Our second chance

di SweetPaperella
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte 1 ***
Capitolo 2: *** Parte 2 ***
Capitolo 3: *** Parte 3 ***
Capitolo 4: *** Parte 4 ***



Capitolo 1
*** Parte 1 ***


Parte 1

 

Erano ancora sdraiati sul lettino della stanza in cui per tutto il giorno erano stati, avevano appena fatto l’amore per dirsi addio, dopo aver parlato a lungo della loro relazione, del loro matrimonio finito, eppure non riuscivano ad allontanarsi l’uno dall’altra, nonostante Allison avesse già detto “devo proprio andare” ma non l’aveva ancora fatto.

Stava così bene tra le sue braccia, si era sentita nuovamente viva, al sicuro, amata. Aveva visto negli occhi di suo marito una nuova luce, forse semplicemente entrambi in quei quattro mesi in cui erano stati  separati, erano finalmente adulti e realmente  consapevoli dell’importanza del loro legame. Allison Cameron questo non poteva saperlo, sapeva solo che una parte di sé  non voleva lasciare quel lettino, ma l’altra voleva nuovamente scappare da Princeton e tornare alla sua vita, nonostante il piccolo segreto che si portava dentro e che avrebbe dovuto dire a Robert, ma non ci riusciva. Il passato le faceva ancora male e non riusciva a guardare avanti, a fidarsi nuovamente di lui. 

Mossa da una forza di volontà a lei sconosciuta, decise di alzarsi e rivestirsi. I suoi vestiti erano sparsi per terra, mischiati a quelli di Chase e arrossì al solo ricordo di ciò che avevano appena fatto. 

«Allison» la voce di lui la riportò alla realtà, ad allontanarsi dai suoi pensieri.

Alzò lo sguardo verso di lui e Chase colse l’occasione per continuare a parlarle, nonostante per un breve attimo si perse nuovamente nei suoi occhioni verdi, che tanto gli erano mancati e che per mesi avrebbe voluto rivedere. Quella mattina quando l’aveva vista ad aspettarlo in sala d’attesa, aveva capito subito che lei fosse lì per i documenti che lui non aveva ancora firmato. Se inizialmente le aveva detto che voleva solo qualche chiarimento sulla loro relazione prima di firmare, ora non era più sicuro di volere solo questo. Lui voleva lei, l’aveva sempre amata, anche se a volte non era stato facile per lui dimostrarglielo, nonostante la sua continua gelosia nei confronti di House, lo stesso House che aveva rovinato il loro matrimonio, facendolo, a detta di Cameron, diventare come lui, rovinando la sua persona, il suo vero essere. Robert Chase non l’aveva mai vista così, fino a che lei non se ne era andata lasciandolo solo e allora aveva cominciato a riflettere, ma anche a chiedersi se lei, sua moglie, l’avesse mai veramente amato. 

«Non te ne andare.» le chiese dolce, quasi in un sussurro. Incastonando nuovamente i suoi occhi in quelli di lei.

«Robert io...» non sa nemmeno lei cosa voglia dirgli, forse semplicemente la verità o forse si sono già detti tutto e non c’è altro da aggiungere, anche se questo non è vero. Voleva veramente tornare alla sua vita tenendosi quel peso sul cuore? Non lo sapeva, in quel momento l’unica cosa certa era che voleva uscire da quella stanza che improvvisamente si faceva sempre più stretta, quasi le faceva mancare l’aria.

Raccolse la sua borsa e i documenti firmati da Chase in fretta, non accorgendosi però che un foglio le fosse scivolato via.

Robert non fece in tempo a fermarla, lei era già sparita, lasciandolo solo, di nuovo.

Raccolse il foglio che le era caduto e un occhio finì su di esso quasi involontariamente. 

Erano delle analisi del sangue, le sue analisi del sangue e il risultato era positivo.

Allison era incinta.

Era incinta di quattro mesi.

Era incinta di suo figlio. 

Infilandosi il foglio nel camice raggiunge l’ufficio, House aveva un nuovo caso tra le mani e il suo cerca persone non gli dava modo di continuare a tormentarsi, di allontanare i pensieri su ciò che aveva appena scoperto.

 

Allison si accorse solo quando era arrivata alla macchina delle analisi mancanti e immaginava che Chase senza dubbio avesse visto il foglio e che soprattutto l’avesse letto.

Un sospiro di sollievo e l’ansia l’accompagnarono di nuovo verso l’ospedale, in fondo era felice che ora lui sapesse, ma era  altrettanto consapevole che si sarebbe arrabbiato e che non sarebbe stato facile spiegargli le ragione sul perché non fosse stata in grado di dirglielo, o meglio le sue ragioni le erano ben chiare, solo che l’avrebbero fatto arrabbiare ancora di più e avrebbero finito per litigare ancora, cosa che lei sinceramente avrebbe evitato volentieri di fare, voleva semplicemente una vita più semplice, senza troppe complicazioni, drammi o preoccupazioni che per tutto il resto della sua vita aveva dovuto subire, per una volta sentiva in cuor suo di avere il diritto all’anestesia, ma nemmeno stavolta sarebbe stato così. 

Decise di aspettarlo nello spogliatoio, le sue cose erano ancora appese all’attacca panni.

Si ritrovò a sperare di vederlo presto, affrontare quello che avrebbe dovuto e andarsene, non voleva nemmeno imbattersi in House, non si erano lasciati troppo positivamente in fondo e il suo sarcasmo non l’avrebbe sopportato proprio quella sera. 

 

Robert si era diretto in ufficio dove l’aspettava una nuova analisi del quadro clinico del paziente, con Foreman, Tredici e Taub, sinceramente però  la sua testa era totalmente da un’altra parte.

Nonostante si fosse imposto di ascoltare la conversazione dei suoi colleghi, il suo pensiero era tornato prepotente alla notizia appena appresa, Allison e il loro bambino.

La rabbia aveva anche preso piede nel suo cuore, lei non glielo aveva detto, aveva avuto tutto il giorno per farlo, ma non l’aveva fatto, era rimasta silenzio su qualcosa di così importante per il loro futuro, gli aveva fatto firmare i documenti nonostante sapesse di aspettare il loro bambino, non poteva sopportare ciò. L’avrebbe chiamata e sarebbe andato da lei per parlarle, anche a costo di litigare, di urlarsi contro e magari di rovinare tutto ulteriormente. La cosa certa era che lui ci sarebbe stato per lei e quel bambino, ne era sicuro, non era mai stato tanto sicuro di qualcosa come in quell’istante. Amava Allison, l’amava da impazzire e già sentiva di amare quel piccolo esserino che cresceva dentro di lei. Era arrabbiato, furioso a dire il vero, ma ci sarebbe stato e avrebbe continuato ad amarla. L’aveva sempre fatto. Non poteva resistere ai suoi occhi verdi, al suo sorriso dolce, alla sua insicurezza nascosta dietro a un carattere forte, ne aveva affrontate tante di battaglie, aveva dimostrato  al mondo che non era solo una bella ragazza, che dietro al suo aspetto fisico c’è molto altro e lui lo sapeva... Si era innamorato di lei perché intelligente, pronta allo scherzo, ma anche a essere seria se la situazione lo richiedeva. Ma ora non era più da sola,lui era al suo fianco.

Si maledice di non esserle rimasto accanto in quei mesi, per aver gettato tutto al vento per rimanere nel team di House, per essersi fatto manipolare da lui. La verità é che a lui piace lavorare con quello scorbutico, antipatico e manipolare di Gregory House, ma non doveva metterlo prima del suo matrimonio, non doveva lasciare sola Allison. Lei aveva sempre avuto ragione, avrebbero dovuto andare via quando lui aveva iniziato a diventare esattamente quello che non voleva. Lei era riuscita a scappare da quei giochi, forse si era anche divertita a tenergli testa un tempo, ma aveva smesso di pensare come lui, ora pensava con la sua testa e lui, Robert Chase, non ci era ancora riuscito. Lei era maturata, cresciuta, diventata più forte. Lui si era solo indebolito, lasciato manipolare e commesso un omicidio. Aveva ragione Allison era una persona orribile e solo ora iniziava davvero a rendersene conto.

Ora lei era incinta e lui sarebbe diventato il papà migliore del mondo, non avrebbe fatto gli stessi errori che aveva commesso nel suo matrimonio. 

Allison era incinta e lui sperò inconsciamente che lei potesse perdonarlo, per il bene di quel bambino che era il frutto del loro amore. Non glielo avrebbe mai chiesto o forse si, l’avrebbe fatto, ma senza pretendere nulla, sperando solo che lei dicesse di sí.

La voce di House che lo canzonava per non aver risposto e fatto ancora nessuna ipotesi, lo riportò alla realtà, ma non disse niente riguardo al caso, dalla sua bocca uscì un: «é incinta.» facendo alzare tutti gli occhi su di lui.

«É un uomo e ha più di 50 anni, non credo proprio» lo prese in giro House, capendo perfettamente che con la mente era da un’altra parte, ma divertendosi troppo a punzecchiarlo, non sarebbe stato lui se non l’avesse fatto, se si fosse lasciato sfuggire quell’occasione che gli era stata servita su un piatto d’argento. 

«Ma é evidente che tu non stavi parlando del caso. Chi hai messo incinta? Oh, ho capito, l’infermiera bionda, quella con un sedere pazzesco... Somiglia a Cameron, capisco che ti piaccia. Certo però che ti sei consolato subito eh.» Continuò a punzecchiarlo, vedendo che il ragazzo non dicesse niente a riguardo, forse imbarazzato per la figuraccia appena fatta.

«Non...» Si stava giustificando, ma House lo interrompe nuovamente: «Chase cosa ti fa credere che mi interessi? Volevo solo servirmi della tua gaffe per prenderti in giro, come al mio solito. Era troppo divertente» Disse prima che il biondo potesse dire la sua, Chase lo guardò male, ma evitò di replicare ulteriormente, anche se in quel preciso istante gliene avrebbe dette più di quattro. Era esausto e non aveva voglia di mettersi anche a discutere con il suo capo, voleva semplicemente che quella riunione finisse e lui potesse andare a casa da Allison.

Per fortuna i suoi desideri vennero esauditi abbastanza velocemente, senza altre battute. Fu proprio Chase a lasciare l’ufficio per primo, voleva cambiarsi il più velocemente possibile, chiamarla e dirle che l’avrebbe raggiunta, ovunque fosse.

Ma a quanto pare era stata Cameron a raggiungere nuovamente lui. La vide seduta davanti al suo armadietto, assorta nei suoi pensieri. Era bellissima e per un attimo, si dimenticò che era in realtà furioso con lei.

Lei notò la sua presenza poco dopo alzando lo sguardo incontrò i suoi occhi, la guardava con un misto di amore e rabbia, non riuscì però a sostenere il suo sguardo troppo a lungo, sapeva che il sentimento della rabbia aveva  preso il sopravvento, lo conosceva bene.

«Sei tornata per me o per questo?» Disse prendendo il foglio dal suo camice e mostrandoglielo, apparentemente era calmo, ma dai suoi occhi provenivano scintille. Non voleva urlare e farsi sentire dall’intero ospedale, per questo stava cercando di mantenere un certo controllo.

«Entrambi» disse quasi in un sussurro, sapeva che avrebbe dovuto dire altro, ma in quel momento non ci riusciva proprio, le parole erano come congelate in gola.

«Perché non me l’hai detto? Abbiamo avuto tutta la giornata e tu, tu te ne stavi andando come se niente fosse... Mi hai fatto firmare le carte del divorzio, nonostante sapessi di aspettare un figlio da me.» ora il suo tono era accusatorio. 

«Volevo dirtelo, ero venuta qui con la scusa dei documenti per farlo... Ma poi ho capito che io non riesco più a fidarmi di noi.» rispose sincera, alzando finalmente lo sguardo verso di lui, verso colui che in fondo era ancora suo marito, anche se nessuno dei due portava più la fede al dito.

«Allora é questo il punto? Nonostante ciò che ci siamo detti, nonostante avessimo abbassato per un attimo l’ascia di guerra, tu comunque non ti fidi di me, di noi!»

Cameron si ritrovò ad annuire, nuovamente con le lacrime agli occhi. Pensò che per quel giorno avesse pianto anche fin troppo.

«Ma avresti dovuto dirmelo lo stesso che stai aspettando nostro figlio. Nostro Allison, non tuo, NOSTRO.» marcò attentamente la parola “nostro” quasi a farle capire che lui era lì, c’era per lei e per il bambino, lei doveva capirlo che ci sarebbe stato.

«Lo so. L’avrei fatto, magari non oggi, ma l’avrei fatto... Non lo so da tanto, l’ho scoperto un mese fa.» 

«Un mese fa? E tu me lo dici solo ora?» Non riesce davvero a crederci come lei possa reputare poco tempo un mese, un mese era tanto tempo.

«Robert...» 

«No Allison, parlo io adesso, tu hai detto fin troppo, anzi in realtà non hai parlato affatto quando avresti dovuto e quindi ora è meglio che non dici più nulla.» I suoi occhi azzurro chiaro erano  furiosi ed erano diventati quasi blu. 

Cercò di riprendere il controllo delle sue emozioni, non voleva continuare ad aggredirla, così non sarebbero di certo arrivati a una soluzione.

«Io lo voglio questo bambino, voglio crescerlo insieme a te» Disse non appena si era sentito pronto a dirglielo, quando la rabbia era un po’ scemata e lui era decisamente un po’ più calmo.

«Possiamo parlarne fuori da qui?» Disse lei, guardandolo dritto negli occhi, ancora velati di lacrime.

Lui annuì, sapeva perché non voleva continuare quella discussione in ospedale ed era per lo stesso motivo per cui anche lei voleva andare via da lì. House. Lui ci avrebbe ricamato sopra se li avesse visti e nessuno dei due era dell’umore adatto per affrontarlo.

Arrivarono a casa di Chase poco dopo, lui le offrí qualcosa da bere, ma Cameron rifiutò decisa, non aveva voglia di nulla, il suo stomaco era come sotto sopra, lo sentiva schiacciato, come se un enorme macigno si fosse depositato su di esso e non volesse andare via. Per non parlare delle parole, quelle stupide maledette parole che ancora una volta non volevano decidersi ad uscire, si sentiva una scema a rimanere in silenzio, mentre gli occhi di Robert, la guardavano insistentemente, aspettando un qualcosa da parte sua. Lui in fondo gli aveva già detto che cosa volesse, voleva il bambino e voleva crescerlo insieme a lei.

«Allison... Cosa vuoi tu? Perché cosa voglio io credo che ormai sia chiaro.» Vedendo che lei non proferiva parola, ancora una volta aveva fatto lui la prima mossa, a quanto pare era destino fosse sempre lui a farla nelle decisioni più importanti, quando gli aveva chiesto una storia seria oltre il sesso, quando lei non era ancora pronta a dedicargli un piccolo angolo di casa sua, quando voleva vivere con lei come moglie. Era sempre stato lui a fare un passo avanti e sapeva che anche stavolta doveva essere lui a farlo.

«Non lo so cosa voglio Rob, io so solo che sono felice di avere questo bambino, ma ho tremendamente paura e soprattutto so che non voglio tornare a lavorare qui.» Nel tirare finalmente fuori le sue paure si sentiva più leggera. Forse quel macigno non era poi così grande da sconfiggere.

«Non devi per forza tornare a lavorare con House.» capendo le sue paure, non voleva far sì che lui rovinasse anche una cosa bella come la gravidanza, poi il loro rapporto era già piuttosto complesso così a dire il vero.

«Non voglio lavorare nemmeno al pronto soccorso, non voglio proprio mettere piede in ospedale.» disse decisa, facendogli capire che non avrebbero più lavorato insieme, per quanto fosse stato bello. Il vedersi tutti i giorni era piacevole, il condividere le giornate lavorative pesanti era bello, ma forse anche lo stare un po’ distanti avrebbe giovato al loro rapporto e a quello del loro bambino.

«Non so nemmeno se riuscirò a passare sopra a tutto, hai preferito il tuo lavoro al nostro matrimonio, ero disposta a perdonati ciò che era successo con Dybala, ma tu ti sei lasciato convincere da House, hai lasciato che lui mettesse bocca sul nostro matrimonio... Potevamo ricominciare quattro mesi fa, ora forse è troppo tardi.» Finalmente stava riuscendo a tirare fuori tutto ciò che sentiva, tutto ciò che la faceva stare male e ciò che la bloccava nel rivelargli della sua gravidanza. Lui aveva gettato il loro matrimonio perché uno psicopatico come House si era permesso di dire che il loro legame sarebbe colato a picco, che lei non sarebbe mai riuscita a perdonare Chase, ma in realtà l’aveva solo manipolato per farlo rimanere nel suo team, cosa che aveva provato a fare anche con lei, ma non gli era riuscito. Cameron lo conosceva bene House, per un periodo era stata innamorata di lui, ma poi aveva capito che lui prendeva tutto come un gioco, che lui non avrebbe mai ricambiato il suo sentimento e aveva guardato avanti. Aveva smesso di corrergli dietro come un cagnolino e aveva imparato a farsi rispettare per ciò che era, per ciò che valeva. Ma lui non era il tipo di persona che si lasciava comandare e allora attaccava sulla vita privata delle persone per metterle in difficoltà e piegarle. Con Chase ci era ancora una volta riuscito, conosceva il suo punto debole, con Cameron non era stato più in grado, il suo punto debole non esisteva più. Era un buon amico, un genio della medicina, ma nulla di più di questo e non si sarebbe mai più piegata al suo volere. L’aveva amato House, ma nemmeno un amore forte può rovinare come lui era riuscito a rovinare lei, Chase e il loro matrimonio. Per fortuna l’aveva capito in tempo che la sua infatuazione non sarebbe arrivata al capolinea ancora prima di cominciare e che a rimetterci sarebbe stata solo lei, la sua salute mentale, il suo cuore, la sua carriera. Gli piacevano i puzzle da risolvere durante i casi di House e questi senza dubbio l’avevano fatta crescere, ma ora era molto più soddisfatta nello svolgere il suo lavoro da immunologa, ciò per cui aveva studiato.

Chase non era dello stesso avviso, o meglio lo era eccome, sapeva bene come House avesse rovinato il loro rapporto, ma nonostante ciò, si era lasciato manipolare, lui aveva toccato il suo punto debole, sapeva quanto fosse vulnerabile dopo la morte di Dybala, sapeva e conosceva bene il suo senso di colpa, sapeva che lo stava distruggendo interiormente e aveva giocato tutto ciò a suo favore per non farlo allontanare dal team. Si sentiva un idiota ora che aveva scelto lui a sua moglie, sapeva anche che non sarebbe potuto tornare indietro, il tasto rewind non esisteva nella vita, ma sapeva che forse poteva rimediare qualcosa adesso, la vita gli stava dando una nuova opportunità e lui non l’avrebbe sprecata.

Allison aveva ragione, si era comportato da vigliacco, forse era stato il primo a non credere in loro, a sentirsi confuso e spaventato da ciò che era successo, dall’omicidio che aveva commesso, perché di questo si trattava di omicidio, bello e buono, anche se lui era un dittatore schifoso che massacrava la gente che riteneva diversa. Lui l’aveva ucciso e Cameron aveva sempre avuto ragione in merito, lui era diventato un altro dopo tali fatti, si era trasformato in qualcuno che non era mai stato. Lei aveva ragione a non fidarsi più a non voler condividere nuovamente la sua vita con lui. Il suo insistere nell’andare via gli aveva fatto credere che lei volesse solo scappare, che lei volesse allontanarsi da House, non aveva capito che invece lo stava facendo per loro, per salvare ciò che avevano costruito con fatica. In quei quattro mesi aveva creduto che lei non lo amasse, aveva creduto che lei non avesse mai veramente messo se stessa nel loro matrimonio, ma l’aveva fatto eccome, aveva creduto in lui, in ciò che era sempre stato e lui l’aveva tradita. Si perché proprio di tradimento si trattava, ed é forse il tradimento più grave. 

«Hai ragione, ma io non ho mai smesso di amarti e ora che so di questo piccolo bambino che cresce dentro di te, che è frutto del nostro amore, riesco a capire che il nostro matrimonio qualcosa di buono l’ha prodotta no? Ti amo Al, ti ho sempre amata e amo già il nostro bambino.» Le disse posando una mano sul suo ventre.

Gli occhi di Cameron tornarono a lacrimare, si disse che probabilmente erano gli ormoni della gravidanza, perché mai come quella sera aveva pianto così tanto. O semplicemente le parole di Chase erano arrivate dritte al suo cuore.

«Io ho solo bisogno di tempo»

«E nel frattempo che facciamo? Torniamo a vivere di due città diverse? Io voglio esserci alle ecografie, voglio esserci in ogni momento per te e per lui o lei. Ci sono Al, mettimi alla prova se è questo che ti farà cambiare idea. Non possiamo dimenticare il passato...» gli disse, continuando ad accarezzarle il ventre e guardandola dritta negli occhi, i suoi occhi verdi che sono diventati leggermente un po’ più chiari per via delle lacrime, continuando poi a parlare: «Non si può dimenticare e credimi lo cancellerei se solo potessi, tornerai a quel maledetto giorno in cui ho ucciso Dybala e non lo rifarei... Ma non posso, non posso tornare indietro e scegliere te, invece che il mio lavoro, non posso tornare indietro e cancellare i miei sensi di colpa, le mie paure e ciò che ho fatto... Ma possiamo guardare avanti, ora, esattamente come volevamo fare quattro mesi fa.» 

«E se ti chiedessi di venire con me, lo faresti Rob?» Gli chiese infine lei, volendo capire fino infondo le sue intenzioni, se fossero solo parole o se fosse sincero. Non se ne faceva nulla delle belle parole, lei voleva i fatti ora, quegli stessi fatti che non ci erano stati nel momento in cui lei glieli aveva chiesti. 

Lui non rispose subito, lei senza dubbio l’aveva preso alla sprovvista, nonostante tutto a lui piaceva lavorare in team con House nonostante lui fosse ancora adesso scontroso, narcisista, impossibile, gli aveva dato modo di imparare tante cose e anche di farsi valere. Sapeva anche che se non l’avesse mai ammesso, apprezzasse il suo lavoro, si sentiva davvero confuso, ancora una volta era di fronte a una scelta.

«Lascia perdere Robert, non te l’avrei mai chiesto...» Avendo visto il cambiamento del suo sguardo, come lui ancora ci stesse pensando, lo conosceva abbastanza bene da sapere che non avrebbe mai voluto lasciare il Princeton Plainsboro. 

«Hai ragione, non voglio lasciare il mio lavoro, ma so anche che voglio te. Voglio e dobbiamo trovare una soluzione.» le disse.

Gli occhi di Allison annuirono, anche lei voleva trovare una soluzione e la voleva trovare insieme a lui. Non si fidava ancora, ma voleva provarci per il bene del loro bambino o della loro bambina. Non sa perché, ma si sentiva che sarebbe stata una bambina. 

 

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Capitolo 2
*** Parte 2 ***





Parte 2

 

Era tornata qualche giorno a Trenton, sempre nel New Jersey, dove si era trasferita per lavoro, ma stava già pensando di tornare, non aveva senso continuare a tenersi lontano da Princeton, non aveva senso continuare ad evitare House, prima o poi avrebbe saputo della gravidanza e soprattutto non voleva che Chase non vedesse loro figlio. Non sapeva ancora se il loro matrimonio avrebbe funzionato di nuovo ma ci voleva provare, di nuovo.

In quei giorni lontani si erano sentiti regolarmente e lui era tornato il dolce e premuroso uomo di cui si era innamorata. Era bello sentirlo di nuovo così vicino, sentire la sua voce dolce e delicata che gli chiedeva del loro bambino, anche se più di una volta si erano ritrovati a punzecchiarsi sul possibile sesso e non si trovavano per niente d’accordo in proposito. Chase credeva che fosse maschio, Cameron femmina, avevano anche scommesso a riguardo a cosa sarebbe stato, non avevano ancora deciso cosa, ma alla fine non gli importava molto, chiunque avrebbe vinto, avrebbero amato il frutto del loro amore; quello solo un modo per ritrovare la loro vecchia complicità.

Parcheggiò la macchina davanti al PPTH ed entrò, senza la paura di incontrare i suoi vecchi colleghi, non aveva più niente da nascondere e si sentiva finalmente bene, come non le succedeva da parecchio tempo.

Sapeva che Robert sarebbe uscito di lì a breve, ma non voleva attendere oltre e decise di andare a salutare il suoi vecchi colleghi e magari portarselo via cinque minuti prima, voleva andare a compare qualcosa per il bambino o la bambina insieme a lui, poi Chase le aveva detto che aveva una sorpresa per lei e onestamente non vedeva l’ora di essere a casa per vederla. Si sentiva come un’adolescente alla prima cotta e forse mai si era davvero sentita così: la loro relazione non era mai stata semplice, avevano fatto l’amore per la prima volta quando lei aveva preso la droga per dimenticarsi per un attimo che forse aveva potuto contrarre l’HIV, poi la loro relazione si era trasformata in una storia di sesso, fino a che entrambi non si erano innamorati, Chase l’aveva capito subito di provare qualcosa per la giovane donna, Cameron per paura era scappata a gambe levate al primo segno di relazione seria, per paura più che altro di ritrovarsi con il cuore spezzato, la sua precedente relazione seria era finita male, aveva sposato suo marito quando era già malato terminale e lei l’aveva visto morire giorno dopo giorno, questa esperienza l’aveva segnata e fatto sì che non fosse più tanto facile innamorarsi; Chase però gli aveva fatto battere di nuovo il cuore e anche se non era stata in grado di dirgli subito sì per il matrimonio, anzi era scappata nuovamente, in cuor suo sapeva che l’amava e che l’avrebbe voluto sposare, per finire il problema Dybala che aveva portato il loro matrimonio a naufragare... ma ora, ora voleva rimettere tutto in ordine, la sua vita, il suo matrimonio e diventare una buona mamma.

Entrò dalla porta a vetri senza nemmeno bussare, dopo tutto il tempo che aveva passato all’interno di quell’ufficio si sentiva quasi in diritto di farlo, anche se questo inevitabilmente avrebbe scatenato le battute sarcastiche del suo ex capo.

«Oh guarda chi è tornata, la figlial prodigo... che ci fai qui, se é per il tuo lavoro, il tuo posto non è più disponibile» gli disse prontamente House, avendo visto chi fosse entrata nella stanza. Non si aspettava di certo di rivedere la sua ex collaboratrice, visto anche il modo in cui se ne era andata e le sue fredde parole nei suoi confronti, l’aveva accusato di aver rovinato il suo matrimonio e di aver macchiato Chase, di averlo fatto diventare come lui, aveva aggiunto che lui era una brutta persona, non aveva detto esattamente così, ma per House era stato chiaro che lei gli stesse dicendo proprio ciò, proprio lei, la donna che per un periodo l’aveva amato e che cercava di tirare fuori il lato migliore di lui, ma che poi si era arresa, vedendo che forse del buono non c’era o che se c’era non voleva farlo vedere, tanto meno a Cameron. Era perciò parecchio stupito di rivederla al PPTH, ma immaginava anche con non era di certo per lui.

«Non voglio tornare nel tuo team, sono qui per mio marito» rispose prontamente, intanto salutando il resto dei suoi colleghi con un sorriso. Non vedeva soprattutto Foreman da un po’, ma immaginava che Chase gli avesse detto della gravidanza.

«Ah non sapevo ci fossimo sposati, sai mi sarei ricordato della nostra notte di nozze» ribatté maliziosamente, in quel modo tipico di lui, ma stavolta non era riuscito a far subire l’effetto desiderato nella sua ex dipendente. Allison si era semplicemente girata verso Robert, ignorando quasi completamente la sua battuta.

«Parlavo di Robert e se non ti dispiace esce un po’ prima»

«Oh l’australiano é tuo marito, giusto! Ma non stavate separandovi? Quindi ormai quasi ex marito, é più corretto» chiese curioso dalla cosa, non sapeva perché, ma improvvisamente si rese conto che gli mancava un pezzo, o forse aveva capito benissimo, ma non era facile ammetterlo. Rimettendo insieme i pezzi, adesso comprendeva ogni cosa, era Cameron la famosa donna incinta menzionata da Chase qualche settimana prima. 

«Scusa non mi ero reso conto... pensavo che ti fossi semplicemente ingrassata da quando ti sei allontana da Princeton» continuò lui, mantenendo quel suo solito arrogante tono di voce, doveva sempre fare una battuta sarcastica o non sarebbe stato felice e ora aveva trovato un pretesto validissimo per dare il meglio di sé.

«Grazie House per aver sempre una parola gentile per tutti» rispose la donna, fronteggiando il suo sguardo con decisione e senza nessun tipo di esitazione.

Gli altri membri dello staff capendo si avvicinarono a Cameron per farle le congratulazione, Foreman che era l’unico che sapeva come aveva previsto la donna, si avvicinò per ultimo e l’abbracciò più stretta degli altri, dicendogli che presto avrebbero fatto una cena tutti e tre insieme per festeggiare la lieta notizia.

«Puoi contarci Eric.» gli rispose Cameron con un largo sorriso, ben felice che il loro più caro amico e collega fosse felice per loro, ma non aveva dubbi in proposito, nonostante la rivalità che poteva esserci tra di loro, sono sempre stati ottimi amici e Foreman, anche se era un tipo molto riservato, aveva sempre dato sia a lei che a Chase ottimi consigli e si era dimostrato leale e pronto a sacrificarsi per loro.

Approfittando di quel momento di pausa, Cameron ripeté ad House che avrebbe portato via prima Chase, il quale subito prontamente si sfilò il camice per seguire sua moglie fuori dall’edificio. Era impaziente di mostrarle la sorpresa che aveva preparato in quei giorni, sapeva altrettanto bene che anche Allison non vedeva l’ora di essere soli per parlarne e vedere cosa lui avesse fatto, la conosceva bene. Inoltre era felice perché aveva visto con quanta fermezza si era rivolta a House, per una volta aveva visto sua moglie non pendere dalle sue labbra e sentiva che finalmente tutto sarebbe andato a posto, il passato non esisteva più e loro potevano ricominciare da capo, come se si conoscessero di nuovo per la prima volta, come se il loro amore nascesse per la prima volta in quel determinato momento. 

«In realtà se non te ne sei accorta siamo nel mezzo di una riunione per capire cosa possa avere il paziente» rispose House, ma aveva capito altrettanto bene che non era una domanda quella di Cameron e che tanto meno gli stesse chiedendo il permesso.

Allison sporse lo sguardo oltre House per leggere sulla lavagna bianca, con inchiostro nero, tipico delle diagnosi di House ed esclamò decisa: «Malattia da siero» non aspettando la risposta del suo ex capo, ma stringendo la mano che Chase le porse, affinché potessero uscire da quell’ufficio e godersi la loro serata insieme. 

House li guardò allontanarsi e tornando poi con lo sguardo verso la sua lavagna, si accorse che Allison Cameron aveva ragione, l’allieva aveva superato il maestro.

 

Avevano deciso di saltare la parte dello shopping e rimandarla al giorno seguente visto che sarebbe stata domenica e Chase sarebbe stato libero da lavoro; per andare subito a casa. Allison a dirla tutta era davvero impaziente di vedere la sorpresa e Chase lo era di fargliela vedere.

Le chiuse gli occhi con la sua mano dicendole all’orecchio di non sbirciare e la condusse verso una stanza. Chase aveva mantenuto la casa che avevano comprato dopo essersi sposati, aveva, a dirla, tutta pensato di andare a vivere da un’altra parte perché ogni stanza le ricordava Allison e il loro matrimonio, se pur breve comunque felice, ma per fortuna non l’aveva fatto, in un certo senso non aveva mai preso la decisione definitiva di venderla perché sperava che lei sarebbe tornata e così era stato, lei era di nuovo a casa loro, insieme a lui.

Cameron si ricordava perfettamente casa, si mise quindi a contare i passi che la separavano dal punto in cui suo marito si era fermato, per capire prima di poter riaprire gli occhi, ma pur impegnandosi non era riuscita a capire dove fosse; capì solo quando Robert le tolse la mano e lei poté ammirare la stanza che avevano scelto  come possibile cameretta per il loro futuro bambino o bambina quando ancora stavano insieme, ma a differenza di quando l’aveva lasciata, adesso era adibita completamente per accogliere il nuovo arrivato o arrivata in casa Chase/Cameron. 

Rimase un attimo senza fiato, al punto da non riuscire a dire una parola, i suoi occhi si erano fatti improvvisamente lucidi e guardò Robert come non lo guardava da tempo: con gli occhi dell’amore, della felicità, desiderando ardentemente il loro futuro insieme.

«É meravigliosa Rob!» gli disse poi, entrando e iniziando a esplorarla. Aveva già messo una culla con dentro un enorme orso di peluche, un fasciatoio con diversi cassetti per posizionare i diversi prodotti che serviranno per l’igiene del piccolo e un armadio per i suoi vestitini e un angolo per metterci i giochi.  

«La culla era mia di quando ero piccolo, l’ho presa a casa dei miei... ah Al ho detto loro anche di noi...» rispose vedendo che lei era rimasta particolarmente colpita dalla culla e dall’orsetto gigante dentro di essa, l’orso l’aveva comprato pochi giorni prima in un negozio, capendo che sarebbe stato perfetto per la sua sorpresa e per far felice il loro bambino una volta nato, non vedeva l’ora di vederlo giocare, mordere e magari rompere l’orsetto e poi piangere per farselo riparare da lui o dalla mamma, non vedeva l’ora di vederlo addormentarsi sempre abbracciato ad esso, di piangere se il suo orsetto preferito non era nel lettino insieme a lui... non vedeva l’ora che nascesse per condividere la sua intera esistenza con lui e per lui. Allison si ritrovò a fare i stessi pensieri, non vedeva l’ora di essere mamma, di prendere in braccio il suo bambino, di stringerlo, coccolarlo, di asciugare le sue lacrime e viziarlo un po’, perché sapeva che non sarebbe riuscita a dirgli sempre di no. Si ritrovarono vicini e si guardarono nuovamente negli occhi, Allison appoggiò la testa sulla spalla di Robert e rimasero così per un po’ a gustarsi la cameretta e a ristabilire un contatto, a riconquistare la fiducia che avevano perso l’uno nell’altra, ad assaporare con quel semplice contatto nuovamente i loro sentimenti assopiti dalla distanza e dalle incomprensioni. 

«Solo che... perché azzurra? Sarà una bambina» gli chiese dopo un po’ Allison alzando di poco la testa dalla sua spalla.

«Tu dici che sarà femmina, ma sarà un maschietto.» ribatté lui deciso.

«Le mamme hanno sempre ragione.» scherzò lei, ora incrociando bene lo sguardo di suo marito.

«Ah quindi avrai sempre ragione tu?» la canzonò lui, stando al gioco di lei, fingendosi serio ma in realtà non riuscì a nascondere un sorriso.

«Certo che si, amore.» rispose spontaneamente, senza rendersi di come l’avesse chiamato.

Robert rimane senza fiato e istintivamente la baciò, senza esitazione e senza pensare alle conseguenze di quel gesto, non si erano più avvicinati dopo aver fatto l’amore in ospedale, ma in quell’occasione era diverso, pensava che si stessero dicendo addio, invece stavolta era un bacio di un nuovo inizio. Allison schiuse le labbra affinché Robert potesse approfondire quel bacio e non si fece trovare impreparato davanti al suo invito a continuare, l’afferrò a sé con ancora più determinazione e il bacio da delicato, si trasformò in passionale, inteso, infuocato, desiderato da entrambi. Riscoprirono il piacere di quel contatto e quando si separarono si ritrovarono a sorridere guardandosi negli occhi.

«Allora cosa scommettiamo?» la prima a parlare fu di nuovo Allison, ma non allontanandosi da suo marito nemmeno di mezzo centimetro, era ancora avvolta dalle sue braccia forti e lei aveva portato le braccia al suo collo e sorrideva furbetta, come non mai. A Robert quello sguardo faceva impazzire e non riusciva mai a resisterle.

«Se vinco io mi devi una partita allo stadio.» non avevano fatto in tempo ad andarci insieme, nonostante Allison glielo avesse promesso, pur non essendo una patita di football.

«Va bene e tu mi porti a teatro» disse di rimando, sapendo già che avrebbe vinto lei, era sempre più convinta che fosse una bambina, poi continuò: «Ma se ho ragione, come credo, le lasciamo la stanza celeste?» rivolgendo nuovamente lo sguardo alla stanza, sperando che alla loro bambina sarebbe piaciuto come colore.

«La ridipingiamo» rispose Chase, sicuro che invece non ce ne sarebbe stato bisogno di dipingere nuovamente.

«Tu ridipingi, io ti guardo.» rise lei, immaginando già suo marito intento a dipingere e immaginando anche il disastro che ne sarebbe venuto fuori, magari la stanza avrebbe cambiato proprio ulteriormente colore e non sarebbe stata nemmeno rosa, da Chase ci si poteva aspettare di tutto.

Robert capendo che lei lo stava ancora una volta prendendo in giro prese l’orso dalla culla e glielo lanciò, colpendola in faccia, Allison fece finta di offendersi per poi lanciarglielo nuovamente lei e scappare verso il soggiorno, affinché lui non potesse prenderla. Per via del pancione che cresceva però era piuttosto lenta e Robert le fu presto dietro, afferrandola dalla vita e tirandola di nuovo verso di sé. 

Entrambi avvertirono il desiderio, la voglia di approfondire il bacio di poco prima, si desideravano ardentemente, in fondo era sempre stato così e sia Allison che Robert avevano sempre pensato che quello che facevano prima di mettersi insieme ufficialmente, era il miglior sesso che avessero mai fatto e quando erano stati prima fidanzati e poi sposati fare l’amore non era stato da meno. 

Robert si avvicinò a lei lentamente, ma fu Allison a spezzare la poca distanza che ancora li divideva. Si stesero sul divano continuando a baciarsi, con intensità sempre maggiore, le mani di Chase accarezzavano la schiena di Allison sotto alla maglietta e lei, giocava con i suoi capelli. Entrambi desideravano qualcosa di più, ma l’uomo non voleva far del male al bambino e anche se di controvoglia si allontanò da sua moglie. 

Allison lo guardò stranita per essersi allontanato e Robert subito gli disse che dovevano stare attenti per il bambino, che magari non era il caso.

«Abbiamo già fatto l’amore e io ero già incinta» ricordandogli del loro momento in ospedale e facendogli notare che non era nemmeno troppo comodo, ora erano sul divano di casa loro invece.

«Hai ragione... é che sono preoccupato» 

«Zitto e baciami Robert!!!» rispose lei prendendo l’iniziativa e tirandogli un cuscino del divano, visto che lui pochi instanti prima gli aveva tirato il peluche. 

Lui rise e l’afferrò nuovamente tra le braccia, ma prima di sfilarle la maglietta completamente, rimase un istante a baciarle il ventre e a sussurrare qualcosa al loro piccolo o piccola in arrivo.

Poco dopo erano ancora sdraiati sul divano, con la sola coperta a coprirli. Avevano fatto l’amore ed entrambi si erano sentiti vivi, si erano nuovamente amati, come solo loro erano in grado di fare, forse anche meglio delle volte precedenti, ormai erano di nuovo una coppia, si amavano, volevano stare insieme e crescere insieme il loro bambino, sapevano anche che avrebbero dovuto parlare, almeno ancora una volta per far sì che il loro matrimonio questa volta funzionasse davvero.

«Ascolta amore...» fu Robert il primo a rompere il silenzio della stanza, entrambi troppo assorti a pensare a cosa dire. 

Quel “amore” fece sussultare leggermente Allison, la quale poi si strinse ancora di più a lui.

«Io ti amo e non solo perché porti in grembo nostro figlio, ti amo da sempre. Ti amo dalla prima volta che sei entrata nell’ufficio di House, con quel tuo sorriso timido, ma che cercavi di nascondere dietro a una maschera di determinazione e forza. Ti amo perché sei timida, ma anche forte come un leone, non ti fai mettere i piedi in testa da nessuno. Ti ho amata ancora di più quando le tue labbra si sono posate per la prima volta sulle mie, anche quando negavo di provare qualcosa per te. Ti ho amata quando tu non volevi ammettere di provare qualcosa per me, ma ancora di più quando i tuoi occhi puntualmente si illuminavano quando io ti facevo un complimento o quando ti ho fatto trovare i fiori...» ricordando il corteggiamento. Allison a quella dichiarazione sorrise felice, ricordava perfettamente i fiori con la scritta “questi non sono rubati” in cima al suo armadietto, lui che ogni martedì le ribadiva di amarla e che voleva stare insieme a lei; lei che si stava innamorando di lui, ma era così difficile ammetterlo a se stessa e scappava per non dover ammettere i suoi sentimenti, ma poi quando aveva capito che forse l’avrebbe perso se non si sbrigava a dirgli ciò che provava, visto che House l’aveva licenziato, allora era andata a casa sua e finalmente gli aveva aperto completamente il suo cuore. 

«Ti amo perché sei dolce, premurosa e gentile, ma anche divertente, allegra, sempre pronta allo scherzo, ti amo perché un ottimo medico e ami il tuo lavoro. Ti amo perché sei la donna che ho sempre desiderato avere al mio fianco, anche se a volte non sono stato in grado di dimostrartelo come desideravo. Ti ho sempre amata Allison e ora che stiamo per diventare una famiglia ti amo ancora di più.» finì il suo discorso guardandola intensamente negli occhi, i suoi brillavano di una luce intesa, meravigliosa ed erano ricoperti da lacrime di gioia. Non l’aveva mai vista così.

«Ma oggi non è martedì, é sabato...» protestò lei, non sapendo ancora cosa dire per rispondere a una dichiarazione d’amore così sincera, non era mai stato così profondo, aperto, nemmeno quando si erano scambiati le promesse il giorno del loro matrimonio, sentiva che stavolta era tutto diverso, stavolta stavano facendo sul serio e sarebbe stato davvero tutto diverso, come se stessero rinnovando le promesse di matrimonio  e giurandosi amore eterno.

«Vorrà dire che te la rifarò anche martedì la dichiarazione, ma non solo martedì, per tutti gli altri giorni...» rise alla sua affermazione, scuotendo la testa e aspettando la sua risposta, che non tardò ad arrivare.

«Ti amo anch’io Robert, non posso dirti di amarti dal primo giorno che ti ho incontrato, ma posso dirti che mi sono innamorata di te a poco a poco, grazie alle tue attenzioni, ai tuoi sguardi sempre protettivi e dolci, al tuo modo di fare sempre attento e premuroso nei miei riguardi, mi sono innamorata delle tue attenzioni costanti e se inizialmente avevo paura di questo sentimento così forte, poi ho dovuto farci i conti e ho capito che non volevo rinunciare a te per niente al mondo, tu eri e sei l’uomo della mia vita, l’uomo che ho deciso di sposare perché amo più di me stessa, l’uomo migliore che potessi desiderare come padre di nostra figlia.» disse non distogliendo mai lo sguardo da lui, intrecciando la mano in quella di suo marito. 

Cameron sottolineò volutamente la parola “figlia”quasi a rimarcare la loro scommessa, ma Chase fece finta di non sentirla.

Non erano mai stati così sinceri l’uno con l’altra, ma era bello per entrambi aprirsi e dirsi finalmente quelli che erano i loro sentimenti, i quali per tanto tempo avevano dato per scontati, pensando che tanto l’altro sapesse e forse anche per questo che il loro matrimonio era naufragato, si erano dati per scontati e non volevamo più farlo.

«Non ti darò più scontato Rob» disse lei intuendo che i suoi pensieri erano gli stessi.

«E io non ti mentirò più, da oggi sarò un libro aperto e non metterò mai più il mio lavoro prima di te, di noi, di lui» toccandole ancora una volta il ventre nel dire quel lui.

«Lei.» lo corresse ancora Allison ridendo.

«Smettila Al, lo sai benissimo che dovrai venire allo stadio con me» 

«Non sei molto credibile visto la figura che hai fatto in ufficio qualche settimana fa, dicendo a tutti “é incinta”» visto che stavano riprendendo a punzecchiarsi, lei tirò fuori la sua figuraccia davanti al resto del team, gliela aveva sussurrata Foreman all’orecchio quel pomeriggio che era andata a prenderlo. 

«Me l’ha detto Foreman» anticipando le sue parole.

«Io domani lo uccido. Comunque Al, cosa decidiamo di fare? Torni a vivere qui e il tuo lavoro a Trenton?» se un momento prima erano tornati in modalità scherzo, ora il discorso tornò su un argomento che non avevano ancora affrontando e che invece avrebbero dovuto affrontare se volevano mettere in atto tutto ciò che si erano promessi, non potevano mica stare insieme  e crescere il loro bambino a distanza.

«Domani mattina ho un colloquio con la Cuddy, mi ha chiesto proprio lei di tornare per prendere in mano il reparto di Immunologia, il primario é andato in pensione e lei ha pensato a me, sarà un duro lavoro e so che avevo detto che non volevo tornare a Princeton, ma ora siamo una famiglia e l’idea di dirigere il reparto di immunologia é quello che ho sempre desiderato, quindi ho deciso di accettare.» Non gliela aveva ancora detto perché voleva aspettare il momento giusto per farlo, anche lei aveva una sorpresa per lui, ma a differenza di Chase, era riuscita a tenersela per sé fino al momento giusto. Lui la baciò con passione, gliela aveva fatta sotto il naso, ma era felicissimo che lei avesse deciso di trasferirsi di nuovo in città, ora sì che potevano dire di essere una vera famiglia.

Era felice per la sua promozione, se la meritava tutta, era la persona che più se la meritava, era sempre stata impeccabile e precisa nel suo lavoro e non poteva essere altrimenti. 

Si ritrovano ancora una volta a festeggiare le liete notizie tra le braccia l’uno dell’altra, ridendo e scherzando per tutto il resto della serata, mangiando davanti a un buon film, finché non si addormentarono felici per essersi finalmente ritrovati e aver messo un nuovo inizio alla loro vita insieme.  

 

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Capitolo 3
*** Parte 3 ***





Parte 3

 

Erano passati due mesi da quando Allison e Robert erano tornati insieme, lei aveva ripreso a lavorare al PPHT e si trovava benissimo a essere il capo di se stessa, era poi un lavoro stimolante, impegnativo ma decisamente consono per le sue corde, aveva parecchio tempo per le ricerche immunologiche, per pubblicare articoli, cosa che aveva fatto spesso in quei due mesi, informandosi sempre su nuove patologie. Amava la sua vita e amava Robert ogni giorno di più, come amava il piccolo esserino che portava in grembo, il quale cresceva ogni giorno di più e iniziava a scalciare e farla sentire male, aveva la nausea spesso, soprattutto la mattina, ma nonostante ciò era felice e lo si vedeva dagli occhi.

Proprio quel giorno avevano appuntamento con la ginecologa per scoprire il sesso, finalmente era giunto il tanto atteso momento, avrebbero scoperto il verdetto finale e chi avrebbe pagato la scommessa. 

Decisero di comune accordo di non andare dalla ginecologa dell’ospedale in cui lavoravano, ne avevano scelta una suggeritoli da un’amica di Allison. 

«Robert sono le 14.» fece il suo ingresso nell’ufficio dove lavorava suo marito per ricordargli che dovevano uscire per il loro appuntamento.

«Ah ma allora il tuo é diventato un vizio eh. Non é perché ora dirigi il reparto di immunologia ti puoi prendere tutte queste libertà» le lanciò una frecciatina House vedendola comparire per far sì che suo marito potesse uscire prima. 

«Mi serve per un consulto» ironizzò lei, aspettando che Robert fosse pronto per uscire.

«Cam poi facci sapere chi vince» esclamò Foreman, anche lui puntava sulla femminuccia come Cameron, mentre Tredici per il maschietto e Taub si era astenuto dal dire la sua a riguardo, sperando però che avesse ragione Allison.

«Ehi lo voglio sapere anch’io su cosa scommettete» piagnucolò House, sembrava veramente un bambino di due anni in quel momento, gli mancava solo la lecca lecca in bocca a completare il quadro, strano infatti che non ne avesse rubata una all’ingresso, come era suo solito fare.

«Abbiamo l’ecografia che ci dirà se é maschio o femmina» rispose Allison ridendo a quel suo modo di fare, tipico di lui quando veniva escluso da qualcosa.

«Oh, io punto su femmina.» disse guardando i due coniugi, per poi aggiungere: «Non perché mi interessi, ma solo perché mi preoccupo di quella povera creatura se dovesse venire con i capelli afflosciati di Chase. Meglio bella come la mamma.» 

«Ma se li ho tagliati i capelli» ribatté l’uomo, che puntualmente veniva preso di mira da House, sembrava divertirsi a punzecchiarlo più di quanto faceva con gli altri, in effetti era sempre stato il suo bersaglio preferito e questo non sarebbe mai cambiato.

«Bé ma se è maschio potrebbe amare i capelli flosci per tanto tempo e sarebbe un problema... insomma capelli a parte, verrebbe brutto quanto te, meglio evitare no? Lo dico per il piccolo, sarebbe preso in giro di continuo» 

«Veramente sei solo tu che mi prendi in giro» disse il ragazzo di rimando, guardandolo male.

House fece finta di piagnucolare di nuovo, stavolta per prendere in giro il suo collaboratore e fare la sua imitazione.

Fu Allison a riportare suo marito sul motivo per cui era andata da lui così presto. 

In realtà la visita era tra un’ora prima voleva passare in un negozio per bambini che aveva visto arrivando a lavoro e comprare qualcosa, anche se ancora non sapeva il sesso, voleva farlo perché si sentiva che avrebbe portato bene fare shopping prima della visita. 

Una volta in macchina lo disse a suo marito.

«Mi ricordavo infatti che la visita fosse alle 16:30» disse lui sorridendo, non gli dispiaceva affatto di essere uscito prima per passare il pomeriggio insieme a sua moglie e per fare shopping in un negozio per bambini. 

Si ritrovano nel negozio poco dopo, a girare per gli scaffali. Cameron raggiunge subito il lato dedicato alle femminucce, rimanendo piacevolmente incantata davanti a una tutina color crema con sopra disegnato un unicorno e tanti fiorellini disegnati nella parte dei piedini della piccola. Chase era andato nel lato maschile invece, trovando subito una tutina celeste, colore che gli piaceva tanto, stava per proporla ad Allison, quando vide i suoi occhi luminosi, raggianti e pieni d’amore, immaginando perfettamente i suoi pensieri: vedeva già la loro bambina con indosso quella tutina e sinceramente adesso nel vederla intenta in quelle sue fantasticherie, se la immaginava anche lui una piccola Allison, perché sarebbe stata uguale a sua mamma, con quella piccola tutina e si ritrovò anche lui a sorridere come uno scemo, uno scemo innamorato di sua moglie e della loro vita insieme. Si avvicinò a lei e la guardò ancora per un po’, prima di esclamare: «Amore, tanto vincerò io!» con lo sguardo furbo di chi ha sempre ragione e Allison riprendendosi dai suoi sogni ad occhi aperti era scoppiata a ridere. 

Alla fine decisero di prendere delle tutine con colori e disegni nutri in modo che sarebbero andate bene sia per una bambina e sia per un bambino. 

Ma Robert in un momento di distrazione di Allison, immersa a guardare altri vestitini, completamente rapita dalla maestosità di cose che c’erano e che avrebbe voluto comprare; si avvicinò alla commessa per chiedergli di fingere un problema al sistema delle carte di credito, sapendo che presto sua moglie si sarebbe stancata di stare in piedi ad aspettare che si risolvesse l’inconveniente e sarebbe andata in macchina ad aspettarlo. La commessa capendo le sue intenzioni, ovvero che volesse fare una sorpresa a sua moglie accettò ben volentieri, soprattutto avendo notato lo sguardo di quell’uomo nei riguardi della donna al suo fianco, desiderando anche lei un uomo così dolce, romantico, bello e innamorato. 

Come previsto il piano escogitato da Robert andò a buon fine, la commessa fingendo un problema al sistema, disse che dovevano solo aspettare circa dieci minuti affinché si risolvesse e Allison che era stanca dalla giornata lavorativa e dal suo stato di gravidanza, gli disse che lo avrebbe aspettato in macchina. Robert una volta uscita, si avvicinò alla tutina con l’unicorno e la diede alla commessa da mettere nel conto. Non sapeva ancora se sua moglie avesse avuto ragione a riguardo al sesso, ma si era sentito di prenderla e se lei avesse avuto ragione, avrebbe fatto in modo che la loro bambina indossasse proprio quella tutina al momento della nascita, facendo così una sorpresa alla sua meravigliosa moglie. Si ritrovò a pensare che era il minimo che potesse fare per lei. Lei che l’aveva perdonato, lei che ora l’amava forse più di prima, lei che gli stava facendo il regalo più bello del mondo: donargli la felicità di essere padre. 

Robert uscì dal negozio soddisfatto, prima di uscire aveva nascosto la tutina nello zainetto che aveva in spalla, ancora più soddisfatto che quel giorno avesse deciso di portare lo zaino invece che la borsa da lavoro.

Arrivarono dalla ginecologa, nonostante la tappa shopping, con anticipo ed entrarono anche prima dell’ora prevista per la visita. 

Sia Robert che Allison si ritrovarono ad essere nervosi, sapevano che qualunque fosse stato il sesso avrebbero amato loro figlio, ma soprattutto erano emozionati perché dopo quella visita avrebbero potuto decidere un nome, dargli una vera identità, invece di continuare a chiamarlo “bambino”, ciò gli avrebbe ancora di più identificati come genitori. Allison aveva il cuore che batteva forte e quello di Robert non era da meno, nonostante ciò prese la mano di sua moglie e la strinse nella sua con dolcezza, per farle capire che non era sola e che lui stava provando le stesse identiche sensazioni, le stesse identiche emozioni. Lei lo guardò negli occhi e sorrise, era bello averlo al suo fianco e sentirlo vicino, ancora più bello sarebbe stato se lei avesse vinto.

La ginecologa era già stata messa al corrente della loro scommessa da Robert stesso che appena entrato disse: “Mi dica che posso gongolare e portare mia moglie allo stadio e non che io debba andare a teatro” facendo scoppiare a ridere sia la dottoressa che sua moglie. 

«Mi dispiace deluderla signor Chase, ma dovrà portare sua moglie a teatro. Avrete una bambina e adesso pesa già la bellezza di due chili.» dichiarò poco dopo, avendo esaminato attentamente per dieci minuti abbondanti il monitor.

Gli occhi di Allison brillarono per la seconda volta in quella giornata e nemmeno stavolta sfuggì la cosa a Robert e lui anche se aveva perso la scommessa, era felice perché voleva dire che il suo acquisto di pochi minuti prima era stato azzeccato e che avrebbe visto nuovamente al momento del parto gli occhi di sua moglie illuminarsi come due stelle nella notte, stavolta perché lui era riuscito a sorprenderla. Non vedeva l’ora di quel momento, come non vedeva l’ora di stringere la loro piccola tra le sue braccia. Sarebbe stato geloso pazzo di lei, l’avrebbe protetta da qualsiasi uomo si sarebbe avvicinato, era pazzo geloso di Allison, figurati della sua bambina, non era ancora nata ma già si sentiva il classico papà geloso e iperprotettivo. 

Allison invece non smetteva di guardare il monitor e se il suo cuore poco prima batteva forte, adesso era quasi incontenibile, sembrava quasi che stesse per uscirle dal petto. Avrebbero avuto una bambina, tra tre mesi esatti sarebbe nata la loro bambina e lei già si immaginavano insieme al parco, si immaginava a giocare con lei, a pettinarle i capelli, a regalarle milioni di vestiti diversi, immaginava già i suoi occhioni azzurri tendenti al verde, proprio un mix perfetto dei loro, se la immaginava bionda come il suo papà e si ritrovò a sorridere raggiante come non mai nella sua vita. Si immaginava già Robert pazzo geloso di lei e a quel pensiero sorrise ancora più raggiante. Strinse ulteriormente la mano a suo marito e incrociò il suo sguardo, anche lui aveva gli occhi che brillavano e sprigionava gioia, vera e pura. Era tutto perfetto, sì, quello poteva essere davvero considerato il momento perfetto. 

 

Due giorni dopo aver ricevuto la notizia che era una bambina, si ritrovarono ad dover ridipingere la camera. 

Foreman intanto gongolava in ospedale perché aveva vinto una bel gruzzolo puntando sulla femmina e Cameron gli disse che essendo sua figlia che l’aveva fatto vincere, come minimo doveva offrigli una cena, anzi due cene, una per lei e una per la piccola Charlotte, era così che lei e Robert avevano deciso di chiamarla, come la nonna di quest’ultimo. Foreman aveva accettato, sapendo che la sua collega avesse ragione. 

Quel week end era tutto pronto per dipingere, Robert aveva portato dalla cantina la vernice bianca per togliere il colore precedente e altri diversi colori tendenti al rosa, come viola, lilla, rosa cipria, fucsia, in modo che avrebbero deciso sul momento di che colore verniciarla nuovamente.

 Allison si era offerta di aiutarlo dispiaciuta che lui dovesse fare tutto da solo, ma dopo solo un’ora di lavoro era già stanca e si era seduta sulla sedia che Robert previdente le aveva portato, sapendo già come sarebbe andata a finire: lui a lavorare e lei comodamente seduta a guardarlo dipingere. 

«È così che volevi aiutarmi tu?» le disse ridendo e guardandola scuotendo la testa e dicendo la sua. 

«Senti, voglio vedere te con due chili di bambina dentro alla pancia...» rispose di rimando.

«Certo accusa la nostra piccola Charlotte, in realtà ti diverte a guardarmi sgobbare come un mulo.»

«Accidenti, mi hai scoperta!!!» scoppiando a ridere di gusto. 

Robert rise a sua volta e poi tornò a concentrarsi sul suo lavoro, ne aveva ancora da fare. 

Perfezionista com’era però Allison contestava ogni cosa, facendo notare al marito i punti che non erano stati pitturati bene e puntualizzando su qualsiasi cosa lui dicesse. Robert finto spazientito, immerse il pennello nel secchio di vernice come a far finta di prendere colore per continuare a dipingere, ma poi schizzò sua moglie, facendole finire la vernice bianca sulla sua maglietta, in faccia e suoi capelli. L’espressione di Allison in quel momento era tra il divertito e il sorpreso, non si aspettava certo che suo marito fosse capace di farlo e Robert scoppiò a ridere di gusto nel vederla conciata in quel modo e con quella espressione sul volto, sapeva altrettanto bene che aveva appena scatenato sua moglie e che ora si sarebbe vendicata. 

Allison infatti prese l’altro pennello velocemente e schizzò a sua volta Robert, iniziando così una vera e propria guerra di colori. Loro erano completamente ricoperti di vernice, come lo era il pavimento e mezza parete della camera di Charlotte, per schizzarsi avevano usato tutti i tipi di colori a loro disposizione e ora sembrava una camera di un pittore futurista. Erano consapevoli di ciò, ma non si fermarono e continuarono a fare la guerra di colori, finché non fu Allison che distrutta, si fermò un attimo, trovando subito dopo le braccia di Robert ad avvolgerla, sigillando la tregua. I loro vestiti erano completamente ricoperti di colore e in quell’abbraccio le loro maglie diventarono ancora più sporche di quello che già non fossero, ma a loro poco importava e si unirono in un bacio mozzafiato. 

«Sai vero che adesso la lasciamo così...» disse Robert separandosi di poco da lei. 

«Ti dirò che così mi piace molto, avremo un aneddoto da raccontare a Charlotte, gli dirò che ha un papà molto spiritoso che si diverte a schizzare le persone» gli rispose Allison scoppiando a ridere. 

«E io che ha una mamma vendicativa» ridendo a sua volta.

Si scambiarono un bacio, da prima delicato e leggero, ma poi sempre più passionale e coinvolgente, al punto che Allison si ritrovò con le spalle al muro e Robert a giocare con i suoi capelli. Le mani di Allison si spostarono verso il bordo della maglietta di suo marito per sollevargliela, quelle di Robert lentamente scesero lungo la sua schiena provocandone i brividi a sua moglie, nonostante la stesse accarezzando ancora da sopra la maglietta, il suo tocco era comunque deciso ma estremamente delicato, quasi da provocarle il solletico.

«Questo non lo raccontiamo a Charlotte però eh» disse Robert ridendo, separandosi solo leggermente dalle labbra di sua moglie.

Allison scosse la testa e tornò a baciarlo con foga. Ben presto si ritrovarono stesi per terra, con ancora il colore fresco di vernice a bagnare il pavimento e per questo ancora più sporchi, ma non li importava, dopo quel piacevole momento magari ne avrebbero avuto un altro sotto la doccia insieme.

 

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Capitolo 4
*** Parte 4 ***






Parte 4

 

3 mesi dopo 

 

Finalmente era finito il termine e da lì a pochi giorni Allison avrebbe partorito la piccola Charlotte, aveva smesso di lavorare in ospedale già da una settimana, si occupava da casa solo delle ricerche, facendo videoconferenze su Skype con i suoi colleghi di dipartimento, dei quali la dottoressa Cameron si fidava ciecamente, per questo motivo era andata ben volentieri in maternità, ma anche perché non riusciva stare più di cinque minuti in piedi senza stancarsi, la piccola Charlotte cresceva e lo faceva anche bene, soprattutto nell’ultimo periodo scalciava parecchio, al punto da far avere alla sua mamma forti dolori.

Robert da padre e marito premuroso, nell’ultimo periodo preparava sempre lui la cena affinché sua moglie potesse riposare il più a lungo possibile, sapeva che ormai per lei fosse diventato difficile fare qualsiasi cosa, a lui poi piaceva cucinare e non era affatto un problema, alcune sera avevano anche mangiato la pizza davanti a qualche serie tv, concedendosi un romantico momento solo per loro, anche se puntualmente Allison finiva per addormentarsi sulle sue gambe o sulla sua spalla, al tocco delicato della mano di Robert che le accarezzava i capelli. 

Era martedì mattina e Allison era sveglia già da qualche ora, le sue ore di sonno erano già notevolmente calate, perché la bimba scalciava spesso anche durante la notte e riusciva a dormire veramente poco; quando improvvisamente si accorse che Charlotte stava per venire al mondo. Le contrazioni erano sempre più ravvicinate e sapeva anche che da lì a poco si sarebbero rotte le acque, sperava che accadesse quando era già in ospedale. Chiamò Robert con tutta la forza che aveva il gola e lui se pur ancora assonnato, si era precipitato in cucina, con una ciabatta sì e una no ai piedi, una l’aveva persa nel corridoio per la fretta di raggiungere sua moglie. 

«Credo che Charlotte abbia deciso di venire al mondo oggi» disse piegandosi ancora al dolore delle contrazioni.

Robert non se lo fece ripetere due volte, prese il cappotto di sua moglie, le infilò le scarpe velocemente, andò in camera e con la velocità della luce prese le prime due cose nell’armadio e si mise le scarpe anche lui, pronto per andare in ospedale. Non sapeva nemmeno bene cosa avesse indossato a dirla tutta, sapeva che avrebbe dovuto preparare il giorno prima qualcosa di pronto da indossare nel caso sarebbe successo all’improvviso, come effettivamente stava accadendo, ma ci stava pensando solo ora. Allison invece previdente ogni sera si preparava dei vestiti, infatti quella mattina era vestita in modo più decente di suo marito.

Superò con la macchina tutti i limiti di velocità, specie quando Allison gli disse che le acque si erano rotte e a loro mancavano ancora quindici minuti per arrivare. Non aveva mai guidato così velocemente in tutta la sua vita, soprattutto in uno stato di emozione tale, era nervoso per la paura di non arrivare in tempo in ospedale, ma allo stesso tempo era felice che la loro Charlotte stesse per venire al mondo. Allison anche provava un mix di sentimenti contrastanti, un po’ legati alla paura di partorire in macchina, non era il massimo, ma anche perché improvvisamente si rese conto che la sua principessa stesse per nascere e che presto l’avrebbe abbracciata e stretta a sé, era emozionata e felice al pensiero, ma anche spaventata, quello spavento tipico di ogni mamma, legato alla paura di non essere all’altezza. 

I pensieri di entrambi vennero allontanati quando parcheggiarono davanti all’ospedale, avevano deciso di partorire al PPHT, in modo che potessero usufruire del loro parcheggio riservato come dipendenti. Robert disse all’infermiera di prendere una sedia a rotelle per sua moglie e chiamò l’ostetrica che conosceva al cerca persone per farla venire subito. 

Le contrazioni erano sempre più ravvicinate e mancava davvero poco che Charlotte nascesse, per fortuna arrivarono in sala parto in tempo, giusto in tempo per far sì che Allison potesse iniziare a spingere per far uscire la piccola. Robert era al suo fianco che le teneva la mano, era emozionantissimo, ma cercava anche di infondere coraggio a sua moglie. Allison invece in quel preciso istante pensava solo al dolore, non riusciva a pensare ad altro e stringeva talmente forte la mano di suo marito, il quale più di una volta aveva fatto una smorfia di dolore. Il dolore sembrava non cessare mai, Allison si ritrovò a pensare che fosse il peggiore della sua vita e che non l’avrebbe voluto provare mai più, che probabilmente Charlotte sarebbe rimasta figlia unica, ma in realtà sapeva in cuor suo che non sarebbe mai stato così, lo pensava solo per la tensione del momento e lo stress accumulato in quelle settimane che stava venendo finalmente tutto fuori.

Un’ora dopo Allison era nel suo letto con accanto la sua bambina, la teneva in braccio e addosso aveva la tutina che Robert aveva comprato qualche settimana indietro. Aveva fatto in modo che l’infermiera prima che la portasse da sua moglie, le mettesse la tutina con gli unicorni.

Vedendo la tutina aveva alzato gli occhi verso Robert, non credeva a ciò che stava osservando, non ne aveva capito niente quel giorno e solo ora si rendeva conto che il disguido sul sistema era una scusa per comprare la tutina che lei aveva guardato con amore e fantasticando. Le aveva fatto una sorpresa bellissima ed era senza parole, l’unica cosa che riuscì a fare fu baciare suo marito. 

Robert si era incantato a guardarla mentre con stupore si girava verso di lui e poi aveva assaporato le sue labbra, sapendo che era riuscito a farla rimanere senza parole, ma il bacio che gli diede sua moglie per lui valse più di mille parole, era un bacio di amore vero, lo sentiva da come il loro cuori battevano all’unisono. 

Con la loro bambina in braccio rimasero un tempo infinito per entrambi, ad osservarla. Era così bella, profumata, delicata. Era tutto il loro mondo.

Allison la stringeva forte, ma allo stesso tempo cercando di non farle male, quasi fosse di porcellana e si incantò a guardare i suoi occhi: in un primo momento sembravamo verdi, come i suoi, ma guardandola meglio vedeva anche qualche punta di celeste, sapeva che non si poteva ancora definire bene il colore degli occhi di un neonato, ma lei si sentiva che sarebbero stati di entrambi i colori, sia verdi come i suoi, sia azzurri come quelli di Robert. Aveva tanti capelli per essere così piccola, ora capiva perché aveva avuto tanta nausea in gravidanza, specie nell’ultimo periodo, ed erano di un biondo intenso, sicuramente sarebbe stata bionda e sarebbe stata una bambina meravigliosa. La sua bambina meravigliosa, la sua Charlotte. Ora poteva dirlo, poteva stringerla, accarezzarla, guardarla, ora poteva dire di essere mamma, di essere la mamma di Charlotte Chase.

Robert anche rimase incantato a guardarla a lungo, rendendosi conto solo in quel preciso istante quanto fosse meraviglioso essere papà. Solo adesso che poteva toccarla, accarezzare la sua pelle delicata e morbida, guardarne i tratti, poteva dire di sentirsi veramente suo papà, sangue del suo sangue. Charlotte aveva il suo stesso sangue e il suo cognome, lui era il papà di quella meravigliosa principessa e avvertì nel cuore una sorta di amore, di protezione che non aveva mai provato prima, si ritrovò con gli occhi lucidi dalla felicità mentre guardava la sua bambina muovere le manine o chiudere gli occhi, anche quei piccoli gesti da parte sua per lui significavano tanto. 

«Amore, ma lo sai che giorno é oggi?» disse infine Allison, riprendendosi dai suoi sogni ad occhi aperti.

«Si, martedì, nostra figlia é nata nel nostro giorno. Tu amore mio sei meravigliosa, ma la nostra Charlotte lo è ancora di più.» guardò prima sua moglie negli occhi, ancora lucidi dall’emozione e poi tornò a guardare la sua principessa, totalmente e completamente rapito da lei, come se gli avesse fatto un incantesimo. Come ogni martedì stava dichiarando a sua moglie il suo amore, ma ora aveva Charlotte e dichiarò amore eterno anche a lei, alla sua bambina.

«Ah quindi adesso farai i complimenti solo a lei?» disse ancora Allison, facendo finta di offendersi.

Robert annuì, per poi scoppiare a ridere e aggiungere: «Ally mi dispiace, ma ormai Charlotte é l’unica donna della mia vita.» ma prima che sua moglie potesse replicare, la baciò con passione, stando attento a non fare male alla piccola in mezzo a loro. 

I colleghi andarono a trovare la neo mamma con la piccola Charlotte solo nel pomeriggio, immersi completamente dal lavoro e con grande stupore di Cameron, era andato anche House, si era mostrato come sempre poco entusiasta, ma comunque era andato e Allison fu felice di avere tutti intorno. 

Ancora più felice lo fu quando poté stringere la sua bambina, sentirla addormentarsi dopo aver preso il latte, mai come quel giorno fu felice di restare tutta la notte sveglia a guardare dormire la sua piccola Charlotte, con suo marito al suo fianco, anche lui completamente incantato sulla loro principessa.

 

 

 

 

Una settimana dopo, decisero di andare a fare una passeggiata al parco tutti e tre insieme, avevano progettato un picnic per passare una giornata in famiglia, lontano dal rumore della città e godersi un po’ di meritato relax, anche perché Charlotte impegnava parecchio i due neo genitori. Sia Robert che Allison si era quasi pentiti di essere rimasti svegli ad osservarla dormire la notte della sua nascita, perché avevano gettato l’unica e ultima possibilità di farsi un vero sonno, considerando che Charlotte puntualmente ogni sera si svegliava per mangiare o semplicemente perché non aveva più sonno; a turno si alzavano, ma puntualmente erano e rimanevano svegli entrambi, faticando sempre a riprendere sonno. Speravano quindi che una giornata all’aria aperta avrebbe stancato la piccola al punto da dormire una notte filata.

Robert arrivati al parco, si stese sul telo che avevano portato per il loro picnic e quasi si stava per addormentare dalla stanchezza, ma venne subito e prontamente richiamato da sua moglie.

«Ah é così che passi la giornata con noi? Ingrato.» punzecchiandolo e dandogli una spinta.

«Disse colei che ogni sera si addormenta sul divano mentre guardiamo la tv e facendomi parlare solo perché ti addormenti senza preavviso.» ribattendo a sua volta.

«Charlotte, amore, difendi la mamma» rivolgendosi alla piccola, in braccio a lei.

Robert la prese dalle braccia di sua moglie, per cullarla e stringerla lui.

«La principessa di papà é dalla mia parte» disse poi spostando lo sguardo da sua figlia a sua moglie.

Si scambiarono un bacio mozzafiato che venne però interrotto dallo squillo del telefono di Robert.

Guardò il display ed era House, l’uomo scocciato rispose, dalla voce traspariva che lo stava disturbando.

«Che c’é House cosa ti sei perso questa volta?» Disse Chase, sapeva che se non avrebbe risposto avrebbe chiamato insistentemente per tutto il giorno e non l’avrebbe sopportato.

«Passami tua moglie, devo parlare con lei» disse perentorio e Robert sbuffando mise il viva voce al suo cellulare, rivolgendosi a Allison con un “vuole parlare con te”.

House non avrebbe voluto chiamare la sua ex dipendente, ma era l’unica persona a cui poteva rivolgersi e poi aveva sentito di grandi cose fatta da lei in quei mesi al reparto di immunologia e ora aveva bisogno di un consulto in merito.

«Mi stai chiedendo aiuto?» disse la donna ridendo, come ero cambiate le cose, un uomo come House non avrebbe mai chiesto aiuto a lei e la cosa la lusingava parecchio, ma non perché era ancora interessata in qualche modo a lui, ma perché questo denotava ancora una volta che era riuscita a superare il maestro, che lei era diventata una persona nuova, indipendente e soprattutto brava almeno quanto lui, House poteva essere anche un dio della medicina, ma lei ci andava molto vicino e lo sapeva e il fatto che lui le stesse chiedendo aiuto, faceva bene al suo ego. Come erano cambiate le cose si ritrovò ancora a pensare.

«Ovvio Cameron, sennò non avrei chiamato il canguro di tuo marito per farti un saluto sai... poi mi devi aiutare, visto che sono a corto di un uomo nel mio team a causa tua, da quando avete Martedì Adams, Chase si è rammollito ancora di più.» Allison scoppiò a ridere al soprannome che House aveva dato alla sua bambina, si stupiva ancora adesso di come lui facesse a sapere sempre tutto, era ovunque in quell’ospedale anche se non lo si vedeva e lui sapeva che il martedì era il giorno suo e di Robert e aveva giocato con la cosa.

«Mercoledì si chiama la bambina della famiglia Adams, ma dimmi del paziente»

House le diede della pignola e poi iniziò ad elencarle i sintomi e la anamnesi del paziente.

«Morbo di Basedow» disse prontamente Cameron, ne aveva fatto da poco una ricerca ed era sicura della sua risposta.

«Colpisce prevalentemente le donne tra i 20 e i 40 anni» puntualizzò House.

«Prevalentemente, può colpire anche gli uomini e lui ha 30 anni ci può stare.»

«Lo so, avevo pensato alla stessa cosa, volevo una tua conferma, ho saputo che ne avevi fatto una ricerca qualche settimana fa. Vuoi tornare nel mio team e licenzio tuo marito?» sapendo benissimo che Chase potesse sentirlo. 

Allison disse di no prontamente, prima che Robert potesse dire la sua e House insistette: «Ti offro più soldi e un parcheggio riservato, anzi il mio.» 

«Dirigo il reparto di immunologia ho già più soldi e un parcheggio riservato.» rispose prontamente e scuotendo la testa.

«Allora ti porto a cena fuori come l’ultima volta» ricordandole che fosse stata proprio lei a voler andare a cena con lui. Ma le cose erano cambiate e parecchio adesso e lui lo sapeva, stava semplicemente punzecchiandola, si divertiva come al suo solito.

«Solo se possono venire Robert e Charlotte» ribatté ancora, non lasciandosi provocare da lui.

«Non é più divertente giocare con te, sei noiosa. Ciao Cameron.» chiudendole quasi il telefono in faccia, sicuramente senza darle ulteriore modo di ribattere, ma dal suo tono di voce Cameron capì che era lo stesso House di sempre, presuntuoso e pieno di sé, che si divertiva a prendere in giro gli altri, ma sapeva anche che ancora una volta l’allieva era riuscita a superare il maestro o quanto meno ad arrivare al suo livello.

Chiusa la telefonata tornò a concentrarsi su suo marito e la sua piccola principessa, spegnendo completamente il suo telefono e anche quello di Robert. Lui ne fu subito immensamente felice e la baciò con trasporto, mentre Charlotte sdraiata sul telo in mezzo a loro, faceva risolini e mugolii, sembrava felice quanto loro di quella giornata in famiglia e all’aria aperta.

Quando la piccola Charlotte, si addormentò dopo aver fatto la pappa, Allison e Robert si avvicinarono l’uno all’altra, a guardare la piccola dormire beata, era bellissima e loro non avrebbero mai smesso di guardarla incantati, non ne potevano fare a meno, nonostante si sforzassero di non farlo.

«Ma come fa a essere così bella?» disse Robert, prendendole la manina, anche nel sonno la piccola strinse quella del suo papà e il suo cuore sussultò per l’emozione, l’aveva già fatto ma ancora riusciva a sentirsi emozionato ogni volta.

«Merito della mamma ovviamente» rispose Allison ridendo.

«Poco ma sicuro, dovrò litigare con tutti i suoi futuri fidanzati» 

Allison scoppiò a ridere ancora più forte a quella sua affermazione è si immaginò Robert geloso della sua principessa, a minacciare tutti i ragazzi che solo osavano guardarla, figurarsi a sfiorarla con un dito, a dirla tutto poi lo vedeva proprio bene come padre protettivo e questo la fece avvicinare ancora di più a lui e stringergli la mano libera. 

Robert gliela portò la mano di Allison alle sue labbra e dopo averla baciata, sorrise dolce, aveva ragione sua moglie, se la loro bambina era così bella, senza dubbio era merito suo, le somigliava molto  e crescendo sarebbe stata ancora più bella, ne era certo e soprattutto sapeva che sarebbe stata intelligente come la sua mamma. Una donna meravigliosa proprio come lo era Allison.

«Possiamo sempre farne un altro, magari maschietto, così controlla la sorella da eventuali male intenzionati.» propose Robert così a brucia pelo, non gli sarebbe dispiaciuto un altro figlio dalla sua Allison, anche se sapeva bene che ora era presto, ma in futuro chissà che non potevano pensare di allargare ulteriormente la famiglia, a lui piacevano le famiglie numerose, gli erano sempre piaciute e da quando aveva Allison al suo fianco, quel pensiero non lo aveva lasciato stare, anzi si era fatto più insistente.

«Credo che Charlotte resterà figlia unica per un po’, a meno che tu non voglia essere il primo uomo a partorire un figlio» ironizzò lei, ma sinceramente non gli dispiaceva l’idea di un altro bambino, anche se sicuramente non sarebbe stata una cosa imminente, ora voleva solo occuparsi di Charlotte e darle una vita più soddisfacente possibile, ricca di amore. 

«Ti farò cambiare idea» disse Robert di rimando, intuendo i suoi pensieri, ma buttandola anche lui sullo scherzo, in fondo aveva veramente le sue armi per convincere sua moglie e sorrise tra sé e sé, immaginando che potesse farle il solletico che ovviamente soffriva o giocare nel modo in cui si ritrovavano sempre a fare nel letto, cosa che faceva sempre letteralmente impazzire Allison. 

Prima che lei potesse replicare qualcosa, intuendo a sua volta i pensieri di suo marito Robert, lui la baciò nuovamente. Un bacio lungo, passionale, pieno d’amore.

«Almeno amore mio, permettimi di sposarti ancora una volta» disse separandosi di poco da lei. 

Allison lo guardò sorpresa, non si aspettava una cosa del genere.

«Rinnoviamo le promesse Ally, siamo stati separati per troppo tempo e voglio sposarmi nuovamente con te.» disse ancora, vedendo che sua moglie era rimasta completamente senza parole, ma che i suoi occhi erano lucidi di emozione. 

«Si, lo voglio.» riuscì semplicemente a dire, non smettendo di guardare Robert negli occhi.

«Aspetta... non ho ancora finito: Allison Cameron Chase, mi vuoi fare l’onore di diventare nuovamente mia moglie?» mettendosi in ginocchio, non aveva un anello con sé, ma un bracciale per Charlotte, lui e Allison, anche perché sapeva che lei non avrebbe mai cambiato il vecchio anello di fidanzamento, ci era affezionata e difficilmente si sarebbe separata da esso, sua moglie era una persona che si affezionava alle cose e non riusciva a separarsene.

«Si, sarebbe un onore Robert Chase» rispose baciandolo e poi prendendo i braccialetti dalla scatola, né infilò uno al polso di Charlotte, uno a quello di Robert e poi fece segno a lui di metterle il suo.

Ora erano una famiglia e soprattutto Charlotte avrebbe potuto dire di essere stata presente al secondo matrimonio dei suoi genitori.

Erano felici e insieme, questo poteva loro bastare. Non desideravano altro dalla vita che fermare il tempo in quel preciso istante, in cui per un attimo tutto sembrava perfetto. 

Spazio autrice: Ciao a tutti, questa storia nasceva come una one shot, ma ritrovandomi a scrivere é diventata più lunga del previsto e ho deciso di dividerla in 4 parti, infatti questa é l’ultima. Spero che la storia vi sia piaciuta, come è piaciuto a me scriverla... Adoro Cameron e Chase e a giorni mi metterò a scrivere una nuova storia su di loro, con cui parteciperò a un concorso. Se vi andrà di leggermi, mi farà piacere. ;)
 

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