Ambra

di Lelusc
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ice ***
Capitolo 2: *** L'aura di potere ***
Capitolo 3: *** il primo incontro ***
Capitolo 4: *** il passato di Ambra ***
Capitolo 5: *** l'invito ufficiale ***
Capitolo 6: *** decisione e volontà ***
Capitolo 7: *** Il signore della casata ***
Capitolo 8: *** A tavola ***
Capitolo 9: *** Mikael ***
Capitolo 10: *** il vero Mikael ***
Capitolo 11: *** mettere le cose in chiaro ***
Capitolo 12: *** Persuasione ***
Capitolo 13: *** una nuova vita in due ***
Capitolo 14: *** L'inizio della sfortuna ***
Capitolo 15: *** incastrata ***
Capitolo 16: *** la condanna a morte ***
Capitolo 17: *** Un sentimento confuso ***
Capitolo 18: *** l'inamorato della ragazza ***
Capitolo 19: *** il nome ***
Capitolo 20: *** preocupazione ***
Capitolo 21: *** lo sterminio ***
Capitolo 22: *** speranza ***
Capitolo 23: *** La famiglia di Mikael ***
Capitolo 24: *** Il calore di una famiglia ***
Capitolo 25: *** la piccola peste ***
Capitolo 26: *** La voce ***
Capitolo 27: *** Spiegazioni ***
Capitolo 28: *** il litigio ***
Capitolo 29: *** allenamento e ricerche ***
Capitolo 30: *** La sostanza ***
Capitolo 31: *** un nuovo inquilino ***
Capitolo 32: *** l'appuntamento ***
Capitolo 33: *** amicizia ***
Capitolo 34: *** La visione ***
Capitolo 35: *** il padre ***
Capitolo 36: *** Il potere ***
Capitolo 37: *** Fiore ***
Capitolo 38: *** La festa ***
Capitolo 39: *** una persona odiosa ***
Capitolo 40: *** Un incontro ***
Capitolo 41: *** La verità ***
Capitolo 42: *** Confusione ***
Capitolo 43: *** Il cugino ***
Capitolo 44: *** Visite ***



Capitolo 1
*** ice ***


Dopo un giorno di divertimenti in diversi locali, come tutti i miei giorni del resto, mi diressi verso casa. Era una sera d’inverno e il pomeriggio era caduta un po’ di neve, non tanta da non lasciar camminare, ma abbastanza da poter ricoprire con un sottile e delicato strato le strade di San francisco.

Ero vestita con il mio caldo cappotto nero lungo fino alle ginocchia, con il cappello circondato da una morbida pelliccia, com’erano vestite le tante persone che incrociavo per strada. In realtà metterlo o non metterlo mi era del tutto indifferente, ma non mi piaceva farmi notare e di certo se una per strada, nel bel mezzo di dicembre, con quel freddo, non avesse indossato un cappotto, avrebbe attirato subito l’attenzione e nel mio caso era meglio non accadesse.

Abitavo e abito tuttora in un appartamento di un palazzo vecchio e non proprio raccomandabile, dove tutti sapevano che non mi dovevano rompere le palle, perché purtroppo ero e ancora sono fumantina e per me quello era un vero problema, anche se da qualche tempo mi esercitavo per mettere in opera la sacra arte della pazienza e della tolleranza e in confronto a prima, mi reputavo garbata.

 Appena entrai in casa, sentii suonare il telefono, ma lo ignorai. Chiunque volesse parlarmi doveva attendere, così feci con comodo.
Accesi la luce e appesi accanto alla porta quell'inutile ma bel cappotto e andai nella mia camera arredata con un bel letto matrimoniale con una trapunta cremisi che mi attirava ogni volta che le guardavo, come la prima volta che la rubai per dispetto, no, anzi, perché era mio diritto.

Quindi, dicevo, il letto, l'armadio e la cassettiera, erano di legno d'ebano, come le mensole della libreria costruita nel muro, la mensola sopra la scrivania e quest'ultima stessa con la sua sedia e non dimentichiamo i tendaggi e i drappeggi rosso pompeiano e le candele.
Ogni tanto mi divertivo a creare una bella atmosfera rilassante.

Presi con calma un cambio e andai a farmi un bagno; uno dei miei esagerati, profumati, colorati e soprattutto lunghi bagni.

Lasciai la vasca riempirsi e mentre decidevo cosa metterci dentro, feci finta di non sentire il telefono che continuava a squillare imperterrito.

Quando tutto fu pronto, m'immersi nella vasca e cercai di rilassarmi, mentre i petali di rosa galleggiavano sul velo dell’acqua e il bagno schiuma m’inebriava con il suo intenso profumo di rosa.

Non so quanto tempo rimasi lì, so solo che avevo chiuso gli occhi e mi ero rilassata, per quanto naturalmente era possibile con lo stramaledetto telefono che continuava a squillare ogni minuto. Mi lavai i capelli e decisi di andare a rispondere, perché chiunque esso fosse era davvero insistente.

Tornata in sala, risposi, scocciata.

“Pronto?” Ringhiai reggendo il telefono fra orecchio e spalla, mentre con un asciugamano mi tamponavo la massa di spinaci che avevo al posto dei capelli.

“Che faceva, mio tesoro?”

“Niente che t’interessi”risposi e attaccai con una botta decisa.

 Stupido, ancora non si arrende, pensai irritata e continuando a strofinarmi i capelli con foga, andai in camera.
Dopo essermi asciugata, indossai una bella camicia rossa e nera di lana, le pantofoline in tinta e la vestaglia del medesimo tessuto e colori e cominciai ad asciugarmi i capelli con il phon.

Li lasciai ancora umidicci e cominciai a spazzolarli. Nonostante li avessi pieni di boccoli, grazie al balsamo non s'impigliavano molto nella spazzola, la sola cosa che odiavo e naturalmente odio anche adesso, è non potermi vedere allo specchio.
 Io e la mia natura, non è carino vedere la spazzola che pettina il nulla. Mi legai i capelli in una treccia lunga fino a metà schiena e mi diressi in cucina per prepararmi la cena.

Ero stata tutto il tardo pomeriggio fuori, quindi era ora di mangiare. In cucina aprii il sottofondo di un mobile, dove tenevo una piccola scorta di cibo e presi una sacca di zero negativo, il mio preferito, che mi procuravo rubando, o meglio, prendendolo in prestito dalle scorte dell’ospedale.

Lo riscaldai, lo versai in un bicchiere e mi sdraiai sul divano.
Accesi la televisione e presi il primo sorso che assaporai tranquilla, ma durò solo un attimo perché il telefono risuonò.

Rimasi a fissarlo indecisa.  E se poi è quell’idiota, che faccio? Mi chiesi, ma alla fine risposi esasperata.

“No!" Dissi categorica senza pensarci nemmeno o attendere che quella virile e piacevole voce mi parlasse.

“Ma, non ho ancora detto niente”

“non serve che tu dica qualcosa, so sempre quello che mi vuoi dire, o meglio chiedere, allora lascia che ti risponda per l’ultima volta e poi fammi il favore di andare al diavolo o lasciarti ammazzare”

“No! Assolutamente no! No! No! E no! E giusto perché a quanto pare non hai capito. No! E questa è la mia ultima parola, addio”e riappesi.
Ma perché non vuole capire e ancora mi rompe? Mi chiesi esausta e ritornai a cenare seduta sul divano.

Dopo un po’ di tempo cambiai posizione.

Non so perché, ma non mi rilassai.

Ok, lo sapevo, era che di solito non si arrendeva così facilmente, mi continuava a tartassare di chiamate per tutta la notte fino a che non staccavo il telefono, quindi quel suo improvviso silenzio, mi fece pensare ci fosse qualcosa sotto, ma cosa?


 

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Capitolo 2
*** L'aura di potere ***


Alla fine smisi di pensarci e rimasi ancora sul divano a guardare un film sugli indiani e a finire la mia terza sacca di sangue, che sarebbe stata l'ultima, altrimenti le scorte non sarebbero durate che qualche giorno.

Il film era quasi finito ed era al momento decisivo; il protagonista doveva salvare la sua donna, quando qualcosa mi mise sull'attenti.
Mi alzai di scatto dal divano, posai la tazza sul tavolino basso davanti a me e mi girai verso la porta.

Chi poteva mai essere? Che io sapessi oltre a me non c'erano vampiri a New York, o almeno che potessero gironzolare da soli per la città, o almeno io non li avevo mai visti.

Rimasi ferma ad ascoltare dei passi dirigersi spediti e veloci dal portone, all’ascensore e sparire una volta che chiunque esso fosse ci fu entrato.

Subito presi da sotto un cuscino del divano, una pistola caricata con pallottole di legno di frassino e anche se rischiavo di farmi male, ero certa che ne facesse anche agli altri come me, poi attesi.

Ero certa che l’unico vampiro che c'era nel palazzo ero io e il potere fortissimo e spaventoso che si stava avvicinando non era di un normale vampiro, ma di uno molto, ma molto potente e anche se io lo ero, non potevo competere con lui e qualcosa, purtroppo, mi diceva che cercava me.

 

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Capitolo 3
*** il primo incontro ***


Ero ancora girata verso la porta con la pistola in pugno, purtroppo i miei paletti li avevo lasciati in camera, nascosti in un posto segreto.
La prossima volta ne porterò uno con me, pensai agitata e preoccupata e sperai che non fosse qui per me, ma solo che avesse scelto tra uno degli inquilini del palazzo la sua cena e ora stesse banchettando felice, ma non potevo esserne sicura.

Ero così tesa e nervosa che se possibile, cosa che non lo era, avrei grondato di sudore, però c'era una nota positiva, nel momento di entrare in azione mi passava tutto. Il classico panico dei primi secondi, tutto qui e fino allora non mi era mai costato la vita.
 
Stavo quasi per mettere giù la pistola. L’ascensore era già arrivato al suo piano e non era accaduto nulla, quindi chiunque esso fosse non era venuto per me. Sollevata e molto irritata per essermi agitata fin troppo per nulla, feci per piegarmi e sedermi nuovamente sul divano, ma delle forti botte alla porta mi fecero desistere a metà azione lasciandomi paralizzata.

Perché a me? Mi chiesi, più che altro, cosa vuole da me? Non ho mai fatto niente a nessuno, a parte rubare una coperta e altri piccoli futili furti, ma dai, chi volete che se la prenda per così poco!

Rimasi zitta e immobile, ma purtroppo il tizio sapeva bene che ero in casa e chissà perché ero sicura fosse la stessa persona del telefono, lo stesso vampiro che un giorno al mese mi bombardava di telefonate. L'avevo detto io che aveva qualcosa in mente e se per questo una volta mi aveva anche detto di essere potente, ma non credevo fino a questo punto.

Alla fine risposi, tanto era inutile stare in silenzio.

“La ringrazio, ma non compro niente, arrivederci”

 Le botte si fermarono e sperai che se ne fosse andato, ma subito ricominciarono. Non parlai più e mi diressi verso la mia camera.

 “Le consiglio di non andare via, altrimenti le dovrò buttare giù la porta mia cara, ha capito?"

 È sì, era proprio lui, purtroppo. “Fai come vuoi, ma io non apro”

“guardi che non le conviene, dopo potrebbe entrare chiunque” così, con la voglia di mettermi ad urlare, mi avvicinai alla porta e cominciai ad aprirla.

“Ti ho detto di no, lo vuoi capire sì o... ” ma le parole mi morirono in bocca e rimasi un attimo a fissarlo sorpresa. Il vampiro che ogni volta mi torturava con chiamate, era bellissimo, come lo era la sua delicata e carezzevole voce.
 
Era alto e snello, indossava una lunga giacca nera chiusa che gli arrivava fino alle ginocchia e creava un forte contrasto con la sua pelle candida e luminosa. I capelli erano lunghi fino alle spalle, ondulati e di un bel color mogano e gli occhi assurdamente verdi. Era veramente stupendo.

Rimanemmo a fissarci a vicenda.

“Posso entrare sì o no?"Mi chiese improvvisamente mettendo fine al nostro guardarci.

 Chiusi all’istante la porta e mi ci poggiai di spalle. Accidenti! Non solo la sua voce mi turba, ma anche l’aspetto lo fa e poi ha un'aura da urlo, pensai confusa.

“Ambra, apra la porta” disse bussando un'altra volta.

“D’accordo” e con quell'ultima frase aprii. Non volevo di certo che attirasse la gente o lasciasse un buco al posto della porta, tanto valeva fare un cartello e scriverci a caratteri cubitali, “prego entrate, ho oro argento e molti soldi” cosa non del tutto vera.

Lo lasciai ancora sulla porta, non mi decidevo a farlo entrare, ero ritornata a guardarlo e sperai di non avere la faccia da scema.

All’improvviso mi sorrise. “Non si fida proprio eh?”

Scossi lentamente la testa mentre ancora lo guardavo.

“No, non mi fido dei vampiri, soprattutto se m'infastidiscono una volta al mese”dissi in tono glaciale.

 “va bene, le chiedo venia, ora posso entrare?”

 "Se non entri, non te ne andrai mai, vero?”

 Annuii sorridendo.

 “Allora prego”dissi facendomi da parte per lasciarlo passare.

Una volta dentro chiusi la porta evitando di dargli le spalle.

Avevo ancora la pistola in mano, ma lui sembrava non averci fatto caso.

 “A proposito, potrebbe mettere via la pistola, mi da fastidio”.

Come non detto.

"Ma che fai? Leggi nel pensiero?” Chiesi risentita.

“No, certo che no, lei è una signora, non mi permetterei mai”

 Almeno è educato, però ci ha azzeccato lo stesso, forse non me la racconta giusta.

“Dico la verità”

“no, sta mentendo”

“glielo giuro”

“sì sì, va bene, ma ora mi dici perché sei venuto qui?”Chiesi posando la pistola sul tavolino basso davanti a me. Un posto vicino dove prenderla in caso di necessità, sempre se ci riuscissi, con lui davanti...
 
“Non le servirà, glielo posso assicurare”

“ma come fai se non leggi nel pensiero?”

“ce l'ha scritto in faccia, lei cela abbastanza bene le sue espressioni, ma a me non la fa franca. Ho conosciuto molte persone nella mia vita, con caratteri molti diversi fra loro, per questo capisco cosa pensa con estrema facilità”.

Fantastico, così sa tutto quello che penso, yuppie!

“Sì, esatto”

“D’accordo, allora dimmi che cosa vuoi?”

 “Quello che le ho chiesto al telefono”

“allora credo che la nostra conversazione sia conclusa. La mia risposta è no, la ringrazio per la sua visita e la prego di non telefonarmi mai
più. Quella è la porta”dissi indicandogliela.

 “No, aspetti, non capisco perché non vuole”

 “non voglio e basta” gli dissi dandogli le spalle.

"Aspetti, prima di tutto vorrei sapere se posso darle del tu, visto che lei me lo sta già dando”

Accidenti non ci avevo fatto caso, o forse sì e lo facevo apposta? Non lo so nemmeno io.

“Sì, faccia pure, tanto”

 “bene, allora vorrei sapere perché non vuoi far parte di nessuna casata”

 “ed io non voglio spiegartelo, quindi tanti saluti e quella è la porta”dissi con calma.

 Il vampiro alzò gli occhi al cielo. “Ambra, ti prego, spiegamelo”

“no”

“ma solo quella parola sai dire?”

“No”

 “ti prego, posso aiutarti”

 “no che non puoi, io voglio solo essere lasciata in pace, non mi fido di nessuno che provenga da una casata, come te immagino, quindi vattene e lasciami vivere in pace”.
 
“Hai paura forse?”

 “Ma che immane sciocchezza, io avere paura di una banda di vampiri? Che assurdità”.

 “Lei proveniva dalla casata di Nervant, vero?”

Subito m'irrigidii e se non volevo far capire qual era il problema, sicuramente non ci riuscii. Il solo sentire quel nome mi faceva rivoltare lo stomaco, cosa impossibile per un vampiro.

“Sì, ma ora non voglio pensare più a quella casata”.

“Perché?”

“Non sono affari tuoi, esci da casa mia!”Dissi alzando la voce, urlai quasi.

“ti prego, cerco di capire”

“perché?”

“Perché il mio signore vuole che entri nella sua casata e ti posso giurare che lui è generoso e buono, non è come il capo della casata Nervant.
Possiamo parlarne con calma? Ti giuro che non dirò niente a nessuno di quello che mi dirai”

Sospirai rumorosamente, contrariata. “Però non ti dirò molto”

“e sia”

"Allora siediti e se vuoi puoi anche toglierti il cappotto, non che faccia differenza”

“Ti ringrazio” e si cominciò a sbottonare il cappotto, quando se lo fu torto, lo posò ordinatamente sulla spalliera del divano e si sedette.

Rimasi a fissarlo per un po’. Indossava una classica camicia bianca, anche se forse il suo tempo era quello delle camicie con i merletti sulle maniche, i volant e tutte le altre cose. Vestiva anche con dei pantaloni neri che gli fasciavano in maniera sublime le lunghe gambe e le scarpe costose completavano il bel quadro che avevo davanti e che accavallò le gambe attendendo che parlassi.

“Sappi che la mia storia è molto corta e non c’è niente di straordinario” lo avvertii. Così forse perderà interesse e posso evitare di raccontarla, pensai speranzosa.

“Non ti preoccupare mio tesoro, comincia”

 “non mi chiamare mio tesoro, m’irrita”gli feci sapere subito.

 “senz'altro, se me lo ricordo”.

È fiato sprecato, pensai rassegnata. 


 

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Capitolo 4
*** il passato di Ambra ***


“Dunque, quando sono stata creata, sono capitata nella casata Nervant. All’inizio la trovai ospitale e sontuosa, con balli, cene e spettacoli e poi c’era Nathan, il vampiro più antico di tutti, che era una cosa fantastica ai miei occhi.
 
Agli occhi di una ragazza che aveva ricevuto il bacio oscuro per capriccio da un uomo qualsiasi e sconosciuto, che dopo l'aveva lasciata alla sua vita, o meglio, alla sua non vita, da sola.

Dopo che qualcuno mi aveva stravolto drasticamente la vita, fortunatamente scoprii con facilità cosa ero diventata e non ebbi molta difficoltà a trovare quelli della mia stessa specie, diciamo così e insieme a loro, la casata.

Nathan non so per quale motivo mi ha voluto subito con sé, fino a che non lo capresi. Per lui ero solo… un giocatollino, una cosa con cui passare il tempo normalmente o divertendosi, una per farsi servire e di cui non gli importava niente.

Sì, ero stupida e ingenua allora, infondo avevo solo diciotto anni e non ho mai avuto famiglia, ero cresciuta in un orfanotrofio e alla mia maggiore età me ne dovetti andare, quindi era normale che ci fossi cascata con tutte e scarpe.

Pensavo che finalmente avessi trovato una famiglia e che ne so, qualcuno da amare incondizionatamente e che mi proteggesse, ma Nathan non era ovviamente dello spesso parere. Non mi trattava bene come le altre a cui faceva doni o diceva cose belle.
Io ero quella che gli serviva per sentirsi potente, per sentirsi il capo, superiore. Quel vigliacco schifoso.

Qualsiasi problema avesse o sorgesse, lui me ne parlava e mi metteva in mezzo, tanto che per colpa sua subii le angherie dovute alla gelosia delle altre donne con cui se la spassava.

Insomma non è proprio un bel racconto, né bei ricordi e anche se quello che ti sto dicendo non ti sembrerà niente di eccezionale o mostruoso, fa lo stesso, non voglio far parte di nessuna casata, voglio vivere per conto mio, libera. Questo è tutto, chiaro no?”


 

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Capitolo 5
*** l'invito ufficiale ***


Rimase a fissarmi come pensieroso.

“Allora, te ne vai?” Non rispose.

 “Mi hai sentito?”

“Sì, ti ho sentito. La tua storia e molto triste e semplice, più che altro, è il fatto di essere riuscita a scappare dalla casata che ha del fantastico, di solito è molto difficile”.

 “Non c'è voluto molto, per fortuna lui si fidava di me.
Quella era l’unica cosa buona, le altre, mi diceva sempre, volevano solo i suoi soldi, il potere, il suo corpo, tutte cose che lui aveva, invece io, no. Per questo mi lasciava fare quasi tutto, comunque ora vorrei tanto sapere perché diavolo ti ho raccontato ogni cosa.
 Oh, beh, almeno ora sai perché non voglio entrare in nessuna casata, quindi puoi andare via”.

 “Sì, ora ho capito tutto, ma non ho la cosa che voglio”

“e sarebbe?”

“Il tuo sì ad entrare nel casato del mio signore”

“allora non mi hai ascoltato! Sei scemo per caso?” Gli chiesi alzando solamente un tantino la voce, naturalmente sono ironica.

Non avevo neanche più la forza di arrabbiarmi, per colpa del ritorno al passato, avevo di nuovo tutti i ricordi mostruosamente vividi che mi balenavano nella mente e mi davano una martellata.

Il ragazzo si alzò dal divano e avvicinò il volto al mio, costringendomi a spostare il capo all'indietro.

“No, non sono scemo, ho capito benissimo, ma sono super convinto che il mio signore ti piacerà e avrà un eccezionale cura di te”.

 Alzai un sopracciglio per niente fiduciosa.

“Te lo posso assicurare, come se fossi io stesso”.

“Ma io di te non mi fido e non ti sopporto”dissi girando la testa da un lato. Mi sta maledettamente troppo vicino, pensai.

Sorrise, si allontanò da me e incominciò a camminare per la stanza.

“Allora facciamo così, domani ti verrò a prendere. Il mio signore farà una cena e inviterà gli altri capi delle casate, così potrai scegliere con chi vuoi stare e se proprio non t'interessa, puoi anche solo parlare un po’ con loro, vuoi?”

“No, io non...”cercai di dire, ma m'interruppe.

“Quando sarai là, per qualsiasi tipo di problema chiedi pure di me, Giulian, ma vedrai che starai bene. Domani sera alle sette. Sii pronta. È una cena formale, vestiti bene”

“ma io non ho...” Non riuscii di nuovo a ribattere, era già uscito da casa e si era chiuso la porta alle spalle.

Era andato via e non ero riuscita a dirgli che non volevo andare alla cena. Quando mi faceva infuriare essere costretta a fare ciò che non volevo.

In ogni caso oramai era inutile arrabbiarsi, non sapevo mettermi in contatto con lui e ormai era andato via, tanto valeva non essere presente alle sette quando mi sarebbe venuto a prendere, o non farmi trovare vestita per tempo, ma qualcosa mi diceva che mi avrebbe portato lo stesso a quella cena, anche in pigiama.
 
Era così insistente e forte. Se lui era così forte, il “suo signore”come lo chiamava, che forza avrebbe mai potuto avere? Mi chiesi preoccupata, ma anche se fosse, ci avrei pensato dopo, dovevo finire di vedere il film.

Smisi di fissare la porta da dove era uscito e mi girai verso la televisione, ma ahimè il film era già finito e c’era il telegiornale. Quel fastidioso vampiro molesto non mi aveva fatto vedere il finale del film.

Ero nervosa, e quando sono nervosa, mangio, o meglio, bevo sangue, ma non potevo più toccare i rifornimenti, così spensi la televisione e mi tenni impegnata con un romanzo d’amore che diceva cose che io prima credevo e che ora non m’interessano minimamente e trovo stupide.

Dopo un po’ di tempo guardai l’ora, erano le tre e mezzo, mancava poco al momento in cui sarei dovuta andare a dormire, ma avevo ancora un po' di tempo, così continuai a leggere fino alle cinque. Ora ancora buona per noi vampiri.

Giunta l'ora di coricarsi, mi alzai, buttai le sacche vuote di qualche ora prima nella pattumiera, lavai e posai la tazza, misi a posto il libro e mi diressi in camera, dove tirai tutte le tende scure per non far entrare il sole e mi misi sotto la coperta, pronta per dormire e poi per quando mi sarei risvegliata.

 

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Capitolo 6
*** decisione e volontà ***


La mattina seguente, o meglio la sera seguente, alle cinque, spalancai gli occhi.

 Intorno a me c’era la penombra e il silenzio. Sperai di star ancora dormendo, così non sarei dovuta andata alla cena in quella casata, ma purtroppo le mie orecchie sentivano, i miei occhi vedevano e dovevo prendere una decisione alla svelta.

Sparire nel nulla? O prepararmi per la cena? Rimasi un po’ di tempo a pensare ai pro e ai contro d'entrambe le scelte. Alla fine decisi per la cena, nonostante avrei sicuramente rivisto Nathan e sarei stata rinchiusa dentro quattro mura che non erano le mie.

La cosa mi disturbava ancora, però ero anche cambiata, molto cambiata, ero più potente e poi, ci sarei andata giusto per parlare un po’. Nessuno e ripeto nessuno, mi avrebbe costretto a fare ciò che non voglio, poco ma sicuro.

Scesi dal letto e tirai su la trapunta alla meglio, aprii l’armadio a due ante e guardai tutti gli abiti appesi.
Stavo per ricambiare idea, ma poi pensai fosse meglio togliersi Giulian da torno, così presi un abito che avevo comprato per sfizio e che non avevo mai indossato e lo misi.

Era di lanetta nera e grigia e contrariamente a quello che pensai, non mi diedero fastidio le maniche lunghe e attillate. Davanti, era perfetto, non c'era alcuna scollatura, era chiuso e aveva il collo alto nero, come le maniche.
La gonna invece era grigia e lunga, a sirena e dietro alla schiena, purtroppo, si estendeva una scollatura profonda e sperai di non esagerare.

Calzai le scarpe nere con il tacco a spillo da dieci centimetri e non misi calze. Non servivano e poi non si vedevano le gambe, quindi a chi interessava.

Mi cinsi il collo alto dell'abito con un collie d’oro con incastonato al centro un grande rubino rosso e misi gli orecchini in tinta.
Per quanto riguardava i capelli, li lasciai sciolti così che ricadessero fino al fondoschiena, con tutti i boccoli ribelli in libertà, poi finii con il mettermi un rossetto rosso e la matita nera sotto gli occhi, per uno sguardo più profondo, non che me ne fregasse qualcosa, ma meglio fare bene le cose fino in fondo.   

Pronta. Peccato però che lo specchio non servisse a niente.

Presi una borsetta nera a tracolla, ci misi dentro la mia pistola carica e due confezioni nuove di proiettili di legno, non si può mai sapere, poteva accadere di tutto, poi aggiunsi dei fazzoletti, il cellulare, il portafoglio e avevo fatto.

Mi coprii le spalle con uno scialle nero di lanetta, in tinta con l’abito e scesi di sotto ad attendere davanti alla televisione.

Trovai un film che parlava di una donna veramente sfortunata. Povera creatura e di un uomo eternamente fortunato e Bono. S’incontrano in malo modo e cominciano a litigare, poi si ritrovano nello stesso posto di lavoro e bla bla bla.

Non potete sapere di queste schifezze quante ne avevo viste, una palla, ma almeno passavo il tempo, infatti, sembravano passati solo pochi minuti quando qualcuno bussò alla porta.

Però, è in largo anticipo, pensai e invece non era vero. Mi vergognai e mi vergogno tutt'ora ad ammetterlo ma, quel film stupido mi aveva preso ed era passata un'ora.

Mi alzai rassegnata, spensi la televisione e aprii la porta.

Non appena me lo ritrovai davanti, nonostante ormai sapessi com’era, mi fece lo stesso identico effetto del giorno prima.
Lo lasciai entrare e indietreggiai di qualche passo.

“Sei bellissima, veramente stupenda”

 “Grazie, è una cosa semplice, così”

 “va bene, sei vestita benissimo, ora andiamo o faremo tardi”

Annuii, presi la borsa che avevo appoggiato sul divano e lo seguii fuori.

 "Come andremo alla casata?”Chiedi una volta usciti dal portone.

 “Con la macchina, è qui parcheggiata” mi disse tranquillo e mi posò delicatamente una mano sulla schiena per dirigermi da essa.

Alla faccia della macchina! Pensai una volta averla vista.

Dicendo “la macchina” uno pensa a un'automobile normale, non ad una limousine bianca.

 Perfetto, ora sono ancora più nervosa.

 Giulian attese che salissi, poi si accomodò accanto a me e la macchina partì. Che lusso, il capo della casata, non so quale per l’esattezza, deve avere un sacco di soldi, pensai, poi rimasi immobile per tutto il tragitto, fino ad arrivare alla meta designata.

 Giunti a destinazione, l’autista, anche lui uno di noi, mi aprì la portiera. Come facevo a sapere che anche lui era un vampiro? Si capiva all’istante, perché non aveva nella maniera più assoluta odore, per l’aspetto e perché lungo il tragitto non aveva reagito con rabbia a chi gli passava davanti con la macchina e anche perché non diceva una parola. Un semplice e umile servitore, in poche parole.

Quando Giulian mi fu accanto, l’autista ripartì.
Sicuramente stava andando a parcheggiare la macchina.

Mi voltai e rimasi immobile a fissare un palazzo di venti piani, costruito con mattoncini rossicci e con tante finestre grandi e ben pulite e davanti a me, lontano pochi passi, c'era un colossale portone di legno scuro.

“Questa è la casata del tuo signore?” Chiesi incredula, mentre guardavo in alto.

 “Sì, il mio signore possiede l’intero palazzo, il giardino e l’ampio parcheggio adiacente, ora però se non ti dispiace, devo andare a ubbidire a un suo ordine. Intanto puoi entrare e unirti agli altri ospiti, io arriverò subito”.

Annuii e senza guardarlo in volto m’incamminai a schiena dritta e testa alta verso il portone.

Ero cambiata e molto più forte, ed era ora di dimostrarlo.  

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Capitolo 7
*** Il signore della casata ***


Davanti al portone nonostante la mia grinta, mi guardai indietro.

Giulian era letteralmente scomparso ed io ero rimasta da sola con la mia grinta e la mia decisione, così spalancai con una spinta decisa le doppie porte facendo un gran baccano, ed entrai.

Davanti a me trovai un arco di legno intagliato che portava a un lungo corridoio e m'incamminai, fino a che scorsi a sinistra un divano, dove purtroppo era seduto il mio orrendo, raccapricciante e sporco passato, Nathan.

Nathan stava seduto sul comodo divano marrone rossiccio e teneva saldamente per un polso una ragazza, un’umana.
Si sentiva molto forte l’odore del suo sangue già da dove mi trovavo io, cioè da qualche metro di distanza.

La ragazza era minuta, con i capelli castani legati in una morbida coda e qualche boccolo che sfuggito dall'elastico le ricadeva davanti al viso. Era vestita con un abito marrone scuro e un grembiule, era davvero graziosa e doveva essere la cameriera, anzi era una cameriera, perché la poverina con la mano tremante teneva ancora stretto il manico della brocca di cristallo.
 
Non sapevo se era la reazione del suo corpo per colpa della stretta troppo forte di quel bastardo, o per la paura, ma comunque di una cosa era certa, non sopportavo chi trattava le persone così, soprattutto se indifese, così feci la mia parte.

“Noto che non sei cambiato affatto Nathan. Lasciala” ordinai ad alta voce, cogliendo di sorpresa tutti gli ospiti.

Nathan sentendosi nominare lasciò il polso della ragazza e si voltò verso di me. Non appena mi vide, fece il suo solito sorrisetto beffardo e impudente.

“Ambra, da quanto tempo non ci si vede”

“non da così tanto purtroppo” risposi irritata.

 “vedo che sei cambiata molto, la tua lingua è diventata velenosa”

“oh, non t'immagini quanto” gli dissi facendogli un ghigno, che in realtà doveva essere un sorriso finto, ma purtroppo a un tipo odioso come lui non mi riusciva.

“Vieni mia cara, siediti qui, vicino a me”

 “no, e non sono la tua cara, preferirei mille volte bruciare viva piuttosto che sedere accanto a te”

 Nathan stava quasi per rispondere quando una voce a me molto familiare si diffuse in tutta la maestosa e principesca sala.

 “Vi prego di smetterla di discutere o disturberete gli altri ospiti”

Mi girai verso la voce.

Davanti ad un'enorme porta, vidi Giulian, era favoloso, straordinario e si stava dirigendo verso di noi con classe e fierezza, con passi calmai e posati e un'eleganza davvero eccezionale. Era vestito con un gilè nero con ricami argentati e sotto una semplice camicia bianca, i pantaloni erano neri come gli stivali e i capelli gli ricadevano sciolti sulle spalle.

Rimasi immobile a fissarlo, mentre continuava leggiadramente a camminare verso di noi, anche se per come la vedevo io, stava camminando solo verso di me, poi una frase mi ruppe tutto il paradisiaco momento, una frase che essendo incantata, non capii subito e che poi misi insieme.

 “Mio Signore, gli ospiti sono tutti presenti, procediamo con i preparativi per la cena?”

 Mio signore? Che vuol dire? Non mi dire ch...Dalla faccia adorante, passai all’istante a quella sprezzante.

Mi aveva preso in giro fin dall'inizio, fin da quando si era presentato a casa mia. Ecco perché parlava bene del suo signore, era lui, bugiardo.

 “Ambra non mi guardare così, ora ti spiego tutto”.

 “Non c’e niente da spiegare Giulian. Se questo è veramente il tuo vero nome”dissi furente e incrociai le braccia al petto.

Il suo viso si addolcì o almeno così mi sembrò.

“Sì che è il mio vero nome, tesoro. Mi chiamo Giulian Trevon, della casata Trevon, creata un millennio fa”.

Un millennio fa? No, un attimo, non m'incastra in questo modo.

 “A me non interessa se è stata fondata un millennio fa o un cento anni fa, so solo che sei un bugiardo”.

 “E perché? Perché ti ho detto che il mio signore è buono e non è di certo come mio fratello Nathan. Ho solamente parlato di me stesso facendoti credere che fosse un'altra persona ben distinta”

“bugiardo!”

“No Ambra, ho solo omesso di dirti che ero io”.

“Ora ti prego di essere la mia ospite speciale per questa notte e di stare con noi”.

Lo guardai. Ancora m’irritava il fatto che mi avesse omesso chi era e il perché mi volesse nella sua casata, sapere poi che era fratello di Nathan mi spaventa e mi faceva sentire male. Era davvero diverso da lui?

Comunque, purtroppo ero già lì e nonostante la situazione, sicuramente non mi avrebbero lasciato andare via, o forse sì? Uffa, insomma, basta con queste domande. Ero lì, tanto valeva continuare la serata e mettere le cose bene in chiaro, poi andare via e ritornare alla mia normale non vita. 

 

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Capitolo 8
*** A tavola ***


“Va bene Giulian, ma giusto perché sono già qua”gli dissi per niente entusiasta.
 
“Stupendo! Sono così felice che tu voglia rimanere”

Lo disse con un tono così allegro e felice che mi girai involontariamente a guardarlo dalla posizione in cui stavo, cioè quella di guardare da un’altra parte.

Mi sentivo così arrabbiata con lui da non poter guardare il suo avvenente viso, né tanto meno di soffermarmi a capire il suo modo di fare e il suo carattere che mi attraevano in maniera così insensata e terrificante.

“Bene, allora lascia che ti presenti i miei fratelli. Victor del casato Deserot, mia sorella Patricia della casata Imisel e Derek della casata Rodmed”.

 Li guardai tutti con attenzione a costo di sembrare maleducata. Erano tutti estremamente potenti e tutti quanti antichi da quanto avevo capito.

Beh, se la casata di Giulian era stata fondata mille anni fa, vuol dire che ci avevo preso.

Victor aveva i capelli castani e corti e gli occhi color ambra, assomigliavano molto a quelli di un serpente, pericolosi, quindi da evitare, ma decisamente attraenti.

Patricia era veramente bella e fine, aveva capelli color oro e gli occhi di un marrone sul viola, ma vedendola in viso non riuscii a capire che carattere avesse, forse era tranquilla, oppure era arrogante e piena di sé, proprio non lo capivo, ma lo avrei scoperto subito dopo che avesse spiccicato anche solo una parola.

 Derek aveva i capelli neri e occhi di ghiaccio, così freddi che nel guardarli ti sembra di congelare, di stare perso in mezzo ad una tormenta, a chiunque avrebbero dato i brividi, infine c’era l’ultimo, lo sfruttatore, racconta fandonie e arrogante Nathan.

 Lui aveva i capelli marrone rossiccio e gli occhi blu scuro, tipo gli abissi più oscuri e profondi che possano esistere nel mondo e nel nulla e forse erano stati proprio quelli a farmelo piacere. Quanto ero cretina.
 
Rimasi un attimo senza parole, mentre tutti mi guardavano senza emettere un solo suono, come se scrutassero nel profondo della mia anima per capire come sono, chi sono... fu Giulian a rompere il teso e inutile silenzio che si era creato.

“Bene, ora accomodatevi a tavola ovunque vogliate, farò servire la cena”.

In un momento i posti furono presi e guarda caso l’unico posto rimasto libero era quello accanto a Nathan.

Accidenti, non li ho neanche visti. Pazzesco sono come bambini, imprevedibili e s'infilano ovunque, pensai e guardai il posto vuoto e Nathan compiaciuto, poi posai lo sguardo su Giulian, sperando in lui e, infatti, mi aiutò.

Non so, forse per quello che gli avevo raccontato.

“Fratelli, non credo che Ambra sia d’accordo nel sedersi accanto a Nathan, sarei felice se uno di voi le cedesse il suo posto, mi farebbe veramente molto piacere”

 Patricia silenziosamente, forse capendo qualcosa, occupò il mio posto, così mi ritrovai seduta accanto a lei e a Victor. A me non dispiacciono i serpenti, quindi va bene.

Giulian schioccò le dita e i camerieri arrivarono portando calici di cristallo e brocche di pura porcellana piene di liquido rosso dall’odore inconfondibile. Si capiva lontano un miglio che non era succo d'uva.

Posarono un calice di fronte ad ognuno di noi e guardai i signori delle casate uno per uno. Non facevano alcun movimento, anche se ero certa avessero fame, se fossi stata ancora umana avrei avuto l'acquolina in bocca, come quando si guarda una crostata di fragole.

Giusto per la cronaca, il mio ex dolce preferito.

I camerieri, tra cui la ragazza che avevo salvato da Nathan, ci versarono il contenuto, che subito, anche se sarei passata per scortese, portai alle labbra.

Era squisito e non so che espressione feci, ma vedendo Giulian compiaciuto, direi una buona espressione.

 

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Capitolo 9
*** Mikael ***


Dopo quel sangue ne seguirono altri, uno più buono dell’altro, ed io ero completamente in estasi e cercavo di non darlo a vedere per non sembrare una zotica, quando Nathan cominciò una conversazione molto spiacevole, o almeno per me.
 
"All'inizio, se non erro, questa cena era per far riunire tutti noi fratelli, ma ora è diventata una cena per decidere in che casata far entrare Ambra, giusto?”

“Sì, è così fratello, ma dipende anche dalla scelta di Ambra” rispose Giulian, serio.


 Ah, la mia scelta, allora aspettate e sperate, pensai divertita.

“Comunque prima che uno di voi si offra, io voglio Ambra, o meglio, la rivoglio”.

 “Sì fratello, ma non credo che tu le piaccia molto. Non è forse così Ambra?”Mi chiese Giulian.

 Ed ecco che mi mettono in mezzo, è no cari, avete fatto tutto da soli, infatti ignorai la domanda e continuai a mangiare.

 “Tu che ne pensi Victor?” Chiese Nathan.

 “Penso che tu non vada bene per lei, so come l’hai trattata quando ancora era acerba”
 
Acerba? Ma che razza di modo di dire,
pensai, ma meglio non mettere bocca.

"E tu sorellina che ne dici?” Chiese Victor.

“Che devo dire, penso che Ambra sia forte e credo che potremmo diventare ottime amiche, quindi per me va bene farla entrare nella mia casata, ma dipende da lei e da voi cari fratelli”.

“Perfetto, e tu che ne pensi Derek?” Chiese Giulian.

“Io penso che visto come tratta le donne, Nathan non sia appropriato a tenerla nella sua casata. Fratello, perché non la tieni tu stesso? Non è quello che vuoi? O forse hai cambiato idea?”

 “Ma certo che no, però volevo vedere come la pensavate voi”ribatte Giulian.

 “Beh, ora sai il mio parere e quello di Victor e conosci quello di Patricia, più che consigliarti di ignorare il volere di Nathan non credo di poter far altro, ma credo che lo avresti fatto comunque anche senza che te lo dicessi io”.

 “Certo fratello”

 “no, Ambra è mia, è venuta nella mia casata fin dall'inizio, la rivoglio”.

Mi sono scocciata di sentire, è mia, che ne pensi, la puoi tenere tu, ma scusa non la volevi tu? Cavolo, non sono un oggetto!

 
“Cari fratelli se volete la posso tenere con me”


“no, non credo sia un bene, forse...”

 “Basta! Smettetela! Giusto perché lo sappiate, sono presente e mi state trattando come un oggetto e non lo sono, ora vedete di aprire per bene le orecchie, perché lo dirò solo una  volta.


Io – non – voglio – andare – in - nessuna- casata, chiaro?” Alle mie urla tutti stettero zitti e mi fissarono come se fossi sbucata dal nulla, ma io ero lì già dall'inizio e mi ero stufata, anzi ero stata fin troppo buona ad ascoltarli, ora basta.

 Giulian stava per dirmi qualcosa, quando una finestra si frantumò proprio davanti ai nostri occhi.
  

“Mikael!” Urlai, quando un grande e bellissimo esemplare di lupo bianco saltò sul tavolo facendo cadere tutti i calici e le bottiglie, per poi saltarmi addosso facendomi capovolgere con tutta la sedia, cosa che non mi disturbò o vietò di incominciare ad accarezzarlo.
 “Ma, che diavolo è successo?”Chiese Nathan.

 “Non è possibile, un lupo qua? Com'è entrato?”Chiese Victor.

  “Dobbiamo cacciarlo via” aggiunse Nathan.

“No, non serve, Mikael non ha mai fatto del male a nessuno, è sempre stato con me fino all’altro ieri”

 “Perché solo fino all’altro ieri?”Chiese Patricia un po’ stranita dalla situazione.

“Perché poi l’ho lasciato in una pensione per cani e ho chiesto di cercargli una famiglia che si prendesse cura di lui”

 “Stai dicendo che quel lupo è tuo?”

“Esattamente Nathan”

“ma che assurdità, è contro natura”

“sarà anche cosi, ma Mikael non mi ha mai fatto del male”

 “allora perché non lo hai più voluto e l’hai lasciato in una pensione per cani?” Chiese Giulian, che non sembrava per niente sorpreso che io,
vampiro, vivessi con un lupo, che è una cosa innaturale.


I licantropi e quindi tutta la loro specie, sono in lotta con i vampiri, non si possono neanche vedere, ed io ho un lupo a casa mia di cui mi prendo cura, veramente una cosa insolita e senza precedenti.

 “Giulian, io sono un vampiro e lui è un essere vivente e ha delle necessità diverse dalle mie. Io sto sveglia la notte, lui la notte dorme, io il giorno dormo e lui di giorno è sveglio, quindi non posso neanche dargli regolarmente da mangiare, oltretutto mi dimentico di comprarglielo.


 È successo molte, troppe volte, così ho capito che non posso prendermi cura di lui. Se fossi stata umana, sarebbe stata un'altra cosa, ma non lo sono e così non sono in grado di farlo, per questo l’ho lasciato a chi poteva prendersene cura”.

“Sarà, ma io non credo stia male con te, guardalo”disse Derek.


 Abbassai lo sguardo sul cucciolone che mi stava strusciando la testa addosso, tranquillo.

 Storsi le labbra e mi rialzai, rimisi in ordine la sedia, il tavolo e ciò che prima c'era sopra, poi mi voltai verso il lupo.

 “Ah, Mikael, che devo fare con te?” Gli chiesi guardandolo.

“Un attimo Ambra, è strano questo lupo”disse Giulian all'improvviso.

 “Come?”

 “Hai notato i suoi occhi?”

 “Sì, pensavo fosse normale”

 “non lo è affatto, di solito sono verdi, color miele o bronzo, non così”

 “beh, anch'io la prima volta che l'ho visti ho pensato fossero strani, ma ho creduto fosse una qualche razza rara, non lo so”.

“Chiamate le streghe” ordinò di colpo Giulian e i camerieri che stavano pulendo ciò che io avevo sistemato alla meglio, andarono a chiamarle.


 “Perché vuoi chiamare le streghe?”Chiesi a Giulian perplessa.

 “Ci diranno loro che cos’è”

“io non credo che...”

 “Ambra, fidati di me” ma vedendo la mia espressione, che riuscivo a celare abbastanza bene, ma non a lui, aggiunse.

 “Ti prego”

 “va bene” e mi chinai verso Mikael.

 “Ora chiameranno le streghe, non so cosa ti faranno, ma tu non avere paura, va bene?” Gli dissi accarezzandogli il capo morbido e argentato.

Mikael annuì, come se mi avesse capito e mi lecco la mano.

“Signore, ci avete fatto chiamare?”


 “Sì Rebecca, vieni”

Non appena sentii la voce giovane mi alzai a guardare. Le streghe erano tre, giovani e belle, quella che stava in mezzo era bionda e le altre erano una mora e l’altra rossa. Quella davanti era sicuramente la più forte e quindi la più vecchia o semplicemente quella che comandava.

“Ci dica mio signore"

“Vorrei che vedeste questo lupo, perché non credo sia tale”e Rebecca, così credo che si chiamasse, si girò a guardare Mikael e le altre fecero altrettanto.

 “Giulian, che vorresti dire che non credi sia un lupo?”Chiesi e non so nemmeno io con che tono esattamente.

 “Tranquilla, ora capirai”tagliò corto.


Un'altra cosa che odiavo e odio tuttora è non sapere le cose subito, detestavo e detesto ancora l’ansia che si crea nell'attendere, ma stetti zitta ad ascoltare, anche se sicuramente non ero calma; non facevo che dondolare a destra e a sinistra, se non fossimo stati vampiri avrei fatto venir mal di mare a tutti.

“Sì mio signore, ha ragione, è un licantropo”.

Rimasi un attimo spiazzata. Ok, non solo spiazzata, era come se avessi ricevuto una tranvata.

Nella testa avevo solo la frase, è un licantropo, che si susseguiva incessantemente.


“Non è possibile, non che non creda nelle vostre capacità, saranno eccellenti, ma Mikael...no”dissi scuotendo il capo, confusa.

 “Ambra, i suoi occhi...”

Lo sapevo che aveva ragione, ma io non ci volevo credere.

 “Mio signore è sotto un incantesimo di una strega potente, ma noi forse possiamo spezzarla, siamo in tre”

“e se non ci riusciste?”Chiese preoccupato, ma non so se per loro o per Mikael.

“Rimarrebbe così, ma un lupo non ha la stessa vita che ha un licantropo, ha soltanto un altro anno sotto questa forma”

 “volete dire che il prossimo anno potrebbe morire?”Chiesi.

 “Sì, è vecchio”

“Ambra, che farai? È tua la decisione”Mi fece notare Giulian.

Mia, perché mia, sei tu il capo qui, ma pensare questo era da vigliacchi e molto infantile. Io lo avevo trovato ferito, io mi ero presa cura di lui, io gli avevo dato da mangiare, ed io l’avevo coccolato. Sì, la decisone era mia.

Cavolo, non so che cosa fare, povera me, pensai e rimasi un attimo a riflettere circondata da un silenzio di pura attesa.

"Va bene, allora se potete aiutarlo, procedete”.

“Mio signore?"

 “Certo, andate”.

Non appena le streghe si avvicinarono, Mikael le ringhiò contro.


“Mikael!” Lo chiamai con tono di rimprovero e subito si voltò verso di me.

Ero contrariata dal suo comportamento, se lui era veramente un licantropo, sperando che la testa fosse ancora di un licantropo e non che oltre alle sembianze gli avessero torto anche la ragione, sapeva benissimo che lo volevamo solo aiutare.

 Mikael mi guardò con i suoi occhi di un meraviglioso azzurro e mi parve di vedere dell'intelligenza, capì cosa volevamo fare e seguì le streghe fuori dalla stanza.


 Noi non potevamo vedere gli incantesimi, ed era meglio così, non mi piacevano, ma due volte, mentre le seguiva, Mikael si voltò verso di me come per aspettare che io lo seguissi e sperai capisse che avrebbe dovuto affrontare quella prova da solo.  

 

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Capitolo 10
*** il vero Mikael ***


Dopo qualche ora che camminavo avanti e indietro per la stanza, con tutti gli invitati seduti comodamente sul divano che mi fissavano, alcuni divertiti, altri annoiati e con Giulian che ogni tanto mi fermava per un braccio, ma alla fine mi lasciava sempre perché io non mi fermavo; le porte si riaprirono e comparve Rebecca seguita dalle sue sorelle. Mancava poco che mi mettessi a correre verso di loro.

“Mio signore"dissero facendo un lieve inchino. "L'incantesimo è riuscito perfettamente, è tornato normale, ora si sta vestendo”

 
“Bene Rebecca, tu e le tue sorelle potete andare a riposarvi, vi ringrazio” e dopo che ebbero fatto un cenno del capo a Giulian, si diressero alla porta.


Neanche il tempo di fare o dire qualcosa che improvvisamente sull'uscio comparve un ragazzo di una lucentezza... dire angelica sarebbe un’attenuazione di quello che vidi, non saprei spiegarvelo.

Il suo viso era delicato, ma si capiva perfettamente che era un ragazzo.


Aveva i capelli lisci e biondi che sembravano oro filato dalle fate, lunghi fino al fondoschiena che non vidi,  ma che ero molto predisposta a credere fosse bello, bastava vedere il suo corpo.

Era molto alto, con dei bei muscoli, ma non esagerati, anzi, era più che altro un tipo snello e slanciato. Indossava una camicia rossa decorata con fili d’oro; non so se lo avevano fatto apposta a dargliela per via dei suoi capelli, ma gli stava veramente da Dio, anche i pantaloni bianchi e gli stivali rossicci sembravano fatti apposta per lui.

Posai lo sguardo sul suo viso e incontrai subito i suoi occhi che già in forma di lupo mi erano subito piaciuti moltissimo, così limpidi, calmi e gentili, infatti, ho sempre pensato fosse un giocherellone dolce, ma non gli l’ho mai detto e non lo farò di certo adesso.


A parte questo però, non potevo credere che quella figura eterea che ci stava venendo incontro e che con gesto elegante si stava spostando una ciocca di capelli finita davanti al viso, potesse essere il mio Mikael.

Lo guardai priva d'espressine, come purtroppo sono quelli della nostra specie, ma dentro di me posso assicurare che ero veramente allibita.


 “Lui è il lupo?”Qualcuno chiese.

Non risposi, non ne ero sicura neanche io.

 “Certo che è lui, Nathan” rispose Victor, mentre io stavo quasi per andare nel panico.

 “Ma, è un ragazzo bellissimo, peccato che sia un licantropo” aggiunse Patricia.

 “Incredibile, era veramente un licantropo” commentò Derek.

 “Certo fratelli che è davvero innaturale questa cosa” disse Giulian.

Bene, avevano tutti detto la loro, ora toccava a me.

Facile a dirsi, non riuscivo a spiccicare parola, non credevo fosse lui e non mi capacitavo che fosse così, infatti non dissi niente e continuai a guardarlo fino a che non ci fu solo che qualche passo a separarci.


 “Immagino tu sia sorpresa di vedermi così” disse con tono calmo e dolce.

Non era di certo come quello afrodisiaco di Giulian, ma era bello lo stesso. Di certo erano due persone ben distinte e lontane fra loro in tutto e per tutto.

Lo guardai alzando volutamente un sopracciglio e non dissi niente, infatti dal suo sguardo capii che si stava preoccupando per ciò.


 “Ambra” mi chiamò, come se non fossi presente, ma io lo ero, però non capivo, solo qualcosa nei suoi occhi mi diede l’impulso di reagire, uno sguardo che aveva anche da lupo; non so quale fosse, lo avrei scoperto più avanti, però in quel frangente mi aiutò.

 “Tu sei il lupo di prima? Non ci credo, c’è sei diverso".

 Perfetto, ho detto una cacchiata, pensai. Certo che era diverso, era di nuovo un licantropo.

“Ti posso assicurare, anche giurare che sono io”

“no, non...”

“davvero non riesci a riconoscermi solo perché ho queste sembianze? Perché sono ritornato al mio vero aspetto? Eppure io ti riconoscerei fra mille identiche a te”.
 
Mi fece sentire una schifezza, ma io non ci credevo, potevano aver fatto qualsiasi cosa al lupo. Non le avevamo viste fare l’incantesimo, potevano aver trovato un licantropo con gli stessi occhi e che ne so... il mio lupo poteva essere stato portato via o peggio.


Già, perché purtroppo era vero che non sarei stata in grado di riconoscerlo.

 “Non so che pensare”


“pensa che sono io, solo normale”

 Tu, solo normale eh? Forse ci posso riuscire, non subito, ma sì, pensai.

 “Va bene, ma non mi fa piacere che tu non riesca a riconoscermi, farò in modo che succeda, ti dirò tutte le tue abitudini"disse e si schiarì la voce.

"Preferisci bere il sangue zero negativo, hai una cassaforte nascosta con dentro molti soldi e documenti, hai dei paletti nascosti e ogni primo del mese apri la scatola dei ricordi dove tieni le vecchie foto, sei molto gentile e sensibile. Aia sta dicendo troppo. e hai il debole per..."

 “Sì, sei tu, ho capito!”Esclamai sgraziatamente interrompendolo.

 “Che fai ti vergogni a me sembrava carina come cosa”

 “a te, ma a loro non credo e poi potresti sminuirmi e non è il caso”

Alzò le spalle e mi sorrise.

In parte ero convinta fosse lui, nonostante non sapessi niente di magia.

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Capitolo 11
*** mettere le cose in chiaro ***


“Va bene, dunque, volevo parlarvi della mia situazione. Ringrazio Patricia che mi avrebbe volentieri voluto nella sua casata e ringrazio Victor e Derek che hanno capito che Nathan non va bene”.

“Ehi!”Esclamò Nathan.

Lo ignorai. “E, Giulian io non voglio andare da nessuno di voi, sto bene dove mi trovo e voglio andare a casa mia. Certo, sarà un po’ diverso, ma andrà bene e farò la mia vita”.

 “Proprio non vuoi stare in una casata, vero?”Chiese Giulian.

Scossi la testa. “Allora vado e grazie per la cena squisita"dissi facendo un cenno del capo a mo' di saluto e m’incamminai verso la porta.

“Aspetta! Vengo anch'io”esclamò Mikael venendomi dietro.

“No Mikael, tu ora con me hai finito, cercati qualcuno, fatti una famiglia, dei bambini se si possono chiamare così. Io non centro più niente con te ora, crearti una vita” e detto questo continuai a camminare diretta all'uscita, con dentro di me un sentimento incerto che cercai di ignorare.
 
“Fai come vuoi, ma non finirà così” mi urlò Giulian.

"Ti voglio nella mia casata, non ti libererai tanto facilmente di me”

 “Non ci speravo affatto, ma sappi che la mia risposta sarà sempre la stessa”risposi continuando a camminare.

“io non voglio, voglio venire con te!"

Mikael mi aveva urlato contro furioso. Ero rimasta sorpresa dal suo tono, in senso negativo naturalmente, tanto sorpresa che mi voltai a guardarlo.

Il suo viso delicato era contratto da una smorfia, proprio così, una smorfia di disappunto. Era arrabbiato per le mie parole, perché lo rifiutavo, cosa sensata ora che è libero, pensai, ma non sensata per lui.

Cominciò a camminare verso di me, adirato, con le mani strette a pugno. Non che volesse prendermi a pugni, ma perché era arrabbiato.
I suoi occhi erano il mare nel bel mezzo di una tempesta e se preferite il cielo nel bel mezzo di un temporale, non glieli avevo mai visti così, anche perché da lupo non gli avevo mai fatto niente che li facesse diventare in quel modo.
 
Giunto davanti a me, ebbi voglia di scansarmi; non perché avessi paura, sarebbe stata una bella lotta, ma perché non sapevo cosa volesse fare, perché se la fosse presa in quella maniera. Come si dice, l'acqua tenue corrode i ponti, una cosa simile.

Lo fissai senza distogliere lo sguardo, sorpresa e forse anche un po’ perplessa, fino a che non parlò.

“Tu mi hai curato quando mi hai trovato ferito e mi hai tenuto con te, perché ora che sono tornato normale non mi vuoi più?”Mi chiese stringendo di più i pugni, tanto che le nocche gli diventarono bianche per lo sforzo.

“Calmati Mikael. Sì, non ti voglio più, perché ora puoi fare quello che vuoi, cose che prima non potevi, come crearti una famiglia, perché per te è possibile e cercare qualcuno che ti voglia bene".

 “Per questo ci sei già tu!”Esclama.

 “No, non nel senso che intendo io, ora sei libero, puoi fare quello che vuoi e andare ovunque vuoi”gli dissi calma, cercando di farlo ragionare.

 “Allora era meglio che fossi rimasto un lupo”

A quel punto dovevo far ritornare il buon senso in quella testa, così calma e posata gli mollai uno schiaffo.

Per un attimo non ci fu che silenzio, rimase sorpreso dal mio gesto, tanto da posarsi una mano sulla guancia dove lo avevo colpito. Mi guardò sorpreso e anche un po’ triste, ma tutta la rabbia che aveva accumulato scomparse all’istante, lasciandolo ai miei occhi, indifeso.

“Non dire mai più una cosa simile e pure lo sai che saresti morto in un anno”.

“Ambra, prova a stare con lui, infondo a quanto sembra non gli importa altro, può sempre decidere di cambiare vita quando vuole e non credo che a te dia fastidio la sua presenza, non lo faceva prima da lupo, perché ora dovrebbe, prova” mi disse Giulian.

Non aveva tutti i torti, pensai.

“E va bene, se vuoi così, fai come ti pare”dissi a Mikael, contrariata.

 “Allora tutto a posto, chiamerò l’autista che vi riporterà all'appartamento”disse Giulian.

“Grazie” e uscii dalla sala seguita da Mikael, anche se non ero sicura fosse un bene.  

 

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Capitolo 12
*** Persuasione ***


In macchina, accanto a me, come prima c’era stato Giulian, ormai avevo Mikael, ancora triste e ancora mi sfuggiva il motivo, aveva vinto lui. Chi lo capiva era bravo.

Rimasi immobile per tutto il tragitto, ma non come intendete voi, noi non ci muoviamo proprio minimamente, blocchiamo tutto, il respiro, il cuore e tutti i muscoli, che solo quelli con molto potere e con diversi anni di esercizio sanno far muovere, non battiamo neanche le palpebre se vogliamo, ed io stavo proprio così.

Tenevo tutti i sentimenti che sentivo in quel momento, cioè collera, perplessità e fame. Fame perché ero nervosa e da che ricordi e a quanto avevo già detto prima, quando ero nervosa e arrabbiata mangiavo, ma sopratutto, non riuscivo a capire perché Mikael non arrivava a capire quello che gli dicevo.

“Ambra, la smetteresti di stare così immobile, mi fai impressione e anche un po' paura”

Mi voltai lentamente verso di lui e lo vidi attaccarsi allo sportello della limousine.

“Sì, molta impressione e paura”aggiunse.

“Ah, scusa, per me è naturale”

“Ah sì?”

Annuii e battei le palpebre, poi mi girai e poiché avevamo rotto il ghiaccio Mikael continuò a parlare.

“Lo so che non capisci come ragiono, è che io voglio, vorrei...”

“Ti capisco, ma non va bene”.

“Perché?”

Mi rigirai a guardarlo. Mi veniva da sorridergli, cosa che non facevo mai molto volentieri. Strano, forse era dipeso dalla sua purezza o il suo attaccamento a me, non lo so.

“Perché io sono un vampiro, vivo diversamente e la nostra specie si ammazzerebbe a vicenda, quindi non è naturale stare insieme, poi tu puoi avere una famiglia, cosa che io non posso avere perché sterile e non potrai mai essere felice con me per le ragioni che ti ho appena elencato, oltretutto stando con me ti annoieresti, devo dire altro?"

“Annoiarmi con te, ma se sei forte”

“va bene e vorrà dire che non ti annoieresti, però saresti infelice”

“ma se ho vissuto con te per anni! E poi se divento infelice, posso sempre andare via”

“va bene e come la metti con il problema delle razze?”

“Il problema non esiste, ti conosco bene, non avremo problemi. Più che altro siamo noi ad attaccare briga, voi ci ignorate, ma se vi rompiamo, non ce la fate passare liscia e poi non siamo tutti così”

“e per la famiglia che tu puoi avere ed io no, non ci pensi?”

“Che problema c’è, chi l’ha detto che non posso incontrare una lupacchiotta al supermercato mentre faccio la spesa”

“improbabile, ma mai dire mai”

“visto?”

“E come la metti per...”.

Rise“non ci sono più problemi, smettila di arrampicarti sugli specchi”.

E già, ha ragione, pensai

“io non mi arrampico sugli specchi, odio gli specchi”

“perché non ti ci rifletti, vero?” Chiese ridendo.

“già”. 

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Capitolo 13
*** una nuova vita in due ***


Arrivati davanti al palazzo, l’autista da vero gentil uomo mi aprì la portiera, così scesi, mentre Mikael usciva a sua volta dall'altra parte.

M’incamminai verso il portone. La notte era fresca e silenziosa e nonostante tutto quello che era successo, mi rilassò molto.

Saliti con l’ascensore, aprimmo la porta ed entrammo e subito andai a controllare che ore fossero dall'orologio in sala, ma era appena mezzanotte. Il tempo era passato incessantemente da quando Giulian mi aveva portato alla cena, comunque senza perdere tempo m'incamminai verso la camera, quando il telefono squillò.

“Mikael, rispondi tu, vado a farmi una bella doccia, devo pensare” e senza attendere risposta, andai.

In camera mia, mentre sceglievo un cambio, sentii tutto quello che Mikael diceva e dalle sue risposte, compresi che dall'altra parte doveva essere Giulian.

Suppongo volesse sapere se eravamo rientrati illesi, da cosa poi non si sa, comunque non finii di sentire la conversazione, andai in bagno, posai sul mobile il cambio e l’asciugamano e mi misi sotto il caldo getto dell’acqua.

Dopo pochi minuti Mikael bussò alla porta.

“Ambra! Era Giulian, voleva controllare che fossimo ritornati a casa sani e salvi!” Urlò per sovrastare lo scroscio dell’acqua.

“Va bene Mikael! Grazie!” gli risposi nello stesso modo e mi concentrai ad ascoltare i suoi passi mentre si allontanava.

Dopo essermi cambiata con una camicia di lana nera lunga fino a strusciare a terra, essermi asciugata con il phon i capelli e averli intrecciati, uscii dal bagno ancora pieno di vapore e andai in camera mia.

Posai sul letto i vestiti e inizia a piegarli, quando un rumore mi fece alzare lo sguardo sulla sveglia.

Era l'una e mezza, ero stata più del solito sotto la doccia, però avevo pensato per bene. Avevo deciso di vedere d'ora in poi cosa mi avrebbe riservato la vita insieme a Mikael, o almeno fino a che non se ne sarebbe andato.

Misi i vestiti nel mobile e presi dalla borsetta il cellulare che posai sul comodino, misi la pistola sotto il cuscino e tirai le tende per quando ci sarebbe stato il sole, infine presi un libro da uno scaffale della libreria e mi sdraiai sul letto a leggere con molta difficoltà, perché sentivo ogni cosa che Mikael toccava in sala.

A quanto sembrava era scappato dalla pensione per cani prima di cena e non aveva mangiato, così stava controllando se c’era qualcosa nel frigo.

Sicuramente era rimasto qualcosa che avevo comprato apposta per lui, ma chissà se quel qualcosa era ancora buono e così tra la lettura di una pagina e l’altra, pensai a lui.

Alla fine dopo aver spostato una sedia, smise di fare rumore. Evidentemente si era messo a mangiare, ed io potei concentrarmi per bene sul mio noioso romanzo; noioso perché diceva sempre le stesse cose degli altri, ma io non mi stancavo mai di leggerlo, mi bastava solo che i nomi dei protagonisti cambiassero e per me era nuovo.

Il romanzo mi prese così tanto che il tempo volò e non feci più caso ai rumori che faceva Mikael. Avrebbe anche potuto far entrare un elefante in casa, non me ne sarei accorta.

Guardai un'altra volta la sveglia, le quattro e mezzo. Però non si può dire che non abbia letto, pensai.

Chiusi il libro e lo poggiai sul comodino e proprio quando stavo per mettermi sotto la coperta, sentii bussare alla porta.

“Ambra, sono io, posso dormire con te come le altre volte?”

“Se non hai problemi a dormire accanto ad un morto”gli risposi calma.

“ho dormito accanto a te già sotto forma di lupo, quindi non vedo dove sia la differenza”.

“Allora vieni pure”gli dissi mentre m’infilavo nella coperta.

 Mikael entrò e notai che era ancora vestito come prima. Naturale, non aveva altri abiti da uomo.

Mi si avvicinò.

“Non ho un pigiama, hai problemi se dormo in mutande?”

 “Io dovrei avere problemi? Per me non fa proprio differenza, sei tu che dormi con un morto, ti vorrei ricordare”.

 “Bene” e cominciò a spogliarsi, così cercai di fare finta di niente, ma sentivo ogni fruscio, tutto, poi ogni rumore cessò quando si mise sotto la coperta.

“Allora buonanotte”mi augurò.

“Buonanotte anche a te e domani mattina vedi di comprarti qualche abito e da mangiare”

“va bene, grazie”mi rispose e si poggiò alla mia schiena. Rimasi un po’ ad aspettare che giungesse l’orario e cadessi anch'io in un sonno profondo e mentre attendevo, sentii il respiro regolare di Mikael.

 A quanto pareva si era già addormentato, doveva essere molto stanco, pensai intenerita, poi giunse il mio momento e mi addormentai. 

 

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Capitolo 14
*** L'inizio della sfortuna ***


La sera seguente mi svegliai per il frastuono, ma che, scherzo, mi svegliai perché naturalmente era ora e non appena aprii gli occhi mi trovai davanti Mikael. Stava cercando di mettere nell’ultimo scaffale del mio armadio qualcosa e mi notò subito.

 “Scusami, ti ho svegliato?”

“Certo che no, non potrebbe mai succedere una cosa del genere e lo sai”

“ah, sì. È vero, non sei normale”

“appunto, ma che cosa stai facendo, la lotta con l'armadio? Non mi dire che quella busta contiene i tuoi vestiti”

"sì, i miei vestiti”

“ma scusa, potevi spostare i miei abiti e mettere i tuoi”

“non ero certo saresti stata d’accordo”

“che stupido, così si stropicceranno. Tirali fuori, ora ti faccio spazio"dissi scendendo dal letto.

"Dai qua"dissi prendendogli dalle mani la busta.

Ma come, sono solo due camicie e un paio di pantaloni?

“Però, certo che hai speso tanto, la prossima volta compra meno cose"dissi facendogli una faccia molto eloquente, che lo fece sorridere.

"Non volevo spendere troppo. Quei soldi non ti servono per l’affitto?”

Scossi la testa e scostai le stampelle dall'armadio per sistemare come si deve i suoi pantaloni nuovi e le camicie.

"Visto? Sono entrati. Per bacco!"

"cosa?"

"Ho una fame mostruosa” ammisi dirigendomi in sala, mentre Mikael sorrideva e scuoteva il capo, divertito.

Aprii il sottofondo dell’armadio. Perfetto, il sangue zero negativo era finito, stupendo. Sta iniziando proprio bene la giornata, pensai nervosa.

Avevo voglia di battere il piede a terra per scaricare il nervosismo, ma non sarebbe servito a niente, le scorte non sarebbero di certo apparse per magia e dovevo lo stesso mangiare, così presi una sacca qualsiasi, la buttai con poca cura nel microonde e attesi quegli strazianti minuti che servivano per far sì che il sangue si riscaldasse e dopo senza tante cerimonie la bucai con i denti e cominciai a succhiare.

Avevo troppa fame per essere educata e prendere un bicchiere.

“Sei inquieta oggi, eh?”Commentò Mikael.

“Sì, tanto, perché si vede?”

“Oh, sì, è palese”

“mi serve un po’ di svago, vieni con me in giro?”

“In giro dove?”

“Beh, secondo te alle cinque di pomeriggio cosa è aperto?”

“Ancora tutto direi”

“ok, riformulo la domanda, di notte cos’è aperto?”

“Uffa, la smetti con gli indovinelli, non sono bravo in queste cose”
 
“su, dai, seguimi”.

Una volta essermi vestita con abito qualsiasi, uscii da casa e chiusi per bene la porta a chiave, poi una volta fuori dal portone mi diressi a lunghi passi verso la fermata dell’autobus.

“Ma non abbiamo i biglietti”mi fece notare Mikael.

“A cosa servono se si ha il potere di controllare la mente"affermai.

“Sì, è vero, ma non è corretto”

“te l'ha mai detto nessuno che sei noioso?”

“no, nessuno”

“Bene, sei noioso. Visto, c’è sempre una prima volta per tutto nella vita”.

Scendemmo tranquillamente dall'autobus senza problemi e per la felicità di Mikael nessun controllore ci aveva fermato, così eravamo arrivati a destinazione, in altre parole in una zona piena di love Hotel a pagamento, un posto squallido, buio e pieno di cassonetti stracolmi e maleodoranti e dove se non stavi attento facevi anche la fine del sorcio, e tutti sanno che fine fanno i sorci.

“Dove stiamo andando? Non mi piace questo posto”

“capisco, tranquillo, posso andare anche da sola se vuoi, vai pure a casa”

“No! Io qui da sola non ti lascio” Come immaginavo, ero certa avrebbe detto così. Però la cosa mi diede fastidio comunque.

“Non sono una donzella in difficoltà, sono un vampiro e so cavarmela”

“sarà, ma io vengo lo stesso con te”

“d'accordo, anche se non credo che il posto in cui ti sto portando ti piacerà, ma pazienza, vedi di resistere, ok?”

“E che sarà mai”.

Arrivati, vidi una porta sbarrata con sopra un’insegna di un bel rosso vivo e una fila stressante di persone che aspettavano di entrare.

“Santo cielo! Un night club, stai scherzando vero? Non vorrai entrarci” mi chiese sorpreso, guardandomi.

“Sì, certo. Altrimenti perché sarei venuta qui secondo te? Te l’ho detto di non sentirti costretto a venire, puoi ritornare a casa”.

“No”disse senza mezzi termini.

"Allora fai come vuoi"gli dissi incamminandomi verso l’entrata, passando davanti a tutti e ignorai le lamentale e la rabbia che suscitai.

Mostrai al buttafuori la tessera speciale per chi era un cliente abituale o quasi e che per questo aveva anche lo sconto sugli alcolici. Non che m'interessassero, purtroppo non li potevo più bere, infatti, in realtà la cosa fantastica era che avevo sempre un posto in prima fila con il mio nome scritto sopra.

“Ah, Pier, lui è con me” dissi al buttafuori, indicando Mikael.

"Come vuoi dolcezza, prego”.

Entrati, mi diressi al mio solito tavolo in prima fila e mi si sedetti e Mikael anche se contrariato, fece altrettanto.

“lo sai cosa penso di questo posto vero?”

“Sì, lo so bene, neanche io ci sarei mai entrata, ma non puoi fare altrimenti quando il giorno non puoi fare niente e i soli posti aperti dove puoi andare la notte sono questi”.

“Ah, giusto. È vero, se ingerisci qualsiasi cosa che non sia sangue la rigetti all’istante”.

“Esatto”

“allora va bene, almeno ti diverti, infondo sei una donna no?”

“Una donna vecchia”

“sì, ma non lo direbbe nessuno”

“ah, sta iniziando” dissi indicando il palco, euforica. “A quest'ora di solito c'è sempre Trevor”aggiunsi poi, ansiosa.

“Chi è sto tizio?”

“Uno spogliarellista, il più bello e bravo che c'è, aggiungerei”

“vediamo questa bellezza”disse Mikael infastidito.

“Aspetta, la musica è diversa, perché?”

“perché non ballo io”

Mi voltai di scatto.

"Trevor, che ci fai qui hai tavoli e vestito?”

“Non lavoro, mi hanno spostato il turno e c’è un nuovo arrivato”.

 “Davvero?”

“Sì, è bello sai? E anche bravo”

“ma mai quanto te. Ah ti presento il mio amico Mikael” dissi voltandomi verso di lui.

“Mikael, lui e Trevor”

“Pazzesco, ora sei amica anche dei licantropi. Attenta tesoro,comunque ora vado a casa, ci vediamo” 

“a presto Trevor”

“a me quello non piace”

“e dai, eppure sai come la pensano i vampiri su di voi, io sono l’unica eccezione alla regola”.

“Già, per fortuna”

“ah, ecco quello nuovo” esclamai. 


 

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Capitolo 15
*** incastrata ***


L’uomo mi costrinse a salire su di una macchina che ero certa fosse la sua, vista la pessima scelta e un attimo dopo sfrecciò via.

In macchina non prestai attenzione a dove mi stava portando, anche se avrei dovuto, ero troppo impegnata a pensare a Mikael.
Non sapevo che la sua famiglia vivesse veramente in quel bosco francese, se era così, era rimasto l’unico del suo branco.

I branchi sono molti, so che si sono quelli dal manto argentato, per l'appunto la razza di Mikael, quelli dal manto rosso, quelli dal manto nero e addirittura quelli del manto grigio che non ho mai visto e naturalmente quelli dal manto marrone, tutti branchi diversi e naturalmente non sono difficili da riconoscere.

Speriamo che sia tutto apposto, pensai, ma smisi subito, perché la macchina si fermò. Non aveva percorso molta strada, quindi era vicina la casa del suo “capo”.

Il tizio mi aprì lo sportello.

“Esca!” Mi ordinò.

Intanto vedi di stare calmo, che è meglio e dammi il tempo, pensai con una gran voglia di mettere fine alla sua patetica non vita.

Ancora non aveva capito che non doveva permettersi di parlarmi così, che nervi! Ma purtroppo, a parte stringere le mani a pugno, non gli dissi o feci niente. Non ne valeva la pena, oltretutto mi trovavo in una situazione alquanto spinosa e non avevo tempo per cose simili, ma forse dopo gli avrei fatto una visita, ma giusto per giocare un pochino, niente di che.

Scesi, dovevo farlo per forza e poi dovunque mi avrebbe portato sarebbe stato sicuramente meglio di quella fetida macchina.

Subito fece il gesto di afferrarmi per un braccio, però mi scansai e lo fulminai con lo sguardo. Porca miseriaccia ladra, è proprio de coccio.

"So camminare da sola da diversi anni sa? Ora che ha capito mi faccia strada e basta”

Il vampiro mi rispose con un verso di sdegno e mi aprì la strada.

Lo seguii mentre passava l'enorme porta della costruzione antica che mi era di fronte e mi guidò lungo un bellissimo corridoio beige, anche se ogni tanto lanciava qualche occhiata indietro per controllare se lo seguivo e non facevo scherzi.

Il corridoio finì e apparve un'immensa e massiccia porta. Il tizio odio spalancò e mi si aprì davanti in una maestosa e grande sala, dove la prima cosa che vidi fu un enorme camino di marmo bianco alto quando un uomo, al cui interno scoppiettava un bel fuoco vivo.

Era bellissimo nonostante la recinzione di ferro che lo sbarrava.

Stupendo, ma che ci devono fare con quello? Spero sia solo per abbellire pensai.

“Sì, stia tranquilla, è soro per abbellire, normalmente”.

Mi voltai verso la calma voce che aveva parlato e infondo alla sala trovai un imponente trono fatto di legno di mogano finemente intagliato con due teste di leone sui braccioli.

In che epoca siamo, in quella del rococò? Quanto può essere pieno di se il suo proprietario di questo trono, pensai infastidita da tanta ostentazione di ricchezza.

"Non è molto gentile da parte sua, ed io non sono un semplice vampiro”.

Improvvisamente da dietro il vistoso trono apparve una figura, che nonostante fosse quasi totalmente nascosta, mi sembrò famigliare, ma chi era?

“Ti vuoi muovere, vai dal mio signore”mi ordinò ancora il tizio, spingendomi.

“Io non capisco perché tu non la smetti di rompermi, piantala o ti verrò a trovare”gli dissi calma e posata.

“Sì, certo e come se ora muori?”Mi chiese divertito.

“Troverò il modo, non ti preoccupare” gli dissi minacciosa e così sicura di me che notai del disagio e timore nei suoi occhi.  

“La prego signorina, non spaventi il mio sottoposto”.

“E tu Vernon, non trattare la signorina come un’ignobile assassina per favore”.

Cosa? Vuole insinuare che io sono un'assassina! Mi spiace, ma io non lo sono e ora mi sente, pensai furiosa, così m'incamminai spedita verso il gran signore, che giusto per dare segno di forza e superiorità e far sentire gli altri inferiori, era rimasto in piedi vicino al trono rialzato da tre gradini di marmo.

“Io non sono un’assassina non...” ma mi bloccai quando lo vidi per bene in volto.  Quegli occhi...sì, ne ero sicura, lo conoscevo già, lo avevo già visto, ma dove?

No! Non ci posso credere, pensai allibita quando lo riconobbi.
Non potevo credere ai miei stessi occhi.

Quello era Victor del casato Deserot, il fratello di Giulian, quindi era lui il freddo e spietato individuo di cui tanto si parlava, quello che faceva seguire le leggi del regno dei vampiri alla lettera e puniva chi le infrangeva.

Non me lo sarei mai aspettato, veramente una notizia sconvolgente, che scoperta storica, comunque sembrava non riconoscermi.

"Stavo dicendo che io non ho..."ma fui interrotta dalla pesante porta della sala che si spalancò.

Mi voltai infastidita, ma non appena vidi chi oltrepassò la soglia mi sentii molto felice, forse c’era speranza.

Vidi Giulian venirmi incontro, bellissimo come sempre, ma non era il momento di sognare quello, dovevo essere lucida e tirarmi fuori da quella spiacevole situazione e poi capire come mai e perché quella donna fosse morta.

“Giulian"dissi a mo' di saluto, calma, quasi indifferente nonostante in realtà gli fossi davvero grata per essere venuto in mio soccorso e sperai tanto non aver frainteso.

Non mi rispose, mi guardò solo tralice e mi sorrise, ma non mi piacque, era strano. Non mi dire! è arrabbiato con me, ma perché? Se pensa davvero che io abbia ucciso qualcuno, allora è meglio che non mi chieda più di entrare nella sua casata, perché senza la fiducia non lo farò mai e poi mai.

Seccata da tali pensieri distolsi lo sguardo da lui e guardai il fratello.
In quel momento, nonostante avrebbe dovuto uccidermi, lo preferivo.

"Giulian!"Esclamò il fratello.

Sorrise. “Ciao fratello, che bello rivederti, ma in che brutta situazione”.

“Scusami fratellino, ma come puoi vedere sono occupato. Cara non sapevo conoscessi il mio fratello, hai ucciso anche un suo vampiro?”

“Sei serio? Mi hai conosciuto a cena due giorni fa, ti sei dimenticato già di me? Non è molto lusinghiero sai? Beh, infondo mi ero dimenticata anch'io di te all'inizio, quindi siamo pari e poi, non posso essere stata io a uccidere quel vampiro, ci deve essere un'altra spiegazione logica a tutto questo”.

“Ah!"Disse battendo le mani. "È vero, la cena, comunque smettila di cercare di salvarti la pelle inutilmente, c’erano le telecamere accese”
 
“meglio così, allora hai visto anche tu che l’ho pugnalata allo stomaco con un pezzo di tavolo e sono sicura non fosse di frassino”.

“No, infatti, non lo era, però è morta e c’eri solo tu e il  tuo amichetto peloso. Vuoi forse dire che l’ha uccisa lui?”

“Certo che no!”

“E allora?”

“allora niente, non so come sia morta”.

“Che fastidio non sapere!"Esclamò arricciando le labbra.

"concordo pienamente"dissi adirata.

" Non so in quale modo, ma in ogni caso resta il fatto che l’hai uccisa tu, tu l’hai attaccata. C’eri solo tu lì, quindi ora pagherai una vita con una vita”.

Scossi la testa.

“No, aspetta fratello, è per questo che sono qui, voglio chiederti di graziarla”

“e perché dovrei?”

“Perché la voglio nella mia casata”

“ma lei non vuole a quanto ricordo, alla cena ha voluto rimanere libera”

“però, se ora entrasse nella mia casata, potresti lasciarla vivere, starebbe sotto la mia ala protettrice”disse Giulian cercando di convincerlo.

“Potrei, ma voglio dei soldi per la vita della donna e che siano tanti. Ci pensa la tua casata?”

“Certo fratello, infondo una vita e pur sempre stata tolta, ed è importante e so benissimo che li userai saggiamente, infondo sei mio fratello maggiore”.

“Va bene, allora fai quello che devi fare, ma qui davanti a me”

“certamente ho tutto qui”

Che ha già tutto qui? Mi chiesi.

"Ambra hai capito quello che ci siamo detti, vero?”

Annuii.

Ma perché deve succedere a me? Io non ho ucciso nessuno! Comunque se questo è l’unico modo per salvarmi...

“Che devo fare?”Chiesi rassegnata.

Il sorriso felice che apparve sul viso di Giulian mi sorprese e mi fece sentire bene, era così spendente e caldo, felice.

“Normalmente agli altri do dei ciondoli con la mia iniziale, ma per te ho fatto creare da tempo questo anello.
Questo è il simbolo che afferma che non ti deve ne può toccare nessuno, che sei della mia casata, sotto la mia protezione e che sei importante per me”.

“Lo so, la tua casata è importante, no? Quindi anche chi ci sta all'interno”

“Ah! Ho sentito una fitta lancinante. Tesorino bello quanto sei ingenua, anzi direi tarda, ti sta dicendo che gli piaci, che sei la sua preferita, che ti vuole, ci sei?”Cercò di farmi capire suo fratello.

Rimasi un attimo sbigottita da quelle rivelazioni.

"ma, ti ho chiesto qualcosa?"Gli chiesi irritata, poi mi voltai verso Giulian.

“ma, perché?”Gli chiesi guardandolo nei suoi incantevoli occhi verdi.

“Siete lenti, sbrigatevi! Non ho mica tutta l'eternità davanti, sapete?”Esclamò il fratello impaziente.

“Te lo dirò più avanti”rispose Giulian e mi prese la mano sinistra. Notai che mi guardava la mano, titubante, non sapeva se mettere l'anello al medio o all’anulare e di colpo pensai a qualcosa di totalmente surreale e impossibile e finalmente decise per il medio.

“Ah, ragazzi! perché quel dito? Cosi non andrete mai avanti”

Guardai Victor. Che vuol dire andare avanti? Mi chiesi preoccupata, poi mi guardai la mano.

L’anello era semplice, la struttura era di oro giallo e la pietra centrale era grande quanto... ehm... vediamo... una fragola ed era pura ambra o almeno così mi sembrava, con incisa sopra l’iniziale della sua casata.

Era un anello bellissimo e andava a genio anche al mio nome.

Guardai Giulian, chissà se lo aveva fatto costruire apposta così.

“Allora possiamo andare via ora, vero fratello?”

“Certo, andate pure. Arrivederci tesorino caro”.

Gli feci un cenno di saluto con il capo e gli diedi le spalle, sollevata e insieme a Giulian c’incamminai verso il portone.

“Ah, un'ultima cosa”

Mi voltai e lo stesso fece Giulian, che guardò il fratello con espressione smarrita e non mi sollevò per niente notarlo. Possibile che anche lui non sappia cosa vuole ora? Mi chiesi.

“Mi sono dimenticato di dirti che c’è un'ultima cosa che devo fare, farà un po' male, sarà doloroso, ma è il mio dovere, spero che dopo non me ne voglia e non te la prenda a male”.

Lo guardai perplessa.

“Dolore”disse serio e mi accasciai a terra prendendomi la testa fra le mani.

Il dolore era insopportabile. Conoscevo quella tecnica e forse se l’avessi imparata sarei riuscita ad usarla anche io, ma in modo molto più  lieve.

Era come se il cervello fosse continuamente infilzato, la sensazione era quella. Quel potere lo potevano usare solo i vampiri potenti e mai per uccidere.

Era un mezzo di tortura, ma lui la usava per punire. Non se ne potava fare altro uso, era una regola e lui le regole le faceva rispettare, quindi non poteva infrangerle lui stesso.

Comprendendo questo, nonostante il dolore atroce che mi spingeva sempre di più verso l'oblio, tirai su il capo e lo guardai, calma, anche se attanagliata ancora da tantissimi aghi che mi perforavano il cervello.

Avevo capito e anche se mi stava facendo un male indicibile, non c’è l’avevo con lui. Qualcuno mi aveva incastrato, io non avevo ucciso nessuno e questo fu il mio ultimo ragionamento prima di svenire.

 

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Capitolo 16
*** la condanna a morte ***


“Però, non se la cava male, hai visto che corpo?”

“A me non interessa minimamente”

“giusto, sei un uomo”

“ah, ha sculettato”

“guarda che lo so fare anch'io, che cosa c’è da acclamare tanto”.

Lo guardai storto. “Ricordami di non portarti più in giro con me, ok?”

“Perché? Se il posto non è un night club, mi va bene”

“Sì, ma ora stai facendo l’antipatico”

“non è vero, è che io sono...” stavo per sentire la patetica scusa che intendeva appiopparmi, quando un grido lancinante, seguito da altri gridi pieni di terrore, mi colsero di sorpresa.

Una donna era saltata sul palco e stava facendo qualcosa allo spogliarellista, ed io purtroppo sapevo cosa.

Presi subito per un braccio Mikael.

“Usciamo di qui, andiamo via, svelto”

“ma dobbiamo aiutarlo, lo sta uccidendo”

“no, non possiamo fare niente, potremmo aggravare la situazione, dai muoviti” gli dissi tirandolo con forza verso la porta.

“Ma Ambra!”

“No!” Gli dissi, ma purtroppo la giovane donna aveva finito di mangiare e si era girata verso di noi, gli unici a essere ancora dentro il locale.

"Maledizione!"Imprecai.

Mannaggia il diavolo! Eppure eravamo accanto alla porta d'emergenza, perché non sono riuscita a spingerlo fuori! Io e la mia gentilezza e poi dove diavolaccio è la sicurezza quando serve! Pensai agitata.

Quando vidi la giovane, che doveva essere sfuggita dal controllo del suo sire, fare un salto, sapevo già dove sarebbe atterrata, così mi misi davanti a Mikael e la fermai prima che gli saltasse a dosso e gli azzannasse il collo, perché in quello stato il suo non era più un semplice morso, ma una zannata. La giovane era completamente fuori controllo.

La bloccai per le braccia e la scaraventai lontano da Mikael. Non avrei permesso che gli accadesse qualcosa per colpa del suo animo nobile e il suo eccessivo coraggio, come non avrei mai permesso ad un vampirello di pochi anni come lei di afferrarmi alla vita e stritolarmi o di rompermi l’osso del collo con una mano.

La vampira fuori di testa si rialzò come se non le avessi fatto niente e si preparò ad attaccare. In un attimo scomparve dalla mia vista, ma dimenticava che anche lei aveva a che fare con una vampira, quindi la sua velocità era uguale alla mia e la vedevo bene.

In un attimo le bloccai le braccia e gliele storsi dietro alla schiena.

La ragazza cominciò a dibattersi per tentare di liberarsi, ma invano, la mia stretta era ferrea e tale sarebbe rimasta.

La guardai per un attimo non sapendo che cosa fare, orami l'avevo fermata.

“Mikael che fai lì impalato, esci!”Esclamai, quando non so esattamente come, con un repentino scatto di fianco, la vampira si voltò scagliandomi lontano.

Finii dritta sdraiata sul palco, sbattendo il fianco. Sentii un improvviso dolore, ma non era così eccessivo da fermarmi, infatti mi rimisi subito in piedi, ma la vampira non aveva perso tempo e stava già sfrecciando verso Mikael.

“Mikael che fai lì impalato, vai via!”Urlai mentre scattavo verso di lui che ancora confuso da tutto quello che stava accadendo e indeciso su come comportarsi, come dimostrava palesemente il suo volto, era rimasto immobile.

Le sbarrai nuovamente la strada, ma c'era mancato veramente poco, aveva quasi raggiunto Mikael.

Cominciavo a stancarmi di quell'insulsa lotta e mentre lei insisteva con forza ad andare verso Mikael, per tentare di afferrarlo, io la spingevo indietro per le braccia.

"Basta, mi stai scocciando"le dissi mentre per l'ennesima volta le bloccai i polsi con le mani, non le avrei permesso più alcuno scatto, sarei stata attentissima. Ho sempre saputo imparare dai miei errori.

La vampira doveva avere qualche altro genere di problema, di solito anche se il suo sire non riusciva più a gestirla, o non lo faceva volontariamente, loro avevano ugualmente la lucidità, ma  guardando la ragazza negli occhi notai che non ne aveva nemmeno un po', era guidata da puro e solo istinto.

Certo, perché se fosse stato il contrario e avesse avuto ancora un barlume di controllo e intelligenza, avrebbe usato la testa per provare ad azzannarmi, dato che era l'unica parte del corpo che avrebbe potuto usare, visto che per evitare spiacevoli sorprese non perdevo di vista le sue gambe.

Eccola là, ma io zitta non ci sto mai? Mi rimproverai, perché all'improvviso, come se mi avesse letto nel pensiero, con un colpo deciso butto in avanti la testa per provare ad azzannarmi e sarebbe riuscita a ferirmi se solo non la tenessi ben ferma per le braccia, facendo leva con tutto il mio peso verso terra.

Se non fossi stata cauta, avrei avuto la peggio. Dovevo tentare di fermarla senza ucciderla, perché le era sicuramente successo qualcosa di strano.

"Ambra, tutto bene?"Mi chiese Mikael avvicinandosi.

"Fermo là! Non avvicinarti ulteriormente e spiegami perché accidentaccio non sei scappato quando te l'ho detto"gli dissi arrabbiata, guardandolo.

Un improvviso verso della vampira distolse la mia attenzione dal viso di Mikael e posai lo sguardo su di lei che era intenta a fissarlo in maniera più che inquietante.

"Ehi tu!"La scrollai per farla tornare a guardare me, ma fu un insuccesso.

Sicuramente con l'avvicinarsi di Mikael aveva sentito ancora più vicino e chiaro il rumore del sangue che gli scorreva nelle vene e la voglia di morderlo era aumentata drasticamente.

"Bene, portiamola via prima che venga la polizia, magari Giulian o qualcun altro sa che fare"dissi muovendo un passo verso la porta, ma la vampira nonostante avessi smesso di tenerla ferma spingendola con le braccia verso terra, non camminò, anzi colse l'occasione al volo per lanciarmi via e finii per capovolgermi insieme ad un tavolo.

"Ambra!"Esclamò Mikael preoccupato.

Incassai lo stupido colpo e fui già in piedi, ma solo per vedere la vampira lanciarsi su Mikael. Lui riuscì a bloccarle il viso con una mano e lo tenne lontano dal suo collo, mentre con l’altra le teneva entrambe le braccia.

Non ebbi il tempo di pensare al fatto che non sarebbe riuscito a tenerla ancora per molto. Presi istintivamente un pezzo di legno dal tavolo, corsi verso di loro e in una frazione di secondo afferrai la vampira per i vestiti e la tirai via da dosso a Mikael, infine mi parai di fronte a lei e con uno scatto la infilzai allo stomaco.

Sperai che questo la trattenesse per un attimo, tanto non era legno di frassino e non l'avevo colpita al cuore, quindi non sarebbe morta, peccato però che le mie previsioni stranamente furono errate e inspiegabilmente la vampira si afflosciò a terra e diventò polvere. 

“Non è possibile, non era di frassino e non l’hai colpita al cuore, non doveva morire” disse Mikael preoccupato.

Sentii in lontananza le sirene della polizia, erano ancora molto distanti, ma erano loro.
“Mikael sta arrivando la polizia, andiamo via” dissi agitata, così uscimmo fuori dal locale dalla porta d’emergenza e riuscimmo a non incrociarli.
 
Mezz'ora dopo, una volta in casa, chiusi a chiave la porta e mi ci lasciai scivolare fino a sedermi a terra e tirai le gambe al petto.
Ero preoccupata e sì, anche un po’ spaventata, ero spacciata.

“Cavolo che è successo, non capisco”

“allora siamo in due”

“ma come, tu…”

“non lo so Mikael, so solo che sono spacciata”

“spacciata? Perché?”

“perche noi abbiamo delle regole”

“regole. Sì, certo. Carina questa”

Lo guardai truce.

“Stai dicendo davvero?”

“sì”

“oh cacchio e quali sono?”

Appoggiai la testa alla porta e chiusi gli occhi.

“Una è non fare niente che possa attirare l’attenzione”

“certo l'abbiamo anche noi, per non farci scoprire e l’altra?”

“Non uccidere mai uno della nostra stessa specie” Mikael mi guardò negli occhi, ma non riuscì a reggere il mio sguardo e abbassò il capo, poi, anche se non voleva chiedere per paura della risposta, la curiosità vinse.

“C’è una punizione vero?”

“Sì”

“quale?”

“La pena di morte”.
 
“Stai scherzando vero? Era impazzito quel vampiro, poteva farvi scoprire e l’hai fermato, non conta niente questo?”

“No, non conta niente, io non avevo né il diritto né l’autorità di uccidere un altro essere come me”

“è una sciocchezza”

“la pensi tu così, comunque ora devo solo aspettare, mi verranno a prendere presto”

“e dove, ti…”

“non lo so”dissi e così finì la conversazione e calò il silenzio per alcuni minuti.
 
“Mi dispiace, se non ci fossi stato io...”

“ma che dici, sono io che ti ho chiesto di venire con me mi pare, eri tu quello in pericolo”

“perché ho dell’ottimo sangue”

“già, purtroppo il vostro è più nutriente, siete un pranzo completo”

“ti prego evita”

“comunque voglio che tu ti nasconda appena arriverà”

“chi?”

“Non lo so, chiunque debba arrivare, appena bussa o butta giù la porta t'infili nell'armadio, chiaro?”

“No, perché? Io...”

“no Mikael, non puoi, io ti vedo in un modo, ma gli altri non ti vedono nella stessa maniera”.

“Tu come mi vedi?”Chiese curioso.

“già lo sai, quindi nasconditi”

“però è stata anche colpa mia”

“senti, onestamente ora non m'interra stabilire di chi è la colpa, ok? Voglio solo non pensarci, ho altri due o forse cinque minuti di vita, o meglio, non viva e non voglio sprecarli, voglio rilassarmi”

“e se invece scappi?”

“è inutile” ed ecco delle botte alla porta.

Subito mi alzai in piedi e feci cenno con il capo a Mikael di entrare nell'armadio e quando tentò di protestare, spalancai gli occhi e scossi la testa, poi indicai l’armadio guardandolo duramente, alla fine vinsi e ci si diresse come un cane bastonato.

Le botte continuavano. “Apra la porta subito, lei deve essere portata dal mio capo”

Aprii e una mano mi afferrò rudemente per un braccio. Era un uomo sui quarant'anni, ma aveva molti, molti e molti anni in meno della mia età da vampiro, però la sua voce era autoritaria e si comportava da gradasso.

“Toglimi le tue manacce di dosso, non serve, la seguirò sansa opporre resistenza”

“bene, signorina” disse e gli passai davanti, diretta alla porta, ma lui non mi seguì e si fermò un attimo a guardare la stanza con sospetto.

“Lei abita da sola?”

“Questo non credo le debba interessare, sono affari miei mi pare”

“stia attenta mia cara, mi potrei arrabbiare”

“anche se lei segue gli ordini del suo capo, è pur sempre più giovane di me, non mi minacci”

“lei abita con qualcuno vero?” Non molla eh? Pensai.

“No, perché pensa questo?”

“C’è puzza di qualcosa” mi disse con superficialità, pieno di arroganza.

Sarà lei pensai, ma stetti zitta, era meglio non creare una rissa, per lui.

“Lei è venuto per me, non per scoprire la mia vita privata, quindi faccia il suo lavoro”.

“Oh, stia tranquilla cara, lo farò, ma prima voglio controllare”

Quando lo vidi avvicinarsi all’armadio e cominciare a odorare in giro, non riuscii a pensare a niente.

“La vuole smettere di ficcare il naso, non si arrabbia il suo capo se ritarda?”

“Ha ragione, mi ha detto di sbrigarmi, ne ho altri come lei da prendere sa”

“buon per lei, ora si sbrighi”mi disse e nonostante gli avessi detto che potevo camminare da sola, mi afferrò per un braccio e mi tirò via. Avrei voluto prenderlo a calci, ma non feci o dissi niente, non serviva discutere con un tipo del genere.

Stavamo per uscire da casa, quando all'improvviso sentii un rumore che riconobbi subito e trattenni un urlo di frustrazione. Perché deve fare sempre di testa sua, perché non mi da mai retta? Mi chiesi irritata e Mikael uscì dall’armadio.

“Ah, ecco cos'era la puzza, vedo che si diverte con i pelosi” mi disse quella mezza calzetta, che se non fossi in questa situazione non sarebbe nemmeno degno di leccarmi le scarpe.

“Ti avevo detto di non uscire”

“sì, ma io non accetto che ti portino via, non hai fatto niente di male”

L'espressione sul mio viso sicuramente si addolcì, mi voleva troppo bene, tanto da rischiare di essere preso e usato come giullare per il “capo” di questo coso infimo, se non peggio.

“Lascia stare cuccioletto, non riusciresti a fermarmi" mi disse tirandomi via.

“Ah, un'altra cosa, se la tua famiglia abitava in un bosco francese, sappi che il mio signore li ha sterminati tutti proprio ieri, congratulazioni”

Mentre venivo tirata via, guardai Mikael e notai la sua espressione sorpresa, poi  incredula e infine addolorata.

Il Mikael che aveva intenzione di salvarmi era sparito ed era rimasto un Mikael fermo impalato in mezzo alla stanza con un'espressione devastata.

   

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Capitolo 17
*** Un sentimento confuso ***


Mi risvegliai nel mio letto, sotto la morbida trapunta cremisi. Mi sentivo bene nonostante quello che era successo, forse un po’ indolenzita ma niente di più. Girai la testa e mi trovai davanti Mikael con il capo appoggiato sul bordo del letto e sentendo il suo respiro calmo e regolare capii che stava dormendo.

Gli posai delicatamente una mano sui capelli e glieli accarezzai, erano così morbidi e lucenti.

Al mio tocco alzò di scatto il capo e mi guardò con occhi assonati, ma non appena capì che mi ero svegliata, diventarono subito allegri e dolci.

“Ciao Mikael” gli dissi facendo un flebile sorriso. Strano, perché non li faccio molto facilmente.

“Ambra, che bello ti sei risvegliata”mi disse felice e mi abbracciò con slancio.
Normalmente quelle effusioni amichevoli non le sopportavo, ma bisognava vedere chi me le faceva e in quel momento me le sarei lasciate fare molto volentieri sia da Mikael che da Giulian.

Giulian? Ma che cavolo dico? Pensai stranita, comunque strinsi Mikael a mia volta e poggiai il capo sulla sua spalla.

Mi dava fastidio ammetterlo, però mi sentivo bene, stavo con una persona che mi voleva veramente bene e sentii che la sofferenza che avevo provato fino a poco tempo prima, era scomparsa; portata via dal caldo abbraccio di Mikael e dal suo cuore che batteva veloce per la felicità di rivedermi di nuovo sveglia.

Però mi stava stringendo un po’ troppo, non che mi facesse male ma...beh, infondo chissene importa, pensai e lo lasciai fare.

 “Visto Mikael, mi sono svegliata, è tutto apposto” gli dissi alzando il capo per guardandolo in viso.

I suoi occhi mi sorrisero come le sue labbra, ma non mi lasciò, anzi appoggiò il mento sulla mia spalla, così che mi ritrovai davanti il suo collo e il punto preciso dove il gustosissimo sangue scorreva.

“Mikael, non è una buona posizione questa”

“e perché?”Chiese perplesso, ma con una punta di non so cosa, forse consapevolezza.

“Perché ho il tuo collo davanti e ho fame” attesi la sua risposta ma non arrivò, così tentai di allontanarmi da lui spingendolo per il petto, ma Mikael mi strinse ancora di più a se.

“Fallo se vuoi”

“stai scherzando vero? Vuoi che io...”

“perché non vuoi farlo?” Mi chiese triste.

 “Io veramente”.

Non riuscii a dirgli niente perché fui un'altra volta interrotta e m’irritai,  ma come l’altra volta mi passò all’istante, perché dalla porta entrò Giulian.

Strano che non avessi sentito la sua enorme e maestosa aura di potere, adesso che ci penso neanche dal fratello l’avevo percepita, strano.

“L’ho nascosta tesoro”

cercai di allentare la presa di Mikael e mi voltai verso Giulian.

“Ancora? Come hai fatto a capire cosa pensavo?”

“Scusa, questa volta ti ho letto nel pensiero”

Lo guardai male e premetti il viso sul capo di Mikael che ancora non mi aveva lasciato, ma aveva solo indebolito la presa.

“Ti dispiace andare via, qui ci stiamo coccolando se non vedi” disse Mikael ironico, ma con una punta d’irritazione nel tono che né ha me né sicuramente a Giulian sfuggì.

Perché fa così? Mi chiesi.

“Mikael, ti dispiace?” Gli chiesi e mi mossi nel suo abbraccio fino a che mi lasciò.

“Non ti preoccupare, non mi da fastidio che lui ti abbracci”mi disse dolcemente Giulian.

“Voglio vedere, a te cosa interessa?” Gli risposi arrabbiata.

 Un attimo? Stiamo parlando telepaticamente?

“Sì tesoro, proprio così e non so dirti quanto sono felice, questo è un altro passo per la...” ma ecco che riuscii a creare una barriera che prima evidentemente non avevo e lo buttai fuori dalla mia mente.

Mi sorpresi nel vedere l'espressione sulla sua faccia, ci rimase piuttosto male.

“Perfetto, a quanto vedo si è ripresa piuttosto bene, ora posso andare, il mio vice non riesce a governare niente in mia assenza, sono quattro volte che mi chiama al cellulare”si lamentò con rammarico.

“Tanto ci sei tu con lei, vero Mikael?”

“Naturalmente, non la lascerei per nulla al mondo”

Cacchio, così Mikael mette zizzania e perché ora uso anche le sue espressioni?

“Va bene, allora vado” disse dandoci le spalle, ed uscì.

Cavoli, non mi piace il modo in cui l’ho trottato e come l’ha trattato Mikael. In realtà non dovrebbe importarmi, ma…

“Aspetta Giulian!”Esclamai ad alta voce e gli corsi dietro. Un’altra cosa che non avevo mai fatto e che non mi sarei mai sognata di fare.

Lo fermai giusto in tempo, stava per aprire la porta e uscire.

“Forse ho esagerato nel buttarti via in quella maniera dalla mia mente”dissi di colpo.

“Cos’è, stai cercando di chiedermi scusa?”Chiese guardandomi con un tale affetto che mi stupì.

“no, certo che no” dissi cominciando ad arrabbiarmi.

"Allora perché sei qui?”

“Perché non piace come ti ho trattato e come ti ha trattato Mikael, avrai già compreso cosa si nasconde sotto le sue parole, no?”

“sì, certo, ma non m'importa”

“e perche?”

Porco mondo... perché glie l'ho chiesto?

"Perché sei curiosa”mi rispose.

“Non leggermi nella mente, m'irrita”

“come vuoi, comunque non m'interessa di come mi ha parlato.
Ho già capito da molto tempo che ti vuole un'infinità di bene e che la mia presenza gli da fastidio, perché ha paura”

 “e di cosa?”

“Ma, non saprei”

“mi stai prendendo per scema? So che lo sai, dimmelo” gli ordinai seria, rimanendo ferma davanti a lui, in attesa di una risposta.
 Anzi, che attesa e attesa, la esigo proprio, pensai e cominciai ad irritarmi ancora di più, per via del suo silenzio.

“E va bene, vieni più vicino, sai com’è anche loro hanno un bell'udito e credo che abbia sentito tutta la nostra conversazione".

Accidente è vero, non ci avevo pensato, così mi avvicinai a lui, ma chissà perché mi sembrava un errore questo innocuo gesto. Lui avvicinò il viso al mio orecchio e mi cominciò a sussurrare.

“Perché...” poi si zitti e di conseguenza mi voltai verso di lui per capire quale fosse il problema e prima che potessi dire qualcosa, mi chiuse la bocca con un bacio dolce e delicato, poi sparì del nulla. 

 

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Capitolo 18
*** l'inamorato della ragazza ***


Ritornai dentro casa un po’stranita dagli avvenimenti e davanti a me vidi Mikael in pigiama con i capelli scompigliati e lo sguardo triste.

Oddio, non si era perso niente. La porta della camera era rimasta aperta, non l’avevamo chiusa, aveva visto il bacio, aveva sentito tutta la conversazione e ora che faccio? Mi allarmai, ma perché mi allarmo così? Prima non mi succedeva mai, non m'interessava di niente e di nessuno, perché ora sì? Perché? Porca la...” ma non finii il pensiero, non mi piace essere volgare, così decisi semplicemente d'ignorare il fatto che Mikael non ha ignorato.


Gli avrebbe fatto male, lo sapevo e sapevo anche che mi stavo comportando da vigliacca, ma così almeno non avrei dovuto dire niente e poi era giusto così, a lui cosa importava chi mi ba...va beh insomma, a lui che importa?

Così mi diressi in sala, andai verso il mobile e aprii il sotto fondo.
Le scorte di sangue erano aumentate in maniera assurda, che fosse stato Giulian? Ma scacciai la domanda dalla mia mente.


Che m’importava chi fosse stato. Presi una sacca che riscaldai e una tazza e mi sedetti sul divano.

Mentre spremevo la sacca per versare il sangue nel bicchiere, Mikael si sedette accanto a me. Oh santo cielo, perché non l’ho sentito arrivare? Mi chiesi sorpresa, forse troppe emozioni nuove? Infondo prima abitavo da sola e ora ho un macello nella mia vita, se potessi sospirare, lo farei.

“Perché sei agitata?”Mi chiese. Bevvi un sorso e mi voltai verso di lui per guardarlo con un'espressione che diceva. “Per favore, smettila di fare il finto tonto, lo sai bene il perché, ci hai visti”


“sì, infatti, ho visto tutto”

“però che sguardo efficiente, dovrei farlo lavorare più spesso” dissi ironica.

Mikael alzò un sopracciglio, ed io rimasi a guardarlo, poi le sue labbra si curvarono in un piccolo sorriso divertito e si mise a ridere.
 Mi sentii decisamente molto meglio.

“Senti Mikael c’è ancora un po’ di tempo prima all’alba che ne pensi di vedere un film alla televisione?”


Annuii.

Per tutto il tempo rimanemmo seduti accoccolati uno accanto all’altro con la luce spenta, a guardare il film che avevamo trovato. Non era niente di speciale, ma era un modo per stare insieme e passare il tempo e mentre guardavo, mangiavo, quella era la quinta sacca, tanto con i rifornimenti di sangue che mi aveva portato Giulian sarei andata avanti per due o tre mesi, per fortuna che il mobile era grande a aveva una cella frigorifera dietro.

Il film era quasi finito ed io mi ero data un freno nel mangiare, non sapevo che ore erano, ma sentendomi debole e avendo molto sonno, sicuramente era tardi.
 

Risi tra me e me. Che stupida mi dissi e guardai l’orologio appeso al muro che avevo davanti, infatti, erano le quattro, potevo resistere fino alle cinque e poi dovevo andare a dormire.

Mi alzai con molta fatica, aiutandomi con il divano.

 “Tutto bene Ambra” mi chiese Mikael preoccupato.

 “Sì, è quasi ora”

 “aspetta, ti do una mano"

 Spense la televisione, mi passò un braccio intorno alla vita e mi guidò verso la mia stanza.

Normalmente mi sarei arrabbiata per quel gesto, non sono diversamente abile, ma in quel momento non mi reggevo neanche in piedi e pure le altre volte avevo più resistenza, forse era per il dolore ricevuto, mi aveva debilitata molto, anche se non sembrava.

In camera lo guardai e attesi.


"Ah sì, ti devi cambiare, esco subito”.

E così fece e lo sentii poggiarsi con la schiena alla porta.

“Ma non ti serve aiuto?”

“no Mikael, grazie”.

Non mi misi a ridere o mi arrabbiai per la sua domanda, sapevo bene che il suo gesto non aveva un doppio senso o un doppio scopo, voleva veramente aiutarmi, cominciavo a capirlo di più.

Quando sentii lo sfrusciare delle coperte, entrò. Ero già a letto e mi sentivo uno straccio per lavare i pavimenti, ma anche se Mikael pensava avessi tale aspetto, non mi disse niente e andò al bagno interno, mentre io rimasi in camera sdraiata sul letto illuminato dall'abat - jour posta sul comodino.

Poco dopo, in dormiveglia lo sentii infilarsi nel letto accanto a me e cingermi con un braccio la vita, l’ultima cosa che sentii prima di addormentarmi fu il suo profumo di violetta.


La sera seguente mi svegliai in piene forse e mi voltai verso Mikael, che aveva il viso vicinissimo al mio e coperto da una tenda di capelli d'oro che più corti gli erano sfuggiti dalla coda.

Glieli scostai da davanti al viso cercando di non svegliarlo e rimasi un attimo a guardarlo. Era così delicato e dolce e in un momento di tenerezza gli baciai la fronte, cosa che non ammetterei di aver fatto neanche sotto tortura e in  presenza di prove concrete ed eloquenti.

Scostai dalla mia vita il suo braccio, che sicuramente aveva messo durante il riposino, come da sua abitudine e scivolai fuori dal letto.

La mia mente urlava, mangiare, così lo lasciai nel letto, lo coprii per bene e andai ad accontentare la mia mente.

Avevo appena finito di bere l’ultimo goccio nella tazza quando mi voltai.


 “Ciao Mikael, hai dormito bene?”

“Sì, però mi sono spaventato quando non ti ho visto”.

 “Ah, capisco” dissi mentre mi alzavo e andai a lavare la tazza.

"Vado a fare un bagno, ci vediamo fra poco".

 Mikael annuì e andai in camera a prendere un cambio.

Una volta in bagno chiusi per bene la porta; non perché non mi fidassi di lui, per carità, però mi sentivo più protetta senza nessuno che potesse entrare.

Attesi che la vasca si riempisse e cominciai a svestirmi e solo in quel momento mi venne in mente il bacio di Giulian. Perché mi aveva baciato?

Non lo capisco, non lo conoscevo prima, non lo avevo neanche mai visto, perché mi vuole?

Quello che aveva detto suo fratello maggiore era, ed è impossibile, chissà quante donne avrà hai suoi piedi, ed io non sono così bella da essere voluta così intensamente come dimostra di volermi lui.

Sì, è vero, sono alta quasi quanto lui, ho una vita sottile dei fianchi ben modellati e delle gambe lunghe, ma tutto questo potrebbe trovarlo in qualsiasi donna. Ho seni medi, non troppo prosperosi né troppo piccoli, di certo non sono una tavola di legno, ma tutto ciò si può trovare come niente, o almeno lui può.

L’unica cosa diversa che ho dalle altre donne di tutto il paese, o il mondo, è solo la cicatrice che ho, che lui non sa che ho, che si alza dalla caviglia fino a metà polpaccio.

Incidente in orfanotrofio, avevo la brutta mania di salire sugli alberi per vedere oltre, l’alba, le montagne, le colline e non solo la chiesetta e la costruzione vecchia di secoli. Non dovevo farlo, lo sapevo bene, ma così riuscivo a scappare da tutte le buone maniere, la scuola e andare oltre, viaggiare con la fantasia, ma non so come, un giorno caddi da una bella altezza, afferrai l’albero per fermarmi e ne ricavai mani scorticate e questa brutta ferita che poi venne suturata, non so nemmeno com'è successo, forse l’albero aveva un ramo rotto e non me ne ero accorta, però la cosa buona per me e cattiva per la suora che mi doveva tenera a bada, era che continuai a salire sul albero.

Ritornai al presente e scossi energicamente la testa, la vasca stava per straboccare d'acqua e avevo perso molto tempo, lasciai sciogliere il bagno schiuma alla rosa e m’immersi.
 

Poco dopo uscii dal bagno con gli abiti puliti indosso e l’asciugamano attorcigliato sul capo.

“Hai finito il bagno a quanto vedo”disse Mikael girandosi verso di me, annuii e m’incamminai verso di lui, quando mi bloccai di colpo, all'erta.
 

“Che c’è? Che hai?”

“Non senti niente?”

“No”

“spengi la televisione e riuscirai a sentire, ci vuole concentrazione”.

Spense e si mise a sentire attentamente.

“Chi diavolo può essere?”

“Non ne ho la più pallida idea”all'improvviso la finestra di frantumò in mille pezzi.

“Non sarà un tuo parente?”Chiesi ironica.

“Piantala di scherzare Ambra”

“va bene, va bene”ma perché dalla finestra, stiamo molto alti”

“e che ne so, chiedilo a chiunque esso sia, attenta!” Mi scansai giusto in tempo e mi voltai indietro.

 Davanti a me c'era un vampiro, era alto, aveva capelli color rossi a caschetto e occhi marroni e stava venendo verso di me con tutta la sua velocità, guardandolo capii che era come la ragazza del giorno prima.


 Cercò di darmi un pugno, ma gli parai il braccio e glielo afferrai, poi feci altrettanto con l’altro con cui aveva tentato di colpirmi prima.

“Mikael, chiama Giulian, avrà lasciato qualcosa per intralciarlo no?”

“Sì, sta vicino al telefono”

“allora corri”il vampiro era ancora alla mia mercé, non mi ero lasciata distrarre, gli girai un braccio dietro alla schiena e lo feci inginocchiare,
poi gli posai un ginocchio sopra per non lasciarlo alzare, come stava provando a fare, quando ad un tratto scagliò indietro l’altro braccio che io avevo afferrato e a costo di romperselo mi scaraventò contro il muro.


Sentii un forte dolore alla schiena che passò quasi subito e mi reputai fortunata per non aver centrato la finestra che avevo accanto, se no mi sarei fatta una bella discesa e poi vai a spiegare alla gente come nonostante i piani stessi bene e non fossi morta.

Il vampiro con i suoi occhi spalancati e immobili mi corse incontro. Non riuscii a scansarmi in tempo, così mi afferrò con una mano la gola e la strinse in una morsa che avrebbe ucciso un essere umano come niente, ma io ero forte e un vampiro, così aiutandomi con il muro dietro di me, gli mollai in calcio al torace che lo fece volare e cadere a pochi centimetri da Mikael, che con la cornetta all’orecchio lo guardò male e poi guardò me alzando un sopracciglio.
 

“Allora, c’è?”

“Sì, me lo stanno passando”saltai sopra al vampiro prima che si rialzasse. Il colpo era stato decisamente forte a quanto pareva.

Sopra di lui cominciai a prenderlo a pugni fino a che non gli vidi uscire il sangue dalla bocca e dal naso e perché non fermarsi fino a che non si fosse svegliato, ma avevo idea che fosse difficile che ritornasse normale così facilmente e lasciai stare.

 Gli spinsi un ginocchio sullo stomaco molto forte, ma la sua mancanza di urli, segni o smorfie di dolore sul viso non mi fece molto piacere. Quando alzò l’unico braccio rimasto per afferrarmi la gola, glielo morsi e mentre cercava di farmi lasciare la presa, glielo lacerai facendogli uscire quel caldo fluido che fece una pozza a terra.
 

Il vampiro non urlò, non fece alcun rumore o gesto, era veramente controllato, ma da cosa?

Lo bloccai con il mio corpo così che non riuscisse ad alzarsi né a muoversi e ascoltai Mikael parlare con enfasi a Giulian e poi attaccare.

“Giulian sta arrivando”

“bene, portami i cordoni per legare le tende o qualsiasi altra cosa con cui possa legarlo”.

 Si diede da fare, poi ritornò con tantissimi lacci che io non sapevo neanche d’avere.

“Ora prendi una sedia e portala qui."

Portata la sedia, mi diede una mano per metterlo sopra senza lasciarsi colpire da lui che tentava ancora di liberarsi e lo legai alla sedia, mentre Mikael gli legava i piedi e le mani.

Usammo tutti i cordoni, poi rimasi a controllare che non si slegasse, mentre Mikael guardava la porta, nervoso.

Il muro era pieno di crepe e per fortuna non si era rotto, il tappeto aveva una macchia di sangue di quel essere, fortunatamente non era molto grande, quindi avrei potuto pulirla come niente e stranamente mi sentivo decisamente meglio,  ero solo un po’ dolorante alla schiena, visto che i segni delle unghie e delle dita sul collo sicuramente erano guarite.

Guardai il vampiro legato alla sedia davanti a me, era bello e anche potente, assolutamente mai quanto me, gli davo una pista, ma nonostante ciò potevo affermare che anche lui lo era abbastanza per quelli della sua età, comunque mi dava fastidio che io, che sono tanto forte mi sia lasciata scaraventare contro un muro da lui.

Devo esercitarmi.

 Avevo smesso pensando che tanto nessuno mi avrebbe più dato fastidio, non facevo male a nessuno, ma vista la situazione, la casata, questi vampiri soggiogati, non era il caso di essere fuori allenamento, come in effetti ero, mi sarei dovuta esercitare e perché non farlo alla casata; ormai anche io ne facevo parte, quindi perché non  esercitarmi nella loro palestra, devo dire che ormai faccio piuttosto schifo nel combattimento e sicuramente anche i novellini ora potrebbero battermi. 


“Sta arrivando, sento la sua aura” disse Mikael e aprì la porta, sperai fosse veramente lui e non un amico del vampiro.

“Ambra, stai bene?”

Ero rimasta a guardare il vampiro legato che non aveva più cercato di slegarsi e quando sentii la meravigliosa e dolce voce di Giulian, mi rilassai, cosa insolita.

“Sì, sto bene, lui credo sia il compagno della ragazza che ho ucciso”.

Subito con uno scatto mi passò davanti e lo afferrò per il collo e con un braccio lo tirò su con tutta la sedia.


“Chi sei? E perché volevi uccidere Ambra?”Chiese arrabbiato.

Rimasi immobile. La voce non sembrava più neanche la sua, sembrava che si trattenesse a stento nel menarlo, la sua aura era ancora più mostruosa di quanto ricordassi, era pieno di collera.
 

Mikael mi prese per le spalle e mi fece fare un passo indietro temendo per la mia incolumità, ma non mancai di notare che tremava, io ero rimasta sorpresa, lui invece era proprio spaventato a morte.

Mi girai verso di lui calma e impassibile e lo guardai in viso. Aveva lo sguardo rivolto verso Giulian, nonostante avesse un’infinita paura, aveva la bocca che tremava e gli occhi erano più scuri del normale e sono certa volesse chiuderli, ma il temperamento di Giulian non glielo permetteva, anche perché voleva stare sull’attenti, ne ero sicura, poi mi aveva infilato le unghie sulle spalla e stava stringendo molto forte.

Lo abbracciai e gli posai la guancia sulla sua. “Stai tranquillo, è Giulian, su Mikael, ci sono io con te” a quelle parole fui felice, perché lo avevo sbloccato. Girò il viso verso di me e mi guardò leggermente più sereno, il suo corpo cominciò a rilassarsi e fece un flebile sorriso con le labbra che non gli tremavano più, poi mi diede un bacio sulla guancia.


Mi rigirai verso Giulian che ogni tanto sibilava e credo sia anche peggio dell'urlare, non vorrei mai arrivare al punto in cui non parla più,  
giunti a quel punto non vorrei vederlo proprio. Lasciai Mikael, feci un passo avanti e subito fui riafferrata per un braccio, non voleva lasciarmi, e va bene.

Posai una mano sul braccio muscoloso di Giulian e quando si voltò verso di me potei vedere in suoi denti usciti dalle labbra, ma i suoi occhi normali.


“Ora che hai calmato Mikael, potresti dirmi che cosa è successo, non è normale”

“e quando te ne saresti accorto di grazia”

“subito, che domande”

“ma se ti sei dato alla pazzia e pieno di astio gli hai fatto un mare di domande e gli hai lanciato la tua aura addosso”

“e va bene, forse è così, sai si tratta di te”.

Gli sorrisi. “Sì Giulian, ma non devi fare così, devi strare calmo e riflettere. Sei un capo”.

“Lo so" disse calmo e ritrasformando i denti.

“Sì, ma ora mi spighi perché è svenuto? Perché è svenuto vero?”

“certo, io non ucciso in questo modo”

“meglio, perché è controllato e poi l’ho menato per bene”

“lo vedo”

“sai anche la ragazza che è morta era così, forse anche lei era stata controllata, per questo credo si il suo ragazzo”

“sarà così, ma è meglio chiamare mio fratello, deve sapere quello che è successo, deve decidere cosa fare di questo vampiro”

“ma tanto non può ucciderlo, non mi ha fatto niente”

“questo è vero, ma vorrà spere cos'è successo”annuii e lo chiamammo. 

 

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Capitolo 19
*** il nome ***


Poco dopo qualcuno suonò alla porta e andai ad aprire.

“Ciao tesoro bello, perché mi hai fatto chiamare?”

“Perché c’è il ragazzo della mia vittima che è venuto a farmi una visitina e l’ho fatto accomodare, vorrei che lo conoscessi”

 “va bene e poi per me è un piacere vedere dove vivi, non sembra ma sono molto curioso”

“ma davvero? Gli chiesi con finta cortesia. "Entra pure”.

In sala gli feci vedere il mio ospite rigorosamente legato in una sedia e posto in mezzo alla stanza, poi vide seduti sul divano Giulian e Mikael.

 “Ah fratello, già ti ha chiamato”

 “certo, sono il capo della casata no?”

“certo”

“palla di pelo”

 “mi chiamo Mikael, non palla di pelo”

 “ah sì, è uguale, allora che c’è di strano in questo vampiro?”

“scusami fratello, ma li hai gli occhi?”Chiese Giulian.

 “era per fare più velocemente”.

 Girò intorno al vampiro, gli prese il viso tra le mani e lo guardò per bene. Giulian lo aveva paralizzato quindi non poteva ne fare ne dire niente.

 “Ah, capisco, è sotto controllo mentale, comunque tesorino, sei stata tu a conciarlo così?”

 “Sì, infatti, perché?”

“Niente, però mi devo ricordare di non farti mai arrabbiare”

“ma io non ero arrabbiata con lui, mi sono solo difesa”

“allora è assolutamente meglio che non ti faccia arrabbiare, se questa è la tua autodifesa, comunque questo vampiro è strano”mi fece sapere.

 “Sì, lo so, quel vampiro è uguale alla donna che ho ucciso per sbaglio e senza sapere come”

 “sì, sì, questa parte la so. Quindi ricapitolando, è entrato senza permesso a casa tua e a iniziato una lotta. Il massimo che posso fare è fargli
pagare una somma cospicua per quello che ha fatto e dargli una punizione corporale dolorosa e più prolungata, tutto qui, ma visto che è strano e abbiamo bisogno di informazioni, dovrò torturarlo per vedere se nonostante sia sotto controllo riesco a fargli dire chi lo manovra e com'è stata uccisa la sua ragazza, anche se di quello credo sappia ben poco”


 “Fai quello che devi, anche se l’ho già sentito sulla mia pelle. Mi fa pena”

 “come? Lo conci così e ora che tocca a me ti fa pena?”

Annuii decisa.

“Chi ti capisce è bravo, dolore” ero tentata di chiudere gli occhi, la cosa era giusto un po’ da vigliacchi, però dovevamo sapere e se poi era una cosa grossa dovevamo fermarla.

 L’uomo nonostante Giulian avesse smesso di tenerlo paralizzato non  disse niente, non urlò e non fece nessuna smorfia, subì solo in silenzio, chiunque non sapesse che era sotto controllo avrebbe detto che era un duro, ma non lo era di certo.


Dopo un'altra scossa però vidi nei suoi occhi un barlume di dolore.

 “Ehi, non mi ricordo come ti chiami”

“mi chiamo Victor tesorino bello”

 “bene Victor, ho visto nei suoi occhi una traccia di dolore, sta ritornando normale".

 “Meglio così, no piccola?”

Gli diede un'altra scarica di dolore e questa volta urlò e si contorse sulla sedia, non lo sopportai, così toccai il braccio di Victor.

“Victor, basta così, provo a parlargli”

“sicura?”

 “Sì”.

 “Ciao, come stai?”Ok potevo inventarmi di meglio per iniziare una conversazione, o almeno qualcosa di meno imbecille, ma è uguale.


 Il ragazzo mi guardò in viso con astio.
 
“Devo dedurre che sai chi sono, giusto?”


 E mi rispose con voce bassa.

“Sì, sei la stronza che ha ucciso la mia ragazza”

 “bene, quindi lo sai" mi scansai subito per evitare che mi colpisse con il braccio che era riuscito a liberare.

 “Aspetta, lo so che c’e l’hai a morte con me e che mi odi, ma ti posso garantire che io non avrei potuto ucciderla, tu eri al night club quando
l’ho uccisa?”

 Il ragazzo abbassò il capo ed io capii che stava nascondendo qualcosa.


 “La tua ragazza ieri ha ucciso uno spogliarellista, era fuori controllo, si è scagliata su un mio amico, mi ha scaraventato su un tavolo, che vorrei precisare, non era fatto di legno di frassino e per difenderlo ho preso un pezzo di legno e gli e l’ho infilato nello stomaco, questo è quanto è successo, non poteva morire per una cosa del genere, quindi qui c’è qualcosa sotto, vogliamo sapere cosa, quindi qualsiasi cosa sai devi dircela, perché non sono stata io ad ucciderla.

Qualcuno prima di me l’ha incastrata e ora tenta d’incastrare me e non né so il motivo. Voglio scoprire chi ha ridotto la tua ragazza così e credo che tu lo sappia, dimmelo!”Gli ordinai.

Il ragazzo alzò il capo e mi riguardò in faccia, io ero sincera in quel momento, non mi era piaciuto quello che era successo.

 “Non posso dirti niente, altrimenti mi uccide”

“Chi?”

 Scosse la testa.

“Ti ha sotto controllo lui?”

Scosse la testa nuovamente. Cominciai ad innervosirmi, lo scuotere la testa voleva dire, no non mi sta controllando lui o che non poteva dire niente.

“Va bene, allora se non vuoi sapere chi ha preso per culo la tua ragazza a me va bene, neanche la conoscevo, di certo non perderò il sonno per questo” dissi arrabbiata.
 

Dopo aver detto quelle parole, gli diedi le spalle, ma decisi di voltarmi un ultima volta e dare voce ai miei pensieri, così lo guardai e scossi la testa.

“Certo che l’amore è una cosa stupenda” dissi scoppiando a ridere e dandogli di nuovo le spalle incominciai a camminare verso i miei ospiti.

Quando il ragazzo mi afferrò per il bordo della maglietta non proprio pulita e non proprio nuova.


Mi voltai verso di lui.

“Sì?”

 “Io mi chiamo Steven e la mia compagna si chiamava April, ci conosciamo da quando avevamo due anni ed eravamo ancora umani, è stata lei
la prima ad ricevere il bacio oscuro e poi con il mio consenso lo ha dato a me.

Io amavo April, lei era tutto per me, ma poi sentimmo parlare di un gruppo di esseri come noi e ci aggregammo a loro. Ogni tanto April spariva per delle ore e poi ritornava, credevo mi tradisse, così un giorno la seguii”.

Rimase in silenzio per un po’, così lo spronai.


“E allora?”

“Ho detto troppo, avete degli indizi che vi aiuteranno, non posso dire altro o mi uccide, vi dico solo che sono stato uno stupido a fare quello che scoprii faceva la mia ragazza, però sono contento di sapere che lei si sentiva meglio facendo quello”.

Disse facendo troppo forte e sono certa che non fossi l’unica nella stanza ad essersene accorta.


“Va bene, se hai finito ora passiamo alla tua punizione.  Hai combattuto contro una donna protetta dalla nostra casata e non è permesso”disse Victor calmo e questo mi fece molta paura, e cosa incredibile, il ragazzo guardò me, chiedendomi aiuto con lo sguardo, ma sicuramente capì subito che io non potevo fare assolutamente nulla per lui, o invece sì?

 “Aspetta Victor, era sotto controllo di qualcosa, non puoi graziarlo? O fargli meno male possibile?”

“Sei troppo buona piccola, lui ha sbagliato”.


 “Sì, ma è normale fare cose sbagliate se chi ti controlla è malvagio no? Non l’ha voluto di certo lui essere usato come una marionetta, certo
mi odiava, più che normale, ho ucciso, anche se non so come la sua ragazza, è normale provare odio per questo, no?”


“Sì, anche se sarebbe meglio non provarne per nessuno” mi rispose Victor.

Lo guardai interrogativa, e allora? Pensai.

 “E va bene, allora la pena sarà diminuita, anche se farà lo stesso male”

Ok, qui c’è qualcosa che non va, a parte tutta la situazione, ma in me, io sono sempre stata menefreghista e anche piuttosto cinica e la cosa
non mi dispiaceva per niente e allora perché ora sono così, sono cambiata, non capisco
.

Cos’hai? Stai bene Ambra?” Mi chiese Mikael all'improvviso, preoccupato.

 Annuii.

 “Sì, sto bene”


“ma sarà”mi rispose non proprio convinto, non gli scappa niente, è incredibile, pensai sentendomi male.

Guardai il ragazzo ancora legato e solo in quel momento sentii le urla, io non sono sadica, o almeno dipende dalle situazioni e in quel momento non mi sentii affatto bene. Sì, aveva provato ad uccidermi, ma in un certo modo e per quanto ho scoperto di lui, mi stava simpatico.

 Sì, forse era leggermente codardo, ma sono certa che voleva veramente bene alla sua compagna, lo dimostra il fatto che faceva quello che faceva lei e stava sempre con lei.

O forse il fatto che agisse come lei era solo per non farla star male, allora il suo gesto gentile, era anche stupido. Se lei si fosse buttata nel fuoco, lo avrebbe fatto anche lui? Gli sarebbe andato dietro? Io non so se lo farei, dipende dal perché lo si fa e per chi.


Continuai a guardare il ragazzo, anche se non era un bello spettacolo, si vedeva che soffriva e tanto, ma sapere che quello era il minimo della sua pena mi face sentire meglio, perché se tutto quel dolore era il minimo, ero felice che Victor non gli avesse fatto il massimo.

Il ragazzo resisteva benissimo a parte qualche urlo, ogni tanto e per fortuna Victor non lasciava un po’ di tempo da una scossa di dolore e l’altra e secondo la mia modesta opinione è meglio così, altrimenti si sarebbe prolungato il tutto.


Lo lasciò svenuto sulla sedia, mi faceva una gran pena, ma cambiai pensiero e mi voltai verso gli altri.

“Cosa pensate degli indizi che ci ha dato?”

 “Io non so che dire, ci dovrei pensare e non c’è stato tempo” disse Giulian.

“Beh, è meglio farsi le domande fondamentali: come è morta la ragazza? Chi la controllava? Perché? Chi controllava il ragazzo? E chi ha incontrato la ragazza?” Elencò Mikael, che già si era fatto le domande più importanti nella testa.

“Sì, poi sicuramente ci sono altre domande, ma queste sono le principali a cui dobbiamo rispondere e le più importanti”dissi cercando di ragionare e di farmi aiutare.


Quando con voce delirante mi mise sull'attenti. Era Steven, gli andai accanto e cercai di capire cosa stava dicendo e tutti i miei ospiti che continuavano a parlare si zittirono all’istante e il silenzio riempì la stanza.
 

Diceva: “Mio signore, aiuto fa male” e dopo alcuni secondi.

 “April perché l’ha fatto?”

 E ancora: “Mio signore Cri- Cri- Cri” E poi tacque.

Scossi la testa delusa e ad un tratto mi venne in mente una cosa.

“Ah Victor, c’è del sangue di Steven sul tappeto, facciamo delle analisi per vedere se ha qualcosa di diverso, perché sai non credo che April abbia avuto un amante, ma forse qualcuno le ha dato o detto qualcosa, forse era il suo sire”

 “può darsi, dov’è il sangue?”

“Lì, ora sarà secco, ma è quella macchia sul tappeto”.

“Bene, allora mi prendo un po’ di sangue secco e il ragazzo, vi farò sapere se ha qualcosa di strano il suo sangue e se riesco a trovare qualcosa nei suoi pensieri”


“va bene e grazie per l’aiuto”

 “figurati tesorino dolce”mi disse con vocetta zuccherosa, come sempre e ancora non ho capito se lo fa per prendermi in giro o così perché
vuole.


 “Però vedi di non fargli più male ok?”Gli dissi fissandolo.

“Va bene fiorellino” sto cominciando a scocciarmi, ma è meglio fare bel viso a cattivo gioco, altrimenti non mi aiuta pensai.

 “Allora grazie”.

Victor slegò il ragazzo e lo prese sulle spalle, anche perché portarlo con il potere e quindi farlo svolazzare non sarebbe affatto stata una buona idea e se qualcuno lo avesse visto? Vai a spiegare cosa ha visto.

Lo accompagnai alla porta da brava donnina di casa, poi ritornai in sala e rimasi con Mikael e Giulian che già si stavano guardando male, oddio

 

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Capitolo 20
*** preocupazione ***


“Allora ragazzi, la situazione è questa” dissi entrando in sala.

“Sì, infatti, ma ora sono più tranquillo perché non hai nessun altro che voglia vendicarsi di te, giusto?”

“Certo Giulian, a parte tuo fratello. Gli ho rubato una costosa trapunta; sai quando sono scappata dalla sua casata, ma penso possa comprarne a quintali, quindi no, non ho nessun altro che possa avercela con me, o almeno ora non mi vengono in mente e non ho una lista”dissi prendendolo in giro.
 
“Va bene, allora io vado, ho la scrivania del mio ufficio che straripa di fogli e devo decidere alcune cose”


“aspetta, ti volevo chiedere una cosa”

Si voltò verso di me e mi si avvicinò. Non ti avvicinare, pensai mentre la sua alta persona mi raggiungeva. Ehi! ti devo solo parlare, non c’è bisogno di stare uno di fronte all’altro, pensai nervosa.

Quanto avrei voluto dirglielo, ma tanto lo avrebbe scoperto da solo, sentendo il mio cuore battere più velocemente.

“Cosa mi devi dire tesoro?”Mi chiese una volta raggiunta.

“Visto che ora faccio parte della tua casata, per difendermi meglio vorrei ritornare ad esercitarmi, posso usare la vostra palestra?”

 “Certo mia cara, fai pure, ne abbiamo una molto ampia e ben attrezzata e hai anche una stanza, nella mia stessa ala e vicino alla mia”

Rimasi a guardarlo stupita. A cosa sta pensando? è troppo audace per i miei gusti, o forse sono io che penso male, ma la luce nei suoi occhi e il sorriso lascivo mi dicevano che non stavo sbagliando e quindi perché non stare al gioco.

“Sai, potrei passare a vederla una di questi giorni, chissà forse mi divertirò anche a vedere la casata, dovrei provare”

“la tua stanza ti aspetta mia cara, a braccia aperte o meglio con la porta aperta”

“allora vedremo se le mie gambe hanno la forza di andarci e se sono pronta per la bellezza che vi troverò, credo che debba passare un po’ di
tempo. La porta è sempre aperta vero?”


“Certo, quella non si chiude mai”rispose Giulian facendomi uno dei suoi dolci sorrisi.

 “Allora ciao e verrò molto presto in palestra, mi devo esercitare”


“va bene, allora ti farò esercitare con gli uomini più forti che ho”

“d'accordo, te ne sarei molto grata”

“ah e non serve che mi accompagni alla porta, so dove si trova”mi disse avviandosi.

 “Allora ci vediamo”

Se il suo era un modo per farsi accompagnare, casca male, faccio finta di non aver capito e non lo accompagno, così evito contatti non proprio giusti e desiderati.

Una volta scito, smisi di guardare la porta e mi girai verso il divano, dove Mikael era seduto a guardarmi. A cosa pensa? Mi chiesi, mi guardava con un'espressione strana, come se pensasse a qualcosa o ragionasse.

Rimasi un attimo a fissare il suo viso, era calmo e rilassato, i suoi occhi chiarissimi mi fissavano, le labbra erano immobili, era come se aspettasse che dicessi qualcosa e non so proprio cosa, così gli sorrisi e mi sedetti accanto a lui, poggiando la schiena sulla spalliera.

“Ambra perché stavi flirtando con Giulian?” Mi chiese proprio nel momento in cui mi ero rilassata.


 Ci rimasi di stucco nel sentire quella domanda del tutto inaspettata e mi rimisi lentamente dritta, mentre non togliendo gli occhi dal suo viso.

Mikael si voltò verso di me e si mise a fissarmi intensamente.

Accidenti, perché non riesco a tenere il suo sguardo e perché mi guarda così? Comunque risposi.

“Così, mi stavo divertendo un po’. Perché credi abbia esagerato? Sai stavo solo giocando un pochino con i suoi sentimenti, spero non abbia frainteso”

“sei una stupida”

“e perché? Infondo prima o poi devo andare a vedere la casata, più poi che prima possibilmente.

“Ma ci andrai molto spesso e presto, non hai detto che devi esercitarti nella lotta?”


“Sì, ma non penso che lo avrò intorno mentre combatto no?”

“Non lo so, forse hai ragione”disse Mikael sempre guardandomi,

"comunque verrai anche tu, ti conosco troppo bene, mi seguiresti”dissi tranquilla.

 “Vero, non ti lascio andare da nessuna parte da sola”

“visto, allora tutto a posto”

 “sì, tutto a posto” ripeté Mikael abbassando di un'ottava la voce e alzandosi dal divano.

 “Mikael, che cosa c’è? Sei strano, tutto bene?”

“Sì, io volevo”

 “volevi?”Chiesi interessata. S'inchinò davanti a me e mi guardò fisso in viso, lasciandomi sorpresa e facendomi allontanare di conseguenza il
capo.


“Posso usare il telefono?”

Lo guardai alzando un sopracciglio, non sapevo che fare oltre a quello, se ridergli in faccia, piangere o rimanere del tutto impassibile, ma la prima opzione non mi venne, il suo viso era serio, quindi era una cosa importante; piangere, beh non ne vedo il motivo e la terza scelta era stupida, però essere sorpresa poteva andare.


“Mikael non me lo devi chiedere, anche tu abiti qui, puoi usare il telefono quando vuoi”.

“Grazie Ambra, veramente” mi disse abbracciandomi. Accidenti mi piaceva e tanto e mi era piaciuto anche il bacio di Giulian, che brutto affare.


“Scusami, ma chi devi chiamare? Se posso sapere naturalmente”
 
“La mia famiglia, in Francia”


“la tua famiglia in... ah, capisco, scusa non ho fatto che pensare a me mentre tu naturalmente eri preoccupato per quello che ha detto quella feccia prima che mi portasse via, mi dispiace è che sono un egoista”dissi alzandomi dal divano.

“Ma no, non è così, tranquilla a me basta solo sentire la loro voce, sapere che stanno bene e scoprire così che quel che a detto quel tizio era una notizia falsa”

“va bene, chiama” così prese il telefono e digitò un numero e con la cornetta all'orecchio, attese.

Dopo un po’ di tempo nessuno aveva ancora risposto, così Mikael ricompose il numero e sospirando continuò ad attendere, mentre io rimasi in piedi tutto il tempo a guardarlo, fino a che mi stufai e mi risedetti sul divano accanto a lui e attesi.

Sperai tanto che quella spazzatura si fosse sbagliata, ma non rispose nessuno.

“Sicuramente stanno tutti dormendo, o non so, staranno fuori”disse positivo, più per convincere se stesso che per dirlo a me.

“Ma sì, staranno dormendo e onestamente non so se l’orario è uguale al nostro, ma se non dormono staranno fuori” gli dissi con voce sicura,
nonostante non ne fossi ne sicura ne convinta, poi posai la mia mano sulla sua che aveva poggiato su un ginocchio.


Mi faceva male vederlo così e di certo io che vengo da un orfanotrofio non posso capire i suoi sentimenti, non ho mai avuto una famiglia, altrimenti non sarei stata dove stavo e non avrei di certo ricevuto il bacio oscuro.

Mikael girò la mano e me la strinse, mentre ancora teneva la cornetta all’orecchio, era cocciuto, ma credo facesse bene ad esserlo in questi momenti, peccato diventasse ogni minuto di più impaziente e preoccupato.


Stringendogli a mia volta la mano alzai lo sguardo sull’orologio appeso al muro, erano quasi le tre, ed io infatti non mi sentivo del tutto lucida, ma avevo deciso, così non potevo vederlo e nonostante io non capissi niente di famiglia, avevo deciso di aspettare che rispondessero.

"Mikael, facciamo così, visto che non rispondono e nella più che remota possibilità che sia successo il peggio, noi domani alle diciannove partiamo e andiamo in Francia”

 “Andiamo dové?”Domandò.

“Stai diventando sordo o cosa? Andiamo in Francia, vuoi sapere se stanno bene i tuoi, sì o no?”

Non mi rispose come mi aspettavo, però mi tirò per la mano verso di se e mi strinse al  petto, infine appoggio il viso sui miei capelli.

“Grazie Ambra, non mi sarei aspettato nulla del genere da te. Sono così felice, ti voglio bene”mi disse con voce soffocata dai miei capelli e anche se a scoppio ritardato, mi scostai da lui.

 “Che vuol dire che non ti saresti mai aspettato niente del genere da me?” Gli chiesi spazientita.

 
Mikael mi guardò. "È solo che non avrei mai pensato che saresti voluta partire per la Francia, nonostante la tua enorme gentilezza”

“sei sicuro che volevi dire questo, non è che volevi dire altro, non so bene cosa ma…

“assolutamente no” mi disse baciandomi estremamente vicino alla bocca, esattamente sentii le sue calde e morbide labbra sull’angolo della bocca.

Lo guardai meravigliata e Mikael abbassò il capo imbarazzato.

 “Va bene, allora chiamiamo Giulian” dissi con voce calma e controllata.


“Perché devi chiamare Giulian?” Chiese un po’ troppo ad alta voce.

“Ora faccio parte della sua casata, non posso sparire così all’improvviso”dissi con estrema pazienza.

“Va bene allora”e digitai il numero.

 
“Pronto Giulian, sei tu? Scusa ma ti volevo avvisare che per alcuni giorni, non so di preciso quanti,  starò via”
 
“Dove? In Francia, come? Ma che cos’è il terzo grado! Ti sto solo avvertendo che non ci sarò per alcuni giorni, non penso debba dirti anche
in che hotel andrò o se dormirò in mutande o in tanga, insomma sono afferrai miei! Accontentati.


Ora perché faccio parte della tua casata non vuol dire che devi sapere tutto, ognuno ha la sua vita, questo comunque è tutto, ci vediamo”.

Mi alzai dal divano e guardai Mikael.


“Vedi, ecco perché non volevo strare in una casata”

Mikael inclinò un po’ il capo e mi guardò con occhi di un limpidissimo e brillante azzurro, poi mi feci un dolce sorriso, più che grato di ciò che avremmo fatto l'indomani.

“Va bene, ora andiamo a dormire, comincio ad essere stanca” e una volta cambiata e aver pensato di aver esagerato a parlare così a Giulian, con il caldo braccio di Mikael che mi cingeva il ventre leggermente più forte del solito e sentendo il suo dolcissimo profumo di violetta, mi addormentai.

 

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Capitolo 21
*** lo sterminio ***


La sera seguente non appena aprii gli occhi, la parte del letto che doveva essere occupata da Mikael era vuota.

Ho mio Dio è partito senza di me, pensai subito, agitandomi. Scostai le coperte con irruenza, scesi dal letto e corsi verso la porta, sperando di non trovare sul tavolo un foglio con scritto “ritornerò presto Mikael”

Nonostante diverse volte stessi per inciampare sull'orlo della candida camicia vittoriana che avevo indosso, perché lunga fino a toccare terra, riuscii ad andare in sala e lì mi trovai davanti Mikael, intento a combattere contro una valigia che non intendeva in nessun modo chiudersi.

Subito sentendo la mia presenza alzò il capo e mi sorrise.


“Ben svegliata”

Gli sorrisi a mia volta, sollevata.

“Che cos’è quel sorriso improvviso? Non mi dire che avevi paura di non trovarmi e di imbatterti in un bigliettino che diceva che sarei tornato presto”.

Il mio sorriso scomparve com'era venuto, cioè all’improvviso.

“Mikael, te lo dico una volta sola, smettila di conoscermi così bene, è inquietante”.

Mikael si mise a ridere e ne rimasi molto colpita. Non ricordo di avergli mai sentito fare una risata simile, così piena di calore, luminosa e contagiosa.

“Comunque ora vado a prepararmi o faremo tardi, ah una cosa, hai preso i biglietti?”

“sì, ma li ho trovati solo per mezzogiorno”

lo guardai preoccupata.

“Scherzetto. Per fortuna li ho trovati dell'orario giusto” disse ridendo.

“Che scherzo idiota” dissi irritata e mi diressi in camera.

 Ma, nonostante lo scherzo, una volta in stanza feci un lieve sorriso.

 Dopo alcuni minuti sentii la sua voce.


“Senti Ambra mi daresti una mano a chiudere la valigia, ci sto litigando” disse aprendo improvvisamente la porta della mia camera.

 Dallo specchio che avevo appeso al muro comparve il suo riflesso e mi voltai a guardarlo, così che, se anche non poteva vedere la mia espressione tramite l'oggetto, poteva vederlo tranquillamente dal mio stesso viso e capire che ero arrabbiata. Non mi era piaciuto il modo in cui era entrato in camera mia, se fossi stata in reggiseno che avrebbe fatto?

“Scusami, mi dispiace non ci ho pensato”

 “va bene, va bene, ti perdono, piuttosto visto che sei qui, chiudimi la cerniera della maglietta, non riesco a farlo da sola"

"ma certo"disse aiutandomi.


“Grazie, se aspetti un attimo vengo e ti do una mano” gli dissi calma.

"Certo fai con comodo. Comunque bel top" disse uscendo dalla camera.

Lo so che era bello, peccato non lo avessi mai indossato e non ricordassi nemmeno quando l’avevo comprato, eppure era bellissimo e il tipo di indumenti che preferisco. Suppongo di non aver mai avuto motivo di indossarlo.

 Infilai un paio di pantaloni militari magnificamente comodi e pieni di tasche e calzai dei magnifici stivali neri da scalatore; non so se andassero bene per il bosco, però me li avrei fatti andare bene lo stesso, avevo solo quelli.
 

Ad un certo punto mi guardai intorno, presi almeno tre cambi sportivi o comunque comodi, più uno per la notte e li misi nella mia valigia a tracolla, poi me la misi in spalla.
Ero pronta.

Uscii dalla camera e rimasi imbambolata, guardai prima la mia misera borsa a tracolla e poi la valigia a mano di Mikael, infine il mio sguardo si posò sul suo viso.


“Sai, di solito sono le ragazze ad avere più cose da portare, non gli uomini”gli dissi divertita.

“Perché, dici che ho preso troppo?”

 “no, infondo non si chiude solo la valigia”

 “dammi una mano a chiuderla e basta, per favore” mi rispose Mikael stanco.

 “Come vuoi, allora io mi ci siedo sopra e tu chiudi con la chiusura lampo”

“e se chiudendola si rompe?”

“E a te cosa importa, la valigia è mia e ne ho altre”

Così facemmo e la valigia enormemente piena, si chiuse alla perfezione. Il mio perfetto didietro aveva mantenuto tutto bene dentro, modestamente.

“Però, non pensavo fossi così pesante”


 “taci Mikael,io non peso”

“come dici tu”

 Accidenti, ero tentata di saltagli in braccio e fargli sentire che peso quanto una piuma, ma lasciai perdere.

"Andiamo, su, o faremo tardi"gli feci notare e uscimmo, quando davanti al portone notai un taxi.

 “Lo hai chiamato tu?”Chiesi a Mikael.

 “No, non l’ho chiamato io, è venuto su l’autista e mi ha detto che ci avrebbe atteso giù”

 “ah, capisco” dissi sorridendo, chissà chi l’ha mandato?

Il taxi volò letteralmente e arrivammo in tempo all’aereo porto. Passammo normalmente il controllo delle valige, la pistola l’avevo lasciata a casa e anche i paletti purtroppo, ma non ero affatto disarmata, ci sono sempre le scarpe che ho fatto fare su misura per i miei deliziosi e
“piccoli”piedini.


Erano delle scarpe molto carine con il tacco a spillo di legno di frassino, assolutamente un legno qualsiasi, come tanti altri e poi erano comode e passavano inosservate, se bisognava appunto partire.

Salimmo sul mezzo di trasporto che ci portò al nostro aereo, cercammo i nostri posti e ci sedemmo.

“Ora partiamo, così potrai vedere con i tuoi occhi cosa è successo alla tua famiglia, ma credo non le sia accaduto niente, immagino che tua madre fosse impegnata, siete licantropi, quindi immagino siate numerosi”


Mikael seduto di fronte a me, mi guardò e sorrise.

 “Sì, infatti, forse mi sono preoccupato troppo, comunque grazie per questo viaggio”

“e di cosa? Volevi vedere la tua famiglia e poi io non sono mai stata in Francia, anche se staremo tutto il tempo in un bosco riuscirò a vedere
di sfuggita qualcosa mentre passiamo con la macchina no?”


“Suppongo di sì”

 che razza di risposta è pensai.

 “Signori, ben venuti, sono il pilota. Ora passeranno le hostess e vi aiuteranno ad allacciare le cinture di sicurezza, stiamo per decollare, vi auguro buon viaggio e buona permanenza a bordo del nostro Amenet 15.

“Ame che? Che razza di nome”commentai.


Mikael scosse il capo con un sorriso e si mise ha leggere un libro che aveva comprato prima di salire. Grazie dell'attenzione, ed io che volevo parlare, pensai seccata e amareggiata.

Non so come, ma riuscimmo a scendere tutti interi dall'aereo, dopo sette ore, più o meno, credo, forse, beh insomma non ho tenuto il tempo o contato i secondi, però so quante volte le hostess vedendo che non mangiavo nulla mi chiesero se volevo qualcosa o se stessi male, 20, stava quasi per venirmi una crisi isterica e sono stata molto garbata con loro nel allontanarle, anche se Mikael non era del mio stesso parere.
Ogni volta che ripassavano mi guardavano male o mi evitavano.

Non so che problemi avessero, infondo ho solo detto loro di sparire o le strangolavo. Non è che mi sono usciti i denti per caso? Comunque non so se pensare male o bene del fatto che mentre mi dirigevo verso l’uscita e passavo davanti a loro, si facessero da parte per aprirmi un varco e lasciarmi passare tipo Mosè e il Mar Rosso, ma alla fine a chi importa?


So solo che scesi le scalette ed ebbi a ogni passo un capo giro dopo l’altro, così che mi dovetti far aiutare a salire sul taxi da Mikael che era troppo felice per preoccuparsi di me, ingrato.

 Non bastava mica tendermi la mano per farmi salire sull'auto con una faccia scocciata e sbuffando sotto i baffi per farmi sentire d’esistere, onestamente ci rimasi molto male.
 

“Senti Ambra, io voglio”

“che c’è vuoi andare da solo dalla tua famiglia e lasciarmi in un Hotel forse?”

Si girò di scatto verso di me sentendo il mio tono arrabbiato.

 Ma tu guarda, il viaggio era stato tutto un fastidio continuo e ora anche l'atterraggio e lui…

“Che ti prende?”


 “Niente, assolutamente niente” dissi fredda.

“Non è vero, c’è l’hai con me”affermò.

 “chi?  Io?  Non è vero”

“Ambra, che hai?”

“Niente e mi dispiace che ti dia problemi la mia stanchezza”

“la tua stanchezza?”

“Però non c’è bisogno di guardarmi seccato o di sbuffare”aggiunsi ignorando la sua domanda e scese il silenzio in vettura.

 Che fai adesso, non parli più? Pensai.

 “Quanto sei scema”

 “io sono cosa?” Chiesi quasi urlando e girandomi così velocemente verso di lui che una persona normale si stroppierebbe gli occhi credendo di avere le trabecole, sicura che stessi ancora guardando fuori dal finestrino.

Mikael mi cinse la vita e mi strinse a se.


“Sì, sei una scema perché ti fai questi stupidi film in testa”affermò.

 “non sono film” dissi a bassa voce.

 “Lo sono, perché io non ho mai pensato che mi fossi d’intralcio, ansi se non fosse stato per te non avrei mai più rivisto la mia famiglia, ti
devo molto e ti voglio molto bene”


“davvero?”

“Sì, davvero”mi disse dolcemente.

 Mossi lentamente il capo così che la mia guancia sfiorasse la sua quasi impercettibilmente, ma questo ci basto per fare pace.

Ero ancora tra le sue braccia e la cosa non mi disturbava nella maniera più assoluta, aveva ragione io e i miei stupidi film mentali creiamo sempre dei fastidi, è che ho paura perché tutto va troppo liscio nonostante la mia stanchezza.

“Signore questa strada porta a un bosco”disse improvvisamente il tassista.


“Sì, lo so, continui a guidare fino a dove c’è strada, poi si fermi”.

L’uomo anche se un po’ perplesso fece come gli era stato detto. E Mikael dopo avergli dato l’ordine di proseguire, mi diede un bacio sulla guancia, bello, lungo e caldo.

“La lascio qui, altrimenti non poso fare manovra per tornare indietro”disse il tassista.

 “Sono 100” aggiunse poi.

 Cento, ma che cos’è un ladro? Pensai, poi quando Mikael stava per portare mano al suo portafogli, lo fermai.

“Non ti permettere o ti tolgo la parola”

 “ma io”

“no, pago io”

 Tirai fuori i cento e glieli diedi, comunque rimasi dell'idea fosse un furto.

Ci tirò fuori le valige e c’è le lasciò ai nostri piedi, poi scuotendo la testa come se facessimo qualcosa di sbagliato, risalì in auto e partì.


 Ma che diavolo scuote la testa, che vuole? Mi chiesi incazzata e sì, cominciavo ad essere stanca, quindi molto irritabile.

Mi girai verso Mikael perché non lo avevo più sentito spiccicare parola; eppure credevo volesse rivedere la sua famiglia e lo trovai immobile con la testa rivota verso il cielo e gli occhi chiusi a respirare a pieni polmoni l'aria fresca del bosco.

“Quanto mi è mancata quest’aria pura e questo profumo di selvatico, comunque riesci ancora a camminare, vero?”


“Sì, ci riesco, posso camminare anche fino alle sei”

 “meglio così, ma non serve, il mio villaggio è vicino”

 “il tuo villaggio?”Chiesi mettendomi a camminare al suo fianco.

“Sì, perché non te l’ho detto?”

 “Cosa?”

“Mio padre è l’alfa”

“no, accidenti! Non me l’hai detto e nemmeno accennato”

“beh, ora lo sai” oh grazie di avermelo detto in anticipo, pensai spazientita.

Comunque alla fine capii che il suo “è vicino” non era come il mio“è vicino” perché camminammo per un bel po’ fino al folto del bosco.

 “Dietro le fronde di questi arbusti c’è il villaggio”disse felice.

 “Buono a sapersi”risposi.

 Riuscii a passare tra i fitti arbusti che dovevano nascondere il villaggio da guardi indiscreti come niente, facendomi solo qualche graffio sul viso e strappandomi i vestiti, una volta passata mi girai verso Mikael, era anche lui pieno di graffi e i suoi abiti erano strappati, ma tutto quello passò in secondo piano quando vidi il suo super luminoso sorriso.


 Incuriosita dalla tanta felicità che vidi dipinta sul suo viso, guardai anch'io davanti a me e ci trovai un grande arco di roccia rossa che fungeva da entrata del villaggio.

Passato l’arco, notai che era una falsa entrata e che dopo, normalmente, di sarebbe stato uno grosso cancello di ferro che veniva sollevato per lasciar passare, peccato che ormai fosse a terra in frantumi.


 Passammo l'entrata e continuando a camminare iniziammo a sentire puzza di bruciato e per quanto potesse dispiacermi, non mi distrusse il fatto che lo schifoso bastardo avesse detto la verità e che il villaggio del padre di Mikael fosse stato ignobilmente e mostruosamente distrutto e la sua gente sterminata.

Ma nonostante non sentissi nulla nel vedere gli altri licantropi a terra privi di vita, niente mi trattenne nel girarmi a vedere l’espressione di Mikael, che mi avrebbe ucciso all’istante se non fossi stata già morta.


 Anche la sua espressione era devastata, nei suoi occhi azzurrissimi si rifletteva tutto quello che vedeva, cioè morte, desolazione e devastazione.

Gli andai accanto e insicura gli posai una mano sulla spalla, che lui prese e strinse forte, in cerca consolazione, sostegno, forza.
 

Di tutto quello che vidi, fu lui la cosa che mi fece veramente male, non potevo vederlo così, non potevo sapere che qualcuno a cui volevo bene stava soffrendo per via di Victor e per non so neanche quale motivo.

Mi salì una rabbia ceca, ma la sbollii subito, ora non ero a casa e lui era lontano miglia e miglia, non sarebbe servito a niente arrabbiarsi.

Per quanto riguardava gli altri, beh non li conoscevo, quindi a parte guardarli freddamente non feci altro, massimo rispetto per i deceduti, ma solo quello fu il mio sentimento per loro, l’ho detto sono cinica.


La mia mano cadde come morta dalla spalla di Mikael quando me la lasciò e si abbandonò a terra. Lo vidi infilare le mani nell'umida terra per poi stringerla forte in preda alla sofferenza e la rabbia, così forte che se fosse stata viva avrebbe già urlato di dolore. Quella fu la prima volta che mi sentii fuori posto e inutile e questo mi rattristò.

Quando infine cominciò a piangere e a singhiozzare decisi di lasciarlo solo a sfogarsi e m’incamminai verso le case di legno distrutte, ma lui mi fermò per una caviglia. Non voleva restare solo, così m’inginocchiai accanto a lui.


 “Mikael, mi dispiace, ma io sono apatica e cinica non posso aiutarti, sono inutile”dissi con voce calma e triste, quasi glaciale.

“No, non sei inutile e non sei cinica, altrimenti ora staresti ferma davanti a me stufa e mettendomi fretta per tornare alla tua vita, come se qui non fosse successo assolutamente niente, ma non stai facendo questo, hai pensato di allontanarti da me così che potessi sfocarmi senza che mi sentissi frenato dalla tua presenza e ora sei qui inginocchiata accanto a me.


Questo non vuol dire essere cinici, è normale che tu non senta quello che sento io, non era la tua gente e non li conoscevi, quindi non sentirti inutile o cinica” e detto questo mi abbracciò posando il capo sul mio collo e stringendomi forte, molto forte.

“Mi dispiace, solo un attimo, fammi rimanere così solo per un attimo, ti prego”.

Rimasi ferma incapace di qualsiasi gesto, ero profondamente insicura su cosa fare, sentivo le sue calde lacrime scendermi lungo il collo e i suoi singhiozzi soffocati, voleva essere consolato e aiutato in quel momento difficile, ed io ero l’unica persona a stare con lui, così gli circondai la vita con il braccio e lo strinsi a me, mentre con l’altra mano gli accarezzai il capo, sperando che in questo modo potesse calmarsi e rilassarsi almeno un po'. 

 

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Capitolo 22
*** speranza ***


Rimasi così per un po’. Non m’importava dell’alba imminente, sarei rimasta veramente così per sempre, per lui, per farlo sentire meglio.

Aveva smesso di piangere ed era rimasto solo il nostro abbraccio. Sperai che fossi riuscita a consolarlo, o meglio a farlo sentire solo un po' più sereno, non sono così arrogante.

“Va meglio Mikael? A, scusa, domanda stupida"


“no, mi sento molto meglio grazie” disse sorridendomi, gli posai le labbra sulla fronte e gli diedi un delicato bacio.

 “Allora, ora cosa vuoi fare?”

 “Voglio torturarmi ancora, voglio davvero vedere se mia madre e i miei fratelli sono stati uccisi o si sono salvati. Non erano stupidi”

 “d’accordo allora” dissi mentre ci aiutavamo ad alzarci a vicenda, ma all’improvviso mi girò la testa e mi aggrappai a lui.

“Tutto bene Ambra? Sei stanca vero? Forse è meglio che...”

 “no” gli dissi, posandogli l’indice sulle labbra per zittirlo.

 “Sto bene”

 “sicura?”Mi chiese timoroso

 “sì”

“va bene allora” mi disse prendendomi la mano e baciandomi il palmo.

“E ora per di qua” c’incamminammo verso una casa centrale, la più distante.

 Entrai insieme a lui e mi guardai intorno.


La casa era tutta a soqquadro e c’erano delle chiazze di sangue sulle tavole di legno del pavimento e purtroppo come non sfuggirono a me, non sfuggirono neanche a Mikael, così gli posai le mani sulle spalle, per fargli capire che non era solo, che io ero con lui.

 “Aspetta, i corpi di mia madre e dei miei fratelli qui non ci sono” poi entrò anche nelle altre stanze e ritornò da me con una cartina in mano.

 “So dove sono, forse non sono morti. Questa era nascosta sotto una tegola del pavimento, è una vecchia cartina dove c’è la strada per arrivare al vecchio villaggio che abbiamo lasciato, perché scoprimmo essere un ex dimora di streghe, ma credo che ora non ce ne siano più o almeno penso. Ora credo ci debbano essere mia madre e i miei fratelli, allora c’e la fai a camminare?”

“ma certo, che fai dubiti?”Dissi piena di energie, energie che non sentivo d’avere.

Così mi rialzai, ma la mia bugia fu scoperta subito perché gli caddi addosso.


 “Sì, si vede come riesci a camminare, guarda come rimani in piedi”

 “spiritoso”

 “dai sali sulla mia schiena”

“neanche per sogno”

“non fare la cocciuta forza, o non riuscirai a camminare”

“no io riesco a stare in piedi fino alle sei”

“sì, ma forse il tuo corpo che non ha ricevuto nutrimento, non la pensa allo stesso modo”

“ok, va bene” e gli salii faticosamente sulla schiena.

“Perché devi averla vinta tu, uffa. Ah e la valigia come la porti?”

 “c’e la faccio, sono un licantropo, però avevi ragione tutte queste cose non mi serviranno, potevo anche farne a meno”

“appunto”dissi in tono trionfante.

 “Va bene, però ora tieniti stretta”

 “sì, sì”.

Continuò a camminare così con me in spalla fino a che non si rifermò davanti un altro arco di pietra, uguale a quello di prima se non per il colore. Ehi, ma perché non cambiano architetto? pensai seria.


E poi si diresse verso la stessa casa, quella centrale, ma è tutto uguale qui? Mi chiesi annoiata.

“Mikael, aspetta fammi scendere”

 “perché? Mi piace portarti sulla schiena e avevi ragione sei leggera come una piuma, non so come si sia chiusa la valigia”

“visto, che ti dicevo? Non peso io, comunque non cambiare argomento, se c’è la tua famiglia e sono sicurissima che ci sia, non voglio farmi
vedere sulla tua schiena, è imbarazzante e poi non mi prenderebbero più sul serio”


 “va bene, allora scendi"

 “inchinati, non posso saltare, sei alto sai”

 “come desidera, mia principessa”

“se mai regina” dissi divertita scendendo dalla schiena del mio scudiero.

E subito crollai, mi sentivo veramente spossata, stanca, avevo le vertigini, non fame, ma il mio corpo sentiva necessità di sangue.


“Aspetta” mi prese in braccio come una principessa e s’incamminò.

“Tranquilla davanti alla porta ti faccio scendere, così non ti vede nessuno”

 “ma io...”

 “ssssh”.

Rimasi aggrappata al suo collo fino alla casa, naturalmente me ne approfittai, mica sono scema.

Davanti alla porta sentii delle allegre vocine infantili, i fratellini di Mikael suppongo e una voce giovane di donna che diceva loro di andare a dormire e all’improvviso Mikael non mi resse più.


“Ah! Grazie eh”gli dissi dopo aver preso una bella botta alla schiena e notai che le vocine si zittirono e non si sentì più niente.

Aiutandomi con il muro cercai di alzarmi, nonostante fosse difficile visto la mia debolezza, mentre Mikael entrava in casa.


Sentii i fratellini esclamare felici il suo nome, sentii lo sfrusciare di abiti; quindi lo stavano abbracciando, il pianto singhiozzante della madre, i bambini che ridevano felici e che si sovrapponevano con le loro vocine squillanti e mi sentii colma di tanta tenerezza, fino a che non mi accorsi di qualcosa che mi era alla spalle e che mi prese il viso con entrambe le mani e debole com’ero, non potei fare altro che urlare. “Mikael!!!!!!!!” 

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Capitolo 23
*** La famiglia di Mikael ***


La porta della casetta si spalancò e davanti a me comparve Mikael agitato.

 “Ian lasciala!”Esclamò, e chiunque esso fosse mi lasciò.
 

“O mio Dio, un vampiro!” Sentii urlare da dietro a Mikael.
A quanto pareva la donna era uscita e teneva stretta a se i bambini.

Mikael mi prese tra le braccia e io mi ci appoggiai. Non riuscivo nemmeno a tenermi in piedi, le gambe mi cedevano, dovevo dormire e mangiare.


 “Fratello che diavolo fai? È un vampiro”.

 Sentii una voce, ma i miei occhi non mi permisero di vedere che tutto appannato, dovetti aspettare qualche minuto perché la vista mi ritornasse normale e potessi vedere, due Mikael?

“Stai tranquillo fratello, lei non ci farà del male, rientriamo”
mi sentii sollevare e fluttuare nell'aria, con solo di tanto intanto delle sensazioni si solido e di calore sotto di me, poi capii, Mikael mi aveva ripresa in braccio.


 “Mikael, mettimi giù” dissi stanca.

 “No”mi rispose e la sua voce mi sembrò lontanissima.

Mi lasciò seduta su qualcosa di solido, mentre intorno a me sentivo delle voci agitate che facevano domande. Mi sembravano tutte lontane, quando senti qualcosa che mi fece andar fuori dai gangheri, per non essere volgare.

“Come lei non ci farà del male, è come quei maledetti vampiri che ci hanno attaccato”.


Per quanto potei stare male, quell'affermazione detta con odio, mi diede un motivo per reagire, per prendere forza e ad un tratto mi ritornò l’energia e riuscii a vedere tutto nitidamente e a capire tutto; come se qualcuno mi avesse scrollato.
 

E mi ritrovai seduta su una sedia, in una piccola sala con davanti a me un tavolo di legno chiaro e dall’altra parte Mikael che mi guardava, con vicino una donna e in piedi accanto ad essa, con le braccia incrociate al petto, un altro Mikael, o meglio, un altro licantropo uguale identico a lui.

“Chi è il simpaticone che mi ha paragonato ai vampiri che vi hanno attaccato?” Chiesi con voce gelida e a dir poco arrabbiata.

 “Allora stai bene Ambra, sono sollevato”

“tu sei cosa? Stai scherzando vero? Dovresti odiarla, traditore".

 “Ohi! Buono con le parole, non m'interessa in che relazione sei con Mikael, ma non ti permetto di trattarlo così e né tanto meno di chiamarlo in quel modo, chiaro?” dissi in tono gelido.

“Ed io non ti permetto di parlarmi così, essere immondo” mi disse il secondo Mikael, inchinandosi per guardarmi apertamente in faccia senza alcun timore, ma anzi con una sfrontatezza unica che vorrei tanto fargli sparire.


“Non sei troppo vicino? Io ci penserei se fossi in te, sai sono leggermente alterata”

 Accidenti però, è la fotocopia spiccicata di Mikael, pensai, tranne per i suo modi rudi, per il taglio delle labbra e gli occhi. Infatti le sue labbra erano una linea retta, i suoi occhi nonostante fossero azzurri allo stesso identico modo si quelli di Mikael, erano freddi, davano inspiegabilmente sensazione di freddo, gelo artico e andavano a pari passo con il suo tono e i suoi modi.

“Tu chi saresti il fratello gemello di Mikael?” Chiesi sempre con tono gelido e alzando un sopracciglio. Preferisco l’altro.
 

“Ehi basta vuoi due"disse Mikael mettendosi fisicamente fra noi.

 “è vero, non serve a niente litigare, ma Mikael, lei chi è? Sai che è un vampiro, vero caro?”Chiese la donna.

A quelle parole distolsi lo sguardo dal fratello irritante e lo spostai su sua madre.

“Comunque signora, metta a posto suo figlio o ci penso io” dissi tirandomi su le maniche della maglietta.

 “sì Ambra, non lo mettiamo in dubbio, ma non serve” mi disse Mikael posando una mano sulla mia.

“Ma, non saprei” dissi guardando sottecchi il fratello.


 Mikael allora mi stupì, nonostante la situazione mi abbracciò.

“Sei terribile” mi disse felice.

“Mi spieghi cosa ti prende?”Chiesi perplessa.

 “Già, che ti prende fratello, ti è dato di volta il cervello?”

Allora cominciai a tremare. “Ambra, stai bene?”

“Sì, sto splendidamente”dissi trai i denti.

 “Ma tuo fratello, fra poco non so se starà bene”

“ok, ok, calmati”disse cercando di evitare una catastrofe.

“Sì, ora mi calmo, ma potrei riuscirci prima se si tappasse la bocca”.

“Ha ragione fratello, smettila e lasciaci raccontare, così capirai tutto”disse Mikael autoritario, mi sentii fiera di lui.


“Allora figliolo, ti siedi, voglio sentire” disse la donna.

 Anche lei iniziava a piacermi e contro voglia facendo un rumore sgraziato con la bocca, Ian si sedette il più distante da me, ottima idea.

 “Allora?” Disse con tono duro.

 “Allora, sapete benissimo che sono andato in America per vivere un po’ lì, vero?” La donna annuì.

“E hai lasciato il posto di prossimo alfa a tuo fratello”aggiunse la madre.

“appunto, ma in America mi trovò Fiore”

 “no, ancora quella cretina”disse il fratello di Mikael sospirando e dal tono di Mikael non mi sentii di ribattere contro suo fratello per il solo
gusto di farlo, quindi stetti zitta ad ascoltare.


“Oh no, ancora lei” disse la madre.

Ma chi è sta Fiore? Non la possono vedere a quanto pare, mi chiesi, ma Mikael non mi lasciò indietro.

 “Poi ti racconto di lei”mi disse e sollevata annui.

“E bene, dopo aver litigato con lei, mi trasformò in lupo e se ne andò. Da allora la cercai per l’America, ma non la trovai, così decisi di ritornare al mio appartamento e di rimanere chiuso lì, ma le persone mi videro per strada e purtroppo oltre ad esserci persone che avevano paura di me, c'erano anche persone che mi corse dietro, riuscirono anche a ferirmi”.


“Gravemente” aggiunsi di scatto.

 “Già, gravemente, poi Ambra mi trovò. Sapevo che era un vampiro, ma non potevo scappare. Rimasi sorpreso quando, al contrario delle
assurde regole che dicevano che i vampiri e i licantropi si odiano e non possono andare d’accordo, mi curò, mi diede una casa e un posto dove stare”


“peccato però che mi dimenticassi di darti da mangiare, perchè la mia vita è diversa dalla tua”

 “ancora questa storia?” Mi chiese Mikael, arrabbiato, così prima che la storia degenerasse alzai le mani in  segno di resa.

“Appunto, Ambra aveva paura che con lei non stessi bene e mi portò in una pensione per cani e chiese di cercarmi una casa”


“cosa aspettarsi da un repellente vampiro” mi girai di scatto verso la voce, irritante.

 Chi mai fra i presenti poteva aver parlato? Mi chiesi cercando di fare dell'ironia.

“No, Ian, lo aveva fatto perché si dimenticava di darmi da mangiare e di comprarne, visto che non mangia e poi lei stava sveglia di notte ed io di giorno, non poteva prendersi buona cura di me, così decise di darmi a chi poteva trattarmi bene”.

 “Sì Mikael, abbiamo capito, ora smettila di ripeterlo mi fai sembrare troppo buona”


“ma lo sei”mi disse sorridendomi.

 “No, non lo sono”

 “ma, se lo dici tu”

 “ehi, non darmi il contentino, che ti meno”

 “sì, sì”

“ehi la devi smettere…”continuai a dire.

“Basta vuoi due, smettetela”disse il fratello con il suo tono da cane.

 “E lo devo fare perché me lo dici tu, forse”

 “no, perché lo dico io e altrimenti dormite tutti fuori” guardai la donna che aveva appena parlato con severità e tacqui, se mi avesse buttato
fuori mi sarei cercata un altro posto, ma nel caso in cui non lo avessi trovato, sarebbe stata la morte per me”.


“Va bene, ho capito mamma, comunque questa è la storia. Ambra non ci farà del male”.

“Sì sì, va beh, basta parlare di questa”


Questa, questa? Ma di chi crede stia parlando? Che mancanza di rispetto, è inaudito, giusto perché non sono certa di reggermi in piedi, altrimenti le avrebbe già prese da tempo.

“Mikael, me lo avvicineresti così lo faccio a pezzettini”

“no, è mio fratello”

“ma ne hai così tanti” e si mise a ridere.

 “Che ridi? Dico davvero, gli cambierò così bene i connotati che neanche la scientifica lo riconoscerà più”

 “ma se non riesci nemmeno a stare in piedi” disse il fratello sfottendomi.

 “Tu, io ti…”

“basta tutte e due!”Esclamò la donna.

 “Già, basta e state attenti, potrei pensare caro fratello, che a te piaccia Ambra e lo stesso vale per te Ambra, l’altra parte dell'odio è l’amore”


“non dire sciocchezze Mikael, vuoi che cambi i connotati anche a te?”

 “No, ma se dici così vuol dire che non è vero, anche perché mi darebbe molto fastidio scoprire che ho ragione” divenni subito seria e girai il
capo da un altra parte.


Cavolo! Ma perché deve essere così diretto e perché dimostra i suoi sentimenti così palesemente, abbracci e altro.

"Comunque fratello, se ci hai trovati vuol dire che hai visto il villaggio”


 “sì, purtroppo sì”disse triste.

“Hai visto che cosa hanno fatto quei...”

“sì, ho visto purtroppo e papà?”

“È andato a combattere e ancora non è tornato. È morto, io non so cosa fare, perché?” Disse la madre di Mikael scoppiando a piangere e
subito fu consolata da Ian.


 Oltre a Mikael anche il dolore di lei mi fece diventare triste, non so perché, forse perché era una donna come me, ma anche se vederla mi rattristì, non mi avrebbe fatto smettere di vivere.

"È vero. Ha esagerato questa volta, è senza scusanti, senza perdono. Non può fare così, qualunque esse fossero le ragioni c’è sempre un'altra strada da poter prendere”dissi.


All’improvviso il fratello di Mikael mi fu addosso, mi prese per il collo e mi sollevò dalla sedia.

 “Mi stai dicendo che sai chi ha fatto tutto questo?”Mi Chiese pieno di odio e di collera, io non gli dissi nulla non emisi nemmeno un suono, rimasi ferma impassibile a fissarlo, gelida.

 “Tu, vedi di parlare”

 “e tu vedi di smetterla fratello, non trattarla così, so anch'io chi è stato”.
Ian mi lasciò e caddi sulla sedia come un peso morto.


“Allora mi spieghi come l’hai saputo e perché quando l’hai saputo non hai fatto niente, eh! Mi vuoi dire da che parte stai!”


“che vuol dire da che parte sto?”

“Già, che vuoi insinuare, Mikael era molto preoccupato per vuoi e dovevate vederlo quando ha trovato il villaggio in frantumi, quindi smettila di trattarlo così. È tuo fratello, non uno zerbino da calpestare o un pupazzo d’argilla da insultare quando vuoi, chiaro?” Dissi guardandolo in volto e lo notai veramente scosso dalle mie parole e chissà forse anche in colpa.

 “Mi da fastidio ammetterlo, ma hai ragione. Scusa fratello”

 “niente Ian, niente”

“comunque per la tua domanda, ho voluto prima venire a vedere di persona se era vero e poi avrei fatto qualcosa, ma speravo con tutto me stesso che quel uomo avesse detto una menzogna”.

“Chi?” Chiese la madre curiosa di sapere di più.


“Beh, veramente non so se” e mi guardò.

“è successo che, in qualche maniera, ho ucciso un mio simile e quando mi sono venuti a prendere per la condanna, nonostante avessi nascosto Mikael, lo trovarono lo stesso, o meglio Mikael uscì allo scoperto.

Voleva tentare di salvarmi e l’uomo gli ha detto che se in Francia aveva la sua famiglia, ormai erano tutti morti perché il suo signore aveva ucciso tutti, ma non so il motivo”.

Mi guardarono senza dire una parola e chissà che cosa pensavano fossi, ma mi avrebbe dovuto interessare? No, certo che no, neanche li conoscevo e invece m'interessava.
 

Per fortuna però erano educati e non dissero niente e per mia sorpresa non disse niente neanche Ian.

Mi girai verso Mikael che mi sorrise, dispiaciuto che abbia dovuto parlare per forza.

"Capisco, ma tesoro come hai fatto a venire qui?” Chiese la donna rivolgendosi a Mikael e andando da lui ad abbracciarlo, come avrebbe fatto qualsiasi mamma.

Li guardai sorridendo, erano davvero carini e forse l’invidiai un po'.

 “Veramente la mia prima reazione alla preoccupazione era chiamarvi, ma non potevo, era l’appartamento di Ambra”.

 “Ma cosa ti frega, chiama, fai tutto quello che vuoi, è un vampiro e anche donna”.

  Ah, non è solo stronzo, è anche un maschilista. Bene, la cosa mi preoccupa molto visto che è il gemello di Mikael, spero tanto di non trovare mai questo lato anche in lui, se c’è l’ha, naturalmente.

“Fratello smettila, non mi sarei mai comportato così, lo sai bene”


“perché sei sempre il solito educato”

 “appunto”

“Scusate, ma davvero vuoi due siete gemelli?” Chiesi incerta.

“Sì”

“ah”

 “perché avevi qualche dubbio?" Chiese Ian.

 “molti”gli risposi

“che vuoi dire?”

“meglio se non parlo”

 “ehi, sottospecie di morto, parla”

“Senti, ti do un piccolissimo consiglio, stai attento alla sotto specie di mostro d’ora in poi, ok?” Dissi ironica, ma non troppo.


“E non darmi ordini”aggiungo irritata.

“e tu...”

“no, basta fratello”

“Comunque se non era per Ambra, che preoccupata per me e per voi non mi avesse pagato il volo e non mi avesse accompagnato, non sarei qui ora”.

“Perché devi dire così, è normale che se ti vedo sotto terra ti tiro su, anche perché non è ancora giunta la tua ora”

 “no ancora no”mi disse Mikael abbracciandomi.

“Mikael, ma cos’è un abitudine? Un rito?”

“cosa?”

“niente, lascia stare”.

“Comunque la cosa importante e che sei qui con noi ora” mi disse la donna e mi prese le mani fra le sue.

“e devo ringraziare te per questo, anche se sei un vampiro credo che tu sia diversa e poi ci sarà un motivo se Mikael ti vuole così bene no?”

“ma, io non lo capisco ancora?”Ammisi.

 “Capisco” mi disse la donna sorridendomi.

"Comunque immagino che sarai stanca, è quasi ora di andare a dormire per te”

 “veramente visto quanto sto a pezzi e che la luce sta per entrare, credo che si da un po’ l’ora”

 “capisco, allora ti dobbiamo sistemare da qualche parte, vediamo… "

“mamma, puoi portarla in camera mia” si offrì Mikael.

 “e tu dove dormi?”

Allora scossi il capo, per me non cerano problemi a dormire insieme, ma non ero certa che alla madre facesse piacere.


“Dormirò con lei”disse Mikael candido e infatti la madre si irrigidì e mi lasciò le mani.

“Vuoi dire che dormi con lei?”

“Sì, perché?”

 “perché è un morto, non ti fa schifo fratello?”

 “No, ci dormivo anche sotto forma di lupo quindi...e poi come ho già detto non m'interessa se è un vampiro, non sono stato cresciuto razzista mi pare! E con lei sto bene, quindi...”disse Mikael cominciando ad arrabbiarsi.
 

“Va bene, allora non c’è problema, vi preparo il letto e tu Ian, fai vedere dov’è il bagno ad Ambra, si dovrà riprendere dal viaggio no?”

 Lo disse guardando Ian in maniera eloquente, dicendo cioè, non fare lo scemo, fai quello che ti dico altrimenti

 “Come vuoi, però la cosa non mi esalta”

 “e ha me non mi esalta seguirti”

“ehi”

Vi giuro, mi sarebbero venuti volentieri i brividi se possibile nel sentire il tono con cui la madre di Mikael disse quel “ehi” e non aveva fatto quell'impressione solo a me, da quanto vidi, dal viso di Ian.


"Prego signorina, da questa parte"disse Ian, cortese, così che la madre non lo rimproverasse.

"Oh, la ringrazio, molto gentile"risposi io, seguendo il suo stesso copione, quella donna non era normale.
 
Mi feci un bel bagno cercando di non addormentarmi nella vasca piena d'acqua calda e rilassante. Ero anche tentata dal profumo di lavanda, che si sa, è una pianta rilassante e quindi non mi aiutava affatto a restare sveglia.


La signora era entrata in bagno e aveva lasciato la mia valigia, poi vedendo che mi ero nascosta con la poca schiuma che c’era, le scappò un sorrisetto e andò via.

Comunque mi cambiai con la mia solita camicia e le mie ciabattine, mi legai i capelli in una coda, presi la valigia e uscii.

Fortunatamente Ian prima di portarmi al bagno mi aveva fatto vedere dov’era la camera, quindi sapevo la strada.

In camera trovai Mikael sotto le lenzuola e la sua valigia ancora chiusa accanto al letto e se era chiusa, come si era cambiato?


“sei vestito la sotto la coperta vero?”

 “Veramente a noi non fa nessuna differenza stare vestiti o no”

 “e quindi?” Chiesi preoccupata

 “anzi stiamo meglio nudi, però mi sono lasciato le mutande come sempre”

“ah”

 “perché mi volevi nudo forse?”

“ehi attento a quello che dici”

“e un no allora?”

 “certo”

“che peccato”

“smettila” così quasi trascinandomi m'infilai sotto la coperta.

 “Ha Mikael, non ho visto le tende”


 “non ci sono” mi alzai di scatto.

“Come non ci sono!”

“no, non abbiamo mai avuto vampiri qui prima d’ora”

“e quindi?”

“Ho trovato nelle altre case delle tende, ora le metto. Sei fortunata c’era anche a chi piacevano le tende nere”

 “oddio mi hai fatto prendere un colpo"

"lo so"disse alzandosi e cominciando ad attaccare le tende.

 "comunque buona notte”

“anche a te e grazie”


 L’ultima cosa che sentii fu Mikael risalire a letto, il suo bacio gentile sulla guancia e il suo braccio che mi posò sul ventre come sempre.    

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Capitolo 24
*** Il calore di una famiglia ***


Il giorno seguente mi risvegliai alle sei, Mikael era già sveglio, naturalmente, ma erano successe due cose strane, la prima era che le mie pantofole erano sparite, la seconda che mi sentivo tirare i capelli, così mi toccai in testa e corsi subito fuori dalla stanza.

Trovai Mikael che giocava con la sorellina. “Mikael, perché mi sono svegliata con queste cose in testa?”
“Sono delle treccine, te l'ha fatte Margherita”mi disse indicando la bambina.
 
“Sì, le ho fatte io mentre dormivi, mi sembravi una principessa” sorrisi e m’inchinai davanti a lei.

“D'avvero sembravo una principessa?”
 
“Sì, hai dei bellissimi capelli lunghi e neri, molto belli”gli sorrisi ancora, è così dolce.

 “E poi vestita così sembri proprio una principessa”

“oh mio Dio!” Dissi alzandomi di scatto e correndo in camera.

“Che ha?”Chiese la piccola rivolta al fratello. Mikael scosse il capo, sorridendo.

 “Tranquilla, tanto non ti guarda nessuno!”Esclama ad un tratto Ian, con il suo solito brutto sarcasmo.

 “parla per te fratello, a me piace”

 “guarda che ti sento Mikael e anche a te, stupido” poi sentii la bambina ridere, ecco ben gli sta, pensai.

Ritornai un attimo dopo, vestita e m’inchinai nuovamente davanti alla piccola.

“Allora ti chiami Margherita?”

“sì e tu?”

“Ambra”

“Ambra, come la pietra”

“sì e tu invece ti chiami come un bel fiore”

“sì, ma non mi piacciono molto le margherite”

“e perché?”

“perché sono semplici”

“ma sai che cosa significano?”

“sì” mi rispose la bambina annuendo.

“Il significato è bello e  anche se mi piacciono gli altri fiori trovo le margherite ugualmente belle, perché sono semplici e pure” le dissi          sorridendo.

 “Ma perché ti chiami Ambra”

 “non lo so”

 “te l'ha dato tua madre il nome?”

“Credo di sì, o almeno così mi hanno detto”

 “ma perché sei qui?”

“Io sono un'amica di tuo fratello Mikael, sono venuta con lui ieri notte”

 “ecco perché non ti ho visto, sei simpatica”

“grazie”.

“Spostati e non parlare con mia sorella”disse ad un tratto una voce e davanti a me comparve un bambino che si mise in mezzo a me e Margherita e mi fissò, arrabbiato.

 “Non devi toccarla e non devi parlarle, vattene” e mi spinse al petto, così che d’accucciata come stavo, persi l’equilibrio e caddi con il sedere a terra.

 “Ma che maniere Carl, è una mia amica”
 
“Giusto sei antipatico, che ti ha fatto?” Chiese Margherita al fratello.

“Come fai ad essere amico di un vampiro, uno come lei ci ha portata via papà” disse il bambino a Mikael correndo via.   

Ad un tratto si sentì solo silenzio, un esasperante silenzio, stavo ancora guardando la porta da dove il piccolo era uscito, poi mi girai. La madre di Mikael, Ian, Margherita e Mikael stesso, stavano in silenzio e tristi.

“Tu sei veramente un vampiro?” Chiese poi la piccola.

 Non sapevo che cosa rispondere.

“Sì piccola, mi dispiace”

“ma che dici, non è stata colpa tua se ti hanno trasformato” disse Mikael.

 “Sì, ma ormai i vampiri hanno un'etichetta, però hai ragione, non l’ho chiesto io di diventarlo”

“mi dispiace Margherita, sì, sono come quelli che hanno portato via tuo padre, è vero, però una cosa non lo è, non sono cattiva e ora se
volete scusarmi, vado a comprare da mangiare” dissi non abbassando neanche lo sguardo, non volevo vedere la bambina guardarmi come se
fossi un mostro quale ero, io non avevo mai ucciso nessuno, nemmeno quella ragazza, quindi non mi merito alcun sguardo di disprezzo o peggio.

Stavo per andare alla porta quando qualcuno mi abbracciò una gamba, abbassai il capo e rimasi sorpresa, era Margherita.

“Lo so che tu non sei cattiva, li ho visti, ho visto quelli che hanno ucciso papà, non erano come te, tu sorridi, sei allegra, sai cos’è l’ambra e le margherite, hai voluto sapere il mio nome e non ti sei arrabbiata per i capelli, quindi lo so che non sei come loro, tu sei buona, anche se sei un vampiro”.
 
“Sono felice che la pensi così, grazie, ora devo andare”

“dove?”

“A comprarmi da mangiare piccolina”

“e a me che porti?”

 “Margherita!” La rimproverò sua madre sconcertata.

 “non si preoccupi, se non ha nulla in contrario porterò qualcosa alla bambina, io non ho problemi e poi crede in me” la donna non disse
niente, non so esattamente perché, se per le mie parole o per il mio sguardo.

“Allora vado”

“vuoi andare in giro così?” Mi chiese Mikael.

"Ah, mi ero dimenticata delle treccine, ma sì, perché no e se qualcuno mi ride dietro, gli tiro un destro”

“va bene allora a dopo, ah ma sai la strada vero?”

“sì, ho la memoria fotografica e tanto ci metterò poco, speriamo”

“perché speriamo e perché l’hai detto con quella faccia?” Ma non gli risposi e andai via.
 
Ci misi un po’ di più, per via dei regali, non potevo farli solo a Margherita, c’erano ance Mikael, Ian, nonostante non lo sopporti, quello che mi
ha spinto e un altro più piccolo,  quindi dopo aver mangiato da due ignari passanti e naturalmente avergli cancellato la memoria, ritornai  a casa e non appena entrai mi trovai davanti la piccola.
 
“Margherita, sei rimasta ad aspettarmi vicino alla porta tutto questo tempo?”  

La piccola annuì. “Sei curiosa di sapere che ti ho portato eh?”

“Ma che dicevi sul serio?” Mi chiese Mikael.

 “Perché secondo te cosa ho nella busta?” 

“allora che mi hai portato?”

“Dunque” e cominciai a frugare nella busta.

“Ah eccola” e tirai fuori una scatola rosa con disegni eleganti.

 “ma quella è una bambola di porcellana!” Esclamò la madre di Mikael, di cui ancora non sapevo il nome”.

 “Sì, allora?”

 “ma costano tantissimo”

Sorrisi. “Non si preoccupi, non ho problemi, ah e questi sono per il bambino che mi ha spinto, l’ho visto per poco, ma credo che la taglia vada bene e quest’altro è per l’altro che già dorme, non l’ho visto, ma credo sia più piccolo di margherita, spero solo che il regalo vada bene”.

 E gli porsi una maglietta e un furgoncino.

“Ah, tieni Mikael” e gli diedi un completo pantaloncini e vestaglia di flanella rossa.

“Sai com’è, preferisco che indossi questi invece di rimane in mutande quando dormi, ah e questi lunghi nel caso tu abbia freddo"dissi porgendogli tutto.

"Spiacente, non c’era rossa”dissi mentre Mikael rimase a fissarmi sorpreso, ed io avevo ancora il braccio teso e la roba in mano.

 “Ehi, la vuoi prendere sì o no?” Chiesi agitando il braccio su e giù e finalmente li prese.

 “Ah e c’è né uno anche per te, nonostante mi stai sulle palle, Margherita non si ripete” le dissi giusto per farglielo sapere,non vorrei avere
problemi con la madre e così lanciai la busta con dentro  una felpa e mi appoggiai al tavolo.

“Ma Ambra non dovevi farlo”

“e perché?”

“Beh, hai speso molti soldi”

“ma non mi sembrava giusto portare qualcosa solo a Margherita, infondo siete tutti fratelli e poi sono miliardaria”

 “Cosa?”

 “Questo non lo sapevi eh, beh infondo è da anni che sono viva"dissi, poi mi voltai verso la signora.

"signora, spero non le dispiaccia, ma a lei non ho preso nulla, o pensato hai suoi figli più che altro”

 “oh no,   non importa, meglio così”.

“Ambra”abbassai lo sguardo.

 “Che c’è Margherita?”

 “Hai visto mi assomiglia”

“sì, l’ho presa con i capelli d’oro come i tuoi, le trecce e gli occhi verdi proprio come li hai tu e hai visto il vestitino, ha le margherite” 

La piccola annuì e mi sorrise. “Allora la chiamerò Ambra come te, l’ambra ha lo stesso colore dei suoi capelli no?”

 “non lo so tesoro, non l’ho mai vista, ma credo di sì”

“comunque è ora di mangiare e poi di andare a dormire”disse la donna.

Guardia la bambina mangiare e poi vidi uno ad uno ogni membro della famiglia preparasi per andare a dormire, il bambino che mi aveva spinto non era a cena, ma non m'importava tanto, non voleva che stessi da loro e infondo era normale con quello che è successo al padre, comunque alla fine rimasi sola in sala, mi sedetti a terra, mi portai le ginocchia al petto e me le circondai con le braccia.

 Mi stava ritornando la stanchezza, ma chissà perché non mi andava di dormire.

"Che fai qui sola? Mikael ti aspetta” mi voltai verso la voce, era la madre di Mikael.

 “Niente, pensavo”

“capisco, comunque scusami, non mi sono presentata, io sono Rose, chiamami tranquillamente così”

 “Rose?" Chiesi divertita. "C’è una regola per caso? Se si è femmine nomi di fiori, se si è maschi nomi tedeschi”

“si può dire di sì”mi disse la donna sedendosi accanto a me.

 “Grazie per la bambola, è piaciuta molto a Margherita e di sopra non faceva che parlare di te” lo disse così, tranquillamente, senza ombra di
risentimento, invidia o gelosia; alla donna che la figlia parlasse o diventasse amica di un vampiro non dava fastidio e ne fui lieta.

 “Una cosuccia, comunque spero che Mikael si sia messo il completo, se no lo sotterro”

Rose rise, “sei proprio un bel tipo, immagino lo sia stata anche tua madre”

La fissai, vuole scoprire qualcosa su di me, vuoi curiosare eh? Ma infondo perché non parlare un po’, non m'interessa suscitare pietà e credo che oltre a conoscermi meglio, non abbia cattive intenzioni

“non lo so, sono una bastarda”

Rose si girò di scatto verso di me e mi guardò sbalordita, sapevo benissimo di aver detto quella parola calma e con tanta leggerezza, forse anche... non so, un po’disgustata, ma ormai me ne ero fatta una ragione, anche se non capivo perché doveva succede a me, ma infondo chissene frega.

“Quindi non sai chi siano i tuoi genitori”

 “esatto”

 “e pure ti comporti con naturalezza con Margherita, come se li avessi avuti e sapessi cosa fare, ti vieni spontaneo”

“è normale, all’orfanotrofio dove stavo ero sempre in qualche modo più grande  di qualcuno e badavo io a loro”dissi nostalgica.

“Capisco, quindi ti sei rivista come allora grazie a Margherita”

 “sì, in un certo senso”ammisi.

“Comunque non ho problemi a capire perché Mikael ti sia così affezionato, tu non sei cattiva”

“perché non ho motivo di esserlo, ma non bisogna mai dire mai e nemmeno, non sei, perché tutti hanno un lato oscuro dentro”

“è vero” e dopo ciò rimanemmo in silenzio.

Fino a che non lo ruppi io.

“Va bene, ora vado a dormire, non so cosa mi sia successo prima, ma ora comincio a non stare bene” così mi alzai e mi diressi in camera.

 “Buonanotte Rose”

“buonanotte   Ambra”.

In camera trovai Mikael sotto le coperte e ancora sveglio. Figuriamoci se dorme senza di me, pensai non del tutto infastidita.

"Quanto diavolo ci hai messo, forza vieni, se possibile sei ancora più pallida”

“no Mikael, non è possibile, comunque sono a pezzi”

“allora mettiti giù e dormi”

“sì, ma mi devo cambiare”

 “puoi farlo anche qui”

 “come se lo facessi”

“allora vai al bagno” e infatti fu quello che feci, poi ritornai e m’infilai sotto la coperta.

 “Che bravo che sei, hai messo il completo”

 “certo è un tuo regalo”

 “e che vuol dire che se non lo era non lo mettevi?”

“Ma, forse”

“sei una peste”

“hai ragione”poi sentii rumore di coperte e lo percepii attaccato alla mia schiena, con il respiro dietro la mia nuca e il braccio come al solito,
intorno alla vita, forse ancora più stretto del solito, poi crollai. 
 

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Capitolo 25
*** la piccola peste ***


Quando mi svegliai, capii che c’era qualcosa che non andava, l’aria era elettrica, mi cambiai alla svelta e andai in sala, e infatti, c’era Rose seduta al tavolo quasi in lacrime e Margherita triste che abbracciava la bambola che le avevo comprato.
 
“Rose, che succede?”


La donna mi guardò e notai della speranza nei suoi occhi, ok, qui c’è qualcosa che non va, guardarmi e subito dopo avere un po’ di speranza non è una cosa bella, è  successo qualcosa di grave. La guardai confusa e attesi.

“Mio figlio è scomparso”


“Chi?”Chiesi.

 “Carl, quello che ti ha spinta”

“ah, ma sarà uscito”

 “sì, ma pochi minuti fa era qui, con noi, poi è sparito, non so che pensare, è buio e ci sono tanti pericoli”

 “ho capito Rose, ho capito, immagino che Mikael e Ian siano andati a cercarlo”

 Rose annuì “va bene, allora vado anche io, così forse lo troveremo velocemente”

“oh, grazie, grazie Ambra, più siete meglio è e poi sono più tranquilla” le sorrisi e uscii.

“Accidenti quel piccolo impiastro, mi sentirà appena lo trovo” dissi ad alta voce arrabbiata, e no, non mi era andata giù la spinata e il modo in cui mi aveva parlato, però era piccolo, ed era normale che non gli piacessero i vampiri dopo quello che era successo a suo padre, così mi diressi verso il bosco, quando percepii un aura magica.


 “Com’è possibile? Ah sì, le streghe, è vero”e curiosa seguii la scia.

Dopo un po’ non sentii più nulla, l’aura era scomparsa.


 “Allora doveva essere aurea residua” dissi ad alta voce e mi ritrovai in mezzo alla scura vegetazione.

 “Che diavolo... e ora che faccio? Quanto odio queste situazioni, così rimasi in mobile tra la natura notturna, chiusi gli occhi e ascoltai.

 L’aria fresca della sera mi accarezzò il viso e nonostante non potessi sentirla, ero certa fosse piacevolmente fresca e dopo avermi dato il suo fresco saluto, passò fra i rami degli scuri ed alti alberi, creando una naturale melodia spostando le fronde degli alberi.

In lontananza sentii un verso di un gufo, altri di pipistrello e il battere del cuore di un cervo in lontananza, poi sentivo odore di terra umida.

 Tutto era nella più completa normalità, mi piaceva quella normalità, la notte era il mio posto e ormai la mia essenza, la notte è tutto per me, una casa, una compagna che mi da preziosi consigli, un amica con cui parlare, ma anche ambasciatrice di sventura e morte, nonostante  con lei mi sentissi calma rilassata, tranquilla.

Aprii gli occhi e continuai a camminare, sentendo le fronde degli alberi muoversi come fossero vive e stessero danzando trasportate dalla vivace brezza, quando mi ritornò in mente il motivo per cui ero lì e mi rimproverai con enfasi. Dovevo sbrigarmi ha trovare la piccola peste.

Dopo aver camminato un po’, ed essere passata attraverso arbusti nodosi e intrecciati, ed evitato non so quante radici sporgenti di enormi e vecchi alberi dalla rugosa e ruvida corteccia, sentii un rumore d’acqua; che ci fosse un fiume o una sorgente? Mi chiesi e dopo aver scansato degli altri arbusti che non mi permettevano il passaggio, mi trovai in una valle erbosa.

Lo scrosciare dell'acqua era ancora più forte, infatti accanto a me c’era un fiume, dalle acque scure e agitate, non era un bello spettacolo, nonostante fosse illuminato dal chiarore della luna.


 Aveva delle rapide veloci e pericolose che avrebbero sbattuto un tronco sulle rocce con tanta violenza da romperlo, sarebbe stato brutto se qualcuno ci… no aspetta, non è che c’è caduto dentro il moccioso,vero? Pensai agitata.


Mi accostai alla sponda, ma non vidi nulla galleggiare sul pelo dell'acqua o nelle sue profondità e mi sentii sollevata, poi guardai avanti a me, mi venne da ridere e già sicuramente lo avevo trovato.

Davanti a me c’era un gruppo di frassini che longilinei si alzavano verso il meraviglioso cielo di velluto nero, pieno di piccoli e scintillanti diamanti e una candida e bellissima luna piena, sarei rimasta volentieri ad ammirare il cielo se non avessi avuto da fare.


Ad un tratto sentii qualcosa spezzarsi e un urlo,poi un forte rumore d’acqua, accidenti! Avevo paura a girarmi, non volevo scoprire che Carl era caduto nel fiume, ma era successo.

Corsi al fiume e lo vidi agitarsi cercando aiuto, però non gridava, che mi avesse vista? Incredibile anche se non sapeva nuotare, come era ovvio e nonostante potesse morire affogato, non voleva chiamarmi perché ero un vampiro,era davvero infantile.
 

Mentre finivo di pensare questo, senza neanche accorgermene, mi tuffai nel fiume. L’acqua era fredda e il solo accorgermene voleva dire guai, perché noi non riusciamo a sentire freddo o caldo, o almeno quelli normali, quindi se lo sentivo voleva dire che l’acqua era gelata e non fredda; devo sbrigarmi a tirarlo fuori o morirà assiderato, pensai, ma pensare non bastava, dovevo agire e le rapide erano potenti, veramente potenti, così dovetti usare molta orza e riuscii solo ad andargli di fronte.

Il ragazzino aveva paura, però non parla e nel suo sguardo lessi paura e astio nei miei confronti e questo mi fece arrabbiare e reagire, mossi molto più velocemente le braccia, anche se di tanto in tanto sbattevo alla riva, con  la schiena o con il capo, ma riuscii comunque a fare qualche bracciata fino a che allungando semplicemente un braccio, afferrai il suo e lo tirai a me, poi lo strinsi al petto.

Lo feci apposta perché non voleva e mi odiava, per farlo arrabbiare e perché così potevo salvarci entrambi, ma improvvisamente sentii un rumore che non mi piacque affatto.

Una cascata e la corrente ci tirava velocemente a lei.

Cercai di nuotare nel verso opposto, tra gli schizzi e la schiuma, ma con un bambino e un solo braccio era impossibile, così lasciai stare. Rimasi ferma in mobile preoccupandomi solo di galleggiare e guardai la fine della cascata, come qualcosa da battere da sfidare.


Io non potevo morire, il piccolo Carl sì, ma di certo non avrei lascato che gli accadesse qualcosa, se necessario gli avrei fatto da scudo con il mio corpo,ma c’era ancora una speranza,nei film, di solito, c’è un appiglio, o una radice sporgente, scoperta e dove potevo aggrapparmi e sperando in quello attesi di cadere.

 Carl si mosse fra le mie braccia e lo guardai. Ero seria per niente preoccupata, avevo una speranza e un piano e nonostante mi odiasse notai con piacere che rimase in silenzio e immobile tra le mie braccia, lasciando tutto a me, forse si era rassegnato,non penso avesse molta fiducia in me.

  Cominciai a precipitare e subito mi guardai intorno e come nei film, fortunatamente c’era una radice penzolante a cui mi aggrappai.  Strinsi con un braccio Carl, che si era aggrappato a me molto forte e sicuramente non  gli faceva affatto piacere, poi guardai giù.


C’erano delle rocce appuntite che mi avrebbero infilzata e forse con il mio piano non ci sarebbe salvato nessuno dei due.   

“Carl, lo so che non vuoi neanche sentirmi, l’ho capito, ma fai un piccolo sforzo o cadremo, la radice non terrà in eterno, sali su di me e salvati, forza”vidi il bambino annuire e cominciò a salirmi sopra, mentre tenevo la mano pronta nel caso scivolasse, ma non successe.

 Quando ormai mancava poco, la radice comincio a cedere.


 “Corri Carl, ci sei quasi, tanto se io cado non muoio,ma tu ti faresti male, quindi muoviti”

Carl riuscì a salire sulla terra ferma, ed ero certa che mi avrebbe ignorata e lasciata li aggrappata ad una radice instabile,ma con mia grande sorpresa, mi sbagliai, forse per un momento di generosità o così perché voleva,mi porse una mano.

 “Così no, devi sdraiarti giù a terra, così accucciato cadrai per via del mio peso.

Il ragazzino mi guardò male, ma si sdraiò, gli presi la mano e lo guardai, sperai fosse pronto, perché mi lasciai e rimasi appesa alla sua mano.

Riusciva a tenermi, non aveva nessuna difficoltà e piano a piano mi tirò su, accidenti dovrei ingrassare, pensai allibita.

Finalmente sulla terra ferma, fui tentata di baciarla, invece mi alzai subito, sicuramente faceva molto più freddo, per via del vento, a me non interessava, non potevo ammalarmi, però Carl sì, e sicuramente aveva molto freddo, ma guardandolo non si sarebbe detto, figuriamoci se si fosse mostrato debole e bisognoso davanti a me, neanche morto; lui e il suo orgoglio.
                   
“Carl andiamo a casa, tua madre era davvero preoccupata” poi lo presi in braccio e m’incamminai.


 “Che fai? Mettimi giù” mi ordinò.

 “Ah, vedo che ora parli, comunque no, con questo vento notturno e i tuoi vestiti bagnanti sentiresti ancor più freddo, io invece coprendoti con le mie braccia ti riparo dal vento e così non ti ammali, ora che hai capito,taci” e stranamente tacque.

Riuscii grazie alla mia memoria fotografica a ritrovare la strada di casa e non appena spalancai la porta, ci trovai tutti.

La piccola Margherita nonostante fosse tardi era ancora sveglia e non appena vide il fratello le si illuminò il viso stanco. “Ambra che hai fatto? Sei tutta bagnata?”

“Non è il tempo di pensare a me Mikael, se non te ne sei accorto ho fra le braccia tuo fratello, se pensi a me mi farai odiare e ti farai odiare” dissi in tono severo, poi posai il bambino a terra.

“Carl!” Urlò Rose correndo ad abbracciarlo.

 “Perché siete fradici?”

“Perché Carl è caduto nel fiume”

“nel fiume?”

“Già”

 “sì, peccato che non gli ho chiesto di salvarmi”disse Carl in tono arrogante.

Vidi rosso.

“Come? Tu non sai nuotare, mi hai vista, sei caduto nel fiume e perché sono un vampiro non mi hai chiesto aiuto, potevi morire affogato e ora mi vieni a dire... o meglio a far capire che il mio gesto non è stato apprezzato? Ma sei impazzito? Sentimi bene io posso capire che odi i vampiri per via di tuo padre, ma questo non ti da diritto di essere così cocciuto e irriguardoso della tua vita, hai capito?" Poi gli puntai il dito contro.


 “Sei stato infantile, orgoglioso e stupido”

 “sei tu che ti sei messa in mezzo”

“ah, fanculo! Margherita non si dice” dissi dirigendomi spedita verso la stanza, a dir poco furibonda.

Li sentii parlare, ma non prestai attenzione alle loro parole, non m’importava di quel ragazzino ingrato e così stupido, ci voleva un bello schiaffone, ecco cosa ci voleva, così forse avrebbe capito di essere stato imprudente, pensai arrabbiata e perché era successo tutto questo?

Perché voleva del legno di frassino per uccidermi, perché non mi può neanche vedere, ma il suo piano è andato in fumo e gli è quasi costato la vita, l’ho salvato e ora basta, anche se non capisce, non mi importa,tanto non rimango a vivere qui,quindi.
 
Tirai la tenda dalla finestra e guardai la notte. Era incredibile quanto brillassero le stelle, erano una miriade e pensare che a casa a New York non si vedevano che raramente, una o due per miracolo, finii di pensare ciò e poi sorrisi, non ero più sola.


 “Mikael guarda che splendida luna e che bellissime stelle”gli dissi tranquilla, persa a guardare il cielo.

Mikael non mi rispose, ma mi circondò la vita con le braccia. Non mi girai, rimasi a guardare il cielo con lui dietro che mi stringeva; mi piaceva e mi calmava, sentii il suo petto appoggiarsi alla mia schiena e il dolce peso del suo capo sulla mia spalla.

Inclinai un po’ la testa per poggiarla alla sua. “Sì, hai ragione, qui le stelle sono stupende e grazie per aver salvato mio fratello”

“figurati, però mi dispiace che non abbia capito quello che volevo dirgli”

“non ti preoccupare, credo lo abbia capito”

 “se lo dici tu”gli risposi posando la mia mano sulla sua, mentre lui mi stringeva più forte e rimanemmo in silenzio, abbracciati a guardare le stelle, quando Mikael frantumò il silenzio della stanza.

 “Che ne pensi di andare a dormire? Ti stai indebolendo, lo sento.

 “Va bene credo tu abbia ragione”e così ricoprimmo la finestra con la tenda, salutai la mia incantevole luna e andai a cambiarmi al bagno, per poi andare sotto la coperta e addormentarmi circondata dal braccio di Mikael, come d’abitudine.  
 

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Capitolo 26
*** La voce ***


Il giorno seguente, successe una cosa strana, le mie pantofole erano riapparse e i miei capelli non avevano più treccine. Evidentemente Margherita stava ancora dormendo, infondo ieri era rimasta sveglia fino a tardi.         

Mi cambiai con una maglietta nera lunga e dei jeans stretti, poi misi gli stivali, che non andavano proprio bene con quello che indossavo, ma era uguale e andai in sala. Dovevo convincere Mikael a ritornare a casa, poi lo vidi.


Era seduto a tavola con Margherita adagiata sulle gambe e stava ridendo per qualcosa che Ian gli aveva detto, poi la madre gli posò una tazza fumante d’avanti, si guardarono e si sorrisero. No come faccio a dirgli che voglio tornare a casa, come?         

All’improvviso non so perché i nostri sguardi si incrociarono e mi sorrise, risposi a mia volta e andai a sedermi a tavola.

 “Ciao Margherita, pensavo dormissi, visto che non ho le treccine”

“no, oggi volevo farti qualcos’altro, ma avevo paura che poi ti saresti arrabbiata”

“no, perché dovrei, che volevi farmi?”

“una bella coda alta, non ci sono mai riuscita, mi sfuggono sempre un po’ di capelli e rimangono gonfi”

“capisco, se vuoi puoi provare, ho una spazzola nella mia valigia, prendila”

Margherita sorridente scese dalle ginocchia di Mikael e corse in camera.

“Senti Mikael,vorrei tornare a casa” subito si girò verso di me.


 “Va bene ma”

 “tranquillo, immagino tu voglia restare, posso andare anche da sola, tu devi stare qui con loro”

 “non se ne parla, vengo con te. Li ho visti, stanno bene, ora abitano qui e sono, diciamo felici, quindi posso ritornare”scossi la testa.

 “No Mikael, no”

“perché?”

“Perché non è giusto, loro sono la tua famiglia, ti vogliono bene e gli interessi più di quanto tu possa mai interessare a me.
Devi stare con loro ora che hanno bisogno di te, tua sorella, tua madre, il piccolo Carl, che ancora non ha superato il dolore della scomparsa di
vostro padre e credo che mancherai anche a questo tipo strano che hai qui accanto”


“ehi! Che vuol dire tipo strano?”

 “Quello che ho detto”

 “tu, morto che cammina”

“ah, si? Allora tu chi sei, un”

 “no! Voglio ritornare con te!” M’interruppe Mikael.   
 
“La smetti di fare i capricci, hai due anni? La tua vita è qui, con loro e ora vado a prendere i biglietti, dite a Margherita che torno subito” e mi alzai.


 Vediamo se capisci se ti metto sotto a fatto compiuto, pensai cattiva, ma fui afferrata per un braccio e quando mi girai mi sorpresi nel scoprire che non era stato Mikael che mi aveva bloccata, anzi lui  era rimasto a fissarmi senza dire una parola, con guardo addolorato.       

 Era stato Ian.


 "Che c’è? Perché mi hai fermata?”

“perché devi partire con lui”

 “cosa?”

 “Ti sto dicendo di portare con te Mikael”

“stai scherzando? Stai dicendo che sei d’accordo se porto via tuo fratello?”

 “Certo che no, non mi piace che sia così legato a te, ma ho capito che non sei un vampiro cattivo, che lui è legato a quadruplo filo con te, e non voglio che rimanga qui e sia triste perché non ti vede”

“e quindi che dovrei fare? Trasferirmi qui?”

 “Perché lo faresti?”Mi chiese guardandomi in viso con espressione indagatrice.            

“No, era solo per dire, io abito in America e intendo restarci”


“allora portalo con te” volevo tanto sbattere la testa al muro.

 “lo so che vorresti portartelo via, a me non mi freghi”

 “davvero?” Chiese Mikael felice, sorridendomi.

 Con un colpo secco riuscii a far lasciare la presa a Ian.

"Vado  a prendere i biglietti e intanto ci penso” dissi insicura e mi diressi alla porta consapevole dello sguardo triste di Mikael addosso. 

Corsi durante il tragitto, la città era distante, ma in un attimo ero arrivata al centro e cercavo un agenzia di viaggi ancora aperta. Ne trovai una dopo aver girato per un po'.         

Mi fermai alla reception dove un ometto basso e pelato era intento a fumare una sigaretta e a battere alla tastiera. A quanto pareva per lui il divieto di  fumare in luoghi pubblici non era valido, forse era il capo. Che gran bel esempio.     


Subito alzò lo sguardo dal computer e mi guardò.

 “Desidera?” 

“Vorrei dei biglietti per l’America per il volo delle ventuno”

“va bene, vediamo se li abbiamo".     

Poco dopo uscii dal agenzia che avevo rifiutato il suo invito a cena, avevo preso quello che mi serviva e senza neanche salutare ero uscita.


Come gli era venuto in mente di chiedermi di uscire, era vecchio, lo so, detto da me fa ridere, ma per tutti io sembro una ragazzina e lui poteva essere mio padre, se non mio nonno, oltretutto non mi piaceva affatto lo sguardo che mi aveva fatto dopo avermi vista meglio, quel maniaco pervertito, era brutto e vecchio, ma perché non si nasconde?

 Arrabbiata e umiliata del fatto che solamente avesse osato pensare che fossi un ragazzina facile e che scegliessi una schifezza come lui, mi diressi verso casa di Mikael.         
 
Davanti a casa, la rabbia scomparve e alla fine avevo preso due biglietti, non sapevo neanche io perché? Ero decisa a farlo rimanere con la sua
famiglia e allora perché? Ah, era per ritornare a fargli visita, mi dissi, ma non ci credevo nemmeno io.      


Entrai in casa con i biglietti in mano e subito mi trovai davanti Mikael che mi guardava triste e Ian Rose e il piccolo Carl che mi guardavano determinati.

“Che c’è? Che è successo?”Chiesi subito guardandoli uno per uno. Non capivo, ma una cosa la capii e cioè che ero stata una stupida a fare la domanda.

“Ho saputo che vuoi partire”


“sì Rose, per me è tempo di ritornare in America, ma ho già detto a”

 “lo sappiamo cosa gli hai detto!”M’interruppe Carl, arrabbiato.

Lo guardai.

“Non ti permettere di far del male a mio fratello”

 “cosa? Io non”

 “allora portalo con te”disse Ian anticipando la fine della mia risposta.

 “Ma pensavo che lo voleste ancora con voi”

 “sì, certo Ambra, è mio figlio e loro fratello, ma se preferisce stare con te, noi preferiamo renderlo felice”disse Rose calma.

 “io non capisco”dissi inclinando un po’ il capo.

 “Lo so cara, lo so bene”

 “che vuol dire?”

“Fatti gli affari tuoi Ian”     

“ma...”

 “Io non ho mai avuto una famiglia, sono nata e cresciuta in orfanotrofio” a queste parole Ian e Carl mi guardarono sorpresi, mentre Rose che già lo sapeva non disse niente, ma la cosa che mi sorprese maggiormente fu il comportamento di Mikael; non aveva fatto una piega, come se già lo sapesse.


 “Ma che davvero? Quindi non hai mai avuto una famiglia?”Mi chiese Carl. Annuii per niente infelice, come se la cosa non mi riguardasse.    

 “Comunque voglio che Mikael venga con te, a meno che sia tu a non volerlo” 


 “ma no, certo che no, pensavo solo, beh...”

Rose sorrise.

“Allora è tutto a posto, che ore sono? Riusciamo a comprare un altro biglietto?”

“Io non ci vado un'altra volta li” dissi categorica e tutti mi guardarono.

 “Quello al bancone mi ha chiesto di uscire, quel maiale zotico, dovevate vedere come mi guardava, per fortuna che non gli ho letto nel pensiero e poi non serve, ho due biglietti”

“quindi alla fine avevi deciso di farlo venire con te”disse Ian guardandomi male.  

 “No, li ho chiesti due senza pensare, altrimenti non...”

“altrimenti mi avresti lasciato qui vero?”

No, non sopporto la faccia da cane bastonato, perché deve guardarmi così, mi fa sentire una m... beh avete capito.

 “Sì, infatti, ma visto che ho due biglietti e che la tua famiglia è d’accordo nel lasciarti venire con me e che tu sei d’accordo di fare una vita da schifo, vieni, per me va bene, non ho problemi, io lo facevo per te. Non è che sei masochista vero?”

 “no, non sono masochista”disse Mikael sorridente e mi parve che volesse dire qualcos’altro ma si trattenne.

 “La piccola Margherita?”

 “Dorme con la tua spazzola in mano, è letteralmente crollata”disse Rose sorridendo.         
 

“Ma davvero, per te va bene Rose? Sarete lontani poi” le ci volle un momento per tagliare i ponti con il filo Margherita e collegarsi al filo Mikael.

“Sì cara, va bene, non ti preoccupare, grazie del pensiero”annui e le  feci un messo sorriso.              

 “Ora però vieni con me ti devo far vedere una cosa, sperando che tu possa vederla”mi disse Mikael prendendomi per un braccio e tirandomi fuori dalla casa.         

“Aspetta Mikael, non tirare, so camminare da sola, dove mi porti?”


“uffa quante domande fai”mi rispose e continuò a tirarmi.

 “è vero sei petulante smettila”disse una voce.

 “mi voltai e vidi dietro a noi Ian.

“Perché accidenti stai venendo con noi? E perché c’è anche Carl?”

“Io non mi fido di te, non ti lascio da sola con mio fratello, chiaro?”Disse Ian.


 “Cristallino”risposi adirata.

 “E pure pensavo che ormai ti fossi abituato a Ambra e che ti piacesse fratello”disse Mikael allegro anche se notai un cambiamento di tono nelle ultime parole, era geloso, incredibile e non lo nascondeva neanche. Era così trasparente nei suoi sentimenti, pensai preoccupata.

“Non mi sono abituato a lei, anche se ammetto di aver abbassato la guardia, mi sono lasciato andare per via del comportamento che ha con Margherita, perché a salvato Carl e per via di mamma che la tratta come una figlia, ma ancora non mi fido del tutto”

 “grazie per avermelo detto così diretto”

 “stz, come se già non lo sapessi".       

Decisi di ignorarlo e mi rivoltai verso Mikael.


Era un vero splendore. I suoi capelli lisci si libravano nell'aria mentre correva e apparivano brillare sotto gli argentati raggi lunari, anche la sua pelle era come se prillasse al buio, era stupendo e questo anche se non so perché mi fece sorridere.         

Continuammo a correre e ogni tanto mi guardavo indietro, era incredibile la loro resistenza, Ian e Carl erano ancora dietro di noi, non ci mollavano neanche per un attimo e non erano distanti nemmeno di un millimetro, impressionanti, pensai, quando Mikael si fermò all'improvviso ed io gli finii contro.          

 “Accidenti Mikael! Non ti fermare così"lo rimproverai, poi vedendo che mi ero appolipata alla sua schiena, mi staccai, non imbarazzata, perché impossibile, ma l’idea primordiale era quella, o almeno lo sarebbe stata se non avessi tolto il sentimento non appena era arrivato.


 Per via di diverse situazioni avevo imparato a far sparire le mie emozioni nel nulla, o addirittura al nascere, come se non fossero mai esistite.

“Siamo arrivati”disse Mikael girandosi verso di me con il suo  solito dolce sorriso che mi piace tanto.

Ok questo pensiero non è mio, di chi è? Chi mi ha costretto a dirlo? Mi chiesi attonita e un pochino spaventata”.

"Ehi! Terra chiama Ambra, ci sei?”Chiese Mikael passandomi una mano davanti al viso.

 “No, mi dispiace, il collegamento è stato interrotto per troppe interferenze”

 “che dici?”Chiese Mikael sorridendo e mi sentii tanto stupida.

Davanti a me c’era una grotta, e intorno tanta vegetazione lussureggiante e nera come la pece. Ma una luce? Ah questa è bella, un vampiro che chiede una luce.

“Cosa c’è la dentro?”Chiesi curiosa e nervosa.

 “Ora vedrai, spero, comunque non ti preoccupare” e riprendendomi la mano mi accompagnò dentro, sempre seguiti dai rompiscatole dietro.

 All'interno rimasi deliziata, anzi deliziata era un eufemismo.        


Eravamo in una grotta piena di giada, andavano dal verde persiano al verde primavera e giallo, o meglio verdino, erano bellissima e incastonata nella roccia e mentre Mikael ancora mi tirava con se, qualcosa di freddo, credo una goccia d’acqua mi cadde in testa,  ma la ignorai e continuai a  guardarmi intorno, meravigliata da quello che vedevo, fino a che non sentii un leggero rumore di acqua, poco udibile se non si sta attenti e che subito dopo trovai mettendoci un piede dentro.

 Ad un certo punto vidi davanti a me una pozza d’acqua, che da come era trasparente doveva essere pura e limpida e poco distante, delle rocce corrose da essa.   

Ne scelsi una e mici sedetti.


 “Che volevi mostrarmi allora?”E la mia domanda riecheggiò ripetuta centinaia di volte, in tutta la grotta, trasformata in eco, e incredibilmente mi venne da ridere, era una figata.

“Bisogna attendere fermi e in silenzio per un po’, poi vedrai” mi rispose.

Feci come mi aveva detto alla lettera.

 “Ambra, ti prego e inquietante, mi fai paura” si lamentò Mikael come un bambino spostandosi di qualche passo da me.

 “Oh, scusa, l’ho fatto ancora? Sai è”

 “abitudine, sì, lo so"finì di dire a mia vece.            

 “E voi che fatte li paralizzati?”Chiesi.


 “sicuramente gli hai fatto venire i brividi e una fifa nera paralizzante”disse Mikael ridendo.

 “sì, certo, affibbiami un altro potere intanto che ci sei e comunque non dovevamo stare in silenzio?”

 “Vero”.

 “Eccole, le vedi”esclamò poco dopo.


 “No, cosa?”

“Lo sapevo, non le riesci a vedere, perché vedi al buio”disse Mikael sconsolato e mettendo il broncio.

 “Mica è colpa mia, però forse sposso provare a..."dissi manipolandomi la vista.

"Incredibile! Le lucciole”

 “ora le vedi? Com’è possibile?” Chiese Ian.         

 “Perché sono riuscita a controllare la vista e ora c’è l’ho umana”


“ma questo a quanto ne so lo sanno fare solo i vampiri molto potenti, controllare gli organi, intendo”

“e tu quanti anni credi abbia? Anzi, no, non me lo dire o mi daresti sicuramente della vecchia, sei antipatico”e detto ciò continuai ad ammirare le lucciole che svolazzavano creando scie di luce verdi, gialle e arancioni nella caverna completamente immersa nel oscurità.

Non so quanto tempo rimanemmo lì, so solo che cominciai a sentirmi fiacca e mi vene un capogiro e che se non ci fosse stato quel antipatico di Ian dietro di me, sicuramente sarei andata dritta distesa a terra.


 “Stai bene Ambra? Non dirmi che è già ora di andare a dormire?”

 “no, se preferisci che non te lo dico, comunque tu puoi rimanere ancora con loro se sono svegli e venire più tardi”

“no, non penso stiano ancora svegli, ma nel caso ti ringrazio e seguirò il tuo consiglio, ora andiamo”annuii e mi guardai un ultima volta intorno
per ammirare la lucente ambra e le splendenti lucciole per un ultima volta, ma quando feci per dirigermi all’uscita, sentii male alla testa.


 “Ah, allora sei tu che mi stai intralciando, chi sei bambolina? E che cosa vuoi?” Sentii all'improvviso nella mia mente.

Rimasi paralizzata sul posto.

 “Anzi, non m'interessa, ma non darmi fastidio e non ostacolarmi, altrimenti potrei arrabbiarmi e non sarei affatto simpatico”

 “ah un altra cosa, sei molto interessante sai? E presto credo che ci risentiremo, è divertente entrarti nella mente”disse la voce e se ne andò.

Il fatto fu così assurdo e ero così stanca che  dovetti appoggiare ad una roccia, non connettevo più e non mi reggevano più le gambe, non riuscivo nemmeno più a vedere bene nonostante avessi rimesso “gli occhi a posto” mi sentivo svuotata di qualsiasi energia, da buttare, sentii solo una voce urlare il mio nome.

La riconobbi, era quella di Mikael, poi svenni.      

 

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Capitolo 27
*** Spiegazioni ***


La sera seguente mi ritrovai sola e sdraiata sul letto.

Mi guardai intorno stralunata, la valigia era già pronta e avevo dei vestiti appoggiati ala spalliera di una sedia, ma questo non m’importava, la domanda era, come ero arrivata al letto?

Mi ricordavo solo di aver sentito una strana voce e poi? Evidentemente ero svenuta per poi rinvenire nella “mia”stanza.

Mi guardai lentamente intorno preoccupandomi di fare piano per non sentire alcun dolore, anche se sapevo bene di non poter sentirne. Le mie
ferite guarivano tutte come niente, quindi era solo una gesto psicologico.

Feci scivolare le gambe giù dal letto e sì nessun dolore, l’avevo detto, così mi alzai e uscii dalla camera.


“Margherita stava disegnando seduta al tavolo e sentendomi arrivare alzò lo sguardo dal foglio.

“Ehi! Ambra, ti senti bene?” Mi chiese mentre scendeva dalla sedia, poi mi corse incontro e mi abbracciò le gambe.

Alle sue parole Rose uscì dalla cucina e mi guardò preoccupata.

“sì, tranquilla, sto bene”

La piccola mi sorrise e ritornò a disegnare.

“Sicura di stare bene? Sai, mi sono preoccupata quando Mikael ti ha riportato a casa in braccio”

"sì, è tutto a posto, davvero”

“se lo dici tu, di certo non posso costringerti a dirmelo, però sappi che ho capito che c’è qualcosa che ti turba”

 “grazie, Mikael e gli altri stanno fuori?”

“Tranquilla, Mikael a già fatto la valigia e anche la tua”


 “sì, l’ho vista”

“gli avevo detto di lasciare stare, che forse ti avrebbe dato fastidio, ma lui mi a giurato che non sarebbe mai potuto accadere”

“sì, non ti preoccupare, non mi arrabbio per così poco e poi lui e di casa”

 “di casa?”

“Di famiglia”

 “ah capisco”.

 Speriamo non abbia frainteso pensai e feci un sorriso di circostanza, quando all’improvviso si spalancò la porta e Mikael, Ian e Carl entrarono come matti.

Li guardai perplessa, alzando un sopracciglio.


“Che modi, non si entra così in casa” li rimproverò Rose e io mi ritrovai ad annuire, assolutamente d'accordo.

“Ambra! Stai bene? Mi hai fatto spaventare, eppure prima reggevi meglio, non erano neanche le cinque” disse Mikael mentre di corsa veniva
verso di me.


 Aiuto un tir! pensai ironicamente e alla fine mi ritrovai fra le sue braccia, mai strette o dolorose.

 “sì, lo so, scusami, forse mi ero stancata troppo”.

 “Forse”ripeté poco convinto.


Accidenti, gli basta guardarmi in faccia e anche se non mostro alcuna espressione, capisce se c’è dell'altro, o se mento e qualsiasi altro mio sentimento che tengo nascosto, o almeno provo a tener nascosto, è frustrante, mi ritrovai a pensare, ma almeno non chiedeva, per ora, comunque ero già pronta al momento della domanda.

Gli diedi una pacca sulla schiena e guardai Rose, anche lei era come lui. Che famiglia!

“Ok, smettila con le effusioni fratello, staccati” disse Ian calmo.


“Lo dici solo perché tu non puoi farlo”disse Mikael contento.

 “Ma chi ci tiene, se a te piace abbracciare un morto, prego, fai pure, ma a me lasciami fuori per piacere”

“non sai che ti perdi, lei è...”

“basta, grazie a entrambi, ma, basta!”

Cominciavo a stufarmi di quella conversazione cretina.

 "Ah Mikael, grazie per la valigia”

“figurati, è stato un piacere”

“sì, certo, ma se sei rimasto di marmo quando hai visto il suo intimo”

“zitto Carl, fai silenzio” lo ammonì Mikael.

 “Lasciamo stare va”dissi stanca.

 “piuttosto, ma non dovremmo stare già all’aeroporto, l’aereo non spetta mica noi, sai”

“hai ragione, prendo  le valige”

“e i biglietti?”

 “Li ho in tasca”.

 Ritornò con le valige.


 “Dammi la mia”

 “no, sono io l’uomo”

 “fa come ti pare”

Non sono stupida, non ci sto a litigare per una cosa a me scomoda.

 “Sto chiamando il taxi, fra pochi minuti dovrebbe stare dove vi hanno lasciato la prima volta”

 “grazie Rose" dissi grata “allora andiamo, è stato un piacere conoscervi, ci rivedremo sicuramente”

“non aspetto altro e credo che mi mancherai Ambra”

 “mi mancherai anche tu Rose, io non lo detto!” Rose si mise a ridere.

 “sì, continua a fare quella tutta d’un pezzo, aiuta sai?”

“lo so, poi in questa “vita”, allora ciao”

 “aspetta, questo” disse Margherita  porgendomi un foglio.

 “cos’è?”

 “Un disegno, guardalo quando starai in America”

 “va bene, ricevuto”dissi sorridendole e cosa a cui non sono abituata, la piccola si avvicinò alla mia guancia e mi diede un bacio”

Le sorrisi, non era una brutta cosa, anzi per me era una liberazione, poi la piccola porse un foglio anche al fratello.

 “lo stesso”disse e andò accanto alla madre. Qualcuno dietro di me mi tirò il bordo della mia maglietta lunga, preferita, e mi girai. Che sorpresa,
Carl.

“Tieni” disse in tono freddo.


 “Cos’è?”

“Li hai gli occhi? Stupida”poi si sedette sul divano.

Era un ciondolo di legno a forma di cuore.

 Lo guardai.

 “Tranquilla, non è di legno di frassino e non l’ho fatto neanche tanto bene, tanto è per te”

“non è questo, grazie, veramente”

Carl mi guardò un attimo sorpreso dal mio tono e dal sorriso che gli feci e che girandomi verso Ian per non mostrarlo feci scomparire.

 “Ehi lupo! Ora sarai felice, vado via, ma credo che ogni tanto chiamerò così ti darò fastidio lo stesso” dissi spalancando gli occhi per stuzzicarlo e facendo un sorriso provocatorio.

 “Sai che ti dico, mi dispiace che vai via, così non ho più nessuno da prendere in giro e trattare male”.

Gli sorrisi “va bene, ma ho detto che chiamerò, così potrai insultarmi per telefono. Ti do carta bianca, potrai dirmi quello che vuoi”

 “l’hai detto tu, penserò a cosa dirti, poi non ti arrabbiare se seguo alla lettera ciò che mi hai detto”mi disse facendomi per la prima volta un mezzo sorriso che lascio di sale me e gli altri.

 “Che c’è, non ho fatto niente” gli altri sorrisero a loro volta e scossero la testa.

“Ciao Rose, grazie per l’ospitalità e soprattutto per la fiducia”


 “questo e altro per te, ma solo per te, vieni a trovarmi presto già mi manchi”.

“Com'è possibile, non sono ancora andata via”la donna mi sorrise ed io la strinsi in un abbraccio, il primo che le abbia mai dato e la nascosi tutta
per quanto minuta.


 “Va bene, ma vedete di scrivermi anche voi, ok? Andiamo Mikael” dissi dirigendomi alla porta, e nel farlo posai una mano sul capo di Margherita e guardai per un ultima volta Carl e notai che aveva gli occhi lucidi. Possibile fossero per me? Naa, sogno, mi dissi e uscii.

 “Aspettami!”

“Sono qui Mikael, non scappo” dissi da fuori.

Salimmo fino alla strada come niente fosse e lì ad aspettarci c’era il taxi e il taxista un po’ scocciato per l’attesa, ma lo ignorai, comunque le scelte che gli avrei sottoposto, se avessi voluto o fossi stata di cattivo umore, sarebbe state le seguenti. Solo due. O fai il tuo lavoro e stai zitto, o fai il tuo lavoro e stai zitto, ma ero troppo felice per farmene fregare qualcosa o lasciarmi turbare; avevo trovato una seconda famiglia e non lo avrei mai ammesso, ma ero al settimo cielo.

Arrivammo in tempo all’aereo porto come stabilito, salimmo sul aereo e ci sedemmo uno di fronte all'altro come alla partenza e dopo pochi minuti, le hostess erano già passate a controllare le cinture, il pilota aveva già augurato buon viaggio ed eravamo già decollati.


 “Ora mi vuoi dire cosa ti è successo nella grotta?”Mi chiese all'improvviso Mikael.

 “No”dissi senza mezzi termini.

 “Perché?”

“Perché no”

“uffa, ti voglio dare una mano, sono tuo amico no?”Mi parve di sentirlo in difficoltà nel pronunciare la parola amico, ma lascia passare senza soffermarmi.

 “Sì, appunto”

 “appunto che?”

“è pericoloso. No, a casa mia, ha lo stesso significato che ha a nella tua, ovvero che non ti dico niente”

Mikael sbuffò e tacque.

Hai capito finalmente, bene, sono felice, pensai sollevata e in un attimo persi nei miei pensieri.

Quella voce, chi diavolo era? E come cribbio ha fatto a entrarmi in testa? Mi chiesi. Era una voce molto forte, ma chiara e paralizzante.


 Al solo guardare un vampiro riesco a capire subito quanti anni ha, sentendo la voce anche, forse con un margine d'errore, ma minimo, quindi se non vado errata la voce deve essere di un vampiro di... no! Non voglio neanche penarci, mi dissi cominciando ad innervosirmi, così per precauzione alzai la barriera mentale al massimo, sperando sarebbe bastato o almeno gli rendesse le cose non del tutto facili.

Dovevo esercitarmi di più nello schermarmi, non solo nella lotta, dovevo anche imparare a gestire meglio i  miei poteri da vampiro, anche se la sola idea mi dava fastidio, sopratutto da quella volta.

No! Non voglio pensare neanche a quello, basta pensieri infausti e infelici, mi dissi e notai Mikael fissarmi con accuratezza per tentare di decifrare
le mie espressioni.

 Chissà se c’è riuscito, o almeno è riuscito a capire qualcosa che sicuramente, potete starne certi, lui da me non saprà mai, mi chiesi calma.


 “Ah, a proposito, come facevi a sapere che io venivo da un orfanotrofio? Sei rimasto impassibile quando l’ho detto”

 “beh”

 “lo fanno le pecore”affermai.

 Mi guardò con un sorriso e una faccia che diceva “piantala”

Però, anche la sua faccia era brava a lasciarsi capire.

 “Allora? Come facevi a sapere di me?”

 “Un caso, da lupo sono salito sulla tua scrivania e ho trovato un documento del orfanotrofio, tutto qui”

“ah, bravo, me lo hai tenuto nascosto eh? Ma non ti vergogni, infondo erano affari miei”

 “ma io...”

Scoppiai a ridere. “Stupido, sto scherzando”

 “sei proprio terribile, ma come sei diventata così?”

“Non lo so”gli risposi con un sorriso divertito in faccia, poi smettemmo di parlare, Mikael appoggiò il capo sul sedile senza togliermi gli occhi
sospettosi di dosso e piano a piano si addormentò.


Era incredibile, vedere proprio una persona chiudere lentamente gli occhi e lasciarsi andare, ebbene, io vidi proprio quello, era strano, comunque alla fine rimasi di nuovo sola e non avendo nient'altro di meglio da fare, guardai fuori dalla finestra il cielo nero.

 Più che altro non era nero, ma di un violetto scuro, sul blu, e poi era nuvoloso, quindi nuvole bianche che davano finta colorazione di un violetto chiaro e il tutto mi diceva che avrebbe piovuto e anche presto e forse anche bene, non che m’interessasse poi molto.

Alla fine chiusi gli occhi anch'io, annoiata e rimasi immobile, cose se dormissi, ma naturalmente non lo facevo; avevo solo voglia di stare così e magari se qualcuno mi avesse sfiorata, li avrei spalancati di colpo e puntati verso quel qualcuno e poi mi sarei messa a ridere; perché se l’avrebbe fatta sicuramente sotto, o forse lo avrei guardato male e basta. Comunque l'idea era questa. 


 Dopo un po’ di tempo però fui costretta a spalancare gli occhi.

 Mikael si stava lamentando nel sonno, doveva essere un incubo, ed anche ben fatto, però la sua educazione gli impediva di urlare, ma parlava.

 “Laura, Adam, perché?”Disse con un fil di voce e quando infine vidi una lacrima scendere lungo la sua delicata guancia, il mio autocontrollo divenne seriamente minimo, ma solo nel momento in cui iniziò ad agitarsi nel sonno non resistetti più, e lo abbracciai.

 “Mikael,svegliati. Mikael è solo un brutto sogno, Mikael! Esclamai con enfasi, ma senza urlare non volevo che la gente si impicciasse, mi sarei innervosita e non bello quando m’innervosisco ormai si dovrebbe sapere.

Mikael aprì gli occhi infinitamente azzurri e mi guardò.


Il suo viso era turbato e sudaticcio, ed era vicino, molto vicino, troppo vicino, infinitamente vicino, ma non m’importava; di cosa avevo paura?
Lo guardai piena di tenerezza, che razza di sguardo e poi gli posai la testa sulla spalla.

 “Era solo un brutto sogno, m…” non riuscii a finire la frase che mi abbracciò.

Se in quel momento qualcuno mi fosse venuto a dire di mettermi seduta, lo avrei ripulito di quel magnifica e inebriante linfa vitale, detta sostanza ematica, o sangue, ma nessuno ebbe l'ardire di fare niente o aveva da parlare, meglio così”.
 

Mi ritrovai in ginocchio davanti a lui che mi teneva stretta come se fossi in quel momento la sola e unica cosa stabile sul pianeta, mentre io avevo il viso premuto sul incavo del suo collo e lo stingevo a mia volta.

“Ehi! Smettila di piagnucolare!”Gli dissi seria, poi lo guardai in faccia e il suo sguardo ferito per poco non mi uccide.


 “Santo cielo, stavo scherzando, lo sai che sono cinica e poi devo farti pensare ad altro no? E il suo sguardo ferito cambiò in un attimo, tanto che mi fece un flebile sorriso, poi mi ristrinse a se.

Che brutta situazione, non mi piace vederlo così, mi sentirà Victor quando saremo ritornati a casa, voglio sapere perché a sterminato ogni cosa, pensai stringendolo. Poverino, pensavo che avendo scoperto che la sua famiglia stava bene, sarebbe stato più tranquillo, ma a quanto pareva mi sbagliavo, mai dare niente per scontato, sono stata superficiale.

Naturalmente lì tra le persone uccise aveva amici e conoscenti.


 “Dai, adesso ci penso io” gli dissi cercando di essere più rassicurante possibile e gli asciugai le lacrime con la manica della maglietta, nonostante fosse la mia preferita, ma è brutto fare paragoni, so che cos’è più importante.

“Che vuoi…” Scossi lentamente il capo.

 “Ci penso io, capito” annuì insicuro, poi mi rimisi seduta al mio posto, l’hostess passò e le feci cenno di no con la mano.

“Mikael, prendi qualcosa da bere” non doveva essere un ordine, ma ci andava vicino.

 “Del acqua, grazie” disse Mikael.

Lo guardai portarsi la bottiglia alla bocca.


 “Bene, così starai meglio” dissi tranquilla poi appoggiai la testa sul sedile e chiusi gli occhi.

 “Che volevi dire con ci penso io?”

“quello che ho detto, ci penso io. Prima di stramazzare al suolo intendo andare a parlare con Victor”

“ma non sarà pericoloso?”

Lo guardai e lui non fece un grinza.

 “Probabile”

 “allora io”

 “tu cosa? Non puoi ne fermarmi ne venire con me, sarai stanco per il viaggio e per quello che è successo, quindi non appena arriviamo a casa vai dritto a dormire e io vado  da Victor, discorso chiuso”.

Mikael mi guardò triste e preoccupato.

“Tranquillo, io non muoio così facilmente” passò un altro minuto e come se non resistesse più, si alzò dal posto e mi abbracciò.

 Che facciamo un po’ per uno non fa male a nessuno? Mi chiesi, ma io lo capivo, capivo la sua inutile preoccupazione, o almeno per me era inutile e lo lascia fare.

Ormai cominciavo ad essere stanca e a sentirmi molto strana; più leggera, mi succedeva quando non ero più lucida. Ricordo che mi era successa una cosa simile quando ancora potevo bere, lo avevo fatto ad una festa di un mio fratello che avevo rincontrato, dopo esser uscita di orfanotrofio e ancora avevo dei giorni liberi prima che qualcuno mi mordesse.


 Avrei voluto fare di più allora, tipo lavorare, avere un figlio, sposarmi...

“Ambra, che c’è, tutto bene?”

Mi voltai a guardarlo e smisi di fissare il nulla e di pensare a cose che non avrei più potuto fare o avere e smisi di compiangermi, ormai non potevo fare niente.

 “Sì, tutto bene, pensavo solo”dissi e Mikael mi abbracciò.


 "Stavi pensando a cose tristi, vero? Perché un giorno non me ne parli?”Mi chiese guardandomi.

 “Non credo che resterai vivo così tanto a lungo per sentire tutto quello che ho da dire e poi mi farebbe anche strano, sono sempre stata sola”

“veramente avevi un magnifico esemplare di lupo, che se ci facevi caso ti stava sempre in mezzo ai piedi”

“allora ne eri consapevole che mi davi fastidio”

 “sì, ma non m’importava e comunque non è carino quello che hai detto”

 “ho capito, ma se mi davi fastidio, mi davi fastidio”

 “però alla fine facendo così mi prendevo sempre le coccole”

“già, furbacchione” dissi, gli posai il viso sul collo e lo sentii irrigidirsi.

"è inutile che ti irrigidisci, non ti morderò mai”

“perché?”

“Perché sei una persona a cui non voglio farlo”

 “perché mi vuoi bene, vero? Ammettilo”

 “non ammetto un bel niente e ora la smetti con questo abbraccio è piacevole, ma si è prolungato abbastanza, non credi?”

 “No, non credo, ma se vuoi respirare”

 “spiritoso”.

Mikael mi lasciò, ma continuò a guardarmi senza mai distogliere lo sguardo, poi si riaddormentò e nel caso facesse un altro incubo, mi allungai e gli presi la mano, poi chinai il capo e chiusi gli occhi.

 Per me rimanere così non era niente, sarebbe stato strano solo per le hostess, ma non mi sarebbe interessato cosa avrebbero pensato o fanno, solo peggio per loro se mi avessero toccato, avrebbero avuto una mia visita, poco ma sicuro.

Non so per quanto tempo rimasi così, poi qualcuno cominciò a farmi dei circoletti sulla mano e alzai di scatto il capo per vedere chi fosse.


Mikael.  Ritrassi la mano.

 “Perché?” Si lamentò.

 “Non è un giocattolo la mia mano Mikael”

 “e allora perché hai preso la mia?” Lo guardai aspettando che capisse e si rispondesse da solo, poi ci arrivò e mi sorrise.

 “Lo sai, sei un t”

“no, non sono niente. Stavo per urlarti contro e ringrazia che non dormivo”

“perché? Se dormivi che succedeva?”

“Semplice, noi vampiri siamo sempre sul chi va là”

 “vuoi dire che avresti potuto farmi male”.

Annuii.

 “Ma se tu non me ne hai mai fatto”


 “lo so, ma adesso è differente. Prima eravamo soli a casa mia, so che ci sei solo tu, quindi tutto bene, però qui c’è molta gente, ed è un luogo
pubblico”.


 “Quindi tu avresti urlato o attaccato chiunque ti avesse toccato?”

 “in questo caso urlato, perché non posso far scoprire la mia razza e poi mi hanno solo toccata”

“però durante il sonno, se qualcuno all’infuori di te mi tocca, o se sento qualcosa di strano, non ho mai capito cosa, forse l’odore del legno, un
energia negativa, non so, mi sarei difesa e ti giuro non è bello vedere quando ci difendiamo”.

 “Ma, non è che se io ti sono accanto tu non stai sulla difensiva?”


“Non lo so, può darsi pure”

“allora ti farei uccidere”

 “no, te l’ho detto, so quali sono i tuoi gesti e il tuo odore in qualche modo ti fa riconoscere, credo siano queste le cose che evitano che ti faccia
male.


 Insomma, dormi con un morto e bomba ad orologeria, credo che ora dovrò comprare un altro letto, vero?”

 “no! perché?”

“Ma come? rischi?”

 “Non mi faresti mai del male”

“se ne sei certo”

 “oh sì, ne sono certo”

sorrisi e poggiai nuovamente il capo sul sedile.

“Signori siamo arrivati, stiamo per atterrare, grazie di aver viaggiato  sul Es,e Ei”


“su la esse e la e, ma perché questi nomi?”

Mikael alzò le spalle, prese la boccetta e non appena toccammo terra mi alzai. Ero così felice di scendere che avrei corso se non stessimo tutti come sardine.

Una volta passata con la mia piccola valigia, mi misi da parte. Ero stanca, avrei avuto bisogno d’aiuto per scendere.

“Eccoti, andiamo Ambra”.


Annuii e sulla scaletta afferrai il braccio di Mikael.

 “Tutto ok?”

 Annuii, ma non molto convinta, così mi cinse con un braccio la vita e scendemmo insieme , poi il taxi e via verso casa.

“Casa dolce casa”dissi una volta giunta davanti alla porta.

 “Senti, non mi reggo in piedi, apri tu” e gli lanciai le chiavi.

 “Finalmente, ho una fame"affermai una volta aver aperto e mi diressi verso le scorte di sangue.

 Ne presi una po’ e una tazza, quando mi accorsi che non eravamo soli e mi voltai.

 “Ah, ciao Giulian, come hai fatto ad entrare?”

 “segreto”

“segreto eh? Sai dove puoi infilartelo il segreto”

 “ehi! Non diventarmi volgare”

“perché sei qui?”

“Perché sono certo che avresti voluto parlare con mio fratello”

“ehi! Ci hai azzeccato"dissi ironica ed irritata.

"a quanto pare tu sapevi dello sterminio del villaggio, vero?”Chiesi arrabbiata.

Annuì e abbassò il capo. “E sai anche che lì ci abitava la famiglia di Mikael, vero?”


Giulian alzò il capo di scatto e si ritrovò me davanti, che lo guardavo arrabbiata, con le zanne bianchissime e scintillanti che sporgevano dal labbro superiore e le pupille nerissime che cominciavano a allungarsi verticalmente e ad immergersi nel cremisi.

 “Che succede?” Chiese Mikael  entrando  in sala, sicuramente per capire perché stessi urlando e nell'udire la sua voce mi voltai.

 Rimase senza  fiato, con gli occhi spalancati e subito mi calmai ritornando normale, mi umettai le labbra e gli feci un sorriso.

 “Niente Mikael, una piccola discussione”.

Vidi  Mikael riprendere fiato e cercare di sorridermi.

 “Va bene, continuo a sistemare i vestiti"mi disse.

 “Va bene e sistemale tutte e due, qui ci vorrà ancora un po’”.

 Ritornai a prendere la sacca di sangue che avevo lasciato sul piano in marmo della cucina, ma Mikael rimase sulla porta preoccupato e onestamente non mi andava di cacciarlo, che andasse via, o che non sentisse, infondo erano più affari suoi che miei.


 “Voglio sapere perché avete sterminato tutto il villaggio”dissi a  Giulian, con ancora la sacca in mano.

 “Non te lo posso dire”

 “che cosa hai detto‼”  Gli urlai contro, fuori di me, stringendo così forte la sacca di sangue nella mano che scoppiò.

Subito Giulian si alzò dal divano e mi raggiunse.

 “Calmati Ambra, ti giuro che è per un motivo importante che ha fatto quello che ha fatto”.

 Mi prese la mano e se la portò alla bocca, ma io la ritrassi subito come bruciata.


 “Qualsiasi motivo ci fosse stato, tu non avresti dovuto permetterglielo. Non saresti dovuto essere d’accordo, avete ucciso tantissimi esseri viventi e per cosa? Una cosa che nemmeno io che sono della vostra stessa razza posso sapere!”

 “Ambra calmati”

 “no! Non ti azzardare proprio a dirmi di calmarmi o di smettere d’urlare! Non ti permettere, non devi neanche osare chiedermelo o ordinarmelo chiaro! Avete fatto una cosa mostruosa, voglio parlare con l’artefice di tutto, tuo fratello, ora, adesso; riferiscigli che voglio parlargli.

Vai, esci da casa mia, davvero non avrei mai pensato che tu... a te, così, come... come”dissi così in collera da gesticolare come una scema, non trovando neanche le parole giuste.

 “Vai, parla con tuo fratello e poi sparisci, con me hai chiuso.

No, anzi, ora mi ci porti proprio, non mi interessa per niente come mi sento, o cosa sta facendo, devo chiedergli cosa gli è venuto in mente e  perché”

 “va bene, andiamo”

“dove vuoi andare Ambra?”Mi chiese Mikael sbucando dalla mia camera da letto.

 “Da Victor, voglio spiegazioni Mikael, intanto puoi anche andare a dormire”

“ma se...”

 “andrà tutto bene, tranquillo”gli dissi interrompendolo.

Uscimmo dal appartamento e di sotto nascosta c’era una macchina con autista.


Salii alla svelta, furibonda e attesi che lo facesse anche lui, ancora inviperita come non mai.

 “Portaci da mio fratello Victor” disse Giulian e l’auto partì.

Subito notando che eravamo troppo vicini per quanto potessi sopportare e per quanto potessi ammirarlo e rispettarlo in quel mento, quindi per niente, mi attaccai completamente al mio sportello, per essere certa di stargli il più lontana possibile e mi misi a guardare fuori dal finestrino.

Non lo feci perché ci fosse chissà quale novità, ma per il semplice fatto che così facendo avrei evitato di guardalo in faccia, cosa che mi sarei risparmiata volentieri di fare visto che ero ancora furiosa con lui. Ero entrata nella fase di rispondere male a chiunque mi avesse rivolto la parola.

 “Senti Ambra”

 “taci, non ti voglio sentire” dissi gelida.

 “No, ti prego, io...”

“no, ti prego io, anzi ti scongiuro, chiudi la bocca, non ti voglio più ne sentire ne vedere e non mi far aggiungere altre cose, non ti piacerebbero"
affermai chiara, e non mi parlò più.


Arrivati davanti a quella costruzione antica, quel palazzo dove stava quel assassino a sangue freddo, entrai spedita senza attendere Giulian e senza pensare ad altro.

Mi ricordavo perfettamente quale tra i tre corridoio era quello che portava alla sala del trono e mi ci fiondai.

Mister ammazzo tutti, era ancora li sul suo trono del cavolo.

 “Victor! Esclamai e subito si girò verso di me.

 “Mia dolcissima caramella candita ricoperta di zucchero, qual buon vento ti ha portata qui?”

 “Vento di guerra e morte”risposi.

 Victor subito mi lanciò uno sguardo gelido, che non mi intimorì per niente, ero pronta a parlargli con decenza, ma a lasciar trasparire tutto quel che pensavo dal mio sguardo, infondo non sono stupida, è molto più potente di me.

 “Allora, dimmi zuccherino, perché vieni con vento di morte e guerra?” Chiese scendendo dal trono e incamminandosi verso di me, ed ecco che sentii Giulian giungermi dietro le mie spalle, era arrivato solo ora.


“No, non io, il vento di morte e guerra è il tuo”

 “non credo di capire mia cara”

“parlo dello sterminio di un intero villaggio di licantropi in Francia”

 “ah, e perché ti arrabbi così, tanto non li conoscevi”

 “può darsi, ma tralasciando il fatto che li hai completante sterminati senza battere ciglio, nonostante fossero creature viventi, mi arrabbio sopratutto perché si da il caso che il mio Mikael avesse famiglia proprio in quel villaggio”


 “ah, ora capisco e allora?”

 Non so quale forza misteriosa mi trattenne, ma accadde.

 “Allora!”Esclamai e tentai di calmarmi.

“Allora voglio sapere perché ora Mikael deve stare male per una tua decisione”

 “non so che dirti”

Perché fa la faccia da finto innocente.

  “Tu hai mandato una squadra per ucciderli, no?”

“sì”

Che impudenza, me lo dice come se non avesse fatto niente di male e con quella faccia da schiaffi poi.

 Contai fino a dieci e sperai bastasse, perché contare fino a quanto avrei dovuto, non mi sarebbe stato possibile.

 “Vorrei sapere perché avete sterminato il villaggio”

 “non posso dirti niente, Giulian ti ha detto qualcosa?”

 “No, e di questo mi dispiace molto, non sarebbe dovuto neanche essere d’accordo con te”

“e se ti dicessi che lui era con quelli che hanno ucciso i licantropi?”Rimasi completante priva di parole, mancava solo che m'irrigidissi, sgranassi
gli occhi, piangessi, urlassi e tremassi e chi più ne abbia più ne metta, e probabilmente alcune di queste reazioni se fossi stata ancora umana le avrei avute, ma non da vampira, non  mi era possibile.

“Stavo scherzando, ci sei rimasta davvero male? Comunque immagino che se tu avessi potuto piangere lo avresti fatto"dice divertito.


 La mia decisione fu repentina, ma l'accettai con tutto il cuore e non mi trattenni. Alzai d’istinto un braccio e gli mollai un ceffone in pieno viso e dallo schiocco direi anche bello forte.

Sicuramente se fosse stato ancora umano avrei visto una miriade di espressioni passargli sul volto, ma non era questo il caso, lui mi fissa imperscrutabile e io per non so quale insulso e inutile motivo, mi guardai la mano.

 Probabilmente avevo fatto qualcosa che non avrei mai dovuto fare, di risposta poteva farmi qualsiasi cosa volesse, ma non m'importò, ormai era fatta ed ero certa che non mi sarei mai pentita di quel mio gesto.

Continuai a guardalo con espressione gelida,  ero certa di non essere nel torto, ma pensando a Mikael che mi aspettava a casa, cominciai involontariamente a preoccuparmi.

Intanto Giulian dopo la mia impensabile azione aveva fatto un passo avanti e mi aveva cinto con un braccio la vita, preoccupato.

 “Tu, come hai osato!" Tuonò Victor afferrandomi per un braccio e tirandomi a se.

 "Che oltraggio. Non ti rendi minimamente conto che sono infinitamente più forte di te. Potrei ucciderti con solo la forza della mente e in un
secondo”.


 “Fratello, non lo avrebbe mai fatto, è stato solo...”cercò di scusarmi Giulian, ma invano, visto che non lo ascoltò.

“Posso anche sforzarmi di  capire. Ho parlato male del tuo protettore e capo della tua casata, però, se lo hai fatto per una questione personale, o per quella matassa di peli, non credo che mi piacerebbe”affermò Victor serio.

 Anche se lui ancora mi stringeva il braccio e mi teneva vicinissima a se e nonostante fossi ancora cinta alla vita dal braccio di Giulian, risposi, anche se mi sarebbe costato tanto, forse anche la vita.

“Sì,  l’ho fatto per una questione personale e per di più ci ho anche riflettuto”dissi seria.


 “Ambra!”Mi urlò Giulian tirandomi indietro.

 “Ma Victor invece di arrabbiarsi, farmi del male o qualsiasi altra cosa, mi sorprese. Sul suo viso, a poca distanza dal mio, comparve un sorriso.

 “Sono furioso con te, però, mi piaci. Sei una donna ma hai le palle" disse scoppiando a ridere e mi lasciò.

 “Comunque, vedi di non sfidarmi ancora, non sono così clemente normalmente e non posso dirti niente”

M'indignai. “Non puoi o non vuoi?”

"Ambra!"Esclamò Giulian, e  aveva ragione, ero scampata a una punizione per miracolo, ma purtroppo non sono il tipo che lascia stare. Sono estremamente testarda.

“Entrambi”mi rispose Victor con noncuranza.

“e se ti giuro che quello che mi dirai non uscirà da queste mura e dalla mia bocca”

“sì, certo, ci credo” disse prendendomi in giro. “Sicuramente lo vorrà sapere anche la tua palla di pelo”aggiunse.

 “sì, probabilmente anche Mikael lo vorrà sapere”dissi accentuando il suo nome, per fargli capire che non mi piaceva il modo in cui lo aveva chiamato.

 “Sarebbe un grande problema se lo sapesse anche lui e gli facessi giurare di non dirlo a nessuno? Infondo hai sterminato i suoi amici e compaesani”


“E come fai ad essere certa che non dirà niente  a nessuno”

“perché glielo chiedo io, mi vuole bene e non mancherebbe mai alla parola data”

“ne sei così sicura?”

 “sì, sicurissima, ci metterei la mano sul fuoco”

“va bene, solo perche mi piace la tua grinta, e stranamente apprezzo il tuo coraggio o stupidità, può avere anche questo nome, ma ti dico in grandi linee, non specifico”

“perfetto”

 “allora, abbiamo sterminato il villaggio perché pensavamo che nascondessero un vampiro molto potente che stiamo cercando”

“ah, e perché avete pensato a loro? Solo licantropi non nasconderebbero mai un vampiro, è contro natura”

“è quello che Giulian mi ha detto”.

 Mi voltai verso di lui e mi sentii in colpa, a quanto pareva dovevo rivedere le mie carte, poi mi rigirai, perché Victor continuò a parlare.


“Però avendolo perso di vista da quelle parti e visto che è potente, avevamo pensato avesse costretto dei licantropi a nasconderlo” 

“e così li avete sterminati tutti. Seriamente, tu hai veramente il diritto di mettere fine ad altre vite così, che ha detto l’alfa del villaggio?”

“Intanto gli abbiamo parlato tranquillamente e lui è stato più che garbato con noi, invece il figlio...a proposito, era uguale al tuo Mikael, forse erano
fratelli gemelli”


 “forse, ma ora non lo sapremo mai”

“vero” disse serio.

“E così hai mandato a  quel paese tutte le cerimonie e la gentilezza”

 “sì, ma solo quando abbiamo visto poco distante dal suo villaggio delle orme di quel vampiro”

“e così avete pensato che vi avessero mentito e li avete annientati, ma che cos’è una faccenda d’orgoglio? La logica? E se fosse passato per il villaggio, si fosse nutrito con alcuni di loro, gli avesse cancellato la memoria e se ne fosse andato?”

 “Ci avevo pensato, però era l'idea meno probabile, quel vampiro è potente e un bastardo”


“da come ne parli sembra che tu lo conosca bene”

“no, è quello che mi è stato raccontato”.

 “Ho capito, penserò io alle ferite strazianti che il tuoi operato senza logica a lasciato nel cuore di Mikael”dissi un po' melodrammatica cercando di farlo sentire in colpa, anche se non ci sarei riuscita.

 “Bene, questo è tutto quello che ti posso dire, arrivederci”


 “se, arrivederci, per davvero però” e mi diressi alla porta.

Avevo pensato di dire loro che qualcuno mi era entrato nella mente, ma ancora non era il momento.

 “Ah, e Steven?" chiesi girandomi verso di lui.

“Chi?”

 “il vampiro che voleva uccidermi”

 “ancora niente, gli scienziati a mia disposizione sono efficienti... ma così lenti. Se vuoi l’efficienza, devi prendere loro, quindi mi tocca aspettare.

Quando scoprirò qualcosa ti telefonerò, o ti scriverò, o ti farò visita, non ti lascerò all'oscuro, tranquilla.


 “Ok, preferisco la lettera però”

Mi sorrise.

“Vedremo”.


Scossi il capo, lanciai un fugace sguardo a Giulian e mi voltai, poi decisa mi diressi verso l’uscita. 

 

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Capitolo 28
*** il litigio ***


In macchina eravamo tutte e due in silenzio, dovevo chiedergli scusa ma non ne ero capace e non ne sarei mai stata.

Dopo un po’ la macchina si fermò davanti al mio palazzo, Giulian scese e mi porse una mano per aiutarmi a smontare, ma la ignorai.

 Messo un piede fuori dalla vettura e nel momento in cui mi alzai, mi girò la testa e caddi in avanti, per fortuna che mi prese.

 “Quanto sei testarda, potevi prendere la mia mano” mi disse dolcemente.

 Non era arrabbiato con me, nonostante tutte le cose brutte che gli avevo detto, ne fui lieta, poi mi accorsi di essere ancora tra le sue braccia e spingendogli con le mani sul torace, mi scostai da lui.

 “Ora sto bene, grazie”dissi e m'incamminai lentamente verso il portone seguita da Giulian, ed entrai. Non dissi nulla sul fatto che mi facesse da scorta anche se gli avevo detto che stavo bene, non volevo litigare per una cosa così stupida.

Davanti alla porta di casa mi voltai per guardarlo in quel suo fantastico viso, che per tutto il tempo era rivolto a me e la cui espressione non era
mai cambiata, rimanendo sempre dolce e gentile.


 “Hai cercato di fermarlo vero?”

Fece un faccia perplessa.

 “Ah, intendi mio fratello. No, sarebbe stato inutile, più che altro ho tentato di farlo ragionare, quello che ha fatto è stato veramente senza logica”

“e non eri insieme a quelli che hanno ucciso vero?”

Scosse il capo.

"Mi sono rifiutato"

 “Allora scusami, sono arrivata a conclusioni sbagliate”

Constatai dal suo sguardo che era rimasto sorpreso, non se la spettava, poi mi sorrise.

"È, no, non  ti scuso”

“fai come vuoi” dissi inserendo la chiave nella serratura.

 “A meno che”disse posando una mano sulla mia.

Mi voltai a guardarlo sospettosa e un po' sorpresa dal suo gesto.

 “tu esca con me. Se esci con me, ti perdono”

Lo guardai, era sicuro che avrei accettato, che arrogante.

 “No, grazie. Vorrà dire che mi abituerò al comportamento ostile e distaccato che avrai nei miei confronti d’ora in poi”dissi calma, ma poi nel
notare l'espressione sulla sua faccia, abbassai il capo e feci  un lieve sorriso.


Era rimasto sbigottito.

 “Ma no, e io che speravo accettassi”

 “visto, anche tu sei arrivato ad una conclusione sbagliata”

“sì, però io ci avevo sperato davvero”

“allora va bene, ma è un uscita solo da buoni amici”

 “va benissimo anche questa uscita, certo avrei preferito qualcos’altro, ma va bene”

“sei troppo diretto”

 “lo so. Allora a...”

 “domani, visto che devo venire alla casata per usare la palestra” 

 “allora vieni domani?”

“Sì, vengo domani, mi devo esercitare”

“e perché così all’improvviso?”

 “Così, vorrei essere più forte. Non voglio farmi prendere a calci nel didietro”


“va bene, allora domani recluto alcuni degli uomini più forti che ho”

“d’accordo, allora grazie e per l’uscita..."

 “l’appuntamento” mi corresse lui.

"Penso possa andare bene fra tre giorni"

“sì, così organizzerò tutto per bene”

“ma sei sicuro che puoi lasciare la casata così”

 “sì, non ti preoccupare, mi occupo io di tutto. Tu devi solo vestirti e farti trovare pronta quando verrò a prenderti”.

“ No! Possiamo incontrarci fuori dal palazzo? Qua davanti?”

"perché non a casa?”

 “Non fare il finto tonto”

 “ah... sì. Va bene, davanti al palazzo, ma tanto scusa lo scoprirà lo stesso no?”

“sì, però... hai ragione, vorrà dire che glielo dirò, così potrai venire su”

“bene, a domani allora”

“a domani”dissi aprendo la porta.

Entrata trovai Mikael seduto sul divano, intento a leggere un libro che io non avevo mai visto. Meno male, sembra rilassato.

 “Ciao Mikael, ancora non sei andato a dormire?”

“No, volevo sapere cosa è successo”

“sì certo, di la verità, volevi incollare tutti i miei pezzettini nel caso fossi stata tagliuzzata, vero?”Chiesi ironica.

 “Smettila di dire scemenze per favore”

“va bene, stavo solo scherzando”

“non scherzare su queste cose, ero veramente preoccupato per te e allora?”

 “E allora c’è un motivo se hanno sterminato il tuo villaggio” dissi spremendomi in una tazza il sangue di una sacca che prima non ero riuscita a
bere.

“Senti, ne parliamo a letto, io mangio e tu finisci il capitolo?


 “No, voglio rimanere ancora sveglio, non dormo quando lo dici tu”

“va bene, come vuoi”dissi stranita dal suo comportamento e dal suo tono freddo e rimasi poggiata al tavolino di legno attendendo che il sangue
nel  microonde divenisse caldo per poterlo bere, e nel mentre, lo fissavo per capire cosa gli stesse prendendo.


 “La smetti di fissarmi, sto leggendo e sento il  tuo sguardo addosso e mi distrae” affermò, per poi ritornare a leggere.

Mi sono rotta, pensai. Presi la tazza dal microonde e la posai con un colpo secco sul tavolino e Mikael tirò su lo sguardo, contrariato e infastidito.
Persi la pazienza. Come una furia andai da lui, presi il libro dalle sue mani e lo scaraventai lontano, tanto che finì addosso al muro facendo rumore.

 “Che ti è preso? Non sopporto come mi parli”


“ed io non sopporto te”disse freddo.

 “Come?”

 “Che domanda cretina e stai facendo uno sguardo da ebete”

“ehi! Ma che ti prende?”

“Mi prende che ho sentito tutto. Mi spieghi perché devi uscire con lui? Perché hai accetto subito senza fare un po’ la preziosa? E perché con lui?
 Eh? ”Chiese adirato, quasi fuori di sé.


 Lo guardai in mobile, non sapevo che fare. Era arrabbiato e non ne capivo il motivo, o almeno facevo finta di non capirlo, ma bisogna ammetterlo, era geloso e diedi voce al mio pensiero.

 “Mikael, sei geloso?”

“Mi guardo con un'espressione che non mi sarei mai aspettata di vedere sul suo volto e che mi fece molto male, anche se non lo avrei mai
ammesso, vidi disprezzo.


 “Capisco, fai come vuoi, non importa se mi disprezzi” dissi girandogli le spalle per andare a prendere la tazza da sopra il tavolo.

 “Disprezzo”ripete lui incredulo e fui afferrata per le braccia e baciata.

Era successo tutto così inaspettatamente e le labbra di Mikael erano così calde e morbide, pura seta e anche se all’inizio nel afferrarmi era stato
un po’ irruento e brusco, il bacio era caldo, gentile e delicato.

Quando si scostò le labbra dalle mie, rimase a guardarmi. Il suo viso era di fronte al mio, tanto che le nostre fronti potevano toccarsi e non potei fare a meno di guardarlo negli occhi, e ci lessi determinazione.


 "Sì, sono geloso”proclamò serio per poi lasciarmi. Rimasi immobile a metabolizzare tutto quello che era appena accaduto e sentii un rumore di carta; aveva ripreso il libro che avevo lanciato, poi aveva aperto la porta della camera da letto.

Rimasi immobile, da sola. Era incredibile, quello non era Mikael e poi mi aveva baciata, che cosa aveva pensato? Cosa lo aveva spinto a reagire così? Forse il piccolo bacio e l’appuntamento?

Che pensasse fosse una menaccia per i suoi chiari sentimenti? E quindi si era fatto avanti? Forse sì, comunque rimasi di sasso alla sua reazione, potevo davvero dormire con lui e fare finta che non fosse successo niente? Oppure dovevo inventarmi qualcosa?

Bevetti il liquido restante nella tazza senza sentire alcun sapore, immersa nei miei pensieri, o meglio problemi. Dovevo vedere che aria tirava e poi avrei deciso.


Decisa a fare così, lavai la tazza e aprii la porta della camera da letto.

Mikael era come sempre sotto la coperta cremisi e notai anche con difficoltà che indossava il completo che gli avevo regalato, dello stesso identico colore.

Si voltò e rimasi a guardarlo, era uguale a prima, così lentamente chiusi la porta e ritornai in sala. Stavo cominciando a prendere in considerazione l’idea di andare a dormire nella mia camera alla casata.

Porca Eva, ma perché? Casa è la mia e non credo di aver fatto alcun errore; se non lo avesse sentito gliene avrei parlato. è lui che ha reagito male, questa per prima cosa è camera mia, così, infastidita spalancai la porta ignorando il suo sguardo, qualunque esso fosse, presi dall'armadio il mio cambio e andai al bagno.
 

Chiusi la porta a chiave, perchè Mikael non era affidabile in quel momento e incominciai a cambiarmi, poi ritornai in camera, posai gli abiti nell'armadio, m'infilai nel letto e spensi la bat jour, così rimasi ad attendere il momento di dormire.

Cavolo, fino a poco tempo fa ero a pezzi e ora che serve non ho sonno, cazzo! Pensai e attesi, ma tanti pensieri mi frullavano per la testa e il sonno non decideva a venire e a darmi tregua in questa situazione di schifo.


 Giulian, Steven, Mikael, l’appuntamento, il bacio di allora, la morte della donna, troppi cavoli, quando i miei pensieri furono interrotti.

“Ambra, mi dispiace di quello che è successo, di come ti ho parlato, è che sentire che saresti uscita con Giulian... eppure sai che sentimenti prova per te e che sentimenti provo io per te, li hai capiti sono entrambi palesi”

 “sì Mikael, ma non ti devi preoccupare, hai sentito no? Ho detto uscire come amici, non come altro, non sarà un appuntamento romantico”

 “sicura?”

“Sì Mikael e ora che lo sai penso che tu non abbia più problemi per il fatto che mi venga a prendere su”

“no, lo infilzerò solo, non farò altro”

 “Mikael”

 “stavo scherzando, però sono tentato”gli lanciai un calcio da sotto le coperte.

 “Comunque non mi dispiace del bacio che ti ho dato, volevo farlo da prima che ritornassi licantropo”


Rimasi sconcertata per la rivelazione, ed io che lo avevo capito solo da qualche giorno che era innamorato di me, è incredibile sono proprio tonta sui sentimenti o meglio solo sui miei sentimenti.

 “Vuoi sapere del tuo villaggio?”

“Che fai codarda, cambi discorso?”

“O almeno ci provo, me la dai vinta?”Chiesi girandomi verso di lui e mi accorsi che era voltato verso di me e che i suoi occhi erano tornati caldi e gentile come al solito e di un azzurro strepitoso, era come se il Mikael di prima fosse stato qualcun altro o un brutto sogno.

 “sì, dimmi”.

 “Bene, a quanto pare Victor aveva creduto che gli abitanti del tuo villaggio nascondessero un vampiro molto potente che stanno cercando, perché controllati da esso. Hanno anche parlato con tuo padre in maniera affabile, tutto bene, a parte il tuo dolce fratellino che li ha trattati da schifo, però poi, poco distante dal villaggio, hanno trovato delle orme equivalenti a quella del vampiro che stavano cercando, così credendo che gli avessero mentito, hanno attaccato e sterminato tutti”.

 “Ma sono pazzi?”


“forse, Giulian...”ops pensai, ma continuai come niente fosse.

 “Ha detto a Victor che il suo ragionamento era una pazzia e che i licantropi non aiuterebbero mai i vampiri, soprattutto se forti e cattivi, ed io
come lui penso che non ci sia logica nel ragionamento di Victor”

“Che bastardo, ha ucciso tantissime persone, mio padre, i miei amici, conoscenti e il mio villeggio per una sua supposizione errata?”
Non dissi niente, la sua domanda non necessitava di risposta, se era una domanda naturalmente.

“Ah, finalmente la stanchezza sta ritornando, devo dormire, buona notte”

“posso?..." Mi chiese."No, niente”aggiunse subito dopo.

Avrei voluto tanto sospirare, stanca.

“Che aspetti? Ormai mi sono abituata, che non lo fai più ora?”

Era come se lo vedessi sorridere, poi mi posò il braccio sul ventre, mi strinse forte a sé e mi diede un bacio sulla nuca, che nonostante i capelli
sentii perfettamente, poi mi addormentai.  

 

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Capitolo 29
*** allenamento e ricerche ***


La mattina seguente quando mi svegliai, mi ritrovai dove normalmente dovrebbe stare una persona che ha appena dormito, sul letto, però mi sentivo schiacciata da qualcosa.

Mi voltai e vidi Mikael.

Ecco, cos’era la sensazione di oppressione.  
Mikael mi stava stringendo fra le braccia in una maniera incredibile.
Se fossi stata umana mi avrebbe rotto tutte le ossa.

La cosa più incredibile, era che veramente non gli faceva ribrezzo dormire con me. Santo cielo! Stava veramente dormendo con un morto, e che faceva? Abbraccia il mio corpo come se fosse qualcosa di suo, con un abbraccio possessivo. Ma sembro così tanto indifesa mentre dormo?


In realtà però se dovevo essere sincera, non mi dispiaceva sentire il suo tocco sulla pelle, o la pressione del suo capo sulla mia spalla, anzi, mi faceva sentire... non so, bene, era come se qualcuno mi dicesse, "c’è qualcuno con te", che mi potevo fidare di quella persona perché mi voleva bene, che non ero sola, che c'era qualcuno che mi capiva, tutte cose che dopo la trasformazione, non ho più potuto avere.

Mi girai verso il viso di Mikael. Era tranquillo e dolce, il che mi fece pensare alla scenata che mi aveva fatto il giorno prima e al bacio, al carattere che gli era uscito e che io non conoscevo.

Gli posai un bacio sul capo e cercai di spostarmi lentamente da lui per non svegliarlo, cosa ardua visto che mi stringeva in maniera impressionante e aveva poggiato il capo sulla mia spalla, come fare?

Persi qualche minuto a pensarci, solo lui mi faceva fare certe cose, poi sperando di non destarlo, cercai di fargli allentare la presa sulla mia vita, tentando di tirargli via le braccia dal mio corpo.

Alla fine riuscii a muovermi e a sgattaiolare via da lui. In questa occasione si sarebbe voluto davvero un sospiro di sollievo, o di stanchezza, ma come sapete non posso farlo.


Mi assicurai che Mikael dormisse ancora accarezzandogli il capo e quando ebbi conferma che il suo sonno fosse profondo, mi cambiai davanti a lui, infondo se dormiva perché avrei dovuto vestirmi il bagno?

Indossai una gonna nera e delle calze pesanti, mentre sopra misi una camicetta di flanella rossa, mi diedi una spazzolata ai capelli e dopo mi voltai verso Mikael e mi venne in mente una cosa.

Avrei tanto voluto sbattere la spazzola sulla mensola per la frustrazione.
Poverino! Era inutile tentare di non svegliarlo, tanto avrebbe dovuto farlo lo stesso. Avevo promesso di andare ad allenarmi alla casata e avevo fatto pensare male Giulian, così lui ormai era costretto a seguirmi anche se magari non ne aveva voglia.


 Ero certa che Giulian non mi avrebbe fatto un’imboscata, quindi non c'era motivo che lo buttassi giù dal letto per accompagnarmi, nonostante questo però sapevo benissimo che probabilmente se lo avessi lasciato a casa da solo, dopo mi sarei dovuta sorbire un suo rimprovero, perché avrebbe tanto voluto venire con me.

Lo guardai dormire tranquillo e intanto mi legai i capelli in una coda alta, dopo decisa a lasciarlo dormire e pronta per uscire, andai verso la porta.

“Dove credi di andare senza di me?”Chiese all'improvviso una voce.


 Mi girai di scatto sorpresa. Mikael stava a bocconi sul letto, sollevato sulle braccia e mi guardava con gli occhi ancora assonnati, ma dello stesso solito sfavillante azzurro.

Rimase a fissarmi per alcuni minuti, il tempo di svegliarsi almeno un po' e capire la situazione, poi nel suo sguardo apparve una traccia di consapevolezza e comprensione che quasi subito mutarono in un misto di dolcezza e tristezza; sicuramente perché non l’avevo svegliato e stavo andando via da sola.

 “Ciao Mikael, ben svegliato”

Mi guardò alzando un sopracciglio.

“Stai andando da Giulian, vero?”

“No, ad allenarmi, te lo avevo detto che ci sarei andata presto”

“Ed io ti avevo detto di stare attenta a Giulian. Ci hai giocato l'altra volta e non so se è stato un bene”

“Ma non mi farà niente”

“Sarà, però vengo con te lo stesso”

“Come vuoi”

“Santo cielo Mikael! Dov’è andato a finire il pigiama?"Chiesi notando solo ora che non aveva nulla addosso.


 “Fra poco è la luna piena e ho avuto caldo”

 “Caldo?”Chiesi avvicinandomi a lui e gli posai una mano sul petto, forse era meglio sulla fronte, ma ormai.

“Ma sei cinque forni insieme alla massima potenza! Strano che non abbia sentito niente visto che mi stavi avvinghiato addosso fino a pochi minuti fa”.

“Ti sarai abituata”

“Probabile”affermai e mi diressi verso l’armadio. Non potevo farci nulla, era la licantropia.
Presi una borsa sportiva dallo scaffale più alto e ci infilai la tuta elasticizzata. Lo so, forse non serviva gran che per la lotta, però mi piaceva e mi permetteva di muoverti bene contenendo tutte le mie forme.  Beh, forse si soffermava un po' troppo sulle mie forme, infatti mi stava così aderente che non sapevo nemmeno come spiegarlo, però era molto comoda, sperai solo non pensassero male. Non pensassero male? Ma chi? Va beh.

“Ma cacchio! Non ho le scarpe da ginnastica”


 “Vuoi che ti presti le mie?”

“Sì, certo. Quanto porti?”

“Quarantaquattro”

 “Io porto trent’otto”

 “allora credo sia impossibile” disse Mikael sorridendo.

“Credi?”Dissi sorridendo a mia volta.

 “E va bene, vada per le ballerine sportive. Sono perfette anche per il completo”

“Che completo? E poi  perchè sei già vestita? E oltretutto anche fin troppo bene, e dove ti sei vestita?"

“Qui, questa è camera mia mi pare”


 “mentre io dormivo?”

Annuii e giusto per essere più precisa gli risposi anche.

 “Certo”

“E io dormivo. Porca miseria potevo svegliarmi prima?”  

“Mikael!”Gli urlai afferrando un cuscino dalla poltroncina che avevo accanto e glielo tirai centrandolo in piena faccia, poi ridacchiando mi diressi in sala.

“Ehi vedi di aspettarmi!” Mi urlò Mikael dalla camera.

“Datti una mossa allora!” Gli urlai di rimando e andai a fare colazione.

Stavo bevendo, quando Mikael uscì dalla stanza in tuta.

 “Mangia anche tu qualcosa”dissi e continuai a bere ascoltando i passi scricchiolanti delle scarpe nuove di Mikael mentre andava in cucina.

Lo sentii aprire il frigo e mi voltai verso di lui che intanto aveva preso due uova e rimasi a guardarlo mentre cucinava, ma non dimenticando mai di bere un sorso della mia colazione.

Però! Che sedere carino e guarda come si muove... Oh, si è girato.


 “Ambra che stavi guardando?”

“Quello che stavi cucinando. A proposito ma perché dondoli?”

“Così, sarà l'abitudine. Quando cucinavo hai miei fratelli dovevo anche fare altro e mi è rimasta la fissa di muovermi mentre cucino”

“Ah e hai imparato a cucinare per via dei tuoi fratelli?”

 “Sì, ogni tanto mamma me li lasciava. Sai lei è bravissima a coltivare i campi, non so perché ma solo a lei crescono degli ortaggi buonissimi,
quindi per coltivare, molte volte lasciava Margherita e Carl a me”


 “e Ian?”

“Ian si esercitava sempre a combattere, o stava con mio padre”

 “Quindi tu sei la seconda mamma e lui il secondo papà”

“sì, più o meno, ma non è una cosa di cui vado fiero”

 “e perché? Io farei di tutto per avere qualche fratello”.

Mi guardò sorridendomi dolcemente.


“Non è per quello, però a parte che vieni da un orfanotrofio, non so più niente di te” mi disse dirigendosi al tavolo dove io ero seduta con un piatto in mano.

 “Non c’è niente da dire”

“io credo invece che ci sia qualcos’altro”

 “veramente non c’è, o almeno è tutto basato su supposizioni”gli dissi mentre si sedeva di fronte a me e cominciava a mangiare le uova.

“Ho letto sul tuo foglio che forse tuo padre era un poliziotto, non hai mai provato a verificare se era vero?”

“No, te l’ho detto, quella era una supposizione delle suore”

“ma se l’hanno scritto ci sarà una ragione, avranno cercato la verità”

“forse, comunque ora sbrigati a mangiare” annuii e si portò le uova alla bocca e fortunatamente cadde la discussione.

Dopo un po’ andai a sciacquare la mia tazza e lo sentii scostare rumorosamente la sedia per alzarsi, poi mentre prendevo la borsa sportiva lui puliva il suo piatto.


 “Pronto?”Gli chiesi.

“Sì, andiamo e vedi di stare attenta a Giulian”

 "Sei troppo preoccupato. Allora l’autobus è il... Ah sì.

Un attimo dopo eravamo spalmati uno contro l’altro nell'autobus che ci avrebbe portato, per nostra fortuna, proprio davanti al palazzo che doveva essere la mia casata.

“Finalmente siamo scesi, non ne potevo più”

“a me piaceva come stavamo”

Lo guardai e scossi lentamente la testa.

 Grazie che gli piaceva, eravamo incollati corpo contro corpo. Ma come fa a dire una cosa simile? E pure sembra così ingenuo, mi chiesi incamminandomi verso la Casata.

L'avevo vista solo una volta, ma con la mia memoria fotografica non avevo problemi.

“Eccoci, Mikael cos’è quell’ espressione? Perché mi tieni il broncio?”


“Perché mi hai ignorato”

 “Ma se tu dici cose strane mica è colpa mia”

“cose strane eh?”

Mi girai a guardarlo.

 “Sì, cose strane, sei troppo diretto”

 “sarà, ma qual è il problema? Tu non puoi arrossire”

“no, arrossire no, però...”

“però ti imbarazzi lo stesso, è questo che vuoi dire?”

“Andiamo”tagliai corto.

“No, dai rispondimi”mi disse prendendomi per mano.

 “No, sono cose di cui non parlo”

“intendi i sentimenti?”

“Sì, quelli superflui, come l’imbarazzo e tant'altri”

“E l’amore?”

“Non  credo sia superflua, ma non parlo neanche di quella, preferisco che mi stia lontana”

“fino a che non ti sbarra la strada e ci sbatti contro”disse Mikael.

Credevo di sapere cosa volesse dire, ma non persi tempo a pensarci, continuai a camminare ed entrai in quello che doveva essere il portone.

“Salve signorina, cosa desidera?”Chiese un tizio magro e occhialuto che trovai dietro una scrivania.


“Sono Ambra e faccio parte della casata”

 “documento”

Documento? Cosa...? Ah!  

Gli mostrai l’anello sperando fosse sufficiente e non so perché spalancò gli occhi e divento molto più servile.

 “Oh sì, prego, entri pure, il primo piano è l’inizio della  casata, prego”

“la ringrazio”

“vuole che l’accompagni?”

“No, non serve o già lui”

 “Chi? Ah. Il lupo. Sono desolato, ma lui non potrebbe entrare, a meno che il mio signore sappia di lui”

 “certamente, Giulian conosce di persona Mikael” dissi fredda.

Avevo capito che non gli piacevano i lupi. Non appena aveva notato Mikael aveva fatto uno sguardo fra il sorpreso e lo schifato e poi lo aveva volutamente ignorato. Non mi piace affatto questo tipo di comportamento.

Passai oltre prendendo per un braccio Mikael, che al contrario di me era tranquillo e andai verso l'ascensore, spinsi il primo piano e lo lasciai solo quando le porte si furono chiuse davanti a noi, poi come se fosse una cosa più forte di me, stinsi forte l’orlo della camicetta che indossavo.


Dovevo calmarmi e per fortuna che mi ero trattenuta.

“Calmati Ambra, non importa, tu me lo hai detto no? Non a tutti piacciono i lupi, o meglio, i licantropi”

“Sì, ma avrei voluto lo stesso metterlo in riga, quel cafone”

 Mikael sorrise e mi diede un bacio leggerissimo sulla tempia.

Le porte si aprirono e davanti a noi si presentò un corridoio bianco e color crema, così c’incamminammo fino a che il corridoio si concluse e davanti a noi si aprì una sala.

 Subito notai una segretaria e mi accostai alla sua scrivania per chiedergli dove fosse la palestra. La tizia mi notò subito e posò lo sguardo su di me.

 “Sì, che c’è?”


 “Sono Ambra e...”

 “ah, sì, la signorina...” e mi guardò da capo a piedi “Ambra”disse fredda e notai anche molto irritata.

“Il mio signore l’aspetta in palestra, terzo piano, lungo il corridoio, dritta per dritta”

 “grazie” dissi con finta giovialità.

Qualcosa mi diceva che forse non sarei stata la ben venuta, o che almeno non avrei ricevuto il suo ben venuto.

“Ah, bel cucciolo!”Mi urlò mentre tornavo all'ascensore.

Ci ripensa come i cornuti.

Sorrisi e poi le risposi.

 “Lo so, è bello e bravo sopratutto!”Le risposi senza neanche guardarla in faccia e una volta nuovamente dentro l'ascensore, dopo aver spinto il terzo piano, Mikael mi chiese.

“Sentiamo, come fai a sapere che sono bravo”


“stupido, dovevo dirgli qualcosa per tappargli la bocca no?”

“Va bene, ma giusto per la cronaca; sono davvero bravo, e credo che tu l’abbia fatta irritare di più”

 “pazienza, qualche nemico serve, se no la vita è monotona”

“va bene, se lo dici tu”

 “oh sì, lo dico io, quindi puoi fidarti”

 “mi fido, mi fido”

Al terzo piano questa volta quando si aprirono le porte, ci trovammo in una sala piena di vampiri, da dove proveniva una leggera e delicata musica classica creata da pianoforti, flauti traversi e violini.

Bellissima, peccato che appena entrammo tutti i vampiri in sala si voltarono per guardarci.

 Meno male che ci aveva detto in fondo al corridoio. Dove lo vede il corridoio? Quella sciacquetta, io non lo so, mi a presa per il...

 “Scusi, lei è Ambra?”Alla domanda mi voltai e alla mia destra notai un uomo vestito come un pinguino, solo che era un pinguino bianco, con cravatta e tutto il resto. Mi sorrideva e aspettava una mia risposta, come l’aspettavano tutte le persone nella sala, che alla sua domanda avevano smesso di parlare.

Guardai Mikael che era rimasto sorpreso quanto me.


 “Sì, sono io, signor...”

“Ha poca importanza signorina. Venga, mi segua, il mio signore l’attende” e s’incamminò diretto ad una doppia porta nel lato opposto della sala, mentre tutti continuavano a guardarci, il perché lo facessero e poi così spudoratamente, non lo comprendevo, e questo m’irritò molto.

 Che diavolo hanno da guardare? Mi chiesi stizzita.

 “Li scusi signorina, hanno saputo del suo arrivo, non l’avevano mai vista e allora sono curiosi”

 “Sì, ma perché? Non sono mica la regina”

L’uomo rise “ma, in un certo senso sì, per via di quel anello”

“Per via del anello?”

“Sì, il mio signore a donato un anello simile solo un altro volta in tutta la sua lunga esistenza. Precisamente alla sua prima e unica ragazza che voleva diventasse la sua donna”

 “Cosa!?”

Ok, questo urlo stridulo non è da me.

 “Scusi, mi ha presa contropiede”

“pensavo lo sapesse"

 "Sì, no, diciamo che non lo avevo capito”

“ah, comprendo, ma non si preoccupi. Siamo arrivati, ecco la palestra, prego”disse, mi fece un mezzo inchino e se ne andò.

 “La ringrazio! Credo” gli urlai, guardai un attimo la doppia porta e mi decisi.

“Aspetta, hai capito che cosa ti ha detto?” Mi chiese Mikael proprio mentre feci  per aprire.

“Certo, ma preferisco ignorarlo”dissi con la mano ancora sulla maniglia.

“ma, fai come vuoi, speriamo solo che questa tattica funzioni”

 “non può fare altro”dissi ed entrai, anche se in realtà ero ancora un po' scombussolata dalle parole del maggiordomo.

Una volta dentro mi sbloccai all'istante, sorpresa.

“Stai attenta, non ti fermare così, stavo per finirti addosso, non che mi dispiaccia ma...”

 “Guarda Mikael, è enorme”

“e allora, non m’interessa della palestra, ma di chi c’è dentro”

“che antipatico che sei Mikael”affermò una voce familiare.

Mi voltai e vidi Giulian appoggiato ad una colonna lavorata con le braccia incrociate al petto e ci guardava.


 Accanto a se aveva due uomini, o meglio due muri. Erano muscolosi, no, forse il termine giusto da usare è nerboruti, ed entrambi avevano dipinte sul viso dalle espressioni serie, forse erano fin troppo seri, spaventosi in un certo senso.

Non serve dire che fra loro quello che risaltava di più, ed era il più bello,  naturalmente era Giulian, non ci piove.

“Ciao Ambra”

“ciao Giulian, loro sono?”

“I miei uomini più forti, veramente cen’erano altri, ma…”

“Immagino non abbiano voluto combattere contro una donna. Cos’è? cavalleria?”


 “No, credo più che altro spavalderia. Certi mi hanno detto che combattere contro una donna era una cosa assolutamente disonorevole e una perdita di tempo, che ti avrebbero battuta a occhi chiusi e con un braccio solo, così alla fine solo Alix e Vein sono venuti a provare la loro bravura e ad aiutarti”.

Guardia i due uomini. Erano giovani e non solo d'aspetto e qualcosa mi diceva che erano veramente bravi a combattere. Non che non credessi alle parole di Giulian che me lo confermavano, ma era ovvio fosse così al solo guardarli.

Uno era biondo con gli occhi dal taglio felino color ghiaccio, l’altro aveva i capelli neri lunghi fino alle spalle legati con un elastico e gli occhi da cerbiatto di un bellissimo e profondo marrone. Avrei scommesso che da umano la sua carnagione fosse stata simile all'ambra, come se fosse stato di frequente esposto al sole, ma infondo questo non potevo saperlo per certo.

Il suo sguardo scuro e intenso mi avrebbe fatto pensare a un cucciolotto affettuoso, ma era così bravo a trasformarli in qualcosa di freddo e serio che nessuno avrebbe pensato  a un cerbiatto dolce e affettuoso, ne tanto meno spaventato.

“Va bene, allora vi lascio. Io vorrei vedere la lotta, quindi siederò sulla gradinata insieme a Mikael”.

“Io preferirei che uno stesse da una parte della stanza e uno dall'altra per favore, non vorrei distrarmi”

 “mica ci azzanniamo”disse Giulian, ma chissà perché non gli credevo affatto.

Lo fissai non so bene nemmeno io come, però alla fine lo convinsi.

 “E va bene, uno da una parte e uno dall'altra”

  “grazie”

“ehm... mio signore!”Lo chiamo improvvisamente qualcuno.

 “Come non detto. Arrivo!”

Meglio così, altrimenti forse sarei stata nervosa pensai mentre lo guardavo andar via, poi cercai Mikael che si era già seduto e non appena notò che lo guardavo, mi sorrise.

“Posso cambiarmi?”


“Certo signorina”disse occhi da gatto.

 “Ambra”dissi

“Certo Ambra, ora sbrigati”mi disse occhi da cerbiatto senza tante cerimonie, come invece aveva fatto l’altro, così a passo calmo e lento, prendendomela comoda, in maniera da farlo arrabbiare, mi diressi agli spogliatoi.

Una volta cambiata con la tuta, mi diressi in palestra dove trovai i due riscaldarsi e non vedo perché non fare altrettanto, io avevo molto tempo a disposizione.

Non mi piacevano molto gli strumenti, però adoravo gli ostacoli e li c’era un piccolo campo ad ostacoli a me molto familiare, così decisi di fare quello, sapendo che mi avrebbe fatto usare ogni singolo muscolo, come quando si fa nuoto, così presi la rincorsa e cominciai.


 Dovevo fare una breve corsa ad ostacoli, cammina sotto la rete, non toccare gli spaghi, che poi normalmente sarebbero stati raggi laser o cose simili, arrampicarmi, saltare la corda, saltare sui massi facendo attenzione ad non finire in acqua, camminare con le mani, camminare in equilibrio lungo un asta, evitare le palline che ti venivano sparate contro e infine, mostrare agilità e riflessi  saltando ostacoli in movimento, simulando quando il terreno cede sotto ai tuoi piedi, o appare improvvisamente.

A  mio parere quest'ultimo era l'esercizio più complicato e forse quello di evitare le palline che ti venivano sparate addosso, era il secondo, e onestamente non era certa se il più stancante fosse l’allenamento o il combattimento.

Feci questa cosa lunga ben due volte avanti e in dietro, poi mi ritenei pronta per lo scontro.

“Però, quello non  era riuscito a farlo nessuno, a parte io e il mio amico, è da professionisti”disse occhi color ghiaccio.


  Sì, lo so. O lo chiamavo occhi da gatto, o occhi color ghiaccio, ma che ci potevo fare se non ricordavo il suo nome?

 “Ah sì? Beh, mi ricordavo come si faceva, anche se è passato molto tempo”

“lo avevi già fatto?”Chiese il tipo dagli occhi di ghiaccio leggermente sorpreso.

“Sì, alla casata di Nathan”.

“Provieni da lì?”

 “No, non ci sto più da anni, ma all’inizio venivo da lì”

“capisco, allora devi essere molto preparata, per te sarà stato semplice fare quegli esercizi”

 “in effetti, comunque andavano bene come riscaldamento e poi sono un po’ arrugginita”

 “bene, ora vediamo se sei tanto brava”mi disse

 “io sono il primo con cui combatterai, il mio amico sarà il secondo”

Guardai occhi da cerbiatto che non si era nemmeno fermato ad ascoltarci e continuava il suo riscaldamento e annuii.

“Ok, sei pronta?”


“Come non mai” e parti all'attacco, schivai il suo calcio saltando e finendogli dietro le spalle, poi non appena si girò sferrai subito un calcio
rotante che lo colpì al petto.


 O ci andava piano, o era lento, non saprei, però non si mosse di un millimetro e questo non mi rese felice, comunque vista la sua smorfia, i casi erano due, o gli dava fastidio che lo avessi colpito per prima, oppure gli avevo fatto male, ma la seconda opzione era la meno probabile, ci credo veramente poco, mentre io mi ero quasi rotta il piede, quell'uomo era d'acciaio, anzi no, di marmo della migliore qualità.

Alla fine, dopo un lungo botta e risposta a suon di calci e pugni, lo stesi. Ci misi un po’, ma ci riuscii, il problema adesso era occhi da cerbiatto.

“Tutto a posto? Senza rancore vero?”


 “Certo, tranquilla, però credo che debba allenarmi ancora un po’ se l’ho prese da una donna”

Gli sorrisi e lo aiutai ad alzarsi e pensai che forse avevo trovato un nuovo amico.

“Sì, ma ora attenta al mio amico che mena forte”.

“Sì, ci ho fatto caso”

“Bene, buona fortuna, rimango qui finche non finisce il combattimento”

“va bene e grazie”

 “figurati, è stato davvero un piacere conoscerti, sei forte”

 “mai quanto te”risposi e andò a sedersi accanto a Mikael, sulla gradinata, mentre mister occhi da cerbiatto si incamminava verso di me con un sorrisetto tra il beffardo e l’irritato.

“Non avrei mai scommesso sulla tua vittoria, hai barato vero?”

Lo fulminai con lo sguardo. “Non ti permettere più! Per chi mi hai presa?”

“Per una bambolina di porcellana da rompere”

“sei un duro eh? Vediamo, comincia tu”

 “con estremo piacere"ribatté e senza perdere tempo, mi attaccò.

Non feci che schivare i suoi colpi, non riuscivo ad attaccare, e lui non mi parve arrabbiato perché non riusciva a colpirmi, anzi.


Sicuramente stava aspettando che mi stancassi per finirmi, era decisamente più informa di me e  molto più forte dei suoi  sessant'anni di vita e pensare che era stato morso a venti anni.

Chissà com'è successo? Mi chiesi e per pensare a questo, mi distrassi prendendomi un bel calcio che mi fece volare contro una parete.

Rimasi immobile per un istante, mentre in me passavano fulminee diverse forme di dolore, ma nonostante tutto riuscii anche e percepire dietro di me l'istantanea preoccupazione di Mikael.

“Non ti permettere di mancarmi di rispetto, ragazzina, non ti distrarre”

“io ragazzina? Ma se tu hai solamente sessant'anni?”

 “Sì, ma tu di anni di combattimento ne hai davvero pochi e visto che non ti sei più allenata, ora sei una scamorza”

 “una scamorza?”

“Sì, e sei anche paurosa. Ancora non mi hai colpito”

“Rimedio subito”affermai, ma nonostante dissi questo, continuai ancora un po’ a parare, in attesa del tempo migliore per colpirlo.

Forse non faceva sul serio prima, perché in due secondi il suo sguardo cambiò e mi mise ko, nonostante questo però durante tutto il
combattimento lo colpii molte volte, in una di queste gli feci anche male, mentre in due occasioni lo sorpresi.


 Puoi dirmi che non sono più allenata a combattere, che ho dimenticato le lezioni, ma sono ancora molto veloce e furba; forse uso troppa logica
in combattimento, una cosa che non va bene, ma solo in queste circostanze, perché nella vita sono decisamente impulsiva, anche troppo.


Alla fine rimasi stesa  a terra e una fitta improvvisa mi passò fugace nel petto, ma  non avevo ferite o altro, vista la mia velocità nella  guarigione.

Lui mi guardava dall'alto del suo metro e ottanta, o dei suoi due metri, non saprei, ed io lo guardavo aspettandomi una frase da presa in giro o una provocazione, ma stranamente in tutte quelle ore che erano passate, per la prima volta fece un mezzo sorriso e mi porse la mano per aiutarmi ad alzare.

“Però, non sei da buttare e non sei nemmeno tanto male, ma ti devi allenare ancora e devi prendere tutto sul serio, anche gli allenamenti”


“va bene, grazie per la ripassata”.

“Prego, sai nessuno prima d’ora mi aveva colpito così tante volte, ritieniti fortuna ad esserne uscita diciamo illesa, è una cosa molto rara”

“Sì, ma non credo che il mio orgoglio sia rimasto illeso”

“non poteva essere altrimenti, io mi alleno da quando ero piccolo, da prima che mi dessero il bacio oscuro, quindi il solo fatto di avermi colpito più volte è una cosa straordinaria e non farmi parlare di più, sono di poche parole”

“Sì, lo sospettavo. Sei un tipo sempre serio e di poche parole”

“esatto”affermò tirandomi in piedi come se fossi un fuscello e probabilmente per lui lo ero veramente.

Una volta di nuovo in posizione eretta, sentii la presenza di Mikael alle spalle. Sicuramente mi stava correndo incontro.

Il mio secondo quasi amico s’incamminò verso l’uscita e aspettai Mikael che mi raggiungesse. Arrivò come un uragano e non solo per via della velocità del suo abbraccio.


 “Come stai? Tutto a posto? Non senti dolore vero? Vuoi andare a casa? Vuoi mangiare?” E tutto questo me lo chiese in due secondi più o
meno.


“Mikael, sto bene”

“ma se ti ha usato come uno zerbino? Sembravi uva, ti stava pestando”

Risi. 

“Certo che sei proprio delicato”disse una voce.

 “Perché? Qual è il problema? Ambra non si offende come le stupide donnicciole di cui ti circondi” rispose freddo Mikael a un Giulian di ritorno.

 “Quali scusa?” Gli chiese Giulian.

 “Basta ragazzi, smettetela, sono stanca e non voglio sentirvi”

 “come vuoi”dissero entrambi.

“Sei stata brava però”

Mi voltai verso gli appalti.

 “Grazie, bel uomo dagli occhi di ghiaccio”

 “Alix, Ambra, chiamami così”

“va bene Alix”

 “comunque ora devo andare. Mio signore” disse poi rivolgendosi a Giulian e se ne andò.

“Sai Ambra, vorrei combattere anche io contro di te” mi disse Giulian.


 “No”dissi categorica.

 “Perché no?”

 “Perché non voglio”

 “ma non ti farò male”

“grazie, ma no, grazie. Non voglio lo stesso”

 “hai paura?”

 “Assolutamente no!”Esclami d’impulso, punta sul vivo.

“e allora?”

 "È che sono a pezzi. L’ho prese”

 “ti ho vista”

 “allora che cosa chiedi?”

“E dai”

 “no”

 “ti prego”

 “no. Andiamo Mikael”

“Ho detto che voglio combattere contro di te e così sarà"disse e mi prese fra le braccia stringendomi a sé in una morsa forte, non dolorosa, ma forte.

 "Ora prova a liberarti”

“Giulian, lasciami”

“no”

“senti te lo dico chiaramente. Se mi arrabbio faccio davvero paura, quindi ti consiglio di lasciarmi”

 “Tu fai paura eh? E secondo te io?”


Mi voltai per guardarlo bene in viso.

A parte il fatto che per i miei gusti il suo volto era troppo vicino al mio, mi creai ugualmente la sua immagine arrabbiata nella mente, con molta difficoltà, ma ci riuscii.

 Conosco il tipo e sono certa che in fondo  abbia un bel caratterino.

 “Sì, ti ho immaginato, ora lasciami”

“siamo toste eh?”

“Oh, non t'immagini quanto”.

“Ambra mi sono rotto di sentirlo blaterare, combatti contro di lui e basta”mi disse Mikael arrabbiato.

 “Va bene, non t’innervosire”

 “bene, grazie Mikael”

“se se, basta, che ti stai zitto”

Ma sono certa che si pentì di avermi convinto, perché Giulian cominciò a sbottonarsi la camicia candida che indossava.

“Che diavolo fai?”Chiesi preoccupata e un tantino agitata.


 “Mi tolgo la camicia. Non vorrei si strappasse o sporcasse. È di seta”.

 “Ma non sono nemmeno certa che ti possa sfiorare”

“potresti, se io giocassi, ma è vero non puoi, perché non intendo giocare. Ti farò fare una figuraccia davanti al tuo Mikael”

Che stronzo pensai.

“Grazie”

 “piantala di leggermi nel pensiero. Stronzo.

“Comunque se non riuscirò a sfiorarti perché la togli?”

“Per essere più sicuro, sei piena di sorprese, ti ho vista”

 “Sì, ma sono molto arrugginita”

 “ma, a me non pare”

Una volta aver aperto anche l'ultimo bottone di madreperla, si sfilò la camicia e la lasciò cadere a terra, in un angolo.

Secondo me è una scusa per distrarmi. Se non voleva sporcarla perché buttarla a terra e poi ne può comprare a bizzeffe, furbacchione perverso.

Lo guardai avvicinarsi. Ero tentata di distogliere lo sguardo e d‘indietreggiare, ma non lo feci naturalmente.

Per via degli eventi che mi avevano distratta, non avevo più pensato alla sua incantevole e carezzevole voce e alla sua bellezza senza limiti, ma ora guardando il suo torace...


Era stupendo, bellissimo. La carnagione era liscia, senza un pelo, e il suo corpo era come l'alabastro, perfetto, ben scolpito e con i muscoli perfettamente definiti, ma non esagerati. La voglia di passarci sopra una mano era terribile, ma naturalmente me la feci passare, anche perché il solo pensiero che un'idea simile mi fosse balenata in mente, m’irritò.

“Che tattica di merda, fanculo" farfuglia a denti stretti, così che mi sentissi da sola e in modo che lui non capisse.

 “Che hai detto?”

 "Niente che ti interessi”

“che hai?”

“Niente, perché ci devo avere per forza qualcosa?”

 “no”

 “cominciamo va bene? Prima finiamo, meglio è”

 Fu d’accordo con me, perché il suo sguardo da dolce si trasformò in uno freddo che mi fece venire un colpo.

 Perché vuole combattere con me? Non ho tutta la sua esperienza. Oddio, mi frantuma. Beh, gli farò vedere lo stesso di che pasta sono fatta e  che non faccio proprio schifo, mi dissi e mi preparai.

 Iniziammo, però compresi subito che, sì, combatteva, ma che alla fine era tutto sul sensuale. Voleva farmi credere che gli abbracci e le carezze che mi faceva in combattimento erano un caso, lo faceva per sbaglio.


 Molte volte mi ritrovai anche con il suo viso vicinissimo al mio. Para fischio col botto! E molte volte durante il combattimento, se possiamo chiamarlo così, intravidi Mikael rosso in faccia per la rabbia e la gelosia, mentre stringeva a morte le maglie della rete che separava la gradinata dalla palestra.

Sembrava stesse ribollendo, era peggio di una pentola a pressione, però lui mi aveva convinta, io non volevo.

Mi distrassi un'altra volta per via di quel pensiero e un altra volta fui fregata dall’avversario, così dopo molti calci, colpi di mano e altro, con questo mio distrarmi, mi ritrovai con la faccia premuta sul suo liscio e perfetto torace, e il bello era, che per quanto facessi, non riuscivo a staccarmi da lui. Mi teneva il capo premuto su di sé con una sola mano e non mi lasciava.

“Giulian, basta. Smettila, ho perso, hai vinto tu. Ora mi lasci la testa?”Gli chiesi spingendogli sui fianchi per cercare di staccarmi da lui, cosa impossibile, sicuramente si stava anche divertendo.

Alla fine stetti zitta.


“Che fai? Non ti lamenti più?”Mi chiese.

“Aspetto che ti decida a lasciarmi la testa”

“Beh, se fosse per me potrei rimanere così in eterno”.

 “Cosa? Lasciami subito la testa. Ti mordo?”

 “Magari, fai pure”

 “Mikael!”Urlai in cerca di aiuto e tentai ancora di liberarmi, ma niente.

“Mio signore, scusi”disse di colpo una voce e Giulian mi lasciò.

 Chi è? Voglio sapere chi è il mio salvatore, chi è? Giuro gli bacio i piedi, diventerà la persona più importante della mia vita pensai e mi voltai di scatto per vedere il mio principe.

Ah, è mister pinguino bianco. Troppo vecchio, d’aspetto almeno. Non va bene, ma posso sempre dirgli grazie e non mancherò di farlo, pensai grata.

“Scusami Ambra, devo andare”disse Giulian veramente dispiaciuto.


Lo guardai male “sparisci”gli risposi fredda e lui sorridendo divertito seguì il mio salvatore.

Razza d'imbecille! E proprio della peggior specie, pensai infastidita, ma non mancai di guardalo incamminarsi verso l'uscita e nel mentre  mettersi la camicia, poi mi diressi da Mikael che subito mi abbracciò con slancio.

“Che succede?”

“Che domanda scema che fai”

Lo abbracciai a mia volta.

 “Davvero, mi è nata una forza omicida guardandolo”

“Lo so, ci ho pensato e ti ho visto. Sembravi una pentola a pressione”dissi divertita e di tutta risposta il suo abbraccio diventò più stretto.

 “Non mi piace nemmeno come ti sei vestita”.

 “Chi sei il mio ragazzo?”

 “No, ma è lo stesso”.

Non mi sentii di ribattere, forse aveva ragione.

“Senti Mikael, mi aspetteresti un attimo, voglio farmi una doccia”

 “va bene”.

Dopo poco uscii dallo spogliatoio lavata e tutta bella vestita. Non avevo più ne lividi, ne tagli, ero perfettamente candida.


 “Andiamo a casa ora?”Mi chiese Mikael.

 “No, vorrei cercare una cosa in biblioteca e poi andiamo”

“D'accordo”

Uscimmo dalla palestra e ci fermammo al centro della sala dove tutti si erano fermati a guardarci un'altra volta. A questo punto, perché non chiedere.

“Scusi, la biblioteca?”

 “Dice a me?”

“Sì, a lei”

“ Beh, ecco, si trova al quinto piano. La stanza con la porta marrone scuro”

“La ringrazio”e seguita da Mikael, m’incamminai verso l’ascensore.

Al quinto piano cercai la porta, era l’ultima del corridoio che ci si presentò davanti appena usciti dal ascensore. Non appena varcammo la soglia notai che anche quella stanza era enorme e sentii subito un forte odore di muffa e di chiuso.

 Le tende di seta rosso pompeiano incorniciavano delle finestre finte, dipinte per bellezza, visto che dall'altra parte c’era un'altra stanza, e i muri non si vedevano perché pieni di scaffali zeppi di libri di varia grandezza e colore, certi vecchi e altri nuovi.

 C'en'erano di qualsiasi genere e tutti etichettati per date. Non voglio neanche sapere quanto tempo ci si metta per riordinare tutti questi scaffali.

Cercai nelle date più vecchie il tizio che mi aveva parlato nella mente, che se non sbaglio era molto, molto, ma molto vecchio e la cosa m’innervosiva e spaventava parecchio.


Mi misi seduta su una vecchia scrivania con accanto una pila di libri di diverse date, tutte quelle che potevano essere giuste e mi misi a cercare, quando ad un tratto mi riaffiorò nella mente il nome che aveva pronunciato Steven.

Cercai tutti i nomi che cominciassero per Cri e arrivai anche a pensare, non so nemmeno perché, che il nome e il tizio che mi era entrato nelle mente fossero collegati.


Finii un altro libro, che non mi portò da nessuna parte, così presi l’ultimo della pila e notai che Mikale seduto in una delle poltroncine disseminate in ogni angolo della biblioteca, si era addormentato.

Aveva poggiato il braccio su un bracciolo e la testa sul suo stesso braccio, era così carino e indifeso, ma non mi dovevo distrarre da quello che stavo cercando e ritornai al libro, il più vecchio che avevo trovato.

 La copertina era impolverata, si vedeva che nessuno lo aveva mai toccato da quando era stato messo sullo scaffale, cosa che mi convinse di più a leggerlo, così cominciai a sfogliarlo.

Le pagine erano ingiallite dal tempo e fragili, poi puzzava un po’ di muffa.

 Che stranezza pensai, gli altri per quanto vecchi non puzzavano di muffa, questo sì, prima dove si trovava? 

“Che cerchi?” Di scatto chiusi il libro con un colpo secco che risuonò in tutta la biblioteca deserta e mi girai verso la porta alle mie spalle.


Giulian era li che mi guardava incuriosito. Feci un sorriso di circostanza e posai il libro sulla scrivania.

 “Cercavo una cosa, sai avevo un dubbio”

“capisco, posso aiutarti?”

“No, tranquillo, devo solo cercare in quest’ultimo libro e ho fatto”

“va bene, che fai? Dormi nella tua camera oggi? O ritorni a casa?”

 “Non lo so, dipende da che ore sono”

 “le tre credo, o le due e qualcosa. Non so di preciso”

 “non che mi fidi del tutto, ma credo che dormirò qui questa volta”

“allora ti lascio questo e la chiave, poi quando vai via portamela”

“va bene, grazie”dissi e prima di ritornare a leggere, lo guardai mentre andava via, così da essere sicura che non mi spiasse.

Era inutile, il libro non diceva niente e di tizi che potevano essere ancora vivi e forti ce n’ erano a quintali, così mi arresi, ci misi una pietra sopra e posai nei rispettivi scaffali ogni libro e infine recuperai dalla scrivania il foglietto che mi aveva dato Giulian.


 “7 piano, stanza n.1000. Addirittura, comunque sarà meglio andare, comincio ad essere stanca pensai.

 Mi avvicinai al divanetto dove Mikael ancora dormiva tranquillo e rimasi a guardarlo. Come lo sveglio?

M’inchinai davanti a lui e gli scostai una ciocca di capelli da davanti al viso e subito si svegliò.


Beh, suppongo che così si dorma scomodi.

 Ritrassi la mano e lo guardai.

 “Ho fatto, andiamo a dormire?”

Si drizzò lentamente e si guardò intorno, smarrito, poi si ricordò e mi guardò.

 “Sì, andiamo” mi disse assonnato, si alzò lentamente e c’incamminammo lungo il corridoio fino all’ascensore.

Saliti al settimo piano guardai tutte le stanze che erano numerate come in albergo e trovai la mille.

 “Siamo arrivati, eccola”dissi guardando Mikael che sbadigliò.

Sorrisi e aprii la porta.

Quando entrai rimasi sorpresa. La stanza era immensa e un letto matrimoniale a baldacchino faceva la sua figura proprio al suo centro e dominava la stanza. Aveva due trapunte di seta, una cremisi e sopra di essa una nera ricamata che scendeva lungo i bordi del letto con balse vaporose.

 La moquette era marroncino ramata, la carta da parati color crema e i mobili in stile vittoriano in mogano. Era tutto bellissimo.

 Lasciai chiudere la porta alle mie spalle a Mikael e aprii la cassettiera per cercare una camicia da notte.

Ne trovai una, ma era di lanetta e corta, mi copriva solo fino a metà coscia. Non che avessi problemi, mentre “dormo” non mi muovo, quindi non rischiavo che mi  si vedesse qualcosa, però che diamine! Per fortuna aveva le maniche lunghe.

Mi guardai intorno e notai della carinissime pantofoline nere come la camicia, vicino al comodino e sulla cassettiera una spazzola con le setole, una novità al giorno d'oggi, e decisi di sprecare del tempo per i capelli incominciando a spazzolarli, mentre Mikael si guardava intorno.

 Ad un tratto mi fermai. Mikael non aveva niente con cui dormire e ritornai a guardare nell'armadio.


 “Accidenti! Non ho niente da farti mettere per dormire”gli feci sapere.

“è vero, ma non importa, dormirò in mutande, come all’inizio”

“fai come vuoi"affermai legandomi i capelli in una treccia che mi ricadde fino a metà schiena, poi mi voltai verso Mikael che si stava spogliando, cosa che mi fece uno strano effetto, tanto che attesi che finisse girata a guardare da un'altra parte.

“Mikael, ti siedi un attimo sul letto?”

 “Perché?”

“Voglio farti una treccia, così forse riuscirai a dormire meglio senza la solita tenda che ti copre il viso”

Si sedette, mentre io m’inginocchiai alle sue spalle e cominciai a raggruppare i suoi capelli; ogni piccola ciocca dorata, ogni capello che birbante mi sfuggiva perché più corto e incomincia ad intrecciarli.

Pochi secondi dopo la stanchezza incominciò a farsi sentite, ma io avevo finito.

 “Ecco fatto”dissi, presi la camicia e andai in bagno per cambiarmi alla svelta e quando ritornai in camera, la luce era spenta e la lampada con cristalli pendenti creava penombra.

“Stai benissimo con quella camicia sai? Hai delle bellissime gambe”.


“Grazie”dissi un tantino a disagio e m'infilai sotto le coperte, poi attesi che Mikael spengesse la lampada e quando sentii il suo braccio cingermi delicatamente la vita e lo sfrusciare delle lenzuola mentre si avvicinava a me per poter posare il capo sulla mia spalla, mi rilassai.

Sorrisi e sentii il suo profumo di violette, profumo a me famigliare, e dopo alcuni minuti, rassicurata dalla sua stretta e dal suo respiro ormai regolare, mi addormentai a mia volta. 

 

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Capitolo 30
*** La sostanza ***


Il giorno seguente mi svegliai alle sei del pomeriggio, che per me sarebbe mattina e mi accorsi di una presenza nella stanza, una presenza che non era Mikael.

Mi girai di scatto e trovai Giulia poggiato con il gomito sulla scrivania, che si reggeva il capo con la mano e mi fissava con un espressione dolce.


“Giulian, che ci fai qui? O meglio, da quanto tempo sei qui?"

“Da un bel po’, ti stavo guardando”

 “visto che bello spettacolo, eh?” Dissi ironica.

"sì, meraviglioso”

ma è serio?  

“ma tu e Mikael dormite sempre così?”

Guardai Mikael. Una ciocca di capelli più corta gli era sfuggita dalla treccia e gli scendeva davanti al viso, il suo braccio era ancora sul mio
ventre, completamente rilassato, e il suo viso era tranquillo. Sembrava tanto fragile.

“Sì, dormiamo sempre così”dissi facendo finta di niente.


Sapevo che gli dava fastidio, ma se lo irritava vederci insieme, perché veniva a guardarci?

“Posso sapere perché sei entrato in camera?”

Giulian indicò con la mano il vassoio sul tavolo.

 “Ho portato la vostra colazione, se si può dire così. Sai Mikael a fatto il giro della casata e non ha mangiato, così ho pensato di rimediare”

“grazie, molto gentile, te ne sono molto grata”

“sì, però dovrebbe esserlo lui, non te”

 “è uguale”gli dissi tranquilla.

  Che faccia che ha fatto, non è che ha frainteso, vero? Non vorrei che pensasse che siamo così uniti da completarci le frasi a vicenda o parlare l’uno per l’altro, non credo ne sarebbe felice.

“Ma come hai fatto ad entrare?”

“La casata è mia, ho la chiave universale”

 “ah”

“ma non devi firmare qualche scartoffia o controllare qualcosa?”

“Che fai? Mi cacci via”

 “ma no, che dici?”

Ma davvero si vede così tanto che voglio che vada via?

 “Va bene, come desideri” disse alzandosi dalla sedia con un espressione imperscrutabile sul viso.

 Ooh, uffa! Pensai arrabbiata.

 “Hai deciso dove andare per l’appuntamento?”Chiesi di corsa prima che uscisse.

 Non capivo perché, ma non mi piaceva che andasse via arrabbiato o triste per colpa mia.

“Sì, ho delle idee, perché lo chiedi?”

 “Non so cosa devo indossare”

“puoi vestirti come vuoi, anche se...”

 “preferiresti che mi vestissi elegante, vero?”

Mi sorrise e si girò verso la porta.

 “Forse”

Se lo dovessi decifrare, Il suo forse, sarebbe un sì.

“Di che tipo è?”

 “Che?” Chiese voltandosi nuovamente verso di me.

 “La colazione”

“Certo che sei strana, prima mi cacci e poi fai di tutto per trattenermi. Sei confusa, vero?”

“Non lo sarei se non fosse per colpa tua”dissi fredda.

 “Colpa mia?”

 “Sì, colpa tua”

“e che avrei fatto?”Chiese sorridendo.

“Hai un brutto effetto su di me. Ogni volta che fai una faccia che non esprime felicità o calma per via di qualcosa che ti dico, mi sento strana e sono costretta a fare pace, e questo non mi piace, ma non posso farci niente e non capisco perché”

“Ah, ora è chiaro. Non mi vuoi come nemico”


“Se intendi per via del tuo potere o per il tuo buon nome, allora sei totalmente fuori strada. Non m’interessano queste cose, te l’ho detto, non ne so il motivo”  

“Semplice, non vuoi che stia male perché tieni a me, tutto qua”

Alzai un sopracciglio.

 “Ma non ti preoccupare, io non mi offendo per così poco, il tuo resistermi mi piace, rende tutto più interessante”

“che vorresti dire, sei presuntuoso lo sai?”

“I ricchi e potenti, che devi fare”affermò.

 “I bambocci pieni di sé come te”

“io sarei cosa?”Chiese avvicinandosi a me.

 “Uno bam...Ti allontani per favore? Mi stai troppo vicino"

“Perché? Che problemi hai se ti  sto vicino?”

“Nessuno, ma tu non mi stai vicino, ma appiccicato. Non giocare. Buon giorno Mikael” dissi felice. Si è svegliato nel momento giusto.

“Buon giorno Ambra”


“guarda, Giulian ti ha portato da mangiare”

 “a, che bravo, grazie”disse in tono indifferente.

“Figurati, comunque hai un tempismo perfetto, davvero”disse Giulian un tantino infastidito.

 “E tu non sai quanto ne sono felice”

 “Ok ragazzi, ora basta. Perché ci sono due bicchieri qui?”

 “Perché uno è mio, vorrei fare anch'io colazione con te”

“va bene. Guarda Mikael, dei cornetti”

 “a sì, deliziosi”disse calmo, senza neanche guardarli, per niente intenzionato a smettere di fissare male Giulian.

 Povera me, perché?

“Basta guardarvi male, siete noiosi. Tieni”
 Infilai un cornetto in bocca a Mikael e passai un bicchiere pieno a Giulian.

Così almeno la smettono, sperai dentro di me.

“Porca miseria! Di che annata è?”Chiesi una volta aver preso un sorso.


 “Non lo so, so solo che è il migliore che abbiamo e onestamente non so nemmeno come faccia ad esserci ancora”.

  “Certo che non sai niente”disse con voce fredda Mikael guardandolo  sottecchi.

 “Scusami se non so niente, ma sai, ho una casata da mandare avanti, io”

“Accidenti, quanto sei permaloso”rispose Mikael.

“Basta voi due! Se vi sento un'altra volta offendervi a vicenda o bisticciare, me ne vado”

e così finalmente tacquero  

Però, funziona questa minaccia, buono a sapersi.

Avevo quasi finito il contenuto del bicchiere, quando la porta della camera si spalancò, ed ecco la felicità scoppiarmi dentro alla vista di Victor.
Naturalmente sono ironica.


 “Che ci fai qui?”

 “Ma come? Non sei felice di vedermi mio dolcissimo e profumatissimo fiorellino?”

“Ti do questa idea?”Chiesi calma.

 “Sono venuto per parlare con mio fratello, ma sono felice che ci sia anche tu, così mi risparmio un bel po’ di tempo. Non che mi dispiaccia
venire a trovarti fiorellino, ma sono impegnato”


“Va bene, taglia corto, perché sei qui?”

Chiuse la porta alle sue spalle e si sedette ad un angolo del letto.

“Ho delle novità su Steven”

“Cioè?”Chiesi interessata.


 “Quanto sei impaziente”

“lo sarò pure, ma tu  hai detto che sei impegnato, no?”

 “Sì, ma per te lo trovo il tempo, mio bignè”

“preferirei che non lo trovassi. Allora? Steven?”

All’improvviso diventò serio e non mi piacque affatto.

 “Che è successo?”Chiesi preoccupata, ma all’apparenza calma. Andare di matto o innervosirsi non serve proprio a niente.
 

“Ho voluto fare delle analisi a Steven, ma sai, non credo gli sia piaciuto molto, però ti ho messo in ballo e allora...”

“Che gli hai detto?”

 “Che il prelievo serviva per aiutare te. A quanto pare dopo che hai negoziato con me per diminuirgli la pena, l’hai conquistato, tesorino
caramellato”


“ma  che dici? Sicuramente mi ha solo voluto ricambiato il favore”

 “se lo dici tu”

“Comunque continua, andiamo al sodo”

“il sodo è, che abbiamo trovato traccia di una sostanza nel corpo di Steven e per fortuna abbiamo fatto in tempo a prenderla, perché stava per
svanire. Facendo le dovute ricerche abbiamo scoperto che il controllo mentale che ha avuto, era creato da questa sostanza e non da controllo mentale di un altro nostro simile”


“Ma è una catastrofe! Così chiunque sia può manovrare qualsiasi vampiro a suo piacimento”

“Infatti, vedo che capisci al volo. Quindi non devo spiegarti altro”

“Sì, ma come facciamo a sapere dove? Chi è? Perché viene creata questa sostanza... Anzi, il perché no, l’abbiamo appena scoperto, ma il
motivo non lo capisco”


 “sì, infatti non serve una cosa simile. Possiamo già manovrare chi si vuole con il controllo mentale, a meno che…”

lo guardai spalancando gli occhi.


“Non vogliano controllare una enorme massa di vampiri per uno scopo che noi non riusciamo neanche ad immaginare e uno alla volta sarebbe stancante”

 “Sicuramente questo tipo a un piano ben congeniato in mente”disse Giulian.

 “Già, non mi piace affatto. Dobbiamo trovare un antidoto, chi lo spaccia, e soprattutto, chi la crea. Credo fosse la stessa sostanza che ha preso
April, sarebbe una droga, che però al contrario di quelle normali funziona sui vampiri”

“Comunque i miei scienziati e dottori stanno già cercando un antidoto e mi sto anche occupando di cercare l’artefice di tutto”.


 “Bene, ottimo”dissi scostando le coperte e scesi dal letto.

 “Cavolo, mia piccola e dolcissima zollettina di zucchero, non te l'ha mai detto nessuno che hai delle gambe fantastiche”

 Porco Giuta! Mi ero dimenticata che la camicia non è una delle mie lunghe e vaporose, ma una corta che arrivava a metà coscia.

 “Sì, me l'hanno detto in molti”risposi non perdendo la compostezza.

Trattenni una risata quando vidi Mikael e Giulian accigliarsi, invece Victor non si scompose più di tanto, fece solo un mezzo sorriso che durò un
micro secondo.


 “Beh, è normale che tu abbia avuto dei ragazzi, non sei di certo brutta, anche se è vero che non sei poi tutta questa gran bellezza. Come donna hai del fascino e attiri, ma ho visto di meglio”

 “fratello, taci, tu non ne capisci niente. Non vedi che è la bellezza personificata”

 “Mi spiace dirlo ma, condivido pienamente  quello che ha detto Giulian”aggiunse Mikael annuendo. "Ambra è la quinta essenza della bellezza".

Ok, è imbarazzante, pensai guardandoli.


 “Ragazzi, la volete smettere? Comunque grazie Victor, è sempre un piacere ricevere complimenti così belli”

 “Figurati cara”

ma ci fa o c’è

 “Comunque non capisco come il discorso si sia concentrato su di me, stavamo parlando di una cosa importante”

 “Anche questo è importante. Certo in questo momento non è una cosa di basilare importanza, ma è importante”disse Mikael.

 “Ok, va bene”.

Meglio accontentarli, altrimenti non si ritorna al discorso veramente importante.

“Che fai?”

“Non lo vedi Mikael, sto prendendo i vestiti per potermi cambiare”.

“Perché?”

“Secondo te? Perché voglio uscire”

 “e dove vuoi andare?”

“Dove mi pare Giulian. Non sei mio padre”

 “Però che antipatica, si stava solo preoccupando” disse Victor calmo e non proprio molto coinvolto.

 “Nessuno glielo ha chiesto mi pare”

 “sì, ma lui ti deve controllare, è...”

 “Il capo della mia casata, sì, lo so, ma questo non vuol dire che mi deve fare il terzo grado, o sapere tutto quello che faccio, no?” E detto questo mi diressi al bagno, visto che non era passato nella mente di nessuno di uscire dalla stanza per farmi vestire, però per evitare che Mikael e Giulian si mettessero a litigare e per evitare che poi la situazione degenerasse, come ovvio che sarebbe successo, continuai a parlare con loro.

“Intendo solo farmi un giro, tutto qui, state tranquilli. Non sono una bambina indifesa”

“lo sappiamo Ambra, lo sappiamo bene”mi rispose Mikael.

Odio quando dicono così. Se lo sanno perché poi le azioni sono diverse? La coerenza si è estinta da un pezzo, ma almeno parlando con me non litigano, è già qualcosa.

“A proposito Victor, ma Steven dov’è ora?”


“Chi è Steven?”

 “Ehi!”

 “Sta tranquilla, non l’ho ucciso, dovrebbe stare in camera sua ora, o a mangiare, perché?”

 “così”

 “a proposito, ti ringrazio per aver ucciso la mia gente”disse Mikael in tono aspro e pieno di collera, e conoscendolo ero certa che volesse fare
anche di più, ma visto quanto Victor ero potente aveva deciso di non rischiare.


Certo tutto dipendeva dalla risposta di Victor. Mikael non fa il codardo, non è che non vuole difendere la sua famiglia e la sua gente, però se non può, non può.
 

Prima che Victor rispondesse, uscii dal bagno per esserci e nel caso evitare il peggio e li trovai a guardarsi in faccia.

 Mikael lo guardava così arrabbiato che se possibile si sarebbero potute vedere delle fiamme ardere nei suo occhi ormai diventati di un blu cupo per via della collera. Sicuramente avrebbe voluto fare un disastro, speriamo solo che la logica abbia il sopravento sull'istinto.

“Non so che dirti, ho pensato al bene di tutti facendo quello che ho fatto, anche se poi non è servito”.


“Non è servito!!!” E lo dici così? Con tale indifferenza!!”Urlò Mikael afferrandolo per il bavero della camicia e tirandolo a sé in un attacco d'ira.

Victor non fece niente per fermarlo, però non mi piacque lo sguardo con cui lo guardava. Avrebbe fatto qualcosa? Si sarebbe arrabbiato? Lo avrebbe ucciso?

Non lo sapevo, poteva succedere di tutto, poteva decidere di tutto, Victor qualsiasi cosa gli passasse per la mente poteva farla, lui per quanto ne sapevo, era il capo di tutti i vampiri.

 Quando notai il suo sguardo farsi impassibile e nonostante normalmente la cosa potesse essere allarmante e pericolosa, mi calmai un po’, perché non so come, ma sapevo che il suo sguardo non prometteva niente di cattivo, anche se non sapevo come l'avevo capito, mistero.

“Mi spiace, ma davvero l’ho fatto per il bene di tutti, vampiri e umani in primis, pure per voi licantropi, anche se sono certo non mi crederai”disse calmo e mi sorpresi, perché straordinariamente dalle mie aspettative, Mikael non gli lanciò un pugno in faccia, o altro, ma lo lasciò.


Che avesse capito che era la verità e che non stava solo creando una scusa? Anche perché non ne aveva nessun motivo, avrebbe vinto lui ugualmente dopo una bella ed estenuante lotta, che ammisi, mi sarebbe piaciuto vedere se non fosse stata immischiata una persona a cui voglio bene e anche un fastidioso e stravagante capo dei vampiri.

 Sai che disastro nel caso perdesse contro Mikael, Ahi!

Mentre Victor si sistemava il bavero della camicia stropicciato, posai una mano sulla spalla di Mikael e mi accorsi che era teso, ma che sentendo il mio tocco si rilassò leggermente, nonostante il suo viso avesse ancora un espressione terribile.


“Non mi piace quest’aria elettrica e tesa, se per favore voleste uscire e portarla via con voi, sarebbe gradito”

Tutti e due mi guardarono.

L’ho detto che sono cinica e certe volte me ne vanto, anche se forse non dovrei, ma quello che è successo è successo, no?

“Va bene, ora mi calmo”

“bravo, grazie Mikael, mi vuoi accompagnare ovunque io vada”

 “sì, ma dove vuoi andare?” Alzai le spalle.

 Onestamente non ne avevo la minima idea.

 “Va bene, allora io vado, forse ci saranno delle novità”disse Victor.

 “Allora ciao Victor”.

 “Che fai non mi fermi nemmeno?”

“No”

 Fece per un istante un sorriso, si alzò dal letto e dopo un cenno di saluto con la mano, uscì dalla stanza, mentre Mikael intanto aveva preso gli abiti e si era chiuso in bagno. Figuriamoci, lui che si spogliava davanti a me, sicuramente era per via di Giulian.

“Ambra”


“sì, che c’è?”

 “Hai problemi con i ristoranti di lusso?”

“No”dissi confusa, poi mi si accese una lampadina e capii.

 “Se intendi per la nostra uscita, siamo vampiri lo sai bene”

“Sì, lo so, ma ho un amico che ha un ristorante solo per noi vampiri”

“Davvero? Non sapevo ne esistessero”

 “Sì, ma forse è meglio di no”

 “Perché?”

 “Perché poi saresti al centro dell'attenzione, tutti ti fisserebbero e non credo mi piacerebbe. Sai, non vorrei fare qualche pazzia”

 Mi misi a ridere.

“Te lo dico, sono il tipo che se si crea una lotta per colpa mia, mi farebbe all’inizio piacere, poi penserei che entrambi sareste degli idioti e me ne
andrei. Non so se mi sono spiegata”


“O, sì, e benissimo”disse avvicinandosi un po’ di più a me.

“Comunque sono preoccupata per la sostanza, se fosse stata quella ad uccidere April?”

Giulian fece una faccia scocciata, alzò i suoi bellissimi occhi verdi al cielo e si scosto da me, ma non mi rimproverò di niente, sapeva bene che quello era molto più importante del nostro appuntamento, uscita.

“Non lo so, possibile, forse non è finita e l’hanno data a lei per sperimentarla e vederne gli effetti”


 “Se è così e una crudeltà, saremo tutti in pericolo”

 “già. E un centro benessere?”

“Ora ci stai andando pesante, non mi farò mai vedere nuda da te. Chiaro?”

 “Per ora”

Lo disintegro, lo uccido, lo spezzetto, lo polverizzo. C’è del legno di frassino qui intorno?

 “Esagerata”

 “Ti ho detto di non leggermi nel pensiero”

 “Non l’ho fatto, non è servito, la tua faccia esprime chiaramente ciò che pensi”

Traditrice.

“Sono pronto Ambra”


“Bene, andiamo. Ah, questa è la chiave della stanza. Grazie, il letto era una cosa fantastica”

 “Ma verrai qui altre volte, vero?”

“Non lo so, ci devo pensare. Ciao Giulian”

“Accidenti che sfacciato” disse Mikael una volta soli.

 “Chi?”

Mikael mi guardò come se fossi scema.

 “Non mi guardare così, spiegami”

“Giulian”

 “Ah, io non ci stavo nemmeno più pensando"

Non è vero.

 “Sì, certo, come no”

 “Ora evita di parlare male, passeremo davanti al signor, 'mi fanno schifo i licantropi' per uscire, diciamo lo strano portiere, e non credo che gli farebbe piacere se parlassi male di Giulian, sai?”

 “Per quello che m’interessa”

“Arrivederci”.


 “Arrivederci signorina”

 “Ammazza oh! Come se tu non esistessi”.

 “Per quel che me ne importa del suo saluto”dissi Mikael freddo.

Lo guardai un attimo in viso e d’istinto gli diedi un bacio sulla guancia.

Mi sorpresi da sola del mio gesto e evidentemente non fui l'unica, perché anche Mikael si girò a guardarmi.

Non so perché lo feci, forse per rimediare io stessa alla mancanza di rispetto del portiere, comunque non lo avrei mai fatto prima.

Guardai negli occhi Mikael, smarrita, e lui guardò nei miei senza distogliere lo sguardo.

 “Scusa, io non...”

“Grazie”disse Mikael interrompendomi.

“L’hai fatto perché avevi capito che mi aveva dato fastidio, vero?”

 “credo”

“che vuoi dire?”

 “Voglio dire che l’ho fatto d’istinto”

 “a”disse e la discussione si dissolse.

Fuori aperti c’erano solo locali notturni e mi dispiace, ma visto come era andata a finire l’ultima volta, non ci sarei andata per un bel po’. Non perché avessi paura o temessi chissà che cosa, solo che non mi andava, e poi non ero vestita bene per quel occasione.

 Avevo rimesso i miei abiti, non avevo indossato quelli già pronti nella cassettiera, anche se erano belli. Mi sentivo sempre a disagio con le cose nuove.

“Dove vuoi andare?”

“Non lo so”

“io vorrei tanto andare in un luogo tranquillo”

“perché?”Chiesi sospettosa.

 Mikael mi sorrise, chissà se aveva capito da dove veniva la mia domanda.

 “Perché noi licantropi non siamo fatti per la città, amiamo la natura, le piante e la tranquillità”

“Allora andiamo al parco pubblico”

“Ottima idea! Tra la natura e poi è un posto così tranquillo”disse illuminandosi.

Annui e c’incamminammo.

Poco dopo eravamo davanti all’entrata del parco pubblico. I cespugli scuri circondavano tutto il giardino ed erano un po’ inquietanti per i mie gusti, per quello che ne sapevo erano l'ideale per potercisi tranquillamente nascondere dietro. A prima vista anche a me fecero un brutto effetto, ma poi mi ricordavo sempre che ero un vampiro e allora...


Stupidi sentimenti inutili, vorrei estirparli tutti una volta del tutte dal mio cuore, ma forse era meglio averli.

“Questo posto m’inquieta”

“se vuoi possiamo ritornare a casa”

 “Che c’è?” Mi chiese Mikael. “Non è che anche a te fa lo stesso effetto, vero?”Aggiunse incuriosito.

 “Sì, identico, ma ora mi passa”

 “Allora vorrei proseguire se non ti spiace”

“andiamo allora”

Camminammo per un po’ sulla stradina di mattoncini bianchi semi illuminata da lampade e ogni tanto notavo Mikael tremare. Sicuramente faceva un freddo del diavolo, ma io non potevo fargli niente, avevo addosso solo una camicetta e non sentivo freddo.

 “Mikael, hai freddo?”

“Un pochino”

“sì, un pochino, stai tremando”

“ma no, non c’è ne motivo”

“hai paura del buio?”Chiesi ironica.

“Assolutamente no!”Mi disse Mikael quasi urlando.

“Guarda, una panchina”affermai indicandola e ci sedemmo.

Non era male quel posto in realtà una volta esserci abituata. A parte il vento che mi faceva volare i capelli, non percepivo un beneamato cavolo, però la penombra dei lampioni antichi, il verso dei gufi, il rumore delle fronde degli alberi che si muovono e la tranquillità mi piacevano molto.

Mi voltai verso Mikael e mi accorsi che teneva gli occhi chiusi per sentire, non so bene cosa, cose da lupi suppongo, ma il mio naso si arricciò nel sentire un all’improvviso un intenso odore metallico.

 “Allora ho percepito bene, quello è un licantropo. Che bello, oggi cenerò alla grande”

A quelle parole Mikael aprì gli occhi di scatto, sicuramente aveva già capito chi avevamo dietro, anche se io speravo fosse solo un illusione o una visione, ma purtroppo non era così.

“Ah, vedo anche che c’è una bellissima vampira. Tesoro, quella è la tua cena, oppure posso favorire?”

Mikale trattenne il respiro. Aveva paura, lo percepivo così bene che era quasi palpabile, ma non ne capivo il motivo, per Diana! Sei un licantropo no! E straordinariamente, come se avesse sentito il mio pensiero, si calmò e del tutto indifferente al vampiro che aveva dietro, si voltò verso di lui, ed io feci altrettanto.

Il vampiro era un bel ragazzo, alto e slanciato, con capelli corti neri e  occhi ancora color ambra, perché aveva finito da poco di nutrirsi e la sua maglietta era così intrisa di sangue da appiccicarsi al suo petto.


Non sapeva nemmeno mangiare, chissà quanto sangue aveva già sprecato. Incompetente!

Quello era un vampiro della peggior specie, quello che mangiava fino a che non ne poteva più sperando che prima o poi non andasse in overdose di sangue.

Era anche molto stupido, perché si credeva di essere chissà chi, invece non aveva nemmeno cent'anni. Era un novellino che credeva di sapere tutto solo perché aveva imparato a non uccidere mentre mangiava e faceva lo strafottente con un vampiro molto più grande e potente di lui. Che pezzo d’idiota.

 “Non devi tenere poi molto alla tua patetica vita se stai rompendo il cazzo a una che ha vissuto più secoli di te, vero?” Dissi fredda e controllata.


 Il vampiro spalancò gli occhi, ma non contrattacco ne a parole ne a gesti, non fiatò neanche, si limitò solo a fare un verso di sdegno e ci superò andando verso un uomo ubriaco che era sbucato di colpo dalla vegetazione scura davanti a noi.

Sentii lo sguardo di Mikael su di me e mi voltai.

 “Che c’è?”

 “Ambra, quanti anni hai?”

 “Che maleducato, non si chiede mai l’età ad una signora”

Ma il nostro discorso finì  immediatamente con le urla di terrore dell'uomo, che ci fecero girare entrambi di scatto.

 Il vampiro stava bevendo dal suo collo come una bestia e lo stringeva così forte da far assumere al corpo del poveretto una posizione anomala.


Riuscivo a sentire anche il rumore mentre succhiava, disgustoso e mostruoso. Trattava il cibo come se non fosse niente, pensare invece che era prezioso; senza gli essere umani saremmo già estinti da un pezzo, ma purtroppo anche se volevo e potevo, non avevo l’autorità per farlo eclissare.

Pensare che  avrei potuto farlo con un solo battito di ciglia, ma purtroppo non stava facendo niente di male; non lo stava portando alla morte e non lo stava menando, quindi non avevo motivo di mettermi in mezzo.

“Andiamo a casa Mikael, mi a guastato la serata”

Ci alzammo e c’incamminammo verso casa.

Per tutto il tragitto non aprii bocca. Ero incazzata per aver visto quello che avevo visto e una volta in casa mi buttai sul divano, accesi la televisione e mi misi a guardarla, ma si capiva perfettamente che non la seguivo.


 “Ambra sei...”

 “Sì Mikael, sono in mobile. Se hai paura voltati dall'altra parte”

 Non lo sentii fiatare, ne lo vidi, fino a che non mi s’inchinò davanti con i suoi lucenti capelli che lo coprivano come una coperta, furono loro a farmi distogliere lo sguardo dal punto fisso che stavo guardando.

Ne presi una ciocca fra le mani. Erano così morbidi, mi facevano passare tutto e non pensare più.


 “Che c’è che non va?”Mi chiese preoccupato, posando una mano sulla mia, appoggiata sul grembo.

 “Niente Mikael, senti ti va di vedere un DVD insieme? E nel mentre voglio acconciarti i capelli, chissà come ci staresti con i codini”

 “Ti prego, i codini non se li fa fare neanche Margherita”

 “ma tu te li farai fare”

“io me li farò fare”

 “bravo, vedo che capisci. Scegli il film, io intanto prendo da mangiare"dissi alzandomi. Presi qualche sacca di sangue, qualcosa per Mikael e mi risedetti sul divano.

 Ogni tanto prendevo un sorso di sangue e mi guardavo il film, poi ritornavo a pettinare i lunghissimi capelli di Mikael con le dita, visto che con me non avevo la spazzola. Era un toccasana, mi rilassava tantissimo e Mikael sembrava non avere problemi, infatti continuava a guardare e a mangiare.

il film era quasi finito, ed io avevo provato tutte le acconciature esistenti, possibile e impossibili, ed era da qualche minuto che mi ero appoggiata a lui schiena contro schiena a vedere il finale del film.

Le merendine erano andate e non serve dire che anche le mie sacche erano vuote, quando il film si concluse mi alzai e andai a mettere il cd a posto.


 “Che film atroce, era una noia immortale. Sono certa che ci siano stati quintali di morti per noia alla prima uscita”

Mikael si mise a ridere.

"Non lo so, può darsi. Però il pezzo del bacio mi è piaciuto”

 “una schifezza”

 “allora anche il mio bacio è stato una schifezza?” Chiese a bruciapelo.

“Ora che si fa? Si legge un libro? Per me è presto e per te? Però se hai sonno puoi andare a dormire”


“cambi sempre discorso eh?”

Abbassai il capo. “Credo che...”

 “voglio leggere un libro”

Mi girai a guardarlo in viso. Era sorridente e aveva rinunciato a sapere la risposta e questo mi sollevò tanto che sorrisi anch'io.

Per molte ore rimanemmo a leggere un libro, ma visto che tutti quelli che ho nella mia mini biblioteca di sopra l’ho già letti tutti e il suo, quello che avevo tirato contro il muro, lo aveva finito, mi misi a leggere quello e lui ne iniziò uno nuovo.

 Ci eravamo messi sdraiati sul divano uno rivolto verso l’altro. Poggiavo il capo sul bracciolo a mo' di cuscino e leggevo il libro, e nella stessa posizione stava Mikael, ma della parte opposta.

Non so per quale motivo, ma dopo qualche tempo chiusi il libro e mi misi a sedere, e solo allora notai che Mikael aveva il libro capovolto.


Mi venne da ridere.

“Mikael, com’è il libro?”

“Molto interessante”rispose subito.

 “Però, devi essere un genio se riesci a leggerlo al contrario”

 “eh?”

 “È in testa in giù”

Subito lo rigirò.

“Che stavi combinando?”

“Ti guardavo”

Era meglio se non chiedevo

“Va bene, è quasi ora e mi sento piuttosto stanca, vado a cambiarmi e poi vado a letto”lo avvisai.

All’improvviso mi ritrovai su di lui. Mi aveva afferrata per un polso e tirata sul divano e cosa ancora più incredibile mi aveva tirata giù come niente.

Mi stringeva a se in un abbraccio, non capivo che cosa gli stesse prendendo, però riuscii a spingermi con  le braccia al suo petto, e ad alzarmi per poterlo vedere bene in viso.


“Che ti è preso?”

“Niente, mi è venuto istintivo”

Sentivo il suo corpo contro il mio, era caldo, morbido, ma non potevo rimanere così. Mi ristrinse a sé e mi baciò una guancia, però io mi misi di nuovo in piedi e lui non mi trattenne.

 “Pensa che sia come il bacio che mi hai dato fuori dalla casata. Ho voluto solo ridartelo, comunque va bene puoi andare anche ha cambiarti, io finisco il capitolo e arrivo”.

“Cambiarmi? Ah sì, cambiarmi"bofonchiai smarrita.

Ma dove sto, sulle nuvole? Santa madre patria, pensai e m’incamminai verso la camera da letto, ma qualcosa mi diceva che avrebbe voluto fare di più, però non voleva costringermi, o semplicemente era ancora insicuro sui sentimenti che provavo per lui.

 Voleva che io facessi qualcosa dopo che lui aveva fatto la prima mossa, ma il punto era proprio questo, io non capisco.

Dopo essermi cambiata, uscii dal bagno.


Mikael era già sotto le coperte e non appena mi sentì si girò verso di me. Era già in pigiama e teneva le braccia incrociate dietro il capo in segno di ozio. Posai gli abiti sulla spalliera della sedia e m’infilai nel letto.

“Sai Mikael, certe volte mi sorprendi con la tua audacia, comunque ora dormiamo, buona notte”

Chiusi gli occhi e cercai di rilassarmi. Lo sentii spengere la abat - jour e poi lo sfrusciare della coperta, infine venni  baciata sulla guancia e come alcuni giorni a questa parte lo sentii avvicinarsi a me, cingermi con il braccio la vita e infine posare il suo capo sulla mia spalla.

Così cullata dalla dolce fragranza di violetta, dal suo calore e dal suo dolce peso, mi addormentai. 

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Capitolo 31
*** un nuovo inquilino ***


Quando il giorno seguente mi svegliai sentii provenire dalla sala delle voci, che piano a piano cominciai a riconoscere,una era di Mikael,l’altra,no non è possibile  porca l’oca, Victor e l’ultima non la riconobbi, sapevo che quella voce l’avevo già sentita da qualche parte, ma non ricordo proprio di chi sia,comunque stavano parlando troppo forte, ansi erano tra una discussione e una lite,meglio intervenire.

 Così ignorando il fatto che fossi in camicia da notte,spalancai la porta “Allora, che baccano,smettetela di alzare la voce, m’irrita” “ciao mia dolcissima e piccolissima fragolina di bosco” e mi squadrò da capo a piedi “lo sai vestita con quella camicia bianca e gonfia mi sembri un gelato alla panna” (ah ah ah, si) “che ci fai qui Victor e c’è anche Steven” (ecco di chi era l’altra voce) “si beh Steven dove rompere altrimenti non è felice, su diglielo tu Steven,forza” mi girai a guardarlo confusa (che mi deve dire?)

“Ecco, io vorrei restare a vivere con voi,non sarò di nessun disturbo,per favore”chiese non riuscendo neanche a guardarmi in viso (imbarazzo? Oppure sa che è una domanda sfacciata? Oppure ancora, che è impossibile realizzare quello che ha chiesto?)
“Io non capisco il motivo di questa richiesta” “vedi ora che non ho più April,avevo pensato di rimanere con te e non ti voglio uccidere, giuro,credo di aver capito che tipo sei e il fatto che mi hai aiutato mi ha fatto davvero felice”  “però ti ha fatto male lo stesso” “si ma di meno,te ne sono grato e poi mi sei simpatica vorrei diventare tuo amico,mi cercherò un lavoro per pagare la parte che mi aspetta come coinquilino e accetterò tutte le condizioni che mi dirai”

Rimasi a guardarlo sorpresa, poi cominciai a farmi pensierosa e seria e visto il suo sguardo, capii che temeva un rifiuto, ma non uno normale tipo un frase pungente, che gli dissi un pugno, cose simili, chissà cosa gli aveva detto a Victor e cosa gli ha fatto,beh questo è meno importante,l’importante adesso è decidere,un'altra persona fra i piedi, per quanto voglia bene loro,sono sempre in mezzo hai piedi,però può sempre andare via quando vuole,mi spiace ammetterlo ma vivere con me non è tanto semplice,ancora mi meraviglio che Mikael ci riesca,ma a quanto o capito è innamorato di me e questo spiega tutto.

“Onestamente io non so come faccia Mikael a vivere con me,non è così semplice,ti spiego, sono sempre di cattivo umore,sorrido poco,faccio sempre di testa mia,o le miei abitudini, sei sicuro di riuscire a stare al passo,io posso crearti una stanza e poi puoi fare come vuoi,puoi anche fare la tua vita e non unirti alla nostra, però nel caso contrario ti ho avvertito” “si ma non gli hai detto che” “Mikael tappati la bocca” “posso vivere io con te mio pasticcino” “no”dissi fredda “perché?” “mi stavi per uccidere una volta” “era dovere,te la sei legata al dito?” “forse”
“Quindi che intendi fare avere una stanza per te o” “io volevo stare con voi, voglio diventare vostro amico, se mi perdoni per averti attaccata” “Mikael che dici” “chi io?” “no il cane,abiti pure tu qui no?” “si ma per me è uguale,tanto lo vedrò poco come vedo poco te” “Mikael dormiamo insieme,mi vedi tutti i giorni,non so come fai a dormire con un morto accanto” “puoi essere anche un morto, ma sei Ambra, la mia Ambra” (mia)

“Quindi il nocciolo” “per me va bene se sta con noi” allora allungai un braccio e vidi Steven indietreggiare, poi capendo che gli stavo porgendo la mano per sigillare il nostro patto, la prese e stingemmo in una salda stretta di mano.
“Domanda,  dove dormi?” “in una bara,è un problema?” “no,però ora devo pensare a dove sistemarti” e rimasi un attimo a pensare “ci sono!”

Così mi diressi accanto alla cucina dove ho una dispensa, anche più tosto ampia, per delle patate e qualche sotto aceto “questa può diventare una buona stanza, è abbastanza grande,allora” scesi le cinque scalette e accesi la luce a muro,orrenda, verrà cambiata, poco ma sicuro.
C’erano scafali, pieni di tutto, patate ormai sicuramente marce frutta sciroppata, sottaceti, ciliegie sotto spirito,però la stanza stranamente era accogliente,c’era un vecchio forno di mattoni rossi a cui non avevo mai fatto caso,stranamente la dispensa non era fatta di mattoni o mattonella ma aveva un parquet chiaro che necessitava di una bella pulita e la carta da parati un po’ ammuffita era di un bel color crema,semplice, si ritrova il tipo di carta a costo di farla venire dalla Francia o Inghilterra e  si rimette.

“C’è un po’ da sistemarla, ma credo possa andare bene,la finestra si deve riparare, una bella lavata, qualche mobile e abbiamo fatto” “scusa per tutto il disturbo” “ma che disturbo Steven” “questo non è disturbo,affatto,questo è disturbo,Victor non toccare i miei dvd” Steven si mise a ridere  e ne fui sorpresa, era la prima volta che lo sentivo ridere e chissà, forse visto che avremmo dovuto vivere insieme d’ora in poi, lo avrei sentito molte altre volte,era carino, sembrava un fanciullo quando sorrideva, timido, gentile e credo sia anche affidabile come persona,ecco perché April se né innamorata, suppongo.

 “Va bene ora ci penso io, sedetevi e state comodi, Mikael se te la senti servi qualcosa da bere ai nostri amici e vedi di non svenire” “va bene e io non svengo per un po’ di sangue,sono un alfa” “eri un alfa” “zitto Victor o ti caccio via” “va bene biscottino” e un'altra volta le mie orecchie sentire con estremo piacere quella risata timida ma così allegra da sembrare quasi infantile,poi sentii subito odore di succulento sangue, quindi gli ospiti erano stati accolti per bene,intanto mi caricavo uno sopra l’altro dei sacchi di farina  così tanti che mi arrivavano agli occhi,ma naturalmente so dove devo andare,posai i sacchi in un angolo della sala e continuai “Ambra vuoi una mano?” “finalmente Mikael stavo aspettando al tua proposta di aiuto da un po’” Mikael sorrise e mi venne a dare una mano.

I sacchi erano tutti allineati nella sala e alti quasi fino al soffitto,sul tavolo della sala e della cucina, più i piani lavoro, erano pieni di sottoaceti, barattoli di frutta sciroppata e molto altro, tutto da mangiare,poi trovai per la mia felicità tanti scatoloni con libri,certi anche più tosto vecchi,sicuramente le famiglie a mano a mano che erano state lì in affitto avevano lasciato qualcosa,poi c’erano anche sacchi di vestiti (ma siamo sicuri che questa è una dispensa? A me sembra una cantina)

Spostammo tutti i sacchi neri di vestiti, tutti i scatoloni di libri e la stanza rimase completamente vuota, c’erano solo gli scaffali che poi Steven avrebbe usato a suo piacimento.
“Fatto ,ora dobbiamo solo sistemarla,pulirla e arredarla” “grazie veramente” “e di cosa,coinquilino” “si però detto così sembra facile” “perché è facile Mikael” gli risposi tranquilla “si fa così,si prende il portatile e si cerca la carta da parati uguale identica a meno che non Steven non preferisca un altro colore,dimmi come la preferisci,vai a vedere la stanza, mica la devo fare per me”

“Bella veramente e spaziosa,ma davvero era una dispensa?” “si  infatti è meglio come stanza,comunque hai deciso di che colore vuoi le mura e il pavimento” “il parquet chiaro mi piace, ma forse sarebbe bella con le pareti di un altro colore” “quale?” “un po’ più accogliente, più scuro, tipo un verde palude con decori chiari per andare d’accordo con il Parquet” “lo sai sei molto raffinato,non vedo l’ora di  vedere la camera  finita” allora la carta da parati, quanta ce ne vorrà, ma si così può andare “ma è troppa!” “no Mikael, fidati” “mi fido” “arriverà fra due giorni” “due giorni e dove dorme mentre” “indovina Mikael” “vuoi dire,cioè,davvero intendi lasciarlo dormire nella nostra stanza” “si,se Victor ci fa la grazia di farci portare la sua bara,la mettiamo accanto al letto e dorme con noi fiche la sua stanza non sarà ultimata” “ah, si, va bene” mi girai a guardarlo,dal tono mi sembrò sollevato e anche i suoi occhi non lo nascondevano “che credevi che avrebbe dormito nel letto con noi?” “no,che dici certo che no,ha il suo letto,no?” annuii (si,aveva pensato male,che pazienza che ci vuole)

“Allora chiamo per farmi portare qui la bara” “annui “grazie Victor” “questo e altro per te o mio delicatissimo fiore di loto” (ma dove le trova tutte queste cose da dire?)
 Ma meglio non saperlo) “intanto tieni scegli i mobili” e passai il computer a Steven “ora vado a cambiarmi attenti a quello che fate o vi cambio i connotati” avvisai.
“Una volta cambiata passai anche a prendere qualcosa da mangiare,avevo leggermente fame,mentre bevevo, pensavo se era il caso di dirlo a Giulian o no,poi chiesi “Victor, pensi sia il caso che lo riferisca a Giulian” “come mai ti è venuta in mente una cosa simile?” “essendo il capo della casata in cui sto,potrebbe essere contrario,anzi no, non importa,ripensandoci sono affari miei, sono adulta e decido da sola cosa fare,fai finta che non ti abbia chiesto niente” “come desideri”
Dopo aver fatto la pausa presi tutto l’occorrente per pulire e aiutata da Mikael e questa volta anche da Steven, visto che la stanza sarebbe stata la sua,iniziamo a pulire e sentii suonare alla porta.

“Victor apri tu” “va bene,ma non lo raccontare in giro,non sono un cameriere” (viziato) pensai  “eccoti Cayn,sei in anticipo” “davvero mio signore?” “no! ti ho chiamato alcuni minuti fa,muoviti!” “Victor, non fare il cane” “io mi faccio ubbidire così, quindi zitta e stai al tuo posto” “Victor che ti  prende?” “niente,cioccolatino scusa” “vuoi attenzione” mi guardò male “ok scusa, stavo scherzando” “mio signore dove la mettiamo?” “seguite il mio piccolo giglio” lo guardarono perplessi “sono io,non ci fate caso,prego di qua”
Portarono la bara e la posarono hai piedi del letto,non tanto vicino alla finestra. Anche se Steven ci stava dentro ed era protetto non vorrei lo stesso avere brutte sorprese al risveglio “Mio signore abbiamo fatto” “bene, farfallina  vado anche io, ho da fare” “va bene ci vediamo”annuì  e seguì gli altri.

Andai nella dispensa e futura stanza “è arrivata la bara” avvisai “come procedono le pulizie?” “bene” visto quanto siamo bravi “si ho visto,ora che me lo hai fatto notare, cosa vuoi uno zuccherino?”
“Antipatica,no, però puoi sempre farmi le coccole,da quando sono ritornato licantropo non me le fai più,era meglio da lupo” “che ti ho detto a proposito?!”chiesi, arrabbiata“che non lo devo più dire,perché da lupo avevo solo un anno di vita” “esatto e comunque ora sei un licantropo e mi farebbe uno strano effetto” “che stupida scusa” “non è ne una scusa, ne tanto meno stupida e se poi  prendi il sopravvento?” “in che senso?” “ti prego non offendere la tua intelligenza e nemmeno la mia” “allora è per questo e se ti giuro che  starò buono” “no”
Sospirò e ritornò a pulire,poi guardai Steven e notai la sua faccia perplessa,a quanto pareva non si era perso nemmeno una parola  di tutta la conversazione.
Quando di nuovo eravamo tutti in silenzio, mi resi utile e cominciai a togliere la carta dal muro,sotto era talmente umida di muffa da togliersi come niente, invece quella tenace la bagnai.
Gli scaffali erano in mezzo e spostammo anche quelli,così la stanza sembrò ancora più grande.

Alla fine ci eravamo seduti sul divano tutti e tre belli impolverati  e scarmigliati,sembrava avessimo fatto la lotta.
“Ambra, io apprezzo tutto quello che stai facendo,ma non credo sia giusto che la carta da parati e i mobili li compra tu,io ho dei soldi da parte” “sei Miliardario” “magari,no” “hai tanti soldi?” “abbastanza” “allora tieniteli e fammi spendere qualche soldo anche a me,o potrei sembrare avara, per tutti i miliardi che ho in banca” “davvero hai miliardi?” annui “e non ho nessuno che se ne approfitti o a cui servono,io come vedi vivo così, non nel lusso” “allora perché hai fatto tanti soldi” “per non preoccuparmi dei pagamenti e per stare bene,ma allora non pensai a una cosa importante,cioè, cosa ci avrei fatto con tutti quei soldi, se poi sarei rimasta da sola,senza qualcuno che ne benefici o li spenda,quindi non fare complimenti”“ma  anche se è così,avrai lavorato per averli” “si ma non m’interessa”

“Sei starna sai,neanche mi conosci” “quello che so di te mi basta e la conversazione finisce qui” “Va bene, allora grazie” “posso spenderne anche io qualcuno?” “ma certo che non ti fai affatto problemi a chiedere” “io veramente” scossi la testa “si Mikael,hai poco vestiario e poi non hai un lavoro” “veramente ce l’ho” “davvero e che lavoro è?” “barista” “barista?” “si,sai, quella persona che fa da bere, i cocktail, i caffè” “per chi mi hai presa per una retrograda,so chi è un barista, grazie,ma quando fai i turni di sera?” “mai” “e perché?” mi guardò male “perché quando posso voglio stare con te,non con i clienti” “ma potrei venire a trovarti” “si,ma il bar è sempre affollato e io non posso rimanere  a parlare con i clienti o mi licenziano” “ah”
“Steven tu hai un lavoro?” mi sembro all’improvviso in  imbarazzato “no, sono disoccupato” “e tu Ambra?”mi chiese a sua volta “ho smesso da un pezzo” “e che lavoro facevi prima?”
chiese Mikael curioso.

Infatti Mikael sapeva molto di me,ma non sapeva del mio lavoro “ho fatto di tutto” “si ora,ma inizialmente che lavoro facevi? “inizialmente?” “quando ancora eri umana” “un po’ di tutto,ripetizioni a bambini delle elementari,baby sitter,aiutavo in una pasticceria e andavo a suonare in locali” “cavoli facevi di tutto anche da umana”disse Steven allegro “ma davvero sai fare tutto questo?”chiese Mikael.
 “Sei un impiccione” “va bene, che ore sono?” guardai l’orologio al muro “caspiterina,come passa il tempo,che si fa? Abbiamo ancora qualche ora” “che domande, un bagno e visto che fra un po’ crollate, lo faccio fare prima a voi” “ma io non ho niente con me” disse Steven “è vero,Victor non ti ha portato le valige,ma che ha al posto del cervello noccioline” “puoi usare i miei flaconi,li riconoscerai subito, sono tutti saponi naturali alle erbe”

“Va bene e scusa” “se ti sento dire un'altra volta scusa, te le do di santa ragione, chiaro?” “si sc” “si,va bene” “ah mi sembrava” “comunque vai tu per prima” “sicuri?” “casa è tua”mi fece notare Mikael e in effetti.
Presi un cambio dal armadio e andai la bagno,automaticamente mi spogliai,aprii  l’acqua e mi misi sotto al getto,ci voleva una bella doccia e mi faceva anche bene pensare (un altro inquilino,forse sono stata troppo affrettata,però non mi sembra che abbia cattive intenzioni,ma comunque devo stare attenta, infondo ho ucciso la sua ragazza,anche se era sotto la sostanza. La sostanza)poggiai la testa alle mattonelle, mentre l’acqua scivolava lungo il mio corpo.


Dopo un po’ uscii,con un l’asciugamano attorcigliato sul capo e vestita con la camicia di questa “mattina” ”ho finito a chi tocca?” “a me a quanto ho capito” disse Steven,invece io mi diressi in camera per asciugarmi con il fon i capelli,poi ancora umidicci cominciai a spazzolarmeli e ogni tanto lanciavo un occhiata alla bara davanti al letto,era ancora coperta dal telo nero con cui l’avevano portata,beh naturalmente dovevano coprirla,altrimenti uno poteva pensare che era strano o forse, solo che è morto qualcuno.
Mi sarebbe piaciuto vederla,ma era meglio attendere il momento giusto,la fretta non porta a niente di buono.

Rimasi a pettinarmi per molto tempo,i gesti mi venivano spontanei, ma più che altro pensavo,poi l’avvicinarsi di qualcuno mi riportò al presente,era Mikael,a torace nudo con solo l’asciugamano che gli copriva da metà fianchi in giù,mi girai subito da un'altra parte mentre lui si dirigeva al letto, per prendere da sotto il cuscino il pigiama che gli avevo comprato.
(Accidenti a lui,ma il pudore proprio non c’è l’ha e pure sapeva che ero in camera,accidenti ,non è che l’ha fatto a posta vero? Ecco perché non voglio uomini in giro per casa,finche era un lupo pure, pure, ma ora e neanche a dire che è brutto,porca) ma a quanto pareva i problemi me li creavo solo io,perché Mikael si cambio tranquillamente, come se non ci fossi,poi mi venne in mente una cosa essenziale sui licantropi,i vestiti sono facoltativi,loro stanno più a loro agio nudi e allora arrivai a una sola conclusione (sono una cretina)  

 “Ambra hai finito con il fon” “si tieni e Steven?” “a deciso all’ultimo minuto,che era meglio andassi io,non so perché” “ah,capisco” (che strano) “comunque, vuoi una mano ad asciugarli? Credo di riuscirci meglio io” “va bene grazie” e si sedette al posto mio, sulla toletta e subito mi vennero i cinque minuti,dannato specchio,perché la sua immagine la riflessa e la mia no,mi sarei masticata l’elastico dei capelli per la frustrazione, se solo non mi servisse.
Ci misi un sacco di tempo e durante quel tempo, ogni tanto ebbi dei capogiri e mi sentii spossata, era quasi ora,ma i suoi capelli erano così belli e poi erano così soffici, che non smisi, era un tale piacere toccarli.

 Alla fine entrò in stanza anche Steven,con a dosso l’accappatoio di Mikael e certo,se le valige non ci sono,non ci sono neanche gli abiti,chiaro come sole “Mikale non hai qualcosa da prestargli?” “certo,Steven nel terzo cassetto della cassettiera c’è un pigiama,prendilo pure è verde chiaro,ma attento a non sbagliare, se apri il secondo ci troverai l’intimo di Ambra”
Gli mollai un ceffone in testa “ma che diavolo dici,stupido!” “l’ho solo avvertito,sono rimasto paralizzato per alcuni minuti quando per sbaglio ho aperto il cassetto sbagliato,ma veramente indossi quella roba? Non copre nie” “basta, smettila,taci” dissi perdendo in un attimo tutta la mia compostezza (no veramente, non è per via dei licantropi e proprio lui che ha pudore zero) “Mikael non ti vorrei dire niente, ma ho i tuoi capelli fra le mani,non so se mi sono spiegata” “si ti sei spiegata e anche bene,non lo faccio più, giuro” disse guardandomi spaventato,all’improvviso Steven proruppe in un allegra risata che mi fece alzare un sopracciglio “davvero, ho fatto bene a voler stare con voi,Ambra sei il massimo e Mikael sei forte,veramente,siete grandi” “felice di rallegrarti” dissi facendo un lieve sorriso,poi ritornai a Mikael e gli tirai una ciocca “ahi!” “come hai detto scusa,non ti ho sentito” “io non ho aperto bocca” “a mi era parso”dissi mentre gli raggruppavo i capelli per poi legarglieli in una coda.

Dopo di che me la feci anche io e poi toccò a Steven asciugarsi i capelli,non sapete quanto mi rese felice, vedere che anche Steven per quanto vampiro, non si rifletteva allo specchio avrei voluto ridere felice e saltare come una mazza,ma mi trattenni.
Quando il fon fu spento quasi esultai (santissima pace,tranquillità, silenzio,quiete)pensai felice che il rumore fosse cessato,poi attesi di vedere quello che per tutto il tempo aspettavo di vedere,la bara.
Vidi Steven prendere un lembo della stoffa e tirarla via con uno strattone e lasciar mostrare una bara di legno d’ebano lucidissima,mi vennero quasi le lacrime agli occhi al ricordo “che nostalgia” dissi senza pensare Steven alzò lo sguardo su di me “bella vero, ne vado fiero” “si è bellissima,veramente” “a me onestamente fa impressione” mi girai verso Mikael“guarda che è comodissima”

“Sarà, ma io ci andrò solo quando sarà il mio momento,per adesso mi fa venire i brividi e mi sembra solo,tetra e claustrofobica” “capisco, ma dici così solo perché sei un licantropo” “sarà” “ma scusa Ambra, ora che ci pensa, la tua?” “la mia beh, me l’hanno bruciata” “in che senso?”
“In senso, che ora è cenere” “e come è successo?” “accidenti quante domande fai? non credo tu conosca Nathan, il fratello di Victor, ma molto tempo fa abitavo nella sua casata e stavo  sempre insieme a lui,perché gli piacevo e le altre donne erano gelose,per farla breve,è stata un azione dettata dalla gelosia e il rancore per me e da allora ho preferito dormire sul letto” “che stronze” “puoi dirlo forte,ma ormai è acqua passata”“va bene, non ci pensare, buona notte, sono letteralmente distrutto” “buona notte”.

M’infilai a letto e Mikael spense la bat  jour e si strinse a me, posandomi come ogni santissimo giorno, il braccio sul ventre e il capo sulla mia spalla, sentii la bara chiudersi e rimasi nel più puro silenzio e immersa nel più che voluto buio “volevo davvero le coccole,cattiva” mi disse Mikael in un sussurro,sorrisi e mi arresi (accontentiamolo)   
 Cominciai ad accarezzargli il capo dolcemente,sentire i suoi capelli mi rilassò all’istante. Sapevo benissimo che Mikael essendo un licantropo poteva vedere benissimo al buio e quindi sapeva che lo stavo guardando e vedeva anche la mia mano.

All’improvviso si mosse e invece dei capelli  gli sfiorai il viso,lo aveva fatto apposta così che gli accarezzassi il viso invece che il capo e sicuramente mi stava guardando.
Ma non mi fermai, voleva le coccole,come le aveva chiamate lui e questo era il massimo che potessi fare per non dargli false speranze e per via del mio carattere.
La sua pelle era liscia e morbida,sicuramente gli stavo accarezzando una guancia e non mi dava fastidio farlo,quando si mosse un'altra volta mi fermai e ritrassi la mano,ma Mikael mi afferrò delicatamente il polso,per un attimo rimasi così ferma,poi  sentii qualcosa di delicato sul palmo,era un bacio,mi aveva baciato,non feci in tempo a fare niente, che dalla bocca la spostò alla sua guancia e per evitare che la togliessi ci poso sopra la sua mano,poi la stanchezza prese il sopravento e con ancora la sensazione del suo capo sulla mia spalla,della mia mano sul suo delicato viso e del suo braccio sul mio ventre, mi addormentai. 

 

 

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Capitolo 32
*** l'appuntamento ***


Il giorno seguente quando mi svegliai vidi la bara aprirsi e uscire Steven “buon giorno Ambra” “buon giorno”guardai accanto a me e trovai solo il letto disfatto e basta,presi gli abiti dal armadio senza pensarci molto e andai al bagno e cominciai a cambiarmi (adesso che ci penso,ma potevamo usare anche questo bagno ieri,perché non ci ho pensato,troppi pensieri per la testa) riuscii dal bagno che indossavo dei Jeans e una maglietta viola a maniche attillate e scollata a vu,semplice e carino,poi vidi Steven seduto sul letto rifatto perfettamente ad allacciarsi le scarpe “grazie per il letto Steven” “figurati por così poco” e uscimmo dalla stanza “ma Mikael? Scusa come puoi saperlo ci siamo svegliati insieme” “Mikael! Mikael! dove sei?! “Sembra di stare al mercato lo sai?” “lo so ma almeno così mi sente” dissi ridendo.

“Che ti urli, sono qua” disse sbucando da... “da dove vieni?” “da fuori, sono uscito”disse scocciato “ah,beh scusa” (che razza di tono) poi mi accorsi che aveva qualcosa di diverso,non è che sta diventando, Mikael the dark vero? Ditemi che non è vero,che sto ancora sognando,ah no, i vampiri non  sognano,o almeno a me non è mai successo,ma perché? perché sta diventando come l’altra volta,glielo chiedo “Mikale stai diventando come l’altra volta, perché?” “perché? mi prendi in giro,oggi devi uscire con Giulian no? Secondo te che devo fare, cantare felice, ballare? Rimasi un attimo paralizzata “oh mio Dio! Me ne ero completamente dimenticata!” dissi portando le mani al viso disperata “non so perché ma sapere questo mi rende molto felice” lo ignorai e corsi subito in camera “ha! non ho niente da mettermi” “però, questa è la classica frase detta dalle donne, è sconcertante come non vada mai fuori moda, vero?”chiese Steven a Mikael “a me interessa solo che questo le faccia perdere tempo,così appuntamento viene cancellato” Steven scosse la testa con un lieve sorriso in faccia “guarda che ti ho sentito!” gli urlai dalla camera.

Alla fine presi dall’armadio tre abiti, quale mettere però? “ok,primo un abito lungo con maniche lunghe attillate nero  di lanetta,oppure un abito corto con gonna a palloncino rossa e corsetto nero, necessita sotto di maglietta e per ultimo,un abito lungo fino alle ginocchia di lanetta blu notte,il meno appariscente  ma non meno elegante che avevo e poi avevamo detto che non era un appuntamento romantico no? 
All’improvviso suonarono alla porta e afferrai subito il terzo abito, mi misi una maglietta nera con maniche attillate sotto,visto che l’abito era senza maniche,  le calze, l’abito blu sopra e scelsi le scarpe nere con tacchetto basso da sei o cinque centimetri,per i capelli, li raccolsi dietro al capo con fermaglio di perle, due bei orecchini di perle e fui pronta,presi il soprabito adeguato e andai in sala.

I ragazzi erano tutti la,seduti sul divano Giulian era tranquillo Steven mi sembrò invece a disagio e Mikael aveva la faccia scura (ed ecco il motivo del disagio di Steven) infatti quando mi avvicinai anche se ero ancora molto distante percepii un aria tesa,subito Giulian alzò lo sguardo e mi sorrise e questo mi suscitò un sorriso a mia volta.
“Sei incantevole,veramente  e sei pronta?” “no,qualcuno mi devi chiudere la chiusura lampo”dissi girandomi,sentii una mano posarsi sulla mia schiena, ma qualcosa mi diceva che non era Mikael e di certo visto quanto è timido, non era neanche Steven e quindi rimaneva Giulian,spetta, oddio,possibile che  riconosco Mikael per il solo tocco,una cosa davvero preoccupante, vuol dire che mi ha toccato troppo se riesco a capire che quel tocco non era il suo,rimasi sconcertata.

“Tutto bene Ambra?” ritornai alla realtà “si tutto a posto,sono pronta” “bene allora andiamo” e m’incamminai verso la porta ignorando il viso freddo e distaccato che fece Mikael.
Il capotto si muoveva a ogni mio passo,non avevo portato la borsetta con me,perché avevo pensato che nel eventualità che accadesse qualcosa Giulian mi avrebbe protetta,anche se non ero poi tanto tranquilla,ma non per mancanza di fiducia per carità,ma per il solo fatto che sono molto indipendente.

“Ora ti porto in un bel posto” “non vedo l’ora,sono curiosa” “e infondo era vero,ci fermammo davanti a una bellissima e lucida macchina blu notte,elegante ma non tanto,di certo non era un limousine e per me fu anche meglio,m’innervosisco troppo nel lusso, preferisco le cose semplici,o per lo meno non molto lussuose,Giulian da vero gentiluomo mi aprì la portiera per farmi entrare onestamente lo apprezzai,poi si sedette accanto a me e mise in moto,avrebbe guidato lui e era la prima volta che lo vedevo,di solito aveva sempre l’autista. Alla guida notai che era tranquillo e  risoluto e per di più teneva come sempre il suo dolce sorriso che mi piace tanto,(io non l’ho pensato,assolutamente) mi fece piacere che nonostante gli impegni e le difficoltà non cambiava mai, era perfetto.

“Vuoi che metta un po’ di musica?” “perché no?” “va bene classica” “si non la disprezzo mi piace è tranquilla” (ma potrebbe creare anche una certa atmosfera, ma non fa niente) non so di chi era la musica, ma di una cosa ero sicura, era una melodia celestiale,l’armonia di flauti traversi, dolci e delicati e i violini a confronto più decisi, ma allo stesso tempo meravigliosamente piacevoli e calmanti. Era un piacere sentirli.
Chiusi gli occhi poggiando il capo sul sedile e mi rilassai e non mi fu affatto difficile, mi sentivo calma lì,con il solo rumore di qualche macchina e la compagnia di quella deliziosa melodia.

All’improvviso si fermò e nello stesso momento finì anche la melodia, il posto dove mi voleva portare doveva essere molto vicino, aprii gli occhi e mi trovai davanti ad un ristorante, l’entrata era imponente in legno di mogano circondato da vasi di fiori. Notai che il ristorante si affacciava su un lago “non sapevo che così vicino ci fosse un lago, non lo avevo mai visto” dissi sorpresa “vicino? Ma se è un’ora che stiamo in macchina” “davvero?” “si,hai perso la cognizione del tempo, ma mi fa piacere questo vuol dire che la musica ti ha rilassato” “si a quanto pare” “vieni ho prenotato un tavolo” scese dal auto e fece il giro per aprirmi la portiera,poi mi porse una mano per aiutarmi a scendere,molto galante e gentile “grazie”
La macchina l’aveva parcheggiata lontano, dietro alcuni cespugli che circondavano il parcheggio,forse aveva evitato il parcheggio per paura che qualcuno la rovinasse,molti preferiscono fare così.

C’incamminammo fianco a fianco verso l’entrata del ristorante,non mi sembrò molto lussuoso, una via di mezzo tra il rustico e lo sfarzo,non mi fece sentire molto a disaggio.
Mentre camminavamo nella tranquillità, ascoltavo rilassata il ticchettare dei miei tacchi sul cemento del parcheggio,intorno c’era oscurità ostacolata solo da pochi lampioni che mandavano una luce fioca e calda,ad un tratto sentii Giulian circondarmi con un braccio la vita mentre ancora camminavamo verso l’entrata “chi ti ha detto che puoi prenderti tutta questa confidenza?” subito mi tolse il braccio imbarazzato o forse si rimproverava per il gesto che aveva fatto e io che scherzavo “Giulian” lo chiamai girandomi verso di lui, gli sorrisi “stavo scherzando”

Ma nonostante ciò non mi rimise il braccio intorno alla vita, così lo feci io per lui “ecco tutto a posto, ora andiamo, voglio tanto vedere com’è dentro” e notai con piacere che si riprese perché accentuò la presa sulla vita, avevo alzato la mano per aprire la porta quando qualcuno lo fece per me,un bel ragazzo in divisa e molto giovane addirittura morso da pochi giorni che appena ci vide spalancò gli occhi e si accostò per farci passare,beh visto il suo innervosirsi alla sola nostra vista,era evidente che non avesse mai visto un vampiro di Mille anni e me. (non vi dirò mai i miei anni, rinunciate di volerlo sapere)

Appena entrammo  trovammo un enorme camino sbarrato in maniera proprio imbarazzante, con accanto due divani e una scrivania,sembrava un ufficio invece di un anticamera che poi dava sulla sala da pranzo,alla scrivania c’era una vampira che ignorò totalmente Giulian il che è strano e un vampiro che doveva avere meno anni di Giulian e più di me. Ci accostammo e attesi “Ho ordinato un tavolo sotto nome di Giulian,sono l’amico di Izan” “ ho certo, vi chiamo subito il capo,a detto di chiamarlo una volta che foste arrivato,vuole occuparsi personalmente di lei”
“La ringrazio” “Sein prendi il soprabito alla signora e al nostro gradito ospite” il ragazzo, nervoso di prima si avvicinò e mi aiutò a togliere la giacca, mi mossi tranquillamente, perché avevo paura che saltasse ad ogni movimento che avrebbe reputato troppo veloce “grazie” dissi una volta che me lo prese,il giovane non mi fece altro che un cenno,invece Giulian lo facilitò togliendosi la giacca da solo e dandogliela semplicemente,poi con entrambe le giacche in mano sparì.

(Però, che razzo) “scusa Ambra ma Izan è sempre stato un ritardatario” “ehi! Giulian non mi denigrare davanti ad una signora” disse all’improvviso una voce“Izan eccoti finalmente”davanti a me mi si presentò un uomo di mezza età con capelli barba e baffi bianchi e due occhi nocciola divertiti,vestiva con un gilè nero di velluto su una semplice camicia immacolata con sui polsini dei gemelli d’oro e dei normalissimi pantaloni neri  e per finire delle bellissime scarpe di pelle scamosciate sempre nere lucide e raffinate,subito e stranamente mi fece simpatia “allora sei venuto veramente,vecchio mio” “vecchio a me,non offendermi Izan” “e questa è la tua giovane accompagnatrice?” “si ti presento Ambra” “Ambra questo è un mio vecchio amico”disse Giulian rivolgendosi a me “si,ma mai vecchio quanto te”gli rispose Izan divertito “comunque prego vi ho riservato un tavolo che da sulla vetrata,così la tua dolce signora potrà vedere una splendida vista e se poi volete potrete fare un giro in barca”

 Appena sentii le ultime parole mi girai verso di lui che mi fece un sorriso (che bello sarebbe fantastico, non sono mai andata a fare un giretto in barca)pensai (comunque speriamo non sia troppo romantico,non vorrei finire la serata con un contatto indesiderato,per esempio quello delle nostre labbra,no  grazie ne faccio volentieri a meno” “a cosa pensi?” mi chiede all’improvviso Giulian guardandomi curioso (cacchio) “al giro in barca,non l’ho fai fatto” “davvero”chiese visibilmente sorpreso, lo guardai accigliata (se te lo dico sarà vero no?) pensai irritata “ecco il vostro tavolo, i menu e bon appétit” “grazie” “grazie Izan” disse Giulian sorridendo divertito “aprii il menu e lessi tutto ciò che offriva”

“Giulian è straordinario, ma costeranno tantissimo!” “Si e allora?” “che vuol dire allora?” “tranquilla,ordina quello che vuoi” sospirai e scelsi, poi mi girai verso la finestra, Izan aveva ragione la vista era stupefacente,le barche legate al ponticello, le luci che illuminavano fiocamente,veramente bello (ma io non l’ho detto,non sono mai stata romantica,l’amore è un sentimento passeggero, illusorio e stupido) mi dissi “allora hai deciso Ambra?” mi rigiro verso di lui e annuisco  “fatto?” ci chiede al’improvviso Izan materializzandosi dal nulla davanti a noi,ma la cosa non mi colse poi tanto di sorpresa,vi prego, io non mi spavento mai “si abbiamo fatto,allora uno del 500,uno del 50 e poi vorrei assaggiare quello del 20,tu che ne pensi Ambra?” “fai pure come vuoi,per me va bene”dissi fredda  “allora scritti tutti?” “si certo” disse Izan più che felice a quanto dimostra la sua faccia sorridente e questo vuol dire che costeranno un occhio della testa,ma normalmente è così che funziona,lui mi ha invitata a cena, diciamo, quindi deve pagare lui da bravissimo gentiluomo  lo farà lo so che lo farà” mi dissi cercando di non sentirmi tanto colpevole,lui mi ha invitata a cena no?)

Izan va via e vedo Giulian di fronte  a me avvicinare il viso per starmi il meno lontano possibile “hai visto avevo ragione ti guardano tutti” alzai un sopracciglio e mi guardai intorno, infatti, trovai in molti a fissarmi e una volta accorti che li stavo guardavo ritornarono a mangiare o dal proprio partner, mi venne da ridere (non me n’ ero accorta fino a che non me l’ha fatto notare,anzi mi ero propria dimenticata di quel discorso) mi rigirai verso Giulian e gli feci mezzo sorrido “tu non immagini quanto mi sto trattenendo di non fare una scenata di gelosia davanti a tutti e di non guardarli ostile”mi disse esasperato e notai che molti sentendolo s’irrigidirono sul posto,naturalmente i vampiri sentivano tutto e anche la sua potenza,quindi era normale “non ti preoccupare, ignorali come faccio io” “dimmi la verità ti piace essere guardata con ammirazione o venerazione vero?” mi chiese con leggero sorriso,lo guardai male e incrociai le braccia al petto,un ottimo segnali per gli uomini della sala.

“Credi veramente che io sia una persona del genere, no, non mi fa piacere,più le persone m’ignorano e mi stanno a chilometri di distanza più sto bene”gli dissi quasi urlando,addio compostezza e calma,Giulian sgranò gli occhi sorpreso e alzò le mani in segno di resa,poi cercò di calmarmi “ok,ok scusa,non volevo insinuare niente,è che è strano,insomma,tu sei bella, mi piaci tantissimo e allora…beh,mi sembra strano che tu non pensi o che ignori quello che fanno gli altri” lo guardai perplessa (mi prende in giro?)

No non ti prendo in giro, dico sul serio, tu mi piaci da impazzire, mi pare di avertelo già fatto capire più volte credo” (una dichiarazione!? Ma no che vado a pensare) mi dissi fra me e me cercando di calmarmi, odio quando tutto va fuori controllo e mi agito,io sono sempre stata impassibile e ora…perché? Che mi succede con tutti)

“Ambra che c’è?” mi chiese con sguardo preoccupato (perché mi guarda così che faccia ho?” “niente,non ti preoccupare” ma era la mia voce,oddio,posò delicatamente la sua mano
sulla mia,forse per rassicurarmi, calmarmi,ma mi fece l’effetto contrario e m’irrigidii all’istante,sono confusa,ma lascio stare non vorrei mandare a monte l’appuntamento amichevole solo per le mie paure,ora mi calmo,ora mi calmo,ora mi calmo,mi ripeto a sutra nella mia testa “Ambra io” “ecco il vostro cibo”disse Izan, entrambi alzammo lo sguardo su di lui e questo mi aiutò a calmarmi e a farmi ricordare che sono ad un ristorante,con un amico e decisi d’ignorare la dichiarazione e di pensarci con calma più tardi a casa,caso mai dopo un bagno, sdraiata sul letto se possibile “grazie Izan avevo davvero una fame terribile” “si anche io”disse Giulian capendo e facendo cascare la conversazione .

Izan ci scrutò cercando di capire cosa ci fosse successo, ma alla fine lasciò stare, ci versò il bellissimo e inebriante liquido rosso nei nostri calici di cristallo e subito portai il mio alle labbra e bevetti “caspita è buonissimo non ho mai bevuto una cosa simile” mi sorrise “mi fa piacere che la tua prima volta sia stata con me” “questa è una frase che se qualcuno non sa il contesto potrebbe farsi strane idee” dissi tranquilla mentre guardavo il liquido mentre lo agitavo nel bicchiere “beh quello che possono pensare non è che mi dia tanto fastidio” lo guardai alzando un sopracciglio “e dai e pure lo sai” (si lo so)pensai sentendomi in trappola.

Dopo un po’ ci fu portato del altro da mangiare di altre annate e assaggiai molto volentieri tutto con estremo piacere “certo che mangi molto”mi disse ad un certo punto Giulian compiaciuto “si,io normalmente non mangio molto” “e come mai?” lo guardai (glielo dico? No) alzai le spalle e bevetti l’ultimo sorso di liquido restante nel calice e lo posai delicatamente sul tavolo “sei sicuro che non avrai problemi a pagare la cena?” “si, tutto sotto controllo” disse sorridendo “perché sorridi?” “perché è bello sapere che ti preoccupi per me” “io non mi preoccupo per te,ma per il tuo conto in banca” mi guardò con il broncio e scoppiai a ridere, mi guardò felice e sorpreso,in effetti non ricordo che lui mi abbia mai sentito ridere,anche perché non mi succede di farlo spesso come aimè i sorrisi.

Quando alla fine smisi, avevo addirittura una lacrima che mi scendeva lungo una guancia,peccato che non capissi per quale motivo avevo riso così, cavolo non è così divertente “tieni” mi disse Giulian porgendomi un fazzoletto  glielo presi e mi asciugai la lacrima che macchiò il fazzoletto di rosato “scusa credo di essere stata scortese” “ma davvero?” disse Giulian prendendomi in giro, lo guardai zitta, lui mi sorrise “stavo scherzando”disse, poi si sporse e velocemente mi diede un casto bacio sulle labbra,rimasi a bocca aperta letteralmente, non me lo aspettavo ma la cosa carina era Giulian, che imbarazzato non mi guardava in faccia ma guardava da un'altra parte.

Non ci pensai nemmeno, mi alzai, feci il giro del tavolo, mi fermai davanti a lui, gli presi il viso tra le mani e lo baciai,peccato che il mio non era affatto un bacio casto, era un bel bacio, lungo e dolce,quando rinvenni dalla mia confusione mentale,perché è solo così, che si spiega l’azione che avevo appena compiuto, rimasi impalata davanti a lui,che mi guardava a bocca aperta e con occhi spalancati, mi sentii strana e non capii cosa mi fosse preso,lui abbassò il capo e si girò verso il tavolo e sorrise,invece io sorpresa di me stessa e molto spaventata dal mio comportamento mi sedetti al tavolo muta, mentre sentivo gli sguardi delle altre persone del ristorante tutte su di me.

Oddio ma perché mi è venuto da fare una cosa simile,il problema è che neanche ci ho pensato, altrimenti non l’avrei fatto,veramente,io non faccio queste cose,che cosa è successo e ora come sistemo tutto? Non avrà pensato male vero? io non volevo, oppure si? O mio Dio e ora che dico? Che faccio? Gli ho dato false speranze “Ambra, perché non facciamo un giro in barca” “certo!” gli dissi con un po’ troppa enfasi, il che gli dimostrò che mi sentivo alquanto confusa e stordita e molto ma molto agitata,ma nonostante tutto mi sorrise e si alzò da tavola porgendomi una mano.
C’incamminammo verso l’uscita ignorando tutti gli altri mentre ci,no mi,guardavano sorpresi e curiosi (voglio sprofondare,scomparire,ma cosa mi era preso)pensai guardando a terra,il porticciolo di legno scricchiolò sotto i miei piedi e mi divertivo a sentire il ticchettare dei tacchi.

Per quanto riguardava il bacio avevo deciso di non pensarci più e stavamo aspettando Izan che ci avrebbe portati alla nostra barca,intanto che attendevo mi guardai intorno era tutto così romantico anche se io avrei preferito di no e il lago era sconfinato “eccomi”urlò all’improvviso Izan, mi girai verso la sua voce  e lo vidi dirigersi verso di noi “avete deciso che barca prendere?” ci chiese una volta raggiunti “non so amico mio fai tu”disse Giulian “allora vi do la mia Scarlett e ci fece strada.

 La barca di legno di mogano era nuova e lucida,Giulian salì sulla barca che traballò, poi mi porse una mano per aiutarmi a salire e io tranquillamente gliela presi,ma subito lo afferrai per la manica quando la barca traballò “allora buona passeggiata”disse Izan slacciando la corda e passando i remi a Giulian che cominciò a remare andando a largo.
Il lago era scuro e non eravamo soli c’erano anche altre coppiette, non che noi fossimo una coppietta,ma per dare l’idea di chi c’era insieme a noi,mi guardai intorno e mi sporsi allungando una mano per toccare l’acqua,mi piaceva il suo contatto e mi sentivo stranamente bene,cosa che non si poteva affatto dire di Giulian che remava, anche se non dava l’impressione che faticasse “tutto bene,vuoi il cambio?” mi sorrise “no,una signora non fa queste cose,è il dovere del uomo” “come vuoi” “però come sei docile,ti arrendi così facilmente” “beh, diciamo che è una rottura in più,l’avrei fatta, ma non è che ci faccio una discussione o ci litico” “capisco comunque no ci penso io” annuii quando ritornammo sul porticciolo mi sentivo calma e il giro in barca mi era veramente piaciuto e avevo fatto una nuova esperienza “vieni andiamo,voglio portarti in un altro posto”disse sorridendomi e porgendomi la mano,glie l’afferrai e con attenzione scesi dalla barca “non vorrai portarmi in un centro benessere spero e comunque a quest’ora saranno tutti chiusi” “no voglio andare a ballare ,c’è un locale vicino casa tua,ti va?” lo guardai “e perché no” “bene ora pago e poi andiamo via” 

Ritornammo al ristorante e c’incamminammo verso l’atrio per riprendere i nostri inutili soprabiti,appena ci accostammo alla scrivania la vampira di prima che ci aveva ignorati ci guardò “vorremo andare via, i nostri soprabiti?” “si signore lei è” “Giulian” “un attimo” e andò nella stanza dietro di se e c’è li diede” “scusi il suo capo?” ci guardò “sono qui Giulian,vai via?” “ Si voglio portare la mia signora a ballare” “allora buon divertimento” “quanto ti devo?” “vieni con me che ne parliamo” e andò con Izan lasciandomi da sola alla scrivania,pochi minuti dopo ritorno “andiamo” mi disse tranquillo mi passò una mano intorno alla vita e ci dirigemmo verso l’uscita “arrivederci Izan” dissi educata “alla prossima mia cara” disse facendomi  un sorriso e salutandomi con un cenno della mano”
In macchina durante tutto il tragitto poggiai il capo sul sedile e chiusi gli occhi “vuoi che metta un po’ di musica?” chiese Giulian “no grazie” “tutto bene?” “si,voglio solo stare tranquilla” e dicendo questo la conversazione finì. All’improvviso fermò la macchina “siamo arrivati” disse aprii gli occhi e davanti a me vedi un locale illuminato, con uno strano nome “questo locale lo frequento poco, ma ho un pass speciale,penso non ci siamo problemi se entri con me,qui si balla qualsiasi ballo,dai balli da sala a quelli da discoteca,ogni ora ci sono belli fino a tarda notte, è aperto 24 su 24” “caspita,non lo avevo mai notato,eppure è praticamente sotto casa mia” “forse non ci hai fatto caso per via del lusso oppure è poco conosciuto dalla persone normali,quelle che non hanno molti soldi questo locale non possono permetterselo” “sarà anche così,però io sono miliardaria” “è vero” “allora potresti ritornarci quando vuoi” “non sarebbe una cattiva idea, ma prima meglio vedere com’è” “allora andiamo!”esclamò eccitato.

 Entrati trovammo ad una scrivania una donna prosperosa con un abito succinto color rosso (volgare) trucco pesante, capelli biondi (si vede che è tinta) ed era intenta a laccarsi le unghie con lo smalto rosso come l’abito, mentre la scrivania era piena di fogli foglini e foglietti (che lavoratrice) pensai mezza critica e mezza ironica ma non quanto avrei dovuto,il mio cervello gridava (sgualdrina di basso borgo travestita da pagliaccio) subito appena vide Giulian lasciò stare lo smalto e il suo sguardo si trasformò in cacciatrice di uomini e si passò la mano pulita tra la stoppa che aveva intesta (schifezza)
Si desidera” dissi in maniera civettuola sbattendo le ciglia finte come una cretina,mi stava per venire,a parte un nervoso mai sperimentato anche da vomitare,cosa che come ben sapete è impossibile che succeda ai Vampiri “vorrei entrare”disse mostrando il Pass “ma vorrei portare con me anche la mia amica se possibile” la donna che mi aveva del tutto ignorata,si accorse di me e mi guardò fredda e infastidita per quanto potei constatare “si non c’è problema le faccio una carta ospite che vale solo per oggi”disse melensa guardando adorante Giulian,poi di rivolse a me e mi guardò gelida “ecco tenga,il pass”disse seccata e non lo nascondeva neanche,io feci un ghigno e abbracciai Giulian “andiamo tesoro” dissi dandogli un bacio sulla guancia e c’incamminammo verso il telo rosso vermiglio che fungeva da porta,vidi scintille negli occhi della spazzatura davanti a me e mi venne da ridere,feci un cenno con la mano, un sorriso ironico e abbracciata a Giulian passammo il telo.

Entrati, lo lasciai e rimasi attaccata solamente al suo braccio mentre ci dirigemmo ad un tavolo libero “tzc puttana di basso borgo” dissi irritata, Giulian mi guardò divertito e sorrise mentre io ero furibonda,appena ci sedemmo al tavolo una cameriera ci raggiunse “qualcosa da bere?” chiese e quando vidi Giulian arrossì e gli fece un languido sorriso guardandolo adorante (aridaglie, che palle” “no la ringrazio” le risposi fredda e dura senza  neppure guardarla in faccia (quante rotture in pochi secondi)mi dissi mentre la cameriera capita l’antifona e spariva.
“Ti vedo un pochino alterata” “tu credi? No sono solo stanca” “va bene,allora mia dolcissima e bellissima signora mi concede questo ballo?” mi chiese alzandosi da tavola e facendo  un profondo inchino senza lasciare mai i miei occhi e facendomi uno dei suo incantevoli sorrisi mozzafiato, che lasciarono senza fiato le altre donne intorno a noi,cercai di calmarmi e mi alzai a mia volta “si signore, con infinito piacere”dissi posandogli una mano sulla sua.

Giulian mi trasportò in pista proprio mentre cominciava un ballo lento, onestamente stavo per ripensarci,ma ormai era troppo tardi dovevo sopportare il contatto fra i nostri corpi,non che fosse una cosa veramente disgustosa,anzi. Mi portò le mani alla vita stringendomi dolcemente a se gli circondai il collo, ormai eravamo in pista perché non ballare. Cominciammo a muoverci a ritmo, lentamente e alla fine accettai l’idea di ballare con lui. Andammo avanti per ore, davvero ci avevo preso gusto e poi ci dirigemmo a casa due ora prima delle cinque,in macchina mi sentii strana,certe volte stanca, più leggera, come ubriaca,come,perché non posso ubriacarmi,rimasi immobile come una statua, letteralmente immobile,con ogni tanto giramenti di testa,quando alla fine si fermò mi sentii stranamente meglio,scese e fece il giro della macchina per aprirmi la portiera e come sempre mi porse la mano,lo guardai e senza distogliere lo sguardo dai suoi bellissimi occhi dolci e allegri, smontai,poi mi circondò con un braccio la vita e c’incamminammo verso il portone.

Nell’ascensore rimasi immobile aspettando che le porte si aprissero in fretta, non per scappare da lui,devo ammettere che sto bene in sua presenza, ma vale lo stesso anche con Mikael quindi la cosa non mi preoccupa eccessivamente,è chiaro che non vuol dire niente d’importante se sento lo stesso sentimento per entrambi “Ambra stai bene?” “mi chiese Giulian preoccupato “si perché?” “ma,mi sembri strana, lo sei sembrata anche in  macchina” “è solamente quasi ora di coricarmi tutto qui”mi guardò pensieroso e lo fissai (perché mi guarda così?)mi chiesi confusa.
Davanti alla porta cominciai lentamente ad aprirla con le chiavi,suonare era impossibile sicuramente Mikael stava già dormendo da un pezzo “mi girai verso Giulian cercando le parole giuste,ma infondo un semplice grazie per una serata che non era stata affatto brutta poteva andare benissimo no? “grazie per la serata,sono stata bene” gli dissi, poi posai la mano sulla maniglia e aprii la porta “aspetta, Ambra”mi disse e l’aprii solo a metà “che c’è” gli chiesi guardandolo “beh ecco”poi velocemente mi diede un bacio sulla bocca “buonanotte” disse girandosi e incamminandosi verso il corridoio.

Lo guardai allontanarsi (quanti problemi si stanno creando e io? Perchè non so come reagire a queste dimostrazioni d’affetto così spudorate e perché ho fatto quello che ho fatto al ristorante,mi toccai il capo mentre sentii un fastidiosissimo capogiro che sparì subito. Entrai in casa e lentamente e senza pensare chiusi la porta,avevo bisogno di un bagno e di pensare allungo, poi guardai davanti a me “santo cielo che occhi che hai e perché sei ancora sveglio Mikael?” all’improvviso fece un passo avanti, anche se lo vedevo benissimo,era scuro in volto e allora pensai al bacio che mi aveva dato Giulian(ha visto un'altra volta tutto e ora che cosa gli dico? Aspetta perché mi devo scusare o devo dire qualcosa,non è il mio ragazzo, ma solo un amico che non deve dirmi quello che posso e devo fare)così mi avvicinai a lui di qualche passo,ma rimasi comunque a distanza, non mi piaceva quando aveva quella faccia “volevo solo avvertirti che la tua richiesta è stata stranamente esaudita,domani farò il turno serale al bar” (si,ma non credo sia solo per quello che è ancora sveglio”mi dissi fra me e me “allora verrò a trovarti domani sera,caso mai insieme a Steven,lasciami il nome del bar e la via”

Stranamente Mikael non mi rispose (e io che pensavo ne sarebbe stato felice,vallo a capire) “sei arrivata tardi” (aaa ecco il problema) “non mi pare di averti detto quando sarei ritornata” ribattei calma,si rabbuiò ancora di più (perché?) mi chiesi cominciando ad innervosirmi “com’è andata?” (perché ti interessa?) mi chiesi divertita “certo che m’interessa” lo guardai sorpresa “come hai…” cercai di chiedere, ma m'interruppe “ti conosco,la tua faccia parlava per te” (cavolo,però) “è andata bene”dissi evasiva, mi guardò stringendo gli occhi a fessura “cos’è successo?” chiese avvicinandosi “niente,vado a farmi un bagno”dissi dirigendomi verso le scale e quindi passandogli accanto e sollevata notai che non mi disse niente ne mi fermò.

Nella vasca immersa nell’acqua calda, mentre guardavo i petali di rosa galleggiare, ripensai allo sguardo di Mikael,lo avevo lasciato così,la, immobile con quella faccia scura e devo pensare. Alla fine non riuscii a pensare a nulla, scesi gocciolando sulle fredde (suppongo) mattonelle del bagno (accidenti non ho preso neanche il cambio,ora come faccio?)pensai preoccupata, alla fine presi l’asciugamano per il viso e mi coprii alla meglio e prima d’uscire dal bagno guardai la sala (cavolo Ambra da quanto sei così pudica,muoviti vai in camera) così ripresi il coraggio e entrai nella mia camera,Mikael era lì,visto che era in pigiama già di prima era solamente sdraiato sul letto. Appena entrai lessi nei suoi occhi gelidi un lampo di sorpresa e poi di qualcosa di più profondo e scattò l’allarme nella mia testa,un allarme che fino a pochi secondi fa non sapevo nemmeno di avere e pure sono un vampiro, non dovrei avere questi problemi,non sono più una scolaretta, ne tanto meno umana e poi non ho più certi sentimenti o paure,da almeno..beh un bel po’ d'anni.

Mi piegai da signorina per bene davanti alla cassettiera e presi dell’intimo che tenni in mano tranquillamente, poi una camicia nuova, visto che l’altra la indossavo da un po’,anche se onestamente non credo sia sporca, ma certe mentalità mortali o meglio umane restano e dopo un bagno si cambia sempre la biancheria intima e gli indumenti in generale,così presi una camicia di raso blu notte, con merletti neri e delle spalline,così delicate che sembravano del tutto inesistenti, se non si sapeva  ci fossero e andai al bagno.
Ci misi due minuti a cambiarmi, il tempo rimanente mi serviva per pensare con calma sperando di non addormentarmi. Uscii dal bagno tutta bella vestita e mi sdraiai sul letto, ma stranamente Mikale non spense la bat jour ma rimase fermo sdraiato accanto a me,in silenzio “che cosa è successo?”mi chiese dopo un po’ spezzando i miei pensieri “niente perché?” “perché sei stata troppo evasiva prima,dimmelo”mi ordinò “niente davvero” “e il bacio davanti alla porta?” “è stata una sua iniziativa” “ne ha avute altre in tutta la sera?”

Mi girai a guardarlo,i suoi occhi erano freddi ma per fortuna non era Mikael l’oscuro,annuii e subito fece una smorfia irritato “quante?” “che?” gli chiesi perplessa “quante volte ha avuto iniziative” “due compresa quella della porta” gli risposi anche se avrei potuto ignorare la domanda “sempre bacio?” annuii (che cavolo di domande però) pensai indispettita “però c’è del altro vero?” (ma come fa?) “forse” dissi (cazzo Ambra) mi rimproverai da sola.
“Che cos’altro c’è?” chiese chinandosi sopra di me “niente” gli dissi ancora (devo continuare a dire così,prima o poi si stuferà e lascerà stare) pensai,ma lui mi fissava ancora,poi quando stavo per cedere si sdraiò accanto a me nuovamente in silenzio (avrà deciso di lasciar stare)pensai vittoriosa,poi lo guardai sottecchi,mi stava fissando (no non vuole mollare)pensai esasperata,riportai lo sguardo davanti a me “lo voglio sapere” disse freddo “l’ho baciato” dissi tutto d’un fiato (accidenti l’ho detto) sentii Mikael trattenere il respiro,l’avevo colto impreparato “tu hai fatto cosa?”chiese incredulo,lo guardai “che bello scherzo,ci ero quasi cascato”disse con un sorriso mentre il suo viso era ancora teso,io rimasi a fissarlo senza dire una parola.

“No! Stai scherzando vero? Davvero tu l’hai,non è vero” “Mikael”lo chiamai “cristo!”imprecò scosso e sul suo volto comparve una profonda tristezza, lacerante e soffocante, indescrivibile,mi sentii in colpa, era come se gli avessi dato una mazzata, che gli avessi rotto qualcosa dentro “non so come ho fatto, ne perché e neppure cosa mi sia venuto in mente” dissi per scusarmi,dovevo farlo o almeno era quello che mi sentivo di fare,lo guardavo ancora,era immobile e stava zitto “Mikael di qualcosa”lo spronai,non mi piaceva vederlo così,all’improvviso notai che aveva gli occhi lucidi (Oh mio Dio) mi dissi sorpresa “Mikael” lo chiamai allarmata e questa volta non m’importò di perdere la mia compostezza, era troppo,vederlo con gli occhi lucidi,non sopporterei di vederlo piangere.

 “Mikael” lo chiamai un'altra volta disperata,si sbloccò e ne fu sollevata (a cosa aveva pensato? Perché piangere solamente per un bacio? Crede che abbia scelto Giulian? E perché? solo per un bacio? E ora che farà? Andrà via da casa? Mi ignorerà? Che farà? Mi stupii di sentire dentro di me un enorme dolore il solo pensiero di poterlo perdere,non so nemmeno come,come amico suppongo,lui è l’unico che mi è stato sempre vicino,da lupo e non) “Sai Ambra credo che andrò a dormire sul divano”disse guardando un punto fisso davanti a se.
Lo guardai alzarsi (dice sul serio) ma non lo fermai,non è da me e non avrei saputo cosa dire.

Lo seguii con lo guardo incredula fino a che uscì chiudendosi la porta alle spalle. Rimasi impalata lì dove stavo, seduta a gambe incrociate sul letto a fissare la porta da dove era appena uscito,non avevo sonno e avevo un miscuglio di sentimenti incomprensibili dentro,non so per quanto tempo rimasi così immobile a fissare il nulla davanti a me nella penombra creata dalla bat jour,il sonno avendo pietà di me non venne,mi sentivo strana e distrutta e pensare che non avrei mai più voluto sentire nessun sentimento,soprattutto quelli superflui e invece,eccomi qui letteralmente distrutta da un uomo,un amico un licantropo e una situazione davvero insostenibile a cui bisognerebbe pensare per bene,in una stanza a chilometri e chilometri di distanza.

All’improvviso la porta si aprì e comparve Mikael,mi girai verso di lui,era distrutto e con lo sguardo desolato, ma quando mi vide così, come mi aveva lasciato si sorprese “Ambra che fai ancora sveglia?” mi chiese apparentemente con tono normale “pensavo” dissi senza voce,era più che ora di dormire, ma i pensieri, quello che era successo non mi aveva per niente fatto venire sonno e pure la cosa non dipendeva affatto da me,o forse sono io che non me ne accorgevo occupata a fare altro “e tu che fai qui?” chiesi sempre con quella voce.

 “Volevo prendere il cuscino,di solito mi stringo a te,ma ora” battei lentamente le palpebre, poi lo vidi dirigersi un'altra volta verso la porta,ma poi cambiare idea e incamminarsi verso di me,il suo viso era qualche centimetro dal mio e mi guardava con i suoi meravigliosi occhi azzurri in quel momento tristi “come l’hai baciato?”mi chiese all’improvviso lasciandomi del tutto esterrefatta,lo guardai per un attimo,voleva una risposta, anzi no, vista la debole traccia di determinazione negli occhi capii che non voleva una risposta, la esigeva “gli ho preso il viso fra le mani e l’ho baciato” dissi concisa e facendolo sembrare tanto semplice come in effetti era stato. Il suo sguardo. Mi rammaricai, Un'altra mazzata,sembrava che qualcuno oltre alla mazzata gli avesse sparato, poi lo avessi infilzato e gli avesse scoccato contro una freccia, poi mi sorprese perché la sua espressione si addolcì e mi fece un dolce sorriso che mi lasciò di stucco,si avvicinò ancora a me e solo allora notai che era salito sul letto e stava in ginocchio davanti a me e il viso era ancora più vicino al mio,poi alzò le mani e prese il mio viso “così?” chiese,annuii per quanto le sue mani mi lasciassero fare e continuai a guardarlo dritto negli occhi,erano così dolci, poi avvicinò lentamente il viso al mio fino a che non poggiammo fronte contro fronte e rimanemmo così a guardarci negli occhi,poi lentamente alzai il viso e lo baciai.

Prima il bacio fu delicato e dolce, dopo di che diventò esigente,lasciò scivolare una mano dal mio viso alla nuca reggendomi il capo così che non potessi allontanarmi e l’altra la fece scivolare delicatamente lungo il mio collo e la spalla per poi stringermi dolcemente un braccio,aumentò leggermente la pressione del bacio e piano a piano mi spinse all’indietro,poi prese aria e mi riprese le labbra in un altro bacio sempre delicato e sempre con una certa pressione,quanto era dolce e io stavo tanto bene tra le sue braccia,quindi lo lasciai fare, all’improvviso mi ritrovai sdraiata sul letto, la mano sulla mia nuca si spostò e scese carezzandomi lungo un fianco per poi passare sotto la schiena circondandola,anche l’altra mano scese lungo l’altro fianco per cingere anche lei la schiena.

Delicatamente mi sollevò e mi strinse contro il suo corpo,mi stava sopra con il suo dolce peso, poi affondò il volto tra i miei capelli che ricadevano sulla spalla e mi diede un leggero bacio fino a salire lentamente lungo il collo,faceva tutto lentamente in maniera che io potessi decidere e interromperlo in qualsiasi momento,ma la sensazione era così bella che non ne ebbi il motivo,arrivò alla mascella e poi mi baciò agli angoli della bocca e un'altra volta le labbra,era così dolce mi faceva sentire preziosa una sensazione che non avevo mai provato e che non credevo o meglio non m’interessava provare,all’improvviso arrivò il sonno come una furia e che stranamente prima era stato in silenzio, buono buono,Mikael mi stava baciando l’altra parte del collo ma dovevo fermarlo “Mikael io” all’improvviso alzò il viso e mi guardò imbarazzato “sto per addormentarmi” gli dissi,lui mi guardò sollevato e mi fece un dolce sorriso (che pensava non volessi che mi baciasse,allora non dovevo nemmeno lasciarglielo fare prima no? E terribile,veramente ma che pensa,sciocchino)

Lo sentii sollevarmi e poi adagiarmi meglio sul letto visto che avevo i piedi fuori dal letto e non ero nella posizione di dormire,poi lo sentii  tirare la coperta da sotto di me e coprirmi “credo che rimarrò qui a dormire” poi entrò anche lui nel letto e ormai  lo vedevo appannato “starò così,dormi tranquilla” mi disse spengendo la luce, mettendosi sopra di me e  posando il capo sul mio petto (che cos’è una battuta? Dormi tranquilla mentre lui sta in quella posizione e ha il capo sul mio seno) pensai, poi alzai faticosamente una mano, gliela posai sul capo e mi addormentai.  
 
 

 

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Capitolo 33
*** amicizia ***


La sera seguente quando mi svegliai trovai Mikael abbracciato a me con la testa sul mio seno e la mia mano sul suo capo e cominciai ad accarezzargli i capelli che come sempre erano soffici e lisci e di una morbidezza unica,adoro accarezzarglieli. All’improvviso alzò la testa e mi guardò ancora assonnato e mi fece il suo caldo e dolce sorriso,non so che farei per vederlo ogni mattina “ciao Ambra” “ciao Mikael”gli dissi smettendo di carezzargli il capo e spostando la mano “ma,no!”disse afferrandomela delicatamente e portarsela alle labbra, mi baciò il palmo, poi se la posò sulla guancia come sempre liscia e delicata,mentre i suo spendenti e dolci occhi azzurri mi guardavano.

Ed ecco le mie solite pippe mentali (oddio non si sarà fatto un’idea sbagliata? Spero proprio di no,non vorrei fargli ancora del male) “oggi hai il turno serale”gli dissi sorridendo “si, che noia” “dai oggi verremo anche io e Steven” mi sorrise e mi baciò una guancia “bene,non vedo loro di vederti” “ma che dici, sono davanti a te” “si,io intendevo al bar, seduta al tavolo” “aah” “buongiorno” disse all’improvviso Steven uscendo dalla bara “buongiorno?”chiese ironico Mikael “si o almeno per noi”disse Steven guardandomi,poi alzò un sopracciglio “mi sono perso qualcosa ieri?” “veramente…” “no!”risposi interrompendo Mikael e mi guardo mettendomi il broncio.

“Dai su preparati”dissi a Mikael carezzandogli il capo,si girò verso di me e mi sorrise luminoso, poi mi diede un bacio sulla guancia e scese dal letto e sentii la differenza senza il suo dolce peso su di me “Steven, Mikael fa il turno serale al bar,ti va di andarci con me?” “si perché no?”disse allegro “visto veniamo…”subito mi girai verso Steven,Mikael si stava togliendo la vestaglietta e stava a petto nudo,certo è una sciocchezza,ma se parli tranquilla di un bar,poi ti giri e ti ritrovi un torace,beh è strano “va bene ora vado a cambiarmi”dissi dirigendomi all’armadio e spalanco le ante “ah Steven, domani arriveranno sia i mobili che la carta da parati per la tua stanza”dissi tranquilla, mentre ero intenta a scegliere i vestiti “è vero,non vedo l’ora” “perché siamo rumorosi forse?” chiedo ironica “certo che no,che dici?” mi rispose sorridendomi.

Optai per un abito nero di lana fatto a mano,a maniche lunghe e lungo fino alle ginocchia delle scarpe con il tacco da cinque centimetri e cominciai a spazzolarmi i capelli e lasciai la massa di boccoli corvini ricadermi sulle spalle e stranamente mi ricordò Mikale mentre mi baciava il collo,scossi lentamente la testa e ritornai al presente,presi un fermaglio per capelli nero a forma di farfalla e mi tirai su i capelli fermandoli  dietro il capo,pronta.

“Mikale hai fatto?” “si sono pronto” si era vestito con una camicia nera e jeans, stava benissimo “e tu Steven?”chiesi tranquillamente, anche se stava dentro il bagno, molto riservato “si ho fatto” disse uscendo (però anche lui è un bel figurino) indossava una felpa arancione,la classica con le tasca il capello e giustamente i pantaloni appropriate  e le scarpe da dinastica e naturalmente era tutto di Mikael visto che i suoi abiti erano ancora da Victor “sai sembri molto giovane vestito così” “tu dici?” disse guardandosi,annuii “e tu sei bellissima” (wow si è sbilanciato e mi ha anche sorpreso, avrei giurato che sarebbe arrossito e che non avrebbe mai detto una cosa simile in vita sua,c’è molto da scoprire su di lui)

“Grazie”dissi facendogli un sorriso che mi ricambiò immediatamente “dai andiamo che fra poco inizia il mio turno”disse Mikael “dove vorresti andare tu così?” chiesi indicandolo “i capelli sono tutti spettinati,girati ci penso io”dissi presi la mia spazzola e cominciai a spazzolarglieli “su non importa,così farò tardi e poi non devo trovare una ragazza” stranamente il  pensiero di lui che trova una ragazza m’infastidì molto,ma ignorai il sentimento  “beh vorrei vedere,devi lavorare,non fare il Play Boy,comunque abbi pazienza devo pettinarli, sono così belli è un peccato altrimenti” e nonostante mi desse le spalle fui certa che sorrise.

“Fatto”dissi, poco dopo e uscimmo da casa chiudendo la porta bene a chiave,poi scendemmo con l’ascensore e uscimmo fuori dal portone e cominciammo a seguire tutti Mikael.
Dopo poco ci trovammo davanti ad un classico bar con i tavolini di fuori. Entrati c’era il classico bancone con dietro i baristi la cassa e la classica vetrinetta con le paste e gli scaffali con le caramelle  e le sigarette “ciao Mikael ti hanno incastrato è!” disse un uomo dietro il bancone mentre preparava un espresso “già Antonio che devi fare, è la vita” l’uomo si mise a ridere “caspita parli come un vecchio lo sai,quella è la tua ragazza?” “magari,no è una mia intima amica e lui è un altro mio amico” “che intendi con intima, se non è la tua ragazza” “quello che ho detto, ora devo andare” (che discorso del kaiser) pensai seguendo Mikael.

Entrammo in una stanza adiacente, dove per mia piacevolissima sorpresa si estendeva una sala da ballo,poi c’era un bar e dei tavoli “Mikael vatti a cambiare, siamo pochi” disse un altro uomo (che nervoso) pensai sfregandomi le mani “Ambra, Steven prendete pure un tavolo” annuii e mentre lui andava a cambiarsi,io e Steven cercammo un tavolo.

Una volta seduta mi poggiai allo schienale e mi guardai intorno. Cerano tante persone coppie e adolescenti e uomini che sulla pista si scatenavano e molti erano hai tavoli e anche il bar era assediato da persone di tutti i generi, era già tanto che fossimo riusciti a trovare un tavolo libero, Mikael aveva detto la verità, si lavora veramente tanto qui,spero che la retribuzione sia alta. All’improvviso notai Mikael, aveva indosso il grembiule e si era legato i capelli in una coda, ed ora era dietro il bancone con un bellissimo sorriso professionale e subito lo attaccarono con le richieste.     

All’improvviso arrivò una cameriera “volete qualcosa da bere?”chiese (ma cos’è un ristorante o un bar, un bar con cameriere che strano,ma sarà che non esco molto)pensai confusa “no la ringrazio” dissi gentilmente“lei?” chiese  a Steven che arrossi all’istante (cavolo quanto è timido ,ti ha solo chiesto se vuoi bere qualcosa) pensai sorridendo “n- no…grazie” disse balbettando,sembrava proprio un bambino “rilassati Steven,ti ha chiesto se volevi bere qualcosa” gli dissi sporgendomi verso di lui per sovrastare la musica,anche se con il nostro udito non serviva.

(Le vecchie abitudini non muoiono mai,carina questa) “sembravi un bambino prima”mi guardò facendo finta di rimanerci male “grazie è” disse irritato ma in maniera scherzosa,infatti poi mi sorrise e io ricambiai,mi stava tanto simpatico,notai che la gente al bancone era diminuita e fui felice per Mikael, che così poteva rilassarsi un pochino,lo guardai e sorrisi era tutto sottosopra,dalla coda erano fuoriusciti dei finissimi e fluttuanti capelli d’oro e gli ricadevano davanti al viso e aveva una macchia sul grembiule,troppe ordinazione per sole due persone e facendo tutto velocemente e di fretta si è sporcato e scarmigliato,però così è veramente carino e questa volta lo ammetto.

Lo vidi bere un bicchiere d’acqua e rifarsi la coda “però sembra distrutto”mi fece notare Steven “è vero, hai visto quante persone ci sono” “già,impressionante”disse “scusate signori volete qualcosa da bere?” ci richiese la cameriera di prima “scossi ancora il capo e lo stesso fece Steven quando lo guardò,questa volta non preferì parole e non s’irrigidì sulla sedia “allora signori vi chiederei per cortesia di lasciare il tavolo a chi vuole ordinare,capisce da lei signora, che se non ordina sta solo occupando un tavolo che come può vedere serve” la guardai “allora mi porti del Brandy” “e io voglio del Whisky”disse Steven tranquillo (allora prima che gli era preso?”) mi chiesi, ma decisi di non pensarci “bene arrivano”disse la cameriera sparendo.

“Steven posso farti una domanda?” mi guardò “certo spara”disse sorridendomi “come’era April?” e all’istante il suo sorriso scomparve e si rattristì (a mannaggia a me e le mie domande) “Steven se vuoi puoi anche non rispondere,tranquillo” gli dissi pentendomi di aver fatto quella domanda,io l’ho detto, sono cinica e non so rapportarmi con le persone visto che sono sempre stata sola,a meno che non siano bambini.

Vidi Steven abbassare il capo e guardarsi le mani che aveva messo giunte sul tavolo e rinunciai alla risposta,poi sorprendendomi rispose
“April,beh, era terribile” disse sorridendo triste,gli sorrisi a mia volta “però doveva avere delle qualità se ti sei innamorato di lei no?” “o si,era sempre allegra e mi faceva gli scherzi,però era anche molto irascibile,fissata con le regole e pignola” “accidenti ,però doveva essere una persona interessante”dissi 

“Si, infatti, era tutto per me”e alle ultime parole stranamente la voce gli si affievolì,quasi sparì “capisco” “mi avrebbe fatto piacere conoscerla” “davvero?” annui “credo le saresti molto piaciuta” “sicuro, con il caratteraccio che mi ritrovo” “ma io ancora non l’ho visto questo tuo brutto caratteraccio”disse sorridendomi.

All’improvviso comparve davanti a noi la cameriera con le nostre inutile ordinazioni “grazie”dicemmo all’unisono, poi la tizia se ne andò,guardai
il bicchiere con dentro il liquido ambrato e lo stesso fece Steven,ma non lo toccammo,anzi mi girai a vedere se trovavo qualcosa e vidi una pinta (perfetto butterò a piano a piano il liquore nella pianta aiutandomi con la mia velocissima corsa,Steven mi guardò, anche lui aveva capito cosa fare ed era d’accordo,all’improvviso mi girai di scatto verso Mikael.

 “Ciao Mikaeluccio” e vidi una bella moretta alta, per via dei tacchi vertiginosi naturalmente, altrimenti mi sarebbe arrivata al seno e poi aveva il seno rifatto, visto che mentre correva da Mikael non ballonzolava, tutto Silicone,poi indossava un vestitino succinto e lungo fino  a metà coscia con una mostruosa scolatura che mostrava il seno rifatto e aveva alle orecchie degli orecchini che sembravano lampadari troppo appariscenti,le calse erano color carne e facevano vedere le sue belle gambe,ma anche io le ho belle e se mettessi abiti come i suoi, farei un figurone meglio di lei,peccato per la cicatrice che ho sulla gamba.

Il trucco era da sera,ma era troppo da sera a mi dava l’idea di trucco da battona,correva incontro al mio Mikael (si avete capito bene,il mio Mikael,è proprietà privata,riservato, chiaro!?!)
“Mikael caro mi faresti un margherita,per per favore (caro!!! Non vedrà l’alba di un nuovo giorno)dissi borbottando, Steven guardava tutta la scena a bocca aperta “cavolo Ambra, quella sta facendo la vocetta melensa e civettuola a Mikael e cerca anche di flirtare,ehi è impressionante,sono sue le ciglia che sta battendo all’impazzata”

Sentire Steven dire ciò, tranquillo con leggerezza solo per farmelo notare mi fece ancora più incazzare,poi quando vide che non gli rispondevo si girò verso di me, che ero livida dalla rabbia e gelosia in maniera allucinante,vedevo rosso come un toro,volevo frantumare qualcosa “senti Mikaeluccio ti andrebbe di uscire con me domani” (ho deciso,sarà la mia cena e le farò molto, ma molto, ma molto, male)
“Ambra, sei spaventosa e inquietante”mi disse Steven scansandosi il più possibile da me e senza pensare presi il bicchieri e presi un enorme sorso di liquore.

Lo posai sul tavolo con un botto e mi si ruppe in mano e cosa strana Mikale si girò verso di me,chissà forse aveva visto che lo guardavo, oppure aveva sentito il mio sguardo su di lui o addirittura la mia rabbia,possibilissimo,poi pensai a cosa avevo fatto (cazzo) mi veniva da rigettare in una maniera allucinante,mi alzai dalla sedia di scatto e corsi verso il bagno delle signore.

 “Ambra!”mi urlò dietro Steven, ma ero impegnata a non rigettare davanti alla gente,lo stimolo era irrefrenabile,i vampiri non possono assumere
altre sostanze al di fuori del sangue, altrimenti hanno un rigetto immediato.
Al bagno feci appena in tempo ad entrare nella cabina della toilette e a chinarmi verso la tazza che vomitai l’anima,terribile e mostruoso e io che sono una perfetta idiota  e tutto per quella,quella,non mi vengono neanche le parole e anche se mi venissero non sarebbero mai quelle giuste da dire,sarebbero sempre troppo poco,come quella alla scrivania con Giulian,sono uguali quelle due e riecco che penso a Mikael e a Giulian allo stesso modo,santo cielo.

Ritornai al tavolo, appena mi sedetti vidi lo sguardo preoccupato di Steven “tutto bene?” “si,ho vomitato l’anima ,ma si”dissi scuotendo la testa “lascia stare quanto sono stata idiota” “no,penso sia una reazione normale,anche a me quella sta sulle palle” “davvero?” “si,infondo è un nostro amico e gli stava incollata a triplo strato o meglio devo dire gli sta,guarda è ancora la”mi rigirai.
 (Ok questa è la volta buona che…) mi alzai da tavola e mi diressi al bancone da Mikael,quella tizia mi ha scocciato,ora gli faccio capire l’antifona.

 “Allora gli ho detto, che non andava bene, che non volevo, e” “amore! Mi prepareresti un bicchiere di acqua tonica per favore”chiesi rivolta a Mikael inclinando con grazia la testa di lato e sorridendogli dolce, la donna smise di parlare e mi guardò sbalordita, poi diventò scura in volto.
Guardai Mikael che era rimasto a fissarmi perplesso e gli feci uno sguardo eloquente e fortunatamente capì “certo tesoro, non sapevo che saresti venuta” disse stando al mio gioco “sto qua con Steven, mi ha proposto lui di venire e siccome volevo tanto vederti ho accettato, allora amore me la dai dell’Acqua tonica?”

“O si scusa,sei bellissima oggi sai”mi disse mentre mi preparava l’acqua tonica “mai quanto te che sei stupendo,però io ti preferisco in un altro modo” “Mikael rimase quasi scioccato,ma continuò a recitare “ecco qui” “grazie”dissi prendendogli il bicchiere e sfiorandogli apposta le dita con le mie,poi posai il picchiere sul bancone e spingendomi con le braccia e facendo un salto,riuscii ad arrivare fino a lui e gli diedi un casto bacio sulle labbra.

 Guardai sottecchi la donna senza naturalmente farmi notare,era sbalordita e contrariata e scura in volto (hai capito ora l’antifona? allora sparisci,sgualdrina)gli avrei voluto tanto dire,presi il bicchiere e mi diressi al tavolo.
Al tavolo mi sedetti soddisfatta di me stessa,Steven stava ridendo “ti giuro sei stata grande,ti avrei dato l’oscar per la recitazione”disse ridendo ancora “grazie ma ho fatto solo quello che dovevo fare,guarda a preso il drink e se n’è andata”dissi felice “poi le parole,il bacio,veramente grande sei un genio” “grazie genio è il mio secondo nome”dissi sorridendo divertita “no,il tuo secondo nome è modestia”disse Steven ridendo come un ragazzino.

Rimanemmo fino alla fine del turno di Mikael ed io stavo all’erta nel caso qualche altra arpia volesse rompere le palle a Mikael e nel caso ritornasse miss tette finte al silicone “Ambra ti va di ballare due minuti,mentre Mikael si cambia?”mi chiese Steven.
Non è che mi piaccia molto ballare le canzoni rock, ma accettai,nella pista cominciai a muovermi a ritmo,muovendo i fianchi  e le braccia,mentre vedevo divertita Steven che si agitava come un ossesso,almeno lui si divertiva,all’improvviso qualcuno mi mise una mano sulla spalla,una mano pelosa e enorme,mi girai per vedere chi fosse.

Era un uomo,ed era anche più tosto fico,vestito con una maglietta bianca,  una giacca di pelle, Jeans strappati e stivali di pelle, aveva una sigaretta in bocca e i capelli biondo cenere arruffati “ehi!bambola, vuoi ballare con me e se poi fai la brava ti faccio divertire” mi disse,con quello scintillio disgustoso negli occhi e il fare più viscido di un verme,lo guardai gelida,ma quell’occhiata non gli fece nessun effetto.

Ok piano due e spero di non arrivare al tre,altrimenti potrei rompergli la mascella con uno schiaffo,se ha fortuna s’intende “mi spiace ma ho il ragazzo” “a si? Qual è ? lo sistemo io” (tzc sbruffone) “sarà qui a momenti,mi ha detto che doveva sistemare un gruppetto di teppisti”
 “A si?” chiese con fare canzonatorio “si,perché non mi credi” “e come potrei credere a questo faccino,non mi sembra per niente angelico”disse prendendomi il mento fra le dita “sudicia spazzatura, non mi toccare”dissi glaciale “però hai l’artigli micetta,mi piace” “ho se io fossi in te, mi staresti lontano” “e perché,cosa mai mi potrà fare il tuo ragazzo?” “o un tipo come te lo posso sistemare anche da sola”

“Tu dici tesoro” “non mi chiamo tesoro e non mi faccio chiamare così da un tipo come te, chiaro?” “cioè che tipo sono” (ok mi sta scassando i cosi detti) allora partii con la fase quattro, ignora e vai via,così gli diedi le spalle e cominciai ad allontanarmi “aspetta tesoro,non mi piace essere ignorato, ne tanto meno essere preso sotto gamba” (che palle dov’è Mikael? Si doveva solo togliere il grembiule slegarsi i capelli e basta) “mi stai ascoltando?” lo ignorai,ehi bellezza mi stai facendo innervosire”  ( e tu non sai quanto a me, feccia) mi girai verso di lui decisa a farla finita.

 “Senti,è vero ti ho detto una bugia,non ho il ragazzo,ma il punto è che non mi piacciono i tipi come te,senza cervello e che vogliono solo farsi le ragazze, così per aggiungere una nuova tacca alla loro cintura,è disgustoso,patetico e stupido,le persone come te vanno aiutate perché hanno problemi mentali,ora lasciami il braccio e sparisci”

(Questo non lo fermerà) pensai “interessante il tuo punto di vista, ma mene frego,io mi diverto a scoparmi le ragazze e non smetterò, perché una presuntuosa troglietta mi dice che è una cosa anormale” (appunto)“perché vuoi farti una presuntuosa,cercatene una ingenua da sottomettere e comunque non saresti all’altezza per me” “che vorresti dire”disse tirandomi verso di se furibondo “ma no per carità, sarai anche bravissimo,visto quante te le scopi,ma io faccio sesso sadomaso e sono sadica,non credo che tu sia così,quindi addio”gli dissi calma prendendolo per il fondoschiena,poi mi strattonai con forza e riuscii a liberarmi e m’incamminai verso l’uscita.

Steven era scomparso,forse era andato a cercare Mikael e io ero libera o almeno così credevo,ma, no,il tizio mi rifermò per un braccio
“No cara,non ho problemi con il sadomaso e non ho paura di soffrire” “e va bene hai vinto tu, dove lo facciamo?”l’uomo fece un ghigno inquietante,ma poverino lui non sapeva cosa fossi.

 Uscii dallo sgabuzzino che ancora avevo in bocca il dolcissimo sapore del suo sangue,peccato non fosse proprio il migliore sulla piazza,ma uno si accontenta “Ambra eccoti,dove stavi?” “io? tu più  tosto? dov’eri finito?” chiesi calma “cercavo Mikael ci stava mettendo troppo” “capisco e quindi che stava facendo?” “lo ha rifermato quella donna” “cosa?!” “scherzavo,avresti dovuto vedere che faccia hai fatto”disse sghignazzando “dai a parte i scherzi,allora?” “lo ha incastrato con una riunione  il capo e non ha potuto avvertirci” “e ora dov’è” “si sta cambiando ,a eccolo”

“Su andiamo,voglio tornare a casa”Mikael era stanco morto e non contraddisse la mia proposta e Steven non fiatò,così c’incamminammo verso casa.
 Arrivati ci misi un po’ per aprire la porta,ma alla fine entrammo e ognuno andò nelle propria stanza,cioè una sola,la mia.
Mi cambiai in due secondi netti, al bagno,mentre i ragazzi si spogliarono in stanza e si misero il pigiama,io riuscii dal bagno con la camicia di raso blu “ci stai benissimo”disse Steven all’improvviso “davvero? Grazie”dissi “fate con comodo io sono in sala” annuirono e uscii dalla
stanza.

Presi un libro che avevo iniziato e mi sedetti sul divano ero a più di metà e volevo continuare a leggere tranquilla. Dopo un po’ mi raggiunse Mikael si sedette accanto a me con anche lui un libro in mano e ci seguì anche Steven che si sedette accanto a me nella parte opposto e rimanemmo in silenzio a leggere,fino a che non finii il libro,non mi era costato poi molto tempo e ne iniziai con gioia un altro,una cosa che amo, è leggere qualsiasi tipo di libro,tranne quelli che ci calunniano naturalmente.

Dopo un po’ chiusi il libro con un colpo secco che fece alzare la testa dal libro sia a Mikael che a Steven “scusate”dissi annoiata “stai bene?” “si,perchè?”  “perché sei corsa in  bagno,al locale” (a si la sgualdrina) pensai scocciata “no,niente un goccio di liquore” “ma,non lo puoi bere” “appunto” “a,allora ti stai annoiando?” (se non è zuppa e pan bagnato)
 “Si,volevo mettere un po’ di musica che ne dite?” “ma perché no? Non sono mai stato un topo di biblioteca neanche da umano”disse Steven sorridendo “e tu che fai Mikael?”  “voglio chiederti il permesso di ballare con te”mi disse posando il libro sul divano,misi una musica allegra e Mikael mi porse una mano che afferrai con molto piacere.

La sala non era molto grande, ma per quanto possibile volevamo ballare,la musica era allegra e anche noi ballavamo allegri, mentre Steven muoveva la attesta a ritmo,tutti ci stavamo divertendo,quando Mikael mi lasciò e iniziò un'altra canzone e fu Steven a porgermi un amano questa volta,andammo avanti così fino a che qualcuno al piani di sotto batte con la scopa come un ossesso e qualcuno suonò il campanello ripetutamente.

“Sarà veglio smettere, altrimenti ci buttano fuori dal palazzo, infondo sono le due quasi”dissi facendo una risatina sgraziata o almeno le miei orecchie la sentirono così,spensi tutto e ci guardammo a vicenda poi scoppiammo  a ridere,mi sentii un tantino confusa ma non lo diede a vedere per non farli preoccupare “Mikael domani arriva tutto,la carta e i mobile,credo nel pomeriggio,ci pensi tu?” “certo,ma dove li mettiamo?”

“La carta, chiama qualcuno e la fai mettere all’istante,digli che pagherai il doppio,se serve il triplo,tanto sai dove tengo i soldi no? Ma voglio un lavoro perfetto,offrì caffè o quello che ti pare,ma voglio un lavoro eccelso,per i mobili falli posare in sala dove vuoi,va bene?” “d’accordo come desideri” sorrisi “speriamo il lavoro sia veramente eccellente,altrimenti dovrei andare a fare loro una visitina,o potrei far fallire il loro negozio,ci devo pensare”

Mikale mi guardò inquieto e preoccupato “lo faresti davvero?” “certo che si,è il loro lavoro,che la facciano bene altrimenti vanno  a lavare i piatti”disse seria e un tantino fredda.
“Va bene”. “Ottimo, guardiamo un film? Preferenze?” chiesi guardandoli “avventura, disse Steven,amore disse Mikale,horror dissi infine io” “allora va bene questo”lo infilai spengemmo la luce ,presi dalle scorte da mangiare per me e Steven,Mikael fece comparire magicamente delle patatine e una lattina di birra e ci sedemmo sul divano.

Il film iniziò bene, una famiglia che sparisce,i corpi ritrovati squartati una settimana dopo sulla riva. Una casa che misteriosamente poi viene costruita sulla cima di una scogliera, che da a strapiombo sul mare e la classica famiglia che si trasferisce lì vicino.
 Mentre guardavamo il film, mangiavo e giustamente offrii anche a Steven che ne fu molto felice (ma scusa è chiedi se ne vuoi un po’,anzi non dovresti neppure chiedere,prendi e basta) ogni tanto mi girai verso Mikale che faceva un chiasso infernale con le patatine e quasi sempre incrociavo il suo sguardo e ci sorridevamo.

Poi arrivò il punto del film, che la figlia di quelli appena trasferiti incontra il figlio di quelli della scogliera,trovano indizi scappano di casa e vanno in giro la città, per capire cosa sta succedendo e chi lo fa succedere.

Alla fine del film scoppiai in una risata liberatoria,l’avevo comprato io, ma non lo avevo mai visto,non so se è più una stronzata o una cosa sensasens, oppure comica,beh l’amore c’è di sicuro,l’avventura,visto i macelli che avevano fatto, c’era pura tanta e l’horror,beh il cimitero era stupendo,l’assassino che li inseguiva, che poi era un parente del ragazzo veramente ,che lui sperava sempre che non fosse uno della sua famiglia,era alquanto strano e dico solo che con tutto il sangue dei paesani uccisi, mi  venne una gran voglia mangiare e naturalmente anche Steven,abbiamo svuotato non so quante sacche fino a che non ci trattenemmo altrimenti addio scorte.

“Come vi è sembrato?” chiesi cercando di trattenermi dal ridere, Vidi Mikael sconcertato e Steven con una mano sul capo disperato“ma che film è?”chiese Mikael “non lo so,l’ho comprato così”dissi tra una risata e l’altra “avevo paura di star per morire davvero”disse Steven “di cosa? Di fame?”chiesi.

 “No,traumatizzato e anche per la fame” mi rispose, poi poggiò il capo sulla spalliera e io mi lasciai cadere seduta sul divano, entrambi avevamo un capogiro,proprio sincronizzati,le risate finirono e Mikale ci guardò preoccupato “tutto ok?” annuimmo “è ora”dissi alzandomi e dirigendomi al letto,seguita dagli altri,mi sento debole e confusa,ma non per il film,mi sdraiai sul letto.
“Steven augurò velocemente, Buonanotte e chiuse la bara. Io cercai d’ignorare Mikale che si stava cambiando, guardando da tutt’altra parte.

Lo sentii entrare nel letto,si strinse a me e mi diede un bacio sulla guancia, poi posò il capo sul mio petto e cominciai ad accarezzai il capo tranquillizzandomi nel sentire i suoi soffici capelli e dopo poco mi addormentai.        
 

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Capitolo 34
*** La visione ***


La “mattina”diciamo sera seguente, quando mi svegliai trovai Mikale vicino a me,sdraiato sul letto a leggere e io avevo il capo posato sulla sua spalla “Buongiorno”mi fa come sempre allegro

“Ciao,che leggi?”

“Marco polo”

“Marco chi?”

“Ha sì, lui” mi guardò sorpreso.

“Che lo conosci?”

“Che cos’è un tentativo per sapere quanti anni ho? Allora mio caro non c’e l’hai fatta,non lo scoprirai mai”

“Comunque credo che Giulian possa dirti di lui, vista la sua età, è un veterano forse lo ha conosciuto di persona”

“no,grazie”mi rispose.

“Mi basta leggere questo libro e scoprirò tutto”

“se i fatti sono realmente quelli?”

“Che vorresti dire?”

“Niente, che di solito non è tutto giusto”

Chiuse il libro con un colpo secco, seccato e lo posò sul comodino.

“Però tu così, fai perdere la voglia di leggere”mi disse e scoppiai a ridere.

“Davvero?” Chiesi divertita

“decisamente, sì”

“scusa” gli risposi.

Mi sorrise e mi strinse a se e proprio in  quel preciso momento la bara si aprì e ne uscì Steven.

“Buongiorno!”

“Buongiorno”disse Mikale lasciandomi, non so se è più strano io che rido o che chiedo scusa per qualcosa, penso stranita dal mio stesso comportamento.

“Ah, oggi dovevano portarci i mobili e la carta”dissi un po’ troppo allegra,quindi è una cosa non da me.

“Sì, a proposito di questo” cominciò Mikael, ed entrambi ci girammo verso di lui.

“Che c’è, devo farli andare falliti?” Chiesi seria.

“No,davvero, è che non sono riusciti a portare tutto con un viaggio”

“tzc, inetti”

“ma,no, è che”

“è che, niente, è il loro lavoro, lo devono fare bene e non mi dire che non avevano un camion più grande per quattro mobili, perchè non ci credo, che ti hanno detto?”

“che verranno domani”

“li chiamo”

“ma sono le sei, non staranno a lavoro”

“fanculo, vorrà dire che pagherò di meno e vengano a farmi causa, ho giusto appetito”

“ma,Ambra!”

Fulminai con lo sguardo Mikael.

“Va bene, dai non importa, aspetteremo domani”disse Steven mettendo pace al nostro litigio.

“Come vuoi, ora vado a vedere la carta da parati, spero che almeno quella sia un opera d’arte meglio di quelle di Michelangelo visto la facilità che ci vuole per metterla”dissi alzandomi dal letto nervosa e agitata all'idea di vedere le mura della camera.

Prima di uscire notai gli sguardi d’intesa fra Mikael e Steve e capii che forse c’era qualcosa che non andava o che si stavano preoccupando.

Passai tra i mobili posati a caso nella sala, come si passa in un labirinto e spalancai la porta come per un’entrata scenica all’avanguardia, tanto che sbatté contro il muro senza però rompersi e mi ritrovai una carta che mi lasciò senza fiato.

Adoro quel colore, i disegni nobili e raffinati. Entrai e  guardai con occhio critico come era stata tagliata e incollata.

“Allora?” Chiese Mikale preoccupato. Lo si sentiva forte e chiaro nella voce.

“Bene, sono stati eccellenti, ma come mai questo colpo di cu, emh, fortuna?”

“Li ho solamente minacciati che tu avresti fatto un reclamo che avrebbe raso al suolo tutto il loro posto di lavoro e poi hanno lavorato perfetti in ogni piccolo particolare e hanno anche pulito a terra alla fine”

“così si fa” gli dissi orgogliosa.

“Allora non sei arrabbiata con me”

Il mio viso si addolcì “cosa te lo ha fatto pensare?” Chiedo sorpresa.

“Beh, mi avevi dato fiducia e io…”

“hanno sbagliato quelli del trasporto, non te, tu che centri?” Dissi mentre gli passavo accanto per uscire dalla stanza e con la coda del occhio lo vidi sorridere.  Anche lui le pippe mentali e i filmini se ne fa a quintalate in quella bellissima testa, beh almeno è bello sapere che non sono l’unica, pensai, mentre mi dirigevo verso le riserve di cibo.

Mi ero calmata, ma ancora mi veniva su il veleno nel pensare hai trasporti.

“Allora domani cominciamo a mettere i mobile in camera di Steven, così potrai fare come vuoi”dissi mentre succhiavo avida il sangue direttamente dalla sacca, come una bella maleducata, ma ero troppo nervosa ogni volta che posavo gli occhi sui mobili, quindi c’era poco da fare.

Lo vidi annuire, un po’ triste, ma infondo è così che doveva andare. Buttai le sacche nella pattumiera, poi andai al telefono e chiamai Victor.

“Pronto Victor”

“ah, sì, scusi, mi passa il suo capo, Victor. Come sarebbe a dire! Basta che le dica che è Ambra e vedrà che si libererà al più presto. Lo attendo al telefono, la segretaria,non sa qual è il suo posto. Mi ha detto che non può parlare con me, che sta ad una riunione, in poche parole che non sono importante come la riunione che sta facendo, può darsi pure che la mia richiesta sia stupida a confronto di quello che sta facendo, ma per me è importante e io ho la massima priorità. Sì, sono presuntuosa e allora? 

“Ciao mio piccolo e succoso grappoletto d’uva, che c’è?”

Rimasi un attimo immobile, stranita. Ma dove le trova queste cose da dire? Dove?

“Ci sei Tesorino”

“sì, nonostante la riunione ti volevo chiedere se potevi mandare qualcuno con le valige di Steven”

“ma certo, vengo io più tardi”

“come vuoi” dissi e attaccai, visto alla fine vinco sempre io. 

Ora ci vuole qualcosa da fare, ma cosa?

“Senti Ambra, ho ancora il turno di sera, vuoi rivenire?”

“Non saprei Mikael, se c’è ancora miss tette finte, no grazie, o alla fine ci rimetterò le penne, a meno che non stia lontana dagli alcolici”

“Miss tette finte? La moretta?”

“sì, lei”

“quindi ci avevi fatto caso che aveva il seno rifatto”

“sì, non che m’interessi”

E allora, lasciamo  stare, pensai irritata.

“No, credo che non verrò, aspetto Victor”

“perché?”Mi chiese serio.

“Per farmi portare le valige di Steven, poverino non ha di che vestirsi” gli dissi facendo la faccia angelica, evitiamo una litigata per favore.

“Ah, allora non vieni?”

Scossi la testa. “No e se rivedi Letizia, è meglio che gli dici che sono estremamente, assolutamente e incorreggibilmente gelosa e che potrei arrabbiarmi in maniera decisamente assurda, glielo dirai?” Mi fece un sorriso strepitoso, come se avesse vinto al lotto a Natale, fosse pascqua, il suo compleanno e sua moglie avesse appena partorito il primo figlio, mentre sua madre compie cent'anni.

“Certo che glielo dirò, sono fidanzato io”disse con un dolce sorriso per poi andare via.

Ma perché dico certe cose? Mi chiesi dandomi delle pacche sulla testa. Piuttosto Steven?

“Steven! Dove stai?!”

“In camera!”

Lo trovai in camera sua triste.

“Qualcosa non va?” 

Si volse verso di me.  “No, niente è solo che domani”

“che c’è? Sai benissimo che sarai sempre con noi, sei un nostro amico, anche se ancora non capisco perché vuoi essere anche amico mio, visto quello che ti ho fatto”

Il suo sguardo si rabbuiò all’istante. “Ancora? basta Ambra! Tu non sei il tipo che uccide.
Ti ho visto aiutarmi e ti ho visto aiutare Mikael, io ero presente anche se il mio corpo faceva tutto da se, ormai la mia profonda rabbia verso di te e dolore non c’è più, lo stesso allora, avevo fallito,non sono mai stato un tipo vendicativo e è passato tutto così,come arrivato,poi mi hai aiutato e ho capito che potevo stare con te, con voi, ecco tutto, quindi  la smetti per favore?”

Lo guardai allibita,non mi aspettavo nulla  di simile, mi ha come assolto da quello che ho fatto e queste parole mi hanno realmente tolto un macigno sul cuore, che pesava tantissimo.

“Non fare quella faccia”mi disse abbracciandomi. Ancora mi meraviglio dei diversi tipi di persone che esistono.

Gli ho ucciso la persona che amava di più al mondo, lasciandolo solo con il suo dolore e la sua più che giustificata rabbia e ora eccolo abbracciarmi e perdonarmi, stranamente lo abbracciai a mia volta e decisamente mi fece bene, io non piango mai, anche se lo stimolo era quello, ma posso comunque abbracciare una delle persone più importanti della mia vita.

“Voglio restare con voi, ci deve essere un motivo per la morte di April e sono certo che tu non centri niente”non risposi ma mi scansai da lui e gli vidi affiorare sul viso il suo solito timido sorriso, decisamente da bambino,  pensai più che grata.

All’improvviso suonarono alla porta. “Deve essere Victor, l’ho chiamato per farti portare le tue cose”dissi andando ad aprire, ma non mi persi la paura negli occhi di Steven  che poi magicamente sparì.

“Ciao mio bellissimo diamantino raro”

“ciao Victor, accomodati”dissi indicandogli la sala.

“Grazie piccola” 

“vuoi qualcosa da bere? Certo, non è quello che normalmente bevi tu dell’alta aristocrazia, ma…”

“no, va benissimo grazie mio piccolo bon bon al caramello”

“se, ora arrivo”gli dissi dirigendomi hai rifornimenti e prendendo un calice di cristallo.

“Come stai pasticcino?”

“Bene, grazie e tu Victor”

“beh, non c’è male e il tuo amichetto peloso”

“intendi il mio dolcissimo Mikael?”

“Sì”disse seccato.

“è al lavoro”

“al lavoro? E che lavoro”

“allora le hai portate le valige?”Gli chiesi interrompendolo.

“Certo, eccole”ritornai in sala e gli porsi il calice.

“Solo quelle due borse ha?”

“Sì, aveva poco e niente”

“capisco, dovrò rimediare”

“tu?”

“sì, io”

“a proposito,  il diretto interessato dov’è” è vero, dov’è?

“Non saprei, un attimo fa era qui con me”

“ah,  forse ha paura di me”disse divertito.

“Beh, dipende da quello che gli hai fatto”gli risposi indignata, accusandolo.

“Ma niente di che mia rosa, è un gran fifone”

“la pianti per favore di parlare male dei miei amici?”

“Tuo amico, ma se ti voleva uccidere”

“acqua passata Victor, grazie per le valige e la tua più che voluta visita”gli dissi facendo le virgolette con le dita “ora,ciao quella è la porta”

“ma come? Mi cacci via”

“sì”

“E va bene, hai vinto tu, allora il tuo amichetto peloso, d’ora in poi lo chiamerò con il suo nome Mikiel”

“Mikael”lo corressi.

“Sì, giusto, Mikael e poi non parlerò più male di nessun tuo amico, va bene?”

“sì”

“posso rimanere”

“fai come vuoi”dissi un ancora un tantino scettica per le promesse.

“Allora? Che si fa?”

“che ne so”

“che vuoi fare?” Meglio che non lo chiedevo

 “hai i giochi da tavolo”

“sì,  certo, tu prima stavi ad una riunione e ora mi vuoi far credere che hai tempo da sprecare con me”

“il tempo che sto con te non è mai sprecato o mia cara e piccola e dolce calendula e poi, è vero non sono libero, ma preferisco la tua presenza e compagnia a quella di miliardi di cartacce di polita sulla mia scrivania e vampiri in giacca e cravatta che si credono di essere chissà cosa”

Sorrisi “ti stai sfocando?”

“Ti do quest'impressione?”

“Ma hai la mania di rispondere con una domanda? perché?”

”tu stai facendo lo stesso”

“comunque, chissà, forse è vero, è così monotono fare ogni giorno le stesse cose”

“sembra veramente noioso, comunque ho solo scarabeo,  vuoi giocare?”

“sì,  perché no”

“non ti vedo convinto”

“è che è un gioco noioso, ma se hai solo quello mia piccola tessera di legno pregiato”

“se, vado a prenderlo eh?”

Appena voltai l’angolo due mani mi afferrarono.

“C’è, stai per giocare con lui?” Mi chiese Steven.

“Steven, che fai? Tanto ci sente, comunque sì, vuoi fare parte dei nostri?”

“Assolutamente no”disse agitato

“noi due poi parliamo di quello che ti ha fatto”

“certo che no”

“perché?”

“perché no”

“vedremo” dissi sicura di me e notai dal suo sguardo che si era arreso e che avevo vinto io.

Dopo aver frugato un po’ nelle mie cianfrusaglie, trovai quel cacchio di gioco e ritornai in sala, ma rimasi un attimo ferma a guardare l’angolo dove prima Steven ci spiava.

“Eccomi, non trovavo questo affare”dissi a Victor che stava curiosando tra i documenti sparsi sulla mia scrivania.

“Certo che sei un maleducato, che ti fai gli affari miei?”

“Scusami mio dolcissimo lecca lecca" disse ritornando a tavola, ok questa è disgustosa,poteva risparmiarsela,  pensai schifata.

Mi diressi anch’io a tavola, quando mi bloccai sul posto, sentendomi soffocare come se stessi per svenire e mi scivolò dalle mani la scatola del gioco. Riuscii solo a sentire il rumore della scatola cadere a terra e tutte le tessere spargersi sul pavimento e poi più niente.

Non mi ritrovai più nella mia sala, ma in un altra sala mostruosamente estesa e lussuosa, di fronte a me c’era un camino di marmo bianco con un caldo e scoppiettante fuoco acceso, che stranamente non era sbarrato, con davanti un divano color terra bruciata che dava l’idea d’essere molto comodo e accogliente.

Mi guardai, per quanto possibile, intorno, e là, sulle mura della sala enorme, c’erano arazzi tessuti a mano con disegni tra cui una con uno stemma e stravaganti ed esagerati drappeggi e tendaggi color rosso pompeiano, poi su una libreria tantissimi volumi antichi e quindi costosi. Non vi so dire come faccio a sapere che sono antichi, ma lo so e basta.

“Ciao bambolina, come stai? Ti ricordi di me? La voce, quella nella tua testa, credo di sì. Ti volevo lasciar stare, visto che non sei più un ostacolo per me, però poi ho deciso di mostrarmi a te, così ci possiamo conoscere, sai m’interessi” e all’improvviso non vedo più la sala, o meglio sto sempre nella sala, ma la vedo da un'altra angolazione, do le spalle al camino e vedo,il grande e maestoso arco di legno antico ed intagliato dell'entrata dalla sala e in lontananza una figura scura, un ombra che si avvicinava.

Sentii i suoi passi sempre più forti e decisi sul parquet pregiato del corridoio. Quella non era l’entrata, ma era l’arco che portava ad un corridoio buio e parzialmente illuminato, poi ecco che un immagine scura e deforme sulle pareti chiare prese forma e divenne un uomo nero che piano a piano si avvicina. I suoi passi e la sua ombra mi fecero venire un gran nervoso che viaggiò dentro di me come impazzito, insieme alla rabbia per quello che stavo provando, poi la calma assoluta sovrastò gli altri due sentimenti, come se la rabbia l’avesse portata con se per farmi sembrare pericolosa e risoluta davanti a qualcosa di così straordinario, quanto orribile e pericoloso,ma una cosa per quanto ovvia, si deve dire,lo sono anche io, anche se la
cosa che mi sta venendo incontro con fare sicuro è molto, anzi, orribilmente più forte di me.

Impalata e sicura che fosse solo una visione, guardai il corridoio davanti a me, con le mani strette a pugno e stese lungo il corpo. Ero calma, ma contrariata.

Quale creatura può mandare una tale visione nella mente di un'altra e suscitarne tante irrequietezza? Cercai la calma assoluta e la trovai nonostante le mani strette a pugno. Non avevo paura e per quello che stavo per dire potrei essere reputata pazza, se non arrogante, ma non m’interessava.

“Chi diavolo sei? Smettila di fare scena. Mostrati” gli dissi con voce sicura e arrogante. Odio il teatro, le scenografie che servono per far paura o sentire a disagio,se vuole dirmi qualcosa che si sbrighi, non ho tempo da perdere, io.

“Però, mi piaci, hai grinta e carattere e forse anche un po’ di sfrontatezza, ma sento anche paura nella tua voce,anche se e solo una sfumatura e la nascondi piuttosto bene,m’interessi, ecco perché voglio mostrarmi a te”

“ti ripeti, questo già l’hai detto”gli feci notare in tono arrogante.

“Sì,ma non mettermi fretta,sto arrivando”

“vedola tua ombra, sei lì,datti una mossa,ho anche io tanta voglia di vedere chi sei,chi è che mi sta disturbando e che mi sta facendo così ardentemente colmare di ceca rabbia,con i suoi modi a dir poco gentili”

Non mi risponse e questo fece rabbuiare ancora di più la rabbia dentro di me, la mia rabbia era come un'altra persona ben distinta da me che dimorava nel mio corpo,una cosa del tutto diversa e distaccata e che stava per esplodere. La tenni sotto controllo, non era il caso di correre in quel corridoio e di cominciare una lotta, anche se mentale, perché quella era solo una visione, per quanto fastidiosa fosse, poi eccolo.

Comparve dal buio come il signore del mondo, con la sua aura forte e esigente,la sua straordinaria stazza fisica e s’incamminò verso di me per raggiungermi.
Piano a piano lo vidi sempre meglio, mentre si avvicinava verso la luce. Vidi il suo volto per niente esilarante,ma che farebbe innervosire chiunque che non fossi io,io sono io,ho vissuto con tutto e non sono una femminuccia.

La sua voce era  virile il suo viso delicato,ma anche mascolino,sembrava giovane, ma tutti sanno che è solo apparenza,perché questo tipo che mi stava venendo incontro avevapiù di mille anni, ed era potente in maniera del tutto nuova per me e paurosa,ma io ho le spalle larghe e posso tenere tutto, qualsiasi cosa.

Sul suo volto incorniciato da lisci e serici capelli corvini noto un sorriso sardonico e nei suoi profondi occhi color blu pervinca dell’ironicità.

è vestito con abiti di seta di alta sartoria, ma qualcosa di semplicemente,una camicia candida dai polsini sbottonati con sopra un gilè di seta nera con rifiniture argentate e pantaloni neri con raffinate scarpe dello stesso colore,proprio un signorotto che va a salutare una sua ospite,peccato che io non sia un ospite e che lui non mi abbia invitata.

Lo guardai venirmi incontro tutto in tiro,lo avrebbe fatto solo chi era al corrente  di essere qualcosa di bello e desiderabile e non tutti ci riescono,ma ha me faceva rabbia una fredda rabbia. Ci guardammo in viso fino a che non si ferma a poca di stanza da me, senza che nessuno dicesse una parola,scrutandoci solo, lui ironico e io ambigua.

Ed ecco le multiple domande affiorarmi nella mente che per alcuni secondi era rimasta vuota. Chi è? Che cosa vuole da me? Perché mi ha voluta conoscere? Perché si è mostrato? Come a fatto a crearmi questa visione nella mia mente? Insomma che cazzo vuole?

Aprii la bocca, ma subito la richisi, quale domanda voglio fargli per prima? Poi parlai di getto.

"Che cazzo vuoi da me?”Dissi con tono aspro, guardandolo con sguardo grave.
Ero stata maleducata, ma avevo espresso  proprio la domanda che volevo e con il tono che volevo,doveva solamente capire cosa gli avevo chiesto e con che tono,così
avrebbe capito cge aria tirava.

Il suo sorriso sparì e diventò serio. "Io,  da te non voglio niente” mi rispose.

“Allora non m’importunare”gli risposi fredda.

Mi fece un mezzo sorriso “e perché? Sentiamo”

lo guardai male.  “Perché non mi piaci”

“bugiarda”mi disse, sicuro di se

“io non mento”

“allora non ti piaccio, perché?”

“….”

Scoppiò a ridere. “Visto,te lo sei inventato”

“ma per favore, sei alto, brutto e nero”gli risposi  fredda, dicendo la prima cosa che mi passava per la mente e che trovai attinente.

“E tu sei arrogante, presuntuosa e andresti sculacciata”

“non ho avuto chi me lo facesse e comunque un tipo potente come te che vuole da me?”

“Niente”

“allora non ti saresti fatto vedere e non mi avresti neanche fatto sentire la tua voce”

“però, sei acuta e va bene,  c’è qualcosa, ma non è giunto il momento di parlartene”

“Perchè?”Chiesi interessata, mentre mi dava tranquillamente le spalle.

"Allora vuoi parlare?! ”Lo rincalzai petulante e alzai un tantino la voce. A volte non so se sono stupida o coraggiosa.

Si voltò e mi fece un sorriso affascinante che mi lasciò del tutto perplessa.

“No, non te lo dico per ora, salutami Victor e Giulian”poi lo vidi incamminarsi verso il corridoio buio, mentre tutto intorno a me cominciava a sfumare e poi sparire.

Mi ritrovai nella mia sala con le gambe che sembrano gelatina, mi voltai verso chi mi teneva. Steven era al mio fianco che mi guardava preoccupato e mi teneva per le braccia con una forte stretta che potrebbe essere dolorosa se non fossi un vampiro.

“Tutto bene?” Mi chiese provando a lasciare la presa delle mie braccia, ma il mio barcollare gli diede la risposta che voleva. Non ancora non sono pronta per stare in piedi da sola.

“Sì, sto bene Steven,  è solo che non mi reggo in piedi, tutto qui”gli dissi tranquilla.

“ma allora? Se è tutto qui va bene. Ma che sei scema, non è normale che non riesci a stare in piedi dopo quello che è successo”

Lo guardai attonita per la sua rabbia e per quello che mi aveva detto.

“Perché? Che è successo?” Gli chiesi confusa.

“Ti sei bloccata all’improvviso lasciando cadere la scatola a terra, con il rumore sono uscito e ti ho vista mentre cadevi, ti ho presa e sdraiata sul divano, poi non hai più fiatato, non ti sei più mossa e guardavi il soffitto ad occhi aperti, impalata. Era inquietante e preoccupante,poi all’improvviso ti sei alzata, hai alzato un sopracciglio, hai stretto le mai a pugno e ora dopo qualche minuto che sei rimasta così in piedi, ti sei ripresa che non ti regi più in piedi e mi chiedi, che cosa è successo così calma, come se niente fosse e tutto questo,mentre Victor non faceva niente e guardava solo" disse con risentimento.

Mi voltai  verso Victor che mi guardava con sguardo penetrante, una cosa molto strana. Lui sapeva cosa mi era successo o cercava di capire, se non c’era ancora arrivato.

Vidi una luce di consapevolezza nei suoi occhi e di tutta risposta gli feci un mezzo sorriso. “Steven, mi dai una mano a sedermi?”

“Certo”mi rispose sedendosi accanto a me.

Calmo Victor mi raggiunse, alzai il viso verso il suo.

“Ah, c’e mister x che ti saluta e anche a Giulian”gli riferii tranquilla, anche se sapevo che c’era qualcosa sotto e credo anche di molto pericoloso.

Mi gustai la faccia che fece Victor, la consapevolezza lascio spazio alla rabbia, poi alla confusione, poi alla sorpresa e infine alla preoccupazione.

Mi guardò fisso e sentii tutto il suo potente sguardo su di me e stranamente lo sentivo più di quello del tizio della visione.

“Che ti ha detto di salutarci”mi chiese calmo venendo a sedersi accanto a me. Mi girai a guardarlo in viso.

“Non  lo so, ma ti conosce, vi conosce”

All’improvviso mi afferrò per un braccio con una morsa molto forte.

“Parla,chi è?”Mi chiese alzando la voce e questo mi fece infuriare.

“Ti ho detto che non lo so!”

“va bene, allora ne parleremo domani, ti dispiace se invito qui Giulian e tutti gli altri fratelli?”

Lo guardai, sorpresa.

“No, ma perché?”

“Vorrei che parlassi di questo tizio,la tua è stata una visione vero?”

“Sì”risposi seria. 

“Allora”

“ aspetta, a che ora”

“appena ti svegli fai uno squillo e in un secondo saremo da te, è una cosa importante tesorino”

“va bene, a domani”

“a domani o mia dolce e luccicante gemma rara”

“va bene, a domani”dissi a dir poco stressata dagli avvenimenti.

Lo guardai uscire da casa e mi appoggiai alla spalliera del divano, mentre Steven mi guardava preoccupato.

Chiusi gli occhi e feci un mezzo sorriso. “Che cos’è quel espressione preoccupata? Stai tranquillo, sto bene e dopo la mia classica dormita, sarà tutto a posto, sai sono stanca, ho sprecato un sacco d’energia, vado a dormire, se incontri Mikael digli di sistemare i mobili della tua stanza domai mattina, così a grosso modo,sai abbiamo visite domani, visite molto importanti”così mi alzai e mi diressi in camera, mentre sentivo Steven seguirmi con lo sguardo, ancora preoccupato.

Mi cambiai, mi misi a letto e mi addormentai subito, anche se il tempo non era giusto e avrei potuto stare sveglia molto, molto di più, però non era come le altre volte, mi sentii a disaggio e stranamentre inquieta mentre mi addormentavo, ero da sola, non avevo Mikael accanto. 

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Capitolo 35
*** il padre ***


Siccome il nostro sonno non è come quello umano, dormii molto bene per tutto il giorno e mi svegliai puntuale come un orologio svizzero, proprio alle sei e la prima cosa che mi venne in mente fu (mi devo vestire, devo fare uno squillo a Victor e devo prendere qualcosa da bere) così mi alzai e notai che Mikael non era in camera, sicuramente era in sala, aprii l’armadio e presi un vestito rosso e nero, il classico abito lungo con maniche ampie e che non ho mai messo,non ricordo chi me lo aveva dato, ma non ho una brutta sensazione al riguardo e poi mi piace tantissimo.

Me lo infilai in due secondi,poi mi misi le scarpe dal tacco da cinque centimetri e mi tirai su i capelli fermandoli sul capo, e sono pronta,poi sentii un rumore e vidi la bara aprirsi “ah come mi sento bene,buongiorno Ambra,lo sai stai benissimo vestita così” “grazie,questo abito mi è sempre piaciuto,nonostante non ricordo chi me lo ha regalato”

“Ora dovrai chiamare Victor e i suoi fratelli, vero?” “si, e a proposito di questo”dissi sedendomi sul bordo del letto “che ti ha fatto? Hai paura di lui Steven, te lo leggo negli occhi, ogni volta che parlo di lui, o che lo vedi”lo vidi titubante nel darmi le informazioni che volevo, ma poi cedette, “niente,diciamo che non è molto morbido,mi ha trattato come un prigioniero e mi guardava sempre male,anche se all’inizio ero solo il suo cameriere personale,per non sbilanciarmi naturalmente,faceva fare tutto a me e se non facevo tutto bene mi puniva” (accidenti perché mi vengono in mente idee e scene perverse)mi chiesi, ritornando alla realtà, un po’ stranita da me stessa.

“Capisco,ma ora sei qui con me,non potrà più farti quello che vuole,anzi credo che sia più tosto strano che abbia accettato di mandarti da me” “no,perché nonostante tutto mi vedeva come un peso,avrà pensato di dare un peso a te per stare meglio lui,tutto qui” “sarà,comunque tu non sei un peso e sei un buon amico,questo non devi mai dimenticarlo”
“Grazie Ambra,sei speciale” “no,non lo sono”dissi alzandomi,feci il letto alla svelta e uscii dalla stanza con dietro Steven.

(Mannaggia, Victor,perché devi trattare le persone come oggetti servili e personali)pensai irritata,andai in sala e trovai Mikael seduto sul divano,a fare cosa? “Si Margherita,sto bene e anche Ambra e verrò presto a trovarvi,non mi sono dimenticato di te sorellina,si a presto”disse per poi sentirlo sospirare “Mikael”lo chiamai e subito alzò il capo a mi guardò sorpreso.

 “Scusa Ambra,ho chiamato la mia famiglia” “si è tutto ok, tranquillo,puoi fare quello che vuoi e grazie per aver messo i mobili in camera di Steven” “di niente,più tosto tu stai bene? Steven mi ha raccontato tutto “si,ho solo una persona molto ma molto potente che parla con me nella mia mente e mi manda visioni più tosto reali,tutto qui” mi sorrise dolce “da come ne parli sembra che la cosa non ti preoccupi” “infatti,perché dovrebbe,finché non fa qualcosa di grave,chissà forse si sente solo e vuole solamente parlare un pochino”

 “Strano sentirlo da parte tua,non credo che tu sia brava ad ascoltare,o almeno ci riesci per poco” “antipatico,io sono molto brava ad ascoltare”gli risposi facendogli un sorrisetto “comunque devo chiamare Victor vuole sapere tutto quello che sò e suppongo dall'inizio,ma tranquillo ometterò della tua famiglia, oppure mi rigiro la frittata come si suon dire” “o,ma io sono tranquillissimo,mi fido di te,anche se Victor mi da leggermente sui nervi,credo che tu sappia il perchè” mi sedetti sul divano accanto a lui “si che lo so,ed è normalissimo”gli dissi posandogli una mano sulla spalla in segno accondiscendenza,però a lui non bastò,o forse era solo un'impulso improvviso che non riuscì a reprimere e afferrandomi per il polso mi tirò a sé per poi abbracciarmi.

“Accidenti Mikael quante volte ti ho detto che questa posizione non va bene,non è sicura,ho la bocca sul tuo collo”gli feci notare tranquillamente “e io quante volte ti ho detto che non m'interessa?” “che è una domanda?” chiedo cercando di staccarmi dal suo abbraccio “no,ferma” “ma” “mi pare di avertelo già detto,mi fido di te” (strano,questa è la seconda cosa che mi dicono e mi fa sentire bene)penso felice, per poi lasciar entrare un po’ d’irritazione che però non assecondai molto.

“Mikael se vuoi andare a trovare la tua famiglia,puoi farlo, lo sai vero e poi non mi devi chiedere né scusa né il permesso per chiamarli" mi strinse più forte a sé “grazie,veramente” “di cosa? Ma di che parli?” lo sento scuotere la testa e poi lasciarmi, e noto nel suo sguardo, gratitudine e dolcezza.
“Va bene ora devo andare a chiamare Victor” “si,infatti prima è meglio è”disse una voce,mi girai verso la porta,dove Steven tranquillo era appoggiato “da quanto stai lì sulla porta?” “ho visto tutto”disse facendomi la linguaccia e guardandomi divertito,gli sorrido.

 “Ah,si? Allora ora sarai castigato,la tua stanza la prendo io e ci faccio la lavanderia” “no,la mia stanza” “ha ha ha”faccio una finta risata “certo ragazzi che avete due anni è” mi girai verso Mikael, che stava tranquillo accanto a me e ci guardava divertito “ah,si, perché tu non li hai mai avuti,mister serio,gli rispondo giocosa. Un'altra cosa nuova per me,di solito sono io quella seria,ma con loro cambio e questo devo dire che mi piace, anche se mi da leggermente fastidio.

 “Ambra da te questo giocare non me lo aspettavo proprio” “ah, si”dissi attaccandolo i fianchi, e cominciai a fargli il solletico,dopo che si contorse sul divanetto e che non finiva più di ridere ebbi pietà di lui e smisi “allora ne vuoi ancora?” “no,ti prego” disse tra le rissate “bene,ora ho da fare delle cose serie”

Presi il telefono e chiamai Victor” “pronto Victor, sono sveglia,venite pure” e appesi “ragazzi preparereste le sedie saremo in otto,se fate anche voi parte della riunione  “certo io di sicuro,visto che si parlerà anche di te”disse Mikael senza alcun dubbio “e ci sarò anche io,sono stufo di aver paura di quel tizio,non importa chi sia,mi sono scocciato di farmi mettere i piedi in testa” “bravo così si fa”dissi alzando un tantino la voce “quindi siamo in otto” “io preparo da bere”

Alcuni minuti dopo il tavolo era pronto ed io avevo fatto comparire del sangue di ottima annata, ed era anche più tosto costoso e sette calici di cristallo e una birra per Mikael, all’improvviso suonarono alla porta “eccoli”dissi in generale. Aprii la porta e mi trovai il bellissimo e fine viso di Patricia davanti e mi sfuggì un effimero sorriso,poi mi spostai di lato per lasciarli entrare, e notai con piacere che  la galanteria non era morta o almeno per la loro famiglia,Patricia era stata fatta entrare per prima come si dice,prima le signore.

Chiusi la porta alle mie spalle e andai in sala, c’era chi aveva già fatto come a casa sua, Giulian e Victor si erano seduti comodamente sul divano mentre Mikael e Steven erano rimasti in piedi a guardarli in silenzio “Patricia che bello rivederti” “dissi sincera e credo anche che se ne sia accorta “grazie Ambra,certo che non sei cambiata di una virgola” “o no, ti dico che è cambiata e anche molto” “disse Victor alla sorella”  “giusto mio dolce e delicato bocciolo?” “se lo dici tu” risposi trattenendo a stento un sorriso “come stai Ambra è da un po’ che non ci si sente”disse Giulian  e all’improvviso mi ritornò in mente il mio istintivo bacio al ristorante,ma dissipo il ricordo dalla mia mente “bene grazie,sei tu quello che lavora troppo”

“lo sai che credevo di aver sbagliato casa,quando ho sentito come parlavi ,ti sei ammorbidita molto vero?” chiese Derek“forse,per colpa dei miei coinquilini e amici,ma posso comunque essere seria come sono sempre stata” “di questo ne sono certo” “ma scusate, dovevate per forza portare anche lui”dissi indicando dietro di me Nathan che era rimasto appoggiato con fare presuntuoso al muro “si purtroppo si” rispose Patricia “ehi! Come sarebbe a dire,che divertimento ci può essere se non sono presente”disse Nathan spostandosi dal muro e abbracciandomi da dietro con fare appiccicoso,girai il capo e guardai quel essere viscido in faccia, e ancora mi chiedo come ho fatto ad innamorarmi di lui “intanto, siamo qui per una riunione e credo estremamente importante ,e mi dispiace deluderti ma solo la tua presenza mi disturba,ed ora spostati”dissi aprendogli le braccia e spostandomi da lui per poi avvinarmi a Mikael e Steven,mentre gli altri suo fratelli trattenevano un sorriso di compiacimento per la faccia che aveva fatto.

Poi lo vidi fare un ghigno antipatico e cattivo “la mia sola presenza ti da fastidio,ma prima quando ce la spassavamo non la pensavi così”disse e la cosa mi fece molto arrabbiare, ma non lo diedi a vedere e lo ignorai “ragazzi prima di iniziare volete qualcosa da bere,ho del sangue di ottima annata,forse non proprio come quello delle vostre scorte, ma non fate complimenti” “allora si cara,grazie”disse Patricia gentilissima “anche io ne prendo un goccio, mia dolcissima e incantevole fata,notai gli sguardi disgustati dei suo fratelli e sorrisi (e veramente un fenomeno) pensai divertita.

Andai in cucina e preparai un vassoio con sette calici pieni di un inebriante e ben conosciuto liquido rosso e ritornai in sala. “Grazie”disse all’improvviso Nathan, prendendo di scatto un calice dal vassoio “che modi che hai”lo rimproverai “io sono così bambola che devi fare” “lo so io che potrei fare con te” “ah vedo che non ti sono indifferente come vorresti far credere” “no,non intendevo quello”
“Ecco Giulian tieni” “grazie Ambra”disse dolcemente e i nostri sguardi s'incontrarono e per un attimo dimenticai tutti gli altri ospiti. “Tieni Patricia” “grazie,sono certa sarà squisito” “lo spero”dissi sempre sincera,mi sta simpatica non posso farci niente “tieni Victor” “grazie,questo sangue sarà sicuramente come te,dolce e delicato”lo guardai divertita.

 “Però sembra che non ti dispiaccia che ti dica queste cose o ti paragoni a cose belle”mi fece notare Derek “beh in effetti non è che mi dispiaccia poi tanto,ogni ragazza ama i complimenti chi più chi meno,anche quelli strani”
“Già,se solo li facesse anche a me di tanto intanto” “zitta Patricia non ti lamentare” “vedi com’è con me, è freddo e antipatico” alzo le spalle, non sò proprio che dirle.

“Ecco Derek” e gli passai il calice poi lo offrii anche a Steven che accetto con il suo solito allegro sorriso, portai il vassoio in cucina e intanto stappai una birra che portai a Mikael “ecco così non sarai l’unico a non bere” “grazie,vedo che hai proprio pensato a tutti” “si,modestamente sono grande con l’ospitalità”poi un sorso dal mio calice,e all’improvviso ritrovai le forse e mi sentii carica “tutto bene Ambra?” mi chiese Mikael “si,perché?”gli chiesi guardandolo “ti si è trasformato il viso” “a,si è da un po’ che non mangiavo” “e perché?” “mi chiese Giulian” “segreto”risposi tagliando corto e finii il liquido nel calice.

 “Va bene,io allora proporrei la tanto decantata riunione,è principalmente per questo che stiamo qui.
“Già ha ragione Victor” concordò Giulian “bene allora ho preparato le postazioni al tavolo,prego accomodatevi e per favore non voglio stare vicino a Nathan” “lo sappiamo”dissero Giulian,Victor e Patricia in coro.

Alla fine mi sedetti fra il mio Mikael e Patricia e dritto davanti a me avevo Victor con i suo strani occhi ambrati da serpente che onestamente mi stanno molto simpatici e Giulian con i suoi  meravigliosi e dolci occhi color smeraldo, con accanto purtroppo quelli blu oltremare di Nathan,non so se è più brutto averlo accanto o averlo di fronte,ma forse è peggio proprio la sua presenza a tavola in generale,ho molto risentimento se non odio per lui.

“Allora cominciamo”disse Patricia “si,ma Victor, i tuoi occhi color Ambra mi fanno impressione,a cosa stai pensando? Non vorrai solo ricevere senza spigarmi niente vero? Perchè se è così, non ci stò, voglio sapere anche io,visto che ci sono dentro in prima persona” dissi guardandolo fissa senza distogliere lo sguardo dal suo“e va bene”
“Ma come,che strano di solito non ti fidi così facilmente”fece notare Derek “si,ma la leggiadra e dolce creatura che ho davanti è diversa,credo di potermi fidare di lei” “se,lo pensi fratello,io ne ero sicura fin dal inizio”disse Patricia guardandomi e facendomi un delicato sorriso “devo dire che è vero, è sempre stata un tipo serio e intelligente ed estremamente affidabile”aggiunse Nathan ma lo ignorammo.

“Beh io non devo dire niente, sapete come la penso” “disse Giulian” “oh si lo sappiamo, dissero in coro i fratelli” “allora raccontaci tutto dall’inizio” annuii, guardai Mikael che annui a sua volta. Quando ritornai a guardare Victor lo trovai seccato,non gli era sfuggita la nostra occhiata d’intesa “tutto incomincio quando io e Mikael siamo andati in Francia per controllare se effettivamente era vero,che tu avessi sterminato il suo branco, e infatti, non trovammo che corpi senza vita. Mikael era distrutto e per aiutarlo a non pensare alla strage gli ho chiesto di portarmi nel suo posto preferito.

Così si è ripreso, mi ha portata, in una grotta e li mi ha mostrato delle lucciole” “delle lucciole?” “si,perché?” “non possiamo vederle,noi vediamo al buio” mi fece notare Derek “si,per questo anche se mi da fastidio ammetterlo, devo ringraziare Nathan,lui mi ha insegnato a cambiare il mio corpo,ho deciso di scendere di gradazione e così sono riuscita a vedere con occhi umani e ho visto le lucciole,ricordi Mikael che belle” “si erano meravigliose" .
“Scusami Ambra e questo che centra con la riunione? “Ora ci arrivo Patricia” “alla fine,quando dovevamo ritornare a casa e quindi prendere il volo,Mikael mi precedette fuori dalla grotta e io rimasi da sola a guardare la bellissima giada e poi sentii nella mia mente una voce” “ecco ci siamo”disse Victor sempre più serio.

 “Che ti disse?” “intanto mi chiamò bambolina, tu non l’hai mai fatto, ora che ci penso” “si,infatti,poi” “mi ha detto che gli stavo mettendo i bastoni fra le ruote e voleva sapere chi fossi e cosa volessi,poi a giunto che non gli importava e mi ha minacciata dicendomi di non farlo arrabbiare che non sarebbe stato simpatico, e quella era la prima volta che lo sentivo”
“E perché non mi hai detto niente?” “chiese Mikael, che in effetti non sapeva niente di tutto ciò” “per non  farti preoccupare o mettere in mezzo Mikael e poi non mi ha fatto niente” “no,certo ti ha fatto solo svenire infondo” “appunto,non mi ha fatto niente” “e poi ti ha parlato altre volte?” chiese Giulian che non avevo mai visto così preoccupato “si ieri,mi ha creato una visione nella mia mente, mi voleva conoscere, ne è testimone Victor, c’era,dissi tranquilla “si è mostrato e mi ha parlato, a proposito ti saluta”

  “Ma perché diavolo sei così tranquilla! È pericoloso e tu né parli come se la cosa non ti riguardasse e fosse una cosa di tutti i giorni” “calmati Giulian, non mi piace quando qualcuno mi alza la voce contro, e poi se vado nel panico o mi preoccupo non risolvo niente, uno deve pensare con lucidità e non avere paura,comunque mi ha detto che gli interesso,anche se non ne so il motivo,ti sembro particolare?” “no,non mi sembri particolare,però hai un bel caratterino” mi fece notare Derek “o no lei è molto particolare”s’intromise Nathan, ma lo ignorammo un'altra volta.
“Si,ma del fatto della grotta, non hai detto tutto, hai omesso qualcosa e non hai detto tutta la verità vero?”chiese Victor “vero,ma è un segreto che non fa male a nessuno,quindi non te lo dico” “comunque la visione si apriva in una sala,era molto ampia con un grande camino acceso e una libreria di libri antichi,non chiedetemi come lo so,ma lo so,tendaggi e un bel divano, poi mi ritrovo a dare le spalle al camino e vedo davanti a me un arco di legno pregiato e intagliato che porta ad un corridoio parzialmente illuminato, e poi sul muro chiaro vedo un ombra nera,era lui”.
 
“E poi che ha fatto?” “ah, intanto sui muri, c’erano arazzi con uno stemma se volete ve lo disegno” “te lo ricordi?” “si,Patricia perfettamente” “Mikael mi passò carta e penna e lo rifeci perfettamente su carta “ecco era una stella circondata da un serpente verde con due occhi rossi,non ho mia visto un simbolo simile,quindi mi ha fato impressione, ecco perchè me lo ricordo”

Notai a disaggio gli sguardi che si lanciavano fra loro, e cominciai a innervosirmi “che c’è? Perché vi fate quelle facce?” “Niente continua” “Victor…” “ti dirò tutto, però ora continua” “e niente mi parlò mi richiamò bambolina e mi disse che era quello della voce della mia mente, come se non lo avessi già riconosciuto e che gli interessavo e quindi voleva parlarmi e mostrasi a me e visto che mi stava tanto indigesto,gli dissi di muoversi e di mostrarsi”.

Vidi Derek trattenere una risata “però hai proprio del fegato e due palle enormi e squadrate,tu” “beh mi stava sulla gola” “e si è mostrato?” chiede Victor sempre più serio “come no,si certo”
Devo dire che era molto potente e si stava divertendo con me, comunque era davvero bello devo dire,mi ha detto,beh quello che mi ha detto già lo sapete, e che non voleva niente da me,ma alla fine scoprii che non era vero,ma mi disse che era ancora presto, e di salutare Giulian e Victor, tutto qui”

“In tutto questo, io non capisco cosa voglia da Ambra”chiese Patricia. “Lo sai bene che è sempre stato eccentrico e pericoloso”le rispose Giulian “si ma che centra Ambra?”ripeté Patricia “non lo so è questo che dobbiamo scoprire,devo dire che Ambra è avvolta nel mistero,prima uccide misteriosamente una persona che ha dentro credo la stessa droga che aveva Steven in corpo,poi lui la contatta e si mostra a lei,ci deve essere qualcosa sotto”

“Scusate ma state parlando come se lo conosceste” tutti mi guardarono “si,perché lui è nostro Padre” rimasi pietrificata nel sentire dalla voce di Victor la parola, padre “che cos’è uno scherzo?” “No Ambra,ma ora dobbiamo scoprire cosa vuole da te,tu che centri con noi,siamo stati noi a rinchiuderlo nella sua prigione di pietra,non capisco cosa voglia da te” “e se centra la morte inspiegabile della mia April?” chiese all’improvviso Steven con naturalezza “possibile”disse Giulian guardandomi con sguardo penetrante.
 “Aspettate mi sono persa qualche puntata è l’ora del riepilogo,perché avete imprigionato vostro padre?” “perché aveva deciso di fare cose che a noi non andavano bene”disse Patricia.

“Si voleva castigare i vampiri per ogni minima cosa,comandare su loro con mano d’acciaio e a noi non andava bene. Abbiamo scoperto che un giorno uccise più di dieci vampiri solo per aver bevuto da degli esseri umani più del dovuto e con più forza,io capisco che gli umani sono importanti per noi e persone, e credo  che tu, che prima lo eri possa capire che voglio dire,ma per questo non mi pare sia giusto uccidere dei vampiri,si danno dure punizioni, ma non si uccide per così poco,gli umani avrebbero potuto guarire entro pochi giorni ma quelli morti?”

“Capisco, onestamente io non so a che parte stare visto che ora sono un vampiro, ma penso abbiate ragione voi,ha esagerato  infondo non è morto nessun essere umano” “appunto” “comunque vorrei tanto sapere cosa vuole da te mio dolce tesorino,potrei farti dei controlli” “tipo,Victor?” “DNA e un prelievo,così sapremo se c’è qualcosa nel tuo passato o se hai qualcosa che noi non sappiamo” “va bene,ma voglio sapere tutto quello che scoprirete” “concesso” “ora che fai?” mi chiese Mikael serve del sangue no?” andai a prendere un fazzoletto e un coltello. Mi tagliai il,palmo della mano e prima che la ferita si rimarginasse lasciai cadere delle gocce che macchiarono il fazzoletto e lo mise in mezzo al tavolo.

Infine mi tagliai un ciuffetto di capelli e gliela mise accanto “ecco fatto, credo possa bastare”dissi “perfetto, allora vado a fare le analisi poi ti dirò tutto,mio dolce Angelo”e dicendo questo Victor si alzò e usci da casa in gran fretta.
“è tutto allora?” “si è tutto””allora noi andiamo e cerchiamo di capire cosa vuole da te” “è stato un piace rivederti mia cara”disse Patricia sempre con il suo tono dolce “anche per me Patricia” e anche lei andò via,allora vado anche io” disse Derek,Giulian mi si avvicinò e mi diede un bacio sulla guancia “scusa per aver alzato la voce prima” “figurati, non ti preoccupare” e rimase solo Nathan cercai d'ignorarlo, ma non so perché decisi di trattarlo bene “addio Nathan” “si,a presto,mia cara Ambra”

Rimanemmo da soli e avevo ancora tempo per restare sveglia. Rimettemmo a posto le sedie e il tavolo, lavammo i calici e finii attaccandomi alla bottiglia quella restante delizia,poi guardai Steven “allora Steven,vuoi una mano per mettere come vuoi i mobili?” “magari”mi disse facendomi un sorriso triste.

Entrati in camera trovammo i mobili accostati al muro. “Intanto, pensavo di mettere vicino al muro, dal lato opposto della porta gli scaffali, con alla loro sinistra il divano circondato da mobiletti con candele accese,così da creare un bella atmosfera rilassante.
Ancora, verso destra, messa verticalmente lungo il muro, la bara con due candelabri d’argento “pensavo li volessi a muro?”dissi piacevolmente sorpresa “no,mi piacevano con il piedistallo” “capisco”  “e l’armadio accanto alle librerie”.

Ci demmo da fare e alla fine la camera fu pronta, tale e quale a come la voleva lui e la guardammo soddisfatti “ora potrai dormire tranquillo” gli dissi “e credo che adesso sia l’ora di andare a dormire per entrambi, è tardi e mi stanno cominciando i capogiri e la stanchezza,buonanotte Steven” “buonanotte Ambra” e uscimmo chiudendoci la porta alle spalle e lasciandolo lì nella sua nuova stanza.

Io e Mikael andammo nella nostra. Mi cambiai in bagno con la mia camicia blu e quando ritornai lui era già nelle coperte. M’infilai al suo fianco e chiusi gli occhi felice di ricevere il suo bacio sulla guancia e di sentire il peso della sua testa sula spalla,la cosa che il giorno prima mi era mancata.  

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Capitolo 36
*** Il potere ***


Il giorno seguente quando mi svegliai mi accorsi di essere sola, Mikael non c’era e la sua parte di letto era perfettamente fatta e guardai lo spazio vuoto dove prima c’era la bara di Steven.

Il giorno prima era successo tutto così velocemente, dopo le sconcertanti scoperte del padre di Giulian e degli altri, forse ho anche qualcosa di strano, che spigherebbe come ho ucciso April.

Scesi dal letto e andai all’armadio. Mi vestii con dei pantaloni neri attillati e una maglietta rosso pompeiano, più ampia per diversificare gli indumenti,poi mi misi gli stivali, mi diedi due spazzolate ai capelli per poi legarli in una coda alta.


In sala rimasi sorpresa Mikael stava dietro il bancone della cucina con la frusta in mano intento a battere le uova mentre dietro di se il forno cuoceva una torta.

Mi avvicinai e lui subito alzò il capo e mi sorrise.

“Buongiorno Ambra, mi augurò dolce.

“Buongiorno Mikael”e indicai il bancone.

“Che stai facendo?”

“ La moglie di un mio collega mi ha chiesto se volevo fare delle torte per darle in beneficenza ”

“e visto che sei dolcissimo, hai accettato, ma solo tu le fai?”Chiesi.

 "No, li portano anche altri”

“immagino che tu abbia speso i tuoi soldi”gli dissi sicura della risposta.

“Beh… ecco…”

“che devo fare con te?” Gli chiesi posandomi le mani sui fianchi per dare più incisività alla predica.

“è che mi sento a disagio a usare i tuoi”

“allora fatti dare dei consigli e nuove ricette”gli dissi avvicinandomi.    


“è vero tu hai lavorato in una pasticceria sai fare i dolci” annuisco.

C’è qualcosa che non ti viene bene o con cui hai difficoltà?”

“No, mi pare di no”

“il pan di spagna non ti si brucia?” Mi guardò in viso e poi mi fece uno dei suo delicati sorrisi.

“Sì, ogni tanto, sopra”

Gli sorrisi. “Capisco, semplice, mettila in un piano più sotto”

“quale?” Mi chiese

“conta da sotto un piano e poi metti la teglia a quello dopo, così non ti si brucia"

“va bene, la sposto subito” e mentre lo fa, guardai la ciotola con dentro un meraviglioso impasto giallo con la tentazione d’infilarci un dito e portarlo alla bocca per assaggiare, ma purtroppo non posso farlo e questo è un lato che detesto dell’essere vampiri.


Girai intorno alla penisola e mi sedetti su uno sgabello per guardarlo lavorare.

"Che torta fai ora?


Una torta alla frutta, poiché l’altra la farò al cioccolato, crema e panna.

Gli sorrisi, da quanto tempo non mangiavo più una delizia simile. Dopo aver ricevuto il bacio oscuro non ho più potuto mangiare niente.

“Ricordo che la mia torta preferita era quella con fragole e panna”me ne uscii all’improvviso, senza pensare.


“Davvero?”

Lo guardai. “Sì, ma ormai...”dissi alzandomi dallo sgabello, per prendere dal sottofondo frigorifero del mobile una sacca e una tazza.


“Capisco, deve essere una tortura”

“a volte”dissi cominciando a spremerlo, poi ne bevvi un sorso.

All’improvviso suonò il telefono, ma non mi spostai neanche di un millimetro per andare a rispondere.

“Ambra, suona il telefono”mi fece notare Mikael.

“Lo so, non mi va di rispondere, se è importante lasceranno un messaggio in segreteria” dissi continuando a bere tranquilla.


Dopo tre squilli si mise in funzione la segreteria. “Ambra so che sei a casa, rispondi cavolo! Esclamò Victor arrabbiato. Ho i risultati degli esami”continuò a dire poi, calmo.

Subito posai la tazza e corsi ad alzare la cornetta. “A si? E che dicono?”Chiesi, calma.


“Allora ci sei? Perché non rispondevi?”

“Non mi andava, allora?”

“Allora…senti posso venire a parlarti di persona, parlarti tramite questo aggeggio m’irrita”

“come vuoi, ti aspetto” e appesi.


Mi voltai e vidi Mikael guardarmi preoccupato. “Verrà un ospite”gli dissi, come se non avesse già sentito.

Annuii e continuò a girare l’impasto, mentre io mi sedetti a guardarlo.


Poco dopo intenta a vedere Mikael decorare la torta con la frutta, mi balenò in mente una cosa, così mi alzai e m’incamminai verso la stanza di Steven, ancora non lo avevo visto oggi.

“Steven, sei sveglio?! Chiesi

“si vieni” entrai.

“Bene, sei sveglio e non ti fai neanche vedere”lo rimproverai faceta.

“stava seduto sul divano a 
gambe accavallate, intento a leggere un libro”

“No, è che mi sono messo a leggere e mi ha preso”mi disse per scusarsi.

Feci un lieve sorriso. “Vieni, siediti vicino a me” disse guardandomi e battè con la mano accanto a se.


Mi sedetti. “Sai, sta venendo Victor, ha i risultati dei miei esami”

“però che veloce”

“già”disse appoggiandomi allo schienale imbottito.

“Che leggi?”

“Un libro d’avventura ed erotico”

Rimasi sbalordita.  “E me lo dici così? Hai capito il giovanotto”

Mi fece il suo solito sorriso timido e mi guardò.  “Sai, non sono poi così piccolo” mi fece notare

“lo so bene”gli dissi poggiando il capo sulla sua spalla, mentre ritornava a leggere.


Rimasi così anche quando suonarono alla porta. Avevo notato Steven guardarmi, ma vedendo che non mi alzavo ritornò a leggere. Sentii Mikael andare ad aprire, Victor chiedere di me e poi incamminarsi entrambi verso di noi e infine bussare

“Ambra c’è Victor” non mi muovevo.

Si aprì la porta e guardai verso di loro.

“Ah! Che bella stanza”disse all’improvviso Victor.

“Grazie”rispose Steven non distogliendo lo sguardo dal libro.


Quindi questa e la sua stanza, eh Ambra? Sei stata brava nel fargliela” mi disse, ma io rimasi in silenzio a guardarlo

“Dai, ti devo parlare”

“mi dispiace Victor, ma ora sono occupata a non fare niente, passa più tardi”dissi e Mikael e Steven scoppiarono a ridere.

“Sto scherzando, andiamo a parlare in sala e poi dì pure tutto, non ho segreti per loro”.


“Bene, come vuoi” in sala mi sedetti al tavolo e Victor si accomodò di fronte a me“

Dunque i risultati degli esami sono strani.

”A quelle parole Mikael si fece più attento e Steven si concentrò su quello che stava dicendo Victor.


“Che vuoi dire?”

“Quello che ho detto, pare che tu abbia un potere strano”

“Perché strano? È normale per noi vampiri avere dei poteri“

“sì,ma tu non puoi avere il potere che hai”

“e sentiamo, che potere sarebbe?”Gli chiesi calma.


“Sì, come se fosse facile. Dunque fammi spiegare dall’inizio, ti sto per dire una cosa che sappiamo solo noi fratelli e che nessuno deve sapere all’infuori di quelli in questa stanza, chiaro”

Annuimmo.


“Dunque, noi abbiamo una stanza segreta con diverse boccette contenenti del sangue di potenti antenati vampiri per ricordarci di loro anche dopo la morte"

“reliquie quindi”dissi interrompendolo.

“Sì, infatti. Ora,il potere che tu hai, è uguale al potere di uno di questi antichi vampiri; il bello è che è impossibile, per via dell’età in cui è vissuto l’antico, altrimenti tu ora avresti molti, ma molti più anni di quelli che hai e non è così”

“quindi, in poche parole, ho questo potere che non potrei avere”

“esatto”

“qui la domanda che mi viene spontanea è. Come faccio ad averlo? E che potere è?”

“All’ultima domanda posso risponderti io, ma alla prima no”.


“Tutti i seguaci o figli di quel sommo antico, sono morti con lui, quindi tu non puoi esserlo, oltre al fatto come ti ho detto, dell’età differente”

“e il potere consiste in cosa?”Chiesi

“il potere e quello dell’autodifesa”

“autodifesa?”

“Sì, in poche parole, quando vieni attaccata o viene attaccata una persona a cui vuoi bene e che vuoi difendere, il potere si attiva e uccide l’assalitore difendendoti o difendendo la persona, semplice e chiaro, no?”

“Ehi! Ti ricordi Ambra"disse all’improvvisamente Mikael.

“Quella volta eri con me al night club, April sotto effetto della droga mi ha attaccato e tu...”

“e io ti volevo difendere”continuai a dire.


"In poche parole l’ho uccisa veramente io e con il solo toccarla”

“sì, il potere si può usare in diversi modi, tramite un semplice tocco o tramite qualsiasi oggetto che hai in mano che diventa automaticamente un arma. Tutto quello che ti serve è pensare che devi difenderti o devi difendere qualcuno, anche irrazionalmente e il potere si manifesta e fa il suo lavoro”

Mi alzai di scatto dalla sedia facendola cadere e arrabbiata colpii con la mano il tavolo che stranamente resse la mia forza e cominciai a camminare avanti e indietro per la stanza incapace di stare ferma per il nervoso, poi mi fermai di colpo.

“Victor, si può togliere questo potere o controllare?”


“Togliere, no, controllare, non credo”

“proprio non è possibile?”

“Per controllarlo ci vuole pazienza, calma e fortuna e molta esperienza. Ci saranno molti altri vampiri che ucciderai prima che tu riesca a controllarlo”

“è proprio questo quello che non voglio fare! E non solo perché è contro la legge!”dissi scoppiando in un eccesso d’ira e poi mi lasciai ricadere pesantemente sul tavolo, frustrata.


“Comunque, anche se volessi provare a controllarlo non posso uccidere fino a che ci riesco”

“quindi non puoi esercitarti e non puoi controllarlo”mi disse chiaramente Victor.


“Ora mio leggiadro e incantevole cigno, devo andare”

“un attimo, che mi dici della sostanza?”

“Che abbiamo trovato e condannato molti vampiri e servi che lo spacciavano, ne abbiamo distrutto una quantità abnorme, ma ancora non si sa chi l’abbia creato. I servi non parlano e quando li lasciamo un attimo soli si uccidono, quindi dovremmo scavare più a fondo”

"capisco, allora grazie per la brutta notizia, ci vediamo Victor”

“sì stellina”mi disse e andò via.


Non appena la porta d’entrata si chiuse, rimanemmo in silenzio. Non ho il coraggio di guardare in faccia Steven, alla fine è stata colpa mia per davvero.

Mi alzai dalla sedia senza spiccicare parola e mi diressi all’armadio, prensi cinque sacche di sangue da un litro e andai a prendere una tazza.


“Ohi! Frena i cavalli!" Esclamò Mikael prendendomi le sacche dalle braccia.

“Lasciami stare, dammele”gli ordino.

“No, vuoi forse farti venire la brama di sangue?”

“Perché no, poi sarebbe Victor quello che mi dovrebbe uccidere e chissà forse è anche meglio”

“ma che dici?!”

“dico che è tutto un disastro e che sono stanca, se lo sono adesso pensate un po’ fra qualche anno e poi non voglio più uccidere nessuno”

“non lo pensi, se non fosse per questo potere non lo avresti mai detto ne pensato”mi disse Mikael.

“Può darsi”


“La pianti con queste scemenze!” Urlò Steven.

“Tu non ti arrendi, cos'è scena? Tu non sei così, sei solo nervosa e se ti viene la brama di sangue e ti uccidono tanto meglio, a te non importa molto di fare una vita lunga, giusto? Pensi questo, ma non pensi a chi ti vuole bene, ai tuoi amici e a quelli che ti hanno dato la tua prima vita e la seconda? Stupida!”Mi urlò Steven arrabbiato come non lo avevo mai visto e per la prima volta, dopo aver scoperto questa piaga del potere, lo guardai in volto.


Vidi determinazione e rabbia. “E va bene, molta è scena e non intendo uccidermi, ma solo mangiare come una pazza, perché mi va e per il nervoso, ma una cosa è vera; io non voglio più uccidere nessuno e un'altra cosa, hai ragione non mi arrendo mai e non lo farò nemmeno questa volta, qualunque sia la situazione e di questo puoi starne certo. Ti do la mia parola d’onore e poi non mangio molto, quelle sacche non mi faranno niente, quindi da qua”dissi a Mikael allungando una mano verso di lui.

“Solo tre”

“che fai? Le dimezzi?”

“esatto”

“e va bene,mamma”

“mamma?”

“Sì,mamma” gli dissi divertita. 

“Non voglio essere tua madre”

“perché?” Ed ecco che diventò serio, mentre io stavo solo scherzando.

“Perché sarei vecchio”

Rimasi immobile un attimo, poi scoppiai a ridere.

“Tu sei strano e mi hai anche fatto passare la voglia di mangiare”dissi prendendogli dalle mani le altre sacche e riportandole tutte al loro posto, mentre scuotevo il capo divertita.


Le posai e rimasi un attimo ferma davanti al mobile dando le spalle ai ragazzi.

Steven, io volevo dirti che...”

“non devi dirmi niente” mi voltai di scatto.

“Come?”Chiesi sorpresa.

“Non devi dirmi niente, tu non hai fatto niente”

“ma sé?”

“Nessun sé, c’è un mistero sotto e finché non è risolto non voglio credere che sia stata tu e se nella più che remota e infame possibilità che si scopra che è stata veramente colpa tua, non voglio crederlo lo stesso”mi disse.

Rimasi imbambolata a guardarlo sorridere tristemente.

“Come vuoi, però io”

“zitta”mi ordinò e mi abbracciò.


“Grazie" gli sussurai”

“e di cosa”mi rispose lui

“di essere mio amico”

“niente di più facile”mi rispose.

Sciogliemmo l’abbraccio e mi girai verso Mikael che era rimasto da una parte a guardarci intenerito.

“Sai che la tua faccia è buffa?” Gli dissi. 

“Allora perché non ridi?”

“E tu che ne sai? Forse dentro di me lo sto facendo”

“ok, ora tocca a me” disse abbracciandomi.

“Cos’è? Una fissa?”

“No, è che sono anch'io un tuo amico, diciamo”

“che vuol dire diciamo?”

“eh? Che stai dicendo?Chi ha detto quella parola?”

“che pazienza che ci vuole con te”.


“Comunque ora vorrei andare a distrarmi”

“possiamo trovare un posto poco illuminato…”mi propose Mikael.

“Sì, certo e poi mi salti addosso, ma per favore, pensavo di uscire e andare a ballare in discoteca oggi e se qualcuna ti fa il filo potrei sempre prenderla a pugni”

“che rude per una ragazza”mi disse

“allora a unghiate e tirate di capelli, a parte che io ho studiato dell’autodifesa, ma posso accontentarmi, non vorrei rompere qualche osso”

“esagerata”così gli afferrai il braccio e glielo rigirai dietro la schiena con un movimento veloce.

“Dicevi?”

“Ahi! Niente hai ragione, sei brava”disse e lo lasciai.

Lo guardai massaggiarsi il braccio, orgogliosa di me stessa.

“Visto? Non prendere sotto gamba lei mie parole e ora ora andiamo a ballare!”Esclamai euforica

“ma prima mi cambio”dissi di nuovo calma.


Andai in camera, scelsi degli abiti appropriati e mi cambiai in bagno.

Indossai un top i velluto nero con bretelle leggerissime, una minigonna porpora e degli stivali a polpaccio come il top, decorati con un nastro rosso.


Quando uscci dalla camera vidi Mikael, che era già vestito, a bocca aperta.

“Che c’è?”Chiesi. 

“Niente, è che sei troppo provocante e non lasci niente all’immaginazione, non uscirai così, vero?”

“No,papà”dissi ironica

“no, dico davvero, non esci così”

“e perché?”

“Perché? Tu mi chiedi perchè? perché sei una bomba da paura e non ti porterò in giro vestita in quel modo, così dovunque passi tutti si gireranno e sbaveranno per te”

“sei esagerato come sempre, ci sono molte altre ragazze più carine di me”gli dissi spazzolandomi i capelli che poi fermai sul capo con una spilla d’argento di raffinata fattura.


“Ecco fatto, adesso mi metto del rossetto rosso, la matita, il mascara e l'eye-liner neri per uno sguardo più profondo e ipnotico. Bene ora sono proprio pronta, una giacca nera lunga e ho fatto, gli dissi girandomi.

“No, non e no, io ti chiudo dentro casa”mi disse Mikael guardandomi.

“Quanto sei esagerato, ma forse se mi metto delle calze è meglio”

“delle calze? Tutto l’abbigliamento devi cambiare, non devi aggiungere le calze. Ora te li scelgo io i vestiti e vedrai che a confronto sembrerà che vai in chiesa, vedrai”

“non te lo permetto, non ci provare, gelosone”

“gelosone io?”

“Sì, tu” dissi tenendo chiuse le due ante dell'armadio per evitare che le aprisse.


“Io sarei geloso?”

“Oh sì e molto anche”

“non è vero, vedrai che te lo dirà anche Steven quando ti vedrà”

“e io invece dico che approverà, tu sei di vedute chiuse e vecchie decrepite. E poi si dice che i vampiri sono vecchi e di vedute antiche”

“ho detto no!”Urlò tirando con tutta la sua forza, l’armadio non si aprì, ma ci cadde letteralmente addosso.


Mikael mi spostò giusto in tempo o saremmo stati schiacciati, anche se io non mi sarei fatta niente, tanto meno Mikael, è stato un suo gesto istintivo.

“Però, che schifo di riflessi che ho” dissi e rimasi sorpresa quando mi trovai Mikael sopra.


Ci guardammo neglio occhi, ed io stavo quasi per perdermi nei suo caldi occhi azzurri, quando la porta si aprì interrompendo la magia e comparve sulla soglia Steven.

"che succede?
 Cos’è stato quel rumore?”Chiese, poi notò entrambi stesi a terra alla destra del mio letto con l’armadio caduto in mezzo a noi.

“Niente, tutto a posto”disse Mikael alzandosi da sopra di me. 

“è lei che vuole andare in discoteca così, dille qualcosa”lo spronò porgendomi poi la mano per aiutarmi ad alzarmi.

Una volta in piedi vidi Steven guardarmi.

“Chi sei?”

“E secondo te chi dovrei essere?”

“Una bambola, però un po’ troppo poco vestita trovo”

“visto? Che ti dicevo?”

"Tu non parlare e addrizzami l’armadio, subito!”

“Va bene, va bene, non  ti scaldare”mi disse.  Prese da dietro l’armadio e lo tirò in piedi, mentre Steven andò davanti per aiutarlo.


Peccato che Mikael c’e la facesse anche da solo e tirando su l'armadio, si aprì facendo cadere tutti i vestiti che c'erano rimasti dentro e Steven fu sommerso.

“Steven, stai bene?”Chiesi un po’ irritata per il disordine.

“Sì, tutto a posto”poi lo vidi scrollarsi di dosso i vestiti e uscire fuori. 

“Che carino”disse Mikael. 

“Come?”Chiese Steven perplesso e io trattenni una risata.


“Hai un mio cappello in testa”se lo tolse e lo guardo facendo una smorfia di disgusto”

“Ambra? Ma davvero ti metti i prati in testa, guarda quanti fiori?”

Scoppiai a ridere. “No, quello è un capello che tengo lì per ricordo. Non lo indosso da diversi anni”dissi prendendoglielo dalle mani”


“è il primo regalo che mi ha fatto Nathan”

“davvero?”

“Adesso ho capito perché lo odi”disse Mikael strappandomi un sorriso divertito, mentre Steven scoppiò a ridere.


“Chissà forse è davvero così”dissi

“comunque qui c’è veramente un bell’abito, né troppo provocante e sexy né troppo pudico, questo lo puoi indossare per la discoteca”disse Mikael.


 “Quello che hai in mano l’ho messo la prima volta che ho fatto delle cose… beh avete capito, con Nathan”

“bleh” esclamò disgustato tirandolo in aria

“ma sei sicura di non amarlo ancora?” Mi chiese Steven.

“Sì, sono solo ricordi, potrei tranquillamente bruciarlo e non sentire niente”

“perfetto, ci penso io”disse Mikael.

 
“Ehi tu! Non mettere le mani nei miei vestiti, non vorrei succedesse qualcosa, tipo quello che è successo all’armadio”gli dissi divertita.


“Va bene, va bene, allora mettiti questo”

“ma pensa, lo sai che hai trovato?”

“Cosa? Un vestito che ti ha cucito Nathan con le sue manine?”

“No”risposi tra le risate che questa volta l’immagine di Nathan intento a cucire mi avevano suscitato.

“Questo è un regalo di Giulian”

“e quando te l’ha fatto? Non ne sapevo niente”.

“Quando ero ancora nella casata di Nathan; lui era solito andare molto spesso dal fratello, anche se non ne so il motivo e un giorno mi portò questo”

“via, bocciato anche questo” disse Mikael posandolo senza troppe attenzioni su un mucchio di abiti.


"E va bene, questa volta ho preso un abito che non è infausto. Ne sono sicuro”disse e tirò su un abito rosso pompeiano.

“E questo? Non mi dire che te l‘ha fatto Nathan perché mi suicido”.


“No, quello me l’hanno dato in orfanotrofio, a quanto pare era di mia madre” dissi calma, con il sorriso.

“Ah allora teniamolo con cura, ecco lo piego e lo metto qui”mi disse posandolo delicatamente sul letto.

Lo guardai per un po’ poi distolsi lo sguardo.


 “Ok tocca a me”disse Steven. "Queste belle scarpe nere da cerimonia chi te l’ha comprate?”

“Io, per un matrimonio di una mia sorella più grande dell’orfanotrofio”

“ah"

“non sapevo avessi una sorella?”

“Noi eravamo tutte sorelle in orfanotrofio, possiamo dire che io avessi venti fratelli, compresi i maschi”dissi facendo un sorriso felice.


“Ah, in questo senso”

“allora. Questa scarpa niente” disse Steven, cercando la sua compagna e mettendole bene da una parte.


 “Questa maglietta lunga e verde?”Chiese Mikael.

“Quella me l’ha regalata il mio primo fidanzato”.

“Eh? Allora sono davvero sfortunato” disse guardando triste l’abito.

“Sì, era carino, anche se gli mancava un dentino”

“cosa?”

“Era un bambino di sei anni del orfanotrofio che si affezionò a me e mi diceva sempre che da grande mi avrebbe sposato e mi donò quel abito”

“ah si?Che felicità?”

“Cosa?”

“Sapere che non hai avuto un fidanzato”

“certo, scherzavo, ma potrei averne avuti molti prima, per esempio quella maglietta blu" gli dissi indicandogliela.

L’ho comprata quando
 ho avuto una storiella prima che diventassi vampira”gli dissi.

 “Storiella? E mi ero anche innamorata, ma era un classico tipo solo per una notte e poi ciao con una tacca in più sulla cintura. Beh, infondo ero ingenua allora. Piansi e dimagrii cinque chili in una settimana, poi trovai un lavoro e la superai”.

 “E allora perché tieni questa maglietta?"

"Per aver qualcosa da odiare e per sfogarmi, infatti, se ci fai caso ha dei buchi, ogni tanto l’appendevo al muro e ci tiravo sopra le freccette mentre urlavo imprecazioni su di lui, così mi sfogavo,anche perchè non ho mai avuto una sua foto.


“E queste scarpe qui?”

“Quei sandali me l'ha comprati la mia sola e unica migliore amica, Rosmery.

Lei era molto bella e allegra, ed era la figlia della cuoca dell’orfanotrofio. Dopo alcuni anni, è andata via per studiare in Inghilterra e non l’ho più vista, anche se ci scrivevamo delle lettere.  Quando andai via dall’orfanotrofio non potei più risponderle e se anche avessi voluto non potevo perché ricevetti da qualcuno il bacio oscuro, di certo non potevo scriverle... 

“ciao Rosmery, Come stai? Spero bene, io invece d’ora in poi avrò una vita infinita, sai sono diventata un vampiro”. Beh, direi che non potevo dire una cosa simile e poi si sa che devi lottare per controllare la sete all’inizio, non avrei avuto tempo né pensiero per lei” e così non ci siamo più sentite.


“Ok, e questa gonna molto leggera e svolazzante”

“quella era la gonna che mi regalò Nathan, sai com’è, era più facile alzarla e fare certe cose… hai capito?”

“Retro satana!”Urlò Mikael lanciandola in aria e per un momento pensai che si bruciasse all’istante”


“Oh Mio Dio, che schifo l’ho toccata e che immagine perversa che mi è venuta in mente e devo dire che mi urla tantissimo. Hai dell’acqua santa in casa?”

“Certo che no, è letale per me, perché?”

“Mi devo togliere la maledizione di trovare abiti sudici e malevoli. Dell’acido muriatico?

“E quello a che ti serve?”

“Per disinfettarmi le mani”

Scoppiai a ridere. “No, non c’e l’ho?”


E andammo avanti così fino all’ora di andare a dormire.

Quando Steven si ritirò, l’armadio era a posto, avevo raccontato tante storie diverse e certe divertenti, avevamo scherzato e riso insieme. Alla fine mi ritrovai a letto, con le forti braccia di Mikael che mi stringevano a se e il suo viso sul mio collo e con l’armadio molto più leggero, perchè nel rimettere i vestiti dentro, ne buttai via la maggior parte, tutti inutili e vecchi.

 
Buttai la maglietta di quel tipo delle freccette, il capello e la gonna svolazzanti di Nathan, l’unico indumento suo che mi tenni fu l’abito che mi piace ancora, nonostante me l’ha fatto lui.


La gonna, non serve nemmeno dirlo, la prese Mikael e si divertì a farci i coriandoli che poi lanciò dalla finestra con un sorriso soddisfatto sul volto e divertendosi come un matto, mentre io avevo detto più cose di quante avrei mai pensato di confidare a qualcuno.

Quella notto, mi ritrovai a dormire tranquillamente nel mio letto con accanto il mio solito coccoloso Mikael e avevamo dimenticato del tutto la discoteca. Beh, buon per Mikael, ora sarà felice, almeno lui, io invece dovevo ancora pensare al mio potere. Che Dio me la mandi buona!  
           

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Capitolo 37
*** Fiore ***


La sera seguente quando mi svegliai, cominciai a camminare per tutta casa, avanti e dietro come un’ossessa senza fare niente. Alla fine Mikael che stava guardando la televisione, la spense e mi guardò, invece Steven chiuse e posò il libro che stava leggendo e fece altrettanto.

“Ambra che hai?”Mi chiese con cautela Mikael.

Mi fermai di colpo e li vidi lanciarsi un’occhiata interrogativa. Steven alzò le spalle senza capirci niente e Mikael si rigirò verso di me.

“Niente, non so che fare"

"tutto qua?”

“Sì Mikael, tutto qua” gli risposi un po’ arrabbiata dal suo tono sollevato. Secondo lui non è importante che io mi senta in trappola.


“Pensavo di fare un giro nella mia casata”

“in poche parole vuoi vedere Giulian”

“no Mikael, in poche parole, voglio vedere la mia casata, non ci vado per Giulian. Che fate venite?”

“Io sì, sempre meglio che leggere”

“bene Steven e tu Mikael?”

"Prendo la giacca e vengo”

“ottimo andiamo” 

“e fammi prendere la giacca!”Mi urlò mentre io ero già fuori di casa a chiamare l’ascensore.

Come se ci servisse.


 Eravamo davanti alla casata dovevamo solo attraversare e poi entrare, ma mi ricordai del simpaticone dietro il bancone che aveva trattato male Mikael solo perché è un licantropo.

“Mikael, ora che ci penso, forze c’è mister simpatia all’entrata.

“Chi? Quel vampiro del cavolo dell’altra volta?”

“Sì, lui”

“me ne frego di quello che dice, andiamo”

Attraversammo la strada, ed entrammo e infatti eccolo, con il suo completo antracite, tutto professionale. Mi avvicinai e quando ci vide fece una faccia seccata.


“Desidera? Chiese senza guardarmi neppure in faccia, probabilmente non si ricordava di me.

“Entrare nella casata”gli dissi mostrandogli l’anello.

“Alzò subito lo sguardo sulla mia persona e annuì, senza riuscire a parlare, poi si sbloccò.

“Ma certo mia signora, subito, prego”

“posso portare anche loro?”


"Sì, ricordo il vostro amico" mi disse, accentuando la parola amico.

"Ma l’altro non lo ricordo, devo sapere chi è"

“guardi, puoi chiedere di Steven anche al suo signore se non ha altre cose più importanti da fare”

“lo chiamo subito mia signora, non che dubiti della vostra parola” mi disse e chiamò. 

“Scusi, qui c’è la sua signora, vuole entrare, sta con un licantropo" disse leggermene disgustato e un'altro vampiro di dubbia provenienza. Non l’ho visto l’ultima volta con lei. Ha i capelli color carota" disse.


Guardai in volto Steven che era alquanto irritato, per quello che aveva appena sentito e trattenni una risata.

"Prego mia signora, mi sono accertato”

“la ringrazio. Andiamo, Mikael, Steven” e c’incamminammo verso l’ascensore.
   

“Che maleducato quel tizio, io ho i capelli rosso fiamma non carota" disse l’ultima parola, disgustato.

“Lo so Steven, ignoralo, è un tizio altezzoso e detestabile, anche se fa bene il suo lavoro di questo non si può discutere”

“almeno a te non ti ha ignorato”disse Mikael infastidito. Cavolo gli brucia ancora.

 Le porte si aprirono mettendo fine ai loro discorsi e ci ritrovammo in una sala.


"Andiamo in palestra" dissi.

La ritrovai grazie alla mia memoria fotografica.

“Ehi! Guarda chi c’è!”

Mi voltai e lo vidi“

Alix! Da quanto tempo”dissi incamminandomi verso di lui.

Ci stringemmo la mano. “C’è anche Vein?”

“Sì, sta qua. Vein! C’è Ambra!”

Lo vidi atterrare proprio davanti a me e naturalmente non mi spaventai.

“Ohi! Ciao, sei venuta a farti qualche livido?”

“No, Vein, sono venuta ad allenarmi un po’”

“vuoi ricombattere”

“sì, perché no”dissi ancora un po’ scettica, ma se so che è un allenamento non dovrei avere problemi con il potere"mi dissi.


"Chi vuole cominciare?"

“Io,voglio la rivincita”mi disse Alix.

"Credo che dopo questo combattimento ne vorrai due"dissi spavalda, ma comunque piuttosto ironica.

"A proposito,  lui è Steven e lui... lo conoscete già”

“sì, Mikael vero?"

“giusto, però Alix hai una bella memoria”

“sì,me lo dico in molti”mi rispose vantandosi.

“Ah, piacere di conoscerti Steven”

“Piacere mio”disse serio, chissà poi perché.


Passarono due ore e avevo già spiattellato a terra Alix un paio di volte. Glielo avevo detto che dopo avrebbe voluto due rivincite. 

“Però, sei migliorata”

“veramente non mi sono più allenata dopo quella volta, ho avuto dei problemi”

“ah, spero tu li abbia risolti”

“non è così facile a quanto pare"dissi.


“Ora tocca me!” E presi al volo un asciugamano che Vein mi aveva lanciato addosso.

“Grazie Vein”dissi asciugandomi.

“Tieni Ambra! Sentii chiamarmi dagli asfalti”  e presi al volo la sacca.

"Grazie Steven, ma dove l’hai preso?”

Indicò accanto a sé e solo allora vidi Giulian.


“Ah” mi uscì dalla bocca.

“Ciao Ambra”

“mio signore”sentii dire accanto a me.

Mi voltai e vidi Alix e Vein inchinati.

“Tranquilli, fate come se non ci fossi"Esclamò Giulian.

Come se fosse possibile, mi dissi.

Apri la sacca e ne bevvi in un minuto il contenuto, sapendo che mi sarebbe servito per la lotta contro Vein.


Iniziammo la lotta e con un calcio mi stese subito a terra, che bellezza! Ma anche io picchiai duro e solo un'altra volta finii a terra, poi cominciai a contrattaccare a difendermi, correre per tutta la palestra, saltare e giocare a nascondino, il che diede molto fastidio a Vein, ma alla fine fui di nuovo stesa.

"Non riesco a batterti, sei incredibile”dissi in tutta sincerità.

“E tu, anche se non hai fatto niente sei migliorata molto, ma la prossima volta evita di giocare a nascondino dietro le attrezzature”

“sì, mi stavo divertendo e intanto pensavo ad una strategia per vincere”

“ci ho fatto caso, anche se non ti è servito a niente”mi disse.

Alzai le spalle.


"Bene, ora rubo io Ambra, ok ragazzi?"

“Sì, signore!”Dissero entrambi inchinandosi.

“Basta con questo inchinarsi, è stato un piacere vedere il vostro allenamento. Vieni Ambra”disse cingendomi con un braccio le vita e c’incamminammo verso l’uscita, seguiti da Mikael e Steven.

Feci finta di non sentire i lamenti di Mikael, per il braccio di Giulian sulla mia vita, ma sentii molto volentieri Steven che lo ascoltava e se la rideva con la sua solita risata.


“Ecco fatto, in questo bagno potrai lavarti e rilassarti. Manderò una persona a portarti degli abiti puliti" mi disse Giulian salutandomi con un leggero bacio sulle labbra.

"Io devo fare una cosa, quando uscirai mi ritroverai qui fuori, se volete anche voi lavarvi e rilassarvi lì c’è il bagno degli uomini"disse a Mikael e Steven per poi incamminarsi lungo il corridoio.


Li guardai. “Io sono curioso e poi farei volentieri un bagno”disse Steven. 

“E tu Mikael?"Chiesi”

“per quanto possa darmi fastidio, ci andrò anche io”rispose.

“Allora a presto” dissi entrando.


Appena entrai, rimasi piacevolmente sorpresa. Intanto era tutto di colori chiari, il pavimento beige e i muri ricoperti di carta da pareti raffigurante dei mattoni, ma così perfetti da sembrare veri. Davanti a me vidi una cascatella che buttava acqua nella piscina a forma di goccia, da dove fuoriesce del vapore; quindi doveva essere acqua calda che associai subito al rilassamento.

Accanto ad essa ce n’era un'altra della stessa forma, ma da dove non fuoriusciva del vapore, quindi doveva essere una vasca d’acqua fredda, intorno alla fontana e alle vasche c’erano delle piante vere che davano colore e un senso di relax magnifici.

Mi guardai intorno e vidi anche delle sdraie imbottite sempre color beige e un lettino per i massaggi, con accanto uno stereo. Su un mobile li vicino, degli asciugamani immacolati che a prima vista sembrano tanto soffici e delle boccette di varia forma, dimensione e colore. Vicino anche un mini frigo che per poco non notavo con sopra dei calici di cristallo e non mi serve pensare per capire, che cosa ci possa essere dentro. Praticamente è il paradiso.

Andai dietro ad un paravento dai raffinati decori e cominciaia a spogliarmi, lasciando i vestiti su una poltroncina. Allungai il braccio e presi un asciugamano che notai essere uno di quelli grandi per la doccia e lo attorcigliai intorno al corpo, poi mi diressi alla vasca d’acqua calda.

M’immersi e mi rilassai all'istante.

Sentivo il calore nonostante fossi un vampiro e mi piaceva tanto.

All’improvviso sentii delle voci, li riconobbi, erano Mikael e Steven.

Alzai lo sguardo e notai, oltre ai lucernari da dove si vedeva una bellissima luna, un muro che non non arrivava al soffitto, ma era aperto e a quanto sembrava il bagno femminile era accanto a quello maschile.


Uscii dall’acqua e mi legai alla meglio l’asciugamano intorno al mio delicato corpo e presi dalla poltrona la mia maglietta che tirai dall’altra parte.

"Oddio!Che roba è?" Sentii urlare Mikael.

“Non lo so, ma più che altro da dove arriva?”

“Da là sopra, il muro non arriva al soffitto è interrotto, spiegò Mikael.

“Quelli non sono i vestiti di Ambra?”Chiese Steven. 

“E queste non sono le sue mutandine?”

Rimasi immobile, poi mi scaraventai contro la poltroncina cercando il mio intimo. Era presente solo il reggiseno di pizzo bianco e assenti le mutandine. Le ho tirate insieme alla maglietta,che figura, mi dissi,portandomi una mano alla faccia, per la prima volta sono imbarazzata per una cosa che ho fatto io stessa.


“Ambra! Sei dall’altra parte vero? Li c’è il bagno delle donne vero?”

“no guarda, ha rubato i miei abiti una scimmia e poi li ha lasciati cadere da voi!” Gli urlai, cercando di nascondere la mia vergogna.

"Steven, hai visto una scimmia?

Ma come mi crede,pensai rimanendo impalata dove mi trovavo.

Improvvisamente sentii la risata allegra di Steven.

“Ci sta prendendo in giro, Mikael”

“Aaah”

“mi ritiri i miei vestiti!”Urlai

“La maglietta sì, le mutandine le tengo come ricordo”

“Mikael!!!!!Urlai scoppiando a ridere.


All’improvviso mi arrivarono in testa. Le presi e le guardai.

C’era tutto.“Grazie eh!”

“Figurati Ambra”rispose Steven.

"Ehi! Volevo tenerle davvero per ricordo”disse Mikael Irritato.

“Scossi la testa lanciai i vestiti sulla poltroncina, ed entrai nella vasca.


Rimasi lì per un po’ e ogni volta che pensavo a quello che avevo fatto, mi riveniva da ridere.

Ormai l’imbarazzo lo avevo recluso in una parte remota e nascosta dentro di me e non riusciva più a venire a galla.

Immersi la testa nella vasca calda e mi rilassai.


All’improvviso sentii bussare. Alzai la testa con i capelli ormai diventati spinaci e tutti incollati al collo e uscii dalla vasca.

 “Avanti”dissi incamminandomi verso la porta.


Vidi entrare una vampira di esile costituzione e morsa da poco, con in mano dei vestiti piegati meticolosamente.

Rimase lontano da me di qualche passo e inclinò la testa come segno di saluto.

“Mia signora, questi abiti li ho portati sotto ordine del mio signore”

“sì, grazie, mettili pure su una sdraia”le dissi.

Alzò per un attimo il capo e vidi due occhi verdi, poi lo riabbassò subito temendo qualcosa.


Sicuramente aveva capito che ero più grande di lei di molti anni.

Le presi le mani con delicatezza e lei alzò subito il capo.

“Ti ringrazio, dirò a Giulian che sei stata efficientissima, grazie”dissi per metterla un po’ a suo agio.

Mi fece un delicato sorriso e un inchino.

“Grazie mia signora”poi si spostò i capelli corvini dal viso e andò via.


Decisi di prendere un drink e d’immergermi in acqua con quello in mano. Cominciai a sorseggiarlo tranquillamente con il corpo immerso nell'acqua, mentre mi rilassavo non pensando a niente. Una volta vuoto, lo lasciai sul bordo della vasca e uscii.

M’insaponai tutta sciacquandomi nella doccia scoperta, poi rientrai nella vasca e mi appoggiai al freddo bordo di marmo e chiusi gli occhi.


Dopo alcuni minuti, che avrei voluto stare ancora lì,  mi feci forza e mi asciugai.

Avrei voluto davvero rimanere in acqua in eterno.

L'asciugamano era davvero sofficissimo e dal buonissimo profumo di sapone, comunque sono stata troppo in bagno, ed è da un pò che Steve e Mikael sono usciti, così cercai tra i vestiti l’intimo.


Lo trovai, era un completo davvero bellissimo color prugna. Il reggiseno era finemente decorato e con magnifici merletti e rinforzato con due ferretti e le mutandine erano ricamate come il pezzo di sopra.

Li infilai, poi vidi il resto. Un vestito nero lungo fino alle caviglie dalla scollatura a V non tanto profonda e maniche a pipistrello, bellissimo e comod. Lo indossai e uscii dal bagno.


Non appena uscii, nel corridoio, seduti su un divanetto dell'epoca vittoriana rosso rubino, vidi Mikael e Steven e quando si accorsero di me, scoppiarono a ridere e io gli andai dietro.

“Che cosa è successo? Perché ridete? Chiese Giulian perplesso, mentre io mi pettino i capelli con le dita.

"Ah, ciao, non ti avevo visto"dissi voltandomi verso di lui.

“Praticamente…”cominciò a dire Mikael, ma subito corsi da lui e gli tappai la bocca prendendogli la faccia contro il mio petto.

“Ambra, oggi fai cose imbarazzanti una appreso all’altra”mi fece notare Steven.

Lo guardai perplessa, poi notai che stavo schiacciando la faccia di Mikael contro il mio seno e lo lasciai all’istante.

Mikael si mise a cercare l'aria e io ritorvai la mia compostezza.


“Ops. Beh, non l’ho fatto apposta” dissi sicura d’aver messo tutto a posto.

“Ripeto la domanda, che cos’è successo?”Chiese Giulian. 

“Niente”dicemmo io e Steven in coro, per fortuna lui capisce che è una cosa imbarazzante da dire, non come un licantropo di mia conoscenza. Chissà a chi mi sto riferendo? C’è da pensarci.


“Comunque Giulian, dobbiamo andare ora. Ho da fare a casa, grazie del bagno da favola, sembrava di stare in paradiso la dentro” dissi, poi presi per un braccio Mikael e lanciai un occhiata significativa a Steven che capì subito e c’incamminammo verso il corridoio, diretti all’uscita.

“Aspetta Ambra, voglio sapere”

“ah giusto”dissi lasciando il braccio di Mikael.

Mi avvicinai a Giulian che notai confuso e lo baciai, lasciando sia lui che gli altri pietrificati.

“Ciao”dissi, poi c'incamminammo a passo svelto verso l’ascensore, ma non prima di sentire Giulian dire.

“Bene, ora non voglio più sapere”


Le porte si aprirono e ci ritrovammo al piano terra.

“Arrivederci” dissi a Mister maleducato dietro alla scrivania e anche Steve gli disse qualcosa, mi fermai a sentirlo.

“Comunque, io ho i capelli rossi, non color carota, daltonico”appena lo sentii scoppiai a ridere e m’incamminai verso casa, seguito dagli altri.


Appena uscii dall’ascensore mi fermai sulla porta. C'era qualcosa che non andava e non fui l’unica a percepirlo, anche Steven e Mikael sentirono qualcosa, infondo era il lupo che avrebbe dovuto diventare alfa.

Sentii un residuo quasi svanito di magia. Aprii la porta e mi guardia intorno, non c’era niente di anomalo, la casa era come l’avevamo lasciata.


Entrammo tutti con cautela e mi sedetti con finta tranquillità e non curanza sul divano.

“Ambra…”

Guardai Mikael spalancando gli occhi e scuossi il capo.

“Perché non vediamo un po’ di televisione?” Dissi.

“sì, ottima idea, io ci sto”disse Steven sedendosi accanto a me circospetto e pronto a qualsiasi cosa.


Accesi la televisione e vidi della pubblicità. Improvvisamente lo sfondo nero, mi mostrò l'immagine di una donna con in mano una boccetta d’acqua santa e stava proprio per….

Mi alzai di scatto e come me fece Steve e Mikael e ci girammo, mentre l’acqua santa bagnava il divano.

Guardai davanti a me la donna dalla chioma fluente color cioccolato con il capo circondato da una coroncina d’oro e due occhi verdi da cerbiatta che mi lanciavano fiamme di odio e mi promettevano qualcosa di mortale.

“Fiore!” Esclamò Mikael stupefatto di vederla in casa nostra. 


“Quella Fiore, quella che ti ha trasformato in lupo?” Gli chiesi non distogliendo lo sguardo da lei che era alquanto pericolosa.

“Sì, esatto” mi disse Mikael.

“Allora sei tu la stronza che ha trasformato Mikael in lupo ed è andata via”dissi Incazzata nera.


“E tu sei la schifosissima troia che me l’ha portato via”

“Ohi! Modera i termini, io non sono una prostituta chiaro?” 


“Mikael è mio, sciacquetta!”

“Senti un po’infima streghetta si pessima categoria. Ascolta quando le persone ti parlano, secondo te perché Mikael non ti vuole,mmh?"


“Mikael è mio”rispose ossessionata.

“Senti Fiore…”

“Mikael è  inutile, se vai con diplomazia non capirà mai” gli dissi interrompendolo.

“te lo dico chiaro e tondo, Mikael non ti sopporta, non ti può vedere, ok? Hai capito?”

“Non è vero! Urla come una matta. Vero Mikael?! Chiese girandosi verso di lui”


Lui la guadò triste. “Mi dispiace, ma io non…”cominciò a dire.

“No! è tutta colpa sua! Ti ha fatto il lavaggio del cervello! Ti controlla! Tu Schifoso vampiro!”Disse attaccandomi.


“Troppo lenta”le dissi spostandomi da una parte e prendendola per i fondelli. Finì a terra e subito mi ripiombò addosso.
 “schivata”dissi ancora e feci finta di sbadigliare annoiata.

La vidi arrabbiarsi e digrignare i denti. Mi corse ancora incontro, questa volta non la schivai, ma l’attesi ferma sul posto e quando mi fu addosso gli mollai uno schiaffo, colpendola in pieno viso.

Si posò una mano sulla guancia e mi fissò sbalordita.

“La smetti ora?”

Si massaggiò la guancia rossa con le impronte delle mie bellissime cinque dita e la notai guardarsi intorno per cercare una soluzione, poi fece un ghigno e nei suoi occhi si accese la consapevolezza e la sicurezza in se stessa che prima aveva perso, insieme alla lucidità, che purtroppo aveva ritorvato.


La guardai e capii che da ora in poi non sarebbe stato facile come prima e mi preparai. Prese una manciata di qualcosa da una tasca che aveva legata alla vita e me la lanciò addosso e si scagliò su di me.

Cercai di spostarmi, ma non ci riuscii. Ero bloccata, i miei muscoli non rispondevano più al mio volere e rimasi paralizzata sul posto, tanto che ricevetti un aiuto esterno.


“Mikael! Perché lo fai?”

“perché non ti permetterò di fare come vuoi, non ti permetterò di toccare Ambra neanche con un dito, chiaro?” Voglio che mi lasci in pace e te ne vada”

“ma tu sei mio, non ti lascerò a lei!”Esclamò, mentre fra le braccia di Mikael ascoltavo tutto incapace di muovermi.


"Mikael, lascia stare, me la sbroglio io con lei. Sei tu che devi decidere e se questo non lo capisce, ci penso io ad inculcarglielo con le cattive"

“ma se non riesci a muoverti"mi disse Fiore prendendomi in giro.

“Non ti preoccupare mia cara, ho un modo,ma ancora non mi va d’usarlo,grazie all’odore di questa pianta ho potuto riconoscerla, so che pianta è e so che non ha un potere che dura molto, fra….”

Alzai lo sguardo sull’orologio “due minuti il suo effetto svanirà, ed io sarò di nuovo libera. Quanti anni credi io abbia, piccola sciocca”dissi facendo io un ghigno questa volta.

"Cosa ti fa credere che io non ti abbia già steso prima di quel momento e che mi sarò già portata via Mikael?”

“Oh non me lo fa credere nessuno, lo so e basta, perché dovrai passare sul mio cadavere e se scappi con lui sei una codarda e posso pensare che hai paura di me”.


La vidi incenerirmi con lo sguardo, fare qualche passo avanti e darmi uno schiaffo che mi fece girare la testa dall’altra parte.

“Questo te lo ridarò con gli interessi”dissi tranquilla, mentre Mikael mi si avvicinava toccandomi la guancia parzialmente rossa, non come la sua che era ancora rossa, gonfia e sicuramente molto dolente. Ho vinto io, stronzetta.


Fece un sorriso di vittoria.

“Comunque sappi che non è giusto quello che hai fatto a Mikael, lui deve poter scegliere con chi stare, non puoi costringerlo a stare con te e se non vuole punirlo trasformarlo in lupo, troppo comodo così. Sai ho scoperto che certe volte è talmente ingenuo da sembrare stupido, ed altre invece è intelligente e capisce e fa quello che vuole, anche da lupo non ha fatto che cercare di ritrasformarsi, finche non mi ha incontrato e ci sono riuscita io, quindi non hai ottenuto quello che volevi, perché le fondamenta del tuo ragionamento derivano da ossessioni assurde che non possono esistere.

Fai decidere a lui, se vuole stare con te o con altre persone.


“Altre persone? Sì, certo, ti riferisci a te vero?!”

“Allora sei proprio stupida! Parlo in generale, è Mikael che deve decidere con chi stare, ti sto dicendo questo, non che deve stare per forza con me”le dissi,poi mi accorsi che riuscivo di muovo a muovermi.


"Comunque non è che mi dispiacerebbe se continuasse a stare con me, sai mi piace stare con lui e credo che con te sarebbe infelice, visto che sei pazza"

“Ehi Ambra, che stai facendo?”Mi chiese Mikael guardando Fiore

“e poi la tu ossessione lo allontanerà invece d’avvicinarlo. Sì, lui sta molto, ma molto, ma molto, meglio con me,ne sono convinta, certa, sicura"dissi e quanto mi divertii vederla perdere le staffe.


“Mikael è mio!!" Esclamò correndomi come una furia contro.

L’attesi immobile con un sorriso stampato in faccia, poi feci una corsetta verso di lei e quando arrivò da me io ero dove stava lei prima.

“Tesoro, sei troppo lenta”le dissi prendendola in giro.


Si voltò attonita. “Ah, questa è tua?”

“Chiesi mostrandole la cintura con le piante magiche e altre cose”

“non credere d’aver vinto, io la magia la uso anche dalle mani”

“ mica solo tu, che ti credi e poi lo sapevo, per chi mi hai presa!?


La vedo fermarsi e dire qualcosa a bassa voce, poi alzare il capo e le mani e una fiamma caldissima si diresse verso di me.

“Santi numi!” Esclamai spostandomi, ma la fiamma che mi seguì era come se avesse un radar come i missili termici, ma quella aveva un radar per il vampiro Ambra, non per il calore.

 
Corsi per la stanza mentre lei se la rideva, poi decisi di fare qualcosa di divertente, corsi verso il bagno mi chiusi dentro e aprii la doccia e lì usai tutta la mia agilità per scappare e passare di tanto intanto sotto la doccia così che il fuoco cominciasse a spengersi.

A mali estremi, estremi rimedi.


Dopo un bel po’ che zompavo da tutte le parti, uscii dal bagno tranquilla e trovai tutti guardare verso di me con dipinto sulle facce del sollievo, tranne naturalmente quella di Fiore.

“Come? Sei ancora viva?”

“Non lo so, dovrei essere già morta in verità, comunque a te che sembra?”Chiesi girando su me stessa divertita, ed ecco che ricorre verso di me e nello stesso momento sentii un giramento di testa.

Era quasi ora di andare a dormire e quindi ora di finirla. Ero pronta a fermarla con una sola mano, ma stranamente ne vidi arrivare due, non una. Forse non ci avevo fatto caso, ma aveva pronunciato fra sé e sé una formula magica.


All’improvviso mi sentii confusa, quella davanti a me sparì e mi spostai di scatto.

Riuscii a fare solo qualche passo quando sentii dolore.

“Però molto brava”le dissi girandomi.

La trovai dietro di me, mentre teneva con entrambe le mani un paletto di frassino che mi aveva infilato, peccato per lei che mi fossi spostata un po’, infatti non mi colpì il cuore, ma un bel po’ più a in la, del tutto fuori mira e quindi mi aveva solo ferita e basta, peccato facesse male.


Presi il paletto di frassino e lo tirai via.

“Ambra!! Urlò Mikael spaventato venendomi incontro.

“Tutto bene?!”Mi chiese Steven preoccupato, mentre dalla ferita colava del sangue che finì per fare delle macchie sul pavimento. Mikael venne a vedere la ferita.

“Tutto bene vero? Ti fa tanto male?”

“No, per niente,secondo te?”Gli chiesi sardonica. 

“E pure dovevi essere il prossimo alfa”dissi incredula.

“Stai zitta”mi disse scocciato. “Lo so, ho fatto una domanda idiota di cui poi già sapevo la risposta”

Alzai gli occhi al cielo, allora che cacchio chiedi?


Lanciai l’odioso paletto a terra e il sangue schizzò su tutto il pavimento, poi mi voltai verso Fiore che stava pronunciando un’altra formula e gli diedi un ceffone che sicuramente gli ruppe la mascella; così avrebbe smesso di fare le magie e di costringere Mikael a fare quello che non vuole, poi giusto perchè mi va e per gli interessi, decisi di fare una cosa che avevo giurato di non fare mai più, ma non potevo romperle qualche altro osso, così, mentre quella finiva la cantilena, mi concentrai su di un piatto nella credenza, lo feci fluttuare fino a lei, poi presi potenza glielo spaccai in testa facendola svenire sul colpo.

“Ah, ora mi sento molto meglio dissi”

“ma, a me non sembra proprio”mi disse Steven passandomi una sacca con del sangue.

“Grazie, ci vuole proprio” dissi cominciando a bere. 

“Vieni con me”disse Mikael tirandomi via per un braccio e mi portò al bagno, ma vedendo il casino che c’era mi portò a quello interno della mia stanza.


“Siediti sul bordo della vasca, ora” mi ordinò. Ubbidii mentre ancora succhiavo avida il sangue che volevo e che mi serviva, soprattutto in quel momento.

“Togliti la maglietta”

“faccio da me Mikael”dissi decisa in maniera più assoluta a non fami vedere in reggiseno da lui, altrimenti il vestirmi in bagno ogni sera a che cosa serviva e poi anche se mi da fastidio ammetterlo, m’imbarazza.


“Non fare la bambina testarda, quelle ferita è brutta, devi fasciarla”disse serio.

“No, Mikael, ci penso io, vai via”dissi spingendolo verso la porta.

“Ora basta!”Esclamò sfilandomi in un minuto la maglietta macchiata di sangue.


Mi coprii subito il seno con le braccia, ma lui non lo notò affatto, anzi mi guardò la ferita, poi sentii il suo tocco delicato mentre me la disinfettava, anche se non serviva a niente.

“Alza le braccia, devo fasciarti.

Ubbidii e mi girò intono con la garza sterile lisciandola e nel farlo mi toccò il seno.

“Mikael!”

"Che c’è?" Mi chiese.

Mi voltai e tutto il mio fastidio e irritazione sparirono.

è serio e preoccupato.

M’inchinai e gli baciai la fronte.

“Non è niente, fra una settimana... no forse qualche giorno, guarirò” gli dissi.

“Ma è stata colpa mia"

"No, della mia lingua lunga e della mia decisione di fare una lotta”.


Fece un altro giro e involontariamente mi sfiorò la ferita, feci un verso di dolore.

“Scusa”mi disse guardandomi preoccupato.

“Niente dissi”tranquillizzandolo.

Quando uscimmo, notai Fiore legata ad una sedia con una cinta di un accappatoio.

“Steven, sei un genio”gli dissi.

“E voi imprudenti, comunque come stai?”

“Tranquillo, non morirò”dissi ironica.

”Ambra ti prego!”Mi rimproverò Mikael.

Lo guardai scuotendo lentamente il capo.

“Tranquillo, ti agiti per niente”.


 Sentii un gemito e mi voltai verso Fiore che si stava risvegliando. Alzò il capo e cercò di muoversi.

“Che diavolo ci faccio legata ad una sedia? E perchè tu sei ancora viva?”

“Sentimi bene Fiore, te lo dico una volta per tutte”le disse Mikael inchinandosi davanti a lei, che si sporse verso di lui,

“avvicinati a lui e giuro che ti uccido, sono stata chiara? Sappi che sono incazzata nera con te anche se non sembra”dissi  

“sentimi bene, mi dispiace ma non voglio stare con te e non puoi costringermi. Oltretutto, quello che hai fatto a Ambra non te lo perdonerò mai. La tua ossessione per me non so come ti sia venuta, ma mi devi dimenticarti, voglio stare con Ambra”disse Mikael.


“E io voglio che Mikael stia con me”dissi sincera.

“No! Mikael è mio!”Ricominciò a dire.

“Sentimi bene razza di cretina. Primo: tu stavi uccidendo Mikael con la tua stupida ossessione di volerlo per te, lui ti ha detto di no e tu l’hai trasformato in lupo. Sai che gli mancava solo un anno di vita da animale e poi sarebbe morto, è così che vuoi bene a Mikael? Che lo ami? Questo non è amore, la tua è una malattia, devi far decidere a lui con chi stare, non devi costringerlo, hai capito? Le dissi con calma furente.


“Ok, allora se non sarò mio, non sarà di nessun altro”disse e cominciò a dire una formula. Lo fece così velocemente che la finì subito.

Coprii Mikael con il mio corpo e attesi qualcosa, qualsiasi cosa, ma non arrivò nulla.

“Ambra che fai?”Mi chiede Mikael spostandomi.

“Sei impazzita?”

“No,mi è venuto d’istinto, anche se avevo pensato di buttarti a terra per farti evitare dall’incantesimo”dissi stranita dalla mia azione avventata e soprattutto diversa da quella che avevo pensato.


Mi girai verso Fiore confusa e la vidi piangere. O mio Dio, odio i piagnistei.

 “Allora gli vuoi bene veramente?”

La guardai stranita. “Certo, che pensavi?”

“Pensavo che solo io fossi predestinata a stare con lui, che solo io lo amassi tanto e troppo e che non era giusto che lui non mi ricambiasse”disse fra le lacrime.  Ora capisco, un amore non corrisposto che le ha fatto eccessivamente male, mi dissi. 

“Su, adesso chiamo chi ti riporterà dal tuo capo e spero non ti diano una punizione pesante”


“Davvero? Ma io ti ho creato problemi e ti ho ferita”

Alzai le spalle e questo mi fece dolore.

“Porca…”imprecai, ma feci un effimero sorriso.

“Allora, se Mikael vuole stare con te e poi ti vuole così tanto bene, te lo lascio, ma sappi che i mie sentimenti per lui non cambieranno mai. Ah, per quanto riguarda il modo di salvarlo che hai usato, te lo dico io cos’è successo. Il tuo subconscio a deciso fosse meglio metterti davanti a Mikael piuttosto di buttarlo a terra.


“Capisco, quindi era una mia decisione presa senza pensare insomma”

“esatto, sei strana lo sai?”

“Non sai quanto”dissi e sentii che io e Fiore saremmo diventate delle leali rivali e buone amiche.


“Va bene, ora chiamo Giulian, ci penserà lui”dissi ed ecco un capogiro, barcollai un attimo e Mikael mi prese tra le braccia,  attento a non tocrmi la ferita.

“Che c’è?” Mi chiese allarmato.

“Niente, è quasi l’ora”dissi, mi rimisi in piedi e digitai il numero sul telefono.


“Pronto, vorrei parlare con il suo signore, Giulian, potrebbe passarmelo è urgente. Ditegli che sono Ambra, si attendo”

“pronto Giulian sono stata attaccata da una strega che devo fare? Ora è legata ad una sedia, ci pensi tu a parlare con il capo stregone? Bene, grazie e pregalo di non punirla troppo duramente, comunque quando verrai io non ci sarò, sto male, ti attenderà Mikael o se ci riesce ancora, visto che è quasi l’ora, Steven, buona notte e grazie.


“Steven c’e la fai ad aspettare Giulian?”

“certo e poi non ho fatto niente per difenderti, mi sento in colpa”

“ma per favore, non dire scemenze”gli dissi e mi diressi a letto. 

“Ti do una mano”affermò Mikael.

“No, faccio da me" e prima che contrabattesse, sparii in camera.

Quella notte non mi coprii con la coperta. Il suo peso mi avrebbe fatto male alla schiena, ma mi sdraia a pancia in giù e mi addormentai subito. 


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Capitolo 38
*** La festa ***


"Da allora passò una settimana e ancora la ferita faceva i capricci, ma stava molto meglio. Mi risvegliai ancora con la faccia premuta contro il cuscino, non lo so ogni volta che mi sveglio sembra che lo sto mangiando.

Mi alzai con cautela per non svegliare una delle mie classiche fitte lancinanti che devo dire, si erano affievolite col passare dei giorni, ed era pure ora.

Mi vestii con un abito blu notte, largo, ma così largo, che ci galleggiavo dentro tipo tre volte. Mi diedi una spazzolata, mi feci una treccia e andai in sala. Non mi piego a rifare il letto neanche se mi pagano, la mia schiena non deve subire un simile dispiacere, altrimenti poi la sua vendetta ricadrà inevitabilmente su di me e non è una bella cosa.


“Buongiorno” augurai, in pratica alla sala vuota. Bell’inizio di serata, pensai divertita. Controllai la sala da cima a fondo e non trovai nessuno.

Quando stavo per sedermi sul divano, fortunatamente e non so come, mi fermai, o mi sarei seduta su Mikael.

Feci un sorriso e lentamente m’inchinai, mi aggrappai al bracciolo del divano e mi misi ad ammirarlo.


Dormiva tranquillo facendo respiri regolari, cosa che io non posso più fare se non a comando per fare scena. Il viso era disteso, tranquillo, i suoi limpidi occhi azzurri erano chiusi e aveva le labbra leggermente socchiuse. Qualche capello d’oro gli ricadeva sul viso, mentre era posato sopra gli altri che coprivano a mo' di coperta d’orata il divano. Era vestito in modo classico, camicia bianca e pantaloni neri, stranamente non indossava jeans.

Gli scostai i capelli dal viso e ne seguii i dolci lineamenti, sembrava così indifeso. Non appena sentì il mio tocco, aprì gli occhi assonnati e mi guardò.

“Buon giorno Ambra”mi disse mettendosi lentamente a sedere sul divano.


“Buongiorno Mikael, tutto bene?”

“Sì, mi sono solo assopito un attimo”

 “capisco”dissi alzandomi lentamente per non farmi criticare dalla schiena troppo severa in questi giorni.


“Ti fa ancora male?”

"Sì, ma non come prima".

Mikael si alzò dal divano del tutto sveglio e mi si avvicinò.

Lo guardai confusa. “Che c’è? Gli chiesi, ma non mi rispose.

Mi prese il bordo della maglietta e la tirò su lasciandomi del tutto allibita.

“Mikael! Che modi irruenti e poco carini”gli dissi tirandomi giù la maglietta, senza smettere di guardare i suoi occhi seri e tristi.


“Quando la smetterai di sentirti colpevole, è già passata una settimana ed è quasi guarita, smettila di essere così insofferente”

“Quasi Ambra, quasi. Mi avevi detto che sarebbe passata, in una settimana e poi ti sei corretta dicendomi qualche giorno e ora guardati. Bugiarda, ti fa ancora male”disse lasciandosi cadere sul divano e portandosi le mani al volto.

Mi sedetti lentamente accanto a lui e lo abbracciai. “Sciocchino è una stupida ferita, stai tranquillo,  guarirò molto presto o forse ci metterò di più, ma guarirò” gli dissi per tranquillizzarlo, mentre lo cullavo come si fa con un bambino. Rispose alla mia stretta cingendomi con un braccio il collo, perché la schiena era ferita e mi strinse a se.


Gli accarezzai il capo dai capelli soffici come seta. “Mikael il tuo collo….”

“non m’interessa”disse. Mi trattenni nel morderlo e gli posai un delicato ed effimero bacio, poi mi staccai dal suo abbraccio e mi alzai dal divano un po’ troppo velocemente, il che mi procurò una fitta.


“Comunque se volevi vedere la ferita, dovevi alzare più garbatamente la maglietta dalla parte della schiena e non davanti”gli feci notare.

Lo vidi arrossire e mi fece una tale tenerezza che avrei voluto abbracciarlo di nuovo.

“Hai ragione, però mi bastava solo vedere la garza pulita per sentirmi meglio”

Comunque parliamo d’altro, ci sono delle novità? Chiesi guardandolo.


“Sì,”disse dirigendosi verso il mobile di mogano della sala e prendendo un mucchietto di fogli.

"È la posta?"

“Sì, e guarda che cosa c’è in mezzo" mi disse porgendomi una lettera bianca.


“Chi la manda è completamente bian…”

“no, non è possibile”

"che c’è? Cos’è? Qualcosa di grave?"

“Di grave no, di rognoso sì”

"E cos’è?" Mi chiese.

Aprii la busta, ne estrassi un foglietto piegato a metà e cominciai a leggere.


Alla fine chiusi esasperata il foglio e lo porsi a Mikael reggendolo con sole due dita, non volevo nemmeno toccarlo.

“Tieni Mikael, brucialo”dissi.

“Non scherzare”.

Lo guardo. “Non sto scherzano” dissi seria.

“Posso sapere che cos’è?”

"Leggilo".

Lo aprì e guardai la sua faccia.

"Lo brucio subito", disse poi infastidito.

Feci un sorriso e scossi lentamente il capo.


E quel capitolo si concluse, così. Ci sedemmo sul divano, ed io con una sacca in mano e lui patatine e una coca cola, mentre il Dvd che avevamo deciso di vedere stava per iniziare. La luce era spenta ma… Mi alzai e andai da Steven e bussai.

“Steven, ci sei?”

“Steven?”

“Sì, eccomi”

Mi aprì la porta e mi guardò dolcemente.

“Era ora che mi chiamassi, ho sentito tutto, stavate per vedere un film senza di me, vi eravate dimenticati che ci sono?”

“Veramente sì”.

Notai il suo sguardo sorpreso, poi ferito e gli passai un braccio intorno alle spalle.


“Anche se fosse, noi ti vorremmo sempre bene, lo sai vero?”

“sì, sì,certo”mi rispose triste.

“Vuoi che te lo provi, posso morderti”.

No, sarebbe imbarazzante, mi rispose.

“Ehi! Perché a me non ti sei mai offerta di farlo?”Chiese Mikael girandosi verso di noi, triste.

Ti pare che lui non sentiva il nostro discorso e non s’impicciava!

“Perché tu avresti dato di più a me e poi il mio morso non ha allucinazione mentale, quindi fa male”.

“Ehi! Ambra, mi volevi far male quindi?”Chiese Steven con sguardo accusatorio.

“No, volevo solo farti capire che ti voglio bene, ma è successo un episodio della mia vita, che ora non vi sto a dire, che mi ha fatto decidere di non usare più i poteri di vampiro,ecco tutto,ora vediamo il film” dissi prendendo un’altra sacca di sangue e dandola a Steven.

“Scusa, allora per quanto riguarda la telecinesi con Fiore?”Chiese Mikael.

“Un evento più unico che raro” gli risposi chiudendo il discorso.


  Mi misi di mia spontanea volontà in mezzo a loro. Posai il capo sulla spalla di Steven e...  va bene l’ammetto mi sento in colpa, una vera cacca quindi sto con lui, anche se non so se gli possa dare più fastidio che altro.

Stavo poggiata con il capo sulla spalla di Steven che mi aveva circondato con un braccio la vita senza farmi male e tenevo la mano a Mikael, che me l’accarezzava dolcemente con il pollice, quando sentii un’aura non molto potente, ma elettrizzante che veniva verso di noi.

Mikael smise di farmi i circoletti sulla mano e me la strinse dolcemente, mentre Steven si girò verso di me.

“Ambra c’è…”

“si lo so” lo interruppi.

“Ignoralo”dissi.

Come se fosse possibile.

Suonarono il campanello.

“Dite a lui o a loro che sono morta, dissi flemmatica e un pochino irritata.

So cosa stava per succedere e so anche che sarò costretta a fare qualcosa che non voglio e, come si sa, odio fare qual cosa che è contro la mia volontà.


Mikael si alzò per andare ad aprire, ma quando decisi di fermarlo, era troppo tardi, aveva già aperto la porta.

Lei deve essere Mikael, giusto? Il licantropo che abita con Lady Ambra.

Lady Ambra? Sì e sono anche fidanzata con Ser Lancillotto, ma che scempiaggini.

"Sì, lei chi è?" 

"Un semplice messaggero, sono venuto a portare degli altri inviti per voi, siccome il mio signore ha detto che sicuramente lady Ambra avrà già disintegrato l’invito che ha ricevuto" disse professionale.

"L’attendiamo giù con una limousine My Lady"disse l'uomo, face un cenno di saluto con il capo e andò via.


“Che succede?” Volle sapere subito Steven.

“Niente, quel vile di Nathan fa il compleanno oggi e come ogni dannato anno m’invita”gli risposi nervosa.

“Che farai? Ci andrai?”

“Vorrei tanto non andarci, ma se non mi presento andrà a finire che verrà a prendermi di persona e allora mi rovinerà ancora di più la giornata. Non sono neanche certa di riuscire a trattenere il conato di vomito, giustamente è un modo di dire, che mi verrà appena lo vedrò, quindi, come ne ero certa sono costretta ad andare”.


“Ambra, qui ci sono degli inviti anche per noi” mi avvertì Mikael.

Feci un verso di scherno.

“Quel Bastardo né sa una più del diavolo. Sa bene che non mi sarei presentata alla sua festa per tutto l’oro del mondo, nemmeno se stessi per morire e avrà pensato che invitando anche voi ci sarei andata con meno riluttanza. Perché non è che di punto in bianco solo perché ci siete voi voglio andarci, che sia chiaro, un subdolo mezzuccio per cercare di farmi stare buona, potrei mandare a fuoco e fiamme la festa se solo volessi e lo sa bene. Comunque, prepariamoci, se volete venire con me naturalmente, perché purtroppo io ci devo andare” dissi dirigendomi a passo spedito verso la mia stanza, arrabbiata.


 Mentre ero a farmi la doccia, perché anche se non vorrei andarci non vedo perché devo fare la figura di quella che è vestita male o chissà che cosa; avevo sentito Mikael cercare un vestito appropriato per alcuni minuti. Poverino, forse l’avevo messo in difficoltà.

Indossai un abito qualsiasi, uno color malva corto con le maniche lunghe, tanto la festa come diceva l’invito sarebbe stata domani non oggi.

Allora perché deve rompermi le balle oggi, non lo so e sicuramente dovrò stare fuori a dormire.

Non c’è scritto nemmeno dove si farà la festa. C’è qualcosa sotto,mi dissi vestendomi e mettendomi un rossetto rosa, mica mi devo fare bella per lui, non lo farei neanche se fossi in fin di vita, anche perché a che servirebbe?


In sala Mikael e Steven erano già pronti, avevano una borsa a tracolla, ed erano tutti e due vestiti semplici.

Uscimmo dal portone e il messaggero ci attendeva davanti ad una limousine.

Io odio lo sfarzo.


Non appena mi vide gli s’illuminarono gli occhi.

"Prego my Lady" disse aprendomi la portiera per farmi entrare.

Annuii impercettibilmente, poi lo vidi girarsi e andare a sedersi davanti, lasciando Mikael e Steven salire da soli.

Sono io quella che per ordine deve essere trattata con ogni riguardo, non loro, che cosa impari e odiosa, pensai cercando di stare calma.

 
 Mikael si mise accanto a me e Steven dall’altra parte.

L’autista partì diretto non so dove.

"Potrei sapere dove ci state portando?" Chiesi infastidita.

“Nella casata del mio signore, my lady” rimasi traumatizzata dalla scoperta.

non voglio ritornare in quella casata e sentirmi di nuovo soffocare, insignificante e stupida e soprattutto rammentare tutto quello che ho fatto e che è successo.

Feci una smorfia che non sfuggì né a Mikael né ha Steven che nello stesso momento mi strinsero dolcemente la mano a loro più vicina.

Questo mi fece strappare un lieve sorriso e mi fece crescere dentro della gratitudine.


 Strinsi anch’io le loro mani di risposta, sentendomi inquieta e a disagio al sol pensiero che la macchina stesse tagliando come niente i chilometri che ci separavano da quel posto e mi sentii male al solo pensiero di fare un passo dentro quel cancello di ferro battuto, che ahimè conosco fin troppo bene.

Lungo la strada sentii per distrarmi le poche persone parlare, gli ubriachi cantare stonati come campane e le ragazze che si rovinavano l’esistenza, drogandosi, bevendo e fumano come cretine, ma la vita è la loro, chi sono io per fare o dire qualcosa.

All’improvviso l’autista sterzò violentemente e finii contro Steven.

"Tutto bene my lady? Ignazio sta attento, se succede qualcosa a Miss Ambra il nostro signore ti farà decapitare”.

Sentii all’improvviso una tensione nell’aria, era la paura dell’autista.

“Addirittura decapitare, per così poco”disse Mikael, ma subito si ammutolì, perché il messaggero gli lanciò un’occhiataccia.

“Sì,il mio signore tiene in maniera eccessiva e oserei dire ossessiva a my lady, quindi sì, lo decapiterebbe senza alcuna magnanimità e senza pensarci un attimo”disse per poi distogliere lo sguardo da Mikael.


“È assurdo”dissi all’improvviso non riuscendo a trattenermi.

Il messaggero mi guardò indifferente dallo specchietto retrovisore, ma non osò rispondermi.

Sorrisi soddisfatta, lo so è da stupidi essere soddisfatta per queste piccole cose, ma danno comunque soddisfazione.

 
Dopo un po’ di strada nel più completo ed esasperante silenzio, non eravamo più nella caotica e rumorosa città. Non più palazzi grigi e malandati, antichi o ricostruiti da poco, ma solamente verde a destra e manca, villette sfarzose e altre scadenti e diroccate, campi verdi coltivati e pascoli scuri, fino a che l’autista si fermò davanti all’entrata della piccola cittadina.

 Il messaggero aprì lo sportello e Mikael scese, poi scesi io e infine Steven.


Rimasero fermi a guardare la costruzione bianca che grande sovrastava tutto e fungeva da entrata per il paesino di Nathan.

Sì, esatto, quel vile troglodita non ha solo un palazzo come casata come Giulian che è normale, lui per sembrare questo cavolo, ha voluto proprio un paesino tutto suoi, demente. 
Comunque, m’incamminai verso l’immenso portone scuro dell’entrata, senza attendere nessuno.

“Che impazienza che hai”mi disse all’improvviso una voce, so chi è.

“Veramente stavo pensando che prima entro, prima esco, ma credi quello che ti pare”dissi fredda.

All’improvviso mi ritrovai accanto Nathan che mi guardava divertito e dall’altra parte Mikael a Steve contrariati.


“Su tesoro, andiamo dentro”mi disse mettendomi un braccio sulle spalle.

Lo guardai in faccia, indispettita, poi fissai il suo braccio, glielo afferrai e me lo tolsi dalle spalle.

Gli ricadde a peso morto lungo il suo corpo e ignorandolo, lo precedetti verso l’entrata del paesino.

Dentro feci appena in tempo a fare un passo che qualcuno corse verso di me e senza che io colta di sorpresa potessi spostarmi, mi prese fra le baraccia facendomi girare in tondo. Avevo abbassato la guardia, chissà perchè.

All’improvviso le mie narici sensibili sentirono un profumo famigliare e nostalgico. Sapevo chi era e mi comparve subito un sorriso sulle labbra.


Am- bra, Ambretta, Ambrina, Ambra! Urlo Fred, il grande omone, vampirone, facendomi girare intorno come una trottola impazzita, poi mi adagiò a terra e mi rivolse uno sguardo pieno d’affetto e felicità per avermi rivista dopo tantissimi anni.

Lo guardai palesemente felice. Era rimasto identico a quando ero andata via, naturalmente.

I suoi caldi occhi nocciola, la sua corporatura robusta e la sua altezza che supera la mia di qualche centimetro e non per vantarmi, ma io sono alta un metro e ottanta.

I suoi capelli corvini sono perennemente scompigliati e come sempre indomabili.


“Bellissima, che bello rivederti, sei andata via, o meglio sei scappata senza dirci niente, un attimo prima eri qui con noi e quello dopo fuori da quel mastodontico cancello insormontabile”.

Si avvicinò verso il mio orecchio e mi sussurrò, purtroppo una vecchia abitudine umana, sentivamo tutto lo stresso.


“Sei stata bravissima a scappare, sei un idolo qui, lo sai ti conosce tutta la casata”.

“Perché, prima forse credi che non mi conoscessero per via del vostro puerile signore?” Dissi faceta.

Mi sorrise, “lo sai che Betty…”ma non riuscì a finire la frase perché qualcuno di dietro mi picchiettò ad una spalla per chiamarmi.

Quando mi voltai fui abbracciata forte, da Thomas, un bambino di dieci anni, che lasciai in età infantile e che ora ha molti più anni da essere responsabile serio e disciplinato.

Non mi aspettavo un abbraccio in piena regola. La sua stretta non è molto forte, ma del tutto diversa da quella del bambino qual era.

Quel vampiro del cacchio, quella feccia del mondo vampiresco, ancora non ho capito con che faccia e strana somiglianza di onore aveva morso un bambino che aveva solo dieci anni e soprattutto è contro la legge, ma ora sono felice di constatare che è cresciuto di mentalità e ora ha molti più anni.  

Ovviamente, anche se solo il suo cervello è cresciuto, ed è e sarà sempre rinchiuso in un corpicino infantile di dieci anni.


Ricambiai l’abbraccio.

Lo avevo riconosciuto dal corpo, molte volte quando era più piccolo mi faceva un’imboscata. Simi lanciava dietro la schiena aggrappandosi  alle mie spalle, per poi sorridermi con il suo viso pallido e sbarazzino, ma ora è serio e come Fred mi fa piacere vedere che è felice di rivedermi e lo sesso vale per me, ormai la sua massa di boccoli neri è cresciuta e gli incornicia il volto dandogli un aspetto adulto e da bellissimo giovanotto, è completamente diverso da prima.


“Ambra, quanto mi sei mancata” disse, stringendo un po’ di più l’abbraccio e  ignorai il dolore alla schiena. Ferita non disturbarmi ora, questo e un rincontro bellissimo.

Sciolsi l’abbraccio per prima e gli presi il viso candido fra le mani e lo guardai con un sorriso. Mi guardava con calore e all’improvviso un boccolo gli scivolò davanti al viso. Glielo spostai gentilmente e il mio sguardo notò un’altra persona che conoscevo molto bene.

Mi girai e in lontananza, ferma come se aspettasse il suo turno, c’era Ghiara.


La guardai meravigliata, com’era diventata bella e com’era diversa, pensai.

Indossava un abito blu semplice con una scollatura rotonda e sotto una camicia bianca che stranamente faceva contrasto con la sua pelle di porcellana di normale vampiro. Aveva le mani giunte davanti a se e mi fissava, forse sorpresa di vedermi, anche se il suo sguardo serio non lo faceva trasparire. I suoi occhi verdi erano freddi distanti, che mi odi? Che mi detesti per essermene andata via? No,che dici, non girano tutti intorno a te, tu non sei il mondo di nessuno, mi dissi.

La guardai avvicinarmisi tranquilla e mi si fermò davanti.

Attesi immobile qualsiasi suo gesto, di disprezzo e astio, oppure di gioia e felicità.

Mi guardava solo con i suoi occhioni verdi ormai con uno sguardo diverso rinchiuso in un corpo di undici anni, l’età in cui venne morsa da un vampiro pazzo.


 All’improvviso alzò una mano e ne fece scendere una catenina d’argento.

“È per te, ero certa che il nostro signore ti avrebbe fatta chiamare per il suo genetliaco e mi sono preparata”disse facendomi finalmente un sorriso.

“Mi sei mancata tantissimo” mi confessò mettendomi al collo la catenina con il ciondolo di pietra intagliata e abbracciandomi stretta.

Mi sentii sollevata, non aveva astio nei mie confronti.

L’abbracciai stretta e allargai un braccio per accogliere anche Thomas, che nonostante l’imbarazzo accettò di buon grado il mio affetto e mi raggiunse, facendosi abbracciare.


Sentii dei passi, Mikael e Steven che erano rimasti fino ad allora in disparte, mi raggiunsero e li trovai sorpresi e curiosi, pieni di domande.

“Ambra! Sei tornata!”Mi urlò qualcuno da dietro, prima che Mikael o Steven potessero proferire parola o facessero qualche domanda.

“Azzurra!” Esclamai con un sorriso, mentre la vedevo corrermi incontro.

Mi abbracciò stretta e mi fece molto male alla schiena.


“Oh Santo cielo, sei tornata, sei qui e sei bellissima, diversa e porca la miseria molto, ma molto potente”.

Azzurra anche tu sei cambiata moltissimo, sei molto più aperta e solare di quando ci siamo conosciute”

“sì e mi sono anche sposata sai?"

"Davvero? Chi è il fortunato?"

"Te lo farò conoscere, sai il nostro signore ha invitato tutti al suo compleanno, siamo il suo popolo" e che non lo so, megalomane esibizionista, pensai stranita.


“Ah si, che bello”dissi con finta allegria.

Ah, Ambra, devo dirti una cosa che non ti farà piacere, Betty è…

“cosa! Cos’à Betty?”

“è caduta nella trappola della brama di sangue, non ci riconosce nemmeno più, ci attacca a vista” mi disse.

“Dov’è ora?” Nella casata, rinchiusa nelle segrete, è l’unico posto dove può stare”

“è già a questi livelli?”

Annuì.


Ambra! Non posso crederci, sei tu! È un miracolo, come sono felice di rivederti!" Conosco quella voce e inconfondibile.

Vedo un vampiro alto e slanciato dai capelli rossi e un viso bianchissimo, era pallido anche da essere umano e quindi è molto più cereo da vampiro, anche se ora non ha più le lentiggini.


Sentii Nathan brontolare, poi attesi il treno che mi stava venendo contro a tutta velocità. Appena mi raggiunse mi abbracciò stretta facendomi più male degli altri.  è sempre stato un ragazzo molto schietto ed espansivo, anche troppo.

Subito sciolse l’abbraccio e mi baciò una guancia, appunto, che cosa ho detto?

Sentii Mikael e Nathan arrabbiarsi e notai che a loro stranamente si era unito anche Steven.

Cavolo quanto sono gelosi.


“Ehi! Tod, non mangiartela" disse Thomas irritato.

“Non dire scemenze, sai benissimo che non lo farei mai” cacchio.  Ha imparato a rispondere in questi anni.

 "
Sai Ambra, in tutto questo tempo mi sono allenato e ho studiato molto e adesso so anche difendermi verbalmente e fisicamente, quindi ti andrebbe di sposarmi?"


Ci fu un urlo generale.

“Tu sei pazzo!”Urlò Thomas.

“Concordo”disse Ghiara.

“sì. Sì nota chiaramente”aggiunse Azzurra con gli occhi spalancati. 

Mi girai verso gli amici restanti.

Mikael era traumatizzato, Steven a bocca aperta e Nathan, non che m’interessasse, ma era livido di rabbia e gli usciva da tutti i pori del veleno molto tossico, se ci fosse stata qualche creatura vivente nelle vicinanze sarebbe morta all’istante.


 “Tod, sono lusingata, ma non posso”gli risposi seria.

Una serietà che lasciò sbalorditi tutti, non credevano potessi prendere la proposta così seriamente.

“Va bene Ambra, allora ci riproverò il prossimo anno, tanto il nostro signore fa il compleanno ogni anno”

“mica solo lui!”Urlo Thomas, divertito.


“Ehi! Un po’ di rispetto, qui lui è l’unico che mi ha fatto una dichiarazione in piena regola, anche se all’improvviso” dissi guardandoli.

“Se vuoi tesoro, posso fartela anch’io, ma non accetterò un “no” come risposta”

Mi voltai di scatto al suono di quella voce musicale e dolce, palpabile quasi e vidi Giulian venirmi incontro seguito da Victor, Patricia e Derek.

"Ciao, piccola" mi disse Giulian una volta avermi raggiunta, baciandomi il capo dolcemente.


“Ciao mia piccola e dolce tortorella aggraziata e colorata ”mi disse Victor, strappandomi un sorriso.

“Ciao come stai?

“Ciao Patricia, bene tu?”

“benissimo, notizie di colui che si mostra”

“oh,no, non ancora” dissi capendoci alla perfezione.

“Sai, vedendoti allegra fra la folla non ti avevo riconosciuta”mi confessò Derek.

"Lo sopensa qui non riconosco quasi nessuno. Due persone che sapevo piccole,ora sono grandi. Una purtroppo ha problemi con la brama di sangue, un'altra si è sposata e un'altra mi chiede di sposarlo all’improvviso”dissi elencando tutto.


“Però, chi è il pazzo che te l’ha proposto, io non ti sceglierei mai, sei imprevedibile e mi metteresti subito il guinzaglio”

“Ah, vedo che hai capito che tipo sono”gli dissi scherzosa.  

"Sì, certo, se fossi stata veramente così io ora non sarei qui con te e non ti vorrei bene”s’intromise Mikael.

“Altrettanto” disse Steven alzando una mano.


 Guardai i miei amici che mi conoscevano molto più di loro.

“E voi che dite?”Chiesi, ma notai che erano tutti sbalorditi e mi fissavano e fissavano tutti gli altri.

Cavolo è vero, non sono abituati a vedermi parlare così apertamente con i signori delle casate e non mi hanno mai sentita parlare così di solito ero più dolce. 

"State bene?”Chiesi guardandoli.  


“Sì, ma non pensavamo che avessi certi rapporti così amichevoli con i signori”mi disse Azzurra.

“Ah,sì,  è una lunga storia”

"si, va bene, lunga storia, lunga storia ,poi la racconterai eh? Andiamo" disse Nathan tirandomi via.

"Ehi! Che fai!" Urlò Giulian prendendomi per l’altro braccio e tirandomi verso di se.

Ehi! Ragazzi, prima che succede qualcosa di strano e pericolo per la mia vita, vorrei ricordarvi che non sono una corda e che non stiamo giocando al tiro della fune, pensai allarmata.


“Lasciala, deve venire con me!”

“Non credo proprio”gli rispose Victor prendendomi per la vita e tirandomi verso di se.

"No è mia"

"è mia"

"smettetela, è mia"

“Ehi! Non ho il dono dell’ambiguità, sapete!”feci notare.

“Ok, dateci un taglio”disse Mikael.

Mi sollevò per la vita e mi prese in braccio come una principessa, liberandomi da quei vampiri impazziti.


“Grazie Mikael, te l’ho già detto oggi che ti voglio bene?”

“No, e non lo fai mai”

“ma non serve che te lo dica, lo sai già”gli risposi.


“Ah, giusto Ambra, chi sono le persone con te?”Mi chiese Azzurra.

“È vero,  non li ho presentati. Allora questo bel ragazzone biondo dai capelli serici e Mikael, ed è un licantropo”

Rimasero tutti sorpresi.

“Anche questa è una lunga storia, che si può dire in due parole. Allora, la ragazza innamorata di lui, lo aveva trasformato in un lupo, ed io l’ho trovato per strada, ferito dalla gente e l’ho curato. Dopo ho fatto una bella chiacchierata con Giulian e l’ho portato da lui e mi hanno detto che era stato trasformato in lupo con la magia e che in verità era un licantropo.

L’ho fatto ritrasformare e capirete bene il colpo che mi sono presa dopo che ho visto questo bel ragazzo al posto del lupo dal manto dorato che avevo salvato e da allora abitiamo insieme e questo è Mikael.


“Però, è da te salvare un licantropo, nostro eterno nemico, ma onestamente questo nessuno lo ha mai stabilito e si vede che ti adora”dice Fred guardandoci.

“Poco ma sicuro”disse Mikael.


“Invece il giovane dai capelli rossi?” Chiese Ghiara.

“Ehi Ambra, mi sta simpatica la ragazza qui” mi disse Steven.

Sorrisi divertita. “Né ero certa Steven e Ghiara non so se posso…”

“sì, fai pure, ormai ci sono abituato, anche tu mi hai fatto domande apertamente senza preoccuparti dei mie sentimenti”.

“Scusa, è vero, ma prima vorrei parlarvi di come ho conosciuto Victor, non è una bella storia, immagino sappiate il motivo per cui lo si incontra”.

“Certo, lui è il giudice massimo”

“appunto”.


“Vuoi dire…”

“Si Thomas, è successo tutto quando ho ucciso un vampiro”.

Tutti mi guardarono sgranando gli occhi increduli.

"Senza volerlo, che mi crediate o no e questo vampiro o meglio vampira, era la ragazza di Steven,per l’occasione fui portata da Victor per essere giustiziata per omicidio, ma Giulian mi salvò facendomi entrare nella sua casata”dissi mostrando l’anello d’ambra.


“Questo successe per una sostanza ingerita per sbaglio dalla ragazza di Steven, che mi attaccò come avrebbe potuto attaccare chiunque, ed io per difendermi l’ho uccisa, involontariamente. Steven poi prese la stessa sostanza e mi ha attaccata per vendetta, spinto da essa anche perché con tutto il rancore del mondo non lo avrebbe mai fatto, è dolcissimo, ed è stato preso da Victor, ma non è stato…”

“ah! Basta Ambra, di tutta la verità, pazienza se credono che sono un idiota”.

“mi ha messo al tappeto e poi mi ha aiutato facendomi diminuire la pena e infine ho deciso di abitare con lei perché mi sono reso conto che è una brava persona che sarebbe stata un ottima amica, ed eccomi qua”.

“Sì,è andata così” dissi guardandolo con un sorrisetto.

“Ci voleva tanto?” Mi chiese guardandomi.

“Oh, scusa se non volevo farti fare la figura dell’idiota”

“io cosa?"

"Lasciamo stare” scossi il capo mettendomi a ridere e Steven mi guardò in faccia leggermente infastidito.   


“Sei un fenomeno”dissi circondandogli le spalle con un braccio.

“E tu terribile, non cambierai mai”

“ed ecco un’altra persona che nonostante tutto ti vuole molto bene”mi disse Fred. 

“Lo so” dissi con un sorriso.

“Comunque noi crediamo al fatto che non hai ucciso la vampira apposta e a me personalmente da fastidio quanto sei appiccicate a quei due”disse Thomas diretto com’è sempre stato.


“Ma dai, sai benissimo che voglio bene a tutti voi, praticamente siete stati la mia famiglia”

Thomas mi fece un mezzo sorriso. “Va bene, ora vogliamo andare?”

Aspetta Nathan, non mettere fretta, daresti il permesso hai miei amici di uscire? Vorrei fare loro un regalo, ora che posso permettermelo, così saranno belli per la tua festa, che né dite? Spero non vi offendiate.

"Certo che no, grazie Ambra" disse Azzurra "accetto volentieri.

"Ah, Azzurra porta anche tuo marito, così lo conosco e faccio un completo anche a lui".


“Allora io mi comprerò un nuovo completo e non solo per questa festa, per ogni occasione che sia più o meno importante”disse Steven.

Lo guardai sottecchi. “Fa come vuoi, ma se spendi i tuoi soldi, ti uccido”

“non ti preoccupare, userò i tuoi, ormai ti conosco”

“bravo e lo stesso vale per te Mikael”

Lo sentii sbuffare. “Non osare sbuffare che ti tolgo il saluto e la parola”

“Ok, ok,scusami, ma non lo fare, o mi uccido”

“esagerato”


“Allora Nathan?”

“E va bene, ma solo per fare bella figura davanti ai nobili”

“ovvio”dissi irritata

“Ho un amico sarto, forse mi farà anche uno sconto, andiamo".


Il negozio era rimasto come prima che scappassi, antico e pieno di abiti bellissimi, di raffinata fattura e di tessuti pregiati esposti in vetrina.

Entrai seguita dagli altri, il campanellino sulla porta suonò e subito Oreste, il vecchio vampiro, vecchio per modo di dire visto che è stato morso a vent’anni, ed è un genio di sarto e stilista, si presentò al bancone.


“Oreste!”

“Nooo, la mia dolce e bellissima Ambra, come stai? Sapevo che eri scappata, come mai qui?”

“C’è la festa del puerile di tutti i signori delle casate e mi ha costretta a partecipare, comunque sono venuta per comprare un abito ai miei amici. Non serve che ti dica che voglio i migliori, i più raffinati ed eleganti, perché qui sono tutti così”

“adulatrice, allora chi sono?”

"Tutti questi, giovani, uomini e donne dietro di me”.

“Tesoro, vieni a farmi delle visite più spesso se mi porti dei clienti"

“e voglio anch’io un abito”.

“Tu che sei più comoda con dei pantaloni?”

“Sì, perché no, uno semplice e nero, vedi tu, mi fido”

“Agli ordini mia signora”.


Trovai subito l’abito per me e poco dopo mi raggiunse fuori Steven, Thomas e tutti gli altri e ritornammo alla casa o meglio alla prigione.

Lasciai tutti andare a casa, invece io Mikael e Steven bussammo all’enorme portone d’entrata che venne subito spalancato come se fosse niente, invece viste le dimensioni e il legno massiccio e scuro sono certa fosse pesante.

“Chi siete?”

"Un invitata del vostro signore, posso entrare?”Mi guardò sospettoso.

"Attendete signora”disse scomparendo. Deve essere nuovo, qui tutti mi conoscono, penso.

Un attimo dopo, ecco il portone che si riapre e sbucare da esso, semi aperto, Nathan.

“Dai entrate”ci disse lasciandoci passare. 

 

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Capitolo 39
*** una persona odiosa ***


Passai a schiena dritta e testa alta e mi diressi verso le scale di marmo ignorandolo, seguita da Mikael e Steven, poi mi voltai.
“Vorrei andare nella mia stanza, qual è?”chiesi a Nathan.
“Sono le mie stanze”mi disse avvicinandosi.
“Stai scherzando vero?”

“Ovvio, anche se non dovrebbe essere così, tieni la tua stanza, ah, ce ne sono poche questa è per tutti e tre, nonostante mi disturbi che dormiate insieme e che tu stia in loro presenza”disse guardando i miei amici.
Mikael alzò gli occhi al cielo infastidito e Steven lo ignorò del tutto e questo quasi mi strappò un sorriso.
Seguii il foglietto scritto con la sua bellissima calligrafia, che era oltre al suo aspetto è l’unica cosa bella che aveva e salimmo fino al terzo piano per ritrovarci praticamente in un corridoio d’albergo.

“Stanza 123, eccola”dissi.

 “Ambra vorrei farmi un bagno, fra poco ritorno, tanto so qual è la stanza”mi disse Steve, annuii.
“Invece io vorrei tanto scoprire se è possibile ordinare qualcosa da mangiare, ci sarà una mensa”disse Mikael.
Annuii “va bene, allora ci vediamo dopo, dammi pure il tuo borsone Mikael”me lo passò e andò anche lui.

Lasciai scivolare sul palmo della mano la chiave che era busta bianca e aprii. Dentro era tutto buio e naturalmente era vuota. Entrai e appoggiai sul tavolino in mezzo alla stanza le due valigie e gli abiti nuovi meticolosamente incartati e mi guardai intorno. Sono veramente felice che i nostri occhi, possano farci vedere tutto anche al buio.

Chi sei? Chiese all’improvviso una voce. Mi voltai e vidi a poca distanza de me un ragazzo. Aveva capelli scuri lunghi fino alle spalle e bagnati, sicuramente aveva finito di fare la doccia da poco, stava con il petto nudo e jeans. Il suo viso era delicato da bambola di porcellana, ma si capiva che era un ragazzo, aveva un’espressione indignata e i suoi occhi scuri erano accusatori e l’atmosfera era strana, dietro di lui c’era una porta finestra spalancata da dove entrava la brezza fresca della sera e giusto per fare ancora più scena le lunghe tende bianche fluttuavano a ritmo e tanto per rincarare la dose e aumentare il romanticismo capitato per caso in un momento sbagliato, decisivamente sbagliato, in cielo, c’era una luna piena che si rispecchiava su di noi rischiarando con i suoi raggi la stanza.

“Io, chi sei tu?Questa è la mia stanza”gli dissi subito calma.
Lo vidi avvicinarsi “no, è la mia”rispose arrogante e prepotente e con un’aria di sufficienza che se non fossi una signora gli avrei già spaccato la faccia.
 “Nathan mi ha dato questa stanza, ho qui la lettera con tutti di dati e le chiavi”dissi mostrandogli tutto. Mi strappò la lettera dalle mani e se la mise lesse. Scocciata lo guardai con le mani incrociate al petto, piuttosto infastidita.

Rialzò lo sguardo “qui c’è un problema”

“ma dai, non lo avevo capito”, gli risposi ironica facendo un gesto con la mano. Mi guardò alzando un sopracciglio, di certo non l’ho calmato.
 “Muoviti, dobbiamo andare a parlare con il signore”.
“Già, Nathan dovrà darmi davvero un’ottima spiegazione per tutto questo”dissi arrabbiata e uscendo per prima dalla stanza. Andammo a passo spedito nella stanza del “trono”dove sicuramente avremmo trovato Nathan, ma non mi era sfuggita l’occhiata curiosa e meravigliata che il ragazzo mi aveva lanciato dopo aver chiamato per bene due volte  il suo signore,con il suo vero nome.

Lo vidi titubante nell’aprire la porta senza essere stato annunciato, come se Nathan fosse davvero un re. Non serve dire che persi la pazienza, con una spinta decisa aprii l’enorme portone ed entrai decisa, percorsi la strada che mi separava dal trono e Nathan era lì a impartire ordini a nulla e manca e non appena sentì le porte sbattere contro il muro si girò verso gli intrusi, infastidito, ma quando notò che fra gli intrusi c’ero anche’io gli si dipinse in faccia un sorriso divertito e strafottente.

“Ehi!Sei venuta a darmi il tuo regalo in anticipo?”mi chiese con sguardo lascivo.
“Non dire scemenze e la stanza?”
“la stanza?”
“Ti prego non offendere la mia intelligenza, puoi offendere la tua, ma non la mia, sapevi benissimo che la mia stanza era già occupata e sai che oltre a me ci sarebbero dovuti alloggiare anche Mikael e Steven, allora spiegaci che cosa hai combinato, ora!” Esclamai arrabbiata mettendo le mani suoi fianchi per dare più enfasi al mio tono e cominciando a battere a ritmo un piede a terra per il nervoso, aspettando la sua risposta già programmata o una scusa e spero per lui plausibile e veloce.

  “E va bene, l’ho fatto a posta, ma non saprai mai perché”, mi disse.
“Quel ragazzo lì è il conte Di Lisbon è qui perché come molti altri è un mio invitato e oltre al fatto che ho poche stanze, c’è un'altra ragione del perché voglio stiate insieme e non solo perché avete lo stesso identico caratterino”,disse.

 Guardai leggermente più calma il conte. Io odio l’aristocrazia, si credono di essere sempre chissà chi e trattano le altre persone come se fossero niente e hanno sempre un’aria di sufficienza, che ho visto poco fa in questo conte qua.
“Si,beh,m’interessa di lui quanto m’interessa di te,cioè per niente,voglio solo che io e i miei amici abbiamo dove dormire,risolvi alla svelta questo problema”dissi ancora arrabbiata, la calma che avevo trovato due minuti prima è andata  farsi friggere.

 “Va bene tesoro, allora perché non dormite tutti insieme,mettetevi d’accordo su dove dormire senza litigare e visto che siete in quattro vedete di andare d’accorso e ora via,ciao!disse congedandoci molto esplicitamente.

“Aspettati un attentato Nathan!”Esclama dandogli le spalle e uscendo dalla sala. “Si,certo,non lo faresti mai,non sei una persona cattiva” quasi quasi mi misi a ridere “non mettermi alla prova,potrei sorprenderti, non  ti conviene avermi come nemica”dissi  seguita dal conte che vigliacco non aveva aperto bocca per tutto il tempo,forse se la faceva sotto

In camera mi sedetti sul divano e rimasi lì in silenzio nervosa e infastidita dalla situazione del cavolo.

“Conosci intimamente il signore, Nathan, vero?”
“non è un signore e si,purtroppo”alzai il viso e feci un sorrisetto “interessato?”
Mi guardò di traverso incrociando le braccia al petto “niente affatto”.
“Che intendi fare? Noi siamo tre, compresa io e ci sei tu, dove dormiamo noi?”
“Per quale assurdo motivo lo chiedi a me, sei tu quella che ha le redini in mano mi pare, io voglio solo il letto, vuoi fate come volete”.
“Divertente, davvero e quando intendevi dirmi che volevi il letto?”
“mi dispiace, è vero avrei dovuto dirtelo poiché la tua intelligenza è pari a zero, era sottointeso, sono stato il primo a essere stato assegnato in questa stanza e non ce ne sono altre”.

Mi alzai scocciata ignorando l’insulto e mi guardai intorno, il divano potrebbe essere di Mikael, invece io potrei tranquillamente ammassare in un angolo delle coperte e lo stesso potrebbe fare Steven, quando crolliamo all’alba, non sentiamo niente, quindi non c’interessa se dormiamo scomodi o sul duro.
“Trovato, prenditi pure il tuo bel letto, a noi non fa alcuna differenza e fortunatamente la festa è domani”
“già, fortunatamente”
Lo guardai male.

All’improvviso la porta si aprì.
“che cavolo, è mai possibile che debba morire di fame, che tipi, prima invitano anche me e poi…”
Il suo sguardo andò dal conte a me. “Chi è?”chiese indicandolo.
“c’è un problema, è stato quell’imbecille di Nathan, lui è un conte e si da il caso che dobbiamo dividere la stanza con lui”
“ah, beh se proprio dobbiamo”
“tu sei un licantropo?”
“si,è un licantropo,problemi?”Chiesi.
“si,molti”
“beh risolveteli, lui è mio amico e sta con me, chiaro?”
“E l’altro chi è, una strega?”
“E se anche fosse, razzista”dissi tendendo le braccia verso Mikael che mi si avvicinò.

Lo abbracciai
“siete…?”chiese indicandoci con il dito parzialmente schifato, più sorpreso.
“no, magari”dicemmo io e Mikael contemporaneamente.
Ci guardammo “Mikael”dissi a mo di rimprovero.
“beh, scusami se ti amo”disse sedendosi sul divano.

“ok, pensavo che tu Mikael potessi prendere il divano per dormire questa notte”
“e tu?”
“io mi faccio un letto approssimativo a terra, una volta all’alba come ben sai dormiamo e non sentiamo se stiamo scomodi”
“si ma,”
Alzai una mano “no Mikael, io non ho problemi, tu puoi averne visto che ti puoi svegliare, quindi se mi stai offrendo il tuo posto, la mia risposta è, no grazie”.
“Perché?”
“perché siamo in due”

Si rassegnò ed ecco che la porta si riaprì.

“Steven c’è un problema, Nathan a fatto un pasticcio, ora dobbiamo condividere la stanza con un conte”dissi
“è no, io devo condividerla con voi”disse il conte risentito.
“beh, possiamo dire entrambi la stessa cosa, io ho la lettera e immagino l’abbia anche tu, è inutile litigare stiamo sulla stessa barca, non so se mi spiego?”
“certo, non sono scemo”
(se lo dici tu) pensai.
“Quindi dove dormiamo”

“ecco appunto, il conte vuole il letto, quindi pensavo che Mikael siccome si può svegliare, essere scomodo e tutte le altre cose, possa dormire sul divano e noi…”
“per terra”finì di dire Steven.
“Con delle coperte”aggiunsi
“Beh, noi non sentiamo niente, va bene”

“ecco il mio giovanotto”dissi passandogli un braccio intorno alle spalle.

“però, siete affiatati”
“certo, noi ci vogliamo bene, comunque credo che sia ora di dormire, fra poco albeggerà”.
“fate come volete, io mi cambio il bagno”disse il conte.
Dopo che chiuse la porta, guardai Mikael e Steven “cambiatevi prima voi, io mi volto”.
“io non ho problemi”disse Mikael
“lo so, ma Steven si”dissi voltandomi. Dopo aver pensato mezzo secondo, Mikael mi si affiancò e restammo a fissare il muro per alcuni secondi e non serve dire che mi sentii scema.

Toccò a me ed io ero come Steven. “hai visto Steven che bel quadro?”chiese Mikael.
“Si,abbastanza,credo si chiami l’apocalisse”
“a, quest’altro è ancora più bello”
“l’inferno”
“oh che cavolo, possibile non si sia un’alba o una cosa simile più leggera”si zitti all’improvviso e scoppio a ridere seguito da Steven.
“perché non penso prima di parlare, come fanno i vampiri ad avere quadri di albe?”

“basta ragazzi, ho fatto”
“tocca a me ”disse Mikael girandosi “sei bellissima”.
“Grazie” veramente la mia camicia da notte è troppo ampia sembro un fantasma immacolato “Mikael cominciò a spogliarsi e stranamente ogni tanto gli lanciavo un’occhiata, non in maniera perversa, ma la sua non curanza di farsi vedere nudo, normalissima per i licantropi è così strana che attira, in un certo senso e poi ammettiamolo a bel corpo”

“fatto” e la porta del bagno si spalancò. (Che il conte avesse atteso che noi ci cambiassimo? Che gentiluomo, ma non credo sia per questo che ha aspettato, ma mi piace pensarlo)
“bene allora è ora di mettersi a dormire, mi sento già affaticata”.
“Va bene, allora io dormo sul divano”disse Mikael e attese un po’ guardandomi. “Accidente Ambra, davvero, preferirei che dormissi tu sul divano”

“ti ho detto di no e ora a dormire”.
“va bene”disse. Cercai delle coperte negli armadi, con una coprii Mikael e con un’altra gli creai un cuscino e con altre ancora feci un letto approssimativo per me e Steven, vicino al divano di Mikael.
“bene, ora a dormire”dissi sdraiandomi e coprendomi, Steven si sdraiò vicino a me e mi guardò come se volesse dirmi qualcosa e non ne avesse il coraggio”

“tutto bene?Che io sappia hai dormito sempre in una bara, hai dei problemi a dormirne senza ora?”
“no, tutto bene, ma…”
“ma?”
“posso…”chiese porgendomi una mano
“certo”dissi prendendogliela e tirandolo un po’ più vicino a me e infine stringendogliela dolcemente, l’altra invece la porsi a Mikael,era strano non toccarsi,visto che dormivamo sempre insieme e a stretto contatto. Me la prese e cominciò ad accarezzarla con il pollice.
“buonanotte e buonanotte anche te, conte”
“si, buonanotte”disse con noncuranza

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Capitolo 40
*** Un incontro ***


La sera seguente quando mi svegliai ero da sola in camera,il letto era composto,il conte non c’era e nemmeno Mikael, accanto a me avevo solo Steven che si sarebbe svegliato fra qualche secondo. Mi alzo e metto a posto le coperte che creavano il mio letto e mi guardai intorno. Una bella sveglia diceva che erano le cinque e mezzo, non che mi serva vederla per capire che è sera e che sta per giungere il tramonto.

Aprii la porta e guardai il corridoio a destra e a sinistra, è silenzioso che sia iniziata la festa? Ritorno in stanza proprio quando Steven si sveglia.
“Buongiorno Steven”
“Buongiorno Ambra. Che c’è? Sei strana”
“c’è troppo silenzio e lungo i corridoi non si vede nessuno”
“si,ma non credo sia iniziata la festa,sai bene che ci svegliamo tutti a quest’ora”

Annuii e la porta si spalancò
“buon giorno”disse Mikael entrando con i capelli umidicci e portando con sé un buon profumo di sapone, si è fatto il bagno, fu la mia deduzione, ovvia.
“Mikael hai visto qualche vampiro in giro?”
“no, dormono o meglio vista l’ora dovrebbero svegliarsi a momenti e lo sai,che c’è?”
“no, niente, lascia stare, prepariamoci, se vi girate mi vesto per prima”
“il conte non c’è, vado a vestirmi al bagno”disse Steven.
“io mi volto”disse Mikael.

Presi il vestito che avevo comparato insieme a tutti gli altri. Ne ho trovato uno elegante e sobrio, niente di soffocante o troppo vistoso e di certo non indosserò quello che mi aveva regalato Nathan,troppi ricordi malevoli, disdicevoli e soprattutto infausti. Indossai un abito da sera nero, semplice che mi fasciò le mie delicate curve in maniera sublime con una profonda scollatura alla schiena e maniche attillate a tre quarti. La gonna è lunga fino alle caviglie dal tessuto pregiato con un profondo spacco alla coscia.

“ho fatto, puoi voltarti e cambiarti anche tu”dissi a Mikael.
“Porca miseria, sei una bomba!”
 (Una bomba, ma) pensai. Indossai delle scarpe con i tacchi leggermente più alti di quelli che indosso di solito e uno scialle bianco intorno alle spalle, che tengo chiuso con una spilla di veri rubini e diamanti, comprata in un momento di vanità e follia.

Mi pettinai i capelli e li fermai sul capo con un fermaglio nero impreziosito con rubini e diamanti come la spilla e sentii qualche boccolo cedere e incorniciarmi viso,lo ignorai,mi misi del rossetto rosso lucido che diede risalto alle mie labbra, come se avessi effettivamente mangiato da poco sporcandomi,mi  misi la matita nera agli occhi per rendere lo sguardo più profondo e attraente e mi sedetti sul divanetto in attesa degli altri.
Poco dopo Steve uscì dal bagno “però, stai benissimo chi sei tu la festeggiata?”Mi chiese sorridendomi.
“Dici che è troppo?”
“Niente affatto, sei un sogno e devi rimanere tale, vestiti come vuoi”
“sei esagerato, comunque siamo pronti?”
“Si,ecco devo solo mettermi questo”
“ma come? Un uomo che non sa farsi il fiocco”dissi facendogli il fiocco al collo.
“ecco, ora possiamo andare”dissi

Uscii seguita da Steven e Mikael ticchettando sul parquet pregiato, per dirigermi in sala dove si sarebbe consumata la festa.
Aprii con una spinta decisa la doppia porta  e mi ritrovai in una sala piena di persone o meglio vampiri. Mi guardai intorno alla ricerca di qualcuno che conoscevo e quando li trovai  mi sentii molto meglio,non ero agitata,ma ero rimasta in isolamento,nel mio appartamento per molto, anzi troppo tempo e non sapevo più come si socializzava,ma non come girava il mondo,no quello non l’avevo mai dimenticato. Cominciai a fare qualche passo verso il centro della sala piena di vampiri in frac e le vampire vestite esagerate piene di fronzoli e volant che mi guardavano. Volevano vedere, ebbene le accontentavo.

Mi fermai davanti ad un tavolo e attesi che una mano calasse dal cielo e mi dicesse che diavolo fare. Mikael invece fu assediato dalle vampire, dovevano essere davvero stupide se nonostante la loro età non avevano capito che Mikael era un licantropo e forse era meglio che non lo scoprissero, altrimenti la festa o meglio il mortorio si sarebbe trasformato in un combattimento fra specie diverse.

All’improvviso qualcuno suonò delle trombe e attirò la nostra attenzione. Tutti tacquero e si voltarono verso la porta, non quella dove ero entrata, ma un’altra posta in cima a lunghe e alte scale coperte da un tappeto rosso di velluto, da sala imperiale, ma infondo lo era sempre stata. Quando le porte si aprirono alzai gli occhi al cielo.
Nathan fece il suo ingresso, tutto impomatato con un sorriso accattivante, mentre guardava tutti con un luccichio negli occhi a mio parere sinistro e che invece voleva essere dettato dalla consapevolezza di avere tutti gli occhi puntati su di se e di aver vinto, cosa non saprei, era vittorioso e si sentiva importante mentre scendeva le scale vestito da pinguino.

Scese l’ultimo gradino, mi vide e mi venne incontro, fui tentata di scappare, davvero. Mi voltai. La gente era troppa e accalcata, non sarei mai riuscita a fuggire da lui, ma ci provai lo stesso.
“permesso!Scusate, permesso, fatemi passare!”Esclamai. Quando qualcuno mi afferrò per il polso.
“Che cattiva, mi hai visto, non mi hai salutato e hai tentato di scappare”mi disse Nathan con la sua voce irritante che farei a meno di sentire. Mi dipinsi sul volto un sorriso di circostanza, finto più di dei sorrisi che si fanno quando ci si mette in posa per una fotografia e mi voltai.

Si rabbuiò all’istante. “Smettila con quel sorriso finto e vieni”disse prendendomi per mano e tirandomi in mezzo alla sala.
No, non voglio essere al centro dell’attenzione,non vorrei nemmeno essere qui,accidenti. Pensai arrabbiata.
“Bene vi dispiace aprire le porte alla plebaglia”.
Gli diedi una gomitata fra le costole facendo ricomparire il mio sorriso finto e statico per le persone che mi guardavano, ma sono certa che a Nathan oltre al gesto non sfuggì la mia occhiataccia che non prometteva niente di buono se non cambiava tono e parole.
“Cioè aprite al popolo”si corresse.

Le porte furono aperte e piano a piano le persone che conoscevo da una vita entrarono e furono un vero contrasto con le dame ben vestite e troppo esagerate dell’aristocrazia e delle semplici famiglie ricche, che non avevano niente di semplice.
Entrati tutti, il mio sorriso diventò lieve ma vero, conoscevo tutti e tutti conoscevano me e anche se evitavano di guardarmi per via dell’uomo che avevo accanto mi lanciarono lo stesso un breve e veloce sguardo.
All’improvviso Nathan mi tirò con lui verso i musicisti.

“Ehi! Che modi, non sei il re”lo rimproverai irritata.
“No, ma il festeggiato”
“questo non ti da diritti lo stesso”dissi.
“Signori e signore”disse e tutti tacquero e lo ascoltarono.
“grazie per essere qui, ora, s’iniziano le danze”disse facendo cenno hai musicisti e cominciarono a suonare un Valzer. Io non capisco perché i vampiri preferiscano i tempi addietro invece del nostro bel mondo del ventunesimo secolo, beh i effetti è facile da capire,però sono cose viste e riviste,qualcosa di nuovo no?
Mi mise una mano sulla schiena e mi prese la mano.

“Aspetta, non vorrai ballare con me davanti a tutte queste persone?”
“Si,sei la prescelta,gioisci”
“Ma neanche se mi pagano, non mi puoi obbligare a ballare davanti a tutte queste persone, lo sai bene che io volevo stare lontana da tutto questo e che ti disprezzo”.
“Si, mi disprezzi, lo so, ma mi desideri ancora”disse tirandomi a se.
Che diavolo! Perché non nego? Ambra sei una cretina, mi dissi
“Che c’è?Perché hai quella faccia ebete?”
Mi risentii subito “mai ebete quanto la tua, pallone gonfiato arrogante e traditore”.
“Ma come? Ti brucia ancora?”Mi chiese e intanto ci muovevamo e non ci avevo fatto caso, riesce sempre a fare quello che vuole, mi da sui nervi.
“E va bene, ti concedo solo un ballo, niente di più”.
 “Era ora”disse facendomi volteggiare in mezzo alla sala.

Per tutto il valzer la mia faccia rimase impassibile e desiderai che ci fosse Giulian o Mikael o chiunque altro al suo posto,ma non lui.
Il ballo finì, ringraziai il cielo.
 “Ti sei divertita tesoro?”
“No”dissi subito e mi strattonai per farmi lasciare, ero finalmente libera quando qualcuno mi riprese per mano. Mi voltai verso questo qualcuno con una faccia arrabbiata che farebbe piangere anche uno della mafia, ma quando vidi Giulian mi si creò un sorriso dolce sulle labbra e i miei occhi s’illuminarono,o almeno credo,però il sorriso lo feci.
“Salve mia signora, sei incantevole con questo vestito, non che tu non lo sia sempre”mi disse portandosi il dorso della mia mano alle labbra per posargli un bacio che prolungo senza mai distogliere gli occhi dai miei.
“sei venuto per salvarmi?”
Mi sorrise dolce “chissà, forse”mi disse.
“un altro ballo, vuoi?”
“Va bene”dissi

Mi prese fra le braccia, mi diede un bacio sulla guancia e dopo ci mettemmo in posizione e cominciammo a ballare. Un altro valzer, questo però era viennese. Volteggiavo nella sala con altre coppie che danzavano e ad un tratto notai il conte fissarmi con sguardo divertito. Che diavolo guarda e perché si diverte tanto? Le sento le chiacchiere su di me, sempre le solite cose già sentite e a quanto pare a lui divertono, puerile e viziato come tutti gli aristocratici.
Lo guardai male e mi voltai verso Giulian a cui sorrisi. Poverino diamogli un po’ d’attenzione, non mi sto comportando bene con lui, mi dissi.
“sai ballare egregiamente, dove hai imparato?”
“In orfanotrofio e tuo fratello mi ha insegnato a farlo con eleganza e sembrando una piuma, anche se i suo metodi erano un po’ troppo spudorati”
“in che senso?”Chiese.
“sei ingenuo o veramente non lo sai e vuoi che te lo spieghi?”

Mi guardò e mi sorrise e grazie ai suoi occhi scoprii che faceva finta di non capire, quant’è difficile da comprendere questo gran pezzo d’uomo, mi dissi fra me e me.
“mi stringeva a se, troppo e troppo stretto”.
“Come? Così?”mi chiese con fare birichino stringendomi a se.
“mi farai criticare dietro”
“e tu lasciali parlare e criticare, ci penso io e poi dici così ma ha te non interessa molto, non vuoi essere solo offesa, vero?”
“Da quando sai così bravo in psicologia?”
“quando si tratta di te o dovuto imparare, faccio ore e ore di riflessione approfondite molto spesso, mi vieni alla mente e beh, non devo dire altro”.
“Ho capito”dissi poggiando il capo sulla sua spalla, sti cavoli delle chiacchiere, mi piace stare con lui e non m’interessa se parlano male di me, tanto non mi vedranno più fino al prossimo anno.

Sentire il suo corpo che tocca il mio, il tessuto della sua camicia costosa e raffinata sul mio viso, i suoi capelli che sciolti mi scivolano sul viso, è tutto così dolce, ma spero di non avergli sporcato di rossetto la camicia.
“Giulian se per caso ti avessi sporcato la camicia di rossetto ti arrabbieresti?”Gli chiesi alzando un pochino il capo e guardandolo negli occhi con un sorrisetto ironico”
“no, perché vuol dire che mi ha sfiorato con le due dolci labbra”
“lo sai, sei un adulatore nato”
“lo so, me l’hanno detto in molte”
“ah, si?”
“scherzo, tu sei l’unica ragazza che amo da moltissimi anni”lo guardai sorpresa e mi sentii in colpa, non so che fare con la mia vita privata è troppo complicata, pensai. Però lo strinsi forte, facendogli capire che quello che mi aveva detto mi era piaciuto.
 “è un onore avere il tuo amore”dissi
“no, io ho l’onore e il piacere di amarti”.

Dopo quelle parole rimasi stretta a lui per tutto il ballo e mi rammaricai quando finì, ma vedermi davanti Mikael mi fece sentire molto meglio.
“Ehi! Non mi è piaciuto il modo in cui eri appiccicata a Giulian e neanche i discorsi che avete fatto e che avranno sentito tutti”.
“Mi dispiace, ho urtato la tua sensibilità?”Gli chiesi ironica,ma Mikael si rabbuiò.
“stavo scherzando, scusami”dissi in attesa della sua risposta, odio quando è arrabbiato con me, non lo sopporto.
Mi sorrise “non importa, però ti devi far scusare e per far sì che questo accada devi ballare con me”.
“Va bene, posso anche farlo se si stratta di…”mi bloccai di colpo.

“Ambra che c’è?Che hai!”Non risposi, mi sentivo stanca e disorientata, non vedevo niente, ma sentito tutto, anche le lamentele e le parole piene d’astio degli invitati, tipo.
“sta male, le sta bene”.
“Così impara a fare la sciacquetta”
“Quella donna chi è? È così volgare”
“Conosce intimamente i signori quella, che invidia”.
“Sono felice che si senta male, spero gli venga un colpo”.
Sorrisi alle voci e risposi.
“Stronzette viziate e figli di papà insolenti, non avete neanche il diretto né l’onore di pulirmi le scarpe con la lingua, quindi tacete”.
Dissi in un sussurro udibile alle nostre orecchie e stranamente tacquero.

Ed ecco che mi ritrovai davanti un camino a me molto famigliare.
“Bambolina, sono dietro di te”
Risentire la sua voce mi paralizzò, così virile e autorevole e palpabile, mi vennero i brividi, o almeno per modo di dire e quando mi voltai e lo vidi rimasi paralizzata, ma mi ripresi subito.
 “che vuoi?”Chiesi brusca.
“si,lo so scusa,stavi per ballare con il cagnolino”
“si chiama Mikael, dissi quasi ringhiando”.
“Ok, chiedo venia”disse alzando le mani in segno di resa.
“volevo solo che dessi i miei auguri a Nathan”.
“Perché tu non puoi? Non riesci a rubarmi la voce, o il corpo per due secondi o farti vivo, visto che sei nascosto come un coniglio e quindi libero di muoverti a tuo piacimento?”
“Sono parole dure tesoro,ringrazia che sono tollerante e gentile con le signore,se me le avesse dette un uomo sarebbe già morto,ma tu sei anche fortunata, mi piaci molto,il tuo caratterino mi eccita e mi piace anche il tuo aspetto,quindi sei parata,fortunella,comunque gli dirai auguri da parte mia?”
“Si,basta che ora la smetti di farmi rimanere un vegetale fra le braccia di Mikael che si preoccupa sempre troppo”
“va bene, ciao bambolina”

Ritornai alla sala e sentii la musica che non aveva smesso di suonare, anche perché non è svenuta la regina d’Inghilterra e sentii sotto di me qualcosa di soffice. Spalancai gli occhi e mi ritrovai molte persone intorno, chi in piedi e chi seduti su, non saprei, un letto? O un divanetto. C’erano Mikael, Steve e tutti i signori, più Fred, azzurra, Ghiara, Tod e Thomas, che non sapendo ciò che mi era successo, come invece sapevano gli altri, erano molto preoccupati. Mi alzai dal divanetto su cui mi avevano sdraiata e mi accorsi di essere ancora alla festa,anche se appartata e che gli ospiti mi guardando come qualcosa di osceno,così mi misi subito a sedere da brava signorina.

 Mi schiarii la voce e non appena alzai il capo verso tutte le persone preoccupate  venni abbracciata con ardore,tanto che quasi mi sdraiarono sul divano un’altra volta.
“come stai tutto bene?”Mi Chiesero.
Sorrisi.
“si,benone,mi succede di tanto intanto di svenire”
Mi guardarono tutti come per leggermi dentro e capire se stessi mentendo, ma non stavo mentendo avevo solo omesso la causa.
“Porca miseria che paura”disse Thomas che ancora mi cingeva la vita e non intendeva lasciarla. Cavolo l’ho tratto ancora da bambino quando è già in età da moglie e da un bel po’.
“Ehi scollati dalla mia futura sposa”disse Tod.

Vidi Thomas guardarlo con la coda dell’occhio, fare un ghigno e sprofondare il viso sul mio petto. Mi lasciò senza parole e fui certa che sarebbe scoppiata la guerra del 15, 18 un’altra volta.
“tu!”
“buoni, tranquilli”placai subito le acque.
“Thomas, non sei più piccolo, questo cose sono perverse, lo sai vero?”
“No se lo fai alla ragazza che ti piace”.
Rimasi allibita.
“Scusate se interrompo la riunione di famiglia, ma qui c’è Nathan che mi parla mentalmente e mi sta facendo diventare pazzo”.
 “Urla, come sta? Sta bene? Che dice?”.
E in questa domanda c’è un sotto inteso, lo noto subito.
“Si Giulian digli di stare buono e intrattenere i suoi ospiti”
“riferisco”
“dai ragazzi, sto bene, andate a divertirvi, ballate e mangiate, non è ancora giunto il momento del banchetto?”
“veramente è iniziato da pochi secondi” mi disse Azzurra.

“Bene, andate a mangiare”Annuirono e andarono via ancora indecisi. Thomas mi diede un bacio sulla guancia e seguì gli altri dopo avermi lanciato un’ultima occhiata.
Giulian mi si sedette accanto a tutti gli altri mi si avvicinarono nascondendomi dagli invitati.
“Era lui?”Chiese Giulian.
“Si,voleva fare sue chiacchiere,ma non ha qualcun altro con cui parlare?”Dissi ironica.
 “smettila di essere così ironica, allora che ha detto?”
“Oltre al fatto che gli piaccio, che non ha alcuna importanza, di fare gli auguri a Nathan, basta” Giulian mi scrutò in volto e so bene che significa.
“che fai non mi credi”gli chiesi accusandolo, irritata.
“certo che no, non dubito della tua parola”disse
“allora tutto bene”risposi alzandomi.
“Ho fame, vado a mangiare, venite con me?”
“e il mio ballo?”
“lo faremo quando risuoneranno”gli dissi.

 Di nuovo in sala mi avvicinai al buffè, presi un bicchiere di cristallo e scelsi dai diversi tipi di sangue il più fruttato, il che dimostrava che era stato preso da un vergine e non m’interessa sapere se maschio o femmina.
Ne presi un sorso e lo gustai per bene, sentivo il suo sapore dolce e delicato sul mio palato da intenditore, nella mia vita ho gustato diversi tipi di sangue e questo fino ad adesso è il migliore, beh non si bada a spese per il principe che oggi compie gli anni, sempre il solito megalomane.

Molti invitati rimasero sorpresi quando presi il primo sorso, perché il mio volto si trasformò, una conseguenza per via del sangue, di solito ne bevo solo per sostenermi e non crollare, non per golosità o altro e non eccedo mai di misura e se devo aggiungere altro, evito questi tipi di qualità che hanno molte calorie e danno alla testa.
Posai subito il calice sul tavolo e mi diressi verso la doppia portafinestra aperta che dava al balcone. Mi appoggiai al parapetto di marmo e scrutai in lontananza. So dai rumori che sotto del balcone ci sono diverse guardie organizzate per ogni evenienza. Alzai lo sguardo e vidi la pallida ed enorme luna che si rispecchiava nella sala, era meravigliosa e così malinconica.

All’improvviso mi arrivarono degli schizzi d’acqua proveniente dallo spruzzo della fontana di marmo bianco proprio sotto al balcone,acqua  gelida che scorre sempre.
“Ehi! Come mai tutta sola”mi voltai e mi trovai di fronte Steven.
“Niente, pensavo, tu non mangi?”
“no, l’ho fatto a sufficienza e c’è chi è più controllato di me e continua a ingozzarsi, invece ho notato che tu hai solo bevuto un calice più o meno”
“si,io ho problemi a fermarmi una volta che ho bevuto del sangue,ecco perché ora sono qui,mi aiuta un pochino pensare ad altro”
“capisco”disse appoggiandosi al parapetto accanto a me.

“certo che Nathan è terribile, voleva ballare con te e l’ha fatto, ma non mi sono piaciute le offese e le chiacchiere su di te”.
“ Sono sembrata davvero una che se la fa con tutti, Nathan, Giulian, Mikael, non credi abbia fatto quest’impressione?”
“Beh, sarà perché io ti conosco e so che non sei così”.
“Esatto, ma gli altri che ne sanno?”

“Ehi pasticcino, accetteresti di ballare con me?” Mi chiese una voce molto famigliare.
Mi voltai, era Victor, sorrisi.
“Va bene, ma prima avevo promesso un ballo a Mikael, purtroppo sono svenuta prima che potessimo ballare, dov’è?”
S’irritò un pochino ma rispose.
“Lì, circondato da dame”mi disse indicando con il pollice dietro di se.
Aveva ragione, Mikael era assediato da giovani fanciulle smorfiose addobbate come alberi di natale che gli facevano domande una a presso all’altra e naturalmente da gentiluomo quale è Mikael non riusciva a togliersele dai piedi ed è qui che subentrai io.

“Scusate signore, mi serve Mikael per ballare”dissi afferrandolo per un braccio e tirandolo via ignorando le esclamazioni e le critiche delle oche giulive.
Lo voltai verso di me e lo guardai.
“Pronto per ballare?”
“certo che si, e grazie d’avermi liberato da quelle donne asfissianti”
“figurati, è stato un piacere, sono tutta tua”dissi.
Mi guardò in un modo che mi sorprese.
“non dirmi mai più così, potrei fraintendere”disse cingendomi con un braccio la vita e tirandomi a se, sentivo il suo torace contro il mio seno, eravamo incollati e non solo con gli sguardi. Com’è possibile che sia diventato così sfacciato solo per una mia parola, però mi piace è così maschio.

Cominciarono a suonare un altro valzer, che originalità. Mikael mi portava benissimo, mi sentivo leggera ed equilibrata, volteggiammo in tutta la sala stando attenti a non sbattere contro le altre coppie e due secondi prima che finisse la musica Mikael mi lanciò.
Mi spaventai, la sola idea di andare contro invitati innervositi dal mio comportamento non mi piaceva affatto e non so chiedere scusa, non ci sono mai riuscita, ecco perché mi sono isolata,non so comportarmi,ed ecco che andai addosso a qualcuno.

Lo sapevo ora dovrò scusarmi, pensai.
Alzai il capo e mi trovai Victor davanti.
“bene, posso anche non farlo”sussurro
“che?”Mi chiese lui.
“niente, anche perché il nostro incontro era stato premeditato”.
Mi sorrise “naturalmente”
Iniziò una nuova canzone e sorrisi, doveva essere degli anni 70 o 80 più o meno.
“Io questo ballo lo adoro”dissi
“quindi ti piacciono le cose con i salti e la velocità e le mosse strane?”
“Che fai balli?”
“Certo che si” disse prendendomi per mano.

Aspettammo il ritmo giusto e cominciammo a zampettare e a ballare come se veramente eravamo in quegli anni. Quando mi accorsi che nessuno aveva ballato quella canzone e che tutti erano rimasti a guardarci impressionati fu alla fine del ballo. Anche perché è strano ballare con il giustiziere, colui che ha fama di decidere la vita e la morte e le pene in base agli errori dei vampiri.
Finito il ballo e ancora mano nella mano mi accompagnò dagli altri.
“però non sapevo fossi brava anche con certi balli”mi disse Giulian.
“Questi balli sono i miei preferiti”gli faccio saper sfilando delicatamente la mano da quella di Victor che non protestò.
“già, il mio dolce pasticcino a sorpreso anche me”disse Victor

“bene allora tocca a me ballare con lei”disse Thomas prendendomi per mano e tirarmi via. Mentre mi portava nella pista di ballo vidi Steven guardarmi triste. Lo avevo notato fare un passo avanti, forse voleva ballare anche lui con me, ma non ha fatto in tempo a dirlo, certe volte è mostruosamente timido.
“dopo”mimai con le labbra e subito mi sorrise, aveva capito.
Iniziò un altro valzer. Spero non ricomincino con i valzer, che noia! Al centro della pista mi passò un braccio intorno alla vita e mi strinse a se, tanto velocemente che mi meravigliai. Quando lo guardai negli occhi lessi serietà e notai come sempre occhi del tutto diversi da quelli di un bambino. La musica cominciò e ballammo, era diventato bravissimo e pensare che era un popolano,come li chiamava Nathan dopo averlo corretto altrimenti per lui era solo plebaglia insignificante.

Finì il Valzer e rimasi alcuni minuti stordita e stranita dal nuovo Thomas,cavolo mi ci devo abituare e poi quella frase “no se la persona ti piace”o una cosa simile,credo di aver capito il senso ma non ci voglio pensare.
Ritornai dagli altri, ma perché vogliono tutti ballare con me?Mi chiesi.
La musica dopo è un’altra degli anni 80 o 90 e mi s’illuminarono gli occhi non appena la sentii.
Steven si fece avanti e mi porse la mano che afferrai e di nuovo in pista, il ballo era sempre saltellante, allegro e la musica la conoscevo alla perfezione, che ricordi.

Quando finì, iniziò un altro ballo e mi afferrò la mano qualcun altro, era Patricia.
“Questo è un ballo solo per le donne, vieni”disse tirandomi in pista.
Il ballo era come quelli indiani, prevedeva di danzare in tondo, gli indiani lo facevano intorno al fuoco, ma per noi è letale quindi lo facevamo senza niente in mezzo. Conoscevo il ballo e cominciai a muovere armoniosamente le braccia e il corpo, anche i balli così mi divertivano. All’improvviso muovendo un po’ troppo velocemente il capo mi si aprì il fermaglio che cadde a terra e i capelli mi scivolarono sulle spalle.

Seguii il fermaglio con lo sguardo e vidi Steven raccogliermelo, così di nuovo tranquilla mi riconcentrai sul ballo, ignorando le stupide sciacquette viziate che parlavano male di me, perché oltre ad aver danzato con molti uomini e soprattutto i signori della casata, ora mi vedevano andare d’amore e d’accordo, con una signora della casata e Patricia a loro non rivolgeva neanche la parola.
Alla fine del ballo, mi ripresi il fermaglio, mi rifermai i capelli sul capo e mi sedetti su un divanetto. Mi reputavo in sciopero, se volevano potevo anche scrivermelo sulla fronte,basta che capivano che non avrei più ballato fino alla conclusione del genetliaco di Nathan.

Rimasi seduta per un bel po’ quando sentii tanti rulli di tamburo e scoppiai a ridere e per fortuna ero coperta dal chiasso dei tamburi altrimenti mi avrebbero sentita e reputata maleducata. Veramente Nathan era la persona più megalomane e esibizionista e altezzosa che io abbia mai visto e conosciuto. Dopo del rullo di tamburi fece l’ingresso un carrello spinto da una donna.
Sul carrello c’era una fontana, tipo quella in cui cadeva a cascata la cioccolata dove puoi intingerci le fragole. Alzai un sopracciglio perplessa,quando la fontana fu aperta e scese del sangue. Mi coprii subito la bocca e il naso con una mano. Il mio naso sopraffino sentì un profumo fruttato e un altro più speziato e uno più grasso, erano tutte varietà di sangue mischiate insieme per crearne uno solo super costoso e perfetto nel odore sapore e da una quantità subenorme di calorie.

Mi alzai di scatto dalla poltroncina e corsi fuori al balcone sperando di attenuare la voglia infrenabile di sangue che mi si era scatenata più forte che mai, pura e straziante brama di sangue che avevo imparato a controllare, ma ero tanto così da superare la mia soglia di resistenza. Respirai pesantemente l’aria della notte, mi fece peggio, l’odore del sangue era forte anche fuori, un olezzo dolcissimo come se ci fossero altre fontane ad ogni angolo del giardino. Mi coprii il volto con le mani e cercai di stare calma.

“Ambra tutto bene?”Mi chiese una voce alle mie spalle. Mi voltai, era Mikael che spalancò gli occhi e rimase sorpreso quando mi vide. Sicuramente ero trasformata e sembravo un’anima in pena.
“Ambra”disse facendo un passo verso di me.
Alzai una mano per fermarlo e scossi lentamente la testa.
“no, Mikael, non ti avvicinare ora”dissi con voce strana per via dei canini.
Rimase fermo dov’era a guardarmi.

Riuscii a controllarmi e a ritornale normale, anche se con difficoltà e sapendo che dentro non ci sarei potuta entrare e nemmeno bere un solo stupido goccio altrimenti sarei impazzita.
“Ora sto maglio, scusami tanto”
“che avevi?”
“Ho problemi con la sete di sangue”gli dissi voltandomi e guardando in lontananza.
All’improvviso fui abbracciata da dietro e stretta dolcemente. Appoggiai il capo sul torace di Mikael e continuai a guardare fuori.
“Devi andare via, lo sai vero”dissi calma.
“si,lo so”disse poggiando una guancia sui miei capelli.
“Mikael maledizione!” Esclamai con voce strana, mi erano riusciti i canini.

Mikael mi prese per le spalle e mi voltò verso di lui, mi sorprese il suo gesto, cosa che conoscendolo non sarebbe dovuta più succedere. Alzai lo sguardo e incontrai il suo, determinato e sicuro che mi faceva una richiesta.
Spalancai gli occhi e ritornai normale, per qualche motivo, ignorando la brama di sangue quest’ultima era sparita.
All’improvviso mi strinse a se.
“Mikael non farlo”dissi quasi disperata. Mentre mi trattenevo di non mordergli il collo a cui ero appoggiata.
“Io voglio dartelo, voglio che lo fai”
“no, ora non riuscirei a fermarmi”dissi con voce tremante, stavo per cedere.
“Ti fermerò io”

“no Mikael, ti stai comportando da un egoista”dissi avvinandomi di più al suo collo che cominciai a fissare spudoratamente.
Gli leccai la dolce e tenera pelle e sentii sotto la mia lingua il sangue scorrere.
“Mi stai facendo del male”dissi, aprii la bocca e gli graffiai il collo, pronta a mordere, ma Mikael mi scostò da lui e mi baciò.
Eravamo ancora vicini, ma non ci abbracciavamo più. Io ero al limite e tutti i miei sani principi erano spariti per via della brama di sangue e della vicinanza di Mikael, ma staccandomi da se, mi aiutò.

Sentivo le sue labbra sulle mie, erano dolci e gentili, mi lasciai andare alle sensazione che mi davano così da concentrami su quest’ultime invece della voglia di mangiare.
Chiusi gli occhi, ma li riaprii subito sentendo qualcosa bagnarmi il viso.
Mikael stava piangendo.
Feci finire il bacio e lo guardai in volto ricevendo un’altra mazzata dalla voglia di mangiare che prima si era affievolita e ora era ritornata, ma onestamente m’importava più di sapere perché Mikael stesse piangendo che pensare alla mia dannata brama di sangue.
“perché piangi?”
Mi guardo con gli occhi lucidi.

“Perché è vero, ti stavo facendo male, tu stavi resistendo ed io ti spingevo a fare il contrario perché volevo che mi mordevi,mi dispiace”
“che stupido che sei”dissi asciugandogli le lacrime tanto diverse dalle mie, così normali.
Mi bloccò la mano e se la tenne sul viso.
“Ti amo”mi disse all’improvviso baciandomi il palmo.
“rientriamo Mikael”dissi ignorando la sua dichiarazione.
Rientrai in sala e non ebbi più problemi con il sangue, ora avevo davvero molte altre cose a cui pensare.

La festa continuò danze e balli quando Nathan si fissò di nuovo su di me e cominciai a scappare da lui percorrendo tutta la grande sala. Fino a che mi dovetti per forza fermare perchè andai a sbattere contro qualcuno.
Scusa non mi uscì dalla bocca, alzai solo lo sguardo e mi trovai di fronte il conte.
Non seppi se era meglio stare in presenza sua o di Nathan.

“Si chiede scusa quando si finisce addosso alle persone”
“mi esce solo se ho confidenza con questa persona o voglio chiedere scusa”gli dico gelida, ignorando il suo tono risentito, quasi oltraggiato.
“come ti permetti, dovresti chiedermi subito scusa, sono un conte e tu una maleducata che gioca con le persone”.
“Scusa, non ho capito? Io giocherei con le persone?”
“Esatto, prima il nostro signore, poi gli altri, sei addirittura a stretto contatto con la signora e un cagnolino”.

“Mikael, si chiama Mikael, non ti permetto di chiamarlo così e comunque non essere invidioso se conosco i signori”.
“Invidioso, io non sono invidioso, tu sei solo una…”
Tutti ci avevano accerchiato e guardavano la nostra bella scenetta in silenzio senza perdersi una parola.
“io sarei cosa?Non vorrai insinuare quello che penso, vero?”Chiesi quasi urlando.
“fateci passare”
“toglietevi subito di mezzo, sono una contessa io”
Disse una donna facendosi largo fra la folla raggruppata dietro al conte.

 Era una matrona ingioiellata con degli assurdi capelli e un abito dell’ottocento pieno di fronzoli, così ampio da farla sembrare più grassa da quanto già non lo sia in realtà e poi un uomo alto e secco vestito da damerino con i capelli color carota le si affiancò.
“Che succede qui!”Urlò la donna quasi isterica con la sua voce stridula e irritante.
“Niente madre”disse il conte.
Devo dire che sapere che quello era il figlio di una donna simile mi sconcerto alquanto, lei era orrenda, il padre sembrava stupido, invece il figlio sembrava un dio pronto per farsi fare una statua in suo onore,cavolo quant’è incredibile il mondo.

“Come niente”disse e il suo sguardo pieno di sufficienza si posò su di me.
“ah, ho capito è colpa di questa spudorata donnicciola di basso rango”.
  “Che succede!”
Chiese Nathan e se non si fosse intromesso immangino che avrei fatto un macello che nessuno e ripeto nessuno, aveva mai visto. La prima e la seconda guerra mondiale più la guerra del 15, 18 insieme.

Sarebbe stata chiamata la strage avvenuta per mano della grande Ambra.

Incrociai le baraccia al petto contrariata, mente lo sguardo del conte si posò sul suo signore e il suo tono diventò ossequioso.
“scusate la confusione mio signore, ma questa donna mi è venuta addosso e non mi ha chiesto scusa”
Nathan mi guardò ed io feci altrettanto, sfidandolo di dirmi qualcosa, mi conosceva ero al limite della sopportazione e lui non rischiava mai quando ero in questo stato, sembrava che fossi solo arrabbiata solo superficialmente, ma non era affatto così.
“Ambra che cosa è successo?”Mi chiese.
“quello che ha detto lui”dissi gelida.
“Allora perché non chiedi scusa?”

Scoppiai a ridere, una ridata divertita che riecheggiò in tutta la sala silenziosa e fece rabbuiare il conte e con lui la madre e il padre e non appena finii feci cominciare un sussurrare generale.
“Io chiedere scusa? A lui?”dissi indicandolo.
“Neanche se mi uccidi”dissi parola per parola.
“Deve chiedere scusa, loro sono degli aristocratici, sono superiori a te e poi questo è un mio volere”.

“Un tuo volere?” Dissi ironica trattenendo a stento una risata.  “Il tuo volere non lo seguirei neanche se mi puntassero un paletto al cuore o se ciondolassi sopra delle fiamme e fosse il solo modo per salvarmi. Io odio l’aristocrazia e i ricchi, che si credono di essere chissà chi, solo per i soldi e il loro dannato titolo nobiliare. Sono solamente delle persone come tutti gli altri, ma no che dico, che stupida che sono, ho insultato le persone del popolo qui presenti, perché loro non sono persone, sono solo dei tizi con una vita vuota e senza senso, tizi che oziano e si godono la loro patetica e inutile esistenza, sono solamente: invidiosi,superficiale,puerili,egoisti,viziati ed inutili.

Io non volevo neanche venire, mi hai costretto tu e hai invitato anche i miei amici. Dovevo venire per forza per non farmi perseguitare da te, così eccomi qua, sono venuta, anche se contraria e ho dovuto anche dormire insieme a un aristocratico e sorbirmi tutte le parole offensive che mi hanno detto alle spalle le persone,dissi facendo le virgolette con le mani “qui presenti solo perché ho ballato con i signori delle casate e altre uomini,miei amici e io dovrei chiedere scusa a tipi del genere? Al conte qui presente che mentre parlavano male di me, per giunta non dicendomelo in faccia rideva, no grazie faccio volentieri a meno d’umiliarmi”.

Dissi arrabbiata ma senza urlare, mentre i miei occhi sprizzavano scintille di rabbia repressa.
“tu”disse all’improvviso la matrona odiosa con la sua odiosa voce. Mi voltai a fronteggiarla.
“tu, assomigli, tantissimo a lei…”disse timorosa e con la faccia tipica di uno che ha appena visto un fantasma.

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Capitolo 41
*** La verità ***


La guardai in volto con un sopracciglio alzato, sconcertata. (Che diavolo vuole dire questa vecchia megera che sembra una matrona e per di più odiosa?)
 “Come dici?” Chiesi posandomi le mani sui fianchi, contrariata.

“i tuoi gesti, il tuo modo di parlare e un po’ anche il tuo aspetto mi ricordano lei, quella che era stata mia sorella”
Non appena disse quelle tre parole nella sala si creò un irritante vociare.
“Mamma che dici?” Chiese il conte guardandola allibito.

“hai capito e sentito benissimo, sono quasi certa di non sbagliarmi, lei deve essere la figlia di mia sorella”.
“Impossibile, io sono nata e cresciuta in un orfanotrofio”dissi subito, anche se avrei preferito tacere sulle mie origini invece di dirle a mezzo mondo riunito in quella sala.
“che orfanotrofio?”
“Non sono cose che ti riguardano, ed io non parlo con gli aristocratici, li detesto, sono tutti uguali, tutti fatti con lo stampino, altezzosi e prepotenti figli di papà che parlano alle spalle, come quelli qui presenti che lo stanno facendo anche adesso”dissi guardando ostile ogni invitato.
“Dici così, ma stavi amoreggiando con i signori delle casate che sono i massimi dell’aristocrazia vampiresca, dei sangue puro,quindi stai dicendo delle enormi assurdità”dice il figlio della megera.

“Ah, ma io non ho mai detto di essere del tutto coerente con quello che dico e comunque conosco i signori uno per uno e so dire come sono. Inquadro bene le persone già con una prima occhiata, quindi taci”dissi guardandolo infastidita.
“Comunque questo spiega tutto, la tua somiglianza a mia sorella e al fatto che non l’abbiamo più trovata. Non avevamo immaginato che le suore dell’orfanotrofio avrebbero potuto nasconderla, siamo stati ingenui”disse la matrona odiosa.

“Ancora con questa storia! Io non sono un’aristocratica e non ci tengo a diventarlo, stai viaggiando con la fantasia, quindi esigo che non mi metta più in mezzo alle stravaganze partorite dalla tua mente malata, grazie e ora mi ritiro. È stato un dispiacere partecipare a questa pagliacciata ed essere perseguitata dalle lingue velenose e biforcute dei tipi qui presenti”dissi spezzante voltandomi velocemente e incamminandomi spedita verso la doppia porta.

“Ragazzi, se voi volete restare io vi attendo a casa”
“no, veniamo con te”mi dissero Mikael e Steven in coro.
“Dove credi di andare” disse il figlio della megera, sbarrandomi la strada con il proprio corpo esattamente quando stavo per posare una mano sulla maniglia.

“Voglio capire la situazione, per quanto impossibile e improbabile possa essere mia madre insiste nel dire che potresti essere mia cugina”
“ebbene io no, a me non interessa, scostati subito”gli ordinai.
“Non prendo ordini da te”
Incrociai le braccia al petto.
“Va bene, te lo concedo, ma solo due minuti, dopo devo usare il mio prezioso tempo per fare qualcosa di più importante che sentire le chiacchiere di tua madre”
“e cioè?”
“ Semplice, devo usare il mio tempo per non fare niente, di certo usandolo in questo modo non verrà sprecato, come invece lo sarebbe se ora restassi qui a sentire starnazzare quella gallina di tua madre”
“ma come osi?!”Esclamò inviperito.
“oso”risposi inchiodandolo con uno sguardo duro per poi voltarmi verso gli invitati.

“Ebbene contessa, prego m’illumini” dico ironica incrociando e braccia al petto in attesa.
“tsz, piccola impudente, ti farò rimangiare le tue odiose parole, anzi no, dirti questo sarà la mia rivincita con gli interessi, perché io ora sono sicura che sei mia nipote”
“ah”gemetti
“che c’è?”Mi chiese il figlio della megera.
“niente ho sentito (mia nipote) e mi sono sentita male all’istante, strano vero? Sono un vampiro”dico facendo un ghigno. Vedo colui che dovrebbe essere mio cugino,cosa assolutamente assurda, fare in passo avanti. Lo guardai con un ghigno in faccia, più che pronta a tutto, ma la madre lo bloccò.
“Ignorala”
“vedi di smetterla,vile vampira da due soldi”
“oh, che parole altisonanti dice il nostro piccolo conte, ma almeno sai il loro significato?”Dissi prendendolo in giro e lanciandogli uno sguardo eloquente più delle parole. Uno sguardo che diceva (ti sfido!)   

“Tsz”è tutto quello che mi disse. “Sentiamo allora, contessa prego, parli”dissi sedendomi su una sedia.
“bene, hai fatto bene a sederti”mi disse Nathan che si era avvicinato a me e queste parole mi preoccuparono, che sapesse qualcosa? Non sarà che è tutto vero? Spero proprio di no, pensai preoccupata ma senza darlo a vedere.
“bene, ma vorrei andare in una saletta privata”disse la contessa.
“E a cosa serve? Ormai sanno tutti che mi parlerà di sua sorella, non vedo quale sia il mistero e poi così creerà solo chiacchiere e curiosità inutili, quindi prego parli,anche perché noto che  non scorreva buon sangue fra lei e sua sorella”

“infatti, è stata una stupida indisciplinata che ha recato disonore alla famiglia sposando un giovane ricco che all’inizio era stato un semplice figlio di commerciante, che idea malsana e poco adatta per una figlia di un conte, ha buttato immondizia sulla nostra casata che durava da secoli solo per quel ragazzo”.
“Quindi secondo voi sono la figlia di questa donna”. Affermo calma.
“No, secondo me, lo sei, i tuoi gesti, il modo, di esprimerti, l’aspetto, sei uguale a quella che una volta era mia sorella. Lei era sempre stata molto dolce e in certi versi indifesa,ma se la facevi arrabbiare diventava un demone e tu sei uguale,non aveva paura di niente,ed era terribilmente testarda, così quando mio padre non acconsentì al matrimonio con il giovane che aveva conosciuto, fuggì”.

“La nullità che voleva sposare, quel figlio di mercante, lo aveva conosciuto in un paesino di campagna in Francia, il paesino dove nostra madre abitava perché cagionevole di salute e bisognosa di aria pura e riposo. Questo giovane abitava con i genitori in una villa poco distante dalla nostra e nessuno sapeva della sua esistenza e della lunga relazione fra lui e mia sorella, fino a che papà decise di richiamarla e di crearle un matrimonio combinato con il figlio di un amico di mio padre, mio marito qui presente, ma lei non volle. Combatté per stare con quel ragazzo,ma mio padre non  la stette a sentire,era deluso da lei,così le disse che era il disonore della nostra famiglia e la rinchiuse in casa,ma mia sorella era furba e nonostante tutto riuscì a  fuggire e sicuramente in quel tempo aspettava un bambino dal quel giovane,perché non mangiava molto,aveva continui mal di testa e non faceva che dormire e chiedere i cibi più assurdi e fuori stagione.

“Creò molti problemi con il suo gesto”disse la contesa incrociando le braccia al petto e prendendo un’aria di sufficienza e disprezzo “mio padre dovette scusarsi con la famiglia di mio marito e cercarla, non la trovavamo da nessuna parte fino a che chiedemmo a tutte le chiese e gli orfanotrofi, sicuri che avesse chiesto diritto d’asilo, ma tutti negarono di averla vista e di ospitarla”.
“In che orfanotrofio sei nata e cresciuta?”


Mi chiese fissandomi senza distogliere i suoi occhietti subdoli e piccoli da me.

“Sono nata in Francia, all’orfanotrofio “Portasc”.
“Portasc, ah, sì, lo ricordo, era molto grande, con un immenso roseto e cerano molte suore, ci sono ancora suor Ilenia e suor Matilde che tu sappia, ah, no, è vero,saranno morte ormai,sono passati così tanti anni”
La guardo sorpresa.
“Che c’è? La mia memoria è ottima e a quanto pare ho ragione sei davvero la figlia di quell’ingrata combina guai e vile di mia sorella, è una disgrazia averti incontrato”.

“Potrei dire lo stesso, comunque io non credo di essere tua nipote, non lo vorrei essere neanche per sbaglio, piuttosto preferisco che m’infilino un paletto nel cuore all’istante. Odio l’aristocrazia e non solo per la loro mentalità chiusa e spregevole come lei, o meglio tu stessa mi hai fatto notare ora, ma anche perché rinchiude le persone dentro una boccia di vetro, per lasciarle piano piano soffocare e per privarle della vita e del volere e la forza di seguire i propri desideri, ma a quanto pare tua sorella è riuscita a fuggire a tutto ciò, quindi se è vero che tua sorella era mia madre, nonostante io speri con tutta me stessa che non lo sia, sarei felicissima e onoratissima di essere la figlia di una donna così, che di certo ha buttato dietro alle spalle la sua misera e restrittiva vita da contessa per essere felice e vivere come voleva; davvero,ne sarei veramente onorata e rimpiangerei il fatto che sia morta mettendomi alla luce; veramente una disgrazia”
“è morta?”Mi chiese la contessa guardandomi sorpresa.

“sì, partorendomi, ma a lei che le importa?Non le voleva bene, non le importava di sua sorella,giusto? Allora questa discussione è chiusa, lei non è mia zia e lui”dissi indicando il piccolo conte “non è mio cugino, come lui non è mio zio”dissi indicando il conte e questo è tutto, non credo affatto a questa storia senza prove”
“Vuoi delle prove? Secondo te come mai ho invitato i conti di Lisbon e ti ho fatta finire nella stessa camera con il loro figlio?”
Mi chiese all’improvviso Nathan.

Mi voltai verso di lui e lo guardai con sguardo duro.
“spiegati”ordinai in tono gelido.
“semplice, io son tutto della tua vita, ho fatto delle ricerche e tutto quello che ha detto la contessa è vero,sei la prima erede della casata Noran che erano conti da generazioni anche prima di diventare vampiri ed esser conti nell’aristocrazia vampiresca e sei una contessa”disse prendendo un campanello sbucato dal nulla e suonandolo per chiamare la servitù che arrivò all’istante.

“signore”
“vai Eis, portami i documenti nel secondo cassetto della mia scrivania in ufficio”
“sì, signore”
“veloce”disse poi. Il servitore fece un inchino e usando la sua velocità da vampiro scomparve.

“ecco a lei signore”disse il servitore inginocchiandosi di fronte a Nathan e porgendogli dei fogli.
“perfetto, ora puoi ritornare alle tue faccende”.
“Dunque”disse guardando i tre fogli.”
“Ecco, tieni Ambra, leggi tu stessa”disse porgendomi i figli che gli strappai dalle mani con un gesto di rabbia e prima di leggere il loro contenuto lo guardai male.
Il documento diceva:

“Soggetto 103, Ambra Portasc.Ricerche
Nome vero: Ambra Motiè
Età umana: 18,anni
Vita privata. La figlia del conte di Noran, Geneviev Noran è la prima figlia e unica ereditiera della casata Noran, promessa in sposa al conte di Lisbon, ma fuggita per seguire il suo sogno d’amore con un giovane figlio di mercante ora scomparso senza lasciare tracce“Rouge Motiè”rimasti in cinta trova asilo nell’orfanotrofio francese “Portasc” e ci resta per tutto il tempo della gravidanza fino a che muore per via di complicazioni al parto e senza nemmeno avere il tempo di dare un nome alla figlia.


Abbassai il foglio e guardai con sguardo incolore Nathan.
“E tu come diavolo fai ad essere sicuro di questo? E soprattutto come fai a sapere tutto questo?”Gli chiesi in tono serio e infastidito.
 “È tutto vero, l’ho scoperto investigando, sono ritornato indietro contando gli anni che avevi, poi è stato facile,ho cercato per prima cosa nei giornali,dopo aver cercato a casa tua. Da te ho scoperto solo che sei nata in orfanotrofio e sei uscita a diciotto anni, che avevi un lavoro in una pasticceria, che eri bravissima a scuola e che sei rimasta legatissima al tuo orfanotrofio a cui mandi un’assurda quantità di denaro ogni tanto,prima a tuo nome,poi visto che ormai dovresti essere già bella che morta,da tuoi finti parenti o senza dire il tuo nome”disse soddisfatto di se con un sorriso di vittoria sulle labbra.

“Poi ho rovistato nei ricordi di alcune suore dell’orfanotrofio, era incredibile come ricordassero tutto anche a distanza di anni, molte avevano raccontato la tua storia anche ad altra appena arrivate o alle prime armi perché credevano che il gesto di tua madre fosse stato giusto e che fosse stata forte e coraggiosa, ma sopratutto che era una persona speciale e gentile con tutti, una persona da seguire e prendere d’esempio ed è rimasta nei cuori di tutti fino al tempo della sua morte, così ho scoperto anche che era una contessa e che si era innamorata di un giovane che era ricco ma prima era un semplice popolano,ma che era tanto gentile e dolce ed era pazzo di lei, nonostante fossero di due mondi completamente diversi e irraggiungibili e il fatto del parto,ecco tutto”

Lo guardai scettica.

“Andiamo,è la verità,sai benissimo che esistono vampiri che hanno il potere di leggere i ricordi e anche di vederli e io ne ho ben tre nella mia casata”
“capisco, allora sono un’aristocratica, anzi, no, sono la figlia di una donna che ha avuto un grandissimo coraggio, una donna con le palle e sono felice per questo”dico con espressione seria sul volto ma sentendo dentro un sentimento mai provato.

Calore, uno strano e diverso tipo di felicità e ammirazione per mia madre, anche se non ho potuto conoscerla e non la conoscerò mai, ma i miei sentimenti si fermano qui. È una donna con le balle giganti e squadrate e niente più, che io sappia non ho una madre, visto che non l’ho mai conosciuta e questo è quanto.

“Ah, un’altra cosa”disse Nathan. “Visto che siamo in vena di confessioni,visto che sei all’oscuro di chi ti ha trasformato,di chi è il tuo
sire,sappi che il giorno in cui ti hanno trasformata era il 10 dicembre ed erano le 20,31 ed eri vicino ad un edificio in rovina accanto alla Senna in quel momento e quel giorno il cielo era nuvoloso e indossavi un orribile vestito largo e deforme che non dava onore alle tue deliziose curve.


Mi voltai verso Nathan.

“Tu come fai ha…no! Non è possibile!Non è vero! non ci posso credere!”Dissi portandomi le mani al capo sconvolta con gli occhi spalancati  fissi su Nathan e immersa in un silenzio teso e snervante, ma soprattutto costante e infinito che aveva divorato in un attimo la sala. Sei stato tu!”Esclamo.

“ Perspicace come sempre, sì, sono stato io, ti ho trasformato io tesoro”.

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Capitolo 42
*** Confusione ***


Il mondo mi crolla addosso e le sue parole non smetto di passarmi per la mente, ritornano a infierire nel poco e minimo autocontrollo che mi resta, non solo sono figlia di una contessa, ma sono stata morsa, trasformata in vampiro da Nathan, (una catastrofe, un dilemma, la fine del mondo, voglio morire, un paletto per favore, un paletto vi prego!)

All’improvviso ritorno calma, come se non provassi alcun tipo di sentimento, stranamente questo riesco a farlo e anche bene,tanto che il mio viso si mostra impassibile.
“stai mentendo, sono sicura che stai mentendo”dissi calma.
“e che cosa guadagno, mentendoti?”
“e che guadagneresti dicendomi la verità?”

“Di farti scoprire le tue origini e forse di riaverti con me, forse ti avrò piena di odio e rancore, ma ti riavrò e poi mi piace vedere la tua faccia sconvolta, come quella di trenta secondi fa”dice facendo un sorrisetto.
“Tu sai che quel sorrisetto posso fartelo sparire con un bel pugno in faccia, vero?”Chiesi guardandolo storta.
“immagino di sì, ne saresti capace”
“comunque, hai le prove?” Chiesi, anche se naturalmente non poteva averne”
“dammi la mano”disse facendo qualche passo avanti e porgendomi la mano.

“e perché dovrei?”
“è la prova”
Gliel’afferrai riluttante e gliela strinsi con tutta la mia forza incavolata nera.
“Cavolo che potenza e che forza, comunque ora, dal nostro contatto, se ti concentri capirai che è vero, che c’è un feeling fra di noi”.
Mi concentrai, ma senza chiudere gli occhi, altrimenti se ne sarebbe approfittato, lo conosco e all’improvviso sento qualcosa scorrermi dentro.
Porca zozza maledetta, è tutto vero.

Ritrassi bruscamente la mano e lo guardai ostile e arrabbiata, ma così tanto che mi trasformai e qualcuno che evidentemente sentì il mio cambiamento, mi posò una mano sulla spalla.
Mi voltai, era Mikael.
“è vero?”Mi chiese sussurrando, anche se non serviva a niente, si sa com’è l’udito dei vampiri.
“è vero, maledizione”
Lo sentii sospirare.
“e perché hai scelto me fra tante ragazze?”Chiesi a Nathan.

“Perché mi sei piaciuta subito, d’aspetto per prima cosa e poi per il carattere, eri tutto: gentile, dolce e seducente anche nei tuoi striminziti abiti, poi testarda e capace di fare qualsiasi cosa perfettamente, tranquilla e amichevole, così quando eri sola e non eri circondata dai tuoi amici che ti stavano sempre intorno, ti ho morsa e ti ho lasciato da sola riparata da qualche parte.
Sicuramente hai scoperto a tue spese che il sole ti faceva male e che eri cambiata, che avevi sviluppato una strana attrazione per il prossimo, senza che capissi il perché. Il sangue, ecco cos’era, eri affamata e volevi il sangue, ma non lo capivi perché ti avevo cancellato la memoria dopo la trasformazione e stranamente nonostante la fame, avevi la forza di resistere, cosa molto difficile per i vampiri appena nati, comunque ti ho tenuta d’occhio e ho mandato alcuni subordinati nella tua zona e visto che sapevo della tua intelligenza e il tuo autocontrollo, come anche la tua paura,avrei scommesso tutto quello che avevo, che avresti chiesto a quei tipi tanto uguali a te e avresti reagito, seguendoli e loro ti hanno portato nella mia casata e da lì sei diventata come programmato  la mia prediletta e amante.

“Però, sei subdolamente geniale, te lo concedo”dico sibilando di nuovo trasformata e furibonda.
“Ora però metterò fine hai tuoi giorni, questo sarà il tuo ultimo compleanno, gioisci, morirai per mano mia”dissi facendo uno scatto in avanti, ma qualcuno mi afferrò per la vita e mi tirò indietro. Mi voltai pronta a in…incavolarmi per bene,ma vedendo il viso pieno di tristezza di Mikael, ritornai all’istante calma e rimasi a guardarlo.

“Mikael non mi piace il tuo sguardo”gli feci notare.
“Scusami e inevitabile”disse tirandomi a se e abbracciandomi.
“cavolo, ti sei del tutto calmata,grazie Mikael”disse Nathan.
“Taci, scarto”gli rispose Mikael come trasformato, con voce piena di rancore, una voce e uno sguardo che non gli avevo mai visto.
“Va bene, ma ora mi ritiro” dissi camminandomi a spalle dritte e testa alta verso la porta e quando passai accanto a Nathan lo guardai piena di colera repressa che dovevo assolutamente tenere a freno.

“Ti consiglio di non venirmi più davanti per il resto della tua vita, chiaro”gli dissi gelida per poi voltarmi e dirigermi verso la porta.
“Aspetta Ambra!” Esclamarono in coro Mikael, Steven e Giulian. “Ragazzi, lasciatemi da sola per un po’, ok?” E mi chiusi le porte della sala alle spalle per poi uscire dalla casata e incamminarmi per il paesino nel più completo abbandono, diretta all’uscita.

Non ci volle molto per ritornare a casa e le stramaledette parole di Nathan ancora mi risuonavano dentro come se fossi vuota e ci fosse l’eco. Mi sedetti sul divano e mi portai le mani alla testa, è uno strazio sapere che è stato lui a trasformarmi, ma perché?
“Ambra, tutto bene?”Mi voltai.

“Ti avevo detto di lasciarmi sola e poi come hai fatto a entrare?”
“Scusami, quando mi si dice di fare qualcosa di solito faccio il contrario e la porta l’hai lasciata aperta” Mi rispose Giulian.
La guardai (un punto per la mia stupidità)mi dissi e stranente mi comparve un lieve ed effimero sorriso sul volto.
Giulian si sedette vicino a me in silenzio. Sentivo la sua presenza al mio fianco, ma non volevo ne dire ne fare niente e ancora le parole e il racconto di Nathan mi circolavano come impazzite nella mente, oltre ad essere perennemente lì per via del eco.

“Ehi!Dai” mi disse Giulian titubante, posandomi una mano sulla spalla. Mi voltai e lo guardai inespressiva.
“Ambra, non nascondere i tuoi sentimenti, mi fai sentire escluso”
“non lo sto facendo”gli risposi con voce incolore per poi appoggiarmi alla spalliera del divano e chiudere gli occhi.
“Cavolo, non riesco a non smettere di pensare alle parole di Nathan, non vogliono scomparire dalla mia mente, che tortura”, gli confidai e riaprii gli occhi giusto per ritrovarmi il viso di Giulian un passo dal mio, pronto per darmi un bacio.

“Ma che sei come tuo fratello!”Esclamo spingendolo via da me, ma il suo sguardo ferito e incredulo mi fece rimanere senza parole.
“Scusami”mi disse prima che lo dicessi io.
“è che non ho resistito, lo so che è stato subdolo e che devo esserti sembrato mio fratello”.
“No Giulian, tu non sei così, sono io che adesso sono…”
“stranita e confusa e soprattutto ferita da quello che è successo”finisce per me.
“Esatto, ti prego di scusare le mie parole e il mio gesto”.
“Che dici, non ti riconosco più e poi sono io che mi devo scusare, sono deluso di me stesso e incredulo per l’azione che stavo per fare in questo momento che è poco appropriato, visto che tu sei a terra e devi avere tranquillità e calma per capire, avevi ragione, è meglio che rimani da sola a riflettere per accettare tutto, io vado”mi disse alzandosi e facendomi un delicato sorriso.

Mi diede le spalle e fece qualche passo verso la porta, ma lo fermai afferrandolo per una mano.
Si voltò sorpreso.
 “Che c’è?”
“Rimani”gli dissi non riuscendo neanche a guardarlo negli occhi (come ho fatto a diventare così audace, io prima ero modestamente timida e impudente e ora,oh povera me) “Va bene”mi disse sedendosi di nuovo accanto a me e prendendomi dolcemente la mano con cui lo avevo fermato. Se la portò alle labbra e la baciò senza distogliere gli occhi dai miei e vedendo che non ribattevo o mi scostavo, mi tirò a se in un abbraccio pieno di calore, non intendo calore fisico, perché non lo posso sentire, ma intendo quello interiore, come sensazione, ma sentire le sue braccia forti intorno alla mia schiena, mi fecero capire che non dovevo pensare a risolvere tutti i mie problemi da sola, come facevo prima, già so che ci riuscirei da sola,come ho sempre fatto,ma ora ho degli amici.

“Devi fregartene di chi ti ha trasformato, ora non ti ha più, vivi la tua vita e fai le tue scelte”mi sussurrò Giulian all’orecchio con la sua deliziosa e dolce voce, che da sempre mi ha affascinato e il bello è che non è un’illusione vampiresca ma è la sua vera voce.
Mi scostò un po’ da se. Eravamo fronte contro fronte e non facevamo altro che guardarci negli occhi mentre lui ancora mi abbracciava teneramente, piano piano avvicinò il suo volto al mio fino a che le nostre labbra si sfiorarono. Lui aveva atteso una mia qualsiasi reazione e quando non mi ero allontanata aveva capito che poteva baciarmi.

Il bacio era travolgente, dolce e gentile, pieno di calore o almeno lo sarebbe stato se fossi stata ancora umana.
Mi passò le dita fra i capelli e mi tenne il capo fermo, così che il bacio non finisse subito, cosa che nemmeno io volevo, quando si staccò dalla mia bocca, allentò la pressione sulla mia testa e rimanemmo guancia contro guancia, ma lui ancora non mi lasciava tanto che risposi all’abbraccio stringendolo a mia volta.

“Hai capito che cosa ti ho detto, vivi la tua vita senza pensare al passato, anche se non devi e non poi scordarlo, perchè è importante non lasciare che ti renda difficile il presente, hai capito?”
“Sì, ho capito”dissi e affondai il viso sulla sua spalla e fra i suoi capelli di fuoco, che profumavano di sciampo, chissà perché la vicinanza di qualcuno che mi vuole bene non mi crea come ad altri un motivo in più per piangere quando si sta male,di solito succede,invece io no,non piango,anche perché mi sono indurita con il tempo e so che piangere non risolve niente non fa alcuna differenza e poi macchierei il divano di sangue facendolo.

Lacrime di sangue, da romanzo.
“A che stai pensando?”
“a una sciocchezza”
“quando ci sono io, non è lusinghiero”
Stranamente mi esce una risatina divertita.
“Smettila di pensare a cose strane e non attinenti a noi due, altrimenti ti punisco”.
“Ah, davvero? Allora Mikael… A proposito dov’è finito? È rimasto alla festa?”
Noto Giulian guardarmi infastidito e arrabbiato.

“ Sei con me e pensi ad un’altro”  
“ops”
“niente ops, ora la pagherai, sarai punita”.
E prima che potessi dire altro, mi ritrovai con la schiena appoggiata sul cuscino del divano con lui sopra. I suoi lunghi capelli mi coprivano la visuale come una tenda rossa, così che potessi vedere solo il suo viso dolce e i suoi occhi pieni di amore e lussuria. Devo dire che rimasi sorpresa da tutto ciò.

“Giulian, io”
“tu, cosa?”Mi chiese abbassandosi su di me, ma non riuscii ad aprire bocca, non so per quale motivo, fino a che persi le occasioni e mi baciò.
La sua lingua voleva passare per cercare la mia e lo lasciai fare, le nostre lingue si toccarono, giocarono insieme, le nostre salive si unirono in una sola, quando si scostò da me lo guardai esterrefatta,infatti per tutto questo tempo,ho avuto solo rapporti da niente, una botta e via, come si dice volgarmente e non ho mai baciato alla francese, anche se lo sono dalla nascita e il mio primo rapporto completo l’ho fato con quella schifezza di Nathan,che brutto ricordo.

“Sei bellissima lo sai?”Mi disse Giulian guardandomi in volto.
Lo guardai senza rispondere.
“Il tuo sguardo mi dice che sei smarrita e pure ti ho detto che ti amo, se potessi ti legherei a me per sempre”disse passandomi le braccia intorno alla vita e stingendomi a se. Posò il viso sul mio seno e d’istinto gli posai una mano sulla sua bellissima chioma serica e tanto morbida per poi cominciare ad accarezzargli il capo con carezze delicate e regolari.

“Mi bloccai all’improvviso quando mi prese in bocca un capezzolo con tutta la maglietta e cominciò a giocarci”.
Stranamente non lo allontanai, nonostante tutto mi dava piacere e l’idea che fosse Giulian a farmelo, non mi dispiaceva per niente e mi ritrovai a spingere il suo volto contro il mio seno.

Lui passò all’altro capezzolo poi fece scivolare le mani sulle mie curve fino a farle passare sotto al vestito, lungo il mio addome fino a trovare i miei seni che cominciò a massaggiare. Rimasi in silenzio a sentire le sensazioni che mi mandava, mentre mi accarezzava con mani gentili e delicate, dopo di che prese l’orlo del vestito e mi mise a sedere tirandomelo su. Stranamente non dissi niente e lo sfilai, rimasi in reggiseno di pizzo nero che mi tolse scoprendomi il seno.

“Sei perfetta e bellissima”disse con una voce diversa dalla sua, più arrochita dalla lussuria, abbassò il capo per baciarmi ogni centimetro di pelle del seno fino ad inumidirmi i capezzoli con la lingua a giocarci procurandomi piacere e solletico.
“Sei meravigliosa”mi disse baciandomi e leccandomi delicatamente i seni fino all’orlo delle mutandine.
Quando la porta si spalancò.
“Ci ha detto di non venire a casa, sarà sconvolta adesso”sentii dire da Steve ma Mikael non lo ascoltava minimamente, era rimasto sconvolto nel vederci in quel modo.

“All’improvviso ritornai a pensare a lui, a pensare con lucidità e notai che la situazione non era delle migliori e per Mikael doveva essere insostenibile, sperai non si accendesse una rissa, che nessuno faccia una pazzia, ma Mikael sempre stato dolce e gentile non cominciò niente, ferito e addolorato come non lo avevo mai visto, scappò via urtando Steven che si voltò verso di lui e poi verso di me,con aria accusatoria,anche se credo non l’abbia fatto volontariamente.

“Aspetta Mikael!”Esclamai coprendomi il seno e prendendo i miei abiti velocemente prima di corrergli dietro, ma non prima di aver lanciato un’ultima occhiata a Giulian e chissà, forze i miei occhi erano anche piena di confusione. Gli corsi dietro, gli umani non possono vederci mentre corriamo, per loro noi siamo solo aria fresca improvvisa. Mentre correvo, mi vestivo e finalmente raggiunsi Mikael. Era diretto non si sa dove ed era terribilmente ferito, addolorato, triste e arrabbiato, lo so ho fatto qualcosa che non dovevo, ma non riesco a capire i miei sentimenti, io amo tutti e due,anche se so che non dovrei,come posso fare?

“Mikael aspetta”dissi parandogli la strada con il mio corpo.
Mikael si fermò e mi ferì il fatto che non riuscisse nemmeno a guardarmi in faccia,ma dopo aver raggruppato,suppongo molta forza, mi guadò e nei suoi occhi lessi disprezzo oltre al fatto che li avesse lucidi di pianto trattenuto.
Lo guardai straziata.
 “Mikael io, non…”

“Tu cosa?” Scoppiò “ci hai detto di voler restare sola per stare con lui vero?!”Mi chiese o meglio mi accusò urlando.
“No, Mikael non è vero, non era mia intenzione, io volevo veramente stare da sola e …”
“e fare cosa?! Pensare forze?”
“sì, pensare”
“e allora tutto quello che ho visto l’ho sognato vero?! Mi dirai che pensi così o che mi sia sognato tutto”
“no, era tutto vero, ma non era preteintenzionato, è successo”
“è successo, è successo”esclamò quasi in preda all’isteria e in tono sardonico e tu riesci a immaginare come mi sento io adesso! No, davvero, riesci ad immaginarlo? Te l’ho detto, lo sai che ti amo più della mia stessa vita, farei di tutto per te, qualunque cosa! E tu che fai? Vai con un altro! Mi urla Mikael mentre delle lacrime silenziose gli scivolano lungo le guance.

E lo stesso successe a me, odiose e maledette lacrime rosso sangue mi rigarono il viso pallido facendo un contrasto orribile,ma la cosa che mi lasciò confusa e instabile fu percepire in me dei sentimenti contrastanti,confusi e strani.
“Non è colpa mia! Io vi amo entrambi, non capisco, non riesco a capire, io non so, come fare!E di certo non voglio farvi del male, davvero!”Esclamai portandomi le mani al capo disperata mentre continuavo a piangere silenziose lacrime cremisi.

“Beh, devi cercare di fare ordine nei tuoi pensieri, devi capire chi vuoi veramente, se me o Giulian,comunque ora non riesco nemmeno a guardarti negli occhi, mi disgusti e mi fa male stare in tua presenza,credo che oggi dormirò in un hotel”disse dandomi le spalle e cominciando a camminare.
“No, aspetta, non puoi, per favore resta con me”.

“E perché dovrei, per essere preso in giro? Perché è questo che stai facendo, anche se sei confusa, prima stai con uno, poi stai con l’altro,te l’ho detto fai ordine e fino a quando questo non succederà, io staro in un hotel,sono stufo,sono certo che tu mi veda ancora come il tuo cagnolino da compagnia,come pensavi fossi dalla prima volta che mi hai incornato e salvato,invece io ti ho voluto bene dal primo momento che ti ho vista e ti conosco come nessun altro, tu eri diversa dai vampiri che conoscevo,ma ora non so se è veramente così.

Odio sentirmi così, non voglio essere solo il tuo cagnolino da compagnia, perché io provo un profondo e pazzesco sentimento per te, provo amore sincero e spassionato che molte volte per quanto profondo e forte mi spaventa, ecco perchè sono ritornato a casa, anche se non volevi, tu non immagini minimamente come mi sono sentito quando ti ho visto fare…fare…quello che stavi facendo con Giulian, mi sono sentito tradito, ferito,confuso e ancora ho un dolore sordo al petto che quasi non mi lascia respirare,io non sono il tuo cagnolino,non voglio esserlo,non più.

“Aspetta Mikael, non andare, tu non sei un cagnolino per me e lo sai bene, te l’ho detto, sono confusa, io amo entrambi in modo diverso, è sempre amore, ma non capisco chi devo scegliere, non so niente, mi sento strana, non ho mai provato questi sentimenti per nessuno e suppongo che dire queste cose non sia da me, visto che sono solo scuse,sono davvero un disastro,ma quello che so e con cui dovrò convivere per il resto della mia vita è il fatto che amo entrambi e non saprò mai chi scegliere,ecco perché forse comincio a pensare che saresti stato meglio con Fiore che avrebbe visto solo te,avrebbe amato sole te,invece io ti, no,vi sto facendo soffrire e non me lo perdonerò mai perché siete importanti per me,ma non riesco a capire”

“No, con Fiore no, io amo te, te soltanto. Ti amerò sempre anche dopo la mia morte, tu sei la donna che voglio anche se diversa da me, solo tu, soltanto tu, per sempre”mi dice calmo.
“Allora, non andare via!”Esclamai e alle mie stesse orecchie mi sembrai disperata, folle come cosa, non mi è mai successo.
“ma questa situazione non riesco a tollerarla, sto soffrendo tantissimo e non voglio”.
“Ti prego”dico con voce fievole, prima che cominciassi a vedere sfocato e sentirmi le gambe molli come gelatina, poi vidi davanti a me il pavimento avvicinarsi e l’ultima cosa che ricordo è un rumore, il pavimento duro e una leggera ombra di dolore e non solo quello fisico, ma anche quello interiore che è il peggiore.

Quando mi risvegliai mi guardia intorno,ero in camera mia, appoggiata con la schiena alla spalliera del mio letto e qualcuno mi abbracciava stretta. Mi sentivo legata, sensazione che odio così cercai di muovermi, quando la persona che mi abbracciava si scostò da me, mostrandosi.
“Mikael”dissi sorpresa.
“sì, sono io”mi disse con voce inclinata e tremante.
“Mi hai fatto spaventare, sei svenuta mentre litigavamo, non potevo lasciarti a terra, anche perché presto sarà l’alba, ma sappi che io ti disprezzo, che mi fai ancora male e che sono arrabbiato con te, ma che ti amo profondamente e….”

“sss, lo so, mi dispiace Mikael, io…”
“Sei confusa, giusto?Allora aspetterò fino a che farai chiarezza, e se non ci riuscirai, cosa che spero non succeda, vedremo che fare, ma pensaci va bene? Voglio che ci pensi seriamente e sappi che qualsiasi cosa accada io ti amerò sempre”
Lo abbracciai forte.
 “Non piangere”mi disse all’improvviso.
“Come fai a sapere che sto piangendo, nemmeno io me ne sono accorta fino a che non me l’hai fatto notare”.
“Perché piangi sangue e noi lo sentiamo distintamente”dice scostandomi da se e baciandomi gli occhi per poi leccare via le lacrime di sangue dalle mie guance.

“mh, il tuo sangue”
“il sangue delle persone di cui mi nutro vorrai dire”
“sì, ma ora circola nel tuo bellissimo corpo, quindi è il tuo, ed io amo tutto di te, quindi anche questo”dice baciandomi dolcemente una guancia.
“ti voglio bene Mikael”gli confesso d’istinto.
“lo so,anche io, immensamente”.

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Capitolo 43
*** Il cugino ***


Mi svegliai la sera seguente e accanto a me non vidi Mikael. In un primo momento mi spaventai, ma poi ricordai la sera prima, che dopo esser svenuta, mi aveva portato a casa e ci eravamo messi a dormire abbracciati luna con l’altra. Per fortuna Mikael è una persona molto dolce e particolarmente tollerante con me, soprattutto allora che avevo la mia confusione mentale.

Mi alzai e sistemai il letto, mi cambiai con un abito viola che usavo per casa e scesi di sotto trovandomi proprio davanti Mikael con il cesto del bucato in mano.

“ciao Ambra”

“ciao Mikael”dissi, mentre la porta della stanza di Steven si spalancava .

“Ciao Steven”

“ciao Erik”disse improvvisamente una voce a me, purtroppo, famigliare e di una persona che non faceva parte della mia famiglia, beh veramente sì, ma non per me.

Mi voltai e vidi quello che doveva essere mio cucino.

“Che diavolo ci fai tu qui?!”Gli Chiesi alzando un tantino la voce.

“È vero, scusa, è venuto giusto due minuti fa, voleva parlare con te”disse Mikael alquanto scocciato.

Perchè è scocciato? Che cosa è successo? Che gli ha fatto? Mi chiesi subito.

“Capisco, ma non ti voglio in casa mia e non intendo parlare con te, né tanto meno ascoltarti, quella è la porta, addio” dissi gelida indicandogli con un cenno della mano la
porta per poi andare in sala a prendere una sacca di sangue.

“Che razza di ospitalità offri ai tuoi ospiti? Sei una gran maleducata”ribatté Erik seguendomi.

“Casa in cui entri, ospitalità che trovi, abituati, anzi no, non serve, visto che non entrerai mai più in casa mia e poi tu non sei un ospite, sei un infiltrato. Ti sei praticamente autoinvitato, chi è il maleducato ora, mh?”Gli chiesi guardandolo male.

Non mi rispose, perché sapeva benissimo che avevo ragione.

“ma tu sei mia cugina, quindi essendo parenti, non credo di essere maleducato, ti sono venuto solo a fare una visita”

Sorrisi per la sua trovata. “Ti stai parando il fondoschiena con una scusa”.

“nessuna scusa, sei davvero mai cugina”disse facendo un passo in avanti.

“e va bene, te la do vinta, che cosa vuoi?”

Mi sorrise e questa fu la prima volta, ma quando si accorse di quello che aveva appena fatto, ritornò a guardarci con la sua aria di superiorità e mi rispose acido.

“Sei dura d’orecchi?Voglio parlare con te”

“di cosa?” Gli chiesi con tono neutro.

“di tua madre”

“stop, non voglio parlarne, per me quello è il passato, come lo sei tu”.

Per un attimo mi parve di vedere nei suoi occhi del dolore. Perché? Che ho detto? O meglio che cosa gli è successo?

 “Io sono qui, non sono il passato, esisto, sono il presente e tu sei mia cugina”insistette, mi disse deciso afferrandomi per un braccio, ma senza farmi male.

“Uffa"dissi tirando via il braccio dalla sua presa,infastidita. "Che noioso che sei e ti ripeti anche, vai a dare fastidio alla tua servitù o hai tuoi fratelli invece di seccare a
me”dissi versando il sangue preriscaldato in una tazza.

Si rattristì all’improvviso. “Io sono figlio unico e poi non parlo con la servitù e male farlo”alzai gli occhi cielo, ecco che ritorna pomposo e arrogante, si è ripreso in extremis.

“Peggio per te, comunque lasciatelo dire, sei strano, prima fai l’aristocratico arrogantello e ora vieni qua e pretendi che io, che non voglio avere niente a che fare con voi,
ti ascolti e voglia parlare con te, allora ti sei proprio illuso”dissi cominciare a bere a sorsetti.

 “e dai, che ti costa? Sei odiosa lo sai?”Mi fece notare.

Catalogai la sua domanda come retorica, così presi in silenzio un altro sorso dalla tazza, facendogli capire che non avrei risposto.

“e dai, voglio parlare di mia zia, nonchè tua madre, davvero non t’interessa?”

“no, io qui ho la mia vita e quello come già ti ho detto, è il mio passato non il mio presente e di certo non il mio futuro, ora se ti è tutto chiaro, addio, quella è la porta e non
farmi più ripetere”dissi.

Rimase immobile dove si trovava a fissarmi, poi mosse un passo verso la porta,ma si fermò e si voltò verso di me.

“e se ti dicessi che mi piacerebbe conoscerti perchè sei mia cugina, mi cacci ancora via?”Chiese.

“no, se mi dici così, mi arrabbio oltre a sbatterti fuori di casa”.

Mi guardò seccato. “Allora dovrai usare la forza, io da qui non me ne vado”disse incrociando le braccia al petto e appoggiandosi di peso al muro con espressione decisa in volto.

Ok, c’è da dire che quanto a testardaggine non so chi vince fra noi due, però non m’interessa niente di lui, può fare come crede, nessuno lo filerà, penso bevendo un altro sorso di sangue. Una volta finito di fare colazione mi sedetti sul divano con un libro e mi misi a leggere e dopo nemmeno un capitolo Mikael si sedette accanto a me e accese la televisione mettendo il canale dello sport. Da un po’ ha scoperto che gli piace il tennis.

“Mikael, perché il tennis? Sei una femminuccia?”Gli chiesi non distogliendo lo sguardo dal libro.

“No, perché? È sempre uno sport”mi rispose in tono tranquillo appoggiandosi di peso alla mia spalla. Ormai ho compreso il significato del suo gesto e devo ammettere
che mi ci è voluto un po’ per capirlo.

“Niente da fare Mikael, niente coccole, non sei più un lupo”.

“Uffa”si lamentò. Sorrisi ancora intenta a leggere, mentre lui silenzioso si avvicinò e mi diede un leggero bacio sulla tempia.

“io non le voglio le coccole”dissi subito.

“Uffa”disse ancora annoiato continuando a guardare la televisione, mentre Steven si sedette vicino a me. Da quando non ho problemi a stare fra due ragazzi? Mi chiesi.

“Rassegnati Mikael, sai che è fatta così”disse Steven con lo sguardo rivolto al libro che stava leggendo. Accidenti sembra di stare in una casa di riposo, che noia immortale!

“Certo che voi tre andate d’amore e d’accordo, mi devo ricredere su di te cuginetta, in giro si dice hai un caratteraccio, sei noiosa, dominatrice, gelida e metti paura, ma noto con piacere che sono tutte chiacchiere, perché mi sembri tranquilla dolce e molto amichevole”disse Erik.

Mikael e Steven scoppiarono a ridere evitando così che perdessi la poca pazienza che mi era rimasta e gli tirassi una sedia.

“Lei, tranquilla?”Disse Steven fra le risate.

“e dolce”aggiunse Mikael ironico.

“quanto si vede che non la conosci affatto”

Mi voltai mio malgrado prima verso Mikael e poi verso Steven del tutto allibita e divertita, se ci provassero di nuovo non ci riuscirebbero,hanno detto l'ultima frase nello stesso momento,in coro. Divertente!

“Perché, non è così?”Chiese Erik guardandoli.

Che espressione ebete che ha, pensai fissandolo.

 “Certo, lei ha un carattere pessimo”cominciò Steven.

“ è permalosa e si arrabbia facilmente, quando naturalmente non è già arrabbiata da per se,ovvio”disse Mikael.

“è gelida e paurosa”aggiunse Steven.

“imprevedibile e a volte assurda”continua Mikael.

“ma sa trattarti con amore e amicizia” e adesso Steven sta parlando troppo, pensai infastidita.

“Già, siamo riusciti a cambiarla, anzi, no, a farle conoscere altri sentimenti, tipo l’amicizia, l’amore, la fiducia e l’affetto, tutte cose che ha deciso di allontanare volutamente da sé, ora sa rapportarsi con le altre persone,infatti prima era sempre molto triste, anche se non lo voleva mostrare, perché lei non è fatta per….”

“Allora, la vogliamo smettere?!” Esclamai arrabbiata, alzandomi di scatto dal divano, interrompendo Mikael e Steven.

“ops”dissero in coro guardandomi.

Li guardai entrambi dall’alto infastidita.“Ora che fai?”Mi chiese Steven.

“Niente, mi è venuta voglia di uscire”dissi infilando il libro nell’apposito scaffale della libreria. Guai a chi mette a casaccio i libri, hanno un loro ordine di grandezza e loro lo sanno, infatti, Steven posò il suo esattamente dove doveva stare.

“Mi vesto prima io” disse Mikael, poi spense la televisione e s’incamminò verso la nostra camera da letto.

Poco dopo quando ritornò, era vestito nella sua solita maniera, Jeans e camicia, un abbigliamento sobrio e comodo che lo faceva risplendere come se si fosse messo chissà che cosa addosso e toccò a me,mentre Steven era ancora in camera sua a vestirsi.

Indossai un semplice completo maglietta blu notte a maniche lunghe attillate con una semplice scollatura a V e ci misi sopra un golfino di lanetta bianca. Misi dei pantaloni blu scuro, quasi neri e delle scarpe con il tacchetto, mi legai i capelli i una morbida coda laterale e fui pronta per uscire e divertirmi.

Ritornai in sala e trovai tutti pronti.

“Allora, andiamo” dissi incamminandomi verso la porta seguita da Mikael e Steven, quando mi voltai verso Erik.

“Allora, tu che fai vieni con noi o preferisci continuare a fare da sopramobile?”Gli chiesi.

“Io sopramobile?”Chiese oltraggiato. “Casomai la copia perfetta del David di Michelangelo, comunque vengo”rispose con il suo solito tono altezzoso. Non lo sopporto!
Fuori di casa senza guardare, passai le chiavi a Mikael e mentre lui chiudeva la porta corsi giù. Ero già al portone che li attendevo appoggiata allo stipite con il bavero della giacca alzato, ma solo per far finta di avere freddo, cosa non vera.

Non so quanti minuti rimasi a giocherellare con le foglie di una pianta, che mi resi subito conto, essere finta, perché nessuno si prenderebbe la briga di curare delle piante vere; comunque mi ero già stancata, quando sentii i passi e lì riconobbi, Steven seguito da Mikael ed Erik, bene finalmente si esce, alleluia! Pensai.

Non li attesi e m’incamminai l’ungo il marciapiede. Erano troppo lenti per i miei gusti, ma un attimo dopo lì avevo dietro di me.

“Dove si va?”

“non saprei” Risposi.

“Allora che diavolo vai avanti”

Ci voltammo tutti e tre verso Erik, ma non s’intimorì per niente.

“Allora?” Chiese Steven

"Beh, sai che cos'è aperto a quest’ora?”

“niente”rispose Erik.

Mi voltai ancora verso di lui guardandolo come se fosse un idiota.

“allora andiamo alla mia casata”.

“No!” Esclamò subito Mikael afferrandomi per un braccio.

Posai il mio sguardo duro sul suo braccio, poi su di lui che mi lasciò all’istante, imbarazzo. Beh, non è successo niente, infondo si è solamente sentito lui e il suo eco in
tutto l’isolato, una cosa da nulla proprio,
penso dandogli le spalle e incamminandomi.

“C’è un night da queste parti, andiamo lì”dissi incamminandomi.

Sentii un verso, non ero certa fosse per il dolore o per la sorpresa, ma sicuramente era di Mikael.

“Aspetta, Ambra, ho cambiato idea”disse seguendomi, ma ormai era troppo tardi.

Non vuoi che veda da Giulian? Ok, ma non puoi decidere diversamente solo perché voglio andare in un Night dove si sono dei ballerini o spogliarellisti, pensai con un
ghigno sul viso. Così impara a fare il geloso e continuai a camminare seguita da loro, decisa a prendere in giro Mikael.

"Ambra, mister "io sono aristocratico e ho i servitori", è rimasto indietro"mi avvisò Steven.

Mi voltai seccata. "lasciatelo..."comincia a dire,ma rimasi a guardarlo.

Erik era entrato in una panetteria che già aveva quasi metà della saracinesca abbassata e poco dopo ne uscì con un sacchetto pieno di pane. Sì fermò davanti ad una ragazzina di più o meno quattordici anni,vestita di cenci e sporca di terra,che mendicava fuori e gli diede la busta.

La ragazza le sorrise. "Andiamo, ignoratelo, ci raggiungerà da solo, ha le gambe"dissi in tono neutro e mi rimisi a camminare.

 Al Night per far dispetto a Mikael presi il tavolo proprio davanti al palco, ed era già da qualche minuto che gli spogliarellisti ancheggiano proprio davanti a me, mostrandomi i loro grandi attributi e i loro sederini sodi e ogni tanto, senza farmi scoprire mi voltavo verso Mikael, che seduto dopo Steven si reggeva il capo seccato e geloso, quasi, quasi mi veniva da ridere.

Quanto mi piace stuzzicarlo! Pensavo ogni volta che stringeva a pugno la mano posata sul tavolo. Ah, quando sono cattiva!

Comunque sono certa, che a parte me, a nessuno dei miei accompagnatori lo spettacolo abbai fatto impazzire, a meno che qualcuno non fosse dell’altra sponda e io non lo sapessi,ma sapete quando si dice il male ti si ritorce sempre contro,ebbene è proprio quello che accade quando al posto di ballerini e spogliarellisti,apparvero le
ballerine e le spogliarelliste a seno di fuori e con il perizoma che non lasciava niente all’immaginazione,mi sarei voluta mangiare le mani.

L’irritazione insensata che sentii dentro di me alla vista delle facce di Steven e Mikael, mi face arrabbiare, mi dava un fastidio tremendo,sbavavano ed ero certa, anzi sicurissima che i loro cosi,lì,in mezzo alle gambe erano tutti felice di potersi alzare e salutare.

Così irritata più di quando avrei mai creduto possibile, mi alzai da tavola e strusciai la sedia a terra facendo voltare molte persone per il rumore stridente. Le ignorai e m’incamminai verso l’uscita del locale. Chiunque osasse parlarmi, era ufficialmente morto.

Di fuori se potessi fumare per il nervoso, lo farei, o forse no, infondo non lo avevo mai fatto nemmeno prima, da viva; ho sempre pensato fosse da stupidi, che non servisse a niente se non ha rovinarsi la salute, quindi era più probabile che se avessi avuto un pacchetto di sigarette in mano e le avessi potute fumare, le avrei tranquillamente buttate in un cassonetto ancora belle che chiuse.

Finii questo pensiero e cominciai a battere il piede a terra in preda all’agitazione e alla frustrazione, quando sentii una strana sensazione e mi voltai di scatto verso la strada.

“Ambra”

Feci un salto e mi voltai verso chi mi aveva chiamato ancora più nera e arrabbiata di quanto non lo fossi già, tanto che il povero Steven vedendo il mio umore, la mia espressione e l’aura intorno a me, fece qualche passo indietro, intimorito.

“Va... tutto... bene?”Chiese insicuro, guardandomi come se fossi un mostro e all’improvviso potessi staccargli la testa con un morso.

“sì, mi hai solo spaventato”Ammisi irritata.

“Ah, ecco allora perché sei più arrabbiata di prima, perché non ti è mai successo di spaventarti tanto da saltare”.

“Sai Steven, è pericoloso infilare il coltello nella piaga della sottoscritta e poi muoverlo”.

Alzò le mani in segno di resa.

“Ok, scusa, comunque che stavi facendo?”

Mi voltai. “Guardavo quel vicolo laggiù”dissi chiudendo gli occhi fino a renderli una fessura.

“hai visto qualcosa di strano?”

Lo guardai sconcertata. Come diavolo fa a conoscermi così bene?

“sì”

“e questo spiega tutto, eri voltata e concentrata a capire cosa c’era di strano, ecco perché non mi hai sentito arrivare e ti ho spaventato, mica è colpa tua”.

“Sì, lascia stare, piuttosto quella m’impensierisce”dissi indicando una donna che si dirigeva verso di noi ciondolando, a testa china.

“è, decisamente preoccupante”asserì Steven pienamente d’accordo con me.

“Tieni, chiama subito Giulian, io la seguo”dissi lanciandogli il mio cellulare e corsi all’inseguimento della donna che sicuramente aveva nel corpo quella stramaledetta droga.

Mi nascosi nell’ombra, dietro un cassonetto e la fissai mentre si guardava intorno alla ricerca di qualcosa o qualcuno,chissà forse farò il colpo grosso questa notte,pensai facendo un ghigno, eccitata.

Qualche minuto dopo la mia eccitazione era sparita, vedendo che rimaneva immobile davanti al vicolo ceco non facendo altro che guardarsi intorno. Insomma che palle! 
Comunque rimasi ad attendere lì accucciata dietro ad un cassonetto giocherellando con il laccio che mi chiudeva il golfino, del tutto annoiata e con una pazienza che non avevo mai avuto, chiunque mi avesse visto avrebbe pensato fossi scema.

Quando mi sentii osservata e alzai la testa per trovarmi il viso di quella ragazza davanti, con i suoi occhi privi di anima e umanità che mi fissavano.

Che razza di parole ho detto? Anima e umanità, i vampiri non hanno più né l’una né l’altra da tempo,decidono solo da se come comportarsi grazie all’intelligenza e alla piccola fibra che li lega ancora la loro vita passata da umano,tutto qui,ma cominciai a pensare che mi sbagliavo,perché gli occhi di quella tizia, erano veramente troppo svuotati e diversi,come se in verità noi avessimo un’anima e dell’umanità,ho qualcosa di molto simile dentro.

“Oh, salve, non mi dire che stavi cercando me in tutto questo tempo” Pensa un po’ quanto sei scema, pensai muovendomi.

Non appena feci un lieve movimento, indietreggiò spaventata, come se l’avessi spinta.

“Ma cosa c’è che non va in te?”Le chiesi guardandola perplessa e ricevendo da parte sua solo inespressività.

Mi alzai in piedi e rimasi a guardarla da meno di mezzo metro di distanza, ok forse un po’ di più, ma è uguale. Quando all’improvviso alzai la mano e notai qualcosa di diverso nei suoi occhi e mi venne addosso.

Feci in tempo a saltare e atterrargli alle spalle, così non trovandomi, finì col sbattere la testa contro il muro, dove si formarono delle crepe.

“Cielo, che testa dura che hai” dissi e si voltò di nuovo verso di me ritornando all’attacco senza nemmeno un graffio o un bozzo sulla fronte, beh infondo è un vampiro.
Comunque la cosa che odio di più di questa droga, è il fatto che, ti faccia diventare uno zombi,odio i zombi mi fanno schifo e, poi il fatto che non si sa mai come ti faccia reagire,perché funziona in base ai sentimenti che hai prima di prenderla, o almeno è questo quello che ho capito dai risultati che mi ha dato Victor,pensai spostandomi prima che mi fosse addosso.

Nuovamente, non trovandomi più davanti a sé, prese un'altra craniata al muro. La guardai scuotendo il capo. “Tesoro, avrai due corna domani”dissi ironica.

Mi venne di nuovo incontro e feci un salto per superarla,peccato che mi afferrò per la caviglia facendomi crollare a terra. Ok, è stata brava, lo ammetto, non pensavo che
avesse ancora un cervello, credevo che ormai fosse in pappa
, pensai irritata e mi sentii strana.

No, non... ti prego no…Pensai guardandola mentre mi saltava a dosso. Rotolai via prima che mi cadesse sopra e si schiantò per terra. Mi alzai di scatto e indietreggiai fino a trovarmi a spalle al muro. No, non voglio, non voglio più uccidere nessuno, non voglio.

“Ambra!”Mi chiamò Mikael e mi trovò a spalle al muro, con la tizia che incombeva su di me.

 Mi scansai da lei e Mikael corse da me.

“No, non ti avvicinare”dissi agitata, fermandolo prima che mi raggiungesse.

“che c’è? Che succede?”

“Niente, mi ha attaccato, il mio potere è uscito fuori, non ti avvicinare”dissi concisa.

Mikael capì e rimase immobile indeciso su cosa fare, mentre la tizia mi correva ancora addosso e io mi spiattellavo ancora contro la parete.

“Ambra!”Esclamò Steven venendomi incontro con Erik.

“Ragazzi!”Esclamai quando la donna si diresse verso di me.

Ormai era inutile, erano troppo lontani, mi sarebbe venuta addosso e avrei di nuovo ucciso un altro vampiro senza volerlo, quando qualcuno si parò di fonte a me. Che mi venga un colpo! Era Erik.

L’afferrò prima che mi si avvicinasse di più e la bloccò.

“Ehi! Mi dareste una mano, non mi piace fare l’eroe, ho dei servitori io”disse Erik trattenendo la donna che, continuava a colpisce alla ceca, dibattendosi e cercando di liberarsi dalla sua ferrea presa.

Subito Steven andò in suo soccorso e afferrò la donna da dietro, così che la bloccarono del tutto, ed improvvisamente sentimmo una brusca frenata e una macchina straniera si fermò davanti al vicolo. Un secondo dopo ne uscì Giulian tutto trafelato.

Cavolo quant’è bello!Pensai subito, non lo avevo mai visto così.

I capelli mogano erano bagnati e quindi più scuri, indossava una classica camicia bianca con i primi tre bottoni sbottonati che mostravano il petto candido e privo di peli e,
indossava pantaloni neri e stivali.

Sì diresse spedito verso di noi guardando a destra e manca, non sapendo bene dove guardare, poi mi vide ancora bella che spiattellata contro il muro, che ormai era diventato un mio amico intimo e con camminata spedita si diresse verso di me a dir poco preoccupato.

“Ambra, stai bene?”

Spalancai gli occhi e si fermò subito come se avesse capito e mi guardò da una distanza di sicurezza.

“Il potere?” Chiese

Annuii.

“Ehm, scusate, questa continua ad agitarsi”disse Erik infastidito.

Giulian si voltò verso di lui e Steven.

“Lasciatela pure”disse in tono calmo.

Steven ed Erik fecero come aveva detto e la tizia subito si voltò verso Giulian.

Non so perchè, forse sentiva la sua aura molto più potente della mia e ha subito pensato ad un'altra minaccia ancora più potente, comunque si scaraventò contro Giulian che allungo tranquillamente un braccia davanti a se e schioccò le dita.

Il suo potere mi sfiorò il corpo come una leggera scossa elettrica, era un potere assurdo, davvero anormale. Dove tiene tutto quel potere? E perchè lo tiene nascosto? Se lo avesse tenuto libero, sarebbe stato invincibile, perché non lo fa? Mi chiesi mentre la donna colpita direttamente dal suo potere perse conoscenza e cadde a terra a peso morto con un tonfo.

“Scusate potreste aiutarmi a portarla in macchina?”Chiese Giulian.

Erik e Steven si fecero avanti. Steven la prese per le gambe, ed Erik per le braccia e la adagiarono sui sedili posteriori della macchina, poi non seppi più nulla, perchè

Giulian si voltò verso di me e rubò tutta la mia attenzione.

“Come stai, si è calmato?”

“No, vorrà dire che spetterò che si calmi”dissi pacata sedendomi a gambe incrociate a terra, anche se so che Giulian non bevve la mia finta quiete, mi conosceva troppo
bene, tutti mi conoscevano fin troppo bene, cavolo!

Mi alzai in piedi irritata.

“Beh ragazzi, mi faccio una passeggiata e quando il potere sarà sparito, ritornerò a casa”dissi incamminando verso l’uscita del vicolo, stando bene attenta a stare loro
lontana.

“Ambra, dove vai!” Mi chiamò Mikael.

“Ah! Sei sempre la solita!” Si lamentò Steven guardandomi andare via.

“Aspetta, vengo con te!”Esclamò Erik.

Camminavo lungo il vicolo illuminato male e completamente silenzioso e sentivo la sua presenza pesante come un macigno dietro di me, che scocciatura!

“Perché mi segui?”Chiesi seccata.

“Ehi, che modi che hai,infondo ti ho salvato la vita”

“oh, no, non la mia, quella di quella donna più che altro”dissi

 “ingrata”disse Erik e feci finta di non sentirlo.

“cosa ne pensi di tua madre”

Accidenti, se è petulante, se potessi scomparire lo farei. Cavolo che fastidio! Se non né voglio parlare, non né voglio parlare.

“Sei cocciuto eh?”

“Non sai quanto”

E va bene, questa è una cosa che abbiamo in comune. Non so chi vincerebbe fra noi due in fatto di testardaggine.

"Non m’interessa, non ne voglio parlare”

“Andiamo, veramente non vuoi sapere niente del tuo passato, sulla tua famiglia”

“No, lo hai detto tu ora, è passato, non m’interessa, io ho una vita adesso, non m’interessa altro”

“sicura che non vuoi scoprire qualcosa sui tuoi veri genitori? Se sono veramente aristocratici per esempio, anche se so che non ti farebbe piacere se fosse veramente
così”

“No, non voglio sapere niente di niente, odio l’aristocrazia, sono tutti così altezzosi e frivoli. Voi trattante le persone povere e diverse come se fossero rifiuti, mi disgustare,
non ci tengo ad essere come voi e nemmeno a scoprire le mie origini".

"No grazie passo, non m'interessa e non mi sfiora neanche per la mente l’idea di saperne di più, ora lasciami in pace, odio solo l’idea di essere imparentata con la tua famiglia, mi fanno ribrezzo. Sono ricchi e importanti, potrebbero aiutare chi è in difficoltà, invece guardano tutti dall’alto in basso e parlano male di loro, sono così...

“Lo so, non ci crederai mai, ma io non sono d'accordo sul modo di pensare della mia famiglia, non sopporto come sono”.

Scoppiai a ridere. Una risata sardonica.

“Sì, certo"dissi ironica.

 "A chi vuoi prendere in giro, siete tutti uguali. Egoisti, altezzosi, frivoli, superficiali, egoisti e irrispettosi della vita delle persone meno fortunate di voi, siete insulsi, non vi sopporto".

“Ok, è vero, sono aristocratico e provengo da una famiglia ricca che però non approvo, oltre tutto... sì, sono anche viziato, superficiale e tutto quello che vuoi, è vero, lo ammetto, ma una cosa è certa, io non mi rispecchio nei miei genitori, io decido per me. Posso mostrare una facciata costruita per non far figurare la mia famiglia, ma ti posso assicurare che non sono così in realtà, cerco di fare l'opposto di quello che loro mi hanno insegnato, io faccio…

“Lo so che fai, ti ho visto prima con quella ragazza, mi hai molto sorpreso”.

“Allora…”disse afferrandomi per un braccio. Mi ero allontanata da loro proprio per via del mio potere servaggio e lui ora…pensai irrigidendomi di colpo spaventata e lo fissai.

Se avessi potuto trattenere il respiro, lo avrei fatto, se il mio cuore potesse battere volontariamente, sarebbe impazzito, ma non può, se non lo comando, quindi non successe altro.

Erik mi scrutò in volto e nonostante fossi impassibile, il mio irrigidirmi gli fece capire il mio timore. Mi sorrise e mi tirò a sé.

“Oddio!”Mi lasciai sfuggire mentre lui mi abbraccia.

“Ehi! Noi siamo nell'altra parte, non lo chiamare”mi disse Erik mentre mi abbracciava stretta.

Insinuai le mani fra di noi e lo spinsi via, scostandomi da lui e, non serve dire che m’irritò molto il suo gesto.

“Uffa, ma perchè deve sempre reagire così alle dimostrazioni d'affetto?”

“semplice, perché io sono diversa dalle cretinette che conosci, chiaro?"dissi irritata.

“Cristallina”disse e dopo quest’ultima parola non parlammo più e m’incamminai verso casa. Come diavolo ho fatto a non accorgermi che il potere era sparito non lo so, ma è successo, quindi è tempo di rincasare.

Davanti alla porta di casa, proprio quando stavo per suonare, l’uscio si spalancò e mi trovai davanti Giulian.

Accidenti! Perchè mi deve fare questo dannato effetto?”Mi chiesi entrando con sguardo impassibile.

Trovai Mikael e Steven seduti sul divano in sala, subito non appena mi vide Mikael fece per alzarsi, ma si trattenne.

“Ambra, il potere si è calmato, vero?” Mi chiese.

“Certo, altrimenti non sarei qui Mikael”dissi tranquilla e mi si fiondò addosso abbracciandomi con slancio e stringendomi forte.

“Mi hai fatto preoccupare, non farlo mai più”mi sussurrò all’orecchio mentre mi abbracciava ancora più stretta, non potei non rispondere al suo abbraccio con lo stesso ardore.

Quando Mikael si scosto da me, fui abbracciata da Steven. Il suo abbraccio era così caloroso, ma totalmente diverso da quello di Mikael che trasmetteva qualcosa di più.

 Steven allentò l’abbraccio e sarebbe finito subito se solo non avessi risposto anch'io e lo tenessi ancora stretta, nonostante la profonda confusione che avevo.

“Ehi, che avete?”Chiesi stordita per quest’improvvise dimostrazioni d’affetto.

Non mi risposero e quando finalmente lo permisi, Steven sciolse l’abbraccio e toccò a Giulian che mi abbracciò con tale charm e delicatezza che mi sembrò d'essere un fiore e lui la farfalla che ci si posava sopra.

“Ehi! Ragazzi non sono un orsacchiotto sapete”feci notare mezza irritata e mezza divertita, ma comunque lo strinsi forte a me.

Non so se, se ne sono accorti e spero proprio di no, altrimenti sarebbero guai, ma non credo di riuscire più a resistere quando mi abbracciano, è più forte di me, ormai mi sono entrati tutti dentro il cuore e dentro la mente, soprattutto Mikael e Giulian che ormai sono ai primi posti e questo non va affatto bene, è preoccupante.

“Ah, ora ho capito. Rispondi tranquillamente ai loro abbracci senza irritarti, invece quando ti ho abbracciato io, non ti andava bene, vero?  Ti ha dato fastidio. Perchè?”Mi chiese Erik.

Tutti mi fissarono sorpresi dalla scoperta, ma l’ignorai.

“Andiamo, non fare l’offeso, loro li conosco di più e gli voglio più bene, tutto qui”

“Allora accetti tranquillamente gli abbracci di sconosciuti invece di quello di tuo cucino”disse irritato incrociando le braccia al petto. Cavolo se l’è davvero presa, pensai.

“Dai, smettila di fare così sei... e va bene, abbracciami anche tu".

“No, non mi piace quando mi danno l'accontentino come se fossi viziato, se ti pesa tanto e lo fai senza volerlo veramente non serve”disse seccato.

“Allora, che fai? Mi abbracci o no?”

“tu non lo vuoi”

“ti sto dicendo che puoi, sicuro di non essere tu che non vuoi in realtà?”

“Che dici! Tu e i tuoi giochetti mentali, certo che voglio abbracciarti, ma non voglio che sei costretta e che me lo fai pesare”

“Allora? Ti dai una mossi sì o no”dissi rimanendo ferma sul posto.

Alla fine si avvicinò lentamente e mi abbracciò con una tale gentilezza che non sapevo potesse avere. Risposi all’abbraccio anch'io e provai qualcosa di strano attraverso la sua stretta.

Impossibile! Che sia…

“Credo di aver capito, sei solo, vero? Non puoi fare quello che vuoi, ti manca affetto e speri che io possa dartelo e stando con me possa decidere per te stesso, ed essere più libero, vero?”Chiesi stringendolo ancora più forte per consolarlo e dargli forza, infondo, non è poi così male come persona.

Si passò una mano fra i capelli scuri, imbarazzato. "Sì, lo ammetto, ero certo di aver fatto bene a voler stare con te”disse stringendomi.

Dopo alcuni secondi sciolsi l’abbraccio. “Posso rimanere a dormire da te?” Chiese all’improvviso, lasciandomi allibita dall’assurda richiesta.

 “come?”

“Per favore, sicuramente i miei genitori mi crederanno con qualche ragazza, quindi non ci saranno problemi nel caso mi cerchino, se lo fanno naturalmente”disse
quest’ultime parole con astio e furono proprio quelle che mi fecero decidere oltre naturalmente al suo sguardo ferito.

“e va bene, ma dovrai accontentarti del divano”

“Io, un conte, dormire su un divano?” Disse altezzosamente, ma capii subito che scherzava.

“Va bene”disse tranquillamente e improvvisamente Steven si alzò di scatto dal divano e si diresse a passo deciso verso la sua stanza, per poi entrare e chiudere violentemente la porta alle sue spalle facendo un gran botto.

 Ed ora che gli è preso? Mi chiesi .

Rimanemmo tutto a guardare la porta della sua stanza, decisamente sorpresi dal suo strano atteggiamento,poi guardai Mikael e Giulian, ma anche loro non si spiegavano il suo anomalo comportamento.

“Va bene Ambra, io ora vado, devo occuparmi della donna e vedo che tu hai da fare”disse Giulian parlando naturalmente di Steven.

“Sì, va bene, allora ci vediamo”

“naturalmente”disse baciandomi una guancia.

“Non ti scomodare, so la strada”disse dirigendosi alla porta.

Così rimanemmo solo io Erik e Mikael.

Mi voltai verso quest’ultimo che mi guardava come se avesse capito, ed era proprio così e forse avevo capito anch'io.

“ah, è pazzesco”dissi seccata dirigendomi verso la camera di Steven.

Bussai, ma non ricevetti risposta.

“Steven, sono Ambra posso entrare?”

“No”disse immediatamente in tono aspro.

Aprii la porta lo stesso ed entrai. Lo trovai seduto sul bordo del divano, intento a fare un bel niente e mi sedetti vicino a lui.

“Ehi! Che c’è che non va?”

“Niente”

“Bugiardo, non ti ho mai visto così, che succede?”

“Ho detto, niente”

Lo guardai decisa a farlo parlare.

All’improvviso si voltò verso di me e mi afferrò per le spalle.

“Perché?”Mi chiese in collera.

“Perché cosa?”Gli chiesi sconcertata dai suoi modi che non gli si addicono.

“Perché l’hai accettato così facilmente?”

“Parli di Erik?”

“e di chi altri?”

Ah, ora capisco.

“Ho accettato subito anche te, mi pare”

“sì, è vero,ma…”

“ma cosa? Non ti capisco, quel’è il problema?”

“Il problema è che Mikael e Giulian sono qualcuno per te, i signori delle casate sono importanti, ed io sono l’unica persona meno importante nella tua vita e ora oltre a questo, il mio misero posto viene rubato dal primo arrivato,un aristocratico altezzoso che non sopporti, non mi va bene,io devo essere l’unico che non centra niente con te”

“Ma di che diavolo stai parlando?”

“Non è vero che non sei niente per me, e lo sai, sei un mio amico e sai bene che ti voglio molto bene” ma guarda che cavolo mi fa dire, accidenti a lui! E poi con una tale
facilità.


“Davvero?”

“Certo, tu sei importante come gli altri e nessuno prederà il posto di nessuno, tu sei il mio amico ed Erik è mio cugino, siete differenti”

“ma ora mi toccherà fare amicizia con lui e non voglio”

“Allora non lo fare, nessuno ti costringe”dissi tranquilla.

“Vieni qui, stupido”dissi afferrando le sue braccia che ancora mi tenevano strette le spalle e lo abbracciai.

“Che discorsi stupidi che fai”dissi accarezzandogli il capo color rame.

Lui mi strinse forte e rimanemmo così finche un pensiero non mi saltò in mente.

“Comunque, giusto per fartelo notare nel caso te ne fossi dimenticato, è strano che sei geloso di Erik ,visto che dovresti serbare rancore nei miei confronti,infondo ti ho ucciso la ragazza, ricordi?

“è vero”disse con voce gelida, come se per un attimo se lo fosse dimenticato e in un momento mi trovai sdraiata sul divano, sotto di lui.

Lo guardai esterrefatta dal suo gesto, mentre lui si fece leva con le braccia per guardarmi meglio in volto. La sua espressione era davvero strana, non gliela avevo mai vista.

“Dimmi mia cara Ambra, che mi diresti se t’informassi che ho un pugnale d’argento nascosto in camera e che potrei facilmente usarlo per trafiggerti il petto”
 Lo guardai tranquilla nonostante la sua stravagante e inconsueta azione e sorrisi, perché avevo capito perfettamente che scherzava, nonostante il suo volto avesse un'espressione davvero letale.

“Uuuh, eccitante”dissi tranquilla guardandolo dritta negli occhi nocciola.

Sorrise divertito. “Sei terribile”mi disse coprendomi col suo corpo, mentre le sue braccia mi circondarono la vita in un abbraccio affettuoso,ma deciso.

Risposi a mia volta e rimanemmo alcuni secondi così.

“Ehi! Ambra, ci stai mettendo troppo, che stai facendo chiusa lì dentro con Steven? Mi sto preoccupando, esci”dice improvvisamente Mikael dall'altra parte della porta.

“Mi dispiace, ma proprio non posso in questo momento sono sdraiata sul divano e sono bloccata dal corpo di Steven" dissi con un po' di cattiveria.

Steven sciolse l’abbraccio e mi guardò.

“Ehi! Non mettermi in mezzo, non ho fatto niente, non è divertente”

“questo lo dici tu”risposi.

“cosa state facendo? Esci”

“è difficile ora”

All’improvviso la porta si spalancò e Mikael entrò in camera e, tanto per essere precisi, la porta è sempre stata aperta.

“Tu..che razza di scherzo idiota!”Esclamò irritato.

Scoppiai a ridere, ma la mia risata cessò quando mi saltò addosso.

Mi trovai nuovamente sdraiata sul divano con Mikael sopra che mi bacia con passione.

Rimasi ferma ancora confusa dal suo gesto e quando capii, mi agitai e guardai Steven che stava in piedi di fronte a noi intento a guardarci divertito e per niente confuso o scandalizzato dall’improvvisa e inconsulta azione di Mikael.

Cercai di scostare Mikael da me,ma non si mosse di un millimetro.

“Mika…”provai a dire, ma se ne approfittò per infilarmi la lingua in bocca e cominciare ad esplorarmi il palato, giocando con la mia lingua, fino a che non provò a infilare la mano sotto la mia maglietta e lì cominciai a preoccuparti veramente, stava per succedere un disastro.

Guardai Steven agitata. Lui capì dal mio sguardo che era abbastanza e che Mikael stava esagerando e si fece avanti.

“Basta Mikael, smettila!”Esclamò posandogli una mano sulla spalla per richiedere la sua attenzione.

Fu totalmente ignorato.

Spalancai gli occhi, quando la sua mano che prima di allora per la frenesia non era riuscita a passare sotto la maglietta, ci riuscì e guardai Steven sgranando gli occhi.

Steven capì che non ero veramente in grado di fermarlo e afferrò saldamente Mikael per le spalle per poi tirarlo via da me.

Si riprese subito e mi guardò con occhi pieni di lussuria e un sentimento che riconobbi come collera e irritazione per lo stupido scherzo che gli avevo fatto e, forse anche dolore e poca resistenza ai sentimenti che provava, sapevo leggere perfettamente nei suoi splendidi occhi azzurri.

“Scusami Ambra, ma almeno così non scherzerai più in questa maniera”mi disse uscendo dalla camera scosso da se stesso.

Mi alzai dal divano e guardai prima la porta dove era uscito Mikael e poi Steven.

“Ambra, te ne sei accorta anche tu vero? Lo sai che non puoi giocare più così”

“Non sto giocando. Ok ora l'ho stuzzicato,ma normalmente non gioco con lui”

“no?”Mi chiese Steven scettico.

“No, te lo giuro”

“allora devi fare solo una cosa…”disse guardandomi esplicito.

No, ti prego, non posso.

“Non ci riesco”

“Ambra...”

“non posso scegliere fra Giulian e Mikael”

“Ma devi farlo, o soffriranno entrambi”

“ma io…”

“lo so”mi disse Steven intenerito dalla mia paura più che evidente e dal mio smarrimento, mi sentivo così vulnerabile.

“O Mikael o Giulian”

“no, veramente Steven, non posso, non ci riesco, mi è impossibile scegliere, io amo entrambi”.

“Già”disse avvicinandosi lentamente a me; non so forse in quel momento gli ero sembrata di cristallo, tanto che mi abbracciò come se avessi una crepa e potessi
rompermi in mille pezzi da un momento all’altro e chissà forse era veramente così.

“Sai è successo anche a me di fare una scelta”

Sciolsi il suo abbraccio così gentile e lo guardai negli occhi.

“davvero?”

“sì”

“fra…”

“Epril e Rosa”

“come hai fatto a scegliere?”

“non ho scelto, Rosa ha deciso di smettere d’aspettarmi e se né andata, così sono rimasto con Epril,le amavo entrambe moltissimo,ho sofferto molto per la separazione
di Rosa”

“Forse…”

“No, con te non succederà così, sono certo che nessuno ti lascerà, né Giulian ne Mikael, ti amano troppo”

“Oh, come posso fare?”Mi chiesi portandomi le mani al volto e appoggiando il viso coperto sul petto di Steve, in quel momento era la mia sola roccia dove potermi
aggrapparmi per non affogare in un mare di pensieri e indecisione.

“Ok, basta, ok deciso”dissi risoluta ritornando alla mia compostezza invidiabile e al mondo stabile e nitido.

“Bene, non vedo l’ora di vedere che succederà”

“che fai, ti diverti?”Gli chiesi guardandolo ironica.

“oh, sì, molto, fino a che nessuno soffre”

“Va bene, ora vado, buona notte”.

Uscii dalla camera e mi trovai in sala, dove mio cugino era intento a sistemarsi il giaciglio approssimativo, quindi il divano, peccato non fosse capace e si fosse legato con le coperte.

“Vuoi una mano cugino?”

“magari”

Lo slegai dalla morsa della coperta assassina e gli preparai il divano.

“fatto, non ci voleva molto”

“oh, mi scusi se non sono abituato, ma sa, ho le cameriere”

“che permaloso”dissi pacatamente.

“come va con Steven, qual’era il problema?”

“Gelosia, ma ora è tutto risolto”

“gelosia?”

“aveva paura che avresti preso il suo posto come mio amico”

“Tzs, che orrore, chi prenderebbe mai il suo posto come tuo amico, io sono un tuo parente”disse baciandomi una guancia e lascandomi di sale.

“Ok, ora sarà meglio che vada, per me è il momento di dormire”

“notte”

“notte e sogni d'oro”gli augurai cercano di riprendermi dal suo inaspettato bacio sulla guancia e mi diressi in camera da letto.

In camera notai che Mikael era ancora sveglio ed era intendo a leggere un libro con il lume accesso e già nel suo pigiama rosso,il mio regalo; fra poco gli si sarebbe
sbriciolato in mano per quante volte lo aveva messo.

“Certo, figuriamoci se dormi senza di me”dissi guardandolo con un sorriso.

“beh, di solito si dorme con la propria moglie”

Rimasi a guardarlo impalata

“Ambra, stavo scherzando, non guardami così, mi fai venire la pelle d’oca, muoviti”

“Ah, sì, scusa”dissi prendendo dalla spalliera della sedia la camicia da notte per andare a cambiarmi in bagno. Una volta cambiata m'infilai sotto le coperte e guardai il
soffitto bianco, ho preso una decisione, ma non è una delle migliori, vorrei tanto sospirare.

“Mikael ho preso una decisione sul nostro rapporto”

“No, non puoi…io”disse subito andando nel panico.

“no, no, sciocchino, che hai capito?”

Figuriamoci, non riesco neanche ad immaginare una vita senza di te, pensai e ammettere una cosa simile mi spaventò oltre l’immaginabile,è tutto così complicato.

“Cosa allora? Non mi dire che hai scelto…”

“Accidenti Mikael, stai zitto e lasciami parlare” lo rimproverai in tono gelido e finalmente tacque.

“Tu sai che vi amo entrambi e non posso scegliere fra di voi, questo è chiaro,però posso chiedere a Giulian se posso…come dire…andare a letto con te…”

“Cosa?! E perché cacchio dovresti chiedere il suo permesso?!”

“Te l’ho detto, amo entrambi e se andassi a letto con te di nascosto, mi sentirei sicuramente in colpa nei suoi confronti, quindi devo chiedergli se posso…”

“sì, sì ho capito”

“però non so se tu accetteresti e tanto meno Giulian, è una richiesta egoista e…”

“Immagino che avrai rapporti anche con lui, altrimenti ti sentiresti in colpa a fare l’amore solo con me”

Fare l’amore? Quindi per lui è amore, non lussuria. Che stupida, di cosa mi sorprendo, lo sapevo fin dall’inizio che Mikael è innamorato di me, il problema qui sono solo
io”


“sì, certo”dissi e calò un silenzio nella camera.

“Va bene, per me va bene”dice spezzando la tranquillità che regna nella stanza.

“Davvero?”

“Sì, farei di tutto per fare l’amore con te e averti più vicina possibile”disse diretto, privo d’imbarazzo.

“Però non credo che Giulian accetterà e così facendo non potrò nemmeno esaudire il mio desiderio di portarti a letto e amarti”

“perché non dovrebbe volere?”

“Perché io sono un licantropo, sarebbe un disonore, sono una razza in lotta con i vampiri, siamo nemici naturali e lo sai, poi lui fa parte dell'elité e se si sapesse in giro
che condivide la sua donna con un licantropo sarebbe un duro colpo per la sua reputazione,non credi?”

“Già, hai ragione”

“lo so, purtroppo”

“però tentar non nuoce, giusto?”

“non saprei”disse Mikael.

“Gliene parlerò domani, mi sento male, devo dormire”dissi voltandomi verso di lui e incontrai il suo sguardo.

“Quindi sei veramente d'accordo nel permettere che abbia rapporti anche con Giulian?”

“Sì, per me va bene, però non ti nascondo che ti vorrei tutta per me, solo per me”disse tirandomi a sé e abbracciandomi.

Il suo viso era vicinissimo la mio e ci guardavamo negli occhi, mi sentii strana tanto che m’irrigidii.

“Tranquilla, non t’angustiare,voglio solo baciarti”disse Mikael notando il mio irrigidimento, poi lentamente distrusse completamente la distanza che separava la mia bocca dalla sua e mi baciò con una dolcezza unica e inaudita, trasmettendomi una marea di sentimenti.

Chiusi gli occhi e sentii le forse abbandonarmi.

Mikael mi strinse a se e appoggiò la fronte contro la mia.

“Buonanotte amore mio”

“Buonanotte Mikael”dissi con un filo di voce, senza sbilanciarmi, poi mi addormentai.

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Capitolo 44
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La sera seguente quando mi svegliai, trovai Mikael sdraiato sul letto vicino a me, che mi stringeva in un abbraccio. Mi sembrò strano che stesse dormendo a quell'ora, tanto che scivolai via dalla sua delicata presa e m'inginocchiai acconto a lui, preoccupata.

"Mikael Mikael?Mikael!"Lo chiamai scrollandolo per cercare di svegliarlo.

"Ambra, che c'è?"Borbottò aprendo leggermente gli occhi, ancora assonnato.

"Perchè dormi a quest'ora? Sono le cinque"

Mikael si mise a sedere sul letto facendo una perfetta addominale, si passò una mano fra i capelli scomposti e ancora un po' intontito dal sonno mi guardò, poi mi fece un dolce sorriso.

"Tranquilla, era solo un riposino pomeridiano che si è prolungato un po' troppo"rispose chinandosi e dandomi un leggero bacio sulle labbra, dopo di che si alzò dal letto.

 Cercai di non fare caso al pigiama che gli avevo regalato e che in quel preciso momento non lo copriva bene lasciandogli scoperto il petto e mi alzai a mia volta.

Cavolo ora che ci penso, devo parlare con Giulian sul nostro rapporto e la decisione che ho preso ieri, ci riuscirò? Devo riuscirci, mi dissi decisa.

No, il punto è che glielo direi tranquillamente, ma lui come risponderà? Questo è il problema, pensai ancora.

Mentre Mikael si cambiava tranquillamente davanti a me, come faceva sempre, presi dall'armadio i primi indumenti che mi piacevano, ed entrai in bagno.

Lo specchio, come sempre è inutilizzabile per quelli della mia specie, così non potei sapere com'ero conciata, ma poco importava.

Indossai una maglietta bianca con le maniche a sbuffo e una gonna nera alla marinara.

Uscii dal bagno e vidi che Mikael mi aspettava seduto a gambe accavallate sul bordo del letto che aveva appena sistemato.

"Ambra, veramente parlerai a Giulian della tua decisione?"Mi chiese guardandomi scettico.

"Sì Mikael e prevedo già una gran bella litigata per questo, ma non mancherò di dirgli tutto".

"Capisco, ora andiamo di là, c'è ancora tuo cugino sai?"

"Lo so" risposi.

Mikael mi prese una mano, se la portò alle labbra e mi baciò dolcemente il dorso, poi si diresse alla porta portandomi con sé e mano nella mano uscimmo dalla camera.


"Buongiorno!" Ci augurò subito Steven, intento a mangiare seduto sul divano, accanto ad Erik.

Mi fermai un attimo a guardarli leggermente confusa e molto preoccupata.

Sono rimasti da soli per tutto questo tempo? Non si sono azzuffati o mandati a quel paese con colorite imprecazioni, vero? Speriamo bene, pensai.

"Ambra"disse Erik venendomi incontro.

 "Posso... anche'io prendere..."disse incerto, indicando al tazza che aveva in mano Steven.

"Ma certo, anche se credo che non sia quello che bevi tu di solito".

"Non importa"disse baciandomi anche lui sulla guancia.

Cominciamo bene, ma che hanno tutti oggi? Pensai leggermente infastidita e Steven, che naturalmente vide tutto, si alzò e mi raggiunse.

Non c'è due senza tre, naturalmente anche lui deve fare la sua parte, spero che questo non accenda un'inutile competizione, sarebbe seccante.

Steven mi lasciò del tutto sconvolta quando mi prese dolcemente fra le braccia e mi strinse a sé per augurarmi, suppongo, il buongiorno.

"Non è così odioso come pensavo"mi sussurrò poi all'orecchio, non che servisse a qualcosa poiché abbiamo un udito sopraffino, come del resto anche i licantropi.

"Ti ho sentito, pensavi questo di me?"Chiese Erik infastidito e anche un po' offeso.

"Su, buoni, può succedere di soffermarsi alle prime apparenze e decidere subito se la persona che hai di fronte ti è antipatica o no"dissi per quietare le acque che già si stavano agitando.

"Sono felice per te"dissi rivolta a Steven parlando semplicemente come ho sempre fatto, ad alta voce e senza preoccuparmi o nascondermi.

Improvvisamente suonò il telefono e ci voltammo tutti verso di esso.

Già, nessuno mi chiamava, mai, quindi chi poteva essere?

"Pronto".

"Buongiorno Ambra"

"Giulian!"Esclamai palesemente sorpresa.

Non appena dissi il suo nome, notai manifestarsi sul viso di Mikael un'espressione infastidita, poi speranzosa e infine ansiosa.

Non vorrà mica che affronti un discorso così importante e delicato ora? E per telefono, davanti a tutte queste persone. Neanche se mi prega in ginocchio, pensai voltandomi verso il mobile.

"Che c'è? Cos'è successo?"

"Niente, io volevo sentire la tua voce e poi volevamo farti una visitina, possiamo?"

"Volevamo?"

"Sì, io e i miei fratelli abbiamo appena finito una riunione e siccome l'incontro era in un posto non distante da casa tua, ci sei venuta in mente.
Disturbiamo se fra dieci minuti siamo da te?".

"No, fate pure, mi fa piacere".

"Davvero?"

"Certo"

"Allora a fra poco"

"va bene" risposi, attaccai e guardai la mia famiglia.

"Bene signori, fra poco avremo una gradevole visita..."

"Sì, Giulian"disse Mikael infastidito.

"Mikael non m'interrompere mentre parlo" lo rimproverai.

"Dicevo, tutti i signori delle casate vogliono venire a farmi visita, saranno qui fra dieci minuti".

"Perfetto"disse Mikael ancora più di malumore.

Lo ignorai e notai Steven un po' stranito, ed Erik ansioso e preoccupato.

"Steven, ora stai con me, devi stare tranquillo d'accordo? E... Erik, non serve essere così tesi e preoccupati"gli dissi e sembrò che le mie parole li avessero calmati, o almeno un po'.

Preparai da mangiare prendendo dalle mie scorte private, quelle da cui normalmente non attingevo mai, poi preparai la tavola.

Saremo stati molti, in totale, contando anche quell'odioso di Nathan, nove; fortunatamente la mia sala era più che ampia.

"Buono questo, di che anno è? E da chi è stato pres..."

"Giù le mani cugino, non si tocca fino al loro arrivo"dissi seria togliendog la bottiglia dalle sue grinfie.

Improvvisamente suonarono alla porta.

 Dieci minuti, eh ...ero decisamente tentata di guardare l'orologio per controllare se ci avessero messo di meno, secondo me erano già sotto casa, comunque mi diressi al piccolo atrio fermando con un cenno della mano Mikael, che contrariato stava andando ad aprire la porta.

Non appena aprii, mi trovai davanti un grande mazzo di rose rosse.

Lo guardai alzando un sopracciglio.

"Ah! Fratello, togli questi fiori"disse una voce femminile, poi vidi una mano delicata scansare il bouquet di rose e apparire al suo posto, il viso grazioso di Patricia che subito che mi saltò letteralmente al collo, abbracciandomi con un gran sorriso.

"Ambra, da quanto tempo non ci vediamo!"

"Sì, un bel po'"risposi facendomi da parte per lasciarli entrare.

"Sorella, così la strangoli"disse Derek entrando in casa.

"Come se potesse succedere"rispose lei non sciogliendo l'abbraccio.

L'ultimo a entrare fu Nathan, che mi lanciò uno sguardo insolente e fece un sorrisetto dei suoi che mi hanno sempre dato sui nervi, alla fine rimasi sola con Patricia che ancora mi stringeva.

La porta era ancora aperta e Giulian era l'unico che si era fermato nell'atrio con noi e non era andato in sala.

"D'accordo, ora vi lascio soli"disse Patricia seguendo i suoi fratelli.

Chiusi la porta e mi voltai verso Giulian.

"Ciao Giulian, come stai?" Chiesi.

"Bene, grazie. Per te"disse porgendomi il bouquet di rose rosse.

"Grazie, sono meravigliose"

"mai quanto te"disse posandomi un bacio sulla fronte e si diresse in sala.

Guardai le rose perfette in ogni petalo e le avvicinai al viso per sentirne il profumo, nonostante mi avessero già sufficientemente inebriato.

Il profumo era intenso e dolce. Ho sempre adorato le rose, erano il mio fiore preferito e non centra niente il fatto che ormai sono una vampira, i gusti non cambiano e fa sempre piacere ricevere dei fiori. Infondo sono una donna.

Sfiorai con la punta delle dita un petalo vellutato e incredibilmente delicato e sorrisi, mi concessi questo piccolo e fugace movimento delle labbra e mi diressi in sala, ero l'unica rimasta nell'atrio.

Una volta passato l'arco, ed essermi ritrovata in sala, rimasi turbata dal clima che vi trovai, teso, ansioso; davvero pesante.

Mikael e Giulian, non so per quale fatalità, erano finiti seduti vicini, non si guardavano in faccia, ma cercavano comunque di essere educati e accattivanti, senza riuscirci minimamente.

Steve era seduto vicino, veramente non ho la più pallida idea di come sia successo, a Victor e a mio cugino Erik, ironia della sorte, nonostante Erik non gli sia poi tanto simpatico, era praticamente schiacciato contro di lui, perché Victor gli metteva ancora una paura terribile.

Non aveva ancora superato il trattamento ricevuto da lui una volta essersi disintossicato dalla droga.

Patricia, Derek ed Nathan erano gli unici tranquilli, ma ormai il clima era già stato bello che compromesso dalle due coppie che ho già detto.

Non so che cosa fare per sistemare le cose, spero solo che prima o poi non esplodano tutti per i rispettivi motivi che ho già elencato.

"Sai tesorino, ti sta proprio bene quella gonna alla marinaretta".

"Grazie Victor, gentile come sempre"risposi.

"Sì, è vero, ma onestamente la vedrei meglio con un abito corto e  attillato di pizzo rosso" disse improvvisamente Patricia esponendo la sua
preferenza.


Ma perché ora stanno discutendo sul mio vestiario? Ed ecco che tutto questo mi fa ricordare qualcosa.

"D'accordo, la prossima volta mi vesto di rosso"dissi per far tacere la discussione con botta e risposta e preferenze.

"Ora però, vorrei che vi accomodaste a tavola, ho preparato qualcosa che spero gradiate, ve la servo subito come farebbe una brava padrona di casa".

Neanche avevo finito di parlare che già erano in piedi e si dirigevano al tavolo, sembrava aspettassero solo il momento di guastare il mio raffinato sangue.

Li lasciai sedere e mentre Mikael e Giulian mi passavano davanti, diretti alla tavola, li afferrai per un braccio per averli entrambi accanto a me, uno alla mia destra e uno alla mia sinistra, così che almeno questa volta non si sarebbero ritrovati misteriosamente seduti vicini a persone che non sopportavano.

Mi guardarono confusi, ed io fissai prima uno e poi l'altro bene in faccia, cancellando la loro confusione, ed entrambi mi fecero un sorriso.

Cavolo insalatino! È così facile farmi capire da loro. Ogni volta fra tanti pensieri che ho, capiscono sempre quello giusto, sono degli alieni? O forse mi conoscono solo eccessivamente bene? Beh, direi che la risposta giusta è la seconda.

Vado a prendere dal frigo in cucina una birra per Mikael e vado a tavola e come immaginavo uno dei tre posti vuoti, è in mezzo a Victor e Derek, quasi sicuramente Steven si sarebbe trovato "involontariamente"accanto a Victor, non è così lesto da occupare un altro posto e di certo poi non può dire "non è che faresti cambio"si capirebbe che non vuole stare vicino a Victor e quest'ultimo sicuramente sarebbe divertito nel percepire la sua paura.

Versai la birra in un calice e aprii la bottiglia, dopo di che cominciai a fare il giro per servire i miei ospiti, che naturalmente attesero prima di mangiare; non sarebbe stato educato iniziare prima che tutti fossero seduti e serviti.

Posai la bottiglia quasi vuota sul tavolo e afferrai Mikael e Steven per un braccio, tirandoli verso la tavola.

"Scusa Victor, vorrei sedermi qui, scaleresti di un posto? Grazie"dissi e prima che mi potesse rispondere, gli diedi delle botte con il fianco e a costo di sembrare sfrontata e maleducata, lo costrinsi a fare come volevo.

 Mi sedetti come avevo programmato fra lui, tirando con me Mikael e Steven che si sedettero nei due posti accanto a me, così che Mikael finì per stare vicino a me e Steven vicino a Mikael e a Derek e non avessero entrambi problemi.

Scambiai i bicchieri così che Mikael avesse la sua birra ed io il mio sangue e furono tutti felici e contenti.

Naturalmente questo gesto non passò inosservato a Giulian che mi sorrise quando, per sbaglio, incontrai il suo sguardo.

Accipicchia, perché deve stare seduto proprio di fronte a me? E perché acconto a lui ci deve essere Nathan?

"Prego, buon appetito"augurai prendendo il mio calice e portandomelo alle labbra.

Il sangue fruttato e invitante, di cui mi concedevo solo qualche sorso di tanto intanto, mi fece subito effetto trasformandomi il viso.

Stranamente solo il sangue raffinato aveva quest'effetto su di me, ma solo se veramente pregiato e ne bevessi in gran quantità e questo mi rammenta qualcosa che vorrei tanto poter eliminare definitivamente dalla mente. 

Lo finii gustandolo a sorsetti e non mi sfuggì Nathan che ne prese un secondo calice senza troppe cerimonie, ma infondo nonostante il gesto fosse poco carino, la bottiglia era lì proprio per questo e prima il suo contenuto fosse finito, meglio sarebbe stato per me.

"La vostra riunione per caso implicava anche me?"Chiesi all'improvviso, spezzando il sottile ma intenso silenzio che ci circondava.

Tutti posarono lo sguardo su di me, ma non mi sentii per niente osservata, no veramente, affatto, davvero; naturalmente sono ironica.

I loro sguardi e il fatto che non mi rispondessero mi fece salire il nervoso e sentire una stupida, cosa che non sono e non sopporto che mi ci facciano sentire, però quando si guardarono tutti a vicenda, capii che in effetti io qualcosa centravo.

"Sputate il rospo" ordinai in tono imperioso e non nascosi nemmeno la mia irritazione che non credevo mi sarebbe passata tanto facilmente.

 Naturalmente un tono simile non si dovrebbe usare contro la crème de la crème dell'elite, ma a me importava poco, se a loro il mio comportamento non andava a genio o lo reputavano irrispettoso, che me lo facessero sapere.

 "Ci sono novità sulla donna drogata che hai trovato ieri"disse Giulian.

"È una vampira che è stata trasformata senza il suo volere, odia l'essere che è diventato, ma non avendo il coraggio di esporsi al sole e morire, ha deciso di mangiare nutrendosi di sangue animale.

La puoi chiamare vegetariana se preferisci, comunque un giorno si è presentato dal nulla un uomo a lei sconosciuto vestito con un mantello nero e con un grande cappuccio calato sul capo, tanto grande che gli copriva anche il viso e le ha offerto una sostanza che secondo lui l'avrebbe fatta diventare nuovamente umana". 

"Aspetta, fammi indovinare. E siccome era il suo più grande desiderio, la prese e la bevve senza porsi domande e pensare che potesse essere una fandonia, o in questo caso una dannatissima droga che ti fa diventare uno schifosissimo zombi"commentai adirata.

Vorrei tanto avere quell'uomo incappucciato per e mani per strangolarlo personalmente e fargli capire una volta per tutte chi comanda e come ci si deve comportare, ma qualcosa mi dice che è un vampiro molto astuto e chissà, forse anche potente.

Improvvisamente mi venne in mente un'idea, che a quanto pareva il mio sguardo normalmente imperscrutabile fece trapelare, perché Giulian la colse perfettamente senza lasciarsela sfuggire.

"Sì, abbiamo pensato anche noi che l'uomo potesse essere nostro padre, ma non ne abbiamo le prove".

Annuii e mi concentrai, se per caso riuscissi a scovare la sua stessa onda mentale, potrei sapere cosa pensa e chissà forse anche vedere cosa sta facendo.

"Fermati"mi ordinò subito Giulian, guardandomi serio.

"Perchè me lo vieti? Sarebbe d'aiuto non credi?"Gli chiesi stranamente calma.

"Sì, ma saresti esposta a un pericolo se lo scoprisse e stanne certa che non può non accorgersene".

  Mi misi a sedere bene sulla sedia e lo guardai in volto, contrariata e a dir poco seccata.

"Ha ragione, non essere sciocca, non puoi farlo saresti nei guai e lo sai, stanne fuori, abbiamo altri modi per cercarlo e sapere se è lui"mi disse Patricia cercando di rassicurarmi, nonostante le sue parole non fossero proprio simpatiche o almeno da come le intesi io.

So perfettamente che vogliono tenermi al sicuro, già sono nei guai per il solo fatto che quel tizio riesca a vedere attraverso i miei occhi e possa collegarsi a me a suo piacimento, cosa seccante, però mi sento inutile se non faccio qualcosa.

 Non posso mica voltarmi dall'altra parte e fare finta che non succeda niente stando con le mani in mano, oltretutto ci sono già dentro con tutte le scarpe e il capellino floreale.

"Ok, ma sappiate che non sono d'accordo"

"Come se c'interessasse"mi rispose Giulian giocoso e ricevette come mia risposta un calcio da sotto il tavolo e un sorriso sbarazino, ma l'aura giocosa sparì subito dopo con il modo in cui Giulian mi guardò.

Non giocava più, anzi mi fissava come se volesse mangiarmi.

Vidi della lussuria nel suo sguardo, ma giusto per un attimo prima che sparisse e poi si voltasse a guardare altrove, come se si fosse accorto dell'espressione che aveva fatto e non volesse farmela vedere per qualche motivo.

Ammetto che tutto ciò mi mise in un profondo disagio.

"Ah, micetta, tieni, me ne stavo quasi per dimenticare"mi disse improvvisamente Victor e non appena mi voltai, fece passare con troppa facilita qualcosa fra le mie labbra.

Qualsiasi cosa fosse si sciolse all'istante sulla mia lingua, ed era così deliziosa che mi spinse a nascondere la bocca con la mano per non far vedere i canini e per soffocare il gemito immediato di piacere che mi travolse.

"È delizioso, cos'è?"Chiesi con voce roca e questo spiegava tutto sulla bontà del dolce che mi aveva messo in bocca.

"Come sospettavo non conosci i cioccolatini Red Cloud, sono molto apprezzati fra i nobili, anche se quest'ultima parte forse avresti preferito non saperla".

"Mia madre si strafoga con quella roba"disse Erik con termini poco adatti a un nobile e con il tono molto infastidito.

Scossi lentamente il capo ancora con quel dolce sapore in bocca e desiderandone tanto degli altri, se solo non avessi il mio piccolissimo problema.

"D'accordo, ora vorrei tanto esprimere un desiderio"disse all'improvviso Patricia.

"No Patricia, l'opera oggi no"disse subito Derek.

"Parchè?"Chiese in tono gelido, arrabbiata.

"Cosa? Oggi c'è l'opera, davvero?"Chiesi interessatissima. "Io adoro l'opera, che spettacolo ci sarà?"

"La Traviata"mi rispose Patricia speranzosa.

"Bene"dissi alzandomi di scatto da tavola.

"No, non dirmi che... ti prego..." disse Derek preoccupato.

"Esatto"risposi con altezzosità. "Voglio vederla, vado a prepararmi immediatamente"dissi ansiosa.

" Meraviglioso"commentò felice Patricia alzandosi a sua volta.

"Ah, ma non ho un abito da indossare per la serata"aggiunse poi triste.

"Visto, questo è il destino, vuol dire che non potrai andarci"le fece notare Derek, sollevato.

"Ah, bazzecole!"Tuonai. "Le presterò uno dei miei vestiti, niente ci fermerà. Andiamo Patricia"le dissi offrendogli una mano.

Così, mano nella mano, come se fossimo amiche di vecchia data, andammo nella mia camera per vestirci.

"Spalancai l'armadio e presi due abiti da sera a sirena, uno rosso e uno blu notte".

"Scegli pure quale preferisci"le dissi.

"Rinunciaci fratello, sono decise a vederla, te la dovrai sorbire per l'ennesima volta"sentii dire nitidamente dalla sala.

Il tono di Victor era piuttosto piatto, quasi indifferente, quindi presunsi che il solo a cui pesasse fosse Derek. Beh, peggio per lui.

"Quello blu"decise Patricia non facendomi sentire la risposta di Derek.

Annuii, così Patricia andò in bagno con l'abito in mano, mentre io presi quello rosso fuoco e comincia a svestirmi.
Improvvisamente bussarono alla porta.

"Ragazze, quanto vi manca? La Traviata inizia fra due ore".

Ci fece notare Giulian che a quanto pareva non aveva nulla in contrario a venire con noi.

"Quindi tutto a posto con i biglietti?" Chiesi mentre mi sistemavo bene l'orlo dell'abito.

"Sì, perché siamo quasi ospiti abituali, inoltre mia sorella da una sostanziosa e assidua donazione al teatro, quindi abbiamo sempre i migliori posti e tutti i biglietti che vogliamo per noi e alcuni nostri amici".

"Meraviglioso!"Esclamai entusiasta.

"Ambra, potresti aiutarmi a chiudere il vestito?"Mi chiese Patricia uscendo dal bagno e dandomi la schiena.

Le chiusi la zip e mi feci aiutare a mia volta, e notai che l'abito le stava un tantino largo sul davanti, perché io ho il seno più grande, ma incredibilmente, nonostante la nostra altezza palesemente diversa, abbiamo lo stesso numero di scarpe.

 Dopo aver calzato entrambe delle decolté, indossai un collier d'oro tempestato da piccoli rubini quadrati, poi il bracciale e gli orecchini uguali, come ultima cosa mi spazzolai i capelli facendoli diventare lucidissimi e li raccolsi sul capo con uno chignon impreziosito da un fermaglio con incastonati piccoli rubini. È un set prezioso che adoro.

Ero pronta, mente Patricia aveva ancora qualche difficoltà.

 Intanto l'abito le stava veramente lunghissimo, la diversità d'altezza fra noi era così tanta che mi chiesi se fosse meglio proporle di mettersi un altro abito, ma poi rinunciai; gli altri non sarebbero stati appropriati, erano molto più semplici e non avrebbero risaltato la sua delicata bellezza, come invece avrebbe fatto questo bellissimo abito a sirena.  

Porsi a Patricia un altro set di gioielli simile al mio, solo che il suo collier non aveva incastonati rubini, ma splendidi e piccoli zaffiri rotondi.

Indossati tutti i gioielli, le indicai lo sgabellino di mogano della toletta, dove si sedette con grazia e incominciai a sistemarle i capelli.

Glieli raccolsi sul capo fermandoli con uno spillone d'oro con una grande ametista centrale, mentre gli altri glieli lasciai sciolti sulle spalle e mentre Patricia felice si guardava allo specchio, nonostante avrebbe visto solo un abito e non il suo corpo, le passai un rossetto color pesca e una matita nera per gli occhi.

Mentre lei si truccava, le sistemai sulle spalle nude uno scialle immacolato di seta Francese.

Io invece mi misi sulle labbra un rossetto rosso e un tratto più pesante di matita nera sugli occhi, mi sistemai anch'io un altro scialle bianco di seta francese sulle spalle e preparai alla svelta due pochette, ed eravamo pronte, ma la stessa cosa non credevo si potesse dire di Mikael e Steven.

 Straordinariamente, quando spalancai la porta della camera, mi trovai Mikael e Steven davanti tutti ben vestiti, non so da dove avessero preso quegli abiti, ma erano uno spettacolo. Qui c'era lo zampino dei signori.

"Siete un quadro!"Esclamò Patricia, io mi limitai ad annuire e indossare i guanti di raso bianco, finendo di sistemarli bene fin sopra al gomito, poi lì passai un paio anche a Patricia.

"Voi invece siete fantastiche, credo proprio che dovremmo tenervi costantemente d'occhio se non vogliami che vi rapiscano non appena mettiate un piede fuori di casa"commentò Giulian e tutti furono d'accordo.

"è vero, anche se Patricia la riporterebbero subito indietro"disse Derek divertito.

"Ambra, l'hai sentito? Mi tratta sempre male quel mascalzone donnaiolo di mio fratello"disse in tono duro e serio, lanciandogli un'occhiataccia.
Di tutta risposta feci solo un sorriso di circostanza per non essere messa in mezzo al loro litigio e mi feci gli affari miei.

"Scusate, ma davvero dobbiamo venire anche noi?"Chiese Mikael.

"Credo proprio di sì"affermai.

Prese un gran respiro e lo butto fuori di colpo guardandomi in viso. Insomma si era rassegnato.

"Allora, come ci andiamo?"Chiesi, mentre porgevo la pochette blu a Patricia.

"Con le macchine, ho già chiamato il mio autista per farci portare al teatro dell'opera. Ci aspettano due limousine sotto il palazzo. Una semplice macchinuccia non sarebbe appropriata per tanta bellezza"disse Giulian offrendomi il braccio.

"Poco ma sicuro"commentai accettandolo e ci dirigemmo alla porta, seguiti dagli altri.

Scesi di sotto a braccetto con Giulian e non potei non notare la gelosia dipinta sul viso di Mikael, così decisi che all'uscita avrei preso lui a braccetto, altrimenti si sarebbe scatenato un putiferio.

La limousine non ci mise molto ad arrivare.

Giungemmo al parcheggio del teatro dell'opera proprio mentre stava per cominciare, mancavano sì e no cinque minuti.

Non mi è mai piaciuto essere osservata, odio le macchine sfarzose e tutto ciò che è costoso in generale, ma per quell'occasione chiusi un occhio, di certo non potevamo andare in giro con una punto, mentre altre signore e signorine andavano all'opera con delle macchine adeguate, ma non sapete il nervoso e il fastidio che ebbi non appena passammo il cancello principale; tutta la gente ci fissò come se dentro alla limousine ci fosse la regina d'Inghilterra.

Scesi dalla vettura e appoggiai una mano guatata su braccio di Mikael, che dopo un attimo di sorpresa mi prese sotto braccio e c'incamminammo verso l'entrata. Sperai solo che Giulian vedendoci non ci fosse rimasto troppo male.

Non appena entrammo, tutti si voltarono a guardarci, perfino chi lavorava in biglietteria.

Lasciai che i nostri bellissimi accompagnatori, che mi accorsi non essere sfuggiti alle signore intorno a noi, si procurassero i biglietti, mentre noi rimanemmo ad attenderli.

"Ma guarda quella come sta guardando i miei fratelli".

Commentò infastidita Patricia, anche se notai il suo sguardo fisso su uno in particolare dei suoi fratelli, Derek.

Se non avessi saputo fossero fratelli, avrei pensato che fosse gelosa in maniera romantica, comunque la capii perfettamente, infatti una biondina in abito lilla aveva adocchiato Mikael, mentre una mora secca e alta come un lampione non aveva occhi che per Giulian.

Le fulminai entrambe con lo sguardo e capirono subito come girava il mondo, perchè si voltarono immediatamente da un'altra parte e cominciarono a parlare degli affari propri e non più di Mikael e Giulian.

 Addirittura mi diede fastidio che guardassero Steve ed Erik; beh Steven è un conto, è un mio amico, ma Erik?

Questo voleva dire solo due cose, o che volevo già un gran bene a Erik più di quanto credessi, anche se lo conoscevo da poco, o che sono maledettamente possessiva.

"Eccoci e questi sono i biglietti"disse Giulian indicando la mano di Derek, mentre quest'ultimo li sventolava.

"Bene, ricordatemi che vi devo ridare i soldi del mio biglietto, di quello di Steven e di quello di Mikael"dissi in tono freddo incamminandomi verso l'entrata, ancora irritata per colpa della loro bellezza.

"Ma non serve, offro io"disse Giulian.

"No, grazie, vorrei pagare da me" dissi voltandomi verso di loro."Come se avessi accettato"aggiunsi e aprii con uno scatto il ventaglio floreale, infastidita.

"Ambra, ma perché tu e Patricia sembrate arrabbiate?"Chiese Erik.

"Arrabbiate?"Ripetei.

"Noi non lo siamo, vero Patricia?"Le domandai voltandomi verso di lei.

"No, affatto, ora andiamo, lo spettacolo è già incominciato"disse e demmo loro le spalle incamminandoci verso la sala.

Una volta preso posto sulle seggiole imbottite rosso rubino, mi guardai intorno. Stranamente l'opera non era ancora cominciata e altre belle dame con i propri accompagnatori si stavano sedendo.

 Scommisi anche che fra loro ci fossero dei veri reali in visita, ma forse pensavo troppo.

"Ah, che bello sta per incominciare!" Esclamò Patricia allegra guardandomi e giocherellando con il ventaglio che aveva fra le mani.

"Già, io adoro l'opera, ed era da tanto che non la vedevo".

Le confessai.

"Guarda, guarda! Sta per incominciare"Esclamò di nuovo Patricia mentre il sipario rosso si apriva e si sentivano le prime musiche.

"Patricia, stai buona, disturbi gli altri"la rimproverò con calma Derek da dietro di noi.

Sorrisi fugacemente e stringendo forte la pochette per l'emozione mi sporsi per vedere meglio.

Non so quando cominciai, ma improvvisamente percepii delle lacrime scendermi lungo il viso, estrassi alla svelta un fazzoletto di seta dalla pochette e lo premetti sugli occhi.

Dovevo stare super attenta per non mostrare che le mie lacrime fossero rosse come il sangue, sarebbe sembrato strano a semplici esseri umani.

Dopo la prima parte seguì una pausa e infine tutto il resto e quando riaccesero le luci, rimasi un attimo seduta a rimirare la sala. Era grande, immensa e raffinata, una raffinatezza che non mi diede fastidio, il teatro, quel teatro, era l'unica cosa sfarzosa che non odiavo.

"Ambra, è finita andiamo"mi fece notare Erik. Così mi alzai e guardai Patricia che come me, era rimasta seduta e guardava ancora il palcoscenico vuoto e non aveva nemmeno uno sbaffo di sangue sul viso. Possibile non avesse versato nemmeno una lacrima?

"Come ti è sembrato cara?"Le chiesi curiosa di sapere.

"Meraviglioso e vedo che anche a te non ha lasciato indifferente. Il tuo fazzolettino non era bianco prima?"Mi chiese indicandolo.

Da bianco era diventato rosso.

"Sì, purtroppo non so trattenermi su queste cose, strano vero? Non si sarebbe detto"dissi proprio quando qualcuno mi prese per mano.

Mi voltai e rimasi sorpresa nel trovarmi accanto Steven.

"Andiamo bella signorina"

"Ma certo my sir"risposi stando al gioco, quando all'improvviso qualcuno mi chiamò toccandomi una spalla e mi voltai di scatto.

"Oh, Miss, it was not great?"

"Oh, yes ma'am, really very nice" risposi alla signora anziana di fronte a me, che sicuramente voleva solo condividere la sua gioia, chissà, forse
era la prima volta che andava a teatro o che vedeva quell'opera.


"Andiamo Ambra"Mi chiamò ancora Steven.

 Annuii e c'incamminammo a braccetto verso l'uscita.

Fuori trovai tutti, io ero stata l'ultima a uscire.

"Ambra, che voleva quella signora da te?" Mi chiese subito Mikael, preoccupato.

"Nulla, semplicemente condividere l'emozione"dissi trovandomi talmente rilassata da poter trattare bene perfino Ethan, ed è tutto dire.

"Ambra, che ne dici, prendiamo un ricordo dell'opera? Non so la cartolina, o il libretto per esempio".

"ma sì, perché no, così mi cambieranno anche i soldi e potrò ridarli a Giulian"dissi subito avvicinandomi al tavolo dove vendono gli opuscoli.

Comprai due libretti e ne porsi uno a Patricia.

"Grazie, ma ora sono io in debito con te"

"Ma figurati, per quattro spiccioli. Questi sono tuoi"dissi a Giulian, spingendogli con gesto deciso i soldi contro il petto e ritirando alla svelta la mano, così che non potesse rifiutarli.

"Ora possiamo andare?"Chiesi ansiosa di tornare a casa.

Chissà perché avevo un brutto presentimento, o poteva darsi che fosse solo la stanchezza che si avvicinava, nonostante fossero solo le dieci o le undici di sera, quindi molto presto.

"Certo, andiamo"dissero tutti straniti dalla mia voglia di andar via.

In macchina non fu come all'andata, non finii vicino agli stessi di prima, precisamente capitai vicino a Nathan. Che meraviglia!

 Fortunatamente dall'altra parte avevo Steven a cui mi avvicinai tanto da potergli stare in braccio, ma vista la situazione potrei anche farlo, capirebbe il motivo di tale gesto.

"Ah, che meraviglia, ti ho vicina al ritorno"disse Nathan posandomi una mano sul ginocchio.

"Stammi lontano e riprenditi la mano"gli dissi e la spostai lanciandogliela contro per afferrare poi il braccio di Steven che si voltò verso di me.

"Ambra, vuoi cambiare posto con me?" Mi chiese Steven.

"Magari, grazie"Gli risposi subito stringendo un po' di più la presa.

"Ehi! Non metterti in mezzo piccoletto"disse subito Nathan infastidito.

"Non ti azzardare più a chiamare Steven piccoletto e allontanati da me, non te lo ripeto più"gli dissi seccata.

Improvvisamente una curva mi scaraventò contro Nathan che sogghignando se ne approfittò imprigionandomi contro il suo torace e stringendomi in una ferrea stretta.

"Cosa di, non mi toccare e allontanati, non comprendi?" Gli chiesi infuriata, tentando di liberarmi spingendolo via con forza.

"Su, su, so che ti piace in realtà"disse Nathan sogghignando.

"Ora basta!"Esclamò Steven, arrabbiato.

"Non m'interessa se sei potente, ricco e se provieni da una famiglia nobile, se ti dice di lasciarla in pace e di non toccarla, lo devi fare"disse Steven in un tono che non gli avevo mai sentito usare; poi mi afferrò con decisione per la vita strappandomi dalle mani di Nathan, e mi adagiò sulle sue gambe stringendomi a se con fare protettivo, e lanciò un'occhiata truce a Nathan.

Gli strinsi le mani e alzai il capo per poterlo guardare bene in volto e non potei fare a meno di sentirmi piena di gratitudine e sorpresa, ma anche di stima per il suo coraggio.

"Grazie Steven".

"Figurati, sono uno dei tuoi migliori amici no?"

"Può giurarci"gli risposi e per tutto il tragitto che rimase, continuai a stare seduta sulle sue gambe e con le sue forti braccia intorno ai miei fianchi, deciso a sorreggermi, tanto che nemmeno le curve riuscirono a spostarmi, così, me ne approfittai e appoggiai la schiena contro il suo torace e la testa sulla sua spalla.

Dopo un po' la macchina si fermò, eravamo giunti a casa, infatti non appena l'autista ci aprì la portiera intravidi il mio portone e mi sentii sollevata di non dover più stare con quel maniaco di Nathan, né tanto meno vederlo ancora.

Steven, seduto vicino allo sportello, per evitare che Nathan mi facesse qualcosa, uscì con me in braccio e anche fuori mi tenne come una
principessa.


Onestamente trovai alquanto imbarazzante il suo gesto e agli occhi degli altri poteva sembrare un'esagerazione, ma io ero sicura che avesse inquadrato alla perfezione Nathan e volesse proteggermi. Gliene fui infinitamente grata.

"Ehi! Perchè Ambra è in braccio a Steven?"Chiese Mikael, confuso.

"È già, chissà perché?"Chiesi guardando male Nathan che ci fissò come se non sapesse nulla.

"Avreste dovuto vederli, non facevano altro che fare a botta e risposta, mentre Ambra si stringeva sempre di più a Steven per allontanarsi da Nathan, mancava poco gli salisse in testa"disse Derek divertito, uscendo dalla limousine e pensare che lui durante tutto il tragitto non aveva detto neanche una parola per aiutarmi, come tanto meno ha fatto Victor seduto accanto a lui. Che rabbia! Idioti.

"E tu naturalmente non hai fatto nulla"lo rimproverò Patricia incrociando le braccia al petto, contrariata.

"E perché avrei dovuto, era divertente"

"Ma dove?" Commentai arrabbiata, mentre Steven mi posava a terra con delicatezza.

"Naturalmente non era divertente per te mia cara, ma per noi sì" Mi fece notare Derek, ricevendo di conseguenza alle sue parole uno schiaffo sul braccio da parte di Patricia che subito mi abbracciò.

"Oh, ti prego di scusare i miei fratelli, sono degli animali a volte, e grazie per avermi accompagnata oggi, mi sono divertita moltissimo e pensare che non volevano portarmici"

"Figurati, è stato un piacere anche per me"le dissi rispondendo con un abbraccio se pur un po' rigido.

"Allora noi andiamo, abbiamo molte cose da fare ancora prima che venga l'alba"disse Giulian chinandosi per darmi un bacio sulla guancia, facendo ingelosire Mikael.

"D'accordo, allora ci vediamo, ma la prossima volta vi pregherei di lasciare a casa Nathan, grazie"

"lo faremo"disse subito Victor.

"Sì, ma così non sarebbe divertente"aggiunse Derek e feci un passo verso di lui con una mano alzata come per colpirlo e fargli capire di stare attento a cosa dice.

"La prossima volta ci penseremo. È un cucciolo birbante che non sappiamo addestrare a quanto pare, forse quando ci sarà un'altra occasione di vederci lo lasceremo legato a casa"disse Giulian.

"Ehi! State passando il segno eh?"Disse Nathan infastidito, ma tutti noi lo ignorammo e ci salutammo con calore.

"Bene ragazzi, allora buon lavoro"dissi, mentre io, Steven, il mio salvatore, e Mikael c'incamminammo verso casa.

Non appena entrammo in casa, giusto il tempo di sedermi sul divano che qualcuno suonò il campanello e sentii un forte odore di foresta e un altro che mi sorprese non poco, ovvero lupo.

Mi alzai e prima che Mikael o Steven andassero ad aprire, mi diressi alla porta.

Non appena la spalancai fui investita da qualcosa che mi fece cadere con il sedere a terra e davanti a me, mi ritrovai tre facce conosciute che avrebbero dovuto rimanere rintanate nella foresta francese.

"Rose! Ian! Carl!" Esclamai e guardai in basso per trovarmi fra le braccia Margherita.

 Il solo vederla mi fece sfuggire un sorriso, poi mi rialzai e presi in braccio la piccola.

"Che ci fate qui?"Chiesi sconcertata.

"Anche noi siamo felici di vederti e stiamo bene grazie"disse Ian.

"Non essere sarcastico fratello, non dovreste essere qui, questo ci metterà nei guai nonostante siamo felicissimi di rivedervi"disse Mikael in tono serio, da dietro le mie spalle.

"Sì, ma va bene, basta solo che i signori delle casate non lo sappiano, su entrate"dissi facendomi da parte.

Dopo aver varcato la soia, chiusi la porta e feci strada fino alla sala.

"Meraviglioso"disse subito Rose guardandosi intorno con il piccolo in braccio, intento a mettersi le dita in bocca.  

"però..."disse solo Ian con il suo solito tono odioso.

"Ian, hai annotato qualche parolina dolce da dirmi non appena ci fossimo rincontrati?"Gli chiesi guardandolo con la coda dell'occhio e un sorrisetto impertinente sulle labbra.

"Oh, sì, quanti ne vuoi"

"Bene"

"Ambra, chi sono?" Mi chiese all'improvviso Steven sbucando dal nulla.

"Ah, giusto, vi presento"

"Rose, Ian, Carl, Margherita, lui è Steven, il mio coinquilino e sopratutto amico".

"Loro invece sono la famiglia di Mikael"

"Oh, perfetto, un altro vampiro" commentò Ian seccato, incrociando le braccia al petto.

"Prego?"Disse subito Steven non capendo la situazione.

"Scusalo Steven, poi ti spiego tutto, per ora sopportalo"dissi.

"Sopportalo cosa? Morta decrepita"

"Oh, ma guarda, parla il cuccioletto, bau bau"

"Ragazzi..."disse Rose e ci zittimmo, anche se controvoglia e ad entrambi scappò un sorrisetto.

"Ah, quindi la madre e i fratelli di Mikael"disse all'improvviso Erik sbucando anche lui da non so dove.

"Sì. Ragazzi, lui è mio cugino"

"Tuo cugino? Ma non eri orfana?"Chiese con delicatezza Ian.

 Vi prego qualcuno gli insegni le buone maniere.

"Sì, ma di recente ho saputo diverse cose, quindi... ve lo spiego dopo, ora potrei sapere la vostra gradita visita a cosa è dovuta?"Chiesi indicando loro il divano.

"Ah, sì cara"disse Rose con affetto, lasciando il piccolo gattonare sul tappeto e si sedette sul divano insieme a Ian e Carl, quando improvvisamente suonarono alla porta.

Mi voltai di scatto verso di essa con una bruttissima sensazione.

"E ora chi è?" Chiese Steven stanco.

"Chi può essere se non loro"disse Mikael allarmato.

"Ma perché sono ritornati?"Chiese Erik a tutti e a nessuno.

"Non è questo il punto, è che ora Ambra è in grossi guai. Abbiamo detto loro che la mia famiglia era morta nella strage, se ora li vedono qui Ambra rischia grosso, ecco perché non dovevano venire"spiegò Mikael alla svelta.

"Oh beh, pazienza"dissi alzando le spalle.

Posai a terra Margherita e mi misi un dito davanti alla bocca per dirle di non parlare, poi guardai Rose che mi fissava preoccupata e in colpa.

Le sorrisi e mentre mi dirigevo alla porta, le posai una mano sulla spalla per tranquillizzarla.

"Aspetta Ambra, dove vai?" Mi chiese Mikael fermandomi per un braccio.

"Che domande, ad aprire"

"No, non lo fare"disse Steven che nonostante non sapesse nulla e avesse solo alcune informazioni aveva capito la gravità della situazione.

"Sì, certo, e dovrei lasciarli lì fuori? Sarebbe un insulto e poi, io non ho paura e lo sapete bene"dissi seria.

Mikael nonostante fosse ancora contrario, mi lasciò il braccio.

 Mi conosce bene, avrei fatto comunque come volevo e se me lo avessero impedito, sarei diventata davvero qualcosa da cui scappare.

Andai nell'atrio, cercando di pensare a come fare per non farli scoprire, ma anche se li nascondessi alla loro vista, non potrei comunque
nascondere il loro odore, così pronta a ricevere la mia punizione e tutte le innumerevoli domande e accuse, aprii la porta quel tanto che serviva per guardare fuori e cercare di rallentare l'inevitabile.


Mi trovai tutti davanti all'uscio: Patricia, Derek, Giulian, purtroppo Nathan e Ahimè, Victor.

 Ma qualcuno di loro non poteva rimanere in macchina? Mi chiesi e per l'esattezza Victor, così magari avrei scongiurato una bella punizione, ma naturalmente no,  sarei stato troppo fortunata.

"Ciao, come mai siete ritornati?"Chiesi incuriosita per davvero.

"Beh, ho trovato in macchina un cambio che mi ero scordata di avere, così mi sono cambiata e ti ho riportato l'abito e i gioielli"mi disse Patricia porgendomi per l'appunto l'abito ben piegano con sopra lo scialle, la pochette, i guanti e gioielli".

"Ah, grazie"

"Ambra, cos'è questa puzza"mi chiese all'improvviso Nathan molto finemente.

"Ho degli amici in casa, problemi?"Chiesi subito in tono gelido, sulla difensiva e non è per via di loro, sono proprio io che non sopporto essere
controllata e dire i fatti miei a tutti.


"No, affatto, tranquilla"disse subito Giulian sorpreso dal mio comportamento acido e strano.

"Beh, lo sarebbe se fossero dei licantropi"disse Victor, a cui non era sfuggito l'odore familiare, lui che insieme a Giulian aveva sterminato tutto il loro villaggio.

"Anche se fosse, quale sarebbe il problema? Non sono tenuta a dirvi chi invito a casa mia, cosa mangio o dove e con chi dormo"dissi subito arrabbiata.

"Comunque grazie per avermi reso l'abito, vi auguro buona notte o buon lavoro"dissi chiudendogli la porta in faccia o almeno era quella l'idea, ma Nathan infilò un piede fra la porta prima che si chiudesse.

"Dai aspetta, non te la prendere"disse "e poi, sono curioso di vedere come sono i tuoi amici licantropi".

"Non stiamo al circo, non devi vedere nulla, sono delle persone normalissime".

"Sì, certo, e che ogni luna piena si trasformano. Alcuni almeno sono carini?"

"Nathan!"Esclamò Patricia.

"Smettila Nathan"lo riproverò anche Giulian, irritato dalle sue ingiurie.

"Chissà, forse uno di loro, mentre l'altro fra qualche anno, ma ora vorrei ritornare dai miei ospiti, sto mancando loro di rispetto stando qui con voi".

"Sì, perché non lo stai facendo con noi ora. Vorresti dire che loro sono più importanti di noi?"Chiese Nathan risentito nel suo orgoglio.

"Questo lo hai detto tu. Ora se volete scusarmi, vorrei rientrare, quindi toglieresti il bel piedino? Grazie, buonanotte"gli augurai non appena lo fece e gli chiusi la porta in faccia, poi mi voltai e mi ritrovai davanti Mikael, Steven ed Erik, molto preoccupati.

"È stato veramente estenuante"ammisi.

"Ambra, apri la porta, riconosco che tu possa invitare chi vuoi, ma vorremo conoscerli anche noi. Non siamo anche noi tuoi amici?"Chiese Victor da dietro la porta con tono fin troppo calmo. Sicuramente trama qualcosa, pensai subito.

"Sì, lo siete anche voi, ma avete capito subito che si tratta di licantropi, quindi non credo che in realtà vi faccia veramente piacere conoscerli, quindi non serve e poi sono estremamente timidi; dunque non è il caso, oltretutto non avevate detto di avere da fare? Ci vediamo un'altra volta, Buonanotte".

"Ambra, apri la porta"ordinò ancora Victor che smise di fare l'amico e diventò il capo, il che m'innervosì non poco.

 "Ambra, ho riconosciuto l'odore dei licantropi, vorrei tanto sbagliarmi, ma credo sia lo stesso del villaggio che ho sterminato in Francia, se è così e ci sono dei sopravissuti sei nei guai fino al collo, smettila di fare peggio e apri la porta".

Ormai non potendo fare più nulla, diedi un calcio delicato alla porta, quindi un calcio umano e la spalancai. Ormai mi hanno colto in fragrante, tanto vale non insistere oltre.

"Hai fatto la scelta giusta"mi disse Victor.

"Questo lo dici tu, fammi il favore di non torcergli neanche un capello, sai benissimo che non centrano niente con tuo padre".

"Questo lo dici tu"

"Sì, lo dico io e ho un'idea su chi possa averlo aiutato, quindi tieni le tue belle manine nelle tue regali tasche, chiaro?"Dissi minacciosa e al diavolo se passo dei guai o me li faccio tutti nemici.

Li guardai andare tutti in sala, in religioso silenzio. La casa non è mai stata più silenziosa, se cadesse uno spillo si sentirebbe l'eco.

L'ultimo ad andare in sala fu Giulian che guardai apertamente in viso, ancora arrabbiata, mentre nel suo sguardo cerano manifesti tristezza, preoccupazione e dolore.

Qualcosa bolliva in pentola, quello era poco ma sicuro, il problema era scoprire cosa.

Mi diressi anch'io in sala e nel farlo passai accanto a Mikael, che non riuscii nemmeno a guardare in faccia per quanto mi sentivo una nullità e mi parai davanti a loro per separarli dai miei ospiti seduti tutti sul divano in silenzio, mentre mio cugino e Steven si fecero da parte non sapendo che fare e dire, ignari di tutto.

"Ah, ecco i nostri amici pelosi"disse Nathan con ribrezzo.

"Attento a come parli dei miei ospiti Nathan"dissi furiosa.

"Non capisco cara, sai che siamo nemici dei licantropi, ma stai con loro. Passi Mikael, ma questi qua? Non puoi mica salvare tutti i licantropi che incontri e sopratutto se sono quei licantropi"mi disse Patricia in tono calmo e per nulla accusatorio.

"Intanto passi un bel niente, Mikael è sempre stato con me, quindi non siete voi che me lo lasciate tenere come se fosse un animale domestico, sono io a decidere e lui, perché Mikael è innanzitutto una persona, un essere vivente ed è mio amico, qualcuno d'importante per me, quindi esigo che gli portiate rispetto, chiaro Nathan?"Dissi rivolta soprattutto a lui, ma anche agli altri.

Anzi, mi correggo, alla loro intera razza. Noi vampiri non siamo superiori a loro e so perfettamente, Patricia, che non posso fare la santarellina con tutti. Loro hanno il loro orgoglio e siamo nemici, ma in questo caso è diverso; loro sono gli unici sopravvissuti di quello che ben sai e non è solo per quello che sono qui in casa mia. Guardali bene" dissi ancora adirata, avvicinandomi a loro.

"A chi assomigliano? Sopratutto lui"dissi indicando Ian.

"Ehi! Non sono un quadro!"Brontolò e di tutta risposta la mano della madre si posò sul suo ginocchio per dirgli di stare buono e tacere, doveva
comprendere la situazione in cui si trovava e non essere impulsivo come al solito.


"Lui assomiglia ha..."cominciò a dire Giulian sorpreso.

"Esatto, sono la mia famiglia"disse Mikael venendo avanti e mettendosi accanto a loro.

"Mia madre Rose"disse indicandola.

"Mio fratello gemello, Ian.

 Mia sorella, Margherita.

 Mio fratello minore, Carl, e il piccolo di casa, Allen.

Per quanto riguarda mio padre, l'alfa, è morto combattendo, sapete cosa intendo"disse Mikael con un tono da comandante. Freddo. Autoritario. Serio. Non lo avevo mai visto così, ma a quanto pareva doveva esserlo per la sua famiglia, infondo è il figlio maggiore.

Non so come l'ho scoperto, ma ho questa sensazione, credo che fra i due gemelli, Mikael sia il più grande.

"Capisco, ecco perché la nostra cara Ambra si sta battendo a spada tratta"disse Derek.

"Già, Ambra è una persona maledettamente leale e onesta, non so veramente come abbia fatto a vivere tutti questi anni restando così angelica"disse Patricia.

"Grazie per il complimento Patricia, ma non sono affatto angelica"

Victor mosse un passo verso di me.

"Ciliegina zuccherata, c'è un problema"

"Victor!" Esclamò Giulian nel panico, lo si capiva tranquillamente dal suo tono che lo era, non si prese nemmeno il disturbo di mascherarlo.

"Queste persone erano nel villaggio che ho distrutto, non dovrebbero essere vive".

"Ma che cosa...!Esclamai del tutto inebetita dalle sue parole sgradevoli e disprezzabili.

"Allora sei tu il maledetto che ha distrutto il nostro villaggio‼"

"No, Ian‼"Urlò Mikael.

 Feci appena in tempo a voltarmi che Ian mi aveva appena superata e sapendo perfettamente chi era il suo obbiettivo, con uno scatto mi parai di fronte a Victor.

Bloccai Ian per un soffio, praticamente con la schiena toccai il torace di Victor per quanto eravamo vicini a lui. Mannaggia a lui, veramente non ha avuto scrupoli a dire che era il colpevole della stage del suo villaggio.

Sto pazzo criminale, questo era il minimo che potesse accadergli, e poi,  alla faccia del sangue freddo e della sicurezza, nonostante avesse visto Ian corrergli incontro come un treno impazzito non si era mosso neanche di un millimetro.

"Non cercare di fermarmi Ambra, spostati"disse Ian mezzo trasformato in lupo e mezzo no.

"No Ian, fermati! È una pazzia!"Dissi, mentre Mikael mi raggiungeva per darmi una mano.

"Zitta, lasciami e sparisci! Lurido vampiro, tu sei come loro! Non mi toccare!" Disse opponendo resistenza.

"Lui è il bastardo che ha sterminato il mio villaggio, ha ucciso tutti, bambini, uomini, donne, animali, come se non avesse davanti esseri viventi, come se fossero meno di niente" disse cercando di colpirlo da dietro di me.

"Dovevi vederlo, se lo avessi visto non mi fermeresti credimi!"Urlo ancora furioso, tanto che era straordinario che ancora ragionasse.

"Sì, Ian, sicuramente è stato atroce vedere tutti morire e non ti posso nemmeno dire che capisco o immagino il dolore e la rabbia che stai provando, perché non è così, ma non serve a niente combattere ora, la vendetta non riporterà indietro i morti"dissi mentre squarciando l'aria con gli artigli che ormai avevano preso il posto delle unghie, anche gli occhi gli erano diventati dorati.

"Non importa, anche se fosse devo vendicarli, devo ucciderlo quel maledetto!"

"No Ian, te l'ho detto, per quanto possa essere bello e giusto sbranarlo, fallo a pezzi e bruciare i suoi resti per poi immergerli nell'acqua santa e
sotterrarli in un suolo consacrato; non servirebbe a niente, tuo padre e gli abitanti del villaggio non ritorneranno mai indietro e non ti reputeranno un vigliacco se ora non reagisci.


Sicuramente capirebbero, perché se ora tu combatti da solo contro di lui, o meglio loro cinque e ripeto cinque, ti ucciderebbero, non puoi farcela.

"Mikael..."

"Lui sì, certo potrebbe aiutarti, ma sarebbe un'azione suicida. Credi che sia un bene vendicare gli altri a costo della tua vita e quella di tuo fratello?

Pensa a tua madre, credi che ne sarebbe felice? Ha perso suo marito da poco, che farà se perderà anche i suoi figli, eh? Soffrirà da morire, ecco cosa le accadrà, vuoi che accada questo per persone che purtroppo ormai non ci sono più e non possono dirti niente, vuoi questo?


Vuoi suicidarti Ian? Usa la testa, non essere sempre così impulsivo. Non saresti stato tu il futuro alfa? Un Alfa penserebbe alla vendetta? O ad aiutare chi è rimasto in vita e proteggerlo? Chiesi stringendolo di più a me e cercando di farlo riflettere.

Ian tentò ancora di ribellarsi, ma sia io che Mikael lo trattenemmo e non poté liberarsi.

"Maledizione‼"Imprecò lasciandosi  cadere a peso morto fra le mie braccia.

Non lo sorressi, m'inginocchiai a terra abbracciandolo e solo io, avendo il suo viso premuto contro il mio petto, seppi che piangeva calde lacrime di frustrazione e dolore, miste a rabbia.

"Ah!"Esclamai all'improvviso, sentendomi trafitta alla schiena dalle sue unghie affilate.

"Che c'è?"Mi chiese Mikael allarmato.

"Niente, tutto bene, mi ha solo sorpresa"dissi mentre sentivo rivoli caldi scendermi lungo la pelle.

"Odore di sangue, ma che succede?"Chiese subito Mikael.

"Tranquillo Mikael. È Ian che mi ha graffiato. Va tutto bene, lascialo fare".

"Lascialo fare? Ma sei scema?!"

Lo guardai male.

"Ora si sta liberando della rabbia, il dolore e la frustrazione che sente dovuta all'impotenza, lascialo stare, non mi sta ferendo gravemente"dissi e questa fu la mia ultima parola.

Dopo alcuni secondi, Ian smise di piangere sommessamente e di graffiarmi la schiena.

 "Ian, stai un po' meglio ora?" Gli chiesi calma.

Mosse il viso, ma ancora non si mostrò né si alzò da terra. Se fossi stata un essere umano avrei già le gambe addormentate.

"Sei fresca"affermò con voce fievole che notai anche un po' roca dal pianto, ma nessuno disse niente.

"Beh, certo, dopo che ti sei scaldato tanto, è ovvio che tu sia accaldato, mentre io essendo morta sono fredda. Ti do sollievo?"

"Sì, ma preferivo che non mi ricordassi che sei un morto che cammina, parla e bene sangue".

"Ah, vedo che ti sei ripreso, comunque per tua informazione so fare anche altre cose e ho anche dei sentimenti".

"Sì, di questo me ne sono reso perfettamente conto"

"Bene, vogliamo alzarci ora? Sai, non sei una piuma".

"Mikael lo è?"Mi stuzzicò.

"Lo vuoi sapere davvero?"Gli chiesi maliziosa.

"Ehi!"disse Mikael colpendoci entrambi sulla testa.

"La volete smettere di parlare di me e sopratutto di mettermi in mezzo a questi discorsi".

Mentre Ian cominciò a sghignazzare, io feci un sorriso, poi finalmente si alzò e miracolo! Mi offrì una mano per aiutarmi ad alzare come un vero gentiluomo.

"Oh, grazie, che galante"dissi prendendolo in giro."Credo che oggi pioverà"aggiunsi poi sorridendo.

"Ambra, ora che una cosa è risolta, mi dispiace dirtelo caramellina mia piccola e dolce dolce, ma hai fatto qualcosa di bruttissimo non uccidendo queste persone che secondo la mia logica hanno aiutato tu sai chi a scappare, quindi dovrai scontare una pena".

"Ovvero?"Chiesi.

"Per una cosa tanto grave, beh..."

"Victor non ti azzardare, non voglio"disse Giulian di corsa, interrompendolo.

"Dai, è vero, non esagerare, ha solo salvato la famiglia di Mikael e poi non credo che loro centrino qualcosa con lui"disse Patricia prendendo le mie parti.

 Ma si può sapere che mi deve fare? Mi chiesi cominciando ad irritarmi e anche leggermente a preoccuparmi. Quanto mistero.

Guardai Mikael, mio cugino, Steven e poi tutti i componenti della famiglia di Mikael e li notai fissarmi ansiosi e preoccupati, mi sembravano  anche stanchissimi; beh, infondo ero successe talmente tante cose, come dargli torto.

"Sai Ambrina"disse Victor facendo un passo verso di me e sfiorandomi delicatamente la guancia con le sue dita lunghe e affusolate.

"Mi dispiace, ma la pena per aver mentito e aver omesso che alcuni licantropi del villaggio erano sopravvissuti e che io ho accusato per quella faccenda, è la pena di morte".

Riamasi a fissarlo senza parole, interdetta, mentre i signori delle casate se ne stavano in silenzio dietro di lui, compreso Giulian che nonostante la sua espressione dicesse chiaramente "prova a toccarla e muori" stava fermo al suo posto. A quanto pareva oltre a promettere morte al fratello non poteva fare altro.

"Che cosa? Ma sei pazzo? Se lo fai è la volta buona che ti ammazzo!"Esclamò Mikael, che sicuramente avrebbe fatto di tutto per non lasciarmi uccidere.

"Certo, è esagerato e comunque noi non abbiamo fatto niente"parlò per la prima volta Rose alzandosi dal divano con in braccio il piccolo Allen e aggrappata alla sua gonna la piccola Margherita"

Ci ha solo aiutato perché credeva fosse giusto, quindi perché dovreste ucciderla?"

"Mi spiace, ma non ve lo lasceremo fare"disse all'improvviso Steven mettendosi davanti a me e vinvendo la sua paura.

"Esatto"disse mio cucino facendo altrettanto.

"Buoni ragazzi, non serve"dissi subito in tono calmo.

"Cosa?"Chiesero tutti voltandosi verso di me.

"A dire la verità è un sollievo sapere che dovrò morire"dissi tranquilla.

"Cosa? Ma che dici?!"Esclamò Mikael.

"Mikael, io non sono come te, non posso morire se non con determinati modi e comunque ho vissuto tantissimi anni, ormai sono anche un po' stanca. Certo di recente o conosciuto più persone, molto sentimenti che io stessa allontanavo, limitandomi come persona, ma ora è tutto ok.
Se questa è la mia punizione per aver voluto bene, che sia"dissi coraggiosa e per niente e spaventata, porgendo la mano a Victor.


"Bene, sei molto collaborativa"disse prendendomi la mano.

Lo guardai per alcuni secondi in volto.

 "Victor, c'è solo un problema"dissi all'improvviso."Non ho nessuna intenzione di morire"ammisi sottraendo la mano dalla sua delicata presa.

"Cavolo! Credevo che la scenetta commovente ti avrebbe fatto cambiare idea o almeno alleggerire la pena e invece..."dissi mettendo il broncio.

"Cosa? Tu...Ambra vuoi farmi morire? Credevo parlassi d'avvero"mi confessò Steven abbracciandomi da dietro, così allungai una mano per accarezzargli la testa dai morbidi capelli rossi.

"Che ti venga un colpo"mi augurò farfugliando Erik, cosa impossibile e lo sa bene.

"Grazie, che cugino carino che ho; comunque, seriamente Victor, non puoi uccidermi così; adiamo, cambia idea, anche perché dopo avrai contro i miei cavalieri senza macchia e sansa paura" dissi per sdrammatizzare.

"Non posso fare nulla"

"Ma come? Sei tu che fai questo tipo di leggi, non puoi nemmeno fare un'eccezione e per questa volta cambiare la pena di morte con una lunga ed
estenuante e super dolorosa tortura che smetterai prima di farmi lasciare le penne?"


"Mh, va bene, accetto, anche perché se devo essere sincero anch'io non voglio che muori, mi piaci troppo.

"Ah sì? Ne sono felice"ammisi e stranamente ero sincera.

"Bene, allora vogliamo farlo qui?"

"Ma neanche per sogno! Vuoi traumatizzarmi la bambina forse?"Chiesi allibita dalla sua mancanza di tatto.

"Ok, come vuoi tu, allora andiamo in camera tua?"

"D'accordo"

"Ah, Ambretta amoruccio, ti ricordi la prima volta che te lo feci?"

"Certo, indimenticabile"

"Beh, quella a confronto di quello che ti farò adesso, era una carezza, giusto per farti capire".

"Afferrato"dissi decisa preparandomi a un dolore lancinante e duraturo.

 "Mikael, credo sia meglio che tu faccia uscire i bambini. Non sarà una passeggiata"

"Ian, usciresti un attimo portando con te Carl, Margherita e Allen?" Chiese subito Mikael ubbidiente, perché sa che non dico mai le cose tanto per dire.

"Veramente io vorrei rimanere"

"Mamma?"

"Sì caro, vado io"disse lei.

"Io voglio rimanere"disse subito Carl, deciso.

"No Carl, meglio di no, fidati"gli consigliò Mikael.

"Non se ne parla"disse categorico guardandomi.

"Bene, fa come credi, peggio per te se poi non riuscirai a dormire stanotte per via degli incubi..."disse Mikael esagerando volutamente, ma nonostante tutto Carl non si smosse di un millimetro.

"Margherita tu vai, vero tesoro?"

"No"disse scuotendo il capo. "Voglio stare qui con te"

"Margherita amore, perché non esci con la mamma un attimo a fare una passeggiata qui intorno?"

"Ma..."fece la piccola.

"Dai, vai"insistetti.

"Ma tu tornerai?"

"Ma certo, ora vai"

La piccola annuì e mano nella mano con la mamma si diresse alla porta, l'unico bambino rimasto in sala era Carl, ma non potevamo costringerlo, era irremovibile sulla sua decisione.

"Andiamo Ambra, prima cominciamo, prima finiamo"disse Victor in tono incolore.

Annuii e mi diressi in camera, aprendogli la strada.

Dentro si guardò un attimo intorno.

"Carina, davvero femminile"

"Beh, sono una donna"gli feci notare giusto nel caso gli fosse sfuggito.

"Bene, ti consiglio di mettere via le cose a cui tieni, perché romperai tutto in preda al dolore"

"No, non credo, quindi non toglierò nulla"dissi sicura.

"Beh, se ne sei certa, iniziamo subito allora. Dolore!"

"Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah‼‼"Urlai immediatamente attanagliata dal dolore, accasciandomi al suolo e afferrando con forza il tappeto morbido sotto di me, ma urlai solo perché non ero preparata.

"Ambra, Ambra stai bene?!"Urlò Mikael da fuori la porta chiusa a chiave, ma non serviva che urlasse in quella maniera, nonostante tutta la sofferenza che mi stordiva e quasi stroncava, lo sentivo benissimo.

"Sto bene, mi ha solo sorpreso!"Gli urlai cercando di usare un tono più normale possibile, mente un rullo compressore mi passava continuamente
sul corpo portandosi con sé un dolore lancinante e fitto per via delle ossa che si rompevano, poi guarivano, e poi al suo ennesimo passaggio si rompevano di nuovo, il tutto accompagnato da mille aghi che mi trafiggevano la testa e al dolore straziante di quando ti strappano via la pelle di dosso.


Mi presi la testa fra le mani facendo versi acuti di dolore, ma senza urlare. Non avrei più urlato in quel modo e fatto preoccupare gli altri.

Il dolore era terribile, atroce, lancinante, fitto e persistente. Non ce la facevo più, se fossi stata umana avrei vomitato, e in tutto questo tentavo in ogni modo di non urlare, serravo le labbra in una linea sottile, le mordevo facendomi uscire il sangue, ma quella che stavo subendo era una tortura pressante che aveva fatto sicuramente impazzire molti vampiri.

Mentre il dolore continuava, cercavo di distrarmi pensando a cose belle e alle soddisfazioni che ho avuto nella vita, così da prendere da essi forza, quando mi accorsi di star piangendo.

Lacrime cremisi e involontarie uscivano per il troppo dolore e mi scivolavano lungo le guance finendo sul tappeto e sul mio vestito da sera, fortunatamente anch'esso rosso.

 Caddi a terra, mi girai su un fianco e mi portai le gambe al petto, mentre con le mani stringevo a morte il tappeto e il mio corpo veniva martoriato da fitte e spasmi incredibili, finché cominciai a piangere sempre di più.

Il dolore era qualcosa d'indescrivibile, fuori dal mondo, ma nonostante tutto, non mi lasciai più sfuggire un solo singolo urlo, solo versi o lamenti, fino a che sentii il sangue scendermi dal naso, mancava solo che uscisse a fiotti o zampillasse da ogni altro orifizio, poi ero a posto.

Inutile dire che nonostante tutto, tenni duro e non so come, riuscii a non urlare.

Improvvisamente un dolore indescrivibile mi scoppiò nel petto, tanto che mi ci portai le mani e attanagliai l'abito, mentre trattenevo un grido proveniente direttamente dal fondo della mia gola e tossii sputando più volte fiotti ingenti di sangue sul tappeto.

Mi rotolai a terra più volte, agonizzante. Il tempo sembrava essersi fermato intorno a me, ma sicuramente era solo una mia impressione.

Quando improvvisamente cominciai a vedere opaco, alzai lo sguardo e lo posai su Victor, che come un eccellente esecutore, mi guardava impassibile e svenni; così, finalmente, la tortura finì.

"Ehi! Fiorellino dorato cosparso di miele!"

Accidenti! Ma questa dove l'ha trovata, come s'inventa cose simili, deve sentirmi veramente un verme per dirmi una cosa del genere, che idiota, pensai, mentre una mano delicata mi alzava il capo da terra e l'altra mi accarezzava una guancia.

Aprii gli occhi, o si accese la luce, non saprei, so solo che vidi perfettamente la faccia di Victor davanti alla mia.

"Salve mia piccola bambolina di porcellana".

"Salve?"Dissi ironica. "Se, come no. Sto a pezzi, mi sento uno schifo e ho fame"dissi subito.

Brava Ambra, che splendido saluto gli hai dato, bon.

"Bene, allora andiamo, ti do una mano ad alzarti".

"Neanche per idea, riesco a mettermi in piedi anche da sola e ti dirò di più, riesco pure a camminare"gli dissi sicura e tentai di mettermi in piedi fallendo miseramente per ben due volte, alla fine incazzata nera per il fatto di sentirmi diversamente abile, ci provai una terza volta e ci riuscii. Io e la mia testardaggine vinciamo sempre.

"Bene, allora io ti precedo e tranquillizzo gli altri"disse uscendo dalla camera.

Non appena si chiuse la porta alle spalle, sentii Mikael correre da lui e chiedere di me, seguito da Steven, Erik e Giulian. Gli altri non so se erano andati via mentre io morivo di dolore o erano così sollevati da non saper cosa dire, comunque sia, finalmente era tutto finito.

Ero pronta a uscire, ma già vedevo davanti  a me le facce preoccupate di Mikael e gli altri. Odio queste cose, pensai mettendomi la mano davanti al naso per nascondere la cascata di sangue ormai coagulato e mi controllai.

L'abito era stropicciato e strappato e naturalmente macchiato di sangue, che sperai andasse via lavandolo, ma tranne questo e la scia di sangue secco procurata dalle lacrime, era tutto ok.

Mi sistemai con la mano i capelli sicuramente scompigliati e fuoriusciti dallo chignon, ed ero a posto.

Onestamente non so come avevo fatto a non rompere i mobili e gli oggetti della stanza come mi aveva detto Victor, in effetti mi sarebbe stato di sollievo, mi avrebbe fatto sfogare e forse distrarre dal dolore per alcuni attimi, ma è stato maglio non averlo fatto.

Sentii Patricia rimproverare severamente Victor, dicendogli che aveva esagerato, quando spalancai la porta facendola tacere di colpo e voltare tutti verso di me. Altrimenti Victor avrebbe avuto un brutto quarto d'ora.

"Ambra!"Esclamò Mikael venendomi incontro, agitato.
 
"Che cos'è quel sangue? Stai bene?"Mi chiese subito dopo avermi vista con attenzione.

"Divinamente"Risposi calma, facendo un passo avanti.
 
"Steven!"Tuonai all'improvviso voltandomi verso di lui.


"Mi serve del sangue"dissi senza troppi giri di parole.

"Sì"rispose subito alzandosi dal divano, dove credo fosse rimasto per tutto il tempo e si diresse verso il pensile della cucina.

"No, non quello, prendi una bottiglia dalle mie scorte private. Ciccio bello mi ha rotto una sacca"

"Ahi"commentò Derek.

"Per l'appunto, quindi devo rimettermi in forze e del sangue normale mi farebbe un baffo"dissi avvicinandomi alla spalliera dal divano, costretta
ad appoggiarmi per la debolezza.


"Ehi cugina, vuoi una mano?"Mi chiese Erik.

"No, non serve, devo solo andare in bagno un attimo"dissi, peccato fosse troppo distante e mi sentissi come un fantasma.

"Cavolo!"Dissi irritata dalla mia momentanea incapacità di fare una cosa tanto stupida come andare in bagno, così, piano piano andai in cucina dandomi comunque un contegno e mi avvicinai al lavandino dando le spalle a tutti.

Aprii l'acqua, mi chinai e finalmente mi tolsi la mano da davanti al naso e cominciai a lavarmi via il sangue.

"Aspetta piccola, ti do una mano. Da sola non puoi vedere se lo hai tolto tutto"disse Victor venendomi vicino.

Acconsentii, ma solo perché davvero non potevo vedermi. Lasciai che Victor mi pulisse e una volta ricevuto il suo ok mi voltai verso gli altri.

"Ma si può sapere che diavolo le è successo?"Chiese all'improvviso Mikael.

"Semplicemente le ho fatto scoppiare una sacca di sangue. Sai quelle cose che noi abbiamo poco più sotto dello stomaco e che contengono il sangue che assumiamo e che piano piano durante il giorno rilasciano il contenuto che viene assorbito dai tessuti e mandato a tutto il corpo"

"Sì, lo so, non mi serve una lezione di anatomia, voglio sapere perché aveva quella dannata mano davanti al viso".

"A quanto pare sai com'è fatto il corpo di un vampiro, ma non le conseguenze se una parte viene distrutta, che ignorante. Allora, è semplice. La sacca esplodendo ha spinto il sangue fuori gli occhi, sotto forma di lacrime, dal naso e dalla bocca tipo cascata. Aveva una maschera di sangue che non voleva mostrarvi per non farvi preoccupare"disse Victor.

"Sì, ma se glielo dici"lo rimproverai calma.

"Che devo fare bambina, me l'ha chiesto"disse semplicemente.

"Comunque una cosa è certa, il tappeto in camera è da buttare ormai".

"Victor!"Esclamai guardandolo male e ricevetti come risposta un sorriso.

"Mikael, dove vai!"Esclamai un attimo prima che mi passasse accanto, diretto a grandi falcate verso la nostra camera. Sicuramente voleva accertarsi di quanto sangue avessi perso.

Uffa! In alcuni momenti vorrei tanto poter sbuffare per la frustrazione,  cacchio!

"Ambra! Ma... tutto quel sangue"disse Mikael una volta di ritorno.

"Tranquillo, se Steven si decide a ritornare lo riprendo"dissi calma.

"Mh...mi dispiace, è stata colpa mia"

"Ma non dire scempiaggini, stupido"dissi posandogli una mano sulla spalla.

"Potresti bere da me, così ti rimetteresti in un lampo"disse all'improvviso Mikael.

"Mikael!"Lo richiamai quasi urlando e lo guardai molto male, tanto che lo feci mettere sull'attenti.

"Cosa ti ho sempre detto? Tu riprova a propormi di nuovo una cosa simile e ti giuro che ti faccio dormire fuori al balcone per un mese intero, chiaro! E credo che sceglierò il mese di dicembre.

Quante volte ti ho detto e ridetto che non berrò mai il tuo sangue neanche se fossi in fin di vita e tu fossi l'unico essere vivete sulla faccia della terra.

 Quindi smettila di propormelo, non mi devi nulla!"Esclamai incazzata nera, ed ecco che Steven si fece avanti con una bottiglia delle più pregiate e nutrienti che avevo da parte.

"Scusa il ritardo, ma ho pensato di prenderti la più nutriente che avevi".

"Sì, grazie Steven, hai avuto un'ottima idea"dissi nuovamente calma,  incredibile come fossi volubile.

Afferrai il tappo e provai a stapparla. È una sciocchezza farlo con la nostra forza, ma questo solo se non sei debole e l'hai la tua forza, infatti la mano mi sfuggì e il tappo non si tolse.

"Maledizione!"

"Dai a me, ci penso io"disse Steven togliendomi la bottiglia di mano e aprendomela senza fare commenti inutili.

"Mh, però se stiamo a questi livelli, potrei anche provare a farti mia, non potresti fare nulla per opporti"disse Nathan con il suo fare del cavolo.

Mi tolsi velocemente una scarpa e gliela tirai colpendolo al petto con il tacco.

"Oh guarda, ti detesto così tanto da trovare la forza anche quando non ce l'ho. E la prossima volta ti tiro le scarpe con il tacco di legno di frassino e poi vediamo chi si diverte"dissi irritata.

"E perché tu lo sappia, il suo non è un bluff. Le ha veramente nell'armadio"confermò Mikael e fui felice di vedere che non c'era rimasto male per le mie dure parole di poco prima.

"Ecco"disse Steven porgendomi la bottiglia.

"Mh, mi servirebbe un bicchiere, ma pazienza"dissi portandomi la bottiglia alle labbra e cominciai a bere come se non ci fosse un domani e non mangiassi da anni.

Il mio viso si trasformò ed io ripresi tutta la mia forza.

Finii la bottiglia e sentii che ero quasi sull'orlo del cedimento. Preferirei morire piuttosto che ricadere in quell'inferno. Dovevo solo calmarmi e mi sarei ripresa perfettamente.

 "Bene, allora se ora che è tutto apposto, noi andremo via"disse Derek.

"Certo"dissi.

"Scusa tanto per Victor, ha esagerato. Se le regole non fossero queste noi non ti avremmo mai..."

"Torturato"finì di dire Patricia seccata, unendosi alla conversazione.

"Ambra"disse Patricia prendendomi le mani.

"Grazie per l'abito e l'ospitalità"disse facendomi un sorriso e dirigendosi alla porta con Derek che ricominciò a battibeccare con lei. Ormai credo che per loro sia uno sport farlo.

Li guardai divertita, quando Nathan mi passò accanto, anche lui diretto alla porta e mi fece il suo solito sorrisetto del cavolo.

Gli avrei tanto voluto tirare un vaso, però mi trattenei e lo lasciai andare tutto intero.

"Ah, Ambra, è ritornata la mamma di Mikael"mi avvertì Patricia, mentre Rose con in braccio il piccolo e con Margherita dietro, entrava in casa.

"Bentornati, com'è andata la passeggiata? Spero non abbiate incontrato dei vampiri".

"Ambra, tesoro, stai bene?"Mi chiese Rose preoccupata, ignorando la mia domanda e posandomi una mano sulla spalla.

"Benissimo, si è ripresa completamente la mia farfallina variopinta"disse Victor irrompendo senza tante cerimonie nella nostra conversazione.
"Veramente se fosse stato per me ti avrei lasciato libera di svolazzare quanto volevi, ma le regole..."

"Sì sì, non ti preoccupare Victor, l'ho scampata, sto bene"

"Sì, ma ti ho fatto soffrire come un cane".

"Non ti preoccupare, ora vai dai tuoi fratelli"dissi dandogli una poderosa pacca sulla spalla.

"D'accordo, allora ci vediamo"disse e sorprendendomi s'inchinò a darmi un bacio sulla guancia. Cavolo se si sente in colpa, pensai sorpresa.

Chi manca? Mi chiesi poi guardandomi intorno, ed ecco venirmi incontro Giulian.

"Allora ciao mia coraggiosa fanciulla"mi disse Giulian sfiorandomi la fronte con un delicato bacio.

"Buona giornata"gli augurai e così se ne andarono tutti e rimasi sola con la famiglia di Mikael, Steven, mio cugino e naturalmente Mikael.

"Ah, che giornata pesante"mi lamentai ritornando in sala.

"Rose, tu e i tuoi piccoli immagino vi sentiate stanchi per il viaggio, avete fame?"

Rose, intenta a parlare amabilmente con Mikael, si voltò verso di me e per un attimo mi parvero tutti troppo provati.

Il viso di Rose era pallido, Ian era triste, o almeno così mi sembrava, solo Margherita, Carl e Allen erano abbastanza tranquilli, ma comunque piuttosto stanchi.

Mi avviai verso la mia camera e tirai fuori alcuni asciugamani ancora nuovi dal mio armadio e ritornai in sala.

"Tieni Rose, sembri stravolta dal viaggio e dagli eventi. Vai a rinfrescarti. Puoi usare il mio bagno interno"dissi allungandogli gli asciugamani.

Lei mi guardò per un attimo, senza dirmi nulla, pensierosa, dopo mi fece un delicato sorriso e si alzò dal divano.

"Grazie Ambra, hai fatto tanto per noi oggi e noi ti abbiamo solo messo nei guai"dice accarezzandomi la guancia come farebbe una madre con il
proprio figlio e mi strappò un sorriso.          


"Non dire sciocchezze, sono bazzecole queste. Ora vai a farti un bel bagno, va bene?"Dissi, quando qualcosa mi afferrò le gambe.

Abbassai lo sguardo e vidi Allen stringermi una gamba con le sue piccole manine e cercare di stare in piedi con le sue gambette ancora malferme.

Sorrisi.

"Giovanotto, che cosa fai?"Gli chiesi prendendolo in braccio e lui di tutta risposta si aggrappò ai miei capelli.

"Allora vado a rinfrescarmi, ti lascio un attimo le mie pesti".

"Ok"dissi e la lasciai andare in camera mia.

Non appena ebbe passato l'uscio, la sentii trattenere il respiro.

Accidenti! Ho dimenticato di arrotolare e far sparire quel dannato tappeto.

Mentre Rose faceva una bella doccia, lasciai parlare Ian e Mikael e tentai di mettere a terra Allen che però non aveva nessuna intenzione di lasciarmi i capelli, per tanto chiesi aiuto a Mikael e andai in camera mia dove m'inginocchiai a terra e arrotolai il tappeto impregnato di sangue e con una spugnetta lavai il pavimento.

Dovrò comprare al più presto un nuovo tappeto, ora sembra che manchi qualcosa in camera, pensai e con il portatile andai a sedermi sul divano.

Appoggiai il portatile sulle gambe, lanciai un fugace sguardo alle pesti piccole. Perché Mikael e Ian stavano parlando amabilmente e non ce n'era bisogno, oltretutto sono grandi e vaccinati, di certo non gli serve una baby sitter o almeno sperai, ma mai dare niente per scontato.

Allen gattonava in giro, ma non avendo oggetti pesanti che gli potessero cadere in testa o che potesse mettere in bocca, lo lasciai stare, mentre Carl cercava di seguire la conversazione dei fratelli intromettendosi di tanto intanto, Margherita...

Margherita? Mi alzai e mi guardai intorno, ma niente, così preoccupata la cercai nelle stanze e la trovai sdraiata sul letto di Steven, a dormire.

Mi fece una tale tenerezza che non solo istintivamente sorrisi e gli diede un bacio sulla fronte, ma la coprii anche con la coperta.

Troppe emozioni per oggi, un viaggio lungo, la passeggiata improvvisa e l'ora tarda, tutte cose che l'hanno stancata molto, la capii perfettamente.
  

Ritornai in sala e mi guardai intorno. Presi con me Allen che aveva fatto troppo l'esploratore per oggi e cercai Erik e Steven, totalmente scomparsi.

Dove cavolo...? Mi chiesi, mentre tenevo in braccio Allen.

"Mikael! Hai visto Erik e Steven per caso?"

"Sì, sono andati a fare una passeggiata"

"Che stranezza, speriamo che non tornino litigando".

"No, non credo ci sia più questo pericolo"disse allungando le braccia per prendere Allen, che però fece un versetto e appoggiò la testolina sulla
mia spalla.


 Sorrisi. "Niente Mikael, rassegnati, oggi vuole stare con me"gli dissi divertita e mi sedetti nuovamente sul divano; portatile sulle gambe e il
piccolo Allen accoccolato a mio fianco che fissava il computer come incantato. Che curiosone.


Cercai un bel sito che vendeva tappeti e alla fine rimasi indecisa sul quale scegliere, se un tappeto persiano coloratissimo o uno semplice dal pelo morbido e alto, quando sentii le voci di Steven ed Erik.

Sono tornati e sembra stiano parlando tranquillamente, ne sono felice, pensai e schiacciai il pulsante corrispondente al tappeto semplice color terra di Siena dal pelo lungo.

"Bentornati. È stata rilassante la passeggiata?"Chiesi.

"Beh, sarebbe stato meglio se fossimo stati in campagna o in montagna, ma non mi lamento"mi rispose Erik e accennai un sorrisino.

"Ah, Steven in camera tua c'è Margherita che dorme".

"Cosa? E com'è finita in camera mia?"

"Deve aver curiosato per le stanze e dopo si è addormentata sul tuo letto".

"Beh, non che sia un problema, ma ora io dove dormo?"

"O meglio, dove dormiamo tutti, siamo una marea"aggiunse Erik.

Feci spallucce. "Non è un problema"dissi tranquilla.

"Comunque io non capisco ancora perché siete venuti e per quanto tempo"disse Mikael rivolgendosi al fratello.

"L'idea era di rimanere solo due o tre giorni, se non è un problema. Mamma voleva sapere come stai e stare un po' con te"disse Ian.

"Capisco"

"A proposito di giorni di permanenza, ma dove sono le vostre valigie?"Chiesi non ricordando di averle viste.

"Le abbiamo lasciate all'entrata"

"Ah, credo che prenderò quella di Rose, le servirà un cambio. Quale'è?" Chiesi alzandomi dal divano con il piccolo ancora in braccio.

"Quella a fiori"

"Ricevuto"dissi diretta alle porte e infatti eccole, tre piccole valigie, più due grandi, ed ecco quella a fiori.

La presi e andai in camera mia.

Bussai alla porta del bagno. "Rose, ti ho portato la tua valigia, tela lascio qui fuori".

"Sì, grazie"mi rispose alzando la voce per superare il rumore dell'acqua aperta, non che servisse, la sentivo lo stesso benissimo. Feci per uscire dalla camera quando notai sulla scrivania un calendario che prima ero certa non ci fosse.

 Sicuramente lo aveva comprato Miakel e mi accorsi anche che c'era un giorno cerchiato con il rosso, precisamente l'indomani.

Ritornai in sala ancora un po' confusa, quando di colpo mi venne un leggero capogiro, tanto che mi appoggia con un fianco al tavolo e strinsi forte Allen per paura che mi cadesse dalle braccia.

"Tutto bene?"Mi chiese Mikael avendomi notata, come sempre del resto.

"Sì, ma comincio a sentirmi un pochino stanca"

"Beh, ti hanno torturata"disse Ian.

"Ti prego fratello, non me lo ricordare"disse Mikael addolorato.

"Quella è la mia battuta Mikael"dissi divertita.

"Mi è preso un colpo quando ho visto il tappeto"disse improvvisamente una voce e mi voltai verso la mia camera, trovandomi davanti Rose decisamente più rilassata di prima e con indosso un bel vestito invece dei pantaloni. Decisamente un abbigliamento più comodo.

"Avrei dovuto toglierlo, però me ne sono dimenticata".

"Sicura di stare bene ora?"

"Sicurissima, sto alla grande"dissi e non mentivo, nonostante tutto stavo benissimo.

"Comunque ora vogliamo prepararci per andare a dormire?"Chiesi visto l'ora tarda, la stanchezza che sicuramente avevano accumulato per il
lungo viaggio e il fatto che i bambini erano ancora svegli, tranne Margherita.


"Sì, certo, ma immagino che ci siano pochi letti"disse Ian.

"Non proprio, dunque, il mio è libero. Normalmente ci dormiamo io e Mikael, mentre Steven ha la sua camera, ma nel suo letto ora sta dormendo Margherita e non credo sia una buona idea spostarla".

"Oh, mi dispiace"disse Rose a Steven che come sempre gentilissimo scosse la testa e sorrise.

"Quindi pensavo di far dormire Mikael e Carl nel letto con Margherita, così che, quando domani mattina si sveglierà abbia qualcuno che conosce
al suo fianco, infondo il letto è a due piazze, mentre nel mio letto vorrei mandare sua grazia, sempre se non ha problemi"dissi rivolgendomi a Ian "e naturalmente dormirà nella parte di Mikael, non di certo dalla mia, per carità"aggiunsi subito.


"Mh, mi va bene"rispose Ian.

"Dormiranno con te anche Rose e il piccolo Allen"dissi.

"Ed io?"Chiese Erik.

"Tu, se non è un problema, potresti dormire con Steven nel divano letto".

"Divano letto?"Chiese Erik.

"Esatto"dissi indicando il divano.

"Ma tu guarda, comodo"disse Steven.

"E tu dove dormirai?" Mi chiese Steven che a quanto pareva il conto delle persone non tornava.

"Io sul divano in camera tua se non ci sono problemi".

"No, certo che no, ma..."

Alzai la mano per fermarlo. "Niente ma, sai benissimo che quando noi vampiri dormiamo non sentiamo nulla".

"Sì, però..."fece Rose.

"Niente "ma" o "però", così ho deciso e così sarà".

"Come vuoi"si arresero. "Bene, ora prepariamo i letti. Vi tiro fuori le lenzuola pulite".

"Allora io farò subito il letto e metterò a dormire queste pesti"disse Rose.

"No, lascia, ci penso io a far dormire Allen. Immagino tu voglia parlare con Mikael e Ambra per un po' e a me non interessa cosa a accade al
cadavere, quindi andrò a dormire con loro"disse Ian.


"Che carino, grazie"dissi ironica.

"Però, forse è meglio se domani mi aggiorniate, così, giusto per divertirmi un po', con il morto vivente non ci si annoia mai e credo che non mi deluderà nemmeno questa volta"disse prendendomi dalle braccia Allen, e se ne andò in camera mia.

"Che simpatico, mi era mancato"confidai a Rose che aveva stampato sul viso un caldo sorriso.

"Ok, ma ora è il momento di dormire anche per te Carl, su vai in camera di Steven, cambiati e sdraiati vicino a Margherita"disse Mikael.

Carl tentò di rispondere, ma fu fermato dallo sguardo duro che non ammetteva repliche di nessun tipo di Mikael.

"Ok ok, che barba però"si lamentò Carl alzandosi dal divano.

"La stanzetta vicino la cucina"dissi e così restammo solo noi.

Rose prese una sedia dal tavolo e si sedette di fronte al divano, dove Mikael, Steven, Erik ed io ci sedemmo comodamente.

"Allora, vorrei sapere le novità. Mikael nelle sue rare telefonate ci ha detto qualcosa, ma andava sempre a soffermarsi su di te parlando di tutto il resto come se fossero fatti marginali, quindi, non so granché e quello che so è confuso"

La guardai e decisi di piegare le labbra in un sorriso.

"Bene allora, ho una marea di novità"

"Perfetto"disse Rose mettendosi seduta bene, con la schiena appoggiata al spalliera e dandomi tutta la sua attenzione.

"Beh, non saprei da dove cominciare"ammisi.

"Potresti farlo da quando sei svenuta da noi, è successo molto da allora"suggerì Mikael.

Annuii e mi misi a sedere a gambe incrociate sul divano.

"Dunque, come immagino ben sai, i vampiri non possono respirare e hanno i sensi molto più sviluppati, ma sopratutto non possono ammalarsi, quindi nemmeno svenire, pertanto quello che è successo da voi l'ultimo giorno, non è normale".

Sentii strusciare sul divano e improvvisamente la testa di Mikael comparve sulla mia coscia.

"Comodo?"Chiesi un po' divertita e per niente infastidita dal suo dolce peso.

"Altroché"rispose togliendosi con difficoltà i capelli da sotto la schiena e lasciandoli pendere come una cascata dal sedile del divano.

"Quindi da cosa è dipeso il tuo inspiegabile e anormale malore?"

"Al padre dei bei ragazzoni ricchi e importanti che hai conosciuto qui oggi".

"E in che modo?"Chiese Rose confusa e preoccupata quel tanto che basta per farle spalancare gli occhi e piegarsi in avanti.

Secondo me non si era nemmeno accorta delle azioni che stava compiendo.

"Beh, questo risale a quando abbiamo conosciuto Steven. Dopo che per qualche inspiegabile motivo, che ora finalmente e purtroppo mi è chiaro, ho ucciso la sua ragazza.

Abbiamo scoperto che la poverina era stata ingannata da un tizio losco che le ha fatto bare un liquido, dicendole che una volta preso sarebbe
tornata umana.


Invece era droga, che al contrario di quelle umane, per noi inoffensive, è stata creata apposta per i vampiri e l'ha fatta impazzire. La droga l'aveva lasciata vuota, come se non avesse più controllo del suo corpo e non ragionasse più.

 Era un involucro comandato dall'istinto e sentimenti residui, gli stessi che aveva prima di ingerire la droga" dissi stringendo forte la mano di Steven come avevo fatto istintivamente per tutto il racconto.

"Anche Steven mi ha attaccato dopo aver ingerito la droga. Che poi sia stato per suo volere, o meno, mi è ancora adesso oscuro e onestamente non m'interessa granché, infondo nonostante la faccenda sia strana, per le sue ragioni; che ammetto di non comprendere ancora, è rimasto al mio fianco come carissimo amico"dissi guardandolo un istante per poi tornare a posare lo sguardo su Rose, una Rose impressionata dal racconto e fin troppo addolorata.

È una persona così buona e gentile e sappiate che io non mi sbilancio mai con i complimenti, né tanto meno li faccio o li penso, è una novità questa per me, di solito mi limito solo a fare degli apprezzamenti sull'estetica degli uomini, quindi questo mi è del tutto nuovo.

"Comunque tornando alla droga, abbiamo fatto delle analisi su un residuo della sostanza e abbiamo notato che a quanto pare dopo un certo tot di tempo, scompare dall'organismo che la ospita. Abbiamo fatto appena in tempo a prenderla e poi non so come a evitare che scompaia del tutto con il tempo.

Ora stiamo cercando chi la commercia e l'ha creata e qui si avvicina il punto focale della situazione. Secondo il bel gruppo di vampiri ricchi e potenti che hai conosciuto poco fa, l'artefice di tutto questo è un vampiro fuggitivo e molto cattivo, loro padre".

"Scherzi?"Chiese Rose e scossi il capo, quando improvvisamente Mikael si agitò contro di me e mi trattenni dal guardarlo.

Non volevo essere io quella che le avrebbe fatto capire il motivo di quell'agitazione, ma credo avesse notato da sé il movimento agitato di Mikael e
collegato tutto, e chissà, magari aveva sentito qualcosa dal marito prima che accadesse la strage, perché nel suo sguardo si accese una luce di piena consapevolezza.


"Mio marito... il mio villaggio..."

La guardai apertamente in viso priva di qualsiasi espressione.

"Era..."cominciò a spiegarle Mikael, ma gli posai una mano sulla bocca per farlo tacere, perché avevo capito quello che stava per dire.

"Credevano che qualcuno del villaggio lo avesse nascosto"la informai.    

"Ambra, non sono cose che potresti rivelare"mi fece notare Mikael preoccupato.

"Sì, ma non è giusto che l'ingrato compito di spiegare la situazione sia tuo, e poi non m'interessa più di tanto delle conseguenze, se ce ne saranno. Non possono farmi più di quello che mi hanno già fatto. Forse potrebbero uccidermi, ma sarebbe insensato e non darebbe loro nessun altro sentimento che non sia noia".

"Ma che dici, piangerebbero tutti come dei bambini, perché qualcosa mi dice che ci tengono a te e ti vogliono molto bene".

"Sono d'accordo, mancava poco che per scusarsi della violenza che ti ha fatto, Victor ti baciasse i piedi"s'intromise Erik.

"Sciocchezze"dissi preoccupata per Rose che aveva incassato un bel colpo. Ora bisognava vedere se lo aveva incassato nel modo giusto o meno e dal suo sguardo straziato ero più che propensa a credere che lo avesse incassato male, ma con mia grande sorpresa la vidi fare un profondo respiro a pieni polmoni, tentare di calmarsi e riprendere la sua compostezza, ed io nel mentre, scostai dal viso di Mikael una ciocca di capelli che nel alzarsi momentaneamente dalla mia gamba gli era scivolata sul volto.

"Non hanno pensato che potesse essere stato nascosto dalle streghe?"Chiese Rose.

"Non c'erano streghe lì intorno nel momento del loro arrivo, pertanto non l'hanno pensato, però sono certa sia opera loro, perché quando sono andata a cercare Carl, nel bosco ho percepito dei residui di magia, erano molto deboli, quasi svaniti, ma sono certa ci fossero".

"Povero marito mio, che brutta fine e la mia gente poi... sono stati uccisi tutti così barbaramente, non hanno risparmiato nemmeno gli anziani e i bambini"disse con le lacrime agli occhi, così Mikael si sporse in avanti per stringere la mano della madre e così tentare di consolarla.

Anche lui dovrebbe sentirsi da schifo.

Mi sentii un pochino in colpa a mia volta, infondo, ormai per colpa di quell'idiota facevo parte anch'io del genere vampiresco, anche se il più delle volte, come allora, me ne vergognai amaramente.

"Ma poi com'è morta quella poverina? Non è stata colpa tua, ne sono sicura, non crederei alla tua colpevolezza neanche se ti vedessi uccidere qualcuno davanti ai miei occhi"disse Rose sicura.

"Grazie della fiducia"risposi sorprendendomi della felicità che percepii dentro di me.

 "Ecco, per rispondere alla domanda devo dirti come ho incontrato Erik"le dissi guardando mio cugino, che sentendo tutta l'attenzione dei presenti su di se, sorrise e prese i miei capelli fra le mani.

"Che combini?"

"Niente, voglio farti una treccia"

"Accomodati"gli dissi, così si spostò dietro di me e incomincio a raccogliere ogni ciocca.

"Dunque, Erik come mi sembra di aver già detto, è mio cugino, e purtroppo ho scoperto che sono figlia di nobili, cosa che non mi entusiasma particolarmente, però me ne farò una ragione, comunque per dire ogni cosa al meglio, sarà bene raccontare tutto dall'inizio.

Praticamente, un giorno mi sveglio e Mikael mi porge una lettera, una dannata lettera bianca che mi viene recapitata sempre una volta all'anno e che ogni volta nel momento stesso che mi viene portata, vorrei sparisse dalla faccia del pianeta, ed io con lei.

La lettera è l'invito per il compleanno di quella feccia del mio ex, non che capo della mia precedente casata e stronzo. Non so se hai notato il tizio dagli occhi blu oltremare e il fare altezzoso e arrogante di oggi"

"Sì, l'ho notato"mi rispose Rose.

"Lui era il mio ex, da cui sono fuggita e non ho più voluto avere niente a che fare e a cui ho rubato un piumone pregiato e costosissimo, il suo
preferito che poi adoro anch'io. È di una morbidezza unica, è fatto di piume d'oca, ed è rosso con ricami neri, stupendo.


Vabbè, tornando al discorso primario e sintetizzando, conobbi mio cucino perché il caro Nathan decise di metterci in stanza insieme. Un suo dannatissimo piano naturalmente.

Il nostro primo incontro potrebbe dirsi catastrofico, fu già tanto che non ci sbattessimo a turno fuori dalla stanza con tanto di affermazioni colorite e originali.

Erik era, ma ora si è decisamente calmato, arrogante, presuntuoso, saccente e un vero cafone, sicuramente ho altri aggettivi da usare; quando mi verranno in mente li dirò sicuramente.

Così, grazie alla bravata di quell'idiota di Nathan, scoprii che Erik per l'appunto era mio cugino, che i miei zii, i suoi genitori, erano la peggior specie di nobili riccastri che esistesse, e già i nobili di per se fanno schifo, quindi meglio che non mi pronunci ulteriormente, non serve e sono grata del fatto che Erik la pensi esattamente come me, così non devo trattenermi posso battezzarli a dovere".

"Vero" affermò Erik continuando a intrecciare i miei capelli.

"Scoprii anche, per il puro divertimento di Nathan, che fu lui a darmi il bacio oscuro, trasformarmi in un vampiro. Quel dannato schifoso, quanto
vorrei strozzarlo con le mie mani".


"Che bastardo! Ti ha condannato in eterno per puro capriccio".

"Così pare. Ha detto che mi voleva perché gli sono piaciuta subito, così mi ha trasformata e lasciata da sola al riparo.
Sapeva che il giorno seguente sentendomi male al contatto con il sole sarei stata nascosta fino all'arrivo della notte e dei suoi servitori mandati per condurmi da lui e spiegarmi quello che dovevo sapere, ovvero che ero diventata una creatura dannata che vive di notte e si nutre di persone innocenti che fino a poco prima erano state come me"


"Che mascalzone, ma perché oggi era qui? Non avrebbe dovuto nemmeno osare varcare la soglia di casa tua e perché nessuno gli ha detto o fatto niente? Ti ha rovinata"

"Perché non c'era nulla da fare e dire, anche se avessi fatto qualcosa, non ne sarebbe valsa la pena e non sarebbe stato di nessuna utilità.

Mi sono semplicemente rassegnata a essere così e dopo l'attacco d'ira e la bruciante voglia di dare il tutto e per tutto per polverizzarlo, mi sono
calmata. Ho compreso la faccenda e ho semplicemente aggiunto l'informazione nella mia testa e risposto a molte domande che avevo sempre avuto e di cui non sapevo la risposta.


 Certo, non è tutto rose e fiori, ma non è nemmeno del tutto un male, ho visto, sentito e fatto tante di quelle cose che mi va bene continuare a pagare il prezzo del suo insano egoismo. Torturarmi con il pensiero che purtroppo ho avuto soltanto una sfortuna nera ad averlo incontrato e che ero semplicemente una ragazza indifesa che non sapeva nulla della vita e non centrava niente con il suo mondo, non mi servirà a cambiare la situazione in cui mi trovo e quello che sono ora, quindi accetto questo nefasto potere e lo trasformo in un dono".

 "Brava, è proprio quello che devi fare. Non dare vinta a niente e nessuno, sii sempre te stessa e combatti con coraggio. Di certo quest'ultimo non ti manca"mi disse chinandosi verso di me.

Mi prese il viso fra le mani e mi guardò con affetto, regalandomi un sorriso. Quell'affetto che solo una mamma può avere per i suoi figli mi rese
felice e mi fece sentire compresa, capita, e le sono infinitamente grata per questo.


"Scusami, una cosa, ancora non mi hai detto com'è morta la vampira".

"Ah, è collegato a Nathan. Praticamente è colpa sua.

Ogni volta che dormivamo insieme o avevamo un rapporto, lui mi dava del sangue, uno dei più buoni che ci fosse, perché diceva che ero speciale, ma ciò che non mi diceva, era che oltre a quel sangue lui ci mischiava il suo, cosa che fra coppie è normale, ma non mi diceva tutto.

Quando la creatura che l'ultimo giorno che sono stata con voi mi ha fatta svenire, quindi il padre di tutti i vampiri potenti che erano qui oggi, e che oltre a parlarmi e vedere con i miei occhi, si è presentato a me sotto forma di visione...

"Ehi! E questo quando è successo?"Chiese Mikael.

"Quando Victor è venuto da noi"disse Steven e se ti ricordi, anche alla festa di compleanno di quell'idiota di Nathan".

"Sì quello lo ricordo, mi ha fatto prendere un infarto".

"Sì, beh, a quanto pare quando il padre ha scoperto che il figlio aveva una donna che prima era stata umana, gli ha detto di allontanarmi e di non
aver più niente a che fare con me".


"Incredibile. Che razza di mostri! Prima suo figlio fa come gli pare mostrando chiaramente che hanno errato completamente nell'educarlo, e poi quando ha scoperto che prima era una semplice ragazza, ha voluto farti cacciare".

"Già, peccato pero che Nathan non ubbidì. Onestamente ancora non so perché lo fece. Forse voleva semplicemente andare contro l'ordine di suo padre, infondo a nessuno piacciono gli ordini, tanto meno a lui, oppure chissà, forse gli piacevo davvero allora, almeno un pochino; così per il suo egoismo, fece un enorme errore che mi costò la mia costretta non vita. Un gigantesco problema che sussiste ancora adesso.

 Non ho la più pallida idea di cosa allora gli frullasse nella testa, ma sono più che sicura che non poteva fare nulla di quello che fece e che sicuramente un giorno gli si torcerà contro.

In poche parole, oltre al sangue raffinato e al suo che mi dava ogni notte che passavo con lui, aveva iniziato ad aggiungere quello di un fortissimo e importantissimo vampiro, un cocktail esplosivo insomma.

Come ben sapete se un vampiro beve il sangue di un altro vampiro, riceve il suo potere unico che ha sempre avuto fin dalla nascita, ed è ciò che accadde a me.

Sicuramente conoscendo Nathan, per andare contro l'ordine di suo padre non si procurò il sangue di una persona potente, ma eccezionalmente potente, il plus ultra.

 Questo ci porta al come ho ucciso quella povera ragazza infilandogli un pezzo di legno nello stomaco, e bada bene, ho detto nello stomaco, non nel cuore e sopratutto non con un pezzo di legno di frassino.

Il potere di questo grande vampiro, a quanto pare, consisteva in un potere di autodifesa, che immagino abbia sterminato non so quanti vampiri, perché si fa vivo solo quando si è in pericolo e fa in modo che chiunque, con qualsiasi arma, venga ucciso per salvarsi.

Quindi sì, alla fine l'ho uccisa io e non sapevo nemmeno di poterlo fare"dissi e stranamente ero anche arrabbiata.

Attenzione! Vampiro di molti anni fuori controllo!   

"Sì, ma basta conoscerti per capire che non faresti del male nemmeno a una mosca, o almeno non intenzionalmente"commentò Steven.

"Se ne sei sicuro tu"risposi io e un improvviso colpo di stanchezza si abbatté sulla mia schiena.

"Ok, a quanto pare devo andare a dormire, è ora".

"Ma non è presto per te cara?"Chiese Rose.

"No, purtroppo il potere di quel vampiro potente stanca in fretta, ecco perché nonostante possa stare sveglia più a lungo per via della mia età, non posso farlo"

"E tutto per colpa di quel ragazzo, certo che ci sono delle belle ingiustizie nel mondo"commentò Rose.

"Puoi dirlo forte"dissi alzandomi dal divano e mi fermai di colpo, perché il capo cominciò a girarmi e cominciai a vedere tre Rose e non so
esattamente quante porte.


"Cavolo!"Esclamai calma e decisi di chiudere gli occhi per cercare di stabilizzarmi un attimo e nel frattempo tentare di tener l'equilibrio, cose che con una certa quantità di stanchezza risulta difficile"

"Tutto bene?" Mi chiese mio cugino.

"Sì, a parte il fatto che vedo doppio. Comunque sarà meglio che vada a dormire"dissi muovendo un passo, ma le mie ginocchia cedettero; cosa
che nemmeno nei sogni potrebbe succedere a dei vampiri, che oltretutto non sognano, e rischiai sinceramente di cadere faccia a terra con poca grazia e delicatezza, virtù che invece dovrebbe avere sempre una signora. 


Qualcuno fermò la mia caduta circondandomi la vita con un braccio.

"Vieni, ti accompagno"disse Erik, quindi il braccio immaginai fosse il suo.

Mi lasciai portare in camera, perché non mi ero mai sentita così provata e onestamente non sapevo come raggiungere la mia stanza senza stramazzare al suolo o incespicare sui miei stessi piedi.

Una volta giunti feci particolarmente attenzione a non fare rumori inutili per non svegliare uno Ian addormentato e dall'aria estremamente pacifica.

Fu quasi uno shock per me vederlo così inerme, non avrei mai creduto potesse avere un'espressione simile, così composta e calma, lui che è sempre istintivo, poi vidi il piccolo Allen rannicchiato al suo fianco e anche lui nel dolce mondo dei sogni e mi sedetti sul letto con estrema delicatezza.


Avrei tanto voluto ringraziare mio cugino e mandarlo a dormire, infondo dovevo solo prendere la camicia da notte e un cambio per l'indomani e andare a dormire in camera di Steven, ma il problema era, come ci sarei arrivata con le mie gambe e in quelle condizioni? Quindi mi serviva ancora il suo aiuto.

 "Erik, mi fido del tuo gusto raffinato nel vestire, scegli qualcosa dall'armadio che possa indossare domani"gli sussurrai e mentre lui prestava ascolto alla mai richiesta, cercai con lo sguardo la camicia da notte che non ricordavo esattamente dove avessi messo, anche se non cambiavo mai posto e questo la diceva lunga sulla mia stanchezza.

Mentre vagavo con lo sguardo, i miei occhi si soffermarono un attimo sulla scrivania, dove intravidi il piccolo calendario apparso misteriosamente ieri notte e facendo due più due e sperando che la matematica non fosse un opinione, compresi tutto.

Non era difficile da capire, ma ci avevo messo comunque un bel po'. Ora il problema però non era la mia tardità mentale, ma piuttosto la mia
irritazione per non essere pronta per l'occasione.


"Ambra. Tutto bene?"Mi chiese Erik con un filo di voce facendo comunque voltare Ian.

Che avesse un sonno leggero?

Guardai mio cugino ancora immersa nei miei pensieri e quando notai il suo sguardo incerto e un po' preoccupato, annuii e fece un mezzo sorriso.

"Sì, sto bene, grazie"dissi vedendo di colpo la mia camicia appoggiata alla spalliera della poltroncina posta vicino al letto.

"Me la daresti?"Chiesi.

"Grazie, ora dammi solo un attimo che mi cambio e dopo ti chiedo solo il favore di accompagnarmi in camera di Steven".

"Certo, che problema c'è"disse uscendo dalla camera.

Guardai Ian e Allen addormentati e cominciai a cambiarmi con gesti lenti e stanchi. Le vicende di quel giorno mi avevano completamente sfinito.  

Lanciai i miei abiti sulla poltroncina di fronte al letto, sperando di centrarla, perché non vedevo granché bene e non ero in grado si assicurarmi che la profondità e la distanza fossero giuste e in un lampo di lucidità, ricordai gli abiti che Erik aveva scelto per me e a tentoni, li cercai sul letto.

Per sbaglio toccai Ian e ritrassi di scatto la mano come se l'avessi involontariamente esposta ai raggi del sole e mi avesse bruciato e mi voltai.

Alla fine trovai un mucchietto d'indumenti appoggiati nella parte opposta di dove avevo cercato e cominciai a stufarmi di sembrare così fragile e malandata.


 "Erik"lo chiamai a bassa voce e bastò perché apparve subito dinnanzi a me e mi porse le mani. Mi feci accompagnare in camera e notai che in
sala non c'era più nessuno a parte il divano letto aperto, che Rose fosse tornata in bagno? O magari si faceva sempre una bella tisana prima di andare a dormire, come facevo io una volta, comunque di sicuro in camera non era venuta visto che c'ero stata io per tutto il tempo e non l'avevo sentita arrivare.


Una volta in camera di Steve mio cugino silenziosamente mi fece sedere sul mio giaciglio approssimativo, il divano e presi la palla al balzo per guardare un Mikael addormentato di cui non avrò mai abbastanza, un Carl che dorme tranquillo, ma che stranamente aveva sempre e comunque un espressione impunita sul viso e una Margherita estremamente adorabile, che se solo avessi avuto la forza e la sicurezza che non le sarei caduta addosso, avrei potuto baciare come farebbe una mamma prima di metterla a letto, lo stesso valeva per Mikael naturalmente.

A quanto pare ho un debole per loro.


"Sono stranamente adorabili"commento Erik e lo guardai sorridendo genuinamente, cosa assai molto rara.

"Lo penso anch'io, ma ora puoi andare a dormire Erik. Grazie di tutto. Buonanotte"

"Buonanotte"mi augurò a sua volta dandomi un bacio sulla guancia e mi lasciò da sola.

Mi appoggiai con la schiena alla spalliera del divano, rischiando di addormentarmi in quella posizione e mi congratulai mentalmente con Steven per aver scelto un divano così comodo, poi mi sdraiai sul letto e non so nemmeno come, mi addormentai del mio potente, profondo e strano sonno.
 

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