Il lato più affascinante della luna è quello che non ci è consentito vedere

di Violet Tyrell
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Hello, Durmstrang ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Non è così semplice. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Il re del Nord ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - Un'insegnante troppo giovane ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: Dagli errori si impara? ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 - Non riusciranno a indebolirmi ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - Hello, Durmstrang ***


Il lato più affascinante della luna, è quello che non ci è consentito vedere Angolo di benvenuto_ 

Inizio a pubblicare questa storia molto in ritardo rispetto alla data prevista. Questa è il sequel di "Profumo di Tenebra", proprio quello diretto dato che tratta del post Hogwarts di Anastasia Silente. Quindi è necessario conoscere quella storia( ecco il link) anche se posso riassumervela in poche righe per chi non la ricorda più xd

Anastasia Silente, nipote di Albus e figlia di Aberforth, frequenta Hogwarts finendo nella casa Corvonero; durante i primi anni sviluppa un carattere molto incline ad andare d'accordo con Tom Riddle(del suo stesso anno) e comincia a provare un forte interesse nei suoi confronti. Tuttavia, nonostante ciò che prova, è poco incline a farsi comandare pur accettando di entrare a far parte del suo gruppo che chiama Mangiamorte.
Dopo un incredibile avvicinamento tra i due, Anastasia al suo ultimo anno viene rapita da Gellert Grindelwald che desidera avere il tanto atteso confronto con Albus; durante la prigionia la giovane subisce violenze psicologiche a non finire e viene liberata dopo alcuni mesi, proprio durante la cattura di Grindelwald. Il mago oscuro l'aveva comunque fatta tenere sotto controllo da Doria, docente di Pozioni a Durmstrang, che si invaghisce dellla ragazza e diventa parzialmente responsabile della cattura di Gellert.
Tornata a Hogwarts, Anastasia termina la scuola col massimo dei voti e una decisione difficile, ovvero abbandonare il controllo che Tom Riddle ha su di lei e liberarsi della sua presenza. La storia riparte da questo punto.

Ci sono alcune cose di mia invenzione. Questa storia in parte fa anche parte di "Studenti di Durmstrang" di Enide, che saluto calorosamente e a cui è pure dedicata u.u in fondo qui stiamo a Durmstrang, mica robetta U__U

Il lato più affascinante della luna è quello che non ci è consentito vedere




Capitolo 1 - Hello, Durmstrang
 


Il giornale del giorno non portava notizie importanti, ma la ragazza fingeva ugualmente di trovarlo interessante; Anastasia sfogliò tutte le pagine mentre la nonna rideva assieme al loro ospite, ma nulla riusciva a calmarla.  Da alcune settimane, la nonna - Cassiopea Indira Selwyn in De La Mater Chicester - invitava molti giovani maghi promettenti per permettere che Anstasia facesse nuove conoscenze; tra questi, Anastasia aveva riconosciuto l'Auror Conrad Wallace, il più solerte nel presentarsi. Anche quel giorno era giunto, apparentemente per portare un messaggio all'anziana donna, ma Anastasia sapeva che doveva esserci una ragione nascosta: difatti non le era mai concesso di restare nella propria stanza quando l'Auror giungeva alla villa.
La ragazza temeva il momento in cui la nonna avrebbe lasciato la stanza. Da quando aveva terminato Hogwarts, la villa non era mai stata tanto affollata; Anastasia si era detta che sarebbe stato preferibile vivere con i nonni invece che nella dimora vuota di Londra che apparteneva ad Albus, ma alla luce di quanto stava accadendo, si chiedeva se fosse stata una buona idea.
"Oh, è arrivato il gufo di Iris... Anastasia, vuoi per favore intrattenere il signor Wallace in mia assenza? Sarò celere", cinguettò l'anziana strega alzandosi elegantemente, maestosa nella sua compostezza che si presentava in un delicato fruscìo di pesante stoffa; la ragazza si limitò ad annuire, maledicendo la nonna dentro di sé.
Il gufo di Iris - il Ministro della Magia, a cui lei era sinceramente legata - era giunto già da parecchie ore, ma guarda caso l'anziana strega sceglieva solo quel momento per leggere la missiva. O forse già ne conosceva il contenuto. Con lo sguardo rivolto verso la porta dorata del salone, che era appena stata chiusa dopo il passaggio di Cassiopea, Anastasia cercò di non farsi prendere dal panico. Temeva di conoscere la ragione della presenza di Conrad Wallace lì, in quel momento, e vedere il suo limpido sguardo non l'aiutava. "Spero non la imbarazzi trovarsi in mia presenza, signorina Silente". Educato, di bell'aspetto e di buona famiglia: Anastasia sapeva che Conrad era tra i giovani più desiderati dalle streghe in età da marito, ma mai avrebbe pensato di trovarselo un giorno proprio di fronte a lei. Era un Auror potente - lo aveva anche provato sulla propria pelle, dopo la terribile agonia di Copenaghen -, ma non bastava. Lo aveva anche detto alla nonna ma era certa che le sue parole fossero cadute nel dimenticatoio.
"Certo che no, ne avrei motivo? Mi dispiace che la nonna sia... impegnata, la mia compagnia non é interessante come la sua". La ragazza si sentiva stranamente  in svantaggio, doveva essere colpa di quella strana espressione: il giovane non sorrideva, ma sembrava non perdersi neppure un dettaglio dei suoi movimenti. Era una sensazione curiosa: piacevole, ma al tempo stesso estremamente fastidiosa
"Nessun motivo, ma se mi permette le vorrei mostrare una cosa" esordì Conrad all'improvviso, deviando l'argomento, come se gli fosse venuto in mente solo in quel momento; Anastasia non potè far altro che annuire e dare quindi il suo permesso, consapevole che l'etichetta e le buone maniere non potevano essere dimenticate solo perchè si sentiva vagamente a disagio. L'uomo agitò pigramente la bacchetta e apparvero alcune grosse pergamene tra le sue braccia, che si affrettò a posare sul tavolo di cristallo; la ragazza si avvicinò, chiedendosi di cosa si trattava... Le sembrava molto strano che Conrad mostrasse a lei qualcosa che aveva a che fare con il suo lavoro di Auror, tuttavia non riuscì a impedirsi di osservarle una volta che furono aperte. Sembravano rappresentare la pianta di un edifico, e suo malgrado Anastasia ammirò quel lavoro certosino: quella era una villa di rara bellezza, lussuosa e probabilmente confortevole. Non le riusciva solo di comprendere come mai avesse voluto mostrarla proprio a lei, e non alla nonna... Ma forse era solo un caso?
"Posso chiederle la sua opinione, signorina?" Le parole dell'Auror spezzarono il silenzio che durava già da parecchi minuti; lo sguardo del giovane non si era perso neppure un movimento di Anastasia, e si chiese se la ragazza potesse immaginare ciò che lui e Cassiopea si erano detti. L'anziana strega gli aveva concesso la sua totale benedizione - assieme a quella del marito -, ma l'aveva altresì avvertito che Anastasia non era una ragazza che avrebbe accettato la sua proposta a occhi chiusi, e necessitava di essere sbalordita. Per lui era stato semplice decidere come agire, e dalla meraviglia che solcava i lineamenti della giovane sentiva di essere sulla buona strada.
"Beh... Io non sono esperta ma sembra davvero un bel posto, anche se..." Anastasia non completò la frase, sentendosi improvvisamente intimorita; tuttavia quelle parole che non aveva pronunciato sembrarono aleggiare nell'aria come se fossero state sempre lì tra loro. La ragazza sperò di non arrossire perchè non avrebbe saputo come giustificarlo; Conrad appoggiò la mano su una delle pergamene, facendo finta di osservarla ma servendosi di quei disegni per riuscire a terminare ciò che stava facendo. "Sarebbe un dono che le vorrei fare, signorina Silente... Speravo che le piacesse e sono sicuro che anche quando la vedrà completa non cambierà idea."
In quell'istante Conrad potè percepire distintamente la sorpresa di Anastasia, gli sembrava quasi di toccare con mano l'incertezza che emanava dalla ragazza, assieme allo sdegno; difatti Anastasia, per quanto l'avesse sospettato, aveva l'impressione di sentirsi oltraggiata ma senza il coraggio di esprimere a parole ciò che provava. "Immagino che vorrà qualcosa in cambio..." La voce della ragazza era improvvisamente di granito, come se si sentisse minacciata ma Conrad stabilì che dopotutto era anche normale: non si era aspettato che gli saltasse al collo dalla gioia, la confusione era una reazione accettabile. Allungò le braccia per prenderle le mani nelle sue e impedirle di distogliere l'attenzione da lui.
"Non credo di sorprenderti nel dirti che in cambio desidererei il tuo consenso a sposarmi", disse l'Auror, scegliendo strategicamente la forma confidenziale, comprendendo che la ragazza l'avrebbe probabilmente apprezzato molto di più che una formale richiesta come si conveniva nella loro società. Tuttavia non era preparato all'espressione sconvolta che le vide sul volto: Conrad sapeva di essere nella posizione di potersi scegliere qualunque donna da prendere in moglie tra le tante streghe purosangue, e alla fine la sua scelta era caduta sull'ex amica di sua sorella. Ci aveva pensato per molto tempo ed era giunto alla conclusione che la nipote del celebre Albus Silente era ciò che faceva per lui. Per quanto non una bellezza di prim'ordine, Anastasia era molto affascinante, inoltre dopo la terribile esperienza del rapimento sembrava molto più matura di come l'aveva conosciuta solo l'anno precedente. La silenziosa ragazzina frivola che indossava un abito sfarzoso aveva lasciato il posto a una ragazza molto più seria e posata, e di grande fascino.
Inoltre sapeva che di rado si poteva trovare una strega così dotata: Conrad aveva preso alcune informazioni ed era riuscito a scoprire che Anastasia era uscita da Hogwarts con il massimo dei voti in tutti i M.A.G.O. e non era una cosa che poteva riuscire a tutti. E poi durante quei lunghi incontri aveva potuto constatare personalmente che la ragazza aveva un buon carattere, era aperta e brillante... E qualcosa lo spingeva a volere proprio lei, che tra tutte le streghe era la sola a non averlo mai apertamente incoraggiato.
La parentela con Albus Silente non era ciò che lo interessava sopra ogni cosa, anche se conferiva lustro al contratto; con i nonni della ragazza era già stato raggiunto un accordo dal momento che lui pure proveniva da una famiglia ricca, pertanto l'unione sarebbe stata semplicemente piena di vantaggi per entrambi.
Anastasia si sentì ghiacciare ma non disse nulla, consapevole che i suoi incubi si erano realizzati in fretta: liberò le mani dalla presa possessiva dell'altro e badò a mettere una certa distanza tra loro, mentre si chiedeva come fargli sapere che la sua proposta non la interessava. "Sei una ragazza intelligente, non credo tu sia rimasta sorpresa dalle mie parole", disse nuovamente il ragazzo, nel tentativo di indurre Anastasia a dire qualcosa. La ragazza si fermò, dandogli le spalle e osservando il panorama al di fuori delle vetrate.
"Hai ragione, ma speravo tu avessi capito che non sono interessata: credevo di avertelo dimostrato con il mio disinteresse, non era mia intenzione arrivare a dirtelo tanto crudamente". In quel momento Anastasia non vedeva l'enorme giardino che circondava la villa, era praticamente indifferente al fatto che i tanti rari esemplari di Creature Magiche stessero giocando anche tra di loro; le pareva di essere finita in un  incubo che aveva cercato di rimandare tanto a lungo. Aveva avuto la netta impressione che la nonna avesse voluto metterla nei guai lasciandola sola con lui, ed era altrettanto certa che lei sapesse quello che stava per accadere.
Ma la sua decisione l'aveva presa molto tempo prima, forse quando ancora si trovava a Hogwarts: era la che aveva visto frantumarsi tutte le speranze che si era creata e non aveva intenzione di lasciare che qualcuno riuscisse a intrappolarla in un matrimonio che non voleva. Non era tanto il ricordo di Tom Riddle quanto l'amaro dolore che era rimasto a testimoniare il fallimento; dopotutto il Serpeverde non aveva fatto altro che comportarsi nel solo modo che conosceva, e non le aveva certo detto lui di credere che l'amasse davvero, senza alcun fine secondario. Ma Anastasia - che era rimasta brutalmente scottata da quell'esperienza - non aveva dimenticato, e per quanto non volesse più neppure sentir nominare il ragazzo, allo stesso modo non provava il desiderio di utilizzare qualcuno per scacciarlo dalla mente. Il tempo e la lontananza le avrebbero reso più semplice il compito, o almeno era ciò che lei sperava di cuore. Non sentì quello che Conrad stava dicendo, anche se aveva la consapevolezza che avesse a che fare con una richiesta di ripensamento. Per fortuna in quel momento entrò nel salone un elfo domestico, e Anastasia approfittò del suo arrivo per mettere fine alla discussione e rifugiarsi nelle proprie stanze.



La nonna era certa che Anastasia sarebbe tornata in fretta sulla sua folle decisione: lo aveva anche già detto al ragazzo, consigliandogli di non pressare la nipote e attendere che rimettesse la testa sulle spalle. Dopotutto era sicura che la scelta fosse dovuta all'impulsività dei diciannove anni di Anastasia, che ancora non vedeva il mondo reale per come era.
Quali che fossero le motivazioni di entrambi, la ragazza li deluse profondamente: si era impegnata a scrivere una lettera di suo pugno proprio a Conrad Wallace, in cui gli ribadiva che la sua scelta di non sposarlo dipendeva semplicemente dal fatto che non era interessata a lui e che non intendeva contrarre un matrimonio solo per fare contenta la nonna. Nonostante tutto ciò che aveva sempre pensato, Anastasia avrebbe sposato qualcuno solo se ne fosse stata davvero innamorata, il che escludeva che potesse accadere con l'Auror; era un bel giovane - gli occhi non le mancavano - ma non era scoccata alcuna scintilla che lasciasse presagire qualcosa del genere in un prossimo futuro.
"Non essere sciocca! Le buone occasioni si presentano una volta sola nella vita, e non vanno sprecate! Anche tuo zio te lo direbbe se fosse qui!" Cassiopea lo ripetè più volte ad Anastasia, cominciando a insistere affinchè la nipote accettasse di incontrare il giovane Wallace a cui porgere le sue scuse: secondo l'anziana donna, era stata la paura a far decidere la nipote ma ci avrebbe pensato lei a farla ragionare! Con sua grande soddisfazione, Conrad Wallace si era dimostrato molto ostinato e non passava giorno in cui alla villa non arrivassero fiori e omaggi di qualunque tipo, tutti indirizzati ad Anastasia. E la ragazza cominciava a sentirsi soffocare: aveva deciso di evitare la casa londinese dello zio Albus, pensando che vivere un po' con i nonni avrebbe rappresentato molto per loro ma ora era pentita di tale decisione. Il fatto di non aver scelto un percorso di studi in maniera ufficiale aveva convinto la nonna che Anastasia fosse solo in cerca di un buon partito, senza sapere che sua nipote stava in realtà aspettando una risposta da almeno un mese.
Ma a inizio novembre la situazione cominciò a degenerare. "Se non accetti l'Auror Wallace, chiederò un incontro con Abraxas Malfoy: ho sentito che sta pensando finalmente di accasarsi, e visto che non ti piacciono i giovanotti di pochi anni più di te, magari lui potrà andarti meglio." La voce dura e severa di Cassiopea fece breccia tra i pensieri di Anastasia, che si sentì rabbrividire; Narkissos le aveva a volte parlato di suo fratello maggiore - che doveva avere circa trentacinque anni - e del fatto che fino a quel momento si era limitato a fare carriera al Ministero senza sposarsi, e la ragazza si disse che piuttosto di ritrovarsi legata a lui, si sarebbe impiccata.
Da quel poco che sapeva, Abraxas Malfoy era tra i pochi di cui Tom Riddle si fidava e che sicuramente aveva avuto una parte attiva durante le ricerche quando era stata rapita; il solo pensiero di vivere la propria vita a fianco di qualcuno che prendeva ordini da Riddle... A quel punto le sarebbe convenuto stare direttamente con lui, no? Non avrebbe avuto senso e Anastasia si sentiva male solo al pensiero; scoccò alla nonna un'occhiata inespressiva ma dentro di sè aveva già deciso e attese la mattina seguente per mettere in pratica il uo piano.
"Anastasia! Tesoro mio, che bella sorpresa!" Evangeline Carroll corse incontro alla sua amica del cuore, i capelli rosso scuro che svolazzavano nell'aria, avvolta da una camicia da notte incredibilmente raffinata. Anastasia le sorrise mentre scendeva dalla groppa di Alyssa; la Thestral annusò il terreno mentre le due ragazze si abbracciavano,felici di vedersi dopo molte settimane. Evangeline invitò l'amica a entrare e a fare colazione con loro dato che era ancora molto presto e persino i genitori parevano contenti di vederla. Dopo essersi scambiati alcuni convenevoli, Evangeline condusse Anastasia al piano superiore dove si trovava la sua stanza: i Carroll abitavano in una casa grande che si trovava appena fuori Bristol, ma senza alcun lusso, anche se avevano un elfo domestico che si occupava delle faccende domestiche mentre loro erano al lavoro. "Allora, che succede?"Evangeline non esitò a rivolgersi all'amica a quel modo: si erano scritte ma aveva sempre pensato che Anastasia le nascondesse qualcosa e le era bastato vederla per capire di avere ragione. La ragazza era però stata attirata da uno scatolone che conteneva una stoffa che pareva molto preziosa; in quel momento ricordò l'invito al prossimo matrimonio dell'amica, che si apprestava a diventare la prima signora Malfoy dopo molti anni di attesa. A quanto pareva Malfoy senior non aveva voluto perdere tempo: Narkissos era il suo figlio minore ma dato che aveva trovato i Carroll rispettabili, aveva deciso di acconsentire alle nozze il più rapidamente possibile. Tutti però sapevano che l'anziano mago voleva vedere sistemato anche Abraxas, soprattutto a quell'età.
Anastasia si chiese se l'amica fosse davvero convinta di quell'unione, anche se aveva gli occhi che parlavano al posto suo. Si sedette sulla poltrona e sentì la tensione svanire.
"In verità sono in fuga...", disse la ragazza e si lanciò nel racconto delle mille manovre della nonna per farla fidanzare e sposare prima con Wallace e poi ipotizzando pure Abraxas Malfoy. Evangeline scoppiò a ridere e il suo entusiasmo divenne contagioso in fretta. "Mi chiedevo se mi potessi offrire asilo politico per un po'... Sto aspettando una risposta da uno Spezzaincantesimi nordico ma non vorrei che la nonna riuscisse a incastrarmi se restassi la...Naturalmente potrei rendermi utile per il tempo che rimarrei qui, e persino pagare..." Anastasia sapeva che i Carroll vivevano modestamente e non era sua intenzione approfittare della loro situazione; possedeva parecchi galeoni sul suo conto personale alla Gringott e non avrebbe esitato a spenderli anche tutti pur di ottenere la propria libertà e sarebbe stata felicissima di restare li con la sua amica. La ragazza si rendeva conto che il contratto stipulato con i Malfoy sarebbe stato molto utile ai Carroll: a quel modo avrebbero sistemato le loro finanze, a meno che Evangeline non avesse fatto qualcosa per farsi in qualche modo ripudiare. Ma se conosceva bene Narkissos, avrebbe fatto di tutto per tenersi stretto Evangeline.
"Ma non dire stupidaggini, sono felicissima di ospitarti! Posso capire che tu non possa sentirti a tuo agio con tua nonna che ti parla di matrimoni... specie dopo... ecco, dopo quello che è successo con Tom..." Evangeline inciampò nelle parole e si rese subito conto di non potersi dilungare sull'argomento: lei non aveva mai saputo che cosa era successo tra l'amica e Tom Riddle ma era giunta alla conclusione che doveva trattarsi di qualcosa di grave. Anastasia aveva solo detto di essere stata tradita dal ragazzo ed Evangeline aveva dedotto che il Serpeverde avesse fatto qualcosa di sbagliato, di certo non aveva tradito nel senso letterale della parola; non era il genere di ragazzo in grado di farlo, lo sapevano tutti, però forse sì, aveva calpestato il cuore di Anastasia... E lei lo aveva intuito, così come ora sentiva che l'amica continuava a rifiutare qualunque chiarimento.
Evangeline era stata la prima a essere felice quando aveva avuto il sentore che i due si frequentassero: tutta la scuola ne parlava di nascosto ma nessuno aveva mai osato porre domande agli interessati... Ed era stata la prima a sentirsi stringere il cuore quando aveva capito che una frattura insanabile si era frapposta tra i due; tuttavia aveva rispettato il suo silenzio e pure in quel momento non intendeva comportarsi in maniera indiscreta. "Ma ti avviso subito che non potrai evitare di aiutare me, con tutti i preparativi che devo fare per le mie nozze avevo proprio pensato di rapirti. E per cominciare, questa mattina verrà qui madame Fointeneau per prendermi le misure. Devi assolutamente essere presente!"



I Malfoy avevano fatto le cose in grande: praticamente tutte le famiglie Purosangue erano presenti, così come i più importanti rappresentanti del Ministero e colleghi del padre dello sposo. Il Ministro della Magia era assente ma era arrivato un suo gufo personale per congratularsi con gli sposi e portare in dono un calice d'oro, lavorato dai folletti: si trattava di un oggetto preziosissimo, difatti i rubini che lo decoravano brillavano di luce propria. Inoltre era un dono classico perchè da quel calice entrambi gli sposi avrebbero dovuto bere il loro primo sorso di vino elfico, come suggello e augurio di un futuro prospero sotto ogni punto di vista.
Durante la cerimonia, Anastasia si ritrovò seduta a fianco di Abraxas, fratello e testimone dello sposo; la ragazza avrebbe preferito stare in disparte ma Evangeline le aveva fatto chiaramente capire di voler compiacere i futuri parenti accettando ogni singola tradizione che prevedeva la cerimonia. Così Anastasia sapeva che il suo posto era accanto al testimone di Narkissos - essendo lei quella di Evangeline -, sia durante la cerimonia che al sontuoso pranzo che sarebbe seguito; la sarta che aveva fatto confezionare lo splendido abito da sposa si era occupata anche della veste che avrebbe indossato lei e ora si ritrovava vestita di azzurro, della stessa tonalità dei suoi occhi. Tutto sommato era un bel capo anche se non vedeva l'ora di toglierselo; aveva già avvisato Evangeline che avrebbe dovuto partire presto, il viaggio che l'attendeva avrebbe potuto essere molto lungo e lei non voleva arrivare tardi. "Spero che sia tutto di suo gradimento, signorina Silente."
La voce bassa e profonda di Abraxas Malfoy distolse l'attenzione di Anastasia dalle decorazioni floreali che riempivano la sala; lei e l'uomo si erano reciprocamente salutati e presentati all'arrivo al Manor ma poi non avevano più scambiato alcuna parola a a causa della folla di persone a cui dovevano prestare attenzione.
"Certo signor Malfoy, la location è splendida, così come l'organizzazione di tutto." Anastasia detestava le formalità ma per una famiglia come i Malfoy... beh, non c'era nulla da fare. Era così e basta! Dal momento che aveva deciso di non mettere in imbarazzo l'amica, aveva ripassato tutto il galateo per comportarsi in modo impeccabile.
"Sono lieto di sapere che gradisce tutto... Mi onorerebbe di un ballo, signorina?" No. Anastasia avrebbe voluto rispondere a quel modo ma naturalmente non poteva; non solo avrebbe offeso Abraxas - cosa che non le avrebbe impedito di vivere serenamente in ogni caso - ma anche Evangeline e lei non lo desiderava. Anche ballare era una costrizione: non le piaceva, non con quel biondo estraneo che era il suo partner. Doveva riconoscere però che Narkissos aveva ragione a definirlo pericoloso perchè anche così rilassato, dava l'idea di tenere sempre la situazione sotto controllo, di detenere un ruolo di comando.
"Vedo che avete attirato l'attenzione del nostro scapolo d'oro", le disse Abraxas alcuni minuti dopo la fine del ballo, indicando l'Auror Wallace che era circondato da ragazzine cinguettanti palesemente ignorate. I suoi occhi erano glaciali e fissi su di loro, soprattutto su Anastasia, come se stesse reclamando un suo possesso; Abraxas però sapeva anche che l'Auror non avrebbe mai osato raggiungerli e pretendere per sè la sua dama. Anche Anastasia l'aveva visto e il suo sospiro rassegnato diceva molte cose. "Non sono interessata anzi, spero non voglia essere scoraggiato pubblicamente."
Anastasia aveva i brividi al pensiero di un'eventuale scenata pubblica ma Abraxas la rassicurò che non ci sarebbero stati problemi; solamente quando furono a tavola per la cena, la ragazza capì il perchè dei molti sguardi insistenti. Anche Malfoy Senior la osservava e parve gradire di vederla a fianco di Abraxas, a conversare educatamente.
"E ha già trovato un fidanzato, signorina Silente?" La domanda proveniva da una strega grassoccia, molto incline ai pettegolezzi tanto che il suo commento fece risuonare delle risatine in tutta la sala. Anastasia le avrebbe tirato in faccia il vino elfico ma si contenne: in un certo senso l'aura dei Malfoy la contagiava e il contegno era degno anche del suo rango. "No, non l'ho neppure cercato.Tra poco inizierò il mio apprendistato e non avrò tempo per dedicarmi a sistemarmi..." La ragazza sorrise ipocritamente alla donna spiazzata, mentre a rivolgerle la parola fu la signora Malfoy.
"Oh, anche tu al Ministero? Immagino che tra tuo zio, i nonni, le conoscenze e i voti non avrai fatto fatica a entrare: in che Dipartimento?" Anastasia sperò che si affogasse con le sue stesse parole ma represse ogni commento, sorridendo innocentemente. "No, sono stata accettata come apprendista da Fjodor Nastassos, partirò a breve."
Al che tutti cominciarono a complimentarsi e Anastasia vide che Abraxas sembrava persino colpito: Nastassos era uno Spezzaincantesimi anziano ma potentissimo, e lei aveva trovato grandioso il fatto che fosse pronto ad accettarla. Era il migliore di tutti, oltre a essere sufficentemente lontano da Tom Riddle e dalla sua influenza negativa. "E non è tutto qui, insegnerà anche a Durmstrang!" A parlare era stata Evangeline, la nuova signora Malfoy, e questo fatto causò ancora più entusiasmo; Anastasia avrebbe quasi voluto dissuaderli tutti ma tacque, fissando il piatto e desiderando ardentemente controllare il tempo per poterlo accelerare.
L'elfo domestico si presentò puntuale subito dopo il tradizionale lancio del bouquet della sposa, che capitò proprio in mano a lei; dopo un abbraccio a Narkissos e un bacio a Evangeline, Anastasia lasciò il Manor dei Malfoy e tutti i suoi invitati per partire. Destinazione Karick Town.


La sua Thestral le aveva sicuramente abbreviato di molto il viaggio ma un paio d'ore in volo di sera non era proprio comodo; Anastasia si aggirò infreddolita tra le viuzze del paese e respirò di sollievo nel trovare la locanda. Era già molto tardi ma lei aveva na prenotazione da qualche settimana, perciò non esitò a infilarsi nel letto e a dormire.
Fu solo la mattina seguente che si rese conto che il villaggio poco lontano da Durmstrang era una piccola cartolina natalizia: la neve ricopriva tutto e ovunque c'erano maghi e streghe vestiti a festa, che si scambiavano regali o informazioni. Anastasia aveva fatto attenzione a indossare abiti caldi ma si sentiva come se fosse un folletto: portava un pesanto abito in stoffa azzurra e un mantello dello stesso colore rivestito di pelliccia. Aveva una bella sciarpa bianca, guanti dello stesso colore e dei paraorecchi azzurri. Si sentiva anche molto più giovane dei suoi anni e sorrideva mentre guardava le vetrine, alla ricerca del pub locale.
Era appena entrata quando lo vide: aveva appuntamente con Dragomir Dekan, il Preside di Durmstrang, e lo riconobbe dalle immagini che aveva visto sulla Gazzetta quando si era parlato della sua liberazione. Quello che non si attendeva era che pure lui conoscesse il suo aspetto. "Signorina Silente, vero? Che piacere incontrarla, sono contento che abbia trovato facilmente il nostro villaggio... è sua la Thestral? Davvero un animale bellissimo."
Anastasia di fronte a quel modo di fare così cordiale rimase piacevolmente colpita; aveva avuto un po' di dubbi su come presentarsi e comportarsi ma si sentiva a suo agio pertanto non esitò a sorridere e a rispondergli. "Si, Alyssa mi ha accompagnata fin qui. Devo ammettere che è molto bello qui, quando sono partita c'era molto meno freddo... Ma non importa. Ero curiosa di sapere la sua proposta."
I due avevano ordinato una bevanda calda per trascorrere il tempo mentre parlavano; Anastasia aveva ricevuto una lettera proprio da Dekan, in cui l'uomo le proponeva un possibile lavoro come insegnante di Volo nella sua scuola se lei non avesse avuto programmi diversi. Il mago aveva sentito parlare benissimo di Anastasia come giocatrice di Quidditch oltre che come strega, e dopo aver sentito dire che sarebbe giunta a Nord aveva colto l'occasione al volo. Il solo problema era se la giovane avesse superato il trauma, dato che Dorian Thorvaldsen era ancora il loro docente di Pozioni.
Si sarebbero incontrati, non c'erano dubbi. Lui temeva le reazioni di entrambi ma non disse una parola, raccontandole quello che aveva in mente. Gli piaceva quella ragazza così seria e posata, ma anche indiscutibilmente forte: dai suoi occhi poteva vedere una sofferenza ben celata ma un altrettanto sangue freddo e forza di volontà.
Non era una bambolina anche se poteva sembrarlo guardandola.
Parlare con lei poi era stimolante perchè era davvero ben istruita e per un momento pensò che farle insegnare Volo sarebbe stato mortificare il suo talento.
"Bene, penso che sia una buona idea continuare questa conversazione a scuola. Che ne dici?" Anastasia annuì. Era ovvio, doveva visitarla, ma all'improvviso le sembrava quasi di tradire Hogwarts; tuttavia seguì Dekan dopo essere usciti dal pub, con Alyssa che trotterellava dietro di loro al pari di una guardia d'onore.



Note:

Bene, avrò piacere di sentire le vostre opinioni :=) un bacione e un abbraccio. E buone feste, dubito aggiornerò prima di gennaio^^

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - Non è così semplice. ***


Il lato più affascinante della luna, è quello che non ci è consentito vedere Angolo di benvenuto_ 
Questa è il sequel di "Profumo di Tenebra", proprio quello diretto dato che tratta del post Hogwarts di Anastasia Silente. Quindi è necessario conoscere quella storia( ecco il link) per capire.
Davvero grazie all'ampio seguito già nel primo capitolo! La piccola Stacy non mancava solo a me, allora xD

sarò rallentata da una frattura scomposta al dito ç__ç ma vi voglio bene *-*

Il lato più affascinante della luna è quello che non ci è consentito vedere




Capitolo 2 - Non è così semplice.
 


Dorian Ingvar Thorvaldsen sedeva sulla sua poltrona preferita, osservando la neve che aveva imbiancato le montagne di Durmstrang; la maggior parte degli studenti era a casa per festeggiare il Natale con le famiglie e la scuola sembrava più lugubre del solito. Certo, ogni tanto qualche bassorilievo canterino decideva di intonare un motivetto inutile, tuttavia lui ormai non considerava più molto ciò che accadeva oltre la sua aula. A parte le pozioni, ormai non si concentrava su niente soprattutto perchè sapeva di essere tenuto sotto stretto controllo.
Il ritorno a Durmstrang non si era svolto certo tra onori e acclamazioni, al contrario: il Preside lo aveva sospeso dal servizio subito dopo la sua scarcerazione a Londra, anche se questo aveva comportato l'assunzione di un supplente per i restanti mesi di scuola. Dorian lo aveva tollerato poco, sentendosi messo da parte, ma era stato costretto a ingoiare quel rospo terribile: Dekan gli aveva detto apertamente che poteva considerarsi fortunato a essersela cavata con una semplice sospensione, e che se avesse avuto qualcosa a cui appellarsi lo avrebbe licenziato in tronco senza neanche pagarlo. Non che a lui servissero i soldi, ma anche quello sarebbe stato un modo come un altro per umiliarlo.
In fondo non poteva neppure contestare quelle parole: lo scandalo attorno al rapimento di Anastasia Silente aveva fatto il giro del mondo magico, e lui non aveva poi fatto molto per evitare che esplodesse. Stranamente Albus Silente con lui si era mostrato più tollerante di quel maledetto Auror che lo aveva catturato; Dorian portava ancora i segni delle torture fisiche che Conrad Wallace aveva esercitato su di lui, tutto nel tentativo di farlo confessare. Dorian sbuffò. E lo avrebbe anche fatto se non fosse intervenuto il Preside di Hogwarts in persona: il dolore poteva indurre chiunque a confessare qualunque cosa, lo aveva finalmente provato. In quel momento avrebbe anche ammesso di essere d'accordo con Gellert Grindelwald per ammazzare la nipote di Silente, nonostante non fosse proprio vero.
Dorian sapeva che, una volta pronunciate parole simili, nulla avrebbe potuto salvarlo: era rimasto ad Azkaban un paio di giorni, il necessario per capire che avrebbe preferito un semplice ed efficace Avada Kedavra a quel posto. Si era visto sui giornali che parlavano del processo e aveva faticato a riconoscersi: eppure alla fine a salvarlo era stata proprio lei, Anastasia, che tra tutti sarebbe stata la più interessata a volerlo vedere condannato a vita ad Azkaban. Ancora non riusciva a capacitarsi di come avesse potuto candidamente affermare di fronte alla giustizia del Wizengamot di non sapere nulla di un suo coinvolgimento diretto nei piani di Grindelwald.
In realtà era stata detta la verità - ovvero che lui si era limitato a mantenerla viva - ma molte cose erano state taciute e quindi attribuite al solo Grindelwald; l'uomo distolse la mente da quei pensieri, cercando di non farsi più ossessionare. Aveva già avuto tempo in abbondanza per riflettere e vergognarsi di quanto fatto, non desiderava sentire quel peso per il resto della vita anche se era più che probabile che questo accadesse. Inoltre per quanto si fosse procurato più distrazioni possibili, la sua mente era ancora ossessionata dal ricordo di Anastasia; per quanto più volte si fosse detto che si trattava di un vago desiderio passeggero, proprio non riusciva a levarsela dalla mente.
Non aveva mai faticato a ottenere l'attenzione di qualunque donna volesse - giovane o anziana che fosse, l'età era sempre molto relativa - e il pensiero di essere stato sul punto di farsi usare da quello scricciolo di ragazzina era quasi intollerabile; dopotutto non poteva neanche biasimarla se avesse pensato di servirsi di lui per salvarsi la pelle. Al suo posto lui si sarebbe probabilmente spinto ben oltre: il mago si alzò di botto, andando a controllare che la pozione fosse a buon punto. Ci teneva se non altro a mantenersi al solito livello eccelso.
"Dannata ragazzina, la smetti di tormentarmi?" Lo disse ad alta voce più per sfogare la frustrazione che provava che per necessità: ormai anche dormire era diventata una tortura visto che oggi come allora avrebbe che ci fosse lei al suo fianco, a scaldarlo in quelle gelide notti solitarie, invece di continuare a rigirarsi come una belva ferita. Più volte aveva sfogato quella sensazione negativa con altre streghe - dopotutto un uomo restava affascinante anche se quasi condannato, anzi, forse lo diventava persino di più- ma alla fine aveva dato per persa quella battaglia. Ormai gli sembravano tutte scadenti, quelle donne.
Per fortuna poteva distrarsi con le sue solite Pozioni: dall'inizio dell'anno Dorian aveva notato che gli studenti lo osservavano con aria diversa. Chi curiosamente e chi persino con paura; non c'erano state domande da parte loro ma il mago aveva più volte udito bisbigli alle sue spalle, e si era divertito a metterli in difficoltà durante le lezioni. Inoltre con la cattura di Grindelwald, Dorian aveva smesso di essere l'insegnante che plagia gli alunni: con alcuni aveva pure avuto successo, dopotutto la teoria del Bene Superiore non era così indesiderata dalle loro parti, anche se i metodi del mago oscuro non erano mai stati graditi. Fino a quel momento lui non aveva avuto alcuno scrupolo nel mettere sulla via di Grindelwald molti suoi studenti, ma solo quando aveva visto in che modo Gellert si fosse divertito a infierire sulla psiche di Anastasia aveva cominciato ad avere qualche dubbio.
A parte l'ossessiva attrazione che aveva provato nei suoi confronti, anche lei era abbastanza giovane da essere ancora una studentessa e lui si era sempre ripromesso di non fare mai del male ai suoi allievi; ci teneva, lo aveva sempre dimostrato, ma gli era servito vedere coi propri occhi in che modo una persona potesse essere ridotta se provocata da Grindelwald. Forse era anche per questo che aveva deciso di voltare pagina, seppur convinto di non meritarsi quella chance; l'uomo osservò un Thestral in volo dalle finestre del suo studio e decise di uscire dal castello ma prima vide la sua immagine di sfuggita a uno specchio.
Aveva delle profonde occhiaie - segno concreto delle sue notti quasi sempre insonni -, la pelle sembrava persino troppo chiara e non aveva curato nè capelli nè barba
Doveva distrarsi se non voleva impazzire.


***


Anastasia sentiva su di sè gli sguardi curiosi degli abitanti di Durmstrang: lei e Dekan avevano varcato l'ingresso della scuola mentre Alyssa era stata affidata alle cure dell'insegnante competente, e la ragazza sentiva di avere destato la curiosità degli abitanti del Nord. Un paio di studenti - dell'ultimo anno, almeno a giudicare dal loro modo spigliato di muoversi e dell'accenno di barba sul mento - si erano addirittura interrotti sui loro discorsi per osservarla; uno dei tre si era soffermato sulla sua lunga chioma e sul bindi rosso che portava sulla fronte, ma nessuno le aveva rivolto la parola anche se avevano rispettosamente salutato il Preside. E non erano solo loro, i curiosi, bensì anche quei bassorilievi canterini che bisbigliavano tra loro al suo passaggio.
Anastasia notò che di Hogwarts c'era davvero molto poco: c'erano le aule per le lezioni, le varie stanze in comune ma l'edificio era davvero molto più piccolo. Non c'erano sotterranei o torri dedicate al riposo degli studenti bensì un intero piano a loro disposizione; la ragazza ne dedusse che la sola suddivisione era tra maschi e femmine. E in gruppi. Dekan le parlò abbastanza dettagliatamente dei vari gruppi di studio e Anastasia notò affascinata che c'erano anche cose differenti da quelle che conosceva a Hogwarts, come quelli di musica o arte o. Quello era davvero un altro mondo.
Alla fine i due si ritrovarono nell'ufficio personale di Dekan; l'uomo si era rivelato una guida fenomenale e aveva risposto alle varie curiosità di Anastasia, ma ora sembrava leggermente preoccupato dopo averla invitata ad accomodarsi sulla poltrona di fronte alla scrivania.
"Ecco, io sono felice che trovi tutto di tuo gradimento, ma credo che dovremo discutere  seriamente di ciò che ti aspetta se accetti il lavoro. Non parlo delle lezioni ma... beh, del nostro insegnante di Pozioni, di Dorian Thorvaldsen." Il Preside aveva trovato più semplice rivolgersi alla ragazza in modo informale - era così giovane, con un viso tanto simile agli studenti che vedeva di solito da indurlo a chiedersi se avesse avuto davvero una buona idea - ma sapeva che inoltrarsi in un argomento simile sarebbe probabilmente stato penoso. "Forse non ci hai pensato, o magari credevi che fosse stato licenziato, ma è ancora in servizio. Non ho avuto effettivamente motivi concreti per temere per l'incolumità dei miei studenti, ma..."
Anastasia si limitò ad annuire, giocherellando quasi meccanicamente con una ciocca di capelli, arrotolandola svagata attorno alla mano destra: non sapeva neppure lei cos'avesse pensato ma da quando Alyssa aveva posato le zampe sul terreno nordico, aveva di colpo ricordato quell'uomo. La lontananza le aveva quasi fatto dimenticare la paura e il terrore provato, tuttavia ora un'ansia irreale e inspiegabile l'avvolgeva solo al pensiero di essergli così vicina.
"Non c'è bisogno che vi giustifichiate, dato che la mia deposizione gli ha consentito di tornare libero: se è un buon insegnante non vedo perchè dovevate disfarvi di lui..." La ragazza sorrise ma dentro di sè aveva ogni risposta: era infatti stata lei a permettergli di vivere libero, una sola parola e Dorian avrebbe trascorso tutta la vita ad Azkaban, pagando per quelli che probabilmente erano ottimi motivi per essere incarcerato. Anastasia sapeva che in quel momento aveva scelto di concedergli il beneficio del dubbio, o forse era semplicemente una seconda possibilità; lo zio Albus predicava sempre quelle parole e lei le aveva incredibilmente messe in pratica.
Forse con la persona sbagliata. Non poteva negare di avere pensato spesso a tutto quello che era accaduto e alcune volte il dubbio l'aveva sfiorata; il Profeta si era fatto in quattro per raccontare ogni singolo dettagli della vita di Dorian ed era su quelle pagine che aveva scoperto come l'uomo fosse vedovo di ben due mogli, seppur mai collegato ai delitti. Già, il giornale escludeva le morti accidentali, soprattutto perchè entrambe erano state molto giovani: la più vecchia aveva venticinque anni, mntre l'altra ventidue.
Aveva agito bene? Se lo era domandato più volte ma senza mai trovare risposta; a tenerla nel dubbio c'era la consapevolezza di avere volutamente cercato di sfruttarlo durante la prigionia, ed era questo che più di tutto la tormentava. La certezza di avere un'esigua parte di colpa anche se, confrontata alle accuse che il Wizengamot gli aveva mosso, non erano altro che una goccia in un oceano.
Riportò la sua attenzione su Dekan: le era simpatico quell'uomo, anche se era così diverso da Dippet; la stessa Durmstrang le dava un senso di freddezza che a Hogwarts non aveva mai provato, magari era l'assenza di calore tanto che sembrava esserci freddo quanto l'esterno. "E poi probabilmente si è già scordato di me... In ogni caso non vedo l'ora di vedere il vostro campo da Quidditch, vorrei provarlo in vista del mio futuro incarico! Inoltre tra tre giorni devo presentarmi da Fjodor Nastassos, il corso inizierà poco prima della fine delle vacanze scolastiche perciò avrò modo di conoscere i miei studenti al loro ritorno."
Anastasia fremeva d'eccitazione: l'idea di incontrare presto il suo futuro insegnante la riempiva d'aspettativa, ma anche la certezza di poter cominciare a insegnare la rendeva euforica. Solo alcuni giorni prima era costretta a prendere parte alla vita mondana, a subire le continue urla della nonna insoddisfatta dell sua poca voglia di sposarsi, e... e ora si rendeva conto di aver davvero spiccato il volo verso la libertà. La sua era sì una fuga ma almeno fino a quel momento non c'era niente che le dispiacesse; certo c'era freddo ma avrebbe trovato i vestiti adatti e si sarebbe abituata.
Lezioni, corso pratico con Nastassos... Avrebbe anche solo faticato a trovare qualche ora per riposare.



***


"Oh Dorian, non indovinerai mai chi ho appena incontrato sul campo da Quidditch." Il mago sbuffò ma non rispose, osservando con totale disinteresse il suo cocktail alcolico; di solito non si permetteva di prendere quel genere di bevanda ma le lezioni erano sospese e, come diceva spesso suo padre, a volte la pozione migliore era un bel bicchierozzo a fine giornata. E con quel gelo nessuno avrebbe avuto nulla da ridire anche se l'avesse bevuto a colazione. "No, lasciami indovinare... Il supplente di Volo?"
La voce ironica di Dorian fece scoppiare il collega in una risata cavallina: Grijgor von Füssen, l'insegnante di Storia della Magia, era una delle compagnie peggiori tra i vari colleghi. Sicuramente dotato come mago, lo era anche come spia ed era di solito considerato il più pettegolo: il problema era che aveva ormai superato la cinquantina, tanto che non c'era da meravigliarsi se sua moglie gli avesse preferito uno sbarbatello di vent'anni, che si teneva in casa mantenendolo e servendosi di lui come amante. Nulla da ridire, il ragazzo non mancava di fascino, cosa che lo sdentato e viscido Grijgor non possedeva neppure in gioventù.
"Non esattamente, era proprio una bella signorina: io e Mark l'abbiamo osservata proprio bene. Questa volta Dekan se l'è scelta bene l'insegnante, piacerà pure a te." Il mago ruttò sonoramente - Dorian si stupì che non fosse accaduto prima, dato che era il sesto Whisky Incendiario che si scolava - per poi ridere di nuovo. "Non credo, mi basta già L'Arpia. Ci manca solo un'altra simile..."
L'ultima volta che il collega gli aveva consigliato una donna, si era trattato della loro collega, Kathrina van Arpien che insegnava Trasfigurazione; la conosceva dato che aveva un paio di anni più di lui e fisicamente non c'era proprio nulla di cui potersi lamentari, tuttavia era troppo appiccicosa. Sembrava che il suo passatempo preferito fosse quello di dargli la caccia per poi vantarsi di essere riuscita a sedurlo: poverina, era così convinta di essere al centro dell'attenzione maschile da non rendersi conto di essere usata a sua volta.
In ogni caso ormai era da un po' che la donna non otteneva da lui ciò che voleva, precisamente da quando aveva preferito rivolgere le sue attenzioni ad altre, meno disposte ad attaccarglisi come cozze. "Oh, ma questa ti piacerà. Anzi, ho sentito voci secondo cui te la sei spassata con lei più di una volta. Si... oh guarda che caso, eccola! Ma sta parlando da sola?"
La voce sarcastica di
Grijgor colpì Dorian, chiedendosi chi fosse mai la dama misteriosa e guardò nella stessa direzione del collega: strinse per un momento gli occhi chiedendosi cosa ci facesse un Thestral nel loro villaggio. L'animale, chiaramente all'esterno, aveva attirato la sua attenzione ma anche quella di altri maghi all'interno del locale che stavano guardando in direzione della finestra. Non vedendo nulla, Dorian decise di seguire l'impulso e si alzò, andando ad aprire la porta per capire di chi mai stesse parlando il suo collega; fu accolto da un'improvvisa palla di neve che lo colpì in faccia. Ci furono una serie di risatine colpevoli - di bambini - prima che riuscisse a levarsi la neve dalla faccia, furibondo.
"Ti credi divertente?" Si rivolse rabbiosamente a quella che credeva essere la colpevole e rimase senza parole: l'ultima volta che aveva visto quegli occhi azzurri era stato in un'aula di tribunale a Londra, ed era proprio l'ultima persona che avrebbe pensato di vedere. Qualunque altra parola non riuscì a uscire dalle labbra ed era quasi certo di avere sul volto un'espressione quantomeno ebete.
Anastasia rimase di sasso e cominciò a pregare che una buca si aprisse sotto i suoi piedi, inghiottendola e salvandola da una figuraccia colossale; le sembravano trascorsi solo alcuni minuti da quando Dekan le aveva nominato Dorian e non si aspettava di vederlo tanto presto. Tre bambini - i colpevoli della palla di neve - si nascosero letteralmente dietro Anastasia, come se temessero l'ira del biondo mago.
La ragazza tossì per schiarirsi la voce, e cercare di far sparire il disagio che improvvisamente provava. "No, certo che no, ma non era nostra intenzione colpirti... Stavamo solo giocando..." Anastasia si chiese da quando inciampava sulle parole e sperò che succedesse qualcosa, qualunque cosa; l'idea di mettersi a giocare con quei tre bambini le era sembrata una buona idea ma ora somigliava di più a una catastrofe. Perchè mai tra tutte le persone aveva incontrato proprio lui? Era troppo presto, non si sentiva preparata e di colpò cominciò a pensare che non fosse stata poi una buona idea, quella di giungere lì.
Grijgor giunse proprio in quel momento, scoccando uno sguardo  compiaciuto a Dorian e gratificando la ragazza di un'occhiata lasciva così evidente da far agitare persino Alyssa, che se ne stava ad annusare curiosa Dorian. "Ma quale coincidenza, la nostra futura collega! La prego, si sieda a bere qualcosa con noi, questo freddo non le fa certo bene... Orazius! Portami un altro Whisky Incendiario doppio, e per la signorina..." il mago osservò per un momento Anastasia, chiedendosi cosa bevesse, ma fu lei a intervenire.
"Per me un'Acquaviola" borbottò, sentendosi ormai intrappolata dalla mano possessiva del mago; se fosse stato per lei avrebbe preso Alyssa e sarebbe sparita, più che altro per evitare un confonto ravvicinato con Dorian, ma la sorte aveva deciso diversamente.


Anche se in un primo istante aveva deciso diversamente, Dorian rimase nel pub con 
Grijgor e Anastasia; il suo primo impulso era stato quello di mollare li tutto e tornare a scuola, ma poi la parte razionale della sua psiche lo convinse a non darsi alla fuga. Trovarsi Anastasia di fronte così all'improvviso era stato uno shock: in un solo istante era certo di essere passato dal desiderio di scusarsi per quello che le aveva fatto, a volerla baciare.
Ormai sembrava diventato un pensiero fisso anche se quell'ora gli aveva provato che poteva controllarsi; era invece il collega a non capire che la ragazza si sentiva a disagio. Per quanto non fosse stato detto niente a parole, la sua espressione troppo rigida era una conferma. Dorian non era sicuro del proprio ruolo tra i due, se non forse quello di mediatore:
Grijgor aveva la fama di seduttore e donnaiolo, e più erano giovani e meno si faceva scrupoli. A volte lui si era chiesto se non avesse mai rivolto le attenzioni anche alle studentesse, ma se era successo nessuno ne aveva mai saputo nulla. Era meno rischioso lasciare un Babbano in compagnia di Grindelwald che non una ragazza nelle mani del suo collega.
"Forse dovresti piantarla di bere, ormai puzzi". Dorian lo disse apertamente al collega, dopo aver adocchiato con aria disgustata il decimo Whisky e il linguaggio sempre meno educato che utilizzava, apparentemente senza accorgersi della profonda tensione. Invece lui aveva notato che Anastasia sembrava cercare solo un pretesto per allontanarsi, e avendone bisogno a sua volta... Normalmente non si sarebbe rivolto così a un collega ma non voleva neppure che ci si facesse un'idea sbagliata degli insegnanti.
Pochi minuti dopo, nel rassicurante calore della sua stanza, Anastasia stava raggomitolata nella coperta e osservava la neve che continuava a cadere al di la della finestra; aveva già inviato a Narkissos ed Evangeline un messaggio di auguri per far sapere soprattutto all'amica che era arrivata senza problemi, ma non credeva che ci avrebbero badato più di tanto. Nell'euforia del Natale e del loro matrimonio, sicuramente erano impegnati in luna di miele e non si sarebbero accorti di niente; la ragazza rise mentre sorseggiava la cioccolata bollente che si era fatta portare, naturalmente ben ricoperta di panna montata che danzava.
Forse non sarei dovuta venire, non so se ce la faccio... La ragazza aveva assicurato a Dekan che non avrebbe avuto problemi con Dorian ma dopo averlo rivisto non ne era più tanto sicura: aveva avuto l'impressione che il mago la squadrasse attentamente anche se la sua presenza le era stata utile per impedirle di apostrofare quel cafone come meritava. Le sue occhiate l'avevano disgustata perciò aveva colto quasi con sollievo l'intervento di Dorian; eppure sentiva ancora su di sè lo sguardo magnetico del nordico insegnante, che la induceva a chiedersi quanto potere affetivamente potesse avere su di lei.
Nessuno. Era già bastato Riddle a farla sentire sporca e insudiciata, non si sarebbe piegata passivamente di fronte a nessun altro: la facilità con la quale il Serpeverde l'aveva influenzata la spaventava, e la distanza lo rendeva verosimilmente meno pericoloso, tuttavia Anastasia aveva sempre l'impressione di essere controllata. E per quanto trovasse Dorian affascinante, non aveva intenzione di farsi sorprendere anche da lui.
"Ma a chi voglio darla a bere? Probabilmente l'ho fissato come una stupida ragazzina, cosa che effettivamente sono..." Anastasia borbottò tra sè e sè, come se potesse giungere una smentita dal nulla: in verità non l'aveva guardato poi tanto ma proprio come accaduto durante il periodo di prigionia, gli occhi grigi dell'uomo erano una calamita e il fatto che fosse pure affascinante... non giocava a favore della sua voglia di libertà.
Non le piacevano i biondi, li trovava stupidi - Narkissos ai suoi tempi le aveva dato molti motivi per pensarlo, e anche se si era sposato con Evangeline, ciò non lo rendeva improvvisamente più intelligente e maturo - e aveva sempre pensato che fossero meglio i mori; questo anche in virtù del fatto che c'era già lei, di bionda, ma non poteva negare che se Lumacorno avesse posseduto almeno la metà dello charme di Dorian, tutte le ragazze di Hogwarts - lei in testa - avrebbero fatto in modo di contenderselo.
Nonostante tutto quello che era accaduto, Anastasia aveva sentito una forte attrazione magnetica verso di lui, e la cosa la preoccupava. Avrebbe dovuto desiderare di prenderlo a schiaffi, invece... Scrollò la testa. Aveva così tante cose di cui preoccuparsi che non si sarebbe neppure accorta del mago; la mattina successiva avrebbe effettuato un primo giro di volo al campo da Quidditch - per il momento si era limitata a osservarlo dalle gradinate, e a dare un'occhiata alle palle e alle scope della scuola - per poi prepararsi in vista del test con Nastassos. Non si sarebbe neppure accorta di Dorian Thorvaldsen, ne era assolutamente certa.




Note:


Eccoci qui con il secondo!
"
la pozione migliore era un bel bicchierozzo a fine giornata" parola più, parola meno questa è una citazione dal sesto film lol sì il peggiore, ma mi sono ricordata della cena al Lumaclub dove c'è Luma che chiede a Belby qualcosa e lui risponde così xDDDD
Bene, spero vi piaccia: giretto panoramico di Durmstrang - sappiate che utilizzo cose inventate da Enide u.u - e ingresso ufficiale del principe Disney... cioè volevo dire del protagonista, Dorian xD
Si tratta di un personaggio maschile complesso: in questo capitolo sono uscite tutte cose che più o meno si sapevano già, con l'approfondimento del suo legame con Grindelwald e il Bene Superiore u.u ebbene, questo era uno convinto u.u ma, come già detto, era abituato ad agire più che altro nell'ombra. Ora ha 38 anni zizi
Non l'ho scritto ancora ma Dorian prima di diventare insegnante di Pozioni(a 27 anni, il più giovane nella storia - mia xd - di Durmstrang. Anastasia ne ha 19 ma Volo è una materia diversa, più uno è giovine meglio è u.u) era un Guaritore. Forse qualcuno l'ha ipotizzato dato che il suo ruolo in Profumo di Tenebra è quello di curare Anastasia e mantenerla viva xd Verrà fuori più avanti u.u
inizialmente la mia idea era che lui fosse uno che lavorava al Ministero - coincide con l'immagine di lui, abbastanza rilassato diciamo, molto fighetto in gioventù xd anche se poi verso i 30 somiglia di più a un vichingo, come associazione di idee- ma poi ho preferito affidargli una carriera meno eclatante. I Guaritori chi se li fila?o.o nessuno XDDDD cioè se ne vedono pochi u.u però la loro utilità è di indubbio valore u.u
Anche lui tiene ai suoi studentini u.u che carino u.u
ovviamente era un genio a pozioni LOL
andiamo avanti: incontro tra lui e Anastasia, avvenuto PRIMA delle mie previsioni. Ci stava, anche se più che altro non è successo molto.
Inserimento altro personaggio:
Grijgor von Fussen è una merdaccia u.u lo odio, lo picchierei, e spero che lo odiate pure voi xDDD è uno di quei vecchiacci a cui partono gli ormoni appena vedono una ragazzina giovane u.u Dorian doveva necessariamente restare LOL lui insegna storia della magia.
Fussen è un paesino tedesco. Non so perchè ma come cognome mi piace.
Kathrina van Arpien: non poteva mancare l'amante lol se si è capito, questa qui è una bella donna, non sposata, che si infila ovviamente nel letto dell'insegnante figo di turno. Dorian in questo caso u.u ma in verità vale poco e nulla lol lei insegna Trasfigurazione. Il nome me l'ha suggerito quel furbacchione di mio fratello LOL doveva esserci subito l'assonanza XD
Mark viene citato da Grjigor ed è un altro insegnante, più avanti scoprirete chi è u.u
Nel prossimo capitolo mi concentrerò su quella che ritengo essere la mia creazione più brillante in fatto di png maschili: Fjodor Nastassos, il fantomatico Spezzaincantesimi che addestrerà Anastasia *__* non vi do' anticipazioni U__U
grazie a chi legge e recensisce e apprezza solamente <3

Durmstrang non è mai collocato nella saga della Rowling, se non per la pura ipotesi di Hermione che si trovi a Nord. Concordo. Io l'ho ambientato  in Scandinavia e cercherò di essere coerente u.u
c'è chi lo crede in Germania per il parlato ma allora Herm avrebbe detto che si trova a sud dell'inghilterra XDDDDDD

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 - Il re del Nord ***


Il lato più affascinante della luna, è quello che non ci è consentito vedere Angolo di benvenuto_ 

Mi credevate dispersa, vero? Sbagliato u.u io sono sempre qui xDD il mio dito sta meglio però ci è voluto del tempo. Per questo capitolo vi avviso che ci saranno molte novità e tutte rielaborate da me u.u non vi anticipo altro, vi toccherà leggere <3


Il lato più affascinante della luna è quello che non ci è consentito vedere



Capitolo 3 - Il re del Nord
 


La dimora di Fjodor Nastassos era ignota ai più. Il potentissimo mago era raggiungibile via gufo ma nessuno conosceva l'indirizzo preciso del suo dominio; questa era stata una sua precisa scelta dal momento che detestava le visite e riteneva superflui i contatti con il mondo esterno, era - come usava dire - già tanto se rispondeva ai gufi di tanto in tanto.
Nastassos era nato nel 1699 a Egina, un'isola greca abitata per lo più da Babbani che non ignoravano l'esistenza della magia, da una famiglia di maghi: i genitori erano poveri ed erano stati costretti a iscriverlo alla scuola di Atene, nonostante l'indubbio talento del figlio nelle arti magiche. L'istituto magico greco era considerato di classe inferiore rispetto a scuole come Hogwarts, Durmstrang e Beauxbatons, tuttavia Fjodor non aveva esitato a mostrarsi il migliore tra tutti.
Il Santuario della Magia - così era chiamato - doveva la sua origine alla mitologia greca ed era stato ispirato proprio al pantheon principale; la struttura ricordava distintamente un tempio ellenico circondato dal paesaggio. All'interno gli studenti venivano divisi in Case come a Hogwarts, tuttavia con molte differenze: a decidere la destinazione degli allievi era una palla informe dalla potente energia, chiamata Oracolo di Delfi. L'Oracolo convinceva i nuovi arrivi a immergersi nella fontana magica - l'acqua non bagnava veramente - e da lì decideva la loro destinazione.
Fjodor venne assegnato alla Casa di Ermes, noto come divinità dei ladri, dei messaggeri e degli ambasciatori: come sempre l'Oracolo non sbagliava mai e il mago si mostrò molto arguto e scaltro, arrivando a rappresentare la sua Casa nel migliore dei modi facendosi onore e vincendo per quattro anni di seguito la gara di duelli contro gli altri. Il corso di studi durava cinque anni, dopodichè gli studenti erano costretti a scegliere un corso al Ministero per specializzarsi in qualche mestiere; Fjodor, terminati gli studì, lasciò Athene per girare l'Europa prima di decidere cosa fare della sua vita.
Il mago si fermò in Francia alcuni mesi in cui, dopo aver umiliato pubblicamente il vincitore dell'ultimo Torneo Tremaghi in un duello, cominciò a farsi conoscere. Ovunque andasse incontrava maghi e streghe disposti a sfidarlo, facendo accrescere la sua fama di duellante tanto che a soli vent'anni veniva guardato con timore e rispetto finchè non venne invitato ufficialmente a Durmstrang: il Preside lo assunse come insegnante di Incantesimi dopo aver sentito parlare molto bene di lui, ma fu Fjodor ad apprendere altre branche della magia e diventare davvero importante. Difatti alcune scoperte magiche in materia di Incantesimi e Trasfigurazione erano sue, come la risoluzione di vari enigmi magici.
Cinque anni dopo il suo arrivo a Durmstrang, Fjodor aveva collezionato successi talmente numerosi da far impallidire i maghi più anziani, tutti quelli convinti di aver davvero lasciato un segno; la sua fama si riflesse persino sulla propria scuola, infatti molti maghi e streghe approdarono al Santuario della Magia convinti di poter diventare migliori. Per un periodo abbastanza lungo, quindi - circa una decina d'anni - la scuola greca divenne estremamente nota al punto da arrivare a ospitare alcuni studenti di Hogwarts in una sorta di scambio scolastico interculturare.
Dieci anni dopo, Fjodor fu costretto a lasciare la scuola: durante una lezione aveva istigato un allievo a inseguire le tracce di Fafnir, il misterioso drago nordico a due teste che si diceva essere ormai estinto. La storia narrava che il mitologico animale apparisse solo in presenza del suo erede umano: maghi e Babbani avevano più volte tentato di trovarlo, fallendo clamorosamente. Dragomir von Blumen, lo studente di Fjodor, non fu l'unico a non tornare vivo: i genitori ritrovarono solo la sua carcassa di fronte a casa e alcuni centauri della zona avevano dichiarato che il drago era apparso, cibandosi del ragazzo e sputando i suoi resti ai genitori.
Fjodor non tentò neppure di difendersi, raccolse i suoi bagagli e lasciò la scuola dove aveva imparato molto e in cui era diventato importante; Fafnir era il sogno di ogni Spezzaincantesimi e neppure due anni dopo, Fjodor si mostrò in pubblico con una corona d'argento sul capo. Il simbolo che lui aveva domato Fafnir e che il drago gli aveva donato la sua benedizione.
Si diceva che lo rendesse invincibile e i più erano disposti a crederci: dopo quasi due secoli, Fjodor era il solo mago vivente ad aver ottenuto il titolo di Re del Nord anche se si vociferava che fcominciasse a essere stanco della vita e meditasse di trovare un erede. Per questa ragione negli ultimi decenni molti aspiranti Spezzaincantesimi si erano riuniti attorno a lui, ma nessuno ancora aveva spodestato il mago dal suo trono di ghiaccio d'oro.


***

Boom!
La parete crollò senza danni per Anastasia; con la bacchetta la ragazza aveva rimosso uno degli ostacoli più irrisori incontrati fino a quel momento. Con la lunga chioma ben raccolta e un pesante mantello a coprirla, la giovane strega osservò ciò che la circondava: la parete aveva rivelato un passaggio stretto che non avrebbe notato se non avesse avuto il sentore di essere circondata da trappole illusorie.
Labirinto. Per giungere a Fjodor Nastassos doveva affrontare un labirinto maledetto, così pieno di trappole che Anastasia faticava a camminare serenamente. L'ingresso era in una foresta di conifere; la ragazza era stata costretta a servirsi di Alyssa per raggiungerla dal momento che era talmente protetta da incantesimi che l'unico modo sicuro era quello di non sfidare la sorte. Per la prima mezz'ora si era mossa in tondo e se ne era accorta solo quando tutto cominciava a essere fin troppo normale.
Anastasia sapeva che i labirinti erano trappole viventi, e non si era aspettata un'accoglienza simile.

Ti ho preparato una sorpresa. Ci vediamo se sopravvivi.

Fjodor.

Decisamente simpatico, il signor Nastassos. Ma all'inizio Anastasia aveva creduto che quel biglietto fosse solo un modo di fare eccentrico, e che fosse il suo modo di darle il benvenuto, facendola spaventare. Le erano bastati pochi minuti per capire, invece, che in quelle parole non c'era nulla di strano: doveva restare viva se desiderava incontrarlo, e tutto questo solamente per un'udienza!
Che cosa avrebbe fatto quando avrebbe voluto farle fare una prova? L'avrebbe tirata giù dal letto aiutato da degli Inferius? Scrollò la testa prima di arretrare di alcuni passi: un grosso e orrendo animale si stagliava di fronte a lei, intento a pascolare nella neve.
Anastasia non aveva mai visto nulla di più brutto: somigliava a una grossa mucca ma aveva delle corna poste ai lati della bocca, oltre a possedere delle zampe che le ricordavano quelle dei Thestral. Inoltre puzzava ma quello era l'aspetto migliore.
Va bene, ho dovuto già affrontare degli Avvincini e alcuni scorpioni velenosi... Ci mancava un bestione...
Non sapere che cosa fosse dava ad Anastasia un senso di inferiorità senza precedenti; l'enorme animale aveva due pietre al posto degli occhi che sembravano scrutarla con avidità. Poteva solamente essere un incrocio di alcune specie animali a lei ignote, così mosse la bacchetta per bloccarlo: la rete creata non arrivò neppure a toccare il dorso dell'animale che questi si imbizzarrì, ricordando un cavallo e Anastasia fece un passo per spostarsi dal momento che l'aveva caricata, sbuffando sonoramente. Lasciò esplodere un blocco di ghiaccio e i cristalli che seguirono dall'esplosione andarono a ferire il muso della bestia: alcuni rivoli verdastri caddero a terra.
Veleno... Almeno a prima vista...
La mente di Anastasia lavorava freneticamente: era la prima volta che si trovava in una situazione di reale pericolo, soprattutto in modo tanto inaspettato. Le piaceva l'idea del ghiaccio: mosse il braccio con la bacchetta e modellò un blocco rendendolo molto simile a una gabbia, facendola chiudere attorno al colpo del mostro. Questì muggì indispettito ma più si muoveva e meno forze gli restavano. Anastasia sorrise e proseguì, ben decisa a non farsi incastrare nuovamente: non era sicura che la sua prigione di ghiaccio potesse resistere ma dal momento che la bestia pareva particolarmente sensibile al contatto...
Anastasia si fermò circa dieci minuti dopo, trovandosi al centro di una sala che sembrava vastissima e altissima: si avvicinò a un tavolo con sopra una fiala contenente una pozione, e un foglio di pergamena al suo fianco con una piuma d'oca.
Scrivi quello che senti.
La ragazza riportò lo sguardo alla fiala e si sentì male: doveva assaggiare una pozione alla cieca per poter proseguire? La cosa diventava sempre più assurda; per un momento pensò di distruggere tutto ma poi il suo istinto si placò e aprì la fiala, annusando ciò che era contenuto al suo interno. L'esperienza le aveva insegnato che solo uno sciocco assaggiava una pozione senza prima essersi accertato del suo odore; Anastasia sapeva che la maggior parte dei veleni sprigionavano un odore poco appariscente, di modo da potersi nascondere anche all'olfatto più fine e preparato. Lasciò cadere alcune gocce sul palmo della mano: il liquido aveva una consistenza leggermente grumosa e dal colore rossastro, che ricordava del sangue lasciato a seccare. L'odore era tremendo: ad Anastasia ricordava molto la puzza del pus di Bubotubero mista a fagioli marci, assolutamente terribile.
Questa cosa è una schifezza. ecco che cosa sento.
Un attimo dopo averlo scritto, Anastasia si disse che forse avrebbe dovuto scrivere gli ingredienti che aveva sentito, e stava già per farlo quando la pergamena sparì assieme al resto; la strega si chiese se non fosse sul punto di impazzire quando un sommesso rumore di zoccoli attirò la sua attenzione. Solo dopo essersi voltata vide quello che le stava venendo incontro: sembrava un cavallo bianco ma Anastasia vide le immense ali e un corno dorato sulla fronte.
Sto sognando. Decisamente sto sognando, non può essere altrimenti... Con suo immenso stupore l'animale la raggiunse e, dopo aver nitrito, parlò. "Benvenuta lady Anastasia, il mio nome è Hyakinthos e sarò il tuo guardiano. Fjodor ti sta aspettando, non farlo attendere, la via più breve è oltre questa sala."
Anastasia osservò gli occhi dorati dell'animale: le pareva impossibile che quel cavallo, o meglio unicorno, le avesse appena parlato. La voce che aveva appena sentito non aveva nulla di umano, era dolce e rassicurante, ma allo stesso tempo enigmatica; la ragazza avrebbe voluto tanto cavalcarlo - come sognava di fare da bambina - ma sapeva che ciò avrebbe significato distruggerne l'innocenza e non era suo desiderio farlo.
"Ehm... tanto piacere, ma non conosco la strada. Puoi mostrarmela?" L'animale scrollò la testa e Anastasia si sentì delusa: si era quasi aspettata un aiuto maggiore, tuttavia immaginava di non ricevere una risposta positiva. Fino a quel momento nulla si era mostrato come lei se l'aspettava, perchè quello avrebbe dovuto essere diverso invece? "La tua guida sarai te stessa: ricorda solo di fidarti dell'istinto e non solo del tuo cervello, ci vediamo alla sala del trono." In un lampo l'unicorno aveva piegato le zampe e spiccato il volo: Anastasia cercò di carpirne la direzione ma riportò l'attenzione alla sala, trovandone una porta poco lontano. La maniglia non volle scendere ma con un Alohomora si aprì senza troppa fatica; Anastasia si ritrovò a percorrere un corridoio completamente di ghiaccio, con stalattiti e sculture che parevano indistruttibili. Tenendo la bacchetta pronta, la ragazza cercava il possibile indizio che la potesse portare al celebre Spezzaincantesimi: aveva sentito dire che il mago era molto particolare, tuttavia non si era aspettata un'accoglienza tanto bizzarra. Ma allo stesso tempo ne era affascinata, non aveva mai provato esperienze del genere prima d'ora e se quello era un assaggio del suo corso, le stava anche bene.
Anastasia camminò per ore: le gambe cominciavano a protestare ma lei era insofferente a tutto. Finchè a un certo punto il corridoio sparì e al suo posto si estendeva un mare agitato, sormontato solamente da un sottile ponte di ghiaccio. Anastasia sgranò gli occhi, dicendosi che era impossibile attraversarlo, doveva esserci un'altra strada.

Scappa, straniera!
Se sul ponte salirai, da Fjodor arriverai
ma se nel lungo viaggio scivolerai, in acqua cadrai!
E scampo non avrai.
Gira quindi le spalle e la tua vita salva avrai.

"Inferius!" Anastasia lo disse senza fiato: quella specie di canzone sembrava provenire dal mare stesso e la strega vide distintamente le sagome dei morti annaspare alla ricerca di qualcosa. La ragazza mosse cautamente alcuni passi in avanti ma senza salire ancora sul ponte: se quella era veramente la via più breve per giungere a destinazione, non osava pensare a ciò che l'aspettava se per caso avesse deciso di tornare indietro e cercare una strada alternativa. Va bene, consideriamo le ipotesi. Se attraverso quel ponte arriverò da Fjodor ma mi sembra che ci siano molte più chance di cadere, dopotutto il ghiaccio è scivoloso e non è neppure tanto largo. In acqua ci sono un mare di Inferius pronti a distruggermi...
La mente di Anastasia cominciò a lavorare, cercando una soluzione: di solito aveva sempre pronto un piano di riserva, ma in quel momento non vedeva molte vie di uscita. Tenendo sempre pronta la bacchetta, la strega mise un piede sul ponte: questo immediatamente cominciò a scricchiolare, dondolando lievemente e inducendo la ragazza a chiedersi in che follia si stesse lanciando. Tuttavia dopo i primi passi cominciò a capire: era tutta questione di equilibrio, bastava mettere un piede davanti all'altro per essere il più stabile possibile, a quel modo il ponte non faceva rumori nè si muoveva.
La tensione si faceva sentire: Anastasia era certa di camminare già da alcune ore quando intravide il problema che non si aspettava. Il ponte era finito! La ragazza sgranò gli occhi e si fermò, cercando di capire quello che doveva fare: a un certo punto, senza motivo apparente, il ponte terminava così a mezz'aria e di fronte c'era solo il mare. La ragazza mosse la testa per vedere all'indietro ed ebbe un colpo al cuore: non avrebbe neppure potuto tornare indietro, era scomparso a parte il pezzettino su cui teneva i piedi.
Ragiona... Anastasia rifiutò di lasciarsi prendere dal panico, non voleva cedere anche se la situazione era poco piacevole; agitò la bacchetta per costruirsi un ponte - come voleva lei, bello largo e solido - ma l'incantesimo non ebbe alcun effetto se non quello di far esplodere alcune bolle in acqua, allontanando gli Inferius eccitati dalla situazione. Con un sospiro la ragazza mosse di nuovo il piede in avanti, come se il ponte ci fosse ancora. Non osava guardare in basso per timore di terrorizzarsi, tuttavia sapeva che presto si sarebbe trovata nei guai.
Invece no. Il piede non era bagnato e sembrava essere appoggiato su qualcosa di solido. Un'illusione! Anastasia si chiese perchè fosse tanto sorpresa, fino a quel momento era stata sempre accolta da una realtà illusoria: evidentemente il ponte era nascosto ai suoi occhi però esisteva, e la ragazza continuò a camminare. Si aiutò chiudendo gli occhi e cercando di mantenersi calma: agitarsi in quel momento non le sarebbe servito, doveva mantenersi rilassata e non farsi prendere dal panico.
Aveva appena appoggiato entrambi i piedi sulla terraferma quando una figura in lontananza apparve: Anastasia aveva l'impressione che la guardasse e senza pensarci si mosse in quella direzione. La persona ignota era molto alta - di sicuro arrivava a toccare i due metri - e aveva un fisico abbastanza robusto, una lunga chioma bianca raccolta in sette trecce. Indossava una veste nera decorata con alcuni disegni color oro e aveva sul volto l'espressione più sardonica che Anastasia avesse mai visto.
"Oh, ecco qui la famosa signorina Silente. Quale piacere poterti dare il benvenuto nella mia umile dimora, posso offrirti un tè? L'ho scaldato mentre venivi qui, affrettiamoci o si raffredda." La voce era bassa ma potente, e solo sentendo quel suono Anastasia si sentì intimidita. Attorno al mago un'aura di fortissimo potere incuteva timore, tuttavia non era sicura che esistesse davvero. "Lei è...?" Aveva una vaga idea ma preferiva sentirsela confermare; l'uomo ridacchiò, come se la faccenda fosse solo un gran divertimento.
"Non mi sono presentato, quale dimenticanza imperdonabile! Ho l'onore e il piacere di essere Fjodor Nastassos, Spezzaincantesimi e Re del Nord, e tu sei la piccola Anastasia che ha appena affrontato alcune mie prove in appena sette minuti: devo ammettere che credevo avresti perso la testa quando il mio ponte è sparito, ma credo che ti sia piaciuto molto vero? La prossima volta mi premurerò di aggiungere un pizzico di azione per renderti tutto più piacevole: zucchero o latte?"
Anastasia spalancò la bocca e non fu più in grado di richiuderla: le sembrava assurdo che quell'uomo, con tanta nonchalance, passasse da un argomento all'altro senza il minimo problema. La ragazza, che si era comunque affrettata a seguirlo, vide che si trovavano in una sala molto ampia e che somigliava a una grotta di ghiaccio. Qua e la c'erano vari dipinti e molti esemplari in miniatura di animali, per lo più draghi con due teste, tutti di ghiaccio. "Io... niente, non ho sete... In realtà è stato molto movimentato il viaggio, pensavo si trattasse di un primo incontro per parlare e... Sette minuti?! Ma sono passate delle ore!"
L'altro rise. Non aveva atteso che Anastasia prendesse posto al tavolo e sembrava molto divertito; non appena l'ilarità si fu calmata parlò nuovamente. "Mia carissima fanciulla, se ti stai aspettando una banale conversazione, sarò lieto di dissuaderti. Chi giunge a me deve aspettarsi di tutto: se ti ho chiamata è perchè ci potrebbe essere - da qualche parte dentro di te, non so dove di preciso - qualcosa di interessante. Se avessi dovuto solo dirti qualcosa ti avrei fatto avere un messaggio; a questo proposito, avevi ragione. Quella pozione era una schifezza e l'ho preparata male apposta: quasi tutti vengono cacciati via dopo questa prova, si affannano a scrivere una miriade di ingredienti... Poverini."
L'uomo sorseggiò il liquido contenuto all'interno della sua tazza mentre Anastasia osservava la sua, sempre più incerta. "Sette minuti, esattamente. Il tempo è fenomenale, non credi? Tu credi di aver trascorso delle ore nel mio labirinto, invece nel mondo reale sono passati pochissimi minuti... A proposito, mi piace molto la tua Thestral, abbiamo fatto amicizia mentre ti aspettavamo." Anastasia alzò lo sguardo riconoscendo Alyssa che riposava tranquilla assieme alle varie sculture di ghiaccio, per nulla turbata dal freddo. Fjodor riprese la parola.
"Il mio corso non è come quelli canonici, i miei apprendisti sanno di poter morire da un momento all'altro: organizzo prove a sorpresa, vi mando in giro per il mondo a fare pratica e di tanto in tanto vi regalo qualche libro per la teoria. Se ti aspetti lezioni canoniche come quando eri a scuola, ti consiglio di lasciare questo posto e cercarti un uomo che voglia sposarti per il tuo cognome; ho saputo che a Hogwarts sei stata una Corvonero, è per questo che ho accettato di sottoporti alle mie prove. Io non spreco il mio tempo con gente mediocre, voglio solo maghi e streghe in grado di aprire la mente completamente alla magia, ma allo stesso tempo non illuderti di essere forte: gli altri potrebbero divorarti in un sol boccone e risputare i tuoi resti molto facilmente. Pensaci e fammi sapere, ora io devo andare ma tu puoi tranquillamente guardarti attorno: magari potresti imparare qualcosa, per esempio a bere il the prima che diventi un cubetto di ghiaccio."
Ed era sparito. Anastasia continuò a guardare il posto lasciato vuoto, chiedendosi in che guaio fosse andata a cacciarsi.





Note:

Ahahahahah salve eh XDDD Fjodor è uno stronzone, sappiatelo u.u spero però che vi sia piaciuto u.u Anastasia mi sa che sia sconvolta XDDD
Non mi dilungherò molto, sappiate che nel prossimo la nostra strega sarà alle prese con un'altra prova, la prima lezione da professoressa u.u questo capitolo era interamente dedicato a presentarvi Fjodor e le sue stranezze u.u
Un ringraziamento a tutti quelli che leggono/commentano/apprezzano: vi adoro**

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 - Un'insegnante troppo giovane ***


Il lato più affascinante della luna, è quello che non ci è consentito vedere Angolo di benvenuto_ 

buondì tesorini miei ^^ sempre grazie a chi legge, recensisce e sta in silenzio^^ vi voglio tanto bene <3 come promesso, in questo capitolo si parla di Anastasia come insegnante u.u spero vi piaccia!


Il lato più affascinante della luna è quello che non ci è consentito vedere



Capitolo 4 - Un'insegnante troppo giovane
 


Maghi e Dei del Nord era un libro interessante: Anastasia aveva sfogliato alcune pagine ma ancora non aveva avuto il tempo di leggerlo in maniera approfondita. Dicembre si era concluso e Gennaio si era mostrato, portando una bufera di neve talmente gelida e potente da indurre Dekan a permettere l'uso del fuoco all'interno della scuola. La ragazza aveva infine firmato il contratto che le avrebbe garantito un posto da docente: si trattava più che altro di una sostituzione, una prova fino al termine dell'anno scolastico, ma c'erano le premesse per farsi assumere a titolo definitivo come insegnante se tutto fosse andato bene.
Il suo ufficio non era molto grande ma lei aveva già pensato di arredarlo: un paio di colpi di bacchetta e la stanza pareva molto simile al suo vecchio dormitorio, con tende e lenzuola blu con decorazioni di bronzo. Il fatto era che Anastasia sentiva nostalgia del posto che aveva chiamato casa per sette anni: la Torre dei Corvonero era stata la sua dimora, il rifugio in cui trovare la pace se qualcosa andava male e desiderava ricreare l'atmosfera familiare anche tra i ghiacci. Solo che, sedendosi sul letto e guardandosi attorno, Anastasia comprese che a rendere tanto piacevoli quegli anni erano state le amicizie costruite: aveva ricevuto un breve messaggio di Evangeline pochi giorni prima, ancora in luna di miele nella - così diceva - romantica Parigi magica assieme al novello sposo, e anche Tiffany le aveva mandato una lettera piena di aneddoti. Da Minerva era invece arrivato un resoconto delle ultime notizie sul Quidditch, cosa che Anastasia aveva gradito moltissimo: aveva risposto a tutte e tre in fretta e si era sentita meglio, tuttavia le sembrava strano non vederle più tutti i giorni, o almeno spesso.
Il primo giorno della ripresa delle lezioni coincideva anche con la prima apparizione pubblica di Anastasia al tavolo dei professori: aveva saputo che i suoi colleghi erano quasi tutti presenti ma lei aveva preferito rimanere nel suo ufficio, facendosi portare i pasti da un elfo domestico. Di giorno si limitava ad andare a Karich Town per scrutare da vicino il contenuto dei negozi: molti somigliavano a quelli che si incontravano a Londra o Hogsmeade, tuttavia Anastasia aveva notato un'abbondante presenza di articoli oscuri, molti più di quanti non avesse creduto.
Quel giorno il sonno l'aveva abbandonata molto presto: erano appena le tre di mattina quando Anastasia fu svegliata dall'ululato del vento che batteva contro le finestre, e si raggomitolò meglio tra le coperte. Prese di nuovo in mano il libro ma alcune ore dopo era ancora bloccata sulla seconda pagina: alle sei decise di alzarsi e prepararsi, così da rendersi presentabile per la sua prima colazione pubblica a Durmstrang. Era incerta su cosa indossare e alla fine optò per la propria divisa da Quidditch, solo priva dello stemma di Hogwarts e di Corvonero, con sopra un mantello per proteggersi dal freddo.
Erano trascorse da poco le sette quando Anastasia si accomodò al tavolo: un bagno bollente l'aveva rinfrancata ed era felice di essere la prima ad arrivare. Aveva appena preso posto quando giunse Dekan, che si fermò a scambiare con lei alcune parole: il tempo si era fatto più clemente e il vento non avrebbe infastidito il suo esordio, così da poter portare subito gli allievi sul campo. La sua prima lezione sarebbe stata semplice dato che si trattava degli allievi dell'ultimo anno, già in grado di volare e più autonomi degli altri; a poco a poco cominciarono ad arrivare anche gli altri insegnanti e infine gli studenti, quasi tutti in gruppo e per nulla interessati al tavolo dei docenti.
Ad Anastasia faceva uno strano effetto osservarli da quella parte: solo fino a pochi mesi prima anche lei sedeva a un tavolo simile, e ora eccola a osservare ragazzi e ragazze di età inferiore alla sua anche se di poco. Si sentiva nervosa al punto che mangiò veramente poco, inquieta all'idea di dover affrontare la sua prima prova da docente; si ritrovò seduta tra Dorian e un altro insegnante che non conosceva e cominciò a pentirsi di essersi fatta vedere. Stava quasi per congedarsi quando Dekan scelse quel momento per alzarsi, facendo ammutolire a poco a poco il brusio provocato dalle voci degli studenti.
"Miei cari ragazzi, bentornati a scuola. Mi auguro che abbiate trascorso delle belle vacanze assieme ai vostri cari, o anche assieme a noi per i fortunati che hanno deciso di non abbandonarci", disse il Preside e qua e la scoppiarono alcune risatine divertite, e Anastasia riconobbe un gruppo di ragazzi che già aveva avuto modo di vedere in quei giorni. Dekan attese che l'ilarità si calmasse prima di riprendere a parlare. "Tra poco potrete tornare alla vostra colazione e alle lezioni che vi attendono ma prima ho una lieta notizia da darvi: abbiamo con noi un docente di Volo che insegnerà fino alla fine dell'anno e vi permetterà di riprendere il campionato interno di Quidditch! Ho il piacere di presentarvi la signorina Anastasia Silente, giunta fino a noi dal lontano Regno Unito: confido nella vostra educazione nel mostrarle l'ospitalità della nostra scuola."
La ragazza sentì su di te gli sguardi di tutti, insegnanti inclusi, e sperò di non essere diventata rossa come un pomodoro; si alzò con grazia a un cenno della testa di Dekan e rivolse un rispettoso inchino alla schiera di studenti che la osservavano come se fossero ipnotizzati. Una mano tra le tante scattò in aria. "Prego, devi chiedere qualcosa di importante?" Dekan era sorpreso ma in fondo era normale che gli studenti fossero curiosi.
"Sì... ecco, magari mi chiedevo se la... la professoressa avesse bisogno di una guida per i dintorni e..." Anastasia avrebbe voluto sprofondare, soprattutto perchè vicino a lei pareva che Dorian reprimesse una risata nel tovagliolo, e che attorno tutti gli studenti ridevano. Dekan sembrava spazientito. "O anche un aiuto per imparare la lingua", esordì un altro giovane di circa quindici anni, facendo scoppiare a ridere apertamente tutti i compagni.
"Il prossimo che fa una domanda scema lo spedirò personalmente sul veliero a pulirlo da cima a fondo per almeno dieci volte, senza magia. Sono stato chiaro?!" La voce imponente del Preside riuscì a placare l'ilarità e poco dopo tutti gli studenti iniziarono ad alzarsi; Anastasia, recuperato il proprio normale colorito, aveva fatto finta di nulla e a dire il vero non aveva percepito l'offesa in quel tono anche se l'inizio non era stato proprio come aveva creduto.
Alle nove Anastasia era pronta sul  campo da Quidditch che sorvolava a cavallo della sua fedele Freccia d'Argento con cui aveva ottenuto molti successi: il vento si era fatto più fastidioso ma a lei non risultava per nulla complicato volare anzi, l'aveva sempre trovato stimolante. Era certa che non sarebbe stato per nulla difficile a persone che convivevano da anni con un clima tanto inospitale; il primo gruppo era dell'ultimo anno e, come aveva già avuto modo di controllare, quasi tutti facevano parte delle squadre di Quidditch. Anastasia aveva già avuto modo di studiare il il diagramma in merito: c'erano ben dodici squadre - numero che l'aveva impressionata - ma solo quattro partecipavano alla fase finale del campionato, cosa che rendeva aspra la competizione e che sicuramente aveva distrutto negli anni molte amicizie. Non poteva che essere così, ne era certa. A lei sarebbe spettato il compito gravoso di studiare le combinazioni e arbitrare: infatti l'incarico di giudice spettava a lei, così come quello di visionare e - se lo desiderava - modificare i regolamenti della scuola che riguardavano la sua materia. Al momento le sembrava che fosse tutto a posto ma forse con il tempo, una volta compreso il meccanismo ci sarebbero state modifiche da apportare.
L'idea di poter avere delle responsabilità le piaceva, soprattutto in una materia che da sempre aveva amato; si alzò ancora di più per poter avere una visuale migliore di Durmstrang vista dall'alto. Anche avvolta in un mantello bianco sembrava molto austera, priva del calore familiare tanto comune a Hogwarts; Anastasia fece un giro del campo lasciandosi trasportare dal vento, sempre più gelido e potente finchè non ricordò la lezione. Di sicuro non avrebbe dato una buona impressione di sè volteggiando come una sciocca invece di occuparsi di loro.
Quando atterrò si rese conto che lo stadio era vuoto e questo la meravigliò: di sicuro erano in ritardo di alcuni minuti e non voleva sembrare troppo intransigente il primo giorno. Finchè non vide l'orario sull'orologio da polso: era trascorsa più di mezz'ora e ancora non si vedeva nessuno; Anastasia cominciò a chiedersi se non avessero preferito restare all'interno della scuola, al caldo, anche se la cosa la infastidiva molto. Marciò verso l'ingresso finchè non cambiò idea e ripercorse la strada al contrario; saltò in sella alla scopa e decise di controllare dall'esterno i dormitori all'ultimo piano. Era difficile che fossero in biblioteca, molto più probabile che si trovassero sui loro letti: a una prima occhiata però vide che non c'era nessuno e la cosa la sorprese.
Fece il giro dell'edificio e si arrestò: in una stanza del secondo piano, un'aula vuota, vide i suoi studenti intenti a divertirsi con le Gobbiglie e a bere Burrobirra. La ragazza sentì la collera invaderla ma optò per una soluzione immediata: fece una retromarcia per poi accelerare bruscamente ed entrare di botto dalla finestra.
Minuscole schegge di vetro schizzarono ovunque, e gli strilli dei ragazzi furono la prima cosa che sentì Anastasia; ancora a cavallo della scopa li osservava con aria divertita, per nulla dispiaciuta per il vetro rotto, la Burrobirra ormai tutta a terra e le Gobbiglie sparse ovunque. "Ma è impazzita?! Poteva ammazzarci tutti!" Anastasia osservò il giovane che aveva parlato, indignato: per un istante pensò di trovarsi di fronte Tom Riddle ma a un'occhiata più attenta si rese conto che si trattava di una somiglianza non troppo evidente. Certo l'espressione glaciale degli occhi azzurri somigliava moltissimo a quella del Serpeverde, così come il portamento che denotava un'eccessiva sicurezza di sè, tuttavia i capelli erano fulvi e sulla pelle alcune lentiggini la rendevano differente. Anche il tono di voce, così arrogante, le aveva ricordato l'ex compagno di studi.
"Come ti chiami?" Il gruppetto di ragazzi ammutolì: non si aspettavano di certo che l'insegnante irrompesse dalla finestra sorprendendoli, e in quel momento incuteva in loro un certo timore, tuttavia il giovane sembrava del tutto incurante di ciò. Sorrise come se non fosse successo nulla di particolare. "Sȍren Stilling, Professorin. Settimo anno, capitano dei Falchi, Cacciatore e  CapoGuardiano."
Anastasia notò la risposta pronta ma anche il sorrisetto ironico che aveva sul volto ma decise di non farsi scoraggiare. Aveva già visto i Guardiani, un gruppo ristretto di studenti che di tanto in tanto pattugliava Durmstrang. Un po' come facevano i Prefetti e i Caposcuola a Hogwarts. "Piacere, signor Stilling. Ora fammi un favore: sistema la finestra o vi congelerete tutti, e non ho voglia di chiedere una Pozione adatta al collega Thorvaldsen. Inoltre la prossima volta assicurati di non perdere la strada per il Campo da Quidditch, magari spargi a terra qualche briciola di pane..." La ragazza sentì alcune risatine soffocate. "Se poi non sbaglio, in base all'articolo 10 del regolamento scolastico, è proibito portare alcolici all'interno dell'istituto e consumarli... Forse ti è sfuggita la loro presenza... può capitare. Infine... chi non si presenterà alle lezioni di Volo, perderà il posto in squadra e incrinerà la propria media. Ci vediamo venerdì, confido nella puntualità di tutti voi."
Il giovane osservò l'uscita teatrale di Anastasia che, sempre a cavallo della scopa, aveva fatto dietrofront e si era librata nell'aria senza problemi. "Chi si crede di essere quella mocciosa? Ragazzi, è il momento di insegnare alla nostra Fräulein a rispettare... i superiori..."


Anastasia era sommersa da una valanga di pergamene: aveva sempre pensato che insegnare Volo fosse solo una questione di pratica, invece anche lei come gli altri insegnanti doveva assegnare i punteggi, annotare l'assenza degli studenti e le eventuali punizioni. Dopo due settimane non era sicura di riuscire a reggere il ritmo; Nastassos aveva fatto pervenire un messaggio convocandola per la settimana successiva, perciò poteva contare su ben sette giorni di pace. Il problema era che l'agognato relax sembrava solamente un miraggio: il martedì e il venerdì erano i giorni peggiori perchè era costretta a fare lezione a quelli dell'ultimo anno, del quinto e del sesto. I più sopportabili erano quelli del sesto: Anastasia aveva potuto notare come tra loro ci fossero molte persone educate e pronte a collaborare. Con alcuni di loro aveva provato diversi schemi complessi, oltre a insegnare ai Cercatori presenti la perfetta esecuzione della Finta Wronsky, una mossa che non aveva mai sbagliato. La loro prova era stata tutt'altro che impeccabile, tuttavia Anastasia aveva provato la sensazione di essere accettata.
Almeno da loro. Quelli del quinto anno erano in maggioranza presuntuosi e convinti di essere i migliori, ma cinque minuti erano bastati ad Anastasia per capire che di Quidditch erano portati proprio come i Babbani erano graditi a Salazar Serpeverde. Tra loro, comunque, pochi erano parte delle squadre della scuola, perciò Anastasia non era neppure molto preoccupata: li osservava insultarsi tra loro se non riuscivano a scansare i Bolidi o se ruzzolavano giù dalla scopa, di più non erano in grado di fare.
Quelli del settimo anno erano i ribelli. Spalleggiati da
Sȍren Stilling, quasi tutti finivano per saltare le lezioni, per nulla spaventati dalle sue parole; una decina di studenti si presentava comunque sul campo, quelli che probabilmente temevano una vendetta da parte sua. Anastasia aveva osservato Sȍren Stilling da lontano più volte durante quella settimana: era chiaro che si trattava del belloccio di turno, osannato dalle ragazze e invidiato dai ragazzi. Aveva molti amici che spesso non esitavano a comportarsi come lui, convinti che l'aura di potere del giovane li rendesse intoccabili a loro volta. Da quello che aveva sentito dire dagli altri insegnanti, era anche un ottimo studente, portato soprattutto per la Trasfigurazione e le Antiche Rune.
Poi il mercoledì era il giorno dedicato a quelli del primo anno: Anastasia aveva previsto che fossero i più entusiasti, difatti era la lezione che preferiva, soprattutto perchè durava ben tre ore di seguito. Salvo incidenti, ovviamente. Il mercoledì e il giovedì erano i giorni di lezione per gli studenti del secondo, terzo e quarto anno: in entrambi i giorni Anastasia aveva organizzato una partitella amichevole ed era rimasta sorpresa nel vedere quanta aggressività agonistica mettessero mentre giocavano. Alcuni di loro si erano persino presi per i capelli e si erano rincorsi con le mazze da Battitore; Anastasia era stata costretta a intervenire per evitare una rissa in piena regola anche se aveva ancora un livido all'altezza della spalla in ricordo della lezione.
Sabato, Domenica e Lunedì erano per lei giornate di riposo e quel giorno - domenica pomeriggio - era seduta in sala insegnanti a scrivere il rapporto della sua prima settimana; la piuma era incantata per tracciare le parole al suo posto mentre lei rimaneva stravaccata sulla poltrona, la schiena indolenzita soprattutto dal freddo. Era difficile comprendere la ragione per cui il fuoco dovesse rimanere spento durante l'inverno, tuttavia aveva talmente tanto da fare che difficilmente avrebbe avuto il tempo per accorgersene; stava già stilando la settima pergamena quando sentì un rumore di passi in avvicinamento e alzando lo sguardo riconobbe ben tre insegnanti. Aveva già scambiato alcune parole con loro durante quei giorni - per le presentazioni - ma poi non c'erano state altre occasioni per parlare: Anastasia era sicura di riconoscere l'insegnante di Trasfigurazione, Kathrina van Arpien, accompagnata da Maximilian Foster di Rune e Proto Stoevi di Arti Oscure.
La donna lasciava sorpresa Anastasia ogni volta che si incontravano perchè le sembrava di essere un invisibile passero di fronte a una fiera aquila: la strega era semplicemente splendida e si muoveva con estrema grazia, producendo un delizioso fruscio della veste quando camminava per i corridoi della scuola. La ragazza aveva visto molti studenti maschi pendere letteralmente dalle labbra della donna, che aveva la fama di insegnante severa e molto competente; per contro le ragazze della scuola un po' la detestavano, oppure l'invidiavano. La sola cosa che Anastasia non comprendeva era come la van Arpien potesse portare sempre i capelli perfettamente pettinati: lei faticava a farli stare in ordine anche quando non volava sulla scopa, cosa che non sembrava essere affatto un problema per la donna.
Maximilian Foster era - assieme a lei - uno straniero e proveniva dall'Irlanda; di lui Anastasia sapeva che aveva frequentato Hogwarts e che era giunto a Durmstrang dopo una lunga carriera come scrittore. Anche lei aveva letto alcuni suoi libri, tutti riguardanti la storia della magia, e non faticava a immaginare che fosse molto più vivace del professor Rüf; doveva avere circa sessant'anni ma ne dimostrava molti di più a causa di un abbigliamento molto antico, tuttavia aveva un'espressione intelligente che ad Anastasia piaceva.
Proto Stoevi invece era ormai una sorta di leggenda: da alcune indiscrezioni lette sui giornali, sembrava che insegnasse già ai tempi in cui Grindelwald era uno studente e la ragazza più volte si era chiesta se non avesse imparato da lui tutto quello che sapeva. Scacciò il pensiero mentre ritornava alla realtà: la strega più anziana si era seduta vicino a lei e la guardava come se la stesse studiando. "Allora, come si trova con noi? I ragazzi si comportano bene?"
Ad Anastasia sembrava una domanda curiosa, tuttavia non vedeva ragione per non rispondere. "Diciamo di sì, probabilmente serve loro del tempo per abituarsi e io non ho alcuna fretta." Più o meno era vero, non desiderava rivelare le difficoltà sorte con gli studenti dell'ultimo anno; del resto non ce ne sarebbe stata ragione, era questione di tempo e sarebbero andati d'accordo. Nella peggiore delle ipotesi li avrebbe dovuti sopportare solo fino a giugno.
"Le piace il nostro Paese? Ho saputo che ha fatto alcune escursioni la settimana scorsa, spero siano state di suo gradimento." A parlare era stato Foster e Anastasia si chiese come facesse a saperlo; chiamarle escursioni era esagerato poi, si era semplicemente spostata da un luogo all'altro per osservare e cercare eventuali tracce di tesori magici, nel vano tentativo di anticipare la prossima prova di Nastassos. "Sì, devo solo abituarmi al freddo e al cibo, il posto è affascinante e trabocca di magia che non conosco: inoltre mi confesso curiosa, a Hogwarts non si imparano le Arti Oscure e spero di apprendere anche io qualcosa per non farmi battere dagli studenti."
I tre risero anche se Anastasia non riteneva divertente quella frase. "Se vuole posso mostrarle qualche libro, la pratica è estremamente controllata anche sugli studenti e sono sicuro che potrebbe trovare molte cose interessanti. Anche se il libro che ha con lei è veramente affascinante, sogno di leggerlo da decenni." Stoevi aveva infatti puntato lo sguardo su Maghi e Dei del Nord, il grosso tomo che Anastasia aveva appoggiato di fianco alle pergamente, e la ragazza rimase sorpresa. "Non lo conosce? Credevo che fosse un libro comune", disse sinceramente la strega.
"No, ormai sul mercato è un titolo che non si trova più, i pochi esemplari esistenti sono in mano a collezionisti o gente che lo venderebbe a un prezzo impossibile... Inoltre ho saputo che è protetto da ogni tipo di sortilegio per evitare che qualcuno possa copiarne i contenuti. Da chi l'ha avuto?" Il professore sembrava sinceramente interessato, al punto che Anastasia cominciò a pensare che avrebbe fatto meglio a cominciare a leggerlo. "Dal mio mentore, Fjodor Nastassos, che presumo conosciate tutti..:"
La ragazza aveva notato una colossale differenza tra gli inglesi e gli abitanti di quel posto gelido: quando ancora era a casa, quasi tutti l'avevano compatita sentendo della sua intenzione di diventare l'apprendista di un mago ignoto ai più. Alcune eccezioni c'erano state, come i Malfoy che sapevano perfettamente chi fosse Nastassos, e lo zio nonchè alcuni membri del Ministero tra cui il Ministro in persona, e anche suo nonno mentre la nonna no; invece al Nord tutti conoscevano l'oscura fama di Fjodor Nastassos e i più si erano mostrati sorpresi, come se non si aspettassero una scelta del genere.
"Ah, ecco... Se fossi in lei starei attenta: Nastassos è un mago potentissimo, ma in quanto a scrupoli non ha nulla da invidiare a Gellert Grindellwald, immagino possa capire le mie parole..." Le parole di Stoevi scavarono un solco profondo nel cuore di Anastasia: lei faceva di tutto per dimenticarsi del passato, invece questi tornava prepotente, anche se in quel caso particolare era sicura che l'uomo non l'avesse detto con l'intenzione di ferirla. Era curioso ma sembrava persino preoccupato. Anastasia prese il libro e lo porse al mago, con un sorriso. "Se vuole leggerlo lo prenda, Nastassos non lo saprà mai, e se proprio desidera farlo non vedo la ragione di perdere quest'occasione..."
Stoevi era spiazzato da tanta generosità: chi possedeva un libro raro come quello faceva di tutto per tenerlo al sicuro, nascosto e protetto dagli incantesimi più potenti. Per lui era incomprensibile la ragione per cui Nastassos l'avesse fatto avere proprio a una strega tanto giovane, tuttavia era intrigato dal fatto che a lei andasse bene condividere il Sapere con gli altri. Erano in pochi a farlo. "Lo legga prima lei, quando l'avrà finito allora ne discuterò volentieri e..."
La porta della stanza si aprì e Anastasia notò che il nuovo arrivato era Dorian e cominciò a sentirsi improvvisamente nervosa; non aveva gradito trovarsi addirittura seduta vicino a lui durante i pasti, tuttavia in quei primi giorni a Durmstrang non si erano incrociati spesso e questo le aveva dato l'illusione che il mago comparisse solamente di tanto in tanto a scuola. Ma quello che la lasciò ancora più sorpresa fu vedere l'espressione della strega più anziana mutare: nel preciso momento in cui Dorian Thorvaldsen era entrato nella stanza, Kathrina van Arpien sembrava un'adolescente alle prese con una cotta. Ad Anastasia ricordava quasi Caroline ogni volta che incontrava un ragazzo di suo gradimento: la strega si toccava continuamente i capelli e rideva un po' troppo forte, come se volesse farsi notare. Inoltre -ma questo non le dispiaceva troppo - si era dmenticata della sua esistenza, presa com'era dal discutere con il mago di argomenti inerenti all'insegnamento. Con la coda dell'occhio osservò gli altri: Stoevi sembrava preso da alcuni temi da correggere e lo stesso Dorian pareva seccato, mentre Foster ridacchiava piano, trovando divertente l'atteggiamento della strega. Anastasia sorrise, rinfrancata dal fatto che anche qualcun altro trovasse ridicolo un comportamento del genere da parte di una donna adulta; portò lo sguardo su quello che la piuma scriveva e fu costretta ad apportare alcune correzioni.
Si trattava dello schema del campionato di Quidditch e doveva essere perfetto: mercoledì ci sarebbe stata la prima partita, ovvero i Falchi contro le Piovre. Alcune squadre avevano già giocato nei mesi precedenti e al momento la classifica vedeva in testa i Falchi; le Piovre erano all'ultimo posto e da quello che aveva sentito dire, era così ogni anno. Salutò distrattamente alcuni colleghi che uscivano ed era così presa da ciò che faceva da non accorgersi di altro; nella sua testa c'era posto solo per le mille combinazioni possibili.
Fu l'istinto a guidarla. Nel preciso momento in cui sentì una mano sconosciuta posarsi sulla sua spalla sinistra, Anastasia afferrò la bacchetta e colpì d'impulso in quella direzione; il movimento era stato così repentino da impedire all'altro qualunque possibilità di difesa. Una sensazione sgradevole aveva avvolto Anastasia, che neppure si era accorta dell'incantesimo scagliato: un'esplosione aveva letteralmente mandato a sbattere Dorian contro il muro, allarmando il professor Stoevi che era rimasto nella stanza.
Anastasia comprese l'errore ma non era sicura che gli altri avrebbero potuto capire: in quel momento le era perfettamente chiaro che avrebbe dovuto affrontare l'argomento con il mago, lo stesso che aveva colpito violentemente senza motivo al petto. "Scu... io non volevo! Chiedo scusa!" Presa dal panico la ragazza si avvicinò, Stoevi era già accorso pronunciando alcuni incantesimi di Guarigione anche se il danno non era stato poi molto alto. Anastasia però sapeva che cosa l'aveva spinta ad agire, ovvero il terrore. Aveva riconosciuto quella mano, o se non altro l'aveva fatto il suo corpo, e aveva agito senza riflettere; l'esplosione avrebbe potuto arrecare più danni di uno stordimento e venne colta dalla paura di quello che avrebbe potuto fare.
"Lo porto io in infermeria, non è niente di pericoloso ma tu farai bene a trattenerti: ti aveva chiesto solo una cosa riguardante uno studente, dal momento che non rispondevi ha pensato di attirare la tua attenzione... Ci è riuscito fin troppo bene, vero?" La voce di Stoevi era severa ma Anastasia comprese che lui sapeva e aveva capito perfettamente ciò che aveva provato; tuttavia lui aveva ragione, non poteva mettersi a fulminare la gente senza motivo. "Quando si riprenderà ti consiglio di parlargli, non credo la prenderà troppo bene e sarebbe utile per tutti se appianaste le divergenze."
Anastasia rimase sola a fissare le pergamente: Stoevi aveva ragione ma come si poteva pensare di parlare di qualcosa che aveva fatto male a entrambi? In realtà non era sicura che fosse la stessa cosa anche per Dorian, tuttavia l'illusione di superare tutto senza fare nulla era crollata miseramente. La strega rimase in sala insegnanti fino a sera e rispose meccanicamente quando qualcuno bussò; alzò lo sguardo e vide un irritato
Sȍren Stilling che veniva verso di lei, più che mai infuriato.
"Come le è venuto in mente di buttarmi fuori dalla squadra? Lei è pazza!" Anastasia sospirò. Ci mancava solamente quello, un ragazzino isterico che la credeva ritardata. "Se ben ricordo, ho già detto che chi non si presenta alle lezioni non potrà giocare... Le regole valgono anche per te quindi sparisci e fatti vedere sul campo da Quidditch quando devi."
Lo aveva previsto, sapeva che impedire a Stilling di giocare durante la partita avrebbe spaccato le opinioni degli altri e rotto ogni canale diplomatico con il ragazzo, tuttavia non poteva comportarsi diversamente: se gli avesse permesso di fare i propri comodi tutti avrebbero pensato che aveva paura, e se lo avesse spogliato del titolo di Capitano e Cacciatore si sarebbe attirata le ira di quasi tutta Durmstrang. Non poteva soprassedere, del resto era un obbligo per tutti, Stilling non faceva certo eccezione.
Il ragazzo era completamente fuori di sè. "Mi rivolgerò al Preside e lei sarà rispedita molto presto tra i trogloditi da cui proviene: non è altro che una dilettante che gioca a fare la professionista!"
L'ira di Anastasia ruppe gli argini ma la ragazza impedì a sè stessa di dare di nuovo spettacolo: si limitò a far sparire le pergamene con la bacchetta e a lasciare il giovane da solo in sala insegnanti, ben decisa a dimenticare quella giornata assurda. Era arrabbiata ma la certezza di aver visto un'espressione ebete di incredulità sul volto del giovane riuscì comunque a metterla di buon umore.

L'arena era gremita di studenti e Anastasia riusciva a percepire la forte eccitazione che solo una partita di Quidditch riusciva a portare; due colori ben distinti spiccavano tra la folla, divisa tra i supporters dei Falchi - rigorosamente tutti vestiti come il blu della notte delle loro divise - e quelli delle Piovre - che omaggiavano il colore arancio talmente intenso da risultare persino più brillante del Boccino d'Oro. Anastasia si era già detta - osservando le loro divise - che probabilmente un colore simile disorientava i Cercatori avversari, anche se quello dei Falchi era al momento impegnato a raccontare una serie di barzellette ai compagni che ridevano a crepapelle. Non sembrava per nulla intimorito.
"Cos'è che non capisci della parola no, Stilling? Ho già detto che chi non viene a lezione non avrà il permesso di prendere parte alle partite, neppure a quelle amichevoli. Figurarsi a quelle ufficiali: ora vai sugli spalti e lascia il posto al tuo sostituto." Anastasia era davvero irritata; da una parte poteva comprendere la rabbia del ragazzo, ma dall'altra lei si era sempre attenuta alle regole e non avrebbe cambiato idea. Per quale ragione proprio a lui sarebbe dovuto essere permesso di violarle? Solo perchè era il mago più bravo a scuola, o perchè era il capo dei Guardiani? Sistemò con la mano i capelli, nel tentativo di non farsi poi intralciare in seguito durante il volo; lei aveva optato per una divisa bianca che aveva trovato in un negozio di abbigliamento per maghi, Herr Kleiden, lo stesso da cui si rifornivano gli studenti. Il gestore era un uomo molto anziano ma dall'aspetto estremamente distinto: si era presentato con una veste nera molto elaborata ed elegante, con guanti bianchi e un berretto dello stesso colore nonostante la sua testa fosse priva di capelli. Ad Anastasia era piaciuto molto il suo modo di fare discreto ma cordiale, e anche il fatto che non avesse esitato a trattarla come una qualunque cliente. Non a caso, favorevolmente colpita, gli aveva ordinato tutto il guardaroba. La divisa era il suo fiore all'occhiello: il mago gliel'aveva fatta personalizzare con il simbolo di Durmstrang sulla schiena e più piccolo all'altezza del cuore, oltre ad avere aggiunto anche il suo nome. Era così bella che quasi le dispiaceva l'idea di sporcarla!
Era appena entrata nel campo quando il giovane le sbarrò la strada, inseguito da entrambe le squadre che cercavano di convincerlo a non insistere. Anastasia notò che non ascoltava neanche i suoi compagni. "No! Lei non lo può fare. Il Capitano sono IO e giocherò, che le piaccia oppure no! Il Preside non le permetterà mai di estromettermi, ha capito? Quindi si levi lei dai piedi e lasci fare a dei professionisti."
Ad Anastasia cominciavano a prudere le mani: era raro che le venisse voglia di picchiare qualcuno, tuttavia l'arroganza e la totale assenza di rispetto del ragazzo iniziavano a stancarla veramente. Sentì vagamente altri che cercavano di parlare, le voci sempre più alte: anche dagli spalti i rumori erano sempre più forti e alla fine si trovò circondata da ben quattordici giocatori che urlavano senza comprenderne la ragione. Estrasse la bacchetta dopo essersi resa conto che Stilling aveva puntato la sua contro di lei, anche se ben tre suoi compagni stavano cercando di impedirgli di muoversi, strattonandolo. "Basta così."
La ragazza aveva parlato pacatamente e incredibilmente tutti e quattordici tacquero: le era venuto in mente lo zio Albus, che si sapeva imporre senza starnazzare come un Ippogrifo, e aveva deciso di imitarlo anche se non era certa di aver reso bene l'espressione. Si rivolse direttamente al ragazzo infuriato, ignorando gli altri. "Te lo dico un'ultima volta. Tu-non-giocherai-questa-partita-di-Quidditch. Se insisterai con il tuo atteggiamento irrispettoso, ti proibirò di salire in sella a una scopa fino alla fine dell'anno scolastico e potrai usarle solo per spazzare i pavimenti." Si era aspettata una ribellione in piena regola, invece il giovane si limitava a controllare la rabbia e ad ascoltarla, cosa che voleva. "In ogni caso per oggi ho visto abbastanza. Se tu ti fossi fatto da parte quando te l'ho chiesto non saremmo arrivati a tanto, credimi: assegno la vittoria a tavolino alla squadra delle Piovre. 150-0. Per il tuo atteggiamento arrogante e privo di rispetto verso i tuoi stessi compagni: un Capitano non si dovrebbe mai comportare così, non hai agito per il bene della squadra.  Se credevi di poter fare i tuoi comodi solo perchè sono giovane e donna, hai proprio sbagliato persona. Tutti di nuovo a scuola, lo spettacolo non avrà inizio."
Un'ora dopo Anastasia era nell'ufficio del Preside a riferire la novità a Dekan. Subito dopo la partita, Anastasia si era ritrovata di fronte all'ufficio l'intera squadra dei Falchi, tutti furibondi ed era stata costretta ad ascoltarli. Il Preside non era sceso al Campo, avrebbe voluto farlo ma alcuni gufi urgenti lo avevano trattenuto; era estremamente curioso di vedere all'opera la sua nuova insegnante dopo aver sentito molte voci su di lei. I più entusiasti erano gli alunni più giovani e le ragazze: Dekan non avrebbe mai creduto che proprio loro, tanto incontentabili, si trovassero bene con un'insegnante donna tanto giovane. Invece sembravano quasi averla presa come esempio, e quelle che solitamente si lasciavano comandare a bacchetta dai compagni maschi erano diventate molto più sicure di sè. Poi dal gruppo dell'ultimo anno erano giunti commenti contrastanti: la maggior parte la riteneva del tutto incompetente e inaffidabile, mentre gli altri erano propensi a non pronunciarsi troppo presto. Il resto della scuola si divideva tra l'opinione di chi la odiava e di chi la adorava; questi ultimi non erano molti, la giovane età non l'avvantaggiava.
"Vorrei farle una proposta, se ha voglia di ascoltarmi, e credo che potrebbe trovarla interessante." Il tono di voce di Sören Stilling era tranquillo anche se la ragazza aveva notato una sfumatura ironica: era evidente che faticava a considerarla un'insegnante, forse era quella la ragione per cui era tanto pronto a darle battaglia. La ragazza avrebbe tanto voluto scagliargli un incantesimo ma non doveva lasciarsi sopraffarre dalla collera.
Un minuto dopo avrebbe voluto aver davvero colpito il ragazzo, non aveva capito nulla di quello che gli aveva detto. "Quindi, se ho ben capito, vorrebbe sfidarmi in una partita a Quidditch per decidere le sorti mie e sue? Se vincesse lei, dovrei annullare questa decisione e farvi giocare la partita, mentre se perdesse potrei espellerlo direttamente dalla squadra e assegnargli un'insufficenza finale?" La voce della ragazza trasudava incredulità e il cenno affermativo di Stilling le sembrava ridicolo; non somigliava neppure al ragazzino indemoniato che fino a un'ora prima avrebbe voluto picchiarla pur di giocare, era calmo e tranquillo.
"Se mi è concesso, professoressa..." Anastasia portò lo sguardo su Miroslav Dietrich, un altro componente dei Falchi del quarto anno, che aveva il ruolo di Battitore: la ragazza lo lasciò proseguire "...noi non contestiamo la decisione sulla gara, anzi siamo pronti ad accettare la sua scelta. Però preferiremmo che non venisse espulso definitivamente, il nostro Capitano... A volte fa il cretino ma è uno bravo... insomma, lo so che la nostra voce non conta molto ma volevamo dirglielo..."
Anastasia sorrise gentilmente all'indirizzo del ragazzo ma non rispose, portando poi lo sguardo sul resto dei presenti: non le sarebbe servito altro che rifiutare e farsi valere prepotentemente. Non aveva necessariamente bisogno di accontentare quel ragazzino borioso, eppure...
"Va benissimo. Scelga pure il giorno, signor Stilling. E, guardi, può decidere anche le squadre: lascio a lei la scelta dei miei componenti, purchè me li faccia sapere. Vorrei solo poter decidere il nome della squadra, ne prenderei in prestito uno da quelle della scuola.Vanno bene le Folgori Bianche?" Sorrise ironicamente al giovane: sapeva di avere spiazzato tutti, nessuno si aspettava tanto da lei ma era sicura di farcela. "Benissimo, auguro a tutti voi una splendida giornata."
"Certo, arbitrerò la partita, anche se non ne vedo proprio l'utilità..." Lo sguardo di Dekan era penetrante, come se cercasse di capire il motivo reale che era all'origine della richiesta; Anastasia non gli aveva riferito quello che era successo, era una cosa tra lei e Stilling, però doveva ugualmente informare il Preside di quell'iniziativa. In un certo senso l'idea le piaceva, da tanto non giocava una partita ed era difficile durante le lezioni ricordarsi che era lei l'insegnante. "Sarà un divertimento per i nostri ragazzi, glielo garantisco." La voce di Anastasia non mostrava nulla così il mago fu costretto a desistere e limitarsi ad attendere il giorno fatidico: non doveva essere un caso se la sfida era contro i Falchi ma li avrebbe lasciati fare.
La mattina seguente Anastasia scoprì un pezzo di pergamena arrotolato davanti alla porta del suo ufficio: dopo averlo aperto vide una calligrafia stilizzata un po' disordinata ma comprensibile.

Professoressa, si crei pure la squadra che vuole, non potrà comunque vincere. Miroslav Dietrich è disponibile ad aiutarla: anche se è un buon Battitore, non ha le qualità per essere un vero vincente.
L'incontro sarà tra tre giorni, con qualunque tempo.

Anastasia non aveva neppure bisogno di decifrare la firma per sapere di chi fosse, il foglio trasudava abbastanza arroganza da consentirle di indovinare. Ridusse in coriandoli il foglio con un sorriso.


Note:

Professorin: professoressa in tedesco u.u
Fräulein: signorina in tedesco
Kleiden: vestito in tedesco. Quindi il negozio è praticamente il Signor Vestito u.u un giochino di parole mio xd

è difficile fare gli studenti, ma pure gli insegnanti come vedete LOL ovviamente non poteva andare tutto bene, eh no u.u serviva lo stronzetto/belloccio di turno che rompe i Bolidi alla nostra protagonista u.u anche se già da sola sclera, avete visto con Dorian?o.o ah beh, un confronto è sempre più vicino no?xd
Mi sono inventata un negozio di abiti u.u Herr Kleiden è un tipo simpatico, sappiatelo, se fa spendere volentieri i soldi alle streghe XDD
nel prossimo quindi ci sarà...il Quidditch U__U tra parentesi, la divisa di Anastasia è troppo figa u.u i nomi delle squadre di Durmstrang sono inventati da Enide, tranne le Piovre U___U
non ho idea se esistano le vittorie a tavolino ma penso di sì: il 150 è simbolico dal momento che è il punteggio che il Cercatore guadagna quando acchiappa il Boccino.
solo Enide potrebbe riconoscere Miroslav Dietrich LOL il padre di un mio OC altrove, Sven Dietrich xd e futuro zietto di Krum u.u lo conoscerete meglio xd anche se non è del tutto fondamentale xd
nel prossimo tornerà a farsi sentire Nastassos U__U c'è una prova in vista sese tosta e complessa xd di cui dovrò occuparmi in non eno di 2 capitoli temo u.u ma credo che darò spazio anche a Dorian, bisogna iniziare a pensare di metter su famiglia U__U
so che in questo capitolo c'è una frase poco chiara ma non riesco a renderla meglio >__<

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Capitolo 5
*** Capitolo 5: Dagli errori si impara? ***


Il lato più affascinante della luna è quello che non ci è consentito vedere Angolo di benvenuto_ 

no, non sono un miraggio! La Vio è di ritorno con questa long: se credevate che l'aveva mollata, avete proprio sbagliato! Buona lettura :=)



Il lato più affascinante della luna è quello che non ci è consentito vedere



Capitolo 5 - Dagli errori si impara?
 


Tre giorni passarono molto rapidamente: la partita avrebbe avuto luogo nel giro di un'ora e Anastasia stava guardando per l'ennesima volta la formazione che aveva messo in piedi in poco meno di cinque ore quando qualcuno bussò discretamente alla porta del suo studio. La strega invitò a entrare, ma l'ultima persona che si aspettava di vedere era Dorian Thorvaldsen che indossava un pesante mantello nero sopra... sì, quella sembrava la divisa da Quidditch dei Falchi.
Miroslav Dietrich le aveva riferito della voce secondo cui Stilling aveva ingaggiato un professore a sua volta per la squadra, ma a lei non era venuto in mente che potesse essere proprio
quello. Dopotutto era il più giovane e sicuramente era in grado più degli altri di sostenere un incontro di Quidditch. “Mia cara collega, desidero informarti che uno dei tuoi Battitori si trova in infermeria sotto l'effetto di una potente... sta cercando di espellere tutto quello che ha mangiato a colazione, per usare parole chiare.”
La strega non battè ciglio, ma non poteva nascondere di essere fortemente irritata: a così poco tempo dal fischio iniziale quella era una delle notizie peggiori che potesse ricevere. “E perchè mai sei tu a riferirmelo e non l'infermiere di Durmstrang?” Anastasia mantenne la voce ferma, ricordando quasi con nostalgia lo scorbutico Perce Weaver, che aveva curato generazioni di studenti a Hogwarts: un personaggio poco adatto a una chiacchierata piacevole, ma serio e competente. Le sembrava davvero strano che a Durmstrang dovessero ricorrere agli insegnanti, e soprattutto perchè non chiamare lei.

Lo ha fatto, sono io che mi occupo dei nostri amati studenti e dei loro problemi: forse non te l'hanno detto, ma ho il diploma di Guaritore e per alcuni anni ho lavorato esclusivamente in quel campo. Il nostro Preside ha pensato bene di assegnarmi ufficialmente quel posto in aggiunta al mio ruolo di professore: mi paga abbastanza bene devo dire, per cui non mi lamenterò troppo”, concluse con un sorriso talmente ostentato che anche da lontano si poteva capire quanto fose falso. Anastasia assunse un'espressione sorpresa di fronte a quella notizia, per poi dirsi che avrebbe già dovuto saperlo: se era ancora in vita era anche grazie al suo aiuto.
Scacciò subito quel pensiero. “Ho capito... grazie per avermelo riferito. Si è forse trattato di un incidente?” La strega ne dubitava fortemente: quell'imprevista tegola su di lui aveva praticamente la firma di Stilling, non poteva che essere così. Non sarebbe neppure stato strano che avesse cercato di giocarle un tiro mancino, eppure la cosa la infastidiva ugualmente. Il mago si strinse nelle spalle. “
Ich weiss nicht, meine liebling fräulein... aber credo di poter dire – da anni di esperienza personale – che non mi sorprenderebe che qualcuno gli abbia rifilato una Pozione Lassativa: una dose non eccessiva, evidentemente Herr Krepnis ha lo stomaco molto debole o passerebbe l'intera giornata al bagno.”
Anastasia si limitò a incassare il colpo: dubitava fortemente che la Pozione Lassativa gli fosse stata propinata proprio dall'insegnante, e allo stesso tempo credeva a quelle parole. Anche a Hogwarts c'erano stati casi del genere.
Solo che i Serpeverde avrebbero probabilmente riempito Franz Krepnis di pozione al punto da farlo stare al bagno almeno per una settimana, Sören Stilling è più cauto: non vorrà farsi scoprire. La ragazza sapeva che non c'era nulla da fare, solo che come lo trovava un sostituto in così breve tempo?
Prima che mi dimentichi della cosa... anche a
Herr Holdes ho riscontrato gli stessi sintomi, solo che lui è stato più furbo: aveva già un antidoto a portata di mano, mezz'ora e il suo colorito tornerà normale.”
Anastasia per poco non imprecò: Terence Hodes era il suo asso nella manica nonostante molti l'avrebbero derisa per quella scelta. Era la riserva del Portiere dei Falchi, solo che era incredibilmente più bravo del titolare e Anastasia si era stupita quando aveva saputo che faceva sempre panchina. Era appena del terzo anno, ma aveva un modo i volare quasi ipnotico e sembrava cogliere la direzione della Pluffa prima ancora che fosse lanciata. Un talento naturale... eppure Stilling lo derideva apertamente, preferendogli il ragazzo dell'ultimo anno che era più grosso, ma meno talentuoso.

D'accordo, allora grazie anche per questa informazione... ce ne sono altre prima che vada in cerca del sostituto?” Anastasia lo chiese con voce mielata, quasi volesse prenderlo in giro: non le era piaciuto quel modo di porsi strafottente e ironico e desiderava ripagarlo con la stessa moneta. Inoltre vederlo in divisa da Quidditch l'aveva anche indispettita, ma non poteva farci niente: se Stilling si sentiva più al sicuro prendendo un insegnante... che facesse! “Ja... in verità si tratta di una mia curiosità personale”, rispose l'uomo lisciandosi il mento, fingendo persino di riflettere quando a lei era palese che morisse dalla voglia di parlare. “... mi chiedevo: che cosa pensi di ottenere con questo spettacolino,
mein Kind? Rispetto? Sören Stilling è un figlio di papà ed è sempre stato accontentato in tutto... ma mi aspettavo meno ingenuità da una professoressa di Durmstrang.”
Le parole del mago parvero risuonare di uno strano eco, eppure Dorian non aveva urlato anzi, la sua voce era bassa rispetto al solito; Anastasia percepì qualcosa schiudersi dentro di lei e capì che non lo poteva tollerare. Lui era l'ultima persona al mondo a poterla giudicare, ma quando fece per parlare lui l'anticipò. “Inutile negare, conosco perfettamente i termini del vostro accordo: quando il ragazzino è venuto da me per chiedermi di giocare rideva così instericamente che sono stato sul punto di tacitarlo a vita. Non riuscivo quasi a credere che la stessa strega in grado di sfidare Grindelwald anche se disarmata – mossa non del tutto intelligente, ma senza dubbio coraggiosa e in parte degna di stima – si fosse abbassata a battibeccare con uno che si comporterà da stronzo per... non lo so, sicuramente fino alla fine dei suoi anni di studio.”
L'accenno alla prigionia e a Grindelwald portò Anastasia a tremare: leggermente, ma sentiva di non avere una presa salda sulla bacchetta ed era sempre un segnale preoccupante. All'improvviso aveva l'impressione di essere una fallita: per quanto le circostanze fossero estremamente diverse, quella siituazione le ricordava vividamente un'altra più lontana nel tempo, con Tom Riddle e Evan Rosier che parlavano di lei.
Di quanto fosse
stupida.
Di come si fosse fatta abilmente raggirare.
Anastasia vide la stanza girare attorno a lei, ma riuscì a non perdere la lucidità e ad aggrapparsi alla scrivania per evitare che le gambe cedessero.
Santa Rowena, è come se fossi ancora sua prigioniera... non è cambiato nulla! Se lui si fosse reso conto di aver parlato nello stesso modo di un anno prima, quando anche il gesto più semplice la terrorizzava, non sapeva dirlo. Aveva anche lo stesso sguardo duro, canzonatorio e freddo, lo aveva visto così tante volte che le era rimasto impresso quanto e più di un marchio.
Invece quelli che vedeva in quel momento erano diversi, eppure appartenevano alla stessa persona, e le rievocavano ricordi differenti.

Si era preparato appositamente la pozione... usandola avrebbe ottenuto quello che voleva, non sarei stata in grado di oppormi. Anzi, lo avrei desiderato...
Una finzione, una violenza peggiore di quella che avrebbe potuto esercitare Dorian Thorvaldsen su di lei se l'avesse presa con la forza. L'Amortentia era micidiale e lei sapeva che ne bastavano poche gocce per ammansire completamente una persona; Anastasia era stata sul punto di vomitare quando lui gliel'aveva confessato, con le lacrime che gli scendevano sulle guance. Anche quello l'aveva stravolta perchè non lo credeva in grado di fare una cosa del genere in modo sincero; in fondo poteva essere stata soltanto una commedia recitata brillantemente. Invece no, aveva continuato a sorprenderla ogni parola che diceva, con quell'egoismo che sapeva non avrebbe mai realizzato.
Ma sono stata io a sorprenderlo sul serio...
ed era riuscita a farlo anche con se stessa perchè baciarlo non era mai stato nei suoi programmi, tantomeno avrebbe creduto di trovarlo piacevole. Come se l'avesse desiderato da tanto tempo... non aveva mai avuto modo di riflettere davvero su quello che era accaduto e credeva di avere dimenticato quel momento, invece aveva quasi l'impressione di riviverlo in quell'istante. Anche quella volta l'aveva stretta così tra le braccia, con possessività ma senza farle male. E per un momento pensò che si sarebbe ripetuto anche il bacio. Maledizione a te, non potevi essere ripugnante come il tuo stupido collega? Visti da vicino quegli occhi grigi le sembravano la cosa più bella mai vista.
Sei certa di stare bene? Tremi come se ti avessi colpita con una maledizione, ma ti giuro che non ho neppure preso la bacchetta...” Anastasia sentì le parole del mago come se provenissero da una distanza infinita, eppure riuscì a capire che cos'era accaduto perchè il braccio sinistro sembrava infuocato di dolore e tutto il suo corpo tremava.
Una maledizione... già, il marchio d'amore di Tom Riddle... E come dimenticare una cosa del genere? Certo che aveva scelto il momento sbagliato per attivarlo. “Io... sì, benissimo...” Anastasia lasciò bruscamente la presa di Dorian e fu lieta che l'uomo non insistesse; la menzogna che gli aveva appena detto era necessaria, nessuno doveva sapere quale orribile sfregio la condannava, tantomeno lui che era reo di averla già vista indifesa più e più volte. L'ultima cosa che voleva era rendersi ridicola più del dovuto.
Un semplice calo di zuccheri... mi succede di tanto in tanto... ora scusa, devo andare a occuparmi dello spettacolino.” Ripetè la stessa parola pronunciata da Dorian per riportare la conversazione su un piano stabile: non aveva nessuna voglia di passare il suo tempo a fantasticare su cosa sarebbe o no potuto accadere, non l'aveva mai fatto con nessuno.
Bevitela, non indagare... Anastasia aveva quasi l'impressione che il mago fosse sul punto di replicare, invece le scoccò un'occhiata inespressiva e si avviò alla porta. “Troppo debole per il ghiaccio del Nord: tornatene a casa, trovati un marito che ti riempia la pancia di figli – nell'ordine che preferisci, non ha importanza - e dimentica questo posto. Oppure smentiscimi... e non con questi patetici spettacolini.”



Una cosa buona del Quidditch era che aiutava a distrarsi: Anastasia era completamente esausta, ma nel giro di pochissimo aveva allontanato da se qualunque tipo di problema. Guardando il Boccino svolazzare per la stanza le tornò in mente quello che le aveva detto Dorian prima della partita. In qualche modo le parole del mago si erano radicate dentro di lei e la cosa le dava fastidio; lui non aveva alcun diritto di giudicarla, ma sapeva che l'aveva fatto nel modo giusto. Patetica ragazzina è l'appellativo che meriterei, non Professoressa... cosa mi è saltato in mente di gareggiare con uno studente? Ha ragione, mi sono solo resa ridicola...
E la vittoria le dava la stessa gioia che la sconfitta aveva disegnato sul volto di Sören Stilling: il ragazzo aveva lasciato il campo molto in fretta, ma ciò non gli aveva impedito di essere vittima dei fischi e dei cori maligni di quasi tutta la scuola. Anche se il cronista aveva fatto del suo meglio per mettere in ridicolo la squadra di Anastasia, erano stati loro a dominare il campo e a mettere sotto pressione i Falchi. Solo nella prima mezz'ora di gioco i loro avversari si erano trovati in vantaggio, per poi cedere sempre di più e la colpa era dovuta tutta al fatto che Stilling aveva perso del tutto la lucidità. A ogni suo errore sbraitava e ben presto la grande armonia nella squadra era venuta meno; per contro Anastasia aveva visto i suoi lottare così tanto che non le sarebbe importato nulla neppure se avessero perso. Miroslav Dietrich era un gran Battitore e anche se non era stato affiancato da Franz Krepnis aveva fatto un ottimo lavoro; Christianna aveva giocato discretamente per una abituata a essere Cacciatrice, e sicuramente la sua stazza l'aveva aiutata a sorreggere il peso della mazza. Anche i Cacciatori se l'erano cavata molto bene: si trattava i due gemelli del quinto anno, Christian e Christopher, a cui aveva affiancato il loro amico del cuore. Tra tutti e tre avevano dato vita a belle strategie, anche se sicuramente avrebbero sentito la mancanza delle loro ossa aggiustate prima che i Bolidi li colpissero.
Ma il suo asso nella manica era stato il Portiere: Terence Holdes si era fatto fischiare centinaia di volte, ma dopo i primi quaranta minuti – in cui si era fisicamente stabilizzato – aveva fatto piangere chi l'aveva sottovalutato. Per quanto bravi fossero stati i tre Cacciatori dei Falchi, lui li aveva superati e deteneva il record di porte inviolate nell'ultima mezz'ora di gioco; Anastasia aveva visto il furore distorcere i bei lineamenti di Sören Stilling quando non era più riuscito a segnare. La strega non aveva idea del modo, ma il ragazzino riusciva sempre a indovinare la traiettoria della Pluffa e nel momento preciso in cui aveva cominciato a dare il meglio di se, per gli altri non c'era stata storia. Se il suo occhio non sbagliava, Holdes avrebbe potuto avere una gran carriera da professionista nel Quidditch.

Una vittoria che non sa di niente...
Anastasia cercava di arrivare a una soluzione, ma aveva la mente svuotata da ogni emozione; come promesso aveva confiscato la scopa al ragazzo che l'avrebbe avuta solo per le lezioni, anche se era più opportuno dire che era stato lui a gettargliela ai piedi in un momento di puro rancore e la strega non aveva preteso che si scusasse per il gesto e i modi. Ci sarà tempo: lo zio dice sempre che non bisogna mai affrettare i tempi... aspetterò che si sia calmato, non servirebbe a nulla tentare adesso. Anastasia non aveva alcun dubbio, il ragazzo in quel momento era un leone ferito, forse privo di artigli e con l'orgoglio schiacciato, ma pur sempre uno a cui piaceva attaccare.
Rabbrividì vistosamente: una delle cose che non riusciva proprio a capire era perchè a Durmstrang il fuoco dovesse essere così risparmiato... e non era possibile neppure approfittarne, ovunque c'erano degli incantesimi che impedivano di accenderlo senza autorizzazione o di ravvivare la fiamma. La cucina però era la sola eccezione ed era anche vietata agli studenti; la strega si alzò rapidamente e lasciò le sue stanze quasi gelide per scendere.
Decisamente qui si sta molto meglio, pensò la ragazza raggomitolata su una sedia imbottita e avvolta da un pesante mantello scuro, mentre teneva le braccia rivolte verso il caminetto da cui sprigionava un calore appagante; oltre a lei non c'era nessun altro, a quanto pareva gli elfi domestici avevano terminato di sbrigare le loro faccende oppure si occupavano di altro nelle varie ale del castello.
Davvero strano, avrei giurato di averti vista alla grande festa a cui tutta la scuola partecipa: per l'occasione il nostro Preside ha persino acceso il fuoco per impedire di far crescere le stalattiti nei capelli dei nostri adorati studenti.” Anastasia sobbalzò: era così intenta a fissare le fiamme a una rispettosa distanza che non si era accorta di passi felpati in avvicinamento. Pensò che era proprio sfortuna incontrare due volte nello stesso giorno Dorian, soprattutto perchè in entrambi i casi non c'era nessuno. Sospirò mentre raccoglieva meglio le gambe che aveva raggomitolato. “Non sono tipo da feste, preferisco lasciarle ai giovani e godermi il silenzio in tranquillità”, rispose con un'occhiata eloquente: se era sveglio avrebbe capito subito che si riferiva a lui e l'avrebbe lasciata tranquilla, anche se non nutriva molte speranze in merito.
Lo vide ammiccare mentre con la bacchetta metteva in azione gli oggetti della cucina affinchè preparassero qualcosa da bere. “E cosa sei se non una giovane fanciulla? Non vedo alcuna ruga sul tuo volto, anche se hai sicuramente gli occhi stanchi: cosa preferisci per combattere questo freddo? Caffè o tè? Temo che Dekan abbia preso sul serio il divieto di avere alcolici nella scuola... peccato, sono molto efficaci.” La strega lo guardò sgranando gli occhi: gli aveva forse chiesto qualcosa? Solo che si sentiva così stanca da non avere neppure voglia di litigare per una sciocchezza simile. “Come vuoi, il tè andrà bene, anche se non sarà di certo come quello inglese.”
Lei adorava quella bevanda, persino quando studiava si fermava alle cinque in punto per il sacro rito del tè: l'importante era berlo, quasi tutti gli inglesi osservavano quella tradizione e anche lei lo aveva sempre fatto. “Tipica ragazza
british... ecco qua, non sarà come quello preparato dai tuoi elfi domestici, ma nessuno è mai morto. A noi insegnanti non risulta, per lo meno...” Anastasia guardò quella tazza che levitava proprio di fronte a lei e la prese con le mani, percependo subito un forte calore avvolgerla. Mugugnò un ringraziamento fingendo di essere occupata a bere: in verità si limitava a bagnarsi le labbra perchè non era esattamente come piaceva a lei, tuttavia essere gentili non costava molto sforzo, non per una cosa così banale. Il silenzio durò alcuni minuti lunghi come giornate intere.
Mi stavo chiedendo quanto tempo continuerà questa farsa, quella di sorridere entrambi gentilmente e fingere che tutto vada alla perfezione.” Eccolo la. Anastasia fece uno sforzo per non stringere convulsamente la tazza, ma la verità era che non si aspettava un commento del genere in quel momento. Anzi, avrebbe desiderato che in effetti non si arrivasse mai a parlarne: già, anche se lui non aveva esplicitamente specificato cosa intendesse, era chiaro a entrambi. Pensò anche di fingere di non capire. No, per oggi è già bastato una volta che mi abbia dato della ragazzina, una seconda non lo sopporterei e magari darei in escandescenze. E non era veramente il caso, non dopo la reazione disastrosa di poco tempo prima.
Non c'è nessun bisogno di essere amici, gli studenti sopravvivranno sicuramente a questo...” Inoltre lei sapeva come non ci fosse bisogno di spiegar loro proprio nulla: lo scandalo era stato eclatante e spesso sentiva su di se sguardi di compassione che lei mal digeriva. Il mago sbuffò. “Amici? Non è quello che ho proposto: anzi, se proprio vuoi saperlo è stato il Preside a dirmi che era mio dovere prostrarmi ai tuoi piedi e implorare la tua benevolenza”, dichiarò con foga rabbiosa, anche se aveva leggermente esagerato scegliendo le parole “... e visto che l'ultima volta che siamo stati a contatto hai reagito peggio di quando eri nella condizione di poterti permettere di volermi morto, magari non sarebbe una cattiva idea... discuterne. Anche se forse sarebbe più logico domandarti qualcosa sui motivi che ti han portata qui e a distorcere la realtà in un'aula di tribunale.”
Alla strega sarebbe piaciuto sapere quanti volti aveva quell'uomo: sembrava seriamente infuriato, ma lei non aveva nessuna intenzione di lasciarsi dominare nuovamente. Eppure mentre parlava riusciva a renderla nervosa.
È tutta suggestione, mi passerà, non ho bisogno di dirlo a lui per saperlo. Aveva sempre superato tutto con le sue forze, anche quella volta ci sarebbe riuscita. “Io non ho distorto nulla, ho soltanto detto ciò che sapevo: non mi sembra che tu e il tuo amichetto Grindelwald mi abbiate mai fatto partecipi dei vostri loschi piani.”
Una risata accolse quella frase e la strega osservò Dorian, incredula. “Ti prego raccontamene un'altra, questa non è credibile. Visto lo zelo di quel maledetto Auror, direi che mi hai reso un favore con quella testimonianza: a quest'ora sarei a contare le ossa ancora sane... e non sarebbero molte.” Un brivido attraversò la schiena di Anastasia che si sentiva avvolta dal disprezzo che trasudava dal tono di voce del mago; non aveva idea di chi stesse parlando e tutto sommato non le interessava affatto. Appoggiò la tazza di tè sul tavolino e si alzò, era rimasta persino troppo tempo. “Non sono problemi miei se non ci credi, ora scusami ma credo me ne andrò a dormire prima che mi si formi il ghiaccio nei piedi.” Aveva già appurato che nel letto si stava davvero benissimo, cosa che spingeva sempre gli studenti a fingere di dormire al posto di alzarsi. Non aspettò una risposta, raccolse la sua lunghissima chioma e se ne andò rapidamente.


Non sarebbe riuscito a dormire prima dell'alba, il mago ne era certo, così aveva trascorso la notte a dare i voti ai lavori degli studenti; non un'idea meravigliosa, ma in qualche modo il tempo doveva passare e sicuramente gli allievi avevano molta fantasia. Quando appoggiò l'ultima pergamena corretta il sole ancora dormiva profondamente, ma il cielo si stava già preparando al risveglio. La tempesta di neve si era potenziata e probabilmente sarebbe durata settimane. Non avrebbe voluto essere un gufo, con quel tempaccio non si sarebbe meravigliato se non avrebbero lasciato né raggiunto la scuola.
Peccato che la partita non fosse oggi, mi sarei risparmiato quella stupida farsa.
Ma Dorian sapeva che era anche colpa sua, dopotutto Stilling non poteva obbligarlo a giocare; invece l'aveva fatto ed era stato divertente vedere la sicurezza del ragazzino crollare come un castello di carte. Chissà se si sarebbe fatto un bagno di umiltà dopo essere stato pubblicamente messo in ridicolo: il mago spalancò la finestra permettendo a un vento gelido di schiaffeggiargli il volto.
Lo faceva spesso quando si sentiva a terra e ne traeva sempre un gran beneficio, ma aveva la testa così piena di quesiti da rischiare di impazzire. Tutto sommato non era stata una buona idea cercare la ragazza per provare a parlarle: nulla, era stato come schiantarsi contro un muro, non era interessata a risolvere il problema.
È accaduto troppo...

Sei in piena attività da quello che ho sentito dire”, disse al mago anziano dopo essersi accertati di non avere spie attorno. La stanza era vuota a parte un tavolo su cui erano state stese delle pergamene: mappe, ne dedusse correttamente Dorian. “Esatto, ho bisogno del tuo servizio: la mia ospite è più ostinata del previsto e tende a farsi del male quando parla...”

Fin troppo facile, vuol dire che lui la costringe a ferirsi perchè la piccola non sa tenere la bocca chiusa. Lui invece si tratteneva sempre, non aveva mai perso il controllo ne mostrato interesse a essere sadico quando non ce ne era bisogno. “Capisco, il luogo è questo?” Dorian si chinò a osservare il disegno: un maniero protetto da una sirena. Copenaghen, non c'erano dubbi.

Una volta al giorno sarà sufficente, ma non di notte: a quel pappamolle di Dekan potrai anche raccontare che ti scopi delle donne, ma non ci crederà a lungo... mi servono le tue pozioni per tenerla in vita, un paio di settimane e poi morirà.” Grindelwald lo disse tranquillamente mentre addentava un frutto: era sempre più difficile procurarsene, anche con il potere nulla era semplice.

Dorian Thorvaldsen si limitò ad annuire. “Puoi fidarti. Come sempre.”



Quanto pensi che durerà ancora questa prigionia?” Dorian pareva stanco fisicamente: erano ormai settimane che continuava a muoversi da Durmstrang a Copenaghen e dovendo evitare di essere rintracciato, era costretto spesso ad affidarsi alla scopa. Non un'idea geniale, ma qualunque spostamento magico poteva essere rintracciabile. “Poco, Albus Silente non permetterà mai che accada qualcosa alla sua preziosa nipotina: si sta comportando bene?”
Dorian annuì senza riflettere: era vero che Anastasia era più docile, ma ciò era dovuto soltanto alla continua confusione che le maledizioni Imperius di Grindelwald avevano su di lei. A volte lottava mentre spesso era prigioniera di un limbo senza fine; e poi c'era lui che le aveva alleggerito la condizione, procurandole vestiti e coperte pesanti perchè nella segreta si gelava e qualche volta si azzardava a lasciare delle piccole fiamme che riscaldavano l'ambiente. Un'inezia, ma a volte era più forte di lui e non era in grado di reggere la visione patetica della ragazzina che cercava solo un rifugio immaginario per combattere a testa alta.

Quanto a lui non aveva intenzione di aizzare Grindelwald, era già abbastanza che la torturasse di tanto in tanto; anche lui aveva i suoi trascorsi di magia nera, ma a quel punto non era arrivato: che gusto c'era a misurarsi a un avversario privo di bacchetta? Non che lei si potesse difendere, ovvio, ma quella scelta era al di sopra dei suoi standard di azione. “Non manca molto: sto pensando di privarla di una parte del suo corpo, magari le farò strappare via la lingua. Non lo trovi un regalo perfetto per il grande Silente?”


Poi non era accaduto, ma oggi come allora Dorian aveva avuto i brividi. A volte quando ripensava agli anni in cui aveva appoggiato il mago oscuro si chiedeva che cosa ci avesse guadagnato; potere... sì, era diventato abile con la magia nera, ma aveva rischiato di perdere tutto. Azkaban era stata un incubo e lui ci era rimasto meno di dieci giorni, ma erano serviti per capire che non c'erano ragioni per barattare la sua libertà.
Restava solo da capire perchè la ragazza lo avesse salvato: con tutti i dati che aveva in mano il Ministero della Magia quello sarebbe stato solo un processo-farsa: Conrad Wallace, quel maledetto sadico Auror, gli aveva riso in faccia ogni singolo momento di prigionia, deridendolo per la sua poca resistenza ai Dissennatori. Lui parlava bene protetto com'era dal suo tupido Patronus... le ferite che gli aveva procurato grazie alla maledizione Cruciatus erano state lenite, ma ogni tanto Dorian gemeva sentendo riacutizzare il dolore.
Se non ci fosse stato Albus Silente sicuramente mi avrebbe ammazzato, quel fottuto bastardo... il mago aveva ancora i brividi al pensiero: un grande e coraggioso Auror, che torturava un sospettato dopo averlo privato di bacchetta e immobilizzato. Sui giornali ciò avrebbe fatto una bella figura, ne era sicuro.
Ma era finito tutto: con il tempo sarebbe sbiadito sinoa diventare soltanto un terribile ricordo, non avrebbe più avuto il potere di fargli del male; decise di uscire dal suo ufficio e fare un giro di controllo della scuola. C'erano i Guardiani, ma la presenza di un docente era sempre molto utile e lui avrebbe potuto scaricare i nervi per almeno un'oretta.
Tutto sembrava in ordine, nessun temerario ragazzino fuori dal letto, solo qualche bassorilievo canterino che ridacchiava e intonava canzoncine inutili. Stava per svoltare quando vide un'ombra sospetta correre in modo folle. “Stilling!” Lo aveva riconosciuto subito mentre sgattaiolava chissà dove: si aspettava che cercasse di scappare, invece lo vide fare dietrofront e raggiungerlo ansimando. “Non è il tuo turno di guardia, cosa credi di fare?” Forse avrebbe potuto sfogare le sue frustrazioni su di lui: non era un pensiero nobile, ma nessuno lo avrebbe contestato.
Il ragazzo aveva un aspetto orribile: i capelli fulvi erano spettinati, gli occhi blu dilatati e sulla pelle avva... “Sangue?” Dorian lo sfiorò con la bacchetta: era fresco, difficile però dire di chi fosse. Finalmente il ragazzo riuscì a riprendere fiato. “Professore mi punisca dopo la prego, devo solo mettere distanza tra me e quella... quella bestia della professoressa Silente!” Il mago fu tentato di ridergli in faccia: tutta la scuola sapeva che la strega si era portata dietro un Thestral che trattava quasi come se fosse il suo migliore amico, ma era un animale senza alcuna aggressività. Dorian aveva visto addirittura alcuni studenti portargli da mangiare, quelli che la potevano vedere naturalmente, e dubitava che avesse aggredito chiunque.
Forse per difesa?

Non dire stupidaggini, i Thestral sono tranquilli... o forse sei riuscito a farti odiare non solo dalla professoressa, ma pure dal suo animale?” Voleva essere ironico, ma l'altro non pareva divertito. “Vada a vedere, allora! È nella sua stanza che striscia a terra come... come...” A quel punto Dorian capì che c'era qualcosa di sbagliato: i Thestral volavano,ma non lo disse a Stilling.
Si fece seguire, senza dargli scelta, e si avviò in fretta verso gli alloggi della ragazza: capì il motivo del terrore dello studente non appena mise piede all'interno. La strega era accasciata a terra... e attorno a lei strisciava un orrendo cobra nero, che probabilmente era lungo vari metri; il rettile sembrava quasi una macabra guardia d'onore, ma ancora non l'aveva visto. “Di chi è quel sangue che hai in faccia?” Lo chiese piano allo studente che stava ben vari passi dietro di lui: mai lo aveva visto tanto spaventato. “Dell'insegnante, almeno credo... forse l'ha morsa... e...”
Se l'avesse morsa e basta sarebbe stato tutto più facile... A un'occhiata più approfondita, Dorian aveva riconosciuto la bestia: era un esemplare di Cobra Sputatore, così chiamato perchè amava sputare il veleno anche a due metri di distanza dalla vittima, soprattutto all'altezza degli occhi di cui poteva causare la cecità. L'uomo cercò di riflettere rapidamente. “Vai nel mio ufficio e prendi tutti gli antidoti che trovi... anche... no, i bezoar sono finiti. E avvisa Dekan, dobbiamo allertare l'ospedale magico. Muovi quel tuo culo e fai il più in fretta possibile.” Non c'era nessun bisogno di perdere tempo perchè l'animale si accorse di lui; Dorian dubitava però che fosse di appartenenza di Anastasia, era un genere di rettile che non si trovava dalle loro parti. Clima troppo freddo per resistere. Una magia volontaria.
Della strega? Era stata tanto ingenua? Agitò la bacchetta e imprigionò l'animale in una piccola teca di vetro intrangibile. Non avrebbe fatto danni e neppure sarebbe morto, forse il suo veleno doveva essere esaminato; poi si chinò sulla strega e scoprì che era stata morsa alla mano sinistra, da dove fuoriusciva il sangue. Fermare un'emorragia per lui era una sciocchezza, ma c'era da preoccuparsi del veleno sicuramente in circolo. Dorian osservò attentamente il volto e vide tracce di veleno attorno agli occhi.
Questa bestia merita bene il nome di Cobra Sputatore.
Dei passi alle sue spalle, Stilling di ritorno. “Nulla professore, ho frugato dove ho potuto, ma non ho trovato antidoti!” Dorian imprecò. Stupido lui a non ricordare che li aveva dovuti utilizzare per le lezioni del sesto anni; sentì un gelo innaturale avvolgerlo. Senza antidoti la strega era spacciata. “Dì un po', non è che sei stato tu a creare questo seprente? Tu sapevi che io non avevo antidoti.”
Poteva averlo fatto apposta: il ragazzo era davvero bravo con la magia e di tanto in tanto faceva qualche scherzo a chi lo infastidiva; tutta la scuola aveva assistito alla sua umiliazione, niente di più facile che avesse cercato una vendetta. Gli studenti si credevano tanto furbi e spesso sottovalutavano i rischi delle loro azioni, lui non sarebbe stato il primo: il giovane diventò cadaverico in volto. “Io?! Non mi prenda in giro, io... io ho la fobia per i serpenti! Non ne creerei mai uno, solo stargli vicino mi rende nervoso!”
Dorian pensò che almeno quello era vero: lo sguardo del ragazzo saettava da lui al rettile, come se temesse che spezzasse il vetro e lo attaccasse... ma il resto? “Ne parleremo poi. Torna nel mio ufficio e portami tutti gli ingredienti che trovi nell'armadio, quelli situati in alto a destra... dopo avvisa Dekan, anche se te l'avevo già detto.”
Ma in quel caso ad avere la priorità era la gravità della situazione, il Preside poteva anche continuare a dormire per altri due o tre minuti; quando Stilling tornò aveva le braccia piene di ingredienti mentre lui stava praticando un incantesimo sul volto della strega, tenendole bene gli occhi aperti con la mano – uno per volta. “Cosa vuole fare con questa roba? Sembrano utili per un...” il ragazzo non finì la frase, ma Dorian lo aiutò. “Antidoto, esatto: ho già avuto modo di constatare che il veleno è in circolo, devo rallentarlo in qualche modo... e dal momento che so preparare gli antidoti, ne fabbricherò uno in questo momento.” Il più inutile, ma doveva pur fare qualcosa. “Tira giù dal letto Dekan, dovrà contattare quanto prima l'ospedale, anche se con questa bufera è più facile che lei muoia durante il viaggio...”
E in quel caso? Dorian cercò di non pensarci mentre trafficava con i vari ingredienti: doveva necessariamente conservare il sangue freddo o avrebbe perso la testa. Puntò la bacchetta verso il serpente: questi si accasciò, senza vita, e Dorian lo fece levitare fino a se. Doveva capire da cosa era composto il veleno prima di commettere una follia.




Note:

passiamo subito alle traduzioni in tedesco
Ich weiss nicht, meine liebling fräulein... aber
: in pratica suona tipo "non saprei, mia amata collega, ma..." una cosa così u.u suona meglio in tedesco, lo riconosco
mein Kind: piccola mia, ma in questo caso Dorian lo dice in modo dispregiativo, quasi come se volesse offenderla quindi intendetela tipo "ragazzina", inteso come immatura u.u

ora veniamo a noi: ho impiegato molto tempo per postare il capitolo, la verità è che tipo la settimana scorsa lo volevo mettere... e scopro il file vuoto! mi ero depressa un po', ma nel giro di pochi giorni l'ho riscritto! e in alcune parti è diverso, forse migliore... ma non so dirlo, sta a voi il giudizio!
analisi dettagliata su Dorian, ciò nell'altra versione era limitato(e c'era lo spazio dedicato alla partita, che credo appesantisse tutto u.u) e piccolissimi flashback su qualcosa di cui sapevate già tutto u.u ma non dalla sua versione. Ho anche esaltato il suo lato da Guaritore e professore, che giustamente capisce che Anastasia sta facendo una cazzata a darla vinta a uno studente e non ha paura di dirlo u.u
povero Stilling, fischiato da tutta la scuola u.u sono davvero crudele XD ma la meritava una lezioncina u.u e poi Stacy non è nata ieri in fatto di Quidditch u.u
costruire la squadra improvvisata mi ha divertito un mondo, lo confesso u.u
ho iniziato ad addentrarmi nello specifico sul rapporto contorto che ha Anastasia con Dorian e che nonostante tutto ci sarebbe bisogno di chiarire u.u anche se lei dice di no u.u
penso che vi chiediate di chi sia il serpentaccio: ho dovuto scandagliare il web per tre giorni prima di trovare quello giusto, il mascalzoncello si nascondeva è__è
vi lascio commentare(se volete ovvio^^) e vi do' appuntamento al prossimo, che non so quando sarà, ma penso minimo tra un mese :=)

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 - Non riusciranno a indebolirmi ***


Angolo di benvenuto_ 

Avevo detto "ci vediamo tra un mese". Sono passati oltre quattro anni. Vabbè. Quasi certamente pochi saranno interessati al proseguo di questa storia, ma qualora ci foste, io sono qua per raccontarvela :=) spero che la possiate trovare di vostro gradimento.
Solo un piccolo riassunto: ci siamo lasciati con Anastasia piena di problemi con Stilling, un po' con Dorian e con l'arrivo di questo serpente che l'ha gravemente ferita. Ripartiremo da qui.


Il lato più affascinante della luna è quello che non ci è consentito vedere



Capitolo 6 - Non riusciranno a indebolirmi
 


Sören Stilling  si guardò attorno, ma la stanza in cui era stato chiuso non aveva nulla che potesse aiutarlo a distrarsi e a non pensare; quello doveva essere uno stanzino per le scope, soltanto più grande visto che si poteva muovere avanti e indietro. Il giovane era una tigre in gabbia, ma aveva perso la consueta arroganza che lo contraddistingueva: era soltanto un giovane in preda  alla paura e alla tensione crescente accumulata durante quel giorno da incubo. Faticava ancora a credere che quella mattina fosse riuscito ad alzarsi con il solito ghigno perfettamente al suo posto; guardando la parete grigia si chiedeva che cosa stesse succedendo a pochi metri da lui.
Una parte di lui dava la colpa a quella stupida dell'insegnante Silente, una piccola intrigante che era riuscita a mettergli contro tutta la scuola in pochissimo tempo, cosa mai accaduta durante i suoi anni scolastici; ma una parte di lui - quella più obiettiva - sapeva che la maggior parte di quanto accaduto derivava dalla propria idiozia, non poteva usare una parola differente. Come gli fosse venuto in mente di mettersi a spadroneggiare a quel modo davanti a una docente di poco più grande di lui non se lo ricordava neppure più, ma sapere di essere stato in qualche modo sconfitto lo rendeva ancora più consapevole di essere sceso a un livello così infimo che faticava a crederlo possibile.
Ma quanto accaduto quella notte no, non era colpa sua. Forse detestava quell'inglese dai capelli strambi, ma non al punto da desiderare di ferirla o addirittura peggio; se chiudeva gli occhi gli sembrava di rivedere l'orrendo rettile strisciare e sibilare a pochi passi da lui, girare attorno al corpo della ragazza svenuta come se niente fosse. C'era qualcosa di più terrificante e letale di quelle bestiacce?  Sören ne aveva il folle terrore sin dalla sua prima visita in Egitto quando era ancora un bamboccio che faticava a camminare, solo uno stupido avrebbe potuto anche solo pensare che potesse averne evocato uno... Invece - riflettè arrabbiato - al preside Dekan erano bastati meno di dieci secondi per allontanarlo da lì e chiuderlo in quel posto, sigillando la porta dall'esterno come se temesse una sua fuga. In verità il ragazzo si sentiva quasi più sicuro lì che vicino a un serpente, o ai suoi resti; rimaneva il problema di chi fosse il colpevole.
L'insegnante di Pozioni forse?
C'erano dei trascorsi, dopotutto. Le chiacchiere erano circolate qualche mese prima, quando lo scandalo era esploso come una Caccabomba difettosa: il regime di Grindelwald aveva anestetizzato tutto il Nord, ma il fatto che addirittura un insegnante di Durmstrang ne fosse coinvolto aveva sconvolto tutti. Il professor Thorvaldsen era sparito improvvisamente, proprio alcuni giorni prima della cattura del potente mago oscuro, e lui in prima persona aveva riferito di alcuni spostamenti sospetti al Preside.
 Dekan non doveva però avere rivelato questo dettaglio all'insegnante, di questo lui era quasi certo, altrimenti ci sarebbero state ripercussioni; a lui non era mai piaciuto tanto il modo di fare dell'insegnante e aveva riferito ciò che sapeva. Poco, però il Preside assieme ad alcuni Auror avevano evidentemente preso sul serio i suoi avvertimenti.
Un gufo più volte visto arrivare proprio alla finestra del professore, il suo modo di fare che lo faceva apparire sempre distante durante le lezioni e una pergamena vista di sfuggita, con parole sopra che potevano essere solo un codice. Si era sentito importante, Sören, quando aveva saputo di essere stato utile: non che fosse stato lui a porre fine al regime di Grindelwald, ma aveva comunque aiutato ad accelerare il tutto.
Che il professore si fosse quasi costituito spontaneamente gli era sembrato strano, eppure pareva vero: si era esposto fino a farsi catturare ed era stato processato in Inghilterra, per poi essere pure rilasciato per mancanza di prove. Tutti a Durmstrang avevano esultato nel sentire che il grande Albus Silente si era mosso personalmente per affrontare il mago oscuro che li teneva nel terrore da moltissimo tempo.
 Si sarebbe esposto lo stesso se non avesse avuto la nipote rapita?
 Lui non ne era sicuro, ma poco importava: da quando il regime del terrore di Grindelwald era finito, pareva che tutto il Nord si fosse ridestato, ricominciando davvero a vivere. Tutti gli erano grati per averli liberati e Sören quasi aveva faticato a credere che il Preside avesse permesso di nuovo al professor Thorvaldsen di tornare al suo ruolo di insegnante a settembre.
Com'era possibile? Eppure, nonostante tutti se lo domandassero, nessuno era andato direttamente a porre la domanda ai due maghi, forse per timore, o anche perchè in fondo temevano di mettersi nei guai. Lui per primo aveva visto però il cambiamento: Dorian Thorvaldsen era ancora l'insegnante severo e competente che aveva sempre conosciuto, ma ora pareva più chiuso in se stesso, meno disposto a tollerare eventuali chiacchiere nel laboratorio di Pozioni e anche più incline a non lasciare avvicinare nessuno di loro alla sua sfera personale. Lui sapeva che un sacco di sue compagne di studio avrebbero dato chissà che cosa per vedersi rivolgere anche solo un sorriso dall uomo, ma erano rimaste tutte deluse in quel senso. Che stupide.
La porta si aprì da sola dopo quella che sembrava essere una vita e comparve la sua insegnante, Kathrina van Arpien che lo squadrava con una strana espressione. "Seguimi, per favore" gli disse semplicemente, facendogli cenno con la bacchetta di precederlo. Il ragazzo avrebbe quasi voluto continuare a rimanere lì, che cosa sarebbe successo se non fosse riuscito a dimostrare che non aveva nulla a che fare con quello che era accaduto? Tuttavia non poteva nemmeno rimanere rintanato come un codardo, soprattutto quando non aveva nulla da nascondere così precedette la strega.



"So chi è stato, signor Dekan, non devo nemmeno cercare troppo in là". Anastasia poteva percepire il calore che emanava in quella stanza; l'infermeria di Durmstrang a quanto pareva esulava dal divieto dell'uso del fuoco e lei aveva messo a fuoco il locale solo mezz'ora prima, quando aveva aperto gli occhi, ridestandosi dallo stato di incoscenza in cui era piombata dopo aver visto il serpente.
C'era quasi una folla attorno a lei: il Preside naturalmente, altri suoi colleghi insegnanti tra cui aveva riconosciuto Dorian. Beh non era stato facile in un primo momento, non lo aveva ancora visto con la veste da Guaritore, ma soltanto con il classico abbigliamento nero da professore che indossava ogni giorno; le era servito qualche minuto per capire dov'era, e soprattutto perchè.
Maledetto Riddle.
Anastasia non aveva alcun dubbio, quel serpente comparso quasi improvvisamente in mano a lei portava la firma dell'ex compagno di scuola, non poteva sbagliarsi. Ricordava distintamente di avere aperto la finestra della sua stanza quando aveva sentito l'insistente picchiettare di quello che si era mostrato come un bellissimo gufo, dal piumaggio scuro e gli occhi sottili. Un momento dopo averlo però fatto entrare aveva avuto la terrificante sorpresa: l'enorme serpente era comparso come dal nulla - probabilmente dal gufo stesso - e l'aveva attaccata, quasi prima che lei potesse avere il tempo di difendersi.
Impossibile che arrivasse da qualcun altro, soltanto lui poteva farle una cosa del genere: non glielo aveva forse detto che le avrebbe rovinato la vita? E c'era davvero mancato poco, quella volta; la ragazza abbandonò però temporaneamente i pensieri di vendetta per concentrarsi su ciò che le accadeva attorno.

Alla domanda di Dragomir Dekan su chi fosse quindi l'autore di un gesto tanto crudele, pensò quasi di non rispondere, poi però capì: non poteva in alcun modo lasciar credere che fosse stato qualcun altro. "Un mio vecchio compagno di scuola, ma dubito fortemente che lo conosciate, si chiama Tom Riddle e abbiamo qualche piccolo conto in sospeso. A dire il vero ero convinta che non si ricordasse neppure della mia esistenza, ma non importa... lo sistemerò a dovere" borbottò la ragazza mettendosi a sedere su quel lettino. Era almeno contenta di potersi muovere, aveva davvero creduto che il veleno l'avrebbe paralizzataa definitivamente.
"Capisco. Beh cercheremo di capire in che modo è riuscito a eludere le protezioni della scuola, non abbiamo nessun bisogno di altre sorprese del genere, magari ai danni di qualche studente". Anastasia si disse d'accordo col Preside, ma la domanda era effettivamente interessante: come era riuscito a far vacillare delle difese senza che gli insegnanti se ne accorgessero?
 E di che ti stupisci? Riddle è capace di qualunque cosa, sarà stato quasi un allenamento per lui....
a volte lei tendeva a dimenticare che pur avendo solo diciannove anni, era indubbiamente più bravo di molti maghi adulti e sulla carta con più esperienza di lui. Ma la cosa che le piaceva di meno era che significava che la teneva sotto controllo e lei non se ne era resa conto: avrebbe dovuto fare qualcosa, non poteva permerttersi un'altra sorpresa del genere, anche per il bene degli studenti a cui insegnava adesso.
Doveva in qualche modo allontanare la sua influenza malefica, a costo di strappargli le ossa dal corpo di persona e bruciarlo vivo.



Il mago osservò il blu che adornava la stanza, alternato ad un curioso color bronzo ; aveva atteso l'invito a entrare, non si sarebbe sognato di farlo senza permesso nemmeno se si fosse trattato di un altro collega. Lui per primo non amava le imposizioni e detestava di cuore chi provava ad entrare nei suoi alloggi senza il suo consenso; la strega sembrava in forma a giudicare dalla voce perfettamente squillante.
"Dovresti sospendere almeno per domani le tue lezioni". La voce di Dorian Thorvaldsen le giunse a distanza abbastanza ravvicinata e quasi la infastidì; sapeva di essergli debitrice per quello che aveva fatto, tuttavia non aveva nessuna voglia di essere trattata come una ragazzina bisognosa di aiuto.
O come una prigioniera.
Scacciò il pensiero all'istante, non poteva pensarci in quel momento, alzando lo sguardo su di lui Annuì. "Il tempo non è adatto a volare, hai ragione, li farò studiare in aula" rispose quasi con un sorriso: si sarebbe trattato di un'ora abbastanza difficile da gestire, ne era sicura, a nessuno studente doveva piacere l'idea di trattare Volo come una lezione canonica, ma era successo anche a lei. Quanti di loro conoscevano bene la storia del Quidditch? Pochi, lo aveva già appurato durante le prime lezioni quando, per correggere alcuni errori, aveva citato vari episodi storici e quasi tutti l'avevano guardata come se fosse un esemplare particolare di Avvincino che non riuscivano a identificare.

"Non era quello che intendevo, il veleno potrebbe causarti ancora qualche problema nonostante l'antidoto, io stesso lo conosco poco"le rispose l'uomo e Anastasia digrignò i denti, ma la sua ira non era rivolta a lui, bensì a quello che era successo. Non le piaceva l'idea di essere ancora vulnerabile, esposta al pericolo; si era quasi illusa che, una volta terminata Hogwarts, non sarebbe stata più alla stregua di pericoli come incidenti vari. Non le piaceva affatto la sensazione di debolezza, lei si era sempre considerata forte ed era lì per dimostralo. Soprattutto a se stessa.
Alzò lo sguardo su di lui, lottando quasi con ciò che stava per dire. "Sono colpita comunque, mai mi sarei aspettata che potessi creare un antidoto così in fretta". Anastasia quasi inciampò sulle parole, ma era un particolare che l'aveva colpita subito quando il Preside le aveva detto cos'era successo. Lei era abituata a vedere gli antidoti come misture già pronte da usare, semplicemente bastava prendere l'ampolla e il gioco era fatto; Lumacorno aveva insegnato loro a prepararne, era vero, ma mai in una situazione di emergenza. Solo in momenti in cui il tempo non era un problema. Lo vide alzare le spalle, quasi noncurante. "Non è stato complicato, sono abituato ad agire in situazioni complesse: quando ero Guaritore ho più volte dovuto muovermi con prontezza, un solo secondo di troppo e un'esitazione possono condannare la persona in attesa di cure".
Anastasia sapeva che era vero: pur non essendo mai stata tentata dalla carriera di Guaritrice, le era capitato di assistere al loro lavoro e aveva visto come fossero sempre pronti ad agire, come se mai il dubbio li sfiorasse in ciò che facevano. Erano da ammirare. Lei non era certa che ci sarebbe riuscita, o se non altro non avrebbe potuto fare diventare una costante un ritmo tanto pressante; in un certo senso riusciva anche a capire perchè Grindelwald aveva scelto proprio lui quando si era trattato di tenerla in vita.

Borbottò quello che era un ringraziamento per averla aiutata: le riusciva difficile parlare di quello perchè sentiva di essere in parte vulnerabile e non si era fidata ad alzare gli occhi su di lui. "Non so perchè, ma il nome Tom Riddle mi pare di averlo già sentito..."
Le parole di Dorian quasi folgorarono Anastasia, la quale pregò dentro di sè che il mago non ricordasse quando di preciso aveva sentito quel nome; seppur con meno veemenza di Grindelwald, anche lui aveva visto qualcosa nella sua mente e l'aveva persino derisa agli inizi quando aveva capito che si aggrappava al ricordo di un ragazzo. Non aveva tutti i torti, pensò tra sè, visto come poi si era conclusa la vicenda, anche se a quel tempo... beh se non era letteralmente sprofondata nella disperazione era stato anche per merito del ricordo di Tom, non c'erano dubbi.
Fa che non se lo ricordi... era la sua sola speranza, non aveva nessuna voglia di dire proprio a lui quello che era successo al suo ritorno a scuola. "Cosa sarebbe quella, comunque? Sembra una Strillettera" le disse di nuovo Dorian, indicando il foglio che stava accuratamente chiudendo con un colpo di bacchetta, procurandole la scusa perfetta per non indugiare nei propri pensieri. Anastasia sorrise apertamente e per un momento - ma soltanto uno - le parve che Dorian fosse completamente preso dal suo sguardo.
"Oh si... o per meglio dire, è una cosa che ho modificato. Non sono molto brava con i nomi, ma più che Strillettera, la chiamerei Lettera Sputatrice. Fa un po' pena come nome, lo riconosco..." Vide l'altro aggrottare le sopracciglia, confuso e soffocò una risatina. Se non altro era già qualche minuto che aveva dimenticato tutte le sue paure ed era una buona cosa.
"Diciamola così', invece di urlare beh... sputerà in faccia al destinatario. Soltanto a lui, ovviamente" gli svelò, molto orgogliosa della sua birichinata.
Dorian la osservò, chiedendosi se avesse davvero sentito bene. Lo sconosciuto Riddle le mandava qualcosa che avrebbe anche potuto ucciderla, e come risposta lei si preoccupava di spedirgli.... uno sputo? La ragazza anticipò la sua domanda, scrollando la lunga chioma.
 "Conosco Riddle e lui mi conosce altrettanto bene, se non meglio. Il suo è stato un semplice modo per dirmi che sa dove sono e che mi controlla, se avesse voluto uccidermi... lo avrebbe fatto in modo più diretto. Oh, credo che lo farà, prima o poi" aggiunse Anastasia osservando il cielo grigio per non voler incontrare gli affascinanti occhi del suo collega.
"Se sa dove sono è colpa della mia ingenuità" aggiunse, ricordando di avere apertamente detto al matrimonio dei Malfoy dove fosse diretta, a quel tempo non aveva pensato che Abraxas avrebbe potuto effettivamente rivelare la cosa a Tom, ma ormai il danno era fatto. "Dovrei passare la vita a nascondermi se volessi davvero far perdere le mie tracce, ma farlo vincere così... mai" concluse, roteando il polso e sigillando la lettera con la punta della bacchetta. "E questo sarà il mio avvertimento, per dirgli che non ho nessuna paura di lui... uno sputo in faccia per lui sarà molto più efficace di un mio gesto avventato: non soltanto lo sorprenderò, ma gli sarà anche chiaro che non è più in grado di farmi compiere gesti avventati".

Dorian a quel punto ne fu certo, pur senza chiederlo. Un innamorato respinto. Non poteva che essere così, la voce di Anastasia era carica di dolore e rabbia, che se ne accorgesse oppure no. Quel nome gli ronzava in testa, dove lo aveva sentito? Era però certo che fosse collegato strettamente alla ragazza, anche se gli sembrava una reazione eccessiva: perchè mandare un serpente solo per un semplice ammonimento? Sapeva qualcosa su di lui che spingeva l'ignoto Riddle a minacciarla in modo così macabro? Sembrava quasi noncurante del fatto che potesse rimanere ferita... ma a sorprenderlo era che persino lei sembrava aspettarselo, come se fosse una gara a chi sorprendeva l'altro.
C'è sicuramente stato qualcosa tra loro. Era la sua esperienza a farlo riflettere in quel modo, la voce di Anastasia era pregna dell'amarezza che solo una delusione amorosa poteva lasciare, lui stesso aveva ancora il cuore dolorante e non poteva fare a meno di pensare che la giovane dovesse essere cieca per non vedere il suo interesse. Le basterebbe una parola e sarei ai suoi piedi.
Il suo stesso pensiero lo spaventava.La vicinanza con lei non lo aiutava, ma si sentiva confortato dal fatto che se non altro non aveva ancora perso del tutto la testa e c'erano forti speranze che nel giro di un po' di tempo si sarebbe dimenticato di lei. Stava per aggiungere altro quando si sentì bussare alla porta. Dorian non l'aveva chiusa e la sagoma di Stilling - il quale sembrava tentare quasi di nascondersi nel timore di essere visto - era perfettamente visibile.
"Oh si, entra pure, solo un momento..." La voce di Anastasia invitò ad entrare il ragazzo, che aveva l'espressione di un condannato a morte e guardava l'insegnante di Pozioni come se potesse salvarlo da qualunque cosa lo attendesse."Se ti serve altro sai dove trovarmi" si limitò a dire alla strega, congedandosi e richiudendo la porta alle sue spalle con un colpo di bacchetta prima di allontanarsi. Era quantomeno divertente sapere che lo studente avrebbe avuto la sensazione di sentirsi chiuso in trappola.

 


Note:

Un excursus sui pensieri di 
Sören Stilling era quasi d'obbligo, anche se credo che fosse già ben chiaro che non era lui il mandante del regalino serpentesco, però serviva per rivelare che è stato lui ai tempi a mettere gli Auror sulle tracce di Dorian. Una cosa che lo stesso insegnante ignora, ma non importa in fondo.
Inoltre per quanto antipatico, anche lui ha le sue paure, la sua storia tragica alle spalle - vivevano nel terrore di Grindelwald, le tragedie erano all'ordine del giorno anche se non credo la racconterò completamente la sua storia - e capisce di essere un cretino.
Ok penso che non fosse davvero una sorpresa sapere che ci fosse il buon Voldy dietro a quel regalino, era pure ovvio visto che ha promesso di distruggerle la vita e lo farà ogni tanto; come potete vedere, Anastasia sta abbandonando rapidamente  il suo essere ragazzina impulsiva per lasciare spazio alla donna che diventerà, più prudente e saggia. Non che fosse del tutto imprudente, ma avendo ancora 19 anni è chiaro che sta crescendo, e non è che passerà a diventare una rompi-Bolidi, semplicemente un po' più se stessa u.u
Inoltre sta iniziando a ragionare da insegnante: abbiamo sempre visto gli insegnanti a Hogwarts preoccuparsi dei loro studenti, aiutarli, proteggerli ecc ed è quindi giunto il momento che anche lei inizi a pensarci. Il processo sarà graduale, ma è comunque un passo.

Qualche parola su Voldemort: all'incirca siamo nel periodo in cui ha già lasciato Magie Sinister quindi ha già ucciso Hepzibah Smith e dovrebbe essere arrivato a creare almeno 3 Horcrux, forse 4(non conosco bene la cronologia della creazione degli Horcrux quindi andrò un po' a caso). E ovviamente mica si è dimenticato che c'è una Anastasia da terrorizzare e spaventare per il resto della sua vita, eh no u.u e magari pure da uccidere, ma ci arriveremo u.u
Avevo detto che lui sarebbe stato una presenza marginale, tuttavia mi rendo conto andando avanti che si tratta invece del contrario, anche se di rado comparirà in prima persona <.<
Comunque spero che vi piaccia :=) ci vediamo al prossimo aggiornamento, stavolta di sicuro non passerà tutto questo tempo, diciamo sulle due settimane se altri impegni non mi rallentano. Ciao!

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