Anche I Mostri Possono Amare di Manto (/viewuser.php?uid=541466)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Luce in Ogni Crepa ***
Capitolo 2: *** Non Più Perduta ***
Capitolo 3: *** La Speranza è Ancora Qui ***
Capitolo 4: *** Ninnananna dell'Anima ***
Capitolo 1 *** La Luce in Ogni Crepa ***
DISCLAIMER:
I personaggi sotto trattati non mi appartengono.
Questa
storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
* Soulmate scelto: Ogni volta che perdi un oggetto (come un calzino), quello finisce in qualche modo in possesso del tuo soulmate.
Anche I Mostri Possono Amare
1#
—
La
Luce
in Ogni Crepa
Dapprima
è un paio di
occhiali: strumenti semplici,
anonimi, qualcosa che ti
trovi sotto le dita senza
alcuna ragione né grande interesse. Banali, vero; ma caldi,
addirittura bollenti tra le
insensibili
mura che ti circondano,
fragili e quasi palpitanti sotto i polpastrelli che improvvisamente
si fanno più attenti, e
puri: questo il
curioso aggettivo che ti
attraversa la mente quando li
prendi in mano, quando esiti
a lasciarli andare.
In
seguito, in una mattina di neve e grida, è
la volta di un portachiavi: una scimmietta dagli occhi enormi che ti
scivola lungo la gamba, come
precipitata dal soffitto, e
che per poco non ti distrae
dal tuo quotidiano
allenamento. Il
pupazzetto cade nell’ennesimo
sangue che hai appena sparso
e rimane a fissarti
con sguardo vitreo, ma di certo più vivo del tuo;
e quando ti chini
per prenderlo in mano, il tepore della stoffa inviolata ti
dà quasi
i brividi.
Una
camicia, una penna, una spazzola…
più la Stanza Rossa chiude
gli artigli intorno al tuo
capo, più gli oggetti improbabili si moltiplicano; quasi
come a
sussurrarti di resistere
e,
chissà da quale realtà e con tutte le
sensazioni che ti fanno provare,
che non sei
perduta, se puoi ancora
sentire.
E
nelle notti intessute d’insonnia
e illusioni le tue braccia
stringono quei
tesori, appigliandosi alle tracce d’umanità
— le uniche
che il luogo abbia mai visto —
che hanno
portato da un altro mondo e che nemmeno odio e violenza riescono
a macchiare; e per ogni volta che dimentichi
la pietà, tanto più li tieni
vicini al cuore per tentare
di perdonarti.
Tutto
ciò non può
salvarti dalla
tua
sorte, tuttavia: alla
fine il corpo viene piegato e
domato per l’ultima
prova, e le crepe che presenta sono
ignorate.
Inutile
allungare una mano verso gli impotenti
compagni di silenzio e tristezza; doloroso allontanarsi con il
pensiero di andarsene, e
poi
ritornare senza più nemmeno la menzogna della scelta.
Ma
nemmeno in quell’istante
i doni dell’altrove
ti abbandonano: perché,
qualche attimo prima della
sconfitta, sulle dita ancora tese piove un fiore rosso come i tuoi
capelli. E il tocco di questi
è lenitivo come un bacio o
una carezza, dolce come un sorriso sincero; ti
intride il palmo quando lo
serri, rimane
con te anche davanti alla
fine, finisce
per diventare il tuo
estremo pensiero e, come ogni
altra cosa, entra
nella tua anima per trovarvi casa.
Un giorno, quando una qualche pace ti avrà trovato, lo
vedrai da te quale frutto sta già generando.
NOTE
Il titolo
riprende Hemingway: “Siamo tutti spezzati; è
così la luce che
riesce a entrare”.
Nei film
ho letteralmente amato il volto meno sicuro e più
intimistico, colmo
di rimorsi, di Natasha: qualcosa che rende il personaggio molto
verosimile e che mi ha fatto entrare in sintonia spesso e volentieri
con lei, tanto che proprio a queste sue “falle” ho
voluto
dedicare tale flashfic, soffermandomi su quella debolezza che si
mostra solo in relazione agli oggetti che trova.
Quel suo
essere “spezzata”, memore di ciò che
vorrebbe e non
vorrebbe, è anche la chiave per poter essere una persona
migliore; e
così lo è permettersi di abbassare la maschera e
rivelare la parte
più profonda del proprio cuore, una qui condannata
fragilità che
invece è grande forza, e quindi luce.
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Capitolo 2 *** Non Più Perduta ***
2#
—
Non Più Perduta
«Questa
dovrebbe essere tua.»
L’espressione
sorpresa di Banner ti fa sorridere; e
quando lui si tende verso la maglia che gli porgi, il suo calore ti
abbraccia.
«Oh…
sai,
è la terza volta che mi trovo in tasca questi piccolini.»
La
sua mano è gentile quando sistema gli orecchini al loro
posto e ti
sfiora la pelle con
delicatezza; e
chissà
se
è il
respiro
che
si
quieta a
rivelare
ciò che il
tempo ha tessuto, oppure lo sguardo che riflette solo il meglio di
entrambi.
«Ritorneranno
da te.»
«Saprò
prendermene cura, non temere.»
Con
lui sarai in pace: improvvisamente
non è più mera speranza, ma dolce certezza.
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Capitolo 3 *** La Speranza è Ancora Qui ***
NOTA:
Questa shot si situa dopo Infinity War, quindi contiene piccoli (o
grandi) spoiler sul film.
Lettori
avvisati.
3#
— La Speranza è Ancora Qui
Ogni
vostra notte inizia nello stesso modo: appena le luci delle lampade
svaniscono e le voci cadono, come per non turbare la perfezione del
buio, le mani si cercano per stringersi più forte e i volti
si
avvicinano, condividendo il respiro e l’anima molto
più di quanto
i baci riescano a fare.
«Domani
mattina non ti alzare prima di me. Aspettami», sussurri
sempre con
una preghiera nel tono, rivelando quanto sia importante per te quella
richiesta: perché nei tuoi sogni la Paura cavalca senza
freni e ti
porta immagini di solitudine e silenzio, di una casa vuota e di un
nome che chiami e invochi, ma dal quale non giunge mai risposta
—
nessuno è rimasto a dartela; perché ora sono in
tanti a temere il
risveglio e ciò che questo svela.
«Non
andrò da nessuna parte», risponde Banner con
dolcezza, appena prima
di accarezzarti la fronte e lenire i tuoi timori, «e di certo
non
dove tu non puoi raggiungermi.»
C’è
sempre qualcuno che piange in quegli attimi, distante e allo stesso
tempo vicino a voi; a volte è appena un singhiozzo che ha il
sapore
del ricordo o un sospiro perduto, un gemito mormorato che tuttavia
segna un’altra ombra e si assomma ai tanti perché,
ai se
solo avessi potuto,
alle già troppe
sconfitte. O forse sei solo tu che senti tanta pena, tu che non hai
perso tutto e sei rimasta a soffrire e vivere non senza
chi ami, ma con lui?
Sai
troppo bene cosa si prova a essere spezzati, però; essere
distanti
dalla metà che completa il proprio mondo, credere di non
poter più
conoscere pace, separarsi dalla parte migliore di sé.
Hai
cercato di non versare lacrime per tutto il tempo che tu e Bruce
avete osservato un cielo opposto, con la sola connessione dei vostri
oggetti a testimoniare la vita incapace di fermarsi; non hai pianto
quando i suoi occhi sono ritornati a incontrare i tuoi, e con essi la
luce… ma allora la Morte non aveva raggiunto il Regno di
Wakanda, e
il mondo ancora non conosceva il dolore.
Lo
hai fatto ore dopo, ancor prima di realizzare pienamente il silenzio
stridente e la calma assassina: quando nella speranza morente ti sei
trovata tra le dita l’ennesimo oggetto improvvisamente
tuo e con
esso anche le
mani che l’hanno stretto
con te, tenendoti forte, insieme,
come solo pochi saprebbero fare.
Sai
bene come alla sofferenza si possa rispondere con altrettanta
perdita, con ulteriore distanza; lì non avrebbe luogo
l’amore né
la pietà, se così tanta esistenza potesse essere
cancellata senza
che il coraggio riuscisse a difenderla. Ma hai anche appreso come
l’umanità non sia così facile da
sconfiggere; può piegarsi ma
non spezzarsi, inginocchiarsi ma solo per riprendere le forze,
ricominciare nella sua tanto disprezzata, sottovalutata,
fragilità.
Tu
stessa, prima di Bruce, credevi di non avere alcuna
possibilità di
riscatto e cambiamento; tuttavia una sorte diversa ti ha trovato, e
nel momento più buio te lo ha riportato. E se in tanti anni
di prove
sei riuscita a non cadere, perché il resto
dell’umanità non
dovrebbe resistere come te? Se siete ancora qui non può
essere un
semplice caso, scherzo di un destino indifferente: il futuro si
è
rifugiato nelle vostre mani, e queste non sono mai lasciate sole.
Notte
dopo notte lo pensi e ripensi, convincendoti sempre più; e
giorno
dopo giorno, il nuovo mattino fa un po’ meno paura.
«A
cosa stai pensando?»
Un
sospiro, le fronti che s’incontrano di nuovo e un
abbraccio che vale
più di qualunque parola. «Che
per quanto sia dura la
battaglia,
noi non siamo nati per arrenderci; che, in qualche modo, ce la
faremo, così che
la speranza non rimanga
solo un’illusione.»
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Capitolo 4 *** Ninnananna dell'Anima ***
4#
— Ninnananna
dell’Anima
Paura:
ecco il termine con cui ti descriveresti, se qualcuno dovesse
chiederti chi sei — cosa
sei.
Da
quando convivi con l’altro,
l’hai sentita nascere e montare insieme alla rabbia,
insinuarsi
rapida e costante nelle relazioni, cambiare il modo di vedere il
mondo e sentire gli altri, fino al momento in cui è divenuta
la
prima percezione.
La
gente è cauta, sempre un passo distante da te, pronta a
fuggire e a
lasciarti solo; non si chiede che cosa tu debba provare quando la
distruzione lascia il posto alla consapevolezza, se e quanta
sofferenza ci sia nel tuo animo, quale desiderio di
normalità e
pace. Ma, alla fine, va bene anche così: se tutti sono
lontani, non
puoi far loro del male né ricoprirti di nuove colpe.
Perché una cosa è certa:
difficilmente tu porti il bene senza prendere nulla in cambio, e il
nome di eroe — di salvatore, protettore — non ti
apparterà mai
veramente.
Paura, dici… e tuttavia, lei
non ti descriverebbe mai così; no, per il suo cuore sei
tutto,
fuorché qualcuno dal quale aspettarsi dolore.
La mano di
Natasha è
delicata, ti sfiora la pelle per scivolare fin nell’anima con
gentilezza; non inganna, non forza, giunge a pacificare e si ritira
appena lo ha fatto, lasciando dietro di sé la quiete e il
desiderio
di un lungo contatto — proprio come hanno sempre fatto gli
oggetti
sconosciuti che fin dall’infanzia hanno incrociato il tuo
cammino.
Spesso, quando il mostro si
ritira e permette all’uomo di riemergere, la vedi fissarti; e
nei
tuoi confronti non c’è ipocrisia, ma quella
dolcezza che non
credevi più possibile. All’inizio l’hai
ritenuta una semplice
devianza delle sensazioni, una risposta inattesa ma non
necessariamente veritiera; tuttavia, invece di distanziarsi, con il
tempo lo sguardo di Natasha non ha fatto altro che dimenticare la
diversità, in silenzio e grazia.
E se legarsi vuol dire
comprendere quando abbassare le difese e lasciar entrare
l’altro,
riconoscere le molteplici connessioni che collegano le esistenze,
allora ciò è iniziato in quegli attimi: quando la
rabbia ha smesso
di essere l’unica emozione, quando qualcuno ha deciso di restarti
accanto. È
qualcosa di più profondo di un semplice scambio
d’oggetti, come
hai scoperto accadere tra voi, e che porta il nome
dell’empatia; è
una richiesta di futuro che riguarda entrambi.
Ci sono cose che non riesci
più a vedere in te, ma che lei può ancora
sfiorare; quindi perché
non trovare il proprio posto l’uno vicino
all’altro, essere la
ninnananna dei rispettivi timori?
Anche i mostri possono amare;
e se è così, vuol dire che niente è
ancora finito, né perduto.
ANGOLO DI
MANTO
Si
ringrazia il mio
impareggiabile maestro e compagno di scleri Ghido,
primo fanboy della coppia, per tutto il supporto, le risate e le
riflessioni che mi ha dato durante la creazione di questa raccolta.
Il lavoro è interamente
dedicato a te.
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