Tutto il pacchetto

di Cipollina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Vomito ***
Capitolo 2: *** Influenza ***
Capitolo 3: *** Tutto il pacchetto ***



Capitolo 1
*** Vomito ***


Potter era in ritardo.

Draco gettò uno sguardo all’orologio, come se potesse costringere le dannate lancette a tornare indietro solo con la forza di volontà… beh, probabilmente avrebbe potuto farlo, usando la magia più che la forza di volontà, ma questo non avrebbe di certo fatto scorrere il tempo all’indietro, semplicemente avrebbe rovinato l’orologio e fatto comparire uno sguardo scocciato sul viso del cameriere.

Potter era in ritardo. Ne avevano discusso. Ne avevano discusso con irritazione la prima volta: sette minuti di ritardo. Ne avevano discusso con cieca rabbia la seconda: dodici minuti di ritardo. Ne avevano discusso piangendo la terza: quattro minuti di ritardo… beh, era lui che piangeva, Potter si limitava a sussurrare le sue scuse con sul viso la faccia di uno che ha appena dovuto soffocare a morte il proprio cane.

Draco cercò di concentrarsi sulle possibili motivazioni per cui uno dovrebbe soffocare a morte il proprio cane, era arrivato alla terza quando si rese conto che stava stringendo i denti tanto forte da riuscire a sentire i primi sussurri amorosi di un’emicrania.

Il punto non era il ritardo, non solo, ovviamente odiava l’idea di aspettare e odiava il fatto che lui non era mai in ritardo, per cui Potter poteva anche fargli il piacere di mostrare lo stesso rispetto che gli veniva riservato… ma il punto non era quello…

Potter era un Auror, Draco avrebbe amato pensare che fosse un lavoro esaltante, non lo era. Sapeva cosa facevano gli Auror, lo aveva vissuto di propria mano sia come indiziato che molti anni dopo tra le loro fila come riottoso consulente.

Non era orgoglioso di lui e non trovava eccitante vederlo in uniforme. Il lavoro da Auror era pericoloso e lui di pericolo ne aveva mandato giù abbastanza per se stesso e le sette generazioni a venire, grazie tante.

Non si trattava di aspettare il proprio compagno in ritardo per la cena, si trattava di aspettare un agente operativo Auror che al mattino era uscito con la divisa delle missioni.

Potter gli aveva promesso che sarebbe tornato per cena e la sedia davanti a lui era vuota.

Potter era in ritardo.

Dopo la terza volta, dopo aver passato tutto il pranzo in assoluto silenzio a costringere boccone dopo boccone attraverso la gola ancora stretta dall’ansia. Dopo non essere riuscito nemmeno a guardarlo negli occhi perché sapeva che non sarebbe stato in grado di farlo senza far scoppiare la bolla di emozioni che gli stringeva il petto... di certo non dopo aver passato quattro minuti a riflettere sulla possibilità di non poter mai più alzare gli occhi su di lui. Dopo aver lasciato il ristorante e aver raggiunto casa. Dopo che Potter era esploso perché erano solo quattro dannatissimi minuti ed era ora che la finisse di fare i capricci. Dopo che aveva avuto una mezza scena isterica e vomitato tutta la cena. Dopo avergli confessato che non era arrivato in ritardo di quattro minuti, ma che nella testa di Draco per tutta la durata di quei quattro minuti lui era morto . Dopo averlo sentito sussurrare le sue scuse direttamente contro il suo orecchio con le braccia strette tanto forte attorno a sé da sentire male alle costole… Dopo quella terza volta Potter non era mai più stato in ritardo, mai.

Draco guardò l’orologio: Potter era in ritardo.

Deglutì e per un momento la gola sembrò tanto stretta da temere che la saliva gli sarebbe uscita dal naso. Potter stava bene, Potter stava bene, Potter stava bene.

Forse aveva avuto dei problemi a scegliere la cravatta, era sempre in imbarazzo quando pranzavano in un ristorante a cinque calderoni. Draco sapeva che avrebbe preferito una di quelle trattorie in periferia, non che non ci andassero fin troppo spesso. Ma a lui piacevano i ristoranti a cinque calderoni, gli piaceva provare sapori nuovi ed insoliti, gli piaceva rincorrere con la lingua i mille piccoli sapori nel suo vino italiano invece di mandare giù un sorso di birra solo per togliersi la sete, gli piacevano i tovaglioli di seta e il modo in cui gli occhi di Harry brillavano alle luci soffuse. Gli piaceva vedere la smorfietta scettica al piatto che gli veniva posato di fronte e il piacere sorpreso quando il minuscolo boccone di assaggio colpiva le sue papille gustative nel modo giusto. Gli piaceva il bisogno istantaneo che aveva di dirgli che qualcosa era particolarmente buono, come se non glielo avesse già letto sul viso. Gli piaceva come storceva il naso di fronte al piatto dello chef, non lasciando che gli ingredienti da capogiro e l’opinione del resto del mondo influenzasse la sua: sembra purè di patate con un po’ di muffa mescolata dentro.

Draco prese un sorso di champagne e lo sentì asciutto e scivoloso sulla lingua. A Potter non piaceva lo champagne, preferiva i vini dolci, Draco non pensava si potesse avere un’opinione sullo champagne, sulla sua qualità sì, ovviamente, ma non aveva mai creduto che si potesse non amare, che fosse un’opzione valida. Era champagne, tutti amano lo champagne… beh, tutti tranne Potter, Potter lo aveva assaggiato e non gli era piaciuto, nulla di più semplice. Draco lo aveva ordinato quella sera solo per dargli fastidio, solo per vedergli arricciare il naso, o forse lo aveva ordinato perché a volte si era ritrovato a chiedersi se a lui piacesse davvero o se si era tanto abituato al sapore da crederlo soltanto. Quand’era la prima volta che aveva assaggiato lo champagne? Non lo ricordava… e adorava quando Potter arricciava il naso.

Il sorso scese disgustosamente nella sua gola, ma in quel momento anche un Chateau Cheval Blanc gli sarebbe sembrato acido… beh, forse non un Chateau Cheval Blanc

Il cameriere lo raggiunse con un sorriso per poter riempire nuovamente il suo bicchiere, Draco scosse la testa e lasciò che l’uomo risistemasse la sedia dopo che si fu alzato.

Camminò lentamente tra i tavoli, sul viso un’espressione imperscrutabile mentre qualche viso si alzava con simpatia, un altro con compassione. Pagò per lo champagne e la prenotazione e raggiunse l’ingresso per Smaterializzarsi. Quando sentì il pop suonare forte nell’aria la speranza che fosse Potter lo inondò tanto intensamente che tutta la calma che era riuscito a mantenere svanì all’improvviso e lo sconosciuto con la bella ragazza attaccata al braccio ricambiò il suo sguardo scioccato con vago timore prima che Draco riacquistasse la compostezza.

Le mani gli tremavano ancora quando si decise infine a Smaterializzarsi, ma non sarebbe riuscito a fare nulla per quello.

Si Smaterializzò davanti al portone di Harry e quando vide le luci accese dentro casa dovette aggrapparsi alla maniglia per ritrovare l’equilibrio. Non significava nulla, Potter aveva decine di amici che usavano la sua casa come stazione di posta. Magari, magari i suoi amici stavano decidendo chi tra loro avrebbe dovuto…

Draco sentì il singhiozzo lasciargli la gola e si piegò sui fianchi, cercando di riprendere fiato. Era una crisi di panico, non era la prima e non sarebbe stata l’ultima, doveva solo aspettare che passasse.

La porta si aprì prima che la crisi si esaurisse, Harry aveva dei sistemi di sicurezza, se qualcuno entrava nel vialetto la casa glielo faceva sapere.

Draco ci mise un po’ a capire che erano le sue mani, che erano effettivamente le sue mani quelle sui fianchi e non la sua immaginazione, che erano effettivamente le sue mani e non quelle di qualcun altro. Ci mise un po’ e l’improvviso sollievo non fece che rilassarlo abbastanza da permettere alla sua crisi di panico di peggiorare.

Sentì il bicchiere di champagne riproporsi nella sua gola e riuscì appena a spostare il viso così da non vomitarsi sulle scarpe in pelle di drago… beh, non erano davvero in pelle di drago, Potter lo avrebbe ucciso, ma erano la cosa più prestigiosa appena dopo la pelle di drago.

Solo quando ebbe finito di rigettare, solo dopo aver sentito il proprio stomaco entusiasticamente provare a proporgli anche quello che aveva mangiato a pranzo, solo allora si rese conto che Harry, che il vero Harry in carne ed ossa e, per quanto poteva giudicare dalla stretta forte attorno ai fianchi, decentemente in salute, Harry insomma, gli stava parlando:

“…tutto bene, respira, respira, va tutto bene, sei a casa, va tutto bene…”

Draco provò a sbuffare, ma non ne aveva né la forza né il necessario controllo polmonare, avrebbe voluto alzare gli occhi al cielo, ma era ancora piegato a metà, Potter non sarebbe riuscito a vederlo.

Potter stava bene.

Draco ebbe una seconda crisi di panico e cedette ad essa mentre Harry lo faceva sedere sul piccolo scalino d’ingresso.

Harry voleva eliminarlo, era un scalino minuscolo e le persone finivano solo per inciamparci… in realtà voleva toglierlo perché Ted ci si era inciampato una volta, Draco aveva fatto appena in tempo ad infilare una mano fra il mento del bambino e le mattonelle del vialetto, alla sua mano non era piaciuto, il marmocchio era ripartito come se niente fosse, ma Harry aveva dichiarato guerra allo scalino… il che era semplicemente assurdo dato che Ted inciampava in qualunque cosa, Ted inciampava anche se non c’era assolutamente nulla, Ted stava imparando a camminare, per Merlino!, era ovvio che inciampasse, era inciampato anche sui suoi piedi… Draco prese un respiro profondo, cosa stupida da fare dato che era ad appena mezzo metro da una pozza di vomito… chissà se Potter avrebbe dichiarato guerra anche ai suoi piedi, che poi non è che a lui importasse molto del destino di quello scalino, tuttavia…

Non sembrava così male ora che ce lo aveva sotto al sedere, non sembrava così diabolico con Harry che lo stringeva forte al petto continuando a sussurrare stupidaggini. Mentre Draco perdeva il controllo del proprio corpo per la seconda volta in dieci minuti non gli sembrarono pessime nemmeno le suddette stupidaggini.

Restò ad ansimare contro la sua spalla per un tempo infinito, si stava disordinando i capelli, ne era certo, capelli che per la cena aveva pettinato maniacalmente, Harry aveva un debole per i capelli ordinati, Draco sapeva che li odiava, sapeva che più li teneva ordinati più il compagno avrebbe avuto voglia di metterglieli in disordine e non c’era nulla di meglio dal momento che difficilmente lo faceva usando le mani, o meglio le mani le usava eccome!, ma non necessariamente fra i suoi capelli…

Cercò di tirarsi su e Harry lo aiutò, tenendolo da un gomito mentre lo accompagnava fino al divano prima di tornare indietro per chiudere la porta, quando lo vide fare le scale a due a due fino alle camere da letto Draco sentì la rabbia fare capolino attraverso la spossatezza. Dove diavolo pensava di andare?

 

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Capitolo 2
*** Influenza ***


Tornò nel giro di pochi minuti e Draco stava già rabbrividendo, le sue guance avevano perso il rossore dell’agitazione ed erano mortalmente pallide sotto alla sottile patina di sudore. Draco sentiva la camicia appiccicata alla pelle in modo disgustoso e stava ancora indossando il cappotto.

Era stato Harry a regalargli quel cappotto, Draco finiva sempre per rubare il suo e così aveva deciso di regalargliene uno, era il cappotto più bello che Draco avesse mai visto, con la fodera interna di seta rossa e il tessuto tanto morbido da sembrare impossibile fosse babbano… Draco gli aveva fatto notare che era troppo bello per indossarlo tutti i giorni e così Harry aveva finito per regalargli anche il suo vecchio cappotto, non che questo impedisse a Draco di rubargli quello si era comprato per sostituirlo. Forse Harry non si era reso conto che amava sentire il suo profumo, forse gli piaceva troppo mettere il broncio quando lo ritrovava con il suo cappotto addosso. Forse gli piaceva quando Draco gli leccava via il broncio dalle labbra, forse gli piaceva perché raramente Draco si fermava alle labbra.

Prese un respiro profondo e se lo sfilò, sentendo le proprie spalle lamentarsi, aveva la sensazione di essere stato abbracciato da un Troll, ah, le gioie degli attacchi di panico!

"Che cosa è successo?”

Draco si rifiutò di stringere i denti, si rifiutò di guardarlo male, si rifiutò di reagire… il suo cuore prese a battergli tempestosamente in fronte, sì, era decisamente arrabbiato e sì, l’emicrania si stava strusciando contro le sue tempie.

Quando alzò gli occhi su di lui lo fece lentamente e di fronte agli occhi preoccupati di Harry la sua rabbia non cedette di un millesimo. Era rassicurante scoprire di avere ancora una parvenza di forza di volontà.

“E’ venerdì”

Harry annuì piano, poi sembrò notare il cappotto e i suoi occhi tornarono sorpresi su di lui, scorrendo lungo i pantaloni dal taglio perfetto per disegnare le sue gambe e abbracciargli il sedere, la cintura di pelle di… vabbè, la cintura che gli era costata un occhio della testa, la camicia dai risvolti tanto delicati da sentire il bisogno di trattenere il respiro, la giacca che sembrava essergli cucita addosso e i gemelli che riflettevano la luce abbastanza da sussurrare: preziosi. Si era vestito in modo da far sentire Harry geloso dei suoi vestiti, accidenti a lui!

“Sei andato a cena con qualcun altro? Ti… è per lavoro?... qualcuno ha provato a farti del male?!”

Si irrigidì e Draco colse il movimento impercettibile, non era verso la bacchetta, era un Auror, non avrebbe permesso a nessuno di capire dove tenesse la bacchetta, ma Draco non era nessuno e sapeva che dovunque fosse si era inconsciamente preparato ad impugnarla.

Per quanto infantile fosse, e Draco deprecava l’infantilismo in chiunque altro, Draco a volte si divertiva a chiedergli se tenesse la bacchetta nascosta fra le chiappe. Gli piaceva il modo in cui Harry alzava gli occhi al cielo, gli piaceva ancora di più quando lo afferrava dai fianchi e si strusciava contro una delle sue cosce, chiedendogli di controllare di persona. Per i curiosi: no, non ce l’aveva mai trovata e non si poteva dire che non avesse svolto la ricerca con estrema accuratezza.

Draco prese un respiro profondo, la rassegnazione abbastanza forte da spegnere la rabbia, era stupido, conosceva Harry, non lo avrebbe mai fatto di proposito e allora a cosa valeva essere arrabbiato, tanti cari saluti alla succitata forza di volontà:

“Non sei riuscito a venire”

“Senti… mi dispiace, ok? Ero… ero un pochino isterico quando ti ho scritto e… beh, alla fine tutto si è risolto, quindi…”
Harry aveva smesso di incontrare i suoi occhi e Draco si raddrizzò sul divano nel rendersi conto che… oh per il cappello stellato di Merlino!, che comunque, per amore dell’accuratezza storica, Merlino non aveva mai portato, era una moda che si era diffusa almeno un secolo dopo per cui come affermazione era del tutto anacronistica, comunque… possibile che Potter fosse irritato… con lui?!

“Potty… non ho idea di quello di cui stai parlando…”
Gli occhi verdi trovarono i suoi in un lampo, ma Draco era troppo stanco per i giochetti e non distolse i suoi.

Ted… sto parlando di Ted e del fatto che è malato, che ha l’influenza e che non riuscivo a fargli abbassare la febbre, Ted… ti ho detto che non potevo venire a cena e… ti ho chiesto di venire ad aiutarmi. La lettera, la lettera che ti ho mandato questo pomeriggio!”

Draco annuì piano piano. Non aveva ricevuto alcuna lettera.

“Sta meglio adesso?”
Harry non aveva abbassato lo sguardo da lui e la rabbia si era colorata da sorpresa per poi raggiungere il tono fosco della delusione. Un uomo migliore gli avrebbe detto la verità, un uomo migliore non avrebbe provato risentimento per il proprio di dolore… Draco non era una brava persona, non lo era mai stato. Aspettò la risposta alla propria domanda. Se lui aveva dovuto avere due crisi di panico, saltare la cena e quasi vomitarsi sulle scarpe, allora Potter poteva anche restare arrabbiato per un po’. Potter odiava essere arrabbiato… e lui odiava avere una crisi di panico: occhio per occhio… e gli restava ancora il vomito.

“Sì… si è addormentato”

Harry si morse forte un labbro e Draco fece in tempo a scorgere gli occhi velati di lacrime appena prima che il compagno li sbattesse con irritazione e si alzasse:

“Vuoi un the? Io credo di aver bisogno di un the…”
Solo quando fu a metà strada verso la cucina le sue spalle si irrigidirono dalla sorpresa e tornò a voltarsi:

“Non mi hai ancora detto quello che ti è successo”

Draco sorrise tristemente agli occhi colpevoli di Harry: se n’era dimenticato. Solo ora si rese conto dell’aria esausta del compagno, del passo meno accurato, del ritorno della vecchia orribile postura.

“Mi piacerebbe bere il the, grazie”

Harry annuì piano piano e raggiunse la cucina senza staccare gli occhi da lui se non all’ultimo momento. Draco prese un respiro profondo e provò la stabilità delle proprie gambe con attenzione, prima di alzarsi dal divano e salire le scale.

Aprì lentamente la porta e si assicurò che la figurina nel letto non si fosse mossa prima di avvicinarsi silenziosamente. Ted era sprofondato con il viso nel furetto di peluche, le guanciotte rosse e la fronte pallida.

Passò la mano leggera come una piuma sui capelli di un grigio spento e il petto gli si strinse nel sentire il calore anomalo emanato dalla sua pelle. Aveva ancora la febbre. Il bimbo dovette percepire la sua presenza e Draco si ritrovò a sorridere nello scorgere ciocche dorate spuntare fra quelle grigie al passaggio della sua mano, deglutì l’emozione e chiuse gli occhi nel sentire pungere le lacrime. Andava tutto bene, Potter stava bene, Ted stava bene, andava tutto bene.

Dovette stringersi le labbra fra i denti con forza per trattenere la voglia di raccogliere il bambino dal letto e prenderselo tra le braccia. Era un disastro di emozioni quella sera.

Ricordava la prima volta che aveva deciso di cambiargli il pannolino. Harry stava dormendo e la puzza rendeva la stanza irrespirabile. Draco pensava sarebbe morto prima di riuscire a portare a termine il lavoro ed era terrorizzato dall’idea di farsi fare la pipì addosso… ma quando gli aveva tolto la tutina e aveva visto le gambette cicciotte agitarsi su e giù dall’entusiasmo, quando aveva scorto i piedini perfetti e aveva osservato in stupita estasi quando il piccolo era riuscito ad infilarsene uno in bocca con un gorgoglio di puro giubilo… beh, il pannolino puzzava comunque e aveva comunque rischiato di perdere l’olfatto e l’esperienza non gli era piaciuta per nulla… però… beh, fanculo i cliché, si era reso conto che il marmocchio gli aveva rubato il cuore proprio quando aveva il sedere sporco di cacca fino a metà schiena… e, sì!, aveva continuato a sentire il petto gonfio di affetto anche dopo aver finito di pulirlo, mentre controllava maniacalmente di non averne sotto le unghie.

Quando sentì la presenza di Harry alle proprie spalle posò un bacio sulla piccola fronte calda e tornò a raddrizzarsi. Non gli disse nulla fino a quando la porta non fu ben chiusa alle loro spalle. Draco si appoggiò alla porta:

“Raccontami cosa è successo…”

L’irritazione passò come un fulmine negli occhi verdi, ma Draco la ignorò: gli aveva chiesto aiuto, gli aveva chiesto aiuto tramite una lettera che lui non aveva mai ricevuto… Harry Potter l’uomo che non chiedeva mai, Harry Potter aveva chiesto aiuto… e lui non lo aveva ascoltato…

Draco sapeva che aveva tutto il diritto di essere arrabbiato… lo sapeva in teoria, ma nella pratica le sue ginocchia tremavano ancora per lo stress degli attacchi di poco prima e il sudore da panico gli rivestiva fastidiosamente la pelle.

Harry non sapeva tenere rancore e aveva gli occhi stanchi, gli angoli della bocca insolitamente tendenti al basso.

Le lettere del Mondo Magico non andavano perdute.

I gufi dello stormo postale erano tenuti sotto stretto controllo, se succedeva loro qualcosa veniva mandato aiuto e la posta recuperata. Se la posta veniva rubata sia il mittente che il destinatario venivano informati, lo stesso se per qualche incidente la missiva era andata distrutta. Potter non lasciava la sua posta tra le zampe di nessun gufo che non fosse quello della posta, non dai tempi della sua civetta bianca.

Le lettere del Mondo Magico non andavano perdute nel nulla. Mai.

“Andromeda non si sentiva bene perciò mi ha portato il piccolo per evitare di passargli l’influenza… evidentemente era troppo tardi, dopo un’ora che me lo aveva portato si è messo a piagnucolare e non sembrava voler smettere. Quando ha cominciato a vomitare ho chiamato un Medimago, mi ha detto che non c’era nulla di cui preoccuparsi, che era un’influenza comune e che se la febbre non aumentava non c’era nemmeno la pena di visitarlo…”

Harry si appoggiò a sua volta contro il muro con un respiro profondo:

“Ho provato di tutto per farlo smettere di piangere e continuava a vomitare e… alla fine l’ho portato in Sede e l’ho fatto visitare da Mike… beh, non è esattamente abituato a visitare i bambini, ma si è fatto mandare una pozione tramite un Medimago pediatra e mi ha detto che ha un’infezione alle orecchie. Ci ho messo un’eternità a fargliela bere, un cucchiaino alla volta. E un’altra eternità prima di cominciare a fare effetto”

Harry si passò la mano sul viso sfregandosi gli occhi e Draco dovette trattenersi dall’impedirglielo: si sarebbe fatto venire le rughe a furia di stropicciarsi la faccia a quel modo, glielo aveva già detto mille volte. Scostò gli occhi da quello scempio e si rese conto che Harry indossava una maglietta babbana. C’era sopra un 42 e una lunga frase tanto contorta da essere quasi incomprensibile, quasi… una volta vi ci si era concentrato abbastanza da capirla. Harry era seduto sul divano e lui gli era seduto a cavalcioni, le mani sui propri fianchi, intrappolate sotto a quelle del compagno. Ricordava che Harry teneva le cosce tanto divaricate da impedirgli di appoggiare le ginocchia sul divano, sapeva che lo aveva fatto apposta perché così era costretto ad appoggiarsi completamente a lui, del tutto privo di equilibro all’infuori di quello che lui gli concedeva tenendolo stretto stretto dai fianchi e sprofondando svergognatamente a fondo dentro di lui. La sua erezione e le sue mani: l’unico punto fermo in tutto il mondo. Aveva dovuto concentrarsi su quella stupida frase per non venire in meno di mezzo minuto… non aveva funzionato, ma per un attimo, appena prima che l’orgasmo spazzasse via qualunque capacità di raziocinio dal suo cervello, per un attimo aveva capito il dannatissimo significato di quella frase.

“Venti minuti ed era di nuovo sveglio, ci ho messo un secolo prima di capire che aveva sete, sete!... il mio bambino aveva sete e io ero troppo in panico per capirlo… ha quel modo di piangere, quei piccoli singhiozzi… lo so come fa quando ha sete, lo so come piange, eppure…”

Draco vide di nuovo il velo di lacrime e lo vide lottare contro di esse ancora una volta:

“Io non so nulla di bambini, nulla…ho controllato su internet e poi mi sono chiesto: funziona anche con i bambini maghi? È un metamorfomagus, ha sangue da licantropo, valgono le stesse cose che valgono per i babbani? E l’influenza? E’ un’influenza babbana o magica? Esiste una differenza? Per le otiti consigliano impacchi caldi, per la febbre impacchi freschi… cosa dovevo fare? Il Medimago per bambini mi ha quasi riso in faccia, come se fossi un imbranato, beh, lo sono! Invece di trovarlo divertente perché non mi ha dato delle informazioni? Per quanto stupide gli potessero sembrare? Mike è stato gentile e ha provato a rassicurarmi, ma quando ero di nuovo solo a casa e ha ripreso a piangere… non sapevo cosa fare, non sapevo chi chiamare… Ron è in luna di miele e la signora Weasley stava guardando Victoire, non potevo rischiare che contagiasse anche lei…”
“Adesso sta bene”

Harry si immobilizzò, guardandolo con gli occhi spalancati…

“Sì… hai ragione, io… lo so che mi sono preoccupato troppo, che ho esagerato, ma…”

Draco soffiò fuori un respiro e lasciò che tutto il risentimento lo lasciasse assieme al fiato. Si raddrizzò e prese Harry tra le braccia, stringendolo forte a sé.

Per un momento pensò che si sarebbe opposto, che era ancora arrabbiato, dopotutto se Draco fosse venuto a casa avrebbe potuto guardare Victoire mentre mamma Weasley gli dava una mano, avrebbe potuto dirgli che Ted aveva sete, anche lui conosceva il modo particolare in cui piangeva la notte quando voleva un sorso d’acqua, forse lo avrebbe riconosciuto prima di lui… avrebbe potuto aiutarlo a mantenere la calma, avrebbe potuto forzare il Medimago a visitarlo e scoprire l’otite prima, avrebbe anche solo potuto limitarsi a prenderlo tra le braccia quando era tanto disperato da aver voglia di posare Ted nel suo lettino, chiudere la porta, mettersi le mani sulle orecchie per non sentirlo più piangere e indulgere nella piccola crisi che si meritava. Al diavolo! Avrebbe anche solo potuto andare in panico assieme a lui, sarebbe bastato anche quello!

Ma Harry era Harry… non solo accettò l’abbraccio, vi si rifugiò, come se fino ad un secondo prima stava affogando ed improvvisamente Draco era la sponda, la salvezza, il suo respiro.

Lo sentì infilare il naso sotto al suo mento e spingere appena così da appoggiare le labbra contro la sua pelle, appena sopra il colletto della camicia. Prese un respiro fra i suoi capelli e dovette chiudere gli occhi per impedirsi il grugnito: sapevano di banana.

Banana! Quale adulto sano di mente… beh, effettivamente Potter non poteva essere definito sano di mente a tutti gli effetti, tra le altre cose si era innamorato di lui! Era lo shampoo per bambini di Ted, doveva essersi fatto la doccia di recente perché con tanti ringraziamenti da parte della sua di sanità mentale, anche in questo caso probabilmente dubbia, l’odore di banana non durava a lungo. Ovviamente aveva cominciato ad usarlo solo per fargli dispetto, per farsi una risata a sue spese. Piccolo stronzetto impertinente.

Harry fece scorrere le mani sui suoi fianchi e infilò le mani sotto alla sua giacca, incrociandole dietro alla schiena. Draco fece una smorfia quando Harry cercò il suo sguardo con gli occhi preoccupati, sapeva di avere la camicia ancora umida di sudore:

“Ancora non mi hai detto che cosa ti è successo…”

“Non importa… ma devo farmi una doccia”

Annuì, ma appoggiò la fronte alla sua, senza lasciarlo andare. Draco fece scorrere le dita lungo le sue sopracciglia, poi ripercorse gli zigomi, quando scese alle labbra Harry si era finalmente rilassato, pressando il viso contro le sue dita per meglio godersi la carezza, il suo corpo modellato al proprio come se fossero stati fatti per congiungersi.

Quando Harry alzò il viso verso il suo Draco gli posò un bacio sul naso, leggero leggero, un altro sulla fronte e un terzo su una guancia. Moriva dalla voglia di baciarlo sulle labbra ma sentiva ancora sapore di vomito in fondo alla gola ed era abbastanza sicuro che Harry ne avesse abbastanza di vomito per quella sera. Quando Harry si allontanò da lui lo fece con un sospiro.

“Perché non vai a preparare un altro the, io faccio la doccia in un baleno e scendo in cucina”

“Va bene”

Draco aspettò che fosse scomparso dalle scale prima di entrare nello studio. Per un attimo temette di non trovarla, poi una fitta di irritazione accompagnò la vista della busta bianca.

Era sigillata e indirizzata… ma non era mai stata spedita. Draco ruppe il sigillo, dopotutto era indirizzata a lui: sto bene, non posso venire a cena, per favore vieni a casa appena puoi.

Sentì il cuore stringerglisi e ancora una volta l’irritazione scomparve, eccola lì, nero su bianco. La migliore dichiarazione d’amore che avrebbe mai potuto ricevere da Harry. Una richiesta d’aiuto.

Bruciò la lettera e si infilò velocemente sotto alla doccia. I muscoli doloranti si rilassarono sotto al getto di acqua calda, ma fece più in fretta che poteva.

Tornò a dare una sbirciatina a Ted, stava ancora dormendo nella stessa identica posizione.

Ricordava quando Potter aveva trovato il furetto di peluche, era tanto felice che saltellava sul posto, tenendolo dietro alla schiena per stuzzicarlo alla sorpresa, la coda del pupazzo che oscillava a destra e sinistra dietro alle sue gambe, di un bianco immacolato. Draco sorrise nel vederla ora sbucare da sotto il collo di Ted, non era più bianca bianca e non sarebbe mai più diventata immacolata, per quanti incantesimi di pulizia avesse mai potuto inventarsi. Ne aveva viste troppe.

Lo guardò respirare per un po’, prima di chiudere la porta e scendere in cucina.

Harry stava già sorseggiando il suo the, ma la tazza verde con scritto: Serpe! era protetta da un incantesimo di calore. Afferrò la tazza e la mano del compagno e portò entrambi al divano, prima di sedercisi e attirare Harry fino a farlo sedere fra le proprie gambe, accoccolato contro il suo petto. Ci misero un po’ a sistemarsi comodamente così da poter bere il the senza ustionarsi o stare fosse anche di un millimetro troppo lontani.

“Stai facendo ricerche per un nuovo articolo?”

Harry si mise a giocare con la maglietta che aveva preso dal suo armadio, se l’era infilata sui capelli umidi e ora era leggermente bagnata, ripassava con le dita il contorno delle macchie umide, su questa non c’era scritto nulla, ma era comunque una delle sue preferite, era di un viola scuro che faceva sembrare gli occhi di Harry tanto verdi da dare il capogiro, Draco gliela rubava ad ogni occasione, ma Harry controllava periodicamente il suo armadio al Maniero e se la riportava sempre a casa.

Gli prese le dita fra le proprie e vi posò un bacio:

“No, ho appena finito di scriverne due, sto aspettando il via libera per il primo e il secondo è in revisione… se quell’idiota viene a dirmi ancora una volta di usare parole più semplici giuro che gli faccio mangiare un intero dizionario!”

Harry mosse nervosamente le dita fra le sue, ma Draco le tenne strette e lui cominciò a sfogare la sua agitazione mordicchiandosi un labbro. Stava cercando il motivo perché non gli aveva risposto alla lettera, il motivo per cui non aveva risposto alla sua richiesta d’aiuto.

“Harry?”

Gli occhi verdi non si alzarono nei suoi, ma Harry fece un mugolio interrogativo. Draco si sarebbe dovuto accontentare. Prese un sorsetto di the. Era certo che di lì ad un secondo sarebbero scattati nei suoi.

“Vuoi sposarmi?”

 

 

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Capitolo 3
*** Tutto il pacchetto ***


“Vuoi sposarmi?”

Aveva ragione, ora aveva non solo i suoi occhi addosso, ma anche tutta la sua attenzione, oltre che le sue unghie piantate nel palmo. Il suo viso era mortalmente serio:

“Non scherzare… non… non lo dire se non lo credi davvero…”

Draco sorrise dolcemente al tono tanto severo da sembrare aggressivo:

“Voglio sposarti, ho solo bisogno che lo voglia anche tu”

Harry abbassò la tazza sul tavolino e gli tolse dalle mani anche la sua, prima di voltarsi a fronteggiarlo, tanto rannicchiato sul divano da spingerlo a chiedersi dove fossero sparite le sue gambe. Non avrebbe dovuto stupirsene, lo sapeva quanto era flessibile. Oh se lo sapeva.

“Certo che voglio sposarti, solo… non sapevo lo volessi anche tu…”
“Non ho mai pensato di volerlo, ma… eccomi qui”

“Draco, non può essere una cosa decisa sul momento, non puoi…”

“Ho comprato l’anello e tutto quanto… l’anello l’ho comprato ad aprile in realtà…”

“Siamo a novembre!”

Draco si strinse nelle spalle, non aveva mai trovato il momento giusto, era sempre troppo banale o troppo scontato, o troppo emozionato per chiederglielo davvero…

“Non riesco più ad aspettare… non… non voglio più che sia perfetto, lo voglio e basta… vuoi sposarmi?”

“Sì!”

Draco annuì, ancora serio, nemmeno un’ombra di sorriso sulle labbra, gli occhi fissi su Harry: sembrava felice, sembrava estremamente felice, aveva perfino perso l’aria stanca. Stava sorridendo e…

Harry lo baciò, menta e the questa volta, niente vomito, per cui Draco non ebbe nulla da ridire mentre il compagno gli divorava la bocca e rideva contro le sue labbra, le dita intrecciate fra i suoi capelli e la maglietta per tirarlo vicino e impedirgli di allontanarsi. Draco non aveva intenzione di allontanarsi mai più e voleva un anello al dito a comprovarlo. Voleva poter dire che Harry era suo… forse voleva essere di Harry ancora di più. Pazzesco quello che l’amore ti faceva al cervello… o forse era al cuore, chissà.

Due settimane prima una ragazza gli si era avvicinata al bar, era un bar babbano ma aveva bisogno di un caffè per cui i suoi standard avevano seguito un ribasso inversamente proporzionale al suo bisogno di caffeina. Era una ragazza carina, era perfino simpatica. Ci aveva provato spudoratamente con lui e Draco aveva pensato: invece di sprecare fiato potrei mostrarle un anello. Mi basterebbe avere un anello al dito e lo avrebbe già notato, senza neanche bisogno di mostrarglielo. La verità era che si era sentito in imbarazzo, non gli piaceva che quella ragazza ci provasse con lui, non gli aveva dato corda, non era in alcun modo colpa sua… eppure era a disagio, come lasciare che qualcuno toccasse la sua bacchetta, come se quella donna avesse provato a toccare quella bolla che apparteneva solo a lui e a Harry. Non gli era piaciuto pensare ad un mondo in cui avrebbe potuto offrirle un caffè e magari ripescarne il sapore sulle sue labbra, non gli era piaciuto pensare ad un mondo in cui non c’era Harry e il suo di sapore, fosse anche stato quello di prima mattina, Merlino!, come se non gli piacesse il suo sapore di prima mattina, un po’ troppo pesante per essere razionalmente buono, eppure in qualche modo perfetto lo stesso, perfetto in quello strano modo che era tutto Potter.

Quando Harry si tirò indietro furono gli occhi di Draco quelli pieni di lacrime e Harry glieli asciugò con una miriade di baci sulle labbra, sulle guance, sulle palpebre e sul mento, non risparmiò naso e nemmeno fronte.

Sotto quella valanga di felicità Draco sentì la propria osare mostrarsi e quando infine le sue labbra si piegarono in un sorriso Harry si tirò indietro e restò a guardarlo, gli occhi spalancati come se fosse la cosa più bella al mondo.

“Ti amo”

“Lo spero bene, stiamo per sposarci”

Il sorriso di Harry passò da meraviglia a euforia:

“Stiamo per sposarci”

Draco gli accarezzò piano il viso:

“Sì… ma solo se sei sicuro di volerlo davvero”

Harry scese sulle sue labbra per un bacio ben più appassionato di quelli di prima e Draco si ritrovò a sospirare contro le sue labbra umide e bollenti. Non c’era nessuna possibilità per lui di avere un’erezione dopo due attacchi di panico, per quanto ne desiderasse una o Harry si sforzasse per ottenerla… a furia di aspettare il momento migliore aveva finito per scegliere il peggiore.

Fece scorrere le mani lungo la schiena del compagno, attirandoselo di nuovo addosso fino a quando non lo ebbe a cavalcioni su di sé, sapeva essere generoso... e il compagno aveva un conto aperto con lui.

Ancora gli sembrava di portare sulla pelle il ricordo della volta che si era inginocchiato per lui per ben tre volte a quella stupida festa di beneficienza, aveva passato tutta la serata con la sua saliva umida sulla pelle, Harry sembrava sapere il tempo che ci metteva ad asciugarsi, perché non lo aveva mai permesso. Ancora adesso tutte le volte che sentiva parlare di Snidget Dorati il suo di uccello si sentiva in dovere di frullare le ali.

Harry tuttavia sviò le sue labbra per appoggiare la fronte alla sua spalla.

“Non è giusto…”
Draco gli accarezzò i capelli sulla nuca, rigirandosi le ciocche tra le dita e lasciando che si prendesse il suo tempo anche se le gambe affaticate dolevano sotto il peso del compagno.

“Hai passato mesi a pensare di sposarmi e io… io non sapevo neanche che fosse una possibilità… voglio comprarti un anello… hai già un anello anche per te?”
“No”

“Allora voglio comprartelo io, posso?”

“Sì”

“Puoi venire con me mentre lo scelgo?”
Draco gli posò un bacio contro il collo, Potter e la sua perpetua convinzione di non essere abbastanza:

“Non c’è bisogno che io venga, qualunque anello sceglierai finirà per piacermi”

Harry si tirò su con un’aria scettica:

“E se ti farà schifo?”

“L’importante è che piaccia a te, quando lo guarderò dovrò pensare a te non all’anello e potrò fingere che sia una parte di te, una parte di te che mi hai regalato così da poterti avere sempre accanto”

“… ho sempre pensato che l’anello fosse un modo per marchiare il partner come una proprietà…”

Draco si sorprese a scoppiare a ridere, non pensava di trovarne la forza quella sera, eppure eccolo lì, Harry gli aveva prestato la sua:

“Sì, puoi anche vederla a quel modo, stavo cercando di essere romantico…”
Harry arrossì e Draco gli baciò le guance, finendo per assaggiare sulla lingua il calore del suo imbarazzo:

“Se anche volessi comprarmi un collare con il tuo nome e indirizzo sopra, non avrei nulla in contrario”

Harry alzò gli occhi al cielo, ma un attimo dopo stava dondolando sulle sue gambe, ansioso:

“Posso vedere l’anello?”
Draco estrasse la bacchetta e fece comparire la scatoletta di velluto.

Era consunta da un lato, aveva passato mesi a tenerla in tasca, rigirandosela tra le dita tutte le volte che il compagno gli mancava, tutte le volte che pensava a lui… sì, era decisamente consunta, avrebbe dovuto pensare a comprarne un’altra prima di chiederglielo, beh, ormai era un po’ tardi…

Gli occhi di Harry erano spalancati, gli prese la mano e sentì sotto ai polpastrelli il ritmo impazzito del suo cuore. Gli baciò le dita, prima di aprire la scatoletta e mostrargli la fine banda di oro rosso. Niente diamanti, niente intarsi, una semplice banda lavorata grossolanamente. Harry deglutì mordendosi forte le labbra. Quando parlò la sua voce era spezzata:

“Sta succedendo davvero?”
Draco tornò a baciargli le dita e Harry riuscì ad alzare gli occhi dall’anello per fissarli nei suoi:

“Perfetto”

Gli sorrise, non del tutto certo se parlasse dell’anello o di lui, non del tutto certo di voler sapere la risposta, prese l’anello dalla scatola e lo fece scivolare lentamente sul suo anulare destro.

“Ti ho preso anche una catenina nel caso non possa indossarlo quando sei in missione o durante le esercitazioni o… non lo so…”

Harry non alzò gli occhi dalla propria mano, poi si rialzò con un sospiro e la allungò verso di lui. Draco la prese con infinita attenzione, quasi potesse rompersi e si lasciò guidare fino alla camera da letto.

Quando lo strinse a sé non gli sembrava di poterlo avere abbastanza vicino. Harry gli si era attorcigliato addosso, eppure c’era ancora troppo spazio fra di loro. Si addormentò con il suo naso contro il collo e i suoi capelli fra le dita, la mano di Harry incastrata tra i loro petti mentre il metallo dell’anello si lasciava scaldare dalla somma del calore dei loro corpi per la prima volta.

 

***

“Draco!”

Spalancò gli occhi con il cuore che gli andava a mille. Allungò le mani verso Harry ma non era più accanto a lui nel letto, era in piedi sulla porta, i capelli sparati in tutte le direzioni e un’espressione scioccata.

“Cosa… Harry? Cosa?”

“Dov’è?!”

Harry fece una faccia confusa al suo improvviso panico, ma Draco si era già precipitato nella camera del bambino, quando spalancò la porta il piccolo stava ancora dormendo aggrappato al suo peluche.

Quando si voltò verso Harry l’ansia aveva lasciato posto all’ira:
“Di che diavolo stai parlando?”
Harry lo afferrò e lo fece uscire dalla camera prima di richiudere la porta e spingerlo nello studio… e Draco capì.

“Ho contattato le poste, non ho mai richiesto un gufo, non ho mai mandato la lettera perché proprio quando stavo per chiamare il gufo Ted si è rimesso a vomitare e io sono andato in panico. Mi sono convinto che l’avevo mandata e invece non l’avevo fatto! Non è vero?”

Draco si appoggiò allo stipite, lasciando che il terrore per il risveglio brusco scemasse nel suo corpo a favore di un po’ di raziocinio.

“Merlino Potter, sono le cinque!, hai davvero contattato le poste a quest’ora?”
“Non riuscivo a ricordare di aver dato la busta al gufo, ricordavo di averla scritta, di averla sigillata, ricordavo… non ricordavo il gufo. Certo che l’ho fatto a quest’ora, le poste magiche sono sempre aperte!”

Draco chiuse gli occhi e prese un respiro profondo:

“L’ho bruciata, l’ho trovata ieri sera e l’ho bruciata…”

“Lo sapevo che saresti venuto, sapevo che non avresti mai…”
Draco aprì le braccia e Harry vi si rifugiò con la stessa disperazione del giorno prima.

“Mi dispiace se ho dubitato di te, ero così arrabbiato ieri e tu… tu non sapevi nulla… sei…”
Draco chiuse gli occhi, stringendolo forte a sé, ma quando sentì il suo singhiozzo spezzato non fece meno male di quello che si era aspettato: Potter aveva finalmente unito i puntini.

“Mi hai aspettato! Mi hai aspettato al ristorante! Non sei andato a cena con nessun altro, aspettavi me, ma io… e quindi hai pensato… ieri sera davanti casa, è colpa mia!”

Draco spinse con decisione le dita contro la sua nuca e lo squadrò con rabbia:
“Smettila, smettila subito! Pensavi di aver mandato la lettera e invece sei stato distratto da Ted e hai finito per non farlo. Fine della storia! Nessuna colpa deve ricadere sulla testa di nessuno, piantala di farti del male!”

“Non dovresti sposarmi, non me lo merito”
Draco lo afferrò dal mento con abbastanza forza da riscuoterlo e costringerlo a guardarlo negli occhi:

“Ti ho detto di piantarla!”

“Draco…”

“Vuoi sapere perché non te l’ho detto subito? Non te l’ho detto perché ero arrabbiato con te, lo ero sul serio e vederti stare male appagava la mia rabbia!”
“Sì, ma poi hai distrutto la lettera perché preferivi che pensassi di essere stato ignorato, così lo stronzo eri tu, invece di scoprire che non solo sono un padrino inetto, ma che per di più la mia totale perdita di controllo ha anche ferito te”

“Va bene, va bene, sei uno stronzo, hai vinto… ma non mi importa, non mi importa di quante volte tu possa spaventarmi, non mi importa di quante volta debba aspettarti pensando che forse sei morto, che forse sei disperso, che forse stai soffrendo, che forse mi stai chiamando e io non ci sono…”

Draco…”

“Non mi importa! Purché possa tornare a casa e scoprire che non era altro che uno spavento, purché possa tornare a casa e scoprirti vivo e sano e preoccupato perché Ted ha l’influenza. Ma c’è una cosa di cui mi importa… una cosa che non puoi fare…”

Gli occhi di Harry erano fissi nei suoi, una smorfia di sofferenza sul viso ma le mani aggrappate alla sua maglietta, Draco afferrò quella con l’anello e gliela mise davanti al viso:

“Non puoi tirarti indietro, non puoi dirmi che non dovrei sposarti o… che non te lo meriti… non puoi farlo, non puoi. Non puoi giocare con quella decisione… non te l’ho chiesto sull’onda del momento, non ho mai preso con superficialità nessuna decisione che ti riguarda”

“Lo so, Draco…”
“Non mi sono mai mostrato volubile, non con te, mai con te… e non ho intenzione di cominciare adesso, ti voglio sposare perché ti amo e ti voglio sposare perché voglio passare il resto della vita con te, vomito influenza e feste di beneficienza, tutto il pacchetto”

“Draco…”

“Non è per una stupida lettera che hai dimenticato di spedire, non è perché ti preoccupi esageratamente per Ted… non c’è nulla che tu possa fare per farmi cambiare idea, nulla!”

Harry sfilò la mano dalla sua e se la strinse forte al petto, nascondendo l’anello con l’altra quasi a proteggerlo, Draco non sapeva se da lui, da se stesso o semplicemente dall’idea che non potesse esistere. Draco se lo strinse contro, abbracciandolo forte fino a quando le lacrime sulle proprie guance non finirono per asciugarsi.

Andava tutto bene.

 

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