Anche I Mostri Possono Amare

di Manto
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Luce in Ogni Crepa ***
Capitolo 2: *** Non Più Perduta ***
Capitolo 3: *** La Speranza è Ancora Qui ***
Capitolo 4: *** Ninnananna dell'Anima ***



Capitolo 1
*** La Luce in Ogni Crepa ***


DISCLAIMER: I personaggi sotto trattati non mi appartengono.
Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

* Soulmate scelto: Ogni volta che perdi un oggetto (come un calzino), quello finisce in qualche modo in possesso del tuo soulmate.


Anche I Mostri Possono Amare



1# La Luce in Ogni Crepa




Dapprima è un paio di occhiali: strumenti semplici, anonimi, qualcosa che ti trovi sotto le dita senza alcuna ragione né grande interesse. Banali, vero; ma caldi, addirittura bollenti tra le insensibili mura che ti circondano, fragili e quasi palpitanti sotto i polpastrelli che improvvisamente si fanno più attenti, e puri: questo il curioso aggettivo che ti attraversa la mente quando li prendi in mano, quando esiti a lasciarli andare.
In seguito, in una mattina di neve e grida,
è la volta di un portachiavi: una scimmietta dagli occhi enormi che ti scivola lungo la gamba, come precipitata dal soffitto, e che per poco non ti distrae dal tuo quotidiano allenamento. Il pupazzetto cade nellennesimo sangue che hai appena sparso e rimane a fissarti con sguardo vitreo, ma di certo più vivo del tuo; e quando ti chini per prenderlo in mano, il tepore della stoffa inviolata ti quasi i brividi.
Una camicia, una penna, una spazzola
più la Stanza Rossa chiude gli artigli intorno al tuo capo, più gli oggetti improbabili si moltiplicano; quasi come a sussurrarti di resistere e, chissà da quale realtà e con tutte le sensazioni che ti fanno provare, che non sei perduta, se puoi ancora sentire.
E
nelle notti intessute dinsonnia e illusioni le tue braccia stringono quei tesori, appigliandosi alle tracce dumanità — le uniche che il luogo abbia mai visto — che hanno portato da un altro mondo e che nemmeno odio e violenza riescono a macchiare; e per ogni volta che dimentichi la pietà, tanto più li tieni vicini al cuore per tentare di perdonarti.
Tutto ciò non
può salvarti dalla tua sorte, tuttavia: alla fine il corpo viene piegato e domato per lultima prova, e le crepe che presenta sono ignorate. Inutile allungare una mano verso gli impotenti compagni di silenzio e tristezza; doloroso allontanarsi con il pensiero di andarsene, e poi ritornare senza più nemmeno la menzogna della scelta.
Ma nemmeno in quell
istante i doni dellaltrove ti abbandonano: perché, qualche attimo prima della sconfitta, sulle dita ancora tese piove un fiore rosso come i tuoi capelli. E il tocco di questi è lenitivo come un bacio o una carezza, dolce come un sorriso sincero; ti intride il palmo quando lo serri, rimane con te anche davanti alla fine, finisce per diventare il tuo estremo pensiero e, come ogni altra cosa, entra nella tua anima per trovarvi casa.
Un giorno, quando una qualche pace ti avrà trovato, lo vedrai da te quale frutto sta già generando.








NOTE


Il titolo riprende Hemingway: “Siamo tutti spezzati; è così la luce che riesce a entrare”.
Nei film ho letteralmente amato il volto meno sicuro e più intimistico, colmo di rimorsi, di Natasha: qualcosa che rende il personaggio molto verosimile e che mi ha fatto entrare in sintonia spesso e volentieri con lei, tanto che proprio a queste sue “falle” ho voluto dedicare tale flashfic, soffermandomi su quella debolezza che si mostra solo in relazione agli oggetti che trova.
Quel suo essere “spezzata”, memore di ciò che vorrebbe e non vorrebbe, è anche la chiave per poter essere una persona migliore; e così lo è permettersi di abbassare la maschera e rivelare la parte più profonda del proprio cuore, una qui condannata fragilità che invece è grande forza, e quindi luce.


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Capitolo 2
*** Non Più Perduta ***


2# Non Più Perduta




«Questa dovrebbe essere tua.»
L
espressione sorpresa di Banner ti fa sorridere; e quando lui si tende verso la maglia che gli porgi, il suo calore ti abbraccia.
«Oh
sai, è la terza volta che mi trovo in tasca questi piccolini.»
La sua mano è gentile quando sistema gli orecchini al loro posto e ti sfiora la pelle
con delicatezza; e chissà se è il respiro che si quieta a rivelare ciò che il tempo ha tessuto, oppure lo sguardo che riflette solo il meglio di entrambi.
«Ritorneranno da te.»
«Saprò prendermene cura, non temere.»
C
on lui sarai in pace: improvvisamente non è più mera speranza, ma dolce certezza.

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Capitolo 3
*** La Speranza è Ancora Qui ***


NOTA: Questa shot si situa dopo Infinity War, quindi contiene piccoli (o grandi) spoiler sul film.

Lettori avvisati.




3# — La Speranza è Ancora Qui




Ogni vostra notte inizia nello stesso modo: appena le luci delle lampade svaniscono e le voci cadono, come per non turbare la perfezione del buio, le mani si cercano per stringersi più forte e i volti si avvicinano, condividendo il respiro e l’anima molto più di quanto i baci riescano a fare.
«Domani mattina non ti alzare prima di me. Aspettami», sussurri sempre con una preghiera nel tono, rivelando quanto sia importante per te quella richiesta: perché nei tuoi sogni la Paura cavalca senza freni e ti porta immagini di solitudine e silenzio, di una casa vuota e di un nome che chiami e invochi, ma dal quale non giunge mai risposta — nessuno è rimasto a dartela; perché ora sono in tanti a temere il risveglio e ciò che questo svela.

«Non andrò da nessuna parte», risponde Banner con dolcezza, appena prima di accarezzarti la fronte e lenire i tuoi timori, «e di certo non dove tu non puoi raggiungermi.»
C’è sempre qualcuno che piange in quegli attimi, distante e allo stesso tempo vicino a voi; a volte è appena un singhiozzo che ha il sapore del ricordo o un sospiro perduto, un gemito mormorato che tuttavia segna un’altra ombra e si assomma ai tanti perché, ai
se solo avessi potuto, alle già troppe sconfitte. O forse sei solo tu che senti tanta pena, tu che non hai perso tutto e sei rimasta a soffrire e vivere non senza chi ami, ma con lui?
Sai troppo bene cosa si prova a essere spezzati, però; essere distanti dalla metà che completa il proprio mondo, credere di non poter più conoscere pace, separarsi dalla parte migliore di sé.
Hai cercato di non versare lacrime per tutto il tempo che tu e Bruce avete osservato un cielo opposto, con la sola connessione dei vostri oggetti a testimoniare la vita incapace di fermarsi; non hai pianto quando i suoi occhi sono ritornati a incontrare i tuoi, e con essi la luce… ma allora la Morte non aveva raggiunto il Regno di Wakanda, e il mondo ancora non conosceva il dolore.
Lo hai fatto ore dopo, ancor prima di realizzare pienamente il silenzio stridente e la calma assassina: quando nella speranza morente ti sei trovata tra le dita l’ennesimo oggetto
improvvisamente tuo e con esso anche le mani che l’hanno stretto con te, tenendoti forte, insieme, come solo pochi saprebbero fare.
Sai bene come alla sofferenza si possa rispondere con altrettanta perdita, con ulteriore distanza; lì non avrebbe luogo l’amore né la pietà, se così tanta esistenza potesse essere cancellata senza che il coraggio riuscisse a difenderla. Ma hai anche appreso come l’umanità non sia così facile da sconfiggere; può piegarsi ma non spezzarsi, inginocchiarsi ma solo per riprendere le forze, ricominciare nella sua tanto disprezzata, sottovalutata, fragilità.
Tu stessa, prima di Bruce, credevi di non avere alcuna possibilità di riscatto e cambiamento; tuttavia una sorte diversa ti ha trovato, e nel momento più buio te lo ha riportato. E se in tanti anni di prove sei riuscita a non cadere, perché il resto dell’umanità non dovrebbe resistere come te? Se siete ancora qui non può essere un semplice caso, scherzo di un destino indifferente: il futuro si è rifugiato nelle vostre mani, e queste non sono mai lasciate sole.
Notte dopo notte lo pensi e ripensi, convincendoti sempre più; e giorno dopo giorno, il nuovo mattino fa un po’ meno paura.
«A cosa stai pensando?»
Un sospiro, le fronti che s’incontrano di nuovo e
un abbraccio che vale più di qualunque parola. «Che per quanto sia dura la battaglia, noi non siamo nati per arrenderci; che, in qualche modo, ce la faremo, così che la speranza non rimanga solo unillusione.»


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Capitolo 4
*** Ninnananna dell'Anima ***



4# — Ninnananna dell’Anima




Paura: ecco il termine con cui ti descriveresti, se qualcuno dovesse chiederti chi sei — cosa sei.
Da quando convivi con
l’altro, l’hai sentita nascere e montare insieme alla rabbia, insinuarsi rapida e costante nelle relazioni, cambiare il modo di vedere il mondo e sentire gli altri, fino al momento in cui è divenuta la prima percezione.
La gente è cauta, sempre un passo distante da te, pronta a fuggire e a lasciarti solo; non si chiede che cosa tu debba provare quando la distruzione lascia il posto alla consapevolezza, se e quanta sofferenza ci sia nel tuo animo, quale desiderio di normalità e pace. Ma, alla fine, va bene anche così: se tutti sono lontani, non puoi far loro del male né ricoprirti di nuove colpe.

Perché una cosa è certa: difficilmente tu porti il bene senza prendere nulla in cambio, e il nome di eroe — di salvatore, protettore — non ti apparterà mai veramente.
Paura, dici… e tuttavia,
lei non ti descriverebbe mai così; no, per il suo cuore sei tutto, fuorché qualcuno dal quale aspettarsi dolore.



La mano di Natasha è delicata, ti sfiora la pelle per scivolare fin nell’anima con gentilezza; non inganna, non forza, giunge a pacificare e si ritira appena lo ha fatto, lasciando dietro di sé la quiete e il desiderio di un lungo contatto — proprio come hanno sempre fatto gli oggetti sconosciuti che fin dall’infanzia hanno incrociato il tuo cammino.
Spesso, quando il mostro si ritira e permette all’uomo di riemergere, la vedi fissarti; e nei tuoi confronti non c’è ipocrisia, ma quella dolcezza che non credevi più possibile. All’inizio l’hai ritenuta una semplice devianza delle sensazioni, una risposta inattesa ma non necessariamente veritiera; tuttavia, invece di distanziarsi, con il tempo lo sguardo di Natasha non ha fatto altro che dimenticare la diversità, in silenzio e grazia.
E se legarsi vuol dire comprendere quando abbassare le difese e lasciar entrare l’altro, riconoscere le molteplici connessioni che collegano le esistenze, allora ciò è iniziato in quegli attimi: quando la rabbia ha smesso di essere l’unica emozione, quando qualcuno ha deciso di
restarti accanto. È qualcosa di più profondo di un semplice scambio d’oggetti, come hai scoperto accadere tra voi, e che porta il nome dell’empatia; è una richiesta di futuro che riguarda entrambi.
Ci sono cose che non riesci più a vedere in te, ma che lei può ancora sfiorare; quindi perché non trovare il proprio posto l’uno vicino all’altro, essere la ninnananna dei rispettivi timori?
Anche i mostri possono amare; e se è così, vuol dire che niente è ancora finito, né perduto.





ANGOLO DI MANTO


Si ringrazia il mio impareggiabile maestro e compagno di scleri Ghido, primo fanboy della coppia, per tutto il supporto, le risate e le riflessioni che mi ha dato durante la creazione di questa raccolta.
Il lavoro è interamente dedicato a te.

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