The legend of Spyro: Ashes through the skies

di Aesingr
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Crepitio ***
Capitolo 2: *** Detesto le catene ***
Capitolo 3: *** Grazie ***
Capitolo 4: *** Draghi neri ***
Capitolo 5: *** Il Maestro delle ombre ***
Capitolo 6: *** Portali ***
Capitolo 7: *** Katlas ***
Capitolo 8: *** Nessun ripensamento ***
Capitolo 9: *** Il fuoco che porterà alla cenere ***
Capitolo 10: *** Un destino oscuro ***
Capitolo 11: *** Ancora una volta voglio credere in te ***
Capitolo 12: *** La fine ***
Capitolo 13: *** L'Anno del drago ***



Capitolo 1
*** Crepitio ***


CREPITIO



Tutto era deciso, niente lo era. La leggenda era stata realtà, ma non l’intera realtà.
Le battaglie avevano costruito l’impalcatura per il sostegno di un mondo basato sulla guerra, in cui anche un lontano bagliore può modificare il destino di uno scontro.
Un qualsiasi scontro: quello con gli avversari, quello con se stessi, quello con la vita e la morte.
Un saggio un giorno disse: “Un solo piccolo atto di coraggio può rovesciare le sorti in guerra”

Spinse ripetutamente contro la morbida sostanza che inglobava il suo corpo, dimenandosi nel tentativo di trovare uno spiraglio di libertà. Spostò gli arti da una parte e dall’altra, incontrando solo solidi confini oltre cui non era consentito arrivare. Cercò di colpire ripetutamente quelle robuste pareti sfidando il fluido, ma questo attutiva ogni suo tentativo di infrangere quei limiti. Provò e provò ancora, finché non si stufò.
Lasciò che la sostanza cullasse le sue membra, accogliendo il piacevole tepore che emanava e la protezione che concedeva, scivolando nella dolce incoscienza.
Non passò molto tempo prima che le percezioni tornassero ad essere vivide, tutto di nuovo in breve si fece distinto. Quella era la sua realtà: doveva uscire.
Cercò di muoversi e nuotare il più possibile vicino al confine di fronte a sé, spingendo e colpendo con tutta la sua volontà. Sapeva di dover uscire all'esterno, e la certezza di poterci riuscire si faceva man mano sempre più palpabile.
Finalmente qualcosa accadde. Un suono, una breccia verso l’esterno. Un primo crepitio.
Con un ultimo sforzo riuscì a rompere quella parete che non voleva saperne di lasciar andare il suo corpo. Un tenue bagliore si fece largo fra le sue palpebre, inducendo i suoi occhi ad aprirsi al mondo circostante per la prima volta.
Fece un passo in avanti, ma la superficie sotto di sé non era più accogliente come quella che conosceva. Cadde di lato, ribaltandosi e finendo a zampe all’aria. Il guscio che fino ad un momento prima era stato la sua casa rotolò dalla parte opposta, con un suono leggero e smussato.
Si rimise lentamente in piedi con una zampa per volta e ruotò lo sguardo, individuando la fonte luminosa che aveva attratto i suoi occhi.

Le ali si abbattevano sul tramonto, perquotendo il cielo. Pace e tensione per ciò che era stato si mischiavano nell’incertezza di quanto stesse accadendo, cercando risposte al perché di molti altri perché.
Era tutto così caldo, così soffice, così vivido. Eppure il sottile filo di lama che li separava dalle risposte minacciava di lacerarli. Forse timore per cos’era accaduto? Per cosa sarebbe accaduto d’allora in poi?
Sembrava un cielo così luminoso, così incerto e lontano.
La luce non era sinonimo di chiarezza in quel miasma di dubbi e ricordi, forse un vivido segno che il bagliore del paradiso dei draghi li stava accogliendo?
No, era tutto davvero, dannatamente troppo reale.
Finalmente si decise a parlare, nella più totale calma. Non ansimava, anzi si sentiva quasi in quiete interiore con se stesso, sebbene mille domande gli affollassero la mente. Non credeva avrebbe più volato, e non credeva l’avrebbe più fatto al suo fianco.
“Cinerea?” chiese semplicemente, nonostante sapesse di averla accanto.
“Si, credo proprio di essere io”
Lui accennò un fugace sorrisetto.
“Credi? La prode Cinerea che non è sicura di riconoscersi? Wow”
“Stai zitto e vola”
Il ruolo di tirar fuori la battuta scomoda era sempre stato della compagna, quindi non ribatté.
La sua sola voce che lo rimproverava ampliò il sorriso sul suo muso. Continuò placidamente a battere le ali, solo il suono del vento li accompagnava e l’arancio sopra le loro teste.
Erano vivi. In qualche modo, per qualche motivo completamente sconosciuto, erano vivi. Sotto di loro scorreva lentamente un ammasso di colline, praterie e foreste, alternate da qualche area rocciosa, alcune caverne e un corso d’acqua. Una zona meravigliosa seppur inabitata, con un mondo da discernere per chi poteva volare a quelle altezze e godersi un simile panorama fra le nuvole. In un primo momento, credettero di trovarsi sopra la valle di Avalar.
“Posso anche starmene zitto e volare, ma non ho idea di dove stiamo andando. Tu per…”
“Non chiedermelo” rispose lei, sbuffando.
No, neanche lei aveva idea di quanto stesse accadendo.
I ricordi erano ancora vividi e pulsanti, come uscire da un incubo per trovarsi a precipitare in quello che aveva tutta l’aria di essere un altro incubo seppur più dolce, o comunque un sogno d’ignote fattezze. E lui di sogni ne capiva, più di una volta aveva dovuto dare un motivo e una ragione a quelli che furono i momenti di trance necessari a recuperare se stesso e i suoi poteri. Fu proprio Cinerea a farglielo notare.
“In realtà dovresti dirmelo tu, Spyro. Non eri tu quello che sveniva, entrava in luoghi strani e cominciava a…”
Si fermò, umettandosi le labbra squamose.
“Che c’è?” la incalzò lui.
“Niente. Solo che in questo momento suonerebbe molto bene la voce di Sparx per deriderti”
Il nome del fratello fu quasi una zampata sul suo petto, ad artigli sguainati. Sparx… dov’era adesso? Era rimasto con i guardiani? Lo avrebbe rincontrato? Ma soprattutto, poteva essere davvero sicuro che tutto non si fosse sgretolato? Tutto ciò che sapeva era che non si trovavano nello stesso luogo in cui era avvenuta l’esplosione..
Rimase in silenzio per diversi minuti, e la dragonessa non lo disturbò. Rimuginavano ognuno nei propri pensieri, in direzioni quasi parallele ma verso gli stessi sentimenti. Ormai le loro menti ragionavano quasi all’unisono, con l’unica differenza che Cinerea aveva ancora il ruolo di riportarlo sulla giusta strada, di indicargli il cammino da intraprendere e, soprattutto, di dargli un vero motivo per continuare a combattere.
Non voleva più lottare però, non voleva più battaglie né sangue da versare. No, non voleva più soffrire. Voleva andare contro il suo destino di drago viola.
“Sto iniziando a preoccuparmi” fece lei, mentre si abbassava di quota. “Scendiamo”
La seguì, in fondo non avrebbero ottenuto nulla continuando a volare senza meta. Avevano una visione ben più ampia e d’insieme, ma sembrava tutto davvero troppo uguale da lassù.
Planarono delicatamente, lasciando che il tiepido vento li accompagnasse nella discesa. I loro artigli sfiorarono il suolo compatto, e fu un sollievo per le loro ali che poterono finalmente raccogliersi e rilassarsi da quando avevano preso coscienza di sé.
Difficile dire come, ma si erano ritrovati improvvisamente a precipitare nel vuoto del tramonto in un turbine di capriole e volteggi, senza apparenti spiegazioni né un qualche indizio che potesse suggerire loro dove fossero finiti.
Si scambiarono un’occhiata indecisa, sulla quale era possibile distinguere anche un accenno di malcelata e intricata paura. Non quel genere di spavento che attanaglia la mente nel momento in cui davanti agli occhi si para qualcosa di sconvolgente, né quel timore che confonde i pensieri nell’attesa di un evento pericoloso da affrontare.
Dai loro musi trapelava l’assoluta incertezza, la confusione e l’indecisione che non erano mai state caratteristiche né dell’uno né dell’altra, in nessuno dei loro tortuosi viaggi.
Cominciarono a camminare a passi leggeri, affiancandosi quasi senza rendersene conto e avvicinando sempre più i loro corpi come nell’inconscio tentativo di dare e ricevere protezione; si mossero con cautela, cercando di captare il più piccolo accenno di una qualche forma di vita. Ascoltarono tutt’attorno, dirigendosi all’interno di una fitta boscaglia dove i suoni caratteristici della fauna fra le chiome colmarono le loro orecchie, facendoli acquietare e sentire più al sicuro.
Era come se stessero recuperando man mano contatto con la realtà. Entrambi adoravano volare in piena libertà e sfrecciare sulle correnti aeree, ma forse in quel momento avevano bisogno di restare con le zampe per terra.
“Forse ci siamo” fece Cinerea, indicando di fronte a sé con la coda. A pochi metri da loro la vegetazione si diradava di nuovo e un’apertura permetteva alla luce serale di far breccia fra le fronde. La cupola di rami sopra le loro teste era si rassicurante, tuttavia occludeva la vista di quel poco che si poteva scorgere lì attorno.
Anche gli uccelli che si nascondevano sulle chiome erano invisibili, l’oscurità la faceva quasi da padrona e rendeva complicato scrutare fra gli alberi anche per un drago.
Pregavano, una volta usciti di lì, di trovare una qualsiasi cosa che non fossero altri monti, foreste e pianure.
Il luogo era paradisiaco, probabilmente in altri frangenti si sarebbero distesi a pancia all’aria a godersi quel vasto agglomerato di luci e natura, ma in quel momento volevano solo tornare a casa. Nonostante le loro ali, non poterono che riconoscere quanto il mondo fosse enorme, al punto di sembrare quasi infinito.
Il mondo, quel mondo che avevano salvato, e che adesso li stava ringraziando facendo perdere loro la via del ritorno.
Furono proprio quei pensieri a bloccare per un paio di secondi le sue zampe, mentre si voltava a fissare Cinerea.
Potevano essere realmente sicuri che quello fosse il loro mondo?

“Che succede?” chiese lei, ondeggiando la coda.
Spyro non rispose, riprendendo semplicemente a camminare.
Emersi in silenzio dalla boscaglia si ritrovarono di fronte a qualcosa di tanto inaspettato quanto insolito: eretto in mezzo ad alte colonne di pietra nera, si ergeva un tempio dall’insolita struttura. Aveva una forma pressoché piramidale, con la facciata anteriore scanalata verticalmente ed alcune incisioni globulari a tingerne la superficie. Sembravano ghirigori di svariati colori, intrecciati a sfere di diverse dimensioni su uno sfondo d’ossidiana. Era come osservare un universo, un notturno cielo stellato su due dimensioni, che si restringeva salendo verso l’alto. La cima del tempio culminava con un grosso aculeo bianco, simile ad un artiglio o ad un corno sottile e ricurvo.
Con una leggera insicurezza nelle zampe Spyro si diresse verso quell’inconsueto spettacolo, era sicuramente strana la presenza di una simile costruzione in mezzo al verde più immacolato.
“E questo che accidenti sarebbe?”
“Non lo so, Cinerea. So solo che non mi piace”
“Oh, ci sono tante cose che non mi piacciono” ribatté lei, spavalda come al solito.
Senza indugiare la dragonessa avanzò di gran carriera verso l’ingresso del tempio, costituito da un arco incorniciato dagli stessi disegni arabescati.
Spyro restò dietro di lei, sfiorando con il muso la sua coda e spiegando le ali come a coprire la maggior superficie possibile. Per quanto Cinerea avesse tutto fuorché bisogno d’aiuto, si sentiva responsabile anche di lei e adesso il suo cuore non batteva più solo per se stesso. Una ferita della dragonessa era una ferita anche per lui.
Entrarono circospetti, rendendosi conto che all’interno filtrava pochissima luce. Soltanto l’ingresso principale dava sull’esterno, non v’erano finestre ne oculi attraverso cui i il cielo poteva incunearsi.
“Sicuramente originale, chiunque deve averlo costruito aveva una macabra fantasia” commentò Cinerea, passandosi la lingua fra i denti ed indicando le pareti interne del tempio.
Grazie alla poca luce filtrata potevano intravedere disegni ben curati di teschi di drago, ali mozzate di varie creature e occhi rossastri in grado di ipnotizzare lo sguardo dell’osservatore con sinistri bagliori incorniciati dall'ombra.
“Oh si, decisamente macabra”
Spyro alzò lo sguardo nel tentativo di cercare qualcosa di significativo tra quelle immagini. Sobbalzò con violenza nello scorgere una piccola massa scura diretta a gran velocità verso di lui, con una rapidità tale da lasciargli appena il tempo di lanciare un gridolino spaventato mentre si scostava di lato.
A causa dello scatto urtò Cinerea, che tuttavia si era già stabilizzata perfettamente sulle zampe e aveva focalizzato l’attenzione sull’entità sconosciuta. Il drago viola si sbrigò a mettersi al fianco della compagna, emettendo un brusco ringhio attraverso le fauci.
“Fermati! Chi sei!” intimò Cinerea, pronta a scatenare i suoi poteri oscuri qualora ve ne fosse stato bisogno.
Dalla penombra d’inanzi ai due si mosse soltanto un’esile massa dai tratti non del tutto distinguibili. Questa non si gettò in un nuovo attacco, ma a giudicare dalla sua posizione sembrava pronta ad un agguato.
“Voi piuttosto non muovetevi, se non volete finire male”
Spyro voltò per metà il muso verso Cinerea, lanciandole un’occhiata indecisa. In effetti erano loro gli intrusi, e quel luogo non dava l’impressione di esser stato abbandonato.
“Chi sei?” continuò la dragonessa, rimanendo immobile.
“Questo non dovrebbe importarvi, dato che io non ho mai mostrato interesse nel sapere chi siate voi. Anche se penso di sapere il nome di chi si è intrufolato in casa mia senza permesso”
Il maschile timbro di voce dell’individuo non sembrava rude, appena riusciva ad essere minaccioso, ma trasudava una rara sicurezza in grado di destabilizzare per qualche istante anche la stessa Cinerea. La dragonessa era già confusa da quanto stava accadendo, aver a che fare con un possibile avversario invisibile la stava provando.
“E chi dovremmo essere?”
Le parole della giovane dragonessa risuonarono sorde e piatte fra le pareti del vano piramidale, mentre qualcosa di simile ad un ticchettio di artigli proveniva dal punto in cui si trovava la creatura.
“Per quanto mi sembri strano vederlo così piccolo, quello è senza dubbio Katlas” rispose la figura, rivolta evidentemente a Spyro. Un sottile bagliore argenteo rilucé nella direzione del drago viola, al che i due indietreggiarono di un passo e si prepararono a ricevere la lama dell’avversario.
Dischiusero le ali e sguainarono gli artigli, pronti a difendersi.
Era pur vero che non era stato lui ad invaderli, ma esisteva sicuramente un modo migliore per approcciarsi a degli stranieri. Con Cinerea nei paraggi poi le cose si complicavano ulteriormente, dato che era sicuramente nella sua indole il rispondere a tono a chiunque avesse cercato di aggredirli.
Lo scintillio metallico non fu visibile che per un istante. I due giovani draghi non erano certi che ingaggiare un combattimento in una simile situazione con uno sconosciuto a cui erano entrati in casa fosse la scelta più saggia, ma non avrebbero esitato a reagire se fossero stati attaccati.
“Aspetta” disse Spyro, cercando una via diplomatica, stufo di combattere e di versare sangue per niente. Avevano già lottato abbastanza negli ultimi tempi, e nonostante non sapessero assolutamente nulla di quel luogo non potevano arrischiarsi a creare ulteriore confusione appena giunti.
“Cosa devo aspettare? Che trasformiate anche casa mia in un altro dei vostri maledetti portali?”
Cinerea rimase perplessa quanto Spyro, totalmente ignara di ciò di cui l’individuo stava parlando. La loro vista si era adattata all’oscurità che regnava nel tempio, ma non erano in grado comunque di distinguere i suoi tratti con chiarezza.
“Potremmo uscire per parlarne?” domandò Spyro, preferendo senza dubbio un contatto diretto con l’interlocutore. Quello rimase in silenzio ed immobile, ma doveva essersi reso conto di essere leggermente fuori strada.
Dal canto loro, i due draghi avevano capito che il proprietario del tempio non aveva cattive intenzioni, era solo estremamente diffidente. Sicuramente doveva esserci un valido motivo se era partito alla carica senza chiedere spiegazioni, a giudicare dalla sua strana ed irruenta reazione.
Con un guizzo la figura si portò verso la penombra nei pressi dell’ingresso e Cinerea lo seguì, affiancata dal compagno. Quando furono all’esterno rimasero tutti e tre stupiti da ciò che videro. Probabilmente quello più stranito era proprio lo sconosciuto, l’espressione sul suo muso non lasciava trapelare altro che pura sorpresa.
Spyro lo squadrò dalla testa ai piedi, convincendosi che non aveva mai visto niente di simile. Si trattava di una creatura dalle fattezze di un tasso, anche se leggermente più grande di quanto si sarebbe potuto aspettare. I suoi artigli affilati sembravano capaci di lacerare anche il metallo per quanto erano spessi ed acuminati, mentre la sua coda oscillava da una parte all’altra stringendo un corto pugnale dalla lama seghettata. Probabilmente il leggero bagliore che avevano intravisto riflettersi poco prima era scaturito da quell’arma, ma la creatura per il momento non sembrava intenzionata ad utilizzarla.
Fu proprio lui a parlare, sospirando con fare quasi seccato.
“No, tu non sei Katlas” fece, rivolto a Spyro.
La sua attenzione era interamente diretta al drago viola, al che Cinerea fece un leggero passo avanti per ricordargli che Spyro non era solo. Non ne fu sicura, ma era convinta che il tasso la stesse ignorando deliberatamente, come ad intimarle di stare al suo posto perché non aveva né paura di lei né interesse nel rivolgerle lo sguardo.
Nonostante la stizza la dragonessa non disse altro, fingendo che fosse solo una sua impressione e lasciando parlare Spyro.
“Chi sarebbe Katlas?”
La creatura esibì un mezzo ringhio, agitando più velocemente la coda.
“Allora avevo ragione, siete impostori. Nessuno ormai è all’oscuro di chi sia Katlas, anche i fiori appassiti lo sanno”
Non che quel tasso avesse proprio un’aria innocente ed indifesa, ma Spyro in sua presenza si sentiva decisamente strano. Non provava timore né diffidenza, era semplicemente confuso.
“Ti chiedo scusa, noi non abbiamo idea neanche di dove ci troviamo. So che può sembrare incredibile, ma siamo finiti in questo luogo senza capire come”
Il tasso sembrò rimanere impassibile, e lo lasciò continuare. “Abbiamo affrontato Malefor, il maestro delle ombre, e durante lo scontro purtroppo il cuore del mondo è rimasto danneggiato. Abbiamo fatto il possibile per contenere l’esplosione, ma non sappiamo cosa sia accaduto poi. Ci siamo ritrovati a precipitare come ci fossimo gettati da una rupe, e abbiamo volato per diverso tempo. Non abbiamo trovato altro che alberi e piante, il primo con cui siamo riusciti a parlare sei tu”
Lo sconosciuto si portò le zampe anteriori sulle orecchie, come a simulare una grattatina indifferente. Anche lui risultava visibilmente colpito dalle parole del drago nonostante ostentasse una ferrea sicurezza.
“Malefor?” chiese, lanciando il pugnale in aria per poi riacchiapparlo al volo con la coda e farlo roteare lentamente in ogni direzione. La dragonessa sperò vivamente che se lo desse in testa dalla parte della lama, almeno si sarebbe fatta una risata.
“Si” rispose Spyro, “e come hai detto a noi, è davvero strano tu non lo conosca. Comunque… possiamo chiamarti per nome?”
Il fare ingenuo del giovane drago viola strappò un sorrisetto al tasso, che si sedette comodamente sull’erba e lasciò cadere il pugnale accanto a sé.
“Non avrei un nome in realtà, ma mi diverte farmi chiamare Irarisuka, Ira o Irasu per chi non ricorda il resto. Nella mia lingua significa bocconcino di pelo, non trovi sia sufficientemente stupido?”
Cinerea sogghignò. Forse non aveva senso arrabbiarsi con quel tipo, dava l’impressione di essere abbastanza svitato da meritarsi una punta della sua stima.
“Credevo significasse tasso maleducato che ignora gli ospiti” disse la dragonessa, senza peli sulla lingua.
Finalmente riuscì a guadagnarsi un’occhiataccia dell’altro, per quanto non fosse durata per più di un secondo.
“Tu non mi piaci per niente, trasudi malvagità”
Spyro provò a ribattere, ma la dragonessa lo precedette.
“Oh, pensa invece che tu mi stai quasi simpatico!”
Convinto che la conversazione sarebbe potuta degenerare, il drago viola batté la coda su quella della compagna. Non era solito dire a Cinerea cosa fare o come comportarsi, ma la situazione non gli andava per nulla giù e capire cosa stesse accadendo aveva la priorità.
“Un attimo, appena ci saremo chiariti potete litigare quanto volete. Ora però, Irasu, potresti dirci per favore cosa sono i portali di cui parlavi? Chi è questo Katlas?”
Cinerea ritrasse la coda e si allontanò di qualche passo, distendendosi a qualche metro di distanza e rimanendo in disparte. Gradiva quando Spyro prendeva l’iniziativa in quel modo, almeno non doveva fare tutto lei, ma non poteva fare a meno di sentirsi di troppo.
“Non so se siate venuti qui dal cielo come dici, draghetto. Ma una cosa è certa, se davvero non conosci Katlas lo imparerai a conoscere molto presto”
Il tasso strappò alcuni fili d’erba con le zampe anteriori, grugnendo. “Ti somiglia, in un certo senso. Ma ha visto decisamente molte più lune di te. Le sue squame sono simili alle tue, per questo ti ho confuso con lui appena sei arrivato. Il tuo Shien però è molto più tranquillo e quieto, adesso che lo analizzo meglio”
“Shien?” domandò Spyro, che cominciava ad accumulare troppe parole ed informazioni di cui non sapeva un accidente. Non che apprendere novità lo turbasse, semplicemente si sentiva totalmente fuori dal mondo.
In realtà era proprio dove temeva di essere.
“Si, non potreste saperlo neanche foste del luogo, dato che viene tramandato solo nel mio clan. Lo Shien è il tuo potere spirituale, la tua capacità di convogliare l’energia per manifestarla sotto forma di soffio o di aura. Vediamo un po'… calore, gelo, solidità e… ahi!”
Il tasso guizzò come avesse appena preso un morso sulla coda. Si portò di nuovo le zampe alle orecchie, soffiando fra i denti.
“Tutto bene?” chiese Spyro.
“Si, si. Tutto… aaargg!”
Di nuovo Irasu schizzò indietro, sotto lo sguardo perplesso di Spyro e quello divertito di Cinerea, che non riusciva a distogliere gli occhi da quella bizzarra creatura un po’ fuori di testa.
“Ti infastidisce il mio ultimo potere?” domandò il draghetto, con fare apprensivo.
“Accidenti, ho preso la scossa! Il tuo Shien è davvero molto potente draghetto”
“Ti ringrazio, ma il mio potere sembra innato. Non ho…”
“No no, non mentire draghetto” lo interruppe l’altro, tornando ad assumere una posizione più consona. “Sento distintamente che il tuo shien è molto allenato, devi aver combattuto molto dico bene?”
A pensarci, di battaglie ne aveva vissute e come. Da quando si era allontanato dai suoi genitori insieme a Sparx non aveva fatto altro che combattere, fosse per difendersi o per aiutare i propri compagni; e la sua più grande battaglia probabilmente era stata proprio quella contro di lei, Cinerea.
La dragonessa era divenuta una sua grande alleata, una cara amica su cui poter contare, ma prima che precipitassero nella notte eterna gli era stata avversaria. Adesso potevano considerarsi più che compagni probabilmente, ma ancora non avevano avuto modo di discutere della cosa. In un certo senso Spyro sperava che l’argomento uscisse fuori il più tardi possibile, ne capiva molto più di artigli e zanne che di sentimenti femminili e non aveva la più pallida idea di come si sarebbe dovuto comportare.
Mise da parte quei pensieri e rispose al tasso con un cenno del capo.
“Beh, posso dire di aver avuto molti nemici in effetti. Ma non era ciò che io volevo, sono stato tirato in mezzo alla guerra senza neanche sapere di essere un drago”
“Adesso non fare la vittima piccolo draghetto, se sei un guerriero navigato è perché hai accettato la tua natura e l’hai messa al servizio di una causa. Quindi non essere dispiaciuto”
Irasu si alzò sulle zampe posteriori, fissando ora l’interlocutore dall’alto. In quella posizione gli ricordava Hunter, un altro amico che avrebbe sicuramente avuto piacere di rincontrare.
“Non sto dicendo che mi pento di quello che ho fatto. È solo che… credo di aver forzato più volte il mio corpo a colpire, non mi è mai davvero piaciuto combattere”
Cinerea, che aveva sempre saputo di quanto Spyro in realtà detestasse fare del male se non ve n’era motivo, chinò il muso e socchiuse gli occhi. In fondo anche lei sarebbe dovuta essere così, ma gli anni trascorsi al servizio di Malefor l’avevano segnata. Non poteva dimenticare ciò che era stata, ciò che aveva compiuto sotto il vessillo del maestro delle ombre, né tanto meno avrebbe mai scordato con quanta veemenza aveva cercato di uccidere quello che ora era il suo unico e più grande compagno.
“Capisco draghetto. Allora ti consiglio di tornare da dove sei venuto, perché se resterai qui dovrai combattere… assolutamente si”
“Non sappiamo come tornare indietro, e poi se lottare sarà necessario non ci tireremo indietro”
Nonostante il drago si riferisse costantemente a se stesso e a Cinerea, il tasso seguitava nell’ignorare la dragonessa con evidente diletto.
Lei ormai sembrava non curarsene più, era presa dal nocciolo della conversazione che finalmente pareva dirigersi verso la parte saliente.
“Coraggioso il piccolo draghetto! Allora ascoltami, le cose non sono affatto al loro posto e soprattutto non è così semplice. Non basteranno due artigli e un po’ di fuoco a fermare Katlas, il suo dominio si è esteso per tutte le terre conosciute, da quanto ne so nessuno è ancora riuscito a sfuggire alla sua follia”
“Ma è mai possibile che tutti impazziscano, vogliano conquistare il mondo e distruggere tutto?” domandò Cinerea, grattando con gli artigli il suolo erboso.
Questa volta Irasu la considerò, forse unicamente perché Spyro non aveva aperto bocca.
“Non ho mai detto che lui voglia distruggere tutto. Anzi, il problema è proprio questo… quel drago è ossessionato talmente tanto dalla paura che tutto possa essere distrutto che ha deciso di eliminare ogni forma di civiltà presente, convinto che ogni creatura senziente possa recare oltraggio al suo mondo”
Marcò con forza il –suo-, con un’evidente espressione di disprezzo stampata sul muso ringhiante. “Non è rimasto altro che vegetazione nei dintorni, e molte altre terre verranno stravolte a causa della sua mente malata. Non resteranno altro che alberi, fiori ed erbacce da lui fatte germogliare ed attecchire”
“Immagino che nessuno sia riuscito a convincerlo che sta compiendo una pazzia, giusto?” chiese Cinerea, non aspettandosi davvero una risposta che stranamente arrivò.
“Vuoi provarci tu?” la incalzò il tasso, voltandosi nella sua direzione.
“Volentieri! Abbiamo preso a calci Malefor, questo Katlas non può essere poi tanto peggio”
Irasu strinse gli artigli. Non sembrava gradire niente di quello che usciva dalle fauci di Cinerea, mentre lei apprezzava il suo modo scorbutico di fare. Le ricordava lei stessa quando non aveva voglia di scherzare.
Non che ne avesse avuto modo molto spesso, gli unici momenti in cui era riuscita a sorridere erano affianco a Spyro.
Solo incontrando quel drago, che aveva saputo accettarla nonostante lei avesse cercato di ucciderlo, aveva recuperato la speranza. Lui aveva fatto di tutto per riportarla da i guardiani perché vivesse con loro, arrivando a mettersi in pericolo e a rischiare la propria vita pur di convincerla a restargli vicino.
Forse si, poteva affermare di essere felice finalmente; tuttavia non era ancora riuscita a scivolare sopra alle sue azioni passate, e dubitava ci sarebbe mai riuscita. Il male che aveva fatto, al tempo in cui…
La via era persa,
la voce era silenzio,
aveva bisogno di una zampa,
che la guidasse…
V’erano solo lacrime, in cerca di un fiume che trasportasse via i detriti da quell’anima infranta.


Ali di rubino, corna d'argento, occhi di smeraldo, squame d'ossidiana.
No, non erano queste le sue origini. Lei era qualcos'altro, qualcosa di ben più oscuro. Un frammento d'anima che trovava la pace soltanto nella mera astrazione dell'ombra e della notte, nella tetra e gelida oscurità del vuoto.
Un crepitio, e il guscio si era infranto.

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Capitolo 2
*** Detesto le catene ***


DETESTO LE CATENE



Quanti anni erano trascorsi? Cinque? Dieci? Uno? Il tempo sembrava un pugno di polvere. Eppure il suo corpo continuava a crescere molto rapidamente.

Quella caverna era così accogliente, così calda. L'unica casa che potesse considerare tale, l'unica fonte di piacere in quel miasma di crudeltà e ribellione.
Il suo sonno si sarebbe interrotto in breve, dovevano come al solito disturbarla per quei dannati allenamenti. Ancora, ogni giorno di più e con sempre più veemenza.
Le sue squame avevano perduto il loro colore, sfumando nell'opacità di un grigio sempre più tendente al buio. Le ali le dolevano, le zampe bramavano riposo. Forse non v'era arto del suo corpo che non reclamasse pietà, ma avrebbe comunque dovuto alzarsi.
"Muoviti, è ora"
Appunto, ecco che arrivava. Alzò il muso e socchiuse le palpebre, esprimendo tutto il disprezzo possibile nei confronti della luce che filtrava, a partire dai cristalli incastonati sulle pareti, attraverso le sue ali poste a coprire il muso.
"Credo di aver bisogno di riposare ancora"
L'imponente figura le si avvicinò, maestosa nel suo incedere.
"Alzati! Non te lo ripeterò"
Gaul. Quell'infame. Aveva ormai smesso di inviare i suoi soldati, dopo aver capito che era completamente inutile tentare di obbligarla.
"Non riuscirei a sostenere gli stessi sforzi di ieri, lascia che riposi qualche ora in più"
L'enorme scimmia rimase statuaria per alcuni secondi, battendo il proprio bastone sul pavimento della grotta. Il tonfo riecheggiò nel vano circostante, ma non si udirono altri rumori.
Non poteva opporsi e lo sapeva. Tuttavia non lo avrebbe mai lasciato sopraffarla in quel modo, loro avevano bisogno di lei e il potere decisionale non le sarebbe potuto esser del tutto negato; né da lui, né dal suo esercito.
"Sai che qualunque tua ribellione potrebbe..."
"Non mi sto ribellando" si immise lei, in tono piatto. "Sto chiedendo un po' di riposo, dato che a causa dei tuoi stupidi metodi non mi reggo più in piedi"
Più di una volta l'aveva dovuta realmente sorreggere al termine dei suoi devastanti esercizi, restituendole le energie ormai prosciugate attraverso incantesimi e cristalli. Neanche la magia però avrebbe potuto permetterle di continuare a combattere se non l'avesse lasciata in pace per un po'. Il suo corpo ne stava risentendo più del previsto, ormai non riusciva più a distinguere il cielo delle sue squame.
Il suo corpo, per natura rivestito di sfumature biancoazzurre, si era confuso con la fuliggine e la cenere di una giovinezza sprofondata nell'oblio. Le sue ali si erano tinte di sangue, mentre le sue corna a forza di esser levigate da numerosi scontri avevano preso a brillare d'argento, assieme alle cuspidi che emergevano dal suo dorso. Più di una volta si erano rovinate, ricostruendosi più robuste e mortalmente lucenti di prima.
Gaul grugnì, emettendo un ringhio dalle fauci pelose.
"Non più di un'ora"
Cinerea abbassò il muso, ghignando soddisfatta. Non si sarebbe mai e poi mai piegata a lui.
"Scimmione... è inutile tu ti mostri autoritario con me, se sono qui e sono viva significa che io vi servo. O meglio, che servo al grande maestro. Per me sarà un onore aiutarlo nel suo ritorno, ma tu non sei niente per me. Se anche il tuo obbiettivo è quello di aiutarlo, invece di comportarti così faresti meglio a collabora..."
Un pugno sul muso la fece capitombolare indietro. L'impatto con la parete non fu così doloroso, ma la botta l'aveva stordita. Non perse contatto con la realtà neanche per un secondo, e si risollevò rapidamente sulle zampe con uno sguardo di sfida dipinto in due occhi d'inferno e in un chiostro di zanne scintillanti.
"Non mi fai paura sai? Neanche un po'" asserì la scimmia, avvicinandosi di un passo. "Ogni volta che ti ribellerai a me le conseguenze saranno quelle che conosci, a te la scelta"
L'espressione impertinente sul muso della giovane dragonessa non si spense neanche per un istante. Gaul stava mostrando crescente irritazione, non poteva permetterle una simile impertinenza.
Le sue zampe vibrarono. Strinse il proprio bastone da cui scaturirono alcune scintille luminose, mentre il suo unico occhio scrutava Cinerea con malignità.
Lei aveva visto cosa potesse fare con l'altro occhio di smeraldo, e quanto potesse essere pericoloso Gaul quando si scatenava. Tuttavia non lo temeva, non temeva nessuno.
Non abbassò neanche per un istante il proprio sguardo, e per qualche ragione fu la scimmia a voltarsi e ad allontanarsi. Sapeva che sarebbe stata punita in qualche modo per le sue continue ribellioni, ma non le importava. Ormai era abituata a sopportare e a resistere.
"Pensavo di andare a riposare le ali altrove, se sua schifosa maestà lo permette"
Gaul la ignorò. Che fosse per evitare di darle altre botte o perché non sapesse più come sottometterla, a lei andava bene in entrambi  i casi. Non aveva negato, né aveva avuto alcuna reazione che la costringesse a restare dov'era.
Quando si fu allontanato si incamminò verso l'esterno della grotta, percorrendo i cunicoli sotterranei che da sempre rappresentavano la sua dimora.

Non aveva in mente progetti particolari, voleva semplicemente rilassarsi sotto il sole. Di rado le era permesso di uscire, e considerando il poco tempo in cui poteva starsene libera dubitava sarebbe potuta andare lontano. Aveva pur sempre le sue ali, ma non le era possibile utilizzarle per fuggire via. Sia perché le facevano ogni giorno sempre più male, sia perché era certa di venir sempre osservata ed ogni eccessivo tentativo di rivolta le avrebbe solo causato evitabili sofferenze.
Inoltre...

Dopo qualche minuto di cammino si adagiò  fra alcuni cespugli, sospirando con una sfumatura di rassegnazione ad adombrare i suoi pensieri. Socchiuse le palpebre e cercò di rilassarsi, mentre la festa della natura danzava intorno a lei.
Non era solita restare ad ascoltare i suoni rilassanti del canto degli uccelli, dello zampettare delle creature del bosco e del frusciare del vento che accarezzava le fronde. Ormai provava gusto soltanto nel percepire le rocce frantumarsi sotto le sue zampe, il rumore dei fantocci di legno che si spezzavano e, le rare volte in cui il destino lo concedeva, la carne di quelle scimmie bastarde lacerarsi fra i suoi artigli.
Si era allontanata un bel po'. In breve sarebbe dovuta rientrare, così non avrebbe dovuto sorbirsi altre inutili lamentele da parte di Gaul o di qualcuno dei suoi viscidi scagnozzi.
Qualcosa le tirò la coda.
"Pss... non agitarti, chiedo scusa se ti disturbo"
Si girò di scatto ritraendosi. Fra i ciuffi verdi scorse una massa nera che si stagliava proprio dietro di lei, e due occhi azzurri fissarla intensamente. Chi diavolo era?
Rispose con un rumoroso ringhio gutturale, mostrando da subito le zanne.
"Come osi! Chi accidenti sare..."
"No no no no! Perdonami, è solo che... ho visto la tua coda e... wow però! Sei davvero stupenda"
Cinerea si alzò, scattando sulle zampe e uscendo dal cespuglio. Con un guizzo fu addosso all'intruso, con gli artigli pronti a dilaniarlo e le fauci grondanti rabbia.
Non rabbia rivolta direttamente a lui, ma aveva decisamente bisogno di sfogarsi su qualcuno; di mostrare la forza acquisita con gli allenamenti, agli altri e soprattutto a se stessa. Le restava solo quello.
"Aspetta! Ferma!"
Il drago dalle squame nere gridò terrorizzato nel vedersela balzare addosso. Cercò di ritrarsi e di proteggersi con le ali, ma Cinerea fu più veloce e lo colpì al collo e ai fianchi, facendolo cadere a terra, tirandolo per la coda.
Gli fu sopra in pochi secondi, durante i quali il drago provò a dimenarsi dalla sua presa con tutte le sue forze. Solo quando la dragonessa gli avvicinò le zanne al collo smise di agitarsi, convinto di esser prossimo alla fine.
"Chi sei!"
Le possenti parole di Cinerea risultarono ancor più intimidatorie di quanto lei stessa si aspettava. Lo fissò per diversi secondi, con fare deciso e dominante.
"S... se me l'avessi chiesto ti avrei risposto, non volevo far..."
"Rispondi!"
Premette gli artigli su una spalla del drago nero, affondandoli di pochi millimetri. Minuscole gocce vermiglie scivolarono attorno ai suoi artigli, ma in nessun modo la sua preda si mostrò sofferente.
"Sono Maledet, ed è inutile tu mi ferisca. Non posso sentire nitidamente il dolore, mi dispiace"
A quella rivelazione Cinerea sollevò il muso, leggermente perplessa. "Sono un drago nero come puoi vedere, e appena ho visto la tua coda sbucare dall'erba ho pensato di chiedere il tuo nome. Sei la prima che incontro simile a me"
Cinerea esitò. Rimase immobile per quasi un intero minuto, in silenzio, a studiare il corpo del drago e le sue reazioni mentre si trovava inerme sotto di lei. Sembrava spaventato, ma non sofferente.
Quando fece per allontanarsi si accorse che il maschio le aveva volontariamente poggiato l'unica ala libera sulla sua, come in un inconsueto
 ed innaturale gesto d'affetto. Non si mostrò sorpresa, ma si ritrovò ad assecondarlo senza neanche accorgersene. Dispiegò la membrana alare quasi involontariamente, strofinandola su quella di Maledet per riflesso.
Solo nel vederlo sorridere si accorse realmente di cosa stava accadendo.  Si ritrasse con gli artigli snudati, allontanandosi velocemente e permettendogli di sedersi. Continuò ad osservarlo con lo stoicismo di una statua intagliata da zampe divine, ma lui adesso non sembrava turbato.
"Non volevo farti arrabbiare, scusami davvero. Puoi almeno dirmi il tuo nome?"
Questa volta non esitò. In fondo non ne aveva motivo. Non c'era ragione per non degnarlo di una risposta, come, ne era certa, non ce ne fosse per scusarsi.
"Sono Cinerea, e le mie squame non sono sempre state di questo colore"
La magia di Gaul, i cristalli violacei e la lenta ma inesorabile corruzione proveniente dal luogo remoto in cui il suo maestro era stato rinchiuso l'avevano trasformata radicalmente. Neanche lei si sarebbe riconosciuta, se non avesse vissuto in prima persona quel tenebroso inferno.
"Oh, capisco. Invece io sono nato così, ma non so come sia accaduto. Mia madre è una dragonessa... piuttosto insolita, e quindi..."
Nel sentirlo oltremodo titubante, Cinerea si avvide di quanto invadente potesse esser risultata la sua pressione fisica e psicologica. L'avevano abituata ad agire in quel modo, con lei non si erano dimostrati diversi da come lei si stava approcciando a lui.
"Parla, non credo di volerti uccidere"
Solitamente era lei a sentirsi in un certo senso inferiore, almeno sul piano della libertà di scelta. In quel momento invece provava un'euforica sensazione di controllo che raramente le era permessa.
"Si, va bene. Mia madre è... come dire, è una dragonessa  un po' particolare. Da giovane non lo sapeva, ma era stata dotata di un elemento magico molto insolito. Lei è una dragonessa del vento, mentre mio padre è un comune drago dalle squame nere. Io sono nato così, strano non trovi?"
A qualsiasi cosa si stesse riferendo, quel drago le apparve notevolmente impazzito. Elementi magici? Cosa diamine significava?
"Non ti seguo, parla chiaramente"
Maledet inclinò il collo da un lato.
"Il punto è che neanch'io so dirti molto, non so ancora quale sia il mio potere"
"Intendevo dire che non so a cosa tu ti riferisca quando parli di elementi"
Il drago sollevò una palpebra, fissandola curioso.
"In che senso? Non hai mai sentito parlare dei poteri elementali dei draghi? Com'è possibile"
Cinerea ricambiò al suo sguardo altrettanto stranita.
"A quanto pare no, ed è presto spiegato il perché. Sono nata e cresciuta sotto le direttive delle scimmie, quindi nessuno mi ha mai spiegato granché sui poteri dei draghi. So solo delle vostre gesta crudeli e del vostro desiderio di distruggere ciò che di più bello esiste al mondo"
A quelle parole Maledet sgranò gli occhi. La sua coda, fino a quel momento in agitazione, si immobilizzò sull'erba e le sue ali vennero scosse da un fremito.
"C... cosa? E perché dovremmo! E poi a chi ti riferisci? Guarda che anche tu sei un drago"
"Certo, ma non della vostra feccia. Sono stata scelta dal Maestro delle ombre infatti, e lui tornerà per eliminare il male da questo mondo e purificarlo"
Il suo interlocutore sembrava basito. Certo, probabilmente era uno di quei giovani che non conoscevano a fondo il dolore che affliggeva le terre dei draghi e i regni circostanti. L'avevano avvertita che avrebbe potuto trovarsi a che fare con individui del genere.
Le nefandezze perpetrate dal puerile desiderio di dar battaglia, unito al sentimento di sfiducia che ogni essere senziente era in grado di provare, avevano condotto il mondo ad un'era che necessitava di un operato di ricostruzione. Un mondo in cui più niente vi sarebbe stato di corrotto, poiché gli esseri viventi avrebbero cessato di esistere e, assieme a loro, la malvagità sarebbe scomparsa.
"Io n... io non capisco, ora sono io a non capire"
Cinerea sbuffò.
"Può darsi che tu sia uno di quelli a cui le cose non vengono raccontate per come stanno, o forse stai semplicemente mentendo" sentenziò con convinzione la giovane dragonessa, con portamento austero. "Sono certa che tuo padre e tua madre sanno benissimo di cosa parlo. Magari sei solo troppo giovane, e reputandoti ancora incapace di capire ti tengono all'oscuro di tutto"
Maledet rimase immobile. Dalla sua risposta paraverbale si poteva intuire che una simile affermazione l'avesse spiazzato.
"Perché... tu non sei giovane?"
In effetti apparivano piuttosto simili nelle dimensioni e nell'età. Per assurdo, tuttavia, era proprio Cinerea ad avere molti meno anni alle spalle nonostante la propria forzata maturità mentale.
lei in ogni caso non rispose. Non si aspettava una risposta del genere, né era certa di saper controbattere. Il drago poi riprese a parlare con un tono di voce lievemente incrinato dall'incertezza.
"Sei... cioè, voglio dire, sei un po' strana Cinerea. Non voglio offenderti, ma mi metti i brividi"
Sicuramente quel drago conosceva la schiettezza. Non poteva dire di non apprezzarlo. "Ci sono sicuramente cose che non so, ma i miei genitori non sono cattivi come li stai dipingendo"
Aveva imparato a dialogare con i draghi che incontrava saltuariamente durante uno dei suoi voli. Con gli adulti scambiava poche brevi parole sul proprio aspetto e con i giovani si crogiolava in manciate di complimenti. Sempre la solita storia.
Quella volta però le sembrava diverso; non tanto per gli argomenti della conversazione, che ruotavano sempre attorno al fulcro dell'incomprensione reciproca, quanto per il modo di reagire alle sue azioni e alle sue affermazioni da parte del drago nero.
Non si fece troppe domande sul colore delle squame, non era entrata in contatto con abbastanza draghi da poterlo giudicare insolito. In ogni caso si sentiva affascinata, per la prima volta da quando aveva memoria.
Senza dubbio trovare qualcuno così simile a lei non le fu sgradito, ma non significava nulla. Non era vissuta abbastanza da poter distinguere l'ordinario dall'inconsueto, come non poteva discernere il giusto da ciò che non lo era.
Questo secondo concetto, probabilmente, non era stata ancora in grado neanche di sfiorarlo. Non glielo avevano permesso.
Si voltò in direzione della sua tana, nascosta dall'orizzonte e dal suolo ricco di alberi, corsi d'acqua e costruzioni, in un luogo in cui nessuno avrebbe mai potuto sospettare l'esistenza di un intricato reticolo di gallerie sotterranee.
Le scimmie avevano assoggettato non solo numerose talpe, ma tutti quegli individui appartenenti a specie reputate in grado di erigere il rifugio perfetto. Dopo di che, ovviamente, erano stati tutti eliminati.
"Aspetta!" cercò di richiamarla il drago nero, mentre lei dischiudeva le ali e si lanciava con eleganza verso l'alto, ben attenta a far perdere velocemente le sue tracce. Se si fosse fatta scoprire mentre tornava a casa non le avrebbero più permesso neanche di uscire.
Fortunatamente la pausa, seppur breve, fu sufficiente per ristorare il suo corpo quanto bastava per non dover trattenere un gemito ogni volta che si levava in volo. Si stava abituando anche a quello, le sue ali faticavano sempre meno a tornare produttive.
Per il momento non diede molto peso a quell'incontro,. Scese verso un fiume che scorreva placido sotto di lei, proveniente dall'innevato versante di un monte di cui non conosceva né nome né origini, immergendo il muso per rinfrescarsi e abbeverarsi in vista delle prossime fatiche.
Avrebbe avuto molto tempo per riflettere, decisamente molto tempo.

Non sarebbe stata la prima né l'ultima volta in cui l'avrebbero sottoposta a quella tortura. L'unica gratificazione si consumava nella certezza di starlo facendo di sua volontà, non era una punizione.
Sicuramente le scimmie di Gaul provavano un immenso piacere nel sottoporla a quel supplizio, tuttavia sapeva fosse indispensabile affinché il maestro delle ombre la potesse avere in forze al suo fianco durante la necessaria battaglia contro i draghi. Necessaria, così le avevano inculcato.
Per ciò non protestava quando alcuni soldati entravano nella sua caverna per incatenarla ai sinistri cristalli di luce viola, da cui l'infinita potenza del suo maestro veniva drenata fino nei meandri più celati del suo spirito.
Era quasi insopportabile, più di una volta aveva ceduto chiedendo di essere liberata. Sapendo che nessuno l'avrebbe ascoltata, dal momento in cui accettava di non opporsi si sarebbe affidata completamente alla sua capacità di resistenza fisica e mentale. Il maestro, dalla convessità in cui era stato rinchiuso, riusciva comunque a donarle un po' di sollievo. La aiutava a scivolare nelle tenebre sospingendola con i suoi artigli scarlatti, accompagnandola con i suoi gialli occhi carichi d'odio.
Erano una culla per lei nei momenti di indicibile agonia che il suo corpo doveva sopportare. Sentiva di star diventando sempre più insensibile a quei trasferimenti d'energia, segno che il processo era quasi ultimato. Soltanto la sua mente, in alcuni fugaci istanti di lucidità, continuava inconsciamente ad opporsi al dominio oscuro.
Non era lei a volerlo. Lei voleva soltanto realizzare il sogno del grande drago viola, l'unica creatura davvero degna di ottenere il potere. Con lei a comandare il suo esercito avrebbe potuto condurre le sue fila oltre ogni confine, oltre ogni montagna o oceano che si fosse interposto tra loro e l'obbiettivo che si erano prefissati.
Per qualche ragione il suo spirito non voleva cedere, non accettava di piegarsi completamente. Il suo corpo si opponeva al gelido tocco delle catene, a testimonianza che una parte di lei percepiva il bisogno di frantumare i legami che la vincolavano a quel luogo.
Detestava le catene. Odiava con tutta se stessa essere in balia di qualcosa o qualcuno, avrebbe preferito di gran lunga la morte. Nonostante tutto sapeva non ci fosse modo di spezzarle, non ancora almeno.

______________________
Angolino convinto:

Da quanto non posto un angolino dell'autore! Che emozione! Va beh, volevo impregnare tutto con qualche

, ma non ho capito perché la sopraffina arte dell'html su EFP (solo su EFP) mi dia costantemente problemi xD che dire?
Spero questo incipit vi stia gustando, a partire dal passato di Cinerea che andrà incontro all'evoluzione che conosciamo, fino ai personaggi secondari che piano piano si sveleranno. Ho voluto distaccarmi un po' dall'idea di Cinerea torturata e basta come spesso si legge in giro, sia per introdurre la particolarità dei suoi elementi sia per dar più spazio alla sua forte personalità.
Maledet (come per Zell, Glaider, Solaris e Dorim in "Un destino oscuro") è un omaggio ad un amico che si sta spassionatamente leggendo la FF in attesa di sapere che fine farò fare al suo personaggio ;) per chi non ha letto un destino oscuro, consiglio di farlo prima di lanciarsi nel seguito di questa fiera lettura. Se non altro giusto per alcuni chiarimenti riguardo Malefor e gli antichi guardiani.
Ci tengo solo a precisare che i miei tempi di aggiornamento saranno molto più lunghi rispetto al passato, sia perché la tesi è alle porte (con ultimi esami annessi) sia perché non pubblicherò un capitolo finché non avrò scritto anche il successivo. Questo è dovuto al fatto che nella storiella precedente qualche volta mi toccava tornare indietro a correggere alcune cose, e vorrei evitare questo "PICCOLO INCONVENIENTE NARRATIVO" U.U

Chiudo con una tiritera tanto banale quanto probabilmente inutile: se vi va, se proprio non avete da fare oggi pomeriggio, se vi sentite in buona e se la nonna non vi ha obbligato ad iniziare la cena di capodanno a natale come accaduto a me, lasciate una recensioncina! Va bene critica, neutra, tendenzialmente positiva con sfumature purpuree fluorescenti, con il teschio rosso e nero... in tutte le versioni, almeno ci si fa due chiacchere su Spyronsolo che il fandom di The Legend ormai sembra sopito nei meandri del nulla.
Lode alla Reignited Trilogy, sia sempre consacrata la prima serie ^_^ i personaggi di The Legend però resteranno sempre impressi in me, e penso continuerò a scrivere boiate su di loro tipo per sempre.

Siccome questo angolino è già abbastanza lungo, vi ringrazio per la lettura... e vi auguro un buon natalissimo!
-Aesingr (Aes per amici e nemici)
 

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Capitolo 3
*** Grazie ***


GRAZIE



"E chi sarebbe questo Malefor?" domandò Irasu, con gli occhietti ridotti a due fessure. Tra lui e Cinerea non poteva correre buon sangue, entrambi l'avevano già appurato.
Probabilmente avrebbero finito per collaborare, o addirittura per aiutarsi a vicenda. Certamente doveva essere quella l'idea che balenava nella testa di Spyro, anche se quello non sembrava il piede giusto con cui muovere i primi passi in una nuova occulta realtà.
"Oh nessuno di speciale, solo il drago viola più potente che sia mai esistito. Sai... il maestro delle ombre, detentore di segreti magici da sempre inesplorati" rispose la dragonessa con enfasi. Fortunatamente conferì al tono di voce una sfumatura evidentemente ironica, altrimenti persino Spyro avrebbe potuto pensare che stesse elogiando il loro più terribile nemico.
"Questo Malefor è talmente famoso, che non ne ho mai sentito parlare" ribatté il tasso, con atteggiamento altrettanto sornione.
"Sta di fatto che esiste, o meglio è esistito, e noi lo abbiamo..."
"O esisterà!" si immise Spyro, con un guizzo di euforia. Cinerea si voltò a fissarlo confusa, e il tasso fece lo stesso.
Il drago ricambiò allo sguardo di entrambi con altrettanta indecisione, come se lui stesso non fosse del tutto convinto di quello che aveva detto.
"Cosa vuoi dire drago strano simile a Katlas, che provenite da un tempo non ancora esistito?"
Spyro non sapeva cosa dire. Non aveva parlato completamente per caso, ma non aveva neanche una valida spiegazione per giustificare le sue parole. Sentiva semplicemente che il loro inspiegabile viaggio non si era verificato solo a livello spaziale.
"Non so, so solo che Malefor è conosciuto attraverso il tempo e le generazioni, nessuno lo dimenticherà. Ha sconvolto in maniera troppo drastica il trascorrere della vita sul mondo perché il suo ricordo possa sfumare, arrivando vicino ad annientarla. Quindi la spiegazione possibile è soltanto una"
Cinerea alzò il collo e gonfiò i muscoli, lasciandosi andare ad un sospiro orgoglioso.
"Fantastico Spyro. Da quando in qua fai ragionamenti così complessi?"
Lui si limitò a socchiudere le palpebre. Per quanto amasse il lato pungente della sua compagna, non riuscì ad apprezzare in quel momento. La certezza che una nuova, ennesima battaglia li attendeva, non faceva che sprofondarlo sempre più nello sconforto.
Non aveva avuto neanche il tempo di sperare in giorni felici da trascorrere con Sparx, con Cinerea e con i guardiani. A malapena aveva avuto modo di metabolizzare la scomparsa di Ignitus.
Il vecchio drago saggio e brontolone, una guida luminosa in un mondo sprofondato nell'oscurità. Mondo che a quanto pareva stava volgendo loro le spalle, nel senso più letterale.
"La magia è complessa, strano drago simile a Katlas" riprese Irasu, facendo ondeggiare la coda da una parte all'altra. "Potrebbero essere successe molte, molte cose. Ma ne convengo, se l'a me sconosciuto Malefor è noto come dici, allora è probabile che veniate da una realtà futura"
Cinerea ridacchiò.
"Certo tasso che ne usi molte di parole. Sembra quasi tu lo faccia per irritare chi cerca di ascoltarti"
"Cinerea..." fece Spyro, inclinando il muso rassegnato. Non c'era modo di avere una conversazione pacifica con nei paraggi lei e qualcuno che le stava antipatico.
Questa volta però Irasu giocò la carta dello stoico, ignorandola completamente. Reazione a cui Cinerea rispose con un sorrisetto di sfida.
Il drago viola si portò un'ala sulla testa, grattandosi il collo con l'artiglio in cima ad essa con fare distratto.
"Se i miei sospetti si rivelassero fondati, avremmo a che fare con un drago viola ancor più antico di Malefor"
"Oh ma dai, sembra simpatico" disse Cinerea ridacchiando. "Piantine, alberelli... un maniaco dei fiori! La sua idea in fondo non è così male, il mondo diventerebbe molto più tranquillo"
Lo sguardo di Spyro la fece desistere dal continuare; al notare la sua espressione afflitta, capì che ad incupirlo non era lo spavento per la nuova battaglia che li avrebbe visti protagonisti di lì a poco, bensì la triste amarezza di dover combattere ancora.
Si era comportata da codarda quando venne la notte eterna, ma era cresciuta e qualcosa in lei era mutato. Si sentiva molto più simile a ciò che era un tempo. Percepiva il sangue ribollire come allora, quando Malefor dalla convessità le impartiva ordini attraverso quelle dannate scimmie.
Per quanto le avesse odiate, non aveva odiato altrettanto la battaglia. Non avrebbe mai detto allora che un giorno avrebbe camminato fianco a fianco con il suo primo obbiettivo, con il drago che aveva cercato di uccidere. Forse era l'euforia per aver vinto la battaglia contro Malefor, forse l'essersi liberata di tutto ciò che l'aveva attanagliata.
Forse aver incontrato Spyro...
Non era qualcosa in lei ad essere cambiato, era lei ad essersi trasformata. Assieme al suo aspetto, durante la sua prima battaglia di fronte al portale per la convessità, era avvenuta anche una potente mutazione spirituale che solo da poco aveva raggiunto la sua maturazione. A pensarci adesso, sentiva di essersi comportata da stupida principessa in pericolo per troppo tempo. Credeva di poter aiutare chi l'aveva salvata allontanandosi, invece non aveva fatto altro che mettere ancor di più in pericolo Spyro e i suoi compagni.
Non si era neanche accorta di aver chiuso gli occhi mentre le immagini e le voci del passato prendevano spazio nella sua mente. Quando li riaprì notò che il tasso si era messo a testa in giù e si reggeva sugli arti anteriori, come facesse l'equilibrista così tanto per sport.
Agitò le ali un paio di volte e intirizzì la coda, voltandosi verso il tempio alle loro spalle.
"Rimandiamo a dopo le nostre avversità" disse con decisione, piantandogli gli occhi addosso. "Dicci quello che sai su questi portali, per favore"
Stranamente la giovane dragonessa pareva aver intuito la gravità della situazione ed aveva assunto un tono di voce più accondiscendente.
"Quello che so?"  La risposta di Irasu non apparve altrettanto amichevole, ma perlomeno si era impegnato a rivolgerle ancora la parola. "Sono il primo ad esserne coinvolto, ne so più di quanto vorrei"
Cinerea sorrise.
"E allora perché non lo dici anche a noi?"
Il loro incendiario scambio di sguardi ghermiva il povero Spyro, che in ogni modo cercava di ignorare la sensazione di disagio per rimanere tranquillo. Con quei due che continuavano a scrutarsi in draghesco non sarebbero arrivati da nessuna parte.
Alla fine il tasso decise di cedere e con uno sbuffo si lasciò andare.
"Se avete fretta di raggiungere i caduti vi accontenterò"
"Non abbiamo paura di morire, tasso" lo redarguì la dragonessa.
"Quando ti troverai di fronte a Katlas cambierai idea, ingenua creatura"
Trascorsero un'altra manciata di secondi. Spyro ne approfittò per prepararsi al prossimo battibecco, allontanandosi di qualche passo ma rimanendo a portata d'orecchio.
Finalmente Irasu cominciò a raccontare. "I portali si stanno aprendo ovunque, senza alcun preavviso. Sono come dei varchi che si originano dal nulla, almeno così è in apparenza. Gli sgherri di Katlas si stanno dirigendo in ogni angolo del mondo, fin nei più remoti anfratti del sotterraneo più oscuro, per poggiare a terra dei minuscoli semi ricolmi di un grande potere magico con cui far germogliare i loro maledetti alberi. Dai portali poi emergono decine di bestie mostruose. Quanto mostruoso è il loro aspetto, così lo è il loro potere. Neri abomini in grado di far marcire tutto ciò che sfiorano, nutrendosi di essenza vegetale"
"Essenza vegetale?" fece eco Cinerea.
"Non mi stupisce che tu non capisca"  Il tasso continuò a parlare, senza darle il tempo di rispondere con l'ennesima frecciatina. "Ammetto sia molto difficile descrivere a parole il loro terrificante potere, dovreste vederlo con i vostri occhi. Anche se quando potrete assistervi sarà troppo tardi"
"Ancora con questa storia? Smettila di sottovalutarci, tasso"
Irasu cambiò espressione, assumendo un'aria quasi minacciosa. Roteò il coltello un paio di volte di fronte al muso e scrutò Cinerea con atteggiamento rude. Trasudava desiderio di sfida anche dal più piccolo pelo, i muscoli che guizzavano con frenesia.
Si mise in posizione di guardia, flettendo le zampe posteriori e inclinando il busto in avanti. La sua coda ondeggiava lentamente dietro il dorso, mentre il pugnale vibrava sulla sua mano destra.
"Ho affrontato i servi di Katlas, e ho perso un amico. Vediamo cosa sai fare tu, stupida creatura. Attaccami quando vuoi, cercherò di non farti male"
Cinerea spalancò gli occhi. Non credeva che sarebbe arrivato a tanto per una battuta di troppo, ma in qualche modo ammirava il suo temperamento infuocato. In un primo momento non seppe come reagire, poi snudò le zanne in un ghigno.
Aveva una gran voglia di fargli abbassare la cresta, ma ancor di più voleva essere messa a confronto con quel drago di nome Katlas che sembrava così temuto in quel mondo.
Avevano incontrato solo Irasu da quando erano giunti, e per quanto ne sapevano poteva essere l'unico ad aver paura dei suoi poteri. Magari non conoscevano qualcuno della portata di Malefor, magari non conoscevano lei e Spyro.
Senza farsi attendere balzò in avanti restando con le zampe a contatto con il terreno, scartando di lato all'ultimo istante per evitare la lama che il tasso le stava puntando contro e rispondere con una veloce sferzata di coda. Entrambi reagirono con estrema prontezza, schivando il rispettivo contrattacco con maestria.
Gli artigli di Cinerea cozzarono con il pugnale, producendo un tonfo secco e sordo; l'impatto venne seguito da molti altri, in rapida sequenza. Per un attimo Cinerea stessa rimase colpita dalla veemenza con cui si stavano affrontando, venendo per un istante abbagliata dallo scintillio della lama che il tasso le fece passare a pochi centimetri dal muso.
Indietreggiò rapidamente, spingendosi con le zampe anteriori e deviando il colpo con l'artiglio dell'ala destra. Rimase immobile a fissare l'avversario quanto bastava per carpirne le intenzioni, pronta a scattare in qualsiasi momento.
All'udirli combattere Spyro tornò indietro di corsa, con un'espressione sconcertata sul muso.
"Eih smettetela! Cosa state facendo!"
Venne del tutto ignorato. Cinerea si alzò in volo, e il tasso la seguì con lo sguardo.
Il primo pensiero di Spyro, per quanto fosse più interessato a farli smettere che al resto, si rivolse alle ali della compagna. Qualunque fossero le bravate di cui volevano rendersi protagonisti non sarebbe stato leale affrontare Irasu dall'alto. Non notò tracce di devastazione o corrosione attorno al tasso, quindi probabilmente Cinerea non aveva ancora fatto ricorso ai suoi poteri elementali, ma non sarebbe stato giusto volare per attaccare a distanza.
Tuttavia dovette ricredersi. Irasu corse esattamente sotto al punto in cui si trovava Cinerea, per poi saltare con insospettabile vigore ed aggrapparsi velocemente alla sua coda che ondeggiava nell'aria per mantenerla in equilibrio. Non le diede il tempo di librarsi troppo in alto, e le infilò gli artigli sui fianchi, tenendo ben saldo il pugnale in cima alla coda. Cinerea emise un grugnito, dibattendosi per scrollarselo di dosso.
Ci riuscì giusto un attimo prima che il tasso provasse ad affondare un taglio netto, assestandogli una zampata sul muso che lo destabilizzò e gli fece perdere la presa. Senza alcun preavviso però Irasu afferrò il manico del coltello con una zampa e, prima di cadere verso il basso, cominciò a ruotare la coda ad una velocità inaudita rimanendo per un paio di secondi sospeso in aria. Approfittò di quella breve finestra temporale per lanciare il coltello verso Cinerea, che colta alla sprovvista attinse d'istinto ai suoi poteri oscuri per tramutarsi in ombra e scivolare verso il basso nella sua forma eterea.
Quell'abilità era una delle più complesse tra quelle che conosceva, e consumava del resto molta energia. Non era abituata ad utilizzarla così rapidamente. Barcollò nel tornare tangibile, respirando profondamente per recuperare equilibrio.
"Wow" commentò Irasu, mentre atterrava sulle zampe posteriori con eleganza. "Anche il tuo Shien non è così male come credevo. Sei meno sprovveduta di quanto pensassi"
Cinerea gli dedicò poco più di un sorrisetto, ma dovette ammettere che come guerriero quel tasso se la cavava piuttosto bene. Nonostante l'adrenalina e il crescente desiderio di dar battaglia scelse di cessare le ostilità, sapeva che altrimenti avrebbe dovuto far uso del potere degli elementi e non le sembrava il caso di arrivare a tanto.
"Dovevi capirlo prima" asserì spavalda, mentre riprendeva fiato.
La risposta di Irasu l'avrebbe portata in sentieri di tenebre, da cui sentiva non si sarebbe mai potuta realmente allontanare.
"Non riesco a scavare nel tuo Shien. Il drago tuo amico è limpido, chiaro come le cristalline acque di un lago di montagna. Tu sei così distante, offuscata..."
Se non avesse avuto ben chiaro ciò di cui stava parlando, probabilmente la dragonessa avrebbe creduto che la stesse ancora deridendo.
In realtà sapeva che non era così. Lei stessa si sentiva diversa da Spyro, troppo diversa. Era stata così facile da manipolare, così labile nelle sue scelte e così incerta nel decidere. Per quanto facesse di tutto per non darlo a vedere, il terrore che aveva provato nei propri stessi confronti non se n'era mai andato.
I ghiacciai, la fucina, il cristallo. Fiamme violacee, un ruggito.
La mutazione che avvenne nel covo di Malefor, la sua rabbia, la sua smisurata potenza.
Di nuovo si era persa nella propria mente.  Fu un musetto viola, comparso a pochi centimetri dal suo, a farla tornare in sé.
"Cinerea?" chiese Spyro apprensivo. "Che succede?"
Restò a fissarlo per qualche interminabile istante. Possibile che non riuscisse ad accettarlo? Eppure Spyro era lì, da tempo ormai le aveva dimostrato di averla non solo perdonata, ma di aver sempre creduto ciecamente in lei.
Non riusciva ad accettare se stessa, neanche adesso che aveva dichiarato apertamente ciò che provava per lui. Certo l'amore era qualcosa di tremendamente complesso, troppo zirigoggolato per poter essere espresso con sole due parole, ma lei sapeva che non era stato solo un ultimo atto di follia prima di esplodere in un cielo di luce.
Spyro non aveva avuto il tempo di risponderle, perché entrambi si erano disintegrati come pugni di sabbia in una bufera. O almeno così avrebbero creduto, prima di ritrovarsi in quel mondo dimenticato dagli antichi.
Senza rispondere si voltò, dirigendosi fra la fitta boscaglia che pareva rivestire qualunque orizzonte in cui lo sguardo riusciva a perdersi. A sentirne parlare quel Katlas non la inquietava in alcun modo, le sembrava quasi una barzelletta. Non riusciva a spaventarsi di qualcuno che voleva far crescere degli alberi. Ora che cominciava a realizzare quell'insolita situazione, però, una strana sensazione di disagio cominciava a farsi strada in lei. Pensare di trovare solo vegetazione ovunque sarebbe giunta non appariva più così piacevole, non dopo ciò che aveva raccontato Irasu.
Qualunque cosa stesse accadendo da quelle parti, non era comunque abbastanza rilevante da riuscire a sommergere i suoi ricordi.
"Oh, la tua amica si è offesa per il nostro piccolo pareggio?" sghignazzò il tasso.
"No" rispose Spyro. "Sono... sono sicuro ci sia qualcos'altro"
Lasciando Irasu a destreggiarsi in inutili movenze con il suo pugnale, il giovane drago la seguì fin sotto i pini e gli abeti che la facevano da padroni in quelle lande in apparenza così immacolate ma allo stesso tempo così desolate.
"Cinerea" la chiamò, osservandola stendersi ai piedi di un grande tronco.
Qualcosa non andava, ma come lei aveva sempre detto era troppo ingenuo per capire. Di una cosa però era sicuro: i suoi occhi smeraldini apparivano velati, molto più opachi e lontani del solito.

***

Il drago nero era di fronte a lei. L'espressione di chi non temeva la morte, né cosa sarebbe accaduto se avesse continuato a vivere.
Cinerea torreggiava su di lui, con un misto di compassione e rammarico. Gli aveva fatto capire in ogni modo che doveva starle alla larga, e lui aveva cercato a qualunque costo di seguirla per scoprire dove viveva. Che fosse il suo aspetto o chi sa cos'altro ad averlo attratto fin lì ormai era troppo tardi.
"Perché hai voluto rischiare fino a questo punto? Guarda in che situazione ti sei cacciato"
Maledet si trovava all'interno di una buia cella sotterranea, sepolta in fondo ad uno dei rami del grande reticolo di gallerie su cui le scimmie avevano il pieno controllo. Considerando il loro fare assolutamente selvaggio e la loro crudeltà era un vero miracolo se il drago nero se l'era cavata con poco più di una ferita ed era ancora vivo.
"Adesso non posso farti uscire in alcun modo"
Maledet sollevò il muso e lo girò dalla parte opposta. Se ne stava disteso sulla gelida nuda terra, con espressione sognante e smarrita. L'ala sinistra era lacerata vicino all'attaccatura, mentre un altro taglio gli solcava la spalla destra.
Evitava il suo sguardo con convinzione, come a volerla far sentire in colpa per ciò che aveva fatto.
Quando le avevano ordinato di attaccare l'intruso, Cinerea non aveva potuto fare altrimenti. Se si fosse rifiutata, o addirittura avesse cercato di difenderlo, sarebbe andata molto peggio per entrambi. Avanzò di qualche passo, poggiando tre artigli di fronte al suo muso.
"Ti avevo avvertito, quindi è inutile tu tenga quel muso ostile. Tanto..."
Non volle concludere la frase. Per qualche motivo, un brivido le attraversò il dorso prima che potesse sputargli sul muso un -... tanto per te non c'è più speranza-.
Li aveva sentiti parlare dello strano colore delle squame di Maledet, corrotto quanto il suo. Li aveva sentiti parlare di insensibilità al dolore; li aveva sentiti parlare di molte altre cose, prima di scendere a portargli un po' di cibo che il drago aveva divorato fino all'ultimo frammento d'osso. Non gli fece capire che era andata a caccia per portargli qualcosa di più appetitoso di quello che le scimmie le avevano ordinato di consegnargli, ma data la loro ostinata stupidità, poté agire come meglio credeva.
Le sentì proferire una frase in particolare, a cui in quel preciso istante non riuscì a dare molto peso, e che non avrebbe stanziato nella sua memoria per molto.
"Il suo spirito sembra solido come una quercia, incrollabile. Non è spaventato da quello che potrebbe capitargli, è un drago nero"
"Si. Ma adesso pensiamo a Cinerea, è quasi giunto il momento. Nessun drago deve interessarci più del ritorno del grande maestro adesso"
E il misterioso drago nero fu dimenticato, in quella prigione fredda e buia.

***

"Cinerea"
Spyro le si era steso accanto. Irasu per qualche ragione aveva deciso di lasciarli soli. Forse si era reso conto che Cinerea era davvero in difficoltà, e non certo per il loro scontro di poc'anzi.
"Spyro, ascolta... io credo di..."
"Non ti ho mai vista così. Non dicevi che Katlas non ti incute timore?"
"Non è lui, o meglio... anzi si, credo sia lui"
Spyro si accigliò. Portò una zampa sotto al mento e allontanò leggermente il muso da quello di lei.
"Stai mentendo"
Cinerea ridacchiò.
"Non ci voleva un genio per capirlo, vero?"
"Direi di no, se ci sono arrivato io. Che succede?"
Lei restò in silenzio. Si voltò, rimanendo immobile a fissare il cielo che stava volgendo alla sera. Le stelle prendevano lentamente il posto dei raggi solari, mentre una delicata brezza abbracciava le loro squame. Il contorno delle chiome, tinte di rosa, stava sfumando in un morbido azzurro che presto sarebbe divenuto oscurità.
"Ricordi quello che ti ho detto?"
"Cosa?"
"Quello che ti ho detto prima di..."
Si interruppe, tornando a fissarlo negli occhi.
"Ah. Quello" fece Spyro, sorridendo. "Immagino mi dirai che ti aveva dato di volta il cervello, e che tanto stavamo per sparire quindi non avrebbe..."
"no!"
La secca risposta di Cinerea pietrificò le parole fra le fauci di Spyro. La dragonessa aveva drizzato il collo repentinamente, arrivando a sfiorare il naso del drago viola con il suo. "No Spyro, non mi pento di quello che ho detto"
Rimasero entrambi a fissarsi a lungo, così a lungo che il cielo sopra le loro teste fece in tempo ad ottenebrarsi per volgere alla notte. Le ombre calarono sui due, mentre il tasso se ne stava appollaiato su un ramo a qualche albero di distanza, assorto anch'egli nei propri pensieri. Non sembrava impicciarsi nelle loro questioni, anche se quei due lo incuriosivano.
"E allora? Cos'è che ti turba"
Cinerea non trovava le giuste parole. Anche se ne avesse trovate, sapeva quale sarebbe stata la risposta di Spyro. Ne era completamente certa.
"Tu davvero non ci arrivi? Com'è possibile che non ti renda conto di cos'ho fatto, di quello che sono stata?"
Spyro sgranò gli occhi, genuinamente scioccato.
"Ancora con questa storia? Cinerea... hai combattuto al mio fianco, al fianco di Sparx, al fianco dei guardiani, come puoi ancora pensare a quello che è accaduto prima? E poi perché adesso! Perché non vuoi capire?"
Già, perché adesso? Perché solo ora le tornavano in mente quel drago e quei giorni di solitudine?
In fondo non aveva udito altro che le parole di Irasu, anche lei trovava strano che fossero bastate per ridurla in quel modo.
"Penso di..."
"Ascolta" esordì Spyro, più risoluto di quanto non fosse mai stato. "Io so chi sei, conosco Cinerea. So che non eri in te, l'influsso di Malefor ti aveva resa ciò che eri. Non è mai stata colpa tua. Guarda me, forse era meglio se me ne fossi andato con quell'esplosione, non ho idea di come controllare i miei poteri qualora riemergano! Ho paura di me stesso, più di quanta non ne abbia per quello che ci aspetta d'ora in poi. E tu non puoi lasciare che io perda ancora il controllo, sei tu l'unica in grado di fermarmi"
"Spyro..."
"Sei tu ciò che mi ha permesso di arrivare fino a qui, e sono certo che sia per merito tuo se siamo ancora vivi. Pensa a quanta fiducia ti abbiamo dimostrato, a quante volte ci siamo protetti a vicenda, a quello che..."
"Spyro!"
Qualcosa di molto simile ad una lacrima stava per scivolare sulle squame del muso di Cinerea. Nessun pianto però venne mai.  
"Grazie"
Istanti di silenzio. Non riuscivano a distogliere lo sguardo l'uno dall'altra, non avevano motivo per farlo.
Spyro allungò un'ala verso la dragonessa e la trasse a sé, afferrando con una zampa la sua testa e portandola dolcemente sul proprio collo. Qualunque altra parola sarebbe stata superflua. Cinerea aveva molto altro da chiedere, altro da dimostrare, ma lui le aveva tolto ogni desiderio di ribellione. Non capiva come quel drago potesse avere la presunzione di conoscerla davvero, eppure sapeva che aveva ragione.
Spyro aveva scavato nella sua anima più di quanto non fosse riuscita a fare lei stessa.
Il drago le portò le zampe sulle spalle e la strinse a sé in un abbraccio che aveva ben più di un significato. Poteva essere affetto, poteva essere amore.
Poteva essere qualunque cosa. Stava di fatto che la faceva stare bene.
Le portò la coda attorno ai fianchi e la strinse a sé, avvicinando ulteriormente il muso e poggiandolo a sua volta sul collo di lei. Rimasero appoggiati a quel tronco fino all'alba, senza più riaprire gli occhi. Scivolarono nel sonno quasi non rendendosene conto.
Quella notte i sogni di Cinerea sarebbero potuti divenire incubi raccapriccianti, le più nere paure sarebbero anche potute riemergere; ma qualunque cosa fosse accaduto, adesso aveva qualcuno con cui condividere tutta se stessa.
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Eccoci! Finalmente riesco a pubblicare il terzo capitolo. D'ora in poi, avendo fortunatamente finito gli stramaledetti studi, ho un po' di tempo e soprattutto un sacco di voglia in più per scrivere. Quindi potrebbe uscire un capitolo a settimana o chi sa... anche qualcosina in più!
Non faccio pronostici sulla durata della storia, anche se non penso di tirarla troppo per le lunghe. Il tema draghi neri è qualcosa di originale dato che non è presente nei giochi, ma diverrà a breve la colonna portante del racconto.
Per questo capitolo un po' di pucciosità, dal prossimo si inizia a fare sul serio! Tranquilli che Cinerea non si è rammollita, come avrete capito sarà più protagonista lei di Spyro in questa fan fiction.
Ringrazio ancora tutti i lettori silenziosi, la mia recensora Chrissssss e quelli che mi mandano i commenti in privato che sono comunque ben accetti.

Un salutone dal vostro drago azzurro che puzza di pesce!

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Capitolo 4
*** Draghi neri ***


DRAGHI NERI



Il sole, alla nuova alba, non mancò di gettare i suoi caldi raggi in mezzo a fiotti di nuvole sparsi nel cielo. Come ogni mattina, la grotta si tingeva di venature d'ambra, in mezzo all'oasi di verde e d'acqua che circondava la caverna. L'energia emessa dai cristalli incastonati nelle pareti vibrava e pulsava, inondando di bagliori azzurrini l'interno del vano, smussato e levigato in ogni suo più piccolo anfratto.
Un fuoco bianco e lucente risplendeva al centro della caverna, riflettendo le proprie lingue sul pavimento e creando giochi d'ombra ogni volta che vibrava diffondendo candori in quasi ogni angolo della tana.
"Visto che meraviglia? È così splendido..."
Passi leggeri e sinuosi si mossero lungo tutto il perimetro, cadenzando con il ticchettare degli artigli ogni singolo movimento.
"Già. Ogni mattina lo ripetete, signore"
"Oh lo so, è solo che ogni giorno non posso far a meno di ammirare questa morbida luce, pensando a ciò che diventerà. Così limpida, così... magica"
La creatura portò una zampa vicino al fuoco, avvicinando gli artigli al calore delle fiamme. Esse accesero le squame viola che la ricoprivano di una sfumatura purpurea, danzando attorno alla grande gemma da cui scaturivano perpetue come un flusso d'energia inesauribile.
"Certo signore. Ce l'abbiamo fatta"
"Lo so. Anche tu tendi troppo spesso a ripeterti"
L'altro sghignazzò.
"Anch'io non posso fare a meno di compiacermi in effetti. Chi avrebbe mai detto che sarebbe stato così semplice?"
"Semplice non direi. Certo lo sarà stato per te, che non hai fatto altro che adularmi tutto il tempo"
"S... signore, ho guidato le truppe come da voi richiesto, ho piantato i semi e ho spazzato via ogni tentativo di opposizione. Cos'altro..."
"Finiscila, non sopporto quando mi chiami signore. Comunque hai ragione" La creatura allontanò la zampa dal fuoco, voltando lo sguardo verso l'interlocutore. "Non ho dato il giusto peso ai tuoi sforzi"
Le sue labbra si schiusero in un sorriso, mentre gli occhi di nera pece divoravano l'inferno.
"Hai scacciato quei maledetti lama?"
"Certo, gli Atlawa sono stati annientati, assieme alle loro sciocche credenze"
Un passo, un altro. La figura si riportò nella penombra.
"Perfetto. Che mi dici delle talpe e dei loro stupidi alleati guerrieri?
"I pochi minuscoloidi superstiti si sono rintanati sotto terra, non sarà facile trovarli tutti. I tassi invece erano degli ossi duri, ma credo non ne sia rimasto neanche uno"
Un sospiro.
"Ne dubito"
"Signore?"
"Certo non possono resistere a lungo, ma sicuramente non sono ancora scomparsi"
Folate di gelidi venti spirarono all'interno della grotta, incontrando vampe di calore provenienti dalla direzione opposta. Guizzanti flussi elettrici, echi profondi, ombre silenti.
"Questione di tempo, non ne servirà molto"
"Il tempo è qualcosa di immutabile Izric, non va sprecato. Neanche un drago come me può piegarlo a suo piacimento, per quanto possa cercare di ingannarlo"
Sempre più energia si stava convogliando fra quelle solide pareti. La vita che abbracciava la morte, ogni elemento si univa all'altro in una spirale senza fine.
"Eppure sapete che il risultato possibile è soltanto uno"
"I risultati possibili sono molti, sta a noi scegliere di raggiungerne uno in particolare"
Attorno al covo, splendenti cristalli pulsavano di potere. Neanche la chioma del gigantesco albero che li sovrastava, gettando le proprie fronde attorno alla roccia della caverna come per abbracciarla, riusciva ad oscurarli.  Tanto luminosi da poter essere scorti a grande distanza sotto il caldo sole di mezzogiorno, tanto carichi da poter esplodere da un momento all'altro.
Tanto potenti e pieni di vita, da incutere timore perfino alla nera signora. I due draghi si scrutarono negli occhi, le bianche zanne rilucerono come scintille.
"C'è abbastanza energia per rievocarlo, sarebbe inutile indugiare ancora"

Svegliato più dalla tensione che dal riposo, Spyro si destò con i primi chiarori mattutini appena abbozzati. Si ritrovò aggrovigliato a Cinerea, stretta nell'abbraccio in cui l'aveva racchiusa la sera prima.
Rimase ad attendere. Ascoltò semplicemente il regolare respiro della dragonessa e il battito del suo cuore, a pochi centimetri dal proprio; non v'erano che poche ossa e qualche squama a separarli.
A pensarci, era la prima volta da quando la conosceva che si era ritrovato ad addormentarsi così vicino a lei. Quando ancora vivevano al tempio Cinerea era troppo insicura e schiva per potersi lasciar andare, e altre occasioni per riposare come si deve non ce n'erano state. Certo che la vita dell'eroe era dura, soprattutto se l'eroe non era altro che un cucciolo costretto a lottare per salvare un Regno dei draghi in totale declino.
Era curioso di sapere cosa stessero facendo Sparx, Hunter e gli altri. Se davvero il tentativo di contenere l'esplosione li avesse proiettati indietro nel tempo, e non riusciva ancora a crederci, il mondo che avevano appena lasciato stava vivendo i primi giorni di pace da tempi immemori.
Quando la sua storia ebbe inizio, nella spensierata palude accudito dai suoi genitori in mezzo a funghi e algarane, la guerra era già in corso. Ritornare a quei giorni gli trasmetteva un'immensa amarezza, soprattutto perché in fondo sapeva il motivo dei rimorsi di Cinerea.
Lei aveva imprigionato Cyril, Volteer e Terrador, e sempre lei aveva causato i dolori e le sofferenze di cui Ignitus gli aveva parlato. Non glielo avrebbe mai detto, ma al suo posto si sarebbe tormentato allo stesso modo. Le parole dell'eremita ad Avalar non avevano fatto altro che aggravare il grosso peso che già si portava sulle spalle, parlò dei suoi occhi.
Non era certo di poter lenire il rossore delle ferite che lei stessa si era causata seppur non per sua volontà, ma ancor meno era sicuro di poterla capire come avrebbe voluto. Quando aveva chiesto all'Aedo di mostrargli la storia di Cinerea ben poco era riuscito a scorgere e a comprendere. Sapeva che Malefor l'aveva avvelenata con i suoi poteri oscuri, e aveva scoperto che l'influsso negativo l'aveva trasformata prematuramente in una dragonessa dalla forza smisurata e dalle folli ambizioni. Le scimmie seguivano i suoi ordini, in quanto generale dell'esercito del Maestro delle ombre, anche se erano stati loro ad usarla.
Poi venne la notte eterna. Quello che avevano passato nella nave, tra scavenger e pappagalli dalla dubbia moralità, non fu niente se paragonato alla richiesta dell'aedo di nascondersi alla tempesta per poter sopravvivere a quei giorni nefasti. Il successivo scontro con il re delle scimmie, un raggio di luna e...
Il nero.
Ricordava, per quanto offuscato dalla rabbia, il momento in cui aveva perso la ragione. Come disse quel giorno a Cinerea non riusciva a controllarsi, e dubitava ci sarebbe riuscito se la furia avesse preso di nuovo il sopravvento. Più di una volta si sarebbe potuto lasciar andare, liberare tutta la potenza sopita nel suo destino di drago viola, ma aveva scelto una via diversa. Lei lo aveva guidato.
La coda di lei si mosse nel sonno. Le sue labbra emettevano qualche suono ovattato, come stesse rispondendo ad un sogno a cui Spyro non aveva accesso. Pensò che avrebbe dato qualunque cosa per scoprire quali fossero le sue più grandi gioie, e quali invece i più oscuri terrori.
Accostò un orecchio alla sua bocca, come si aspettasse che gli strati del sogno in cui Cinerea era immersa sarebbero così fluiti in lui. I suoni, inizialmente ovattati, cominciarono a delinearsi.
Le parole presero forma, e la udì parlare. Forse cantare:
"Morirei per te,
Attraverserei il cielo per te,
Invia una luce infuocata, per accompagnarmi.
Sei tutto ciò di cui ho bisogno, sei la mia libertà...
Dove i nostri cuori si spalancano,
Dove il nostro legame continua a vivere,
Questo fuoco ci guiderà fino a casa"
Come ipnotizzato, Spyro batté le palpebre a fatica.
Cosa? Che accidenti stava sognando?
Erano quelli i più remoti anfratti della sua mente, in cui si annidava il passato di una spregevole dragonessa oscura?
"Già sveglio?"
La voce di Irasu quasi gli fece prendere un colpo.
Le sue ali saettarono. L'inconscio desiderio di difendere Cinerea e se stesso prese istantaneamente il sopravvento, ottenendo però tutt'altro che l'impressione che voleva dare. Per poco non aveva assestato un ceffone sulla testa della compagna con il ventre dell'ala, in maniera goffa e bizzarra.
La stessa Cinerea a quel punto si destò spalancando gli occhi. Alzò il muso di scatto, centrando con le corna anteriori il mento di Spyro, che non aveva fatto in tempo a togliersi di mezzo. Si rese conto solo dopo diversi secondi di cos'era successo, e scoppiò a ridere nel vedere il drago portare gli artigli attorno alla mascella con una smorfia.
"Spyro! Come mai mi eri così appiccicato?"
Non realizzò minimamente di essersi assopita fra le sue zampe che la consolavano, ma in ogni caso l'avrebbe rimproverato comunque.
"Oh, sai com'è... mi serviva un appoggio" bofonchiò lui ridacchiando.
Cinerea allungò il collo e gli scostò una zampa con il muso, controllando l'entità del danno con un sorriso.
"La tua testa è così dura che nessun corno può scalfirla"
"Arh... infatti mi hai distrutto il mento, non la testa"
Dopo qualche istante di perplessità anche Irasu si era lasciato andare ad una risatina, forse più di scherno che di divertimento. Lo confermò poco dopo, rivolto ovviamente alla dragonessa.
"È così che lo tratti? Dopo che ti ha cullata tutta la notte?"
L'occhiataccia fu inevitabile. La cosa più divertente fu che anche Spyro, all'udire quelle parole, si voltò con fare indispettito.
In barba ad ogni previsione, la risposta di Cinerea fu anche piuttosto garbata.
"Sai che ti ho sognato tasso? Il tuo tempio aveva l'aspetto di una grande noce di cocco"
"Ho sempre sognato di vivere in una noce di cocco" rispose Irasu, fin troppo sinceramente perché la sua apparisse come l'ennesima battuta.
Cinerea inclinò il muso sbuffando.
"Sicuramente. Io ho fame"
Spyro, che invece era interessato all'argomento, si avvicinò curioso.
"Irasu, perché il tuo tempio è così... insolito?"
Il tasso fece guizzare la coda da una parte all'altra, con la sua arma sempre a portata di zampa.
"Per quale motivo sarebbe insolito? I miei compagni ne avevano eretti molti di templi così, le talpe li hanno costruiti in cambio della nostra protezione"
"Talpe?" chiese il drago, tornando con la mente agli scontri sulla nave di quei dannati pappagalli e alla battaglia contro il macchinista.
"Si beh, non ne vedrai molte in giro. I sopravvissuti si sono nascosti diversi metri sotto terra, sperando di sfuggire alla follia di quel mostro"
"Katlas?"
 "No, mia zia"
Cinerea cominciò a trovarlo simpatico. Cioè, un pochino; giusto quanto bastava.
"Da come ne parli, sembra che gli altri templi siano..."
Il tasso si prese qualche secondo per rispondere, incupendosi. Da quando l'avevano incontrato non aveva mai mostrato chiari tentennamenti, ma l'argomento pareva sfiorarlo emotivamente più di quanto cercasse di non dar a vedere.
"Quest'erba, così fresca ed idilliaca, ricopre le rovine di centinaia di costruzioni e i resti di migliaia di corpi. Prima o poi anche la mia casa finirà per essere divorata da quelle maledette erbacce, ma finché avrò vita non permetterò a quegli scellerati di portarmela via"
Sul muso di Spyro si dipinse un'aria malinconica. Perdere la propria dimora non sarebbe stato piacevole in nessun caso, ma in un mondo in cui non era rimasto altro che piante l'idea appariva ancor più spaventosa.
"C'è qualcosa che mi sfugge, Irasu. Se Katlas sta cercando di eliminare la vita ovunque, come fai a nutrirti?"
"Ecco bravo, come facciamo a nutrirci?" gli fece eco Cinerea, agitando la coda. "Devo andare io a raccogliere la colazione, ecco come"
Spyro si voltò a fissarla, poi tornò a concentrarsi su Irasu.
"Di prede ne troverete a volontà, giovane drago simile a Katlas. Non fanno parte del progetto di annientamento"
"Non capisco" ribatté il drago viola, sbattendo le palpebre.
"Non sono loro a spezzare quello che lui chiama equilibrio, bensì quelle come me, come te, e come... lei" concluse in tono grave, indicando Cinerea. Lei ricambiò con una buona dose di adorabile indifferenza. Ci mancava solo cominciasse a fischiettare.
"Intendi... gli esseri senzienti"
Il tasso roteò la coda un paio di volte, poi annuì.
"Si. E ci stanno riuscendo, a sbarazzarsi di noi. Alcune specie sono già scomparse e molte altre se ne andranno. La prossima sarà la mia"
"Mi... mi dispiace. Quanti siete ancora in vita?"
Irasu sollevò una zampa, agitando un'artiglio in direzione del proprio muso.
"Uno"
Spyro impiegò un po' a metabolizzare quelle parole. Si rese conto a malincuore di trovarsi di fronte all'ultimo esemplare di una specie, e per quanto ne ignorasse usanze, costumi e caratteristiche non poté fare a meno di ricoprirsi di un velo di tristezza e sconforto. In effetti non aveva mai visto nessuno d'aspetto simile a Irasu, segno che la loro specie non solo si era estinta con lui ma era persino stata dimenticata.
Rimasero entrambi in silenzio. Cinerea, senza curarsi troppo dei loro discorsi, si era allontanata nella boscaglia in cerca di qualche animale su cui avventare le fauci, mentre alcune farfalle dai vivaci colori svolazzavano a pochi metri sopra la sua testa.
"Irasu, io..."
"Aah giovane drago simile a Katlas, non disperarti per me" lo interruppe il tasso, puntando l'artiglio verso il tempio. "Finché il mio Shien resisterà io combatterò, e finché combatterò proteggerò quelle colonne a qualsiasi costo"
"Cos'è questo Shien? Se ho ben capito è l'energia che abbiamo dentro di noi, giusto? La nostra realtà sembra così diversa dalla tua"
Irasu fece un balzo verso Spyro, saltandogli quasi addosso e avvicinando il muso al suo. Il drago non percepì alcuna minaccia, tuttavia non nascose uno zampillo di spavento.
"L'energia è molto complessa. Lo Shien è potere... puro potere vitale, di cui quegli sporchi vermi vogliono impadronirsi. Ognuno di noi dentro di se possiede del potere, in quantità ovviamente diverse. La nostra specie era una delle più abili nel padroneggiarlo e nell'elevarlo, seconda solo a voi draghi che siete in grado di raccogliere l'energia e trasformarla"
"Intendi gli elementi?"
"Intendo quelli che in te portano calore e gelo, solidità e potenza"
Spyro distese le ali, poggiandole lungo i fianchi.
"Credo di capire, riesci a percepire i nostri poteri.  In Cinerea cos'hai visto?"
Irasu emise un grugnito sommesso, sventolandosi la coda davanti al muso come a muovere l'aria.
"Con lei è più difficile. Potrei suggerirti il respiro, il ruggito, la corrosione e il buio. Sembra tutto molto alterato, anche perché è un drago nero e nessuno sa cosa ronzi nella mente a quelli"
"Draghi neri?" chiese Spyro, sorpreso. "Ne conosci altri?"
Irasu mosse piano il capo.
"Non conosco nessun drago, giovane Spyro. Nessun drago, capisci?"
-Se non altro mi ha chiamato per nome- pensò Spyro accennando un sorriso. Poteva essere anche un buon passo avanti, avrebbe dovuto dirlo a Cinerea.
Si voltò d'istinto verso il sottobosco in cui era scomparsa, preparandosi a vederla tornare con qualche lepre fra le fauci. Sempre ve ne fossero state, certo non si aspettava di trovare gli animali delle Alte pianure o della Ghiacciaia di Dante in un luogo simile.
"Non conosci nessun drago, d'accordo. Ma cos'hanno di speciale i draghi neri?"
Irasu avvicinò ancor di più il muso al suo, poi tornò ad appollaiarsi sull'albero da cui era sceso.
"Non sembri provenire da tempi non ancora trascorsi, giovane Spyro. Sono troppe le cose che non sai"
"Vedi Irasu" si giustificò lui, sedendosi. "La mia storia è un po'... come dire, insolita. Il mio uovo è stato ritrovato da un drago guardiano del fuoco, Ignitus, che mi ha salvato dalla morte ancor prima che nascessi. Tutte le uova nell'anno del drago sono state distrutte, tranne la mia e quella di Cinerea, e poi la mia vita è cominciata in mezzo a una famiglia di libellule"
Così Spyro raccontò di sé, di Sparx, della battaglia con Cinerea, del Maestro delle ombre, dell'Aedo; spiegò dei guardiani, di come fosse stato addestrato per imparare a dominare gli elementi e di come ne avesse perso il controllo durante il suo primo grande scontro; narrò delle sue trasformazioni, della caduta di Ignitus e del cuore del mondo.
Irasu comprese poco a poco che alcune delle specie da lui incontrate erano sopravvissute, e che altre si erano evolute divenendo più o meno ostili. In particolare sembrò incuriosirsi riguardo ad Hunter, che Spyro enfatizzò come valido guerriero e caro amico che li aveva salvati poco dopo il loro risveglio.
C'era un fattore però che lo colpì particolarmente, nella realtà da cui proveniva Spyro di Katlas non v'era traccia. "L'Aedo ha detto molte cose, spesso incomprensibili" aggiunse Spyro con un mezzo sorriso. "Ma non ha mai parlato di un drago viola che fosse vissuto prima di Malefor. Anzi, ha chiaramente detto che Malefor fosse il primo drago viola e ovviamente il più  potente"
Irasu rimase in silenzio ad elaborare le varie informazioni. Man mano che Spyro procedeva nel racconto, il tasso si era fatto sempre più aperto e vivace. Ascoltare quella storia gli aveva dato conferma di quello che aveva solo intuito inizialmente, quel drago aveva combattuto non poco.
"Quello che racconti è interessante, giovane drago simile a Katlas, ma..."
Spyro, per la prima volta da quando si erano incontrati, gli rivolse un'occhiataccia.
"Non sono simile a Katlas. Non voglio essere simile a Katlas, anche se non so nemmeno chi sia"
"Si, certo, perdonami giovane Spyro"
Il drago sogghignò.
"Sembri Ignitus"
"Il guardiano del fuoco? Lui sembra molto più vecchio di me. Non voglio essere simile ad Ignitus, anche se non so nemmeno chi sia" ribatté il tasso ripetendo le sue stesse parole, bofonchiando con fare burbero.
Cinerea non aveva tutti i torti a considerarlo rimbambito.
"Stavo dicendo, prima tu mi interrompessi, c'è qualcosa che nel tuo racconto non mi sembra al suo posto. Cinerea, tu l'hai incontrata che era già un drago nero se ti ho seguito attentamente. Quindi tu non hai mai visto il suo vero aspetto, dico bene?"
Spyro  sgranò gli occhi. In che senso vero aspetto? Per qualche motivo quella domanda suscitò in lui uno strano tumulto di emozioni indescrivibili, come avesse sempre covato in lui la sensazione che in Cinerea qualcosa non andasse. In vita sua non aveva avuto a che fare con altri draghi che non fossero i guardiani, ma l'aspetto di Cinerea che dal primo momento l'aveva affascinato era rimasto quello di una draghetta piuttosto insolita anche dopo che l'ebbe liberata dall'influsso di Malefor.
"Cosa intendi, Irasu?"
C'era qualcosa che non sapeva, qualcosa di molto importante.
"Non si nasce draghi neri, giovane Spyro, si diventa"

Cinerea non si aspettava certo quello che avrebbe trovato. Sembrava impossibile, ma non aveva avuto neanche il tempo di allontanarsi che i guai l'avevano già raggiunta.
Le passò anche la fame. Strani odori e movimenti fruscianti la obbligarono a fermarsi, quando ormai era già distante da Spyro ed Irasu; troppo distante sia per avvertirli che per chiedere aiuto. Non che l'avrebbe fatto, in ogni caso.
La foresta aveva cominciato ad aggredirla senza alcun preavviso, mentre grossi coleotteri, piante e vermi avevano tappezzato il suolo. Si imbatté in un sinistro corso d'acqua dalle tinte inquietanti, come se nel fiume fosse stata disciolta un'acida sostanza violacea e maleodorante.
Dovette prestare attenzione sia ai pungiglioni che ai sottili dardi con cui le bestie la stavano bersagliando, rendendosi presto conto che era tutto fuorché un attacco casuale. Alcuni degli esseri sbucavano da piccoli nidi nascosti fra i cespugli, altri simili a rospi cercavano di colpirla con la loro lunga lingua.
Ciò che più la preoccupava però era un'alta e massiccia creatura, fatta interamente di tronchi e viticci, che la scrutava imperturbabile in mezzo alle fronde. Avanzava a passo lento  e pesante, costeggiando il fiume violaceo mentre il suono delle sue membra che si muovevano produceva tonfi secchi e minacciosi.
Drizzò la coda, sollevò il collo e con un ringhio dischiuse le ali. Era giunto di nuovo il momento di combattere.
-Chi sa quante volte Spyro è finito in simili situazioni- si ritrovò a pensare, compiaciuta. Quel drago aveva affrontato ogni sorta di pericoli, e ben poco tempo aveva avuto per apprendere. Ancor meno per praticare.
Anche lei non avrebbe perso tempo. Non chiedendosi neanche il perché di una così massiccia aggressione, balzò in aria e si scagliò contro gli insetti in volo. Generò un turbine di vento con il rapido battito delle ali, impedendo loro di avvicinarsi e scacciandoli ancor prima che la raggiungessero.
Gli avversari a terra erano un problema soltanto per il loro numero, ma non lo sarebbero stati se avesse prestato attenzione a dove metteva le zampe. Scese in picchiata su due vermi schifosi e li sollevò in aria, gettandoli verso il basso con ferocia preparandosi ad evitare un pugno della creatura di legno che cercò di colpirla prima che fosse tornata in alto. Stava considerando di ignorarli e continuare a volare quando altri coleotteri velenosi le furono addosso, obbligandola a muoversi verso il basso come volessero spingerla dagli altri.
Il mostro emetteva strani versi. Il suo tetro volto intagliato nella corteccia non le incuteva timore, la situazione dannatamente surreale però non era di suo gradimento. Da dove erano sbucati tutti quei cosi?
Appena si era avvicinata a quelle acque era emerso il finimondo. Drizzò il collo e lo puntò sulle bestie sotto di lei, atterrando fra un orda di bestioline impazzite su cui riversò l'energia del suo soffio rosso, con un ruggito che li terrorizzò inchiodandoli sul posto. Il suono della sua voce si espanse tutt'attorno, stordendo gran parte degli avversari, dandole il tempo  di allontanarsi ancora dalla creatura lignea.
Poi sentì una voce.
Questa volta fu lei a rimanere impietrita.
No, non poteva essere.
"Cinerea..."
 

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Capitolo 5
*** Il Maestro delle ombre ***


IL MAESTRO DELLE OMBRE



"Non hai paura?"

Cinerea era in piedi di fronte a Maledet, di nuovo. Era la seconda volta a distanza di qualche ora che scendeva per fargli compagnia, o meglio per essere lei in prima persona a godere della sua vicinanza e della sua voce.
Non aveva possibilità di dialogo con altri che non fossero il drago nero. Il lato più cinico della dragonessa gioiva della sua cattura, poiché in qualche modo il ruolo di carceriera la distraeva e la faceva sentire potente.
La stupidità di Maledet e il suo tentativo di seguirla avevano fatto sì che quei momenti divenissero il suo unico sfogo in mezzo alle ore trascorse ad allenarsi e a lasciarsi torturare. Era arrivata anche a distendersi accanto a lui, a parlargli in maniera più pacata. Aveva persino provato a farlo allontanare. Purtroppo le scimmie, per quanto ingenue, non erano così sciocche da lasciare i corridoi scoperti. Così indebolito e affamato avrebbe dovuto trascinarlo di peso all'esterno, e non sarebbe riuscita a battere le ali un paio di volte che qualcuno li avrebbe intercettati per punire entrambi in maniera esemplare.
Già era un miracolo che avessero deciso di lasciarlo in vita, se quella prigionia potesse esser considerata migliore della morte. In effetti non gli era stata torta una squama, permettevano che lei gli portasse il cibo quando voleva e solo qualche volta si divertivano a prenderla in giro affermando che si fosse trovata un compagno. Né il lurido re delle scimmie né i suoi subordinati sembravano mostrare molto interesse per quanto accadeva nelle prigioni.
Le piaceva avere il controllo su qualcuno una volta tanto. Tuttavia le sembrava dannatamente sbagliato infierire su quel drago indifeso. Quando l'aveva incontrato era già piuttosto magro e non sembrava un guerriero addestrato, l'impossibilità di cacciarsi qualche preda non avrebbe per niente giovato alla sua salute. Anche le razioni d'acqua non erano sufficienti per il fisico di un giovane della sua età.
Nonostante tutto, quando l'aveva aggredito fra i cespugli aveva affermato di non percepire il dolore.
Gli era rimasta vicina ormai per giorni, ma entrambi erano poco loquaci. O meglio, Cinerea lo era sempre stata, mentre Maledet sembrava spegnersi ogni giorno che passava. All'inizio pareva quasi non curarsi della sua situazione e le parlava con entusiasmo, ma dopo i primi giorni, più lei cercava di conversare con lui e più si rendeva conto che stesse scivolando nell'oblio.
Per un motivo che neanche lei sapeva spiegarsi non gli domandò niente sulla sua strana insensibilità al dolore, né le venne in mente di farlo. Fu solo dopo diversi giorni che, per puro caso, ebbe modo di chiedergli qualcosa a riguardo.
Si era procurata un volatile e aveva deciso di cuocerlo per lui. Maledet lo afferrò senza risentire minimamente del calore proveniente dal metallo del vassoio su cui era riuscita ad arrostirlo.
Avrebbe voluto possedere il fuoco di alcuni draghi, così avrebbe potuto portargli più spesso del cibo cotto e gustoso.
Diamine, che stava facendo? Si preoccupava per un prigioniero? Forse perché in qualche modo si sentiva in trappola quanto lui, o forse solo perché quel draghetto non aveva fatto niente di male, ma non riusciva ad essere indifferente nei suoi confronti.
"Attento, scotta"
Le squame dei draghi attutivano in qualche modo il calore, ma un contatto prolungato le danneggiava come avrebbe fatto il raschiarle per molto tempo su una roccia estremamente ruvida. Giungendo alla pelle, avrebbe causato un dolore lancinante. Maledet tuttavia non se ne curava minimamente.
Rimase a fissarlo.
"Buono! Buonissimo..."
Il drago strappava brandelli di carne e sgranocchiava le ossa con voracità, quasi non avesse mai assaggiato niente di più succoso. Ogni tanto esprimeva anche a parole il suo apprezzamento, agitando al contempo la coda e le ali di scatto.
Quando ebbe finito, si gettò sul secchio di metallo per l'acqua che Cinerea riempiva costantemente al fiume per fargli avere acqua fresca ogni volta che ne aveva la possibilità. Solo un cosciotto rimase per terra accanto alle zampe del drago nero, il quale con un artiglio lo spinse verso Cinerea.
Si distese poi di lato e riprese a sonnecchiare, non avendo molto altro da fare. Le conversazioni con Cinerea gli piacevano, ma aveva capito che purtroppo lei non era troppo avvezza al dialogo e, per quanto ci provassero, non trovavano mai spunti interessanti che coinvolgessero entrambi. Quando Maledet aveva preso a parlare e parlare di sé e della sua famiglia, la dragonessa non gli aveva dato molta considerazione, mentre le poche volte in cui era lei a raccontare della sua storia Maledet finiva per porle domande  sul Maestro delle ombre e difendere la stirpe di draghi da cui proveniva, insultando di conseguenza il nobile fine delle scimmie.
Seppur le scimmie fossero rudi e violente, e nonostante le odiasse con tutta se stessa, Cinerea era convinta che il loro operato non potesse che esser considerato giusto. In fondo desideravano il ritorno del grande maestro, colui che avrebbe ripulito il mondo dagli errori.
Non era disposta ad ascoltare le proteste di Maledet a riguardo, né ad accettare una realtà diversa da quella in cui era vissuta.
"Com'è possibile che tu non senta dolore?"
Maledet ruotò leggermente il collo, fissandola con un solo occhio azzurro.
"Sono sempre stato così"
Si sgranchì il collo, sbadigliando. "Si racconta che un tempo i miei antenati venissero discriminati, maltrattati e tormentati dagli altri draghi, e che venissero considerati inferiori o comunque diversi. Nessuno di loro si è mai ribellato a questa situazione, perché rimanevano pur sempre creature pacifiche, ma cominciarono a sviluppare una vera e propria sopportazione al dolore"
Quella volta la dragonessa si incuriosì. Una cosa del genere avrebbe persino potuto farle comodo. "Questa sopportazione divenne così radicata che riuscirono a trasmetterla nelle generazioni successive, come fosse legata in parte a qualche potere magico, o meglio fosse direttamente parte di loro. Io sono figlio di un drago nero, e come tale ho ereditato questa insolita caratteristica. Adesso però la mia specie è stata quasi dimenticata, qualche drago nero ancora in vita esisterà sicuramente ma tu sei la prima simile a me, eccetto mio padre, che incontro"
Cinerea si osservò una zampa, poi la coda. Quindi alzò il muso e rispose.
"Io non ero così. Le mie squame inizialmente erano di un altro colore, e il mio soffio sarebbe dovuto mutare in gelo. Accogliendo in me i poteri del Maestro sto invece sviluppando abilità sempre nuove, e siamo solo all'inizio. Io e te siamo molto diversi"
"Sì. Probabilmente entrambi siamo insensibili" aggiunse Maledet, "ma non allo stesso tipo di dolore"
Rispetto a quando l'aveva incontrato quel drago aveva cominciato ad esprimersi in maniera molto meno infantile.  Sicuramente aveva ragione, come lui era insensibile al dolore fisico lei lo era a quello dell'anima. Aveva dovuto imparare a sopportare, come avevano fatto i draghi neri in passato.
Si alzò, uscendo dalla sua cella e lasciandolo di nuovo solo. I suoi allenamenti si stavano facendo sempre più intensi, e probabilmente a breve avrebbe potuto gonfiare di botte tutte quelle maledette scimmie contemporaneamente. Non vedeva l'ora che accadesse.
Si voltò e scoccò un'occhiata a Maledet che era di nuovo tornato a riposare in un angolo, buio quanto il suo manto, dopo aver recuperato la coscia di carne che Cinerea aveva ignorato. Non sapeva per quanto avrebbe potuto godere della sua compagnia. Quello sarebbe anche potuto essere il loro ultimo incontro.

***

Cinerea era confusa, estremamente confusa. Non avevano ancora ottenuto risposte sul loro strano viaggio nel passato, né avevano avuto ancora modo di incontrare Katlas. Ma non si sarebbe mai potuta aspettare quello che si manifestò ai suoi occhi appena si voltò all'udire quella voce.
Non poteva essere vero. Quasi le sembrò che tutto ciò che fino a quel momento erano riusciti ad ottenere si fosse sgretolato, e in un singolo istante pensò a Spyro, ai guardiani e al Distruttore; le tornarono in mente le immagini di battaglie ormai vinte, dall'acqua arrestata dalla diga, agli sforzi per poter proteggere Belligera, fino al loro ultimo terribile scontro.
In un solo istante, tutto aveva cominciato ad apparire inutile. I ricordi sfumarono, e lei si ritrovò di fronte all'unico essere che mai avrebbe pensato di poter incontrare ancora.
Imponente e minaccioso, d'innanzi al suo sguardo si stagliava il leggendario drago viola. Il drago che fino ad allora nessuno aveva creduto avere antenati fra gli antichi, il drago che mai aveva smesso di tormentarla nel bel mezzo degli incubi con l'eco della sua voce lontana e cavernosa.
Squame intrise di magia, occhi d'inferno, artigli di sangue. Il Maestro delle ombre era tornato.
Un folle istinto di sopravvivenza scattò in Cinerea, ma questo si conciliò con un odio che nelle sue viscere si era radicato fin troppo a fondo per poterlo ignorare.
Senza che la sua mente cercasse anche solo di fermarla, si scagliò contro Malefor.
"Cosa ci fai qui!"
Non diede minimo spazio alla razionalità, ne attinse al suo elemento per colpire. Semplicemente si gettò con le zanne contro il collo del possente dragone, mettendo in quel balzo tutta la sua veemenza.
Il morso non incontrò alcuna resistenza, se non i gialli occhi di quello che un tempo era stato il suo maestro.
Sentiva il sangue in bocca. Affondò con i denti nelle squame viola e graffiò senza alcun ripensamento, artigliando e stringendo con tutte le sue forze. Si ritrovò a iniettare il suo veleno corrosivo senza neanche accorgersene, tutto il suo essere aveva preso a scaturire ciò che in lei si era accumulato in quegli anni.
Malefor si limitò ad abbassare il muso. La strinse per un'ala e con un grugnito se la scrollò di dosso, scagliandola via.
Cinerea tuttavia era riuscita a portare con sé qualche frammento della dura corazza, rimasta incagliata fra le sue fauci. Atterrò sulle zampe e sputò a terra per l'orrendo sapore, il sangue e le squame di Malefor sembravano forgiate dai vapori sulfurei, o magari era solo il marciume che lo aveva logorato fino a quel momento.
Solo allora riuscì a prendere coscienza di quanto stava accadendo. Tutto le precipitò addosso, ancor più violentemente di prima. Ora che l'ira si era impercettibilmente affievolita, coadiuvata forse dallo sforzo a cui aveva sottoposto ogni fibra del suo corpo, cominciarono a subentrare nuovi dubbi, frustrazione e paura.
Come aveva fatto a ferire Malefor così facilmente?
"Cinerea" ripeté lui, scandendo il suo nome con voce ancor più sibilante.
Era sufficiente una sua parola per gelarle il sangue nelle vene.
"Come puoi essere qui! E come puoi essere vivo!"
Cercò di restare calma, ma il suo sguardo bastava a tradire la sua agitazione. Anche il tono della sua voce era molto più alto del solito.
Il pesante respiro del drago la investì. La sua espressione le apparve dannatamente minacciosa, ora che si trovava lì sola con lui. Non c'era Spyro, non c'era nessuno a proteggerla.
"E tu... come sei giunta qui?"
Non credeva che le avrebbe risposto, ma ancor meno pensava che le avrebbe rivolto una domanda a sua volta.
"Non sono affari tuoi, rispondimi piuttosto!"
Non riusciva a distogliere gli occhi da quelli spaventosi dell'interlocutore. Avrebbe voluto fuggire, tornare dal suo compagno, ma qualcosa la inchiodava sul posto. Qualunque forma di vita nei paraggi appariva insignificante al cospetto del maestro delle ombre, anche adesso che non si trovava in un vulcano. Non che il luogo potesse considerarsi più ospitale, uno sprazzo di vegetazione aggressiva in mezzo ad un bosco avvelenato da chi sa quale tetro potere oscuro.
Di certo l'ambiente si intonava alla sua figura, l'acqua pareva riflettere la corruzione di cui il suo corpo era irreparabilmente impregnato.
"Speravo che tu sapessi dirmelo, sciocca ingrata dragonessa"
A quelle parole, i muscoli di Cinerea guizzarono nuovamente. Malefor tuttavia sollevò una zampa e la indicò con due artigli, fissandola con fermezza.
"No. Fermati, avrai molto tempo per combattere. Non ora"
Attorno a loro, le creature che avevano attaccato Cinerea si erano dileguate. Solo Il grande golem di legno e qualche altro mostriciattolo avevano avuto il coraggio di avvicinarsi, per tentare un nuovo assalto.
Malefor piantò le zampe a terra e concentrò la propria magia fra le fauci; generò una sfera d'energia violacea e pulsante, per poi scagliarla al disopra della testa di Cinerea la quale fu costretta ad appiattirsi a terra.
La potenza del colpo fu devastante.  In un singolo attimo, il bosco divenne deserto.
Restò immobile, indecisa se rialzarsi o meno. La sensazione di restare stesa in balia di quell'abominevole creatura leggendaria la metteva senz'altro a disagio, ciò nonostante una rinnovata sensazione si fece largo nelle sue ossa, nel suo manto di squame d'ossidiana, dalle corna alla punta della coda.
Per qualche inspiegabile ragione, Malefor non le apparve pericoloso come l'aveva considerato fino a quel momento. In un certo senso, la sua presenza fu quasi confortante, come se avesse ritrovato la protezione di un guscio di cui ormai si era spogliata.
"Ora ascoltami, Cinerea"

***

I semi vennero piantati. Le creature sorsero. Le scintille appiccarono l'incendio, rendendo cenere ciò che prima era vita. In quelle ceneri attecchiva la fine, e con essa fioriva un nuovo mondo.
Potevano essere le fiamme dell'inferno; erano le fiamme di Katlas. Un drago viola avrebbe portato alla creazione o alla distruzione, Katlas avrebbe portato ad entrambe.
I portali si aprirono, le ceneri si riversarono.
"Se quella della natura è una melodia, ne comporrò il requiem"

Cinerea non tornava. Spyro e Irasu, ormai certi che fosse accaduto qualcosa di poco gradevole, non persero altro tempo. Avevano atteso per quasi un giorno intero; Spyro era convinto che lei non avesse bisogno d'aiuto e Irasu non sembrava voler dare a vedere che, a suo malgrado, aveva cominciato a preoccuparsi a sua volta. Questo purtroppo ritardò la loro partenza.
Fu difficile seguire le tracce lasciate dalla dragonessa, dato che aveva percorso gran parte del tragitto in volo. Procedendo, tuttavia, si imbatterono in quelli che avevano tutta l'aria di essere i residui di uno scontro piuttosto recente.
Solcato da acque velenose, quel bosco era decisamente stato il palco di una violenta battaglia. Alcuni alberi erano stati sradicati, i corpi di alcune bestie che Spyro conosceva molto bene giacevano fra le radici. Su una corteccia trovarono segni d'artigli, sull'erba zolle di terreno strappate e polvere scura.
Il cuore di Spyro cominciò a martellare nel petto, come raramente aveva fatto prima. Voltava freneticamente lo sguardo da una parte all'altra, chiamando il nome della compagna ogni volta che gli pareva di scorgere un movimento.
Niente, Cinerea era scomparsa. Ma non ebbe modo di spalancare ancora le fauci per gridare.
L'aria si fece improvvisamente carica di tensione, come se un frizzante flusso invisibile avesse improvvisamente invaso la zona. Il pelo di Irasu si drizzò e il tasso brandì la propria arma pronto a difendersi.
Con un'esplosione, un vortice d'energia purpurea si generò a meno di un metro da terra, inglobando gran parte della vegetazione e del cielo circostanti.  Spyro rimase esterrefatto, non aveva mai visto nulla del genere.
Quello era senza dubbio un portale.

"No, non ho paura"
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Uh, finalmente riesco a postare il capitolozzo. Ringrazio Chrisssssss e Lady che stanno recensendo la storia e chiunque la stia leggendo silenziosamente, ma ringrazio tantissimo anche chi mi manda commenti in privato per discuterne insieme.
Mi fa un casino piacere che qualcuno si interessi così a questo mirabolante delirio!

Rispondo ad alcune domande e critiche uscite qua e là:

1-Cinerea non è del tutto nera, perché l'hai chiamata drago nero?
\In realtà non ho detto sia un drago nero, anzi in questo capitolo si dovrebbe intuire qualcosa in più. La si può considerare la continuazione del capitolo 2. Ho usato il gioco di parole "cenere", "Cinerea" e il fatto che il nero e la distruzione possano essere simboleggiate dalla cenere per dare un po' l'allegoria delle squame, un tempo azzurre, che si sono tinte di cenere e fuliggine. La colorazione delle squame di Cinerea è dovuta alla corruzione di Malefor, come i simboli sul suo corpo. Come si può vedere nei giochi, questi dettagli non spariscono neanche quando torna normale. Questo può voler dire tutto e niente, quindi io l'ho interpretata così xD

2-Il viaggio nel tempo è straaaaabusatissimo, non c'era nulla di meglio da inventarsi?
\Sto discorso l'ho letto talmente tante volte che, come ho scritto in una risposta ad una recensione, è  diventato più cliché dire "il viaggio nel tempo è stra abusato" di quanto lo sia lo stesso viaggio nel tempo ^_^ se lo si contestualizza in un simile gioco, dove il drago viola ha i poteri del Cristo (letteralmente U.U) e può viaggiare pure nel tempo, diventa solo un espediente per giocare con i pochi elementi forniti dalla trama e spostarsi sia di ambientazione che a livello temporale. Il pianeta è sempre lo stesso, ma queste vicende sono accadute molto prima di Malefor, molto prima del molto prima del molto prima di Malefor!

3-Alla fine dell'Alba del drago si vedono le due sagome dei dragonsoli sul tramonto di Avalar, questa scena dove l'hai messa?
\Semplicemente nel primo capitolo, in maniera un po' velata ma ci sta dai :)

4-Perché il racconto dell'Aedo risulta incoerente? Non era Malefor il primo drago viola?
\Eeeehh, leggerete vivendo! No cioè, scoprirete leggendo! O vivoleggerete scoprendo! Va beh ci siamo intesi xD

In ultimo ci tengo a far notare, dato che molti di voi "brutte persone che non siete altro" non hanno colto le citazioni, che nel primo e nel quarto capitolo ci ho infilato i testi delle canzoni "Broken soul" e "I would die for you", ovvero le sound track di fine The eternal night e Dawn of the dragon. Un po' riadattate per la situazione, ma pensavo che si sarebbero capite più easymente!

Con ciò vi saluto, sperando che l'improvvisa comparsa di Malefor abbia creato un po' di casino nelle vostre pucciose menti già incasinate dalla follia di questa storia.
At the next!

-Aesingr
(Aes per amici e nemici)
 

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Capitolo 6
*** Portali ***


PORTALI



Le porte per un nuovo cammino si stavano aprendo. Il secondo tramonto dopo la vittoria su Malefor era sfumato, il ciclo della vita non aveva arrestato il suo flusso, il cuore del mondo non si era sgretolato.
Cessarono gli attacchi delle scimmie, le talpe furono di nuovo libere di muoversi in superficie senza dover temere di essere aggredite. La città di Belligera avrebbe richiesto del tempo per tornare al suo splendore, ma al sicuro dagli attacchi dei grublins sarebbe risorta più fiorente che mai.
La luce di Avalar risplendeva tra gli scorci d'orizzonte sulla valle verdeggiante solcata dalle acque, dove un guizzante alito di pace e solennità si estendeva su lande intessute nella magia. Nuvole rosee sormontavano il cielo, lontane e immense montagne si affacciavano su un mondo ormai rivestito di quiete e festosa serenità.
I giorni di paura erano finiti. Terrador, Cyril e Volteer avevano cercato senza sosta Spyro dopo che non aveva fatto ritorno insieme a Cinerea. Hunter si era unito a loro, e fu impossibile tener nascosto a Sparx l'accaduto.
In un primo momento fecero di tutto per non coinvolgerlo, sperando di ritrovare Spyro prima che si rendesse conto che era scomparso, ma le voci furono più rapide di un qualunque battito d'ali. Giunsero nelle terre più desolate, nei luoghi più remoti, negli anfratti più oscuri. Ovunque non si parlava d'altro che della minaccia sventata dai due giovani draghi, divenuti eroi sulla bocca di tutti.
Cinerea, fino a quel giorno temuta e disprezzata, venne acclamata allo stesso modo del drago viola. Nessuno avrebbe più biasimato gli orrori a cui aveva portato scorgere la sua massa nera sorvolare isole distrutte e popolazioni schiavizzate, al tempo in cui la dragonessa oscura la faceva da padrona in un regno ormai sprofondato nella disperazione.
"Allora?"
Sparx svolazzava freneticamente da una parte all'altra in cerca di pace. Si rifiutava di credere che il suo fratellone viola fosse scomparso, e neanche voleva pensare alla possibilità che fosse rimasto ucciso nel tentativo di salvarli.
Aveva visto Spyro fare qualunque cosa, dall'impossibile all'inconcepibile, e sempre ne erano usciti vincitori. Quella volta non era andato con lui, era stato rimpiazzato da Cinerea.
Non aveva mai capito se voler essere o meno geloso della dragonessa; in fondo era una guerriera, mentre lui non poteva far altro che tenere su il morale al suo fratellone quando la situazione si faceva critica. Tuttavia la separazione fu estremamente dolorosa, adesso che pareva tutto fosse volto al peggio lo era ancora di più.
Anche lui, dopo diverso tempo, era riuscito ad accettare Cinerea come parte integrante della loro strana famiglia. Ora però se n'erano andati, tutti e due.
Era rimasto solo. Chiedersi il perché non aveva senso, sapeva perfettamente il motivo di quanto accaduto. Spyro avrebbe dato se stesso per proteggere il mondo che Ignitus gli aveva affidato, lo sapeva bene.
Il guardiano del fuoco aveva riposto in lui speranze e sentimenti, e così avevano fatto anche gli altri. I ghepardi, i minuscoloidi, le libellule, i draghi, tutti erano riuniti in un solenne canto elevato al firmamento in nome del leggendario drago viola, in cui avevano fermamente creduto fino all'ultimo istante.
Il mito sidivise:  Spyro e Malefor. Il fatto che si fossero incontrati aveva dato vita ad una serie di eventi che neanche il destino stesso avrebbe potuto prevedere. Senza Cinerea, il giovane drago non sarebbe arrivato dov'era infine giunto; senza Spyro, Cinerea non avrebbe mai ritrovato se stessa e il mondo sarebbe da tempo sprofondato nella desolazione più nera.
"Non si sono inceneriti dentro al vulcano, vero? Sai a Spyro piaceva arrostire tutto, pure se stesso a volte!"
Erano ore che Hunter ascoltava distrattamente gli sfoggi d'ironia di Sparx,  che nonostante la sua spensierata allegria risuonavano spenti e ovattati.
I loro pensieri si perdevano in un eco di tristezza e di vuoto che niente in quel momento avrebbe potuto colmare, se non il ritorno dei loro compagni.
Incredibilmente anche Volteer sembrava meno chiaccherone del solito; il che valeva a dire non comunque del tutto. Il giorno in cui il guardiano del fulmine fosse diventato taciturno probabilmente si sarebbe visto Malefor andare in giro vestito con una gonnellina di foglie ed un girocollo di perline.
"Non so cosa sia accaduto, Sparx. Avrai capito che è inutile tu continui a chiederlo"
"Ma... sono vivi, vero?"
Il ghepardo sbuffò. Ormai Sparx non faceva che ripetere le solite tre domande in sequenza, anche la sua allegra voce squillante si stava incrinando in un tono rauco e rassegnato.
"Ehi correte!"
Trasalirono entrambi.  "Questo è incredibile! Straordinario! Spettacolare! Fantasmagorico!"
Volteer li raggiunse in tutta fretta, come fosse stato inseguito dal Distruttore in persona. Per la foga ci mancava poco che trascinasse via di peso il povero Hunter, che con un agile balzo si tolse dalla traiettoria appena in tempo per non venir investito. "Stupefacente! Magnifico! Sensazionale!"
Sparx gli rivolse un'occhiataccia torva.
"Quando avrai finito di elencare tutti i sinonimi dell'universo saremo tutti orecchie"
"Ma tutto ciò è indescrivibile! Strepitoso! Stavo cercando notizie sul nostro giovane amico, ma non ho trovato niente. Poi ho volato da una parte, planato dall'altra, e quando sono tornato indietro all'improvviso davanti a me si è generato un... un qualcosa!"
Volteer che non sapeva definire un "qualcosa"? Quello si che aveva dell'incredibile, strepitoso e stupefacente. Sentire una sua frase interrompersi era tanto raro quanto incontrare un drago del vento.
"Calmati, dicci cos'è successo" lo incitò Hunter, accomodandosi la tracolla dell'arco da cui negli ultimi giorni non si era mai separato.
Una strana sensazione, legata al fatto che i guai potevano non essere finiti con la sconfitta di Malefor, lo invitava ad essere prudente. Non era riuscito a togliersi di dosso i il pensiero che ci fosse qualcosa di inquietante nell'aria, per quanto fosse l'unico da quelle parti a vederla in quel modo.
"Venite, sembra che... per tutti i generatori elettrici venite a vedere!"
Corse nella direzione da cui era venuto, e Sparx gli si incollò alle calcagna come una zecca. Ovviamente cominciò a bersagliarlo di domande su individui resuscitati e sciocchezze simili, per quanto il drago stesse facendo di tutto per sbrigarsi senza alzarsi in volo così che anche Hunter potesse seguirli.
Si allontanarono dal tempio, dalla palude e dalle zone limitrofe, per dirigersi su un promontorio piuttosto isolato dove chi sa come Volteer era finito.
"Sei venuto qui a cercare informazioni?" chiese Hunter, sorridendo.
Non era solito fare dell'ironia, più che altro non capiva come potesse esser giunto in mezzo a quelle rocce immerse nel nulla se stava viaggiando alla ricerca di tracce che riconducessero a Spyro.
"Stavo tornando al tempio, e ho sentito l'aria farsi denza d'elettricità e mi sono diretto in quella direzione e volando ho intravisto una luce e quindi mi sono avvicinato e..."
"D'accordo d'accordo, ho capito"
Per fortuna del ghepardo, proseguirono così velocemente che non ci fu tempo di chiaccherare ancora. Non riusciva a capire se il guardiano del fulmine fosse sconvolto o entusiasta della sua scoperta, probabilmente entrambe le cose.
Quel che trovarono ad attenderli, però, aveva un che di tremendamente sbagliato.
"Guardate!"
Con un artiglio Volteer indicò a qualche metro di distanza, fra gli speroni di alcuni massi che si gettavano verso il crinale di una piccola collina.
Un vortice di luce era sospeso fra le rocce, come una piccola stella fluttuante a mezz'aria. Emanava fasci splendenti tutt'attorno che sembravano convergere al centro, come stessero cercando di ghermire il cielo circostante per trascinarlo al suo interno.
Né Sparx né Hunter seppero cosa dire, ma sul musetto della libellula non poté che dipingersi un sorriso. Qualsiasi novità andava bene per ritrovare la speranza, poco importava in che modo si sarebbe manifestata.
Si avvicinò sbattendo le piccole ali azzurre fino a portarsi a pochi centimetri sopra al turbine d'energia, ma appena ne cominciò a percepire la pressione cercò di invertire velocemente la rotta.
"Cosa fai! Non sappiamo cosa sia, fermo!"
Hunter provò ad avvisarlo a parole senza intervenire fisicamente ed afferrarlo per riportarlo a distanza di sicurezza, ma non fece in tempo. Con un gridolino spaventato Sparx venne risucchiato dalla gravità che quell'energia esercitava, scomparendo fra i raggi di luce.
Il ghepardo rimase a bocca aperta.
"Dannazione..."
Sibilando contrariato, con un balzo si lanciò nel punto in cui Sparx si era letteralmente smaterializzato senza pensarci due volte.
Volteer era allibito, quei due erano completamente impazziti! Nessuno si sarebbe gettato dentro a qualcosa di tanto inquietante e sconosciuto, soprattutto dopo gli ultimi eventi di cui erano stati protagonisti, anche se probabilmente sia lui che il ghepardo avevano avuto la stessa intuizione.
Quel vortice ricordava il portale per la convessità aperto da Cinerea, perlomeno il potere da cui sembrava generato appariva molto simile.
Hunter scomparve nel vortice come Sparx pochi istanti prima. Quell'incoscente di una libellula non avrebbe potuto starsene di certo ferma ad aspettare, mentre il ghepardo non si sarebbe mai perdonato se gli fosse accaduto qualcosa.
Non potevano perdere nessun altro. Già molti erano caduti. Se quello fosse stato un messaggio del loro amico drago o qualcosa di ben più sinistro, lo avrebbero scoperto insieme.
Il guardiano del fulmine cominciò a sbraitare frasi senza senso a profusione, inveendo in ogni maniera possibile e con ogni vocabolo di sua conoscenza contro quei due screanzati. Doveva assolutamente avvertire Terrador e Cyril.

***

L'antro era freddo ed umido, oscuro e al riparo da occhi ed orecchie indiscrete. Sotto tutti quei metri di terra neanche Katlas avrebbe potuto raggiungerli.
Il fatto che fossero ricomparsi all'interno di una caverna tanto isolata le suggerì che Malefor aveva già esaminato la situazione e sapeva perfettamente ciò che stava facendo. In lei il desiderio di ribellarsi era forte, ma quello di starlo ad ascoltare lo era ancora di più.
Se avesse voluto ucciderla, o ancor peggio sottometterla di nuovo, non avrebbe avuto bisogno di articolati sotterfugi. Sapevano entrambi che da sola non era alla sua altezza. Il dragone non si era curato minimamente della ferita che gli era stata inferta, come fosse solo un fastidioso insetto che gli si era posato fra le squame.
Era sicura non si fosse difeso, o difficilmente avrebbe mandato a segno un colpo con quella semplicità; il suo potere era micidiale e la sua conoscenza millenaria, era improbabile che l'avesse colto di sorpresa.
Lo fissò attraverso l'oscurità, nei suoi occhi profondi e carichi d'infinito. Non sapeva dove l'avesse condotta, né aveva idea di come riuscisse a teletrasportarsi in quel modo.  Doveva sentirsi come una preda in trappola?
"Vuoi dirmi come fai ad essere ancora vivo? Non mi fiderò mai di te, comunque vadano le cose. Quindi parla"
La risata cavernosa di Malefor riecheggiò nell'ampio vano sotterraneo mentre si avvicinava a quella che fino a qualche anno prima era stata la sua più potente servitrice, la quale lo fissava con titubanza in cerca di una risposta di qualunque tipo.
"Tu che dai ordini a me? Al tuo maestro?"
"Non sei più il mio maestro" rispose lei seccamente.
Una piccola fiamma fluttuante di color rosso vivo si generò da una delle zampe di Malefor, andandosi a posizionare fra lui e Cinerea. Nonostante le dimensioni riusciva a rischiarare la caverna fino alle pareti, dandole una buona visione d'insieme dell'ampio spazio circostante.
La prima cosa che le balzò all'occhio fu l'assenza di un ingresso. Erano giunti lì dentro tramite la magia di Malefor, e solo grazie ad essa ne sarebbe potuta uscire. La cosa non le piaceva per nulla, ma a giudicare dal suo inaspettato atteggiamento non era nelle sue intenzioni imprigionarla di nuovo. Non per il momento almeno.
I suoi non erano mai stati veramente metodi subdoli. Quando agiva, anche se dietro le quinte, non aveva timore di esporre la sua immensa potenza per ottenere ciò che bramava.
"Questo lo vedremo. Non vedo l'ora che tu torni da me in cerca di nuovo potere, cara Cinerea. In ogni caso... vi avevo detto di essere immortale, voi non siete in grado di sconfiggermi"
"Smetti di dire stupidaggini. Abbiamo visto chiaramente gli spiriti degli antichi trascinarti nell'oblio che meriti, neanche tu puoi esserne emerso da solo"
Malefor era già fuggito dalla prigione della convessità, sospeso fra il mondo e le tenebre in un limbo senza voce. Fu proprio lei a permettergli di uscire.
Che avesse resistito ai guardiani suoi antenati? Che non fossero stati abbastanza forti per intrappolarlo ancora?
Non era possibile, doveva esserci una spiegazione valida. Lo avevano visto scomparire nel cuore del mondo, non poteva essere nuovamente libero.
"Se vuoi saperlo anch'io sono sorpreso di quanto accaduto"
Il fuocherello cominciò a tremolare, fino a moltiplicarsi. una corona di piccole fiamme rosse si formò attorno al corpo del drago millenario, conferendogli un aspetto ancor più imponente e maestoso. "E ciò che più mi ha lasciato perplesso è che è grazie al tuo amichetto viola se sono scampato al mio destino"
Spyro? Che accidenti stava dicendo?
"Qualunque cosa sia successa, non ti ha certo voluto salvare"
"Ovviamente no. È proprio questo a rendere il tutto più divertente. Quel giovane drago ha un potere simile a quello che avevo io alla su aetà, ma in qualche modo il suo soffio ha scelto un percorso diverso"
Cinerea digrignò le zanne.
"Spyro non avrebbe mai scelto la strada della distruzione"
"Non è a quello che mi riferisco. Nonostante siamo entrambi draghi viola, i nostri poteri sembrano complementari, non identici. Evidentemente è trascorso troppo poco tempo perché potesse svilupparli a dovere, eppure è riuscito a contenere l'esplosione come fosse nato per questo"
Sentirlo parlare con una simile pacatezza, come le stesse impartendo una semplice lezione sui draghi viola, la metteva a disagio. Ricordava la sua voce unicamente come fonte di pericolo e distruzione.
Poté scorgere una strana incrinatura nella solidità del suo sguardo, come per un attimo le immagini di un qualche ricordo avessero offuscato la sua vista. Il drago mosse le facelle luminose verso Cinerea e con gli artigli prese a farle ruotare attorno al suo corpo per gioco.
Lei rimase in silenzio, la curiosità aveva preso il sopravvento.
"Io possiedo una grande influenza sullo spazio. Avevo cercato di trasmettere anche a te ciò che ero in grado di fare, per quanto fossi del tutto inesperta e incapace di controllare un potere simile. Spostarsi attraverso la materia e generare scudi d'energia sono solo due delle mie capacità, un drago viola può fare ben altro. Il tuo giovane compagno, invece, sembra aver ereditato dalla stirpe dei grandi draghi  a cui appartiene un potere opposto al mio, quello di influenzare parzialmente lo scorrere del tempo"
Sapeva delle potenzialità di Spyro. Ma non aveva mai sentito parlare di una dualità tra spazio e tempo fra i draghi viola. In fondo anche lo stesso Malefor parlava come se fosse rimasto stupito di una simile scoperta, non poteva che sentirsi molto piccola di fronte ad una tale affermazione.
In realtà, anche lei possedeva grandi frammenti del suo potere di un tempo, ma quello di cui stava parlando Malefor doveva andare ben oltre ciò che immaginava.
"Spyro ha perso i poteri di cui parli, cristallizzando il tempo per proteggerci dal crollo della montagna"
Il dragone allungò il collo verso di lei, inspirando energicamente col naso.
"Perso i suoi poteri? Sciocca, un drago viola non perde mai i propri poteri. Possono sopirsi per breve tempo, anche per molti anni, ma restano parte della sua natura. Le nostre squame contengono così tanta magia che talvolta risulta necessario imbrigliarla per tenerla a freno, per poi scatenarla in tutta la sua potenza quando è il momento"
In effetti era proprio quanto accaduto a Spyro. Vedeva in quelle parole molte più risposte di quelle che si aspettava, ma non quella che veramente le interessava.
"Anche fosse come dici, cosa c'entra questo con Spyro?"
Malefor allontanò il muso, cominciando a camminare a passi pesanti lungo il perimetro della caverna e facendo in modo che la scia di luci seguisse i suoi movimenti.
"Una vera risposta non c'è. Sono sicuro che la mia energia oscura e quella pura del tuo amico abbiano creato un portale attraverso lo spazio ed il tempo. Io ho sprigionato il mio potere per sfuggire al cuore del mondo, e lui per contenerne l'esplosione. Il suo potere primordiale si è risvegliato in quel momento, e ha reagito in risposta al mio"
Era incredibile. Sembrava un'assurdità, tuttavia Malefor aveva di gran lunga molta più esperienza di lei e nessuno meglio di lui poteva conoscere i segreti celati nelle squame di un drago viola. Inoltre non avrebbe avuto alcun motivo per inventarsi una fandonia simile.
Due forze potentissime che impattano sulla superficie di un cristallo che contiene l'energia di tutto il mondo, a pensarci era un evento di portata biblica. Neanche Spyro conosceva del tutto se stesso, come dimostravano le sue improvvise mutazioni quando perdeva la ragione.
"Quindi adesso..."
"Adesso siamo finiti in un'epoca ben precisa. All'inizio credevo che avessimo alterato il tempo e fossimo finiti casualmente qui, ma non è così. Un'altra energia simile alla mia si sta espandendo in questo mondo, e sembra volerlo divorare"
Cinerea socchiuse le palpebre, sospirando.
Malefor sapeva di Katlas. Probabilmente nelle ultime ore aveva già raccolto qualche informazione a riguardo, con i suoi poteri non sarebbe stato difficile.
"Non è quello che volevi fare tu? Dovresti essere felice di aver trovato un alleato. O forse il grande Maestro è troppo spavaldo per ammettere che ha bisogno di aiuto? E che non ha fatto altro che approfittare dei suoi nemici per raggiungere il..."
Il dragone si lanciò in avanti. Un enorme getto luminoso schizzò dalle sue fauci ed esplose alle spalle di Cinerea, facendola sobbalzare.
"Non provocarmi, sciocca presuntuosa. Posso annientarti quando voglio, tutto ciò che sei è merito mio"
Scandì ogni sillaba con forza, sibilando a pochi centimetri dal muso della dragonessa. Lei si ricompose e non indietreggiò, limitandosi a ricambiare al suo sguardo con decisione, piantando gli artigli al suolo.
"Purtroppo hai ragione, è proprio a causa tua se sono così. La tua corruzione ha impregnato le mie squame, sento le ombre come un vestito sopra la pelle. Nonostante tutto come te anch'io sono libera di scegliere adesso, non lascerò che tu possa controllarmi di nuovo. Combatterò piuttosto, e se dovrò morire così sia."
Il Maestro delle ombre Si aspettava una risposta del genere e come lei restò impassibile. Imperitura come una statua di diamante, la sua immagine era impressa anche nei più reconditi angoli della mente di Cinerea, che nonostante tutto non si era arresa.
"Cocciuta come non mai. Anche durante il nostro scontro sei riuscita a sfuggire al mio controllo, ma solo grazie a quel tuo amico che ha rovinato i miei piani in tutti questi anni. La tenebrosa Cinerea ha conosciuto l'amore a quanto pare, nauseante!"
La coda della dragonessa saettò a mezz'aria.
"Non sono certo affari tuoi. Cosa vuoi saperne tu? Definirei un miracolo che tu possa conoscere almeno il significato della parola amicizia!"
Lui la squadrò intensamente, poi si voltò e spense le fiammelle rossastre, riportando la caverna nell'ombra.
"Li conosco entrambi, meglio di quanto pensi. Per questo li rinnego"

***

Spyro era sul punto di allontanarsi. Non potevano varcare quel portale senza avere idea di dove conducesse,non potevano neanche esser sicuri che si affacciasse veramente da qualche parte. Irasu aveva detto che Katlas inviava attraverso varchi come quello delle creature a piantare i loro dannati semi, ma non aveva ancora avuto il piacere di assistervi di persona.
Cinerea tuttavia non si trovava da nessuna parte e lui non poteva abbandonarla. Il tasso gli afferrò saldamente la coda e lo tirò indietro prima che potesse anche solo pensare di cambiare idea, avendo notato le sue zampe che si muovevano in direzione del vortice.
Il drago si voltò, fissandolo di sott'ecchi.
"Ti prego, non posso stare qui"
"Non avevo intenzione di rimanere a far nulla, ma bisogna usare il cervello. Non possiamo entrare lì dentro, è così evidente che sia una trappola da non esistere neanche la possibilità che non lo sia! Non ti sembra strano che appena Cinerea è scomparsa qui si sia formato quel portale?"
Spyro divincolò la coda, senza però avanzare verso il vortice che pareva invitarlo come un'esca per i topi.
"Infatti è Cinerea ad usare il cervello fra noi due, io non ne sono molto capace. Se fosse stata presa da Katlas a quest'ora potrebbe..."
"Ehi strano drago viola, ora devi starmi a sentire"
Con uno strattone Irasu portò Spyro a qualche metro dal portale, fissandolo truce. Dal canto suo Spyro non si ribellò, se avesse ragionato razionalmente avrebbe capito che in effetti il tasso aveva ragione.
"Sento che non è una trappola, questo portale potrebbe condurci dai tuoi nemici! Così potremmo..."
Si bloccò. L'espressione di Irasu era contratta in una smorfia terrificante. Il suo muso si era stirato e la sua bocca si era allargata in un ringhio impossibile.
"Proprio per questo non voglio che tu vada, perché potrebbe portarci dai miei nemici. La tua venuta sembra un miracolo disceso dalle lune, non ho intenzione di sprecarla in questo modo. Ti impedirò di andare, a costo di affettarti le zampe"
Quando Irasu portò il pugnale ad uno dei suoi arti fingendo di volergli strappare una squama, la tenzione anziché accumularsi si diradò.
Ad entrambi sfuggì un piccolo sorriso.
"Quello che dici è molto logico Irasu, senza le zampe potrò sicuramente esserti d'aiuto"
Quasi come fosse stata proprio la loro agitazione a tenere in piedi il portale, appena si rilassarono questo esplose dissolvendosi nel nulla. Spyro non poteva credere a quel che vide, quando i suoi occhi caddero sulle due familiari sagome che erano apparse dove fino ad un momento prima si trovava il vortice.
Questa volta fu Irasu a balzare sull'attenti, mentre il drago viola gli si parò davanti per evitare un disastro.  In effetti non potevano non rimanere sbalorditi, il vivace groviglio d'emozioni che venne a formarsi tra i presenti avrebbe stordito chiunque.
Fu piuttosto difficile dare un senso a quanto stesse accadendo, ma per una manciata di secondi le spiegazioni dovettero passare in secondo piano.
"Spyro!"
Sparx, del tutto fuori di testa, si scagliò su Spyro e gli si spiaccicò sulla fronte a tutta velocità. "Lo sapevo che eri tu! Come hai fatto, come hai fatto ad evocare un portale! Sei grande fratellone, io lo sapevo!"
Chiedergli di calmarsi sarebbe stato superfluo. Con un'ala prese Sparx e se lo strinse al petto, senza domandarsi come fosse arrivato fin lì.
"Sparx! Che sollievo ritrovarti più impazzito che mai!"
"Impazzito? Impazzito? Tu sei pazzo bello! Mi hai fatto spaventare a morte! Talmente a morte che stavo per morire io al posto tuo! Appena Volteer ci ha condotti al portale comunque ho capito che fossi tu, ne ero certo!"
Perplesso, Spyro alzò lo sguardo e salutò con un sorriso Hunter che era arrivato insieme a Sparx. Non fu semplice smaltire tutte quelle sensazioni in una sola volta, il poco di cui però era sicuro era che entrambi stessero bene e quello gli era sufficente.
Si sentiva rincuorato, almeno aveva ritrovato qualcuno del suo mondo che sarebbe rimasto al suo fianco. Non si sarebbe separato mai più da nessuno. Il terrore che potesse esser accaduto qualcosa a Cinerea lo attanagliava, ma con i suoi compagni vicino l'avrebbe ritrovata, avrebbe sconfitto Katlas e avrebbe ricomposto le tessere di quel puzzle che, non riusciva a spiegarsi come, si stava costruendo fra i mondi di due diverse epoche.
"Sei salvo" disse il ghepardo, avvicinandosi e scambiando una rapida occhiata con Irasu prima di rivolgersi di nuovo a Spyro. "Credono tutti che tu abbia sacrificato la tua vita per salvarci, non pensavo ti avrei rincontrato"
"Come sarebbe a dire? Mi hai detto che eri sicuro fosse ancora vivo! Maledetta pantera maculata, questa non te la perdono!"
"Calmo Sparx"
Spyro non mollò la libellula dall'abbraccio. Anche se si fosse lamentato che lo stava soffocando, come al solito, se lo sarebbe tenuto stretto per proteggerlo per sempre.
Doveva proteggere tutti, doveva riuscirci. Era quello il suo destino. "In realtà... è ciò che ho fatto, Hunter. Non so neanch'io cosa sia successo, è tutto dannatamente troppo complicato"
"Cosa?" chiese il ghepardo, guardandosi attorno. "Dove siamo?"
...
"Siete in casa mia, e io detesto gli intrusi"

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Capitolo 7
*** Katlas ***


KATLAS



Se avesse dovuto descrivere il brivido che attraversò le sue ali e il suo dorso, non ci sarebbe riuscito.
Sentì il corpo congelarsi in una morsa fredda e sinuosa. Irasu e Hunter si erano voltati di scatto verso quella voce, più terribile di quella di Malefor; più terribile di una qualsiasi altra cosa avessero mai udito. Appariva in un certo qual modo limpida e giovanile, eppure talmente sottile da poter lacerare il cielo stesso.
Eccolo, Katlas. Il drago che aveva sterminato la tribù di Irasu, ucciso decine di innocenti e sostituito il mondo conosciuto con una landa coperta di piante, come potesse esser lui a dettare le leggi su terre inseminate dal male.
D'istinto Spyro si portò a fissare il tasso, convinto fosse l'unico ad esser preparato ad un simile evento. Probabilmente si era sbagliato, dato che lo stesso Irasu pareva aver perduto il senno con la comparsa di Katlas ed era balzato indietro brandendo la sua arma. Lo stesso Sparx si era allontanato dall'abbraccio del fratello ed era rimasto in silenzio, incapace di trovare una battuta ad effetto adeguata per quella situazione.
Hunter dal canto suo aveva percepito l'atmosfera di pericolo farsi satura e densa ed era rimasto immobile. Tutti tenevano lo sguardo fisso sul nuovo arrivato, il quale lentamente si avvicinava a Spyro con un fallace sorriso che esponeva tutto il suo chiostro di zanne.
"Salve, avventurieri"
Ad un primo sguardo, Katlas non incuteva lo stesso timore che Spyro aveva percepito di fronte a Malefor. La sua era una pericolosità ben diversa, a tratti ancor più fatale. In dimensioni non raggiungeva quelle del maestro delle ombre, il suo sguardo non sembrava iniettato di morte e i suoi artigli erano neri e lucidi anziché rivestiti di fuoco insanguinato.
Le sue ali, raccolte ai fianchi, erano striate di porpora e candide sulle membrane; le quattro piccole corna sulla sua testa e l'acume in cima alla coda, nere come gli artigli, parevano basalto minuziosamente levigato.
Quello che più era spaventoso nella sua immagine era ciò che di invisibile lo accompagnava. Non erano le sue squame viola né i suoi occhi ambrati a portare la sua nomea, bensì l'alone di potere che poteva esser percepito anche a metri e metri di distanza come una gelida aura vivida e persistente.
"Sei tu Katlas?" domandò Spyro, cercando di nascondere l'agitazione.
"Si, è il mio nome. Il tuo?"
A dividerli non v'era ormai che un battito d'ali. La sua minacciosa presenza aveva inibito persino gli istinti di fuga nel giovane drago.
Aveva ben sperato di poterlo combattere ed aiutare Irasu, ma nel trovarselo di fronte capì di aver peccato di un'insana presunzione.
"Io sono Spyro. Sei stato tu a portar via Cinerea? Una dragonessa nera simile a me"
Katlas si fermò, carezzando il suolo con gli artigli.
"Dragonessa nera? Ne esistono altri dunque. Quante insospettate novità oggi. Un altro drago dalle squame viola, un sopravvissuto dei cercatori di Shien, un drago nero che non ho avuto ancora il piacere di incontrare e... voi cosa sareste, di grazia?"
Con un'ala indicò Hunter e Sparx. La libellula si nascose dietro la testa di Spyro, che non sapeva se esser sollevato o meno di sapere che Cinerea non fosse finita fra le grinfie di Katlas.
Dove si era nascosta? Irasu non aveva parlato di altri nemici, non che Katlas non fosse abbastanza. Se fosse stata rapita da uno dei suoi scagnozzi comunque avrebbe dovuto saperlo, quindi doveva trovarsi da qualche altra parte.
Rinfrancato, più per la necessità di rimanere lucido che per un vero e proprio sollievo, Spyro sollevò il muso e rispose con tutta la sincerità di cui era capace.
"Questi sono i miei compagni, veniamo da un mondo che in questo tempo non esiste ancora. Abbiamo incontrato Irasu, che ci ha raccontato cosa sta succedendo e cosa stai architettando"
Sembrava più sicuro di sé di quanto in realtà non fosse.
"E immagino non ti piaccia la mia idea, dico bene? Dimmi, il mondo da cui provieni è diverso da quello che l'indomani rivestirà queste lande?"
Spyro rimase immobile per alcuni secondi, poi annuì fermamente.
"Non esiste niente di te, neanche il ricordo"
Effettivamente gli eventi di quell'epoca non avevano avuto drastiche conseguenze sul mondo da cui provenivano, quindi anche senza il loro intervento le cose si sarebbero in qualche modo risolte. Sommerso da tutte quelle novità non aveva avuto modo di pensarci prima, ma per lui e Cinerea in fondo sarebbe bastato varcare il portale da cui erano appena usciti Hunter e Sparx. Avrebbe chiaramente portato Irasu nel loro tempo, e avrebbe aiutato chiunque fosse sopravvissuto alla crudeltà di quel drago. Eppure c'era qualcosa che lo rendeva dannatamente inquieto, un forte disagio che si stava facendo strada nella sua mente e nel suo corpo come artigli striscianti.
"Quindi immagino il vostro futuro sia piuttosto lontano. Molto interessante, posso sapere come siete giunti fin qui? Neanch'io sono capace di viaggiare attraverso gli strati del tempo"
Come poteva rispondergli, dato che neanche lui aveva idea di come fosse accaduto?
"Non so, noi... abbiamo impedito la distruzione del mondo da cui proveniamo. Il cristallo che sostiene l'equilibrio era stato intaccato. In seguito all'esplosione d'energia siamo stati proiettati qui, senza una qualche spiegazione, increduli di essere vivi"
Katlas portò un artiglio sotto al mento con fare divertito.
"Che curiosa coincidenza. Giungere qui proprio quando i miei sogni stanno per realizzarsi, come foste venuti per impedirlo. Mi sembra di capire però che i tuoi compagni non siano arrivati insieme a te"
Spyro si voltò verso Hunter. In effetti né loro sapevano nulla di cos'era accaduto durante lo scontro con Malefor, né lui aveva idea di come fossero riusciti ad arrivare in quel tempo dimenticato persino dall'Aedo. Sparx credeva fosse stato lui ad evocare il portale per trasportarli fin lì, quindi non erano consapevoli di dove conducesse. Non avevano avuto modo di scambiarsi le dovute delucidazioni, ma di certo nessuno era mai stato in grado di evocare un portale che potesse collegare due realtà esistite in tempi tanto diversi.
"Non siamo arrivati consapevolmente, ma stai pur certo che ti fermeremo"
Il ghigno di Katlas si fece ancor più affilato. Dava l'impressione di poter squarciare qualsiasi cosa semplicemente fissandola.
"Ma certo, sarà più divertente in questo modo. Se nella vostra epoca non esiste neanche il mio ricordo, farò in modo di rimediare"
Ecco a cos'era dovuta quell'orribile sensazione. Qualunque fosse il motivo di quanto accaduto, il mondo che conosceva e quello del passato stavano per incunearsi l'uno nell'altro. Katlas aveva la possibilità di portare il suo folle progetto anche nel presente.
La semplicità con cui stava realizzando la situazione per approfittarne lo rendeva più spaventoso di una qualunque distruzione del mondo. A quanto sembrava, neanche lui aveva chiarimenti in merito ai portali che univano passato e presente, ciò nonostante sapeva già di voler portare la sua minaccia anche nel loro tempo.
Con un profondo respiro, il giovane drago gonfiò i muscoli delle zampe e delle spalle. Anche lui sapeva cosa doveva fare.
Percepiva il pericolo incombente, come una gigantesca lama che oscillava sopra la sua testa. Ma prima doveva pensare a loro.
"Sparx, per favore non fare storie e allontanati con Hunter e Irasu"
"Spyro! Ti ho appena ritrovato! Io..."
Spyro sollevò la coda per accarezzarlo.
"Lo so. Non ti abbandonerò di nuovo, puoi stare tranquillo"
Lo sentiva, Katlas era troppo potente. Non aveva alcuna speranza di sconfiggerlo, dubitava che anche con l'aiuto di Cinerea avrebbe ottenuto qualche risultato. Doveva innanzi tutto allontanare i suoi amici.
Irasu era riuscito a sfuggirgli, quindi non aveva il pieno controllo sul mondo che voleva radere al suolo. Se fossero riusciti a nascondersi avrebbero guadagnato un po' di tempo.
Sparx fortunatamente sembrò capire. Perlomeno accettò la sua proposta, saettando via con un fruscio d'ali.
Il tasso ed il ghepardo non sembravano dello stesso avviso del giovane drago viola, ma anche loro si convinsero che quella fosse la scelta migliore. Sarebbero stati d'aiuto solo se al sicuro dagli artigli di Katlas.
Quando si mossero il dragone non fece nulla per impedirlo, sebbene continuasse a fissarli. Spyro si frappose fra lui e i loro balzi in modo da proteggerli da un eventuale attacco a sorpresa.
"Puoi stare tranquillo, non ho alcuna intenzione di seguirli. Non sono loro ad interessarmi adesso"
Nessuno avrebbe dato peso ad altro se si fosse trovato di fronte ad una creatura dalle squame viola, cucciolo o anziano che fosse. Sentiva come se quel drago lo stesse scandagliando, come se  stesse cercando in lui anche il più impercettibile frammento d'energia. Che lo stesse analizzando per capire se poteva essergli utile?
Si pietrificò. Finire tra le mire di un individuo del genere sarebbe stato troppo anche per lui. L'importante era che non lo dividesse dai suoi compagni, perché non lo avrebbe mai perdonato.
Né lui, né se stesso.
Impiegò un istante di troppo a rendersi conto che gli artigli di Katlas avevano preso a brillare. Fu tutto estremamente rapido. Ammassi d'energia esplosero tutt'attorno, lasciandolo momentaneamente stordito. Quando giunse il colpo diretto venne colto impreparato.
Riuscì per pura fortuna a scansarsi di lato aiutandosi con un vigoroso battito d'ali, slittando con tutte le zampe alla sua sinistra.
 L'erba alle sue spalle prese a fumare e ad incenerirsi. Che razza di potere era quello?
L'esplosione aveva creato un cratere di quasi un metro, se l'avesse centrato in pieno non sarebbe rimasto nulla del suo corpo.
"Ah, non male. Evitare un colpo così ravvicinato non è da tutti. Comunque non credo tu rappresenti una grande minaccia"
Il flusso d'energia cominciò a diradarsi. La potenza di quell'attacco era stata allucinante, Spyro non era neanche riuscito a capire se l'avesse scagliata dalle fauci o dalle zampe.
Come poteva affrontare una creatura simile? Certo non da solo, neanche con tutte le sue forze raccolte e scagliate nello stesso momento avrebbe generato un soffio così micidiale.
Inoltre era sicuro che Katlas si fosse trattenuto e che lo stesse solo studiando, beandosi di averlo sconvolto in quel modo.
Doveva assolutamente andarsene, doveva trovare il modo di scappare. Non ricordava di averlo mai pensato prima di allora, ma per una volta avrebbe dovuto battere in ritirata.
Come avesse percepito le sue intenzioni Katlas si sollevò in aria spalancando le ali. Rimase sospeso in cielo come un rapace pronto a ghermire la preda; come un maestoso angelo rinnegato che esponeva la sua magnificenza, inneggiando i suoi propositi di vendetta.
Non volendosi assolutamente dare pervinto, Spyro balzò indietro e si portò a debita distanza, generando una potente saetta con il suo soffio elettrico. Sperava di poterlo distrarre abbastanza a lungo da trovare una via di fuga.
Katlas protese il collo in avanti e spalancò la bocca appena il fulmine lo raggiunse, ingoiandolo come fosse stata una mela caduta dal ramo di un albero.  Il suo petto si gonfiò, mentre il suo corpo veniva attraversato da un fremito.  Era completamente illeso.
Spyro era senza parole. Non solo non gli veniva in mente un'altra azione d'apertura efficace, ma quel mostro si era letteralmente mangiato il suo attacco. Non si stupì neanche nel vederlo circondarsi di una gialla aura sfrigolante carica d'energia elettrica, che convogliandosi andò a formare un globo fra le sue fauci.
Questa volta non riuscì ad allontanarsi abbastanza in fretta. Il colpo fu velocissimo, sentì soltanto una scossa tremenda attraversargli il corpo e scagliarlo a diversi metri di distanza prima di ritrovarsi con il muso per terra.
Non aveva mai visto nulla del genere. Katlas si era nutrito del suo alito elettrico per riversarglielo addosso due volte più potente, e come se non bastasse l'aveva fatto in un impercettibile lasso di tempo.
Gli arti doloranti non gli impedirono di rialzarsi in piedi, ma il suo corpo formicolava dalla testa alla coda. Era così che si sentivano i suoi avversari quando li investiva con il suo soffio?
Katlas gli atterrò di fronte.
"Ti è andata bene. La tua agilità di riflessi ti ha permesso di evitare l'impatto diretto, altrimenti non ti saresti più rialzato"
Neanche aveva capito di aver in parte schivato il colpo, l'improvvisa fitta di dolore l'aveva disorientato.
"Co... come hai fatto..."
"Ho solo respinto il colpo verso di te, niente di particolare. Comunque ammetto che potresti diventare pericoloso se incrementassi i tuoi poteri, credo sia il caso di non rischiare. I tuoi amici non saranno un problema"
Sollevò una zampa, poi la batté a terra con violenza. Dal sottosuolo emersero una miriade di fasci luminosi di colore violaceo, che andarono a formare una sorta di cupola sopra la sua testa. Dischiuse le ali e si chinò in avanti, piantando lo sguardo in quello di Spyro che in un solo attimo aveva perso tutta la sua convinzione. "Appena incontrerò la dragonessa di cui mi hai parlato farò in modo ti possa raggiungere, quindi non sentirti solo"
Cinerea...
No, lui non era solo, e non si sarebbe mai sentito tale. Era quel demone a voler restare solo, fautore di un mondo senza voci nel frivolo dominio di un regno privo di sudditi.
Tirò indietro il muso e si preparò a ricevere il colpo, accumulando la potenza della terra e della natura per creare uno scudo che attutisse l'impatto.
Concentrò tutta la sua magia, solidificando la roccia attorno a sé. Pregò di essere abbastanza forte per resistere.
Quando il colpo arrivò, tutto si dissolse nella luce.
Sentì il proprio corpo venir trascinato via, come se fosse rimasto appeso ad una zattera con gli artigli in mezzo al mare e le sue ali fossero troppo stanche per sostenerlo. Perse la cognizione della realtà, piombando in un mulinello di sensazioni indescrivibili.
La materia stava scorrendo attorno a lui, ma non riusciva né a vederla né a sentirla. Sapeva semplicemente di starsi muovendo. In balia degli eventi, poté solo gridare quando percepì di nuovo il suolo scivolargli sotto le zampe. La realtà bruscamente si ricompose, tra frammenti di luci e colori.
La botta con il terreno però non fu delle migliori. Una spinta lo fece capitombolare sulla nuda pietra, finché non si ritrovò avvolto in un paio di tiepide ali rosse che lo accolsero dolcemente.
"Spyro"
Il muso di Cinerea di fronte al suo lo riempì di calore e serenità. Per un istante non si curò di nient'altro, sarebbe anche potuto essere morto se quella fosse stata l'aldilà.
Ansimò pesantemente. Cercò di ricomporsi, notando ben presto di aver riportato più danni di quanti pensava di averne subiti e soprattutto di essere vivo, dato che sia le zampe che la testa gli dolevano con prepotenza.
"Cosa..."
Stringendolo a sé, la dragonessa cercò di rassicurarlo e di farlo calmare. Spyro non sapeva se il cuore gli stesse percuotendo la gabbia toracica più per la paura, per lo sforzo o per ciò che provava in quel momento.
Sarebbe potuto rimanere abbracciato a lei per sempre.
"Commovente. Ora sbrigatevi, sta per raggiungerci"
Se aveva resistito fino a quel momento, all'udire quella voce Spyro pensò che il proprio petto si fosse scontrato con dieci montagne contemporaneamente e che fosse imploso.
Con uno scatto balzò in piedi, voltandosi nella direzione del suono. Quando vide gli occhi gialli di Malefor risplendere nell'ombra per poco non svenne.
Tutto ciò non aveva il benché minimo senso. Non sarebbe mai riuscito ad elaborare quell'agglomerato d'emozioni neanche da lucido, intontito com'era dovette ringraziare l'Aedo se fu capace di non perdere la ragione.
"Che ci fai... tu qui!"
"Non potevi fare una domanda più prevedibile"
Che altro doveva chiedergli? Era stato proiettato attraverso neanche lui sapeva cosa, non capiva nemmeno se era sveglio o se stesse sognando. In ogni caso sentire ancora la sua voce lugubre e cavernosa lo convinse che si trattasse proprio del maestro delle ombre.
"Cinerea, lui è..."
Non finì la frase. Non sapeva sinceramente come formulare quella domanda. Era ovvio fosse del tutto spaesato e stralunato.
"Non preoccuparti, non mi ha fatto del male. Ti prego di starlo a sentire, la situazione è grave"
Come se non se ne fosse accorto da solo. Dopo essersi trovato al cospetto di Katlas, Malefor quasi risultava meno spaventoso di Sparx. Gli fu comunque abbastanza difficile ignorare l'impulso di chiederle cosa le fosse accaduto nel mentre che lui prendeva sberle dal nuovo cattivone, le cose non erano mai state così complicate.
Malefor si avvicinò e li afferrò entrambi per un'ala, ignorando le loro proteste quando cercarono di allontanarsi. Un'aura violacea li avvolse, poi di nuovo la sensazione di venir trascinati via da un vento oscuro e silenzioso.
Almeno quella volta fu in grado di capire cosa fosse accaduto. In qualche modo, sapere che non era piombato nella convessità o in un luogo simile contribuì a rilassargli i nervi.
Malefor li stava teletrasportando. Quando Katlas lo aveva colpito, un istante prima della deflagrazione, doveva averlo trascinato nella dimensione che sfruttava per scomparire e riapparire altrove in pochi secondi.
Ma perché? Perché era lì? E perché lo aveva aiutato?
Si ritrovarono sulla riva di un'isola, tranquilla e apparentemente deserta. Non si aspettava di udire lo sciabordare delle onde e lo stridio di alcuni uccelli una volta che si fossero rimaterializzati, non con Malefor ad accompagnarli.
Fu piuttosto strano passare dal vuoto di un'oscura caverna ad una spiaggia soleggiata. Li lasciò andare sulla sabbia, o meglio ce li sbatté dentro, con quello che aveva tutta l'aria di essere un gesto più che intenzionale.
"Eih!" bofonchiò Spyro, rialzandosi e pulendosi la sabbia che gli si era incastrata fra le squame.
Cinerea, facendo perno sulla coda, aveva evitato di cadere e di sporcarsi. Non voleva dare soddisfazione a Malefor, gli rivolse solo un'occhiataccia di sfida che lui prontamente ignorò.
"Credo abbiate capito in che situazione ci troviamo"
Spyro si passò un'ala sulla fronte.
"In realtà no, non ci ho capito molto"
Cinerea cercò di intervenire, ma il dragone la anticipò.
"Allora stammi bene a sentire. Non è importante tu sappia i particolari per adesso, ma se volete sopravvivere e mantenere il nostro mondo al sicuro dobbiamo interrompere il contatto magico che si è formato tra le due epoche. Il vostro insulso atto di sacrificio e il mio tentativo di reagire hanno creato un tunnel verso il passato, dove un'altra forza pari alla nostra ci ha involontariamente attratti"
Spyro non aveva potuto ascoltare le parole di Malefor quando aveva cercato di dare spiegazioni a Cinerea, dunque non poteva certo aver compreso. La domanda che più gli sorse spontanea però fu una soltanto, che pose il resto temporaneamente in secondo piano.
"E Katlas?"
"Tu hai potuto assaggiare direttamente la sua potenza, avrai capito di cos'è capace"
Non era sicuro neanche di quello. Era certo che potesse fare di più di quanto gli aveva mostrato, ma non voleva pensarci.
"Non sono... minimamente alla sua altezza"
"Certo che no. Entrambi non lo siete, il problema è un altro"
Si, se poteva esserci qualcosa di peggiore della consapevolezza di aver sfidato un nemico troppo potente.
"Ovvero?"
"Ovvero... quel drago è più potente anche di me"
Ecco. Ora si che potevano affermare di averle sentite tutte.
Se Malefor arrivava ad ammettere con così tanta certezza la sua inferiorità, le cose erano molto più che sconcertanti.
"Ma tu perché dovresti preoccupartene?" chiese Spyro, confuso oltre ogni comprensione.
Come si aspettava non ottenne alcuna risposta. Il maestro delle ombre però aveva qualcosa di ben più importante da rivelare.
"Credo di aver capito come si siano aperti i portali interdimensionali, molto diversi da quelli che Katlas stava utilizzando per far germogliare le sue creazioni"
Come Cinerea, anche Spyro non rimase stupito del fatto che Malefor sapesse già dei piani di Katlas. Se era arrivato insieme a loro, seppur in un punto diverso, aveva avuto un giorno intero per raggiungere luoghi che lui e la sua compagna con le sole ali non avrebbero mai potuto scovare. "Se avesse avuto il potere di alterare il tempo e viaggiare attraverso la storia, che motivo avrebbe avuto di costruire dei piani? Avrebbe potuto ottenere ciò che voleva senza alcun impedimento. Dunque è lecito pensare che siamo stati noi a creare una spaccatura nel tessuto del tempo e ad incrinarlo"
Il ragionamento aveva una sua logica, se le spaccature dimensionali e i varchi spaziotemporali potessero davvero essere interpretati con criteri logici. Si era posto all'incirca le stesse domande.
Fin dove poteva arrivare Katlas?
"Quando mi ha attaccato ho capito la portata della sua forza. Per quanto ne sappiamo, potrebbe anche esserne in grado"
Cinerea gli si accostò, apprensiva.
"Non credo proprio esista qualcuno che da solo sia capace di fare una cosa del genere, Spyro. Avremmo già avuto modo di saperlo se un drago viola in grado di cavalcare il tempo avesse cercato di eradicare tutte le civiltà per soppiantarle con le sue dannate palme"
Spyro si accigliò.
"Si, ma noi... ci siamo riusciti"
"Beh, innanzi tutto è stato un caso. E poi probabilmente è proprio il termine noi che lui non conosce. A quanto pare tu e quel pazzo avete esagerato, e avete combinato un guaio" rispose lei, indicando Malefor con la coda.
In mancanza d'altro, Spyro volle accettare le parole di Cinerea come sensate. A pensarci avevano ragione, ma non riusciva a togliersi di testa il timore che lo aveva pervaso quando Katlas aveva convogliato la sua magia per ucciderlo.
"Forse è vero. Quindi... cosa dobbiamo fare?"
"Combattere" precisò Malefor, snudando le zanne. "E se ci tieni ai tuoi amici dobbiamo farlo al più presto. Sono in pericolo"
______________________________________________

Salve. Doppio capitolo! Volevo rimediare alle attese brutte e lunghe della settimana scorsa, e penso che possa andar bene anche se un po' più corto. In un giorno e mezzo non potevo andare avanti di molto :)
Ci tengo a fare due puntualizzazioni, una che mi è stata fatta notare in una recensione e una in privato:

-"Irasu ha detto che i draghi neri non nascono neri, ma ci diventano. Mentre Maledet è già così, e anche i suoi antenati a quanto pare. Perché?"
Ottima osservazione, infatti sarà un altro tema che verrà approfondito nei prossimi due o tre capitoli. Da notare che Cinerea lo è diventata... ^_^

-"Ma Cinerea non è un drago del vento? Perché hai detto del ghiaccio?"
Aaaallora, qui è un bel casino. Il vento è un elemento naturale come fuoco, ghiaccio, fulmine e terra, e nel mondo di The Legend è considerato al pari degli altri. Infatti i guardiani che vediamo al fine portare Malefor nel cristallo (a quanto pare inutilmente xD) sono cinque. Non si può dire quali siano i loro elementi, ma tutto può essere. Inoltre secondo me è possibile che il quinto guardiano, quello del vento al tempo di Ignitus, Terrador, Volteer e Cyril, possa essere morto. Non lo so, questa è l'idea che mi sono fatto io.
Dirrò la verità, qui mi sono preso la libertà di cazzeggio e ho scelto per l'elemento più appropriato per il carattere di Cinerea, ma non volevo stravolgere quello che il gioco suggerisce. Secondo me è stato Malefor ad insegnarle come controllare l'elemento vento, spiegherò a breve il perché.
Questo risulta incoerente con il fatto che bastino quattro elementi per riempire il mega-turbo-cristallo di A New beginning, ma non posso tappare tutti i casini di trama della saga perché sono troppi U.U già ci ho provato con il fatto che Spyro perde i poteri, forse è il caso che la smetta xDD

Ringrazio tutti i lettori (boia, state diventando tantissimi) e le mie due splendide recensitrici personali Ladykappa e Chris!

At the next!
-Aesingr (Aes per amici e nemici)
 

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Capitolo 8
*** Nessun ripensamento ***


NESSUN RIPENSAMENTO



Incisi nelle spoglie di un mondo ormai agli sgoccioli, profondi solchi avevano cominciato a tappezzare il suolo coperto di rigogliosa vegetazione. Per quanto potesse essere spaventoso l'operato dei semi della rinascita, Katlas aveva soppiantato le civiltà con magnifiche praterie e foreste verdeggianti.
Qualcuno sarebbe anche potuto rimanere affascinato dal modo in cui era riuscito a mutare la realtà. Quello stesso qualcuno non avrebbe comunque potuto mostrargli ammirazione, poiché sarebbe stato eliminato in nome di un'ambizione dall'inconfondibile aroma di morte.
I solchi divennero voragini, le voragini divennero fosse. Si spalancarono lentamente ed inesorabilmente, come se il nero del sottosuolo stesse divorando la vita che i semi stessi avevano generato. Un falco, alto nel cielo, avrebbe potuto assistere al disegno di una sottile ragnatela di crepe formarsi sotto le chiome, districandosi attorno alle radici degli alberi per ghermire rocce e colline.
Il terrore non poteva neanche espandersi, non v'era chi poteva provarne.
Anche prede e predatori, ormai confusi, nel loro semplice ciclo di vita incontravano un ostacolo; un'incoerenza data da quella flebile cortina scura che si stava lentamente generando attraverso il cielo, dove l'aria stava saturandosi di pericolo.
"Cosa succede!"
La voce squillante di Sparx quasi stonava con l'innaturale silenzio che era andato a formarsi in quelle lande iniettate di vuoto. Un vuoto frizzante e statico, pronto a scatenarsi in tutta la sua interezza.
La libellula non riusciva a distogliere lo sguardo da ciò che si stava manifestando al loro passaggio: il terreno aveva cominciato lentamente a creparsi, poi a sfaldarsi, per lasciar posto ad un suolo tappezzato di sinistre spaccature che scendevano nel buio. Irasu e Hunter, capaci di mantenere un ferreo autocontrollo anche in situazioni critiche, fecero di tutto per non mostrare la loro inquietudine.
Se avessero messo una zampa nel posto sbagliato sarebbe potuta finire in malo modo. Non conoscendo né la causa né le conseguenze di quei tetri solchi non poterono che starvi il più possibile alla larga.
"Quindi saprai spiegarci anche questo" disse il ghepardo, rivolto ad Irasu.
Mentre fuggivano dal luogo in cui Spyro e Katlas si stavano affrontando, il tasso aveva avuto modo di raccontare quanto stava accadendo ai due nuovi arrivati. Hunter, seppur faticasse ad incamerare tutte quelle informazioni a cui comunque mancavano i contorni, mandò giù tutto molto rapidamente e comprese il motivo della scomparsa di Spyro e il perché non sarebbe comunque tornato.
Tuttavia, neppure Irasu si aspettava un avvenimento di tale portata. Nei piani di Katlas non sarebbe dovuto esserci niente di simile, per quel che ne sapeva. Forse Spyro e i suoi compagni non erano all'oscuro degli eventi più di quanto non fosse lui.
"Mi dispiace, ma anche per me è la prima volta"
Balzando agilmente di albero in albero, stavano procedendo a zig zag cercando di entrare il meno possibile a contatto con il terreno. Nonostante le ali, Sparx sembrava quello più irrequieto.
"Non voglio essere inghiottito dalla madre terra! La madre terra è così buona e gentile con me, non mi va di essere mangiato. A questo punto preferivo l'algarana, almeno sarei morto per nutrire qualcuno! Non voglio finire là sotto, potrei trovare i..."
"Sparx, calmati" lo zittì il ghepardo, già abbastanza teso senza che ci si mettesse lui a rendere la situazione più fastidiosa. "Nessuno vuol finire in quegli affari, quindi calmati"
Dopo alcuni minuti di corsa sfrenata e lamentele di Sparx, arrivarono al tempio di Irasu. Senza aspettare un cenno del tasso Hunter fu il primo ad entrare.
Si dedicò qualche secondo per evadere da quella surreale realtà, fermandosi ad osservare le immagini scolpite sulle pareti da cui anche Spyro era rimasto affascinato. La penombra le rendeva inquietanti, anche se in quel momento il più sconvolgente dei dipinti sarebbe comunque sembrato ridicolo.
Bastava affacciarsi fuori, per assistere alla più agghiacciante tela che fosse mai stata intessuta.
"Che significato hanno?" chiese, rivolto al tasso indicandogli le varie raffigurazioni.
Irasu, una volta entrato, si fermò a pochi passi dall'ingresso con Sparx al seguito.
"Nessuno in particolare, in realtà. Sui gusti io e i miei coinquilini andavamo molto d'accordo"
"Ah, wow" fece Sparx, svolazzando da una parte all'altra. "Era quel drago... Katlas... ad abitare con te? Sembra la casa dei mostri!"
Irasu non diede troppo peso alla battuta, forse perché non era così divertente rimembrare i compagni morti proprio per colpa di Katlas.
"Sei sicuro che qui saremo al riparo?" domandò Hunter.
"Non sono più sicuro di niente, adesso. Le fondamenta di questa casa sono molto resistenti, spero non ci verrà a mancare il pavimento sotto le zampe"
Il modo in cui il tasso parlava aveva un che di rassegnato e malinconico. Non che Hunter fosse tutta questa allegria a dire il vero, ma almeno sembrava turbato come sarebbe successo a chiunque altro avesse assistito ad un evento del genere. Irasu invece dava l'idea quasi di non curarsene, come se tutto avesse ben poca importanza.
Non temeva il frantumarsi del terreno, non temeva quel che sarebbe potuto accadere. Avrebbe combattuto per difendersi, ma non aveva paura dell'inevitabile.
"E allora cosa ci facciamo Qui? Allontaniamoci! Andiamo via!" esclamò Sparx in preda all'agitazione. "Perché si sta distruggendo tutto?"
All'esterno, i tonfi e gli schioppi del suolo che si sconquassava si erano fatti sempre più forti, sempre più vicini.
"Posso sentire molto... troppo Shien accumularsi qui attorno" spiegò Irasu in tono grave. "Non ho mai percepito nulla di tanto violento, sembra che il mondo stia ruggendo"
La sua coda oscillava da un lato all'altro nervosamente.
"Shien?"
Hunter non aveva avuto modo di assistere alle abilità di combattimento e percettive di Irasu.
"Lo Shien è l'energia vitale di ciascuno, presente con intensità e quantità diverse in ogni essere vivente. La mia specie veniva chiamata Cercatori di Shien, essendo noi in grado di percepire attraverso il corpo il potere che scaturisce da quello altrui. Un tempo, una tribù di miei antenati raccolse i cercatori più abili per scorgere, fra molti altri, individui puri e dotati di un grande potere per sventare un'antica minaccia, ormai dimenticata"
Con Spyro aveva avuto più difficoltà ad aprirsi. Svelare i suoi segreti ad un estraneo, tanto più in un momento del genere, era piuttosto rischioso. Ma aveva capito che il giovane drago viola simile a Katlas era sinceramente intenzionato ad aiutarlo, se quelli erano i suoi compagni non poteva che riporre le sue ultime speranze in loro.
"Quindi significa che molte entità stanno per raggiungerci?" continuò Hunter, poggiando le zampe sulla corda dell'arco.
Il tasso socchiuse gli occhi, reclinando il muso in concentrazione.
“Ho già incontrato alcuni esseri di cui Katlas si è servito per conquistare ogni cosa, ma non dovrebbero esserci così tante creature potenti ancora in vita. Non so cosa stia succedendo, il loro Shien è così... confuso"
"Ehi Hunter, non possiamo tornarcene a casa?" commentò Sparx, più infervorato e spaventato che mai. "Prendiamo Spyro e quell'altra dragonessa bisbetica e poi cerchiamo un portale come quello usato per arrivare qui! Perché dobbiamo sempre fare gli eroi, salvare il mondo e tutto il resto?"
Irasu alzò lo sguardo.
"Ha ragione. Se è vero quel che dite e il vostro mondo è ora al sicuro, perché mai dovreste aiutarci? Ormai siamo rimasti in pochi su queste terre, non ha senso rischiare la vita in questo modo. Qualunque cosa stia succedendo siamo condannati, Katlas è ad un passo dal realizzare i suoi propositi"
Hunter estrasse una freccia dalla propria faretra, che fortunatamente si era portato con sé alla ricerca di Spyro. Neanche lui sapeva se fosse stata pura fortuna o se qualcosa nell'atmosfera gli stesse suggerendo una nuova minaccia.
La puntò verso l'esterno senza incoccarla e si voltò verso il tasso.
"Vedi Irasu, il fatto è che Spyro e Cinerea hanno deciso di aiutarti a quanto pare. In loro aveva riposto grande fiducia un vecchio drago, il guardiano del fuoco Ignitus, e loro hanno ampiamente risposto alle sue aspettative. Probabilmente anche adesso li starà guardando ovunque si trovi e li starà ringraziando, per quello che hanno ottenuto e per quello che ancora otterranno in futuro"
Irasu rimase alcuni istanti in silenzio prima di rispondere.
"Credo che il nemico che hanno affrontato sia nulla in confronto a Katlas. A questo punto anche loro dovrebbero essersene accorti"
"Non si tratta di questo"
La voce di Hunter aveva assunto un tono rassicurante, la sua espressione sembrava più rilassata. "Hanno cambiato l'opinione di tutti. Si sono fatti alleati ovunque i loro viaggi li abbiano condotti, hanno compiuto l'impossibile e soprattutto non hanno mai scelto la strada sbagliata. Sarebbe stato un attimo per entrambi decidere di smarrire la via per imboccare il sentiero delle tenebre, poiché sia Spyro che Cinerea racchiudono un potere micidiale in grado di corrompere chiunque sia pervaso da dubbi, incertezze e rabbia. Per questo sono fermamente convinto che faranno di tutto per aiutare chiunque sia sopravvissuto a Katlas, adesso che sono qui"
Per quanto non riuscisse ad ammetterlo nemmeno a se stesso, anche Irasu aveva capito che avrebbe potuto fidarsi di Spyro e di Cinerea, in cui ardeva una volontà indomabile di lottare, di combattere per gli altri più che per se stessi. Quando aveva scandagliato le loro aure, nonostante li avesse trovati smarriti e confusi, non aveva intravisto il benché minimo ripensamento.
Erano appena emersi da un duro scontro, ma erano di nuovo pronti a combattere se fosse servito a salvarlo. Con motivi e spinte diverse, sia Spyro che Cinerea si sarebbero senza alcuna reticenza contrapposti al destino stesso in nome dei propri ideali.
Con l'accenno di un sorriso afferrò il pugnale con la coda, rivolgendosi sia ad Hunter che a Sparx.
"E va bene. Non sono sicuro se crederci veramente, ma voglio sperare che i vostri amici siano davvero in grado di fermarlo. Se così non dovesse essere, almeno non ci saremmo arresi senza combattere"
 
Un altro viaggio attraverso lo spazio. Spyro si stava abituando a farsi trasportare da Malefor, ma la sensazione era pur sempre strana e poco piacevole.
Erano tornati indietro, Katlas non li aveva più seguiti. Per qualche ragione, appena si erano smaterializzati per dirigersi su quell'isola sembrava avesse perso le loro tracce. Ad esser rimasto più deluso da quel risvolto fu proprio Malefor, che si aspettava di vederlo arrivare più agguerrito che mai.
Quello che trovarono ad aspettarli però fu tutt'altro che rassicurante: espandendosi a macchia d'olio, le spaccature avevano già coperto una distanza notevole e non accennavano a fermarsi. Ormai tutto era tappezzato di quegli spaventosi buchi, da cui proveniva un tetro alone di energia invisibile, quasi palpabile con le squame ma estranea agli occhi. Sembrava l'aria si stesse condensando in masse sempre più pesanti a formare alte colonne, come pilastri in grado di sorreggere il cielo.
"Questa poi" borbottò Cinerea, stufa di tutti quei cambiamenti così repentini. "Cosa sono quei buchi? Non mi piacciono per niente"
"È iniziato"
Sia lei che Spyro si voltarono verso Malefor, che per qualche motivo ne sapeva sempre più di loro.
"Potresti essere più chiaro, caro il mio maestro?"
Nonostante la situazione Cinerea riusciva ad essere sempre abbastanza irriverente. Neanche con Malefor avrebbe abbassato la cresta.
"I semi di Katlas stanno per dare i loro frutti. Frutti marci, pregni di un potere ben più corrotto di quanto possiate immaginare"
"E tu come fai a saperlo? Te lo ha detto lui?"
 Malefor la fulminò con i suoi gialli occhi inquietanti.
"A differenza vostra, ho cercato di capire che intenzioni avesse fin da subito. Non ho passato l'ultimo crepuscolo a lisciarmi gli artigli"
"Ah è così? E allora a cosa ti serve il nos..."
Spyro la zittì, poggiandole un'ala sul dorso. La sua espressione era eloquente: stava parlando troppo. Anche lui avrebbe voluto dirgliene quattro, cinque o sei se ce ne fosse stata l'occasione, ma anziché un crucio la presenza di Malefor sarebbe potuta essere la loro salvezza. Non potevano gettare quel suo improvviso atteggiamento remissivo al vento, come foglie secche nella fredda stagione del gelo.
Doveva esser avvenuto qualcosa di inimmaginabile in lui se era perfino arrivato a chiedere il loro aiuto. Decise quindi di dargli ascolto e fece silenzio, aspettando che fosse Malefor a parlare ancora.
"A cosa mi serve il vostro aiuto? Molto semplice, ho sufficente esperienza per capire che il nostro avversario è di una potenza aldilà di ogni immaginazione. Appena lo avremo tolto di mezzo per quanto mi riguarda potete anche sparire. Anzi, provvederò io personalmente a farvi sparire"
La sua risata cavernosa riecheggiò tutt'attorno, facendo salire i nervi sotto le squame di Cinerea.
C'era un fondo di ineluttabile verità in quelle parole. Sapevano che non era minimamente interessato alla loro sopravvivenza, il punto è che aveva bisogno del loro aiuto. Non li reputava così insignificanti da essere di troppo e questo era un bene.
In fondo anche Cinerea per aprire il portale aveva dovuto catturare i quattro guardiani; lei a sua volta era stata usata dal maestro delle ombre perché potesse tornare; insieme a Spyro poi l'aveva sconfitto, aprendo letteralmente un varco per una nuova era.
"Dovremmo alzarci in volo" suggerì Spyro, spalancando le ali.
"Non servirebbe" lo redarguì Malefor. "Meglio essere sicuri di dove camminiamo piuttosto che rimanere esposti in aria"
"Perché?"
Malefor si fermò e piantò i piedi a terra. Concentrò una piccola sfera d'energia fra le fauci e la scagliò verso l'alto, a pochi metri da uno dei fori. La sfera venne attratta verso il basso prima di esplodere a mezz’aria, come avesse impattato violentemente con qualcosa ancor prima di toccare il suolo.
La situazione sembrava disperata, non c'era via di fuga. Era come se il sottosuolo stesse cercando di risucchiare tutto quel che c'era all'esterno, e probabilmente ci sarebbe riuscito. A giudicare dalla velocità con cui si stavano muovendo, i solchi avrebbero raggiunto la costa molto presto.
Non aveva neanche senso chiedersi se lì si sarebbero interrotti. Katlas voleva spalmare su tutta la superficie del mondo la sua follia, non si sarebbe fermato finché anche il più piccolo sprazzo di terra emersa non fosse stato contaminato.
"Se ci spostassimo ancora con il teletrasporto, dovremmo riuscire a scavalcare tutto questo" continuò Spyro, muovendo un'ala ad indicare il mare di crepe attorno a loro.
Malefor sogghignò.
"Sembra quasi tu ci abbia preso gusto. Ogni volta che mi muovo utilizzando la magia consumo una grande quantità d'energia, più distanza copro e meno energia mi rimane a disposizione. In questo momento non ho intenzione di sprecarne un'altra goccia"
Era chiaro, contro Katlas avrebbero avuto bisogno del loro massimo potere. Se avevano modo di riposare il corpo e lo spirito, non che si potessero realmente rilassare, sarebbero giunti al momento fatidico con la possibilità di riversargli addosso tutto il loro potere.
E poi li videro. Dal terreno cominciò ad emergere qualcosa. Scure sagome indefinite si agitavano, sbucando come serpenti e strisciando sinuosamente attorno alla propria tana, per congiungersi ad altri loro simili.
Creature deformi saltarono fuori come funghi bagnati dalla pioggia, dotati di corpi di cui era difficile distinguere l'inizio e la fine. Le teste si mischiavano alle code, gli occhi neri si confondevano con la pelle dello stesso colore.
La visione era agghiacciante. Ciascuno dei mostri si muoveva in direzione diversa, ma tutti puntavano a qualunque pianta, radice o arbusto che si trovasse nei paraggi per avvinghiarsi alla corteccia e affondare in essa artigli e zanne. Niente veniva risparmiato, non il più piccolo fiore, non il più robusto pioppo.
Ovunque lo sguardo si perdesse, orde di demoni si avvicinavano e si muovevano a grandi ondate, come uno spaventoso oceano nero composto dal più puro agglomerato di male ed oscurità.
Ciò che più appariva sconvolgente era quel che lasciavano al loro passaggio. Il verde rigoglioso a cui lo stesso Katlas aveva dato vita ora stava venendo divorato da quelle abominevoli mostruosità, nulla poteva sottrarsi al loro famelico attacco.
Come una grande siccità consumatasi però in pochi attimi, stavano risucchiando la linfa vitale di ogni forma del creato. Spyro era senza parole, non poteva credere che sarebbe potuto accadere qualcosa del genere in una manciata di istanti.
Per tutto quel tempo erano rimasti immobili come statue ad osservare il brulicare di quelle bestie infernali, senza che neanche Malefor potesse dare una spiegazione ad un evento di tale portata. L'antico drago emise uno strano verso gutturale, a metà tra un ringhio e un sospiro.
"Tutto ciò è semplicemente meraviglioso, inaspettatamente piacevole ai miei occhi. Più di quanto potessi sognare!"
Rise sguaiatamente, come se la sua perversa pazzia stesse abbracciando quella di Katlas ed entrambe fossero dirette verso la stessa insana vetta.
Tuttavia Malefor era diverso; aveva qualcosa che probabilmente Katlas non possedeva, ma il maestro delle ombre sembrava l'unico ad essersene accorto.
"Questo complica le cose, dico bene?" fece Spyro, con un velo di ironia.
"Affatto. Lo rende molto più divertente"
Non ci si poteva aspettare una risposta diversa da Malefor. I giovani draghi sbuffarono all'unisono.
"Se è vero che dobbiamo giungere da Katlas in forze, non possiamo fermarci a fare salotto con quei... cosi" puntualizzò Cinerea.
"Inoltre" si aggiunse Spyro, "dobbiamo recuperare Sparx e gli altri prima che si ritrovino in mezzo a questo inferno!"
Cinerea abbassò il muso.
"Temo già ne siano rimasti coinvolti Spyro. Non vedi? Tutto ormai è stato ricoperto"
"Ma non ha alcun senso! Perché Katlas dovrebbe volere una cosa del genere? A quale scopo?"
Spyro stava visibilmente per perdere la ragione. Probabilmente a preoccuparlo era unicamente la salvezza dei suoi compagni e di Irasu, non tanto i piani di quell'individuo.
"Credo lo scopriremo a breve" rispose Malefor sollevando lo sguardo.
Qualcosa si stava dirigendo a grande velocità verso di loro. L'aura che lo attorniava non lasciava alcun dubbio sulla sua identità, soltanto un drago viola poteva possedere un simile potere.
Il momento di combattere era arrivato prima del previsto, non c'era tempo per pensare.
Cinerea fu la prima a reagire.
"Spyro ascolta, se sono ancora vivi sono sicura che il tasso e Hunter si siano rifugiati al tempio. Irasu è fuori di testa ma non è stupido, sa che quello è l'unico luogo che conosciamo"
Lui fece guizzare lo sguardo da una parte all'altra, colto alla sprovvista.
"Ma Cinerea, non puoi andare da sola"
"Non c'è tempo!" gridò lei, sollevandosi in volo. "Vedete di sopravvivere fino al mio ritorno"
Quello che accadde fu incredibile, soprattutto per la dragonessa. Ancor prima che potesse sollevarsi di qualche metro si ritrovò inondata da un fascio di luce, stava per essere investita da un velocissimo getto d'energia ed esposta com'era non sarebbe mai riuscita ad evitarlo.
Malefor, che non si era mosso di un passo fino a quel momento, le si era lanciato addosso e l'aveva spinta lontano, generando al contempo una spessa barriera che intercettò il colpo di Katlas e lo estinse in pochi secondi.
Venne sbalzato indietro, ma riuscì ad annullare gli effetti disastrosi dell'attacco e ne uescì incolume.
Cinerea fece in modo di non rendere inutile l'imprevedibile gesto di altruismo del suo maestro e schizzò a tutta velocità verso il tempio. Fu piuttosto doloroso e difficile allontanarsi senza voltarsi indietro.
Quell'essere era incredibile. Non si era mai sentita così vicina alla morte come in quel momento. Non aveva neanche avuto il tempo di scorgere i lineamenti di Katlas che già stava per essere uccisa.
Fu tremendo. Non era solita sentirsi così vulnerabile, ma le sue preoccupazioni andavano principalmente a Spyro. Lui era all'incirca al suo stesso livello, forse di poco superiore; cosa stava provando, di fronte alla smisurata potenza di Katlas?
Aveva avuto la fortuna, se così si poteva chiamare, di affrontarlo già a muso aperto e ne era sopravvissuto per miracolo. Sia lui che Malefor avevano ammesso di non essere in grado di sconfiggerlo. Cosa sarebbe successo?
Il suo cuore piangeva, le sue ali continuavano a battere. Da quanto ne sapeva Malefor avrebbe anche potuto tradirli e lasciare Spyro in balia del suo avversario, o peggio allearsi con quest'ultimo. In ogni caso non aveva idea di come potessero combattere un così temibile  avversario.
Volle provare ad ignorare il tumulto di sensazioni che la stavano destabilizzando. Aveva scelto di volare ad aiutare Hunter, Sparx e Irasu, quello in quel momento era il suo compito.
Anche se una parte di lei si accusava di codardia. Si era ritrovata a pensare, seppur per un attimo fugace, di essere inutile su quel campo di battaglia. In fondo sapeva che non era così, avrebbe sicuramente potuto fare la sua parte. Eppure l'aveva sentito. Il potere più spaventoso di Katlas sembrava proprio quello di convincere chi si opponeva a lui di non avere alcuna speranza, ancor prima di cominciare a combattere.
Si morse una zampa con forza. Sentiva il sapore ferroso del sangue sulla lingua; strinse le fauci quanto bastava perché il dolore la facesse tornare lucida. I pensieri nebulosi cominciarono a diradarsi, lasciando spazio al suo obbiettivo.
Non poteva permettere che la paura le annebbiasse la mente in quel modo.
Si ritrovò a seguire il fiume dalle acque corrotte senza quasi accorgersene. Nonostante le preoccupazioni avessero quasi preso il sopravvento, il suo corpo sapeva dove dirigersi anche al difuori del suo controllo. Aveva inconsciamente preso la direzione giusta.
Lo spettacolo che si apriva sotto di lei era tremendo. Le sagome demoniache avevano quasi coperto il bosco, alcune arrampicandosi sulle fronde e altre incuneandosi addirittura dentro le rocce. Sembravano sempre più numerose, più grandi, più pericolose.
Intravide il grande artiglio bianco che sbucava dal tempio in lontananza, come la stesse indicando in mezzo a quel marasma. Sembrava che anche lui le stesse chiedendo aiuto. Per un attimo pensò che fosse stato costruito in quel modo proprio per occasioni simili, ma oltre ad essere improbabile le dava l'idea che la sua testa stesse cercando di razionalizzare l'assurdo per non sprofondare nell'angoscia.
Si ritrovò a sorridere di quanto le vicende di quel giorno l'avessero stravolta. Quando atterrò, fu una scintilla in lei a scattare.
Afferrò con gli artigli un paio di quei viscidi mostri e li fece a fette con tutta la rabbia che aveva accumulato nei confronti di Katlas e di se stessa, bersagliando con attacchi precisi e mirati chiunque cercasse anche solo di avvicinarla. Il vento che spirava dalle sue ali era carico di vigore, ma le creature non sembravano rendersene conto. Molte vennero sbalzate via e si maciullarono contro alcuni massi, altre vennero dilaniate dai suoi artigli; altre ancora, con apparentemente un minimo di percezione del pericolo, si tennero alla larga dalla sua furia.
Quello le fu sufficente per confermarle che non tutte quelle bestiacce erano uguali. Alcune avevano risucchiato più linfa di altre, ed oltre ad essere più evolute a livello percettivo sembravano anche più resistenti. Non fu una scoperta simpatica, considerando che alcune di loro potevano aver già raggiunto grandi dimensioni e una forza considerevole.
Comunque fosse non le importava. Raggiunse il colonnato del tempio facendosi strada tra i loro cadaveri, compiacendosi almeno del fatto che non si rigenerassero né si rialzassero in qualche modo. Sembravano veri e propri esseri viventi.
"Cinerea"
Hunter era in piedi all'ingresso, con l'arco pronto a scoccare una freccia. Sembrava illeso e preparato a qualunque evenienza, ma sul suo muso si poteva leggere ognuno dei timori che lei stessa aveva provato.
"Si, sono io. Come stanno gli altri?"
"Siamo tutti vivi, fortunatamente non hanno aggredito l'interno del tempio"
Era chiaro. Non c'era vegetazione da divorare là dentro, non avevano motivo di intrufolarvisi.
Sembrava tutto stesse volgendo ad un unica certezza. Katlas non voleva assolutamente un pacifico mondo fatto di colorati fiorellini, prati e alberi secolari. Quello che stava accadendo lì fuori ne era la dimostrazione.
Aveva soltanto piantato il nutrimento per quegli esseri, che non avrebbero trovato ostacoli lungo la loro avanzata. Per qualche motivo il tempio di Irasu era ancora intatto, anche se dubitava fosse a causa di una distrazione dei suoi scagnozzi. Probabilmente il tasso l'aveva davvero difeso con tutte le sue forze, e a giudicare dal null'altro che avevano incontrato viaggiando su quelle lande ormai spoglie doveva aver sputato molto sangue per poter resistere così a lungo.
Non sapeva se altri sopravvissuti si stessero rintanando da qualche parte, ma Irasu era apparentemente l'unico che stesse affrontando Katlas, o meglio la morte, senza nascondersi. Per quanto si trovasse ormai dannatamente vicino al drago che aveva sterminato la sua gente, non mostrava ripensamenti né recalcitranza(???? Cit. Cannarsi).
Si ritrovò a nutrire profondo rispetto per quel tasso scorbutico e senza cervello, che silenziosamente era appena comparso al fianco di Hunter.
"Cosa ci fai qui?"
Come al solito non si rivolgeva a lei con fare amichevole, anche se in un certo senso poteva capirlo. In quel momento però si insinuò in lei una strana sensazione.
Irasu aveva snudato i denti.
"Sono venuta ad aiutarvi, rompi scatole"
"Pazza! Hai portato qui il nemico!"
Cinerea scosse il muso, avanzando.
"Katlas sta combattendo contro Spyro e... e un altro drago, un nostro alleato"
Non poteva dire di fronte ad Hunter che si trattasse proprio di Malefor. Allo stesso tempo non avrebbe avuto modo di spiegare ad Irasu come potesse essere ancora vivo, anche perché quel poco di stima che provavano nei reciproci confronti si sarebbe incrinata inutilmente se avesse scoperto che si erano vantati di averlo sconfitto senza averne davvero conferma.
"Katlas non è da solo, possibile tu non ci arrivi?"
Un brivido le corse lungo la cresta dorsale.
Come poteva non averci pensato? Con la confusione che aveva pervaso la sua mente non si era posta il problema di poter essere seguita.
Si voltò sbattendo le palpebre, ringhiando ed estraendo gli artigli.
I suoi occhi caddero su una figura che a primo impatto avrebbe confuso con i mostri che stavano sbriciolando il suolo.
Anche il suo manto era nero, le sue però erano squame di drago.

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Capitolo 9
*** Il fuoco che porterà alla cenere ***


IL FUOCO CHE PORTERÀ ALLA CENERE



Lascia che l'acqua scorra attraverso quest'anima infranta.

Mostrami ora
Come posso ritrovare casa mia
E tutto ciò che sono.
Deponi le armi

Ho combattuto al tuo fianco.
Le ceneri ancora bruciano.
Ti ho mostrato quanto valgo,
Dimmi quindi perché

Ho perso la strada
La tua voce è silenzio.
Ho bisogno di te
Per poter ricordare.
...

L'aria era satura di tensione, di un feroce alone d'energia che si espandeva in ogni dove per ghermire il corpo e lo spirito di chiunque ne fosse rimasto schiacciato. Nessuno era più al sicuro, nessuno sarebbe potuto sopravvivere.
Stava per accadere. L'ambizione di Katlas poteva infine attecchire, in un suolo pervaso dal terrore e dalla distruzione. Le creature stavano crescendo a vista d'occhio. Il flusso era inarrestabile, qualunque terra avrebbe cominciato a tremare d'innanzi alla venuta di una simile catastrofe.
Fra le scure masse deformi, si ergeva la figura di una creatura di cui il mondo si sarebbe presto dimenticato.
"Che sorpresa, Katlas aveva ragione"
Il loro scambio di sguardi, intenso e violento, non si sarebbe potuto infrangere neanche se tutto fosse saltato per aria in quell'istante.
"Chi sei" rispose Cinerea con freddezza. Sulle sue squame si riflettevano i tetri bagliori di un nuovo, pericoloso tramonto.
"Izric"
Fu quella l'unica parola che uscì dalle labbra del drago nero, prima che attorno a lui le creature si diradassero e si facessero distanti. La dragonessa captava un maligno ed oscuro sentimento d'odio provenire da quell'individuo. Aveva percepito sul proprio corpo il disprezzo che Malefor aveva provato nei confronti del suo tradimento, ma non era nulla in confronto.
Non capiva come qualcuno che neanche conosceva potesse inviarle una tale sgradevole sensazione. Drizzò la coda e distese le ali, cominciando ad avanzare verso di lui.
"E che cosa vuoi... Izric?"
"Niente in particolare, Katlas mi ha chiesto di togliervi di mezzo e semplicemente devo provvedere"
Gli occhi di Cinerea si ridussero a due fessure.
"È così? In questo caso puoi accomodarti. Se vuoi chiedo ad Irasu di prepararti la cena"
"No" rispose l'altro con un ghigno. "Mi accontenterò di banchettare con quello che rimarrà di voi"
Le sue zampe vibrarono. Avrebbe voluto chiedergli qualcosa a riguardo di quanto stava succedendo. Poteva sfruttare l'occasione per mostrarsi ignorante, non che ne sapesse realmente abbastanza, per carpire quante più informazioni possibili.
Ma non ci riuscì.
"Addirittura?"
La frustrazione per la debolezza mostrata di fronte al pericolo, la rabbia accumulata in quegli ultimi minuti, non facevano altro che riempirla di un'ardente brama di combattere. Niente pareva poterla riportare alla calma, nel suo cuore erano troppe le emozioni.
Voleva lottare. Dietro di lei sentiva Irasu borbottare qualcosa, ma non distinse le sue parole. Sentì solo il nome di Hunter che la chiamava.
Lo ignorò. Non avrebbe permesso che qualcuno minacciasse lei e i suoi compagni. Non erano solo amici di Spyro, erano anche i suoi amici. Come se avrebbe mai potuto sognare di trovarne altri.
Il primo colpo fu uno dei più devastanti che le sue fauci ebbero mai generato. Impiegò pochi secondi a convogliare tutto il male che la stava eviscerando nel profondo, per concentrarlo in un gigantesco soffio verdastro. Un cono di sostanza corrosiva scaturì dalla sua bocca e investì qualunque cosa le si trovasse davanti.
Il veleno era forse l'elemento più pericoloso tra quelli acquisiti a causa di Malefor. In quel momento dovette ringraziarlo; l'euforia che provò nel travolgere quel drago con tutto il dolore che covava dentro fu indescrivibile.
Un lato di lei, quando era veramente arrabbiata, riesumava il piacevole tepore dei giorni in cui non si poneva alcuna domanda. Era stata il veleno, l'ombra, la paura.
Provò un immenso piacere nel constatare che Izric aveva risentito del colpo. Attorno a lui alcune creature si erano letteralmente disciolte in una poltiglia disgustosa, mentre il suo corpo sfrigolava come fosse stato inghiottito dall'acido.
Sollevò il muso e spavalda esibì le zanne, mentre il drago nero emergeva dalla pozza d'acido che l'aveva sommerso.
"Non avevi intenzione di divorarci?"
Quello rimase per qualche istante immobile, interdetto.
"Non ho mai visto un drago nero fare una cosa simile. Impareremo a controllare un potere così aggressivo?"
Lei lo ignorò, balzando in aria per scagliarglisi addosso. Non si era resa conto che il suo avversario non aveva risentito minimamente del suo soffio acido, o meglio la sua mente sembrò non mettere insieme i pezzi.
In un certo senso, una parte di lei se l'aspettava. Solo quando lo aggredì con gli artigli però ricordò di un dettaglio non esattamente trascurabile.
I draghi neri possono ignorare il dolore.
Si scagliarono uno contro l'altra con veemenza, sferzando con le ali e la coda per intercettare e deviare gli attacchi dell'avversario. Estremamente agili e rapidi, ben presto si confusero in un fumoso miasma fatto di zanne, artigli e sangue. L'aura nera che li avvolgeva ben presto si irradiò tutt'attorno. Cinerea scomparve nelle tenebre per apparire sul dorso di Izric, ma quest'ultimo si rovesciò di scatto e la sbilanciò con un colpo di coda. Con altrettanta prontezza, lei abbassò la testa per far sì che impattasse sulle sue corna e affondò gli artigli sulle sue spalle, trascinandolo verso il basso per poi spingerlo a terra con una raffica di vento.
Il drago nero riuscì a rimanere in aria con un vigoroso battito d'ali, e appena Cinerea gli fu addosso la afferrò con le zampe anteriori. Strinse gli artigli sul suo dorso, affondandoli sulle squame con un ringhio.
La dragonessa si divincolò dalla presa con un ruggito di dolore, scalciando come una furia.  Affondò le zanne e la lama in cima alla coda sul ventre di Izric, aggredendolo con tutte le sue forze pur sapendo che non poteva sconfiggerlo in quel modo. Per quanto sembrasse assurdo non avrebbe potuto infliggergli alcun dolore neanche strappandogli la carne di dosso.
Prima che potesse reagire, avvicinò il muso al suo orecchio ed emise un potente stridio. Evocando lo spaventoso grido che incuteva il terrore, sperava di stordirlo quanto bastava per poterlo annientare.
Il piano sembrò funzionare, perché Izric dovette lasciarla andare per scendere frastornato verso il suolo. Senza dargli tregua, Cinerea si confuse di nuovo fra le tenebre per sorprenderlo con un attacco definitivo, lanciandosi su di lui come un mercenario sul proprio obbiettivo.
Ma il drago nero spalancò le fauci per accoglierla.
Tutto si fermò. Cinerea rimase sospesa a mezz'aria, per poi planare di fianco a Izric con l'animo sgombro dalla foschia.
"Ti ringrazio, sei stato un toccasana" fece grattandosi il collo con la coda mentre si ricomponeva.
Il drago non sembrava altrettanto soddisfatto. L'aveva messo in seria difficoltà, forse non si aspettava un'avversaria così agguerrita.
"Tu non sei una di noi, dico bene?"
"Certo che no. Come potrei unirmi a te e a quel pazzo!"
"Non fingerti stupida, sai che mi riferisco alla nostra razza"
Cinerea dovette perdersi nei propri ricordi per attingere alla memoria di quei giorni. Certo che sapeva di cosa stava parlando, il problema era un altro. Non era facile, era tutto molto opaco e frammentato, Malefor l'aveva trasformata poco dopo e in quel momento si infranse gran parte del suo passato.
"Non sono un drago nero. Questo non è il vero colore delle mie squame, si sono corrotte e scurite per colpa della magia che mi ha ridotta così"
Il muso di Izric trasudava allo stesso tempo rabbia e curiosità, come se prima di eliminarla volesse sapere altro da lei. Poteva essere un buon attracco, considerando che per lei valeva lo stesso.
"Certo, draghi neri non si nasce... si diventa. Ma non è la magia ad averti trasformata, è l'odio. Tu sai che è l'odio, perché lo stai negando? Lo sento, è il tuo odio!"
"Datti una calmata" lo zittì lei secca, "o ti tolgo io quell'atteggiamento insolente. Tu non conosci la mia storia, da quanto ne so sono cambiate molte cose"
Stava ricostruendo il castello un po' alla volta. Maledet era nato drago nero, non lo era diventato.
"Cosa vuoi dire?" chiese Izric, la cui espressione sembrava per qualche ragione starsi ammorbidendo.
Era riuscita ad attirare la sua attenzione prima di quanto potesse sperare.
"Ho conosciuto qualcuno come te, non credevo avrei incontrato un altro drago nero da queste parti. Comunque non al servizio di Katlas"
"In effetti è insolito" rispose lui mentre si passava la lingua fra i denti. "Che vuoi farci, ero io quello strano"
Cinerea si passò un artiglio sotto al mento. Quel tipo aveva decisamente voglia di raccontare.
"Di cosa stai parlando?"
"Non credevo me l'avresti chiesto. Anche se..."
"Certo, certo. Non ci vuole un genio, e io lo sono, per capire che fremi dalla voglia di parlarmene"
Izric restò alcuni secondi in silenzio, poi scoppiò a ridere.
"No! Fidati, sono più curioso di scoprire cos'hai da dire tu"
Non immaginava sarebbe stato così facile.
"Niente di particolare. Ma vengo da un mondo futuro, so come andrà a finire. Di Katlas non rimarrà nulla, la sua ambizione è destinata a scomparire nel tempo. Il drago nero che ho conosciuto mi ha raccontato dei supplizi subiti dai suoi antenati, mi ha anche detto di esser nato con quelle squame e di poter ignorare il dolore. Questa facoltà nasce proprio dalla resistenza della sua razza, che ha dovuto trascorrere momenti molto difficili. Trasmettendolo ai figli fanno in modo che questi non soffrano"
Rapito dalle sue parole, Izric si lasciò andare ad un sospiro.
Fu un attimo. Cinerea con uno scatto lo afferrò per un'ala e lo ribaltò su un fianco, salendogli sopra e bloccandolo sotto le zampe. Gli avvicinò un artiglio al collo prima che potesse tentare una reazione, e con freddezza accostò il muso al suo. "Ora però sarai tu a rispondermi"

"Una forza come la tua non andrebbe sprecata in questo modo"
Malefor era riuscito ad incassare il colpo di Katlas. Aveva prontamente eretto la barriera per proteggere Cinerea, lasciando stupito persino il suo avversario. In effetti non conoscevano i rispettivi poteri e Malefor aveva più di una carta da giocare, ma la loro determinazione era comunque ben diversa.
Spyro, in un primo momento esterrefatto, capì di doversi fare coraggio e di dover reagire.
"E cosa proporresti tu?" chiese il Maestro delle ombre, grugnendo.
Prima che la conversazione si portasse su binari pericolosi, il giovane drago viola si immise fra i due.
"No. Fermi! Katlas, perché sta accadendo tutto questo?"
Lo sguardo vuoto che ricevette in cambio fu di quanto più agghiacciante potesse aspettarsi. Il volto di quel drago aveva qualcosa di perversamente malevolo, più di quanto non si fosse avveduto in precedenza.
"Perché? Ovviamente perché sono io a volerlo"
"Voglio saperne di più! Voglio capire perché devo combattere, sono stanco di lottare per niente!"
Katlas  mosse un passo verso di lui, indicandolo con l'artiglio dell'ala destra.
"Puoi riposarti allora. Se non vuoi combattere, ti sarà sufficiente aspettare. Quello che deve avvenire avverrà comunque, che tu mi affronti o no"
"Smettila!"
Non capiva se aveva bisogno di essere spaventato, sconcertato o furioso. Sapeva solo che quell'individuo era dannatamente pericoloso anche semplicemente quando parlava, senza attingere ai suoi poteri. "Voglio solo sapere cosa sta succedendo. Cosa sono queste creature? Devi rispondermi!"
Malefor lo afferrò per la coda e lo proiettò a diversi metri di distanza senza alcun preavviso. Si ritrovò a capitombolare per terra e a rotolare nell'erba, finendo con il muso di fronte ad una delle orride bestie striscianti.
Un violento grido scaturì con prepotenza dalla sua bocca. Appena vide l'essere avvicinarglisi, una poderosa fiammata emerse dalle profondità della sua gola e lo incenerì all'istante, ancor prima che la sua mente avesse pensato di reagire.
Rapidamente si rimise in piedi. Non era ferito, ma non capiva per quale motivo Malefor dovesse agire in quel modo. Se era dalla sua parte perché non lo lasciava dialogare? Avrebbe solo voluto scoprire il motivo di quello scempio, ma si sentì maledettamente ingenuo.
Non fece in tempo ad avvicinarsi che Katlas aveva compreso il messaggio di Malefor ed era partito all'attacco. Quella era la prima volta che lo vedeva durante un assalto fisico, quando aveva combattuto contro di lui era rimasto immobile.
Significava che reputava Malefor abbastanza interessante da doversi spostare? Non si sentiva neanche ferito nell'orgoglio per la poca considerazione che gli veniva dedicata, però non sopportava di dover assistere senza intervenire.
Venne abbagliato da un tripudio di luci ed esplosioni, in una tremenda danza di distruzione e d'energia. Gli artigli cozzavano con le zanne, il fulmine si infrangeva sul ghiaccio. Neanche lui poteva credere che si sarebbe verificato uno scontro di quella portata di fronte ai suoi occhi, non senza che lui potesse influenzarlo in alcun modo.
Voleva porre solo qualche domanda, se fosse stato necessario si sarebbe battuto. Era soltanto stufo di doverlo fare in nome di un destino da compiere.
Lui non era la profezia da cui era nato il suo uovo, lui era Spyro. Non aveva alcun bisogno di sottostare ad un ordine superiore, neanche l'Aedo avrebbe potuto dirgli cosa fare. Si era rifiutato di rimanere al riparo mentre calava la notte eterna, così si sarebbe rifiutato di arrendersi a Katlas e al dover fare del male senza poter scegliere.
Malefor scagliò una sfera d'energia sullo stomaco dell'avversario appena questo fu abbastanza vicino da essere esposto. Katlas tuttavia si circondò di un'aura infuocata e avvolse il globo in un mantello di fiamme per dissiparlo. Il colpo infatti non lo raggiunse mai, divenendo fumo e disperdendosi nell'aria.
Quando gli artigli incandescenti del drago raggiunsero il maestro delle ombre, quest'ultimo aveva già preparato la sua contromossa. Con una poderosa zampata fracassò il terreno, sprigionando una devastante scossa tellurgica attraverso il suolo.
Tutto prese a tremare. Katlas si ritrovò senza una superficie su cui poggiare le zampe e le sue fiamme si attenuarono. Quando fece per alzarsi in volo, Malefor cercò di investirlo con un gigantesco tornado di fulmini e gli si gettò incontro nel tentativo di travolgerlo per schiacciarlo con la sua grande mole.
Fu l'ennesimo attacco che mancò il bersaglio. Per quanto sembrasse impossibile Katlas aveva creato un tornado di vento ancor più prorompente di quello del suo avversario. Malefor venne spinto indietro e l'elettricità schizzò tutt'attorno, creando un campo elettrico di pura energia da cui emergevano fiotti di scintille luminose.
La portata di quello scontro era epocale, ma Spyro in quel momento aveva soltanto paura. Temeva che Katlas potesse fare ben altro, mentre sapeva che Malefor stava dando il meglio di sé.
A lasciarlo di stucco però fu anche quella consapevolezza. Il drago che lo stava proteggendo era proprio il suo più temibile nemico; era lui che stava dando fondo anche al più piccolo grammo del suo potere, per fronteggiare un drago viola che sembrava aver abbracciato una filosofia spaventosamente prossima alla sua.
Stava davvero accadendo tutto questo?
Nessuna parola, nessuna voce. I due draghi si fronteggiavano con inaudita brutalità. Ad un colpo ne seguiva un altro, ogni elemento si scontrava con il suo opposto.
Fu a quel punto che non ci vide più. Senza pensarci un'altra volta caricò in direzione di Katlas, attingendo ad una forza che non ricordava di aver mai avuto. Per un attimo gli sembrò che i sentimenti d'impotenza stessero per mutarlo nella sua forma più oscura e violenta, ma non accadde.
Katlas dovette lasciar perdere Malefor per concentrarsi su di lui, alzando la guardia e portando le ali a proteggere la testa. Spyro cambiò direzione all'ultimo secondo. Scivolò sotto le sue zampe e con un balzo sferrò un'incornata sul suo ventre, bersagliandolo con una tempesta di artigli e fuoco incandescente.
Colto alla sprovvista, Katlas vacillò. Neanche Spyro si aspettava di riuscirci. Capì solo voltandosi verso Malefor che non era andato a segno con le sue sole forze: il drago millenario si era a sua volta lanciato sul suo avversario, approfittando del suo momento di distrazione per bersagliarlo con il suo soffio elettrico.
Il corpo di Katlas vibrò mentre sopportava la scossa. Spyro venne di nuovo lanciato via malamente da una frustata di coda, questa volta finendo a zampe all'aria. Fu talmente rapido che ebbe solo il tempo di accorgersi della botta.
Erano comunque riusciti ad assestargli qualche colpo.
"Oh, bene. Se combatteste insieme sareste quasi una minaccia" puntualizzò Katlas, allontanandosi da entrambi.
Mentre tornava sulle quattro zampe, Spyro si prese qualche momento per osservarlo meglio. Il suo corpo non appariva nemmeno troppo muscoloso e navigato se paragonato con quello del giovane drago e soprattutto con quello del maestro delle ombre. Spyro ebbe la sensazione che nei suoi attacchi vi fosse qualcosa di strano, di insolito. Non tutti erano mirati e decisi, altri sembravano in qualche modo insicuri.
Era troppo potente per non conoscere a pieno la sua stessa forza. Non poteva semplicemente aver compiuto degli errori, una così grande energia elementale doveva essersi sviluppata con il tempo e con un duro allenamento.
Anche solo fissarlo gli incuteva timore, ma sentiva che c'era qualcosa di strano. Qualcosa che non andava in quella sua figura, tanto insidiosamente ineluttabile quanto controllata.
Malefor possedeva un aspetto mostruoso, esibiva la sua potenza ed era subito evidente quanto fosse corrotto. Per Katlas era diverso, sotto un aspetto in apparenza semplice e immacolato si celava un vulcano pronto ad eruttare, un oceano iracondo, una pioggia di meteore in grado di riversarsi attraverso il cielo.
Attorno ai tre draghi viola, il mondo stava conoscendo la sua più spaventosa epoca di distruzione. Gli alberi si stavano riducendo a piccoli fuscelli secchi, le radici sprofondavano, i colori dei petali erano soltanto un remoto ricordo.
Neanche un esercito di migliaia di draghi avrebbe potuto ridurre quelle floride lande a ciò che erano diventate. Le acque, ormai quasi totalmente inquinate, si stavano trasformando in liquami torbidi e maleodoranti. Il fiume violaceo scorreva silenziosamente su un letto di detriti e foglie strappate. Le creature ancora vive non avrebbero resistito a lungo, nei dintorni non vi era luogo su cui la vita potesse continuare a proliferare.
Spyro sgranò gli occhi di fronte a tale aberrante spettacolo.
"Non può essere, pochi minuti fà era tutto verde..."
Le parole uscirono senza quasi se ne accorgesse. Era sconvolto. Come aveva potuto quell'essere fare una cosa del genere?
Si poneva quell'interrogativo in ogni sfaccettatura possibile. Non capiva né come ci fosse riuscito, né tanto meno come avesse trovato il coraggio di attuare un piano tanto efferato.
Per Katlas certamente un valido motivo doveva esserci. Anche con i poteri che possedeva, arrivare a quel punto doveva essergli costato tutto. Ma quella visione era impossibile da digerire.
Fu proprio lui a destarlo dal suo torpore, riportandolo alla realtà.
"Anche a me piaceva tutto quel verde. La luce dell'alba, l'acqua cristallina, il fuoco del tramonto. Era così splendido che non potevo lasciare andasse perduto, per questo ho deciso di farne il mio nutrimento. Di farlo parte di me, il primo drago viola della storia"
Se la situazione fosse stata meno deprimente, Spyro avrebbe anche potuto sorridere. Come avevano creduto fino ad allora che Malefor fosse stato il primo, anche Katlas avrebbe potuto avere degli antenati. "Prima venne il gelo, perché nessuno potesse sottrarsi al proprio destino"
Dal corpo di Katlas fuoriuscì un prorompente vento ghiacciato. L'erba divenne bluastra, le creature serpentiformi si congelarono all'istante, i fori vennero rivestiti da un sottile strato di gelo trasparente. Spyro, spiazzato da quel repentino cambio di temperatura, balzò indietro e scagliò una vampata per contrastare istintivamente il freddo.
Non servì a nulla, il fuoco si estinse in un lampo. "Poi venne il fulmine, che distrusse ed eradicò ogni cosa"
Sopra le loro teste si erano accumulate miriadi di scariche elettriche, senza che vi fossero nembi o pioggia ad averle generate. Enormi saette scoppiarono sulle creature immobilizzate dal gelo, disintegrandole. Una tempesta di fulmini si abbatté inesorabile come una punizione divina sul mondo sottostante.
Il potere di Katlas non aveva limiti. "Fu il tempo di eliminare i resti, così giunsero i venti"
Se fino a quel momento aveva resistito, quando l'uragano si scatenò anche Spyro venne sbalzato via. Sbatté con un fianco su un masso, rompendosi probabilmente qualche costola. Avrebbe continuato ad esser trascinato da una parte all'altra in balia delle correnti se Malefor non l'avesse afferrato con gli artigli e non l'avesse tenuto stretto.
Se aveva alcune ossa ancora integre il simpatico maestro delle ombre doveva aver gioito nel frantumargliele. Sentì soltanto il fiato mancargli dal dolore, ma in qualche modo fu proprio quel dolore a mantenerlo cosciente.
Non sapeva cosa fosse un abbraccio, non quello di un genitore della sua specie almeno, o avrebbe potuto sentire in quella stretta qualcosa di protettivo.
Il vento si attenuò, lentamente. Abbastanza lentamente da permettergli di assaporare la paura che prima non aveva avuto neanche modo di percepire. "Una volta che si furono placati, era tempo di piantare i semi"
Katlas generò dalle zampe dei piccoli cristalli di luce verde, che incuneò nel terreno spoglio e devastato. Fu proprio in quel momento che anche Malefor si rese conto realmente dell'immensità del suo potere, del perché avesse capito da subito di non avere alcuna speranza.
Spyro non credette a ciò che vide. Da un terreno ormai nudo e arido germogliarono piante e alberi, come si fossero sempre trovati nel sottosuolo e non aspettassero altro che emergere. Nella raccapricciante meraviglia di quella foresta era inciso il seguito dell'incubo.
Era in quella pagina del libro di Katlas che lui e Cinerea erano comparsi. "Fino a ché non venne il momento di assaggiare il dolce frutto dell'opera. Le ombre si estesero, le acque si avvelenarono, il suono dei lamenti di terrore sovrastò il creato"
Ogni cosa piombò di nuovo nel nero. Tornarono i mostri deformi, gli stessi che Katlas aveva distrutto, e divorarono ogni forma di vegetazione circostante.
Era chiaro. Lui poteva distruggere, poteva creare, poteva trasformare. Katlas aveva il potere di attuare qualunque cosa.
Fu allora che le ali di Spyro si afflosciarono. Non ci aveva messo molto a capire la gravità del guaio nel quale si era cacciato, o meglio in cui aveva cacciato tutti quanti. Se si erano creati dei portali per colpa del suo scontro con Malefor anche Katlas avrebbe potuto utilizzarli per viaggiare attraverso il tempo.
Non ne sapeva nulla, non aveva risposte, ma era lecito pensare che il portale con cui Sparx e Hunter erano arrivati in quell'epoca non fosse l'unico. Sarebbe stata una coincidenza troppo ottimista.
Cominciò a sentirsi distante, perso nel vuoto. I sensi si stavano offuscando, stava scivolando nell'oblio.
Il calore lo pervase. Vide soltanto una forte luce arancione, prima di sprofondare nel buio.
"Infine verrà il fuoco, che porterà alla cenere"

___________________________________
Non volevo fare l'angolino anche questa volta, quindi sarò breve!
L'elemento paura, di Cinerea, fa cagare al caiser U.U o meglio il nome dell'elemento. L'ho interpretato a modo mio come "suono", il grido che incute il terrore.
Le frasi all'inizio sono riprese sempre dalla ost "This broken soul" di Cinerea. Oltre ad essere bellissima, è perfetta per questa storia.
Ringrazio di nuovo tutti coloro che stanno leggendo e al prossimo capitolo!

-Aesingr (Aes per amici e nemici)

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Capitolo 10
*** Un destino oscuro ***


UN DESTINO OSCURO



Dall'azzurro del ghiaccio, dal rosso del fuoco, nacque un uovo viola.
La leggenda si era diffusa in tutti i regni dei draghi. La profezia, che narrava di come un drago viola avrebbe portato ad un cambiamento epocale, aveva allarmato in particolar modo i guardiani.
Nessuno voleva correre un simile rischio, la pace non poteva infrangersi. C'era chi invece non la pensava così; fu proprio dal tempio degli elementi che arrivarono le prime scintille infernali.
La dragonessa azzurra tentò in ogni modo di proteggere il proprio uovo, mentre il suo compagno era assente. Quando quest'ultimo tornò, ad attenderlo trovò un'amara sorpresa: accanto al nido vuoto su cui si sarebbe dovuto trovare l'uovo, giaceva il cadavere ustionato della dragonessa del ghiaccio.
Nessun ripensamento, nessuna strategia. Si lanciò contro l'assassino della sua compagna senza curarsi di cosa gli sarebbe potuto accadere, riversando tutto se stesso sull'odiato guardiano del fuoco con la potenza di una meteora.
Non avrebbe mai potuto perdonare colui che lo aveva privato di ciò che più amava al mondo, la sua famiglia. Si spense quel giorno, convinto di aver vendicato i suoi cari.

Al tempio si respirava un'atmosfera tesa, carica d'astio reciproco. Axius, il guardiano del ghiaccio, aveva capito come fossero andate le cose ed era pronto ad intervenire. La sua più importante alleata, la guardiana della terra Neiry, si sentiva in dovere di affiancarlo nella battaglia che avrebbe visto frantumarsi l'equilibrio che da sempre manteneva in armonia le energie elementali.
Il piano dei due guardiani, ormai loro avversari, era quello di impossessarsi del grande potere del drago viola che sarebbe nato dall'uovo. Flarendor, che presiedeva al fuoco, era riuscito nei suoi propositi ed era sopravvissuto allo scontro con il padre del cucciolo.
Resasi conto che anche le altre uova erano state profanate, Neiry si scagliò al loro inseguimento. Siil, guardiano del fulmine, ingaggiò con lei un durissimo scontro per impedirle di interferire.
Entrambi riportarono ferite considerevoli, ma fu Neiry a prevalere. Axius nel frattempo aveva seguito Flarendor; la loro battaglia non trovò consenso dal guardiano del ghiaccio, che non capiva come potesse esistere un motivo valido per attuare lo stravolgimento delle forze naturali fino a quel punto.
Prima che potessero affrontarsi seriamente vennero interrotti dall'arrivo di Neiry e Siil, curati da un misterioso potere che il guardiano del fulmine spiegò appartenere ad un potente cristallo d'energia.
La dragonessa della terra rassicurò Axius sul fatto che il guardiano del fulmine fosse passato dalla loro parte, sia per paura di essere ucciso dallo stesso Flarendor, sia perché lei stessa era stata sul punto di farlo fuori. Preferendo la vigliaccheria alla morte, Siil svelò ai due il piano del guardiano del fuoco, il quale era scomparso in una luce violacea prima che qpotessero fermarlo.
Mentre Siil confessava che il loro intento fosse stato quello di convogliare il potere di un antico cristallo sul corpo del drago viola, il guscio dell'uovo cominciò a creparsi fino a schiudersi. Il draghetto nacque fra le zampe di Neiry, in una cava buia e profonda, in mezzo all’oscurità.
Quando Flarendor riapparve, la sua energia era notevolmente aumentata. Axius percepì qualcosa di molto pericoloso provenire dal suo corpo, intuendo che doveva trattarsi dell'oscuro potere del cristallo di cui aveva parlato Siil. Non sembrava più lo stesso.
Fecero di tutto per fermarlo, ma non poterono impedirgli di catturare il cucciolo appena venuto alle tenebre.

Trascorsero diversi anni. Dalle uova sopravvissute a quel giorno nefasto nacquero i draghi che avrebbero segnato l'inizio di una nuova, leggendaria epoca. Crebbero sotto la guida dei guardiani, che dovettero temporaneamente accettare di mantenere l'equilibrio privi del calore delle fiamme.
Fu poi Ignitor, padre di uno dei cuccioli, a prendere il posto di guardiano del fuoco. Nonostante la perdita del drago viola, Axius e Neiry riuscirono a sostenere il peso di quanto accaduto e fecero in modo che la nuova generazione di giovani draghi fosse pronta ad affrontare ciò che il destino avrebbe avuto in servo per loro.
Contemporaneamente, lontano dalla serenità e dalla protezione dei guardiani, cresceva anche il drago viola. Il suo nome era malefor.
Sottoposto ogni giorno ad allenamenti estenuanti dal severo guardiano del fuoco, che tuttavia rappresentava per lui l'unica e sola figura di riferimento, Malefor visse la sua esistenza con la certezza che al difuori della grotta in cui era dovuto rimanere per tutto quel tempo vi fosse qualcosa di ben più grande. Fuori dai confini oltre cui Flarendor non gli consentiva di arrivare, dove all'orizzonte poteva scorgere le vette innevate delle montagne.
Era diventato abbastanza forte da poter sopraffare senza difficoltà colui che l'aveva allevato e addestrato. La paura dell'ignoto lo frenava, ma alla fine riuscì ad andarsene.
Non ci volle molto prima che incontrasse i cuccioli suoi coetanei, che seppur alimentati da sorgenti e obbiettivi diversi avevano intrapreso un viaggio che prima o poi si sarebbe incrociato con il suo. Conobbe così un draghetto chiamato Ignitus; fu il primo essere vivente con cui poté avere un dialogo eccetto il suo maestro.
Assieme al cucciolo di fuoco erano giunti i suoi compagni: Glaider, Solaris, Terrador, Zell e molti altri, e furono proprio loro a permettere a Malefor di comprendere quel che si era perso in quegli anni.
Sentiva che il suo posto era al loro fianco. Lo dimostrò aiutandoli in un feroce combattimento contro un enorme golem di pietra, che si dimostrò troppo potente per ognuno di loro, ma non per lui.
Tutti fecero la loro parte. Per lui quella fu la prima volta in cui poter utilizzare il suo potere per proteggere qualcuno. La battaglia venne interrotta bruscamente, quando il gruppo venne trasportato in un misterioso piano dimensionale illuminato da una piccola stella azzurra.
Scoprirono ben presto di trovarsi nella dimora dell'Aedo. Egli doveva parlare con i giovani draghi e con Malefor separatamente, poiché il destino di ciascuno di loro sarebbe stato molto diverso da quello del drago viola.
Malefor inizialmente ebbe modo di comprendere ben poco, ma l'anziano drago aveva per lui risposte a domande che non avrebbe mai pensato di potersi porre.  Era già consapevole di esser stato usato, ma questo non gli aveva comunque permesso di allontanarsi dalla caverna in cui era cresciuto. Le fiamme di Flarendor erano state il suo passato, la sua casa. Lo avevano forgiato fin nel profondo.
Nonostante desiderasse lasciarsi quell’orrore alle spalle, non poteva riuscire a ignorare le impronte di quel sedicente affetto paterno.
L'Aedo gli diede però conferma di qualcosa che in cuor suo aveva sempre sognato. L'aveva sperato a tal punto da incidere l'astratta rappresentazione del suo desiderio sulla corteccia degli alberi attorno alla sua caverna: lui poteva scegliere, poteva essere libero.

Tornando alla realtà, si resero conto di non trovarsi più nel luogo in cui era avvenuto lo scontro con il golem. Qualcosa li aveva condotti fino alla mitica e stupefacente valle di Avalar, di cui avevano solo sentito parlare dai guardiani. Fu grazie alla bellezza di quelle terre, ai fiori che crescevano in mezzo al verde e alle limpide acque che ne attraversavano il suolo erboso, che Malefor fu in grado di comprendere la gioia di una vera famiglia.
Furono in pochi a mostrare difficoltà ad accettarlo, ma Ignitus e i suoi compagni del ghiaccio, Glaider e Solaris, riuscirono rapidamente a metterlo a suo agio.
Fu allora che si ritrovò nuovamente muso a muso con l'unico drago che purtroppo poteva riconoscere come padre, la creatura che lo aveva allontanato dalle meraviglie della vita. Si alzò in volo e, prima che potesse raggiungerli, lo intercettò in cielo. Ne seguì una tremenda battaglia, fatta di certezze e accuse, in cui Flarendor poté sfogare tutta la sua frustrazione e il suo potere.
Corrotto dal cristallo che aveva incrinato la sua mente e potenziato il suo corpo, mostrò a Malefor un potere di cui neanche il drago viola conosceva la fonte; un energia devastante, che riuscì a sopraffarlo nonostante le sue potenti squame viola e i suoi estenuanti addestramenti.
Flarendor era una furia. Il draghetto venne salvato da Axius, che cercò di tenere impegnato il guardiano del fuoco il più a lungo possibile, e da Neiry, in cui Malefor vide chiaramente la madre che non aveva mai conosciuto. Lei gli raccontò quanto accaduto quando il suo uovo si schiuse, e del perché si ricordasse di lei come la prima dragonessa con cui i suoi occhi innocenti erano entrati in contatto.
Dopo aver curato le sue ferite grazie all'influsso della natura, Neiry lasciò che Malefor compisse il suo destino e tornasse a combattere contro il suo maestro, per un'ultima decisiva battaglia in cui, per la prima volta, generò un potente soffio di luce viola che racchiudeva tutto se stesso.
Prima di morire, Flarendor gli disse che non sarebbe mai stato libero, e che prima o poi avrebbe comunque seguito l'oscuro destino che aveva scelto per lui.
Il cristallo venne distrutto, Malefor incontrò dei veri amici e al tempio si poté nuovamente respirare una soffice aria di pace e fratellanza.
Ciò nonostante, questo non bastò a mutare il destino che era stato scelto per il drago viola.

***

Cinerea stava per affondare gli artigli nel collo della sua preda. Probabilmente non si sarebbe trattenuta neanche dopo aver constatato che la stessa follia di Katlas non viveva anche in Izric. Se l’avesse lasciato andare le si sarebbe rivoltato contro, e lei non voleva rimanerci secca. Non poteva rinunciare proprio adesso a ciò che aveva, non dopo aver accettato se stessa.
Il drago non pareva troppo turbato dalla situazione. Non aveva neanche l'aria di chi si è rassegnato alla fine, semplicemente pareva disinteressarsi dei mortali rasoi piantati a pochi centimetri dal suo muso.
"Prima domanda..." esordì Cinerea perentoria, "quali sono i reali intenti di Katlas?"
Quello sbuffò, inclinando il muso.
"Ti avrei risposto comunque, non c'era bisogno di metter su tutto questo teatrino. Come ho detto, Katlas mi ha ordinato di togliervi di torno, ma se non ci dovessi riuscire ci penserebbe lui. Forse non vi riteneva degni di affrontarlo, o forse..."
La dragonessa premette un artiglio sulle squame nere del drago, fermandosi senza sfiorarlo.
"Non è quello che ti ho chiesto"
"Non puoi torturarmi, resisto fin troppo bene al dolore"
Lei sorrise.
"Lo so già. Chi ha intenzione di torturarti? Non ne sarei capace in ogni caso, non sono un verme della vostra specie. Se non parlerai semplicemente farò come tu hai appena detto, ti toglierò di torno"
Sugli occhi di Izric poté scorgere un piccolo fremito, come avesse capito che non stava affatto scherzando.
"Appena avrà finito con voi farà fuori anche me, dato che non gli servo più a nulla. Tanto vale muoia ora a questo punto, non ti pare?"
Cinerea sospirò.
"Sei così fedele a quell'essere da non aver nulla da dirmi?"
Izric rimase un istante in silenzio, poi annuì.
"Niente che voglia davvero farvi sapere. Ma hai ragione, in entrambi i casi non dovrò curarmi delle conseguenze, sarà più divertente così"
Se non avesse ricominciato subito a parlare lo avrebbe ammazzato sul serio.
Fece per sollevare la coda e avvicinargliela al muso. "E dai, aspetta! Non prendertela" riprese, con un mezzo sorrisetto. La stava facendo innervosire. "Per non dilungarmi troppo inizierò da qualcosa che già sai, almeno ti sarà tutto più chiaro. I draghi neri sono stati rinnegati e scacciati per lungo tempo, talmente tanto che la loro bontà ha finito per corrodersi. Nonostante tutto nessuno di noi ha mai voluto muovere guerra contro i nostri simili dalle squame lucenti"
Gli antenati di cui parlava Maledet dovevano dunque appartenere a quegli stessi giorni in cui Katlas aveva agito. "Solo che pian piano abbiamo creato una difesa naturale, una quasi totale immunità fisica al dolore che va man mano rafforzandosi. Se quel che mi hai detto è vero, probabilmente in futuro esisteranno draghi neri a cui potrebbero strappare il cuore senza causargli alcuna sofferenza. Per il dolore dell'anima però non v'è rimedio, e molti si sono nascosti ed isolati. Veniamo considerati diversi, errori, abomini senza alcun talento magico. Essendo indegni della stirpe a cui apparteniamo, secondo quel che si dice in giro, non ha senso cercare di instaurare legami d'amicizia"
Nonostante stesse di nuovo sviando la cosa, il racconto la incuriosiva.
"Continuo a non capire come si diventi draghi neri, se non nel modo in cui è accaduto a me. Hai parlato di odio, ma questo non ha senso"
"Invece ne ha e come. L'odio nei confronti di tutti coloro che hanno odiato, disprezzando i nostri compagni dalle squame nere. Ci fu una catastrofe diversi anni fà, un avvenimento che cambiò radicalmente la vita di tutti. Un cataclisma irremovibile dalla mente, un'eruzione di lava talmente grande da eliminare tutto ciò che si trovava nei dintorni in pochi battiti di ciglia. Il cuore del mondo stava ruggendo, era venuto al mondo il primo drago viola. Talmente potente che la schiusa del suo uovo bastò per trasportare, dai lapilli, fumi neri e ceneri nebulose nei cieli circostanti. Certo lui non ne aveva colpa, non poteva averne. Purtroppo molti draghi respirarono quelle ceneri impregnate d'energia, le quali si depositarono anche attorno alle loro case, sulle loro zampe, sulle loro ali. Quel giorno cominciarono due leggende, quella del drago viola e quella dei draghi neri figli del male"
Non sapeva se Izric fosse un narratore molto coinvolgente o se qualcosa in lei si stesse smuovendo, ma le stava salendo addosso una certa malinconia.
"Perché quei draghi dovevano rappresentare il male? Erano solo stati vittime dell'esplosione" puntualizzò, lasciando inconsciamente la presa.
Lui non ne approfittò. Continuò semplicemente a parlare, portando una zampa sotto al muso.
"Mi sono chiesto la stessa cosa. Ed è quello che si è chiesto anche Katlas"
Erano al dunque. Stava cominciando a percepire un triste sentore di ingiustizia in quella faccenda. "Katlas, dopo essere emerso incolume dalle colate laviche, scatenò una tempesta di proporzioni incredibili. Stranamente nessuno ne rimase coinvolto, sembrava che fulmini e piogge torrenziali stessero bersagliando solo luoghi scoperti e inabitati. Sembrava stesse soltanto... salutando il mondo. Stava dando il benvenuto a se stesso. O per meglio dire, stava annunciando la sua nascita"
Cinerea dovette ammettere che come scena era piuttosto evocativa, ma non si lasciò distrarre. "Seppur le loro squame si fossero tinte di nero, i sopravvissuti accolsero quel drago con benevolenza e gli diedero il nome di Katlas. Dovette apparire ai loro occhi come una divinità nel corpo di un cucciolo dalle squame viola. Nessuno capì come fosse emerso dal vulcano, se l'uovo vi fosse stato gettato o se le stesse viscere della terra l'avessero procreato. Furono la sua salvezza, lo accudirono come un figlio e lo istruirono. Di tanto in tanto combinava qualche guaio dato che non riusciva a controllare il suo immenso potere, ma grazie alle talpe e alle scimmie poterono erigere costruzioni molto più solide e luoghi in cui potesse allenare i suoi soffi elementali senza devastare i villaggi. Tutto sembrava meraviglioso, ma né lui né chi l'aveva adottato veniva visto di buon occhio. C'era chi lo ammirava, e chi invece credeva che avrebbe portato presto le ceneri nere in tutto il mondo.
Ogni cosa si sarebbe inaridita, le squame dei draghi si sarebbero offuscate fino a perdere la loro lucentezza. Poi si resero conto di una cosa sconcertante, i figli che nascevano quando un drago nero si accoppiava non possedevano alcuna abilità. Il loro soffio sembrava essersi spento alla nascita. Questo fu un duro colpo anche per coloro che fino a quel momento l'avevano protetto. Alla fine a sostenere che non fosse colpa sua furono in pochi, ma abbastanza perché Katlas continuasse a sentirsi amato. E cresceva, diventando sempre più forte e sempre più temuto.
Fu allora che cominciò a subire le prime aggressioni, ma cercava di difendersi senza far del male. Era convinto che non avessero tutti i torti ad odiarlo e ad aver paura di lui, quindi si limitava a scacciarli. Purtroppo, non potendosela prendere con lui, cominciarono a prendere di mira chi gli stava accanto. E... beh, se vuoi ti racconto il resto"
Cinerea era piuttosto sconcertata. Non immaginava nulla del genere, sembrava troppo assurda anche per essere una fandonia.
Si tolse dal dorso del drago e si sedette.
"Si, vai avanti"
Era certa di sapere come sarebbe andata a finire.
"E va bene"
Anche Izric si rialzò sulle zampe, per poi sedersi come stessero intavolando una tranquilla conversazione tra compagni. A pochi metri da loro, le viscide creature continuavano a divorare tutto ciò che incontravano. "Quello che accadde era ancor più inaspettato. Katlas, che fino ad allora era stato mansueto e pacifico, divenne una furia incontrollata. Non risparmiò nessuno, tutti coloro che gli avevano causato dolore finirono per essere schiacciati senza pietà. Amava la sua famiglia, il suo villaggio, i draghi che gli erano rimasti vicini. Ma ormai era solo, tutti erano morti per proteggerlo. Non aveva più motivo per continuare a vivere, così almeno si ripeteva. Fino al giorno in cui trovò qualcosa, un obbiettivo che l'avrebbe spinto a diventare ciò che è oggi... prese la sua decisione, avrebbe sterminato ogni specie senziente. Senza alcun rimorso, senza alcun ripensamento. Era sicuro che anche chi perpetrava il bene avrebbe potuto dar vita a figli in grado di odiare, quindi tutti dovevano sparire. Nessuno escluso"
Si interruppe. Lo sguardo della dragonessa era eloquente, non poteva credere a ciò che aveva sentito.
Ma Izric proseguì. "Non sopportava che i draghi neri venissero trattati in quel modo. Anche perché la colpa era sua, se dovevano proprio trovare un colpevole. Per quanto non fosse stato lui a volerlo cominciò a sentirsi responsabile della morte dei suoi compagni e della distruzione del suo villaggio, ma questo non fece altro che accrescere la sua rabbia. E trovò un giovane drago che era stato privato della famiglia come lui, che poteva capirlo perfettamente, che come lui odiava tutti i suoi simili. Le sue squame erano verdi smeraldo, il suo manto era splendido, ma si stava oscurando. Katlas lo vide tingersi di cenere senza che questa si fosse depositata sul suo corpo, lo vide corrompersi sempre di più. Era figlio di un drago nero, e come tale anche in lui era rimasta una traccia di quella fuliggine"
Cinerea socchiuse le palpebre.
"E quindi?" chiese, con poca voce.
"Katlas capì che quel drago si stava logorando da solo. Era l'odio, che impastato con tutto quel nero divenne parte di lui. E adesso eccomi qua. Ho acquisito una grande forza fisica da allora anche se purtroppo ho perso i miei poteri elementali. Di contro questa resistenza al dolore è molto utile, una volta mi sono staccato un pezzo di zampa a morsi dalla rabbia e me ne sono appena accorto. Poi è ricresciuta!"
Ecco perché si trovava dalla sua parte, perché lo capiva. Chi meglio di qualcuno con una storia simile alla sua poteva capirlo?
Cinerea inspirò una grande quantità d'aria. Riempì i polmoni e li lasciò svuotare lentamente, lanciando un'occhiata ad Hunter e Irasu. Anche loro avevano ascoltato il racconto, e dalle loro espressioni sembravano pensarla come lei.
"Siete due disgraziati, vigliacchi e senza cuore"
Izric non si aspettava evidentemente quella risposta. La scrutò con sguardo truce e con le fauci semichiuse.
"Ah si? Cosa vuoi saperne tu!"
"Più di quanto credi"
Si scambiarono un violento sguardo di dissenso reciproco, mentre il tasso si avvicinava dopo aver riposto il pugnale nel folto pelo della sua coda.
"Quel che racconti non mi colpisce neanche un po', Izric"
Le parole di Irasu fecero voltare di scatto il drago nero. "Il suo shien è tremendamente carico, lo è anche il tuo. L'unica differenza tra voi è che lui sarebbe in grado di distruggere il mondo intero se volesse, e senza neanche troppe difficoltà"
"E allora?"
"E allora eri tu ad aver bisogno di lui, non il contrario. Anche tu volevi questo, non sei meno colpevole di Katlas"
Izric sogghignò.
"Certo che non lo sono. Che importanza può avere? Katlas si è servito di me per guidare le sue truppe di demoni e io ho iniziato a chiamarlo signore. A lui non piace essere adulato, lo fa sentire alla stregua di un sovrano. Non vuole dominare niente e nessuno"
Irasu ringhiò.
"Avete sterminato i miei compagni, avete ucciso innocenti, e ora state trasformando il mondo nella tana di quegli abomini!" esclamò, indicando le bestie mostruose. "Qualunque sia la vostra storia non mi importa, se avrò la possibilità di vendicarmi stai pur certo che lo farò!"
Con un balzo si scagliò sul drago e fece ruotare il suo pugnale a mezz'aria, lanciandolo e recuperandolo appena fu alle sue spalle. Izric si voltò di scatto e si riparò sollevando la coda, ma l'incontenibile furia di Irasu lo colse di sorpresa e si ritrovò con la lama conficcata su un fianco.
Emise un basso sibilo e fece per strapparselo dalle squame, ma il tasso l'aveva già estratto. Era stato così veloce da non dar neanche tempo al sangue di uscire, prima che altri due tagli si fossero formati sul dorso e su una zampa posteriore.
Cinerea lo fissava ammaliata e stupefatta. Irasu era un vero guerriero, non aveva timore di affrontare un drago né mostrava tentennamenti nel colpire. Era come osservare una macchia bionda che schizzava da una parte all'altra, affondando tagli precisi e letali. Izric era già indebolito dal precedente scontro, ma non era ciò che gli impediva di resistere a quell'assalto.
Era la furia di Irasu ad aver raggiunto un picco insormontabile. Il suo racconto anziché impietosirlo l'aveva fatto imbestialire.

***

Quando Spyro aprì gli occhi, faticò a mettere insieme le immagini. Ultimamente tendeva a ritrovarsi sempre in luoghi diversi da quelli in cui si era addormentato o aveva perso i sensi. Non era molto rassicurante, non se al risveglio si perdeva nell'astrazione di ciò che lo circondava.
"Cosa?" domandò ad alta voce, guardandosi attorno.
Le sue parole riecheggiarono. Conosceva quel luogo, non poteva dimenticarlo. Quel cerchio di fiamme era impresso letteralmente a fuoco nella sua mente.
"C'è... qualcuno?"
"Certo" gli rispose una voce che conosceva molto bene. "Però andiamo a parlare da un'altra parte, questo luogo non è molto accogliente"
Quando tutto si dissolse, sfumando nel buio, sentì come due zampe calde che lo sollevavano in aria.
Ne era certo, quella era la voce di Ignitus.
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Che puccio Ignitus! Eeeeh ci siamo, ci stiamo avvicinando al finale.
La prima parte del capitolo è il riassunto della prima metà di “Un destino oscuro”, la fan fiction che ho pubblicato qualche anno fa. La struttura di questo capitolo è piuttosto strana, ma spero sia comunque venuto bene.
Leggendo i prossimi due capitoli vi fareste un gigantesco spoiler su tutto il passato di Malefor, che ho scritto appunto in Un destino oscuro,quindi nel caso siate interessati a leggervi la storia separatamente vi consiglio di passare prima da quella per poi tornare qui. Se invece non ve ne frega nulla e vi piacciono gli spoileroni, oppure non avete intenzione di leggere l’altra (che è pure piena di errori e cose brutte xDD), buon proseguimento!

-Aesingr (Aes per emici e namici!) (???????)
 

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Capitolo 11
*** Ancora una volta voglio credere in te ***


ANCORA UNA VOLTA VOGLIO CREDERE IN TE



Stava sognando. Ignitus non poteva trovarsi lì, non poteva trovarsi da nessuna parte. Come stesse ascoltando i suoi pensieri, il vecchio drago rispose alle sue perplessità.
"Non preoccuparti, non sei impazzito. Purtroppo là fuori si sta combattendo una battaglia disperata, non ho molto tempo"
Si sentiva fluttuante ed inerte in un miasma etereo e spumeggiante, come l'aria fosse divenuta nuvole.
"Ignitus, ma sei davvero tu?"
Attorno non v'era nulla, stava volando attraverso uno spazio infinito. Poteva battere le ali, ma il vento lo trasportava comunque. Sfumature d'indaco e porpora lasciavano il posto ad un delicato celeste, che poi a sua volta mutava in un bianco ornato d'ambra e ocra. Molti colori e sagome astratte si alternavano. Volare in quel modo era piacevole, quasi rilassante.
"Mi dispiace Spyro, ho dovuto usare il tuo più intenso ricordo legato al fuoco. Non volevo riportarti alla mia morte, non piace neanche a me"
Al suo fianco si muovevano placide le ali rosse di Ignitus, il quale lo fissava con un sorriso. Spyro non sapeva come ribattere.
Ebbe difficoltà anche nel collegare il passaggio dalla realtà al sogno, era impossibile riuscisse a pensare addirittura a quella visione come veritiera. Ricordo legato al fuoco?
"Sono felice di vederti Ignitus! Ma... cosa sta succedendo?"
Il guardiano del fuoco gli si accostò. Poteva percepire un piacevole tepore provenire dal suo corpo, era piuttosto reale per essere una semplice illusione.
"Quando la mia anima ha raggiunto il cielo, ho ottenuto un grande privilegio" disse, scandendo come al solito ogni sillaba in maniera anche troppo marcata. "Mi è stato concesso di prendere il posto dell'Aedo. Come lui poteva raggiungerti in sogno, anch'io posso farlo. Solo che, diciamo, ho un metodo tutto mio"
Sembrava stesse sorridendo. Continuarono a volare per un tempo indefinibile, senza giungere da nessuna parte.
"Quindi sono di nuovo svenuto? Non posso! Devo tornare a..."
"Calma giovane Spyro. So cosa sta succedendo, se hai perso i sensi è proprio perché ti trovavi nel bel mezzo della battaglia contro Katlas"
"Tu lo conosci?" chiese, distendendo morbidamente le ali.
"Direi di no. Sei tu che hai avuto la sfortuna, o per meglio dire la grazia, di incontrarlo"
"Grazia? Credo che ne avrei fatto a meno, non so se mi spiego"
Abbozzò un sorrisetto.
"Non capisci. Avete la possibilità per la seconda volta di salvare un intero mondo. Voi stessi avete creato un legame tra il mondo in cui anch'io ho vissuto e quello in cui viveva Katlas, sta a voi chiudere la connessione che si è formata"
Spyro socchiuse le palpebre. Non ne avevano la possibilità, bensì ne erano di nuovo costretti.
"Ignitus, ma io... io non posso fermare Katlas. Non voglio essere egoista, ma se potessi prendere i miei amici e andarmene... non lo so, sono confuso. Come faccio, come faccio!"
L'anziano drago comprendeva i timori del giovane drago viola; li aveva sempre ascoltati e gli era rimasto accanto. Era in quel momento che più aveva bisogno di lui.
"Ascolta. Come ti ho detto prima di spingervi oltre le fiamme che mi hanno ucciso, sono stato ingiusto con voi. Me ne dispiaccio. Ti prego però di ascoltarmi, un'ultima volta"
Spyro attese in silenzio, con la coda afflosciata lungo le zampe posteriori. "Persino Malefor ha compreso quel che sta accadendo e vuole rimediare. Non sei solo, i tuoi amici ti sono vicini"
Non era esattamente quello che voleva sentirsi dire.
"Proprio per questo non voglio combattere" rispose, chinando il muso.  "Non voglio rischiare di perderli. Comunque continuo a non capire perché Malefor ci stia aiutando contro Katlas"
Ignitus si prese del tempo per rispondere. Talmente tanto che Spyro credette il sogno stesse per interrompersi, per riportarlo bruscamente alla realtà.
Non fu così. Tuttavia la voce del guardiano del fuoco pareva cupa e rauca, come si fosse improvvisamente abbassata di diverse tonalità e avesse perso il suo solito timbro caldo.
"La storia di Malefor è molto articolata, io lo conosco da molto tempo ormai. Si può dire abbiamo vissuto insieme i primi anni della giovinezza, ma ben presto la sorte ci ha allontanati"
"Cosa? Allontanati? Di cosa stai parlando? Non avevo idea tu lo conoscessi!"
In effetti per quel che sapeva di entrambi poteva anche essere stato, ben poco aveva chiesto sui trascorsi dei guardiani e del loro nemico. Era stato gettato nel bel mezzo di una guerra che non sarebbe dovuta essere la sua, ma aveva sempre dovuto dare il meglio di sé per sopravvivere.
"Lo so. Ci sono molte cose che non ti ho detto, e la gran parte purtroppo ti resteranno occulte. Anche se avendoti coinvolto io in tutto questo credo di doverti qualche spiegazione"
"Non è colpa tua, non l'ho mai pensato. Però se c'è qualcosa che può aiutarmi dimmi per favore. Sono davvero preoccupato, neanche Malefor riuscirà a fermare Katlas"
Ignitus inclinò il collo verso di lui.
"No, perdonami. Non so dirti come riuscirai a vincere. Volevo incontrarti un'ultima volta, per farti sapere che ti sono infinitamente grato per tutto. Comunque vada a finire questa lotta, tu hai scelto la via giusta. Questo ti distingue da Malefor, questo ti ha permesso di farti degli alleati e di sconfiggerlo. I tuoi sentimenti possono generare un grande potere Spyro, un grande potere"
Purtroppo quelle parole non lo rassicurarono. Lo riempirono anzi di una profonda inquietudine, finché l'ansia non prese il sopravvento.
"Ultima volta? Non ci vedremo più?"
"Vedi Spyro, quel che sto facendo non è consono. Non solo è molto difficoltoso, ma non credo riuscirò a rimettermi in contatto con te a breve. Non ho ancora raggiunto l'equilibrio necessario ad essere l'Aedo, ci vorrà del tempo. Ma non è questo il punto"
Si interruppe, sospirando. "Il fatto è che non sono del tutto sicuro che riuscirete a salvarvi anche questa volta"
Non era per niente rassicurante, non se erano parole provenienti da Ignitus. Come poteva aver detto una cosa simile?
In vero neanche lui sapeva come uscirne. Se veramente avevano unito in qualche modo le due realtà, Katlas avrebbe potuto seguirli anche fossero tornati indietro; anche il loro tempo avrebbe conosciuto il terrore che era in grado di disseminare. Eppure non si sarebbe mai potuto aspettare un'affermazione così fatalista dal saggio guardiano del fuoco.
Il suo primo mentore, l'individuo che più di ogni altro aveva riposto fiducia in lui, gli stava confessando di non esser certo che ce l'avrebbe fatta. Non era più stato convinto di poter vincere contro Katlas dopo averlo incontrato, ma in quel momento anche l'ultimo barlume di speranza sembrò affievolirsi.
"Quindi sono destinato a morire?"
"No!"
La risposta fu così potente e decisa che se si fosse trovato in una reale corrente aerea avrebbe perso l'assetto di volo. "Non ho detto questo. Già una volta ho sbagliato a credere che il tuo destino fosse stabilito, tu hai dimostrato che basta scegliere chi si vuole essere per influenzare il presente, il futuro e in qualche modo anche il passato. Quindi niente è deciso, tu puoi mutare il corso degli eventi. Lo hai già fatto, ci hai salvati tutti. Sembrerà una contraddizione, ma il fatto che tu sia sopravvissuto dopo aver contenuto la distruzione ultima è un segno. Qualcosa che non puoi gettare al vento come sabbia"
Gli artigli di Spyro si drizzarono, mentre stringeva le zanne.
Era a quella certezza che voleva portarlo Ignitus. Non era vero che non credeva in lui, ciò che voleva fargli sapere era chiaro. Avrebbe dovuto combattere per non dover più combattere.
Voleva una vita serena e libera con Cinerea, giorni felici da trascorrere con la dragonessa che amava. Voleva un futuro nel presente, e voleva far tesoro del passato per giungere consapevole al domani.
I suoi occhi si illuminarono. Non si poteva arrendere. La gioia di ciò che sarebbe stato e la paura per quello che avrebbe perso dovevano conferirgli la forza di resistere.
Erano diverse le cose che avrebbe voluto chiedergli: come avesse fatto a trovarli in quel tempo, cosa si provasse nel trovarsi nel paradiso a cui doveva presiedere, se avesse scoperto qualcosa su Cinerea e molto altro. Il problema era il tempo a disposizione, non ne avevano.
C'era però una cosa che gli premeva capire. In qualche modo era certo che lo avrebbe portato più vicino alla soluzione, era anche l'unico argomento su cui Ignitus sembrava voler restare vago.
"Anche Malefor la pensa così?"
Ignitus non si fece cogliere impreparato, ma dava l'impressione di esser costretto a rispondere all'unica domanda che avrebbe preferito evitare.
"Sono sincero, mi è difficile raccontare di Malefor. Non mi ha mai perdonato per aver cercato di salvarlo ed esserci riuscito. Ti basti sapere che lui è convinto la colpa di tutto quanto sia soltanto mia, probabilmente anche ora è questo ciò che pensa. Se adesso si trova al vostro fianco a combattere significa solo una cosa, un miracolo che mai avrei pensato possibile. Con quel tuo gesto, tuo e di Cinerea, sei riuscito a riportare anche lui ad essere quello che era un tempo. È soprattutto per questo che devo ringraziarti, sei arrivato fin dove io non sarei mai potuto arrivare. Non solo, hai rimediato anche ai miei pasticci. Mi rincresce solo di non aver più la possibilità di ricambiare"
Possibile che l'aver salvato il mondo avesse sgombrato anche il cuore di Malefor dalle tenebre che lo attanagliavano? Sembrava tutto così dannatamente complesso, qualcosa che sfuggiva alla sua comprensione e ancor più al suo controllo.
"Voi eravate... amici?" chiese infine, perdendosi con lo sguardo nell'infinito.
Ignitus avvicinò le ali ai fianchi, inspirando il vuoto di colori attraverso cui stavano volando.
"Si può dire di si, eravamo amici. Lo credevamo entrambi"
Come aveva detto poco prima, Ignitus gli doveva alcune spiegazioni. Ciò nonostante non sentiva il bisogno di sapere altro a riguardo del passato di Malefor. A Spyro bastava sapere che avrebbero potuto contare su di lui per lo scontro finale, senza temere di doverlo affrontare di nuovo quando tutto si fosse risolto.
In fondo Il vecchio drago gli aveva ricordato che c'era un'unica intramontabile verità: aveva la possibilità di non cedere. Neanche ora che le cose si erano fatte così tragiche era obbligato a perdere le speranze.
Cominciò a sentirsi scivolare verso il basso. Alzando lo sguardo si accorse che Ignitus si trovava sopra di lui, si stava allontanando.
Il suo compito era quello di proteggere ciò a cui teneva, ciò che amava. Non c'era posto per lui in cielo, gli antichi gliel'avevano già dimostrato.
"Sii forte giovane Spyro, ancora una volta voglio credere in te"
Quando tutto si dissolse, sfumando in un dolce bagliore argenteo, le sensazioni del corpo tornarono bruscamente a farsi sentire.
Il vento sul dorso, il calore sulle zampe, la sensazione di essere in pericolo. Si alzò in piedi a fatica senza riuscire davvero a comprendere dove si trovasse.
La solida roccia su cui era disteso e la carica d'energia accumulatasi nell'aria erano indizi abbastanza chiari. Una cosa era certa, Malefor stava ancora combattendo. Lo stava facendo disperatamente, spinto da chi sa quale forza interiore.
Lo spettacolo era spaventoso. Non avrebbe mai creduto di poter provare compassione e ammirazione per il loro temibile avversario, era stato certo di doverlo soltanto detestare. Di non poter perdonare quel che aveva fatto a Cinerea e a lui stesso.
I fulmini infuocati di Katlas si abbattevano incessanti su Malefor, che con tutte le sue forze cercava di resistergli. Si chiese come fossero riusciti a sconfiggere una creatura così potente, che in qualche modo stava tenendo testa ad un individuo come Katlas. Non poteva essere così semplice come gli aveva detto Ignitus, doveva esserci sotto qualcos'altro.
Anche il maestro delle ombre però doveva essersi reso conto che vincere quella battaglia sarebbe stato impossibile. Dopo quanto gli aveva svelato Ignitus, avrebbe anche potuto sperare di poter capire Katlas, di poterlo almeno ascoltare. Malefor però sembrava pensarla diversamente, dato il modo in cui l'aveva allontanato dallo scontro.
Attorno a lui ogni cosa si stava muovendo. Gli esseri demoniaci, in continua crescita, si stavano espandendo e se possibile stavano aumentando di numero ancor più rapidamente. Scivolando silenziosi tra quel poco che poteva definirsi vita, sbranavano al loro passaggio anche la pietra.
Si incuneavano nel sottosuolo, cercando l'umidità, dove probabilmente qualcuno ancora si rintanava. Era veramente possibile che una sola creatura potesse generare un caos così desolante? Ma soprattutto, era possibile che fino ad un attimo prima la paura avesse sopraffatto anche il suo desiderio di reagire ad un simile scempio?
Doveva fare qualcosa, qualunque cosa. Si gettò in mezzo all'orda di aborti neri e attinse a tutto quello che aveva appreso, affrontando avversari dopo avversari, giorno dopo giorno. Fuoco, zanne, gelo e artigli. Voleva sterminarle, non erano creature viventi degne di esistere. Si sentiva accerchiato, ma più percepiva di essere in pericolo più la rabbia in lui cresceva.
Con essa aumentava il suo potere, con il suo potere il desiderio di lottare. Non fece in tempo ad accorgersi del mutamento che si ritrovò a scagliare fiamme violacee dalle fauci, come fossero la manifestazione della sua anima, come la sua mente non si stesse più curando di alcuna conseguenza.
Non poté contare il numero di bestie mostruose che vennero deflagrate dal suo soffio, la furia che si era gradualmente impadronita del suo corpo aveva ottenebrato ogni altro pensiero. I suoi occhi scorsero qualcosa di strano muoversi verso di lui, ma la sua mente non recepiva; sentiva lontane e indistinte le loro voci, il tocco delle zampe etereo e confuso.
Sapeva che Cinerea era lì, ma solo una parte di lui ne era consapevole. Non era in grado di sentire cosa gli stesse gridando, perché gli fosse sembrata spaventata. Chiunque fosse terrorizzato da lui era una preda, un insetto da schiacciare senza alcun rimorso.
L'avrebbe colpita. Si, era la cosa migliore da fare. Poteva annientarla, lei e tutti gli altri. Erano nullità, soltanto nullità di fronte al suo potere. Nessuna lacrima, nessuna supplica l'avrebbe fermato.
E poi fu Katlas a voltarsi verso di lui, stupefatto.
Malefor era stato costretto a scendere a terra, non reggeva più lo scontro aereo. Presto non sarebbe più stato in grado di sopportare i colpi incessanti di Katlas; prima o poi avrebbero prevalso anche su di lui che godeva dell'immortalità, acquisita con il trascorrere degli anni accrescendo il massimo potere di un drago viola.
Adesso Katlas stava guardando Spyro, Cinerea che cercava di farlo tornare in sé e le mostruose creature alle loro spalle. Quello scenario era molto gradito ai suoi occhi.
Le squame del giovane drago erano ormai più tenebrose di quelle di un drago nero. Il potere oscuro di Spyro si stava scatenando, Cinerea non capiva come potesse esser accaduto. Quando entrava in quello stato mentale non c'era niente che potesse fermarlo o farlo ragionare.
Niente, se non lei. In quelle bianche pupille, inondate di una cieca furia indomabile, Cinerea poté leggere un'unica, incontrovertibile realtà: Spyro era andato ben oltre il suo limite.
Era la terza volta che assisteva a quella mutazione, ma la prima in cui percepiva una tale energia diffondersi attraverso il suo corpo. Non aveva soltanto perso il senno, aveva rotto un guscio che non si sarebbe mai dovuto rompere.
L'ultima volta era stata capace di farlo tornare in sé. Il modo in cui la guardava però era fin troppo chiaro, non la riconosceva.
Non appena Katlas si fu avvicinato, ignorando un tentativo di colpirlo da parte di Malefor, Spyro si voltò. C'era qualcosa di strano in lui, qualcosa di molto sbagliato. Katlas stesso se ne stava rendendo conto.
"Spyro! Fermati, ti prego! Non è così che riuscirai a vincere!"
Cinerea non aveva idea di cosa fare. Doveva lasciare che combattesse? Non sapeva fin dove potesse spingersi il suo compagno, ma aveva timore di scoprirlo.
Perché non riusciva a ridestarlo?
 Soltanto Malefor sembrava aspettarsi quella trasformazione. Il suo sguardo era fisso su Spyro, non lo perdeva d'occhio un istante mentre da lui scaturiva un flusso d'energia inarrestabile.
"Bene"
Spyro rispose all'inespressività del suo avversario con un terrificante ruggito. Un cono di luce scaturì dalle sue fauci e si abbatté sul drago viola a piena potenza.
Probabilmente non se n'era nemmeno reso conto, ma era riuscito ad investire Katlas con un'energia travolgente, talmente poderosa da sbatterlo a terra con un solo colpo. Cinerea era incredula, il maestro delle ombre ghignava soddisfatto.
Il soffio di Spyro aveva ustionato il corpo di Katlas in più punti, lasciandolo sbigottito e senza fiato. Quando si rialzò il suo muso era contratto in una smorfia di rabbia e dolore; dolore che si manifestò con una gigantesca meteora di fuoco e saette, diretta contro il giovane drago corrotto dalle sue stesse emozioni.
Nonostante l'enorme potere acquisito, Spyro dovette incrementare ulteriormente la sua energia per ribattere all'attacco. Scagliò un altro cono di luce, che si scontrò con la sfera di fuoco in un'esplosione abbacinante per poi disperdersi verso il cielo.
Solo allora Malefor si avvicinò, affiancando Spyro. Mentre il giovane drago e Katlas si fiondavano l'uno contro l'altro per affrontarsi in volo a mezz'aria, il maestro delle ombre lanciò uno sguardo indecifrabile alla dragonessa nera, la quale teneva gli occhi fissi sui due draghi intenti a darsi battaglia.
"Cinerea"
Lei lo sentì, ma non riuscì a voltarsi. Il suo cuore batteva forte. Spyro stava dando tutto se stesso, forse anche di più, e aveva trovato la forza nella rabbia. Cos'era successo mentre lei affrontava Izric? "Guardami, Cinerea"
Finalmente emerse dalla trance. Rimase in silenzio, scrutando Malefor. Non accettava che il suo più caro amico, il suo compagno, il suo Spyro dovesse attingere allo stesso potere che ripudiava per affrontare Katlas. Non voleva crederlo.
"Questa è la dragonessa su cui ho riposto tutte le mie speranze?"
La voce di Malefor, forse a causa della confusione che aveva in testa e del baccano generato dai due draghi in cielo, le apparve alquanto nitida. Possedeva sempre il suo tono grave e solenne, ma la stridente sfumatura indotta dalla corruzione del suo spirito sembrava sfumata.
"Certo, speranze... avrei preferito morire piuttosto che soddisfare le tue speranze perverse"
Malefor si prese un po' di tempo per sorridere. Un sorriso strano, tanto inquietante quanto inaspettato.
"Dovresti avere più rispetto per me"
Era maledettamente certa di aver percepito una stilla di ironia in quelle parole. Non riuscì a rispondergli a tono. "Come a te, non mi piacciono i giri di parole. Abbiamo bisogno anche del tuo potere per sconfiggerlo"
In realtà avrebbe preferito domandargli cosa gli fosse accaduto, perché le stesse parlando con quella calma straordinaria. Come se non l'avesse torturata per anni, come se lei lo avesse perdonato. Ma le parole le morirono in gola.
"Sei sicuro? A me sembra che se la stia cavando bene"
"Non basta, purtroppo non basta. Katlas non sta usando il suo pieno potere per attaccare, eppure prima ci ha mostrato qualcosa di inconcepibile. Sei stata fortunata a non essere presente"
Pareva le stesse dicendo che anche lui aveva avuto i brividi. "Sono sicuro qualcosa gli impedisca di sferrare colpi decisi, ho sopportato molti più danni di quanti avrei creduto possibile"
Lei scosse il capo, cercando di raccapezzarsi.
"Non sei immortale tu?"
Malefor si voltò verso i due draghi, intenti a scambiarsi artigliate e morsi avvolti da un'aura d'energia violacea.
"Nessuna immortalità potrebbe salvarmi da lui, se combattesse al limite delle sue forze"
Voleva uscirsene con una battuta tipo -che razza di immortalità sarebbe la tua?- o -non si può essere e non essere immortali allo stesso tempo, caro signor Hanno dovuto imprigionarmi perché ero diventato invincibile-.
"E io cosa dovrei fare?"
Non si sentiva in imbarazzo a scherzare anche con lui, ma il tumulto di sentimenti che le si erano aggrovigliati in testa era troppo complesso.
La risposta che Malefor le diede, tuttavia, non le piacque per nulla.
"Devi lasciarti andare all'oscurità, tornare ad essere mia"
Le sue ali guizzarono.
"Puoi scordartelo!"
Vide arrivare una zampa viola piombarle addosso. Si spostò un attimo prima la afferrasse, ma con la coda Malefor le avvolse una zampa e la fece inciampare. Era già abbastanza in difficoltà, certo non poteva mettersi a lottare anche con lui. Allo stesso modo però non poteva permettergli di controllarla ancora.
Poi i loro sguardi si incrociarono.
"Cinerea... ti prego"
E tutto esplose nella sua anima.
Doveva star sognando, aver perduto la testa. Non sarebbe stato neanche troppo strano in quel momento. "Lasciati andare, non permetterò tu scivoli di nuovo nelle tenebre. Ma adesso devi aiutarmi"
Ogni cosa si era fatta distante. Non le stava mentendo. Non c'era nulla che potesse garantirglielo, ma ne era convinta.
Chiuse gli occhi.
 
Come un nero oceano strisciante, le creature avanzavano in ogni direzione. Nessun crepaccio, nessuno specchio d'acqua, nessuna montagna poteva fermarli. Hunter e Irasu, seguiti da Sparx, correvano a perdi fiato lungo dei sentieri obbligati. Erano poche le zone ancora libere su cui poter poggiare i piedi, dove non riuscivano a procedere si facevano strada con dardi e fendenti.
"Potresti alzarti più in alto e indicarci gli spazi vuoti?" disse il ghepardo a Sparx, sollevando una zampa verso la libellula.
"Per chi mi hai preso! Non sono la vostra guida turistica"
A dispetto di qualunque previsione, dopo essersi lamentato come al suo solito Sparx fece come richiesto. Dovette passar sopra a qualunque fobia esistente e non fu per niente facile.
Da che ricordava era la seconda, al massimo la terza volta in cui qualcuno gli chiedeva di rendersi utile.
"Più a destra! A destraaa!"
Hunter sorrise. Era probabilmente l'unica libellula al mondo la cui voce si poteva sentire anche da mille metri d'altezza tanto era squillante.
Alcune bestie deformi avevano assunto un aspetto ancor più orripilante. Di dimensioni di gran lunga superiori alle prime che si erano ritrovati a combattere, avevano generato zanne, corna e artigli mortali; alcune presentavano sulla schiena un abbozzo di ali, neppure i cieli sarebbero più stati al sicuro.
Irasu volteggiava menando colpi di taglio ovunque trovasse uno degli esseri ad ostacolarlo, mentre il ghepardo gli copriva le spalle con il suo arco. Fortunatamente la potenza delle creature era ancora contenuta, temevano non ci sarebbe voluto molto perché potessero diventare pericolosi quanto Katlas.
Crescevano dannatamente in fretta. Era spaventoso, il drago viola aveva dato vita a demoni che si sostentavano nutrendosi del mondo stesso, divenendo ogni secondo più grandi e potenti. Se in qualche ora tutto era sprofondato nel putiferio, in alcuni giorni non sarebbe rimasto più niente da proteggere.
Una bestia si avventò sul tasso ad unghie sguainate. Con un verso infernale gli sferrò una zampata sul dorso, ma Irasu non si voltò. Aveva deciso di fidarsi, non si sarebbe distratto.
Mentre una freccia trapassava il mostro, si era già scagliato contro i due che gli stavano di fronte mozzando loro un arto ciascuno.
Hunter scattava agilmente da un lato all'altro per non rimanere mai fermo sullo stesso punto, bersagliando le creature quando in numero eccessivo accerchiavano Irasu. Raccogliendo le frecce dai corpi di quelle uccise riusciva a sprecarne il meno possibile, anche se la faretra cominciava a svuotarsi.
Procedendo in quel modo, con Sparx che anticipava i pericoli maggiori, andarono letteralmente in capo al mondo. La concentrazione del tasso era oltre ogni comprensione. Doveva dare un futuro a quel che rimaneva di quelle lande devastate.
"Sono Irasu, loro sono Hunter e Sparx. Vengo da voi come l'ultimo discendente dei Cercatori di Shien, ho intenzione di salvarvi tutti" era ciò che ripeteva quando raggiungeva individui ancora in vita, che avevano resistito fino a quel momento. "Ovunque il vostro Shien mi condurrà, io arriverò. Seguitemi, qualcuno sta per annientare Katlas"
In quel modo Irasu, grazie all'abilità della sua specie, riuscì a trovare tutti coloro che anche dai più remoti anfratti non si erano lasciati andare. I Cercatori di Shien riuscivano ad individuare le creature più potenti, dotate di un potere fuori dal comune, ma Irasu voleva recuperare chiunque fosse sopravvissuto fino a quel momento. Doveva captare anche la più flebile scintilla d'energia.
Voleva salvarli tutti.
Purtroppo muoversi da una parte all'altra con le bestie demoniache ad ostacolarli non era semplice, e anche con un paio d'ali non avrebbe certo sperato di solcare in volo l'intero mondo.
Aveva appena permesso ad alcune talpe di uscire in sicurezza dal sottosuolo che dall'alto vide piombare Izric. Il drago nero atterrò falciando diversi mostri deformi con un colpo di coda, ignorando quelli che lo assalivano e sbattendone a terra a manciate.
"Quanti ne hai individuati?" chiese al tasso, una volta al sicuro.
"Molti. Dove hai nascosto gli altri sopravvissuti?"
Izric sospirò. Distolse lo sguardo mentre la sua coda ondeggiava nervosamente alle sue spalle.
"Non è facile. Ricordarsi i luoghi che ancora non abbiamo bonificato è un conto, immaginare dove gli abitanti si siano rifugiati è ben diverso. Quelli che ho messo in salvo si trovano in alcuni rifugi sotterranei"
Irasu annuì.
"Si, vale lo stesso per gli altri. Per scappare a voi luridi infami sono molti che si sono affidati ai costruttori per nascondersi. In ogni caso non abbiamo molto tempo, prima che quelle cose invadano anche le profondità"
L'espressione di Izric era tremendamente eloquente. Fece per aprir bocca, ma la richiuse un paio di volte prima che ne uscisse qualcosa di concreto.
"Non... non riusciremo mai a salvarli tutti"
"Ci riusciremo invece" asserì Hunter.
Fino a quel momento il ghepardo era rimasto in silenzio, in piedi come una statua ad osservare il massacro che si stava consumando nei dintorni ad opera degli abomini neri. "Ci sarà chi pregherà per coloro che non ce la faranno, ma noi non possiamo arrenderci. Soprattutto tu, non hai alcun diritto di farlo"
Era chiaro Izric non si aspettasse una simile determinazione dall'unico sopravvissuto dei Cercatori e da un guerriero proveniente dal futuro. Il modo in cui le loro accuse riuscivano a far breccia nelle sue convinzioni aveva dell'incredibile.
"Abbiamo raggiunto alte vette e profonde fosse grazie ai poteri di Katlas" rispose il drago nero. "Lui non incontrerebbe alcun problema ad ottenere quello che stiamo cercando di fare noi, la sua vendetta si è protratta così a lungo soltanto perché è stato lui a volerlo. I suoi portali possono giungere ovunque, è così che ha portato quelle creature in ogni città perché potessero distruggerle dopo aver fatto il pieno di energia nelle foreste, nelle pianure e persino nelle tundre. Non ha alcuna difficoltà nel viaggiare attraverso lo spazio, neppure il tempo è del tutto in grado di sfuggire al suo controllo"
"Oh bene!" esclamò Sparx, svolazzando in cerchio. "Chiediamo a Katlas di evocare un paio di portali qua e là e tutto risolto! Tanto niente ha più senso ormai, risonanze, portali magici, draghi viola che materializzano incubi, cosa ci sarebbe di strano se improvvisamente... bum! Katlas decidesse di cambiare idea? A quel punto ci mettiamo a cantare una canzone e invitiamo tutti, che ne pensate?"
Nel concludere uno dei suoi deliranti sproloqui, si accorse di aver generato il silenzio attorno a sé.
Si voltò ad osservare le espressioni stralunate di Hunter e Irasu, arrivando persino a stupirsi della loro reazione. "Mh? Cosa c'è? Cosa ho detto?"
Il ghepardo stava sorridendo. Izric ruotò il collo e sollevò il muso dispiegando le ali, scrutando Sparx per alcuni secondi con un occhio solo.
Un attimo dopo era balzato in volo, con una spinta tale da formare uno spostamento d'aria che sbilanciò le creature che stavano per attaccarlo di nuovo.
"Ehm... gli ho fatto paura?" chiese Sparx perplesso.
"No, sei un genio" puntualizzò Hunter.
"Oh beh modestamente! Con tutto quello che ho passato con Spyro avrò pur imparato qualcosa no? Ho visto cose che voi mortali non potete neanche immaginare"
Il tono caricaturale che assunse e le sue pose assurde misero di buon umore anche Irasu. Le poche volte in cui aveva cercato di sorridere era stato per prendere in giro Cinerea, fu piacevole riuscire a rilassarsi anche di fronte alla distruzione del mondo.
Ovviamente Sparx non aveva capito di aver suggerito l'indizio chiave.
"Speriamo funzioni" bofonchiò il tasso facendo roteare il pugnale. "Il vostro ottimismo è meraviglioso, ma temo abbia ragione nel dire che non riusciremo a farcela"
"Ottimismo?" fece Sparx spalancando gli occhi. "Io non so nemmeno se riuscirò a cenare stasera!"
Hunter si avvicinò al tasso e gli batté una zampa sulla spalla destra.
"Senti amico, comunque vada conta su di noi. D'accordo?"
Irasu sembrò sul punto di fare un passo indietro, ma poi afferrò la zampa di Hunter e la strinse con fermezza.
"Ti ringrazio, arciere delle terre di Avalar. Combattere al tuo fianco è un onore"
"Lo stesso vale per me"
Incrociarono gli artigli, sugellando il reciproco rispetto in un patto solenne: avrebbero giocato quella partita insieme, fino alla fine.
Neanche loro si sarebbero arresi.
"Si, tutto molto bello. Vi ricordate cos'ha detto Izric prima che lui lo minacciasse di mangiargli la coda?"
La libellula indicò Irasu. Continuava a muoversi a destra e a sinistra alla Sparx-maniera, non trovando pace nei loro discorsi di fratellanza e amicizia.
"Si hai ragione" rispose il ghepardo. "Se ho ben capito non manca molto prima che possano evocarlo"
"E allora come fate ad essere così tranquilli!" strillò la libellula infervorata. "Avete sentito cosa accadrà quando quegli affari si uniranno? Non ce ne sarà più per nessuno, e tutto finirà nell'oblio oscuro della dimenticanza! O quel che è insomma"
 
Lo scontro aveva assunto proporzioni impressionanti. Katlas fronteggiava contemporaneamente Spyro nella sua forma oscura, Malefor che stava cercando di recuperare le forze e Cinerea al massimo del suo potere. Quest'ultima aveva accolto di nuovo in sé l'influenza del maestro delle ombre, seppur faticasse ad accettarlo.
Nessuno l'avrebbe più manipolata. Non si sarebbe mai più sottomessa, né a lui né ad altri. Ma in quel momento sapeva di doverlo fare, non c'era altra via d'uscita. Se volevano sperare di combattere almeno ad armi pari contro Katlas dovevano attingere a tutto ciò che erano, al più infinitesimale grammo d'energia di cui erano dotati.
I colpi di Katlas cominciavano a farsi sempre più violenti e mirati. Sembrava si stesse adattando gradualmente ai suoi avversari, o per meglio dire stava adattando il proprio corpo alla sua stessa potenza. Quando Spyro cominciò a sfrecciargli addosso a velocità inaudita si ritrovò in seria difficoltà, avendo a che fare con più avversari da direzioni multiple non poteva distrarsi. Ogni contromossa poteva risultare decisiva.
Il giovane drago si muoveva tanto velocemente da risultare invisibile agli occhi. Stava di nuovo alterando lo scorrere del tempo, come già aveva fatto in passato. I suoi spostamenti erano diventati talmente rapidi che Katlas dovette circondare le proprie squame d'elettricità per impedirgli di avvicinarsi.
Quando cercò di rispondere al suo assalto con una saetta dritta in pancia, Malefor teletrasportò il giovane drago alle sue spalle e insieme gli si aggrapparono alle ali con tutta la loro forza, sbilanciandolo e permettendo a Cinerea di centrarlo con il suo soffio viola.
Anche per il drago che era Katlas quello fu un duro boccone da incassare. Spyro rispondeva ai segnali di Malefor in maniera perfetta, quasi meccanica. Non solo non sembrava aver perso la ragione, ma sfruttava uno stile di combattimento completamente diverso dal solito.
Non tentava di colpire a capofitto e bersagliare l'avversario con quello che gli veniva in mente sul momento, faceva affidamento sul suo controllo del tempo solo quando necessario e riusciva a mandare a vuoto quasi tutti gli attacchi di Katlas. Quelli che non poteva evitare a causa della breve distanza li ribatteva con altrettanta convinzione, senza mai sprecare un colpo.
"Non serve a niente!"
Il ruggito di Katlas si fece strada attraverso il campo di battaglia. "Non serve rimandare l'inevitabile! Tra poco la grande entità tornerà a risplendere su queste terre, la sua luce oscurerà questo mondo scellerato!"
In un mulinare di artigli, ali e zanne, si ritrovò costretto ad allontanarsi per concentrare i poteri elementali. Mosse il vento, ma Spyro lo incendiò di fiamme purpuree; evocò reti di rampicanti, ma Cinerea le sciolse nel veleno.
Ad ogni tecnica seguiva un contrattacco, ad ogni cabrata rispondevano librandosi ancor più in alto. Ma Katlas resisteva, trovando sempre rinnovata energia per lottare.
Soltanto Malefor, che poteva vantare una lucidità di gran lunga superiore a quelli che al suo confronto erano cuccioli appena svezzati, si rese conto che qualcosa non andava. I loro attacchi raggiungevano Katlas, arrivando spesso anche a ferirlo.
Eppure pochi istanti dopo i tagli e le contusioni scomparivano dal suo corpo. Non come si fossero rimarginate, non come cicatrici divenute mero ricordo, bensì come non fossero mai esistite. Inoltre anche l'enorme velocità di Spyro sembrava star perdendo d'efficacia.
Senza che qualcuno se ne accorgesse, Katlas stava deviando la traiettoria di ogni attacco fisico con un'altra abilità del tutto sconosciuta anche al maestro delle ombre. Non solo riusciva a far sì che il suo corpo tornasse levigato e perfetto dopo ogni colpo, senza del sangue ad imbrattargli le squame, ma alcuni tentativi di raggiungerlo andavano a vuoto in maniera molto insolita.
In preda all'euforia Spyro difficilmente se ne sarebbe accorto. Fu proprio Malefor a notare che il giovane drago stava compiendo scatti assurdamente rapidi, come subisse un'ulteriore spinta a quella fornita dalle sue ali e dalla sua coda. Non era lui a dirigere il culmine dei propri attacchi, non era lui a governare i propri slanci aerei.
Katlas lo stava teletrasportando, spostando la linea di ogni sua aggressione con facilità.
Il maestro delle ombre sarebbe rimasto gradevolmente colpito da una tale bravura nel combattimento, se solo non fosse stato il primo a trovarsi in serio pericolo. Aveva capito cosa stesse succedendo e non gli piaceva affatto.
Un drago viola avrebbe dovuto scegliere la distruzione o la creazione, Katlas non aveva bisogno di scegliere; un drago viola influiva sullo spazio o sul tempo, Katlas poteva dominarli entrambi.
Il modo in cui manifestava le proprie abilità tuttavia andava oltre ciò che Malefor si sarebbe aspettato. Se veramente poteva piegare la realtà a suo piacimento, al punto da riavvolgere il tempo sul proprio corpo per eliminare le ferite e deflettere gli attacchi attraverso lo spazio, non sarebbero bastati dieci di loro a fermarlo.
Per quanto sperasse nel fatto che prima o poi Katlas avrebbe consumato tutte le energie, era conscio anche di aver combattuto a lungo e di aver dato fondo a tutto ciò che era in grado di fare. Non avrebbe resistito per molto, inoltre anche Spyro e Cinerea non erano in forma smagliante.
Katlas sembrava invincibile, ogni fibra del suo essere era quella di una divinità. Anche il maestro delle ombre ebbe un sussulto.
Non credeva di poter ricordare quel tipo di fremito.
Era certo di aver inumato il significato della paura.
 

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Capitolo 12
*** La fine ***


LA FINE



Una leggenda rinomata fra gli antichi racconta: "Prima di ogni cosa esisteva un'entità di luce. Essa generò l'energia, la vita e gli elementi. Le sue zampe plasmarono e manipolarono la materia fino a farne il fuoco dalle faville, il ghiaccio dalle gocce d'acqua, la terra dalle radici, il fulmine dalle scintille elettriche e il vento dai refoli d'aria. Tutto era racchiuso nella sua essenza e si espandeva con il passare del tempo. Distribuì nel mondo i flussi d'energia che permeavano gli elementi, in attesa del giorno in cui sarebbero venute creature in grado di controllarli. Unendo ai cinque elementi altre tre forme d'energia fece sì che anche l'oscurità si diffondesse nel mondo, in cerca di una stasi e di un equilibrio. Vennero così l'ombra, capace di celare e dissolvere, il suono, un potente stridio che incuteva terrore, e il veleno, che corrodeva tutto ciò con cui entrava a contatto. Ella tuttavia era un'entità benevola, l'energia positiva era in lei predominante e la luce avrebbe rischiato di oscurare le  tenebre. Raccolse quindi cinque pietre vitree e splendenti e dipinse in ciascuna di esse un simbolo; il fuoco, il ghiaccio, la terra, il vento e il fulmine, impressi su piccoli cristalli di colori diversi. Le afferrò, le sollevò in aria e le osservò a lungo. Dopo di che salì su una rupe, guardò giù e le lasciò cadere. Fu il vento a toccare il suolo per ultimo, quasi come lo stesso elemento a cui il cristallo apparteneva ne avesse rallentato la caduta.  Decise dunque che fosse proprio il vento a distaccarsi dagli elementi luminosi, per unirsi a quelli oscuri, in modo che le due metà si equivalessero. Tuttavia solo una creatura, dotata di un potere pari al suo, avrebbe potuto riunire tutti gli elementi fra le proprie zampe per conferire loro il massimo potere. Quel giorno stesso l'entità di luce sarebbe tornata, pervadendosi della volontà del suo evocatore"

La potenza generata dall'impatto tra i poteri di Spyro, Cinerea, Malefor e Katlas stava deformando tutto ciò che poteva definirsi materia. I soffi d'energia dei due giovani draghi provocavano violente onde d'urto quando si scontravano con i colpi del loro avversario. Coadiuvati da Malefor riuscivano a difendersi, nonostante l'evidente superiorità del supremo drago viola.
Dovevano resistere, resistere, resistere...
Passarono i secondi, poi i minuti, infine le ore. Katlas non riusciva a portare a segno colpi letali, né i suoi avversari trovavano il modo di scalfirlo. Qualunque cosa provassero finivano sempre per fallire all'ultimo istante, oppure Katlas semplicemente cancellava i danni subiti come nulla fosse accaduto. Spyro e Cinerea, rinvigoriti da tutto quel che stavano provando in quel momento, non avevano alcuna intenzione di cedere.
Il maestro delle ombre d'altro canto ansimava, svuotato delle sue forze. Riportare Cinerea alla sua forma più potente gli aveva causato una grande eccitazione, ma si era rivelato molto stancante. Era soddisfatto del suo operato quanto lo era stato dei suoi propositi, un attimo prima si dissolvessero nel nulla. Purtroppo trasferire la propria energia oscura alla dragonessa contribuì a sfiancarlo, obbligandolo a portarsi in disparte.
Potendo osservare come spettatore per la prima volta, non ebbe difficoltà nell'intuire il motivo di quanto stava accadendo. Finché si era trovato in mezzo alla battaglia non si era potuto curare del perché Katlas non riuscisse a colpirli con la stessa maestria con cui si difendeva. Fu tutto più chiaro nell'osservare i movimenti dei suoi artigli, delle sue ali, dei suoi occhi.
Non erano Spyro e Cinerea ad essere abbastanza abili da tenergli testa, erano i suoi attacchi che, quando sul punto di divenire mortali, perdevano d'intensità. Era successa la stessa cosa quando aveva combattuto da solo contro di lui. Katlas non era in grado di ucciderli.
Gli balenarono in testa decine di possibilità, ma soltanto una rispecchiava con limpidezza quell'inatteso fenomeno.

Un drago nero planò in direzione di Katlas, ad ali spalancate.
Cinerea si portò indietro. Spyro continuò a combattere finché non fu il nuovo arrivato ad intromettersi. A differenza della compagna non riusciva a ragionare, chiunque sarebbe stato in pericolo se gli fosse rimasto vicino.
"Izric" esordì freddo Katlas, allontanando Spyro con un potente colpo di coda che lo costrinse ad arretrare.
L'aura oscura che attorniava il giovane drago si stava ritirando, segno che anche lui era allo stremo.
"Signore... cioè, Katlas... i demoni hanno ormai invaso quasi l'intera superficie e alcuni sono divenuti incontrollabili. Ma i compagni di questi scocciatori sono ancora in vita! Non sono riuscito a fermarli in tutto questo caos, ho intenzione di distruggerli prima che possano diventare pericolosi!"
"Pericolosi?" chiese il drago viola con un ghigno. "Gli avversari pericolosi sono qui di fronte a me, se non sei riuscito ad annientare un tasso ed un ghepardo sei proprio senza speranze"
"No, quando sono arrivato la dragonessa si era già separata dagli altri! Sapendo che stava venendo da te per aiutare i suoi compagni ho capito che era spacciata, quindi mi sono precipitato al loro inseguimento. Ho capito che stanno cercando di far rifugiare gli ultimi sopravvissuti in tane sotterranee!"
"Cosa?"
Katlas ringhiò, fissandolo truce.
"Non preoccuparti, ho bisogno soltanto tu crei per me i portali necessari a raggiungere velocemente tutti i loro rifugi. Ci impiegherò un attimo, per favore aiutami!"
L'espressione del drago viola la diceva lunga. Non solo il racconto di Izric aveva qualcosa di strano, ma non immaginava si sarebbe mai rivolto a lui con un -aiutami-.
Cinerea approfittò del momento di distrazione per lanciarglisi addosso, ma Katlas sollevò una zampa e spalancandola verso di lei la respinse indietro.
Si era ritrovata a capitombolare a diversi metri di distanza senza nemmeno capire cosa fosse successo, spinta da una forza invisibile. Almeno comprese come aveva fatto a deviare il brutale impeto di Spyro senza sforzo.
"Non puoi raggiungerli in volo?"
"Ormai i demoni hanno invaso anche i cieli!" rispose prontamente il drago nero con il muso ottenebrato dall'agitazione. "Non c'è più tempo!"
Katlas si era facilmente accorto dello strano sentore di menzogna che quelle affermazioni emanavano, ma non sembrava spiegarsene la ragione. Fissò Izric negli occhi, ma non riuscì in alcun modo a leggervi impresso il tradimento che cercava.
In ogni caso, la sua vittoria ormai era scontata. Neanche quegli individui arrivati casualmente da un altro tempo avevano il potere di fermarlo. Presto tutto sarebbe finito.
"Perché tanta fretta? Hai paura?"
Il drago nero mise tutto se stesso in quella risposta. Lasciò andare la coda lungo le zampe posteriori, fino a farla scivolare verso il basso. Richiuse le ali e chinò il muso, per poi esalare tutta l'aria che aveva in corpo d'un solo fiato.
"Si! Ho paura, lo sai che sono sempre stato un codardo! Proprio ora te ne stupisci? Ma di fronte a tutto questo provo qualcosa di mai provato prima, una paura primordiale che si concilia con il compimento del tuo grande sogno! ?È meraviglioso, finalmente mi sento appagato! Ma ho anche paura! Chiunque ne avrebbe, nessuno degli esseri ancora vivi su questo mondo può non percepire la paura della fine! Tu non ne hai? Non hai paura, Katlas? Non hai paura?"
"No" ribatté secco il drago viola, sollevando di nuovo una zampa. "Non ho paura"
Izric fu sul punto di gridare quando vide avvicinarsi gli artigli di Katlas. Il suo cuore prese a battere all'impazzata, la sua vista si annebbiò per qualche secondo.
Neanche lui seppe come poté trattenersi. Sperò con tutto se stesso che Katlas non avesse notato il sollievo attraversargli le squame nel momento in cui, dal nulla, un portale gli si era materializzato davanti al muso.
Mai prima di allora aveva temuto qualcosa come in quel momento stava temendo il suo signore.
"Vai, e non tornare senza i loro corpi"
Dopo un primo tentennamento Izric si riprese. Era sul punto di mostrare una qualche riverenza; forse inchinarsi, era abituato a rispettare Katlas anche se quest'ultimo non cercava niente del genere da lui. Quel che voleva era vendetta, non deferenze.
"Ti... ti ringrazio"
Si gettò nel vortice di luce e scomparve sotto gli occhi di tutti, senza avere idea di dove il piccolo varco portasse. Katlas doveva sapere già dove si trovava il maggior numero di sopravvissuti.
Spyro aveva per la prima volta avuto il piacere di incontrare Izric, quindi non poteva sapere del piano che stava architettando. Anche Cinerea, che aveva assodato quanto fosse volubile e malleabile, all'inizio faticò ad intuire le sue intenzioni.
Katlas non sembrava essersi accorto di nulla, neanche Malefor e il giovane drago avevano idea di cosa significasse quella scenata. Izric era davvero spaventato, non stava fingendo; fu questo ad indurre la convinzione che la sua fosse tutt'altro che una recita.
Con la vista velata dall'ira, Spyro poté comunque scorgere i lineamenti del drago. I suoi occhi, di un verde tetro come quello di una foresta notturna, tradivano sentimenti tutt'altro che surreali. Dello stesso colore erano il ventre e le membrane inferiori delle ali, mentre il resto del suo corpo liscio e aggraziato era completamente sbiadito nel nero assoluto. Solo la sommità degli artigli e delle corna sfumavano in un grigio chiaro, quasi come a sottolineare che c'era ancora qualcosa di sano in lui.
Certo collaborare alla distruzione del mondo non doveva essere prerogativa di un individuo sano, ma neanche lui poteva ignorare l'arrivo della fine. I mostri deformi pullulavano da per tutto, il suolo stava decadendo e l'acqua marciva. Soltanto Katlas rimaneva impassibile, ineluttabile nella sua stoica fermezza.
Lui non aveva paura.

Ad ogni modo, il piano aveva funzionato. Grazie al portale di Katlas, Izric poté raggiungere un luogo molto distante in cui ancora viveva qualcuno, ma anziché ucciderli li condusse nel sottosuolo con gli altri che erano riusciti a radunare. Hunter e Irasu erano piuttosto increduli quando lo videro tornare seguito da decine di talpe, scimmie, canidi e altre creature che non avevano mai visto.
I demoni però avevano già decimato molti dei sopravvissuti prima che potessero intervenire, un solo portale non poteva bastare per raggiungerli tutti. Probabilmente erano davvero stati troppo ottimisti nello sperare di poter salvare un intero mondo.
Nelle cave sotterranee vi era il caos, gli spazi erano piuttosto ridotti. Coloro che erano in grado di scavare provvedevano ad ampliare le dimensioni dei rifugi con tutto il loro impegno, per far sì che altri potessero entrarvi. Mai prima di allora una tale convivenza era esistita. Non tutti si compiacevano di quella situazione, ma la gran parte delle creature concordava sul voler lottare fino all'ultimo per sopravvivere. Erano pronti a lasciar fuori chiunque la pensasse in maniera diversa.
C'era solo una cosa che contava in quel momento: sopravvivere.
Mentre Irasu e Izric cercavano altri sopravvissuti, Hunter provvedeva assieme a Sparx a proteggerli dai mostri. In cambio qualcuno gli forniva o costruiva le frecce per combattere, tentando di contribuire a quell'ultima strenua alleanza che avrebbe potuto scorgere i raggi di una nuova alba.
In pochi poterono aiutarlo a contrastare quegli esseri, ma in qualche modo chiunque sperava di fare la sua parte per resistere. Qualcuno si era lasciato andare e non aspettava altro che la morte, altri addirittura gioivano della fine del mondo. Isolati dalla maggioranza tuttavia non costituivano una minaccia, non quando la brama di vita si era fatta così forte, non quando la speranza persisteva. Qualcuno parlava anche di strani vortici di luce che incutevano timore ai neri abomini.
Accadde poi qualcosa che nessuno poteva prevedere; nessuno, tranne Katlas e Izric.
Quando il terreno si scosse ed il cielo ruggì, il drago nero era già tornato con gli ultimi sopravvissuti che era riuscito a trovare. Se fino a quel momento aveva avuto soltanto paura, di fronte alla fine cominciò a tremare.
"Sta per arrivare"
I demoni, anche se ridotti di numero dai dardi di Hunter e dai fendenti di Irasu, stavano ancora infestando il mondo. Si avvicinarono, uno all'altro. Allungarono gli arti e si toccarono, stringendosi come in un tetro abbraccio fatto del male più assoluto. Quella non era semplice oscurità, perché essa non derivava necessariamente dal male. Quella era la fine.
I grumi di creature divennero enormi masse nere, che poi si unirono alle altre, ancora e ancora, fino a che non rimasero solo pochi esseri giganteschi fatti di quella terrificante materia corrotta. Con ali grandi quanto montagne salirono in cielo, con artigli lunghi quanto foreste dilaniarono qualunque cosa incontrassero ad ostacolarli.

"Ben più di una vendetta vi travolgerà. Non credevo avrei incontrato qualcuno in grado di tenermi testa, ammetto di essere sorpreso. Ma ora basta"
Le parole di Katlas riecheggiavano attorno ai tre draghi, ormai sfiniti. L'energia oscura di Spyro si era dileguata e Malefor sarebbe già divenuto polvere del suo stesso potere se non fosse stato il millenario maestro delle ombre; Cinerea era ancora in grado di combattere, ma il prorompente ruggito di Katlas la impietrì.
Era sicura che se avesse alzato lo sguardo avrebbe incontrato nuvole di pioggia, il cielo di quel mondo spento nel terrore non poteva non piangere. La luce non poteva più attecchire. Eppure non sentiva le gocce d'acqua lambirle le squame.
C'era qualcuno in grado di risollevarsi per un'ultima ribellione contro l'inevitabile? Per un'ultima resistenza, per un ultimo attacco?
Sentì qualcosa afferrarle una zampa. Si voltò bruscamente; Spyro, tornato il drago viola di sempre, con gli occhi socchiusi la fissava stancamente.
Le si arrampicò letteralmente addosso, ignorando completamente l'aura oscura che sprizzava dalle sue squame. Le si portò vicino al collo e le leccò il mento, abbracciandola con le ali.
Lei non si mosse. Katlas poteva ruggire, distruggere e annientare mondi quanto voleva; poteva far sparire l'esistenza stessa attorno a lei, ma niente l'avrebbe turbata se Spyro fosse rimasto al suo fianco.
Nel trovare nel suo sguardo la supplica di non arrendersi esumò ciò che le serviva. Gli sussurrò qualcosa ad un orecchio, poi lo spinse delicatamente di lato e avanzò, pronta a riempire Katlas di botte.
Lei era la dragonessa nera, il terrore dei Regni dei draghi, seguace del potente maestro delle ombre. Era figlia di un potere mai visto prima, una creatura pura e innocente immolata a se stessa per divenire ciò in cui Malefor l'aveva trasformata. Non era più un cucciolo di drago del ghiaccio, non era un drago nero, non era un drago viola.
Era unica: un drago nero che percepiva il dolore, con lo spirito sepolto di una dragonessa del gelo il cui soffio si era diramato in nuove micidiali forme elementali, permeata dell'essenza di un drago viola che aveva ceduto l'anima all'oscurità.
Lei era l'unione di tutto questo. Lei era Cinerea.
Qualsiasi cosa stesse per attuare, Katlas era intenzionato anzitutto a colpirli. Non poteva permetterglielo.

I loro soffi d'energia violacea si scontrarono. Non vi fu un'esplosione, tutto si sospese in un equilibrio talmente precario da non poter essere definito tale. I flussi luminosi spingevano uno contro l'altro, generando guizzanti volute splendenti che proiettavano sprazzi d’energia tutt’attorno.
Cinerea piantò le zampe a terra e continuò a riversare tutta se stessa attraverso le fauci, gridando per lo sforzo di dover sostenere lo sconfinato potere del suo avversario. Non poteva prevalere, ma poteva resistere.
Il drago viola non era solo prossimo ad avere la meglio su tutti loro, si stava sinceramente divertendo. La sua espressione era palesemente soddisfatta, realizzare il suo sogno con un finale tanto esplosivo andava ben oltre le sue aspettative.
Non poteva prevedere che da un futuro così lontano sarebbero arrivati due draghi viola, protagonisti di una guerra di cui ancora nel suo mondo non v'era traccia, seguiti dai loro compagni che avevano approfittato dell'instabilità causata dal loro viaggio attraverso il tempo. Esso infatti aveva irradiato come una metastasi d'energia, la quale aveva formato altri portali che mettevano in comunicazione le due diverse epoche.
Mentre Cinerea e Katlas si fronteggiavano, le abominevoli creature nere si erano diradate. La dragonessa se ne accorse ma non si lasciò distrarre. Il suo soffio viola si era caricato di scintille d'energia sia purpurea che splendente, in cui luci di tonalità scure si mischiavano ad altre quasi candide.
Forse fu lo stesso Katlas a perdere la concentrazione quando i demoni cominciarono ad allontanarsi. Per pochi attimi fugaci la bilancia pendette a suo sfavore, la forza di Cinerea lo stava costringendo ad indietreggiare.
Purtroppo era per lui un'avversaria di poco conto. Incrementò l'intensità del proprio potere come aveva fatto prima per respingere l'assalto di tutti e tre, portando l'equilibrio di nuovo in perfetta stasi per poi prendere il sopravvento. Cinerea sapeva il rischio che correva, ma non poteva e non voleva lasciarsi andare.
La terra si spaccò. Le rocce stridevano, il mare si ritirava, i fiumi divenivano scuro vapore. Miasmi nebulosi e venefici salivano dalle acque inquinate, detriti secchi e bruciati si sparpagliavano ovunque. Il corso d'acqua che solcava quelli che ormai da boschi erano divenuti aridi deserti, per un lungo tratto mostrava solo liquami acidi e corrosivi.
Fu proprio in quell'antico boschetto, che molte creature si radunarono per unirsi in enormi dinoccolate aberrazioni.
Katlas stava sorridendo. Con un ruggito scagliò un altro soffio violaceo all'interno del precedente, cogliendo di sorpresa Cinerea che questa volta fu costretta a desistere. Non si sarebbe comunque scansata in tempo se Spyro e Malefor non fossero intervenuti per allontanarla con le ultime briciole d'energia, trascinandola di lato un istante prima dell'esplosione.
Quando alzarono lo sguardo, Katlas si era sollevato in volo. Aveva raggiunto ad ampie falcate un promontorio, su cui rimase a lungo immobile.
La sua voce rimbombò come un tamburo di morte, come i fremiti di un vulcano che da troppo tempo conteneva la propria furia e finalmente poteva vomitare fuori tutto il suo magma incandescente.
"L'entità di luce tornerà, e spazzerà via tutto ciò che ha creato! Gli errori che ha compiuto quando creò i sentimenti devono essere corretti, questa è la mia volontà!"
Richiamato dal potere del primo drago viola, qualcosa si generò nello stesso istante in cui tutte le creature deformi scomparvero.
Era qualcosa di molto lontano da tutto ciò a cui Spyro e gli altri avevano mai potuto assistere prima di allora. L'aria vibrava, masse di forza invisibile stroncavano il suolo per lasciar posto al vuoto sconfinato. Da esso vampate di luce rossa emersero d'improvviso, riscaldando l'aria e rendendola rovente.
Quando l'invocazione fu ultimata, il primo a rimanerne sconcertato fu proprio Katlas. Il suo sguardo da indomito si era fatto indeciso e confuso, come al suo appello avesse risposto qualcosa di ben diverso da ciò che si aspettava.
Nessun'entità di luce solcò il cielo quel giorno.
Nutritisi del mondo, ne avevano acquisito la forza. I demoni si erano agglomerati in una singola, ultima creatura, che oscurò il cielo come una pesante pioggia di cenere.
La stessa cenere da cui sorse il corpo di un drago dalle squame nere di dimensioni incalcolabili, sinuoso e avvolto in infinite spirali. Serpeggiava fra grumi di pioggia scura, che ad ogni suo movimento scivolava dal suo corpo e dalle sue fauci per depositarsi al suolo, dove si incuneava per impregnare le viscere della terra.
A giudicare dal muso di Katlas, non era affatto quello a cui aspirava.
Non era solo l'entità di luce ad aver commesso un errore. Quando se ne rese conto era ormai troppo tardi.
L'antico essere rappresentava l'equilibrio, né il bene né il male, e aveva portato con sé l'oscurità affinché l'esistenza della luce potesse acquisire un senso. Katlas  però aveva plasmato quegli esseri con i suoi poteri più oscuri, attingendo all'efferato odio annidato nel suo cuore per dar loro la brama di morte.
In quanto sue creazioni esse obbedirono, facendo della vita il loro cibo e della distruzione il loro scopo. Katlas aveva posseduto il potere sia di creare che di distruggere, ma non aveva realmente scelto di imboccare entrambe le strade.
Aveva indotto la creazione, per poi portare la distruzione.
Fu un battito di ciglia. Le fauci del dragone, che dall'alto stava scendendo in picchiata, si spalancarono sul drago viola senza che potesse far nulla per evitarlo.
Solo allora tutto cambiò. Bastarono la pressione che gli schiacciava inesorabilmente le membra e la certezza che sarebbe stato lui il primo a scomparire a mostrargli cosa significasse il terrore.
Infine, anche lui percepì la paura.

Spyro, Cinerea e Malefor non poterono far altro che assistere al tremendo spettacolo. Grida di orrore si persero all'orizzonte quando vennero raggiunti da Hunter e Irasu, condottieri di una marcia che pareva voler guidare centinaia di sopravvissuti alla bocca della fine.
"Non avvicinatevi!" Gridò il giovane drago viola, afferrando Cinerea e cominciando a correre con le poche forze rimaste lontano dall'essere che incombeva minaccioso su di loro.
Katlas doveva risultare piuttosto indigesto; la creatura serpentesca lottò un bel po' prima di riuscire a divorarlo. Fu probabilmente la sua vana resistenza a permettere loro di allontanarsi in tempo.
Anche Malefor faticava a sollevarsi in volo. Procedettero come meglio potevano sulle zampe, scappando più lontano possibile. Non importava cosa sarebbe stato poi, per il momento potevano solo fuggire.
"Spyro, cos'era... quello?" chiese Sparx avvicinandosi al fratellone.
"Non lo so"
"Niente di buono" si aggiunse Cinerea, mentre si gettavano velocemente attraverso gole e pendii deserti, dove non rimaneva altro che sabbia e lapilli.
Nessuna mostruosità apparve a sbarrare loro la strada. Tutto il male partorito da Katlas era concentrato contro il suo stesso creatore. Sapevano però che sarebbe arrivato anche il loro turno, Katlas era solo lo spuntino più prelibato.
"Che si fa?" domandò Spyro senza aspettarsi davvero una risposta.
Cinerea chinò il muso, continuando a correre.
"Credo proprio niente"
Dietro di loro, le orde di sopravvissuti increduli si ammassavano per aggrapparsi a chi si muoveva più agilmente, così da non rimanere indietro. Anche coloro che fino a pochi minuti prima elogiavano l'operato di distruzione ora correvano disperatamente in cerca di salvezza.
Spyro non poteva credere che fosse finita. Stavano davvero tentando di sfuggire all'inevitabile?
Fu Hunter a richiamare la sua attenzione.
"Spyro ascolta, abbiamo visto diversi vortici mentre cercavamo questa gente. Erano identici al portale con cui io e Sparx siamo arrivati fin qui. Per qualche motivo i mostri se ne tenevano alla larga, come li temessero. Forse è un azzardo, ma non credi che potremmo usarli per tornare indietro?"
In tutto quello che era accaduto si era dimenticato dei portali fra i due mondi. Aveva smesso di chiedersi perché si fossero generati senza un apparente motivo e si era accontentato della spiegazione di Malefor, ma effettivamente potevano essere la loro salvezza.
"Io lo dicevo! Avremmo dovuto farlo fin da subito" schiamazzò la libellula mentre svolazzava attorno alla testa di Spyro.
"Credete possa funzionare?"
"Suppongo ci convenga rischiare" rispose Hunter.
Il ghepardo non aveva tutti i torti. Non c'era modo di combattere il dragone nero, non serviva provare per capirlo.
In qualunque maniera fosse andata a finire dovevano tentare.
Ciò che più suonava strano era che quei portali fossero ancora aperti dopo giorni. Da quando erano stati catapultati nel passato se ne erano formati diversi a quanto pareva, ma quello con cui erano arrivati Sparx e Hunter si era chiuso molto velocemente.
Anche gli altri, generatisi altrove, avrebbero già dovuto essersi dissolti. Significava dunque che se ne stavano formando sempre di nuovi?
Da un lato era l'unica speranza a cui aggrapparsi, dall'altro era spaventoso. Niente garantiva che non vi fossero state conseguenze anche nel loro tempo.
Irasu li condusse verso il luogo dove avevano visto l'ultimo portale. Giunti su una vuota collina di rocce, però, non trovarono altro che foglie secche e rami spezzati.
Ripresero a muoversi, confidando nella memoria del tasso. Man mano che procedevano le speranze si affievolivano; ad attenderli v'era poco più di dune, deserti e residui di un mondo devastato.
"Dov'è Izric?" fece Cinerea rivolta ad Hunter.
Il drago nero conosceva le terre di quell'epoca molto meglio di loro, sarebbe potuto essere la guida migliore anche per un nascondiglio. Qualsiasi cosa andava bene in attesa della fine.
"Lui non c'è. Ha voluto riprendere il volo per cercare altri sopravvissuti"
La dragonessa sospirò.
"Adesso? Non si rende conto che è troppo tardi?"
"Se ne rende conto sicuramente" rispose il ghepardo, "ma è quel che ha fatto. Non mi è stato chiaro se si sentisse in colpa per quanto accaduto, eppure è partito senza pensarci su"
"Secondo me ha solo cercato di scappare quel codardo" si aggiunse Sparx. "Non sembrava per nulla pentito! Anzi era più sbruffone di quando l'abbiamo incontrato"
Hunter stava per ribattere, quando Irasu si fermò all'improvviso.
"Fermi"
Era entrato di nuovo in uno stato di concentrazione assoluta, che cercava di mantenere anche mentre correva. "Lo sento, di là"
Fra i ruderi di lande in rovina, fra steppe spoglie e prive del verde che lo stesso Katlas aveva fatto germogliare, si stagliava ancora qualcosa. Era tutto talmente devastato che non si erano accorti di aver girato in tondo, era impossibile orientarsi.
La coda di Irasu venne colta da un fremito tremolante. Cominciò ad accelerare, ignorando la fatica, finché non si ritrovò davanti ad un tempio.
Alte colonne, intrecci arabescati, pietra nera e levigata. L'ultimo baluardo di resistenza della guerra contro Katlas.
Quella era casa sua.
Spyro non poté fare a meno di scorgere il contrasto tra il tempio che avevano visto appena arrivati, insolito in mezzo alla bellezza della natura, e quello che avevano ora di fronte, simbolo della forza di Irasu che non si era piegato di fronte a niente. Sollevando lo sguardo vide il bianco artiglio sulla sommità. Sentì una strana sensazione, come qualcosa lo spingesse a voltarsi.
Seguì la linea tracciata dall'artiglio come tutti gli altri fecero, finché il loro sguardo non si posò su un luccichio non molto distante.
Nessuno disse niente. Corsero come non avessero mai fatto altro nella vita, corsero senza mai voltarsi indietro; l'unico che si prese qualche istante fu il tasso. La sua coda ondeggiò per l'ultimo saluto alla sua dimora.
L'avevano trovato. Il portale era esattamente identico al primo, Spyro se ne accorse dal modo in cui il flusso vorticava per convogliarsi al centro. Non aveva nulla a che fare con quelli aperti da Katlas.
Qualcuno da dietro le file cominciò a spintonare per gettarsi senza ripensamenti tra le volute di luce viola. Non potevano certo esser biasimati; avevano corso fin lì per fuggire, non per fermarsi a pensare. Tuttavia erano troppe le incognite da tenere in considerazione, per primo il dubbio che quel passaggio potesse non riportarli a casa come speravano.
"Si! Si andiamo!"
Sparx sembrava aver recuperato tutto d'un colpo il suo entusiasmo e picchiettava con le zampette sul dorso di Spyro per incitarlo ad entrare.
"Riusciremo a passare tutti?" chiese Cinerea.
Irasu e Hunter cercarono di contenere la folla, ma qualcuno si gettò nel portale senza che potessero impedirlo. Bastava avvicinarsi a meno di un paio di metri di distanza per essere attratti dal vortice e scomparire nel nulla.
Il ghepardo stava per ordinare loro di fermarsi, ma si bloccò. Non poteva spiegare razionalmente che non sapevano dove sarebbero finiti, né se quello fosse l'ingresso per il paradiso o per l'inferno.
Poteva solo lasciare che accadesse.
"Spero di si Cinerea, altrimenti non so davvero cos'altro fare" rispose Spyro sconcertato. "In ogni caso lasciamo passare prima loro, i nostri amici hanno fatto di tutto per ritrovarli e ora non possiamo rischiare che restino qui"
Lei annuì.
In molti entrarono, sgomitando a destra e a sinistra per farsi largo. Dopo che anche la seconda metà si fu gettata nelle spirali luminose, Hunter sollevò una zampa e intimò a tutti di fermarsi. Afferrò una delle sue frecce e la incoccò nell'arco. Tese la corda e sparò al centro del portale.
Si lasciò andare ad un sospiro quando la vide scomparire, sotto lo sguardo interrogativo dei suoi compagni. Nessuno comunque perse tempo a chiedergli il perché del suo gesto.
Lo sgomento si impadronì dei presenti quando i confini del portale si restrinsero. Non ebbero tempo di fare alcun che, il vortice scomparve sotto il loro sguardo atterrito.
Sparx non riuscì neanche ad insultare il ghepardo per dirgli che avrebbe dovuto starsene fermo con quel dannato arco. Alcuni gridarono spaventati, altri si raggomitolarono con il muso fra le zampe.
Anche Spyro e Cinerea rimasero con gli occhi spalancati, a fissare il punto fino a cui un attimo prima si trovava la loro via di fuga. Hunter non credeva a quanto accaduto, non voleva nemmeno pensare fosse stata colpa della sua freccia.
Nuovamente, fu Malefor a prendere in mano la situazione. Avanzò piantando una zampa a terra; da essa confluì un fascio d'energia di forma circolare, da cui, con meraviglia dei presenti, si rimodellò il varco dimensionale.
Sui loro volti riapparve il sorriso. Erano increduli, quel vecchio drago aveva riaperto la strada per la salvezza. Spyro fece per avvicinarsi, sorpreso e felice.
"Cosa? Certo che..."
"Non perdete tempo!" proruppe il maestro delle ombre.
I suoi muscoli erano tesi al massimo, visibili sotto al manto viola. La coda piantata a terra insieme agli artigli, il muso contratto per lo sforzo.
Spyro non aveva idea di come ci fosse riuscito, ma se una cosa era chiara era che non potevano perdere un altro secondo. Anche i più reticenti, dopo quel che era accaduto, non ci pensarono due volte a buttarsi a capofitto nel varco.
Poi tutto si fece strano. In un primo momento solo in pochi se ne resero conto, ma la luce attorno a loro stava lentamente sfumando. Era come se stesse per giungere la sera, quando come ogni giorno il tramonto lasciava il posto alle ombre.
Spyro si voltò. In cielo, contornata da una fitta nebbia, una massa nera si stava avvicinando.
Quasi perse il controllo degli arti, che stavano per cedergli a quella visione.
Era finita. Non sarebbero sopravvissuti.
Cinerea invece rimase impassibile. I suoi pensieri, nonostante la minaccia della fine imminente, erano altrove.
"Muoviti" disse senza emozioni nella voce, afferrando Spyro per un'ala.
"Ferma! Aspetta!"
Sparx era già entrato, toccava a loro. Cercò di divincolarsi, ma la dragonessa lo trascinò dentro con sé. Doveva fare ancora qualcosa, domandare ancora qualcosa.
Non riusciva a spiegarselo, ma sentiva che un tassello non era al suo posto. Cinerea però doveva averlo capito.
L'ultima cosa che vide prima di sparire fu Malefor, che continuava a tenere il portale aperto. Non trovò lo sguardo maligno che aveva sempre posseduto, né gli scarlatti artigli sanguinari. Le sue squame apparivano più chiare, la sua espressione ben diversa da quella che aveva imparato a conoscere.

Hunter tese una zampa ad Irasu.
"Andiamo"
Il tasso rimase immobile, in silenzio. Alzò la zampa destra ad incrociare gli artigli con quelli del ghepardo, per poi lasciarla andare lentamente.
Ruotò il muso per scorgere l'immenso dragone nero, sempre più vicino. Quando tornò a scrutare Hunter il suo sguardo non lasciava adito a dubbi.
"No. Tu devi andare, non io"
al ghepardo non piacque quella risposta. Cercò di ribattere, ma Irasu lo anticipò. "Non preoccuparti per me, non serve. Ringrazia lo strano drago molto diverso da Katlas da parte mia, e di alla sua amica che trascorrerò i miei ultimi giorni nella noce di cocco che ho sempre sognato"
Perplesso, Hunter non seppe cosa dire.
"Non c'è motivo di restare Irasu, perché lo fai?"
Il tasso afferrò il suo pugnale, puntandolo contro le scure e gigantesche spirali alle loro spalle.
"Per nessun motivo, come non c'è motivo per me di entrare là dentro. Tu piuttosto sbrigati"
Hunter non capiva.
"C'è posto anche per te dalle nostre parti"
Per la seconda volta, Irasu si concesse un sorriso.
"Non ne dubito. Ma quelli della mia specie ormai sono storia, e io con loro. Soprattutto per chi come te è nato in giorni così lontani. Ti chiedo solo... di ricordarmi"
Hunter strinse gli artigli. Avrebbe voluto farlo ragionare, purtroppo non aveva più tempo.
Con un cenno del muso lo salutò rispettosamente, onorato di aver combattuto al fianco dell'ultimo cercatore di Shien. Dopo di che balzò nel varco.
Solo a quel punto, Malefor richiuse il portale.
 

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Capitolo 13
*** L'Anno del drago ***


L'ANNO DEL DRAGO



Erano a casa, tutto era andato per il meglio. Il dardo di Hunter aveva preannunciato il loro ritorno.
Realizzarlo fu più complicato del previsto. Dopo quanto accaduto niente sembrava più sicuro, per diversi giorni temettero di essere ancora in pericolo.
Fortunatamente i portali, che Volteer spiegò essersi aperti un po' da per tutto, non avevano avuto alcuna conseguenza catastrofica. Non ne era uscito niente di strano, e i guardiani avevano fatto in modo di divulgare la voce che quei varchi fossero pericolosi così che nessuno prendesse l'iniziativa di entrarvi.
Se ne crearono altri a catena per qualche tempo, ma ben presto l'energia che ne aveva provocato l'apertura si dissipò del tutto e finalmente furono solo un ricordo.
I sopravvissuti dal passato si integrarono facilmente nella nuova società, e mentre il tempio degli elementi veniva ricostruito tutto tornava lentamente al proprio posto.

Spyro dovette guardare in faccia alla realtà. Scoprì a suo malgrado cos'era che l'aveva trattenuto prima di gettarsi nel varco. Non vedendo arrivare Malefor, fu costretto ad accettare l'evidenza: il maestro delle ombre si era sacrificato per far sì che potessero tornare nel loro tempo.
Era troppo buono ed ingenuo per non sprofondare nell'angoscia, non riusciva a pensare al nemico che li aveva quasi uccisi. Si era accorto, un attimo prima si gettasse nel portale, che in Malefor era riaffiorato un altro drago viola. Quella doveva essere la creatura che si era lasciato alle spalle la volta in cui aveva compiuto la scelta sbagliata.
Fu però quando scoprì della decisione di Irasu che non riuscì a trattenersi dal piangere. Come Hunter prima di lui, non poteva comprendere la volontà di rimanere in balia di un essere primordiale in quell'epoca morente. Era ovvio che né lui né Malefor sarebbero sopravvissuti, quella consapevolezza lo stava logorando.
Il tasso però aveva un messaggio molto chiaro per tutti loro. Dal portale con cui erano tornati indietro, dopo che fu comparso Hunter, era schizzato qualcosa.
Il ghepardo si era voltato appena in tempo per afferrare al volo lo scintillante pugnale dalla lama seghettata. Non una macchia di sangue a tingerne la superficie argentea; quello era il regalo d'addio che avrebbe dovuto sempre tenere con sé, per ricordare l'ultimo Cercatore di Shien anche negli anni a venire.
Avrebbe poi raccontato la sua storia, affinché se ne cantassero le gesta.

Trascorsero i giorni. La minaccia di Katlas e dei portali spaziotemporali era sventata, ma Spyro non riusciva a darsi pace. Se ne stava in disparte nei pressi del tempio, raramente parlava e ancor meno mostrava serenità per il loro ennesimo successo.
Cinerea provò più volte ad avvicinarlo, ma non le dedicò più di qualche attenzione. Neanche Sparx riusciva a risollevarlo di morale.
Dopo quella cruenta battaglia, in cui ancora una volta avevano impiegato tutte le loro forze, sperava ne sarebbero usciti insieme. Aveva trascorso pochi giorni con Irasu, e Malefor non era un individuo che potesse definire suo compagno. Ciò nonostante sentiva un grande vuoto, sapeva di dover accettare l'accaduto ma non ne era in grado.
La dragonessa nera lo raggiunse sotto ad un grande fungo in mezzo alla palude. Gli si avvicinò, stendendosi al suo fianco a fissare la luminescente vegetazione circostante. Eccetto qualche predatore ostile, tutto sommato era un luogo piacevole per restare soli.
"Sto bene" disse Spyro, con il muso fra le zampe anteriori.
"A me non sembra"
Cinerea gli afferrò la coda con gli artigli e prese a coccolarla, sollevando dolcemente le squamette viola che la ricoprivano.
"Ti dico di si, mi passerà"
"Si ma... non voglio tu faccia la sua stessa fine"
Spyro alzò la testa e la scrutò negli occhi.
"A chi ti riferisci?"
Lei inclinò il collo, mettendosi di fianco.
"Malefor"
"Cioè?"
Cosa sapeva di Malefor di cui lui non era a conoscenza?
"Mi ha raccontato qualcosa quando eravamo soli. La sua storia, per l'esattezza. Credo sia stato un caso, sono stata io a sviare la conversazione in quella direzione. Ma suppongo sentisse il bisogno di parlarne"
In effetti quando erano rimasti soli nella grotta poteva esser successo di tutto. A vederla in quel modo pensieri strani gli salirono in testa, ma si guardò bene dal dargli valore.
"Non avevo mai sospettato prima d'ora che avesse avuto una storia"
Lei sorrise.
"Tutti ne hanno una, Spyro. Mi ha intimato di non raccontarla o mi avrebbe uccisa, ma ormai credo non potrà più farlo"
"Se ti ha chiesto di non dire niente dovrà pur esserci un motivo non credi?"
Cinerea fece per aprir bocca, poi la richiuse con un sospiro rassegnato.
"Chi sa come ho fatto ad innamorarmi di un drago così ingenuo"
Colto alla sprovvista, Spyro nascose timidamente il muso con un'ala.
"Dai Cinerea..."
Lei rise.
"Che vuoi? Malefor non mi ha vietato di dirti anche questo"
"Cosa c'entra" bofonchiò lui imbarazzato.
Gli portò le zampe sulle spalle e lo ribaltò a pancia all'aria. Assestandogli un morsichino sul collo gli si sedette sopra con fierezza, perché lei era la spavalda e indomita dragonessa nera e quindi poteva maltrattare il suo compagno come più le aggradava.
"Comunque sia, non voglio tu perda la testa come ha fatto lui. Il dolore l'ha cambiato, proprio quando pensava che tutto sarebbe andato per il meglio. Non è diverso da quello che potrebbe accadere a te"
Spyro alzò le zampe e la allontanò delicatamente.
"Non sto perdendo la testa Cinerea. Solo non è giusto, non posso fare a meno di pensarci"
"Giusto? da quando la vita è giusta? Tu dovresti saperlo bene"
Certo che lo sapeva, ma questo non significava che desiderasse gli altri provassero ciò che aveva provato lui. Alla fine li aveva visti andarsene, uno dopo l'altro. Prima Ignitus, poi Irasu e Malefor.
Cercò di cambiare discorso, anche solo nel tentativo di distrarsi. Non che parlarne lo facesse stare meglio, ma in qualche modo sentiva il bisogno di condividere quello che aveva vissuto.
"Sai, ho incontrato Ignitus. In sogno intendo. Se ho ben capito ora è l'Aedo, o qualcosa di simile"
"Ottimo! Chi meglio di lui poteva assolvere a quel ruolo?"
"All'inizio non è stato per niente piacevole, ha dovuto riportarmi alla mente il ricordo della sua morte. Non so cosa intendesse, ma aveva bisogno di un ricordo legato profondamente al fuoco per poter apparire"
"Oh, sembra sadico"
Spyro snudò le zannucce in un sorriso.
"Si, lo è stato. Ha detto un sacco di stranezze, ma non sono riuscito a chiedergli come avesse fatto a raggiungermi in un tempo così lontano, a scoprire tutto su Katlas e a sapere ogni cosa. Diceva di non avere molto tempo"
"Bhe, è l'Aedo. Penso sia normale dica stranezze e sappia tutto no? E poi da quando ti poni domande così complicate"
"Hai ragione" ammise, fissandola con un occhio solo. "Però... sembra tutto così strano. Io ho incontrato l'Aedo prima di Ignitus, e lui mi ha mostrato i trascorsi di Malefor. Oltre ad esser stato molto vago ha detto chiaramente fosse lui il primo drago viola. Tu ora mi dici che è impazzito, dopo che abbiamo scoperto che fosse Katlas il primo di noi"
Aveva desiderato di saperne di più sulle sue origini, ma non immaginava di poterle apprendere in quel modo.
"Chi sa, magari Malefor ha mentito" abbozzò lei, con talmente poca convinzione che anche i funghi lì attorno scossero il capo.
"Non so cosa ti abbia detto, ma tu sai che non è così. Sembra ci abbiano nascosto per tutto questo tempo la verità, oppure qualcosa ha impedito al precedente Aedo di sapere"
"Può darsi, in fondo Malefor aveva già ammesso di non essere il primo. Ma se vuoi saperlo, a me non interessa. Siamo qui e siamo vivi. Probabilmente non capiremo mai cos'è accaduto in questi giorni, è inutile scervellarsi. Pensa piuttosto al fatto che potremo vivere felici, con Sparx, Hunter, Terrador, Cyril e Volteer. Credo sia ciò che anche tu vuoi davvero"
Cinerea stava facendo di tutto per dargli forza. Scavando però nei suoi occhi di smeraldo, nella sua anima infranta che finalmente cercava di rimarginarsi, Spyro intuì che anche lei stava soffrendo. Non le rispose, non voleva infierire.
Sarebbe stato inutile sottolineare quanto si sentisse incompleto. Tutto era esattamente come avrebbe sperato potesse essere quando era entrato nel covo di Malefor, ma il continuo divenire della vita spinge facilmente a mutare i propri sentimenti.
Dopo la scomparsa di Ignitus aveva sperato di salvare tutti gli altri, compresa Cinerea, e così era andata; ma nel frattempo aveva incontrato Irasu e aveva capito che in Malefor non albergava solo il male. Non poteva davvero essere felice, sapendo che non era riuscito a salvare nessuno dei due.
"Sarà inutile cercare di capire, ma non riuscirci fa male"
Cinerea lo sfiorò sul petto apprensiva.
"Si. questo Lo capisco"
Spyro sbadigliò, cercando di scacciare i pensieri negativi.
“Hai capito anche perché Katlas non riuscisse a ferirci?”
“Credo di si” rispose subito lei. “Quel drago bramava la morte di tutti, ma penso non avesse mai ucciso nessuno direttamente. Forse ha combattuto molte meno battaglie di te. Izric mi ha raccontato diverse cose sul suo conto, a pensarci adesso capisco che se ha ucciso è stato per difendersi. Con un potere come il suo, quando ha deciso di attaccare, non deve aver avuto bisogno di infilzare con gli artigli le sue vittime”
Il drago viola annuì. La pensava allo stesso modo, anche senza sapere ciò che il drago nero le aveva detto sul suo conto.
Rimasero immobili per diversi minuti, senza dire né fare nulla. Ascoltarono il gracidare delle rane, lo sbattere delle ali di qualche insetto e il suono delle zampe dei ragnetti che si nascondevano fra le mangrovie, immersi nella pace e nella quiete assoluta.
Quando Cinerea tolse la zampa Spyro era sul punto di addormentarsi. Gli diede un buffetto sul muso e lui riaprì gli occhi, rigirandosi sull'erba umida.
"Lasciami dormire, solo un po'"
    Avevano decisamente bisogno di riposare, lui più di chiunque altro. Da quando erano tornati non era riuscito a immergersi nel sonno per più di qualche ora, i pensieri che gli affollavano la mente erano atrocemente chiassosi.
"Va bene. Un'ultima cosa" insisté Cinerea, afferrando dolcemente la testa di Spyro e portando il suo muso sul proprio collo. "Mi dici come hai fatto a riacquisire la tua forma oscura? Eri un po' meno impazzito delle altre volte"
Spyro arrotolò la coda e si grattò il ventre, adagiandosi comodamente su di lei.
"A dire il vero avevo perso il controllo, infatti non ricordo niente della trasformazione. Poi tutto ha cominciato a tornare vivido, ho sentito la stessa sensazione che ho provato risvegliando il fuoco durante il primo sogno con l'Aedo. Sembrava tutto ricominciato da zero, per primo il controllo sul tempo e poi il resto. A quel punto ero consapevole di cosa stava accadendo"
“E ti ricordi anche cosa ti ho sussurrato?”
Spyro riaprì di scatto gli occhi. In un primo momento parve confuso, poi il suo sguardo si illuminò.
“Si, me lo ricordo”
Lei rimase in silenzio, mentre il drago viola avvicinava il muso al suo. “Anch’io ti amo Cinerea”

Era stata una dura battaglia, ma l'avevano vinta. Ripensando al potere che era stato in grado di scatenare grazie ai suoi sentimenti, capì di non esser mai arrivato così lontano prima di allora.
Era realmente riuscito a superare i suoi limiti. Entrambi avevano dato il massimo, e come loro tutti i suoi compagni.
Con un crepitio, il guscio si era infranto. Allo stesso modo si sarebbe infranto il guscio dell'uovo da cui,, alcuni mesi dopo, nacque suo figlio.

Di generazione in generazione, gli anni passarono. I draghi viola non erano più solo una leggenda, ma fu proprio il cucciolo che sbucò da quell'uovo a divenire la prima vera progenie dell'antica profezia.
Nessun drago viola prima di allora aveva avuto un figlio; considerando poi che la madre era tutt'altro che una dragonessa qualunque, il risultato non poté che essere incredibile.
Era una femmina. Visse un'infanzia felice e spensierata al tempio, i migliori valori le vennero impartiti e i guardiani furono i suoi maestri. Crebbe forte e temeraria, ma soprattutto lontana dal male in ogni sua forma.
Ogni dodici anni era l'Anno del drago. Nuove creature venivano alla luce, unendosi in prospere famiglie che avrebbero garantito la sopravvivenza della specie nei tempi futuri.
I nomi di Spyro, Cinerea, Sparx e Hunter rimasero per sempre impressi nella storia. Assieme al loro quello di Malefor, Irasu e Ignitus, come quello dei guardiani degli elementi loro amici.
Si erano succeduti i secoli, quando un uovo venne sospinto dal vento giù per un pendio erboso. Rimase miracolosamente intatto; fu raccolto da una famiglia di libellule, come già era accaduto molti anni prima, e il draghetto che ne uscì era un drago viola. Nacque lo stesso giorno in cui anche il loro vero figlio entrò a far parte del mondo.
I nomi che scelsero per il drago e la libellula appena nati non poterono che essere gli stessi dei due eroi del passato, in memoria di un’antica leggenda che non era mai realmente tramontata.
Curiosamente, ancora in forma di larva, il piccolo Sparx strisciava attorno all'uovo di Spyro a cui pareva essersi affezionato già prima di nascere.
L'uovo si schiuse fra le praterie di Collina pietrosa, e i due divennero figli della grande famiglia dei draghi artigiani. Erano così legati che fin dalla nascita impararono a condividere il piacere e la sofferenza l'uno dell'altro, in senso persino letterale.
Il cucciolo dalle squame viola fu un alleato prezioso per il Regno dei draghi, che durante gli anni di pace era mutato radicalmente. Si erano evolute le specie, alcune erano scomparse e altre erano entrate a far parte del ciclo della vita. Con esse la magia aveva assunto sempre nuove forme; i draghi non erano più le uniche creature ad esser in grado di dominarla, benché rimanessero la specie più potente.
Il giovanissimo Spyro, seppur inesperto, lottò contro lo stregone Gnasty che aveva trasformato tutti i draghi del regno in statue di cristallo. Attraversò decine di portali per raggiungere il luogo nel quale si nascondeva e lo sconfisse, per poi venir catapultato poco tempo dopo nelle terre di Avalar da una talpa geniale e un bel po' fuori di testa. Non era esattamente ciò che avrebbe voluto, in fondo cercava solo di raggiungere le Spiagge del drago per una vacanza.
Alcune talpe si erano dedicate allo studio della magia e della scienza, mentre altre erano rimaste legate alla tradizione e continuavano a costruire case e palazzi. Anche Avalar si era trasformata, la splendida valle era stata sostituita da grandi terre ancor più rigogliose, in cui sorse ben più di qualche villaggio.
Trascinato a forza in una nuova avventura, Spyro incontrò un ghepardo che aveva ereditato attraverso il tempo il nome del suo lontano antenato. Si chiamava Hunter. Egli non condivideva solo il nome con l'eroe di cui si narravano le lodi. Più di una volta gli fornì il suo aiuto, divenendo uno dei suoi migliori amici.
Conobbe così la fata Zoe, il fauno Elora e quel pazzo di un Professore che deviando la magia di un portale lo aveva proiettato ad Avalar perché li aiutasse a scacciare un pericoloso nemico. Combatté e vinse la battaglia contro Ripto, un dinosauro megalomane armato di scettro che non aveva altro da fare che farsi prendere dalla brama di conquista.
Tornato a casa si concesse un meritato riposo. La ricorrenza dell'Anno del drago non era mai stata abbandonata; nonostante nell’ultimo periodo la pace avesse spinto all'ozio, la schiusa delle uova rimaneva un evento fondamentale per l'intera specie.
Niente più profezie, niente più draghi viola che avrebbero portato alla creazione o alla distruzione. Alcuni di loro nacquero addirittura senza abilità particolari che li distinguessero, probabilmente a causa dell'eccissiva pigrizia che aveva dilagato nel regno. Senza dubbio fu proprio l'accidia a far sì che Gnasty li cogliesse di sorpresa, ma quando la pace impera sovrana è facile lasciarsi andare all'indolenza.
Quell'anno le uova vennero rubate. Spyro, l'unico drago che sembrava non esser stato colto da quel torpore, assieme a Sparx partì per recuperarle attraverso i Regni dimenticati. Per loro non fu difficile, con l'aiuto di nuovi alleati, sconfiggere la perfida Maga che aveva fatto rapire le uova e tornare a casa vittoriosi.

Il nome di Spyro resterà sempre impresso negli annali. Ora più che mai la sua fiamma si è ravvivata, e continuerà ad ardere per il resto dell'eternità.

_________
... ed è finita. Non ci credo.

Spero davvero che il finale non vi abbia stravolto gli animi, perché era quello che avevo in mente fin dall'inizio. Mi riferisco all'unione delle due trilogie, le vicende di Katlas invece si sono costruite pian piano di volta in volta. Ho ignorato categoricamente quell'aborto di Skylander e gli altri giochi per Gameboy, anche se canonici (e carini... a me piacciono xD). Ho evitato di inserire trame e sottotrame perché non serviva.
Vediamo però di dare qualche spiegazione extra a quelle che il capitolo fornisce, dato che bisogna davvero essere nerd flippati di The legend per aver capito tutto senza inghippi:

Il concept artist Jared Pullen, durante un intervista, spiega che gli elementi da cui originano i soffi dei draghi siano stati originati da un'entità di luce che allo stesso tempo diede vita al fuoco, al ghiaccio, alla terra, all'elettricità, al vento e... emh... all'acqua(?). Si esatto. Siccome a me certe cose piace farle in maniera sensata, e l'elemento "paura" lo trovo illogico quanto distinguere l'acqua dal ghiaccio in The legend, ho riamalgamato il tutto nel mito ad inizio del capitolo scorso.
Il fatto che i guardiani degli elementi siano quattro, che Spyro possa usare quei quattro elementi e che Cinerea non condivida con lui nessuna abilità, mi fa pensare a due cose:
1-esistono anche draghi del vento, dell'ombra, del veleno e del suono (paura), e infatti ho accennato che la madre di Maledet fosse una dragonessa del vento;
2-gli elementi primari, che bastano a Cinerea per riportare Malefor fuori dalla convessità, sono quelli che in origine venivano considerati "buoni" o per meglio dire "puri".

Si dice in giro che implicitamente l'elemento di Cinerea sia il vento, ma chi ce lo può confermare? Io preferisco immaginarla più fredda e sicura di sé, una splendida dragonessa di ghiaccio che in origine doveva possedere un manto di squame bianche e azzurre e soprattutto pucciose. :D
Malefor le ha iniettato i poteri che appartengono al lato oscuro *parte la marcia imperiale* a cui, a causa di mancanza d'equilibrio, l'entità di luce aveva aggiunto il vento. Ora in realtà non si sa Malefor quali poteri abbia e quali no, per dire il veleno e l'ombra non sembra li sappia usare, ma chiedetelo agli sviluppatori cosa si fossero fumati ^_^ in teoria questo avvalora ancor di più il ruolo di Katlas come "primo utilizzatore di tutti e 8 gli elementi", ma prendetela con le pinse perché, secondo me, Malefor gli elementi sapeva usarli tutti. Solo che non ci vengono mostrati.
C'è da dire anche che sui poteri così detti "etere" o "convessità" si possa fantasticare in eterno. Vi sfido a trovare una spiegazione universale che riunisca la furia dell'Alba del drago, il tipo di potere che usa Malefor e quello che ottiene Spyro quando diventa Dark xD ho usato l'espediente del potere di luce e oscurità (o meglio, quello puro di Spyro e quello corrotto di Malefor) perché si ricollegasse sempre all'entità di luce, ma credo possiate interpretarli come più vi aggrada.
Per lo spazio e il tempo... nada, mi sono semplicemente divertito ad esagerare :)

Siccome uno di voi pigroni lettori che non ha l'account su EFP mi ha chiesto di elencargli tutte le abilità di Katlas, tanto per avere un quadro generale, lo faccio qui:
-FUOCO
-GHIACCIO
-TERRA
-FULMINE
-VENTO
-VELENO
-SUONO
-OMBRA
(tutti ad un livello superiore della furia che Spyro usava in The eternal night)
-CONTROLLO DEL TEMPO: altera il tempo agendo però su se stesso, riparando i danni subiti; presumibilmente possiede anche il classico "Tempo drago" di Spyro, anche se non l'ho mostrato (e poi critico gli sviluppatori U.U).
-CONTROLLO DELLO SPAZIO: si teletrasporta praticamente dove vuole e può generare portali per viaggiare da un luogo all'altro che già conosce; oltre a ciò può anche creare delle distorzioni spaziali che sbalzano via/teletrasportano istantaneamente un avversario, per mandare a vuoto attacchi o deviarne la traiettoria.
-ENERGIA SUPREMA: la intendo come la forma ultima d'energia che può nascere da un drago viola, il soffio di furia violacea condensato alla massima potenza; può utilizzarla in varie forme per generare attacchi diversi e devastanti (come quelli che ha usato contro Spyro la prima volta).
Alias... si, è un pochino troppo sgravo xD ma se no che gusto c'era!

Detto ciò lascio alcuni punti aperti, come "Che fine a fatto Maledet?" o "L'Aedo può viaggiare indietro nel tempo?"
Spero mi perdoniate questi volontarisssssimi buchetti qua e là, ma sapete com'è... voglio rispecchiare lo spirito originale della saga... meno cose si capiscono e meglio è! xD No sul serio The legend è il disagio, rimettere tutto insieme è impossibile :)
E si, se qualcuno se lo fosse chiesto preferisco ovviamente la trilogia originale. Però si presta poco a delle storie come questa, e poi non c'è Cinerea!

Per quanto riguarda invece la prima trilogia, so che nei fandom americani la gente si scanna quando viene detto che le due saghe sono collegate. Non ci provo neanche a giustificare il miscuglio che ho voluto tirar fuori, semplicemente l'idea mi piaceva e l'ho fatto. Solo due appunti:
-La coincidenza che un ghepardo di nome Hunter incontri un drago di nome Spyro, dopo tutti quegli anni, potrebbe anche sembrare forzata. Secondo me però non lo è. Quando un nome è di buon auspicio, magari all'interno della stessa famiglia/tribù/villaggio/boh, è piuttosto probabile un nome leggendario venga tramandato così a lungo. Oppure boh, magari è un soprannome dovuto all'arco;
-Quella del legame fisico con Sparx mi sembrava puccia come cosa, so che non ha molto senso ma, come per tutto il resto, mi andava semplicemente di inserirla.
PS: la cosa di Sparx larvetta che striscia attorno all'uovo viene da una vecchia intervista sull'eventuale passato di Spyro. Tutte Chicche a caso qua e là che ho scoperto scrivendo la storia!

A questo punto non mi resta che ringraziare chi di dovere:

-Ladykappa95, di cui vi consiglio di leggere l'ultima fan fiction che ha scritto se siete fan di Undertale:
https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3816929&i=1
Ovviamente grazie per avermi fatto notare alcuni errori e soprattutto per aver recensito un casino di capitoli! È sempre bello ricevere pareri da chi ha apprezzato sia i primi Spiro che The legend.

-Chris Vineyard, di cui vi lascio il profilo:
https://efpfanfic.net/viewuser.php?uid=664514
Moooooolte grazie per le recensioni accurate e dettagliate con tanto di citazioni alle varie frasi sparse per i capitoli, copiate rigorosamente malissimo (?) almeno fino al capitolo 8 (?).

-Yukine, che è una brutta persona e non ha un account su EFP, di cui vi consiglio di leggere questo conviintissimo manga:
https://www.facebook.com/Chronicles-of-Zerkel-570601193066318/
Grazie mille per i vari commenti in privato e per tutto il turbo-supporto che hai dato alla storia. Fra l'altro è parlando con te che mi è venuto in mente di accennare a Un destino oscuro e devo dire che la cosa mi soddisfa alquanto.

-Master of Void: nemmeno lui ha un account, quindi... eeemmhhmhmm... vi linko il suo delirante personaggio:
https://kengard.forumfree.it/?t=73399005
I tuoi vocali sclerati in cui shippi Irasu con Hunter sono i migliori! Grazie grazie per le sclerate che ti fai nei vocali dopo aver letto un capitolo.

-Rey: lui non ha proprio nulla, quindi non linko proprio nulla U.U non mi scorderò mai il primo allegro e profondissimo parere che mi ha dato riguardo la fan fiction: "Sicuramente muoiono Irasu Cinerea e tutti i guardiani. Però bello" (?????) Così, dal nulla.
Oook, grazie anche a te amico mio xD

Siccome non so se scriverò ancora su questo fandom, voglio approfittarne per ringraziare anche Dragoargento, un'autrice di EFP che diversi anni fà scriveva proprio storie su Spyro. Ammetto che è dopo aver letto i suoi capolavori che mi è venuta voglia di cimentarmi con la saga di The legend, purtroppo le sue migliori storie sono ad oggi incompiute.

Boia, sono più lunghe le note del capitolo stesso! Sarà il caso di chiudere?
Chiaramente ringrazio anche tutti i lettori silenziosi, chi ha anche solo aperto per caso la storia e ha detto "Macheèstammerd..." e tutti i fan di Spyro.
Prepariamoci che sta per arrivare un nuovo gioco! Sarà la volta buona che potrò chiamare Spyro4 un gioco che non mi riporti alla mente il disastrato abominio dell'era PS2? Bah, spero di si.

At the next cari dragonsoli,
-Aesingr (Aes per amici e nemici)


 

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