As long as I live, you'll always be here

di Vera_D_Winters
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mesmerize ***
Capitolo 2: *** Blood of my Blood ***
Capitolo 3: *** Sanctuary ***
Capitolo 4: *** Revolution ***
Capitolo 5: *** Everytime we touch ***
Capitolo 6: *** Paradise City ***



Capitolo 1
*** Mesmerize ***


... C'è solo una persona che può aprire una porta con tanta forza, ed avere anche il novantotto percento di possibilità di colpire in faccia proprio lui.
«Koala... »  
La voce dolorante di Sabo è un mugugno nell'aria mentre le dita corrono a massaggiarsi il naso.
«S...Sabo Kun, oddio mi dispiace! »  
Coprendosi la bocca con la mano per non mostrare la risata che minaccia di sfuggire al suo controllo, la giovane donna si alza sulle punte dei piedi per controllare di non aver lasciato qualche danno permanente sul viso del compagno, ed è in quell'avvicinarsi innocente, in un gesto quasi quotidiano per loro, che ancora una volta l'imbarazzo scivola su entrambi. Le gote di lei si fanno purpuree, mentre il giovane si schiarisce la gola per darsi un tono.
«Non c'è problema. Non mi sono fatto niente. »  
«Oh, bene! Meglio così. »  
Il cilindro nero viene calato meglio sulla fronte per nascondere lo sguardo, ed entrambi proseguono nel loro muoversi giornaliero, verso due direzioni opposte.
Da quando... quando le cose sono cambiate?
Quando il bambino si è fatto uomo e la bambina si è fatta donna? Quando tutto questo ha cominciato a rendere difficoltoso il semplice ritrovarsi viso a viso, com'era sempre accaduto tranquillamente invece sino a quel momento?
Koala non possiede risposte a quelle domande, o almeno non ancora...


[...]

«Ma tu guarda se quell'idiota si decide a rispondere! »  

Il Den Den Mushi suonava ininterrottamente, e brutalmente veniva ignorato.
Sabo in quel momento infatti se ne stava sdraiato comodamente in mezzo all'erba alta, le braccia incrociate dietro il capo, la testa del cappello posata sugli occhi così da ripararsi dal riverbero del sole di mezzogiorno.
Da quando aveva recuperato la propria memoria perduta erano aumentati i momenti presi per sè, per riordinare le idee, per riorganizzare i propri desideri.
Si agitavano in lui lo scalpitante ragazzo che voleva donare libertà al mondo intero, e il bambino di un tempo che quella libertà la voleva per sè, in cerca di un viaggio avventuroso oltre i confini di un mare sconfinato.
Si, il peso dei ricordi non era una cosa così facile da gestire, soprattutto quando ad esso si aggiungeva il senso di colpa.
Visitare la tomba di Ace non gli aveva portato quella tranquillità che aveva immaginato, anzi aveva solo acuito le sensazioni più pesanti, i fardelli invisibili che tuttavia appesantivano il suo cuore.
Lui non c'era stato. 
Forse la sua presenza non avrebbe cambiato nulla, ma lui non c'era stato nel momento più importante, ed Ace era morto. Morto nella bugia di una perdita mai avvenuta. Morto credendo che anche Sabo lo fosse, e così come una scomoda eredità il senso di colpa era scivolato dall'uno all'altro come una catena invisibile.
Tutti quesi pensieri gli impedivano di concentrasi a dovere sulla missione imminente, e per quanto si sforzasse, non riusciva proprio a scacciarli via come avrebbe dovuto fare...

«Lo sapevo che ti avrei trovato qui.»  
Il giovane si alzò di scatto nell'udire la voce della compagna, sussultando per essere stato preso alla sprovvista, e poco mancò che nel farlo non le tirasse una craniata contro il mento, dato che lei si era protesa su di lui, giunta tanto silenziosamente da non essere udita.
Tiratasi indietro con uno scatto, evitando per poco il colpo, rivolse a Sabo uno sguardo scontento, le mani ora poggiate sui fianchi nella tipica posa di chi sta per fare una ramanzina. Ramanzina che però non arrivò.
Koala non seppe dire cosa avesse visto dietro lo sguardo color onice del biondo rivoluzionario, ma tanto le bastò per ricacciare indietro le parole, e rivolgergli invece uno sguardo accondiscendente.
«La nave è pronta, Dressrosa ci aspetta.»    
Il suo tono fu pacato, una carezza lieve, e Sabo si tirò in piedi con un gesto agile, spolverando il lungo giaccone con delle pacche lievi.
«Scusami, mi sono...»    
Quando finalmente incontrò le iridi della compagna, lui invece seppe dire perfettamente cosa vi lesse: preoccupazione. 
«Sto bene.»    
Si premurò subito di rassicurarla, accennando anche un sorriso che tuttavia non placò l'animo della giovane.
E lei incapace di fingere non fu riuscì a rimanere in silenzio.
«Vuoi parlarmene?» 
«E' complicato.»    
Era sempre complicato.
Da quando i ricordi del biondo erano ritornati due anni prima, tutto era divenuto complicato. Spesso lo sguardo di Sabo si perdeva in luoghi che Koala non riusciva in alcun modo a raggiungere, che lui le impediva di raggiungere, trincerato dietro un silenzio auto imposto e meditabondo.
- Non ti fidi più di me? -
Avrebbe voluto chiederglielo tantissime volte, ma era sempre mancato il momento, l'occasione.
La giovane però non poteva coninuare a ricacciare indietro le parole, non era quello il modo in cui aveva scelto di vivere, non era questo il modo in cui aveva scelto di riprendere in mano la propria esistenza.
Dopo la schiavitù, dopo il completo annullamento della propria anima, mai più Koala avrebbe permesso a se stessa di rinchiudere un pensiero o una sensazione in un angolo.
«Sabo senti...»   
«Davvero sto bene! Su vi ho fatto già fare tardi, andiamo.» 
Il biondo accelerò il passo dirigendosi per quella stessa strada che la compagna aveva percorso poco prima per raggiungerlo, bloccando di nuovo sul nascere qualsiasi discorso, elusivo, come se quasi temesse cosa sarebbe potuto uscire da quel confronto.
Con un sospiro la giovane non potè fare altro che seguirlo, correndo leggermente per stargli dietro dato che il proprio passo non era ampio come la sicura falcata di Sabo, molto più alto di lei.
Quella lieve corsetta non passò ovviamente inosservata, e fu lui a girarsi a guardarla da sopra la spalla con un ghigno sulle labbra, un'espressione che diceva chiaramente che era pronto a prenderla in giro in qualche modo.
«Non osare!»     
Lo redarguì immediatamente, gonfiando le labbra in un broncio che prometteva uno strillo acuto qualora il biondo avesse proseguito su quella strada.
«Hai le gambe corte Koala... di questo passo arriveremo al tramondo alla nave.»   
«SABO!!!» 
«Se vuoi ti porto in spalleta.»     
Ma dicendo ciò il ragazzo aveva già preso a correre per evitare di essere perso seriamente a calci. Koala era una maestra nel karate degli uomini pesce, temibile come molti dei guerrieri più forti dell'Armata.
«TE LA DO IO LA SPALLETA, STUPIDO!»     
La risata di Sabo riempì l'aria mentre la compagna lo inseguiva, ma anche il broncio sul suo viso si sciolse nel vento, così come la tensione accumulata in quei pochi minuti.
Alla fine il giovane riusciva sempre a mettere a posto le cose a modo suo, con un gesto, una parola, oppure un sorriso.
Forse non era ancora tempo di chiarimenti, forse una volta portata a casa la missione sarebbe stato il momento giusto.
Con un balzo la ragazza gli fu davvero appesa alle spalle, le gambe strette attorno ai suoi fianchi e le braccia che quasi rischiavano di strangolarlo, mentre lui stesso si piegava leggermente in avanti per sorreggerla. L'essere minuta aveva i suoi lati positivi nonostante tutto, e in un gesto spontaneo Koala posò il viso tra le scapole del compagno, socchiudendo gli occhi con un sorriso, ascoltando la risata che ancora scuoteva il petto del biondo da quell'angolazione.
Forse era un equilibrio precario il loro in quel momento, ma finchè sarebbero stati in grado di ritrovarsi in quei momenti, tutto sarebbe andato per il meglio.
Erano pur sempre compagni di squadra, no? Quel legame non poteva essere reciso tanto facilmente, nemmeno dai dubbi e dai silenzi.
Questo permise alla bella rivoluzionaria di alzare gli occhi al cielo con rinnovato buon umore, ed un velo di speranza nella buona riuscita della missione a Dressrosa, quasi accompagnata da una sorta di buon auspicio.
«Succederà qualcosa di bello su quell'isola, me lo sento.»   


 

- To be Continued -
- Coming next: Blood of my blood -


// Angolo autrice:
Benvenuti in questo primo capitolo introduttivo. So che tutti conoscete i personaggi e non era necessario, ma preferisco sempre dare una presentazione generale delle vicende prima di sviluppare una storia, quindi eccoci qui.
Non so con quanta frequenza riuscirò ad aggiornare, ma farò del mio meglio.
Se anche voi desiderate una storia su commissione chiedete pure :3 Da adesso però accetto solo oneshot perchè oltre questa ho un'altra long da terminare.
Un abbraccio
-V-

 

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Capitolo 2
*** Blood of my Blood ***


L'eco imponente dell'arena risuonava nelle orecchie del biondo rivoluzionario, abilmente camuffato per richiamare il travestimento utilizzato dal fratellino negli incontri precedenti. 
Koala aveva avuto ragione alla fine, la sua predizione che qualcosa di buono sarebbe accadduto su quell'isola, si era avverata.
Nei due anni in cui Rufy era scomparso dai giornali e dai mari, Sabo aveva immaginato a lungo di poterlo incontrare per ringraziarlo, per fargli sapere che lui c'era, e che per quanto le loro vite andassero su binari nettamente differenti, lui vi sarebbe stato quando il minore ne avesse avuto bisogno.
Quel giorno alla fine era poi giunto proprio lì a Dressrosa. 
In quel luogo oscuro, ove dietro falsi sorrisi si celava la cupa disperazione di un intero popolo, il fato aveva sorriso loro e li aveva fatti ritrovare.
All'inizio Sabo si era ripromesso di mettere davanti ad ogni cosa la missione dell'Armata, lasciando ad Hack il compito di combattere nell'arena così come era stato stabilito sin dal principio, nonostante avesse scoperto quale fosse il premio messo in palio in quella gara.
Tuttavia quando la situazione era mutata, quando Rufy aveva dovuto scegliere se salvare i propri amici o recuperare quel frutto che era appartenuto al fratello maggiore, il giovane ufficiale si era fatto avanti, promettendo che avrebbe messo lui in salvo il Mera Mera, impedendo a mani indegne di insozzarlo con il loro tocco avido.
Lo aveva fatto per Rufy, per permettergli di correre a salvare a cuor leggero i suoi compagni, sì, ma l'aveva fatto anche per se stesso, per recuperare in qualche modo la colpa per quella sua assenza a Marineford. Non che potesse cambiare il passato quel gesto, ma di sicuro avrebbe mutato il futuro, ed evitato al rivoluzionario l'ennesimo rimpiato.
Perciò eccolo laggiù su quel ring, i raggi del sole che scaldavano l'elmetto dorato che gli nascondeva il viso, pronto a fronteggiare chiunque avesse provato ad imperirgli di compiere il proprio volere.
Il suo sguardo d'onice, incurante delle grida, della calura, e dei minacciosi occhi degli altri concorrenti, si posò sugli spalti gremiti di gente che omaggiava il falso nome del suo fratellino, eppure non vide nessuna di quelle persone, non realmente. 
Ciò che cercava in quelle fila era l'ombra di un fratello che aveva perso, sperando che in qualche modo, nel riflesso di qualcun altro, Ace fosse là a dargli la sua approvazione.
La voce del commentatore interrupe però quella ricerca, tuonando l'inizio dell'incontro, e nuovamente l'attenzione di Sabo si spostò sulla battaglia imminente.
Non poteva permettersi di errare, il fallimento non era un'opzione contemplata in quella partita.


[.. un'ora prima...]

« Ti ho detto che non sto piangendo. Figurati se piango. »  
Ma se anche il piccolo den den mushi trattenuto dalle affusolate dita della rivoluzionaria non avesse mostrato una lacrima traditrice, il tono di Sabo non poteva essere frainteso: commozione faceva vibrare la sua voce profonda, arrochita dal peso dell'incontro appena avvenuto.
Ed anche il dolce ed accondiscente sorriso di lei era palpabile indipendentemente da ciò che la lumachina replicava. Quando Koala sorrideva, il suo calore si irradiava dovunque fosse, a chiunque si rivolgesse, e non importava che ci si trovasse in luoghi differenti, la sua forza ed il suo tepore giungevano lo stesso a destinazione, scaldando il cuore di chi ne entrava in contatto.
«Mi dispiace però di averti lasciata sola a cercare informazioni sul commercio illegale di armi ed i luoghi in cui esso si svolge. »  
Continuò quindi Sabo, riprendendo il controllo di sè, tornando a pensare alla missione in corso che comunque non avrebbe abbandonato nonostante la breve parentesi da gladiatore.
« Non le voglio le tue scuse, sciocco. Io me la sto cavando egregiamente.»  
Ed in effetti la giovane era il ritratto della calma e della salute, intenta a muovere una gamba a mezz'aria, seduta su una pila di corpi accattastati, corpi di uomini privi di sensi che lei aveva steso a colpi di karate degli uomini pesce. Serafica come se nulla fosse.
«Si, lo so che te la cavi benissimo anche da sola. Ma questa volta sono stato egoista, e... »  
« Tu pensa solo a tornare da me dopo che avrai vinto. Tutto il resto non ha importanza. »  
Questa volta il den den mushi non fece in tempo a mostrare l'arrossarsi delle tonde guance della ragazza, le quali si erano imporporate al suo stesso dire. Era stata talmente fulminea nel chiudere la chiamata, che la lumachina non era riuscita a registrare l'espressione della sua interlocutrice.
Ed era stato un bene anche per il giovane dalle ondulate ciocche bionde che tutto fosse avvenuto così rapidamente, poichè si, anche il suo volto aveva assunto una tenue colorazione purpurea. Una fortuna anche che Rufy avesse scelto di indossare una folta barba bianca come parte del travestimento, così nessuno avrebbe visto lo sciocco sorriso che aveva illuminato il volto dell'ufficiale.

 

 « Il ring è esploso! Lucy ha distrutto il riiiiing. »  
L'esaltatissima voce del commentatore scuoteva l'arena che andava via via distruggendosi pezzo dopo pezzo, mentre impotenti Burgess e Diamante finiti in acqua, fissavano la figura atletica del giovane balzare verso l'alto, dove il pesce sulla cui schiena era legato il forziere contenente il Mera Mera, aveva fatto la sua apparizione.
Furono attimi concitati, attimi di grida di chi incitava il lottatore a prendere il frutto, e di assordanti urla che invece non desideravano che ciò avvenisse.
In quel marasma però, tutto ciò che Sabo sentì fu la calma più totale. Innaturale quasi visto il momento. Era quasi come se il tempo in realtà si fosse fermato, e solo lui fosse in movimento, sebbene ciò non fosse possibile.
Con il frutto del diavolo racchiuso tra le lunghe dita temprate dagli infiniti allenamenti, tutto ciò che Sabo udì fu l'eco del vento sopra di sè, ed il gorgoglio dell'acqua sotto di sè, il pulsare dell'oggetto stretto nel suo palmo, ed il vibrare lontano di una risata che si era persa nel turbino dell'aria che gli sferzava la camicia.
«Ace...?» 
«Io non morirò mai.» 
Come se stesse fluttuando, come se avesse tutto il tempo del mondo, il biondo piegò allora le labbra in un ghigno, e si portò il grosso pomo alle labbra, addentandone un pezzo. 
Il sapore disgusto gli pizzicò la lingua ed il palato, ma non vi badò, non era questo l'importante.
Non vi era nulla in quel momento che potesse guastare quelle sensazioni che si rincorrevano in lui, facendolo sentire come se potesse esplodere di vita da un momento all'altro.
Il calore del Mera Mera invase ogni fibra del suo essere, intrecciandosi al sangue che gli scorreva nelle vene, come se ora fosse lava vulcanica ad essere linfa in lui, ed una nuova forza gli fece gonfiare il petto scoperto, mentre l'elmetto e la barba venivano strappati via in un gesto liberatorio e di rivendicazione personale.
E tonante la coscienza di Ace per un attimo accarezzò quella di Sabo, in un unione che in nessun altro modo sarebbe stato possibile. 
Parole si intrecciarono, e furono scuse, furono promesse, e furono confessioni mai fatte.
In fine vi fu nuovamente quell'attimo di quiete totale prima della tempesta finale.
Fu in quel nuovo attimo costituito di secondi congelati che la vide poggiata ad uno dei grandi pilastri che sorreggevano le arcate del colosseo, un sorriso orgoglioso a dipingerle le morbide labbra, un sorriso che anche senza parole diceva chiaramente: "sono orgogliosa di te."
Sabo fu certo, nonostante non tutti i ricordi fossero tornati al loro posto, che quello che stava videndo era uno dei momenti più completi della sua vita, con le persone a cui più teneva lì accanto a sè, riunite tutte sotto un unico cielo, un cielo che quasi appariva allegro e felice, proprio come lo era il ragazzo.
E fu con quella convinzione che senza alcuna fatica, come se fosse nato per quel gesto, fece scaturire le fiamme dal suo pugno chiuso, permettendo all'impetuosità del fuoco di fluire, di distruggere le fondamenta di quel malsando regno, così che da fiamme e ceneri, esso potesse rinascere a nuova vita.
«HIKEEEEEN! »  
Il grido sovrastò ogni altro rumore, risuonando potente e indomabile, e scosse ogni cosa.
Era solo il preludio del cambiamento che avrebbe cambiato le sorti del mondo.

 

- To be Continued -
- Coming next: Sanctuary -

// Angolo autrice

Vorrei lasciarvi questa volta la canzone che ho utilizzato come ispirazione per la parte di Sabo nell'arena dopo che ha recuperato il Mera Mera, perchè secondo me merita tantissimo di essere ascoltata: 
https://www.youtube.com/watch?v=UWVLNgiOyvg
Come sempre non so dirvi quando arriverà il terzo capitolo, intanto spero che questo vi sia piaciuto. Ho glissato su alcune vicende e riassunto parte dei fatti di Dressrosa perchè non erano basilari ai fini della trama che so costruendo.
Thanks, se vi va lasciate un commento <3

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Capitolo 3
*** Sanctuary ***


Il rumore di una fiammella che si assopiva fu il preludio all'ennesima imprecazione da parte dell'ufficiale, che muovendo la mano avanti e indietro cercava di spegnersi, letteralmente.
Nell'arena di Dressrosa, con l'adrenalina alle stelle e la voglia di riscatto, la comunione con il mera mera era stata pressochè perfetta, unica. Tuttavia spezzata quella magia e frenata la foga dei combattimenti che erano seguiti al crollo dell'arena, quel controllo sembrava più instabile che mai. Come se la pace rendesse irrequieto il fuoco, e soprattutto difficile da domare.
La nave dei Rivoluzionari intanto, viaggiava a vele spiegate verso Baltigo, favorita dal manto scuro di quella notte stellata, e dalle correnti che sospingevano l'imbarcazione verso la sua meta.
Una scena idilliaca, non fosse stato per le continue maledizioni che si intervallavano nel silenzio del ponte.
 Una risata giunge però alle spalle del giovane, spezzandone il malumore crescente, una risata cristallina, gioiosa, contagiosa.
«Tutto bene? »  
Koala era arrivata alla fine,  e aveva trovato senza farsi troppi problemi posto sulle assi del ponte, a gambe incrociate proprio come lui.
 «Non proprio... »  
Le indicò il secondo paio di guanti bruciato in meno di cinque minuti, e questo la fece ridere di nuovo.
«Se continui così i fondi dell'Armata serviranno solo a ripagare i tuoi abiti.»  
Un sospiro rassegnato abbandonò quindi le labbra di Sabo, il quale osservando il proprio palmo aperto cercò di dare voce ai propri pensieri. Una cosa che si permetteva molto di rado, e che non sempre gli riusciva bene. 
«Ho sentito mio fratello. In questo fuoco c'è mio fratello... non desidero controllarlo. Ace non era qualcuno che si potesse controllare. »  
Ecco. Lo aveva detto.
Dolcemente allora, senza timore di scottarsi, le dita della compagna giunsero a chiudere nella loro delicatezza la mano del biondo. Le sue erano tanto minute e sottili che servivano entrambe per nascondere il palmo temprato dalle battaglie dell'ufficiale, ma il beneficio che esse portavano fu istantaneo. Quel semplice tocco regalò quiete al tumulto che si agitava nel petto di Sabo, prima ancora che le parole giungessero a fare altrettanto.
«Nessuno ha detto che devi domarlo, Sabo. Devi solo trovare la chiave affinché lui combatta al tuo fianco. »
Semplice.
Una conclusione a cui sarebbe potuto giungere da solo, ma che pronunciata da lei assumeva tutto un altro significato.
Perché non le parlava più spesso? Perché si ostinava sempre a fare tutto da solo e tenere i propri pensieri per sè, quando era chiaro che lei possedeva sempre la giusta parola per guidarlo fuori dai suoi labirinti interiori?
«Siamo cresciuti. Non so se quei bambini esistono ancora da qualche parte. » 
Nessuno dei due era stato in grado di vedere la maturazione dell'altro, di viversi con gli occhi degli adulti che erano divenuti. Come poteva trovare un punto d'incontro con una persona che non conosceva più? Un pensiero doloroso, ma vero più che mai.
« L'essenza di una persona resta sempre la medesima Sabo. Nonostante tutto, non conservi anche tu ancora gli ideali che avevi da bambino? Perché per Ace dovrebbe essere stato diverso? Due anime che hanno suonato la stessa melodia sanno sempre come ritrovarsi.»  
Il tono della compagna era morbido quasi quanto avrebbe potuto esserlo una ninna nanna, e lui si ritrovò a puntare le scure iridi su di lei, guardandola come se non l'avesse mai vista prima.
Koala sapeva essere tante cose: una tenace combattente, una spia impeccabile, un'amica sincera, una compagna intransigente capace di prenderlo tranquillamente a calci, una persona capace di piangere disperata il secondo prima e ridere di cuore quello dopo.
Ma quella dolcezza, quella pacatezza in qualche modo agli occhi del rivoluzionario apparivano nuove.
Una novità piacevole in effetti.
In un gesto dettato dallo slancio del momento perciò, si lasciò andare ad un sorriso grato, e senza dire una parola si andò ad accovacciarsi con la testa contro il suo grembo, come un gatto in cerca di attenzioni.
Inizialmente Koala si irrigidì, evidentemente presa alla sprovvista da quel muoversi, da quell'adagiarsi su di lei, ma dopo qualche istante di tentennamento, le sue dita scivolarono tra le ribelli onde bionde, straordinariamente morbide al tatto, e vi rimasero carezzandole timidamente, quasi temesse di venire scostata via.
Ciò però non accadde, ed anzi Sabo andò a circondarle la vita con le braccia stringendosi maggiormente a lei, che si ritrovò a sorridere, sebbene lui non potesse vederla.
Fu così che trovò la pace del sonno ristoratore di cui aveva bisogno, ed anche il fuoco stranamente, si quietò con lui.

 

[.....]

 

  «Io non ci sto! »  
Battendo il palmo aperto sul marmo bianco del tavolo rettangolare usato per le riunioni, Sabo fece udire tutto il suo disappunto, con tanto di fiammelle che danzarono attorno alle sue dita, prima di spegnersi di nuovo come giunte.
 « La decisione è stata presa. »  
Dragon non si fece ovviamente impensierire dallo scoppio d'ira, e stante nella sua postura di superiore intrecciò le mani dietro la schiena.
 « E' una decisione stupida! Dovremmo restare qui a combattere!»  
Con fierezza Sabo fece un ulteriore passo avanti, esponendosi, esponendo il suo ardore, che trovò però ancora un muro di calma e pragmatismo nella figura del suo superiore.
«E perdere inutilmente vite? La vittoria potrebbe anche sorriderci, ma questa base non è più un posto sicuro. Ormai le coordinate sono state rese pubbliche, ed altri giungeranno a pretendere la nostra testa. Dovremmo perdere continuamente tempo a difenderci, invece che fare ciò per cui l'Armata è nata, e rischieremmo troppo. »  
A quelle parole, parole che avevano un senso fin troppo evidente, il giovane chinò il capo, mordendosi la lingua e stringendo i pugni lungo i fianchi.
Non voleva fare i capricci. Era un giovane uomo, un ufficiale, il secondo in comando nella gerarchia dell'Armata. Tuttavia...
« Baltigo è la nostra casa.»  
« Costruiremo una casa altrove. I confini rendono gli uomini schiavi Sabo, anche in queste piccole cose. »  
 « Ma Dragon San... » 
« Niente ma, non questa volta. I documenti principali sono stati già trasportati sulla nave, ed il resto sarà dato alle fiamme. Nulla deve cadere in mano della marina, o di Teach. Tutte le nostre operazioni sarebbero in pericolo se ciò avvenisse. Se possiedi effetti personali nella tua stanza, è il momento di prenderli. Salpiamo tra un'ora. »  
Shock.
Shock si era impadronito del giovane, il quale rimase a lungo a fissare il pavimento, anche dopo che Dragon se ne fu andato.
Furono le dita di Koala che si intrecciarono alle proprie a condurlo fuori, a guidarlo nel fare ciò che era giusto fare. Perchè in fondo lui lo sapeva che tutto ciò che era uscito dalla bocca del suo superiore era corretto. Ciononostante la consapevolezza non gli impediva di sentirsi schiacciato dagli eventi, impotente, ed anche codardo. Che fosse per una giusta causa, per un bene superiore, ciò che stavano facendo era scappare. 
Lo detestò. Detestò Dragon e anche un po' se stesso.
«Andrà tutto bene. » 
Quella di Koala più che una convinzione sembrava una promessa, e lui le credette.
Strinse di più le sue dita e si preparò a lasciare indietro un'altra parte di sè.
Questa volta però, non un solo ricordo sarebbe andato perduto.

 

- To be continued -
- Coming next: Revolution - 


// ANGOLO AUTRICE
Non volevo dare un'eccessiva accelerata agli eventi, ma dall'altro lato ho paura di annoiare (?) quindi sto cercando di fare una via di mezzo.
Il progetto iniziale prevedeva da un minimo di sei ai dieci capitoli di massimo, ma penso di finire intorno al settimo, con il Reverie OuO
Intanto spero che la storia vi stia piacendo!
Fatemi sapere cosa ne pensate. Byeeee

 

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Capitolo 4
*** Revolution ***


L'isola di Momoiro era apparsa nella sua imponenza molte ore prima, quando la nave dei rivoluzionari aveva cominciato le manovre di avvicinamento e attracco. Da subito il clima di festosa accoglienza aveva assalito ufficiali e soldati, rasserenando un poco gli animi di tutti. Nonostante si dovesse tenere di lì a breve una riunione importante, gli Okama erano riusciti nella delicata missione di far sentire di nuovo a casa i forestieri membri dell'armata, nonostante la stravaganza dei loro modi di fare a volte eccessivamente espansivi. O forse proprio in quello risiedeva la loro forza in quel momento, in quella spontaneità che abbracciava tutti senza distinzione alcuna.
L'aria era ancora piena di nuvolette di fiori e cuori che colpivano chiunque vi passasse in mezzo, e gli applausi scrosciavano di tanto in tanto, non appena qualcuno si spostava da un corridoio all'altro.
Celebrazioni eccessive, certo, ma come non sorridere?
Nessuno voleva sentirsi un eroe all'interno dell'Armata, ognuno combatteva per ideali più alti della gloria personale, tuttavia era bello sapere di essere sostenuti incondizionatamente a quel modo. 
Era stata una buona idea scegliere Kamabakka come base per le nuove operazioni, poiché recava quella freschezza e quella vitalità, che avrebbero permesso a tutti di ricaricare le pile e ripartire con ancora più determinazione di prima dopo l'ardua decisione di lasciare per sempre l'isola che fino a quel momento era stata fulcro delle loro movimentazioni.
Perfino Sabo, nonostante non avesse ancora digerito l'abbandono di Baltigo, era riuscito a sorridere tra un passo e l'altro, nel lungo tentativo di raggiungere la stanza che gli era stata destinata. Un'impresa titanica visto che era stato fermato ogni secondo da qualcuno, anche solo per un saluto o una pacca sulla spalla.
Una volta però raggiunto il silenzio di quel nuovo spazio personale, si era lasciato cadere con la schiena sul letto e le gambe fuori a penzoloni, e con un sospiro aveva sollevato lo sguardo a quel nuovo soffitto, cui avrebbe dovuto abituarsi.
Il materasso era comodo e le lenzuola sapevano di fresco, di pulito, tuttavia l'ordine ed il silenzio di quella camera lo disturbavano.
Non era ancora "sua".
Dopo qualche minuto di contemplazione del soffitto, fu un lieve ma deciso bussare a farlo rimettere in piedi per andare ad aprire.
Sulla soglia, ad attendere di essere ricevuto, c'era Hack. Probabilmente era preoccupato per lui vista l'espressione tirata sul suo viso dalle fattezze non del tutto di uomo, e nell'osservarlo, il giovane ufficiale si sentì in colpa.
C'erano così tante cose a cui pensare, così tanti progetti da cominciare, e lui con il suo broncio da ragazzino stava facendo preoccupare i suoi compagni, invece di concentrarsi e lasciarli concentrare sulle importanti missioni imminenti.
«Hack! Posso fare qualcosa per te? »  
L'uomo pesce annuì e gli fece segno di seguirlo lungo il corridoio da cui il biondo era giunto poco prima.
Curioso, ovviamente lo seguì, standogli dietro di qualche passo, guardandosi attorno per memorizzare i dettagli di quel nuovo posto, proprio come aveva fatto sin da quando era sceso dalla nave. Orientarsi era essenziale, e non avendo ancora sufficienti punti di riferimento, doveva immagazzinare in memoria più particolari possibili.
Hack si arrestò a metà del percorso però, e gli indicò semplicemente un punto oltre la balconata davanti a cui si era fermato.
Sporgendosi nella direzione a cui avevano puntato le dita palmate dell'uomo pesce, Sabo allora vide Koala attorniata da alcuni Okama intenti a complimentarsi con lei per le spumose balze della sua corta gonna, per i colori utilizzati nel proprio vestiario, per il cappellino tanto grazioso che le adornava il capo. Lei sorrideva in evidentemente stato d'imbarazzo, non abituata a tutti quegli omaggi, le gote delicatamente tinte di un tenue rosa, ed gli occhi vividi e brillanti, talmente colmi di tutto il suo mondo interiore, da risultare abbaglianti persino nella distanza che li separava. Spontanea nel rapportarti anche con quelle persone a lei in parte sconosciute, la giovane sembrava essere già totalmente inserita nel gruppo.
La vide sistemarsi una ciocca dietro l'orecchio, regalare un sorriso ad uno degli okama che aveva vicino, la vide annuire vigorosamente ad una frase che il biondo non era riuscito a cogliere, e la vide tendere le mani per ricevere un dono da un altro di loro, una spilla ad occhio e croce. Anche da lontano sembrava opulenta ed eccessiva, qualcosa di assolutamente lontano dal gusto della donna dal corto caschetto, la quale però la accettò comunque di buon grado, realmente felice di aver ricevuto un regalo. Un pensiero per lei valeva più dell'oggetto in sè, ed anche se non l'avrebbe indossata, l'avrebbe sempre conservata con cura.
«Lo sapevo che avrebbe funzionato. »    
Il basso mormorio di Hack giunse ovattato alle orecchie del biondo compagno, che finalmente distolse le scure iridi dalla scena sottostante, per tornare a concentrasi su colui che lo aveva portato lì.
«Come scusa? »    
« Nel vedere Koala tanto rilassata ti sei rilassato anche tu. Sapevo che sarebbe andata così e ti ho portato qui. Abbiamo bisogno di te Sabo, abbiamo bisogno di te al meglio delle tua capacità, e lei... lei possiede la magica abilità di ridonarti la quiete. »    
Le guance del ragazzo assunsero la medesima colorazione di quelle colei che ancora chiacchierava amabilmente con gli abitanti di Momoiro, e la sua voce divenne un borbottio incerto e difficoltoso.
« Non è come pensi...»    
Cercò subito di giustificarsi, ma l'uomo pesce lo bloccò con un gesto della mano, sorridendo in maniera rassicurante ed anzi quasi complice, un'espressione che su quel volto non aveva mai visto, per quanto il loro fosse un rapporto cameratesco.
« Io non penso niente Sabo. Siete giovani, siete cresciuti insieme, ed i sentimenti col tempo si rafforzano. Mutano. In questo non vi è assolutamente nulla di male, nulla che io debba giudicare, come non lo giudicherà nessun altro all'interno dell'Armata. Non è ciò che predichiamo con la nostra battaglia il giudizio sulle scelte ed i percorsi altrui. »  
Il discorso di Hack trasudava della saggezza degli anni che li speravano, e della pacatezza di cui era pazientemente foriero. Sotto il peso di quelle parole il giovane aveva abbassato lo sguardo con fare meditativo, e quando si era deciso a rialzare gli occhi, il compagno era svanito dal corridoio, con un silenzio ed una velocità tali che veniva quasi da credere che non fosse nemmeno mai stato lì. Questo a riprova che tutti i membri dell'Armata erano addestrati ad essere furtivi in qualsiasi occasione e per qualsiasi evenienza, e che nessuno di loro andava mai, mai sottovalutato.
Perciò Sabo rimase lì con le proprie considerazioni, con il proprio ragionare sul dire appena udito, con quei sentimenti che forse era tempo di smettere di negare a se stesso, soprattutto quando altri se ne erano accorti ugualmente.
Forse persino Koala stessa aveva compreso, e da quel capire era nato l'imbarazzo che ultimamente aleggiava tra loro, imbarazzo che non era mai esistito fino a qualche tempo prima.
Una volta, durante gli allenamenti, quando erano ancora poco più che bambini, Sabo le era caduto rovinosamente addosso, ed in quell'occasione ci era mancato poco che non si baciassero nel cercare di districarsi l'uno dall'altra. Allora però, non vi era altro che una tenera amicizia innocente, che li aveva portati a ridere insieme per quanto imbranati erano stati, e che non aveva impensierito nessuno dei due.
Se quell'episodio si fosse ripetuto invece in quel momento, le cose sarebbero andate in maniera completamente diversa. Complice l'età più adulta certo, ma non solo.
Ed il solo pensarla una cosa del genere, fece nuovamente ardere il volto del rivoluzionario, il quale aveva appena nitidamente immaginato se stesso nel compiere l'atto di prendere Koala tra le braccia e donarle un bacio appassionato.
« Frena il cervello Sabo... frena... »    
Però era vero che ora il suo animo era più quieto.
E mentre si rendeva conto di quanto avesse avuto ragione Hack, e di quanta profonda influenza avesse Koala su di lui, la ragazza si fece udire, richiamando la propria attenzione.
Sporgendosi di nuovo sul parapetto, Sabo agitò la mano per farle capire che l'aveva sentita e le rivolse un'espressione sorridente.
« Non stare lì da solo, vieni con noi! Stiamo andando in cucina a rubare dei biscotti! »    
La scampanellante risata della rivoluzionaria salì sino a lui, facendogli torcere lo stomaco.
Senza farselo dire due volte però, si issò sulla balaustra, e con un gesto agile la scavalcò, lasciandosi cadere nel vuoto con un balzo perfettamente collaudato, che culminò con un morbido tonfo sul selciato.
Versi sbalorditi e colpiti giunsero dagli Okama, mentre Koala applaudiva con fare divertito.
«Visto? Ve lo avevo detto che non avrebbe preso le scale. Quando si parla di cibo non ci sono ostacoli che lo frenino! »    
Dal canto suo il biondo avrebbe voluto correggerla, dirle che era saltato già tanto celermente solo per raggiungere lei, per rubare un altro po' di tempo assieme finché ne aveva l'opportunità, ma non disse nulla di tutto ciò, e limitandosi ad incrociare le mani dietro il capo con aria svagata, si unì semplicemente al piccolo gruppo diretto alle cucine.
Doveva assolutamente parlare però. Doveva parlare prima di partire per il Reverie.
Se fosse accaduto il peggio, almeno, non avrebbe avuto alcun tipo di rimpianto.
Si, decisamente le avrebbe parlato... doveva solo trovare il momento giusto...

 

-To be continued -
-Coming next: Everytime we Touch-

 

// spazio autrice //

No, non sono morta. Ma ero e sono tutt'ora presa da un'altra storia, e quindi mi sentivo più ispirata a portare avanti quella. Tuttavia non mollo u.u Ed ho anche già in mente la prossima scena! Si dichiarerà Sabo? O andrà al Reverie senza dire nulla? Lo scoprirete solo leggendo il continuo OuO

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Capitolo 5
*** Everytime we touch ***


Quando Sabo l'ebbe raggiunta, quasi dovette tirare un freno a mano immaginario da tanto che aveva corso. Era giunto talmente a razzo che quasi l'aveva urtata, cosa che aveva fatto comparire sul suo viso ovale uno sguardo che era a metà sorpreso e a metà infastidito.
«Sei impazzito?»
Domandò facendo un istintivo passo indietro, scuotendo il capo.
«No io... ecco...»
Le guance del rivoluzionario erano chiazzate di rosso, e non solo per la corsa a perdifiato. Strofinandosi la nuca con le dita e dondolando sui talloni, cercava incerto le parole da dirle. Impresa resa ancora più difficoltosa visto lo sguardo fisso che sentiva su di sè. Koala possedeva occhi profondi a cui era impossibile mentire. Guardavano il mondo con fiducia nonostante tutto, con la forza di chi ha visto il peggio, ma anche il meglio, ed in quel meglio confida con tutto se stesso.
« V...v...vuoi stasera... verresti a guardare con me le stelle cadenti?»
Riuscì alla fine a buttare fuori quell'invito un po' incespicato, ma il largo sorriso che ricevette in risposta valse lo sforzo e il coraggio avuto.
Anche le gote della giovane assunsero una delicata sfumatura rosea, mentre accettava con gioia la proposta, e Sabo non riuscì proprio a frenare il dorso della mano che su quella sfumatura deliziosa andò a posarsi, lasciando una carezza quasi stupita.
Un ennesimo scambio di sguardi imbarazzati si susseguì, e quello fu il momento in cui il giovane ufficiale scelse nuovamente la fuga, svanendo via per i corridoi da cui era giunto.
No, non ce l'avrebbe fatta a dichiararsi, era chiaro ormai...

 

 

Koala era seduta comodamente a pochi passi dal bordo della scogliera, le ginocchia al petto ed il mento poggiato sopra di esse, l'aria sognante mentre osservava il firmamento sopra di lei.
Sabo la stava facendo attendere, ma non era una novità. Poteva essersi appisolato da qualche parte, o ancora più probabilmente essere stato fermato da qualcuno. Gli okama trattavano tutti loro come se fossero delle rockstar. Era imbarazzante, ma una piccola parte di sè si sentiva anche gratificata. Quelle persone credevano in loro, nella loro lotta, e li appoggiavano in ogni modo. Era confortante.
Il suono di passi affrettati la riscosse però da quei pensieri, e fu così che sollevando il capo e voltandosi sopra la propria spalla vide il proprio compagno sopraggiungere, i capelli scompigliati nella corsa e l'aria un po' più sbarazzina del solito senza il cappello a cilindro ed il cappotto. Non che non fosse abituata a vederlo in quelle vesti meno formali, tuttavia in quel momento, con quell'espressione gentile e serena sul volto, le appariva più bello che mai.
Solo in un secondo momento notò il fiore che stringeva nel proprio pugno.
Che fosse quello il motivo del ritardo?
« Scusami, eccomi! »
Sorrise nel lasciarsi cadere accanto a lei, le gambe incrociate e la mano libera a scompigliarsi ulteriormente i capelli, prima di porgerle il giglio bianco, probabilmente raccolto di nascosto in una delle serre di Iva-Sama.
« Questo è per te. »
Le disse con voce limpida, sebbene i suoi occhi comunicassero impaccio per quel gesto.
E lei ovviamente non potè fare altro che allungare la mano a prendere il fiore tra le dita, portandoselo poi subito al naso per poterne percepire il profumo, gli occhi socchiusi e le labbra tese nella medesima espressione sorridente che le era stata rivolta.
«Grazie.»
Un basso mormorio nel sollevare le palpebre e tornare a specchiarsi nelle iridi del biondo.
Ancora una volta le dita di Sabo la raggiunsero, arrivando a sfiorarle la guancia prima, e a scostarle una ciocca di capelli dietro l'orecchio poi. Indugiarono sul proprio volto, scivolarono nuovamente sullo zigomo, e alla fine si ritrassero.
Sembrava che improvvisamente un dilemma lo stesse attanagliando, impedendogli di proferire parola. No, non era imbarazzo, ma qualcosa di diverso. Qualcosa di più complicato.
Cosa passava in quella mente a volte tanto intricata e schiva?
Fece per schiudere le labbra e domandare se tutto andasse bene, ma un indice giunse a interromperla, e finalmente Sabo parlò.



Era stato indeciso fino alla fine.
Il Reverie aveva gettato urgenza su di lui, e al tempo stesso prudenza.
Voleva dichiarare a Koala ciò che provava per lei, ma al tempo stesso questo sarebbe stato un atto assolutamente egoista. Tutti sapevano cosa rischiavano in quella folle missione, una follia necessaria cui nessuno si sarebbe tirato indietro.
Poteva perciò ammettere i propri sentimenti, rischiando di ferire la compagna ancora di più se mai non fosse tornato? 
Ma se davvero laggiù avesse trovato la sua fine, se ne sarebbe andato col rimorso di non averlo fatto. E probabilmente, se non peccava di presunzione, Koala sarebbe rimasta indietro con tanti se e tanti a ma a tormentarla insieme all'assenza del giovane ufficiale.
La cosa migliore era parlare, non vi era altra alternativa.
Solo che quando riuscì finalmente ad aprire bocca, le parole che pronunciò non furono quelle che aveva provato costantemente nella propria testa nelle ultime ore.
« Koala vedrai che tornerò di sicuro! »
Gli occhi della giovane si spalancarono di sorpresa. Sabo si stava rendendo conto di aver alzato il tono di voce più del necessario. Se avesse continuato così lo avrebbe sentito l'intera isola. Ma in alcun modo poteva rallentare o abbassare la voce, quello era un importante giuramento che gli aveva fatto stringere i pugni e gonfiare il petto d'orgoglio.
«Abbi fiducia in me e aspettami, perchè io tornerò di sicuro!»
La bocca della compagna aveva disegnato una o perfetta sul suo viso, la sorpresa tuttavia scemò via piano piano, lasciando spazio ad un sorriso che possedeva in sè dolcezza e determinazione.
« E' ovvio che tornerai. Anche perché se non lo facessi, sarei costretta a venire a riprenderti. »
Furono proprio le mani della rivoluzionaria a raggiungere per prime il viso del compagno, attirandolo verso il proprio in un gesto che non chiese permesso. Fronte contro fronte, occhi negli occhi, quella promessa venne scambiata e sigillata con un leggero sfiorarsi delle loro bocche, impalpabile come la carezza della brezza che sfiorava la scogliera con la sua fresca armonia. Un canto di onde che li racchiuse nel segreto di quella notte soltanto loro.

 

 

La nave dell'Armata salpò la mattina seguente. Li averebbe accompagnati soltanto per un tratto del viaggio, dopodiché avrebbero proseguito con i corvi per non destare attenzione.
Sabo aveva salutato tutti con il suo solito fare scanzonato, ma non appena i suoi occhi scuri avevano trovato quelli di Koala, un'espressione totalmente diversa aveva attraversato il suo viso, prima di essere celermente nascosta dietro il solito sogghigno ribelle.
C'era qualcosa di più impudente in lui, dopo che il velo dell'imbarazzo era stato scostato e la verità palesata. 
E Koala non era riuscita proprio ad impedire al rossore di tingerle le guance davanti a quell'espressione, a quella frase pronunciata silenziosamente con il semplice muovere delle labbra, mentre lei sventolava la mano, levata il cielo assieme a molte altre per augurare buona fortuna. Tutti erano stati trascinati dallo spirito degli okama, nulla poteva essere fatto con riserbo e sobrietà a Momoiro.
Il vascello poi si era allontanato sempre di più divenendo una sagoma sempre più minuta, un puntino nel vasto orizzonte che alla fine era svanito.
Poche erano le figure rimaste sulla battigia fino all'ultimo, una sola restò anche dopo, quando non rimase più nulla da osservare.
« Non fare scherzi, Sabo.»
Un ultimo sussurro regalato al mare, prima che anche Koala risalisse verso il grande maniero che sovrastava l'isola.
Dopotutto anche coloro che erano rimasti a terra avevano del lavoro da fare.

 

 

- To be continued -
- Coming next: Paradise City -

 

// Angolo autrice:
Vorrei finire questa ff prima dell'inizio del lavoro, quindi mi impegnerò in questi giorni anche se non prometto nulla come sempre.
In realtà sono fortemente in dubbio perchè Oda bloccandomi il Reverie mi ha brutalmente fregata. Quindi vedrò se risolvermela con una what if piena o se lasciare un finale aperto. 
In ogni caso scusate per la lentezza nel postare, e se vi va lasciate un commento <3

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Capitolo 6
*** Paradise City ***


Mary Geosie era magnifica, almeno in apparenza.
Verdi cime che sembravano arrivare a sfiorare il cielo con le loro foglie, grandi statue il cui candore del marmo luccicava al riverbero del sole, ampi scaloni puliti e perfetti, e imponenti strutture a perdita d'occhio.
La magnificenza però, ad uno sguardo attento come quello del rivoluzionario, sarebbe apparsa semplicemente per quello che era: una placcatura.
Quel luogo infatti, possedeva una bellezza fredda e falsata, come lo era ognuno degli abitanti di quei palazzi eleganti ed esagerati.
Luccicanti come gioielli fuori, marci come la morte dentro.
Nel suo passo bardato dall'armatura in cui aveva trovato travestimento, il biondo accompagnò quel buono a nulla di Stelly come prestabilito sino alla piazza centrale, dopodichè si dileguò insieme alle altre guardie, così da sciogliersi del peso di quella farsa, per ricongiungersi ai propri veri compagni.
Il suo animo accusava il peso di una colpa mai realmente posseduta e al tempo stesso mai dimenticata. Sentiva il proprio sangue ribollire nell'odio verso quel mondo di sporchi nobili senza coscienza, e la consapevolezza di possedere lo stesso dna di quella categoria tanto detestata. E per quanto avesse promesso a Koala di tornare, per quanto la missione fosse più importante di qualsiasi altra cosa, l'ufficiale non riusciva a quietare le voci nella propria testa, le quali facevano a gara per mandarlo più in confusione che mai.
La tentazione di portarsi le mani alle tempie e colpire con forza era quasi opprimente, ma alla fine riuscì a sfuggire alle proprie ossessioni.
Non importava da chi fosse nato, in quale luogo e con quale sangue, contava solo ciò che aveva deciso di fare con la vita che gli era stata donata, quella vita che sarebbe stato disposto anche a perdere, pur di ottenere il cambiamento di cui il mondo aveva tanto bisogno.
Ritrovato se stesso perciò, Sabo finalmente raggiunse gli altri ufficiali, per fare un punto della situazione e cominciare a tessere relamente le azioni che avrebbero dato il via a quella pericolosa e folle missione.
Un nuovo colpo però giunse a mettere in pericolo la calma e la compostezza di cui avevano bisogno per poter agire. Una scena atroce si presentò infatti ai loro occhi atterriti: Kuma, il loro vecchio compagno d'armata, ridotto a mero giocattolino nelle mani dei draghi celesti, trattato come un mulo da soma, costretto a portare sulla sua fiera schiena quegli schifosi senza onore.
Una bestia privata di ogni dignità e libero arbitrio, sbeffeggiato oltre che usato biecamente, deriso nella sua impossibilità di ribellarsi.
Una scena che colpiva dritta allo stomaco, creando un misto di nausea, ribrezzo, rabbia e odio.
Un odio così viscerale e velenoso, che a Sabo quasi era mancato il fiato.
Non si era mai sentito tanto adirato in vita sua come in quel momento.
Richiamare la razionalità perciò fu molto difficile. Per sua fortuna non era solo, e le parole degli altri crearono una sorta di rete, di paracadute pronto a impedire qualsiasi colpo di testa.
Avrebbero vendicato e liberato anche il loro compagno. Ogni cosa a suo tempo.

 

 

A Kamabakka intanto, Koala e Belo Betty ingannavano il tempo nella mancanza di notizie dalle Sacre Terre, bevendo del tea e cercando di non pensare ai compagni intenti a compiere il loro dovere.
Entrambe avrebbero preferito essere laggiù, benché nessuna delle due lo avesse ammesso apertamente.
Un brivido però, giunse dal nulla e percorse la spina dorsale della giovane dai capelli ramati, costringendola a posare la tazza sul tavolo con occhi sgranati.
«Koala... ti senti bene?»
La voce della compagna giunse ovattata, mentre l'altra rivoluzionaria cercava di riprendere fiato.
Un presentimento, un presentimento orribile l'aveva appena scossa sin nel punto più profondo della sua anima.
Lo aveva sentito chiaramente, come se il mondo avesse trattenuto il fiato, mentre dall'altra parte del globo veniva emanata una sentenza inoppugnabile.

 

- Abbiamo solo due opzioni. Successo o morte. -

 

«Sabo...»
Portandosi una mano al cuore, Koala lasciò fluire quel nome a lei tanto caro in un sussurro flebile.
Quella sensazione... quella sensazione simile ad una nefasta certezza, che il compagno non sarebbe tornato mai più, che quel sorriso sghembo e impertinente, lei non lo avrebbe mai più visto.
La decisione fu immediata, e nessuno avrebbe potuto farle cambiare idea.
Con uno scatto repentino e deciso, tanto impetuoso che la sedia cadde all'indietro quando lei si fu alzata, Koala battè entrambi i palmi aperti sulla superficie liscia del tavolo, facendo tremare tutto ciò che vi era appoggiato sopra.
« Io vado da loro Betty. Io vado a prendere i nostri compagni.»
Annunciò inamovibile, le iridi accese di quel fuoco che accomunava tutti loro.
La donna nel frattempo si risistemò il cappello che quasi le era scivolato via per lo scatto fatto dalla compagna più giovane, e assunse la medesima posizione eretta, scrutando Koala con profonda attenzione, prima che una sola possibile risposta abbandonasse la bocca dell'ufficiale.
« Vengo con te. »

Questo era dopotutto l'armata rivoluzionaria: uomini liberi che combattevano per altri uomini liberi. Nessuno di loro si sarebbe risparmiato, non finché nel mondo sarebbe risuonato il grido di una schiavitù che andava debellata. Uniti fianco a fianco, avrebbero combattuto fino all'ultimo respiro.

- Fine -

 

// Angolo Autrice //

Questo capitolo era già pronto da un po', ma causa problemi di connessione ho potuto postarlo solo oggi.
Questa mini long comunque finalmente trova la sua conclusione in questo finale aperto. Ho ritenuto meglio così, in quanto non voglio fare "previsioni" su quanto accadrà in questo Reverie lasciato in sospeso.
(Grazie Oda...)
Grazie a tutti voi che mi avete seguita fino alla fine, nonostante la storia sia andata a rilento, grazie a chi si è preso la briga di lasciarmi un commento e un apprezzamento, e grazie sopratutto al fanciullo per cui questa storia ha preso vita, che ha avuto la pazienza di attendere i miei tempi biblici e di incoraggiarmi nel continuare, consapevole delle mie enormi paranoie nel muovermi nel mondo dei rivoluzionari, ed i cui chiarimenti e consigli sono stati indispensabili per arrivare a mettere la parola fine a questa SaboxKoala.
Finita questa e il Writober ho intenzione di riprendere in mano il crossover OnePiece-HungerGames, dunque state allerta che non vi siete ancora liberati di me u.u
Grazie ancora a tutti e a presto!

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