Il lato più affascinante della luna è quello che non ci è consentito vedere di Violet Tyrell (/viewuser.php?uid=70834)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Hello, Durmstrang ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Non è così semplice. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Il re del Nord ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - Un'insegnante troppo giovane ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: Dagli errori si impara? ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 - Non riusciranno a indebolirmi ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 - Hello, Durmstrang ***
Il lato più affascinante della luna,
è quello che non ci è consentito vedere
Angolo di benvenuto_
Inizio a pubblicare questa storia molto in ritardo rispetto alla data
prevista. Questa è il sequel di "Profumo di Tenebra",
proprio quello diretto dato che tratta del post Hogwarts di Anastasia
Silente. Quindi è necessario conoscere quella storia( ecco
il link) anche se posso riassumervela in poche righe per chi
non la ricorda più xd
Anastasia Silente,
nipote di Albus e figlia di Aberforth, frequenta Hogwarts finendo nella
casa Corvonero; durante i primi anni sviluppa un carattere molto
incline ad andare d'accordo con Tom Riddle(del suo stesso anno) e
comincia a provare un forte interesse nei suoi confronti. Tuttavia,
nonostante ciò che prova, è poco incline a farsi
comandare pur accettando di entrare a far parte del suo gruppo che
chiama Mangiamorte.
Dopo un incredibile
avvicinamento tra i due, Anastasia al suo ultimo anno viene rapita da
Gellert Grindelwald che desidera avere il tanto atteso confronto con
Albus; durante la prigionia la giovane subisce violenze psicologiche a
non finire e viene liberata dopo alcuni mesi, proprio durante la
cattura di Grindelwald. Il mago oscuro l'aveva comunque fatta tenere
sotto controllo da Doria, docente di Pozioni a Durmstrang, che si
invaghisce dellla ragazza e diventa parzialmente responsabile della
cattura di Gellert.
Tornata a Hogwarts,
Anastasia termina la scuola col massimo dei voti e una decisione
difficile, ovvero abbandonare il controllo che Tom Riddle ha su di lei
e liberarsi della sua presenza. La storia riparte da
questo punto.
Ci sono alcune cose di mia invenzione. Questa storia in parte fa anche
parte di "Studenti di Durmstrang" di Enide, che saluto calorosamente e
a cui è pure dedicata u.u in fondo qui stiamo a Durmstrang,
mica robetta U__U
Il lato più affascinante della luna
è quello che non ci è consentito vedere
Capitolo 1 - Hello, Durmstrang
Il giornale del giorno non portava notizie importanti, ma la ragazza
fingeva ugualmente di trovarlo interessante; Anastasia
sfogliò
tutte le pagine mentre la nonna rideva assieme al loro ospite, ma nulla
riusciva a calmarla. Da alcune settimane, la nonna -
Cassiopea Indira Selwyn in De La Mater Chicester -
invitava
molti giovani maghi promettenti per permettere che Anstasia facesse
nuove conoscenze; tra questi, Anastasia aveva riconosciuto l'Auror
Conrad
Wallace, il più solerte nel presentarsi. Anche quel giorno
era
giunto, apparentemente per portare un messaggio all'anziana donna, ma
Anastasia sapeva che doveva esserci una ragione nascosta: difatti non
le era mai concesso di restare nella propria stanza quando l'Auror
giungeva alla villa.
La ragazza temeva il momento in cui la nonna avrebbe lasciato la
stanza. Da quando aveva terminato Hogwarts, la villa non era mai stata
tanto
affollata; Anastasia si era detta che sarebbe stato preferibile vivere
con i nonni invece che nella dimora vuota di Londra che apparteneva ad
Albus, ma alla luce di quanto stava accadendo, si chiedeva se fosse
stata una buona idea.
"Oh, è arrivato il gufo di Iris... Anastasia, vuoi per favore
intrattenere il signor Wallace in mia assenza? Sarò celere",
cinguettò l'anziana strega alzandosi elegantemente, maestosa
nella sua compostezza che si presentava in un delicato
fruscìo di
pesante stoffa; la ragazza si limitò ad annuire, maledicendo
la
nonna dentro di sé.
Il gufo di Iris - il Ministro della Magia, a cui lei era sinceramente
legata - era giunto già da parecchie ore, ma guarda caso
l'anziana strega sceglieva solo quel momento per leggere la missiva. O
forse già ne conosceva il contenuto. Con lo sguardo rivolto
verso la porta dorata del salone, che era appena stata chiusa dopo il
passaggio di Cassiopea, Anastasia cercò di non farsi
prendere
dal panico. Temeva di conoscere la ragione della presenza di Conrad
Wallace lì, in quel momento, e vedere il suo limpido sguardo
non
l'aiutava. "Spero non la imbarazzi trovarsi in mia presenza, signorina
Silente". Educato, di bell'aspetto e di buona famiglia: Anastasia
sapeva che Conrad era tra i giovani più desiderati dalle
streghe
in età da marito, ma mai avrebbe pensato di trovarselo un
giorno
proprio di fronte a lei. Era un Auror potente - lo aveva anche provato
sulla propria pelle, dopo la terribile agonia di Copenaghen -, ma
non bastava. Lo aveva anche detto alla nonna ma era certa che le sue
parole fossero cadute nel dimenticatoio.
"Certo che no, ne avrei motivo? Mi dispiace che la nonna sia...
impegnata,
la mia compagnia non é interessante come la sua". La
ragazza si sentiva stranamente in svantaggio, doveva essere
colpa
di quella strana espressione: il giovane non sorrideva, ma sembrava non
perdersi neppure un dettaglio dei suoi movimenti. Era una sensazione
curiosa: piacevole, ma al tempo stesso estremamente fastidiosa
"Nessun motivo, ma se mi permette le vorrei mostrare una cosa"
esordì Conrad all'improvviso, deviando l'argomento, come se
gli
fosse venuto in mente solo in quel momento; Anastasia non
potè
far altro che annuire e dare quindi il suo permesso, consapevole che
l'etichetta e le buone maniere non potevano essere dimenticate solo
perchè si sentiva vagamente a disagio. L'uomo
agitò
pigramente la bacchetta e apparvero alcune grosse pergamene tra le sue
braccia, che si affrettò a posare sul tavolo di cristallo;
la
ragazza si avvicinò, chiedendosi di cosa si trattava... Le
sembrava molto strano che Conrad mostrasse a lei qualcosa che aveva a
che fare con il suo lavoro di Auror, tuttavia non riuscì a
impedirsi di osservarle una volta che furono aperte. Sembravano
rappresentare la pianta di un edifico, e suo malgrado Anastasia
ammirò quel lavoro certosino: quella era una villa di rara
bellezza, lussuosa e probabilmente confortevole. Non le riusciva solo
di comprendere come mai avesse voluto mostrarla proprio a lei, e non
alla nonna... Ma forse era solo un caso?
"Posso chiederle la sua opinione, signorina?" Le parole dell'Auror
spezzarono il silenzio che durava già da parecchi minuti; lo
sguardo del giovane non si era perso neppure un movimento di Anastasia,
e si chiese se la ragazza potesse immaginare ciò che lui e
Cassiopea si erano detti. L'anziana strega gli aveva concesso la sua
totale benedizione - assieme a quella del marito -, ma l'aveva
altresì avvertito che Anastasia non era una ragazza che
avrebbe
accettato la sua proposta a occhi chiusi, e necessitava di essere
sbalordita. Per lui era stato semplice decidere come agire, e dalla
meraviglia che solcava i lineamenti della giovane sentiva di essere
sulla buona strada.
"Beh... Io non sono esperta ma sembra davvero un bel posto, anche
se..." Anastasia non completò la frase, sentendosi
improvvisamente intimorita; tuttavia quelle parole che non aveva
pronunciato sembrarono aleggiare nell'aria come se fossero state sempre
lì tra loro. La ragazza sperò di non arrossire
perchè non avrebbe saputo come giustificarlo; Conrad
appoggiò la mano su una delle pergamene, facendo finta di
osservarla ma servendosi di quei disegni per riuscire a terminare
ciò che stava facendo. "Sarebbe un dono che le vorrei fare,
signorina Silente... Speravo che le piacesse e sono sicuro che anche
quando la vedrà completa non cambierà idea."
In quell'istante Conrad potè percepire distintamente la
sorpresa
di Anastasia, gli sembrava quasi di toccare con mano l'incertezza che
emanava dalla ragazza, assieme allo sdegno; difatti Anastasia, per
quanto l'avesse sospettato, aveva l'impressione di sentirsi oltraggiata
ma senza il coraggio di esprimere a parole ciò che provava.
"Immagino che vorrà qualcosa in cambio..." La voce della
ragazza
era improvvisamente di granito, come se si sentisse minacciata ma
Conrad stabilì che dopotutto era anche normale: non si era
aspettato che gli saltasse al collo dalla gioia, la confusione era una
reazione accettabile. Allungò le braccia per prenderle le
mani
nelle sue e impedirle di distogliere l'attenzione da lui.
"Non credo di sorprenderti nel dirti che in cambio desidererei il tuo
consenso a sposarmi", disse l'Auror, scegliendo strategicamente la
forma confidenziale, comprendendo che la ragazza l'avrebbe
probabilmente apprezzato molto di più che una formale
richiesta
come si conveniva nella loro società. Tuttavia non era
preparato
all'espressione sconvolta che le vide sul volto: Conrad sapeva di
essere nella posizione di potersi scegliere qualunque donna da prendere
in moglie tra le tante streghe purosangue, e alla fine la sua scelta
era caduta sull'ex amica di sua sorella. Ci aveva pensato per molto
tempo ed era giunto alla conclusione che la nipote del celebre Albus
Silente era ciò che faceva per lui. Per quanto non una
bellezza
di prim'ordine, Anastasia era molto affascinante, inoltre dopo la
terribile esperienza del rapimento sembrava molto più matura
di
come l'aveva conosciuta solo l'anno precedente. La silenziosa ragazzina
frivola che indossava un abito sfarzoso aveva lasciato il posto a una
ragazza molto più seria e posata, e di grande fascino.
Inoltre sapeva che di rado si poteva trovare una strega così
dotata: Conrad aveva preso alcune informazioni ed era riuscito a
scoprire che Anastasia era uscita da Hogwarts con il massimo dei voti
in tutti i M.A.G.O. e non era una cosa che poteva riuscire a tutti. E
poi durante quei lunghi incontri aveva potuto constatare personalmente
che la ragazza aveva un buon carattere, era aperta e brillante... E
qualcosa lo spingeva a volere proprio lei, che tra tutte le streghe era
la sola a non averlo mai apertamente incoraggiato.
La parentela con Albus Silente non era ciò che lo
interessava
sopra ogni cosa, anche se conferiva lustro al contratto; con i nonni
della ragazza era già stato raggiunto un accordo dal momento
che
lui pure proveniva da una famiglia ricca, pertanto l'unione sarebbe
stata semplicemente piena di vantaggi per entrambi.
Anastasia si sentì ghiacciare ma non disse nulla,
consapevole
che i suoi incubi si erano realizzati in fretta: liberò le
mani
dalla presa possessiva dell'altro e badò a mettere una certa
distanza tra loro, mentre si chiedeva come fargli sapere che la sua
proposta non la interessava. "Sei una ragazza intelligente, non credo
tu sia rimasta sorpresa dalle mie parole", disse nuovamente il ragazzo,
nel tentativo di indurre Anastasia a dire qualcosa. La ragazza si
fermò, dandogli le spalle e osservando il panorama al di
fuori
delle vetrate.
"Hai ragione, ma speravo tu avessi capito che non sono interessata:
credevo di avertelo dimostrato con il mio disinteresse, non era mia
intenzione arrivare a dirtelo tanto crudamente". In quel momento
Anastasia non vedeva l'enorme giardino che circondava la villa, era
praticamente indifferente al fatto che i tanti rari esemplari di
Creature Magiche stessero giocando anche tra di loro; le pareva di
essere finita in un incubo che aveva cercato di rimandare
tanto a
lungo. Aveva avuto la netta impressione che la nonna avesse voluto
metterla nei guai lasciandola sola con lui, ed era altrettanto certa
che lei sapesse quello che stava per accadere.
Ma la sua decisione l'aveva presa molto tempo prima, forse quando
ancora si trovava a Hogwarts: era la che aveva visto frantumarsi tutte
le speranze che si era creata e non aveva intenzione di lasciare che
qualcuno riuscisse a intrappolarla in un matrimonio che non voleva. Non
era tanto il ricordo di Tom Riddle quanto l'amaro dolore che era
rimasto a testimoniare il fallimento; dopotutto il Serpeverde non aveva
fatto altro che comportarsi nel solo modo che conosceva, e non le aveva
certo detto lui di credere che l'amasse davvero, senza alcun fine
secondario. Ma Anastasia - che era rimasta brutalmente scottata da
quell'esperienza - non aveva dimenticato, e per quanto non volesse
più neppure sentir nominare il ragazzo, allo stesso modo non
provava il desiderio di utilizzare qualcuno per scacciarlo dalla mente.
Il tempo e la lontananza le avrebbero reso più semplice il
compito, o almeno era ciò che lei sperava di cuore. Non
sentì quello che Conrad stava dicendo, anche se aveva la
consapevolezza che avesse a che fare con una richiesta di ripensamento.
Per fortuna in quel momento entrò nel salone un elfo
domestico,
e Anastasia approfittò del suo arrivo per mettere fine alla
discussione e rifugiarsi nelle proprie stanze.
La nonna era certa che Anastasia sarebbe tornata in fretta sulla sua
folle decisione: lo aveva anche già detto al ragazzo,
consigliandogli di non pressare la nipote e attendere che rimettesse la
testa sulle spalle. Dopotutto era sicura che la scelta fosse dovuta
all'impulsività dei diciannove anni di Anastasia, che ancora
non
vedeva il mondo reale per come era.
Quali che fossero le motivazioni di entrambi, la ragazza li deluse
profondamente: si era impegnata a scrivere una lettera di suo pugno
proprio a Conrad Wallace, in cui gli ribadiva che la sua scelta di non
sposarlo dipendeva semplicemente dal fatto che non era interessata a
lui e che non intendeva contrarre un matrimonio solo per fare contenta
la nonna. Nonostante tutto ciò che aveva sempre pensato,
Anastasia avrebbe sposato qualcuno solo se ne fosse stata davvero
innamorata, il che escludeva che potesse accadere con l'Auror; era un
bel giovane - gli occhi non le mancavano - ma non era scoccata alcuna
scintilla che lasciasse presagire qualcosa del genere in un prossimo
futuro.
"Non essere sciocca! Le buone occasioni si presentano una volta sola
nella vita, e non vanno sprecate! Anche tuo zio te lo direbbe se fosse
qui!" Cassiopea lo ripetè più volte ad Anastasia,
cominciando a insistere affinchè la nipote accettasse di
incontrare il giovane Wallace a cui porgere le sue scuse: secondo
l'anziana donna, era stata la paura a far decidere la nipote ma ci
avrebbe pensato lei a farla ragionare! Con sua grande soddisfazione,
Conrad Wallace si era dimostrato molto ostinato e non passava giorno in
cui alla villa non arrivassero fiori e omaggi di qualunque tipo, tutti
indirizzati ad Anastasia. E la ragazza cominciava a sentirsi soffocare:
aveva deciso di evitare la casa londinese dello zio Albus, pensando che
vivere un po' con i nonni avrebbe rappresentato molto per loro ma ora
era pentita di tale decisione. Il fatto di non aver scelto un percorso
di studi in maniera ufficiale aveva convinto la nonna che Anastasia
fosse solo in cerca di un buon partito, senza sapere che sua nipote
stava in realtà aspettando una risposta da almeno un mese.
Ma a inizio novembre la situazione cominciò a degenerare.
"Se
non accetti l'Auror Wallace, chiederò un incontro con
Abraxas
Malfoy: ho sentito che sta pensando finalmente di accasarsi, e visto
che non ti piacciono i giovanotti di pochi anni più di te,
magari lui potrà andarti meglio." La voce dura e severa di
Cassiopea fece breccia tra i pensieri di Anastasia, che si
sentì
rabbrividire; Narkissos le aveva a volte parlato di suo fratello
maggiore - che doveva avere circa trentacinque anni - e del fatto che
fino a
quel momento si era limitato a fare carriera al Ministero senza
sposarsi, e la ragazza si disse che piuttosto di ritrovarsi legata a
lui, si sarebbe impiccata.
Da quel poco che sapeva, Abraxas Malfoy era tra i pochi di cui Tom
Riddle si fidava e che sicuramente aveva avuto una parte attiva durante
le ricerche quando era stata rapita; il solo pensiero di vivere la
propria vita a fianco
di qualcuno che prendeva ordini da Riddle... A quel punto le sarebbe
convenuto stare direttamente con lui, no? Non avrebbe avuto senso e
Anastasia si sentiva male solo al pensiero; scoccò alla
nonna
un'occhiata inespressiva ma dentro di sè aveva
già deciso
e attese la mattina seguente per mettere in pratica il uo piano.
"Anastasia! Tesoro mio, che bella sorpresa!" Evangeline Carroll corse
incontro alla sua amica del cuore, i capelli rosso scuro che
svolazzavano nell'aria, avvolta da una camicia da notte incredibilmente
raffinata. Anastasia le sorrise mentre scendeva dalla groppa di Alyssa;
la Thestral annusò il terreno mentre le due ragazze si
abbracciavano,felici di vedersi dopo molte settimane. Evangeline
invitò l'amica a entrare e a fare colazione con loro dato
che
era ancora molto presto e persino i genitori parevano contenti di
vederla. Dopo essersi scambiati alcuni convenevoli, Evangeline condusse
Anastasia al piano superiore dove si trovava la sua stanza: i Carroll
abitavano in una casa grande che si trovava appena fuori Bristol, ma
senza alcun lusso, anche se avevano un elfo domestico che si occupava
delle faccende domestiche mentre loro erano al lavoro. "Allora, che
succede?"Evangeline non esitò a rivolgersi all'amica a quel
modo: si erano scritte ma aveva sempre pensato che Anastasia le
nascondesse qualcosa e le era bastato vederla per capire di avere
ragione. La ragazza era però stata attirata da uno scatolone
che
conteneva una stoffa che pareva molto preziosa; in quel momento
ricordò l'invito al prossimo matrimonio dell'amica, che si
apprestava a diventare la prima signora Malfoy dopo molti anni di
attesa. A quanto pareva Malfoy senior non aveva voluto perdere tempo:
Narkissos era il suo figlio minore ma dato che aveva trovato i Carroll
rispettabili, aveva deciso di acconsentire alle nozze il più
rapidamente possibile. Tutti però sapevano che l'anziano
mago
voleva vedere sistemato anche Abraxas, soprattutto a
quell'età.
Anastasia si chiese se l'amica fosse davvero convinta di quell'unione,
anche se aveva gli occhi che parlavano al posto suo. Si sedette sulla
poltrona e sentì la tensione svanire.
"In verità sono in fuga...", disse la ragazza e si
lanciò
nel racconto delle mille manovre della nonna per farla fidanzare e
sposare prima con Wallace e poi ipotizzando pure Abraxas Malfoy.
Evangeline scoppiò a ridere e il suo entusiasmo divenne
contagioso in fretta. "Mi chiedevo se mi potessi offrire asilo politico
per un po'... Sto aspettando una risposta da uno Spezzaincantesimi
nordico ma non vorrei che la nonna riuscisse a incastrarmi se restassi
la...Naturalmente potrei rendermi utile per il tempo che rimarrei qui,
e persino pagare..." Anastasia sapeva che i Carroll vivevano
modestamente e non era sua intenzione approfittare della loro
situazione; possedeva parecchi galeoni sul suo conto personale alla
Gringott e non avrebbe esitato a spenderli anche tutti pur di ottenere
la propria libertà e sarebbe stata felicissima di restare li
con
la sua amica. La ragazza si rendeva conto che il contratto
stipulato con i Malfoy sarebbe stato molto utile ai Carroll: a quel
modo avrebbero sistemato le loro finanze, a meno che Evangeline non
avesse fatto qualcosa per farsi in qualche modo ripudiare. Ma se
conosceva bene Narkissos, avrebbe fatto di tutto per tenersi stretto
Evangeline.
"Ma non dire stupidaggini, sono felicissima di ospitarti! Posso capire
che tu non possa sentirti a tuo agio con tua nonna che ti parla di
matrimoni... specie dopo... ecco, dopo quello che è successo
con
Tom..." Evangeline inciampò nelle parole e si rese subito
conto
di non potersi dilungare sull'argomento: lei non aveva mai saputo che
cosa era successo tra l'amica e Tom Riddle ma era giunta alla
conclusione che doveva trattarsi di qualcosa di grave. Anastasia aveva
solo detto di essere stata tradita dal ragazzo ed Evangeline aveva
dedotto che il Serpeverde avesse fatto qualcosa di sbagliato, di certo
non aveva tradito nel senso letterale della parola; non era il genere
di ragazzo in grado di farlo, lo sapevano tutti, però forse
sì, aveva calpestato il cuore di Anastasia... E lei lo aveva
intuito, così come ora sentiva che l'amica continuava a
rifiutare qualunque chiarimento.
Evangeline era stata la prima a essere felice quando aveva avuto il
sentore che i due si frequentassero: tutta la scuola ne parlava di
nascosto ma nessuno aveva mai osato porre domande agli interessati...
Ed era stata la prima a sentirsi stringere il cuore quando aveva capito
che una frattura insanabile si era frapposta tra i due; tuttavia aveva
rispettato il suo silenzio e pure in quel momento non intendeva
comportarsi in maniera indiscreta. "Ma ti avviso subito che non potrai
evitare di aiutare me, con tutti i preparativi che devo fare per le mie
nozze avevo proprio pensato di rapirti. E per cominciare, questa
mattina verrà qui madame
Fointeneau per prendermi le misure. Devi assolutamente
essere presente!"
I Malfoy avevano fatto le cose in grande: praticamente tutte le
famiglie Purosangue erano presenti, così come i
più
importanti rappresentanti del Ministero e colleghi del padre dello
sposo. Il Ministro della Magia era assente ma era arrivato un suo gufo
personale per congratularsi con gli sposi e portare in dono un calice
d'oro, lavorato dai folletti: si trattava di un oggetto preziosissimo,
difatti i rubini che lo decoravano brillavano di luce propria. Inoltre
era un dono classico perchè da quel calice entrambi gli
sposi
avrebbero dovuto bere il loro primo sorso di vino elfico, come suggello
e augurio di un futuro prospero sotto ogni punto di vista.
Durante la cerimonia, Anastasia si ritrovò seduta a fianco
di
Abraxas, fratello e testimone dello sposo; la ragazza avrebbe preferito
stare in disparte ma Evangeline le aveva fatto chiaramente capire di
voler compiacere i futuri parenti accettando ogni singola tradizione
che prevedeva la cerimonia. Così Anastasia sapeva che il suo
posto era accanto al testimone di Narkissos - essendo lei quella di
Evangeline -, sia durante la cerimonia che al sontuoso pranzo che
sarebbe seguito; la sarta che aveva fatto confezionare lo splendido
abito da sposa si era occupata anche della veste che avrebbe indossato
lei e ora si ritrovava vestita di azzurro, della stessa
tonalità
dei suoi occhi. Tutto sommato era un bel capo anche se non vedeva l'ora
di toglierselo; aveva già avvisato Evangeline che avrebbe
dovuto
partire presto, il viaggio che l'attendeva avrebbe potuto essere molto
lungo e lei non voleva arrivare tardi. "Spero che sia tutto di suo
gradimento, signorina Silente."
La voce bassa e profonda di Abraxas Malfoy distolse l'attenzione di
Anastasia dalle decorazioni floreali che riempivano la sala; lei e
l'uomo si erano reciprocamente salutati e presentati all'arrivo al
Manor ma poi non avevano più scambiato alcuna parola a a
causa
della folla di persone a cui dovevano prestare attenzione.
"Certo signor Malfoy, la location è splendida,
così come
l'organizzazione di tutto." Anastasia detestava le formalità
ma
per una famiglia come i Malfoy... beh, non c'era nulla da fare. Era
così e basta! Dal momento che aveva deciso di non mettere in
imbarazzo l'amica, aveva ripassato tutto il galateo per comportarsi in
modo impeccabile.
"Sono lieto di sapere che gradisce tutto... Mi onorerebbe di un ballo,
signorina?" No. Anastasia avrebbe voluto rispondere a quel modo ma
naturalmente non poteva; non solo avrebbe offeso Abraxas - cosa che non
le avrebbe impedito di vivere serenamente in ogni caso - ma anche
Evangeline e lei non lo desiderava. Anche ballare era una costrizione:
non le piaceva, non con quel biondo estraneo che era il suo partner.
Doveva riconoscere però che Narkissos aveva ragione a
definirlo
pericoloso perchè anche così rilassato, dava
l'idea di
tenere sempre la situazione sotto controllo, di detenere un ruolo di
comando.
"Vedo che avete attirato l'attenzione del nostro scapolo d'oro", le
disse Abraxas alcuni minuti dopo la fine del ballo, indicando l'Auror
Wallace che era circondato da ragazzine cinguettanti palesemente
ignorate. I suoi occhi erano glaciali e fissi su di loro, soprattutto
su Anastasia, come se stesse reclamando un suo possesso; Abraxas
però sapeva anche che l'Auror non avrebbe mai osato
raggiungerli
e pretendere per sè la sua dama. Anche Anastasia l'aveva
visto e
il suo sospiro rassegnato diceva molte cose. "Non sono interessata
anzi, spero non voglia essere scoraggiato pubblicamente."
Anastasia aveva i brividi al pensiero di un'eventuale scenata pubblica
ma Abraxas la rassicurò che non ci sarebbero stati problemi;
solamente quando furono a tavola per la cena, la ragazza
capì il
perchè dei molti sguardi insistenti. Anche Malfoy Senior la
osservava e parve gradire di vederla a fianco di Abraxas, a conversare
educatamente.
"E ha già trovato un fidanzato, signorina Silente?" La
domanda
proveniva da una strega grassoccia, molto incline ai pettegolezzi tanto
che il suo commento fece risuonare delle risatine in tutta la sala.
Anastasia le avrebbe tirato in faccia il vino elfico ma si contenne: in
un certo senso l'aura dei Malfoy la contagiava e il contegno era degno
anche del suo rango. "No, non l'ho neppure cercato.Tra poco
inizierò il mio apprendistato e non avrò tempo
per
dedicarmi a sistemarmi..." La ragazza sorrise ipocritamente alla donna
spiazzata, mentre a rivolgerle la parola fu la signora Malfoy.
"Oh, anche tu al Ministero? Immagino che tra tuo zio, i nonni, le
conoscenze e i voti non avrai fatto fatica a entrare: in che
Dipartimento?" Anastasia sperò che si affogasse con le sue
stesse parole ma represse ogni commento, sorridendo innocentemente.
"No, sono stata accettata come apprendista da Fjodor Nastassos,
partirò a breve."
Al che tutti cominciarono a complimentarsi e Anastasia vide che Abraxas
sembrava persino colpito: Nastassos era uno Spezzaincantesimi anziano
ma potentissimo, e lei aveva trovato grandioso il fatto che fosse
pronto ad accettarla. Era il migliore di tutti, oltre a essere
sufficentemente lontano da Tom Riddle e dalla sua influenza negativa.
"E non è tutto qui, insegnerà anche a
Durmstrang!" A
parlare era stata Evangeline, la nuova signora Malfoy, e questo fatto
causò ancora più entusiasmo; Anastasia avrebbe
quasi
voluto dissuaderli tutti ma tacque, fissando il piatto e desiderando
ardentemente controllare il tempo per poterlo accelerare.
L'elfo domestico si presentò puntuale subito dopo il
tradizionale lancio del bouquet della sposa, che capitò
proprio
in mano a lei; dopo un abbraccio a Narkissos e un bacio a Evangeline,
Anastasia lasciò il Manor dei Malfoy e tutti i suoi invitati
per
partire. Destinazione Karick Town.
La sua Thestral le aveva sicuramente abbreviato di molto il viaggio ma
un paio d'ore in volo di sera non era proprio comodo; Anastasia si
aggirò infreddolita tra le viuzze del paese e
respirò di
sollievo nel trovare la locanda. Era già molto tardi ma lei
aveva na prenotazione da qualche settimana, perciò non
esitò a infilarsi nel letto e a dormire.
Fu solo la mattina seguente che si rese conto che il villaggio poco
lontano da Durmstrang era una piccola cartolina natalizia: la neve
ricopriva tutto e ovunque c'erano maghi e streghe vestiti a festa, che
si scambiavano regali o informazioni. Anastasia aveva fatto attenzione
a indossare abiti caldi ma si sentiva come se fosse un folletto:
portava un pesanto abito in stoffa azzurra e un mantello dello stesso
colore rivestito di pelliccia. Aveva una bella sciarpa bianca, guanti
dello stesso colore e dei paraorecchi azzurri. Si sentiva anche molto
più giovane dei suoi anni e sorrideva mentre guardava le
vetrine, alla ricerca del pub locale.
Era appena entrata quando lo vide: aveva appuntamente con Dragomir
Dekan, il Preside di Durmstrang, e lo riconobbe dalle immagini che
aveva visto sulla Gazzetta quando si era parlato della sua liberazione.
Quello che non si attendeva era che pure lui conoscesse il suo aspetto.
"Signorina Silente, vero? Che piacere incontrarla, sono contento che
abbia trovato facilmente il nostro villaggio... è sua la
Thestral? Davvero un animale bellissimo."
Anastasia di fronte a quel modo di fare così cordiale rimase
piacevolmente colpita; aveva avuto un po' di dubbi su come presentarsi
e comportarsi ma si sentiva a suo agio pertanto non esitò a
sorridere e a rispondergli. "Si, Alyssa mi ha accompagnata fin qui.
Devo ammettere che è molto bello qui, quando sono partita
c'era
molto meno freddo... Ma non importa. Ero curiosa di sapere la sua
proposta."
I due avevano ordinato una bevanda calda per trascorrere il tempo
mentre parlavano; Anastasia aveva ricevuto una lettera proprio da
Dekan, in cui l'uomo le proponeva un possibile lavoro come insegnante
di Volo nella sua scuola se lei non avesse avuto programmi diversi. Il
mago aveva sentito parlare benissimo di Anastasia come giocatrice di
Quidditch oltre che come strega, e dopo aver sentito dire che sarebbe
giunta a Nord aveva colto l'occasione al volo. Il solo problema era se
la giovane avesse superato il trauma, dato che Dorian Thorvaldsen era
ancora il loro docente di Pozioni.
Si sarebbero incontrati, non c'erano dubbi. Lui temeva le reazioni di
entrambi ma non disse una parola, raccontandole quello che aveva in
mente. Gli piaceva quella ragazza così seria e posata, ma
anche
indiscutibilmente forte: dai suoi occhi poteva vedere una sofferenza
ben celata ma un altrettanto sangue freddo e forza di
volontà.
Non era una bambolina anche se poteva sembrarlo guardandola.
Parlare con lei poi era stimolante perchè era davvero ben
istruita e per un momento pensò che farle insegnare Volo
sarebbe
stato mortificare il suo talento.
"Bene, penso che sia una buona idea continuare questa conversazione a
scuola. Che ne dici?" Anastasia annuì. Era ovvio, doveva
visitarla, ma all'improvviso le sembrava quasi di tradire Hogwarts;
tuttavia seguì Dekan dopo essere usciti dal pub, con Alyssa
che
trotterellava dietro di loro al pari di una guardia d'onore.
Note:
Bene, avrò piacere di sentire le vostre opinioni :=) un bacione e un abbraccio. E buone feste, dubito aggiornerò prima di gennaio^^
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 - Non è così semplice. ***
Il lato più affascinante della luna,
è quello che non ci è consentito vedere
Angolo di benvenuto_
Questa è il sequel di "Profumo
di Tenebra", proprio
quello diretto dato che tratta del post Hogwarts di Anastasia Silente.
Quindi è necessario conoscere quella storia( ecco
il link) per capire.
Davvero grazie all'ampio seguito già nel primo capitolo! La
piccola Stacy non mancava solo a me, allora xD
sarò rallentata da una frattura scomposta al dito
ç__ç ma vi voglio bene *-*
Il lato più affascinante della luna
è quello che non ci è consentito vedere
Capitolo 2 - Non è
così semplice.
Dorian Ingvar Thorvaldsen sedeva sulla sua poltrona preferita,
osservando la neve che aveva imbiancato le montagne di Durmstrang; la
maggior parte degli studenti era a casa per festeggiare il Natale con
le famiglie e la scuola sembrava più lugubre del solito.
Certo,
ogni tanto qualche bassorilievo canterino decideva di intonare un
motivetto inutile, tuttavia lui ormai non considerava più
molto
ciò che accadeva oltre la sua aula. A parte le pozioni,
ormai
non si concentrava su niente soprattutto perchè sapeva di
essere
tenuto sotto stretto controllo.
Il ritorno a Durmstrang non si era svolto certo tra onori e
acclamazioni, al contrario: il Preside lo aveva sospeso dal servizio
subito dopo la sua scarcerazione a Londra, anche se questo aveva
comportato l'assunzione di un supplente per i restanti mesi di scuola.
Dorian lo aveva tollerato poco, sentendosi messo da parte, ma era stato
costretto a ingoiare quel rospo terribile: Dekan gli aveva detto
apertamente che poteva considerarsi fortunato a essersela cavata con
una semplice sospensione, e che se avesse avuto qualcosa a cui
appellarsi lo avrebbe licenziato in tronco senza neanche pagarlo. Non
che a lui servissero i soldi, ma anche quello sarebbe stato un modo
come un altro per umiliarlo.
In fondo non poteva neppure contestare quelle parole: lo scandalo
attorno al rapimento di Anastasia Silente aveva fatto il giro del mondo
magico, e lui non aveva poi fatto molto per evitare che esplodesse.
Stranamente Albus Silente con lui si era mostrato più
tollerante
di quel maledetto Auror che lo aveva catturato; Dorian portava ancora i
segni delle torture fisiche che Conrad Wallace aveva esercitato su di
lui, tutto nel tentativo di farlo confessare. Dorian sbuffò.
E
lo avrebbe anche fatto se non fosse intervenuto il Preside di Hogwarts
in persona: il dolore poteva indurre chiunque a confessare qualunque
cosa, lo aveva finalmente provato. In quel momento avrebbe anche
ammesso di essere d'accordo con Gellert Grindelwald per ammazzare la
nipote di Silente, nonostante non fosse proprio vero.
Dorian sapeva che, una volta pronunciate parole simili, nulla avrebbe
potuto salvarlo: era rimasto ad Azkaban un paio di giorni, il
necessario per capire che avrebbe preferito un semplice ed efficace Avada Kedavra a
quel
posto. Si era visto sui giornali che parlavano del processo e aveva
faticato a riconoscersi: eppure alla fine a salvarlo era stata proprio
lei, Anastasia, che tra tutti sarebbe stata la più
interessata a
volerlo vedere condannato a vita ad Azkaban. Ancora non riusciva a
capacitarsi di come avesse potuto candidamente affermare di fronte alla
giustizia del Wizengamot di non sapere nulla di un suo coinvolgimento
diretto nei piani di Grindelwald.
In realtà era stata detta la verità - ovvero che
lui si
era limitato a mantenerla viva - ma molte cose erano state taciute e
quindi attribuite al solo Grindelwald; l'uomo distolse la mente da quei
pensieri, cercando di non farsi più ossessionare. Aveva
già avuto tempo in abbondanza per riflettere e vergognarsi
di
quanto fatto, non desiderava sentire quel peso per il resto della vita
anche se era più che probabile che questo accadesse. Inoltre
per
quanto si fosse procurato più distrazioni possibili, la sua
mente era ancora ossessionata dal ricordo di Anastasia; per quanto
più volte si fosse detto che si trattava di un vago
desiderio
passeggero, proprio non riusciva a levarsela dalla mente.
Non aveva mai faticato a ottenere l'attenzione di qualunque donna
volesse - giovane o anziana che fosse, l'età era sempre
molto
relativa - e il pensiero di essere stato sul punto di farsi usare da
quello scricciolo di ragazzina era quasi intollerabile; dopotutto non
poteva neanche biasimarla se avesse pensato di servirsi di lui per
salvarsi la pelle. Al suo posto lui si sarebbe probabilmente spinto ben
oltre: il mago si alzò di botto, andando a controllare che
la
pozione fosse a buon punto. Ci teneva se non altro a mantenersi al
solito livello eccelso.
"Dannata ragazzina, la smetti di tormentarmi?" Lo disse ad alta voce
più per sfogare la frustrazione che provava che per
necessità: ormai anche dormire era diventata una tortura
visto
che oggi come allora avrebbe che ci fosse lei al suo fianco, a
scaldarlo in quelle gelide notti solitarie, invece di continuare a
rigirarsi come una belva ferita. Più volte aveva sfogato
quella
sensazione negativa con altre streghe - dopotutto un uomo restava
affascinante anche se quasi condannato, anzi, forse lo diventava
persino di più- ma alla fine aveva dato per persa quella
battaglia. Ormai gli sembravano tutte scadenti, quelle donne.
Per fortuna poteva distrarsi con le sue solite Pozioni: dall'inizio
dell'anno Dorian aveva notato che gli studenti lo osservavano con aria
diversa. Chi curiosamente e chi persino con paura; non c'erano state
domande da parte loro ma il mago aveva più volte udito
bisbigli
alle sue spalle, e si era divertito a metterli in difficoltà
durante le lezioni. Inoltre con la cattura di Grindelwald, Dorian aveva
smesso di essere l'insegnante che plagia gli alunni: con alcuni aveva
pure avuto successo, dopotutto la teoria del Bene Superiore non era
così indesiderata dalle loro parti, anche se i metodi del
mago
oscuro non erano mai stati graditi. Fino a quel momento lui non aveva
avuto alcuno scrupolo nel mettere sulla via di Grindelwald molti suoi
studenti, ma solo quando aveva visto in che modo Gellert si fosse
divertito a infierire sulla psiche di Anastasia aveva cominciato ad
avere qualche dubbio.
A parte l'ossessiva attrazione che aveva provato nei suoi confronti,
anche lei era abbastanza giovane da essere ancora una studentessa e lui
si era sempre ripromesso di non fare mai del male ai suoi allievi; ci
teneva, lo aveva sempre dimostrato, ma gli era servito vedere
coi propri occhi in che modo una persona potesse essere ridotta se
provocata da Grindelwald. Forse era anche per questo che aveva deciso
di voltare pagina, seppur convinto di non meritarsi quella chance;
l'uomo osservò un Thestral in volo dalle finestre del suo
studio
e decise di uscire dal castello ma prima vide la sua immagine di
sfuggita a uno specchio.
Aveva delle profonde occhiaie - segno concreto delle sue notti quasi
sempre insonni -, la pelle sembrava persino troppo chiara e non aveva
curato nè capelli nè barba
Doveva distrarsi se non voleva
impazzire.
***
Anastasia sentiva su di sè gli sguardi curiosi degli
abitanti di
Durmstrang: lei e Dekan avevano varcato l'ingresso della scuola mentre
Alyssa era stata affidata alle cure dell'insegnante competente, e la
ragazza sentiva di avere destato la curiosità degli abitanti
del
Nord. Un paio di studenti - dell'ultimo anno, almeno a giudicare dal
loro modo spigliato di muoversi e dell'accenno di barba sul mento - si
erano addirittura interrotti sui loro discorsi per osservarla; uno dei
tre si era soffermato sulla sua lunga chioma e sul bindi rosso che
portava sulla fronte, ma nessuno le aveva rivolto la parola anche se
avevano rispettosamente salutato il Preside. E non erano solo loro, i
curiosi, bensì anche quei bassorilievi canterini che
bisbigliavano tra loro al suo passaggio.
Anastasia notò che di Hogwarts c'era davvero molto poco:
c'erano
le aule per le lezioni, le varie stanze in comune ma l'edificio era
davvero molto più piccolo. Non c'erano sotterranei o torri
dedicate al riposo degli studenti bensì un intero piano a
loro
disposizione; la ragazza ne dedusse che la sola suddivisione era tra
maschi e femmine. E in gruppi. Dekan le parlò abbastanza
dettagliatamente dei vari gruppi di studio e Anastasia notò
affascinata che c'erano anche cose differenti da quelle che conosceva a
Hogwarts, come quelli di musica o arte o. Quello era davvero un altro
mondo.
Alla fine i due si ritrovarono nell'ufficio personale di Dekan; l'uomo
si era rivelato una guida fenomenale e aveva risposto alle varie
curiosità di Anastasia, ma ora sembrava leggermente
preoccupato
dopo averla invitata ad accomodarsi sulla poltrona di fronte alla
scrivania.
"Ecco, io sono felice che trovi tutto di tuo gradimento, ma credo che
dovremo discutere seriamente di ciò che ti aspetta
se
accetti il lavoro. Non parlo delle lezioni ma... beh, del nostro
insegnante di Pozioni, di Dorian Thorvaldsen." Il Preside aveva trovato
più semplice rivolgersi alla ragazza in modo informale - era
così giovane, con un viso tanto simile agli studenti che
vedeva
di solito da indurlo a chiedersi se avesse avuto davvero una buona idea
- ma sapeva che inoltrarsi in un argomento simile sarebbe probabilmente
stato penoso. "Forse non ci hai pensato, o magari credevi che fosse
stato licenziato, ma è ancora in servizio. Non ho avuto
effettivamente motivi concreti per temere per l'incolumità
dei
miei studenti, ma..."
Anastasia si limitò ad annuire, giocherellando quasi
meccanicamente con una ciocca di capelli, arrotolandola svagata attorno
alla mano destra: non sapeva neppure lei cos'avesse pensato ma da
quando Alyssa aveva posato le zampe sul terreno nordico, aveva di colpo
ricordato quell'uomo. La lontananza le aveva quasi fatto dimenticare la
paura e il terrore provato, tuttavia ora un'ansia irreale e
inspiegabile l'avvolgeva solo al pensiero di essergli così
vicina.
"Non c'è bisogno che vi giustifichiate, dato che la mia
deposizione gli ha consentito di tornare libero: se è un
buon
insegnante non vedo perchè dovevate disfarvi di lui..." La
ragazza sorrise ma dentro di sè aveva ogni risposta: era
infatti
stata lei a permettergli di vivere libero, una sola parola e Dorian
avrebbe trascorso tutta la vita ad Azkaban, pagando per quelli che
probabilmente erano ottimi motivi per essere incarcerato. Anastasia
sapeva che in quel momento aveva scelto di concedergli il beneficio del
dubbio, o forse era semplicemente una seconda possibilità;
lo
zio Albus predicava sempre quelle parole e lei le aveva incredibilmente
messe in pratica.
Forse con la persona sbagliata. Non poteva negare di avere pensato
spesso a tutto quello che era accaduto e alcune volte il dubbio l'aveva
sfiorata; il Profeta si era fatto in quattro per raccontare ogni
singolo dettagli della vita di Dorian ed era su quelle pagine che aveva
scoperto come l'uomo fosse vedovo di ben due mogli, seppur mai
collegato ai delitti. Già, il giornale escludeva le morti
accidentali, soprattutto perchè entrambe erano state molto
giovani: la più vecchia aveva venticinque anni, mntre
l'altra
ventidue.
Aveva agito bene? Se lo era domandato più volte ma senza mai
trovare risposta; a tenerla nel dubbio c'era la consapevolezza di avere
volutamente cercato di sfruttarlo durante la prigionia, ed era questo
che più di tutto la tormentava. La certezza di avere
un'esigua
parte di colpa anche se, confrontata alle accuse che il Wizengamot gli
aveva mosso, non erano altro che una goccia in un oceano.
Riportò la sua attenzione su Dekan: le era simpatico
quell'uomo,
anche se era così diverso da Dippet; la stessa Durmstrang le
dava un senso di freddezza che a Hogwarts non aveva mai provato, magari
era l'assenza di calore tanto che sembrava esserci freddo quanto
l'esterno. "E poi probabilmente si è già scordato
di
me... In ogni caso non vedo l'ora di vedere il vostro campo da
Quidditch, vorrei provarlo in vista del mio futuro incarico! Inoltre
tra tre giorni devo presentarmi da Fjodor Nastassos, il corso
inizierà poco prima della fine delle vacanze scolastiche
perciò avrò modo di conoscere i miei studenti al
loro
ritorno."
Anastasia fremeva d'eccitazione: l'idea di incontrare presto il suo
futuro insegnante la riempiva d'aspettativa, ma anche la certezza di
poter cominciare a insegnare la rendeva euforica. Solo alcuni giorni
prima era costretta a prendere parte alla vita mondana, a subire le
continue urla della nonna insoddisfatta dell sua poca voglia di
sposarsi, e... e ora si rendeva conto di aver davvero spiccato il volo
verso la libertà. La sua era sì una fuga ma
almeno fino a
quel momento non c'era niente che le dispiacesse; certo c'era freddo ma
avrebbe trovato i vestiti adatti e si sarebbe abituata.
Lezioni, corso pratico con Nastassos... Avrebbe anche solo faticato a
trovare qualche ora per riposare.
***
"Oh Dorian, non indovinerai mai chi ho appena incontrato sul campo da
Quidditch." Il mago sbuffò ma non rispose, osservando con
totale
disinteresse il suo cocktail alcolico; di solito non si permetteva di
prendere quel genere di bevanda ma le lezioni erano sospese e, come
diceva spesso suo padre, a
volte la pozione migliore era un bel bicchierozzo a fine giornata.
E con quel gelo nessuno avrebbe avuto nulla da ridire anche se l'avesse
bevuto a colazione. "No, lasciami indovinare... Il supplente di Volo?"
La voce ironica di Dorian fece scoppiare il collega in una risata
cavallina: Grijgor von Füssen, l'insegnante di Storia della
Magia,
era una delle compagnie peggiori tra i vari colleghi. Sicuramente
dotato come mago, lo era anche come spia ed era di solito considerato
il più pettegolo: il problema era che aveva ormai superato
la
cinquantina, tanto che non c'era da meravigliarsi se sua moglie gli
avesse preferito uno sbarbatello di vent'anni, che si teneva in casa
mantenendolo e servendosi di lui come amante. Nulla da ridire, il
ragazzo non mancava di fascino, cosa che lo sdentato e viscido Grijgor
non possedeva neppure in gioventù.
"Non esattamente, era proprio una bella signorina: io e Mark l'abbiamo
osservata proprio bene. Questa volta Dekan se l'è scelta
bene
l'insegnante, piacerà pure a te." Il mago ruttò
sonoramente - Dorian si stupì che non fosse accaduto prima,
dato
che era il sesto Whisky Incendiario che si scolava - per poi ridere di
nuovo. "Non credo, mi basta già L'Arpia. Ci manca solo
un'altra
simile..."
L'ultima volta che il collega gli aveva consigliato una donna, si era
trattato della loro collega, Kathrina van Arpien che insegnava
Trasfigurazione; la conosceva dato che aveva un paio di anni
più
di lui e fisicamente non c'era proprio nulla di cui potersi lamentari,
tuttavia era troppo appiccicosa. Sembrava che il suo passatempo
preferito fosse quello di dargli la caccia per poi vantarsi di essere
riuscita a sedurlo: poverina, era così convinta di essere al
centro dell'attenzione maschile da non rendersi conto di essere usata a
sua volta.
In ogni caso ormai era da un po' che la donna non otteneva da lui
ciò che voleva, precisamente da quando aveva preferito
rivolgere
le sue attenzioni ad altre, meno disposte ad attaccarglisi come cozze.
"Oh, ma questa ti piacerà. Anzi, ho sentito voci secondo cui
te
la sei spassata con lei più di una volta. Si... oh guarda
che
caso, eccola! Ma sta parlando da sola?"
La voce sarcastica di Grijgor colpì
Dorian, chiedendosi chi fosse mai la dama misteriosa e
guardò
nella stessa direzione del collega: strinse per un momento gli occhi
chiedendosi cosa ci facesse un Thestral nel loro villaggio. L'animale,
chiaramente all'esterno, aveva attirato la sua attenzione ma anche
quella di altri maghi all'interno del locale che stavano guardando in
direzione della finestra. Non vedendo nulla, Dorian decise di seguire
l'impulso e si alzò, andando ad aprire la porta per capire
di
chi mai stesse parlando il suo collega; fu accolto da un'improvvisa
palla di neve che lo colpì in faccia. Ci furono una serie di
risatine colpevoli - di bambini - prima che riuscisse a levarsi la neve
dalla faccia, furibondo.
"Ti credi divertente?" Si rivolse rabbiosamente a quella che credeva
essere la colpevole e rimase senza parole: l'ultima volta che aveva
visto quegli occhi azzurri era stato in un'aula di tribunale a Londra,
ed era proprio l'ultima persona che avrebbe pensato di vedere.
Qualunque altra parola non riuscì a uscire dalle labbra ed
era
quasi certo di avere sul volto un'espressione quantomeno ebete.
Anastasia rimase di sasso e cominciò a pregare che una buca
si
aprisse sotto i suoi piedi, inghiottendola e salvandola da una
figuraccia colossale; le sembravano trascorsi solo alcuni minuti da
quando Dekan le aveva nominato Dorian e non si aspettava di vederlo
tanto presto. Tre bambini - i colpevoli della palla di neve - si
nascosero letteralmente dietro Anastasia, come se temessero l'ira del
biondo mago.
La ragazza tossì per schiarirsi la voce, e cercare di far
sparire il disagio che improvvisamente provava. "No, certo che no, ma
non era nostra intenzione colpirti... Stavamo solo giocando..."
Anastasia si chiese da quando inciampava sulle parole e
sperò
che succedesse qualcosa, qualunque cosa; l'idea di mettersi a giocare
con quei tre bambini le era sembrata una buona idea ma ora somigliava
di più a una catastrofe. Perchè mai tra tutte le
persone
aveva incontrato proprio lui? Era troppo presto, non si sentiva
preparata e di colpò cominciò a pensare che non
fosse
stata poi una buona idea, quella di giungere lì.
Grijgor
giunse proprio in quel momento, scoccando uno sguardo
compiaciuto
a Dorian e gratificando la ragazza di un'occhiata lasciva
così
evidente da far agitare persino Alyssa, che se ne stava ad annusare
curiosa Dorian. "Ma quale coincidenza, la nostra futura collega! La
prego, si sieda a bere qualcosa con noi, questo freddo non le fa certo
bene... Orazius! Portami un altro Whisky Incendiario doppio, e per la
signorina..." il mago osservò per un momento Anastasia,
chiedendosi cosa bevesse, ma fu lei a intervenire.
"Per me un'Acquaviola" borbottò, sentendosi ormai
intrappolata
dalla mano possessiva del mago; se fosse stato per lei avrebbe preso
Alyssa e sarebbe sparita, più che altro per evitare un
confonto
ravvicinato con Dorian, ma la sorte aveva deciso diversamente.
Anche se in un primo istante aveva deciso diversamente, Dorian rimase
nel pub con Grijgor
e Anastasia; il suo primo impulso era stato quello di mollare li tutto
e tornare a scuola, ma poi la parte razionale della sua psiche lo
convinse a non darsi alla fuga. Trovarsi Anastasia di fronte
così all'improvviso era stato uno shock: in un solo istante
era
certo di essere passato dal desiderio di scusarsi per quello che le
aveva fatto, a volerla baciare.
Ormai sembrava diventato un pensiero fisso anche se quell'ora gli aveva
provato che poteva controllarsi; era invece il collega a non capire che
la ragazza si sentiva a disagio. Per quanto non fosse stato detto
niente a parole, la sua espressione troppo rigida era una conferma.
Dorian non era sicuro del proprio ruolo tra i due, se non forse quello
di mediatore: Grijgor
aveva la fama di seduttore e donnaiolo, e più erano giovani
e
meno si faceva scrupoli. A volte lui si era chiesto se non avesse mai
rivolto le attenzioni anche alle studentesse, ma se era successo
nessuno ne aveva mai saputo nulla. Era meno rischioso lasciare un
Babbano in compagnia di Grindelwald che non una ragazza nelle mani del
suo collega.
"Forse dovresti piantarla di bere, ormai puzzi". Dorian lo disse
apertamente al collega, dopo aver adocchiato con aria disgustata il
decimo Whisky e il linguaggio sempre meno educato che utilizzava,
apparentemente senza accorgersi della profonda tensione. Invece lui
aveva notato che Anastasia sembrava cercare solo un pretesto per
allontanarsi, e avendone bisogno a sua volta... Normalmente non si
sarebbe rivolto così a un collega ma non voleva neppure che
ci
si facesse un'idea sbagliata degli insegnanti.
Pochi minuti dopo, nel rassicurante calore della sua stanza, Anastasia
stava raggomitolata nella coperta e osservava la neve che continuava a
cadere al di la della finestra; aveva già inviato a
Narkissos ed
Evangeline un messaggio di auguri per far sapere soprattutto all'amica
che era arrivata senza problemi, ma non credeva che ci avrebbero badato
più di tanto. Nell'euforia del Natale e del loro matrimonio,
sicuramente erano impegnati in luna di miele e non si sarebbero accorti
di niente; la ragazza rise mentre sorseggiava la cioccolata bollente
che si era fatta portare, naturalmente ben ricoperta di panna montata
che danzava.
Forse non sarei dovuta
venire, non so se ce la faccio... La
ragazza aveva assicurato a Dekan che non avrebbe avuto problemi con
Dorian ma dopo averlo rivisto non ne era più tanto sicura:
aveva
avuto l'impressione che il mago la squadrasse attentamente anche se la
sua presenza le era stata utile per impedirle di apostrofare quel
cafone come meritava. Le sue occhiate l'avevano disgustata
perciò aveva colto quasi con sollievo l'intervento di
Dorian;
eppure sentiva ancora su di sè lo sguardo magnetico del
nordico
insegnante, che la induceva a chiedersi quanto potere affetivamente
potesse avere su di lei.
Nessuno.
Era già
bastato Riddle a farla sentire sporca e insudiciata, non si sarebbe
piegata passivamente di fronte a nessun altro: la facilità
con
la quale il Serpeverde l'aveva influenzata la spaventava, e la distanza
lo rendeva verosimilmente meno pericoloso, tuttavia Anastasia aveva
sempre l'impressione di essere controllata. E per quanto trovasse
Dorian affascinante, non aveva intenzione di farsi sorprendere anche da
lui.
"Ma a chi voglio darla a bere? Probabilmente l'ho fissato come una
stupida ragazzina, cosa che effettivamente sono..." Anastasia
borbottò tra sè e sè, come se potesse
giungere una
smentita dal nulla: in verità non l'aveva guardato poi tanto
ma
proprio come accaduto durante il periodo di prigionia, gli occhi grigi
dell'uomo erano una calamita e il fatto che fosse pure affascinante...
non giocava a favore della sua voglia di libertà.
Non le piacevano i biondi, li trovava stupidi - Narkissos ai suoi tempi
le aveva dato molti motivi per pensarlo, e anche se si era sposato con
Evangeline, ciò non lo rendeva improvvisamente
più
intelligente e maturo - e aveva sempre pensato che fossero meglio i
mori; questo anche in virtù del fatto che c'era
già lei,
di bionda, ma non poteva negare che se Lumacorno avesse posseduto
almeno la metà dello charme di Dorian, tutte le ragazze di
Hogwarts - lei in testa - avrebbero fatto in modo di contenderselo.
Nonostante tutto quello che era accaduto, Anastasia aveva sentito una
forte attrazione magnetica verso di lui, e la cosa la preoccupava.
Avrebbe dovuto desiderare di prenderlo a schiaffi, invece...
Scrollò la testa. Aveva così tante cose di cui
preoccuparsi che non si sarebbe neppure accorta del mago; la mattina
successiva avrebbe effettuato un primo giro di volo al campo da
Quidditch - per il momento si era limitata a osservarlo dalle
gradinate, e a dare un'occhiata alle palle e alle scope della scuola -
per poi prepararsi in vista del test con Nastassos. Non si sarebbe
neppure accorta di Dorian Thorvaldsen, ne era assolutamente certa.
Note:
Eccoci qui con il secondo!
"la pozione migliore era un bel
bicchierozzo a fine giornata"
parola più, parola meno questa è una citazione
dal sesto
film lol sì il peggiore, ma mi sono ricordata della cena al
Lumaclub dove c'è Luma che chiede a Belby qualcosa e lui
risponde così xDDDD
Bene, spero vi piaccia: giretto panoramico di Durmstrang - sappiate che
utilizzo cose inventate da Enide u.u - e ingresso ufficiale del
principe Disney... cioè volevo dire del protagonista, Dorian
xD
Si tratta di un personaggio maschile complesso: in questo capitolo sono
uscite tutte cose che più o meno si sapevano già,
con
l'approfondimento del suo legame con Grindelwald e il Bene Superiore
u.u ebbene, questo era uno convinto u.u ma, come già detto,
era
abituato ad agire più che altro nell'ombra. Ora ha 38 anni
zizi
Non l'ho scritto ancora ma Dorian prima di diventare insegnante di
Pozioni(a 27 anni, il più giovane nella storia - mia xd - di
Durmstrang. Anastasia ne ha 19 ma Volo è una materia
diversa,
più uno è giovine meglio è u.u) era un
Guaritore.
Forse qualcuno l'ha ipotizzato dato che il suo ruolo in Profumo di
Tenebra è quello di curare Anastasia e mantenerla viva xd
Verrà fuori più avanti u.u
inizialmente la mia idea era che lui fosse uno che lavorava al
Ministero - coincide con l'immagine di lui, abbastanza rilassato
diciamo, molto fighetto in gioventù xd anche se poi verso i
30
somiglia di più a un vichingo, come associazione di idee- ma
poi
ho preferito affidargli una carriera meno eclatante. I Guaritori chi se
li fila?o.o nessuno XDDDD cioè se ne vedono pochi u.u
però la loro utilità è di indubbio
valore u.u
Anche lui tiene ai suoi studentini u.u che carino u.u
ovviamente era un genio a pozioni LOL
andiamo avanti: incontro tra lui e Anastasia, avvenuto PRIMA delle mie
previsioni. Ci stava, anche se più che altro non
è
successo molto.
Inserimento altro personaggio: Grijgor
von Fussen è una merdaccia u.u lo odio, lo picchierei, e
spero
che lo odiate pure voi xDDD è uno di quei vecchiacci a cui
partono gli ormoni appena vedono una ragazzina giovane u.u Dorian
doveva necessariamente restare LOL lui insegna storia della magia.
Fussen è un paesino tedesco. Non so perchè ma
come cognome mi piace.
Kathrina
van Arpien: non poteva mancare l'amante lol se si è capito,
questa qui è una bella donna, non sposata, che si infila
ovviamente nel letto dell'insegnante figo di turno. Dorian in questo
caso u.u ma in verità vale poco e nulla lol lei insegna
Trasfigurazione. Il nome me l'ha suggerito quel furbacchione di mio
fratello LOL doveva esserci subito l'assonanza XD
Mark viene citato da Grjigor ed è un altro insegnante,
più avanti scoprirete chi è u.u
Nel prossimo capitolo mi concentrerò su quella che ritengo
essere la mia creazione più brillante in fatto di png
maschili:
Fjodor Nastassos, il fantomatico Spezzaincantesimi che
addestrerà Anastasia *__* non vi do' anticipazioni U__U
grazie a chi legge e recensisce e apprezza solamente <3
Durmstrang non è mai collocato nella saga della Rowling, se
non
per la pura ipotesi di Hermione che si trovi a Nord. Concordo. Io l'ho
ambientato in Scandinavia e cercherò di essere
coerente u.u
c'è chi lo crede in Germania per il parlato ma allora Herm
avrebbe detto che si trova a sud dell'inghilterra XDDDDDD
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 - Il re del Nord ***
Il lato più affascinante della luna,
è quello che non ci è consentito vedere
Angolo di benvenuto_
Mi credevate dispersa, vero? Sbagliato u.u io sono sempre qui xDD il
mio dito sta meglio però ci è voluto del tempo.
Per
questo capitolo vi avviso che ci saranno molte novità e
tutte
rielaborate da me u.u non vi anticipo altro, vi toccherà
leggere
<3
Il lato più affascinante della luna
è quello che non ci è consentito vedere
Capitolo 3 - Il re del Nord
La dimora di Fjodor Nastassos era ignota ai più. Il
potentissimo
mago era raggiungibile via gufo ma nessuno conosceva l'indirizzo
preciso del suo dominio; questa era stata una sua precisa scelta dal
momento che detestava le visite e riteneva superflui i contatti con il
mondo esterno, era - come usava dire - già tanto se
rispondeva
ai gufi di tanto in tanto.
Nastassos era nato nel 1699 a Egina, un'isola greca abitata per lo
più da Babbani che non ignoravano l'esistenza della magia,
da una
famiglia di maghi: i genitori erano poveri ed erano stati costretti a
iscriverlo alla scuola di Atene, nonostante l'indubbio talento del
figlio nelle arti magiche. L'istituto magico greco era considerato di
classe inferiore rispetto a scuole come Hogwarts, Durmstrang e
Beauxbatons, tuttavia Fjodor non aveva esitato a mostrarsi il migliore
tra tutti.
Il Santuario della Magia - così era chiamato - doveva la sua
origine alla mitologia greca ed era stato ispirato proprio al pantheon
principale; la struttura ricordava distintamente un tempio ellenico
circondato dal paesaggio. All'interno gli studenti venivano divisi in
Case come a Hogwarts, tuttavia con molte differenze: a decidere la
destinazione degli allievi era una palla informe dalla potente energia,
chiamata Oracolo di
Delfi. L'Oracolo convinceva i nuovi arrivi a
immergersi nella fontana magica - l'acqua non bagnava
veramente -
e da lì decideva la loro destinazione.
Fjodor venne assegnato alla Casa di Ermes, noto come
divinità
dei ladri, dei messaggeri e degli ambasciatori: come sempre l'Oracolo
non sbagliava mai e il mago si mostrò molto arguto e
scaltro,
arrivando a rappresentare la sua Casa nel migliore dei modi
facendosi onore e vincendo per quattro anni di seguito la gara di
duelli contro gli altri. Il corso di studi durava cinque anni,
dopodichè gli studenti erano costretti a scegliere un corso
al
Ministero per specializzarsi in qualche mestiere; Fjodor, terminati gli
studì, lasciò Athene per girare l'Europa prima di
decidere cosa fare della sua vita.
Il mago si fermò in Francia alcuni mesi in cui, dopo aver
umiliato pubblicamente il vincitore dell'ultimo Torneo Tremaghi in un
duello, cominciò a farsi conoscere. Ovunque andasse
incontrava
maghi e streghe disposti a sfidarlo, facendo accrescere la sua fama di
duellante tanto che a soli vent'anni veniva guardato con timore e
rispetto finchè non venne invitato ufficialmente a
Durmstrang:
il Preside lo assunse come insegnante di Incantesimi dopo aver sentito
parlare molto bene di lui, ma fu Fjodor ad apprendere altre branche
della magia e diventare davvero importante. Difatti alcune scoperte
magiche in materia di Incantesimi e Trasfigurazione erano sue, come la
risoluzione di vari enigmi magici.
Cinque anni dopo il suo arrivo a Durmstrang, Fjodor aveva collezionato
successi talmente numerosi da far impallidire i maghi più
anziani, tutti quelli convinti di aver davvero lasciato un segno; la
sua fama si riflesse persino sulla propria scuola, infatti molti maghi
e streghe approdarono al Santuario della Magia convinti di poter
diventare migliori. Per un periodo abbastanza lungo, quindi - circa una
decina d'anni - la scuola greca divenne estremamente nota al punto da
arrivare a ospitare alcuni studenti di Hogwarts in una sorta di scambio
scolastico interculturare.
Dieci anni dopo, Fjodor fu costretto a lasciare la scuola: durante una
lezione aveva istigato un allievo a inseguire le tracce di Fafnir, il
misterioso drago nordico a due teste che si diceva essere ormai
estinto. La storia
narrava che il mitologico animale apparisse solo in presenza del suo
erede umano: maghi e Babbani avevano più volte tentato di
trovarlo, fallendo clamorosamente. Dragomir von Blumen, lo studente di
Fjodor, non fu l'unico a non tornare vivo: i genitori ritrovarono solo
la
sua carcassa di fronte a casa e alcuni centauri della zona avevano
dichiarato che il drago era apparso, cibandosi del ragazzo e sputando i
suoi resti ai genitori.
Fjodor non tentò neppure di difendersi, raccolse i suoi
bagagli
e lasciò la scuola dove aveva imparato molto e in cui era
diventato importante; Fafnir era il sogno di ogni Spezzaincantesimi e
neppure due anni dopo, Fjodor si mostrò in pubblico con una
corona d'argento sul capo. Il simbolo che lui aveva domato Fafnir e che
il drago gli aveva donato la sua benedizione.
Si diceva che lo rendesse invincibile e i più erano disposti
a
crederci: dopo quasi due secoli, Fjodor era il solo mago vivente ad
aver ottenuto il titolo di Re del Nord anche se si vociferava che
fcominciasse a essere
stanco della vita e meditasse di trovare un erede. Per questa ragione
negli ultimi decenni molti aspiranti Spezzaincantesimi si erano riuniti
attorno a lui, ma nessuno ancora aveva spodestato il mago dal suo trono
di ghiaccio d'oro.
***
Boom!
La parete crollò senza danni per Anastasia; con la bacchetta
la
ragazza aveva rimosso uno degli ostacoli più irrisori
incontrati
fino a quel momento. Con la lunga chioma ben raccolta e un pesante
mantello a coprirla, la giovane strega osservò
ciò che la
circondava: la parete aveva rivelato un passaggio stretto che non
avrebbe notato se non avesse avuto il sentore di essere circondata da
trappole illusorie.
Labirinto. Per giungere a Fjodor Nastassos doveva affrontare un
labirinto maledetto, così pieno di trappole che Anastasia
faticava a camminare serenamente. L'ingresso era in una foresta di
conifere; la ragazza era stata costretta a servirsi di Alyssa per
raggiungerla dal momento che era talmente protetta da incantesimi che
l'unico modo sicuro era quello di non sfidare la sorte. Per la prima
mezz'ora si era mossa in tondo e se ne era accorta solo quando tutto
cominciava a essere fin troppo normale.
Anastasia sapeva che i labirinti erano trappole viventi, e non si era
aspettata un'accoglienza simile.
Ti ho preparato una sorpresa. Ci
vediamo se sopravvivi.
Fjodor.
Decisamente simpatico, il signor Nastassos. Ma all'inizio Anastasia
aveva creduto che quel biglietto fosse solo un modo di fare eccentrico,
e che fosse il suo modo di darle il benvenuto, facendola spaventare. Le
erano bastati pochi minuti per capire, invece, che in quelle parole non
c'era nulla di strano: doveva restare viva se desiderava incontrarlo, e
tutto questo solamente per un'udienza!
Che cosa avrebbe fatto quando avrebbe voluto farle fare una prova?
L'avrebbe tirata giù dal letto aiutato da degli Inferius?
Scrollò la testa prima di arretrare di alcuni passi: un
grosso e
orrendo animale si stagliava di fronte a lei, intento a pascolare nella
neve.
Anastasia non aveva mai visto nulla di più brutto:
somigliava a
una grossa mucca ma aveva delle corna poste ai lati della bocca, oltre
a possedere delle zampe che le ricordavano quelle dei Thestral. Inoltre
puzzava ma quello era l'aspetto migliore.
Va bene, ho dovuto
già
affrontare degli Avvincini e alcuni scorpioni velenosi... Ci mancava un
bestione...
Non sapere che cosa fosse dava ad Anastasia un senso di
inferiorità senza precedenti; l'enorme animale aveva due
pietre
al posto degli occhi che sembravano scrutarla con avidità.
Poteva solamente essere un incrocio di alcune specie animali a lei
ignote, così mosse la bacchetta per bloccarlo: la rete
creata
non arrivò neppure a toccare il dorso dell'animale che
questi si
imbizzarrì, ricordando un cavallo e Anastasia fece un passo
per
spostarsi dal momento che l'aveva caricata, sbuffando sonoramente.
Lasciò esplodere un blocco di ghiaccio e i cristalli che
seguirono dall'esplosione andarono a ferire il muso della bestia:
alcuni rivoli verdastri caddero a terra.
Veleno... Almeno a prima
vista...
La mente di Anastasia lavorava freneticamente: era la prima volta che
si trovava in una situazione di reale pericolo, soprattutto in modo
tanto inaspettato. Le piaceva l'idea del ghiaccio: mosse il braccio con
la bacchetta e modellò un blocco rendendolo molto simile a
una
gabbia, facendola chiudere attorno al colpo del mostro.
Questì
muggì indispettito ma più si muoveva e meno forze
gli
restavano. Anastasia sorrise e proseguì, ben decisa a non
farsi
incastrare nuovamente: non era sicura che la sua prigione di ghiaccio
potesse resistere ma dal momento che la bestia pareva particolarmente
sensibile al contatto...
Anastasia si fermò circa dieci minuti dopo, trovandosi al
centro
di una sala che sembrava vastissima e altissima: si avvicinò
a
un tavolo con sopra una fiala contenente una pozione, e un foglio di
pergamena al suo fianco con una piuma d'oca.
Scrivi quello che senti.
La ragazza riportò lo sguardo alla fiala e si
sentì male:
doveva assaggiare una pozione alla cieca per poter proseguire? La cosa
diventava sempre più assurda; per un momento
pensò di
distruggere tutto ma poi il suo istinto si placò e
aprì
la fiala, annusando ciò che era contenuto al suo interno.
L'esperienza le aveva insegnato che solo uno sciocco assaggiava una
pozione senza prima essersi accertato del suo odore; Anastasia sapeva
che la maggior parte dei veleni sprigionavano un odore poco
appariscente, di modo da potersi nascondere anche all'olfatto
più fine e preparato. Lasciò cadere alcune gocce
sul
palmo della mano: il liquido aveva una consistenza leggermente grumosa
e dal colore rossastro, che ricordava del sangue lasciato a seccare.
L'odore era tremendo: ad Anastasia ricordava molto la puzza del pus di
Bubotubero mista a fagioli marci, assolutamente terribile.
Questa cosa è
una schifezza. ecco che cosa sento.
Un attimo dopo averlo scritto, Anastasia si disse che forse avrebbe
dovuto scrivere gli ingredienti che aveva sentito, e stava
già
per farlo quando la pergamena sparì assieme al resto; la
strega
si chiese se non fosse sul punto di impazzire quando un sommesso rumore
di zoccoli attirò la sua attenzione. Solo dopo essersi
voltata
vide quello che le stava venendo incontro: sembrava un cavallo bianco
ma Anastasia vide le immense ali e un corno dorato sulla fronte.
Sto sognando. Decisamente sto sognando, non può essere
altrimenti... Con suo immenso stupore l'animale la raggiunse e, dopo
aver nitrito, parlò. "Benvenuta lady Anastasia, il mio nome
è Hyakinthos e sarò il tuo guardiano. Fjodor ti
sta
aspettando, non farlo attendere, la via più breve
è oltre
questa sala."
Anastasia osservò gli occhi dorati dell'animale: le pareva
impossibile che quel cavallo, o meglio unicorno, le avesse appena
parlato. La voce che aveva appena sentito non aveva nulla di umano, era
dolce e rassicurante, ma allo stesso tempo enigmatica; la ragazza
avrebbe voluto tanto cavalcarlo - come sognava di fare da bambina - ma
sapeva che ciò avrebbe significato distruggerne l'innocenza
e
non era suo desiderio farlo.
"Ehm... tanto piacere, ma non conosco la strada. Puoi mostrarmela?"
L'animale scrollò la testa e Anastasia si sentì
delusa:
si era quasi aspettata un aiuto maggiore, tuttavia immaginava di non
ricevere una risposta positiva. Fino a quel momento nulla si era
mostrato come lei se l'aspettava, perchè quello avrebbe
dovuto
essere diverso invece? "La tua guida sarai te stessa: ricorda solo di
fidarti dell'istinto e non solo del tuo cervello, ci vediamo alla sala
del trono." In un lampo l'unicorno aveva piegato le zampe e spiccato il
volo: Anastasia cercò di carpirne la direzione ma
riportò
l'attenzione alla sala, trovandone una porta poco lontano. La maniglia
non volle scendere ma con un Alohomora si aprì senza troppa
fatica; Anastasia si ritrovò a percorrere un corridoio
completamente di ghiaccio, con stalattiti e sculture che parevano
indistruttibili. Tenendo la bacchetta pronta, la ragazza cercava il
possibile indizio che la potesse portare al celebre Spezzaincantesimi:
aveva sentito dire che il mago era molto particolare, tuttavia non si
era aspettata un'accoglienza tanto bizzarra. Ma allo stesso tempo ne
era affascinata, non aveva mai provato esperienze del genere prima
d'ora e se quello era un assaggio del suo corso, le stava anche bene.
Anastasia camminò per ore: le gambe cominciavano a
protestare ma
lei era insofferente a tutto. Finchè a un certo punto il
corridoio sparì e al suo posto si estendeva un mare agitato,
sormontato solamente da un sottile ponte di ghiaccio. Anastasia
sgranò gli occhi, dicendosi che era impossibile
attraversarlo,
doveva esserci un'altra strada.
Scappa, straniera!
Se sul ponte salirai, da Fjodor
arriverai
ma se nel lungo viaggio
scivolerai, in acqua cadrai!
E scampo non avrai.
Gira quindi le spalle e la tua
vita salva avrai.
"Inferius!" Anastasia lo disse senza fiato: quella specie di canzone
sembrava provenire dal mare stesso e la strega vide distintamente le
sagome dei morti annaspare alla ricerca di qualcosa. La ragazza mosse
cautamente alcuni passi in avanti ma senza salire ancora sul ponte: se
quella era veramente la via più breve per giungere a
destinazione, non osava pensare a ciò che l'aspettava se per
caso avesse deciso di tornare indietro e cercare una strada
alternativa. Va bene,
consideriamo
le ipotesi. Se attraverso quel ponte arriverò da Fjodor ma
mi
sembra che ci siano molte più chance di cadere, dopotutto il
ghiaccio è scivoloso e non è neppure tanto largo.
In acqua ci sono un mare di Inferius pronti a distruggermi...
La mente di Anastasia cominciò a lavorare, cercando una
soluzione: di solito aveva sempre pronto un piano di riserva, ma in
quel momento non vedeva molte vie di uscita. Tenendo sempre pronta la
bacchetta, la strega mise un piede sul ponte: questo immediatamente
cominciò a scricchiolare, dondolando lievemente e inducendo
la
ragazza a chiedersi in che follia si stesse lanciando. Tuttavia dopo i
primi passi cominciò a capire: era tutta questione di
equilibrio, bastava mettere un piede davanti all'altro per essere il
più stabile possibile, a quel modo il ponte non faceva
rumori
nè si muoveva.
La tensione si faceva sentire: Anastasia era certa di camminare
già da alcune ore quando intravide il problema che non si
aspettava. Il ponte era finito! La ragazza sgranò gli occhi
e si
fermò, cercando di capire quello che doveva fare: a un certo
punto, senza motivo apparente, il ponte terminava così a
mezz'aria e di fronte c'era solo il mare. La ragazza mosse la testa per
vedere all'indietro ed ebbe un colpo al cuore: non avrebbe neppure
potuto tornare indietro, era scomparso a parte il pezzettino su cui
teneva i piedi.
Ragiona...
Anastasia
rifiutò di lasciarsi prendere dal panico, non voleva cedere
anche se la situazione era poco piacevole; agitò la
bacchetta
per costruirsi un ponte - come voleva lei, bello largo e solido - ma
l'incantesimo non ebbe alcun effetto se non quello di far esplodere
alcune bolle in acqua, allontanando gli Inferius eccitati dalla
situazione. Con un sospiro la ragazza mosse di nuovo il piede in
avanti, come se il ponte ci fosse ancora. Non osava guardare in basso
per timore di terrorizzarsi, tuttavia sapeva che presto si sarebbe
trovata nei guai.
Invece no. Il piede non era bagnato e sembrava essere appoggiato su
qualcosa di solido. Un'illusione! Anastasia si chiese perchè
fosse tanto sorpresa, fino a quel momento era stata sempre accolta da
una realtà illusoria: evidentemente il ponte era nascosto ai
suoi occhi però esisteva, e la ragazza continuò a
camminare. Si aiutò chiudendo gli occhi e cercando di
mantenersi
calma: agitarsi in quel momento non le sarebbe servito, doveva
mantenersi rilassata e non farsi prendere dal panico.
Aveva appena appoggiato entrambi i piedi sulla terraferma quando una
figura in lontananza apparve: Anastasia aveva l'impressione che la
guardasse e senza pensarci si mosse in quella direzione. La persona
ignota era molto alta - di sicuro arrivava a toccare i due metri - e
aveva un fisico abbastanza robusto, una lunga chioma bianca raccolta in
sette trecce. Indossava una veste nera decorata con alcuni disegni
color oro e aveva sul volto l'espressione più sardonica che
Anastasia avesse mai visto.
"Oh, ecco qui la famosa signorina Silente. Quale piacere poterti dare
il benvenuto nella mia umile dimora, posso offrirti un tè?
L'ho
scaldato mentre venivi qui, affrettiamoci o si raffredda." La voce era
bassa ma potente, e solo sentendo quel suono Anastasia si
sentì
intimidita. Attorno al mago un'aura di fortissimo potere incuteva
timore, tuttavia non era sicura che esistesse davvero. "Lei
è...?" Aveva una vaga idea ma preferiva sentirsela
confermare;
l'uomo ridacchiò, come se la faccenda fosse solo un gran
divertimento.
"Non mi sono presentato, quale dimenticanza imperdonabile! Ho l'onore e
il piacere di essere Fjodor Nastassos, Spezzaincantesimi e Re del Nord,
e tu sei la piccola Anastasia che ha appena affrontato alcune mie prove
in appena sette minuti: devo ammettere che credevo avresti perso la
testa quando il mio ponte è sparito, ma credo che ti sia
piaciuto molto vero? La prossima volta mi premurerò di
aggiungere un pizzico di azione per renderti tutto più
piacevole: zucchero o latte?"
Anastasia spalancò la bocca e non fu più in grado
di
richiuderla: le sembrava assurdo che quell'uomo, con tanta nonchalance,
passasse da un argomento all'altro senza il minimo problema. La
ragazza, che si era comunque affrettata a seguirlo, vide che si
trovavano in una sala molto ampia e che somigliava a una grotta di
ghiaccio. Qua e la c'erano vari dipinti e molti esemplari in miniatura
di animali, per lo più draghi con due teste, tutti di
ghiaccio.
"Io... niente, non ho sete... In realtà è stato
molto
movimentato il viaggio, pensavo si trattasse di un primo incontro per
parlare e... Sette
minuti?! Ma sono passate delle ore!"
L'altro rise. Non aveva atteso che Anastasia prendesse posto al tavolo
e sembrava molto divertito; non appena l'ilarità si fu
calmata
parlò nuovamente. "Mia carissima fanciulla, se ti stai
aspettando una banale conversazione, sarò lieto di
dissuaderti.
Chi giunge a me deve aspettarsi di tutto: se ti ho chiamata
è
perchè ci potrebbe essere - da qualche parte dentro di te,
non
so dove di preciso - qualcosa di interessante. Se avessi dovuto solo
dirti qualcosa ti avrei fatto avere un messaggio; a questo proposito,
avevi ragione. Quella pozione era una schifezza e l'ho preparata male
apposta: quasi tutti vengono cacciati via dopo questa prova, si
affannano a scrivere una miriade di ingredienti... Poverini."
L'uomo sorseggiò il liquido contenuto all'interno della sua
tazza mentre Anastasia osservava la sua, sempre più incerta.
"Sette minuti, esattamente. Il tempo è fenomenale, non
credi? Tu
credi di aver trascorso delle ore nel mio labirinto, invece nel mondo
reale sono passati pochissimi minuti... A proposito, mi piace molto la
tua Thestral, abbiamo fatto amicizia mentre ti aspettavamo." Anastasia
alzò lo sguardo riconoscendo Alyssa che riposava tranquilla
assieme alle varie sculture di ghiaccio, per nulla turbata dal freddo.
Fjodor riprese la parola.
"Il mio corso non è come quelli canonici, i miei apprendisti
sanno di poter morire da un momento all'altro: organizzo prove a
sorpresa, vi mando in giro per il mondo a fare pratica e di tanto in
tanto vi regalo qualche libro per la teoria. Se ti aspetti lezioni
canoniche come quando eri a scuola, ti consiglio di lasciare questo
posto e cercarti un uomo che voglia sposarti per il tuo cognome; ho
saputo che a Hogwarts sei stata una Corvonero, è per questo
che
ho accettato di sottoporti alle mie prove. Io non spreco il mio tempo
con gente mediocre, voglio solo maghi e streghe in grado di aprire la
mente completamente alla magia, ma allo stesso tempo non illuderti di
essere forte: gli altri potrebbero divorarti in un sol boccone e
risputare i tuoi resti molto facilmente. Pensaci e fammi sapere, ora io
devo andare ma tu puoi tranquillamente guardarti attorno: magari
potresti imparare qualcosa, per esempio a bere il the prima che diventi
un cubetto di ghiaccio."
Ed era sparito. Anastasia continuò a guardare il posto
lasciato vuoto, chiedendosi in che guaio fosse andata a cacciarsi.
Note:
Ahahahahah salve eh XDDD Fjodor è uno stronzone, sappiatelo
u.u
spero però che vi sia piaciuto u.u Anastasia mi sa che sia
sconvolta XDDD
Non mi dilungherò molto, sappiate che nel prossimo la nostra
strega sarà alle prese con un'altra prova, la prima lezione
da
professoressa u.u questo capitolo era interamente dedicato a
presentarvi Fjodor e le sue stranezze u.u
Un ringraziamento a tutti quelli che leggono/commentano/apprezzano: vi
adoro**
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 - Un'insegnante troppo giovane ***
Il lato più affascinante della luna,
è quello che non ci è consentito vedere
Angolo di benvenuto_
buondì tesorini miei ^^ sempre grazie a chi legge,
recensisce e sta in silenzio^^ vi voglio tanto bene <3 come
promesso, in questo capitolo si parla di Anastasia come insegnante u.u
spero vi piaccia!
Il lato più affascinante della luna
è quello che non ci è consentito vedere
Capitolo 4 - Un'insegnante
troppo giovane
Maghi e Dei del Nord era
un
libro interessante: Anastasia aveva sfogliato alcune pagine ma ancora
non aveva avuto il tempo di leggerlo in maniera approfondita. Dicembre
si era concluso e Gennaio si era mostrato, portando una bufera di neve
talmente gelida e potente da indurre Dekan a permettere l'uso del fuoco
all'interno della scuola. La ragazza aveva infine firmato il
contratto che le avrebbe garantito un posto da docente: si trattava
più che altro di una sostituzione, una prova fino al termine
dell'anno scolastico, ma c'erano le premesse per farsi assumere a
titolo definitivo come insegnante se tutto fosse andato bene.
Il suo ufficio non era molto grande ma lei aveva già pensato
di
arredarlo: un paio di colpi di bacchetta e la stanza pareva molto
simile al suo vecchio dormitorio, con tende e lenzuola blu con
decorazioni di bronzo. Il fatto era che Anastasia sentiva nostalgia del
posto che aveva chiamato casa per sette anni: la Torre dei Corvonero
era stata la sua dimora, il rifugio in cui trovare la pace se qualcosa
andava male e desiderava ricreare l'atmosfera familiare anche tra i
ghiacci. Solo che, sedendosi sul letto e guardandosi attorno, Anastasia
comprese che a rendere tanto piacevoli quegli anni erano state le
amicizie costruite: aveva ricevuto un breve messaggio di Evangeline
pochi giorni prima, ancora in luna di miele nella - così
diceva
- romantica Parigi magica assieme al novello sposo, e anche Tiffany le
aveva mandato una lettera piena di aneddoti. Da Minerva era invece
arrivato un resoconto delle ultime notizie sul Quidditch, cosa che
Anastasia aveva gradito moltissimo: aveva risposto a tutte e tre in
fretta e si era sentita meglio, tuttavia le sembrava strano non vederle
più tutti i giorni, o almeno spesso.
Il primo giorno della ripresa delle lezioni coincideva anche con la
prima apparizione pubblica di Anastasia al tavolo dei professori: aveva
saputo che i suoi colleghi erano quasi tutti presenti ma lei aveva
preferito rimanere nel suo ufficio, facendosi portare i pasti da un
elfo domestico. Di giorno si limitava ad andare a Karich Town per
scrutare da vicino il contenuto dei negozi: molti somigliavano a quelli
che si incontravano a Londra o Hogsmeade, tuttavia Anastasia aveva
notato un'abbondante presenza di articoli oscuri, molti più
di
quanti non avesse creduto.
Quel giorno il sonno l'aveva abbandonata molto presto: erano appena le
tre di mattina quando Anastasia fu svegliata dall'ululato del vento che
batteva contro le finestre, e si raggomitolò meglio tra le
coperte. Prese di nuovo in mano il libro ma alcune ore dopo era ancora
bloccata sulla seconda pagina: alle sei decise di alzarsi e prepararsi,
così da rendersi presentabile per la sua prima colazione
pubblica a Durmstrang. Era incerta su cosa indossare e alla fine
optò per la propria divisa da Quidditch, solo priva dello
stemma
di Hogwarts e di Corvonero, con sopra un mantello per proteggersi dal
freddo.
Erano trascorse da poco le sette quando Anastasia si
accomodò al
tavolo: un bagno bollente l'aveva rinfrancata ed era felice di essere
la prima ad arrivare. Aveva appena preso posto quando giunse Dekan, che
si fermò a scambiare con lei alcune parole: il tempo si era
fatto più clemente e il vento non avrebbe infastidito il suo
esordio, così da poter portare subito gli allievi sul campo.
La
sua prima lezione sarebbe stata semplice dato che si trattava degli
allievi dell'ultimo anno, già in grado di volare e
più
autonomi degli altri; a poco a poco cominciarono ad arrivare anche gli
altri insegnanti e infine gli studenti, quasi tutti in gruppo e per
nulla interessati al tavolo dei docenti.
Ad Anastasia faceva uno strano effetto osservarli da quella parte: solo
fino a pochi mesi prima anche lei sedeva a un tavolo simile, e ora
eccola a osservare ragazzi e ragazze di età inferiore alla
sua
anche se di poco. Si sentiva nervosa al punto che mangiò
veramente poco, inquieta all'idea di dover affrontare la sua prima
prova da docente; si ritrovò seduta tra Dorian e un altro
insegnante che non conosceva e cominciò a pentirsi di
essersi
fatta vedere. Stava quasi per congedarsi quando Dekan scelse quel
momento per alzarsi, facendo ammutolire a poco a poco il brusio
provocato dalle voci degli studenti.
"Miei cari ragazzi, bentornati a scuola. Mi auguro che abbiate
trascorso delle belle vacanze assieme ai vostri cari, o anche assieme a
noi per i fortunati che hanno deciso di non abbandonarci", disse il
Preside e qua e la scoppiarono alcune risatine divertite, e Anastasia
riconobbe un gruppo di ragazzi che già aveva avuto modo di
vedere in quei giorni. Dekan attese che l'ilarità si
calmasse
prima di riprendere a parlare. "Tra poco potrete tornare alla vostra
colazione e alle lezioni che vi attendono ma prima ho una lieta notizia
da darvi: abbiamo con noi un docente di Volo che insegnerà
fino
alla fine dell'anno e vi permetterà di riprendere il
campionato
interno di Quidditch! Ho il piacere di presentarvi la signorina
Anastasia Silente, giunta fino a noi dal lontano Regno Unito: confido
nella vostra educazione nel mostrarle l'ospitalità della
nostra
scuola."
La ragazza sentì su di te gli sguardi di tutti, insegnanti
inclusi, e sperò di non essere diventata rossa come un
pomodoro;
si alzò con grazia a un cenno della testa di Dekan e rivolse
un
rispettoso inchino alla schiera di studenti che la osservavano come se
fossero ipnotizzati. Una mano tra le tante scattò in aria.
"Prego, devi chiedere qualcosa di importante?" Dekan era sorpreso ma in
fondo era normale che gli studenti fossero curiosi.
"Sì... ecco, magari mi chiedevo se la... la professoressa
avesse
bisogno di una guida per i dintorni e..." Anastasia avrebbe voluto
sprofondare, soprattutto perchè vicino a lei pareva che
Dorian
reprimesse una risata nel tovagliolo, e che attorno tutti gli studenti
ridevano. Dekan sembrava spazientito. "O anche un aiuto per imparare la lingua",
esordì un altro giovane di circa quindici anni, facendo
scoppiare a ridere apertamente tutti i compagni.
"Il prossimo che fa una domanda scema lo spedirò
personalmente
sul veliero a pulirlo da cima a fondo per almeno dieci volte, senza
magia. Sono stato chiaro?!" La voce imponente del Preside
riuscì
a placare l'ilarità e poco dopo tutti gli studenti
iniziarono ad
alzarsi; Anastasia, recuperato il proprio normale colorito, aveva fatto
finta di nulla e a dire il vero non aveva percepito l'offesa in quel
tono anche se l'inizio non era stato proprio come aveva creduto.
Alle nove Anastasia era pronta sul campo da Quidditch che
sorvolava a cavallo della sua fedele Freccia d'Argento con cui aveva
ottenuto molti successi: il vento si era fatto più
fastidioso ma
a lei non risultava per nulla complicato volare anzi, l'aveva sempre
trovato stimolante. Era certa che non sarebbe stato per nulla difficile
a persone che convivevano da anni con un clima tanto inospitale; il
primo gruppo era dell'ultimo anno e, come aveva già avuto
modo
di controllare, quasi tutti facevano parte delle squadre di Quidditch.
Anastasia aveva già avuto modo di studiare il il diagramma
in
merito: c'erano ben dodici squadre - numero che l'aveva impressionata -
ma solo quattro partecipavano alla fase finale del campionato, cosa che
rendeva aspra la competizione e che sicuramente aveva distrutto negli
anni molte amicizie. Non poteva che essere così, ne era
certa. A
lei sarebbe spettato il compito gravoso di studiare le combinazioni e
arbitrare: infatti l'incarico di giudice spettava a lei,
così
come quello di visionare e - se lo desiderava - modificare i
regolamenti della scuola che riguardavano la sua materia. Al momento le
sembrava che fosse tutto a posto ma forse con il tempo, una volta
compreso il meccanismo ci sarebbero state modifiche da apportare.
L'idea di poter avere delle responsabilità le piaceva,
soprattutto in una materia che da sempre aveva amato; si
alzò
ancora di più per poter avere una visuale migliore di
Durmstrang
vista dall'alto. Anche avvolta in un mantello bianco sembrava molto
austera, priva del calore familiare tanto comune a Hogwarts; Anastasia
fece un giro del campo lasciandosi trasportare dal vento, sempre
più gelido e potente finchè non
ricordò la
lezione. Di sicuro non avrebbe dato una buona impressione di
sè
volteggiando come una sciocca invece di occuparsi di loro.
Quando atterrò si rese conto che lo stadio era vuoto e
questo la
meravigliò: di sicuro erano in ritardo di alcuni minuti e
non
voleva sembrare troppo intransigente il primo giorno. Finchè
non
vide l'orario sull'orologio da polso: era trascorsa più di
mezz'ora e ancora non si vedeva nessuno; Anastasia cominciò
a
chiedersi se non avessero preferito restare all'interno della scuola,
al caldo, anche se la cosa la infastidiva molto. Marciò
verso
l'ingresso finchè non cambiò idea e ripercorse la
strada
al contrario; saltò in sella alla scopa e decise di
controllare
dall'esterno i dormitori all'ultimo piano. Era difficile che fossero in
biblioteca, molto più probabile che si trovassero sui loro
letti: a una prima occhiata però vide che non c'era nessuno
e la
cosa la sorprese.
Fece il giro dell'edificio e si arrestò: in una stanza del
secondo piano, un'aula vuota, vide i suoi studenti intenti a divertirsi
con le Gobbiglie e a bere Burrobirra. La ragazza sentì la
collera invaderla ma optò per una soluzione immediata: fece
una
retromarcia per poi accelerare bruscamente ed entrare di botto dalla
finestra.
Minuscole schegge di vetro schizzarono ovunque, e gli strilli dei
ragazzi furono la prima cosa che sentì Anastasia; ancora a
cavallo della scopa li osservava con aria divertita, per nulla
dispiaciuta per il vetro rotto, la Burrobirra ormai tutta a terra e le
Gobbiglie sparse ovunque. "Ma è impazzita?! Poteva
ammazzarci
tutti!" Anastasia osservò il giovane che aveva parlato,
indignato: per un istante pensò di trovarsi di fronte Tom
Riddle
ma a un'occhiata più attenta si rese conto che si trattava
di
una somiglianza non troppo evidente. Certo l'espressione glaciale degli
occhi azzurri somigliava moltissimo a quella del Serpeverde,
così come il portamento che denotava un'eccessiva sicurezza
di
sè, tuttavia i capelli erano fulvi e sulla pelle alcune
lentiggini la rendevano differente. Anche il tono di voce,
così
arrogante, le aveva ricordato l'ex compagno di studi.
"Come ti chiami?" Il gruppetto di ragazzi ammutolì: non si
aspettavano di certo che l'insegnante irrompesse dalla finestra
sorprendendoli, e in quel momento incuteva in loro un certo timore,
tuttavia il giovane sembrava del tutto incurante di ciò.
Sorrise
come se non fosse successo nulla di particolare. "Sȍren Stilling, Professorin.
Settimo anno, capitano dei Falchi, Cacciatore e
CapoGuardiano."
Anastasia notò la risposta pronta ma anche il sorrisetto
ironico
che aveva sul volto ma decise di non farsi scoraggiare. Aveva
già visto i Guardiani, un gruppo ristretto di studenti che
di
tanto in tanto pattugliava Durmstrang. Un po' come facevano i Prefetti
e i Caposcuola a Hogwarts. "Piacere,
signor Stilling. Ora fammi un favore: sistema la finestra o vi
congelerete tutti, e non ho voglia di chiedere una Pozione adatta al
collega Thorvaldsen. Inoltre la prossima volta assicurati di non
perdere la strada per il Campo da Quidditch, magari spargi a terra
qualche briciola di pane..." La ragazza sentì alcune
risatine
soffocate. "Se poi non sbaglio, in base all'articolo 10 del regolamento
scolastico, è proibito portare alcolici all'interno
dell'istituto e consumarli... Forse ti è sfuggita la loro
presenza... può capitare. Infine... chi non si
presenterà
alle lezioni di Volo, perderà il posto in squadra e
incrinerà la propria media. Ci
vediamo venerdì,
confido nella puntualità di tutti voi."
Il giovane osservò l'uscita teatrale di Anastasia che,
sempre a
cavallo della scopa, aveva fatto dietrofront e si era librata nell'aria
senza problemi. "Chi si crede di essere quella mocciosa? Ragazzi,
è il momento di insegnare alla nostra Fräulein a
rispettare... i superiori..."
Anastasia era sommersa da una valanga di pergamene: aveva sempre
pensato che insegnare Volo fosse solo una questione di pratica, invece
anche lei come gli altri insegnanti doveva assegnare i punteggi,
annotare l'assenza degli studenti e le eventuali punizioni. Dopo due
settimane non era sicura di riuscire a reggere il ritmo; Nastassos
aveva fatto pervenire un messaggio convocandola per la settimana
successiva, perciò poteva contare su ben sette giorni di
pace.
Il problema era che l'agognato relax sembrava solamente un miraggio: il
martedì e il venerdì erano i giorni peggiori
perchè era costretta a fare lezione a quelli dell'ultimo
anno,
del quinto e del sesto. I più sopportabili erano quelli del
sesto: Anastasia aveva potuto notare come tra loro ci fossero molte
persone educate e pronte a collaborare. Con alcuni di loro aveva
provato diversi schemi complessi, oltre a insegnare ai Cercatori
presenti la perfetta esecuzione della Finta Wronsky, una mossa che non
aveva mai sbagliato. La loro prova era stata tutt'altro che
impeccabile, tuttavia Anastasia aveva provato la sensazione di essere
accettata.
Almeno da loro. Quelli del quinto anno erano in maggioranza presuntuosi
e convinti di essere i migliori, ma cinque minuti erano bastati ad
Anastasia per capire che di Quidditch erano portati proprio come i
Babbani erano graditi a Salazar Serpeverde. Tra loro, comunque,
pochi erano parte delle squadre della scuola, perciò
Anastasia
non era neppure molto preoccupata: li osservava insultarsi tra loro se
non riuscivano a scansare i Bolidi o se ruzzolavano giù
dalla
scopa, di più non erano in grado di fare.
Quelli del settimo anno erano i ribelli. Spalleggiati da Sȍren
Stilling, quasi tutti finivano per saltare le lezioni, per nulla
spaventati dalle sue parole; una decina di studenti si presentava
comunque sul campo, quelli che probabilmente temevano una vendetta da
parte sua. Anastasia aveva osservato Sȍren
Stilling da lontano più volte durante quella settimana: era
chiaro che si trattava del belloccio di turno, osannato dalle ragazze e
invidiato dai ragazzi. Aveva molti amici che spesso non esitavano a
comportarsi come lui, convinti che l'aura di potere del giovane li
rendesse intoccabili a loro volta. Da quello che aveva sentito dire
dagli altri insegnanti, era anche un ottimo studente, portato
soprattutto per la Trasfigurazione e le Antiche Rune.
Poi il mercoledì era il giorno dedicato a quelli del primo
anno:
Anastasia aveva previsto che fossero i più entusiasti,
difatti
era la lezione che preferiva, soprattutto perchè durava ben
tre
ore di seguito. Salvo incidenti, ovviamente. Il mercoledì e
il
giovedì erano i giorni di lezione per gli studenti del
secondo,
terzo e quarto anno: in entrambi i giorni Anastasia aveva organizzato
una partitella amichevole ed era rimasta sorpresa nel vedere quanta
aggressività agonistica mettessero mentre giocavano. Alcuni
di
loro si erano persino presi per i capelli e si erano rincorsi con le
mazze da Battitore; Anastasia era stata costretta a intervenire per
evitare una rissa in piena regola anche se aveva ancora un livido
all'altezza della spalla in ricordo della lezione.
Sabato, Domenica e Lunedì erano per lei giornate di riposo e
quel giorno - domenica pomeriggio - era seduta in sala insegnanti a
scrivere il rapporto della sua prima settimana; la piuma era incantata
per tracciare le parole al suo posto mentre lei rimaneva stravaccata
sulla poltrona, la schiena indolenzita soprattutto dal freddo. Era
difficile comprendere la ragione per cui il fuoco dovesse rimanere
spento durante l'inverno, tuttavia aveva talmente tanto da fare che
difficilmente avrebbe avuto il tempo per accorgersene; stava
già
stilando la settima pergamena quando sentì un rumore di
passi in
avvicinamento e alzando lo sguardo riconobbe ben tre insegnanti. Aveva
già scambiato alcune parole con loro durante quei giorni -
per
le presentazioni - ma poi non c'erano state altre occasioni per
parlare: Anastasia era sicura di riconoscere l'insegnante di
Trasfigurazione, Kathrina van Arpien, accompagnata da Maximilian Foster
di Rune e Proto Stoevi di Arti Oscure.
La donna lasciava sorpresa Anastasia ogni volta che si incontravano
perchè le sembrava di essere un invisibile passero di fronte
a
una fiera aquila: la strega era semplicemente splendida e si muoveva
con estrema grazia, producendo un delizioso fruscio della veste quando
camminava per i corridoi della scuola. La ragazza aveva visto molti
studenti maschi pendere letteralmente dalle labbra della donna, che
aveva la fama di insegnante severa e molto competente; per contro le
ragazze della scuola un po' la detestavano, oppure l'invidiavano. La
sola cosa che Anastasia non comprendeva era come la van Arpien potesse
portare sempre i capelli perfettamente pettinati: lei faticava a farli
stare in ordine anche quando non volava sulla scopa, cosa che non
sembrava essere affatto un problema per la donna.
Maximilian Foster era - assieme a lei - uno straniero e proveniva
dall'Irlanda; di lui Anastasia sapeva che aveva frequentato Hogwarts e
che era giunto a Durmstrang dopo una lunga carriera come scrittore.
Anche lei aveva letto alcuni suoi libri, tutti riguardanti la storia
della magia, e non faticava a immaginare che fosse molto più
vivace del professor Rüf; doveva avere circa sessant'anni ma
ne
dimostrava molti di più a causa di un abbigliamento molto
antico, tuttavia aveva un'espressione intelligente che ad Anastasia
piaceva.
Proto Stoevi invece era ormai una sorta di leggenda: da alcune
indiscrezioni
lette sui giornali, sembrava che insegnasse già ai tempi in
cui
Grindelwald era uno studente e la ragazza più volte si era
chiesta se non avesse imparato da lui tutto quello che sapeva.
Scacciò il pensiero mentre ritornava alla realtà:
la
strega più anziana si era seduta vicino a lei e la guardava
come
se la stesse studiando. "Allora, come si trova con noi? I ragazzi si
comportano bene?"
Ad Anastasia sembrava una domanda curiosa, tuttavia non vedeva ragione
per non rispondere. "Diciamo di sì, probabilmente serve loro
del
tempo per abituarsi e io non ho alcuna fretta." Più o meno
era
vero, non desiderava rivelare le difficoltà sorte con gli
studenti dell'ultimo anno; del resto non ce ne sarebbe stata ragione,
era questione di tempo e sarebbero andati d'accordo. Nella peggiore
delle ipotesi li avrebbe dovuti sopportare solo fino a giugno.
"Le piace il nostro Paese? Ho saputo che ha fatto alcune escursioni la
settimana scorsa, spero siano state di suo gradimento." A parlare era
stato Foster e Anastasia si chiese come facesse a saperlo; chiamarle
escursioni era esagerato poi, si era semplicemente spostata da un luogo
all'altro per osservare e cercare eventuali tracce di tesori magici,
nel vano tentativo di anticipare la prossima prova di Nastassos.
"Sì, devo solo abituarmi al freddo e al cibo, il posto
è
affascinante e trabocca di magia che non conosco: inoltre mi confesso
curiosa, a Hogwarts non si imparano le Arti Oscure e spero di
apprendere anche io qualcosa per non farmi battere dagli studenti."
I tre risero anche se Anastasia non riteneva divertente quella frase.
"Se vuole posso mostrarle qualche libro, la pratica è
estremamente controllata anche sugli studenti e sono sicuro che
potrebbe trovare molte cose interessanti. Anche se il libro che ha con
lei è veramente affascinante, sogno di leggerlo da decenni."
Stoevi aveva infatti puntato lo sguardo su Maghi e Dei del Nord,
il grosso tomo che Anastasia aveva appoggiato di fianco alle
pergamente, e la ragazza rimase sorpresa. "Non lo conosce? Credevo che
fosse un libro comune", disse sinceramente la strega.
"No, ormai sul mercato è un titolo che non si trova
più, i
pochi esemplari esistenti sono in mano a collezionisti o gente che lo
venderebbe a un prezzo impossibile... Inoltre ho saputo che
è
protetto da ogni tipo di sortilegio per evitare che qualcuno possa
copiarne i contenuti. Da chi l'ha avuto?" Il professore sembrava
sinceramente interessato, al punto che Anastasia cominciò a
pensare che avrebbe fatto meglio a cominciare a leggerlo. "Dal mio
mentore, Fjodor Nastassos, che presumo conosciate tutti..:"
La ragazza aveva notato una colossale differenza tra gli inglesi e gli
abitanti di quel posto gelido: quando ancora era a casa, quasi tutti
l'avevano compatita sentendo della sua intenzione di diventare
l'apprendista di un mago ignoto ai più. Alcune eccezioni
c'erano
state, come i Malfoy che sapevano perfettamente chi fosse Nastassos, e
lo zio nonchè alcuni membri del Ministero tra cui il
Ministro in
persona, e anche suo nonno mentre la nonna no; invece al Nord tutti
conoscevano l'oscura fama di Fjodor Nastassos e i più si
erano
mostrati sorpresi, come se non si aspettassero una scelta del genere.
"Ah, ecco... Se fossi in lei starei attenta: Nastassos è un
mago
potentissimo, ma in quanto a scrupoli non ha nulla da invidiare a
Gellert Grindellwald, immagino possa capire le mie parole..." Le parole
di Stoevi scavarono un solco profondo nel cuore di Anastasia: lei
faceva di tutto per dimenticarsi del passato, invece questi tornava
prepotente, anche se in quel caso particolare era sicura che l'uomo non
l'avesse detto con l'intenzione di ferirla. Era curioso ma sembrava
persino preoccupato. Anastasia prese il libro e lo porse al mago, con
un sorriso. "Se vuole leggerlo lo prenda, Nastassos non lo
saprà
mai, e se proprio desidera farlo non vedo la ragione di perdere
quest'occasione..."
Stoevi era spiazzato da tanta generosità: chi possedeva un
libro
raro come quello faceva di tutto per tenerlo al sicuro, nascosto e
protetto dagli incantesimi più potenti. Per lui era
incomprensibile la ragione per cui Nastassos l'avesse fatto avere
proprio a una strega tanto giovane, tuttavia era intrigato dal fatto
che a lei andasse bene condividere il Sapere con gli altri. Erano in
pochi a farlo. "Lo legga prima lei, quando l'avrà finito
allora
ne discuterò volentieri e..."
La porta della stanza si aprì e Anastasia notò
che il
nuovo arrivato era Dorian e cominciò a sentirsi
improvvisamente
nervosa; non aveva gradito trovarsi addirittura seduta vicino a lui
durante i pasti, tuttavia in quei primi giorni a Durmstrang non si
erano incrociati spesso e questo le aveva dato l'illusione che il mago
comparisse solamente di tanto in tanto a scuola. Ma quello che la
lasciò ancora più sorpresa fu vedere
l'espressione della
strega più anziana mutare: nel preciso momento in cui Dorian
Thorvaldsen era entrato nella stanza, Kathrina van Arpien sembrava
un'adolescente alle prese con una cotta. Ad Anastasia ricordava quasi
Caroline ogni volta che incontrava un ragazzo di suo gradimento: la
strega si toccava continuamente i capelli e rideva un po' troppo forte,
come se volesse farsi notare. Inoltre -ma questo non le dispiaceva
troppo - si era dmenticata della sua esistenza, presa com'era dal
discutere con il mago di argomenti inerenti all'insegnamento. Con la
coda dell'occhio osservò gli altri: Stoevi sembrava preso da
alcuni temi da correggere e lo stesso Dorian pareva seccato, mentre
Foster ridacchiava piano, trovando divertente l'atteggiamento della
strega. Anastasia sorrise, rinfrancata dal fatto che anche qualcun
altro trovasse ridicolo un comportamento del genere da parte di una
donna adulta; portò lo sguardo su quello che la piuma
scriveva e
fu costretta ad apportare alcune correzioni.
Si trattava dello schema del campionato di Quidditch e doveva essere
perfetto: mercoledì ci sarebbe stata la prima partita,
ovvero i
Falchi contro le Piovre. Alcune squadre avevano già giocato
nei
mesi precedenti e al momento la classifica vedeva in testa i Falchi; le
Piovre erano all'ultimo posto e da quello che aveva sentito dire, era
così ogni anno. Salutò distrattamente alcuni
colleghi che
uscivano ed era così presa da ciò che faceva da
non
accorgersi di altro; nella sua testa c'era posto solo per le mille
combinazioni possibili.
Fu l'istinto a guidarla. Nel preciso momento in cui sentì
una
mano sconosciuta posarsi sulla sua spalla sinistra, Anastasia
afferrò la bacchetta e colpì d'impulso in quella
direzione; il movimento era stato così repentino da impedire
all'altro qualunque possibilità di difesa. Una sensazione
sgradevole aveva avvolto Anastasia, che neppure si era accorta
dell'incantesimo scagliato: un'esplosione aveva letteralmente mandato a
sbattere Dorian contro il muro, allarmando il professor Stoevi che era
rimasto nella stanza.
Anastasia comprese l'errore ma non era sicura che gli altri avrebbero
potuto capire: in quel momento le era perfettamente chiaro che avrebbe
dovuto affrontare l'argomento con il mago, lo stesso che aveva colpito
violentemente senza motivo al petto. "Scu... io non volevo! Chiedo
scusa!" Presa dal panico la ragazza si avvicinò, Stoevi era
già accorso pronunciando alcuni incantesimi di Guarigione
anche
se il danno non era stato poi molto alto. Anastasia però
sapeva
che cosa l'aveva spinta ad agire, ovvero il terrore. Aveva riconosciuto
quella mano, o se non altro l'aveva fatto il suo corpo, e aveva agito
senza riflettere; l'esplosione avrebbe potuto arrecare più
danni
di uno stordimento e venne colta dalla paura di quello che avrebbe
potuto fare.
"Lo porto io in infermeria, non è niente di pericoloso ma tu
farai bene a trattenerti: ti aveva chiesto solo una cosa riguardante
uno studente, dal momento che non rispondevi ha pensato di attirare la
tua attenzione... Ci è riuscito fin troppo bene, vero?" La
voce
di Stoevi era severa ma Anastasia comprese che lui sapeva e aveva
capito perfettamente ciò che aveva provato; tuttavia lui
aveva
ragione, non poteva mettersi a fulminare la gente senza motivo. "Quando
si riprenderà ti consiglio di parlargli, non credo la
prenderà troppo bene e sarebbe utile per tutti se appianaste
le
divergenze."
Anastasia rimase sola a fissare le pergamente: Stoevi aveva ragione ma
come si poteva pensare di parlare di qualcosa che aveva fatto male a
entrambi? In realtà non era sicura che fosse la stessa cosa
anche per Dorian, tuttavia l'illusione di superare tutto senza fare
nulla era crollata miseramente. La strega rimase in sala insegnanti
fino a sera e rispose meccanicamente quando qualcuno bussò;
alzò lo sguardo e vide un irritato Sȍren
Stilling che veniva verso di lei, più che mai infuriato.
"Come le è venuto in mente di buttarmi fuori dalla squadra?
Lei
è pazza!" Anastasia sospirò. Ci mancava solamente
quello,
un ragazzino isterico che la credeva ritardata. "Se ben ricordo, ho
già detto che chi non si presenta alle lezioni non
potrà
giocare... Le regole valgono anche per te quindi sparisci e
fatti vedere sul campo da Quidditch quando devi."
Lo aveva previsto, sapeva che impedire a Stilling di giocare durante la
partita avrebbe spaccato le opinioni degli altri e rotto ogni canale
diplomatico con il ragazzo, tuttavia non poteva comportarsi
diversamente: se gli avesse permesso di fare i propri comodi tutti
avrebbero pensato che aveva paura, e se lo avesse spogliato del titolo
di Capitano e Cacciatore si sarebbe attirata le ira di quasi tutta
Durmstrang. Non poteva soprassedere, del resto era un obbligo per
tutti, Stilling non faceva certo eccezione.
Il ragazzo era completamente fuori di sè. "Mi
rivolgerò
al Preside e lei sarà rispedita molto presto tra i
trogloditi da
cui proviene: non è altro che una dilettante che gioca a
fare la
professionista!"
L'ira di Anastasia ruppe gli argini ma la ragazza impedì a
sè stessa di dare di nuovo spettacolo: si limitò
a far
sparire le pergamene con la bacchetta e a lasciare il giovane da solo
in sala insegnanti, ben decisa a dimenticare quella giornata assurda.
Era arrabbiata ma la certezza di aver visto un'espressione ebete di
incredulità sul volto del giovane riuscì comunque
a
metterla di buon umore.
L'arena era gremita di studenti e Anastasia riusciva a percepire la
forte eccitazione che solo una partita di Quidditch riusciva a portare;
due colori ben distinti spiccavano tra la folla, divisa tra i
supporters dei Falchi - rigorosamente tutti vestiti come il blu della
notte delle loro divise - e quelli delle Piovre - che omaggiavano il
colore arancio talmente intenso da risultare persino più
brillante del Boccino d'Oro. Anastasia si era già detta -
osservando le loro divise - che probabilmente un colore simile
disorientava i Cercatori avversari, anche se quello dei Falchi era al
momento impegnato a raccontare una serie di barzellette ai compagni che
ridevano a crepapelle. Non sembrava per nulla intimorito.
"Cos'è che non capisci della parola no,
Stilling? Ho già detto che chi non viene a lezione non
avrà il permesso di prendere parte alle partite, neppure a
quelle amichevoli. Figurarsi a quelle ufficiali: ora vai sugli spalti e
lascia il posto al tuo sostituto." Anastasia era davvero irritata; da
una parte poteva comprendere la rabbia del ragazzo, ma dall'altra lei
si era sempre attenuta alle regole e non avrebbe cambiato idea. Per
quale ragione proprio a lui sarebbe dovuto essere permesso di violarle?
Solo perchè era il mago più bravo a scuola, o
perchè era il capo dei Guardiani? Sistemò con la
mano i
capelli, nel tentativo di non farsi poi intralciare in seguito durante
il volo; lei aveva optato per una divisa bianca che aveva trovato in un
negozio di abbigliamento per maghi, Herr Kleiden,
lo stesso da cui si rifornivano gli studenti. Il gestore era un uomo
molto anziano ma dall'aspetto estremamente distinto: si era presentato
con una veste nera molto elaborata ed elegante, con guanti bianchi e un
berretto dello stesso colore nonostante la sua testa fosse priva di
capelli. Ad Anastasia era piaciuto molto il suo modo di fare discreto
ma cordiale, e anche il fatto che non avesse esitato a trattarla come
una qualunque cliente. Non a caso, favorevolmente colpita, gli aveva
ordinato tutto il guardaroba. La divisa era il suo fiore all'occhiello:
il mago gliel'aveva fatta personalizzare con il simbolo di Durmstrang
sulla schiena e più piccolo all'altezza del cuore, oltre ad
avere aggiunto anche il suo nome. Era così bella che quasi
le
dispiaceva l'idea di sporcarla!
Era appena entrata nel campo quando il giovane le sbarrò la
strada, inseguito da entrambe le squadre che cercavano di convincerlo a
non insistere. Anastasia notò che non ascoltava neanche i
suoi
compagni. "No! Lei non lo può fare. Il Capitano sono IO e
giocherò, che le piaccia oppure no! Il Preside non le
permetterà mai di estromettermi, ha capito? Quindi si levi
lei
dai piedi e lasci fare a dei professionisti."
Ad Anastasia cominciavano a prudere le mani: era raro che le venisse
voglia di picchiare qualcuno, tuttavia l'arroganza e la totale assenza
di rispetto del ragazzo iniziavano a stancarla veramente.
Sentì
vagamente altri che cercavano di parlare, le voci sempre
più alte: anche dagli spalti i rumori erano sempre
più
forti e alla fine si trovò circondata da ben quattordici
giocatori che urlavano senza comprenderne la ragione. Estrasse la
bacchetta dopo essersi resa conto che Stilling aveva puntato la sua
contro di lei, anche se ben tre suoi compagni stavano cercando di
impedirgli di muoversi, strattonandolo. "Basta così."
La ragazza aveva parlato pacatamente e incredibilmente tutti e
quattordici tacquero: le era venuto in mente lo zio Albus, che si
sapeva imporre senza starnazzare come un Ippogrifo, e aveva deciso di
imitarlo anche se non era certa di aver reso bene l'espressione. Si
rivolse direttamente al ragazzo infuriato, ignorando gli altri. "Te lo
dico un'ultima volta. Tu-non-giocherai-questa-partita-di-Quidditch. Se
insisterai con il tuo atteggiamento irrispettoso, ti
proibirò di
salire in sella a una scopa fino alla fine dell'anno scolastico e
potrai usarle solo per spazzare i pavimenti." Si era aspettata una
ribellione in piena regola, invece il giovane si limitava a controllare
la rabbia e ad ascoltarla, cosa che voleva. "In ogni caso per oggi ho
visto abbastanza. Se tu ti fossi fatto da parte quando te l'ho chiesto
non saremmo arrivati a tanto, credimi: assegno la vittoria a tavolino
alla squadra delle Piovre. 150-0. Per il tuo atteggiamento arrogante e
privo di rispetto verso i tuoi stessi compagni: un Capitano non si
dovrebbe mai comportare così, non hai agito per il bene
della
squadra. Se credevi di poter fare i tuoi comodi solo
perchè sono giovane e donna, hai proprio sbagliato persona.
Tutti di nuovo a scuola, lo spettacolo non avrà inizio."
Un'ora dopo Anastasia era nell'ufficio del Preside a riferire la
novità a Dekan. Subito dopo la partita, Anastasia si era
ritrovata di fronte
all'ufficio l'intera squadra dei Falchi, tutti furibondi ed era stata
costretta ad ascoltarli. Il Preside non era sceso al Campo, avrebbe
voluto farlo ma alcuni gufi urgenti lo avevano trattenuto;
era estremamente curioso di vedere all'opera la sua nuova insegnante
dopo aver sentito molte voci su di lei. I più entusiasti
erano
gli alunni più giovani e le ragazze: Dekan non avrebbe mai
creduto che proprio loro, tanto incontentabili, si trovassero bene con
un'insegnante donna tanto giovane. Invece sembravano quasi averla presa
come esempio, e quelle che solitamente si lasciavano comandare a
bacchetta dai compagni maschi erano diventate molto più
sicure
di sè. Poi dal gruppo dell'ultimo anno erano giunti commenti
contrastanti: la maggior parte la riteneva del tutto incompetente e
inaffidabile, mentre gli altri erano propensi a non pronunciarsi troppo
presto. Il resto della scuola si divideva tra l'opinione di chi la
odiava e di chi la adorava; questi ultimi non erano molti, la giovane
età non l'avvantaggiava.
"Vorrei farle una
proposta, se ha
voglia di ascoltarmi, e credo che potrebbe trovarla interessante." Il
tono di voce di Sören Stilling era tranquillo anche se la
ragazza
aveva notato una sfumatura ironica: era evidente che faticava a
considerarla un'insegnante, forse era quella la ragione per cui era
tanto pronto a darle battaglia. La ragazza avrebbe tanto voluto
scagliargli un incantesimo ma non doveva lasciarsi sopraffarre dalla
collera.
Un minuto dopo avrebbe voluto aver davvero colpito il ragazzo, non
aveva capito nulla di quello che gli aveva detto. "Quindi, se ho ben
capito, vorrebbe sfidarmi in una partita a Quidditch per decidere le
sorti mie e sue? Se vincesse lei, dovrei annullare questa decisione e
farvi giocare la partita, mentre se perdesse potrei espellerlo
direttamente dalla
squadra e assegnargli un'insufficenza finale?" La voce della ragazza
trasudava incredulità e il cenno affermativo di Stilling le
sembrava ridicolo; non somigliava neppure al ragazzino indemoniato che
fino a un'ora prima avrebbe voluto picchiarla pur di giocare, era calmo
e tranquillo.
"Se mi è concesso, professoressa..." Anastasia
portò lo
sguardo su Miroslav Dietrich, un altro componente dei Falchi del quarto
anno, che aveva il ruolo di Battitore: la ragazza lo lasciò
proseguire "...noi non contestiamo la
decisione sulla gara, anzi siamo pronti ad accettare la sua scelta.
Però preferiremmo che non venisse espulso definitivamente,
il
nostro Capitano... A volte fa il cretino ma è uno bravo...
insomma, lo so che la nostra voce non conta molto ma volevamo
dirglielo..."
Anastasia sorrise gentilmente all'indirizzo del ragazzo ma non rispose,
portando poi lo sguardo sul resto dei presenti: non le sarebbe servito
altro che rifiutare e farsi valere prepotentemente. Non aveva
necessariamente bisogno di accontentare quel ragazzino borioso,
eppure...
"Va benissimo. Scelga pure il giorno, signor Stilling. E, guardi,
può decidere anche le squadre: lascio a lei la scelta dei
miei
componenti, purchè me li faccia sapere. Vorrei solo poter
decidere il nome della squadra, ne prenderei in prestito uno da quelle
della scuola.Vanno bene le Folgori Bianche?" Sorrise ironicamente al
giovane: sapeva di avere spiazzato tutti, nessuno si aspettava tanto da
lei ma era sicura di farcela. "Benissimo, auguro a tutti voi una
splendida giornata."
"Certo, arbitrerò la partita, anche se non ne vedo proprio
l'utilità..." Lo sguardo di Dekan era penetrante, come se
cercasse di capire il motivo reale che era all'origine della richiesta;
Anastasia non gli aveva riferito quello che era successo, era una cosa
tra lei e Stilling, però doveva ugualmente informare il
Preside
di quell'iniziativa. In un certo senso l'idea le piaceva, da tanto non
giocava una partita ed era difficile durante le lezioni ricordarsi che
era lei l'insegnante. "Sarà un divertimento per i nostri
ragazzi, glielo garantisco." La voce di Anastasia non mostrava nulla
così il mago fu costretto a desistere e limitarsi ad
attendere
il giorno fatidico: non doveva essere un caso se la sfida era contro i
Falchi ma li avrebbe lasciati fare.
La mattina seguente Anastasia scoprì un pezzo di pergamena
arrotolato davanti alla porta del suo ufficio: dopo averlo aperto vide
una calligrafia stilizzata un po' disordinata ma comprensibile.
Professoressa,
si crei pure la squadra che vuole, non potrà comunque
vincere.
Miroslav Dietrich è disponibile ad aiutarla: anche se
è
un buon Battitore, non ha le qualità per essere un vero
vincente.
L'incontro sarà tra
tre giorni, con qualunque tempo.
Anastasia non aveva neppure bisogno di decifrare la firma per sapere di
chi fosse, il foglio trasudava abbastanza arroganza da consentirle di
indovinare. Ridusse in coriandoli il foglio con un sorriso.
Note:
Professorin: professoressa in tedesco u.u
Fräulein: signorina
in tedesco
Kleiden: vestito in tedesco. Quindi il negozio è
praticamente il Signor Vestito u.u un giochino di parole mio xd
è difficile fare gli studenti, ma pure gli insegnanti come
vedete LOL ovviamente non poteva andare tutto bene, eh no u.u serviva
lo stronzetto/belloccio di turno che rompe i Bolidi alla nostra
protagonista u.u anche se già da sola sclera, avete visto
con
Dorian?o.o ah beh, un confronto è sempre più
vicino no?xd
Mi sono inventata un negozio di abiti u.u Herr Kleiden è un
tipo
simpatico, sappiatelo, se fa spendere volentieri i soldi alle streghe
XDD
nel prossimo quindi ci sarà...il Quidditch U__U tra
parentesi,
la divisa di Anastasia è troppo figa u.u i nomi delle
squadre di
Durmstrang sono inventati da Enide, tranne le Piovre U___U
non ho idea se esistano le vittorie a tavolino ma penso di
sì:
il 150 è simbolico dal momento che è il punteggio
che il
Cercatore guadagna quando acchiappa il Boccino.
solo Enide potrebbe riconoscere Miroslav Dietrich LOL il padre di un
mio OC altrove, Sven Dietrich xd e futuro zietto di Krum u.u lo
conoscerete meglio xd anche se non è del tutto fondamentale
xd
nel prossimo tornerà a farsi sentire Nastassos U__U
c'è
una prova in vista sese tosta e complessa xd di cui dovrò
occuparmi in non eno di 2 capitoli temo u.u ma credo che
darò
spazio anche a Dorian, bisogna iniziare a pensare di metter su famiglia
U__U
so che in questo capitolo c'è una frase poco chiara ma non
riesco a renderla meglio >__<
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Capitolo 5 *** Capitolo 5: Dagli errori si impara? ***
Il lato più affascinante della luna è quello che non ci è
consentito vedere
Angolo di benvenuto_
no, non sono un miraggio! La Vio è di ritorno con questa long: se
credevate che l'aveva mollata, avete proprio sbagliato! Buona lettura
:=)
Il
lato più affascinante della luna
è quello che non ci è consentito vedere
Capitolo 5 - Dagli
errori si impara?
Tre
giorni passarono molto rapidamente: la partita avrebbe avuto luogo
nel giro di un'ora e Anastasia stava guardando per l'ennesima volta
la formazione che aveva messo in piedi in poco meno di cinque ore
quando qualcuno bussò discretamente alla porta del suo studio. La
strega invitò a entrare, ma l'ultima persona che si aspettava di
vedere era Dorian Thorvaldsen che indossava un pesante mantello nero
sopra... sì, quella sembrava la divisa da Quidditch dei Falchi.
Miroslav
Dietrich le aveva riferito della voce secondo cui Stilling aveva
ingaggiato un professore a sua volta per la squadra, ma a lei non era
venuto in mente che potesse essere proprio quello.
Dopotutto era il più giovane e sicuramente era in grado più degli
altri di sostenere un incontro di Quidditch. “Mia cara collega,
desidero informarti che uno dei tuoi Battitori si trova in infermeria
sotto l'effetto di una potente... sta cercando di espellere tutto
quello che ha mangiato a colazione, per usare parole chiare.”
La
strega non battè ciglio, ma non poteva nascondere di essere
fortemente irritata: a così poco tempo dal fischio iniziale quella
era una delle notizie peggiori che potesse ricevere. “E perchè mai
sei tu a riferirmelo e non l'infermiere di Durmstrang?” Anastasia
mantenne la voce ferma, ricordando quasi con nostalgia lo scorbutico
Perce Weaver, che aveva curato generazioni di studenti a Hogwarts: un
personaggio poco adatto a una chiacchierata piacevole, ma serio e
competente. Le sembrava davvero strano che a Durmstrang dovessero
ricorrere agli insegnanti, e soprattutto perchè non chiamare lei.
“Lo
ha fatto, sono io che mi occupo dei nostri amati studenti e dei loro
problemi: forse non te l'hanno detto, ma ho il diploma di Guaritore e
per alcuni anni ho lavorato esclusivamente in quel campo. Il nostro
Preside ha pensato bene di assegnarmi ufficialmente quel posto in
aggiunta al mio ruolo di professore: mi paga abbastanza bene devo
dire, per cui non mi lamenterò troppo”, concluse con un sorriso
talmente ostentato che anche da lontano si poteva capire quanto fose
falso. Anastasia assunse un'espressione sorpresa di fronte a quella
notizia, per poi dirsi che avrebbe già dovuto saperlo: se era ancora
in vita era anche grazie al suo aiuto.
Scacciò
subito quel pensiero. “Ho capito... grazie per avermelo riferito.
Si è forse trattato di un incidente?” La strega ne dubitava
fortemente: quell'imprevista tegola su di lui aveva praticamente la
firma di Stilling, non poteva che essere così. Non sarebbe neppure
stato strano che avesse cercato di giocarle un tiro mancino, eppure
la cosa la infastidiva ugualmente. Il mago si strinse nelle spalle.
“Ich
weiss nicht, meine liebling fräulein...
aber
credo di poter dire – da anni di esperienza personale – che non
mi sorprenderebe che qualcuno gli abbia rifilato una Pozione
Lassativa: una dose non eccessiva, evidentemente Herr Krepnis ha lo
stomaco molto debole o passerebbe l'intera giornata al bagno.”
Anastasia
si limitò a incassare il colpo: dubitava fortemente che la Pozione
Lassativa gli fosse stata propinata proprio dall'insegnante, e allo
stesso tempo credeva a quelle parole. Anche a Hogwarts c'erano stati
casi del genere. Solo
che i Serpeverde avrebbero probabilmente riempito Franz Krepnis di
pozione al punto da farlo stare al bagno almeno per una settimana,
Sören
Stilling è più cauto: non vorrà farsi scoprire.
La ragazza sapeva che non c'era nulla da fare, solo che come lo
trovava un sostituto in così breve tempo?
“Prima
che mi dimentichi della cosa... anche a Herr
Holdes
ho riscontrato gli stessi sintomi, solo che lui è stato più furbo:
aveva già un antidoto a portata di mano, mezz'ora e il suo colorito
tornerà normale.”
Anastasia
per poco non imprecò: Terence Hodes era il suo asso nella manica
nonostante molti l'avrebbero derisa per quella scelta. Era la riserva
del Portiere dei Falchi, solo che era incredibilmente più bravo del
titolare e Anastasia si era stupita quando aveva saputo che faceva
sempre panchina. Era appena del terzo anno, ma aveva un modo i volare
quasi ipnotico e sembrava cogliere la direzione della Pluffa prima
ancora che fosse lanciata. Un talento naturale... eppure Stilling lo
derideva apertamente, preferendogli il ragazzo dell'ultimo anno che
era più grosso, ma meno talentuoso.
“D'accordo,
allora grazie anche per questa informazione... ce ne sono altre prima
che vada in cerca del sostituto?” Anastasia lo chiese con voce
mielata, quasi volesse prenderlo in giro: non le era piaciuto quel
modo di porsi strafottente e ironico e desiderava ripagarlo con la
stessa moneta. Inoltre vederlo in divisa da Quidditch l'aveva anche
indispettita, ma non poteva farci niente: se Stilling si sentiva più
al sicuro prendendo un insegnante... che facesse! “Ja... in verità
si tratta di una mia curiosità personale”, rispose l'uomo
lisciandosi il mento, fingendo persino di riflettere quando a lei era
palese che morisse dalla voglia di parlare. “... mi chiedevo: che
cosa pensi di ottenere con questo spettacolino, mein
Kind? Rispetto? Sören
Stilling è un figlio di papà ed è sempre stato accontentato in
tutto... ma mi aspettavo meno ingenuità da una professoressa di
Durmstrang.”
Le
parole del mago parvero risuonare di uno strano eco, eppure Dorian
non aveva urlato anzi, la sua voce era bassa rispetto al solito;
Anastasia percepì qualcosa schiudersi dentro di lei e capì che non
lo poteva tollerare. Lui era l'ultima persona al mondo a poterla
giudicare, ma quando fece per parlare lui l'anticipò. “Inutile
negare, conosco perfettamente i termini del vostro accordo: quando il
ragazzino è venuto da me per chiedermi di giocare rideva così
instericamente che sono stato sul punto di tacitarlo a vita. Non
riuscivo quasi a credere che la stessa strega in grado di sfidare
Grindelwald anche se disarmata – mossa non del tutto intelligente,
ma senza dubbio coraggiosa e in parte degna di stima – si fosse
abbassata a battibeccare con uno che si comporterà da stronzo per...
non lo so, sicuramente fino alla fine dei suoi anni di studio.”
L'accenno
alla prigionia e a Grindelwald portò Anastasia a tremare:
leggermente, ma sentiva di non avere una presa salda sulla bacchetta
ed era sempre un segnale preoccupante. All'improvviso aveva
l'impressione di essere una fallita: per quanto le circostanze
fossero estremamente diverse, quella siituazione le ricordava
vividamente un'altra più lontana nel tempo, con Tom Riddle e Evan
Rosier che parlavano di lei.
Di
quanto fosse stupida.
Di
come si fosse fatta abilmente raggirare.
Anastasia
vide la stanza girare attorno a lei, ma riuscì a non perdere la
lucidità e ad aggrapparsi alla scrivania per evitare che le gambe
cedessero. Santa
Rowena, è come se fossi ancora sua prigioniera... non è cambiato
nulla!
Se lui si fosse reso conto di aver parlato nello stesso modo di un
anno prima, quando anche il gesto più semplice la terrorizzava, non
sapeva dirlo. Aveva anche lo stesso sguardo duro, canzonatorio e
freddo, lo aveva visto così tante volte che le era rimasto impresso
quanto e più di un marchio.
Invece
quelli che vedeva in quel momento erano diversi, eppure appartenevano
alla stessa persona, e le rievocavano ricordi differenti.
Si
era preparato appositamente la pozione... usandola avrebbe ottenuto
quello che voleva, non sarei stata in grado di oppormi. Anzi, lo
avrei desiderato... Una
finzione, una violenza peggiore di quella che avrebbe potuto
esercitare Dorian Thorvaldsen su di lei se l'avesse presa con la
forza. L'Amortentia era micidiale e lei sapeva che ne bastavano poche
gocce per ammansire completamente una persona; Anastasia era stata
sul punto di vomitare quando lui gliel'aveva confessato, con le
lacrime che gli scendevano sulle guance. Anche quello l'aveva
stravolta perchè non lo credeva in grado di fare una cosa del genere
in modo sincero; in fondo poteva essere stata soltanto una commedia
recitata brillantemente. Invece no, aveva continuato a sorprenderla
ogni parola che diceva, con quell'egoismo che sapeva non avrebbe mai
realizzato.
Ma
sono stata io a sorprenderlo sul serio...
ed era riuscita a farlo anche con se stessa perchè baciarlo non era
mai stato nei suoi programmi, tantomeno avrebbe creduto di trovarlo
piacevole. Come se l'avesse desiderato da tanto tempo... non aveva
mai avuto modo di riflettere davvero su quello che era accaduto e
credeva di avere dimenticato quel momento, invece aveva quasi
l'impressione di riviverlo in quell'istante. Anche quella volta
l'aveva stretta così tra le braccia, con possessività ma senza
farle male. E per un momento pensò che si sarebbe ripetuto anche il
bacio. Maledizione
a te, non potevi essere ripugnante come il tuo stupido collega?
Visti da vicino quegli occhi grigi le sembravano la cosa più bella
mai vista.
“Sei
certa di stare bene? Tremi come se ti avessi colpita con una
maledizione, ma ti giuro che non ho neppure preso la bacchetta...”
Anastasia sentì le parole del mago come se provenissero da una
distanza infinita, eppure riuscì a capire che cos'era accaduto
perchè il braccio sinistro sembrava infuocato di dolore e tutto il
suo corpo tremava. Una
maledizione... già, il marchio d'amore di Tom Riddle... E
come dimenticare una cosa del genere? Certo che aveva scelto il
momento sbagliato per attivarlo. “Io... sì, benissimo...”
Anastasia lasciò bruscamente la presa di Dorian e fu lieta che
l'uomo non insistesse; la menzogna che gli aveva appena detto era
necessaria, nessuno doveva sapere quale orribile sfregio la
condannava, tantomeno lui che era reo di averla già vista indifesa
più e più volte. L'ultima cosa che voleva era rendersi ridicola più
del dovuto.
“Un
semplice calo di zuccheri... mi succede di tanto in tanto... ora
scusa, devo andare a occuparmi dello spettacolino.” Ripetè la
stessa parola pronunciata da Dorian per riportare la conversazione su
un piano stabile: non aveva nessuna voglia di passare il suo tempo a
fantasticare su cosa sarebbe o no potuto accadere, non l'aveva mai
fatto con nessuno. Bevitela,
non indagare...
Anastasia aveva quasi l'impressione che il mago fosse sul punto di
replicare, invece le scoccò un'occhiata inespressiva e si avviò
alla porta. “Troppo debole per il ghiaccio del Nord: tornatene a
casa, trovati un marito che ti riempia la pancia di figli –
nell'ordine che preferisci, non ha importanza - e dimentica questo
posto. Oppure smentiscimi... e non con questi patetici spettacolini.”
Una
cosa buona del Quidditch era che aiutava a distrarsi: Anastasia era
completamente esausta, ma nel giro di pochissimo aveva allontanato
da se qualunque tipo di problema. Guardando il Boccino svolazzare per
la stanza le tornò in mente quello che le aveva detto Dorian prima
della partita. In qualche modo le parole del mago si erano radicate
dentro di lei e la cosa le dava fastidio; lui non aveva alcun diritto
di giudicarla, ma sapeva che l'aveva fatto nel modo giusto. Patetica
ragazzina è l'appellativo che meriterei, non Professoressa... cosa
mi è saltato in mente di gareggiare con uno studente? Ha ragione, mi
sono solo resa ridicola...
E
la vittoria le dava la stessa gioia che la sconfitta aveva disegnato
sul volto di Sören Stilling: il ragazzo aveva lasciato il campo
molto in fretta, ma ciò non gli aveva impedito di essere vittima dei
fischi e dei cori maligni di quasi tutta la scuola. Anche se il
cronista aveva fatto del suo meglio per mettere in ridicolo la
squadra di Anastasia, erano stati loro a dominare il campo e a
mettere sotto pressione i Falchi. Solo nella prima mezz'ora di gioco
i loro avversari si erano trovati in vantaggio, per poi cedere sempre
di più e la colpa era dovuta tutta al fatto che Stilling aveva perso
del tutto la lucidità. A ogni suo errore sbraitava e ben presto la
grande armonia nella squadra era venuta meno; per contro Anastasia
aveva visto i suoi lottare così tanto che non le sarebbe importato
nulla neppure se avessero perso. Miroslav Dietrich era un gran
Battitore e anche se non era stato affiancato da Franz Krepnis aveva
fatto un ottimo lavoro; Christianna aveva giocato discretamente per
una abituata a essere Cacciatrice, e sicuramente la sua stazza
l'aveva aiutata a sorreggere il peso della mazza. Anche i Cacciatori
se l'erano cavata molto bene: si trattava i due gemelli del quinto
anno, Christian e Christopher, a cui aveva affiancato il loro amico
del cuore. Tra tutti e tre avevano dato vita a belle strategie, anche
se sicuramente avrebbero sentito la mancanza delle loro ossa
aggiustate prima che i Bolidi li colpissero.
Ma
il suo asso nella manica era stato il Portiere: Terence Holdes si era
fatto fischiare centinaia di volte, ma dopo i primi quaranta minuti –
in cui si era fisicamente stabilizzato – aveva fatto piangere chi
l'aveva sottovalutato. Per quanto bravi fossero stati i tre
Cacciatori dei Falchi, lui li aveva superati e deteneva il record di
porte inviolate nell'ultima mezz'ora di gioco; Anastasia aveva visto
il furore distorcere i bei lineamenti di Sören Stilling quando non
era più riuscito a segnare. La strega non aveva idea del modo, ma il
ragazzino riusciva sempre a indovinare la traiettoria della Pluffa e
nel momento preciso in cui aveva cominciato a dare il meglio di se,
per gli altri non c'era stata storia. Se il suo occhio non sbagliava,
Holdes avrebbe potuto avere una gran carriera da professionista nel
Quidditch.
Una
vittoria che non sa di niente...
Anastasia cercava di arrivare a una soluzione, ma aveva la mente
svuotata da ogni emozione; come promesso aveva confiscato la scopa al
ragazzo che l'avrebbe avuta solo per le lezioni, anche se era più
opportuno dire che era stato lui a gettargliela ai piedi in un
momento di puro rancore e la strega non aveva preteso che si scusasse
per il gesto e i modi. Ci
sarà tempo: lo zio dice sempre che non bisogna mai affrettare i
tempi... aspetterò che si sia calmato, non servirebbe a nulla
tentare adesso.
Anastasia non aveva alcun dubbio, il ragazzo in quel momento era un
leone ferito, forse privo di artigli e con l'orgoglio schiacciato, ma
pur sempre uno a cui piaceva attaccare.
Rabbrividì
vistosamente: una delle cose che non riusciva proprio a capire era
perchè a Durmstrang il fuoco dovesse essere così risparmiato... e
non era possibile neppure approfittarne, ovunque c'erano degli
incantesimi che impedivano di accenderlo senza autorizzazione o di
ravvivare la fiamma. La cucina però era la sola eccezione ed era
anche vietata agli studenti; la strega si alzò rapidamente e lasciò
le sue stanze quasi gelide per scendere.
Decisamente qui si sta molto meglio,
pensò la ragazza raggomitolata su una sedia imbottita e avvolta da
un pesante mantello scuro, mentre teneva le braccia rivolte verso il
caminetto da cui sprigionava un calore appagante; oltre a lei non
c'era nessun altro, a quanto pareva gli elfi domestici avevano
terminato di sbrigare le loro faccende oppure si occupavano di altro
nelle varie ale del castello.
“Davvero
strano, avrei giurato di averti vista alla grande festa a cui tutta
la scuola partecipa: per l'occasione il nostro Preside ha persino
acceso il fuoco per impedire di far crescere le stalattiti nei
capelli dei nostri adorati studenti.” Anastasia sobbalzò: era così
intenta a fissare le fiamme a una rispettosa distanza che non si era
accorta di passi felpati in avvicinamento. Pensò che era proprio
sfortuna incontrare due volte nello stesso giorno Dorian, soprattutto
perchè in entrambi i casi non c'era nessuno. Sospirò mentre
raccoglieva meglio le gambe che aveva raggomitolato. “Non sono tipo
da feste, preferisco lasciarle ai giovani e godermi il silenzio in
tranquillità”, rispose con un'occhiata eloquente: se era sveglio
avrebbe capito subito che si riferiva a lui e l'avrebbe lasciata
tranquilla, anche se non nutriva molte speranze in merito.
Lo
vide ammiccare mentre con la bacchetta metteva in azione gli oggetti
della cucina affinchè preparassero qualcosa da bere. “E cosa sei
se non una giovane fanciulla? Non vedo alcuna ruga sul tuo volto,
anche se hai sicuramente gli occhi stanchi: cosa preferisci per
combattere questo freddo? Caffè o tè? Temo che Dekan abbia preso
sul serio il divieto di avere alcolici nella scuola... peccato, sono
molto efficaci.” La strega lo guardò sgranando gli occhi: gli
aveva forse chiesto qualcosa? Solo che si sentiva così stanca da non
avere neppure voglia di litigare per una sciocchezza simile. “Come
vuoi, il tè andrà bene, anche se non sarà di certo come quello
inglese.”
Lei
adorava quella bevanda, persino quando studiava si fermava alle
cinque in punto per il sacro rito del tè: l'importante era berlo,
quasi tutti gli inglesi osservavano quella tradizione e anche lei lo
aveva sempre fatto. “Tipica ragazza british...
ecco qua, non sarà come quello preparato dai tuoi elfi domestici, ma
nessuno è mai morto. A noi insegnanti non risulta, per lo meno...”
Anastasia guardò quella tazza che levitava proprio di fronte a lei e
la prese con le mani, percependo subito un forte calore avvolgerla.
Mugugnò un ringraziamento fingendo di essere occupata a bere: in
verità si limitava a bagnarsi le labbra perchè non era esattamente
come piaceva a lei, tuttavia essere gentili non costava molto sforzo,
non per una cosa così banale. Il silenzio durò alcuni minuti lunghi
come giornate intere.
“Mi
stavo chiedendo quanto tempo continuerà questa farsa, quella di
sorridere entrambi gentilmente e fingere che tutto vada alla
perfezione.” Eccolo la. Anastasia fece uno sforzo per non stringere
convulsamente la tazza, ma la verità era che non si aspettava un
commento del genere in quel momento. Anzi, avrebbe desiderato che in
effetti non si arrivasse mai a parlarne: già, anche se lui non aveva
esplicitamente specificato cosa intendesse, era chiaro a entrambi.
Pensò anche di fingere di non capire. No, per oggi è già bastato
una volta che mi abbia dato della ragazzina, una seconda non lo
sopporterei e magari darei in escandescenze. E non era veramente il
caso, non dopo la reazione disastrosa di poco tempo prima.
“Non
c'è nessun bisogno di essere amici, gli studenti sopravvivranno
sicuramente a questo...” Inoltre lei sapeva come non ci fosse
bisogno di spiegar loro proprio nulla: lo scandalo era stato
eclatante e spesso sentiva su di se sguardi di compassione che lei
mal digeriva. Il mago sbuffò. “Amici? Non è quello che ho
proposto: anzi, se proprio vuoi saperlo è stato il Preside a dirmi
che era mio dovere prostrarmi ai tuoi piedi e implorare la tua
benevolenza”, dichiarò con foga rabbiosa, anche se aveva
leggermente esagerato scegliendo le parole “... e visto che
l'ultima volta che siamo stati a contatto hai reagito peggio di
quando eri nella condizione di poterti permettere di volermi morto,
magari non sarebbe una cattiva idea... discuterne. Anche se forse
sarebbe più logico domandarti qualcosa sui motivi che ti han portata
qui e a distorcere la realtà in un'aula di tribunale.”
Alla
strega sarebbe piaciuto sapere quanti volti aveva quell'uomo:
sembrava seriamente infuriato, ma lei non aveva nessuna intenzione di
lasciarsi dominare nuovamente. Eppure mentre parlava riusciva a
renderla nervosa. È
tutta suggestione, mi passerà, non ho bisogno di dirlo a lui per
saperlo. Aveva
sempre superato tutto con le sue forze, anche quella volta ci sarebbe
riuscita. “Io non ho distorto nulla, ho soltanto detto ciò che
sapevo: non mi sembra che tu e il tuo amichetto Grindelwald mi
abbiate mai fatto partecipi dei vostri loschi piani.”
Una
risata accolse quella frase e la strega osservò Dorian, incredula.
“Ti prego raccontamene un'altra, questa non è credibile. Visto lo
zelo di quel maledetto Auror, direi che mi hai reso un favore con
quella testimonianza: a quest'ora sarei a contare le ossa ancora
sane... e non sarebbero molte.” Un brivido attraversò la schiena
di Anastasia che si sentiva avvolta dal disprezzo che trasudava dal
tono di voce del mago; non aveva idea di chi stesse parlando e tutto
sommato non le interessava affatto. Appoggiò la tazza di tè sul
tavolino e si alzò, era rimasta persino troppo tempo. “Non sono
problemi miei se non ci credi, ora scusami ma credo me ne andrò a
dormire prima che mi si formi il ghiaccio nei piedi.” Aveva già
appurato che nel letto si stava davvero benissimo, cosa che spingeva
sempre gli studenti a fingere di dormire al posto di alzarsi. Non
aspettò una risposta, raccolse la sua lunghissima chioma e se ne
andò rapidamente.
Non
sarebbe riuscito a dormire prima dell'alba, il mago ne era certo,
così aveva trascorso la notte a dare i voti ai lavori degli
studenti; non un'idea meravigliosa, ma in qualche modo il tempo
doveva passare e sicuramente gli allievi avevano molta fantasia.
Quando appoggiò l'ultima pergamena corretta il sole ancora dormiva
profondamente, ma il cielo si stava già preparando al risveglio. La
tempesta di neve si era potenziata e probabilmente sarebbe durata
settimane. Non avrebbe voluto essere un gufo, con quel tempaccio non
si sarebbe meravigliato se non avrebbero lasciato né raggiunto la
scuola.
Peccato
che la partita non fosse oggi, mi sarei risparmiato quella stupida
farsa. Ma
Dorian sapeva che era anche colpa sua, dopotutto Stilling non poteva
obbligarlo a giocare; invece l'aveva fatto ed era stato divertente
vedere la sicurezza del ragazzino crollare come un castello di carte.
Chissà se si sarebbe fatto un bagno di umiltà dopo essere stato
pubblicamente messo in ridicolo: il mago spalancò la finestra
permettendo a un vento gelido di schiaffeggiargli il volto.
Lo
faceva spesso quando si sentiva a terra e ne traeva sempre un gran
beneficio, ma aveva la testa così piena di quesiti da rischiare di
impazzire. Tutto sommato non era stata una buona idea cercare la
ragazza per provare a parlarle: nulla, era stato come schiantarsi
contro un muro, non era interessata a risolvere il problema. È
accaduto troppo...
“Sei
in piena attività da quello che ho sentito dire”, disse al mago
anziano dopo essersi accertati di non avere spie attorno. La stanza
era vuota a parte un tavolo su cui erano state stese delle pergamene:
mappe, ne dedusse correttamente Dorian. “Esatto, ho bisogno del tuo
servizio: la mia ospite è più ostinata del previsto e tende a farsi
del male quando parla...”
Fin
troppo facile, vuol dire che lui la costringe a ferirsi perchè la
piccola non sa tenere la bocca chiusa.
Lui invece si tratteneva sempre, non aveva mai perso il controllo ne
mostrato interesse a essere sadico quando non ce ne era bisogno.
“Capisco, il luogo è questo?” Dorian si chinò a osservare il
disegno: un maniero protetto da una sirena. Copenaghen, non c'erano
dubbi.
“Una
volta al giorno sarà sufficente, ma non di notte: a quel pappamolle
di Dekan potrai anche raccontare che ti scopi delle donne, ma non ci
crederà a lungo... mi servono le tue pozioni per tenerla in vita, un
paio di settimane e poi morirà.” Grindelwald lo disse
tranquillamente mentre addentava un frutto: era sempre più difficile
procurarsene, anche con il potere nulla era semplice.
Dorian
Thorvaldsen si limitò ad annuire. “Puoi fidarti. Come sempre.”
“Quanto
pensi che durerà ancora questa prigionia?” Dorian pareva stanco
fisicamente: erano ormai settimane che continuava a muoversi da
Durmstrang a Copenaghen e dovendo evitare di essere rintracciato, era
costretto spesso ad affidarsi alla scopa. Non un'idea geniale, ma
qualunque spostamento magico poteva essere rintracciabile. “Poco,
Albus Silente non permetterà mai che accada qualcosa alla sua
preziosa nipotina: si sta comportando bene?”
Dorian annuì senza
riflettere: era vero che Anastasia era più docile, ma ciò era
dovuto soltanto alla continua confusione che le maledizioni Imperius
di Grindelwald avevano su di lei. A volte lottava mentre spesso era
prigioniera di un limbo senza fine; e poi c'era lui che le aveva
alleggerito la condizione, procurandole vestiti e coperte pesanti
perchè nella segreta si gelava e qualche volta si azzardava a
lasciare delle piccole fiamme che riscaldavano l'ambiente. Un'inezia,
ma a volte era più forte di lui e non era in grado di reggere la
visione patetica della ragazzina che cercava solo un rifugio
immaginario per combattere a testa alta.
Quanto
a lui non aveva intenzione di aizzare Grindelwald, era già
abbastanza che la torturasse di tanto in tanto; anche lui aveva i
suoi trascorsi di magia nera, ma a quel punto non era arrivato: che
gusto c'era a misurarsi a un avversario privo di bacchetta? Non che
lei si potesse difendere, ovvio, ma quella scelta era al di sopra dei
suoi standard di azione. “Non manca molto: sto pensando di privarla
di una parte del suo corpo, magari le farò strappare via la lingua.
Non lo trovi un regalo perfetto per il grande Silente?”
Poi
non era accaduto, ma oggi come allora Dorian aveva avuto i brividi. A
volte quando ripensava agli anni in cui aveva appoggiato il mago
oscuro si chiedeva che cosa ci avesse guadagnato; potere... sì, era
diventato abile con la magia nera, ma aveva rischiato di perdere
tutto. Azkaban era stata un incubo e lui ci era rimasto meno di dieci
giorni, ma erano serviti per capire che non c'erano ragioni per
barattare la sua libertà.
Restava
solo da capire perchè la ragazza lo avesse salvato: con tutti i dati
che aveva in mano il Ministero della Magia quello sarebbe stato solo
un processo-farsa: Conrad Wallace, quel maledetto sadico Auror, gli
aveva riso in faccia ogni singolo momento di prigionia, deridendolo
per la sua poca resistenza ai Dissennatori. Lui parlava bene protetto
com'era dal suo tupido Patronus... le ferite che gli aveva procurato
grazie alla maledizione Cruciatus erano state lenite, ma ogni tanto
Dorian gemeva sentendo riacutizzare il dolore. Se
non ci fosse stato Albus Silente sicuramente mi avrebbe ammazzato,
quel fottuto bastardo...
il mago aveva ancora i brividi al pensiero: un grande e coraggioso
Auror, che torturava un sospettato dopo averlo privato di bacchetta e
immobilizzato. Sui giornali ciò avrebbe fatto una bella figura, ne
era sicuro.
Ma
era finito tutto: con il tempo sarebbe sbiadito sinoa diventare
soltanto un terribile ricordo, non avrebbe più avuto il potere di
fargli del male; decise di uscire dal suo ufficio e fare un giro di
controllo della scuola. C'erano i Guardiani, ma la presenza di un
docente era sempre molto utile e lui avrebbe potuto scaricare i nervi
per almeno un'oretta.
Tutto
sembrava in ordine, nessun temerario ragazzino fuori dal letto, solo
qualche bassorilievo canterino che ridacchiava e intonava canzoncine
inutili. Stava per svoltare quando vide un'ombra sospetta correre in
modo folle. “Stilling!” Lo aveva riconosciuto subito mentre
sgattaiolava chissà dove: si aspettava che cercasse di scappare,
invece lo vide fare dietrofront e raggiungerlo ansimando. “Non è
il tuo turno di guardia, cosa credi di fare?” Forse avrebbe potuto
sfogare le sue frustrazioni su di lui: non era un pensiero nobile, ma
nessuno lo avrebbe contestato.
Il
ragazzo aveva un aspetto orribile: i capelli fulvi erano spettinati,
gli occhi blu dilatati e sulla pelle avva... “Sangue?” Dorian lo
sfiorò con la bacchetta: era fresco, difficile però dire di chi
fosse. Finalmente il ragazzo riuscì a riprendere fiato. “Professore
mi punisca dopo la prego, devo solo mettere distanza tra me e
quella... quella bestia della professoressa Silente!” Il mago fu
tentato di ridergli in faccia: tutta la scuola sapeva che la strega
si era portata dietro un Thestral che trattava quasi come se fosse il
suo migliore amico, ma era un animale senza alcuna aggressività.
Dorian aveva visto addirittura alcuni studenti portargli da
mangiare, quelli che la potevano vedere naturalmente, e dubitava che
avesse aggredito chiunque.
Forse
per difesa?
“Non
dire stupidaggini, i Thestral sono tranquilli... o forse sei riuscito
a farti odiare non solo dalla professoressa, ma pure dal suo
animale?” Voleva essere ironico, ma l'altro non pareva divertito.
“Vada a vedere, allora! È nella sua stanza che striscia a terra
come... come...” A quel punto Dorian capì che c'era qualcosa di
sbagliato: i Thestral volavano,ma non lo disse a Stilling.
Si
fece seguire, senza dargli scelta, e si avviò in fretta verso gli
alloggi della ragazza: capì il motivo del terrore dello studente non
appena mise piede all'interno. La strega era accasciata a terra... e
attorno a lei strisciava un orrendo cobra nero, che probabilmente era
lungo vari metri; il rettile sembrava quasi una macabra guardia
d'onore, ma ancora non l'aveva visto. “Di chi è quel sangue che
hai in faccia?” Lo chiese piano allo studente che stava ben vari
passi dietro di lui: mai lo aveva visto tanto spaventato.
“Dell'insegnante, almeno credo... forse l'ha morsa... e...”
Se
l'avesse morsa e basta sarebbe stato tutto più facile...
A un'occhiata più approfondita, Dorian aveva riconosciuto la bestia:
era un esemplare di Cobra Sputatore, così chiamato perchè amava
sputare il veleno anche a due metri di distanza dalla vittima,
soprattutto all'altezza degli occhi di cui poteva causare la cecità.
L'uomo cercò di riflettere rapidamente. “Vai nel mio ufficio e
prendi tutti gli antidoti che trovi... anche... no, i bezoar sono
finiti. E avvisa Dekan, dobbiamo allertare l'ospedale magico. Muovi
quel tuo culo e fai il più in fretta possibile.” Non c'era nessun
bisogno di perdere tempo perchè l'animale si accorse di lui; Dorian
dubitava però che fosse di appartenenza di Anastasia, era un genere
di rettile che non si trovava dalle loro parti. Clima troppo freddo
per resistere. Una magia volontaria.
Della
strega? Era stata tanto ingenua? Agitò la bacchetta e imprigionò
l'animale in una piccola teca di vetro intrangibile. Non avrebbe
fatto danni e neppure sarebbe morto, forse il suo veleno doveva
essere esaminato; poi si chinò sulla strega e scoprì che era stata
morsa alla mano sinistra, da dove fuoriusciva il sangue. Fermare
un'emorragia per lui era una sciocchezza, ma c'era da preoccuparsi
del veleno sicuramente in circolo. Dorian osservò attentamente il
volto e vide tracce di veleno attorno agli occhi. Questa
bestia merita bene il nome di Cobra Sputatore.
Dei
passi alle sue spalle, Stilling di ritorno. “Nulla professore, ho
frugato dove ho potuto, ma non ho trovato antidoti!” Dorian
imprecò. Stupido lui a non ricordare che li aveva dovuti utilizzare
per le lezioni del sesto anni; sentì un gelo innaturale avvolgerlo.
Senza antidoti la strega era spacciata. “Dì un po', non è che sei
stato tu a creare questo seprente? Tu sapevi che io non avevo
antidoti.”
Poteva
averlo fatto apposta: il ragazzo era davvero bravo con la magia e di
tanto in tanto faceva qualche scherzo a chi lo infastidiva; tutta la
scuola aveva assistito alla sua umiliazione, niente di più facile
che avesse cercato una vendetta. Gli studenti si credevano tanto
furbi e spesso sottovalutavano i rischi delle loro azioni, lui non
sarebbe stato il primo: il giovane diventò cadaverico in volto.
“Io?! Non mi prenda in giro, io... io ho la fobia per i serpenti!
Non ne creerei mai uno, solo stargli vicino mi rende nervoso!”
Dorian
pensò che almeno quello era vero: lo sguardo del ragazzo saettava da
lui al rettile, come se temesse che spezzasse il vetro e lo
attaccasse... ma il resto? “Ne parleremo poi. Torna nel mio ufficio
e portami tutti gli ingredienti che trovi nell'armadio, quelli
situati in alto a destra... dopo avvisa Dekan, anche se te l'avevo
già detto.”
Ma in quel caso ad avere la priorità era la
gravità della situazione, il Preside poteva anche continuare a
dormire per altri due o tre minuti; quando Stilling tornò aveva le
braccia piene di ingredienti mentre lui stava praticando un
incantesimo sul volto della strega, tenendole bene gli occhi aperti
con la mano – uno per volta. “Cosa vuole fare con questa roba?
Sembrano utili per un...” il ragazzo non finì la frase, ma Dorian
lo aiutò. “Antidoto, esatto: ho già avuto modo di constatare che
il veleno è in circolo, devo rallentarlo in qualche modo... e dal
momento che so preparare gli antidoti, ne fabbricherò uno in questo
momento.” Il più inutile, ma doveva pur fare qualcosa. “Tira giù
dal letto Dekan, dovrà contattare quanto prima l'ospedale, anche se
con questa bufera è più facile che lei muoia durante il viaggio...”
E
in quel caso? Dorian cercò di non pensarci mentre trafficava con i
vari ingredienti: doveva necessariamente conservare il sangue freddo
o avrebbe perso la testa. Puntò la bacchetta verso il serpente:
questi si accasciò, senza vita, e Dorian lo fece levitare fino a se.
Doveva capire da cosa era composto il veleno prima di commettere una
follia.
Note:
passiamo subito alle traduzioni in tedesco
“Ich
weiss nicht, meine liebling fräulein...
aber
: in pratica suona tipo "non
saprei, mia amata collega, ma..." una cosa così u.u suona meglio in
tedesco, lo riconosco
mein Kind: piccola mia, ma in questo caso Dorian lo dice in modo
dispregiativo, quasi come se volesse offenderla quindi intendetela tipo
"ragazzina", inteso come immatura u.u
ora veniamo a noi: ho impiegato molto tempo per postare il capitolo, la
verità è che tipo la settimana scorsa lo volevo mettere... e scopro il
file vuoto! mi ero depressa un po', ma nel giro di pochi giorni l'ho
riscritto! e in alcune parti è diverso, forse migliore... ma non so
dirlo, sta a voi il giudizio!
analisi dettagliata su Dorian, ciò nell'altra versione era limitato(e
c'era lo spazio dedicato alla partita, che credo appesantisse tutto
u.u) e piccolissimi flashback su qualcosa di cui sapevate già tutto u.u
ma non dalla sua versione. Ho anche esaltato il suo lato da Guaritore e
professore, che giustamente capisce che Anastasia sta facendo una
cazzata a darla vinta a uno studente e non ha paura di dirlo u.u
povero Stilling, fischiato da tutta la scuola u.u sono davvero crudele
XD ma la meritava una lezioncina u.u e poi Stacy non è nata ieri in
fatto di Quidditch u.u
costruire la squadra improvvisata mi ha divertito un mondo, lo confesso
u.u
ho iniziato ad addentrarmi nello specifico sul rapporto contorto che ha
Anastasia con Dorian e che nonostante tutto ci sarebbe bisogno di
chiarire u.u anche se lei dice di no u.u
penso che vi chiediate di chi sia il serpentaccio: ho dovuto
scandagliare il web per tre giorni prima di trovare quello giusto, il
mascalzoncello si nascondeva è__è
vi lascio commentare(se volete ovvio^^) e vi do' appuntamento al
prossimo, che non so quando sarà, ma penso minimo tra un mese :=)
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 - Non riusciranno a indebolirmi ***
Angolo di benvenuto_
Avevo detto "ci vediamo tra un mese". Sono passati oltre quattro anni.
Vabbè. Quasi certamente pochi saranno interessati al
proseguo di questa storia, ma qualora ci foste, io sono qua per
raccontarvela :=) spero che la possiate trovare di vostro gradimento.
Solo un piccolo riassunto: ci siamo lasciati con Anastasia piena di
problemi con Stilling, un po' con Dorian e con l'arrivo di questo
serpente che l'ha gravemente ferita. Ripartiremo da qui.
Il
lato più affascinante della luna
è quello che non ci è consentito vedere
Capitolo 6 - Non riusciranno a
indebolirmi
Sören Stilling si guardò attorno, ma la
stanza in cui era stato chiuso non aveva nulla che potesse aiutarlo a
distrarsi e a non pensare; quello doveva essere uno stanzino per le
scope, soltanto più grande visto che si poteva muovere
avanti e indietro. Il giovane era una tigre in gabbia, ma aveva perso
la consueta arroganza che lo contraddistingueva: era soltanto un
giovane in preda alla paura e alla tensione crescente
accumulata durante quel giorno da incubo. Faticava ancora a credere che
quella mattina fosse riuscito ad alzarsi con il solito ghigno
perfettamente al suo posto; guardando la parete grigia si chiedeva che
cosa stesse succedendo a pochi metri da lui.
Una parte di lui dava la colpa a quella stupida dell'insegnante
Silente, una piccola intrigante che era riuscita a mettergli contro
tutta la scuola in pochissimo tempo, cosa mai accaduta durante i suoi
anni scolastici; ma una parte di lui - quella più obiettiva
- sapeva che la maggior parte di quanto accaduto derivava dalla propria
idiozia, non poteva usare una parola differente. Come gli fosse venuto
in mente di mettersi a spadroneggiare a quel modo davanti a una docente
di poco più grande di lui non se lo ricordava neppure
più, ma sapere di essere stato in qualche modo sconfitto lo
rendeva ancora più consapevole di essere sceso a un livello
così infimo che faticava a crederlo possibile.
Ma quanto accaduto quella notte no, non era colpa sua. Forse detestava
quell'inglese dai capelli strambi, ma non al punto da desiderare di
ferirla o addirittura peggio; se chiudeva gli occhi gli sembrava di
rivedere l'orrendo rettile strisciare e sibilare a pochi passi da lui,
girare attorno al corpo della ragazza svenuta come se niente fosse.
C'era qualcosa di più terrificante e letale di quelle
bestiacce? Sören ne aveva il folle terrore sin dalla
sua prima visita in Egitto quando era ancora un bamboccio che faticava
a camminare, solo uno stupido avrebbe potuto anche solo pensare che
potesse averne evocato uno... Invece - riflettè arrabbiato -
al preside Dekan erano bastati meno di dieci secondi per allontanarlo
da lì e chiuderlo in quel posto, sigillando la porta
dall'esterno come se temesse una sua fuga. In verità il
ragazzo si sentiva quasi più sicuro lì che vicino
a un serpente, o ai suoi resti; rimaneva il problema di chi fosse il
colpevole.
L'insegnante di Pozioni forse?
C'erano dei trascorsi, dopotutto. Le chiacchiere erano circolate
qualche mese prima, quando lo scandalo era esploso come una Caccabomba
difettosa: il regime di Grindelwald aveva anestetizzato tutto il Nord,
ma il fatto che addirittura un insegnante di Durmstrang ne fosse
coinvolto aveva sconvolto tutti. Il professor Thorvaldsen era sparito
improvvisamente, proprio alcuni giorni prima della cattura del potente
mago oscuro, e lui in prima persona aveva riferito di alcuni
spostamenti sospetti al Preside.
Dekan non doveva però avere rivelato questo
dettaglio all'insegnante, di questo lui era quasi certo, altrimenti ci
sarebbero state ripercussioni; a lui non era mai piaciuto tanto il modo
di fare dell'insegnante e aveva riferito ciò che sapeva.
Poco, però il Preside assieme ad alcuni Auror avevano
evidentemente preso sul serio i suoi avvertimenti.
Un gufo più volte visto arrivare proprio alla finestra del
professore, il suo modo di fare che lo faceva apparire sempre distante
durante le lezioni e una pergamena vista di sfuggita, con parole sopra
che potevano essere solo un codice. Si era sentito importante,
Sören, quando aveva saputo di essere stato utile: non che
fosse stato lui a porre fine al regime di Grindelwald, ma aveva
comunque aiutato ad accelerare il tutto.
Che il professore si fosse quasi costituito spontaneamente gli era
sembrato strano, eppure pareva vero: si era esposto fino a farsi
catturare ed era stato processato in Inghilterra, per poi essere pure
rilasciato per mancanza di prove. Tutti a Durmstrang avevano esultato
nel sentire che il grande Albus Silente si era mosso personalmente per
affrontare il mago oscuro che li teneva nel terrore da moltissimo tempo.
Si sarebbe
esposto lo stesso se non avesse avuto la nipote rapita?
Lui non ne era sicuro, ma poco importava: da quando il regime
del terrore di Grindelwald era finito, pareva che tutto il Nord si
fosse ridestato, ricominciando davvero a vivere. Tutti gli erano grati
per averli liberati e Sören quasi aveva faticato a credere che
il Preside avesse permesso di nuovo al professor Thorvaldsen di tornare
al suo ruolo di insegnante a settembre.
Com'era possibile? Eppure, nonostante tutti se lo domandassero, nessuno
era andato direttamente a porre la domanda ai due maghi, forse per
timore, o anche perchè in fondo temevano di mettersi nei
guai. Lui per primo aveva visto però il cambiamento: Dorian
Thorvaldsen era ancora l'insegnante severo e competente che aveva
sempre conosciuto, ma ora pareva più chiuso in se stesso,
meno disposto a tollerare eventuali chiacchiere nel laboratorio di
Pozioni e anche più incline a non lasciare avvicinare
nessuno di loro alla sua sfera personale. Lui sapeva che un sacco di
sue compagne di studio avrebbero dato chissà che cosa per
vedersi rivolgere anche solo un sorriso dall uomo, ma erano rimaste
tutte deluse in quel senso. Che stupide.
La porta si aprì da sola dopo quella che sembrava essere una
vita e comparve la sua insegnante, Kathrina van Arpien che lo squadrava
con una strana espressione. "Seguimi, per favore" gli disse
semplicemente, facendogli cenno con la bacchetta di precederlo. Il
ragazzo avrebbe quasi voluto continuare a rimanere lì, che
cosa sarebbe successo se non fosse riuscito a dimostrare che non aveva
nulla a che fare con quello che era accaduto? Tuttavia non poteva
nemmeno rimanere rintanato come un codardo, soprattutto quando non
aveva nulla da nascondere così precedette la strega.
"So chi è stato, signor Dekan, non devo nemmeno cercare
troppo in là". Anastasia poteva percepire il calore che
emanava in quella stanza; l'infermeria di Durmstrang a quanto pareva
esulava dal divieto dell'uso del fuoco e lei aveva messo a fuoco il
locale solo mezz'ora prima, quando aveva aperto gli occhi, ridestandosi
dallo stato di incoscenza in cui era piombata dopo aver visto il
serpente.
C'era quasi una folla attorno a lei: il Preside naturalmente, altri
suoi colleghi insegnanti tra cui aveva riconosciuto Dorian. Beh non era
stato facile in un primo momento, non lo aveva ancora visto con la
veste da Guaritore, ma soltanto con il classico abbigliamento nero da
professore che indossava ogni giorno; le era servito qualche minuto per
capire dov'era, e soprattutto perchè.
Maledetto Riddle.
Anastasia non aveva alcun dubbio, quel serpente comparso quasi
improvvisamente in mano a lei portava la firma dell'ex compagno di
scuola, non poteva sbagliarsi. Ricordava distintamente di avere aperto
la finestra della sua stanza quando aveva sentito l'insistente
picchiettare di quello che si era mostrato come un bellissimo gufo, dal
piumaggio scuro e gli occhi sottili. Un momento dopo averlo
però fatto entrare aveva avuto la terrificante sorpresa:
l'enorme serpente era comparso come dal nulla - probabilmente dal gufo
stesso - e l'aveva attaccata, quasi prima che lei potesse avere il
tempo di difendersi.
Impossibile che arrivasse da qualcun altro, soltanto lui poteva farle
una cosa del genere: non glielo aveva forse detto che le avrebbe
rovinato la vita? E c'era davvero mancato poco, quella volta; la
ragazza abbandonò però temporaneamente i pensieri
di vendetta per concentrarsi su ciò che le accadeva attorno.
Alla domanda di Dragomir Dekan su chi fosse quindi l'autore di un gesto
tanto crudele, pensò quasi di non rispondere, poi
però capì: non poteva in alcun modo lasciar
credere che fosse stato qualcun altro. "Un mio vecchio compagno di
scuola, ma dubito fortemente che lo conosciate, si chiama Tom Riddle e
abbiamo qualche piccolo conto in sospeso. A dire il vero ero convinta
che non si ricordasse neppure della mia esistenza, ma non importa... lo
sistemerò a dovere" borbottò la ragazza
mettendosi a sedere su quel lettino. Era almeno contenta di potersi
muovere, aveva davvero creduto che il veleno l'avrebbe paralizzataa
definitivamente.
"Capisco. Beh cercheremo di capire in che modo è riuscito a
eludere le protezioni della scuola, non abbiamo nessun bisogno di altre
sorprese del genere, magari ai danni di qualche studente". Anastasia si
disse d'accordo col Preside, ma la domanda era effettivamente
interessante: come era riuscito a far vacillare delle difese senza che
gli insegnanti se ne accorgessero?
E di che ti stupisci? Riddle è capace di qualunque
cosa, sarà stato quasi un allenamento per lui....a
volte lei tendeva a dimenticare che pur avendo solo diciannove anni,
era indubbiamente più bravo di molti maghi adulti e sulla
carta con più esperienza di lui. Ma la cosa che le piaceva
di meno era che significava che la teneva sotto controllo e lei non se
ne era resa conto: avrebbe dovuto fare qualcosa, non poteva
permerttersi un'altra sorpresa del genere, anche per il bene degli
studenti a cui insegnava adesso.
Doveva in qualche modo allontanare la sua influenza malefica, a costo
di strappargli le ossa dal corpo di persona e bruciarlo vivo.
Il mago osservò il blu che adornava la stanza, alternato ad
un curioso color bronzo ; aveva atteso l'invito a entrare, non si
sarebbe sognato di farlo senza permesso nemmeno se si fosse trattato di
un altro collega. Lui per primo non amava le imposizioni e detestava di
cuore chi provava ad entrare nei suoi alloggi senza il suo consenso; la
strega sembrava in forma a giudicare dalla voce perfettamente
squillante.
"Dovresti sospendere almeno per domani le tue lezioni". La voce di
Dorian Thorvaldsen le giunse a distanza abbastanza ravvicinata e quasi
la infastidì; sapeva di essergli debitrice per quello che
aveva fatto, tuttavia non aveva nessuna voglia di essere trattata come
una ragazzina bisognosa di aiuto.
O come una prigioniera.
Scacciò il pensiero all'istante, non poteva pensarci in quel
momento, alzando lo sguardo su di lui Annuì. "Il tempo non
è adatto a volare, hai ragione, li farò studiare
in aula" rispose quasi con un sorriso: si sarebbe trattato di un'ora
abbastanza difficile da gestire, ne era sicura, a nessuno studente
doveva piacere l'idea di trattare Volo come una lezione canonica, ma
era successo anche a lei. Quanti di loro conoscevano bene la storia del
Quidditch? Pochi, lo aveva già appurato durante le prime
lezioni quando, per correggere alcuni errori, aveva citato vari episodi
storici e quasi tutti l'avevano guardata come se fosse un esemplare
particolare di Avvincino che non riuscivano a identificare.
"Non era quello che intendevo, il veleno potrebbe causarti ancora
qualche problema nonostante l'antidoto, io stesso lo conosco poco"le
rispose l'uomo e Anastasia digrignò i denti, ma la sua ira
non era rivolta a lui, bensì a quello che era successo. Non
le piaceva l'idea di essere ancora vulnerabile, esposta al pericolo; si
era quasi illusa che, una volta terminata Hogwarts, non sarebbe stata
più alla stregua di pericoli come incidenti vari. Non le
piaceva affatto la sensazione di debolezza, lei si era sempre
considerata forte ed era lì per dimostralo. Soprattutto a se
stessa.
Alzò lo sguardo su di lui, lottando quasi con ciò
che stava per dire. "Sono colpita comunque, mai mi sarei aspettata che
potessi creare un antidoto così in fretta". Anastasia quasi
inciampò sulle parole, ma era un particolare che l'aveva
colpita subito quando il Preside le aveva detto cos'era successo. Lei
era abituata a vedere gli antidoti come misture già pronte
da usare, semplicemente bastava prendere l'ampolla e il gioco era
fatto; Lumacorno aveva insegnato loro a prepararne, era vero, ma mai in
una situazione di emergenza. Solo in momenti in cui il tempo non era un
problema. Lo vide alzare le spalle, quasi noncurante. "Non è
stato complicato, sono abituato ad agire in situazioni complesse:
quando ero Guaritore ho più volte dovuto muovermi con
prontezza, un solo secondo di troppo e un'esitazione possono condannare
la persona in attesa di cure".
Anastasia sapeva che era vero: pur non essendo mai stata tentata dalla
carriera di Guaritrice, le era capitato di assistere al loro lavoro e
aveva visto come fossero sempre pronti ad agire, come se mai il dubbio
li sfiorasse in ciò che facevano. Erano da ammirare. Lei non
era certa che ci sarebbe riuscita, o se non altro non avrebbe potuto
fare diventare una costante un ritmo tanto pressante; in un certo senso
riusciva anche a capire perchè Grindelwald aveva scelto
proprio lui quando si era trattato di tenerla in vita.
Borbottò quello che era un ringraziamento per averla
aiutata: le riusciva difficile parlare di quello perchè
sentiva di essere in parte vulnerabile e non si era fidata ad alzare
gli occhi su di lui. "Non so perchè, ma il nome Tom Riddle
mi pare di averlo già sentito..."
Le parole di Dorian quasi folgorarono Anastasia, la quale
pregò dentro di sè che il mago non ricordasse
quando di preciso aveva sentito quel nome; seppur con meno veemenza di
Grindelwald, anche lui aveva visto qualcosa nella sua mente e l'aveva
persino derisa agli inizi quando aveva capito che si aggrappava al
ricordo di un ragazzo. Non
aveva tutti i torti, pensò tra sè,
visto come poi si era conclusa la vicenda, anche se a quel tempo... beh
se non era letteralmente sprofondata nella disperazione era stato anche
per merito del ricordo di Tom, non c'erano dubbi.
Fa che non se lo
ricordi... era la sua sola speranza, non aveva nessuna
voglia di dire proprio a lui quello che era successo al suo ritorno a
scuola. "Cosa sarebbe quella, comunque? Sembra una Strillettera" le
disse di nuovo Dorian, indicando il foglio che stava accuratamente
chiudendo con un colpo di bacchetta, procurandole la scusa perfetta per
non indugiare nei propri pensieri. Anastasia sorrise apertamente e per
un momento - ma soltanto uno - le parve che Dorian fosse completamente
preso dal suo sguardo.
"Oh si... o per meglio dire, è una cosa che ho modificato.
Non sono molto brava con i nomi, ma più che Strillettera, la
chiamerei Lettera Sputatrice. Fa un po' pena come nome, lo
riconosco..." Vide l'altro aggrottare le sopracciglia, confuso e
soffocò una risatina. Se non altro era già
qualche minuto che aveva dimenticato tutte le sue paure ed era una
buona cosa.
"Diciamola così', invece di urlare beh... sputerà
in faccia al destinatario. Soltanto a lui, ovviamente" gli
svelò, molto orgogliosa della sua birichinata.
Dorian la osservò, chiedendosi se avesse davvero sentito
bene. Lo sconosciuto Riddle le mandava qualcosa che avrebbe anche
potuto ucciderla, e come risposta lei si preoccupava di spedirgli.... uno sputo? La
ragazza anticipò la sua domanda, scrollando la lunga chioma.
"Conosco Riddle e lui mi conosce altrettanto bene, se non
meglio. Il suo è stato un semplice modo per dirmi che sa
dove sono e che mi controlla, se avesse voluto uccidermi... lo avrebbe
fatto in modo più diretto. Oh, credo che lo farà,
prima o poi" aggiunse Anastasia osservando il cielo grigio per non
voler incontrare gli affascinanti occhi del suo collega.
"Se sa dove sono è colpa della mia ingenuità"
aggiunse, ricordando di avere apertamente detto al matrimonio dei
Malfoy dove fosse diretta, a quel tempo non aveva pensato che Abraxas
avrebbe potuto effettivamente rivelare la cosa a Tom, ma ormai il danno
era fatto. "Dovrei passare la vita a nascondermi se volessi davvero far
perdere le mie tracce, ma farlo vincere così... mai"
concluse, roteando il polso e sigillando la lettera con la punta della
bacchetta. "E questo sarà il mio avvertimento, per dirgli
che non ho nessuna paura di lui... uno sputo in faccia per lui
sarà molto più efficace di un mio gesto
avventato: non soltanto lo sorprenderò, ma gli
sarà anche chiaro che non è più in
grado di farmi compiere gesti avventati".
Dorian a quel punto ne fu certo, pur senza chiederlo. Un innamorato respinto.
Non poteva che essere così, la voce di Anastasia era carica
di dolore e rabbia, che se ne accorgesse oppure no. Quel nome gli
ronzava in testa, dove lo aveva sentito? Era però certo che
fosse collegato strettamente alla ragazza, anche se gli sembrava una
reazione eccessiva: perchè mandare un serpente solo per un
semplice ammonimento? Sapeva qualcosa su di lui che spingeva l'ignoto
Riddle a minacciarla in modo così macabro? Sembrava quasi
noncurante del fatto che potesse rimanere ferita... ma a sorprenderlo
era che persino lei sembrava aspettarselo, come se fosse una gara a chi
sorprendeva l'altro.
C'è
sicuramente stato qualcosa tra loro. Era la sua esperienza
a farlo riflettere in quel modo, la voce di Anastasia era pregna
dell'amarezza che solo una delusione amorosa poteva lasciare, lui
stesso aveva ancora il cuore dolorante e non poteva fare a meno di
pensare che la giovane dovesse essere cieca per non vedere il suo
interesse. Le
basterebbe una parola e sarei ai suoi piedi.
Il suo stesso pensiero lo spaventava.La vicinanza con lei non lo
aiutava, ma si sentiva confortato dal fatto che se non altro non aveva
ancora perso del tutto la testa e c'erano forti speranze che nel giro
di un po' di tempo si sarebbe dimenticato di lei. Stava per aggiungere
altro quando si sentì bussare alla porta. Dorian non l'aveva
chiusa e la sagoma di Stilling - il quale sembrava tentare quasi di
nascondersi nel timore di essere visto - era perfettamente visibile.
"Oh si, entra pure, solo un momento..." La voce di Anastasia
invitò ad entrare il ragazzo, che aveva l'espressione di un
condannato a morte e guardava l'insegnante di Pozioni come se potesse
salvarlo da qualunque cosa lo attendesse."Se ti serve altro sai dove
trovarmi" si limitò a dire alla strega, congedandosi e
richiudendo la porta alle sue spalle con un colpo di bacchetta prima di
allontanarsi. Era quantomeno divertente sapere che lo studente avrebbe
avuto la sensazione di sentirsi chiuso in trappola.
Note:
Un excursus sui pensieri di Sören Stilling era
quasi d'obbligo, anche se credo che fosse già ben chiaro che
non era lui il mandante del regalino serpentesco, però
serviva per rivelare che è stato lui ai tempi a mettere gli
Auror sulle tracce di Dorian. Una cosa che lo stesso insegnante ignora,
ma non importa in fondo.
Inoltre per quanto antipatico, anche lui ha le sue paure, la sua storia
tragica alle spalle - vivevano nel terrore di Grindelwald, le tragedie
erano all'ordine del giorno anche se non credo la racconterò
completamente la sua storia - e capisce di essere un cretino.
Ok penso che non fosse davvero una sorpresa sapere che ci fosse il buon
Voldy dietro a quel regalino, era pure ovvio visto che ha promesso di
distruggerle la vita e lo farà ogni tanto; come potete
vedere, Anastasia sta abbandonando rapidamente il suo essere
ragazzina impulsiva per lasciare spazio alla donna che
diventerà, più prudente e saggia. Non che fosse
del tutto imprudente, ma avendo ancora 19 anni è chiaro che
sta crescendo, e non è che passerà a diventare
una rompi-Bolidi, semplicemente un po' più se stessa u.u
Inoltre sta iniziando a ragionare da insegnante: abbiamo sempre visto
gli insegnanti a Hogwarts preoccuparsi dei loro studenti, aiutarli,
proteggerli ecc ed è quindi giunto il momento che anche lei
inizi a pensarci. Il processo sarà graduale, ma è
comunque un passo.
Qualche parola su Voldemort: all'incirca siamo nel periodo in cui ha
già lasciato Magie Sinister quindi ha già ucciso
Hepzibah Smith e dovrebbe essere arrivato a creare almeno 3 Horcrux,
forse 4(non conosco bene la cronologia della creazione degli Horcrux
quindi andrò un po' a caso). E ovviamente mica si
è dimenticato che c'è una Anastasia da
terrorizzare e spaventare per il resto della sua vita, eh no u.u e
magari pure da uccidere, ma ci arriveremo u.u
Avevo detto che lui sarebbe stato una presenza marginale, tuttavia mi
rendo conto andando avanti che si tratta invece del contrario, anche se
di rado comparirà in prima persona <.<
Comunque spero che vi piaccia :=) ci vediamo al prossimo aggiornamento,
stavolta di sicuro non passerà tutto questo tempo, diciamo
sulle due settimane se altri impegni non mi rallentano. Ciao!
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