Le avventure autunnali di Lucinda,Salem e Jinger.

di Fujiko91
(/viewuser.php?uid=686200)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una notte d'Ottobre. ***
Capitolo 2: *** Una tazza da Tè. ***
Capitolo 3: *** Un fungo e i suoi ospiti. ***
Capitolo 4: *** Mr. Renard. ***
Capitolo 5: *** La notte di Halloween. ***



Capitolo 1
*** Una notte d'Ottobre. ***


Note: ho inserito Furry perchè in tutti i racconti sono presenti animali parlanti!
Salem è davvero esistita ed è stata data alle fiamme perchè abitata da presunte streghe... ci vediamo giù! :*

Betato: ringrazio Ciuffettina per la correzione dei piccoli errori! :*





 

Era una notte d’autunno il vento ululava attraverso i vicoli bui.

Le vie del paese erano deserte.

Gli abitanti se ne stavano al caldo nelle loro case.

 

In una casa situata su di una collina, invece qualcuno si stava preparando per uscire.

“Mamma! Sai che notte è?”

“Sì cara, è la notte di Salem. Ma fa attenzione cara… sai cos’è successo alla tua prozia, vero?”

“Sì! L’hanno messa al rogo! Ma tranquilla io non farò la sua stessa fine, i tempi sono cambiati e poi con me porto Jinger”

“Non mi sento per nulla più sicura, in fondo lui è solo un corvo!”

 

Infatti Jinger era un corvo, ma non uno qualunque, infatti indossava un bellissimo panciotto di seta rigorosamente nero con delle sottili linee verticali grigie. E con sé nella tasca destra vi era appeso un bellissimo orologio da taschino. E sapeva pure parlare!

“Signora! Mi lasci dire che io non sono un semplice corvo! Ma sono un vostro servo da generazioni! Quindi mi occuperò della piccola  Lucinda!”

“Se la metti così, allora mi fiderò, ma bada! Se capiterà qualcosa di male alla mia piccola ti ucciderò!”

 

Lucinda era una giovanissima strega di appena dodici anni, i capelli erano lunghi bruni e sottili.

Un naso all'insù e due occhi grandi di colore nero. La pelle era pallida, ma al punto giusto se la si metteva vicino a dei bambini normali non vi era alcuna differenza.

Indossava sempre una camicetta bianca con un fiocchetto e un vestitino rigorosamente nero.

Portava sempre con sé il cappello da strega e la sua fedele scopa. Ma sulla testa in molte occasioni al posto del tipico cappello da strega aveva Jinger.

Il quale al minimo sentore di pericolo gracchiava a perdifiato, così che Lucinda potesse mettersi in salvo prima di finire sul rogo.

Anche se quest’ultima cosa sarebbe stata assai improbabile visto che i tempi erano ben diversi da quelli medievali.

Ma in fondo Jinger era solo un corvo…


Lucinda preparò la sua scopa e dopo aver salutato la madre, se ne volò via.

Mentre erano in volo, disse: “Jinger, prima dobbiamo passare a prendere un gatto…”

“Un gatto!? Non mi piacciono i gatti…”

“Lo so! Ma non possiamo non prenderlo in fondo questa notte è la sua festa!”

Per poco il corvo non svenne, il solo pensare che quel gatto altri non era che Salem…

“Ma tu sai di chi stai parlando vero?”

“Ma certo! Sto parlando di un gatto nero!”

“No, stai parlando di Salem! Lui non è un gatto qualunque…”

“Per me è solo un gatto nero un po’ buffo.”

 

Alcune volte la semplicità di quella giovane strega lo lasciava senza parole.

 

I due arrivarono in una radura al centro di un bosco in cui sorgeva una graziosa casetta.

Davanti a essa c’era un gatto nero vestito di tutto punto. Indossava una specie di vestaglia nera con un colletto bianco. Portava con sé un ombrello nero.

“Signorina! È in ritardo, l’aspettavo una mezzora fa!”

“Mi scusi… ma mia madre non era molto convinta di lasciarmi uscire…”

“Sei o non sei una strega?”

“Sì lo sono, signor Salem!”

“Allora non vedo dove stia il problema, ora fammi posto che dobbiamo andare in città, le altre streghe ci attendono!”

Lucinda sospirò. Dopo un paio di minuti di volo lo sentì tossire. “Sta bene?”

“Sì tranquilla, è solo una palla di pelo.”

In quel momento Jinger gracchiò: “Cra cra aveva ragione Lucinda, è solo un gatto!”

Il gatto nero alzò lo sguardo. “Curioso il suo copricapo, signorina.”

“Non è un copricapo, lui è Jinger!”

“Un corvo che si chiama Jinger? Quando si vede benissimo che è tutto nero!”

“Lo so… ma a lui piace !”

Jinger aveva tutte le intenzioni di beccare quel maleducato di un gatto nero. Ma non lo fece perché Lucinda lo trattenne facendogli una delicata carezza sulle penne.

 

Per fortuna arrivarono a destinazione.

Dopo essere scesi dalla scopa, Lucinda si avvicinò a un portone di legno con due enormi maniglioni con la forma di due leoni.

“Bussa! Sono sicuro che siamo in ritardo…”

La giovane strega bussò e dopo un paio di minuti le venne ad aprire la porta una capra nera…

Si avvicinò a Jinger. “Hai visto, è una capra!”

“No non lo è! Ma lei è davvero una strega?” chiese Salem.

“Sì che la sono! Ma allora cos'è?”

“È un capro! Sarà lui a dirigere la grande danza intorno al falò!”

“Oh! Jinger forse aveva ragione la mamma… non sono ancora pronta per questa iniziazione…”

“Allora vai a casa! Io non ho tempo per queste cose!” esclamò Salem irritato da tutte quelle chiacchiere.

Jinger non ne poteva più, ma Lucinda disse: “Però ora sono curiosa, chissà quanti altri strani esseri ci saranno lì dentro! Su vieni con me!” E si prese in braccio il corvo e seguirono il Capro all’interno della casa.

 

In effetti aveva proprio ragione all’interno dopo aver camminato per un bel po’ in uno stretto e oscuro corridoio giunsero in un gran salone le cui pareti erano decorate con dipinti che raffiguravano antiche danze e giovani fanciulle vestite di bianco. Al centro di ogni quadro c’era un Capro nero e un gatto. Quel gatto era sicuramente Salem non vi erano dubbi!

 

Sul pavimento vi era disegnata una stella a cinque punte e seduta al centro un'anziana strega che appena sentì un rumore smise di cantare alcune antiche litanie e si voltò verso di loro: “Ben arrivato Salem! Ma non è da te questo ritardo, cos'è capitato?”

“Mi è capitata questa strega il suo nome è Lucinda! Dice di essere una di noi, ma non sa nulla… non farci caso pensiamo alla cerimonia!” Si tolse il mantello e indossò solo la sua veste nera e un cappello da stregone.

Il capro si mise in piedi e iniziò a muoversi.

“Lucinda… andiamocene via ho paura!” le disse Jinger.

“Sì… ma come… la porta è chiusa… uffa aveva ragione la mamma!”

Dal cerchio magico vennero fuori altre streghe che iniziarono a cantare quella strana litania.

Poi giunsero delle alte fiamme e delle urla.

Urla di streghe bruciate al rogo e infine un intero villaggio.

“Questo, mia cara, era Salem! Era la mia casa. Un giorno coloro che non hanno poteri lo bruciarono. La mia padrona morì, ma io mi salvai, quelle che vedi, sono le loro anime. Questa notte loro risorgeranno. Devi rimanere qui non aprire la porta!” disse il gatto nero.

Lucinda si andò a rannicchiare in un angolo che le pareva sicuro.

A tener lontano gli spettri ci pensò Jinger il quale disegnò un cerchio di protezione intorno alla sua giovane padroncina. “Domani sera stiamo a casa!”

“Sì! Per un po’ non ho più voglia di vedere Salem… uffa doveva dircelo che c’erano ‘sti spettri…”

A un certo punto il capro ritornò sulle quattro zampe, il gatto si tolse il cappello e si rivestì e gli spettri si dissolsero in una nube nera.

La strega anziana smise di cantare e tutto tornò alla normalità.

Il gatto nero si avvicinò alla giovane strega e disse: “Portami a casa, sono stanco!”

“Cosa!? Ma se non hai fatto nulla di che!”

“Nulla di che? Ho aperto un varco tra questo e il mondo dei morti! Ho riportato in vita una decina di quelle streghe! Rinasceranno in nuovi corpi e ora, se permetti, voglio tornarmene a casa mia!”

“Uhm… sì ti riporterò a casa…”

Se ne andarono via e una volta giunti davanti alla casetta del gatto quest’ultimo disse: “Ah! Da domani sarai la mia allieva!”

“Cosa?”

“Sì! Non ti preoccupare, ho già scritto una lettera a sua madre. Lei è d’accordo, quindi a domani. Mi raccomando, venga presto”

Lucinda non ne era per nulla felice.

Ma quando arrivò a casa, la madre esclamò: “Salem era entusiasta di te, cara! Tanto da dirmi che ora sei la sua allieva!”

Lucinda era troppo stanca e così mentre si dirigeva nella sua stanza, disse solo: “Ma è solo uno stupido gatto nero!”

E Jinger gracchiò in assenso.



Angolo dell'autrice:

allora io adoro questo tipo di racconti! E adoro il mondo fantasy! E così in questa raccolta o voluto mischiare ogni cosa! *-*

Sono originali ogni cosa è inventata da me! Tranne Salem è davvero esistita ed è stata davvero bruciata ;w;
La trovate su wikipedia! u.u

Ne uscirà una alla settimana! *^*

Ringrazio chi la recensirà e chi la leggerà solo ecc. grazie! :*

A presto! ;3
Fuji.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Una tazza da Tè. ***


Note: per questa storia mi sono ispirata ala mia tazza da Tè preferita e perchè io in questo periodo ne bevo davvero molto *Q*
Betato: ringrazio Ciuffettina per il suo aiuto! Nella correzione di quei piccoli errori che possono sfuggire!:*



 

Fanny era una ragazza con lunghi capelli biondi e occhi azzurri. Indossava un bellissimo vestitino bianco con molti merletti e come scarpe un paio di stivali neri.

L’unica cosa è che non era più alta di una tazza da tè.

Difatti ci passava le sue intere giornate se ne stava tutto il giorno seduta su di essa a leggersi un libro.

 

Molte volte la madre le diceva: “Devi stare attenta a stare lì!”

Ma lei non le dava retta.

 

Quella tazza non era una tazza qualsiasi infatti era tutta decorata in stile barocco. Era di ceramica dipinta di bianco e decorata di fiori di un color rosa pastello. Anche il piattino era bianco con una sola linea dorata tutta intorno.

 

Fanny si sentiva una principessa a passare le sue giornate lì seduta.

Qualche volta si faceva preparare del tè da sua madre e lo sorseggiava con un piccolo cucchiaino.

 

C’è anche da dire che la tazza in questione era stata abbandonata in mezzo al bosco poi raccolta dai suoi genitori e portata vicino a casa.

 

E lì la piccola Fanny iniziò a passarci le sue giornate quello era il suo tesoro.

 

Era un giorno di sole quando Mr. Robin, un simpatico pettirosso, decise di uscire dal suo nido sul grande abete, per andare a vedere da dove provenisse quel delizioso odorino di tè addolcito con del miele.

 

Appena vide la tazza, ci planò sopra e si andò a posare sul grande cucchiaio che vi era stato messo all’interno.

In quel momento arrivò anche Fanny: “E lei chi sarebbe, signore?”

“Io sono Mr. Robin e lei, mia piccola signorina?”

“Io sono Fanny e questo è il mio tesoro! Perché se ne sta appollaiato lì?”

“Ho sentito un buon odorino! Mi dica, ha usato miele di castagno?”

“Sì! Proprio così lo adoro, comunque non mi ha risposto…”

“Vorrei beccarne un po’ di questo meraviglioso tè!”

“Non può a meno che lei non abbia qualcosa da darmi!”

“Oh! Uno scambio?”

“Sì, proprio così.”

 

Il pettirosso volò via e dopo un bel po’ di tempo tornò con un sacchetto. “Sono andato qui vicino dal folletto fornaio e ho preso questi deliziosi biscotti, sono sicuro che con questo tè ci stanno benissimo!”

“Sì lo penso anch’io, allora può prenderne una beccata sia di tè che di biscotto”

Mr. Robin ringraziò e dopo aver fatto un lungo inchino, si servì.

La faccenda si ripeté per tutta la primavera ed estate, finché un giorno non venne l’autunno e Robin disse: “Fanny, per un po’ non verrò, ci rivedremo in primavera!”

“Dove andrai?”

“Vado a fare il nido con una compagna!”

“Oh allora a presto, mio piccolo amico.”

“Grazie a presto, Fanny.”


Venne l’autunno e Fanny non poteva più andare sulla sua tazza per via della pioggia e poi con l’inverno venne la neve.

Quando ritornò la primavera, lei tornò a sedersi su di essa.

La tazza per fortuna si era mantenuta bene anche perché il papà l’aveva coperta con delle foglie.

 

Era Maggio quando “Ehi! Fanny!”

“Mr. Robin! Pensavo di non rivederti più…”

“È che volevo portarti un regalo!” Atterrò al suo solito posto sul grande cucchiaio e tirò fuori dei piccoli pulcini di qualche gallina.

I pulcini se ne stavano sul piattino mentre Fanny leggeva i suoi libri e Mr. Robin ascoltava bevendo quel buonissimo tè.


Angolo dell'autrice:
chi in questo periodo non si beve una qualsiasi bevanda calda? Tipo cioccolata o un buon Tè? Io penso tutti! E tutti insieme ci abbiniamo dei biscottini! *Q*


La protagonista di questa storia Fanny ama il Tè e adora la sua tazza! u.u
Anche noi abbiamo forse una nostra tazza preferita! *-*

E qual'è la vostra bevanda calda preferita? Anche voi come Fanny avete una tazza preferita? *u*

Ringrazio chi ha recensito la prima di queste brevi One shot grazie! Spero che anche questa vi sia piaciuta fatemelo sapere! :*

A presto!
Fuji.



 

 



 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Un fungo e i suoi ospiti. ***


Betato:  ringrazio Ciuffettina per il suo aiuto nelle piccole correzioni! :*






 

Nel bosco sotto a un albero cresceva tutto tranquillo un bellissimo fungo, non commestibile.

Il gambo era di uno splendido bianco e la cappella era rossa a pois bianchi.

Se ne stava lì fermo a non fare nulla.

Quel giorno pioveva forte quando vi si riparò sotto un gufo e dopo un po’ una fata.

Il gufo era un tipo assai curioso e così iniziò una sua conversazione: “Questa pioggia è davvero molto fastidiosa, ora le mie penne sono tutte bagnate!”

“Anche le mie… non mi dica nulla, senza le mie ali, non posso andare da nessuna parte…” rispose sconsolata la piccola fata.

Il fungo li stava ad ascoltare in silenzio. Il gufo riprese a parlare: “Mi devo sbrigare! I miei figli e mia moglie mi attendono al nido… sulla grande quercia.”

“Anch’io devo andare lì, mi sta aspettando la mia famiglia, mia madre sarà davvero molto preoccupata!”

Nel frattempo il fungo si spostò leggermente visto che ora la pioggia cadeva diagonalmente e lui di certo non voleva che i suoi ospiti si bagnassero.

“Lei è una fata autunnale?”

“Sì devo far divenire gialle tutte le foglie del bosco, mi manca solo questo albero e poi posso tornare a casa! Perché?”

“Magari la posso aiutare io! Le do un passaggio e così lei mi può illuminare la strada con la sua piccola lanterna!”

La fata si sedette e ci pensò, in quel momento il fungo la guardò meglio era davvero molto carina.

I capelli erano corti e bianchi con due delicate orecchie appunta. Era avvolta in un vestitino ricavato da una foglia. E anche le scarpine erano state ricavate dalla medesima foglia verde tendente al giallo.

Teneva in una mano uno stelo di canna e sulla punta c’era una lucciola che se ne stava sotto a una piccola foglia.

Dopo un po’ la fatina si alzò e si avvicinò al gufo. “Sì va bene!”

 

La pioggia finì e il fungo era un po’ triste di dover dire addio ai suoi ospiti.

La fata salì sul gufo e quest’ultimo volò via e grazie alla piccola lanterna della nuova amica arrivarono sani e salvi a casa.

 

***

 

L’inverno arrivò, ma il fungo non soffriva il freddo.

Un’altra fata gli si sedette sotto e sospirò varie volte: “Sono una fata invernale… ma ahimè è una stagione che detesto!”

Il fungo voleva consolarla, ma non sapeva come fare.

Dopo un paio di minuti arrivarono due uccellini bianchi: “Dicci cos’hai, piccola fata?”

“Non amo l’inverno… fa troppo freddo!”

“Vieni con noi ti portiamo al caldo. Dopo aver bevuto una tazza di tè, ti sentirai molto meglio!”

La fatina annuì: era davvero molto felice, pure il fungo era contento di essere il luogo dove i vari abitanti del bosco si andavano a riparare che ci fosse il sole, la pioggia o la neve lui aveva sempre ospiti tutti diversi tra di loro.

E lui non faceva altro che starsene in silenzio ad ascoltare ogni loro discorso.




Angolo dell'autrice:

mi sta facendo davvero molto piacere che queste brevi storie originali e fantasy stiano piacendo a molti! *-*
Ultimamente almeno la scrittura mi sta dando grandi soddisfazioni! u.u

Io adoro questi tipi di funghi *w* Ne ho la casa piena! :3


Ringrazio chi recensisce! E chi legge solo grazie! :*

Alla prossima settimana!
Fuji.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Mr. Renard. ***


Betato: ringrazio Ciuffettina per il suo aiuto nelle piccole correzioni! :*
 









Mr. Renard era un gentil volpe.

Sì proprio così!

Era una volpe, ma non una qualsiasi, infatti lui indossava un bellissimo abito composto da una camicia bianca, un panciotto nero e una giacca con le doppie punte anche essa di color nero.

Con sé portava sempre un cilindro per cappello e un bastone di legno.

 

Mr. Renard abitava in una casa ai margini della pineta, vicino a una montagna.

Passava le sue giornate a controllare le tane delle pernici o dei piccoli animali perfetti per la sua dieta.

Ma quella mattina non era come tutte le altre, poiché c’era una brutta nebbia e Mr. Renard era restio a starsene in giro, perché avrebbe potuto incontrare i cacciatori, ma non aveva nulla da mangiare allora dovette uscire dalla casa e inoltrarsi nella fitta pineta.

 

La pineta era silenziosa, anzi lo era troppo, dopo un po’ sentì indistintamente un colpo di fucile. Gli si rizzarono tutti i peli e partì di corsa verso un posto in cui potesse nascondersi.

Per sua fortuna raggiunse una tana abbandonata di qualche coniglio e vi entrò alla fine vi passò la notte.

 

La mattina dopo la nebbia si era diradata e così uscì dalla tana, si sentiva tutto bagnato e indolenzito.

Ma mentre si stava stiracchiando, sentì una fitta tremenda alla caviglia e solo allora si accorse di essersi ferito.

“Ma come ho fatto? Ora dovrò andare dallo gnomo dottore…”

Prese il suo bastone e pian piano zoppicando andò verso il centro della pineta.

 

Al centro della foresta vi era un’enorme e centenaria quercia.

Mr. Renard andò a bussare alla piccola porticina e dopo un po’ ne uscì uno gnomo, con delle lunghe gambe ossute e una simpatica faccia tonda e due orecchie enormi appunta: “Mr. Renard di cos’ha bisogno?”

“Ieri mi sono ferito scappando da un cacciatore…” E mostrò la caviglia.

Lo gnomo dottore la osservò attentamente attraverso i suoi piccoli occhialini da vista. “Uhm per fortuna non è poi così grave! Mi aspetti lì che vado a prendere le bende e gliela fascio!”

 

A Mr. Renard non piaceva quel luogo e gli gnomi non gli andavano a genio, perché ogni autunno o inverno nascondevano i piccoli animali nelle loro case e così lui non aveva mai abbastanza cibo ed era più che sicuro che un giorno o l’altro sarebbe finito a decorare una delle case di qualche cacciatore.

 

Lo gnomo tornò con le fasce e alcune erbe. Gli passò la pomata sulla ferita e poi lo bendò. “Allora Mr. Renard, immagino che da oggi in poi non andrà più a spasso per la pineta?”

“Non ci andrei più se lei e i suoi amici non mi nascondeste più il mio cibo!” esclamò seccamente la volpe.

Lo gnomo si sedette comodo su di una sedia e si accese la sua pipa, e iniziò a fissare la volpe e a pensare. “Uhm e se… magari… lei assaggia il nostro miele?”

“No! Io sono carnivoro!”

“Allora faccia così, mangi miele, carne e pesce sarebbe molto meglio! E noi non le faremo nulla anzi l'aiuteremo a riempire la sua dispensa così che per tutto l’autunno e l’inverno lei non debba più uscire di casa!”

“Davvero?”

“Sì davvero in fondo questa pineta è di tutti i suoi abitanti!”

“Va bene, allora fatelo”

 

Dopo un po’ vari gnomi presero alcuni barattoli di miele, altri presero dei pesci e altri ancora carne e frutta.

Mr. Renard li accompagnò nella sua dispensa, tutto entusiasta.

E man mano che la sua cantina si riempiva sempre più di delizioso cibo, tanto che lui ringraziava quella strana giornata di nebbia che l’aveva condotto dagli gnomi e che ora gli riempivano la dispensa di ogni tipo di prelibatezza.


Ma  non sapeva che gli gnomi volevano qualcosa in cambio da lui.

“Signor Renard, ora che la sua dispensa è piena, lei ci deve un favore!”

“Quale, se posso chiedere?”

“Vede, gli animali feriti stanno aumentando ed io ho bisogno di un posto più sicuro per poterli curare… e così mi chiedevo se lei mi può dare in prestito l'altra sua tana?”

La volpe ci pensò su, ma non volendo perdere il cibo, ma nemmeno la sua reputazione, perché era pur sempre una volpe e come tale più furba del lupo. Così disse: “Non sarebbe giusto siete voi che state riparando a un vostro errore! Ci pensi bene, io mi sono ferito perché non avevo cibo, poteva andarmi peggio! E non avevo cibo perché voi non me lo lasciavate… cosa potrebbero mai pensare gli abitanti del bosco?”

Lo gnomo ci rifletté su e non trovandoci nulla di sbagliato o da poter controbattere lasciò perdere e se ne tornò a casa.

Mentre lo faceva, uno degli gnomi giovani disse: “Dovremmo riprenderci il cibo!”

“No! Non capisci che ci ha imbrogliato? Se noi glielo riprendiamo, lui lo farà sapere agli altri abitanti della pineta e chi mai si fiderà più di noi?”

“Sì è vero ma…”

“In fondo è una volpe! Sai sono molto furbe, quando vogliono una cosa la ottengono sempre!”

“Ma quando si ferirà, noi…”

“No! Non dirlo mai noi siamo dei guaritori noi lo cureremo! La natura l’ha reso furbo e quindi va lasciato tale. Ora andiamo a casa.”


Nel frattempo Mr. Renard aveva organizzato una cena per sé e per la sua famiglia.

Perché nessuno doveva saperlo, ma lui era padre di tre bellissimi volpacchiotti che sarebbero usciti solo in primavera fin da quel momento nessun abitante della pineta l’avrebbe mai saputo.

Perché lui prima di essere un gentil volpe era un buon padre!



Angolo dell'autrice:

allora il titolo lo scelto perchè in francese volpe si dice Renard! E così ecco com'è nato il titolo! *^*

Io amo i boschi e le pinete e tutto ciò che è fantasy e ci potrebbe vivere all'interno :3

A voi piacciono le volpi? Anche per voi sono animali furbi che se la sanno sempre cavare? A me questa idea mi è venuta perchè in tutte le fiabe che ho letto la volpe viene rappresentata come un'animale furbo! *-*

Ringrazio chi sta recensendo le mie storie! Mi state dando davvero molto gioia! :*

A presto!
Fuji.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** La notte di Halloween. ***


Betato: ringrazio Ciuffettina per il suo aiuto nella correzione dei piccoli errori! :*





 

Lucinda, Jinger e Salem si inoltrarono nel bosco, perché quella era la notte di Halloween e si sarebbero incontrati con molti vecchi amici.

Tanto che Jinger il corvo si era vestito tutto elegante, aveva pure indossato il suo miglior cilindro nero.

A loro si erano aggiunti Tip e Tap due simpatici conigli, una salamandra e due altre streghe amiche di Lucinda.

Il gruppo aspettava con impazienza il Capro, il quale quando arrivò era il più elegante di tutti e con sé aveva due zucche.

“Allora, ci siamo tutti?”

“Sì!” rispose il gruppo.

“Bene allora andiamo nella radura!”

 

Dopo un po’ arrivarono in una piccola radura. Al centro c’era un focolare ad aspettarli. C’era anche Mr. Renard.

“Non ci posso credere! Salem! Da quanto tempo?”

“Da non troppo per sfortuna…”

“Non dirmi che ce l’hai ancora con me per il tuo ombrello?”

“Già cos’è avvenuto al tuo ombrello?” chiese Lucinda.

“Quella stupida volpe me l’ha rotto!” e se ne andò verso il fuoco, dove almeno faceva più caldo.

Lucinda invece se ne andò vicino a Mr. Renard. Quella volpe l’aveva incuriosita e poi pareva la cosa meno spaventosa che vi era lì.

“Hai paura?”

“N-n- sì! Lo so che sono una strega ma quella ragazza lì mi fa paura!”

E indicò la nuova arrivata, una ragazza tutta bianca sugli occhi portava una benda anch'essa bianca.

“È la regina delle fate…”

“Oh pensavo che fossero esseri buoni…”

“Le banshee non sono fate buone! Portano i bambini nei boschi e poi se ne cibano…”

“Ma è una cosa orribile!”

“Sei sicura di essere una strega?”

“Te l’ho già detto!”

“Sì ma sei troppo buona! Non devi esserlo!”

“Lo so me lo dicono in molti… comunque andiamo più vicino al fuoco?”

“Hai freddo?”

“Sì! E poi ho fame!”

Si avvicinarono e, in effetti, faceva molto più caldo e lì vicino a esso c’erano sulla brace delle rane a cuocere e delle altre cose tipo zucca, cioccolato e altre cose buone, ma in un altro angolo anche del sangue.

La banshee le si avvicinò: “Quello è sangue fresco. Non sapevo cosa portare… dimmi il tuo nome?”

“Lucinda! Sono una strega!”

“Oh! Peccato avevi un buon odore!”

Lucinda si avvicinò a Jinger e lo trascinò via: “Io torno a casa!”

“Perché?”

“La banshee voleva mangiarmi!”

“Non può, sei una strega, morirebbe” intervenne il gatto nero.

Si era levato tutto e ora se ne stava su di un carro a portare in giro un mucchio di zucche che grazie a un incantesimo avevano preso vita.

“Non m’interessa! Io me ne torno a casa!”

Ovviamente Jinger la seguì.

“Sei venuto con me?”

“Ma certo, padroncina!”

 

Il bosco in una notte come quella era davvero molto spaventosa persino per una strega.

 

***

 

Passò accanto a un fungo ma non ci fece caso.

Attraversò una pineta in cui dall’interno provenivano moltissimi canti di fate e gnomi.

Vide un gufo.

Ma non vi si soffermò aveva fretta di tornarsene a casa. A un certo punto vide due esseri una ragazza e un ragazzo, lei aveva le corna da daino e lui quelle di un capro.

“Dicci tu chi sei? Non sembri una banshee, ma nemmeno un’umana! Quindi che cosa sei?”

“Mi chiamo Lucinda e sono una strega! E voglio tornarmene a casa! Se vi avvicinate, vi trasformo in due rospi!”

“Calmati, noi stavamo solo volando e suonando i nostri flauti, piuttosto togliti tu altrimenti fai scappare le nostre vittime! E abbiamo molta fame” e finì facendo vedere una bocca piena di denti bianchi e affilati.

“Vieni Jinger, andiamo!”

Dopo aver lasciato quel luogo, passarono vicino a una piccola casetta sul davanti c’era una graziosa tazza da tè, ma Lucinda era troppo di fretta per farci caso, ma per fortuna non la calpestò.

 

Alla fine finalmente arrivò a casa sua sulla collina e appena vi entrò all’interno vi trovò tutti quanti i suoi amici.

Se ne stavano intorno a un tavolo c’erano Tip e Tap, le sue amiche streghe, Salem e il Capro e così la festa di Halloween riprese senza nessuna banshee o altre creature strane solo amici.

La giovane uscì un attimo sulla terrazza guardò il grande bosco e la piccola pineta e disse: “Io sono Lucinda, una strega, e questo è il mondo!” e ritornò dentro dai suoi amici.





Angolo autrice:

prima di tutto un buon Halloween a tutti! *^*

Poi è tornata Lucinda cosa ne pensate di questa strega vi piace? A me si e fose gli dedicherò un'intera FF u.u

Ringrazio tutti quelli che l'hanno recensita:


-crazy lion
-ThorinOakenshield
-EmmaStory
- Alessadroago_94
Grazie mille ragazzi! :*

Ringrazio anche per averla inserita tra le seguite:

-Beauty_Queen 

Grazie! ;3

E ora fatemi sapere cosa ne pensate anche di quest'ultima storia! Di questa mini raccolta di Originali! *u*

Non smetterò mai i ringraziarvi per le vostre parole! Che per me sono state davvero molto importanti! :*

Alla prossima!
Fuji.

 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3797753