Fotogrammi

di cicciottina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** smalto ***
Capitolo 3: *** pentole e coperte ***
Capitolo 4: *** Di cavoli, api, fiori e cicogne ***
Capitolo 5: *** Quattro giorni, sedici ore e quarantasette minuti ***
Capitolo 6: *** Sharingan ***
Capitolo 7: *** Regali di compleanno e Mogli pericolose ***
Capitolo 8: *** Invasione ***
Capitolo 9: *** il Sensei ***



Capitolo 1
*** prologo ***


c
Prologo




Quella mattina di metà aprile mi alzai presto, prima del solito. In silenzio come solo un ninja può fare
scivolai fuori dal letto e mi infilai la divisa da jonin poi lasciai la mia casa senza salutare nessuno, l'hokage mi aveva convocato la sera prima per affidarmi una missione, e quella mattina avrei dovuto incontrarlo presto per prendere il rotolo da consegnare. Konoha il mattino subito dopo l'alba, era davvero bella: le strade ancora deserte e la luce rosata del mattino la rendeva quasi spettrale, ma a me piaceva davvero, potevo coglierne particolari che alla luce del giorno e con il caos della folla mi sarebbero sfuggiti sicuramente. Ad esempio due mattonelle rotte nel muro di cinta del giardino -qualcuno quella sera avrebbe dovuto darmi delle spiegazioni- che non avevo ancora notato.
Attraversai mezzo villaggio deviando poco prima del quartier generale della foglia per recarmi in un piccolo negozietto che apriva sempre prestissimo la mattina.
-'giorno signor Hasahi- mormorai entrando ancora stordito dall'alzataccia.
L'anziano fabbro sbucò con la testa dal retro del negozio sorridendomi con gli occhi serrati. Era buffo ma anche il migliore nel suo lavoro.
-oh come siete mattiniero signor Uchiha!!!- gongolò pulendosi le mani nel grembiule verde che portava attorno alla vita, io accennai una risposta brontolando ma non mi andava molto di parlare -come sempre- così deviai la conversazione verso il motivo per cui ero lì.
-è pronta?- chiesi ansioso alzando gli occhi sul negoziante.
-certamente!- esclamò sfilando un fodero di stoffa nero da una mensola sotto il banco, poi tutto entusiasta continuò a descrivermi il lavoro che aveva svolto: -ho migliorato l'affilatura e rimodellato l'impugnatura come mi aveva chiesto! ah che oggetto meraviglioso...- sospirò estasiato facendo scivolare l'involucro di protezione dalla mia katana. L'avevo portata a far ripulire e riaffilare la settimana prima, non ne avevo realmente bisogno quel lunedì mattina, ma non mi piaceva starne separato troppo a lungo.
-posso chiederle dove l'avete trovata?- mi chiese educatamente dopo avermi passato la spada oltre il banco. La portavo da lui spesso, ma non si era mai azzardato a chiedermi nulla nonostante lodasse ogni volta l'oggetto in questione. Mi presi qualche secondo per rispondergli: esaminai tutta la lunghezza del fodero, ora completamente ripulito, soffermandomi sugli intagli colorati di blu sul legno nero. Il punto che maggiormente mi interessava era una piccolissima incisione sotto l'impugnatura: "s.u." le mie iniziali incise a mano da un famoso artigiano del paese della nuvola. Non si era rovinata, anzi troneggiava splendente tra i ricami sottili.
-non so di preciso...è un regalo!- risposi infine sfilando la lama dal fodero con un gesto veloce ma calibrato, passai a pochi millimetri dal pizzetto brizzolato del signor Hasahi che tremò indietreggiando. Sorrisi notando lo splendido lavoro che aveva svolto anche quella volta, ormai avevo completa fiducia in lui, tanto da affidargli una delle cose per me più preziose, come ninja.
Era come nuova e mi complimentai con lui per il lavoro svolto e lasciai sul bancone un rotolo di banconote avvolto da un elastico. A giudicare dalla sua espressione stupita ero uno dei pochi ninja che non tardava nei pagamenti. Non mi era mai piaciuto avere debiti.
Silenzioso com'ero entrato lasciai il negozio masticando tra i denti un saluto per il signor Hasahi: -alla prossima..-
La luce fuori era appena più chiara e ciò mi ricordò che avevo un appuntamento al quartier generale, così fissai alla cintura il fodero della katana, e mi incamminai con le mani in tasca verso il palazzo dipinto di un rosso acceso quasi fastidioso proprio sotto la montagna degli hokage.
La mia arma preferita dondolava al ritmo del mio passo assonnato contro la mia anca attirando la mia attenzione sul manico lucido e sulle due lettere che bordavano l'elsa. Facendo un rapido calcolo scoprii che erano ormai sei anni che mi accompagnava in ogni missione, dal giorno in cui me l'aveva regalata.
In missione...per Konoha! Ripensai a tutte le missioni svolte e a quanto avevo fatto in dieci anni per quel villaggio che una volta rinnegavo: sospirando mi persi nel mare dei ricordi.
Dieci anni prima nemmeno esisteva più Konoha! Pain l'aveva distrutta combattendo contro Naruto che alla fine l'aveva lasciato andare -che pirla!- poi venne il turno di Madara, lo scontro con i jonin della foglia e la mia strage di consiglieri. Nel bel mezzo dello scontro, Kakashi mi raccontò ogni cosa su Madara e io capii che mi aveva ingannato per usarmi contro il mio villaggio: da lì il mio cambio di rotta. Per onore e orgoglio, non certo per lealtà o per proteggere il villaggio! Madara morì per mano mia e di Naruto, alleati come ai vecchi tempi. Fu davvero un gran bel combattimento!!
Contro la mia volontà dovetti rimanere a Konoha per farmi curare poichè Karin aveva finito il chakra, ma col senno di poi fu davvero una fortuna.
Dopo tre giorni d'incoscienza mi svegliai e accanto a me trovai l'ultima persona che mai avrei immaginato al mio capezzale: Shikamaru Nara.
Mi raccontò cos'era successo dopo lo scontro e l'elezione di Kakashi alla carica di Hokage, e io in silenzio ascoltai ogni cosa che mi ero perso negli anni di lontananza da casa, ascoltai come non avevo mai fatto interessato ad ogni dettaglio e ogni cambiamento nella vita della Foglia, e dei miei vecchi compagni. Il giorno dopo fu il turno di  Kakashi e con lui bastò uno sguardo e poche parole poi ogni nodo nella mia lingua si sciolse involontariamente; mi chiese di raccontagli tutto e io lo feci: da Orochimaru a Itachi, poi l'hebi e Madara con l'akatsuki. Tutto ogni dettaglio senza risparmiarmi; se davanti a Nara mi ero messo in ascolto attento come mai prima, con il mio vecchio sensei lasciai che le parole fluissero libere, senza pensare alle conseguenze ne al mio orgoglio. Il nuovo hokage mi propose di impegnarsi a riammettermi al villaggio cancellando la mia classificazione di nukenin per riportarmi allo stadio di genin di Konoha.
Non vidi ne Naruto ne Sakura per due settimane anche se molti miei ex compagni di accademia erano passati a salutarmi come se nulla fosse mai accaduto: ipocriti, non seppi mai se li aveva costretti Kakashi o qualcun'altro. Fu una mattina come le altre, nella mia solitudine in quella stanza anonima che presi forse davvero la mia decisione di rimanere al villaggio: silenziosa come una piuma Sakura entrò nella mia stanza dicendomi che Naruto voleva vedermi ma che lui non poteva spostarsi e avrei dovuto raggiungerlo io, poi uscì senza dirmi altro. Ci vollero due ore, ventisette minuti e quarantadue secondi prima di decidermi ad alzarmi, ma alla fine capitolai. Da Naruto, steso in un letto pieno di fasciature, scoprii che Sakura era diventata jonin ed era un medic-ninja -ne rimasi sinceramente stupito- e mi convinse che era tempo di tornare a casa e smetterla di fare cazzate in giro per il mondo.
Fu un periodo davvero difficile, Sakura non parlava ne a me ne a Naruto, la riabilitazione dei miei occhi provati dallo sharingan fu molto dolorosa e Konoha era completamente da ricostruire -non solo a livello architettonico- le mie imprese di vendetta avevano azzerato le gerarchie precedenti lasciando il villaggio senza redini nelle mani di Kakashi. Ma lentamente le cose ricominciarono a funzionare: Shikamaru prese la guida della ricostruzione del villaggio, seppur controvoglia, e in meno di sei mesi ognuno trovò la sua nuova sistemazione. Ma nulla cambiò la mia vita da ninja come l'esame di selezione da chunin: io e Naruto eravamo gli unici due diciottenni in un gruppo di adolescenti incapaci -l'umiliazione era la mia vera punizione per il tradimento- non sfoderai lo sharingan nemmeno una volta! Ma dopo aver ricevuto il mio nuovo coprifronte e la divisa, Kakashi ci fece chiamare insieme a Sakura, che ancora stentava a salutarci entrambi, anche se non capivamo il motivo delle sue ire. L'hokage quel giorno fece la cosa più inaspettata, idiota e azzeccata che potesse cambiare il corso delle nostre esistenze: rifondò il team 7 come nuovo team Haruno. Sakura, in quanto jonin, era il nostro nuovo capitano!
Incredibilmente, fu l'anno migliore della mia vita: ritrovai l'intesa combattiva con Naruto e lentamente ci riavvicinammo entrambi a Sakura. Lei ci odiava apertamente non perchè avevamo rischiato la vita contro Madara, ma perchè ci eravamo alleati come se non fossero passati tanti anni e tanti screzi, rendendo vane tutte le sue lacrime per il disperso team 7. Era davvero cambiata! Quando lo scoprimmo ci una lunga risata di Naruto e le cose migliorarono molto. Riuscì a tenerci testa per più di un anno con le sue dispotiche urla, ma ci divertimmo un sacco ritrovando i nostri antichi legami.
Dopo l'esame per diventare jonin le nostre strade si divisero, Kakashi mi propose di entrare nella nuova squadra anbu, ma io rifiutai: avevo trovato una nuova missione personale! I miei ormoni sopiti si risvegliarono tutti insieme la sera della festa per l'anniversario della nuova ricostruzione. Quella sera successe il finimondo; eravamo tutti più o meno ubriachi e Sai ne approfittò per insidiare senza pudore Sakura, ma stupendo tutto il villaggio -incluso me stesso- la difesi rifilando un pugno diretto sul naso di quel bastardo. Quella reazione colpì Sakura che si infilò sinuosa nel mio letto meno di una settimana dopo, per rimanerci poi per molti molti anni. Il ricordo di quel pugno che ruppe il naso di Sai in una delle vie più frequentate del villaggio mi chiuse lo stomaco, ero davvero fuori di me! Per anni diedi la colpa all'alcol davanti agli amici...balle inutili!
Le cose stavano finalmente cominciando ad andare bene ma ancora il destino non era soddisfatto delle nostre peripezie, pareva che io Sakura e Naruto non avessimo diritto ad una vita serena: dopo sei mesi dal pugno a Sai arrivò la guerra. Quella vera, non lo scontro privato tra me Naruto e Madara o la guerriglia dell'akatsuki; la guerra con la g maiuscola e nel senso più distruttivo del termine. Roccia e nuvola contro fuoco e sabbia. Eravamo attaccati dall'alto e dal basso e le cose non si stavano mettendo bene per l'esercito civile, così Kakashi mandò i ninja al fronte a combattere e il mio team partì una mattina uggiosa di novembre.
Stavo per salire le scale del quartier generale mentre ricordavo la guerra e le battaglie, i morti e i feriti al fronte e sovrappensiero risposi ai saluti  dei chunin a guardia dell'entrata con un cenno meccanico del capo. Non era più così strano sentirsi chiamare Sasuke-sensei, o signor Uchiha: negli anni il villaggio aveva dimenticato il mio tradimento, ma credo che il merito di ciò vada tutto a Sakura e Naruto. Erano loro a trascinarmi in giro per il villaggio per mostrare che ero diventato un jonin e che proteggevo valorosamente il mio paese per riabilitare il mio nome, loro a ripopolare la mia vita sociale e costringermi a uscire la sera a divertirmi con i miei coetanei. Passai davanti alle targhe commemorative dei ninja caduti durante la Quarta Guerra e il flusso dei miei ricordi riprese dove si era interrotto: il nuovo team al fronte. Dopo l'arrivo delle compagini ninja stavamo vincendo, grazie sopratutto all'apporto delle migliaia di copie create da Naruto che intrattenevano l'esercito civile nemico. Ma pochi secondi prima dell'ultimo assalto feci un altra delle malaugurate scelte che mi portarono a diventare il Sasuke-sensei che saliva obbediente le scale del quartier generale ad un orario indecente del mattino: eravamo pronti nei ranghi, Sakura tra me e Naruto in seconda fila, Kakashi e Gaara davanti a noi aspettavano il segnale di Shikamaru per il contrattacco. In quel momento le dita fredde e sottili della kunoichi accanto a me scivolarono nella mia mano accarezzandone lievi il palmo.
Mi ricorderò per sempre quello che mi disse in quel momento, quella noiosissima rompiscatole: "Sas'ke...vedi di tornare intero, perchè tra un po' saremo in due ad avere bisogno di te." Era incinta, ed era in guerra in prima linea pronta a combattere: quella cretina! La odiai disperatamente in quel momento perchè mi aveva dato qualcosa da proteggere, e così feci la mia scelta, le strinsi le dita nella mia mano e fissai la sua mano sinistra delicatamente poggiata sul suo ventre: per tutta la durata dello scontro non sciolsi mai lo sharingan, i sensi pronti a proteggere lei e la nuova "possibilità" che stava mettendo le radici nel suo ventre, per nostra fortuna intervenni solo una volta tagliando il braccio di netto a un ninja che stava per colpirla con un jutsu alle spalle -codardo- ma le bastò per rimanere sempre al mio fianco. Fino ad ora.
Bussai leggermente con le nocche sul legno rossastro della porta dell'ufficio di Naruto, l'anello al mio anulare non brillava più, consunto e opacizzato dal tempo e dalla nostra vita strana e travagliata.
-entra!- mi invitò la sua voce entusiasta fin dal primo mattino, come poteva essere tanto energico non me l'ero mai spiegato.
Quattro momenti, solo quattro istanti cambiarono davvero la mia vita, è possibile? lo scontro con Madara, diventare chunin della Foglia, il pugno sul naso di Sai, e una frase sola detta dalla persona giusta su un campo di battaglia polveroso e insanguinato. Possibile?
-ciao Sas'ke!- brontolò l'hokage ancora insonnolito: -questo è il rotolo che devi portare al kage dell'Erba, non dovresti trovare grossi impicci nel viaggio ma ho bisogno che ci vada tu perchè sei veloce e l'esame di selezione dei chuunin inizia tra due giorni e quei coglioni non mi hanno ancora risposto!- parla sempre dannatamente troppo, sapevo già tutto, non importava che mi ripetesse tutto per la terza volta.
-lo so!-afferrai il rotolo e lo infilai nella tasca del giubbotto verde, poi per non dargli troppa corda mi voltai pronto ad andarmene
-ohi teme!- la sua voce squillante e fastidiosa mi bloccò sulla porta: -torna per cena, altrimenti quella mi ammazza!- ghignò Naruto stravaccato sulla sua poltrona con una vecchia edizione della trilogia della pomiciata già in mano. Io mi limitai a fulminarlo con lo sguardo prima di dislocarmi con un jutsu veloce oltre le mura del villaggio. Quella missione dovevo finirla in fretta e tornare veramente per cena: non potevo mancare al compleanno di Seito altrimenti Sakura mi avrebbe lasciato sul divano per una settimana.








Spazio Autrice:
Allora...con calma! Si questo è il prologo,
pensieri in libertà di un uomo che ricorda i passi che lo hanno condotto al punto in cui si trova.
Questo prologo vuol essere più che altro una sorta di linea guida della raccolta:
ci saranno solo one-shot (una alla settimana) che ripercorreranno momenti di questa vita.
Non saranno tutte in ordine cronologico ne con gli stessi personaggi o lo stesso narratore,
ma il prologo vi servirà per seguire gli eventi.
E' molto probabile che entro la fine del week-end posti la prima shot
ma non contateci troppo!
Intanto mi piacerebbe sapere cosa ne pensate dell'inizio...



Volevo posso anche produrre qualcosa su richiesta: a patto che rispetti la la trama qui esposta.

Spero che vi piaccia la mia idea e che magari qualcuno recensisca un pochino...
Baci.


























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Capitolo 2
*** smalto ***


1c

Smalto



Lo conoscevo da una vita ormai, vent'anni anni per essere precisi, ma non riuscivo ad abituarmi alle sue cazzate, nemmeno dopo tanto tempo -e innumerevoli cazzate-, nonostante tutto gli volevo troppo bene, era questa la triste verità.
Era fine febbraio e come sempre stavo lavorando del mio ufficio, a timbrare inutili scartoffie in quel caldo pomeriggio invernale, quando improvvisamente sentii dei rumori fuori dalla mia porta. Passi pensanti a ritmo di una camminata veloce accompagnati dai un brontolio continuo e alcune imprecazioni da parte di Ebisu, il mio assistente. La porta si spalancò all'improvviso ma io non alzai nemmeno lo sguardo dai moduli, sapevo chi era appena entrato nel mio studio con tanta irruenza.
-mi scusi Hokage-sama, ma non sono riuscito a fermarlo!- si scusò prontamente Ebisu chinando il capo e rimanendo alle spalle del mio ospite irriverente.
-non fa niente...lasciaci soli Ebisu!- gli ordinai con tono gentile, e lui senza dir nulla uscì chiudendosi la porta alle spalle: -siediti- continuai rivolto all'altra persona che era entrata spavalda senza bussare. Non alzai il capo nemmeno un secondo, dovevo finire assolutamente quell'enorme pila di moduli entro sera se volevo tornare a casa dalla mia mogliettina.
L'uomo si accomodò pesantemente su una delle poltroncine rosse davanti alla mia scrivania, incrociò le braccia al petto come sempre e poi sbuffando accavallò anche  le gambe. Alzai lo sguardo un momento per vedere la sua espressione: gli occhi neri e profondi guardavano il soffitto pensierosi, quasi scocciati, come se i pensieri che lo affliggevano fossero irritanti per lui. Sasuke Uchiha era davvero un uomo complicato.
Era stata per me un fratello da sempre, anche se lui se n'era reso conto solo all'alba dei diciott'anni, il mio migliore amico e il mio compagno di squadra per anni; lo conoscevo come le mie tasche nonostante il suo carattere difficile e scontroso, e quindi sapevo anche cosa volesse da me prima che aprisse la bocca.
-dammi una missione!- ordinò senza muovere un muscolo del corpo, io continuai ad ascoltarlo senza mai smettere di timbrare moduli.
-lunga..- aggiunse dopo qualche secondo di silenzio aggrottando le sopracciglia in maniera eloquente, come sempre stava scappando dai sui problemi aspettando che si "calmassero da soli".
Imperterrito non alzai lo sguardo, non ne avevo bisogno: ogni due mesi quella scena si ripeteva nello stesso identico modo nel mio ufficio, Sasuke arrivava tutto incazzato con un diavolo per capello e poi usciva ancora più irritato ma con una soluzione ai suoi problemi. Stessa routine da quasi nove anni.
-e di livello A!- concluse posando lo sguardo intono a se, quell'ultimo particolare era strano, non nuovo ma strano, preludio di una litigata gravosa e difficile da risolvere. Voleva una missione complessa per doversi preoccupare solo di quella e non pensare alle persone che si era lasciato dietro.
Timbrai l'ultimo foglio della pila e lo accatastai sugli altri, poi presi il plico tra le mani e sistemai ordinatamente su un mobile accanto alla scrivania in mogano senza mai guardare Sasuke. Sapevo che quel mio atteggiamento lo innervosiva, ma finire il lavoro burocratico veniva prima delle sue crisi matrimoniali.
Tornai al mio posto davanti a lui e finalmente alzai gli occhi per incontrare i suoi neri e nervosi.
-che hai combinato?- gli chiesi sorreggendomi stancamente una tempia con il dorso della mano. Anche in quel caso conoscevo la risposta i suoi problemi erano sempre gli stessi: non sapeva relazionarsi con gli altri e finiva sempre per apparire stronzo e distaccato: non che non lo fosse realmente, ma non era capace di parlare con una persona senza offenderla con i suoi modi arroganti e inaciditi.
-si è messa lo smalto!- fu la sua risposta rapida e misteriosa, provai a tentennare un po' ma senza successo, sapevo cosa significasse quel gesto per Sakura.
-magari non è come pensi..- provai a ipotizzare: -...magari aveva solo voglia di cambiare un po'!?!- in fondo le donne sono creature misteriose
-non dire cazzate BAKA!!- inveì Sasuke ancora prima che terminassi la frase, aveva uno sguardo strano, normalmente era felice quando la vedeva con lo smalto, ma non in quel caso e la cosa mi incuriosiva parecchio così aggrottai le sopracciglia in cerca di spiegazioni.
-ho visto Sakura con lo smalto solo tre volte da quando la conosco!!!- esclamò sbattendo una mano sul bracciolo della poltrona: - e quanti figli abbiamo io e Sakura?- mi chiese allungando il collo verso di me, voleva davvero una risposta? 
-tre..- mi sentivo idiota a rispondergli, sapevamo benissimo entrambi che lui aveva tre figli maschi, tre piccoli Uchiha pestiferi.
Sasuke si fermò davanti alla mia risposta allibita e riprese il suo autocontrollo incrociando le mani sotto al mento con i gomiti ben piantati sui braccioli, soffiò fuori tutta l'aria dai polmoni e poi la riprese prima di parlare: -Sakura è incinta! e non me lo vuole dire...- decretò solenne
Quante volte avevo visto questa scena? con altri dialoghi, ma sempre la stessa!?! decine, forse centinaia di volte! Sasuke e Sakura erano sposati da quasi nove anni, con tre figli di otto, sette e quattro anni -Seito Hitochi e Keisuke-  e anche se non l'avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura li adorava, per lui avere tre maschi era stata una benedizione per ricreare i vecchi fasti del suo clan. Ma nonostante i figli e la vita coniugale quei due riuscivano a litigare di continuo per della cavolate e Sasuke ogni volta correva da me a farsi dare una missione urgente per star fuori di casa finchè lei non si fosse calmata. Li odiavo.
-tu sei pazzo!- mormorai sconsolato scrollando il capo, ma l'espressione torva del mio migliore amico mi convinse a provare di risolvere con lui il problema.
-quando si è data lo smalto?- chiesi alzando gli occhi al cielo, la risposta arrivò fulminea: -ieri sera- rispose senza bisogno di pensare, era addirittura preparato!?!
-e tu le hai chiesto spiegazioni?-  domandai sperando che la risposta fosse si, non poteva essere così coglione da allarmarsi solo per una manicure. Ma purtroppo lo stavo sopravvalutando e la sua risposta mi fece letteralmente uscire gli occhi dalle orbite: -no!- mormorò accigliato come se gli avessi chiesto un'idiozia.
-ma sei scemo?- esclamai gridando e insultandolo mentalmente molto di più: -tu pensi che tua moglie sia incinta e non voglia dirtelo solo per uno smalto e invece che andare da lei a chiederglielo, vieni qui a chiedere a me una missione impegnativa!?!- gli urlai in faccia senza troppi giri di parole e senza riprendere fiato, ma non potevo credere che fosse tanto stupido. -altroché teme! qui il baka sei tu Sas'ke!- brontolai infine riprendendo compostezza.
Sasuke mi guardò con astio, sapevo che aveva capito perfettamente di essere nel torto ma che per lui era più importante il fatto che lei non gliel'avesse detto.
-magari non lo sa ancora!- provai a ipotizzare giustificando Sakura, in fondo era tipico del suo carattere preoccuparsi sempre della salute di tutti tranne che della sua. Da quando poi aveva una famiglia andava in missione solo in casi eccezionali e lavorava ormai solo in ospedale.
-impossibile!- mi bloccò Sasuke prima che potessi esporgli la mia tesi: -è un medico! e poi le altre volte prima lo diceva a me e poi si dava lo smalto!- la sua insistenza sugli avverbi temporali mi fece capire qual'era secondo lui il problema: probabilmente si era convinto che lei volesse tenergli nascosta la gravidanza: che imbecille! La teoria di Sasuke non stava in piedi. Il segnale dello smalto era solo una stronzata, Sakura si metteva lo smalto solo per vezzo e per sentirsi bella nonostante la gravidanza, poteva benissimo aver deciso di dare un tocco di colore alle sue giornate. Ma Sasuke non aveva mai capito davvero cosa spingeva sua moglie a laccarsi le unghie, quindi in parte poteva essere giustificato: lui vedeva quella manicure come un segnale dato al mondo della sua condizione....non avevo più aggettivi per descrivere la sua mancanza di cervello...
-non dire stronzate!- lo sgridai, sembrava rincretinito ma in fondo ogni volta che si parlava di Sakura lui si rincretiniva: -e poi se anche fosse incinta, dov'è il problema? ne avete già tre, uno in più che ti cambia!?!- gli chiesi, in effetti non avevo colto a pieno se il nodo del problema fosse la gravidanza o la questione dello smalto. Sasuke trasalì, conoscendolo non aveva ancora pensato alla possibilità di un nuovo Uchiha, ma solo al fatto che lei gli aveva nascosto qualcosa.
-non sarebbe certo un problema! ma lei mi sta mentendo, questo è il punto!!- lo sapevo, sapevo benissimo che era abbastanza coglione da prendersela per una cosa cretina come quella, magari Sakura stava solo aspettando di essere sicura o il momento giusto per dirglielo. Tutte le mie teorie sull'ormai ex-teme erano confermate.
-sei proprio idiota allora!!?- gli domandai sinceramente stupito, quella donna gli faceva perdere la testa giorno dopo giorno: -senti, non fare il coglione, torna da tua moglie e smettila di rompere le palle a me...tanto una missione non te la do finchè non le parli!- esclamai imperioso, dovevo costringerlo ad affrontarla se volevo uscire da quelle questioni.
Sasuke rimase fermo qualche secondo, sembrava spaesato. Normalmente non gli davo ordini anche se comunque ero l'hokage, lo trattavo come un mio consigliere, come amico; ma quello era un caso a parte, solo un cretino come lui poteva aver bisogno di un ordine diretto per parlare alla sua donna!

Dopo quell'episodio Sasuke non si fece vedere in tutto il villaggio per due giorni, e nemmeno Sakura in ospedale. Avevo due tesi ugualmente plausibili per indovinare dove fossero finiti: la prima, quella che auspicavo maggiormente ma che mi convinceva meno, prevedeva che si fossero chiariti e chiusi insieme in camera da letto per due giorni dopo aver spedito la prole dalla madre di Sakura. In realtà, per come erano passati tranquillamente quei due giorni, quella era l'ipotesi più concreta, perchè se avessero litigato veramente -la mia seconda ipotesi- di sicuro avremmo sentito i boati del combattimento fino al quartier generale e mi sarei ritrovato tre piccoli orfani da sfamare nell'ufficio.
Ero già pronto a convocare due chunin sacrificali da spedire a casa Uchiha per controllare che fossero ancora vivi, quando un tonfo sordo e alcune proteste masticate a bassa voce mi risvegliarono dalle mie previsioni apocalittiche. Ero voltato con le spalle verso la porta a guardare il tramonto primaverile sulle colline attorno a Konoha, ma sapevo che dietro di me c'era Sasuke Uchiha, solo lui poteva entrare e sedersi così silenziosamente ignorando tutte le regole dell'etichetta e dell'educazione; perciò mi voltai flemmatico con tutta la calma.
-oh guarda un po' chi è risorto!?!- esclamai fingendomi sarcasticamente stupito mentre mi rigiravo una penna tra le dita.
Sasuke mi grugnì una risposta incomprensibile che somigliava stranamente a "baka.."
Si era accomodato sulla solita poltroncina, le gambe spalancate e la testa reclinata con un'espressione serena che mi preoccupava alquanto. Non era da lui essere così stravaccato e rilassato. Ma una lampadina mi si accese all'improvviso: prima ipotesi confermata!
-stavo per mandare qualcuno a cercarti brutto coglione, dov'eri finito?!!- chiesi con una punta di malizia nel tono della voce, la sua espressione era un libro aperto per me. Era stato con sua moglie per due giorni e si erano riappacificati nella maniera più antica del mondo, solo quello poteva averlo reso così rilassato.
-ho avuto da fare...- brontolò senza guardarmi, gli occhi chiusi e le mani incrociate sul diaframma
-...e hai risolto le tue turbe verso la manicure??- domandai sempre più malizioso rilassandomi definitivamente anch'io contro lo schienale.
-in parte...- rispose sospirando.
Sempre il solito: per sapere qualcosa da lui bisognava strappargli le parole dalla gola con le pinze. Sasuke non era cambiato poi molto in quegli anni a Konoha: era diventato un po' meno asociale e si faceva vedere addirittura in giro con la famiglia ogni tanto, ma il suo caratteraccio arrogante Sakura non era riuscita a smussarlo un granchè. Lei sosteneva convinta che nel privato di casa sua fosse molto più morbido, ma persino io stentavo a crederlo. Non me lo vedevo proprio Sas'ke a giocare coi suoi figli o coccolare Sakura in giardino...
-quanto sei rompicoglioni....allora me lo vuoi dire? è incinta o no??- mi stava facendo perdere la pazienza, insomma ero o  no il suo migliore amico, suo fratello, non poteva dirmelo senza fare troppo il sofisticato e smetterla di trattare tutti dall'alto in basso. E poi in fondo, dopo avermi rotto l'anima per una vita con i suoi drammi esistenziali, aveva il dovere di aggiornarmi sulla situazione.
-fino a due giorni fa no...- un ghigno malizioso si aprì sul suo volto a conferma della mia teoria del sesso-riappacificatore. Sasuke era sempre Sasuke, e lei era davvero l'unica donna della sua vita: l'unica che avesse mai guardato, l'unica che avesse mai voluto, l'unica capace di amarlo: -...ma la prossima settimana ripeterà le analisi!- concluse altezzoso come per vantarsi delle sue doti di inseminatore folle: che coglione!
-povera Sakura: oltre a dover sopportare il tuo carattere di merda e le tue turbe esistenziali, deve anche sorbirsi le tue molestie...povera Sakura-chan- esclamai fingendomi esasperato, anche perchè in fondo conoscevo il legame di profondo amore che avevano costruito insieme.
Sasuke però mi stupì, non si incazzò come mi aspettavo, anzi rise in un certo senso -anche se la sua risata somigliava più a un latrato inquietante.
-come si vede che non la conosci....- biascicò alludendo probabilmente a cose che non mi era dato sapere, poi con ancora il suo ghigno divertito stampato in faccia si alzò diretto verso la porta per uscire. Le mani ben ficcate nelle tasche, la katana penzolante sul fianco sinistro e il ventaglio degli Uchiha sul retro del giubbotto. Ah Sasuke era sempre il solito, veniva da me per raccontarmi tutto ma dovevo sempre essere io a strappargli le parole di bocca...coglione!
-ehi teme! aspetta...- lo bloccai quando aveva già la mano sulla maniglia della porta: -perchè non fate una femmina stavolta!?! così magari un giorno potrebbe sposare Minato e unirsi al grande clan degli Uzumaki....- sapevo che l'avrei fatto incazzare a morte, ma quello era il mio scopo.
Sasuke mi fulminò con lo sguardo e il suo sharingan scattò mosso dall'ira, provocandomi una pericolosissima risarola, ma il mio caro Uchiha non amava essere preso in giro, ne che il nome del suo clan fosse infangato; infatti la sua reazione non tardò ad arrivare, afferrò un vaso pieno di fiori che tenevo al lato della porta, lo svuotò con un gesto fluido e veloce e me lo scagliò contro in un impeto di violenza sbraitando cupo: -FOTTITI BAKA!!-








Spazio Autrice:
Allora che ne dite della prima shot???
spero che vi abbia fatto ridere almeno un po'... ehm almeno uno scopo era questo.
Volevo anche mostrare un Sas'ke un po' vacillante davanti ai problemi coniugali...
che scappa come ha sempre fatto!!!
E un'amicizia che negli anni è rimasta tale mutando i suoi meccanismi
Ho alzato il rating per la innumerevoli parolacce....
ma scrivere dal punto di vista di Naruto necessitava un certo tipo di linguaggio!!
Normalmente non sono così scurrile,
però pensando poi ad una discussione tra maschi mi è venuto naturale metterle...
in fondo di solito gli uomini hanno bisogni di insultarsi a vicenda per dimostrarsi affetto!!!!
Detto questo, ringrazio infinitamente
Liam_Jango, fede8701 e Iander_94 per le rece
e quelli che mi hanno aggiunta ai preferiti!!
mille grazie anche a tutti coloro che hanno semplicemente letto
baci.















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Capitolo 3
*** pentole e coperte ***


2c

Pentole e Coperte




Seduta a terra con il sedere mezzo addormentato e ghiacciato stavo per addormentarmi, quando una piccola e innocente goccia di pioggia cadde sulla mia gamba nuda, poco sopra il ginocchio. Rabbrividii  ad un primo contatto, poi assottigliando le palpebre seguii il suo percorso sulla mia pelle. Velocemente corse lungo la coscia rallentando e provocandomi un buffo solletico quando raggiunse l'interno del ginocchio per poi cadere silenziosa in una pozza d'acqua sul pavimento proprio accanto a me. Il riverbero dei cerchi mi ipnotizzò per qualche istante, dopo essermi ripresa alzai gli occhi al soffitto per vedere la falla in cui la goccia dispettosa si era infilata: il buco c'era e anche abbastanza grosso proprio sopra la mia testa!
Odiavo la pioggia, il freddo e l'umido di quello stupido paese merdoso; non era umanamente possibile sopportare un mese di pioggia incessante imbucati in una stamberga diroccata tutta ammuffita. Quel vecchio granaio non era esattamente un luogo caldo e asciutto dove rifugiarsi da quella stupidissima pioggia, ma era comodo, riparato da sguardi indiscreti e utile alla missione.
Missione di merda...Hokage di merda...Paese di Merda!!!
-Sakura-chan smettila di agitarti! guarda abbiamo ancora una confezione di ramen istantaneo...- chi poteva aver detto una cazzata simile? Solo lui, il più sciroccato tra gli shinobi. L'unico essere vivente in grado di peggiorare ulteriormente il mio (già pessimo) umore.
-non.osare.aprire.quella.confezione!- lo minacciai a voce bassa scandendo tutte le parole, il mio tono evidentemente lo spaventò parecchio perché si bloccò con la linguetta tra le dita e gli occhi sbarrati, così rincarai la dose per traumatizzarlo definitivamente: -..o ti ammazzo!- urlai alzando il tono della voce mandando in fumo la nostra copertura.
Da tre lunghe settimane stavamo chiusi in quelle quattro mura umide e abbandonate, al freddo e senza poter accendere un fuoco per non rivelare la nostra posizione. Tre settimane senza lavarmi i capelli come si deve. Tre settimane di ramen istantaneo con Naruto e Sasuke. In quel momento: esplosi.
-BASTA!! non ne posso più di questo posto...voglio andarmene, al diavolo la missione e Kakashi-sama...- i miei urli rimbombarono nel silenzioso scrosciare della pioggia: -deve andare a farsi fottere quel maledetto che ci ha spedito qui! Ho bisogni di lavarmi, di mangiare decentemente e di dormire in un letto! e di calore...diamine!!- attirai persino l'attenzione di Sasuke che se ne stava da solo a qualche metro da Naruto, accovacciato a terra con la schiena contro una colonna.
-S...Sa...Sakura-chan!?! calmati dai...domani l'altro attaccheremo, ci riprenderemo l'ostaggio e torneremo a casa..- Naruto era sempre troppo ottimista e non capiva i miei nervosismi, finendo sempre per incentivarli. Io annaspavo e avevo il fiato corto per lo sfogo gridato a due interlocutori inutili, ma lui mi guardava sorridendo a trentadue denti con la solita luce ridente negli occhi azzurri (colore che negli ultimi tempi mi mancava molto). Era irrecuperabile...
Incrociai le braccia al petto, ero davvero stizzita: -ho fame..- mugugnai imbronciata verso Naruto e Sasuke.
-vi rendete conto che sono dimagrita cinque chili, fatico a tenere su la gonna...potrebbe cadermi a terra mentre cammino di questo passo!!!?- sospirai mostrando loro lo spazio vuoto tra il mio ventre e il bordo superiore della gonna. Nessuno rispose.
Naruto arrossì subito, come sempre quel deficiente non aveva colto il senso del gesto attirato dai miei addominali scoperti; sconsolata cercai appoggio negli occhi di Sasuke, in fondo lui era sempre il re delle lamentele, ma anche lui guardava di sottecchi ciò che il bordo della gonna nascondeva. Deficiente come l'altro. Spazientita ricoprii di scatto il ventre, non riuscivo credere che quei due potessero essere così infantili davanti ad un ombelico scoperto: -vado a controllare fuori...- brontolai masticando le parole a voce troppo bassa perché potessero sentirmi. I miei urli potevano davvero aver attirato qualcuno, quindi mi costrinsi a mettere un piede davanti all'altro fino alla porta (l'arco della porta in realtà...la porta non esisteva!) e poi volevo stare lontana almeno un po' da quei due.
Riuscivano a farmi incazzare anche stando zitti.
Li lasciai soli, liberi di sparlarmi alle spalle e lamentarsi di me quanto volevano, ma appena raggiunsi l'esterno mi pentii della mia decisione: chiaramente stava piovendo, una cascata di gocce piccole, fitte a fastidiose si infranse sui miei capelli dando loro un aspetto ancora più orrido. Santa pazienza.
Passai quasi due ore a maledire il mondo: l'hokage, il villaggio, il mestiere di ninja, il coprifronte, mia madre e la mia famiglia, il mio team (specialmente Naruto), Ino e Shikamaru (perché la missione in origine era loro, ma lei aveva avuto la brillante idea di mandare noi...), la pioggia e in generale tutte le manifestazioni atmosferiche, i rapitori e il loro ostaggio ma sopratutto me stessa per aver acconsentito alla malsana idea di un team Haruno. Controllai sei volte ogni lato della costruzione prima di decidere che la mia rabbia era stata sufficientemente sedata e che avrei potuto affrontare quei due scansafatiche senza strozzarli, la pioggia si era anche fatta più intensa convincendomi infine a rientrare. Ignara di quello che avrei trovato, tornai all'angolo che avevamo occupato come campo-base dell'ex team 7.
Un odorino delizioso cominciò a solleticarmi le narici mentre ancora ero lontana, quando li raggiunsi non potevo credere ai miei occhi: Sasuke, il tenebroso e scorbutico Sasuke, era chino su un piccolo fornellino in un angolo un poco più asciutto e rimescolava lentamente il contenuto fumante di un vecchio pentolino arrugginito, mentre Naruto alle sue spalle lo controllava incuriosito e famelico con un cucchiaio in mano.
Mi bloccai a contemplare la scena: il sacco a pelo di Naruto aperto e steso a terra come per un pic nic, un piatto con sei onigiri di pollo e una piccola bottiglia di koikuchi (per Sasuke) e le nostre gavette impilate sul bordo accanto ai piedi di Naruto.
-ohi Sakura-chan si tornata finalmente! credevo che te ne fossi andata veramente, non ti decidevi a rientrare!?!- si erano accorti del mio rientro, il mio migliore amico sorrideva sornione; era sempre buffo e sorridente, non riuscivo a ricordare un giorno in cui non mi avesse fatto almeno un sorriso quel baka, lui e la sua pazza allegria...mi fece segno di sedermi e allibita obbedii. Sciolsi l'allacciatura al mantello pesante che indossavo e lo appesi ad un chiodo arrugginito su una colonna perché si asciugasse, mi strizzai i capelli facendo scivolare a terra qualche goccia d'acqua, poi li raggiunsi chinandomi sulla coperta accanto a Naruto.
Il contenuto della pentola aveva un odorino buonissimo, provai a sporgermi in avanti per scoprire cosa fosse ma prima di vedere la nostra cena incontrai lo sguardo cupo di Sasuke. Per un paio di secondi ci guardammo negli occhi in silenzio, mi metteva i brividi il suo sguardo, così intenso da attraversarmi le viscere da parte a parte e allo stesso tempo vuoto e freddo: mi imbarazzava. Così, prima che Naruto potesse cominciare una serie di battutine sgradevoli, deviai la mia attenzione sul fornellino.
-dove avete preso questa roba?- chiesi mentre uno strano sospetto si faceva largo nella mia mente. Sasuke si concentrò sul rimescolamento della pentola evitando il mio sguardo, l'altro invece cominciò a ridere grattandosi la nuca: lo conoscevo troppo bene, sapeva che non poteva sperare di mentire a me.
-ehm..siamo andati al villaggio e...diciamo che...l'abbiamo presa in prestito!- che bugiardo penoso, avevano sicuramente rubato a qualche casalinga distratta pentole fornello e vasellame, ninja infami. Gliel'avrei fatta restituire a forza il giorno dopo.
-fingerò di crederti...- brontolai severa a Naruto, non potevo più sgridarlo come un bambino, insomma aveva ormai diciannove anni ma riusciva a farmi perdere la pazienza come nessun'altro. Così provai a scorgere il contenuto del pentolino, di nuovo senza successo, Sasuke lo teneva in mano lontano da me e con un cenno della testa indicò al suo compagno le ciotole sul sacco a pelo. Prontamente quello afferrò le ciotole e insieme divisero in parti uguali la strana poltiglia gialla che avevano preparato. Rapidamente la mia mente analizzò quali potevano essere gli ingredienti di quel veleno mal assortito, considerando la stagione e il clima, ma pian piano una domanda più importante si fece spazio nella mia mente: chi aveva cucinato?
Normalmente in missione andavamo in qualche locanda a buon mercato o usavamo la lunga esperienza di Naruto sulle qualità del ramen istantaneo per rifornirci prima di partire. Non avevamo molte chances comunque, sia io che Naruto eravamo negati in cucina e nessuno dei due si era mai azzardato a chiedere a Sasuke di cucinare, quindi ci arrangiavamo a seconda della missione.
Lo fissai un momento mentre colava il contenuto della pentola nell'ultima ciotola e leccava pensieroso i residui sul cucchiaio: possibile che il cuoco fosse lui? Non feci nemmeno in tempo a formulare la domanda, Naruto finalmente blaterò qualcosa di interessante e mi ritrovai ad ascoltare i suoi sproloqui su come avessero silenziosamente "preso in prestito" il materiale per la nostra cena: -....si, insomma, alla fine Sas'ke ha pensato alla cena, io al fuoco e tutto il resto!!- stavo per intervenire: Sasuke che fa la spesa era davvero una scena memorabile, ma decisi per precauzione di tacere.
-cioè tecnicamente anche il fuoco l'ha acceso lui..ma non è mica colpa mia! è lui quello che spara palle di fuoco a tutto spiano!! però anche trovare il fornellino non è stato facile. All'inizio pensavamo a della legna, ma qui è tutto troppo umido perché prenda fuoco, così abbiamo optato a un fornellino, mancavano i fiammiferi certo ma avere il teme è un bel risparmio no? e poi ti ho preso un cuscino e un asciugamano puliti...li ho trovati stesi in un terrazzo, sono umidi mi dispiace Sakura-chan! forse dovremmo asciug...- Naruto parlava a ruota libera praticamente da solo, io ero troppo concentrata sulle mie ipotesi su Sasuke per ascoltarlo. Poi una mano entrò nel mio campo visivo con una piccola ciotola piena di un donburi un po' pallido, spostai lo sguardo sull'avambraccio pallido che la sorreggeva risalendolo fino alla manica blu arrotolata sul gomito, Sasuke poggiò il piccolo contenitore sulla coperta davanti a me con indifferenza, per poi allungarsi verso la bottiglietta scura posata tra me e Naruto.
Lentamente anch'io presi a mangiare la mia razione come loro, prima titubante, poi sempre più avida, non solo aveva un odore invitante, era anche delizioso.
-ohi teme sei un gran cuoco!- sbraitò il biondo al mio fianco con la bocca piena. Non pensai nemmeno, mi voltai stupefatta verso Sasuke.
Incontrai lo sguardo indifferente di Sasuke, e lui il mio piacevolmente stupito e come prima un brivido mi percorse. Ma stavolta era quello sbagliato, non era paura o imbarazzo, dopo tanti anni quegli occhi scuri mi fecero arrossire di nuovo e una scossa fredda mi percorse dal collo fin allo stomaco. I nostri occhi attanagliati gli uni negli altri non si decidevano a interrompere il contatto, il suo sguardo mutò millimetricamente, gli angoli degli occhi si alzarono al socchiudersi morbido delle palpebre, piccolissimi cambiamenti che solo un'esperta come me poteva notare, un espressione compiaciuta che non gli vedevo da molto anni. In quei mesi di convivenza forzata nel team avevo imparato a conoscere di nuovo Sasuke, il nuovo Sasuke. Era diventato un uomo davvero bello ma il suo caratteraccio era rimasto tale e quale: cupo e silenzioso, altezzoso e snobbista solo con me e Naruto ( che trattamento privilegiato...)
-ehi Sas'ke hai freddo? hai la pelle d'oca!?!- inopportuno come sempre Naruto interruppe quel momento di palpabile imbarazzo, anche Sasuke l'aveva percepito, ne ero certa ora. La risposta non arrivò nemmeno, Sasuke si limitò a sbuffare concentrato sulla sua razione di cibo.
-è molto buono!- commentai educatamente per deviare l'attenzione su altro. Non mi guardò nemmeno, continuò a mangiare indifferente ai miei commenti. Passarono alcuni minuti di completo silenzio eravamo tutti concentrati ad abbuffarci il più possibile, i nostri stomaci reclamavano cibo decente da troppo tempo per concentrarci sulla conversazione.
La cucina dell'Uchiha mi stupì più del fatto in se che avesse cucinato. Era bravo, certo gli ingredienti non erano un granchè e nemmeno il pentolino arrugginito però il donburi gli era riuscito davvero bene anche se un po' troppo speziato per i miei gusti. A Sasuke piaceva il koikuchi e lo metteva sempre dappertutto a ristorante, ma nel donburi non ci stava troppo male. Mentre in silenzio afferravo un'onigiri dal tavolo incrociai lo sguardo famelico di Naruto puntato sul fondo della pentola: quel ragazzo era un pozzo senza fondo! Così con un cenno gli concessi di raschiare i bordi della pentola per mangiarne i residui e lui si lanciò all'attacco senza indugio. Scollai le spalle rivolta a Sasuke che si limitò a guardare storto Naruto.
Improvvisamente un'altra domanda si fece spazio nella mia mente: dove aveva imparato Sasuke a cucinare? Con Orochimaru magari o mentre seguiva Madara con l'hebi? Mi resi conto che non lo avevo mai immaginato sotto questo punto di vista: lui aveva sempre vissuto da solo fin dall'infanzia, era abituato ad arrangiarsi da se per tutto. Ripensai a tutti i mesi trascorsi insieme nel team, in effetti lui non mi aveva mai chiesto di lavargli qualcosa quando stavamo lontani dal villaggio molto tempo, al contrario di Naruto che mi rifilava sempre anche le sue magliette sporche quando facevo il bucato.
Andavamo in missione da mesi e non avevo mai notato queste cose: quando avevamo tredici anni non mi ero mai soffermata su questi particolari, troppo impegnata a venerarlo, ora che la mia cotta era cresciuta e cambiata con me riuscivo a mettere a fuoco un Sasuke più adulto (bello) e umano.
Provai a stuzzicarlo un po' interrompendo il silenzio, volevo vedere la sua reazione davanti alle mie prese in giro e cancellare in lui l'immagine della ragazzina che arrossisce davanti a uno sguardo intenso: -non sapevamo delle tue doti culinarie...quando hai imparato?- domandai educata ma sottile dopo aver masticato bene il boccone. Sasuke mi guardò un istante prima di rispondere, come per cogliere le mie intenzioni nell'espressione.
-quando vivi da solo da quando hai dieci anni impari ad arrangiarti.- fu la sua laconica risposta. Freddo schivo e irritabile come sempre, Sasuke non si smentiva mai. Alzai gli occhi al cielo e decisi di non lasciarmi intimidire dalle sue rispostacce.
-bhè se sai arrangiarti in tutto e poi cucini così bene..saresti un uomo da sposare Sas'ke!!- sorrisi sorniona tra me mentre pronunciavo quella frase, ultimamente provocarli era diventato uno dei miei passatempi preferiti. Ma forse quella volta avevo calcato troppo la mano con la malizia, infatti si bloccarono entrambi in silenzio. L'unico rumore in quel vecchio granaio era quello delle mie bacchette che raschiavano il fondo della ciotola.
Poi la risata sguaiata di Naruto risolse tutto.
-AHAHAHA....il teme, un uomo di casa da sposare!?!?! AHAHAH..non ci credo che sa fare il bucato o stirarsi la divisa!! che scena....- Naruto urlava sdraiato sulla schiena con le mani strette sugli addominali tesi dalle risa.
La nostra cena si trasformò in una rissa: Naruto tentava di sfuggire all'ira furibonda si Sasuke mentre io cercavo di mettermi in mezzo per evitare che si ammazzassero e contemporaneamente di salvare gli onigiri rimasti sul tavolo.

Due ore dopo gli onigiri erano finiti tutti sul pavimento e un chidori mi aveva colpito casualmente una coscia. Odiavo quei due imbecilli attaccabrighe che ora dormivano tutti tranquilli accanto a me.
Fissai un momento Naruto, russava come una capra ma la sua espressione era serena e rilassata, sdraiato alla mia sinistra e nonostante il freddo con la maglietta senza maniche. Il fornellino spento riverso a terra, la pentola ancora sporca e un bel livido sotto il suo zigomo destro. Dopo tutti quegli anni non avevano ancora perso l'abitudine ad azzuffarsi per qualsiasi cosa quei due. Era frustrante la loro necessità di accapigliarsi continuamente.
Il mio sguardo scivolò intorno a noi, gli zaini abbandonati contro al muro e i vestiti di Naruto arrotolati in un angolo, le fasciature per le braccia di Sasuke ripiegate in ordine vicino al suo zaino e la katana appoggiata al suo zaino. Due cloni del biondo stavano fuori a fare da guardia, ma lui riusciva a dormire ormai abituato a tenere alto il livello di chakra mentre io faticavo a prendere sonno.
Ci eravamo abituati a dormire tutti e tre insieme, io al centro tra loro due. Un po' per tenerli lontani in modo che non si azzuffassero anche nel sonno, un po' perché mi tenevano al caldo, mi ero abituata a sentirmi protetta tra loro due: Naruto alla mia sinistra dormiva sempre a pancia insù mentre Sasuke alla mia destra dormiva sul fianco rivolto con la schiena verso di me.
Era freddo quella notte e nonostante le coperte e il cuscino che mi avevano procurato tremavo e non riuscivo ad addormentarmi. Mi rigirai più volte, provando ad avvicinarmi a Naruto per trovare un po' di calore, ma quello mi respinse nel sonno con un calcio sugli stinchi. All'improvviso la sua voce interruppe il silenzio con un mormorio basso e irritato. Probabilmente l'avevo svegliato.
-vuoi stare ferma!- Sasuke mi spaventò quasi con la sua voce cupa e cavernosa impastata dal sonno.
-è freddo, non riesco a dormire..- brontolai io continuando a dargli le spalle.
Sentii un rumore dietro di me, una coperta spostata, poi un nuovo peso sul mio corpo e un calore immediato mi avvolse. La coperta blu si Sasuke era piombata sulle mie spalle dolcemente senza che lui dicesse una parola, ancora piena intrisa del calore del suo corpo.
Mi voltai verso di lui e lo trovai stranamente sdraiato sul fianco sinistro verso di me. Raramente dormiva da quel lato da quando durante una missione l'avevano colpito con un kunai, diceva che ancora gli faceva male starci sdraiato sopra. Aveva gli occhi socchiusi e qualche ciocca di capelli gli ricadeva sul viso. Era obiettivamente diventato un bellissimo ragazzo ormai uomo, tutte al villaggio lo adoravano, lo chiamavano "Uchiha 10elode"..chissà che invidia se avessero saputo che io dormivo più spesso con lui che a casa mia. Peccato che ci fosse anche Naruto con noi...
Da che era tornato (quasi un anno ormai) i miei sentimenti verso di lui erano mutati virando verso un pacato rapporto da compagni di squadra. Solo Ino e mio malgrado Naruto conoscevano la verità: non l'avevo mai dimenticato davvero, avevo solo relegato i miei sentimenti in un angolo per dar spazio al team Haruno. Ma quel bastardo non mi stava agevolando: era diventato fin troppo bello, alto ben più di me e con un fisico da urlo, si stava slegando con me e Naruto perorando con il suo degno compare la causa "proteggiamo-Sakura-in-missione-perché-anche-se-è-il-capitano-sa-benissimo-che-siamo-più-forti-di- lei", quei due maledetti!! Incontrai i suoi occhi ben mimetizzati nell'oscurità  di quel granaio abbandonato e vidi un lato molto umano che normalmente nascondeva. Anche lui era stanco di quella situazione, voleva tornare a casa quanto me, l'espressione e le rughe appena percettibili sulla sua fronte ne erano la prova; così quatta quatta mi avvicinai a lui alzai le mie due coperte e le passai sulle sue spalle in modo che ci coprissero entrambi. Eravamo molto vicini, abbastanza per sfiorarci le gambe, troppo poco perché ci fosse davvero intimità.
-hai un buon odore...- mormorai colpita da quella fragranza a cui non ero abituata, gli stavo accanto per giorni, conoscevo quell'odore, ma non eravamo mai abbastanza vicini perché io potessi goderne a pieno. Sasuke era visibilmente stupito dal mio gesto e dalle mie parole, aveva solo un occhio completamente aperto, ma con quello mi scrutava pensieroso.
-...sai di donburi!- continuai dopo aver identificato esattamente l'odore che sentivo. Sorrisi chiudendo gli occhi perché l'avevo visto: confuso, accennato e un po' mascherato sulle labbra di Sasuke era spuntato un pallido sorriso.
Immobile sotto la sua stessa coperta stavo per addormentarmi quando la sua mano raggiunse e miei capelli, li accarezzò appena e poi con una mossa delicata avvicinò la mia testa al suo petto stringendomi le spalle. Il mio cuore si fermò in quell'istante quando la mia fronte toccò i pettorali di Sasuke e la mia mente venne invasa dal suo odore e dalla nostra vicinanza.
-..scema...- brontolò con le labbra vicino al mio orecchio e dal tono capii che stava ancora sorridendo.











Spazio Autrice:
Bene Bene Bene
Posto oggi perchè domani e martedì sarò impegnata
e visto che vi voglio bene e non voglio tenervi troppo sulle spine!!
(illusa...credi che tutti aspettino le tue ff [nd. tutti])
Questa One-shot è Sakura p.o.v. ed è anche più SasuSakuosa dell'altra
spero che via piaccia comunque...
Mi sono divertita come una scema a immaginarmi Sasuke che cucina
tutto impegnato a rimescolare il suo donburi.
(per sapere cos'è il donburi andate su wikipedia)
Avevo anche scritto una parte su Naruto che lo sfotte perchè sa fare il bucato...
ma ho preferito concentrarmi sulla coppietta!!
...anche se siamo ancora un po' lontani dal famoso pugno...
Ringrazio sentitamente Fede8701 e Finleyna 4ever che hanno recensito "smalto"
la prossima settimana faremo un altro salto nel tempo...
ma non anticipo niente qui...se volete sapere qualcosa in più:
contattatemi via mail!!

Mille grazie anche a tutti quelli che hanno semplicemente letto!
Baci





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Capitolo 4
*** Di cavoli, api, fiori e cicogne ***


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Di cavoli, api, fiori e cicogne...

Le costruzioni erano il mio gioco preferito, insieme alle macchinine. Mi piaceva poter costruire un sacco di cose, poi smontarle e costruirne altre diverse.
Quando mamma e papà me le avevano regalate non capivo cosa servissero e non mi piaceva il fatto che si potessero disfare così facilmente: ma poi la mamma mi aveva fatto vedere che potevo fare e disfare qualsiasi cosa e che potevo rimediare ad ogni errore solo spostando un pezzo.
Ed erano diventati il mio gioco preferito, e quando costruivo qualcosa che mi piaceva molto la conservavo fino a sera per mostrarla a mio padre quando rientrava.
Un pomeriggio di marzo stavo giocando con i miei mattoncini colorati in camera mia, la mamma era all'ospedale, papà al quartiere generale a lavorare con Shikamaru-sama e gli ambu. Così io e i miei fratelli eravamo in casa soli con la nonna che cucinava al piano di sotto.
Minato, nostro cugino, era appena arrivato e stava nell'altra camera con Seito e Hiro. Si chiudevano sempre lì dentro se non erano fuori ad allenarsi e non mi facevano entrare perchè secondo loro ero troppo piccolo. Hito e Minato hanno la stessa età mentre Seito mio fratello maggiore ha un anno in più di loro, mentre io avevo solo cinque anni.
Sentivo le risate e gli urli che facevano mentre si accapigliavano in camera di Seito ed ero geloso, non mi andava di stare solo a giocare alle costruzioni. Così mi alzai e sistemai la maglietta bianca e blu, poi pian piano raggiunsi il corridoio e la stanza di fronte alla mia, accostai un orecchio alla porta per sentire che stavano facendo ma ascoltai qualcosa che forse non dovevo sentire.
-sapete che ho visto Sarutobi che si baciava con una ieri...ahahah...erano al parco sotto la montagna!- mio fratello Hito si stava sbellicando dalle risate: -dovevate vederli..sembravano due anguille!!- gli altri due si unirono alla sua risata.
-bene.. tra un po' ci sarà un piccolo Sarutobi in giro!!- Minato ridendo probabilmente era caduto perchè le sue parole erano state seguite da un tonfo sordo e un'altra risatina.
-perchè un altro Sarutobi?- questa volta era stato Hito a parlare ma sembrava serio
-come perchè? Non lo sai che quando due si baciano dopo un po' nasce un bambino!?!- Minato aveva esposto la sua teoria esclamando allibito, mentre io li spiavo da una fessura nella porta.
-non credo sia così..- mormorò Seito mentre invece Hito urlava saltando sul letto: -cOOOsA veramente!?!?! e tu come fai a saperlo...chi te l'ha detto!?!-
-lo so e basta! Perchè ho visto mio padre baciare mia madre un po' di tempo fa e ora mia madre aspetta un bambino! Non ci vuole molto a capirlo...- Minato sembrava sicurissimo delle sue parole, era uno dei migliori a scuola ma non riusciva a superare mai gli Uchiha e ora che si presentava l'occasione di dimostrarsi più bravo di loro probabilmente non voleva sprecarla.
-ne sei sicuro Minato?!?- mio fratello maggiore era scettico, non credeva del tutto alle parole dell'amico. Lui era il maggiore dei tre e non sapere nulla dell'argomento probabilmente lo indispettiva.
-tuo padre baciava tua madre!?!- intervenne scandalizzato Hito con la lingua fuori come se stesse per vomitare.
-certo! Non avete mai visto i vostri genitori baciarsi!?!- per lui sembrava una cosa normalissima invece per noi assurda: - mio padre bacia un sacco di volte mia madre e po come la bacia...la stringe tutta e secondo me la bacia anche con la lingua! guardate che se due si vogliono bene e vogliono dei figli si baciano!!! veramente non si baciano?- anche lui stava cominciando a dubitare che i suoi fossero normali probabilmente.
Mio padre non era certo tipo da smancerie, non mi prendeva mai in braccio e non giocava con me. L'unica cosa che faceva quando gli mostravo le costruzioni o un disegno oppure un nuovo sigillo che avevo imparato era scompigliarmi i capelli con la mano e accennare una smorfia contenta. Tantomeno con la mamma non si piegava mai a smancerie coccole o bacini. Non li avevamo mai visti abbracciarsi ne baciarsi, solo prima di partire per qualche missione lunga papà le dava un bacio sulla fronte magari ma nulla di più.
-che schifo!!! NO! Mio padre è un ninja fortissimo lui non fa queste cose da femmine!!- Hito era scandalizzato dalla domanda di nostro cugino e aveva una smorfia disgustata stampata in faccia.
-i ninja non devono lasciar trasparire i loro sentimenti- ripetè come un automa Seito mentre io continuavo a spiarli: -e poi non ce lo vedo mio padre: è una cosa disgustosa!?!- continuò lui.
A quel punto capii che forse era bene sloggiare prima che quei tre decidessero di uscire per allenarsi, se mi avessero beccato a spiarli mi avrebbero preso in giro e l'avrebbero detto a papà.
-beh comunque se la bacia così spesso dovresti avere un sacco di fratelli no?- Seito era molto intelligente, lo dicevano tutti, anche papà, e forse lui aveva colto il centro della questione.
Non riuscivo a vedere tutti e tre contemporaneamente ne che facce stessero facendo a il silenzio che era calato mi diceva che qualcosa non andava, così mi affrettai a tornare in camera mia in silenzio.
Feci appena in tempo a saltare al centro del tappeto e sedermi davanti alle costruzioni quando Hito balzò in camera mia di soppiatto.
-ci stavi spiando Keisuke??- mi chiese con un sopracciglio alzato e una faccia sospettosa.
-no- mormorai io fingendomi concentrato sul castello che avevo lasciato a metà, subito Hito venne raggiunto da Minato e Seito che sospettosi come lui mi accerchiarono sul tappeto della stanza mia e di Hitoshi.
-sei sicuro??- Seito mi faceva molta più paura di Hito, lui era più severo e simile a mio padre, mentre l'altro urlava e scherzava sempre anche se cercava di atteggiarsi da duro.
-nooo- brontolai di nuovo strappando il castello dalle mani di Hitoshi che stava tentando di aggiungerne dei pezzi.
-sarà meglio Kei..lo sai che non si origliano le conversazioni altrui?- continuò Seito chinato accanto a me mentre Minato al suo fianco rimaneva in silenzio con un sorrisone sulla faccia.
-io non origlio!- protestai io sebbene sapessi perfettamente di essere nel torto, ma coi miei fratelli bisognava imparare a difendersi in tutte le maniere dalle loro prese in giro.


Qualche ora più tardi la mamma era rientrata stanca morta e la nonna era tornata a casa sua.
Il pavimento dell'ingresso era il posto migliore della casa per giocare alle macchinine perchè il parquet aveva tante strisce verticali e così potevo usarle come corsie per le corse, la mamma non voleva che giocassimo nel corridoio ma io mi mettevo sempre nell'angolo della porta e li dalla cucina non riusciva a vedermi, così potevo stare lì fino all'ora di cena.
Anche le macchinine mi piacevano molto, me le aveva comprate la mamma un giorno che eravamo usciti a fare la spesa. Mi aveva spiegato che servivano a portare le persone nei posti lontani e che nel nostro villaggio nessuno le usava perchè i ninja possono correre velocissimi e non ne hanno bisogno. Avrei tanto voluto vederne una vera ma la mamma mi ha detto che forse da grande in missione la vedrò perchè le usano in tanti villaggi non ninja lontani da noi.
La mia mamma sa sempre un sacco di cose e a me piace un sacco farmi raccontare tutte le storie delle sue missioni di quando era piccola. Credo che quando sarò grande anche io vorrò fare il dottore come lei.
Facevo sgommare le macchinine intorno al mobiletto di legno dell'ingresso e poi passare davanti alla porta prima di finire il giro sulle mie ginocchia, ma tanto vinceva sempre quella blu perchè la guidavo io in persona. La mamma si affacciò improvvisamente dalla cucina e mi beccò mentre facevo saltare alla rossa una scarpa di mio padre.
-Kei!!- esclamò con le mani sui fianchi: -lo sai che non devi giocare con le macchinine qui! E poi è tardi tra un po' arriverà tu padre, vieni a darmi una mano ad apparecchiare..- a quel punto sapevo che dovevo ubbidirle perchè se mio padre fosse rientrato beccandomi a giocare invece che ad apparecchiare si sarebbe infuriato. Così mi alzai e cominciai a raccogliere le macchinine.
-oook arrivo!- borbottai verso mia madre che sorridendo ritornò in cucina.
Raccolsi tutto e poi le posai sul mobile dove papà e mamma lasciavano le chiavi e il coprifronte dopo essere entrati, ma proprio mentre mi voltavo per raggiungerla in cucina le porta si aprì dietro di me con uno scatto ovattato. Mio padre era rientrato.
Mi voltai di scatto con un mega sorriso sul volto, mio padre era il nostro mito: silenzioso e asociale ma era il migliore di tutti i padri, insegnava ai miei fratelli i jutsu più semplici e a lanciare i kunai, non giocava con me ma mi portava spesso con se in giro per il villaggio e io mi divertivo sempre un sacco dietro di lui.
-ciao papà!- esclamai balzando davanti a lui, ero alto come le sue gambe
Papà posò le chiavi e si slegò il coprifronte, poi mentre si chinava per togliersi le scarpe mi scompigliò i capelli con una manata delicata sulla testa.
-ciao Kei- mormorò tra se liberandosi degli stivali della divisa da jonin.
-KEI dove sei finito?? devi apparecchiare!!- gli urli delle mamma ci raggiunsero e strapparono un ghigno divertito a mio padre. Non l'aveva sentito rientrare e io sapevo benissimo cosa voleva fare.
Si alzò e con uno sguardo mi impose di seguirlo in silenzio, io obbedii camminando in punta di piedi dietro di lui. Guardavo le sue spalle larghe e muscolose sotto la maglia blu della divisa e il ventaglio rosso e bianco ricamato tra esse, simbolo della nostra famiglia.
Arrivò in cucina alle spalle della mamma agile e silenzioso superò il tavolo da pranzo e con un cenno della mano mi impose di fermarmi: lui era in piedi diritto come un fuso dietro alla mamma che continuava tranquilla a occuparsi della cena e non lo aveva sentito.
-Kei muoviti!! tuo padre tra poco torna!!- la mamma urlò pensando che io fossi ancora in corridoio, non riuscivo a non ridere, così mi tappai la bocca con la mano mentre aspettavo la risposta di papà.
Lui si sporse leggermente in avanti fin quasi al suo orecchio poi mormorò piano:
-guarda che sono già qua....- aveva parlato talmente piano che solo lei forse aveva capito bene le parole, ma bastò per spaventarla a morte.
La mamma urlò e fece un balzo indietro finendo contro il petto di papà che salvò al pelo la padella che lei stava per lanciare all'indietro.
-Sas'ke!?! volevi farmi prendere un colpo....questa volta ci sei andato vicino ad ammazzarmi!- disse la mamma dopo qualche secondo con una mano sul cuore e l'altra chiusa a pugno in direzione di papà, erano davvero buffi: lei tra le braccia di lui a minacciarlo mentre papà reggeva la padella e la mamma contemporaneamente.
A quel punto non potei più trattenere le mie risate e saltellando li raggiunsi sedendomi sul piano delle cucina, la mamma mi guardò un po' offesa, non le piaceva che noi dessimo man forte a papà nei suoi tentativi di omicidio, poi si concentrò sulle minacce verso di lui.
-molla la mia padella screanzato...altrimenti vi lascio tutti senza cena!!- borbottava mentre gliela strappava di mano: -e tu cosa ridi?? pidocchietto vai subito ad apparecchiare prima che me la prenda anche con te!!- ogni volta la mamma fingeva di arrabbiarsi e ci urlava provando di mascherare il suo sorriso senza riuscirci un granchè, anche perchè sapevo bene che non appena mi fossi girato avrebbero fatto quello sguardo.
Era un'occhiata che si lanciavano ogni volta che battibeccavano per qualcosa di stupido, per esempio dopo che papà si lamentava del riso insipido o degli onigiri troppo pressati, lei lo minacciava di non far più da mangiare si beccavano un po', poi lui faceva lo sguardo e lei anche. Papà sorrideva così solo la mamma: non proprio un sorriso in realtà, la guardava solo come se avesse voluto mangiarla o qualcosa del genere. Per me quello sguardo voleva dire che si volevano bene.
Presi i piatti i tovaglioli e la tovaglia poco per volta, non mi era permesso prendere i bicchieri perchè ne avevo già rotti troppi così quelli li prese la mamma e insieme preparammo la tavola per tutti e cinque.
-chiama i tuoi fratelli- mi disse papà con il suo solito tono privo di colore e io obbedii subito.
-onii-san onii-san onii-san!- blateravo correndo nel corridoio cercando i miei fratelli maggiori.
Tornammo in cucina tutti e tre assieme pochi secondi più tardi, io correvo dietro di loro, sembravano una mandria di mucche impazzite, corsero spintonandosi fino alla cucina per fiondarsi ognuno al suo posto. Papà però non amava tutto quel rumore inutile e nemmeno la maleducazione a tavola così lanciò loro l'altro sguardo: alzava il sopracciglio destro e li sgridava senza dire una parola. Magicamente Seito e Hito si calmarono prendendo posto silenziosamente uno accanto all'altro alla sua sinistra.

A tavola ci sedevamo sempre uguali: papà capotavola, la mamma a sinistra e io di fianco a lei, dall'altra parte i miei rumorosi fratelli. Quando tutti gli uomini Uchiha furono radunati attorno al tavolo la mamma entrò con la cena, posò le pietanze sul tavolo e si accomodò anche lei sorridendoci come sempre; nostro padre alzò le bacchette e le spezzò con un gesto secco e controllato per poi farsi passare la ciotola del riso con un cenno del capo, mentre io e i miei fratelli ci fiondavamo sul resto. La frittata di mia madre era speciale: ne faceva una grande, poi le divideva a metà e in una parte aggiungeva il curry, come piaceva a me e papà, nell'altra no per gli altri due, riusciva sempre a fare contenti tutti, nonostante avessimo gusti completamente diversi.
La cena era a metà e forse solo io avevo notato lo strano silenzio e gli sguardi concitati che si scambiavano i miei fratelli, sapevo che stavano confabulando qualcosa ma non capivo perchè si comportassero così davanti ai nostri genitori. Ma le mie domande trovarono presto riposta.
-Hito che hai?- chiese la mamma con l'aria preoccupata: -non hai mangiato neanche un po' di riso..- si giustificò lei mentre studiava le gomitate di suo figlio al maggiore di noi Uchiha.
-ehm niente ma'...solo..- una gomitata lo colpì più forte e si fecero beccare come due pivelli
-ma che avete voi due??- continuò lei sempre più vicina all'arrabbiatura.
Seito scroccò a Hito un occhiataccia e poi con la coda dell'occhio cercò papà.
-ehm, noi veramente volevamo...ehm..chiedervi, insomma, una cosa...- non l'avevo mai visto così imbarazzato, lui che era così espansivo ed esuberante in ogni situazione, mi sembrava impossibile ma era molto più interessante le mia porzione abbondante di frittata al curry e riso.
-certo...che cosa?- la mamma era tornata sorridente, magari aveva capito che dietro al poco appetito di Hito c'era solo quella domanda che lo imbarazzava tanto.
-ehm...- fece un'altra pausa, guardò Seito ancora mentre io incuriosito drizzavo le orecchie.
-mammacomenasconoibambini??- sbiascicò a denti stretti Hitoshi, aveva parlato talmente veloce e talmente piano che nessuno aveva capito nulla. Anzi forse papà aveva carpito qualche parole perchè alzò gli occhi dal rapporto che stava leggendo e inarcò di nuovo il pericoloso sopracciglio: quello era un pessimo segno.
-come?? Hito parla più forte non capisco nulla!- brontolò la mamma afferrando il piatto con le verdure al centro del tavolo per servirsi senza immaginare la domanda che avrebbe sconvolto la serata.
-sei tu il più grande dillo tu!- protestò lui rivolto al maggiore di noi che per ripicca gli mollò un pizzicotto sul fianco prima di decidersi a parlare: -volevamo sapere...come nascono i bambini!!- esclamò infine scocciato e imbarazzato anche se voleva nasconderlo sotto una maschera di finta indifferenza.
Quello che successe dopo quella domanda non mi fu molto chiaro, anche perchè non capivo come una cosa così semplice potesse scaldare così la mia famiglia.
Hito e Seito dopo la fatidica domanda alzarono entrambi il livello di attenzione simulando due facce da angeli buffissime, la mamma si bloccò un secondo poi venne invasa di un attacco violento di risatine, ma il migliore fu mio padre. Sasuke Uchiha, l'imperturbabile, si bloccò con le bacchette infilate in bocca ma il boccone gli andò gli andò di traverso e lo tossì violentemente fuori, poi deglutì scrutando Seito come se volesse fargli una radiografia nel bel mezzo della cucina.
Non avevo mai visto mio padre imbarazzato, ne arrossire, ma quella fu la cosa più simile all'imbarazzo che vidi mai dipinta sul suo volto.
La mamma ancora ridacchiava mentre io mi sempre più stupito scrutavo attentamente ogni membro della mia famiglia: non capivo il problema? Ma non erano le cicogne a portare i bambini alle loro mamme?
-Sas'ke credo che questa volta tocchi a te...è una cosa da chiacchierata tra uomini...- non so come ma l'espressione di mio padre peggiorò ancora! Passò dall'imbarazzo sottile all'odio profondo per lei e si capiva benissimo dallo sguardo, la stava fulminando letteralmente, sembrava sparare dei chidori degli occhi: -non ci sperare...Sakura...- riuscì a sibilare tra i denti, faceva invidia ad un cobra.
La mamma ricominciò a ridere sottovoce mentre papà deglutendo rivolse lo sguardo verso la parte destra del tavolo. Non ci capivo più niente, come facevano i miei fratelli a non sapere da dove venissero i bambini??
-perchè questa domanda?- chiese papà un po' titubante
-è colpa di Minato!- intervenne subito Hitoshi pronto a scaricarsi via la colpa, ma Seito non glielo permise intervenendo irritato: -ha detto che i bambini arrivano quando due si vogliono bene...- papà a quel punto fece una faccia strana e mormorò qualcosa che però sentì solo la mamma ma che gli fece guadagnare un pizzicotto sulla mano non troppo gentile.
-...e si baciano!- concluse Seito risentito per aver perso l'attenzione di mio padre.
Quell'ultima parte sortì l'effetto contrario, mia madre sbuffò brontolando qualcosa di incomprensibile mentre questa volta fu mio padre a divertirsi sfoderando un ghigno malefico.
-ah è proprio figlio del baka...-mormorò tra se prima di alzare il tono di voce: -non è del tutto falso ma Minato non ha dei gran modelli...- papà sembrava terribilmente divertito dalla situazione, ma tutti avevamo capito che stava solo ridendo alle spalle dello zio.
-ma i bambini escono dalla pancia delle femmine, che c'entrano i maschi!?!- Hito sbottò irritato, nessuno in effetti aveva ancora risposto alla loro domanda, così intervenne la mamma.
-è vero Hito ma sono i papà a metterli lì...- la voce della mia mamma era dolce e amorevole ma quello che aveva detto mi fece trasalire: i bambini escono dalle pance delle mamme?!?
Così contrariato e arrabbiato scattai in piedi ribaltando la sedia furioso contro mio fratello che aveva osato dire una cosa del genere.
-non è vero!!! i bambini non escono dalle pance delle mamme!! io voglio bene alla mamma e non le farei mai male!! SEI UN BUGIARDO HITO!!!- la mia sfuriata stupì tutti lasciando pochi secondi di silenzio. Papà mi guardò stranito con le bacchette di nuovo a mezz'aria, invece lei mi afferrò il polso con delicatezza e mi sorrise come faceva quando tornava a casa la sera tardi o non mi vedeva da qualche giorno.
-stai tranquillo Kei, rimetti a posto la sedia e stai composto...- mormorò vicino al mio orecchio (che arrivava alla sua spalla nonostante lei fosse seduta) e io istintivamente obbedii calmato dal suo tono dolce e accondiscendente, raccolsi la sedia rovesciata alle mie spalle e mi sistemai di nuovo con le mani strette in grembo, mi sentivo in imbarazzo per i miei urli, poi la mamma ricominciò a parlare mentre mangiava il riso divertita.
-tuo fratello non è un bugiardo: quando due persone si vogliono molto bene, si baciano e si abbracciano e possono decidere di avere un bambino...che esce dalla pancia della mamma! Ma non è una cosa brutta..-
Il brontolio di papà lo sentirono tutti anche se non copriva la voce della mamma -questo lo dici tu..- mormorava a bassa voce rivolto alla mamma o forse a se stesso, ma lei continuò
-..o che fa male alle mamme, sono i dottori a far uscire il bambino che è cresciuto nella pancia protetto dalla sua mamma!- rimasi shockato da quella spiegazione, era una cosa schifosa. Riepilogando: i papà mettevano un bambino piccolo nella pance delle mamme che poi cresce e i dottori lo fanno uscire. La prima cosa che pensai fu che non era la cosa più disgustosa che mi avessero mai detto e probabilmente la mia espressione riproduceva esattamente il mio stao d'animo perchè la mamma si affrettò a precisare alcune cose.
-non è una cosa brutta! E poi anche tu e i tuoi fratelli siete nati così!-
Rettifica: questa era la cosa più disgustosa del mondo, non poteva essere vero. Cercai lo sguardo di mio padre per vedere le sua reazione all'orribile rivelazione della mamma, ma trovai solo un uomo che impassibile continuava a mangiare il suo riso ignorando la discussione intorno a lui.
-che schifo!?!- commentai a bassa voce, nemmeno la mamma sentì, e Seito ne approfitto per continuare con le sue domande incentivato dai commenti di Hito: -ma baciarsi è da femmine!!-
-si ma noi questo lo sappiamo già...vogliamo sapere come fa il bambino a finire nella pancia della mamma!!??!!- in effetti quel punto non era chiaro nemmeno a me, ma ero ancora troppo sconvolto per concentrarmi sulle modalità, dovevo prima superare il trauma della vista di me dentro la pancia della mamma. Non riuscivo a staccare gli occhi dal suo ventre: mi sembrava impossibile che un bambino fosse stato li dentro. Anzi, tre.
La domanda di mio fratello provocò però un silenzio pesante che attirò la mia attenzione: la mamma era arrossita e fissava il piatto provando di spiegare qualcosa su delle api a Hito.
-ehm..vedi Hito, hai presente le api? Ecco cioè...in pratica...- prese un respiro profondo prima di continuare, ma papà intervenne prima che lei potesse finire: -quando un uomo e una donna si amano si baciano e a volte decidono di avere dei figli! Non date ascolto alle cavolate di Uzumachi, non ci sarà un piccolo Sarutobi tanto presto, come mai..lo scoprirete quando sarete più grandi!- sentenziò alzando lo sguardo severo su di loro chiudendo così ogni spiegazione.
Hito e Seito non osarono dire nulla ne controbattere, ma sbuffarono sonoramente e la mamma scroccò uno sguardo allibito a papà che nonostante tutto continuava a mangiare tranquillo.
Passarono ancora pochi minuti di silenzio e poi Hito intervenne di nuovo, compromettendo la stabilità dell'intera casa: -..ma voi vi baciate!?!- chiese orripilato guardando papà.
Le reazioni dei nostri genitori furono sconvolgenti: papà divenne prima pallidissimo, poi rosso sulle guance e deglutì il boccone che stava ancora masticando, a fatica. Ma la mamma fu davvero spassosissima, sparò una specie di starnuto sconvolgente contro Seito che si ritrovò in faccia qualche chicco di riso.
-che schifo mamma!- brontolò afferrando il tovagliolo per pulirsi mentre lei rassettava il tavolo scusandosi con lui.
La reazione era una risposta lampante alla domanda, anche loro si baciavano! Ma noi non li avevamo mai visti, ed era impensabile immaginarsi nostro padre in dolci effusioni con la mamma.
-Hito io e papà siamo sposati, questo vuol dire ci vogliamo bene e...- ma la voce roca e austera di nostro padre la interruppe: -..il fatto che non ci abbiate mai visti non vuol dire che non lo facciamo...- papà ora sembrava molto più rilassato, dal suo ghigno sembrava quasi che si stesse divertendo. E poi si scambiarono di nuovo quello sguardo. Papà la guardò come se nella stanza ci fosse solo lei, serio come sempre ma sembrava volerle dire qualcosa solo con gli occhi, e non come guardava noi per sgridarci quando facevamo casino. Non riuscivo a vedere la faccia della mamma, ma potevo immaginarla benissimo, era la stessa di papà.
Hito e Seito brillavano rossi come due peperoni, mentre io che ancora non avevo capito bene cosa stava succedendo continuavo a fissare la pancia della mamma e la mia.
-ma baciarsi è da femmine!- continuò a brontolare Hito imperterrito a voce bassissima per paura che papà lo sentisse.
Tutti e tre sapevamo che era impossibile che papà e mamma non si baciassero, però per noi lui era un eroe, un ninja fortissimo che non temeva nessuno, e l'immagine di un bacio con la mamma minava un po' la sua credibilità di eroe. E poi nessuno di noi li aveva mai visti scambiarsi qualcosa più di un abbraccio velato quando lui le passava la mano dietro la schiena quando d'estate rimanevamo in giardino fino a sera a giocare.

La cena continuò molto più tranquilla, Seito raccontava a papà la sua giornata e le nuove tecniche imparate con Iruka-sensei all'accademia e io e Hito cercavamo di nascondere alla mamma la porzione di verdure lesse che non volevamo mangiare.


Dopo cena la mamma aveva sparecchiato e lavato i piatti, poi ci aveva spedito a letto con un bacio a testa dopo averci accompagnato ognuno nella propria stanza. Ma faceva freddo quella sera e io avevo ancora paura di quel demone di cui mi avevano raccontato i miei fratelli, mi sembrava sempre di vederlo sbucare da sotto la scrivania di Hito.
Così dopo neanche mezz'ora dal bacio della mamma sgusciai fuori dalle coperte in silenzio e in punta di piedi raggiunsi il corridoio; prima sbirciai la camera di Seito, ma dormiva anche lui, poi provai da mamma e papà, ma anche lì trovai tutto buio e il letto vuoto.
Decisi di scendere al piano di sotto per cercare mio padre, era sempre lui che veniva a controllare sotto scrivania e sotto il letto che non ci fosse nessun demone, era l'unico di cui mi fidassi davvero.
Pian piano raggiunsi il piano di sotto, tutte le luci erano ancora accese, ma sentii la voce di mio padre provenire dalla cucina anche se non distinguevo le parole. Mi avvicinai alla porta e la risata soffocata della mamma mi raggiunse, mi chiesi cosa stessero dicendo così prima di entrare rimasi a guardarli dalla porta.
Papà era ancora in divisa, scalzo e senza le bendature che portava sempre attorno agli avambracci e stava di fronte alla mamma, non riuscivo a vederlo in faccia però, invece lei era bella come sempre. Ino-san diceva sempre che la mia mamma era la kunoichi più bella di tutta la Foglia prima di sposarsi, ma per me lo era ancora: ridacchiava tutta sorridente, forse perchè papà la stava abbracciando.
Non li avevo mai visti così, non erano abbracciati stretti stretti perchè la mamma stava con dei rotoli in mano ma papà aveva le mani sulla sua schiena e rideva con lei.
Mio padre..rideva.
Era una visione sconvolgente, però nonostante tutto ero felice, perchè avevo dubitato spesso che papà volesse davvero bene alla mamma proprio perchè non la abbracciava mai come lei faceva con noi quando ci portava a scuola. Ora avevo la prova che papà voleva davvero bene alla mamma anche se non la abbracciava mai (davanti a noi) ed ero pronto a tornare a letto quando le loro risatine finirono e papà la strinse di più con le braccia e si baciarono.
Da come papà stringeva la mamma capii subito che era il caso di levare le tende e tornare in camera, mi aveva già sgridato una volta perchè non dovevo origliare le persone e non volevo che accadesse di nuovo, così lanciai loro un ultimo sguardo mentre si facevano di nuovo lo sguardo e mi voltai verso le scale.
-Kei!- la voce di papà mi bloccò proprio dietro alla porta. Ero nei pasticci fino al collo, avevo spiato mio padre che baciava mia madre dopo esser stato sgridato già una volta: in casa Uchiha rifare una cosa per cui lui ci aveva già rimproverato era una colpa decisamente grave.
Mi voltai piano piano a testa bassa in attesa del suo rimprovero severo, che però non arrivò.
-vieni qui- mi disse solo lasciando cadere parte dell'abbraccio con la mamma, mi stava facendo segno con la mano di raggiungerli. Mi affrettai ad obbedire, tutto in quel momento poteva migliorare la mia posizione di origliatore e farmi evitare una punizione.
La mamma si chinò sulle ginocchia a mi passò una mano sotto le ginocchia prendendomi in braccio, non sembrava arrabbiata però, sorrideva e poi mi scroccò un bacio sula guancia.
-papi..non volevo spiare, ma nella mia camera c'è il demone e...- volevo giustificarmi ma lui non me ne diede il tempo, mi poggiò una mano sulla testa e mi arruffò tutti i capelli con un espressione un po' vuota, sembrava che pensasse ad altro.
-lo so, ora vengo a controllare sotto la scrivania...- il mio papà rimaneva sempre il migliore, lui sapeva sempre tutto, non ci sgridava mai senza motivo e tutte le volte ci ascoltava prima di prendere una decisione sulla punizione: -..dai un bacio alla mamma anche tu e vai a letto!-
Obbedii velocemente scroccando una bacino sulla guancia della mamma, poi corsi di sopra fino al mio letto e mi tirai le coperte fin sotto il mento aspettando papà. Ma non lo vidi mai arrivare, mi addormentai subito.

Spazio Autrice:
Ehm scusate il ritardo ma problemi di Lavoro+computer+tempo
mi hanno impedito di postare prima
chiedo umilmente perdono!!
Sinceramente a me questa shot non piace un gran chè
credo che non mi sie venuta bene
ma la posto comunque perchè 
una buon anima mi ha contattata via mail per sapere quale sarebbe stato il prossimo argomento
e, visto che è stata l'unica,
(e che io sono immensamente buona)
ho lasciato scegliere a lei l'argomento tra due già prestabiliti.
Non ho avuto tempo per rileggere e controllare gli errori
quindi mi scuso per i castroni grammaticali che sicuramente ci saranno
li correggerò quando avrò tempo.
Vorrei tanto sapere la vostra opinione
perchè è stato difficilissimo scrivere dalla parte di un bambino che racconta un episodio del passato
Ho tentato di usare un linguaggio consono
ma forse mi è uscita solo un cosa schifosa!!!
Attendo trepidante le recensioni perchè lo scorso capitolo non ne ho ricevute
e stavo per piangere...
Abbiate pietà dei miei nervi: recensite!
scrivetemi anche solo: -fa schifo!-
ma almeno così saprò regolarmi!
grazie mille a tutti i lettori
in particolare a Piccola992 che mi ha dato nuove ispirazioni
e la speranza che a qualcuno piaccia la raccolta

L'invito è ancora valido: se volete sapere qualcosa del prossimo capitolo
scrivetemi: vale.mak@libero.it
oppure, vale.mak@hotmail.it
(che fantasia eeeh!!)
1bacio.Vale

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Capitolo 5
*** Quattro giorni, sedici ore e quarantasette minuti ***


c4


Quattro giorni, sedici ore e quarantasette minuti





Quattro giorni, sedici ore e quarantasette minuti dopo il naso rotto di Sai.
E ancora non ci parlavamo.
Il danno l'avevo fatto, ora il più era sopravvivere alle conseguenze.
Quando gli avevo rifilato quel pugno dopo un apprezzamento un po' troppo esplicito alla scollatura di Sakura, il sociopatico non si era più fatto vedere in giro e tra i nostri coetanei si era già sparsa la voce di una relazione segreta tra me e Sakura.
"ehi Sakura-chan finalmente hai scoperto le tue belle tettine...allora non sei così piatta come sembrava.." questo le aveva detto, questo mi aveva fatto scattare il braccio verso il suo volto.
Quella sera Sakura aveva davvero sfoderato la sua scollatura, e tutti avevamo pensato quello che lui si era permesso di dire. Non che la scollatura di Sakura fosse così generosa o florida come quella di Tsunade o di Hinata, ma avevo già notato gli sguardi compiaciuti di Kiba e Lee sulle sue forme messe in risalto dal vestito rosso e Sai era stata la goccia fatale. Il vestito era simile a quello che aveva quando avevamo dodici anni, solo che a diciannove l'effetto era completamente diverso. Era diventato corto e attillato e lasciava ben poco all'immaginazione, forse per questo aveva smesso di portarlo in missione, le scopriva tutte le gambe (troppo lunghe e sensuali per essere lasciate così) ed era slacciato ad arte sul petto.
Nella mia stanza quel pomeriggio provai di ricordare il passaggio che mi ero perso: quando Sakura era diventata una donna così sexy e interessante?
Forse negli anni in cui ero stato lontano dal villaggio, eppure no, era stato dopo. Al mio reinserimento nei ranghi dei ninja di Konoha lei non era così: carina lo era sempre stata, ma non così...donna. Forse in quest'anno passato a stretto contatto il squadra insieme mi ero perso qualcosa, un istante un particolare. L'avevo sempre vista come Sakura, la compagna di squadra, meno pallosa e invadente di Karin, era diventata una kunoichi molto capace e un medico al pari di Tsunade; era cambiata molto da come me la ricordavo, ma il passaggio che cercavo ancora mi sfuggiva.
Magari ero io a vederla in modo diverso.
Forse era stato dopo che io e Naruto per sbaglio l'avevamo vista uscire dall'acqua del fiume, nuda, avevamo corso un bel pericolo, fortunatamente lei non si accorse che eravamo tornati indietro a prendere il portafoglio di Naruto; lui era corso via imbarazzato mentre io avevo indugiato qualche secondo in più su quelle forme, morbide e appena accennate, forse l'errore era stato quello. Non avrei dovuto guardarla.
Il problema vero e impellente che incombeva sulla mia testa era la prossima missione: una cavolata, dovevamo solo consegnare dei documenti e recuperarne altri, il problema era che eravamo soli. Il dobe si era preso l'influenza. In luglio. Quindi eravamo solo io e lei.
La cosa non mi piaceva affatto ma Kakashi aveva deciso che aveva bisogno di quei documenti subito. E così l'indomani nel pomeriggio saremmo partiti.
Decisi seduta stante di lasciare il mio letto fresco e inoltrarmi nel caldo pomeriggio d'estate, attraversare il villaggio per andare a far visita al dobe, giusto per non dover pensare alla missione che mi aspettava.

Bussai quattro volte e alla fine il dobe raggiunse la porta avvolto da una coperta fin sopra la testa, trascinando i piedi per venire ad aprirmi.
-yo Sas'ke...- brontolò tirando su col naso, emanava microbi ma la speranza di prendermi anch'io l'influenza e dover saltare la missione mi spinse ad entrare spintonandolo leggermente.
-sei venuto a prenderti l'influenza per non dover andare in missione da solo con lei vero?-
beccato!! il dobe ultimamente ne sapeva una più del diavolo, da quando era così intelligente??  Forse aveva cominciato a frequentare troppo gli  Hyuga che avevano finito per migliorarlo, non poteva che essere così. In fondo era sempre il solito dobe.
-non dire stronzate, io non ho bisogno di scappare da lei!!- lo bloccai subito, non volevo che capisse di averci preso. Sarebbe stato troppo umiliante.
-nooo certo, tu non scappi mai dalle cose...- mi rispose sogghignando arrotolato in una coperta seduto sul letto. Lo guardai un momento confuso. Mi stava prendendo per il culo!?! Io Sasuke Uchiha preso per il culo dal dobe.
-non rompere!- fu la cosa più calma e sensata che riuscii a dirgli, se veramente avessi dato sfogo ai miei pensieri sarebbe finita a botte, e non era il caso nelle sue condizioni. Soprattutto se fosse morto Sakura se la sarebbe presa con me!
-allora che ci fai qui eh? ti avverto che se volevi allenarti non sono molto in forma...- continuò lanciando l'ennesimo fazzoletto di carta verso il cestino, ma non lo centrò e quello andò ad aggiungersi alla mucchietta che si era formata nell'angolo accanto alla spazzatura.
-lo vedo...- borbottai, quel posto era un lazzareto: -ma non sono qui per quello...- continuai spostando una massa informe e indecifrabile di tessuto bianco da una sedia per accomodarmi, stavo per proseguire ma lui, impaziente come sempre mi interruppe.
-quindi che vuoi??- non sopportavo quell'esuberanza, non riusciva mai a lasciar parlare una persona, doveva sempre interrompere con domande inutili, gli piaceva sprecare il fiato!?! Chiusi gli occhi un istante per calmarmi e trattenermi dal pugnalarlo alla gola con un kunai.
Riflettei poi un istante: perchè ero lì in effetti? Non certo per chiedergli consiglio, e non potevo ammettere che volevo distrarmi per non pensare alla missione con il nostro "capitano". Sospirai chiedendomi cosa potevo inventarmi e una brezza leggera mi solleticò il collo proprio in quel momento.
-niente...solo a casa tua è più fresco..- non feci nemmeno in tempo a finire che la sua replica arrivò tra uno starnuto e un naso soffiato: -si ceeerto...tanto lo so cosa vuoi..- prese un fazzoletto dalla scatola verde sul comodino si soffiò il naso producendo un suono disgustoso e tentò di nuovo di lanciare il residuo nel cestino, di nuovo fuori.
-...non sai come spiegare a Sakura che hai rotto il naso a Sai perchè lei ti piace e sei geloso dei suoi commentini!!! e non fare quella faccia teme, per me sei un libro aperto, non stupirti!- cancellai dal mio volto l'espressione sbigottita che avevo assunto involontariamente e ripresi la mia normale apatia. Certo che lo sapevo che per lui ero un libro aperto, non sarei stato lì altrimenti, ma non mi aspettavo un analisi così precisa e mirata, neppure io avevo capito bene cosa mi desse fastidio e ora lui me lo propinava in faccia come niente fosse. Naruto stava davvero diventando troppo perspicace, di questo passo sarebbe potuto diventare Hokage veramente!
-non inventarti le cose- risposi mantenendo un certo contegno, non volevo essere smascherato così alla svelta, non da lui.
-certo..come vuoi Sas'ke..però nel caso ci avessi preso il mio consiglio è: vai in missione e cogli l'attimo, parlale e dille la verità!- concluse con uno starnuto finale ad effetto. Peccato che avesse centrato in pieno il mio giubbotto.
-..ma quale verità?!? non dire cavolate io non devo dire proprio niente...- rimbrottai offeso, poi chinai leggermente il capo e in uno sbuffo continuai tra me e me, troppo piano perchè lui tutto preso dai suoi starnuti potesse sentirmi: -ho già fatto abbastanza io.- e ci credevo davvero, pensavo che ora fosse il suo turno di sistemare le cose, credevo che un naso rotto fosse abbastanza di essermi esposto a sufficienza. Ma evidentemente sbagliavo.
Quel pomeriggio rimasi un po' ad ascoltare le lamentele del dobe tra uno starnuto e una tazza di te bollente in pieno luglio nella vaga speranza di prendermi qualcosa di debilitante che mi costringesse a letto, non era propriamente in stile Uchiha, ma oramai mi ero fottuto con quel pugno. La mattina dopo la missione incombeva su di me ma mi presentai comunque all'appuntamento al solito posto davanti all'Ichiraku, ci trovavamo sempre lì per facilitare le cose al baka: se non era lì o con Hinata c'era da preoccuparsi.
Sakura era là che mi aspettava puntuale con la solita divisa da missione e l'aria serena, si stava legando i capelli in una coda alta per contrastare il caldo quando la raggiunsi. Ci salutammo senza troppe smancerie come sempre e partimmo alla volta di Taki, io e lei ci trovavamo spesso d'accordo in missione sulla logistica e l'organizzazione: prima si partiva prima si tornava, niente soste inutili ne ritardatari, ma chiaramente dovevamo sempre combattere contro il baka.
Il viaggio fu decisamente breve, il villaggio della cascata non era troppo lontano e alla nostra velocità in poche ore raggiungemmo l'obiettivo.
Parlammo poco, lo stretto indispensabile, più che altro fu lei a parlare come sempre, ma non ci fu una vera e propria conversazione. Quando arrivammo ci separammo i compiti, io andai a ritirare i documenti per l'Hokage lei a consegnare quelli in nostro possesso, pallosissima missione di scambio, andammo anche a risquotere pacificamente dei debiti che il Takigakage aveva con il nostro villaggio e poi decidemmo di passare la notte presso il palazzo del kage e ripartire la mattina dopo.
Tornati a Konoha, subito dopo aver varcato le porte del villaggio Sakura si sciolse i capelli con un gesto che a me apparve fin troppo sensuale e si voltò verso di me. Qualsiasi cosa mi avesse detto in quel momento le avrei dato ragione, decisamente poco Uchiha, ma quella gonna corta, il giacchetto rosso aperto per non soffocare nel sole del primo pomeriggio e i capelli sciolti e scomposti sulle spalle. Li aveva fatti ricrescere, non erano lunghi e curati come quando era una bambina però le stavano bene ugualmente,  in fondo a me erano sempre piaciute le ragazze con i capelli lunghi.
-uff finalmente a casa, muoviamoci...portiamo tutto a Kakashi perchè dopo devo passare dall'ospedale!- mi disse sorridendo con le mani sui fianchi e la testa inclinata da un lato. Per un secondo rimasi impassibile a guardarla, buffa e solare tutto il contrario della kunoichi esperta e potente che correva accanto a me fino a pochi minuti prima, eppure era sempre lei: il medico, la ninja, la ragazzina buffa e vivace, la donna sensuale col vestito rosso.
-dammi il rotolo, vado io da Kakashi! tu va, devo parlare con lui...- le dissi con una mano ancora in tasca e l'altra allungata verso di lei. Si avrei tanto voluto che lei avesse interpretato quella mano in altra maniera ma era solo tesa per prendere il rotolo da portare all'Hokage, forse anche lei avrebbe voluto prendere la mia mano per altri motivi ma non accadde e rompendo il contatto visivo con me prese il rotolo dalla sua borsa e me lo consegnò.
In quel momento un tuono ruppe l'aria, alzammo gli occhi entrambi, stava arrivando un acquazzone notevole a giudicare dai nuvoloni grigi che incombevano su Konoha.
-sarà meglio sbrigarsi prima di bagnarci...- commentò Sakura sbuffando irritata, non aveva ancora superato il suo odio per le precipitazioni dalla missione di qualche settimana prima nel villaggio della pioggia, ne era uscita malissimo. Quel pensiero mi strappò quasi un sorriso, ma mi riportò anche alla mente la notte che avevamo dormito abbracciati nell'umidità che impregnava quei muri, così la mia reazione fu sempre la stessa incontrollata irritazione.
-mmh- fu l'unico suono di assenso che riuscii a produrre, la salutai con un cenno del capo e mi ficcai in tasca il rotolo sigillato che mi aveva consegnato.
Non ero rassegnato ne incazzato, non sapevo che cazzo mi stesse succedendo, mi sentivo in quella maniera dalla sera della festa, avrei voluto prenderla per le spalle e baciarla e trascinarla a casa mia, solo questo e non capivo come mai i miei ormoni fossero così incontrollabili davanti a lei. Avevo vissuto a stretto contatto anche con Karin ma le cose non erano andate così, non l'avevo desiderata in quel modo.
Ci separammo ognuno diretto da un capo opposto del villaggio, ma dopo pochi passi mi bloccai sentivo che qualcosa non andava: e mi voltai, lei era ancora lì stava frugando nella sua borsa chissà per quale motivo.
-Sakura...- la chiamai, ma la mia voce uscì particolarmente bassa e roca e la cosa non mi piacque affatto anche perchè non sapevo bene cosa dirle.
Lei alzò gli occhi e notai subito la sua espressione, stava sperando che io le dicessi tutto quello che aveva atteso per anni; ma fu proprio quello a bloccarmi non sapevo che dirle ne cosa volevo esattamente, così rinunciai, come Naruto aveva predetto stavo scappando!
-..niente- conclusi prima di voltarmi di nuovo con le mani ficcate in tasca, troppo lento per non notare la sua espressione afflitta subito mascherata da un sorriso cordiale: -oh..ok allora ci vediamo Sas'ke!-
Di nuovo ognuno per la sua strada.
Andai diretto da Kakashi e sbrigai tutte le faccende burocratiche prima di raggiungere il suo studio. Mi chiese della missione "a due" e di come andassero le cose a Taki, discorsi inutili e privi di consistenza, solo poco prima di uscire mi chiese una cosa che forse col senno di poi avrei dovuto rivalutare. Me lo aveva già domandato dopo l'esame da jonin e io avevo rifiutato, ma ora la mia prospettiva stava cambiando di nuovo.
-il tuo posto negli ambu è ancora vacante, hai ancora tempo due giorni per ripensarci!- lui sapeva e Naruto sapeva, non che gliel'avessi detto io, ma entrambi sostenevano di conoscermi abbastanza da notare un cambiamento. Qualcosa in Sakura mi attirava e avevo deciso di risolvere la faccenda (in qualsiasi modo) prima di decidere del mio futuro. Volevo liberarmi la testa da tutto quel rosa il prima possibile.
Non risposi a Kakashi, me ne andai e basta.
Fuori pioveva a dirotto, da tempo a Konoha non si vedeva un tempesta del genere. Dopo settimane di caldo asfissiante finalmente un cambiamento.
Corsi a casa mia, quella nuova, senza ricordi ne macchie di sangue indelebili sul pavimento. Quattro stanze in croce, perfette per chi vive solo e passa la maggior parte dell'anno fuori dal villaggio: non avevo foto ne nulla che parlasse di me lì dentro. Appartamento piccolo e insignificante all'ultimo piano di uno stabile vicino al quartier generale che però avevo imparato a chiamare casa, all'inizio Naruto mi aveva proposto una convivenza per ottimizzare l'affitto, ma avevo rifiutato con gli occhi fuori dalle orbite, avrei preferito non mangiare per un mese più che dividere casa mia con lui!
Solo in quell'umidissimo pomeriggio di luglio notai come quella casa fosse spoglia, le uniche cose veramente mie erano le armi, un paio di libri e una foto incorniciata di recente da Naruto scattata di Ino Yamanaka il giorno degli esami per diventare Jonin: il nuovo team 7. Nemmeno i pochi vestiti che possedevo parlavano di me o del mio passato, niente lì dentro mi ricordava Oto o l'hebi avevo cancellato tutto tornando a Konoha.
Lanciai il giubbotto su una sedia della cucina e mi levai tutti i vestiti bagnati gettandoli sul pavimento del bagno, entrai nella doccia e chiusi ogni canale con l'esterno.

Incessante e fastidioso.
Qualcuno stava bussando alla porta con insistenza. Mentre io stavo dormendo.
Provai di ignorarlo, ma funzionò solo per i primi venti secondi, poi la mia ira si riversò su chiunque mi stesse rompendo le palle.
Le opzioni non erano poi molte, non avevo molte persone che mi venissero a trovare a casa: Naruto era ammalato, Sakura all'ospedale, Shikamaru a Suna, c'era una remota possibilità che fosse Neji o Kiba (cosa che poteva portarlo a morte certa) o al massimo la vicina rompicoglioni che mi perseguitava col suo stupido gatto che finiva nel mio balcone.
Lasciai il letto stappando quasi il lenzuolo nel scostarlo ma non appena fui a un metro dalla porta il bussare cessò.
Il mio primo pensiero fu: "bene posso tornare a letto", poi però l'ira per lo sconosciuto disturbatore prevalse, dovevo sfogarmi su qualcosa che fosse picchiabile prima di tornare a dormire, così continuai il mio percorso e aprii la porta di slancio.
Lei era lì.
Bagnata da capo a piedi, con i capelli arruffati e il fiatone. Aveva una mano sul corrimano della scala e un piede già sui gradini, stava per andarsene e abbandonare l'impresa, ma ero giunto in tempo per bloccarla.
Ci fissammo un istante, io ero sorpreso: che cavolo ci faceva Sakura sul mio pianerottolo bagnata e affannata? magari Naruto era morto di influenza e lei era corsa a cercarmi? O magari Kakashi l'aveva mandata? Non le chiesi niente a voce, aggrottai solo le sopracciglia, era abbastanza sveglia per capire la mia tacita richiesta di informazioni.
-Sas'ke scusa...volevo solo...- non so come ma mi sembrava...imbarazzata!?! Eppure era abituata ai miei modi sgarbati e al mio sguardo fisso su di lei, non mi sembrava una situazione diversa dal solito: -ecco.. Naruto è guarito e ci ha invitati a cena!- disse accennando un sorriso di circostanza, mi sembrava fasulla però. Avevo come la sensazione che quella fosse una scusa, un ripiego dell'ultimo momento.
Alzai gli occhi al cielo ignorando quel presentimento, Naruto non era ancora morto affogato nel suo catarro...ma in compenso saremmo morti noi per la sua cucina. Bella consolazione. Aprii di più la porta per farla entrare ma lei si limitò ad avvicinarsi allo zerbino tutta grondante d'acqua.
-e ti sei inzuppata così solo per dirmi questo!?!- chiesi più ironico che sorpreso, ma anche a questo lei era abituata, di solito sapeva gestire il mio sarcasmo.
-no..ehm veramente no...-balbettò ancora più in imbarazzo: continuava a stirarsi l'orlo della giacchetta rossa che, tutta bagnata, le aderiva al corpo come una seconda pelle. Aveva ancora la sua tenuta da missione ma la cosa non mi stupì, l'ospedale era sempre la sua priorità e non c'era da meravigliarsi se non era ancora passata da casa a cambiarsi.
-...Sas'ke- mi chiamò poi si bloccò un istante trattenendo il fiato senza guardarmi negli occhi: -perchè hai colpito Sai?-
OhOh eravamo finalmente arrivati al momento delle spiegazioni, e lei continuava a non guardarmi negli occhi.
Un rumore sulle scale attirò la mia attenzione ricordandomi di tutte le pettegole che vivevano in quel condominio e del fatto che noi fossimo sul pianerottolo, così la guardai un momento e le afferrai l'avambraccio per trascinarla in casa, non mi andava che quella conversazione diventasse di dominio pubblico.
La avvicinai a me prima di chiudere la porta ma quel gesto fu frainteso.
Sakura poggiò le mani sul mio petto spaesata mentre io le stringevo il braccio e non appena i nostri sguardi si intrecciarono lei si spinse sulle punte dei piedi e mi baciò. Decisamente aveva frainteso.
Fu un bacio leggero, un semplice contatto tra le nostre labbra. Le sue morbide e fredde posate sulle mie con una dolcezza disarmante fecero crollare ogni mio proposito ogni mia difesa, ma il maledetto orgoglio Uchiha era una brutta gatta da pelare. Le afferrai entrambe le braccia con forza e la allontanai di poco da me, non avrei mai dovuto farlo perchè in quel momento lessi troppe cose nei suoi occhi.
Era confusa, dispiaciuta, imbarazzata e spaventata. E aveva quegli occhi verdi così puliti e sinceri che non riuscivi a non leggerle dentro.
Si riabbassò con la suola degli stivali piantata a terra e non riuscì più a sostenere il mio sguardo severo, chinò il capo leggermente per nascondere lo sguardo dietro alla frangetta. In quel momento non riuscivo a pensare coerentemente, l'unico particolare che raggiunse la mia mente fu la sua statura.Io superavo il metro e ottantacinque mentre lei stretta tra le mie braccia mi appariva piccolissima nel suo metro e settanta scarso, ed era così carina.Con in nastro rosso del coprifronte tutto scomposto tra i capelli arruffati e la gonna corta che gocciolava sul mio pavimento e sui miei piedi.
Fu un momento, un impulso una scarica che mi chiuse lo stomaco, irrazionale, e terribilmente poco Uchiha, ma la presi stretta e questa volta fui io a baciarla.
Un bacio vero intenso a cui non riuscì a sottrarsi.

Quella sera...quelle mani così contraddittorie, strette prima sullo stipite della porta poi intorno al mio polso forti e decise.
Poi in un attimo delicate sulla mia schiena e contro la mia pelle nuda.
Mani grandi bianche e poco curate, mani di un guerriero, dell'ex nukenin riabilitato, mani che si erano macchiate di sangue  più volte, ora sulla pelle nuda del mio ventre a esplorare il mio corpo sotto la maglia. Poi
Ci fu quell'attimo, dopo la passione che ci travolse in quel bacio ci guardammo un secondo increduli entrambi, con il cuore a mille e le mani fredde.
E cadde ogni esitazione insieme a noi sul pavimento del salotto.
La mia prima volta consumata sul parquet di un salotto spoglio e impolverato, con lui.
La contraddizione nei suoi gesti e nei miei respiri: le mani di lui esitanti in quel maldestro tentativo di spogliarmi, ma poi sicure sulla mia pelle e sulle mie cosce magre.
Facevamo pena come amanti: incerti, disattenti ai particolari, frettolosi e impacciati.
Era lampante come lui fosse ad un livello superiore al mio, ma non ebbi il coraggio di dirglielo. Se ne accorse da solo quando scivolò con la mano tra le mie gambe. In quel momento mi guardò in maniera strana, era contento e stupito e anche sospettoso. Non riuscii a sostenere il suo sguardo per molto arrossendo e concentrandomi su un punto indistinto tra i suoi pettorali.
Non sapevo come avrebbe potuto reagire ma tutto immaginava tranne quello che fece.
Si piegò sul mio collo baciandomi dietro all'orecchio poi scese con un scia di baci fino alla clavicola e con le labbra contro la mia pelle mormorò:
-non ti farò male, prometto..-
E in effetti fu così, provai una marea di sensazioni intense, ma il dolore non era tra queste.
Sasuke sorrideva impercettibilmente con gli occhi con le mani affondate nei miei capelli sulla nuca ed io ero serena.


Il pavimento era scomodo, faceva male alle ginocchia ed era bagnato di pioggia per colpa sua.
Ma non eravamo riusciti ad andare oltre.
Non ci fu amore, ne sesso quella sera, ne passione ne dolcezza, ne paura ne felicità, solo bruciante desiderio tra noi.
Finimmo a terra in salotto, a due metri dal divano e tre dalla camera da letto, al quarto bacio io ero senza maglia e stavo combattendo con la cerniera della sua giacca rossa.
Poi venne la gonna, gli stivali, i pantaloncini, la maglia a rete protettiva e il reggiseno. E finalmente la sua pelle.
Non riuscivo a pensare il mio cervello era rimasto due metri più indietro sul pianerottolo.
Le sue dita correvano sulla mia schiena, sul marchio soffermandosi con le unghie su tutte le cicatrici, correvano ansiose e inesperte accarezzando i muscoli con le gambe strette attorno alle mie.
Era fresca e sapeva di pioggia la sua pelle sulla mia lingua.
Poi scoprii la verità e il mio stomaco ebbe una contrazione di piacere: era vergine, mia solo e soltanto mia. Orgoglio Uchiha.
Non usammo precauzioni non ce ne fu il tempo, e il pensiero non mi lambì nemmeno.
Aveva paura Sakura, lo sentivo da come si stringeva a me ad ogni gemito, così le promisi che non le avrei fatto male. Esplorai il suo corpo con foga stringendole le cosce  e le mani sul seno piccolo e morbido, senza indugiare sulle sue cicatrici. Poi non riuscii più a resistere, doveva essere mia, non potevo più aspettare.
Le mani tra i suoi capelli e l'orecchio teso verso il suo respiro affannato. Ascoltavo le sue preghiere e i suoi gemiti, sorridendo della sua ingenuità.
In quel momento decisi di rifiutare la proposta di Kakashi.
Sakura mormorò il mio nome e da lì in poi i miei ricordi si offuscano in un mare verde come i prati della terra del Fuoco.




L'odore del mare, la sabbia. Accanto a me Shikamaru parlava di cose insensate e in lontananza Sakura camminava a piedi scalzi insieme a Naruto sul bagnasciuga. Gli alberi erano blu però e il mare di un rosso chiaro, quasi rosato.
Poi un rumore eterno, intruso.
Una donna sgridava suo figlio per qualche marachella, giù in strada. E mi resi conto che era mattina.
Aprii gli occhi e la luce bianca del sole attraverso le tende mi colpì. Forse era mattina inoltrata.
Mi voltai verso il comodino, erano le undici passate e dalla strada arrivava un vociare fastidioso, odiavo il rumore appena sveglio per questo goni sera chiudevo tende e finestre, mi sembrava strano che fossero aperte entrambe. Tornai alla sera prima con la mente per ricordare come mai non avevo chiuso la finestra. E tutto venne a galla.
Mi voltai istintivamente verso il peso che sentivo a livello del tronco e scoprii che non era stato un sogno ne un mio viaggio mentale, un braccio esile e pallido ciondolava inerte attorno al mio costato. Risalii fino alla spalla ma il resto era coperto da lenzuolo bianco come la sua pelle. Assonnato e con un lato intorpidito poggiai le mani sul materasso e mi issai a sedere con la schiena contro la spalliera del letto, mi sembrava di aver dormito dieci minuti ma i miei ricordi confermavano che eravamo lì almeno dalla sera precedente. Mi passai una mano sul viso stropicciandomi gli occhi, poi riportai l'attenzione sull'altro lato del letto: afferrai il lenzuolo tra due dita e lo tirai leggermente per scoprire il resto del corpo della donna accanto a me.
Sakura.
Dormiva con un braccio abbandonato ora sulle mie gambe e l'altro sotto al cuscino, la luce le illuminava le gambe fino all'ombelico, il resto rimaneva in ombra, solo i capelli rosa spiccavano contro il cuscino bianco. Quindi era vero, eravamo stati insieme la notte precedente?
Mi sembrava impossibile però la consapevolezza di ciò che era successo mi strappò un ghigno, Sasuke Uchiha non falliva nessuna missione.
Poteva essere il risveglio più rilassante e appagante della mia vita, se non fosse arrivata lei a rovinare tutto, con una parola.
-Naruto...- sbiascicò Sakura nel sonno.
 Non potevo crederci, aveva veramente chiamato il nostro migliore amico nel sonno? dopo essere stata con me!?! Altrochè noiosa e petulante era una grandissima stronza, non riuscivo a capacitarmi del fatto che stesse sognando lui quando parlò di nuovo con la voce impastata dal sonno.
-la cena da Naruto..Sas'ke ci siamo scordati...- ero allibito, la prima cosa che mi diceva il mattino dopo che si erano avverati tutti i suoi sogni da che era bambina era a proposito di una cena con Naruto, forse era peggio della prospettiva che lo stesse sognando...Alzai un sopracciglio incrociando le braccia contro il petto. Forse l'avevo sempre sopravvalutata.
Mugugnò ancora per qualche secondo, poi si decise ad aprire gli occhi e a incontrare la mia espressione truce, ridacchiò sotto i baffi e si stiracchiò il braccio che teneva sotto al cuscino, poi aspettando la mia risposta recuperò il lenzuolo che le avevo rubato e si coprì fino al seno. Sembrava incredibilmente serena e tranquilla, ignara di ciò tutti gli improperi che le stavano arrivando dalla mia mente.
Improvvisamente la sua espressione mutò e il colorito delle sue guance mi fece capire che aveva messo insieme tutti i pezzi e i ricordi della sera prima anche lei. Questa volta era il mio turno di ridere sotto i baffi: era nuda nel mio letto e si era appena ricordata di aver fatto sesso con me sul parquet del salotto. E in quel letto matrimoniale tutto disfatto.
-Sakura!- la chiamai con tono deciso e sicuro, e lei lentamente si voltò trovandomi seduto con le braccia e le gambe incrociate coperto solo dai boxer neri, arrossì ma si riprese subito e ancora avvolta nel lenzuolo gattono sul letto fino a sedersi sulle mie gambe. Si accomodò scoprendosi solo i polpacci a mi abbracciò affondando la faccia nel mio petto.
Rimasi spiazzato da quella vicinanza, alla luce del sole le cose sembrano tutte più reali e mi trovai imbarazzato anch'io. Lottai un istante con l'istinto di scacciarla dicendole che non ero il suo orsacchiotto, poi lentamente mi decisi a posare le mie mani sui suoi fianchi con attenzione. Mi sentivo parecchio idiota.
-oggi è sabato!?!- Sakura interruppe il silenzio per prima e fregando la guancia sulla mia spalla mi guardava il mento: -possiamo poltrire un altro po'...- mugugnò soddisfatta lasciando scivolare il lenzuolo che la copriva sul materasso.
-sono d'accordo..- asserii semplicemente io annusando l'odore dei suoi capelli.











Spazio Autrice:
Ma io vi aaaaaamo!
Quante recensioni che bello!!
Non deludetemi però stavolta EH ?!?!
Continuate a fare i bravi, pleaseeee
Beeene bene parliamo di questa nuova shot:
è il momento fatidico
Ed è suuuper SasuSaku
Mi avevate detto che via piacciono tanto così ho esaudito i vostri desideri!!
La parte centrale è forse un po' incasinata:
(quella in corsivo)
ma volevo mostrare tutti e due i punti di vista della cosa.
Forse una Sakura vergine non è poi così credibile a diciannove anni
però non vedetela come un'attesa di Sasuke,
solo un non aver trovato nessuno "degno"....
Bene passiamo ai ringraziamenti:
ringrazio Kri333, Juls18, SaphiraLearqueen e fede8701
mi fa piacere che apprezziate la fic e che la troviate dolce e tenera
o forse dovrei dire pucciosa...
Grazie a RBAA...hehehe la scena dell'abbraccio ammetto che è stata
un colpo da maestra, troppo carini SasuSaku..
Gabrychan volevo piangere: giuro!!
La tua recensione mi ha resa troppo felice
Hai capito tutti i miei crucci e i miei problemi... e poi
volevo che Sasuke apparisse proprio così,
quindi spero che tu abbia apprezzato questa ennesima pucciosata
Per quanto riguarda il linguaggio Piccola992, all'inizio l'avevo scritta
davvero come se parlasse un bambino,
ma rileggendola mi dava sui nervi,
così l'ho completamente riscritta cercando di tenere un livello basso,
come se fosse raccontata da un bambino un po' più grandicello!
E' stata una faticaccia..
Ora vi congedo un bacio a tutti Vale.



Prossimo capitolo: "Sharingan!"





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Capitolo 6
*** Sharingan ***


4c



Sharingan





Io avevo uno zio vero una volta, il fratello maggiore di mio padre. Di sangue intendo.

Ne ione i miei fratelli sappiamo molto di lui, la mamma ci disse qualcosa una volta ma voleva che tenessimo la bocca chiusa, perchè diceva che quando sarebbe stato il momento papà ci avrebbe raccontato tutto di lui.

Sappiamo solo che si chiamava Itachi e che era forte quasi quanto mio padre, secondo mia mamma era stato un uomo molto coraggioso, che aveva fatto cose indicibili per il villaggio. Però era morto molto prima che io nascessi.

Così ora io e i miei fratelli abbiamo un solo zio, "finto" perchè lui e mio padre non hanno veri legami di sangue, ma Naruto dice sempre che è come se lo fossero e che un giorno o l'altro avrebbe convinto Sasuke a cambiarsi il cognome in Uzumaki per farsi adottare da lui. Impossibile.

Però mio zio Naruto è l'hokage del villaggio e questo ha un sacco di lati positivi, e in più è il padre di Minato, che ha l'età di mio fratello ed è il nostro migliore amico.

Un giorno avrei chiesto davvero a mio padre di Itachi, volevo sapere com'era morto e se davvero era tanto forte come sosteneva l'hokage. Io e Hitoshi ce l'eravamo sempre immaginato alto e muscoloso come nostro padre, ma con i capelli più corti e dei poteri fenomenali, ci eravamo sognati la sua palla di fuoco gigantesca abbattere un intero villaggio in un colpo solo.

Avevamo io nove e mio fratello otto anni e quasi tutti i pomeriggi dopo l'accademia, ci allenavamo insieme in giardino. A volte con Minato e suo cugino, altre volte da soli, ma combattere contro di lui a me non era mai piaciuto, è pur sempre mio fratello; non riuscivo ad impegnarmi con la costante paura di fargli male sul serio inavvertitamente. Hito lo sapeva e non lo sopportava, pensava che io non mi impegnassi solo perchè lui era più piccolo di me, anche se in realtà eravamo più o meno allo stesso livello, nonostante l'anno e mezzo di differenza. Ogni volta cercava di spronarmi a dare il massimo prendendomi in giro, solo per provocarmi e sfoderare tutta la mia capacità combattiva.

-Seito non fare la femminuccia!!- continuava ad urlare scorrazzando per il giardino con agilità per evitare i miei shuriken.

Io lo superavo di gran lunga in tecnica e ninjutsu, ma lui aveva un'agilità e una velocità invidiate da tutti in accademia. Hito era dopo di me il più lodato dai maestri,  gli uchiha, nonostante gli sguardi maligni che ci riservava la gente ogni tanto, erano gli studenti più promettenti dell'accademia e a questo contribuiva non poco il nostro aspetto bello e curato.

Ma Hito rimaneva comunque inferiore a me, così approfittando di una sua distrazione mentre cercava di schivare un kunai, gli piombai sulle spalle bloccandolo a terra sotto la mia presa: -ehi alle spalle non vale!! lo dice anche papà...- brontolò lui con la faccia schiacciata contro la ghiaia del giardino

-ma io non ti ho attaccato alle spalle, sei tu che ti sei distratto!- esclamai ridendo senza però alzarmi, lasciai Hito bloccato sotto di me. Anche Kei il nostro fratellino più piccolo rideva di lui seduto con le sue macchinine sulla veranda davanti alla porta del cortile interno. La mamma era in casa nello studio a controllare dei documenti, era sabato, il suo giorno libero, così era rimasta in casa con noi mentre papà era ad una riunione con l'hokage e Neji-san.

Kei si alzò dalla veranda in legno trotterellando e si avvicinò a noi, chinato a terra vicino alla faccia di Hito cominciò a fargli il solletico dietro al collo, era il suo punto debole. Hito rideva implorando Kei di smetterla mentre io seduto sulla sua schiena gli bloccavo ogni movimento.

-ahahahaha...siete due vigliacchi, non vale due contro uno!!- esclamò Hitoshi dimenandosi per tentare di liberarsi.

Improvvisamente una risata maligna interruppe la nostra rappresaglia contro Hito.

Kei era bloccato con le labbra strette e gli occhi preoccupati, era piccolo e aveva pochissime capacità ninja, inoltre non aveva lo spirito combattivo che Hito ed io avevamo ereditato da papà. Mi voltai di scatto liberano Hitoshi dalla mia presa, dietro di noi, sul cancello che conduceva alla strada due ragazzi più grandi, nostri compagni di accademia, ridevano con arroganza guardandosi dall'alto in basso. Erano due sbruffoni che non facevano altro che vantarsi e ciarlare tutto il giorno ma che come ninja facevano davvero pena.

-ehi Iraku hai visto chi c'è!??! i due Uchiha-perfettini e quel pidocchio del loro fratellino che giocano in cortile!!- esclamò il più alto dei due conzonandoci con un tono smielato

-ahahahaha! che scenetta carina no?- sghignazzò l'altro al suo seguito prendendo posizione al suo fianco.

Hitoshi fece la stessa accanto a me nascondendo Kei dietro alla sua schiena, il nostro fratellino aveva gli sbarrati ma si fidava di noi e così si era attaccato con una mano al retro della maglietta di Hito con l'espressione più controllata che riusciva a fare.

-che cavolo fate qui?- chiese Hito indignato e io continuai cercando di rimanere calmo e diplomatico: -questa è casa nostra e nessuno vi ha invitato ad entrare!- ero sempre io quello controllato e calmo, lui si infervorava troppo in questi casi.

-e chi dovrebbe impedircelo!?! voi due?- risero in coro mentre quello con i capelli color carota si avvicinava a noi con le mani sui fianchi pavoneggiandosi tutto: -siete dei pivelli cosa credete di fare, eh?- io e Hito avevamo preso istintivamente la posizione di difesa mentre i due si avvicinavano.

-Kei torna in casa!- ordinai al mio fratellino, aveva solo quattro anni a malapena si ricordava due sigilli, rimanendo in cortile rischiava di farsi male.

Kei tentennò un attimo indugiando sulla mia espressione, poi obbediente si voltò e cominciò a correre verso la cucina, ma il rosso fu più veloce di lui.

-ahah dove credi di andare pidocchio??- lo bloccò afferrandogli il colletto della maglia e sollevandolo di parecchi centimetri da terra.

-..vigliacco...- mormorò Hito accanto a me tra i denti, ci  lanciammo un occhiata furtiva ma quella bastò. Eravamo perfettamente sincronizzati, allenandoci sempre insieme ci bastava uno sguardo per capirci.

Tutto successe molto in fretta: Kei per liberarsi morse l'avambraccio del rosso che lo bloccava guadagnandosi da lui un ceffone violento che lo spedì a terra a qualche metro da noi. Quel gesto mi fece infuriare, non sopportava gli sbruffoni come quel tizio che facevano i grossi solo con i più piccoli, e se poi quei piccoli erano il mio fratellino: non si doveva permettere. Mio padre ce l'aveva ripetuto centinaia di volte: non c'è gloria ne onore a battersi con un nemico più debole di te, un vero ninja trova onore solo nelle sfide con avversari del suo calibro"

Era il modo di mio padre per dirci che non dovevamo prendercela con i più piccoli, contorto si, ma mio padre era fatto così.

Balzai subito addosso al rosso armato di kunai, ma quello sfuggì mentre Hitoshi si occupava dell'altro. Raggiunsi il mio avversario in un baleno, non sapevo come, ma mi sembrava di poter prevedere le sue mosse, come se si muovesse a velocità ridotta; avevo previsto che si sarebbe spostato a destra verso il ciliegio che troneggiava nel nostro giardino, così si prese il mio calcio diretto nello stomaco e cadde a terra piegato in due dal dolore, bersaglio facile per la mia gomitata sulla schiena. Dopo averlo atterrato mi voltai verso Hito, anche lui aveva bloccato il suo avversario e, seduto sul suo torace, gli stava riempendo la faccia di pugni.

-Hito non sfigurarlo!- sghignazzai urlando verso mio fratello, mollai la presa sul rosso per dare man forte a Hito credendolo svenuto.

-noonoo, lasciami brutto scemo! Seito...Seito!!!!- la vocina stridula di Kei mi raggiunse alle spalle..Quell'infame stava tentando di svignarsela dal cancello principale di casa trascinando Kei per un braccio dietro di se. Cosa credeva di fare? rapirlo?  Per un istante fui tentato di lasciarlo fare solo per vedere cosa gli avrebbe fatto mio padre se avesse scoperto che aveva tentato di rapire il suo ultimo marmocchio, ma poi mi lanciai subito all'inseguimento. Sputai una palla di fuoco concentrandomi al massimo per bloccare il cancello e impedirgli la fuga. A quel punto era in trappola.

Gli balzai davanti e lo presi alla sprovvista con il mio sgambetto, lui cadde e Kei finì a terra rotolando fino ai miei piedi.

-dietro di me Kei!- urlai al piccoletto della famiglia dopo aver appurato che era tutto intero. Kei si raddrizzò a sedere e mi guardò in faccia sorridente, ma appena i nostri sguardi si incrociarono cambiò completamente espressione. Aveva gli occhi  sbarrati pietrificato dalla paura, mio fratello aveva paura di me?

-Seito...- mi chiamò tremante accovacciandosi a terra, in quel momento tutta la mia concentrazione scomparve e la palla di fuoco alla mie spalle si dissolse permettendo così la fuga al bulletto con i capelli rossi, lo lasciai fare, ero troppo preoccupato per mio fratello per star dietro a quello. E poi ero sicuro che l'avrei ritrovato in giro per Konoha per fargliela pagare.

-ehi...pidocchio che succede??- gli domandai perplesso e spaventato portandomi con la faccia verso di lui. Kei scattò in piedi allontanandosi di qualche passo da me, gli occhi sbarrati e spaventati pieni di lacrime. Mi guardava impaurito come se avesse appena visto un demone nel cortile di casa, provai ad avvicinarmi a lui ma indietreggiò ancora mettendo un paio di metri di distanza tra noi, poi prese fiato e urlò con tutta l'aria che aveva nei polmoni:

-mammmaaaaaaaaaaaaaa!- quando l'urlo finì indietreggiò fino al muretto del giardino e ci si accovacciò contro tutto tremante.

Io mi guardai intorno spaesato, forse c'era davvero qualcosa di strano dietro di me!?! Hito si era bloccato dopo l'urlo di Kei e anche Anamichi, l'altro scemo che ci aveva attaccati, ne aveva approfittato per scappare dal cancello principale. Per il resto il cortile era vuoto e perfettamente normale: l'albero di ciliegio grosso e rigoglioso ma ormai sfiorito al centro, la porta della cucina aperta ma nessuna traccia di mia madre, le macchinine di Kei abbandonate sul patio e alcuni kunai sparsi a terra in tutto il giardino.

Tornai a guardare Keisuke che piangeva tenendosi abbracciate le ginocchia con la testa nascosta tra le braccia e alternava lo sguardo da me alle sue scarpe chiamando Hito a gran voce.

-ma che c'è??- ci interruppe l'interessato piazzandosi tra noi. Kei balbettò il mio nome e mio fratello si girò verso di me in cerca di spiegazioni, io non feci in tempo ad aprir bocca che di nuovo quello sguardo, uguale a quello di Kei, mi colpì.

-oh cavolo!- urlò mio fratello minore appena mi vide, anche lui era spaventatissimo. I miei fratelli, entrambi, avevano paura di me! Passi Kei che vedeva mostri dappertutto e si inciampava anche nelle sue scarpe, ma Hito era un ninja abbastanza bravo eravamo allo stesso livello, come poteva aver paura di me. E poi che cavolo avevo fatto di speciale per far loro paura, quella palla di fuoco non era poi un granchè!

-ehi ma che avete?- domandai tutto stizzito mentre una strana sensazione mi colpì lo stomaco, Kei era solo spaventato, mentre l'altro mi guardava come se mi fosse spuntato un corno in mezzo alla fronte. Hito non mi rispose, si limitò a mettersi davanti al marmocchio chiamando nostra madre a gran voce.

-Hito rispondi che cavolo succede? perchè mi guardi così??- anche io stavo cominciando a spaventarmi, mi guardai le mani le gambe la pancia il petto e mi toccai la schiena, non avevo tagli ne ferite, e nemmeno corni che spuntavano in mezzo alla fronte. Ma loro non smettevano di guardarmi allucinati e anch'io avevo paura di quello che avevano visto.

Poi la mamma spuntò sulla porta esterna della cucina con il suo solito sorrisino il vestito rosso un po' spiegazzato.

-ragazzi che avete da urlare?- chiese guardandoci perplessa mentre abbandonava il patio camminando con grazia verso di noi, era la kuniochi più bella del villaggio secondo noi. Nemmeno Ino-san era bella come nostra madre.

-mamma corri!!!- esclamò Hito facendole segno di raggiungerci, senza spostare lo sguardo spaventato dal mio volto: -gu..guarda Seito!-

Mia madre si avvicinò a noi accigliata, notò subito Kei che mugugnava dietro a Hito e aggrottò le sopracciglia, poi alzò lo sguardo su di me. Ero letteralmente terrorizzato, nessuno mi diceva nulla non capivo che avesse Hito da urlare tanto, ne perchè Kei tremasse nel guardarmi, mi sentivo un mostro e la strana sensazione di avere un corno sulla fronte aveva cominciato a farmi formicolare mezza faccia. Inoltre aspettavo la reazione di mia madre spasmodicamente con il cuore che batteva a mille, lei è un dottore, se mi fosse successo qualcosa di grave -come un corno in fronte- l'avrei letto subito nel suo sguardo.

Ma tutti sanno che mia madre non è una kunoichi normale, era stata nel leggendario gruppo sette, ex-allieva della fortissima quinta Hokage e, anche se non l'avevo mai vista combattere, Naruto aveva sempre detto che poteva smuovere la terra con un solo dito, infatti mi stupì ancora una volta con la sua espressione. Mi guardò seria per un istante come preoccupata per qualcosa che io non riuscivo nemmeno a intuire, poi alzò le sopracciglia ammirata e si aprì in un sorriso compiaciuto grattandosi un gomito.

-oh...non credevo già così presto...- mormorò tra se evidentemente rivolta a se stessa, che cavolo stava farfugliando? per cosa era presto?

-mamma che cavolo succede? perchè mi guardate così!?!?- chiesi a lei che mi sembrava più tranquilla dei miei fratelli che ora guardavano lei con gli occhi fuori dalle orbite.

-va tutto bene non preoccuparti!- esclamò mutando il suo sorriso in un'espressione dolce e comprensiva mentre con le mani componeva un justu alla velocità della luce: con uno sbuffo sommesso una sua copia esatta apparve accanto a noi.

-come va tutto bene!?!!! mamma Seito ha gli occhi rossi!!!- urlò mio fratello Hito senza mai perdermi d'occhio, mi trattava come fossi un nemico che non aspettava altro che attaccarli.

cooooooooosa? fu l'unico pensiero che riuscii a formulare. Mia madre, nella sua versione dolce e pacata, disse alla sua copia di correre al campo numero sei a chiamare papà, quella partì di corsa balzando sul tetto di casa e scomparendo in pochi attimi. Intanto la mamma superò me e Hito che ancora ci guardavamo in cagnesco, e si chinò su Kei che ancora piangeva in silenzio abbracciandosi le ginocchia, si avvicinò al suo orecchio e mormorò qualcosa di incomprensibile ma lui si fiondò tra le sue braccia avvolgendole il collo con la faccia sprofondata nella sua spalla.

-Seito stai tranquillo, non c'è nulla di strano nei tuoi occhi...solo, non sono io quella che deve spigarti questa cosa!- era calma tranquillissima, tanto che cominciai a dubitare degli sguardi spaventati dei miei fratelli e delle loro parole.

Rientrammo tutti in casa in fila, la mamma teneva Kei in braccio e gli accarezzava la testa per rilassarlo, Hito camminava dietro di lei in silenzio e ogni tanto mi scrutava con la coda dell'occhio. Ci fece sedere tutti in salotto a forza, avevo provato a deviare verso il bagno per vedermi allo specchio, ma lei mi aveva fermato senza nemmeno voltarsi: "non ci pensare neanche" brontolò mentre oltrepassava il corridoio dandomi le spalle, mia madre era formidabile, sapevo che mio padre non si sarebbe mai innamorato di una qualsiasi.

Provai inutilmente a specchiarmi in ogni superficie lucente del salotto per capire cosa intendesse Hito con "occhi rossi", ma non riuscivo a mettere a fuoco il colore degli occhi, così spazientito mi rassegnai ad aspettare mio padre con il broncio e le braccia incrociate. Ma l'attesa fu davvero breve. Mio padre arrivò in pochissimi minuti, entrò dal cortile come sempre e si precipitò in cucina dove la mamma nell'attesa stava preparando il tè, dal salotto potevamo vedere e sentire tutto poichè ci divideva solo il corridoio.

-che succede?- chiese papà serio e preoccupato, era rarissimo che la mamma lo disturbasse mentre era impegnato in qualche allenamento o al palazzo dell'hokage. Mia madre sorride e gli sussurrò qualcosa nell'orecchio sghignazzando, papà si illuminò immediatamente, non l'avevo mai visto con quell'espressione, era contento sembrava
quasi che sorridesse. La mamma prese in mano il vassoio con il tè e i bicchieri e con un cenno della testa indicò a papà la porta del salotto da cui io e Hito stavamo spiando la scena e si incamminò verso di noi. Papà si voltò di scatto e incontrai il suo sguardo per la prima volta da quando era entrato, non mi scorderò mai quello sguardo: era orgoglioso di me, solo e soltanto questo, non mi aveva mai guardato così intensamente in nessuno dei nostri allenamenti, sembrava che mi vedesse sputare una palla di fuoco gigantesca al primo tentativo.
Lasciò la cucina e appena raggiunse il salotto con un cenno mi disse di seguirlo ed io ipnotizzato da quello sguardo obbedii senza dire niente sentendo solo in lontananza le proteste di mio fratello e lo sbuffo delle mamma. Papà ed io salimmo al piano di sopra e lui mi guidò nella loro camera. Ero stato lì dentro pochissime volte, la porta era sempre chiusa e noi la sentivamo come un area off-limits della casa: era l'unica stanza rivolta ad ovest ed aveva una grande finestra da cui si vedeva l'alba, mamma e papà avevano un bagno collegato alla camera e un letto gigante davanti alla finestra. Non c'erano foto ed era tutta in ordine, comprese le armi custodite su una mensola bassa accanto all'armadio.

Papà entrò prima di me, attraversò la stanza e si fermò davanti  all'ingresso del bagno ad aspettarmi: -entra- mi disse con un tono meno severo del solito. Come sempre in silenzio obbedii, lui mi mise le mani sulle spalle e mi guidò davanti allo specchio sopra al lavandino, là dentro l'odore di mia madre era ovunque la cosa mi metteva a mio agio. Davanti allo specchio scoprii per quale motivo Hito e Kei mi guardavano in quel modo: i miei occhi erano davvero rossi, un rosso orribile scuro e inquietante con strane sfumature nere intorno e una strana goccia nera su un lato, sembrava un demone, i miei fratelli avevano ragione di essere spaventati da me, mi sentii crollare il mondo addosso...che cavolo era successo ai miei occhi??

Evidentemente mio padre capì subito cosa mi stava passando per la testa e si chinò al mio fianco mantenendo una mano sulla mia spalla, non era da lui tutto quel contatto fisico e quelle attenzioni: -Seito! non aver paura!- mi disse con un tono che assomigliava più ad un ordine che a un tentativo di tranquillizzarmi. Però aveva sempre quell'aria contenta e orgogliosa che non riuscivo a spiegarmi.

-che cos'è successo ai miei occhi?- chiesi  titubante e impaurito, sarebbero mai tornati normali? cosa avrebbero detto i miei compagni di questi occhi da demone? Ma nella mia testa qualcosa si stava muovendo, avevo già visto dei simboli simili a quelli nei miei occhi, ma più complessi e articolati.

-guarda..- mi spronò papà con un colpo sulla spalla a guardare lo specchio davanti a me.

Io e mio padre, a sua testa poco sopra la mia, i suoi capelli più scuri quasi bluastri e più lunghi dei miei, si mischiavano con le punte dei miei più corti e di un nero più morbido, frutto della miscela con il rosa di mia madre; poi improvvisamente anche i suoi occhi divennero come i miei, rossi e inquietanti.

-vedi, sono come i miei..- era chiaro anche a me che il suo tono, nonostante tutto, era incrinato sapientemente per tranquillizzarmi e in effetti a qualcosa servì, almeno ero certo di non essere malato.

-non ti ho mai detto nulla del clan per non mettervi pressioni...- cominciò così quello che aveva l'aria di voler essere un discorso serio: -non volevo essere come Fugaku- mormorò tra se, ed io finsi di non sentire l'allusione a mio nonno che comunque non compresi. Non capivo cosa intendesse per metterci pressioni e cosa centrassero i miei occhi con il clan, ma lui sembrava tranquillo: non sbuffava non ghignava ne alzava gli occhi al cielo come faceva di solito se qualcosa lo irritava. Si rialzò in piedi e mi voltò le spalle per andare piazzarsi davanti alla finestra della camera.

-siediti!- mi disse piano e con uno strano tono...fiacco, forse non aveva voglia di raccontarmi ciò che stava per dirmi.

-cosa ti hanno detto all'accademia delle abilità oculari?- mi chiese voltandosi verso di me mentre mi andavo a sedere sul bordo della coperta blu di mamma e papà. Rimasi spiazzato dalla domanda che però mi riportò alla mente dove avessi visto dei simboli simili a quelli suoi miei occhi.

-non molto..è un argomento del prossimo anno, però so che sono abilità innate di certe famiglie e che si ereditano con il corredo genetico- e li compresi da chi avevo ereditato quel simbolo. La cosa mi riempì di orgoglio, se anche mio padre l'aveva doveva essere una cosa fighissima! Papà forse notò il io entusiasmo e sorrise leggermente con le braccia incrociate appoggiato al bordo della finestra.

-quei segni nei tuoi occhi sono l'abilità innata del clan Uchiha, si chiama sharingan! e come hai visto ce l'ho anch'io...- mi spiegò papà ritirando il suo sharingan riportando gli occhi al suo nero naturale.

-a che serve?!!- chiesi ancora prima che finisse di parlare, l'entusiasmo mi stava invadendo volevo sapere assolutamente cosa fosse la mia abilità innata degli Uchiha. Ero gasatissimo faticavo a rimanere seduto e mi torcevo le mani in grembo.

-è un'arma che si tramanda nel clan di generazione in generazione, ti insegnerò ad usarla come il mio maestro fece con me!- concluse studiando attentamente la mia reazione con la testa inclinata da un lato esattamente come faceva mia madre

Mentre nella mia mente solo una parola rimbombava come un urlo: wow!!!! Mio padre mi avrebbe allenato, e mi avrebbe insegnato a usare questa cosa degli Uchiha. Quello era definitivamente il giorno più bello della mia vita, scattai in piedi raggiungendo mio padre, lo guardavo implorante dal basso mentre lui non si mosse di un millimetro: -e cosa posso fare con questo sharingan?- domandai incapace di trattenermi.

-lo scoprirai...- rispose lui alzando un angolo della bocca nella sua massima concezione di sorriso, era entusiasta anche lui, lo vedevo e avere su di me quello sguardo orgoglioso e esuberante mi emozionava come nient'altro. Nemmeno i biscotti di mia nonna avevano così tanto potere.

-quando cominceremo? e poi perchè il tuo è diverso dal mio?- improvvisamente ricordai chiaramente i suoi tre simboli nell'occhio.

-perchè il mio è completo, mentre il tuo invece deve ancora crescere..ci sono vari livelli e quello che ti ho mostrato non è nemmeno il più alto!- rispose papà sospirando, le mie domande a mitraglietta lo stavano irritando lo sapevo ma non riuscivo a fermarmi, e in testa ne avevo ancora una marea. Non vedevo l'ora di cominciare i miei allenamenti con lui, volevo sapere sapere sapere!

Ma lui bloccò subito il mio entusiasmo scostandosi dalla finestra e sciogliendo la morsa delle sue braccia, poi con un sospiro più pesante degli altri mi posò una mano sulla testa e mi scompigliò ancora di più la chioma simile alla sua: -poi ti spiegherò meglio, ora andiamo dai tuoi fratelli prima che si ammazzino qui fuori- disse guardando la porta e spingendomi verso l'uscita con un buffetto sulla nuca.

Lentamente posai una mano sul legno e lo feci scorrere in modo da aprire la porta: Hitoshi e Keisuke erano li appostati dietro al muro per origliare insieme alla mamma che li teneva entrambi per il colletto della maglia. Come aveva fatto papà a vederli? Io non avevo sentito nulla, invece lui già sapeva che erano lì, immaginai che il suo sharingan completo potesse vedere attraverso i muri e la mia eccitazione crebbe ancor di più.

-ehi papà ma perchè io non ce l'ho!?!?- chiese Hito tutto imbronciato a mio padre che stava dietro di me con le mani ficcate nelle tasche e una spalla appoggiata contro lo stipite della porta. Non rispose subito a Hito, prima guardò la mamma in maniera strana, sembrava che le volesse dire qualcosa come "te l'avevo detto". La mamma lasciò andare i miei fratelli concentrata sullo sguardo di papà e pronta a rispondergli, ma lui fu più svelto e prese la parola.

-un giorno forse l'avrai anche tu..- rispose misterioso e evasivo come faceva sempre per non creare disparità tra noi due. Scavalcò Hito, che era a terra in ginocchio ai suoi piedi, per raggiungere la mamma e contemporaneamente afferrò Kei per la maglia mentre stava per cadere dopo essersi inciampato nei miei piedi: -...e tu vedi di stare in piedi marmocchietto!- lo rimproverò papà ghignando era troppo contento per il mio sharingan per sgridarlo davvero.

Quel corridoio sembrava improvvisamente troppo stretto per tutti e cinque.

Papà passò accanto alla mamma e le disse qualcosa che somigliava molto a "pettegola" continuando a ghignare mentre imboccava le scale che portavano al piano di sotto.

-ehi Sas'ke aspetta..- il richiamo della mamma lo bloccò sul primo gradino e lui voltò solo la testa in maniera innaturale, forse come diceva Naruto quando si arrabbiava, mia madre era davvero l'unica persona a cui lui dava ascolto.

-...perchè rimani a casa e andiamo a cena tutti insieme? eh!?!- mia madre non era proprio sempre così, c'era chi diceva che avesse una doppia personalità, mia nonna invece diceva solo che era pazza: normalmente era dolce e solare, ma quando si arrabbiava faceva paura davvero e Hito ne aveva la prova tangibile sulla chiappa sinistra. Lei e papà non andavano d'accordo su nulla, tranne che su di noi, ci sgridavano sempre insieme e anche se erano separati dicevano le stesse cose, una vera sfiga per noi ma in tre avevamo imparato a gestire le ire implacabili di nostra madre e le occhiatacce fulminati di papà.

-che ne dite ragazzi di un bel sukiyaki tutti insieme??- esclamò trotterellando fino a raggiungere mio padre e gli passò con una mano attorno alla vita con gli occhi imploranti. Lui non fece in tempo a rispondere perchè tutti e tre gridammo il nostro assenso saltando all'unisono.

Era davvero il giorno più bello della mia vita.

















Spazio autrice:
chiedo immensamente perdono per il ritardo

scusate ma facendo i turni non sempre sono libera il martedì

Comunque...

spero che il giorno più bello della vita di Seito sia piaciuto anche a voi.

Mi è sembrato che la scorsa puntata non sia piaciuta a tutti

Forse era un po' scontata?!?

Non so io la loro prima volta me la sono sempre immaginata così

casuale irruenta e trascinante

Vabbò devo comunque ringraziare:

Gabrychan
per la rece bellissssima, sono orgogliosa dei tuoi commenti
perchè mi spronano a dare sempre qualcosa in più e poi il catarro era un tocco geniale non è vero!?!

piccola992
grazie fedelissima, credo che in settimana ti manderò una mail
per sottoporti una questione

RBAA
il sesso sul parquet è stata la scena centrale che mi ha folgorata
in un momento di abiocco sul 14 (autobus affollatissimo a bo)

e invece farle nominare Naruto è stato solo per dar fastidio a Sasuke

..perchè un po' se lo meritava

(sto aspettando di veder riappacificati Sasusaku presto in Vengeance...si: è una minaccia!!)

Kry333 mi fa piacerissimo sentiemi dire che i personaggi sono IC, perchè è il mio tormento ogni volta

Non so ma se mi sono sciolta troppo con Sasuke o se ho reso Sakura

troppo "cerbiattina-indifesa-con-gli-occhi-dolci"

e poi...chiaro che scriverò altre Sasusaku, io li adoro!!!!!


Bien Bien

Fatti i ringraziamenti passerei a commentare le vicende del piccolo Seito

Secondo me è un grande, il più Uchiha di tutti che si erge a protettore dei fratelli

che buffo

Hito lo vedo più simile a Sakura e Naruto, mentre Kei il piccoletto

è solo pucciosissimo

Ho trovato un immagine su deviant che mi ha fatto sciogliere

se capisco come fare vi lascerò il link...

Spero che piaccia anche questa piccola vicenda familiare


Ringrazio sentitamente tutti coloro che recensiscono

che mi hanno messa nei preferiti-seguiti

e anche coloro che leggono soltanto.

Imploro pietà per me e il mio ego martoriato:

recensite recensite recensite

PLEASE


 Prossimo capitolo: ancora non lo so....








Piccolo spazio spoilerone:

se non leggete le scan il venerdì: assolutamente non continuate a leggere!!!!!

sono o non sono una veggente!?!?! Kakashi hokage l'avevo predetto, l'arrivo di Sasuke a Konoha dopo Pain l'avevo predetto, e anche la "sconfitta" di Pain ad opera di Naruto.....

Ora non per dire ma: Danzooooo!!?!?!?! no dai non scherziamo.... vabbò faccio una previsioncina come kabalah (non ho la più pallida idea di come si scriva) sperando di prenderci ancora una volta: Sasuke arriva trova tutto distrutto e si incazza perchè voleva farlo lui, così si concentra sui consiglieri e accoppa Danzo e gli altri tre (risparmio Shikaku che mi sta troppo simpatico!!) liberandoci di una marea di problemi. Kakashi diventa hokage e poi arriva quel disgraziato di Madara a rovinare il quadretto idilliaco reclamando il novecode.

Altra opzione è che Danzo e Madara siano la stessa persona come ho già sentito dire in qualche forum....e allora lì son cazzi!!!









Proposta: riguardatevi il prologo...
avete proposte per le prossime shot?
Magari momenti che vorreste vedere raccontati?
fatemi sapere...






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Capitolo 7
*** Regali di compleanno e Mogli pericolose ***


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Regali di compleanno e Mogli pericolose




-Sakura-chan  che fai qui?- esclamai sorridendo verso la donna che aveva appena varcato la soglia del mio ufficio.
La mia Sakura-chan , somigliava sempre più alla vecchia Tsunade, con quei capelli lunghi e il chakra concentrato al centro della fronte; ultimamente passava a trovarmi di rado era sempre molto impegnata tra l'ospedale e due figli piccoli che le risucchiavano ogni energia, ma rimaneva sempre la mia Sakura-chan adorata.
-sono venuta a mostrarti una cosa...- sembrava una bambina curiosa e impaziente con le mani nascoste dietro alla schiena mentre avanzava al centro del''ufficio fino alla scrivania, si dondolò sulle punte dei piedi qualche secondo esitante poi con un sorriso entusiasta mostrò ciò che nascondeva dietro alla schiena posandolo sul mio tavolo.
-...ecco qua! dimmi che ne pensi?- domandò spaparanzandosi su una delle due poltrone rosse davanti alla scrivania.
Curioso come Sasuke si sedesse sempre su quella di destra e lei su quella di sinistra.
Il regalo segreto era finalmente arrivato, sapevo da più di un mese che lei mi stava nascondendo qualcosa a proposito del compleanno di Sasuke ma immaginavo qualcosa di diverso, di...privato! Invece sulla mia scrivania troneggiava un fodero di velluto nero lungo più di un metro e sapevo benissimo cosa conteneva.
Slacciai una delle stringhe che chiudevano il tessuto scuro e sfilai la spada con gesti prudenti e calibrati sotto lo sguardo esitante di Sakura
Era meravigliosa, una katana leggera e maneggevole, proprio come piaceva a lui.
-Sakura ma è bellissima!- esclamai esaminando accuratamente l'oggetto che avevo tra le mani. Brillava riflettendo la luce fioca dei neon dell'ufficio: -dove l'hai presa?- chiesi curioso senza mai staccare gli occhi dall'arma che stavo esaminando.
-l'ho ordinata un paio di settimane fa! ti ricordi quella spedizione di medici a Kumo!?! l'ho ordinata mentre ero là a quel famoso artigiano di cui mi aveva parlato lui e poi me la sono fatta spedire da un medico della Nuvola che mi doveva un favore!- mormorò Sakura giocherellando con i laccetti del fodero di velluto. Fingeva di rimanere tranquilla e distaccata ma, conoscendola, sapevo che stava fremendo in attesa del mio giudizio.
-è davvero un bel regalo! vedrai che gli piacerà un sacco!- le dissi per rassicurarla.
Sasuke aveva perso la sua vecchia katana qualche mese prima durante una missione, era caduta in un crepaccio durante un combattimento e nessuno era più riuscito a recuperarla; nell'ultimo periodo si era aggirato come un'anima in pena per le armerie di Konoha e dintorni per trovare una sostituta, ma diceva sempre che erano tutte troppo pesanti o ingombranti, così sbuffando come un bimbo piagnucoloso aveva ripiegato sui kunai non trovando nessun'arma che potesse sostituire quella vecchia.
Ma questa era diversa.
L'elsa e il fodero erano completamente color ebano adornati con sottili intarsi blu che percorrevano tutta la lunghezza dell'arma, la lama era sublime perfetta e  leggera ed elastica al punto giusto, adatta a Sasuke e al suo stile di combattimento: -è una lega particolare?- domandai a Sakura notando lo strano colorito bluastro e lucente della lama, somigliava molto alle armi che usava Asuma-sensei molto tempo prima.
Sakura drizzò le spalle con una punta d'orgoglio prima di rispondere, come per dirmi che lei non era certo diventata una sprovveduta ma che rimaneva sempre un kunoichi: -si, l'ho fatta fare apposta...è studiata per legarsi al chakra di tipo fulmine!- poi sorrise dolcemente inclinando la testa da un lato e il suo viso pallido si illuminò.
Conoscevo bene quel sorriso.
Entrambi dal ritorno di Sasuke e Konoha erano cambiati tantissimo. Dal ritorno del team 7 Sasuke ghignava in maniera ambigua ogni volta che si parlava di lei e viceversa lei si illuminava con quel sorriso languido al solo sentir il suo nome.
-ah che uomo fortunato il teme!!!- scherzai ridacchiando mentre riponevo la lama nel fodero con attenzione, anche Sakura rise passandomi la custodia in tessuto, li prendevo sempre in giro per la loro improbabile unione matrimoniale.
Erano davvero una coppia assurda quei due, però erano felici. E se lo meritavano.
Ma le cose non erano sempre state così, e in quel momento, osservando Sakura che guardava la katana speranzosa, mi ritrovai a ricordare tutti gli anni passati nel team: i litigi forsennati con Sakura quando la imploravo di perdonarci dopo il ritorno di Sasuke e ancora più belli erano quelli con lui, a senso unico chiaramente, quando fingeva che lei gli fosse indifferente...povero fesso!
Di periodi bui ne avevamo passati tanti, l'intera adolescenza passata a rincorrerlo e ad allenarsi come bestie per realizzare i propri sogni: che fossero diventare hokage o medico, per proteggere le persone a noi care, o magari vendicare una famiglia sterminata. Ognuno di noi, nel bene o nel male, li aveva realizzati!
Il mio sguardo vagò disperato alle pile di fogli accatastati in ordine sulla scrivania, il mio predecessore Kakashi era molto molto più ordinato di me e Sakura me lo ricordava ad ogni occasione buona.
I ricordi erano molto più interessanti dei fogli, sopratutto se contemplavano le cazzate di Sasuke.
Sopratutto il periodo dei sotterfugi: il più divertente e assurdo in assoluto.
-a che pensi Naruto?- la domanda di Sakura mi risvegliò dai ricordi della loro travagliata storia d'amore.
-oh nulla...mi è solo venuta in mente una cosa che devo dire a Ebisu!- mentii spudoratamente trattenendo le risate dietro ad una fila di cartacce che stavo fingendo di riordinare.
Dopo la missione che avevano svolto da soli a Taki, sapevo benissimo che qualcosa era successo dal momento che avevano saltato la mia cena arroccando scuse assurde il giorno dopo. E Sasuke era il più buffo dei due. Se Sakura sapeva costruirsi alibi intelligenti e a prova di anbu, lui aveva la pessima abitudine di improvvisare.
"ero stanco dobe! sono andato in missione io, non a crogiolarmi in un letto!" mi aveva risposto lui la mattina dopo, acido come sempre, ma guardava lontano verso destra e le sue orecchie avevano preso uno strano colorito, mentre Sakura fissava ostentatamente un sassolino accanto alla sua scarpa sinistra.
Sul momento avevo lasciato correre ma mi ero appuntato mentalmente di interrogare il teme alla prima occasione.
Occasione che si presentò qualche sera dopo. Eravamo andati a cena all'Ichiraku Shikamaru, Sasuke ed io dopo una missione particolarmente impegnativa, eravamo stanchi e avevamo già fatto fuori una bottiglia di vino, così attesi pazientemente che il Nara ci lasciasse per vedere la sua fidanzata poi cominciai il mio piano. Sapevo bene che per far capitolare il "principe della segretezza" era necessaria almeno un'altra bottiglia di sakè.
"allora con Sakura?" chiesi al teme dopo il suo secondo bicchierino.
"con Sakura cosa?" mi rispose ringhiando e lì capii che due erano troppo pochi e riprovai dopo cinque: "non ti ha chiesto del pugno?" domandai con più convinzione quando era già un po' brillo, lui inizialmente mi guardò male, poi socchiuse gli occhi e si resse la testa con la mano.
"si anche.."
"come anche!?!" mi stupii, avevano parlato e le mura di Konoha erano ancora tutte intatte? Incredibile.
"dobe sei una piattola! non ti dirò niente!!" inveì Sasuke; quando beveva diventava più loquace si, ma anche più stronzo -se possibile-.
"avanti Uchiha! non fare il bastardo...tanto poi vado da lei e mi faccio raccontare tutto..." brontolai io.
"non ti dirà nulla!" ma il tono con cui l'aveva detto era inequivocabile, c'era effettivamente qualcosa da dire e quando afferrò il sesto cicchetto gongolai di felicità. Avevo la vittoria in pugno.
"e perchè non siete venuti a cena da me la scorsa settimana?" tentai di sondare il terreno sperando di smascherarlo, ma solo dopo che aveva posato il bicchiere, avevo paura che fosse ancora abbastanza lucido da rompermelo in testa.
"te l'ho detto no? ero a letto..." continuò imperterrito a sostenere la sua menzogna, ma biascicava ormai visibilmente e quando la sua fronte scivolò dalla mano capii che era il momento per affondare l'attacco decisivo: "con Sakura?" azzardai trattenendo il respiro.
Mi aspettavo un pugno, uno scappellotto o al massimo un insulto viste le sue condizioni, invece mi rispose borbottando.
"si"
 Esplosi a ridere e urlare, e per tutta la sera bevemmo ridemmo e scherzammo (io! lui si limitava a bere e sghignazzare più del solito), ero troppo contento per lui si meritava davvero un po' di pace e poi stavo cominciando a rompermi della sua falsa indifferenza, anche Kakashi ormai aveva capito che Sasuke ne voleva a pacchi da Sakura. E dal momento che io stavo ormai ufficialmente con Hinata la cosa non poteva che rendermi felice.
Guardando la Sakura che era seduta davanti a me non potei che constatare che tutta la faccenda l'avesse resa più adulta e forte.
Una donna con due figli, capace di distruggere un intero villaggio con un dito, sempre con quel vestitino rosso succinto con le maniche larghe e i capelli rosa lunghi liberi sulle spalle, seduta nel mio ufficio a mostrarmi il regalo per il suo maritino. Ah..Sasuke davvero non la meritava.
I mesi successivi alla mia scoperta furono davvero una burla: solo io sapevo di loro due e mi divertivo alle loro spalle.
Ne lui, e incredibilmente nemmeno lei, volevano rivelarsi al villaggio, così erano in continua fuga. Mi fecero giurare che non l'avrei detto ad anima viva, altrimenti Sasuke mi aveva promesso che mi avrebbe spezzato gambe e braccia (ed ero sicuro che non vedeva l'ora di farlo).
In quei cinque mesi, per i genitori di lei, Sakura era sempre da Ino o in ospedale, per Ino era sempre in missione, per l'hokage invece aveva sempre troppi pazienti gravi da salvare. Mentre Sasuke sbrigava tutte le missioni in fretta e furia e fuggiva da Shikamaru e l'hokage, fingendo di martoriarsi in continui allenamenti solitari, pur di non dare una mano al quartier generale.
Erano uno spasso.
Si incontravano a casa di Sasuke ma entravano ognuno con le proprie chiavi in tempi separati e se ne stavano rinchiusi anche per delle giornate intere.
In missione poi davano il meglio di loro: facevano gli indifferenti, come se nulla fosse cambiato soprattutto se c'erano componenti esterni al team7 coinvolti, ma ogni tanto -casualmente- sbucava una maglietta un po' troppo larga dallo zaino di Sakura e -sempre casualmente- spesso la mattina il sacco a pelo di Sakura era ancora intatto e legato allo zaino.
Ino poi era scalmanata aveva fiutato qualcosa, come del resto tutte le kunoichi di Konoha amiche di Sakura, ma non aveva prove e così si era decisa a doverli beccare a tutti i costi. Così ogni festa o cena tutti insieme diventava una comica, si sedevano distanti e cercavano di non guardarsi e di non dire cose a sproposito (problema esclusivamente di Sakura), ma Ino aveva l'occhio lungo e lei e Ten si sgomitavano all'insaputa di Sakura dopo che quei due scomparivano misteriosamente uno dopo l'altro con scuse improponibili.
E io ridevo ogni volta di più.
Con Kakashi si tradirono dopo neanche tre mesi, ma con tutti gli altri riuscirono a mantenere il segreto fino quasi alla guerra.
-devi mandarlo in missione!- mi ordinò Sakura all'improvviso interrompendo il flusso dei miei ricordi sul più bello: -cosa?- domandai subito incredulo, mi pregava sempre di tenerlo vicino a casa e ai loro bambini e voleva che fosse sempre con qualche medic-ninja, ma chiaramente non la accontentavo quasi mai.
-una cosa da due o tre giorni al massimo, devo averlo fuori dai piedi per organizzarmi!!- continuò senza contemplarmi assorta nei suoi piani diabolici, la guardai perplesso.
-hai intenzione di farti trovare nuda legata al letto...e magari con la katana tra i denti!?!- chiesi divertito appoggiando la testa sul palmo di una mano.
-sei un perverso!!- mi urlò in faccia tutta indispettita: -dovresti smetterla con quei libri di Jiraya, fanno schifo e non onorano la sua memoria!-
Non aveva torto, ma i libri erano spassosissimi e mi ricordavano tanto lui.
-e smettila di fare la bacchettona!- la ripresi scherzosamente, poi decisi di darle ascolto: -vediamo un po' dove posso spedirti Sas'ke...- srotolai contemporaneamente tutte e tre le liste che avevo sul tavolo; A,B,C.
Scartammo subito quelle di alto livello erano tutte troppo lunghe o troppo lontane perchè tornasse per il 23 di luglio, quelle di livello C non erano credibili per lui, avrebbe capito subito che in tutta probabilità c'era qualche sotterfugio di sua moglie. Infine trovammo quella perfetta dopo pochi minuti di ricerca: una consulenza per una serie di furti nella capitale dei nostri vicini del paese del tè.
Secondo Sakura si sarebbe divertito a giocare per un po' al piccolo detective, a me invece la prospettiva non sembrava rosea. Ma tanto a che cosa importava? ero io a dovergli comunicare la missione e sorbirmi le sue lamentele, lei lo avrebbe solo aspettato a casa con la sua spada nuova di trinca tra le mani pronta a prendersi la ricompensa!!! Dannata Sakura...
-bene! allora vedi di tenerti libero per venerdì e non mandare in missione nessuno degli amici!- mi ordinò lei alzandosi in piedi dopo essersi ripresa la sua katana, quella donna mi faceva sempre più paura.
-non credo che la tua idea di festa gli piacerà...- provai a dissuaderla ma ormai era tardi, era partita con i suoi viaggi mentali assurdi e l'unico a poterla fermare in certi casi era Sasuke, che era impossibile da coinvolgere...ero ormai rassegnato all'idea del loro divorzio post-festa-finita-in-tragedia!
-sta zitto! e vedi di non farti scoprire tu!- mi aveva liquidato così, con un urlo e un bacio sulla guancia ed era sparita alla velocità della luce col regalo per il teme sottobraccio.
Guardai l'ultimo sprazzo del vestito rosso sparire oltre la porta e sconsolato mi grattai la nuca: -Ebisu!- chiamai a gran voce il mio segretario che corse al mio cospetto tutto trafelato: -manda qualcuno a cercarmi Sas'ke prima che sua moglie mi uccida!-
Un po' accigliato quello sparì lasciandomi solo in balia dei ricordi.
Avevo detto che Sasuke era un uomo fortunato? Naah mi sbagliavo! Sakura era una donna da temere davvero, forse abbassava la guardia solo con lui ma non ci avrei giurato. Con tutti gli altri rimaneva comunque Sakura-sama, forte e autoritaria, la ragazzina dolce e piagnuccolosa (genin del team 7) era ormai solo un pallido ricordo. Eppure c'era stato un tempo in cui era scorrazzava con noi per il villaggio tutta spensierata senza manie omicide e crisi isteriche...
Però negli anni ne avevano passate di cotte e di crude, e nonostante tutto erano ancora lì: insieme.
Quando il resto del gruppo li aveva scoperti eravamo ormai prossimi alla guerra. C'era stata una riunione dei jonin convocata da Kakashi per aggiornarci sulle ultime notizie dalla Roccia che ormai ci aveva dichiarato battaglia, ed eravamo usciti tutti entusiasti per le buone nuove.
Probabilmente il villaggio dell'Acqua avrebbe mandato qualche squadra di supporto al Fuoco pur di non inimicarsi una delle nazioni più forti del continente (..noi!), ma un aiuto era sempre comodo con una guerra alle porte.
Gli uomini erano usciti per primi perchè Sakura e altre kunoichi erano tutte assiepate attorno al piccolo Sarutobi che la mamma aveva portato con se.
"Uchiha tu ti unisci a noi per un bicchierino?" Kiba aveva dato il via alla sequenza di sfortunati eventi.
"mmh..no devo vedere Kakashi.." aveva brontolato tutto rigido, non era per niente naturale quando mentiva, ma solo io potevo notarlo. Si era ficcato le mani in tasca e aveva deviato lo sguardo verso i tetti delle case più vicine.
"che fine hai fatto poi ieri sera, avevi detto che ci avresti raggiunti!" era intervenuto pure Shikamaru tutto contento perchè grazie all'alleanza con Suna, la sua Temari faceva da ambasciatrice presso il nostro kage e poteva vederla senza dover fare tre giorni di viaggio.
"ero con Naruto" rispose lui dissimulando tranquillità mentre veniva affiancato da una Sakura tutta sorridente. Si era fregato da solo.
" ma lui era con noi!" saltò su Kiba perplesso guardandosi con gli altri ragazzi.
E a quel punto quei due fessi si guardarono spaesati, Sakura aveva perso il sorriso smagliate e Sasuke sudava freddo, lì fu chiaro a tutti dove fosse Sasuke la sera prima. Ma nel caso qualcuno, come Kiba, non avesse ancora avuto il tempo di capire, ci pensò Ino a mettere i puntini sulle i: "ah finalmente vi siete traditi!!" esclamò saltellando davanti a una Sakura imbarazzatissima.
La faccia di Sasuke era indescrivibile, entrò in volata nella top-ten delle sue facce migliori arrivando subito al primo posto, mentre io e Hinata ci sbellicavamo dalle risate. Aveva le orecchie scarlatte sulla punta e tratteneva la smorfia più scocciata che glia avessi mai visto.
Quelli erano i momenti in cui rimpiangevo davvero una macchina fotografica: quelle erano le cose da lasciare ai posteri!!
Ma nel suo smisurato orgoglio Sasuke evitò accuratamente di dare una mano a Sakura a negare tutto, si limitò a sbuffare e afferrare il polso di Sakura per trascinarla via borbottando a tutti: "ora che lo sapete, non scocciateci!"
Sasuke era portato per il teatro, io l'avevo sempre sostenuto.
-Hokage-sama mi scusi!- ancora una volta Ebisu entrò bussando, ma la furia dietro di lui, non gli diede il tempo di annunciare il nuovo ospite.
Il capoclan degli Uchiha piombò nel mio ufficio con un'espressione che non prometteva nulla di buono, ma almeno non mi aveva ancora coperto di insulti!
-baka! che cavolo vuoi? mi hai disturbato!- invei il mio migliore amico prima ancora di sedersi.
Sbuffai, sapevo che le grane sarebbero toccate a me e non a lei!
-ciao Sas'ke!- cominciai sarcastico giusto per fargli capire che poteva anche essere un po' meno scazzato perchè ancora non gli avevo fatto nulla: -lo so che ti ho disturbato mi dispiace, ma ho una missione per te!- provai di apparire tranquillo sperando che non si accorgesse che potevo benissimo affidare quella missione a una qualsiasi squadra di chunin.
Sasuke mi squadrò per qualche secondo attentamente, e lanciò solo una vaga occhiata al foglio che gli avevo messo davanti. Inizialmente pensai di averlo fregato ma poi il brillio diabolico che si accese nel suo sguardo mi tolse ogni speranza.
-l'hai scelta tu o l'ha scelta lei?- domandò con il suo solito ghigno arrogante e insopportabile.
Deglutii, come aveva fatto, non poteva avermi beccato così malamente: -che cavolo dici? chi avrebbe dovuto sceglierla se non io?- tentati almeno di fingere di non aver capito ma il suo sopracciglio alzato era eloquente.
-quella strega mi vuole fuori dai piedi! vorrà organizzare qualcosa per il mio compleanno giusto!?!- Sasuke sapeva, sapeva sempre tutto! E lei poverina ancora si illudeva di poterlo fregare, quell'uomo era mistico, non potevi fregarlo..sopratutto quando giocava in casa!
In casa Uchiha non si muove foglia che la signora non voglia, ma il signor Uchiha le vedeva tutte quelle foglie, non ne perdeva una: non lo faceva notare a Sakura, ma si accorgeva sempre di tutto, e fingeva spesso di non vedere per lasciarle l'illusione di stupirlo.
-Sas'ke non dirle niente..dalle la soddisfazione di farti una sorpresa no?- lo pregai più per la mia incolumità che per la sua.
Lui borbottò un po' tra se e mi guardò malissimo per un paio di volte, ma tanto l'amava troppo per non lasciar correre anche stavolta, la chiave per convincerlo era illuderlo che fosse ancora lui a comandare il quella casa.
-che missione è?- mi domandò alla fine delle sue lamentele brontolate e mezza voce, e con un gesto brusco mi strappò il foglio del dossier dalla mano, lo lesse lentamente sempre più accigliato.
-prendila come una vacanza!- esclamai infine con un colpo di genio
Ma lui non apprezzò e quegli occhi nero pece cominciarono a inquietarmi. Non invidiai affatto Sakura in quel momento, le avrebbe tenuto il muso per un mese per la festa, ma forse il regalo le avrebbe attenuato la condanna magari a una settimana.
-..nel paese del Tè!?!- mi chiese sarcastico ripassandomi il foglio con tutta a stizza che aveva.
Si alzò con la solita grazia che lo rendeva uno degli uomini più corteggiati di Konoha, nemmeno il matrimonio aveva fatto desistere le più infervorate, si sistemò la camicia blu che portava al posto della maglia a collo alto della divisa e mi guardò con scherno: -se scopre che ti sei fatto scoprire subito ti ammazza!-
Trasalii un istante la prospettiva non era affatto rosea per me, se le avesse detto qualcosa quella donna isterica mi avrebbe preso a pugni per tutto il villaggio, così lo guardai con il mio sguardo più compassionevole appellandomi alla nostra amicizia fraterna.
-..credo che tu mi debba un bel po' di favori dobe!- mi ricordò assottigliando gli occhi, probabilmente non avrei rivisto Sasuke nel mio ufficio per molto tempo a giudicare da quello sguardo, ma perlomeno non sarei morto sotto i colpi di sua moglie!
Con una mano sulla maniglia e l'altra alzata in segno di saluto lasciò la stanza senza dire nient'altro.
Quella famiglia sarebbe stata la mia rovina...sperai solo per i posteri che ne Seito ne Hitoshi ereditassero troppo dai genitori, perchè qualunque fosse la combinazione, sarebbe stato sicuramente una bomba a orologeria!!!

Al teme la "festa" piacque, nonostante tutti gli sbuffi, non si lamentò per tutta la sera.
Era stata una festa a misura di Uchiha, una cena tra amici, senza regali ne torte, solo auguri rispettosi e un po' di cameratismo.
Sakura aveva preparato una cena deliziosa e allestito tutto in modo che fosse sopportabile per lui ritrovarsi in casa una decina di amici per festeggiare lui: e gli era piaciuto pure il regalo, anche se non lo avrebbe mai ammesso.
Nessuno aveva assistito alla scena perchè Sakura non voleva imbarazzare gli ospiti -e Sasuke- così gliel'aveva dato solo dopo cena prima di andare a dormire: mi avevano raccontato la scena entrambi e miscelando le due versioni tralasciando le aggiunte di ognuno, Sasuke doveva aver gradito moooolto il suo regalo, tanto che aveva preso a portarselo sempre appresso.
"lo sapevi dobe?" mi aveva chiesto Sasuke qualche giorno dopo, ma io avevo negato ogni complicità con Sakura e lui se n'era andato con un sorrisetto stampato in volto. Quel bastardo...

Meno di un mese dopo Sakura aveva di nuovo quello smalto colorato sulle unghie....e io un Sasuke tutto raggiante da gestire!
Che dannata famiglia!












Spazio Autrice

Chiedo immensamente perdono!
Ho avuto una crisi davvero pesa, ho riscitto questo capitolo 16
(e non sto scherzando sono davvero 16!!!) volte...
domenica sera non sapevo più che pesci pigliare
e mi sono decisa a scrivere una versione che sarebbe stata in ogni caso definitiva!
solo per salvaguardare la mi salute mentale.

In effetti non era questo che volevo fare,
il capitolo non mi soddisfa, ho fatto un casino di tagli e ora mi sembra in concludente
come se avessi scritto centinaia di pagine senza dire nulla!
lo so...mi dispiace ma sono una logorroica per natura!
La scena fondamentale che avrei voluto descrivere era
la proposta di matrimonio di Sasuke a Sakura
Ma come avrete notato non c'è....
la scena c'è!
E' li nella mia mente, ci sono i dialoghi e anche lo sfondo
ma ogni volta che la scrivo qualcosa non mi convince...
mi sembra sempre ooc, oppure mielosa o surreale o apocalittica!
e' sempre...troppo!

Sono frustrata
dico sul serio
ma odio non mantenere i miei impegni e così per non saltare le scadenze
tenterò di postare qualcos'altro entro il week-end

Parliamo del capitolo, anche se non vorrei perchè lo odio,
volevo far vedere la coppia da fuori
perchè ogni punto di vista cambia secondo me radicalmente una storia.
Se ad esempio l'avessi narrata dal punto di vista di Ino
o, non so, di Hinata, le cose sarebbero apparse assolutamente meno comiche.
Ma mi piace questo pov perchè trascina un po' Sasuke giù dal suo maledetto piedistallo!!
Non può essere sempre freddo e atono in tutto
e visto dalla parte di suo fratello appare comicamente ridicolo.
Magari non ho ottenuto quel che volevo...ma lo scopo era questo!

Ringrazio tutti in ogni caso per aver pazientato e per aver letto
questo, e gli altri episodi della raccolta.



ringraziamenti:

Panda_chan: siiiiiiiiiiiiiiiiiiii ci tengo davvero che mi diciate che sono ic perchè il mio cruccio più grande! temo l'ooc come la varicella!!! Arriveranno altri momenti superSasusakuosi, ma credo che per un po' vedremo anche...altro!
Kry333: chi l'avrebbe mai detto che avresti votato solo per una Sasusaku....mah! mi dispiace dirtelo ma sei prevedibile!!!
Naturalmente scherzo! ti ringrazio per la rece, a me piace molto Mikoto, mi affascina, il resto dei "vecchi" uchiha invece mi infastidisce, sono troppo boriosi!!
Rbaa: scusa per la minaccia! ma ci contavo proprio....e mi ha fatto ridere un casino la tua velata frecciatina alla fine dell'ultimo capitolo hihihi..povero Sasuke, attratto nelle grinfie di Sakura con la complicità del fratello..eh un po' se l'è merito diciamolo!!
Atteno il prossimo aggiornamento...una bimba?!?! mmmh chissà...
Piccola 992: grazie per il sostegno!
tutto qui..
Finleyina 4 ever: innanzitutto non ho capito perchè democratico? sono contenta che ti sia apparso così, ma non è l'aggettivo principale che speravo di suscitare, spiegami..please! Lo so che Madara è tobi, ma molti dicono che sia anche Danzo...io personalmente non so più che pensare! spero solo che Kishimoto-sensei si muova a far tornare le cose a posto altrimenti mi prenoto un volo per Tokyo e vado a sventrarlo!!!
Fede8701: sono felice che ti siamo piaciuto gli ultimi due cap...lo so che i tre Uchiha sono carini...consiglio: se hai un po' di tempo vatti a vedere la fanart su Deviant che propongono le generazioni future, alcune sono molto interessanti..
Gabrychan: Sasusaku power!!
...always..

Non ci spero, ma se mai avessi l'onore di avere la grande suni tra i miei lettori ho un messaggio per lei: sei grande! ti adoro..adoro tutte le tue storie e il tuo modo perfettemente ic di caratterizzarli! Sei il mio modello!!

ringrazio tutti coloro che hanno aggiunto "fotogrammi" nei preferiti/seguiti
e tutti coloro che semplicemente leggono...
...spero prima o poi di strapparvi almeno una recensioncina!

baci Vale.




Spazio spoiler: Che fico il sigillo sulla lingua di Sai...lo vorrei mettere a un casino di gente!
Odio Kishimoto per questi numeri inutili....
Rivoglio il team7!!!

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Capitolo 8
*** Invasione ***


c


Invasione




Il venerdì mattina era un momento davvero atroce per me.
Non ero mai stato un gran dormiglione, mi alzavo presto la mattina anche se non avevo nulla da fare, ma il giovedì era l'unico giorno della settimana che mi sfiancava, mi toccava spesso la guardia al cancello ovest, ed era uno dei compiti che odiavo di più.
Otto ore di guardia per me equivalevano a dieci giorni di allenamento intensivo, e necessitavo di almeno altre otto ore di sonno per riprendermi, ma per un motivo o per l'altro ogni maledetto venerdì ero costretto ad alzarmi presto per qualche cazzutissima missione!
Così quello era l'ennesimo venerdì mattina di merda in cui mi ero alzato all'alba.
Non era stata la sveglia però a tirarmi fuori dalle lenzuola, ne la luce del sole, ne tantomeno il canto fastidioso degli uccellini. No, era stata l'abitudine.
Il sole era sorto da poco, avevo dormito solo ed ero consapevole che di lì a dieci minuti al massimo lei sarebbe rientrata da un turno di almeno venti ore filate in ospedale di pessimo umore, così mi ero alzato trascinandomi fino al bagno.
Una mano tra i capelli, due occhiaie da cadavere, lo spazzolino a penzoloni sul labbro inferiore e l'altra mano avventurata nel retro delle mutande: così si presentava uno shinobi distrutto, questo era Sasuke Uchiha, l'unico superstite della nobile casata degli Uchiha, il venerdì mattina.
Solo quando incontrai l'immagine riflessa sullo specchio sopra il lavandino mi decisi a riafferrare lo spazzolino e cominciare a darmi un tono, non potevo rimanere in quello stato: finii di lavarmi i denti, poi passai alla faccia e infine agguantai schiuma e rasoio dalla mensola e mi feci la barba.
A lavoro concluso l'immagine riflessa era tornata decente, quasi soddisfacente. E il mio umore stava cominciando a diradarsi dalle nubi.
Tornai in camera per cambiarmi i boxer e infilarmi la divisa e lì adocchiai distrattamente l'orologio, le 6:45. Lei era in ritardo.
Il suo turno finiva alle 6 del mattino, il tragitto dall'ospedale a casa mia era breve e le occupava dieci minuti al massimo, di solito arrivava pochi minuti dopo le sei e si lanciava sul letto ancora vestita -esattamente dove la ritrovavo al mio ritorno-.
Ignorai la cosa, in fondo non doveva importarmene, non aveva nessun obbligo verso di me. Stavamo insieme da meno di tre mesi, non viveva con me poteva benissimo essere tornata a casa sua o essersi trattenuta con Ino per colazione. Non mi turbava granchè la sua assenza.
E poi aveva le chiavi.
Tornai in bagno a mettere i boxer nel cesto della biancheria e mi accorsi di aver lasciato il rasoio nel lavandino, così per inerzia più che per questioni di ordine lo afferrai e lo rimisi al suo posto nel vano dietro allo specchio.
Qualcosa lì dentro però attirò la mia attenzione, un colore che stonava sul resto: il fucsia
Ripercorsi all'indietro con lo sguardo il tratto dal lavandino all'armadietto e trovai l'intruso nel caos dell'armadietto del mio bagno, là dentro c'era di tutto senza nemmeno un accenno di ordine o organizzazione: dalla schiuma da barba ai cerotti passando per l'aspirina e il balsamo per i capelli, ma quello era un deodorante con una confezione fiorata e il tappo smaccatamente fucsia, da donna.
Lo guardai per sette secondi esatti con la mente completamente vuota.
Era chiaro a chi appartenesse, quell'oggetto urlava il suo nome, e anche come ci fosse finito, Sakura dormiva a casa mia ormai quasi ogni sera, ma mi fece comunque un effetto strano.
Viveva ancora con i suoi ufficialmente, ma la sua presenza cominciava a farsi notare a casa mia. Non in maniera prepotente, anzì forse era invisibile proprio perchè ingenua.
Usava le mie cose di solito: ma da qualche giorno una busta di plastica azzurra aveva fatto la sua comparsa sulla mensola nell'angolo del bagno accanto alla doccia, non mi aveva detto nulla ma sapevamo entrambi che non avrebbe potuto continuare ad usare il mio spazzolino per sempre. Ma quel deodorante, probabilmente finito là dentro per caso, mi allarmò e cominciai a guardami attorno con occhi diversi.
Richiusi lo sportello con poca accortezza e mi voltai spaesato e mi resi conto improvvisamente che non avevo mai pensato al futuro con Sakura, anzi non avevamo mai pensato e basta! Le cose, tutte, erano venute da se come la prima volta. Sakura aveva cominciato da subito a dormire da me con mille scuse, e poi passavamo intere giornate sdraiati nel letto e dopo due settimane di posticipi e rinvii sull'argomento avevamo deciso senza troppi giri di parole che nessuno avrebbe dovuto saperlo.
E poi quel deodorante nel mio bagno.
Il suo passaggio aveva lasciato delle tracce che non avevo mai messo a fuoco così bene ma pian piano un ghigno divertito si fece largo sul mio volto.
Io e Sakura stavamo insieme ed era decisamente evidente.
A terra accanto al letto, dal lato meno disfatto, c'era un pacchetto di fazzoletti aperto che certamente non avevo lasciato io, e un libro sull'uso del chakra nella chirurgia toracica, sul tavolino accanto al divano giaceva abbandonata una tazza blu e gialla che io non usavo mai e odorava di cioccolato, la raccolsi per depositarla in cucina, ma là la presenza di Sakura si notava più che in ogni altra stanza.
Un post-it giallo sulla credenza mi avvertiva che era finita la marmellata, troppo colorato per i miei gusti. Piccoli segni sul calendario appeso accanto alla porta, i suoi turni incastrati con i miei, mi rompeva l'anima tutte le settimane arrovellandosi il cervello per combinare i nostri orari. Poi una forcina sul tavolo, sicuramente non mia. Un pacco di quella merendine burrosissime che piacevano solo a lei, ma finivo sempre per mangiare pure io.
Dannata Sakura.
Si stava insinuando in casa mia.
Tornai in camera deciso a mettermi i pantaloni e far colazione fuori, non mi andava di restare ad aspettarla. Per quel che mi importava in quel momento poteva anche starsene a casa sua.
Poi il rumore delle chiavi nella porta si unì a quello della mia cerniera.
Mi bloccai ad ascoltare quei passi che conoscevo a memoria: primo tonfo, metallico, la porta chiusa senza premura, secondo tonfo, più sordo e distante, la borsa marrone lasciata a terra vicino al mobile, poi le chiusure degli stivali abbandonati pigramente nel corridoio sulla strada verso la camera da letto.
E infine lei comparve sulla porta.
-buongiorno- mormorò bloccandosi davanti a me, mi guardò solo un istante mentre le rispondevo solo con lo sguardo poi mi sorpassò a testa bassa per sedersi sul letto. In silenzio e con il viso affondato tra le mani. Niente abbracci smielosi ne baci a fior di labbra, niente "no Sas'ke...dai fai fuga e rimani con me...".
Probabilmente la notte era stata movimentata, decisi quindi che era stanca e la lasciai sola per recuperare le mie bende dal bagno.
Avevo già ricoperto l'avambraccio sinistro e stavo per dedicarmi all'altro, quando un suono strano mi arrivò alle orecchie, mi affacciai dal bagno guardando verso di lei. Non si era mossa di un millimetro ma singhiozzava con il viso ancora coperto, non era da lei piangere in quel modo convulso e disperato ne non far nulla per tentare di nascondermelo.
Tornai sui miei passi incuriosito -e ammetto vagamente preoccupato- e mi fermai davanti a lei, abbastanza vicino perchè vedesse i miei piedi nudi senza bisogno di alzare lo sguardo, troppo poco perchè potesse sembrare un tentativo di consolarla. Ma non accennò a calmarsi.
-che hai?- domandai perplesso senza muovere un muscolo, i suoi singhiozzi sembravano convulsioni la prendevano dall'interno facendole irrigidire tutte le spalle ossute e scuotere la schiena a scatti.
Non si mosse ne accennò a tranquillizzarsi, ma mugugnò qualcosa di tra i denti che compresi immediatamente: "Fumi"
Fumi era il nomignolo di una bambina, Fumiko, di cui mi aveva parlato Sakura. Era ricoverata all'ospedale di Konoha da quasi un mese ormai e tutti si erano affezionati a lei purtroppo; orfana di padre, era affetta da una grave malformazione genetica che a poco a poco la stava uccidendo. L'avevo anche vista trotterellare dietro al camice di Sakura qualche volta ma mi aveva raccontato che ultimamente non riusciva nemmeno più a camminare.
-Sakura...- tentai di chiamarla a bassa voce senza troppa convinzione era più un modo rassegnato per farle capire che ero lì.
Sapevo che prima o poi sarebbe successo, e lei lo sapeva meglio di me, ma si era affezionata troppo e quel pianto aveva tutta l'aria di essere uno sfogo che tratteneva da un po'. Fumi era morta, oppure ci era andata molto vicino.
Sospirai guardando le sue dita sottili stringersi attorno alla frangetta e tirarla con convinzione: Sakura si era scelta un mestiere difficile forse più del mio, essere uno shinobi ti imponeva di non mostrare nessuna emozione al nemico per salvarti la pelle, ma fare il medico voleva dire non provarle nemmeno quelle emozioni per riuscire a salvare la vita d'altri.
L'avevo vista al lavoro più volte, su me e Naruto in primis, e sapevo quant'era brava e quanto adorava quel lavoro. C'era uno sguardo soddisfatto che io non ero mai riuscito a strapparle, solo con i suoi pazienti lo sfoderava e nessun altro poteva goderne, ma in quel momento il medico freddo e competente l'aveva lasciato fuori dalla porta, quella che piangeva logorata del senso di colpa sul mio letto era solo Sakura.
Non la kunoichi, ne la Haruno-sannin che conoscevano i ragazzi dell'accademia e nemmeno la ragazzina piagnona che era entrata in squadra con me.
Spazientito la chiamai di nuovo con più decisione, ma lei non accennò a calmarsi, alzò solo una mano e con un dito mi chiese di darle un minuto per calmarsi e che poi mi avrebbe ascoltato.
Così rimasi lì in piedi ad aspettarla con la sua testa a dieci centimetri dai miei addominali. Non ci volle molto ma prima lentamente poi con sempre più convinzione si tranquillizzò, si singhiozzi divennero muti spasmi muscolari e smise di guaire come un cane.
-ok..- mormorò tirando su col naso e scoprendosi finalmente il viso senza però mostrarmelo, in maniera molto poco femminile si alzò il bordo della maglia e lo passò sul viso per asciugarsi le lacrime ma quel gesto mi strappò l'ennesimo sorriso, che bambinetta malcresciuta.
-cosa è successo?- le domandai infine chinandomi alla sua altezza.
Quando incontrai il suo sguardo mi pentii davvero di averglielo chiesto: i suoi occhi erano rossi e ancora pieni di lacrime le guance arrossate e il labbro inferiore tremava incessantemente stretto tra i denti. Non l'avevo mai vista così e compresi subito che Fumi doveva essere morta davvero.
Mi si strinse qualcosa a livello dello stomaco quando Sakura richiuse gli occhi e si lanciò verso il mio petto in cerca di consolazione.
Rimasi fermo immobile chinato sulle punte dei piedi, la lasciai fare senza abbracciarla mentre bagnava la mia maglia di lacrime, e passarono altri minuti prima che si calmasse veramente.
-non è giusto!- brontolò contro la mia spalla in un momento particolarmente struggente, era persino difficile capire cosa dicesse ma mi faceva tenerezza così non la scostai ma mi sitemai meglio con le mani poggiate sul materasso davanti a me per sostenerci entrambi.
-non lo è mai...- sussurrai guardando fisso il muro azzurro della mia stanza.
Altri singhiozzi soffocati percorsero il suo corpo e la presa sul mio collo non diminuì, anzi continuò le sue recriminazioni urlate contro la stoffa della mia divisa: -lo so che non dovrei piangere e che non dovevo affezionarmi, ma stavolta non ce l'ho fatta e mi sento una fallita perchè non sono riuscita a curarla nonostante tutto...Dio quanto mi odio!- stava esagerando e lo sapeva senza che fossi io a dirglielo ma se voleva sfogarsi non l'avrei fermata.
Continuò a inveire contro il mondo per una ventina di minuti e io stavo cominciando a stancarmi, poi lentamente si scollò da me e mi guardò seria, come se si fosse resa conto solo in quel momento che io ero lì chinato di fronte a lei come un bambino.
-rimani...per favore- e a quel tono io non sapevo dire no, per colpa di quei due maledetti occhi verdi e di quell'espressione supplichevole che inconsciamente assumeva, ma il senso del dovere verso un villaggio che avevo già tradito in vari modi ebbe il sopravvento.
-non posso, devo vedere Shikamaru..le cose non si stanno mettendo bene...- le risposi come si aspettava, Sakura sapeva bene cosa stava accadendo fuori dai confini della Terra del Fuoco e così abbassò lo sguardo dissimulando un'accondiscendenza che le faceva male.
Mi alzai dopo qualche secondo di silenzio e lei mi seguì con lo sguardo finchè non lasciai la stanza. Quando vi feci ritorno cinque minuti dopo, con entrambe le braccia fasciate, i kunai allacciati alla cintura e la maglia rincalzata dentro ai pantaloni, Sakura si era sdraiata dal mio lato del letto e sonnecchiava accoccolata su un lato.
-quando torni?- mi chiese bofonchiando contro il cuscino, non dormiva evidentemente così rallentai il passo per guardarla un momento, si era tolta i vestiti e li aveva lasciati arrotolati a terra, era rimasta solo con la canotta e gli slip e le si chiudevano gli occhi.
-stasera credo- non avevo idea di quando sarei tornato lo sapevamo tutti e due che certi incontri finiscono sempre per durare giornate intere, le mentii per lasciarle qualche vaga speranza, in ogni caso sarei passato per cena se avessimo fatto una pausa: -ciao- le dissi prima di uscire, senza nemmeno baciarla. Ci era abituata tanto.

Rientrai molto più tardi del previsto ma alcuni contrattempi avevano trattenuto me Naruto e Neji nell'ufficio di Kakashi ben oltre l'orario di cena.
Per abitudini da shinobi ormai consolidate mi accorsi dello scoscio dell'acqua di una doccia già dal pianterreno mentre giocherellavo con le chiavi di casa, e al secondo mi resi conto che proveniva dal mio appartamento.
Dopo aver aperto la porta scoprii che stava anche cantando: era stonata e non sapeva neppure tutte le parole ma riconobbi comunque la canzone, era un successo recente che parlava di un uomo disperato per amore...Scrollai la testa quando sentii la sua voce chiamarmi e il getto dell'acqua fermarsi improvvisamente. Non risposi, ma le feci capire che ero io sbattendo sul tavolo della cucina alcuni fascicoli con poca premura.
Lasciai il giubbotto e il coprifronte appesi all'ingresso e mi avviai in camera per disfarmi delle bende e dei kunai che tintinnavano fastidiosamente contro la mia gamba, ma quando raggiunsi la camera anche lei uscì dal bagno, coperta solo dal mio asciugamano.
Sakura non chiudeva mai la porta del bagno quando faceva la doccia perchè soffriva di pressione bassa ed era capitato più di una volta che svenisse sotto l'acqua ed io mi ero bagnato da capo a piedi per tirarla fuori..il peso-piuma!!
-ciao!- esclamò sorridente, era evidente che il sonno e una giornata di svago l'avevano rimessa in sesto, non aveva più gli occhi arrossati e sembrava molto più tranquilla. Sgambettò lasciando dietro se una scia di gocce sul pavimento solo per posare un bacio rumoroso e non richiesto sulla mia guancia, poi notò che qualcosa non andava e la sua espressione si fece molto più cupa.
-che c'è Sas'ke?-
Non le risposi subito, la guardai negli occhi e dopo pochi istanti sapevo che aveva capito che non portavo buone notizie. Avevo passato tutta la giornata ad esaminare trattati con Neji Hyuuga, non ci convincevano affatto tutte quelle clausole e quei cavilli meticolosi, erano troppo facili da arginare; probabilmente Kakashi aveva visto giusto, stavano cercando di far apparire lecito e giustificato un attacco  improvviso all'alleanza del Sud.
-..scartoffie, montagne di scartoffie da leggere e analizzare- giustificai il mio malumore con una scusa banale e plausibile, ma non mi andava di parlarne anche a casa, sopratutto davanti ad una certa ragazza coperta solo da un'asciugamano.
-Sas'ke non fare quello sguardo...ho preparato la cena!- blando blandissimo tentativo di dissuadermi.
La stavo guardando si, ma non sapevo a quale sguardo si riferisse, forse aveva capito le mie intenzioni bellicose ma da come squadrava lei me non le dispiacevano affatto. Le gambette sottili e toniche di Sakura spuntavano dall'orlo dell'asciugamano blu tutte bagnate e il braccio con cui si teneva il bordo superiore le schiacciava il seno rendendolo ben visibile dalla mia statura.
C'erano i fascicoli, si quelli che avevo lasciato sul tavolo della cucina, quelli che avrei dovuto leggere per il resoconto a Kakashi dell'indomani, ma ero davvero troppo sfibrato per passare anche solo un altro minuto a leggere informazioni pallose su uomini altrettanto pallosi che avrei potuto uccidere in pochi secondi.
E poi c'erano quelle gambette sottili...
Mi chinai su di lei senza mollare i suoi occhi terribilmente verdi per depositarle un piccolo bacio dietro l'orecchio, sapevo che quello l'avrebbe sciolta.
Pochi attimi dopo infatti l'asciugamano era già volato dall'altra parte della stanza insieme alla mia maglia e Sakura era nuda sdraiata sotto di me imprigionata  tra la mie braccia e rideva perchè le avevo detto che oggi Naruto si era inciampato in un tappeto ed era finito in braccio al signor Hyuuga, il padre di Hinata, e la sua faccia era stata impagabile.
-Sas'ke, avevo preparato la cena...- provò a protestare mentre le mordevo il lobo di un orecchio, ma non le diedi ascolto e continuai a scorrere le dita sulle sue cosce.
In quel momento scomparve tutto ciò era fuori da quel letto, come ogni volta...scordavo il resto del mondo e finivo per rilassarmi come mai prima d'allora.
Dimenticai il turno di guardia che mi aveva sfiancato, l'alzataccia e le sue lacrime di quella mattina, scordai i rapporti le missioni le scartoffie e l'espressione minacciosa del capo dell'ufficio missioni quando tardavo a consegnare i rapporti. Nulla, solo lei.
Niente Naruto Neji o Shikamaru, niente team A, niente controspionaggio o fascicoli su ambasciatori corrotti e sapevo che anche lei stava facendo lo stesso, glielo potevo leggere nella risata leggera e sospirata a cui si stava abbandonando. Anche i suoi casini con pazienti, malattie e ospedale stavano lasciando il posto a qualcosa di molto più leggero.
Aprì gli occhi improvvisamente nel buio, mentre mi accarezzava un bicipite languidamente, e mi guardò con una strana intensità che presagiva qualcosa mi molto molto grave. Per un momento temetti di vederla scoppiare a piangere di nuovo o che fosse successo qualcosa di grave di cui non ero al corrente, invece lentamente si aprì in un sorriso accennato e poco convinto.
-ti amo-
AhiAhi! la piccola e innocua Sakura l'aveva detto, aveva resistito due mesi ma poi era crollata mi aveva detto che mi amava sospirando -in tutta sincerita credevo che me l'avrebbe detto molto prima-. Ed io sapevo che era sbagliato, scortese e per niente romantico ma non riuscii a trattenermi dal ghignare sotto i baffi nascosto dietro al suo orecchio. Probabilmente lei avrebbe voluto sentirsi dire "anch'io" magari o almeno qualcosa del genere, ma non riuscii a farlo e l'unica cosa che in pochi istanti il mio cervello elaborò non era ciò che normalmente si risponde a quell'affermazione.
-lo so!-
Dopo quella frase sogghignai, mi aspettavo un pugno oppure un pianto seguito da una scenata, invece Sakura trattenne il fiato in maniera strana così mi scollai dal suo collo per vederla in faccia. Stava trattenendo una risata con un mano serrata sulla bocca e gli occhi spalancati, ma passarono pochi istanti e il suo tentativo fallì miseramente e lacrimando scoppiò a ridere come una pazza davanti a me.
Mi stringeva le ginocchia attorno alle anche e rideva in maniera convulsa confondendo qualche scusa tra i singhiozzi strozzati; vedendola così felice, nonostante la situazione, per una cazzata come quella non potei trattenermi, inizialmente sorrisi quasi inconsciamente poi anch'io cominciai a ridere con lei come non facevo da molto molto tempo.
E dopo essersi alzata sui gomiti per invertire le posizioni, mi baciò di nuovo sorridendo e sussurrando al mio orecchio disse: -guarda che ti amo davvero Sasuke...-


"anch'io Sakura...anch'io..."
















Spazio autrice:
ebbene si non sono morta...
non ho avuto una caghetta destabilizzante
ne una strana malattia caraibica
Non ho scuse..lo so!
Ma consolatevi Signore e Signori (se ce ne sono)
il mio terribile tirocinio in pediatria è finalmente finito
e avrò molto molto più tempo da dedicare allo studi..ehm alla scrittura!!!!
(avete notato: grassetto corsivo sottolineato...eh!?!?)
So di essere imperdonabile
sopratutto perchè non l'ho riscritto nemmeno una volta.
Ma Sasuke è così borioso ed egoista e ancora borioso...
ho fatto una fatica bestia a metter su questa shot!!
Però a me piacciono i particolari, perchè mi mostrano le cose più della veduta d'insieme a volte
per questo ci sono tanti riferimenti alla casa e agli oggetti intorno a lui.
Magari a voi non piace..che ne so, fatemi sapere!
Almeno questa volta sono
riuscita a non riscriverlo 16 volte, però sono certa
al 100% di essere scivolata inavvertitamente nel OOC più profondo!!!

Oh Dea dell'IC perchè mi hai abbandonata....

Blasfemie a parte...
mi dispiace perchè so che con questa shot deluderò molti voi
però gli impegni e la mia vita privata hanno sfibrato anche la mia fantasia.
Dolore incommensurabile!!
Il mio delirio di scuse è finito!
Non rispondo alle rece perchè è quasi l'una e domani ho un esame..
...maledetta chirurgia...
...e non dovrei nemmeno essere sveglia!
(e i moscerini stanno cominciando ad attaccare lo schermo del pc...)

Baci a tutti e grazie a tutti quelli che recensiranno o leggeranno e basta
Vale.


Spazio spoiler:
sono troppo demoralizzata per commentare l'operato di Kishimoto
solo una cosa...dov'è finita Hinata dopo la splendida dichiarazione!?!?!?
Ah uomini...
sono proprio dei fessi!



Il prossimo capitolo sarà o "rotondo Baka...come vuoi che sia!?!?" oppure Desperate Housewife.
Se volete esprimere una preferenza fate pure, però non vi assicuro che sarete ascoltati....

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Capitolo 9
*** il Sensei ***


d

Il Sensei






Naruto era pronto.
Seduto composto, la scrivania in ordine, la tonaca d'ordinanza sulle spalle e un discorso pronto ben stampato in testa. Non era mai stato così teso, nemmeno durante la votazione degli shinobi per confermarlo hokage, nemmeno al suo primo giorno di lavoro in quell'ufficio, perchè la missione che si apprestava a compiere era una delle più difficili della sua vita.
Aspettava con le mani incrociate sul piano di legno pregiato e sospirava ogni tanto guardando la porta, nell'attesa aveva stirato tutte le pieghe della lunga palandrana bianca e si era ripassato ogni punto del suo intervento meticolosamente.
Poi un tonfo leggero appena percettibile attirò la sua attenzione sulla porta, doveva stare calmo e lo sapeva, così si dipinse un bel sorriso, più naturale possibile sulla faccia e attese.
-il venerabile Hokage vi sta aspettando Uchiha-sama...-
Sasuke fece il suo ingresso e richiuse la porta con un colpo di tacco ancora prima che il segretario avesse finito la frase. Solito maleducato, ma in quel momento doveva perdonargli ogni cosa.

-yo Sas'ke, siediti!- esclamò Naruto sperando di instaurare un clima disteso. Era scuro in volto, perciò tutto nella norma, e silenzioso come sempre, si accomodò sulla sua poltrona e incrociò finalmente il mio sguardo. A quel punto le speranze sul clima disteso crollarono all'istante.
Sasuke si era seduto ringhiando tra i denti una piccola protesta, ma aveva obbedito perchè in fondo, molto in fondo, era curioso.
-hai interr...- cominciò la sua lamentela che sarebbe stata seguita da una serie cospicua di insulti, ma l'hokage lo bloccò conoscendo bene i suoi impegni.
-si. lo so, ti stavi allenando! però avevo urgente bisogno di parlarti!- uni le mani in preghiera con i gomiti poggiati sulla scrivania: -ho bisogno di un favore personale!-
Nonostante la posa, non lo stava pregando, anzi il suo tono era una sorta di ordine velato, in maniera che l'orgoglio Uchiha non ne risentisse.
Sasuke inizialmente si accigliò chiedendosi cosa volesse quello scansafatiche da lui, ma ben presto una possibilità si fece largo nella sua mente e le sue sopracciglia si unirono pericolosamente al centro del volto.
-tu sei al corrente dell'incidente di Sai no?- Naruto si maledì per la domanda idiota: certo che lo era, era stata Sakura a occuparsi di lui, impossibile che non gliel'avesse riferito. Infatti la reazione non tardò ad arrivare, l'Uchiha distese leggermente la fronte aggrottata per concedersi un cenno affermativo del capo, però il suo umore non sembrava mutato.
-bene..la scorsa estate gli allievi di Sai sono diventati tutti jonin, perciò teoricamente quest'anno avremmo dovuto affidargli una nuova squadra di genin!- trattenne il fiato un secondo dopo aver finito la frase studiando attentamente il volto dell'amico, nessuna reazione apparente nonostante fosse certo che avesse cominciato a capire: -però Sakura dice che la riabilitazione durerà parecchi mesi e quindi ho una squadra senza sensei!-
Non l'aveva detto proprio chiaro e tondo, però non ci voleva un genio per capire quale fosse il favore di cui Naruto aveva bisogno.
-arriva al punto, dobe!- Sasuke invece voleva proprio sentirglielo dire, voleva vedere se il baka avrebbe avuto il coraggio di chiedergli una cosa del genere.
Si fissarono per pochi istanti, in silenzio, immobili come le statue accanto alla cascata della valle della Fine, nessuno dei due voleva retrocedere di un passo e non avrebbe mollato le sue argomentazioni per nulla al mondo.
Ma uno dei due aveva un'arma segreta, un piccolo punto su cui riusciva a far leva e aveva tutte le intenzioni di sfoderarlo.
-ho bisogno di un sensei, Sas'ke!- l'aveva detto senza mollare il contatto visivo e senza esitazioni. Ora la sfida era tutta lì, tra azzurro e nero, il primo che avesse abbassato lo sguardo avrebbe vinto tra Uchiha e Uzumaki.
-non se ne parla- schietto freddo e irremovibile, solo lui riusciva a contraddire il settimo hokage così. Era l'unico ad avere un ascendente così forte sul "pazzo in arancione" della Foglia.
Naruto decise che era il momento del contrattacco, conosceva i punti deboli di quel temibile avversario, sapeva dove colpire con precisione.
-teme ascolta!- cominciò alzando un po' il tono, aveva intenzione di vincere a tutti i costi: -tu sei un jonin, tra i migliori del villaggio, e so che hai degli impegni e una famiglia di cui occuparti...ma pensaci per favore: tu conosci tecniche e jutsu che alcuni tra i migliori sensei si sognano soltanto, hai lo sharingan! non credi di dover condividere queste cose con le nuove generazioni!!! dopo che tu Sakura ed io ce ne saremo andati, non ci saranno più Sannin a proteggere la Foglia se non alleniamo bene le nuove leve!- aveva un enfasi travolgente e le argomentazioni avrebbero convinto chiunque, però non era di chiunque che stavamo parlando ma di Sasuke Uchiha.
-non devi rispondermi subito, parlane con Sakura se credi, però Sas'ke....- Naruto fece una pausa studiata a puntino e si sporse in avanti verso il suo compagno: -pensaci! tu hai un casino di cose da insegnare a dei ragazzini, so che pensi di non essere adatto ma non te l'avrei chiesto se non fossi nella merda!-
Sasuke aveva ascoltato in silenzio tutta l'opera di convincimento dell'amico, con i gomiti sui braccioli e l'espressione truce migliore del suo repertorio, però non aveva perso una parola e stava elaborando la sua risposta.
-ho detto che non se ne parla! non ho tempo di occuparmi di tre stupidi genin buoni a nulla, ho già i miei figli da allenare...- Naruto alzò un sopracciglio sogghignando, Seito il maggiore dei piccoli Uchiha, non aveva nemmeno nove anni, le scuse di Sasuke non stavano un granché in piedi.
-...e poi forse tu avrai scordato il mio passato, ma il villaggio no! nessun genitore vorrebbe un mukenin come sensei per suo figlio. Non credi baka!?!- non era alterato e la voce non aveva inclinazioni di nessun tipo, se non un velato sarcasmo, però oltre a questo non tradiva nessuna emozione con grande maestria: -per la questione delle tecniche, non credo che ti farebbe piacere se insegnassi loro qualche tecnica proibita di Orochimaru o mostrassi loro la potenza del mangekyou sharingan...non è vero?- ora il sarcasmo non era più velato, anzi era stato sostituito da una nota di marcato sadismo.
Aveva smontato ogni sua motivazione, con una tranquillità invidiabile e chiunque altro al posto di Naruto si sarebbe arreso, ma lui ci teneva, e ci credeva davvero che Sasuke sarebbe stato un ottimo sensei perciò tentò anche lui l'arma del sarcasmo.
-non ti facevo così vigliacco Sas'ke!!!- esclamò sogghignando anche lui, attese qualche secondo prima di continuare, giusto il tempo di vedere l'effetto del suo tremendo insulto sul volto di Sasuke, poi riprese: -anche Rock Lee, Kiba e Shikamaru hanno avuto dei genin e sono sopravvissuti egregiamente, anzi i ragazzi di Kiba sono spesso a casa sua per cena tanto si sono affezionati, non è che stai scappando? non avrai paura di fallire eh?-
Sfoderata l'arma segreta Naruto si ritrasse un po' sulla sua poltrona per godersi le espressioni sul volto dell'amico: inizialmente si sorprese per l'audacia del baka, poi lentamente la sorpresa lasciò lo spazio all'ira furente dell'ultimo Uchiha -della vecchia guardia...-, il volto storpiato emetteva fulmini dagli occhi e la bocca era contratta per trattenere tutti gli insulti che stava lanciando mentalmente al baka.
Poi improvvisamente tutto scomparve, in un solo istante riprese la sua solita espressione indifferente e arrogante.
-non mi fregherai così, dobe....- si conoscevano troppo in effetti, Naruto aveva già usato quel trucco in varie occasioni con discreti risultati e l'Uchiha non era affatto così scemo.
Ghignò in faccia all'hokage per qualche istante, poi facendo leva sulle mani abbandonò la poltroncina scarlatta dirigendosi lesto verso la porta.
Naruto però era ancora deciso a non mollare e non si lasciò sfuggire un ultima occasione per convincerlo: -se l'ho chiesto a te è perchè mi fido!-
Ma la porta era già chiusa.
Non sapeva se le sue parole l'avessero raggiunto però ci sperava, ci sperava davvero, perchè lui sarebbe stato il miglior sensei per quei ragazzi. Probabilmente loro l'avrebbero odiato, e a lungo andare sarebbe diventato il sensei più temuto dell'accademia ma Naruto si fidava davvero perchè sapeva che nessuno poteva insegnare a dei giovani genin come quelli come diventare grandi shinobi, se non Sasuke.
Per questo non tentò di raggiungerlo ne di convincerlo in altri modi, era quasi certo che quell'ultima frase e una bella strigliata di Sakura l'avrebbero convinto.

Villa Uchiha non si trovava fuori città, immersa nel verde come la residenza della famiglia dell'hokage, anzi era molto vicina al centro del villaggio e spiccava su tutte le altre case attorno. Era abbastanza grande, di quelle case su due piani con una struttura tradizionale esterna che contrastava con l'interno luminoso e molto moderno. Al centro della costruzione di apriva un giardino di pietra ben curato e martoriato negli anni dagli allenamenti dei vari componenti della famiglia, capoclan in testa a tutti.
Nella parte centrale della casa, nell'angolo più isolato rispetto ai punti nevralgici e più frequentati della villa, si trovava lo studio privato di Sasuke, il suo rifugio, il luogo nel quale poteva scappare dai suoi rumorosi figli, dalla dolce mogliettina e da tutti i casini che avevano per casa per concentrarsi sul suo lavoro.
Dopo aver lasciato lo studio dell'hokage non era tornato al campo di allenamento, non aveva più nessuna voglia di faticare sotto il sole per cercare di padroneggiare alcuni jutsu che aveva trovato su un antico manuale di Kakashi; così si era rintanato là, nello studio che inaspettatamente era il logo più fresco della casa, aveva alleggerito la cintura lasciando kunai e katana sul tavolo, tolto il giubbotto e sfasciato la coscia destra, poi si era placidamente svaccato sulla poltrona dietro alla scrivania.
Il dobe di merda voleva fregarlo di nuovo, però Sasuke questa volta non aveva nessuna voglia di piegarsi: fare il sensei...lui!!!? Cosa aveva da insegnare a dei ragazzini: il rispetto, l'onestà, il lavoro di squadra, i valori di uno shinobi! Puttanate, lui stesso non era ancora certo di aver appreso certe nozioni, come poteva andare a spiegare loro che alcuni sentimenti come l'odio il rancore.. la vendetta erano da sotterrare, con che faccia gliel'avrebbe detto?
-fermati Hito...quello è mio! ridammelo!!!-
Dal corridoio arrivarono degli urli e il rumore dello scalpiccio scoordinato della corsa di Kei e Hito, ma scemarono subito verso il giardino. Sasuke scrollò leggermente il capo, probabilmente Hitoshi aveva di nuovo rubato qualche giocattolo a Kei, gli bastavano quelli di ragazzini da sopportare. Creavano già abbastanza grane quei tre: Seito aveva da poco sfoderato il suo sharingan e aveva cominciato ad allenarlo di persona sebbene già frequentasse l'accademia e fosse il migliore del suo corso, passava due pomeriggi a settimana con suo padre in uno dei campi dell'accademia, Hitoshi era un monello esuberante e pieno di energia che faceva impazzire Sakura, mentre il più piccolo Keisuke preoccupava parecchio Sasuke. Era silenzioso con sconsolanti problemi di equilibrio e coordinazione, non faceva che tornare a casa con le ginocchia sbucciate o qualche livido sul sedere, i suoi fratelli non erano stati un problema da quel punto di vista, si erano distinti subito tra i loro coetanei per le spiccate doti ninja, ma lui, la pulce della famiglia, era quello che faceva dannare maggiormente il padre.
-posso?- uno spiraglio si era aperto nella porta e una buffa ciocca di capelli rosa ciondolava nel mezzo accanto al viso sorridente di Sakura.
Non si era accorto Sasuke del suo arrivo e questo lo turbò alquanto, doveva essere davvero sovrappensiero per non accorgersene perchè normalmente riconosceva la cadenza del suo passo sul legno del pavimento già dall'entrata. Gli bastò alzare gli occhi dal tavolo per farle capire che forse lei era l'unica persona gradita in quella stanza oltre a se stesso. Entrò e richiuse a chiave la porta dietro di se, ciò che sarebbe accaduto di lì a poco era privato, qualunque cosa fosse.
-ero a fare la spesa e ho incontrato Hinata...- lasciò la frase in sospeso, ora entrambi sapevano che l'altro aveva capito tutto.
Ma ciò non migliorò l'umore di Sasuke.
L'aveva letto nel suo sguardo, lo conosceva fin troppo bene, sapeva addirittura cosa lo bloccasse, si immaginava tutti i suoi cavilli mentali: il fatto di essere stato un mukenin e aver tradito il villaggio, inoltre riteneva di non essere un buon maestro perchè non aveva nulla da insegnare, invece lei lo aveva osservato attentamente mentre allenava Seito in giardino. E somigliava a Kakashi.
Una presenza discreta che sapeva quando fermarli e quando spronarli; spingeva Seito a ragionare e a raggiungere l'obiettivo con le sue forze senza mettergli pressioni inutili. Poteva essere un bravo sensei... se solo avesse accettato.
-Sas'ke, cosa pensi di fare?- domandò avvicinandosi alla sua sedia mentre lui riabbassava lo sguardo, e si accomodò accanto a lui con sedere poggiato al bordo della scrivania.
Non rispondeva perchè non aveva una risposta da darle.

Sakura sorrise e si lisciò le pieghe del vestito rosso e bianco prima di scivolare con le dita tra i capelli di suo marito, lo amava ancora come a dodici anni , si malediceva per questo, però certe cose non si potevano cambiare.
-non sono adatto- dichiarò l'uomo sgusciando fuori dalla presa della moglie infastidito per poi evitarne lo sguardo fissando un quadro appeso alla parete di fronte a sè.
-ah non è vero! sei uno dei jonin migliori del Paese! e ti ho visto insegnare il katon a Seito....- lo guardò sorridendo come una bambina che aveva beccato il vaso delle caramelle abbandonato sul tavolo, lui evitò ancora di incontrare i suoi occhi poggiando la guancia sulle nocche della mano sorreggendosi col gomito sul bracciolo.
Rimasero un po' in silenzio concentrati ognuno a sostenere con lo sguardo due pareti opposte, un gioco ridicolo di orgoglio che perdeva sempre Sakura, fu lei a cedere infatti anche quella volta; sbuffò un po' prima di lasciarsi andare e insinuarsi senza chiedere il permesso per sedersi sulle gambe di Sasuke.
-so che non vuoi nessuna interferenza, ma credo che dovresti farlo davvero..hai tanto da insegnare a dei piccoli shinobi in erba! potresti evitare che altri commettano i tuoi stessi errori...- la sua pausa era studiata a dovere per lasciare che la frase colpisse un punto preciso del suo cuore, poi riprese sapientemente: -promettimi che ci penserai Sas'ke-kun!- tutto era sensuale in Sakura per lui, persino lo stupido nomignolo pronunciato da lei, in quella maniera, diventava una lingua provocante nell'orecchio. Tentennò un po' poi cedette alla sua richiesta annuendo una sola volta con la testa che gli pesava, per quanto gli era costato quel gesto arrendevole nei suoi confronti: tanto ci era abituato, in un modo o nell'altro Sakura vinceva sempre...sempre!!


Per tre giorni Naruto aveva sperato nel miracolo, ma l'Uchiha non si era fatto vivo. Credeva davvero di averlo convinto quando era uscito dal suo ufficio, evidentemente si era sbagliato, e così aveva trovato un sostituto dell'ultimo momento; un jonin del clan Aburame che gli aveva caldamente consigliato Shino.
Il giorno prima si era premurato di leggere la sua scheda ed in effetti preparato lo era davvero, ma non conoscendolo personalmente era stato costretto a dirottare su di lui uno dei gruppi meno problematici per lasciare a Kiba il team che sarebbe dovuto essere di Sasuke.
La mattina del fatidico giorno si alzò presto Naruto, indossò la sua bella tenuta arancione e la tunica bianca e si concesse di scorrazzare un po' per il villaggio, giusto per vedere come procedevano le cose in giro. Andava molto orgoglioso del suo lavoro, era un hokage presente e attento ai bisogni di tutti i cittadini, si impegnava perchè avessero il meglio in tutti gli ambiti.
Raggiunse l'Accademia in perfetto orario e sul cancello d'ingresso trovò il maestro Iruka e Rock Lee che lo aspettavano a braccia conserte in silenzio.
-oh sei in orario! un miracolo...- scherzò Lee urlando con i pugni ben piantati sui fianchi: -su muoviamoci che ogni minuto perso è un minuto sottratto agli allenamenti!- e si allontanò tutto entusiasta correndo verso l'edificio principale.
Iruka e Naruto si guardarono un momento spaesati prima di ricordarsi chi stavano guardano: Lee non era certo un brillante esempio di normalità, così il più giovane si concesse un alzata di spalle indifferente.
-sei solo! quindi non l'hai convinto, eh Naruto!?!- constatò Iruka sorridendo con un velo di delusione sul volto, aveva scommesso con Sai che sarebbe riuscito a convincerlo, aveva perso 50 ryo.
-eh! io ci ho sperato fino all'ultimo, ma era irremovibile il teme!!- era avvilito e incassò la testa tra le spalle mentre arricciava il naso in direzione del suo vecchio sensei, da tempo non gli capitava di fallire una missione e non si ricordava più quanto fosse seccante.
-e vabbè! vorrà dire che ci accontenteremo del sostituto..- Iruka scherzò cercando di metter un po' di buon umore nel suo allievo prediletto, e con una pacca sulla spalla spinse quello che ormai era il consolidato capo del villaggio verso l'aula dove li attendevano i giovani diplomati.
Ventiquattro volti in trepidazione seguirono attentamente il suo ingresso in religioso silenzio. Tutti conoscevano l'hokage, il suo volto scolpito nella roccia li osservava dall'alto tutti i giorni e la sua figura carismatica era famosa in tutto il villaggio, ma in quel momento i giovani allievi non riuscivano a concentrarsi su di lui, il rotolo che stringeva nella mano destra catalizzava tutte le loro attenzioni: quel rotolo conteneva due, anzi tre, nomi che associati al loro avrebbero formato un nuovo team, quello che per qualche anno sarebbe stato la loro seconda famiglia,  con cui avrebbero condiviso legami importanti e alcuni dei momenti più intensi delle loro giovani vite.
Ventiquattro paia di occhi che luccicavano al pensiero di ciò che li aspettava: missioni esaltanti, tecniche potentissime da imparare e nuovi luoghi da esplorare e altri ninja famosi da incontrare.
Passarono alcuni minuti in cui Iruka Lee e Naruto sistemarono la burocrazia, poi finalmente in settimo hokage del Villaggio della Foglia, prese la parola sorridendo davanti a tutte quelle piccole promesse per il futuro.
Sapeva che almeno quattro tra loro non avrebbero passato la prima prova con il loro sensei, e che sicuramente una decina non sarebbero mai diventati jonin, però sul fondo in terza fila ce n'erano quattro o cinque che avevano qualcosa di interessante, un nonsoché nello sguardo che aveva già visto molti anni prima.
-bene ragazzi, complimenti a tutti quelli che sono qui per aver superato gli esami! Ricordo che ai miei tempi avevo faticato parecchio per essere promosso eheheh!- ridacchiò guardando con la coda dell'occhio Iruka-sensei che con le braccia incrociate rideva sotto i baffi: -...quindi sarete sicuramente meritevoli! Ma non siete ancora genin di Konoha, ricordatevi che dovrete passare il test a cui vi sottoporranno i vostri sensei prima di poter indossare il coprifronte..-
Naruto fece una pausa molto teatrale scorrendo lo sguardo su tutti loro, alcuni cercavano di apparire sereni altri invece si mordicchiavano le unghie furiosamente strappando un risolino al compagno più sbruffone, poi proseguì socchiudendo gli occhi.
-Saprete sicuramente come funziona, vi divideremo in gruppi equilibrati di tre e poi ci sposteremo in giardino dove vi affideremo ad un jonin, tutto chiaro?- domanda chiaramente retorica, certo che sapevano come funzionavano le cose, aspettavano quel momento da un anno intero, come potevano non saperlo: -ora il maestro Iruka vi chiamerà assegnandovi il numero del team, quando sentirete il vostro nome tenete a mente il numero e uscite dall'aula.-
Dopo aver concluso il suo intervento Naruto si sedette accanto a Lee lasciando a Iruka il compito di annunciare i team.
Li guardò scendere l'uno dopo l'altro, chi entusiasta e chi meno, e uscire ancora ansiosi di scoprire chi li avrebbe guidati da quel momento in poi, fuori li attendevano otto tra i migliori jonin del villaggio tra cui addirittura alcuni amici di vecchia data dell'hokage.
Quando l'aula fu definitivamente svuotata Iruka si rivolse a Naruto che assorto nei suoi pensieri guardava fuori dalla finestra un platano vecchio molto più di loro: -allora? hai deciso di affidare il team 4 a Kiba, sei sicuro della tua scelta?-
-no affatto, la mia scelta era un'altra, ma quell'idiota del teme mi ha scombinato tutti i piani...- rispose prontamente come se si fosse aspettato quella domanda da un momento all'altro sin dal suo arrivo, e sospirando si alzò piantando le mani sulla scrivania del suo maestro di accademia: -...quindi andiamo e speriamo che quello scemo dell'Inuzuka sappia quel che fa!-  

Nel giardino dell'accademia, a pochi passi dall'albero che Naruto stava guardando, cinque uomini e tre donne attendevano all'ombra l'arrivo dei loro nuovi allievi, chiacchieravano del più e del meno, tutti tranne i due Aburame che osservavano il resto del gruppo appoggiati all'albero con la schiena.
Kiba Inuzuka in mezzo alle uniche tre donne del gruppo rideva e scherzava mentre raccontava le sue avventure durante l'ultima missione che aveva svolto con un gruppo di giovani genin.
Iruka e i ragazzi non avrebbero tardato molto ad arrivare e finalmente quell'attesa sarebbe finita anche per loro, poi qualcosa turbò la loro quiete.
-puoi andare a casa Tomochi- Shino aveva aperto bocca in quel momento per la prima volta da quando era arrivato e Kiba, suo compagno dalla notte dei tempi non si era lasciato scappare l'ordine che aveva dato al jonin del suo stesso clan fermo in piedi accanto a lui.
-che succede Shino? perchè deve andare?- l'atmosfera si tese improvvisamente, tutti gli altri tacquero concentrati su ciò che stava accadendo tra quei due.
Tomochi senza dare ne chiedere spiegazioni chinò la testa verso il suo superiore e con un "hai" sommesso scomparve in un battito di ciglia, lasciando al lontano cugino l'onere di chiarire al resto del gruppo l'accaduto.
Shino si sistemò gli immancabili occhiali da sole e ricacciò immediatamente le mani nelle tasche, infine si premurò di rispondere a Kiba che stava già richiamando Akamaru appisolato all'ombra sotto un altro albero.
-colui che doveva sostituire è appena arrivato- spiegò l'Aburame atono rilassandosi di nuovo con la schiena contro l'albero.
Solo due persone del gruppo compresero a pieno le sue parole, le uniche che si accigliarono e presero a guardarsi intorno incuriositi, infatti solo Kiba e Choji oltre Shino sapevano che il giovane Tomochi era stato chiamato a sostituire Sasuke Uchiha.
In quel momento la porta rossa si aprì annunciando l'arrivo della classe di diplomati seguiti dal loro sensei e dall'hokage e catalizzando l'attenzione del gruppo. Tutti i jonin drizzarono la schiena e ripresero un certo contegno alla presenza dell'hokage, chi era seduto a terra si alzò pulendosi la divisa dalla polvere, chi stava sull'altalena raggiunse il gruppo e chi aveva abbracciato ad una kunoichi bruna con gli occhi azzurri si scollò dalla ragazza per salutare rispettosamente il capo degli shinobi.
Solo uno non mosse un muscolo: Sasuke Uchiha era appena sbucato dal nulla, stava appoggiato al muro di recinzione con le braccia incrociate, un piede accavallato con l'altro e lo sguardo basso e, ignorando le più elementari regole della gerarchia militare, rimase immobile nella sua postazione lontano dal gruppo principale senza degnare di alcun rispetto l'hokage.
-Iruka-sensei ma sono solo sette?- domandò una ragazzina con i capelli rossi legati in due trecce ordinate ai lati della testa.
Naruto li guardò uno per uno, poi incontrò Shino ancora appoggiato con la schiena al tronco che con un cenno del capo gli indicò la postazione di Sasuke, e infine lo vide e ridendo rispose piano alla ragazzina prima che potesse farlo Iruka: -no, sono otto, ci sono tutti!-

-...e infine il gruppo 4 sarà affidato a lui!- esclamò Naruto davanti agli unici tre ragazzi rimasti nello spiazzo indicando loro l'uomo moro in piedi contro al muro  pochi metri dietro di lui.
Li vide assottigliare gli occhi per vedere bene il loro nuovo maestro e per cogliere ogni minimo particolare nonostante la distanza, il primo alzò un sopracciglio alquanto preoccupato, il secondo incrociò le braccia al petto e storse il naso per niente entusiasta, non gli sembrava un granchè come shinobi, non lo riconosceva nemmeno, mentre l'ultimo, l'unica femmina del gruppo, inclinò la testa da un lato grattandosi una guancia che l'aria un po' più incuriosita degli altri due.
Naruto rise sotto i baffi seguendo i loro sguardi, Sasuke era immobile sotto il sole -poteva sembrare fatto di marmo visto da quella distanza- con la divisa in perfetto ordine, la katana, arma che probabilmente non avevano mai visto, infilata in cintura e le braccia serrate come fossero scolpite contro il petto: -non preoccupatevi, sembra stronzo solo la metà di quello che è in realtà!- si era abbassato un po' e aveva mormorato per non farsi sentire dal'amico.
I tre non reagirono molto bene alla sua battuta, la ragazzina sbiancò improvvisamente mentre il primo cominciò a balbettare domande incomprensibili.
-ora vi lasciamo, credo che andrò da Teuchi a farmi un bel ramen! tu sensei che fai, ti unisci a me?- Naruto davanti a quelle espressioni non poteva che sghignazzare e scappare a lunghi balzi lasciando al teme una bella patata bollente.
-molto volentieri!!- si unì Iruka lanciando occhiate incoraggianti ai tre malcapitati, sparendo poi dietro all'hokage verso un lauto banchetto.
-divertiti teme!- urlò Naruto dalla strada, pochi secondi dopo aver lasciato il cortile dell'Accademia.
In quel momento i ragazzini che stavano fissando quell'uomo misterioso e lo videro imprecare una bestemmia irripetibile contro l'hokage sottovoce prima di scollarsi finalmente dal muro per raggiungerli.
Notarono subito la camminata silenziosa e la grazia con cui si muoveva nonostante l'altezza e la corporatura muscolosa, portava una katana sul fianco sinistro e il coprifronte nascosto tra i capelli neri ribelli, l'unica ragazza non potè fare a meno di pensare che fosse davvero un gran bell'uomo e si stupì molto di non riuscire ad associare un nome a quel volto pallido ed elegante.
-seguitemi- disse a bassa voce passando tra loro tre, ma quel tono li fece rabbrividire, non sembrava affatto simpatico come Kiba-san o l'hokage, faceva davvero paura il loro sensei per questo gli corsero dietro appena scomparì oltre la porta dell'accademia.
Salirono le scale di corsa per stare al suo passo e quando sbucarono sul tetto della loro scuola non si stupirono affatto di trovarlo già appoggiato alla ringhiera del terrazzo così si affrettarono a raggiungerlo, ignari che lui prima di loro si era seduto su quegli stessi gradini per presentarsi al suo sensei.
-io mi chiamo Sasuke Uchiha e come ha detto il baka, sarò il vostro sensei, se supererete l'esame...- in quel momento per la prima volta alzò gli occhi su di loro scoprendoli  più grandi di quanto si fosse aspettato.
La ragazza aveva i capelli castani e gli occhi verde scuro che gli ricordavano purtroppo quelli di sua moglie, non sorrideva come lei però, aveva una strana smorfia un po' intimorita, ma allo stesso tempo molto curiosa dipinta sul volto magro. Uno dei due ragazzi invece aveva i capelli rossi quasi quanto quelli del kazekage e gli occhi scuri molto intelligenti, ma la cosa che colpì Sasuke era l'aria smarrita con cui guardava i compagni, sembrava capitato lì per caso e non aveva assolutamente la postura da shinobi, tutto curvo e rannicchiato su se stesso. Il terzo era uno Hyuuga, i lineamenti erano inequivocabili e anche il modo altezzoso col quale si era seduto a qualche metro dagli altri due la diceva lunga sulle sue origini, probabilmente apparteneva alla casata principale ed era figlio di qualcuno di influente. Non sembravano i migliori del corso come li aveva descritti Naruto.
Con un cenno svogliato della mano li invitò a presentarsi come aveva fatto lui  e attese che uno dei tre si decidesse ad alzarsi, la più coraggiosa fu la ragazzina.
-mi chiamo Ran Saitou,  ho ottenuto il terzo miglior punteggio all'esame e voglio entrare nella squadra Ambu!- quella ragazzina gli ricordava Karin, una so-tutto-io rompipalle che non faceva altro che infastidire il resto del gruppo.
Cominciava già a stargli sulle palle.
-io sono..ehm..Koichiro, però può chiamarmi Chiro, mi chiamano tutti così...e poi non so...non ho niente da dire!- quello era decisamente il più timido dei tre, e non sembrava nemmeno molto sveglio nonostante lo sguardo attento che aveva intravisto.
L'ultimo evitò di alzarsi come invece avevano fatto gli altri due, alzò lo sguardo fiero fissando direttamente il suo sensei negli occhi, cosa che gli altri non avevano osato: -io sono Heiji e sono arrivato secondo in graduatoria e sono il futuro capoclan degli Hyuuga!-
Il ragazzo era alquanto ambizioso e fin troppo sicuro di se per Sasuke, non vedeva l'ora di fargli perdere la sua aria superiore con un bel katon sul suo bel faccino, però suo malgrado doveva ammettere se sembrava piuttosto preparato.
-lei è quel Sasuke Uchiha?- domandò Heiji rompendo il momento di silenzio statico che si era formato, Sasuke lo squadrò da capo a piedi attentamente, poi si convinse a rispondergli accennando un ghigno supponente: -non credo ce ne siano altri..-
Ran si accese come una lampadina ed non riuscì a trattenere la sua esclamazione assolutamente fuori luogo: -il mukenin!?!?!?!-
Gli altri due la fulminarono con lo sguardo immediatamente, ma prima che l'Uchiha potesse risponderle a tono e cacciarla giù dal terrazzo il piccoletto con i capelli rossi intervenne indicando la fronte del sensei con un sopracciglio alzato: -non credo sia un mukenin, ha il coprifronte e poi conosce l'hokage! se fosse un mukenin lo avrebbero già arrestato no?-
Il primo pensiero di Sasuke fu che doveva rivalutare il piccoletto, era davvero sveglio e incredibilmente aveva parlato senza balbettare nemmeno una volta, dopodichè si dedicò a fulminare la ragazzina con il suo sguardo più truce, la quale si ritrasse incastonando la testa tra le spalle.
-ciò che sono o che ero non sono affari vostri! A voi deve importare solo che io sia la persona contro la quale vi scontrerete domattina!- e detto questo si alzò dalla ringhiera sciogliendo la morsa delle sue braccia: -ci vediamo domani al campo numero 3, puntuali! alle 8!-
E saltò giù dal palazzo come se nulla fosse, lasciando i suoi allievi a bocca aperta che corsero alla ringhiera per controllare che non si fosse spiaccicato sulla strada. Ci misero qualche manciata di secondi per  riprendersi, non credevano che si potesse sopravvivere ad un salto del genere, invece lui si stava allontanando rapidissimo tra i vicoli di Konoha.
Li aveva decisamente impressionati, ma la questione del mukenin non era piaciuta per niente a Ran che era decisa a vederci più chiaro: -non voglio essere allenata da un traditore!- inveì scattando indietro rivolta a Chiro. Ma fu Heiji a risponderle stupito.
-davvero non sapete chi sia Sasuke Uchiha?- passava con lo sguardo da lei a lui dubbioso e molto stupito allo stesso tempo.
Ran lo guardò in tralice offesa, lei sapeva tutto di tutti normalmente, e le infastidiva parecchio scoprire di avere delle lacune, l'altro invece si grattò un po' la sommità del capo per poi intervenire mormorando un po' titubante: -è il padre di Seito e Hitoshi Uchiha, e dicono che sia fratello dell'hokage ma non so se è vero...-
-ma è un mukenin o no!?!?- lo interruppe la giovane kunoichi impaziente.
-in...in effetti si, è stato lontano dal villaggio per alcuni anni  poi è tornato, non so perchè..però è stato lui a sconfiggere Madara Uchiha con Naruto-sama e  credo che sia uno dei sannin!- continuò il rosso un po' titubante, voleva difenderlo perchè a lui il sensei era piaciuto subito e nonostante mettesse un po' paura e sembrasse piuttosto incazzato col mondo.
-...un sa-sa-sannin!?!?- balbettò Ran con gli occhi fuori dalle orbite, poi dopo aver visto Heiji e Chiro annuire esplose saltellando per il terrazzo: -ma allora è un figo!! è il tipico bello e dannato...o-mamma-o-mamma-o-mamma devo dirlo a...mia mamma, ad Ayane-chan e...a tutti!!!!-
I due ragazzi la guardavano impauriti, non sembrava del tutto sana di mente in quel momento e incuteva anche abbastanza timore.

Quando rientrò in casa Sasuke trovò Kei che giocava con le costruzioni in salotto da solo e nessun altro rumore in tutta la casa.
-Kei!- esclamò severo ad alta voce per avere la sua attenzione perchè sembrava che non lo avesse sentito entrare.
Il piccolino infatti si voltò spaesato cercando il proprietario della voce che conosceva bene, e quando incontrò la figura del padre gli regalò un bel sorriso sdentato salutandolo con un mattoncino giallo in mano: -ciao papi!!-
-dov'è la mamma?- chiese il padre avvicinandosi per vedere cosa suo figlio stesse producendo, sembrava una costruzione rossa di forma tondeggiante: era chiaramente una riproduzione abbozzata del palazzo dell'hokage.
-non lo so! prima cercava un libro con delle fotomagie..- borbottò Kei tornando a concentrarsi sulla sua complicata opera di architettura.
Sasuke inarcò un sopracciglio inclinando un lato della bocca mentre suo figlio cercava di incastrare un mattoncino grande dentro ad un più piccolo con pessimi risultati: -si dice fotografie, pidocchio! fotografie...- lo corresse anche se sapeva in realtà quanto fosse perfettamente inutile e si allontanò per cercare Sakura.
Non aveva voglia di strillare per trovarla, così fece un'ispezione rapida al piano terra ma non trovandola si convinse a salire al piano di sopra dove in effetti teneva i suoi libri di medicina in un armadio del corridoio.
Però non era nemmeno nel corridoio, ne nelle stanze dei ragazzi o nel bagno; rimaneva solo camera loro anche se l'ipotesi di trovarci qualche volume di medicina era abbastanza remota.
Lentamente raggiunse la fine del corridoio dove si trovava la loro camera da letto, la porta era spalancata e dall'interno provenivano dei rumori insoliti, come se qualcuno stesse trascinando qualcosa. Allungò il passo fino a raggiungere la soglia della stanza e lì la vide: il loro armadio era completamente spalancato, alcune scatole posate sul letto e Sakura era in punta di piedi come una bambina mentre cercava di raggiungere una scatola blu posta sulla mensola più alta. Indossava un vestito lilla che le aveva regalato Ino mesi prima e che secondo Sasuke non rendeva affatto giustizia al suo lato b.
L'impresa si prospettava impossibile senza una sedia; se ne accorse anche lei perciò rinunciò sbuffando e imprecando contro l'armadio troppo alto con le mani ben piantate sui fianchi.
-che stai facendo?- chiese Sasuke ad alta voce cogliendola di sorpresa.
Sakura su voltò di scatto trovandolo appoggiato alla cornice della porta con il solito ghignetto arrogante e malizioso che l'aveva fatta tanto sospirare, lo seguì con lo sguardo attraversare la stanza finchè non la raggiunse davanti all'armadio.
-oh per fortuna sei qui Sas'ke!- si stava pettinando i capelli con le dita di una mano e gli sorrideva speranzosa: -prendimi giù quella scatola per favore..io non ci arrivo...- mormorò sbattendo le ciglia più volte con lo sguardo più angelico del suo repertorio, per chiedere un favore a Sasuke doveva sfoderare sempre la sua vena seduttiva o quella angelica a seconda dell'istinto.
Lui inarcò le sopracciglia mentre sua moglie gli indicava la scatola per poi guardarla di sbieco.
-eddai! per favore...- sussurrò sempre più vicina al suo petto e triplicando i battiti di ciglia. Decise di accontentarla un po' perchè era troppo stanco per discutere, un po' perchè la presenza Kei al piano di sotto non gli permetteva di sfruttare a suo favore i tentativi di seduzione di Sakura; a lui bastò allungare una mano per afferrare l'obiettivo con facilità e depositarlo poi nelle mani di Sakura che ora lo guardava tutta gongolante, prima di lasciarsi cadere mollemente sul letto.
Quella scatola non era finita lassù per caso, e Sasuke sapeva bene cosa contenesse, per questo seguì incuriosito la figura di sua moglie mentre trotterellava allegra per la stanza con la scatola in una mano e un grosso volume con la copertina blu nell'altra.
-che te ne fai di quella roba?- chiese mentre lei si lanciava sul letto dall'altro lato in modo d'avere la testa vicino alle gambe di lui.
Sakura ridacchiò notando la leggera nota di paura nella sua voce: -tranquillo..non le farò vedere a nessuno! volevo metterle in ordine e farci un album!?!-
Perplesso e contrariato Sasuke continuò ad osservarla senza muovere un muscolo, lui non vedeva l'utilità del progetto, ma se non intaccava lui o il suo tempo libero la cosa non lo disturbava granché! Quella scatola non veniva aperta quasi mai per un motivo più che legittimo secondo il capoclan degli Uchiha: conteneva tutte le foto che possedevano, da quell'unica che colorava il salotto del vecchio appartamento di Sasuke e quelle della nascita dei loro figli e della famiglia. Raramente lui appariva in quelle foto e Sakura conservava gelosamente le poche che li ritraevano assieme, per questo voleva raccoglierle in un album, non poteva assolutamente permettersi che si rovinassero perchè trascinare Sasuke davanti ad una macchina fotografica era missione molto, molto superiore al livello S.
-ahaha, guarda questa!- ne pescò una dal gruppo voltandola per mostrarla al marito seduto accanto a lei, strappando un sorrisetto persino all'algido principe del terrore di Villa Uchiha.
Risaliva a uno, forse due anni prima: Seito e Hitoshi erano ancora molto piccoli e sedevano in giardino armati di paletta e secchiello con Sasuke che li sorvegliava a vista mentre rovinavano il suo bel campo da allenamento. Li guardava storto chinato sulle ginocchia, mentre loro due ridevano allegri tutti sporchi di terra in faccia e sui vestiti, era riuscita ad immortalarli a tradimento tutti e tre insieme e andava molto fiera di quell'impresa.
-allora! su raccontami...come sono i tuoi genin?- si ricordò improvvisamente del motivo per cui quella mattina Sasuke si era infilato la divisa blu, aveva preso tutti i kunai e la katana ed era sparito senza fare colazione lasciandole solo un bacio sui capelli  frettoloso mentre lei ancora dormiva.
Ci vollero alcuni secondi perchè l'uomo scostasse a forza lo sguardo da una fotografia di Sakura abbastanza recente dove faceva la linguaccia come una ragazzina, con il camice gli stivali e la gonna corta, ma poi rispose ribaltando la testa all'indietro senza pensare troppo a ciò che stava dicendo: -bah...la ragazzina è insopportabile, uno sembra tonto ma credo alla fine sia il migliore dei tre e l'altro è uno Hyuuga molto arrogante!-
Non impiegò che due secondi per realizzare ciò che era successo alle sue spalle: Naruto gli aveva affidato il gruppo perfetto per lui aveva detto Kiba mentre smistavano gli altri team, e sul momento non ci aveva nemmeno pensato, ma ora lo malediva in tutte le lingue del mondo augurandogli la caghetta perenne e di vomitare tutto il ramen che aveva trangugiato nella sua inutile vita.
Si diede del cretino, dello scemo rincoglionito e del fesso mentalmente una decina di volte mentre Sakura rideva senza ritegno, e poi pensò a quello stronzo di Naruto che era certo avesse fatto tutto con la sua collaborazione, perchè quel gruppo era il team 7!!
E lei rideva, con la fronte poggiata sul materasso e le foto sparse sotto di lei, facendosi beffe del suo orgoglio e di tutto ciò che aveva imparato di lui dopo nove anni di matrimonio, però non riusciva a trattenersi perchè la descrizione era proprio quella giusta.
E lui ci era cascato in pieno.
-...e non ti sembra vagamente familiare!!-
Quei due l'avevano fregato di nuovo, ma prima o poi si sarebbe vendicato...
O no?














Spazio Autrice:

[Rullo di tamburi....]
eeeeee....
ho aggiornato in perfetto orario!!!
gioite, gioite gente!!
Sono o non sono la vostra autrice preferita!?!?!
*piange perchè nessuno ha risposto: siiiiiiiiiiiiiiiiiii*

EHEHEH qui mi sono divertita un mondo:
1- ho sperimentato la scrittura in terza persona con un bel narratore onnisciente..che piace sempre a tutti
2- ho fottuto Sasuke alla grande
3- grande rivincita della coppia d'oro Naruto e Sakura che tramano alle spalle dell'"amico"
4- adoOoro Chiro, non è cucciolosissimo e poi pure intelligente!?!?!
Lo scopo era creare un team 7 che non fosse il tem 7...
...no, non sono pazza...
Mi spiego: se si guardano le singole descrizioni, non somigliano ai tre protagonisti,
però la descrizione di Sasuke calza a pennello ugualmente no?
ecco, l'idea era quella di fregarlo ma metterlo nella condizione di rendersene conto da solo!!
lo so...è un po' contorto come ragionamento
ma nella mia testa filava!!!

Bene, ora è giunto il momento di sgridarvi:
solo due recensioni!?!?!?!
perchè...perchè..peeerchè mi fate questo...
io ci soffro..
please, vogliatemi bene...(si dice!?!)
Investite un minuto del vostro tempo per una recensione alla piccola Cicci
siamo pure in vacanza...


Ringraziamenti:
Kry 333: alla fine come al solito ho cambiato i miei programmi, ma ho avuto una folgorazione mentre ero dal parrucchiere e non ho potuto non scrivere un bel capitoletto su Sasuke-sensei...in realtà io ce lo vedo proprio a insegnare ai piccoli genin!
E' uno dai cui possono imparare un bel po di cose...spero di vederlo così anche nel manga in un prossimo futuro: chissà..
Grazie per il commento costruttivo all'ultima shot e per favore se esagero avvertimi perchè spesso io parto con i miei viaggi mentali fotografici e perdo di vista ciò che stavo dicendo!! adoro chi mi corregge in maniera costruttiva! grazie davvero
fede8701: Eeeh brava: lento ma inesorabile sono gli aggettivi giusti! anche perchè non credo che il caro Uchiha avrebbe mai accettato un'invasione in piena regola stile "discesa dei longobardi in Italia"!!! non credi anche tu? Grazie mille per aver investito un po' del tuo tempo per recensire, lo apprezzo molto!







Spazio SUPER spoiler:

ahahahahaha
sono o no la dea della preveggenza!?!?!
l'avevo detto che quell'omuncolo aveva lo sharingan!!!
Comunque lo odio ancora di più perchè è un bastardo approfittatore che deve solo MORIRE
Danzo al patibolo!!!!
Continuo a chiedermi dove sia finita Hinata, ma per ora la cosa che mi preme è il summit dei Kage, credo proprio che ne vedremo delle belle..
spero tanto che Naruto e Sasuke si incontrino là
anche perchè ormai saranno sei o sette capitoli che si girano attorno e non si beccano mai!?!!
Che carino Sai...
Che carini Kakashi e Yamato...
Che carino il tipo della nuvola di cui mi sfugge il nome ma che ha gli occhi a mandorla nonostante sia nero (?!? perplessità)
 Vabbò attenderemo venerdì per sapere!



Ciao a tutti.
Ringrazio i lettori calorosamente
e
Buone vacanze a chi le farà!
Vale.









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