Come promesso, ho cercato di
aggiornare il più presto possibile!! Siete curiose/i di sapere cosa accadrà
alla nostra amica? Uhm…credo che per lei sarà un
inverno lungo ed intenso. Ma prima…
Ringraziamenti! Un immenso grazie
a Gelb_Augen, Aloysia
Piton, Maghetta25 e alle/ai più “lontane/i” Dogma, Elysion
e Alida per aver recensito. Sono contenta che vi piaccia la mia storia. È stato
proprio grazie alle vostre recensioni che ho trovato tanta soddisfazione e piacere nel proseguire
la fanfic, anche perché sta appassionando anche me.
Mi diverto troppo a far vivere a Sally e a voi, che in lei vi rivedete, vicende
strambe e incredibili come lo è la vita a volte, no? Un abbraccio forte.
Phantomina88.
Capitolo 3
Gennaio.
Cucina, che
passione!!!
Mi sveglio spalancando gli occhi
e resto per qualche attimo con lo sguardo fisso verso il soffitto. Sally! Che diamine ci fai, lì incantata! È
solo una parete bianca! Non ha senso fissare il nulla!! Mi dico ancora un
po’ assonnata. Do uno sguardo all’orologio!
“Aiuto! Sono tremendamente in
ritardo!” esclamo come se avessi visto un cadavere.
Non riuscirò mai ad arrivare in redazione in
tempo!! Mi ritrovo avvoltolata come una mummia in mezzo alle lenzuola e nel
penoso tentativo di liberarmi dalla morsa di stoffa felpata, per poco non mi
spiaccico sul pavimento. Mi aggrappo prontamente all’angolo del tavolo e
rischio di far cadere tutto quello che c’è sopra: dal cestino dei trucchi, alle
creme idratanti di vario genere per non parlare dei miei orrend,
ehm, bellissimi centrini fatti da mia madre. Lei non lo sa lavorare per niente,
l’uncinetto! Devo smetterla di dirle sempre che sono stupendi anche se mi fanno
venire il voltastomaco!! Lei continuerebbe a ricamarli mentre io dovrei
prendermeli tutti, per non farla intristire.
Rovisto con foga nell’armadio e
trovo un abito rosso a fiori. Non mi ero mai accorta di avere roba simile nel
guardaroba. Non ricordo nemmeno l’ultima volta che l’ ho indossato. Però tutto
sommato non è niente male!
Ahi. Ahi. Ahi. Perché i miei
capelli sono sempre aggrovigliati? Strecciarli ogni mattina sta diventando
un’impresa impossibile. Persevera, Sally!
Persevera! Un po’ di fard, mascara e rossetto. Una spruzzatina di un
buonissimo profumo Babbano al karkadè che Tanis mi ha
riportato da Londra. Desideravo lo Chanel n.5! Ma non si può avere tutto dalla
vita!
Mi sembra sia tutto a posto.
Non ho tempo di fare colazione,
mangerò qualcosa al bar vicino alla redazione. Lascio un messaggio sul tavolo
per Tanis ed esco.
Accelero. L’orlo asimmetrico
della gonna si muove sinuoso e il rumore dei regolare dei tacchi mi fa sentire
fiera di me: sono o non sono una donna in carriera?
Do uno sguardo all’orologio. Non
ce la farò mai! L’ultima Passaporta disponibile ha perso il suo potere.
Dannazione! Sullivan mi licenzierà! Me lo sento! Mi ritroverò per strada,
povera e disoccupata. Questo vestito da rosso diventerà color ruggine. Si
strapperà dappertutto e mi toccherà imparare a cucire per renderlo più o meno
decente (potrei usare i centrini di mamma! Almeno saranno utili per rattoppare
i buchi e non sembrerei poi così sciatta, un po’ di pizzo sul vestito fa sempre
chic!!). Sento un fastidiosissimo brivido di terrore corrermi lungo la schiena
e non basta il mio cappotto di cachemire a scaldarmi e a cacciare via questi
brutti pensieri. Per poter passare, devo svicolare tra decine e decine di
persone che non ne vogliono sapere di spostarsi. Perché quando hai immensa
fretta, tutto il mondo sembra andare troppo piano e diventa un ostacolo insormontabile?
Riesco con difficoltà a superare un uomo particolarmente corpulento che si è
fermato proprio nel mezzo del marciapiede. Finalmente l’enorme carovana di persone sembra
diradarsi, c’è ancora un po’ di spazio libero. Allungo il passo e il suono del
clacson che echeggia per la strada mi fa sussultare. Mi giro e, come mia
consuetudine, sto per rivoltare una valanga d’insulti a chi ha avuto la
brillante idea di suonarmi quel maledetto coso nelle orecchie.
“Ma perché non-” mi blocco subito
e spalanco gli occhi.
“Buongiorno, Sally!”.
Il mio cuore perde un battito e
mi sento avvampare.
“Buongiorno John!!” rispondo con
un filo di voce. Dio, sono così emozionata.
Adesso succederà proprio come nei
film: il ragazzo che ti piace sbuca
proprio quando meno te lo aspetti ed inizia ad essere gentile con te.
“Sempre in ritardo, eh?” adoro
quando scherza così, teneramente.
“Eh, sì” rispondo lievemente a
disagio.
“Salta su!”.
“Cosa?”.
“Ti do un passaggio. Sali”.
“Dici davvero?”.
“Sì. Sbrigati, o farai arrivare tardi
anche me”.
Scatto come un ghepardo e per
poco non inciampo in mezzo alla strada. Apro la portiera e mi siedo.
L’abitacolo profuma di muschio bianco, i sedili sono morbidissimi. Da come è
tenuta, credo sia una macchina nuova. Chissà se è incantata anche questa? Oltre
al muschio bianco capto un altro odore più forte e intenso, quello di un
sensuale profumo da uomo. Sento l’irrefrenabile desiderio di avvicinarmi ancora
un po’ a lui per ubriacarmi di quella fragranza. Mi sembra di essere in
paradiso! Sospiro estasiata.
“Allora, ci hai pensato?” fa lui,
con gli occhi puntati sulla strada.
“A cosa?” la sua domanda mi
risveglia dalla trance momentanea di poco fa.
“Alla passeggiata sul Tamigi”.
Dio, che uomo speciale! Già parla
come se fossimo fidanzati. In quel momento mi vengono in mente le parole di
Sev,qualche giorno fa: “Ti direi di
andarci”.
“Okay, ci sto!” rimango davvero
sorpresa della mia determinazione.
“Venerdì pomeriggio va bene? Dopo
il lavoro, prendiamo una Passaporta e ce ne andiamo a Londra”.
Beh, oddio! Che scelta difficile!
Venerdì avrei la seduta con Piton… ma sì! In fondo
cosa vuoi che sia? Non si arrabbierà se non vado da lui, d’altronde è stato lui
a dirmi di cogliere l’occasione. Gli manderò un gufo e gli dirò che venerdì
sono in libera uscita con l’uomo più affascinante di tutta l’Inghilterra magica
(e Babbana)!
“Venerdì va più che bene. É
incantata questa macchina?” domando come se il fatto di possedere un’auto
stregata debba essere una priorità per il mio accompagnatore.
“No…ehm…ma
sto cercando l’incantesimo giusto per renderla più…magica
possibile”.
La sua bocca si stende in un
sorriso affettuoso.
Arriviamo in redazione con cinque
minuti di ritardo. Saliamo le scale quattro a quattro ed io ho un po’ di
difficoltà con i tacchi. (Basta! La prossima volta metto le scarpe da
ginnastica e addio tacchi alti! Sono troppo scomodi! Al diavolo la mia
convinzione che una donna, per essere professionale e distinta,debba portare i
tacchi. E possibilmente a spillo!).
Da dietro la porta in mogano, sento
il rumore metallico e monotono delle fotocopiatrici stregate. Non appena apro
la porta, vengo sommersa da uno stormo di aeroplanini
di carta e un rapido viavai di gente. Devo camminare gobba per non essere
colpita da questi infernali messaggi volanti. Ancora non sono abituata a tutto
questo casino!
Mi tolgo il cappotto e lo
appoggio con nonchalance sul braccio.
“Stai molto bene con questo
abito, Sally” dice Tyler prima di congedarsi “dovresti portarli sempre. Buona
giornata”.
“Anche a te”.
Dio, John Tyler mi ha fatto un
complimento! Mi ha fatto un complimento!MI HA FATTO UN COMPLIMENTO! Il mio stomaco sta danzando
balli brasiliani, come se fosse Capodanno.
Mi manca il fiato e rimango
imbambolata per qualche attimo di fronte a quel caos; non m’importa niente se
il giornalista sportivo sbraita perché a Sullivan non piace il pezzo, non
m’importa se Rita Skeeter mi guarderà con scherno, non m’importa se un aeroplanino mi si è infilato in mezzo ai capelli. Oggi sono
in pace con me stessa e col mondo intero! John ti adoro, sei l’uomo più
gentile, carino e sexy del mondo! Non vedo l’ora che sia venerdì, non vedo
l’ora di raccontarlo a Sev. È stato grazie a lui se ho accettato l’ invito del
mio collega, fosse stato per me non avrei…
“Tippley!” oh! È Sullivan! Non
credo che sia di buon umore, oggi.
“Sì?”.
“Continui ancora a fare la bella
statuina oppure pensi che sia il caso di mettersi a lavoro?”.
“Vado subito!”.
“Brava!”.
Entro nel piccolo ufficio che,
per mia somma sfortuna, condivido con la donna più falsa del mondo magico: Rita
Skeeter. Appoggio distrattamente le mie robe sul tavolo, prendo la macchina da
scrivere dal cassetto, avvolta in un panno nero e l’agenda con tutti i miei
impegni. Alle dieci ho una noiosissima conferenza stampa sulla cucina giapponese.
Nel frattempo inizio a battere a macchina le prime righe dell’articolo
sull’ammissione degli Elfi domestici nelle cucine dei ristoranti per maghi. “Il
Ministro delle Arti della Cucina del Mondo Magico, Carl Puddington,
ha affermato l’importanza di combattere per la libertà degli Elfi Domestici. Schiavizzare queste graziose creaturine, ha
dichiarato, è un atto irrispettoso e
crudele. Da qui nasce l’esigenza di responsabilizzarli permettendo loro di
svolgere attività volte al sociale. Nel campo della cucina e della
ristorazione, saranno date loro occasioni di apprendistato nelle tavole calde
magiche”. Osservo l’ufficio. La scrivania di Riccioli d’Oro è ancora vuota.
Rita arriva sempre quando fa comodo a lei e non le dicono niente! Io invece
rischio il licenziamento se non entro alle nove precise!! Non è giusto! La
prossima settimana farò uno sciopero! Ad ogni modo i suoi ritardi costituiscono
un grande vantaggio: devo sopportare per poche ore (anche se non sembra!), le
sue frecciatine maligne e velenose.
Stacco un attimo le mie dita
dalla macchina e approfitto della mia pausa per sbirciare nello studio di John.
Sta analizzando quello che sembra essere una specie di grafico. Dio, quanto è
sexy mentre si massaggia il mento e riflette. Quanto è professionale! Torna al
suo computer e inizia freneticamente a pigiare i tasti. In pochi secondi ha
buttato giù almeno una decina di righe, mentre io sono ancora alla quarta .
Sospiro. È sexy anche quando batte il suo articolo alla tastiera. Mi sto
letteralmente liquefacendo. Faccio un sorriso da ebete e continuo a fissarlo,
dimenticando completamente il mio articolo. John è quello giusto! Me lo dice il
mio istinto! Convoleremo subito a nozze o almeno è quello che spero! Mi
chiederà di sposarlo mentre guardiamo insieme il tramonto. Avremo almeno sette
figli, uno dietro l’altro! Passeremo momenti veramente stupendi insieme, ci
ameremo alla follia, faremo sesso su ogni superficie di casa, il primo figlio
sarà concepito nella sua automobile, avremo una casa in campagna e, quando i
nostri ragazzi saranno abbastanza grandi, ci compreremo un cane. Le bambine
avranno i suoi occhi e i miei capelli e saranno stupende, avremo quattro
gemelli, vivrò la gioia di stare accanto a loro il primo giorno ad Hogwarts.
Sarà magnifico!
Due schiocchi di dita dalle
unghie laccate di rosso mi fa abbandonare il mio già labile sogno pieno di
speranze.
“Buongiorno, Sally”.
“Eh?Uh?Cosa?” dico ritornando
pian piano in ufficio.
“Ti eri incantata, tesoro” dice
con voce zuccherosa , sedendosi al suo posto.
Ricomincio a scrivere il mio
trafiletto. Guardo l’orologio, è già tardi. Mi devo recare nella Sala Congressi
al primo piano. Agguanto il mio quaderno, la penna Prendiappunti (adoro quando
c’è qualcuno che lavora per me!) ed esco. Prendo l’ascensore e pregando di non
vedere più quella strega bionda, mi
dirigo verso la sala.
È una stanza molto grande con le
pareti di un bel colore blu. È già affollata di gente; qualcuno consulta la
brochure, altri stanno parlando in piccoli gruppi prima di mettersi a sedere.
Nel frattempo sono arrivati i membri della delegazione giapponese che,
accompagnati da un usciere vestito con uno smoking nero, prendono posto al
tavolo della conferenza.
“Ehi Sally!” una ragazza sta
sventolando la mano.
“Oh, ciao Betty!”.
Mi faccio strada tra quell’oceano
di teste e smoking e la raggiungo. Lei mi abbraccia stretta stretta.
Betty Brampton
è una mia cara amica, ci conosciamo dai tempi di Hogwarts. È la mia collega de
Il Cavillo.
“Hanno mandato anche te, qui?” il
tono di voce è abulico e un tantino insofferente.
“Sì. Per fortuna che ho
incontrato te, altrimenti mi sarei annoiata a morte”.
Betty emette una risata
argentina, davvero compiaciuta.
“Okay. Appena fanno una pausa
andiamo a farci un giro, so già che mi stuferò. Vieni con me, vero?”.
“Non lo so. Dovrei restare. Per
questa sera devo fare una relazione su questo dannatissimo convegno”.
“Io speravo che venissi” dice
Betty, tentando di persuadermi.
Scuoto la testa sconsolata.
Vorrei tanto lasciare questa monotona sala blu mare, mandare tutti a quel paese
ed uscire con la mia amica. Ma non posso!
“Ah, c’è un ottimo buffet in
fondo alla sala, vicino all’ingresso”.
Bene. Penso che prenderò un
caffè. Ho assolutamente bisogno di un litro di caffeina per riprendermi, oggi.
Mentre mi dirigo verso il tavolo ricoperto da una tovaglia rigorosamente blu,
si accendono i microfoni e mi tocca ripercorrere tutta la sala per tornare al
mio posto senza aver mangiato né bevuto nulla! Che sfortuna! La mia penna
Prendiappunti si anima e trascrive la data in alto a destra sul taccuino. 13
Gennaio. Oddio! Tra pochi giorni Sev festeggerà il suo
compleanno!! Precisiamo: Severus è nato il nove ma per impegni di lavoro, ha
preferito spostare i festeggiamenti di una settimana. Io sono l’unica invitata! Ha detto che mi porterà
a mangiare qualcosa fuori. Ancora non gli ho comprato niente!! Che ingrata che
sono! Ma dove ho la testa?!
Perfetto. Un motivo in più per
mandare al diavolo regole e responsabilità: sono o non sono una ex Grifondoro?
Il delegato giapponese si sta sforzando
non poco pur di parlare un inglese decente. La mia penna trascrive tutto a
velocità supersonica. Su di una tela bianca stanno passando ad ogni colpo di
bacchetta, delle immagini che raffigurano i piatti tipici giapponesi. Il
relatore si è soffermato su un particolare piatto di nome…ram…rami… ah! Ramen!
E ne sta descrivendo le caratteristiche principali.
La presentazione delle altre
pietanze tipiche continua per ben due ore. Che noia! Ci vorrebbe una domanda
provocatoria per mettere in crisi tutti quanti! Almeno mi posso divertire ad
osservare la reazione dei relatori imbarazzati. In queste situazioni non sanno
proprio come rispondere e per provare a dire qualcosa, inventano delle
baggianate assurde!! Non credo che l’arte culinaria sia un argomento su cui
poter fregare tutti con domande del genere, comunque.
“Bene, grazie mille signor Xiuao Ling per la sua spiegazione
brillante ed educativa. Penso sia ora possibile, per rifocillarci tutti, fare
un piccolo break e poi ritrovarci qui alle dieci meno un quarto, per continuare
insieme il nostro viaggio nella bellissima cultura culinaria nipponica”.
Okay, okay. Poche ciance! Abbiamo
capito che ti vuoi fare bello di fronte ai giapponesi, Gibbs!
Non è la prima volta che fai il ruffiano, mio
caro. Te la ricordi la svedese, vero? Quella che indossava una gonna
cortissima? Le stavi appiccicato come resina ai vestiti e facevi tutti
apprezzamenti maliziosi!! Maiale!!!
Mi alzo e lascio il taccuino sulla sedia: la P.P. lavorerà per me mentre io mi
godrò un viaggio in mezzo alle insegne scintillanti dei negozi di Diagon Alley!
Prendo un po’ di caffè macchiato e vado ad aspettare Betty vicino alla porta.
Pochi attimi dopo, arriva con un fagotto stracolmo di pasticcini.
“Ne vuoi uno?” dice trangugiando
un biscotto al cioccolato.
Una signora sta fissando Betty
con aria minacciosa, in effetti quasi tutti stanno fissando la mia amica con
ostilità. Veramente rubare metà vassoio di pasticcini del catering non è molto
decoroso, ma a lei non sembra importare niente.
“Sì, grazie! Ce n’è uno alla
crema?”.
“Ce ne sono quanti ne vuoi!”
esclama afferrando con avidità un altro biscotto ricoperto di glassa al
cioccolato.
Attendiamo che Gibbs parli per attirare l’attenzione delle persone che
sono ancora addossate come ventose al tavolo del buffet e in pochi attimi ci
ritroviamo fuori dalla Sala Congressi. Un tiepido sole cerca di fare capolino
dalle nuvole minacciose che lo hanno nascosto gelosamente, come si fa con un
segreto inconfessabile. Sento un forte senso di libertà entrarmi nelle vene e
sedimentarsi nelle ossa. Betty ripone il suo sacchetto nella borsa e, dopo aver
camminato per qualche metro, la mia amica si ferma davanti ad una vetrina.
“Guarda!” indica un vestito rosso
davvero sensuale, con un lungo spacco dietro la schiena.“Non è stupendo?”.
“Oh, sì” rispondo senza prestarci
troppa attenzione. Non ho intenzione di sprecare, ehm, quattrocentocinquanta
galeoni per un abito che porterò solo una volta!
“Cosa darei per averlo” fa lei,
adorante.
Un manichino dalle fattezze maschie,
fa bella mostra di un elegante pullover verde bottiglia. Ho un’idea.
“Ehi, Sally! Dove vai?”.
“Entro un attimo. Dai, vieni.
Così puoi toglierti lo sfizio e provare l’abito rosso che desideri, no?”.
Entriamo nel negozio. Betty, al
settimo cielo, scatta verso la commessa come un bambino che corre verso
l’albero di Natale, sommerso di regali.
“Vorrei tanto provare…
l’abito rosso in vetrina” la sento parlare con un filo di voce, è troppo
eccitata per formulare un discorso normale.
Mentre la commessa glielo mostra,
mi perdo in questo labirinto di scaffali e stampelle, magliette e pantaloni,
abiti e bigiotteria.
“Oh, finalmente!”.
Riesco a trovare il ripiano dove
hanno riposto i pullover. Un altro manichino accanto allo specchio, ne indossa
uno blu scuro. Adesso mi è venuto un dubbio. Verde o blu? Blu o verde? E che
taglia porterà? M’immagino il corpo magro di Sev e le sue spalle
sufficientemente larghe. Credo che prenderò una taglia media. Sì, penso che sia
la scelta giusta. Confronto il maglione verde e il suo rivale. Il blu ha la
scollatura a V, come quella dei secchioni dell’università dove ho studiato
giornalismo. Un altro dubbio: a Sev piace più l’apertura a V o il collo alto?
M’intriga molto il collo alto; inoltre è un verde non troppo vistoso e non è nero! Mi piacerebbe sapere quanti
maglioni neri abbia Severus. Probabilmente ne ha così tanti che pure lui ha
perso il conto. Bene, se non altro contribuirò a rendere più colorato il suo
guardaroba quest’inverno.
Osservo il prezzo: mh! Accettabile.
“Sally! Eccoti, finalmente! Ti ho
cercato dappertutto, dove diavolo ti eri cacciata?”.
“Ero alla ricerca di un
cardigan”.
“Per Tyler, vero? Vuoi stregarlo
con un regalo, eh?” mi lancia un’occhiatina maliziosa, che mi mette un po’ a
disagio.
“No, veramente non è per lui” le
dico tranquilla.
“E per chi è?”.
“Ti stava bene il vestito?” non
mi va di risponderle, rivelando il nome del destinatario del mio dono. Non
voglio che si metta in testa strane idee.
“Sì, era fantastico! Ma costava
troppo, in compenso ho acquistato questa” mi mostra orgogliosa una minigonna,
che definirla mini è un eufemismo.
Paghiamo e la ragazza commenta il
mio regalo, dicendo contenta che ho fatto un buon acquisto. Mi sento
improvvisamente euforica. Già immagino cosa potrebbe dirmi Sev.
“Oh!
Grazie Sally, ma non dovevi!” un lieve rossore colora le sue guance.
“Ma
che dici? Era il minimo che potessi fare per te, che ti prendi cura di me con
tantissima pazienza e sopporti tutte le mie follie”.
Aspetta! No! È un po’ troppo
sdolcinato. Probabilmente m’insulterà perché non ho seguito la sua sacrosanta
tradizione dei maglioni scuri. Forse mi sentirò un’ emerita idiota per aver
seguito il consiglio della commessa. Me lo farò restituire e chiederò che venga
cambiato, magari con un altro nero con lo scollo a V. Oppure invece di buttarlo
via, me lo terrò e lo indosserò così tante volte che si sbiadirà. Mi farà da
vestito, potrò metterlo con le calze nere e gli stivaletti. Tyler cadrà ai miei
piedi, così avrò preso due piccioni con una fava!!
Guardo l’orologio! Oh, merda! È
mezzogiorno!
“Sarà il caso di tornare alla
Sala Congressi?” domando a Betty, mentre la commessa sta impacchettando il mio regalo con soli sue colpi di
bacchetta.
Basta solo uno sguardo per
capirci: iniziamo una folle corsa, trasportando con fatica le nostre buste
coloratissime. Quando arriviamo, la sala è quasi deserta. La delegazione
giapponese se n’è andata, alcuni inservienti del catering stanno mettendo a
posto e puliscono il tavolo. Gibbs riordina alcune
sedie e toglie dal tavolo ovale i cartellini con i nomi. Betty ed io ci
guardiamo contente, lo strazio è appena finito. I miei occhi s’illuminano,
sapendo che c’è qualcuno che ha lavorato per me tutto il tempo! Cara P.P. ti
voglio troppo bene! Mi dirigo verso la poltrona e raccolgo il bloc-notes,
orgogliosa del mio lavoro. Saluto la mia amica e me ne torno nel mio ufficio.
Appoggio fiera il blocchetto e la penna sulla scrivania per accorgermi che…AAAARRGGHH!!!
Il mio grido echeggia per tutto
l’edificio. Non è possibile!! Perché il quaderno è pieno di roba
incomprensibile?! Come farò a scrivere l’articolo per stasera! Oddio! Pensa, Sally! mi ripeto come un mantra
mentre cammino su e giù sconvolta, davanti alla scrivania. Improvvisamente
ricordo che la P.P. ha un problemino: quando il proprietario è assente, la
penna capta la lingua di chi parla in quel momento! Maledizione! Non potevano
chiamare una commissione d’italiani?! Il
mio blocchetto è pieno zeppo d’ideogrammi giapponesi, oddio! Che
situazione! Che cosa racconterò a Peter? Gli chiederò se posso spostare il
servizio sulla cucina giapponese per l’edizione di dopodomani! Sì, penso che
farò così. No! Non va! Lui conta su di me per quell’articolo! Adesso che ci
penso, dov’è finito quello che stavo scrivendo qualche ora fa?
Bene. É ora di affrontare Peter e
mettere in chiaro le cose una volta per…
“Ciao, cara” Rita entra
allegramente nella stanza.
“Ciao” rispondo, cercando di
ricompormi e di ritrovare quel po’ di dignità che mi è rimasta.
“Interessante la conferenza?”
lancia un’occhiata fugace alla mia busta di Wand an’Roses.
“Ammesso che tu ci sia andata”.
La fulmino con lo sguardo e
rimango a fissare costernata gli appunti giapponesi.
“Ah, mi sono permessa di leggere
il tuo articolo, mentre eri via”, oltre al danno anche la beffa.
“Davvero?” rispondo incredula.
“Domani i maghi leggeranno quelle
dieci righe nella rubrica…”.
Dai, forse non è poi così
perfida! Forse ha voluto aiutarmi a rendere migliore il mio pezzo. Ma sì, dev’essere senz’altro così. Adesso mi dirà come poterlo
ampliare e svilupparlo meglio. C’è sempre
del buono in tutti noi! Lo sapevo. L’ ho sempre saputo.
“Io, me stessa e me!” annuncia con orgoglio.
No! Ritiro tutto quello che ho
detto: è solo una grandissima, emerita stronza!! Sembra che lo faccia apposta.
Anzi, lo fa apposta! Quanto vorrei lanciarle una maledizione Cruciatus! Ma
adesso ho altri problemi per la testa, devo decifrare questa specie di
crittogramma asiatico. Dovrò restare tutto il pomeriggio qua e quando
finalmente avrò finito l’articolo, sarà troppo tardi. Sarò licenziata in
tronco!
Pausa. Ci voleva proprio.
Rita tira fuori dalla sua
borsetta una specie di palla, avvoltolata nella carta stagnola. Mi auguro
vivamente che qualunque cosa sia, le vada di traverso!
Esco un attimo, ho bisogno d’aria
fresca.
La rabbia mi sta corrodendo il
fegato! Non posso crederci che l’abbia fatto di nuovo. Non posso crederci che
abbia rubato per l’ennesima volta un mio
articolo e l’abbia trasformato nel suo!
Quando potrò pubblicare per la prima volta qualcosa di mio nella mia rubrica
culinaria? Per fortuna che John mi ha consolata, offrendomi un caffè. In realtà
avevo enormemente bisogno di qualche goccio di Whisky Incendiario. Vi prego,
non pensate male! Non sono una beona! Dicono che quando si è giù di morale, un
goccetto fa sempre bene, no?
Dopo la pausa mi rimetto subito
al lavoro. Non so come iniziare. Il solo pensiero di dover indovinare il
significato di dieci pagine tutte in lingua originale giapponese, mi fa star
male. Cerco di rielaborare le prime informazioni che ho raccolto nella prima
parte della conferenza. Bene, sono contenta anche perché sono in inglese!! Ho buttato giù le prime righe
di fila. Non mi sono mai distratta, né ho smesso di lavorare lasciandomi attirare
da futili distrazioni (ammesso che fantasticare su John Tyler sia una futile distrazione. Temo proprio che lo
sia!). Sto migliorando, faccio davvero ottimi progressi!
Sul tardo pomeriggio Andy, il
ragazzo che fa apprendistato qui, mi avverte che un uomo giapponese vuole
incontrarmi e che sta aspettando fuori dalla porta.
Do all’uomo il permesso di
entrare.
“Buongiorno, miss Tippley!”.
“Buongiorno. Come sa il mio
nome?” chiedo un po’ sospettosa, domandandomi se è uno scherzo di pessimo gusto
o cosa!
“L’ ho letto di sfuggita questa
mattina sul suo badge” mi lancia un sorriso, da tonto.
Sorrido a mia volta, orgogliosa
di essermi fatta notare in qualche modo.
“Ho saputo che ha avuto problemi
con la Penna Prendiappunti”.
“Beh, sì. Ha riscritto tutto il discorso
nella vostra lingua ed io non ci capisco niente” ehi! ma come diavolo fa a
saperlo?!
“Posso darle un consiglio?”.
“Certo. Dica pure”.
“La prossima volta non lasci
incustodita la Penna”.
“Sì, credo proprio che farò
così”.
“Se mi lascia guardare un attimo
il suo blocco, le potrò fare una traduzione simultanea”.
Inizio a domandarmi chi diavolo
sia quest’uomo. Forse sto immaginando. Sono stupita di come la mia mente possa
creare fantasie così bizzarre che sembrano così… vere!
“Mi chiamo Toshima
Akiyo. Sono un mediatore linguistico”.
Gli sorrido. Devo essere gentile,
in fondo è colui che (spero!) mi salverà il lavoro! Wow! È velocissimo a
tradurre tutte quelle pagine. Sto iniziando a rilassarmi: forse non è stata una
giornata così terribile,dopotutto. Però mi dovrò trattenere fino a tardi. Non
c’è problema, l’editore rimane fino a mezzanotte: ho ancora cinque ore! Posso
farcela!
Ringrazio il signor Akiyo per il suo aiuto provvidenziale e inizio a scrivere.
Lui mi saluta con la mano, prima di svoltare a sinistra sul corridoio. Pian
piano le luci degli uffici si spengono, Rita se ne va, ricordandomi che devo
spegnere le luci e lasciare al portiere le chiavi dell’edificio. Guardo
l’orologio: sono le otto. Non sono preoccupata, Tanis
lo sa che a volte posso fermarmi più del dovuto. Oltre alla mia, un’altra luce
è accesa: quella di John. Faccio una pausa, le dita mi fanno un male terribile
e ho i crampi alle mani.
“Ciao!”
una calda e sensuale voce maschile attira la mia attenzione.
John
è comparso sulla mia porta, il suo fianco è appoggiato contro lo stipite e le
braccia sono conserte. Mi sta letteralmente perforando con lo sguardo e avverto
nei suoi occhi una scintilla maliziosa.
“Oh,
ehm, ciao!”esclamo sorpresa, facendo un piccolo sussulto. Mi ha spaventato, in
effetti.
“Devi
rimanere a lungo, qui?”.
“Sì.
Devo finire il pezzo, altrimenti Peter mi ucciderà”.
“Lascia
perdere Sullivan e le sue chiacchiere”
dice staccandosi dallo stipite; cammina
verso di me come una pantera verso la preda. Oh! Ah! Che bello! Ed io sarei
la sua preda?! Mi prende la mano, mi fa
alzare dalla sedia, mezzo giro e mi trovo seduta sulla scrivania. Schiude le
mie gambe, poi infila le dita sotto la spallina del vestito. La manica lunga mi
scivola fino a coprire tutta la mano e i brividi salgono lungo la schiena come
cavalli in corsa. John mi bacia la spalla e sale, sale, sale fin sotto il
collo.
“Mmmh! Cos’è questo meraviglioso profumo?”.
“Ehm…è Kar..Oddio! è karkadè!”.
“Adoro
il karkadè”.
Per
istinto avvinghio i miei piedi attorno alle sue gambe e lui mi attira con forza
a sé. Sento tutti gli oggetti sulla scrivania cadere a terra con un rumore
forte e secco. Un barattolo di vetro si frantuma non appena tocca terra; ma a
me non importa, può scoppiare il mondo in questo momento: io non ci sono per nessuno! Le sue mani buttano per terra gli ultimi
contenitori delle matite che sono rimasti in piedi. (Fortuna che non ho il
computer! Sarebbero stati galeoni e galeoni di danni!). Sono stesa e sopra di
me c’è lui che bramosamente mi tira su l’orlo della gonna. Sarà una serata di
fuoco, me lo sento!
“Buonanotte, Sally”.
Il mio sguardo corre verso il suo
ufficio, la luce è spenta. Il suo fisico da urlo compare sulla soglia. Sta
andando via anche lui.
“Buonanotte, John. Aspetta!” i
miei occhi brillano “Non ti piace il mio profumo al karkadè?”.
Mi guarda stupito, “karka-cosa?”.
“Oh, niente! Lascia perdere!
‘notte” sono un po’ delusa, ma mi sforzo di sorridere.
“Ah, ti dispiace se rimandiamo la
gita sul Tamigi alla prossima settimana? Ho un impegno improrogabile!”.
Annuisco, “D’accordo. Sempre di
venerdì?”.
“Sempre venerdì”.
Lo guardo scomparire e ricomincio
a scrivere più determinata che mai. Certo che è proprio strano! La visita
bizzarra e fuori programma di quel, come si chiama? Akiyo!
Sì, lui! Mi ha dato una carica indescrivibile e una capacità di concentrazione
al di sopra della mia media! Ad ogni modo se il mio pezzo verrà pubblicato
sulla mia rubrica domani, costruirò un monumento in suo onore e glielo manderò
direttamente in Giappone con Vito, il gufo della posta prioritaria. È ora che
inizi a lavorare seriamente quel pennuto!
Sono così emozionata che stamattina mi sono
alzata in orario. Posso prendermela comoda e posso fare colazione al bar! Non
vedo l’ora!
Indosso un maglione
coloratissimo, morbido e caldo che mi lascia leggermente scoperte le spalle; lo
abbino con un paio di jeans scuri ed evito
assolutamente di mettere i tacchi a spillo, anche se la tentazione è
tanta!
Riesco a prendere la Passaporta
che mi fa materializzare proprio di fronte alla redazione. Ma siccome è ancora
presto, faccio un salto al bar. Oggi sono proprio di buon umore, probabilmente
la scelta delle scarpe basse mi ha portato fortuna!
Mi siedo su una delle
elegantissime sedie di vimini del locale e attendo. Arriva una ragazza che
prende le ordinazioni: un cappuccino e un cornetto alla crema.
Il croissant è soffice e la crema
è deliziosa, affondo le labbra nella schiuma morbida del cappuccino. Il calore
di quella bevanda mi riscalda l’anima. È proprio quello che ci vuole in una
giornata glaciale come questa. Tra il naso e il labbro superiore si è formato
un leggero strato di schiuma, i baffi
come li chiamava papà. La domenica, siccome era giorno di festa, papà faceva il
cappuccino e quando lo bevevamo ridevamo insieme perché sembravamo stravaganti
personaggi dei cartoni animati con quei curiosi mustacchi! Quanto mi sono
divertita con papà, lui era sempre presente. Adesso è cambiato, è come se si
fossero invertiti i ruoli: adesso sono io che devo essere presente nella sua
vita ma mi sento un po’ d’impaccio con quella Victoria tra i piedi.
È
perché siete cresciuti entrambi
direbbe Severus e siete cambiati!Tu, per
esempio, non sei più una bambina. Oddio mi sto psicanalizzando da sola, che
squallore!
Arrivo in redazione appena in
tempo. Mi dirigo in ufficio e inizio a leggere le lettere di commenti,
consigli, opinioni alle quali devo rispondere sulla mia rubrica. Alle sei ho la
riunione con il capo per discutere sull’edizione della Gazzetta del Profeta di
oggi.
“Carissima Sally oggi compio
quarant’anni ed ho intenzione di festeggiare con una cenetta tra amici. Vorrei
provare la cucina etnica. Cosa mi consigli? Maggie ”.
“Vorrei
sorprendere mia moglie preparando un dolce con le mie mani ma sono indeciso. È
meglio una torta Pinguino oppure una crostata al cioccolato? Gary”.
“Mi piacerebbe portare una mia amica a cena
fuori. Dove potrei portarla per sorprenderla ma senza essere troppo formale?
Anonimo ”.
Accipicchia! Quante richieste, spero
di riuscire a rispondere bene a tutti. Iniziamo!
“Cara
Meggie, innanzitutto grazie per la tua lettera e per la fiducia. Se sei una
persona frizzante e solare ti consiglio una cena indiana, risotto al curry è
quello che fa per te e per i tuoi amici. Se invece sei una persona più calma,
riflessiva va bene la cucina cinese: sofisticata ma esotica allo stesso tempo.
Spero di esserti stata utile. Un abbraccio, Sally.”
“Ciao
Gary! Ma come sei premuroso verso tua moglie! Allora ti consiglio una crostata
al cioccolato. La torta Pinguino, sebbene sia davvero molto buona, è un po’
difficile da preparare. E poi a noi donne piacciono molto i gesti semplici ma
stracolmi d’ affetto, proprio come una crostata: semplice ma d’effetto (o affetto, scegli tu! ). Un
bacio e augura buon compleanno alla tua dolce metà anche da parte mia. Sally ”.
Ce ne sono altrettante sparse
sulla scrivania, non riesco nemmeno ad appoggiarci la borsa! La mia giornata
trascorre così, tra un caffè, quattro chiacchiere con Peter sull’articolo e le
risposte sulla mia rubrica di consigli
culinari, Cucinati per voi! Il capo
non fa che complimentarsi mentre Rita sulla sua scrivania, si sta mordendo il
fegato dall’invidia!! La vedo!
John mi ha invitato a prendere
qualcosa al bar qui vicino. Accetto volentieri.
“Ho letto il tuo articolo!” fa
lui mentre prende la tazzina di caffè bollente tra le mani.
“Ah, si?!” il mio tono di voce è
sia emozionato ma anche alquanto sorpreso. Oddio!
Ma che domande faccio?! Certo che lo ha letto, no?È il suo giornale! Voglio
dire, è come un leader politico: è chiaro che alle elezioni vota il partito che
sostiene!!
“Ti confesso che prima del tuo
pezzo, la cucina non mi piaceva molto”.
“E ora?” chiedo, traendo un sorso
dal bicchiere di succo di zucca.
“Ora l’ adoro!”.
Mi mordo con forza il labbro
inferiore per trattenermi dalla tentazione di saltargli addosso o di dire
qualcosa di sciocco o compromettente, nel frattempo arrossisco.
Accidenti, si è fatto tardi.
“Dobbiamo andare alla riunione!”.
“Al
diavolo la riunione, andiamo a casa mia…” BASTA! Devo smetterla con questi
pensieri osceni! Però funziona! John ha sostituito Severus, solo che anche il
mio inconscio è un po’ su di giri!
“Caspita, sì! Si è fatto tardi”.
Sono le sei precise. A John piace
la puntualità… anche a me!!
Entriamo nella sala dove
troneggia un enorme tavolo ellittico e la parete in vetro che da sul corridoio
è coperta dalle veneziane. Pian piano la stanza si riempie e tutti prendono
posto.
“Buongiorno a tutti, e grazie
della puntualità” inizia Peter orgoglioso. mentre siedo al lato destro del
tavolo.
“Il mio collaboratore Greg Fuller, mi ha appena confermato che il nostro giornale è
stato particolarmente apprezzato, oggi. Vorrei fare i complimenti a Sally Lunn
Tippley per il suo articolo davvero interessante ed istruttivo sulla cucina
giapponese”.
Uno scroscio di applausi, una
ventina d’occhi puntati addosso. Arrossisco terribilmente, John mi sta
guardando e sorride compiaciuto. Mi sembra di toccare il cielo con un dito, non
ci posso credere! Mi è anche venuta in mente la risposta per la lettera
anonima. È la mia giornata fortunata. Dipende forse dal fatto che non ho messo
i tacchi?
Bene! Ora non dobbiamo pensare di
vivere nella bambagia: se voglio soldi e realizzazione personale, devo
lavorare. Ah, la lettera anonima!
Carissimo
anonimo, ho in mente un posto davvero carino: hai presente il ristorante
giapponese a Diagon Alley, quello che hanno aperto da poco? È perfetto per una
cena tra amici e la sua atmosfera piacevole, profumata e semplice, tipica della
terra del Sol Levante, stupirà la tua amica. Un abbraccio forte.
Sally.
*****