania del sindaco e si mise a sedere.

“Grazie signora Mills, mi chiedevo se… Fosse tutto in ordine con le carte per la biblioteca…”

Regina sorrise e raggiunse un raccoglitore sulla sua scrivania e lo aprì, consultò velocemente le ultime carte e poi sorrise a Belle.

“Certo Signorina French, tutto in ordine. Ecco, queste carte sono sue, è tutto pronto, la biblioteca può partire, tuttavia…”

Belle che un secondo prima sorrideva, sbiancò, visibilmente preoccupata.

“Tuttavia…?” 

“Tuttavia, le chiavi, sono finite in possesso del Signor Gold, se lo ricorda? Mezza età, capelli dalle spalle, titolare del banco dei pegni, strafottente con tanto di figlio petulante al seguito?”

Belle annuì distrattamente, non capiva dove volesse arrivare il sindaco. L’unica cosa che aveva capito era che il Signor Gold non le stesse molto simpatico, strano, aveva sempre pensato che ci fosse qualcosa tra i due, evidentemente no!

“Bene, e chi se lo dimentica quello?!” Aggiunse Regina ridendo sarcasticamente. “Bene, lui è in possesso delle chiavi, in quanto proprietario dell’appartamento al piano di sopra, l’appartamento per il bibliotecario… Se fosse interessata anche a quello, dovrà rivolgersi sempre al Signor Gold… Buona fortuna Signorina French! Con la biblioteca la questione è facile con le carte a suo favore, per quanto riguarda il resto, in bocca al lupo!”

E con questo Belle salutò il sindaco e si diresse fuori dal municipio.

Accidenti! Dopo l’incidente disastroso di questa mattina, compreso il tentativo di conversazione completamente inutile, la cosa non prometteva per niente bene!

Come imbattersi civilmente nella propria cotta di sempre, senza rischiare di sembrare ridicola, dopo essergli pericolosamente schiantata addosso poche ore prima? Bentornata a casa Belle French!





**Ed eccomi con il secondo capitolo, al momento le altre due raccolte stanno andando a rilento per colpa di questa long, ma non temete, ritornerò!
Nel secondo capitolo scopriamo un pochettino in più su Belle e vediamo come si scontrano  incontrano i nostri due... Beh, le cose procederanno, abbiate fede, le recensioni sono sempre gradite e ringrazio tutti quelli che hanno letto, messo nelle preferite e nelle seguite!!! A presto!! :*

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


“Ehi Belle!” Urlò Ruby mentre agitava una mano per farsi notare dall’amica.

Belle la vide a la raggiunse, si erano date appuntamento al Rabbit Hole per quella sera. Una bevuta in compagnia, per riconnettersi dopo tanto tempo vissuto in città diverse.

“Ciao Ruby! Com’è finito il tuo turno di lavoro?”

“Oh, bene grazie! Sai, Granny è davvero molto felice che tu sia tornata! Che dice papà French?”

Belle fece cenno al barista che avrebbe ordinato lo stesso di Ruby e si voltò per parlare nuovamente con l’amica.

“Papà… Sai com’è… Dice di essere felice di rivedermi a casa ma è scontento di come le cose siano andate a finire con Gary… Dice che quel ragazzo era perfetto per me…Non lo ha detto esplicitamente, ma io penso intendesse economicamente. Poi ha già iniziato a propormi qualche lavoretto al negozio. Amo davvero quel negozio, mi ricorda moltissimo mia madre, ma butterei una laurea per niente”

“Dividere Belle French e i suoi libri? E chi mai ci riuscirebbe?!”

In quel momento arrivò l’ordinazione di Belle e le ragazze cominciarono a spettegolare. Le ordinazioni diventarono due, tre e l’alcool iniziava a fare un piacevole effetto su entrambe. 

“Sai su chi sono praticamente caduta addosso oggi Rubes?”

“Caduta addosso? Ma non avevi smesso di essere goffa?”

Belle guardò di malo modo l’amica, ok sapeva di non essere sempre coordinata, ma addirittura goffa?

“Sul Signor Gold.” Disse Belle tutta fiera, con un sorriso enorme sul viso.

Poco mancò a Ruby per sputare il drink addosso all’amica, non poteva crederci.

“IL SIGNOR GOLD?”

“Ssshh! Non urlare! Comunque sì, proprio lui”

“E cosa ti ha detto? Cos’è successo? Raccontaaaa!”

Belle bevve un altro sorso, posò il drink e sorrise. Non era successo nulla di che ma Ruby sembrava ricordarsi molto bene della sua cotta. Un tempo, con del materiale così, sarebbero andate avanti mesi a fantasticarci sopra.

“Niente di che… Sono uscita di fretta perché ero in ritardo con il sindaco Mills, a proposito, non è per niente cambiata nemmeno lei, la solita rigida stronza…”

“VAI AVANTI BELLE!”

“Oh, si! Beh, sono uscita di corsa, ho girato l’angolo e gli sono caduta addosso… Lui mi ha presa per le braccia e mi ha tenuta in piedi, ci siamo guardati, penso stesse cercando di riconoscermi, gli ho detto chi sono, ho cercato di fare conversazione ma ha tagliato corto ed è entrato alla tavola calda. Fine della mia triste storia.”

“Oh”

“Già… Oh!”

“Beh ma era un segno del destino secondo me… Cadere quasi rovinosamente addosso alla propria cotta adolescenziale ed uscirne con la dignità di non essere caduta ai suoi piedi!”

“Solo grazie a lui! Comunque ha un profumo che mi ha fatto girare la testa, dovrebbe essere illegale tutto di quell’uomo! E accidenti se è invecchiato bene…”

Ruby si fermò ed iniziò a mordersi il labbro per trattenersi dalle risate.

“Naaah! Ti piace ancora?! Ma è vecchio e antipatico e… ha un figlio!”

Belle sorrise al pensiero del piccolo Neal, chissà se lo avrebbe visto presto, era proprio curiosa di vedere com’era diventato, se assomigliava ancora al padre o no.

“Beh, diciamo che gli anni gli hanno fatto solo bene, è come il vino buono!”

Ruby roteò gli occhi, non poteva crederci, dopo tutti questi anni, l’irrazionale cotta della sua amica, era ancora lì.

“Sei irrecuperabile Belle French. Un fidanzato bello, atletico, giovane, di buona famiglia, riesce a perdere miserabilmente contro un uomo vecchio, divorziato, con un figlio a carico e con un pessimo carattere. Svelami i tuoi segreti!”

“Non ci sono segreti! Mi riesce tutto spontaneamente! E comunque Mr Gold è uno dei pochi uomini con un laurea in tutta Storybrooke, il sapere lo trovo abbastanza affascinante.”

Ruby scosse la testa per l’ennesima volta in quello strano discorso, stava per cambiare discorso quando a Belle parve venire in mente qualcosa.

“Devo andare da Gold!”

“Come?Belle, sei pazza? Sei ubriaca!”

“Non adesso! E non in quel senso! Regina mi diceva che le chiavi della biblioteca le ha lui! E che è in possesso anche dell’appartamento previsto per il bibliotecario. Dovrò incontrarlo. Domani, decisamente. Quando mi sarò dimenticata di aver fantasticato su di lui per una serata intera!”

“E per un’intera adolescenza direi! Su Bellz, andiamo a farci una partita a biliardo!”

 

 

In quel momento, poco distante da loro, Mr Dove e Mr Gold entrarono nel locale, tenevano il Rabbit Hole per ultimo ogni volta, per fermarsi e bersi un bicchiere alla fine della lunga e stressante giornata. Si sedettero come di consueto al bancone ed ordinarono il loro whisky. Mr Dove non era un uomo di molte parole, e nemmeno Gold se era per questo, ma davanti ad un buon whisky trovavano sempre qualche argomento da portare avanti per il tempo necessario.

Fu in quel momento che si voltò verso i tavoli da bigliardo e la notò. Di nuovo quella Belle French, in compagnia dell’amica storica Ruby Lucas, mentre si godevano la serata ed una partita a biliardo.

I suoi occhi si posarono sulla bella French, leggermente diversa dalla ragazza abbastanza goffa di quella mattina. Ora indossava una camicetta pericolosamente scollata ed una gonna abbastanza corta, appena sopra al ginocchio. Si ritrovò ad ammirare con interesse i capelli ramati che le scendevano leggermente mossi lungo le spalle; il sorriso spontaneo e incorniciato da un accenno di rossetto; gli occhi che si ricordava due pozze gli come l’oceano; le mani sottili e delicate;  le gambe sinuose ed eleganti. Tutto ad un tratto si ritrovò a darsi un ceffone mentale per la maleducazione. E’ poco più di una ragazzina, che ti prende?

Si voltò nuovamente verso Dove, che sembrava aver notato dove si fosse posato lo sguardo del capo, ma preferì non commentare.

Cosa gli stava succedendo? Milah se n’era andata da dieci anni ormai, tranne quel piccolo flirt durato pochi mesi con Cora, si era rifiutato di pensare ad altre donne. Alla fine dei giochi, gli avevano sempre spezzato il cuore. Cosa sperava avesse di diverso la signorina French? Se la ricordava ancora ragazzina, in giro per i marciapiedi di Storybrooke con delle pile enormi di libri, quando si incontravano in città, gli veniva spontaneo sorriderle e lei aveva quel modo carinissimo di arrossire e di nascondersi dietro ai suoi libri. Era ben consapevole che la ragazza avesse un debole per lui, nel corso degli anni non era per niente stata sottile nell’osservarlo, ma lui non si sentiva nemmeno gratificato dalla cosa, aveva la metà dei suoi anni, come poteva fargli piacere allora? Chissà se lo trovava ancora affascinante…

Scosse energicamente la testa, dette la colpa alla stanchezza, questo giro di pensieri non era per niente normale, dopotutto aveva ancora Neal di cui occuparsi.

“Mr Gold? Qualcosa la assilla?”

Gold fissò Dove e poi scosse la testa nuovamente, afferrando il bicchiere di whisky appena ordinato.

“Quella ragazza, la French, che mi è caduta graziosamente tra le braccia stamattina… Si dice niente sul perché sia tornata?”

Dove sorrise e Gold ebbe la conferma che aveva già capito dove volesse arrivare il suo capo.

“L’ho vista quando le è venuta addosso questa mattina e la vedo giocare a biliardo ora Signor Gold, sono stato tutto il giorno con lei, non sono decisamente informato sulla questione…”

Gold annuì. Giusto. Dove era stato tutto il giorno con lui, come poteva essersi informato?

“Devo cercare di scoprire qualcosa signore?”

Gold parve rifletterci un momento poi scosse la testa. “No, no Dove, grazie. Va bene così. Solo, ti va un secondo bicchiere?”

Quando l’uomo annuì Gold sorrise e fece cenno al barista. Per qualche secondo ammise a sé stesso che sperava che Belle si voltasse e lo notasse, invece finirono anche il secondo bicchiere, raccolsero l’affitto e uscirono. 

 

 

 

“Allora? Come pensi di agire domani? Lo sai che Gold non è uno dal cuore tenero, potrebbe metterti i bastoni tra le ruote con la biblioteca, se volesse”

Belle si appoggiò alla stecca, osservando il tiro dell’amica, poi toccò a lei e mandò in buca una palla.

“Non penso che mi metterà i bastoni tra le ruote con la biblioteca, con l’appartamento tuttavia… Spero sia di buon umore domani!”

In quel momento due uomini si avvicinarono al tavolo di Belle e Ruby.

“Ehi bellezze! Possiamo unirci alla partita? Magari un due contro due e chi perde offre un giro a tutti?”

Belle si voltò a guardare Ruby, decise di affidarsi al suo buon senso visto che sicuramente li conosceva. 

“Ok ragazzi, una partita soltanto che domani si lavora, e non barare come al solito Keith!”

Keith sbuffò una risata e si scambiò l’occhiolino con il suo amico Peter ed iniziarono la partita.

In mezzora la partita era finita e vedeva Belle e Ruby vincenti e quindi i due ragazzi  si avvicinarono al bancone per ordinare i drink, bevvero in compagnia, poi Belle e Ruby decisero che si era fatto tardi e si incamminarono verso le rispettive case.

“In bocca al lupo con Gold domani!” Urlò Ruby dall’altra parte della strada.

“Grazie! Ne avrò bisogno!” Belle salutò l’amica.

Con un passo traballante si avviò verso casa, più leggera e spensierata che mai, stava per raggiungere, finalmente, molti dei suoi obiettivi.

Quando voltò l’angolo, si ritrovò nuovamente davanti la stessa figura di quella stessa mattina, con la variante che non gli era finita rovinosamente addosso. Seriamente? Quante probabilità potevano esserci?

Miss French! Noto con piacere che, alla fine, un po’ di equilibrio ce l’ha!”

Eccolo, quel modo carino di arrossire che, non sapeva bene come, ma ancora ricordava molto bene.

“Mr Gold… Non la facevo una creatura notturna!”

Gold sbuffò un sorriso. “Ci sono molte cose che la gente non sa di me… Buonanotte Miss French…”

“Buonanotte… Mr Gold”

Gold le sorrise leggermente fissandola negli occhi e solo dopo qualche secondo, si spostò di lato per farla passare. Cosa gli succedeva? Lo spietato ed impenetrabile Mr Gold si era appena fatto abbindolare da due occhi dolci?

Belle, continuando ad arrossire, riprese il tragitto verso casa, il cuore le batteva all’impazzata, doveva calmarsi, essere razionale, ma per la prima volta dopo anni, tornare ad emozionarsi così, non le sembrava quasi vero. Avrebbe continuato ad ammirare il Signor Gold da distante, sperando di non caderci addosso un’alta volta.

 

 

 



 

 

 

*** Ouch, un giorno di ritardo… Mi ero proprio scordata! Chiedo perdono!!

Tornando a noi… Le cose sembrano andare molto lentamente, lo so, ma individualmente qualcosa per i nostri due sfigatelli, sembra cambiare. Qualcosa è in movimento e noi sappiamo benissimo cos’è! Continuate a farmi sapere i vostri pensieri, mi sono molto utili, in quanto le long sono territorio inesplorato per me!! Grazie a tutti quelli che continuano ad aggiungere tra le seguite ed i preferiti, vi si ama!!

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Un’altra giornata di primavera risvegliava lentamente gli abitanti di Storybrooke.

Mr. Gold era in piedi già da un paio d’ore, non gli servivano molte ore di sonno per essere vigile ed attivo sul lavoro. Si era trascinato in bagno, fatto una doccia veloce, rasato, pettinato ed ora si trovava davanti all’armadio per scegliere l’armatura per quella giornata.

Era così assorto nella scelta che non si accorse che il figlio lo stava osservando dalla porta della camera.

“Papà devi aiutarmi con la cravatta anche oggi” Disse ad un tratto.

Gold sussultò e si voltò verso il figlio e gli sorrise. “Buongiorno figliolo, vieni qui, avvicinati” gli rispose dolcemente.

Neal si avvicinò al padre ed osservò come, con mani abili, slegava il suo nodo disastroso e con grazia ed eleganza ne rifaceva un altro, questa volta corretto.

“Grazie papà!”

Gold, ancora in ginocchio all’altezza del figlio non seppe resistere e lo avvolse in un tenero abbraccio.

Neal ricambiò affettuosamente l’abbraccio fino a quando si sentì soffocare e cercò di allontanare il padre, invano.

“Un altro secondo Neal, concedi questo al tuo vecchio!”

Neal rise e si strinse al padre nuovamente, fino a che, come promesso, si staccò dopo qualche secondo.

“Tutto bene pà?”

“Certo figliolo, tutto bene. Ieri mi hai rimproverato di essere felice solo durante i giorni di raccolta, cercavo di dimostrarti che non è affatto vero!” Rispose Gold facendogli l’occhiolino, Neal si mise a ridere e scosse la testa.

“Secondo me dovresti mettere la camicia viola, è la mia preferita!” e detto questo uscì dalla stanza per finire di prepararsi.

Gold sorrise e prese dal suo armadio pieno di camicie su misura, quella di colore viola, poi aprì uno dei cassetti contenenti le cravatte e prese la corrispettiva viola pastello da abbinare. 

Afferrò giacca, panciotto e pantaloni ed iniziò a vestirsi, quando ebbe finito, aprì il cassetto con i fazzoletti da taschino, ne prese uno viola e sorrise compiaciuto.

Si unì al figlio per la colazione e poco dopo erano pronti per salire in macchina ed avviarsi verso la scuola.

Incontrarono Emma e la signora Nolan all’entrata e mentre i genitori si salutavano, Emma e Neal si scambiarono un timido saluto e si avviarono nel cortile della scuola, prima del suono della campana.

“Un giorno di questi… Emma potrebbe invitare Neal a casa per giocare, sempre se a lei sta bene, dopo i compiti chiaramente!” Disse in fretta Mary Margaret a Gold.

Gold, colto all’improvviso, non seppe cosa rispondere, poi vide il nervosismo negli occhi di Mary Margaret e cercò di addolcire lo sguardo.

“Certo… se per voi non è un disturbo…”

“Oh certo che no! Neal è così adorabile!”

Gold sorrise dolcemente, era orgoglioso che Neal risultasse un ragazzino così adorabile. 

“Beh, allora, in questo caso… Grazie signora Nolan, sarò lieto di accompagnarlo a giocare con Emma… Un giorno di questi”.

Mary Margaret sorrise e gli augurò una buona giornata, così si avviò verso la sua Cadillac e si diresse verso il negozio.

Era leggermente in ritardo per l’apertura, cosa che odiava profondamente, ma sospettò che nessuno si sarebbe accorto di qualche minuti di ritardo, anzi, in molti ne avrebbero gioito.

Ma quella mattina, stranamente c’era già qualcuno davanti al suo negozio in attesa. Parcheggiò la macchina e si avvicinò a passo deciso. La donna si voltò verso la sua direzione e si accorse che non era altri che la signorina French, cosa poteva volere? Scusarsi per il giorno prima? Dirgli che lo aveva notato come la guardava al bar ieri sera?

“Ehi! Buongiorno Mr. Gold!” disse entusiasta.

“B-buongiorno signorina French… Aspettava me?”

“Ecco… Si!”

Gold annuì e la superò per aprire la porta del negozio e con molta galanteria, le tenne la porta aperta e la fece entrare.

“Mi scusi per il ritardo, ho accompagnato Neal a scuola e mi sono fermato a fare due chiacchiere, non pensavo che qualcuno si sarebbe presentato all’orario di apertura” Disse regalandole un tentativo alquanto patetico di un sorriso.

“Non fa niente, sono in anticipo a dire la verità, è che ho bisogno di lei… Per la biblioteca…”

Gold non capiva, non toccava a Regina occuparsene?

“Si, ecco, il sindaco mi diceva che è lei ad essere in possesso delle chiavi..”

Oh, ora capiva! Sì, le aveva sicuramente lui, da qualche parte.

“Ehm, sì… Devo averle messe da qualche parte, con permesso” E con un cenno della testa, sparì sul retro del negozio. Diamine, se possibile era ancora più bella della sera prima, coi suoi occhi così luminosi, i capelli ramati che le scendevano dalle spalle, le guance che arrossivano così facilmente e la maniera con cui, nervosamente, si torturava le dita delle mani. Accidenti Gold! Riprenditi!

Aprì il cassetto dove teneva tutte le chiavi delle proprietà pubbliche di Storybrooke e dopo qualche secondo di ricerca, eccole! Le chiavi della biblioteca. Tornò nella parte anteriore del negozio e trovò Belle che gironzolava guardandosi intorno e non poté fare a meno di studiarne lo sguardo curioso, la grazia con cui sfiorava appena gli oggetti più interessanti, il sorriso che le si allargava sul volto quando vedeva qualcosa che le piaceva.

Si schiarì la voce quando le era a pochi passi e la fece sussultare, Belle si voltò e gli sorrise, diamine, ma questa donna sorrideva sempre?

“Ecco le chiavi signorina French, spero sia tutto in ordine lì dentro…” E fece cenno in direzione della biblioteca, che si trovava esattamente dall’altra parte della strada, mentre le porgeva le chiavi.

Belle sorrise ed allungò la mano per prendere le chiavi, non nascose che, al momento del leggero contatto, brividi le scesero lungo la schiena ed arrossì al calore delle sue mani, Gold tuttavia si ritrasse velocemente dal contatto, come se fosse stato bruciato.

“Uhm, questo… Questo resta da vedere, penso che ci sarà molto lavoro da fare, grazie signor Gold” e gli sorrise nuovamente, gesto che non smetteva mai di spiazzare Gold.

“Ah, mi chiedevo… Regina ieri mi accennava ad un appartamento per il bibliotecario e che per quello avrei dovuto parlarne direttamente con lei”

Gold corrugò la fronte per un secondo poi, riprese la capacità di parola.

“Si, si è esatto, è interessata all’appartamento signorina French?”

“Ecco, si… Ormai ho un’età in cui posso essere totalmente indipendente e mi piacerebbe essere a pochi passi dal lavoro…”

Gold annuì.

“Beh ecco per questo ci vorranno un paio di giorni, il tempo per preparare il contratto d’affitto e di farmi controllare personalmente in che condizioni sia l’appartamento, non posso mandare a vivere uno dei miei affittuari in un appartamento inagibile, ne andrebbe della mia immacolata reputazione!”

Aggiunse sorridendo sarcastico, non aspettandosi di scatenare una vera e propria risata dalla bellissima signorina French. Nessuno rideva alle sua battute, nessuno che non fosse Neal o David Nolan, o quel pazzo di Jefferson. La cosa lo lasciò interdetto e si soffermò a pensare se la cosa lo infastidisse o meno, ma poi notò in Belle i tratti del viso addolcirsi mentre rideva, gli occhi quasi chiusi ad una fessura e le mani avvicinarsi alla bocca, con la paura di essere stata indiscreta. No, la cosa non lo infastidiva per niente, anzi, avrebbe voluto essere in grado di farla sorridere ancora.

“Molto bene signor Gold, la ringrazio, posso gestirli un altro paio di giorni da mio padre! Per qualsiasi cosa riguardante il contratto, non esiti a cercarmi, sa dove trovarmi! Penso passerò quasi tutte le mie giornate in biblioteca d’ora in poi!Buona giornata e grazie ancora!”

Gold aveva perso l’uso della parola, le fece un cenno di saluto e la guardò mentre usciva dal negozio ad una velocità impressionante ed attraversava la strada fiera, con le chiavi della sua biblioteca in mano.

Dannazione Gold. Togliti immediatamente questi pensieri dalla testa!

E’ bella, dolce, spensierata, troppo giovane per te. Potresti benissimo essere suo padre!

Detto questo, scosse nervosamente la testa e si mise al lavoro, voleva preparare il contratto alla signorina French al più presto, in maniera da chiudere qualsiasi tipo di rapporto con lei il più in fretta possibile. Nella sua testa, era la cosa più semplice da fare, per entrambi.

 

 

 

 

 

“Ed Ecco la nostra Belle all’opera! Allora? Come va in questo luogo tetro e polveroso?”

“Ruby! Che piacevole sorpresa!” Sorrise Belle compiaciuta. “Accomodati pure, il posto è ancora un po’ un disastro, ma sono sola, ci vorrà abbastanza tempo prima che tutto sia in ordine!”

“Uhm, vedo! Ho portato il pranzo!”

“Oh grazie Ruby! Stavo morendo di fame!” Belle afferrò il sacchetto di hamburger dalla mano dell’amica, in maniera poco aggraziata, cosa che fece sorridere Ruby.

Si sistemarono su uno dei tavoli della biblioteca e si sedettero per iniziare il pranzo.

“Accidenti, Granny fa i miglior hamburger del mondo! Dovrei proprio dirglielo”

Disse Belle tra un boccone e l’altro.

Ruby sorrise ed annuì all’amica.

“Raccontami com’è andata con Gold stamattina, ragazzaccia!”

“Oh, innanzitutto grazie per i postumi della sbornia” Belle fissò maliziosamente Ruby, prima di continuare il discorso. “Comunque bene, sono riuscita a parlare anche se era dannatamente sexy con quella camicia viola…” 

Ruby notò gli occhi dell’amica rivolti verso al cielo e non poté fare a meno di sorridere agli strani gusti dell’amica.

“Beh, mi sono fatta dare le chiavi e gli ho chiesto per l’appartamento qui sopra, ha detto che entro un paio di giorni mi avrebbe fatto avere il contratto, ma che prima avrebbe inviato degli operai a controllare le  condizioni dell’appartamento”.

“Uhm, molto… premuroso?” la schernì la mora.

“Ha-ha. Ricordiamoci che è tutto nella mi testa e che uno come il signor Gold non perderebbe cinque minuti del suo tempo con una come me…”

“A proposito di chi perderebbe cinque minuti del suo tempo con te, è passato Keith alla tavola calda stamattina e mi chiedeva di te.”

“Oh Rubes, non lo so! Dopo come sono andate le cose con Gary, mi piacerebbe avere del tempo da sola con me stessa…”

Ruby le afferrò le mani. “Quello che non ho fatto in tempo a piegarti è che ho messo gli occhi sul suo amico, Peter, da un po’ ormai. Non ero mai riuscita a parlarci prima di ieri sera. Si potrebbe organizzare una cosa a quattro e se riesco ad entrare nelle grazie di Peter, non ti chiederò mai più di uscire con Keith, te lo giuro!”

Belle sembrava stesse pesando le parole dell’amica e ad un certo punto sospirò sconfitta. Non le piaceva per niente quel Keith, ma se era un pretesto per far funzionare la cotta di Ruby, avrebbe potuto sacrificarsi.

“Va bene Rubes. Ma lo faccio solo per te!”

Ruby squittì eccitata. “Li chiamo e chiedo per una sera di questa settimana! Grazie Bellz! Sei un amore!”

 

Finirono il resto della pausa pranzo tra discorsi seri sull’andamento dei lavori e su discorsi meno seri, come sui piano di Ruby per conquistare Peter, poco dopo la pausa pranzo terminò per entrambe e tornarono ai propri lavori. Belle con un enorme sorriso sulle labbra. Ci sarebbe voluto più tempo del previsto, ma la sua biblioteca stava finalmente prendendo forma.








** E così... I nostri due sfigati preferiti sono nei guai ed ancora non se ne rendono conto...!
Come al solito, critiche, recensioni ecc ecc sono ben accette... Grazie a tutti quelli che decideranno di farmi sapere qualcosa e grazie a tutti quelli che inseriscono le mie raccolte nelle preferite, seguite ecc. <3 A presto e buon ouat day! 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


 

Più tardi quel pomeriggio, Gold sorrise soddisfatto si sè. Era riuscito a mettere tutto in ordine per il contratto con la signorina French, tuttavia i suoi uomini sarebbero andati a controllare le condizioni dell’appartamento l’indomani.

Alzò la testa dal suo lavoro non appena sentì la campanella del negozio suonare e la porta sbattere. Neal corse dentro al negozio ed andò a salutare il padre con entusiasmo.

“Ehi figliolo” Disse scompigliandogli i capelli. “ Com’è andata oggi a scuola?”

“Bene papà! Oggi Emma mi ha detto che sua mamma ti avrebbe chiesto se potevo andare da lei qualche volta…” 

Neal guardò il padre dritto negli occhi, Gold a volte non si rendeva conto di quanto fosse cresciuto suo figlio, gli sembrava ieri quando era ancora in fasce.

“Si, la signora Nolan mi ha accennato qualcosa questa mattina”.

“E tu…?”

Gold sorrise e prese lo zaino dalle spalle del figlio per appoggiarlo sul bancone, in cerca del diario per avere un’idea di quali compiti dovesse fare oggi. Neal lo aiutò e gli aprì la pagina giusta del diario.

“Ho detto che va bene” Tagliò corto Gold, cercando di leggere la scrittura del figlio.

“Davvero papà? Posso?”

Gold alzò lo sguardo verso il figlio e lo guardò con aria interrogativa, gli aveva appena dato il permesso, perché sembrava così titubante?

“Sì Neal, davvero.”

“Così… I Nolan sono ok?” Chiese Neal ancora insicuro.

Gold si ritrovò nuovamente a fissare il figlio come se non capisse dove volesse arrivare.

“Sì Neal, i Nolan sono ok. Ti sarei molto grato se non me lo facessi ripetere mai più”.

“Oh. Ok. I Nolan, ok.”

“Neal?”

“Si?”

“Tu… Tu sei nervoso?”

“Nervoso?”

“Un momento. Sei nervoso di passare del tempo extra con Emma, è così?”

“Cosa? No!” Ora Neal cominciava ad innervosirsi e ad allontanarsi dal padre verso il retro del negozio per iniziare i compiti.

“Neal Gold, tu sei nervoso! E speravi che io trovassi odiosi i Nolan solo per avere la scusa pronta! E’ così?”

Neal arrossì furiosamente ma non rispose.

Gold gli si avvicinò e gli mise il braccio attorno al collo e lo diresse verso il lettino che si trovava nel retro, per poterci parlare meglio.

Neal sbuffò ma non ebbe il coraggio di guardare il padre negli occhi.

“Neal? Prima che io cominci a trovare tutto questo più buffo di quello che sembra, vuoi spiegarmi?”

“Le femmine sono… Emma è sempre stata la mia migliore amica”

Neal sbuffò nuovamente, in difficoltà.

“Continua figliolo”.

“E’ solo che le cose sono un po’ diverse ultimamente, tutti ci prendono in giro perché passiamo troppo tempo assieme e dicono che da grandi ci sposeremo e…”

“Emma è una brava ragazzina…Ed è molto bella…”

A quello Neal arrossì ancora di più e si voltò a guardare il padre per la prima volta in quel discorso.

“Questo lo vedo anche io, non sono cieco!”

Gold fu sorpreso dalla reazione del figlio e non poté fare a meno che stringerlo più vicino e sorridergli.

“E così… Emma”

“Si papà, Emma”

“E dov’è il problema?”

“Che quello che dicono è vero, Emma mi piace, ma io non so se piaccio a lei! Lei non ha mai detto niente!”

“Oh figliolo! Queste cose non possono certo essere sbandierate ai quattro venti! E se aspetti che sia Emma a fare il primo passo hai sbagliato tutto. Ma non sei troppo giovane per queste cose?”

Neal lo guardò storto. “Papà…”

“Santo Cielo, avevi il pannolone fino a ieri”

“Papà.”

“Ok, ok, ok. Me ne farò una ragione. Il mio ragazzo sta crescendo. Presto si sposerà con Emma e mi lascerà in quell’enorme casa tutto solo…”

Neal si accorse dell’improvviso sarcasmo del padre e si alzò dal lettino per iniziare i compiti. 

“Te la caverai bene figliolo, sei un bravo bambino.”

Neal si voltò per fulminare il padre con lo sguardo.

“Ragazzino, decisamente non più un bambino, scusami. Hai ragione.”

Neal ora gli sorrise, scosse la testa ed iniziò a fare i compiti. Un paio d’ore dopo Neal aveva finito e si mise ad aiutare il padre a riordinare contratti.

“Neal, ora devo andare un secondo in biblioteca a consegnare questo contratto alla signorina French…”

“La biblioteca? Riaprirà? Posso venire?”

Gold annuì e si avviò con il figlio dall’altra parte della strada. Arrivarono all’entrata della biblioteca e subito notarono una trafelata Belle portare un enorme carico di libri.

“Signorina French?”

Belle, tutto si aspettava tranne che essere chiamata da quella voce, sussultò leggermente ed uno dei libri traballò, facendo spostare tutti gli altri. Questione di un millesimo di secondo e tutti i libri erano per terra ai suoi piedi.

“Oh ma accidenti!” Esclamò Belle, infastidita. Poi si voltò verso il signor Gold, che era accompagnato da un ragazzino dai capelli scuri e ondulati che gli coprivano appena gli occhi, doveva essere suo figlio, caspita com’era cresciuto!

“Signor Gold! E tu devi essere….?”

“Neal! Buongiorno signorina French!” Disse Neal prendendo la mano che gli aveva allungato Belle.

“Oh! Neal chiamami pure Belle d’ora in poi” E così dicendo gli fece l’occhiolino. Poco distante Gold si schiarì la voce.

“Signorina French, un giorno o l’altro riuscirò a vederla senza che succeda un disastro nel raggio di pochi metri…” Sorrise sarcastico Gold.

Belle serrò le labbra e si strinse le spalle, fingendo uno sguardo innocente, che fece sorridere Gold ed il piccolo Neal.

“Sono venuto per consegnarle questo… Ma ehi, accidenti, Neal, diamole una mano con i libri” 

Neal e Gold cominciarono a dare una mano a Belle a raccogliere tutti i libri.

Una volta che tutti i libri erano raccolti ed impilati di nuovo, Belle li ringraziò e prese il contratto che le offrì Gold.

“Grazie agli uomini Gold, eroi della giornata!” dicendo questo appoggiò una mano sulla spalla di Neal, vedendolo arrossire furiosamente.

“Quando aprirà la biblioteca signorina F… Belle?”

“Oh, non appena sarò in grado di sistemare tutti questi scaffali vuoti che vedi, ordinare nuovi libri e continuare a riempire scaffali! Sembra che ci metterò un pochino più del previsto, ma ne varrà la pena, vedrai!”

Neal sorrise soddisfatto, a lui piaceva moltissimo leggere, sin da quando era piccolo, suo padre gli leggeva molte storie, fino a che un giorno, Neal  imparò a leggerle da solo. Da allora non ha più smesso di chiedere nuove storie, nuovi libri al padre.

“Ma tutto da sola signorina French, davvero?”

Belle annuì e scorse in Gold una scintilla di quella che sembrava, preoccupazione? Successivamente si schiarì la voce.

“Bene, quello è il contratto d’affitto, può darci un’occhiata e riportarmelo firmato, i miei uomini saranno qui domani mattina per una valutazione, immagino che la troveranno già qui all’opera…”

Belle annuì sorridendo. “Sarò proprio qui!”

“Belle? Posso guardare un po’ in giro?”

“Certo Neal!”

Nemmeno il tempo del permesso e Neal era sparito dietro agli scaffali.

“Uhm, grazie per essersi scomodato tanto e per averlo preparato con così tanta urgenza!”

Gold agitò una mano in aria, facendole cenno di non preoccuparsi.

“Non si preoccupi signorina French, nessun disturbo.”

Proprio mentre Belle stava per offrire a Gold una tazza di the, Ruby entrò.

“Ehi Belle! Ragazzaccia! Confermato l’appuntamento con i ragazzi per domani sera!! Oh… Mr Gold, buonasera!”

Ruby si immobilizzò immediatamente alla vista di Gold davanti a Belle, la quale socchiuse gli occhi per l’occasione persa.

“Buonasera signorina Lucas” Poi si voltò di nuovo verso Belle. “ Beh, credo che per oggi sia tutto signorina French, Neal? E’ tempo di andare!”

Pochi secondi dopo il ragazzino spuntò dagli scaffali, decisamente contrariato per l’interruzione. 

“Neal, saluta, verrai a disturbare la signorina French un altro giorno, magari quando la biblioteca sarà aperta, coraggio.”

Neal annuì e salutò Belle e Ruby, prese il padre per mano e si avviarono di nuovo verso il negozio.

Ruby si voltò a guardare Belle per valutare la reazione dell’amica.

“Scusami Bellz, non avevo intenzione di interrompervi….”

“Oh, Ruby non hai interrotto proprio nulla” non se la sentiva di dirle che in realtà le dispiaceva, visto che questa volta Gold sembrava favorevole ad una conversazione, comprendere lo stato d’animo di quell’uomo non era di certo una passeggiata.

“Se insisti… Quindi, io, te, Peter e Keith domani sera al Rabbit Hole, che ne dici?”

“Lo sai benissimo cosa penso, ma ho dato la mia parola no?”

Ruby si lanciò ad abbracciare l’amica. “Grazie, grazie Belle! Sono in debito! A proposito, penso di averti salvata, se Gold ti sarebbe saltato addosso questa sera, probabilmente avrebbe sentito polvere e puzza di libri vecchi. Debito estinto!”

Belle rise e si guardò attentamente, in effetti il livello di polvere dentro a quella biblioteca era spropositato ed inevitabilmente era finita per sporcarsi tutta.

“Non ci provare, il debito enorme rimane, ci vediamo domani sera, lasciami finire con questa pila che non vedo l’ora di farmi una doccia!”

Le due amiche si salutarono, Belle afferrò la pila che aveva appena sistemato con i Gold e sorrise arrossendo.

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


“Accidenti!” Issò ad alta voce Gold. Possibile che fosse così distratto da dimenticarsi la parte più importante del contratto, sopra alla scrivania? Molto probabilmente era stato distratto da tutta quella faccenda di Neal ed Emma, ma ora aveva un nuovo pretesto per tornare in biblioteca l’indomani. 

Sorrise al solo pensiero di trovare la signorina French indaffarata ed intenta a combinare disastri qualunque cosa tocchi. Si versò una quantità generosa di whisky sul bicchiere ed appoggiò la schiena allo schienale della poltrona nel suo salotto.

Belle sembrava essersi già ambientata bene in città, non gli erano sfuggite le parole della signorina Lucas, un appuntamento. 

Bevve un sorso del suo whisky e sentì una fitta allo stomaco, era forse infastidito?

No, non infastidito. Solo non pensava che un poco di buono come Nottingham potesse fare colpo su una donna dolce ed intelligente come Belle. Probabilmente si sbagliava.

Neal era sicuramente su di giri per l’apertura della biblioteca, non aveva fatto domande su altro quella sera a cena. A quanto pareva, la signorina French aveva ammaliato un altro Gold. Scosse la testa, finì il suo whisky e si alzò dalla poltrona per raggiungere il letto, prima però si fermò nella stanza di Neal, lo faceva ogni sera prima di andare a dormire, andava a sedersi sulla poltrona di fianco al suo letto e lo guardava dormire per dei lunghissimi minuti. A volte Neal si scopriva nel sonno, allora Gold gli rimboccava le coperte e Neal sorrideva sempre compiaciuto.

Ogni sera Gold si chiedeva che cosa ne sarebbe stato di lui se non avesse avuto il suo Neal. Gli rimboccò le coperte e si ritirò in camera, si cambiò per la notte e si buttò pesantemente sul letto. 

 

                                                                                              ***

 

L’indomani, dopo l’usuale routine degli uomini Gold, furono entrambi in orario davanti ai cancelli di scuola per raggiungere Emma e la signora Nolan ed augurarsi un buona giornata.

Raggiunse il negozio in perfetto orario e non poté fare a meno di gettare uno sguardo dall’altra parte della strada, dove qualcosa sembrava già muoversi all’interno della biblioteca. Gold sorrise alla determinazione della ragazza ed aprì la porta del suo negozio, guardandone all’interno e sospirando. 

Un paio d’ore dopo, quell’orologio sembrava proprio non voler aggiustarsi, Gold sbuffò ed appoggiò gli strumenti di lavoro sul bancone per stropicciarsi gli occhi. Erano due ore che fissava dentro a quella lente d’ingrandimento ed aveva bisogno di una pausa a tutti i costi. Uscì dal retro del negozio e vide il pezzo mancante del contratto della signorina French sul bancone, vicino al registratore di cassa.

Sospirò e decise che una pausa non poteva certo fargli del male, afferrò il contratto e chiuse la porta del negozio dietro di se.

Attraversò la strada ed entrò in biblioteca, ma di Belle nessuna traccia.

“Miss French?”

Niente, la reception era ancora un disastro di scaffali, polvere e libri ammassati, ma della signorina French nessuna traccia. Cominciò a girare tra gli scaffali, chiamandola nuovamente, ma nessuno rispose. 

Ad un certo punto, girato l’angolo la vide, sopra alla scala con delle cuffie alle orecchie, ecco spiegato perché probabilmente non lo aveva sentito entrare!

“Miss French?” Provò ad alzare il tono della voce ma nulla, così si fece più vicino. 

Cercò disperatamente di concentrarsi su altro e non sul fatto che la signorina French si trovava sopra ad una scala, con dei jeans attillati, ondeggiando leggermente i fianchi a ritmo di musica, con il suo bellissimo sorriso stampato sulle labbra.

“MISS FRENCH?” Urlò questa volta e Belle parve accorgersi improvvisamente della sua presenza, imbarazzata si girò di scatto, perse l’equilibrio ed allungò le braccia per cercare di aggrapparsi alla scala o allo scaffale, ma tutto era già così lontano ed improvvisamente si trovò a mezz’aria, con l’orrendo pensiero che sarebbe caduta da un momento all’altro da un’altezza abbastanza pericolosa.

Chiuse gli occhi e sentì le cuffie dell’ iPod sfilarsi e cadere, fino a quando due braccia la presero al volo e ne attutirono la caduta. Si ritrovò addosso al corpo del signor Gold. L’altezza era abbastanza da far sbilanciare anche lui e caddero a terra, il corpo di lui sempre ad attutire l’urto.

Finirono così, con Belle sopra al signor Gold, che la teneva stretta tra le braccia, come se avesse paura che potesse farsi del male anche una volta toccato terra.

Gold alzò lo sguardo e notò che Belle lo aveva afferrato per le spalle ed ora lo stava fissando incredula con i suoi enormi e bellissimi occhi azzurri.

Rimasero così, a studiarsi come se fosse la prima volta che si vedevano, la prima vota che si notarono realmente, la prima volta che Gold poteva studiare i bellissimi lineamenti del suo viso da così vicino, la prima volta che i loro corpi erano premuti l’uno all’altro in una maniera che faceva venire i brividi. 

Perché è così bella? Perché non riesco a staccarmene? Perché ogni volta che cerco di evitarla, ci finisco sempre più vicino?

Improvvisamente qualcosa sembrò destarlo e le slacciò le braccia dalla vita, imbarazzato. Belle sembrava ancora sotto shock, lo fissava negli occhi e non poté fare a meno di tentare di sorridergli. La tentazione di scorrergli le dita tra i suoi capelli, troppo grande.

“Ehm… Signorina French? Tutto bene?”

Belle scosse la testa e si rese conto realmente di dove si trovava. La posizione era leggermente compromettente e Belle fece il più in fretta possibile per spostarsi, ma un dolore alla caviglia la fece sedere nuovamente sul pavimento.

“Belle? Tutto bene?” Chiese Gold, che nel frattempo si era messo a sedere e si avvicinò nuovamente a lei, appoggiandole una mano sul ginocchio.

Era la prima volta che usava il suo nome e che poteva notare una reale preoccupazione nei suoi occhi.

“Uhm, si… Grazie Mr Gold… Mi ha davvero salvato la vita questa volta, non so come ringraziarla”

“La caviglia? Le fa male?” e spostò la mano dal ginocchio alla caviglia.

“Beh, un pochino, presumo sia solo una botta, passerà in un paio d’ore…”

“Al negozio ho del ghiaccio, mi aspetti qui, non si muova.”

E detto questo, si alzò velocemente e sparì dalla porta. 

Che disastro Belle! Questa volta l’hai combinata davvero grossa! Un conto è finirci addosso camminando, un conto è cadergli letteralmente tra le braccia! 

Una cosa però non le era chiara, Gold le sembrava ancora parecchio distante dalla scala, significava che aveva dovuto correre verso di lei per salvarla? Belle arrossì furiosamente al solo pensiero della posizione di poco fa, le sue braccia attorno alla vita che la stringevano così forte e così dolcemente allo stesso tempo, si sentivano così giusti i loro corpi stretti l’uno all’altro, come se fossero fatti per stare assieme e così vicini. Belle scosse la testa e cercò di rialzarsi, con non poca fatica, per via della caviglia dolorante.

In quel momento Gold rientrò nella biblioteca e si incamminò velocemente verso di lei con una busta di ghiaccio istantaneo.

“Credevo di averle detto di non muoversi! Così peggiora solo le cose!” Disse Gold spazientito, ma le si avvicinò ed improvvisamente un braccio le era nuovamente attorno alla vita per aiutarla a camminare. Quella situazione era inebriante, il suo profumo così vicino, le sue braccia forti che la tenevano in piedi, il contatto con il suo corpo, tutto sembrava un sogno e a Belle non importava niente della sua caviglia.

“Ecco, si sieda qui” Gold la aiutò a sedersi su una sedia lì vicino, le si mise davanti, si chinò e la guardò negli occhi per la prima volta da quando era rientrato nella biblioteca. Con lo sguardo le chiese il permesso di poterle togliere la scarpa e Belle annuì. Gold le tolse la scarpa, ruppe il ghiaccio nel sacchetto e lo applicò sulla caviglia. Il contrasto tra le mani calde di Gold ed il freddo del ghiaccio sulla sua pelle era una sensazione strana ma non del tutto spiacevole.

Gold alzò nuovamente lo sguardo, ora sembrava decisamente meno preoccupato.

“Va meglio?”

Belle annuì e per un attimo si chiese se l’avesse guardata per tutto il tempo con quell’intensità o se era ancora sotto shock per l’accaduto e si stava immaginando le cose.

“Grazie Signor Gold, davvero… Probabilmente mi sarei fatta davvero male se non fosse stato per Lei…”

“Non si scusi, è tutta colpa mia, io l’ho spaventata ed era il minimo che potessi fare”

“Lei mi ha presa tra le braccia al volo, ci vuole coraggio!”

Gold le sorrise timidamente. “Istinto… Non credevo di farcela ad arrivare in tempo… Penso che siamo stati fortunati”

Belle arrossì e Gold abbassò lo sguardo a fissarsi le scarpe. Diamine, perché era così carino il suo modo di arrossire? 

“Credo che per oggi Lei abbia finito di lavorare… A breve arriveranno i miei uomini per l’appartamento, potrei chiedergli se…”

“Oh no! Davvero, non ce n’è bisogno! Posso continuare io stessa oggi pomeriggio, magari sarò in condizioni migliori”

Gold annuì serio. “E’ un duro lavoro qui, da sola. I miei uomini sono pagati per…”

“Per l’appartamento… Non gli affidi carichi extra solo perché non so stare in piedi su una scala!” Lo interruppe Belle.

Gold rise, la tensione di qualche attimo prima, completamente dimenticata. 

“Dovrebbe fare qualcosa per il suo equilibrio precario, in questi giorni ha dimostrato di essere un pericolo per se stessa e per gli altri, Signorina French.”

Belle lo osservò offesa, aprì e richiuse la bocca, non sapendo bene cosa dire. Gold rise di nuovo e si alzò per prendere una sedia e sedersi vicino a lei, le prese la caviglia e se la appoggiò su una gamba, per mantenerla alta.

Aveva proprio una bella risata, profonda e spensierata. Pensò che non lo aveva mai visto ridere, se non in compagnia del figlio. Aveva visto l’uomo sorridere poche volte, ridere mai.

“Credo che questo le abbia dato la confidenza per smettere di chiamarmi signorina French, visto che il mio nome lo conosce, è liberissimo di usarlo e di darmi del tu.”

Gold annuì ed allungò una mano verso la caviglia, massaggiandola leggermente.

“Ero… Ero passato per darle un pezzo importante del contratto, che ho accidentalmente dimenticato di aggiungere al pacco di carte di ieri, chiedo scusa”

“Oh! Nessun problema Mr Gold!”

Gold prese il foglio da una tasca interna della giacca e glielo passò, Belle lo lesse per qualche secondo e poi lo guardò sorridendo. Era così rapito da tutto quello che era appena successo in quell’ultimo quarto d’ora che si rese conto che forse la stava fissando ancora una volta. Belle gli scatenava emozioni così contrastanti che non sapeva mai come reagire. L’uomo più temuto della città, in brodo di giuggiole davanti ad una donna della metà dei suoi anni, che molto probabilmente si comportava in quella maniera con lui, solo per educazione. Per quale motivo pensi di meritarsi un trattamento speciale?

“Uhm… Ora dovrei proprio andare Miss F…. Belle.”

Belle gli sorrise dolcemente e tolse il piede dalla sua gamba, tenendosi il ghiaccio a contatto con la botta.

“Certo, grazie ancora Mr Gold…”

“Robert.”

“C-come?”

“Robert. Il mio nome… è Robert”

Belle spalancò la bocca, nessuno in città conosceva il suo nome. In tanti anni della sua cotta, non era mai riuscito a scoprirlo. Probabilmente lo sapevano solamente i Nolan, Jefferson e suo figlio Neal.

Non sapeva bene perché ma le sembrava un gesto molto intimo quello di farle sapere il suo nome. Intimo come lo sguardo che si erano scambiati a terra sul pavimento, intimo come le sensazioni che la pelle contro la sua provocava. 

Quest’uomo trasudava sensualità, mistero, tenerezza e timore, tutto allo stesso tempo.

“Oh… Grazie Robert…!”

“Nessun problema, solo…La prossima volta, chiedi aiuto a qualcuno con un buon equilibrio…”Gold sorrise malizioso. “Metti del ghiaccio anche questa sera prima di andare a letto, farà solo bene”

E detto questo le prese una mano e la avvicinò leggermente alle labbra, sfiorandole appena il palmo.

“Ci vediamo, Belle”

Belle aveva ancora la mano che sembrava bruciare al contatto. Un baciamano in piena regola, come i veri gentiluomini, Belle ne rimase piacevolmente sorpresa.

“Ciao Robert. Grazie!” Rispose allegra una volta superato l’imbarazzo.

 

 

Oh sì. Questo a Ruby doveva proprio raccontarlo. L’appuntamento con Keith quella sera sarebbe stato difficilissimo, ma con il pensiero di Gold, probabilmente sarebbe riuscita a distrarsi a sufficienza.





**Grazie a tutti quelli che recensiranno, un grazie immenso a chi ha messo la storia tra le pregerite/seguite, non me lo sarei mai aspettata!
A presto!

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Ruby, ci stia mettendo tantissimo! I ragazzi sono qui sotto da una vita”

Strillò Belle dall’altra parte della porta. Doveva ammetterlo, era molto nervosa per questo appuntamento, molto probabilmente perché Keith non le piaceva per niente, ed anche un po’ perché sperava che il piano di Ruby andasse in porto.

“Una vera donna si fa sempre aspettare, Belle French. Prendi appunti!” Disse Ruby aprendo finalmente la porta del bagno e sorridendo all’amica.

“Non ti ringrazierò mai abbastanza per queso Belle, sappilo!”

“Non preoccuparti, oggi ho avuto una bella giornata” Disse Belle con aria sognante, Ruby si insospettì subito e la prese per un braccio, per fermarla.

“Aaalt. Parla.”

“Cosa?”

“Parla, cos’è successo? Hai gli occhi a forma di cuore, hai avuto una bella giornata… Cos’ha fatto Gold?”

“Perché deve essere per forza Gold?”

Ruby roteò gli occhi. “Chi altri può essere? Avanti… I ragazzi hanno aspettato fino ad adesso, cinque minuti in più non sono nulla”

Belle si sedette sul bordo del letto dell’amica e sorrise.

“Si era dimenticato di farmi avere un foglio del contratto…”

“E tu vuoi farmi credere che sia successo per sbaglio?”

“Lasciami finire, poi trai le tue conclusioni!”

Ruby annuì divertita. “Allora è venuto a cercarmi in mezzo agli scaffali, ma stavo ascoltando musica con le cuffie e non lo sentivo, fino a che ad un certo punto l’ho sentito, mi sono spaventata, mi sono sbilanciata e sono caduta dalla scala”

“Oh Santo Cielo Belle!”

“Ma non mi sono fatta niente perché lui è corso e mi ha presa… Insomma gli sono finita addosso, e quando siamo finiti per terra mi teneva così stretta tra le sue braccia…”

“Oh-oh”

“Mi sono sentita così a disagio per essergli caduta addosso, ma si era creata un’atmosfera strana, lui mi fissava con questi occhi nocciola così profondi e mi teneva così stretta…”

“Oh-Oh”

“Poi ho sentito un fastidio alla caviglia, allora ci siamo spostati e lui è andato a prendere del ghiaccio, mi ha accompagnata alla sedia, mi ha messo il ghiaccio e praticamente massaggiato la caviglia”

“Oh-Oh”

“Ruby puoi smetterla?”

“Scusami tesoro è che sono fermamente convinta che se gli fossi caduta io addosso, non si sarebbe comportato alla stessa maniera, anzi mi avrebbe probabilmente scavalcata e lasciata a terra”

“Non essere ridicola Robert non è così...”

“E chi diavolo è Robert? Oh..TI HA DETTO IL SUO NOME?”

“Non urlare!!!! Beh, dopo che mi aveva soccorso gli ho detto che poteva darmi del tu e poco dopo lui mi ha detto il suo nome e mi ha addirittura offerto i suoi operai per finire i lavori alla biblioteca…”

“Mr Gold ti ha detto il suo nome! Lo sai che nessuno in città lo conosce? E lui firma contratti ogni giorno! Belle French, qualcosa bolle in pentola, fattelo dire.”

“Non ne sono così sicura Ruby. E’ stato molto dolce e gentile, ma ad un certo punto mi guardava come se si fosse bruciato, è tornato improvvisamente freddo ed è uscito dalla porta…”

“Mr Gold ha una cotta per te, il caso è chiuso! Ora andiamo o per me non finirà bene questa serata!”

Belle e Ruby scesero e salutarono Keith e Peter che non mancarono di fare dell’umorismo sul loro ritardo. 

Belle scoprì molto presto che Keith era una persona molto tattile e questo le dava molto, molto fastidio. Inoltre non sapeva parlare d’altro che di calcio, bevute, partite di biliardo, macchine e donne. Più volte Ruby le aveva sorriso incoraggiante, nonostante capisse perfettamente lo stato d’animo dell’amica, ma almeno Peter era un ragazzo per bene, e sembrava essere molto preso da Ruby, quindi tutto sommato quella serata sembrava avere senso.

Dopo cena si trasferirono al Rabbit Hole, dove ebbe inizio la vera festa. Tutti avevano alzato un pochino il gomito, soprattutto Keith e Belle cominciava a disprezzare le attenzioni che le rivolgeva, ma fece finta di nulla, pensando che fosse l’effetto dell’alcool.

Durante la partita di biliardo la sfiorò molte volte, sfoggiandole poi un sorrisino malizioso, che Belle fece finta di non vedere.

Quando la serata stava per volgersi al termine, si accorse che Ruby e Peter sembravano essersi appartati e Belle decise di lasciarli soli per un po’.

Questo incoraggiò Keith a proporle un’altra partita di biliardo, questa volta però si mise a correggerle i tiri, appoggiandole le mani sui fianchi, sfiorandole il sedere e facendo battute molto maleducate. Ad un certo punto Belle decise che aveva bisogno di aria e uscì dal bar di corsa. Doveva trovare un modo per scappare, doveva trovare un modo per dire a Ruby che sarebbe tornata a casa in qualche maniera, ma sicuramente non con Keith, quando improvvisamente si sentì afferrare per i fianchi e sbattere contro il muro. Era Keith che la guardava con gli occhi lucidi dall'alcool e qualcosa che sembrava lussuria. Belle rabbrividì.

“Ehi Belle… Se era un pretesto per stare soli, dovevi chiederlo anche a me di uscire! Ma lascia stare, ho capito da solo!”

Belle cercò di divincolarsi ma Keith le si fece più vicino, intrappolandola tra lui e il muro.

“Keith… Avevo bisogno di aria sul serio, quindi se per favore…”

“Per favore cosa? E’ tutta la sera che mi spogli con gli occhi, lo vedo, è tutta la sera che mi fai impazzire…”

“No Keith è stato tutto un malinteso!” Belle cominciò ad agitarsi, non vedendo nessuna possibilità di via d’uscita, doveva trovare una soluzione al più presto. La verità era che, a differenza di lei, Keith era un vero e proprio gigante, sul punto di vista fisico, non avrebbe combinato granché.

“Keith, è tutto un errore, lo giuro, ero qui per Ruby e…”

Ma Keith si fece avanti e le prese il viso con una mano e si chinò per un bacio. Era tutto sbagliato in quel bacio, la sensazione, il forte odore di alcool, la prepotenza, la lussuria a senso unico…

Belle riuscì in qualche maniera a divincolarsi. “Keith, davvero, lasciami stare!”

“Un vero uomo è colui che sa quando è ora di smetterla, signor Nottingham”

Una voce li fece sobbalzare e Keith si spostò da Belle e si voltò in direzione della voce.

“Gold? Cosa diamine vuoi? Non sono affari tuoi, vattene!”

Gold sorrise minaccioso, e Belle poteva leggergli negli occhi tutto l’odio e la violenza della quale era capace se provocato. Belle ebbe quasi paura lei stessa.

“Non sono di certo affari miei, ma la signorina si stava lamentando dei suoi metodi di seduzione, forse dovrebbe mettersi da parte…”

Keith rise divertito. “Mettermi da parte? Devi provarci tu? Non se ne parla, l’ho adocchiata prima io, ed ho tutta l’intenzione di portarmela a casa…”

“La signorina French non è una proprietà. Ha palesemente respinto le sue attenzioni, non si renda ridicolo allungando le mani, è una cosa orribile anche solo da pensare”

“Gold vattene, non sono affari tuoi. Mi stai proprio innervosendo, è fare a pugni che vuoi arrivare?”

“Signor Nottingham, non peggiori la situazione. Lasci in pace la signorina e vada a casa.”

Fece appena in tempo a finire la frase che un pugnò volò dritto in direnzione del viso di Gold, che lo evitò agilmente e riuscì a ribaltare la mossa di Keith intrappolandogli il braccio, minacciando seriamente di romperglielo. Keith cominciava ad ululare dal dolore.

“Se non vuoi che ti faccia fuori il braccio, chiedi scusa alla signorina e corri a casa.”

Keith sembrava non voler ubbidire allora Gold piegò ancora di più il braccio e Keith urlò di dolore.

“Scusami Belle, scusami”

Gold lo lasciò improvvisamente, giusto in tempo, prima di rompergli il braccio.

“Vedi che le sai le buone maniere se vuoi, ora, buonanotte signor Nottingham.”

Keith annuì stringendosi il braccio e si incamminò verso il lato opposto della strada.

Belle non si era accorta di trattenere il respiro fino a quel momento, era sotto shock, non si sarebbe ripresa molto facilmente. Gold le aveva salvato la vita per la seconda volta quel giorno.

“Belle? Stai bene? Ti ha messo le mani addosso?” Chiese Gold vedendola ancora decisamente scossa. Belle fece cenno di no con la testa, non seppe bene a cosa stesse rispondendo ma ad un certo punto si sentì avvolgere da un qualcosa di caldo, alzò gli occhi e notò che Gold le stava circondando le spalle con la sua giacca, facendo molta attenzione a non toccarla più del dovuto, gesto che Belle apprezzò moltissimo.

“Belle? Stai bene?”

“Si, si, sto bene…”

“Hai bisogno di qualcosa? la signorina Lucas dov’è?”

“Non lo so, probabilmente tornata a casa” Biascicò Belle. Gold annuì lentamente, pensando a cosa fare.

“Vuoi… Vuoi che ti porti a casa?” Chiese titubante Gold.

“Non… Non ora, mi serve… Mi serve del tempo…”

Gold annuì a la guidò verso il suo negozio, che si trovava non molto distante dal pub. Entrarono nel negozio e Gold le fece cenno di non far rumore. 

“Neal ha preso sonno nel lettino qui dietro, ho lavorato fino a tardi…” Spiegò.

Belle annuì e si strinse le spalle, la giacca di Gold era grande per lei, calda, confortante e aveva il suo odore. Si sentiva improvvisamente al sicuro per la prima volta in tutta la sera. 

Gold riapparse dal retro bottega con due sedie e fece accomodare Belle su una.

“Non è la sistemazione più confortevole qui dentro, ma devi prendertela con Neal, la branda è sicuramente più comoda!”

Belle sorrise. “Non fa niente, davvero! I-io non ti ho ancora ringraziato”

Gold fece un cenno con la mano. “Non c’è di che, davvero Belle. Non ce n’è bisogno, mi trovavo lì vicino per caso e ti ho vista in difficoltà… Dovevo assicurarmi che stessi bene…”

Belle gli prese una mano nelle sue, erano così calde, al contrario delle sue, ancora fredde.

Gold alzò lo sguardo, sorpreso dell’improvviso contatto. Cos’era quella? Paura?

“Grazie Robert. Non ti sarò mai abbastanza riconoscente. Keith era diventato pressante e se non fossi arrivato tu….”

Gold annuì con forza, non poteva nemmeno pensare a cosa sarebbe accaduto se lui non fosse arrivato in tempo.

“Cosa ci facevi da quelle parti?” Chiese Belle, nel tentativo di cambiare discorso.

“Oh… Ho ricevuto una chiamata dal barista… Jefferson era al bar… Ha esagerato, come al suo solito ed il barista mi ha chiamato, ho chiuso il negozio e lasciato Neal dormire nel retro e ho raggiunto il pub. Ero nel parcheggio del retro a cercare di convincere quel testone a venire via con me, quando ho sentito la tua voce e quella di Nottingham. Ho messo Jefferson in un taxi e… Beh il resto lo sai…”

“Oh… Jefferson non si arrabbierà quando ricorderà che lo hai abbandonato nel momento del bisogno?”

Gold fece un’espressione offesa. “Jefferson non è mia moglie. E’ un adulto, si è cacciato nei guai, l’ho indirizzato verso casa, probabilmente domani riceverò una sua telefonata.”

Belle sorrise, era stato un gesto carino. Gold stava cercando di metterla a suo agio, gesto che le riscaldò il cuore, bestia di Storybrooke, eh?

“Vuoi del the? Stavo per farmene un po’ prima…” Chiese Gold incerto.

Belle annuì semplicemente, si sentiva decisamente meglio da quando era in compagnia di Gold, si sentiva finalmente al sicuro, ma anche nervosa, lui stava facendo del suo meglio per farla sentire bene, ma le interazioni sociali non erano mai state il suo forte.

Sorrise quando le si avvicinò incerto con due tazzine di the. Belle la prese tremolante, e Gold le sorrise, nervoso. 

Sorseggiarono il the, quando improvvisamente Belle non seppe resistere e chiese a Gold se fosse un lettore. Gold sorrise alla sua curiosità e le confessò di aver letto qualche libro, e che per un periodo aveva dovuto concentrarsi in libri per bambini per Neal, ma ora che era in grado di leggere da solo, era tornato a leggere qualcosa ogni tanto, giusto per togliere la testa dai contratti.

“Jane Eyre è sicuramente uno dei miei libri preferiti… L’ho letto così tante volte” Disse Belle con aria sognante.

Gold sorrise al suo entusiasmo, appoggiò al bancone la tazzina e continuò ad osservare la felicità negli occhi di Belle quando si parlava di libri.

“Ah ora capisco, un bel caratterino quella Jane…”

“E Mr Rochester… Cosa dire di Mr Rochester…”

“Di certo un bel carattere anche il suo… Certo, un po’ cupo e misterioso come uomo…”

“Ti ricorda qualcuno?” Chiese Belle sfacciatamente, facendolo sorridere.

“Nessuno che conosco, no” Le sorrise malizioso Gold.

“Peccato, a me ricorda un certo proprietario del banco dei pegni locale...”

“Conosci persone molto influenti, Belle! A me continua a non dire nulla…” Gold le fece l’occhiolino e le prese gentilmente la tazza dalle mani per appoggiarla vicino alla sua sul bancone. “Ma se ricordo bene, una storia d’amore molto travagliata e complicata…”

Belle annuì. “D’altronde, venivano da due categorie sociali diverse… I loro mondi erano in continuo contrasto, non ci hanno creduto abbastanza, per fortuna le cose al giorno d’oggi sono cambiate…”

Gold e Belle si ritrovarono a fissarsi intensamente negli occhi. Fu la connessione di un momento, entrambi, ancora storditi dalle loro emozioni, si avvicinarono lentamente, Gold le prese una mano tra le sue, il contatto fece rabbrividire entrambi. Si trovarono con i volti a pochi millimetri, si guardavano ancora intensamente negli occhi, trasportati dal momento, ma non ancora consapevoli delle proprie azioni, Gold chiuse gli occhi e si avvicinò lentamente per chiudere lo spazio rimasto tra loro, quando dal retro del negozio spuntò Neal.

“Papà? Belle!! Cosa ci fai qui?”

Gold e Belle scattarono come molle, allontanandosi improvvisamente.

“Neal figliolo! Sei sveglio! Bene!”

“Ciao Neal” Belle lo salutò con la mano. “Come va?”

“Bene! Papà ha lavorato un’altra volta fino a tardi, mi sono addormentato nel lettino finiti i compiti..” Disse Neal grattandosi la testa.

Appena fu abbastanza vicino Gold lo afferrò e lo fece sedere sulle sue gambe.

“Bene, vuoi una tazza di the? io e Belle abbiamo appena finito di berne uno…”

Neal fece di cenno di no con la testa e sbadigliò appoggiando la testa contro la spalla del padre.

Belle sorrise nel vedere una scena così intima tra gli uomini Gold.

Gold accarezzò il volto del figlio con tenerezza, poi si rivolse a Belle.

“Mi rimprovera tutti i giorni di non trattarlo come un bambino, e un po’ di sonno lo fa comportare da tale”

Belle rise e Neal schiaffeggiò il padre sul braccio.

“Forse è ora che io vada, grazie di tutto Robert, davvero! Anche per stamattina”

Gold le sorrise ed annuì semplicemente, si alzò dalla sedia con Neal ancora in braccio, emettendo un piccolo grugnito per lo sforzo. 

“Figliolo, non hai più cinque anni, lo sai?”

Neal sorrise e si aggrappò ancora di più al padre, sorrisero entrambi. Gold accompagnò Belle fuori dal negozio, mise Neal nel sedile posteriore e chiuse a chiave il negozio.

“Lascia che ti accompagni a casa Belle, non potrei mai dormire tranquillo a saperti in giro da sola a quest'ora della notte” 

Belle proprio non se la sentiva di tornare a casa da sola in effetti e quindi accettò molto volentieri.

Gold allora le aprì la portiera del passeggero e la richiuse una volta che fu salita.

Belle arrossì a quel gesto di galanteria che nessuno prima di lui le aveva riservato, durante il tragitto a casa, il pensiero andò al quasi bacio di poco fa, se Neal non fosse entrato, si sarebbero baciati sul serio? Se possibile arrossì ancora di più. Lei lo avrebbe baciato molto volentieri, erano così vicini e lo aveva visto chiudere gli occhi… 

“Belle? Siamo arrivati!” La voce di Gold la distrasse dai suoi pensieri, si voltò a guardarlo, gli sorrise e fece per scendere, ma Gold le fece cenno di aspettare, scese lui dalla macchina ed andò ad aprirle la portiera.

“Signorina French, siamo arrivati” Disse con un piccolo inchino, Belle rise e scese dalla macchina.

Gold non si era spostato, teneva ancora la mano sulla portiera e quando Belle si rimise in piedi, erano di nuovo pericolosamente vicini. 

“Belle” Cominciò, poi si fermò a guardare se Neal avesse ripreso sonno, fortunatamente si e ricominciò il suo discorso.

“Belle… Prima… Mi dispiace, io non… Hai avuto una pessima serata, sono capitato lì per pura fortuna e tutto quello che riesco a fare è… Mi dispiace, non intendevo…”

“Non sono di certo scappata a gambe levate… C’ero lì anche io… Non prenderti tutte le responsabilità!”

Gold la fissò disorientato. Era quasi stata violentata da un uomo stasera, lui l’aveva salvata, portata al suo negozio e un’ora dopo stava tentando di baciarla? Cosa si era messo in testa, lei non lo stava nemmeno incolpando! Oh… Può essere che non lo stesse incolpando perché…

Non fece in tempo a finire il flusso di pensieri che si ritrovò le braccia di Belle attorno al collo, in un contatto caldo, tenero, dolce.

Quasi non gli sembrò vero, tanto che istintivamente non fu in grado di ricambiarlo subito. Ad un certo punto si lasciò andare e prese Belle fra le braccia, così delicatamente, come se avesse paura di spezzarla. A Belle parve di sognare, Gold l’aveva salvata, portata con se in negozio, tranquillizzata. Belle lo strinse forte fino a quando fu costretta ad interrompere il contatto, ancora tremolante. Il contatto aveva contemporaneamente sorpreso e sollevato entrambi.
Questo abbraccio aveva fatto tremare le gambe a Belle, nel vero senso della parola. Non le era mai capitato con nessuno di provare una simile emozione con un solo ed innocente abbraccio.

Gold sembrava spiazzato allo stesso modo perché alzò una mano e gliela portò sul viso, accarezzandolo dolcemente con dita lunghe e delicate.

“Io… Io credo di dover rientrare… Ehm… Grazie ancora Robert… Ci vediamo presto! Salutami Neal quando si sveglia!”

Gold annuì e la lasciò andare delicatamente e controvoglia. Che cosa gli stava facendo questa donna? 

“Buonanotte Belle.” 

“Buonanotte Robert” 

Belle si voltò verso Gold ancora una volta prima di entrare dalla porta e notò che le stava sorridendo, lei ricambiò e mandò un ultimo saluto con la mano. Chise la porta e vi si accasciò contro. Belle French, cosa stai facendo?

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


 Quel weekend vedeva Neal e Gold sul divano, intenti a scegliere uno dei loro film della domenica, quando improvvisamente sentirono bussare alla porta.

Gold lasciò Neal confuso davanti ai dvd e si avvicinò all’entrata.

Non fece in tempo ad aprire che Jefferson si catapultò in casa.

“Robert Gold, noi dobbiamo assolutamente parlare.” 

Gold spalancò la bocca, Jefferson non era certo famoso per il suo tempismo, quella era la domenica pomeriggio con Neal, l’unico pomeriggio tranquillo della settimana che poteva passare in compagnia del figlio senza compiti, negozio, contratti o altri pensieri.

“Beh accomodati pure, fai come se fossi a casa tua” Disse ironicamente Gold, guardando Jefferson mentre si toglieva il cappotto e si dirigeva verso la cucina. Il rapporto con Jefferson era iniziato per puro caso, un giorno, mentre gli stava cucendo un vestito, hanno iniziato a parlare del più e del meno e qualche mese dopo, ogni tanto, condividevano qualche birra al Rabbit Hole. Era la cosa più vicina ad un amico che potesse avere Gold.

Chiuse la porta e si avviò in cucina, Jefferson nel frattempo, aveva aperto il frigo, preso il vino, due calici e ne stava versando delle quantità abbastanza generose.

“Non ti è bastato ieri sera, Jeff?”

Jefferson si voltò a guardare Gold con aria offesa, prima di ricominciare a riempire i calici. Quando ebbe finito, ne porse uno a Gold ed iniziò a fissarlo stranamente.

“A proposito di ieri sera, c’è qualcosa di cui vuoi parlarmi?”

Gold deglutì rumorosamente e si concentrò per fare una faccia abbastanza indifferente.

“JEFFERSON!!!” Urlò Neal correndo in cucina e gettandosi tra le braccia dell’amico del padre.

“Eeeehi ometto! Come te la passi?” Jefferson rispose all’abbraccio e quando si scansarono, gli diede il cinque, come erano soliti fare ogni volta che si vedevano.

“Bene! Io e papà stavamo per scegliere un film, guardi con noi?”

Jefferson sorrise al bambino e fissò Gold.

“Si, Jefferson, guardi un film con noi?” Chiese Gold, sperando di distrarre Jefferson e passarla liscia.

“Ah-ah, Robert Gold, fermo dove sei. Neal, perché non scegli tu e noi ti raggiungiamo tra cinque minuti? Lo guardo volentieri un film con i Gold” Disse facendo l’occhiolino a Neal, il quale sorrise e scomparve nuovamente in salotto.

“Allora?” Ribadì quasi seccato Jefferson.

“Allora cosa? Dovevo forse lasciarti un’altra volta ubriaco al Rabbit Hole a molestare il barista?” Chiese seccato Gold.

“Oh, proprio un ragazzo carino quel barista, ma sai di essere solo tu l’uomo del mio cuore vecchia volpe” Disse con un occhiolino. Gold sbuffò e roteò gli occhi.

“Ora su, dimmi cos’è successo. Di solito mi accompagni fino alla porta di casa o al negozio, ieri sera mi hai cacciato in un taxi all’improvviso e sei sparito.”

Gold sorseggiò il suo vino e posò il bicchiere sul bancone della cucina facendo cenno a Jefferson di riempire il bicchiere.

“Avevo Neal addormentato in negozio, non potevo stare fuori tanto tempo, lasciando mio figlio di dieci anni chiuso in un negozio, da solo.”

Jefferson riempì il bicchiere all’amico ed annuì.

“Non sei tornato al negozio. Appena ho girato l’angolo col taxi ti ho visto andare verso una coppia, amico, ero ubriaco ma so cos’ho visto.”

Gold sbiancò ed afferrò di nuovo il suo bicchiere.

“Il bastardo di Nottingham stava… Lui stava per aggredire la signorina French, se non fossi arrivato in tempo, probabilmente sarebbe finita male, tutto qui. Ecco cos’hai visto. Ora, abbiamo promesso un film a Neal, no?”

Jefferson annuì e fermò Gold per un braccio.

“Da quando ti interessa delle altre persone che non siamo io, Neal o i Nolan?”

“Ma ti senti Jefferson? Ho detto che stava per essere aggredita!”

“Conosci Nottingham, gran bel viso, ma un po’ ottuso… E poi, sicuramente la signorina gli aveva lanciato qualche provocazione…Magari gli aveva pure promesso qualcosa a fine serata e lui se lo stava solo prendendo…”

“Ma come ti permetti… Brutto…” Ringhiò Gold alzando un dito contro Jefferson.

“Ah-haaaa! Beccato! E così, la signorina French eh?”

Gold perse un battito, come lo aveva capito? Ma certo, lo stava solo provocando per vedere la sua reazione, non pensava quelle cose su Belle, lo stava raggirando con le parole, come era solito fare lui… Diamine Robert! Sconfitto al tuo stesso gioco!

“Io… Io non so di cosa parli” Negare l’evidenza, sempre.

“Andiamo Robert. Vedessi come hai reagito non appena un secondo fa, ti conosco così bene” Disse Jefferson sorridendogli sornione.

Gold inspirò. “Stavo aiutando te, l’ho sentita alzare la voce, ho visto che era con quel pezzente di Nottingham, ti ho messo in un taxi e ho mandato via quel bastardo. Era in pericolo, l’ho salvata, tutto qua.”

“Tutto qua?”

“Fottiti Jefferson.”

“Oooh, sciacquati la bocca Robert, c’è tuo figlio di là! Lo sai quanto ci tengo a te…”

“Te l’ho detto milioni di volte che non… non sei il mio tipo” Concluse Gold in difficoltà.

Jefferson rise sguaiatamente. “Già, non sai che peccato… Ma questo ormai l’ho capito da anni. Quello che non riesco a capire è perché così tanta passione per la signorina French…”

Gold fissò intensamente Jefferson negli occhi. Jefferson era dichiaratamente bisessuale e più di una volta si era dichiarato scherzosamente a Gold, solo per metterlo in imbarazzo, era consapevole di non rientrare nei gusti dell’uomo, ma quanto gusto c’era nel provocarlo?

“PAPA’? JEEEFF? HO SCELTO IL RE LEONE, VENITE?” Urlò Neal dal soggiorno.

“Certo Neal, metti il dvd nel lettore che arriviamo!” Rispose Gold, non interrompendo il contatto visivo con Jefferson.

“E’ successo qualcosa al vecchio brontolone di Storybrooke?”

“Non è successo proprio niente, posso allargare le mie amicizie una volta tanto?”

“Certo, certo. Mi sembrava volessi aggiungere dell’altro, evidentemente mi sbagliavo. La signorina French è una personcina particolarmente solare e simpatica, per non parlare della sua naturale bellezza…” 

E dei suoi occhi azzurro cielo, delle fossette attorno alla bocca quando sorride, del bellissimo rosso di cui si colorano le guance quando arrossisce, della sua goffaggine, di quelle gambe così perfette, di quella pelle così morbida al tocco, del suo profumo così dolce e femminile…

“L’hai riportata a casa tu?”

Gold si ridestò dai suoi pensieri. “S-si. Siamo andati al negozio, abbiamo parlato un po’ perché era troppo scossa per tornare a casa, Neal si è svegliato e l’abbiamo riaccompagnata, tutto qua.”

Jefferson annuì. “Bene, se è tutto qui, tuo figlio ci aspetta.”

Gold annuì, fece dei passi verso il salotto e poi si voltò nuovamente di scatto verso Jefferson, quasi urtandolo. “Sono un vecchio pervertito Jeff. L’ho quasi baciata. Se non si svegliava Neal io… Non so se mi sarei fermato.”

Gold guardava l’amico con gli occhi sgranati, in panico.

“Ok Neal, io ed il papà dobbiamo parlare qualche altro istante, che ne dici di cominciare senza di noi?”

Neal annuì confuso e schiacciò play, lo schermo si illuminò e Jefferson prese Gold per la camicia e lo tirò nuovamente in cucina.

“Sto aspettando Robert.”

Gold sbuffò e si passò una mano sul viso. Si accasciò sulla sedia ed iniziò a giocherellare con l’anello che portava sempre sull’anulare destro.

“In negozio abbiamo iniziato a parlare, si è creato qualcosa di… Non so, un qualcosa! Ad un certo punto eravamo così vicini che se Neal non si svegliava io l’avrei baciata. Poche ore dopo il tentativo di un assalto Jeff. Capisci? Sono un mostro!”

Jefferson annuì cercando di comprendere la situazione. “E lei? Ti stava rifiutando in qualche maniera? Ti ha detto qualcosa?”

Gold negò. “ Le ho chiesto scusa… Lei ha detto che non era assolutamente colpa mia, che non dovevo prendermi tutte le responsabilità, che c’era anche lei e poi… Poi mi ha abbracciato ed è entrata in casa.”

“Ti ha abbracciato?” 

Gold annuì, un’espressione di angoscia sul volto. Non era stato facile aprirsi con Jefferson, in quanto la questione “Belle” era ancora oscura e paurosa. In qualche modo dire quelle cose ad alta voce lo fece sentire molto stupido.

“ E da quale pianeta un abbraccio ed un quasi bacio rappresentano essersi comportati da mostro, brutto testone che non sei altro?”

Gold impallidì. “I-io non lo so, ok?”

Jefferson rise e scosse la testa. “Ti piace eh?”

Gold annuì, ancora con un’espressione di dolore sul volto. “Che Dio mi aiuti, si. Mi piace, non riesco a togliermela dalla testa.”

“E allora perché non le chiedi di uscire?”

“Co-cosa? Io? Non… Naah”

“Brutto stupido, cosa ti passa per la testa? Ti piace, non riesci a smettere di pensare a lei e non le chiedi di uscire?”

“E’ complicato Jeff. Tanto per cominciare ha la metà dei miei anni…”

“E lo stesso è molto più matura di te, ci scommetto le mutande.”

Gold sbuffò. Jefferson ci stava chiaramente prendendo gusto in quella conversazione che lo vedeva in difficoltà.  “ Ha la metà dei miei anni, è dolce, bella, intelligente, così… luminosa, adorabilmente goffa, piena di aspirazioni e speranze, cosa se ne farebbe di un vecchio come me? E poi devo occuparmi di Neal”

“Oh-oh”

“Cosa?”

“Io pensavo la tua fosse una semplice simpatia, non che fossi già a questi livelli di… Beh quella cosa lì, le farfalle allo stomaco, il nervosismo, la paura… Del piccolo teppista non devi preoccuparti, te lo posso tenere in qualche appuntamento, e sai, basterà uno squillo e gli offro un letto per la notte, se le cose, sai, dovessero andarti bene”

“Jefferson, dannazione!”

“Che c’è, non ci hai mai pensato?” Chiese Jefferson sorridendo malizioso.

“No! Assolutamente no!”

“Porca miseria se sei cotto, amico. Chiedile di uscire e smettila di fare lo stupido. Chiaro? Altrimenti vado a dire a tutta Storybrooke della tua cotta, come se fossimo all’asilo”

“Non ti azzarderesti mai…” Disse Gold fissando un Jefferson che per la prima volta da quando era entrato dalla porta, era serissimo.

“Ok, ok, ok. Le chiederò di uscire, ma non so come. Dammi tempo.”

Jefferson diede una pacca sulla spalla all’amico e si diressero sul divano con Neal.

 

 

 

 

 

 

 

“Belle French. Dove sei sparita ieri sera? Mi hai fatta preoccupare!” Gridò Ruby al telefono.

“Oh… E così eri preoccupata eh? Non eri indaffarata con Peter?”

“Beh, si ma…” 

“Lascia stare Rubes, serata pessima. Grazie a Gold però, non devo più temere quel cretino di Nottingham”

“Cosa. Diavolo. Stai. Dicendo?”

Belle raccontò tutta la storia ad una sempre più shoccata Ruby.

“Non ci posso credere Belle! Mi spiace tantissimo io non so nemmeno da dove iniziare a scusarmi!”

“Nessun problema, si è risolto tutto per il meglio alla fine…”

“Ceeerto. Gold ha addolcito la pillola?”

“Mmmmh, si! Abbastanza! Credo che… Credo che volesse baciarmi sai..?”

“C-come scusa? E perché non l’ha fatto?”

“Oh, Neal si è svegliato e beh ecco…”

“Ecco i problemi quando ti piace uno con il doppio dei tuoi anni e con un figlio…”

“Ehi! Però quando mi ha riaccompagnata, l’ho abbracciato e… Oddio Ruby, devi aiutarmi, devo fare qualcosa prima o poi, ci sto perdendo la testa.”

Ruby rise dall’altra parte dell’apparecchio.

“Chiedigli di uscire, no?”

“Dici che accetterebbe?”

“Andiamo Belle, mi prendi in giro? Quell’uomo è cotto di te, ho fiuto per queste cose, fidati!”

“Ok Ruby. Ci siamo allora. Domani. Domani gli chiederò di uscire!”

 

 

 

 

 

 

Quella sera si alzò un forte vento, tanto che la finestra della camera da letto di Gold si spalancò completamente. Gold si avvicinò alla finestra ed inspirò rumorosamente, l’aria fresca che entrava con una certa prepotenza. Domani. Domani avrebbe trovato il coraggio di chiedere alla signorina French di uscire per un appuntamento. Sorrise, chiuse la finestra, tirò le pesanti tende e si infilò a letto, con in testa una miriade di pensieri, tutti incentrati sulla bibliotecaria che gli aveva rubato il cuore.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Il lunedì vide Gold indaffarato come non mai nel suo negozio, rinchiuso nel retro ad aggiustare ingranaggi di vecchi orologi che gli erano stati commissionati da settimane, che non aveva mai trovato il tempo di aggiustare, Neal quella mattina aveva fatto i capricci per andare a scuola, Gold lo aveva trovato molto strano, non era da lui.

Probabilmente aveva a che fare con il fatto che avrebbe passato il pomeriggio con Emma e si sentiva nervoso. Neal come il padre, tendeva a scappare dalle responsabilità, proprio come in questo momento, riempirsi di vecchi lavori da recuperare solo per giustificare il fatto che non trovava il coraggio di andare a parlare con Belle. Aveva deciso che oggi le avrebbe chiesto di uscire, non trovava le parole e quindi aveva deciso di riempirsi di lavoro per non pensarci.

Ad un certo punto sentì la campanella del negozio, lentamente si alzò e si stropicciò gli occhi e raggiunse la parte anteriore del negozio.

“Jefferson” sospirò sollevato. Per qualche secondo aveva pensato di trovarsi davanti Belle, non si sarebbe mai perdonato se lei avesse trovato il coraggio di affrontarlo prima di lui, dopo gli avvenimenti di qualche sera prima.

“Robert Gold, sempre chiuso nella sua tana ad ammazzarsi di lavoro! Dov’è il teppista?”

“A scuola, come tutti i giorni… Oggi passerà il pomeriggio dai Nolan, con Emma… Sai, loro due…”

“Ma è il mese dell’amore per gli uomini Gold! Che cosa stupenda!”

Gold fece finta di non sentire e prese il pacco dalle mani dell’amico.

“E’ il mio ultimo completo?”

Jefferson annuì compiaciuto.

“Certo caro, ci ho messo tutto me stesso, come sempre, spero ti calzi a pennello, ormai conosco a memoria tutte le tue misure…” Gli disse malizioso, facendogli l’occhiolino.

“Potresti… Semplicemente, smetterla?” Chiese Gold infastidito.

“Hai dimenticato il tuo caffè stamattina, tigre?”

“No, no, è che… Scusami.” Gli sorrise distratto, avvicinandosi al bancone per scartare il pacco ed ammirare il suo vestito.

In quel momento Belle entrò nel negozio con due tazze ed un enorme sorriso sulla faccia. Vide Gold e Jefferson di spalle, intenti a scartare un pacco.

“Allora…Hai chiesto alla tua principessa di uscire a cena?”

Gold girò la testa verso la porta e vide Belle. 

“B-Belle! Ciao, cosa ci fai qui?”

Jefferson spalancò gli occhi e fissò un imbambolato Gold.

“Ciao Robert, Signor Hatter!” Annuì Belle.

“Buongiorno Miss French… Gold… Mi sono ricordato che sono in ritardo per un’altra consegna, fammi sapere se va tutto bene, se hai bisogno, sai dove trovarmi!” disse dileguandosi il più in fretta possbile.

Belle sorrise a Jefferson mentre usciva. Era arrivata con l’intenzione di chiedergli di uscire, passare del tempo insieme, ma poi, la frase di Jefferson…

Il cuore le si spezzò e tutto ad tratto si sentiva fuori posto. “Hai chiesto alla tua principessa di uscire a cena?” All’improvviso tutto il nervosismo, l’attesa, le farfalle nello stomaco, le aspettative, scomparvero in un battito di ciglia. Gold aveva un’altra donna. Non un’altra, semplicemente una donna, che ovviamente non era lei. Ora si sentì nuovamente quella stupida adolescente innamorata dell’uomo più vecchio, si sentì mancare il terreno sotto ai piedi, a cosa pensava? Che lui avesse voglia di perdere tempo con una stupida ragazzina? Che lei potesse essere la persona giusta per lui ed anche per suo figlio? In un istante tutto le fu chiaro, il prestarle soccorso più di una volta, la gentilezza che le aveva riservato fino a quel momento, non era altro ciò che lei desiderava vedere, Gold in realtà era solo gentile, non provava un bel niente per lei.

“Belle?” 

“Mmmh, si?”

“Beh, ecco… Avevi bisogno di qualcosa?” Chiese Gold gentilmente, fissandola negli occhi.

“Beh si ecco, ero venuta a portarti del the caldo, e a ringraziarti nuovamente per l’altro giorno e… niente, tutto qua.” Doveva andarsene al più presto, aveva sbagliato a venire qui con il cuore leggero, sperando che tutto andasse bene. Un pensiero unico le martellava la testa: “Ha una donna che non sei tu, vattene!”

Gold annuì ed allungo una mano per prendere il the.

“Non dovevi disturbarti Belle, come ho già detto più volte, nessun problema, insomma, siamo amici no?” Provò a sorriderle pateticamente. L’umore di Belle sembrava essere cambiato da quando era entrata nel negozio ad ora, la stava forse mettendo in soggezione? Calmati e chiedile di uscire!

“Amici, si, ma certo! Solo che dovevo eccome! Dopo tutto quello che hai fatto!” Sorrise ed abbassò lo sguardo. Amici.

 

Ed ecco nuovamente quel modo bellissimo di arrossire.

 

“Neal come sta?”

“Oh, bene! Oggi passa il pomeriggio con Emma, la sua amica…del cuore… Questa mattina era così agitato che non voleva nemmeno andare a scuola, ma l’ho caricato in macchina con la forza!” Di cosa stai parlando, Gold? 

“Ehm, si beh… Insomma, una giornata un pochino strana!”

“Oh, si, sicuramente! Domani inizio il trasloco, visto che i tuoi uomini mi hanno detto che l’appartamento è in perfette condizioni…”

Gold sorrise. “Perfetto!”

“S-si.”

Gold annuì. La conversazione era morta, che ne era stata di tutto il suo entusiasmo di avere una conversazione con lui? Gold non sapeva come affrontare la situazione, tutto quello che gli riusciva era sorridere ed annuire e prendere qualche sorso del suo the.

“Belle…tu…” Iniziò Gold con non poca difficoltà.

“Ora devo andare…” Tagliò corto lei, consapevole di aver interrotto un suo tentativo di essere civile. “Grazie ancora Signor Gold, a presto!”

In un lampo era fuori dalla porta e Gold rimase intontito in mezzo al negozio, con il bicchiere di the in mano, in preda alla confusione. Cosa le era capitato? E come mai era ritornato il Signor Gold? Qualcosa doveva essere successo se era entrata con un sorriso stupendo ed uscita così di fretta… Oh no… E se avesse sentito… No, non poteva essere… E se avesse sentito le parole di Jefferson e avesse pensato male? 

Gold scosse la testa, non poteva essere, questo avrebbe implicato il fatto che anche lei provasse qualcosa per lui, cosa assolutamente impossibile. Tutto si aspettava oggi ma non questo. Ad un certo punto il telefono squillò, era Jefferson.

“Cosa diamine vuoi, mi stalkeri adesso?”

“Ho solo notato che la signorina French è uscita parecchio presto e parecchio arrabbiata dal tuo negozio, hai bisogno di un bicchierino?”

“E’ ancora mattina Jeff. Devo lavorare.”

“Uhm, è andata così male eh?”

“Non gliel’ho chiesto. Non ce l’ho fatta. Sono un codardo. Poi era di un umore così strano. Penso che abbia sentito quello che…”

“Vai. Da. Lei.”

“Ma”

“Robert Gold. Quanti anni hai?”

Questa domanda fu più che sufficiente, doveva smetterla di comportarsi come un ragazzino alla prima cotta, cosa c’era di differente tra la sua reazione e quella di Neal? Neal aveva dieci anni, lui molti di più.

Riagganciò il telefono in faccia a Jefferson, prese le chiavi, chiuse il negozio ed attraversò la strada in direzione della biblioteca.

Entrò. Belle era lì. Al bancone della reception che gli dava le spalle, seduta, probabilmente a leggere. Si fece coraggio e fece qualche passo avanti.

“Belle?”

Belle si sorprese e si voltò verso di lui, non fece in tempo ad asciugarsi le lacrime che le rigavano il volto.

No, no, no. Perché piangeva? Era stato lui? 

“Belle? Cos’è successo?”

Belle sorrise e si asciugò le lacrime. “Oh, niente di che, solo un libro, mi sono emozionata tutto qua.”

Mentiva. Ma cosa avrebbe potuto dirgli? Pensavo ci fosse qualcosa tra di noi? Il fatto che mi hai quasi baciata l’altra sera, mi ha fatto stare sulle nuvole per tutto il weekend? Hai mai ripensato a quell’abbraccio tanto quanto l’ho fatto io? Tanto che mi sembrava tutto un sogno?

“Oh. M-mi dispiace.”

“Fa niente. Hai bisogno di me?”

Gold si avvicinò, Belle fece il giro del bancone e gli si mise di fronte. Come poteva essere così bella anche con gli occhi lucidi dalle lacrime?

Deglutì, il panico si impossessò nuovamente di lui.

“Hai bisogno di aiuto con il trasloco domani?” Stupido. Stupido idiota che non sei altro.

“Oh, no grazie. Gentile da parte tua ma ho tutto sotto controllo… Ora se vuoi scusarmi, devo lavorare…” E gli voltò nuovamente le spalle, per la seconda volta nel giro di quindici minuti. Gold chiuse gli occhi in una smorfia di dolore.

“Vuoi… Vuoi una mano?”

Belle si voltò e lo guardò negli occhi. C’era qualcosa di strano in Robert stamattina, ma a quegli occhi non poteva proprio dire di no. Annuì e gli passò una pila di libri.

“Quelli vanno lì in alto, visto che… Visto che io non posso più salire su una scala senza il permesso del mio amico e padrone di casa…” Gli disse, facendogli la linguaccia. Per quanto delusa fosse della sua mancata opportunità, poteva almeno provare ad essere sua amica.

Gold le sorrise e la aiutò a sistemare tutti i libri negli scaffali più alti. Verso mezzogiorno erano seduti per terra, appoggiati ad uno scaffale con una busta di take-away di Granny in mano.

Gold si era tolto la giacca, slacciato il panciotto, addolcito il nodo della cravatta e sbottonato i primi due bottoni della camicia. Belle si perse ad osservarlo, non lo aveva mai visto così poco vestito, nonostante fosse ancora pieno di strati, in pubblico non si faceva di certo vedere in quelle condizioni.

“Mmmh, Granny fa i migliori hamburger della città dobbiamo dargliene atto” mugolò di piacere Belle al secondo morso.

Gold la fissò e rise. “Non sapevo avessi questa… cosa per gli hamburger, mia cara”

Belle arrossì e per poco non le andò di traverso il boccone. 

“Ma quale cosa! Apprezzo sempre il buon cibo!” 

“Oh, certo, degli hamburger. Chissà come reagiresti ad una vera cena, un vero ristorante, con del vero cibo.” Gold la fissava negli occhi, impaurito, impressionato.

Belle prese un sorso della sua coca-cola e gli sorrise. 

“I-io dico per davvero Belle…”

Belle spalancò gli occhi… Era…

“Cosa? Cosa dici per davvero? Che gli hamburger in realtà ti fanno schifo? Che lo dici solo perché odi Gran….”

“Esci con me.” Così. Dopo una mattinata intera a provarci, gli era uscito dalla bocca tutto d’un fiato. La mattinata trascorsa con lei, l’avergli dato una mano con la biblioteca, l’aver riso, scherzato, l’essersi presi in giro, l’aver condiviso storie, l’aveva messo a suo agio, gli batteva il cuore all’impazzata e sarebbe diventato pazzo se non glielo avesse chiesto.

Belle si immobilizzò all’istante. Esci con me. Quelle tre parole che rimbombavano nella sua testa da quando le aveva sentite pronunciare. Belle si fermò ad osservare Gold, con i vestiti stracciati, il suo hamburger in mano, i suoi occhi nocciola pieni di paura e insicurezza, la sua bocca leggermente spalancata che le faceva voglia di avvicinarsi e baciarlo per ore,  i capelli che gli coprivano una porzione di viso e che sembravano così morbidi da accarezzare. Aveva sentito veramente quella domanda o era solamente frutto della sua immaginazione?

“Uscire”

“Si”

“A cena”

“Si”

“Con… Con te”

“Beh, si,” Disse Gold con un’alzata di spalle ed una smorfia.

“Come un appuntamento?”

“Se tu vuoi che sia un appuntamento, allora sarà un appuntamento”

“Tu vuoi che lo sia?”

Gold si prese qualche secondo per pensarci, posò l’hamburger nella sua confezione, si pulì le mani e cominciò a giocherellare con l’anello che portava sempre all’anulare destro.

“Io… Si, Belle. Mi piacerebbe molto portarti fuori a cena, per un appuntamento”

Silenzio. Belle studiò ancora Robert, che ora era visibilmente nervoso.

“S-se non ti va non c’è nessun probl…”

“Si”

“Cosa?”

“Si, Robert. Mi piacerebbe tantissimo uscire a cena con te.”

Gold sorrise ed abbassò le spalle espirando. Evidentemente si era tolto un peso.

Ma allora, prima con Jefferson nel suo negozio, possibile che stessero parlando proprio di lei?  Un sorriso enorme le sfuggì dalle labbra.

“Mercoledì sera, può andare bene?” Disse mentre riprendeva in mano il suo hamburger.

Belle annuì. “Mercoledì sera è perfetto!”

“Dopo questi orrendi hamburger ti porterei fuori anche questa sera stessa, ma mi serve del tempo tecnico per sistemare Neal e…”

Belle allungò una mano e la mise sopra a quella di Gold.

“Va benissimo Robert, non c’è nessun problema. Se non riesci a trovare nessuno per Neal, possiamo spostare o lui può uscire con noi… A me non dispiace..”

Gold sorrise. “Sarebbe un primo appuntamento un pochino strano… Io, te e… Mio figlio, non credi?”

Belle rise, si in effetti sarebbe stato molto strano ma il piccolo Gold le piaceva veramente. Primo appuntamento.

Finirono il pranzo, riprendendo le loro chiacchiere del più e del meno, ad un certo punto Gold si scusò e tornò al suo negozio, effettivamente aveva anche lui una sua attività da mandare avanti.

Belle estrasse il cellulare dalla tasca e digitò un sms per l’amica Ruby: 

 

  • Indovina chi mi ha chiesto di uscire per un appuntamento?

 

  • CHI? SPARA.

 

  • Robert Gold :)

 

  • NON POSSO CREDERCI BELLE! PIù TARDI TI CHIAMO, DEVO SAPERE TUTTO. xx

 

Belle quella sera si ritrovò a fissare fuori dalla finestra il paesaggio di Storybrooke. 

Esci con me. Quelle tre parole non le avevano dato tregua per tutto il giorno. Ancor un paio di giorni e sarebbe finalmente uscita con Robert Gold.








**Rieccomi!! Ed ecco anche i nostri sfigati preferiti che.... CE L'HANNO FATTAAAAAA!

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


“E così hai trovato il coraggio?” Chiese Jefferson mentre con un paio di spilli in bocca, era intento a fissare un punto sulla manica di Gold.

“Si Jeff. Ora non farne un affare di stato.” Disse stancamente Gold.

“Ok, ok. Però i preservativi comprali tu.”

Gold fece un movimento brusco con la mano, cercando di afferrare l’amico, finendo col pungersi la mano.

“Brutto s…”Sibilò Gold.

“Papà?”

“Eehm si Neal? Hai finito i compiti?”

Neal annuì soddisfatto e si sedette su una delle poltrone.

“Ehilà piccolo teppista! Com’è andato il tuo pomeriggio con la tua Emma?”

Neal spalancò la bocca ed arrossì. Poi fissò minaccioso il padre.

“Papà? Glielo hai detto tu?”

“Ehi, il mio bambino ha la sua prima cotta!”

“Non sono un bambino! Ed Emma non è una cotta… Emma è…”

“Ooooh no. Lo so bene come siete voi Gold quando cominciate a parlare delle vostre donne!”

Neal si interruppe e si mise a ridere scuotendo la testa.

“Nostre donne? Io ho solo Emma!” Disse Neal confuso.

Gold e Jefferson si scambiarono uno sguardo mentre Jefferson tratteneva a stento una risata.

“Ehi, volete dirmi cosa c’è? Ho già detto che non sono un bambino! Papà?”

Gold fece cenno a Jefferson di lasciare la stanza e si avvicinò al figlio.

“Figliolo, come la prenderesti se ti dicessi che…”

“E’ tornata la mamma? Sei ancora innamorato di lei?” Chiese Neal incerto, studiando la reazione del padre.

“Oh no, no, no. Sei completamente fuori strada ragazzo mio! Ascolta… Ho chiesto alla signorina French di… uscire con me… Domani sera…” Gold si morse il labbro cercando di capire la reazione del figlio.

“Oh”

“E’ una cosa che ti disturba? Preferiresti che annullassi l’appuntamento? Non sei pronto a….”

“Emma aveva ragione! Le avevo raccontato di come diventavi tutto rosso in viso quando parlavi della signorina French e di quella sera tardi che l’hai portata al negozio ed eravate così vicini che io pensavo che…”

“Ok, ok, ok. Rallenta. Quindi è tutto… ok?”

Neal sospirò. “Mi piace la signorina French! Lei è ok! Solo… Ti ha detto di sì, vero?”

Gold rise profondamente. “Si, figliolo, mi ha detto di sì. Strano eh?”

“No! E’ solo che lei è giovane e… diversa”

“Lo so ragazzo mio, lo so. Sono più sorpreso e nervoso di te, credimi.”

Neal annuì ed abbracciò il padre.

“Ma non è che poi devo chiamarla mamma?”

Gold smise di respirare per qualche secondo. 

“Neal… Stai correndo un pochino troppo ora… Non so nemmeno se le sono simpatico o se…” Gold disse agitando le mani nel vuoto per sottolineare il concetto.

“Andrà benissimo papà! Secondo me già le piaci! Ti ha detto si!”

Gold arrossì ed accarezzò una guancia al figlio.

“Questo lo vedremo, suppongo…”

 

 

 

Mercoledì sera.

 

“Papà, smettila di torturarti quel fazzoletto da taschino. Vai bene così!”

Gold si voltò di scatto verso il figlio. Era da circa mezzora che si trovava davanti allo specchio, cercando di sembrare il più presentabile possibile.

Indossava uno dei suoi soliti completi neri, ma la camicia era blu stavolta, la cravatta era prevalentemente blu ma con delle trame bordeaux. Non se la sentiva di andare al primo appuntamento vestito completamente di nero.

“Ehi, Neal!”

“Nervoso papà?”

Gold sorrise al figlio. “Si, molto nervoso…”

“Ma tu a Belle piaci già! Diglielo!”

Gold rise sommessamente. “Neal, le cose per gli adulti funzionano un po’ diversamente, purtroppo.”

“Ecco perché i fiori, il vestito più chiaro e due litri di colonia…” borbottò Neal uscendo dalla stanza, Gold scosse la testa sorridendo. La spontaneità del figlio non smetteva mai di sorprenderlo, così opposta alla sua introversione e serietà.

Poco dopo scese le scale e finì di istruire il figlio su come comportarsi con Jefferson quella sera. Il campanello suonò e Gold andrò ad aprire all’amico.

“Eccoti qui Gold! Wow, tirato a lucido per la tua bella?”

Gold represse la voglia di prenderlo a pugni e lo fece entrare.

“Neal, Jefferson è qui! Mi raccomando, comportati bene”

“Si, lo so papà, me lo hai detto tante volte!!”

“Parlavo con Jeff, ometto. Comportatevi, tutti e due. Ci vediamo più tardi.”

Afferrò i fiori, le chiavi della macchina e con un ultimo sguardo di ammonimento, avvertì Jefferson e Neal. Si avvicinò alla macchina, appoggiò i fiori sul sedile e partì.

Puntualissimo suonò il campanello e si schiarì la voce. Era un fascio di nervi, aveva bisogno di calmarsi, cominciò a camminare su e giù, fino a che sentì il portone aprirsi, così poté salire le scale che portano all’appartamento, fu lì che vide Belle alla porta. 

Era bellissima, con un vestito blu, appena sopra ginocchio, molto semplice ma le risaltava gli occhi, i capelli ramati le scendevano dalle spalle, incorniciandole il viso.

Gli sorrise e Gold si perse.

“Ciao Robert!” 

Gold sembrò ridestarsi, le sorrise e le porse il piccolo mazzetto di fiori che le aveva preso quella mattina al negozio di fiori di suo padre.

Belle prese i fiori ed arrossì. “Grazie Robert! Non dovevi! Li trovo bellissimi”

Gold si perse nuovamente quando la vide affondare il naso in messo al mazzo di gigli bianchi che le aveva regalato. Non voleva essere da subito esplicito con una rosa rossa, aveva paura di spaventarla, così aveva optato per dei gigli, conscio del fatto che avendo lavorato parecchio con il padre, avrebbe colto a pieno il loro significato.

“Vado a metterli subito in un vaso, accomodati pure fino a che sistemo tutto!”

Gold annuì e le sorrise, poi entrò e si guardò in giro. C’erano ancora parecchi scatoloni, d’altronde era in pieno trasloco. Vide Belle prendere un vaso da uno degli scatoloni, riempirlo d’acqua e con cura metterci dentro i gigli, il tutto sorridendo, felice del fatto che avesse gradito il pensiero.

“Bene, questo è il mio appartamento, non fare caso al disordine giuro che una volta spariti gli scatoloni, sarà un pochino più spazioso!”

Gold le sorrise. “Non ne dubito, sembra già grazioso così. A proposito, sei molto bella questa sera”.

Belle arrossì furiosamente ed abbassò la testa, Gold sorrise soddisfatto, poi le allungò un braccio. “Vogliamo andare?”. Belle annuì e gli prese il braccio.

Il calore che le trasmetteva tramite tutta quella stoffa, la colonia, lo shampoo, il fatto che le avesse regalato dei fiori al primo appuntamento, era tutto inebriante. Si era sempre immaginata Gold un uomo di classe ma non si aspettava i fiori, o che la accompagnasse a braccetto e che le aprisse addirittura la portiera della macchina per farla accomodare.

“Dove mi porti?”

“Ho il presentimento che nessuno al mondo possa disprezzare la cucina Italiana… Quindi Marco’s sia!”

“Oh, non ho ancora avuto l’occasione di andarci!”

“Ti… Ti va? Se non ti piace, possiamo andare da qualche altra…”

Belle gli appoggiò una mano sul braccio per fermarlo.  “Va benissimo Robert, è perfetto così come hai pensato tu!” 

E chi avrebbe potuto resistere a quel sorrisino?

Poco dopo Gold parcheggiò davanti a Marco’s e scese ad aprire la portiera ad una sempre più imbarazzata Belle. Entrarono e Marco li accolse con un gran sorriso.

“Mr Gold! Mrs French! Che piacere! Il vostro tavolo è già pronto, se volete accomodarvi…”

Gold gli fece un cenno di ringraziamento e si incamminò con Belle verso il tavolo. Le spostò galantemente la sedia e poi si sedette di fronte a lei.

“Presumo che tu venga qui abbastanza spesso…” Ipotizzò Belle.

Gold annuì. “Quando ti parlavo di una vera cena, con vero cibo… Oltre alle mie doti culinarie, mi riferivo proprio a questo posto”

Belle rise. “Doti culinarie?”

Gold annuì soddisfatto. “Un figlio ed una vita da solitario, portano ad imparare molte cose signorina French!”

Belle si ritrovò a ridere nuovamente, non che non lo ritenesse simpatico già da prima, ma tutte le storie che si dicevano in città sul suo conto erano ufficialmente false. Robert Gold poteva nascondere qualche lato oscuro, ma era anche un uomo di una galanteria ed un umorismo particolare. Non aveva incontrato nessuno che finora le avesse regalato dei fiori, con quello sguardo timido ed insicuro, qualcuno che le aprisse la portiera della macchina e la prendesse a braccetto per portarla a cena in un ristorante carinissimo. Robert era un uomo che sicuramente era in grado di sorprenderla.

Poco dopo arrivò Marco per le ordinazioni, Gold le chiese un parere sul vino e quando lei ammise di non intendersene molto, ordinò lui per entrambi e quando arrivò la bottiglia, ne assaggiò un goccio, come da galateo, poi le versò un calice.

“Sai io… Non sono abituata a tutti questi gesti di… premura…” Allo sguardo interrogativo di Gold, continuò. “Sai, i fiori, la portiera, il vino, i ristoranti…” Aggiunse gesticolando con le mani, imbarazzata. Gold sorrise alzando un angolo delle labbra.
“Mi spiace Belle, mi spiace molto che tu abbia incontrato degli uomini che non ti abbiano fatta sentire come meriti” Improvvisamente Gold la fissò intensamente negli occhi.

Belle ricambiò lo sguardo e per più di un attimo rimasero lì a fissarsi intensamente.

Proprio quando Gold stava per afferrarle una mano sopra al tavolo, vennero interrotti dal cameriere che cominciò ad allestire la tavola. Si scambiarono un sorriso imbarazzato ed afferrarono il calice per brindare.

Dopo qualche altro minuti di attesa e discussione sul più e sul meno, il cibo arrivò e Belle non poteva che dargli ragione su quel ristorante, batteva di gran lunga gli hamburger di Granny!

Tutto filava liscio, il vino, il cibo, Robert, era tutto perfetto! Non c’erano più silenzi imbarazzanti e nonostante l’incapacità di Gold di fare grandi discorsi, se la stavano cavando piuttosto bene!

 

“E quindi Neal va bene a scuola?”

“Oh si, sono fortunato. Il mio ragazzo!”

“Sembri così orgoglioso di lui”

Gold sorrise ed appoggiò il tovagliolo, tornando a fissarla intensamente.

“Sai, Belle… Quando si è da soli, con un figlio… Ce l’ho messa veramente tutta e ne sono veramente orgoglioso!”

Belle annuì e fu lei a prendere l’iniziativa, mettendo una mano sulla sua al centro della tavola. A Gold venne l’istinto di ritirarsi, non era abituato al calore ed alla comprensione di persone che non fossero suo figlio.

“Oh, scusami… Io…”

Gold si sentì un completo idiota e chiuse gli occhi.

“No, no Belle, scusami tu io… Non ci sono abituato, m-mi dispiace…”

“Va tutto bene, non ti devi preoccupare”

Gold sospirò e le sorrise. Stava forse rovinando tutto? Perché era così dannatamente nervoso?

“Vuoi il dolce?”

“Oh sono così sazia che non penso proprio possa permettermi una fetta di dolce intera!”

“Beh, se non è un problema, possiamo dividere… Chiedo a Marco i dolci della casa…”

E con un sorriso, porse il tovagliolo che aveva appoggiato sulle gambe, nuovamente sopra la tavola e si alzò per andare a parlare con Marco.

Belle sorrise, un appuntamento così ben riuscito, nonostante la timidezza e freddezza di lui, non le era mai capitato, si sentiva benissimo ed il pensiero che quell’uomo che la stava facendo sentire così bene, altri non era che la sua segreta cotta adolescenziale, la fece sorridere ancora di più. 

“Bene, bene, bene! Che ci fa una signorina così carina seduta tutta sola in un ristorante? Aspettavi me per caso?”

Quella voce la fece rabbrividire all’istante. Alzò lo sguardo e si trovò Keith a pochi passi dalla sedia in cui prima era seduto Gold. Era tutto di nuovo così sbagliato.

“Allora? Stavi aspettando me?” Disse con fare lascivo e si sedette sulla sedia di fronte a lei.

“Keith. Cosa ci fai qui? Non sono sola e sicuramente non stavo aspettando te…”

“Oooh, la bibliotecaria ha i denti quindi”

In quel momento Gold tornò e si schiarì la voce, per far sapere a Keith della sua presenza. Keith sembrò capire il tutto ed esplose in una risata. 

“E così esci con questo vecchio? Seriamente? Tu hai scartato uno come me per uno come lui?”

Gold roteò gli occhi abbastanza innervosito dalla sua maleducazione.

Belle fissò Gold in cerca di aiuto e questo gli bastò per iniziare a parlare:” Signor Nottingham, pensavo ci fossimo capiti la volta scorsa”

Keith ghignò. “Sono del parere che la signorina trovi me seduto qui, molto più interessante”

Gold guardò Belle come a chiederle conferma e quando lei scosse la testa irritata, Gold rimase sollevato. Da dove nasce tutta questa insicurezza Robert?

“Se ne vada o la faccio sbattere fuori”

“Oh anche il vecchio qui ha ancora tutti i denti”

Gold sorrise nervosamente e posò una mano sulla spalla di Keith iniziando a stringere forte, a giudicare dal cambio di espressione.

“Questa è l’ultima volta che glielo dico, si alzi immediatamente dalla mia sedia, ci lasci in pace e soprattutto non osi avvicinarsi mai più alla signorina French o si troverà a dover dormire all’angolo di una strada a breve. Mi ha capito?”

Nottingham rimase in silenzio, e Gold strinse ancora di più la stretta, Keith mugolò dal dolore.

“Mi ha capito?”

“S-si. Si, signore.”

Sempre con la mano stretta alla spalla, Gold lo trascinò giù dalla sedia. Come poteva un uomo così minuto avere una tale forza? Belle arrossì e sospirò allo stesso tempo, ora si sentiva ancora più al sicuro.

Gold tornò a sedersi e fissò Belle. “Tutto bene? Vuoi… vuoi che ti riporti a casa?”

Belle annuì con decisione, Gold si alzò e le porse il braccio, assieme si avviarono verso Marco per pagare e salutare.

Una volta fuori dal ristorante e saliti in macchina Belle sospirò di nuovo. 

“Tutto bene Belle? Mi dispiace così tanto, io….”

“Non è colpa tua, va benissimo. Anzi, di nuovo grazie” Belle rise sarcastica. “Sembra che io non sappia fare altro che metterti nelle situazioni più scomode possibili”. Sospirò. “ Ho iniziato il mio secondo giorno in città quasi buttandoti a terra, sono caduta da una scala, hai dovuto salvarmi da uno stupido scimmione almeno due volte e tutto questo in quanto? Un paio di settimane?”

Gold rimase in silenzio ad ascoltare lo sfogo di Belle. 

“Questa sera doveva essere perfetta, tutto andava bene fino a quando quello psicopatico narcisista si presenta e rovina tutto…”

Tutto ad un tratto Belle, innervosita, uscì dalla macchina e Gold pazientemente la seguì. Come poteva essere così spaventosamente bella anche da arrabbiata?

Sorrise, mentre la seguiva silenziosamente.

“Mi spiace Robert, ho portato solo disordine nella tua perfetta routine, anche questa sera, Neal è a casa e meriterebbe di avere il padre al suo fianco…”

“Belle…”

“Io pensavo solo a riuscire a fare colpo sulla mia cotta di sempre ed invece continuo a rovinare tutto, non so nemmeno come sia possibile…”

“Cotta… cosa?”

Belle si fermò improvvisamente, rendendosi conto di aver parlato troppo.

Gold la fissava con la bocca spalancata ed un’espressione illeggibile in volto, Belle gli sorrise timidamente ed abbassò lo sguardo.

“Quindi tu…” Gold indicò prima lei con le dita e poi se stesso.

“Si, più o meno da sempre, fin da quando ero adolescente… mi dispiace, io non…”

Ad un tratto Gold cominciò a ridere di cuore, una risata che non aveva mai sentito, lo vide socchiudere gli occhi, sbilanciarsi leggermente in avanti, mettere le mani nelle tasche, i tratti del viso trasformarsi, sempre così duri e misteriosi, cambiarono completamente e Belle ne fu sorpresa. Stava ridendo di lei?

“Cristo Belle! Com’è possibile?” Riuscì a dire tra una risata ed un’altra.

“Beh… Non so cosa ci sia di così tanto divertente…” Belle si sentiva morire dentro, si vergognava da impazzire e lui stava facendo esattamente la cosa di cui lei aveva più paura, stava ridendo di lei. Spontaneamente si girò, incapace di affrontarlo, le lacrime che le pizzicavano gli occhi.

Improvvisamente Robert smise di ridere ed allungò una mano afferrando dolcemente Belle per il braccio, cercando di voltarla, ma Belle rimase immobile.

“Belle, mi dispiace, ho fatto qualcosa di sbagliato? Oh cielo io non volevo ridere di te… Stavo ridendo perché..  Davvero Belle? In piena adolescenza… uno come me?”

Belle allora decise di lasciarsi voltare e lo affrontò annuendo timidamente.

“Davvero? Niente adolescenti super muscolosi e attori di Hollywood?”

Belle scosse la testa sorridendo. Testardo di un Gold!

“Scusa, mi è scappato, non avresti mai e poi mai dovuto saperlo!”

Gold rise. “Beh, ne sono onorato, ma non la capirò mai signorina French…” le disse puntandole un dito contro. Belle decise che questo lato gioco le piaceva.

“Bene perché io mi capisco benissimo. E ti trovavo l’uomo più affascinante di tutta Storybrooke, ti trovo ancora l’uomo più affascinante di tutta Storybrooke” Aggiunse Belle con un sorrisino malizioso.

“Allora non avevo l’ombra di un capello bianco, in effetti…”

Belle si avvicinò e gli tirò una leggera sberla sul braccio, Gold ne approfittò per avvicinarla ed abbracciarla dolcemente.

“Grazie per la confidenza Belle, non preoccuparti, tra Neal ed il negozio, non mi dispiace aver conosciuto una pasticciona in più!”

Belle si lasciò andare ed appoggiò la testa sulla sua spalla, inalando il suo profumo così maschile. 

“Una pasticciona che mi stalkera da quando era bambina a quanto pare…”

Belle fece per staccarsi dall’abbraccio ma Gold rise e la tenne stretta a se, prendendole le mani e portandosele dietro la schiena, per evitare di essere colpito nuovamente. Rimasero lì per qualche minuto, con Belle che gli raccontava di qualche aneddoto della sua adolescenza, della sua cotta e Gold scuoteva la testa incredulo e rideva ad ogni nuova scoperta.

“La vita sembra giocare sporco… Un attimo prima sono una ragazzina con una cotta, poco più di dieci anni dopo, sto uscendo con la mia cotta, che ci ha messo un po’, ma si è accorta di me!”

“Eeehi! Eri solamente una ragazzina! Non avrei mai potuto vederti diversamente!”

Belle rise e lo colpì nuovamente. “Lo so, lo so! Stavo scherzando. Sei sempre un gentiluomo…”

Gold rise e la prese per mano. “La riaccompagno a casa signorina?”

Belle sorrise ed annuì. Gold le aprì la portiera della macchina e la fece accomodare, poco dopo arrivarono davanti l’ingresso dell’appartamento e Gold scese nuovamente per aiutarla a scendere dalla macchina ed attirarla a se per un altro semplice abbraccio. Non sapeva cosa gli prendeva, semplicemente non poteva farne a meno, una volta avuto il primo. Quasi immediatamente cominciarono a dondolare sul posto, senza accorgersene.

“Grazie Robert per la magnifica serata, mi spiace io…”

“Sssh… Questa cosa fra noi, è appena all’inizio e ci sono più scuse che altro nei nostri dialoghi… Grazie per avere accettato di uscire, ero così insicuro…”

“Ed invece hai scoperto che avresti potuto chiedermelo anche dieci anni fa e ti avrei sempre detto di sì!”

Gold rise e la guardò sorpreso, rimasero lì a fissarsi fino a che si avvicinarono sempre di più, un gesto naturale, negli occhi di entrambi c’era una richiesta di permesso mai verbalizzata, Belle fu la più coraggiosa ed afferrò dolcemente Gold per i lembi della giacca e lo tirò a se, azzerando la vicinanza tra loro, permettendo alle labbra di toccarsi, dapprima in un tocco leggero, poi Gold inspirò forte con il naso e cominciò a lasciarsi andare, aggrappandosi alla vita di lei e tirandola il più vicina possibile. Sperimentalmente Gold aprì leggermente le labbra per prendere  dolcemente il labbro inferiore di Belle tra le sue, ricavandone un piccolo gemito di soddisfazione dal profondo della sua gola. Accidenti se quest’uomo sa baciare! Due secondi di bacio e ho già le ginocchia traballanti!

Una mano di Gold si spostò dalla vita, accarezzandole la schiena con leggerezza, passando per la clavicola fino a raggiungere la sua destinazione, fermandosi sul collo. Belle aveva i brividi per le carezze dell’uomo e, mentre quel bacio si approfondiva sempre di più, Robert le accarezzava dolcemente il collo e con il pollice la guancia. Lei spostò le mani dal colletto della giacca alla vita, così alla cieca, nell’abbracciarlo, la mano finì sotto la giacca. Si sorprese nuovamente dal calore che quell’uomo emanava, nonostante tutti gli strati della sua armatura. Questa volta fu il turno di Gold di emettere un rumore dal profondo della gola, suono che le vibrò sulle labbra, non appena si sentì abbracciare all’interno della giacca.

Gold si staccò leggermente e fissò Belle, trovandola ancora con gli occhi chiusi e le labbra rosse dal bacio che si erano appena scambiati. Con il pollice le accarezzò la guancia e Belle aprì gli occhi, fissandoli ai suoi. Erano elettricità. Realizzarono in quel momento che sarebbe stato troppo difficile staccarsi, sarebbe stato troppo presto, così Gold si riavvicinò e si riappropriò delle labbra di Belle. Non poté fare a meno di inspirare nuovamente. Baciarla era vita, era ossigeno, era elettricità, era un’esplosione di colori, fuochi d’artificio nel cuore e nello stomaco, era niente di più bello dopo la nascita di Neal.

Il baciò si approfondì più in fretta questa volta e la mano di Gold alla vita di Belle, la strinse sempre più forte, come se avesse paura che tutta questa felicità gli svanisse tra le dita da un momento all’altro. Belle portò una mano tra i capelli di Gold, lo sognava da una vita, passare le mani tra quei capelli che sembravano così morbidi e setosi, quella sera si accorse che lo erano davvero. Quando si staccarono per riprendere fiato, Belle sorrise e Gold spostò il volto di lato per chiedere spiegazioni.

“Ho sempre sognato di farlo”

Gold non rispose, aveva ancora una mano attorno alla sua vita, l’altra piano piano la raggiunse, come per tenerla lì ancora qualche attimo, minuto, ora, per sempre.

Belle sorrise e scosse la testa. “Ho sempre sognato di baciarti, certo, come un’adolescente sogna il primo bacio perfetto, e poi ho sempre sognato di passarti una mano fra i capelli… E’ una cosa stupida lo so, ma ero solo una ragazzina, lasciami fantasticare!”

Gold rise imbarazzato. “E’ solo che non credo sia possibile… Eri poco più di una bambina ed io il mostro della città…”

“Non sei un mostro!”

Gold la guardò di traverso. “Oh lo sono eccome, mi sento in dovere di avvisarti”

Belle gli sorrise dolcemente. Aveva davanti a sé un uomo ferito più di quello che pensava, un uomo pieno di cicatrici ed oscurità, ma al tempo stesso un uomo così galante, corretto, e con un cuore pieno, colmo di amore.

“Però mi piacerebbe tanto sapere dell’altro sulla Belle adolescente che sognava di baciarmi…”

“Oh, non questa sera di certo! Mi è scappato, non avresti mai dovuto saperlo, ok?”

Gold annuì e lasciò la presa dalla vita di Belle, sentendo immediatamente un senso di vuoto impossessarsi di lui. Belle sembrò provare lo stesso quando si separarono, ma iniziò a cercare le chiavi nella borsetta per occupare le mani, che altrimenti l’avrebbero trascinato in un altro bacio.

Gold si spostò da un piede all’altro, improvvisamente nervoso ed indeciso sul da farsi.

“Beh io credo che… Ora tornerò a casa da Neal e…”

Belle si girò di scatto, cosa doveva fare? Lasciarlo andare? Farlo entrare? Cosa si aspettava?

“Oh io… Accidenti, non so come funzionano queste cose degli appuntamenti io… Ah… Credo che… Beh se vuoi entrare per un caffè va benissimo…” balbettò Belle.

Gold arrossì immediatamente ed il panico si prese nuovamente possesso di lui.

“Ah… Nemmeno io so come funziona Belle… Non esco con una donna da… Ma io credo che… Ora raggiungerò Neal a casa, si è fatto tardi e…”

“Giusto, Neal! Salutamelo tanto!”

Gold annuì. “Noi… ci rivedremo presto giusto?”

Belle annuì furiosamente. “Oh si, assolutamente si, dieci volte sì! Oh, a meno che tu non….”

“Oh no, no, no! Certo che voglio rivederti Belle!” 

Belle sorrise e gli si avvicinò nuovamente, si alzò leggermente sui tacchi per posargli un bacio sulla guancia, aggrappandosi ad un suo braccio nel processo.

“Buonanotte Robert”

Gold deglutì nervosamente, le afferrò una mano e le appoggiò il fantasma di un bacio sul dorso.

“Buonanotte Belle”

Belle arrossì ed entrò in casa, appoggiandosi pesantemente alla porta. La serata che aveva passato era stata una delle più belle in vita sua, e quel bacio… Ancora le tremavano il cuore e le ginocchia, era stato tutto perfetto o quasi.

Sentì il motore della Cadillac prendere vita ed un sorriso le dipinse le labbra. Robert Gold e i suoi baci che fanno tremare le gambe. Doveva proprio mettersi a cercare quel diario! Avrebbe potuto finalmente confermare tutto sui suoi capelli e sulle sue labbra, come segno che la vita è una gran sorpresa e non smette mai di stupirci.

Aprì la borsetta e trovò moltissimi messaggi di Ruby. Decise di risponderle che era tutto ok e che era appena tornata a casa, l’indomani le avrebbe fatto il resoconto.

Passò per la cucina e fissò il vaso con i gigli che Robert le aveva regalato e sorrise.

Purezza, candore, fierezza, nobiltà d’animo, l’uomo aveva dimostrato ancora una volta di avere gran stile. Annusò nuovamente i fiori e si diresse verso la camera da letto, sfiorandosi le labbra e pensando ancora a quel bacio con Robert. Non era mai stata baciata con così tanta passione e timidezza, trasporto e delicatezza.

Si buttò a letto ed impostò la sveglia per il giorno dopo e poco dopo si addormentò con il sorriso sulle labbra.

 

 

 

 

** Si, si, si. Lo so, è imperdonabile. Ho saltato una settimana e chiedo infinitamente scusa, ma aldilà degli impegni, questo capitolo non voleva proprio uscire! Spero di riuscire ad ingranare nuovamente con la storia, ma non temete, non ho intenzione di abbandonare!

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Gold parcheggiò la macchina nel vialetto di casa, scese e si diresse verso la porta. Non fece in tempo a mettere le chiavi nella toppa che Jefferson gli aprì la porta, fissandolo con uno strana espressione.

“Bentornato a casa latin lover!” sorrise malizioso.

Gold scosse la testa ed entrò in casa. “Dov’è Neal?”

“Oh, il teppista a metà film è crollato, l’ho portato a letto”

“Si è comportato bene?”

Jefferson annuì. “Veramente Gold, non so come faccia ad essere tuo figlio.”

Gold lo guardò di traverso, poi sorrise. “E’ speciale, lo so”

“Ma piuttosto, com’è andata la serata?”

Gold non poté fare a meno di sorridere al pensiero di Belle, coraggiosa, impacciata, timida, magnifica Belle.

“Ah, così bene? Alla fine… Li hai portati i preservativi?” Dicendolo si spostò velocemente verso la cucina, per evitare di essere colpito in faccia da Gold.

“Jeff… Non è… Non è così… Io non… Belle…”

“Sì, si era capito benissimo Robert, ti prendevo solamente in giro… Le è piaciuto il ristorante?”

“Oh si! Non riusciamo ad avere un incontro tranquillo a quanto pare… Nottingham si è seduto al tavolo davanti a lei mentre io non c’ero, pensavo avesse completamente distrutto al serata, ma poi l’ho portata a casa e…No, non ci crederai mai.” Gold tirò fuori dello scotch e ne versò una piccola quantità su due bicchieri, uno lo porse a Jefferson, che con lo sguardo lo pregò di continuare il discorso.

“Da ragazzina aveva una cotta per me. Dopo l’incontro con Nottingham, si è spaventata, pensava di aver rovinato tutto, quando improvvisamente le è scappato di dirmi di essere attratta da me da quando era adolescente.”

Jefferson era vicino a sputare lo scotch per tutta la stanza. “ Cosa? Vuoi dirmi che eri il sogno proibito di una ragazzina, prima ancora di diventare il mio? Oooh questo è scorretto! Pensavo di essere il primo ad accorgermene in città dopo… beh tu sai chi…”

A Gold si strinse lo stomaco. Cora. L’unica in città con la quale era successo qualcosa, prima e dopo Milah. 

 

 

Cora, la fidanzata storica del liceo, affascinante, bellissima, potente, labbra rosse e carnose che avrebbero conquistato chiunque, fascino ed ambizione da vendere, Gold ne era semplicemente ammaliato. Una volta finita la scuola, le aveva chiesto la mano, solo per scoprire che lei aveva già accettato la proposta di Henry Mills, un buono a nulla figlio di papà. Cora si era dimostrata per quello che era, lo aveva attirato nella sua trappola per così tanti anni, per poi lasciarlo con l’amaro in bocca. Pochi mesi dopo era arrivata Milah, migliore amica di Cora, con la quale aveva iniziato una relazione di pura passione per ripicca. Passarono gli anni e Gold pensava di avere trovato finalmente l’amore, si trasferirono a New York, si sposarono e qualche mese dopo, Milah gli disse di aspettare Neal. Neal nacque e fu il giorno più felice della sua vita, tanto che capì che il lavoro da avvocato gli avrebbe portato via gli anni migliori del figlio. Decise di tornare a Storybrooke, scelta che fece piano, piano, finire il suo matrimonio con Milah. A pochi giorni dall’ufficialità del divorzio, Cora gli si era presentata alla porta del negozio, buttando qua è là indizi sulla vera paternità di Regina, per poi ritirarsi e smentire il tutto. Gold non ne aveva mai avuto la certezza, poteva essere sua tanto quanto di quel Mills, decise che non lo avrebbe mai voluto sapere. Cora era stata di nuovo la sua storia segreta, incapace di resistere ai ricordi di gioventù e alle mille promesse d’amore della donna. Era diventato il suo amante varie volte, ma si accorse presto di non provare più nulla nei suoi confronti, c’era solo sesso, passione, possesso. Gold aveva Neal a cui pensare, lasciò Cora, che non la prese per niente bene e si dedicò solamente al figlio. Poco dopo la morte del marito, Cora si trasferì lontano da Storybrooke. Tornava solamente per passare del tempo con la figlia ogni tanto, non smettendo mai di passare da Gold per dargli un po’ di fastidio.

 

 

Gold si schiarì la voce e scacciò quei pensieri.

“Lascia che te lo dica amico, in pieni anni novanta, la ragazza guardava te e non Leonardo di Caprio. Devi andarle a comprare un anello domani stesso!”

Gold rise, come poteva Jefferson essere così ridicolo a volte?

“E’ successo dell’altro?”

“Uhm no”

“Parla.”

“Ok, ok. Potrebbe essere che… ci siamo baciati”

“Robert Gold!”

“E, non lo so Jeff… C’è stato qualcosa, qualcosa che non ho mai sentito prima…”

Jefferson sbuffò e si coprì il volto con le mani. 

“E con questa rivelazione me ne vado, buonanotte Robert, salutami il teppista!”

Gold rise ed annuì, facendo un cenno di saluto all’amico, che scomparve dalla cucina per poi ricomparire solo con la testa. “E i preservativi portali la prossima volta, mi sembrate già ad un buon punto!”

Gold afferrò una mela dal cesto della frutta e la tirò a Jefferson, mancandolo solo di pochi millimetri. Sorseggiò il suo scotch ed andò in camera a prepararsi per la notte, passando prima ad osservare il figlio che dormiva beatamente.

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Seduta in un angolo del locale, si sentiva così ottimista da ordinare il dolce per quella sera. Tirò fuori un pezzo di carta ed una penna e ci scarabocchiò sopra due nomi, sorridendo.

“Il suo tiramisù Signora Mills”

Cora alzò lo sguardo verso il cameriere e gli sorrise. Quello che aveva visto quella sera era stato davvero esilarante. Gold e quella piccola sgualdrina figlia del fioraio, a cena assieme. Decisamente i gusti di Gold in fatto di donne dovevano essere cambiati radicalmente dalla sua partenza. Come poteva piacergli quella ragazzina? Oh già, forse perché aveva la metà dei suoi anni? Era questa la moda dei giorni d’oggi? Con rancore pensò ancora a quella sera di tanti anni prima, dopo averla usata, le aveva detto di lasciare casa sua, la sua vita, suo figlio. Chissà quanti anni aveva ora quel mocciosetto. Cora era tornata a Storybrooke quella stessa sera ed aveva trovato un nuovo gioco entusiasmante. Ora si sarebbe sentito usato, maltrattato e calpestato anche lui. Sarebbe passata a fare un saluto da quella ragazzina l’indomani. 

Cora pagò il conto ed uscì, estrasse una sigaretta dalla borsetta e l’accese. Il filtro si impregnò subito del rosso fuoco del suo rossetto, aspirò una boccata ed espirò profondamente. Li avrebbe rovinati, così, solo per il gusto di farlo. Sorrise a sé stessa e si avviò verso l’auto, felice che il suo ritorno a Storybrooke abbia acquistato di nuovo un senso!

 

 

****

 

 

“BELLE FRENCH” urlò Ruby non appena vide entrare l’amica al diner.

“Nonna mi prendo cinque minuti di pausa, Belle ha una cosa da raccontare, non può aspettare!” Ruby si rivolse a sua nonna.

“Cinque minuti e non uno di più!” Annuì Granny, salutando Belle con un cenno.

Ruby prese Belle per un braccio e la fece sedere di forza in uno dei tavoli più nascosto del locale.

“Devi assolutamente dirmi tutto!”

Belle rise, arrossì e cominciò a fissarsi le mani mentre ci giocherellava.

“Oh è andata così bene Ruby! Mi ha portata da Marco, a mangiare Italiano, abbiamo chiacchierato di libri, letteratura, di suo figlio… Tutto andava bene fino a quando Keith si è presentato davanti a me, sedendosi sulla sedia di Gold, pretendendo di prendere il suo posto, per fortuna Robert è tornato e lo ha cacciato. A quel punto temevo di aver rovinato tutto, gli ho chiesto di portarmi a casa, ma nel parcheggio ho avuto un crollo nervoso e gli ho chiesto scusa per la serata, quando…” Belle alzò gli occhi verso l’amica per cercare di capirne il livello di attenzione.

“Quando?” Incalzò Ruby.

“Quando… Mi è scappato che lui è sempre stato la mia cotta, fin da quando ero ragazzina…”

“NON CI CREDO”

Belle annuì imbarazzata. “Pensavo di aver rovinato tutto ancora di più, soprattutto quando si è messo a ridere di me, più che altro della situazione e di come mi era scappata di bocca l’intera faccenda… “

“Accidenti Belle…”

“Ehi, ma… tutto si è risolto abbastanza in fretta a dire il vero…”

“Belle? Devi dirmi altro?”

Belle arrossì furiosamente. “Mi ha baciata. Due volte a dire il vero.”

Ruby aprì la bocca fino a formare un cerchio a forma di “o”. “Dettagli French, necessito di dettagli!”

Belle rise e poi sospirò pensando a quei due baci, il pensiero era ancora in grado di farle tremare le gambe. “Beh, cosa posso dirti… Non ti nego che l’uomo sa decisamente baciare, avevo le gambe che tremavano e mi aveva solamente appena sfiorata. Non so come e cosa sia successo, ma ad un tratto avevo una sua mano che mi teneva stretta a lui sulla vita e l’altra sul collo, poi sul viso. Ad un tratto era come se avessi le sue mani ovunque allo stesso tempo, il suo profumo addosso, la morbidezza dei suoi vestiti e dei capelli. Oh i suoi capelli Ruby! Avevo ragione da ragazzina a pensare che fossero morbidissimi!”

Ruby era sbalordita, mai Belle le aveva descritto un bacio in quella maniera, era felice ma allo stesso tempo temeva per l’amica, quella che sembrava una cotta, si stava trasformando in un’infatuazione molto seria ed era meglio per Gold che non avesse intenzione di giocare con i sentimenti di Belle o se la sarebbe vista con lei stessa. Con la fama di Gold in città, il fatto che l’avesse baciata dopo la confessione della cotta di Belle, le puzzava. Non voleva pensare male dell’uomo, ma poteva aver trovato l’occasione per avere la strada facile, spezzando così il cuore alla sua migliore amica, sarebbe stata molto attenta.

“Ruby?”

Ruby si ridestò. La voce di Belle a riportarla alla realtà. “Oh, si! Scusami Bellz, wow, davvero… Intenso! Ora scusami, devo tornare dalla nonna o sai come mi torturerà! Ti porto qualcosa?”

Belle si insospettì dell’improvviso cambio d’umore dell’amica, ma fece finta di nulla.

“Oh, sì, un the freddo per favore, grazie”

Ruby annuì e si allontanò. Era metà mattinata e molta gente a Storybrooke stava già lavorando, al diner non c’era quasi più nessuno.

Ad un tratto la campanella alla porta suonò ed entrò Gold. Sorpresa dal vederlo alzò subito la mano per salutarlo, forse con troppo entusiasmo visto che lui rimase serio e i pochi presenti si voltarono a guardarla.

Con mezzo sorriso sulle labbra, Gold ordinò il suo caffè a Granny per poi raggiungere Belle al tavolo.

“Buongiorno Belle”

“Buongiorno Robert!” rise Belle.

Gold notò gli occhi che le splendevano e che il rossore non le era ancora del tutto sparito dalle guance. Accidenti com’era bella! L’aveva realmente baciata la sera prima? Poteva essere vero?

“Noto con piacere che siamo di buon umore signorina French!”

“Come potrei non esserlo, è così una bella giornata!”

In quel momento arrivò Ruby con le ordinazioni e a Belle non sfuggì di notare il modo con cui la sua amica fissò Gold, quasi come se volesse minacciarlo o sfidarlo.

“Grazie Miss Lucas…”

Ruby fece un cenno con la testa e si allontanò. Belle era perplessa. Aveva appoggiato tutta la questione di Gold, addirittura spingendola verso di lui, ed ora sembrava aver cambiato completamente atteggiamento.

“Qualcosa non va Belle?”

Belle scosse la testa e sorrise a Gold, facendo sorridere timidamente anche lui. Non si rendeva conto di essere così bello, vero? Con gli occhiali da sole quasi trasparenti, il completo impeccabile, una cravatta rosso fuoco a contrastare il tutto, i capelli ondulati, leggermente spettinati dal vento, il cappotto lungo aperto. Era maledettamente affascinante in qualsiasi movimento, non poteva fare a meno di osservarlo in tutto.

“No, tutto ok! Come mai qui a quest’ora?”

“Beh, non riuscivo a svegliarmi questa mattina, non ho dormito molto la notte scorsa”

Belle si mosse sul posto. “Oh?”

Gold le sorrise e si guardò in giro brevemente prima di coprire una mano con la sua sopra al tavolo. 

“Avevo giusto un paio di pensieri che mi tenevano sveglio…Credo di aver sognato ad occhi aperti. Ho sognato un appuntamento con la donna più bella, dolce ed intelligente di tutta Storybrooke.”

Belle capì l’ironia e gli strinse la mano sopra al tavolo.

“In questo sogno, lei ha confessato di avere una cotta per me da anni, l’ho derisa, ma da donna perfetta qual è, mi ha permesso di baciarla. Sono un uomo dannatamente fortunato! Solo che… Solo che in questo sogno non mi ha detto quando potrò rivederla. Credi che sia un brutto segno?”

Belle abbassò lo sguardo alle mani giunte sul tavolo, le mani di Gold erano talmente grandi da coprire interamente le sue, emanavano un calore così forte che contrastava con le sue mani sempre gelide. 

Rialzò lo sguardo, notando quello abbastanza insicuro di lui. 

“Credo che la donna in questione non avrebbe accettato entrambi i suoi baci, se volesse mandargli un brutto segno!”

“Ma io non le ho mai detto quante volte ci siamo baciati, Miss French.” Rimbeccò Gold prendendola di sorpresa.

Risero entrambi. Quello di Gold era un tentativo abbastanza goffo per chiedere di poterla rivedere.

“Presto! Se si comporta bene” Rispose Belle con un occhiolino.

“Oh… Ok! Presumo sappia dove trovarmi se ha bisogno, anche solo… Anche solo di farmi sapere com’ è stata la sua giornata o solo per un caffè o…”

“Glielo prometto signor Gold, mi vedrà molto presto!”

Il sorriso di Gold si allargò, finì il suo caffè e si alzò dalla panchina, avvicinandosi a Belle. Le prese una mano e gliela sfiorò appena con un bacio.

“A presto, Belle”

“A presto, Robert!” Squittì entusiasta Belle. 

 

Poco dopo Belle fece rientro in biblioteca e mentre stava iniziando a catalogare i libri, vide entrare il sindaco con una donna al suo fianco. Riconobbe subito Cora Mills quando la vide. Nonostante gli anni che passavano, quella donna sembrava aver fatto un patto col diavolo per rimanere sempre così bella ed affascinante.

“Oh santo Cielo! Belle French?” Ghignò maleficamente Cora.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


“Oh santo Cielo! Belle French?” Ghignò maleficamente Cora.

“Signora Mills!” Finse entusiasmo Belle. Cosa poteva volere quella arpia?

“Belle, cara! La mia Regina mi ha detto che avevi avuto il coraggio di riaprire questo posto, non potevo di certo non farti visita ed augurarti il meglio!”

Belle non si fece prendere dalle lusinghe della donna, non era mai riuscita a sopportarla.

“Grazie! I libri sono sempre stati la mia pass…”

“Si certo cara! Si è notato subito da quando eri un tenero topolino di biblioteca, sempre con il naso sui libri e mai lo sguardo attento, ma guarda dove ti ha condotto tutto questo! A riaprire la biblioteca di Storybrooke! Sono sicura che anche i marinai del porto accorreranno, una volta che ti sarai sistemata bene bene…”

A Belle non sfuggì il sarcasmo tagliente della signora Mills. Probabilmente per quel giorno aveva finito di sgridare Regina e di mortificare mezza città e per noia, aveva deciso di passare anche da lei.

“Madre… Forse dovremmo andare….” Sussurrò Regina.

“Certo, certo. Beh… a presto signorina French! In bocca al lupo!”

Così dicendo le due Mills uscirono dalla biblioteca in direzione di Granny, Belle scosse la testa innervosita.

 

Dall’altra parte della strada, Gold stava discutendo con il signor Dove, quando ad un certo punto vide Cora uscire dalla biblioteca. La mente gli si annebbiò all’istante, cosa voleva quell’arpia da Belle? Non l’aveva mai vista con un libro in mano, non poteva avere bisogno di una biblioteca. Che le voci del suo appuntamento con Belle si fossero sparse così velocemente? E soprattutto, la vipera di Cora ne era già al corrente? Non doveva assolutamente immischiare Belle nelle loro faccende. 

“Signor Gold?” Dove lo richiamò al presente.

Gold non riusciva a staccare gli occhi da Cora che si allontanava  lungo la strada e dall’entrata della biblioteca, sentiva l’impellente bisogno di entrare, assicurarsi che Belle stesse bene. Era furioso, doveva sapere.

“Signor Gold?”  Dove alzò un pochino la voce, afferrando Gold per una spalla, improvvisamente preoccupato per il proprio padrone.

“Cora” sussurrò Gold.

“Come signore?”

“Cora!” Esclamò Gold divincolandosi dalla presa di Dove e avviandosi verso la biblioteca ad un passo velocissimo.

Entrò di corsa in biblioteca e notando lo sguardo perso di Belle cercò di calmarsi.

“Robert? C’è qualcosa che non va? Sembri…”

Gold chiuse gli occhi ed inspirò. “Cora. Cosa voleva?”

“Oh, niente… Immagino che rispetto agli altri anni, abbia trovato qualcuno in più da prendere in giro, tutto qua. Qualcuno con cui sentirsi superiore… Ma sicuro di stare bene?”

Gold inspirò di nuovo. Cora non aveva attaccato Belle per colpa sua, almeno questo era qualcosa.

“S-si… Io credevo che… Beh… Cora non è la migliore persona da incontrare a Storybrooke e pensavo che… Ti avesse detto qualcosa di spiacevole, ecco.”

L’espressione di Belle si addolcì. “Sei corso qui solo per assicurarti che Cora non mi avesse offesa?” Dicendolo, piegò leggermente la testa, studiando la reazione di Gold, mordendosi il labbro inferiore.

“Io… Beh…” Non fece in tempo a finire la frase che Belle lo abbracciò e, cingendogli il collo lo portò il più vicino possibile, dondolando lentamente. Gold le portò immediatamente le mani alla vita, lasciandosi cullare dal corpo di lei. Si sentì calmare quasi immediatamente, una sensazione che non smetteva di sorprenderlo.

Fu Belle ad annullare le distanze anche questa volta, portando le labbra a quelle di Gold in un tanto sospirato bacio. Lo aveva baciato solamente la sera prima, ma quanto ne aveva bisogno!

Gold inspirò rumorosamente, trovando di nuovo il ritmo con il respiro, facendosi tranquillizzare ulteriormente da quelle labbra che sembravano chiedere sempre di più ad ogni secondo che passava. Ad un tratto Belle appoggiò una mano sul suo petto, all’altezza del cuore e lì, Gold si perse. Reclamò con ancora più passione le labbra della giovane, cingendole la vita con un braccio e massaggiandole distrattamente la schiena con l’altra. Non si perse i gemiti sussurrati di Belle dovuti all’intensità del bacio, e non seppe pensare ad altro che alla domanda che più volte si era fatto la sera precedente: Cosa c’era di così tanto straordinario in questa ragazza da fargli perdere la testa in questa maniera?

Belle chiuse tra il pugno il tessuto della sua camicia, quasi come per trattenerlo, come se avesse paura che sparisse da un momento all’altro. Non era mai stata baciata così, era un bacio completamente differente da quello della sera precedente. Questo sembrava avere di sottofondo preoccupazione, sollievo, timore e passione. Robert, mi stai nascondendo qualcosa? Perchè sei così preoccupato di Cora Mills?

Fu Belle a staccarsi da quell’attimo di passione, udendo dei passi dall’entrata. Non si sbagliava, alla porta della biblioteca c’era Ruby con il pranzo in mano e la bocca spalancata.

Gold cercò di ricomporsi, si era lasciato completamente andare ed era solamente la seconda volta che la baciava. Si schiarì la voce e lasciò andare Belle, che solamente in quel momento si accorse di essere ancora avvinghiata a lui con i talloni sollevati. Ritornò in equilibrio sui suoi piedi e si voltò verso l’amica, che ancora non aveva proferito parola.

“Wow, wow. Voi due… Avete bisogno che vi lasci soli per un momento?”

Belle arrossì ed abbassò lo sguardo, Gold si rimise a posto la cravatta.

“Gold, ti do quindici minuti, possono bastare per fare la mia amica felice, no?”

Gold ghignò. “E cosa dovrei farci con soli quindici minuti?” 

“Beh, sei un uomo, a volte quindici minuti sono più che sufficienti…”

Gold spalancò gli occhi. “Ma che razza di uomini avete conosciuto voi due?!”

Belle arrossì ulteriormente ed afferrò una mano di Robert nelle sue, percependolo ancora nervoso. Ruby si spostò dall’entrata ed appoggiò il cibo da asporto sul bancone.

“Ok Gold, dimentica. Non voglio sapere cosa intendi esattamente con questa frase” lo schernì Ruby.

Gold si rivolse nuovamente a Belle e le strinse la mano, accarezzandole teneramente il palmo con il pollice. 

“Chiamami” le sussurrò a fior di labbra, abbassandosi per un casto bacio sulle labbra, per poi sorriderle e fare un cenno di saluto a Ruby.

Belle lo fissò fino a che non scomparì dalla sua visuale, avvicinandosi al bancone, dove si trovava la sua amica.

“E così, adesso non sapete togliervi le mani di dosso, eh?”

Belle la guardò storta. “No è che… La mamma di Regina è passata di qui, prendendomi chiaramente in giro, Robert l’ha vista uscire da qua e si è preoccupato. Il bacio… beh è stato colpa mia.”

“Belle French. Non ti riconosco più da quando esci con Gold. E da come si stava avvinghiando a te, ci andrei con più calma. Non gode di un’ottima reputazione sai.”

Belle estrasse un hamburger  dal cesto del pic-nic che aveva appena portato l’amica.

“Fino a ieri mi spingevi in questa relazione ed ora… Cosa ti turba Ruby?”

“Uhm.. niente… mangia Belle, ne hai bisogno! Devi avere consumato molte energie con quel bacio!”

A Belle non sfuggì la frecciatina nei confronti di Gold, ma decise di lasciar perdere, probabilmente l’amica si preoccupava più del dovuto.

 

 

 

Gold attraversò la strada nuovamente in cerca di Dove, con il cuore più leggero e le labbra gonfie per il bacio appena scambiato con Belle.

Se c’era una cosa che Belle continuava a fare, era destabilizzarlo e rassicurarlo al tempo stesso. Non riusciva a comportarsi in maniera razionale quando si trattava di lei. Non era a questo che riduceva l’amore?

Sembrava non essere minimamente intimorita dalla Mills e questo lo terrorizzava. Lui conosceva la donna molto bene, era come una zecca, un parassita che si attacca alle storie delle altre persone traendone forza e superiorità. L’avrebbe tenuta sott’occhio, poco ma sicuro. Non era entrata solamente per prendere in giro la sua Belle, era entrata per studiare l’ambiente e per studiare Belle stessa. Nemmeno l’orario era a caso, voleva farsi vedere anche da lui, per metterlo sull’attenti. Questa volta non si sarebbe fatto fregare, questa volta di mezzo c’era Belle, la sua Belle.

 

 

 

 

 

 

 

** Saalve! Torno con questo breve capitolo perchè molto probabilmente starò in vacanza un paio di settimane e mi sentivo in colpa a lasciarvi senza nulla per così tanto tempo xD Buona lettura, buone vacanze, a presto!!!

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


A Cora Mills non sfuggiva mai nulla. Non dimenticava un viso, un gesto, un discorso. Sembrava essere una calamita per i dettagli. Grazie a questo potere, riusciva a distruggere chiunque le si parasse davanti.

A Cora Mills non era sfuggito di vedere Gold con il volto terrorizzato, attraversare la strada e raggiungere quella bambinetta della French. Di cosa hai paura, Robert?

Questa volta è stato anche fin troppo semplice trovare il tuo punto debole.

Appunto per la facilità della situazione, decise di prendersela con calma e giocarsela molto bene. Robert Gold avrebbe rimpianto le scelte fatte, Cora Mills non è una donna che si rifiuta facilmente.

Aprì il pacchetto di sigarette e ne pescò una, la appoggiò tra le labbra e la accese. Ne aspirò una boccata profonda e buttò fuori il fumo, sentendo un immediato sollievo, poi sorrise. 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Papà? Posso saltare gli spinaci per cena? Non mi vanno tanto…”

Gold parve rifletterci un attimo, poi appoggiò la forchetta sul suo piatto e fece il giro del tavolo avvicinandosi al figlio.

“ E come credi di poter diventare forte e muscoloso?”

“Con la palestra! Non di certo con gli spinaci!”

A quel punto Gold con un’abile mossa lo alzò dalla sedia e se lo mise in spalla.

“Ma sei così magro, come fai ad avere tutta questa forza?” urlò Neal. “Io sono anche grande adesso!”

Gold sorrise sotto i baffi. “Non sono mai entrato in palestra in vita mia, se non per riscuotere l’affitto.”

“Ok, ok, finirò gli spinaci, ho capito! Ora mettimi giù!”

Gold rimise a terra il figlio e gli scompigliò i capelli, per poi sedersi nuovamente sul suo posto di fronte a lui.

Neal mangiò disgustato un boccone di spinaci, quando si fermò e fissò il padre, che con calma stava finendo la sua cena.

“Papà?”

Gold alzò lo sguardo e guardò il figlio negli occhi. “Dimmi figliolo”

“La signorina French è la tua fidanzata adesso?”

Gold per poco non si strozzò con il vino. “Co-cosa?”

Neal rise e scosse la testa. “Io pensavo che… La cena fosse andata bene… Si, insomma, sei di buon umore quindi…”

Gold nascose un sorriso, il figlio aveva notato il suo buon umore, era questo l’effetto di una cena con Belle?

“Si figliolo… Non ti nascondo che sembra essere andata molto bene… Solo che… Le cose tra adulti sono un pochino più…”

“Stupide” Commentò Neal, con la bocca piena.

“Come? E non parlare con la bocca piena”

“Ma si..”  Aggiunse Neal, deglutendo e roteando la forchetta per rendere il concetto. “Vi piacete, l’hai portata in un bel ristorante, dovreste stare assieme, come i fidanzati veri”.

Gold rise alla semplicità del figlio. Non aveva effettivamente tutti i torti, ma le cose non andavano proprio così, certo, c’erano stati dei baci molto significativi e tutto sembrava filare liscio… Ma avevano bisogno di ancora tempo, era tutto troppo nuovo ancora.

“La tua logica non fa una piega, ometto. Ma se pensavi di distrarmi con la signorina French in maniera da non finire gli spinaci, sottovaluti il tuo vecchio.”

Neal rise. Era proprio quello che cercava di fare, evidentemente era ancora troppo piccolo per ingannare il proprio papà.

“E tu che mi dici di Emma?”

Ora fu il turno di Neal di soffocare ed arrossire. “Credo bene… Lei… Mi è sempre vicina e mi aiuta a scuola e io la proteggo da chi la vuole prendere in giro” Disse alzando le spalle, come se per lui fosse un discorso molto normale. Gold non lo riteneva un discoro normale, per Gold era molto importante quello che faceva Neal per Emma, difenderla da chi la prende in giro, farsi aiutare con i compiti… Il figlio gli stava dando una dimostrazione semplice di quello che dovrebbe essere volersi bene, bene veramente.

Piano piano riuscì a finire gli spinaci e Gold lo ricompensò con del gelato, prima di spedirlo in stanza per prepararsi per la notte.

Si sedette sul divano con un bicchiere di whiskey. Neal aveva ragione, gli sarebbe piaciuto che la situazione con Belle fosse più chiara e più semplice, ma ci sarebbe stato tempo per tutto… Forse avrebbe dovuto invitarla a cena a casa, farle conoscere meglio Neal… Ma dall’altro lato era ancora tutto troppo rischioso, non poteva permettere di farla entrare nella vita del figlio, se tra loro niente era ancora sicuro.

Neal si sarebbe affezionato e sarebbe stato sicuramente difficile spiegargli le situazioni dei grandi. 

Tirò fuori il telefono dalla tasca e si decise a mandare un messaggio a Belle: 

-Ti stavo pensando… In attesa di rivederti presto, Buonanotte xx

“Papà? Perché hai quella faccia? E’ un messaggino della signorina Freeeench?” Lo canzonò Neal, entrando in pigiama nella stanza.

Gold premette Invio, sorrise e mise via il telefono, aspettando che il figlio si avvicinasse per prenderlo e farlo sedere di scatto sulle propria ginocchia, stringendolo in una forte morsa. Neal cercò di divincolarsi, ma il padre era troppo forte, così tra le risate, si arrese al solletico.

“Bene, ora che hai pagato la conseguenza per la presa in giro a tuo padre, fila a letto!”

Neal si voltò nell’abbraccio del padre e lo strinse a sua volta. Gold affondò il volto nel collo del figlio, non erano ormai molti i momenti di tenerezza fra i due, Neal continuava a ricordargli di quanto fosse cresciuto e di conseguenza le coccole non erano più desiderate come una volta. Quelle volte che Neal si esponeva, Gold ne approfittava il più possibile.

“Buonanotte papà” Sussurrò Neal, avvertendo che il momento delle tenerezze era finito, Gold sorrise ed annuì, lasciando la presa.

“Buonanotte figliolo”

Gold guardò il figlio incamminarsi verso le scale, per poi scomparire nella sua camera, quando un “bip” lo avvertì dell’arrivo di un nuovo messaggio.

  • Buonanotte Robert. Grazie del pensiero, ti penso molto anche io. A presto  ;)

Robert sorrise e passò un dito sullo schermo del cellulare. Che cosa stava diventando? Un adolescente alla prima cotta?

Finì il suo whiskey ed andò a coricarsi a letto.

 

 

 

 

 

 

Il mattino seguente, riprese la solita routine, si alzava presto, si preparava impeccabilmente ed andava a svegliare Neal. Scendeva a preparare la colazione e si sarebbe preso gioco di Neal, una volta sceso con la solita espressione che aveva ogni mattina. Andava ad accendere la macchina e lo accompagnava a scuola, poi si dirigeva o da Granny per un caffè al volo o direttamente al negozio.

Quella mattina era leggermente in ritardo, quindi si diresse direttamente a lavoro.

Parcheggiò l’auto e si voltò verso la porta d’ingresso, notando una figura che lo attendeva. Gold scese dalla macchina e la chiuse, cercando di mantenere la calma.

“Cora.” Ringiò Gold.

“Oh Robert caro! Come sono felice di vederti!” Dicendolo, non aveva nessunissima intenzione di iniziare un contatto fisico con Robert, ma non poté fare a meno di notare che dalla porta della biblioteca stava uscendo una trafelata French con una pila di libri in mano. Cora era tutto fuorché stupida, subito ne approfittò per lanciarsi al collo di Gold e trattenerlo in un abbraccio molto forte.

Gold si irrigidì immediatamente, ma non se la sentì di cacciarla con malo modo. Tuttavia non ricambiò la stretta della Mills.

Cora si sentì osservata e ne approfittò per nascondere il viso nel collo di Robert, in maniera da fare sembrare l’abbraccio molto più intimo, nonostante Gold non stesse affatto collaborando.

 

 

 

 

 

Dall’altra parte della strada a Belle caddero tutti i libri dalle mani. Sospettava ci fossero cose che non sapeva di Robert e la signora Mills, ma di certo non immaginava… qualunque cosa ci fosse in quel momento davanti ai suoi occhi.

Vide la donna stringersi ulteriormente a lui, affondare il volto nel collo di Robert e sentì qualcosa bloccarle lo stomaco. Ma certo, cosa poteva volere da te uno come Robert Gold. Lui aveva bisogno di una donna sofisticata ed acuta come la Mills, di certo non una piccola bibliotecaria che ha appena confessato di avere una cotta per lui da quando era ragazzina. 

Ruby! Ruby nutriva dei sospetti da un paio di giorni, fatalità dal rientro in città della Mills! Che sapesse qualcosa? Ricacciò indietro le lacrime e si affrettò a raccogliere i libri che le erano caduti. Per fortuna, in tutto ciò, Robert era di spalle o le avrebbe dato della goffa… Oh ma che razza stupida era stata! Credere a quelle belle parole, a quei bei vestiti, a quei baci mozzafiato… Scosse la testa e rientrò a riappoggiare i libri in biblioteca, decisa ad andare a parlare con Ruby. 

Quando uscì, l’abbraccio era sciolto, ma la Mills lo teneva ancora per il bavero della giacca, fingendo di metterglielo in ordine. Belle capiva sempre meno, perché chiederle di uscire e poi darsi appuntamento con quella donna, proprio davanti alla biblioteca, dove lei poteva vedere tutto? Per fortuna non poteva vedere l’espressione di Robert, non avrebbe retto nel vederlo felice con un’altra donna.

Si voltò e si diresse verso Granny’s a passo velocissimo.

 

 

 

 

Gold si stancò delle moine della Mills e le afferrò i polsi, che ancora scorrevano su e giù per la sua giacca.

“Cosa vuoi Cora?”

Cora sorrise nel sentirsi afferrare i polsi con tanta fermezza, lanciò uno sguardo veloce dall’altra parte della strada e vide la French incamminarsi a passo velocissimo verso il centro città. Era sicura che avesse visto tutto, la sua vendetta stava correndo così liscia che Cora non poteva esserne più che compiaciuta!

“Oh, vedo che ce l’abbiamo ancora un po’ di passione, Robert” ghignò Cora.

Robert le lasciò le mani di scatto e la oltrepassò per cercare di aprire il negozio.

“In cosa posso esserti utile? Altrimenti sai benissimo che sono una persona molto occupata e devo lavorare…”

Cora rise e lo seguì dentro al negozio. “Niente di che, mio caro. Sono tornata in città da un paio di giorni e non avevo ancora avuto l’occasione di passare a salutare il mio più caro e vecchio amico…”

Gold sbuffò una risata sarcastica. “Non siamo mai stati amici Cora. Lo sai bene”

“Oh lo ricordo molto bene Robert” Disse con occhi sognanti, come ad alludere a qualcosa. Si avvicinò ulteriormente e gli passò una mano sulla guancia. “Questi occhi… Così simili a…”

Ma Gold le afferrò di nuovo il polso e lo trattenne, visibilmente infastidito. “Cosa vuoi dirmi Cora? Così simili a… Chi?”

Cora sorrise ed abbassò lo sguardo, la sua mano ancora trattenuta da Gold sulla sua guancia. Poteva sentirne il calore, poteva annusare la sua familiare colonia, vedere il suo petto andare su e giù freneticamente. Stava quasi per rispondere quando la campanella alla porta suonò e vi entrò un trafelato Jefferson.

“Gooold! Apprezzerai il mio essermi svegliato presto per…” Jefferson si interruppe di scatto quando si voltò e notò la scena di fronte a lui. Tutto era molto fraintendibile. Gold con il fiatone e che tratteneva la mano della Mills che si trovava appoggiata sulla sua guancia.

I due si staccarono immediatamente. “Oh, il sarto strano, ancora amici voi due eh?”

“Buongiorno signora Mills” salutò cauto Jefferson. Con un’occhiata provò a cercare Gold, senza riuscirci.

Gold aveva lo sguardo abbassato ed un’espressione parecchio corrucciata.

“Beh, vedo che al momento sei impegnato, a presto Robert!” E così facendo, lanciò un ultimo sguardo ai due uomini nella stanza ed uscì.

Gold aveva ancora lo sguardo basso, l’unica cosa che era cambiata, era il respiro, ora non più affannoso.

“Cos… Cos’ho appena visto Robert?” Chiese Jefferson, appoggiando lo scatolone che stava portando. Gold non rispose subito. Dopo qualche secondo di silenzio, incrociò lo sguardo di Jefferson.

“Assolutamente niente” Disse freddo.

“Come assolutamente niente. Sono entrato e quella donna ti stava chiaramente troppo vicino, ti schiacciava contro al bancone, aveva una mano su di te e tu… Non lo so sinceramente, cosa stavi facendo Robert? Pensavo che Belle… Pensavo ti piacesse lei…”

Gold rimase in silenzio. “Oh capisco… Cora è tornata e voi due fino a pochi anni fa facevate…”

“Certo che mi piace Belle!” Rispose finalmente Gold. “Da quando è arrivata Belle, mi sento come se non avessi mai capito nulla dell’amore fino a quando l’ho incontrata…”

“E quindi con Cora… Stai facendo pratica?”

Gold sbuffò e guardò storto Jefferson. “Non ho bisogno di… Beh… Non era quello che stavo facendo.”

Jefferson gli fece cenno di continuare il discorso… Gold sospirò.

“ Ogni volta che torna in città, fa dei commenti strani su… Regina…”

“E ora cosa c’entra Regina… uomo, tu e i tuoi segreti mi farete venire il mal di testa, potresti almeno prepararmi una tazza del tuo straordinario the?”

Gold annuì e si spostarono nella stanza sul retro. 

Una volta che ebbero la tazza di the in mano, Gold riprese. “Regina… Da quando suo padre è morto, Cora mi lancia strane battute, sai che io e lei siamo stati… amanti per parecchio…”

“Certo che lo so, devo ancora capire cosa ci trovassi in quella vecchia arpia… Lei tuttavia…” Disse Jefferson squadrando l’amico dalla testa ai piedi.

Gold sorrise, solitamente ignorava quella battute dell’amico, ma in quel momento era proprio quello che ci voleva per alleggerire la tensione.

“Che tipo di frecciatine ti manda?”

“Beh… Sulla… Sulla paternità di Regina per esempio…”

Jefferson per poco non fece cadere la tazzina. “Stai scherzando?”

Gold scosse la testa. 

“E tu? Cioè, potrebbe essere vero?”

“Io… Io sono abbastanza convinto di no, insomma, non mi assomiglia come mi assomiglia Neal…”

“Sento che sta per arrivare un ma…” Jefferson chiuse gli occhi.

“Ma…” Puntualizzò Gold, prima di continuare. “ a quell’epoca eravamo… beh ci vedevamo… spesso.”

“Santo Cielo Gold. “

“Già” Gold abbassò nuovamente la testa.

“E quindi prima…”

“Si. Mi stava nuovamente provocando”

“Ma tu…”

“Oh, no… Io no…”

Jefferson sospirò. “Quindi Belle…”

Gold annuì con forza. “Oh si. Belle. Senza ombra di dubbio.”

Jefferson sorrise e finì il proprio the. 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Ruby ti devo parlare! Hai due minuti?” 

Ruby si guardò in giro ed annuì, fece poi cenno a Belle di raggiungerla all’uscita sul retro.

“Da quando hai saputo del mio appuntamento con Gold, sei diventata strana nei suoi confronti, ieri quando ci hai visti in biblioteca, sembrava fossi arrabbiata… Da quando sono tornata in città, non avevi fatto altro che spingermi verso questa relazione, ora è cambiato qualcosa…”

“Belle..” cercò di fermarla Ruby.

“Cosa… Cosa sai di Cora Mills?” Chiese Belle titubante.

“Cora Mills? la madre del sindaco?” Chiese Ruby non capendo il nesso.

Belle annuì. “Proprio lei… Di lei e… Gold…”

Ruby capì ed annuì. “Beh… Lei e Gold, da quello che so, sono sempre stati amanti, fin dal liceo, sono sempre stati un po’ altalenanti… Il tutto era segreto fino alla morte del marito di Cora, poi i due cominciarono ad uscire assieme e, Santo Cielo se facevano paura quei due assieme!”

Belle annuì, L’amica aveva appena confermato i suoi sospetti. C’era qualcosa tra i due. Si era visto benissimo qualche minuto prima, doveva solamente averne la conferma. 

“Grazie Ruby.” E velocemente abbracciò l’amica e si incamminò nuovamente per la biblioteca. 

Appena fuori da Granny, le lacrime cominciavano a pungerle gli occhi, non poteva, Robert non poteva averla presa in giro così. Erano usciti solamente una volta, ma la loro connessione… Non poteva essere tutto finto. L’aveva sentita l’elettricità scorrerle giù per la colonna vertebrale ad ogni sguardo, ad ogni tocco, ad ogni bacio. Belle si perse sempre di più nei suoi pensieri, con il terrore che quella connessione fosse tutto frutto della sua immaginazione, che Gold in realtà stesse giocando.

Talmente presa da quei pensieri negativi che non si accorse di essersi quasi imbattuta in qualcuno con un vestito nero, appena girato l’angolo.

“Eeehi bellezza! Dove pensi di andare così di fretta?”

Jefferson. Per un attimo aveva temuto di essersi imbattuta in Gold.

Belle cercò di nascondere le lacrime e di sorridere a Jefferson, quando una voce alle spalle di Jefferson li fece voltare entrambi.

“Belle!” 

Decisamente non era la sua giornata fortunata. Le sembrava strano in effetti che Jefferson andasse in giro da solo, senza il suo amico.

Sembrava così felice di vederla, il volto gli si era illuminato, la stava raggiungendo a braccia semi aperte, incerto se lei fosse già aperta alla possibilità di abbracciarlo davanti a quasi tutta la città. Belle, infatti, non aveva nessunissima voglia di abbracciarlo. Belle aveva voglia di schiaffeggiarlo e tornare al suo lavoro, tra le lacrime.

Gold notò che Belle abbassò lo sguardo e si spostò, quindi riabbassò le braccia.

“Belle? C’è qualcosa che…”

“Devo andare, Ciao Jefferson e… scusami” Fu una cosa velocissima, Belle gli passò di fianco, evitando di guardarlo negli occhi. La cosa lo ferì talmente tanto che provò a chiamarla di nuovo, ma come si aspettava, lei non si voltò. La vide stringere le braccia attorno a se’ e scomparire nella sua biblioteca.

“Wow” commentò Jefferson. “Avevi detto che le cose andavano a gonfie vele tra voi due!” Ma notando lo smarrimento di Gold, capì che molto probabilmente neanche God stesso capiva cosa stesse succedendo. “ Eeeed ovviamente non sai cos’hai combinato. Tipico… Quando si decide di stare con le donne…” Commentò Jefferson guardando l’amico di traverso, che aveva appena staccato gli occhi dalla biblioteca per guardarlo negli occhi.

Gold scosse la testa e fece cenno all’amico di proseguire. Aveva notato gli occhi gonfi di lacrime, impellente era la voglia di correre da lei e cercare di consolarla, ma evidentemente non era quello che voleva, se si era comportata così. Probabilmente più tardi gli avrebbe dato delle spiegazioni e lui l’avrebbe stretta forte ed asciugato le lacrime. Con il cuore leggermente pieno di preoccupazioni, proseguì per la sua strada, Jefferson capì la difficoltà dell’amico e gli diede una pacca sulle spalle, prima di incamminarsi nuovamente.

 

 

 

 

 

**

kegkrengkrnrto!! Questi due! Io ci provo anche a proseguire la loro storia, ma a loro piace mettersi nei casini e soprattutto NON parlare! Grazie a tutti quelli che seguono e recensiscono questa storia, siete molto più di quelli che mi aspettavo! Grazie, grazie, grazie!!! 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Corse verso la biblioteca, lo sentì gridare il suo nome altre due volte, per poi arrendersi. Le lacrime scesero ancora più velocemente al sentirsi chiamare da Robert. Le cose tra loro erano cominciate da appena un paio di settimane, ma l’intensità che almeno lei aveva provato, non poteva essere una menzogna. Eppure le erano appena state date prove a sufficienza, sulla storia tra Gold e la Mills. Cos’era lei? Un lieto diversivo per non annoiarsi mentre Cora era distante? Eppure solamente il giorno prima si era preoccupato così tanto dopo la visita di Cora ed era sembrato così arrabbiato… Probabilmente temeva che Cora lo scoprisse avere un’avventura con la piccola bibliotecaria. A meno che Cora non lo sapesse già…

Belle chiuse a chiave la porta della biblioteca, si sarebbe dedicata solamente all’ordine della biblioteca, non era in grado di gestire una conversazione al momento.

Riordinando i libri sugli scaffali, i pensieri le correvano fin troppo veloci, fino a che prese in mano “Jane Eyre”.

 

 

 

“Jane Eyre è sicuramente uno dei miei libri preferiti… L’ho letto così tante volte”

“Ah ora capisco, un bel caratterino quella Jane…”

“E Mr Rochester… Cosa dire di Mr Rochester…”

“Di certo un bel carattere anche il suo… Certo, un po’ cupo e misterioso come uomo…”

“Ti ricorda qualcuno?”

“Nessuno che conosco, no” 

 

Belle chiuse gli occhi con forza, tanti, fin troppi ricordi andarono a quella sera, a quella prima connessione intellettuale, che le fece capire che Gold, dimostrava soltanto di avere una scorza dura. In realtà poteva essere molto acuto, intelligente, ironico, provocatorio, profondo, pensieroso, turbato, passionale. Probabilmente proprio per questo si era sentito in potere di giocare con i sentimenti di una povera ragazzina come Belle.

 

 

 

“Ma se ricordo bene, una storia d’amore molto travagliata e complicata…”

 “D’altronde, venivano da due categorie diverse… I loro mondi erano in continuo contrasto, non ci hanno creduto abbastanza, per fortuna le cose al giorno d’oggi sono cambiate…”

 

 

 

 

Nuove lacrime le rigarono il volto. Non si sarebbe fatta prendere in giro da quei due mai più. Lei gli aveva aperto il suo cuore e con esso le sue debolezze, le sue fragilità, i suoi pensieri più profondi. Scosse forte la testa e si asciugò le lacrime, non doveva dare a nessuno il potere di ferirla in quella maniera. La sua storia con Gold era all’inizio, probabilmente non si aspettava di essere scoperto così presto o che Cora tornasse in paese in questo periodo. Capì le apprensioni di Ruby, soprattutto dopo averle raccontato che le era scappato di dirgli che era la sua cotta adolescenziale. Poteva essere un appiglio in più per Gold e per ora così si era dimostrato.

Certo che sapeva fingere bene. La memoria le volò alla sera del primo appuntamento, a quando l’aveva baciato in quel parcheggio, a quando aveva appoggiato una mano sul suo petto ed ascoltato il cuore che sembrava esplodergli da un momento all’altro. Come poteva fingere anche quello?

E la passione? La passione che si era subito scatenata in entrambi i baci? L’elettricità che scorreva tra di loro ogni volta che le loro labbra si erano unite.

Improvvisamente fu distratta dal forte bussare alla porta della biblioteca. Non voleva aprire a nessuno, ma poi scorse la figura famigliare del padre e si decise di aprirgli.

“Mia dolce Belle! Come mai ti eri chiusa dentro?”

Belle abbracciò il padre e sospirò.

Moe French ricambiò l’abbraccio della figlia, per poi notare gli occhi leggermente rossi, una volta che la fissò in viso.

“Qualcosa che non va, tesoro?” Chiese indicandole gli occhi rossi e gonfi.

Belle sorrise ed abbassò la testa. “Ma no papà, no, va tutto bene! Forse un po’ troppa polvere, sai… gli scaffali, i libri…”

Moe annuì, incerto. “E’ passato di qui Gold, per caso?”

Belle trasalì. “G-Gold?”

Moe annuì nuovamente. “Sai… In città si dicono cose e…” Moe sospirò. “Se ti ha detto o fatto qualcosa di male, non devi esitare a venire da me, ti proteggerò sempre e comunque, lo sai?”

Belle sorrise ed abbracciò nuovamente il padre. “Non so cosa si dice in città, ma va tutto bene, non devi preoccuparti di nulla, sto bene!”

“La mia piccola Belle”

Belle rise. “Non sono più così tanto piccola ormai!”

Moe scosse la testa, visibilmente commosso. “No… No… Ma per me sarai sempre la mia bambina!”

“La tua bambina, all’ora di pranzo avrà molta fame… La accompagneresti alla tavola calda per uno sputino?”

“Certo tesoro! Ci vediamo in pausa pranzo!” Si abbassò per posarle un bacio sulla fronte e si avviò lentamente verso l’uscita.

Il suo rapporto con il padre non era mai stato idilliaco, da quando la madre non c’era più, ma si volevano molto bene.

Le voci su di lei e Gold avevano già iniziato a girare, solitamente il padre non era uno che ascoltava i gossip, quindi sicuramente era stato uno degli ultimi a saperlo.

Richiuse a chiave la porta una volta che il padre uscì ed, in qualche modo si sentì il cuore più pesante di prima. Non riusciva a farsi entrare in testa il comportamento di Gold. Ora lei sarebbe dovuta rimanere in questa città, sapendo di essere stata il gioco temporaneo dell’uomo più potente della città.

 

 

 

 

 

Una volta arrivati alla porta del negozio, Jefferson salutò Gold. Era arrivata sera, erano stati fuori tutto il giorno per affari e non c’era un secondo dove la sua mente non fosse divagata allo strano comportamento di Belle. 

Si voltò verso la biblioteca prima di entrare in negozio, notò che era già chiusa, ma  c’era una piccola luce accesa su quella che doveva essere la cucina dell’appartamento. Si morse il labbro inferiore, incerto sul da farsi. Probabilmente doveva solo lasciarle spazio, magari era una brutta giornata e non voleva di certo infierire.

Sospirò e salì in macchina, doveva passare a prendere Neal.

 

 

 

“Com’è stata la giornata, figliolo?”

Neal alzò le spalle. “Normale. La tua?”

Gold buttò giù l’ultimo sorso di vino. “Insolita. Ho passato tanto tempo a lavorare con Jefferson, se si impegna così, penso che potrò anche finanziarlo un giorno”

Neal rise. “Non ti fidi di lui ed è tuo amico!”

Gold gli sorrise. “ Se vuoi continuare a trovare un piatto in tavola ogni sera, probabilmente bisogna essere cauti e diffidenti tanto quanto me” e gli strizzò l’occhio.

Neal ripose piatti e posate sul lavandino e corse in camera a cambiarsi per la notte.

Questo diede tempo a Gold di pensare nuovamente a Belle. Doveva chiamarla? Sì, forse si. Così prese il telefono dalla tasca del cappotto e cercò tra la rubrica il numero di Belle. Il telefono suonò a vuoto numerose volte prima di cadere sulla segreteria telefonica. A Gold si strinse il cuore, lo stava evitando? E soprattutto, lo stava evitando perché aveva una brutta giornata o perché aveva combinato qualcosa? L’ansia lo stava uccidendo, ricompose il numero di Belle e questo andò nuovamente in segreteria. Gold si ritrovò a fissare il vuoto per qualche secondo. Cosa le era successo? Come poteva arrivare all’indomani se lei non gli rispondeva?

Si sentì chiamare dal figlio al piano superiore e lo raggiunse. Neal e Gold si scambiarono la buonanotte e Gold si ritirò nella sua camera, si stese e fissò il soffitto, nervoso. Sapeva che doveva impedirsi di fare certi ragionamenti, ma a questo punto gli era impossibile. E se avesse cambiato idea? Se avesse trovato qualcun altro e questo era un modo più o meno chiaro di farla finita?

Lasciò cadere pesantemente una mano sul materasso. Non poteva essere. Dopo anni di solitudine, dopo essersi chiuso a qualsiasi relazione, era arrivata Belle. Belle che gli aveva riportato il sorriso, che lo aveva scombussolato, che si era presa un posticino nel suo cuore. Si passò le mani sul viso, stanco di tutti quei brutti pensieri. Cosa stava succedendo? Sfinito, crollò di lì a poco.

 

 

 

 

 

 

 

“Belle! Come stai? Ieri sei scappata…” Disse una preoccupata Ruby, mentre le versava del caffè in un bicchiere da asporto.

“Non benissimo Ruby, forse… Forse avevi ragione…” Rispose Belle, abbassando lo sguardo verso le sue mani, che si strinsero attorno al bicchiere, in cerca di calore.

Ruby spalancò gli occhi. “Cos’è successo? Cos’ha fatto? Ti ha messo le mani addosso? Giuro che lo..”

“No!! No, no, no! Niente del genere Ruby! Lui non è così, davvero… Almeno credo, io pensavo di…” Lacrime si formarono nuovamente agli angoli degli occhi. Belle si fermò e guardò l’amica, che sembrava avere un’espressione molto preoccupata.

“Non mi ha messo le mani addosso. Ho visto… Ho visto una cosa”

Ruby sembrava capire ancora meno, portò una mano sopra a quella di Belle, cercando di confortarla.

“Ieri, prima di venirti a chiedere della Mills… Stavo uscendo dalla biblioteca, ho visto Gold davanti al suo negozio con… Cora. Lei, lui… loro…” Le parole le uscivano a fatica, si sentì stringere la mano da Ruby.

“Maledetto bastardo! Se la fa ancora con Cora!! Dopo essersi comportato così con te!”

Belle annuì. “Lei gli si è aggrovigliata addosso, lasciava pensare solamente al fatto che…”

“Non ci posso credere!! Dopo che ti ha chiesto di uscire, dopo tutta quella corte spietata, dopo… Miseria,  io ne ho visto solo uno di bacio e… Accidenti!”

Belle annuì dispiaciuta.  “Non so cosa dire Ruby. Sono riuscita solamente a pensare a che bel gioco devo essere stata nel frattempo, magari lui non pensava che Cora sarebbe tornata così presto… Oh, non lo so.” Si mise la testa tra le mani disperatamente, per poi riprendere: “Dovevo ascoltarti Ruby, avevi dei presentimenti, te li ho letti in faccia e non ti ho dato ascolto! Gold non è assolutamente come pensavo fosse…Mi sono cacciata nei guai ma… Passerà tutto”

Ruby alzò la testa un secondo e notò che Gold si stava incamminando proprio verso la tavola calda. Fu un secondo, prese Belle per mano e la trascinò sulla porta del retro, che per fortuna distava solo qualche passo. Belle riuscì a prendere il bicchiere di caffè appena in tempo e senza farlo cadere.

“Ruby! Che ti è preso!”

Ruby le fece cenno di fare silenzio e le indicò la porta.

Vide Gold entrare e percepì subito qualcosa di strano. Non era il Gold degli ultimi giorni. Sembrava di pessimo umore, aveva delle occhiaie evidenti e chiese il suo solito caffè doppio, quasi abbaiando a Granny, che si guardò in giro spaesata, in cerca di Ruby. Allora Ruby tornò verso il bancone, facendo cenno a Belle di aspettarla lì. 

Ruby tornò dietro al bancone e preparò il caffè di Gold, quando ebbe finito, lo mise anche a lui in un bicchiere d’asporto e glielo consegnò in maniera poco garbata. 

Gold alzò un sopracciglio in sua direzione. Ruby lo fissò.

“Il suo caffè doppio signor Gold, doppio, proprio come la sua vita”

Gold spalancò gli occhi. Che cosa intendeva? 

“Come signorina Lucas?”

Ma Ruby se n’era già andata lasciandolo di sasso. Doppio, proprio come la sua vita. Cosa poteva significare? Ancora più confuso di quando era entrato, uscì e si diresse verso il negozio.

“Cosa gli hai detto per farlo uscire peggio di come è entrato?”

“Una piccola allusione alla sua doppia vita. Ben gli sta!”

Belle sorrise alla premura dell’amica. “Grazie Ruby, non avevo proprio voglia di vederlo, lui non sospetta ancora niente ma… Non ho voglia di confrontarmi con lui, non ancora”

Ruby le sorrise e la abbracciò. “Esci pure dal retro, meno probabilità di incontrarlo!” 

Belle apprezzò tantissimo quel gesto di accorgimento nei suoi confronti.

Arrivata in biblioteca, si chiuse la porta dietro alle spalle, fissando dall’altra parte della strada, un Gold nervoso che cercava di aprire il negozio.

Si trattenne dal guardare dall’altra parte della strada per tutto il giorno, non si era mai accorta fino a quel momento di quanto fosse difficile evitarlo. Doloroso quanto lasciare squillare il telefono a vuoto la sera precedente.

 

 

 

 

 

Gold alzò lo sguardo dall’orologio per l’ennesima volta quel pomeriggio. Stava arrivando l’ora di chiusura e non aveva combinato praticamente nulla. Era sconcentrato da tutto quello successo nelle ultime ventiquattro ore. Il ritorno e le allusioni di Cora, Belle che sembrava sconvolta per qualcosa e non voleva parlarli, l’allusione della sua amica alla tavola calda quella mattina, Belle non si era ancora vista, la biblioteca sembrava aperta, ma di Belle neanche l’ombra.

Appoggiò gli strumenti di lavoro quando sentì la campanella del negozio ed un passo familiare andargli incontro, sorrise per la prima volta quel giorno.

“Ciao Papà!”

“Neal, figliolo! Com’è andata a scuola?”

“Bene! Sono stato in biblioteca con Emma a finire i compiti fino a poco fa!”

“In… Biblioteca?”

“Si! C’era la signorina French! Beh, ovviamente”

“Certo…”

“Bene figliolo, pronto per tornare a casa?”

Neal annuì ed aspettò il padre in macchina mentre chiudeva il negozio. Un ultimo sguardo alla biblioteca, non cambiò la situazione. Non riuscì a scorgere Belle. Sospirò ed entrò in macchina dal suo ragazzo.

Quella sera, le cose non si svolsero diversamente alla sera precedente, dopo cena, provò a chiamarla ed il telefono squillò a vuoto. Con un gesto di stizza, buttò il telefono sul bancone, quando sentì bussare alla porta.

“Gold! mi offri un bicchierino?” Jefferson gli sorrise sbilenco.

“Jeff. Fai silenzio. Neal è appena andato a letto e tu…sei ubriaco?”

Jefferson entrò in casa barcollando leggermente.

“Non tanto. Mi trovavo nei paraggi, appuntamento andato male, sai… E non sapevo dove… o con chi… beh hai capito no?”

Gold fece una faccia abbastanza schifata.

“Sei venuto qui per… parlare?”

Jefferson sbuffò. “Mi basta non stare solo, stronzo.”

Gold annuì. “Prima di… Prima di cominciare con le tue lamentele, mi terresti d’occhio Neal per cinque minuti? Davvero, solo cinque minuti, poi non starai solo, lo prometto!”

Jefferson annuì distrattamente. “Sto incoraggiando qualcosa che non dovrei?”

“No. Dammi cinque minuti. Grazie”.

Gold afferrò il giubbotto e le chiavi della macchina e schizzò in centro città.

Sospirò quando si trovò davanti alla porta dell’appartamento di Belle. Si fece forza e bussò.

Dopo qualche secondo, Belle gli aprì e tutto quello che vide nella sua espressione era stupore e rabbia.

“Belle!” Azzardò Gold.

Belle si limitò a fissarlo. Dannazione, era bellissima, ancora più bella del solito, se possibile, così bella che per un momento si era dimenticato cos’era andato a fare, così bella che quasi smise di respirare.

“Belle…” Ripeté Gold affannato, non si era accorto che per la fretta di parlarle, aveva fatto gli scalini di corsa.

“Come… Come stai?” Riuscì a dire.

Belle non fece cenno di farlo entrare, lo tenne all’uscio e non rispose. Il volto si dipinse di un leggero rosso, le labbra si serrarono, le sopracciglia si corrugarono. Sembrava enormemente infastidita e Gold ci capiva sempre meno, improvvisamente si sentì un idiota, con la mano appoggiata sullo stipite, si era presentato di corsa a casa sua, senza essere minimante desiderato. Corrugò la fronte, non capendo la freddezza di Belle, voleva solamente sprofondare. Si era promesso di lasciarle spazio, ma il suo comportamento strano gli impediva di vivere serenamente.

“Certo che hai una bella faccia tosta” Finalmente disse Belle. Certo, non le parole che avrebbe sperato, ma era pur sempre qualcosa.

“Cosa? Cos’è successo Belle?”

Belle rise sarcasticamente. “E me lo chiedi pure. Dovrei chiedertelo io cos’è successo. O se sono stata un passatempo divertente, ero all’altezza del gioco?”

Gold istintivamente, senza pensarci allungò le mani, cercando quelle di Belle, ma lei si allontanò di scatto, non volendosi fare toccare, Gold rimase pietrificato.

“D-Di cosa stai parlando Belle…Passatempo? Gioco? I-io non capisco…” Scosse la testa Gold, parlando più a se’ stesso che con lei.

“Non importa. Va bene così Robert. L’importante è che tu ti sia divertito. Buonanotte”. E detto questo, gli chiuse la porta in faccia. Passatempo, gioco, divertito. Cosa stava succedendo esattamente?

“Belle! Apri per favore! Di cosa stai parlando?” Urlò Gold, bussando insistentemente alla porta. Nulla. Silenzio.

“Belle! Parlami!”

“VATTENE ROBERT!”

Gold smise di bussare, smise di chiamare, smise di chiedersi spiegazioni, appoggiò la testa contro la porta, arrendendosi. Era stata chiara, lo evitava da più di un giorno, gli aveva detto di andarsene. Dopo qualche minuto, ripercorse le scale per tornare alla macchina, la accese e tornò a casa.

 

 

Belle rimase appoggiata alla porta fino a che non sentì i passi di Robert percorrere le scale, poi si spostò alla finestra e ne osservò la sua ombra scura salire in macchina. C’era qualcosa di strano in lui, come se realmente non sapesse di cosa stesse parlando, ma no. Lei sapeva bene quello che aveva visto, non le andava di essere presa in giro, non in questa maniera. Guardò la Cadillac allontanarsi nella notte e ricominciò a piangere. Prima o poi le sarebbe passato tutto.











** Niente da fare. Non vogliono parlarsi. Vogliono solo combinare casini e farmi navigare nell'angst. Maledizione a Cora.
Grazie mille  a tutte le persone che seguono questo delirio, grazie mille per le recensioni e per le belle parole! Siete speciali! :*

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


“Sei già di ritorno”

“Si.” Sputò Gold. “Ti avevo detto, cinque minuti.”

Jefferson lo guardò storto. “Wow. Cinque minuti intensi mi sembra di capire.”

Gold si tolse la giacca, si sciolse la cravatta e si sbottonò i primi bottoni della camicia. 

“Già” Sussurrò Gold. Si avvicinò a testa bassa verso Jefferson, gli prese il whiskey dalle mani e sorseggiò direttamente dalla bottiglia, guadagnandosi un sorriso sbilenco da Jefferson.

“Problemi in paradiso?” Chiese Jefferson con un sopracciglio alzato, aspettandosi di ricevere la bottiglia direttamente in testa.

Gold si accasciò di peso sulla poltrona e chiuse gli occhi, poi li riaprì e li fissò su Jefferson. 

“Come mai sei passato di qui? Raccontami della tua serata…” 

“Sei… Sei realmente interessato alla mia serata?”

Gold annuì e sorseggiò nuovamente dalla bottiglia. “ Sono leggermente più scorbutico degli altri giorni, ma non vuol dire che tu non sia mio… mio…” Gold gesticolava con la mano libera, muovendola tra di loro.

“Amico?” Azzardò Jefferson.

“Sì, quella cosa lì…” Gold smise di gesticolare e riavvicinò la bottiglia alle labbra, prima di passarla a Jefferson, il quale stava sorridendo, quasi commosso.

“E’ la prima volta che mi… dici che sono tuo amico…” 

“Vuoi finirla con le stronzate e dirmi perché sei qui a quest’ora?” Ringhiò Gold. 

Jefferson rise. “Già… Beh… Ero fuori con questa persona, ero soddisfatto, sai? Potevo essere veramente me stesso, un po’ come sono con te, senza sentirmi giudicato… E stasera se ne esce che è… sposato.”

“Oh.”

“Già. Ci stavo perdendo la testa anche io… Ma… Niente, va bene così.”

“Mi spiace Jeff.” Gold si fece passare la bottiglia di nuovo e ne sorseggiò un sorso abbondante.

“Ehi, vacci piano.” Lo derise Jefferson. Finirono così per parlare della serata di Jefferson, senza mai rivelare l’identità del fortunato. Jefferson era sicuro che se sarebbe uscita la loro storiella, si sarebbe scatenato il caos. Gold continuava a bere, ad un certo punto Jefferson dovette togliergli la bottiglia dalle mani. Non era in se’, questo era abbastanza evidente. 

“Robert. Cos’è successo in quei cinque minuti?”

Gold sorrise e si passò una mano sul viso, improvvisamente si alzò, barcollando, cominciò a sbottonarsi i bottoni della camicia, aprendola e gettandola sul divano, rimanendo in maglietta della salute. Jefferson lo studiò velocemente. Ovviamente riguardava Belle, ma questa volta Gold reagiva in maniera completamente diversa, quasi rassegnata.

“Belle… Non vuole vedermi. Mi ha cacciato.”

“Ma… Non ti seguo, andava tutto bene!”

Gold si voltò con l’espressione dolorante, cercando di raggiungere la bottiglia ancora una volta. 

“Non lo so cosa sia successo. Non rispondeva alle mie chiamate, non la vedevo da quel giorno che è scappata piangendo, quando ti ho visto arrivare, ho pensato di andare a vedere come stava… Da come mi ha trattato, è già tanto che mi abbia aperto la porta.”

Jefferson fissava l’amico muoversi avanti e indietro per il salotto, nervoso come non lo aveva mai visto, studiando come togliergli la bottiglia dalle mani, l’indomani se ne sarebbe sicuramente pentito, quando sarebbe suonata la sveglia per accompagnare Neal a scuola.

“Diceva cose senza senso. Mi ha detto di essere stata il mio passatempo, il mio giocattolino nuovo, mi ha chiesto se mi sono divertito abbastanza. Di cosa stava parlando? Eh? Me lo spieghi almeno tu? Non ci sto capendo niente, so solo che questa situazione mi è insopportabile. Mi arrendo Jeff. Va bene così. Probabilmente ha cambiato idea.”

Jefferson si era alzato e lo aveva raggiunto. Gold si fermò improvvisamente e trattenne il respiro. Jefferson con un movimento lento, gli sfilò la bottiglia dalla mano e la appoggiò al tavolino vicino. Gold continuava a fissare l’amico.

“Non puoi bere così tanto, hai Neal da accompagnare a scuola, il negozio da mandare avanti. Dovrei essere io il disastro emotivo qui…Ma… Guardati!” Jefferson disse con un’alzata di spalle. Gold annuì e si mise una mano sulla fronte. 

“Mi spiace. Eri venuto qui a trovare qualcuno con cui parlare e… scusami”

Jefferson sorrise e gli si avvicinò per una pacca sulla spalla. “I tuoi disastri sono comunque più interessanti da ascoltare. Cosa pensi sia successo a Belle?”

Gold scosse la testa. “Non lo so. Non ha voluto spiegarmi. Magari voleva solo raggiungere i miei punti deboli per usarli contro di me un giorno. Sono stato diverso da subito con lei, Jeff. Credo se ne sia approfittata, ora probabilmente avrà conosciuto qualcuno più giovane, più attraente, più…  Dovevo saperlo che era una relazione impossibile fin dall’inizio.”

Ad un tratto Jefferson smise di fare domande, spalancò le braccia e senza pensarci Gold si ritrovò ad abbracciare l’amico con forza. “Grazie” sospirò.

 

 

 

Nel corso della notte, Neal scese le scale per andare in cucina a bere un bicchiere d’acqua. Giunto in salotto si trovò il padre, vestito ancora come il giorno precedente, solo senza camicia, sistemato come poteva sulla sua poltrona, e Jefferson poco più in la, steso sul divano.

Confuso Neal mise una mano sulla spalla del padre, che al contatto saltò.

“Neal! E’ già mattina?”

“No papà, avevo sete, sono venuto a prendere un bicchier d’acqua. Perché lo zio Jeff è qui? E perché non stai dormendo nel tuo letto?”

Gold si passò una mano sul volto, cercando di svegliarsi. Cercò anche di non notare il mal di testa che lo colpì immediatamente non appena riaprì gli occhi.

“Siamo rimasti fino a tardi a parlare. Mi sono addormentato qui. Credo andrò a letto, mancano solo tre ore alla sveglia. A dopo figliolo.”

Neal guardò il padre che, a fatica, si incamminava verso la sua camera, si voltò poi verso Jefferson e decise di non svegliarlo, andò in cucina a prendersi l’acqua e tornò a letto.

 

 

“Neal è ora di prepararsi” Disse gentilmente Gold, mettendo la testa dentro la camera del figlio. Neal obbedì subito e si alzò, cominciando a vestirsi.

Gold scese le scale e trovò Jefferson ancora addormentato sul divano. 

Si avviò verso la cucina e cominciò a preparare la colazione. Poco dopo sentì Neal urlare e saltare addosso a Jefferson e non poté non farsi scappare un sorriso.

Quando li sentì entrare in cucina si voltò a salutare entrambi, Jefferson era chiaramente con i postumi da sbornia, tanto quanto lui, infatti si lanciarono uno sguardo d’intesa.

“Come mai hai dormito qui zio Jeff?” Chiese Neal sorseggiando il suo latte.

“Oh… Sono venuto a trovare il tuo vecchio e… Abbiamo parlato fino a molto tardi…”

Neal immerse un biscotto nel latte. “Come un pigiama party?”

Gold annuì e si intromise nel discorso. “Più o meno come un pigiama party, solo che non era previsto, lo zio Jeff non si è nemmeno portato il pigiama”

I tre uomini si guardarono per qualche secondo e poi si misero a ridere. Jefferson si offrì di accompagnare a scuola Neal, visto che era di passaggio, dando del tempo a Gold di ricomporsi e cercare di arrivare in tempo per aprire il negozio.

Arrivò al negozio e non poté fare a meno di notare che la biblioteca, come al solito era ancora chiusa e che la finestra dell’appartamento di Belle era aperta, probabilmente stava facendo colazione o si era alzata da poco.

Scosse la testa e riabbassò lo sguardo, facendo entrare le chiavi nella toppa e aprì il negozio. Finì di aggiustare gli orologi che gli erano stati ordinati, cominciò a riordinare il retro del negozio e ad estrarre le carte dell’inventario, per darci un’occhiata.

 

Quel giorno non vide Belle French. Neanche il giorno successivo e per tutto il resto della settimana. Credeva di stare impazzendo quando un giorno, in spiaggia con Neal, seduta sulla panchina gli parve di vederla, i capelli lunghi e ramati, mossi dal vento, le gonne da appena sopra al ginocchio, svolazzare anche quelle, tenute ferme solamente da un libro strategicamente appoggiato sulle cosce. Stava per avvicinarsi a questa figura quando si accorse, troppo velocemente, che non era lei. Deluso, tornò a cercare conchiglie con Neal. Jefferson gli fece visita altre due volte quella settimana, come percependo il dolore dell’amico, ma senza più ritornare sull’argomento. 

Oltre una settimana dopo, la vide percorrere il marciapiede di fronte al suo negozio, la vide avviarsi verso la sua biblioteca, con una decina di libri in mano, ne perse uno camminando ma non se ne accorse subito. Se ne accorse solamente dopo qualche passo e Gold lesse l’indecisione sulla sua espressione. Non poté fare a meno di sorridere alla scena. Era così buffa e goffa che se si fosse chinata per prendere il libro caduto, avrebbe fatto cadere anche tutti gli altri. Lui l’aveva sempre derisa per la sua goffaggine. Ebbe l’impulso di uscire, attraversare la strada e raccoglierlo per lei, ma riuscì a trattenersi. Non sapeva cosa dirle, l’infatuazione per lei non gli era passata per niente, anzi, aveva sofferto moltissimo nel non vederla, più di quanto volesse ammettere a se’ stesso. Ne era innamorato e lei lo aveva cacciato. Doveva rispettare la sua decisione. 

Alzò nuovamente lo sguardo alla finestra e vide che Belle era rientrata in biblioteca, aveva appoggiato gli altri libri ed era uscita per riprendere quello caduto. La vide alzare lo sguardo e guardare in direzione del negozio. Fu una frazione di secondo, i suoi occhi sembravano puntati su di lui e si sentì pugnalare allo stomaco. Era più bella ogni volta che la guardava, specialmente ora che era da oltre una settimana che non si vedevano. Se non era consapevole dei vetri completamente impenetrabili dall’esterno, avrebbe pensato che lei lo stesse cercando con lo sguardo. Invece era solamente una coincidenza, lei non poteva vederlo.

 

 

 

Qualche giorno dopo Jefferson entrò in negozio con uno nuovo scatolone, contenente un nuovo completo per Gold.

Gold alzò un sopracciglio. “Cosa stai facendo… Non ti avevo ordinato niente questa volta…”

Jefferson sorrise. “Lo so.” 

“E quindi, cosa stai facendo?” Chiese scorbutico Gold.

Jefferson gli fece cenno di raggiungerlo sul retro. “ Non leggi la posta, Robert?”

“Posta?”

“Questo weekend? Il ballo? Devi anche accompagnarci Neal? Ricordi?” 

Gold chiuse gli occhi. Si, ora ricordava. La raccolta fondi per la scuola elementare. Neal aveva trovato il coraggio di invitare la piccola Emma, e gli aveva chiesto fino allo sfinimento di accompagnarlo.

“Si, ricordo. Accompagnerò Neal e tornerò a riprenderlo alla fine…”

Jefferson si mise a ridere ed iniziò ad aprire lo scatolone.

“Che peccato, vi ho confezionato un completo coordinato…”

Gold alzò gli occhi al cielo. “Accompagneresti me e tuo figlio a quel ballo? Fai vedere il tuo brutto viso per una mezzora e poi torni a casa, se non ti va di restare?”

Gold sbirciò dentro allo scatolone e vide due smoking perfettamente coordinati, solo di diverse misure. 

“E va bene… Fammi vedere questo smoking, veloce.”

Jefferson sorrise all’amico e tirò fuori i completi per farglieli vedere.

 

 

 

 

 

 

 

“Allora? Hai trovato il vestito perfetto per sabato? Mancano solamente tre giorni!”

“Non ancora Ruby… Lo troverò, promesso!”

Ruby fece l’occhiolino all’amica e la lasciò tornare verso la biblioteca. Giusto fuori da Granny, venne afferrata per un polso e trascinata di fianco al locale.

“Ma che modi…. Jefferson? Ma cosa stai facendo?” Chiese Belle sbalordita.

Jefferson mise le mani in avanti in segno di scuse.

“Hai ragione, hai ragione, perdona i miei modi ma… Solitamente questi trattamenti non li faccio, poi la gente comincerebbe a chiedermi dei favori e… Non ho tempo proprio per tutti!”

Belle spalancò gli occhi. “Ma di cosa stai parlando?”

“Signorina French… L’altro giorno ero qui a prendere un caffè, non ho potuto fare a meno di origliare una sua conversazione con la signorina Lucas… Beh, sono tornato nel mi studio e mi è presa l’ispirazione, così, le ho confezionato questo…”

Si chinò a raccogliere una scatola e la consegnò a Belle. Belle aprì la scatola e dentro ci trovò un bellissimo abito color Oro.

Si mise una mano davanti alla bocca, stupita. “ Jefferson! Ma non potrò mai permettermi una cosa del genere!”

Jefferson scosse la testa. “Vedi, sono arrivato nel mio studio e non riuscivo ad andare avanti con una collezione importante alla quale stavo lavorando, improvvisamente… Mi vieni in mente tu, sono stati pochi secondi, ho disegnato uno schizzo di quello che avevo in mente ed in due giorni, il vestito era finito. Dopo questo vestito, sono riuscito a finire in tempo record anche tutta la collezione. In poche parole, sono io ad essere in debito. Mi sei stata d’ispirazione.”

Belle appoggiò la scatola su uno dei tavolini esterni da Granny e gli allacciò le braccia al collo. “Grazie Jefferson, non saprò mai come sdebitarmi, questo vestito è incantevole! Sabato riuscirò a fare un figurone solo grazie a te!”

Jefferson sciolse l’abbraccio e sorrise a Belle. “Di niente mia cara, ci vediamo sabato!”

Belle sorrise e lo osservò andare via. 

Archiviato il problema vestito, ora doveva solo convincere Ruby ad arrivare in orario, per non trovarsi sola, in pasto a mezza Storybrooke.

 

 

 

 

Venerdì arrivò in un battibaleno e tutta Storybrooke fremeva alla vigilia del ballo.

Belle si trovava da Granny a fare colazione quando accadde l’inevitabile. Vide Gold entrare nel bar. Erano settimane che non lo vedeva, se non di sfuggita mentre apriva e chiudeva il negozio, era strano che non si fossero incrociati prima, ma molto probabilmente si stavano evitando a vicenda, e la cosa stava funzionando.

Dopo settimane che non riusciva ad osservarlo bene, trovò frustrante vedere che più lo osservava e più bello sembrava. Non appena entrò dalla porta, si tolse i guanti neri, per passarsi una mano tra i capelli, che si ricordava essere molto soffici e profumati. Pochi passi dopo si tolse anche gli occhiali da sole e Belle dovette chiudere gli occhi e fare una smorfia, al solo pensiero della profondità degli occhi color nocciola di Robert. 

No, questa cosa non poteva funzionare. Belle stava per alzarsi ed andarsene, quando la vide. La vide e si bloccò incerto sul da farsi. Lo sguardo di terrore negli occhi di entrambi era quasi ridicolo. Gold le fece una cenno con la testa e con la mano a mezz’aria, incerto se salutarla o meno. Belle ricambiò con un sorriso ed un cenno della mano. Gold procedette verso il bancone, ma sentiva gli occhi di Belle puntati su di lui. Come mai diventava sempre più bella? Come aveva potuto resistere settimane senza vederla e parlarle? Perché dopo settimane, se ne ritrovava ancora di più innamorato?

Gold ordinò il solito caffè nero doppio, questa volta da portare via. Belle finì la colazione e si alzò, salutò Ruby ed uscì. Sospirò. In quello stesso istante, dietro di lei uscì anche Gold. Belle si voltò.

“Belle” esclamò sorpreso. “Ciao.”

“Ciao Robert.”

Gold le sorrise sbilenco e nervoso.

“C-come stai?”

“Bene… Tu?”

“Bene.”

“Neal?”

“Oh lui sta benissimo, si.”

“Me lo saluteresti? Ogni tanto lo vedo in biblioteca…”

“Si, lui viene in biblioteca…”

“Già! Ora scusami ma devo andare… Ciao.”

“C-ciao Belle.” Gold si schiaffeggiò mentalmente. cos’era appena successo? Aveva perso nuovamente l’uso della parola?

 

Poco lontano Cora stava facendo il suo ingresso dal cortile della tavola calda. Gold roteò gli occhi per come squadrò Belle dalla testa ai piedi.

“Robert caro!” Urlò più del necessario, facendo voltare di nuovo anche Belle, che una volta vista la scenetta, si voltò ed accelerò il passo, fino a scomparire dietro l’angolo.

“Cora.”

“Oh ma quanta freddezza questa mattina! Come ti va la vita? E’ da parecchio che non ci vediamo…”

Gold annuì. “Finora è stato un piacere non incontrarti.”

Cora sbuffò una risata. “Sempre il solito giocherellone!” Così facendo gli tirò una sberla sulla spalla, per poi prenderlo a braccetto e trascinarlo dentro nuovamente.

“Su caro, fai compagnia ad una signora per la sua prima colazione”. Disse facendo cenno a Granny di essere servita subito.

“Allora Robert caro, come va la vita?” Esclamò ad alta voce. Ruby si stava avvicinando alle spalle di Gold e quando li vide assieme, ringraziò che Belle era appena uscita.

“Cora, non c’è motivo di fare una scenata. Dimmi cosa vuoi.” Disse Robert duramente.

“Sabato hai intenzione di venire al ballo?” Chiese Cora. “Oh, Lucas cara, mi porteresti del caffè e dei pancake?”

Ruby annuì e si allontanò per riferire a sua nonna l’ordine. Quel bastardo di Gold! Non solo aveva spezzato il cuore di Belle, ora sarebbe anche andato a quel ballo con la Mills!

Era talmente furiosa che non notò che Gold improvvisamente si alzò ed uscì dal locale.

 

 

 

Mentre si dirigeva di fretta di nuovo in negozio, riflettè. Cora si comportava in maniera strana, ma lei, in fin dei conti, lo aveva sempre trattato come il suo pagliaccio, stare dietro all’umore di quella donna, era una cosa impossibile.

L’indomani sarebbe andato al ballo solamente perché lo aveva promesso a Jefferson e a Neal, sarebbe rimasto il più tempo possibile e poi se ne sarebbe tornato a fare il lupo solitario, a sognare della bella che gli tormentava sogni e pensieri da settimane e che era ad un passo dal privilegio di averla tra le sue braccia.

 

 

 

 

 

 

 

** Ok, l’angst è sfuggito di mano… Quante macchinazioni di cervello questi due! E si sarebbe risolto tutto solamente se si fossero parlati. Beh… Nel prossimo capitolo, due persone a caso si incontreranno ad un certo ballo….

 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


“Papà mi stai strozzando con questo farfallino”

Gold rise. “Esagerato. Si mette così! Vuoi fare colpo su Emma?” 

Neal sbuffò, poi annuì. “Bene, allora lascia che il papà faccia la sua magia!”

Neal rise ed osservò il padre inginocchiato ai suoi piedi, mentre gli annodava il farfallino dello smoking.

“E tu? Devi fare colpo sulla signorina French?”

Gold deglutì e spostò lo sguardo. “Papà? Non ti ho più sentito parlare di lei e… Beh, lo zio Jeff non mi ha più fatto da baby sitter… Il tuo umore è peggiorato…”

Gold guardò il figlio dritto negli occhi. “Neal… A volte le cose non sono tutte chiare e semplici come fra te ed Emma, io…Tendo a fare le cose difficili anche quando sono semplici, scappo di fronte ai problemi. Ed è la cosa più sbagliata da fare… Mi dispiace se il mio umore è peggiorato, mi spiace perché tu mi fai molto felice.”

“Ma quindi vi siete già lasciati?” Chiese Neal, con il suo solito tono innocente e curioso.

Gold finì di annodargli il farfallino e guardò soddisfatto il proprio lavoro. 

“Più o meno, sembrerebbe così, figliolo” Gold sorrise malinconicamente al figlio.

“Noi stiamo bene anche da soli papà.” 

Gold rise allo spirito del figlio. “Certo che stiamo bene, Neal. Su, lo zio Jeff è qua che ci aspetta, andiamo.”

Poco dopo salirono in macchina con Jefferson e si avviarono verso il salone delle feste di Storybrooke. Gold spiò il figlio dallo specchietto e notò come si sistemò il farfallino prima di scendere dalla macchina ed avviarsi verso Emma e i Nolan.

Gold e Jefferson scesero dall’auto e li raggiunsero.

“Aaaah, i primi amori, così belli, innocenti, puri…” Commentò Mary Margaret osservando i due bambini.

“E semplici” borbottò Gold.

David e Mary lo guardarono come se volessero capire di cosa stesse parlando, ma Gold li oltrepassò, verso l’entrata e Jefferson fece cenno di “no” con la testa. I Nolan capirono che quello non era ancora un argomento che Gold voleva condividere, quindi si avviarono tutti verso l’entrata.

Circa un’oretta dopo, il salone era pieno, tutti i cittadini cominciavano timidamente a ballare, Gold notò che Neal moriva dalla voglia di invitare Emma a ballare, ma erano circondati da tutti i loro amichetti e nessuno di loro stava ancora ballando.

“Sono così carini assieme. Sembrano avere un’unione molto forte, ed allo stesso tempo hanno anche molto rispetto reciproco. Sembrano essere più maturi di molti  noi grandi” Osservò Mary, avvicinandosi a Gold, che sorseggiava il suo punch.

“Hai proprio ragione… Riescono ad essere naturali l’uno con l’altro, non è da tutti, certe cose invece, non devono funzionare, ecco perché non cominciano nemmeno.”

Di nuovo un’osservazione tagliente, notò Mary. Stava quasi per cercare di entrare nello specifico, quando vide lo sguardo di Gold trasformarsi completamente. Un secondo prima sembrava acido e malinconico, un secondo dopo sembrava essere completamente rapito da qualcosa, cercò di seguire la direzione dello sguardo e non notò nulla se non la nuova bibliotecaria, Belle French in uno stupendo abito color oro. I capelli ramati raccolti all’indietro, con una ciocca che le cadeva dolcemente sulla spalla destra, si muoveva con grazia mentre scendeva le scale con la sua amica Ruby. Gold sentiva il cuore esplodergli nel petto, la trovava bella in qualsiasi maniera, ma questa sera riusciva a togliergli il fiato.

“Robert?” Lo richiamò Mary.

Gold scosse la testa, non ancora in grado di distogliere lo sguardo da Belle.

“Si, io… Scusami”

“C’è qualcosa che vuoi raccontarci?” lo stuzzicò Mary.

“Si, Robert. C’è qualcosa che vuoi raccontare ai tuoi amici?” Infierì Jefferson, spuntando alle loro spalle. Mary Margaret rise, quando alla cerchia si aggiunse anche suo marito David.

Gold si guardò in giro spaesato. “Cosa posso dirvi. C’è stato un qualcosa con la signorina French. Per un breve periodo, ora non c’è più nulla. Tutto qua.”

“Ehi amico, a me lo sguardo di pochi secondi fa, non sembrava nulla. So riconoscere uno sguardo innamorato, quando ne vedo uno” Aggiunse David sarcasticamente, facendogli l’occhiolino per infastidirlo.

Jefferson rise. Gold non sospettava minimamente che era stato attirato lì con l’inganno dal suo amico, dopo essersi informato della presenza di Belle, e soprattutto non sapeva che quel meraviglioso abito, era stato ideato da lui stesso, un po’ per ispirazione, come aveva detto, ed un po’ per fare ulteriormente colpo su Gold. Non ne poteva più di vederlo di cattivo umore e di piangersi addosso, così fece quello che sapeva fare meglio, confezionò i vestiti per entrambi.

“Mi sembra di ricordare che tu sia un bravo ballerino, chiedile di ballare!” Disse Mary, prendendolo per un braccio e trascinandolo verso la pista. Gold si oppose leggermente.

“Mary, non credo sia una buona idea, non ci parliamo nemmeno io… Non…” Balbettò Gold.

Mary Margaret sorrise e passò il suo punch al marito, poi prese Gold per mano.

“Bene allora facciamoci semplicemente notare, lei non ti ha ancora visto…”

“Non lo so, non mi piacciono questi giochetti”

“Solo un giro di pista… So che non lasceresti mai una signora delusa, vero Robert?” E facendogli l’occhiolino si avvicinò per permettere alla danza di iniziare.

La musica era di un giusto ritmo per poter permettere alla coppia di danzare non troppo freneticamente, Gold era davvero un abile ballerino, dopo mezzo giro di pista, stava già parlando nuovamente di suo figlio con Mary Margaret e dopo poco la musica finì, sorrise a Mary Margaret e la ringraziò per la breve distrazione.

 

 

Dall’altra parte della stanza, Belle si era accorta di Gold non appena era arrivato in pista, spinto da Mary Margaret. Pensava che non fosse in grado di ballare, quando invece cominciò e notò la leggerezza e l’eleganza con la quale era in grado di muoversi. Aveva uno smoking stupendo stasera, sicuramente merito di Jefferson. Gli calzava perfettamente e non impediva nessuno dei movimenti della danza. I ricordi le scivolarono alla sera del loro primo abbraccio, quando timidamente, avevano dondolato sui piedi. Si chiese cosa sarebbe successo se uscissero ancora assieme, se l’avrebbe accompagnata a braccetto, se l’avrebbe fatta danzare tutta la notte, fissandola con il suo sguardo che le avrebbe rubato il fiato, per poi baciarla con la passione che, solitamente, non mancava mai. Chissà se sarebbero stati una coppia aperta a quel punto, se Neal sarebbe stato d’accordo con lei assieme a suo padre…

I pensieri la presero a tal punto che non sentì Ruby parlarle.

“Ho chiesto… Hai finito di guardare Gold? Ok quello smoking gli dona, caspita ci farei un pensierino anche io da quanto bene gli sta, gli fa anche un sedere da urlo, ma puoi tornare tra noi?”

Belle arrossì furiosamente. Ovviamente aveva notato tutti i dettagli di quello smoking perfettamente calzante, ma non poteva che essere d’accordo con l’amica, Gold toglieva il fiato, ma doveva distrarsi. Non c’era nessuna ragione per continuare a fantasticare. Si voltò e Ruby gli presentò un gruppetto di amici.

La serata sembrava essere un successo, bambini ed adulti sembravano godersi la festa alla stessa maniera, tutto sembrava normale, tranne per due persone che non smettevano di lanciarsi sguardi furtivi da una parte all’altra della stanza.

Ad un certo punto incrociarono lo sguardo per sbaglio e rimasero a fissarsi per qualche secondo, accennando ad un saluto con la testa. Belle aveva lo sguardo duro, ferito, Gold invece era rassegnato, triste.

“Papà?” Chiese ad un certo punto Neal, tirandogli la giacca, interrompendo così lo scambio di sguardi tra il padre e Belle.

“Si?”

“Perché non vai a chiedere alla signorina French di ballare?”

A Gold mancò un battito. “Perché… Ehm… Noi… Abbiamo litigato e… Sarebbe imbarazzante” Cercò di spiegare Gold.

“Ma se le chiedi di ballare, è come chiedere scusa, no?” Insisté Neal con un’alzata di spalle, e se ne tornò dai suoi amici.

“Un bambino di dieci anni con più sale in zucca del padre…” Commentò Jefferson a bassa voce, in modo che solamente Gold potesse sentire.

Ad un tratto Gold si sentì afferrare per un braccio, si voltò e si trovò Cora davanti, con un abito rosso sgargiante, che le donava molto. Gli sorrise smagliante.

“Robert caro! Finalmente! Da quanto tempo! Concedi un ballo ad una tua vecchia amica, su, vieni.”

Gold non poté fare nulla per evitarlo, Cora aveva attirato l’attenzione, se lui avesse rifiutato, se ne sarebbero accorti in molti, così la prese per mano e la accompagnò in pista. Inizialmente Gold manteneva il giusto tipo di distanze, ma si accorse che Cora continuava ad avvicinarsi sempre di più. La cosa lo infastidiva parecchio, percepiva che era tutto sbagliato in quella donna. A partire dal colore dei capelli, il rossetto, il sorriso, il profumo, la statura, il corpo di quella donna premuto contro il suo… 

“A cosa stai pensando Robert caro?” Lo punzecchiò Cora.

“A nulla.”

“Sicuro? Mi sembri così lontano… Stai forse pensando ad una certa bibliotecaria? Non ti si addice Robert. Meriti una vera donna nella tua vita.”

 

 

Poco distante, Belle osservava la pista da ballo. Le mancò un battito quando vide Cora stringersi a Gold. La rabbia non le era ancora passata, eppure eccoli lì, a stringersi pubblicamente, lei aveva un sorriso sgargiante ogni volta che posava gli occhi su di lui, anche ora mentre stavano parlando.

 

“Cosa? Cosa sai di Belle?”

“Oh Belle, si. Giusto! Che nome carino, le si addice proprio, vero?”

“Cosa vuoi dirmi Cora. Non giocare con me.”

“Nulla caro, ho saputo del vostro breve momento, lascia che ti dica mio caro, non fa per te quella ragazzina… Si vede a colpo d’occhio, poi è così malleabile… Metterle in testa certe cose, non è stato per nulla difficile…”

In quel momento Gold spalancò gli occhi e per la prima volta fissò intensamente Cora negli occhi. In quell’esatto momento, fu tutto più chiaro. Era stata Cora. Da quando era tornata in città, tutto con Belle era precipitato, e poi aveva appena ammesso di aver architettato qualcosa contro di lei. Girò con lo sguardo fino a che trovò Belle, che li stava fissando con un’espressione che non riusciva a decifrare. Portò avanti la danza, seguendo Belle con lo sguardo, che si scusò con le amiche e si allontanò in fretta. 

“Cora. Sappi che qualsiasi cosa hai fatto, la pagherai” Le disse mentre staccava le mani dalle sue e la abbandonava sulla pista da ballo. Un affronto per una donna come Cora. “Robert torna qui!” Urlò infuriata la donna, ma Gold fu velocissimo.

Gold si mosse a passo veloce in direzione di dove aveva visto Belle uscire, fino a che il salone finì e di Belle nessuna traccia. Guardò ovunque ma non riuscì a trovarla. Ad un certo punto, un riflesso color oro, lo fece voltare verso una finestra che dava su una terrazza, che scendeva giù in giardino.

Senza pensarci due volte aprì la porta ed uscì.

“Belle!” La chiamò ma lei non si voltò, rimase immobile a fissare il giardino di fronte a lei.

Robert la raggiunse lentamente.

“Belle. Devo… Devo parlarti”

Belle non si voltò. “Non c’è bisogno che tu dica niente. Lo so già” Disse con la voce strozzata. 

No, no, no! Non piangere! Non per me! 

“Cosa sai già?”

Belle deglutì. Le lacrime premevano per uscire, erano soli, fuori faceva quasi freddo, soprattutto in questo momento, soprattutto dopo che tra loro non c’era più niente.

“Di te e di Cora.” Disse Belle voltandosi. Fu allora che Gold lo vide. Vide il dolore negli occhi di Belle, vide le lacrime agli angoli degli occhi e si sentì morire.

Fece per cercare di rispondere ma Belle lo anticipò. “So che siete stati assieme in passato, più volte. So anche che state assieme ora, vedo come ti guarda, vedo come ti gira attorno, vedo come non mostra affetto a nessuno in città se non a te, ed è tutto più chiaro. Insomma guardati Robert, tu e lei siete molto compatibili, lei è una donna di classe ed io… Una bibliotecaria qualunque.”

Gold alzò una mano, agitandola per fermare il discorso di Belle.

“C-cos… Belle. Cosa stai dicendo esattamente?”

Tutto improvvisamente divenne più chiaro e più confusionario allo stesso tempo.

Belle pensava stesse con Cora. Belle pensava che lui avesse giocato con i suoi sentimenti.

“Io… Ho visto… Te… Cora…” Era sempre più difficile parlare ora. Notò che Robert non capiva di cosa stesse parlando, le sembrava tutto fuorché un bugiardo in quel momento, sembrava disorientato anche lui.

“Tu… Tu pensi che io e Cora…” Si portò una mano sulla fronte e distolse lo sguardo da Belle e sorrise sarcasticamente.

Sorrise per cercare di nascondere il dolore che provava nel realizzare come si erano svolti i fatti, sorrise perché, Cristo se era stato stupido!

Sorrise per non crollare lì e subito, davanti a lei e piangere come un bambino, per il nervoso che aveva accumulato in settimane.

Belle si asciugò gli angoli degli occhi, cercando di non rovinare il trucco. Era tutto così intenso e non si erano ancora detti nulla. Si strinse su se stessa, cominciando ad avere freddo, si voltò nuovamente verso il giardino, non poteva affrontare tutto questo.

Improvvisamente sentì un calore sulle spalle e si trovò circondata dalla giacca dello smoking di Robert.

“Gra- grazie” sussurrò, stringendosi per cercare ulteriore calore. Il suo profumo la avvolse ed aumentò la voglia di piangere.

Dita gentili le sfiorarono le spalle, per cercare di voltarla e, una volta che Belle lo affrontò di nuovo, si perse nell’intensità degli occhi di Robert.

“Belle. Io e Cora… è complicato… Siamo stati assieme, certo. Cora è stata una costante nella mia vita, sin da quando ero ragazzo. Non nego che è stata anche una costante delusione. Però non siamo assieme, già da molti anni. Non è mai stata mia intenzione prenderti in giro, io non sto con Cora, probabilmente quello che hai visto, era lei giocare con me, per mettere fuori gioco te. Mi spiace Belle, mi spiace, sono stato così stupido, non me ne sono reso conto. D’altronde non mi hai nemmeno dato dei motivi per chiudere i rapporti, dannazione, ho pensato a cose così assurde e mi dispiace, mi dispiace così tanto” Gold non riuscì a finire il discorso, aveva la voce strozzata ed il battito accelerato. Fece una smorfia per trattenere le lacrime, quando Belle gli mise una mano sulla sua, come per invitarlo a continuare, non appena se la sarebbe sentita.

Quel contatto sembrò destabilizzarlo. Dopo settimane di gelo totale, sentire quel calore, provenire proprio dal tocco di Belle, lo fece tentennare. Belle ritirò la mano troppo in fretta, accorgendosi dell’effetto che aveva su di lui, vide lo sguardo di lui cambiare notevolmente, come se fosse triste che il contatto fosse già finito.

Nonostante la pessima reputazione, Robert era un uomo completamente diverso da come lo descrivevano le chiacchiere.

“Ora ho capito tutto. Ce ne ho messo di tempo, maledizione, ma ho capito perfettamente. Non nego che le tue accuse mi abbiano ferito. Pensavo di essere stato diverso con te. Ho pensato fosse solamente colpa mia, l’ennesima conferma del mio pessimo carattere e della mia scarsa capacità di mostrare… Affetto. Ho lasciato che tutto mi travolgesse.” Allungò una mano per raggiungere quelle di Belle, erano fredde, gli venne spontaneo racchiuderle nelle sue e scaldarle. Gold si stava mettendo in gioco del tutto, anche questa volta. 

“Mi dispiace se ti ho ferita, se ti ho dato l’impressione che stessi giocando, giuro che non era mia intenzione, non sto né con Cora, né con nessun’altra donna al momento… c’eri solo… solo tu.”

Belle ci mise qualche secondo a metabolizzare il suo discorso, erano arrivati a tutto questo per colpa di un malinteso. Settimane di lacrime, dolore e rabbia, potevano essere evitate se solo… Se solo si fossero parlati!

“Robert… Io…” Non fece in tempo a cominciare il discorso, che venne interrotta dalla furia con cui fu aperta la porta dall’amica Ruby.

“BELLE FRENCH. COSA CREDI DI FARE ESATTAMENTE?” urlò nella quiete della notte, facendo sobbalzare entrambi. Gold fece uno scatto e si allontanò da Belle, notando la corsa di Ruby verso di loro. Una volta raggiunti, si mise davanti a Belle, lasciando Gold alle spalle.

“Dai ancora retta a questo bastardo? Dopo tutto quello che ti ha fatto? Dopo come ti ha trattata? Dopo che ci ha provato con te E STAVA ANCORA CON LA MILLS?”

Ruby era senza fiato, Gold la guardò inorridito, spalancò gli occhi e si allontanò ulteriormente da quella furia.

Era questo, dunque, quello che pensavano?

“Ruby, stammi a sentire…” Provò a tranquillizzarla Belle.

“No, no, no e ancora no! Ho visto e sentito fin troppo! Lo sentivo che qualcosa puzzava, lo sapevo che non era quello giusto per te! Meriti molto di più, Belle! Vieni via, su…” Belle le sorrise dolcemente, Gold abbassò lo sguardo, consapevole.

“Ruby, ti ringrazio, sei l’amica perfetta. Robert però mi stava spiegando alcune cose… Non è come pensavo, non sta con la Mills, è stato tutto una specie di gioco per allontanarci e…”

“E TU GLI CREDI?” Urlò Ruby ancora una volta. Gold cominciò a sentirsi in più, stavano parlando di lui, come se lui non fosse lì.

Belle però annuì. “… O perlomeno gli devo delle spiegazioni. E’ tutto ok Ruby. Sarò qui fuori per qualche minuto ancora.”

Ruby fissò Belle, con un misto di emozioni in volto, poi si voltò verso Gold e lo fulminò con gli occhi, prima di tornare dentro, veloce com’era uscita.

“Scusami, lei è…”

“Ha ragione” la interruppe Gold. “ E’ un’ottima amica. Quello che dice… è vero… Non sono esattamente la persona giusta per te, meriti di più Belle.”

Belle lo guardò intensamente, per poi avvicinarsi e togliere la distanza provocata da Ruby.

“Facciamo che le decisioni su cosa è meglio per me, le prendo io… Non tu… Non Ruby… Non mio padre… Ok?” piegò la testa di lato, cercando il suo sguardo.

Robert era ancora visibilmente turbato dall’intromissione di Ruby. La camicia bianca ed il farfallino blu scuro gli donavano di più di tutti i suoi altri completi, era così affascinante.

“Mi dispiace, non finirò mai di dirtelo. E’ stato tutto un malinteso. Capisco che tu non abbia più voluto avere niente a che fare con me. Mi spiace averti fatta soffrire, Belle. Se fossi stato in grado di realizzare prima, ti avrei cercata per chiarire… Pensavo… Pensavo avessi trovato di meglio e….”

Belle strabuzzò gli occhi. “Oh Robert Gold! Quanto impegnativo è essere te stesso?” 

Gold la osservò sorpreso. Il viso le si era addolcito, non sembrava più sull’orlo di un pianto, come poco fa.

“Tutte queste macchinazioni inutili che fai, non è facile vero? Portano mai a qualcosa di buono?”

Gold scosse la testa, arreso. 

Ruby, nella fretta, aveva lasciato la porta leggermente aperta, ed ora si riusciva ad udire la musica dall’interno. Belle sorrise e gli si avvicinò.

“Prima non ho potuto fare a meno di notare che… Si insomma, sei un bravo ballerino…”

Gold le sorrise, col cuore finalmente sollevato, allungò una mano verso di lei.

“Posso avere l’onore di danzare con lei, Miss French?”

Belle afferrò la mano che Robert le offrì. “Ne sarei davvero onorata, Mr Gold!”

Gold le si avvicinò lentamente, incontrandola a metà strada, con lo sguardo sembrò chiedere il permesso di toccarla ulteriormente. Belle annuì e gli sorrise, e fu così che Gold le appoggiò la mano libera sul fianco e cominciarono a muoversi lentamente. Si guardarono intensamente negli occhi, improvvisamente così vicini, dopo settimane. Gold la guidava nella danza e Belle si perse ancora una volta nei suoi occhi, chiedendosi come aveva potuto fare senza per tutto questo tempo.

Con questo gioco di sguardi, si avvicinarono ulteriormente, facendo aderire perfettamente i loro corpi, dando ancora più passione alla danza.

Ad un certo punto, Gold, le mise entrambe le mani sulla vita, Belle gli cinse il collo ed istintivamente, appoggiarono le loro fronti.

“Mi dispiace tanto che tu abbia creduto che ti avrei presa in giro così. Voglio che tu sappia che non ho l’intenzione di giocare con te, Belle.”

“Ora l’ho capito Robert, ripartiamo da qui. Con calma. Abbiamo tutto il tempo del mondo, non credi?”

Gold annuì e chiuse gli occhi, beandosi di quella vicinanza di cui si erano privati per così tanto tempo.

Gold prese l’iniziativa ed appoggiò la guancia a quella di Belle, per poi spostarsi e  darle un tenero bacio sulla guancia , fin troppo vicino alle labbra. Fu un tenero e minimo contatto che mandò Belle in fiamme.

Improvvisamente si accorse che era tutto giusto, la donna con cui avrebbe voluto ballare per tutta la sera, era finalmente tra le sue braccia, il suo profumo gli riempiva le narici, la sua pelle così soffice e calda sotto alle sue dita, quegli occhi blu che lo fissavano, finalmente senza odio.

Deciso a non andare oltre, Gold compì uno sforzo immane a staccarsi dalla guancia di Belle.

“Sei… Sei molto bella questa sera… questo vestito ti dona molto. Credevo di sentirmi male quando ti ho vista entrare”

Belle arrossì. “ Grazie Robert. Non nascondo di averti ammirato da distante anche io, con questo smoking. Ho visto che Neal ne ha uno uguale!”

Gold rise. “Si! Sai… Jefferson.”

Belle annuì e sorrise. “Sai, per il mio vestito, dovresti fare i complimenti proprio a lui, me l’ha regalato…”

Gold spalancò gli occhi. “Brutto figlio di…” Si schiarì la voce trattenendosi. “lui sapeva!” Realizzò.

Belle sembrò confusa, quindi Robert continuò. “Jeff… Ha insistito così tanto che io venissi… Ora mi dici che ha confezionato un vestito anche per te… Sperava ci incontrassimo…”

“Ringrazia il tuo amico anche da parte mia allora.” Ammiccò Belle.

Gold le sorrise e le accarezzò una guancia, fermando la danza. “Sei così bella. Domani mi chiederò per tutto il giorno, con che forza ti sto resistendo. Non voglio affrettare le cose e sembrarti maleducato, sappi che starei qui a danzare con te e a baciarti fino all’alba.” sorrise, spostandole una ciocca di capelli dal viso, notando che stava arrossendo. “Non appena saremo pronti entrambi, credo proprio che lo farò.” Belle rise, Gold aveva gli occhi sognanti e le stava sorridendo, in qualche maniera era ancora più irresistibile del solito. 

“Sarà meglio che rientri… Sai… Neal…” aggiunse poi, cambiando tono e sguardo.

“Certo, certo” annuì Belle.

Gold si allontanò, riluttante, per poi voltarsi nuovamente verso Belle, che si tolse la giacca dalle spalle e gliela riconsegnò. Gold alzò una mano per fermarla. “Puoi tenerla, fa freddo adesso…”

“Oh, grazie… Te la ridarò!”

“Si… Ahm… A proposito, posso rivederti?”

“Si Robert. Mi farebbe molto piacere.”

“Bene! Beh… A presto allora!” Si chinò per appoggiarle un altro bacio sulla guancia. Si salutarono nuovamente e rientrarono alla festa, indubbiamente con il cuore più leggero. Gold tornò dai suoi amici e dal figlio.

“Ehi, non dirmi che Cora ti ha strappato la giacca di dosso, era il pezzo forte del completo! E poi, sarei molto, molto geloso al riguardo.” sbuffò Jefferson, infastidito.

“Ah.. No. Al diavolo Cora. La mia giacca ce l’ha Belle.”

Mary Margaret, David e Jefferson spalancarono la bocca, stupiti. Gold li squadrò indignato. 

“Ci… Ci siamo parlati e… Ed ora è tutto ok, va bene impiccioni?”

Gli amici derisero Gold ancora un po’, da impacciato era davvero buffo.

“E… Jeff? Ti ho scoperto. So cos’hai fatto con i nostri vestiti per stasera. Ho capito anche perché hai insistito così tanto per questo ballo.”

Jefferson lo guardò impassibile. “Grazie”. Aggiunse Gold. 

Poco dopo Gold e Neal decisero di ritirarsi, si era fatto tardi e si fecero accompagnare da Jefferson. Gold osservò l’altro lato della stanza e con un cenno salutò Belle, che gli sorrise e gli fece un cenno con la mano. Ruby, che era al suo fianco, non mancò di fulminarlo.

 


 

Più tardi, quando era finalmente a letto, Gold fece una cosa che non faceva da settimane, fissò il soffitto e si addormentò con il sorriso sulle labbra, pensando alla sua piccola bibliotecaria, che gli aveva rubato il cuore una volta di più.







** Capitolo un pochino più lungo ed impegnativo rispetto al solito, ma c'era tanto da raccontare, tanto da condividere. Quanto la si può odiare Cora? Ho come l'impressione che non la finirà qui, ma chi se ne frega, i nostri due imbecilli preferiti hanno chiarito e si sono detti di voler riprendere la loro relazione!! Come al solito, per qualsiasi cosa sono qui! Grazie davvero a chi recensisce sempre, a chi continua ad inserire la storia tra le preferite/seguite. Grazie davvero! A presto!

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Gold il giorno dopo, si alzò dal letto con il sorriso. Compì la sua solita routine pensando alla sera precedente e a quanti sforzi aveva dovuto compiere per togliersi dalla sua Belle, ora che era tutto chiarito.

Belle. La sua coraggiosa, tenera e testarda Belle. Gold sorrise al pensiero delle sue guance arrossate, dopo il suo bacio.

“Papà? Perché ridi. E’ strano.” Disse Neal, entrando nella stanza del padre.

Gold non resistette e non appena il figlio si avvicinò, lo abbracciò stretto.

“Papà mi stai strozzando. Hai fatto pace con la signorina French?”

Gold si immobilizzò. “Ahm… Sono così prevedibile figliolo?”

Neal gli sorrise, giocando con i capelli lunghi del padre. “Naah. Ma io ti conosco! E’ facile per me!” Gold gli sorrise e lo strinse in un altro abbraccio.

“Pà?”

“Si?”

“Visto che è domenica… Possiamo fare colazione sul divano e guardare un cartone una volta che ho finito i compiti?”

Gold gli sorrise. La domenica era il loro giorno, avrebbe fatto qualsiasi cosa Neal avrebbe proposto.

“Certo figliolo, corro a preparare la colazione.”

“Papà… Ma la cravatta la puoi togliere la domenica!” Gli disse Neal scuotendo la testa e correndo verso camera sua.

Gold si guardò allo specchio, era talmente sovrappensiero, che non si accorse di essersi vestito come tutti i giorni.

La domenica mattina passò in un battibaleno, padre e figlio stavano preparando il pranzo quando il cellulare di Gold iniziò a suonare. Neal buttò l’occhio e si mise a ridere quando vide comparire il nome di Belle sul telefono del padre.

“Ehi” Rispose Gold, minacciando Neal con lo sguardo.

“Ehi!” Rispose Belle entusiasta. “Come stai?” 

Neal nel frattempo, di fianco a lui, scimmiottava il padre ridendo.

“Bene, bene… Grazie… e tu?” Disse Gold, cacciando Neal dalla stanza, invano.

“Bene! Solo che… Mi stavo annoiando, ti stavo pensando e… ti va di prendere un the?”

Gold non poté credere alle proprie orecchie. Sì! Certo! Subito!  Ma… Accidenti, Neal!

“Mmh… Si, volentieri, ma… Neal…”

“Oh…” Disse Belle imbarazzata, non ci aveva pensato.

Li colpì un attimo di silenzio, fino a che Neal parlò.

“Papà la signorina French può venire a trovarci?”. Gold guardò il figlio, ma certo! Sarebbe potuta venire a casa loro! Che stupido!

“Belle?” Disse Gold appoggiando una mano sulla testa del figlio. “Ti va di venire a prendere il the a casa nostra?”

Belle non era sicura di aver sentito bene, praticamente era stato Neal ad invitarla e per quanto la cosa le facesse piacere, la destabilizzò allo stesso tempo.

“Uhm… Certo! Volentieri!” 

“Bene… Io e Neal ti aspettiamo! Quando vuoi!”

“Per l’orario del the? Può andare bene?”

“Oh certo, certo. A dopo Belle” La salutò Gold, sorridendo.

“A dopo Belle” scimmiottò Neal, cercando di imitare lo sguardo del padre.

Gold lo fulminò, poi rise, prendendolo alle spalle e facendogli il solletico, Neal si arrese solo quando il padre lo sollevò da terra e gli impedì di muoversi.

Il pranzo passò relativamente veloce e senza che se ne rendessero conto arrivarono le diciassette in punto ed il campanello di villa Gold suonò.

Neal corse ad aprire, anticipando il padre.

“Miss French!” Urlò Neal aprendole la porta. “Ciao!”

Belle sorrise al bambino e lo salutò, scompigliandogli i capelli, notando che il padre stava arrivando dietro di lui.

“Ciao Neal, grazie per l’invito!”

“Di niente! Se aspettavi il mio papà, ti avrebbe invitata tra un mese” Disse alzando le spalle e correndo in soggiorno di nuovo.

Gold si avvicinò ed aprì del tutto la porta, facendole cenno di entrare. Belle notò che era sicuramente svestito, in base agli standard degli altri giorni. Doveva ammettere che anche la camicia sbottonata e le maniche tirate su fino ai gomiti, avevano un certo fascino su di lui.

“Belle. Ciao” Disse Gold sorridendole, prendendole il cappotto dalle spalle, come un perfetto gentiluomo.

“Ciao Robert. Tuo figlio ha molta fiducia nelle tue capacità di seduzione”

Gold alzò le spalle. “Mio figlio mi conosce troppo bene, sono un imbecille il più delle volte.”

Belle rise e si sentì subito a suo agio. Era la prima volta che entrava in casa di Robert. Era grande e meticolosamente ordinata, nonostante ci vivessero due uomini all’interno, ma poi si ricordò che uno di questi due uomini era Gold ed il dettaglio non la stupì più. Si guardò attorno, spaesata. Gold le prese una mano e la guidò in soggiorno attraverso la cucina.

“Vuoi accomodarti qui con quell’indisciplinato di mio figlio, mentre vi preparo il the?”

Belle rise guardando la faccia offesa di Neal ed annuì, mentre Gold si allontanò.

“Così, tuo padre ti crede un indisciplinato, eh?”

Neal alzò le spalle. “Ma so che mi vuole bene lo stesso”

Belle rise. “Ma adesso tu ed il mio papà state assieme? Voglio dire, veramente?”

Belle arrossì e gelò all’istante. “Io credo che… Uhm… Vedi Neal… Non…”

Neal sbuffò. “Voi grandi siete difficili, ti va di guardare un cartone?”

Belle annuì in fretta, meglio approfittare di questa distrazione. Wow, pensò, Neal non assomigliava per niente a suo padre, Neal era diretto e molto sicuro, Robert, beh, non proprio.

Il piccolo Gold si avviò tra i DVD e si mise a cercare un film. Avrebbe resistito ad altre domande del genere? Magari qualcuna di fronte a suo padre? Cominciò a pensare che forse era stata una scelta avventata quella di chiamare Gold la domenica pomeriggio.

Poco dopo Robert li raggiunse con un vassoio e tutto l’occorrente per un the.

Sorrise a Belle una volta che vide Neal cercare tra i suoi DVD.

“Ti sta per obbligare a guardare un cartone animato, vero?”

“Mi ha chiesto se mi andava, mi fido di lui, sceglierà sicuramente qualcosa di piacevole!”

Gold annuì ed appoggiò il vassoio sul tavolino di fronte a loro. Incerto su dove sedersi, rimase in piedi a valutare l’opzione migliore. Se mi siedo vicino a lei, penserà che sono troppo vicino? Dovrei sedermi sulla poltrona e lasciarle il suo spazio? D’altronde è qui per il the…

Quando ad un tratto Neal riemerse dallo scaffale dei DVD con un film in mano.

“Ce l’ho! Aladdin!”

Gold guardò Belle, che sembrò entusiasta e le sorrise ancora una volta. Si diede da fare a preparare le tazze di the, mentre Neal mise il DVD nel lettore e si appropriò della poltrona. Il figlio aveva deciso per lui, si sarebbe seduto vicino a Belle.

Le porse la tazza, prese la sua e si sedette di fianco a lei.

“Grazie, ha un profumo buonissimo, come fai a fare il the così buono?”

“Papà è Scozzese, ho studiato a scuola che i britannici lo fanno molto bene.” Come se questo giustificasse il tutto. 

Gold sorrise al figlio, sembrava che non stesse ascoltando, invece non si perdeva un solo movimento o una sola parola.

Belle gli sorrise da sopra la tazza, se già pensava che Neal fosse adorabile, erano bastati solo cinque minuti per raddoppiare il suo affetto per lui.

Gold alzò le spalle. “ Sta facendo tutto lui.” Disse accennando in direzione del figlio.

Neal premette play e la stanza diventò improvvisamente buia. Belle finì di bere il suo the, assaporandone l’ineguagliabile gusto, appoggiò la tazzina sul vassoio, vicino a quella di Gold e si mise comoda sul divano. Erano vicini ma non abbastanza e Belle riteneva quella non vicinanza, abbastanza frustrante, quando ad un certo punto, Gold, osservandola con la coda dell’occhio le prese una mano tra le sue.

Dannazione. Sembro un quattordicenne alla prima cotta. Neal sicuramente saprebbe fare di meglio.

Belle si voltò a guardarlo e nell’oscurità della stanza, iniziò a scrutarne il profilo, mentre Gold, con il pollice, segnava tratti invisibili sulla sua pelle.

Sentendosi osservato, Gold, si voltò verso Belle che gli sorrise nuovamente e, prendendo un po’ di coraggio, si avvicinò. 

Gold prese finalmente l’iniziativa e le passò il braccio attorno al collo, abbracciandola. Belle si rimise a guardare il film soddisfatta, tra le braccia di Robert era sicuramente un posto migliore, soprattutto con la testa appoggiata sul suo petto. 

A Gold sul momento mancò il fiato, da quanto tempo non condivideva il divano con qualcuno che non fosse suo figlio? Troppo. Non che ne avesse mai avuto il desiderio, dopo Milah. E Cora… Con Cora non si permetteva di condividere certe faccende domestiche, con Belle era tutto più naturale, non si sentiva assolutamente a disagio qui, con lei stretta tra le sue braccia, con la testa appoggiata sul suo petto. Quando riprese a respirare correttamente, cominciò a massaggiarle distrattamente il braccio e Belle sprofondò ulteriormente la testa sul suo petto, allungando un braccio per cingergli la vita ed aggrapparsi alla sua camicia.

La successiva ora la passarono a ridere e a commentare il film, con Neal che impazziva per le battute del genio e si voltava a condividerle con Belle, completamente impassibile al fatto che il padre fosse abbracciato ad una donna sul loro divano. Sembrava tutto così naturale che non si accorsero dell’orario fino a che Gold non si alzò per preparare la cena e chiese a Belle se voleva restare, Neal la guardò supplichevole e non le restò altro da fare che accettare.

Belle raggiunse Gold in cucina e lo osservò indaffarato ai fornelli. Quando pensava che non avrebbe mai trovato sexy un uomo in cucina, Robert smentì tutto alla grande. 

Sentendosi nuovamente osservato, si voltò per trovarla alla porta e le sorrise.

“Posso aiutarti a fare qualcosa?” Gli chiese.

Gold si guardò attorno e notò che era tutto sotto controllo, ma annuì lo stesso.

“Si, vieni qui, assaggia questo sugo e dimmi se va bene di sale”

Le tese un cucchiaio e glielo avvicinò alle labbra. Belle assaggiò e si fece scappare un rumore di consenso.

“Ok, diciamo che oltre ad il migliore the della città, sembra che tu sappia anche cucinare molto bene…”

Gold rise scuotendo la testa ed appoggiò nuovamente il cucchiaio sul tavolo. 

“Te l’avevo detto, o sbaglio?”

Belle annuì e gli si avvicinò, Robert la prese tra le braccia e le baciò la fronte.

“Robert Gold, c’è qualcosa che non sai fare?”

Il rombo della risata di Gold la fece ridere a sua volta. “Sono sicuro che troverai molte, moltissime cose che non so fare. Molte cose in cui non riesco proprio, altre con cui non perdo nemmeno tempo, mi dispiace deluderti Belle.”

Belle alzò le spalle. “Cucini, fai dell’ottimo the, leggi molti libri, lavori con oggetti d’antiquariato ed in tutto questo, cresci un figlio. Ci sarà qualcosa di poco attraente in te, la troverò.”

Gold rise di nuovo e le baciò nuovamente la tempia. Belle lo strinse ulteriormente, non lasciandosi scappare l’intimità di quel gesto, per poi allontanarsi nel caso esntrasse Neal.

Appena la cena fu pronta, i tre si misero in tavola e continuarono a chiacchierare allegramente di scuola, libri, biblioteca e per pochi secondi della piccola Emma.

Quando finirono di riordinare, Neal li salutò prima di andare a letto.

“Buonanotte Belle. Torna a trovarci presto, il mio papà non deve lasciarti andare via questa volta!”

Belle arrossì e gli augurò la buonanotte. Rimasero soli nella sala da pranzo.

Gold le si avvicinò e le prese la mano, portandola nuovamente in salotto.

“Ti va un goccio di whisky prima di andare?”

Belle annuì e Gold le preparò il suo bicchiere, poi il proprio e cominciarono a sorseggiare. 

“Grazie per la bellissima domenica trascorsa in vostra compagnia, Neal è davvero un ragazzino speciale, molto più di quello che credevo, tu sei un ottimo cuoco ed un padre affettuoso. E’ stato tutto speciale, grazie.”

Gold le sorrise affascinato. Quindi era piaciuto anche a lei il loro pomeriggio, forse tanto quanto era piaciuto a lui.

Finirono nuovamente seduti vicini sul divano a chiacchierare, non se ne accorsero subito, ma si ritrovarono nuovamente abbracciati e Gold non seppe resistere e le baciò nuovamente la fronte.

“Ho trovato una cosa che non sai fare.”

Gold rise. “Cioè?”

“Non sai evitare di farti problemi inutili, ma questo lo avevamo già capito, vero?”

Gold annuì. “E questa volta in cosa avrei sbagliato esattamente?”

“Smettila di pensare troppo, di fare il gentiluomo e baciami, Robert Gold.”

Gold aprì la bocca ad “o”, con un’ espressione ferita. “Io pensare troppo? Ma quando mai?”

Sorridendo, le prese il volto tra le mani e si avvicinò lentamente, assaporandone il momento. Erano a pochi millimetri ora, poteva sentire il respiro di Belle aumentare assieme al battito cardiaco, la pelle morbida sotto alle dita, il suo inconfondibile profumo. Le accarezzò una guancia con il pollice e la tirò dolcemente verso di lui qualche altro millimetro, fino ad appoggiare il fantasma di un bacio sulle sue labbra, prima di aprire leggermente gli occhi e notare la concentrazione e l’impazienza con la quale attendeva di essere baciata.

Decise di non resisterle più ed appoggiò pienamente le labbra alle sue. Le settimane di separazione non avevano apportato alcuna modifica all’elettricità che scorreva tra di loro ad ogni contatto, era ancora tutto lì.

Gold le carezzava la guancia, mentre con le sue labbra, lentamente esplorava quelle di Belle, che non seppe resistere e le aprì leggermente per approfondire il bacio. Gold stavolta non si fece scappare il suggerimento e seguì l’audacia di Belle, imitandola.

Tutto era così naturale, che presto le mani le abbandonarono il volto e cominciarono a carezzarla distrattamente lungo le braccia, lungo i fianchi. Belle inspirò rumorosamente al contatto e senza pensarci si protese verso Gold, premendolo contro il divano. La passione li prese all’improvviso e Belle scivolò le mani lungo i suoi capelli, che le erano mancati tanto.

Senza pensarci troppo, Gold la tirò ancora più vicina, sentendo che era in una posizione scomoda, la abbracciò ulteriormente. Belle prese l’invito come buono e gli si sedette sulle gambe, a cavalcioni. Gold emise un grugnito, dovuto alla nuova posizione e la tirò a se, facendo aderire perfettamente i corpi. In un attimo tutto si infiammò ulteriormente. Non l’aveva mai avuta così vicina, ne approfittò per accarezzarla ovunque, i fianchi, la schiena, le braccia, i capelli, fino ad abbracciarla stretta in modo da non permettere neanche ad un filo d’aria di passare tra i loro corpi. Nel frattempo, le loro labbra si dovettero staccare per permettersi di respirare. Gold le accarezzò il collo, spostandole verso indietro i capelli, agganciò lo sguardo al suo e Belle si morse le labbra.

“Credo… Credo di aver trovato qualcos’altro in cui sei bravo.” Commentò per dare un significato alla pausa che si erano appena presi.

Gold le sorrise e cominciò ad appoggiarle teneri baci sul collo, tenendola ferma contro di se’ con una mano aperta contro la schiena. A Belle cominciò a girare la testa, da quanto tempo era che qualcuno la baciava così? Era mai stata baciata così?

Gold continuava a baciarle il collo con sempre più passione, tracciando un sentiero fino a dietro l’orecchio, che scoprì essere un punto debole di Belle, dalla maniera in cui si inarcò ulteriormente contro di lui.

Questa cosa stava prendendo una piega seria, Gold non sarebbe riuscito a fermarsi di lì a poco e non voleva sembrare maleducato, ma una certa parte di lui, stava reagendo nell’avere Belle così a stretto contatto.

Appoggiando un ultimo bacio sul collo si staccò, per poi appoggiarle un altro bacio innocente sulle labbra. Belle sembrò capire la sua situazione e gli appoggiò la fonte contro la sua.

“Temo che…Temo che tra poco non sarò più in grado di fermarmi e… Non…” Gold scosse la testa, cercando di trovare le parole giuste, ma Belle gli mise una mano sulla guancia e gli alzò la testa per guardarlo nuovamente negli occhi.

“Credo che tu abbia ragione, credo che le cose ci siano sfuggite di mano, in maniera piacevole, non fraintendermi, ma si è fatto tardi e di sopra… Beh al piano di sopra c’è tu figlio e non mi sembra il caso, come sempre hai ragione.”

Gold annuì. “Credo che passerò anche questa sera e tutta domani, a chiedermi con che forza ti sto resistendo.”

Belle si fece scappare una risatina ed indicò verso il basso con il viso. “Credo che tu non stia facendo molto bene la tua parte Robert, nel resistermi intendo.”

Gold arrossì furiosamente, era già così evidente? Preso dall’imbarazzo, fece per allontanarla e si mise la testa fra le mani. “Oh Cielo, mi dispiace, non… Dannazione. Non era mia intenzione, davvero. Ora penserai che sono un maniaco o…”

Belle rise e lo fermò nuovamente, prendendogli il volto tra le mani. 

“A dire il vero, ne sono lusingata. Molto lusingata. Credo che se tu non avessi mai avuto tutta questa forza d’animo, io non mi sarei mai fermata. Così, per elencare un’altra delle tue doti, e non sembrava male nemmeno… Beh…Così, a sensazione.”

Gold non seppe trattenersi, rise, rise come non rideva da anni, dovette addirittura coprirsi il viso con le mani per soffocare le risate e non svegliare Neal. Si accorse che era già la seconda volta che Belle lo faceva ridere come non aveva mai riso in vita sua, lo trovava sicuramente affascinante.

“Cosa. Perché ridi. Sono seria.”

Gold cercò di tornare in se e si avvicinò a Belle per un altro bacio. “Grazie” le sussurrò a fior di labbra.

Belle scosse la testa e si alzò dal grembo di Robert, decisa a non approfondire il momento di imbarazzo. Raccolse le sue cose e Gold la accompagnò alla porta. 

“Aspetto un tuo messaggio quando sarai arrivata a casa, stai attenta, guida con prudenza” La ammonì Gold.

“Va bene, sarò una brava bambina fino a casa.” Gli sorrise Belle.

“Grazie Robert per la bellissima giornata, davvero.”

“Sono io che ti devo ringraziare, per aver portato un raggio di sole in più nel mio salotto, oltre a mio figlio, oggi pomeriggio.”

Belle si intenerì a quelle parole e lo prese per il colletto della camicia per avvicinarlo per un altro bacio, anche stavolta quando le loro labbra si incontrarono, fecero la magia, entro pochi secondi erano di nuovo appiccicati l’uno all’altra, incapaci di lasciarsi andare.

Gold grugnì qualcosa nel bacio e Belle si staccò ridendo. 

“Ma come siamo sensibili Robert Gold.”

Gold rise. “Ora vai, o sarò costretto a farti rientrare e a portarti nella tana della bestia.”

“Posso dire che non mi dispiacere….”

“Vai!” Gold rise, prima di tirarla nuovamente a se per un piccolo bacio sulle labbra.

Belle gli sorrise e si voltò per raggiungere la macchina. Gold la osservò fino a che non sparì nella notte, a bordo della sua macchina.

Già. Un quattordicenne alla prima cotta e con gli ormoni in subbuglio, di bene in meglio, Robert!

 

 

Salì in camera e si preparò per la notte. Solo quando ricevette un messaggio da Belle, che era tornata a casa sana e salva e lo ringraziava nuovamente, fu in grado di chiudere gli occhi ed addormentarsi.


 

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


“Forse dovrai farmi da baby-sitter ancora, zio Jeff.” Se ne uscì Neal addentando il suo panino, mentre rileggeva le ultime cose da fare per scuola.

“Oh?! E come mai?” Chiese Jefferson sorpreso.

Gold, che era nel retro a sistemare contratti, sentì il discorso ed alzò la testa dalle carte ed iniziò a giocherellare con la penna.

“Papà e Belle si sono abbracciati un sacco ieri. Belle è venuta da noi a bere il the, abbiamo guardato Aladdin e poi abbiamo cenato assieme.” Disse Neal alzando le spalle.

“Questa poi! Bobbyyyy?”

Gold sospirò quando vide entrare Jefferson nel retro e, come un uragano, dirigersi verso il suo bancone di lavoro. “Bobby” era proprio un soprannome che detestava. Lo usava solo Jefferson e la cosa lo infastidiva da morire. 

“Tuo figlio ti ha tradito.”

“Ho sentito, si. E smettila di chiamarmi con quel soprannome insulso.”

“Bobby?”

Gold digrignò i denti.

“E’ un soprannome così carino. Ti si addice. Beh, quindi?”

“Quindi cosa? Neal ti ha già detto tutto…” Gold riprese a scarabocchiare sui suoi contratti.  Jefferson roteò gli occhi. Gold sembrò percepire la presenza fastidiosa dell’amico, alzò lo sguardo nuovamente verso di lui, appoggiò di nuovo la penna sul tavolo.

“Cosa vuoi ancora?”

“Non giocare la carta dello scorbutico con me, Bobby Gold. Lo devi a me se la magnifica signorina French era sul tuo divano stretta a te, ieri pomeriggio!”

Gold sbuffò. “E’ venuta per il the, Neal ha messo su un DVD, abbiamo cenato e poi si è fatto tardi.”

Jeff sgranò gli occhi. “Tutto qui? Lei viene a casa tua e… basta?”

Gold annuì. 

“Ed io che ero qui per i dettagli vietati ai minori” Concluse Jefferson, alludendo a Neal, intento a finire la merenda ed i compiti nell’altra stanza.

“Nessun dettaglio vietato ai minori, Jefferson, quante volte te lo devo dire?”

“Oh Robert. Quanto mi deludi… ti facevo più…” Ed iniziò a gesticolare stranamente.

“Più?” Marcò Gold.

Jefferson rise. “Neanche un bacetto?”

A quella domanda, a Gold scappò un sorriso, al solo ricordo delle morbide labbra di Belle sulle sue, delle mani che cominciavano a stringersi in una morsa bisognosa, dei respiri sempre più affannati… Gold scosse la testa, vide Jefferson ridere.

“HA-HAAAAAAAA! E chi ha fatto la prima mossa, lei vero?”

Gold lo guardò di traverso. “Jeff, sei rimasto fermo al liceo? Smettila.”

Poi Gold, senza rispondere, si alzò e si diresse verso la parte anteriore del negozio, in cerca del figlio, solo per interrompere le domande di Jefferson.

“Guarda che ti ho capito sai” Aggiunse l’amico, annoiato.

Gold gli rispose con un sorriso di ghiaccio.

“Neal, hai finito i compiti?”

Neal annuì ed iniziò a riordinare le sue cose. Poco dopo, Jefferson li salutò, Gold e Neal uscirono dal negozio e Gold chiuse a chiave. Appoggiò una mano sulla spalla al figlio, quando una voce familiare lo chiamò.

“Robert caro!” 

Gold si voltò di scatto, stringendo la presa su Neal, istintivamente cercando di proteggerlo.

“E tu devi essere il piccolo Neal! Come sei cresciuto, caro! Ricordo ancora quand’eri un tenero fagiolino, ti ho tenuto in braccio lo sai? Ma come sei diventato carino… Assomigli molto a tua ma…”

“Sali in macchina Neal, ti raggiungo in un momento.” Tagliò corto Gold. Neal annuì e prese le chiavi dal padre.

“Cosa vuoi ancora?”

“Non trovi che abbia le guance di Milah?”

Gold deglutì. “Sì.” Sospirò. Amava molto il figlio, più di se stesso, ma era anche vero che molte volte ci rivedeva la su ex moglie in lui.

Cora lo guardò soddisfatta. Colpito ed affondato.

“Cosa vuoi?”

“Oh Robert caro, ancora questo gioco della freddezza nei miei confronti. Dovresti essere felice! So che ti sei chiarito con la tua bella, tutto di guadagnato!”

Gold si morse il labbro. “Certo. Non grazie a te ed ai tuoi sotterfugi!”

Facendo finta di non averlo sentito, Cora continuò:” Volevo dirti che tra poco tornerò a New York, che mi aspetto un tuo invito a cena prima della mia partenza, in memoria dei vecchi tempi…”

Lo sguardo di Cora vagò su di lui, come se volesse mangiarselo lì, sul momento, in mezzo al marciapiede. Gold si sentì a disagio.

“Non succederà mai. Buon rientro a casa, Cora.” Detto questo, Gold la superò e raggiunse Neal in macchina.

“Chi era quella signora papà? Ed è vero che mi ha tenuto in braccio?”

Gold accese il motore, con il desiderio di mettere più km possibili tra lui e Cora.

“Cora Mills, la madre di Regina, il sindaco. Si, è vero che ti ha tenuto in braccio quando eri piccolo, era amica mia e di… tua madre…”

“Non mi piace quella signora, papà. Cosa voleva da te?”

“E’… complicato”

“E’ un’altra fidanzata papà? Io non la voglio, preferisco la signorina French!” Neal alzò la voce offeso, cominciando a non capire il nervoso del padre.

Robert sospirò, non erano facili da spiegare certe cose ai propri figli.

“No, no, tesoro. Lei non è… O almeno non più…E’ una persona molto cattiva, ma allo stesso tempo è stata una persona molto importante per me… Capisci?”

“No.” Disse schietto Neal.

Gold rise. “Sono intenzionato a fare del mio meglio con Belle, figliolo. Quella signora non è nessuno, ok?”

“Ok!” Sorrise Neal, questo lo aveva senza dubbio capito!

 

 

…………………………………………

 

I giorni passavano tranquilli, Gold e Belle ricominciarono la loro routine, si incontravano da Granny la mattina, incuranti degli occhi puntati di tutta la città e facevano colazione assieme, salutandosi solo una volta che l’altro doveva attraversare la strada. Quella mattina, il solito veloce bacio che si davano, sembrava non bastare a Belle, che continuava a sorridere contro le sue labbra, aggrappata al suo collo. Robert rise a sua volta, tenendola stretta per non farla cadere.

“Nessuna voglia di lavorare stamattina, signorina French?” 

Belle rise. “Non particolarmente, Mr Gold.”

Gold sorrise, il rombo della sua risata, così vicino alle sue orecchie, la fece rabbrividire.

 

“Belle French!” Belle si impietrì e tolse le braccia dal collo di Gold, voltandosi.

Suo padre stava lì, davanti a loro, con un’espressione tutt’altro che compiaciuta.

“Papà!” Belle arrossì all’istante.

Gold tolse rispettosamente le mani dalla vita di Belle, ma non si spostò, percependo subito della tensione.

“Come stai?”

Moe non toglieva gli occhi di dosso da Gold, sembrava essere cominciata una sfida di sguardi.

“Bene mio piccolo fiore. Tu?”

Belle si accorse che il padre non smetteva di sfidare Gold, così gli si avvicinò al e lo prese per un braccio. “Molto bene grazie” gli sorrise. Moe finalmente distolse lo sguardo da Gold e lo fissò sulla figlia. 

“Che ne dici di… vederci a pranzo?” Provò nuovamente Belle ad addolcire la pillola.

“Certo, vieni al negozio? Vorrei mostrarti alcune novità…”

Belle annuì, si staccò dal padre, che le sorrise dolcemente.

“Gold.” Fece un cenno all’uomo per salutarlo, Gold ricambiò.

Appena il padre sparì dalla loro visuale, Belle sospirò.

“Wow.”

“Già” Aggiunse Gold.

“Che faticaccia saranno i nostri pranzi di Natale, eh?!”

Gold le sorrise distratto, improvvisamente preso da un turbinio di brutti pensieri.

“Robert…” Belle notò subito che qualcosa non andava in lui. 

Gold le sorrise e la baciò di sfuggita sulla guancia. “Ci vediamo più tardi?”

Belle annuì e guardò Gold allontanarsi. Suo padre aveva decisamente rotto l’incantesimo. 

 

 

 

“Sai, papà, non c’è bisogno che guardi Robert in quella maniera…”

“E chi è Robert?”

Belle roteò gli occhi. “Gold” sbuffò.

“Oh… Gold. Non mi piace, lo sai. Non posso cominciare a farmelo piacere solo perché tu… E lui…Beh…” Moe parlava, con ancora il boccone in bocca, gesticolando con la forchetta, visibilmente agitato.

“Non è la persona più facile del mondo, ma mi rende felice papà. Credo che… Credo potrebbe essere una cosa seria. Anzi, sicuramente lo è.”

Moe a momenti si soffocò con il cibo. Belle ci rimase molto male.

“Belle. Quell’uomo ha molte sfumature. Può essere padre, fidanzato, ed allo stesso tempo lo spietato creditore che conosciamo tutti. Quell’uomo è uno squalo, fiorellino. Mi dispiacerebbe vederti sofferente come la settimana scorsa. Questa cosa è solo all’inizio ed avevi già il cuore spezzato.”

Belle comprese le parole del padre. Era solamente preoccupato per lei e da come l’aveva vista la settimana scorsa, quando con Robert sembrava tutto essere finito.

“Non dico che lo approvo, sai invece, quanto mi piacesse Gary…”

Belle roteò gli occhi. “Gary è… Gary…” Scosse la testa, cercando di scacciare i brutti pensieri. Gary non era decisamente un aspetto del suo passato che aveva piacere di ricordare.

Finirono il pranzo chiacchierando del più e del meno, dei progetti del padre per la fioreria, dei progetti di Belle per la biblioteca e per il suo appartamento, ancora da finire di sistemare completamente. A pranzo concluso, Belle si avviò nuovamente verso la biblioteca, cercò di scorgere Robert, ma sembrava non essere ancora tornato a lavoro.

 

…………………………

 

“Cosa dovrei fare esattamente?”

“Sai benissimo dove si trova la tua Belle ora, è tornata a Storybrooke dal padre, non è andata a girare il mondo come ti aveva detto.”

“Può assicurarmi che l’ha vista?”

Cora rise, poi mandò giù l’ultimo sorso di Cosmopolitan, mettendo una mano sulla mano del ragazzo.

“Certo mio caro. L’ho vista con i miei occhi.”

“E… Come sa di me? Come mi ha trovato?”

Cora rise. “Caro il mio ragazzo, ho occhi ed orecchi ovunque. Diciamo che per ottenere quello che voglio, non guardo in faccia nessuno.”

Gary annuì. Lui e Belle si erano lasciati abbastanza civilmente, ma era decisamente determinato a riaverla. Questi mesi senza di lei, erano stati impossibili. Pensava avesse intrapreso il viaggio che tanto desiderava, ma evidentemente era stato preso in giro. Avrebbe fatto una visita a Belle appena possibile.

“Grazie signora Mills, le sono molto riconoscente. Ma qual è  quindi il prezzo per quest’ informazione?”

Cora rise di nuovo, tirò fuori l’accendino e le sigarette dalla sua borsetta, ne accese una e buttò la boccata di fumo in faccia al ragazzo. 

“Caro mio, ci terremo in contatto, l’unica cosa che voglio per ora, sono due cuori spezzati.” Detto questo, lasciò la mancia al cameriere e si incamminò nella luminosa notte di New York.

 

………………………

 

 

 

“Sei stato schivo prima” 

Gold alzò la testa, notando Belle entrare nel negozio. Le sorrise. Come poteva non sorriderle? Vedere Belle entrare nel suo negozio era una delle cose che preferiva.

“Schivo?”

“Uhm… Si… Dopo che abbiamo incontrato papà. A cosa stavi pensando?”

Gold sembrò pensarci un secondo. “Oh, mi spiace Belle. Non sono… Non ci sono abituato.”

“Abituato? A cosa?” Belle corrugò la fronte, non afferrando il punto.

Gold appoggiò i fogli che aveva in mano sul bancone e raggiunse Belle per prenderle le mani nelle sue, accarezzandole il palmo.

“Sai… Ad essere con qualcuno… Veramente con qualcuno In pubblico…”

“Oh”. Belle trattenne in fiato. Era una cosa negativa o positiva? Non voleva stare con lei in pubblico?

Gold sembrò percepire il nervosismo nei pensieri di Belle.

“No, no. Non pensare male… L’incontro di oggi con tuo padre mi ha solamente ricordato che non tutti approveranno questa relazione, tutti ti daranno contro, Belle. Sei così bella, giovane, affascinante, intelligente… Nessuno vorrebbe per te che il tuo fidanzato fosse questo mostro…”

Belle gli sorrise, afferrando il motivo delle sue insicurezze. 

“Fidanzato eh?!”

Gold si bloccò improvvisamente. “Io… Beh… Pensavo che dopo… Pensavo che noi…” Gold alzò lo sguardo per fissarlo a quello di Belle e si accorse che gli stava sorridendo ed arrossendo. “Sì. Intendo prenderla seriamente, credo che la fase dove ci frequentiamo, sia terminata un po’ di tempo fa… Credo che la nostra sia una relazione vera e propria, è lo stesso per te?”

Gold sospirò, wow. Per una volta non ci aveva girato attorno per niente! Proprio così, dritto al punto. 

“Assolutamente si! Volevo solo averne la conferma… è sicuramente bello essere sulla stessa pagina.”

Gold le sorrise e le portò le mani sui fianchi, in modo da stringerla in un abbraccio.

Belle appoggiò la testa sulla sua spalla, strofinandogli dolcemente il naso sul collo, appena sopra al colletto della sua camicia, inspirandone il forte profumo di colonia.

Gold si spostò leggermente, le poggiò una mano sulla guancia, tracciandone le gote ancora leggermente arrossate, sorridendo. Presto si chinò per sfiorare le labbra con le sue. Belle ricambiò entusiasta, approfondendo immediatamente il contatto, non volendosi accontentare di un casto bacio. 

Questa storia con Robert si era già manifestata difficile, ma era chiaro ad entrambi che il loro legame era qualcosa di insolito, che difficilmente si riusciva a trovare nella vita.

Robert fu il primo a staccarsi, sospirando e controllando l’orario.

“Scusami, sta arrivando Neal e…”

“Non devi scusarti, sei davvero un buon padre” Belle gli sorrise dolcemente, rassicurandolo. E proprio a proposito di Neal, cominciarono ad accordarsi su come vedersi quella settimana. 

Qualche minuto dopo, la campanella del negozio suonò ed apparve Neal, che sbuffando, lanciò lo zaino per terra e corse nel retro del negozio.

Gold corrugò la fronte. “Ehi! Neal. Torna subito qua.” Disse perentorio.

Neal comparve dal retro, con gli occhi leggermente rossi e la testa china.

“Ti sembra il modo di comportarsi? Soprattutto davanti ad una signorina?”

Neal alzò la testa, rendendosi conto della presenza di Belle, sgranò gli occhi e riabbassò immediatamente la testa, facendo cenno di no.

“Bene, allora io credo che Belle avanzi delle scuse per la tua maleducazione, immediatamente.”

Belle prese Gold per un braccio, per dirgli che non era importante, sicuramente Neal aveva i suoi problemi per comportarsi così, quando Neal parlò: “ Scusami Belle.”

Belle spostò la testa di lato. “Di nulla Neal, avrai sicuramente i tuoi motivi.”

Neal annuì. “Che ne dici se vi lascio soli a discuterne? Ci vediamo più tardi, ok?” Robert annuì e le sorrise, grato per la comprensione. Prima di uscire, le strinse dolcemente la mano, in segno di gratitudine.

“Allora ragazzo. Posso sapere cos’è successo?”

“Niente.” E fece per voltarsi di nuovo, solo che questa volta Gold lo prese per un braccio e lo voltò per guardarlo in faccia.

“Figliolo…”

“Ho detto niente! Va tutto bene!” Neal cominciò ad innervosirsi e ad alzare la voce. 

Gold si abbassò all’altezza del figlio per potergli parlare meglio. Gli appoggiò entrambe le mani sulle spalle e notò subito la sua difficoltà a respirare. Faceva sempre così, quando era in difficoltà.

“Neal, calmati e fa respiri profondi. Sono qui.”

Neal annuì e parve tranquillizzarsi un po’. “Bravo ragazzo. Lo sai che puoi dirmi tutto, vero?”

Neal annuì. “Anche se la gente dice cose che non sono vere?”

Gold corrugò la fronte. Neal sospirò. “I bulli della scuola mi prendono in giro perché non ho la mamma ed ho un papà cattivo come te, che è per questo che passo il mio tempo con Emma, perché sono una femminuccia.”

A Gold si strinse il cuore. Come potevano dire tutte quelle cattiverie su suo figlio. Un bambino così mite, intelligente, educato. Rabbia cominciò a formarsi negli occhi di Gold.

“Chi sono questi bulli Neal? Chi sono i loro genitori? Devi dirmelo.”

“Non ti devi arrabbiare papà. Ecco perché non te lo volevo dire! Altrimenti combini i tuoi soliti casini e mi odieranno ancora di più!” E così dicendo, si asciugò una lacrima con la manica della camicia e si divincolò dalla presa del padre per correre sul retro.

Gold abbassò la testa. Un groppo gli si formò in gola. Il figlio era stato preso in giro per colpa sua, per il suo caratteraccio e non poteva farci nulla. Voleva prendere e fare a pezzi i genitori di quei bambini, certo. Ma Neal era stato chiaro, non voleva che si immischiasse e peggiorasse la situazione. Niente è peggio di vedere la persona che si ama, soffrire per le proprie colpe ed essere totalmente impotenti.

Si alzò da terra e represse la voglia di distruggere il negozio.

Neal riapparve e prese per mano il padre, chiedendogli con lo sguardo di essere accompagnato a casa. Gold gli accarezzò una guancia e gli sorrise, mise in ordine le ultime carte, prese le chiavi e nuovamente la mano di Neal per uscire dal negozio e chiuderlo. Voltandosi vide Belle chiacchierare con Ruby dall’ingresso della biblioteca e notando che lo aveva visto, alzò la mano in cenno di saluto, che Belle ricambiò all’istante con un sorriso smagliante. Anche Neal salutò Belle e Ruby e si mise in macchina. Gold si prese due secondi per ammirare Belle e poi raggiunse il figlio in auto.  Ne sarebbe uscito, si disse Gold. Il suo coraggioso e testardissimo bambino ne sarebbe uscito anche senza il suo aiuto. Anche se a lui tremavano le mani al solo pensiero di trattenersi, farà come gli aveva chiesto il figlio. Nonostante la sua mente stesse già macchinando piani strani, non avrebbe fatto nulla. Ne sarebbe stato fuori e avrebbe supportato il figlio in tutto e per tutto.

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


I giorni passavano velocemente, Neal tornava a casa sempre strano e sorrideva poco. Gold non poteva più sopportarlo. Chiedeva al figlio di parlarne, ma non c’era verso. Ecco perché, un pomeriggio che doveva accompagnarlo da Emma, in accordo con i Nolan, Gold si prese due minuti per chiacchierare con la bambina, mentre David distraeva il piccolo Gold.

“Emma, mi concederesti due paroline? Sono preoccupato per Neal…”

“E’ per colpa mia?”

Gold si mise a sedere vicino alla ragazzina e le appoggiò una mano sulla spalla, sorridendole. “No, no piccola. Neal non vuole dirmi chi sono i bulli che lo prendono in giro quasi tutti i giorni.”

Emma spalancò la bocca, improvvisamente comprendendo il punto del discorso. Neal le aveva detto che non voleva che il padre sapesse, altrimenti si sarebbe trasformato nel mostro che tutti conoscono e non voleva vederlo arrabbiato.

Gold la guardò perplesso. “Qualcosa non va Emma?”

La piccola scosse la testa, i capelli biondi le coprirono leggermente il volto.

“Ho bisogno di sapere chi sono, per poter fermare questa cosa. Neal viene a casa piangendo o arrabbiato ogni sera. E’ cambiato. Ho bisogno del mio Neal accanto. Del Neal che conosco e che conosci anche tu, mi capisci?”

Emma sembrò pensarci un attimo, poi comprese quello che voleva dire Gold. Neal ultimamente era troppo strano.

“Si arrabbierà con me se glielo dico, Signor Gold.”

Gold le sorrise e le spostò una ciocca di capelli dal volto. Emma era l’unica bambina in città, oltre a suo figlio a non avere paura di lui. Erano anni orami che vedeva come si comportava con Neal, ed era sempre stato gentile nei suoi confronti, non aveva nessun motivo per temerlo.

“ A volte, signorina Nolan, bisogna mentire alle persone che amiamo. Per il loro bene, per aiutarli ad affrontare certe difficoltà. Sei una ragazzina dolce ed intelligente, mi auguro che tu possa aiutarmi.”

Emma si stava torturando le mani, era nervosa. “Peter, Killian e August.” Disse infine, con la testa bassa. Gold socchiuse gli occhi, sollevato. “Grazie Emma, te ne sono davvero molto grato. Stai dimostrando di voler molto bene a Neal.”

Emma annuì. “Sei un bravo papà Mr Gold. Neal non si merita di essere preso in giro solo perché gli altri bambini non sanno la verità.”

Gold, preso alla sprovvista, spalancò gli occhi. Lacrime cominciarono a formarsi agli angoli degli occhi. Emma era davvero speciale. Improvvisamente, mentre era perso nei suoi pensieri, sentì due braccine stringergli il collo. Emma si era alzata, lo aveva raggiunto e gli aveva allacciato le braccia al collo, stringendolo forte. Gold non si trattenne e ricambiò il tenero abbraccio della bambina, stringendola forte.  Dalla porta comparve Mary Margaret e sorrise alla scena.

Emma sciolse l’abbraccio e corse a raggiungere il padre e Neal, prima che questo si insospettisse troppo. 

Gold si schiarì la voce. Mary Margaret gli sorrise. “I bambini, eh?”

Gold annuì. “Emma è davvero una brava bambina. Sono felice che Neal abbia degli ottimi gusti.”

Sorrisero entrambi a quello. “Fossi in te mi asciugherei le lacrime prima che entri David ed inizi a pensare che gli hai rubato il cuore della figlia.”

Gold alzò le mani in segno di scuse ed estrasse il fazzoletto dal taschino per asciugare le lacrime. “Chiedo perdono, non è esattamente una visione molto forte la mia.”

Mary Margaret alzò una mano per farlo tacere. “L’ho sempre saputo che c’era del buono in te, Robert. L’ho visto così tante volte nel corso degli anni… Lo ha sicuramente visto anche Emma.”

Poco dopo Gold recuperò Neal e si incamminarono verso il negozio. Belle li stava già aspettando fuori. “Ehi voi due! Dov’eravate?”

“Ciao Belle! Papà ha voluto che ci fermassimo dai Nolan, vieni a casa con noi stasera?”

Belle annuì e gli scompigliò la testa. “Puoi giurarci, il mio sabato con i Gold non me lo perderei per nulla al mondo!”

Detto questo Neal sgusciò in macchina, felice. Gold raggiunse Belle e le prese una mano per avvicinarla e darle un veloce bacio sulle labbra, come saluto, poi le aprì la portiera della macchina e la fece accomodare.

 

 

 

“Buonanotte Neal, è stato davvero un piacere passare un altro sabato con te!” Disse Belle entusiasta.

“E’ stato un piacere anche per me, Belle! Buonanotte!” Disse Neal prima di correre su per le scale.

Gold scosse la testa e si avvicinò a Belle con un bicchierino di scotch. 

“Tuo figlio è un bambino fantastico, molto intelligente per l’età che ha.” Disse Belle, afferrando il bicchiere dalle sue mani.

“Già. E’ un bambino molto sensibile. Avere un padre come me, forse non gioca a suo favore.”

Belle sorseggiò il suo scotch e poi lo appoggiò sul tavolino del soggiorno, allacciò le braccia al collo di Gold e lo baciò sulle labbra. Sapevano di scotch e quel sapore che aveva imparato a distinguere come il suo. Una combinazione che in pochi secondi le fece esplodere i sensi, trascinando una mano dal collo ai capelli, massaggiando con le unghie il cuoio capelluto, facendolo gemere sulle sua labbra e rabbrividire. Gold colse l’input ed approfondì il bacio. In pochi istanti erano avvinghiati l’uno all’altra, con le mani che vagavano sui corpi del partner, Gold usandone una sola, non essendo stato in grado di appoggiare il bicchiere.

“Papà??” 

Sentirono Neal urlare dal piano di sopra ed entrambi sussultarono, staccandosi improvvisamente, Gold quasi versando il contenuto del bicchiere.

Vedendo che Neal non era sceso, Gold tirò un sospiro di sollievo, poi fece un timido sorriso a Belle, come per scusarsi dell’interruzione.

Raggiunse Neal in camera e gli rimboccò le coperte, baciandolo sulla fronte ed augurandogli una buona notte.

Quando scese, trovò Belle seduta sul divano, che sorseggiava l’ultimo sorso del suo scotch, con la TV accesa. Si fermò a guardarla e pensò che quella era una delle visioni più belle della sua vita. Neal addormentato al piano di sopra e Belle stesa sul suo divano, sentendosi come a casa. 

Chissà come sarebbero le cose se Belle abitasse qui, se abitasse con me, con noi…

“Hai intenzione di rimanere lì a fissarmi tutta la sera, o hai intenzione di riprendere da dove avevi finito?” La voce giocosa di Belle lo richiamò alla realtà.

Gold sussultò, ma poi sorrise e la raggiunse sul divano. Belle gli passò il bicchiere, ma, non volendo perdere tempo, Gold finì lo scotch in un solo sorso, avvicinandosi a Belle con un sorriso malizioso. Una volta che le fu a pochi millimetri, Belle scoppiò a ridere e Gold la prese tra le braccia e ricominciò a baciarla, con qualche difficoltà dovuta alle risate. Non si sentiva così felice da molto, molto tempo, o probabilmente non era mai stato così felice.

Ora che era intrappolata tra il divano ed il corpo di Gold, ne approfittò per abbracciarlo a sua volta, trascinandolo ulteriormente sopra di se’. Come succedeva ogni volta che erano soli, il bacio ci mise poco a scaldarsi ed in men che non si dica, Gold si ritrovò senza giacca e con le mani di Belle che gli sbottonavano il panciotto, qualche istante dopo la camicia, mentre le sue mani cercavano i lati della camicetta, per alzarne i lembi ai fianchi, sospirando al primo contatto con la sua pelle morbidissima e calda.

Belle si separò dal bacio, aprì gli occhi e notò che Gold li teneva ancora chiusi, mentre le carezzava dolcemente i fianchi. Notò la sua espressione cambiare ed irrigidirsi non appena lei finì i bottoni della camicia e gli appoggiò una mano sul petto. Improvvisamente spalancò gli occhi e la guardò.

Belle si ritirò immediatamente, come se fosse stata scottata, anche Gold si spostò velocemente. Belle si passò una mano tra i capelli, confusa, non sapendo bene cosa dire.

“S-scusami tanto… Io pensavo che…”

Gold chiuse gli occhi. “Scusami tu Belle, tu pensavi benissimo io… Beh… Ci sono quanto te… Solo che non sono più ventenne da un bel po’, non ho niente di speciale…Volevo che tu sapessi questo prima di…”

Belle si fece scappare una risata nervosa. “Stai scherzando, vero?”

Gold la guardò sorpreso. “Non proprio, no.”

“Robert Gold, vorrei fare una gita di cinque minuti dentro alla tua testa. Così, solo per sapere come fanno a venirti certe idee.”

Gold continuò a guardarla sorpreso, non afferrando. Belle continuò:” In un momento del genere, non so come tu riesca a pensare che… che tu non possa piacermi!”

Belle gli prese una mano e la appoggiò al livello del cuore. Gold spalancò gli occhi, sentendolo battere all’impazzata.

“Riesci a capirmi Robert?”

“Si.”

“Si?”

Gold annuì, tenendo la mano appoggiata al suo cuore. “Si, perché provo lo stesso.”

Belle sorrise e gli prese il volto tra le mani, avvicinandolo. “Non devi essere insicuro, non su questo. Non con me. ok?”

Gold annuì nuovamente. Belle si avvicinò ulteriormente e riprese a baciarlo. 

Cielo, bastava così poco per renderlo schiavo delle sue labbra. Che fosse dannato qui e subito per la sua debolezza.

Gold riprese coraggio ed in pochi secondi la sovrastò di nuovo, con rinnovata dolcezza, le mani prima sui capelli, poi sul collo, infine di nuovo ad alzare quella maledetta camicetta, che gli impediva di sentire la sua Belle sotto alle dita. L’intensità dei loro movimenti lo mandava fuori di testa, quasi come se si trovasse in un sogno, tornò alla realtà quando, si trovò incapace di reprimere un gemito una volta che anche Belle ricominciò ad accarezzargli il petto, esplorandolo dolcemente, la camicia ormai aperta del tutto.

Le mani di Belle a contatto con la sua pelle erano elettricità, erano tutto ciò che non aveva mai provato mentre veniva toccato da una donna. Ma ancora, Belle non era una donna qualsiasi. La timida ragazzina, la piccola figlia del fioraio della città, incontrata qualche volta per strada, con la quale si era solo scambiato qualche sorriso di circostanza, ora si trovava stesa sul suo divano a tracciare trame perfette sulla sua pelle.

La camicia presto gli venne spinta dalle spalle nel tentativo di spogliarlo definitivamente, e lì si convinse che non avrebbe voluto trovarsi altrove mai più, se non con le mani di Belle sulla sua pelle, le sue labbra sulle sue ed il suo corpo premuto contro il suo. Improvvisamente si staccò dalle labbra e dopo un timido sorriso, cominciò a baciarle la guancia, scendendo dolcemente sul collo, tracciando sentieri invisibili, ricavandone sospiri di piacere.

“Vieni con me” le sussurrò vicino all’orecchio, facendola rabbrividire. “Non ho intenzione di fermarmi. Non più. Vieni con me…?”

Belle gli appoggiò una mano sul cuore, sentendolo martellare in attesa, gli sorrise e gli annuì timidamente, le guance arrossate.

Si staccò con difficoltà, si mise in piedi e le offrì una mano per alzarsi. Belle la prese ed alzandosi, si rese conto di avere le gambe che le tremavano. Gold, come sempre era lì, pronto ad accoglierla tra le sue braccia calde e forti.

Belle gli sorrise e Gold ne approfittò per appoggiarle un tenero bacio sulla punta del naso, poi le prese la mano e la guidò verso le scale.

Silenziosamente, salirono al piano superiore e Gold controllò che Neal stesse dormendo, per poi raggiungerla nuovamente e riprenderle la mano per guidarla in camera. Una volta dentro, richiuse la porta e vi si appoggiò contro, con Belle tra le sue braccia, riprendendo a baciarla con passione. Belle si mise in punta di piedi per raggiungerlo e ricominciare a togliergli definitivamente la camicia dalle spalle. Gold sorrise allo sforzo e si allontanò strategicamente dalla porta, aiutandola a sfilarsi la camicia dalle braccia. Belle si prese qualche secondo per studiarlo. Al contrario di come diceva lui, lo trovava molto affascinante. Non era troppo muscoloso, ma aveva un fisico asciutto che lei aveva sempre trovato affascinante, guardarlo così, cosciente dei pensieri che aveva da sempre, la mise in imbarazzo. Il corpo di Gary era muscoloso, segnato dagli anni di palestra, per niente morbido ed invitante,  quello di Robert lo trovava accogliente, caldo, per niente inadatto, come voleva farle credere pochi minuti fa. Cielo, quest’uomo poteva avere qualche difetto?

Scosse la testa, non era il momento di fare paragoni inutili. Robert era quanto più desiderasse in quel momento.

Gold le sorrise e le appoggiò una mano sulla guancia, guardandola così intensamente che il cuore smise di batterle per qualche secondo.

“Belle…” Sussurrò piano, poi si avvicinò, chiuse gli occhi e gli appoggiò la fronte sulla sua, cingendole la vita con l’altro braccio, trattenendola vicina, per qualche istante, come a volerle comunicare tutta l’intensità di quel momento, senza usare altre parole. 

“Io… E’ da…Insomma…” Gold sbuffò, incapace di parlare.

Belle rise e lo abbracciò stretto. “Sei ancora insicuro? Possiamo prenderla con ancora più calma…”

“Cielo, no!” Esclamò tutto d’un fiato Gold. “Quello che intendevo è che…E’ passato un bel po’ di tempo e… Dio mi perdoni se sarò in grado di resisterti ancora, Belle!” Si sorprese per la diretta sincerità.Non era sempre così schietto, ma con Belle si era promesso di provarci ed impegnarsi, lei si meritava questo ed altro.

Belle gli sorrise e gli posò un casto bacio sulle labbra. “Allora non resistermi, Robert.” 

Gold riaprì gli occhi e la guardò intensamente, poi improvvisamente le afferrò i lembi della camicetta ed iniziò a spogliarla lentamente, con dolcezza, facendola passare sopra la testa, lasciandola in reggiseno. Con lo sguardo ne bevve ogni centimetro lasciato scoperto. La gola gli si seccò, provò a deglutire, ma il sorriso timido formatosi sulle labbra di Belle, lo aiutò meno ancora. Gli sembrava di vivere quegli attimi al rallentatore, di tempo ne era passato dall’ultima volta, ma con Belle sembrava essere tutto diverso. L’intensità del momento, rischiava di impadronirsi dell’ultimo sprazzo di senno rimasto in Gold, non riusciva a pensare ad altro che a Belle, a quanto la volesse, a quanto tutta quella serata dovesse essere perfetta.

Gold le posò leggero una mano sulla schiena e cominciò a muoversi verso il letto, facendola indietreggiare lentamente. Una volta che le ginocchia di Belle furono a contatto con il letto, si sorrisero timidi e Gold si impadronì nuovamente delle sue labbra, spingendola dolcemente sopra al materasso. Pochi istanti dopo erano entrambi distesi, uno di fianco all’altro, ad esplorarsi nuovamente. Gold le portò una mano sulla schiena, per slacciarle il reggiseno e Belle si lasciò scappare un sospiro di piacere, notando che Gold aveva preso le redini. Gold sembrò trattenere il respiro mentre faceva sparire il reggiseno dal corpo di Belle, ma poi ricominciò ad esplorarla con molto più interesse di prima. Pochi istanti dopo, Belle cercò di riprendere coraggio e cercò di slacciargli la cintura. Gold sembrò perdere ancora più se stesso nel bacio, comprendendo le intenzioni di Belle di accelerare le cose.

Belle sorrise nel bacio, una volta che si trovò incapace a slacciargli la cintura. Gold si fermò e le sorrise, spostandole una ciocca di capelli dal viso. Poi raggiunse le sue mani e la aiutò a togliere l’inutile indumento. Prendendo sempre più coraggio, Gold cercò la cerniera della gonna di Belle, tirandola giù velocemente, facendo sparire anche quella.

Gold la strinse forte a se. “E’ il tuo ultimo momento per scappare, Belle.” 

Belle gli sorrise e gli prese il viso tra le mani. “Mai.”

Robert si abbassò per baciarla nuovamente, facendo sparire lentamente anche le mutandine, per poi riprenderla stretta tra le sue braccia. Belle si inarcò contro di lui, tutto improvvisamente era troppo, la tensione, le labbra dell’uomo che amava che correvano ovunque sul suo corpo, il cuore di Robert che batteva contro il suo, le sue mani calde che vagavano e la riempivano di brividi e piacere.

Quando si staccò da lei per togliersi gli ultimi indumenti, Belle lo osservò attentamente, rapita dalla bellezza mascolina di Robert. 

Dopo una serie di tocchi più approfonditi, sospiri a fior di labbra, sorrisi complici e maliziosi, guance arrossate e sguardi persi, Gold si posizionò tra le sue gambe e sembrò chiederle il permesso una volta ancora. Belle annuì convinta e Gold sorrise.

Una volta che fu in lei, tutto smise di esistere, c’erano solamente loro due, in quella stanza, a scoprirsi nella maniera più intima che esiste, Gold le prese il volto con una mano, per fissare gli sguardi mentre si muoveva dolcemente sopra di lei.

“Belle…” 

Di tutta risposta, Belle si aggrappò più intensamente alla sua schiena, per trascinarlo ancora più vicino se possibile ed annuì, toccando la fronte con la sua.

Gold sembrava guardarla come se non avesse mai visto cosa più bella al mondo, come se avesse appena iniziato a vivere, come se potesse cancellare tutto il suo passato e ripartire da zero, solo con Belle. La guardava come rapito dai suoi movimenti che o accompagnavano, ascoltava deliziato tutti i suoi respiri, i suoi gemiti e tutti i suoni di piacere che accompagnavano la loro danza e si considerò l’uomo più maledettamente fortunato dell’universo. Si stava manifestando tutto più intenso del previsto e poco dopo raggiunsero il piacere, tenendosi stretti il più possibile.

Poco dopo, finirono stesi uno di fianco all’altra, spenti, con il fiatone. Gold si voltò ed allungò un braccio per avvicinare Belle, che si sistemò volentieri tra le sue braccia. Gold cominciò a carezzarla distrattamente, riprendendo lentamente il fiato.

“Sei ancora più bella…” le sussurrò all’orecchio.

Belle sorrise e strinse le spalle, poi si voltò nell’abbraccio per osservarlo. Aveva i capelli spettinati, un sorriso che non aveva mai visto sul suo volto e gli occhi semi chiusi. Era dannatamente bello anche lui. Aveva trovato la sua forma più affascinante. Pensava che nulla superasse i suoi vestiti su misura, ma ora che poteva vederlo senza vestiti, con l’espressione più bella del mondo sul volto, capì che si sbagliava.

“E’ stato… parecchio intenso…” Aggiunse Belle.

Gold annuì e si sporse per baciarla leggermente sulle labbra. “Ti amo Belle…” le sussurrò all’orecchio, per poi baciarla di nuovo e stringerla ancora più forte.

Belle lo fissò con gli occhi lucidi e non seppe più trattenersi. “Ti amo anche io Robert!” Disse tra le lacrime.

Gold le sorrise e la abbracciò di nuovo. “Rimani…” la pregò.

“E Neal?” 

Gold parve pensarci un attimo e poi aggiunse: “ Basta svegliarsi prima di lui, dirgli che sei arrivata qui di prima mattina..”

“Mmmh” parve pensarci Belle, le palpebre improvvisamente pesanti.

Gold le sorrise e le baciò la fronte, regolando bene le coperte sopra di loro, poco dopo si addormentarono entrambi, avvinghiati in un abbraccio che durò tutta la notte.








 

 

*** Ok, ok, ok. Questo in realtà è il mio primo tentativo di scrivere un capitolo del genere, ma Gold e Belle non si sono voluti fermare e io ho solo obbedito, quindi siate pazienti con me se l’intera scena non vi piace, è stato un capitolo impegnativo da scrivere xD
Beh, direi che siamo giunti ad un livello importante del loro rapporto, il fluff ha trionfato, per il momento godiamoci questo meritato relax! Un capitolo dove diverse persone mostrano a Gold che gli vogliono bene, dai Nolan, che già lo sospettavamo, alla piccola Emma, che inaspettatamente lo abbraccia. 
Vi ringrazio tantissimo per seguire questa storia, inizialmente doveva essere uno sfogo personale, ora è bello condividerla con qualcuno! A presto!! :*

 

 

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Gold aprì gli occhi di scatto al leggero movimento del corpo d fianco al suo. Erano anni che non gli capitava di condividere il letto con qualcuno che non fosse il figlio. 

Appena riuscì a mettere a fuoco, notò un adorabile nido di capelli ramati, sparsi sul  suo petto. Con una mano cominciò a spostarle dolcemente le ciocche dal viso, guadagnando un sospiro da Belle. 

Com’era possibile che fosse ancora più bella mentre dormiva?

Una sensazione di calore gli pervase il petto, calore diverso da quello del corpo di Belle premuto al suo, lo stesso calore che provava ogni volta che vedeva Neal felice, che i Nolan lo invitavano a passare del tempo con loro, ogni volta che Jeff lo pensava per un nuovo completo, la piccola Emma che gli cingeva il collo con le sue piccole braccia. In qualche modo, tutti coloro che lui riteneva in qualche maniera…famiglia.

Guardò l’orologio sopra al comodino, cercando di non muoversi troppo per non svegliare Belle, era ancora notte fonda.

“Mmmh… Che ore sono?” La sentì sussurrare piano contro il suo petto. Sorrise alla voce leggermente rauca e bassa. Trovò subito adorabile anche quell’aspetto.

“E’ ancora notte, dormi pure…” senza pensarci due volte, la attirò ancora di più tra le sue braccia e le baciò la fronte. Belle alzò lo sguardo e gli sorrise, assonnata. 

“Non sei un sogno allora…” Sussurrò la donna, alzando una mano per accarezzargli il volto, Gold non riuscì a sopprimere una risata.

“Perché ridi, sono…”

“Seria sì, lo sospettavo…” Si guardarono intensamente negli occhi per qualche altro istante, poi scoppiarono in una risata che faticarono a tenere silenziosa. 

“Ti amo, Robert…”

L’uomo smise di ridere, cominciò ad accarezzare distrattamente il corpo di Belle da sopra le lenzuola, tra i due doveva essere lui a pensare che lei fosse un sogno, così bella, in casa sua, sul suo letto.

Si spostò leggermente, per esserle ancora più vicino, se possibile, poi le prese il viso tra le mani. Sopraffatto dall’emozione, con uno sguardo cercò di comunicarle tutto il suo amore e la sua adorazione.

Belle gli sorrise e si avvicinò per baciare quell’uomo incredibile, comprendendo perfettamente il suo silenzio. Così tenero ed insicuro in amore, quanto intimidatorio e crudele agli occhi della città. 

L’uomo si rilassò nel bacio, stringendo la sua Belle tra le braccia, apprezzandone immediatamente il calore, la morbidezza, il profumo. In pochi secondi si ritrovarono nuovamente nella situazione della sera precedente, avvinghiati l’uno all’altro, con il solo vantaggio di essere ancora completamente svestiti.

Improvvisamente Belle lo spinse con la schiena sul materasso, con un sorriso malizioso per ricambiare il suo sguardo sorpreso, posizionandosi a cavalcioni su di lui.

Gold si fermò ad osservare quel sorriso timido, anche con la penombra della stanza, sapeva con certezza che era appena arrossita, questo lo fece ridere sommessamente, Belle allora gli si avvicinò all’orecchio sussurrando: “Qualcosa non va? Avevi intenzione di tornare a dormire?”

L’uomo riprese a ridere, allungò le mani afferrandola per i fianchi, facendo scorrere  lentamente le mani sulla schiena, attirandola a se per un altro bacio.

Accarezzandole dolcemente la schiena, si accorse di come Belle rispondeva perfettamente ai suoi tocchi, poteva sentire i suoi muscoli tendersi e subito dopo la  pelle rabbrividire, sotto la punta delle sue dita. Capì in fretta che fare l’amore con Belle, era un esperienza che risvegliava tutti i sensi, tutto ciò lo rendeva avido di informazioni. Aveva bisogno di sapere tutto di lei, di impararla a memoria, vedere l’effetto che le facevano i nuovi movimenti, osservarla cambiare espressione, colore del viso, ascoltare il respiro accelerare o fermarsi del tutto, semplicemente si accorse che già non poteva fare a meno di lei.

Belle si accorse della momentanea assenza di Robert e gli passò una mano sul viso.

“Va tutto bene?”

L’uomo le sorrise ed annuì. “ Scusami, sei così incredibile, Belle. Non mi sembra vero che tu sia qui, con me.”

“Non dovrai fare altro che abituartici, no ho intenzione di andarmene presto”

E si chinò nuovamente per mordergli dolcemente il labbro inferiore, gesto al quale Robert rispose con un suono basso di piacere, proveniente dalla gola.

Lentamente Belle fece cadere le lenzuola che ancora li coprivano, per darsi più spazio. Cercò di riacquistare un po’ di sanità mentale, ma le mani di Robert, ovunque sul suo corpo, non smettevano di provocarle enorme piacere.

Quando notò l’espressione persa dell’uomo, decise di accelerare e posizionarsi definitivamente su di lui. I respiri vennero a mancare ad entrambi nel momento in cui tornarono ad essere un corpo unico. Gli occhi di Robert si spalancarono immediatamente, agganciandosi a quelli di Belle.

Tutto quello a cui riusciva a pensare era a quanto bella fosse così, sopra di lui, con le guance arrossate, gli occhi semi-aperti che non smettevano di incrociare i suoi, i capelli che le scendevano dolcemente sulle spalle, ne afferrò una ciocca, rigirandosela tra le mani, per poi affondare la mano tra i capelli, sulla nuca, trascinandola ancora una volta in un bacio dolce, disordinato, intenso.

 

Poco dopo erano nuovamente uno di fianco all’altro, cercando di recuperare le forze. Belle alzò lo sguardo verso Robert, notò che stava fissando il soffitto, mentre giocherellava con una ciocca di capelli.

“Penso che mi piaccia questa versione di te.” Gold si voltò a guardarla, chiedendo spiegazioni con lo sguardo.

“Sei sempre così composto, i capelli in ordine, gli abiti su misura… E ti trovo molto affascinante, lo sai. Solo pensavo che così mi piaci molto di più. I capelli arruffati, gli occhi assonnati, senza vestiti…” e gli fece l’occhiolino per rendere meglio il concetto. Robert sbuffò una risata e la avvicinò a se per un bacio che lasciava poco all’immaginazione.

“Robert Gold! Ancora?”  Lo ammonì tra i baci.

“Mmmh? Stai cercando di uccidermi, donna?”

“Forse…”

Si abbracciarono nuovamente, poi Gold si accorse dei brividi di freddo sulle spalle della donna, così si alzò ed aprì l’armadio, in cerca di una delle sue magliette, poi tornò a letto, gliela porse e prese la sua da sotto al cuscino. La sua maglietta faceva da vestito alla donna, ma la trovava adorabile lo stesso, mentre se la mise, ringraziandolo ed arrossendo. Si sistemarono nuovamente sotto alle coperte, ricordandosi di controllare se la sveglia era stata impostata, e si riaddormentarono poco dopo.

 

La sveglia suonò alle 7 del mattino. Neal era solito svegliarsi molto presto anche alla domenica, così per non rischiare spiegazioni imbarazzanti, decisero di svegliarsi in anticipo.

Belle, non appena sentì la sveglia, sprofondò ancora di più il viso nel petto di Robert, cosa che lo fece sorridere.

“Buongiorno dormigliona”

“Mmmh. Buongiorno, ora mi alzo giuro.”

Gold sciolse l’abbraccio e si avviò al bagno, poco dopo la porta si aprì, mentre si stava facendo la barba, Belle gli si avvicinò sorridendo, abbracciandolo da dietro ed osservandolo mentre passava delicatamente il rasoio sul viso.

“Potrei guardarti per ore”

L’uomo incrociò il suo sguardo attraverso lo specchio ed alzò un angolo delle labbra in un ghigno. 

“Sei una donna molto strana, Belle French. Ma starei attenta se fossi in te. Sei stata tutta la notte nel letto del mostro, ora lo stai osservando mentre ha un rasoio in mano, non è inquietante?”

Belle rise di cuore, affondando il volto tra le scapole del fidanzato.

“Quando capirai finalmente che sei un mostro Robert…”

Gold si sforzò di crederle, tanto che le sorrise, prima di ricominciare a radersi. Qui, con lei premuta contro di lui, non si sentiva un mostro, si sentiva solo un uomo di quasi mezza età, innamorato, che cerca di avere una relazione con la donna più stupenda del mondo. Ma cosa sarebbe succedeva ogni volta che lei si allontanava?

 

Quindici minuti più tardi erano entrambi in cucina, indaffarati con la colazione. Belle aveva insistito per aiutarlo, ed infatti si erano divisi i compiti. Vederla nella sua cucina, armeggiare tra i cassetti e i vari scaffali, era una delle cose più belle che avesse mai visto, subito dopo la visione di lei nel suo letto.

“Quei pancake hanno davvero una forma strana, sweetheart…” le sussurrò in un orecchio.

“Oh, davvero? Perché non li cucini tu, chef Gold?”

Robert le sorrise contro il collo, poi si spostò per morderle gentilmente il lobo dell’orecchio. “Sei così bella… Potresti anche avvelenarmi e morirei sorridendoti”.

Belle rise e gli diede una piccola gomitata sullo stomaco, scuotendo la testa.

“Ciao papà. ciao Belle!”

Erano così indaffarati a flirtare preparando la colazione, che non si accorsero dell’arrivo di Neal. Gold lasciò immediatamente Belle e si scansò, andando incontro al figlio, visibilmente imbarazzato.

“Neal! Buongiorno!” Dissero in coro. 

Il bambino sorrise ad entrambi e si sedette a tavola, incerto sul da farsi. 

“Belle è passata presto questa mattina…Ehm… Pensava di fare colazione con noi…” Cercò di spiegare Gold, Neal annuì.

“Certo!” 

“Spero non ti dispiaccia, Neal. Non ti sto rubando tuo padre o cose simili… Mi… Mi piace passare il tempo con voi e…”

Neal sorrise, vedendo Belle arrivare con un piatto pieno di pancake. Ne prese subito due e ci versò immediatamente lo sciroppo d’acero che si trovava al centro della tavola imbandita.

“Sono buonissimi!! Papà, sono più buoni dei tuoi! Belle, dovresti fermarti più spesso qui per la notte!”

Gold per poco non sputò il caffè, Belle ebbe problemi a deglutire il proprio boccone.

“Co-come hai…?”

“E’ vestita come ieri sera papà…”

Belle e Robert si scambiarono uno sguardo indecifrabile, poi l’uomo sorrise, vedendo che il figlio l’aveva presa bene. D’altronde Neal era sempre stato un ragazzino molto sveglio, avrebbero dovuto pensare a qualcosa di diverso, di più credibile.

La mattinata passò velocemente, Neal finì i compiti in tempo record, anche con l’aiuto di Belle ed iniziarono le suppliche per il parco al pomeriggio. Neal trovò in Belle un’alleata per far trascorrere del tempo fuori di casa e dal negozio al padre. Ciò che notò subito, era che il padre non sapeva dire di no ad entrambi e si arrese quasi subito.

“Mettere Belle contro di me, non me lo sarei mai aspettato da te, figliolo.” Lo ammonì il padre. Neal alzò le spalle e corse in salotto.

“E tu? Che mi dici? Hai già un altro Gold in cima alla lista? Mezzo weekend ininterrotto con mio figlio e mi ha già rubato la fidanzata…”

Belle cercò di mostrarsi offesa il più possibile, poi l’uomo le si avvicinò minaccioso ed iniziò a solleticarla. Presto la donna finì per diventare di gelatina sotto alle dita del fidanzato, riempendo la stanza di urletti e preghiere, che l’uomo si preoccupò subito di camuffare con teneri baci.

Improvvisamente, mentre erano ancora impegnati in un bacio piuttosto intenso, sentirono un rumore provenire dall’entrata della cucina, si voltarono di scatto e videro Jefferson appoggiato allo stipite della porta.

“Buon pomeriggio ad entrambi!” Disse Jefferson con un sorriso malizioso. “Vi ricordo che c’è un minore in casa, se non ricordo male…”

Belle arrossì immediatamente e soffocò una risata nel petto di Gold, come se così facendo, potesse rendersi invisibile. Sentì l’uomo ridacchiare a sua volta, stringendola attorno alla vita, per poi lasciarla andare.

“Ciao Jeff. Sempre discreto vedo. Comincio a pentirmi di averti dato una copia delle chiavi…”

Jefferson ridacchiò e si spostò dallo stipite per andare incontro all’amico.

“Buongiorno Miss French, ti trovo… Radiosa! Questo vecchio rottame ti sta trattando bene?”

A Jefferson non sfuggì lo sguardo che si scambiarono i due, così amorevole, passionale, dolce, complice. 

“Benissimo Jefferson, non temere. Raggiungo Neal, vi lascio soli.” Belle uscì dalla stanza facendo l’occhiolino ad entrambi e Gold le sorrise con aria sognante.

“Wow.” Sospirò Jefferson.

“Cosa?”

“C’era qualcosa qui appena due secondi fa… Qualcosa di importante…” Allo sguardo assente dell’amico, Jefferson si spostò verso il lavandino, notando la quantità insolita di piatti da lavare.

“Da quanto tempo è qui esattamente, la dolce signorina?”

Gold arrossì leggermente e cambiò espressione all’istante. “Fatti gli affari tuoi Jeff. Come mai sei qui?”

“Da.Quanto.Tempo.E’.Qui.Belle?” 

Gold sospirò. “Ieri sera… Come ogni sabato, da un paio di mesi, viene a cenare con me e Neal…”

Jefferson fece cenno all’amico di continuare, percependo che gli stesse nascondendo qualcosa. 

“…Stavolta è rimasta per la notte.” Aggiunse in fretta, accontentando l’amico ma cercando di risultare evasivo.

Jefferson spalancò la bocca e smise di respirare per qualche secondo.

“E’… E’ rimasta per la notte?? Ora ce l’hai qualche dettaglio vietato ai minori?”

Gold alzò una mano, cercando invano di fermare la curiosità dell’amico.

“Non vedo come la mia vita sessuale, possa essere un tuo problema…”

“Il mio problema è che ora c’è una vita sessuale, Robert. Confesso, sono leggermente geloso…” 

I due uomini si fissarono negli occhi per qualche secondo, per poi scoppiare entrambi in una sonora risata. Jefferson diede una pacca sulla spalla all’amico.

“Sei felice, Robert?”

“Sì. Sono felice.” Rispose l’uomo con un sorriso smagliante.

Era strano vedere Gold con un sorriso del genere pensò Jefferson, probabilmente non lo aveva neanche mai visto sorridere così.

“Zio Jeff!” Urlò Neal, prima di precipitarsi tra le sue braccia. “Io e Belle stavamo convincendo il papà a venire con noi al parco! Vieni anche tu?”

Jefferson parve pensarci, poi decise di non deludere il ragazzino e accettò l’invito.

 

 

Meno di mezzora dopo erano tutti e quattro al parco, Neal invitò il padre e Jefferson a fare due tiri con il pallone e nonostante gli abiti eleganti, Gold decise di accontentare lo stesso il figlio.

Belle li osservava sorridente sulla panchina, Neal era proprio un ragazzino speciale, era praticamente difficile non affezionarsi.

Era talmente persa nei suoi pensieri, fissando l’uomo che le aveva rubato il cuore giocare con il figlio ed il migliore amico, che non si accorse della persona che le si era appena seduta affianco fino a che questa iniziò a parlare.

“Non ci credo! Belle French?”

Belle riconobbe immediatamente la voce e si voltò di scatto.

“Gary?” 

Belle sbiancò, la bocca spalancata ed un miliardo di pensieri le riempirono la testa.

Come l’aveva trovata?

Come sapeva che era qui?

Cosa voleva ancora da lei?

Come ne sarebbe uscita da quella situazione?









** Chiedo enormemente scusa per il ritardo, ma tra mancanza d'ispirazione, la 7x04 che mi ha messa k.o. per almeno una settimana, niente, poi anche la vita si è messa tra me e la stesura di questo capitolo. Il fluff continua ma stavolta è arrivato qualcuno a disturbare.... Chiedo scusa anche per questo xD
 

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


“Gary?”
Belle sbiancò, il fiato corto, una fitta all’altezza dello stomaco, il cuore le batteva all’impazzata e, nonostante la temperatura esterna, le mani cominciarono a sudarle.
“Cos…Cosa ci fai qui? Io…”
Gary le si avvicinò e le sorrise malinconico, poi si sedette di fianco a lei sulla panchina.
“Belle French! Questa si che è una sorpresa! Ti pensavo… In giro per il mondo, ed invece eccoti qui, nel Maine, seduta sola soletta, in una panchina. Sei tornata da tuo padre?”
Belle annuì. Cos’altro posso dirgli? Sono tornata qui anche per scappare da te?
“E tu? Tu cosa ci fai qui?”
Gary rise sommessamente, prima di fissare nuovamente gli occhi su Belle.
“Una sera sono stato al bar che spesso frequentavamo, ho incontrato Ariel, ricordi? Beh, abbiamo iniziato a parlare, Per sbaglio le è scappato che eri tornata da tuo padre… Pensavo… Pensavo che fossi in giro per il mondo, come mi avevi detto. Pensavo che dopo quello che era successo tra di noi, avessi bisogno di esaudire il tuo sogno per capire…”
Ariel, una sua cara amica dell’università. Sicuramente non l’aveva fatto di proposito, sicuramente pensava che Belle avesse detto a Gary del suo ritorno a casa.
“Ho capito tante cose lo stesso, Gary, non…”
Improvvisamente il ragazzo allungò una mano e la posò su una delle sue, Belle si pietrificò.

“Belle?”

La ragazza sembrò tornare in se e ritirò immediatamente la mano da quella di Gary, riportata al presente dalla voce di Robert. L’uomo le si avvicinò incerto, avendo notato immediatamente la mano del ragazzo sopra a quella di Belle.
“Belle? Tutto bene?” Ripetè Robert, avvicinandosi alla fidanzata, con uno sguardo incerto, puntato sullo straniero. “Chi è il tuo…amico?” Aggiunse con un sorriso forzato, allungando la mano verso il ragazzo.
“Uhm, lui è Gary… Lui è… Lui è…”
“Il suo ex fidanzato” Aggiunse il ragazzo, alzandosi dalla panchina e prendendo la mano di Gold per stringerla, con aria di sfida.
Gold lo squadrò dalla testa ai piedi, nonostante Gary fosse il doppio di lui ed aveva la metà dei suoi anni, lo sguardo di Robert si trasformò di ghiaccio e la stretta di mano, di ferro.
Gary non fu da meno e ricambiò sia lo sguardo che la stretta.
“Gary… Piacere, Robert… Il fidanzato.” Aggiunse con tono di sfida. Gary sorrise sarcasticamente, lasciandogli la mano, visibilmente schifato.
Robert si voltò verso Belle e notandola nervosa le cinse la vita con un braccio, un po’ per tranquillizzarla, un po’ per segnare il territorio davanti a quell’ex fidanzato che non gli piaceva per niente.
“Beh, è stato un piacere rivederti Gary, ora io e Robert dobbiamo andare…”
“Sì, certo. Ci si vede in giro presumo…” la salutò facendole l’occhiolino, Gary voltò le spalle alla coppia e si incamminò nella direzione opposta.
Belle inspirò profondamente, cercando di trovare un ritmo di respiro normale. Mise una mano sul petto di Gold, stringendosi a lui, appoggiando la testa su una sua spalla.
“Tutto bene Belle?” Chiese dolcemente, prima di sciogliere l’abbraccio per cingerle la vita con entrambe le mani.
Belle annuì. “Mi… Mi spiace Robert, non so cosa ci faccia qui… Non me l’aspettavo, io non…”
Gold alzò una mano e le carezzò il viso. “Tranquilla Belle, sei molto agitata. Vuoi che vada da Granny a prenderti un the? Vuoi che torniamo a casa?”
“Granny va bene. Abbiamo accontentato Neal solo per un’ora, se lo riportiamo a casa ora, mi odierà.”
“Non dire così, è abbastanza grande per capire le cose.”
“Andiamo da Granny, potrà prendersi la sua cioccolata preferita…”
“Tutto quello che vuoi, sweetheart.” Le disse abbracciandola, appoggiando le labbra sulla sua fronte, in segno di conforto.
“Belle? Robert? Tutto ok?” Urlò Jefferson, che stava ancora giocando con Neal.
Robert gli fece cenno di avvicinarsi, Neal li raggiunse di corsa con il pallone, subito dopo arrivò anche Jefferson.
“Vi va di andare a bere qualcosa da Granny?”
“Stai bene, Belle?” Le chiese Neal, ignorando la domanda del padre.
Belle gli sorrise ed annuì, staccandosi dall’abbraccio di Robert, gli mise una mano sulla spalla. “Andiamo da Granny per una cioccolata? Sei tutto sudato, dovresti rimetterti il cappotto prima di prenderti un malanno”
Neal le sorrise e si rimise sciarpa e cappotto, prese il pallone sotto braccio e prese Belle per mano.
Jefferson sorrise alla scena. Neal era un bambino così intelligente e sensibile, che spesso si chiedeva come potesse essere figlio di Gold. Non che Gold fosse il peggiore degli esseri umani, ma…
“Tuo figlio è spettacolare” commentò.
Gold annuì sorridendo.
“Chi era quell’uomo dall’aria poco simpatica?”
“L’ex fidanzato di Belle.”
“Oh-oh.”
“Già. Non che io e Belle ne abbiamo mai parlato granché, so solo che aveva un fidanzato, fino a qualche mese fa.”
“Ed è un problema?”
Gold sospirò. “Non fino a quando si è rifatto vivo. Belle è parecchio sconvolta, ma non ne so ancora il motivo.”

 

Arrivarono da Granny ed ordinarono, Gold continuò ad osservare Belle, che ora sembrava essersi calmata ed aver ripreso il suo solito colorito. Neal la stava indubbiamente tenendo occupata con le sue mille domande, fino a quando Belle scorse Ruby nel locale. Chiese scusa a tutti e si alzò dal tavolo, raggiungendo l’amica.

 

“Ruby, hai un minuto?”
“Certo Belle!” Fece cenno a Granny che si sarebbe presa un minuto di pausa e si spostarono di stanza, per stare più tranquille.
“Tutto bene? E’ successo qualcosa con quel mostro di Gold?”
Belle sorrise. “No, no! Quella è l’unica parte della mia vita dove fila tutto liscio…”  Nell’ammetterlo, arrossì ed abbassò lo sguardo al pavimento.
“Il vecchio Gold è passato in seconda base e tu non mi dici nulla?”
“Ruby! E’ successo solamente questa notte… Ne parleremo un altro giorno, volevo parlarti d’altro…non puoi immaginare chi è arrivato in città…”
Ruby la guardò inizialmente con uno sguardo malizioso, poi cambiò improvvisamente espressione.
“Cora? Di nuovo?”
Belle scosse la testa. “Gary…”
“COSA??? E che cosa vuole? E’ venuto per te, vero?”
“Non lo so… So solo che eravamo al parco, mi sono seduta sulla panchina e me lo sono ritrovata di fianco, è stato tutto così strano Ruby.”
“E Gold?”
Belle sospirò. “Robert è venuto a chiedermi se andava tutto bene… Quando ha saputo che era il mio ex… Si stavano accoltellando con gli occhi. Non credo che sarà una cosa positiva avere Gary in città. Sono preoccupata!”
Ruby annuì… “Pensi che Gold possa fare qualcosa di stupido?”
“Non lo so… In realtà tutti e due…”
Ruby si morse il labbro, comprendendo appieno i timori dell’amica. Gold soprattutto era famoso per il suo pessimo temperamento. Dall’altra parte, Gary era tutto muscoli e zero cervello, chissà cosa sarebbe successo se si fossero trovati da soli…
“Ora c’è il tuo fidanzato che ti aspetta di là, Vai con lui e goditi la tua domenica senza pensieri, qualora Gary facesse qualcosa di stupido, fammi sapere, sarò da te in un battibaleno.”
Belle annuì, abbracciò velocemente l’amica e tornò a sedersi al tavolo, vicina a Robert. L’uomo la osservò in tutti i suoi movimenti e percepì ancora una volta il suo nervosismo. Non ora, si disse. Non ora che è tutto perfetto, non lasciarmi solo. 

“Va tutto bene?” Chiese casualmente Jefferson.
“Si, tutto ok!” Rispose Belle immediatamente, sfoggiando un sorriso abbastanza convincente. Allungò una mano e la appoggiò sopra a quella del fidanzato, il quale ricambiò subito la presa, sorridendole timido.
Quando ebbero finito le loro cioccolate, Jefferson li salutò, pronto a tornare a casa, lanciando ovviamente a Belle una frecciatina sul suo migliore amico.
“Tratta bene il mio uomo, devo ancora capire come mai abbia preferito te a me…”
La abbracciò brevemente, stropicciò i capelli a Neal, fece l’occhiolino a Gold e si incamminò verso casa.
“Devi scusarlo” Disse Gold tra le risate. “Lui è così… Ti ci abituerai presto, sa farsi apprezzare…”
“Ti vuole molto bene, ma starò lo stesso molto attenta a voi due… Sembra essere mio rivale in amore!”
L’uomo rispose con una finta espressione offesa, poi prese Belle per un braccio, trascinandola a se per un bacio sulla guancia. “Oh ma io so perfettamente perché ho scelto te…” Le sussurrò in un orecchio, facendola rabbrividire e poi sorridere. Aveva scoperto che era una delle cose che preferiva al mondo questo comportamento di Robert, questo suo modo sensuale di farla rabbrividire ma sorridere allo stesso tempo.

“Avete finito? Possiamo andare a casa?” Li richiamò all’ordine Neal.

Belle e Gold si guardarono e si misero a ridere. Improvvisamente Belle si accorse che erano arrivati al suo appartamento, le colse un’improvvisa voglia di stare sola, di pensare, non voleva che Robert la vedesse così turbata, così gli strinse una mano per fermarlo. Neal, che stava tenendo l’altra mano del padre, si fermò a guardarli curiosamente.
“Belle, non vieni a casa con noi?” Chiese il ragazzino.
“Uhm… Credo di aver approfittato di voi già abbastanza per questo weekend, credo andrò a casa, ci vediamo domani…?”
“Ah… Ok” Gold rimase sorpreso, non voleva separarsi da Belle, non ora, non quando la vedeva ancora turbata per aver incontrato il suo ex, non quando pensava che Belle avrebbe terminato la domenica con loro. “Fatti accompagnare alla porta allora…”
Sfortunatamente, la presenza di Neal gli impediva di chiarire le cose con Belle, ma lo avrebbe sicuramente fatto l’indomani.
“Eccoci qui!” Esclamò Neal, sorridendo con entusiasmo a Belle.
“Si! Grazie ai miei due valorosi cavalieri per avermi scortata a casa sana e salva!” Neal a quella frase, si inchinò e poi si mise a ridere, dando a Belle nessuna possibilità se non chinarsi a baciarlo e ad arruffargli dolcemente i capelli, era così adorabile!
Neal arrossì e si zittì all’istante, mentre i due adulti adulti si misero a ridere della sua reazione. Poi arrivò il momento di Gold e Belle si alzò sulle punte, gli prese il volto tra le mani e avvicinò delicatamente le labbra a quelle del fidanzato. Chiuse intensamente gli occhi, volendo assaporare quel casto contatto, quel calore improvviso, inspirò e sciolse il bacio, consapevole di Neal al loro fianco che li aspettava. Appoggiò la fronte a quella del fidanzato e gli sorrise timida.
“Buonanotte Belle” sussurrò Gold a fior di labbra.
“Buonanotte Robert… Buonanotte Neal! Mi raccomando a scuola domani!”
Neal annuì e ricambiò il saluto, pochi secondi dopo, Belle scomparve dietro la porta, Gold sospirò.
“Perché è così imbarazzante quando le donne ci baciano? In senso buono però.” Chiese Neal, facendo ridere sotto i baffi il padre.
“Non lo so figliolo, devo ancora capirlo io stesso. Quello che so è che sono straordinarie e alcune di loro ancora di più. Soprattutto quelle che decidono di passare la vita con noi. Entrano nel tuo mondo, nella tua vita, come un terremoto sconvolgono tutto, eppure tu resti lì, ad ammirarle e a sperare che continuino a sconvolgerti tutti i giorni, sempre di più.”
“Cominci ad essere noioso ed io non ci ho capito niente” sbuffò Neal.
“Ne riparleremo tra qualche anno, nel frattempo rispettale sempre, sii gentile e premuroso”
Neal rise del padre a quel punto, ma non obiettò. Lui trattava già bene Emma, per lui era la sua amica più importante, soprattutto in questo periodo, dove venivano presi in giro spesso.
“Vuol dire che sei innamorato di Belle, papà?”
Gold sorrise al figlio, gli mise un braccio attorno al collo mentre compivano gli ultimi passi verso la loro villa. “Si figliolo, ne sono innamorato”. Neal rise e si lasciò stringere dal padre, non lo aveva mai visto così, era tutto nuovo anche per lui.

 

 

Poco dopo erano entrambi in cucina, indaffarati con la cena, a Gold tornarono i pensieri di Belle, del suo incontro con Gary. Cosa ci faceva in città? Com’erano finite le cose tra loro? Era tornato per lei?

Più tardi, quella sera, prima di coricarsi, decise di mandarle un messaggio, così prese il cellulare e notò che aveva un messaggio ricevuto, proprio da  lei.

 

   “Scusami per oggi pomeriggio, avevo bisogno di stare un po’ sola a pensare.                  

    Grazie infinite per il bellissimo weekend. Un bacio a Neal. Ti amo x.”

 

Non era esattamente il messaggio che si aspettava di ricevere, dopo un weekend del genere, dannazione a quel Gary. Gold cominciò a ripensare al sabato notte appena trascorso, agli abbracci, ai baci, alle carezze, ai sospiri, all’intensità dei loro sentimenti, al suo profumo, ai suoi capelli sparsi sulle sue lenzuola. Non si accorse che un sorriso gli si era formato sulle labbra. La amava, glielo aveva finalmente detto, anche lei aveva detto di amarlo, con le lacrime agli occhi, non doveva temere nessun Gary, nessun tizio spuntato a caso dal suo passato, come lei non aveva temuto Cora, una volta superato il malinteso.Ma ancora, Robert Gold era un uomo dalla scarsa autostima, con l’istinto all’ autodifesa più grande del mondo ed un pessimismo cronicoSi passò una mano sul volto, stanco, si coricò a letto e si convinse che l’indomani sarebbe andato a parlare con la preside, per gli atti di bullismo nei confronti di Neal.

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


 

“Le dico che mio figlio è bersagliato da quei tre prepotenti, non sarei qui se fosse un normale litigio tra ragazzini, ho di meglio da fare durante il giorno.” Concluse scorbutico Gold. Era da quindici minuti che si trovava nell’ufficio della preside, ma lo stava trattando con sufficienza, non prendendo seriamente i fatti accaduti al figlio. Inutile dire che questo comportamento troppo tollerante, faceva infuriare Gold ancora di più.
“Signor Gold, veda di calmarsi, ho capito appieno le sue teorie, cercherò di occuparmene, farò osservare i vari comportamenti dei ragazzi che mi ha appena nominato e..”
“LEI NON STA CAPENDO! NON DEVE OSSERVARE! DEVE METTERE IN PUNIZIONE IMMEDIATAMENTE! DEVE FERMARE QUESTI COMPORTAMENTI!”
La preside squadrò Gold dalla testa ai piedi, sapeva che non ci voleva poi tanto a far perdere la pazienza all’uomo.
Gold aveva il fiatone, odiava non essere capito, odiava non aver tutto sotto controllo, odiava ancora di più l’espressione della preside su di lui.
“Si è calmato adesso?”
Gold fece cenno di sì con il capo e deglutì.
“Quello… Quello che cerco di dirle da un po’, è che so per certo che accadono fatti di bullismo in questa scuola, vorrei che solamente che prendesse delle decisioni in merito. Se non sbaglio, sono ancora il genitore più influente sui bilanci della scuola nelle serate di beneficenza…” aggiunse con il suo ghigno preferito.
“Mi sta minacciando, Gold?” Chiese la preside, a denti stretti.
“Oh, non mi permetterei mai… Volevo solo rinfrescarle la memoria. Buona giornata Preside De Vil.”
Con queste ultime parole, lasciò un bigliettino sulla scrivania della preside ed uscì dall’ufficio, sbattendo la porta.

 

La preside prese in mano il bigliettino e vi lesse tre nomi: Killian Jones, Peter Malcolm e August Wood.

 

Uscì dalla scuola, inspirando profondamente, portandosi una mano alle tempie doloranti, non poteva permettersi di perdere il controllo come aveva fatto poco tempo fa. Il pensiero di passare da Belle con due tazze di caffè lo scaldò e lo tranquillizzò all'istante e si avviò verso Granny's.

 

Dalla finestra della sua classe, Neal, che proprio quella mattina era stato spostato di banco vicino alla finestra, vide il padre uscire dal cancello della scuola. Cos’era venuto a fare qui?
Emma notò immediatamente lo sguardo dell’amico diretto al padre.
“Scusa, me lo sono fatta sfuggire.”
Neal spalancò gli occhi. “Cosa ti sei fatta sfuggire Emma?”
“I… I nomi dei ragazzi che ti prendono sempre in giro… Tuo padre…”
“E’ stato lui vero? Ti ha obbligata lui a dirglielo vero?”
“GOLD! NOLAN! Prestate attenzione per cortesia!” Li richiamò la maestra, Neal ed Emma abbassarono immediatamente la testa.
I tre ragazzini in fondo alla classe si sorrisero tra loro.

 

 

 

 

“Belle? Sei qui?” Gold entrò nella biblioteca con due caffè presi da Granny sulla strada di ritorno dalla scuola.
Belle comparve da uno degli scaffali con qualche libro in mano e appena lo notò, gli sorrise.
“Sei la mia salvezza. Sono solo le dieci e vorrei già chiudere tutto, credimi.”
Gold le sorrise e le porse il caffè, Belle lo prese, si avvicinò e si alzò sulle punte per salutare come si deve il suo fidanzato.
“Buongiorno” Gli sussurrò sulle labbra prima di baciarlo intensamente.
“Ah, potrei portarti del caffè tutte le mattine se prometti che verrò sempre accolto così!” Le sorrise, una volta terminato il bacio.
“Non è mia la colpa. Ho un fidanzato dannatamente affascinante. Fa sembrare settimane interminabili, una sola notte in sua assenza.”
Gold alzò un sopracciglio in maniera ironica. Aveva capito bene?
“M-mi sei mancato… Volevo dire questo…” Arrossì mordendosi il labbro inferiore.
“Mi sei mancata anche tu. Vieni qui” appoggiò il suo caffè sul bancone e allargò le braccia per invitarla.  Belle sorseggiò il suo caffè, lo appoggiò sul bancone, di fianco a quello di Robert e ricambiò l’abbraccio.
Rimasero così per qualche minuto, poi l’uomo le mise un dito sotto al mento per poterla guardare negli occhi.
“Tutto bene sweetheart?”
Belle annuì, mordendosi di nuovo le labbra. “Si… Tutto bene. Anzi, scusami. Solo che… Beh… Non sai ancora niente di quella parte della mia vita e mi è sembrato improvvisamente tutto strano che… Ho reagito male, tutto qua.”
Gold annuì, la ascoltava accarezzandole il viso. “Sono tornato a casa con un nodo allo stomaco. Non ho avuto esattamente una bella impressione.”
Belle rise ed affondò la testa sul suo petto, inspirandone il profumo di pulito, misto  a quel qualcosa di irresistibile che ormai associava solamente a lui. Si aggrappò nervosamente alla sua camicia.
“Gary… Gary non è proprio un cattivo ragazzo ma…”
Gold lo percepì di nuovo, quello stesso nervosismo del giorno prima, quel leggero tremolio nella sua voce, il modo in cui evitava di guardarlo negli occhi mentre gli parlava.
“Belle. Guardarmi.” Quando la ragazza alzò lo sguardo verso di lui, continuò: “ Puoi dirmi tutto, lo sai. Riesco a percepirlo... Riesco a sentire che sei nervosa, distante e scostante. Cos’è successo veramente tra di voi?”
Belle sospirò. Le prime lacrime cominciarono a formarsi agli angoli degli occhi.
“Siamo stati assieme per qualche anno. Gary si era sempre dimostrato gentile e premuroso, ma dopo un po’ ha iniziato a parlare di convivenza, matrimonio, figli. Semplicemente non eravamo sulla stessa pagina. Ci sta, è quello che attraversano molte coppie… Fino a che…” Si fermò per deglutire e riprendere fiato. Spostò le mani dalla schiena di Robert al petto, percependo il battito del suo cuore leggermente accelerato rispetto a prima. Non parlava, si limitava ad accarezzarle dolcemente la schiena, un gesto appena percepibile, ma che aveva la capacità di consolarla.
“Fino a che mi ha chiesto di sposarlo. Era ubriaco, aveva l’anello da mesi, ma aveva percepito che stessimo per lasciarci o che qualcosa non andava, stava reagendo molto male. Era entrato nel mio appartamento senza permesso, e quando ha letto la risposta nei miei occhi, non mi ha lasciata spiegare, ha iniziato ad alzare la voce e…ed ha alzato le mani”.
Belle affondò la testa sul suo petto ed iniziò a singhiozzare, sempre di più. Gold non poteva credere alle proprie orecchie. Non parlò nemmeno ora, la strinse  contro il suo petto e con una mano le carezzava la schiena, con l’altra i capelli.
“Ti sto… Ti sto rovinando la camicia” Singhiozzò Belle, cercando di scostarsi.
L’uomo la riavvicinò al petto e continuò ad accarezzarla. “Al diavolo la mia camicia, Belle.”
“Non… Non l’avevo mai detto a nessuno. Papà crede lo abbia lasciato per paura del matrimonio, Ruby immagina sia successo qualcosa di grave, ma non sa bene cosa. Non ho mai avuto il coraggio di parlarne con nessuno. Non... Non mi ha picchiata molto. Solo uno strattone ed un ceffone.”
Gold strinse i denti e chiuse gli occhi. Nessuna donna dovrebbe ricevere un comportamento simile. Belle lo sentì irrigidirsi ed aggiunse:" Gary non è così. Lo so. Non mi aveva mai dato il motivo di pensare che fosse violento prima di quella sera. Era poco lucido..."
Gold sospirò. “Mi dispiace Belle, mi dispiace davvero tanto. Nessuno al mondo merita di essere trattato così per avere preso una decisione, un uomo non si dovrebbe mai comportare così… Io… Mi spiace che tu abbia dovuto vivere questo.”
Belle annuì contro al suo petto, cercando di calmarsi. Robert si stava dimostrando ancora una volta la sua ancora, un uomo di cui potersi fidare, con cui potersi confidare, senza ricevere nulla in cambio se non ascolto ed una spalla su cui piangere.
Belle cercò di riprendersi, si spostò dal petto di Robert e cercò di guardarlo negli occhi con un debole sorriso, lui, di tutta risposta, le asciugò le lacrime delicatamente con i pollici, per poi porgerle il fazzoletto dal suo taschino. Dapprima Belle obiettò, ma Robert le rispose con un gesto della mano, dicendole che poteva tenerselo pure per sempre, per quanto gli riguardava.
“Grazie Robert. Ti sto trattenendo dal tuo negozio anche troppo a lungo, eri passato per un caffè veloce…”
“Non ti preoccupare, Belle. Sono qui, non mi va di lasciarti sola in queste condizioni. Appena mi vorrai cacciare però, lo capirò.” Le fece l’occhiolino e lei finalmente sorrise. Quel maledetto. Non merita di stare a due passi da Belle! Se lo ritrovo ancora a meno di un metro da lei….
“Robert? Ora non farai niente di stupido in proposito, vero?”
“Oh… No. Non farò nulla. A meno che tu non voglia…”
“No.” Rispose decisa Belle scuotendo la testa.
“Ok.”
“Come… Come mai sei passato da Granny prima di aprire il negozio?”
“Oh… Sono stato a scuola a parlare con la preside.”
Belle gli rispose con uno sguardo interrogativo.
Gold sospirò e finì di sorseggiare il suo caffè. “Neal è preso di mira da dei bulletti, per ora niente di grave, ma questi comportamenti vanno fermati al più presto.”
Belle annuì incerta. Le dispiaceva tantissimo per Neal, un bambino così dolce e sensibile non si meritava di certo di essere preso di mira da qualche brutto individuo, ma quello che la sorprese, fu quello che Robert disse pochi istanti dopo.
“… E così mi son fatto dire i nomi da Emma, perché Neal non lo avrebbe mai fatto. Potrei anche aumentare l’affitto a quei genitori ingrati e maleducati.”
Belle alzò una mano per fermare il suo discorso. “Vuoi dirmi che non te lo ha confidato Neal?”
Gold la guardò incerto. “Beh lui mi ha detto che ci sono de ragazzini che lo prendono in giro, ma i nomi me li ha detti Emma… Ho dovuto insistere, tende ad essere molto fedele a Neal…”
“Oh Robert!”
“Cosa?”
“Ci sarà un motivo se Neal non ti voleva rivelare i nomi dei bulli, forse voleva arrangiarsi, forse voleva farsi coraggio una volta per tutte, difendere Emma… Ora le cose si complicheranno e basta…”
Gold cominciò ad innervosirsi, si allentò la cravatta e cominciò a fare su e giù per la stanza.
“In che senso si complicheranno? Io… Io voglio solo che quei bambini la smettano di importunare Neal… Io stesso sono stato vittima di…” Scosse la testa, cercando di rimuovere i brutti pensieri.
“Se Neal lo verrà a scoprire… Il che è molto probabile… Si arrabbierà con te.” Constatò Belle.
Gold smise di camminare, chiuse gli occhi. “Mio figlio mi odierà? Volevo solo difenderlo, aiutarlo.”
Belle gli si avvicinò e prese il fidanzato tra le braccia. “Sei un disastro emotivo Robert Gold.”
Gold si rilassò tra le braccia di Belle. La guardò intensamente negli occhi. “Lo sai che tutto quello che faccio, è perché penso di fare la cosa giusta? Per te e per Neal…”
Belle gli sorrise teneramente, ma non fece in tempo a rispondergli che sentirono qualcuno entrare in biblioteca. Era Ruby, con una pila di libri ancora da restituire.
“Belle? Pensavo a quello che…Oh!” Disse non appena si voltò, notando Belle ancora abbracciata a Gold.
“Devo… passare in un altro momento?”
“Oh, no Miss Lucas, me ne stavo comunque andando.” Poi si voltò verso Belle e le sorrise, trovandola già pronta a baciarlo, protesa verso di lui, con le labbra che aspettavano solo le sue. Gold rise e si chinò per appoggiare le labbra alle sue in un tenero bacio. “Chiamami più tardi.” le sussurrò, prima di uscire velocemente, facendo un cenno a Ruby.
“Dovresti chiudere a chiave o mettere un calzino sulla maniglia della porta o, che ne so, avvisare che sei impegnata a fare cose con il tuo fidanzato…!?”
Belle le sorrise e scosse la testa.
“A proposito Belle, avanzo una storiella… no?”
“Gli ho detto quello che ha fatto Gaston.” Disse Belle tutto d’un fiato. “Quello che ha fatto… realmente…”
“Oh”
“E non l’avevo detto a nessuno, ma credo sia arrivato il momento visto che… si è rifatto vivo.”
“Belle ma stavi piangendo?”
Belle annuì e cominciò a raccontare la storia anche all’amica… Ruby era praticamente sotto shock e prese l’amica tra le braccia.
“Belle! Mi dispiace tantissimo, è una cosa terribile! Hai fatto benissimo a tornare qui! E soprattutto a mollare quello stupido. Ora riesco a capire tutto! Perché non hai voluto dircelo prima?”
“Non lo so Ruby, pensavo di potercela fare da sola…Molte volte ero sul punto di dirtelo, ma poi è iniziato tutto con Robert, ci ha messo così tanto per chiedermi di uscire, che pensavo di perdere la testa. Mi ha fatto subito pensare che lui… Che lui non mi avrebbe mai fatto nulla di simile e in effetti il mio rapporto con lui, non si può nemmeno mettere a confronto…”
Ruby annuì, accarezzandole distrattamente un braccio. “Anche… Nelle sfera sessuale non puoi mettere a confronto le due storie…?”
“RUBY!”
“Cosa c’è! Oh andiamo, sono così tanti anni di fantasie, merito un po’ di gossip!”
Belle arrossì immediatamente, fissando il pavimento, cercando di trovare le parole per ammutolire l'amica.
“Oh Cielo! Così bello, eh?” Stuzzicò Ruby. Belle esplose in una risata nervosa.
“Meglio di come immaginavo, aldilà dell’imbarazzo iniziale… Robert Gold dovrebbe essere un’amante illegale, te lo dico.”
“Belle French! Sfacciata!!” Fece finta di scandalizzarsi Ruby.
“Sto dicendo la verità, molti uomini potrebbero solo imparare… Mi chiedo come la moglie abbia potuto lasciarsi scappare un uomo del genere! Ora che l’ho conosciuto, non lo farò mai più uscire dal mio letto!”
Ruby scoppiò a ridere, dopo la notizia appena appresa, era felice che avesse già voltato pagina e che Gold, nonostante le apparenze, fosse un uomo dalle mille sorprese e soprattutto stava dimostrando di amarla, amarla veramente. Belle continuò a ridere, affermando all’amica di dire la verità.
“Bene. Sono felice per te Belle. Ma credo che farlo sapere a tuo papà, gli farà apprezzare Gold più in fretta…”
Belle annuì… “Ci devo pensare… Grazie Ruby e… la prossima volta, riporta i libri in tempo!”

 

 

 

 

 

 



“Papà!! Papà??” Urlò Neal entrando nel negozio del padre.
“Sono nel retro! Perché urli?” Rispose il padre. Neal buttò a terra lo zaino e si diresse verso il padre.
“Sei stato a scuola? Cos’hai detto alla preside? Cos’hai detto?” Gli urlò il figlio a due centimetri dalla faccia. Gold mise in avanti le mani, cercando di calmarlo. Era successo come diceva Belle, Neal si era arrabbiato.
“Figliolo calmati…”
“Non mi calmo! Sei andato dalla preside! Hai fatto dei nomi! Hai costretto Emma a dirteli! Ora quei bulli si accaniranno ancora di più! Perché non potevi stare zitto come ti avevo chiesto? Perché io devo fare tutto quello che dici, mentre tu non mi ascolti mai?”
Gold si sentì ferito a quelle parole. Aveva ragione. Ancora una volta un bambino di dieci anni gli stava facendo la morale. Ma lui stava solo cercando di proteggerlo. Perché nessuno era mai in grado di vedere le sue buone intenzioni?
“Neal. Non fare così, io volevo solo proteggerti…”
“Non ho bisogno do te e della tua protezione, papà!” Detto questo, uscì come un fulmine dal retro, afferrò lo zaino e si diresse fuori dalla porta. Gold si avvicinò alle finestre per vedere dove andava, notò che entrò in biblioteca e decise di lasciarlo stare. Probabilmente Belle avrebbe saputo gestirlo meglio. Chiuse gli occhi ed inspirò, non permettendo alle lacrime di scendere, si aggiustò la cravatta e tornò nel retro a finire il suo lavoro, avrebbe dato tutto lo spazio possibile al figlio.

 




 

“Neal? Cos’è successo? Brutta giornata a scuola?” Chiese una preoccupata Belle, vedendo arrivare il piccolo Gold di corsa, con il viso ancora arrossato e le lacrime che gli scendevano dagli occhi.
“Si! Ed è tutta colpa di mio papà! Quando tutto va bene, lui deve fare qualcosa per rovinare tutto!”. Il piccolo era proprio fuori di se’. Belle si chiese come avesse preso la litigata Robert, ma decise di accantonare il pensiero del fidanzato in favore di Neal che era ancora abbastanza scosso.
“Oh Neal… Lo sai che tuo padre…”
“Mio padre dovrebbe stare zitto! Dovrebbe fare quello che gli dico! Ora ha peggiorato tutto e non so davvero come fare!”
Belle non resistette oltre e strinse Neal in un abbraccio. “Lo sai, tuo padre lo ha fatto solamente perché era preoccupato con te. Solo perché gli altri non capiscono la tua relazione con Emma, non vuol dire che non la capisca nemmeno tuo padre, anzi. Ti sei mai chiesto se tuo padre ha vissuto qualcosa del genere quando era piccolo?”
Neal alzò lo sguardo verso Belle, gli occhi gonfi di lacrime. “Gli avevo chiesto di non fare niente. Gli avevo chiesto di fidarsi di me.”
Belle annuì e lo strinse più forte, accarezzandogli i capelli, soffici come quelli del padre.
“Ti va di fare i compiti qui con me oggi? Chiamo solo tuo padre per avvisarlo…”
Neal annuì ed iniziò a tirare fuori i libri dallo zaino, sedendosi sul primo tavolo disponibile, ancora visibilmente scosso.
Belle gli sorrise e prese il telefono, cercando il numero di Robert nella rubrica. Rispose al primo squillo.
“Belle?”
“Neal è qui con me…”
“Sì… L’ho visto dalla finestra. Come sta?”
“Deluso, ma niente che non si possa recuperare. Tu come stai?”
Gold sospirò. “Bene. Passerà. Ci vediamo più tardi?”
“Certo! Ti aspetto.”
Gold riagganciò. Aaah gli uomini Gold! Così passionali!
Belle sorrise, prima di offrire del the e dei biscotti a Neal, aiutandolo con i compiti e facendosi aiutare a catalogare i libri e con qualche cliente.
Verso sera, Gold entrò in biblioteca a passo incerto, rimase immobile sullo stipite per qualche secondo.
Neal si voltò a guardare il padre e lo salutò con un cenno del volto, Belle fece finta di aver bisogno di un libro in uno scaffale e scomparve in fretta.
“Ehi.”
Neal si mordicchiò il labbro nervoso e cominciò a giocare con i lembi della propria maglietta. Sembrò indeciso sul da farsi, quando improvvisamente, lacrime cominciarono a bagnargli il viso e corse verso il padre. Gold, vedendolo arrivare, si abbassò e lo prese prontamente tra le braccia, lasciandolo piangere contro il suo petto.
“Ehi Neal, va tutto bene. Scusami, scusami tanto. Non volevo. Cerca di capire, sei tutta la mia vita, come posso stare zitto e fermo sapendo che ti fanno del male?”
Neal continuò a piangere stringendosi al padre, il quale, continuava a massaggiargli la schiena, nel tentativo di tranquillizzarlo.
“Sono qui figliolo, lo sono sempre, lo sai. Mi dispiace, dovevo fidarmi di te, scusami.”
Belle comparve silenziosamente dallo scaffale giusto in tempo per vedere la scena, provando commozione nel vedere padre e figlio che si abbracciavano disperatamente.
Neal sciolse l’abbraccio per primo e si asciugò la lacrime con il dorso della mano, Gold prontamente gli passò una mano sul viso, asciugandogli le lacrime con il pollice, sorridendogli debolmente.
“Ho finito i compiti con Belle” Annunciò il piccolo.
L’uomo gli sorrise e si rialzò in piedi, facendo cenno al figlio di riordinare le proprie cose, poi si avvicinò a Belle, notano che anche lei aveva gli occhi leggermente lucidi, le accarezzò il viso e le sorrise.
“Mi spiace se Neal ti ha disturbata, era così arrabbiato…Ho pensato che tu… Che tu lo avresti saputo gestire meglio…”
“Figurati, ce la siamo cavata benissimo.” Rispose la donna con un cenno della mano, voltandosi e sorridendo verso Neal.
Gold le afferrò una mano e la portò alle labbra, sfiorandola dolcemente.
“Grazie sweetheart. Ora io e Neal andiamo, si è fatto tardi, quando vuoi, sai dove trovarci. Ti chiamo dopo cena, ok?” Si chinò verso di lei e le posò un tenero bacio sulle labbra, socchiudendo gli occhi, trattenendosi dall’approfondirlo, trattenendosi dal desiderio di portarla a casa con se’ e Neal, preparare la cena assieme, bere qualcosa accoccolati sul divano, augurare la buonanotte a Neal e coricarsi a letto, perdersi a memorizzare di nuovo tutto di lei, svegliarsi al mattino con il suo corpo contro il suo, cominciare la giornata assieme…
Le sorrise sognante e Belle sembrò provare lo stesso, dal modo in cui lo fissava e gli sorrideva.
Neal le passò vicino e le allacciò le braccia attorno alla vita. “Grazie Belle.” Fu tutto quello che le disse. Belle ricambiò l’abbraccio e gli carezzò i capelli.
“Sarò qui ogni volta che mi vorrai!”


Poco dopo i Gold erano fuori dalla biblioteca, lasciandola sola. Era incredibile come potessero già mancarle, ed erano appena usciti dalla porta.
Si immerse nuovamente nel lavoro, quando sentì la porta aprirsi e richiudersi qualche istante dopo.
“Ehi, avete dimenticato qualcosa?” Corse verso l’entrata, aspettandosi di vedere Neal o Robert. Il sorriso le cadde dal volto quando vide che all’entrata c’era Gary.
“Ciao… Se cercavi il tuo nuovo fidanzato, è uscito poco fa, con suo figlio.” Disse il ragazzo, indicando la porta.
Belle annuì distrattamente. Si sentiva strana nuovamente, con Gary qui, nel suo posto di lavoro.
“C’è qualcosa di cui hai bisogno Gary? Non sapevo fossi un lettore…”
“Oh ma non sono venuto qui per cercare un libro..” Disse inclinando la testa, sorridendole lascivo.
“Oh…Beh questo è quello che faccio qui… Sai… Una biblioteca è piena zeppa di libri…”
Gary rise e le si avvicinò di qualche passo. “Ti sembrerà strano, ma lo so. No, sono venuto qui perché solitamente, una biblioteca, ha un bibliotecario. Sono venuto qui per fare due chiacchiere e beh… Ero curioso di vedere come avessi realizzato il tuo sogno” Disse allargando le braccia, guardandosi in giro.
“Beh, sono ancora all’inizio e me la sto cavando piuttosto bene. Questo posto è stato chiuso per moltissimo tempo, ci vorrà un po’ per riabituare i cittadini, ma sono fiduciosa.” Sentendosi a disagio, fece qualche passo indietro, ma Gary non demorse, le si avvicinò ulteriormente, guardandola intensamente negli occhi.
“Sei felice?”
Questa semplice domanda scombussolò Belle. Sorrise quando al pensiero di felicità, oltre alla sua biblioteca, si immaginò Neal e Robert al suo fianco.
“Si. Sono felice!”
Gary le sorrise soddisfatto. “Mi chiedevo… Mi chiedevo se ti andava di bere qualcosa un giorno di questi… Per parlare un po’…”
“Gary…” cominciò nervosa, strofinandosi le dita:” Non credo sia opportuno… Quello che avevamo, è terminato tempo fa, ho preso una decisione e…”
Gary alzò le mani in segno di resa. “Lo so, lo so. Volevo solamente trovare un attimo di tranquillità per parlare con te… So che stai con… Quello lì… Non ne parlano bene in città, eh?”
Belle sentì una rabbia improvvisa invaderle il corpo. “Gary. Non puoi saperlo. Non lo conosci. Non si può conoscere un libro dalla copertina..”
“Allora ti prego di non farlo nemmeno con me. I miei sentimenti per te sono ancora molto forti, scusami, cercavo di essere protettivo. Sono…cambiato, sai?”
Belle si limitava ad ascoltarlo, sentendosi sempre meno minacciata dalla presenza del ragazzo. Non sembrava lo stesso ragazzo che non voleva ascoltare ragioni, come qualche mese fa. Sembrava più calmo e riflessivo, gli occhi sinceri. Forse del tempo da solo, gli aveva fatto bene. Belle iniziò a provare tenerezza per quel ragazzo che finora era stata la sua unica grande storia d’amore.
“Mi dispiace terribilmente per quello che è successo tra noi, non ero in me, non vedevo le cose in maniera lucida, hai fatto bene a scappare da me, ci tenevo solo a fartelo sapere. Sarò qui ancora per qualche giorno, se mi vorrai vedere, alloggio da Granny. Ci spero molto. Scusami ancora, avevo bisogno di fartelo sapere.”
Belle annuì e gli sorrise nervosa. “Grazie, ci penserò.”
Gary le fece un sorriso ed un cenno con il viso, si voltò ed uscì dalla biblioteca.
Belle sorrise. Forse avrebbe accettato, così magari se ne sarebbe andato contento, di nuovo per la sua strada. Magari era solamente qualcosa di cui lui aveva bisogno, come le stava dicendo.

 



 

Quella sera al telefono con Gold, decise di non menzionare la visita di Gary, lo avrebbe fatto preoccupare per nulla, soprattutto avendo visto la reazione di due giorni prima. Parlarono del più e del meno e dopo qualche risata, si augurarono la buonanotte. Tutto nella vita di Belle sembrava andasse per il verso giusto, si buttò pesantemente a letto, con un sorriso enorme stampato sul volto.

 



 

 

 

 

“Sì, signora Mills. Sembra avermi creduto, le ho dato possibilità di scegliere, conoscendola, mi darà la possibilità di parlarle.”

“Bravo ragazzo, ti avevo sottovalutato, non sei solamente un ammasso di muscoli. Allontana la ragazza da Gold più che puoi, falla tornare tra le tue braccia. Sembrano così felici, quando lei non è sicuramente la donna che fa per lui, lui merita ben altro…”

Cora chiuse la telefonata con disprezzo. Le cose sembravano cominciare a girare finalmente per il verso giusto. 

“Robert Gold, ti pentirai amaramente per come mi hai trattata, ma sono pronta a perdonarti” Spense la sigaretta sul posacenere, sorridendo compiaciuta.

 

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


Il ritorno di Cora in città non si fece passare inosservato. Raramente tornava a trovare la figlia in così poco tempo. Quando la vide passare per Main Street, Gold sospirò. Non potè fare a meno di notare come lo aveva fissato, con uno di quei sorrisi che, conoscendola, lasciavano ben poco all’immaginazione, lo aveva fatto rabbrividire. Le fece comunque un cenno di saluto educato e tornò al lavoro.

 

 

 

Nel frattempo, Belle, sospirò. Si trovava da Granny per fare quattro chiacchiere con Gary e si sentì improvvisamente nervosa.

“Ehi Belle! Sei venuta!” esclamò entusiasta Gary avvicinandosi e abbracciandola brevemente. Ruby li osservava da lontano, lo sguardo fisso sul ragazzo, chiedendosi come mai avesse potuto pensare male così tanto di Gold, quando finora si era dimostrato niente di meno che un perfetto gentiluomo, aldilà delle dicerie comuni e delle apparenze. Cosa che non si poteva dire di Gary. Scosse la testa e tornò al proprio lavoro, continuando comunque ad osservare da lontano la situazione dell’amica.

Belle gli sorrise nervosamente. “Ehm… Si! Tutti meritano una seconda possibilità, lo sai che lo penso seriamente…”

Gary le annuì felice e fece cenno a Ruby di avvicinarsi.

“E così… Chi lo avrebbe mai detto che il posto dove avresti avverato i tuoi desideri, sarebbe stato proprio Storybrooke! Dopo anni di studi a New York…”

“Già! Avevo… Avevo bisogno di staccare totalmente… Volevo fare un viaggio lungo, come ti avevo detto, mi ero completamente dimenticata della mia domanda di lavoro alla biblioteca, poi mio padre mi ha pregata di tornare per trascorrere del tempo con lui, ho ricevuto la risposta con una proposta di lavoro e tutto si è incastrato magicamente!”

Il ragazzo le sorrise ed annuì, poi Belle continuò: “ Uhm… Robert… Lui è stato una sorpresa, non era previsto… Dopo quello che era successo tra di noi…”

“Ho capito perfettamente, Belle. Solo… Non ha una bella fama qui, eh? E poi ha già un figlio…Insomma, non è proprio giovane.”

“Oh, lo sai che non giudico mai nessuno! E’ solo che affitta la maggior parte di Storybrooke, è il proprietario di molti appartamenti, compreso il mio, quindi sta molto antipatico alla gente, ma sotto alla scorza dura è un brav’uomo ed un ottimo padre, Neal è adorabile!”

Ruby interruppe il momento, portando le loro ordinazioni e lanciò un’occhiataccia a Gary che fece sorridere Belle.

“Sentivo il bisogno di scusarmi con te, Belle.” Disse improvvisamente il ragazzo, prendendole una mano tra le sue. Belle si sentì immediatamente strana, non era più abituata al suo tocco ed inevitabilmente, lo percepiva come una minaccia ormai, ma decise di non scostarsi.

Scosse la testa e gli sorrise debolmente. “Non ci pensare più, ti ho perdonato, o non sarei qui…”

Gary le sorrise sollevato e ritirò la mano. Continuarono a chiacchierare un altro po’, fino a quando Gary si offrì di accompagnarla a casa. Guardando l’orologio si accorse che era ben oltre l’orario di chiusura del negozio e controllò il cellulare per vedere se Robert l’aveva cercata e vi trovò infatti una sua chiamata persa, decise che lo avrebbe richiamato una volta arrivata a casa.

 

 

 

 

Starei molto attento a controllare con chi esce la tua bella bibliotecaria.

Diceva un messaggio anonimo sul suo telefonino. Aggrottò la fronte e dopo un campanello d’allarme iniziale, decise di non credere ad uno stupido messaggio, ma di fidarsi di Belle. 

Poco dopo il suo telefono squillò nuovamente, ma questa volta comparve una foto di Belle a braccetto con un ragazzo, che solo dopo qualche messa a fuoco notò essere Gary. Fu un istante. Gold non capì più nulla e ne approfittò dell’assenza di Neal per catapultarsi sulle chiavi della macchina e sbattere di cattiveria la porta di casa dietro di sé. Se quel maledetto osa sfiorarla è finito!

La corsa in auto durò qualche secondo, in men che non si dica, era poco distante dall’ingresso dell’appartamento di Belle. Fece per scendere dall’auto quando notò la coppia avvicinarsi. Belle lo teneva a braccetto e ridevano spensierati.

L’immagine gli spezzò il cuore. Tutto ad un tratto sembrò non ricordarsi un solo istante dove avesse visto Belle ridere in quella maniera con lui. Li osservava e tutto sembrò rallentare. E’ giusto così, disse una piccola vocina dentro alla sua testa. Sono giovani, coetanei, hanno molte più cose in comune, stavano addirittura per sposarsi… Tu sei solo un vecchio illuso, con una vita di rimpianti ed un figlio a carico. Il puzzle nella sua mente sembrò cominciare ad avere un senso e quando fece per accendere la macchina, vide qualcosa che avrebbe preferito non vedere mai. Il ragazzo accarezzò dolcemente il viso di Belle, per poi chinarsi e baciarla dolcemente. La vista gli si annebbiò completamente e distolse lo sguardo. Nel petto il cuore sembrava esplodergli. Tutto questo era troppo. Accese la macchina e pochi secondi dopo era di ritorno a casa.

 

 

“Gary! Cosa fai??” Belle si scostò di scatto dal ragazzo, c’era qualcosa di enormemente sbagliato. Gary provò a riavvicinarsi ma Belle lo spostò nuovamente, con forza stavolta. 

“S-scusami Belle, io… Ho interpretato male i segni… Pensavo che ti andasse, ci stavamo divertendo e…”  provò a difendersi, visibilmente ferito. 

Belle sembrò assente per qualche secondo, poi scosse la testa e sembrò ridestarsi.

“E’ tutto sbagliato Gary, non capisci? Volevo darti una seconda possibilità, ma da amico! Io… Io sto con Robert adesso! E’ una cosa davvero seria e lo amo! Ed amo suo figlio! Per il tuo bene…forse dovresti andartene…”

Gary si immobilizzò. “Come? Andarmene? Ma io credevo che…”

“Tu credevi sbagliato!! Forse ora è meglio che tu te ne vada, mi spiace, dico sul serio.” Concluse Belle, non lasciando altro spazio a Gary di ribattere. Il ragazzo abbassò lo sguardo, annuì e si allontanò.

Belle, una volta dentro casa, si accasciò di peso contro la porta ed inspirò profondamente. “Cosa fare adesso?”

 

 

 

 

Gary girò l’angolo, tirò fuori il cellulare e chiamò subito la prima chiamata rapida che, dopo solo un paio di squilli, rispose.

“Fatto signora Mills, ma ho la sensazione di essermi messo in imbarazzo con me stesso. Belle non era per niente intenzionata a riavermi, forse dovrebbe scegliere meglio le sue fonti…”

“Oh povero ragazzo! Non ci pensare troppo! E’ successo esattamente quello che volevo! Sei un bravo ragazzo, meriti molto di più di quella triste ragazzina…”

“Ma, Belle…” Fece per replicare il ragazzo, ma la Mills aveva già riagganciato, intenzionata a non perdere più il suo tempo con lui. 

 

 

Gold parcheggiò sul vialetto di casa, uscì dall’auto barcollante, la testa piena di pensieri orrendi. Prima di fare qualsiasi cosa, aveva bisogno di riflettere, anche se nella sua mente, era già tutto maledettamente chiaro. Belle meritava un uomo molto più giovane ed affascinante, non era nulla di nuovo e strano, erano pensieri che aveva sempre avuto, ora si erano solo dimostrati reali.

Entrò in casa e si diresse in soggiorno, verso il mobiletto degli alcolici, si versò una generosa quantità di whisky su un bicchiere e si accasciò sulla sua poltrona. Poltrona dove più volte negli scorsi weekend, aveva trovato Belle con il naso sepolto in un libro, pronta ad alzare lo sguardo e sorridergli di tanto in tanto. Scosse la testa e trangugiò un altro sorso. Il whisky gli bruciava in gola, ma non faceva più male del dolore che ora aveva al livello del petto.

Pochi istanti dopo squillò il telefono, con un grugnito lo estrasse dalla tasca dei pantaloni e quando vide il nome di Belle comparire sul display, chiuse la chiamata e lanciò il telefono dall’altra parte della stanza, guardandolo frantumarsi. Aveva fatto già troppi danni quel coso.

Forse aveva esagerato con la forza, ma non era in grado di controllarsi al momento. Così facendo aveva eliminato la tentazione di ascoltare la sua voce, le sue probabili bugie, alle quali, quasi sicuramente avrebbe creduto, perché finora Belle era stata la cosa più bella che gli fosse capitata nella vita, dopo la nascita di Neal. Belle che si era timidamente inserita in tutti i suoi pensieri, Belle che si era fatta largo nel suo cuore ed in quello di Neal, in così poco tempo che non gli sembrava vero di aver avuto la possibilità di imparare ad amare di nuovo alla sua età. Belle che con le guance arrossate ed il suo sorriso gli diceva di amarlo, ancora con i capelli scompigliati e le braccia avvinghiate attorno al suo collo, dopo aver fatto l’amore. Gold chiuse gli occhi e strinse il bicchiere tra le mani con forza.

Un paio d’ore dopo e qualche bicchiere in più, Gold riaprì gli occhi al suono del campanello. si alzò di scatto, la testa gli girava leggermente e le gambe faticavano a tenerlo in piedi. Aprì la porta e si trovò davanti i Nolan, con suo figlio Neal.

“Ehi Gold! Abbiamo provato a chiamarti, ma il telefono risulta spento, così siamo passati noi…” Mentre David parlava, Neal abbracciò brevemente il padre, Emma gli sorrise ed entrano in casa, dirigendosi verso il soggiorno.

Gold fece un cenno ai Nolan e si scostò dalla porta per farli entrare.

“Scusate, sono stato un irresponsabile, il mio telefono si è rotto improvvisamente e…”

Gold biascicò le ultime parole e i Nolan si guardarono brevemente.

“Robert, tutto bene?” Gli chiese Mary Margaret. Gold si voltò e cercò di sorridere alla donna che però aveva notato il bicchiere vuoto che teneva in mano. L’uomo intercettò lo sguardo della donna e si avviò verso la cucina per appoggiare il bicchiere.

“Vi fermate a cena?” Chiese incerto, ancora dando le spalle ai due.

Emma e Neal, sentirono la domanda dal soggiorno ed urlarono un “Sì” in coro, difficile da trascurare.

David e Mary annuirono solamente ed iniziarono a togliersi i cappotti.

“Ah… Sono stato molto impegnato oggi e non ho preparato una cena, gli avanzi in frigo sono scarsi, vi va una pizza? Posso chiamare…” 

Mary Margaret fece un cenno al marito e rispose:” Chiedo ai ragazzi che pizza vogliono, poi chiamo io…” Ed uscì dalla cucina.

“Ehi Gold. Sembri… Strano. Il tuo cellulare non è mai spento, non per così tante ore, soprattutto quando Neal non è con te… Cos’è successo?”

L’uomo sospirò. David era era un buon amico, ma solitamente era Jefferson ad occuparsi delle sue lamentele e sbalzi d’umore, questo lo metteva leggermente a disagio.

“E’ successo qualcosa con Belle?” indagò insistentemente David. Gold chiuse gli occhi, deglutì, un’espressione di dolore disegnata sul volto.

“Si. Cioè, no. Non ancora. Non lo so. Devo pensare.”

Il discorso sembrava concluso lì, quando sorprendentemente riprese:” Cosa… Cosa faresti se trovassi… Mary con… con un altro? Il suo ex magari…”

David spalancò gli occhi incredulo. “Ah…” In quel momento rientrò Mary a comunicare che le pizze sarebbero arrivate entro un’ora. Fece in tempo a sentire la domanda di Gold, quindi rimase ad ascoltare la risposta del marito.

“Io… Farei come stai facendo tu… Ci penserei sopra, mi chiederei cosa so e cosa ho visto, una volta calmato, ne parlerei con lei, sentirei la sua versione”

“Quante maledette versioni possono esistere per un maledetto bacio!” sbottò l’uomo, infastidito. Mary a quello si avvicinò e gli posò una mano sulla spalla.

“Hai visto Belle baciare un altro? Il suo ex?”

Gold annuì. “Oh cielo! Ecco perché hai quest’aria sbattuta ed arrabbiata! Io sono molto spesso una persona positiva, mi riesce difficile credere che una persona come Belle possa fare il doppio gioco, magari ha una spiegazione. E’ per questo che hai il telefono spento?”

Neal scelse quel momento per entrare in cucina con i pezzi del telefono del padre. “Papà? Ti deve essere caduto forte per essersi ridotto così..” e così com’era entrato, uscì per tornare da Emma.

Gold sorrise istericamente ed appoggiò i pezzi sopra alla tavola, Mary la prese come risposta alla sua precedente domanda, non l’aveva solamente spento, ma distrutto completamente.

“Parlale. Magari non stasera, vedo che sei abbastanza fuori di te, ma parlale.”

“Non ho niente da dirle, se non quello che hanno visto i miei occhi. Stava-baciando-il-suo-ex. Fine della questione. Sono stato già fin troppo stupido ad innamorarmi di lei. Ho anche un figlio da proteggere, un figlio che la adora e presto chiederà di lei! E cosa dirò a mio figlio? Che sono stato troppo sciocco? Che mi sono perso dietro al primo paio di occhi blu come l’oceano che mi hanno guardato diversamente da come fanno tutti? Che bell’insegnamento!”

“Se proverà a parlarti, ascoltala.” concluse Mary, visibilmente scossa nel vedere Gold soffrire così tanto, gli occhi spiritati e tristi, il fiatone, la camicia e la cravatta disordinata e che si passava continuamente le mani nei capelli, in un gesto nervoso.

Poco dopo arrivarono le pizze e tutti si riunirono attorno alla tavola, Gold con il cuore un pochino più leggero, in compagnia dei suoi amici e di suo figlio.

 

 

Belle si accorse della macchina dei Nolan sul vialetto di Gold e sorrise. Questo voleva dire che Robert o Neal non erano nei guai, magari aveva solamente la batteria del cellulare scarica, ecco perché non si era potuto accorgere delle sue venti chiamate.

Arrivò alla porta e bussò, poso dopo Gold le aprì e rimase a fissarla. Un brutto presentimento la invase, gli occhi di Robert erano di ghiaccio e la fissava come non l’aveva mai fissata in vita sua. Se non lo conoscesse, avrebbe giurato che ci fosse del disprezzo sul suo volto.

“Robert? Tutto ok?” Chiese incerta.

“Oh questo devi dirmelo tu cara.” Rispose più freddo che mai. Il discorso appena fatto con Mary, già dimenticato. Non aveva intenzione di ascoltarla, tutto sé stesso gli urlava di allontanare Belle dalla sua porta, dalla sua casa, dalla sua vita.

Belle aggrottò la fronte. C’era decisamente qualcosa di strano. 

“Cosa intendi?”

“Esattamente quello che ho chiesto, cara. Devi dirmelo tu se è tutto ok.” 

Cara. Non le sfuggì l’appellativo con il quale le si era rivolta per la seconda volta. Ed ecco comparire il suo ghigno. Quel modo di alzare l’angolo delle labbra in una smorfia simile ad un sorriso agghiacciante, gesto che faceva spesso per intimorire chiunque. Chiunque ma non lei.

Scosse la testa incredula. “E’ tutto ok! O almeno lo era prima che tu aprissi la porta e mi trattassi così, come tutti gli altri!”

Gold sbuffò una risata e fece un passo avanti, per impedirle di entrare, o per impedire che i Nolan e Neal sentissero.

“Cosa sei venuta a fare qui, Belle?”

“Non rispondevi al telefono! Avevo bisogno di vederti! Di parlarti!”

Un’altra risata. Questa situazione non stava per niente piacendo a Belle.

“ Avevi bisogno di vedere me… O il tuo ex?”

Un dolore allo stomaco, sì, era la prima sensazione che travolse Belle. Lo sapeva.

“Cos…”

Ma Robert alzò subito una mano in un gesto di stizza che le impedì di continuare.

“Non cercare scuse. Non ce n’è bisogno. Dovevo saperlo. Dovevo prevenire fin dall’inizio, o perlomeno da quando è tornato in città. E’ tornato per te, vero?”

Belle non seppe fare altro che annuire, frastornata. No, no, no! Non è come pensi tu! Lasciami spiegare! 

Altra risata sarcastica. “Allora io credo che non abbiamo altro da dirci. Vi ho visti oggi. Davanti al tuo appartamento. Ho visto anche il bacio di saluto. Così carini. D’ora in poi, gradirei che rendessi le cose meno difficili possibile per me e per Neal. Buona serata, Belle.”

Senza guardarla negli occhi fece per voltarle le spalle e tornare in casa, quando si sentì afferrare per il braccio. D’impulso si fermò, probabilmente una piccola parte di lui ci sperava. Si voltò a guardarla, sembrava così debole ed indifesa, con le guance arrossate che tanto gli piacevano e gli occhi già gonfi di lacrime.

“No!” Esclamò la ragazza.

“No?” 

“No! Non è come credi! Sei arrabbiato e te lo concedo ma devi ascoltarmi!”  Ti amo! Ti prego devi ascoltarmi!

“Belle. Vai a casa, ti prego. Non peggiorare le cose.”

Questa volta si volt seriamente e chiuse la porta alle sue spalle, ricacciando le lacrime che minacciavano di uscire. Non aveva smentito nulla, non aveva negato, almeno quello.

Si appoggiò di peso contro alla porta e sentì da fuori, Belle singhiozzare sempre più forte, fino a che non sentì più niente. Era corsa via. Gold sospirò e decise di tornare in cucina dai suoi amici.

“Chi era alla porta papà?”

“Uhm… Belle.”

“E dov’è? Perché non è entrata a salutarmi? Lei non va mai via senza salutarmi!”

“Finisci la pizza figliolo.” Ordinò Gold e Neal comprese subito che qualcosa non andava.

I Nolan si fissarono per qualche secondo. 

“L’hai mandata via vero?”

Gold annuì distrattamente.

“Senza lasciarla parlare.”

L’uomo annuì di nuovo.

 

Lo sguardo di ammonimento di Mary non gli sfuggì, ma decise che avrebbe chiuso lì l’argomento, per un giorno solo era troppo.
Quella notte fissò il soffitto, chiedendosi quanto stupido era stato a fare di nuovo avvicinare qualcuno al suo cuore. Un errore che non avrebbe commesso mai più.
C'era solo da capire di chi fosse il numero che gli aveva inviato quella foto. Pensiero che decise di rinviare al giorno successivo.









**AAAAAAA Sono passati 579 anni, lo so e mi dispiaceee!! Purtroppo vari blocchi mi hanno colpita ed in più, la vita si mette sempre in mezzo! Ma avevo detto che non avrei abbandonato questa storia per nulla al mondo!!! So anche che per via di tutto questo angst mi odierete il doppio quindi........... 

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


I giorni passavano lentamente. Belle aveva passato i primi giorni dopo la rottura, al costante fianco di Ruby, sentiva che da sola non avrebbe potuto farcela.

Si pentì amaramente di aver ascoltato Gary, di avergli permesso così tanto, si pentì di non essere riuscita a spiegare tutto a Robert. Fai la cosa coraggiosa ed il coraggio seguirà. Dov’era finita quella Belle? La reazione di Robert l’aveva spiazzata, sapeva di cosa era capace l’uomo, ma non si sarebbe mai aspettata che potesse reagire così con lei. Le aveva sempre detto che era speciale, le aveva  sempre detto che con lei era tutto diverso. 

Robert le mancava da morire, tutti i giorni quando le succedeva qualcosa di particolare, voleva solo prendere in mano il telefono per condividerla con lui, ma una volta trovato il numero in rubrica, si fermava bruscamente. Robert non c’era più. Lo aveva spiato qualche volta dalla biblioteca, ma ora l’uomo preferiva entrare ed uscire soprattutto dal retro del negozio, il massimo era vederlo salire rapidamente in macchina con Neal al seguito. Non poteva andare avanti così. Le mancava tanto anche trascorrere del tempo con il piccolo Neal.

 

 

 

“Sono passate delle settimane, Belle.”  Puntualizzò inutilmente Ruby. Belle sospirò.

“Lo so” sbuffò piano, appena un sussurro di voce.

“Ed hai intenzione di fare qualcosa in proposito o hai deciso di fare la miserabile per molto tempo ancora?”

Belle alzò lo sguardo, quasi offesa, per poi riabbassarlo sulla tazza di caffè che aveva tra le mani.

“E’ freddo…” sussurrò.

“Cosa?”

“Il caffè. E’ freddo.”

Ruby scosse la testa e si alzò per andarne a prendere un altro. Succedeva ogni volta che Belle andava alla tavola calda. Rimaneva lì, in uno stato quasi catatonico a fissare il suo caffè, fino a che si raffreddava e Ruby doveva cambiarglielo. 

“Ecco Belle. Hai intenzione di berlo o di fissarlo questa volta?”

“Berlo, certo.” Rispose assente.

Ruby non poteva più tollerare l’amica in quelle condizioni. L’idea di andare a scuotere un po’ il signor Gold le era certamente passata per la testa, ma poi si rese conto di non aver voglia di litigare con lui. La situazione era già complicata così.

 

 

Jefferson, che era pochi tavoli più in là, notò la scena. Non era la prima volta che veniva alla tavola calda e trovava Belle, seduta sullo stesso identico posto a fare la stessa cosa quasi tutti i giorni.

Robert non gli aveva detto molto, solo quello che aveva raccontato anche ai Nolan. Da chi fosse partito il messaggio, rimase un mistero, anche se lui aveva i suoi sospetti. Cora era in città, e non sarebbe stato nemmeno il primo tentativo di dividere i due. Molto probabilmente aveva architettato anche tutto questo. Non l’aveva ancora vista gironzolare dalle parti di Gold, questo era altrettanto strano. Se era lei ad aver pensato il tutto, avrebbe dovuto almeno farsi viva…

Con questo pensiero in testa, lasciò i soldi sopra al tavolo e si diresse dall’amico.

Entrò nel negozio, facendo dondolare la solita campanella sopra la porta, la richiuse dietro di sé e notò Gold alzare lo sguardo verso di lui.

“Ehi Gold!” 

Robert rispose con un cenno della testa.

“Qual buon vento, Jeff?” 

“Solo così, una visita veloce. Come va?”

Gold alzò le spalle. “Come vuoi che vada, al solito.”

Jefferson annuì e si avvicinò. “In effetti c’è un motivo per cui sono venuto… Questo fine settimana ho un certo evento poco distante da qui, un’opportunità di mostrare qualche mio vestito a qualcuno di importante… Mi chiedevo se potessi accompagnarmi… O addirittura indossare qualcosa che ho fatto per te, come il completo che hai indossato per il ballo. Mi faresti il favore più grande della vita. Senza aggiungere che, come modello, non saresti per niente male. Diamine se lo sai indossare un completo!”

Gold lo guardò incerto per qualche secondo, poi sbuffò ed annuì. “Io e Neal ti accompagneremo, ma se vuoi far indossare a Neal il completo uguale al mio, dovrai supplicarlo tu. Farò finta di non aver sentito la seconda parte della frase. Ti accompagnerò soltanto.”

Jefferson gli sorrise e corse ad abbracciare l’amico. “Lo sapevo che potevo contare su di te!” 

Gold ricambiò l’abbraccio, ma solo per qualche secondo, per poi allontanarsi. Jefferson sorrise maliziosamente prima di dire: “Ehi, ora che sei di nuovo single, potresti far durare un pochino di più i nostri abbracci, così, solo per farmi sognare!”

L’amico sbuffò una risata. “Non credo sia possibile. Questo è il mio limite.”

Jefferson alzò le mani in segno di resa. “Ok, io continuerò a provarci, per sempre”.

“A proposito, vieni dalla tavola calda?”

“Sssi…!?”

Gold si irrigidì. “Hai visto… Belle?”

Jefferson annuì, prima di lasciarsi cadere su una sedia poco lontano. “Si.”

“Oh, bene. Si, bene.”

“Non vuoi sapere come sta?”

L’uomo si irrigidì di nuovo ed alzò lo sguardo verso l’amico. Non sapeva cosa rispondere a quella domanda. Come non sapeva cosa rispondere a tutte le domande di Neal su cosa fosse successo, fino a che il piccolo aveva smesso, notando che il padre non gli avrebbe mai risposto sinceramente. Aveva capito da solo, l’aveva probabilmente intuito dallo sguardo del padre, dalle serate intere che passava seduto davanti al fuoco con lo stesso bicchiere mezzo vuoto in mano, dal fatto che Belle non si era più fatta viva, aveva addirittura saltato tanti weekend con i Gold, che tanto diceva di amare.

Scosse la testa. Certo che lo voglio sapere. Sono trascorse solo poche settimane,  ed una vita nel cuore.

“Si. Come… Come sta?”

Jefferson sorrise. “Siete due miserabili. Lei passa giornate a fissare il suo caffè da Granny’s, a farlo diventare freddo almeno due volte al giorno, e tu qui, a far finta di lavorare, per poi scappare come un codardo a casa, senza dare uno sguardo alla biblioteca nemmeno per sbaglio, per paura di rivederla e metterti a piangere come un bambino e crollare ai suoi piedi.”

Gold abbassò lo sguardo, serio.

“Grazie Jefferson, fammi sapere a che ora ti serviamo per quell’evento e noi ci saremo.”

 

 

 

“Papà ho cambiato idea, non lo voglio più mettere il completo uguale al tuo.”

“Figliolo, lo hai promesso a Jefferson, non a me. Inoltre, stiamo per partire, non credi sia un pochino tardi per avere dei ripensamenti?”

Neal sbuffò ed annuì, aggiustandosi i capelli. “Bravo il mio ragazzo.”

“Papà? Mi chiedevo… Ci sarà anche Belle stasera? E’ per questo che siamo vestiti tutti belli e stiamo andando in un posto nuovo? Le devi chiedere di perdonarti o una cosa del genere?”

A Gold scivolò la boccetta della sua colonia preferita dalle mani, non potendo fare altro che guardarla cadere e frantumarsi in mille pezzi, uno sguardo di shock sul volto.

“Oh, dannazione!!!” Esclamò furioso. Quando vide Neal che si stava avvicinando per aiutarlo, lo bloccò con la mano. “Tranquillo tesoro, ci sono i vetri, raccolgo io… Andresti a prendermene una confezione nuova?”

Quando Neal tornò ed allungò la boccetta al padre, cercò di sorridergli, allora Gold avvicinò il figlio davanti allo specchio e spruzzò la colonia su entrambi. 

Neal rise, guardando il papà attraverso lo specchio. “Ora profumo come te! Sono un vero uomo anche io!”

Gold non seppe trattenersi e passò una mano sui capelli del figlio. “Neal, riguardo a Belle… E’ difficile… Mi dispiace…”

“Non la ami più?”

L’uomo negò con la testa. “E’ proprio perché la amo ancora, ogni giorno sempre di più, che è tutto sempre più difficile.” L’uomo sospirò pesantemente prima di continuare: “Vedi… Ho messo fine io a tutto… L’ho vista fare una cosa che non mi è piaciuta e ho deciso così.”

“Un po’ mi manca… Lei ti faceva ridere… Faceva ridere tutti e due! E Cucina bene!” Gold non seppe trattenersi alla replica del figlio e lo prese tra le braccia.

“Mi spiace che soffri, papà”.

L’uomo annuì e deglutì per non mettersi a piangere. “Sai… Puoi andare a trovarla in biblioteca quando vuoi… Non significa nulla il fatto che non stiamo più assieme… Anzi è stata tutta colpa mia… Dovevo aspettare di più prima di portare una donna in casa, mi spiace figliolo”

Neal lo guardò con gli occhi spalancati, non afferrando del tutto cosa intendesse il padre. Nella sua testa era tutto chiaro, sarebbero tornati assieme prima o poi, non aveva mai visto il padre perdere la testa per qualcuno e Belle gli sembrava altrettanto innamorata.

Gli adulti! Trovano sempre il modo di complicare tutto!! 

 

 

 

 

 

“Allora, cari i miei Gold? Che ve ne pare?” 

“Wow Jeff! Tutte queste persone vedranno i tuoi vestiti?” cercò di urlare Neal sopra alla musica.

“Si! E sono un disastro emotivo questa sera, quindi vi ringrazio tantissimo per essere venuti. Sarei perso senza i miei due uomini!” Fece l’occhiolino prima di sparire nuovamente dietro alle quinte, per controllare se era tutto in ordine. 

Gold sorrise al figlio e gli appoggiò una mano sulla spalla, in segno di comprensione e sostegno.

“Guarda papà ci sono i Nolan! Ed Emma!” neanche il tempo di urlare la frase al padre, che stava già correndo verso di loro.

“Neal! Robert!” Salutò entusiasta Mary. “Anche voi incastrati da Jeff?” 

Gold sorrise ed annuì. “Non ha risparmiato nessuno questa sera vedo… E tutti indossiamo almeno una cosa che lui ha confezionato.“ Notò scuotendo la testa.

Si avvicinarono al bar per prendere qualcosa da bere ed iniziarono a chiacchierare del più e del meno. I Nolan non osarono fare altre domande a Gold e lui non sembrava per niente intenzionato di parlarne con loro.

 

 

 

 

 

“Non avrai bevuto troppo questa sera?” Ruby alzò un sopracciglio in direzione dell’amica.

Belle sbuffò una risata e fece cenno di no con la testa. “Mi ricordo ancora il motivo per cui sono qui, quindi ho bevuto troppo poco.” 

Ruby scosse la testa. “Lo sai che sono il tipo di ragazza che ha consumato abbastanza sere a bere fino all’oblio, ma tu non sei così Belle French. Domani mattina ti alzerai con un post sbornia apocalittico e Gold sarà ancora un pensiero fisso. Non serve a nulla…”

Belle alzò gli occhi al cielo. “Puoi non nominarlo per una sera? Ti prego… Sono così stanca di far passare i giorni pretendendo che non sia mai esistito! Ora devo solo svuotare la testa. Per una sera. Puoi aiutarmi?”

Ruby le appoggiò una mano sopra alla sua, in modo rassicurante.

“Allora andiamo a prendere da bere, questa sera non ci fermerà nessuno!” Esclamò Ruby con un sorriso malizioso, ed aiutò Belle a reggersi in piedi, su quei tacchi troppo alti, per niente adatti ad una serata del genere.

Si avvicinarono al bancone del bar e, al terzo shot, le luci si abbassarono e sul palco iniziarono i primi movimenti.

“Non sei stata invitata da Jefferson per guardare la sfilata?”

Belle annuì. “Si, ma preferisco guardarla da qui. Vicino al mio amato alcool.”

Ruby rise, Belle era ancora più divertente quando decideva di lasciarsi andare. Nelle ultime settimane era stata così depressa, che una serata come questa, non poteva fare poi così tanto male.

Improvvisamente Belle venne urtata leggermente dal braccio di qualcuno che stava cercando di prendere alcuni bicchieri.

“Oh, mi scusi signorina…” Le disse l’uomo. Belle non aveva nemmeno intenzione di girarsi fino a che… Quella voce… Belle si voltò di scatto e si ritrovò Robert Gold che cercava di districarsi tra la folla con tre bicchieri di birra tra le mani.

Spalancò la bocca e per poco non le cadde lo shot dalle mani. Gold fece lo stesso. Tra tutte le persone presenti in quella festa, si era scontrato proprio con Belle!

I due si fissarono per dei secondi che sembrarono interminabili, poi Belle perse la pazienza e lo salutò. “Ciao.”

“Ciao Belle. Che ci fai qui? Come… Come stai?” Robert non sapeva se la sua presenza fosse ancora gradita, ma voleva sapere da lei in persona come stava, probabilmente non sarebbe stata sincera, ma lui lo avrebbe capito. 

“Mai stata meglio” Disse sarcastica e per un secondo Gold socchiuse gli occhi. Poi Belle aggiunse: “Ho intenzione di bere fino a dimenticare per almeno due ore il bastardo che sei, quindi non può andare meglio. Tu invece come stai? Te la passi bene?”

Gold sgranò gli occhi. Non aveva mai visto Belle alzare il gomito, ma sicuramente quello non era il suo primo bicchiere della serata. 

“Ooooook, Gold è stato un piacere vederla qui questa sera, ora io e Belle andremo a fare un giretto per chiarirci un po’ le idee, buona serata!” Intervenne Ruby per salvare l’amica. Gold annuì distrattamente, gli occhi fissi su Belle, i pensieri ancora sulla frase che gli aveva appena rivolto.

“Non ho bisogno di chiarirmi le idee. Robert Gold è uno stronzo. Non è un segreto.” Ruby spalancò gli occhi, impaurita, ma quando si voltò per vedere la reazione di Gold, lo vide scomparire tra la folla, probabilmente arrabbiato. Cercò di portare Belle immediatamente il più distante possibile dal bar e da Gold, quando si sentì afferrare per un braccio. Si voltò e trovò proprio l’uomo in questione che le sussurrò delle cose all’orecchio, Belle non fu in grado di capire proprio nulla e questo la irritò ancora di più, soprattutto nel vedere che l’amica le sorrise e lasciò la presa sul suo braccio per farsi sostituire da Gold.

Belle cercò di dimenarsi, ma l’uomo la teneva stretta e la accompagnò in un posto appartato e più silenzioso.

“Cosa vuoi da me? Vuoi ferirmi ancora di più?” Gli chiese Belle, barcollando.

“Lo so che non porterà a niente di buono parlarti mentre sei in queste condizioni, ma sono serio, Belle. Come stai?”

Belle di tutta risposta gli rise in faccia e si dimenò violentemente per fargli mollare la presa dal suo braccio. Gold capì ed alzò le mani in segno di scuse.

“Ora ti interessa ascoltarmi? La sfilata di Jefferson. La stai perdendo”  e gli fece cenno con le mani di andarsene. Gold sbuffò e si passò una mano tra i capelli, poi la guardò fisso negli occhi. Era bello, col vestito che aveva indossato al ballo la sera in cui si erano finalmente chiariti. Questa sera, sembrava ancora più bello e decisamente più preoccupato. Lacrime cominciarono a formarsi negli angoli degli occhi, non poteva farsi vedere così, doveva solamente dimenticarlo, era stato tutto uno sbaglio, non avrebbe mai dovuto innamorarsene.

“Belle.”

“No, niente Belle. Vai.”

“Vuoi davvero che me ne vada?”

Belle annuì. “L’ultima volta tu non hai ascoltato me, ora io non ascolto te. Sciò.”

Gold sbuffò una risata sarcastica. La trovava bella anche così, gli occhi acquosi per l’alcool, la camminata instabile, i movimenti più goffi del solito.

“Non c’era niente che avresti potuto dire.”

Ora era Belle a ridere, alzò un dito e glielo puntò contro il petto. “Tu non sai niente, Robert Gold.” 

L’uomo la guardò come se si aspettasse che continuasse. Belle non perse tempo e continuò: “Tu non sai cos’è successo quel giorno. Non sai che ho accettato di vedere quel viscido solo perché diceva di essere cambiato, di volermi parlare per chiudere tutto e tornarsene a casa, per poter ricominciare un altro capitolo della sua vita.”

“Oh, si sembrava proprio così.” 

“Sssh. Sto parlando io. Perché devi essere sempre così dannatamente stronzo.” 

Gold le sorrise, questa versione di Belle non aveva limiti.

“E’ quello che sono…”

“Smettila di esserlo per due minuti. Poi torna a farlo con tutto il resto del mondo, per quello che mi interessa.”

Gold la fissò e poi annuì, notando che si appoggiò al muro per cercare sostegno. Non doveva essere facile tenersi in equilibrio con dei tacchi così alti.

“E’ stato distante ed educato fino a quando mi ha accompagnata a casa. Qui è successo tutto. Quello che evidentemente non hai visto, è stato il modo in cui mi sono allontanata e l’ho mandato al diavolo. Dopo aver parlato tutto il pomeriggio di te e di quanto ti amo.” Belle scosse la testa, chiedendosi se era riuscita a dire tutto, senza dimenticare dettagli importanti. 

“Non sono rimasto a lungo. Ho visto che vi baciavate e… Diavolo. Ho perso la testa. M-mi spiace. Non so cosa dire.”

“Se ti convincessi per solo un attimo che sei amato e rispettato da molte persone, questo non sarebbe successo. Devi sempre occupare del tempo ad odiarti e a farti odiare.”

Gold si ritrovò a fissare il pavimento, una lacrima gli scese piano, bagnandogli il volto.  Belle se ne accorse ed istintivamente allungò una mano per asciugargliela dolcemente, Robert chiuse gli occhi, beandosi del contatto, facendo scendere così altre lacrime. Troppo presto la mano di Belle si ritirò ed un’espressione di dolore gli si dipinse in volto.

“Ora devi andartene e lasciarmi in pace.” Sussurrò Belle.

Gold spalancò gli occhi, ferito. Aprì la bocca per parlare, ma qualsiasi tipo di discorso gli morì in gola. Annuì semplicemente e si voltò per andarsene, pochi istanti dopo sparì tra la folla.

Belle si sentì improvvisamente vuota e sola. Una folata di vento la fece rabbrividire  e fu allora che si rese conto del peso delle parole che aveva appena detto a Robert.  Devi andartene e lasciarmi in pace. 

Si sentì stringere una spalla ed alzò lo sguardo per trovarsi Ruby davanti.

“Tutto bene? Mi spiace per prima, ma dovevate parlare. A proposito, che hai detto di così preoccupante? Quando Gold è venuto a dirmi dov’eri, sembrava quasi in lacrime…”

“Lo era. Gli ho chiesto di andarsene e di lasciarmi in pace. Gli ho spiegato tutto e quando ha iniziato a sentirsi un’idiota, non ce l’ho fatta e l’ho mandato via, sapendo che se gliel’avessi chiesto se ne sarebbe andato.”

“Oh. Quindi…”

“Quindi riportami a casa Ruby…”

L’amica annuì e si diressero verso l’auto. 

 

 

 

 

Il giorno seguente, Belle si svegliò con un mal di testa tremendo, scese dal letto non con poca difficoltà e si diresse all’armadietto dove teneva i medicinali, non trovò niente per il mal di testa e si maledisse mentalmente per non aver fatto rifornimento. Fece colazione, si vestì ed aprì la porta di casa. Fece per chiudere a chiave, quando notò un pacchettino per terra ed una rosa rossa. Si chinò e vi trovò anche un bigliettino.

 

“Per il tuo probabile mal di testa di oggi… Scusami per ieri sera, per le ultime settimane, per tutto. Buona giornata, R.G.”

 

 

 

Belle aprì l’involucro e vi trovò delle aspirine. Tornò in casa per prenderne immediatamente una, poi prese un vaso, lo riempì e vi mise la rosa. Scese le scale di corsa e si diresse in strada, le gambe la portarono velocemente all’entrata del negozio, entrò come una furia, facendo traballare pericolosamente il campanello sopra alla porta.

Gold alzò lo sguardo di scatto dalle sue scartoffie, vedendo Belle, non seppe trattenere un mezzo sorriso, accorgendosi poi dello sguardo furente della donna.

“Quale parte del lasciarmi in pace, non hai capito? Non puoi fare così! Dici di vedere cose, salti alle conclusioni senza ascoltarmi, finisci le cose tra di noi in una maniera orrenda, mi eviti per settimane, poi presentarti ad una festa, approfittartene del mio stato per piangermi davanti e infine, fare il carino il mattino seguente!”. Belle si accorse di non aver quasi mai respirato durante tutto il discorso e soprattutto, quando gli era finita così vicino, addirittura dietro al bancone?

Gold parve spaesato da tanta furia e passione. Belle aveva il fiatone e non seppe spiegarsi come e in che modo le cose cominciarono, ma nel giro di pochi istanti si ritrovò le labbra premute a quelle dell’uomo.

Il bacio era furioso, disordinato e totalmente diverso da quelli che si erano scambiati in passato. Gold la prese possessivamente per i fianchi, facendola aderire al proprio corpo, rendendo chiaro immediatamente il suo desiderio per lei.

In un tacito accordo, si ritrovarono a camminare, con difficoltà, verso il retro del negozio, finendo in pochi istanti sulla brandina che Gold teneva lì da sempre.

Il baciò si trasformò in una guerra per il controllo, dove nessuno osava proferire parola, dove nessuno sembrava rinunciare al voler prevalere sull’altro.

Dopo una serie di capovolgimenti, Belle riuscì a trattenere Gold disteso sulla schiena. Interruppe il bacio e lo fissò intensamente. Avevano entrambi il fiatone e nonostante Gold fosse finito steso sotto di lei, il suo sguardo le comunicò che la guerra non era ancora finita. Inaspettatamente Belle cominciò a slacciarsi i bottoni della camicetta che aveva infilato pochi minuti fa, prima di uscire. Robert sembrò capitolare. Allungò una mano per aiutarla a sfilare l’inutile indumento, per poi passare al reggiseno. Lo sguardo di Robert si oscurò e si alzò con la schiena dal lettino per stringerla tra le sue braccia ed assaporare con passione il petto della ragazza, che non perse tempo ad infilare le dita tra i capelli e graffiarne dolcemente il cuoio capelluto. Gold grugnì di piacere, mentre continuava a baciare più pelle che poteva, allo stesso momento. L’uomo poi, con uno scatto, capovolse la situazione ed in pochi attimi le fece sparire scarpe, gonna e mutande. Si trovava completamente nuda, lui completamente vestito. Belle, tra un sospiro ed un altro, lo trovò altamente eccitante.

Gold sembrò leggerle il pensiero, ma con altri rapidi movimenti fece sparire la giacca ed il panciotto, le scarpe e la cintura furono i successivi pezzi di abbigliamento che finirono sul pavimento del negozio. Belle sembrava non poterne più e lo afferrò per i lembi della camicia, cominciando ad aprirne i bottoni. Non fece in tempo a togliergli la camicia dalle spalle che Robert si era abbassato i pantaloni quanto bastava per prenderla lì, in quel momento. Si fissarono negli occhi ed ora Belle poteva vederlo di nuovo per quello che era. Un uomo costantemente intimorito dall’amore. Per quanto tutto si stava dimostrando frenetico, lo vide inumidirsi gli occhi nuovamente. Questa volta non fece nulla per impedirglielo, stava provando le stesse sensazioni. Robert era frenetico ma attento sopra di lei, le prese il viso tra le mani e fissò gli occhi a quelli di lei ad una distanza distruggente, senza baciarla, per non rovinare quel gioco di sguardi. Belle portò le mani sul suo petto, sentendone il calore ed i muscoli muoversi sotto ai suoi palmi, a ritmo con le spinte. Pochi istanti dopo, entrambi trovarono il piacere e Robert si accasciò sopra la ragazza. Tutto sembrò rallentare, quando Gold asciugò con i polpastrelli una lacrima dal viso di Belle, che fece lo stesso con le sue. Non c’erano altri rumori nella stanza se non i loro respiri affannati. Continuavano a guardarsi negli occhi, entrambi troppo lucidi, date le azioni appena commesse.

“Belle” sussurrò roco l’uomo, si schiarì la voce e si spostò definitivamente da lei, che ne sentì immediatamente la mancanza. Si allontanò per pochi secondi, solo per prendere una coperta e, stendendosi nuovamente al suo fianco, la stese sopra ad entrambi. Successivamente riprese Belle tra le sue braccia, avvicinandola il più possibile, fregandosene se così facendo stava sgualcendo i suoi vestiti sempre immacolati.

Le affondò il viso sull’incavo del collo e ne inspirò il profumo che gli era mancato per troppo tempo.

“Non di certo quello che mi aspettavo venendo qui…” Sussurrò la ragazza.

Di tutta risposta, si sentì stringere ancora più forte, come se avesse paura che se ne sarebbe andata nuovamente, senza dire nulla.

“Vorrei dirti che mi dispiace, ma la verità è che non mi dispiace affatto.” Disse seducentemente, baciandole leggermente il collo. “Per una volta sono stato coerente con i miei pensieri, per una volta non mi sono trattenuto, ho preso la palla al balzo. Mi sono sentito così stupido ieri sera. Non ho pensato nemmeno per un momento che…”

“Che avrei respinto Gary?”

Gold annuì contro la sua pelle. Allora Belle si voltò per guardarlo negli occhi.

“Continuo a pensare che un giorno ti stancherai di me, che troverai un uomo più giovane e che ti merita molto più di quanto ti meriti io e, giustamente, te ne andrai, dimenticandomi.”

Lo sguardo di Belle si intenerì. “Oh Robert! Quando lo capirai che non ho intenzione di andare da nessuna parte. Praticamente sono innamorata di te da quando avevo sedici anni.” 

A quello Gold sorrise e le avvicinò il volto per baciarla dolcemente. “Allora…Ti sei pentita di…”

Belle alzò un sopracciglio: “Oh no. E’ stato un impulso reciproco, non trovi?” E gli fece l’occhiolino. “Ora ho proprio bisogno di andare in biblioteca, sono già in ritardo.”

Robert annuì e scostò la coperta, rabbrividendo all’istante, notando Belle fare lo stesso, mentre cercava i vestiti sparsi per la stanza. Si resero presentabili in una manciata di minuti e quando Robert la accompagnò alla porta, le diede un altro bacio. “Quando posso vederti? Credo che dovremmo continuare la nostra discussione… Questo non aggiusta niente se non ne parliamo.”

La ragazza gli sorrise e lo trascinò in un altro abbraccio prima di aggiungere: 

“Ti telefono più tardi.”

“Ti amo Belle.”

“Ti amo anche io!”

E con un sorrisino imbarazzato,  attraversò la strada in direzione della biblioteca, con il cuore più leggero di quello delle ultime settimane.








** Non sono morta! Sono sempre qui xD Gli aggiornamenti un po' a rilento ma ci sono! Grazie per tutt* quell* che inseriscono la storia tra le preferite/seguite... Siete più del previsto :D 

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


La campanella sopra al negozio annunciò un arrivo inaspettato.
“Robert caro? Sei qui?” Cora entrò, chiudendo la porta a chiave dietro di se’, come aveva fatto tante volte, tutte le volte che cercava di stare da sola con Gold.
Vide che l’uomo non era dietro al bancone come al suo solito ed un sorriso le disegnò le labbra. Sarà ancora più facile se è direttamente nel retro…
Il sorriso le si allargò e si avvicinò alla tenda che dava sul retro.
Finalmente, dopo tutte le sua macchinazioni, Robert poteva tornare suo. Lo aveva spesso trattato come il suo burattino, ma lui aveva sempre avuto un posto speciale nel suo cuore. Per quanto si sforzasse, non era in grado di dimenticarsi di Robert Gold. Quando lo aveva visto seriamente coinvolto con quella ragazzina, non poteva crederci. Doveva essere nuovamente suo, l’averlo perso, glielo aveva fatto desiderare come non mai. Nessun uomo era stato in grado di rimpiazzarlo.


Con sua gran sorpresa, quando scostò la tenda, non si trovò lo spettacolo che si stava pregustando.
“Cora?” Disse Gold sorpreso. “Cosa ci fai qui?”
Gold e Belle stavano beatamente prendendo il the, nel retro del negozio, Belle decisamente troppo vicina a Robert, in una maniera che fece rabbrividire la donna più anziana.

Non può essere. Si erano lasciati. Robert era sicuramente pronto a tornarmi tra le braccia…

“Robert caro. Signorina French. Non mi aspettavo… Beh… Mi aspettavo di trovarti qui da solo. Le voci che giravano in città erano altre… la ragazza non era forse tornata a braccia aperte dal suo ex?” Cora rivolse uno sguardo di sfida alla ragazza, per poi tornare nuovamente a Gold.
L’uomo si alzò e le si avvicinò. “Beh, chiaramente non è così. Questa volta i tuoi informatori…”
“E’ stata lei… di nuovo.” Interruppe Belle bruscamente. Gold si voltò a guardarla di scatto, mentre si alzava e li raggiungeva, gli si affiancò e gli prese la mano tra le sue.
“Era questo che ero venuta a dirti, prima che lei ci interrompesse. Gary si è pentito e mi ha telefonata raccontandomi tutto. Cora si è impegnata molto questa volta.”
Gold rimase basito ad ascoltare le parole della fidanzata. Conosceva Cora da una vita, non si era mai scomodata così tanto per lui.
Cora si mise a ridere nervosamente. “Non crederai a questa ragazzina Robert! Da quando è arrivata, ti riempie la testa di stupidaggini ed inoltre non trovi più il tempo per me…” Gli puntò un dito sul petto, decidendo che la presenza di Belle, non le avrebbe fatto perdere di vista il proprio obiettivo.
“Pensavo che finalmente avessi capito, hai bisogno delle attenzioni di una vera donna… Non siamo mai stati un cattivo match…Molto compatibili, affiatati, passionali…”
Gold afferrò il dito della donna, togliendoselo dal petto, allontanandola il più possibile. Poteva sentire Belle irrigidirsi al suo fianco, le strinse la mano.
“Oh so benissimo cosa intendi. Non mi va più bene, non sono più così. Non mi accontento di essere il tuo amante solamente quando ne hai bisogno. C’è stato un tempo in cui sei stata molto importante, ancora oggi non riesco a comportarmi scorrettamente con te, ti ho amata sul serio. Per te, invece, sono sempre state altre le cose veramente importanti. Un pomeriggio tra le lenzuola a cercare di capire se mai sarò degno di te, non è più quello che cerco…”
“Robert… Non ti ho mai nascosto che sei certamente degno di…”
L’uomo alzò una mano per fermare le sue parole. La situazione stava diventando imbarazzante. Cora aveva fatto di tutto per allontanare lui e Belle innumerevoli volte, era arrivato il momento di chiudere la questione una volta per tutte.
“Cora, basta. Hai ostacolato questa relazione fin dall’inizio, il motivo mi rimarrà sempre un mistero, visto che mi hai sempre trattato come un rimpiazzo. E per la cronaca, hai ragione, ho senz’altro bisogno di una vera donna nella mia vita.” Disse voltandosi a guardare Belle, la sua Belle, la sua coraggiosa, goffa, tenera, sincera, semplice Belle. “Ora vattene.” Alzò improvvisamente la voce. Belle gli appoggiò una mano sulla spalla per cercare di calmarlo, lui, di tutta risposta, allungò il braccio e glielo passò attorno alla vita, cercando l’immediato conforto che la sola vicinanza di lei sapeva dargli.
Cora fissò la scena davanti a lei. Non aveva mai visto Robert comportarsi così, non lo aveva mai visto così deciso. Tutto quello che aveva fatto per riaverlo non era servito a niente, così annuì duramente e si diresse verso la porta d’ingresso ed uscì.

Gold inspirò rumorosamente, Belle gli passò una mano sulla schiena, rilassandolo.
“Immagino che sia stato difficile per te..” Cominciò Belle.
L’uomo chiuse gli occhi e si voltò verso la ragazza per abbracciarla. “Dopo tutte le cose che hai saputo su di me, dopo tutto quello che ho fatto… Perché non mi hai abbandonato?” *
Nell’esatto istante in qui pronunciò quella frase, gli occhi di Belle cambiarono, si riempirono istintivamente di lacrime, abbassò leggermente lo sguardo, sorridendo, per poi guardarlo intensamente negli occhi, con sicurezza.
“Ho scoperto molto tempo fa, che quando si trova qualcosa per cui valga la pena di combattere, non bisogna mollare mai!”
Gold non seppe resistere, le labbra gli tremavano in un sorriso emozionato, come se stesse trattenendo le lacrime.
“Sei un brav’uomo Robert Gold. Te lo dimostrerò fino allo sfinimento, se sarà necessario!” Gli sorrise prima di avvicinare le labbra alle sue, alzandosi leggermente sui tacchi, mentre gli allacciò le braccia al collo. L’uomo la avvicinò automaticamente, con il palmo della mano sulla schiena, la tenne stretta contro il suo corpo, sentendo l’esigenza di non separarsene mai.
Al momento era tutto quello di cui avevano bisogno, avevano fatto pace in una maniera un po’ frettolosa ed arrabbiata, dando retta alla passione. Da quel momento potevano tornare a fare tutto con calma, Cora sembrava aver capito di non doverli più intralciare, ora avevano tutto il tempo per scoprirsi ed amarsi.
Il bacio continuò per diverso tempo, nessuno dei due voleva staccarsi. Per troppo tempo erano stati inutilmente divisi.

“Oh santo cielo, voi due mi fate girare la testa, ma vi capite?” urlò Jefferson alzando gli occhi al cielo.
Belle si staccò dal bacio per ridere ed affondare il viso sul petto del suo uomo, cercando di nascondersi inutilmente.
Gold si voltò a fissare l’amico, appoggiato allo stipite della porta, con uno sguardo da finto imbronciato e gli sorrise, passando le mani sulla schiena di Belle in maniera rassicurante.
“Cerchi qualcosa?”
“No, stavo solamente venendo a trovarti, quando ho trovato la porta chiusa a chiave. Pochi secondi dopo, ho visto Cora uscire da qua. Capisci che dovevo assolutamente entrare. Avevo paura ti fossi cacciato in qualche altro dei tuoi disastri emotivi.”
Robert e Belle si guardarono e si sorrisero.
“Beh?” chiese Jefferson.
Belle si staccò dall’abbraccio del fidanzato e si diresse verso Jefferson.
“Beh… Abbiamo scoperto Cora. E’ stata lei a cercare Gary, a mandarlo da me, a corromperlo affinché mi corteggiasse nuovamente… Me lo ha detto lui… Cora era venuta qui…Beh per cercare Robert, pensando che fossimo ancora divisi e… Ci ha trovati assieme… Robert l’ha cacciata! Non sarà più un nostro problema!” Concluse la ragazza sorridendo.
“Cielo quella donna! Era venuta a trattarti da giocattolo di nuovo, vero?”
Gold abbassò lo sguardo ed annuì. “Quei tempi sono finiti Jeff… Tu sai meglio di tutti quali siano i miei veri sentimenti per Belle.”
I tre si sorrisero, Jefferson tirò fuori il cellulare ed avviò una chiamata.
“Chi stai…?” Ma Jeff gli fece cenno di fare silenzio, interrompendolo.
“David? Tra quanto puoi essere da Granny? Devo riscuotere la mia vincita… Si, sono proprio qui… Davanti a loro si… Li ho trovati abbastanza indaffarati, certo che ne sono sicuro! Ok a tra poco!”
Gold rimase a bocca spalancata, Belle sbuffò una risata.
“Senti Bobby, ultimamente ci piace scommettere su di te. Io avevo scommesso che dopo la mia sfilata, visto com’eri tornato dopo la discussione con lei, almeno un bacetto o un ritorno di fiamma ci sarebbe stato, David ti credeva troppo testardo per tornare sui tuoi passi…”
“Mary? Dimmi che almeno lei si salva!” Piagnucolò Gold.
“Mmmh. Non proprio. Lei era d’accordo con me a dire la verità!”
Gold spalancò gli occhi e la bocca, offeso, Belle gli si avvicinò e lo abbracciò nuovamente, ridendo. "E NON CHIAMARMI BOBBY!" Urlò dietro all'amico, inutilmente.

 

 

 

Un paio d’ore dopo, Neal tornò da scuola per vedere Belle nel negozio col padre, non ci pensò due volte, appena la vide, buttò a terra lo zaino e le corse incontro, abbracciandola.
“Lo sapevo che prima o dopo saresti tornata dal mio papà! Fosse per lui, si sarebbe comportato da cane bastonato per sempre!”
Belle sorrise, gli occhi gonfi di lacrime per l’affetto del bambino, lo strinse sempre di più tra le braccia.
“Oh Neal, mi sei mancato anche tu”. Disse arruffandogli i capelli.
Gold non potè fare a meno di avvicinarsi e fare lo stesso. Neal ne approfittò per abbracciare anche lui, unendo tutti e tre in un solo abbraccio. Il cuore di Gold mancò un battito, l’accettazione di Belle nella loro famiglia, era una cosa che non smetteva mai di stupirlo. Nonostante non fosse sua madre, il ragazzo provava un affetto smisurato per la donna, tanto da non battere ciglio su nessuna decisone del padre. Ora, chiuso in questo abbraccio, si sentiva una famiglia completa, con Neal e Belle tra le braccia, non aveva bisogno d’altro.

 

 

 

 

 

 

“Papà! Papà!” Neal entrò nel negozio urlando.
Gold stava parlando con un cliente e si spaventò dalle urla del figlio, tanto che si scusò e si diresse verso il ragazzo.
“Neal! Cos’è successo? Tutto bene?” Era talmente eccitato, che non aveva notato il cliente, così annuì. “Ti aspetto nel retro quando hai finito!” E sparì dietro la tenda.
Pochi minuti dopo, Gold scostò la tenda per dirigersi verso il figlio, che stava già diligentemente svolgendo i compiti.
“Papà! Non ci crederai! Sai i bulli a scuola? Oggi ho trovato il coraggio di rispondergli a tono, soprattutto quando quel Killian ha provato ad importunare Emma. Ci hanno lasciati in pace papà!”
Gold aprì le labbra in segno di stupore. Ma certo, i ragazzini avevano provato ad importunare Emma e a Neal non era andato giù. Cosa non si fa per amore!
“E così… è bastato che ti toccassero Emma per reagire?” Gli sorrise malizioso il padre.
Neal arrossì ed abbassò lo sguardo. “Emma è una bambina. Mi hai sempre insegnato che con le femmine ci si comporta bene, da gentiluomini. Non è stato carino prendersela con lei. Anche se penso che Killian la prendesse in giro perché in realtà le piace Emma.”
“Oh..” Esclamò sorpreso Gold.
“Ma Emma ha detto che con i bulli non vuole nemmeno parlare. Si sa difendere da sola, mi piace… Ma stavano insistendo troppo, lei non si merita niente del genere.”
Il padre gli sorrise e gli accarezzò dolcemente i capelli.
“Sei stato molto coraggioso. Sono fiero di te piccolo mio.” Lo strinse forte e Neal questa volta non si lamentò, ma ricambiò i gesto affettuoso del padre.
“Neal… Ho una domanda da farti… In realtà riguarda Belle…”
Il ragazzino sorrise. “Sono tutto orecchie pà!”

 

 

 

 

“Dove mi stai portando?” Chiese una bendata Belle.
Gold le strinse la mano e ridacchiò, senza risponderle. Non era stato facile bendare Belle, ma dopo qualche supplica e qualche bacio, ci era finalmente riuscito.
“Allora? Stai usando la tattica del silenzio con me, Robert Gold? Ne pagherai le conseguenze più tardi!” Lo minacciò la ragazza.
L’uomo le si avvicinò e le sussurrò all’orecchio:” Non vedo l’ora, cara.”
Belle sussultò, un brivido le pervase il corpo. La sua voce, così bassa e promettente, le labbra che le sfiorarono il lobo dell’orecchio, le sue mani che le carezzavano la schiena suadenti. Trattenne il fiato.
“Ma… Non è questo il momento. Vieni, ancora qualche passo.”
Belle scosse la testa per tornare al presente, accidenti quest’uomo!
Sentì delle porte aprirsi, senza che a Robert dovesse allontanarsi da lei, cominciò  quindi a sospettare che non fossero soli.
Poco dopo il fidanzato le fece cenno di fermarsi, le si mise davanti e le poggiò le mani ai fianchi.
“Sto per toglierti la benda, ok?”
Belle annuì freneticamente, impaziente. “Ammetto che sono un pochino nervoso ora…”
“Oh Robert, basta! Toglimi questa benda! Sono curiosa!”
Gold sorrise e dolcemente, stando attendo a non scompigliarle la capigliatura, le tolse la benda.
Di tutto quello che poteva aver immaginato Belle, non si aspettava certamente questo.
La sala da ballo, dove avevano ballato per la prima volta, dove si erano riconciliati, capiti, desiderati, era stata trasformata in una stanza addobbata elegantemente. Un tavolo apparecchiato per due padroneggiava il centro della stanza. Belle boccheggiò. “Robert…”
L’uomo la scrutava nervoso, come se avesse paura di aver fatto un enorme buco nell’acqua.
“Robert…” Ripeté la ragazza, sempre più senza fiato.
Poi finalmente si voltò a guardarlo e lo notò nervoso. “Robert…”
“Belle, mia cara, stai ripetendo il mio nome all’infinito, aiuta un povero vecchio sull’orlo dell’infarto a capire se questa è una cosa buona o no!” Cercò di sdrammatizzare.
A Belle si inumidirono gli occhi, mai nessuno aveva fatto qualcosa di simile per lei, tornò a guardare Robert negli occhi e gli poggiò le mani sulle spalle, rassicurandolo, sentendolo rilassarsi sotto al suo tocco.
Cercò di sorridergli debolmente, attraverso le lacrime, per poi alzarsi sui tacchi ed appoggiarli leggermente le labbra alle sue. Robert si rilassò immediatamente nel bacio, avvicinandola per i fianchi, stringendola a se’, volendo comunicarle che non poteva farne più a meno di passare le sue giornate lontano da lei più del necessario.
Pochi istanti dopo sentirono qualcuno schiarirsi la voce, poco distante da loro.
“Non vorrete passare direttamente al dessert, voi due.”
I due si voltarono per trovarsi Jefferson davanti, elegantemente vestito, con una bottiglia di vino in mano.
“Non dirmi che hai assunto i tuoi amici per qualunque cosa tu abbia in mente questa sera…” Cercò di ammonirlo Belle.
“Ma Jefferson non è mio amico…” Rispose secco Gold, provocando una smorfia di dolore sul volto di Jefferson.
“Accomodiamoci, voglio proprio vedere di cos’è capace la gente che è qui questa sera.”
Belle improvvisamente si innervosì. Quanti dei loro amici erano lì? Che cosa aveva in mente esattamente? Aveva seriamente affittato la sala da ballo solamente per loro? Aveva pensato lui a tutti gli addobbi e a come imbandire la tavola? Questo la fece arrossire furiosamente e Gold sorrise compiaciuto, allungò una mano per prendere la sua sopra al tavolo.
“Ho voluto portati qui per un motivo molto semplice. Quella sera non riuscivo a toglierti gli occhi di dosso. Sapevo che c’era qualcosa di molto forte ed importante tra di noi, lo capivo dall’intensità degli sguardi, anche se eravamo dalla parte opposta della stanza.”
furono brevemente interrotti da Jefferson che versò loro del vino, per poi scomparire nuovamente dalla loro vista.
“Quella sera sono riuscito ad essere completamente onesto con te per la prima volta, quella sera ho capito che tra tutte le possibili compagne di danza in quella sala, tu eri l’unica ad essere perfetta per me.” Alzò il calice e Belle fece lo stesso, si trovano a metà strada facendo tintinnare i bicchieri per un brindisi. Gold la guardava intensamente, come se non stesse nella pelle, come se fosse nervoso per qualcosa.
“Robert… Va tutto bene?” Chiese preoccupata.
Il fidanzato le sorrise nervosamente ed annuì. “Lo spero…”
Belle non fece in tempo a chiedere spiegazioni che vide entrare Neal, vestito molto elegante, con le mani dietro alla schiena.
Gold gli sorrise e riportò l’attenzione verso Belle una volta che Neal si mise vicino al padre.
“Belle. Ci penso da molto tempo, non lo so se sia affrettato o troppo serio da parte mia, ma non sarei mai in pace con me stesso se non te lo chiedessi questa sera.”
Neal visibilmente non era più in grado di trattenersi e si voltò a guardare il padre, ancora con le mani dietro la schiena. Gold gli fece un cenno ed il piccolo le si avvicinò, portando le mani verso di lei, notò che aveva una piccola scatola in mano.
Il respiro cominciò ad accelerare, le mani a sudare ed il cervello ad annebbiarsi.
Mentre Neal apriva lentamente la scatola, Gold sussurrò: “Vorresti farci l’onore di venire ad abitare in casa nostra?”
La scatoletta si aprì del tutto e dentro vi era una chiave, probabilmente quella d’ingresso ed una targhetta con su scritto “Belle”, in una grafia perfetta, riconducibile a quella di Gold.
Belle si portò le mani alla bocca, gli occhi le si riempirono di lacrime e cercò di guardare contemporaneamente i Gold che la guardavano speranzosa, anch’essi col fiato sospeso, aspettando una risposta.
La donna si alzò e si accucciò davanti a Neal, prendendo la chiave dal cofanetto, osservandola per qualche secondo, le lacrime che cominciarono a rigarle il viso, rovinandole il trucco.
“Mio papà ha fatto la domanda sbagliata?” L’innocenza di Neal fece sorridere i due adulti.
Belle rise e prese il bambino tra le braccia. “No, no… La domanda non è per niente sbagliata, sono io che sono troppo emozionata!”
“Allora verrai a vivere con noi?”
“Certo che verrò a vivere con voi!” Dichiarò emozionata, cercando anche lo sguardo di Robert, che aveva trattenuto il respiro fin troppo a lungo. Le sorrise e si alzò dalla sedia, raggiungendoli.
Neal si spostò e lasciò spazio ai due adulti.
“Temevo di aver fatto il passo più lungo della gamba, ma dopo tutto quello che abbiamo passato, mi sembrava la cosa più naturale da fare e…”
“Zitto e abbracciami” lo interruppe Belle, lanciandosi tra le braccia dell’uomo.
Gold la abbracciò con forza e sicurezza, affondando la testa tra i morbidi ricci ed il collo della fidanzata, inspirandone il dolce profumo.
Pochi istanti dopo, Gold allungò il braccio verso Neal, che entrò a fare parte dell’abbraccio molto volentieri.
“Così potrai rimanere con noi anche gli altri giorni, non solo il sabato!” Esclamò il ragazzino.
“Se è veramente quello che volete, accetto molto volentieri!”
“Certo che è quello che vogliamo, papà me ne parla da almeno una settimana di questa sera… Non sai quante volte si è raccomandato che nulla andasse storto con me e Jefferson!”
Gold ridacchiò e gli appoggiò una mano sulla spalla.
“Fatemi capire, ora quando verrò a flirtare con te, Gold, avrò a che fare direttamente con la concorrenza?” La voce di Jefferson li fece voltare nella sua direzione. Belle rise e si strinse a Robert, abbracciandolo.
“Direi di sì. Ti darò del filo da torcere Mr Hatter, dovremo litigarcelo spesso”
“Ehi, è del mio papà che state parlando!” Si intromise Neal, che non comprendendo gli scherzi degli adulti, cominciava ad ingelosirsi.
“Molto bene signorina French, sarà un onore” Jefferson si inchinò leggermente prima di aggiungere: “ La cena è pronta, vieni a casa con me sgorbio, lasciamo gli adulti soli per un po’.” Fece cenno a Neal di seguirlo.
Il ragazzino strinse un ultima volta il padre e Belle, augurò loro buona serata e corse verso Jefferson, pronto a tornare a casa.

Gold si avviò a prendere i piatti che Jefferson aveva preparato, pochi istanti dopo tornò al tavolo.
“E così era questo che avevi in mente eh?”
“Si… Ed ero anche molto nervoso a riguardo. Non puoi immaginare la mia agonia di pochi istanti fa…”
La donna gli sorrise. Quell’uomo era impossibile!
“E così… Non ti dovrò più l’affitto d’ora in poi…”
Gold la guardò stupito ed alzò la testa dal piatto. “Oh… Non ci avevo pensato… Accidenti, come farò a sopravvivere senza il tuo affitto? Credo che dovremo trovare una soluzione al più presto…” Le sorrise malizioso.
La cena trascorse tranquillamente, parlarono del più e del meno, ogni tanto la discussione li portava a qualche dettaglio del trasloco e nessuno dei due si sarebbe mai immaginato più felice di come lo era in quel momento.

Finita la cena, Belle volle andare fuori nel terrazzo, dove avevano condiviso la loro prima danza. 

Si appoggiò sulla balconata, pensierosa. Gold la raggiunse, cingendole la vita da dietro, appoggiandole teneri baci su una spalla scoperta. “A cosa stai pensando?”
La ragazza si abbandonò nell’abbraccio dell’amato, prima di rispondere: “ Avresti mai pensato che saremmo arrivati fino a qui? Con tutto quello che abbiamo passato… Nonostante gli ostacoli che ci hanno messo davanti, abbiamo sempre trovato il modo di tornare l’uno dall’altra. Nessuno dei due ha mai perso completamente la speranza…”
Robert parve rifletterci. “Non so se la mia fosse esattamente speranza. A volte mi sentivo proprio sconfitto, a volte arrabbiato, a volte un folle. Quello che so per certo, è che sei sempre stata nei miei pensieri, nel mio cuore, come se fossi parte di me. Potevo fingere che andasse tutto bene, ma quando non stavi con me, mi sentivo incompleto. Ti amo come non ho mai amato nessuno in vita mia a parte Neal.
Belle si strinse al suo uomo, dopo una dichiarazione simile, cos’altro si poteva aggiungere?

Dopo qualche istante di silenzio, si girò tra le sue braccia e lo baciò dolcemente, prima di prendergli le mani ed assumere la posizione di danza.

“Balla con me…”

“Ma non c’è musica, Belle.”

“Assecondami e balla con me”

Come poteva resisterle? Le sorrise ed iniziarono a muoversi lentamente, ricreando l’atmosfera di quella sera che sembrava così lontana nel tempo.
Belle spostò le braccia e le appoggiò sulle sue spalle, attorno al collo, proprio come quella sera e Robert le cinse la vita. I corpi si avvicinarono, le mani accarezzavano, gli sguardi si intensificarono, finché Belle gli sussurrò a fior di labbra: “Portami a casa”.
Prima che Gold potesse chiederle a quale casa si riferisse, estrasse dalla borsetta la copia di chiavi che le aveva regalato e tutto fu chiaro. Si sorrisero e si avviarono alla macchina, mano nella mano, verso casa, la loro casa.











** Eccomi qui *.* 
Ci stiamo avvicinando verso la fine, tanto che credo che il prossimo, sarà l'eppilogo. Colgo l'occasione per ringraziare le tantissime persone che si sono fermate a leggere questo mio primo tentativo di long, tutte quelle che l'hanno inserita tra le preferite/seguite/ricordate. Ringrazio anche chi mi ha recensita, sicuramente senza di voi, ci avrei messo secoli ad arrivare dove sono o probabilmente avrei abbandonato prima del previsto! Grazie infinte, spero a presto!  <3
Stay Rumbelle!

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


Se c’era una cosa alla quale non si sarebbe mai abituato, era certamente vedere Belle rannicchiata sul suo letto, la sera, con un libro in mano. Come poteva sembrare più bella ogni giorno di più, questo non se lo sarebbe mai spiegato. Era passato almeno un anno da quando Belle si era trasferita in casa sua ed ancora lo stupiva tutto di lei. Da come si rannicchiava contro di lui la sera sotto le lenzuola, agli innumerevoli libri sparsi sul suo comodino, al costante disordine in cucina, mentre lei e Neal preparavano qualcosa di speciale, alla quantità di cose che una donna poteva usare per farsi una semplice doccia, alla scia di profumo che lasciava in ogni stanza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Belle, esattamente un anno prima, non era sfuggita al terzo grado di Ruby, che, dopo averla sfinita con tutte le domande e le provocazioni, le aveva dato la sua benedizione.

“Chi sono io per trattenerti ragazza. Siete stati inseparabili da quando vi siete incontrati, se te la senti di fare questo passo, sono dalla tua parte!”

“Te l’ho sempre detto che sei la migliore Ruby!”

“Ad una sola condizione, non voglio diventare presto zia! Datevi del tempo per voi stessi, ne avete bisogno…”

“RUBY!”

“Non credere che non l’abbia notato sai, vi si legge negli occhi che non sapete tenere le mani a posto…”

Belle arrossì furiosamente. 

“Per non parlare di quello strano ed intenso modo in cui ti guarda ogni volta che sei nelle vicinanze…”

“Ok Ruby, basta!” Ridacchiò Belle.

L’amica la guardò di traverso, per poi sorriderle ed abbracciarla.

“Però, seriamente Belle, se Gold comincia a fare lo stronzo, non esiterò a sbattergli la testa contro al muro… Questa è una promessa, dillo pure al vecchio brontolone.”

 

“Se quel maledetto vecchio, cominciasse a comportarsi male nei confronti della signorina French, lo prenderò a testate io stesso…” Aggiunse Gold sarcastico, entrando in biblioteca.

Ruby e Belle si voltarono di scatto.

“Ehi Gold! Sappi che non stavo scherzando!” Lo ammonì la bruna.

“Me lo auguro signorina Lucas. Lei è un’amica fedele ed instancabile. Non mi aspetterei nulla di diverso…” La guardò seriamente, sigillando una promessa con lo sguardo. Parve esserci un silenzioso scambio di qualche secondo ed un’intesa finale.

“Sei pronta Belle?”

La ragazza, che aveva già iniziato a raccogliere le sue cose, spense definitivamente il pc e poi annuì al fidanzato.

Chiusero la biblioteca e si salutarono, Gold Belle e Neal diretti a casa, Ruby alla tavola calda.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Pensi le stesse cose ogni sera?” Gli chiese Belle senza alzare la testa dal libro.

Gold scosse la testa e sorrise, ridestandosi.

“E’ difficile non pensarle con te qui, accanto a me ogni sera.” Rispose mentre si sistemò sotto alle coperte al suo fianco.

Belle appoggiò il libro sopra al comodino e si avvicinò al fidanzato, appoggiandogli la testa sul petto, Robert le strinse immediatamente tra le braccia.

“E’ certamente difficile anche per me abituarmi al fatto che, quasi ogni sera, vieni a letto a petto nudo…”

Gold sbuffò una risata e scosse la testa. “A mia discolpa, sono diversi anni che, dalla primavera in poi, dormo senza maglietta. Il tuo arrivo non ha incentivato nulla.”

“Mmmh… Come no… Immagino che siano tutte tecniche per distrarmi invece…” Aggiunse, disegnando trame sul petto dell’uomo con le dita, facendolo rabbrividire.

Gold si spostò improvvisamente, voltandosi per guardarla in viso, prendendola per i fianchi, avvicinandola ulteriormente. Con un sorriso malizioso avvicinò le labbra per catturare le sue in un bacio che lasciava poco spazio all’immaginazione. Poco dopo si spostò per lasciarle un sentiero di baci lungo il collo.

“Credo di avere una cotta per Lei, Mr Gold.” sussurrò Belle.

Anche se non poteva vederlo in faccia, sentiva che stava sorridendo tra un bacio e l’altro. Le sue labbra percorrevano leggere il suo collo, il suo respiro la solleticava leggermente e la faceva rabbrividire.

Robert la strinse di più tra le forti braccia ed alzò lo sguardo per incrociare quello di lei, guardandola accigliato.

“Non guardarmi così, sono anni che desidero dirtelo, ora ne ho l’opportunità e te lo posso dire quando voglio, senza aver paura delle conseguenze.” Disse Belle alzando le spalle innocentemente, per un attimo fu come aver davanti una Belle adolescente, con le guance arrossate, mentre si era fatta finalmente coraggio per confessare il suo più grande segreto.

“Oh?”

Belle annuì vigorosamente, come a confermare ulteriormente la propria affermazione. L’uomo le sorrise dolcemente e decise di stare al gioco.

“Capisco. E cosa dovrei farmene esattamente della sue dichiarazioni signorina French? Sono l’uomo più temuto di tutta Storybrooke e lei è solamente una ragazzina. Non mi prenda in giro. Se è una stupida scommessa fatta tra ragazzini, è stata anche troppo coraggiosa ad entrare da quella porta. Comunichi pure la sua vittoria, non sarò certo io a tradirla, ora vada, devo lavorare.”

Belle rabbrividì al tono improvvisamente serio. Se gli avesse fatto questa dichiarazione anni fa, le avrebbe risposto così per allontanarla? 

“Mi avresti spezzato il cuore in mille pezzi, sono grata di non avertelo mai detto” rise improvvisamente Belle.

Gold riprese a baciarle il collo con un grugnito, Belle gli passò dolcemente le mani tra i capelli morbidi.

“Mi avresti dato un paio di giorni difficili. Avrei cominciato a notare come stavi diventando pian pianino una donna e saresti stata la mia rovina, proprio come lo sei adesso.”

Belle ridacchiò continuando le sue carezze sui capelli dell’uomo, dirigendolo silenziosamente verso i punti più deboli del proprio collo.

“Sei davvero un uomo molto cattivo signor Gold. Ma devo ammettere che, una volta presa confidenza, sei anche un ottimo seduttore…” Finì la frase a fatica.

L’accenno di barba del fidanzato la stava mandando fuori di testa.

“Lascia fare a me, dimmi solo una cosa. Sei in grado di fare in silenzio o rischiamo di svegliare Neal anche stavolta? Mmmh?”

Belle non riuscì a rispondere, le mani dell’uomo cominciarono ad alzarle la camicia da notte lentamente e provocatoriamente, il tocco delle dita leggero ma deciso.

Si spostò sul letto ed iniziò a baciare delicatamente ogni centimetro di pelle che lasciava scoperto, rapito dalle reazioni della donna, come se fosse sempre la prima volta.

Una volta sfilata la camicia da notte, il volto a livello dei seni, si perse momentaneamente ad ammirare la bellezza della prima donna che gli aveva letteralmente rubato il cuore in vita sua. Si mosse solamente quando Belle lo richiamò all’attenzione con un leggero tocco sulle spalle. Si rialzò puntandosi sui gomiti, trovando nuovamente le sue labbra in un bacio passionale.

Fu proprio durante questo bacio che all’uomo scoppiò un desiderio improvviso, lo sentiva ardere come fuoco vivo nel petto. La potenza dei suoi sentimenti per Belle lo aveva inizialmente spaventato, ora poteva solo che trarre forza da questo amore.

Non ci pensò due volte, era come se qualcosa gli fosse esploso dentro e non poteva fare altro che rispondere a quel turbinio di emozioni. Si spostò gentilmente dal bacio, le sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio guardandola intensamente, le accarezzò una guancia, concentrandosi con lo sguardo sulle labbra prima di stamparvi un altro dolce e lento bacio.

“Belle” sussurrò.

La donna lo guardò negli occhi.

“Belle… Te l’ho già ripetuto più volte, lo so. I miei sentimenti per te sono così forti che più di una volta mi sono chiesto cosa fosse tutto questo.”

Belle lo guardò teneramente e gli accarezzò i capelli, comprendendo i dibattiti interiori del fidanzato.

Robert si spostò per poterla guardare meglio in viso, a Belle mancò subito la vicinanza.

“In quest’ultimo anno ho provato più amore che in una vita intera, sono felice, sono veramente felice. Anche Neal è meno triste e malinconico del solito da quando ci sei tu… Dimmi, sei felice qui?”

“Certo che sono felice Robert, non sono mai stata così felice!” Rispose senza pensarci.

L’uomo le sorrise soddisfatto, poi si spostò verso il comodino dove teneva da mesi un anello che aveva comprato, pensando proprio a Belle e a questo momento.

La ragazza, una volta capito il pensiero del fidanzato, si mise immediatamente le mani davanti alla bocca per lo stupore.

Gold le si avvicinò, incurante delle rispettive nudità, anzi apprezzando maggiormente l’intimità del momento, e dopo averla fissata intensamente negli occhi, con la voce spezzata dall’emozione, le chiese: “Belle French, vuoi sposarmi?”

Di tutta risposta la ragazza gli si buttò al collo, facendogli perdere l’equilibrio e finirono entrambi distesi sul letto. Gold sbuffò una risata, stringendola a sua volta.

“Lo devo prendere come un si?”

Belle annuì furiosamente, con gli occhi gonfi di lacrime. “Sì! Sì! Sì!”

L’uomo allora prese l’anello dalla scatola e glielo mise al dito, il cuore mancò un battito nel vederlo finalmente al dito.

Quasi immediatamente Belle gli prese il volto tra le mani e lo baciò come a voler suggellare nuovamente la promessa.

“Da quanto?”

“Da quanto…?” chiese non afferrando.

“L’anello… Da quanto?”

“Circa tre mesi fa… Io e Neal stavamo passeggiando, fino a quando quest’anello ha catturato la mia attenzione. Non riuscivo a togliergli gli occhi di dosso, un po’ come quando sono con te. Neal non ha mancato di farmelo notare, siamo entrati e l’ho comprato. Per i primi giorni mio figlio mi ha dato del filo da torcere, voleva che te lo chiedessi subito… Ero così insicuro Belle…”

“Cosa ti ha fatto cambiare idea?”

“Oh, ma nella mia testa ti ho sposata un anno fa… Ho sempre preso molto seriamente la nostra storia. Pochi secondi fa quando ti ho baciata, ho sentito qualcosa, come se il nostro fosse…”

“Vero amore…” sussurrò Belle finendo la frase del fidanzato.

Gold spalancò gli occhi, come se non si aspettasse di venir compreso all’istante.

“Esatto. Vero amore. Sii la mia sposa, la mia metà, la madre che mio figlio non ha mai avuto, la madre dei miei figli, se vorrai…”

Belle si commosse ancora di più e lo abbracciò teneramente.

“Sarò tutto questo e molto di più. Ora, baciami.”

Le braccia dell’uomo la strinsero e le labbra ripartirono da dove si erano fermate pochi attimi prima. Si presero tutto il tempo per riscoprirsi, accarezzarsi, baciarsi, sfiorarsi ed amarsi, in maniera molto intensa, come sempre da quando si erano trovati. Abbracci stretti, talmente stretti da diventare una cosa sola, corpi incastrati ed anime in collisione, dita sui corpi, creare costellazioni, inalare profumi, respiri che viaggiano allo stesso ritmo, cuori che battono all’unisono. Riuscirono in qualche modo a non fare il minimo rumore, per poi crollare soddisfatti l’uno di fianco all’altra.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il mattino seguente, mentre i due novelli fidanzati preparavano la colazione, Neal entrò in cucina augurando il buongiorno.

Quando si accorse dell’anello che stava indossando Belle, non seppe trattenersi dalla felicità e quasi saltò in braccio ad un’altrettanto felicissima Belle.

“Finalmente! Cominciavo a pensare che non te l’avrebbe mai chiesto!”

“Chiesto che cosa?” La voce di Jefferson li fece sobbalzare tutti e tre, come al solito.

“Jefferson!” Lo ammonì Gold duramente, ma l’amico alzò le spalle.

“La domenica mattina dai Gold ci sono sempre stati dei buonissimi pancake, da quando c’è anche Belle, i pancake sono diventati ottimi, come potrei saltare questo delizioso appuntamento! Dovreste dare un nome a questa cosa… French-Gold’s pancake. Eh!?”

Neal rise e si rimise al suo posto in tavola, Gold negò con la testa e seguì il figlio. 

“Potremmo chiamarli solamente Gold’s pancake molto presto…” 

Jefferson spalancò gli occhi. “Cioè, mi stai dicendo che il vecchio ha trovato il coraggio?”

Belle annuì convinta e gli mostrò l’anello al dito. L’uomo non seppe trattenersi e accolse la ragazza in un caloroso abbraccio, alzandola e facendola roteare per la stanza.

Una volta che furono tutti seduti a tavola per fare colazione, Jefferson prese le chiavi di casa Gold e le appoggiò sul tavolo ma Robert e Belle, contemporaneamente, lo fermarono.

“Vogliamo che tu continui a tenere le chiavi di casa Jeff. Solo, d’ora in poi cerca di annunciarti più spesso, una chiamata non ti farà male.”

A quel gesto, Jefferson quasi si commosse, facendo cenno di sì con la testa e rimettendo le chiavi al loro posto.

“Giusto! Mi serviranno quando dovrò fare da baby-sitter ai vostri futuri sette figli!”

La reazione fu esattamente quella che si aspettava, Neal con l’espressione schifata e divertita allo stesso tempo, Gold che a momenti si soffocava con il caffè e Belle, che arrossì furiosamente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Mi raccomando, comportati bene al tuo addio al nubilato anche se, conoscendo Ruby, sono abbastanza preoccupato…” Sussurrò Robert sulle labbra della fidanzata, poco prima che uscisse di casa.

Belle, con le braccia allacciate al collo dell’uomo rise scuotendo la testa.

“Siete stati tu e lei ad insistere perché io ne abbia uno, ora devi accettare le conseguenze!”

“Sto cominciando a pentirmene. Il locale sarà pieno di giovanotti super muscolosi, poco vestiti che proveranno ad infilare le loro mani ovunque…” grugnì, distogliendo lo sguardo.

Belle lo baciò con passione, lasciandolo senza fiato, per poi avvicinarsi all’orecchio e sussurrargli: “Ma non hai ancora capito che a me piacciono un po’ più maturi, misteriosi, intelligenti, gentili, romantici, eleganti e molto, molto, molto bravi a letto?” 

L’uomo rabbrividì e la avvicinò ulteriormente a se’, per un altro bacio.

“Basta voi due, Belle dobbiamo andare, pensate di riuscire a staccarvi un pochino entro sera? Non abbiamo tutto il tempo, inoltre, per quanto ormai vi adori, vedervi fare i preliminari di fronte a me, non è una delle cose che preferisco di voi.”

Belle sorrise all’amica, ancora abbracciata al fidanzato.

“Miss Lucas ed il suo solito tatto!”

“Gold, lascia andare la fanciulla, avrete tutta la vita per tenervi al guinzaglio a vicenda!”

Gold sorrise nuovamente alla fidanzata e la lasciò andare a malincuore, tenendole dolcemente la mano.

“Su Belle French, abbiamo una decina di super uomini che non vedono l’ora di strofinarsi addosso alla sposa!”

Gold sbiancò ed istintivamente trattenne la mano di Belle con forza.

“Sta scherzando Robert, non ci sarà nessun uomo, vero Ruby? Diglielo!”

“Puoi scordartelo, ci saranno eccome!” e dopo un occhiolino in direzione di Gold, uscì di casa con la valigia di Belle.

“Belle…” squittì l’uomo.

“Puoi stare tranquillo, Ruby stava esagerando. Vado, prima che si attacchi al clacson. A presto. Mi mancherai! Ti amo”.

Gold le rubò un altro piccolo bacio e la salutò con la mano prima che sparisse in macchina di Ruby.

 

 

 

 

 

“Ragazze, credo di non aver mai partecipato ad un addio al nubilato più bello.” 

Esclamò Belle, reggendosi a malapena in piedi. “Forse perché non avevo mai partecipato ad un addio al nubilato prima di stasera…”

Le amiche la guardarono e risero di gusto. Belle proprio non sapeva reggere l’alcool.

La serata era andata molto bene  a detta di Ruby che si considerava l’unica esperta in festeggiamenti.

“Certo che, almeno un bacetto sulla guancia a quello spogliarellista, avresti potuto darlo. Aveva perso la testa per te, il poveretto. Non ti toglieva gli occhi di dosso! 

Ed invece no. Belle French lo ha rifiutato, urlandogli in faccia che il suo fidanzato è molto più bello.”

Belle e le ragazze, dopo qualche secondo di silenzio, risero sonoramente. Era notte fonda e si stavano dirigendo tutte da Granny per gli ultimi festeggiamenti privati.

Una volta che un’ assonnata Granny aprì la porta solamente per loro alle due del mattino, le salutò, baciò Belle sulla fronte, visibilmente commossa e tornò a letto.

“Non capisco cosa non abbia funzionato con quei due spogliarellisti. Erano così sexy e…”

“Ruby, smettila. Loro funzionavano benissimo, è la nostra Belle che non ha mai funzionato! Tutte noi ci siamo divertite!” Esclamò Mary Margaret, sbuffando.

“Ehi!” Si offese la ragazza.

“Effettivamente hai ragione Mary. Tra tutti gli uomini del mondo, lei ha scelto Mr Gold. E’ un uomo estremamente affascinante, un padre amorevole, sa come si indossa un vestito, è molto acculturato, misterioso. E, badate bene, non ripeterò mai più tutto questo. Sono felice per te Belle, ma ora devi spiegarci. Te lo stai tenendo stretto anche perché è molto molto bravo a letto?”

Belle arrossì furiosamente. “Ruby, sei sempre interessata a troppi dettagli intimi della nostra relazione!”

“Veramente, dal silenzio che si è creato, mi sembrano interessate tutte!” Incalzò la mora.

Belle osservò lo sguardo interessato delle donne presenti. L’unica in imbarazzo era Mary, ma poteva capirla benissimo, era amica di Robert da molti anni.

“Ma cosa vi posso dire, certo che è bravo a letto. A differenza di Gary che non sapeva nemmeno com’erano fatte le donne, Robert sembra saperlo benissimo ed tutta questa passione e… Oh mio Dio, credo che finirò qui la descrizione! Ora, che ne dite dell’ultimo brindisi?”

Dopo una sonora risata, le ragazze si ritennero soddisfatte e brindarono, prima di ritirarsi nella propria stanza.

 

 

 

 

“Ehi”

“Ciao amore mio, mi manchi tantissimo!”

Gold sbuffò una risata assonnata dall’altra parte del telefono. “Serata sobria suppongo!” 

“Oh, no. Sobria proprio no. Ora sto andando a letto comunque… Non ho resistito, dovevo assolutamente sentire la tua voce prima di addormentarmi, mi spiace se ti ho svegliato.”

L’uomo sorrise. “Hai fatto bene. Ho trovato difficoltà anche io ad addormentarmi senza aver sentito la tua voce. Allora, raccontami! Com’è andata?”

Belle cominciò a raccontare tutto, parlando velocemente  e gesticolando, muovendosi per la stanza. L’uomo ascoltava in silenzio, anche i particolari che avrebbe preferito non sentire, come gli spogliarellisti e le domande impertinenti di Ruby.

“Sono felice che tu ti sia divertita, Belle.”

“Robert! Non li ho nemmeno guardati quei due ballerini, ti giuro!”

“Lo so, non preoccuparti. Ero molto nervoso prima che tu andassi via… Poi ho realizzato quanta fiducia ho in te…”

“Oh Robert. Ti stringerei fortissimo in questo momento.” Sentì l’uomo sorridere dall’altra parte dell’apparecchio.

“Buonanotte Belle. Ci vediamo tra un paio di giorni, quando sarai finalmente mia moglie.”

“Buonanotte Robert. Ti amo”

“Ti amo anche io.”

 

 

 

 

 

 

 

 

“Andiamo amico, cosa può fati un bicchierino in più?”

“Sono già abbastanza ubriaco così, Jeff.”

“Questa serata non finirà fino a che tu non riuscirai più a tenerti in piedi Robert Gold.” 

“Non credo. Ho delle responsabilità. Un figlio, una quasi moglie…”

“Cosa stai dicendo Gold. La tua quasi moglie è da Granny con tuo figlio. Stanno molto bene entrambi, sei solo risentito del fatto che sia andato Jeff a portare Neal a Belle, così non hai potuto vederla.” Lo canzonò David.

Gold grugnì. “Non la vedo da tre giorni, potete biasimarmi?”

“Proprio per questo non te lo abbiamo permesso. Continua a bere da quel bicchiere, è la tua serata!”

In quel momento, entrarono nel locale due amiche di Jefferson e si diressero direttamente verso Gold, dopo aver salutato gli altri uomini.

Gold si immobilizzò e lanciò uno sguardo di odio contro Jefferson, che alzò le spalle. Le ballerine in realtà lo salutarono solamente con un piccolo bacio sulla guancia, augurandogli il meglio per il suo matrimonio, per poi andare ad eseguire i loro balletti al centro del locale, senza disturbare ulteriormente il futuro sposo.

 

“Sono molto ubriaco, ma ti ringrazio di aver detto alle tue amiche di essere discrete. Non mi spiace se gli altri uomini trovano divertente questa cosa, personalmente mi imbarazza, ma grazie.”

Jeff alzò le spalle. “Di niente amico. Non volevo privarti della tua ultima sbirciatina, ma non ti avrei messo in imbarazzo per niente al mondo.”

Robert rise di cuore e buttò giù il contenuto del bicchiere, poi vide Jefferson sparire verso le due spogliarelliste e gli altri uomini che erano lì attorno.

“Evidentemente l’amore ci fa uno strano effetto, eh?” Sentì la voce di David alle proprie spalle.

Si voltò e gli offrì un sorriso sbilenco. Prese la bottiglia dal tavolo e due bicchieri, facendogli cenno di spostarsi all’angolo del locale.

Una volta seduti nell’angolo più remoto, si versarono un altro bicchiere.

“Una quindicina di anni fa, mi sarei molto divertito ad una serata come questa, avrei anche sbirciato, per Dio!” Esclamò David, infastidito.

Gold annuì. “Ti capisco. Probabilmente avrei fatto la stessa cosa, ora mi sembra… Inappropriato. Oh, anche i pensieri che faccio su quelle ballerine lo sono.”

David lo guardò di traverso, trovando incoerenti le sue parole.

“Nel senso che se fosse Belle ad indossare uno di quei costumi e, beh, ballare per me in quella maniera, non sarei per nulla contrariato.”

David comprese ed annuì energicamente. “Allora, avresti mai detto che ti saresti sposato di nuovo? Ma con la donna giusta questa volta?”

L’uomo sorrise. “No, non avrei mai detto che avrei trovato l’amore, quello vero. Con Belle è tutto così diverso, tutto così semplice, tutto così come deve essere. Non è stato facile ammetterlo a me stesso, ma alla fine ce l’ho fatta.”

David annuì comprendendo ogni parola dell’amico, poi alzò il bicchiere in un brindisi. “Al vero amore”

“Al vero amore” Sussurrò Gold prima di buttare giù l’ennesimo bicchiere della serata.

 

 

 

 

“Eeeehi amore mio!” 

“Robert? Vedo che anche i tuoi amici hanno optato per la serata sobria!”

Gold rise. “No, non sobrio. Per niente. Ma ti amo.”

Belle sorrise e si spostò dalla stanza da Granny che solamente per quella notte stava dividendo con Neal.

“Come sta Neal?”

“Bene, sta dormendo da un po’. Sono le tre del mattino Robert.”

“Ooooh. Scusa amore, ti ho svegliata? Cristo, non ci ho nemmeno pensato, volevo farti sapere che è andato tutto bene, che ho fatto dei pensieri molto strani su quelle ballerine, ma non le ho toccate giuro. Scusami”

Belle rise e cercò di capire qualcosa del suo discorso. “Pensieri strani? Ballerine?”

“Oooh no! Non pensieri strani su di loro! Continuavo ad immaginare te con uno di quei completino e… Cazzo. E’ un pensiero maschilista? I-io intendevo in senso buono, forse c’era troppo alcool, non lo so.”

“Credo di aver capito Robert, puoi tranquillizzarti! Me lo spiegherai in maniera meno maschilista in luna di miele, che ne dici?”

Gold sorrise soddisfatto. “Si, Si. Certamente. Scusami per l’ora. Mi manchi tantissimo, questi tre giorni sono così lunghi senza di te.”

Belle sorrise e si strinse il telefono all’orecchio.

“Ti abbraccio fortissimo amore mio.”

“Sei molto romantico quando sei ubriaco, dovrò ricordarmelo! Buonanotte Robert.”

“Buonanotte Belle. Ti amo.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Robert Gold era nervoso. Avevano deciso in una cerimonia molto intima all’aperto, nel loro giardino. Non avrebbe mai immaginato nella vita che vedere arrivare Moe French tra tutti, lo avrebbe agitato e calmato così tanto allo stesso momento.

L’uomo gli si avvicinò e gli porse la mano.

“Gold.”

“French.”

“Non aspettarti di chiamarmi papà dopo la cerimonia.”

“Non me lo sarei mai sognato.”

I due si guardarono e scoppiarono a ridere. Nel corso dell’ultimo anno, si erano avvicinati molto, non erano di certo amici, ma perlomeno andavano civilmente d’accordo. A Moe non pesava più il fatto che la figlia avesse scelto Gold come compagno di vita e si era parecchio affezionato a Neal.

“Nervoso?”

Gold annuì fissandosi le scarpe e deglutì.

“Non capita tutti i giorni di sposare il proprio vero amore, il fatto che tua figlia sia anche la donna più bella che io abbia mai visto, non aiuta con l’agitazione.”

Moe annuì. “Ormai è chiaro che mi fido. Delle sue scelte e di te. Durante il vostro anno di convivenza l’ho vista moto felice, ma ora avete tutta la vita davanti. Gli alti e bassi ci sono e ci saranno sempre, ma cerca di non deluderla mai.”

Robert annuì, stupito dalle parole del quasi suocero, ma deciso a rispettare la promessa.

“Vado a prendere la tua sposa allora.”

Gold sospirò e si posizionò davanti all’altare, dove Jefferson e David lo stavano aspettando, da buoni testimoni.

“Robert Gold, l’uomo più nervoso dell’universo” Esclamò Jefferson assicurandosi per l’ennesima volta che il nodo della cravatta fosse perfetto. Infine gli appoggiò le mani sulle spalle. “Sei così perfetto anche in questo completo, mio caro.” 

Gold gli sorrise. “Stavolta ti sei superato Jeff. Grazie di tutto, davvero. Anche Neal è bellissimo. Mi aspetto che lo sia anche Belle…”

Jefferson sorrise malizioso. “Da togliere il fiato, non puoi nemmeno immaginare. Ma sei sicuro che vuoi sposare lei? Voglio dire, siamo davanti ad un altare, entrambi vestiti divinamente…”

David scoppiò a ridere, Gold scosse la testa. 

“Che volete? Io ci dovevo provare per l’ultima volta!”

“Magari in un’altra vita Jeff. Non ti arrendere, lì fuori c’è un Robert Gold tutto per te, ne sono sicuro.” Interruppe David, salvando Gold dall’ennesimo rifiuto imbarazzante.

Pochi istanti dopo la musica iniziò, Gold si voltò verso l’arco da dove sarebbe entrata Belle.

Nemmeno il tempo di voltarsi che lei era lì, bella come non l’aveva mai vista. Cercò di riprendersi rapidamente, ma tutto quello a cui riusciva a pensare era a quanto bella fosse la sua quasi sposa.

Veniva avanti lentamente, col padre al braccio, nel suo vestito bianco, lungo ma non troppo, il corpetto semi-trasparente ricoperto di fiori ricamati strategicamente nei punti giusti. Un effetto vedo-non vedo che stava già mandando Gold all’altro mondo. Mentre si avvicinava lentamente, Jefferson gli sussurrò all’orecchio:” E che devi ancora vedere la schiena…” 

Gold a quelle parole deglutì nervosamente e provò l’immensa voglia di mandare a casa tutti e trasformare la loro festa privata, in festa privatissima.

Belle gli arrivò a pochi passi, la raggiunse e Moe baciò la figlia prima di consegnarla all’altro uomo della sua vita. Belle arrossì, prendendo visione del bellissimo completo del fidanzato. 

Robert le sfiorò la mano con le labbra e si avvicinarono al celebrante per iniziare la cerimonia. Quando fece per accompagnarla all’altare, le appoggiò istintivamente una mano sulla schiena, quando incontrò solamente pelle. Con uno sguardo brevissimo, si accorse che il vestito era molto scollato sulla schiena, lasciandola scoperta per la maggior parte. Gold sorrise nervosamente verso Jefferson, il quale gli rispose con un sorriso smagliante.

 

La cerimonia fu abbastanza breve ed intensa, gli sposi si scambiarono le promesse con le lacrime agli occhi, Neal si era impegnato di portare gli anelli, con una bellissima Emma al suo fianco.

Quando tutto fu finito, Robert prese dolcemente per la vita la propria sposa e la baciò, scatenando applausi e fischi tra i partecipanti, che iniziarono quasi immediatamente a lanciare riso e coriandoli. Robert fece del suo meglio per proteggere Belle, ma pochi secondi dopo si lasciarono fare, sconfitti.

Neal corse subito ad abbracciare il padre e Belle, i quali ricambiarono commossi.

 

 

Il pranzo, sempre all’aperto nel giardino dei Gold, fu molto piacevole. Granny si era incaricata del catering con l’aiuto della nipote.

“Ora che sei riuscito a sposarla, non pensare di rubarmela per sempre. Abbiamo ancora tantissime cose da fare assieme…” 

L’uomo, che teneva la moglie per mano sotto al tavolo si voltò a guardare l’amica, nonché testimone della sposa, assieme a Mary Margaret.

“Oh non ci potrei provare nemmeno se volessi… Siete inseparabili da quando eravate piccoline… Lasciamela solo per il viaggio di nozze, poi non porrò mai più limiti alla vostra amicizia.” 

Ruby sorrise soddisfatta e si alzò improvvisamente, avvicinandosi e porgendogli una mano. 

“Su, balla con me Gold.”

Belle rise e si fece da parte. L’uomo si alzò da tavola e raggiunse la pista da ballo improvvisata con Ruby che lo trascinava per mano, fece cenno al DJ che mise un lento.

Gold le porse una mano, invitandola a ballare, lentamente.

“Immagino ci sia uno scopo per tutto questo.”

“Si, non ci tenevo proprio a ballare un lento con te, anche se adesso mi stai simpatico.”

Gold le sorrise. “Il sentimento è reciproco miss Lucas.”

“Anche se devo dire che oggi sei molto affascinante, più del solito. Neal è un bambino stupendo e non ho mai visto Belle felice come lo è oggi.” Si azzardò a dire tutto d’un fiato la ragazza.

L’uomo la fissò sbalordito. “Non me l’aspettavo, ma grazie. Dicevo sul serio prima, sei l’amica più importante di Belle, non vi ostacolerò mai.”

Ruby annuì soddisfatta, il ballo terminò, tornando al tavolo la ragazza si voltò verso l’uomo e lo abbracciò inaspettatamente. 

Belle si mise una mano davanti alla bocca, sorpresa. Quando Gold la raggiunse, non resistette e lo baciò sulle labbra con trasporto. “Mmmh, e questo a cosa lo devo?”

La ragazza gli cinse il collo con le braccia e lui le prese subito la vita, disegnando trame sulla sua schiena scoperta, facendola rabbrividire.

“Hai finalmente fatto colpo sulla mia migliore amica, te lo dicevo che se la smettevi di fare lo stronzo…”

“Oh signora Gold, dovrebbe proprio sciacquarsi la bocca!”

“Signora Gold” sospirò Belle, assaporando il gusto di quelle parole sulle labbra.

Robert alzò un sopracciglio compiaciuto, quel loro piccolo momento di intimità venne interrotto da Jefferson che invitava entrambi a scatenarsi sulla pista da ballo prima di tagliare il dolce.

 

I festeggiamenti continuarono fino a tarda notte, gli amici coinvolsero gli sposi in innumerevoli scherzi e balli, ci fu anche un momento tenerissimo dove la piccola Emma volle ballare con Gold. Ovviamente voleva essere invitata da lui quindi andò a tirarlo per la giacca e gli chiese di invitarla a ballare. Gold smise immediatamente di fare quello che stava facendo e chiese galantemente alla piccola Nolan di concedergli un ballo.

David guardò tutto da lontano e ammise alla moglie di essere un pochino geloso, perché non sapeva della simpatia della piccola nei confronti dell’uomo.

Gold la fece danzare sulla pista da ballo e la piccola continuava a sorridergli. Quando la danza finì, la ringraziò per il ballo con un piccolo bacio sul dorso della mano, Emma sorrise, arrossì e scappò dai suoi genitori.

“Sposati da qualche ora e già ti devo condividere” Gli sussurrò Belle alle spalle.

Gold sorrise e si voltò, invitandola a ballare il successivo lento.

“Con Emma, credo dovrai condividermi ancora per molti anni, almeno fino a che non diventerò suo suocero.”

I coniugi si guardarono e risero, appoggiando le fronti come spesso facevano quando ballavano assieme.

 

Finiti i festeggiamenti, gli ultimi ad andare a casa furono i Nolan, Jefferson, Ruby e Moe French. Dopo qualche istante ed un ultimo caffè, il signor French si decise a salutare la figlia, augurandole ogni bene e a stringere la mano a Gold, augurando buonanotte a tutti.

Neal era addormentato sul divano con Emma al suo fianco e Gold li guardava, con un sorriso sulle labbra, indeciso se  svegliarli o no.

“Alla fine hai rubato anche il cuoricino della mia bambina. Nel giro di un paio d’anni sei diventato uno sciupafemmine Gold, te ne do atto.”

Gold sbuffò una risata alle parole dell’amico.

“Così sembrerebbe…”

David gli appoggiò una mano sulla spalla, sorridendogli, prima di prendere delicatamente Emma tra le braccia, facendo del suo meglio per non svegliarla.

In pochi istanti la casa si svuotò, tutti si salutarono e Gold prese Neal e lo portò a letto. Era così stanco che probabilmente nemmeno si accorse che il padre lo cambiò e gli mise un pigiama, prima di rimboccargli le coperte e baciarlo dolcemente sulla fronte.

Belle lo aspettava pazientemente in camera da letto, quando sentì la porta della camera aprirsi e richiudersi, non trattenne un sorriso.

“Così… Finalmente soli!” esclamò l’uomo avvicinandosi con un sorriso smagliante, anche se stanco. Quando le fu abbastanza vicino, la abbracciò dolcemente, prendendole la vita. Belle gli si sciolse contro, appoggiando la testa sul petto del marito, il quale poco dopo cominciò a dondolare piano sui piedi. 

Belle si spostò, prese il cellulare e fece partire una canzone, lenta. 

 

 

“I am not the only traveler

Who has not repaid his debt

I've been searching for a trail to follow again

Take me back to the night we met”

 

 

 

Cominciò a canticchiare lentamente al canzone, Gold rimase stupito a guardare la sua bellissima moglie, che gli si avvicinò e lo prese per mano, iniziando a danzare.

 

 

 

And then I can tell myself

What the hell I'm supposed to do

And then I can tell myself

Not to ride along with you

 

 

“Quando ero una ragazzina con un’inadeguata cotta per l’uomo più bello e misterioso di Storybrooke, mi attaccavo questa canzone a ripetizione, fissando fuori dalla finestra della mia stanza. Provavo ad immaginare come avrebbe potuto essere la nostra vita da fidanzati, da sposati, quanti figli avremmo avuto… Non ridere! Lo so che è molto sciocco, ma erano i desideri di una ragazzina!” Si interruppe bruscamente la ragazza per schiaffeggiargli dolcemente il braccio. 

“Era una canzone che mi faceva pensare a te. A quella sera che ho iniziato a parlare di te a Ruby. C’era una festa in paese e tu sei arrivato con la tua famiglia, Neal era molto piccolo. Ero così gelosa di tua moglie. Per mia fortuna è durata poco.” Sorrise maliziosa.

“Ora puoi confrontare i tuoi sogni con la realtà. Sei crescita, hai viaggiato, sei tornata. Al tuo primo giorno a Storybrooke mi hai quasi fatto cadere, pochi giorni dopo una pila di libri ci è quasi caduta addosso. Per non parlare di quella volta in cui non mi avevi sentito e stavi per romperti il collo cadendo da quella scala…”

“Oh si. Ma il mio cavaliere era proprio lì, pronto a non lasciami cadere…”

Gold le sorrise arrossendo, stringendo la presa sulla moglie, sulle note della canzone, accarezzandole sensualmente la schiena scoperta.

 

 

 

I had all and then most of you

Some and now none of you

Take me back to the night we met

I don't know what I'm supposed to do

Haunted by the ghost of you

Oh, take me back to the night we met

 

 

 

“Poi quel tuo disastroso appuntamento…”

“Finito con un quasi bacio nel retro del tuo negozio”

“Ah se solo Neal non si fosse svegliato!” Rise la ragazza.

“Poi il nostro primo appuntamento…”

“Dove ti ho spudoratamente derisa per i tuoi gusti sugli uomini.”

Belle annuì, mordendosi le labbra.  “Poi c’è stato quel primo bacio, così perfetto da farmi sciogliere. Quel bacio me lo sono sognata per tutta la notte. Ti avrei portato dritto in camera da letto, senza pensarci.”

“Oh si?”

Belle gli sorrise maliziosa, annuendo. 

 

 

 

When the night was full of terrors

And your eyes were filled with tears

When you had not touched me yet

Oh, take me back to the night we met

 

 

Continuavano a danzare piano, i corpi che aderivano l’uno all’altra, dolci carezze disegnate sulla pelle.

“Poi il disastro. Non ho più voglia di parlarne, ma devo dire che senza Cora, ce la caviamo molto meglio” Aggiunse ironico Gold.

Belle gli accarezzò il volto. “Tutto quello che ho sempre desiderato” aggiunse sognante.

“Ti ricordi la prima volta che ci siamo parlati?”

Gold corrugò la fronte.

“Non quando sono tornata in città, ma quando avevo più o meno diciassette anni?

C’era il festival in paese, ad un certo punto c’è stato un blackout, mio padre mi ha chiesto di andare a comprare una candela, visto che in piazza le vendevano. Avevo il walkman sulle orecchie, ascoltavo questa canzone a ripetizione. Raggiungo il banco delle candele, ne scorgo una, l’ultima, mi avvicino, ma siamo in due ad arrivare. Tu ed io. Mi ricordo di aver pensato che eri bellissimo. Avevi un mazzo di rose in mano e… quando mi hai notata, hai comprato l’ultima candela, ti sei voltato per andartene…”

Gold sorrise ed annuì, ricordandosi l’aneddoto.

“Poi ti sei voltato nuovamente verso di me, mi hai chiesto scusa per l’arroganza e mi hai detto…”

“Tieni, saprai sicuramente apprezzarla più di mia moglie. Buona serata signorina French.” Finì il racconto, improvvisamente frastornato dai ricordi.

Belle annuì soddisfatta.

“E mi hai pure regalato una delle rose dal mazzo. In tutto questo io avevo questa canzone sulle orecchie. Pensavo di non sopravvivere. Sono tornata a casa piangendo, ho pianto per almeno una settimana dalla gioia. Anche se sapevo che il tuo era solo un gesto di gentilezza, che non ti saresti mai ricordato di me già da pochi istanti dopo…”

“Oh Belle. Avevo completamente dimenticato… Cercavo di… Fare qualcosa di carino per Milah… Sono contento che invece ho fatto qualcosa di carino per te, ora che sei tu la mia sposa”

 

 

 

I had all and then most of you

Some and now none of you

Take me back to the night we met

I don't know what I'm supposed to do

Haunted by the ghost of you

Take me back to the night we met

 

 

 

I due si baciarono a lungo, finendo di ascoltare la canzone in silenzio. Quando la canzone finì, si trasferirono fuori, sul balcone a guardare quella splendida notte stellata. Gold la abbracciava da dietro ed ogni tanto le appoggiava teneri baci sul collo e sulle spalle.

“Ti amo Mrs Gold.”

“Ti amo Mr Gold.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*** Mi ci sono voluti dei mesi, lo so. Non avevo la minima intenzione di abbandonare, non ora che mancava poco alla conclusione, solo che tra vari impegni, il lavoro, l’estate e la mancanza di ispirazione, hanno giocato un brutto scherzo. Un capitolo più lungo de solito, con una valanga di emozioni al suo interno, dei personaggi e mie. Mie perché è la prima long in assoluto della mia vita e ne sono enormemente soddisfatta, anche se non è sicuramente un capolavoro.

Perdonate la possibile presenza di errori, odio rileggere sempre quello che scrivo, in questi giorni l’ho presa in mano così tante volte che ho bisogno di una pausa, correggerò gli strafalcioni gravi più avanti. xD

Volevo ringraziare tutti. Tutte le persone che si sono prese la briga di recensire, di mettere tra i preferiti, tra i ricordi e tra le seguite, questa fic. Non posso esprimere quanto vi amo! Praticamente siete stati il motore e la motivazione del mio mettermi al pc a scrivere! Grazie grazie e ancora grazie!! A presto, spero!

 

 

 

Song: The night we met - Lord Huron

 

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