E se dicessi Lumos?

di Phantomina88
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Buoni propositi per l'anno nuovo ***
Capitolo 2: *** Gennaio. Tanta Paura e ormoni ballerini ***
Capitolo 3: *** Gennaio. Cucina che Passione!!! ***
Capitolo 4: *** Gennaio. Il compleanno orientale e la torta di mirtilli ***



Capitolo 1
*** Buoni propositi per l'anno nuovo ***


Capitolo 1

Buoni propositi per l’anno nuovo

Serve solo un po’ di voglia e di inventiva. Tutto qui. Beh, che dire, è semplice, no? Sì… secondo lui! Sono davanti al computer, sul mio lettino adorato, circondata dai miei peluche che conservo da quando avevo dieci anni. Sono tremendamente consapevole del fatto che sto dando un terribile spettacolo di me: le mani tra i capelli, la disperazione e la frustrazione che si leggono sul viso mentre mordo la matita come se fossi una morta di fame, nel vano tentativo di buttar giù… come diavolo li chiama? Mah, una roba che somiglia a obiettivi a lungo termine.

No. No. No. Così non va! Non riesco a concentrarmi con le urla di Tanis che sta litigando per l’ennesima volta con il terzo fidanzato del mese!

Rileggo la sua e-mail. Che bravo! Beato lui che ha imparato ad usare tutti questi marchingegni Babbani.

Ciao! Per la prossima seduta vorrei che tu mi scrivessi tutto ciò che vorresti cambiare di te stessa. Mi raccomando, sii puntuale venerdì e non dimenticartene.

A presto.

Pensa, Sally. Pensa. Mmmh…

Dunque vorrei:

1) Trovare una persona che condivida con me la sua vita e mi accetti per quel che sono, con i miei pregi e i miei difetti. Una persona sincera, che non mi prenda in giro per il mio nome e mi dia tanto amore. In parole povere, vorrei trovare un fidanzato entro la fine dell’anno. Chiedo troppo? Non credo! Beh, forse potrei dare un’occhiata nella Gazzetta del Profeta e cercare tra gli annunci un A.A.A RAGAZZO PER SFIGATE CERCASI. ALTO, PALESTRATO, MORO, BELLA PRESENZA, ecc, ecc. Potrei chiedere alla mia bellissima e talentuosa coinquilina se conosce uno di quei locali notturni in cui trovi l’anima gemella se e solo se riesci a trovare il possessore della carta da Ramino identica alla tua! Pensandoci bene, non credo che trovare un ragazzo sia strettamente dipendente da una relazione logico-matematica. Anche perché, qui, di logica non c’è assolutamente niente.

2) Smettere di mangiare gelati a tradimento dicendo che se li è mangiati Felix il bravissimo, bellissimo e vivacissimo (per usare un eufemismo) dobermann di Tanis, oppure il troll delle caverne. Inoltre evitare di mangiare quello alla stracciatella che è anche il suo preferito con la scusa di nasconderglielo. Diciamocelo, non è carino né per Tanis, né per la mia linea già abbastanza precaria da sola.

3) Cancellare dalla mia mente un certo Charlie Weasley e con lui, tutti i miei pensieri vendicativi; così pure l’irrefrenabile desiderio di usare la maledizione Crucio ogni volta che lo incontro. Serbare rancore non serve a niente, vero?

4) Smettere di dire sempre “scusa” e di far sì che la mia maledettissima collega Rita Skeeter presenti il suo articolo in prima pagina al posto del mio. La prima pagina dev’essere mia!!!

5) Cercare di far capire a Felix che a) la doccia so farla benissimo da sola b) non sono una cagnetta in calore c) non può strapparmi i già pochi vestiti che ho. Brutto, bastardo botolo figlio di…

6) Provare a fare sport, magari quelli estremi per provare emozioni forti, mettendo a serio rischio le mie coronarie ma salvaguardando comunque il mio peso forma.

7) Far capire alla sfortuna, mia accompagnatrice da secoli ormai, che è arrivato il momento di cambiare vittima sacrificale e farmi vivere tranquillamente la mia vita, senza ansia e stress continuo.

8) Smettere di farmi trascinare contro la mia volontà da Tanis nei suoi attacchi di shopping-mania, ogni volta che si lascia con l’ennesimo fidanzato, ma soprattutto smettere di autoconvincersi che mangiare quintali di cioccolata sul divano, guardando insieme Love Story per far passare la depressione del di-nuovo-single, sia questione di solidarietà verso la mia povera coinquilina.

9) Impedire alla mia mente (e a quella di Tanis) di fantasticare sulle possibilità sessuali del mio cupo, oscuro analista musone perché: primo, è squallido; secondo, non sarebbe rincuorante per la mia reputazione: ho una dignità da difendere.  Vorrei salvaguardare anche quella dell’unica persona in grado di capirmi a questo mondo, dopo Pixie, il piccolo ermellino chiuso in gabbia per evitare gli assalti di Felix.

10) Imparare a trovare almeno un qualcosa di bello in me, purtroppo non ci vedo nulla. Ci vorrebbe una torcia per trovarlo! Aspetta! E se dicessi Lumos?             

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Gennaio. Tanta Paura e ormoni ballerini ***


Eccomi di nuovo qui ad aggiornare la storia di Sally Lunn!!! Vorrei chiedere scusa a tutti i miei lettori per il lungo silenzio. Purtroppo i miei impegni universitari non mi hanno dato tregua. E, come se non bastasse, sono stata colpita da un pazzesco blocco dello scrittore con crollo d’ispirazione annesso!! Per fortuna ho letto un libro davvero carino che mi ha ridato l’ispirazione. Ad ogni modo cercherò di aggiornare il più presto possibile. Intanto godetevi il secondo Cap.

Un bacio dalla vostra Phantomina88.

Capitolo 2

Gennaio.

Tanta paura e ormoni ballerini

Oh, no! No. No. No. Non i Tre Manici di Scopa! Tutto tranne quello!! Oddio! Capisco che le intenzioni di Severus sono le più nobili, capisco che mi vuole portare in un posto un tantino più decente del suo studio total black!! Ma qui siamo veramente fuori strada!!

Ugh!

Odio tremendamente quelle stramaledette testoline! Criticano tutto quello che fai, come ti vesti, ti dicono anche se puzzi oppure no! Sono tremende! Come diamine fa Madama Rosmerta ad avere tanti clienti con quei cosi appesi sulla porta che insultano chiunque?

Wow! Appena hanno visto Severus, si sono zittite subito ed io mi sono gonfiata di orgoglio. Fa sempre bene avere dalla tua parte qualcuno che sa farsi rispettare! Mi domando…

“…come ho fatto a farle stare buone?” domanda Piton, aprendo la porta e lasciandomi passare, da vero gentiluomo.

Accidenti a lui e alla Legilimanzia!

Mi racconta di come, da ragazzo, quando studiava ad Hogwarts, voleva entrare in questo locale. Le dannatissime testoline non lo lasciavano passare e lo prendevano in giro a causa del suo naso pronunciato e dei capelli unticci. Allora lui, tremendamente irritato ha detto quasi urlando:

“ Se dite ancora un’altra cosa sul mio naso, vi giuro che vi tramuto in un arcolaio e filo i vostri capelli lanosi fino a trasformarli in una sciarpa!!”.

Da quel momento non gli hanno detto più niente! Dovrò chiedergli d’insegnarmi a rispondere così.

Ci sediamo in un tavolo al centro del locale. Severus ha salutato alcuni maghi con un lungo mantello verde che siedono qualche tavolo più in là. Sento le loro risate sommesse e i loro occhi da topo puntati addosso! Forse stanno ridendo di me! No, neanche mi conoscono! Forse stanno ridendo di una battuta di Piton. Ma lui non ha fatto nessuna battuta. Se lo avesse fatto lo avrei sentito, no? Oddio! Mi sento osservata ed inizio a innervosirmi. Finalmente arriva il cameriere con i menu! Ed è anche carino! Il cameriere, intendo. I suoi riccioli biondi, gli occhi azzurri, il suo bel sorriso stampato sul viso. Mi sto sciogliendo come un pezzo di cioccolata sul fuoco. Inizio a fantasticare su cosa potrebbe accadere se dovessimo metterci insieme, io e il cameriere. Do un altro sguardo al suo viso…come potrebbe chiamarsi? Derek…no! Chissà perché, Derek mi fa pensare sempre ad un ragazzo moro. Caleb! No. Questo nome lo associo ad un ragazzo dagli occhi color ambra. E il cameriere non sembra neanche adatto a questo nome! Troppo etereo. Ad ogni modo immagino che faremo tanti viaggi in posti esotici e lontani, andremo a vivere su una casa a picco sul mare, su un’isola deserta. Faremo l’amore sulla sabbia o su un letto di morbide foglie e fiori profumati. Ci sposeremo alle Hawaii…

“E tu cosa prendi?” mi domanda il ragazzo.

“Prendo te, come mio sposo. Nella buona e nella cattiva sorte…”.

“Come?” fa lui sorpreso ed io mi risveglio di colpo dai miei sogni ad occhi aperti.

“Ehm…Oh! Ehm”sono un’idiota totale, mi sento arrossire terribilmente e intravedo Piton ridere sotto i baffi.

Sbrigati Sally! Derek, Caleb o come diavolo si chiama, non può aspettare te! mi dico e cerco di dare almeno un’occhiata al menu. Mi sa che mi tocca un frappé all’amarena, quello alla nocciola lo hanno finito. Okay, aggiudicato! Frappé all’amarena.

Quando il ragazzo se ne va con i menu, non posso fare a meno di dirigere il mio sguardo verso il suo fondoschiena. Che c’è? Mica è un peccato! Guardare e non toccare. Mh! La seconda opzione mi alletta molto, però.

Sospiro sconsolata.

“Guarda, guarda!”Piton è ironico e questo non promette niente di buono “ a Sally Lunn piace Nigel!”.

“Oh, no! Ma cosa vai a pensare?” farfuglio, cercando di mascherare il profondo imbarazzo.

Improvvisamente mi assale un dubbio: e se Piton mi avesse letto nella mente per l’ennesima volta?  E se avesse visto i miei pensieri sconci su…aspetta un attimo! Come si chiama?? Nigel?! Ma che razza di nome è? Oddio!

Nigel era il nome dello sfigato che mi perseguitava a scuola. Era convinto che mi piacesse soltanto perché gli avevo passato un compito di Trasfigurazione.  Era pazzo di me solo perché lo avevo degnato d’attenzione.  Mi divertivo molto a fargli fare tutte le cose che volevo io, mi seguiva dappertutto come un cagnolino. Pensate che ero riuscita a convincerlo perfino che mangiare Lumache Appiccighiotte mi avrebbe fatto finalmente innamorare di lui. Poverino! Se ne era mangiate un centinaio…vive! Aveva passato una settimana e mezza in infermeria! Mi ero sentita così tanto in colpa, che ero arrivata a promettergli di portarlo da Madama Piediburro. E ce lo avevo anche accompagnato! E lì…beh, lì mi ha baciato. Volete sapere com’è stato? Beh, pensate voi a come potrebbe essere baciare una puzzola!!!

Una volta per San Valentino aveva addirittura incantato una fisarmonica che aveva sottratto dall’armadietto di Gazza, pur di cantarmi una serenata. (Non avevo mai pensato che a Gazza piacessero le fisarmoniche!!). Come risposta aveva rischiato il linciaggio da parte dei miei compagni Grifondoro che erano stati svegliati nel cuore della notte ed io gli avevo semplicemente spaccato lo strumento sulla testa!

Poi un bel giorno, arrivò a cavallo di una scintillante (più che sfavillante era di seconda mano, ma a me andava benissimo)… dicevo, arrivò a cavallo di una scopa di seconda mano, il bel Charlie Weasley. Era la mia guardia del corpo, mi difendeva dal povero Nigel. Stavamo così bene insieme, ma poi… Basta! Non voglio neanche pensarci!

Un quartetto ha iniziato a provare una musica jazz che mi riporta alla realtà. Vicino al palco leggo un cartello: Stasera, ore 21 il quartetto Maghi del Jazz, si esibirà nel loro fantastico repertorio. Il jazz. Non mi sembra di averlo mai sentito. Io sono cresciuta con le canzoni di Celestina Warbeck. Mia madre e mio padre le ascoltano in continuazione, così tanto che mi sono assuefatta alla sua voce e conosco tutti i brani a memoria, o quasi.   

“Com’è andato il lavoro questa settimana?” inizia Piton.

“Normale, alti e bassi” rispondo un po’ vaga.

“Non ci credo!”

Adesso la musica è cambiata, è diventata un po’ più movimentata. Però! Sono bravi questi Maghi del Jazz!

“Sì, me ne sono accorto anch’io!”.

“Accidenti a te e alla Legilimanzia!” sono un po’ indignata.

Uffa! Non è giusto che usi sempre i suoi poteri contro di me. Vorrei sapere se con gli altri pazienti si comporta così.

“No, in effetti no. Tu sei diversa. Non si sa mai cosa ti passi per la testa. È per questo che ogni tanto mi permetto di entrarci dentro”.

Attimo di silenzio. Piton ricomincia a parlare, dopo aver salutato un altro mago appena entrato nel locale.

“Sei andata a pranzo con John Tyler. Quello che si occupa di articoli economici. Stai, attenta! Nigel potrebbe ingelosirsi”.

Non so perché ma in questo momento sento l’irrefrenabile desiderio di lanciargli addosso il mio disgustoso frappé.

“ Me l’ha chiesto lui e poi che male c’è ad andare fuori con un collega? Un momento! E tu come lo sai?”.

Piton si batte leggermente due dita  contro la tempia, con un sorriso sornione. Ti odio. Ti odio. Ti detesto!

Beh, tanto vale che ve lo presenti. Allora: John Tyler, trentasei anni. Alto più o meno uno e ottanta centimetri.  Gli occhi… beh, avete presente il gelato appena fatto e una bella tazza di cioccolata calda? I suoi occhi hanno la stessa morbidezza del gelato e lo stesso calore della cioccolata. Capelli scuri, ma non tanto quanto  quelli di Piton. Impettinabili e perennemente scompigliati, resi stupendamente lucidi dall’ingente quantità di gel che si mette ogni mattina. Lavora con noi, alla Gazzetta del Profeta. Si occupa di economia e finanza. Conosce Londra alla perfezione. Credo sia anche abbastanza ricco. Cosa ve ne pare? Interessante, no?

Un momento! Ma certo! Perché non ci sono arrivata prima? Si vede che Piton vuole darmi un segno. Ma certo! Un invito, il progetto D.U.M, Datti Una Mossa! Vuole dirmi che devo sbrigarmi se voglio far colpo su Tyler.

Bene. Domani trascinerò Piton nella mia avventura dello shopping. Devo comprare qualcosa di elegante ma sexy e non troppo vistoso e dei trucchi nuovi. Mi dovrà consigliare lui.

So che non capisce niente di roba femminile, ma questa è una mia piccola vendetta per fargli capire cosa succede a chi usa troppa Legilimanzia, senza permesso!

Severus ringrazia Nigel che ha portato le nostre bevande. Qui conosce tutti e sembra essere molto rispettato. Forse le testoline hanno confessato a Madama Rosmerta la minaccia che anni fa Piton aveva fatto loro, e la donna ha pregato i suoi clienti di trattare Severus con rispetto.

“Sì, lo confesso. Provo una forte attrazione per John Tyler. E di questo si è accorto anche il mio capo. Oddio, che vergogna! L’altro giorno mi ha chiamato nel suo ufficio e mi ha chiesto da quanto tempo lavorassi per la Gazzetta”.

Severus, annuisce interessato.

“Io gli ho risposto tre anni, sette mesi e due settimane. Lì per lì non avevo capito dove volesse arrivare a parare, ma poi… mi ha chiesto da quanto tempo vado dietro al bel tenebroso John Tyler. Questa domanda mi ha spiazzata, confusa, mi sono sentita persa. Ho iniziato a chiedermi perché diavolo Peter Sullivan mi stesse chiedendo queste cose! Gli ho risposto: tre anni, sette mesi, due settimane e una decina di minuti (ho guardato l’orologio digitale sulla sua scrivania ed erano le nove e dieci). A quel punto lui mi ha chiesto se non fosse il caso di darsi un po’ da fare”.

“Forse vuole aiutarti”.

“No. Questo non ha mezze misure! Ha iniziato a fare tutti progetti tipo, matrimonio, figli, sesso sfrenato…mi sono sentita molto a disagio, credo anche di essere diventata più paonazza del rossetto di Madama Rosmerta”.

Severus si gira verso il bancone e quando si volta di nuovo verso di me, ha sul viso un’espressione tra il sorpreso e il divertito. Mi sento lo zimbello della situazione. Ricordare queste cose mi crea ansia.

“Poi, come se non bastasse, pochi minuti dopo, è entrato Tyler nell’ufficio di Sullivan. La mia pelle è andata rovinosamente a fuoco e ho cominciato a gesticolare come una matta. Non mi sentivo più il cuore, batteva troppo forte e balbettavo un sacco di stupidaggini. Allora ho deciso di andarmene, per lasciarli soli. Non che avessi paura, intendiamoci. Poi a Peter è venuta un’alzata d’ingegno: ha detto a John che dovevo parlargli di… di una cosa importante. Capisci, Sev? Voleva che io gli rivelassi il mio amore davanti a lui. DAVANTI…”.

Oh-oh. Credo di aver alzato un po’ troppo la voce.

“Scusate!” emetto un risolino sciocco.

Mezzo bar si è girato nella mia direzione, i jazzisti hanno smesso di suonare. Severus mi sta facendo segno di abbassare il tono, vistosamente turbato dal mio comportamento decisamente fuori luogo. Faccio tre respiri profondi come mi ha detto di fare in situazioni in cui mi sembra di perdere il controllo. Oh, bene. Mi sembra di essere tornata tranquilla e serena. Serena e tranquilla. Sto bene, sto bene, sto bene. Sono calmissima.

Ognuno nel locale ha ripreso le proprie attività. Nessuno mi osserva. Bene.

“No, Sally. Secondo me era un modo, sbagliato forse, di dirti che devi lanciarti. Dovresti provare a dire a Tyler che ti piace. Dico sul serio”.

Mentre parla bevo distrattamente il mio milk-shake.

“Bene. Credo proprio che questo sarà un altro obiettivo da aggiungere alla nostra lista. Ti servirà per acquisire più fiducia in te stessa”.

Finisce in un sorso il suo caffè lungo, non zuccherato.

Cercare un contesto più informale di quello dell’ufficio. Frequentare Tyler. Parlare un po’ di me. Fargli capire che mi piace ma senza essere opprimente, né dargli l’idea che: mi piaci, significhi necessariamente voglio mettermi con te.

Oh, mamma! Riuscirò a ricordarmi tutte queste fantomatiche Regole d’Oro? Vorrei tanto lanciarmi addosso un’Avada Kedavra.

Paghiamo ed usciamo dal locale, lasciandoci dietro un arrangiamento della celebre canzone del Babbano Grank Finatra…ehm, volevo dire Frank Sinatra. Severus mi propone di fare una passeggiata. Sentire l’aria fredda e pungente che ti schiaffeggia il viso, affondare gli stivaletti nella neve e avere vicino una persona amica, sono le sensazioni più rilassanti in questo momento. Mi sento veramente in pace con me stessa.

“Immagina che io sia Tyler”.

 Cosa? Scoppio a ridere. Severus non somiglia affatto a John! Sono due persone completamente diverse. E anche i sentimenti che provo per loro sono diversi.

“Lascia perdere l’aspetto fisico! Coraggio, prova”.

“Devo proprio?”.

Due occhi scuri come la notte, profondi come le tenebre mi osservano con l’espressione truce che ben conosco e che vuol dire: muoviti! Non fare la mammoletta!

“Okay. John?”.

“Sally! Volevi dirmi qualcosa?”.

“Ehm…io ehm..senti, Sev. Non ci riesco!” cerco di glissare “Tu poi che mi rispondi…”.

“Lo facevo solo per farti sentire più tranquilla. Dov’eravamo rimasti nel tuo racconto?”.

“Dunque…ah, sì! Ero di fronte a Tyler, fissavo i suoi occhi color nocciola come una povera cretina. La lingua non voleva collaborare, mi si era intrecciata e non riuscivo più ad articolare una frase decente. Alla fine con un grande sospiro gli ho detto - Come va? -. Sullivan si è passato la mano sulla faccia, visibilmente disperato. Ho aspettato la sua risposta e poi l’ho liquidato con un –Si è fatto tardi, devo andare!-. Lui ha detto –Ci vediamo. A presto!-. Una volta arrivata davanti alla scrivania, mi sono squagliata come ghiaccio al sole…”.

Sev sorride. Comprende la mia situazione.

“Ieri sono stata invitata da John a pranzare con lui. È stato un semplice pranzo tra colleghi, tutto qua. Ad ogni modo avevo il cuore a mille. È stato molto carino con me, mi ha offerto il pranzo e mi ha chiesto tante cose di me. Avevo le guance che andavano in fiamme ma tutto sommato mi sono divertita. Mi ha anche chiesto di andare con lui a fare una passeggiata lungo il Tamigi, un giorno di questi. Che mi consigli?”.

“Ti direi di andarci” risponde lui, sereno.

“Di andarci?!” sono stupita, non so neanch’io perché.

“C’è qualcosa che non va?”

La nostra camminata ci ha portato di fronte al negozio Mielandia, sempre pieno di dolci. Mi avvicino alla vetrina con un po’ di acquolina. Rimango incantata da due piccoli Tronchetti della Felicità ricoperti di cioccolato, con i fiori fatti di zucchero, gialli, rossi e blu. Sulla destra dello scaffale, vedo un pacchetto di Api Frizzole. I dolci preferiti di papà! Oh, mi sono ricordata che devo andare a fargli visita.

“Ti dispiace se entriamo? Devo comprare qualcosa per papà”.

“Rispondi alla mia domanda, prima”.

“Beh…” cosa gli dico adesso? “il fatto è che…”.

Severus alza il sopracciglio. Non guardarmi così, ti prego!

“Io ho paura”.

Severus accenna un sorriso.

Uno scampanellio risuona nelle mie orecchie e in pochi minuti mi ritrovo sommersa dai dolci e dal loro profumo.

 

 

Usciamo dal negozio. Ho una busta piena zeppa di robe. Ci sono così tanti dolci da far spaccare i denti. Ne offro un po’ a Severus ma lui rifiuta. Non vuole assaggiare nemmeno una Cioccorana. Continuiamo a passeggiare per Hogsmeade. Sev si è offerto di portarmi la busta. Mi sto gustando un’Ape Frizzola quando, mi domanda.

“Paura di che?”.

Colta alla sprovvista, mi va la caramella di traverso e tossisco per un quarto d’ora buono.

Non appena riesco a riprendermi, ancora tossicchiando un po’, gli rispondo:

“Non lo so. Ho paura e basta!”.

“Paura di stare insieme a qualcuno e condividere te stessa con qualcuno?”.

Ti prego, ti supplico Sev! Non girare il dito nella piaga! Adesso non mi sento proprio in vena di continuare la seduta.

“Ti dispiace se andiamo un attimo da papà? Gli ho promesso di fargli visita questo fine settimana”. Lo so, l’ho già detto! Ma è l’unico modo per sfuggire dalle domande a bruciapelo di Severus.

Percorriamo a piedi il lungo viale che conduce fuori Hogsmeade.

“Papà abita dalle parti di Nocturne Alley. È un posto squallido, lo so. Ha trovato un appartamento solo lì. Quando i miei si sono separati, per lui è stato un colpo tremendo ma poi pian piano se n’è fatta una ragione. Lui voleva molto bene alla mamma, è stata lei a lasciarlo. Per un anno la loro relazione si è basata solo su dispetti, sotterfugi e gelosie infondate dell’una sull’altro. Probabilmente tutti pretesti creati appositamente da mamma per chiedere il divorzio e poi è andata via di casa, lasciandomi sola con lui”.

“Mi dispiace, Sally. Ma posso capire cosa provi. Anche i miei non andavano per niente d’accordo”.

Sorride rassegnato. Mi prende la mano e me la stringe in modo affettuoso. Apprezzo molto questo gesto, è un po’ come dire: “Ti sono vicino, Sally”. È proprio vero che i gesti semplici vogliono dire molto di più delle solite parole di consolazione! Grazie, Sev, grazie infinite.

“Quando gli telefono mi dice che è sempre allegro, si diverte molto, fa lunghe passeggiate e compere a Diagon Alley. Si è fatto un po’ di nuovi amici e lavora come garzone in una delle taverne a Nocturne.

Per par condicio devo andare a trovare la mamma, sennò si arrabbia e dice che preferisco papà a lei. In effetti è lui che mi ha allevato, è lui che si è occupato di me da quando avevo dieci anni. Mia madre non è neanche venuta a salutarmi alla mia partenza per il primo giorno di scuola, del primo anno di Hogwarts. Ricordo quel momento è stato davvero triste! I miei futuri compagni erano abbracciati, baciati e coccolati dalle loro mamme; papà cercava di fare del suo meglio per farmi stare allegra. Quando ci salutammo dal finestrino, mi promise che ci saremmo scritti tantissimi gufi e mi augurò in bocca al lupo. Quando venni smistata in Grifondoro gli inviai un gufo la sera stessa. Ero troppo eccitata. Il pomeriggio dopo mi arrivò una Strillettera in cui papà fece sapere a tutta la scuola, quanto fosse orgoglioso di me! Si era sbagliato! Voleva prendere una lettera normale ma nella foga e nell’eccitazione aveva preso quelle maledette buste rosse!! Ad ogni modo la Strillettera di papà mi diede la carica per affrontare il primo anno ad Hogwarts e, tra tutto, mi feci notare da quel Nigel che non la smetteva più di starmi appresso!”.

“Tuo padre si è fatto in quattro per te, Sally” conclude Severus “è bello sapere che qualcuno tiene a te!”.

Sorrido. Sbaglio o è la prima volta che sorrido, oggi? Siamo arrivati al condominio. Saluto il portinaio e saliamo al secondo piano. Questo stabile è così vecchio che non c’è nemmeno una Passaporta da usare come ascensore. Frugo nella borsa, alla ricerca delle chiavi di casa. Papà me ne ha lasciato una copia, dice che così posso venire tutte le volte che voglio senza dover suonare o aspettare inutilmente che qualcuno venga ad aprire. Mi scuso in anticipo con Piton per il probabile disordine. Quando vivevo con lui a Diagon Alley, ero io che mi occupavo della casa, del pranzo, ecc. Adesso che vive solo da non molto tempo, è difficile occuparsi di troppe cose tutte insieme. Io per quel che posso gli do una mano.

Apro la porta di casa. Il silenzio avvolge il piccolo appartamento. Strano, di solito è nel salotto a vedere una delle tante partite di Quidditch della sua squadra preferita, quella in cui gioca Victor Krum.

“Papà?.

Non risponde nessuno, forse è così concentrato nel suo progetto che non ha sentito la porta aprirsi. Di recente mi ha detto che stava ultimando un modellino in legno della Tour Eiffel.

“Sono troppo vecchio per queste cose…”.

Sento una voce flebile accompagnata da un grugnito, giungere dalla stanza in fondo al corridoio.

“Papà? Tutto bene?” ripeto nella speranza che mi senta. Forse è troppo impegnato.

Apro la porta e un disastroso spettacolo mi si para davanti: tra un groviglio di lenzuoli e i cuscini sparsi sul pavimento, individuo due corpi nudi. Spalanco la bocca, strabuzzo gli occhi.

“Papà!!”.

“Oh, ciao Sally” dice visibilmente confuso “La conosci Victoria?”.

“Chi è questa ragazza, Rudy?”.

“Mia figlia”.

La donna scansa papà, si copre con il lenzuolo e si appoggia allo schienale del letto.

“Oh, scusatemi. Credo di aver interrotto qualcosa”.

Oh, cielo! Vorrei sotterrarmi. Ho pescato papà a fare sesso con una che non ho mai visto, probabilmente è anche una prostituta! Mi sento un’idiota, una perfetta idiota. Mi sento un pesce fuor d’acqua.

“Sally, te ne avrei parlato…”.

“Aspetta un attimo!” Victoria è furiosa “non mi avevi detto che avevi una figlia”.

Oddio! Adesso inizia una specie di lite coniugale o…quello che è!

“Non pensavo che venisse a trovarmi oggi”.

“Aaarrgghh!” la donna caccia un urlo terrificante. Ed ha ragione a farlo: Piton è comparso sulla soglia, allarmato dai rumori e dalle grida.

Sono ancora imbambolata e dalla mia bocca non esce un filo di voce.

E quello chi è?”.

“Calmatevi, vi prego! Lui è Severus, è…” tento di riportare la normalità in questa casa.

“…lo psicanalista di Sally” completa papà.

“Oddio!” esclamo sconsolata, coprendomi gli occhi con le mani.

Grazie tante, papà! Veramente volevo dire che Sev è un mio caro amico. Adesso cosa penserà Victoria? Rudy Tippley ha una figlia matta, invadente e stupida?

Per fortuna Severus interviene: “Beh, io e Sally ce ne stavamo andando…vieni” mi dice tra i denti, trascinandomi per la mano fuori da quella camera, mentre Victoria sta urlando come un’aquila. Sento addirittura il rumore di qualcosa che si rompe, probabilmente un piatto. Le donne quando sono arrabbiate, lanciano sempre piatti o vasi. Chissà perché?

Bene. Adesso chi è la matta, io o lei?    

“Mi dispiace Sev. Non pensavo ci fosse questo piccolo inconveniente”.

“È stato…strano!” fa lui sul vago.

“Strano?! Più che altro grottesco. Grottesco ed imbarazzante, direi! Ti chiedo ancora scusa”.

“Figurati! Può succedere”.

“Sì. Ma non a me”.

“Tuo padre a diritto a rifarsi una vita, no?”.

“Però potrebbe anche condividere con me la sua vita. Devo sapere tutto. Anche chi è la persona con cui va a letto”.

“È giusto anche questo” ammette.

“Credo proprio di avere bisogno di un bel bagno caldo. È stata una giornata proprio piena!”.

Si offre di accompagnarmi a casa. Fa un lungo fischio ed una macchina blu oltremare, sfavillante arriva di gran carriera davanti a noi. Lo guardo stupita. E da quando Severus guida una macchina? Prima siamo arrivati qui con una Passaporta!

“Coraggio, Sali. Non morde, di solito” sorride beffardo.

Non morde, di solito?! Bella consolazione! È probabile che oggi l’automobile sia di cattivo umore e morda proprio me!! No, non ci salgo!

“Sally, per una volta: non farti complessi inutili! Sali”. Mi guarda dolcemente. È incredibile come quegli occhi apparentemente inespressivi, in realtà riescano a comunicare tante emozioni! Per un attimo mi smarrisco nei suoi occhi neri come la notte e profondi come il mare.

“Ti fidi di me?”.

Questo sguardo ha il potere di convincermi, mi fa sentire a mio agio. Entro in macchina. Wow! È comoda.

“È una Volvo del 1974. L’ho solo rimodernata un po’”.

Gira la chiave e in pochi attimi sfrecciamo nel cielo. Mi viene in mente che anche Charlie mi faceva fare qualche giro sull’automobile del padre. È da tanto che non entro in una macchina incantata. Addirittura non ricordo più che sensazioni si provano!

Con Severus accanto mi sento improvvisamente piccola ma protetta.

Piccola ma protetta.

 

*****

     

 

 

 

 

 

         

 

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Capitolo 3
*** Gennaio. Cucina che Passione!!! ***


Come promesso, ho cercato di aggiornare il più presto possibile!! Siete curiose/i di sapere cosa accadrà alla nostra amica? Uhm…credo che per lei sarà un inverno lungo ed intenso. Ma prima…

Ringraziamenti! Un immenso grazie a Gelb_Augen, Aloysia Piton, Maghetta25 e alle/ai più “lontane/i” Dogma, Elysion e Alida per aver recensito. Sono contenta che vi piaccia la mia storia. È stato proprio grazie alle vostre recensioni che ho trovato  tanta soddisfazione e piacere nel proseguire la fanfic, anche perché sta appassionando anche me. Mi diverto troppo a far vivere a Sally e a voi, che in lei vi rivedete, vicende strambe e incredibili come lo è la vita a volte, no? Un abbraccio forte.

Phantomina88.

Capitolo 3

Gennaio.

Cucina, che passione!!!

 

Mi sveglio spalancando gli occhi e resto per qualche attimo con lo sguardo fisso verso il soffitto. Sally! Che diamine ci fai, lì incantata! È solo una parete bianca! Non ha senso fissare il nulla!! Mi dico ancora un po’ assonnata. Do uno sguardo all’orologio!

“Aiuto! Sono tremendamente in ritardo!” esclamo come se avessi visto un cadavere.

 Non riuscirò mai ad arrivare in redazione in tempo!! Mi ritrovo avvoltolata come una mummia in mezzo alle lenzuola e nel penoso tentativo di liberarmi dalla morsa di stoffa felpata, per poco non mi spiaccico sul pavimento. Mi aggrappo prontamente all’angolo del tavolo e rischio di far cadere tutto quello che c’è sopra: dal cestino dei trucchi, alle creme idratanti di vario genere per non parlare dei miei orrend, ehm, bellissimi centrini fatti da mia madre. Lei non lo sa lavorare per niente, l’uncinetto! Devo smetterla di dirle sempre che sono stupendi anche se mi fanno venire il voltastomaco!! Lei continuerebbe a ricamarli mentre io dovrei prendermeli tutti, per non farla intristire.

Rovisto con foga nell’armadio e trovo un abito rosso a fiori. Non mi ero mai accorta di avere roba simile nel guardaroba. Non ricordo nemmeno l’ultima volta che l’ ho indossato. Però tutto sommato non è niente male!

Ahi. Ahi. Ahi. Perché i miei capelli sono sempre aggrovigliati? Strecciarli ogni mattina sta diventando un’impresa impossibile. Persevera, Sally! Persevera! Un po’ di fard, mascara e rossetto. Una spruzzatina di un buonissimo profumo Babbano al karkadè che Tanis mi ha riportato da Londra. Desideravo lo Chanel n.5! Ma non si può avere tutto dalla vita!

Mi sembra sia tutto a posto.

Non ho tempo di fare colazione, mangerò qualcosa al bar vicino alla redazione. Lascio un messaggio sul tavolo per Tanis ed esco.

Accelero. L’orlo asimmetrico della gonna si muove sinuoso e il rumore dei regolare dei tacchi mi fa sentire fiera di me: sono o non sono una donna in carriera?

Do uno sguardo all’orologio. Non ce la farò mai! L’ultima Passaporta disponibile ha perso il suo potere. Dannazione! Sullivan mi licenzierà! Me lo sento! Mi ritroverò per strada, povera e disoccupata. Questo vestito da rosso diventerà color ruggine. Si strapperà dappertutto e mi toccherà imparare a cucire per renderlo più o meno decente (potrei usare i centrini di mamma! Almeno saranno utili per rattoppare i buchi e non sembrerei poi così sciatta, un po’ di pizzo sul vestito fa sempre chic!!). Sento un fastidiosissimo brivido di terrore corrermi lungo la schiena e non basta il mio cappotto di cachemire a scaldarmi e a cacciare via questi brutti pensieri. Per poter passare, devo svicolare tra decine e decine di persone che non ne vogliono sapere di spostarsi. Perché quando hai immensa fretta, tutto il mondo sembra andare troppo piano e diventa un ostacolo insormontabile? Riesco con difficoltà a superare un uomo particolarmente corpulento che si è fermato proprio nel mezzo del marciapiede. Finalmente  l’enorme carovana di persone sembra diradarsi, c’è ancora un po’ di spazio libero. Allungo il passo e il suono del clacson che echeggia per la strada mi fa sussultare. Mi giro e, come mia consuetudine, sto per rivoltare una valanga d’insulti a chi ha avuto la brillante idea di suonarmi quel maledetto coso nelle orecchie.

“Ma perché non-” mi blocco subito e spalanco gli occhi.

“Buongiorno, Sally!”.

Il mio cuore perde un battito e mi sento avvampare.

“Buongiorno John!!” rispondo con un filo di voce. Dio, sono così emozionata.

Adesso succederà proprio come nei film:  il ragazzo che ti piace sbuca proprio quando meno te lo aspetti ed inizia ad essere gentile con te.

“Sempre in ritardo, eh?” adoro quando scherza così, teneramente.

“Eh, sì” rispondo lievemente a disagio.

“Salta su!”.

“Cosa?”.

“Ti do un passaggio. Sali”.

“Dici davvero?”.

“Sì. Sbrigati, o farai arrivare tardi anche me”.

Scatto come un ghepardo e per poco non inciampo in mezzo alla strada. Apro la portiera e mi siedo. L’abitacolo profuma di muschio bianco, i sedili sono morbidissimi. Da come è tenuta, credo sia una macchina nuova. Chissà se è incantata anche questa? Oltre al muschio bianco capto un altro odore più forte e intenso, quello di un sensuale profumo da uomo. Sento l’irrefrenabile desiderio di avvicinarmi ancora un po’ a lui per ubriacarmi di quella fragranza. Mi sembra di essere in paradiso! Sospiro estasiata.

“Allora, ci hai pensato?” fa lui, con gli occhi puntati sulla strada.

“A cosa?” la sua domanda mi risveglia dalla trance momentanea di poco fa.

“Alla passeggiata sul Tamigi”.

Dio, che uomo speciale! Già parla come se fossimo fidanzati. In quel momento mi vengono in mente le parole di Sev,qualche giorno fa: “Ti direi di andarci”.

“Okay, ci sto!” rimango davvero sorpresa della mia determinazione.

“Venerdì pomeriggio va bene? Dopo il lavoro, prendiamo una Passaporta e ce ne andiamo a Londra”.

Beh, oddio! Che scelta difficile! Venerdì avrei la seduta con Piton… ma sì! In fondo cosa vuoi che sia? Non si arrabbierà se non vado da lui, d’altronde è stato lui a dirmi di cogliere l’occasione. Gli manderò un gufo e gli dirò che venerdì sono in libera uscita con l’uomo più affascinante di tutta l’Inghilterra magica (e Babbana)!

“Venerdì va più che bene. É incantata questa macchina?” domando come se il fatto di possedere un’auto stregata debba essere una priorità per il mio accompagnatore.

No…ehm…ma sto cercando l’incantesimo giusto per renderla più…magica possibile”.

La sua bocca si stende in un sorriso affettuoso.

Arriviamo in redazione con cinque minuti di ritardo. Saliamo le scale quattro a quattro ed io ho un po’ di difficoltà con i tacchi. (Basta! La prossima volta metto le scarpe da ginnastica e addio tacchi alti! Sono troppo scomodi! Al diavolo la mia convinzione che una donna, per essere professionale e distinta,debba portare i tacchi. E possibilmente a spillo!).

Da dietro la porta in mogano, sento il rumore metallico e monotono delle fotocopiatrici stregate. Non appena apro la porta, vengo sommersa da uno stormo di aeroplanini di carta e un rapido viavai di gente. Devo camminare gobba per non essere colpita da questi infernali messaggi volanti. Ancora non sono abituata a tutto questo casino!

Mi tolgo il cappotto e lo appoggio con nonchalance sul braccio.

“Stai molto bene con questo abito, Sally” dice Tyler prima di congedarsi “dovresti portarli sempre. Buona giornata”.

“Anche a te”.

Dio, John Tyler mi ha fatto un complimento! Mi ha fatto un complimento!MI HA FATTO UN COMPLIMENTO! Il mio stomaco sta danzando balli brasiliani, come se fosse Capodanno.  

Mi manca il fiato e rimango imbambolata per qualche attimo di fronte a quel caos; non m’importa niente se il giornalista sportivo sbraita perché a Sullivan non piace il pezzo, non m’importa se Rita Skeeter mi guarderà con scherno, non m’importa se un aeroplanino mi si è infilato in mezzo ai capelli. Oggi sono in pace con me stessa e col mondo intero! John ti adoro, sei l’uomo più gentile, carino e sexy del mondo! Non vedo l’ora che sia venerdì, non vedo l’ora di raccontarlo a Sev. È stato grazie a lui se ho accettato l’ invito del mio collega, fosse stato per me non avrei…

“Tippley!” oh! È Sullivan! Non credo che sia di buon umore, oggi.

“Sì?”.

“Continui ancora a fare la bella statuina oppure pensi che sia il caso di mettersi a lavoro?”.

“Vado subito!”.

“Brava!”.

Entro nel piccolo ufficio che, per mia somma sfortuna, condivido con la donna più falsa del mondo magico: Rita Skeeter. Appoggio distrattamente le mie robe sul tavolo, prendo la macchina da scrivere dal cassetto, avvolta in un panno nero e l’agenda con tutti i miei impegni. Alle dieci ho una noiosissima conferenza stampa sulla cucina giapponese. Nel frattempo inizio a battere a macchina le prime righe dell’articolo sull’ammissione degli Elfi domestici nelle cucine dei ristoranti per maghi. “Il Ministro delle Arti della Cucina del Mondo Magico, Carl Puddington, ha affermato l’importanza di combattere per la libertà degli Elfi Domestici. Schiavizzare queste graziose creaturine, ha dichiarato, è un atto irrispettoso e crudele. Da qui nasce l’esigenza di responsabilizzarli permettendo loro di svolgere attività volte al sociale. Nel campo della cucina e della ristorazione, saranno date loro occasioni di apprendistato nelle tavole calde magiche”. Osservo l’ufficio. La scrivania di Riccioli d’Oro è ancora vuota. Rita arriva sempre quando fa comodo a lei e non le dicono niente! Io invece rischio il licenziamento se non entro alle nove precise!! Non è giusto! La prossima settimana farò uno sciopero! Ad ogni modo i suoi ritardi costituiscono un grande vantaggio: devo sopportare per poche ore (anche se non sembra!), le sue frecciatine maligne e velenose.

Stacco un attimo le mie dita dalla macchina e approfitto della mia pausa per sbirciare nello studio di John. Sta analizzando quello che sembra essere una specie di grafico. Dio, quanto è sexy mentre si massaggia il mento e riflette. Quanto è professionale! Torna al suo computer e inizia freneticamente a pigiare i tasti. In pochi secondi ha buttato giù almeno una decina di righe, mentre io sono ancora alla quarta . Sospiro. È sexy anche quando batte il suo articolo alla tastiera. Mi sto letteralmente liquefacendo. Faccio un sorriso da ebete e continuo a fissarlo, dimenticando completamente il mio articolo. John è quello giusto! Me lo dice il mio istinto! Convoleremo subito a nozze o almeno è quello che spero! Mi chiederà di sposarlo mentre guardiamo insieme il tramonto. Avremo almeno sette figli, uno dietro l’altro! Passeremo momenti veramente stupendi insieme, ci ameremo alla follia, faremo sesso su ogni superficie di casa, il primo figlio sarà concepito nella sua automobile, avremo una casa in campagna e, quando i nostri ragazzi saranno abbastanza grandi, ci compreremo un cane. Le bambine avranno i suoi occhi e i miei capelli e saranno stupende, avremo quattro gemelli, vivrò la gioia di stare accanto a loro il primo giorno ad Hogwarts. Sarà magnifico!  

Due schiocchi di dita dalle unghie laccate di rosso mi fa abbandonare il mio già labile sogno pieno di speranze.

“Buongiorno, Sally”.

“Eh?Uh?Cosa?” dico ritornando pian piano in ufficio.

“Ti eri incantata, tesoro” dice con voce zuccherosa , sedendosi al suo posto.

Ricomincio a scrivere il mio trafiletto. Guardo l’orologio, è già tardi. Mi devo recare nella Sala Congressi al primo piano. Agguanto il mio quaderno, la penna Prendiappunti (adoro quando c’è qualcuno che lavora per me!) ed esco. Prendo l’ascensore e pregando di non vedere più quella strega bionda,  mi dirigo verso la sala.

È una stanza molto grande con le pareti di un bel colore blu. È già affollata di gente; qualcuno consulta la brochure, altri stanno parlando in piccoli gruppi prima di mettersi a sedere. Nel frattempo sono arrivati i membri della delegazione giapponese che, accompagnati da un usciere vestito con uno smoking nero, prendono posto al tavolo della conferenza.

“Ehi Sally!” una ragazza sta sventolando la mano.

“Oh, ciao Betty!”.

Mi faccio strada tra quell’oceano di teste e smoking e la raggiungo. Lei mi abbraccia stretta stretta.

Betty Brampton è una mia cara amica, ci conosciamo dai tempi di Hogwarts. È la mia collega de Il Cavillo.

“Hanno mandato anche te, qui?” il tono di voce è abulico e un tantino insofferente.

“Sì. Per fortuna che ho incontrato te, altrimenti mi sarei annoiata a morte”.

Betty emette una risata argentina, davvero compiaciuta.

“Okay. Appena fanno una pausa andiamo a farci un giro, so già che mi stuferò. Vieni con me, vero?”.

“Non lo so. Dovrei restare. Per questa sera devo fare una relazione su questo dannatissimo convegno”.

“Io speravo che venissi” dice Betty, tentando di persuadermi.

Scuoto la testa sconsolata. Vorrei tanto lasciare questa monotona sala blu mare, mandare tutti a quel paese ed uscire con la mia amica. Ma non posso!

“Ah, c’è un ottimo buffet in fondo alla sala, vicino all’ingresso”.

Bene. Penso che prenderò un caffè. Ho assolutamente bisogno di un litro di caffeina per riprendermi, oggi. Mentre mi dirigo verso il tavolo ricoperto da una tovaglia rigorosamente blu, si accendono i microfoni e mi tocca ripercorrere tutta la sala per tornare al mio posto senza aver mangiato né bevuto nulla! Che sfortuna! La mia penna Prendiappunti si anima e trascrive la data in alto a destra sul taccuino. 13 Gennaio.  Oddio! Tra pochi giorni Sev festeggerà il suo compleanno!! Precisiamo: Severus è nato il nove ma per impegni di lavoro, ha preferito spostare i festeggiamenti di una settimana. Io sono l’unica invitata! Ha detto che mi porterà a mangiare qualcosa fuori. Ancora non gli ho comprato niente!! Che ingrata che sono! Ma dove ho la testa?!

Perfetto. Un motivo in più per mandare al diavolo regole e responsabilità: sono o non sono una ex Grifondoro?

Il delegato giapponese si sta sforzando non poco pur di parlare un inglese decente. La mia penna trascrive tutto a velocità supersonica. Su di una tela bianca stanno passando ad ogni colpo di bacchetta, delle immagini che raffigurano i piatti tipici giapponesi. Il relatore si è soffermato su un particolare piatto di nome…ram…rami… ah! Ramen! E ne sta descrivendo le caratteristiche principali.

La presentazione delle altre pietanze tipiche continua per ben due ore. Che noia! Ci vorrebbe una domanda provocatoria per mettere in crisi tutti quanti! Almeno mi posso divertire ad osservare la reazione dei relatori imbarazzati. In queste situazioni non sanno proprio come rispondere e per provare a dire qualcosa, inventano delle baggianate assurde!! Non credo che l’arte culinaria sia un argomento su cui poter fregare tutti con domande del genere, comunque.

“Bene, grazie mille signor Xiuao Ling per la sua spiegazione brillante ed educativa. Penso sia ora possibile, per rifocillarci tutti, fare un piccolo break e poi ritrovarci qui alle dieci meno un quarto, per continuare insieme il nostro viaggio nella bellissima cultura culinaria nipponica”.

Okay, okay. Poche ciance! Abbiamo capito che ti vuoi fare bello di fronte ai giapponesi, Gibbs! Non è la prima volta che fai il ruffiano, mio caro. Te la ricordi la svedese, vero? Quella che indossava una gonna cortissima? Le stavi appiccicato come resina ai vestiti e facevi tutti apprezzamenti maliziosi!! Maiale!!! Mi alzo e lascio il taccuino sulla sedia: la P.P. lavorerà per me mentre io mi godrò un viaggio in mezzo alle insegne scintillanti dei negozi di Diagon Alley! Prendo un po’ di caffè macchiato e vado ad aspettare Betty vicino alla porta. Pochi attimi dopo, arriva con un fagotto stracolmo di pasticcini.

“Ne vuoi uno?” dice trangugiando un biscotto al cioccolato.

Una signora sta fissando Betty con aria minacciosa, in effetti quasi tutti stanno fissando la mia amica con ostilità. Veramente rubare metà vassoio di pasticcini del catering non è molto decoroso, ma a lei non sembra importare niente.  

“Sì, grazie! Ce n’è uno alla crema?”.

“Ce ne sono quanti ne vuoi!” esclama afferrando con avidità un altro biscotto ricoperto di glassa al cioccolato.

Attendiamo che Gibbs parli per attirare l’attenzione delle persone che sono ancora addossate come ventose al tavolo del buffet e in pochi attimi ci ritroviamo fuori dalla Sala Congressi. Un tiepido sole cerca di fare capolino dalle nuvole minacciose che lo hanno nascosto gelosamente, come si fa con un segreto inconfessabile. Sento un forte senso di libertà entrarmi nelle vene e sedimentarsi nelle ossa. Betty ripone il suo sacchetto nella borsa e, dopo aver camminato per qualche metro, la mia amica si ferma davanti ad una vetrina.

“Guarda!” indica un vestito rosso davvero sensuale, con un lungo spacco dietro la schiena.“Non è stupendo?”.

“Oh, sì” rispondo senza prestarci troppa attenzione. Non ho intenzione di sprecare, ehm, quattrocentocinquanta galeoni per un abito che porterò solo una volta!

“Cosa darei per averlo” fa lei, adorante.

Un manichino dalle fattezze maschie, fa bella mostra di un elegante pullover verde bottiglia. Ho un’idea.

“Ehi, Sally! Dove vai?”.

“Entro un attimo. Dai, vieni. Così puoi toglierti lo sfizio e provare l’abito rosso che desideri, no?”.

Entriamo nel negozio. Betty, al settimo cielo, scatta verso la commessa come un bambino che corre verso l’albero di Natale, sommerso di regali.

“Vorrei tanto provare… l’abito rosso in vetrina” la sento parlare con un filo di voce, è troppo eccitata per formulare un discorso normale.

Mentre la commessa glielo mostra, mi perdo in questo labirinto di scaffali e stampelle, magliette e pantaloni, abiti e bigiotteria.

“Oh, finalmente!”.

Riesco a trovare il ripiano dove hanno riposto i pullover. Un altro manichino accanto allo specchio, ne indossa uno blu scuro. Adesso mi è venuto un dubbio. Verde o blu? Blu o verde? E che taglia porterà? M’immagino il corpo magro di Sev e le sue spalle sufficientemente larghe. Credo che prenderò una taglia media. Sì, penso che sia la scelta giusta. Confronto il maglione verde e il suo rivale. Il blu ha la scollatura a V, come quella dei secchioni dell’università dove ho studiato giornalismo. Un altro dubbio: a Sev piace più l’apertura a V o il collo alto? M’intriga molto il collo alto; inoltre è un verde non troppo vistoso e non è nero! Mi piacerebbe sapere quanti maglioni neri abbia Severus. Probabilmente ne ha così tanti che pure lui ha perso il conto. Bene, se non altro contribuirò a rendere più colorato il suo guardaroba quest’inverno.

Osservo il prezzo: mh! Accettabile.

“Sally! Eccoti, finalmente! Ti ho cercato dappertutto, dove diavolo ti eri cacciata?”.

“Ero alla ricerca di un cardigan”.

“Per Tyler, vero? Vuoi stregarlo con un regalo, eh?” mi lancia un’occhiatina maliziosa, che mi mette un po’ a disagio.

“No, veramente non è per lui” le dico tranquilla.

“E per chi è?”.

“Ti stava bene il vestito?” non mi va di risponderle, rivelando il nome del destinatario del mio dono. Non voglio che si metta in testa strane idee.

“Sì, era fantastico! Ma costava troppo, in compenso ho acquistato questa” mi mostra orgogliosa una minigonna, che definirla mini è un eufemismo.

Paghiamo e la ragazza commenta il mio regalo, dicendo contenta che ho fatto un buon acquisto. Mi sento improvvisamente euforica. Già immagino cosa potrebbe dirmi Sev.

“Oh! Grazie Sally, ma non dovevi!” un lieve rossore colora le sue guance.

“Ma che dici? Era il minimo che potessi fare per te, che ti prendi cura di me con tantissima pazienza e sopporti tutte le mie follie”.

Aspetta! No! È un po’ troppo sdolcinato. Probabilmente m’insulterà perché non ho seguito la sua sacrosanta tradizione dei maglioni scuri. Forse mi sentirò un’ emerita idiota per aver seguito il consiglio della commessa. Me lo farò restituire e chiederò che venga cambiato, magari con un altro nero con lo scollo a V. Oppure invece di buttarlo via, me lo terrò e lo indosserò così tante volte che si sbiadirà. Mi farà da vestito, potrò metterlo con le calze nere e gli stivaletti. Tyler cadrà ai miei piedi, così avrò preso due piccioni con una fava!!

Guardo l’orologio! Oh, merda! È mezzogiorno!

“Sarà il caso di tornare alla Sala Congressi?” domando a Betty, mentre la commessa sta impacchettando  il mio regalo con soli sue colpi di bacchetta.

Basta solo uno sguardo per capirci: iniziamo una folle corsa, trasportando con fatica le nostre buste coloratissime. Quando arriviamo, la sala è quasi deserta. La delegazione giapponese se n’è andata, alcuni inservienti del catering stanno mettendo a posto e puliscono il tavolo. Gibbs riordina alcune sedie e toglie dal tavolo ovale i cartellini con i nomi. Betty ed io ci guardiamo contente, lo strazio è appena finito. I miei occhi s’illuminano, sapendo che c’è qualcuno che ha lavorato per me tutto il tempo! Cara P.P. ti voglio troppo bene! Mi dirigo verso la poltrona e raccolgo il bloc-notes, orgogliosa del mio lavoro. Saluto la mia amica e me ne torno nel mio ufficio. Appoggio fiera il blocchetto e la penna sulla scrivania per accorgermi che…AAAARRGGHH!!!

Il mio grido echeggia per tutto l’edificio. Non è possibile!! Perché il quaderno è pieno di roba incomprensibile?! Come farò a scrivere l’articolo per stasera! Oddio! Pensa, Sally! mi ripeto come un mantra mentre cammino su e giù sconvolta, davanti alla scrivania. Improvvisamente ricordo che la P.P. ha un problemino: quando il proprietario è assente, la penna capta la lingua di chi parla in quel momento! Maledizione! Non potevano chiamare una commissione d’italiani?! Il mio blocchetto è pieno zeppo d’ideogrammi giapponesi, oddio! Che situazione! Che cosa racconterò a Peter? Gli chiederò se posso spostare il servizio sulla cucina giapponese per l’edizione di dopodomani! Sì, penso che farò così. No! Non va! Lui conta su di me per quell’articolo! Adesso che ci penso, dov’è finito quello che stavo scrivendo qualche ora fa?

Bene. É ora di affrontare Peter e mettere in chiaro le cose una volta per…

“Ciao, cara” Rita entra allegramente nella stanza.

“Ciao” rispondo, cercando di ricompormi e di ritrovare quel po’ di dignità che mi è rimasta.

“Interessante la conferenza?” lancia un’occhiata fugace alla mia busta di Wand anRoses. “Ammesso che tu ci sia andata”.

La fulmino con lo sguardo e rimango a fissare costernata gli appunti giapponesi.

“Ah, mi sono permessa di leggere il tuo articolo, mentre eri via”, oltre al danno anche la beffa.

“Davvero?” rispondo incredula.

“Domani i maghi leggeranno quelle dieci righe nella rubrica…”.

Dai, forse non è poi così perfida! Forse ha voluto aiutarmi a rendere migliore il mio pezzo. Ma sì, dev’essere senz’altro così. Adesso mi dirà come poterlo ampliare e svilupparlo meglio. C’è sempre del buono in tutti noi! Lo sapevo. L’ ho sempre saputo.

Io, me stessa e me!” annuncia con orgoglio.

No! Ritiro tutto quello che ho detto: è solo una grandissima, emerita stronza!! Sembra che lo faccia apposta. Anzi, lo fa apposta! Quanto vorrei lanciarle una maledizione Cruciatus! Ma adesso ho altri problemi per la testa, devo decifrare questa specie di crittogramma asiatico. Dovrò restare tutto il pomeriggio qua e quando finalmente avrò finito l’articolo, sarà troppo tardi. Sarò licenziata in tronco!

Pausa. Ci voleva proprio.

Rita tira fuori dalla sua borsetta una specie di palla, avvoltolata nella carta stagnola. Mi auguro vivamente che qualunque cosa sia, le vada di traverso!

Esco un attimo, ho bisogno d’aria fresca.

La rabbia mi sta corrodendo il fegato! Non posso crederci che l’abbia fatto di nuovo. Non posso crederci che abbia rubato per l’ennesima volta un mio articolo e l’abbia trasformato nel suo! Quando potrò pubblicare per la prima volta qualcosa di mio nella mia rubrica culinaria? Per fortuna che John mi ha consolata, offrendomi un caffè. In realtà avevo enormemente bisogno di qualche goccio di Whisky Incendiario. Vi prego, non pensate male! Non sono una beona! Dicono che quando si è giù di morale, un goccetto fa sempre bene, no?

Dopo la pausa mi rimetto subito al lavoro. Non so come iniziare. Il solo pensiero di dover indovinare il significato di dieci pagine tutte in lingua originale giapponese, mi fa star male. Cerco di rielaborare le prime informazioni che ho raccolto nella prima parte della conferenza. Bene, sono contenta anche perché sono in inglese!! Ho buttato giù le prime righe di fila. Non mi sono mai distratta, né ho smesso di lavorare lasciandomi attirare da futili distrazioni (ammesso che fantasticare su John Tyler sia una futile distrazione. Temo proprio che lo sia!). Sto migliorando, faccio davvero ottimi progressi!

Sul tardo pomeriggio Andy, il ragazzo che fa apprendistato qui, mi avverte che un uomo giapponese vuole incontrarmi e che sta aspettando fuori dalla porta.

Do all’uomo il permesso di entrare.

“Buongiorno, miss Tippley!”.

“Buongiorno. Come sa il mio nome?” chiedo un po’ sospettosa, domandandomi se è uno scherzo di pessimo gusto o cosa!

“L’ ho letto di sfuggita questa mattina sul suo badge” mi lancia un sorriso, da tonto.

Sorrido a mia volta, orgogliosa di essermi fatta notare in qualche modo.

“Ho saputo che ha avuto problemi con la Penna Prendiappunti”.

“Beh, sì. Ha riscritto tutto il discorso nella vostra lingua ed io non ci capisco niente” ehi! ma come diavolo fa a saperlo?!

“Posso darle un consiglio?”.

“Certo. Dica pure”.

“La prossima volta non lasci incustodita la Penna”.

“Sì, credo proprio che farò così”.

“Se mi lascia guardare un attimo il suo blocco, le potrò fare una traduzione simultanea”.

Inizio a domandarmi chi diavolo sia quest’uomo. Forse sto immaginando. Sono stupita di come la mia mente possa creare fantasie così bizzarre che sembrano così… vere!

“Mi chiamo Toshima Akiyo. Sono un mediatore linguistico”.

Gli sorrido. Devo essere gentile, in fondo è colui che (spero!) mi salverà il lavoro! Wow! È velocissimo a tradurre tutte quelle pagine. Sto iniziando a rilassarmi: forse non è stata una giornata così terribile,dopotutto. Però mi dovrò trattenere fino a tardi. Non c’è problema, l’editore rimane fino a mezzanotte: ho ancora cinque ore! Posso farcela!

Ringrazio il signor Akiyo per il suo aiuto provvidenziale e inizio a scrivere. Lui mi saluta con la mano, prima di svoltare a sinistra sul corridoio. Pian piano le luci degli uffici si spengono, Rita se ne va, ricordandomi che devo spegnere le luci e lasciare al portiere le chiavi dell’edificio. Guardo l’orologio: sono le otto. Non sono preoccupata, Tanis lo sa che a volte posso fermarmi più del dovuto. Oltre alla mia, un’altra luce è accesa: quella di John. Faccio una pausa, le dita mi fanno un male terribile e ho i crampi alle mani.

“Ciao!” una calda e sensuale voce maschile attira la mia attenzione.

John è comparso sulla mia porta, il suo fianco è appoggiato contro lo stipite e le braccia sono conserte. Mi sta letteralmente perforando con lo sguardo e avverto nei suoi occhi una scintilla maliziosa.

“Oh, ehm, ciao!”esclamo sorpresa, facendo un piccolo sussulto. Mi ha spaventato, in effetti.

“Devi rimanere a lungo, qui?”.

“Sì. Devo finire il pezzo, altrimenti Peter mi ucciderà”.

“Lascia perdere Sullivan e le sue chiacchiere” dice staccandosi dallo stipite; cammina verso di me come una pantera verso la preda. Oh! Ah! Che bello! Ed io sarei la sua preda?! Mi prende la mano, mi fa alzare dalla sedia, mezzo giro e mi trovo seduta sulla scrivania. Schiude le mie gambe, poi infila le dita sotto la spallina del vestito. La manica lunga mi scivola fino a coprire tutta la mano e i brividi salgono lungo la schiena come cavalli in corsa. John mi bacia la spalla e sale, sale, sale fin sotto il collo.

Mmmh! Cos’è questo meraviglioso profumo?”.

Ehm…è Kar..Oddio! è karkadè!”.

“Adoro il karkadè”.

Per istinto avvinghio i miei piedi attorno alle sue gambe e lui mi attira con forza a sé. Sento tutti gli oggetti sulla scrivania cadere a terra con un rumore forte e secco. Un barattolo di vetro si frantuma non appena tocca terra; ma a me non importa, può scoppiare il mondo in questo momento: io non ci sono per nessuno! Le sue mani buttano per terra gli ultimi contenitori delle matite che sono rimasti in piedi. (Fortuna che non ho il computer! Sarebbero stati galeoni e galeoni di danni!). Sono stesa e sopra di me c’è lui che bramosamente mi tira su l’orlo della gonna. Sarà una serata di fuoco, me lo sento!

“Buonanotte, Sally”.

Il mio sguardo corre verso il suo ufficio, la luce è spenta. Il suo fisico da urlo compare sulla soglia. Sta andando via anche lui.

“Buonanotte, John. Aspetta!” i miei occhi brillano “Non ti piace il mio profumo al karkadè?”.

Mi guarda stupito, “karka-cosa?”.

“Oh, niente! Lascia perdere! ‘notte” sono un po’ delusa, ma mi sforzo di sorridere.

“Ah, ti dispiace se rimandiamo la gita sul Tamigi alla prossima settimana? Ho un impegno  improrogabile!”.

Annuisco, “D’accordo. Sempre di venerdì?”.

“Sempre venerdì”.

Lo guardo scomparire e ricomincio a scrivere più determinata che mai. Certo che è proprio strano! La visita bizzarra e fuori programma di quel, come si chiama? Akiyo! Sì, lui! Mi ha dato una carica indescrivibile e una capacità di concentrazione al di sopra della mia media! Ad ogni modo se il mio pezzo verrà pubblicato sulla mia rubrica domani, costruirò un monumento in suo onore e glielo manderò direttamente in Giappone con Vito, il gufo della posta prioritaria. È ora che inizi a lavorare seriamente quel pennuto!

 

 Sono così emozionata che stamattina mi sono alzata in orario. Posso prendermela comoda e posso fare colazione al bar! Non vedo l’ora!

Indosso un maglione coloratissimo, morbido e caldo che mi lascia leggermente scoperte le spalle; lo abbino con un paio di jeans scuri ed evito  assolutamente di mettere i tacchi a spillo, anche se la tentazione è tanta!

Riesco a prendere la Passaporta che mi fa materializzare proprio di fronte alla redazione. Ma siccome è ancora presto, faccio un salto al bar. Oggi sono proprio di buon umore, probabilmente la scelta delle scarpe basse mi ha portato fortuna!

Mi siedo su una delle elegantissime sedie di vimini del locale e attendo. Arriva una ragazza che prende le ordinazioni: un cappuccino e un cornetto alla crema.

Il croissant è soffice e la crema è deliziosa, affondo le labbra nella schiuma morbida del cappuccino. Il calore di quella bevanda mi riscalda l’anima. È proprio quello che ci vuole in una giornata glaciale come questa. Tra il naso e il labbro superiore si è formato un leggero strato di schiuma, i baffi come li chiamava papà. La domenica, siccome era giorno di festa, papà faceva il cappuccino e quando lo bevevamo ridevamo insieme perché sembravamo stravaganti personaggi dei cartoni animati con quei curiosi mustacchi! Quanto mi sono divertita con papà, lui era sempre presente. Adesso è cambiato, è come se si fossero invertiti i ruoli: adesso sono io che devo essere presente nella sua vita ma mi sento un po’ d’impaccio con quella Victoria tra i piedi.

È perché siete cresciuti entrambi direbbe Severus e siete cambiati!Tu, per esempio, non sei più una bambina. Oddio mi sto psicanalizzando da sola, che squallore!

Arrivo in redazione appena in tempo. Mi dirigo in ufficio e inizio a leggere le lettere di commenti, consigli, opinioni alle quali devo rispondere sulla mia rubrica. Alle sei ho la riunione con il capo per discutere sull’edizione della Gazzetta del Profeta di oggi.

Carissima Sally oggi compio quarant’anni ed ho intenzione di festeggiare con una cenetta tra amici. Vorrei provare la cucina etnica. Cosa mi consigli? Maggie ”.

Vorrei sorprendere mia moglie preparando un dolce con le mie mani ma sono indeciso. È meglio una torta Pinguino oppure una crostata al cioccolato? Gary”.

 “Mi piacerebbe portare una mia amica a cena fuori. Dove potrei portarla per sorprenderla ma senza essere troppo formale? Anonimo ”.

Accipicchia! Quante richieste, spero di riuscire a rispondere bene a tutti. Iniziamo!

“Cara Meggie, innanzitutto grazie per la tua lettera e per la fiducia. Se sei una persona frizzante e solare ti consiglio una cena indiana, risotto al curry è quello che fa per te e per i tuoi amici. Se invece sei una persona più calma, riflessiva va bene la cucina cinese: sofisticata ma esotica allo stesso tempo. Spero di esserti stata utile. Un abbraccio, Sally.”

“Ciao Gary! Ma come sei premuroso verso tua moglie! Allora ti consiglio una crostata al cioccolato. La torta Pinguino, sebbene sia davvero molto buona, è un po’ difficile da preparare. E poi a noi donne piacciono molto i gesti semplici ma stracolmi d’ affetto, proprio come una crostata: semplice  ma d’effetto (o affetto, scegli tu! ). Un bacio e augura buon compleanno alla tua dolce metà anche da parte mia. Sally ”.

Ce ne sono altrettante sparse sulla scrivania, non riesco nemmeno ad appoggiarci la borsa! La mia giornata trascorre così, tra un caffè, quattro chiacchiere con Peter sull’articolo e le risposte sulla mia rubrica  di consigli culinari, Cucinati per voi! Il capo non fa che complimentarsi mentre Rita sulla sua scrivania, si sta mordendo il fegato dall’invidia!! La vedo!

John mi ha invitato a prendere qualcosa al bar qui vicino. Accetto volentieri.

“Ho letto il tuo articolo!” fa lui mentre prende la tazzina di caffè bollente tra le mani.

“Ah, si?!” il mio tono di voce è sia emozionato ma anche alquanto sorpreso. Oddio! Ma che domande faccio?! Certo che lo ha letto, no?È il suo giornale! Voglio dire, è come un leader politico: è chiaro che alle elezioni vota il partito che sostiene!!

“Ti confesso che prima del tuo pezzo, la cucina non mi piaceva molto”.

“E ora?” chiedo, traendo un sorso dal bicchiere di succo di zucca.

“Ora l’ adoro!”.

Mi mordo con forza il labbro inferiore per trattenermi dalla tentazione di saltargli addosso o di dire qualcosa di sciocco o compromettente, nel frattempo arrossisco.

Accidenti, si è fatto tardi.

“Dobbiamo andare alla riunione!”.

“Al diavolo la riunione, andiamo a casa mia… BASTA! Devo smetterla con questi pensieri osceni! Però funziona! John ha sostituito Severus, solo che anche il mio inconscio è un po’ su di giri!

“Caspita, sì! Si è fatto tardi”.

Sono le sei precise. A John piace la puntualità… anche a me!! 

Entriamo nella sala dove troneggia un enorme tavolo ellittico e la parete in vetro che da sul corridoio è coperta dalle veneziane. Pian piano la stanza si riempie e tutti prendono posto.

“Buongiorno a tutti, e grazie della puntualità” inizia Peter orgoglioso. mentre siedo al lato destro del tavolo.

“Il mio collaboratore Greg Fuller, mi ha appena confermato che il nostro giornale è stato particolarmente apprezzato, oggi. Vorrei fare i complimenti a Sally Lunn Tippley per il suo articolo davvero interessante ed istruttivo sulla cucina giapponese”.

Uno scroscio di applausi, una ventina d’occhi puntati addosso. Arrossisco terribilmente, John mi sta guardando e sorride compiaciuto. Mi sembra di toccare il cielo con un dito, non ci posso credere! Mi è anche venuta in mente la risposta per la lettera anonima. È la mia giornata fortunata. Dipende forse dal fatto che non ho messo i tacchi?

Bene! Ora non dobbiamo pensare di vivere nella bambagia: se voglio soldi e realizzazione personale, devo lavorare. Ah, la lettera anonima!

Carissimo anonimo, ho in mente un posto davvero carino: hai presente il ristorante giapponese a Diagon Alley, quello che hanno aperto da poco? È perfetto per una cena tra amici e la sua atmosfera piacevole, profumata e semplice, tipica della terra del Sol Levante, stupirà la tua amica. Un abbraccio forte.

Sally.

*****

 

 

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Capitolo 4
*** Gennaio. Il compleanno orientale e la torta di mirtilli ***


Scusate il ritardo megagalattico ma gli esami, grandissime scocciature, mi hanno portato via un sacco si tempo. Accidenti a loro! Or dunque, siete curiose/i di sapere come andrà la fantastica cena di compleanno del nostro beneamato Sev? Eccovi qua il capitolo che ve lo spiega…

Poi ditemi come vi sembra e se avete dei consigli.

Capitolo 4

 

Gennaio.

Il compleanno orientale e la torta di mirtilli*.

 

Sbuffo seccata. È da mezz’ora che Tanis sta giocando a “Cicci-Pucci” con Severus al citofono. Funziona così: lei gli dice “Cicci!”, lui le risponde “Pucci” e continuano così fino alla nausea. È un gioco così ridicolo. Lo fanno spesso quando devono aspettarmi: per vestirmi e tutto il resto impiego una mezz’ora buona. Però se devo andare da qualche parte con una persona devo essere come minimo decente, giusto? Comunque non so chi sia il più scemo: se lei che lo chiama oppure lui che le risponde! Poverino! Sev vuole soltanto salire, si tratta di pochi attimi e poi usciamo. Oh, Dio!

“Tanis! Fallo salire, almeno!” esclamo esasperata. Dagli da bere del Whisky Incendiario, mentre aspetta in salotto,ma non farlo stare di sotto, dai! Severus penserà che te l’abbia chiesto io!

“Sally ma sei ancora in accappatoio? Muoviti! Vai a cambiarti!”.

Scatto in camera ma, raggiunto il mio guardaroba, sospiro sconsolata. L’accappatoio è abbastanza umido, inizio a sentire freddo e non ho ancora scelto niente di carino! Esamino ad uno ad uno jeans, magliette, camicie e maglioni. Niente! Nessuno mi soddisfa! Sono tutte robe messe e stramesse! Lancio per aria tutto ciò che è appeso sulle stampelle, infilo la testa nell’armadio per vedere se sono rimasti altri vestiti. Dentro c’è una serie di maglioni che ho comprato da una vita ma che non ho mai messo. Osservo l’orologio! Oh, cavolo! Ma è tardissimo! Mi starà aspettando. Sarà arrabbiatissimo e mi fulminerà con la sua bacchetta magica. Oh, no! ho ancora i capelli umidi!

Okay, Sally. Niente panico!

Prendo la prima cosa che mi capita a tiro dall’enorme montagna di abiti sparsi sul letto. La sfortuna vuole che abbia preso un… tubino nero?! E da quando ho un tubino nero?! Ehm…adesso ricordo! Dal matrimonio di mia cugina Carmen. Ora saranno dieci anni che si è sposata. Mh! Mi entrerà ancora questo coso? Considerando che dieci anni fa avevo più o meno vent’anni e che adesso mi sono un po’ ingrassata, non credo. Comunque tentar non nuoce!

Le maniche mi entrano, il resto del vestito scivola senza problemi lungo il seno per bloccarsi sui fianchi! Oddio! Qui proprio non passa!

“AAARRRGGH!!”

Santo cielo! L’ho strappato!! L’ho strappato! Era l’unica mia ancora di salvezza, stasera! Adesso mi toccherà rimandare la serata.

“Uh, oddio!” urla Tanis al citofono, deve aver sentito il mio, ehm, ululato.

Ma che cavolo hai combinato! Adesso lui penserà che ci è accaduto qualcosa. Che mi è accaduto qualcosa.

“Che è successo, che è successo?” entra come una furia, sbattendo la porta della mia camera. Ehi! ma ti sembra questo il modo?

Uuh, oddio! Che casino!” esclama vedendo lo strappo.

“Non mi sei d’aiuto per niente, Tanis. Hai aperto a Severus?”.

Uuuh oddio! L’ ho lasciato di sotto!” e torna al portone di casa, di corsa.

Povero Sev, lo stiamo trattando come un cane!

Mi tolgo a fatica il vestito e lo butto sul mucchio sparso sul letto. Tanis torna trafelata.

“Eccomi, gli ho aperto. Contenta, piccioncina?”.

“Ma che piccioncina?!” esclamo arrossendo terribilmente “Aiutami a cercare qualcosa di decente, piuttosto!!”.

Torniamo alla ricerca di altri vestiti. Jeans neri? È da un po’ che non li indosso!

“Prova questi!” mi esorta Tanis.

Mi sembra vadano bene. Eleganti ma sobri, inoltre il nero slancia. Perfetto!

“Camicia rossa?”

No! Blu?No! Verde oliva? Assolutamente no! Bianca? Forse un maglione è meglio. Agguanto un pullover di lana bianca con la scollatura a barchetta, su cui è scritto Wand anRoses con degli strass che luccicano ad ogni movimento. Perfetto!

“Sei davvero carina” asserisce la mia scatenata coinquilina.

“Dici sul serio?”.

“Ragazze, posso entrare? Permesso!”.

Oh, merda! È Sev! È qui!

Tanis cura il trucco. Non è possibile! Sembro un pagliaccio! Glielo faccio togliere e rifare come dico io e senza il doppio strato di ombretto fucsia. Con un colpo di bacchetta i miei capelli sono asciugati, setosi e profumati. Li raccolgo in una coda. Bene, manca solo il mio sempiterno profumo al karkadè, la borsa e sono pronta.

“Buonasera, Severus” dice Tanis  tutta contenta “La tua principessa sta arrivando”.

Principessa?! Eh, sì! Tanis ha sempre voglia di scherzare.

Prendo il regalo, apro la porta. Oh! Ahi!

“Scusa!” gli sono andata addosso.

“Ciao. Hai fatto a botte con i vestiti stasera?” sorride beffardo, guardando la roba sparsa sul letto. Okay, okay, non me lo dite. Lo so benissimo da me: classica figuraccia, vero?

Per tutta risposta gli faccio una linguaccia.

“Grazie per l’Whisky Incendiario e la compassione di prima”. Ancora la Legilimanzia!

“Ma non ti stufi mai?” lui scoppia a ridere.

“Stai davvero bene. Sei proprio una principessa dei giorni nostri. Proprio come ha detto Tinais!”.

“Tanis” lo corregge lei. Mi fa l’occhiolino, eccitata. Si sta riferendo alla nostra fantasticheria di ieri sera. Lei mi ha detto che devo fare in modo che ci sia il dopocena! Lei sostiene che fare la sensuale quanto basta trascinerà  gli uomini a saltarti addosso prima ancora che…oddio! Va bene! Okay. Non scendiamo nei dettagli, devo andare a cena! Saluto la mia amica ed esco.

In cinque minuti arriviamo alla macchina. Accende il motore, inserisce un Cd e si parte. Nell’abitacolo si diffonde un’allegra e frizzante musica jazz. Da quando in qua ascolta musica jazz?

“Da ieri. A dire il vero, per caso. Ho scoperto questo Cd in un negozio qui vicino”.

Mi mostra la custodia con la copertina dai colori sgargianti, piena di trombe colorate e chiavi di violino. Severus che rimane colpito da una copertina colorata?! Davvero strano! Sopra c’è scritto il nome del complesso: Marvin & the Foxes. Chissà chi è Marvin e chi le Volpi? Scommetto che questo non sia molto rilevante ai fini della nostra serata.

“Dove andiamo? Pensavo mi avresti portato qui vicino”

Il dubbio mi è venuto perché in effetti stiamo andando un po’ lontano.

“È una sorpresa. Tanto per cominciare, chiudi gli occhi”.

Obbedisco. Sono davvero curiosa.

“Anch’io ho una sorpresa per te” li socchiudo.

“Ah! Ti ho visto, brutta furbastra! Chiudi gli occhi!”.

“Ok”.

Avverto un gran freddo, avvolgermi il corpo. Siamo usciti dall’automobile.

“Abbiamo volato?”.

“Sì, per pochissimo però” mi prende la mano; è caldissima. Sembra un termosifone umano. Sento un crepitio sospetto.

“Cos’è?” chiedo preoccupata.

“Una busta”.

“Dammela subito”.

“No!”.

Severus sei sempre il solito: alla pentolaccia non ci gioco da quando avevo dieci anni! Gli uomini sono così bambini! Però non vale, ho gli occhi chiusi! Severus! Così giochi sporco!

“Non farmi i dispetti! Sono disarmata!”.

“Okay, prendila” mi trascina delicatamente per mano “Fidati di me”.

Entriamo e percepisco subito il calore del riscaldamento acceso. Giunge alle mie orecchie una musica vagamente orientale e sento qualcuno parlare un accento vagamente familiare. Tavolo numelo tle! Ahahah! Ma questo parla come Titti! Dov’è gatto Silvestro? Ahahah! La voce è più suadente, forse la persona che ci ha accolto è una donna. Ancora qualche passo, mi fa sedere delicatamente. Aspetto un altro istante.

“Adesso puoi aprirli”.

Mi ci vuole un po’ per orientarmi. Vedo bacchette, tavolini bassi, cuscini. Ecco perché ci ho messo una vita a sedermi e la sedia era troppo morbida! Le pareti e il soffitto sono piene di disegni ed ideogrammi. La musica che sentivo prima viene da un uomo che sta suonando uno strano strumento. È seduto su una piccola panca…aspetta un attimo! Ideogrammi?! Oh, no! No! Non può avermi portato qui! Non può essere…

Realizzo.

“Di cosa ti meravigli?” chiede Sev.

Rimango qualche attimo folgorata, con la bocca spalancata.

“Guarda che me l’ hai consigliato tu!”.

“Non ti seguo” strabuzzo gli occhi esterrefatta. 

“Hai capito benissimo, invece”.

“Eri tu l’anonimo?!”.

 Mi sento come se fossi stata ibernata e mi avessero scongelato da poco, in un’altra dimensione.

“Certamente” risponde mentre la cameriera ci porta i menù “Ah! Consigli davvero molto bene. è un posto davvero incantevole”.

Spalanco la bocca, sono senza fiato. Chi l’avrebbe mai pensato! Non mi sembrava il tipo per queste cose. Però sono felice che qualcuno voglia sentire consigli anche da me. Impercettibilmente sento sfiorare le punte delle dita dalle sue che poi ritrae subito, non appena abbasso lo sguardo.

“Grazie!”.

“Ti ricordi il tizio giapponese che ti ha aiutato con l’articolo?”.

“Sì, come dimenticarlo!” alzo gli occhi al cielo e nella mia mente si focalizza l’immagine di Akiyo col suo sorriso da tonto.

“Lui era…

No! non ci posso credere! Non voglio crederci! Akiyo era forse Severus che aveva preso la pozione Polisucco? Ne ha una bella scorta nella credenza a quanto ricordo.

“No, Sally. La Polisucco non c’entra niente. Akiyo è un mio amico che lavora in un’azienda Babbana e si è offerto, previa mia richiesta, di aiutarti”.

“Come facevi a sapere…”.

“Usa l’immaginazione!” sorride.

Legilimanzia! Era una risposta retorica la sua, ammesso e concesso che esistano le risposte retoriche. Però questa si è rivelata davvero utile! Non smetterò mai di ringraziarlo. Do uno sguardo al menù. Credo che prenderò il Ramen. È l’unico piatto che conosco bene. Bisogna per forza mangiare con le bacchette? Non ci sono coltello e forchette per, ehm, i principianti? Date le mie scarse capacità non credo che cenerò stasera.

Mi guardo intorno circospetta e parlo sottovoce.

 “ Ehi, Sev! Non credo di saper usare bene le bacchette”.

“Tranquilla, t’insegno io”.

Prende le bacchette e in cinque secondi sa usarle secondo la modalità pinza. Prendo un bastoncino, tra pollice ed indice. Poi prendo l’altro tra l’anula…ops!

Oh, che bello! La bacchetta vola per aria ed atterra precisamente negli spaghetti di altro commensale. Oh, no! E adesso come faccio? Facendo finta di niente mi giro verso Severus che sta ridendo sommessamente senza sosta.

“Sev, non è bello ridere delle disgrazie altrui! Cosa devo fare?” sto diventando isterica.

“Potresti chiedergli scusa, per esempio e riprenderti la bacchetta”.

Mi alzo e vado verso il malcapitato, avendo cura di abbassarmi la spallina della maglietta. Chissà se questo espediente servirà a convincerlo?

“Buonasera. Mi scusi per il disastro, ma è che stavo imparando a usare le bacchette e me n’è sfuggita una”.

Cerco di parlare con la voce più suadente possibile; l’uomo mi lancia uno sguardo così voglioso che penso mi stia mangiando con gli occhi così come sta facendo con il…

“Sashimi! Si chiama Sashimi” la sua voce è tremolante e un po’ insicura “B-buonasera”.

“Suvvia. Non voglio farle paura, voglio solo riprendermi la mia bacchetta” gli dico abbassando ancora di più la spallina. Mi siedo sulle sue gambe e gli metto un braccio al collo.

“Finiamo di mangiare il Sashimi in bagno?” gli strizzo l’occhio.

“Sì, va bene, tesoro”.

L’uomo sta ancora bestemmiando perché la bacchetta ha schizzato dappertutto e gli ha sporcato la camicia. I suoi occhi non sono vogliosi, ma carichi d’odio e rabbia. Accidenti a te, Severus! Questa me la paghi!

“Mi dispiace, sono desolata. Non volevo!”.

“Su caro, non ti agitare” gli dice la moglie “ti ricordi cos’ha detto il dottore?”.

Oddio! Sono finita in un manicomio! Ad ogni modo approfittando della distrazione di lui e del cenno amichevole di lei, riesco a riprendermela, quella dannata cosa di legno! E lascio i due anziani a discutere sulla salute del marito che ancora insulta e manda imprecazioni a tutto spiano. Con mia grande delusione trovo Severus piegato in due dalle risate.

“Questa volta l’arma della seduzione non ti è servita, eh?”.

Promemoria per me: preparare la mia vendetta contro di lui e la sua Legilimanzia del cavolo!!! Può andare come nuovo obiettivo, dottore?!

Mi siedo contando mentalmente fino a dieci, cercando di resistere all’impulso di strozzarlo oppure di trasformarlo in una Lumaca Appiccighiotta.

Vedo un aereoplanino volante sospeso a qualche metro da noi, in attesa delle nostre ordinazioni.

“Prendo un Sashimi” dice con aria professionale.

“Io gli Onigiri” non voglio più vedere bacchette giapponesi per tutto il resto della mia vita.

L’aereo se ne va e rimaniamo in silenzio entrambi.

“Cosa c’è in quella busta?”.

“Oh. Ehm. È la sorpresa. Vuoi vederla adesso?”.

“Sì, perché no?”.

“Spero tanto ti piaccia. Buon compleanno, Severus” gli dico porgendogli il pacchetto decisamente orribile. È fucsia, con un girasole al posto del fiocco.

“Grazie, Sally”.

Lo scarta. Incrocio le dita sotto al tavolo.

“Mi hai regalato un…Wow!”.

“Un maglione a collo alto, sì. Ti piace?”.

“Certo, è meraviglioso! Anche il colore è bello. Non è troppo vistoso”.

“Sono contenta”.

“Appena finito di mangiare lo indosso”.

Mi stampa un bel bacio sulla guancia carico d’affetto e in quell’istante sento uno strano sfarfallio nello stomaco che preferisco scacciare, mandando giù un po’ di sakè. Mh, buono! Un po’ forte ma è buono. Mi regala il girasole. È un ringraziamento speciale per il pullover.

Il Sashimi e gli Onigiri arrivano subito. Come sono gustosi questi triangolini di riso! Severus mi fa assaggiare la sua pietanza. È buona ma un po’ aspra, io preferisco il riso al vapore.

La cameriera arriva, chiedendoci se il cibo è di nostro gusto e se vogliamo prendere qualcos’altro. Ho mangiato tantissimo; gli Onigiri mi hanno fatto venire un appetito pazzesco così li ho trangugiati in pochi secondi.

“No, grazie!” le dice Severus “Vorremmo il conto”.

Alliva subito” dice la donna con un grande inchino.

Severus si alza e porta con sé la busta,vuole provarsi il maglione. Lo guardo scomparire dietro un angolo. Do un occhiata in giro e il mio sguardo si posa su un ragazzo dal profilo perfetto, i capelli neri spettinati e lucenti. Oddio! Mi sento svenire. Lo fisso per un po’ sperando che si accorga di me. È lui! È lui! Finalmente i suoi occhi nocciola mi fissano, lui muove la mano in segno di saluto e ride. Io ho solo la forza di muovere alcune dita ed ho lo sguardo perso. Oh, John. Ti adoro. L’arrivo di Severus mi fa tornare in me. Accidenti! Qui dentro si perde proprio la cognizione del tempo, sarà la musica, i cibi esotici, l’atmosfera invasa dal profumo al gelsomino. Sarà John. Sospiro estasiata. Credo che Severus abbia capito, fa l’occhiolino. Rimane in piedi.

“Come sto?”.

“Oh, beh… stai benissimo”.

“Non mi piace l’effetto del collo alto con i capelli” si siede.

“Oh, mi dispiace. Però un rimedio c’è”.

“Sarebbe?”

Che senso ha domandarmelo quando sa già la risposta?

“Tagliali!”.

“Cosa?!” oddio! Non l’ho mai visto così inalberato, mi fa un po’ paura “Sei matta? Non ci penso nemmeno”.

“Scusami, era solo un suggerimento”.

“Scusa tu, Sally. Non volevo aggredirti in quel modo. È solo che i miei capelli non si devono toccare, ci tengo molto”.

“ Potresti farti una coda: almeno non tagli la tua chioma, ehm, fluente e allo stesso tempo puoi indossare il maglione”.

Sospira e sorride, poi prende il denaro dal portafoglio. Fanno sette galeoni. Ma ti pare possibile?! Un Sashimi e un’Onigiri costano tre galeoni e cinquanta a testa!! È un furto! Forse è che avendo aperto da poco hanno bisogno di un po’ di soldi! Per fortuna che non abbiamo preso il dolce! Per fortuna che l’anonimo era Sev! Se fosse stato un altro mi avrebbe mandato un’altra lettera piena d’insulti e di frasi minatorie.

Paghiamo, infiliamo i nostri cappotti e dopo aver salutato la cameriera usciamo. Mi giro indietro per vedere se John è ancora lì, seduto tutto solo ad un tavolo, mezzo coperto da una pianta d’orchidee. Sì è lì! Mi sto squagliando come il gelato al sole.

“Era John,vero?”

“Oh, sì” dico sospirando.

“Sbaglio o ti segue come un cagnolino?”

“Non lo so”rispondo e cerco di frenare l’impulso di dirgli che ho dimenticato qualcosa al ristorante per ricominciare a mangiare Onigiri con John. Non posso dargli questo colpo gobbo proprio la sera in cui festeggia il suo compleanno! È da sconsiderati!

“Sei proprio innamorata” afferma mentre rientriamo in macchina.

“Sì”.

Sbaglio o mi è parsa si sentire una nota di delusione nella sua voce? No! È soltanto una mia impressione! Sono io che mi faccio strambe idee.

La Volvo rimessa a nuovo sta planando dolcemente nel cielo blu notte. Finalmente Sev ha tolto dall’autoradio la musica jazz, non che non mi piaccia ma a lungo andare stava diventando noiosa. Abbiamo sentito le stesse canzoni un centinaio di volte. Severus le ha imparate a memoria quasi tutte, accidenti che memoria che ha!

“Ti è piaciuto il ristorante?”.

“Oh, sì. Tanto” stai ancora pensando a John?! Maleducata! Mi schiarisco la gola e ripeto per essere chiara “Tantissimo”.

“Sono davvero felice che tu abbia passato la serata con me”.

“Alla cena del tuo compleanno non potevo mancare!” sorrido.

“Grazie! È da un bel po’ che non uscivo con una persona”.

“Davvero? Da quando?” sono sorpresa.

“Da quando andavo a scuola”.

“Era una ragazza?” chiedo. Oddio! Sono stata troppo indiscreta?

Le sue guance pallide come la luna, si tingono di rosa, “Sì”. Mi sembra un po’ triste; forse la mia domanda è stata davvero troppo invadente. Devo assolutamente trovare un modo per renderlo più allegro e scacciare i cattivi ricordi. Frugo nella sacca scura, dei Cd.

Inserisco il Cd e si diffonde l’energica musica degli Abba. Non pensavo che a Sev piacesse la musica Babbana. Wow! Questa la conosco anch’io, Dancing queen. È quella con cui vado a correre la domenica al parco. Che c’è? Non ci credete? Guardate che anch’io vado a correre al parco la domenica. Me l’ha fatta sentire Tanis. Lei è Mezzosangue, come me. L’unica cosa che possiamo portare dal mondo dei Babbani è la musica. Quella almeno non fa male a nessuno.

Cosa? Cosa? Cosa? Conosce tutte le parole!! Ha anche una bella voce! Ma sì, cantiamo insieme! Mi sto divertendo un mondo: muovo la testa a ritmo mentre lui canta il ritornello.

“Canta, Sally!”

“Oh, no. Sono stonata!”.

“Non ci credo, le donne sono sempre in filino più intonate degli uomini!”.

“Non nel mio caso, sembro una papera”.

“Lascia giudicare me”.

Inizio a canticchiare col naso qualche parola.

“Devi parlare, anche sennò non vale”.

Canticchio sommessamente.

“Immagina di essere libera e di gridarlo con questa canzone”.

Wow! È questa la mia voce? Non andrò tanto alto, ma non mi sembra di essere così stonata.

“Brava, hai una bella voce”.

Arrossisco, non sapevo di avere capacità nel canto. Grazie Sev! È uno spasso! Faccio le onde con le mani. Batto le mani cercando di andare a tempo. Severus è troppo simpatico!! Nei suoi occhi è tornata la luce di felicità che era scomparsa prima ed io sento nuovamente quel fastidioso sfarfallio nello stomaco. Sarà colpa di tutto quel sakè che ho preso.

La macchina scende dolcemente di quota. Lui spegne la musica e nell’abitacolo scende il silenzio. Siamo davanti ad un locale con le luci blu, soffuse.

“Spero che ti piaccia qui. Ci vengo sempre quando ho voglia di stare solo”.

Attraversiamo la strada correndo ed entriamo. Il barista lo saluta e gli chiede se vuole prendere il solito. Troviamo posto ad un tavolo vicino alla finestra. In pochi minuti l’uomo porta due piatti di torta ai mirtilli.

“Dai, assaggia!” fa Severus “Poi dimmi che ne pensi”.

Incuriosita ne prendo un boccone. La pasta è così morbida, per non parlare della crema soffice e densa e dolce, che smorza il sapore un po’ aspro dei mirtilli. Le mie papille gustative stanno andando in tilt, è così tenera che ti si scioglie in bocca in pochi secondi.

“È deliziosa”.

“È la mia preferita” afferma continuando a tagliare la sua fetta.

Seguo il suo esempio e ne mangio un altro pezzo. Mi sento osservata e  la cosa m’imbarazza, alzo un attimo lo sguardo e incrocio quello scuro di Sev. I suoi occhi sono neri come la notte e spaventosamente intensi, brillano di una strana luce che non avevo mai visto. È uno sguardo disarmante. No, è lui che è un pervertito! Sally! mi meraviglio di me stessa. Come posso farmi delle idee tanto strampalate su di lui! Torno a mangiare la torta, dovrò pur difendermi in qualche modo. No?

“Stai parlando di John?” mi chiede, appoggiando la forchetta sul piatto vuoto.

No, di t…aspetta. Sally, ti prego non fare un passo falso. Ogni cosa che dirai sarà usata contro di te, quindi vacci piano con le parole.

“Di chi?”.

“Non farci caso a quello che penso, ho bevuto troppo sakè”.

“Ma se ne hai preso solo un bicchiere!”.

“Guarda saputello, che per chi non è abituato, un bicchiere di sakè vale per dieci”.

Sposto lo sguardo verso uno spiazzo davanti al jukebox. Nel bar si è diffusa una musica romantica e una coppia sta ballando un lento in mezzo alla pista. Alcuni anziani li stanno fissando e fanno commenti maliziosi, seguiti dalle risatine sciocche. Oddio!  Sembrano comari! Non c’è più rispetto nemmeno per i giovani innamorati!

“È vero” dice Sev “vogliamo far parlare di noi?”.

“Cosa?” gli domando scioccata.

“Scendiamo in pista”.

“No, grazie! Non vorresti mica che ti pestassi i piedi?!”.

“Ma dai! Tutti sanno ballare”.

“Sì, chi più, chi meno. Non ho intenzione di farmi prendere in giro da quei vecchi allupati”.

Sev fruga nelle tasche dei pantaloni e si alza. Dove va? Ah, sì che stupida sono! Va a pagare, no? no?

No! Si dirige a passo deciso verso il jukebox. Oh, no! Le sue intenzioni sono serie, vuole davvero portarmi a ballare. Si sente il tintinnio dello zellino nell’apparecchio ed esce una musica dolce e soffusa.

Lui torna da me e mi tende la mano, sorride. Oddio! Ci manca solo che estrae un cofanetto scuro e mi chieda di sposarlo. Fisso i suoi occhi e improvvisamente mi sento indifesa; in Severus vedo l’unica persona in grado di proteggermi e di salvarmi. Come ipnotizzata mi alzo anch’io e lo seguo nella pista. La mia mano trema quando è a contatto con la sua, enorme e bollente. Il mio corpo ha un leggero sussulto quando lui appoggia l’altra sul mio fianco. Iniziamo a dondolare seguendo ogni minima nota della musica. Piano piano dimentico la mia incapacità: sembra che sappia ballare da una vita. Severus è un sacco bravo, riesce a metterti sempre a tuo agio. Adesso non sono più disarmata, adesso sento che potrei combattere anche con un Ippogrifo inferocito. Appoggio la testa nell’incavo della sua spalla. E mi lascio andare.

Ogni tanto lancio un ‘occhiata fugace al tavolo degli anziani. Hanno gli sguardi interessati e curiosi, qualcuno sorride, un altro da una leggera gomitata all’amico distratto invitandolo ad osservarci. Le ciocche più corte dei suoi capelli mi fanno il solletico sulla guancia. Ho perso il contatto con la realtà, mi sto addormentando, gli occhi si fanno più pesanti. Sospiro.

“Sei stanca?”.

“No” gli rispondo con la voce insonnolita “sto bene qui”.

“Tu hai sonno!”.

“Non è vero”biascico le parole.

“Dai, ti riporto a casa”.

Gli dico che lo aspetterò fuori, seduta sulla panchina. Vedo la sua figura scura fermarsi al bancone e chiacchierare con il proprietario. Non ce la faccio più, mi si chiudono gli occhi. Sev ti prego, sbrigati. Okay! Mi stendo e faccio un pisolino, poi quando arriverà Sev sarò bella pimpante e mi farò riportare a casa ancora sveglia.

Beh, buona notte, mondo.

“Buonasera, Cicci”.

“Ciao Pucci” è la voce della mia coinquilina, ha un non so che di metallico.

“Ho qui una bella addormentata, che vorrebbe tanto toccare il suo letto”.

“Oddio! Quella si addormenta sempre nei posti più disparati!” esclama Tanis, aprendo il portone.

Sev sale le scale pianissimo, che carino! Non vuole svegliarmi. Sally che diavolo dici! Torna in te, il sakè mi ha proprio dato alla testa! Strizzo gli occhi: la luce dell’appartamento mi da proprio fastidio. Finalmente la mia schiena tocca qualcosa di morbido, non ce la facevo più a stare sospesa. È il mio adorato materasso.

“Ehi, Sally” sento qualcuno che parla sottovoce.

Mh?” riesco a pronunciare solo questo monosillabo idiota, ma non ho più energia.

“Grazie per la bellissima serata”.

Distendo la bocca lentamente in un sorriso languido.

“Ti voglio bene. Buona notte”.

Mi giro su un fianco, gli sto di spalle. Scusami Severus, è che sono stanchissima! Non volevo essere scortese.

Lui si china e mi da un bacio sulla guancia, come fa un padre affettuoso con la propria figlia.

“Stai tranquilla, non sei scortese affatto”. Sul mio viso appare un sorriso compiaciuto. Adesso posso dormire sonni sereni. Adesso posso dire davvero: buona notte mondo!

Ah! E buona notte anche a te, Sev.

*****

 

* Mirtilli: chiaramente molti di voi sapranno che  non abbiamo mirtilli in inverno, ma nel mondo magico accadono tante cose bizzarre…XD.

Detto questo ringrazio di cuore Aloysia Piton, Melikes, gelb_augen e tutti gli altri amici/che che seguono la storia di Sally. Un bacio a tutti, al prossimo capitolo.

La vostra Phantomina88.  

 

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