Angels and Demons

di Vereesa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Album ***
Capitolo 2: *** Sonno ***



Capitolo 1
*** Album ***


Era la prima volta che andava a casa di Midoriya.
Entrambi erano sempre troppo presi dai loro impegni alla UA per pensare di vedersi anche fuori dal contesto scolastico. Tra lezioni, esami e allenamenti il tempo libero non era mai abbastanza per pensare a loro stessi senza mettere davanti a tutto la volontà di diventare eroi.
Ora però, seduto sul divano e con un album di fotografie aperto e appoggiato sulle gambe, Shouto Todoroki si godeva in silenzio quello sprazzo di libertà dai suoi doveri.
Era stata la madre del compagno di scuola ad accoglierlo, con grande entusiasmo ed un sorriso sulle labbra. Gli aveva offerto un succo e poi si era persa in racconti riguardanti l’infanzia del figlio, cosa che aveva messo molto in imbarazzo Midoriya.
In realtà a lui piaceva sentir parlare quella donna, sotto molti aspetti assomigliava a Deku. In quella casa c’era calore, Shouto lo sentiva ed era desideroso di lasciarsene contagiare.
Le ore erano passate e il giovane si era ritrovato a sfogliare quel vecchio album di fotografie, mentre Midoriya accanto a lui di tanto in tanto si sfregava con la mano la nuca manifestando  disagio e vergogna.
In molte di quelle foto c’era anche Bakugou.
Era strano per Todoroki vederli insieme, spesso ritratti a giocare sul bordo della strada o nel giardino del loro quartiere. A vederli sembravano quasi amici.
In quelle foto c’era una parte della vita di Midoriya di cui lui era all’oscuro ma che Bakugou invece conosceva meglio di chiunque altro.
Nonostante gli screzi, nonostante le lotte, la rivalità sana o insana che fosse, quello che da bambini avevano condiviso era qualcosa che nel bene o nel male non sarebbe mai stato cancellato dalla memoria di entrambi.
Si sentì infastidito da questo pensiero.
 
“... roki- kun?”
 
Si riscosse nel momento in cui sentì chiamare il suo nome.
Midoriya, una mano appoggiata sulla sua spalla, lo stava guardando con un po’ di apprensione negli occhi.
Spostò lo sguardo su di lui.
 
“So che non è il massimo del divertimento guardare questi album. Se ti annoi dillo pure, mia madre sembra che non aspetti altro che tirarli fuori quando qualcuno viene a trovarci!”
 
Ancora quell’espressione imbarazzata sul volto.
 
“È solo orgogliosa di te” fu la risposta lapidaria di Shouto.
 
Il viso di Deku si addolcì. Era evidente che c’era qualcosa che avrebbe voluto dire ma non lo fece.
 
“Cosa c’è?” domandò il ragazzo, notando la malinconia nei suoi occhi.
 
“Ah...no, nulla, solo che... le cose sono molto cambiate da allora”.
 
Su questo Todoroki non aveva dubbi, pur non sapendo niente di ciò che Izuku era stato in passato conosceva molto bene il Deku del presente.
E nel presente c’era anche lui.
 
“Facciamoci una foto!” esclamò all’improvviso Shouto, tirando fuori il telefono dalla tasca dei pantaloni.
 
Midoriya lo guardò stupito da quella insolita e inaspettata richiesta.
 
“Adesso?” si limitò a chiedere.
 
Todoroki annuì in risposta.
Portò il cellulare di fronte a loro mentre spostava la testa più vicino a quella dell’altro ragazzo accanto a lui.
A quel punto Midoriya sorrise, un sorriso di quelli semplici e capaci di alleggerire il cuore.

Un click e Todoroki aveva finalmente qualcosa da aggiungere ad un nuovo album, uno tutto loro.
 
La sensazione di fastidio prima provata ora stava lentamente svanendo.
Chiuse l’album ancora aperto davanti a sé, come a voler chiudere definitivamente quella finestra sul passato.
Ora c’erano solo presente e futuro, e ciò che Shouto sapeva con certezza era che in entrambi voleva Midoriya.

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Capitolo 2
*** Sonno ***


La UA di notte appariva come una qualsiasi e comune scuola. I corridoi, dove di giorno regnava il caos, erano immersi nel silenzio più assoluto.
Le aule vuote, il cortile illuminato solo dalle fioche luci dei faretti, nessun segno tangibile di ciò che accadeva durante le lezioni diurne.
Di notte i ragazzi dormivano nelle loro stanze al dormitorio, riposando corpo e spirito dalle fatiche della giornata.
Nonostante la giovane età erano stati più volte messi alla prova e come veri eroi, impavidi e coraggiosi, non si erano certo tirati indietro solo perché studenti.
Del resto ciascuno di loro era ben consapevole della strada che aveva scelto di percorrere.

Quella notte però qualcuno si aggirava come un fantasma tra quegli androni silenziosi, senza farsi sentire per timore di svegliare i compagni addormentati.
Sarebbe stato un problema se lo avessero visto, o ancor peggio seguito, creando più confusione del dovuto. L’idea di incorrere nell’ira degli insegnanti, con relativa punizione, era quasi in grado di farlo desistere dal suo intento e tornarsene con la coda tra le gambe nella sua camera. Si era messo a letto come ogni sera, stanco e con il fisico provato dagli sforzi, eppure non era riuscito a chiudere occhio.
Si era girato e rigirato in ogni posizione possibile senza però trovare pace.
Cosa lo stesse tormentando tanto non sapeva spiegarselo neanche lui stesso, era una sensazione di turbamento come quando si gode della quiete prima di una tempesta. Sentiva di non essere soddisfatto nonostante tutti i progressi fatti, temeva ancora di non essere all’altezza del dono che gli era stato fatto da colui che più ammirava nella vita.
Sapeva di poter fare di più, molto di più.
Sempre con attenzione sgusciò al di fuori, nel vialetto che portava dal dormitorio all’entrata principale.
Respirò profondamente, quasi come a tirare un sospiro di sollievo, per poi sollevare gli occhi verso il cielo notturno e tornare a concentrarsi sui suoi pensieri.

“Midoriya?”

Sussultò nel sentirsi chiamare e si voltò cautamente, sperando che non si trattasse di un professore. T
rattenne per un attimo il respiro per poi rilasciarlo andare nel constatare chi fosse il suo interlocutore.

“Todoroki-kun? Come mai sei qui?” domandò, un po’ meno timoroso, al compagno di classe.

“Potrei farti la stessa domanda” fu l’autorevole risposta che ricevette.
Per quanto si fosse ormai sciolto, almeno con lui, l’altro ragazzo non perdeva mai il suo contegno ponderato e questo Izuku lo apprezzava.

“Non riuscivo a dormire” disse sorridendo, cercando di mascherare in qualche modo la preoccupazione.

Non voleva coinvolgere anche gli altri in quelle che potevano essere soltanto inutili paure.
Shouto gli si avvicinò di qualche passo, mantenendo un cipiglio impassibile ma mostrando comunque negli occhi un po’ di curiosità.

“Nemmeno io” disse, una volta raggiunto il compagno.

Rimasero in silenzio per qualche istante.

“Pensi che i Villain faranno qualche altra mossa?” chiese il giovane Midoriya, esternando i suoi dubbi.
“Lo faranno!” fu la risposta sincera di Todoroki.

Deku si lasciò sfuggire un sospiro per poi lasciarsi cadere a terra, con la schiena appoggiata ad uno degli alberi del vialetto.
L’altro lo fissò domandandosi a cosa stesse pensando, a quali pensieri lo disturbassero così tanto da non fargli prendere sonno. Poi gli si sedette accanto senza dire nulla.
Fu Shouto a rompere il silenzio.

“Se vuoi parlare, ti ascolto!” esclamò d’improvviso, cogliendo Midoriya di sorpresa.

E Deku parlò, mettendolo non solo al corrente delle sue preoccupazioni ma anche descrivendogli strategie che, chissà da quanto, si era studiato da solo nella sua mente.
Quel ragazzo era un fiume in piena, ma a lui non dispiaceva ascoltarlo.
La voce di Midoriya si fece sempre più ovattata, lontana, quasi al punto da non riuscire più a capirne le parole. Sentì gli occhi farsi pesanti, il corpo rilassarsi fino a perdere coscienza e poi… più nulla.

“… non so se sia la cosa giusta ma è quello che farò! Grazie, Todoroki…kun?”

Deku si rese conto in quel momento di aver parlato da solo per chissà quanti minuti.
La testa del compagno era appoggiata alla sua spalla e poteva sentirne il respiro calmo del sonno.
Senza sapere bene cosa fare, e con un pizzico di imbarazzo, pensò se fosse il caso di svegliarlo ma rinunciò quasi subito all’idea. Incurante dell’aria fresca della notte chiuse gli occhi a sua volta, ancora con qualche dubbio nella mente ma con l’animo più leggero.
Quella chiacchierata gli aveva fatto bene.
E il sonno infine arrivò, anche per lui, cogliendolo alla sprovvista.
L’ultimo pensiero prima di addormentarsi fu per il compagno e a quanto la sua presenza in quel momento gli avesse fatto bene.
 
 

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