Ricama il mattino con i fili della notte

di DarkYuna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 4. ***
Capitolo 5: *** 5. ***
Capitolo 6: *** 6. ***
Capitolo 7: *** 7. ***
Capitolo 8: *** 8. ***
Capitolo 9: *** 9. ***
Capitolo 10: *** 10. ***
Capitolo 11: *** 11. ***
Capitolo 12: *** 12. ***
Capitolo 13: *** 13. ***
Capitolo 14: *** 14. ***
Capitolo 15: *** 15. ***
Capitolo 16: *** 16. ***
Capitolo 17: *** 17. ***
Capitolo 18: *** 18. ***
Capitolo 19: *** 19. ***
Capitolo 20: *** 20. ***
Capitolo 21: *** 21. ***
Capitolo 22: *** 22. ***
Capitolo 23: *** 23. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


 
 
 


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1.
 
 
 
"Bisognerebbe riporre fiducia
negli incontri casuali.
Due persone si incontrano quando
entrambe hanno un estremo
bisogno di incontrarsi..."
(Paulo Coelho)


 
 
 
 
 
 
 
 
 
“La vita è un viaggio e chi viaggia vive due volte” diceva mille anni fa il matematico, astronomo, poeta e filosofo persiano Omar Khayyam, la frase adeguata per cominciare questo viaggio oltreoceano, alla volta di una nuova avventura, che mi porterà in uno squarcio di mondo differente, in cui imparare qualcosa che ancora non so.
 
 
Il cursore sul laptop lampeggia, in attesa che nuove parole s'aggiungano per incorniciare l'incipit del tragitto aereo che mi porterà a Boston, capoluogo della contea di Suffolk e capitale del Commonwealth del Massachusetts. Trascorrerò lì l'ultima settimana d'ottobre, a detta della guida cartacea che giace accanto al computer portatile, è il periodo ideale per godersi il paesaggio che si prepara ad assopirsi nel lungo e gelido abbraccio invernale.
Dalle cuffiette attaccate al portatile, Ross Copperman è la colonna sonora di un cammino che non conosco, costellato di visi nuovi, storie diverse, paesaggi che amerò: è difficile non innamorarsi del mondo.

 
"One look and I can’t catch my breath
Two souls into one flesh
When you’re not next to me
I’m incomplete

'Cause I’m on fire like a thousand suns
I couldn’t put it out even if I wanted to
These flames tonight
Look into my eyes and say you want me, too
Like I want you"
 
 
Dopo non so quanti anni, ho il cuore in pace, il passato nei bagagli pesa meno, la rabbia è una sfumatura che ha smesso di ombreggiare l'anima, riesco a respirare senza avvertire più dolore. Quando sei lontano da tanto, l'odio non disturba più, i ricordi brutti scolorano, le lacrime si asciugano e riesci a sorridere... sorridere davvero, non per celare il tormento, ma perché assapori la vita fino in fondo.
Tutti abbiamo sofferto, vero, anche se crediamo che il nostro dolore sia più profondo di quello degli altri, in realtà è così, perché ognuno soffre a suo modo, così come, a suo modo, ne esce. Chi forte come una roccia indistruttibile, chi con cicatrici così radicate da esserne sfigurato per il resto dei suoi giorni, chi fragile come l'ultima foglia di un albero autunnale e, chi, incapace di nutrire altri sentimenti per chiunque.
Io non so come ne sono uscita, so per certo che ne sono uscita, ed è già un passo avanti.
 
 
Distolgo l'attenzione dal blog personale che ho iniziato a scrivere un anno fa, parla di me, di cosa provo, dei viaggi che ho intrapreso, specialmente quello interiore, di quel che mi è accaduto e dei tanti sogni che sto provando a realizzare. Poggio la testa allo schienale morbido e mi perdo nelle nuvole al di fuori dell'aereo.
Il sole sta per calare, da qui sopra sembra di poterlo quasi toccare, riscaldarsi con i raggi, giocare tra le nuvole soffici, volteggiare nel cielo terso e ceruleo, dipinto da un tramonto al sapore di cremisi, arancio ed indaco. Perché tornare con i piedi per terra, quando puoi stare ancora per un po' in paradiso?
 
 
"Oh, love, let me see inside your heart
All the cracks and broken parts
The shadows in the light
There’s no need to hide

'Cause I’m on fire like a thousand suns
I couldn’t put it out even if I wanted to
These flames tonight
Look into my eyes and say you want me, too
Like I want you"
 
 
È buffo, di come a volte basti una sola frazione di secondo, per mutare totalmente le sorti del destino. Un respiro, un battito di ciglio... uno sbadiglio, e le tessere del puzzle che formano la tua vita, semplicemente mutano, si mescolano, plasmano un nuovo disegno e tu ricominci daccapo ad assemblare tutti i tasselli per giungere al risultato finale.
Un singolo istante insignificante, che poi renderà importante il resto.
 
 
Soffoco uno sbadiglio più tenace degli altri, l'eccitazione per la partenza cede il posto alla stanchezza, ho dormito relativamente poco la scorsa notte, per paura di non sentire la sveglia e perdere l'aereo, adesso le ore perse mi gravano addosso come un macigno insostenibile. Sfilo gli occhiali da vista e stropiccio gli occhi gonfi, per poi stiracchiare le braccia, evitando di dare fastidio agli altri passeggeri, noto di sfuggita le due giovani hostess ferme accanto all'uomo che mi siede vicino.
Sorridono nemmeno avessero vinto alla lotteria, devono essersi sistemate i capelli e rifatte il trucco, perché non me le ricordo così ben agghindante al decollo.
 
 
Tolgo lesta una cuffietta, curiosa di ascoltare i loro discorsi, fingo di scrivere al computer.
 
 
<< Se ha bisogno di qualcosa, non deve che chiamarci. >>, cinguetta la bionda in inglese, sfiorandogli di proposito la spalla. Sta flirtando spudoratamente, non prova alcuna vergogna, neppure che ci siano altre persone ad assistere.
 
 
<< Siamo proprio lì in fondo. >>, continua l'altra, indicando un punto ben definito dell'aereo. Sono entrambe magre, alte, la divisa calza a pennello, sembra quasi che le abbiano pescate da una rivista di moda, per sfilare su una qualche passerella di un marchio prestigioso.
Quel tipo di donna che non riuscirò mai ad essere nemmeno se mi chiudessi per dieci anni in palestra ed iniziassi a mangiare solamente pollo bollito ed insalata. Neanche mi interessa esserlo comunque, sto bene nel mio corpo imperfetto e morbido.
 
 
<< Grazie. >>, risponde cortese l'uomo, assecondando la spropositata gentilezza e disponibilità offertagli. Non è mai maleducato, annoiato, stizzito, resta garbato. Ha una voce calda, molto maschile, con trame di velluto e zucchero.
 
 
Le due hostess si allontano civettuole, ancheggiano eccessivamente il fondoschiena, assomigliando a delle oche. Ridacchiano rumorosamente, fino a quando non spariscono dalla visuale.
 
 
Involontariamente lancio un'occhiata a colui che mi siede di fianco.
La prima cosa che mi colpisce è la folta barba, gli dona un'aria attraente, attribuendogli un aspetto più che piacente. Poi è la volta degli occhi, azzurri come il cielo che albeggia al mattino, non sono freddi, bensì dolci ed accoglienti; i capelli mantengono un taglio corto, di un castano caldo. I lineamenti mi sono familiari, devo averlo sicuramente visto altrove, prima di questo momento.
Il fisico è palestrato e, benché sia coperto da strati di tessuto, si può evincere che sia più nerboruto di quanto possa sembrare di primo acchito.
L'uomo si sente osservato e ricambia per nulla sorpreso dell'invadenza di una sconosciuta.
 
 
Colta sul fatto, abbasso in fretta lo sguardo sullo schermo luminoso del PC, arrossendo violentemente e maledicendomi in tutte le lingue del mondo.
Solo ora mi accorgo che ha un buon odore, una fragranza virile, sontuosa e raffinata, a base di agrumi, mandorle e fiori d'arancio, gli conferisce una sensualità estrema, accattivante ed impeccabile.
Avverto gli occhi su di me, sono sicura che stia scrutando il colore insolito dei miei capelli, la forma del viso, come sono vestita e cosa sto facendo.
 
 
<< Ciao. >>, dice ad un certo punto, decidendo di stabilire un contatto verbale, benché avessi chiaramente tirato un'immaginaria tenda tra noi due.
 
 
Batto più volte le palpebre, stupita che, dopo essere stato esplicitamente abbordato da due papabili Miss Mondo, abbia decretato di rivolgere la parola proprio alla sottoscritta, che, di Miss Mondo, non ha praticamente manco la residenza sulla terra. O magari vuole ammonire il mio comportamento indiscreto: ho il dubbio.
 
 
<< Ciao. >>, ripeto meravigliata e lo squadro meglio, sbiancando di netto.
 
 
Oh cazzo! È Capitan America, cioè Steve Rogers, cioè Chris Evans!
 
 
Chris Evans, è l'uomo che mi è accomodato vicino da quasi due ore e che ho praticamente snobbato fino a questo momento, totalmente persa nella bolla privata dei pensieri.
Un baleno dopo mi ricordo che, di tutti gli eroi della Marvel, è esattamente l'unico di cui non ho visto i film, perché non mi era particolarmente simpatico l'attore. Per di più, non ho mai visto una sola trasposizione cinematografica in cui Chris Evans abbia recitato, forse solo "I Fantastici Quattro" e lui non mi era piaciuto per nulla.
Devo ancora capire se questo è un bene o un male.
 
 
"It’s like a hunger in me
Yeah, it’s never ending
Yeah, I’ll burn for you (I’ll burn for you)
It’s like a hunger in me
Yeah, it’s never ending
Yeah, I’ll burn for you (I’ll burn for you)"
 
 
Ha una mimica rilassata, sembra a suo agio tra persone sconosciute, come se fosse abituato a trascorrere il tempo con estranei, esperto ad intrattenere conversazioni di circostanza e a rallegrare il pubblico in visibilio per lui. Però io non sono niente di tutto questo e, soprattutto, non ho iniziato io a parlare.
<< Prima volta su un aereo? >>, chiede disinvolto, nemmeno fossimo grandi amici di vecchia data. Un tenero tentativo di rompere il ghiaccio.
Per la prima volta provo fatica a guardare qualcuno negli occhi. Eppure ho già avuto a che fare con persone dalle iridi cristalline, allora perché deve essere diverso stavolta? Okay, sì, è una persona famosa, il battito frenetico del cuore continua a rammentarmelo, però oltre ciò, è tutto normale, no?
 
 
Scuoto le spalle, traggo un profondo respiro, ritrovando un briciolo di autocontrollo.
<< No, questa è la quarta volta. La prima in America. >>, anticipo la prossima domanda.
 
 
<< Oh sì, hai un accento diverso, di dove sei? Regno Unito? >>, ipotizza, convinto di aver indovinato.
 
 
Scuoto la testa, sorridendo.
<< Italia. >>, rendo noto. << Però ho vissuto a Londra per un anno. >>. In Erasmus per la scuola, la prima esperienza fuori casa, da lì è partita la voglia di viaggiare e conoscere il mondo.
 
 
<< Italia? >>, ripete stupefatto, sciogliendosi in un sorriso aperto. Mette in mostra una chiostra di denti dritti e bianchissimi. << Non sembri la tipica ragazza italiana. In realtà hai ben poco di tipico. >>, afferma, non è un'offesa, suona più come un elogio.
 
 
Increspo le sopracciglia, preferisco accertarmene.
<< Lo prendo come un complimento. >>, rispondo incerta.
 
 
<< Oddio sì, lo era. >>. Si agita appena, per via del malinteso e mi sfiora involontariamente il braccio. << Era un complimento. >>.
 
 
Vorrei evitare comportamenti del tipo "oh mamma mia, Chris Evans mi ha appena toccata!", infatti riesco a mantenere una certa dignità umana, dentro di me però un coro di cherubini paffutelli e biondi, stanno cantando "Hallelujah" tutti insieme.
 
 
<< Grazie. >>. Un attore di fama mondiale mi ha appena fatto un complimento, insomma, fa un bell'effetto.
 
 
Passa la lingua sulle labbra, umettandole, in quello che è il gesto più semplice e al contempo più eccitante mai visto: sta pensando a qualcosa di preciso. Poi porge la mano aperta.
 
 
"I’m on fire like a thousand suns
I couldn’t put it out even if I wanted to
These flames tonight
Look into my eyes and say you want me, too
Like I want you
I got a hunger in me
I got a hunger in me"
 
 
 
<< Chris. >>.
 
 
Ricambio la stretta, che si presenta più energica di quanto mi aspettassi.
<< Andria. >>.
 
 
<< Andria. >>, scandisce accuratamente, per assimilare bene il nome. La lingua si curva sensualmente sui denti, assapora le consonanti, mentre le vocali restano sospese sul palato. << Mi piace. Ha un significato particolare? >>. 
 
 
<< È il posto dove sono nata. La mia famiglia era in vacanza lì, ed io sono arrivata un mese prima del tempo: un modo originale di ricordarsi della mia frenetica nascita. >>. La sto esponendo meglio di quanto in realtà sia, perché avere come nome il luogo dove mia madre ha partorito, è talmente da pazzi, che temo possa liquidarmi con due parole e addio.
In verità non so dove stia conducendo questa banale chiacchierata e se voglio che finisca, oppure no.  Non sono una fan sfegatata, però fino a quel mattino, per me, Chris Evans, era solo un attore visto solo sullo schermo del cinema e per lui non esistevo nemmeno.
Mentre adesso i nostri mondi si sono incontrati e, per ora, stiamo camminando sulla stessa strada, è qualcosa di sensazionale, anche se attualmente non me ne rendo conto.
 
 
Si accomoda meglio sul sedile, il corpo è rivolto verso di me, ha intenzione di prolungare la conversazione.
<< Viaggio di lavoro o di piacere? >>.  Puntella il gomito sul bracciolo rigido, ed abbandona il viso nel palmo della mano. Sembra attratto da non so cosa, scruta minuziosamente il mio volto, soffermandosi spesso sulle labbra dischiuse.
 
 
<< Viaggio per ritrovare me stessa. >>, la semplifico. C'è molto di più, viaggio perché non voglio mettere radici, perché voglio essere libera dalle catene umane, viaggio perché voglio conoscere il mondo e così conoscere me stessa. Viaggio, perché scappo da tutto ciò che, comunque, continuo a trascinarmi dietro. Non provo più lo stesso dolore, però sono spezzata a metà e non riesco più a riaggiustarmi.
 
 
Ridacchia divertito, non per prendermi in giro.
<< Ritrovare te stessa? >>, ribadisce affascinato. << Ho sempre trovato buffo questo modo di dire. Come hai fatto a perderti? Sei così giovane, quanti anni hai? Venti? >>. Vuole davvero sapere quanto in basso è caduta la mia vita.
 
 
<< In realtà ventisette. L'età non conta, ci si può perdere in qualsiasi momento e in qualunque età. >>.
 
 
Accosta troppo vicino il volto, il respiro profuma di menta, ha le ciglia molto lunghe, poche rughe d'espressione, gli occhi perforano in profondità. Sono come miele tossico che si attaccano all'anima.
<< E tu come ti sei persa? >>.
 
 
Cerco di indorare la pillola, non ho voglia di essere compatita, fingermi una vittima o una povera martire. Trovo fastidiose le persone che si comportano così per avere dei vantaggi in cambio.
<< Mi sono persa negli altri. >>, spiego sincera a cuore aperto, nella mente a rallentatore viene proiettato il film della mia esistenza. Non ho mai parlato a nessuno di questo, perfino con mia madre è sorto un invalicabile muro di silenzio. << Ogni pezzo di me è rimasto impigliato in chi è stato davvero importante, nei "ti voglio bene" non detti, nelle lacrime versate, in chi ho perso per sempre, nel forte orgoglio che ostento. Mi sono talmente disseminata lungo la strada, che adesso non so più chi sono, ecco perché ho bisogno di ritrovarmi. >>.
 
 
Senza parole, ascolta ogni frase, alla fine ha l'espressione sbalordita.   
<< Wow. >>, pronuncia solamente, scosso dal chiarimento, incapace di formulare qualcosa di senso compiuto. << Non l'avevo mai vista sotto questi termini. >>.
 
 
 
<< Accade a tutti, presumo. >>. Non sarò né la prima e né l'ultima. Chi può dire di essere assolutamente felice a questo mondo? Nessuno.
 
 
<< Solo se si è circondati da persone sbagliate. >>.
 
 
Sorrido amara, poi rido appena.
<< Ho una vasta collezione di persone sbagliate, momenti sbagliati... io stessa sono sbagliata. >>. Non è autocommiserazione, è la realtà oggettiva dei fatti.
 
 
Schiocca la lingua al palato, in disaccordo.
<< Quando incontri persone sbagliate, non sei tu ad essere sbagliata, ma loro. Devi solo cercare delle persone giuste per te, così non ti sentirai più sbagliata. >>. Indica un punto indefinito al di fuori dell'aereo. << Ci saranno tante persone giuste che ti attendono in qualche parte, tu non smetterle di cercarle. >>.
 
 
Tiro la bocca da un lato, è piacevole sentirsi dire determinate cose. E non è più speciale perché è una persona famosa, ma perché, se il frangente fosse diverso, lui potrebbe essere una persona giusta.
<< Non smetto. >>.
 
 
Sorride in modo diverso, come ci fossimo appena fatti una promessa non detta, siglata solo da sguardi intimi e parole di miele.
<< Ti fermerai a Boston, oppure hai altri piani? >>.
 
 
<< Boston per una settimana, poi Italia e tornerò per il capodanno a New York. >>.
 
 
<< Oh sì, ho sentito dire che il capodanno a New York è davvero fantastico. >>, scherza ilare. Immagino che ci sia stato più di qualche volta, con metaforici posti in prima fila. << Se baci qualcuno a mezzanotte esatta del trentuno dicembre, sarà la persona che poi sposerai. >>.
 
 
Inarco le sopracciglia, allettata dalla storia.
<< Davvero? >>.
 
 
<< Così dicono. Tante persone l'hanno verificato e poi si sono sposate per davvero. >>.
 
 
<< Allora starò attenta a non baciare nessuno. >>. Il matrimonio è proprio l'ultima cosa a cui aspiro.
 
 
Sembra falsamente sconvolto da quel che ho confessato.
<< Sul serio? >>.
 
 
<< Sul serio. >>.
 
 
<< Beh, sarebbe abbastanza difficile baciare qualcuno per sbaglio, a meno che tu non voglia sbagliare consapevolmente... >>, commenta tra se e se, per poi aggiungere: <<... sei la prima che incontro che non ha come obiettivo finale il matrimonio. >>.
Non so che tipo di donne frequenti lui, magari che aspirano ad accaparrarsi uno scapolo d'oro come Chris Evans, per via della fama e dei soldi, cose che a me non interessano minimamente.
 
 
<< Il mio obiettivo finale è essere felice, trovo sbagliato basare la felicità sul matrimonio o sulle persone o sulle cose. Per essere felice devo partire da me, altrimenti il mio umore dipenderà sempre dagli altri, ed è questo che cerco di evitare. >>. Alzo gli occhi fino ai suoi brillanti. << Devo essere già felice prima di sposarmi, non deve essere il matrimonio a farlo. Tutto cambia nella vita, e se il matrimonio finisce? Finisce anche la mia felicità? Investo su di me, poi sugli altri. >>.
 
 
Piega la bocca in una smorfia buffa.
<< Uhm, bel proposito, lo condivido. Bisognerebbe mettersi accanto qualcuno solo quando si è pronti. >>.
 
 
<< E non per non sentirsi soli. L'amore dovrebbe arricchire, non colmare... l'amore non salva, non guarisce, non fa miracoli. Non si può sperare che un bel giorno, arrivi qualcuno e ti cambi la vita. Se vuoi cambiare la vita, devi rimboccarti le maniche e cambiare la tua vita. È per questo che non voglio sposarmi. >>.  
 
 
La canzone trasmessa dagli auricolari è cessata da un bel pezzo, quindi la faccio ripartire daccapo e la musica regala un'atmosfera differente all'intero contesto.
 
 
<< Perché, non sei felice con te stessa? >>.
 
 
<< Ci sto lavorando. >>, taglio corto. Per ora ho ritrovato un briciolo di pace, per la felicità la strada è ancora lunga ed irta di ostacoli.
 
 
Il sorriso prende un sfumatura dissimile, sembra che, per ogni minuto che trascorra, entrambe ci addentriamo in una profondità impensabile, iniziata con un naturale "ciao" e che terminerà con uno spiacevole "addio".
<< Cosa pensi di trovare a Boston? >>.
 
 
Scuoto le spalle, non mi sono mai posta una domanda simile nei miei viaggi. Mi sono sempre limitata a scegliere dove rifugiarmi, fare i bagagli e poi partire. Non sono mai stata la stessa persona al ritorno a casa.
<< Niente. Il segreto è non aspettarsi niente, ma trovare tutto. Se facessi progetti, quelli non andrebbero mai in porto, quindi vivo alla giornata e prendo quello che viene. >>.
 
 
Mi ascolta come uno scolaro attento segue una lezione avvincente, di cui non vuole perdersi neanche un respiro.
<< Posso esprimere un'opinione? L'opinione di un perfetto sconosciuto, con cui stai condividendo questo viaggio. >>. Ridacchia, ha una risata contagiosa, mi ritrovo a sorridere a mia volta.
 
 
<< Certo. >>.
 
 
<< Secondo me sei già felice e non lo sai. La felicità non è quello che tutti credono o si affannano a raggiungere, non è essere raggianti, sempre allegri e tutte queste belle cose. Sinceramente la felicità è più semplice, magari, un giorno, lontano nel tempo, distratta dai tuoi viaggi, d'improvviso ripenserai ad oggi e capirai di essere stata felice: felice davvero. Però eri distratta a cercare quel che già hai e che non ti rendi conto di avere. >>, illustra e trovo un gran senso logico. << La felicità o il dolore dipenderanno sempre da qualcuno, che tu lo voglia o no. Che sia una persona sbagliata che ti fa soffrire, un luogo che ti regala pace, un bel tramonto estivo, una chiacchierata con uno sconosciuto... l'amore. >>.
 
 
Riconosco che abbia ragione, che la sua sia solo un'altra sfumatura della verità, una delle tante. Mi piace ascoltarlo parlare, la voce ha il potere naturale di placare le mie tempeste.
 
 
<< Se un giorno tu avessi una famiglia, la tua felicità sarebbero loro e non puoi negarlo. Non sbagli quando dici che bisogna avere qualcuno accanto che non sia per paura di restare soli, ma se c'è amore, non è poi tanto sbagliato che sia qualcuno a renderti felice. Da soli si sta indubbiamente bene, ma in due si sta meglio. >>.
 
 
<< Non ci si salva da soli, dunque. >>, commento perplessa. Viaggiare è anche questo, confrontarsi con altre realtà, all'infuori della propria, così da arricchirsi interiormente.
 
 
<< Non ci si salva da soli. >>, afferma. << Dovresti provare. >>.
 
 
Mordo il labbro inferiore. Con uno come Chris Evans, ci proverei eccome, solo che sono una codarda nata e quindi lascerò che l'occasione mi sfugga di mano.
Non sono alla sua altezza, ne sono perfettamente cosciente, per questo mi limito a chiacchierare e basta. Chi si metterebbe mai con una ragazza dai capelli viola, tanti tatuaggi, l'entusiasmo contagioso di un cadavere e la vitalità di un cactus nel deserto.
 
 
<< Devo solo trovare la persona giusta. >>. Un modo come un altro per evitare di palesare che non riesco ad innamorarmi e che non voglio qualcuno per colmare la solitudine, voglio qualcuno da amare così tanto, da non riuscire a respirare. D'altra parte nessuno si è mai innamorato di me e quindi l'occasione di essere felice grazie ad un uomo, non l'ho mai sperimentata.
 
 
Giocherella con la cuffietta abbandonata sulla mia spalla.
<< Potrebbe essere più vicina di quanto pensi, magari è su questo aereo o ti aspetterà a Boston. >>. Blocca la cuffietta tra il pollice e l'indice. << Posso? >>.  
 
 
<< Certamente. >>.
 
 
Si approssima maggiormente, la bocca dista praticamente dieci centimetri dalla mia, non accenna a smettere di fissarmi intensamente. Il cuore martella frenetico, deglutisco appena, la saliva azzerata, la testa piena di ovatta, sono più confusa che mai.
 
 
"One look and I can’t catch my breath
Two souls into one flesh
When you’re not next to me
I’m incomplete
'Cause I’m on fire like a thousand suns
I couldn’t put it out even if I wanted to
These flames tonight
Look into my eyes and say you want me, too
Like I want you"
 
 
Sono in una posizione scomodissima, non muovo un muscolo, il cervello è affollato da "Oddio, ma perché mi guarda così?" e da "Come ho fatto a non accorgermi prima di quanto caspita sia bello?", per poi aggiungersi folli castronerie del tipo "Okay, ora mi bacia, ora lo fa e poi muoio.".  
 
 
<< Stai arrossendo. >>, sogghigna, divertito dalla mia faccia paonazza. Non riesco a respirare. << Perché? Ti imbarazzo? >>.
Sono pallida cadaverica, se arrossisco si nota immediatamente. Rido come una povera stupida, gratto impacciata il collo ed assemblo alla svelta una risposta, che non sia "perché sei così bello da farmi sentire un sacco della pattumiera".
 
 
<< N-niente... è che è strano. >>. Potevo sforzarmi un po' di più.
 
 
<< Cosa è strano? >>.  Credo che si stia un tantino divertendo a mettermi in difficoltà.
 
 
<< Questo. >>, intendo il frangente, lui un attore famoso che ascolta musica sentimentale con me. Cioè, con me? Io che non ho mai avuto una botta di fortuna, neanche se ci andavo a sbattere addosso.
 
 
Inumidisce le labbra morbide e rossicce.
<< E come ti fa sentire tutto questo? >>.
 
 
Batto le palpebre, ci penso su bene, ispeziono minuziosamente le emozioni che si dimenano convulse e giungo in fretta all'unica risposta autentica.
<< Felice. >>.
 
 
Gli occhi sono un riflesso di gioia pura, la contentezza gli coinvolge il viso per intero.
 
 
<< Vedi? C'è qualcuno che ti può rendere felice, non ci sono solo persone sbagliate. >>.
 
 
<< Hai ragione. >>. Gli avrei dato ragione anche se adesso avesse affermato che gli asini volano e che gli unicorni esistono.
 
 
"Oh, love, let me see inside your heart
All the cracks and broken parts
The shadows in the light
There’s no need to hide
'Cause I’m on fire like a thousand suns
I couldn’t put it out even if I wanted to
These flames tonight
Look into my eyes and say you want me, too
Like I want you"
 
 
<< Che piani hai per Boston? >>, chiede nuovamente. << Intendo saranno sette giorni che vuoi trascorrere completamente da sola, oppure è possibile qualche interferenza esterna? >>.
 
 
Se la smettessi di ridere da decerebrata, sarebbe molto meglio.
<< Che tipo di interferenza? >>, interrogo, ed ho lo stesso tono svenevole delle hostess di poc'anzi. Adesso sono solidale con loro, è impossibile fare altrimenti.
 
 
<< Uhm, tipo... >>, finge di rifletterci. << ... tipo me. >>.
 
 
Faccio spallucce, sono del tutto spaesata, sono salita su questo aereo per godermi una nuova avventura, scrivere sul mio blog personale e trovare un altro pezzo di me, invece si sta ribaltando l'universo intero.
<< Che significa? >>.
 
 
<< Significa che ti mostro Boston, una passeggiata, un caffè, chiacchieriamo ancora, facciamo altre cose normali come adesso e mi permetti di conoscerti. >>.
 
 
Corrugo le sopracciglia, davvero sconvolta dalla richiesta inaspettata. Sono incredula, davvero molto. Copro la bocca, che ha fisso un sorriso perpetuo da cretina patentata.
<< Perché? Perché io? Cioè, ci sono tante altre qui sopra, perché proprio io? >>.
 
 
<< Perché non sei tu, ma sono io. >>.
 
 
Non credo di aver ben capito, forse è un modo di dire in uno slang americano, che non mi è chiaro.
<< In che senso? >>.
 
 
<< Non mi hai "abbordato" tu, lo sto facendo io. Ecco perché. >>.
 
 
Divento ancora più rossa di prima.  
<< Mi stai abbordando? >>. Come può un attore, abituato a donne bellissime, "abbordare" una ragazza struccata, con i capelli dallo strano colore acconciati alla meno peggio, non propriamente bella e vestita male per giunta?
 
 
Mi lancia un'occhiata stramba, acciglia la fronte.
<< Non te ne eri accorta? Ho proprio una tecnica che fa schifo, allora! Che pensavi stessi facendo, passare il tempo? >>. 
 
 
Annuisco, vergognandomene.
<< In un certo senso. >>.
 
 
Scoppia in una fragorosa risata che giunge fino alle hostess, che ci osservano. Mi guadagno di volata un'occhiata furiosa da entrambe, per aver minato i loro piani.
<< Se avessi voluto ingannare il tempo, avrei letto un libro, ascoltato della musica, magari mi sarei addormentato. >>.
 
 
Schiarisco appena la gola.
<< Io, però, non sono come loro. >>, sussurro appena, per non essere udita da orecchie indiscrete, indicando le hostess. Non ho di certo quel fisico perfetto, la bellezza che non passa inosservata, i capelli perfetti e il trucco impeccabile.
 
 
Guarda a sua volta le due donne, che adesso stanno servendo alcuni passeggeri.
 
"It’s like a hunger in me
Yeah, it’s never ending
Yeah, I’ll burn for you (I’ll burn for you)
It’s like a hunger in me
Yeah, it’s never ending
Yeah, I’ll burn for you (I’ll burn for you)"
 
 
<< Me lo prometti? >>.
 
 
Annego in quelle lande azzurre, che mi divorano, mormorano, accarezzano, esplorano. È difficile non farsi stregare.
<< Lo prometto. >>.
  
 
 
"I’m on fire like a thousand suns
I couldn’t put it out even if I wanted to
These flames tonight
Look into my eyes and say you want me, too
Like I want you
I got a hunger in me
I got a hunger in me"










 
Note: 
E' da qualche settimana che sto scrivendo questa storia. 
Tutto è iniziato da un'idea che ho accantonato dopo aver buttato giù i primi 5 capitoli, perché mi sembrava banale, senza trama ed ha smesso di darmi lo stimolo giusto. 
Poi, una sera ho ripreso a scriverla e la trama è venuta da sola, intrecciandosi ed evolvendosi capitolo per capitolo, alla fine ho deciso di provare a pubblicarla, anche se è ancora senza nessuna pretesa. 

Mi sono portata avanti con i capitoli, ne pubblicherò uno al mese, fino a quando accellererò la pubblicazione, una volta terminata. 

La canzone all'interno del capitolo è Hunger di Ross Copperman.


Strutturo il testo in questo modo per facilitare la lettura. 
 
Non accetto insulti, commenti idioti, critiche gratuite senza un vero motivo logico. Non verranno accettate nemmeno le critiche pesanti, con i "non ti offendere", sperando che io non mi offenda.Verranno segnalate al sito e poi cancellate. Se non vi piace, nessuno vi obbliga a leggere e soprattutto a commentare.


La storia può presentare errori ortografici, dato che preferisco non sottoporre le mie storie a nessuna Beta. 


Un abbraccio.
DarkYuna.  

 

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Capitolo 2
*** 2. ***


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2.








 
L'autunno a Boston è un periodo dell'anno a dir poco magico, l'intera regione ne celebra il suo arrivo.
Il paesaggio fresco è una tavolozza che s'incastra nella meraviglia del fogliame dai colori autunnali. Le chiome degli alberi iniziano a cadere, dando vita ad un avvolgente spettacolo d'arancio, amaranto e verde scuro. Nella città le persone ed i turisti si uniscono negli eventi stagionali, le sagre agricole, i festival che inneggiano alla zucca ed ai misteri della stregoneria: siamo nella settimana di Halloween. Nell'aria c'è odore di sidro, muffin ai mirtilli e cioccolata calda.
 
 
Solo ora posso capire che l'autunno non è semplicemente una stagione, l'autunno è uno stato d'animo.
 
 
Sono comodamente seduta su una panchina del Charles River Esplanade Park, scruto il paesaggio degno di una fiaba, la vista del fiume che separa Cambridge da Boston è mozzafiato. Ci sono molte persone attorno a me, la maggior parte è qui per fare jogging, ma ci sono anche molte coppie innamorate e famiglie felici.
La concentrazione si ammassa su quest'ultime, mi ricordano quel che non ho mai avuto e che ho sempre cercato disperatamente. Da bambina non ricordo di essere mai stata veramente felice, i miei genitori litigavano sempre, mio fratello ed io vivevamo su due pianeti differenti. Nessuno di noi era adatto per una famiglia, i miei genitori non erano bravi a svolgere il loro compito e noi figli non svolgevamo il nostro.
In fin dei conti era inevitabile che, dopo la morte di mio padre, ognuno di noi prendesse una strada differente, ben lontano gli uni dagli altri. Non posso dire che non mi manchino, ma nemmeno che io soffri di nostalgia.
A forza di viaggiare, li vedo relativamente poco, specialmente dopo che mia madre si è risposata e trasferita a Berlino. E mio fratello ha iniziato un'attività lavorativa in Spagna. Non li sento da quasi due mesi e d'altronde, nemmeno loro hanno mai chiamato.
 
 
L'assenza è divenuta una realtà quotidiana, così come la solitudine.
Forse, alla fine, presto o tardi, anche io avrei lasciato l'Italia e messo radici altrove, magari qui.
 
 
Scatto qualche foto per il blog, è da ieri che non lo aggiorno e vorrei buttare giù un paio di righe entro sera. Un ricordo più vivo degli altri, mi obbliga a fermarmi con il cellulare in mano, un paio di occhi azzurri come il cielo mi esaminano, intanto che una canzone dolce ci tiene compagnia.
 
 
Chris Evans mi ha dato il suo numero personale, strappandomi l'impegno di richiamarlo, prima che la mia settimana da turista giunga al termine. Per dirci cosa, poi? Per fare cosa?
Oggi sono tornata con i piedi per terra, un attore di quel calibro che vuole intrattenersi con la sottoscritta, non porterebbe a nulla di buono, per entrambi. Conserverò gelosamente la memoria di questo viaggio e non dirò a nessuno chi ho incontrato e quanto vicina la Dea bendata stavolta sia passata.
 
 
Riprendo a scattare qualche foto, quando un bel cane vivace, bianco e marrone, dal collare rosso mi corre in contro festoso. Abbaia gioioso, trotterellandomi attorno, e dandomi colpetti con il muso di tanto in tanto per richiamare la mia attenzione.
 
 
<< E tu chi sei? >>, domando stucchevole, abbassandomi per accarezzare il cane che, per tutta risposta mi lecca in pieno viso e cerca altre coccole. << Un tipo molto affettuoso. >>, tiro le somme, ripulendomi la faccia dalla saliva.
 
 
<< Tu piaci davvero a tutti. >>, giudica briosa, una virile voce maschile, che conosco bene.
Di fianco a me è ferma una persona che, fino al giorno prima, è riuscita a farmi dimenticare di ogni dolore, regalandomi delle ore che avevo appena deciso di custodire nell'anima.
Chris Evans è qui e, se questa non è una meravigliosa coincidenza dettata dal destino, allora non so proprio quale possa essere.
Indossa un berretto nero, con sopra un logo dorato. Occhiali da sole, una felpa extralarge blu scuro, pantaloni di tuta grigi e scarpe da ginnastica scure. Tra le mani un guinzaglio.
Riesce ad essere affascinante, anche con vestiari del tutto comuni, usati per passare inosservata.
 
 
Il cane lancia le zampe sulle mie spalle, impaziente che mi occupi solo di lui, mette in pericolo il mio equilibrio.
 
 
<< Ciao. >>, mormoro sbalordita di essere riuscita nuovamente ad incontrare una persona famosa in meno di due giorni. Ventisette anni di sfighe, interrotte da nemmeno quarantotto ore di fortuna sfacciata.
 
 
<< Ciao Andria. >>, saluta lieto, pronunciando il mio nome con un sorriso davvero allegro che scalda il cuore.
 
 
<< È tuo? >>.
 
 
<< Basta Dodger, finirai per farla cadere. >>, ammonisce bonariamente l'animale eccessivamente affettuoso.
 
 
Il cane a malincuore tira giù le zampe, restando però pronto a ricominciare.
 
 
<< È davvero un bel cane. >>. Chris Evans è proprio un tipo da cani, aperto, radioso, dinamico, allegro, sempre con il sorriso sulle labbra. Sembra una persona in grado di dare amicizia sin da subito.
 
 
Si toglie gli occhiali da sole, così per potermi guardare meglio e in quelle iridi celesti, mi s'impiglia l'anima.
<< Allora, com'è stato il tuo risveglio a Boston? >>, domanda, per rompere di nuovo il ghiaccio, stropicciandosi il naso. Deve ricominciare daccapo, però io non voglio recitare questa parte, quindi, se lui ha fatto il primo passo, il secondo spetta a me. E sogno di farlo questo passo.
 
 
Scruto velocemente il paesaggio, sorrido sincera.
<< Magico. Ho scelto il periodo giusto: l'autunno è fantastico. >>.
 
 
<< La festa delle streghe. >>, replica, riferendosi alle zucche di Halloween che addobbano le strade della città.
 
 
<< La mia festa. >>, aggiungo ridendo.
 
 
Lui mi punta con il dito, stando al gioco.
<< Oh sì, vero: tu un po' streghetta lo sei, altrimenti non si spiegherebbe il perché piaci a tutti. >>. Il cane abbaia di rimando, come se fosse d'accordo con il suo padrone.
 
 
In realtà non me lo spiego neanche io, di solito sono antipatica a prima vista e la reazione resta anche quando mi si conosce meglio, qui, invece, sto ottenendo l'esatto opposto.
<< Sto semplicemente incontrando le persone giuste, come mi ha consigliato qualcuno. >>.
 
 
Chris rivolge nuovamente uno sguardo intenso, come se avessi appena detto qualcosa che gli piace smisuratamente, però non lo dice.
<< Hai... hai già fatto colazione? >>.
 
 
Scuoto la testa, adesso non abbasso gli occhi, ci incontriamo in un silenzio carico di emozioni che ancora non comprendo, sbocciano come un giardino di rose rosse.
<< No. >>.
 
 
<< C'è uno Starbucks qui vicino, ti va di unirti a noi? >>. Non mi chiede chiaramente di fare colazione con lui, sembra quasi imbarazzato, e, non sono sicura che non stia arrossendo.
 
 
<< A te e a questo magnifico cagnolone? >>, domando, riprendendo a coccolare l'animale, che risponde immediatamente alle mie carezze. << Sì, certo che sì. >>.
 
 
Chris assicura il guinzaglio al cane, per impedirgli di scappare nuovamente, mi fa strada attraverso il parco, chiacchierando naturalmente, così come è accaduto in aereo.
<< Ti abbiamo disturbato? >>, chiede ad un certo punto, mentre mi domando cosa lo spinga a voler trascorrere il suo tempo con me.
 
 
<< Per nulla, stavo facendo le foto per il blog. >>.
 
 
<< Che blog? Tipo un blog di viaggi? >>.
 
 
<< Più un blog personale, una sorta di finestra sulla mia vita. >>, espongo, però ora che ne parlo, suona come un'idea ridicola. << So di non essere una persona famosa e che non è questo granché interessante la vita di una ragazza qualsiasi... >>.
 
 
<< Mi piacerebbe leggerlo. >>, interrompe sincero. << Sono certo che imparerei qualcosa di speciale da te. >>.
 
 
Resto sbalordita dalle dichiarazioni che sostiene.
<< Di noioso. >>, lo correggo.
 
 
<< Di magico. >>, insiste. << Da una streghetta si imparano tante cose incredibili. >>. Tira la bocca di lato, in un sorriso sghembo che manda in tilt tutte le funzioni vitali.  << Hai vissuto veramente i posti dove sei stata, lo vedo da come guardi la città, non con gli occhi, con il cuore. >>.
 
 
<< Non ho ben chiara l'idea che ti sei fatto di me. >>.
 
 
<< Nessuna a dire la verità, però fai esattamente quello che spero che tu faccia. >>.
 
 
<< Che speri? >>.
 
 
Annuisce, fissa un punto indefinito davanti a sé, poi, quando le persone iniziano a notarlo, indossa nuovamente gli occhiali da sole.
<< Hai letto i giornali, oggi? >>.
 
 
Aggrotto la fronte, totalmente spaesata.
<< No. >>, rispondo incerta. << C'era qualcosa di particolare? >>.
 
 
Scuota più volte la testa.
<< No: è questo il punto. Non c'è nulla. >>.
 
 
Credo di essermi persa qualche parte del discorso, perché quello che sta ribadendo non ha alcun senso logico.
<< Ci sarebbe dovuto essere qualcosa? >>.
 
 
<< Se fossi stata diversa da come mi sei apparsa sì. Invece non c'è nessuna notizia su qualche giornale scandalistico di una fortunata ragazza che ha incontrato un famoso attore su un aereo ed ha avuto il suo numero telefonico, dopo che, il suddetto attore ci ha provato con lei. >>.
 
 
Impiego relativamente poco a rimettere in ordine le tessere del puzzle, infine giungo alla conclusione più ovvia.
<< Era una prova? Mi hai messa alla prova? >>.
 
 
<< Effettivamente. >>, confessa serio.
 
 
<< Perché? >>.
 
 
<< Non lo sai, Andria? >>.
Non posso biasimarlo, chissà quante persone hanno tentato di fregarlo in passato, oramai cerca di preservarsi da chi vuole vivere nelle luce delle sua celebrità.
 
 
<< È fortuito il nostro incontro di stamane? >>.
 
 
<< Ho letto il nome del tuo albergo sull'opuscolo ch tenevi come segnalibro della tua guida, accanto al computer, ieri. Ho solo ipotizzato l'ovvietà di chiunque alloggi in quell'albergo, che viene in questo parco e sono passato, sperando d'incontrarti. >>.
 
 
Non so se essere sconvolta, oppure arrabbiata.
<< Anche il tuo cane faceva parte del tuo ipotizzare? >>.
 
 
Schiocca la lingua al palato, non mi guarda per tutto il lasso di tempo della confessione.
<< Lui no. Ti ho cercata per quasi tutto il parco, poi l'ho lasciato libero e lui ha trovato te. >>.
 
 
<< Mi hai cercata in quasi tutto il parco? Non riesco a capire cos'è che vuoi da me? >>. Ho il tono più stizzito di quanto sia in realtà. Prima mi mette alla prova, poi però perlustra un posto così grande, con la sola speranza che io abbia fatto ciò che lui credeva che facessi.
Insomma, la vicenda ha dell'anormale!
 
 
<< Questo. >>, replica genuinamente.  
 
 
<< Cosa? Passeggiare io, te e il tuo cane, per andare a fare colazione? È questo che intendi? >>.
 
 
Si ferma sul posto, così faccio ugualmente. Finalmente mi guarda.
<< Sì, è questo che intendo. E so che sei la persona giusta, perché posso fidarmi ciecamente di te. >>.
 
 
Scuoto la testa, incredula sulla piega presa dalla circostanza.
<< Ciecamente? Ti basta così poco per fidarti? Potrei essere una pazza serial killer, magari questa era tutta una tecnica per avvicinarti e poi farti a pezzi o peggio: violentarti! >>. Sinceramente è la cosa più sbagliata che potessi dire, anche la più stupida, poiché è a dir poco impossibile aver assemblato un simile piano, troppe incognite in ballo e casualità. Che poi per la mia stazza sarebbe assurdo abusare di un uomo con quei muscoli... a meno che non sia consenziente, ovvio. << Il fatto che non ti abbia venduto ai giornali, non significa che ti puoi fidare. >>, insisto, sperando di insabbiare la castroneria farfugliata poc'anzi.
 
 
Chris resta un momento interdetto, poi si apre in un sorriso e, come se non potesse farne a meno, scoppia in una fragorosa risata, getta la testa all'indietro e si porta una mano sul cuore.
Fatico a non lasciarmi coinvolgere.
 
 
<< Bene, dopo il danno, anche la beffa. >>, commento, falsamente offesa, incrociando le braccia. Dovrei essere perlomeno seccata, invece la collera è sfumata in fretta non appena l'ho visto ridere. << Beh, immagino che anche il numero fosse fasullo. >>, evinco sicura.  
 
 
Si riprende dall'eccesso di risa.
<< Non hai chiamato? >>. È ancor più stupito.
 
 
<< Dopo neanche ventiquattrore? Sarei sembra una stalker, non credi? >>.
 
 
<< Se non sei troppo arrabbiata, vorrei darti quello vero. >>.
 
 
Apro le braccia, poi le lascio andare lungo i fianchi.
<< Non sono arrabbiata, fondamentalmente non posso darti torto: il mondo è pieno di folli. >>. Parlo per esperienza. << Però davvero non dirmi che ti fidi, non sai nulla di me, potrei deluderti in qualsiasi momento: è una responsabilità troppo grossa. >>.
 
 
Inarca le sopracciglia, il sorriso si fa malizioso.
<< Allora andiamoci a conoscere, così evitiamo delusioni e responsabilità. >>.
 
 
Faccio per ricominciare a camminare, però mi blocca per un braccio.
<< Grazie. Grazie per non averlo fatto. >>.
Dietro quel semplice "grazie" si nasconde molto di più, la speranza di non trovare solo persone sbagliate, come le ho trovate io. La speranza di potersi fidare davvero, la speranza di avvicinarsi a qualcuno, senza pentirsene.
 
 
Traggo un profondo sospiro, sono vicina dallo sfociare sul melenso, riesco a frenarmi prima dell'inevitabile.
<< Pago io, però. >>.
 
 
<< Ah no, mai! Sei ospite nella mia città, pago io. >>. Si affianca a me, adattando il passo al mio. Il cane ci galoppa allegro davanti.
 
 
<< Sei di Boston? >>. Ecco perché è qui.
 
 
<< Nato e cresciuto. >>.
 
 
<< Insisto: offro io. >>.
 
 
<< Anche io insisto, non ammetto repliche. Devo anche farmi perdonare. >>.
 
 
<< Non sono arrabbiata. >>, chiarifico. Forse lo ero all'inizio, poi però non ce ne è stato più bisogno. << Non hai davvero nulla di cui farti perdonare, Chris. >>.
 
 
<< Perché non l'hai fatto? >>.
 
 
<< Cosa? Spiattellare ciò che è successo ieri ai giornalisti? >>.
 
 
Annuisce solamente, senza dire alcunché.
<< Beh, è semplice in realtà. Per prima cosa, perché, fondamentalmente sono una persona che non ama fare colpi bassi. Seconda cosa non mi piace che la mia privacy sia violata, non che ci sia poi tanto da nascondere, però è il mio spazio vitale e, almeno quello, vorrei che restasse tale. Terza cosa, perché le cose belle restano segrete, sempre. >>.
 
 
<< Sono stato una cosa bella? >>, ci tiene a sapere. È difficile mentirgli, specialmente quando usa quello sguardo in grado di spazzare via il mondo intero.
 
 
<< Lo sei ancora. >>, rettifico, con il cuore in gola. Non sono il tipo che dà voce ai propri sentimenti, ma nel corso della settimana posso calcare un po' la mano con me stessa. Sento che non avrò ulteriori chance e che, questa, seppur breve, è l'occasione che attendevo da tutta una vita.
 
 
Mantiene lo sguardo fisso nel mio.
<< Quarta cosa? >>.
 
 
<< Quarta cosa, se lo avessi fatto, non avrei conosciuto il tuo cane e mi sarei persa il meglio del meglio. >>, conduco il discorso su temi meno solenni, sono totalmente esposta e non mi sento del tutto a mio agio.
 
 
<< Quinta cosa? >>.
 
 
<< Nessun giornalista mi avrebbe creduto. >>.
 
 
<< Perché? >>.
 
 
Fletto entrambe lo sopracciglia, ho una mimica eloquente.
<< Beh, guardati. >>. Lo indico con un gesto della mano. << E guardami. >>. Faccio altrettanto verso di me. La perfezione, contro la schifezza, chi mai avrebbe preso sul serio la mia storia?
 
 
<< Ti guardo. >>, sussurra lui, il momento lieto è cessato bruscamente, un sapore diverso si espande in fretta, un sapore intenso, profondo, carico di significati reconditi. << Ti ho guardata bene ieri e ti guardo bene anche ora. Mentre tu ti sei accorta di me dopo un po', io ti ho guardato per tutto il tempo... i tre tatuaggi che hai sulle mani, il colore insolito dei tuoi capelli, la forma del viso, il calore degli occhi, come mordi le labbra quando sei nervosa. E continuo a guardarti, perché è questo che vorrei fare... almeno fin quando me lo permetterai. >>.
 
 
Divento più rossa delle foglie autunnali che ci circondano, più rossa del collare del cane, più rossa di qualsiasi cosa di colore rosso possa esistere nel raggio di dieci chilometri.  
<< Oddio. >>, balbetto a stenti, chiudendo le mani a mo' di preghiera, portandole alla bocca. << Tu non puoi... >>, farnetico illogica.
 
 
<< Finalmente una reazione normale, credevo sul serio di non farti nessun effetto. >>.
 
 
<< Sinceramente non puoi... dire... queste cose. E poi chi ti ha detto che non mi fai effetto? >>.
 
 
<< Beh, mi hai dato questa impressione ieri. >>.
 
 
<< Mica ti potevo assalire, come le due hostess? Non dovresti basarti su quel che sembra, almeno con me. Sono una brava attrice. >>, dico, poi capisco la comicità della frase.
 
 
<< Toh che caso, anche tu? >>. Ricomincia a ridere. << Allora su cosa dovrei basarmi? >>.
 
 
<< Su quel che dico, per esempio. >>.
 
 
<< E cosa dici, adesso? >>.
 
 
Alzo lo sguardo, siamo di fronte ad una palazzina che ricorda il quartier generale dei Ghostbuster, alla base della costruzione, c'è lo Starbucks. 
<< Che siamo arrivati. >>, rendo noto, per evitare di espormi ulteriormente. Ho già fatto anche più del dovuto.
 
 
L'interno del locale è mediamente affollato, nessuno fa davvero caso a noi, specialmente a Chris Evans, quindi ci accomodiamo tranquillamente in un angolo in fondo, adiacente alla finestra che si affaccia sulla strada. Lui da' le spalle al locale, evita di mostrare il viso a chiunque possa riconoscerlo.
Sono già stata in precedenza in uno Starbucks, ma mai con qualcuno, men che meno un uomo. Chris assicura il guinzaglio alla sedia, intanto che io do' un'occhiata al menù.
Leggo attentamente, osservando le immagini per evitare il mio solito malinteso di ordinare il caffelatte, anziché solo il latte. Opto per qualcosa che si addica alla stagione.
 
 
Toglie gli occhiali da sole e il berretto, poggiandoli sul tavolo e si  sistema i capelli con una veloce passata di mano.
Il cane si avvicina di nuovo a me e lo ripago con carezze a profusione, potrei andare avanti per tutto il giorno.
 
 
<< Hai un cane tuo? >>.
 
 
<< Purtroppo no, non ho oggettivamente il tempo, tra il lavoro e gli impegni in generale, finirei per trascurarlo e farlo soffrire e non è questo che voglio. Però ne vorrei uno, forse anche più di uno. >>.
 
 
<< Scriverai di questo sul tuo blog? >>. Si gingilla con i tovaglioli. << Hai detto che è più un diario personale e sui diari personali, si scrivono queste cose. >>.
 
 
<< È un blog pubblico, ha comunque un certo numero di persone che mi leggono... non voglio che si sappia. Si spargerebbe la voce, chiederebbero prove, vorrebbero sapere: non è la celebrità che voglio. >>.
 
 
Puntella entrambe i gomiti sul tavolo, non fa altro che ascoltarmi.
<< E cosa vuoi? Intendo davvero? >>.
 
 
Abbasso le palpebre sul tavolino pulito.
<< In realtà, vorrei mettere radici, sentirmi veramente parte di un posto, fermarmi. Creare qualcosa che possa chiamare casa, ma non nel senso di quattro mura, più delle persone che possano formare la mia casa, con magari un bel cane dentro. >>. Vedo attraverso i sogni che non ho mai confidato a nessuno. << C'è una cosa che desidero davvero sopra di ogni altra cosa, forse la troverai un po' stupida. >>.
 
 
Sorride ancora, sorride sereno, sorride a suo agio.
<< Dimmela ugualmente. >>.
 
 
<< È una fantasia che ho da quando sono piccola. Una stanza, piena di persone che si amano davvero, non rapporti di convenienza da cui ricavarne qualcosa, ma amore vero e totale. Decorazioni natalizie, un camino acceso, ed io che addobbo l'albero assieme a qualcuno di speciale. >>.
 
 
<< Una famiglia. >>, desume.
 
 
Ci penso per un momento, poi acconsento.
<< Sì, una famiglia. >>.
 
 
<< Credevo non volessi una famiglia, almeno è quello che ho capito ieri. >>.
 
 
<< La vorrò solo nel momento in cui sono sicura che è l'amore che mi spinge e null'altro. >>.
 
 
<< Sei più sensibile di quanto mostri. >>.
 
 
<< Non posso mostrarmi troppo sensibile, la gente la scambierebbe per debolezza e mi calpesterebbe. >>.
 
 
<< Ma io non voglio calpestarti. >>, assicura leale, adesso abbassa le braccia, le tiene aperte ai lati del tavolo, spinge il busto in avanti, come per rendere la conversazione ancor più privata.
Lo squadro bene, le fattezze gentili, la bocca dischiusa, le iridi nitide e serene, ed ho l'incontrollabile terrore che tutto ciò porterà ad una sola conclusione: un cuore spezzato. Il mio.
 
 
<< Tutto questo è sbagliato. >>, attesto ad un certo punto, quando sono più che certa che oltre alla semplice attrazione che può esistere tra due persone appena conosciute, c'è spazio anche per qualcosa di diverso, che di solito conduce ad un sentimento ben più radicato e difficile da estirpare.  
Dalla radio dello Starbucks, la stazione locale trasmette solo canzoni sdolcinate, come se già il contesto di per sé non fosse abbastanza sentimentale. Bryan Adams canta "When you love someone".

 
 
"When you love someone, you'll do anything
You'll do all the crazy things, that you can't explain
You'll shoot the moon, put out the sun
When you love someone"

 
 
<< Lo so. >>, ne è del tutto consapevole. << Ci sono almeno mille ragioni che rendono questo momento sbagliato e solamente uno che, invece, lo rende perfetto. >>.
 
 
<< Qual è l'unica ragione? >>.
 
 
<< Tu. >>, rende noto, con una semplicità disarmante. << In questo momento i raggi vivaci del sole filtrano dalla vetrata e rischiarano il tuo viso per intero. Illuminano la pelle tenue, le iridi che ricordano le castagne calde d'autunno, la bocca di fragola, i capelli sembrano un campo di lavanda in fiore. In te, in questo preciso istante, convivono in armonia l'inverno, l'autunno, l'estate e la primavera. >>.
 
 
Deglutisco più volte, incapace di emettere alcun suono e boccheggio sconvolta, un uragano si scaglia nell'anima e rimesta nel profondo. Ho dovuto attraversare il mondo intero, prima di trovare qualcuno che potesse vedermi nello stesso modo in cui Chris Evans, sta facendo ora.
Il mondo intero, mentre adesso il mondo intero ha smesso di girare e si è fermato al di fuori di questo locale stamane.
 
 
Provo a dire alcunché, ma qualsiasi cosa sarebbe il nulla in confronto a ciò che ho appena udito. Resto inerme, anche quando giunge la cameriera a prendere le nostre ordinazioni.
Faccio fatica ad articolare la frase, non smetto di guardarlo e lui, da attore competente, finge normalità per entrambe.  
 
 
<< Sto per dire qualcosa di talmente melenso, da vergognarmene per i prossimi dieci anni. >>, annuncio, consapevole che gli verrà il diabete a profusione.
 
 
L'ombra di un sorriso gli aleggia sulla bocca.
<< Dilla ugualmente. >>.
 
 
<< Ma dove sei stato per tutto questo tempo? >>.
 
 
Il sorriso si apre, ha la faccia di qualcuno che sta per dire una battuta divertente.
<< Un po' in giro. Credo che tu mi abbia incontrato più di qualche volta, solo che non ci hai badato più di tanto, fino a quando è accaduto che anche io ti ho incontrata e solo allora mi hai visto davvero. >>. Raddrizza le spalle, sono sul serio ben piazzate. << Sai, è buffo perché sia io che tu viaggiamo molto, eppure non può essere solo una fatalità quella di ieri. Eravamo sulla stessa coincidenza che portava a Boston, tu dall'Italia ed io da Edimburgo. >>.
 
 
<< Edimburgo? >>, ripeto, per poi aggiungere: <<... dimentica che l'abbia chiesto, davvero. >>.
 
 
<< Nessun problema, Andria. In realtà è un segreto e per contratto non dovrei parlarne, però... qualcosa mi dice che posso fidarmi. >>.
 
 
Scuoto la testa perentoria.
<< No, non fidarti. >>.
 
 
D'istinto allunga una mano attraverso il tavolo, per poggiarla sulla mia, ed io sono vicina dall'avere una crisi di non so cosa, però l'isterismo centra e anche il piangere potrebbe accadere.
 
 
"You'll deny the truth, believe a lie
There'll be times that you'll believe, you could really fly
But your lonely nights, have just begun
When you love someone"
 
 
<< Non mi deluderai, ne sono certo. >>, afferma, con un'occhiata capace di farmi liquefare in mezzo secondo. << Stiamo girando Avengers tre. >>. Poi toglie la mano ed il vuoto mi schiaccia.
 
 
Mi illumino, spalanco le palpebre e sorrido entusiasta.
<< Oddio davvero? Ma è favoloso, quando uscirà al cinema? >>. Ho seguito tutti i film della Marvel, tranne quelli dedicati a Capitan America, questo, però, è meglio che lo tenga per me, voglio evitare delle gaffe colossali.
 
 
<< Più o meno verso Aprile, se non ci saranno posticipazioni per problemi. >>. Indugia qualche secondo, neanche si aspettasse una reazione ovvia. << Non mi chiedi della trama? >>.
 
 
<< Oh no, no, no, no. Assolutamente no! Circolano abbastanza voci su chi morirà nei social network, non voglio rovinarmi ulteriormente la sorpresa, parlando direttamente con uno dei Supereroi che ne farà parte. >>.
 
 
Annuisce, ridendo di gusto.
<< Giusto, chi meglio di me può sapere del destino del mondo? >>.
 
 
<< Solo una domanda. Capitan America morirà? >>. Non dico "tu morirai?", come stavo per fare, perché non si può confondere la realtà con la finzione.
 
 
<< E se fosse? >>, sfida apertamente.
 
 
Torturo il labbro inferiore con i denti.
<< Allora non verrò a vederlo. >>, decreto risoluta.
 
 
Aggrotta la fronte, deliziato dalle reazioni disparate.
<< Perché? >>.
 
 
Schiarisco la voce, iniziando a chiarire imbarazzata.
<< Da bambina credevo fermamente che gli attori morissero per davvero nei film, io piangevo per giorni e ci stavo male. Poi mia madre mi spiegò che era tutta finzione, però una parte di me ha ancora quel brutto difetto... quindi non lo so... se nel film Capitan America morisse, sono certa che piangerei per dieci anni o giù di lì, specialmente dopo averti conosciuto. >>. Non mi sento una scema completa per aver appena confessato un comportamento pazzesco, anzi, è come se potesse comprendermi, senza giudicarmi.   
 
 
<< Capisco. >>. mormora più tra sé e sé, prendendo seriamente una confessione ottusa. << Allora facciamo così: andiamo a vederlo insieme. >>, propone e suona più come la promessa di continuare a frequentarci anche dopo che la mia settimana di vacanza a Boston, sia finita. Non ho la più pallida idea del come, ed illudermi è così sbagliato, che alla fine lo faccio: spero in un seguito tra di noi.
 
 
<< Cosa? >>, gonfio a dismisura la "o". << Dici sul serio? >>.
 
 
<< Andiamo alla première insieme, così eviterai di piangere, perché ti sussurrerò costantemente che sono lì con te. >>.
 
 
<< Aspetta. >>, blocco, riflettendoci con raziocino. << Ma la première non è dove ci saranno tutti gli artisti del cast, i giornalisti, i fotografi ed annessi e connessi? >>. Io in foto esco da schifo, e poi ricoprire il posto vacante accanto ad una star, significherebbe una sola cosa...
 
 
Mugugna un cenno di assenso.
<< Proprio loro. >>, conferma, aspettandosi già la mia ovvia reazione.
 
 
<< Mi stai dicendo che vuoi andare alla première di un film, di importanza mondiale, con una perfetta sconosciuta? >>.
 
 
Curva la bocca, come se ci stesse pensando su.
<< In verità ci stiamo conoscendo e, considerando che la première sarà attorno ad Aprile... >>, prende a contare con le mani, <<... ci sono ancora Novembre, Dicembre, Gennaio, Febbraio, Marzo ed Aprile. Sei mesi per conoscerci. >>.
 
 
Nell'arco di un battito di ciglia, mi rattristisco in maniera evidente.
<< Fra sei giorni io me ne andrò. >>.
 
 
<< Lo so. Ma sei giorni sono lunghi e tutto può succedere... guarda noi due per esempio, fino a prima di imbarcarci per Boston non eravamo nulla, mentre adesso siamo qui a parlare, in un locale accogliente per fare colazione. >>.
 
 
La cameriera ci porta le nostre ordinazioni.
Pumpkin Spice Latte, aromatizzato alla zucca e cannella, per me.
Caffé Mocha White e Double Chocolate Brownie per Chris.
 
 
<< Significano qualcosa? >>, interroga sui tatuaggi evidenti, due su entrambe i medi, ed uno nella porzione di pelle tra il pollice e l'indice destro.
 
 
Affondo il cucchiaino nella consistenza morbida della panna montata.
<< Questi... >>, indico il sole tatuato sull'indice sinistro e la luna tatuata sull'indice destro, <<... significano che in me, come in chiunque altro, convivono luce e tenebre, ed è giusto così. Nessuno a questo mondo è davvero totalmente buono o totalmente cattivo. C'è una pizzico di bontà nella cattiveria e viceversa. >>.
 
 
<< E il cuore? >>.
 
 
<< L'amore. Un giorno, se troverò la persona giusta, che ricambi un sentimento totale, spero che possa tatuarsi un cuore nello stesso posto, ma nell'altra mano. >>.
 
 
<< Ne hai altri? >>.
 
 
Faccio di sì con la testa.
<< Ne ho nove. >>. E scopro il polso destro, dove a stampatello c'è raffigurata la parola "Witch", ma al posto della "c" c'è un'altra luna.
 
 
Schiocca soddisfatto la lingua al palato, battendo le mani come un bambino.
<< Lo sapevo che eri una strega! >>. Qui essere una strega (o fingere di esserlo) viene percepito come un pregio, non vieni guardata come se avessi appena rivelato di aver venduto l'anima al demonio. << Sei mai stata a Salem? >>.
 
 
Il suo entusiasmo mi contagia, riesce a tenermi briosa, è una sensazione nuova per me, mantenere il buon umore così a lungo.
<< In verità no. >>. Avevo programmato di andare, ma per vari problemi sul tragitto, alla fine ho desistito.
 
 
<< Dobbiamo andarci! Ci sono tantissime cose che devi vedere. La Witch House, la casa del giudice Jonathan Corwin coinvolto nel processo alle streghe di Salem. Non puoi perderti il Witch Museum e molto altro. Ci andiamo? >>.
Parla al plurale "dobbiamo", "andiamo", come se desse già per scontato che ci sia un "noi" e mi intimorisce il suo slancio emotivo nel programmare vicende, gite e futuro dove ci sono anche io. Come può essere certo che fra dieci minuti non si stufi o passi una ragazza più bella di me, che di certo non lo faccia sfigurare ad una première?
Come può essere certo? Se io non sono certa nemmeno che questo sia reale?
 
 
<< Sì. >>, confermo, ma sto dicendo "sì" a tante cose, principalmente è un "sì" a Chris Evans nella mia vita.









Note: 
Ho deciso di pubblicare il secondo capitolo, perché solo uno mi sembrava un po' poco come inizio. Volevo lasciare una traccia in più sui cui fantasticare ed immaginare il seguito. 
Poi qualcuno su Facebook ha insistito tanto e quindi eccolo qui. 

Specifico che i tempi della storia sono un po' diversi da quelli reali, le riprese di Avengers 3 non sono state fatte in autunno, lo so. Ho dovuto cambiare altrimenti non mi coincidevano i tempi nella ff. 

Scusate i capitoli chilometrici, ma ultimamente sono molto prolissa nello scrivere!

Per adesso la pubblicazione resterà fissa ad un capitolo al mese, salvo modifiche. 

Ringrazio tutti i fantasmini che hanno letto il primo capitolo, sperando vivamente che sia piaciuto e che qualcuno, in futuro, mi lascerà un pensiero tra le recensioni. 
La storia può presentare errori ortografici.


Un abbraccio.
DarkYuna.  
 

 

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Capitolo 3
*** 3. ***


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3.







 
Il Fairmont Copley Plaza è situato di fronte la biblioteca pubblica in una piazza a quindici minuti a piedi dal vero centro della città, alloggerò qui per i prossimi giorni. Ha uno stile lussuoso, raffinato, elegante, quasi mi illudo di essere una principessa per un po', dato che, una principessa non lo sono stata mai, neppure per Carnevale.
Da bambina assomigliavo più a Xena e crescendo lo sono diventata, sia come guerriera nelle avversione della vita, sia nel rialzarmi dopo ogni caduta: non ho mai smesso di lottare. Il contro di avere un carattere forte è che finisci nel non avere più bisogno del prossimo, di chiedere aiuto, ti chiudi nella tua inviolabile armatura e cessi di appoggiarti a chiunque.
 
 
Scendo nella hall, ci sono tappeti un po' ovunque, lampadari di cristalli a grappoli dalla luce aranciata, pavimenti in marmo, tappezzeria raffinata e di buon gusto.
 
 
Non ho organizzato un gran bagaglio, certamente non immaginavo di incontrare un attore, ho indumenti semplici, per lo più tendenti al nero ed anonimi. Il tempo per lo shopping è mancato, quindi mi sono adattata con dei comodi stivali neri, leggins ed un vestito sopra al ginocchio, che non riveli imperfezioni fisiche. Porto con me uno spolverino, per quando più tardi il freddo calerà maggiormente. I capelli li ho sciolti, si nota maggiormente il lilla pastello, mette in risalto il corvino dell'abbigliamento.
Poco makeup, non voglio dare l'impressione di voler essere bellissima ad ogni costo, anche se, solo con il cemento armato potrei ottenere un simile risultato.
 
 
L'appuntamento con Chris è nel mio albergo per le quattro in punto.
Ho dieci minuti d'anticipo, ma sono nervosa, la mia testa lo ha interpretato come un appuntamento anche se non lo è. Una semplice gita in una cittadina, non è un appuntamento, è solo una gita e basta.
Se riuscissi a convincere il cuore martellante e l'ansia, sarebbe un gran risultato.
Osservo spaesata l'atrio dell'albergo, tra i visi sconosciuti non riesco ad individuare quello della persona che cerco. Faccio per avvicinarmi alla reception, magari ha parlato con loro e gli ha detto dove mi avrebbe attesa, quando un uomo accanto ad un tavolino di cristallo si volta e il respiro si spezza nei polmoni.
 
 
Chris è già qui, in anticipo. Entrambe impazienti di rivederci, dopo neppure un paio di ore che ci siamo salutati.  
I capelli sono pettinati tutti all'indietro, veste un maglioncino nero, che valorizza il fisico nerboruto, le spalle ben piazzate, i bicipiti gonfi, i pettorali turgidi e pieni. Le gambe scattanti sono coperte da jeans di una sfumatura intensa di cenere e completa l'outfit genuino, ma elegante, un paio di scarponi color cuoio. Ha le mani in tasca.
Non sono i vestiari a renderlo più bello, lo è già di base, sarebbe perfetto anche con un sacco di iuta addosso, ma... Dio! Abbigliato in quel modo è magnifico!
 
 
Le iridi azzurre individuano il mio viso, si apre in un sorriso sereno, poi mi viene in contro a passo sicuro, ed io sono incantata anche dalla maniera in cui cammina.
<< Sei bellissima. >>, è la prima cosa che dice, è un concetto spontaneo, non una frase di circostanza, esternata giusto per non stare in silenzio: lo pensa davvero. E se lo asserisce lui, un po' mi lascio convincere.
 
 
Arrossisco di nuovo. Ha questo potere, riesce a toccare le corde profonde dell'anima, benché non sia nulla di particolarmente speciale quel che afferma, però lo sta sostenendo lui, ed è molto più che speciale.
<< Grazie. Sembrerebbe brutto se dicessi ugualmente? >>.
 
 
Piega la testa di lato.
<< No. >>. Prolunga la pronuncia della "o". << Ma esalterebbe il mio ego maschile, che invece deve restare con i piedi ben piantati per terra. Facciamo che per questa settimana sia io a ricordarti quanto tu sia bellissima, io voglio passare in secondo piano. >>. Poi offre il braccio, come un gentiluomo d'altri tempi. << Vogliamo andare? >>.
Non ha occhiali da sole e berretto, non ha nulla con sé che possa celare la sua presenza a giornalisti e fotografi e, uscire da un albergo con una ragazza potrebbe dare all'occhio.
 
 
<< Sei certo? Cioè, non credi che avrai problemi? >>.
 
 
Scuote le spalle, ha capito al volo quel che intendo.
<< Io no. Tu credi che avrai problemi a farti vedere con me? >>, chiede retorico, prendendo la mano per ancorarla al suo braccio, già con un piede verso l'uscita. << Ormai si sa che sono a Boston, quindi finirò in qualche rivista scandalistica per domani. >>.
 
 
<< Non ti infastidisce questo? Vedere la tua faccia su un giornale, persone che scrivono cose su di te, che si intrufolano nella tua vita? Magari stai facendo una cosa e loro ne ipotizzano un'altra? >>.
Scruto affascinata il profilo importante del viso, l'azzurro degli occhi risplende a contatto con le luci dell'albergo. È davvero alto e muscoloso.
 
 
<< All'inizio sì. Ora che mi sono un po’ abituato, ho capito come funziona e tutto sommato riesco ad avere la mia privacy. Ci sarà sempre una frottola su di me da qualche parte, fondamentalmente è il succo della vita... per le persone che non vivono la notorietà, sono i vicini di casa magari, dei conoscenti che hanno un opinione errata, persone con cui hai litigato che metteranno in giro una voce fasulla. Per le persone note, invece, i giornalisti. >>.
 
 
Inarco le sopracciglia, grata che lui non viva dalle mie parti, altrimenti si sarebbe fatto un'idea di me totalmente sbagliata, grazie alla gente.
 
 
<< Pronta a finire sui rotocalchi di gossip di tutto il mondo per le prossime settimane? >>, scherza disinvolto, anche se non credo che sia del tutto uno scherzo.
 
 
<< Ovviamente no. >>, pondero inquieta.
 
 
<< Bene! >>. Ridacchia leggero. << Perché è esattamente quello che accadrà. >>.
 
 
<< Io esco male nelle foto. >>.
 
 
<< Anche io. >>. Schiaccia l'occhio, per spegnere l'agitazione che si legge a lettere cubitali sulla faccia.
 
 
Usciamo dall'albergo e, parcheggiata poco più avanti c'è una Lexus ES 350 grigio metallico, tirata a lucido, talmente sfavillante da apparire appena uscita dalla fabbrica.
 
 
Toglie l'allarme, apre lo sportello dalla parte del passeggero.
<< Prego. >>.
È la prima volta che un uomo si comporta così, non sono molto abituata a premure e cortesie. Lo sportello me lo sono sempre aperta da sola.
Mi accomodo all'interno di una macchina pulitissima, dai sedili praticamente nuovi. L'interno dell'abitacolo porta il profumo di Chris, un effluvio legnoso, fresco e speziato, di cardamomo e legno di cedro. Metto la cintura, intanto che lui prende posto alla guida, allaccia a sua volta la cintura e, sicuro di sé mette in moto per immettersi nel traffico di Boston.
 
 
<< Sai mi ero fatta un'idea sbagliata. >>, rivelo ad un certo punto, dopo averlo osservato guidare per un po'.   
 
 
Getta un'occhiata fugace, stando sempre attento alla strada.
<< Di me? >>.
 
 
<< No, in generale. Ho sempre pensato che ci fosse qualcosa nelle persone famose che vi differenziasse da noi comuni mortali. Stupido vero? Perché sono consapevole che, in fondo, non c'è nulla di diverso, oltre la fama ovvio. Però tu, tu sei anche meglio di come appari. Sei così carismatico, divertente, intelligente e fermo. >>.
 
 
<< Fermo? >>, ripete curioso, per avere ulteriori ragguagli.
 
 
<< Sì fermo, fermo come persona, non c'è nulla di meramente superficiale in te, nulla che faccia credere che ti sia montato la testa, nulla che tu dica per sminuire gli altri ed elevarti. >>.
 
 
Cambia la marcia, occhi dritti davanti a sé.
<< A Hollywood è importante ricordare che cosa conta davvero. È un mondo pieno di cose frivole, superficiali e anche di competitività e chiasso. Quando ti senti triste, devi cercare di rimanere immobile e di ritrovare il silenzio nella tua testa. Cercare di respirare, stare fermo come dici tu e non permettere che il chiasso intorno ti faccia diventare scemo. Hollywood è un bel posto, solo se sei di passaggio. Non ti porterei lì a farti vivere in pianta stabile. >>.
 
 
<< Ahi Chris Evans come corriamo! Parliamo di convivenza già? Io non so neppure il tuo colore preferito. >>, canzono apertamente. Tocca temi solenni, va più in fretta di quanto possa aspettarmi e la situazione mi spaventa.
 
 
<< Il blu. >>, sazia in fretta la mia curiosità. << E mi piace mangiare le Starburst Jelly Beans. >>, anticipa.
 
 
<< Oddio cosa sono? >>.
 
 
<< Caramelle alla frutta, le adoro! >>.
 
 
S'insinuano dei secondi di silenzio, poi ritorno sul discorso principale.
<< Perché no? Cioè, insomma, non sto chiedendo il perché non mi porteresti lì a vivere, perché mi offende, ma il motivo del perché? Dipende da me o da fattori esterni? >>.
Ma. Cosa. Diavolo. Sto. Dicendo?
Sto davvero chiedendo il motivo per cui non mi porterebbe a vivere ad Hollywood? Ma siamo seri? L'ho incontrato ieri, ed oggi conversiamo di questo? Non accadrebbe se fosse un uomo qualsiasi, a dir la verità non gli avrei parlato in aereo e non sarei salita in macchina con lui.  
 
 
<< Dipende dal fatto che non vorrei che entrassi in quel mondo, lì, inevitabilmente ti cambiano. Ecco perché torno spesso a Boston, mi piace quella parvenza di normalità che ad Hollywood manca. Tu hai quella tenera dolcezza che non si trova facilmente nelle donne che frequento per lavoro, non vuoi i riflettori puntati su di te, hai ancora la capacità di emozionarti per le cose semplici. Anche se insisti per il contrario, so che posso fidarmi di te. Hai un modo di guardarmi differente, tu non vedi cosa sono, ma chi sono. Vedi me, non la maschera che porto. >>.
 
 
Ascolto in serafico silenzio, non lo interrompo mai, gli permetto di esprimersi come è giusto che sia. Oltre le parole c'è qualcosa che ancora non rivela.
<< Tu mi hai scelta, giusto? >>. Esce come una domanda, anche se non lo è affatto. << Ancor prima che ieri mi rivolgessi la parola, avevi già deciso che doveva accadere qualcosa? >>.
 
 
<< Egoisticamente parlando sì. Non sono quel tipo da "se voglio una cosa, me la prendo ad ogni costo". Sei una persona, non un oggetto. Però riconosco che è quello che sto facendo, sto calcando pesantemente la mano, affrettando i tempi, bruciando le tappe. E se tu mi chiedessi cos'è che mi ha spinto a prendere tale decisione, non saprei neppure dirtelo, è stata una questione di pelle, credo. Mentre tu eri chiusa nel tuo mondo, mezzo aereo si era già fatto avanti per foto ed autografi, ma tu niente. >>.
 
 
<< Non te lo avrei chiesto comunque. >>, metto in chiaro.
 
 
<< Immaginavo. >>. Non è offeso, è più divertito.
 
 
<< Non sono tipo da autografi e foto. >>.
 
 
<< Hai chiesto altro, già quando mi hai guardato la prima volta, mi hai chiesto altro. Ed è questo che vorrei. Stamattina hai detto che uno dei tuoi sogni è una famiglia, una camera satura d'amore, il camino acceso, fare l'albero... è quello che sogno anche io. Vorrei che tu dessi una chance a tale sogno e che dessi una chance a me, senza domandarti cosa sia giusto fare oppure no, segui solo quel che ti suggerisce il cuore. Non è un problema che fra sette giorni tu debba andartene, a questo si può rimediare. >>.
 
 
<< Non devi spendere un singolo centesimo per me. >>, ammonisco severamente. << È stato troppo che mi abbia offerto la colazione, non voglio che tu spenda soldi. >>.
 
 
Scuote le spalle, la mimica si ammorbidisce.
<< Non sarà una colazione che mi farà andare in banca rotta o mi faccia pensare che tu miri alle ricchezze. Non ti avrei fatto pagare, neanche se tu avessi soldi a secchiate. Però davvero, se credi sul serio che, trascorsa questa settimana, qualcosa sia cambiato, vorrei avere la possibilità di continuare. >>.
 
 
Deglutisco più volte, assemblo alla meglio il discorso da fare, le parole da usare e il significato che voglio conferire alla conversazione.
<< Non sono i sette giorni che mi preoccupano... anche io posso trovare una maniera, che non comporti alcuna soluzione dispendiosa da parte tua... >>, sono categorica sulla questione soldi, <<... quel che mi spaventa moltissimo è che potrei davvero finire con l'innamorarmi di te, ma innamorarmi sul serio. E che poi, per un motivo o per un altro, di punto in bianco, finisse. >>.
 
 
<< Non c'è alcuna certezza, Andria. Nell'amore, come nella morte, niente è sicuro, però accadono tutte due le cose e si può solo convivere con le conseguenze. >>. Volta lesto la faccia, incrocia il mio sguardo contrariato e torna con gli occhi sulla strada. Ci siamo allontanati dal centro cittadino, siamo su un percorso secondario, costeggiato da alti alberi sulla sinistra ed una valle bagnata da un fiume baciato dal sole, sulla destra. Il paesaggio è mozzafiato. Il cielo si riflette sull'acqua. << Sinceramente, dopo ieri ed oggi, se adesso tu decidessi di far finire tutto ed io ti riportassi al tuo albergo e non ci vedremmo più... potresti affermare sicura, che qualcosa dentro di te non si spezzerebbe? >>.
 
 
Un morso agguanta i polmoni, rendendo difficile il semplice gesto di respirare, ho come un doloroso fuoco al centro del petto, più verso il cuore, un peso ponderoso che potrebbe frantumarmi in qualsiasi istante.
<< Sì. >>, rispondo soltanto, invece avrei dovuto dire che mi spezzo perfino a pensarci, figuriamoci se dovesse accadere per davvero. Che sono molto più presa di quanto sia possibile, che ci sono dentro fino al collo, che mi mancherebbe più di quanto mi mancherebbe chiunque. Però non permetto alle emozioni di venire fuori e nel silenzio, muoio un po' anche io.
 
 
Quaranta minuti più tardi, stiamo camminando per le strade folcloristiche di Salem, qui Halloween sembra già approdato da molto, ci sono zucche in ogni dove, decorazioni tipiche e bambini in giro già travestiti da qualche creatura tenebrosa, per lo più streghe.
Tra di loro, mi confondo, sono naturalmente pronta per festeggiare Halloween.
Nel centro della cittadina ci sono varie attrazioni da visitare, dalle più realistiche alle più fantasiose, sono legate a questi fatti del passato. Al 310 di Essex Street si erige la "Witch House", la casa del giudice Jonathan Corwin coinvolto nel processo alle streghe di Salem. Questa abitazione è ben riconoscibile grazie alle sue pareti dipinte di nero. In città è l’unica struttura esistente con un legame diretto alla vicenda delle streghe.
Il "Witch Museum" ospita al suo interno documenti legati al processo delle streghe, pratiche di stregoneria, personaggi e racconti. Davanti all’edificio si trova una statua di Roger Conant, il fondatore della città, anche se molti turisti pensano erroneamente che rappresenti l’immagine di un personaggio legato al mondo delle streghe.
 
 
Compro un piccolo souvenir "oscuro" di  Salem, una scultura di una fata con le ali nere, i capelli corvini ed un vestito del medesimo colore.
Parliamo molto io e Chris, parliamo di tutto, del luogo, del passato, di progetti futuri, di film, di hobbies, di ogni cosa che ci passi per la testa.
Ci fermiamo in un piccolo chioschetto che costeggia la strada principale, i bambini sono i clienti preferiti, si trascinano i genitori dietro, per comprare leccornie di ogni tipo che ricordano Halloween. C'è un profumo irresistibile che satura l'aria.
Ci mettiamo in fila, c'è l'imbarazzo della scelta, tra cake pops con la faccia da vampiro, mele caramellate, cupcakes con i fantasmini, ai biscotti con la forma di zucca. Prendiamo un po' di tutto, senza esagerare.
Qualche bambino nei dintorni riconosce Chris, gli corre in contro per salutarlo e coinvolgere molti più spettatori di quanto si potesse supporre. È sempre cordiale con tutti, piccoli e grandi, raffigura davvero l'emblema di Capitan America, però non è molto diverso da come lo sto conoscendo io.
 
 
Una volta che l'ondata è terminata, ci ritroviamo seduti sul molo al Salem Maritime National Historic Site, la baia dove sorge Salem, lontano dal trambusto che ha portato l'essere riconosciuto dalle persone. Sgranocchiamo dei biscotti a forma di pipistrello e ci perdiamo ad osservare l'orizzonte: il sole stra tramontando. C'è un'imbarcazione folcloristica attraccata, accanto ad una casa di legno.
 
 
<< Non mi hai ancora detto chi è il tuo supereroe preferito? E non dire Capitan America, perché non vale. >>.
 
 
Incrocio le gambe, mando giù il boccone zuccherino, incominciando già a sorridere.
<< Iron Man. >>, svelo, consapevole di scatenare le sue ilarità.
 
 
<< Iron Man? >>, rifà sbalordito. << Non sembri il tipo da Iron Man, il genio, miliardario, playboy, filantropo. >>, rammenta la battuta di Iron Man negli Avengers. << Il tipo che conquista chiunque con uno schiocco di dita. >>.
 
 
<< Ecco, quel "conquista chiunque" mi creerebbe qualche problema. Adoro il carattere estroverso, l'arguzia e le battute. Il playboy non fa per me, però è bello come il suo personaggio sia stato sviluppato, portandolo ad amare una sola donna. >>.
 
 
Mangia un altro biscotto, stavolta a forma di zucca.
<< E che tipo d'uomo fa per te? >>.
 
 
Mi stringo nelle spalle, giro appena la testa verso di lui e lo trovo già fermo a guardarmi.
<< Qualcuno con cui mangiare dei dolcetti, su un pontile, al tramonto... ecco il tipo d'uomo che fa per me. Grazie per oggi, è stata una giornata perfetta. >>.
 
 
Chris sorride appena.
<< Sai, mi piacerebbe replicare di nuovo una giornata perfetta come questa, con te. >>.
 
 
<< Qui a Salem? >>.
 
 
<< No, dalla mia famiglia. >>.
 
 
Sbarro le palpebre, il cuore arriva in gola e per poco non mi strozzo con un biscotto.
<< Dalla tua famiglia? >>. Stiamo decisamente correndo, okay che ancora è un'incognita su cosa accadrà alla fine della mia vacanza a Boston, ma qui stiamo andando in discesa con i freni rotti.
 
 
<< Ti presenterò come un'amica, non ti faranno il terzo grado, tranquilla: puoi fidarti. Andremo a raccogliere le mele MacIntosh, a mia madre piace cucinare leccornie con le mele e quelle sono le migliori... è una cosa che ho sempre fatto con loro, non ci ho mai portato nessuna. >>.
 
 
<< Perché? >>.
 
 
Schiocca la lingua al palato, fissa un punto indefinito nell'acqua.
<< Perché sei l'unica che riesco a vedere in quasi tutti gli aspetti della mia vita. >>. Il "quasi tutti" serve per stuzzicare la curiosità.
 
 
<< Quasi tutti? >>.
 
 
Stropiccia il naso, incurva le spalle in avanti e grava i gomiti sulle cosce.
<< Ce n'è ancora uno in cui non ti vedo. >>, ammette dolce, ma il tono è variato, non stiamo più trattando argomenti divertenti, abbiamo appena attraversato quella sottile linea che separa una semplice conoscenza, da qualcosa di più intimo.
 
 
<< E sarebbe? >>, richiudo il mio sacchetto di carta con i biscotti e lo poggio accanto al suo. Strofino le mani, per scrollare via le briciole. Se continuo a mangiare, diventerò una mongolfiera.
 
 
Esamina dapprima di sottecchi, poi raddrizza il busto, passa un braccio dietro la mia schiena e mi attira a sé, eliminando ogni tipo di distanza sia fisica che astratta. Smetto di funzionare nell'esatto istante che Chris mi stringe sul petto, ho l'anima infuocata, temo di reagire ridicolmente all'intero contesto.
 
 
<< In questo. >>, freme sensuale e, mentre sto ancora convincendomi che quel che sta per accadere non sia solo frutto di una fervida immaginazione, lui poggia la bocca dischiusa sulla mia ed esplodo dentro. È un bacio lento, appena sussurrato, letteralmente dal sapore dolce, serve a comprendere intrinsecamente l'altro, le labbra si modellano sulle mie, lo avverto scorrermi nelle vene come lava liquida. È un bacio non profondo, mi avvolge intensamente, diviene mano a mano più energico, veemente, idilliaco, ho quasi le vertigini per l'implicazione sentimentale che si intreccia tra di noi.
Un tuono interrompe il silenzio, mentre l'acquazzone improvviso interrompe noi.
 
 
Chris scoppia a ridere, balza in piedi, afferra i biscotti e mi aiuta ad alzarmi. Corriamo verso la casa di legno, per ripararci sotto la tettoia, la macchina è troppo lontana da raggiungere, ci bagneremmo completamente.
<< Beh, bacio bagnato, bacio fortunato. >>, scherza, usa l'orlo della maglia per asciugarsi il viso umido, scoprendo una parte degli addominali scolpiti. Ha un corpo davvero perfetto, senza scherzi; una rada peluria eccitante. Credevo che nell'interpretare Capitan America, avessero usato degli effetti speciali, invece è tutta roba sua.
<< Almeno abbiamo salvato i biscotti. >>. Si accorge dove sono indirizzati i miei occhi, non faccio in tempo a staccarli da lì, perché sono stata già scoperta.
 
 
<< Hai tanti tatuaggi? >>, la butto lì, per allontanarmi in fretta dalla figura pessima che ho fatto. Il tatuaggio che ha appena sotto il busto sulla parte destra del tronco, mi salva.  
 
 
Ha una mimica maliziosa, non se l'è bevuta.
<< Un paio, probabilmente ne farò degli altri: una volta che inizi è difficile smettere. >>. Non da' molta importanza a ciò, al contrario si accosta a me, blocca il mento tra il pollice e l'indice e mi induce a sollevare il volto fino al suo. Esplora smanioso ogni piccolo centimetro della faccia, soffermandosi più volte sulla bocca.
Il colore scuro del maglione, risalta le iridi celestiali e per un lungo attimo non esiste altro. Tremo quasi dalla testa ai piedi, tale è la forza che mi rimescola e mette a soqquadro.
 
 
<< Se è solo un passatempo, lasciami andare ora, prima che mi innamori davvero. >>, prego, con la voce sussultante. 
 
 
Schiude le labbra umide, i polpastrelli tracciano i contorni del viso, annega nei miei occhi e, come se non potesse fare a meno mi bacia di nuovo. Non c'è più niente di puro e casto, è un bacio intenso, bisognoso del contatto il più carnale possibile, di insinuarsi fin nelle viscere e sempre più giù, fino a trovare l'anima. Nel frenetico palpitare del cuore, mi perdo e, con un terrore sconvolgente, capisco di essermi già innamorata di Chris Evans nell'esatto istante in cui mi ha detto "ciao".
 
 
Non ho avuto scampo.









Note: 
Beh dai la Musa Ispiratrice è benvola e, siccome nell'arco di una settimana sono quasi giunta alla fine della storia, vi posto un altro capitoletto. 

Alcune delle cose dette da Chris sono tratte da interviste, quindi realmente dette da lui. 

I luoghi descritti, sono esistenti. 

 
 
La pubblicazione dei capitoli subisce una modifica, verrano postati molto più di frequente.

Ringrazio tutti coloro che stanno seguendo la storia. 

 
La storia può presentare errori ortografici.


Un abbraccio.
DarkYuna.  




 
 

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Capitolo 4
*** 4. ***


 
 
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4.








 
"Oh my love for the first time in my life
My eyes are wide open
Oh my lover for the first time in my life
My eyes can see"
 
 
La notte precedente ho sognato che ero in vacanza a Boston.
Ho sognato di incontrare per caso Chris Evans, un attore famosissimo.
Ho sognato che parlavamo tanto, che camminavamo insieme. Un sogno al sapore di biscotti ed autunno.
Ho sognato che eravamo solo noi due, fuori dal mondo.
Ho sognato un bacio... no due baci... forse erano tre... però credo fossero quattro o cinque, precisamente sei.
Il sogno più bello che abbia mai fatto in vita mia e, quando apro gli occhi, il sogno non finisce, il sogno è ancora qui ad aspettarmi, più vivido che mai, il sogno non è svanito con il nascere del sole, il sogno è marchiato a fuoco dentro di me.
 
 
Sbadiglio rumorosamente, stropiccio gli occhi assonnati: sono appena le nove del mattino. Le intenzioni erano di dormire fino a tardi, avrei visto Chris dopo pranzo, tuttavia c'è un insolito trambusto che proviene dalla strada, non ci bado più di tanto.
Scalcio via le coperte, faccio una doccia calda e mi preparo per scendere nella hall a fare colazione. Mi piace il bar di questo albergo, ha una grande vetrata che si affaccia sulla via trafficata, però i rumori giungono smorzati, quindi è come osservare un film muto.
 
 
Sto legando i capelli in un'alta coda di cavallo, passo distratta davanti alla finestra, sono al terzo piano ed individuo la fonte di tanta concitazione che mi ha svegliata presto. All'entrata della struttura c'è un gruppo ben nutrito di giornalisti scalpitanti, sono almeno venti, vengono tenuti fuori dalle guardie dell'albergo.
 
 
<< Oh porca puttana! >>, sbotto in italiano. A meno che non stia pernottando una star mondiale in questo posto, l'unico motivo per cui i paparazzi sono qui, è per la sottoscritta. Vado dritta nel panico, non ho la più pallida di cosa fare e come reagire, mi chiedo per quanto tempo se ne staranno lì accalcati, se per colpa loro Chris non verrà e se lui lo sa?
 
 
Il bussare improvviso alla porta mi fa trasalire. Possibile che qualcuno di loro sia giunto fin quassù?
 
 
<< Chi è? >>, strepito in inglese, con una voce atona in stile gallina con la raucedine.  
 
 
<< La direzione, signorina Lombardi. >>, si annuncia una voce maschile giovane. << C'è una consegna per lei. >>.
 
 
Sono tentata di non aprire, telefonare alla reception per verificare la veridicità delle parole della persona al di là della porta, alla fine, in un gesto avventato di stolta temerarietà spalanco l'uscio.
 
 
Uno dei dipendenti dell'albergo ha tra le mani un mazzo corposo di rose rosse, al cui interno, spunta un piccolo peluche a forma di coniglietto bianco, dall'irresistibile musetto rosa. Ha tra le mani una piccola busta verde menta, con su scritto "Chris".
<< Buongiorno signorina, questo è per lei. >>. Il ragazzo sorride cordiale, non è invadente, non fa battute allusive, non parla del caos che sta avvenendo fuori dall'albergo.
 
 
Prendo il mazzo di fiori.
<< Grazie. >>, sbiascico a stenti, tra la sorpresa, l'agitazione e l'ansia. Richiudo la porta, poggio il regalo inaspettato sul letto sfatto, sfilo il biglietto dalle zampette paffute del coniglietto e ne leggo il contenuto.
 
"Scusa, streghetta!
Non credevo che ci avrebbero
seguiti fino a Salem.
In compenso sei bellissima anche in foto.".
 
Forse è questa la motivazione per cui ieri siamo andati così lontani da Boston, oltre che per vedere Salem, anche per evitare spiacevoli inconvenienti che, comunque, sono accaduti ugualmente.
Se sta parlando di foto, vuol dire che c'è la mia faccia sul giornale e che stamattina il mondo intero sa che c'è una ragazza dai capelli lilla, che ieri ha baciato Chris Evans.
 
 
<< Porca troia! >>, scoppio, spaventata dalla scoperta. Raggiungo il laptop sul tavolino della stanza, è rimasto acceso dopo che ho aggiornato il blog con le foto della cittadina delle streghe, mi collego immantinente ad internet e sui social network.
Il mio account personale di Facebook è impazzito, ci sono così tante richieste d'amicizia e notifiche da non riuscire a vederne la fine. Twitter non è da meno, lì riesco a scorgere le foto di cui Chris parla.
 
 
Ci siamo noi due che girovaghiamo per Salem, le foto fatte con i bambini e i genitori, altre sono state riprese sul molo, mentre mangiamo i biscotti, quando ci baciamo, il temporale e sotto il porticato della casa di legno.
Mi soffermo su una in particolare, quando lui mi ha guardata prima di baciarmi per la seconda volta. Dall'esterno posso accorgermi della maniera impressionante in cui mi contempla e ne rimango frastornata.
È qualcosa che va al di là della semplice concezione umana, c'è ardore, brama, sentimento, impeto, una totalità che solo ora mi è lampante.  
Salvo quell'unica foto, la farò stampare e la conservò assieme al bigliettino e al coniglietto di peluche.
 
 
Il cellulare squilla prepotente, sullo schermo mi compare l'appellativo di "Capitan America". Quand'è che ha avuto il tempo di rinominarsi sulla rubrica del mio telefono? E come ho fatto a non accorgermene?
<< Chris. >>, riempio il nome di sollievo, l'ancora di salvataggio che può tirarmi fuori dai guai.
 
 
<< Hai due alternative. >>, prorompe pieno di vita. << O affronti i giornalisti da sola, per uscire dal tuo albergo... cosa che, non ti lascerei fare comunque. Altrimenti... >>, lascia in sospeso la frase. Odo un cicaleggio esagitato in sottofondo.
 
 
<< Altrimenti? >>, lo induco a rivelare. Non andrei dai giornalisti, neppure se mi trascinassero per i capelli.
 
 
<< Altrimenti sono giù nella hall che ti aspetto. >>.
 
 
<< Sei qui? Come hai fatto? >>.
 
 
<< Ehi, sono Capitan America, se non sapessi eludere un gruppo di persone, che supereroe sarei? Vieni dai, non preoccuparti, ci sono io. >>. Butta giù la telefonata, intanto che nella mente risuonano le parole "ci sono io" e riprendo ad agitarmi, stavolta proprio perché c'è lui ad aspettarmi.
C'è lui ad aspettarmi...  
 
 
Furtiva esco dalla camera, appuro che non ci siano giornalisti o tizi sospetti, prendo l'ascensore ed esco nell'atrio, dove riconosco Chris che parla con il direttore del Fairmont Copley Plaza, un uomo di carnagione nera in carne, sulla cinquantina, abbigliato elegantemente, poco più basso di lui. Oltre loro, fuori dalle porte a vetri, ci sono le guardie dell'albergo che tengono lontani i fotografi impazziti.
Perché tutta questa concitazione per me?
Lentamente cammino qualche passo, restando però ben lontana dal trambusto, Chris si accorge della mia presenza, così come il direttore, si stringono la mano e si salutano come due vecchi amici, poi l'uomo se ne va e Chris mi raggiunge.
Sto per chiedere come usciremo e soprattutto come ha fatto lui ad entrare. Non mi da il tempo materiale di aprire la bocca, mi prende il viso tra le mani per stamparmi un tenero bacio, che manda in tilt il cervello; ha fatto la doccia da poco, profuma di latte e miele ed una colonia che stavolta non riconosco.
 
 
<< Buongiorno. >>, sussurra sulla mia bocca, la fronte poggiata contro la mia.
 
 
<< B-buongiorno. >>, tartaglio a stenti. Non mi abituerò mai a lui e non voglio farlo, voglio sentirmi così, voglio essere travolta, sorpresa, baciata d'improvviso, voglio trovarlo ad attendermi... voglio vederlo nel mio letto quando mi sveglio al mattino. Lo desidero ardentemente.
 
 
Intreccia la mano con la mia, per baciarne il dorso.
<< Andiamo: c'è un'uscita secondaria. Ho la macchina qui fuori. >>. Fa' strada verso la porta d'emergenza, ben lontano da occhi indiscreti e giornalisti. La Lexus è parcheggiata in un vicolo cieco, prendo posto accanto a lui come il giorno prima e, sorprendentemente riusciamo ad eludere i fotografi.
 
 
<< Prima o poi mi beccheranno. >>, giudico conscia, oggi è stata solo fortuna. << Io non voglio parlare con loro, di te. Non c'è niente che io voglia dirgli che ti riguardi, quello che ho da dire, lo devo dire solo a te. >>. Temo che possa sfuggirmi qualcosa che non dovrei e che comprometta ciò che sta nascendo.
 
 
Scoppia a ridere apertamente.
<< Ma loro non vogliono sapere di me, credo che sappiano abbastanza. Loro vogliono sapere di te, Andria. Chi è la ragazza dai capelli rosa che ha catturato il cuore di Capitan America? >>, recita divertito il titolo di qualche articolo di gossip. Deve essere così avvezzo alle castronerie che scrivono su di lui, che oramai non ci fa più caso.
 
 
<< Io non ho i capelli rosa. >>, puntualizzo irritata.
 
 
<< A proposito. >>, coglie l'occasione, esaminando di sfuggita la capigliatura. << Oggi sono più chiari, come mai? >>.
 
 
<< La tintura lilla è temporanea, in realtà sotto, sono biondo platino. Ogni volta che li lavo, schiariscono, fino a tornare al colore di partenza. >>.
 
 
Fa' un cenno con il mento.
<< E pensare che a me piacciono le more. >>, esprime ridendo.  
 
 
Ho un crampo di gelosia, perché io mora lo sono di natura, ma ho sempre schiarito i capelli, ed usato colori disparati.
<< Ehi Capitan America, attento a te, ti ricordo che sono una strega, potrei farti un incantesimo! >>.
 
 
Il sorriso si fa pieno, rilassa i lineamenti, gli occhi brillano.
<< Credo che tu me ne abbia già fatto uno. >>. La mano scivola dal volante e, non la poggia lì dove credo che la poggerà, invece cerca la mia di mano e la stringe forte.
 
 
<< Chris io... >>. Ho il cuore a mille, sto perfino sudando, benché la temperatura sia calata ulteriormente dopo l'acquazzone di ieri.
 
 
<< Sì lo so, sto correndo. Sono successe così tante cose in poco tempo, ma sembra trascorso un secolo, sembra che tu abbia fatto parte della mia vita da sempre. La verità è che sto condensando tutto in questi sette giorni, perché ho come l'impressione che non resterai, ho l'impressione che te ne andrai comunque alla fine. >>.
 
 
<< Io... >>, riprendo, martoriando le labbra, nervosa come se stessi per dare un esame importante: l'esame della vita. << Oddio... I-io sto rivalutando la cosa. So che è pazzesco, che tutto ciò che ho è in Italia, però è da tempo che sto pensando di andarmene per ricominciare altrove... magari qui. >>.
 
 
Stringe maggiormente la mano.
<< Allora fallo, Andria. Non sarebbe un ricominciare, ma una continuazione, continueresti qui, con me. >>.
 
 
<< Dovrei comunque partire, per vendere il mio negozio e la casa, sistemare alcune cose e tornare. >>.
 
 
<< Negozio di cosa? >>.
 
 
<< Una libreria. >>.
 
 
<< Mi stai dicendo che non sarà un addio? >>.
 
 
<< Ti sto dicendo che non è un addio. >>.
Si illumina come un arcobaleno sfavillante, il sorriso è abbacinante, splende dei miei colori preferiti.
 
 
<< Come posso facilitarti? >>.
 
 
<< Semplicemente non cambiare idea. >>.
 
 
<< Difficilmente cambio idea, Andria. Sarà altrettanto difficile lasciarti andare. >>.
 
 
Volto il corpo nella sua direzione, per interpretare meglio gli atteggiamenti. Ha pensato ad un piano di riserva, ne sono certa.
<< Avevi qualcosa in mente? >>.
 
 
Incurva la bocca in una smorfia buffa.
<< Una vacanza che sarebbe durata qualche altro mese. >>.
 
 
<< Ti ho detto che non devi spendere soldi per me. >>.
 
 
<< Saresti stata ospite a casa mia, nessun soldo extra speso. >>.
 
 
<< Hai una casa a Boston? >>.
 
 
<< Qui ci vivono i miei, io abito a Los Angeles. >>.
 
 
<< Quindi mi avresti portata lì? Hai detto che non volevi? >>.
 
 
<< Se l'alternativa è perderti, potrei fare uno sforzo... e comunque, ben presto dovrei partire comunque. >>.  
Ecco, quando sei una ragazza non abituata alla popolarità, non ponderi il fatto che lui abbia un lavoro importante e un'immagine pubblica a cui badare. Quindi alla fine, non sono più io il problema, ma lui.
Probabilmente impallidisco più di quanto vorrei. È una sferzata sull'anima, mi rabbuio e la testa si riempie d'acqua.
 
 
<< Dio... deve essere proprio così complicato? >>, sproloquio come se Chris fosse un amico, non la persona di cui sono innamorata. << Per una volta che mi piace qualcuno, che mi piace davvero. Il mondo deve fare di tutto per cospirarmi contro! >>.
 
 
<< È più semplice di quanto credi, in realtà. >>.
 
 
Inarco un sopracciglio scettica, aspetto che mi dia una spiegazione.
<< Vieni con me, Andria. Avrai già sistemato tutto prima di partire, no? Hai qualcuno che gestisce il tuo negozio per te, non devi far altro che fidarti di me. Un paio di settimane, cerchiamo di capire se ingraniamo... per adesso è tutto amplificato per via del poco tempo che abbiamo, ma se avessimo più tempo? >>.
 
 
<< E se io mi innamorassi e tu no? >>. Io sono già innamorata, ma qusto non lo dico, mi esporrebbe troppo e sono sul filo dl rasoio.
 
 
<< Pensavo la stessa cosa, ma se fossi io quello a crederci e tu no? >>.
 
 
Inspiro profondamente, tutto questo ha dell'assurdo.
<< Oddio, ma ti rendi conto? >>, sbotto, però sorridendo, ho il sangue che è lava liquida, una felicità che freno a fatica, per il timore che possa travolgermi.
 
 
<< Adesso sono io a non sapere il tuo colore preferito? >>. Sprizza gioia da ogni poro, vivo della sua allegria riflessa.
Troppe cose tutte insieme, il cervello non ce la fa a rielaborare le numerose notizie apprese. Sovvertire così l'esistenza e fare un passo simile, con un uomo che conosco appena, è da pazzi. Però io sono pazza e quindi parto già avvantaggiata.
 
 
<< L'indaco... e mi piacciono i biscotti, soprattutto al mattino, con il caffellatte freddo. Mi piace la pioggia quando sono sotto le coperte, la fiamma calda di un camino acceso, il Natale, il vento estivo tra i capelli, Halloween, il profumo dei dolci appena sfornati. >>.
 
 
<< E cosa non ti piace? >>.
 
 
<< La mancanza d'amore, il non potermi fidare, quando il mio orgoglio mi impedisce di mostrare i miei sentimenti, la solitudine che mi sono scelta e che è divenuta una prigione... non avere il controllo. >>.  
 
 
Morde sensualmente il labbro inferiore.
<< Verrai con me? >>.
Oh mio Dio... se me lo chiede con quel tono carezzevole, gli occhi d'angelo e il sorriso tentatore, non posso fare altro che accettare.
 
 
Annuisco solamente, per la prima volta nella mia vita, non sono pentita di aver preso una decisione così grande, anzi sono sicura come non mai.
Sono sicura di me, sono sicura di Chris, sono sicura di me con Chris.









Note:
Beneeeeee, sono proprio partita in quarta con questa storia, annuncio che sono riuscita a scriverla tutta e quindi vi inondo di capitoli. Chris Evans ispira parecchio!
Le cose iniziano a farsi più profonde e se da una parte Andria è piena di dubbi, dall'altra Chris va veloce come un treno. 
Spero che la storia mantenga una certa parvenza di concretezza, ce l'ho messa tutta per provare a non sforare la realtà, anche se è un tantino complicato, quando si tratta di persone famose. 

La canzone ad inizio capitolo è: Oh My Love, di John Lennon.


Il 
Fairmont Copley Plaza esiste davvero, ma il suo direttore è frutto della mia immaginazione. 
 
La storia può presentare errori ortografici.


Un abbraccio.
DarkYuna.  



 

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Capitolo 5
*** 5. ***


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5.

















 
La casa dei genitori di Chris, si trova ben lontano dal tram tram cittadino di Boston, è un'abitazione in periferia, circondata da spettacolari alberi autunnali ed un paesaggio tranquillo, dove respirare aria pura di libertà.
Il nostro arrivo viene annunciato dal rumore della Lexus.
Veniamo accolti da una signora molto bella, lunghi e lisci capelli biondi, occhi analoghi a quelli di Chris, si somigliano molto e si vede subito che sono affiatati.
 
 
<< Mamma! >>, dice lui a mo' di saluto, andandole in contro per abbracciarla.
 
 
Cammino impacciata qualche passo, indugio in silenzio che si dimostrino il loro amore incondizionato, quello forte ed indissolubile tra una madre e i propri figli. E quel lungo ed affettuoso abbraccio, riporta a galla reminescenze che avevo momentaneamente obliato, reminescenze che non voglio ricordare, non ora.
 
 
Chris si scosta leggermente da sua madre per fare le presentazioni.
<< Mamma lei è Andria, Andria, lei è mia madre Lisa. >>.
 
 
La donna mi sorride raggiante, non si sofferma sui capelli o il piercing al naso o ai tatuaggi visibili, mi stringe immediatamente la mano.
<< Benvenuta Andria, io sono Lisa. >>.
 
 
<< Piacere di conoscerla Lisa. >>.


 
Sventola la mano, in un gesto amichevole.
<< Dammi del tu, Andria.... ma venite dentro, vi preparo una cioccolata calda. >>.
 
 
Chris mi porge la mano, palmo all'insù. Non so cosa abbia raccontato di preciso a sua madre e quanto sappia, però se lui ritiene normale mostrare tali atteggiamenti davanti a lei, non devo far altro che accontentarlo.
La casa all'interno è calda ed ospitale, arredata per dare conforto a chiunque si trovi al suo interno. Nel soggiorno c'è un camino acceso, l'atmosfera è gradevole, familiare ed intima, sono subito a mio agio.
 
 
Chris mi sfila lo spolverino e lo ripone in un armadio a muro, dove si trovano altri indumenti, ci mette anche il suo cardigan.
<< Mia madre ha origine italiane. >>, annuncia lui, mostrandomi la spaziosa cucina, dove la donna inizia a preparare la cioccolata. << Andria viene dall'Italia. >>, spiega poi alla mamma, sedendosi sullo sgabello della penisola.
 
 
<< Sei molto lontana da casa. Cosa ti ha portata a Boston? >>.
 
 
<< Una vacanza. >>, spiego, senza scendere nei particolari. << Mi piace viaggiare spesso. >>.
 
 
Mette un pentolino a cuocere sul fuoco lento, mescolando continuamente il contenuto per farlo addensare.
<< Per quanto tempo resterai? >>.
 
 
<< Altri quattro giorni. >>. Getto un'occhiata fugace a Chris. << Poi deciderò sul da farsi. >>.
 
 
<< Ti abituerai ai giornalisti. >>, sostiene lei. << Loro hanno sempre da dire, non ci pensare e passa la paura. >>. Schiaccia l'occhio al figlio, accarezzando me per un braccio. C'è un rapporto speciale tra di loro, è palpabile, è quel tipo d'affetto che cerco da sempre e che non ho mai avuto. << Resterai per la raccolta delle mele nel pomeriggio? >>.
 
 
<< Certo che sì, l'ho promesso. >>.
 
 
<< Gli altri sono già arrivati? >>, domanda Chris, ora impaziente.
 
 
<< Tuo padre arriverà a momenti. Scott, Carly e Shanna nel pomeriggio. >>. Versa il contenuto caldo del pentolino all'interno di due tazze bianche, le condisce con panna e caramello e poi si allontana con la banale scusa di preparare le ceste sul retro della casa, per lasciarci da soli.
 
 
Chris beve pochi sorsi della cioccolata, osservandomi assorto, è il ritratto della felicità.
<< Questo è per farmi perdonare per averti rovinato la vacanza, Andria. So che una cioccolata calda non è abbastanza e trascorrere una giornata con la mia famiglia, non è il massimo, però... >>.
 
 
Sospiro appena, poggio una mano sulla sua, ferma sulla penisola della cucina.  
<< Però grazie. Tu hai solo migliorato questa vacanza. >>, affermo sincera. Mi ha appena insegnato il vero significato di famiglia. << Ed hai migliorato la mia vita in generale... >>. Prima di lui, ero una creatura senza futuro, solo con un passato a dir poco spiacevole, che non aveva alcun obiettivo o idea su come avrebbe trascorso l'esistenza, mentre adesso mi sembra di avere uno scopo.
 
 
<< Cos'è che pensi davvero? Hai uno sguardo assente. >>. È più perspicace di quanto ponderassi.
 
 
Strofino le labbra, batto più volte le palpebre e la mente si avvita in una sequela di ricordi spiacevoli, che hanno plasmato la persona che adesso si trova accanto a Chris.
<< A mio padre... è morto quattro anni fa. >>.
 
 
<< Mi dispiace. >>, dichiara sinceramente, non è una frase di circostanza, non s'aspettava una simile scoperta.
 
 
<< Dopo quattro anni non ho ancora capito come mi sento a riguardo. La mia famiglia non è mai stata quella che possa essere considerata una famiglia, non come la tua, lo si vede subito che siete legati, ed è così bello da farmi uno strano effetto. >>. Prendo una breve pausa, voglio davvero che lui sappia. << Nella mia vita ho avuto tutto quello che una persona possa desiderare, o almeno quello che io desideravo. Una buona istruzione, forza interiore, tenacia, indipendenza, un tetto dove crescere, buoni valori... però tutto questo è avvenuto meccanicamente, c'era freddezza dietro i gesti, dietro le parole, avvertivo un vuoto che a sua volta ha scavato una voragine dentro di me. Ogni volta che tentavo di abbracciare mia madre, lei mi scostava, poi ho smesso di provarci. Se piangevo mio padre si arrabbiava, perché solo le formiche piangevano, non le bambine forti. Ha ripetuto questa frase sempre, anche a mio fratello maggiore... però ero solo una bambina, volevo essere compresa, volevo affetto, invece ricevevo rimproveri e distacco. Fino al giorno in cui un muro invalicabile si è innalzato tra me e loro e poi con il resto del mondo. Durante la malattia di mio padre, qualcosa è cambiato, lui sembrava cambiato, cercava quello che cercavo io da piccola, ma era troppo tardi, sono stata plasmata dai loro comportamenti... ed io non gliel'ho dato. >>. Un singhiozzo sfugge al mio controllo, le lacrime traditrici scivolano sul viso, dimostrando quanto male celo. << È una colpa che nessuno potrà perdonarmi, che io non posso perdonarmi, una colpa che mi trascino dietro! Io non ho saputo dare amore, perché non mi è stato insegnato, ma mio padre era lì, in quel letto, ed io non sono stata capace di fare ciò che sentivo dentro e che non riuscivo a tirare fuori. >>. Non ho mai parlato di questo a nessuno, né a mia madre, né a mio fratello, non avrebbero capito ed io, francamente, sono stanca di spiegare.
La voce concitata trema, si percepisce l'estremo dolore di cui non riesco a liberarmi e la colpa che mi schiaccia.
 
 
Chris aumenta la presa sulla mia mano, così come aumenta il macigno insostenibile che mi grava addosso, è una sottile sensazione di puro caos, che potrebbe farmi impazzire in qualsiasi momento.
 
 
<< È così difficile quando l'affetto e l'amore sono così forti, così radicati, così totali. Ho capito di amare mio padre solo una volta che l'ho perso per sempre, so di amare mia madre e mio fratello allo stesso modo e che, allontanandoli come loro hanno fatto con me, non faccio altro che spalancare una voragine che non si chiuderà mai! >>. Balzo giù dalla sedia, incapace di stare seduta, incapace di stare in piedi, incapace di stare. << Anche con te, c'è questo muro che vorrei distruggere, per non allontanarti, ma appena provo a dimostrarti ciò che sento, vado a sbattere su questo cazzo di muro! >>.
 
 
Chris si alza a sua volta, sa che quello che sta avvenendo nella cucina della sua famiglia è un momento cruciale, un momento in cui sto lasciando andare l'armatura, per permettergli di entrare nel mio mondo. È pronto a combattere la tempesta, arginarla e guarirla. Mi prende per i polsi e mi tira a sé, tenendomi salda, lo percepisco in ogni cellula che mi compone, il respiro sulla pelle, il cuore che palpita frenetico, il calore del corpo vibrante.
 
 
<< Non aver paura, Andria. Tira fuori questo mostro che ti divora, fallo uscire dalla tua anima e smettila di tenerlo avvinto a te, non hai nessuna colpa per quel che è accaduto. >>, bisbiglia, ogni frase ha un significato ben preciso, è come una freccia che si scaglia sulle catene di questo immaginario mostro, che non sono altro che io stessa e quando viene liberato, scoppio in un pianto a dirotto e lascio andare la mareggiata di devastazione totale che si è cibata di me in questi anni. Mi aggrappo a lui e, per la prima volta nella mia vita mi appoggio totalmente a qualcuno per evitare di andare a fondo.  
Sto singhiozzando così forte, da mancarmi l'aria e, solo una volta che Chris mi ha preso in braccio, assimilo che mi sta portando nelle stanze al primo piano. Entra sicuro in una camera e con un calcio si richiude la porta alle spalle, si siede su un capiente letto ad una piazza e mezza, con me sulle gambe.
 
 
Tira indietro i miei capelli, le mani si attardano sul viso, asciuga le lacrime, accarezza tenero, ed è come se lo vedessi in una luce diversa. La luce che rischiara una persona speciale, una persona che si mette al tuo fianco per affrontare le tue battaglie, che tampona le ferite, che ti guarda le spalle... che potrebbe amarti sopra ad ogni cosa.
Davanti alla potenza riparatrice degli occhi color del paradiso, sono nuda, totalmente nuda, esposta, debole, fragile e non ho più paura.
 
 
Approssima piano il viso, le labbra premono adagio sulle mie umettate di lacrime e tremanti, ed avverto un calore che si sprigiona al centro del petto, lì dove persistono le macerie di una vita a pezzi. Niente torna al suo posto, eppure, dal disastro che ero, nasce nuova vita, una seconda possibilità per erigere qualcosa di decente, che si basi sugli affetti e l'amore.
Si sdraia per metà sul letto, trascinandomi giù, scivolo di fianco. Proseguiamo a baciarci, non ci accorgeremmo neanche se il mondo intero esplodesse in questo istante, non esiste che l'altro.
Calca il corpo energico su di me, sono sotto di lui, è come essere investiti in pieno da una scarica elettrica, i battiti cardiaci riecheggiano nelle orecchie. Si ferma solo per levarsi il dolcevita nero e gettarlo dove capita, il torso nudo è composto da muscoli ben definiti con una leggera peluria chiara, ha un tatuaggio appena sotto lo sterno sinistro, c'è stilata una frase suddivisa in tre righe, che non riesco a decifrare. Il tatuaggio che avevo scorto ieri, una scritta sul deltoide destro e un simbolo giapponese qualche centimetro più giù. Il simbolo di una testa di toro sul deltoide sinistro.
 
 
Stampa un bacio veloce sulla bocca, successivamente le mani scendono adagio sull'orlo della maglia, ma prima di togliermela, si arresta dal proseguire.
<< Che succede? >>, domanda calmo. Non prendo iniziativa e non fiato, non è un comportamento partecipe di chi vuole fare l'amore. L'emozione mi paralizza. << È la prima volta? >>.
 
 
Sorrido appena, in realtà sono solamente nervosa dal farlo con lui.
<< E se fosse? >>. Voglio capire che tipo di persona ho davanti, se è solo un'utopia quel che vedo o se effettivamente è l'uomo meraviglioso che si è dimostrato fin'ora.
 
 
<< Non vorrei che fosse qui e così. >>, precisa onesto. C'è un'indulgenza nelle iridi che rasserena il cuore.
 
 
Mi puntello sui gomiti per avvicinarmi, Chris è in ginocchio su di me. Gli sfioro appena le labbra inumidite, il coraggio mi permette di pigliare l'iniziativa, prendo a trafficare con la cintura dei pantaloni.
 
 
<< Ma è la prima volta? >>, chiede nuovamente, ansioso che io stia nascondendo una notizia così importante.
 
 
<< No, non lo è. >>.
 
 
<< Sicura? >>. Mi impedisce di continuare, vuole esserne certo.
 
 
Sorrido, intenerita da quel comportamento apprensivo.
<< Sicura. >>.
 
 
Una volta appurato che sto dicendo la verità, riprende di slancio, mi sfila la maglia, aiuta a slacciarsi i jeans, scalcia via le scarpe e poi si occupa di me, spogliandomi. Solo l'intimo ci separa.
Da qualche parte all'interno della casa, il suono dolce di un pianoforte si espande in ogni dove ed accompagna ciò che sta per avvenire.
I boxer grigi finiscono sul pavimento, accompagnati dal reggiseno e le mutandine. L'eccitazione dirompente merita di essere ammirata.
La bocca famelica traccia una scia illegale che inizia dalla bocca, percorre il corpo eccitato, fino a fermarsi nel punto più sensibile di me.
 
 
<< Non ho il preservativo. >>, si ricorda d'un tratto, bloccandosi nel darmi piacere.
 
 
<< Prendo la pillola. >>, lo rassicuro ansimante. Evito di spiegargli il perché, da ricollegarsi ad un ciclo mestruale dolorosissimo... e lui si fida di nuovo, si fida delle parole di una persona che conosce a malapena, si fida e non si pone domande se è giusto fidarsi di me, oppure no.  Non teme che possa fregarlo, incastrandolo con una gravidanza indesiderata e non capisco se sono solo io che penso a queste cose, oppure no.  
 
 
Non so per quanto possa resistere, ma prima che io raggiunga l'apice, si trattiene, torna su di me e mi entra dentro, iniziando a muoversi con una destrezza inaspettata, le dita bagnate stimolano sapienti il clitoride, mi inarco completamente verso di lui. Sono aggrappata alla schiena fasciata di muscoli, come una nave attraccata al porto, per evitare di finire alla deriva.
 
 
Non è sesso.
Beh, ovvio che occorre catalogarlo sotto quella meccanica voce, l'incontro di due corpi che si congiungono nell'atto di trarre piacere dall'altro. C'è una spasmodica necessità di dare un nome ad ogni cosa, ma è nell'istante stesso in cui non sappiamo più classificare ciò che avviene, che stiamo vivendo davvero.
Però questo è sesso oltre l'atto fisico in sé, oltre lo svuotamento delle pulsioni primarie, solo per giungere all'appagamento  sul piano materiale.  È una totale compenetrazione tra corpo e mente, fra anima e spirito, fra energia maschile e femminile.
Non sono i suoi occhi a contemplarmi, ma l'infinito che vive dentro di lui, è il suo cuore ad amarmi, i limiti invalicabili sono stati ampiamente superati. Non più un uomo ed una donna, che hanno vissuto con la profonda consapevolezza di essersi sempre appertenuti, ma hanno impiegato tutta la vita rincorrendosi inconsciamente, adesso siamo un unico essere che si è finalmente ritrovato.
Non c'è niente di prettamente erotico, oppure impudico o volgare, percepisco solo la parte più pura, quella che non puoi scorgere nel mondo, una limpidezza che incanta lo spirito. Ci ritroviamo da qualche parte in un frammento di universo, privi di confini, immateriali, senza forma, ma legati l'uno all'altro, in una passione tenuta sedata troppo a lungo e che adesso è libera di deflagrare in tutta la sua accecante luce. 
 
 
Penetra imperterrito, fino a condurmi vicina all'orgasmo, soffia sul fuoco e poi rallenta, ricomincia, mi porta al limite, diminuisce le spinte per impedirmi di concludere in fretta. Lo fa per due volte, alla terza riprende con un ritmo diverso, ogni colpo è forte, deciso, mirato a toccare un punto ben preciso dentro di me, quando avverto i primi brividi di quello che sarà un orgasmo travolgente. Ha alimentato un fuoco violento, quello è diventato un incendio selvaggio e conflagra con una furia animale, che rade al suolo ogni cosa, arresta il cervello, annulla tutti i sensi e mi ritrovo al buio con il piacere più feroce mai saggiato in precedenza.
 
 
Quando la realtà torna a scorrere normale, gli occhi di Chris mi contemplano in un silenzio pieno di parole, si puntella sui gomiti, per non pesarmi addosso. Gli arti sono intorpiditi, il cuore fatica a rallentare e una pace che mi coinvolge appieno.
Un momento dopo mi accorgo dell'espressione a soqquadro e, prima che possa chiedergli cosa è successo, si siede sul letto e mi attira tra le gambe, abbracciandomi con una prestanza che mi colpisce: è come se temesse che potessi sparire da un momento all'altro.
È la prima volta che faccio l'amore perdendo totalmente il controllo, libera da ogni inibizione umana, pienamente coinvolta, partecipe di un appagamento che può dare dipendenza. Forse, i pochi fidanzati avuti in precedenza erano troppo giovani ed inesperti, per avere una simile bravura, non credevo che si potesse volare così in alto, fino a raggiungere il paradiso.
 
 
<< Non morirà. >>, espone ad un certo punto, senza alcun preavviso.
 
 
Increspo la fronte, alzo il viso dal suo torace, in cerca di delucidazioni. Le cosce toniche circondano i miei fianchi.
 
 
<< Quando mi hai chiesto se Capitan America, morirà... no, non morirà. >>.
Non so il perché lo abbia detto o perché gli sia rimasto particolarmente impresso il discorso.
 
 
<< Allora andrò a vederlo. >>, lo tranquillizzo, dando un piccolo colpetto di rassicurazione sul petto.
 
 
<< Hai una storia con Capitan America, ti rendi conto? >>, la butta sul ridere, sembra di buon umore. << Adesso sei un po' super anche tu. >>.
 
 
<< Una strega ed un supereroe. >>.
 
 
Schiarisce la voce, l'allegria transita in fretta e, solo una volta finita, intuisco che non c'è mai stata.
<< Prometti che tutto questo non ti spaventerà, che non ti farai intimorire da questo mondo, dall'invadenza dei giornalisti, dalle persone che vorranno sapere, dalle cose brutte che vedrai e sentirai... promettimi che continueremo a parlare come abbiamo fatto in questi giorni, che mi dirai qualsiasi cosa ti passi per la testa e non ci saranno muri. Non voglio che ci siano muri, che ti impediscano di essere te stessa o che ci allontanino. >>. Il discorso fatto su mio padre lo ha impressionato più di quanto ammetta.
 
 
<< Hai paura per me o per te? >>.
 
 
<< Per noi. >>. Quel "noi" ha un suono meraviglioso e al contempo malinconico, lascia un'amarezza dolorosa.
 
 
<< Cosa c'è di così spaventoso, che non stai dicendo? >>.
 
 
Non ricambia lo sguardo, lo tiene ben lontano dal mio, adesso è freddo, vitreo, nella mente ci sono episodi che non racconterà mai.
<< Quel mondo... >>, intende quello della fama, <<... non è come sembra, non è solo luci, sfarzo, ricchezze, essere celebri, bellezza... quello è solo un telo che copre il marciume. Ho la corazza dura, anche se all'inizio è stato difficile anche per me... ma tu, Andria, tu, sei così fragile, anche se all'apparenza ti mostri come una guerriera... ed io sono innamorato di quella fragilità, voglio preservare quella fragilità come un raro tesoro inestimabile. >>.
 
 
Gli accarezzo tenera il viso, finalmente un po' di calore gli addolcisce i tratti squadrati. Mi soffermo sulla barba che tanto adoro.
<< Sono più tenace di quanto tu creda, Chris. >>. Sono sopravissuta alle scuole superiori, il resto è una passeggiata.
 
 
<< Non quando la pressione su di te è distruttiva. Ti ho portata qui per tenerti lontana ancora per un po', per non lasciare che il mondo ti divori... le persone lì fuori sono delle bestie inumane. >>.
 
 
Deglutisco più volte, ho ventisette anni, so come funziona, ma il tono funereo non presagisce niente di buono.
<< Adesso mi stai spaventando. >>.
 
 
<< Se non fossi incredibilmente egoista, adesso non saresti qui. Invece ho allungato la mano e ti ho presa. >>.
 
 
<< Io voglio essere qui, Chris. Ho deciso di essere qui, non mi hai costretta a fare nulla che io non volessi. >>.
 
 
Lambisce carezzevole i miei capelli, poggia la bocca sulla fronte, baciandola di tanto in tanto: sta pensando.
<< Resta qui con me per stanotte. >>.
 
 
<< Stiamo fuggendo? >>. Non mi piace scappare, non l'ho mai fatto e non voglio iniziare ora.
 
 
<< In un certo senso. >>.
 
 
<< Quanto credi di potermi tenere sotto una campana di vetro? >>.
 
 
<< Il più possibile. >>.
 
 
Scuoto la testa, incapace di credere che siano solo i giornalisti, la gente e il fatto che una persona celebre ne stia frequentando una qualsiasi, che lo possa preoccupare fino a tale livello.
<< Non è solo questo, vero? >>.
 
 
Schiude la bocca, sul punto di aggiungere altro, invece si scosta e scivola giù dal letto per rivestirsi.  
<< Non voglio costringerti ad essere qualcuno che non sei, a fare e dire cose che non t'appartengono, ma quando ci saranno dei riflettori su di te, dovrai iniziare a fingere, perché dovrai sempre apparire al meglio, anche quando hai la morte nel cuore. Non voglio una replica del tuo passato con la tua famiglia. >>.
 
 
Gravo una mano sulla sua spalla, da indurlo a fermarsi dal rivestirsi. La schiena fasciata dai muscoli, si contrae nervosa.
<< È una situazione diversa, non puoi paragonare le due cose. Ero solo una bambina, non capivo, loro mi tenevano lontana... tu non mi tieni lontana. Posso farcela, se è questo che vuoi da me. Posso fingere, a patto che la finzione resti fuori, una volta che i riflettori si siano spenti e trascorriamo una giornata normale, magari a raccogliere mele, una cioccolata calda ed ancora noi. >>. Faccio spallucce. << Sono fuggita da me stessa per tutta la vita, così tanto da perdermi. Poi ho preso a cercarmi e mi sono cercata nei posti sbagliati, credevo di volere tante cose, fino a quando ho capito che è questo che voglio: è te che voglio, Chris. Ogni cosa che dovrò fare, per stare ancora un po' con te, la farò... se è il prezzo da pagare, per me va bene. >>.
 
 
<< Non è così che voglio che tu la veda. >>. Ha le braccia vigorose lunghi i fianchi, indossa solo i boxer grigi, sul corpo più bello che possa esistere... o che abbia mai visto.
 
 
Scendo dal letto, blocco il viso tra le mani, così da essere certa che mi ascolti attentamente.
<< La vedo come la devo vedere: è questa la realtà. Non lasciarti ingannare perché mi vedi fragile, sono una guerriera: l'hai detto tu stesso. E se ho la fortuna di stare accanto ad un supereroe, un po' super lo dovrò essere anche io, no? >>.
 
 
Il velo sottile di tristezza pare dissiparsi momentaneamente, ha un sorriso che ricorda il sole estivo al mattino. In uno slancio di contentezza, mi afferra in vita, issandomi in braccio, ho le cosce che gli arpionano i fianchi e stringe forte.
<< Tu sei più che super! Pensa a quando ti presenterò agli altri. >>.
 
 
<< Gli altri, chi? >>. Cado dalle nuvole.
 
 
<< Ma come, non mi avevi detto che il tuo preferito era Iron Man? Ora che sei un po' super anche tu, devi conoscere la squadra! Progettavo di partire dopo che te ne saresti andata per il continuo delle riprese del film, ma poi le cose hanno preso una piega diversa e, terminata la vacanza a Boston... vuoi venire con me? >>.
 
 
Spalanco gli occhi all'inverosimile, sono frastornata ed eccitata per la richiesta come non mai. È lui che si offre, lui che propone, lui che progetta, non gli sto imponendo nulla, questo significa che davvero mi vuole con sé.
<< Cioè... intendi con te, a vedere le riprese del film? >>, farfuglio incredula. << Quel film? >>.  Calco di proposito "quel film" perché il mondo intero lo attende con ansia, io compresa, ed assistere alla sua creazione, sarebbe un sogno che si realizza.
 
 
Torna seduto sul letto, sono ancora su di lui e non mi vergogno del corpo nudo, colmo di imperfezioni, che Chris non vede neppure.
<< Quel film, sì. Mi è concesso portare qualcuno di fiducia, di solito porto mio fratello, ma lui è impegnato in altri progetti e quel posto è vacante... vorrei che ci fossi tu, se per te va bene? >>.
 
 
<< Da quanto state girando? >>.
 
 
<< Qualche mese, perché? >>.
 
 
<< Agli altri è concesso di portare qualcuno? >>.
 
 
<< Sì, certo che sì. A volte vengono parenti, a volte mogli o mariti, oppure figli, a patto che non siano troppo piccoli: potrebbero farsi male. >>.
E Chris ha pensato a me, ponendomi ad un livello così alto da darmi le vertigini, ho un ruolo più importante di quanto riesca a rendermi conto. Lontano da queste mura sicure, il mondo sta parlando di noi e per me è ancora tutta un'utopia. Ho tra le braccia Chris Evans, quello che per tutti è l'attore che interpreta Capitan America, mentre io vedo solo un uomo meraviglioso che ha raggiunto il mio cuore con una semplicità disarmante.
Quanto tempo sprecato a programmare viaggi, luoghi da visitare, posti dove andare per rinvenire me stessa, quando in realtà avevo solo bisogno di trovare la persona giusta con cui rimanere.
 
 
<< Quando mi guardi così, è perché stai pensando qualcosa. >>, afferma sicuro, mi conosce meglio di chiunque altro, perfino meglio della sottoscritta.
 
 
<< Penso di essere felice. >>.
 
 
<< Non si pensa di essere felice, lo si sente, lo si vive... qui. >>. Grava una mano sul mio torace, poco sopra il seno, dove un cuore palpitante diventa frenetico. << Se lo pensi, non riesci ad assaporarlo fino in fondo. Provalo senza controllarlo, come è successo prima, mentre facevamo l'amore, eri totalmente tu, libera da concetti, obblighi e bisogno di imbrigliare le emozioni. >>.
 
 
Sono alquanto stupita dal fatto che se ne sia accorto.
<< Come... >>.
 
 
<< Il tuo corpo. >>, spiega, interrompendomi. << Il corpo non mente mai... ti ho sentita, profondamente, intensamente, è stato qualcosa di... di... non lo so: non voglio dare un nome a questo. >>.
 
 
<< È stato tutto. >>, decifro l'identica sensazione che ha pervaso me.
 
 
Osserva serafico, condividendo ciò che ho appena esternato.
<< È stato tutto. >>. Scosta un ciocca di capelli, portandola dietro il mio orecchio. L'espressione s'illanguidisce. << Io voglio di nuovo quel tutto e poi voglio ogni "tutto" che puoi darmi. >>.
 
 
Sorrido raggiante, lo bacio e poi ancora ed ancora, ricominciando tutto daccapo, voglio tutto, voglio la felicità, voglio l'amore... voglio lui.









Note:
Sfortunatamente non sono riuscita a mettere l'immagine copertina, il sito continua a darmi problemi da questa mattina. Non appena funzionerà di nuovo, provvederò a metterla. 

Beh, rileggendo il capitolo, credo di averci messo fin troppo miele e convengo di non essere molto capace nello scrivere le scene di sesso. Mi è uscita una fusione tra lo sdolcinato e il crudo. 

La madre di Chris si chiama davvero Lisa, ha origini italiane e l'ho descritta nell'aspetto fisico così com'è nella realtà. 

La famiglia di Chris è di Boston, ma la casa e il luogo descritti, sono farina del mio sacco. 

 

La storia può presentare errori ortografici.


Un abbraccio.
DarkYuna.  

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Capitolo 6
*** 6. ***


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6.







 


Ho dovuto disattivare Twitter ed aumentare la privacy su Facebook, c'è troppa popolarità sgradevole sulla mia persona.
Poco male, ho sempre usato di rado il primo e sul secondo ci sono solamente poche persone fidate, che non ho mai incontrato in questi anni, ma sono meglio di gente che ho avuto vicino tutti i giorni.
Fino ad oggi non ho avuto nessun contatto diretto con giornalisti e fotografi, sono sempre riuscita a sfuggirgli per un pelo, ci sono stati pochi cambiamenti nella mia vita, uno dei quali è stato partire per le riprese del film sugli Avengers a Fairburn in Georgia, che ho scoperto si intitolerà "Avengers Infinity War".
Questo è lo scenario per le scene in Wakanda, già usato precedentemente per Black Panther.
 
 
È tutto molto top secret, non che io abbia alcun desiderio di spifferare alcunché, ma c'è molta tensione, anche se tutti si conoscono, cercano di stemperare, spesso si finisce con una bella risata generale. Sono attori professionisti, resto impressionata dal loro recitare, ho quasi i brividi, anche Chris, è come se indossasse una maschera, non è lo stesso uomo con cui ho trascorso una straordinaria settimana a Boston, adesso è Chris Evans che interpreta Capitan America, è dentro il personaggio.
 
 
Sono nel silenzio più completo dietro ai fratelli Russo, i registi di questo portentoso film, stanno girando la scena sul set del Regno di Wakanda, ci sono enormi schermi verdi su una radura costeggiata da alti alberi e natura, Thor è appena approdato sulla terra, assieme a Groot e Rocket, si aggregano alla tremenda lotta contro i servi di Thanos e poi eccolo... Capitan America.
Ed una mitica battuta che per poco non mi fa scoppiare a ridere.
 
 
<< Capelli corti? >>, chiede affaticato il Capitano al Dio del tuono.
 
 
<< Vedo che hai copiato la mia barba. >>, risponde, sfiorandosi il mento, ha un mezzo sorriso compiaciuto.
 
 
Steve annuisce più volte, abbassando lo sguardo, sta riprendendo fiato.
 
 
L'inquadratura sui monitor si sposta su Groot, impegnato a fare fuori i nemici.
 
 
<< Ah a proposito. >>, riprende Thor, indicando quest'ultimo con l'ascia. << Lui è un mio amico: albero. >>.
 
 
<< Io sono Groot. >>, dice Groot.
 
 
<< Io sono Steve Rogers. >> replica il Capitano, con l'espressione del tutto ingenua sul fatto che Groot dica semplicemente quelle tre parole, che nascondono una lingua sconosciuta ai più, tranne che a Rocket e, poi scopro, anche a Thor.
 
 
<< E stop! >>, strepitano dalla regia. << Perfetta! >>, decreta uno dei fratelli Russo. << Facciamo una pausa, riprendiamo fra dieci minuti. >>.
 
 
Vanno avanti da stamattina, questa è la prima interruzione che gli concede. La crew e il cast si sparpagliano, faccio un passo indietro per non essere d'intralcio a nessuno, quando qualcuno mi si affianca.
 
 
<< Andria, giusto? Sono Mark. >>, domanda la voce gentile di Mark Ruffalo, ha un sorriso cordiale per chiunque, gli occhi buoni e una dolcezza che conquista. Offre la mano per presentarsi.
 
 
<< Sì, Andria. >>. Ricambio la stretta, riesco perfino a non balbettare o a fare una figura pessima, mantengo un certo contegno e di questo ne sono orgogliosa. << Piacere di conoscerti. >>.
 
 
<< Il piacere è tutto mio, Chris ci ha parlato di te. >>. Avrà di certo visto le foto sui giornali. Fa' uno strano effetto quando sai che chiunque ha potuto guardare ciò che è accaduto a Salem, non è più un momento privato solo nostro, il mondo intero è stato testimone e di questo sono un po' turbata. Non dice nulla su di me, sul bacio o su qualsiasi argomento che possa andargli vicino, resta sul semplice. << Ti stai divertendo? >>.
 
 
<< Moltissimo. È la prima volta che assisto alle riprese di un film, non mi ero mai resa conto di quanto lavoro ci fosse dietro, di quanto sia faticoso e di quanto tempo occorre. >>.
 
 
Gli occhi slittano sul mio aspetto, i capelli, il piercing, i tatuaggi adesso visibili, perché indosso una maglietta smanicata, qua fa decisamente caldo, anche se è autunno inoltrato. Temo di essere giudicata.
<< Mi piacciono. >>, puntualizza la capigliatura, è sincero, non mi sta prendendo in giro. << Ti danno un'aria particolare, da supereroe. >>, scherza, così da rompere il ghiaccio.
 
 
<< Grazie. >>, mi unisco alla risata.
 
 
<< Italiana vero? Mio padre ha origini italiane. >>. Instaura un discorso con sincerità, vuole fare amicizia e conoscermi meglio.
 
 
<< Ah davvero? >>. Mi mostro interessata e lo sono veramente. << Di dove? >>. Ho sempre amato Mark Ruffalo come attore, lo trovo adorabile in ogni ruolo, specialmente in Hulk.
 
 
<< Calabria. >>, annuncia, con un accento dolcissimo. È sorprendente quante persone qui abbiano parenti di origini italiane o che hanno a che fare con l'Italia. Ed io, di questo passo, ho la netta impressione che non tornerò in Italia molto presto. << Tu piaceresti moltissimo a mia madre, un tempo faceva la parrucchiera. >>.
Tutto ciò è stupefacente, io non piaccio nemmeno alla mia di madre e in pochi giorni ho scoperto che la madre di Chris mi adora e che potrei piacere alla madre di Mark Ruffalo.
 
 
<< Sarei contenta di conoscerla. >>.
 
 
<< Quanto tempo resterai? >>. È come affascinato dalla mia persona e non capisco se sono i capelli, qualcosa di peculiare, oppure io in generale.
 
 
<< Tutto il tempo che desidera. >>, annuncia Chris, approssimandosi a noi. Ha un taglio finto sulla fronte, poco sopra il sopracciglio sinistro, è talmente fatto bene da apparire vero. Il viso è sporco, ha i segni di una lotta inscenata ricreati a regola d'arte.
Con il costume di scena è ancora più grosso fisicamente, di quanto già lo sia di suo.
Non siamo andati a Los Angeles, come pensavo, credo mi voglia tenere per sé fin quando può e condividermi solo con la gente che sceglie. Alloggiamo in albergo, un po' come tutti gli altri componenti della compagnia. Non ho mai diviso una camera con qualcuno per più di ventiquattr'ore, mentre adesso sono quasi tre giorni che coabito con Chris Evans: pazzesco! Se me lo avessero detto un mese fa, non ci avrei creduto.
 
 
<< Verrete a pranzo con noi, più tardi? >>, invita Mark, gettando occhiate ad intermittenza a me e a Chris.    
 
 
Chris cerca il consenso sul mio viso e il sorriso confuta ogni dubbio.
<< Certo che sì. >>, accorda raggiante. È visivamente stanco.
 
 
Mark Ruffalo fa un gesto con la mano.
<< A dopo. >>, si congeda, guardandomi ancora, quasi mettendomi a disagio. Non ci sta provando, è come se volesse dirmi qualcosa, però si trattiene in presenza di Chris.
 
 
<< Simpatico. >>, giudico onesta, non accenno nulla sulla strana sensazione che mi ha trasmesso.
 
 
Si accosta a me, cinge i fianchi e stampa un leggero bacio al sapore di  dentifricio alla menta. Ho scoperto un lato divertente di lui, riesce a lavarsi i denti fino a sei volte al giorno.
<< Purtroppo Robert non è potuto venire: stiamo facendo le riprese divise. Te lo presenterò appena possibile. >>.
 
 
Sventolo una mano, per minimizzare.
<< Nessun problema, non importa. >>. Le mani scivolano sulle spalle ponderose. << Perché prima hai fatto così? Come se mi stessi chiedendo il permesso? >>.
 
 
Inumidisce la bocca con la lingua.
<< In passato mi è capitato di trovarmi tra persone che non conoscevo, non mi sono sentito molto a mio agio. Io conosco tutti, tu no e non voglio che tu ti senta esclusa, voglio che tu faccia parte di tutto questo, che ne sia come il nucleo pulsante. >>.
 
 
Batto le palpebre, esiste davvero un uomo che abbia queste premure per la persona che ha accanto? A quanto pare sì. Non solo utopie da romanzi rosa.
<< Grazie. >>, mormoro stupefatta, sbalordita, emozionata, deliziata ed impressionata.
 
 
Il sorriso si apre con una lenta dolcezza di cui assaporo ogni istante, gli ravviva il viso truccato per le riprese ed una parte di me si sente quasi la protagonista di una scena romantica, in cui Capitan America mi ha appena salvata dal cattivo di turno.
Gioca con i capelli legati, il lilla sta quasi del tutto scemando, lasciando il posto ad un biondo platino, tendente al bianco.
<< Sei bellissima, Andria. >>. Non è ripetitivo, ogni volta è come se fosse la prima, un'emozione nuova, che assaporo fino in fondo, un fremito che scivola nell'anima e si espande nel resto del corpo.  
 
 
<< Non mi abituerò mai. >>.
 
 
Inarca un sopracciglio.
<< Mi impegnerò a dirtelo più spesso. >>.
 
 
Scuoto la testa.
<< No, non a quello... a te. >>.
 
 
Il momento romantico viene stemperato dal suo prendermi in braccio di slancio.
<< Qui urge un ciak dove Capitan America salva una bella donzella, di cui si innamora. >>, gioca scherzoso, leggendomi nel pensiero, ma viene interrotto dal mio cellulare che vibra dei jeans. Ho tolto la suoneria per evitare di disturbare.
 
 
<< Aspetta... il telefono. >>. Chris mi rimette giù, recupero quel dannato apparecchio tecnologico. Sul display appare il nome lampeggiante di Josephine, la persona fidata che ho lasciato alla libreria. << Un momento solo. >>. Una dolcissima signora di quarantaquattro anni, l'ho sempre considerata una sorella maggiore, più che una figura materna. È l'unica vera amica che abbia mai avuto, l'unica, quando il resto del mondo mi si rivoltava contro.
 
 
<< Fai con calma, prendo qualcosa da bere. >>, dice, allontanandosi verso le roulotte dove gli attori si riposano o i truccatori ripassano il makeup di scena.
 
 
<< Josephine. >>, esordisco contenta. Ci siamo sentite prima che partissi da Boston, per le disposizioni su come gestire al meglio il negozio in mia assenza e soprattutto di non lasciare dichiarazioni ad anima viva, specialmente fotografi e giornalisti impiccioni. Nessuno è ancora risalito alla mia nazionalità, chi sono di preciso e il mio nome, però la prudenza non è mai troppa. L'ultima cosa che vorrei è che si sappia quanto schifo faccia il mio passato.
 
 
<< Ciao Andria. >>, farfuglia con una voce turbata. In Italia dovrebbe essere quasi orario di chiusura.
 
 
<< Che succede? >>, taglio corto, ho il netto sentore che sia accaduto qualcosa che mi farà perdere le staffe. Per quanto mi riguarda, ho stabilito un piccolo record personale, undici giorni senza arrabbiarmi, cosa che non è mai accaduta in ventisette anni di vita.
 
 
<< Andria, non so come dirtelo. >>, cincischia nervosa.
Trovo fastidioso quando qualcuno impiega così tanto a confessare una brutta notizia. Anche se si prova ad indorarmi la pillola, una brutta notizia è sempre una brutta notizia, quindi sarebbe meglio fare in fretta a rivelarla e basta.
 
 
<< Dillo così com'è, non ci girare attorno. >>. Penso a un miliardo di cose disparate, a mia madre, mio fratello, problemi con la libreria, una brutta faccenda a lei, ma la mia immaginazione non è niente, se comparata con la realtà dei fatti.
 
 
<< Qualcuno qui ha parlato con i giornalisti. >>.
 
 
Ansimo incredula, il cuore tira un tonfo devastante ed avverto un bruciore insopportabile dilagarsi come acido muriatico nel sangue. Brucia... brucia tutto.
Chiudo gli occhi, vorrei non aprirli più.
<< Chi? >>. Mantengo una parvenza di normalità che mi costa cara, parlo in italiano, nessuno mi capisce. Se fingo, sarà difficile che venga notato il mio repentino cambio d'umore. Chris è lontano, sta parlando con Chris Hemsworth ed uno dei registi, ridono complici, lui sorseggia una bottiglietta d'acqua, non si accorge del mio terremoto.
 
 
Josephine è tangibilmente amareggiata, avrebbe preferito che non mi venisse tirato l'ennesimo colpo basso.
<< Non lo so, tesoro. Ma è l'articolo peggiore che abbia mai letto, chiunque esso sia stato, ha davvero inventato un sacco di balle colossali e cattiverie gratuite. Ci sono le foto di casa tua e della libreria. C'è il tuo nome e cognome, le scuole che hai frequentato, il fatto che hai lasciato l'università, i tuoi genitori... Dio c'è tutto! >>.
 
 
Le mani tremano incontrollate, cammino piano per andare a rintanarmi in un angolo, lontano da occhi indiscreti, lontano da tutti, lontano da Chris. È qui per lavoro, deve concentrarsi su quello, non sui miei temporali e demoni.
<< Che c'è scritto? >>, riesco a domandare. Non voglio saperlo, vorrei buttare giù la chiamata, distruggere il cellulare e scappare via su un altro pianeta, ma non posso... ancora una volta, sono in gabbia.
 
 
<< Che sei sempre stata una ragazza strana, che non ti sei mai integrata con le altre persone e che... >>, continua a leggere, ma non aggiunge altro.
 
 
<< E che? >>, insisto, la voce sale di volume, tuttavia sono fuori da orecchie indiscrete, non vengo considerata.
 
 
<< E che probabilmente hai accalappiato Chris Evans per i soldi. >>.
 
 
Copro la bocca per evitare al gemito di dolore di venirne fuori, sono dietro ad una decina di roulotte parcheggiate, qui dietro non vengono persone a disturbare. Poggio la testa su uno dei veicoli, le lacrime scivolano giù in fretta.
Io non ci riesco ad essere felice, senza pagarne caro il prezzo.
<< In quanti giornali appare questo articolo? >>.
 
 
Schiarisce la voce in difficoltà.
<< Su tutti quelli che ho avvistato in edicola, Andria. Anche su internet, Twitter, Facebook, Instagram... sembrano tutti impazziti. >>.
 
 
Ecco perché Mark Ruffalo mi scrutava in quella maniera strana. Non ci vorrà poi molto prima che quelle calunnie arrivino alle orecchie di Chris ed è nell'esatto momento in cui cerco una soluzione, che due strade si dipanano dinanzi a me.
Resto, asciugo le lacrime, fingo un sorriso e quando si presenterà il momento ne parlerò, cercando di spiegare. Deve credermi, altrimenti tutte le belle parole sciorinate fino ad oggi erano fasulle.
Scappo. Però così do ragione ai giornali, distruggerò ogni cosa e non saprò mai se Chris mi avrebbe creduta oppure no.
E se non fossi così sconvolta, probabilmente affronterei la situazione con maggiore discernimento e giungerei ad una terza opzione, probabilmente la più intelligente e che adesso non spunta fuori. 
 
 
<< Perché ogni volta che cerco di essere felice, di ricominciare, di non essere più additata per quella strana, deve succedere qualcosa che mi ricordi che non ne sono degna? >>, sfogo, piangendo a dirotto. Dio, quanto detesto piangere ed ultimamente lo sto facendo troppe volte, ma ci tengo così tanto che basta un niente per distruggermi. È proprio quando hai tutto, che muori di paura nel pensiero di perderlo. << Che c'è che non va in me, Josephine? Perché non merito questo? Perché se ci provo, deve finire così? >>, tartaglio concitata, ho la bocca impastata, singhiozzo forte.
 
 
<< Andria, tesoro, fai un respiro profondo. Niente è finita, cerca di stare calma. Non chiuderti nel tuo silenzio adesso, è giusto che ne parli con lui, state cercando di camminare in due, non sei più sola, hai qualcuno al tuo fianco che ha scelto proprio te. Mettilo alla prova e vedi fino a che punto ci tiene a te e se è un uomo fino in fondo... attore o no, se non ti dimostra qualcosa, quel qualcuno non vale le tue lacrime adesso. >>.
 
 
Ho un improvviso cedimento psicologico, ne ho vissute troppe per combattere anche questa di battaglia.
<< Non ce la faccio. >>, rivelo atterrita.
 
 
<< Sì che ce la fai, invece. Tu ce la fai, Andria. Hai affrontato cose peggiori, eppure ti sei sempre saputa rialzare, puoi farcela anche stavolta. Tu sei forte, sei acciaio dietro la pelle. Adesso vai, testa alta piccola guerriera, che non è ancora ora di arrendersi. >>.
 
 
Annuisco, nemmeno lei potesse vedermi.
<< Ti voglio bene, Josephine. >>.
 
 
<< Anche io, tesoro. Chiamami quando puoi e tienimi aggiornata. >>.
 
 
<< A dopo. >>, concludo, chiudendo la chiamata.
 
 
Asciugo quasi rabbiosa le lacrime, dovrò attendere qualche minuto per schiarire la sclera arrossata e togliere l'espressione da cane bastonato che probabilmente ho sul volto.
 
 
<< Se la prendi così, ti farai solo del male. >>, dice una calda voce maschile. Dalla destra della roulotte, l'attore che interpreta Bucky Barnes, viene fuori, dopo aver ascoltato l'esagitata telefonata. Ha ancora il costume di scena, il braccio sinistro è avvolto da una finta struttura metallica, gli conferisce un'aria davvero attraente. I capelli lunghi gli stanno particolarmente bene e anche  i pochi centimetri di barba. << Noi diamo poco credito a ciò che scrivono quegli idioti analfabeti. Io personalmente ho smesso di leggere i giornali da parecchio e tu dovresti fare ugualmente... Andria, giusto? >>.
 
 
<< Sì. >>, ho una voce orrenda, singhiozzo continuamente e mi vergogno di assomigliare ad una bambina frignante, che non è in grado di affrontare il primo problema che ha portato la sua storia sentimentale con un attore famoso.
 
 
Tira l'angolo della bocca di lato ed inclina leggermente la testa.
<< È alquanto difficile non conoscere il tuo nome, visto l'eccitazione che c'è attorno a te. >>. Si approssima, con una mano protesa. << Sebastian... sei più carina quando sorridi. >>.
 
 
<< G-grazie. >>, balbetto arrossendo.
 
 
<< Allora smettila di piangere, Andria. Non si piange per questo, si piange per il pranzo da ospedale che ti passano qui. >>, scherza, scatenando le mie ilarità.
 
 
<< Capisci l'italiano? >>.
 
 
<< Qualche parola, non tutto. Da piccolo, quando mia madre si trasferì a Vienna dalla Romania, c'era uno dei suoi allievi di pianoforte che era italiano, facemmo amicizia e mi insegnò qualcosa. In quattro anni mi sono portato a buon punto, poi siamo venuti ad abitare nella Contea di Rockland, ma ho mantenuto qualche nozione, nulla di che. >>, sistema meglio i capelli, poi indica con il pollice un punto indefinito alle sue spalle. << Chris ti cerca... tranquilla, non gli dirò di questo: è un segreto. Ah, per tua informazione, quell'articolo, Chris l'ha letto stamattina in albergo, poi, per evitare che anche tu lo leggessi, ha chiesto che tutti i giornali di oggi venissero fatti cestinare. Non avresti mai saputo nulla, se non avessi ricevuto quella telefonata. >>.
 
 
Resto totalmente a bocca aperta, il cuore in fermento, non c'è più nessuna ombra che rischia di spezzarlo, solo una luce fortissima che lo riscalda. Chris ha fatto questo per me... per me.
 
 
<< Tutti abbiamo un passato, tutti siamo stati "strani" per qualcuno, tutti abbiamo delle persone a cui non siamo graditi, ma non per questo non meritiamo un po' di felicità. Non si giudica una bella ragazza, in base a ciò che qualcun altro dice, si conosce la bella ragazza e poi si constata quante stronzate sono state dette sul suo conto. >>. Schiaccia l'occhio affabile, adesso sorride apertamente. Ha le iridi di ghiaccio, che si sposano perfettamente con la capigliatura scura. << Adesso vai e goditi questa bella giornata. Ci si vede al ristorante con gli altri, oppure preferisci il pranzo da ospedale? >>.
 
 
Ridacchio divertita, non ho bisogno di scappare, non ho bisogno di nascondermi, non ho bisogno di soffrire... non ne ho più bisogno, perché ho trovato le persone giuste che mi vedono come una persona giusta.
<< Meglio il ristorante. >>, affermo e prima di andarmene, gli lancio un'occhiata di pura gratitudine. << Grazie. >>.
 
 
Alza lo sguardo pulito fino a me, bagna le labbra con la lingua e ricambia con una mimica amabile, improvvisa un inchino.
<< Non c'è di che. >>, risponde in italiano, con un accento bislacco e singolare.
 
 
Esco dal mio nascondiglio improvvisato, ho il passo maggiormente sicuro, non mi sento più un pesce fuor d'acqua. Temevo di essere giudicata tra di loro, invece mi ritrovo ad essere accettata completamente, mentre coloro che hanno abitato nel mio passato, non hanno fatto altro che sminuirmi.
Chris è ancora in compagnia del regista, Chris Hemsworth ed altri componenti della crew. Di tanto in tanto si guarda attorno impensierito: mi sta cercando.
Poi, finalmente mi vede, si licenzia momentaneamente dalla conversazione e viene verso di me.
 
 
<< Tutto bene? >>. Non chiede direttamente chi era al telefono, non vuole essere così invadente.
 
 
<< Adesso sì. >>, replico raggiante. << Ho aggiustato alcuni inconvenienti con la libreria e adesso è tutto risolto. >>.
 
 
Intuisce che c'è un doppio senso nelle parole, non indaga oltre: si fida. Scruta attento, poi passa l'indice sul mio viso e raccoglie via una lacrima traditrice.
<< Sei sicura? >>.
 
 
<< Fidati di me, è tutto risolto. >>. Mi spingo in punta di piedi, per stampargli un tenero bacio sulla guancia. Non voglio dare spettacolo, mi limito a pochi gesti romantici in pubblico o sul lavoro.
 
 
<< E questo, perché? >>.
 
 
Scuoto le spalle.
<< Così... te lo meriti. >>.
 
 
Vede qualcosa alle mie spalle, Sebastian Stan che viene dal punto da dove sono giunta io, e capisce.
<< Non avresti dovuto saperlo. Te l'ha detto lui? >>. Non è arrabbiato con Sebastian Stan, più con chi ha scritto l'articolo. Non avrebbe potuto tenerlo segreto in eterno, presto o tardi l'avrei scoperto.
 
 
Faccio di no con la testa e lui giunge per la seconda volta alla soluzione.
<< La telefonata. >>, deduce irritato.  
 
 
<< Sì. >>.
 
 
<< Perché non sei venuta da me? >>.
 
 
Non rispondo alla sua domanda, ne ho una più importante da porre.
<< Perché hai fatto buttare tutti i giornali dell'albergo? >>.
 
 
<< Per questo. >>, sottolinea, riferendosi alla lacrima che ha asciugato. << Non volevo vederti reagire male a quelle cazzate. È palese che chiunque abbia parlato, non ha capito un bel niente di te, Andria. Si è risentita perché tu sei qui e lei no. >>.
 
 
<< Lei? >>.
 
 
Inarca un sopracciglio, stupito che non abbia capito.
<< Posso solo dedurlo... specialmente se a qualcuna di loro capita una grande fortuna che provoca una forte invidia... la bocca finisce per sparlare pesantemente, così come è accaduto a te. I giornalisti ci vanno a nozze con queste porcate da scuola elementare. >>.    
 
 
Lo pungolo allegramente sull'ampio torace.
<< Ahi, ahi, Capitan America, come mai conosci così bene le donne? >>, le allusioni sessuali sono palesi. Sono consapevole che ci sono state tante fidanzate prima di me e, probabilmente, anche dopo, però adesso voglio solo assecondare il cuore e spegnere il cervello. Una scelta pessima, immagino, ma è ciò di cui ho bisogno ora.
 
 
Sbotta in una musicale risata, cinge i fianchi, addossandomi su di sé il più possibile.
<< Non per la ragione che credi tu, Miss America. >>.
 
 
Inarco un sopracciglio, stando al gioco.
<< Miss America? >>.
 
 
<< Hai bisogno di un nome da supereroe, Miss America. >>.
 
 
Mantengo gli occhi fissi in due scorci di paradiso che mi contemplano sereni.
<< Miss America. >>, scandisco in un sussurro. << Mi piace. >>.
 
 
<< E poi... >>, riprende a dire, si guarda attorno, accosta provocante la bocca al mio orecchio e con la voce più sensuale possibile dice: <<... Capitan America è ancora vergine. >>.
 
 
Simulo di essere meravigliosamente sbalordita dalla notizia.
<< Ma come Capitano, con questa prestanza fisica, il cuore nobile e le intenzioni onorevoli, nessuna delle gentil fanciulle che la circondano, le ha rubato il cuore? >>.
 
 
Lo sguardo si assottiglia, si fa da predatore che incontra la più appetibile delle prede. Una preda volontaria.
<< Solo una. >>, ammette, la voce è velluto corvino, che scivola nelle viscere e le avviluppa di pura carnalità. Si morde lascivo il labbro inferiore. << È lei che mi ha rubato il cuore, sin dalla prima volta. È un po' strega, un po' supereroe, ma soprattutto è un essere umano bellissimo, con una purezza che mi incanta. >>.
 
 
<< Allora si prepari Capitano, non credo che resterà vergine ancora a lungo. >>, garantisco, promettendogli una notte tutta per noi, lontani dal mondo intero.









Note: 
Come annunciato nella descrizione dei personaggi, tra i protagonisti primari ci sarebbe stato anche Sebastian Stan, oltre che Chris Evans e, quindi, dopo sei capitoli eccolo qui che fa il suo ingresso, pronto ad asciugare le lacrime di Andria, che comunque, lo trova interessante, anche se non ha ben presente quanto. 

Per questo capitolo ho fatto parecchie ricerche, sia su dove si sono svolte le riprese, sia sul passato (quel che era reperibile) di Sebastian. 
La parte dell'allievo italiano e il fatto che sappia qualcosa della lingua, è di mia invenzione. 

Avevo intenzione di infilarci Mark Ruffalo da un bel pezzo. Cioè è troppo un pasticcino orsacchiottoso per non dargli uno spazio. La madre era davvero una parrucchiera e il padre ha origini calabresi. 

Chris Evans lo immagino un po' così, pieno di attenzioni per la persona che ha accanto, capace di grandi gesti pur di non far soffrire chi ama. 
Vediamo come si mostrerà Sebastian nei prossimi capitoli. 

 
La storia può presentare errori ortografici.


Un abbraccio.
DarkYuna.  

 
 

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Capitolo 7
*** 7. ***


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7.








 
La musica è una componente fondamentale della mia vita.
L'ascolto ogni qual volta che posso, il più che posso e il più delle volte creo nella mente una colonna sonora segreta che si lega ad un ricordo, un evento in particolare, un profumo... una persona. Ogni canzone mi riconduce in un luogo differente, un gusto malinconico, un passato che viaggia sulle note del cuore e torna ad essere presente.
Me ne sto seduta in disparte a gambe incrociate su una panchina di legno lucido, nell'attrezzata palestra dell'albergo, mentre Chris si allena con il personal trainer e dalle casse è in diffusione Sting. 
 
 
 
If I told her that I loved you
You'd maybe think there's something wrong
I'm not a man of too many faces
The mask I wear is one
But those who speak know nothing
And find out to their cost
Like those who curse their luck in too many places
And those who fear are lost
 
 
 
 
Per essere Capitan America il suo fisico deve sottostare ad un certo programma inflessibile che concerne palestra e cibi studiati apposta per renderlo l'ideale maschile che ricopra al meglio quel ruolo. 
Ho sempre trovato la palestra alquanto noiosa, non che io sia un'assidua frequentatrice di sforzo e sudore, però stavolta è diverso... molto diverso. La mente collegherà sempre questa canzone a Chris Evans, ormai è un miscuglio omogeneo che si è impresso a fuoco nel tessuto cerebrale.
 
 
Poco più in là c'è Sebastian Stan, corre agile e scattante sul tapis roulant. Non veste più gli abiti di scena, ha i capelli corti e sudati, uno spesso strato di barba che lo rende più uomo ed affascinante. Una semplice maglietta grigia con vistose chiazze di sudore, pantaloni dal tessuto morbido blu e scarpe da ginnastica. Deve seguire anche lui un programma ferreo per interpretare Bucky Barnes, ha un fisico davvero curato.
Non avendo mai visto i film dedicati a Capitan America, mi era proprio sfuggito come attore e persona, solo ora mi rendo conto del sex appeal innegabile e di quegli occhi color ghiaccio turchese che lasciano innegabilmente il segno.
C'è troppo testosterone in questo stanzone, davvero in abbondanza.
 
 
Sebastian alza lo sguardo adrenalinico fino a me. Rispetto a Chris, che si trova dall'altra parte della camerata, lui è più vicino.
Fa scivolare le cuffie sul collo, non perde il ritmo, anzi lo aumenta.
<< Tu non ti alleni? >>, chiede, con il fiatone.
 
 
Scuoto la testa, ridacchiando. Ho sciolto i capelli, l'aria condizionata continua a farli svolazzare sul viso.  
<< Se dovessi vedermi correre, è perché sto scappando da qualche catastrofe. Mi stanco solo a guardarvi. Brucerò calorie per osmosi. >>.
 
 
Diminuisce la velocità del tapis roulant fino a fermarsi, ride di gusto e scuote la testa. Alla fine scende dall'attrezzo ginnico.
Sulla panca dove sono seduta, c'è il suo asciugamano e una bottiglia da due litri di acqua. Ne ingurgita qualche sorsata, poggia le cuffie accanto alle sue cose, passa la salvietta spugnosa sul collo e i capelli, poi toglie la maglietta zuppa, lasciando scoperti i pettorali degni di nota, il tronco scolpito e i muscoli guizzanti. Le gocce di sudore scivolano tra pieghe voluttuose e pelle di porcellana.  
 
 
Abbasso immantinente gli occhi sul pavimento, arrossendo.
Perché mi sembra che la situazione sia divenuta d'un tratto in maggior misura intima e peccaminosa? Come se stessi facendo qualcosa di sbagliato nei confronti di Chris?
Non sono abituata ad uomini dotati di bellezza indiscussa che si denudano davanti a me, non mi sono ancora abituata neppure a Chris, ma forse il crimine è negli occhi di chi guarda, nel carattere introverso che fatico a nascondere e nell'educazione morigerata ricevuta da bambina. Magari Sebastian non ci fa caso.
 
 
<< Stai bene con... >>, riprende, dopo aver bevuto. L'indice svolazza attorno ai suoi capelli. << ... sciolti. Dovresti tenerli sciolti più spesso. >>. Il complimento è palese dietro al consiglio.
 
 
Azzardo ad osservarlo, pentendomene subito dopo.
Ha un sorriso pieno, gli occhi tersi, c'è qualcosa nel suo viso di misterioso che non dovrebbe attrarmi in questo modo vincolante, non dovrei sentire nulla, oltre che simpatia. Allora cos'è questo turbamento che d'improvviso si esagita nelle profondità del ventre?
 
 
Dalle casse stereo Sting ha smesso di cantare e, al suo posto una voce femminile e graffiante dà voce ai miei pensieri.
 
Where have all the good men gone 
And where are all the gods? 
Where's the street-wise Hercules 
To fight the rising odds? 
Isn't there a white knight upon a fiery steed? 
Late at night I toss and turn and dream 
of what I need 
 
 
Non mi sento per nulla a mio agio, sforzo un sorriso di rimando, celo lo scompiglio intrinseco che cerco di analizzare, risolvere e poi cancellare, ma stavolta fallisco. Perché c'è un tumulto caustico che si sta sollevando, gettando nel caos ogni sicurezza che avevo precedentemente acquisito?
Non ho mai avvertito nulla di tutto ciò quando ho incontrato Chris, nulla di tutto ciò quando mi guarda come sta facendo Sebastian, nulla di tutto ciò quando mi ha baciata per la prima volta o quando abbiamo fatto l'amore.
Niente di tutto ciò...
 
 
Si approssima di qualche passo, intanto che io vorrei mettere una distanza infinita tra lui e quel che sto provando, invece resto ferma, bloccata nel corpo, incapace di far rallentare il battere molesto di un cuore che appare più vivo che mai.
 << Significano qualcosa? >>, chiede curioso, additando i tatuaggi.
 
 
Indosso una maglietta smanicata, tutti e nove i tatuaggi sono ben visibili. Prende posto accanto a me, il tronco nudo mi crea non pochi disagi nel concentrarmi.
 
I need a hero 
I'm holding out for a hero 'til the end of the night 
He's gotta be strong 
And he's gotta be fast 
And he's gotta be fresh from the fight 
I need a hero 
I'm holding out for a hero 'til the morning light 
He's gotta be sure 
And it's gotta be soon 
And he's gotta be larger than life 
 
 
L'indice curioso sfiora i contorni definiti della luna dallo stile bohemien che ho sul braccio sinistro, attardandosi a tastare poi la pelle priva d'inchiostro: ho i brividi. Odora di sudore pulito e bagnoschiuma alle mandorle, è un profumo forte e dolce al contempo, che difficilmente può essere dimenticato.
 
 
<< Mi rappresentano. >>, dico sbrigativa. Provo ad assemblare in fretta un piano per potermi sottrarre al suo tocco ed uscire dalla palestra. Se racconto poco di me, se non mi apro, se non mi lascio conoscere, allora posso scampare dal pericolo che consistono quegli occhi limpidi.
Sono un pesce fuor d'acqua, non amo particolarmente le situazioni in cui non riesco ad essere totalmente me stessa.
Chris è impegnato a sollevare dei pesi sulla panca, non bada a noi, è più concentrato su ciò che sta facendo, come è giusto che sia.
 
 
<< Una falce di luna, ti rappresenta? Nel senso che mostri solo una parte di te alla luce, mentre una parte di te resta nell'ombra? >>, chiede zelante, sbalordendomi per aver appreso la realtà nell'arco di un battito di ciglia. Snocciola parole con un tono basso, voce calda, mi circonda come velluto nero in una carezza carnale.  
 
 
<< Esatto. >>, affermo, impressionata. Poche sono le persone che riescono nell'intento di stupirmi e, prendo sempre in grande considerazione chi ci riesce.
Percepisco un frangente discordante, non è come quando sono con Chris, è come se vi fosse un filo profondo che mi unisce perentorio a Sebastian, un filo che è chiaro anche a lui, anche se non diciamo nulla a riguardo, anche se nessuno dei due invade i limiti dell'altro, anche se siamo consapevoli che siamo confinati in due realtà differenti. In questo preciso istante non esiste nulla, né le parole, né il tempo o lo spazio e, per quel modo in cui mi contempla, merito di finire all'inferno per il mio peccato di desiderarlo.
 
 
Con un cenno del mento indica Chris.
<< È fortunato allora, ha un grande privilegio nel vedere le tue ombre. >>, mormora, ed è come se una parte di lui stesse invidiando palesemente Chris per il vantaggio a lui concesso. << Le ombre di una luna. Speriamo sia un buon sole, allora. >>. Il respiro caldo lambisce la pelle serica che reagisce in maniera spropositata.
E se smettesse di fissarmi come se volesse anche lui l'onore dell'identica sorte, sarebbe più facile non lasciarsi trascinare.
Ha ragione: Chris è decisamente un sole, un sorriso, la brezza marina, l'estate. Sebastian ha più l'aria di essere la mezzanotte, un ricordo devastante, la soffice neve che avvolge ogni cosa in inverno.
Chris è ciò che è più giusto per me, Sebastian è ciò che desidero in segreto.
 
 
<< Lo è. >>, cincischio, ma non sono più certa che sia così. Se è bastato così poco per instillare il dubbio in me, allora c'è qualcosa che non va.
 
 
<< Non vorrei vedere ancora il tuo viso pieno di lacrime, sei più bella quando sorridi. >>.
 
 
<< Non accadrà. >>, gli assicuro, ma non sono sicura neanche che non inizierò a piangere adesso, figuriamoci se posso garantire per il futuro. << Sono stata presa contropiede, ma adesso ho capito cos'è ciò che mi aspetta ed affronterò le avversità con più tenacia. >>.
 
 
<< Su Chris c'è molta più pressione mediatica e, di conseguenza, ce ne sarà su di te... però vedrai che andrà bene. >>. Schiaccia l'occhio con fare intraprendente, dà una pacca gentile con il gomito e poi si alza. << Certa che non vuoi allenarti con me? >>. Suona più una proposta con un significato recondito, che una richiesta priva di secondi fini.
 
 
Ho il cuore che fa male, lava che scorre nelle vene e i polmoni che affogano.
Scuoto semplicemente le spalle, declinando gentile l'invito.
<< No, grazie. >>.
 
 
<< Beh... se cambi idea, sai dove trovarmi, Andria. >>. Pronuncia serio il mio nome con un retrogusto lussurioso, che getta altro disordine a quello già presente. Saluta con un cenno della mano e ricambio, poi sono costretta a fuggire letteralmente dalla palestra, per ritrovare il controllo che Sebastian Stan è riuscito a farmi perdere nell'arco di dieci minuti, con poche parole ed una pioggia di sguardi.
 
 
Poco più tardi sono seduta sola nel bar dell'albergo, nel tavolino che costeggia la vetrata che si affaccia sulla strada trafficata, affollata e movimentata. Gli occhi si perdono nel paesaggio, la mente si perde in dubbi e perplessità.
Davanti ad un buon caffè, però, riesco a ristabilire l'ordine naturale degli eventi e, con il senno di poi, mi convinco che è stato tutto frutto della mia immaginazione, mi convinco che non è accaduto davvero nulla in quella dannata palestra e mi convinco che è sempre Chris l'uomo con cui voglio stare davvero.
Mi convinco... per non stare male.
 
 
Di sottecchi vedo uno movimento, volto il viso e Chris sta venendo verso di me, un sorriso sfavillante, le iridi di paradiso e i lineamenti rilassati. È fresco di doccia, porta una maglietta bianca aderente sui muscoli, pantaloni grigi e scarpe da ginnastica nere, ed è ancora la cosa più bella che vive nella mia esistenza.
La luce del giorno esalta la figura imponente e lo rende più seducente di quel che già è. 
A prescindere dallo scompiglio intrinseco acceso da Sebastian Stan, ciò che nutro per Chris non è mutato di una virgola, anzi, aumenta ogni istante che passa.
 
 
<< È libero questo posto, signorina? >>, domanda con fare malizioso, sfiora la sedia e sorride come un sole che nasce. << Oppure sta aspettando qualcuno? >>. Ho imparato che il suo buon umore riesce a contagiare anche me, tenendomi costantemente in pace con il mondo intero e la mia anima.
 
 
Puntello i gomiti sul tavolo, gravo il mento sulle dita intrecciate e gli riservo lo sguardo più dolce che riesca ad esternare.
<< Aspettavo lei, Capitano: la stavo aspettando da tutta la vita. >>. Non sto mentendo, sono sul serio sincera quando affermo che attendevo un uomo come Chris Evans da tutta la vita.
 
 
Piega la testa da un lato, muove leggermente la sedia e prende posto dinanzi a me.
<< Allora sono davvero in ritardo, signorina. >>.
 
 
<< Oh, saprà farsi perdonare, Capitano. >>.  
 
 
Con un cenno del capo specifica il caffè che ho ordinato.
<< Credevo fossi arrabbiata. >>.
 
 
Increspo le sopracciglia, nel mese trascorso con Chris Evans, l'ultima cosa è stata proprio arrabbiarmi. Non capisco da cosa lo abbia evinto.
<< Proprio no, perché avrei dovuto? >>.
 
 
<< Beh... >>, giocherella con i tovaglioli, << ... sei costretta a vedermi in palestra quasi tutti i giorni, gli impegni e le riprese del film: deve essere noioso. >>, suppone, sinceramente dispiaciuto.
Piego le spalle in avanti, così da non permettere ad orecchie indiscrete di udire i nostri discorsi.
 
 
<< In realtà è sexy. >>, confesso provocante. << Non credevo che vedere un uomo allenarsi in palestra fosse così sexy... dovrebbero girare un film solo su di te che ti alleni. >>, dico scherzosa, procurando una risata genuina in lui. << Però dovrebbe essere vietato ai minori di diciotto anni... sai, potrebbero ritrovarsi ingravidate senza capire come. >>.
 
 
<< Magari la regia l'affido a te. >>, propone, stando al gioco.
 
 
Schiocco la lingua al palato, contrariata.
<< Ahi è un brutto affare, farei la fine delle ragazzine incinte. >>.
 
 
Passa eccitante la lingua sulle labbra, ha ancora il sorriso, però ha un sapore diverso, quasi mesto. Gli occhi sono affollati dai pensieri.
<< Saresti una brava madre. >>.
 
 
<< Di chi? >>, sbotto stoltamente. Un po' come quando stai interloquendo con qualcuno per la prima volta e l'altra persona chiede "come ti chiami?" ed io rispondo puntualmente: "chi, io?".
 
 
Tira la bocca di lato, divertito dalla reazione stralunata.
<< Di nostro figlio. >>, informa, come se fosse la cosa più naturale di questo mondo.
 
 
Non ho il tempo di razionalizzare la frase, che qualcosa produce delle macchie nere alla vista, accecandomi momentaneamente. Impiego una manciata di secondi per capire che un fotografo è entrato nell'albergo, eludendo la vigilanza ed ha appena scattato una sequela di foto a me e a Chris insieme.
 
 
<< Sorridi per me Andria! >>, ordina esagitato, su di giri per essere riuscito ad ottenere lo scoop che i suoi colleghi inseguono da un po'.
Sono spaventata dal fatto che un estraneo conosca il mio nome e che mi stia fotografando all'impazzata. È come se un ladro fosse appena entrato di soppiatto a casa mia per rubare, sono sconvolta e per nulla contenta dell'accaduto.
 
 
<< Come ci si sente ad aver accalappiato lo scapolo più ambito di Hollywood? Immagino che i problemi di soldi sono un ricordo lontano, vero? >>, insinua arrogante. È un uomo sui quaranta, sa perfettamente che con queste diffamazioni cagionerà una reazione violenta in uno dei due... una reazione che prontamente fotograferà per finire sul giornale scandalistico per cui lavora.  
 
 
La mimica di Chris muta radicalmente, la gentilezza scivola via come una maschera di ceramica, che si frantuma in mille pezzi. Sta per fare ciò che il fotografo si aspetta e mentre si alza, sono più veloce di lui, balzo in piedi e camuffo la tentata aggressione, che, comunque non viene immortalata.
Il fotografo retrocede di un paio di passi, intuisce che ha fatto una sciocchezza inaudita a fomentare la persona sbagliata.
 
 
<< Chi cazzo ti ha fatto entrare? >>, strepita Chris, con un tono furibondo che non promette nulla di buono. Mi cinge in vita con un braccio, come se cercasse di proteggermi dal frangente malevolo.
 
 
Premo entrambe le mani sul petto nerboruto, provando a non far degenerare la situazione, ma è come provare a calmare un toro in corsa.
Il trambusto ha attirato numerosissimi sguardi, qualcuno è andato a chiamare la vigilanza dell'albergo.
<< Aspetta Chris, fermati. >>, gli intimo con una calma glaciale. Lui distoglie gli occhi irati dall'uomo e li poggia su di me. La colpa dell'accaduto gli si legge a caratteri cubitali sul viso. << Non così, non ne vale la pena. >>. Poi mi volto verso il fotografo, traggo un profondo respiro.  
 
 
Sebastian Stan è qui, ha finito l'allenamento, si è fatto una doccia e cambiato i vestiti; resta gelido davanti la spiacevole circostanza. Le iridi trasparenti scaturiscono fulmini, la bocca è serrata, la mandibola contratta e le mani chiuse in una morsa.
Se non ci fosse stato Chris, sarebbe intervenuto, ne sono certa.
 
 
<< Non sarai né il primo e né l'ultimo che fa e farà simili illazioni sul mio conto: lo capisco. In fondo perché una persona come Chris Evans debba interessarsi a me? Insomma, il divario esistenziale è palese, no? Perché un uomo di successo che può avere chiunque voglia su questo mondo, sceglie proprio una persona che non ha successo, una persona normale, quasi banale, che svanisce in una folla? È alquanto assurdo, no? >>, accompagno la frase con una risata vuota, non è divertente. Sono ferita, mi sento fuori posto, ridicola e giudicata nel peggiore dei modi. La mano di Chris aumenta la presa sul mio fianco, sono praticamente addosso a lui. So che se potesse mi porterebbe via di peso in questo istante stesso. << Però sai, credo che il successo o i soldi che tanto ti sei affannato a nominare, o tutto ciò che di effimero e superficiale possa esserci e che tutti cercano disperatamente, valgono ben poco quando ti svegli al mattino ed accanto a te c'è qualcuno per cui sei pronto a combattere e che combatte con te. Sei liberissimo di credermi o meno, fondamentalmente non è tanto importante... ci sarà sempre qualcuno che penserà male di me, anche se fossi perfetta... ah, comunque, ho un lavoro: non ho bisogno dei soldi di nessuno. >>.
 
 
Sono all'apparenza calma, mantengono un controllo incredibile, scandisco bene le parole, anche se ho il cuore che batte furioso e le gambe trasformate in gelatina. Non avrei avuto tutto questo coraggio nel replicare, se Chris non mi avesse tenuta così stretta a sé.
Ho smesso di giustificarmi tanto tempo fa, tuttavia ora vivo in una nuova realtà, circondata da leoni famelici che non aspettano altro che di balzarmi al collo per sbranarmi. Adesso, però, faccio davvero fatica a difendermi: prima non avevo nulla da perdere.
 
 
Il fotografo resta attonito, intanto la vigilanza arriva spedita ed invita l'uomo ad uscire, prima, però, gli tolgono di forza la macchina fotografica e lo scortano malamente via.
Sebastian Stan mi rivolge un'occhiata cupa, è come se fosse più arrabbiato di Chris per ciò che mi è stato detto e per come sono stata trattata. Purtroppo l'infamia che lo faccio per soldi ha invaso ogni canale divulgativo e quel timbro non verrà mai via, ci sarà sempre qualcuno che ipotizzerà che è il denaro che mi muove.
Eppure, guardo Chris e, credo che basti il suo sorriso, le iridi dolci ed i suoi sentimenti, per spiegare cos'è che mi muove realmente.
Quel che davvero non mi spiego è il perché lui ricambi.
 
 
La vigilanza e il fotografo passano davanti a Sebastian Stan, lui distoglie l'attenzione da me e poi si appresta a seguirli.
 
 
 
Chris accarezza i miei capelli con entrambe le mani, prova a distrarmi, lambisce tenero il volto e poi, come se non potesse farne a meno mi abbraccia forte. Restiamo così per un minuto buono.
<< Dimmi che non pensi tutto ciò che hai detto? >>. È una domanda, ma viene fuori con un tono di supplica, ha la voce inconsolabile e so che si sente in colpa, anche se ciò non dipende più da lui. Eravamo perfettamente consapevoli che non avrebbe potuto tenermi sotto una campana di vetro per sempre. << Davvero non sai perché tra tante, la mia scelta è ricaduta su di te? >>.
 
 
Scosto il viso dal suo petto, per smarrirmi in un paio di occhi  di un azzurro soffice, umido, in cui mi rifletto. La luce del giorno li rendono un mero frutto di una fervida immaginazione.
Inarca le sopracciglia, la mimica resta addolorata, c'è qualcosa nella mia espressione che non riesce a migliorare il suo umore.
 
 
Scuoto semplicemente il capo, non importa il perché abbia scelto me, importa che continui a scegliermi ogni giorno.
 
 
<< Perché ti amo, Andria. >>.   









Note:
Ed eccoci a dare maggiore spazio a Sebastian... insomma un bel po' di spazio!
E sopraggiungono i primi dubbi per Andria. 
Non è poi così facile restare indifferenti dinanzi alla bellezza indiscussa di Sebastian e poi alla dolcezza di Chris, che la difende ad ogni costo. Ed inizierà una bella confusione sentimentale.

Non mi sono mai cimentata in una ff del genere, di solito la coppia è una ed una soltanto, chissà che ne verrà fuori. Spero solo di non scivolare nel banale. 

Non vi fermate al "ti amo" di Chris, perché, chi segue le mie storie, sa che il lieto fine lo faccio proprio desiderare. E la storia è appena iniziata, ci sono ancora moltissimi capitoli ad attendervi. 

Le canzoni all'interno del capitolo sono: 
-Shape Of My Heart, di Sting.
-I Need A Hero, di Bonnie Tyler. 

 
La storia può presentare errori ortografici.


Un abbraccio.
DarkYuna.  

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Capitolo 8
*** 8. ***


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8.








 
La notte è fatta per crollare.
Riporta a galla le mancanze, estende i vuoti incolmabili, parole che non sono state dette al momento giusto, attimi infiniti che non torneranno mai più.
La notte è fatta per i sentimenti reali, dove le maschere cadono, le parole sono autentiche, non esistono ruoli da interpretare o giudici a cui sottostare.
La notte è fatta per poche persone, quelle giuste.
Allora perché, stanotte, su questa terrazza al settimo piano dell'albergo, affronto l'oscurità da sola?
 
 
Chris sta dormendo in camera, non voglio pesargli oltremodo, tra gli allenamenti e le riprese del film, il più delle volte crolla in un sonno intenso. So che, una volta trascorso questo periodo, potrò viverlo in una normale quotidianità, smetterà di volermi tenere nascosta al mondo, anche se ormai tutti sanno di noi e sarà più facile.
 
 
Per adesso, perlomeno, siamo entrambe sotto una tensione mediatica irragionevole. Lui la gestisce meglio di me, io sono come in balia di un mare in tempesta. Mi sembra di sbagliare in tutto ciò che dica o che faccia, anche se lui garantisce il contrario.
Non abbiamo più parlato dell'episodio con il fotografo avvenuto la settimana precedente. Ha cercato di essere dolce, accogliere i malumori, magari un pianto liberatorio, ma non c'è stato nulla di tutto ciò: ho ingoiato il rospo e sono andata avanti. Ho sempre fatto così, non mi piace lamentarmi, sono più il tipo di ragazza che soffre in silenzio e si sfoga lontano da tutto e tutti.  
Non ho neanche risposto al suo "ti amo".
Io non lo so se lo amo, so che sono davvero presa, che suscita emozioni forti, che sto bene con lui, che riesce a farmi ridere e stare bene, ma non è amore. Non ancora.  
 
 
Appoggio i gomiti al parapetto nero composto da metallo e vetro, ed osservo la città, stranamente silenziosa. Il paesaggio è puntellato di luci forti che rischiarano il buio e sono circondata da un'insolita quiete che placa i demoni dell'anima.
 
 
Non avrei immaginato quanti luoghi avrei visto un giorno, eppure pensare che dall'Italia, adesso, sono qui, ed assisto alle riprese di un film di tale importanza, è davvero assurdo.
Prendo una profonda boccata d'aria fresca, la temperatura la sera cala, anche se l'umidità è ben presente e il caldo si avverte in ogni caso. La veduta da qui sopra mi rammenta un Natale trascorso a Roma a casa di mia zia, un Natale ben lontano dal concetto che ho nella testa di Natale, ma c'era mio padre, eravamo ancora una "famiglia" nonostante tutto. Mi piacerebbe tornare a casa stanotte, tornare alla mia libreria, tornare alla mia routine, tornare al mio anonimato, però come puoi arginare la diga, una volta che si è rotta?
 
 
<< Ogni volta che ci incontriamo, hai sempre quell'espressione malinconica. >>, dice una voce maschile che conosco bene, una voce di velluto nero che tronca il silenzio e lo insaporisce di una trepidazione impetuosa che scuote il cuore.
 
 
Sebastian Stan occupa lo spazio vuoto adiacente a me, grava le mani sul cornicione e rivolge un'occhiata consapevole, di chi sa cosa si nasconde nella mia tristezza.  
Inavvertitamente stavo pensando proprio a lui, con un pressante desiderio di vederlo, per parlargli e stare in sua compagnia.
 
 
Sorrido di sbieco, ho come l'impressione che con lui non abbia bisogno di fingere che tutto vada bene, è come un'anima affine, talmente tanto da rispecchiarmi in esso.
<< Hai il tempismo di incontrarmi giusto un attimo prima che io crolli. >>, rivelo schietta, dandogli modo di capire che è nuovamente giunto al momento giusto.
 
 
<< Pensi ancora alle cazzate di quel fotografo? >>, chiede diretto. Non deve prendermi con le buone maniere per non urtare la mia sensibilità, non stiamo insieme, non è come Chris.
 
 
<< Non come dovrei. >>.
 
 
<< In che senso? >>.
 
 
<< Beh, normalmente si dovrebbe essere furenti, no? >>.
 
 
<< Normalmente. >>, si aggrega, stropicciandosi il naso. Ruota le spalle alla città, incrocia le braccia e si appresta ad ascoltarmi.
 
 
<< Però non è così, ciò che è accaduto mi ha fatto riflettere a lungo: ho come l'impressione che questo non sia il mio posto. >>.
 
 
Sorride appena, ha gli occhi fissi in un punto indefinito sul pavimento, il viso in penombra, le iridi brillano nell'oscurità.
<< Questo non è il posto di nessuno, Andria. Il tuo posto è con chi ami, chi ti fa sentire accettata e chi ti vuole per come sei, non per quel che dicono gli altri. >>. Gesticola con le mani. << Quello che hai detto a quell'imbecille, beh, in quelle parole c'era tutta te stessa, in quelle parole c'era ciò che sei, in quella parole c'eri tu. Però non devi spiegare niente a nessuno, se sei così disponibile o accondiscendente o se cerchi di rispondere o spiegare a tutti, ti ritroverai a doverlo fare sempre, in qualsiasi circostanza e finiranno per divorarti. Anche nel nostro mondo "patinato" ci sono dei rapporti veri e solidi... basati su quelli, ma non fidarti di chiunque: le persone per la fama fanno di tutto. >>.
 
 
Ascolto sul serio interessata, faccio oro della sua lezione, ha più esperienza di me.
<< Quel giorno... quando sei andato con la vigilanza... >>.
 
 
Trae un respiro veloce, alza il mento e serra la bocca.
<< Mi sono assicurato che quel coglione evitasse di fare cazzate. Ho insistito perché la vigilanza lo perquisisse e abbiamo scoperto che aveva un registratore addosso e che aveva registrato l'intera conversazione. >>.
 
 
Batto più volte le palpebre, scioccata. Sia per quanto in basso possa cadere l'essere umano, sia perché, al contrario, l'essere umano che ho davanti è davvero stupendo, dentro e fuori.
<< Perché lo hai fatto? >>.
 
 
Si stringe nelle spalle, gira il viso nella mia direzione e le iridi color turchese ghiaccio vengono rischiarate dalle luci della notte, originando un incantesimo illecito da cui non ne vengo più fuori.
Mi manca il respiro e un centinaio di cose diverse che hanno a che fare con il cuore e l'anima.  
<< Perché non voglio più vederti piangere. >>, asserisce virtuoso ed è come se stesse parlando direttamente con il nucleo pulsante dei miei sentimenti.
 
 
<< Grazie. >>, dico semplicemente, disarmata dal gesto di puro altruismo compiuto da Sebastian Stan per me. Nessuno aveva fatto mai una cosa così profonda per evitarmi ulteriori dolori.
 
 
Il broncio serio si rilassa.
<< Adesso, però, raddrizza quel sorriso, che per stanotte le ombre della luna sono dissipate. >>, sostiene, mantenendo lo sguardo deleterio dritto nel mio. << Sorridi perché, anche se hai quelle crepe che ti ricoprono il cuore, ci sarà sempre qualcuno che verrà in tuo soccorso per ripararle. Sorridi perché nonostante tutto, respiri e vivi e la voglia di combattere non ti è passata. Sorridi perché hai qualcuno al tuo fianco che ti ama. Sorridi perché il tuo sorriso può essere il sole che splende nella vita di chi ti incontra. Sorridi perché hai trovato un buon amico stanotte che si prenderà metà delle tue pene. Sorridi perché... >>, la voce si affievolisce, la mimica diviene languida e negli occhi immensi come il mare, scorgo il riflesso di ciò che sta per fare, ed una violenta vertigine fa tremare la terra sotto i piedi.
 
 
Con sconfinata e devastante chiarezza intuisco che è stato quel che volevo sin dalla prima volta che l'ho visto e che, se non ci fosse stato Chris, sarebbe già accaduto.
Sebastian sfiora nervoso la mia mano, la pelle è calda sulla mia gelida, strofina le labbra umide, sono sul punto di farmi esplodere il cuore nella gabbia toracica, è tutto un eccesso, un vibrare prepotente, un ardore sull'anima, una frenesia del corpo, ma quando si avvicina inesorabile, abbasso d'istinto il viso e il tentativo di baciarmi fallisce.
Arreso, preme la fronte sulla parte bassa della mia guancia, stringe ancora la mano nella sua, non intende lasciarmi andare, il corpo sfiora pericolosamente il mio e il respiro caldo colpisce dei punti sensibili.
 
 
<< Scusa. >>, mormora, però non è pentito. La sconfitta è l'altra faccia del coraggio dimostrato stanotte.
 
 
Il palpitare scatenato fischia nelle orecchie, la temperatura si alza e si abbassa in un'eccitazione involontaria.
<< È quello che vorrei anche io. >>, confesso, deglutendo dolorosamente il nodo di lava liquida che mi strozza in gola.
 
 
Stacca la testa da me, di nuovo quegli occhi, sono come miele tossico che si attaccano all'anima e la impregnano di un veleno che vorrei bere spontaneamente.
<< È per lui, vero? Lo ami? Sei già arrivata a quel punto? Oppure temi di scoprire che non è abbastanza, che quello che ti faccio sentire io è di più? >>.  Ha un'intensità nel formulare le domande che non mi lasciano scampo, è sicuro che provi qualcosa per lui, non ha alcun dubbio a riguardo. Il fuoco di cui è composto mi ustiona e mai, come adesso, sono contenta di morire tra le sue fiamme.
 
 
<< Io non tradisco. >>, affermo con la stessa certezza, mentre la bocca immagina il sapore sublime delle sue labbra. Faccio per sottrarmi dalla tentazione, però lui afferra entrambe i polsi e mi obbliga a guardare in faccia il mio corrosivo desiderio.
 
 
<< Non è più questione di tradire o meno. Io lo vedo, Andria. >>.
 
 
<< Vedi cosa? >>, rimbecco secca, non gradisco essere messa così alle strette e che venga sfidato il mio istinto, perché poi seguo le emozioni e non la ragione che, in questo caso, è la scelta più saggia da fare.
 
 
<< Come mi guardi. Come mi hai guardato in palestra, di quella sensazione sconvolgente che sento quando sei vicina, quando ti vedo o quando ti penso... e ti penso più spesso di quanto dovrebbe essere consueto. Avrei preso a pugni quel fotografo coglione per quello che ha detto su di te, di come ti ha fatto male, della ferita che ha aperto qui. >>. Lascia libero il polso per poggiare il palmo qualche centimetro sopra il seno, lì dove sotto strati di pelle, muscoli e sangue, c'è un cuore che esplode dalla smania travolgente di essere amato tormentosamente da lui. << E adesso, tu stessa, hai confermato che è quello che vuoi. >>.
 
 
<< Lasciami andare, per favore. >>, impongo con fermezza, il cuore non è d'accordo, il cervello mi ringrazia. Sono divisa tra passione ed intelletto.
 
 
Scorge la determinazione nei miei occhi, annuisce appena, poi accosta la bocca al mio orecchio.
<< I sentimenti che non sono veri fino in fondo, sono destinati a consumarsi nel tempo. >>, sussurra, le labbra fanno presa sul lobo dell'orecchio e lo addentano con un erotismo illecito, che m'impedisce di pensare concretamente. I brividi di eccitazione offuscano la ragione, ma, prima che possa fare una sciocchezza smisurata, riesco a svincolarmi e fuggo letteralmente dalla terrazza dell'albergo.
 
 
Scendo velocemente tre piani a piedi, non mi fermo per aspettare l'ascensore, ho bisogno di sfogare la trazione fisica che Sebastian ha scatenato in me. Torno sottosopra nella camera dove alloggio con Chris.
Entro di soppiatto, solo la flebile luce dell'abat-jour impedisce di andare a sbattere su qualche mobile, mi siedo piano sul letto sfatto, osservo Chris dormire e mi sento morire. Non è successo nulla con Sebastian, eppure è successo il mondo e l'eccitazione che ha acceso, non accenna a diminuire.
Una parte di me chiede a gran voce di tornare indietro per sfogarla, l'altra prova a farmi ragionare e spegnerla così come è nata.
Chris si muove appena, la mano scivola sulle lenzuola fresche e mi cerca nel vuoto accanto a sé.
 
 
<< Andria? >>, bofonchia con la bocca impastata. Stropiccia gli occhi e scorge la mia figura nel buio. << Non riesci a dormire? >>. È preoccupato e, il fatto di non aver parlato più delle congetture fatte dal fotografo, lo hanno reso più protettivo e premuroso.
A quel punto, l'unica soluzione per sfogarmi è solo una, quella meno dannosa e più lungimirante.  
Impaziente scalcio via i sandali, sfilo via irrequieta la maglietta, slaccio il reggiseno, tolgo i pantaloni e l'intimo. Scosto il lenzuolo che copre il suo corpo e, mentre è ancora intontito dal risveglio confuso, gli strappo quasi via i boxer dai fianchi ed assaggio affamata il sesso a riposo.
Basta relativamente poco per infiammare la bramosia.
 
 
<< Andria. >>, pronuncia a stenti il mio nome, gli riempie la bocca, è un'invocazione proibita che irrompe nel silenzio. Ansima rumorosamente, inarca la schiena verso la mia bocca, occupata a dargli tutto l'appagamento perverso di cui è capace.
Non ho bisogno di ulteriori preliminari, sono già pronta, calda, bagnata, fremo dall'esplodere, salgo a cavalcioni su di lui, conduco l'eccitazione turgida dentro di me con un gesto rapido, ed inizio a prendere da lui tutto il piacere possibile. È sesso crudo, carnale, lascivo, mirato per un godimento aggressivo, che non ha nulla di dolce o lento, ogni colpo è feroce, rabbioso, entra completamente e si sfila, poi riprende il tormento che mi fa perdere ogni controllo. Cinge la vita ed accompagna la mia ingordigia che non ha più alcun confine, i freni inibitori sono rotti, sono puro spirito.
Chiudo gli occhi e, non è Sebastian che immagino, né Chris, li vedo entrambe su questo letto con me, dentro di me, intenti a fare l'amore con il mio corpo e la mia anima e nell'irrealtà di questa notte traboccante di ardori selvaggi, ho l'orgasmo più animalesco mai saggiato in vita mia e che mi condanna ad un inferno senza fine.  

 
 
 
 
 
 
 
 
 

Note:
Probabilmente questo è tra i miei capitoli preferiti di questa ff. 
E' stato moltooooooooooooo difficile scriverlo, perchè più di una volta i personaggi sono sfuggiti al mio controllo per fare un po' come cavolo volevano, ma alla fine sono riuscita a seguire fedelmente la trama. 
Andria ha capito di avere più di una semplice cotta per Sebastian, ampiamente che ricambiata, ma non ha tradito Chris, non in senso fisico, ma il suo cuore l'ha fatto... e per come la vedo io, vale come tradimento anche quello. 

Non approvo sicuramente le relazioni a tre, la mia tematica mentale mi porta ad amare una sola persona per volta, ma ho voluto provare qualcosa di nuovo nello scrivere. 

Non so il perché, mi è estremamente semplice scrivere di Sebastian, lo vedo un po' un uomo misterioso, che nasconde grandi passioni, al contrario di Chris, che immagino più dolce e romantico.


La storia può presentare errori ortografici.


Un abbraccio.
DarkYuna.  
 
 
 

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Capitolo 9
*** 9. ***


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9.








 
Nel dormiveglia i muri immaginari della mente sono ancora fragili, il mondo onirico di Morfeo mi culla ancora un po' tra le braccia morbide, apro e chiudo gli occhi stanchi e il sogno prende vita nella realtà sfumata. La luce del giorno filtra attraverso le tende ondeggianti, la finestra è aperta, avverto odore di caffè che danza nella stanza.
Rotolo a pancia in giù sul grande letto a due piazze, ora vuoto.
La mano tasta la parte libera accanto a me in cerca del corpo caldo che non c'è, percepisco un effluvio di bagnoschiuma alle mandorle solleticare le narici, conosco quel profumo, il cervello lo ricollega ad un paio di iridi ghiaccio turchese e l'anima si tranquillizza, perché sa di essere al posto giusto, con l'uomo che più anela.
 
 
Il letto cigola sotto il peso di un'altra persona, avverto il calore del corpo incontrare il mio, la barba pizzica sul viso, la bocca dissemina soffici baci teneri. Le mani toccano la schiena nuda, tracciano una scia di carezze tenui che sanno di estate e luce.
<< Forse sono stupido, forse sono cieco a pensare di poter capire bene questa situazione e vedere cosa ci sia dietro. Non ho modo di dimostrarlo quindi forse sto mentendo. >>.
 
 
La mente ovattata fatica a dare un senso alle parole che Sebastian sta sussurrando tra i miei capelli, sono troppo intontita dal sonno per distinguere la concretezza dalla fantasia.
 
 
<< Guardati allo specchio, cosa vedi? Riesci a vederlo più chiaramente oppure ti senti ingannata da quello in cui credi? Non chiedere la mia opinione, non chiedermi di mentire e poi di chiedere perdono per averti fatto piangere. Sono solo un essere umano, commetto degli errori. Sono solo un essere umano, è questo tutto quel che basta per incolparmi. Non dare la colpa a me perchè non sono un profeta né un messia. >>.
 
 
Batto le palpebre nel vuoto, un terrore agghiacciante attanaglia le viscere, poiché mi trovo nel letto sbagliato e con la persona sbagliata.
Scatto d'improvviso sul letto, mi volto lesta per spingere Sebastian il più lontano possibile da me e fare i conti con il crimine efferato appena commesso, ma quando mi giro, non è l'uomo che credevo che trovo nel letto, Chris è in ginocchio accanto a me, spaventato dalla reazione spropositata.
Ha le mani ben in vista, come se volesse darmi l'inconfutabile prova che non vuole farmi alcun male.
 
 
<< Andria sono io... c-che succede? >>, interroga scioccato. Ha fatto la doccia da poco, i capelli bagnati sono tirati all'indietro, porta l'accappatoio.
 
 
Deglutisco a fatica, l'adrenalina si smorza, la pressione sul cuore viene meno: non ho fatto nulla di sbagliato. Ho dormito con Chris, non con Sebastian, come credeva la mente.
<< N-niente: un brutto sogno. >>, taglio corto, stropicciando gli occhi per schiarire la vista. << Scusa. >>.
 
 
Assottiglia lo sguardo angustiato, per studiare meglio le reazioni.
<< Sei sicura? Ti sei agitata tutta la notte dopo che... beh... dopo. >>. Calca di proposito "dopo", non con malizia, più con un significato sottinteso di disorientamento negativo. Si attarda a pensare a ciò che è accaduto quando sono tornata in stanza, però non è come gli altri uomini che rammentano il sesso strepitoso fatto: è dubbioso. << Cosa è successo ieri notte, Andria? >>. Non si è accorto che ero uscita, ed io non ci tengo a sottolinearlo.


 
Scuoto la testa, fingo di non capire, anche se so perfettamente a cosa si riferisce.
<< Che vuoi dire? >>. Avvolgo il corpo con il lenzuolo e mi appresto ad alzarmi.
 
 
<< Quello che è successo, quando mi sono svegliato. Non sembravi nemmeno tu, tutta quella rabbia e aggressività... e non sto dicendo che non mi sia piaciuto, anzi... però è stato come se non riuscissi a saziarti, come se non ci fosse pace, come se agissi con tormento, come se volessi divorarmi nel corpo e nell'anima. >>, narra una decifrazione degna di nota, per quel poco che gli ho dato modo di comprendere, ha intuito molto, anche se non tutto. E, per essere un uomo, il cui mondo delle donne è un perfetto mistero, è ad un livello tale da poter capire cos'è che non va più in me. << Io so che non vuoi parlare di quel che il fotografo ha detto quel giorno, perché ti ha ferita più di quanto hai dato modo di vedere, però Andria, io sono qui anche per questo, non solo per condividere il letto con te, ma per condividere anche ciò che ti turba... e con ieri notte, ho capito che sei più turbata di quanto credessi. So che ti sto tagliando fuori dal mondo e ti sto imponendo di riorganizzare la tua vita per me, però vorrei solo evitarti episodi come quello. >>, si scusa, come se la colpa del mio disordine fosse sua, invece è solo colpa mia, perché sono un verme senza giustificazioni che si è messa nei casini senza sapere come.
 
 
Penso bene alle parole da usare, non voglio trattarlo male o instillare il dubbio in lui.
<< Chris io so cosa ti spinge, le tue azioni sono sincere come lo sei sempre stato con me fin dall'inizio. Niente di quello che è accaduto è un tuo sbaglio: è solo successo. Credo fosse inevitabile in fin dei conti. Abbiamo accelerato e lo abbiamo fatto entrambe, era quello che volevamo tutte e due, però sei perfettamente consapevole che sei un personaggio pubblico e lì fuori ci sono tante persone che vogliono sapere, che si sentono in diritto di sapere, che accampano titoli che non hanno sulla tua vita e adesso anche sulla mia. >>. Incrocio le gambe, allungo la mano attraverso il letto per poggiarla sulla sua. << È tutta la vita che ho a che fare con i pregiudizi, li hai letti anche tu in quell'articolo. E quello che non si conosceva, è stato inventato, ma anche questo è già successo in passato... niente, nel trattamento che mi stanno riservando, fotografi e giornalisti, è nuovo per me, beh, certo, non con questa portata elevata, ma so che non sono le maldicenze a pesarmi addosso. >>. È una mezza verità, il problema nato con Sebastian Stan deve essere risolto al più presto, prima che un semplice sogno innocuo, possa rovinare definitivamente il rapporto che ho con lui.  
 
 
Chris increspa le sopracciglia, ha rughe d'espressione attorno agli occhi, il viso è crucciato.
<< Allora cosa? >>.
 
 
<< Questo. >>, puntualizzo, indicando la sua faccia scura. <<  È questo che mi pesa, il fatto che sia tu a soffrire, ne ho quasi il terrore, ho paura che tu possa stare male, che qualcuno riesca ad infondere il dubbio in te e non c'è niente di più devastante per me, che tu possa diffidare della mia onestà. Temo che il tuo stare con me, possa ledere la tua immagine pubblica... ho l'orrore più assoluto di essere io stessa a farti del male. >>. E adesso sono franca, è il cuore che parla usando le mie parole, per questo devo chiudere in fretta il frangente sovvertitore con Sebastian, prima che ogni angoscia possa divenire effettiva.
 
 
Cambia posizione, adesso è seduto, tira gentilmente la mia mano per indurmi ad avvicinare e, una volta a pochi centimetri, mi bacia con una dolcezza che tocca le corde dell'anima.
<< Non ho mai dubitato della tua onestà, nemmeno per un istante, Andria. E ci vorrà ben altro che le parole di giornalisti e fotografi, per farmi cambiare idea su di te. >>. Accarezza affettuoso i miei capelli, le iridi di cielo scrutano ogni più piccolo particolare presente sul mio viso. Non dice che mi ama, non l'ha più fatto dopo quel giorno, teme di avermi messo eccessivamente troppo sotto pressione, avendomi travolta in una relazione che è partita già in quinta, con tutto ciò so che è quello che prova e nel silenzio della sua reticenza, muore un po' anche lui. << Usciamo oggi, prendiamoci questa giornata solo per noi. Ti ho segregata qui, nemmeno fossi prigioniera: facciamo qualcosa insieme. >>.
 
 
Sorrido serena, le ombre che hanno incupito il risveglio, sembrano momentaneamente svanite.
<< Dove andiamo di bello? >>.
 
 
<< Atlanta dista poco più di venti minuti da qui, c'è un posto magnifico che voglio mostrarti, un posto magico degno di una creatura magica come te. >>. Morde il labbro inferiore. << Poi voglio regalarti qualcosa di speciale, da indossare alla cena di stasera. >>.
 
 
<< Che cena? >>. Cerco di non essere pedante sulla questione "soldi" abbiamo già ampiamente discusso su questo punto, non posso sollevare un polverone ogni qualvolta che si parli di regali.
 
 
<< Quella tra noi due. >>.
 
 
<< Festeggiamo qualcosa in particolare? >>.
 
 
<< Semplicemente noi. >>.   
 
 
 
 
 

Il Georgia Aquarium è il più grande acquario dell'emisfero occidentale, la costruzione dell'edificio assomiglia ad un'enorme arca tecnologica, piena di luci e modernità. L'interno della struttura è come immergersi nelle profondità degli abissi marini, diviso in settori e corridoi ben curati, che permette di visionare razze che non sapevo nemmeno esistessero, come gli squali balena.    
Nella sezione Southern Company River Scout c'è un vero fiume che scorre limpido sopra la testa dei visitatori, nella galleria adiacente, si tiene lo spettacolo dei delfini. Ci ritroviamo ad osservare le creature che vivono nelle acque fredde delle regioni polari e temperate del mondo, varietà molto curiose e rare come il dragone foglia australiano, il pesce garibaldi e il granchio ragno giapponese e poi i bellissimi pinguini.
Sostiamo un po' più a lungo nella rilassante sezione Tropical Diver, dedicata ai caldi mari tropicali. Tra i colori vivaci dei coralli, si scorgono cavallucci marini, pesci pagliaccio, aragoste e tante altre specie. Qui tutto fa pensare ad una splendida vacanza nei mari esotici e mentre i bambini riescono finalmente a trovare Nemo, gli adulti provano un leggero brivido di fronte a giganteschi esemplari di medusa!
 
 
<< È meraviglioso. >>. Gonfio a dismisura le vocali, sono persa a fissare l'azzurro intenso dell'acqua, i giochi di luce, le creature marine che nuotano lente, è come trovarsi in un universo parallelo.
 
 
<< Sei felice? >>, chiede premuroso Chris. Passa un braccio dietro la schiena e scatta un paio di foto con il cellulare, sia a me che alle attrazioni dell'acquario.
 
 
<< Moltissimo. >>, confermo e, per la prima volta, non ho paura ad ammettere che sono felice. << Ho sempre visto questo posto in televisione... non credevo che un giorno sarei venuta qui per davvero. >>. Sorrido così tanto da avere i crampi alla mascella.
 
 
La bocca si addossa al mio orecchio.
<< Ogni tuo desiderio è un ordine. >>.
 
 
I suoi occhi sono resi più chiari dal colore dell'acqua che si riflette liquido in essi, tra le creature presenti qui dentro, è la più bella ed incredibile. Prova in ogni modo ad accostarsi alla mia anima senza urtarla o farle del male, sono come estasiata nel guardare l'incredibile leggiadria che rilassa il viso straordinario.
Tutto, in questo momento, ha dell'irreale.  
Io non sono più io, non vivo più nel mio corpo, sono solo puro spirito.
Lui non è più Chris Evans, né Capitan America, né una persona famosa. È l'altra metà del mio cuore che pulsa profondamente dentro di me.  
E, con una sconcertante nitidezza trasparente, prendo coscienza di saggiare un'emozione così potente, consolidata, indissolubile ed eterna per lui, che va al di là della semplicistica concezione di amore. Ben oltre tutto ciò che è umano o terreno, ben oltre ogni cosa, ben oltre la luna, il sole e l'universo intero, non è più la gravità a tenermi imbrigliata... è lui.
 
 
Affondo negli occhi celestiali, l'indice sfiora i lineamenti, la barba, la bocca e, con il cuore in preda agli spasmi impetuosi, decido di spingermi oltre il limite, lì dove non sono mai arrivata prima d'ora.
<< Ti amo. >>, fremo, sbalordita di averlo appena detto, ma molto più che certa di amarlo veramente.
 
 
Un sorriso di una soavità affranta prende campo sulle labbra umettate, gli occhi grandi però sono pienamente malinconici e non può eclissare il rammarico che vive in lui. È la prima volta che lo vedo triste.
 
 
<< Chris... >>, sussurro disorientata, accarezzandogli il volto. << Che c'è? >>.
 
 
Schiude la bocca, un respiro veloce e deglutisce come se stesse mandando giù un groppo di lacrime.
<< Non credevo che avrebbe fatto così male. >>.
 
 
Arriccio le sopracciglia, le sue parole ghermiscono il cuore e lo chiudono in una morsa costellata di aculei velenosi. Non può sapere di Sebastian, è impossibile, allora perché dichiara ciò?
<< Che vuoi dire? >>.
 
 
<< Quando ami una persona, speri con una forza devastante che anche l'altra provi per te un sentimento quantomeno simile... quando ti ho detto che ti amo e tu sei rimasta in silenzio, ho creduto che qualcosa si fosse incrinato tra di noi, che avevo sbagliato ad esporti così, che fossi risentita, arrabbiata, che avessi capito che non era più come a Boston, che la realtà fosse diametralmente opposta a ciò che avevi immaginato. Ti ho vista diversa, con la mente altrove, lo sguardo perso, ho temuto che... >>.
 
 
Lo fermo prima che possa aggiungere altro a riguardo, gravo la mano sulla bocca.
<< A Boston ci siamo promessi di essere sinceri sempre e di dirci tutto, ma stiamo permettendo ai dubbi di gettare le prime basi per un silenzio che ci allontana... ed è solo colpa mia. >>. Io sto permettendo ad un altro uomo di dividerci, ed è anche peggio.
 
 
<< No. >>, si oppone lui, ma non lascio che continui.
 
 
<< Invece sì, è il mio carattere, ed è sbagliato lo so. Non voglio giustificarmi in alcun modo o discolparmi... nessuno ha mai voluto combattere le mie battaglie, è sempre stato facile farlo da sola: nessun altro avrebbe provato dolore oltre me. Poi sei arrivato tu e, quel giorno, con il fotografo, tu eri lì, una roccia, una colonna portante che mi teneva a galla e non mi permetteva di annegare. In quel momento è stato come se la tua sola presenza avesse, in qualche modo, aggiustato, tutte le volte che sono stata da sola ad affrontare le avversità. Non ti chiedo nemmeno di accettarmi così, Chris, perché è giusto che io smussi gli spigoli appuntiti del mio carattere in modo tale da non farti male. Ti chiedo solo un briciolo di pazienza, mentre io lavoro su me stessa, per non perderti. >>.
 
 
Scuote la testa, scontento dal punto in cui sono giunta per amor suo.
<< Io non voglio che cambi per me, è egoistico importi una simile trasformazione. >>.
 
 
<< Io voglio cambiare per te: è una mia scelta. Sono felice, se tu lo sei e, se continuo a tagliarti fuori da pensieri e malinconie, non andremo da nessuna parte. Allo stesso modo, sono qui per combattere le tue di battaglie, qualsiasi esse siano, di qualsiasi entità siano o gravità. Siamo in due in ogni cosa... o almeno spero che tu la veda in questo modo. >>.
 
 
Sorride ancora, ma è di nuovo un sorriso malinconico che mi riduce in brandelli. Ha un composto disordinato di riflessioni che gli attraversano il volto dispiaciuto.
<< Non così Andria, non voglio questo per te: non devi compiacermi. Questo è sbagliato, non il tuo carattere. >>.
 
 
<< È stato il primo "ti amo" di tutta la mia vita, Chris. Non ho mai amato nessun'altro uomo e... sono troppo egoista per privarmi di una persona che amo così tanto. >>. Incontro le mani a mezz'aria e le stringo in un legame inscindibile. << L'amore è abnegazione incondizionata quando si è in due a saggiare le stesse emozioni nello stesso momento. >>.
 
 
Si è illuminato nell'istante stesso in cui ho rivelato che lui è la prima persona a cui ho detto "ti amo". Ed è davvero così, capisco solo ora che nelle poche relazioni avute in precedenza non c'era l'enorme trasporto sentimentale che c'è ora.
<< Come fai a sapere che è questo che vuoi? >>.
 
 
<< Difficilmente faccio qualcosa di cui non sono realmente sicura. Certo, non ho parametri di giudizio, però il fatto che il mio cuore scoppi ogni qualvolta tu sorrida come stai facendo adesso, beh, credo che sia un indizio inconfutabile, non credi? >>.
 
 
Le braccia vigorose fanno presa in vita, mi issa di peso e mi stringe più forte che può, girando su se stesso, come l'uomo più felice di questo mondo.
E, mentre sono impegnata a vivere un momento di pura gioia incommensurabile, mi accorgo della canzone che viene trasmessa dalle casse del Georgia Aquarium.
Le parole sono quelle a cui pongo maggiore attenzione e mi ghiacciano il sangue.
 
 
"... Maybe I’m foolish
Maybe I’m blind
Thinking I can see through this
And see what’s behind
Got no way to prove it
So maybe I’m blind..."
 
 
" ...Take a look in the mirror
And what do you see
Do you see it clearer
Or are you deceived
In what you believe..."
 
 
"... Don’t ask my opinion
Don’t ask me to lie
Then beg for forgiveness
For making you cry
Making you cry...".
 
 
Sono al sicuro dal mondo intero, tra le braccia dell'uomo che amo, ma non sono al sicuro dal nemico più temibile: me stessa.









Note:
Chiedo umilmente scusa, non mi sono accorta quanto tempo è trascorso dall'ultimo aggiornamento, quindi eccomi qui con il nono capitolo, dove Andria prende consapevolezza del profondo sentimento per Chris, che viene comunque adombrato dai dubbi su ciò che nutre davvero per Sebastian. 

Le parole dette all'inizio dalla "visione onirica" di Sebastian sono le stesse della canzone a fine capitolo. La canzone è: "Human" di Rag'n'Bone. L'ho scelta perché l'ho ascoltata in un video tributo dedicato a Bucky Barnes. 

Voglio ringraziare di cuore l'anima pia che mi ha recensito lo scorso capitolo:
 
LilyGreenEyes93
 
La storia può presentare errori ortografici.


Un abbraccio.
DarkYuna.  
 
 

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Capitolo 10
*** 10. ***


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10.








 
Le riprese del film stanno proseguendo di buona lena, ci siamo spostati a New York, per girare delle scene in cui appariranno Mark Ruffalo, Benedict Cumberbatch, Robert Downey Jr. e Tom Holland.
Chris è impaziente di presentarmi l'eroe preferito di cui gli avevo parlato e che spera mi farà contenta. Non fa altro che provare a farmi felice, ogni giorno che passa, sempre di più, cerca di portarmi a toccare le vette più alte e di vivere al massimo questa storia con me.
Nel pomeriggio ci sarà una breve pausa, in cui approfitteremo per andare a visitare Central Park insieme. Il risveglio è stato da favola, colazione in camera, tante coccole, chiacchiere e risate, adesso mi appresto a scendere nella hall, lì dove Chris mi aspetta per incontrare Robert, suo grande amico anche nella vita reale. 
 
 
A passo svelto, percorro il corridoio lussuoso al quarto piano, sistemo nervosa il vestito a balze color carta da zucchero, per non dare l'impressione sbagliata. So che Chris mi sta introducendo nella sua esistenza, come presenza costante e l'ultima cosa che mi auguro è di fargli fare brutta figura.
Schiaccio il pulsante dell'ascensore, una manciata di secondi dopo le porte scorrevoli si aprono con un musicale "tin" ed io entro agitata al suo interno. Direzione finale: piano terra.
La mente già immagina la scena emozionante, spero di non balbettare o fare gravi gaffe, fino ad oggi mi sono comportata con decoro dinanzi a tutti loro, senza essere catalogata come una sciocca fan esaltata. Robert Downey Jr. un po' mi intimorisce, appare come un uomo dall'intelligenza sagace e la battuta pronta, vorrei perlomeno essergli simpatica.
 
 
E, mentre le porte stanno per richiudersi davanti a me, una mano blocca l'azione che si arresta e tra di esse scivola fluido Sebastian Stan.
Ha una camicia bianca che glorifica le iridi da angelo maledetto, un paio di jeans blu scuro e scarpe eleganti. Il profumo di mandorle dolci è un afrodisiaco di un ascendente martellante.
 
 
Di primo acchito la reazione istintiva è fuggire. L'ascensore è un luogo troppo piccolo, troppo angusto e troppo intimo in cui sostare, se nei paraggi c'è un pericolo così grande per me.
Se mi comportassi da adulta, dovrei rimanere ed affrontare il mio demone, invece il panico ne fa da padrone e scatto in avanti, pronta a defilarmi per le scale. Sebastian è più veloce e mi blocca per un polso, le porte si richiudono e sono in trappola.
 
 
<< Hai così paura di me, da scappare? >>, chiede incolore. Non ci siamo più parlati da quella notte in cui ha tentato di baciarmi, nondimeno ci siamo visti spesso, guardati moltissimo, bramato con un'afflizione che non credevo capace. Come posso desiderare così tanto un altro uomo, se amo Chris? Come posso desiderare qualcuno di cui non so nulla, che poco conosce di me, ma che è come se fosse stato sempre presente nella mia vita?
Perché provo questi sentimenti devastanti, se ho il cuore occupato?
 
 
<< Dobbiamo proprio parlarne? >>, domando secca, ho le gambe che tremano, lava liquida nelle vene ed un cuore in burrasca.
 
 
Inclina il capo da un lato, non è risentito, è consapevole che questa smania è solo una pazzia che non deve avere un seguito.
<< È più saggio scappare, invece? >>, provoca, ma non con cattiveria.
 
 
<< Tra le opzioni papabili. >>.
 
 
<< O fingere che tutto vada bene. >>.
 
 
Il volto scatta nella sua direzione, pronta ad aggredirlo verbalmente, ma ho due occhi che chiedono il mondo intero, seppur in un sconsolante silenzio e perdo tutto l'ardore con cui volevo affrontarlo. Benché io sia certa come il sole che sorge, di amare Chris più della mia stessa vita, c'è qualcosa di inspiegabile negli abissi del cuore, che è al di sopra di ogni legge morale, etica ed umana, se ne frega delle regole a cui lo sottopongo, scalcia come un matto perché sa cos'è che davvero voglio.
Non gli importa che io stia insieme a Chris, non gli importa delle conseguenze, non gli importa del dolore che possa causare, non gli importa... vuole Sebastian.
 
 
<< Va tutto bene! >>, esclamo inflessibile. << Deve andare tutto bene. >>. L'enfasi usata per mentire, rende la bugia ancora più ridicola alle orecchie di chi l'ascolta.
 
 
Procede di qualche passo, l'ascensore è angusto, sono già con le spalle al muro e il suo corpo mulina pericolosamente attorno al mio.  
<< Cerchi di ingannare me o te stessa? Hai paura della verità, perché temi di scoprire che quello che ti affanni a definire "amore" è l'illusione più distruttiva della tua vita? >>. Protende le braccia in avanti, incombe le mani sulla parete metallica ai lati delle mie spalle e sono in gabbia. Ha la voce bassa, calda, modulata, volta a confondermi come non mai. << Come fai a stare con lui, se vuoi me? Come fai a fingere? >>. Non è un gioco sessuale, non vuole farmi cedere solo per puro capriccio personale di ottenere qualcosa che appartiene ad un altro uomo. Vuole davvero me, senza alcuna riserva.
 
 
<< Io non fingo! >>, affermo severa ed onesta. << Io amo Chris. >>.
 
 
<< Ed è me che sogni la notte. >>, dichiara, sicuro delle sue parole e resto sconvolta. È così palese che lui agiti le mie notti?
 
 
<< Sebastian, cosa vuoi da me? >>, domando sfiancata, è come se stessi lottando con dieci leoni affamati, per scoprire poi che, i dieci leoni, non sono altro che io stessa.
 
 
<< Quello che tu vuoi da me, Andria. Io lo so che dietro quella ferrea determinazione nel negare i tuoi sentimenti, c'è più che una semplice sbandata, so che allo stesso modo in cui batte per Chris, il tuo cuore, batte anche per me. Ti chiedo solo di assecondarlo e di non soffocare quello che provi davvero. >>.
 
 
<< Mi stai chiedendo di tradirlo? >>, sbotto sconcertata.
 
 
<< No, ti sto chiedendo di baciarmi adesso. >>, dice con un'urgenza bramosa nella voce. << E poi sarai tu stessa a decretarlo come tradimento o meno. >>. E prima che l'ascensore possa interrompere il momento catartico, spinge rabbioso lo "stop" ed ogni cosa si ferma... il tempo, il cuore, io.
Sono spezzata a metà, dalla smania ossessionante di assaggiare la sua bocca e dal voler correre via lontano, al sicuro tra le braccia di Chris.
 
 
Gli occhi mi inchiodano sul posto, non riesco a muovere un muscolo e, nel fracasso assordante dell'anima, intuisco che sto per varcare volontariamente le soglie dell'inferno e che, ciò che stavo costruendo con Chris, crollerà inesorabilmente.
Lo vedo avvicinarsi a rilento, guarda acuto fino a quando le labbra distano lo spazio di un respiro e, l'errore abnorme che sto per commettere, gela il sangue. Nella mente riaffiora l'espressione malinconica di Chris all'acquario, quando ha seriamente creduto che io non potessi amarlo davvero.
La devastazione muta che ha pizzicato il centro del cuore è la naturale conseguenza che accende un amore smodato nei suoi riguardi, schiarisce le idee disordinate da una semplice trepidazione. È tipico degli esseri umani ardere di passione per qualcosa o qualcuno che non possono avere, sacrificando ciò che è più importante e poi rendersi conto di cosa è stato immolato, per uno sfizio transitorio.
Sono sincera con me stessa, se Chris non mi fosse entrato nell'anima prima di Sebastian, probabilmente adesso commetterei questo allettante peccato, ma Chris c'è, ha messo radici nel cuore e cresce dentro di me come una maestosa quercia, impossibile da diradicare.
 
 
La mano scatta sulla sua bocca, impedendogli di continuare.
<< No. >>, dichiaro inflessibile, con un tono che non ammette repliche. Sebastian pare allibito. << È tutto molto bello davvero, le tue parole, la mia confusione, il frangente proibito che rende la questione ancora più ambita, ma... no. Io amo Chris, lo amo davvero, non è un gioco, non è qualcosa che posso accantonare, non è finzione, non è possibile metterlo in stand-by per te... ne varresti sicuramente la pena, lo so. Quello che hai fatto con il fotografo mi ha colpita nel profondo, ed è anche obiettivamente difficile resisterti, ma mentirei nel dirti che sarebbe qualcosa di non fisico, non ci conosciamo, non sappiamo niente l'una dell'altra: non è amore. Ed io non posso farlo. >>. Parlo con calma, il discorso viene fuori con una purezza sedante, penso tutto quello che sto dicendo, ne sono più che convinta. Così come il demone della lussuria è giunto, così rimpatria tra le fiamme dell'inferno, permettendomi di tornare nel mio squarcio di paradiso.  
 
 
Sebastian batte le palpebre spaesato, impiega un po' prima di assorbire totalmente il significato irrevocabile delle parole, poi fa un paio di passi indietro, sorridendo bonario.
<< Che uomo fortunato! >>, si riferisce a Chris, con un pizzico di palpabile invidia.
 
 
<< Troverai la ragazza giusta, che ti renderà fortunato. >>. Sblocco l'ascensore, non so il perché ma è come se avessi appena subìto una tremenda prova e, dopo averla superata, avessi bisogno di un viso amico, un'anima affine, qualcuno di cui mi fidi ciecamente: Chris.
 
 
<< Almeno, possiamo rimanere amici? >>. Azzarda un'occhiata al sapore di oceano ed un sorriso veramente tenero.
Non mi sento più in pericolo, ho preso coscienza della grande bellezza di Sebastian, appuro che ha un notevole influenza su di me, tuttavia non c'è nient'altro e non ci sarà nulla tra di noi.
 
 
<< Non ho mai negato la mia amicizia a nessuno, Sebastian. Purché ci sia sempre e solo quella. >>.
 
 
Alza la mano, piega le dita, lasciando alzate solo l'indice e il medio uniti tra di essi.
<< Parola di bravo ed ubbidiente scout. >>, promette divertente.
 
 
L'ascensore si ferma al piano terra, le porte scorrevoli si spalancano e sgattaiolo fuori da lì dentro, contenta che sia finita bene, che non ci sarà alcun rancore e, più di ogni altra cosa, felice di aver fatto la scelta del cuore.  
 
 
Svolto nella hall principale dell'albergo, c'è riunito un folto gruppo di persone, tra di loro riconosco Mark Ruffalo, Tom Hiddleston, Benedict Cumberbatch, Robert Downey Jr. e Chris.
Ho il cuore che vola come un colibrì, sorrido senza neppure accorgermene, lievito quasi da terra.
 
 
Robert è il primo che si accorge della mia presenza, è una tale emozione fare la sua conoscenza.
<< Deve essere lei? >>, lo vedo chiedere a Chris, indicandomi con un cenno del mento. Stavano parlando di me.
 
 
Chris si volta raggiante e sono come incantata, mi sembra di vederlo per la prima volta e non posso far altro che amarlo con ogni fibra del mio essere.
Trovalo un uomo che ti contempli come se fossi la cosa più bella e preziosa dell'universo intero.
Un uomo che ti faccia capire il suo profondo amore solo attraverso gli occhi, che ti sfiori con soavità e al contempo desiderio. Che ti faccia sentire l'unica donna della sua vita, che sia orgoglioso di te, che ti corteggi tutti i giorni, benché tu sia già innamorata.
Che ti ascolti, sappia comprendere ed aiutare, che riesca a farti ridere anche quando non ricordi più come si faccia.
Un uomo che fa tutto ciò che può, per realizzare i tuoi desideri, che ti protegga contro ogni avversità, che ti spalleggi, che combatta le tue guerre.
Trovalo un uomo che ti faccia tornare la voglia di vivere.
Trovalo un uomo che riesca a farti ritrovare te stessa.
Ed io, ci sono riuscita.
     










Note:
NON è l'ultimo capitolo, NON è ancora finita, siamo solo al decimo capitolo, ma ci sono ancora tantissimi capitoli da pubblicare e la storia non è finita qui: il lieto fine ve lo faccio proprio desiderare *risata malefica*. 
Se pensate che Sebastian si sia arreso, beh non è così, ma non forzerebbe mai la situazione, perché vuole che sia Andria stessa a dire di sì e non obbligarla a farle dire di sì. 

Quando ho scritto questo capitolo, la prima stesura, non andava a finire così, mi ero lasciata un tantino prendere la mano ed era finito in un modo completamente differente. Ho fatto davvero fatica a cancellarlo e riscriverlo di nuovo, per seguire la trama che mi ero prefissata. In ogni caso, come si fa a dire di no a Sebastian? Impossibile! 

Vorrei ringraziare di cuore le persone che stanno seguendo questa storia, chi la commenta qui o su Twitter o Facebook, ringrazio i fantasmini e chiunque si imbatterà in questa ff e gli darà una possibilità. Grazie a tutti. 

 
La storia può presentare errori ortografici.


Un abbraccio.
DarkYuna. 

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Capitolo 11
*** 11. ***


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11.







 
Hai mai confuso un sogno con la vita?
Quando la realtà assume toni pastello, luci soffici, suoni dolci, sfumature d'amore e sorrisi di vera felicità.
Hai mai confuso un sogno con la vita?
Quando, dopo aver strisciato all'inferno, esci fuori dagli abissi più dolorosi e scorgi il paradiso.
Hai mai confuso un sogno con la vita?
Quando sei così felice, da chiederti se è tutto vero o la tua fantasia, alla fine, abbia preso il sopravvento.
Hai mai confuso un sogno con la vita?
 
 
Le dita di Chris accarezzano tenere la pelle nuda della mia schiena sensibile, ha un sorriso sfolgorante, le iridi di una lucentezza abbacinante. I capelli tirati indietro, la barba curata. Indossa un vestito elegante maschile color blu oltremare, una cravatta azzurra sotto ad un panciotto ed una camicia bianca.
Accanto a lui, abbastanza instabile su un paio di décolleté che si intonano con il lungo abito da sera in chiffon bianco in stile impero, sprovvisto di bretelle, ci sono io. Il busto sorregge fermamente il seno, la scollatura è impreziosita da lustrini scintillanti, così come la vita. I capelli sono stati raccolti in un chignon da cui fuoriescono alcune ciocche delicate, che ricadono a sbuffo sul collo nudo.
Tutto ciò che ho stasera, appartiene ad un qualche stilista famoso, di cui ho dimenticato il nome per la quinta volta. Sono stata truccata da una makep-arist assunta da Chris solo per me, riuscendo nell'impresa titanica di nascondere pelle orrenda, occhiaie ed imperfezioni evidenti.
 
 
Le macchine fotografiche scattano all'impazzata, i flash mi accecano più volte, ho la mascella ferma in un sorriso costante e mi impegno con tutta me stessa per non fare una brutta figura alla premiere globale di Avengers Infinity War a Los Angeles.
 
 
Sono trascorsi un paio di mesi dalla fine delle riprese e, dopo aver venduto la libreria in Italia, Chris mi ha aiutata nella parte burocratica, per aprirne una nuova a Boston, lì dove convivo con lui. Abbiamo convenuto insieme che continuare a scappare era assurdo, se la nostra intenzione era di costruirci una vita, quindi, la settimana precedente siamo apparsi sulle copertine delle più famose testate giornalistiche di gossip Americane, seguita da una lunga intervista, per formalizzare la nostra relazione.
Sul red carpet della premiere, siamo ufficialmente una coppia, nella prima uscita come tale.
Chris non mi trascura un solo istante, in ogni foto che viene scattata, ci sono io al suo fianco. Ho provato varie volte ad allontanarmi di qualche passo, per lasciargli il giusto momento di gloria, però lui ha preteso a gran voce la mia presenza in ogni momento.
 
 
Una giornalista si avvicina a noi, la telecamera è puntata dritta sulla mia faccia, resto in silenzio però, sono troppo agitata ed intimidita dal contesto per essere totalmente me stessa.
<< Ed eccoci qui con Chris Evans: Capitan America. Emozionato per stasera? >>, domanda cordiale la donna, con un microfono in mano, è molto brava nel suo mestiere, non è invadente o arrogante. Gli occhi incontrano spesso i miei, sorride solidale, nemmeno potesse leggermi nel pensiero su quanta difficoltà sto facendo stasera tra attori famosi e persone che fanno parte di questo mondo patinato.
 
 
<< Oh, lo sono sempre. >>, conferma disponibile Chris, ha un tono brioso, allegro, difficile non esserne contagiata. << C'è stato davvero un duro lavoro, grande dedizione ed una trama molto coinvolgente. Sono sul serio curioso sull'effetto che farà sul pubblico. >>. Sono risposte preimpostate, ha già centinaia di repliche pronte per ogni intervista che gli verrà fatta. Lo guardo totalmente stregata, mi sento come una luna che orbita attorno al suo pianeta.
 
 
<< Sappiamo che la tua bellissima fidanzata ha assistito alle riprese del film... >>, inizia a dire, dapprima a Chris, poi il quesito si dipana ad entrambe. << Cosa potete dirci a riguardo? >>.
D'improvviso vengo messa sotto i riflettori, inizio a sudare freddo e caldo, la bocca diviene peggio del deserto del Sahara alle quattro di un afoso pomeriggio e penso in fretta a qualcosa di sensato da dire.
 
 
<< Beh... >>, incomincia Chris, guardandomi radioso, ha miele e zucchero riflessi negli occhi. Non sta parlando anche per me, perché vuole la scena solo per sé, ma perché sa quanto io sia nervosa. << ... ci siamo conosciuti proprio in quei giorni. C'è stato uno stacco dalle riprese ed ho trascorso qualche giorno a Boston dalla mia famiglia. Sull'aereo ho conosciuto Andria e credo di non essermi mai innamorato di una persona al primo sguardo. >>. Parla con la giornalista, però è me che scruta, con un'indulgenza che fa palpitare il cuore.
 
 
La donna appare conquistata dal racconto, anche lei vorrebbe una storia d'amore così.  
<< E tu Andria, cosa puoi dirci? >>.
 
 
Fatico a staccare l'attenzione da Chris, per non apparire maleducata dinanzi ad una sconosciuta con cui sto conversando.
<< Stavo andando a Boston per una vacanza, ero intenta ad occuparmi della mia vita, con i suoi ritmi, problemi e sogni, non ho fatto davvero caso a chi avessi vicino. Poi ho alzato lo sguardo ed ho incontrato gli occhi di Chris e da allora non ho smesso di guardarli. >>. Le mie parole non sono costruite a tavolino, permetto al cuore di esporre i sentimenti così come li provo e di lasciarmi trascinare da essi.
 
 
La giornalista ridacchia, incredula.
<< Non ti sei accorta che accanto a te c'era Chris Evans? >>, ripete scettica, sottolineando quanto possa essere fantastico il destino a volte.
 
 
Scuoto la testa.
<< Proprio no. >>.
 
 
<< Io però mi ero accorto di lei. >>, si frappone Chris. << Insomma, è impossibile non accorgersi di lei: è bellissima! >>, enfatizza, come se fosse la cosa più ovvia di tutte.
 
 
Divento così rossa da non riuscire più a proferir parola, sorrido solamente imbarazzata.
 
 
<< Sembrate due novelli sposi. >>, dichiara lei, trovando il beneplacito di Chris. << Tu sei elegantissimo e lei in bianco, siete un sogno per chi vi guarda. >>. Non c'è alcuna invidia.
 
 
Chris scrolla le spalle, mi stringe maggiormente a sé, non permette a nessuno di parlare male di me o di rovinare questo momento.
<< Ah ma il vestito da sposa di Andria sarà molto più bello di questo. >>, afferma malizioso, consapevole di cosa avrebbe scatenato.
 
 
<< Cosa? >>, prorompe la giornalista, stupefatta.
 
 
<< Cosa? >>, sbotto io. Il cuore si è fermato definitivamente, ho come un tuffo al centro del petto e sbarro gli occhi.
 
 
<< Ho capito bene? >>, chiede conferma la donna. << Vi sposerete? >>.  
 
 
<< Intendo. >>, riprende lui, ridendo a crepapelle. << Quando sarà il momento, il vestito da sposa di Andria sarà davvero speciale, così come lo è lei. >>.
 
 
<< Chi è che si sposa? >>. Nella conversazione spiritosa si inserisce Robert  Downey Jr. che abbraccia me in completa amicizia. Ho conosciuto la sua famiglia, la moglie e i figli. << Non sono stato invitato, come avete osato? >>.
 
 
<< L'invito è in viaggio. >>, commenta ilare Chris.
 
 
<< Ed è anche ora che il ragazzone metta la testa a posto, con la nostra Andria. >>, prosegue Robert affabile. << Ci ha conquistati tutti questa dolce ragazza: impossibile non affezionarsi a lei. Ti inviteremo. >>, dice alla giornalista, grata di essere presa in considerazione.
 
 
Sorrido, felice di aver trovato il mio posto in cui brillare. Con le persone giuste sono divenuta una persona giusta, non ci sono più ombre a minacciare la mia vita.
 
 
L'attenzione si sposta a qualche metro più avanti, c'è una concitazione inarrestabile: è arrivato Sebastian Stan. Differentemente dalla maggior parte dei presenti, non è accompagnato da nessuna figura femminile.
L'ultima volta che l'ho visto è stato a Gennaio, da allora non ci siamo più incontrati o parlati, al contrario di tutti gli altri, con cui ho mantenuto vivo il rapporto.
Nonostante avessimo chiarito tutto, avverto una faccenda in sospeso aleggiare tra noi due, una sensazione che turba alla bocca dello stomaco, nell'istante stesso in cui mi sono accorta della sua presenza.
 
 
È abbigliato con un elegante completo corvino che gli calza a pennello, cravatta bordeaux, camicia bianca, sguardo di ghiaccio turchese. La barba è stata ridotta ad una manciata di millimetri, i capelli acconciati con pochi tocchi di gel... bello come lo è nei miei ricordi, anzi, forse di più.
Scruta attorno a sé, con una mimica sicura, ogni cosa è sotto controllo, non ha timore di essere sotto i riflettori. Le iridi stupefacenti arrivano fino a me e la terra trema di nuovo sotto i miei piedi, l'ascendente che vanta non è finito.
 
 
Faccio un timido cenno con la mano, intanto che l'intervista prosegue con Chris e Robert, mi prendo il lusso di estraniarmi momentaneamente.
 
 
Sebastian ha bisogno di mettermi bene a fuoco perché vestita così non mi riconosco neanche io, avverto gli occhi infuocati scivolarmi sul corpo, con un evidente trasporto. Inarca un sopracciglio, davvero sbalordito dalla mia persona.
<< Bellissima. >>, mima con le labbra. Nessuno pare accorgersi di questo frangente illecito.
 
 
Sorrido di rimando, in un tacito ringraziamento, ci passa accanto salutando Chris e Robert con reale affetto, mi squadra ancora, mi abbraccia di slancio, è tutto normale per chi non sa cosa è successo tra me e Sebastian.
<< Il mio cuore batte ancora per te. >>, sussurra lancinante, al mio orecchio. Con il trambusto che c'è solo io posso udire la sua voce. Nulla è mutato nel sentimento che nutre nei miei confronti, è ancora l'uomo che arde dal desiderio, reso più selvaggio dai precedenti rifiuti e la lontananza.
 
 
Sono presa alla sprovvista, non immaginavo che una semplice cotta potesse protrarsi così a lungo. Vorrei rispondere, ma c'è troppa gente che ci attornia, c'è Robert, c'é Chris, la giornalista, il mondo intero, poi lui indietreggia subito ed ho giusto il tempo di razionalizzare le parole letali, prima che lui passi oltre, fingendo nonchalance.
 
 
Ho nell'anima un turbinio sgradevole, vorrei non lasciarlo andare, tuttavia ho fatto la mia scelta, so che va bene così.
Sforzo per non pensare a ciò che Sebastian ha appena confessato, indosso il sorriso più bello, rido ad una battuta di Robert e mentre
 
 
Sebastian se ne va per la sua strada, io continuo per la mia.  
 
 
 
 
 
 
 
 
Pochi mesi dopo:
 

<< Posso guardare adesso? >>, strepito nuovamente, impaziente. Ho una benda che copre gli occhi, per impedirmi di vedere la sorpresa che Chris ha preparato con tanta cura.
 
 
<< Ancora un minuto. >>, prende tempo, fa cadere qualcosa ed impreca sommessamente.
 
 
<< Va tutto bene? >>. Sono ferma in corridoio, la porta dinanzi a me è aperta, riesco a sentire odore di legna, pino, qualcosa di dolce che aleggia nell'aria. << Ti sei fatto male? >>.
 
 
<< No, tranquilla amore. >>.
 
 
Ho sempre avuto una sorta di avversione per i nomignoli o gli appellativi zuccherini, ed è buffo che, quando ci si innamora, tutte queste cose svenevoli, sono in grado di renderti felice.
Quest'estate Chris ha comprato una casa a Boston, non molto distante dalla sua famiglia e stiamo trascorrendo il primo Natale come si deve, in quello precedente era impegnato con le riprese di Avengers Infinity War.
 
 
<< Bene, è tutto pronto! >>, decreta infine. I passi rumoreggiano sul pavimento, prende le mie mani. << Okay, vieni qui. >>. Mi guida all'interno della stanza e ci fermiamo nel bel mezzo di non so cosa.
 
 
Sorrido involontaria, non ho la più pallida idea di cosa aspettarmi, ma qualsiasi cosa sia, so che sarò comunque contentissima.
<< Posso togliere la benda? >>.
 
 
<< Non ancora. >>. Schiarisce la gola, scivola alle mie spalle e mi cinge in vita. Il respiro rasenta il viso. << Ricordi cosa mi hai detto quando ci siamo incontrati, cosa ti avrebbe fatto sul serio felice? >>. Ha la voce emozionata, è così su di giri che ne vengo contagiata.
 
 
Impiego relativamente poco a rammentare la mattina in questione, era il giorno dopo il mio arrivo a Boston l'anno scorso, mi aveva invitata a fare colazione insieme. Gli avevo raccontato del mio sogno natalizio e, nell'istante stesso che capisco che la sua sorpresa ha a che fare con questo, una musica dolce si diffonde dallo stereo.
 
 
Last Christmas 
I gave you my heart 
But the very next day you gave it away 
This year 
To save me from tears 
I'll give it to someone special 
 
 
Traffica impacciato con il nodo della benda e, quando riacquisto la possibilità di vedere, resto sconvolta dalla visione d'insieme.
 
 
Il soggiorno è stato addobbato ad arte.
Sul caminetto acceso, c'è un esuberante festone natalizi, composto da Poinsettie e lucette lampeggianti. Sono state appese una decina di calze ricamate con Babbo Natale, renne e pupazzi di neve. Poco più sopra vi sono candele rosse su candelabri dorati. Appeso alla parete è stata posizionata una meravigliosa e grandissima ghirlanda con su scritto "Merry Christmas".
Le tende bianche sono state sostituite da altre di colore bordeaux.
Accanto al divano si erige un imponente albero di Natale alto almeno due metri, decorato in maniera impeccabile, sotto si trovano una ventina di regali incartati. Sul tavolino basso al centro della stanza, è stata posta una tovaglia di cotone lavorato, a forma di fiocco di neve, su di esso ci sono delle mini candele in bicchierini, poste a cerchio. I cuscini del sofà sono stati rimpiazzati da cuscini a tema. Mini alberi di natale sono sparsi in tutta la stanza, assieme a lanterne accese e Babbi Natale dalle forme più bizzarre.
Dodger, il cane di Chris, e adesso anche un po' mio, se ne sta beatamente sdraiato accanto al camino a riscaldarsi.
Sembra di essere in uno di quei film natalizi, che ti fanno sognare ad occhi aperti.
 
 
Batto le palpebre estasiata, boccheggio incapace di dare voce ai sentimenti di gioia incommensurabile.
<< Oh mio Dio! >>, gonfio a dismisura le vocali. << È straordinario! Hai fatto tutto da solo? >>. Ho il cuore colmo di una festosità immensa, talmente tanta che finisco per commuovermi per davvero.
 
 
<< Tutto da solo. Buon Natale, amore mio. >>. Le braccia si allacciano in vita, il petto aderisce perfettamente con la schiena e mi culla dolcemente, ben contento della reazione. << Questo è il primo di numerosi Natali insieme. >>.
 
 
Giro la faccia verso di lui, ho le lacrime che mi solcano il viso, non riesco a fermarle, non sono mai stata così contenta da piangere: è la prima volta.
<< Ti amo più di quanto potessi credere possibile. >>, ammetto, sono così piena d'amore per lui, da poterne morire.
 
 
Asciuga il volto umido con l'indice e mi bacia con una dolcezza che rasserena l'anima.
 
 
 
 
 
 
 
E ancora:


La Ball Drop è la sfera che alle 23:59 inizia la sua discesa durante il countdown di 60 secondi, si trova in cima al grattacielo di One Times Square a New York.
È il 31 Dicembre, mancano una manciata di secondi all'entrata del nuovo anno. Siamo circondati da migliaia di persone che rumoreggiano, urlano, scalpitano, fanno il conto alla rovescia, nessuno bada veramente a noi due.
 
 
Chris scosta una ciocca di capelli dalla mia fronte, sorride morbido.
<< La leggenda... >>, mormora. << È ancora valida. >>.
 
 
10... 9... 8...
 
 
<< Se ti bacio fino a dopo la mezzanotte, allora dovremmo sposarci. >>. Penso che stia scherzando, che voglia solo giocare come fa sempre, invece lo sguardo si illanguidisce, si accosta con dolcezza e preme amorevole la bocca calda, sulla mia congelata.
 
 
... 3... 2... 1...
 
 
Il boato scoppia fragoroso, rischiando di assordarci definitivamente, coriandoli e confetti, fuochi d'artificio e colori luminosi rallegrano a giorno la piazza nei primi minuti,  il mondo intero scoppia di giocondità per il nuovo anno, si muove veloce, festeggia tumultuoso, mentre noi restiamo fermi tra la folla a baciarci.
 
 
Chris si stacca adagio, le labbra arrossate, di tanto in tanto si incontrano con le mie. Non capisco più nulla, ogni volta che mi bacia, tutto dentro di me smette di funzionare.
Apre gli occhi, ci pensa su poco, è una decisione presa da tempo e che adesso necessita di essere esternata. Tiene il mio viso tra le mani, come la più sacra delle reliquie.
<< Sposami Andria... non c'è nient'altro che io voglia di più nella mia vita. Manchi solo tu per renderla perfetta e poi sarò l'uomo più felice della terra. >>.
 
 
La dichiarazione azzera le facoltà intellettive, l'unica cosa che posso fare è guardarlo ed amarlo più della mia stessa vita, godendo di ogni singolo istante che trascorro e che trascorrerò con lui.
<< La leggenda è vera, dunque. >>, rispondo. Chris ci impiega un paio di secondi per capire il responso, il sorriso prende campo sul volto bellissimo. << Sì. Voglio sposarti Chris. >>.









Note:
Come promesso ho pubblicato prima. In realtà dovevo pubblicare ieri, ma ho avuto problemi di connessione, ma alla fine ce l'ho fatta.
So che è un capitolo di passaggio, ma in un certo senso serviva sia per far capire che Sebastian è ancora innamorato nonostante il tempo e la lontanza. Riesce a mettere in crisi Andria con poche parole, anche se lei decide comunque di sposare Chris. 
Ma ancora non è detta l'ultima parola *risata sadica*.

Visto che si avvicina Natale, sto mettendo Last Christmas dei Wham, ovunque... sarà colpa di Deadpool xD 

So che Chris non c'era alla premiere di Infinity War, ma mi serviva, quindi ho stravolto un po' la realtà. 
Per i vestiti indossati da Chris e Sebastian mi sono ispirata a degli indumenti che hanno usato davvero in differenti contesti.   

Ringrazio ancora chi mi sta seguendo in questa storia, ringrazio tutti, chi commenta e chi fa il fantasmino. 

 
La storia può presentare errori ortografici.


Un abbraccio.
DarkYuna. 

 

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Capitolo 12
*** 12. ***


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12.









 
La figura riflessa negli specchi ubicati in varie angolazioni dinanzi a me, presentano una figura sinuosa, magra e flessuosa, il cui corpo è fasciato da un meraviglioso e costosissimo vestito da sposa.
Immagino che il prezzo sia altissimo, per un simile sfarzo. Il costo sarebbe eccessivo per chiunque, specialmente per le tasche dell'uomo che amo.
L'organza orna lo stile a sirena che si modella come una fresca seconda pelle, lo scollo a cuore risalta il seno morbido e le perline ricamate a mano ricreano un roseto fiorito sul tessuto prezioso. Benché i tatuaggi siano tutti in bella mostra, non fanno un brutto effetto, anzi, danno un'aria stravagante ed originale.
E Dio... sono raggiante. Sorrido da quasi un quarto d'ora, ruotando su me stessa, fulgida come non lo sono stata mai.
 
 
Josephine è venuta dall'Italia per partecipare ai preparativi. È una bella signora di quarantaquattro anni, affetta da acondroplasia, ma non per questo si fa fermare dai limiti della società e i pregiudizi nei suoi confronti. Ha corti capelli biondi, occhi azzurri e una dolcezza fuori dal comune.
Lisa, la madre di Chris è qui e ci sono anche le sue sorelle Carly e Shanna.
Ci sono visi conosciuti, solidali, amici, ma non c'è nessuno della mia famiglia. Mia madre ha smesso di rispondermi da quando ha scoperto che ho iniziato una relazione con una persona famosa e mio fratello non vuole riflettori indesiderati sulla sua vita.
Quelli che hanno il mio stesso sangue, non ci saranno al mio matrimonio, nel giorno più importante della vita. Con Chris l'ho buttata sul ridere, ma non ci voleva di certo un genio per capire il dolore che ho nel cuore. Lui l'ha capito... ha capito tutto, le lacrime dietro il sorriso, la sofferenza nascosta nelle parole e la ferita aperta che non vuole saperne di rimarginarsi. Chris vede ciò che per gli altri è impossibile, vede la mia anima e cosa si dimena al suo interno.
 
 
La commessa che segue l'acquisto si approssima, con un sorriso cordiale.
<< Cosa ne pensate? >>, domanda gentile al gruppo di donne, sedute sul divano che mi scrutano contente.
Siamo attorniate da pizzi, tulle e merletto, nuvole di stoffa candida, che rende il frangente di cui sono protagonista, un vero e proprio sogno ad occhi aperti. C'è un soffice profumo di fiori freschi.   
 
 
<< Perfetto. >>, giudica Lisa, riferita al vestito. Ha gli occhi di Chris, di una dolcezza ineguagliabile. << Lei è perfetta. >>, si corregge poco dopo. << Sarebbe perfetta con qualsiasi cosa. >>, afferma sincera. Non immaginavo che potessi andare così d'accordo con la mia futura suocera e cognate.  
Carly e Shanna sono assolutamente d'accordo.
 
 
<< Una principessa. >>, commenta Josephine in inglese. Non conosce fluentemente la lingua, si sforza il più delle volte e spesso le traduco le conversazioni.
 
 
<< E la sposa che ne pensa? >>, chiede la commessa, salendo sulla pedana dove mi sto specchiando. Per la prima volta mi sembra che il mio giudizio sia quello più importante di tutti, non sono mai stata messa in primo piano ed è assolutamente strano.
Sto per chiedere ragguagli sul prezzo, sarà Chris a pagarlo, vorrei quantomeno partecipare, quando la donna fa un annuncio spiazzante.
 
 
<< Questo è davvero strano e non mi è mai accaduto prima, perché il vestito che ha in dosso è l'identico abito che ha scelto il suo futuro marito. >>.
 
 
<< Cosa? >>, sbotto stupefatta.
 
 
<< Beh... se non è essere in sintonia questo, non so proprio cosa possa essere. >>, aggiunge Shanna, strabiliata dalla notizia impressionante.
 
 
<< Quindi, la nostra magnifica sposa, cosa ne pensa? >>.  
 
 
Osservo la faccia stuzzicata dei presenti, poi mi concentro sulla mia che si ritrae allo specchio, mordo il labbro inferiore, con un sorriso che mulina sibillino sulla bocca e, nell'istante in cui sto per dare il responso, avverto un supplizio inspiegabile al centro del cuore, come una pugnalata che lo trapassa da una parte all'altra. Una sensazione terribile risale dallo stomaco e porta in superficie un sapore amaro di desolazione, terrore e panico.
Dapprima mi illudo che sia solo ansia per il grande passo che sto per fare, per la mancata presenza della mia famiglia o per la pressione mediatica che è ricominciata spietata. Una parte di me urla a gran voce che sto sbagliando, che la verità è un'altra ed è così terribile da aver bisogno di un pretesto per non vederla.
 
 
Balzo giù dalla pedana, ho l'espressione più seria mai avuta.
<< Dammi il cellulare. >>, ordino a Josephine in italiano sotto i commenti attoniti delle persone che stanno presenziando all'appuntamento.
 
 
<< Che succede? >>, interroga Lisa, preoccupata dal repentino cambio d'umore.
 
 
Josephine rovista nella mia borsa e, mentre mi passa il telefono, quest'ultimo squilla all'impazzata e la terra trema violenta sotto i miei piedi.
Gli occhi si inumidiscono, provo a convincermi che è solo nella mia testa, che non c'è niente che andrà nel verso sbagliato, che, la gioia, non comporta per forza dolore... però no, però lo so, che non sono degna di essere felice senza pagarne il prezzo salato.  
La mano trema, lo schermo lampeggiante rivela il nome del portatore dell'infausta notizia: Robert Downey Jr. In un estremo atto di coraggio sconsiderato premo il tasto verde per la ricezione delle chiamate e lo porto all'orecchio.
 
 
<< Andria? >>, scoppia, la voce è colma di un rammarico inoccultabile, odo rumori concitati in sottofondo, clacson da traffico e qualcun altro imprecare accanto a lui. << Andria, sei tu? Parlo con Andria? >>. Ha una certa urgenza nelle parole.
 
 
Non riesco a comporre una frase di senso compiuto.
Sono quel tipo di ragazza che non ha mai paura, né di dire le cose in faccia, né di affrontare una brutta esperienza, ho mostrato una temerarietà fuori dal comune quando è morto mio padre, eppure, stavolta non riesco... non riesco a farla quella dannata domanda. Tremo come una foglia, le lacrime sono già traboccate, perché io lo so che è successo qualcosa di grave a Chris.
<< Dimmi che è vivo? >>, chiedo in un filo di voce, temo che non mi abbia udito, invece Robert ha sentito bene. Stanno girando Avengers Endgame ad Atlanta, ci saremmo sposati una volta terminate le riprese, prima del debutto mondiale della pellicola.
 
 
<< Chi? >>, scoppia Lisa, alzandosi in piedi e vicina nel perdere il controllo.
 
 
<< Lo stanno portando in ospedale, Andria. >>. Non rivela nulla, se è ancora vivo, se è morto. << I-io non so come sia potuto succedere, è caduto da un'impalcatura che doveva essere solida, invece... è stato un attimo e poi. >>. Un singhiozzo gli impedisce di continuare.
 
 
<< Dimmi che è vivo Robert! >>, grido e, per la prima volta nella mia vita, smarrisco totalmente me stessa. La terra si apre e mi ingurgita, smetto di respirare.
 
 
<< Non lo so Andria! Non lo so! Non si muoveva più... >>.
 
 
Ho gli occhi sbarrati su Josephine, ma non la vedo realmente, una nebbia ombrosa ha trangugiato il cervello.
Avverto uno scambio agitato di frasi all'interno dell'abitacolo, poi non è più Robert a parlare.
 
 
<< Andria, sono Sebastian. >>, si annuncia. Ha un tono meno burrascoso, sta affrontando la situazione con più calma. Robert è troppo coinvolto per essere obiettivo sui fatti. << Cerca di stare tranquilla, gli hanno dato i primi soccorsi in ambulanza: c'era battito. Era privo di conoscenza, ma il battito c'era. >>.
 
 
<< Sebastian in quale ospedale lo stanno portando? >>.
 
 
<< Summit Urgent Care. >>.
 
 
<< Prendo un diretto per Atlanta, entro mezzogiorno sarò lì. >>. Faccio cenno alla commessa, che incomincia ad aiutarmi a togliere in fretta il vestito da sposa.
 
 
<< Andria? >>, dice Sebastian, prima che butti giù la chiamata per correre in aeroporto.
 
 
<< Sì? >>.
 
 
<< Fai in fretta. >>.
 
 
 
 
 
 
 
Da Boston ad Atlanta ci vogliono quasi due ore e venti minuti.
Le due ore e i venti minuti più lunghi della mia vita, un'eternità intera trascorsa nel tormento, su un aereo che non giunge mai a destinazione.
Io e Josephine siamo partite per prime, mentre la famiglia di Chris partirà nel pomeriggio, assieme al fratello che non era presente in città.
 
 
L'aeroporto internazionale di Atlanta è pieno di giornalisti che mi attendono all'uscita del gate, come un branco di iene affamate, pronte a divorarmi. Scattano foto deliranti, non rispettano il frangente, non rispettano il dolore, non rispettano niente e nessuno, fanno di tutto pur di accaparrarsi per primi un succulento scoop.
 
 
<< Chi cazzo li ha avvertiti?!? >>, sbraito adirata, coprendo con le mani il viso sfatto, dagli occhi pesti e rossi. Josephine mi è accanto, intanto che proviamo a superarli, ma loro ci bloccano ed impediscono di proseguire.
 
 
<< Lasciateci passare, per favore. >>, prega lei. La statura minuta la ostacola nel camminare. Resta ferma di fianco a me, per paura di perdermi tra la baraonda.
 
 
<< Andria, come sta Chris? Cosa puoi dirci? >>, urla un giornalista, puntandomi un diabolico registratore a due centimetri dalla bocca. Lo chiamano semplicemente "Chris", nemmeno fosse un loro amico di vecchia data, si permettono di domandare, ficcanasare dove non gli compete. 
Le persone all'interno della struttura rallentano per capire cosa sta accadendo.
Non so niente della persona che amo, so solo che è caduto da un'impalcatura, Robert era fuori di sé, io sono ancora più sconvolta di lui, poiché non sono dove dovrei essere a causa di gente invadente e prepotente. "Io devo andare", ripete come un mantra il cervello e la crisi di panico si fa strada tirannica.
 
 
Dalla bolgia fuoriesce una mano che mi afferra per un polso, il viso familiare di Sebastian è come un balsamo lenitivo sulle ferite.
<< Signori, cortesemente, lasciatela andare: c'è bisogno di lei, adesso. >>, strepita, ma ha un tono piatto, autorevole, mirato a chiudere la faccenda in fretta. Mi trascina fuori dall'incubo e, con Josephine, riusciamo ad uscire dall'aeroporto, benché i giornalisti ci siano alle calcagna, tentando in tutti i modi di bloccarci.
 
 
<< Hai il tempismo di incontrarmi giusto un attimo prima che io crolli. >>, dico la stessa frase pronunciata la notte che ha provato a baciarmi, molto tempo fa. Non so perché lo faccio, probabilmente sono gravemente sconvolta. Lui se la ricorda ancora, così come la ricordo io, poiché, prima di entrare in auto, mi lancia un'occhiata penetrante.
Non indossa la cintura di sicurezza, mentre io per azione automatica lo faccio. Mette in moto la macchina, parte spedito verso il traffico di Atlanta, ha tutto sotto controllo, serra la mascella, ha uno sguardo assorbito ed estremamente riflessivo.
 
 
<< Sebastian... >>, sussurro, spaventata dal responso. << Ti prego, sii sincero: è vivo? >>.
 
 
Lancia una fugace occhiata preoccupata.
<< Non ha mai ripreso conoscenza in queste ore, però è vivo. >>.
 
 
<< Come è successo? >>.
 
 
Scuote la testa pianissimo, un gesto quasi invisibile, ci sta ancora riflettendo su.
<< Ti giuro che non lo so. Non era una scena pericolosa, tutte le procedure di sicurezza erano state controllate... ha fatto un volo di dieci metri, ed ha battuto la testa in malo modo. >>.
 
 
Smetto di respirare, ho un tumulto nel torace che impedisce ai polmoni di svolgere la basilare funzione. Ogni palpito del cuore, scandisce un dolore che stavolta non sono in grado di fronteggiare.
Non sono più allenata a soffrire, nell'ultimo anno e mezzo sono stata così felice, che ho dimenticato com'è stare male da non riuscire a vivere.
Il cervello a malapena si accorge del tragitto fino in ospedale, è come se una cappa nera fosse calata sulla ragione e ricomincerà a funzionare solo una volta arrivati da Chris.
L'ospedale è addensato di macchine di ogni genere, ci sono di nuovo i giornalisti, c'è così tanta gente che avverto di nuovo l'attacco di panico ghermirmi per intero.
 
 
<< Voi entrate, mentre io resto a tenerli occupati. >>, si offre Sebastian gentile.
 
 
Lo scruto con una gratitudine sincera.
<< Grazie. >>.
 
 
Grava una mano sulla mia.
<< Si riprenderà Andria, abbi fede. >>.
 
 
"Abbi fede".
Fede in cosa? Non ho mai avuto fede, non credo in Dio, non credo che avverrà un miracolo, in fondo non è successo per mio padre, perché dovrei essere graziata adesso? Perché una sorta di forza superiore, dovrebbe essere così benevola da lasciarmi accanto l'unica persona che io abbia mai amato in vita mia?
Perché?
 
 
Ad attendermi alla reception c'è Mark Ruffalo, evidentemente scompaginato. Nel riconoscermi balza dalla sedia della sala d'aspetto e, a passo spedito, viene ad abbracciarmi.
<< Andria! Avrei voluto vederti in un contesto diverso. >>, dice, stringendomi forte, per donarmi un po' di conforto.
 
 
<< Anche io. >>, balbetto a stenti. Cammino in bilico su una fune fragile, basterà un nulla per crollare nell'oblio.
 
 
<< Vieni, è in terapia intensiva. >>. Fa strada verso l'ascensore.
 
 
<< P-perché terapia intensiva? >>, balbetto... Dio, sto balbettando. Non ho più alcun potere sulle azioni, né parole o su me stessa.
 
 
<< Ha avuto un trauma cranico, Andria.  Il resto, le costole rotte e le contusioni, guariranno. >>.
 
 
Le porte scorrevoli dell'ascensore si aprono ed entriamo al suo interno. Josephine è silenziosa, si sforza di comprendere ciò che stiamo dicendo, però non osa intromettersi, di tanto in tanto mi guarda compassionevole, temendo che il peggio possa distruggermi.
 
 
<< Quanto è grave? >>.
 
 
Scuote le spalle, la bocca è piegata all'ingiù.
<< Non lo so. È privo di coscienza da sei ore circa, i dottori non si pronunciano, però gli hanno dato la priorità e tutte le cure che gli servivano: è in buone mani. >>. Sorride bonario per tranquillizzare, però ce l'ha scritto a caratteri cubitali in faccia che non ha la più pallida idea di come andrà a finire.
 
 
Arriviamo al quarto piano, c'è un via vai calmo per il corridoio, molte persone sono raggruppate in fondo, sento un chiacchiericcio vivace, allegro, fin troppo entusiasmato.
Ho un tuffo doloroso al cuore, non riesco a frenare la brutale speranza che sta sbocciando d'improvviso, Mark ricambia lo sguardo acceso, stiamo pensando la stessa cosa. Accelero il passo, spinta da una forza violenta che devo assecondare, lasciando alle spalle Mark e Josephine.
Ci sono quasi tutti, Benedict, Tom Holland, Scarlet, Josh Brolin, i fratelli Russo. Si accorgono del mio arrivo, fanno spazio, stanno ridendo: è buon segno.
Si fanno da parte, lasciandomi entrare nella stanza e Chris è lì, sveglio, sta parlando, ha il busto fasciato, una flebo al braccio, sul petto nudo vi sono collegati dei macchinari. Lo schienale del letto è stato rialzato, per dargli modo di stare più comodo... ed è vivo, anche se pieno di lividi, è vivo. Vivo!
Forse, in fin dei conti un Dio c'è e, questa volta è stato magnanino con me.
 
 
<< Chris! >>, fremo con una matassa in gola che non riesco a disfare. Sto piangendo e ridendo al contempo, sono così felice da poter morire in qualsiasi istante.
 
 
<< Ehi Chris, guarda chi c'è! >>, proclama Robert sollevato, ha l'aria più serena, il peggio è passato.
 
 
Chris volta il viso verso di me, socchiude appena gli occhi per mettermi a fuoco, increspa le sopracciglia ed inclina leggermente la testa.
<< Ci conosciamo? >>.










Note:
Chiedo di nuovo scusa per averci messo di nuovo tanto, ma ero in attesa del trailer perché mi serviva il titolo di Avengers 4 e rendere completa la ff. Quindi ora che ce l'ho, vi beccate il capitolo.
Beh, era abbastanza ovvio che le gioie ve le faccio vedere con il binocolo, mica poteva andare tutte rose e fiori, no?
Credo che siano anni ed anni che ponderavo di voler scrivere una cosa del genere e, se non si fosse capito... sì Chris ha perso la memoria e non riconosce più Andria.
Il mio sadismo è dunque venuto fuori. 

Pubblicherò sicuramente qualche altro cap prima di Natale, non vi lascio in sospeso così, tranquilli. 

Ringrazio ancora chi sta seguendo questa storia. 

 
La storia può presentare errori ortografici.


Un abbraccio.
DarkYuna. 

 

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Capitolo 13
*** 13. ***


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13.








 
Dio ha uno strano senso dell'umorismo.
Anzi no, direi che ha un pessimo senso dell'umorismo, dai risvolti grotteschi ed estremamente meschini.
 
 
Sono seduta su una scomoda e dura panchina dal verde acido più brutto che abbia mai visto. Ho le ginocchia strette al petto, nell'ingannevole tentativo di arginare l'immenso vuoto che si è spalancato nell'anima.
All'interno della stanza di Chris, c'è la sua famiglia al completo, in compagnia di un dottore che sta spiegando loro come aiutarlo a riacquistare la memoria degli ultimi due anni vissuti e che, il trauma cranico, ha portato via.
Chris non rammenta nulla degli ultimi due anni, buffo vero?
Poiché io sono entrata nella sua vita un anno e mezzo fa e, quindi, di me, non ha alcuna reminiscenza, sono semplicemente un'estranea come tante, una ragazza nella folla, una persona che per lui non è mai esistita.
 
 
Ho pianto così tanto da avere un mal di testa intollerabile.
Mi sono chiusa nel bagno dell'ospedale con Josephine, per sfogare la frustrazione, la paura, il tormento e alla fine lo scherno che, anche questa volta, devo subire. Lei ha sopportato e supportato, ha dato sostegno, asciugato le lacrime e momentaneamente delimitato la tormenta. È scesa al bar per prendermi qualcosa, non mangio da ore e non mi sento affatto bene.
Di tanto in tanto qualcuno all'interno della stanza mi lancia un'occhiata. Lisa è dispiaciuta visibilmente, anche il dottore lo fa ed un paio di volte Chris, ma il suo sguardo è assente, non sa chi sono, non ricorda ciò che ci unisce, c'è il vuoto nelle iridi armoniose.
 
 
Ha ricominciato a nevicare, mi alzo a stenti dalla panchina e barcollante mi avvicino alla finestra che si affaccia sul parcheggio bianco, un paesaggio degno di una fiaba si plasma dinanzi a me. Sono più stanca di quanto pensassi, l'adrenalina è fluita via ed il corpo risente di tutta la pressione a cui l'ho sottoposto.
 
 
<< Andria. >>. Sebastian occupa il posto vuoto accanto a me, esamina con un'indulgenza che dona un briciolo di pace sulla devastazione. << Sono arrivato in tempo, stavolta? >>.
 
 
Inumidisco le labbra secche, incrocio le braccia ed annuisco appena.
<< Sì, anche stavolta. >>.
 
 
<< Credo che sia il mio destino, in fin dei conti. Arrivare prima che tu crolli definitivamente, per impedirti di farlo. Poi ti rimetto in piedi e torni da lui. E di nuovo ancora, è come un serpente che si morde la coda... peccato che io non possa fare altrimenti. >>. Gli occhi infuocati fissano un punto nel vuoto al di là della finestra.
 
 
<< Sebastian... >>, inizio a parlare, ma cosa voglio ribadire? Cosa c'è da affermare? Come può essere invaghito di me, dopo tutto questo tempo? Come può nutrire una passione così forte, da indurlo ad interpretare solo la parte di un buon amico che si comporta senza secondi fini, ma stando male?
 
 
<< Cosa vuoi dirmi, Andria? >>. Una risata amara gli distorce la bocca morbida. Tira indietro più volte i capelli. << Che lo ami? Lo so già. E lo amerai ancor di più adesso, che ogni traccia di te è stata cancellata, perché è così che funziona, no? Amiamo così tanto farci del male, da rendere quell'amore immortale... beh, d'altro canto, c'è da dire che sono affetto dallo stesso problema, tuttavia, ogni volta che ti guardo, so che c'è una parte di te che continui a soffocare, che prova qualcosa per me, qualcosa che va al di là di ogni spiegazione, che non ha bisogno di parole o gesti, perché esiste a prescindere da tutto e tutti. >>.
 
 
Non rispondo nulla, mi limito a contemplarlo nella sua morbida bellezza travolgente, così come si possa rimanere incantati dinanzi ad un fulmine letale di notte, che preannuncia un diluvio. Nonostante la situazione orrenda, non riesco a non saggiare l'enorme trasporto che nutro nei suoi confronti, anche se non rivelo nulla, muoio nella rinuncia.
 
 
<< Magari, se su quell'aereo ci fossi stato io, adesso non avresti nuovamente gli occhi colmi di lacrime, magari adesso staresti preparando le tue nozze con me, magari adesso... saresti felice... magari adesso, sarei felice. >>. Distoglie l'attenzione dalla finestra e poggia le iridi di ghiaccio turchese su di me, il pomeriggio freddo si specchia in esse, decantandole al massimo del loro splendore. La mimica malinconica fa presto presa su un cuore così delicato da soffrire per qualsiasi cosa, anche per il sentimento disperato di Sebastian.
Un sentimento che condivido, ma che non lascio germogliare, che freno con tutte le forze, in favore dell'amore sconsiderato per Chris.
 
 
Schiarisco appena la voce, la conversazione mi schiaccia.
<< È probabile che tu abbia ragione e che io viva nell'illusione, è probabile che io ti ami allo stesso modo, ma sai che non è possibile, che quello che provo per lui è maggiore e non posso spegnerlo in alcun modo. >>.
 
 
Annuisce consapevole.
<< Non sei il tipo da sposare qualcuno che non ami profondamente, l'ho capito. O tutto o niente, non ci sono mezze misure con te. >>, afferma, dimostrando di conoscermi meglio di quanto creda. Non serve che gli racconti di me, che condivida squarci di vita, attimi del passato, Sebastian conosce ciò che sono ora, i sentimenti che si dibattono furenti, la profonda afflizione, la rabbia che riaffiora in superficie. Conosce la persona che ha davanti, la conosce perfettamente. << Perlomeno sei consapevole del fatto che c'è qualcosa che ti lega a me, nonostante lui. >>. Indica la stanza dove Chris è ricoverato.
 
 
<< Non ho bisogno di mentire, non con te. Mi sono sempre sentita molto me stessa con te, senza finzioni o maschere. >>. Poggio la mano sulla sua, che grava sul davanzale della finestra. La stringe prontamente, le dita si intrecciano. Il cuore ha un sussulto di una calda densità, che scivola fin nelle viscere. Ogni cosa che ha a che fare con lui è legata al fuoco, perchè Sebastian è fuoco, fuoco che riscalda, illumina e consuma. << Così come sono consapevole che, se ti dessi maggiore spazio nella mia vita, non potrei più lasciarti andare, fino ad ora sono stata brava, perché la lontananza mi ha aiutata. Però, ogni volta che ti vedo, ho sempre meno forza di lasciarti andare. >>.
 
 
Lancia un'occhiata fugace alle spalle, per constatare che orecchie indiscrete non stiano origliando una conversazione che deve restare segreta.
<< È da sconsiderati, è da folli, è impossibile... eppure io ti amo. E credo che si possa amare, nonostante il tempo e lo spazio. >>.
 
 
Lo contemplo, avvertendo un sentimento così grande da calpestarmi, non mi ero mai accorta di quanto forte fosse l'amore che alimento per lui, è sempre stato obliato da quello per Chris, ma adesso riesco a scorgerlo con una chiarezza terribile.
 
 
<< Andria. >>, chiama una voce femminile dietro di me, inducendomi a spezzare lesta il contatto con la mano di Sebastian.
Lisa, la madre di Chris è a pochi metri, non così vicina da poter udire la dichiarazione fatta da Sebastian.
<< Andria, tesoro, vuole vederti. >>, annuncia criptica, spingendo una scintilla di speranza a brillare nell'oscurità.
Resta fuori, mentre entro nella stanza, non c'è più nessuno al suo interno, solo io e Chris.
 
 
<< Siediti. >>, esorta lui gentile, per non farmi stare in piedi.
Prendo posto sulla sedia adiacente al letto, non smette di fissarmi, mi studia circospetto e trae conclusioni segrete. << Andria, giusto? >>. Pronuncia il mio nome, ma non è più lo stesso, non c'è niente, il vuoto assoluto, ogni emozione è finita.
 
 
Annuisco prudente, temo di dire qualcosa di sbagliato.
<< Sì. >>.
 
 
Ha mille pensieri che transitano sul volto.
<< Mia madre dice che stavamo progettando il nostro matrimonio. >>, continua, vuole arrivare ad un punto che non mi è chiaro e che non porterà a nulla di buono.
"Stavamo", non "stiamo"usa l'imperfetto cosciente, non è una svista o un modo di dire, usa l'imperfetto perché non ci sarà più alcun matrimonio, usa l'imperfetto per decretare la fine del mio sogno.
 
 
<< Sì, è così. >>.
 
 
<< Malgrado ciò, io non sento nulla per te. >>, manifesta incolore, ed avverto gli argini del cuore sgretolarsi, polvere al vento e, come un castello di carta traballante, venire definitivamente giù. << Non c'è niente in te che mi faccia provare alcunché. >>. Sincero, conciso, vicino dall'essere crudele. Ha un tono duro, sembra quasi che gli sia antipatica. Mi guarda fisso negli occhi, non ha alcuna accortezza per me, solo parole spietate.
Una persona dichiara di amarmi, mentre un'altra non si ricorda più di averlo fatto.
 
 
Stringo i pugni talmente tanto, da scolorire le nocche.
 
 
<< Non sei... beh... >>, sembra tentennare, poi però alla fine lo fa, dice le parole che ho sempre supposto, <<... non sei il tipo di donna che vorrei sposare, nessuna offesa, eh. >>.
 
 
No, non mi offendo, sto solo morendo dentro, senza fare un fiato.
 
 
<< E non credo di volerlo fare, insomma, non provo nulla, non mi ricordo di te: sei una perfetta sconosciuta. >>. Non è gentile, è diretto, non si rende conto di ferirmi, sembra un'altra persona: non è il mio Chris. Il trauma cranico ha fatto più danni di quanto immaginassi.
 
 
Come può un incidente, eliminare un emozione?
La mente, dunque, è davvero più forte del cuore?
Da stupida sentimentalista, ero certa che niente fosse più forte dell'amore, che fosse in grado di superare ogni barriera, sia materiale che spirituale, che potesse tutto. Invece no, non è così, la realtà ti sbatte in faccia una concretezza agghiacciante, che ti fa pentire di averci anche solo sperato.
 
 
<< Capisco. >>, sussurro a bassa voce. << H-hai ragione: nemmeno io vorrei sposare me stessa. >>. Se avessi più forza, arriverei fino in fondo a questo discorso, ma sono svuotata e voglio mettere un enorme spazio tra me e il resto del mondo. << Hai altro da dire? >>.
 
 
<< Sì beh, vorrei cortesemente mantenere le distanze tra noi due, perché non è questo che voglio, specialmente non con una come te. >>.
 
 
"Non con una come te.".
"Non con una come te.".
"Non con una come te.".
 
 
Non vuole più vedermi e la velocità con cui giunge l'epilogo di questa vicenda, porta una vertigine più dispotica delle altre. Perché sta accadendo tutto questo?
Stamattina mi sono svegliata felice e stasera mi addormenterò in lacrime.
Quell'addio mi devasta così profondamente, da procurarmi un vero e proprio shock psicologico e fisico. Vorrei supplicarlo, urlare, mettermi in ginocchio per pregarlo di ripensarci, ma l'orgoglio mi impedisce di fare alcunché e, nello sbaglio di non replicare e tentare il tutto per tutto, l'inferno spalanca le porte di benvenuto per la sottoscritta.
 
 
Scatto in piedi, le lacrime pungono facinorose per uscire, non voglio scoppiare a piangere qui, non voglio che vengano in mio soccorso, non voglio parole di solidarietà... io voglio solo morire.
Un ultimo sguardo, so che è l'ultima volta e voglio ricordare ogni più piccolo particolare di quel viso che, adesso, ha deciso di non essere la prima cosa che vedo al mattino.
Fuggo letteralmente da quella stanza intrisa di dolore, quello non era il mio Chris, l'uomo dolce ed amorevole con cui ho condiviso i momenti più felici della mia vita.
 
 
La persona in quel letto era qualcun altro, che non voglio vedere mai più.











Note:
Rileggendo il cap. pensavo fosse un capitolo di passaggio e invece non lo è affatto, perché dopo un anno e mezzo di amore incondizionato tra Chris ed Andria, è bastata una fatalità ed ogni cosa, progetto, sogno e ricordo, è andato in fumo. 
Volevo far apparire Sebastian come un supporto morale, però mi è uscito qualcosa come "una mazzata in più", anche se a suo modo è stato da supporto per Andria. Lui ci sarà sempre, comunque tutto e nonostante tutto, sarà sempre lì, in un angolo della sua vita ad aspettarla... potrebbe farlo anche per sempre. 
Sono sempre stata dell'opinione che ci sono amori che non finiscono mai, anche se non sono mai iniziati e forse per questo ancora più violenti nei sentimenti.
Amori che vanno oltre il tempo, lo spazio e le regole umane. 
D'atro canto, per quanto riguarda Chris, mi sono documentata sulla perdita di memoria e ci sono reazioni davvero bislacche ad un episodio simile, quindi è abbastanza realistica questa mia scelta narrativa. 

Beh che dire, non so se vi lascio con questa botta di vitalità prima di Natale, se pubblicherò ancora prima del 25 o se ci vedremo dopo le feste. C'è ancora comunque tanto da raccontare su questi tre poveracci che sto martoriando.
Intanto Buon Natale a tutti quelli che stanno seguendo questa storia e grazie di tutto. 


 
La storia può presentare errori ortografici.


Un abbraccio.
DarkYuna. 

 

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Capitolo 14
*** 14. ***


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14.







 


 
 
 
 
 
 
 
 
"Secondo me sei già felice e non lo sai. La felicità non è quello che tutti credono o si affannano a raggiungere, non è essere raggianti, sempre allegri e tutte queste belle cose. Sinceramente la felicità è più semplice, magari, un giorno, lontano nel tempo, distratta dai tuoi viaggi, d'improvviso ripenserai ad oggi e capirai di essere stata felice: felice davvero. Però eri distratta a cercare quel che già hai e che non ti rendi conto di avere. La felicità o il dolore dipenderanno sempre da qualcuno, che tu lo voglia o no. Che sia una persona sbagliata che ti fa soffrire, un luogo che ti regala pace, un bel tramonto estivo, una chiacchierata con uno sconosciuto... l'amore.".
 
 
 
La primavera a Boston è una stagione passeggera.
In un battito di ciglia la natura addormentata si trasforma, esplodendo in colori pastello, rigogliosi ed esuberanti; c'è gente in strada, qualcuno ha ripreso le sessioni di jogging al parco, altri pedalano biciclette accantonate durante l'inverno. La neve si è sciolta da qualche settimana, il cielo è di un azzurro limpido, non vi è alcuna nuvola all'orizzonte.
Non piove più, tranne che nella mia anima.
Lì è da un po' che il sole non sorge, la luce non splende e il giorno non giunge.
 
 
Probabilmente non mi riprenderò mai più, ma va bene così, perché so di aver amato più della mia stessa vita e non c'è da recriminare nulla, quando ci si mette il cuore in quello che si fa.
Oggi però, dopo quattro mesi in cui ho rischiato di affogare, respiro.
Non è un respiro privo di fitte, mi costa un certo sforzo e non sono del tutto me stessa, però respiro ed è già qualcosa. Sarà merito della primavera, dei fiori che riempiono il paesaggio che si risveglia o forse la musica che passa la radio del bar in cui faccio colazione ogni mattina.
Madonna, "La Isla Bonita", 1986.
 
 
Sono nata nel 1991, ma ho sempre avuto un debole per gli anni '80, sia per quanto riguardano i film, che le canzoni, mio padre era un gran estimatore di quel periodo, ricordo che da bambina, metteva sempre dei brani in garage, dove trascorreva la maggior parte del suo tempo.
Me ne stavo per le scale ad ascoltare per ore, fino a quando la mamma non mi cercava per fare i compiti.
Vorrei che mio padre fosse qui, vorrei un suo abbraccio, una parola di conforto, un "torniamo a casa, Andria", che allenti il peso del macigno che mi schiaccia giornalmente.
 
 
Sorseggio un caffè che si vanta di essere italiano, ma che non è minimamente paragonabile, addento il croissant al cioccolato ed osservo la visuale su Boston. All'esterno del locale, posso godere al meglio la vivace primavera.
 
 
Obbligo il cervello a non pensare a nulla, voglio solo chiudere la porta del passato per qualche minuto e fingere di non essere un giocattolo rotto, ma un giocattolo ancora sullo scaffale del negozio di balocchi, che deve essere scelto.
Ho smesso di essere la ragazza stravagante, quella che si diversifica dalla massa a tutti i costi, i capelli adesso sono un castano caldo, niente più piercing, i tatuaggi li tengo coperti la maggior delle volte. Voglio passare il più inosservato possibile, perfino i fotografi hanno smesso di pedinarmi, oramai non sono più la notizia succulenta del giorno... non più.    
 
 
<< È libero questo posto, signorina? >>, domanda una voce elettrizzata maschile, che mi riporta con i piedi sulla terra, con uno scossone violento.
È trascorso tanto tempo, però lo rammento come se fosse ieri, ero in un bar come questo, ma dentro un albergo, durante le riprese di Infinity War, c'ero io, c'era Chris: ero felice.
Il cuore si ferma di battere, gli occhi slittano verso l'uomo che ha parlato, con la feroce speranza di incontrare delle iridi di paradiso, ma la speranza, si sa, è una gran puttana. Sono delle gemme di ghiaccio turchese quelle che si palesano nel campo visivo ed appartengono ad una faccia che non avrei creduto di scorgere più.
 
 
<< Sebastian! >>, esclamo a mo' di saluto. Guizzo in piedi e lo abbraccio, sul serio lieta di rivederlo, dopo il malo modo in cui è finita. Ha un odore differente, non più bagnoschiuma alle mandorle, è una fragranza audace e passionale, di bergamotto ed ambra grigia, miscelati sapientemente. << Quando sei arrivato a Boston? >>.
 
 
Aumenta la stretta, non ha intenzione di smettere tanto presto è più un'urgenza fisica da assecondare, come quando sei lontano per troppo da qualcuno di molto importante. C'è bisogno di tempo per riempire il vuoto.
È un momento di un'intimità imprevista che turba nel profondo.
 
 
<< Sebastian. >>, sussurro a disagio all'orecchio, prima che qualcuno si accorga di noi.
 
 
Si stacca, bagna le labbra, negli occhi c'è un turbine infuocato e, dopo un istante di smarrimento, si apre nel sorriso più abbacinante che possiede ed è come se non fosse mai accaduto nulla.
<< Proprio ieri sera. Posso? >>, indica la sedia vuota.
 
 
<< Certo che sì! >>. Torno a sedermi, è come fare un tuffo nel passato. Dopo la fine della relazione con Chris, quelli che credevo degli amici sinceri, tra cui Robert, hanno smesso di chiamarmi, fino a quando il silenzio è tornato ad essere l'unico compagno fedele ed affettuoso. << Posso offrirti qualcosa? >>.
 
 
Scuote la testa.
Indossa abiti semplici, perlopiù corvini, un giacchetto in pelle su una t-shirt, jeans scuri e scarpe dal taglio elegante.
Il nero e Sebastian Stan sono un connubio letale, lo riconosco.
<< Già mangiato in albergo. >>. L'attenzione accesa è tutta per me, si sofferma su ogni particolare visibile che trova differente. << Hai cambiato colore dei capelli? Non ti avevo riconosciuta. >>.
 
 
Sfioro la chioma, la smuovo nervosa, è la prima volta che tra me e Sebastian non c'è più nulla a dividerci, tranne che un semplice tavolino.
<< Beh era una cosa che volevo fare da un po'. >>. Faccio fatica a mantenere il suo sguardo, è come se riuscisse a spogliarmi da ogni remore e a vedere le nude fragilità.
 
 
<< Sei così diversa adesso. >>, asserisce onesto. È più che l'aspetto fisico a cui si riferisce, intende che sono diversa dentro. Poi osserva la gente che ci circonda. << Sei da sola? >>.
Sola come un cane.
Sola come sempre.
Sola.
Non ho fatto amicizia qui, Josephine è tornata in Italia molti mesi fa e da allora sono caduta in una profonda depressione, però non ho smesso di combattere, anche se ho perso del tutto me stessa.
Sono venuta a Boston per ritrovarmi, invece è accaduto l'esatto opposto.
 
 
Annuisco appena, incrocio le braccia sul tavolo.
<< Ti stupiresti del contrario? >>. Che non sono una persona loquace, lo hanno capito anche le pietre.
 
 
<< Sì, mi stupirei del contrario, ho sempre saputo che eri da sola, anche se mi hai respinto varie volte e non hai risposto alle mie telefonate, avrei voluto almeno esserti accanto da amico. >>.
 
 
<< Tu non sei mio amico, però. >>. Non ci può essere spazio per amicizia disinteressata tra due persone che si amano.
 
 
<< Potevo mettere da parte i miei sentimenti, per te. >>.
 
 
Scuoto le spalle, giocherello con il cucchiaino.
<< Forse temevo di non essere io quella che poteva mettere da parte i suoi sentimenti per te. >>, confermo e la dichiarazione rende importante i toni.
 
 
La mano scivola sul tavolo e trova posto sulla mia.
<< Andria... >>, si avvia, so quello che sta per dire, ma non voglio sentirlo, per me non c'è più spazio per l'amore.
 
 
<< No Sebastian. >>, lo interrompo brusca, tirando via malamente la mano. << Lascia stare, io non sono più disposta a stare con nessuno, non voglio stare più con nessuno. Finisce così per me, ho perso troppo e non sono disposta a sopportare altro. >>.
 
 
<< Io non ti chiedo niente. Siamo solo seduti qui come due vecchi amici, starò qualche giorno a Boston, era già mia intenzione passare a trovarti, poi ti ho vista mentre passeggiavo e sono venuto a salutarti, solo questo. Lo so che non potrai mai amarmi come ami lui. >>.
 
 
Alzo una mano per farlo fermare e non addentrarsi in luoghi troppo dolorosi per me.
<< Non dire il suo nome, per favore. >>.
 
 
<< No, non lo farò. >>, assicura affidabile. Chris mi ha cambiata così tanto, da rendere impossibile qualsiasi approccio di qualunque natura. << Volevo solo chiederti come stai? >>. Non è una domanda di circostanza, fatta solo per non restare in silenzio, la risposta ha una qualche importanza reale.
 
 
Ci penso su un momento.
<< Sono viva, malgrado ciò. Nelle basilari funzioni umane, come respirare, mangiare e dormire, per il resto, beh, guardami. >>.
 
 
Deglutisce, gli occhi sono due specchi rifulgenti, la bocca dischiusa.
<< Ti guardo, Andria, e non c'è più niente in te che io riconosca. >>.
 
 
<< Cosa ti aspettavi di trovare? >>.
 
 
<< Chiunque tu sia adesso, imparerò ad amare anche quella persona. >>.
 
 
Sono impressionata dalla caparbia, la tenacia e testardaggine inflessibile.
<< Attento, potresti farti male. >>.
 
 
Si spinge attraverso il tavolo, gli occhi sono lava incandescente che innescano una bislacca reazione nel petto.
<< Credi che non sia capace di affrontare i tuoi demoni? Pensi che possa tirarmi indietro davanti all'inferno? Potrei scendere fino a Lucifero pur di riportarti indietro. Anche rotta, anche a pezzi, anche distrutta. Ti vorrei sempre: ti voglio sempre! >>, sussurra con una voce peccaminosa di velluto corvino, le parole hanno dell'illegale e anche la bocca si modella sulle lettere, ha qualcosa di indecentemente erotico. Qualsiasi cosa sia che mi lega a Sebastian, ha connotazioni oscure, arcane, tenebrose, hanno a che fare con la violenza devastante dei sentimenti, il bisogno spasmodico di fondere i corpi e le anime, in un unico essere.
È per questo che gli ho sempre impedito di avvicinarsi di più a me.  
 
 
<< Di cosa hai paura, Andria? >>.
 
 
Mi sento punta nell'onore.
<< Io non ho paura di niente! >>. Posso affermare con certezza di aver vissuto il peggio che la vita aveva in serbo per me, quello di cui avevo più timore e adesso non sono più in grado di avere paura.  
 
 
<< E allora cosa? Non rischi di tradire qualcuno. >>.
 
 
<< Tradisco me stessa! >>, sbotto accalorata. << Ecco cosa! Io sto male, male da morire e fino a quando questo mostro dentro di me non si sazierà, io non posso fare niente con nessuno, specialmente con te. >>.
 
 
<< Specialmente con me? >>, ripete sorpreso. << Cos'ho io che gli altri non hanno? >>.
 
 
<< Una parte del mio cuore, ecco cosa. Sei la persona più vicina, pericolosamente vicina, a ciò che ne resta. >>.
 
 
Prova a ragionare pazientemente, potremmo stare qui tutto il giorno a parlarne e lui non cederebbe un momento.
<< Cosa ti fai credere che io voglia distruggere quella parte? >>.
 
 
<< Perché è così che finisce! >>, dico concitata. Ho le lacrime agli occhi, non voglio piangere e, se continuo così, terminerà proprio in quel modo pietoso. << È così che finisce sempre! È finita così con mio padre, la mia famiglia, con lui e, finirà così con te. >>.
 
 
Boccheggia senza parole, c'è qualcosa sul mio viso che lo frastorna in maggior misura.
<< Andria, non avere paura di vivere. >>.
 
 
<< Io non ho paura di vivere. >>, contraddico prontamente.
 
 
<< Tu hai paura di vivere. >>, insiste saggio. << Non c'è niente di sconveniente ad ammetterlo. Io non so cosa sia successo con tuo padre o la tua famiglia... mi rendo conto di non sapere niente di te, ma sono qui perché voglio sapere tutto, voglio sapere cos'altro ti ha resa così. >>.
 
 
<< Vuoi essere classificato dal mondo come la ruota di scorta del tuo predecessore? >>.  Non so se voglio sopportare nuovamente le illazioni dei giornalisti e gli inseguimenti dei fotografi.
 
 
Sorride acre, scuote la testa ed abbandona le spalle allo schienale.  
<< Credi davvero che possa fregarmi qualcosa di quel che cazzo dicono gli altri? Famoso o no, questa è la mia vita e ne faccio quel che cazzo mi pare. >>. Gesticola teatrale. << Magari domani impazzisco del tutto e me ne vado in giro nudo. >>.
 
 
Resisto una manciata di secondi, alla fine scoppio in una risata.
La prima risata da mesi, è una risata sentita, vera, totale, che godo fino in fondo. Sebastian sorride di rimando, la faccia si allieta, gli occhi splendono, abbiamo abbassato le armi ora, non guerreggiamo più l'uno contro l'altro.
 
 
<< Io voglio vivere il momento, Andria, e il mio momento sei tu. Attendo questo momento dalla prima volta che ti ho vista piangere dietro la roulotte. È stato un momento che non credevo sarebbe arrivato mai. >>.


 
Potrei stare per ore a contemplarlo, ho un senso di quiete che pervade con calma, non c'è alcuna fretta stavolta, io non sono in vacanza, non ho doveri da esplicare, problemi da risolvere.
Oggi è domenica, la giornata dedicata a se stessi.
Mantengo la bocca serena, non c'è niente di chiaro tra di noi, è un'accozzaglia di sensazioni, passioni e desideri, a cui voglio far chiarezza.
<< Hai da fare oggi? >>.
 
 
Legge nel mio sguardo il piano che ho in progetto per noi due.
<< No, perché? >>.
 
 
<< Andiamo a fare una passeggiata. >>, propongo spigliata, alzandomi per andare a pagare. << Sai che, oltre i film della Marvel non ho mai visto niente di tuo? >>. A lui posso dirlo, mi sento al sicuro, totalmente me stessa e a mio agio.
 
 
<< Oh beh, nemmeno io. >>. 









Note:
Salveeeeeeeeeeeeeeeeeeee bella gente, vi siete ripresi dal cenone?
Io mica tanto, quindi per smaltire tutto quello che ho mangiato, mi sono mossa dal divano per piazzarvi qui questo capitolo.
Qualcuno non attendeva altro che questo momento: il momento di Sebastian. Quindi ecco che avrà la sua agognata occasione, riuscirà a conquistare totalmente il cuore di Andria? Non ce la farà? Lo scoprirete solo leggendo. 

In tutto questo, io ancora sono al: "Chi sceglierei tra Chris e Sebastian?" E ancora non mi sono data una risposta. Voi chi scegliereste? Molto arduo fare una scelta. 

 
La storia può presentare errori ortografici.


Un abbraccio.
DarkYuna. 

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Capitolo 15
*** 15. ***


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15.








 
La Chiesa della Trinità di Boston è stata costruita nei primi anni '70 del 1800, è l'edificio più noto realizzato dall'architetto Richardson e rappresenta lo stile tipico neoromanico, con archi a tutto sesto, finestre ad arco, dalla forma gotica.
L'interno presenta un profondo coro concluso da un'abside semicircolare, che crea il quarto braccio della croce e un grande tiburio quadrato posto sopra la crociera. Le pareti hanno un caratteristico colore di terra di Siena bruciata, su cui vi sono dipinti angeli e santi, così come sulle vetrate. È scenograficamente ed esteticamente di grande impatto visivo.  
C'è un odore di sacralità e crisantemi freschi serpeggiare nell'atmosfera.
 
 
<< L'ho scoperta per caso qualche mese fa. >>, sussurro piano a Sebastian, che cammina accanto a me, naso all'insù, ammira estasiato la chiesa. << Mi piace stare qui dentro, di tanto in tanto, senza alcuna pretesa: una sorta di rifugio segreto. >>. Non sono arrabbiata con Dio per quello che è successo con Chris, non sono arrabbiata nemmeno con Chris, sono solo arrabbiata con me stessa, per averci confidato troppo.
 
 
<< Tu non credi in Dio, vero? >>. Esce come una domanda, anche se suona più come un'affermazione.
Negli ultimi giorni abbiamo parlato molto, ho scoperto tante cose di Sebastian che ignoravo e che su internet non si possono trovare.
Non c'è stato altro.
Non è tornato sul discorso "amore", si è comportato come un buon amico, però so che ci sono molte cose in sospeso tra di noi, discorsi non affrontati e l'ombra di un dispiacere perpetuo che aleggia su di noi.
Non siamo amanti, non siamo amici, non siamo niente, oltre che due anime che stanno volando in un oceano di obliquità.
 
 
Appare tutto più facile quando c'è lui nei paraggi, ho voglia di alzarmi al mattino, sorrido senza pentirmene, il dolore ha perso di vigore e riesco a respirare, finalmente, senza sofferenza.
<< Forse... sinceramente non lo so. A volte sì, a volte no. Credo in una forza superiore, chiamalo Dio, chiamalo come meglio preferisci. E tu, ci credi? >>.
 
 
Sorride colpevole.
<< Beccato. >>.
 
 
<< Deve essere bello, invece. Credere che ci sia qualcuno che vegli su di noi, che interviene quando è opportuno e non quando crediamo noi, che c'è un motivo per tutto e non è solo casualità. >>.
 
 
Ci sediamo in una panchina di legno ben lontani dalla manciata di persone che, invece, sono accomodati sul davanti. Parliamo piano per non disturbare nessuno.
 
 
Osserva rapito il mio viso, inarca un sopracciglio.
<< Sicura di non crederci? >>.
 
 
<< In realtà, ultimamente, il pensiero di un Dio, mi da... sollievo. >>.
 
 
<< Dio ha un piano per tutti noi, Andria, anche se non lo vediamo, specialmente quando siamo accecati dai dolori della vita e perdiamo la speranza, ma tutto ciò che viviamo, nel bene e nel male, ha uno scopo. >>.
 
 
Rifletto sulle affermazioni, non voglio intavolare una conversazione teologica, solo un dialogo che possa acquietare i demoni.
<< Credi ci sia uno scopo in tutto questo? >>. Mi riferisco a dove siamo arrivati, da dove siamo partiti e cosa abbiamo attraversato.
 
 
<< Pensaci bene, Andria, ciò che ha distrutto questo. >>. Grava una mano sul mio cuore, poco sopra il seno. << Ha rafforzato la tua anima. Non la senti quell'immensità che ti brilla dentro? Non le senti quelle emozioni così profonde, intense e smisurate che sono divenute più lancinanti? E la potenza che sta nascendo dalle macerie? Hai continuato a lottare, nonostante tutto, nonostante la morte di tuo padre e l'indifferenza della tua famiglia... nonostante lui. Sei più forte di tutto quello che ha provato ad abbatterti, sei così forte che... >>.
 
 
<<... non sento più niente. >>, concludo ed ammetto al contempo. << Ecco cos'è successo in realtà: non sento niente. E questo mi spaventa, perché ho una forte apatia, niente riesce a smuovermi, vivo perché sono troppo vigliacca per morire. >>.
 
 
Le labbra si schiudono lentamente, gli occhi prendono consapevolezza della distruzione che stringo con ogni fibra del mio essere. Trae un profondo respiro e si rilassa sulla panca.
<< Sai, quando ero bambino e mia madre ed io ci trasferimmo a Vienna, soffrivo di solitudine, faticavo a fare amicizia e, l'unico conforto ne traevo da un libro di leggende rumene che mia madre mi aveva regalato qualche anno prima. C'era una leggenda in particolare che amavo ed odiavo. Voglio raccontartela, vuoi? >>.
 
 
Annuisco solamente, non so dove vuole arrivare, però so che ha un insegnamento da impartirmi.
 
 
<< In Romania c'è una città di nome Stefesti. Nei pressi si trova una grande collina di sale, di colore bianco e quando i raggi la sfiorano, brilla come fosse ricoperta di diamanti. All'interno della collina, vi è una grotta con un lago di acqua pura, dai candidi riflessi. Si dice che nel lago vive una ragazza vestita da sposa.
La leggenda racconta che la ragazza si innamorò del figlio di un contadino, bello ma povero. Anche il ragazzo era innamorato di lei e un giorno andò dal padre della giovine per chiederla in sposa. Ovviamente l'uomo non acconsentì, anzi, disse che la figlia non avrebbe mai sposato un uomo povero e tanto meno un contadino. La ragazza lo scongiurò, lo pregò, ma il padre fu irremovibile.
Passò del tempo e, un brutto giorno, il padre disse alla figlia di cucirsi un abito da sposa bianco, perché presto avrebbe sposato un vecchio e ricco commerciante. Per tre mesi la ragazza lo cucì e lo indossò il giorno stabilito per le nozze. Appena rimase sola, invece di dirigersi verso il luogo della cerimonia, scappò sulla collina di sale, si calò nella grotta e si tuffò nelle acque del lago.
Tutti la cercarono e quando si venne a sapere che era salita sulla collina e non era più tornata indietro, il padre pianse amaramente perché la credette morta, come lo credette il giovane pastore innamorato, che travolto dal dolore si buttò in un lago vicino alla collina di sale.
Da quel giorno la grotta venne chiamata "Grotta Sposata", perché la fanciulla aveva preferito la morte allo sposo che le aveva scelto il padre. Il lago vicino la collina venne chiamato "Baia del Pastore", perché era quello dove era scomparso il ragazzo. >>.
 
 
<< È terribile. >>, commento, sul serio colpita dal racconto.
 
 
<< Mi sono sempre chiesto perché Dio avesse permesso questo, poi nel tempo ho interpretato la leggenda a mio modo. Immagina quanto debba aver sofferto lei, mentre cuciva il suo vestito, consapevole di dover sposare un uomo che non amava. Immagina quanto debba aver sofferto lui, cosciente di non essere abbastanza per stare con la persona che amava. E adesso, immagina quanto debba essere stato grande il loro amore, per spingerli a morire, pur di stare insieme per sempre. Il loro dolore, le lacrime, la sofferenza e la devastazione che hanno vissuto, hanno permesso loro di rinunciare al dono più grande, per non essere divisi. La strada che Dio ha scelto è stata la più difficile, ma il regalo finale è stata l'eternità insieme. >>.
 
 
La decifrazione di Sebastian mi lascia attonita, sono smarrita poiché, non arriverei a morire per nessuno, tantomeno per Chris. Poi mi concentro sul modo romantico in cui lui parla d'amore e ne sono assuefatta.
 
 
<< La prima volta che ti ho vista piangere, tu mi hai ricordato lei... nell'inconscio l'ho sempre ideata con le tue fattezze, poi sei apparsa ed è stato strano, molto strano. >>.
Quanto amore deve esserci in Sebastian se ha atteso tutto questo tempo, pur di potermi stare così vicino, senza che nessuno dei due commettesse un imperdonabile peccato?
 
 
<< Cosa avresti fatto se mi fossi sposata? >>.
 
 
Alza gli occhi d'angelo caduto e mi ritrovo frastornata davanti ad essi. Tira da un lato l'angolo della bocca.
<< Bella domanda... sai che non lo so? Forse, alla fine, mi sarei rassegnato e sarei andato avanti, anche se non sarebbe stato lo stesso. Una parte di me, tuttavia, avrebbe continuato a sperare: sono fatto così. >>.
 
 
Ed io?
Mi sarei rassegnata?
La terrificante percezione di perdita che ho provato tutte le volte che vedevo o pensavo a Sebastian, si sarebbe, infine dissolta?  
 
 
Per questo, quando mi avvicino, come se non riuscissi a farne più a meno, sono assolutamente sicura che, il piano di Dio era condurmi a questo preciso istante. Non trovo pace fin quando le labbra bagnate non trovano posto sulle mie, incastrandosi in un tocco dolente, bisognoso, nocivo, cercato, anelato, auspicato e per questo ancora più tumultuoso e passionale nelle emozioni funeste. Desideriamo così tanto l'altro da stare male, da non riuscire a respirare, da provare una desolazione distruttiva, nell'attimo dopo ci baciamo con una voluttà oscura che ci annienta, trangugia ed uccide.
Ogni più solida convinzione di amare totalmente Chris viene meno, poiché accanto a lui, nasce la certezza inestinguibile di nutrire un sentimento molto più immenso, radicato e totalitario.
L'amore per Chris non basta più, non è mai bastato, è stato solo l'alibi perfetto per sotterrare le brame del cuore.
Lambisce il mio viso come la più sacra delle reliquie, non riesce a saziarsi, non può fermarsi, è come un treno in corsa dai freni rotti, avverto la cupidigia crescere così tanto da schiacciarci entrambe.
 
 
Qualcuno schiarisce la voce, disturbato dall'atto intimo che stiamo sfoggiando in pubblico. Gli anziani in fondo alla chiesa ci fissano infastiditi, non è il luogo giusto per le effusioni.
 
 
Sebastian ridacchia appena, sospira per essere stato interrotto, le iridi di ghiaccio liquido sono intrise da una concupiscenza che non si sfamerà mai. Ci lascio il cuore lì dentro.
Prende la mia mano e se la poggia sul torace.
<< Lo senti come batte? Ho l'impressione che possa scoppiare in qualsiasi momento. >>.
 
 
Gli accarezzo il volto arroventato dall'emozione, la barba appena accennata pizzica i polpastrelli, ci guardiamo come se non esistesse nessun altro nel mondo intero, la realtà smette di confluire e il tempo si ferma solo per noi. Con una chiarezza sconvolgente, arrivo alla conclusione più ovvia, quella a cui sarei dovuta arrivare sin da subito, quella che era così lampante da gettare nell'ombra quel che non era rilevante.
Ora lo so perché Dio mi ha fatto imboccare la salita più ripida.
Se non avessi incontrato Chris su quell'aereo e non mi fossi innamorata di lui, non avrei mai conosciuto Sebastian ed imparato, a caro prezzo, la differenza tra un amore ordinario e il vero amore.









Note: 
Buon anno nuovo a tutti, genteeeeeeee!!! 
Allora, credo che questo sia tra i miei capitoli preferiti, Sebastian viene fuori in tutto il suo splendore, sia estetico che intellettivo. 
La Chiesa della Trinità di Boston è un edificio realmente esistente. 

La leggenda raccontata da Sebastian è vera, ho fatto ore ed ore di ricerche, per trovare la leggenda giusta ed adattarla al capitolo. 
Stefesti è una reale città della Romania. 

 
La storia può presentare errori ortografici.


Un abbraccio.
DarkYuna

 

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Capitolo 16
*** 16. ***


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16.









 
Boston di sera è uno straordinario panorama costellato di luci, colori, voci e movimento. Io e Sebastian passeggiamo tranquilli sul molo, le acque scure riflettono la città viva e, brillo del medesimo splendore rischiarante.
Sebastian è vicino a me, ha le mani nelle tasche del giacchetto di pelle, non si arrischia a compiere gesti prematuri in pubblico, attende che sia io a dargli il via libera per comportarsi come desidera.
 
 
<< Ho avuto la cittadinanza americana nel 2002. >>, rende noto ad un certo punto, senza un motivo preciso. Vuole solo mettermi al corrente di un altro frammento del passato. << Però non mi sono mai davvero sentito parte di un luogo, credo che capiti alle persone che hanno vissuto in posti diversi nel corso della vita. Poi c'è la questione da dove vengo. >>. Sorride amaro, negli occhi scintillanti vi è un'ombra malinconica che li attraversa.
 
 
Increspo le sopracciglia, smarrita dall'affermazione.
<< Che vuoi dire? >>.
 
 
Mi lancia uno sguardo sorpreso.
<< Come non lo sai? I rumeni rubano, è risaputo. >>.
 
 
<< Ah. >>, allungo la consonante a dismisura. << Gli stereotipi. >>.
 
 
<< Esattamente. >>.
 
 
<< Ti ricordo che gli italiani vengono sempre menzionati per la pizza e mandolino. E ti dirò, non ho mai incontrato nessuno che suonasse il mandolino e di certo ci sono tante altre cose di cui l'Italia può essere fiera, oltre che la pizza. >>.
 
 
<< Strano... ci ritroviamo anche in questo... all'inizio ho avuto molte porte sbattute in faccia per questo. Mi sono sentito sempre giudicato ed escluso per questi stereotipi. Però sai, non mi piace arrendermi credo che dipenda dal mio segno zodiacale... >>.
 
 
<< Che segno sei? >>, chiedo, incuriosita dal fatto che l'abbia tirato in ballo.
 
 
<< Leone. >>.
 
 
<< Il re della foresta. >>, commento divertita.
 
 
<< Tu? >>.
 
 
<< Vergine. Ti prego non fare quella battuta idiota. >>.
 
 
<< Cioè? >>. Il sesso è l'ultima cosa che gli transita nel cervello.
 
 
<< Quella che fanno i pervertiti con un quoziente intellettivo pari ad un bradipo in coma: "vergine di segno e anche di fatto?" Una battuta davvero squallida che non ho mai sopportato. >>.
 
 
Ridacchia distratto, si stropiccia il naso.
<< Non deve essere facile per le donne, in un mondo maschilista alla radice di ogni cosa. Con tutti gli schemi preimpostati dagli uomini su come deve essere una donna, cosa deve fare, in che modo deve parlare, una brava moglie e poi una brava mamma... tutto questo per non ammettere che le donne hanno più palle degli uomini e possono diventare ciò che vogliono, senza dover seguire un percorso stabilito da un uomo, che gli impone come vivere. >>.
 
 
Lo ascolto rapita, nel pensiero veritiero che ha appena esternato. Credo che abbia a che fare con i pregiudizi nei suoi confronti, ha un animo più sensibile ed empatico, rispetto a molti altri uomini incontrati, perfino più di Chris.
<< Hai detto una cosa bellissima. >>, mi complimento, sul serio colpita.
 
 
<< Mia madre è stata un buon esempio di forza femminile. Immagina una donna sola con un figlio, che ricomincia altrove, si butta, ci prova e ricostruisce i tasselli di una vita in un posto nuovo. Da bambino, ricordo, che veniva additata perché era ancora visto come qualcosa di assurdo che una donna fosse divorziata, benché fossero gli anni '90... mi rendo conto che, nonostante il mondo abbia fatto un passo avanti nell'ultimo decennio, le donne vengono ancora giudicate per scegliere di non soffrire in un matrimonio, anziché fingere che tutto vada bene nell'infelicità. >>.
 
 
<< Mia madre ha fatto questa scelta ed ha perdurato in un matrimonio che la rendeva depressa. Incolpava e litigava con mio padre per tutto il tempo... se dovessi raccontarti della mia infanzia, avrei solo battibecchi da ricordare. >>.
 
 
Ascolta in silenzio, di tanto in tanto mi guarda pensieroso.
<< È per questo che hai sempre gli occhi tristi? >>.
Nessuno mi aveva mai fatto una simile domanda, il più delle volte vengo giudicata solamente una persona fredda e basta.
 
 
Tiro la bocca di lato e piego leggermente la testa.
<< Probabile. Quello che accade nell'infanzia plasma i futuri adulti che diventiamo. >>.
 
 
<< Non lo so se sia vero. Perché se così fosse tu dovresti essere un'adulta litigiosa, invece non è così, sei una persona che porta le conseguenza delle scelte degli altri. Nel tuo silenzio, in quello sguardo malinconico... c'è solo una ferita così grande che niente e nessuno potrà mai rimarginare. E non perché tu non riesca ad essere grata di quel che hai, ma è una questione di impossibilità di guarire. Se una pianta viene abbeverata con le lacrime, cresce Salice Piangente. >>.
 
 
Il concetto espresso è di una profondità unica.
<< Bella questa. >>.
 
 
<< Oh beh, l'ho inventata al momento. >>, sogghigna appena.
 
 
Calano un paio di secondi di silenzio, non però un silenzio che mette a disagio, che debba essere a forza rotto, questo è più un silenzio di complicità.
Noto le labbra che si strofinano nervose, ha qualcosa da dire, ma si trattiene.
 
 
<< Cosa vuoi chiedermi? >>, lo esorto bonaria.
 
 
Resta un momento allibito, poi però lo fa, lo domanda.
<< L'hai più rivisto? >>. Non lo sta dicendo perché è geloso, credo che sia più una questione di situazione pendente che vuole definire, per impedire che io possa stare male.
 
 
Serro la mascella così forte da rischiare di spezzarla.
Amo Sebastian, nondimeno la voragine nel petto non si è richiusa nemmeno un po'.
Scuoto la testa.
<< So che tu l'hai visto, ma non voglio saperlo. >>.
 
 
<< Non ha ancora riacquistato la memoria, Andria. >>, gli sfugge involontario. Sono al corrente anche di questo. Lisa, la madre di Chris mi ha tenuta al corrente per un po', poi ha smesso di chiamare anche lei, come tutti.  
 
 
<< Che cambia? Anche se accadesse, non riesco a passarci sopra, è finita, pure se so che non è dipeso da lui... ma quelle cose che ha detto sono una parte di lui, le ha pensate anche prima dell'incidente, c'erano, esistevano, erano nel suo cervello. Che non sono mai stata alla sua altezza, era lampante... era un continuo sentirmi sotto pressione, provare ad essere perfetta, una persona che non ero. >>.
 
 
Boccheggia scombussolato, come se avessi appena parlato una lingua differente.
<< Io non riesco a capire se, quando dici ciò, tu stia scherzando o faccia sul serio? Mi stai dicendo che non eri alla sua altezza? Andria tu non hai bisogno di essere all'altezza di nessuno! Sei bellissima così come sei, con pregi e difetti, con le tue imperfezioni e le sfumature che ti rendono unica. Non devi piacere ad un uomo o al mondo intero, tu devi stare bene con te stessa, il resto sono cazzate che non ti servono. >>.
 
 
Sorrido esplicitamente, non riesco più a smettere.
<< Che botta d'autostima. >>.
 
 
<< Tu hai dimenticato come amarti. Ama prima te stessa e poi gli altri. >>.
 
 
D'improvviso mi fermo sul posto, Sebastian fa ugualmente, ho bisogno di un minuto buono perché voglio scrutare fino in fondo quegli occhi di ghiaccio, che adesso sono caldi come un sole di mezzanotte, che eclissa il mondo intero.
<< Amami tu, che io non so più come si fa. >>.
 
 
<< Non voglio altro Andria, ma tu hai bisogno di riprenderti prima ed io non voglio farti pressione, ogni cosa avverrà con i giusti tempi... non c'è fretta, no? >>.
 
 
Fingo, con un'interpretazione degna di un Oscar, un broncio deluso.
<< Questo significa che se volessi baciarti di nuovo, tu mi respingeresti? >>.
 
 
Afferra per un polso e mi attira veemente a sé.
<< Non ho mai detto questo. >>, sussurra lussurioso e stavolta è lui che mi bacia con un ardore deflagrante.  Nel momento stesso che la sua bocca si modella procace sulla mia, sento un terremoto interiore che divora via ogni dubbio, perplessità o incertezza.
Ha le labbra che sanno di miele e leggiadria, avverto il sapore invadermi il palato, è qualcosa di coinvolgente e travolgente, arrivo a perdere totalmente la concezione del tempo, dello spazio e di me stessa.  
 
 
<< Non resterai per sempre. >>, sostengo inquieta. Abita a New York, io a Boston e non è breve la distanza. Deve essere una qualche maledizione il trovarsi sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato.
 
 
Gli occhi bellissimi sono malinconici, le iridi vengono illustrate dalle luce dei lampioni e la visione è da mozzare il fiato.
<< Vieni via con me, Andria. >>, propone assennatamente. Sposta una ciocca dei capelli ed accarezza entrambe le gote con le mani.
 
 
Scuoto appena il capo.
<< No, non stavolta Sebastian. Ho già fatto questa scelta e l'ho pagata cara, adesso la mia vita è qui, ho un negozio ed un appartamento nei pressi, in cui sto bene. Sto trovando il mio equilibrio in tutto questo caos che mi ha colpita. >>.
 
 
<< Resti qua per lui? >>, evince, sbagliando. << Lo stai ancora aspettando? >>. Ora sì, scorgo solo la punta della gelosia che lo abita.
 
 
<< No, non per lui: per me. Non aspetto più nessuno e non l'ho mai fatto. Questa città mi piace, sto mettendo radici e non credevo che un giorno mi sarei fermata, che avrei trovato un posto che reputavo casa... e invece è successo. Ormai ho ventinove anni, ed ho smesso di inseguire favole ed utopie, la mia anima sta invecchiando più velocemente del mio corpo. >>.
 
 
<< Ma sei sola. >>, sottolinea. << Quando ti ho vista qualche giorno fa, il tuo essere lì, senza nessuno, in una città che ancora ti è sconosciuta, mi ha lasciato un sapore spiacevole e quel sapore lo sento ancora, tutte le volte che ti guardo. >>. Anche a lui è capitato di essere solo in un posto che non gli è stato favorevole.
 
 
<< Non è stare da sola che mi spaventa. >>.
 
 
<< E cosa allora? >>.
 
 
La risposta è semplice, chiara, non ho bisogno di pensarci oltremodo.
<< Non rivederti più, è questo che adesso mi spaventa. E mi spaventa perché, benché io ti abbia tenuto a gran distanza, sei stato l'unico punto fermo nel mare in tempesta. >>. È assurdamente semplice dare voce ai pensieri, non provo vergogna, l'orgoglio non frena le parole, necessito di essere integra in tutto e per tutto. << Ricordi quella sera nella terrazza dell'albergo a Fairburn? >>.
 
 
<< Non l'ho mai dimenticata. >>. La sera in cui ha provato a baciarmi.
 
 
<< Quella notte ho capito che c'era qualcosa di differente che mi legava a te, qualcosa che andava ben oltre le semplicistiche spiegazioni, non potrei nemmeno decifrare cosa ho provato. Mi terrorizzava perché non era lontanamente paragonabile a ciò che provavo per Chris. So che non ho mai desiderato qualcuno allo stesso modo e i ruoli in cui eravamo obbligati e gli occhi puntati del mondo su di noi, hanno reso quel sentimento di una lacerante profondità, che scavava, raschiava, si faceva strada nel punto più buio e sconosciuto dell'anima. >>.
 
 
<< Perché non mi hai detto prima queste cose? >>.
 
 
<< Se lo avessi fatto, non sarei stata più in grado di indossare di nuovo la maschera che mostravo a tutti... io, però non voglio più fare parte di quel mondo: del tuo mondo. >>.
 
 
<< Andria sai meglio di me che quello non è il mio mondo. È solo il lavoro che faccio. Accetterò una relazione segreta se è questo che senti di darmi. >>.
 
 
<< No, è impossibile una relazione segreta, come sarà impossibile evitare che vengano nuovamente scritte cose spiacevoli su di me, specialmente adesso: in fin dei conti, non importa più. Con questo voglio dire che non sarò mai presente agli eventi ufficiali, mai una partecipazione in una première o circostanze simili, non una singola intervista o foto intenzionale, ma ti sosterrò in tutti i modi possibili ed immaginabili, ci sarò sempre, giorno e notte ed ogni volta che ti volterai, mai lascerò che il vuoto possa sostituirmi. Se avrai bisogno di una confidente, io ti ascolterò... un'amica con cui sorridere, ti farò il solletico... se avrai bisogno di piangere, asciugherò ogni singola lacrima... qualcuno a cui confidare le ansie e le paure, troverò un modo per rasserenare la tua anima... e se avrai bisogno d'amore, io ti regalerò il mio cuore. >>.
 
 
I tratti risplendono di una luce diversa, la pace è ricamata in essi, poi qualcosa di più intrinseco, che non risponde alla voce "amore", ha una connotazione dissimile, che non può trovare riscontro nei vocaboli umani, c'è abnegazione totale, immensità di un emozione composta da cielo e stelle, che supera i confini conosciuti dell'universo intero e si spinge più in là, dove gli amanti sono liberi da ogni catena, per potersi amare per l'eternità.   
 
 
Le parole sfumano sulla bocca umettata, ha la bellezza leggiadra di un angelo caduto. Le iridi affondano nelle mie.
<< Sorreggere. >>, pronuncia alla fine di tanto risplendere per me.
 
 
Corrugo le sopracciglia, incuriosita dal termine misterioso.
<< Sorreggere? >>, ripeto, in cerca di chiarimenti.
 
 
<< Sì, sorreggere: verbo infinito. E, ci vuole altrettanto infinito amore per coniugarlo. >>.
Non tutti i temporali dell'anima arrivano per sommergerti in acque scure, alcuni arrivano per ripulire il tuo cammino.  
 
 
I miei polpastrelli tracciano la linea sottile delle rughe che disegnano la pelle morbida, scende sulla guancia, deviano sul naso armonico, il lieve strato di barba e le labbra su cui morire.
 
 
<< Resta con me stanotte. >>. È più un fruscio dettato dalla notte segreta.
 
 
<< È questo che vuoi? >>.
 
 
<< È te che voglio. >>.









Note:
C'è una certa concitazione attorno a questa storia che sta contagiando anche a me e quindi ho deciso di pubblicare un po' prima questo capitolo, un po' malinconico e un po' dolce, così come lo è la vita. 
Mi dispiace che Sebastian debba pagare le conseguenze della fine della storia tra Andria e Chris, raccogliendo i cocci di un cuore rotto, per rincollarlo con il suo amore infinito. 
A Chris è andata la parte migliore di Andria a Sebastian, invece, le macerie che, nonostante tutto provano a donargli tutto ciò che possono.

Il capitolo è un po' di passaggio, volevo solo puntare una luce su loro due e ciò che sentono, dare modo a Sebastian di uscire dal suo angolo e mostrare com'è stare con lui, il modo in cui lui la ama, cosa pensa, come vede il mondo. Spero di esserci riuscita. 

Tuttavia la scalinata è ancora ripida e la storia non è ancora terminata *risata sadica* 

Ringrazio in particolare le persone che mi commentano questa storia e che seguono ogni cosa, discutendone poi con me: è bellissimo. Quindi GRAZIE.

 
La storia può presentare errori ortografici.


Un abbraccio.
DarkYuna

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Capitolo 17
*** 17. ***


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17.








 
Sai cosa accade quando per tanto, troppo e lungo tempo hai bramato con ogni fibra del tuo essere, qualcosa o qualcuno che non potevi avere, per molteplici motivazioni?
Che una volta che l'hai avuta, quella cosa perde di fascino e ti ritrovi nel buio del tuo Sé, a chiederti se era davvero questo ciò che volevi e se sei intenzionato a tenerla o a lasciarla fluire via.
Sembra che cerchiamo sempre qualcosa che ci soddisfi, senza trovarlo mai.
 
 
Succede anche che, quando abbiamo amato molto una persona, con cui avremmo voluto trascorrere il resto della nostra vita e quella persona ci restituisce un cuore di polvere, iniziamo a dubitare di ogni cosa, di ogni parola, di ogni mossa e di ogni individuo che prova ad accarezzare le nostre ferite. Quindi è più naturale respingere un nuovo amore, che lasciarsi amare.
 
 
Non accuso Chris.
Avrei solo voluto un finale diverso per noi due.
Mentirei se ammettessi che ho smesso di pensarci, perché ci penso più spesso di quanto sia opportuno, anche se i ricordi incominciano a sbiadire e non rievoco più il suono della sua voce o l'odore della pelle.
Stamattina ci sto pensando così tanto, perché mi sento in colpa... in colpa per aver fatto l'amore con Sebastian... in colpa perché sono stata di nuovo felice da non so più quanto tempo. E, siccome sono un arcano enigma perfino per la sottoscritta, sono riuscita a deturpare quella pura felicità e a trasformarla in mestizia.
 
 
Ho gli occhi aperti da qualche minuto, osservo i giochi di luci che filtrano dalla finestra e si proiettano sul soffitto bianco. Il sole serpeggia dietro le persiane abbassate, avverto i raggi caldi sul corpo nudo e sono assurdamente in pace.
Sebastian non è nel letto, deve essersi svegliato prima di me e adesso lo sento armeggiare dalla cucina. C'è un profumo di caffè che satura la casa, la voce profonda canticchia qualcosa, poi i suoi passi attraversano il corridoio ed entra nella stanza.
Tra le mani ha un vassoio con una caffettiera fumante, un pacco di biscotti, pane tostato e succo di frutta, una rosa rossa spicca su un vaso azzurro, l'ha presa dal mazzo di fiori finti che ho come centrotavola nel soggiorno. Sta per poggiare il tutto sul comodino accanto al letto, ma si accorge che sono sveglia.
 
 
<< Buongiorno. >>, augura, con il miele nel cuore e la dolcezza che rilassa i lineamenti. Grava il vassoio sul letto, intanto che mi siedo, fasciando il corpo con il lenzuolo. Prende posto davanti a me.
 
 
<< Buongiorno. >>. Sorrido mio malgrado, se la smettessi di soffrire sarebbe davvero un buongiorno.
 
 
<< Ho preparato qualcosa, con quello che ho trovato. >>. Non faccio la spesa da una vita, probabilmente ci sono le ragnatele nelle dispense.
 
 
I capelli bagnati ricadono disordinati sulla fronte, indossa una delle mie mega t-shirt extralarge color cielo senza maniche e pantaloni di tuta grigi, ripescati dal caos che ho nell'armadio. Profuma del mio bagnoschiuma allo zucchero filato.
 
 
<< Stai bene. >>. Indico il vestiario che ha scelto. L'azzurro della maglietta risalta straordinariamente le iridi turchesi.
 
 
<< Perché hai abiti da uomo? >>.
 
 
Scrollo le spalle, non ci vedo nulla di male.
<< Perché le cose da uomo sono le migliori e più comode, tipo un caldo abbraccio, così come i profumi: Dio hanno un odore avvolgente. Le fragranze da donna fanno cagare, ma chi caspita le inventa? >>.
 
 
Sebastian ha un sorriso sibillino sulla bocca leggermente dischiusa, contempla come se fossi la persona più bella che abbia mai visto.
<< Aseară am cerut celei mai strălucite să se trezească într-o zi cu tine, să privească în ochii tăi și să se miște din nou cu emoție și să încerce din nou un început dulce în inimă. >>, mormora nella lingua natia. Ha un suono bizzarro, a volte musicale, altre più duro.
 
 
Lo ascolto inebriata, non l'ho mai sentito parlare in rumeno.
<< Che significa? >>, chiedo curiosa.
 
 
<< La scorsa notte ho chiesto alla stella più luminosa di farmi svegliare con te vicino, guardarti negli occhi e misteriosamente emozionarmi ancora... e provare di nuovo un dolce sussulto al cuore. >>.
 
 
Io mi sto emozionando in maniere del tutto misteriose, io provo ancora un dolce sussulto al cuore, io sono completamente ed irrimediabilmente innamorata di Sebastian Stan.
Sfioro la sua mano che, decisa, si intreccia con la mia.
Mordo il labbro inferiore.
<< E come si dice "ti amo" in rumeno? >>.
 
 
Il sorriso si fa vivace, pieno, intenso. Le rughe attorno agli occhi divengono più profonde e conferiscono al volto un fascino del tutto particolare.
<< Te iubesc. >>.
 
 
<< Te iubesc. >>, ripeto, scandendo lentamente per non sbagliare la pronuncia. << Mi piace. >>.
 
 
<< Mi piace anche in italiano: io ti amo. >>, pronuncia, con un accenno dolcissimo che fa sciogliere anche il più duro dei cuori.
 
 
<< Dovrò darmi da fare ad imparare il rumeno. >>.
 
 
Si porta il dorso della mia mano alla bocca e ne bacia la pelle.
<< Sai le parole più importanti, non serve sapere altro. >>.
 
 
Voglio solo restare qui, in questa camera da letto, il mondo ben lontano fuori, in compagnia di Sebastian. Non sto pensando più che sia sbagliato, non mi sento più in colpa, non sto tradendo nessuno, nemmeno me stessa e, se lo guardo in quegli occhi di ghiaccio, so che non c'è spazio per altro nell'infinità intera.
Oggi è questa la mia felicità, io, lui, una buona colazione che profuma di gioia e due cuore che non possono smettere di amarsi.
 
 
<< Hai preparato la colazione. >>, dico a mò di ringraziamento.
 
 
<< Il caffé non credo che sia come quello italiano, ma spero che non faccia totalmente schifo. >>. Il pane tostato, la marmellata e il succo di frutta sono per lui, il caffé, il latte e i biscotti sono per me. << Ti sei ricordato. >>. Sono esterrefatta.
 
 
Sfila la rosa dal sottile vaso posto al centro del vassoio.
<< Abbiamo fatto colazione insieme per molto tempo, è difficile dimenticare queste piccole cose di te. >>. Porge il fiore, un pensiero carino che conquista immantinente. Durante le riprese di Avengers Infinity War, era frequente ritrovarsi al bar assieme a lui e ad Anthony Mackie a chiacchierare, prima che il lavoro li chiamasse.
 
 
<< Mi mancano quelle mattine con voi, non mi sono mai sentita parte di un gruppo come in quel periodo. >>, replico malinconica. Ho delle memorie davvero magnifiche, che non si affievoliranno mai e che vivranno per sempre nel mio cuore.
 
 
<< Perché non vieni ad Atlanta ad assistere alla fine delle riprese di Avengers Endgame? >>.
 
 
La domanda mi lascia spiazzata per un paio di secondi, non riesco a respirare e trovo assurdo che l'abbia posta.
La prima volta che sono stata sul set di un film, ero in coppia con uno dei suoi protagonisti più importanti. Tutti, ne erano consapevoli, mi rispettavano, parlavano con me, ridevano e scherzavano, ero la ragazza onesta che Chris Evans meritava.
Adesso, a quattro mesi di distanza dalla fine della storia più importante della mia vita, non posso ripresentarmi su un set di un film di rilevanza mondiale, in coppia con uno degli altri attori, mi farebbe apparire un'opportunista che fa di tutto pur di sfondare nello spettacolo, quando io voglio stare ben lontana da ogni luce della ribalta, da gossip e giornalisti.  
Presto o tardi si verrà a sapere, ne sono consapevole, ma quando accadrà, vivrò la storia con Sebastian lontano da occhi che conosco e che mi giudicheranno. Non ho abbastanza faccia tosta da affrontare le persone che mi hanno abbandonata.
 
 
Scuoto perentoria la testa.
<< No, non verrò. >>.
 
 
Spalma un velo di marmellata sul toast e lo addenta, fissandomi come se mi stesse sfidando.
<< Perché no? Di cosa hai paura? >>.
 
 
<< Io non ho paura di niente, Sebastian. >>. Calco collerica il suo nome. Non mi piace che continui a supporre che io abbia paura di qualcosa.
 
 
<< Possiamo andarci come amici. >>.
 
 
<< Noi non siamo amici... e poi sarebbe spiacevole. >>.
 
 
<< Spiacevole per chi? >>, continua a domandare insistente.
 
 
<< Per me! >>, sbotto, balzando dal letto. << Sembrerebbe che venga per lui, che speri ancora, che ci creda ancora. >>.
 
 
<< Non è così? >>. Appare tranquillo, fin troppo, a tratti freddo e distaccato: mi sta studiando.
 
 
Mi volto di scatto, se davvero pensa questo, le cose non stanno andando come credevo.
<< No! Non è così. Se fosse così, te ne saresti accorto. Non avrei permesso quello che è accaduto ieri notte: non vado a letto con qualcuno che non amo. >>.
 
 
Sulla parola amore, gli occhi lo tradiscono, hanno un guizzo, le palpebre si socchiudono. Mastica il boccone pigramente, lo ingoia e poggia il toast al suo posto, strofinandosi le mani sui pantaloni.
Viene verso di me.
<< Allora non deve importanti di cosa pensano gli altri. Se non fosse accaduto nulla, ci saresti venuta? >>. Accarezza il viso, i capelli, prova ad infondere quel briciolo di coraggio che ho perso.  
 
 
<< Ovvio che sì. >>.
 
 
<< Allora vieni solo a salutare vecchi amici a cui manchi, Anthony chiede spesso di te, non ha chiamato perché io gli ho detto di non farlo... e poi ti riaccompagnerò io stesso a casa. Resta un paio di giorni. >>. Prende le mani tra le sue, le dita di intrecciano e dona un bacio che sa di dolce e amore.
 
 
No.
No, non voglio.
No, non me la sento.
No, non sono pronta per questo.
No, voglio scappare da tutti e tutto.
No, perché Sebastian mi sta facendo questo?
 
 
<< Okay. >>.









Note: 
Inizio con il dire che NON SO IL RUMENO e molto probabilmente ho scritto una castroneria in rumeno, benché mi sia messa a tradurre e non con il traduttore di Google. 
Se qualcuno dovesse riscontrare delle inesattezze nella frase, sarei contenta di saperle. 

Detto questo, so che in tanti si aspettavano una scena dettagliata e descritta della prima volta insieme di Andria e Sebastian, ma stavolta no, ma non disperate, perché presto verrete accontentati. 

A qualcuno verrebbe da pensare che Sebastian sia impazzito a voler portare Andria alle riprese di Endgame, invece no, perché è spinto da una motivazione ben precisa. Ha bisogno di capire, di fiducia totale per potersi lasciare andare, vuole essere certo che, una volta messa Andria davanti a chi le ha fatto del male, non ci siano ripensamenti. 
Sarà così?
Andria sceglierà definitivamente Sebastian o qualcosa dentro di lei le farà cambiare idea? 

 
La storia può presentare errori ortografici.


Un abbraccio.
DarkYuna

 

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Capitolo 18
*** 18. ***


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18.








 
Pessima scelta.
Pessima, pessima, pessima scelta.
Mai scelta fu peggiore, come quella di aver deciso di seguire Sebastian alle riprese di Avengers Endgame.
L'ultima volta che sono stata ad Atlanta, è stato quando ho lasciato il mio cuore dentro un ospedale, ricordo poco e niente di quel giorno, il dolore ha inglobato tutto. So solo che dopo è cambiata la mia vita.
 
 
Il Four Seasons Hotel, è un lussuoso albergo a cinque stelle, situato nel centro della città, in posizione strategica nella zona di ristoranti e negozi, a mezzo miglio dall'High Museum of Art. La costruzione altissima deve essere apparsa in qualche film che ho visto da bambina, perché non mi è nuova.
Pernottare in questo posto costerà un rene e pure un polmone ed il fegato. Ci sono suntuosi lampadari di cristallo che illuminano una hall grande per almeno venti volte il mio appartamento. Ci accoglie un'ampia scalinata che conduce ai piani superiori.
 
 
Mi sento come Alice nel Paese delle Meraviglie, nella versione squattrinata e sfortunata.
<< Io non ho soldi per permettermi una camera qui. >>, sussurro a bassa voce a Sebastian, vergognandomi per giunta, intanto che lui si avvia verso la reception, trascinando il trolley da viaggio.
 
 
<< Chi ti ha detto che starai in una camera da sola? >>, rende noto, spiazzandomi. Avevamo concordato di non rendere nota la nostra storia, non per adesso perlomeno.
 
 
<< Che? >>, sbotto, spalancando le palpebre: voglio andarmene.
 
 
<< Ho prenotato una matrimoniale. >>, strizza l'occhio audace, facendomi diventare di tutti i colori e, mentre sono ancora impegnata a digerire la notizia che, ben presto anche le pietre sapranno di noi due, dagli ascensori adiacenti alla gradinata, fuoriesce Mark Ruffalo.
Ha l'aria di chi vive constantemente sulle nuvole, mi nota solo a pochi metri e, ci impiega un secondo di troppo a riconoscermi.
Ho il cuore che batte furioso, c'è tanto dolore e felicità legate alle persone che incontrerò oggi. Non sono pronta.
 
 
<< Andria? >>, gonfia le consonanti a dismisura, con una nota di pura contentezza nella voce. A passo spedito mi viene in contro per abbracciarmi, così lieto di vedermi, da non volermi lasciare andare mai più.
 
 
<< Ciao Mark. >>, dico solamente. Sono contenta, ma non riesco a dimostrarlo.
 
 
<< Oh mio Dio, ma sei proprio tu? >>. Si scosta appena, squadrandomi dalla testa ai piedi. È alquanto difficile non provare tenerezza e simpatia per lui, appare come un uomo dal cuore puro, che non viene compreso dai più, nei suoi slanci d'affetto.
 
 
<< In carne ed ossa. >>.
 
 
<< Sei cambiata moltissimo. >>. Sfiora delicato i miei capelli. << Hai cambiato colore. S-sei, sei davvero diversa. >>. Non sa cos'altro aggiungere, perchè è consapevole cosa -o chi- abbia scatenato il cambiamento.
 
 
Sebastian si approssima, ha un sorriso amichevole.
<< Visto chi vi ho portato? >>.
 
 
Mark ci scruta confuso.
<< Sta' con te? >>, chiede di primo acchitto, con quella dolcezza ingenua che lo caratterizza, scatenando l'imbarazzo in me e una risata in Sebastian. Forse intendeva se sono venuta ad Atlanta con lui, invece la domanda assume una sfumatura equivoca.
 
 
<< In un certo senso. >>, risponde quest'ultimo. << Ero a Boston e ci siamo incontrati. Ho pensato fosse una buona idea portarla a farvi un saluto: un paio di giorni non di più. >>.
 
 
<< Devo lavorare. >>, informo, con la speranza di distogliere l'attenzione sul fatto che siamo arrivati insieme. << Ho preso qualche giorno di ferie in anticipo. >>. Non molti ad essere sincera, la libreria è l'unica fonte di guadagno e sono sempre sopravvissuta con il mio sudore e gli sforzi.
 
 
<< Non. Ci. Posso. Credere! >>, strepita una voce maschile che scende dalla scalinata principale. Anthony Meckie salta quasi i gradini a due a due, impaziente di ritrovare una vecchia amica e riallacciare i rapporti che si erano spezzati.
Ha un atteggiamento aperto, solare, un sorriso confidenziale, corre quasi per un abbraccio stritolante, mi issa dalla vita e ruota su se stesso.
 
 
<< Credevo sarei invecchiato prima di rivederti di nuovo. >>. C'è davvero qualcuno a cui sono sinceramente mancata. << Devi vedere che figata stiamo girando, resterai sconvolta. Quanto tempo ti fermerai con noi? >>.
 
 
<< Poco. >>, conferma Mark, dispiaciuto.
 
 
Mi rimette a terra, dimostrando più forza di quanto supponessi.
<< Non sarà un problema! Poco è meglio che niente. >>. Addita Sebastian e schiaccia l'occhio, memori di un precedente discorso avuto che mi riguardava da vicino: lui sa. << Questa è opera tua, solo tu potevi riportarla da noi. >>.
 
 
Alza le braccia, in segno di resa.
<< Mi dichiaro colpevole, vostro onore. >>. Passa un braccio dietro la mia schiena, in un gesto naturale, quanto confidenziale. Non gli importa chi ci guarda o se si saprà di noi. << Sono colpevole di molte cose. >>, aggiunge con quella voce di velluto corvino, che fa vibrare le mie fondamenta.
 
 
Mark è confuso, Anthony no, lui era già al corrente delle motivazioni che hanno spinto Sebastian a venire a Boston e non sembra abbia nulla da ridire a riguardo. Forse sa più di quanto io creda.
 
 
<< Noi andiamo a sistemare i bagagli. >>, conclude Sebastian, prendendo il badge dalla reception. << Ci vediamo dopo. >>.
 
 
Mugugno qualcosa di incomprensibile, mentre Mark ed Anthony ci salutano, per tornare ai loro impegni.
Conosco Mark, nell'arco di un'ora si saprà della mia presenza qui e di tutto ciò a cui ha assistito, sue opinioni comprese.
 
 
<< Comunque, facciamo a metà con il conto. >>, persevero, in attesa che le porte dell'ascensore si aprano. Detesto dipendere economicamente da qualcuno, ho preso presto la mia autonomia dalla famiglia e da allora ho sempre fatto da sola... tranne quando sono stata con Chris.
Lì, ho permesso molto più che minare semplicemente l'indipendenza come persona.
 
 
<< Secondo me ti preoccupi troppo per sottigliezze. Goditi questo momento con me e non pensare al resto. >>.
Al resto ci penso, ci penso così tanto che rischio un'emicrania con i fiocchi.
 
 
Le porte dorate dell'ascensore scorrono dinanzi a noi, entriamo al suo interno, Sebastian preme il tasto del secondo piano, attende giusto il tempo che iniziamo a salire, poi schiaccia con forza lo "stop", provocando un déjà-vu. 
 
 
<< Che fai? >>. Aggrotto la fronte, incerta su quale siano le sue intenzioni.
 
 
Lascia andare il trolley, avanza inesorabile come un felino affamato che ha scovato la preda sacrificale. Gli occhi brillano di lussuria oscura e sfrenata, e senza neppure rendermene conto sono schiacciata contro la parete, con la bocca incollata alla mia.
Stoltamente la prima cosa che penso è: "non l'ho mai fatto in ascensore". Per poi aggiungere: "come caspita lo facciamo in ascensore?".
 
 
Sebastian si slaccia la cintura dei jeans, sbottona la patta ed abbassa la cerniera, poi le mani si insinuano affamate sotto al mio vestito ed aiuta a sfilare l'intimo. Accade tutto velocemente, non ho realmente il tempo per assemblare un pensiero, Sebastian sta progettando questo da chissà quanto e non riesce a rallentare. Mi solleva in vita, le gambe gli arpionano i fianchi, devo sorreggermi alle sue spalle.
Le dita esperte stimolano il nucleo pulsante del piacere, dapprima le inumidisce di saliva e poi riprende, lo fa più volte per un minuto buono, mentre si divide nel baciarmi come se da questo ne dipendesse la sua vita. I pantaloni scivolano sulle gambe, così come i boxer neri, oramai niente più ci divide o può convincerci a desistere e, prima che possa rendermi conto davvero di quel che sta succedendo, si spinge dentro di me con un gemito arrochito che risuona nell'ascensore. 
Non ci sarà nulla di romantico, non sarà come la prima volta insieme, non c'è tempo, qualcuno si accorgerà che l'ascensore è stato bloccato dall'interno, è prettamente piacere fisico quello che aneliamo.
Mi penetra con un'abilità sconvolgente, centrando esattamente i punti più reattivi, da cui traggo un godimento fuori dal comune. Sembra che non abbia fatto altro per anni, che conosca il mio corpo meglio di chiunque altro, soffia su un fuoco deflagrante, lo porta all'esasperazione, s'interrompe un istante prima di provocare l'esplosione. Protrae il più a lungo possibile, fino a quando non diviene vittima del suo stesso gioco, serra il ritmo, entra fino in fondo, i colpi diventando intensi, forti e profondi e scatenano un orgasmo che giunge senza alcun preavviso, come la quiete prima della tempesta. E questa, è una tempesta che spazza via ogni cosa esistente, la vita, la fine, le convinzioni, i dolori, la felicità, la tristezza... me stessa.
 
 
Sebastian è il primo che si riprende, dopo quella che appare come l'eternità, ha il fiatone, gli occhi intrisi di una passione che non ha smesso di ardere. C'è molto più sentimento di quel che credessi, sia in lui che in me, un trasporto che non ha eguali e che non verrà saziato da una singola volta, ma forse nemmeno con dieci, cento... mille.
Non c'è bisogno che lo dica, l'amore gli sgorga dagli occhi come stelle di mezzanotte.
 
 
Accarezzo il viso ancora deformato dal piacere, prendiamo un minuto abbondante per noi, per saggiare ancora le emozioni sconvolgenti. Siamo andati oltre con le nostre anime, stavolta abbiamo superato ogni confine materiale.
 
 
<< Stai sorridendo. >>, nota lieto, che i miei occhi non siano più pieni di lacrime. << Non ti ho mai vista sorridere così a lungo, prima di adesso. >>.
 
 
Ho come l'anima in pace, solo un'altra volta ho avuto questa sconfinata percezione, come se, d'un tratto nel percorso desolante della vita, io sia giunta in paradiso.
<< Non sento più dolore. >>.  Mi sono sentita così un giorno, quando, dopo due anni dalla morte di mio padre, mi sono svegliata una mattina, sola nel mio letto, ed ho capito che potevo farcela, potevo sopravvivere. Superato quel tormento, ho imparato che tutti gli altri dispiaceri erano come bere acqua fresca d'estate.
 
 
Nessun'altra lacerazione può battere quella che ti infligge la morte. Nessuna.
Neanche un cuore spezzato.
 
 
Mi rivesto con molta calma, Sebastian fa ugualmente, ma è lì che ammira con una trascendenza che ha dell'eccezionale. Una volta pronti, riattiva l'ascensore, ma, prima che giungiamo al nostro piano, dona un lungo bacio, su cui potrei morire in qualsiasi istante, nel quale inizio a ricostruire i pezzi rotti che mi compongono.
 
 
<< Ti amo più di quanto sia umanamente concepibile. >>, rivela, fissando un punto indefinito davanti a sé, cerca la mia mano e la intreccia alla sua.
 
 
<< Io un po' di più. >>, rispondo deliziata e, solo in quel momento incontro un paio di occhi più chiari di un mare ai primi albori del mattino.
 
 
Esiste un proverbio, usato da molte persone, in contesti diversi, ma con l'identico concetto: "lontano dagli occhi, lontano dal cuore". Perfino Sergio Endrigo l'ha utilizzato in una sua canzone, poi reinterpretata da Gianna Nannini.  
Credo che, il saggio che ha dato forma a questa massima, deve aver vissuto una situazione analoga alla mia, poiché, capisco la veridicità di quelle parole quando, le porte dell'ascensore si aprono e mostrano la presenza di Chris Evans.
 
 
Sai che succede quando non vedi per tanto tempo una persona che hai desiderato fino a morirne?
Succede che la incontri quando meno te l'aspetti, quando la tua mente è impegnata in altro, magari il tuo cuore ha un battito nuovo e il tuo sorriso è riservato ad un uomo diverso. E, nell'accadere ciò, un sisma di una violenza inaudita demolisce i rudimenti dell'esistenza, ti schiaccia senza pietà, riesce a farti bramare di fuggire dalla tua stessa pelle.
 
 
Noi dobbiamo uscire, lui deve entrare, poi però desiste, retrocede per farci passare e saluta calorosamente Sebastian.
<< Quando sei arrivato? >>, domanda lui, dopo un abbraccio fraterno con quest'ultimo.
 
 
<< Poco fa. >>. Si mostra amichevole, anche se i lineamenti sono rigidi, è sull'attenti, nemmeno avesse incontrato un avversario, anziché un collega di lavoro di vecchia data.
 
 
Gli occhi di Chris scivolano involontari su di me, procurandomi un collasso invisibile e solo dopo avermi riconosciuta, diviene una statua di sale. Non ha più la barba, è sempre bello come il Dio del sole... un sole che ha deciso di non brillare più nella mia sciocca esistenza.
 
 
<< Ti ricordi di Andria, vero? >>, interroga Sebastian, scrutando ogni più piccola reazione sulle facce di entrambi.
 
 
Chris è il primo a distogliere lo sguardo.
<< In un certo qual modo... >>, stropiccia il naso a disagio, <<... perché è venuta? >>. Non ha un tono scontroso, ostile o volto ad offendere. In quegli squarci di cielo, c'è ancora il mio Chris, l'uomo dolce, buono e radioso.
 
 
<< È venuta a salutare degli amici, ma non credo che sia un tuo problema. >>, taglia asciutto Sebastian, è sul filo del rasoio dall'apparire arrogante. << Adesso scusaci, siamo stanchi. >>.
Non attende una replica, mi prende per mano, mentre l'altra trascina il trolley e ci avviamo verso la camera prenotata.
 
 
Nel silenzio agghiacciante che ne segue, avverto gli occhi di Chris su di noi, specialmente sulla sottoscritta. So che non ha più riacquistato la memoria, ma, nel funesto tumulto che avviene nell'anima, ho la percezione che sappia chi sono veramente per lui e nello struggimento dalla speranza, una confusione atroce prende spazio nelle poche certezze che mi sono rimaste.
E mi perdo ancora una volta.  










Note: 
Con un po' di ritardo, eccoci giunti al diciottesimo capitolo, con Andria che stava ricominciando a vivere grazie a Sebastian, ma che, ancora una volta, si ritrova in balia del suo cuore che batte per due persone nello stesso momento. 
Ha seguito Sebastian per amore e quello stesso amore gli è fatale, perché, nel rivedere Chris, capisce che anche l'amore per lui non ha mai smesso di ardere. 

Visto che non vi avevo messo la prima volta di Sebastian ed Andria insieme, ho rimediato in questo capitolo. 

Il Four Seasons Hotel è un albergo realmente esistente. 

Che dire, si è capito che adoro Mark Ruffalo e nella mia testa lo raffiguro come un dolcissimo peluche? 

Preparatevi che dal prossimo capitolo Andria si troverà nel suo incubo più grande e da cui non potrà più risvegliarsi. 

 
La storia può presentare errori ortografici.


Un abbraccio.
DarkYuna

 

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Capitolo 19
*** 19. ***


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19.









 
Devo aver sviluppato una certa avversione per gli alberghi e gli ospedali. In essi avvengono sempre cose terribili o talmente belle, da farmi male nel rammentarle.
Sono seduta al pianoforte del bar collocato al primo piano dell'albergo di Atlanta, domani devo ripartire per Boston, gli ultimi tre giorni sono soffiati in un baleno.
Non c'è anima viva a quest'ora, a parte il barman che si appresta ad asciugare i bicchieri appena usciti dalla lavastoviglie. Esamina silenzioso, non dice nulla, rispetta la depressione in cui sto affogando e forse è perfino solidale.
 
 
Premo distratta qualche tasto bianco, non c'è una melodia precisa, resto sul vago, quasi inquieto e certamente infelice.
 
 
Amo Sebastian.
Amo ancora Chris.
Li amo entrambe.
 
 
Sono nella merda e, come diceva Renato Zero: "il triangolo no, non l'avevo considerato".
Mi verrebbe quasi da ridere, se non avessi una voglia matta di buttarmi giù da un ponte. Sto accumulando così tanti silenzi che, il mio grido, mi ucciderà sul colpo.
 
 
Saranno anni che non suono più un pianoforte, ricordo ancora come si fa, stavolta non sono le mani a guidare, è il cuore che esplode in tutti i suoi brutali sentimenti contrastanti. Non me ne rendo nemmeno conto, riconosco la melodia solo una volta che prende vita, schiarisco la voce e mi lascio andare.
 
 
C'era un aereo, un paio di cuffiette, io e Chris.
Eravamo solo noi, non c'era spazio per il resto del mondo, con i suoi problemi, disordini e mormorii, quel giorno c'eravamo solo e soltanto noi due.
Ed ero felice.
Non in pace.
Felice.
 
"One look and I can’t catch my breath
Two souls into one flesh
When you’re not next to me
I’m incomplete
'Cause I’m on fire like a thousand suns
I couldn’t put it out even if I wanted to
These flames tonight
Look into my eyes and say you want me, too
Like I want you"
 
Fisso l'imponente vetrata davanti a me, suddivisa in sezione quadrate, che mostrano la notte di Atlanta, rischiarata da una strabiliante luna piena. Le tenebre sono il momento giusto di tutta la giornata, per permettere alle mancanze di riaffiorare in superifice e consentire loro di affogarti in un mare di lacrime.
 
"Oh, love, let me see inside your heart
All the cracks and broken parts
The shadows in the light
There’s no need to hide
'Cause I’m on fire like a thousand suns
I couldn’t put it out even if I wanted to
These flames tonight
Look into my eyes and say you want me, too
Like I want you"
 
 
Niente tornerà mai com'era e, nella consapevolezza di ciò, perdo totalmente me stessa. Chiudo gli occhi, le lacrime solcano il viso e suono con un'intensità lacerante, la voce non ce la fa a proseguire a cantare, quindi la melodia riempie ogni spazio, silenzio e vuoto.
 
 
<< Andria. >>, chiama ad un certo punto, una voce a cui so a chi appartiene. Ho un tuffo dolorosissimo al centro del torace, spingo istintiva le mani sulla tastiera e ne viene fuori un effetto acustico scordato che fa rabbrividire.
 
 
Chris è fermo sull'ultimo gradino della scalinata dall'altra parte dell'atrio, ha una mimica struggente, gli occhi lucidi, la bocca dischiusa. Attende una qualche risposta da parte mia, per potersi avvicinare.
 
 
Striscio in piedi, l'ultima cosa che voglio stanotte è allacciare una qualsiasi conversazione con lui, ho troppo caos nel cervello per essere obiettiva. Temo ci possano essere delle ripercussioni sulla mia relazione con Sebastian, non voglio malintesi, dubbi o gelosie.
Gli volto le spalle e faccio per andarmene.
 
 
<< Aspetta! >>, prorompe, salendo anche l'ultimo gradino. Ha le mani congiunte, appare insicuro, come se non sapesse come comportarsi, non vuole che me ne vada, non ha intenzione di cacciarmi.
In lui, stanotte, vedo il mio Chris, quello che è riuscito a toccarmi l'anima con il suo amore.
 
 
<< Non credo sia giusto aspettare. >>. Getto un'occhiata di sottecchi.
 
 
<< Sì lo so, tu e Sebastian... >>. Ha un tono amareggiato. Anche le pietre lo hanno capito. In questi tre giorni Sebastian era raggiante, sempre sorridente, nessuna ombra sul volto bellissimo.
 
 
<< E questi non sono affari tuoi, non più. >>.
 
 
Avanza di qualche passo, un sospiro profondo e rumoroso.
<< Volevo scusarmi per quello che ti ho detto quel giorno, in ospedale. >>.
 
 
Affronto le iridi di cielo e me ne pento nell'istante stesso in cui mi giro. La mimica è dispiaciuta, anche più di quanto mi aspettassi.
<< Sono passati quasi cinque mesi, Chris, è tardi per questo, è tardi per qualsiasi cosa. >>, replico gelida, la ferita brucia ancora, è così infetta da essere insanabile.
 
 
Infila una parte delle mani nelle tasche dei jeans e solo in quel frangente mi accorgo del piccolo cuore tatuato nella porzione di pelle tra il pollice e l'indice della mano sinistra.
Un cuore uguale al mio.
Il nodo si stringe lesto in gola, ho un ferro bollente che arde giù per la trachea e fatico per non riprendere a frignare ridicolmente.
 
 
<< Non ti ho permesso di restare. >>.
 
 
Scuoto la testa, imperiosa.
<< No, tu non sei voluto restare! Io avrei scalato una montagna a mani nude per te, sarei scesa all'inferno, sarei morta, per te. Io ho fatto solo quello che tu hai chiesto, nient'altro. Io sono rimasta, mentre tu te ne sei andato! >>, strepito fin troppo agitata, sono istinto e pulsioni. << Sarebbe stato in salute e in malattia, e, la mia promessa era valida quando sei stato bene e quando ti sei dimenticato di me, sarebbe stata valida sempre, a prescindere da tutto e tutti... comunque, oramai, non importa più, Chris. Ho accettato la tua decisione, affrontato le conseguenze e sto imboccando la mia strada. Non c'è nient'altro da dirci. >>.
 
 
Impedisce che sia io ad andarmene stavolta.
<< C'è ancora qualcosa di te, dentro di me. >>, dice con una voce che non dimenticherò mai più.
 
 
Poche semplici parole che si imprimono a fuoco nel tessuto cerebrale.
Non aggiungo altro, non ne ho la forza: è il suo turno di parlare.
 
 
<< Ci sono tracce, come sospiri nella notte, echi lontani, ma sei qui da qualche parte. >>. Grava una mano sul petto, dove sotto strati di muscoli, ossa e sangue, c'è un cuore che palpita per me. << Il tuo profumo, la bellezza del tuo sorriso, la tua voce... non sono più riuscito a dormire, sento che mi manca qualcosa, è un'assenza perpetua, che martella giorno e notte, che mi uccide. >>.
 
 
Qualcosa scatta nel cervello, come una molla, una scossa elettrica, perdo ogni inibizione, controllo e freno, e parto come una furia, manca solo "La Cavalcata delle Valchirie" in sottofondo per evidenziare il momento solenne, gli tiro una di quelle cinquine che lasciano il segno sulla sua faccia.
<< Vaffanculo Christopher Robert Evans! >>. Ma chi è che si arrabbia pronunciando nome, secondo nome e cognome al completo? Suona una minaccia ancor più letale di una qualsiasi comune intimidazione. << Ero a Boston! A Boston! A pochi chilometri dalla tua famiglia, perché cazzo non sei venuto a dirmelo prima, perché hai permesso tutto questo, perché? >>, urlo incontrollata e questa è la più lampante prova che lo amo come e più di prima.
 
 
Chris prova a dire qualcosa, ma alzo una mano che eleva un immaginario muro divisorio tra di noi.
<< No! Io non voglio sentire più niente. Tu hai fatto la tua scelta, io ho fatto la mia. Dopo essere rimasta in apnea per mesi, Sebastian è venuto a tirarmi fuori da lì e, sto respirando. Lui è venuto, benché avessi respinto il suo aiuto numerose volte, è venuto ugualmente è venuto a salvarmi. Ha lottato per me, ha lottato quando tutti gli altri non l'hanno fatto, quando tutti gli altri mi hanno abbandonata! Non si dimostra l'amore solo con belle parole, regali e sorrisi, l'amore si dimostra quando stai morendo e quella persona ti impedisce di farlo! Quello è l'amore, non ci sono altre cazzate che reggono!  Tu non hai dimostrato questo! >>. Ho così tanta rabbia, furia, collera, che non basterà una vita intera per smaltirla. Sono composta da rancore e dispiaceri. 
 
 
<< Io ho perso la memoria, Andria! >>, esplode indignato, come se fosse una giustificazione abbastanza valida.
 
 
<< Lo so, lo so benissimo! È per questo che siamo qui adesso: non te ne ho mai fatta una colpa. La tua colpa è stata quella di avermi respinta, senza darmi una possibilità. Tu non sai come mi sono sentita quel giorno! Come una merda, come la persona più brutta di questo mondo, come se non fossi degna di te. >>. Gesticolo incontrollata. << Io non smetterò mai di amarti Chris, sarebbe da ipocriti dire che ti abbia dimenticato, ma ogni cosa che c'era tra di noi è finita, distrutta, rovinata per sempre. Non è solo gratitudine per Sebastian, è amore. E, se sono riuscita a sopravvivere senza di te, non riuscirò a fare ugualmente senza di lui. >>.
 
 
Con una sconcertante e terribile chiarezza capisco che si possono amare due uomini al contempo, ma che, l'amore sarà sempre maggiore per uno dei due. Ma quel "uno dei due" non è Sebastian come mi affanno a sottolineare, mi sto illudendo che sia così, fa meno male, è più conveniente per il cuore.
Allo stesso modo, quello che è accaduto con Chris ha lasciato una rabbia di una profondità che non può essere sradicata e, quella stessa rabbia estingue l'amore smodato per lui.
 
 
<< Saresti stata una bellissima sposa in quel vestito che avevo scelto per te. >>, annuncia lacerato ad un certo punto, dopo aver fissato a lungo i miei occhi collerici.
 
 
Sbianco di netto, spalanco le palpebre e boccheggio sconcertata, nel rendermi conto che la discussione burrascosa gli ha fatto recuperare la memoria nel momento meno opportuno possibile; un movimento attrae la mia attenzione ed alzo il viso verso la persona affacciata dal secondo piano.
 
 
Sebastian è stato lì per tutto il tempo.
 
 
Ha la mascella contratta, le iridi di ghiaccio arrossate, l'espressione più glaciale che gli abbia mai scorto sul volto da angelo caduto. Serra i pugni e, senza aggiungere nulla, se ne va.
Deglutisco sconvolta, più perché ha presenziato all'intero contesto, che per la guarigione totale di Chris. Non ci penso due volte, scatto d'impulso verso le scale per raggiungerlo, ma Chris mi blocca per un polso, impedendomi di fare ciò che l'istinto suggerisce.
 
 
<< Andria, ti prego aspetta. >>, supplica con voce rotta. Ha gli occhi gonfi di lacrime, d'un tratto il fiume in piena dei ricordi lo ha travolto e la nuova realtà con cui deve fare i conti è un macigno che lo sotterra. Non sposerà più la donna che ama, anzi, quella stessa donna sta correndo dietro ad un altro uomo: è straziante.
 
 
Ho già perso una volta una persona importante, non accadrà una seconda volta.
<< Non posso. >>, farfuglio a pezzi, lo obbligo a lasciarmi andare e filo a perdifiato sulla scalinata che conduce al secondo piano, attraverso il corridoio lussuoso.
Arrivo alla stanza dove stiamo soggiornando, la porta è intenzionalmente socchiusa, la spingo e con le gambe tramanti entro.
 
 
Sebastian è fermo alla porta-finestra, osserva la città addormentata al di fuori di questo albergo. Veste una semplice t-shirt grigia, su pantaloni di tuta blu, che usa per dormire. È a piedi nudi sul pavimento.
L'atmosfera è talmente tesa che si può tagliare a fette.
Richiudo la porta dietro di me, ho l'impressione che l'alba giungerà con altre lacrime: le mie.
 
 
<< È vero quello che hai detto? >>, domanda incolore, non traspare alcuna emozione dalla voce calda. << Quello che hai detto a lui? Che non potresti sopravvivere senza di me? >>.
 
 
Faccio per avanzare un passo, lui si volta e mi pietrifica con le iridi lucide e bisognose di un amore tale, da distruggere il mondo intero.
<< Non avvicinarti! >>, ordina con un tono che non ammette repliche, ed è come se mi avesse appena pugnalata. << Rispondi per favore. >>, aggiunge con un volume più basso.
 
 
<< Sì è vero. >>.
 
 
<< Perché? >>.
 
 
Non è il momento di banalità e cliché, è il momento di tirare fuori gli attributi e combattere, anziché permettere al destino di beffarsi di me ancora.
<< Hai mai letto "Kafka sulla spiaggia"? >>.
 
 
<< No. >>, risponde monosillabico.
 
 
<< C'è una parte che dice così: "Quando tu sei nella foresta, diventi completamente parte della foresta. Quando sei sotto la pioggia, diventi parte della pioggia. Quando è mattino, sei parte del mattino. Quando sei davanti a me, diventi parte di me. Completamente"... ma, adesso che tu sei davanti a me, sono io ad essere parte di te... completamente. >>.
 
 
Le parole vanno a segno, la freddezza perde un briciolo di spigolosità.
<< Credevo di poterlo sopportare, Andria, di poter sopportare di non avere l'esclusiva nel tuo cuore, ma è così difficile, quando la tua mente smette di funzionare in favore a dei sentimenti violenti, intensi e totalitari. >>. Una risata amara e vuota, gli imperla le labbra umettate. << Che buffa la vita, vero? Ti ritrovi ad amare due uomini, che per te darebbero tutto, il primo ti ha spezzato il cuore e il secondo sta per spezzartelo. >>.
 
 
Balzo in avanti, prima che possa prendere una qualsiasi decisione o riesca ad impedirmi di fare alcunché e lo abbraccio così forte da farmi mancare il fiato.
<< Se fosse vero, adesso non sarei qui. >>.
 
 
<< Non hai altra scelta. >>. Non ricambia l'abbraccio, è rigido nella sua posizione.
 
 
<< La scelta ce l'ho avuta poco fa, nel momento esatto in cui Chris ha ricordato, la scelta l'ho sempre avuta, nessuno ha mai scelto per me. Io ho scelto te a Boston, ho scelto di seguirti qui e sto scegliendo te stanotte... sceglierò sempre te, indipendentemente dalla tua di scelta, Sebastian. >>.
 
 
Questa volta, però, niente di ciò che affermo, pare smuoverlo.
<< Lasciami Andria. Hai bisogno di tempo per pensarci davvero, per fare chiarezza dentro di te... ho creduto che portandoti qui, tutto ti sarebbe stato chiaro, ma ho solo alimentato il grande caos che hai nella mente. Lasciami per favore. >>.
 
 
D'improvviso il rammarico, la tristezza e la rassegnazione al dover soffrire sempre, si convertono in qualcosa di selvaggio, si ribellano al destino meschino, si oppongono e poi ancora, esplodo di rabbia e collera. 
<< No! >>, strepito con una fermezza mai mostrata in precedenza.
 
 
<< Lasciami andare. >>.
 
 
<< No! >>, adesso urlo e sento il demone dentro di me divincolarsi furioso per sfogarsi. Lo stringo più forte che posso, poi lo spingo con violenza, arretra per effetto e finisce con le spalle al muro, esterrefatto. << Tu sei come lui! Che cazzo ci sei venuto a fare a Boston? Cos'era quella, una ripicca per non aver vinto? Volevi dimostrare che potevi trionfare dove avevi fallito? Sei entrato di nuovo nella mia vita, con l'intenzione di cosa? Uccidermi definitivamente? E poi, cos'altro? Credi di aver visto cosa, prima? Cos'è che hai pensato? Sono qui, con il cuore in mano a dirti quanto ti amo e tu cerchi solo pretesti, sento solo pretesti, trovi solo pretesti, solo pretesti e pretesti e pretesti! >>.
 
 
<< Andria... >>, inizia a rispondere, il mio essere fuori di me lo ha scosso e, così come ho fatto con Chris, alzo una mano per zittirlo ed erigere un muro immaginario tra di noi.
Ho terminato i modi che avevo per dimostrargli quanto ci tengo, ripongo le armi, la battaglia è finita: ho perso.
 
 
Prendo un profondo respiro, non farò più niente per nessuno.
<< Sai cosa? È finita. >>.  









Note:
Odo echi lontani di scontentezze e stupori per la scelta folle di Andria. 
Non uno, ma ben due storie finite male e in nessuna delle due lei ha lottato come si deve.
In quella con Chris si è arresa senza nemmeno provarci, in quella con Sebastian, ha tentato, ma ha gettato la spugna troppo in fretta.
Chiedo venia a chi è Team Sebastian, perché la sofferenza qui era palpabile in lui.

Stiamo giungendo ad una scelta finale e dopo questa decisione, cosa accadrà? Andria darà una seconda possibilità a Chris, tornerà indietro da Sebastian o preferirà restare da sola, perché troppo scottata da questi due uomini? 

La canzone che canta Andria è 
Hunger di Ross Copperman, quella che lei stava ascoltando quando ha incontrato Chris sull'aereo. 
 
La storia può presentare errori ortografici.


Un abbraccio.
DarkYuna
 

 

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Capitolo 20
*** 20. ***


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20.









 
La grande nevicata della notte precedente ovatta di una bellezza candida e gelida la città, che si prepara ad un Natale in un paesaggio da fiaba. Le stradine lastricate di ciottoli e le lanterne a gas a Beacon Hill, imbiancate di neve, riproducono una Boston degna di una ridente cartolina festiva. La neve copre tutto, le strade, gli alberi, le case in legno. Lunghe stalattiti di ghiaccio pendono dai tetti, e il freddo gela perfino la Stars and Stripes, la bandiera americana. 
 
 
Passeggio pigra lungo il viale alberato, che dal Public Garden conduce praticamente davanti a Fenway Park. È la spina dorsale di Back Bay, quartiere di shopping, ma anche un luogo ideale per una bella camminata. Supero la statua del politico, militare ed economista statunitense Alexander Hamilton, ho comprato qualche decorazione, un paio di regali per me stessa.
Gli abitanti del luogo rimangono impassibili di fronte alla neve; mettono un copricapo più pesante e continuano la vita come prima. Approfittano dell’ora di pranzo per pattinare sul Frog Pond ghiacciato al Boston Common, e nel weekend continuano a fare jogging, avendo cura magari di mettere gli stivaletti di gomma ai cani. In Italia, bastano pochi centimetri di neve per mandare nel panico la popolazione intera.
 
 
Non torno più in patria da due anni o poco più e, sotto le feste le assenze tolgono il respiro. Vorrei andare a casa in Italia, però mi accorgo che non ho più una casa che considero tale, un posto che contenga le persone che amo, con cui posso togliere la maschera dopo una brutta giornata, ed essere totalmente me stessa.
Non ho più niente su quel piano.
Le radici non le ho mai messe davvero, perché quelle si mettono nelle persone, non in una città. Boston mi ha adottata, solo per lasciarmi orfana. Ho dimenticato l'ultima volta che ho visto mia madre e mio fratello ed oggi, mi mancano da morire anche loro.
Mi mancano tutti.
Mi manco io.
Sono sola.
 
 
Ormai stare male è divenuta una routine giornaliera, che non ci faccio più nemmeno caso. Vivo e sopravvivo alla voragine spalancata nel petto.
Dopo che la mia esistenza è stata sconvolta da due persone, il silenzio insopportabile che ne è conseguito è assordante.
Guardo l'inverno che ha congelato ogni cosa attorno a me, non sono fatta per questa stagione, visto che l'inverno lo porto dentro, ed ha raggelato gli ultimi frammenti di emozioni già morte.
Tutto si è fermato in me e non ha più intenzione di ripartire.
 
 
Ad un certo punto, odo un latrato di un cane, più vicino di quanto possa supporre, che mi distrae dai pensieri sbiaditi che si affollano nel cervello. Mi volto, giusto in tempo per scorgere un cane bianco e marrone, dal collare rosso, corrermi in contro, felice come non lo è stato mai. Dodger è qui, rallenta a pochi metri di distanza, attende mite che sia io a fare alcunché.
 
 
Batto le palpebre più volte, una delle tante lacerazioni che perdurano sul tessuto cardiaco, riprende a bruciare, si squarcia malamente ed una cascata di sangue ne sgorga fuori. Ho come un eco nelle orecchie, che ottura i suoni ed avverto solo il battito che rintocca una perpetua mezzanotte, da cui non sorgerà alcuna alba.
Alzo gli occhi sul percorso costeggiato di alberi disseminati di luci natalizie nel parco, vedo tra la gente un uomo che cammina ed ho il ghiaccio nelle vene.
 
 
Chris si avvicina piano, le braccia abbandonate sui fianchi, il viso pallido, gli occhi sono due stelle d'inverno, mi contempla con un'afflizione palpabile. Le foto sui giornali non gli rendono minimamente giustizia, è più bello di quando l'ho guardato per l'ultima volta. Ha tagliato i capelli, la barba è ricresciuta.
Il muso di Dodger picchietta impaziente sulla mia mano, per ricevere le coccole che un tempo non mi fermavo a donargli.
 
 
Fa male.
Fa troppo male.
Non voglio più affrontare il dolore.
Non voglio più combattere, non voglio più essere una guerriera.
 
 
Chiudo gli occhi e, un momento felice del passato, passa a rilento sotto le palpebre serrate. New York, l'anno scorso, il trentuno dicembre, c'era Chris tra la folla, mi teneva stretta per non perderci in mezzo alla gente pronta a festeggiare, un futuro insieme, nessuna ombra nel nostro cielo.
Poi è finito tutto.
Non ho mai smesso di amare lui.
Non ho mai smesso di amare Sebastian.
Loro due non hanno mai smesso di vivere in me.
 
 
Ruoto sui talloni, non mi fermo ad accarezzare il cane, la mia strada l'ho imboccata, mi appresto solamente a percorrerla. A passo sostenuto vado dalla parte opposta, certa che basti questo a scoraggiare i suoi intenti, ma passano solo pochi respiri, prima che Chris mi raggiunga di corsa e mi blocchi per un braccio.
 
 
<< Andria, ti prego. >>, scongiura. Ha di nuovo quel tono straziato, lo stesso usato nell'albergo ad Atlanta. << Non andare... non ho altro modo per parlarti. >>.
 
 
Glielo concedo, ho cambiato numero di telefono, non ho mai aperto la porta né a lui, né a Sebastian. Alla libreria ho messo altre persone, è difficile presumere con esattezza dove io mi trovi e quando, quella di oggi è un'occasione che non può (e non vuole) lasciarsi sfuggire.
Si può morire in tanti modi differenti e per cause diverse, io muoio ogni qualvolta incrocio la mia esistenza con uno di loro due.
 
 
Deglutisco più volte, prendo seriamente in considerazione l'opzione di fuggire come una codarda, per mia somma sfortuna non lo sono, quindi affronto il destino a viso aperto.
<< E se fossi io a non volerti parlare, ci hai mai pensato? Se fossi io a non voler parlare con nessuno di voi e volessi solo ricominciare per conto mio, lontano da tutti? >>.
 
 
È come se gli avessi rovesciato un secchio di acqua fredda addosso, la mano scivola via dal mio braccio.
<< Come puoi aver dimenticato... >>.
 
 
<< Io non ho mai dimenticato, è questo il punto! Non ho mai dimenticato un singolo istante trascorso con te, un singolo istante in cui credevo che il mio cuore sarebbe scoppiato dalla gioia, che sarebbe scoppiato per il troppo amore. Io non dimentico. Mai. Non dimentico nemmeno i tuoi occhi quel giorno in ospedale, non dimentico il disprezzo nelle tue parole, non dimentico il dolore asfissiante e la consapevolezza che morire sarebbe stato meno desolante. >>.
 
 
<< Perché mi incolpi di qualcosa che non è dipeso da me? >>.
 
 
Scuoto la testa, abbiamo già affrontato questo discorso, non voglio riprenderlo di nuovo e, sinceramente, sono stanca di raschiare l'anima fino a profanarla del tutto.
<< Lasciami in pace, Chris: è finita tanto tempo fa. >>.
 
 
Balza in avanti, si posiziona davanti a me, impedendomi di fare un altro passo.
<< Per te, ma non per me. Un giorno mi sveglio e dobbiamo sposarci, siamo felici, siamo follemente innamorati, poi mi risveglio e tu non sei più lì, sei diversa, distrutta, a pezzi, con il cuore in tumulto per un'altra persona. Sto soffrendo anche io, Andria, soffro da morire, soffro notte e giorno, perché ho visto tutto ciò che di più importante avevo, sgretolarsi come sabbia e non posso più rimediare. >>. Solleva la mano tremante fino al mio viso, non rinnego il tocco, non mi sottraggo, lascio che mi procuri l'ennesima cicatrice. << Mi manchi Andria, mi manca la tua voce, il tuo profumo, il tuo sorriso, ogni cosa di te e mi sento soffocare, perché so che nulla di tutto ciò tornerà. >>.   
 
 
La carezza va al di là della pelle, scende nelle ossa e l'avverto in tutto il corpo.
<< Chris, per favore. >>. Fa male, le fitte al petto si moltiplicano.
 
 
<< Non ti sto chiedendo di scegliere. >>, dice in fretta, ha poco tempo a disposizione, non potrà fermarmi in eterno.
 
 
Batto le palpebre perplessa, credo di non aver ben compreso il vero significato, e invece ho capito bene.
<< C-che? >>.
 
 
<< Non ti chiedo di scegliere tra me o lui. Io posso accettarlo. >>.
 
 
Temo dove voglia andare a parare, il nocciolo della questione, stiamo per scoprire il Vaso di Pandora e ne sto per essere travolta.
<< Accettare, cosa di preciso? >>.
 
 
<< Accettare che ci sia un'altra persona, se questo significa non perderti definitivamente. >>, spiega inquieto, le iridi sono un turbinio funesto, colme di un tormento che non trova più alcuna pace. << Accettare che tu ami un altro, accettare che tu stia con lui, accettare tutto quello che desideri... ma non andartene. >>. È sincero, fin troppo onesto, parla sul serio, è disposto a sopportare di dividermi con Sebastian, pur di non vivere senza di me. Se è questo è il prezzo da pagare per amarmi, lo farà, nessun lamento.
 
 
Quanto amore c'è in lui, se è giunto a questo mostruoso compromesso, pur di avermi ancora nella sua vita? Quanto amore e quanta disperazione, l'hanno condotto a ciò? Che razza di creatura orribile sono, se ho spinto un uomo sull'orlo della pazzia? Come siamo arrivati a questo? Come siamo arrivati alla più completa follia dei sentimenti?
 
 
Le buste dei regali mi cadono sulla neve, copro la bocca con entrambe le mani, per impedire all'orrore di venirne fuori, sottoforma di urla agghiaccianti.
<< Oddio... >>. I lucciconi bollenti debordano e, dopo aver perso la capacità di piangere, i singhiozzi sconquassano il petto e scoppio nella più feroce e violenta crisi di pianto mai avuta in precedenza. Ho appena consumato il controllo nel modo peggiore possibile.   
 
 
Dodger arretra, spaventato dal contesto che non capisce, latra atterrito per giunta.
Chris è a soqquadro dalla reazione feroce, fa un passo verso di me, non sa cosa fare, come comportarsi o cosa dire per disinnescare la bomba. Sono io che, ormai alla deriva, nutro il bisogno lancinante di cadere definitivamente e di non rialzarmi, abbatto ogni muro costruito attorno a me e, con una necessità impellente di sentirmi al sicuro, mi getto letteralmente tra le sue braccia.
Mi aggrappo a Chris come se fosse un'ancora di salvataggio, e stavolta non vado a fondo.
Dimentico il dolore, il disgusto scorto quando mi ha lasciata, le parole denigratorie, i mesi di silenzio, l'abbandono da chi credevo mi fosse amico, il sogno infranto che tornasse tutto come prima, la sete affannosa di lui.
Sono di nuovo a casa.
È una sensazione sottile, di una potenza che spezza le ossa, che non ho mai avvertito con Sebastian. Come quando sei vicino al camino acceso, accanto la persona che ami e ricominci a vivere.
Vivi davvero.
 
 
Stringo il tessuto degli indumenti, inzuppo il maglione di lana, affondo il viso nel petto, incapace di smettere, di lasciarlo andare, di respirare e di parlare.
 
 
Sfiora i miei capelli, poi, finalmente ricambia l'abbraccio e mi unisco di nuovo con la sua anima, ed è come se stessimo riprendendo da dove ci eravamo interrotti, la mattina che abbiamo parlato al cellulare per l'ultima volta, mentre lui era ad Atlanta per le riprese ed io stavo andando a provare il vestito da sposa. Ho la parvenza che l'incidente non sia mai accaduto, che lui non abbia perso la memoria e non mi abbia lasciata e che Sebastian non abbia messo radici nel mio cuore.
È tutto come deve essere.
Ma non lo è.   
 
 
<< Voglio tornare a casa. >>, tartaglio a stenti. Tiro su con il naso, asciugo gli occhi alla meno peggio. Avrò un aspetto da schifo, il trucco sbavato sulla faccia e l'aria da cane bastonato.
 
 
<< P-posso accompagnarti? >>, si propone esitante, teme di fare uno sbaglio.
 
 
Annuisco più volte.
<< Voglio tornare a casa. >>, ripeto e non riesco a dire altro.
 
 
Afferra prontamente le buste sulla neve, assicura Dodger al guinzaglio e mi segue in silenzio. Sa dove abito, è venuto spesso davanti la porta del mio appartamento, così come Sebastian.
Non ho mai aperto.
Ci sono morta dietro quella porta chiusa.
 
 
Nessuno dei due proferisce parola durante il tragitto.
L'elegante palazzina è una di quelle che si vedono spesso nei film americani, specialmente a Natale: muri in mattoni rossicci, gradini di pietra levigata e recinzioni in ferro nero. Decorata con luci e festoni. Ci sono i figli della signora del secondo piano che creano confusione sulle scale, restano di stucco nel riconoscere Chris in mia compagnia, però non si arrischiano a fermarlo, lo fissano come due stoccafissi.
L'appartamento dove vivo ora è un piccolo bilocale di settanta metri quadri, niente di cui spartire con la casa dove risiedevo con Chris. Però è accogliente, calda in un certo qual senso e mi fa sentire serena. Gli interni vertono sul bianco, anche i mobili, solo la camera da letto ha le pareti color crema e un guizzo di estrosità in più.
 
 
Dodger si accuccia poco dopo l'ingresso e da lì non si sposta più, appare triste e sconsolato.  
 
 
<< Accomodati. >>, esorto incolore. Tolgo il giaccone e lui fa lo stesso, lo poggia sul divano e si siede, studiando il posto.
 
 
<< È bello qui. >>, si complimenta sincero. << L'hai arredato tu? >>.
 
 
Vado in cucina, collegata al soggiorno da una penisola, irroro un tovagliolo e lo uso per strofinare via il trucco secco sugli occhi.
<< No. >>. Non sono in grado di arredare neanche uno sgabuzzino, figuriamoci una casa. << Ho preferito una casa già ammobiliata. >>.
 
 
Annuisce solamente, un senso di pesantezza cala inesorabile sul mutismo assunto da entrambe.
 
 
Getto il tovagliolo e vado a posizionarmi nella poltrona poco distante da lui. Mi stravacco quasi, stanca fisicamente e mentalmente, di lottare contro me stessa.
Ci fissiamo per un tempo indefinito che va dai cinque ai dieci minuti, in quello sguardo ci sono tutte le schegge che hanno lastricato il nostro cammino di vita fino ad oggi. Riconosco in quegli occhi dolci il mio Chris, l'uomo semplice e buono che ho conosciuto su quell'aereo due anni fa, è lo stesso uomo: sono io che sono diversa.
Ho la consapevolezza, come il sole che sorge, che non potrò mai smettere di amarlo, nemmeno se lo volessi.
 
 
<< Come siamo potuti arrivare a questo? >>. Non è una domanda che cerca una risposta. Ci sono domande a cui non puoi dare una risposta, perché non esiste.
 
 
Ci pensa su un momento, prende un profondo respiro e grava i gomiti sulle cosce.
<< Non lo so. >>. La mandibola guizza veloce sotto la pelle, abbassa le palpebre, come se non riuscisse più a mantenere il mio sguardo e la fronte si raggrinza.
 
 
<< Ad Atlanta hai detto una cosa. >>, riprendo. << Hai detto che c'era ancora qualcosa di me, dentro di te. Che significava? >>.
 
 
Prosegue a scrutare il pavimento.
<< Io non ti ricordavo, ma il mio cuore sì. Sentivo un vuoto che non sapevo spiegarmi, è divenuto via via sempre più grande, devastante, fino a sfociare in vere e proprie crisi di ansia, lo psicologo ha sempre detto che dipendevano da questo, dipendevano da te. >>.
 
 
<< Sei stato da uno psicologo? >>.
 
 
Annuisce solamente, non vuole parlare di questo, è un periodo che gli scatena fin troppi dispiaceri.
 
 
<< E quello? >>. Indico il tatuaggio a forma di cuore sulla mano sinistra.
 
 
<< Solo dopo che l'ho fatto, mi è stato detto il significato. >>.
 
 
<< Chi te lo ha detto? >>.
 
 
<< Mia madre... >>, poi aggiunge, <<... Andria io posso accettarlo, se è questo che vuoi. >>.
 
 
Sospiro affranta, poggio la testa sullo schienale del divano e i suoi occhi mi perforano l'anima.
<< Non io, Chris. Io non posso accettarlo... che cazzo vuol dire poi? Stare con due uomini nello stesso momento, va' proprio contro ogni mio principio. >>.
 
 
<< Lo so. >>, dice, come se sapesse qualcosa a cui sono all'oscuro.
 
 
<< Sai cosa? >>. Il "cosa" esce con un tono allarmato.
 
 
<< Che non puoi stare con due uomini nello stesso momento, che sai essere completamente fedele ad uno solo. >>.
 
 
C'è qualcosa che mi sono persa, a quanto pare.
<< Che vuoi dire? >>.
 
 
Strofina le labbra umide, raddrizza la schiena e si prepara a spiegare.
<< Quando stavamo girando Infinity War. Una notte mi sono svegliato e tu non eri nel letto, ero preoccupato perchè in quei giorni era accaduto quell'episodio spiacevole con il giornalista... quindi sono uscito dalla stanza e un responsabile mi ha detto di averti visto nella terrazza. Ma quando sono arrivato, tu non eri sola: Sebastian era con te. >>.
 
 
Sbianco di netto, strabuzzo gli occhi e spalanco la bocca, totalmente sotto shock.
<< Vi ho visti, così come ho visto che lo hai respinto, ma ho capito che qualcosa era cambiato e lo hai confermato quando sei tornata in camera. Quella notte non hai fatto davvero l'amore con me, ma con lui. >>.
 
 
E per tutto questo tempo si è tenuto dentro questo fardello?
<< Perché? Perché non me lo hai mai detto? >>.
 
 
<< Perché ti amo, Andria... e ti avrei amato anche se fosse accaduto qualcosa con lui. Ma più i giorni passavano e più prendevo consapevolezza che non lo avresti mai fatto, nonostante i tuoi sentimenti per lui crescessero e che tu non fossi più completamente innamorata di me. >>.
 
 
<< Se non fossi completamente innamorata di te, il problema non sussisterebbe, non credi? >>.
 
 
È spiazzato dal controbattere appena esposto.
 
 
Mi alzo in piedi di scatto, d'un tratto non riesco più a stare ferma per più di tre secondi consecutivi.
<< Io non ho mai smesso di amarti, anzi, quello che provo è cresciuto nel silenzio, nella distanza, nella non rassegnazione. Più prendevo coscienza che non saresti più stato nella mia vita e più sapevo che non sarei andata avanti: ho creduto di impazzire. >>.
 
 
Anche Chris balza in piedi.
<< Andria, proviamo a parlarne. Non ti sto chiedendo di tornare con me, quella è una decisione che spetta solo a te, però, non cacciarmi via, ed ogni volta che hai un dubbio, che vuoi discutere, che hai bisogno di stare sola o di andare da lui, io non mi opporrò. >>. Ha la pazienza di un santo. << Facciamo gli amici. >>.
 
 
<< Facciamo gli amici? >>, ripeto amaramente divertita.
 
 
<< Almeno per un po', magari ti aiuterà a schiarirti le idee. >>.
 
 
<< Noi non siamo amici, Chris. >>.
 
 
<< Invece sì. >>, insiste, ma non con impertinenza. << Sarò il tuo migliore amico, voglio solo farti stare meglio e se per fare questo, devo esserti solo amico, così sia. >>.
 
 
Sorrido dolorosamente, attraverso il piccolo soggiorno e, con una naturalezza incredibile, sfoggio un gesto d'affetto, accarezzandogli il viso. Blocca la mia mano, chiude gli occhi ed assapora fino in fondo quell'azione calorosa che gli ho concesso. Ne è stato a digiuno per tanto, troppo tempo.
Ha una dolce ingenuità nei tratti che sciolgono il ghiaccio attorno al cuore, aggira ogni ostacolo che ho issato e centra il nucleo pulsante nell'anima.
 
 
<< Per tutti i peccati commessi, finirò all'inferno... ma, forse, dopotutto, è questo l'inferno. >>. Abbasso momentaneamente l'attenzione, quando Chris mi issa dalla vita di slancio e mi ritrovo legata a lui con braccia e gambe, in quello che è l'abbraccio più intimo e spirituale, mai avuto con lui. È più profondo del sesso stesso. 
Torna a sedersi sul divano, con me ancora a cavalcioni su di lui.
Non fiata, non dice una parola, ha solo un incessante bisogno umano di sentirmi sulla pelle, che potrebbe morirne.
E forse sì, forse muoio anche io in quel ritrovarsi di pelle, cuore ed anima.
No, non siamo per niente amici.











Note:
Mi ci è voluto davvero tantissimo a scrivere questo capitolo, avevo bisogno delle emozioni giuste, del momento propizio e la musica perfetta a farne da colonna sonora, alla fine, sono davvero contenta di ciò che ne è venuto fuori. 
L'amore ha strade tortuose, fa dei giri incredibili e spesso torna lì dove ce n'è stato davvero tanto. 
Se Sebastian ama con passione e vigore Andria e non riuscirebbe a dividerla con nessuno, Chris lo fa con dolcezza e pazienza, pur di non perderla, accetterebbe un compromesso crudele: le permette di scegliere. Considero amore totale quello provato sia da Chris che da Sebastian, hanno entrambe una potenza tale da distruggere i loro cuori. 

Amo moltissimo scrivere dell'inverno e della neve e del Natale, hanno un non so cosa di romantico e triste al contempo. 
Ed amo molto Boston, mi sono riscoperta amante di questa città man mano che la sviluppavo all'interno della storia. Uno sfondo perfetto per una storia d'amore dai risvolti malinconici e sofferti.  

Volevo sottolineare molto il lato dolce, dal cuore un po' da super eroe che ha Chris, nel perseverare nonostante ogni cosa remi contro di lui, nonostante Andria abbia scelto Sebastian ad Atlanta, sebbene sia finita male ugualmente. Confesso che lui ha provato ad incontrare Andria un po' più di Sebastian.

Beh, ringrazio moltissimo le persone che mi danno la carica su questa storia, nonostante sia io ad averla scritta, loro fanno sognare me! Ringrazio anche chi legge solamente.

 
La storia può presentare errori ortografici.


Un abbraccio.
DarkYuna
 

 

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Capitolo 21
*** 21. ***


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21.








 
Il CambridgeSide è un imponente e maestoso centro commerciale, composto da oltre cento negozi suddivisi in tre piani. Per Natale si è colorato di festoni, luci ad intermittenza ed un enorme albero di Natale all'entrata, con tanto di Babbo Natale che ascolta i desideri dei bambini, con la promessa del regalo più bello.
C'è molta più gente di quanto mi aspettassi di trovare, forse è perché siamo nel fine settimana o perché mancano sei giorni al venticinque Dicembre e le persone si affrettano per i regali dell'ultimo momento.
Per quanto mi riguarda ho già acquistato tutto ciò che mi serviva, la giornata la sto dedicando tra addobbi e decorazioni, che tanto adoro. Il mio negozio di oggettistica preferito, ne è straripante.
Sono circondata dal rosso sgargiante, oro scintillante, bianco latte e blu elettrico.
 
 
Chris si guarda nuovamente nel riflesso di una vetrina, strofina la mano sul mento.
<< Sei sicura che non devo radermi? >>, chiede nuovamente. Da qualche giorno ha come l'impressione che la barba lo penalizzi, facendolo apparire trascurato.
Si sta impegnando a fare il migliore amico, non è come quando Sebastian ha tentato di fare lo stesso. Chris non parla mai di amore, non allude a nulla, conversiamo tanto, ridiamo e scherziamo e mi sento di nuovo in pace.
Penso a Sebastian, ma non sto male.
Quando stavo con Sebastian, il dolore c'era comunque.
 
 
Prendo una statuetta dalla forma di un angelo della neve.
<< Secondo me no, sei sexy. >>. Temo sarebbe sexy anche una barba alla Gandalf de "Il Signore degli Anelli".
 
 
Gira solo la testa dalla mia direzione, inarca un sopracciglio malizioso, divenendo, se possibile, ancora più affascinante.
<< Sexy? >>.
 
 
<< Assolutamente. >>. Sto per aggiungere qualcosa di divertente, quando tre ragazze di bella presenza lo avvicinano sghignazzanti.
Lo hanno riconosciuto, d'altronde è impossibile non notare un metro ed ottantatré di splendore abbacinante. Chiedono una foto, lo toccano, lo accarezzano, sorridono intraprendenti, ci provano spudoratamente con abbracci e baci.
 
 
Non vengo trattata di striscio, è come se non esistessi, ma non è questo che mi infastidisce, fondamentalmente meno vengo notata e meglio è per me. Ci manca solo che qualcuno informi la stampa che ci stiamo frequentando di nuovo, quando non sappiamo nemmeno noi cosa stiamo facendo sul serio e dove vogliamo arrivare.
 
 
Sono davvero carine, molto più di quanto possa esserlo io e, anche se Chris non mostra un particolare interesse, ma solo gentilezza a profusione, avverto qualcosa turbarmi.
È un'impalpabile agitazione che martella e martella e martella, sfondando un muro di finzione dove mi sono riparata, per ritrovare un briciolo di tregua con me stessa. Detesto il modo indecente in cui continuano a toccarlo, se non fossimo in pubblico, l'impressione sarebbe una cosa oscena a quattro, che mi fa schifo al solo pensiero.
 
 
Faccio fatica a restare a guardare, ripongo l'angelo al suo posto e, senza dire una parola, giro sui tacchi e vado fuori dal negozio.
Mi accorgo di aver trattenuto il fiato, solo una volta che ricomincio a respirare. Premo una mano sul petto, provo a far diminuire la fitta che mi trafigge da una parte all'altra, tuttavia non ottengo il risultato sperato.
 
 
Pochi minuti dopo Chris mi raggiunge.
<< Perché te ne sei andata? >>, chiede, inconsapevole del terremoto interiore che ha appena scatenato.
 
 
Scrollo le spalle, prendo a camminare lungo il corridoio costellato di negozi.
<< Non c'era niente di interessante. >>, taglio corto. Evito risposte monosillabiche che lo farebbero insospettire. Passeggiamo per un po' tra la folla, nessuno aggiunge nulla, mi sento ferita e non ne comprendo il motivo.
 
 
<< Andria! >>, ripete nuovamente Chris.
 
 
<< Sì, che c'è? >>.
 
 
<< Ti ho chiamata tre volte. A cosa stai pensando? >>.
 
 
<< Niente. Cosa stavi dicendo? >>.
 
 
Infila le mani nelle tasche dei jeans, gli occhi si rischiarano alle luci del centro commerciale, il viso è di una dolcezza che fa male.
<< Chiedevo che programmi hai per Natale? >>.
 
 
<< Nessuno, me ne resterò a casa, probabilmente a fare zapping in tv, mangiare qualcosa e poi a letto. >>.
 
 
Si stropiccia il naso nervoso, sta per affrontare un argomento spinoso.
<< So che la mia famiglia si è comportata peggio di quanto abbia fatto io, però, ti andrebbe di trascorrere il venticinque con noi? >>.
 
 
Tiro la bocca di lato, non voglio offenderlo e non voglio litigare, non sono più dell'umore giusto per il Natale e le feste. Mi è passata la voglia di tutto.
Poggio una mano sul bicipite gonfio.
<< Chris... no. Ti ringrazio, ma no. >>.
 
 
La colpa per tutte le disgrazie capitate, gli si legge a caratteri cubitali sul viso. Non posso promettergli che, con il tempo, ogni cosa andrà a suo posto, perché non sarà così.
Mi sentirei a disagio con la sua famiglia, sarebbe una recita per tutto il tempo e non me la sento.
 
 
<< Resterai da sola. >>, sussurra con un filo di fiato. << La notte di Natale. >>.
 
 
<< È la cosa migliore, ed è ciò che preferisco. >>.
 
 
Deglutisce più volte, vorrebbe discutere ancora a riguardo, ma accetta la mia scelta.
<< Posso almeno farti un regalo? >>.
 
 
Purché non sia dispendioso.
<< Certo che sì, ne ho preso anche io uno per te. >>.
 
 
Torna a sorridere, mi prende sotto braccio e ricominciamo a passeggiare. Lui è di buon umore, io, l'umore, l'ho sotterrato.
Non si è accorto di nulla, ma ho bisogno di essere sincera sulle mie emozioni, non voglio più tenermi niente dentro, anche se mostrare le debolezze può essere fatale.
 
 
<< Sai... >>, incomincio, attirando la sua attenzione, <<... credo di essere gelosa. >>, ammetto e, solo dopo averlo detto, incontro il suo sguardo.
 
 
Non capisce subito cosa voglia dire.
<< Di me? >>.
 
 
<< Vedi altre persone con cui sto parlando? >>.
 
 
<< Perché? >>.
 
 
Inarco le sopracciglia.
<< Bella domanda, davvero bella domanda. >>.
 
 
Punta un pollice alle spalle, come ad indicare il negozio dove eravamo poc'anzi.
<< Intendi, per quelle ragazze? Gelosa per quelle ragazze? >>. Non si sta divertendo, non vuole prendermi in giro, è semplicemente incredulo che io mostri per la prima volta un impulso così discordante con la mia indole, come la gelosia.
 
 
<< Mi ha infastidito il modo in cui ti toccavano. >>. Confessarlo è anche peggio che provarlo: è imbarazzante.
 
 
<< Non devi, sai che non c'è pericolo. >>.
 
 
<< E perché mai? >>, lo sfido apertamente. E non so cosa mi spinge a farlo, visto che i limiti li ho posti io. << Non stiamo insieme, siamo solo amici, l'hai detto tu, no? >>.
 
 
<< Dimmelo tu cosa vuoi ed io mi farò in quattro per esaudire il tuo desiderio. >>.
 
 
Stavolta sono a io fermarmi, perché con una chiarezza limpida e tersa, come un cielo estivo, so perfettamente cos'è che voglio da Chris. Lo sguardo scivola oltre il suo viso in attesa di una risposta, analizzo gli adornamenti che scendono dal soffitto, poi alzo la testa su di noi: vischio.
Anche lui se ne accorge, però chiude gli occhi, reprime l'istinto fortissimo di fare ciò che brama. Si trattiene, non sorride più, non è l'uomo allegro e spensierato che è sempre stato, io lo sto obbligando ad un ruolo che gli calza stretto.  
Tutto quello che voglio da Chris, è lui stesso.  
 
 
<< Resta con me stanotte. >>, propongo, inducendolo a spalancare le palpebre. << Ho uno scomodissimo divano-letto da farti provare. >>. Aggiungo poco dopo, perché potrebbe interpretare in altro modo.
 
 
<< S-sei sicura? >>.
 
 
<< Più che sicura, è questo che voglio da te. >>.
 
 
Sorride bonario, le tenebre si sono dissolte, splende di nuovo come un sole.
Proseguiamo per altri dieci minuti, acquistiamo sciocchezze natalizie, scherziamo, parliamo della cena, poi scendiamo nel posteggio sotterraneo del centro commerciale.
 
 
<< Dov'è che hai parcheggiato? >>, chiedo, tra la moltitudine di macchine che si trovano nello spiazzale al coperto.
 
 
Rovista nella tasca del giubbotto marrone, ne estrae un mazzo di chiavi.
<< Poco più avanti... senti, guidi tu? >>, chiede, beccandosi un'occhiata sbigottita.
Mai in precedenza mi ha fatto guidare la sua adorata macchina, non perché io non sia brava... beh, è un uomo, vai a capire che tipo di rapporto misterioso si crea con la propria automobile.
 
 
<< Serio? >>.
 
 
<< Serio. >>.
 
 
<< Ti fidi a tal punto? >>. Gli do il tempo per rimangiarsi la parola.
 
 
Schiocca la lingua al palato, sorride deliziato, inumidisce le labbra.
<< Mi sono fidato di te sin dal principio. >>.
 
 
Tre cose accadono in una lenta sequenza, che viene percepita dal cervello a rallentatore. Osservo contenta il viso di Chris, gli occhi limpidi di un azzurro trasparente, la bellezza che lo contraddistingue, poi una voce femminile spezza l'idillio del momento e, quando volto la testa, il sangue si raggela nelle vene: ho una pistola puntata contro.
Le riconosco immantinente, sono le tre ragazze del negozio di oggettistica, quelle che hanno scatenato una reazione turbolenta in me. Ci hanno seguiti per tutto il centro commerciale, in attesa di coglierci da soli.
 
 
L'arma è diretta alla mia testa e, a quella distanza ravvicinata, non avrei alcuno scampo.
<< Fermi, tutti e due! >>, ordina la ragazza sulla destra, ha un comportamento autoritario, dispotico, deve essere lei l'artefice di questo orrendo scherzo. Tra le tre, era quella che cercava maggiormente le attenzioni di Chris.
 
 
L'attimo dopo Chris si frappone tra me e loro, facendomi scudo con il corpo.
<< Cerchiamo di mantenere la calma. >>, suggerisce lui, con voce apparentemente tranquilla, in realtà è agitato e non ha la più pallida idea di cosa accadrà. Il braccio mi spinge dietro di lui, per impedire che mi capiti alcunché, cerca di difendere me a discapito della sua vita.
 
 
<< Smettila di proteggerla. >>, dice lei, scocciata dalla scenetta patetica che le si mostra davanti. << Perché lo fai, dopo quello che lei ti ha causato? Perché siete ancora insieme? >>.
 
 
<< La storia è diversa da come credi, se abbassi la pistola potremo discuterne come amici ad un tavolino, davanti ad un buon caffè. >>.
 
 
<< No! >>, sbotta, toglie la pistola dalle mani dell'amica, ed è lei stessa a minacciarci. << Lei muore, tu vieni con noi. Sono stufa, stufa, stufa, di vederti sempre con lei, adesso è il mio turno. >>, rende noto, palesando seri problemi psicologici.
 
 
<< Che stai dicendo, Cloe? >>, domanda atterrita, la ragazza che poc'anzi aveva la pistola. << Avevi detto che li avremmo solo spaventati e basta. >>.
 
 
<< Fatti i cazzi tuoi! >>, la zittisce. << La voglio morta. >>, confessa, con un'acredine che non so spiegarmi. Perché tutto questo odio?
 
 
<< Aspetta! >>, strepita Chris, adesso inquieto. << Non c'è bisogno di uccidere nessuno, vengo con voi di mia spontanea volontà, ma non fatele del male. >>. E la sua decisione mi fa scoppiare il cuore.
Ho qualcosa che si risveglia nel petto, un animale a lungo assopito, che ringhia rabbioso e tenta di strapparmi la pelle per affrontare il pericolo.
 
 
<< No! >>, scoppio terrorizzata. La paura annebbia il cervello e il timore che gli possa accadere qualcosa di terribile, mi attanaglia le viscere.
 
 
 Chris mi guarda di sottecchi.
<< Stai tranquilla Andria, so quel che faccio. >>, prova a confortare, ma non ne è sicuro nemmeno lui.  Poi si rivolge alla ragazza. << Ho la tua parola che non le farai del male? >>.
 
 
<< Hai la mia parola... adesso, allontanati lentamente e vieni verso di noi. >>.
 
 
Devo fare qualcosa, non so cosa, ma devo. Se lo lascio andare con loro tre, sarà l'ultima volta che lo vedrò in vita.
 
 
La mano di Chris abbandona la mia, intanto che si allontana adagio da me, avvicinandosi al trio e lasciandomi allo scoperto. Sono sgomenta, non ho alcun piano da attuare, solo un caos disomogeneo che grida da tutte le parti. La polizia ci impiegherà una vita a mettersi in azione, Boston non è una città piccola, le probabilità di riuscita sono pari a zero.
Chris le supera, ha le mani in vista, per evitare fraintendimenti e, quando ormai so che sto perdendo per sempre l'uomo che amo, la ragazza, quella armata, distoglie l'attenzione da lui, per rivolgerla a me. Ha un ghigno maligno: ha mentito. Le intenzioni erano queste sin dall'inizio.
 
 
Non ho il tempo di fare un fiato, che ha già premuto il grilletto, il colpo riecheggia nell'ampio sotterraneo e mi centra in pieno petto.
 
 
La potenza del proiettile mi fa indietreggiare involontariamente un paio di passi e gli acquisti natalizi cadono sul pavimento del parcheggio. Il sangue macchia repentino il maglione a fiori cremisi e il rosso si mescola con lo stesso colore delle stampe, creando delle sfumature scure e sinistre. Le gambe barcollano, le orecchie fischiano prepotenti e, adesso posso avvertirlo il dolore sordo irradiarsi dal busto e diffondersi in ogni dove.
Premo una mano sul torace dove la stoffa del maglione è sbrindellata e sulle dita il rosso vivo imbratta i polpastrelli. Il ronzio nelle orecchie aumenta di volume, ho voglia di rigettare la cioccolata calda presa nel pomeriggio.
 
 
Alzo atterrita gli occhi fino a Chris, sta gridando devastato, anche se non riesco a sentirlo, corre verso di me, piange sconvolto, spinge le mie aguzzine con una forza tale da farle cadere malamente. Il camerone prende a vorticare impetuoso, gli arti inferiori cedono contro il mio volere e finisco in ginocchio, ma prima che possa toccare definitivamente terra, Chris mi prende tra le braccia.
 
 
Parla agitato, pronuncia frasi concitate, preme la mano sulla ferita per arrestare il sangue, ce n'è così tanto da sporcare ogni cosa, la sua pelle, i vestiti, il pavimento: una pozza che cresce a vista d'occhio.
Piange, piange tantissimo, piange a dirotto. Piange... il mio angelo piange, piange per me.
Penso a Sebastian, vorrei che anche lui fosse qui, vorrei vederlo un'ultima volta, soprattutto chiedergli scusa per tutto il male fatto. Vorrei chiedere scusa anche a Chris, per non aver combattuto davvero, quando ce n'era bisogno e l'ho lasciato andare. Quella decisione ha portato alla frattura, da cui Sebastian è entrato nel mio cuore.
Ribadirei quanto intensamente li ami entrambi, invece non posso, ed è una concezione più funesta del colpo di pistola ricevuto.
 
 
Quando si muore non è come nei film, non hai il tempo di dire addio, non hai la forza di fare alcunché.
Quando si muore, nell'istante prima che le tenebre assorbano ogni cosa, pensi alle persone più importanti della tua vita. Mio padre. Mia Madre. Mio fratello. Josephine. Chris e Sebastian.
Quando si muore, non c'è pace, solo dolore, in chi se ne va e in chi resta.
L'oblio mi spinge a fondo e, sto ancora contemplando Chris fuori di sé, quando smetto di respirare.










Note:
Credavate sul serio che peggio di quello che è accaduto fino ad oggi non poteva essere? Che non avevate versato abbastanza lacrime? Ebbene vi sbagliavate, perché al peggio (e al mio sadismo) non c'è mai fine a quanto pare. 
Chris ha tentato il tutto per tutto pur di salvare la sua amata Andria, fino a sacrificarsi pur di tenerla in vita, ma non è servito, perché l'obiettivo era questo ed è andato in porto. 
Non siamo giunti ancora all'ultimo capitolo, vi faccio soffrire ancora un po'. 

Il CambridgeSide di Boston è un centro commerciale realmente esistente.

 
La storia può presentare errori ortografici.


Un abbraccio.
DarkYuna

 
 

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Capitolo 22
*** 22. ***


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22.









 
A quattordici anni mi sono operata d'appendicite.
Un comune intervento chirurgico di prassi, che se ne fanno a bizzeffe giornalmente, in tutto il mondo, una cosa semplice, un paio di giorni in ospedale e poi a casa.
Se non fosse che, il mio cuore s'è fermato appena dopo che l'anestesia aveva fatto il suo effetto. Al risveglio non ero più la stessa ragazzina di prima.
Il cambiamento caratteriale è stato radicale, dalla dolce, fragile e solare Andria, ad una più oscura, ribelle, collerica, dal carattere impossibile. Deve essere per questo che una volta concluse le scuole superiori, me ne sono andata di casa, per intraprendere un cammino solitario.
L'università andava bene, dovevo diventare un brillante avvocato, di progetti ne avevo a gran quantità, ma la morte di mio padre è stato un colpo che non ho mai superato davvero. Sono sopravvissuta, come per ogni altra cosa.
 
 
Non muoio mai davvero, mi rintano a leccarmi le ferite e riprendo a camminare, una volta che sono in grado di farlo.
 
 
Credo che il mio cuore si sia fermato di nuovo, l'ho avvertito ad un certo punto, mentre un liquido vischioso ostruiva le vie respiratorie ed io affogavo in silenzio. Non ho visto nessun tunnel, nessuna luce, mio padre non è qui.
So solo che sono rimasta sospesa a lungo nel buio.
 
 
Odo una musica in lontananza, qualcosa che conosco, ma di cui non ricordo il motivo o il titolo. Ci sono voci concitate, forse una donna piange, avverto una mano stringere la mia e, fondamentalmente è quel contatto bollente, che si scontra con la pelle fredda, che mi tira fuori dalle tenebre.
 
 
Riemergo dallo stato di incoscienza e, un istante prima che riapra gli occhi, ogni sofferenza spirituale cessa di assediarmi, vedo con una cognizione trasparente il contorno dei miei sentimenti, i dubbi si dissolvono definitivamente e capisco il perché di quel bisogno spasmodico che si dipanava tra due persone, cosa lo scatenava.
 
 
Le palpebre si sollevano d'improvviso, sono gonfie e peste.
C'è una flebile luce che filtra dalle tende bianche, potrebbe essere mattino presto o tardi pomeriggio. Un "bip bip" meccanico accompagna la musica a volume basso che fa da atmosfera.
Ho la bocca secca ed impastata, una pressione insopportabile sul torace, la flebo collegato al braccio sinistro e, in un secondo momento, mi accorgo della fasciatura stretta su buona parte del tronco superiore, da cui, al lato, fuoriesce un sondino che sta aspirando un liquido denso rosso scuro, mischiato a muco, in un contenitore mezzo pieno. La visione è raccapricciante.
C'è odore di sangue, disinfettante e sostanze chimiche che riempiono l'ambiente.
Respiro a fatica, è come se qualcosa mi raschiasse nel petto, procurando un rumore mostruoso ogni volta che inalo aria. Il respiratore a cui sono collegata, aiuta a respirare meglio, è come se liberasse i polmoni.
 
 
Dalla parte opposta alla flebo, Chris è seduto su una poltrona, adiacente al letto, ha la testa abbandonata sullo schienale, sta dormendo profondamente, un libro aperto in grembo e la mano nella mia. Ha l'aria stanca, di chi ha avuto una brutta giornata, appare pallido, i capelli spettinati, i vestiti stropicciati.
Nella camera d'ospedale, ci siamo solo noi due.
 
 
Scosto leggermente il respiratore dalla bocca, riesco a respirare bene anche senza. Stringo maggiormente la mano di Chris, per svegliarlo.
<< Chris. >>, chiamo più volte, con una voce spettrale, cavernosa e cupa, che fatico a riconoscere come la mia.
 
 
Si desta d'improvviso con uno scatto, come qualcuno che doveva rimanere vigile e che invece si è assopito. Ci vogliono un paio di secondi per schiarirsi la mente annebbiata e prendere consapevolezza che io sia cosciente.
<< Andria! >>, esclama allarmato, richiude il libro e lo poggia sul comodino, si alza, accarezza premuroso i miei capelli. Non lascia mai la mia mano. Suona il campanello per chiamare il personale medico
 
 
<< Va tutto bene, Andria. Stai bene. Stai bene. >>, dice immediatamente per rasserenarmi. << Il peggio è passato. >>.
 
 
<< Ho danni permanenti? >>, riesco a chiedere, spaventata da quel sondino che fuoriesce dal lato del busto.
 
 
Scuote la testa in fretta, è sincero, non sta mentendo.
<< No, nessuno, stai bene Andria. Niente che non possa guarire in qualche settimana. >>. È emozionato, agitato, eccitato, sorridente, gioioso più che mai.
Il ricordo violento di cosa mi ha condotta in ospedale in queste pessime condizioni, riappare alla memoria, con tutto il terrore che ho provato. Mi agito appena, ma lui è in perfetta salute e, a parte la stanchezza, non ha segni evidenti sul corpo.
 
 
<< T-tu? >>. Adesso anche l'altra mano si avvolge alla sua, che si intreccia alla mia.
 
 
<< Mai stato meglio, ora che ti sei finalmente svegliata. >>.
 
 
Sto per chiedere ragguagli sul "finalmente svegliata", quando il medico in compagnia di un'infermiera entrano nella stanza per far accertamenti sulle mie condizioni.
Scopro che ho avuto un collasso totale del polmone, sono stata operata per rimuovere le schegge del proiettile che è letteralmente esploso dentro di me e per poco non colpiva il cuore... Chris mi ha donato il suo sangue: abbiamo lo stesso gruppo sanguigno.
 
 
Tra le altre cose, questa è quella che mi sconvolge maggiormente.
 
 
Ufficialmente sono morta per sette secondi, prima che ricominciassi a vivere. E sono rimasta in coma farmacologico per sei giorni.
La ragazza che mi ha sparato, si è suicidata poco dopo che ho perso conoscenza, le altre due sono state arrestate.
Le notizie, seppur scioccanti, vengono accolte con calma, quasi non fosse successo a me, forse sono sotto l'effetto di troppi sedativi, per esserne scioccata in giusta proporzione.     
 
 
<< Adesso sono io ad avere una parte di te, che vive in me. >>, asserisco a fatica ad un certo punto, dopo una mezzora che il dottore se ne è andato. Mi ha tolto il respiratore, sto guarendo bene, non ci sono complicazioni o conseguenze. << Non sapevo che fossimo compatibili. >>. Il peso sul petto è quasi insopportabile. Ho bisogno di un paio di secondi tra una frase e l'altra.
 
 
<< Nemmeno io. >>. Si abbarbica meglio sul divano, è fiacco, tiene gli occhi aperti a stenti, si sforza per non addormentarsi.
 
 
Prendo fiato, non posso respirare fino in fondo, altrimenti la fitta mi bloccherebbe per qualche minuto. Il sondino che fuoriesce dal lato del busto è qualcosa a cui non riesco ad abituarmi.
<< Beh, in fin dei conti non è una cosa che mi sorprende. >>.
 
 
<< Dici? >>.
 
 
<< Sì... sai, è strano, ha qualcosa di intrinseco ed assoluto, che il tuo sangue scorra nelle mie vene. >>. Di un'importanza tale che val al di là di ogni contatto fisico.
 
 
<< Intimo. >>, suggerisce, soffocando uno sbadiglio. Tende la mano verso di me, le dita si intrecciano e lui si rilassa. Ha avuto più paura di quanto ne dimostri.
 
 
<< Mi hai salvata. >>, convengo. Se non ci fosse stato lui, probabilmente sarei morta.
 
 
<< Ti ho quasi uccisa. >>, corregge, con mio sommo disappunto.
 
 
<< No, non è vero. >>.
 
 
<< Quelle ragazze erano lì per me, il loro odio nei tuoi confronti è stato fomentato per colpa mia. Non saresti qui, se non fosse per me... se non fosse per me, non sarebbero accadute molte cose. >>. Si riferisce all'enorme marasma che mi ha travolta quest'anno.
Ripenso a quanto sono stata male, alle lacrime versate e al desiderio di non svegliarmi più la mattina e, stranamente, ora nulla mi tange. Sembra trascorso un secolo, anziché pochi mesi.
 
 
<< Se non fossero accadute molte cose, adesso non avrei capito di amarti. >>, ammetto con una naturalezza disarmante. È così chiaro, che sono esterrefatta non esserci arrivata sin da subito. Il bisogno spasmodico per Sebastian si è come dissolto.
Io non so da cosa dipenda, forse dal fatto di aver visto la morte in faccia, di averla assaggiata e fatto un giro con lei all'inferno, so soltanto che sono riuscita a fare una cernita di chi è davvero la persona che voglio con me fino alla fine.
La stessa che era lì, quando credevo che la fine fosse giunta.
 
 
Solleva la testa dal divano, batte più volte le palpebre per snebbiare il cervello, crede che il sonno gli stia tirando un brutto scherzo.
 
 
<< Hai sentito bene. >>, gli confermo, con un mezzo sorriso. << Ho detto che ho capito di amarti... beh, in realtà avrei potuto capirlo molto prima, immagino. Non ho nulla a mia discolpa, per aver agito in una maniera stupida. Credevo di amare anche Sebastian, ma non è così, in un certo qual modo lui mi ricordava te e, anche in precedenza, quando stavamo insieme io e te, nemmeno allora era amore per Sebastian, anche se pensavo che lo fosse. Io avevo bisogno di Sebastian, per non sentire la tua mancanza. >>.
 
 
<< Credevo che non potessi sopravvivere senza di lui. >>, rammenta con un tono ancora spezzato. Non è un litigio quello che cerca, solo un chiarimento sincero ed una speranza che si accende ad ogni mia parola pronunciata. << E senza di me sì. >>.
 
 
<< Sì, è vero, posso sopravvivere senza di te: ho imparato a farlo. Non ho avuto altra scelta, ma non voglio. Non voglio più sopravvivere senza di te, ed è molto egoista da parte mia, è una delle tante colpe che si ammassano le une sulle altre.  >>. Sposto lo sguardo fino a lui. << Il mio egoismo, però, non può prevalere sulla tua scelta, quindi, ancora una volta, hai le redini del mio destino tra le mani. Spero tu possa perdonarmi realmente. >>.
 
 
Il silenzio mi ingloba in una bolla d'attesa, ho i suoi occhi che scavano nei miei, socchiude appena la bocca e respira piano.
<< E con Sebastian? >>.
 
 
<< Merita una spiegazione, voglio smettere di scappare, lo affronterò non appena starò meglio. >>.
 
 
Continua a rimuginare, è come se non fosse più sicuro di cosa voglia.
<< Sai... c'è stato un momento, un singolo istante, quando ho udito il colpo di pistola, che il mio cervello si è rifiutato categoricamente di farmi voltare a guardare. Ho pensato che sarei morto, tipo un infarto e credo che il cuore sia stato vicino dallo scoppiare. Quando ti ho vista, le gambe non collaboravano, la mente non collaborava, tutto il mio corpo non collaborava. Pensavo che andando di mia spontanea volontà con loro tre, tu saresti stata al sicuro e invece ti ho lasciata indifesa... i-io... io non so se ce la faccio a sopravvivere senza di te. >>. Una risata aspra gli rattrista le labbra. << Avevi ragione tu, quando hai detto che non bisogna mettersi con una persona perché si ha paura di stare soli e che la nostra felicità o dolore, non dovrebbero dipendere dagli altri. Hai tenuto fede ai tuoi valori, ma io non so fare lo stesso, non sono un uomo forte, come pensavi io fossi. Perché io ho bisogno di te, non so stare da solo... senza di te. La mia felicità e il mio dolore sono collegati a te, Andria. Ogni cosa nella mia vita, ha il colore dei tuoi sorrisi, l'odore della tua pelle e la luce dei tuoi occhi. Anche quando ho perso la memoria, il vuoto era così grande che sono finito per avere attacchi di ansia immotivata, solo dopo ho capito che dipendevano dalla tua assenza. >>.
 
 
Ho come l'impressione che sia certo del fatto che io abbia ancora il controllo su quei "valori" di cui parla, invece no, ho perso ogni cosa nel tragitto che mi ha portata a questo ospedale. Essere in grado di stare da soli, non significa stare bene, non significa essere felice, significa che la vita ti ha obbligata a questo e che non sei stata tu a scegliere.
Avrei avuto delle opzioni se non avessi incontrato Chris, ho smesso di averle, quando il cuore s'è intromesso nelle mie faccende private.
 
 
<< Non è poi forte, l'uomo che riconosce le proprie debolezze? Non mi sono innamorata di te per la tua forza, ma perché, quando io smetto di esserlo, tu sei lì, pronto a sorreggermi per non farmi cadere... ecco, quella è la vera forza: restare quando nessun altro lo fa. Tu fai emergere il meglio di me, anche quando non c'è nulla di meglio in me. E ti amo per questo. >>.
 
 
<< Ma ti ho lasciato sola, quello che deve chiedere perdono sono io, non tu. >>. Si agita appena, strofina una mano sul torace.
 
 
Sorrido melliflua, non c'è niente da perdonare.
<< Nella solitudine ho trovato la strada, per riunirmi a te. Non capisci, Chris? Il tuo lasciarmi da sola, mi ha dato modo di decidere una seconda volta, ti amo senza perché, né paure, senza aver bisogno di te, ecco perché scelgo per la seconda volta te. Ti amo perché voglio stare con te, non perché dipendo da te. Ed era esattamente questo che ho cercato per tutta la vita, non qualcuno che mi completi, ma qualcuno che arricchisca maggiormente la mia vita. Io sono libera solo quando ti amo, Christopher. >>.
 
 
Tira la bocca di lato, l'espressione si fa maliziosamente tranquilla.
<< È la seconda volta che mi chiami con il mio nome completo. >>.
 
 
<< Dovrei farlo più spesso, mi piace il tuo nome completo, ha qualcosa di, uhm, no so, elegante. >>. Il sorriso si fa ampio, devo respirare un momento prima di formulare la frase. << Tu un po' principe lo sei, Capitano. >>.
 
 
<< Mi sei mancata così tanto, Andria. >>, rivela spontaneo.
 
 
Sto pensando ad una replica non troppo sdolcinata, quando la conta dei giorni trascorsi in coma, mi fanno perdere la cognizione del tempo.
<< Oddio, ma che giorno è oggi?! >>.
 
 
<< Venticinque Dicembre... buon Natale, Andria. >>.
 
 
<< Da quanto tempo sei su quel divano? >>.
 
 
<< Dalla sera in cui sei stata ricoverata. >>.
 
 
<< Non sei mai andato via? >>.
 
 
Scuote leggermente la testa, torna a gravarla sul divano.
<< Nemmeno per un momento. >>.
Basta questo per renderlo l'uomo perfetto per me, qualcuno che fa di me il suo universo intero ed affronta anche le battaglie più dure.
 
 
<< Chi sa che sono qui? >>.
 
 
Aggrotta la fronte, socchiude gli occhi e scopre i denti: teme di darmi l'ennesimo dispiacere.
<< Purtroppo tutti. Benché io ci abbia provato, la notizia è finita sui giornali. >>.  
 
 
Sospiro rassegnata, non sono arrabbiata, né spaventata, non più oramai. Era ovvio che una tragedia simile, finisse in pasto ai giornalisti. Insomma, Chris Evans finisce sui giornali, anche se respira, quindi non c'è da stupirsi se, di conseguenza, ci finisca anche io.
 
 
<< Okay. >>, dico semplicemente.
 
 
<< Okay? >>, ripete lui, sbalordito. << Davvero? >>.
 
 
<< Davvero. >>.
 
 
<< Non ti importa? >>.
 
 
Sinceramente ho capito che le cose che devono importarmi sono ben altre.
<< Ho un buco nel petto, Chris, sono stata tre giorni in coma e stavo morendo... sinceramente se finisco sui giornali o meno, a questo punto, non me ne frega nulla. >>.  
 
 
<< Wow! >>. Gonfia le tre lettere a dismisura. << Chi sei tu, che fine ha fatto la vecchia Andria? >>.
 
 
<< Credo che sia cresciuta, almeno un po'. Le cazzate sono sempre all'ordine del giorno, ma con più giudizio. >>.
 
 
Ridacchia appena, io mi trattengo dal farlo, sembra che ogni parte del corpo sia collegato con il dolore che mi comprime il torace.
<< Qualcuno della mia famiglia è stato qui? >>, domando a bruciapelo, anche se dolorosamente conosco la risposta.
 
 
Chris abbassa gli occhi mortificato, i tratti si adombrano.
<< Mi dispiace Andria... non hanno neppure chiamato. >>.
 
 
Le lacrime premono fastidiose per essere sfogate, il nodo in gola rischia di soffocarmi. Lo spasmo della ferita aumenta.
<< Credevo che avrei rivisto mio padre, ero certa che l'avrei visto, che sarebbe giunto nelle tenebre con la luce e mi avrebbe tirata fuori. Invece non è accaduto nulla, ciò che davvero mi ha tirata fuori dalle tenebre sei stato tu: la mia famiglia. >>. Chris ascolta impressionato, non parla mai, aspetta che racconti, che scarichi la sofferenza. << Ho avvertito la tua mano che teneva stretta la mia... ho sentito il calore della tua pelle, che riscaldava il freddo della mia. Ho seguito quel calore, la morbidezza, la presa ferrea. >>.
 
 
Chris si alza dalla poltrona, ci dividono una manciata di centimetri, si inginocchia sul pavimento, le mani sono intrecciate con le mie. È bellissimo anche con i capelli spettinati e l'espressione sfatta.
<< Io lo vedo quel dolore, Andria, anche se fai di tutto per controllarlo. Quel dolore c'è, posso sentirlo, è un dolore a cui ti aggrappi con tutta te stessa, che è peggiorato dopo il mio incidente, che non vuoi mostrare a nessuno, nemmeno a me, perché così facendo credi di essere debole. Io voglio proteggere quella debolezza, voglio conoscere ogni cosa che ti ha spezzato in così tante parti, che è un'impresa ricomporti, però voglio farlo, voglio farlo con te, ed ogni giorno rimettere un tassello alla volta al suo posto. Voglio riuscire a farti lasciare alle spalle ciò che ti ha fatto soffrire, ciò che ti ha ferita così profondamente, ciò che ti ha impiantato quella rabbia violenta dentro. Riuscire a liberarti dal veleno che bevi, sperando che siano gli altri a morirne, invece sei tu che muori, Andria. Non ti garantisco che saranno sempre rose e fiori, che sarà sempre facile o che non piangerai mai più, ma posso giurarti che farò il possibile per non farti sentire più sola. Non ho mai smesso di amarti un singolo istante della mia esistenza, e, voglio chiedertelo di nuovo: sposami Andria. Rendi la mia vita perfetta, ed io combatterò fin a quando avrò respiro, per fare lo stesso con la tua. >>.
 
 
Un gemito brutale mi sconquassa il petto, il male è terribile, viene fuori un suono lugubre che sfrega dai polmoni fino in gola. Le lacrime sfuggono come un secchio rovesciato, la contentezza è dipanata tra una sofferenza ed una gioia che si mischiano in un amalgama omogenea che ha del fatale.
Non sono mai stata così felice e triste al contempo, perché l'amore è così forte che pregna ogni cosa legata ad esso di una luce straordinariamente malinconica.
 
 
Conduco le sue mani sul punto esatto dove mi hanno sparato, lì dove vorrei che nessuno sfiorasse neanche per sbaglio e le adagio piano sulla fasciatura. I palmi sono aperti.
 
 
L'ultima sera nell'albergo ad Atlanta, durante la nostra discussione, gli avevo rinfacciato che l'amore si mostra quando stai morendo e quella persona ti impedisce di farlo... beh, se Sebastian l'ha fatto astrattamente, Chris l'ha fatto per davvero.
 
 
<< Preferisco morire ora, che sopravvivere una seconda volta alla tua assenza. E questa volta è un sì definitivo, perché ti amo più della mia stessa vita e non voglio mai più rinunciare a te: sì, voglio sposarti Christopher. >>.









Note: 
Se vi dicessi che questa era la trama sin dall'inizio, beh, vi mentirei. 
In una delle tante stesure, Chris moriva nell'incidente durante le riprese ad Atlanta e così Sebastian sarebbe subentrato definitivamente, ma poi ho pensato che sarebbe stata una vera tragedia e che invece volevo sviluppare la trama in un altro modo, quindi ho cancellato e riscritto tutto, dando più spazio sia a Chris che a Sebastian, sui loro comportamenti e la psicologia. 

Credo che Andria non abbia smesso definitivamente di amare Sebastian, ha solo capito qual è la persona a cui non può rinunciare.
A volte, bisogna fare scelte difficili, pur di sopravvivere.  

Detto ciò, ci vediamo con il prossimo capitolo, che è anche l'ultimo. E con un annuncio che spero possa far piacere a chi, invece, tifava Sebastian. 
 

 
La storia può presentare errori ortografici.


Un abbraccio.
DarkYuna

 

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Capitolo 23
*** 23. ***


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23.









 
Oggi mi dimetteranno.
Il dottore e l'infermiera mi stanno cambiando la medicazione, prima di farmi firmare i moduli di dimissione.
Ho quindici punti di sutura totali sul torace, una ferita che parte dalla prima vertebra toracica e termina tra i seni, la cicatrice resterà, forse si schiarirà con il tempo, ma il segno di questa aggressione perdurerà sul corpo e sull'anima.
Per un po' di tempo dovrò assumere medicinali a causa del polmone collassato, sto guarendo questo sì, ma ci vorrà tanta pazienza, che sto riscontrando nell'uomo che amo.
 
 
Chris è qui, non ha voluto saperne di uscire per la visita medica.
Riesce ad essere bellissimo benché abbia trascorso la maggior parte della mia degenza sul divano a vegliarmi. Io ho un aspetto da schifo.
 
 
Osserva guardingo, braccia incrociate, cipiglio scuro, appoggiato alla finestra, ha tutto sotto controllo. Per quasi dieci giorni è rimasto seduto a vegliarmi, non ha accettato di andarsene per una doccia o riposarsi qualche ora. Sua madre è venuta a dargli dei cambi puliti, non c'è stata occasione per chiarirmi con lei, so che accadrà presto o tardi.
Tante altre persone sono venute a trovarmi, a partire da Anthony Meckie, passando per Mark Ruffalo, per terminare a Robert Downey Jr. ognuno di loro aveva qualcosa di importarmi da dirmi, quest'ultimo le sue scuse.
Sebastian non è mai venuto e, dopotutto è meglio così.
 
 
L'infermiera pone solamente una garza sterilizzata sulla tintura di iodio, intanto che il dottore ragguaglia Chris su come aiutarmi una volta a casa. Poi si stringono la mano e, accompagnato dalla donna, se ne vanno: i documenti saranno pronti in mezz'ora.
 
 
Chris prende la maglia pulita che ha portato sua madre e mi aiuta ad indossarla. Dover compiere a rilento le azioni, è un grande stress.
Resto seduta per un po', dovrei camminare, come si è raccomandato il medico, ma ho necessità di riprendere fiato.
 
 
<< Ho proprio bisogno di una doccia. >>, dico, stufa di stare qui. Mi sento abbastanza sporca, voglio lavare i capelli ed indossare qualcosa che non abbia l'odore di ospedale.
 
 
Sorride bonario, la luce del giorno gli rischiara il profilo per metà, si siede sul divano, una volta finito di assistermi a cambiare i vestiti.
<< Sei sempre bellissima. >>, conferma e c'è verità e dolcezza negli occhi di cristallo. << Torniamo a casa? >>, chiede emozionato.
 
 
Abbiamo parlato di dove andrò una volta dimessa, se al mio appartamento o nella casa che lui aveva comprato per noi due.
<< Casa è dove sei tu: voglio andare dove vai tu. >>, dichiaro, per poi aggiungere: << Ho paura. >>.
 
 
Inarca le sopracciglia, dispiaciuto. Prende la mia mano, per darmi conforto.
<< Di cosa? >>.
 
 
<< Di cosa troveremo fuori da qui, che possa accadere qualcos'altro di terribile, che possano dividerci di nuovo. >>.
 
 
Inumidisce le labbra pallide.
<< Ti ricordi quando ti ho portata a conoscere la mia famiglia? Ho avuto la stessa tremenda paura, una sensazione che mi attanagliava le viscere... ed è successo il peggio, ma siamo ancora qui, Andria, siamo qui dopo che il peggio è effettivamente successo, non abbiamo smesso di combattere, nonostante gli errori, i silenzi e le mancanze, nonostante tutto, siamo di nuovo qui. Ci prenderemo più tempo per noi, te lo prometto. Ho bisogno di trascorrere quanto più tempo posso con te. >>. Lo sguardo scivola oltre me, un movimento ha attirato la sua attenzione sul corridoio, mi volto e Sebastian è fermo sullo stipite della porta.
 
 
La sorpresa mi sconvolge più di quanto potessi supporre, ho qualcosa che si smuove nel petto, non è più amore, è sofferenza. Qualcosa che mi lega indissolubilmente a lui, ma che non è abbastanza forte da superare ciò che mi unisce a Chris. So che dovrò rinunciare per sempre a Sebastian oggi, eppure è una perdita con cui posso convivere, un prezzo da pagare per trovare la vera pace.
 
 
Chris toglie adagio la mano, non è arrabbiato o risentito, sapeva già che avrei dovuto chiarire con Sebastian. Si alza dalla poltrona, bacia affettuoso la guancia, non la bocca, non è una gara a chi marchia meglio il territorio.
<< Vi lascio soli, vado a prendere un caffè. >>. Gli passa accanto, si scambiano solo un cenno con il capo, nessuno dice niente, poi Chris sparisce dalla mia visuale e Sebastian entra nella stanza, richiudendosi la porta alle spalle.
 
 
Ha le mani nelle tasche dei jeans, a passo incerto cammina all'interno della camera e prende il posto di Chris sul divano. Non parla, i suoi occhi lo fanno per lui, il ghiaccio turchese delle iridi è di un'intensità devastante.
 
 
<< Ciao. >>, mormoro con un filo di fiato.
 
 
Il sole bacia il profilo perfetto, il naso, la barba appena accennata, la bocca morbida. Ha l'espressione fredda, spigolosa, non so se sia furioso o cosa gli passi di preciso per la testa.
<< Ti vedo meglio di quanto credessi. >>, la voce è velluto nero, che accarezza ed avvolge.
 
 
Ci guardiamo fissi, nessuno dei due distoglie lo sguardo.
<< Non sei mai venuto. >>. Non è un rimprovero, solo una constatazione della realtà.
 
 
Scuote le spalle.
<< Eri in buone mani: sapevo che avresti scelto lui. >>, esprime amareggiato, un sorriso fasullo rende il viso maggiormente oscuro ed incapace di rassegnarsi. << Anche se, quando hai detto di amarmi, era vero. >>.
 
 
<< Era vero. >>, confermo schietta. << Non ho intenzione di rinnegare nulla di quello che ho detto o di quello che è stato. Era tutto vero a Boston e lo sarebbe ancora se tu non mi avessi voluto portare ad Atlanta, per avere una prova del mio amore. Era troppo presto per sbattermi in faccia il passato, hai voluto rischiare. >>.
 
 
<< Ed ho perso. >>.
 
 
<< Non era una gara. >>.
 
 
Sorride appena, annuisce conscio che non era una gara, i sentimenti non sono un gioco e nessuno vince niente.
<< Quanto è stato grave? >>. Indica il punto dove mi hanno sparato. La garza si intravede dallo scollo della maglia di Chris. Gli interessa davvero, ed è un modo per prolungare un addio che aleggia su di noi come la spada di Damocle.
 
 
<< Abbastanza. >>.
 
 
<< Anthony ha detto che ci sei andata vicina. >>.
 
 
<< Già. Ci sono andata vicino. >>.
 
 
Scruta con un vigore lancinante, fatico quasi a ricambiare, sta pensando a qualcosa per farmi cambiare idea, per rimettere a soqquadro la mia vita e per far crollare le convinzioni.
<< Vieni via con me Andria. >>, propone folle. << Partiamo adesso, andiamo via, solo noi due, nessuno saprà più niente, rinuncio a tutto ciò che sono per te. >>. Gli ha dato di volta il cervello.
 
 
Tutto questo è sbagliato, il tono, le parole, la disperazione che traspare.
<< No Sebastian, per favore non fare così. Quello che sei lo devi unicamente a te, non puoi buttare tutto per me: è fuori questione Non sei fatto per essere una persona qualsiasi, tu sei speciale. >>.
 
 
Si protende in avanti, prende entrambe le mani tra le sue, cerca di battere il ferro finché è caldo.
<< Andria io ti amo, niente può cambiare ciò. Ti ho amato da lontano per anni e ti ho amato fino a morirne nell'unico lasso di tempo che mi hai concesso. Non è cambiato il mio sentimento, sono qui a dirti che, sebbene tu sia riuscita a sopravvivere senza di me, io non posso farlo. >>. Si inginocchia ai miei piedi. << Sposami Andria. >>, chiede d'improvviso, sconvolgendomi profondamente. Ero pronta a tutto, al fatto che avrebbe provato a sovvertire le mie sicurezze, tentativi di farmi ragionare, farmi ricordare di come siamo stati bene insieme, ma non ero pronta a questo.
 
 
Batto più volte le palpebre, non dico altro, sono troppo sottosopra.
 
 
<< Non pensarci Andria, dimmi solo di sì. >>. Non faccio in tempo a formulare un concetto valido, che lui si rialza fluido, illude ogni difesa e mi bacia.
Ed è in quel momento che accade qualcosa, un pezzo di me stessa si ribella, scalcia, ripudia il gesto atroce e, ben presto, quel pezzo contagia anche tutti gli altri pezzi che mi compongono.
Bacio Sebastian, ma non è Sebastian quello che vedo sotto le palpebre chiuse, non è Sebastian che la mia bocca cerca, che il cuore pretende, non è Sebastian che vorrei si svegliasse nel mio letto al mattino.
Non è più Sebastian.
È Chris.
 
 
Tiro la testa indietro, nemmeno mi fossi ustionata, fissandolo ostile, offesa dal gesto forzato, che non volevo e che mi oltraggia come persona e donna.
<< Non farlo mai più. >>, sibilo come un serpente velenoso. << Io so chi è che amo, so con chi voglio stare, non sono così confusa come credi. Quello che provo per Chris va ben oltre il semplicistico concetto d'amore e forse è lo stesso che tu provi per me, ma non quello che io provo per te, Sebastian. La decisione di stare con te, mi ha portata a soffrire più di quanto credessi, perché sapevo chi amavo, ma ero spezzata nel lasciarti. >>.
 
 
Iniziano le recriminazioni, gli ultimatum, le intimazioni.
<< Tu cambierai idea di nuovo, perché dentro di te, anche se non lo ammetterai mai, sai di amarmi così tanto da esserne terrorizzata, hai paura di tutto quell'amore che hai per me, che preferisci scappare, che invece affrontarlo. Ma sappi una cosa, Andria, quando cambierai idea, io non sarò più lì ad aspettarti. >>. Conclude gelido, riversandomi addosso rabbia, dolore e rancore. Non attende che io possa replicare, a passo di carica attraversa la stanza, apre la porta e se ne va, devastato.
 
 
Sospiro adagio, premo delicata una mano sulla ferita che brucia, è ancora l'unica cosa che fa male, perché il dolore sull'anima si è dissolto del tutto. È come se mi fossi appena tolta un peso dalla coscienza.
Non voglio rincorrerlo, non voglio spiegare, non voglio rimediare al mio errore.
 
 
Chiudo gli occhi, mi prendo un momento per riordinare i pensieri.
<< So che sei lì. >>, strepito, consapevole che Chris ha ascoltato l'intera conversazione.
 
 
Odo il respiro, spunta nella stanza, cammina a rilento apparendo nel mio campo visivo. Ancora una volta, sono convinta di cosa ho appena fatto, perché non potrei continuare senza quegli occhi che sanno di paradiso e miele
<< È stata la scelta giusta? >>, chiede con tono mite. Teme che possa ripensarci, come ha ipotizzato Sebastian. Non dice nulla riguardo al bacio, tuttavia so che gli ha fatto male.
 
 
<< La scelta giusta per me, l'unica che volessi fare. >>.
 
 
Si siede alla poltrona, le mani abbandonate sui braccioli, ha proprio bisogno di dormire, ormai è stremato.
<< Nessun ripensamento? >>. Mi sta ancora dando la possibilità di tornare indietro, accetterebbe ogni cosa, anche la peggiore.
 
 
Scendo accorta dal letto e, prendo posto sulle sue ginocchia, la schiena aderisce perfettamente al suo torace. Porto le sue mani sulla ferita, è un modo del tutto personale di fargli intendere quanto mi fidi di lui, così tanto da permettergli di toccare il mio dolore.
Chiudo gli occhi, mi abbandono totalmente e trovo alla fine quel senso di abnegazione che tanto bramavo. Si ode solamente il rumore dei nostri respiri, la gabbia toracica che si espande sotto le sue mani e il cuore che ha intrapreso un nuovo record di battiti.
 
 
<< Nessun ripensamento. >>.
 
 
Attento a non farmi male, le mani risalgono su per il torso, lo sterno e le dita guidano la faccia verso la sua, mi perdo negli occhi rischiarati da un sole fin troppo luminoso per essere Dicembre, non sono mai stata così in pace, ogni tassello si incastra al posto giusto, le macerie fanno spazio a nuova vita: non sono più a pezzi.
 
 
<< Ti amo. >>, afferma e so che vorrebbe dirlo almeno altre cento volte. Ha una dolcezza serafica nei tratti, assomiglia ad un angelo: il mio angelo. << Una famiglia. >>, continua, però non afferro cosa voglia intendere.
 
 
<< Una famiglia? >>.
 
 
<< Hai detto che era questo che cercavi, una famiglia solo tua... ed è quello che saremo. Io ti appartengo, in ogni modo umanamente possibile, più di quanto le parole possono spiegare. >>. La bocca si avvicina per cancellare l'ultimo passaggio di Sebastian, mi bacia più e più volte, con una soavità che mi avviluppa in un calore curativo.
 
 
Intreccio le dita con le sue, abbarbico la testa nell'incavo del collo.
<< Una famiglia. >>, scandisco, nella mente scorre a rilento ogni ricordo che ho di Chris, dall'incontro sull'aereo, la settimana a Boston, la prima volta insieme, il tempo trascorso durante le riprese del film, New York, l'incidente, il dolore, l'albergo ad Atlanta, poi quando ci siamo rincontrati, i suoi occhi mentre stavo morendo e i suoi occhi al mio risveglio dal coma.
 
 
Quando ho creduto che tutto questo mi avesse condotta a Sebastian, ho ragionato afflitta dalla sofferenza, e, adesso che la mente è sgombra, posso vedere con chiarezza l'effetto domino inarrestabile che mi ha portata nell'unica vera casa: Chris.
 
 
Lui ha messo le radici nella mia anima e ricomincia a crescere come una rigogliosa quercia.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Fine.









 
Note:
Beh, arrivati a questo punto, era abbastanza chiaro che Andria alla fine scegliesse Chris, loro si sono appartenuti dal momento stesso in cui si sono guardati sopra quell'aereo e non hanno mai smesso di appartenersi da quel giorno. 
Vi avevo detto che per quelli che tifavano Sebastian c'era una sorpresa ed infatti, mentre pubblicavo questa storia, ho scritto la seconda parte che inizierò a pubblicare dal 10 di Febbraio sempre su Efp e ci sarà Sebastian come protagonista, ma torneranno anche Andria e Chris, con l'aggiunta di qualche sorpresa. 

Rinnovo i miei ringraziamenti a tutti quelli che mi hanno seguita fino a qui, alle persone che hanno creduto in me e che mi hanno spronata a continuare e a scrivere, grazie a chi ha letto solamente, a chi ha commentato e a chi ha "sclerato" in allegria con me. 
Un grosso bacio a tutti voi.
Ci rivediamo il 10 Febbraio.
 

 
La storia può presentare errori ortografici.


Un abbraccio.
DarkYuna

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