A trip to the cemetery in a Halloween Night

di Euphemia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte prima. ***
Capitolo 2: *** Parte seconda. ***
Capitolo 3: *** Parte terza. ***
Capitolo 4: *** Parte quarta. ***
Capitolo 5: *** Parte quinta. ***
Capitolo 6: *** Parte sesta. ***



Capitolo 1
*** Parte prima. ***


Salve a tutti, miei cari lettori!
Oggi è Halloween, e il mio sogno è sempre stato pubblicare qualcosuccia riguardante questa festività. Questa era un’idea che avevo da un sacco di tempo e che ho finalmente messo in pratica... Codesta malsana storia (?) l’avevo già pensata tipo da gennaio! Eppure l’ho messa in pratica solo adesso, in occasione del dolce (no) Halloween. <3
Non sono ancora del tutto convinta di ciò che ho scritto. Temo che sia scritta male, che la trama possa risultare troppo banale e che sia andata OOC. Insomma, possiamo dire che temo tutto.
Mi sono concentrata sulla comicità della storia, invece che sulla serietà (andiamo, io non sono seria <3); indi per cui tutto quello che leggerete sarà frutto di scleri miei e di Ciccio Bello (?)
Che dire, leggetevela se vi va; ci vediamo alla fine del capitolo!~



 
A trip to the cemetery

in a Halloween Night


 
#Parte prima.

 
Era sera tarda: il sole era tramontato ormai da un bel pezzo, dando spazio invece a una rotondissima luna piena e a delle stelle lucenti, in un cielo che da rossastro si era tinto di nero pece.
Un venticello autunnale, freddo, soffiava lungo le strade deserte della piccola Lavandonia; una città fantasma, l’avrebbero soprannominata in molti, vedendola durante quella fatidica sera che era il 31 Ottobre.
Gli abitanti della piccola città, difatti, erano praticamente solo anziani, che, serrati nelle loro case a quell’ora per loro tarda come se fosse una giornata qualsiasi, si cimentavano chi nel guardare la televisione, chi nel leggere un libro, chi a ritirarsi nella propria camera da letto per riposarsi e attendere, nel sonno, l’arrivo del 1 Novembre.
La cittadina sarebbe stata completamente immersa nel silenzio tombale se non fosse stato per un certo qualcuno che, sclerato come di suo solito, continuava imperterrito a guardare l’orario al PokéKron che teneva al polso e si lamentava sbuffando e sbattendo i piedi per terra.
Aveva i capelli biondi spettinati e degli occhi di un arancione molto intenso, che contrastavano leggermente con il chiaro colore della pelle del volto, su cui era dipinta un’espressione visibilmente irritata. Era abbastanza alto, avendo principalmente preso le sue caratteristiche fisiche – tra cui la statura – dal padre, il quale senza dubbio riusciva anche a raggiungere il metro e novantacinque.
Indossava i suoi soliti vestiti giornalieri: una maglietta a righe arancioni e bianche, una sciarpetta verde annodata al collo e dei pantaloni di tinta grigio-scura, quasi nera.
Attendeva con eccessiva impazienza – come, d’altronde, si vedeva – l’arrivo dei suoi amici che, malauguratamente per lui, tendevano sempre a non essere precisamente puntuali.
“Dannati...” sussurrava a denti stretti, muovendosi convulsamente com’era solito fare. “Farò una multa a tutti quanti! Oh, se la dovranno pagare, stavolta!”
Proprio in quel momento, udì dei passi e delle voci dietro di sé; si voltò, sempre con la sua solita aria indignata, speranzoso che quelli che stavano giungendo in sua prossimità fossero i quattro che stava aspettando con tanta ansia.
“E, come da copione, lui è già qui...” fece uno di loro a quello accanto.
Erano difatti i quattro ragazzi che il biondino attendeva: a sinistra, un ragazzo dai capelli neri e gli occhi nocciola gli sorrideva, salutandolo con la mano. Accanto, il giovane che aveva parlato, dai capelli castani spettinati e le iridi del colore del ghiaccio, ridacchiava assieme a quello alla sua destra, dallo sguardo smeraldino e dalla chioma dello stesso colore. Infine, all’estrema destra, un giovane dai folti capelli viola e gli occhi del medesimo colore teneva lo sguardo verso il basso , con la sua solita faccia seria e inespressiva.
“Siete in ritardo!” esclamò il biondo agitando i pugni per aria. “Vi faccio una multa per avermi fatto aspettare così tanto, razza di scansafatiche!”
“In ritardo?” domandò il verde, inarcando un sopracciglio. “Ma... Sono le nove e trenta precise...”
“Ed è qui che ti sbagli, caro il mio verdolino!” ribatté l’altro indicandogli l’orario sul PokéKron, dopo che glielo ebbe letteralmente sbattuto in faccia. “Sono le ventuno e trentuno! Un ritardo intollerabile, capito? Intollerabile!”
Il verde s’irrigidì, contraendo i muscoli del collo e stringendo i pugni, mentre il corvino, avendolo guardato, lo incitava a calmarsi.
“Suvvia, Drew... Resta concentrato... Non...”
“Ash. Zitto.”
“Drew... Per cortesia, siamo tutti amici...”
Il povero Ash rideva nervosamente, nell’intento di calmare il verde, irritato dal carattere altamente insopportabile del biondo, il quale continuava a mostrargli l’orario sul PokéKron. Solo per miracolo Drew riuscì a tranquillizzarsi, prendendo poi un grande respiro e scostandosi una ciocca di capelli dal viso.
“Ti sei salvato, Barry Thunder.” Fece, socchiudendo gli occhi. “Ma sappi che la prossima  volta nessuno ti leverà il mio vaffancu...”
“Molto bene!” esclamò il biondo allargando le braccia, interrompendo Drew senza nemmeno ascoltarlo. “Visto che ci siamo tutti, possiamo avviarci!”
Detto questo, cominciò a battere le mani, eccitatissimo, e si volse verso la strada che avrebbero dovuto intraprendere correndo e saltellando come un drogato nella piena fase.
“Non riuscirò a resistere, stasera. Me lo sento.” Fece Drew agli altri tre.
“Guarda, è un caso perso.” Intervenne il viola, Paul, mettendosi una mano sulla fronte. “Quello è un pazzo. E, da tale, farà impazzire anche noi.”
“Io non voglio diventare come lui!” esclamò Gary, inorridito al solo pensiero.
“Ci conviene muoverci, prima che  ci faccia un’altra multa...” sospirò Ash, rassegnato oramai per il comportamento a dir poco irrecuperabile del biondino, proseguendo, seguito dagli altri tre, lungo la stradina che portava alla loro meta: il cimitero di Lavandonia.
Quella sera del 31 Ottobre i cinque baldi giovini avevano deciso di intraprendere un vero e proprio “test” che avrebbe messo alla prova il loro coraggio e i loro nervi: passare insieme un’intera notte all’interno del camposanto della temibile città dei fantasmi che ospitava la ancor più temibile Torre Pokémon. Loro, però, essendo impossibile penetrare in tarda ora in quest’ultimo edificio per via delle numerose Medium che avrebbero chiaramente previsto, con i loro poteri sovrannaturali, la loro birbanteria – era infatti vietato l’accesso durante la notte in quanto troppo pericoloso per i Pokémon Spettro –, si erano alla fine accordati per poter conseguire la loro prova di coraggio nel cimitero più raccolto proprio accanto alla città, in cui però non erano sepolti Pokémon, bensì esseri umani. Ovviamente giravano leggende anche su quel camposanto, tra cui la più famosa era quella che raccontava di un uomo misterioso lì seppellito, di cui non si conosceva il nome poiché nemmeno segnato sulla lapide, che, ogni qualvolta che qualcuno penetrava all'interno del sepolcreto di nascosto durante la notte, aveva l'abitudine di risvegliarsi e di punirlo, in quanto aveva osato disturbare il suo sonno.
L’idea era stata, principalmente, di Gary, curioso di poter constatare con i suoi propri occhi la veridicità di quella “storiella metropolitana”, come la definiva lui. Aveva poi invitato Drew e Ash per sfidarli – specialmente quest’ultimo, storico suo rivale – a chi per primo si spaventava; Ash aveva dunque invitato anche Paul, in quanto Gary gli aveva chiesto di radunare un “concorrente” in più. Malauguratamente per loro, mentre Ash, ignaro di un certo qualcuno che stava origliando la conversazione, proponeva a Paul di partecipare a questa prova di coraggio, era improvvisamente saltato fuori da un cespuglio vicino Barry, che, eccitatissimo all’idea, aveva voluto partecipare anche lui. Si immagini dunque la faccia di Drew e Gary, quando ebbero saputo della presenza anche del biondino. Per lo meno, avrebbero avuto un novellino da prendere in giro, aveva affermato il castano.
Un altro problema era però venuto fuori dalla questione “ragazze”: cosa c’è di più romantico, per una giovane pulzella, poter passare la notte di Halloween assieme al proprio amato? I giovincelli – tranne Gary che, stranamente, al momento era single – avevano dunque rifilato loro molteplici scuse, pensando così di fregarle – cosa che, ovviamente, non avvenne – per poter passare la notte al cimitero di Lavandonia. Chiaramente sia la Capopalestra di Celestopoli, sia le due famose Coordinatrici, sia l’Allenatrice di Sinnoh dalle nobili origini non bevettero le scuse e decisero così di passare la serata del 31 Ottobre in compagnia tra sole ragazze, indignate per  i comportamenti “ignobili” – come loro li definivano – dei ragazzi.
L’ultimo problema, ma meno rilevante riguardo invece alla questione ragazze, riguardava l’accesso al cimitero: anche quello degli uomini, di notte, era chiuso; il guardiano, ogni sera alle dieci meno un quarto, chiudeva i cancelli per poi avviarsi verso casa sua, dopo una giornata di lavoro. Quell’uomo, come le fonti di Drew rivelavano, era un vecchio mezzo rimbambito, per cui entrare al cimitero di nascosto – che era chiaramente vietato – sarebbe stato un gioco da ragazzi.
La serata dunque si prospettava per il meglio: Ash, da mangione che era, aveva provveduto alle cibarie e alle bevande, mentre Drew e Gary avevano provveduto ai sacchi a pelo – tranne che per Barry, il quale era stato costretto a portarselo da solo, in quanto rifiutato dai due poco prima citati; se non avesse fatto capricci, sclerado come un povero cretino, non lo avrebbero sicuramente lasciato venire. Inoltre, per compensare la sua presenza alquanto snervante, avrebbero potuta sfruttarla per divertirsi a suon di scherzi.
Qualche minuto dopo che ebbero cominciato a camminare, i cinque si ritrovarono di fronte al cancello: erano le  dieci meno venti – o, come invece sosteneva Barry, le ventuno e trentanove minuti –, indi per cui presto il guardiano avrebbe chiuso il cimitero. Tutti e cinque si scambiarono sguardi d’intesa, comunicandosi a vicenda che era il momento di “entrare in azione”.
“Allora,” cominciò a parlare a bassa voce Gary, dopo essersi guardato alle spalle per confermare che nessuno stesse origliando. “adesso, senza farci vedere, entreremo nel cimitero molto silenziosamente. Il vecchio è anche un po’ sordo d’orecchi, quindi se faremo tutto con estrema attenzione e cautela riusciremo a scamparla. A quest’ora si starà già preparando per chiudere il cancello, ci conviene entrare subito e nasconderci dietro qualche lapide.”
Gli ascoltatori – tranne Paul, che invece si limitò a uno sguardo indifferente – annuirono motivati, dirigendo poi la loro attenzione verso il luogo che il castano indicò: era una piccola catapecchia all’interno della quale le luci sembravano accese. Si trovava vicino all’entrata, lungo la stradina che poi si diramava per il vasto cimitero; sarebbero dunque dovuti obbligatoriamente passare lì davanti.
“Quella casetta è dove il vecchio trascorre il giorno.” Continuò Gary. “Dobbiamo stare attenti quando ci passiamo vicini, quello potrebbe sempre beccarci... Il modo migliore per non farci notare, quando passiamo da lì, è-”
“Lo so io, lo so io!” intervenne Barry precipitosamente, sbracciandosi in modo esagerato come se temesse che, pur facendo quel gesto a dir poco eccedente, nessuno lo notasse. 
Gary sogghignò, pronto a far uscire fuori una delle sue meravigliose battute per prendere in giro il biondino, mentre Drew, sospirando, guardò rassegnato il multatore. Quest’ultimo, dopo che si fu schiarita la voce, incrociò le braccia e guardò tutti i presenti con uno sguardo decisamente troppo sicuro di sé.
“Dovremo semplicemente correre lungo la stradina più veloci che mai, così che non ci becchi! Sono un genio, vero?” fece tutto d’un fiato, soddisfatto della sua geniale idea.
“Se corressimo” rispose Drew “faremmo un casino pazzesco, ergo il guardiano ci beccherebbe. Di conseguenza, la tua proposta è da scartare!”
Il verde si scostò una ciocca di capelli davanti agli occhi per l’ennesima volta con un elegante movimento della mano destra e, voltatosi di spalle a Barry, si rivolse agli altri tre con un sorrisetto soddisfatto. Di tutta risposta, il biondino, infastidito da quella mancanza di rispetto nei suoi confronti, con un balzo gli piombò di fronte agitando i pugni per aria e rivolgendogli uno sguardo che voleva sembrare aggressivo – ma non lo era per niente –, procurando sul viso del ragazzo un’espressione sbalordita e accigliata.
“Ti faccio una multa per avermi voltato le spalle! Hai capito? Sai cos’è una multa?! UNA MULTA!!!” esclamò indignato contro il povero Drew.
Quest’ultimo, di rimando, gli rivolse un’occhiata quasi schifata e respinse il biondino premendo un dito sul suo petto.
“Non t’avvicinare, mischi le malattie!” fece arricciando il naso, prendendolo visibilmente per i fondelli.
Prima che il biondo potesse replicare, il verde fece un cenno d’intesa a Gary, il quale attirò l’attenzione di tutti i presenti con un gesto della mano mettendo fine al bisticcio che come principale protagonista vedeva Barry.
“Abbassa la voce!” disse a quest’ultimo sussurrando. “Il vecchio c’arriva pure a sentire qualcuno urlare come un Farfetch’d!”
Barry stava già per multare anche il castano che Ash, a suo rischio e pericolo, gli tappò la bocca con la mano, suscitando lo scalpore sia del pazzo multatore che di tutti i presenti, che di certo non si sarebbero aspettati un gesto del genere da parte del corvino.
“Dannazione, Barry, statti un po’ zitto!”
“Oh, finalmente non parla!”
Il biondino cercava di liberarsi dalla presa di Ash per poter multare in santa pace il castano, che gli aveva detto di tacere e – cosa più grave – che sembrava un Farfetch’d, il verde, che aveva osato sfidarlo con quella frase che trasmetteva senso di liberazione da ogni lettera, e il corvino stesso, che lo stava bloccando dal fare entrambe le azioni prima citate. Eppure, questo non lo lasciava scappare; un po’ per farlo effettivamente stare zitto, un po’ per timore di ciò che sarebbe potuto succedere. Già s’immaginava Barry riempire tutti quanti di multe salate, sclerando come un pazzo come di suo solito.
Gary intanto se la rideva alla grande, con Drew che si aggiustava come sempre un ciuffo di capelli ribelli e Paul che invece osservava impassibile la scena, indeciso se continuare a rimanere o andarsene il più lontano possibile da quella creatura mancante d’intelletto.
Quando finalmente – quasi per miracolo – il biondo cominciò ad acquietarsi, erano già le ventuno e quarantatre minuti: se volevano entrare, avrebbero dunque dovuto fare alla svelta.
Senza dire una parola – e con Barry con la bocca ancora tappata da Ash per precauzione – i cinque oltrepassarono il cancello e proseguirono lungo la stradina: Gary aveva velocemente spiegato che, davanti alla casetta del vecchio, si sarebbero dovuti piegare raggiungendo un’altezza inferiore a quella della finestra, e così fecero. Non trovarono, fortunatamente per loro, molte difficoltà, così senza troppi indugi si appostarono dietro un’enorme lapide – monumento biancastra.
Tutti quanti osservarono cautamente, da dietro la pietra tombale, il guardiano che, uscito dalla casetta tossicchiando, con un sigaro in mano, si avviò verso il cancello del cimitero. Una volta uscito dal camposanto, chiuse le inferiate con una spessa catena di ferro arrugginito e un grosso lucchetto dorato e, montato in sella ad una vecchia bici rovinata dall’usura e mezza scassata, si allontanò pedalando faticosamente lungo la strada che conduceva al vicino centro di Lavandonia.
Gary, voltandosi ai compagni, ghignò: la serata era finalmente cominciata.
 
~ ° ~
 
“Si mangiaaa!”
Ad urlare così esageratamente per del cibo era stato, come altamente sospettabile, Ash, visibilmente eccitato all’idea di poter mettere finalmente qualcosa sotto i denti – come se, qualche minuto prima, non avesse già sgranocchiato qualcosa.
I cinque ragazzi avevano stabilito la loro postazione in una parte interna del cimitero, nel mezzo di una piccola piazzetta attorniata di lapidi e tombe; insomma, un posto decisamente tranquillo dove poter mangiare in santa pace, circondato di cadaveri sotterrati.
Quel luogo era, secondo Gary, ideale per ben due motivazioni: innanzitutto, era distante dal cancello, indi per cui nessuno avrebbe potuto vederli nemmeno per sbaglio. Secondo, anche quella sarebbe potuta essere un’occasione per poter testare il coraggio – o la fifa – dei componenti della gara: stare in un luogo talmente lugubre, di notte, non era di certo così rassicurante, in fondo.
Drew si era occupato di accendere un piccolo fuocherello nel mezzo del cerchio da loro creato, così da poter riscaldare ciò che avevano portato da mangiare: wurstel e marshmellow, come se fossero boy scout. In seguito, tutti avevano sistemato il proprio sacco a pelo – chi ordinatamente e senza neanche una piega, come Paul, chi invece semplicemente aprendolo e buttandolo sull’erba, tutto con estrema rapidità, come Barry – e vi si erano seduti sopra. Ash, preso dalla foga e dal desiderio compulsivo di dover mangiare, afferrò un bastoncino da terra e vi infilzò un wurstel, mettendolo subito sul fuoco. Neanche aveva finito di cuocersi, che già se lo ficcò in bocca, urlando poi dal dolore per l’ustione ricevuta.
“Scottaaaaaa!!!” urlò, con la lingua di fuori, tracannandosi l’acqua nella bottiglietta accanto a lui.
Paul, spettatore diretto della scena in quanto si trovava proprio di fronte al corvino, sospirò rumorosamente e si mise una mano sulla fronte, domandandosi tra sé e sé quale fosse il problema di cotanta idiozia nel rivale. Poi, per distrarsi da quella visione a dir poco patetica, volse lo sguardo intorno e accidentalmente lo posò su Barry: con meraviglia e al contempo orrore constatò che quest’ultimo si stesse sistemando dei bigodini tra i capelli, osservandosi con attenzione allo specchio portatile che aveva tirato fuori dal suo zaino marrone e sistemando la capigliatura con moltissima  cura. Quasi sembrava trattarli con affetto, i suoi capelli.
Paul rabbrividì e si accorse che, con moltissima probabilità, l’idiozia di Ash non era nulla in confronto a quella del biondino.
Voltò lo sguardo agli altri due compagni – che sperava vivamente fossero più normali – per cercare conforto almeno in loro: e già li vedeva sghignazzare e parlottare tra loro, probabilmente deridendo Barry.
“Paaaauuuul!”
I brividi gli passarono sulla schiena. Qualcuno aveva parlato vicinissimo al suo orecchio, una voce familiare di cui già conosceva il proprietario. Era per questo motivo che aveva terrore di voltarsi. Tuttavia, lo fece comunque, con il respiro mozzato e lo sguardo serio: Barry, dietro di lui, con un sorriso malsano stampato sulla faccia, lo osservava con un pettine in una mano e un paio di bigodini nell’altro. Così conciato, per di più con quei capelli che alla sola vista incutevano spavento, si trovava a due centimetri dal naso del povero Paul, il quale, guardandolo dritto negli occhi, già intuiva le intenzioni a dir poco allarmanti del pazzo.
“Pauuul!” continuava a dire a ritmo di inquietante melodia. “Posso farti i bigodini?”
Ecco, lo sapeva. Non sarebbe dovuto venire.
Il viola lo guardò con gli occhi quasi di fuori, con il sudore freddo che gli colava sulla fronte: doveva allontanarsi, se lo sentiva. Prima che quel diavolo biondo facesse qualcosa ai suoi poveri capelli. Solo allora si accorse di una cosa: Halloween non sarebbe stato spaventoso per mostri, leggende, lapidi e fantasmi, ma per la presenza a dir poco raccapricciante di quella inquietante e anormale creatura dai capelli biondi e per gli atti scellerati che avrebbe potuto compiere.
“NO.”
Dopo essersi limitato ad affermare il necessario, Paul si allontanò con uno scatto da Barry di almeno cinquanta centimetri. Il biondo, interdetto, provò a raggiungerlo nuovamente, ma quello allungò un braccio e gli fissò la mano a un palmo dal naso, fermandolo di botto.
“Fermo lì. Devi starmi a distanza almeno di un metro, chiaro?”
“Come? E i bigodini?”
“STAMMI LONTANO.”
Il viola, accigliato, si voltò di spalle al multatore, poggiando il viso sulla mano e, con l’altra, asciugandosi il sudore sulla fronte. Quando il biondo, di nascosto, provò ad avvicinarsi nuovamente, Paul lo ammonì con un “LONTANO.”.
E così, Barry fu costretto, sconsolato, a tornarsene seduto sul suo sacco a pelo, riponendo i bigodini e il pettine nello zaino.
Ash, intanto, aveva mangiato una dozzina di wurstel, uno dietro l’altro, sebbene avesse la bocca ormai ustionata, mentre Drew lo fissava quasi inorridito per lo schifo che faceva, mentre s’ingozzava come uno Swinub. Si sarebbe messo a vomitare quando Ash tossicchiando gli sputò accidentalmente un pezzo di wurstel masticato sulla manica, se non fosse stato che Gary, distolta la sua attenzione dallo sputacchio, cominciò a parlare autorevolmente.
“Se magari Ash finisce di fare porcate” cominciò, ghignando allo storico rivale, indispettito dall’insulto “possiamo pure cominciare! Che ne dite se iniziamo raccontandoci storie di paura?”
Barry, esaltato all’idea, s’alzò dritto in piedi e cominciò a saltellare come una molla.
“Sììììì” esultò. “Io ne ho una bellissima!”
“Santo Arceus...” sussurrò Drew, inquietato da quell’essere dagli occhi letteralmente spiritati. “Potrei commentarti.” Disse poi a voce più alta, al biondo. “Ma avrei troppo da dire e sprecherei tutta la notte.”
“Lo so, le qualità che mi descrivono sono molteplici...”
“... Mi fai salire il nazismo, Thunder.”
“C’era una volta un bimbo”
Il biondo, incurante di ciò che Drew aveva detto, cominciò a raccontare con grande entusiasmo, dopo essersi di botto seduto sul sacco a pelo a gambe incrociate. Ciò probabilmente fece “salire il nazismo” al verde ancor di più, in quanto sbuffò con pesantezza roteando gli occhi. Intanto, Barry continuò.
“Un giorno si smarrì nel bosco. A un certo punto vide che c’erano degli occhi graaaaandi grandi, e allora si spaventò. Ma per fortuna era la sua mammina che l’era venuto a cercare e vissero per sempre felici e contenti.”
Era indiscutibile il fatto che Barry non sapesse raccontare una storia dell’orrore, cosa che fece rimanere tutti gli altri, oltre che leggermente interdetti, anche un po’ scocciati. Paul lo guardò serioso per poi tornare a scrivere qualcosa su un quadernetto nero che aveva da poco tirato fuori, calcando con la penna sul foglio.
“Che stai facendo, Paul?” domandò il biondino, incuriosito.
“Sto scrivendo il tuo nome nella mia lista nera. PER LA MILLESIMA VOLTA.” Rispose il viola con uno sguardo d’odio.
“... Ascolta...” intervenne Drew, dopo un lungo silenzio. “...Mi sto trattenendo dal commentarti, davvero...”
“Sì... Sì, sono d’accordo con Drew.” Fece anche Gary.
“No, cioè, davvero... Sei... Un pirla... Io me ne vado per qualche minuto, devo riprendermi dalla tua imbecillità.”
Così dicendo, il verde si alzò in piedi e si allontanò, sparendo poi nell’oscurità del cimitero.
“RAZZA DI STOLTO, IO TI MULTO!” Urlò a squarciagola Barry, interrotto poi da Gary, che gli fece cenno di starsene zitto.
“Se urli un’altra volta, primo, ci sentono, secondo, ti ficco il bastoncino di Ash in mezzo alle chiap...”
“MULTO ANCHE TE PER AVERMI ZITTITO!”
“Abbassa la voce, dannazione!”
“Paga entro dieci secondi, nove, otto, sette...”
“Cioè, fammi capire, davvero pretendi soldi per queste idiozie? Ma allora è vero quello che dice Drew, sei proprio un barbone...”
“IO TI MULT-”
“FATELA FINITA!”
Sia il castano che il biondino si erano voltati verso colui che aveva parlato zittendoli di colpo: Paul, incredibilmente immischiatosi in un litigio del genere, guardava Barry con disprezzo e con occhi che trasmettevano severità. Poi sbuffò, incrociando le braccia e distogliendo lo sguardo.
“Allora, il prossimo chi è?” fece, riferendosi chiaramente a colui che doveva raccontare una storia – preferibilmente paurosa – per secondo.
“Beh, credo che comincerò sul serio io!” esclamò Gary ghignando a Barry, il quale ancora non aveva capito la frecciatina.
Il castano si schiarì la voce e si dispose a gambe incrociate, scrutando tutti i presenti. Dopodiché, si soffermò su Barry e un piccolo ghigno gli passò sulle labbra.
“Erano in cinque, quella sera.” cominciò a raccontare. “Avevano deciso di andare in un cimitero, giusto per curiosità. C’era infatti una leggenda che riguardava un mostro che si aggirava tra le lapidi, uccidendo talvolta i curiosi che facevano i furbi violando le leggi del luogo, entrando di notte. Sapete, uno in particolare aveva i capelli biondi...”
Vide lo sguardo di Barry farsi leggermente preoccupato, e ciò lo deliziò a tal punto che continuò nel racconto con ancor più sentimento. Si leccò le labbra, provocando così una piccola pausa di silenzio; quando fu sicuro che quel lasso di tempo muto avesse messo abbastanza in tensione il biondo, procedette nella narrazione, voltando lo sguardo stavolta da un’altra parte.
“E c’era pure un mangione... Che si sbafava continuamente salsicce...”
La sua gioia fu raggiunta grazie alla visione di Ash che, mentre continuava a ingozzarsi di wurstel, si bloccò di colpo tossendo pesantemente e alzando uno sguardo un po’ spaventato verso il suo primo rivale.
“Erano in cerchio attorno a un fuocherello e si raccontavano storie di paura... L’aria era gelida e il silenzio attorno a loro mortale, come degno del luogo dove si trovavano. Tutti erano molto attenti alle parole di colui che stava raccontando per primo il suo racconto dell’orrore...”
Fece ancora una volta una pausa di silenzio, ma durò di meno della precedente: Barry, ancor più preoccupato, lo fissava negli occhi come attirato da quella storia. Era visibilmente ansioso di conoscere il continuo.
“E poi?” lo spronò a continuare.
“E poi, beh... Ad un certo punto, si accorsero che uno di loro era scomparso. Cominciarono a pensare che fosse davvero stato il mostro del cimitero a rapirlo, mentre gli altri erano distratti. Quello biondo, poi, sembrava così angosciato... Ma a un certo punto, sentì un’alitata dietro di sé.”
In quel preciso istante Barry avvertì sul collo un fiato più gelido di un vento invernale e rabbrividì: il cuore cominciò a battere sempre più forte, il respiro a farsi ancor più affannoso. Una gocciolina di sudore cominciò a scendergli dalla fronte, fredda, solitaria. Passò un veloce sguardo su Gary e Ash, che d’improvviso s’erano fatti seri e terrorizzati, osservando qualcosa che si trovava probabilmente dietro di lui. Anche Paul, ch’era sempre così freddo, aveva uno sguardo sorpreso e leggermente preoccupato.
“B...Barry...” balbettò Gary, indicando con un dito tremante quel qualcosa che era dietro di lui.
Il biondo si voltò di scatto, impaurito più che mai: la visione che ebbe fu una di quelle più agghiaccianti che avesse mai avuto.
Un urlo spezzò così il silenzio mortale del cimitero. 





Angolo zuccheroso di Euphy ~


Ehm... Salve... Di nuovo... (?)
Spero che questo sclero vi sia piaciuto. Cavoletti di Bruxelles, sono un po’ in ansia, a dirla tutta. Mi auguro che l’abbiate apprezzata almeno un pochettino. Anche se io direi di no, ma ok. *^*
Si vede che sto sclerando un tantino, sì. È perché io sono l’unica cretina che è rimasta a casa ad Halloween, mentre tutti i miei amici sono usciti in giro a casegiar. Non è giusto.
Okkk, passiamo alla storia! Ho deciso di suddividerla in tre capitoli al massimo. (Spero di rientrare in questi canoni, sono consapevole di essere troppo prolissa nella scrittura. çç)
Vabbe, la trama l’avete capita... I personaggi pure...
Ohw, piuttosto, una cosa importante! Se ve lo stesse chiedendo, cercando immagini o informazioni su internet sulla Royalshipping, scervellandovi poiché non riuscite a trovare niente... Sappiate che in effetti non troverete niente (o almeno, non ancora, eheheh) su questa coppia in quanto l’ho inventata io! Ha come protagonisti Barry e un mio personaggio che inventai quand’ero piccina picciò (avevo tipo dieci o undici anni) e ci sono rimasta molto affezionata, ci tengo tantissimo... Quindi perché non aggiungere anche questo al mio sclero?
...Ok, sono rimasta intenerita perché dei bambini mi hanno appena fatto dolcetto o scherzetto. Ohw. <3
(Euphy, concentrati!)
Ed ora, i crediti! {Perché, ci sono crediti?}
Ringrazio innanzitutto Glaphyra perché qualche tempo fa sclerammo insieme per una settimana sullo “scheletro” di questa storia. Non mi ricordo più praticamente un piffero delle nostre pazze conversazioni in riguardo, ma qualcosina me la rammento; indi per cui la ringrazio a priori per avermi sostenuto all’epoca nella creazione di questa follia. *^*
Per seconda ringrazio Franci, da cui ho tratto (?) il fatto dei bigodini a Barry. <3 I crediti erano d’obbligo!
Per terza, ma non meno importante (!), la professoressa di chimica che ogni volta sclera in classe urlando la frase citata da Barry in questa  storia, “C’era una volta un bimbo”, per farci stare calmi e per calmarsi pure lei. (?)
Non faccio spoiler sullo sviluppo, dico solo che alla fine accadrà qualcosuccia di inaspettato... E mi fermo qui. (?)
Grazie mille per aver letto, spero che questo mio operato non sia solo da buttare. C’: Se avete consigli, errori da segnalare, tutto... Vi chiedo umilmente di aiutarmi. ^^
Al prossimo capitolo!
La vostra Euphy <3

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Capitolo 2
*** Parte seconda. ***


A trip to the cemetery

in a Halloween night

 


#Parte seconda. 


A Celestopoli vi era, contrariamente che a Lavandonia, aria di festa: vi erano innumerevoli bambini travestiti da mostri, streghe o Pokémon spettro che scorrazzavano per tutta la città raccogliendo dolci dalle case e facendo scherzi alle persone che non regalavano loro nulla. Le voci di questi fanciulli, assieme a quelle dei ragazzi più grandi che si divertivano a passeggiare e a stare insieme e in più a quelle degli adulti che semplicemente chiacchieravano tra loro, risuonavano per le strade, rendendo la città più viva, quella sera. E così, l’aria pungente di quel giorno era in contrasto con l’atmosfera tutt’altro che triste e malinconica.
“Dolcetto o scherzetto?”
Tre bambini avevano bussato all’ennesima porta per poter riscuotere la loro dose di caramelle e cioccolatini: l’uno era vestito da Pikachu, l’altro da fantasma e l’altra ancora da streghetta, che teneva stretto tra le braccia il suo Banette. I primi due avevano allungato in direzione della padrona di casa, che aveva appena aperto, due zucche vuote, all’interno delle quali vi erano dolci leccornie di tutti i tipi, dai leccalecca alle caramelle gommose; era chiaro che volessero che la proprietaria di quella porta contribuisse a riempire le zucche sborsando di tasca propria altri dolcetti.
La giovane, aperta la porta per la dodicesima volta quella sera, li guardava con un sorriso, ma era palese che fosse leggermente seccata da quella storia che si stava ripetendo di continuo. Ma, dopotutto, erano bambini; non poteva di certo mandarli a quel paese come invece avrebbe fatto con qualcun altro – ed ogni riferimento al corvino era puramente casuale.
Aveva dei bei capelli arancioni legati con un elastico blu in un codino rivolto verso l’alto e degli occhi meravigliosi che brillavano come due smeraldi. Il viso era delicato, grazioso come pochi, con una pelle candida, soffice e pulita come la neve pura d’alta montagna. Non era troppo alta, doveva almeno raggiungere il metro e sessantacinque; inoltre, indossava dei pantaloncini di jeans e un maglione giallo fin troppo grande per la sua taglia, oltre che delle scarpe rosse da ginnastica.
“Sì, sì, dolcetto,” fece sorridente, scaraventando una miriade di dolcetti nelle zucche dei bambini.
“Grazie!” risposero questi in coro e, dopo che questi si furono allontanati, chiuse la porta sbuffando, ritornando poi nel salotto dove l’attendevano le altre sue amiche.
La casa di Misty era una delle più eleganti che c’erano, a Celestopoli, e il salotto era l’esatta rappresentazione della raffinatezza della sua famiglia: il pavimento era un parquet di legno pregiato, sopra cui vi era un tappeto dalle mille decorazioni in stile barocco. Le pareti erano ricoperte di una carta da parati secentesca, abbellite poi anche da innumerevoli quadri rappresentanti paesaggi o soggetti umani. Su un mobiletto di legno di quercia, regalatole dal professor Oak in persona, vi erano, in cornici d’argento, le foto della rossa da bambina, delle sue sorelle, di lei e di Ash insieme. Sulla mensola proprio sopra, invece, si stagliavano i molteplici trofei che Daisy, Lily e Violet avevano vinto durante innumerevoli gare di bellezza; e Misty era fiera di tenere, accanto ad essi, i suoi, di trofei, vinti durante molteplici gare Pokémon a cui aveva partecipato dopo che Ash era partito per Hoenn, diversi anni prima.
Nel centro del salotto vi era un tavolino in vetro basso, in mezzo al quale vi era un pizzo bianco e, sopra di esso, un vaso pieno zeppo di fiori di margherite, viole, gigli e papaveri. Attorno ad essi, su tre lati, vi erano ben tre divani in stoffa azzurrina, su cui poggiavano elegantissimi cuscini ricamati a mano con temi floreali.
Infine, un camino di marmo bianco decorato in stile barocco, all’angolo, completava la bellezza di quella stanza.
La ragazza rientrò nel salotto buttando il sacchetto di caramelle sul divano di destra e sedendosi poco più distante. Le sue tre amiche la osservavano, in attesa di continuare la loro bellissima serata all’insegna di pettegolezzi e racconti. Erano tutte e tre sedute: una, sul divano di sinistra, aveva dei capelli castani che arrivavano poco più sopra delle spalle e dei grossi occhi marroni; le altre due, invece, sedute vicine sul divano del centro, avevano l’una capelli color nocciola dalla forma particolare e occhi chiari e brillanti come due zaffiri; l’altra, invece, lunghi e setosi capelli blu ed occhi profondi dal colore delle profondità dell’oceano.
“Scusatemi, ragazze...” Fece sbuffando. “Purtroppo questa sera sarà sempre così. Non vorrei ritrovarmi la casa riempita di uova marce, dato che poi pulire spetterebbe a me in quanto “le mie sorelle non si vorrebbero mai spezzare le unghie con un lavoro così sporco”. Ahh, che mi tocca fare per quelle streghe...”
“Non preoccuparti, Misty!” rispose Lucinda con un grande sorriso sulle labbra. “Non è mica colpa tua!”
“Eh, ma intanto quelle tre teste di Oddish se ne stanno tutte belle a fare il solarium!”
“Uuuh, il solarium? Ma pure io voglio farlo!”
“Ma sai quanto costa?” intervenne Vera portandosi una mano alla bocca.
“E poi è più bella l’abbronzatura naturale!” asserì Elena con un cenno della mano. “Ma, a proposito di solarium... Ma lo sapete che una volta ho beccato Barry farsi le lampade?”
Le altre tre ragazze fecero una faccia stupita, con un sospiro che voleva indicare sorpresa.
“Nooo...” fece la blu, incredula. “Ti prego, racconta!”
La castana si mise una mano sulla guancia, accarezzandosela; dopodiché ridacchiò, ripensando a quella scena che, in un ricordo, doveva essere stata abbastanza divertente. Sapeva che non avrebbe dovuto parlare su una cosa talmente imbarazzante, però l’avrebbe fatto lo stesso per ripicca, perché, come tutte le altre lì presenti, era indignata per l’ignobile comportamento dei ragazzi, e in particolar modo di Barry.
“Stavo tornando a casa dall’allenamento con Grovyle,” cominciò a raccontare con un ghigno sul volto. “quando mi trovai a passare davanti all’abitazione di Barry. Pensai di fargli una sorpresa e di andarlo a trovare, già che c’ero, così bussai alla porta.”
“Sembra un vero e proprio racconto dell’orrore!” la interruppe Lucinda posandosi un dito sulle labbra.
“In un certo senso lo è...” rispose convinta Misty, incrociando le braccia. “Insomma, ma non ti pare un obbrobrio un maschio che si fa le lampade? Senza offesa, eh!”
“Continua, continua!” Vera era talmente curiosa di sentire il seguito che batté le mani e i piedi più volte, con le orecchie tese, per essere attentissima a ogni singola parola.
Dal canto suo, la castana si schiarì la voce, piegandosi in avanti con il busto e scrutando minuziosamente i visi silenziosi e incuriositi delle tre amiche.
“Nessuno venne ad aprirmi.” Continuò con un sussurro. “Pensai che fosse fuori casa. Forse, era andato ad allenarsi, forse era andato a riscuotere il pagamento delle sue solite multe da qualcuno. Me ne sarei andata, se non mi fossi accidentalmente poggiata sulla maniglia della porta, accorgendomi che questa fosse stranamente aperta.”
Un minuto di silenzio seguì quelle parole; la suspense che Elena aveva creato le servì per osservare ogni minimo dettaglio delle espressioni facciali delle tre. Se già sembravano sorprese allora, pensò, sarebbe stata proprio curiosa di vedere le loro reazioni quando sarebbe arrivata alla fine del racconto dell’orrore, la storia più scandalosa di quell’Halloween. Prese un profondo respiro, prima di continuare a narrare i fatti a cui personalmente aveva assistito del tempo prima.
“Entrai in casa sua, con al seguito il mio Grovyle. Chiamai un paio di volte il nome di Barry, ma niente: lui non rispondeva. Non sembrava un avvenimento del tutto normale, considerando che, ogni qualvolta qualcuno bussi alla porta, Barry fa sempre molta attenzione a chiedere la parola d’ordine, prima di aprire.”
“Aspetta, aspetta...” Il racconto fu interrotto per un attimo da Misty, la quale aveva aggrottato un sopracciglio, leggermente interdetta dall’affermazione della castana. “Hai detto... Parola d’ordine?”
“Esattamente.”
“Tipo... Tipo quando i bambini costruiscono le basi segrete e...”
Questa volta non fu un silenzio di suspense, quello che seguì, ma un silenzio imbarazzante. Nessuna delle quattro ragazze sapeva cosa dire, tra cui neanche la stessa fidanzata del giovane. Le altre te, specialmente la rossa, si chiedevano come avesse potuto mettersi insieme a un individuo tanto folle. Una sera gliel’avevano domandato; ma lei, di tutta risposta, aveva sempre cominciato a parlare di quanto fosse iperattivo – accompagnando il racconto con un paio di insulti “affettuosi” –, certo, ma di quanto fosse altrettanto adorabile.  La tenerezza era difficile da comprendere sia per Misty, sia per Vera, sia per Lucinda, che lo conosceva da tempo; de gustibus, avevano concordato tutte e tre con fugaci sguardi d’intesa. Dal canto suo, Elena poteva esserne attratta quanto voleva; ma quando subiva un torto da parte sua, s’indispettiva talmente tanto da combinare un disastro, anche involontario, per l’offesa ricevuta. Quella volta, stava raccontando un episodio altamente imbarazzante; se lo meritava, pensava. Se lo meritava, per averle mentito sul fatto che sarebbe andato a comprarle un dolce regalo a Smeraldopoli e non sarebbe potuto stare con lei per l’intera serata per questo motivo, invece di dirle la verità sulla sua escursione al cimitero. Ovviamente, appena tornato, si sarebbe dovuto fare perdonare con un regalo vero, stavolta.
“E... quale sarebbe questa... Parola d’ordine?” continuò Misty, neanche lei sicura di volerla conoscere.
Un veloce sguardo della castana passò nuovamente sui visi delle tre. Dopodiché, si guardò attorno, come se stesse verificando che nessuno potesse ascoltarle.
“Promettetemi di non dirla a nessuno.” fece, con un sussurro a malapena percettibile.
“Noi?” disse Lucinda. “Noi, secondo te, lo diremmo a qualcuno? Proprio noi, che siamo le tue best?”
“Guarda che ci adombriamo, Elena. Sai?” Vera continuò la frase, scuotendo il capo in segno di disapprovazione.
“...Dannazione, Elena, è solo la parola d’ordine di un pirla!” Misty allargò le braccia.
“Va bene, va bene... Tenetevi pronte, perché lo dirò solo una volta.”
Le labbra della castana si mossero lentamente per scandire le parole, quasi impercettibili, per quanto il tono di voce era basso. Le altre tre restarono in un silenzio tombale, pur di riuscire ad ascoltare ciò che la giovane Allenatrice stava pronunciando.
“Barry è figo.”
“Ah beh, questione di punti di vista.” La rossa si grattò la nuca. “Allora. ‘Sta parola?”
“...Era questa.”
L’espressione sconcertata di Misty era letteralmente indescrivibile. Non poteva credere che quel che aveva appena udito fosse coincidente alla realtà; a malapena faceva fatica ad accettare il fatto che una persona a parer suo così squilibrata esistesse sul serio. Non poté trattenere la bocca chiusa, che pian piano si aprì, sempre più grande, lasciando sul suo viso una pura espressione di incredulità.
“Non ci posso credere...” sussurrò Vera, anche lei leggermente sconcertata – ma non quanto Misty.
“Sì, ma... Avete promesso di non dirlo a nessuno! Altrimenti poi mi rompe le palle con le sue multe!”
“Fidati di noi!” esclamò Lucinda, che voleva sentire il resto della storia. “Continua!”
“Sono salita al piano di sopra.” La castana riprese il suo racconto, appoggiandosi stavolta allo schienale del sofficissimo divano. “Era tutto in ombra, sembrava che la casa fosse davvero vuota. Stavo per andarmene, richiudendo la porta – e, naturalmente, avrei avvertito Barry – quando una luce che filtrava da sotto una porta attirò la mia attenzione. Mi sono avvicinata, l’ho aperta e...”
Con uno scatto, Elena si adagiò in avanti, battendo le mani per scaricare la tensione che aveva accumulato sulle compagne durante il suo racconto. “Lui era lì, in boxer, in un macchinario assurdo tutto illuminato, in una posa che ricordava quella di un... Un ninja! E non esagero!
Si posò le mani sulle guance, imitando l’espressione facciale simile a quella del soggetto del noto quadro “L’Urlo”, conservato nella capitale della regione di Kalos.
“Dev’essere stata una visione agghiacciante...” asserì la rossa, rabbrividendo. “Se io vedessi Ash in uno stato del genere... Non so, credo che mi metterei a urlare.”
“Per fortuna so che Paul non farebbe mai una cosa di questo tipo...” Lucinda sospirò, quasi appagata da quel suo pensiero tranquillizzante.
Vera, intanto, rimaneva in silenzio, non sapendo cosa aggiungere a ciò che le compagne avevano detto. Il racconto dell’amica era stato pressoché sconcertante, non c’erano dubbi; chissà cosa avrebbe fatto lei, se fosse stata al suo posto. Fortunatamente, Drew non era quel tipo di ragazzo – a dir la verità difficile da trovare – che era Barry; se però quest’ultimo si faceva le lampade – cosa decisamente bizzarra –, Drew era un individuo estremamente vanitoso. Ciò implicava un eccesso di superbia sia per quel che riguardava il suo carattere sia per quel che riguardava il suo aspetto fisico: difatti, non poteva fare a meno di guardarsi come minimo quindici volte al giorno allo specchio. Per non parlare del tempo che impiegava per aggiustarsi: per assurdo, era Vera quella a doverlo continuamente aspettare sotto casa in attesa che fosse pronto per uscire. Credeva che questo lato del verdolino potesse risultare strano, se raccontato a qualcuno: ma l’avvenimento che Elena aveva narrato era riuscito a farle rendere conto della perfetta normalità di Drew, in confronto.
“Ma, a proposito di ragazzi...” la voce di Vera risuonò cristallina tra gli squittii delle altre tre, che ancora discutevano sulla faccenda ‘Barry e le lampade’. “Ancora non riesco a capacitarmi delle loro bugie!”
“Guarda, non dirlo a me...” sospirò la rossa, incrociando le braccia in segno di disapprovazione.  “Quel fesso di Ash ha davvero pensato che mi sarei bevuta la scusa “dell’incarico che doveva necessariamente svolgere questa sera per sua madre”... Perché io sono nata ieri, eh.”
“Almeno a voi hanno detto qualcosa!” piagnucolò la bluetta, sbattendo i pugni sul divano. “Paul non mi ha detto niente di niente!”
“Che ti aspetti da un emo?”
“Ancora con questa storia? Non è un emo! Ti pare che io mi metterei mai con un emo?”
“Intanto l’hai fatto...”
“Suvvia, suvvia, ragazze. Non litighiamo!” intervenne Elena con un cenno della mano, tentando di ristabilire la tranquillità all’interno del salotto. “Non vorrete mica farvi rovinare la serata – ancora una volta – per colpa di quegli ingrati!”
“Certo che no!” un coretto di voci bianche si alzò diffondendosi nella casa, seguito poi da un piccolo risolino di tutte e quattro.
“Molto bene.” Sul volto della castana si fece spazio un largo sorriso – che tentava invano di nascondere la voglia di dare un cazzotto a qualcuno. “E adesso, facciamo qualcosa! Tipo burraco. Bella roba, il burraco. Me l’ha insegnato il professor Oak.”
Improvvisamente gli occhi smeraldini di Misty, illuminati precedente di una misteriosa luce, si fissarono in quelli marroni dell’Allenatrice, socchiudendosi molto lentamente in fessure talmente sottili che Elena non riusciva a capire se riuscisse davvero a vederla attraverso le palpebre o meno.
“...Ma riesci a vedermi?” la castana scosse una mano da destra a sinistra. “...Te l’ha insegnato Brock, questo trucco?”
No.”
“Non te l’ha insegnato lui?”
“Il no era per l’altra cosa.”
“...Ma...”
“Elena. No.”
“...Ma è burraco, è divertente...”
No.”
“...Misty, sei crudele.”
“Ma andiamo, Elena! Non vorresti anche tu...”
La rossa aprì nuovamente gli occhi, scrutando i volti delle tre amiche, incuriosite dalla proposta intuitivamente allettante della giovane  Capopalestra. Unì le mani facendo combaciare con delicatezza le punte delle dita e sorrise; non era un sorriso recante gioia, no. Si trattava di un ghigno tendente al maligno, e le tre amiche lo conoscevano molto bene.
“...vendetta, contro quei vermi? Una vendetta che va oltre il segreto delle lampade di Barry. Una vendetta... Dolce.”
Misty poté chiaramente vedere il volto di Lucinda illuminarsi, mentre univa le mani intrecciando forte le dita tra loro.
“Io ci sto!” affermò la bluetta, persuasa.
“Idem!” Vera fu convinta da quelle parole e applaudì due volte, curiosa di conoscere il piano dell’amica.
“Sono dei vostri. Così avrò l’occasione di picchiare Barry.” Il sorriso sulle labbra della castana era sinceramente inquietante.
“No, no, Elena,” la ammonì la Coordinatrice di Sinnoh. “ricorda: la vendetta è un piatto che va servito freddo!”
“No,” intervenne Misty. “la vendetta è un piatto che va spaccato in fronte ad Ash. Statemi a sentire... Questo sarà il nostro piano...”
 
~ ° ~
 
Barry credeva di aver visto davvero di tutto, nei suoi innumerevoli viaggi in giro per il mondo; aveva visto tantissime creature tutte diverse, da quelle più piccole e apparentemente indifese a quelle più grosse e spaventose. Aveva attraversato sconfinate valli e osservato con i suoi occhi paesaggi talmente estesi da non poterne vedere la fine, montagne altissime dalle punte così aguzze che gli mettevano i brividi, oceani così vasti che gli era impossibile pensare a un eventuale arrivo sulla terraferma nel giro di solo poche ore. Aveva affrontato parecchie difficoltà, ma aveva sempre tenuto la testa alta, con quella solita grinta che lo caratterizzava; non gli era certo facile dimenticare tutte quelle disastrose e pericolose avventure che quasi gli avevano provocato ossa rotte e contusioni inguaribili – e soprattutto, non poteva certo scordarsi di tutte le sue multe disseminate ai secondo lui “colpevoli” di tali pericoli.
Aveva visto tutto, insomma; ma mai, mai una creatura come quella che i suoi occhi arancioni – completamente spalancati – stavano fissando.
Era dietro di lui, grande e grosso; il pelo scuro, che si confondeva con il paesaggio notturno del cimitero, era folto e ispido – talmente tanto che Barry poteva sentire che i peli che sfioravano il suo braccio gli pungevano la pelle. La bocca, fornita di denti più aguzzi delle punte di quelle montagne che il ragazzo aveva visto durante i suoi viaggi, era vicina al suo collo: un fiato gelido, quello che fuoriusciva dalla sua bocca, ancor di più dell’aria che tirava a Nevepoli durante le giornate invernali.
Ma la cosa che più atterriva il biondino erano quegli occhi rossi che lo guardavano nei suoi: occhi penetranti, piccoli, tremendamente spaventosi. Barry poté subito comprendere quel che quello sguardo feroce trasmetteva; e, certamente, non si trattava di benevolenza. 
Un po’ di bava viscida e maleodorante cadde sulla sua manica; ironia della sorte, fu proprio quella la “goccia” che fece traboccare il vaso. 
L’urlo di Barry, così assordante e stridulo, fu la testimonianza dell’infinita riserva d’aria che il multatore avesse nei polmoni. Si alzò di scatto, indietreggiò mettendo impulsivamente le mani di fronte a sé per potersi difendere da eventuali attacchi di quell’essere così terrificante. Era talmente spaventato e impaziente di volersi allontanare da lì che, facendo frenetici passi indietro, non si accorse dello zaino che intralciava la sua fuga, e cadde all’indietro, sbattendo il coccige contro il suolo – che era tutto tranne che morbido. Una smorfia di dolore passò sul suo viso arrossato solo per qualche secondo, prima  di riprendere a urlare dalla paura verso quello che era la creatura più mostruosa che avesse mai visto in tutta la sua vita.
Voleva alzarsi e scappare via, ma il dolore al fondoschiena glielo impediva; indietreggiò sul suolo strisciando, senza distogliere lo sguardo da quel mostro, attento ad ogni suo singolo movimento. Ringhiava, quella creatura, come avrebbe fatto un Houndoom a cui fosse stato tolto l’osso; ma in confronto – e su questo non c’era alcuna ombra di dubbio – il Pokémon Ombra era un mansueto cagnolino.
Ripresosi dallo shock iniziale qualche secondo dopo, cominciò a strillare verso i suoi compagni chiedendo aiuto, ma solo dopo si accorse delle urla che accompagnavano le sue. Si voltò solo un attimo e poté vedere di sfuggita la situazione dietro di lui: Paul era in piedi ed era indietreggiato di qualche passo, con le mani di fronte a lui in attesa di qualche agguato, e tratteneva il respiro, senza emettere alcun tipo di rumore, mentre osservava a bocca aperta e con un’espressione incredula la scena che gli si parava davanti. Gary era accanto a lui, ma, a differenza sua, non se ne stava zitto, bensì, gesticolando nervosamente, cercava di urlare qualcosa al biondino – qualcosa che non poteva udire, a causa delle sue stesse così assordanti grida. Anche lui, però, era visibilmente spaventato. Aveva poi visto per una frazione di secondo Ash, che, ancora con il bastone con la salsiccia in mano, aveva preso la rincorsa urlando come un forsennato ed era andato a rifugiarsi dietro a un albero poco più lontano, aggrappandosi al tronco e alla corteccia con le unghie.
Barry lo avrebbe multato in seguito, per non averlo neanche minimamente soccorso da quel mostro; ma in quel momento, le multe occupavano un posto più basso rispetto alla salvezza, nella scala delle sue priorità.
“Oddio, oddio, ti prego,” cominciò a balbettare, con il fiato che a malapena gli usciva dalla gola. “ti prego, vattene via, VATTENE!”
Agitò le mani freneticamente, per poter comunicare al mostro di andarsene via; quello, però, di tutta risposta, ruggì ferocemente e iniziò ad avvicinarsi al biondo, mostrandogli i canini aguzzi e la bocca bavosa. Fu quando il mostro, con una  zampa, gli afferrò un piede che Barry cominciò a temere seriamente per la sua vita, aggrappandosi con quanta più forza aveva alla terra, per evitare di farsi trascinare via dalla violenza della creatura. Questa tirava con così tanto vigore che era quasi impossibile per il biondo poter evitare di essere trainato chissà dove; divincolarsi dalla sua presa era altrettanto impossibile, data la rigida e ferrea presa sulla caviglia tremante del giovane.
Il pensiero della sua fine gli attraversò la mente, che riprese a ricordare gli eventi più disparati della sua vita: il suo primo Pokémon, la battaglia alla Lega contro Paul, i suoi allenamenti successivi, le infinite multe, il giorno in cui incontrò Elena, le crisi isteriche che aveva per la maggior parte del tempo, la battaglia contro suo padre, Palmer. Per un attimo ebbe la vista accecata da queste visioni, mentre l’altra zampa artigliata del mostro gli afferrava la maglietta e con uno strattone lo portò proprio di fronte a sé, ringhiandogli in faccia con più potenza.
Barry non poté fermare le lacrime, mentre cercava invano di allontanarsi e di liberarsi dalla stretta della creatura. Tirava pugni, calci, non se ne stava buono neanche un secondo; non voleva morire. Non in quel momento, non così, non da solo
“A... Aiuto... Papà...” sussurrò, venendo nuovamente a contatto con quegli occhi rossi spaventosi.
Un minuto di silenzio ristabilì per poco la quiete, finché una grassa risata non la distrusse nuovamente, facendo voltare tutti verso la sua fonte.
Gary non riusciva a smettere di ridere, di fronte a quella scena così melodrammatica. Si piegò in due, trattenendosi entrambe le mani sulla pancia, mentre continuava a dar sfogo alle sue risate. Sul viso arrossato era dipinta una smorfia di eccessiva ilarità, la quale, a quanto pare, era così tanta da far nascere copiose lacrime negli occhi del giovane.
Nel contempo, gli altri lo fissavano increduli e parecchio disorientati, dando ogni tanto un’occhiata anche a quell’ammasso di pelo che aveva smesso di ruggire e di esercitare forza sul corpo del povero Barry.
La creatura era rimasta immobile, ma avanzò un piccolo sorrisetto su quello che sarebbe dovuto essere il suo terrificante muso. Cominciò a sghignazzare assieme al castano, mollando la presa sulla caviglia del biondino, che, come d’impulso, la ritrasse e si allontanò strisciando, ancora atterrito dall’imponente figura pelosa e dallo shock subìto. I suoi occhi arancioni, spalancati come mai lo erano stati, guardavano i dintorni con orrore e confusione; non riusciva a capire più un accidenti, di quel che stava accadendo. Si limitò solamente ad asciugare le lacrime con la manica della maglietta, in un primo momento; poi, però, sentendo Gary ridere a crepapelle e quel mostro sogghignare, si riprese e guardò tutti i presenti, compresi Paul e Ash, a quanto pare spaesati quanto lui.
“Che- Che cosa significa?!” urlò, stringendo i pugni. “Perché stai ridendo? Perché state ridendo?!”
La domanda del biondo non trovò risposta se non qualche momento dopo, quando Gary fu nuovamente in grado di parlare – o quasi, dato che sembrava non riuscisse a smettere di sbellicarsi.
“Ah, Barry...” cominciò, con le parole interrotte dalle risate. “Ecco, vedi... Diciamo... Diciamo che sei stato trollato alla grande!”
Le lacrime ritornarono a sgorgare dagli occhi azzurrini del castano, il quale, non appena terminata la frase, scoppiò nuovamente a ridere, come non mai. Nel contempo indicò un cespuglio lì vicino, da dietro il quale, dopo qualche instante, spuntò un individuo dalla chioma verde e dalla faccia fin troppo famigliare: anche Drew, come Gary, non faceva che ridere, ma con una nota di eleganza in più. Sotto lo sguardo incredulo di Barry, Ash e Paul, il verde si avvicinò alla creatura pelosa e gli posò una mano sul dorso, mentre con l’altra afferrò una Poké Ball dalla cintura.
“Ma che...?! Drew! Che cavolo ci facevi dietro quel cespuglio?! Perché hai in mano una Poké Ball? Perché stai accarezzando quel coso? Perché quel coso sorride?!”
Drew volse lo sguardo  a Barry, accompagnandolo con un ghigno divertito.
“Il solito maleducato...” sospirò, allontanando la mano dal pelo di quell’essere non ben definito dai poveri tre confusi del gruppo. “‘quel coso’ ha un nome, sai? La tua mancanza di tatto è fin troppo evidente.”
Barry avrebbe voluto gridargli contro qualcosa, e anche pesantemente, viste le circostanze in cui poco prima era stato messo; tuttavia, prima che potesse proferire parola, il verde lo precedette con uno schiocco di dita.
“Ora ritrasformati, Ditto. E non offenderti per le parole di quel cafone.”
Ditto?!”
Ash e Barry non avevano potuto non esclamare il nome del Pokémon, una volta sentito pronunciare dalla voce di Drew. In un baleno, il mostro si illuminò di una tenue luce e modificò la sua forma, rimpicciolendosi sempre di più, fino a diventare una piccola macchia viola informe. Il Ditto pronunciò il suo verso e riprese a sghignazzare, alla vista della faccia a dir poco ridicola del biondo.
“Buon Arceus, è veramente un Ditto!” esclamò Ash, mentre si avvicinava al gruppo e tirava un morso al wurstel infilzato nel bastoncino che teneva in mano.
“La tua perspicacia mi sorprende sempre, Ketchum.” Ghignò il nipote del Professor Oak al corvino. “Comunque vedo che la paura non ti ha tolto l’appetito... Ma credo che quello non se ne andrà mai. Proprio non riesco a capire come abbia fatto uno splendore come Misty a mettersi con uno come te...”
 Il castano continuò a sganasciarsi, mentre faceva segno al Ditto di avvicinarsi a lui e a Drew di passargli la Poké Ball. Di tutta risposta, il corvino, indispettitosi, strinse i pugni e inarcò le sopracciglia con fare indignato.
“Sta’ zitto, Gary! Sei solo invidioso perché Misty manco ti guarda. E ti rode!”
Il castano bloccò di colpo le risate; si voltò in direzione di Ash, prima con una faccia più seria del solito, e poi con un meraviglioso ghigno sulle labbra. Si avvicinò al corvino molto lentamente, per poi fermarsi proprio di fronte a lui, mentre lo guardava dall’alto in basso con i suoi penetranti occhi color ghiaccio.
“Ancora un po’ e si renderà conto di quanto tu sia spregevole, Ketchum. E poi vedi come verrà correndo da me! Perché io sono Gary Oak. E sono un figo, a differenza tua che sei un mangione!”
“Io non sono un mangione!”
Così dicendo, Ash sputò accidentalmente un piccolo pezzo di salsiccia sulla maglietta di Gary, il quale, schifato, se la levò di dosso con un rapido gesto della mano.
“Ma che schifo! Ketchum! Contieniti, per grazia divina! Ma ti hanno insegnato l’educazione? O tuo padre era proprio come te? Uno Swinub?”
“Non ti permettere!”
“Tuo padre era uno Swinub!”
ZITTI!”
La voce stridula di Barry fece smettere il litigio tra i due storici rivali e fece voltare tutti verso la sua direzione.
Il multatore fissava i compagni uno a uno con uno sguardo carico di collera e quasi sembrava voler ringhiare a ciascuno dei presenti, ugualmente a un Poochyena a cui avevano tirato la coda. Stringeva i denti e i pugni come se volesse trattenere la sua rabbia, ma per poco, dato il carattere tremendamente isterico  che lo contraddistingueva. Difatti, qualche attimo dopo, si alzò in piedi di scatto, come se sotto il suo di dietro ci fosse stata una molla, e cominciò ad additare a turno tutti quanti, mentre si spolmonava tirando fuori tutto e di più.
“Come avete osato?! Come?! A me, poi! Il grande Barry Thunder! Io vi multo! Prendermi in giro in questa maniera! Stavo per avere un collasso! E poi le cure mediche chi me le pagava, eh?! EH?! Vi multo, capito?! VI MULTO! Vi faccio una multa così salata che non riuscirete mai a saldarla, nemmeno se mi trovate il relitto del Titanic! VI MULTO TUTTI!”
“Quanto la fai lunga, Thunder...” fece Gary, chinandosi a raccogliere il Ditto da terra.
“Zitto tu! Che non hai neanche la ragazza!”
“Vai a fare in culo, Thunder!”
“Questo linguaggio scurrile ti aiuterà solo ad aumentare il prezzo della multa, antipatico! Ah, e il Ditto non è escluso dal pagamento! Sono adombrato anche con lui!”
“Questo Ditto ha più fegato di te...” intervenne Drew.
Il verde si scostò una ciocca di capelli, prima di passare con un elegante gesto la Poké Ball del Mutante  a Gary, il quale l’afferrò al volo e l’avvicinò a Ditto, dopo averlo accarezzato un po’ sulla testa.
“Tranquillo, Ditto.” Sussurrò con un sorriso, mentre lo riponeva nella Poké Ball. “Tornerai dal nonno sano e salvo. Senza che questo scemo ti mischi la sua idiozia.”
“Zitti, zitti!” esclamò il biondino agitando i pugni per aria. “Ash! Multo anche te!”
“Perché?! Io non c’entravo niente!”
“Tu ti sei rifugiato dietro l’albero invece di soccorrermi!”
“E Paul, allora?”
“Paul è troppo figo per essere multato!”
Il viola, dal canto suo, aveva osservato impassibile tutta la scena. Quando si era accorto della messa in scena da parte di Drew e Gary, non aveva potuto far altro che pensare alla stupidità di tutta quella situazione. Adesso che vedeva Barry urlare come un dannato le sue abituali cose insensate, il pensiero dell’idiozia si fece sempre più forte. Come al solito, il multatore si stava dimostrando il consueto fesso.
“I soliti idioti...” Non poté che mormorare, con un profondo sospiro.
“Ad ogni modo...” riprese Drew, attirando l’attenzione di tutti. “Se magari Barry ha finito di fare le sue solite multe...”
“Guardate che vi devo ancora dare i foglietti.”
“Bene, dicevo. Mentre organizzavo lo scherzo per lo stupido Barry, mi sono addentrato un po’ più in là nel cimitero. E ho trovato qualcosa che potrebbe interessarvi parecchio...” 
Il verde scoccò uno sguardo a Gary, che tutt’a un tratto si illuminò. Dopo aver riposto la Poké Ball nella borsa, congiunse entrambe le mani e si avvicinò a Drew di qualche passo.
“Vorresti dire...” cominciò. “Vorresti dire che... L’hai trovata?”
Drew annuì e incrociò le braccia, dopodiché indicò, con un piccolo movimento della testa, la direzione verso cui Gary avrebbe dovuto procedere se avesse voluto vedere ciò che il verde aveva precedentemente scoperto.
“Certo. Ne sono più che sicuro. È proprio lì...”
“Cos’è, un altro scherzo?!” sbuffò il biondino, che non stava capendo assolutamente nulla della conversazione tra i due.
Non appena le parole di Barry giunsero all’orecchio di Gary, quest’ultimo si voltò, sfoggiando uno dei suoi meravigliosi sorrisetti – un suo vanto, a dirla tutta, che attirava tantissime ragazze, ma non l’unica che davvero gli interessava.
“Oh no, caro Thunder... Gli scherzi sono finiti.”
Il castano passò il suo sguardo su Barry, Ash e Paul, poi osservò la direzione che Drew gli aveva indicato. Era emozionato, all’idea di poter contemplare con i suoi occhi qualcosa per la quale aveva passato intere giornate a fare ricerche di ogni tipo; inoltre, finalmente avrebbe potuto osservare chiaramente se la leggenda che suo nonno gli raccontava da piccolo fosse verità o menzogna. Gary si passò la lingua sulle labbra, prima di incrociare le braccia e di completare quello che aveva da dire.
“Ciò di cui parla Drew è il motivo per cui noi stanotte siamo qui.”





Angolo zuccheroso di Euphy ~

Salve, gente!
Sì. Lo so che non aggiornavo da Ottobre... Colpa della scuola. Ho abbandonato EFP per un po’, in effetti... Ho solo aggiornato un po’ Enemies, ma nulla di più. Mi dispiace tanto tanto. *si prostra ai piedi dei lettori e degli autori*
Che poi ci si mette pure il modem che si sta pian piano distruggendo con un virus del piffero e che quindi non posso usare, ma ok. Vai così, Euphy. Convinta.
Comunque. Mi scuso ancora per essere in questo spaventosissimo ritardo. Spero di avere tempo quest’estate per rimediare... E spero soprattutto di poter continuare a scrivere questa FanFiction con tranquillità, senza rotture di palle... Perché ci tengo proprio tanto, è una delle Fic che mi piacciono di più, tra quelle che ho scritto. <3
A proposito del capitolo! Mi è uscito più lungo del solito... Pensavo di poterlo fare più corto, e invece è venuto ben dieci pagine di Word. Oh God... Spero non sia stato un mattone pesante da digerire!
Ho finalmente inserito le ragazze... Ho cercato di renderle il meglio possibile. Pensate che ho fatto un enorme sforzo anche per la mia OC, per mantenerla IC. Sì, perché sono così tanto una frana da essere anche capace di far andare un mio OC OOC. Sarà il periodo del cambio di stagione che mi fa stare così rinco...
Mi sono divertita un sacco con Misty, e poi... Quella cosa delle lampade non so da dove mi è uscita, sinceramente. È stato un momento di sclero spaventoso, ahahah
Spero che la mia OC possa essere apprezzata, in qualche modo. So perfettamente di non aver avuto occasione per presentarla un po’ di più, così da poter far comprendere meglio il carattere al lettore, però... Insomma, ce l’ho messa tutta davvero tanto. È la prima volta che faccio apparire un mio OC in una mia FanFiction pubblicata. E questo è il mio primo OC che ha una vita di... tipo sei o sette anni, quindi, ripeto, ci tengo tanto tanto. <3
A parte ciò... Anche con i ragazzi mi sono impegnata molto a renderli IC. Nel primo capitolo, la cara Giandra mi aveva effettivamente segnalato Drew, che mi era venuto un po’ OOC – e lo riconosco; per me Drew è un parto. Non so perché, lui è il più difficile da rendere IC, per me. Però in questo capitolo mi sono messa sotto e ho tentato di farlo IC, quindi... A voi i pareri e i consigli!
Inutile dire che pure con loro, comunque, mi sono divertita e ho sclerato assai. “Tuo padre era uno Swinub” non so da dove mi è venuta, sono scoppiata a ridere come una deficiente, ahahah
Però sono stata troppo stronza con Gary, dai. Mi è dispiaciuto troppo. Non ha la ragazza, eheheheheh (Manco tu ce l’hai un fidanzato, quindi taci. n.d.Gary) (Stai zitto. n.d. Euphy)
E... Mi sa tanto che questa long verrà un po’ più lunghetta di tre capitoli. Non riesco a fare tutto nel prossimo capitolo... E ho già in progetto che sarà un bel po’ più corto, di questo. Altrimenti, che cavolo, uno si rompe a leggere cose così lunghe!
E niente, pure quest’angolino dell’autrice sta diventando una stanza *badabum tss* (no Euphy, no) e mi ritiro.
A voi commenti e consigli! Se volete segnalarmi qualcosa, io son qui ad ascoltarvi. Perché è grazie a voi se riesco a migliorare. <3
Alla prossima,
Euphy <3

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Capitolo 3
*** Parte terza. ***


A trip to the cemetery

in a Halloween night

 


#Parte terza. 
 
 
“Eccola.”
Una folata di vento gelido seguì quell’affermazione di stupore pronunciata dal castano, scompigliando i capelli di tutti e cinque i giovani ragazzi, i quali, fermi come statue marmoree fissavano la modesta lastra di pietra e granito che si stagliava davanti a loro.
Di color grigio scuro, la lapide incuteva un certo terrore anche se solo veniva guardata; su di essa non c’era nulla che potesse servire a identificare colui che giaceva sotto quella terra. Né una foto né tanto meno un nome mostravano l’identità del possessore di quello che doveva essere divenuto un mucchietto di ossa – se non già polvere –; solo una misera e misteriosa scritta descriveva in un qualche modo la persona a cui la tomba era stata donata.
“Il Mangia-anime...” sussurrò il biondino, mentre leggeva a voce alta quelle parole incise in maniera alquanto rozza sulla lastra di pietra.
Barry non poté fare a meno di rabbrividire, una volta venuto a contatto con un soprannome tanto inquietante, a detta sua. Lo scherzo inammissibile che poco prima avevano architettato Gary e Drew non l’aveva certo aiutato a spronare il suo coraggio, che invece, a quanto pare, si stava pian piano rintanando nel suo animo, mentre faceva spazio alla paura. Il multatore scosse la testa, al pensiero di dover mostrare agli altri e a se stesso di avere timore ancora una volta, dopo quel maledettissimo scherzo; lui, orgoglioso com’era, non avrebbe mai e poi mai ammesso di avere paura, perché lui era Barry Thunder, e non poteva spaventarsi per gli stupidi giochetti di Gary e Drew e per leggende altrettanto sciocche e infondate. Lui era coraggioso, e l’avrebbe dimostrato a tutti, lì.
Deglutì, schiarendosi successivamente la voce, e si voltò verso il nipote del Professor Oak.
“È questa la lapide della leggenda di cui parlavi, Gary?” Domandò, incuriosito.
“Esattamente, Thunder. Questa è la ragione per cui vi ho sfidati a questa prova di coraggio.”
Gli occhi del castano si illuminavano sempre di più, mentre guardava la lapide umida e ricoperta in parte dal muschio. Era estasiato di potersi trovare di fronte a quella che era stata uno degli oggetti delle sue ricerche sul paranormale, che tanto lo appassionavano; di notte, quella lastra di pietra acquisiva un aspetto molto diverso rispetto a quello che aveva durante il giorno.
E, durante quella notte in particolare, quella terrificante apparenza avrebbe dovuto essere mille volte più agghiacciante.
“Penso proprio che sia arrivato il momento di spiegarvi tutto nei minimi dettagli.” Fece Gary, osservando tutti i lì presenti. Poi, aggiunse qualcos’altro con un grosso ghigno che andava allargandosi sulle sue caratteristiche seducenti labbra. “Così potrò essere sicuro di vedervi completamente terrificati... Specialmente Ash.”
“Ma... Ma la pianti?!” esclamò il corvino, dopo aver deglutito.
In fondo, Ash non era per niente sicuro di voler ascoltare quella storia; e adesso, si stava chiedendo per quale maledettissimo motivo aveva accettato di partecipare a una gara di coraggio così spaventosa – fin troppo, per i suoi standard.
Il volto preoccupato dell’Allenatore non fece altro che compiacere il suo storico rivale, il quale, più che soddisfatto, si leccò le labbra, prima di rivolgersi nuovamente ai suoi compagni.
“Quello che andrò a raccontarvi, in breve, è il frutto di tutte le mie ricerche in merito a questo luogo e, in particolar modo, alla leggenda che riguarda questa particolare lapide.” Gary cominciò a raccontare più entusiasmato che mai: era contento di poter mostrare a tutti quello che era riuscito a scoprire, e soprattutto andava molto fiero delle sue grandi capacità di ricercatore. “Ebbene, credo che già tutti voi conosciate, più o meno, la storiella su quest’ uomo...”
“Aspetta... Se non sbaglio parli dello spirito di un uomo misterioso che si risveglia ogni notte del 31 Ottobre per punire chi disturba il suo sonno, vero?” Intervenne Barry, grattandosi la nuca. “Mio padre mi ha raccontato quella storia un paio di volte...”
“Sì, è proprio lui... Il fatto che tu sia informato mi sorprende, dato il tuo essere capra.”
“Non ti permettere! Io ti multo, capito?!”
“Sì, sì. Fammi finire.” Gary fece un cenno della mano per indicare al biondino di tacere e, prima che questo potesse ribellarsi e sclerare per l’ennesima volta come un povero dannato, il castano riprese con il racconto della leggenda legata alla misteriosa lapide davanti alla quale i cinque si trovavano. “La leggenda narra quindi dello spirito di questo misterioso individuo, la cui identità rimane tutt’oggi totalmente ignota, persino a Mr. Fuji, il sindaco di questa piccola cittadina. Molto probabilmente, la tomba risale a tempi così antichi che attualmente non è possibile poter identificare il cadavere seppellito qui sotto – sempre che ne sia rimasta traccia, dopo così tanto tempo. La tomba davanti alla quale ci troviamo adesso è definita uno dei più grandi misteri di Kanto; più precisamente, uno dei misteri più spaventosi di Kanto. Secondo tantissime testimonianze, durante la notte tra il 31 Ottobre e il 1 Novembre sono accaduti tanti strani fenomeni collegati alla lapide in questo cimitero... C’è gente che afferma di aver sentito urla provenienti da qui, altri invece credono di aver visto l’ombra di un uomo – e l’hanno descritta come spaventosa, totalmente terrificante. In giro si racconta che tale inquietante presenza  sia proprio l’anima di questo “Mangia-anime”...”
Il castano fece una pausa, per poter ammirare nuovamente la meravigliosa quanto terrificante lapide ai suoi piedi.
“Se la leggenda è vera, suppongo che questa sera avremo un incontro ravvicinato con questo tipo, giusto Gary?” domandò Drew, incrociando le braccia.
“Già. Sarebbe semplicemente magnifico. Sempre che qualche cagasotto non si metta a frignare...”
Gli occhi del castano scrutarono i visi di Ash e Barry, fino a quando quest’ultimo non si batté una mano al petto dopo essersi schiarito la voce.
“Io sono coraggiosissimo! Altroché! Vorresti per caso insinuare il contrario?!”
 “No no, per carità...”
“Paul è d’accordo, vero?”
Il povero Allenatore dai capelli viola non poté che sospirare, sentendosi nuovamente nominare dal biondino. Il carattere allegro che contraddistingueva quel pazzoide gli cominciava a dare sui nervi; come poteva un solo individuo essere affetto da così tanta idiozia? Come se non bastasse, gli ronzava sempre attorno. Aveva seriamente rischiato quando Barry gli aveva chiesto di potergli fare i capelli, i suoi bellissimi capelli viola che nessuno, nessuno poteva neanche minimamente toccare.
Paul si risvegliò dai suoi pensieri quando vide il biondo avvicinarglisi pericolosamente alla spalla, superando il limite massimo di distanza che il viola gli aveva precedentemente imposto. Quando Barry gli posò un braccio attorno alla spalla, era ormai troppo tardi per potersi scansare.
“Visto? Io e Paul siamo best friends. Anche lui pensa che sono coraggiosissimo e fighissimo!” esclamò il biondino appoggiando una mano sul suo fianco, con un’aria di superiorità.
Dal canto suo, il viola s’irrigidì talmente tanto da sembrare un pezzo di legno; il volto s’adombrò immediatamente, mentre stringeva i denti in una morsa ferrea.
“Ti avevo detto di stare lontano.” Sussurrò, con una voce d’oltretomba quasi più agghiacciante della visione stessa della lapide.
“Oh, giusto!” Era come se Barry non avesse minimamente sentito le parole pronunciate dall’Allenatore di Sinnoh, chiaramente innervosito dalla sua presenza. “Ora capisco perché sei così silenzioso, questa sera. Ti sei offeso perché non ti ho mostrato la mia crema idratante per il viso, vero?”
“Come scusa?” La reazione del viola fu immediata, dal momento che credeva – e sperava con tutto se stesso – di aver sentito male.
“Mentre tiravo fuori i bigodini ho accidentalmente fatto cadere anche la mia crema idratante e tu l’hai vista. E te la sei presa. Ma se vuoi puoi usarla anche tu. Perché tu sei Paul. E meriti una pelle morbida come la mia.”
A quel punto, la faccia del povero Allenatore di Sinnoh era ormai incredula. Restò immobile sul posto per qualche secondo, prima di scansarsi dalla presa del biondo e di mettere ancora una volta le distanze tra loro due; non sapeva cosa pensare, se non a quanto nonsense ci fosse in tutta quella situazione.
“Tu hai qualche rotella fuori posto!” disse a braccia conserte.
“La fama è quella, insomma.” Intervenne Gary, anche lui abbastanza sconcertato da quel che aveva udito dire dal figlio dell’Asso della Torre Lotta. “Ma perché stiamo parlando di creme idratanti, per la miseria?!”
“Perché Thunder ha l’incredibile capacità di rendere qualsiasi momento insensato.” Ancora una volta, l’eleganza del verde venne sfruttata da quest’ultimo per poter esprimere con un’innata raffinatezza un concetto offensivo nei confronti del biondo, il quale, indispettito, non poté evitare di guardare i presenti in cagnesco, mentre era in procinto di fare a tutti quanti una salatissima multa. “In ogni caso, lasciamo da parte le quisquilie e proseguiamo con ciò che avevamo programmato per questa sera – non vorremo mica aspettare il 31 Ottobre dell’anno prossimo, no?”
“Mi fa piacere notare che qualcuno con un po’ di sale in zucca abbia compreso il concetto.” Rispose il castano squadrando Barry e, con uno schiocco di dita, attirò l’attenzione dei presenti. “Vediamo se non ve la fate sotto, in questo piccolo esperimento. Amici, compagni o semplici idioti, questa sera andremo a risvegliare di proposito il fantasma della leggenda.”
Un “Eh?!” esclamato da Barry e Ash seguì quelle parole, facendo sussultare Paul per l’acutezza delle voci dei due più ingenui  del gruppo. Il corvino indietreggiò istintivamente di qualche passo, come se avesse timore che il fantasma si facesse vivo in quel preciso istante, nel momento in cui Gary lo aveva, in un certo senso, chiamato.
“E come pensi di fare?” Fu l’unica domanda del viola, che per la prima volta in quella serata si era dimostrato per un minimo incuriosito dall’intero piano del castano.
“Ci fermeremo proprio qui, attorno a questa lapide, e proveremo a chiamarlo. Se non dovesse funzionare, allora ricorreremo alle maniere forti.”
“Sarebbero?”
“In breve, ci metteremo a fare casino attorno alla sua tomba.”
“Insomma, della serie che se s’incazza poi è amara.”
“Provare non costa niente, giusto?”
Il castano si sedette a gambe incrociate per terra proprio di fronte alla pietra tombale, con gli occhi fissi su di essa e sull’incisione scolpita sulla superficie, e fece cenno agli altri di sedersi: niente e nessuno l’avrebbe fermato dal suo obiettivo. Dopotutto, era un Oak; e gli Oak avevano sempre successo, in ciò che facevano.
 
~ ° ~
 
Il buio di quella notte sembrava ancor più scuro del solito, a detta della bluetta, la quale incerta s’incamminava dietro alle altre tre amiche all’interno di quell’inquietante cimitero che l’oscurità non faceva altro che rendere ancor più spaventoso; oltre a ciò, si aggiungeva il freddo pungente di una notte di fine Ottobre e un venticello gelido molto simile al fiato di qualche creatura dei film horror.
Un maledetto postaccio da brividi, non faceva altro che pensare la Coordinatrice di Sinnoh, ogni volta che si guardava attorno e scorgeva le lapidi o le ombre degli alberi che al buio assomigliavano molto a delle mani artigliate.
“Mh... Ragazze, non sono più tanto sicura che quel che stiamo per fare sia una buona idea...” Sussurrò, leggermente atterrita dal paesaggio spettrale che la circondava.
“Non vorrai rinunciare proprio adesso che siamo a un passo dalla nostra vendetta, Lucinda!” Esclamò Misty voltandosi verso di lei con aria imbronciata, ma al contempo un po’ delusa. Sperava davvero tanto che il timore più che ragionevole dell’amica fosse soltanto passeggero, al pensiero di quel che sarebbe accaduto a quegli ingrati dei ragazzi di lì a poco per mano loro. Voleva farla pagare ad Ash, ma nonostante tutto teneva molto anche allo stato d’animo delle sue amiche più care. Anche più della vendetta.
“Dai, Lucinda!” Intervenne la castana poggiando una mano sulla spalla della Coordinatrice di Sinnoh. “Non sei l’unica a cui questo posto mette i brividi. Ma dopo tutta la strada che abbiamo intrapreso per arrivare fin qui, penso che valga la pena provare. E non sei da sola, ricordalo! Ci siamo noi qui con te!”
“Giusto!” La Coordinatrice di Hoenn sorrise dolcemente all’amica dai capelli blu, afferrandole la mano con entrambe le proprie. “E poi, pensa alla faccia che faranno i ragazzi quando li vedremo ancor più impauriti di noi! Non credi che sarebbe più divertente?”
Lucinda guardò i visi di tutte e tre: in effetti, dopo tutta la fatica che avevano fatto per giungere da Celestopoli fino a Lavandonia, valeva davvero la pena andare avanti con il loro piano, senza farsi prendere dal timore che quel posto incuteva – un altro ostacolo che impediva la riuscita della loro dolce vendetta. Erano giunte lì in groppa ai loro Pokémon volanti, con grandi difficoltà di orientamento, giacché era buio ed era difficoltoso poter capire quale fosse la direzione giusta da prendere. Trasportare i materiali per il loro piano, in più, era stato abbastanza faticoso per i poveri Pokémon che avevano dovuto faticosamente riuscire a percorrere quella distanza durante la notte, dopo una delle solite giornate d’allenamento. Si trattava più che altro di costumi e maschere di Halloween, nonché di articoli per poter fare scherzi, come ad esempio del sangue finto o dei vermi tanto realistici quanto totalmente innocui, dal momento che erano di plastica. Avrebbero fatto prendere un bello spavento ai ragazzi, guadagnandosi il dolce sapore della vendetta, ma il timore che Lucinda provava in quel momento stava mettendo tutto a repentaglio, e di questo la bluetta ne era cosciente. Per degli attimi aveva seriamente avuto terrore, ma pensare al volto di Paul spaventato – cosa rara a vedersi, data la sua solita inespressività facciale – trasmetteva alla Coordinatrice la giusta carica per poter affrontare le proprie paure e farsi coraggio.
Con un sorrisetto deciso strinse i pugni e si rivolse alle altre tre, che la guardavano speranzose. Non appena si accorsero dell’espressione determinata della bluetta, non poterono che sorridere anche loro, con gli occhi pieni di contentezza. Erano sì felici di poter continuare con il loro piano, ma erano ancor più contente del fatto che l’amica stesse bene e si sentisse tranquilla, assieme a loro.
“Scusatemi, mi sono lasciata trasportare ancora una volta dalle mie insicurezze. Adesso però sto meglio. Le vostre parole e la faccia di Paul mi hanno dato coraggio!” fece, facendosi scappare un risolino dalle labbra rosee.
“Grande!” esclamò Vera, tirando l’amica verso di lei e stringendola a sé in un affettuosissimo abbraccio.
Insieme, quelle quattro erano un team inarrestabile, e lo sapevano benissimo. Anche se solo fosse mancata una di loro, non sarebbero riuscite a fare nulla in maniera impeccabile – cosa a cui invece erano solite quando svolgevano un lavoro di squadra. Erano in perfetta sincronia per via dei loro caratteri che, riuniti, combaciavano splendidamente in un gruppo le cui capacità erano decisamente invidiabili a molti.
“Se siamo tutte pronte, allora,” fece Misty, non appena Vera e Lucinda si staccarono da quell’abbraccio durato qualche minuto, come al solito, “possiamo cominciare a mettere in pratica ciò che avevamo pensato. Senza farci beccare dai ragazzi, naturalmente!”
“Nah, Misty, non c’è da preoccuparsi. In fondo, sono maschi; la loro acutezza è nettamente inferiore a quella femminile!” esclamò la castana portandosi le mani ai fianchi con un sorrisetto dipinto sul volto, in attesa di iniziare a lavorare con il loro malefico piano. “Hai mai sentito di un ragazzo più...”
Improvvisamente, l’Allenatrice di Sinnoh si interruppe, immobile come una statua e con lo sguardo ancora diretto verso le iridi smeraldine di Misty. Solo qualche attimo dopo si decise a voltare leggermente la testa prima a destra e poi a sinistra, osservandosi attorno minuziosamente, prima di voltarsi definitivamente e di fare un giro su se stessa a passi incerti.
“Avete sentito anche voi?” sussurrò, ancora in allerta sul paesaggio spettrale che la circondava.
“No... Che cosa hai sentito, Elena?” domandò Lucinda perplessa, con gli occhi che si muovevano a scatti di qua e di là leggermente intimoriti dalla reazione dell’amica.
L’Allenatrice di Sinnoh era convinta di aver sentito qualcosa ed era abbastanza certa di non essersi confusa. Sembrava un fruscio proveniente dai cespugli che attorniavano il luogo in cui si erano fermate quando la bluetta si era dimostrata impaurita da quel luogo inquietante – e solo allora, mentre si guardava attorno, Elena poteva accorgersi di quanto fosse davvero spaventoso il cimitero di Lavandonia. Non poteva essere stato il vento a provocare quel fruscio, di questo ne era sicura al cento per cento; una soluzione plausibile poteva essere quella di un Pokémon selvatico introdottosi nel camposanto per errore – ma se così non fosse stato?
Un altro fruscio, stavolta più vicino, la fece sussultare assieme alle altre tre, che stavolta avevano sentito e, sull’attenti, si accingevano a guardarsi attorno per capire quale fosse la causa di quel rumore.
Che diavolo è?, pensò la castana, mentre posava gli occhi sull’arbusto da cui aveva sentito provenire il fruscio.
“Che cos’è stato?” La voce di Vera era più tremolante del solito, a indicare di quanto timore cominciasse a provare durante quegli attimi in cui assolutamente nulla poteva renderla serena.
L’Allenatrice di Sinnoh avrebbe voluto risponderle con qualche frase incoraggiante per tranquillizzarla, ma fu battuta sul tempo da un rumore assordante proveniente da dietro le sue spalle che la fece sussultare ed emettere un gridolino spaventato.
Solo per una frazione di secondo riuscì a distinguere un paio di terrificanti occhi rossi, prima di sprofondare nel buio più totale assieme alle altre – un buio ancor più oscuro del cielo di quella notte di Halloween.
Una notte che difficilmente avrebbero dimenticato.
Le urla disperate delle quattro, che non ebbero il tempo di reagire neanche per un momento, riecheggiarono all’interno di tutto il cimitero, agghiaccianti e stridule come mai erano state.  





Angolo zuccheroso di Euphy ~

Ok, sono riuscita a scrivere anche questo capitolo – un po’ più corto, come avrete notato voi lettori – nei limiti di un tempo più o meno accettabile. Insomma, meglio aggiornare un mesetto dopo che tra otto mesi come ho fatto con il secondo capitolo – ma shh. <3
Ho voluto fare questo capitolo più corto del solito perché, a mio parere, mettere sempre uno dopo l’altro capitoli chilometrici dopo un po’ diventa qualcosa di troppo pesante, così ho preferito finirlo un po’ prima. In più, non potevo allungare i tempi della storia ulteriormente, altrimenti avrei reso il testo troppo noioso.
Naturalmente, mi sono impegnata anche nella stesura di questo terzo capitolo, che avevo cominciato del tempo fa e che ho finito solo l’altro ieri sera sul tardi, ritagliandomi un po’ di tempo prima di andare a dormire. Spero sia all’altezza delle vostre aspettative! c:
Come al solito, ho voluto interrompere il capitolo a un punto critico della storia. Non vi anticiperò nulla, ma posso assicurarvi che questa fine – per certi versi simile a quella del primo capitolo – sarà totalmente diversa da quella, appunto, del primo capitolo. Ma niente spoiler perché se no non c’è gusto. <3
Vi ringrazio infinitamente per seguire questa storia e per essere arrivati fin qui a leggerla. Le opinioni e i consigli sono ben accetti dalla sottoscritta, ovviamente. <3
Alla prossima,
Euphemia >.^

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Capitolo 4
*** Parte quarta. ***


A trip to the cemetery


in a Halloween night



#Parte quarta.

Fu lacerante il suono delle grida disperate e spaventate di chissà quali fanciulle, talmente tanto che i cinque giovani avventurieri, colti di sorpresa, quasi balzarono per aria, allarmati. Al biondino scappò persino uno strozzato gridolino, per quanto improvvise e agghiaccianti furono le urla. 
Cessato quel frastuono, qualche attimo dopo, il silenzio tombale ritornò a regnare nel cimitero, ancor più spettrale di prima. I ragazzi si guardarono tra loro ammutoliti, non sapendo cosa dire, tant'erano esterrefatti da quello strano avvenimento. Solo Drew, dopo, ebbe il coraggio di proferire parola. 
"Ma cosa... Che diavolo è successo?"
"È... È il f-fantasma?" domandò intimorito Barry, le cui pupille si erano improvvisamente dilatate per la paura di nuovo nascente in lui. 
"Sì, è lui, ne sono sicuro!" esclamò terrorizzato Ash, mettendosi le mani tra i capelli per la disperazione. "Gary, è colpa tua! Andiamocene, prima che ci uccida tutti!" 
"Ma per cortesia Ketchum, dimostra di avere un po' di palle!" La risposta del castano fu come spontanea, considerando il carattere del giovane ricercatore. "L'unico modo per scoprire cosa stia accadendo è andare sul posto per verificare di persona. Le urla provenivano dall'altra parte del cimitero, direi che è il momento perfetto per capirci qualcosa, di questo mistero." 
"Vacci tu, se proprio sei curioso!" 
"Immagino che quindi tu voglia rimanere da solo qui di fronte a questa lapide..." 
Il corvino sobbalzò, non sapendo più cosa rispondere. Gary l'aveva trascinato in quell'assurda storia e adesso se ne stava amaramente pentendo: cosa gli era saltato in mente, quando aveva accettato la sua proposta? Avrebbe di gran lunga preferito rimanere a casa di Misty, anche se fosse stato l'unico ragazzo lì presente accerchiato dalle altre loro amiche, piuttosto che affrontare il nuovo inquietante pericolo rappresentato dallo spirito maligno del "Mangia-anime". Non aveva scelta: certamente, non voleva rimanere lì da solo, in balia di terribili e malefiche presenze, quindi l'unica alternativa era quella di seguire il suo storico rivale nella sua folle ricerca della verità. Sospirò, sconfitto, digrignando i denti per la tensione di tutta quella situazione. La faccia che presentò a Gary fece sorridere quest'ultimo, soddisfatto. 
"Bene. Se siamo tutti d'accordo... Andiamo a vedere!" esclamò quasi entusiasta, facendo poi cenno agli altri di seguirlo. 
Si allontanarono dalla lapide in fretta, incuranti di ciò che in quel momento stava cominciando ad accadere attorno ad essa. La punta di una radice ricoperta di spine fuoriuscì dal terreno, seguita da molte altre, senza fare alcun rumore, attente a non distruggere il meraviglioso silenzio spettrale creatosi durante quell'altrettanto splendida notte di Halloween.
~ ° ~

Nero. Ecco cosa vide attorno a sé, subito dopo aver aperto gli occhi smeraldini. Cercò di mettere a fuoco la sua visuale, ma continuava lo stesso ad avere davanti allo sguardo l'intenso colore della pece, anzi, persino più scuro. Stette a guardare ancora un po', come se aspettasse l'arrivo di qualcosa - magari, del Fulmine di Pikachu che le avrebbe potuto illuminare i dintorni, subito dopo il comando lanciatogli dal suo Allenatore, lo sciocco quanto affascinante ragazzo dai capelli corvini. L'immagine della figura di Ash le apparve nella testa, e per un attimo pensò di trovarsi proprio accanto a lui, con il viso affondato nei suoi capelli scuri, quelli che, nonostante tutto, lei adorava tanto. 
Misty provò a muoversi, senza riuscirci. Le braccia erano strette lungo i fianchi ed erano bloccate da qualcosa, come anche le gambe, l'una adiacente all'altra; non si trovava con Ash, ma altrove. Improvvisamente, i ricordi affiorarono dalla memoria: il corvino che non aveva voluto passare la notte di Halloween con lei, l'incontro con le sue più care amiche, la vendetta che insieme avevano organizzato, il cimitero di Lavandonia... E infine, l'immagine di quegli occhi rossi, così spaventosi, così cattivi, la fece quasi sobbalzare. Girò la testa a destra e a sinistra - uno dei pochi movimenti che le erano concessi -, in cerca di Lucinda, Vera ed Elena: ma in quell'oscurità profonda era pressoché impossibile poter vedere nitidamente qualcosa o qualcuno. Poté distinguere solo il profilo di una ragazza poco distante da sé, alla sua destra, e per un attimo il suo cuore si sollevò, al pensiero di non essere da sola. 
All'improvviso, la rossa notò un piccolo spostamento alla sua sinistra e si concentrò per vedere almeno un po' più decentemente chi - o cosa - fosse stato. I lineamenti sfumati della ragazza dai capelli castani erano per Misty sufficienti a constatare che lì accanto a lei la Coordinatrice di Hoenn stava tentando di liberarsi da quel qualcosa che le bloccava le gambe e le braccia - probabilmente allo stesso modo della Capopalestra. 
"V...Vera?" sussurrò, e la giovane si voltò verso di lei. 
"Misty! Anche tu sei qui!" esclamò confortata e allo stesso tempo allarmata la Coordinatrice. "Dove sono Lucinda ed Elena?"
"C'è qualcuno alla mia destra, ma non so chi sia delle due..." La rossa deglutì, volgendo lo sguardo verso il profilo della ragazza accanto a lei nel tentativo di capire chi fosse, ma il buio era troppo fitto per intravedere almeno il colore dei capelli. "Non si muove, è immobile... Forse è ferita, dannazione!" 
"Ragazze, siete qui?" 
La voce dell'Allenatrice di Sinnoh si fece sentire con gran sollievo di Vera e Misty, le quali si voltarono in cerca della persona che aveva pronunciato quelle parole.
"Elena! Sei salva!" constatò la Coordinatrice di Hoenn. "Beh, più o meno... Almeno sappiamo che quella ragazza accanto a Misty è Lucinda... Misty, prova a chiamarla!" 
"Lucinda!" 
Le esclamazioni della rossa si susseguirono continuamente, nella speranza che la bluetta stesse bene; solo dopo un paio di minuti, durante i quali la disperazione era sempre più crescente, la sua voce si fece sentire, quasi assonnata. 
"Ragazze...?"
"Lucinda!" esclamarono in coro le tre.
"Dove siamo...?" 
"Non ne abbiamo idea..." fece Vera. "Sappiamo solo che non possiamo muoverci... C'è qualcosa che ci blocca!"
"Sembrano corde, ma sono più spesse e più resistenti." asserì Misty, cercando nuovamente di liberarsi da quella opprimente stretta. "E fanno male!" 
"Piuttosto, ricordate anche voi quegli occhi rossi?" Elena rabbrividì, al solo pensiero. "Possibile che la leggenda del cimitero sia vera?" 
"Ti prego, non farmici pensa..." 
La frase della bluetta fu spezzata all'improvviso da un tremore incessante e forte; sembrava una sorta di terremoto, al buio per lo più. Le quattro entrarono nel panico più assoluto, mentre venivano quasi sballottate qua e là, fisse però a qualcosa che, oltre a bloccarle, pungeva loro la schiena. Era come se si trovassero legate a quei roghi da streghe di cui, a volte, si sentiva parlare per quel che riguardava la vecchia storia della regione di Kalos; solo che, al posto del fuoco, ciò che le bruciava era il più grande terrore da loro provato, l'angoscia che divorava le loro anime, come le lingue infiammate si nutrivano un tempo delle tenere carni delle donne accusate di essere amanti del demonio. 
Tutte ebbero l'istinto di urlare, per cercare di liberarsi da quella insostenibile paura, ma non appena aprirono le loro bocche manciate di terra penetrarono al loro interno, strozzando quei disperati tentativi di salvezza. Fu solo allora che una di loro, la Capopalestra di Kanto - e chissà per quanto ancora lo sarebbe stata, a questo punto! -, capì che diamine stava accadendo. 
"Siamo sotto terra..." sussurrò, alzando lo sguardo per penetrare, una volta per tutte, il mistero che quel buio pesto celava dietro di sé. 
Una sensazione di essere trasportate verso l'alto le colpì improvvisamente, come anche fece la vista di quel paio di occhi rossi, apparsi all'improvviso di fronte a tutte loro. Venature cremisi attraversavano la sclera che accerchiava le pupille scure, ancor più nere delle tenebre in cui le quattro si erano ritrovate dopo il loro bizzarro quanto spaventoso risveglio. Quegli occhi le scrutavano, le osservavano, bramosi del loro terrore, dell'inquietudine che le stava velocemente consumando. 
Un sorriso luminoso, dai denti aguzzi, apparve sotto quegli occhi spaventosi, e subito dopo l'oscurità calò nuovamente in quel luogo, assieme al totale smarrimento delle giovani ragazze. 

 
~ ° ~

"Siamo quasi arrivati!" 
Gary era a capo del gruppo e guidava gli altri quattro verso il luogo da dove qualche minuto prima delle urla avevano squarciato il silenzio della notte; la sua curiosità era alle stelle, come anche lo era l'inquietudine provata da Ash e, in parte, da Barry, che si guardava attorno in cerca di qualche distrazione più "allegra" - a parte le tristi e cupe lapidi. Al contrario, Drew seguiva fedelmente il castano, intrattenendo una ricca conversazione con quest'ultimo riguardo alle ricerche che aveva eseguito sulla leggenda, mentre Paul, rassegnato - ma, in fondo, anche un po' incuriosito da tutta quella strana storia -, andava avanti a passo moderato, lanciandosi attorno qualche occhiata nel tentativo di capire quale fosse quella brutta sensazione che l'aveva colto d'improvviso.
Ash era il più lento del gruppo. Era certo spaventato, e quella notte bianca che proseguiva pian piano lo aveva anche stancato un po'; tuttavia, durante il cammino, non poté non soffermarsi sul nome di qualche defunto inciso sulla propria lapide. Alcuni di loro erano morti anni o addirittura secoli prima, e il corvino si chiese come avessero fatto monumenti funebri così antichi a resistere alle intemperie del tempo. 
"Ehi Gary" fece, richiamando l'attenzione del ricercatore. "Da quanto tempo esiste questo cimitero?"
"Vedo che finalmente cominci ad interessarti alle cose serie, Ketchum." rispose Gary con un ghigno di superbia, prima di continuare. "Questo cimitero è stato costruito poco più di due secoli fa, precisamente nel 1788, in occasione di un terribile evento che all'epoca sconvolse la regione di Kanto, assieme a quella di Johto."
"Perché, che cosa avvenne?"
"Epidemia, mio caro, proveniente dalla regione di Kalos, con cui Johto aveva cominciato a scambiarsi merci per mezzo dei traffici commerciali di quei tempi. Puoi ben capire come poi l'epidemia raggiunse Kanto, data la vicinanza..." 
"Ho capito." il corvino si grattò la nuca, soffermandosi su qualche altra lapide durante il cammino. "E dimmi, Gary. Secondo te, di che malattia sono morti?" 
"Peste." 
"E che roba è?"
"La malattia a causa della quale morirai anche tu, Ketchum." 
L'elegante risata di Drew seguì la faccia improvvisamente sconvolta dell'Allenatore di Kanto, il quale, ancor più preso dal panico, cominciò a balbettare qualche parola sconnessa. 
"E-Eh? Ma che stai dicendo?! GARY!" 
Il castano si era intanto voltato, ridendo sommessamente per non farsi beccare dal corvino, e proseguiva per la sua strada insime e al verdolino, facendo finta di non aver sentito. Paul sospirò, chiedendosi come si potesse essere così dannatamente ingenui e al contempo sciocchi. Ash, sentendosi ignorato, si mise a correre e raggiunse Gary, afferrandogli il braccio vigorosamente. 
"Gary, rispondimi! Che cavolo significa?!" 
"E mollami, appestato!" il ricercatore si liberò dalla presa del corvino con uno strattone, allontanandosi con una smorfia quasi schifata. "Non provare nemmeno a mischiarmi la tua malattia! Non voglio morire giovane!" 
"Morirò giovane?!" visto l'insuccesso che aveva avuto con Gary, Ash si rivolse a Drew e quasi gli si buttò addosso, afferrandolo per il bavero della giacca viola con due mani. "Oddio, Drew, ti prego, almeno tu, aiutami!"
"Ketchum, sei disgust..." 
"Guardate!" 
L'urletto stridulo ed eccitato di Barry fece voltare i quattro presenti verso di lui. In mano teneva dei fiori, alcuni dei quali erano secchi, mentre altri freschi come appena colti ed esotici. 
"Ho trovato dei fiori!" 
"Barry..."
"Lo sapete cos'è figo? Farci le coroncine!"
"...Barry..."
"Gary, non mi interrompere! Voi penserete: 'Eh, ma è una cosa da femminucce!', ma voi non capite quant'è divertente! Che poi, puoi rendere più carini i tuoi Pokémon."
"Thunder, stare con le ragazze ti fa troppo male al cervello..." 
"Zitto, Drew, quello che sta sempre con le ragazze sei tu che sei uno stupido Coordinatore! Dicevo. Anche io credevo fosse una cosa da femmine, ma quando ho provato a farne una per il mio Empoleon..."
"BARRY, QUELLI SONO I FIORI DEI MORTI!" esclamò il castano, stanco di quelle cretinaggini che non c'entravano assolutamente nulla con quella inquietante avventura di Halloween. "Mostra un po' di rispetto e mettili a posto!"
Il biondino non si sarebbe mai aspettato una sgridata così impetuosa dal ricercatore di Kanto, che aveva dovuto mostrare un po' di durezza per poter zittire una volta per tutte l'idiozia dell'Allenatore di Sinnoh. Ovviamente, quest'ultimo ribatté con una multa, ancora un po' sorpreso per quell'improvviso rimprovero. 
"Ah, sì! Quando siete voi a commettere equivoci-" 
Improvvisamente, Barry inciampò su qualcosa e cadde di faccia a terra, spargendo tutti i fiori che aveva colto dalle lapidi. Si rialzò dolorante, sedendosi a gambe incrociate, mentre Gary e Drew quasi si sbellicavano dalle risate per la buffonaggine del biondino. Tuttavia, il sorriso del verdolino scomparve quasi subito, alla vista di ciò che aveva provocato quella comica caduta. Silenzioso, si allontanò dal compagno, che seguitava a ridere, e si inginocchiò per raccogliere l'oggetto fin troppo familiare. Anche Ash l'aveva notato ed era rimasto in silenzio, quasi sconvolto alla sua vista.
"Questo..." sussurrò il Coordinatore di Hoenn osservando il borsellino giallo "Questo è di Vera!" 
La risata di Gary si interruppe bruscamente, e il suo volto divenne pallido. Accanto al borsello della fidanzata del verde, notò la presenza di altri oggetti, alcuni dei quali erano a lui molto familiari, e un orribile pensiero gli balenò in mente. 
"Che cavolo ci fa qui la coroncina di Elena?!" esclamò il biondino raccogliendola. "Non se ne separa mai! E sono sicuro che sia questa!" 
"Paul, qui c'è il braccialetto di Lucinda! Ho trovato anche la sacca rossa di Misty!" Ash era visibilmente preoccupato, quando afferrò l'oggetto per poi aprirlo e verificarne il contenuto. Urlò spaventato, alla vista di ciò che era tenuto all'interno.
"Che c'è?!" domandò Gary inquieto.
"Vermi! Vermi viscidi e schifosi!" 
"Fammi vedere!" il castano gli strappò la borsa dalle mani e vi guardò dentro, per poi inserirvi una mano. "Cretino, sono di gomma!" 
"Qui c'è anche altra roba..." constatò il viola, indicando dei grossi sacchi pieni di scarafaggi e serpenti finti, oltre che maschere e un'enorme quantità di articoli per scherzi. 
"Forse sono venute qui per farci uno scherzo!" disse Barry, leggermente confuso. 
"No, non avrebbe senso..." il castano si guardò attorno, alla ricerca di qualche indizio utile. "Sarebbe stato sciocco lasciare qui di proposito il materiale per fare scherzi e farcelo vedere, e quelle quattro sono tutto fuorché stupide. Ma... Oh divino Arceus, guardate!" 
Gary indicò un punto in lontananza, e gli altri seguirono il suo dito con lo sguardo. Lì, dietro le vette degli alberi poco distanti, delle strane radici spinate, enormi e spaventose, si stendevano verso l'alto e continuavano a crescere a una velocità sorprendente per quella che era invece la rapidità di germogliare delle comuni piante. Le loro aguzze guglie quasi tendevano a perforare la coltre di nubi che copriva il cielo stellato di quella notte, eccezion fatta per la luna piena e luminosa. 
"Ma lì... Lì verso quella direzione..." sussurrò il biondino mortificato. "C'è la tomba del Mangia-anime!" 
Non passò nemmeno un minuto che tutti e cinque, colti dalla stessa terribile sensazione, si misero a correre verso il luogo da cui si erano allontanati qualche minuto prima, colti di sorpresa dalle urla delle quattro fanciulle. Gary, più rapido che mai, superava i compagni e li guidava verso la lapide maledetta, con un solo nome riecheggiante nella mente: Misty.
Eh già, il Ricercatore di Kanto non era mai riuscito a spegnere il fuoco di quell'assurda cotta che gli lacerava il cuore da tempo; aveva sempre trovato affascinante la "sirena maschiaccio", come era soprannominata a Celestopoli, dove deteneva il ruolo di Capopalestra. Non comprendeva come facesse una ragazza così meravigliosa a stare con un imbecille quale Ash Ketchum, il suo storico rivale; e il fato aveva voluto che proprio lui, Gary Oak, si innamorasse della sua fidanzata. Ogni occasione era buona per riscattare il desiderio del suo cuore - ne aveva uno, a differenza di quanto molti altri (e molte altre) credevano -; stavolta, forse, sarebbe riuscito a rubare la così tanto agognata attenzione di Misty, se avesse agito più in fretta del corvino. 
"Da questa parte!" gridò agli altri, che lo seguivano con il fiatone. 
Non passò molto prima che arrivassero nel luogo dove prima avevano intenzione di mettere in atto il loro piano; e nessuno di loro poté trattenere un sussulto, alla vista di quanto quel posto era cambiato in solo una manciata di minuti. 
Ma la cosa che colpì loro fu, soprattutto, i visi pallidi e terrificati delle giovani ragazze, e mai era stata vista nei loro occhi paura più grande. 





Angolo dell'autrice

Sì, lo so che è passato tanto tempo. Sì, lo so che non dovevo far passare tutti questi mesi... Lo so. E avete ragione.
E' inutile soffermarsi sulle cause di questi continui ritardi - ormai credo che tutti abbiate capito i vari motivi che mi impediscono di scrivere e di aggionrare frequentemente -, quindi preferisco invece chiedervi direttamente scusa per la quasi infinita attesa, sperando che in più di un anno dall'inizio di questa storia non ne abbiate perso l'interesse! 
Ah, e avevo intenzione di aggiornare il 31 Ottobre, ma lol, non ce l'ho fatta con la stesura. c': 
Quindi... La storia si avvia al suo termine, più o meno credo che ci saranno altri due capitoli prima di mettere la parola "fine"... Ma c'è un mistero che dev'essere svelato, e ormai siamo vicinissimi alla verità! Chi cavolo è questo Mangia-anime? Riusciranno le nostre fanciulle a salvarsi, o creperanno malissimo? Quale crema idratante usa Barry?
La prossima volta spero di aggiornare più in fretta... Il capitolo successivo a questo sarà molto intenso e mi ci vorrà un grande sforzo per poterlo scrivere, quindi mi auguro di farcela! Non vi anticiperò nulla, ovviamente. <3
Se avete consigli o opinioni da darmi, non esitate. <3 Ringrazio chiunque sia arrivato fino a qui. <3
Alla prossima,
Euphemia >.^

 

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Capitolo 5
*** Parte quinta. ***


A trip to the cemetery 

in a Halloween night
 
 

#Parte quinta.


I corpi delle quattro erano bloccati in una morsa ferrea, avvolti dalle spinose spire di radici che fuoriuscivano dal terreno, proprio nello stesso luogo in cui giaceva la lapide del Mangia-Anime. I loro volti, sporchi di terra, come anche i loro vestiti, erano terrorizzati - e, se avessero potuto, probabilmente, avrebbero anche tremato. I gridolini strozzati che emettevano erano un chiaro segno del fatto che avevano subìto uno shock, che si erano sgolate fino alla fine, intrappolate in quella prigione sotterranea, quando quella creatura era apparsa loro dinnanzi, e quando le aveva zittite in quella sgradevole maniera. I loro occhi erano in cerca di qualcuno che potesse aiutarle; ed ecco lì, dinanzi a loro, quelli contro i quali avevano pianificato un'amara vendetta. Sembravano persino più stupiti di loro stesse.
"Vera!" esclamò il verdolino, non appena notò lo sguardo impaurito negli occhi zaffiro della giovane. 
"Drew..." sussurrò lei terrorizzata "Aiutami... Ti prego...!" 
Il Coordinatore non se lo fece ripetere due volte; evitò il richiamo di Gary, che gli diceva chiaramente di non avvicinarsi e di non compiere azioni sconsiderate, e si lanciò contro la spessa base delle radici che intrappolavano la sua amata. Prima che potesse arrampicarvisi, però, un'ombra nera lo colpì allo stomaco con una potenza tale da scagliarlo via, contro il tronco di un albero poco distante. 
"Drew!" 
"Maledizione..."
"Drew!" Ash gli si avvicinò correndo, per poterlo soccorrere. "Niente di rotto?" 
"Nulla, per fortuna..." gli rispose lui, digrignando i denti subito dopo. "Qualcosa mi ha colpito..." 
"E che era?!" Quella di Barry sembrava più un'esclamazione che una domanda; si guardava attorno inquieto, in cerca di qualche essere potenzialmente responsabile di tutto, ma non riuscì a scorgere nulla. 
"Che nessuno si avvicini più a quel coso!" ordinò Gary, squadrando la strana pianta spinosa dall'alto in basso; il suo sguardo si posò sulle quattro ragazze, ma si concentrò principalmente su Misty, che tentava disperatamente di liberarsi dando di tanto in tanto degli scossoni alla radice alla quale era legata, ferendosi di conseguenza. 
"Stupida pianta!" urlò la rossa spazientita "Mollami!" 
"Gary, come facciamo?!" 
Il castano strinse i pugni e cercò di studiare attentamente lo spettacolo che aveva davanti a sé, nel tentativo di scorgere anche quel piccolo, insignificante dettaglio che avrebbe potuto aiutarli a liberare le ragazze da tale terribile tormento. Si sentì, per la prima volta, impotente: più cercava con gli occhi, e meno trovava; in quel momento avrebbe tentato lui stesso di avvicinarsi, arrampicarsi sulle radici e salvare la sua sirena, ma, come aveva constatato qualche attimo prima con l'eroico gesto di Drew, non avrebbe ottenuto un bel niente, se non lividi e ferite. 
Improvvisamente, un piccolo movimento alla base della misteriosa pianta attirò la sua attenzione: una delle radici, discretamente, si avvicinò alla gamba del biondino, che, ignaro, era intento a guardare prima verso l'albero sotto il quale giaceva il verdolino e poi verso l'alto, laddove la sua fidanzata sembrava essere nel pieno di una crisi di panico. 
"Barry, ai tuoi piedi!" gli urlò, avvisandolo del pericolo che correva. 
L'Allenatore di Sinnoh si accorse del richiamo del Ricercatore troppo tardi: sentì un gran dolore nei pressi della caviglia, che una spessa radice spinosa gli aveva saldamente afferrato. Non ebbe nemmeno il tempo di urlare, e nemmeno la pianta lo ebbe per poterlo trascinare via con sé, assieme alle quattro ragazze; qualcuno si inserì tra preda e predatore e, con un violento colpo di ascia, tagliò la radice, che subito si ritrasse. 
"Paul!" 
Il viola lo guardò con distacco, nessun segno di cedimento era visibile nei suoi occhi neri come la pece. Nelle mani stringeva un'ascia, la cui lama era ancora conficcata nel terreno. 
"Sta' più attento." si limitò a dire, mentre il biondino lo guardava con grossi occhi arancioni lucenti. 
"Paul! Sei il mio salvatore! Grazie!" 
Fece come per sporgersi così da potergli buttare le braccia al collo, ma il viola si scostò in tempo e Barry crollò inevitabilmente al suolo, con la faccia per terra. 
"Guarda che vale ancora la regola del metro di distanza. Lontano.
"Paul, dove hai preso quell'ascia?" 
La domanda di Gary lo riportò a quelle che, in quel momento, erano le principali priorità - ovvero salvare Lucinda dalle grinfie di quella non ben definita cosa che la intrappolava assieme alle altre; si guardò le mani che reggevano il manico di legno dell'arma, dopodiché si rivolse nuovamente verso il castano. 
"L'ho trovata nel capanno degli attrezzi del custode. Non è lontano da qui." 
"Hai trovato qualche altro oggetto utile?" 
"Non ci ho fatto caso. Ho preso il primo oggetto che mi è capitato tra le mani." 
"Va bene... Ash!" 
Il corvino, sentitosi chiamato, si voltò in direzione di Gary; prima guardò lui, poi, invece, guardò Misty, lì in alto, che si dimenava con più grinta. Digrignò i denti e fece qualche passo in avanti, prima di fermarsi accanto al castano. 
"Chi ha organizzato tutto ciò la pagherà cara..."
"Ascolta Ash, so che sei un totale idiota e che fai le cose senza prima pensare, ma, dato che in gioco c'è la salvezza delle ragazze," gli fece il Ricercatore con sguardo serio "vorrei che tu e Barry andiate di corsa verso il capanno degli attrezzi dove Paul ha trovato l'ascia e prendiate tutti gli oggetti che potrebbero esserci utili. Intanto io, Drew e Paul lo terremo impegnato. D'accordo?" 
All'improvviso, inaspettatamente, il corvino posò una mano sulla spalla di Gary, il quale, sorpreso da quel gesto, quasi sussultò. Le pupille di Ash, che sembravano due vere e proprie pozze di petrolio, erano fisse in quelle cristalline del Ricercatore, che ricambiò lo sguardo. L'Allenatore di Kanto rinvigorì la sua stretta.
"Sta' attento." gli disse, anche se i suoi occhi volevano dire tanto altro. 
Gary capì. Sapeva bene quanto il corvino ci tenesse alla giovane ragazza dai capelli rossi, e mai l'avrebbe abbandonata in un momento di difficoltà come quello; Ash era ingenuo, sciocco e a volte infantile, ma nascondeva dentro di sé un animo forte, quello che, con molta probabilità, aveva fatto sì che Misty scegliesse lui, invece del castano. Annuì, mostrandogli quel tipico ghigno che spesso gli si formava sulle labbra.
"Non perché me lo dice una femminuccia come te, Ketchum." 
Il corvino gli sorrise di rimando; dopodiché, rivoltosi al biondino, gli fece cenno di seguirlo. 
"Non temete!" esclamò quest'ultimo,  posando le mani sui fianchi e gonfiando il petto così da potersi esprimere in tutta la sua virilità. "Il grande Barry tornerà a salvarvi!" 
"Siamo alla frutta, allora." sussurrò Misty, roteando gli occhi verso il cielo. 
"Barry! Ti perdono per avermi detto un fracco di baggianate, ma ora, ti prego, voglio solo tornarmene a casa!" piagnucolò l'Allenatrice di Sinnoh, seguendo l'esempio della rossa e dimenandosi energicamente tra le spire di radici che la circondavano. 
"Ma certo, piccola!" 
Barry le ammiccò con un ghigno - che, detto sinceramente, a Paul che guardava la scena esterrefatto sembrò la brutta copia di quello di Gary -, cosa che, apparentemente, la castana apprezzò con un romantico sospiro, immersa nel suo mondo di rimbambimento totale dovuto in parte alla stanchezza del suo cervello, ormai andato completamente in tilt. 
"Buon Arceus, tutto ciò mi sta facendo venire un conato di vomito." asserì il Ricercatore di Kanto mentre si voltava dall'altra parte, in attesa che quell'imbecille di Barry si muovesse e andasse a prendere qualche oggetto con cui effettivamente difendersi dal capanno del custode. 
Per un attimo si chiese a chi diavolo avesse dato degli ordini così importanti - a un cretino egocentrico e a un mangione buono a nulla -, ma prima che potesse proferire altre lamentele e incitamenti, il corvino era già partito in quarta, correndo più velocemente che poteva. Anche il biondino sfrecciò saltellandogli dietro, mentre lo minacciava di multarlo se non l'avesse aspettato, ma Ash sembrava essere completamente sordo; il castano trattenne un sospiro. Era evidente che Misty era importante per entrambi, ma di certo il grande Gary Oak non vi avrebbe rinunciato. 
Intanto, Ash aveva percorso una considerevole distanza, guardandosi a destra e a manca in cerca del famoso capanno degli attrezzi del custode o di qualche altro oggetto contundente di cui si sarebbe potuto servire. 
"Ash! Ash! Che quelle gambette da nano siano maledette! - Oh, ho fatto una rima. Comunque, ASH! TI MULTO!" Gli urlò Barry, che gli annaspava dietro.
Solo quando proprio il biondo, distrattosi un attimo per prendere il famoso blocchetto delle multe dalla borsa per rendersi ancor più spaventosamente minaccioso, andò a sbattere contro qualcosa di solido e piatto, l'Allenatore di Kanto sembrò risvegliarsi da quella specie di trance in cui l'eccessiva determinazione a salvare la sua fidanzata l'aveva fatto cadere. 
"Oh, bravo Barry!" esclamò, battendo le mani. "Hai trovato il capanno!" 
L'Allenatore di Sinnoh mormorò qualcosa di probabilmente poco carino tra i denti quasi rotti, mentre si accasciava al suolo con la faccia sempre spiaccicata contro il legno della parete esterna. Il corvino poco badò al dolore provato dall'amico e vi entrò senza esitazione, dopodiché, aiutato dalla sola luce della Luna, cercò con lo sguardo qualcosa che gli sarebbe tornato utile. Alla fine, i suoi occhi color pece si posarono su un angolo del capanno. 
"Queste sono perfette!" 

 
 
~ ° ~
 
Drew era ancora accasciato sotto l'albero contro il quale la misteriosa pianta spinata l'aveva lanciato, con la schiena dolorante poggiata sul tronco. Non aveva mai davvero avuto uno scontro fisico così violento nel corso dei suoi viaggi: certo, aveva scalato montagne, camminato lungo i bordi di ripidi burroni in boschi sperduti, e una volte si era persino buttato giù da una cascata per soccorrere la sua amata Vera; eppure, era bastato solo uno strattone per provocargli dolorosissimi lividi che se ne sarebbero andati nel giro di due settimane. Si stupì di quanto il suo corpo, in quel momento, potesse essere fragile. 
Il giovane Coordinatore di Hoenn si sentì incredibilmente debole, anche se mai l'avrebbe ammesso: non riuscire a proteggere nemmeno la sua fidanzata, la persona a cui più teneva in assoluto, era per lui più che inaccettabile. Drew era troppo presuntuoso per vergognarsi di se stesso; tuttavia, sentì una punta di rabbia nei confronti del suo corpo e delle sue capacità fisiche che lo ferì dritto nell'orgoglio, quando vide Paul che, con una violenza che mai si sarebbe aspettato da lui, brandiva il manico dell'ascia per colpire le radici spinate che minacciavano di attaccare uno di loro tre, o di fare del male alle ragazze. Pensò che anche lui avrebbe dovuto pensare a procurarsi un'arma, proprio come aveva fatto il viola, e si sentì per un attimo battuto in perspicacia - cosa che davvero non riusciva a sopportare. 
Vera si sarebbe aspettata di più da lui, e Drew ne era certo; il verde strinse i pugni in modo che le unghie si conficcassero nella carne dei palmi, fino a farli sanguinare. Detestava tutta quella situazione. 
Nonostante il dolore che gli indolenziva tutte le ossa, il ragazzo decise di alzarsi, aggrappandosi alla corteccia dell'albero; passo dopo passo, tentando di mantenere comunque delle movenze composte, si avvicinò a Gary, il quale, qualche metro più lontano, scagliava tutte le pietre che trovava contro la base della pianta, così da poter aggevolare Paul nel combattimento. 
Drew era deciso a fare qualsiasi cosa per Vera. Non gli importava nulla delle contusioni che si era provocato: in quel momento, ciò che contava davvero era la salvezza della Coordinatrice di Hoenn e lui, in qualche modo, l'avrebbe salvata - poco importava la sua scarsa resistenza fisica. 
Con decisione, afferrò una delle pietre raccolte dall'amico, pronto per ricominciare a fronteggiare quella che era diventata la sua peggior nemica; prima che potesse farlo, però, un fischio alle sue spalle richiamò la sua attenzione, assieme a quella di Gary e, seppur in parte, di Paul. 
"Gente! Abbiamo trovato la roba!" esclamò Barry pimpante, nonostante il cattivo umore di qualche attimo prima. 
"E detto così..." sussurrò il Ricercatore con un sospiro rassegnato. 
Diede un rapido sguardo ai due ai quali aveva ordinato di cercare il capanno del custode, e con sua grande meraviglia constatò che, in fondo, almeno una cosa quei cretini di Ash e Barry erano riusciti a farla: entrambi erano carichi di oggetti di metallo o ferro, la cui forma era però da lontano indistinguibile. Solo quando il biondino si fu avvicinato un po' di più, Gary intravide qualcosa che immediatamente attirò la sua attenzione.
"Ehi Gary! Invece di stare lì impalato dammi una mano! Esistono le multe anche per mancato soccorso, sai?" 
"Consegnamela." 
Il castano non fece nemmeno caso alle parole di Barry quando, estasiato dalla vista di cui i suoi occhi glaciali stavano godendo, si era piantato proprio di fronte al multatore, in attesa di avere l'oggetto dei suoi desideri più proibiti. Il biondino, dal canto suo, ricambiò lo sguardo con una reazione più confusa che isterica - come invece ci si sarebbe aspettato da lui.
"Eh?" 
"Dammela." 
"Ehi, queste non sono richieste da fare a un maschio! Per chi mi hai preso?! Per Misty?!"
"BARRY, GIURO SUL SIGNORE NOSTRO ARCEUS CHE APPENA SCENDO TI FACCIO A PEZZI!" 
Una già di suo irata Misty si agitò freneticamente contro le spire che la tenevano saldamente legata, dopo aver avuto l'immediato impulso di caricare il braccio per dare un pugno al Multatore di Sinnoh. Sentiva che non sarebbe riuscita a trattenere la sua collera molto a lungo; d'altronde, sembrava che quell'orribile Halloween non volesse proprio terminare - e soprattutto, la cosiddetta nuvola nera che le era piombata sul capo da quella mattina e che le portava disgrazie una dopo l'altra non accennava ad andarsene via.
Nonostante la violenta sfuriata verbale della rossa, Barry - dopo averla però regolarmente liquidata con una multa - concentrò la sua attenzione sul castano, che, con le guance arrossate, gli lanciava occhiatacce di fuoco e silenziosi maledizioni, tentando nel contempo di non perdere la calma necessaria a far sì che quella spaventosa nottata non finisse con quattro ragazze stecchite. Dopotutto, si rendeva benissimo conto che tutta quella situazione era in parte colpa sua - anche se mai l'avrebbe ammesso; forse, con un po' più di attenzione, avrebbe potuto evitare che le ragazze si cacciassero in un guaio più grosso di loro. 
Senza aggiungere altro, Gary strappò la falce che aveva adocchiato dalle mani di Barry e la sollevò in aria, per ammirarla in tutto il suo splendore: la lama, così come il manico, era macchiata qua e là di ruggine, ma sarebbe stata comunque perfetta per potersi difendere dalle aggressioni di quella cosa non esattamente identificata che stava attentando alle loro vite - e non accennava alcun demordimento. In quel momento, il castano si sentì proprio imbattibile; non che generalmente non pensasse di esserlo, ma in quegli istanti, munito di falce - il suo tipo di arma preferito -, ebbe la sensazione che una particolare forza gli stesse invadendo i muscoli delle braccia. 
Ecco qual è il potere dell'autoconvinzione, pensò, prima di rivolgere uno sguardo di sfida alla pianta spinata che gli si stagliava di fronte. 
"Gente," Gary cominciò a dire lentamente, mentre un ghigno superbo cominciava a farsi largo sul suo volto "spacchiamo di mazzate questo Mangia-Anime." 
"Ma non volevi farci amicizia?" Domandò Barry, più ingenuamente che in tono ironico. 
"Oh, certo. Magari dopo ci prendiamo anche un the, che ne dici Barry? Prima però lo prendiamo a pugni." 
"Non perdono chi tenta di uccidere le ragazze altrui." aggiunse Paul, dando un forte colpo di ascia a una piccola radice ai suoi piedi. 
"E allora andiamo.
All'improvviso e senza alcuna esitazione nei suoi gesti, Drew afferrò la motosega che Ash teneva tra le braccia, liberando quest'ultimo di un immane peso. Anch'essa sembrava essere abbastanza arrugginita, ma il fatto che, non appena il verde tirò la cordicella, si mise immediatamente in moto bastò a dare a Drew la certezza che avrebbe potuto salvare la sua principessa dagli occhi color zaffiro. Avanzò per primo a grandi passi verso la base di quella mostruosa pianta, ma una robusta radice gli ostacolò la strada tentando di attaccarlo; il verde, stavolta, non si fece trovare impreparato: le sue ferite provocate dall'impatto con il tronco di un albero gli dolevano, tuttavia, con una forza che nemmeno lui seppe dire dove riuscì a trovare, sollevò la motosega e colpì violentemente la nemica. Spruzzi di linfa verde gli sporcarono il viso, ma nonostante fosse un tipo parecchio schizzinoso quasi non sentì la sensazione di ribrezzo che gli attraversava la schiena; Drew era troppo impegnato a pensare a Vera per permettere alle sue manie di prevalere sulle sue necessità. 
Barry e Ash osservarono la sua improvvisa tenacia a bocca aperta, mentre Paul e Gary, più comprensivi, annuirono con determinazione e seguirono il suo esempio; il castano brandiva la sua arma abbastanza decentemente, nonostante non avesse mai avuto l'idea di allenarsi in combattimento con una falce durante il corso della sua vita - d'altronde, non poteva certamente prevedere che in futuro si sarebbe trovato in una bizzarra situazione come quella. Anche Paul continuò a colpire la pianta con fermezza, dirigendosi pian piano verso le spire che tenevano intrappolata Lucinda. 
"E noi?" 
Il biondo fu distolto dallo spettacolo che gli si parava davanti e si voltò verso il corvino, che non sembrava guardarlo molto convinto. Guardò ciò che aveva tra le mani: un misero rastrello era l'unica cosa rimasta di ciò che aveva trovato. Girò lo sguardo verso Ash, sperando di potergli fregare la sua arma, ma restò parecchio deluso nel vedere che anche lui non era messo meglio: infatti, con sé portava una vecchia pala arruginita. Barry si soffermò nuovamente sul rastrello mezzo sdentato e sospirò. 
"Beh, il grande Barry non si fa mica intimorire dalle erbacce!" 
Detto questo, strinse il manico dello strumento tra i palmi e, senza dare ad Ash il tempo di replicare, si lanciò dritto verso la misteriosa pianta spinata. 
"Super Barry è qui per salvarvi con le sue super abilità da moschettiere!" esclamò, armeggiando il rastrello da una parte all'altra per colpire le radici che tentavano di attaccarlo. 
"Oddio, non lo ha detto sul serio..." sussurrò Gary inarcando un sopracciglio. Si girò solo per un attimo, giusto in tempo per vedere che Ash se ne stava ancora impalato a guardare il combattimento degli altri. "Ash! Ma che cavolo fai?!" 
"Ah, Gary..." ridacchiò lui, grattandosi la nuca. "Io, ecco... Non credo che riuscirei a fare qualcosa con questa pal..."
"ASH KETCHUM! FA' L'UOMO E FAMMI SCENDERE O TI PRENDO A CALCI IN CULO, CHIARO?" 
L'ira di Misty non se n'era di certo andata via, anzi; ogni minuto che passava, diventava anche più terrificante di quel bizzarro mostro vegetale. All'udire quelle parole, il corvino sussultò per lo spavento e deglutì, rafforzando poi la presa su quella che sarebbe dovuta essere la sua invincibile "arma". 
"Hai ragione, Misty." disse, abbassando lo sguardo e rialzandolo subito dopo. "Ti aiuterò a liberarti di lì, costi quel che costi!"
"Se ci arrivi, Ketchum!" lo canzonò il castano, rivolgendogli un sorriso sghembo. 
"Sta' zitto, Gary! Che intanto, lei ha scelto me!" 
"Perché lei ha fegato e gli opposti a quanto pare si attraggono davvero."
Lo sguardo di sfida che Gary gli rivolse infervorò Ash talmente tanto che quasi trattenne l'impulso di lanciargli appresso la pala; senza alcuna minima esitazione, seguì l'esempio di Barry e si lanciò contro l'immondo essere spinato, colpendolo con un colpo così forte che, per il terzo principio della dinamica, fu sbalzato all'indietro. Il corvino, però, non si dette per vinto: tornò alla carica più pronto di prima e caricò un colpo ancora più potente. Tuttavia, riuscì a fermarsi solo in tempo, quando vide una brillante chioma rossa pararsi davanti a lui: gli occhi smeraldini di Misty erano spalancati e la bocca semiaperta per la sorpresa. 
"Ma che diamine?!" 
Tutti si girarono verso il corvino: la pianta aveva spostato il corpo della rossa proprio davanti al punto che Ash avrebbe voluto colpire. Un rivolo di sudore scese dalla fronte di Drew. 
"Sta cercando di usarle come scudo..." sussurrò, guardando poi Vera: lei era lì, ancora in alto, nella posizione di prima, ma il verde si era accorto bene che la pianta sarebbe stata pronta a lanciarla contro la motosega che teneva tra le mani. Rabbrividì. 
"Ash!" Misty si dimenava tra le spire che l'avvolgevano e guardava il ragazzo con occhi fiammeggianti. "Volevi sfigurarmi?! Imbecille!" 
"Misty, io non volevo farlo davvero, ti pare?! Mi sono pure fermato!" 
"Pff, non ascoltare quell'imbranato, Misty." si intromise a un tratto Gary.
"Sta' zitto tu! È tutta colpa tua se è accaduto tutto questo!" 
"Mia?" 
"Sì! Sei tu che hai proposto a tutti gli altri di venire in questo maledettissimo cimitero!" 
"Uhh, peperina la ragazza..." 
"E non flirtare con me. Sei uno sfigato, Oak!" 
Gary fece finta di non averla sentita, ma dovette ammetterlo: la rossa ci sapeva fare benissimo con le parole. Un piccolo ghigno gli attraversò rapidamente le labbra, per poi scomparire subito dopo, concentrato com'era a colpire le radici della pianta che lo attaccavano. Certo, Misty non era un tipetto affatto facile; eppure, Gary non aveva ancora voglia di rinunciarvi. 
Si diresse a grandi passi verso l'origine delle spire che intrappolavano la giovane, caricando nel frattempo un colpo di falce; quando però cercò di colpirle, bastò un velocissimo movimento per far sì che, di fronte a lui, adesso, si trovasse Lucinda. 
"Cazzo!" esclamò, colto di sorpresa. 
La blu, dal canto suo, aveva già chiuso gli occhi, pronta ad incassare il colpo; quando però si accorse di essere ancora viva e soprattutto indenne, aprì leggermente una palpebra per intravedere la situazione davanti a sé. Gary digrignava i denti, mentre abbassava la falce e tentava di allontanarsi, non volendo assolutamente ferire un'amica - nonché fidanzata del più tetro del gruppo. 
Nel frattempo, però, la pianta sembrava non essersi assolutamente accorto di Paul che, silenziosamente, si era avvicinato nello stesso istante alla schiena di Lucinda; con un colpo d'ascia, stando tuttavia attento a non tagliuzzare anche la carne della giovane Coordinatrice, riuscì a lacerare le spire che la tenevano prigioniera. Con sua grande sorpresa, la blu si trovò subito libera e cadde all'indietro, ma, prima che la sua testa sbattesse contro il suolo, il viola riuscì ad afferrarla in tempo tra le sue braccia. 
"Paul!" 
"Oh mio Dio! Paul, ci sei riuscito!" esclamò Barry, con occhi luminosi. "Lo sapevo che eri super figo!" 
"Paul!" ripeté Lucinda, buttandogli le braccia al collo e stringendolo a sé. 
Con un'agilità che Paul solo raramente aveva dimostrato di possedere, il viola fece un balzo all'indietro, quando una radice tentò invano di colpirlo; pur di proteggere la propria ragazza, il giovane si mise a correre il più velocemente possibile, brandendo di tanto in tanto l'ascia per levarsi di torno le spine minacciose del mostro-pianta. Gary lo vide allontanarsi di parecchi metri, per poter mettere giù Lucinda, ferita dai graffi che le avevano fatto le spire che l'avevano quasi stritolata. Non appena la blu si accasciò sull'erba, con la schiena appoggiata a una delle lapidi, abbracciò Paul e cominciò a singhiozzare per la paura. 
Il Ricercatore di Kanto non potè evitare di farsi il comunemente definito "filmino mentale" sulla reazione che avrebbe avuto Misty quando lui l'avrebbe salvata dalle grinfie del suo aguzzino - proprio sotto gli occhi dell'acerrimo rivale. Si voltò verso la pianta, visibilmente più infuriata di prima per aver perduto una delle sue vittime. Era ancora distratta per ciò che Paul aveva fatto - e anche vagamente confusa; tanto che, ironia della sorte, non sembrò accorgersi della rischiosa vicinanza tra Drew e Vera. 
Con un colpo di motosega, il verde tagliò le radici che tenevano intrappolata la giovane Coordinatrice di Hoenn. Le ferite gli bruciavano ancora per via dello sforzo fisico, ma non esitò ad afferrare la ragazza per il polso, una volta che fu caduta per terra, e a trascinarla in una corsa sfrenata. Drew sentì una radice raschiargli la schiena, ma non se ne curò; finché Vera non fosse stata al sicuro, l'avrebbe protetta a costo di rimanere ferito. 
Quando raggiunsero una posizione sicura, vicino a Paul e Lucinda, il verde si arrestò; Vera non si riuscì più a reggere sulle gambe, spossata com'era, e così, parzialmente dolorante anche lei, si sedette sull'erba fradicia di rugiada.
"Alla fine ce l'ho fatta" disse lui, rivolgendo un sorriso alla sua ragazza. 
La castana lo guardò con occhi zaffiro lucidi e gli sorrise di rimando. Si avvicinò a lui, tanto da sfiorargli le labbra; Drew aspettò che il contatto avesse luogo e così chiuse gli occhi, in attesa.
Un'attesa che, però, risultò vana. 
"Dammi qualcosa da mangiare."
"...Cosa?"
"Ho visto la morte in faccia, Drew. Ho bisogno di ingozzarmi di cibo per rendermi conto di essere ancora viva." 
Il verde aveva dimenticato la peculiarità di Vera - quella che la rendeva, sotto certi aspetti, molto simile ad Ash: amava mangiare. E, se non mangiava, probabilmente l'apparente graziosa donzelletta sarebbe diventata ancor più temibile del mostro che, quella notte, stava attentando alle vite di tutti. Ancora sconvolto per l'assurdità dell'avvenimento, e consapevole del trauma della sua ragazza - insomma, chiedere del cibo così all'improvviso, dopo essere stata salvata, non era cosa da persona mentalmente stabile -, si accasciò accanto a lei. 
E pensare che non era ancora finita. 
"Allora cominci a perdere colpi, eh?" disse Ash, puntando minacciosamente la pala contro la pianta. 
Il corvino iniziò a caricare un colpo; forse era la volta buona che anche lui facesse qualcosa di eroico, proprio come i suoi compagni. D'altronde, di ragazze ne rimanevano solo due, ancora intrappolate; e se Barry si sarebbe certamente occupato della sua ragazza, a lui era capitata la sfiga di doversi sudare anche quella vittoria entrando in competizione con Gary Oak - il solito rompiscatole che non si faceva mai i fatti suoi. 
Senza guardare nemmeno dove andava a colpire, il corvino menò una botta di pala. Si sentì un rumore secco, seguito poi da un "Ouch!" e da un gemito di dolore. Ash, incuriosito da quei versi, si voltò per vedere che cosa avesse colpito - e così, ai suoi piedi, vide un Barry agonizzante; come se non gli fosse bastata la botta che aveva ricevuto quando era andato a sbattere contro il capanno degli attrezzi. 
"Ops!" esclamò il corvino, mettendosi una mano davanti alla bocca. "Scusami, Barry!"
Il biondo pronunciò una serie di parole miste a gemiti dal significato ignoto e incomprensibile. 
"...lta... a... Ma...re" 
"Eh?" 
"Mult... tu... M...dre..." 
"Scusa, non capisco" 
"Meglio, Delia non ne sarebbe molto contenta" sussurrò Misty, che invece aveva compreso alla perfezione le imprecazioni del povero multatore. 
"Barry!" fece l'Allenatrice di Sinnoh, preoccupata. "Stai bene?" 
"Tutto a posto, pupa!" 
Come se non fosse successo nulla, il biondino si rialzò con un balzo e si lanciò contro la pianta brandendo il rastrello. Colpì la pianta più volte - e ancor più volte fu preso in piena faccia da una frustata del mostro -, mentre, dolorante, sparava multe a destra e a manca. 
"Pianta, ti multo!"
"Ramo, ti multo!" 
"Ouch! Sasso, ti multo per esserti messo in mezzo!" 
"Condizioni atmosferiche, vi multo per essere troppo sfavorevoli!"
"Denuncerò questo cimitero per non aver impiantato delle luci artificiali!" 
"Ash, ti multo!" 
"Io?! E perché?!" 
"Ti ricordo che mi hai dato una palata in faccia!"
"Paul, mi dispiace ma devo multarti. Sei troppo figo."
"Ehi, maledetta pianta, guarda che ti ho vista! Non mi freghi, sai? Ti multo! E ti rimulto di nuovo per aver cercato di colpirmi la prima volta! E anche la seconda. E la terza. E tutte le volte! E poi ti multo per aver preso la mia fidanzata. E anche perché hai 'ste cavolo di spine - cioè, non te le puoi tagliare? Mi stai seccando! Ti multo perché sei seccante! Capita la battuta? Sei una pianta secca! AHAHAHAH - Ti multo perché non stai ridendo!" 
Da lontano, Paul pensò a come potesse essere possibile l'esistenza di un essere così misticamente iperattivo e insensato - così tanto che sembrava non rendersi conto della serietà della situazione che, a quel punto, era ormai diventata tragicomica. Il mostro era ormai non solo arrabbiato, ma anche esasperato. Quasi non ce la faceva più a sentir ciarlare il biondino; forse sarebbe riuscito a sopportare la voce irritante del multatore, ma quando anche la castana attaccò a parlare, la sua pazienza cominciò a vacillare.
"Fammi scendere!" 
"Eddai!"
"Mettimi giù!"
"E che ti ho fatto io?" 
"Se non mi fai scendere Barry ti fa le multe!" 
"Pianta cattiva, fammi scendere immediatamente!"
"Guarda che sto perdendo la pazienza!" 
"OH, E MI FAI SCENDERE?!" 
La pianta non ce la faceva più. Ogni parola, ormai, era diventata più efficace di un colpo di ascia del viola; con un grugnito indefinito - ma parecchio spazientito -, i rami che avvolgevano Elena si allentarono e lei, per direttissima, finì per essere scagliata proprio verso l'Allenatore di Sinnoh, che se la vide piombare addosso. Era troppo tardi per evitare la disastrosa collisione. 
Qualche attimo dopo, i due si ritrovarono a terra, tramortiti. Era l'ennesima mazzata che Barry si prendeva; non che l'Allenatrice fosse eccessivamente pesante, ma il corpo cominciava a dolergli. Il biondino emise dei gemiti di sofferenza, mentre la sua fidanzata cercava di rialzarsi anche lei mezza dolorante. 
"Elena, cara..." sussurrò il biondino.
La giovane era in attesa di qualcosa di romantico; glielo si leggeva in faccia. Sorrideva - un sorriso spastico, in realtà, perché aveva avuto una crisi di panico in precedenza. Aspettava le dolci parole del biondino. 
"...Mi dispiace, ma... Ti multo per essermi caduta addosso."
Nonostante ormai Barry fosse stato massacrato da percosse continue durante quella maldetta notte di Halloween, un sonoro ceffone non glielo poté levare nessuno. La castana si alzò in piedi con gran dignità e, da sola, si allontanò, senza dire una parola e lasciando il povero Allenatore a terra, ormai stremato. 
"La banda dei rompipalle colpisce ancora!" esclamò Gary, che non riuscì a trattenere una risata; il fatto di essere riusciti a scocciare anche un vegetale con le loro lamentele la diceva lunga. Quei due erano proprio fatti l'uno per l'altra. 
Ma non era questo ciò a cui il Ricercatore doveva pensare: si voltò verso la rossa e poi studiò la situazione; la pianta era ancora stordita per le chiacchiere di Barry ed Elena. Poteva approfittare della sua confusione per poter falciare via il ramo che teneva  intrappolata Misty, prima che lo facesse Ash; ma, d'altronde, come avrebbe mai potuto quel mangione sconfiggere un mostro del genere utilizzando una misera pala? Era fuori discussione. 
Si girò ancora a guardare il corvino, che sembrava aver pensato quasi la stessa cosa; si muoveva a destra e a sinistra, per evitare i colpi delle radici. Gary si mise in posizione e cominciò a colpire le piante, poi si voltò nuovamente verso Misty; solo allora si accorse di ciò che la rossa stava facendo. 
La Capopalestra aveva cominciato a prendere a morsi la pianta. Si dimenava, scalciava ancor peggio di prima, dava testate a destra e a manca, fino a quando non riuscì ad affondare le unghie smaltate nelle - ormai - povere radici, che cominciarono a gemere. 
Approfittando della debolezza di quel momento, Misty allargò le braccia e si liberò dalle spire che l'avevano stritolata per tre buoni quarti d'ora. Saltò giù dalla pianta, fece un'artistica capriola e si allontanò, dirigendosi verso le altre ragazze. Tutto questo, naturalmente, sotto gli occhi increduli di Ash e Gary.
"Cosa credevate?!" esclamò lei, voltandosi a guardare le facce attonite dei due contendenti. "Che avrei aspettato il vostro intervento per ottenere la vostra salvezza?"
"Beh..."
"Io, cari miei, sono una donna indipendete. E, sapete, ho capito di non aver bisogno del vostro aiuto per salvarmi il culo! Me lo salvo volentieri da sola!" 
I due rivali avrebbero continuato a rimanere a bocca aperta per altri interminabili minuti a guardare Misty andare via dalle sue amiche, senza dire una parola, ma - beh -, c'è un luogo e un momento per ogni cosa, ma non ora
Il mostro non aveva certo intenzione di rimanere con le mani in mano; certo, i colpi, i tagli, i morsi di Misty e la voce di Barry per poco non l'avevano messo K.O., ma il fatto di essersi lasciato soffiare le sue prede da sotto il naso lo spinse ad avere un atteggiamento molto più aggressivo. Con rapidità affondò una delle sue radici verso la rossa - colei che, per ultima, era riuscita a liberarsi da sola dalle sue grinfie.
"Misty!" 
Ash e Gary lo avevano visto e impulsivamente avevano urlato il suo nome all'unisono; ormai, era troppo tardi per intervenire. 
Lucinda chiuse gli occhi pur di non guardare la sorte della sua cara amica e si mise a gridare disperatamente. Drew, d'impulso, s'era protretto in avanti, ma non era servito a nulla nemmeno quel movimento involontario. 
Un orribile rumore squarciò la quiete notturna - un rumore di qualcosa che veniva colpito, forse strappato - e, in seguito, il silenzio tornò a regnare. La blu non aveva il coraggio di guardare e, certa dell'inevitabile e orribile fine di Misty, cominciò a singhiozzare. 
"Senti bella, ma sai che mi hai veramente rotto le palle?!" 
Fu la voce energica della rossa a convincere Lucinda a levare di scatto le mani dagli occhi: Misty era lì, che fronteggiava il mostro, da sola. Aveva bloccato la radice che la stava per colpire con un colpo secco e quella era andata a scaraventarsi contro il rastrello che Barry aveva fatto cadere lì per terra, conficcandosi nei suoi denti di metallo. Il mostro esalò un boato di dolore.
"Misty, sei viva!" esclamò entusiasta la bluetta, applaudendo con le mani. "Bravissima! Falle vedere di che pasta sei fatta!" 
"Oh, se glielo farò vedere!" 
La rossa avanzò di qualche passo, calpestando con la scarpa la grossa radice conficcata nel rastrello, e premette. Si sentì un altro mostruoso gemito di dolore, proveniente dalla pianta. 
"Ah sì, hai pure il coraggio di lamentarti?! Te lo meriti, stupida verdura!" continuò ad esercitare una pressione più forte con il piede. "E non provare nemmeno a colpirmi di nuovo, bellezza! Sono del tutto spazientita da questa maledetta giornata - e sai cosa? Non è ancora finita! Credimi, tu non vuoi testare quanto sia incazzata in questo momento!" 
Misty incrociò le braccia, lanciando un'occhiata infuocata al resto della compagnia - ai ragazzi, naturalmente. Intanto, le ragazze la guardavano tutte come ammirate. La Capopalestra si voltò di nuovo verso il mostro. 
"Sai cosa mi ha fatto incazzare di più, oltre a questo babbeo di Ash e a questa combriccola di pirletti che si mettono a giocare alle prove di coraggio alla loro età? Il fatto che, pur non c'entrando nulla in questa stupida storia, m'hai messa in mezzo e mi hai addirittura fatto passare le pene dell'inferno. Credo che non supererò mai il trauma di stare ancora sotto terra, per colpa tua - e allora cosa dirà Brock, che praticamente vive nelle cave di pietra, eh? Glielo spieghi tu che un vegetale dalle manie omicide-compulsive è venuto a rompermi le ovaie quando non ce n'era veramente alcun bisogno?"
Tutti tacevano, mentre Misty parlava. Era più che evidente che, se solo uno di loro avesse osato proferir parola, sarebbe stato preso a sassate dalla rossa, e così nessuno aveva il coraggio di aprire bocca - nemmeno Paul, che, in quel momento, fu l'unico ad accorgersi di una strana nebbiolina scura in prossimità della lapide del Mangia-Anime, proprio da dove sbucavano le radici del mostro-pianta.
"Che poi, avrei capito se te la fossi presa con questi deficienti, ma perché prendersela con noi, voglio dire?!" continuava Misty, con una voce ormai roca per il troppo stress, mentre cercava comunque di mantenerla a un tono alto e minaccioso. "Così, a caso - perché ti andava, perché tanto uno vale l'altro, no? Ebbene, cara mia, non è così che funziona la società! La legge vuole che--"
Le parole della Capopalestra si interruppero nel momento stesso in cui lei sobbalzò all'indietro, per schivare una delle possenti radici spinate che si trovava prima sopra di lei. Quella si scagliò a terra, e Misty, ancor più irata, si mise le mani ai fianchi. 
"Ancora cerchi di colpirmi, brutta str..." 
Ma, ancora una volta, la ragazza smise di parlare - stavolta non perché qualche altra mistica creatura stesse per spezzarle l'osso del collo. Piuttosto, Misty notò che la radice che stava per colpirla se n'era rimasta lì, a terra, inerme e immobile, e che pian piano la pianta si stava velocemente afflosciando. Fu solo allora che la rossa, assieme agli altri che, nel contempo, se n'erano rimasti zitti, si accorse di un'ombra minacciosa che sbucava direttamente fuori dalla lapide del Mangia-Anime. 
"Ma tu...!" esclamò, indietreggiando di un passo.
Aveva riconosciuto gli occhi rossi che l'avrebbero tormentata per il resto delle sue notti. 




Angolo dell'autrice 
E dopo un anno e qualcosa torno ad aggiornare questa storia, yee! (Anche se questa storia non importerà ormai a nessuno, but who cares yee!)
Che poi, avevo intenzione di aggiornare a ottobre, ma uhm, non ce l'ho fatta- Infatti chiunque sia stato il coraggioso a riuscire ad arrivare qui si sarà sicuramente accorto che questo è il capitolo più lungo non solo della storia, ma che abbia mai scritto. Mh-mh. Dato che altrimenti sarei risultata troppo noiosa (che già lo sono-), ho ridotto molto il combattimento e i colpi di scena (?), altrimenti ciaone, chi finiva più- 
Questa storia sta andando avanti troppo per le lunghe, ma per fortuna ho quasi finito. Voglio dire, in realtà mi manca soltanto un ultimo capitolo/epilogo che spiega tutto il misterioso fattaccio (?) e so che quando lo leggerete (se lo leggerete perché sono lenta come una lumaca) penserete "ma cosa caz-" 
Poi buh, mi sono divertita a far fare cose stupide a Barry (come sempre) e a far sclerare Misty, perché in realtà Misty è il boss di tutto. :))) E ucciderà di botte sia Ash sia Gary - anzi no, Gary non se lo fila proprio perché per lei è uno sfigato, poveraccio. In realtà non so chi tra Ash e Gary stia messo meglio. 
E niente, vi ringrazio per aver letto fin qui e ci si vede al prossimo capitolo <3 
Ciau <3
Euphemia >.^



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Capitolo 6
*** Parte sesta. ***


A trip to the cemetery 

in a Halloween night

 


#Parte sesta.
 
Durante i suoi numerosi viaggi, Ash ne aveva viste di cose strane – fantasmi di bambine inquietanti che apparivano a caso, fanciulle morte che dall’aldilà attiravano con la loro bellezza ragazzi ingenui come Brock, mostri creati da strani scienziati pazzi con manie di onnipotenza pronti a scatenare la loro ira sul genere umano – e perciò, in un certo senso, si aspettava di vedersi sbucare dal terreno uno zombie mezzo marcito affamato di cervelli o un ennesimo spettro in cerca di vendetta. 
Fu principalmente grazie alle sue tante esperienze e pazze avventure che, alla vista di ciò che gli si parava davanti, Ash si sentì quasi, stranamente, sollevato. Si aspettava decisamente di peggio. 
Per qualche attimo, una quiete carica di sorpresa regnò sul cimitero – com’era giusto che fosse, in un luogo di culto. Nessuno aveva osato proferir parola, dopo la suspence che li aveva portati a scoprire la verità sulla misteriosa leggenda del Mangia-Anime; come chiunque si sarebbe aspettato, fu poi Barry a rompere il silenzio con la sua voce stridula. 
“Scusate, ma che diavolo significa?!” esclamò con una punta di nervosismo nel tono, indicando rapidamente il Pokémon viola.
Il Gengar si stagliava davanti alla pietra tombale del defunto Mangia-Anime con un sorriso maligno rivolto ai giovani che aveva di fronte. Il suo sguardo inquietante faceva venire i brividi a chiunque lo guardasse troppo a lungo negli occhi scarlatti. 
Gary ne aveva incontrati, di Gengar, durante le sue numerose ricerche sui Pokémon, ma quello che ora minacciava i presenti con la sua perfida presenza incuteva particolarmente terrore – più di qualsiasi altro Pokémon Spettro che aveva studiato. 
“G-Gary?” sussurrò Lucinda, mentre vide il castano avanzare di qualche passo verso la creatura. 
“E tu chi saresti?”
Gary porse la domanda al Pokémon con una naturalezza quasi inquietante. Nonostante l’assurdità della situazione, il giovane Ricercatore di Biancavilla era riuscito a mantenere la calma: si era avvicinato al Gengar così tanto che, con cautela, decise di inginocchiarsi davanti a lui, in modo tale da guardarlo dritto negli occhi. 
Fu allora che una voce improvvisa fece sobbalzare i presenti – e fece anche scappare un gridolino a qualcuno, probabilmente Barry. 
“Quello, giovanotti, è il Pokémon dell’uomo che voi chiamate Mangia-Anime.”
I ragazzi si voltarono verso colui che aveva parlato: un uomo sulla sessantina con un bastone e un paio di occhiali era dietro di loro, e li osservava con sguardo severo. 
“Oddio, ci hanno beccati!” esclamò Barry, facendosi prendere dal panico. “Presto, correte! Fingetevi morti!” 
“Barry, o corriamo o ci fingiamo morti, no?” fece Lucinda grattandosi il capo imbarazzata. 
“Idiota, quello è Mister Fuji, il sindaco della città!” disse infine Misty, rivolgendosi al biondino. Dopodiché, spostò lo sguardo sull’uomo anziano, abbozzando un leggero sorriso imbarazzato; i ragazzi erano stati sorpresi sul più bello per la loro bravata, e intanto le ragazze erano state immischiate in quel casino – anche se l’idea di fare uno scherzo a quei deficienti era stata sua.
“Ci perdoni per esserci introdotti nel cimitero della città, Mister Fuji” disse la rossa con voce gentile. “Avremo tempo di spiegarle meglio cosa è successo più tardi – o meglio, sarà Gary Oak a doverle raccontare tutto, dato che è stata una sua idea” continuò, rivolgendo uno sguardo pungente al castano. “Però, adesso…”
“Mi spiace doverla interrompere, signorina, ma credo di sapere cosa sta succedendo” intervenne Mister Fuji, avvicinandosi al gruppetto. Lanciando piccoli e veloci sguardi sui lividi e le ferite sulle braccia dei giovani, sui vestiti lacerati e sui capelli scompigliati e sporchi di terra delle ragazze, l’uomo avanzò fino ad arrivare a un metro di distanza da Gary, e lì si fermò. 
“Mister Fuji…” disse il castano, senza alzarsi in piedi per timore che il Gengar scappasse via. “Mi dispiace per i problemi che tutti noi abbiamo provocato…” 
Che tutti noi abbiamo provocato?!” esclamò Vera indispettita. “Ma che faccia tosta!” 
“…Tuttavia, lei sembra sapere qualcosa sulla storia dell’uomo sepolto qui.” Gary ignorò il commento della Coordinatrice di Hoenn. Senza alcuna vergogna, il castano giunse le mani in segno di preghiera, come un bambino che stesse per chiedere qualcosa a un genitore. “La prego, Mister Fuji, ci racconti quello che sa!” 
Mister Fuji lo guardò: quel ragazzo sembrava determinato a sapere la verità su quella storia, a qualsiasi costo – ed era anche per questo motivo che, probabilmente, aveva deciso di introdursi nel cimitero nonostante le regole lo vietassero. Da un certo punto di vista, Gary era fatto così: aveva scelto di abbandonare la carriera di Allenatore perché si era accorto di volerli studiare, i Pokémon, e non di volerli far combattere l’uno contro l’altro. Ogni Pokémon era diverso, le loro caratteristiche variavano non solo da specie a specie, ma anche da individuo a individuo, e scoprire i minimi dettagli di ogni comportamento era il suo principale obiettivo. Le leggende riguardanti i Pokémon lo affascinavano particolarmente, ma anche quelle che interessavano personaggi del passato – tant’è che, a casa sua, aveva riempito scaffali interi con libri su vecchi miti e racconti. La passione per i misteri e per le scoperte gli ardeva visibilmente negli occhi, cosa che Mister Fuji aveva notato.  
L’uomo sospirò, scambiando uno sguardo veloce con il Gengar di fronte alla lapide. 
“D’accordo. Ma solo perché sei il nipote di Samuel Oak.” 
“Che raccomandato…” commentò Ash con un sorrisetto meschino. 
“Zitto, cretino!” esclamò Gary con le guance arrossate. 
Mister Fuji si schiarì la gola, per essere sicuro di venir ascoltato senza che nessun altro si mettesse a parlare. Dopodiché, una volta ottenuta l’attenzione di tutti, cominciò a raccontare quello che sapeva. 
“Tanto tempo fa, all’epoca durante la quale quest’uomo ha vissuto, i Pokémon Spettro venivano visti malignamente.” La voce dell’uomo era roca, ma ipnotica: i presenti non osavano fiatare – nemmeno Barry, che si era seduto per terra con le gambe incrociate, come un bambino che ascolta una fiaba. “Erano in tanti ad averne timore, perché si pensava fossero figli del Diavolo, e che perciò portassero solo sventure e malvagità. In ogni città c’erano addirittura ordini di sacerdoti incaricati di difendere il popolo dalle minacce dei Pokémon Spettro. I metodi in cui essi venivano scacciati erano parecchio ortodossi: i sacerdoti usufruivano addirittura di Pokémon di tipo Buio, trattandoli come meri schiavi, dato che anche i Pokémon Buio erano considerati pericolosi. Certe volte la morte dei Pokémon era inevitabile, e non era nemmeno rilevante, perché avere rapporti di amicizia con i Pokémon Buio che i sacerdoti sfruttavano era loro severamente vietato.” 
“Cosa?!” esclamò con rabbia il corvino, stringendo i pugni.
“Eccolo…” sussurrò Misty alzando gli occhi al cielo, anche se credeva che la reazione di Ash fosse giustificata: sentire racconti del genere le faceva sempre accapponare la pelle. 
“Ma che razza di Allenatori erano questi sacerdoti?!” continuò Ash, visibilmente irritato. “Oserei dire che al confronto con quei tipi persino Paul ha un rapporto affettivo con i suoi Pokémon!” 
“Attento a quello che dici…” 
L’Allenatore di Sinnoh lo guardò in cagnesco, senza aggiungere altro. Sapeva che tipo di persona fosse Ash, e sapeva di essere stato disprezzato da quest’ultimo per l’apparente indifferenza che mostrava nei confronti dei suoi Pokémon. La verità, che Paul non avrebbe mai ammesso, era che, anche se non lo dava a vedere, era molto affezionato ai suoi Pokémon, e non se lo sarebbe mai perdonato, se a qualcuno di loro fosse mai accaduto qualcosa. 
Lucinda guardò Paul, con un sorriso accennato sulle labbra: dopotutto, lei conosceva la verità che c’era dietro al rapporto tra lui e i suoi Pokémon, e sapeva bene che Ash si sbagliava di grosso, nel considerare Paul un Allenatore di Pokémon senza cuore. Un giorno, forse, se ne sarebbe accorto persino lui – come si era accorto, dopo tanti anni, che in realtà Misty era la ragazza che voleva al suo fianco e che era con lei che avrebbe voluto continuare a vivere le sue avventure. 
Nel frattempo, Ash ignorò completamente il monito del suo Rivale di Sinnoh, continuando a inveire, come di suo solito, contro quelle che credeva essere ingiustizie nei confronti dei Pokémon. 
“Se a quei tempi fossi esistito io, avrei cercato di fermare le violenze contro quei poveri--”
“Sì, okay, ora stai zitto Ash, fai continuare la storia al Signor Fiji”
Barry sembrò essere stato irritato dall’interruzione improvvisa della storia, e cercò di zittire il corvino – che, preso alla sprovvista, smise di ciarlare. 
“Sarebbe Mister Fuji...” 
“Sì, vabbè, che lei si chiami come l’acqua che costa un sacco di soldi o come il monte non è importante ai fini del racconto, continui con la storia!”
Per favore, Barry, si dice per favore...” 
“Hai ragione Elena, scusa. Per favore, Mister Fuji?” 
L’uomo sospirò, accennando un mezzo sorriso di convenienza, dato che trovava i discorsi di quello strano biondino alquanto futili e imbarazzanti. Vide di sfuggita il ragazzo dai capelli verdi scuotere la testa guardando Barry – probabilmente un segno di disapprovazione nei confronti del suo bizzarro comportamento – e poi cambiò la direzione dello sguardo verso il ragazzo dai capelli neri. Pensò che, anche se non lo sembravano, quel ragazzo e il nipote di Sameul Oak erano molto simili. 
“C’era un ragazzo, un uomo, di qualche anno più grande di voi, che sin da piccolo aveva una certa affinità con i Pokémon di Tipo Spettro. Era un bambino molto timido, un orfano, che aveva trovato prima dei compagni di gioco e poi degli amici negli Spettri che ogni tanto si nascondevano nella soffitta dell’orfanotrofio che lo ospitava.”
“E poi venne adottato?” chiese Vera ingenuamente. 
“No… No, perché era solitario, fin troppo silenzioso. Non giocava mai con gli altri bambini. Teneva nascosto il fatto che giocasse soltanto con i Pokémon Spettro, perché altrimenti avrebbe passato i guai, ma l’aura attorno a lui spaventava le persone che cercavano un bambino da adottare.”
“Però, quando fu abbastanza cresciuto, andò via dall’orfanotrofio. Per tutta la sua infanzia e adolescenza aveva ascoltato tante dicerie riguardo ai Pokémon Spettro, racconti che dicevano di quanto misteriosi e malvagi essi fossero, insistendo sul fatto che fossero mandanti del demonio, venuti sulla terra a prendere le anime delle persone e portarle all’inferno con loro. Ma lui era cresciuto con Gastlie, Haunter, Banette, Misdreavus e altri Spettri, conosceva i loro comportamenti quasi alla perfezione e sapeva che non erano cattivi, e sapeva anche che ciò che proclamavano i sacerdoti erano solo idiozie.”
“Quando vide per la prima volta l’esecuzione di uno Spettro da parte dei sacerdoti, era uscito da poco dall’orfanotrofio. Nessuno di noi potrebbe nemmeno lontanamente immaginare quanto fossero agghiaccianti, questi stermini, e che dolore immenso provò il ragazzo, quando vide uno dei Pokémon Spettro con cui giocava da piccolo essere ucciso senza alcuna pietàda un sacerdote della città.”
“Io so solo che ho sempre dato del filo da torcere al Team Rocket ogni volta che hanno provato anche solo a sfiorare il mio Pikachu” disse Ash, abbassando lo sguardo. 
“Non vorrai mica dimenticare il giorno in cui ti sei trasformato in pietra quando hai provato a fermare Mew e Mewtwo durante il loro scontro per salvare i tuoi Pokémon! Cavolo, che infarto mi hai fatto prendere. Sei sempre stato uno sciocco sconsiderato!” intervenne Misty, incrociando le braccia. 
“Se Pikachu venisse… se accadesse una cosa del genere davanti ai miei occhi, cercherei di distruggere un’organizzazione così e cercherei di salvare i Pokémon.”
“È esattamente quello che provò a fare quel ragazzo, Ash.” Mister Fuji chiuse gli occhi per un breve momento, poi li riaprì e continuò il suo racconto. “Il suo migliore amico era un Gastlie, e insieme passarono anni a nascondersi, a combattere contro gli ordini dei sacerdoti per salvare i Pokémon Spettro, per distruggere quelle sciocche credenze fondate sulla paura verso lo sconosciuto e per fermare quei terribili massacri non solo di Spettri, ma anche di Murkrow, di Sneasel, di Sableye, di Houndoom, di Poochyena e di tanti, tanti altri Pokémon di Tipo Buio. E per salvare la vita di tante persone.” 
“A cosa si riferisce?” chiese Lucinda, portandosi una mano alla bocca. 
“Si riferisce alla caccia alle streghe.”
Gli occhi color ghiaccio di Gary erano fissi in quelli scuri di Mister Fuji. Aveva studiato quel periodo e sapeva ciò che tante organizzazioni religiose, come la Santa Inquisizione in Europa, avevano fatto – di quante persone avessero ucciso. 
“Chiunque diffondesse idee troppo all’avanguardia e chiunque andasse contro i pensieri delle organizzazioni e degli ordini dei sacerdoti era definito un eretico. Chiunque fosse a contatto con Pokémon Spettro e Pokémon Buio senza autorizzazione veniva considerato uno stregone. In particolare, erano più le donne ad essere accusate di stregoneria. Vi siete mai chiesti perché non esistono più i Meowth dal manto nero?” 
“Esistevano Meowth dal manto nero?!” esclamò Elena, con le mani giunte. “Chissà che meraviglia! Ne avrei tanto voluto uno!” 
“Beh, a quei tempi saresti stata considerata una strega e bruciata viva su un rogo.” disse Gary con schiettezza, rivolgendosi alla ragazza. 
“Che vorresti insinuare?!” intervenne Barry, tirando immediatamente fuori un block notes per le sue multe. “Sarebbe una sottospecie di insulto?” 
“No, io, al contrario di te, sono un gentiluomo, Barry, e non insulto le ragazze. Era una semplice affermazione – vera, perché i Meowth dal manto nero furono bruciati insieme alle streghe, furono cacciati, e furono sterminati del tutto, perché si pensava che fossero un’incarnazione del Diavolo.” 
“Famigli di qua, diavoli sotto forma di Meowth neri di là… Ma c’avevano un po’ di complessi questi tizi, eh?” Barry si grattò il capo, sospirando. “Se proprio volevano bastava multarli, non ucciderli.” 
Gary si ritrovò stranamente colpito da quel commento: era una frase tipica alla Barry, ma allo stesso tempo metteva a nudo la sua ingenuità, il suo particolare senso di giustizia, che si manifestava di continuo sotto forma di quelle stupide multe. Poteva essere un testardo, un deficiente, uno schizzato con manie di protagonismo e scatti isterici improvvisi, ma per la prima volta Gary si accorse che c’era qualcosa di più profondo in lui, qualcosa che non aveva mai voluto vedere, perché aveva sempre pensato a lui in maniera superficiale. Non era un idiota qualsiasi; e Gary, che aveva l’abitudine, l’ossessionedi analizzare a fondo qualsiasi cosa o essere che gli capitasse sotto tiro, lo intuì solo in quel momento. 
Si accorse che Elena lo stava osservando, e quando i loro sguardi si incrociarono, lei gli sorrise. Aveva finalmente capito. 
Gary le ricambiò il sorriso, ma solo per un secondo, perché poi, scrollatosi di dosso la serietà di quel momento, fece un ghigno incrociando le braccia. 
“Sai, un isterico come te avrebbe passato un sacco di guai. Sicuramente ti avrebbero preso per un tizio posseduto dal demonio e avrebbero cercato di esorcizzarti, invece sei solo uno scemo.” 
“Te la cercavi proprio la multa, eh?!” esclamò Barry irritato, cominciando a scrivere sul block notes. 
“Hey, Barry, non perdiamo altro tempo con le multe, okay? Non sei curioso di sentire il resto della storia?” Drew cercò di richiamare l’attenzione del biondino, ottenendo un effetto immediato, in quanto egli, dopo aver alzato di scatto la testa verso Mister Fuji, esclamò un “Sì” particolarmente euforico e lanciò via il block notes e la penna con cui scriveva – oggetti che, involontariamente, finirono direttamente in faccia a Paul. Lucinda trattenne quasi una risata, ma Paul preferì rimanere in silenzio – perché sicuramente l’eventuale assassinio del figlio del Boss del Parco Lotta di Sinnoh a quella giovane età gli avrebbe portato parecchie rogne e non ne valeva assolutamente la pena. 
“Gary sembra essere molto informato sull’argomento. Il ragazzo non solo era un eretico perché aveva idee completamente opposte rispetto a quelle dell’ordine dei sacerdoti, ma anche uno stregone, perché aveva una sorprendente affinità con i Pokémon di Tipo Spettro. Furono molti i Pokémon che salvò insieme ai suoi compagni, ma anche le persone che erano destinate a bruciare vive su un rogo. Tra queste, conobbe anche una ragazza che era stata additata come strega, e se ne innamorò.”
“Ci voleva proprio una storia d’amore in questo racconto!” disse Misty sorridendo. “Almeno questo tizio ha avuto una gioia, nella sua vita.” 
“Sei la solita sdolcinata…” le fece Ash, incrociando le braccia. 
“Sta’ zitto!” 
“Sì infatti, Ash, interrompi sempre Mister Fuji! Tieniti i commenti e le domande per dopo!”
“Ma-”
“Shhh!” 
Dicevo…” Mister Fuji era una persona paziente, ma non ne poteva più di essere interrotto dai commenti di quegli insoliti ragazzi, e pensò quindi di arrivare al punto cruciale della storia. “Passarono degli anni, il ragazzo, ormai diventato uomo, divenne un fuorilegge, un “pazzo pericoloso che diffondeva e proclamava come verità assolute le parole dei demoni”. Iniziò a girare una storia, la storia di un uomo tentato dal Diavolo che veniva accompagnato dagli Spettri e che di notte corrompeva le anime di chiunque lui incontrasse, e poi se le mangiava. Per questo fu soprannominato il “Mangia-Anime”. Molti ne avevano timore, erano in pochissimi coloro che riuscivano a vedere la verità che si celava dietro quella figura, rimanendo affascinati da quell’uomo coraggioso che si opponeva a un ordine di tiranni che controllavano il popolo attraverso le loro paure.”
“Lui e il suo Gastlie, che ormai era diventato un Haunter, ne passarono tante. Vivevano avventure, salvavano persone e Pokémon, scappavano e si nascondevano da coloro che li volevano morti. Riuscirono a farla franca per tanto tempo, fino a quando, alla fine, non finirono in una trappola ben architettata. Quando misero il “Mangia-Anime” e il suo Haunter sul rogo, quest’ultimo, vedendo le fiamme che si stavano inghiottendo il suo migliore amico, riuscì a liberarsi e, in un ultimo tentativo di proteggerlo, si evolse in un Gengar, spaventando coloro che si erano radunati attorno al rogo per assistere all’esecuzione di quell’uomo pericoloso e riuscendo a spegnere il fuoco. Ma fu troppo tardi.” 
Quasi istintivamente, tutti si voltarono verso il Gengar che, adesso, era seduto lì, sulla tomba, con uno sguardo affranto – uno sguardo che nessuno aveva mai visto sul volto di un Pokémon di Tipo Spettro. Il suo ghigno malvagio era scomparso, sostituito da una smorfia di sincero e profondo dolore. 
Gary lo guardò intensamente, prima di proferire parola. 
“Mi dispiace tanto per il tuo amico.” sussurrò, e poi soffermò il suo sguardo sulla tomba di un uomo la cui immagine era stata tramandata per secoli in maniera del tutto sbagliata. “È per questo che vegli su di lui e spaventi chiunque si avvicini troppo alla sua tomba. Vuoi proteggerlo ancora. Lo capisco perfettamente.” 
“Ehi, ma di solito non è Ash quello che fa questo tipo di discorsi?” si chiese Barry ad alta voce, confuso dall’insolito atteggiamento comprensivo di Gary nei confronti di un Pokémon che aveva fatto loro passare le pene dell’Inferno.
“Diavolo, Barry, riesci sempre a rovinare i momenti toccanti” disse Drew, scostandosi un ciuffo di capelli dagli occhi smeraldini. 
Nonostante il vociare dietro di lui, Gary non si smosse di un millimetro. Era vero: di solito, non si sarebbe comportato in quel modo, ma questa volta era diverso. Riconosceva di aver fatto qualcosa di irrispettoso nei confronti di quel Pokémon – anche se per amor di conoscenza, perché in fondo l’obiettivo di Gary era scoprire la verità su quella leggenda del Mangia-Anime, una storia che persino suo nonno aveva sbagliato a raccontare. Fu così che, per la prima volta in vita sua, abbassò prima lo sguardo e poi il capo. 
“Gengar, ti porgo le mie scuse. Sono stato io a organizzare questa gita al cimitero. Mi dispiace.” 
Mentre Mister Fuji accennava un piccolo sorriso, il resto dei presenti, lì, rimase a bocca aperta per quello che era appena successo. 
“Cosa?” disse Misty, incredula. 
“Gary ha appena chiesto scusa a qualcuno!” fece Ash con occhi luccicanti, giungendo le mani. “Non posso crederci! Aspettavo questo momento da sempre!” 
“Wow, Gary, ti sei appena preso la responsabilità delle tue azioni. Sono molto sorpreso, stai maturando!” commentò Barry, portando le mani ai fianchi. “Ti ci vuole ancora molta strada, ma prima o poi diventerai un bravo ragazzo proprio come me!” 
“Okay, credo che possa bastare…” sussurrò il Ricercatore di Kanto digrignando i denti, per poi rialzare la testa e voltarsi con le braccia incrociate e un sorriso superbo verso il resto del gruppo. “Io, a differenza di un certo ingordo e di un certo schizzato, sono una persona con una distinta dignità e so come comportarmi da persona beneducata!”
Come se tutti quei commenti non fossero bastati a mettere in imbarazzo il lato eccessivamente orgoglioso di sé, anche Misty decise che era arrivata l’ora di prendersi la rivincita su di lui. La rossa fece qualche passo in avanti verso Gary con le mani sui fianchi, fermandosi solo a poca distanza da lui, per poterlo osservare meglio. 
“…Oppure” cominciò, con un ghigno malizioso accennato sulle labbra “anche tu hai un cuore” 
“Vorresti scoprirlo?” chiese Gary, ricambiando la malizia del sorriso di Misty. 
“No, è solo che da quando hai ascoltato i commenti di Ash e Barry e ti sei voltato verso di noi sei diventato rosso come un peperone.” Detto questo, la Capopalestra d’Acqua si allontanò di nuovo con un’espressione soddisfatta, prima di dare a Gary il colpo di grazia. “E, sai, a me i peperoni non piacciono per niente.” 
Le risate delle altre ragazze – e di Ash – furono quasi coperte da quella di Gengar, che aveva ripreso il sorriso dopo quello splendido nonché tagliente scambio di dialoghi. Gary incrociò nuovamente le braccia indispettito quando si voltò verso il Pokémon, ma fu troppo tardi per evitare un attacco Leccata da parte sua, che lo fece rabbrividire e indietreggiare di qualche passo. 
“Beh, almeno piaci a Gengar!” disse Ash tenendosi la pancia dalle risate. “Questa è la notte di Halloween più bella di sempre, davvero!” 
“Stai zitto, idiota!” 
“Oddio, ma Paul sta sorridendo! Raga, oddio raga!”
L’urlo di Barry fece voltare tutti verso il più cupo del gruppo, il quale guardò con sguardo truce il biondino. 
Stai calmo, Paul. Non puoi ucciderlo davanti a così tanti testimoni. 
“Ma che dici? Ti sta guardando male come fa sempre” disse Drew “e fa pure bene” 
No, dovete credermi, l’ho visto!” 
“Beh, se Barry dice la verità, questa non solo è la notte più bella di sempre, ma anche la notte dei miracoli.” 
“Onestamente, per me è stata la notte in cui ho convinto le mie amiche a fare una cavolata assurda per seguire voi cretini” fece Misty. 
“Lo volevamo tutte, non è solo tua responsabilità!” 
Vera, con un sorriso, si avvicinò alla ragazza dai capelli rossi, seguita da Lucinda ed Elena.
“Vero, ma la prossima volta ci limitiamo a una festicciola tra ragazze, d’accordo?” asserì quest’ultima, prima di essere trascinata dalla Coordinatrice di Sinnoh in un abbraccio insieme alle altre due. 
“L’importante è rimanere sempre unite!” 
“Sempre!” 
Misty ricambiò l’abbraccio delle sue amiche, sorridente: era contenta di averle al suo fianco, e anche lei sarebbe rimasta accanto a loro, in qualsiasi momento. 
“Santo Arceus, sembrate le Winx…” 
“Chiudi il becco, Drew!” 
“Perdonatemi l’interruzione, ma…” 
Mister Fuji si schiarì la voce, per richiamare l’attenzione su di sé. Era abbastanza chiaro che, pur non avendo detto nulla, stava gentilmente pregando i ragazzi di tornarsene a casa, ora che avevano ottenuto la verità sul misterioso uomo sepolto lì. Ash stava già per aprire bocca per dirgli che sarebbero andati, ma fu Gary a precederlo, non ancora del tutto convinto di volersene andare: c’era un’ultima domanda che voleva porre a Mister Fuji. Dopo essersi ripreso dal brutto colpo infieritogli da Misty e dall’attacco Leccata di Gengar – che, nel frattempo, non aveva fatto altro che girargli attorno –, Gary era rimasto in disparte fino a quel momento, in cui si era ricordato di una cosa importante che avrebbe voluto sapere. 
“Mister Fuji, mi scusi, ma volevo chiedere un’ultima cosa.”
“Dimmi pure, ragazzo” 
“Lei conosce la storia di quest’uomo quasi fin nei dettagli. Potrebbe dunque rivelarci il suo vero nome?” 
L’anziano abbassò lo sguardo e si accarezzò i baffi, prima di dare al nipote del Professor Oak una risposta. 
“Mi dispiace deluderti, ragazzo, ma purtroppo non lo conosco nemmeno io. Il suo vero nome è stato cancellato da ogni registro, durante l’epoca in cui fu ucciso sul rogo. La storia che vi ho raccontato l’ho letta su un antico libro, un diario. Si trattava del diario della donna che era stata salvata da lui, la donna di cui si era innamorato. Lei riuscì a sopravvivere alla caccia alle presunte streghe e tramandò il suo diario ai suoi discendenti, ma non scrisse mai, nemmeno una volta, il nome dell’uomo che amava.” 
Gary lo osservò dritto negli occhi un attimo di troppo; sembrava poco convinto dalle parole di Mister Fuji, ma non si lamentò. D’altronde, sapeva di aver arrecato all’anziano sindaco di Lavandonia fin troppi fastidi, ed era tardi: era il momento di levare le tende. Ciò che aveva scoperto quella notte di Halloween gli sarebbe bastato a placare la sua sete di conoscenza. 
“Capisco” si limitò a dire, per poi rivolgersi al resto dei ragazzi. “Beh, è quasi mezzanotte, credo sia il momento di andarcene.” 
“Alla buon’ora! Non tornerò mai più in questo posto agghiacciante!” disse Lucinda, già pronta per avviarsi verso l’uscita del cimitero. 
“Beh, è ancora presto! C’è tempo per festeggiare Halloween!” 
Nessuno condivideva l’entusiasmo di Barry, il quale fu guardato malevolmente da Misty, che da quella notte in poi avrebbe detestato Halloween. Nonostante questo, dopo tutto quel che era successo, nessuno di loro se la sentiva di tornare nelle rispettive abitazioni, da solo, e avrebbe ben volentieri passato la notte in compagnia. 
“Magari ci guardiamo un film horror?” continuò il biondino, al quale evidentemente non erano bastati i vari spaventi che si era preso prima da Drew e Gary e poi dal Gengar che vegliava sulla tomba del suo Allenatore. 
“Oh no, ti prego, stasera l’abbiamo già vissuto, un film horror” commentò Elena, la cui sanità mentale, quella notte, era stata messa a dura prova.  
“E allora potremmo guardarci un film che non sia horror, o fare qualcos’altro, basta che rimanga una serata tranquilla, che ne dite?” disse Ash, che ancora non era troppo stanco per andare a dormire – cosa che, probabilmente, nessuno di loro sarebbe stato capace di fare.
“Sì, perché no?” fece Drew, incrociando le braccia. “Potrebbe essere divertente fare qualche altro scherzo a Barry” 
“Cosa?”
“Nulla, nulla!” 
Paul non aveva uno sguardo abbastanza convinto – anzi, se fosse stato per lui, se ne sarebbe andato immediatamente a casa, ma gli occhi dolci di Lucinda erano una delle sue più grandi debolezze. 
“Dai, Paul, vieni anche tu!” 
“...Lucinda, ti rendi conto che mi stai chiedendo di trascorrere ancora del tempo con il multatore?” 
“Ma non c’è solo lui! E poi Elena sa come tenerlo a bada” 
“Ah, davvero? Non mi è sembrato, quando anche lei ha cominciato a sclerare come una pazza, appesa a quella pianta.” 
Per favooooreeee…” 
 Ormai Paul non aveva scampo, né dal dolce faccino della sua fidanzata né dalla tediante, fastidiosissima parlantina di Barry – che sapeva, sapeva non l’avrebbe lasciato in pace, se non avesse deciso di venire. Non aveva altra scelta che unirsi, anche lui, al gruppo. 
“…E va bene.”
“Evviva!” 
La ragazza dai capelli blu buttò le braccia al collo di Paul, che, imbarazzatissimo per quella forma di affetto di fronte ad altre persone, ricambiò l’abbraccio con insicurezza.
“Allora andiamo a casa di Misty!” 
“E perché a casa mia, Ash?”
“Beh, perché sei ricca e hai una casa enorme”
“Non posso darti torto. Andiamo!”   
Pian piano, i ragazzi e le ragazze si prepararono ad avviarsi verso l’uscita del cimitero. Salutarono sia Gengar, nonostante non fosse stato tanto dolce di sale con loro per aver profanato il sonno del suo Allenatore, sia Mister Fuji, che non era stato severo con loro come chiunque si sarebbe aspettato, e aveva pure raccontato loro la vera storia di quello che, in realtà, non era affatto un divoratore di anime. 
L’ultimo ad allontanarsi fu proprio Gary, il quale, dopo aver dato due pacche sulla testa al Gengar, adesso inspiegabilmente amichevole nei suoi confronti, si piazzò di fronte all’anziano sindaco di Lavandonia, porgendogli la mano per un ultimo saluto. 
“Mi scuso ancora per l’intrusione nel cimitero. Però volevo ringraziarla per avermi fatto conoscere ciò che si nascondeva dietro alla leggenda del Mangia-Anime. Mi chiedo perché una storia così bella non abbia preso il posto della versione conosciuta da tutti.” 
“Giovanotto, l’unica cosa che può testimoniare la veridicità della storia di questo pover’uomo è il diario della sua donna, e non tutti sanno della sua esistenza.”
“Un giorno mi piacerebbe leggerlo, questo diario.” 
“Un giorno, forse, avrai modo di sentirla raccontare ancora meglio da qualcun altro, questa storia.” 
Gary lo guardò leggermente confuso, ma decise di non tediare l’anziano con altre numerose domande a quella tarda ora. Così, dopo un ultimo cenno di saluto al Gengar e a Mister Fuji, raggiunse i suoi amici, soddisfatto di quello che avevano scoperto quella sera e, in fondo, anche della strana avventura che, tutti insieme, avevano vissuto nel Cimitero di Lavandonia. 
“Gary, se continui a rallentarci ti faccio una multa!” 
“Madre di Mew, Barry, non rompere le palle!” 
 
~ ° ~
 
L’aria fredda di fine Ottobre – anzi, di inizio Novembre – fece leggermente rabbrividire il sindaco di Lavandonia, che era rimasto lì, in piedi, in attesa che sul cimitero, finalmente, regnasse di nuovo il silenzio. 
“Credo che siano andati tutti via, adesso” sussurrò, avvicinandosi di qualche passo di più alla lapide, accanto alla quale Gengar lo osservava con un sorriso sghembo. 
Una leggera nebbiolina si sollevò dalla terra davanti alla pietra tombale, e in pochi attimi una figura umana si materializzò lì, di fronte a lui. Aveva i capelli spettinati e uno sguardo di ghiaccio, sulle sue labbra era impresso un dolce sorriso. Lo spettro guardò il Gengar e gli posò una mano sulla testa per accarezzarlo amorevolmente. 
“Ti ringrazio, Gengar, per vegliare su di me. Sono grato di avere un amico come te.” 
Il Pokémon, contento di rivedere il suo amico anche quell’anno, si beò delle sue carezze e poi gli saltò addosso, in un abbraccio stretto e affettuoso. Dopo i primi saluti, la figura spostò il suo sguardo verso l’anziano di fronte a lui, abbassando il capo in segno di riconoscimento. 
“Buonasera, Mister Fuji.”
“Buonasera, Signor Jacob Oak.” 
“Sono lieto che qualcuno si sia interessato così tanto per conoscere la mia vera storia. Mi sono stufato di essere conosciuto per essere il mostro che non ero.” 
“Non sono affatto sorpreso che sia stato un vostro discendente ad essere così curioso di conoscerla.” 
“Nemmeno io. L’amore per la conoscenza della verità è una caratteristica che si tramanda da generazioni, nella famiglia Oak. A proposito, vi sono riconoscente per non aver rivelato il mio vero nome.” 
“Ho promesso di mantenere la vostra volontà, quando mi avete raccontato la vostra storia. Anche se non ero sicuro fosse giusto mantenere il giovane Gary all’oscuro dell’identità del suo antenato.” 
“Mister Fuji, credo che siate convinto anche voi che il ragazzo tornerà. Conosco bene lo sguardo poco convinto di un Oak.” 
“Avete ragione.” 
Il sindaco di Lavandonia fece per allontanarsi, quando, ricordatosi di una cosa fondamentale, si bloccò sui suoi passi. 
“Sapete dirmi come sta la mia piccola Amber?” 
“Vi manda un grande abbraccio dall’Aldilà. Le mancate molto, sapete? So bene cosa significa per un bambino rimanere da qualche parte senza un padre, in attesa.”
“Vi prego, ditele che la abbraccio forte anche io e che non vedo l’ora di rivederla.” 
“Lo farò.” 
“Vi ringrazio. Se volete scusarmi, tolgo il disturbo. Più noi vivi ci facciamo vecchi, più sentiamo la pesantezza della stanchezza nelle ossa. Arrivederci, Signor Jacob Oak.” 
Detto questo, Mister Fuji si avviò sul sentiero di terra battuta del cimitero, per potersene tornare a casa, mentre lo spettro di Jacob Oak e Gengar continuavano ad abbracciarsi nell’aria pungente della notte di Halloween; dopo tanto tempo, d’altronde, nessuno di loro due aveva voglia di lasciar andare l’altro. Entrambi guardarono la figura dell’anziano allontanarsi nel buio, fino a scomparire, prima di ricambiare il saluto con un sorriso.
“Al prossimo anno.”
 
 
 
FINE.







Angolo dell'autrice 
Mhhh non so come cominciare questo ultimo angolo dell'autrice. Mi sa che innanzitutto devo chiedere scusa a chi avrebbe voluto leggere la fine della storia anni fa, e tipo non mi aspetto affatto che i miei vecchi lettori si ricordino di questa storia e dicano "omeodeo ha aggiornato!", però ho voluto ultimarla perché era da tempo che sentivo che questa incompletezza dovesse finire. Insomma, dovevo mettere una fine a questa storia, perché ci tenevo quando l'ho cominciata cinque lunghi anni fa e quindi l'ho fatto anche per la me del passato, ignara che l'ultimo capitolo l'avrei scritto io, una noiosa ventunenne che non è nemmeno riuscita a fare così tante battute stupide e demenziali come negli altri capitoli. Però ehi, at least i tried ;)
Sono sincera e dico che ci tengo ancora tanto, a questa storiella scema. Sono ancora affezionata ai cari pg delle vecchie serie, e quelli delle nuove beh, nemmeno li conosco, e niente vado sempre in nostalgic loop quando mi ricordi dei tempi in cui questo fandom era pieno di fanfiction come questa - fanfiction con Misty, Ash, Lucinda, Barry eccetera. Però è giusto così, è giusto che il fandom che evolva. Sono io che pubblico con un ritardo ultraspaventoso su cose che non interessano più a nessuno ahah rido
E niente, plottwistone per Gengar, ehDoppio plottwistone con la vera identità del Mangia-Anime che in realtà è un antenato di Gary, eh? (Il vero plottwistone in realtà è Misty che è diventata ricca dopo aver finito il suo viaggio con Ash)
Mister Fuji sarebbe una specie di miscuglio tra il Mister Fuji del gioco e quello dell'anime - quello che crea Mewtwo per Giovanni. Se non conoscete la sua storia vi consiglio di darci un'occhiata, lui cominciò a fare esperimenti sulla clonazione per portare in vita la sua bambina Amber. 
Ho cercato di impegnarmi a finire questo capitolo entro il 31 Ottobre, cioè oggi, in modo tale da essere leggermente più puntuale (?) postando questo capitolo. Cioè, avrebbe fatto strano postare il capitolo a Natale, dato che è una fanfiction su Halloween. 
E quindi boh, ecco spiegati gli errori che troverete, se li troverete. ;) E spero davvero di non avervi delusi o di essere andata OOC.
Non saprei che altro aggiungere a questo angolo, oltre che un enorme grazie a chi ha seguito la storia negli altri capitoli e a chi leggerà anche questo capitolo. Sono contenta di aver finalmente finito questa storia, perché diamine, ce la meritavamo tutti una fine. <3 
Alla prossima, gente, e buon Halloween! 
Eleuphemia >.^

P.S. BAMBINI NON ANDATE NEI CIMITERI DI NOTTE, OK? QUESTA E' SOLO UNA STORIA, NON PRENDETE ESEMPIO DA QUELL'IMPRUDENTE DI GARY :) 

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