Green is the rarest color - Larry Stylinson

di Cristina_chan1997
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno. ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due. ***
Capitolo 3: *** Capitolo Tre. ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quattro. ***



Capitolo 1
*** Capitolo Uno. ***


Ok, respira.
 
Harry si trovava davanti alla porta di ingresso della sua nuova scuola.
Non era da molto che si era trasferito a Doncaster. 
Giusto un mese fa sua madre aveva improvvisamente deciso che la cosa migliore da fare era andare via da Holmes Chapel e andare più ad est, verso Leeds.
Harry non era solito ambientarsi velocemente in un nuovi luoghi, ma questa volta fece eccezione.
Impiegò solo due settimane a trovare qualcuno con cui sedersi in aula e passare le pause pranzo, tra una lezione e l’altra. 
 
Un adorabile ragazzo irlandese dai capelli biondo chiaro e il suo amico dall’espressione costantemente calda e rassicurante, caratterizzata da occhi color nocciola scuro.
 
<< Haaaaarry! >>
Niall, il ragazzo irlandese, si stava dimenando dall’altra parte del corridoio in modo tale da farsi vedere attraverso le vetrate della porta d’ingresso, dove Harry si era piazzato in preda ad un crescente disagio.
 
È vero, si era ambientato bene, ma camminare per il corridoio della scuola, dove chiunque poteva fissarlo, per dirigersi in aula, era ancora qualcosa che gli procurava non poca ansia. 
Dopotutto aveva ancora la nomina del “ragazzo nuovo”. 
Il ragazzo dai boccoli spettinati e gli occhi verdi che impacciatamente si aggirava per la scuola facendosi piccolo piccolo nonostante la sua notevole statura. 
 
Se quell’idiota continua ad urlare il mio nome per tutto il corridoio attirando l’attenzione di tutti, giuro non gli parlo mai più.
 
<< Harry, muoviti! Vieni! >>
 
Il ragazzo dai capelli ricci riusciva a sentire l’acuta voce di Niall attraverso le vetrate.
 
Voglio morire ora.
 
Tutti si stavano girando verso il ragazzo dai capelli oro che si dimenava come un bambino irrequieto. 
 
<< Sì, arrivo... >> Harry borbottò tra sè mentre prendeva un respiro profondo.
Aprì la porta e decise che camminare con la testa china, come se i suoi stessi piedi avessero qualcosa di estremamente interessante da guardare, era la cosa migliore da fare per ignorare gli occhi di tutti proiettati su di lui e la voce di Niall che imperterrita continuava ad echeggiare in tutto il corridoio.
 
<< Giuro che eliminerò te e tutta la tua stirpe Irlandese. >>
La voce di Harry era estremamente bassa e rauca, e in qualcuno avrebbe potuto provocare timore date le parole di minaccia appena pronunciate, ma in realtà Niall sapeva benissimo che stava scherzando e iniziò a ridere come un forsennato. 
 
Era una delle poche persone che davvero riusciva a cogliere l’ironia di Harry quasi tutte le volte. 
Tutti gli altri restavano sempre un po’ basiti quando Harry faceva una battuta, perché sembrava sempre terribilmente serio data la sua voce lenta e profonda.
Oh, e delle volte la gente non riusciva a capire totalmente il suo umorismo, e pensava che fosse un tizio un po’ strano.
 
Mentre la risata di Niall continuava in un interminabile crescendo, lui ed Harry entrarono in aula.
 
<< Siete in ritardo, di nuovo. >>
 
Tutti gli alunni erano seduti al proprio posto e l’insegnante  li fissava dalla cattedra con aria minacciosa.
 
<< Scusi. >>
Harry disse guardando ovunque tranne che gli occhi della professoressa e Niall, che ancora accennava qualche risolino, cercò di fare finta di nulla sedendosi al suo posto con nonchalance.
 
E siamo a due. Quante altre figuracce mi attendono oggi?
 
<< Niall dimenticati di me per sempre. >>
Harry sussurrò quelle parole in modo che solo il ragazzo dagli occhi cristallo potesse sentire.
<< Ma se sei tu che mi fai fare sempre tardi restando davanti alla porta d’ingresso per quei buoni cinque minuti ogni volta. >>
 
Harry arrossì un po’ e abbassò lo sguardo, perché era vero.
Era così timido che ci metteva diversi minuti per prendere il coraggio di camminare di fronte a tutti da solo e dirigersi a lezione. 
Il fatto che tutti lo fissassero sempre per inquadrarlo gli dava davvero fastidio. 
 
La scuola sembrava divisa in rigidi gruppi: c’erano i nerd, che perdevano tutta la giornata a parlare di fumetti e supereroi mentre nascondevano le carte da gioco sotto il tavolo in mensa, all’ora di pranzo.
C’erano i più popolari, che si dividevano in quelli che frequentavano i corsi di recitazione, dove venivano presi solamente i ragazzi più talentosi e sicuri di se, e quelli che giocavano a football.
C’erano le cheerleaders e tutti quei ragazzi che si atteggiavano da duri in loro presenza. 
E poi c’erano gli sfigati che non venivano considerati da nessuno.
 
Tale era Harry.
O almeno così lui si considerava.
 
Era sempre stato il tipico ragazzo timido che rifiuta gli inviti alle feste inventandosi infinite scuse, per evitare di stare in luoghi affollati da solo finendo per fare da soprammobile agli angoli della stanza.
Sicuramente tutta la scuola non vedeva l’ora di timbrargli quella etichetta addosso non appena ne avrebbero avuto l’occasione.
 
Anche se per ora Harry non aveva idea di cosa pensassero di lui.
Perché i suoi due unici amici, Niall e Liam, non era poi tanto sfigati, anzi. 
Niall era il campione indiscusso di golf.
Uno sport che aveva lui stesso proposto tra le attività extra scolastiche con un tale entusiasmo che i professori si videro costretti ad acconsentire.
In più piaceva moltissimo ad un infinità di ragazze e ogni giorno si trovava dichiarazioni d’amore nell’armadietto. 
 
Mentre Liam giocava a football.
E nonostante non fosse uno di quei ragazzi che tanto facevano pur di farsi apprezzare e desiderare da tutti, nella sua cerchia di amici c’erano i tipi più famosi ed irraggiungibili della scuola.
 
Quelli che erano sempre sulla bocca di tutti; quelli che non appena scambiavi una parola con loro, tutta la scuola iniziava a guardarti diversamente e a considerarti più importante.
Quei ragazzi che si facevano odiare e amare dagli insegnanti, perché si prendevano più confidenza di quanto effettivamente potessero e si comportavano come se la scuola fosse la loro casa, ostentando una sicurezza che Harry si sognava solo.
Oh e per non parlare del fatto che Liam era anche un amico stretto di Quel ragazzo.
L’unico ragazzo che era sia capitano della squadra di football, che il più bravo studente nel corso di recitazione.
 
Il ragazzo più figo dell’intera scuola. 
Anzi, probabilmente è il ragazzo più figo dell’intera città...
 
<< Dai, lo sai che scherzo. >>
 
Harry si era ormai completamente perso nei suoi pensieri quando Niall gli diede un leggero colpetto sulla gamba in modo affettuoso per fargli capire che non ce l’aveva davvero con lui.
Il ragazzo dai capelli color cioccolato neanche ricordava più di cosa stessero parlando un momento prima che la sua testa iniziasse a vagare.
E non era la prima volta che i suoi pensieri si dirigevano incessantemente verso sempre la stessa cosa. O per essere più precisi, la stessa persona.
 
<< La lezione è finita. >>
La professoressa chiuse il libro e fece cenno di uscire. 
Harry non aveva capito neanche che materia avesse appena spiegato.
 
<< Ti vedo assente oggi, Harry. >>
Niall saltellava allegramente tra un banco all’altro impaziente di uscire.
<< Un po’ più del solito. >>
 
Il ragazzo più alto gli lancio un’occhiataccia mentre Niall riprese a ridacchiare. 
<< Fammi un po’ indovinare a cosa stai pensando... >>
Niall finse un’ espressione pensierosa e cruciata.
<< Anzi scusa, a chi stai pensando. >>
Harry distolse subito lo sguardo dai suoi chiarissimi occhi indagatori. 
 
Niall riusciva sempre a leggere Harry con una facilità che lo mandava in totale confusione.
Solitamente la gente non aveva idea di cosa pensasse, nessuno riusciva a capirlo e tutti si facevano subito in un’idea su di lui del tutto contraria rispetto a come realmente fosse.
Eppure Niall no, lui lo capiva benissimo.
Aveva capito subito che Harry non era affatto il playboy di turno, a cui piaceva sedurre le ragazze per divertimento, per poi rifiutarle.
Il motivo per cui piacesse così tanto alle ragazze era ancora sconosciuto ad Harry, data la sua estrema timidezza.
Certo, una volta che entrava in confidenza con qualcuno, diventava un’altra persona, mille volte più aperto e spontaneo, però non era nulla a che vedere rispetto ai ragazzi popolari della scuola.
Aveva gli atteggiamenti di un ragazzo qualunque, e aveva sempre pensato che tutte quelle attenzioni femminili non fossero certo dovute ai suoi modi di fare, ma a qualcosa che riguardava il suo aspetto.
In ogni caso, Niall aveva capito che Harry non ignorava tutte quelle premure perché era uno stronzo e gli piaceva vedere la gente soffrire.
Sapeva che i suoi rifiuti non erano mai rudi o dovuti a secondi fini. 
Era semplicemente poco interessato.
Ma quando un ragazzo veniva desiderato da molte ma ignorava praticamente tutte, veniva immediatamente catalogato come un dongiovanni. 
E Harry non faceva eccezione.
 
Che poi, a dirla tutta, non capiva nemmeno perché piacesse fisicamente.
Lui non si piaceva per niente. 
Vedeva solo un ragazzo esageratamente alto e dalla corporatura un po’ robusta, delle mani enormi, i capelli sempre incasinati e gli occhi perennemente un po’ persi e assonati.
E non gli piaceva nemmeno il loro colore.
Avrebbe preferito degli occhi chiari e cristallini come quelli di Niall, oppure occhi intensi e caldi come quelli di Liam. 
Però nulla, erano verdi, solo verdi. 
E ad Harry il verde non piaceva affatto.
 
<< Stavi pensando a Lou- >>
Prima ancora che Niall potesse terminare la frase fu colpito da Harry sulla spalla, così che non terminasse la frase.
<< Ahi Harry! Fai male con quelle mani. >>
<< Sí, lo so. >>
 
Almeno servono a qualcosa ogni tanto.
 
<< Niall lo sai che se ti azzardi solamente a farti sentire come minimo ti buco le ruote della macchina? >>
 
<< Cavolo oh, stamattina in corridoio ci eri andato più pesante.
Sei peggiorato. Si vede che non sei portato per le minacce. >>
Niall disse scherzosamente, mentre la sua risata era già partita, impossibile da fermare.
 
<< Sei troppo innocente per questo genere di cose. >>
 
<< Sì sì, poi vedi che ti faccio. >>
 
Liam si trovava sull’uscio della porta e la prima cosa che Harry vide di lui fu la sua espressione confusa e le sue sopracciglia aggrottate.
 
<< Troppo innocente...? Vedi che ti faccio...?
Ma di che stavate parlando? >>
 
 
Sia Harry che Niall scoppiarono in una chiassosa risata. 
E Liam non poteva fare altro che diventare sempre più confuso, ogni secondo di più.
 
<< Così non mi aiutate affatto a capire. >>
Liam continuava a mantenere il viso accigliato ma si vedeva che sotto sotto era divertito anche lui.
 
<< Niente Liam niente, sta sicuro che non sono io quello a cui Harry vorrebbe combinare qualcosa. >>
e pronunciando queste parole fece un evidente e lungo occhiolino ad Harry, che era diventato rosso come un peperone.
 
<< Ma. La. Vuoi. Piantare? >> ad ogni parola corrispondeva una lieve botta sulla spalla di Niall.
 
Il ragazzo irlandese stava per cadere clamorosamente per via delle spinte e Liam lo soccorse, per evitare una caduta che sarebbe finita nella storia della scuola. 
 
<< Ma quanti anni avete? Due? >>
Liam disse, fingendo una voce annoiata. 
Anche se in realtà quei due ragazzi lo facevano morire dalle risate ogni volta?”
 
<< No ma Harry deve ancora farne 17. >>
E dicendo questo tirò fuori la lingua in una smorfia ed Harry non poté fare altro che ripetere la frase imitando un finto accento Irlandese per fargli il verso.
 
<< Niall tu ne hai fatti 17 neanche un mese fa... >> disse Liam seriamente.
 
<< Comunque sono più grande di Harry! >>
Niall stava ancora cercando in tutti i modi di irritare il ragazzo più giovane.
 
<< Almeno io sono alto, al contrario tuo! Gnomo Irlandese. >>
Harry non era affatto orgoglioso della sua altezza, anzi, avrebbe preferito mille volte avere la stessa corporatura dei suoi due amici. Preferiva di grand lunga le persone più basse e minute.
Però Niall sembrava parecchio geloso dei suoi centimetri in più, perciò decise che avrebbe potuto usarla a suo vantaggio.
 
Harry non se n’era reso conto, ma l’ultima frase gli era uscita un po’ troppo alta, e risaltò su tutte le altre voci nel corridoio.
 
Tutto quello che successe dopo avrebbe invadentemente infestato gli incubi di Harry quella notte a venire.
 
 
Non si sarebbe più scordato di come, girato il viso a sinistra, avrebbe visto Lui rivolgergli uno sguardo gelido.
E di come Quelli occhi, di un blu così intenso da far perdere il senso dell’orientamento, si alzarono al cielo assieme ad il suo sopracciglio destro, in segno di intenso fastidio.
 
Harry si sentì gelare totalmente.
 
Sbiancò miseramente non riuscendo più a deglutire in modo normale.
 
Dopo nemmeno un istante il ragazzo era già scomparso, seguito da una folla immensa di persona che gli parlavano, lo chiamavano incessantemente e ridevano per chissà quale ragione.
 
Probabilmente per lo sguardo che mi ha appena dedicato.
 
<< Harry respira.
Sei in apnea? >>
 
Effettivamente non stava più respirando da qualche secondo.
 
Louis Tomlinson. 
 
Louis Tomlinson si è appena accorto che esisto e la prima cosa che ha sentito uscire dalle mie labbra è stata un insulto verso le persone dalla bassa statura.
 
E Louis era leggermente più basso di Niall.

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Capitolo 2
*** Capitolo Due. ***


Non era certo l’altezza ad aver reso Louis uno dei ragazzi più popolari nella scuola.
Nonostante fosse parecchio muscoloso, era abbastanza minuto e sottile di corporatura e la sua altezza era nella media. Forse anche un po’ sotto la media comune.
 
Il fatto che lui fosse così ammirato, conosciuto, apprezzato e lodato era dovuto principalmente al suo carattere e ai suoi modi di fare.
 
Sarà anche stato basso, ma ci avrebbero pensato tutti due volte prima di mettersi contro di lui.
 
In primo luogo, era esageratamente sveglio: non gli sfuggiva mai nulla. 
Secondo, era veloce. 
Veloce in tutto: a capire le situazioni; a prendere decisioni al volo; ad improvvisare e salvare gli spettacoli del corso di teatro, quando ormai gli altri attori lo stavano rendendo un fiasco. 
A cambiare strategia quando la sua squadra stava perdendo e l’unica cosa che i suoi compagni potevano fare era affidarsi a lui.
A capire tutto il libro di matematica due giorni prima dell’ultima interrogazione semplicemente per salvarsi dall’insufficienza, data l’interminabile sfilza di “impreparato” che ogni giorno riceveva, per poi prendere il massimo della votazione fregando tutti i professori che volevano bocciarlo.
Oh e anche a dire la cosa giusta, nel momento giusto. Sempre.
Non c’era mai uno scherzo fuori posto. Un momento di imbarazzo.
Tutti ridevano alle sue battute, nessuno escluso.
E tutti lo prendevano sul serio quando era serio.
Non c’erano eccezioni.
Erano tutti ammaliati dalla sua aurea da leader; attirava tutti attorno a sé come una calamita.
Col tempo era riuscito a mostrare a tutti quanto valeva, quanto era prezioso ed indispensabile.
Per la scuola, così come per l’intera città.
L’intero paese conosceva il gran bel ragazzo dagli occhi color oceano.
 
Sì, non era esattamente ciò che la gente avrebbe descritto come un “bravo ragazzo”.
Infinite volte era finito in presidenza per aver fatto casino in aula, per aver risposto male agli insegnanti, per non essersi presentato preparato ai test, per aver fumato in bagno e persino per qualche rissa ogni tanto.
Eppure gli insegnanti non riuscivano ad odiarlo perché lui, e solo lui, era riuscito a mantenere alto il nome della scuola grazie alla sua squadra di football.
Era riuscito ad attirare tanti nuovi studenti solo grazie alla sua presenza.
Ed era riuscito a far gareggiare il gruppo teatrale nell’intera contea grazie alle sue incredibili doti canore e recitative; era immensamente talentoso, e la scuola non si faceva scrupoli a sfruttarlo.
 
E sì, non era certo conosciuto per la sua sobrietà, era solito ubriacarsi in birreria ogni venerdì, e faceva casino per la strada. Era rumoroso e non passava mai inosservato. 
E rispondeva davvero, davvero male a chi non lo rispettava. 
 
Ma non per questo non era gentile con chi lo trattava con garbo.
Gli piaceva molto aiutare gli abitanti più anziani del paese e partecipava spesso alle campagne di beneficenza locale. E tutti lo vedevano accompagnare le sue sorelle più piccole a destra e a manca con la macchina.
 
Non ci si annoiava mai con lui.
Era imprevedibile, un uragano.
 
 
È Perfetto.
 
Così lo considerava Harry.
Perché lui era tutto l’opposto che veloce e sveglio. 
 
Louis poteva far lavorare la mente come un treno, Harry parlava sempre in un modo lento e pacato.
Louis era sicuro di sé, era sempre impeccabile e sapeva come gestire ogni situazione che gli si presentava davanti; Harry si versava il latte addosso come un bimbo ogni mattina quando faceva colazione e non aveva idea di come spazzolarsi i capelli per non presentarsi a scuola con un cespuglio in testa.
 
Harry era indiscutibilmente perso per Louis.
 
Di pomeriggio si ritrovava a pensare a lui per ore anziché fare i compiti per il giorno dopo. 
Il ché non era affatto da lui, perché era sempre stato uno studente modello.
 
Si era persino interessato al football ed era andato a vedere qualche partita, sebbene non gli importasse di sport neanche un po’. 
Ovviamente lo faceva per altre ragioni.
Il campo da gioco all’aperto era diventato decisamente un luogo molto più interessante da quando aveva scoperto che i capelli di Louis, se esposti al sole, iniziavano a brillare di calde sfumature d’oro.
 
A volte, mentre lo osservava giocare, Niall gli dava delle pesanti gomitate ammonendolo “Oi, non puoi fissarlo ininterrottamente per minuti interi con tutto quell’affetto e amore. Sei alquanto inquietante.”
 
Ma Harry non poteva farci niente.
Ogni volta che aveva l’occasione di ammirarlo da lontano sentiva una stretta allo stomaco e mille brividi lungo la schiena. 
 
Soltanto pensare che condividevano la stessa scuola lo mandava su di giri. 
Certo, era più grande di due anni, ma aveva tutte le occasioni per poterlo osservare senza esporsi troppo.
D’altronde passava sempre inosservato: tutti fissavano Louis costantemente.
Che lo facesse di proposito o meno, era sempre al centro della scena. 
 
 
Harry aveva sempre pensato che se Louis si fosse solamente accorto della sua esistenza e gli avesse rivolto anche una sola minima attenzione, Harry sarebbe stato tra le persone più felici al mondo.
 
Ma ora non era affatto contento.
 
Non ci credo.
Merda, merda, merda.
L’altezza potrebbe essere l’unica cosa su cui non si sente poi troppo sicuro.
Bravo, prenditi gioco delle sue debolezze al vostro primo effettivo contatto. Sicuramente vorrà essere tuo amico poi.
...Ma perché tutte a me?
 
 
<< Dai Harry, mi stai spaventato. >>
Liam iniziò a scuotere il ragazzo perché ormai il suo colorito era diventato verdognolo. 
<< Ti rendi conto di quello che è appena successo?
Una frase mi ha sentito dire da quando sono arrivato in una questa scuola, una! >>
Harry stava già iniziando a diventare paonazzo, sostituendo il verde del suo viso col un rosso vivo.
 
<< Harry non iniziare, non farne un dramma. 
Sì, probabilmente è rimasto infastidito da quello che hai detto perché quando scherzi non tutti capiscono che non sei serio e avrà pensato stessi seriamente prendendo in giro Niall, ma- >>
 
Ah, già. Quando scherzo la gente non capisce che sono ironico.
Quindi avrà pensato che lo stavo insultando seriamente per l’altezza.
Ottimo.
 
<< Addio ragazzi. Vado ad buttarmi dalla terrazza. >> disse Harry, sta volta non ironicamente.
 
<< No Harry, che dici? Aiuto. >>
Liam lo prese per le spalle e lo diresse verso il suo armadietto.
 
<< O potrei sfracassarmi la testa contro l’armadietto. Ottima idea Liam, grazie. >>
Il suo tono era ancora meno ironico e Liam non poteva fare altro che agitarsi sempre di più. 
 
<< Oh gesù, Harry. Per favore facciamo le persone serie. >>
Liam era sempre più teso.
Niall rideva e basta.
 
<< Ma infatti sono serissimo. >>
rispose il ragazzo dai boccoli spettinati.
 
Liam gettò gli occhi al cielo, il che ricordò ad Harry lo sguardo che gli aveva appena dedicato Louis.
Gli occhi gli diventarono lucidi e fece per avvicinarsi all’armadietto. 
 
<< Nooo! >> Liam urlò spostandolo prima che potesse iniziare qualche strano macabro spettacolo.
 
<< Harry senti, non fare il pazzo. Sì, okay, adesso forse gli stai un po’ sulle palle ma... >>
 
Harry sgranò gli occhi mentre calde lacrime inizieranno a scendergli sulle guance.
 
<< Ma! >> urlò Liam ancora più forte.
<< Se mi fai finire di parlare, oh mamma. >>
 
Harry tirò su col naso. 
<< Ma cosa ? >>
 
<< Ma domani a mensa potremmo sederci vicino a lui dato che ieri mi aveva invitato a pranzo insieme, e potremmo fargli capire che tu scherzavi e che anzi, in realtà preferisci le persone della sua statura a quelle particolarmente alte! >>
Liam pronunciò tutte queste parole in un nano secondo per non farsi interrompere. 
 
<< Sì certo, potremmo. 
Anzi no, sai che potremmo fare? Potremmo direttamente dirgli che l’altezza non è l’unica cosa che mi piace di lui, ma che amo moltissimo anche il suo corpo esile e sottile. O meglio, perché non dirgli direttamente che sono follemente innamorato di lui? Che ne dici? >>
Sta volta era ironico, definitivamente. 
Eppure Liam sembrava sinceramente sorpreso. 
 
Solo Niall iniziò a ridere come un folle. 
<< Non ci credo che l’hai detto! Non ci credo! Hai confessato che lo ami, urlo! >>
Ed effettivamente stava urlando, e anche troppo.
 
<< Zitto Niall, te lo giuro che oggi non torni a casa vivo. >>
 
Niall non poteva fare altro che ridere e ridere, fino a piegarsi in due. 
 
La sua risata era una delle più belle che Harry avesse mai sentito in vita sua.
Era così contagiosa che, persino in quella situazione, non riuscì a trattenere un lieve sorriso sghembo che stava nascendo silenziosamente. 
 
Alla fine il sorriso si trasformò in una chiassosa risata, e lui e liam si piegarono dalle risate seguendo Niall, per la totale follia dell’intera situazione.
 
<< State disturbando la quite del corridoio. >>
Un insegnante si era avvicinata per tutto il casino appena provocato.
 
<< Ci scusi. >>
Harry cercò di frenare le risate immediatamente e di riprendere un atteggiamento dignitoso. 
Non gli piaceva per niente essere ripreso dagli insegnanti, ma ultimamente stava capitando sempre più spesso.
 
<< Sì, sì. Ci scusi. >>
Liam invece era più che abituato a questo genere di cose.
Dopotutto era uno dei migliori amici di Louis. 
E Louis veniva ripreso sì e no venti volte al giorno da ogni insegnante per via delle risate che provocava in tutti quelli che gli si sedevano intorno.
 
 
Si allontanarono tutti e tre dall’armadietto di Liam e presero le scale per andare verso la lezione di biologia.
 
Prima di entrare Liam scambiò un’occhiata ad Harry e bisbigliò in un soffio << Domani risolviamo. >>
 
Harry annuì e basta. 
 
È vero che ormai si sentiva meglio e ci aveva riso sù, ma in realtà ripensare a quello che era appena successo gli faceva bruciare lo stomaco e sudare freddo.
L’idea di dover riaffrontare nuovamente un possibile sguardo gelido e distaccato di Louis gli provocava fitte al petto.
 
Lo amava così tanto che solo pensare di poter aver un altro piccolo contatto con lui gli faceva tremare le mani dalla felicità, ma se il contatto sarebbe stato un’altra volta così disastroso...non sarebbe sopravvissuto.
***



[Come una deficiente avevo inizialmente pubblicato il primo capitolo tutto sballato, ovvero senza i dialoghi.
Giustamente non me ne sono subito resa conto e ho lasciato la storia pubblicata in maniera illeggibile ed incapibile da tutti per diversi minuti...
Avrei davvero voluto vedere l'espressione di quelle persone che hanno aperto la storia e non ci hanno capito niente pensando che fossi completamente pazza.
Mi scuso per la mia stupidità.
Comunque ora ho risolto e sto pubblicando i capitoli senza omissioni ed errori.
Giuro che questo fatto del codice html mi fa rincoglionire.
Vabbè, bando alle ciance, spero che la storia vi attiri.
Ormai sono una vecchietta *coff* e mi mancano terribilmente gli anni passati a scuola.
L'università non è poi così divertente... Con questa fanfic potrò almeno rivivere un po' i tempi passati e i miei anni d'oro.
Un bacio.]

 

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Capitolo 3
*** Capitolo Tre. ***


Quella notte Harry dormì male e non fece altro che agitarsi nel letto, perseguitato dall’immagine degli occhi di Louis che lo penetravano con freddezza.
Talvolta il sogno terminava subito, altre volte si prolungava con immagini ancora più angoscianti di Louis che disgustato si avvicinava ad Harry solo per insultarlo e ripetergli quanto fosse un pallone gonfiato.
Un inutile ragazzo che non doveva neanche permettersi di credersi superiore a nessuno, per quanto banale ed insignificante era.
 
Harry soffriva spesso di incubi dovuti all’ansia.
Prima di ogni avvenimento importante, era solito ripetere nella sua testa più e più volte il momento tanto atteso.
E quasi tutte la volte la scena gli si presentava distorta e tormentosa.
 
La notte precedente all’inizio della scuola, Harry aveva sognato la sua entrata in aula ancora e ancora.
Un’ imbarazzante entrata che seguiva una clamorosa caduta, e tutte le risa dei compagni a seguire.
Era solito cadere spesso, era una persona parecchio goffa.
 
A dir la verità poi non ci fu nessuna caduta e il primo giorno filò liscio come l’olio, ma non era certo ciò che sua fervida immaginazione gli lasciò credere la notte prima.
 
Anche questa volta gli aspettava un avvenimento importante.
Avrebbe parlato per la prima volta faccia a faccia con Louis Tomlinson.
A dirla tutta, non doveva solo parlargli. 
Doveva addirittura farsi ricredere e dargli una buona impressione, così da sostituirne quella negativa che probabilmente si era già fatta di lui.
 
Il ragazzo continuava a contorcersi nel letto immaginandosi di essere respinto e maltrattato dal ragazzo più grande.
 
Louis sapeva davvero come farsi temere: se non gli piacevi o perdevi la sua fiducia, non ci pensava due volte a trattarti male.
 
C’erano sempre i ragazzi che volevano farsi notare dall’intera scuola facendosi grossi davanti a lui.
 
E il ragazzo di Doncaster sapeva benissimo come reagire e far loro rimettere i piedi per terra.
 
Ed Harry si immaginava proprio questo. 
Un Louis innervosito e pronto ad aggredirlo per farlo sentire piccolo piccolo.
 
“Guardatelo, il ragazzo nuovo si atteggia gia da superiore grazie ai suoi centimetri in più. Ti credi meglio degli altri, eh idiota?”
 
Harry aprì gli occhi di colpo.
 
Era tutto sudato e aveva una sete terribile.
La sveglia segnava le 4 di notte.
 
 
È assurdo che io debba agitarmi così...
 
Odiava avere incubi ed ingigantire i problemi, ma non riusciva ad evitarlo.
 
Bevve un bicchiere d’acqua e si risistemò nel letto. 
 
Domani devo semplicemente sedermi accanto a lui, parlargli e fargli capire che scherzavo. 
Deve capire che non mi credo migliore di nessuno e che non voglio che mi prenda in antipatia.
Magari potrei fare anche qualche battuta e provare a farlo ridere... 
Okay, sarà un disastro.
 
Harry non era bravo con le battute.
Tutti i suoi amici pregavano sempre di essere risparmiati dai suoi "terribili scherzi", come li chiamavano loro.
 
Figuriamoci se Louis riderebbe.
Poi proprio lui, che è capace di far ridere mezza scuola con un solo sguardo, ma che ride raramente per le battute altrui.
 
Chissà cosa chi vuole per strappargli una risata di gusto.
Non penso di aver mai visto nessuno divertirlo talmente tanto da farlo piegare in due dalle risate.
È sempre lui quello che diverte gli altri.
 
Harry guardò l’orologio e vide segnate le 4.40.
 
Devo dormire o domani avrò delle occhiaie talmente marcate da sembrare un morto.
 
E mostrarsi così a Louis era l’ultima cosa che voleva. 
 
Si rigirò nel letto e dopo qualche minuto si riaddormentò.
Continuò a fare sogni agitati.
 
*
 
Il mattino seguente, ovviamente, aveva delle occhiaie da far paura.
 
Andò il bagno e come prima cosa vide un informe ammasso di fitti boccoli che andavano in tutte le direzioni.
Pensò che forse avrebbe dovuto lasciarli esattamente così.
Perché almeno in quel modo i capelli gli coprivano totalmente il viso e le marcate occhiaie violacee sotto gli occhi.
 
<< Amore, c’è il tuo amico Niall alla porta. >> 
La madre di Harry urlò per farsi sentire.
 
<< Sì, ora esco dal bagno. >>
 
Non posso proprio tornare nel mio letto e ignorare qualsiasi interazione sociale, giusto?
 
Non gli andava proprio di affrontare la giornata che gli aspettava.
Era in un pessimo stato d’animo.
 
<< Ciao Haaaarry! >>
 
Non appena aprí la porta, vide Niall correre verso la cucina.
 
Harry si girò confuso e chiese << Ma dove corri? Guardami in faccia prima almeno. Hai dimenticato qualcosa che ti serve in cucina? >>
 
Sentì i passi di Niall fermarsi nell’altra stanza di colpo.
 
<< Eh? >> La voce di Niall aveva un punta di nervosismo.
 
<< Che cerchi? >> chiese Harry sempre più confuso.
 
<< No no, niente. Ehm volevo solo... Hai dei cereali? >>
 
Harry tirò un sospiro di sollievo. 
 
Niente di strano, il solito Niall.
 
<< Ah già, mi ero dimenticato che hai qualche problemino col cibo. >>
 
Niall era capace di alzare il morale ad Harry in qualsiasi situazione.
Dirigendosi in cucina, Harry non poté fare altro che nascondere un sorriso alla vista degli occhi del ragazzo dai capelli d’oro guardarlo con una finta aria innocente.
 
<< Non ho nessun problemino, semplicemente mi piace molto mangiare. >> disse Niall sulla difensiva, mentre continuava ad aprire i ripiani sopra il tavolo della cucina.
 
<< Tu piuttosto hai qualche problemino ai capelli. >>
 
Harry socchiuse gli occhi e lo guardò con una finta espressione d’odio.
 
<< Scherzo, stai bene.
Però mettiti la camicia verde a quadri dell’altra volta.
Ti stava un sacco bene, risalta il colore dei tuoi occhi. 
Faresti un figurone con Louis. >>
Niall stava già sorridendo più tranquillo, pronto a stuzzicare Harry anche alle sette della mattina.
 
<< Niall, se ti sente mia madre... >> Harry iniziò la frase ma Niall lo interruppe.
 
<> Il ragazzo Irlandese era già pronto a sentire che misera minaccia si sarebbe inventato questa volta il suo amico.
 
<< ...Ti rompo il campanello di casa. >>
 
<< Sempre peggio, incredibile. >>
 
<< Andiamocene. >>
Harry prese velocemente lo zaino dal tavolo e fece segno a Niall verso la porta.
 
<< Si ma mi porto i tuoi cereali a scuola. 
E vai a metterti la camicia che ti ho detto. >> 
 
<< Mi sta male. >>
La voce di Harry si fece più bassa e distolse lo sguardo dagli occhi indagatori di Niall.
 
Sapeva che Niall conosceva ogni sua insicurezza.
 
<< Il colore dei tuoi occhi è bellissimo e quella camicia ti sta divinamente.
E comunque il colore preferito di Louis è il verde. >>
 
<< Impossibile. >>
 
A Louis... tra tutti i colori, proprio il verde? Non ci credo.
 
<< E invece. 
Ora lascia qui lo zaino, sali a cambiarti e muoviti. >>
 
Harry obbedì controvoglia.
 
*
 
<< Ma hai dormito stanotte? >>
Liam era poggiato su una ringhiera, aveva aspettato i suoi due amici prima di entrare a scuola.
 
<< No. >> rispose secco Harry.
 
<< Ovviamente. >> disse Liam.
 
<< Ovviamente. >> ripetè Harry.
 
Niall accennò subito un sorriso per l’esilarante situazione che si stava già andando a creare.
 
<< Vabbè non voglio scuse, oggi pranziamo tutti insieme con Louis. >>
 
A quelle parole Harry sentì una stretta allo stomacò e pensò che no, non aveva alcuna voglia di mettersi in ridicolo in mensa e che avrebbe preferito sparire e basta. 
 
Evidentemente la sua espressione intendeva i suoi pensieri perché Liam lo ammonì 
<< Ah no, non ci pensare nemmeno. 
Ormai gliel’ho detto e ci presenteremo tutti insieme al suo tavolo. Non voglio che ci resti male. >>
 
Louis era talmente popolare da avere un “suo” tavolo.
 
Harry veniva sballottolato da un posto all’altro da tutti e ogni tanto non riusciva neanche a trovare posto e mangiava seduto a terra.
 
<< Figurati se resta male se non mi presento io.
Non conosce neanche il mio nome. >> disse Harry alzando gli occhi in segno di rassegnazione.
 
<< Appunto è l’occasione per presentarti a lui oggi. >>
 
Harry annuì ma si capiva che il suo gesto era tutt’altro che sincero.
 
<< Non ci credi neanche tu Liam. >>
Harry sapeva benissimo che sia Liam che Niall conoscevano già la reazione che Harry avrebbe avuto al tavolo: sarebbe rimasto muto senza dire una sola parola, da brava persona timida ed introversa qual era.
 
Già per lui aprirsi e sentirsi a suo agio con sconosciuti era una cosa rara, se poi considerava che doveva sedersi accanto al ragazzo per cui gli si fermava il battito cardiaco al solo pensiero, di certo la situazione non migliorava.
 
Liam poggiò una mano sulla spalla di Harry e gli disse << Andrà tutto bene, fidati di me. >>
 
Ed Harry, di nuovo, riuscì sinceramente a sorridere solo grazie alla compagnia dei due suoi amici.
Non sapeva cosa aveva fatto per meritarsi delle persone del genere nella sua vita.
Non si capacitava di come riuscissero a sopportare ogni sua paranoia e stranezza. 
 
<< Entriamo ora. >>
 
I tre ragazzi si diressero insieme verso l’ingresso. 
 
*
 
La campanella della pausa pranzo suonò come una congiura a morte. 
 
Harry aveva cercato di distrarsi per l’intera mattinata, cercando di evitare di pensare a cosa gli aspettava e magari tentando di concentrarsi sulla lezione, ma gli fu impossibile.
E ciò gli diede ancora più fastidio perché più andava avanti e meno riusciva a mettere la testa nello studio come era sempre stato solito fare.
 
L’acuto suono della campanella risuonava nelle sue orecchie come una tromba pronta ad inaugurare la sua rovina.
 
<< Il gran momento è arrivato. >>
Liam diede una gomitata ad Harry.
 
Harry pensò che non avrebbe mangiato nulla in mensa, perché aveva una leggera nausea. 
 
<< Portati lo zaino in mensa che poi dobbiamo velocemente correre in palestra e cambiarci. >> 
 
<< Ma scusa non abbiamo il tempo di tornare qui agli armadietti e prendere il cambio con calma? Devo proprio portarmi tutto lo zaino appresso anche in mensa? >>
 
<< Sì, perché sta volta la lezione inizia leggermente prima e il corridoio con gli armadietti è dall’altra parte della scuola; mentre la mensa e la palestra sono a due passi. Facciamo prima. >>
 
<< D’accordo d’accordo, come vuoi tu. >>
 
Fosse lo zaino il problema... 
Non è niente rispetto al peso che mi sento addosso se penso che tra cinque minuti passerò la mezz’ora più imbarazzante della mia vita.
 
*
 
Liam, Harry e Niall entrarono in mensa e la prima cosa che videro fu una gigantesca massa di ragazzi e ragazze che chiacchieravano rumorosamente.
La mensa era sempre un casino, e ad Harry non era mai piaciuta particolarmente perché stare in mezzo all’intera scuola lo metteva a disagio.
 
Presentandosi l’intera scuola tutta insieme, nell’ampia sala si raggruppavano le più varie tipologie di studenti.
 
Dai ragazzi che mangiavano silenziosamente da soli nell’angolo e non azzardavano una parola con nessuno, a quelli che si svaccavano sui tavoli con fare strafottente e parlavano con un tono decisamente poco composto.
 
Poi c’era IL tavolo.
 
Era posizionato esattamente al centro della sala ed era il più grande di tutti. 
Conteneva sei posti liberi, tre da un lato e tre dall’altro.
Anche se il numero effettivo di persone che si raggruppavano intorno al tavolo era sempre ben maggiore rispetto ai posti disponibili.
Ogni giorno si formava praticamente una folla di gente attorno, tutti i ragazzi più popolari passavano da lì almeno due o tre volte durante il pranzo per salutare e fare due chiacchiere con Louis e i suoi amici.
 
Louis era sempre seduto al centro, al secondo posto della fila tra un ragazzo dai capelli neri e uno dai capelli castani, un po’ robusto.
 
Il ragazzo dai capelli neri era uno tra i più desiderati e voluti della scuola.
I suoi capelli e occhi neri facevano innamorare tutte le studentesse e con la sua aurea da cattivo ragazzo, anche se forse in verità neanche lo era, riusciva ad attirare le compagne come fosse un modello famoso.
I tratti del suo volto erano ben marcati e simmetrici, era esteticamente molto gradevole e bello alla vista.
Harry si rese conto che sin dall’inizio della scuola non gli era mai capitato di vedere addosso a quel ragazzo un capello fuori posto. Era sempre impeccabile, non c’era un giorno in cui il suo aspetto peggiorasse di una virgola.
 
L’altro ragazzo era alto quanto Louis e portava dei corti capelli castani tenuti alti col gel.
Aveva un viso accomodante ed ispirava simpatia.
Da quello che Harry poté capire, il ragazzo in questione era un amico storico di Louis: si conoscevano dall’infanzia.
 
Il tavolo era sempre occupato da loro tre. 
I restanti tre posti liberi venivano usati da molta gente e quasi ogni giorno persone diverse facevano loro compagnia.
Louis conosceva l’intera scuola quindi c’erano sempre quelle cinque/sei persone che si dibattevano per sedersi al tavolo e passare l’ora di pranzo con lui.
 
Harry si chiese se anche lui, Liam e Niall avrebbero dovuto fare a gomitate con altre persone per sedersi su quei venerati posti a sedere.
 
Anche quel giorno Harry notò la stessa disposizione di sempre e non poté fare altro che bloccarsi per un momento alla porta d’ingresso della mensa alla vista del ragazzo dagli occhi color oceano.
 
Indossava una maglietta sbracciata a giro maniche nera, che lasciava vedere i suoi forti e ben delineati muscoli delle braccia.
La sua pelle era chiara ma leggermente tendente al color caramello: sembrava delicatamente abbronzato, anche se quello in verità era il suo colore naturale.
Portava il ciuffo sulla fronte, che gli copriva lievemente le sopracciglia. 
I suoi capelli era più chiari di quelli di Harry ed erano molto lisci e definiti. 
L’esatto opposto di quelli del ragazzo più giovane in quel momento: in confronto a Louis, Harry sembrava portare una piccola giungla in miniatura in testa.
 
Il ragazzo dagli occhi verdi non poté far altro che pensare a quanto Louis fosse... delicato.
Tutto di lui era delicato: i suoi capelli dalle sfumature d’oro, le sue folte ciglia, i suoi occhi chiari, i suoi dolcissimi e aggraziati tratti, il suo fine ed esile fisico.
 
L’armoniosa e perfetta combinazione dei suoi lineamenti maschili, con quelli un po’ più femminei, lo rendeva di una bellezza celestiale. 
Harry pensò seriamente che sembrasse un angelo.
 
Restò impalato immobile all’entrata finché Liam non gli disse << Evita di fissarlo per minuti interi con quel sorriso perso e quell’espressione di assoluta adorazione, è un po’ angosciante. >> 
 
Harry arrossì fino a sentire le guance avvampare.
Non si era neanche reso conto di avere quell’espressione addosso.
Non lo faceva di proposito: avrebbe potuto passare ore a fissare Louis e si sarebbe dimenticato persino il luogo in cui si trovava al momento. 
 
 
Louis notò Liam a qualche metro di distanza e gli fece un largo sorriso.
Subito dopo gli fa cenno di avvicinarsi.
 
Liam iniziò a camminare verso il tavolo ed Harry temette di star impazzendo perché il petto gli faceva un gran male e la stanza girava tutta.
Liam e Niall erano ormai a quasi un metro di distanza da Harry quando si girarono per controllare come mai il loro amico non li stesse seguendo.
 
<< Harry, respira. >>
 
Il viso di Liam non era mai stato così intensamente rassicurante e la sua calma voce arrivò alle orecchie di Harry come un soffio.
Il suono di quelle parole lo aiutarono a tornare in controllo della situazione e a riprendere l’equilibrio.
 
<< Va tutto bene, fidati di me. >>
 
Sia Niall che Liam gli stavano sorridendo calorosamente ed Harry si tranquillizzò.
 
Continuava a non capire cosa avesse fatto per meritarsi degli amici del genere.
 
<< Oi, ooi. >> 
La morbida voce di Louis risuonò per la sala e Liam si girò facendo un cenno al ragazzo per fargli capire che stava arrivando. 
 
I tre ragazzi arrivarono al tavolo e dopo qualche momento di tentennamento Niall e Liam si sedettero in modo tale che al centro ci fosse Harry.
Così che potesse trovarsi esattamente di fronte a Louis.
 
 
Mi rimangio tutto, vi odio ragazzi.

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Capitolo 4
*** Capitolo Quattro. ***


Tutto quello che Harry sentì a seguire fu caldo.
Un intenso caldo che gli infiammava le guance e che non lo lasciava respirare normalmente nemmeno per un attimo.
 
Louis lo stava bellamente ignorando, guardando in ogni direzione tranne che la sua.
Harry iniziò ad avvertire dolore al petto al pensiero che forse il ragazzo più grande l’aveva davvero preso in antipatia e non gli avrebbe mai più prestato attenzione.
 
<< Ciao Louis. >> fu Liam ad interrompere il silenzio.
 
<< Signor Payno. >> rispose Louis con una voce solenne, fingendo un profondo inchino.
 
La sua voce.
 
Harry non aveva mai sentito la sua voce così da vicino.
Si era sempre tenuto ad una certa distanza e la sua voce risultava sempre leggermente indistinta e poco chiara, sebbene fosse naturalmente acuta.
 
Il ragazzo dai capelli scompigliati non riusciva a pensare a niente, il suo cervello era andato totalmente in tilt.
Così come quando un musicista ascolta per la prima volta la soave melodia del suo strumento preferito, così Harry si sentì quando la voce di Louis gli arrivo sù per le orecchie così cristallina e definita.
Era paralizzato, non aveva mai sentito qualcosa di più bello.
Si sentiva come sopraffatto dalla situazione, pensò che se soltanto Louis avesse continuato a parlare, lui avrebbe volentieri chiuso gli occhi lasciandosi totalmente trasportare dalla sua voce.
Aveva pronunciato giusto due parole, ma l’intera situazione gli sembrava già un sogno. 
 
La voce di Liam lo riportò alla realtà.
<< Tutto okay, Tommo? >> 
 
Harry non riusciva a guardare Louis negli occhi ma scorse un suo accenno con la testa seguito da un lieve sorriso sulle labbra.
 
Pensò che in quel momento avrebbe voluto diventare un fantasma, così da poter essere invisibile e osservare Louis per tutta la sua vita senza farsi mai notare.
Perché fosse stato per lui, avrebbe potuto fissare il ragazzo dagli occhi color oceano per intere ore a bocca aperta e senza mai battere le ciglia.
 
Ma probabilmente sarei così inquietante da finire in galera. 
 
Harry arrossì ancora di più al pensiero che se solo Louis avesse saputo cosa gli passasse per la testa in quel momento, avrebbe probabilmente pensato che fosse veramente uno strambo. 
 
<< Hey Zayn, Stan. >>
Liam stava salutando i ragazzi seduti di fronte a lui e a Niall.
Si conoscevano già; in particolare da quello che ne sapeva Harry, Liam e Zayn erano in confidenza.
 
I due ragazzi risposero al saluto con dei caldi sorrisi.
O almeno fu quello che Harry pensò di intravedere, perché tutto ciò che riusciva chiaramente a mettere a fuoco era il vassoio subito di fronte a lui pieno di patate e carote.

Si chiese se sarebbe mai riuscito ad alzare lo sguardo e affrontare una buona volta il ragazzo su cui aveva fantasticato ogni giorno per un mese intero.
 
<< Qui i miei due amici: Niall... >>
 
Liam fece segno verso il ragazzo biondo, che alzò la mano per salutare.
 
<< È Irlandese. >>
Niall stava già sorridendo per il fatto che Liam lo introducesse sempre così.
L’intera scuola ormai conosceva le sue origini.
 
<< Non mi dire Liam, non l’avrei mai detto. >> disse Louis ironicamente.
<< Sì sente da due chilometri. >>
 
Ti prego, parla ancora.
 
Harry avevano ormai davvero chiuso gli occhi per assaporare pienamente il suono della voce del ragazzo più grande.
Non gli importava se fosse sembrato un idiota o meno. 
Stava vivendo i migliori minuti della sua vita e voleva goderseli al meglio. 
Chissà quando avrebbe avuto di nuovo l’occasione di poter sentire la voce di un angelo così da vicino.
 
Liam diede una leggere gomitata ad Harry, probabilmente perché si era accorto della sua insolita reazione.
 
Harry aprí gli occhi di colpo.
 
Oh no.
 
<< E alla mia destra c’è... >>
 
Okay, il momento è arrivato.
 
Liam l’avrebbe presentato a tutti e Harry sarebbe stato costretto ad alzare la testa ed incontrare lo sguardo diretto di Louis. 
Qualunque esso sarebbe stato.
Harry sentiva lo stomaco contorcersi per l’agitazione.
 
<< Il mio amico Edward. >>
 
Eh?
 
Liam finì di parlare e lo indicò, noncurante.
 
Edward?
 
Harry odiava essere chiamato così.
Solitamente i ragazzi si chiamavano col loro secondo nome per stuzzicarsi a vicenda; e Liam sapeva quanto gli desse fastidio essere chiamato Edward perché come nome non gli piaceva per niente, e credeva non gli stesse bene addosso.
Non riusciva a credere che l’avesse appena messo a disagio proprio davanti a Louis, proprio in quel momento che doveva parlargli per la prima volta.
 
<< Cosa... >>
Mormorò a denti stretti non riuscendosi a trattenere.
 
<< Come il protagonista di Twilight. >>
 
Harry alzò lo sguardo verso Liam e sgranò sinceramente gli occhi confuso.

Davvero hai intenzione di mettermi così in ridicolo davanti a Louis? Davvero Liam?
 
<< James. >>
 
La parola gli uscì dalle labbra senza neanche accorgersene.
Avrebbe voluto sussurrarla ma in realtà la pronuncio con una voce ben chiara e marcata, ed estremamente bassa e profonda.
Forse non gli aveva mai rivolto la parola con un tono così grave e cupo.
 
Tutte le volte che Liam lo chiamava Edward per stuzzicarlo, Harry rispondeva chiamandolo James.
Era uno strano modo per prendersi in giro, e nessuno capiva come mai questo desse loro tanto fastidio, ma entrambi sapevano che se avevano davvero voglia di bisticciare bastava chiamarsi tra loro per secondo nome.
 
Harry stava fissando Liam con uno sguardo da criminale pronto ad attaccare.
 
Fu quando vide con la cosa dell’occhio un sorriso sghembo nascere sulle labbra di Louis, che si accorse che il ragazzo lo stava osservando da un po’.
 
 
<< Conosci il suo secondo nome? >>
 
La sua voce, che fu il suono immediatamente successivo all’affermazione del ragazzo più giovane, risaltò ancora più armoniosa ed angelica in contrasto con quella grave e rauca di Harry.
Finalmente prese coraggio e si girò per guardare dritto negli occhi il ragazzo dai capelli castani chiaro.
 
Tutto il resto che Harry vide fu il blu, nient’altro che il blu.
Un blu così bello che non capì più dove si trovava, se era in mensa o su una spiaggia ad osservare l’oceano intero.
Anche Niall aveva gli occhi azzurri, ma quelli di Louis erano diversi, più penetranti ed espressivi.
Gli occhi del ragazzo Irlandese era molto chiari, quasi acquosi delle volte, mentre quelli di Louis sembravano surreali per quanto il colore fosse vivido e vibrante. 
Sembrava come se qualcuno avesse piazzato direttamente nei suoi occhi due cristalli Acquamarina.
Era quasi doloroso guardarlo per troppo tempo. 
Harry pensò che non sarebbe più riuscito ad apprezzare nessun paio di occhi azzurri d’ora in poi, perché non potevano essere neanche lontanamente paragonati ai suoi.
 
<< Sì... ed Edward anche è il mio secondo nome. 
Mi chiamo Harry. >>
 
Il ragazzo dagli occhi verdi non aveva idea di dove avesse preso il coraggio di rispondergli.
Sapeva solo che le parole gli erano scivolate via, come se non aspettassero altro che farsi udire dall’altro ragazzo.
Si sorprese di quanto stesse riuscendo a mantenergli lo sguardo senza arrossire o abbasserò la testa di scatto.
In realtà non stava neanche più sbattendo le palpebre per quanto intensamente lo fissava. 
 
Ma ciò non era dovuto ad una sua improvvisa spavalderia.
Il motivo per cui Harry non riusciva a distogliere lo sguardo era l’espressione che Louis gli stava dedicando.
Per la prima volta non lo osservava con freddezza o disinteresse, anzi.
I suoi occhi si erano fatti dolci. 
Come se al suono del suo vero nome gli si fosse scaldato un po’ il cuore.
 
<< Harold? >>
 
A quel suono Harry entrò ancora più in trance, come preso da un sogno dove tutto è ovattato e tu non senti niente oltre che la travolgente presenza della persona che ami avvolgerti pienamente.
 
Perché Harry non aveva mai interagito così con Louis, creandoci una connessione diretta. 
Si guardavano negli occhi e il ragazzo più grande gli dedicava il 100% della sua attenzione, ignorando completamente gli altri.
Harry non aveva mai provato una sensazione così bella in vita sua.
Si chiese come fosse possibile che un altro essere umano potesse provocargli una reazione del genere e mandarlo in un tale stato di estasi e rapimento.
 
Completamente incantato stava per annuire e dirgli Sí, mi chiamo Harold.
Sí, mi chiamo in qualsiasi modo tu mi voglia chiamare.
Sí, dimmi qualsiasi cosa e io ti darò ragione.
Chiedimi tutto quello che vuoi e io lo farò.
 
Ma i suoi pensieri spediti si fermarono quando vide le sue sopracciglia aggrottarsi leggermente.
 
Evidentemente Harry era rimasto diversi secondi a fissarlo stregato senza dire niente.
 
Cercò di rimettere in ordine la sua testa e
No, Harold non è il mio nome.
Non avrebbe mai voluto contraddirlo ma capí in quel momento che non sarebbe mai riuscito a non essere totalmente sincero con Louis. 
 
<< No, solo Harry. >> 
 
<< È un bel nome. >> Il ragazzo dagli occhi azzurri gli sorrise delicatamente. 
 
Harry aveva voglia di piangere. Riusciva già a sentire gli occhi farsi lucidi.
Louis gli aveva appena dedicato un sorriso. Un sincero sorriso, solo per lui.
 
 
Neanche nei suoi sogni più profondi Harry si sarebbe mai immaginato una visione così soave.
 
Liam guardò Harry e Louis per una frazione di secondo, e sospirò soddisfatto.
 
*
 
Erano passati quasi dieci minuti da quando Louis aveva rivolto la parola ad Harry e lui era ormai totalmente occupato a parlare con tutti gli altri ragazzi che si avvicinavano al tavolo.
Harry al contrario, una volta che si era ripreso da quello stato di incanto, aveva immediatamente abbassato la testa e fatto finta di concentrarsi sul cibo, ancora scosso.
 
Louis era capace di mantenere alta l’attenzione di tante persone messe insieme.
Riusciva a parlare con i ragazzi del tavolo, più quelli che passavano per salutarlo.
E il bello è che riusciva a mettere tutti a loro agio.
 
Harry pensò di stare assistendo al più bello spettacolo di sempre.
Trovandosi a pochi centimetri da Louis, il ragazzo più alto poteva osservarlo attentamente parlare o fare un qualsiasi tipo di movimento.
Avrebbe potuto sedersi e restare lì ad ammirarlo in tutto e per tutto senza doversi frenare, e non sarebbe sembrato eccessivamente strano, perché trovandosi proprio difronte a lui era normale che gli rivolgesse l’attenzione.
 
Harry notò che così come il fisico di Louis era perfettamente armonioso e bilanciato con i suoi tratti sia mascolini e virili che quelli più femminei e dolci, così il suo carattere si bilanciava perfettamente tra i suoi opposti.
Era un ragazzo pungente e dal carattere dominante, esuberante ed appariscente ma allo stesso tempo era delicato e aggraziato.
 
Era come guardare un uragano in azione: parlava, parlava, muoveva animatamente le braccia e le mani e faceva sempre morire tutti dalle risate con le sue battute.
 
Ma c’erano anche i momenti più pacati, quando ad esempio si bloccava e abbassava lo sguardo per dare un’occhiata al telefono, sbattendo lentamente le sue lunghe e attraenti ciglia.
O quando tossiva quietamente e si copriva la bocca con la punta delle dita in lieve imbarazzo. 
O quando poggiava il mento sul tavolo stanco e respirava piano intento ad ascoltare il racconto di un suo amico.
 
Il ragazzo di Holmes Chapel pensò che avrebbe tanto voluto imprimere su carta ogni sua espressione, se solo fosse stato bravo a disegnare.
 
Harry perse completamente la concezione del tempo e non seppe dire se contemplò Louis chiacchierare, o semplicemente esistere, per mezz’ora o mille anni.
 
<< Harry comunque quelle tue scarpe verdi sono fantastiche. Sono impaziente di vedertele addosso durante l’ora di ginnastica. >> Liam, di nuovo, lo fece tornare alla realtà. 
 
Sta scherzando? 
 
Harry non aveva idea di cosa stesse parlando. 
 
Quella stessa mattina aveva messo nello zaino, per il cambio, delle scarpe viola da ginnastica.
E in ogni caso quelle scarpe verdi non le avrebbe mai e poi mai più indossate.
 
<< Non ho preso quelle scarpe. >> 
Gli disse Harry convinto, cercando a tutti i costi di non pensare al fatto che Louis lo stava di nuovo fissando intensamente mentre parlava.
 
<< Niall mi ha detto che le hai messo nello zaino stamattina. >> gli ripetè Liam.
 
<< Ma non è vero. >>
Il ragazzo irlandese non l’aveva visto mettere nulla nello zaino, le scarpe le aveva già prese prima che quella mattina entrasse in casa sua.
Harry non riusciva a capire se fosse completamente impazzito o i suoi amici stessero cospirando contro di lui.
 
Dato che i due ragazzi continuavano a fare no con la testa imperterriti, Harry decise di prendere lo zaino e controllare con i suoi occhi.
 
Aprí lo zaino e sbiancò.
 
C’erano effettivamente quelle scarpe verdi.
 
Harry le odiava. 
Sua madre gliele comprò a Holmes Cap in un negozio sportivo sconosciuto e pieno di roba stravagante.
Quelle scarpe erano di un forte verde scuro, e già questo gli provocava non poco fastidio dovuto alla sua avversione per il verde, e inoltre avevano sotto una piattaforma molto molto alta. 
Quando le indossava, Harry pareva portasse dei tacchi.
 
E lui già odiava sentirsi il più alto tra i suoi compagni, se poi aggiungeva quei pieni 4/5 centimetri in più si sarebbe avvicinato al metro e novanta, e non c’era incubo peggiore per lui che ritrovarsi alto come un gigante vicino ai suoi amici più minuti. 
Si ricordava ancora quanto imbarazzo provò la prima volta che le indossò in palestra nella nuova scuola: lo rendevano ancora più goffo.
Sua madre tanto aveva insistito per vedergliele addosso, perché “Rendono tanto alto il mio piccolo ometto”, che alla fine sconfitto aveva accettato.
Ma decise che da quel momento in poi le avrebbe chiuse nel portascarpe per non rivederle mai più. 
 
 
<< Non vedo l’ora che le indossi. >> 
 
Liam sa che le detesto, evidentemente oggi ci tiene proprio a farsi odiare da me.
 
<< Aspetta in eterno allora. >> La voce di Harry era nuovamente tornata più bassa e grave del normale.
 
Poteva sentire addosso gli occhi di Louis crescere di interesse.
 
<< Piuttosto non faccio educazione fisica. >> 
 
Liam aveva iniziato a guardare Niall di sottecchi con un fastidioso sorrisetto addosso.  
 
Diamine Liam, ma ci tieni davvero tanto a farmi alterare? 
 
<< Perché, che hanno quelle scarpe? >>
 
Louis gli aveva rivolto la parola, di nuovo.
 
Harry si girò col cuore in gola pronto a sentirsi di nuovo perso e totalmente in balia del ragazzo più grande.
Prima ancora che potesse aprire bocca Liam parlò
 
<< Hanno la suola particolarmente alta e alzano ancora di più Harry. 
E lui odia sentirsi ancora più alto di quanto già non sia, lo fa sentire a disagio. 
Non sai quante volte si lamenta quotidianamente dicendo che vorrebbe avere al massimo la mia altezza, una palla al piede. >>
 
...Che stai cercando di fare?
 
<< Ah sì? >> Louis, che si era girato per ascoltare Liam, ridiresse gli occhi verso Harry, completamente assorto. 
 
Harry deglutì a fatica e restituì lo sguardo fissando dritto verso di Louis.
I suoi occhi erano penetranti e parevano molto coinvolti nella faccenda. 
 
<< Sí... >> Harry rispose con un soffio e iniziò ad odiare la sua voce come non mai per uscire sempre più bassa ogni volta che si rivolgeva all’altro ragazzo. 
 
<< E allora come è possibile che le hai nello zaino? >>
Il suo tono era onestamente confuso ed Harry pensò che con quell’aria perplessa Louis fosse ancora più bello del solito.
 
Nuovamente Harry si rese conto che lo stava semplicemente fissando con la bocca socchiusa senza dire effettivamente nulla e si riprese guardando i due suoi amici con aria accusatoria.
 
<< Perché ce le ho messe io stamattina. Ho tolto quelle che avevi messo tu e le ho sostituite con queste mentre ti cambiavi. >> 
Niall sorrise fieramente, come se avesse appena annunciato di aver vinto un’importante partita di golf.
 
<< Per vendicarmi dato che mi hai chiamato “Gnomo Irlandese.”
Così sembrerai una gigante rana di due metri in palestra. >> 
 
Harry aprí la bocca incredulo. 
 
<< Non perdono occasione per prendersi in giro su qualsiasi cosa. >> 
Liam guardò Louis e gli disse queste parole come un padre che si lamenta dei figli scalmanati. 
 
<< Un po’ come faccio io con te, cretino. >>
Louis sorrise a trentadue denti data la situazione che si stava decisamente alleggerendo. 
 
Liam rise <>
 
<< Comunque non è vero che sembra una rana. >>
disse Louis fermamente, girandosi verso Niall.
 
Sta... sta davvero prendendo le mie difese?
 
<< Sí che è vero. >>
a Niall uscì una delle sue armoniose risate e Harry non potè far altro che accennare un sorriso involontariamente.
 
<< Che fai, lo contraddici? È una guerra Louis? 
Io e Niall versus tu ed Harry. >>
 
Il ragazzo dagli occhi verdi capí dove Liam voleva portare la conversazione e arrossì violentemente. 
 
<< Lo sai che vinco sempre io, idiota.
E comunque io ed Harry potremmo fare una bella squadra.
Gnomo Irlandese... non so come ti sia venuto ma mi piace. >>

...Io ed Harry? L'ha detto davvero?

Louis sorridente non riusciva a togliere gli occhi di dosso ad Harry e più lo guardava, più lui sentiva le sue guance prendere fuoco.
 
Gli sembrava assurdo quanta considerazione gli stesse riservando. E a dirla tutta, ogni qual volta che avevano una conversazione, il ragazzo più grande si comportava come se intorno non ci fosse nessun altro a parte loro due. 
 
<< È per i Lepracuani; che sarebbero gnomi Irlandesi.
Era per essere più specifico... e più irritante. >>
 
Harry non era assolutamente pronto per ciò che venne a seguire.
Sentí Louis ridere di gusto per la prima volta: una nitida e limpida risata, che gli fece letteralmente tremare le mani. 
 
 
<< Ti voglio nel mio team di scherzi, Harry. >>
 
Louis aveva davvero pronunciato quelle parole rivolgendosi a lui con un sorriso tanto ampio da fargli socchiudere gli occhi, mentre il suo intero busto si piegava verso Harry per avvicinarsi e potergli parlare in maniera più confidenziale.  
 
Quando Louis pronunciò per la prima volta il suo nome, il ragazzo più alto ebbe una scossa di brividi lungo tutta la schiena. Il suo nome non gli era mai parso così gradevole in vita sua.
 
La campanella della fine dell’intervallo suonò decisa e così come prima, anche sta volta suonò alle orecchie di Harry come una congiura.
 
Il pranzo più bello dei sua vita stava per terminare e solo al pensiero che probabilmente non avrebbe più rivolto la parola a Louis si sentì male. Non era nemmeno andato via e già gli mancava mostruosamente. 
 
Liam e Niall si alzarono subito per far uscire Harry dalla fila.
Anche Zayn e Stan si alzarono subito per far passare Louis.
Ma il ragazzo rimase seduto qualche altro secondo senza dire nulla.
 
Harry era in piedi e impacciatamente aveva iniziato ad accarezzarsi il braccio con la mano opposta.
Non voleva guardare ulteriormente Louis, altrimenti sarebbe sembrato indiscreto, ma la curiosità ebbe la meglio: voleva sapere cosa stesse facendo e perché non si alzava come gli altri.
 
Si sarebbe aspettato di tutto tranne quello che vide.
 
Louis lo stava fissando lentamente dalla testa i piedi.
Ma non per squadrarlo freddamente come facevano tutti a scuola.
I suoi occhi percorrevano ripetutamente ogni centimetro del suo corpo come se volessero apprezzarne ogni dettaglio. 
Non ci giurò, ma gli pare di vedere Louis mordersi leggermente le labbra mentre i suoi occhi si soffermarono su quelle soffici e carnose di Harry. 
 
Devo essermi impazzito.
Forse mi hanno drogato prima di venire in mensa.
 
Louis si accorse che il ragazzo più alto stava ricambiando lo sguardo, ma non appena incontrò i suoi occhi, Harry si girò di scatto sentendo il cuore pulsargli nelle orecchie.
 
Louis mi ha appena colto in fragrante fissarlo... mentre lui faceva lo stesso.
 
A quel punto Harry non sapeva più se le sue guance avevano un colorito sul rosso o erano passate direttamente al bordeaux, per quanto infuocate ormai le sentiva. 
 
<< Andiamo Harry o faremo tardi. >>
 
Mentre Liam gli diede un colpetto sull’orecchio, vide Louis alzarsi di scatto e prendere il suo zaino con fare sbrigativo.
 
<< Tanto neanche la devo fare palestra. >> 
 
Harry parlava ma era totalmente concentrato a guardare Louis rimettere le cose in ordine sul tavolo e prepararsi per andare via.
 
Quelle mani...
 
Le sue mani minute e dalle dita corte, il contrario di quelle di Harry, erano bellissime e il ragazzo dai boccoli castani non poté evitare di chiedersi come sarebbe stato percepirle sul proprio corpo.
 
Il solo pensiero gli provocò del calore al basso ventre, e decise che a quel punto era meglio scomparire prima che le sue guance assumessero il colore delle prugne.
 
<< Peccato non ti piacciano quelle scarpe. Il verde è il mio colore preferito. >>
 
Harry fissava i suoi piedi cercando di non iniziare ad urlare o fare qualcos’altro di folle.
 
<< Mi piace molto. >>
 
Harry credette di impazzire perché quando alzò lo sguardo Louis era a pochi centimetri da lui e mentre pronunciò quelle parole, gli sfiorò gentilmente il braccio. 
 
Nella sua mente scorreva un solo pensiero.
 
È un complimento diretto a me?
Gli... gli piaccio?
 
La stanza stava iniziando a girare vorticosamente. 
 
Ma che ti passa per la mente? Ha semplicemente detto che gli piace il colore verde. Non che gli piaci tu.
Non farti illusioni su cose impossibili.
 
<< Ci vediamo. >> 
Louis era ormai a qualche metro di distanza e, con accanto i suoi due amici, stava salutando con la mano sia Harry che Liam e Niall.
 
Harry alzò la mano e aprí le labbra, ma non ne uscì alcun suono.
 
Louis gli diresse un ultimo piccolo sguardo e poi si girò, camminando con decisione verso l’uscita seguito da altre sei persone. 
 
Harry sentiva ancora il braccio bruciargli per il suo brevissimo tocco. 
 
 
*
 
<< Ovviamente era tutto organizzato. >>
Liam era più soddisfatto che mai e guardava Harry trionfante.
 
<< Ti ho chiamato con il tuo secondo nome per farti aprire bocca e parlare con Louis.
Lo so che odi essere chiamato Edward, mi avresti corretto sicuramente.
Oh e ho detto io a Niall di scambiarti le scarpe, così che potessimo aprire l’argomento altezza e fargli capire che l’altra volta volevi solo punzecchiare Niall. 
I ringraziamenti più tardi. >> 
Liam e Niall finsero un inchino.
 
Harry rimase a bocca aperta. 
 
Mi rimangio tutto ulteriormente, io vi amo ragazzi.
 
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(Il fatto che la fanfic venga letta senza che nessuno lasci commenti mi lascia non poco in confusione hehe.
Non capisco se stia piacendo o è tremenda lol.)

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