Tornò nel giro di pochi
minuti e Draco stava già rabbrividendo, le sue guance avevano perso il rossore
dell’agitazione ed erano mortalmente pallide sotto alla sottile patina di
sudore. Draco sentiva la camicia appiccicata alla pelle in modo disgustoso e
stava ancora indossando il cappotto.
Era stato Harry a
regalargli quel cappotto, Draco finiva sempre per rubare il suo e così aveva
deciso di regalargliene uno, era il cappotto più bello che Draco avesse mai
visto, con la fodera interna di seta rossa e il tessuto tanto morbido da
sembrare impossibile fosse babbano… Draco gli aveva fatto notare che era troppo
bello per indossarlo tutti i giorni e così Harry aveva finito per regalargli
anche il suo vecchio cappotto, non che questo impedisse a Draco di rubargli
quello si era comprato per sostituirlo. Forse Harry non si era reso conto che
amava sentire il suo profumo, forse gli piaceva troppo mettere il broncio
quando lo ritrovava con il suo cappotto addosso. Forse gli piaceva quando Draco
gli leccava via il broncio dalle labbra, forse gli piaceva perché raramente
Draco si fermava alle labbra.
Prese un respiro profondo
e se lo sfilò, sentendo le proprie spalle lamentarsi, aveva la sensazione di
essere stato abbracciato da un Troll, ah, le gioie degli attacchi di panico!
"Che cosa è
successo?”
Draco si rifiutò di
stringere i denti, si rifiutò di guardarlo male, si rifiutò di reagire… il suo
cuore prese a battergli tempestosamente in fronte, sì, era decisamente
arrabbiato e sì, l’emicrania si stava strusciando contro le sue tempie.
Quando alzò gli occhi su
di lui lo fece lentamente e di fronte agli occhi preoccupati di Harry la sua
rabbia non cedette di un millesimo. Era rassicurante scoprire di avere ancora
una parvenza di forza di volontà.
“E’ venerdì”
Harry annuì piano, poi
sembrò notare il cappotto e i suoi occhi tornarono sorpresi su di lui,
scorrendo lungo i pantaloni dal taglio perfetto per disegnare le sue gambe e
abbracciargli il sedere, la cintura di pelle di… vabbè, la cintura che gli era
costata un occhio della testa, la camicia dai risvolti tanto delicati da
sentire il bisogno di trattenere il respiro, la giacca che sembrava essergli
cucita addosso e i gemelli che riflettevano la luce abbastanza da sussurrare:
preziosi. Si era vestito in modo da far sentire Harry geloso dei suoi vestiti,
accidenti a lui!
“Sei andato a cena con
qualcun altro? Ti… è per lavoro?... qualcuno ha provato a farti del male?!”
Si irrigidì e Draco colse
il movimento impercettibile, non era verso la bacchetta, era un Auror, non
avrebbe permesso a nessuno di capire dove tenesse la bacchetta, ma Draco non
era nessuno e sapeva che dovunque
fosse si era inconsciamente preparato ad impugnarla.
Per quanto infantile
fosse, e Draco deprecava l’infantilismo in chiunque altro, Draco a volte si
divertiva a chiedergli se tenesse la bacchetta nascosta fra le chiappe. Gli
piaceva il modo in cui Harry alzava gli occhi al cielo, gli piaceva ancora di
più quando lo afferrava dai fianchi e si strusciava contro una delle sue cosce,
chiedendogli di controllare di persona. Per i curiosi: no, non ce l’aveva mai
trovata e non si poteva dire che non avesse svolto la ricerca con estrema
accuratezza.
Draco prese un respiro
profondo, la rassegnazione abbastanza forte da spegnere la rabbia, era stupido,
conosceva Harry, non lo avrebbe mai fatto di proposito e allora a cosa valeva
essere arrabbiato, tanti cari saluti alla succitata forza di volontà:
“Non sei riuscito a venire”
“Senti… mi dispiace, ok?
Ero… ero un pochino isterico quando ti ho scritto e… beh, alla fine tutto si è
risolto, quindi…”
Harry aveva smesso di incontrare i suoi occhi e Draco si raddrizzò sul divano
nel rendersi conto che… oh per il cappello stellato di Merlino!, che comunque,
per amore dell’accuratezza storica, Merlino non aveva mai portato, era una moda
che si era diffusa almeno un secolo dopo per cui come affermazione era del
tutto anacronistica, comunque… possibile che Potter fosse irritato… con lui?!
“Potty… non ho idea di
quello di cui stai parlando…”
Gli occhi verdi trovarono i suoi in un lampo, ma Draco era troppo stanco per i
giochetti e non distolse i suoi.
“Ted…
sto parlando di Ted e del fatto che è malato, che ha
l’influenza e che non riuscivo a fargli abbassare la febbre, Ted… ti ho detto che non potevo venire a cena e… ti ho
chiesto di venire ad aiutarmi. La lettera, la lettera che ti ho mandato questo
pomeriggio!”
Draco annuì piano piano.
Non aveva ricevuto alcuna lettera.
“Sta meglio adesso?”
Harry non aveva abbassato lo sguardo da lui e la rabbia si era colorata da
sorpresa per poi raggiungere il tono fosco della delusione. Un uomo migliore
gli avrebbe detto la verità, un uomo migliore non avrebbe provato risentimento
per il proprio di dolore… Draco non era una brava persona, non lo era mai
stato. Aspettò la risposta alla propria domanda. Se lui aveva dovuto avere due
crisi di panico, saltare la cena e quasi vomitarsi sulle scarpe, allora Potter
poteva anche restare arrabbiato per un po’. Potter odiava essere arrabbiato… e
lui odiava avere una crisi di panico: occhio per occhio… e gli restava ancora
il vomito.
“Sì… si è addormentato”
Harry si morse forte un
labbro e Draco fece in tempo a scorgere gli occhi velati di lacrime appena
prima che il compagno li sbattesse con irritazione e si alzasse:
“Vuoi un the? Io credo di
aver bisogno di un the…”
Solo quando fu a metà strada verso la cucina le sue spalle si irrigidirono
dalla sorpresa e tornò a voltarsi:
“Non mi hai ancora detto
quello che ti è successo”
Draco sorrise tristemente
agli occhi colpevoli di Harry: se n’era dimenticato. Solo ora si rese conto
dell’aria esausta del compagno, del passo meno accurato, del ritorno della
vecchia orribile postura.
“Mi piacerebbe bere il
the, grazie”
Harry annuì piano piano e
raggiunse la cucina senza staccare gli occhi da lui se non all’ultimo momento.
Draco prese un respiro profondo e provò la stabilità delle proprie gambe con
attenzione, prima di alzarsi dal divano e salire le scale.
Aprì lentamente la porta e
si assicurò che la figurina nel letto non si fosse mossa prima di avvicinarsi
silenziosamente. Ted era sprofondato con il viso nel
furetto di peluche, le guanciotte rosse e la fronte
pallida.
Passò la mano leggera come
una piuma sui capelli di un grigio spento e il petto gli si strinse nel sentire
il calore anomalo emanato dalla sua pelle. Aveva ancora la febbre. Il bimbo
dovette percepire la sua presenza e Draco si ritrovò a sorridere nello scorgere
ciocche dorate spuntare fra quelle grigie al passaggio della sua mano, deglutì
l’emozione e chiuse gli occhi nel sentire pungere le lacrime. Andava tutto
bene, Potter stava bene, Ted stava bene, andava tutto
bene.
Dovette stringersi le
labbra fra i denti con forza per trattenere la voglia di raccogliere il bambino
dal letto e prenderselo tra le braccia. Era un disastro di emozioni quella
sera.
Ricordava la prima volta
che aveva deciso di cambiargli il pannolino. Harry stava dormendo e la puzza
rendeva la stanza irrespirabile. Draco pensava sarebbe morto prima di riuscire
a portare a termine il lavoro ed era terrorizzato dall’idea di farsi fare la
pipì addosso… ma quando gli aveva tolto la tutina e aveva visto le gambette
cicciotte agitarsi su e giù dall’entusiasmo, quando aveva scorto i piedini
perfetti e aveva osservato in stupita estasi quando il piccolo era riuscito ad
infilarsene uno in bocca con un gorgoglio di puro giubilo… beh, il pannolino
puzzava comunque e aveva comunque rischiato di perdere l’olfatto e l’esperienza
non gli era piaciuta per nulla… però… beh, fanculo i cliché, si era reso conto
che il marmocchio gli aveva rubato il cuore proprio quando aveva il sedere sporco
di cacca fino a metà schiena… e, sì!, aveva continuato a sentire il petto
gonfio di affetto anche dopo aver finito di pulirlo, mentre controllava
maniacalmente di non averne sotto le unghie.
Quando sentì la presenza
di Harry alle proprie spalle posò un bacio sulla piccola fronte calda e tornò a
raddrizzarsi. Non gli disse nulla fino a quando la porta non fu ben chiusa alle
loro spalle. Draco si appoggiò alla porta:
“Raccontami cosa è
successo…”
L’irritazione passò come
un fulmine negli occhi verdi, ma Draco la ignorò: gli aveva chiesto aiuto, gli
aveva chiesto aiuto tramite una lettera che lui non aveva mai ricevuto… Harry
Potter l’uomo che non chiedeva mai, Harry Potter aveva chiesto aiuto… e lui non
lo aveva ascoltato…
Draco sapeva che aveva
tutto il diritto di essere arrabbiato… lo sapeva in teoria, ma nella pratica le
sue ginocchia tremavano ancora per lo stress degli attacchi di poco prima e il
sudore da panico gli rivestiva fastidiosamente la pelle.
Harry non sapeva tenere
rancore e aveva gli occhi stanchi, gli angoli della bocca insolitamente
tendenti al basso.
Le lettere del Mondo
Magico non andavano perdute.
I gufi dello stormo postale
erano tenuti sotto stretto controllo, se succedeva loro qualcosa veniva mandato
aiuto e la posta recuperata. Se la posta veniva rubata sia il mittente che il
destinatario venivano informati, lo stesso se per qualche incidente la missiva
era andata distrutta. Potter non lasciava la sua posta tra le zampe di nessun
gufo che non fosse quello della posta, non dai tempi della sua civetta bianca.
Le lettere del Mondo
Magico non andavano perdute nel nulla. Mai.
“Andromeda non si sentiva
bene perciò mi ha portato il piccolo per evitare di passargli l’influenza…
evidentemente era troppo tardi, dopo un’ora che me lo aveva portato si è messo
a piagnucolare e non sembrava voler smettere. Quando ha cominciato a vomitare
ho chiamato un Medimago, mi ha detto che non c’era
nulla di cui preoccuparsi, che era un’influenza comune e che se la febbre non
aumentava non c’era nemmeno la pena di visitarlo…”
Harry si appoggiò a sua
volta contro il muro con un respiro profondo:
“Ho provato di tutto per
farlo smettere di piangere e continuava a vomitare e… alla fine l’ho portato in
Sede e l’ho fatto visitare da Mike… beh, non è esattamente abituato a visitare
i bambini, ma si è fatto mandare una pozione tramite un Medimago
pediatra e mi ha detto che ha un’infezione alle orecchie. Ci ho messo un’eternità
a fargliela bere, un cucchiaino alla volta. E un’altra eternità prima di
cominciare a fare effetto”
Harry si passò la mano sul
viso sfregandosi gli occhi e Draco dovette trattenersi dall’impedirglielo: si
sarebbe fatto venire le rughe a furia di stropicciarsi la faccia a quel modo,
glielo aveva già detto mille volte. Scostò gli occhi da quello scempio e si
rese conto che Harry indossava una maglietta babbana. C’era sopra un 42 e una
lunga frase tanto contorta da essere quasi incomprensibile, quasi… una volta vi ci si era
concentrato abbastanza da capirla. Harry era seduto sul divano e lui gli era
seduto a cavalcioni, le mani sui propri fianchi, intrappolate sotto a quelle
del compagno. Ricordava che Harry teneva le cosce tanto divaricate da
impedirgli di appoggiare le ginocchia sul divano, sapeva che lo aveva fatto
apposta perché così era costretto ad appoggiarsi completamente a lui, del tutto
privo di equilibro all’infuori di quello che lui gli concedeva tenendolo
stretto stretto dai fianchi e sprofondando svergognatamente a fondo dentro di
lui. La sua erezione e le sue mani: l’unico punto fermo in tutto il mondo.
Aveva dovuto concentrarsi su quella stupida frase per non venire in meno di
mezzo minuto… non aveva funzionato, ma per un attimo, appena prima che
l’orgasmo spazzasse via qualunque capacità di raziocinio dal suo cervello, per
un attimo aveva capito il dannatissimo significato di quella frase.
“Venti minuti ed era di
nuovo sveglio, ci ho messo un secolo prima di capire che aveva sete, sete!...
il mio bambino aveva sete e io ero troppo in panico per capirlo… ha quel modo
di piangere, quei piccoli singhiozzi… lo so come fa quando ha sete, lo so come
piange, eppure…”
Draco vide di nuovo il
velo di lacrime e lo vide lottare contro di esse ancora una volta:
“Io non so nulla di
bambini, nulla…ho controllato su internet e poi mi sono chiesto: funziona anche
con i bambini maghi? È un metamorfomagus, ha sangue
da licantropo, valgono le stesse cose che valgono per i babbani? E l’influenza?
E’ un’influenza babbana o magica? Esiste una differenza? Per le otiti
consigliano impacchi caldi, per la febbre impacchi freschi… cosa dovevo fare?
Il Medimago per bambini mi ha quasi riso in faccia,
come se fossi un imbranato, beh, lo sono! Invece di trovarlo divertente perché
non mi ha dato delle informazioni? Per quanto stupide gli potessero sembrare?
Mike è stato gentile e ha provato a rassicurarmi, ma quando ero di nuovo solo a
casa e ha ripreso a piangere… non sapevo cosa fare, non sapevo chi chiamare…
Ron è in luna di miele e la signora Weasley stava guardando Victoire,
non potevo rischiare che contagiasse anche lei…”
“Adesso sta bene”
Harry si immobilizzò,
guardandolo con gli occhi spalancati…
“Sì… hai ragione, io… lo
so che mi sono preoccupato troppo, che ho esagerato, ma…”
Draco soffiò fuori un
respiro e lasciò che tutto il risentimento lo lasciasse assieme al fiato. Si
raddrizzò e prese Harry tra le braccia, stringendolo forte a sé.
Per un momento pensò che
si sarebbe opposto, che era ancora arrabbiato, dopotutto se Draco fosse venuto
a casa avrebbe potuto guardare Victoire mentre mamma
Weasley gli dava una mano, avrebbe potuto dirgli che Ted
aveva sete, anche lui conosceva il modo particolare in cui piangeva la notte
quando voleva un sorso d’acqua, forse lo avrebbe riconosciuto prima di lui…
avrebbe potuto aiutarlo a mantenere la calma, avrebbe potuto forzare il Medimago a visitarlo e scoprire l’otite prima, avrebbe
anche solo potuto limitarsi a prenderlo tra le braccia quando era tanto
disperato da aver voglia di posare Ted nel suo
lettino, chiudere la porta, mettersi le mani sulle orecchie per non sentirlo
più piangere e indulgere nella piccola crisi che si meritava. Al diavolo!
Avrebbe anche solo potuto andare in panico assieme a lui, sarebbe bastato anche
quello!
Ma Harry era Harry… non
solo accettò l’abbraccio, vi si rifugiò, come se fino ad un secondo prima stava
affogando ed improvvisamente Draco era la sponda, la salvezza, il suo respiro.
Lo sentì infilare il naso
sotto al suo mento e spingere appena così da appoggiare le labbra contro la sua
pelle, appena sopra il colletto della camicia. Prese un respiro fra i suoi
capelli e dovette chiudere gli occhi per impedirsi il grugnito: sapevano di
banana.
Banana! Quale adulto sano
di mente… beh, effettivamente Potter non poteva essere definito sano di mente a
tutti gli effetti, tra le altre cose si era innamorato di lui! Era lo shampoo
per bambini di Ted, doveva essersi fatto la doccia di
recente perché con tanti ringraziamenti da parte della sua di sanità mentale,
anche in questo caso probabilmente dubbia, l’odore di banana non durava a
lungo. Ovviamente aveva cominciato ad usarlo solo per fargli dispetto, per
farsi una risata a sue spese. Piccolo stronzetto impertinente.
Harry fece scorrere le
mani sui suoi fianchi e infilò le mani sotto alla sua giacca, incrociandole
dietro alla schiena. Draco fece una smorfia quando Harry cercò il suo sguardo
con gli occhi preoccupati, sapeva di avere la camicia ancora umida di sudore:
“Ancora non mi hai detto
che cosa ti è successo…”
“Non importa… ma devo farmi
una doccia”
Annuì, ma appoggiò la
fronte alla sua, senza lasciarlo andare. Draco fece scorrere le dita lungo le
sue sopracciglia, poi ripercorse gli zigomi, quando scese alle labbra Harry si
era finalmente rilassato, pressando il viso contro le sue dita per meglio
godersi la carezza, il suo corpo modellato al proprio come se fossero stati
fatti per congiungersi.
Quando Harry alzò il viso
verso il suo Draco gli posò un bacio sul naso, leggero leggero,
un altro sulla fronte e un terzo su una guancia. Moriva dalla voglia di
baciarlo sulle labbra ma sentiva ancora sapore di vomito in fondo alla gola ed
era abbastanza sicuro che Harry ne avesse abbastanza di vomito per quella sera.
Quando Harry si allontanò da lui lo fece con un sospiro.
“Perché non vai a
preparare un altro the, io faccio la doccia in un baleno e scendo in cucina”
“Va bene”
Draco aspettò che fosse
scomparso dalle scale prima di entrare nello studio. Per un attimo temette di
non trovarla, poi una fitta di irritazione accompagnò la vista della busta
bianca.
Era sigillata e
indirizzata… ma non era mai stata spedita. Draco ruppe il sigillo, dopotutto
era indirizzata a lui: sto bene, non posso venire a cena, per favore vieni a
casa appena puoi.
Sentì il cuore
stringerglisi e ancora una volta l’irritazione scomparve, eccola lì, nero su
bianco. La migliore dichiarazione d’amore che avrebbe mai potuto ricevere da
Harry. Una richiesta d’aiuto.
Bruciò la lettera e si
infilò velocemente sotto alla doccia. I muscoli doloranti si rilassarono sotto
al getto di acqua calda, ma fece più in fretta che poteva.
Tornò a dare una
sbirciatina a Ted, stava ancora dormendo nella stessa
identica posizione.
Ricordava quando Potter
aveva trovato il furetto di peluche, era tanto felice che saltellava sul posto,
tenendolo dietro alla schiena per stuzzicarlo alla sorpresa, la coda del
pupazzo che oscillava a destra e sinistra dietro alle sue gambe, di un bianco
immacolato. Draco sorrise nel vederla ora sbucare da sotto il collo di Ted, non era più bianca bianca e
non sarebbe mai più diventata immacolata, per quanti incantesimi di pulizia
avesse mai potuto inventarsi. Ne aveva viste troppe.
Lo guardò respirare per un
po’, prima di chiudere la porta e scendere in cucina.
Harry stava già
sorseggiando il suo the, ma la tazza verde con scritto: Serpe! era protetta da un incantesimo di calore. Afferrò la tazza e
la mano del compagno e portò entrambi al divano, prima di sedercisi
e attirare Harry fino a farlo sedere fra le proprie gambe, accoccolato contro
il suo petto. Ci misero un po’ a sistemarsi comodamente così da poter bere il
the senza ustionarsi o stare fosse anche di un millimetro troppo lontani.
“Stai facendo ricerche per
un nuovo articolo?”
Harry si mise a giocare
con la maglietta che aveva preso dal suo armadio, se l’era infilata sui capelli
umidi e ora era leggermente bagnata, ripassava con le dita il contorno delle
macchie umide, su questa non c’era scritto nulla, ma era comunque una delle sue
preferite, era di un viola scuro che faceva sembrare gli occhi di Harry tanto
verdi da dare il capogiro, Draco gliela rubava ad ogni occasione, ma Harry
controllava periodicamente il suo armadio al Maniero e se la riportava sempre a
casa.
Gli prese le dita fra le proprie
e vi posò un bacio:
“No, ho appena finito di
scriverne due, sto aspettando il via libera per il primo e il secondo è in
revisione… se quell’idiota viene a dirmi ancora una volta di usare parole più
semplici giuro che gli faccio mangiare un intero dizionario!”
Harry mosse nervosamente
le dita fra le sue, ma Draco le tenne strette e lui cominciò a sfogare la sua agitazione
mordicchiandosi un labbro. Stava cercando il motivo perché non gli aveva
risposto alla lettera, il motivo per cui non aveva risposto alla sua richiesta
d’aiuto.
“Harry?”
Gli occhi verdi non si
alzarono nei suoi, ma Harry fece un mugolio interrogativo. Draco si sarebbe
dovuto accontentare. Prese un sorsetto di the. Era certo che di lì ad un
secondo sarebbero scattati nei suoi.
“Vuoi sposarmi?”