Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli: Capitolo 1: *** Sanguis vincit omnia *** Capitolo 2: *** Il Lupo cattivo *** Capitolo 3: *** I Malfoy perduti *** Capitolo 4: *** Nuovi amici *** Capitolo 5: *** Un amore di purvincolo *** Capitolo 6: *** Chiacchierata col Morto - Parte 1 *** Capitolo 7: *** Chiacchierata col Morto - Parte 2 ***
La nebbia gelida premeva contro le ampie finestre
di Malfoy Manor, ma i pochi abitanti non avevano modo di meravigliarsi di quanto fosse
fitta e spaventosa. Madame Malfoy era seduta alla scrivania che era appartenuta
al marito, la schiena ricurva e lo sguardo basso, distante come i suoi
pensieri.
Lucius era stato arrestato e, presto o tardi, Lord
Voldemort lo avrebbe riportato indietro solo per tenerlo ancora più in scacco
di quanto non avesse già fatto. Presto, Voldemort avrebbe messo piene in quella
casa – nella loro casa – e non
l’avrebbe più abbandonata finché il suo piano non fosse giunto a compimento. Non
l’avrebbe abbandonata finché la sua vendetta contro la sua famiglia non si fosse conclusa e Draco – il suo Draco, suo figlio – non avesse pagato per gli errori che il suo
sprovveduto padre aveva commesso.
Lei lo aveva detto a Lucius. L’aveva avvisato che
se l’Oscuro era già stato sconfitto una volta, senza ombra di dubbio lo sarebbe
stato ancora e questa volta li avrebbe portati tutti con sé, dal più fedele al
più sprovveduto dei suoi discepoli. Narcissa sentiva l’ombra del fallimento
strisciare sulla sua pelle, stringerle le ossa in una presa gelida. Aveva
lasciato correre, quando i sogni1 avevano iniziato a tormentarla di
nuovo. Si era convinta che fosse solo l’ansia, il terrore che Draco riuscisse a
prendere parte a quel ridicolo Torneo.
Poi il ragazzo2 era morto e lui era tornato.
Lucius non le aveva detto nulla, quando la
chiamata era arrivata. L’aveva solo guardata e si era avvicinato per baciarle
il dorso della mano, proprio come aveva fatto quella notte del trentuno
ottobre, prima di stringere il piccolo Draco al petto e promettergli un futuro
radioso a cui neppure lui riusciva a credere. Tredici anni dopo, Voldemort era
tornato ma quell’ombra negli occhi di suo marito non era cambiata, piuttosto
era diventata più oscura, più densa.
Voldemort era tornato e Lucius era stato portato
via.
Presto le
avrebbe portato via anche Draco. Presto, Bellatrix sarebbe entrata dalla porta
d’ingresso, comportandosi come se quella fosse stata casa sua, ed avrebbe spinto
il suo bambino fra le braccia di quel mostro, come una bestia sacrificabile,
come se non fosse stato sangue del suo sangue e carne della sua carne. Per
Bellatrix, nulla era più importante della vittoria di Voldemort.
Un tempo,
anche Narcissa era stata come lei. Anche Lucius era stato come lei.
Ma non da quando era arrivato Draco3.
Lui non sarebbe stato come loro. Non avrebbe sofferto quello che loro avrebbero patito. Non avrebbe
condiviso il loro destino.
«Cissy?».
Non fu necessario voltarsi per riconoscere la voce
esitante di sua sorella Andromeda. Negli ultimi giorni avevano iniziato un
contatto interrotto più di venticinque anni prima, usando lo stesso specchio
comunicante4 che il loro bisnonno aveva incantato per i vari
pronipoti. Nessuno sapeva che lei l’avesse conservato, ben nascosto in un
cassetto accanto al suo letto. Non credeva che Andromeda avrebbe mai provato a
parlarle e di certo non credeva che Bellatrix le avrebbe consentito un
qualsiasi contatto. Bellatrix aveva distrutto il suo poco tempo dopo la fuga di
loro sorella, certa che piuttosto l’avrebbe uccisa a mani nude, certa che non
avrebbero mai avuto bisogno di lei.
Ma Narcissa era differente, non era mai stata così
sciocca da non riconoscere uno specchietto
per allodole com’era il successo di Lord Voldemort.
Narcissa aveva saputo, nel momento stesso in cui
aveva stretto il corpicino di suo figlio fra le braccia, che un giorno quello
specchio le sarebbe servito per salvare il suo bambino, per evitare che le loro scelte potessero un giorno
rovesciare su di lui gli orrori che avevano generato.
«Non posso più aspettare, Meda» le disse,
voltandosi leggermente per poter ricambiare lo sguardo angosciato della sorella
maggiore. Somigliava così tanto a Bellatrix, eppure era così diversa. «Probabilmente entro questa sera casa mia diventerà
la sua tana e Draco… Draco deve andare
via».
Andromeda socchiuse gli occhi, annuendo
leggermente. «Non ho idea di cosa stia facendo Silente, ho provato a
contattarlo ma non ho avuto molto successo» le spiegò, con un sospiro. «Ma puoi
comunque mandare il ragazzo a casa mia. Non appena Dora tornerà dalla sua… uscita, farò in modo che contatti il
Preside e che lui si prenda cura di Draco. Di certo-».
Immediatamente e con un tono più secco di quanto
ci si sarebbe potuti aspettare, Narcissa fermò la sorella. «No»
disse, alzandosi ed avvicinandosi al piccolo specchio. «Non ho la minima di intenzione di lasciare mio
figlio fra le mani di quel vecchio».
Quelle parole sembrarono sconvolgere Andromeda,
che guardò la sorella come se le fosse uscita una seconda testa o avesse
iniziato a cantare nella lingua dei Troll. «Spero tu non sia convinta che
Silente potrebbe mai fare del male a
Draco solo per… per te e Lucius! Ci sono membri dell’Ordine che hanno una… storia peculiare e Silente li considera
ancora più preziosi ed importanti di molti altri di noi. Non farebbe mai del
male al ragazzo. Sono onorata che tu creda di potermi affidare la vita di
Draco, ma non ho le competenze adatte per difenderlo da Bellatrix, quando lei
verrà a prenderlo. E sappiamo entrambe
che lei verrà» mormorò, cercando di suonare ragionevole. «Cissy,
Tu-Sai-Chi ha paura di Silente, ne ha sempre avuta. Non si è mai azzardato ad
attaccare Hogwarts e di certo non lo farà adesso… è l’unico posto sicuro per
Draco».
Narcissa scosse il capo, decisa. «Sono convinta
che una volta ad Hogwarts mio figlio sarà fisicamente
al sicuro e sono più che certa che lì nessuno andrà a fargli del male… ma è
ancora giugno, Meda, e Draco non
potrà stare ad Hogwarts da solo».
«Sicuramente l’Ordine-».
«Noi siamo Mangiamorte, Andromeda» la interruppe
ancora una volta, secca. «Siamo Mangiamorte del Circolo ristretto del Signore
Oscuro, conosciamo i suoi movimenti ed i suoi piani. E tutti sappiamo che lui vuole Draco per potersi vendicare di Lucius.
Solo Merlino sa cosa gli chiederà di fare, dopo averlo obbligato a subire il
Marchio. Draco sarebbe l’esca perfetta.
Se io lo mandassi dal Preside, lui si fiderebbe di quell’uomo, farebbe tutto, soprattutto se in quel modo gli
venisse promessa la mia sicurezza».
«Narcissa»,
Andromeda era sconvolta, gli occhi
scuri sgranati e le labbra aperte. «Silente non farebbe mai una cosa del genere! Lui non
è un mostro, non sfrutta le persone solo per ottenere qualcosa! Non essere
sciocca, sorella, non lasciare che i tuoi pregiudizi da Mangiamorte ti facciano
mettere in pericolo tuo figlio» aggiunse, con voce forse un po’ più dura del
voluto. Era un po’ come tornare bambine, quello stesso tono serviva per
sgridarla quando usava i suoi rossetti senza permesso.
«Non essere ingenua, sorella» rimbrottò invece Narcissa, parlando quasi fra i denti.
«Sei sicura che Silente non
sacrificherebbe nessuno per un bene superiore? Pensa a Piton! Credi io non
sappia che sia una spia? L’ho capito nel momento stesso in cui ha fatto la sua
apparizione davanti a Tu-Sai-chi. Lui è troppo egocentrico per vederlo e forse
troppo poco versato nella Legilimanzia, ma io no. Piton è nel bel mezzo di una partita a scacchi e non è altro
che una pedina di Silente5. Non lascerò che mio figlio faccia la
stessa fine».
«Piton è perfettamente consapevole-».
«Pensa a Sirius,
allora» ringhiò la minore fra le tre sorelle Black. «Conoscevi nostro cugino e
lo conosceva anche Silente. Sapevamo tutti
che non avrebbe mai tradito i
Potter, Silente in primis. Non so perché non sia intervenuto o perché non abbia
cercato le prove per dimostrare la sua innocenza, ma non venire a dirmi che non
ti sia mai sembrato bizzarro il fatto
che il Preside non abbia mai sollevato un polverone per tentare di liberarlo e
mandarlo a stare con il giovane Potter. A
meno che non avesse avuto un motivo più che valido per tenerlo fuori dai
piedi in tutti questi anni6».
Fu come assistere ad una metamorfosi. Lo sguardo
di Andromeda, fino a quel momento caldo di certezze e fiducia, si trasformò in
qualcosa di più freddo, di calcolatore. Nonostante avesse sposato un Tonks, sua sorella era e sarebbe sempre rimasta una Black.
Ed il motto non ufficiale dei Black
le era stato ripetuto fin dalla tenera infanzia.
Chiunque può
essere un nemico, con le giuste motivazioni.
«Non farebbe del male al ragazzo e l’Ordine non
permetterà mai che venga usato» provò comunque a farla ragionare. Si piegò
leggermente in avanti, toccando la leggerissima cicatrice che le segnava la
base del collo. Narcissa ne aveva una molto simile, sul polso. «Se non ti fidi
di lui, almeno fidati di noi. Di me e
Ted. Non
abbiamo dimenticato ciò che hai fatto per noi, venticinque anni fa».
Flash di una notte piovosa e di urla le occuparono
la memoria. Distrarre la famiglia, così che Meda ed il suo Sanguesporco
potessero scappare7.
A buon
rendere, Narcissa.
«Proprio perché mi fido di voi ti sto chiedendo
aiuto, Andromeda» le fece notare, sospirando e cercando di allentare la
tensione che sentiva alle spalle. «Ma tu non fai parte attivamente dell’Ordine
e lo stesso potremmo dire di Edward. Non conosco tutti gli altri e non posso
illudermi che in buona parte non sarebbero più che pronti a vendere mio figlio.
Ho bisogno di una garanzia ed è per trovarla che ti sto contattando».
«Cosa vuoi che faccia, se non parlare con il
Preside?».
Con un leggero movimento della bacchetta, un
foglio di pergamena levitò davanti allo specchio, in bella mostra per la donna
dall’altra parte. Si trattava di un indirizzo, a Parigi, e di un destinatario
che Andromeda credeva fosse morto più di vent’anni prima. «Ti detterò una
lettera che dovrai spedirgli. Io non posso far partire alcun gufo, il Manor è controllato sia dagli Auror
che dai Mangiamorte. Loro aiuteranno Draco».
«Cissy…».
«Non sono una sciocca, Meda. Anni fa, Lucius si è
assicurato la loro fedeltà, non ci tradiranno» la rassicurò, con un leggero
sorriso. «I Malfoy sono… particolari. Non ti sei mai chiesta come mai non
abbiano mai diseredato nessuno?8» le domandò, retorica. «Lui è stato considerato morto, per
evitare che venissero a prenderlo. Il motto dei Malfoy è Sanguisvincit omnia, niente li spingerebbe a
far male al sangue del loro sangue. Preferirebbero fingere che uno di loro sia
morto da traditore, pur di tenerlo al sicuro» spiegò, indicando con un cenno il
foglio di pergamena. «Si assicureranno che Draco sia al sicuro per tutta
l’estate e che arrivi a scuola sano e salvo. Poi, chiederò loro di unirsi
all’Ordine, così che qualcuno possa fare i nostri
interessi, dall’interno».
«Non credo che-».
«Dovrai scrivere anche a Silente, Meda. Gli
spiegherai con le mie parole tutta la situazione» la rassicuro. «Non ho detto
che sia cattivo o che non voglia il bene comune. Sono sicura che, con i dovuti
freni, sia la persona più indicata a mettere in salvo mio figlio» mormorò,
poggiandosi allo schienale della sua sedia. «Oltretutto, dubito che voglia
rigettare l’aiuto dei Malfoy contro Tu-Sai-Chi».
«Potrebbe giustamente considerarli un po’ di parte, Cissy.
Tu ammetteresti delle possibili spie Malfoy nei ranghi dell’Ordine?».
«Oh, lo farei se fossero lui ed i suoi figli» le rispose, lasciando che il sorriso si
allargasse. «Il Signore Oscuro ha massacrato sua moglie ed il suo primogenito.
Lo abbiamo dovuto nascondere in Francia perché aveva tentato di ucciderlo… e
c’era quasi riuscito».
***
Draco era rimasto seduto ed in silenzio per tutto
il tempo in cui sua madre aveva parlato, ascoltando quel piano ridicolo con il quale lui avrebbe dovuto
salvarsi la vita ma che, senza ombra di dubbio, avrebbe portato alla morte sua,
di sua madre e con quasi assoluta certezza di suo padre, non appena fosse evaso
da Azkaban.
«Madre?».
«Non guardarmi come se fossi impazzita, Draco
Malfoy» lo rimbrottò lei, continuando a dare indicazioni agli elfi affinché
continuassero a preparare le sue valigie. «Credi di poter sopravvivere al
prossimo anno, se il Signore Oscuro deciderà di reclutarti?» gli domandò,
guardandolo con una rabbia che mai
Draco aveva visto rivolta a lui. Non da sua madre, quantomeno.
«Lui… zia Bellatrix ha detto che mi ha scelto per
una missione importante» mormorò il ragazzo, tirandosi le parole dalle labbra
come se ogni sillaba fosse stata ricoperta di veleno. Non si azzardò ad alzare
lo sguardo su sua madre, consapevole che sarebbe bastata un’occhiata per
svelare tutto il terrore che sentiva crescergli nello stomaco. «Madre, non posso andare via. Se lui mi ha
scelto, forse ha uno scopo per me. Potrei aiutare mio padre, potrei aiutare te… dopo l’arresto non ci considera più
come prima, forse così… se io non fallissi…».
«Tu fallirai,
Draco» lo riprese Narcissa, avvicinandosi per mettergli una mano sulla spalla.
«Non guardarmi così, non lo sto dicendo perché non credo in te o perché ti
reputo uno stupido. Te lo sto dicendo proprio perché sono convinta che tu sia
più che intelligente e che tu sappia distinguere la realtà dalle illusioni. Lui
vuole che tu fallisca, così da poterti uccidere e vendicarsi su di noi. È
pronto a sacrificarci tutti, perché
noi siamo nulla per lui».
Draco restò in silenzio per un lungo momento, gli
occhi ancora fissi sul pavimento. «Zia Bella… lei ha detto che se anche dovessi
morire, sarebbe per una ottima causa. Per il nuovo mondo…».
Narcissa scosse il capo. «Credi davvero che un
mondo sotto il Signore Oscuro potrebbe essere mai un bel posto? Credi davvero
che la nostra posizione potrebbe migliorare?» gli chiese, la voce ridotta ad un
sussurro. «A cosa potrebbe valermi un mondo in cui sarò trattata da regina, se tu non ci sarai più? Se tuo padre non
sarà mai davvero libero? Tutto quello che lui ci sta promettendo, tutto ciò che
desidera… sono tutte follie. Un mondo
su misura per lui in cui noi non
saremo altro che schiavi».
«Ma noi siamo purosangue, lui dice che i
purosangue…».
Disperata, Narcissa lo strinse a sé. «Sono tutte sciocchezze, amore mio» gli sussurrò, la
voce rotta da lacrime che non poteva versare. «Tutto è una sciocchezza, se non
potrai avere la tua famiglia con te. Tutto è una sciocchezza, se il prezzo da
pagare sarà la tua vita o la vita di chi ami. Niente è più importante. Noi
siamo stati fortunati, perché secoli di pregiudizi hanno mantenuto il nostro
sangue puro e lui non aveva mai
trovato motivi per attaccarci… ma una volta che i Sanguesporco
saranno finiti, una volta che i nemici non ci saranno più… lui non si fermerà. Non si fermerà finché
tutto ciò che resterà non sarà lui.
Ed io non lascerò che ti faccia del male, che ti porti via da me come ha già
portato via tuo padre».
«Perché adesso?» chiese il ragazzo alla fine,
senza separarsi dall’abbraccio della madre. «Se credi che siano tutte
sciocchezze, perché adesso?».
Narcissa sospirò, trattenendo un sorriso triste. «Perché
fino ad ora non ho mai rischiato di perdervi» mormorò, accarezzandogli i
capelli. «Abbiamo sempre saputo che tutto questo fosse una follia, tesoro. Ma
era una follia che ci rendeva forti, che ci rendeva superiori. Anni fa,
pensavamo di essere sfuggiti alla caduta del Signore Oscuro e abbiamo semplicemente
continuato a crogiolarci nel nostro potere. Quando lui è tornato… tutto è
degenerato. Un tempo era tutto più facile, ma adesso… è più pazzo, non ha alcun limite. Un tempo aveva paura di morire,
adesso è convinto di essere immortale» spiegò, allontanandosi abbastanza da
costringerlo a guardarla in viso. «Non so come spiegarlo, Draco, ma nessuno dovrebbe avere quella convinzione».
Draco si accigliò. Non conosceva i dettagli del
ritorno di Lord Voldemort, ma che sua madre arrivasse a formulare quel tipo di
ipotesi era… avventato. «Madre?».
«Non permetterò che muoia anche tu, tesoro» lo
interruppe lei, stringendolo di nuovo, più forte di prima. «Non perché lui
possa diventare più forte a nostre spese. Nessuno toccherà la mia famiglia, non più» sbottò, la rabbia che le
incrinava la voce. Gli mise una lettera sigillata in mano. «Questa aprila solo
una volta che sarai al sicuro, d’accordo? Leggila quando sarai con loro, hanno
diritto di sapere» mormorò, la voce decisamente più controllata ma con un filo
di rabbia ancora percepibile.
«Madre» la interruppe allora Draco, con più forza.
«Se io andrò via, loro se la prenderanno con te. Ti faranno del male» le fece notare. «Lui saprà che mi hai fatto
scappare, a scuola…».
«Io starò bene, amore mio» lo rassicurò,
accarezzandogli i capelli. «Sarà difficile, non ti mentirò, non più. Dovrai
capire chi è davvero tuo amico ed agire di conseguenza. Devi sopravvivere, niente è più importante.
Lascia che loro si illudano, che vengano usati come vittime sacrificali. Tu
sarai al sicuro, niente è più importante. Solo la sopravvivenza».
«Mamma,
tu-».
«Io starò bene, se tu starai bene» gli disse, la voce pacata. Gli forzò la lettera in
mano e fece un passo indietro. «Gli elfi hanno preparato i tuoi bagagli ed
hanno messo tutto nello zainetto» spiegò, indicando la sacca apparentemente
poco pesante che era stata posata sul suo letto. Un incantesimo di estensione irriconoscibile,
Draco lo aveva visto all’opera pochissime volte in tutta la sua vita. «Hai
tutto ciò che potrebbe servirti. Ricordi il piano?».
Con aria sconfitta e parecchio ansiosa, Draco
annuì. «Devo prendere la passaporta, una volta a King’s Cross dovrò prenderne un’altra che mi porterà a casa
dei tuoi contatti» mormorò, accigliandosi. «Da chi sto andando? Non puoi venire
con me?».
Narcissa scosse il capo. «Loro ti spiegheranno
tutto, io non… non posso dirtelo e non posso seguirti. Così potrò fingere di
non sapere nulla della tua fuga, se venissi con te… tuo padre non avrebbe
speranze» spiegò, senza approfondire. «Ricordi che oggetti dovrai usare?».
Ancora una volta, Draco annuì. «Qui sarà una
vecchia scarpa. Nella stazione, sarà una lattina di… uhm…?».
La donna sorrise leggermente, dandogli un buffetto
sulla guancia. «Coca cola, tesoro. Ci sarà scritto il nome e la lattina è
rossa. Sarà vicino alla cabina telefonica nella rientranza sulla sinistra
rispetto a dove apparirai tu» rispiegò, lentamente. «Andrà tutto bene, tesoro.
Presto Silente e l’Ordine della Fenice faranno il loro dannatissimo lavoro e tu
tornerai a casa, sano e salvo».
«Con te?».
«Sì, con me» lo rassicurò, avvicinandosi per
dargli un piccolo bacio sula guancia. «Leggi la lettera quando sarai al sicuro
e ricordati perché ti sto mandando via». In un angolo poco lontano da loro, la
vecchia scarpa di Lucius iniziò a brillare. «Va’ adesso. Vai, amore mio, e
ricorda sempre il motto della nostra famiglia».
Draco la guardò, sentendo il cuore stretto in una
morsa. Si sentiva confuso, spaventato e terribilmente ansioso. Era come se tutto il suo corpo si stesse rifiutando di
collaborare, di provare alcun tipo di emozione. Sua madre – la stessa donna che
per anni l’aveva messo davanti alla verità
per cui i Sanguesporco fossero inferiori agli animali
ed i Babbani fossero anche peggiori –
aveva rinnegato la missione del Signore Oscuro, definendola una follia. Sua madre, che era sempre stata
fiera del suo pedigree, stava
rinnegando tutto per farlo scappare via. Lo stava facendo scappare perché lui, Draco Malfoy, era in pericolo di vita. Pur essendo un purosangue.
Anche Cedric
era un purosangue, eppure Cedric era morto.
Anche Sirius
Black era un purosangue. Uno dei più puri ed anche parte della famiglia. Eppure Bellatrix l’aveva ucciso.
«Draco. Il motto?».
«Sanguisvincit omnia».
«Sanguisvincit omnia» confermò Narcissa, spingendolo verso la passaporta. «La famiglia è più importante di tutto. La
famiglia, Draco, non il sangue. Famiglia
non è solo sangue, non dimenticarlo mai, così, forse, diventerai migliore di
noi» lo ammonì, baciando leggermente la mano che ancora teneva fra le sue ed
afferrando, con l’altra, la sua sacca, che gli passò. «Ti voglio bene, tesoro».
Poi, come se qualcosa l’avesse risucchiato via,
tutto divenne buio.
***
Parigi, giugno 1996.
L’uomo strinse fra le mani
la lettera che gli era stata recapitata, stentando a tenerla abbastanza
ferma da poter leggere.
Alla fine, era giunto il momento.
Alla fine, anche Lucius aveva compreso ed aveva
deciso di salvare almeno suo figlio da quella follia.
Aloisius Malfoy era un uomo stanco e molto malato,
eppure il suo cuore sembrò ricominciare improvvisamente a battere come un
forsennato, come se avesse avuto nuovamente vent’anni. Perché se finalmente la
sua famiglia aveva capito, allora lui non avrebbe più dovuto nascondersi. Non
avrebbe più dovuto temere di morire senza esser riuscito a riappacificarsi con
la sua coscienza.
La sua famiglia stava tornando unita.
Lui non era riuscito a vendicare la sua Jacqueline
ed il piccolo Abraxas, ma i suoi figli ce l’avrebbero
fatta, con l’aiuto del giovane Draco.
«Papa? Papa comment te sens-tu?9» gli chiese sua figlia, arrivando quasi di corsa nella sua stanza
per controllare che stesse bene. «Cos’è successo?».
Senza dire nulla, Aloisius le passò la lettera.
«Chiama tuo fratello, ma Crevette10»
le disse, con un piccolo sorriso. «È giunto il momento di riprendere il nostro
posto al mondo e comportarci da Malfoy» le disse, accarezzandole la mano con
cui lei ancora gli teneva il polso. «La famiglia ha bisogno d’aiuto».
Seppur confusa, la giovane donna prese la lettera
e vi diede uno sguardo veloce. «Draco? L’Ordine della Fenice?» chiese, basita,
forse domandandosi se suo padre fosse finalmente impazzito. Dalle sue spalle
giunse anche il fratello maggiore, che, curioso, lesse da sopra la spalla della
sorella. «Es-tu sûr
papa?11» insistette lei, con le pallide sopracciglia inarcate.
Aloisius annuì. «La famiglia ha bisogno d’aiuto»
ripeté, come se fosse stato sufficiente.
E forse lo fu, perché il figlio maggiore annuì,
una mano sulla spalla della sorella. «Sanguisvincit omnia» mormorò.
Arresa ad una minoranza, anche lei annuì. «Sanguisvincit omnia».
»Marnie’s Corner
Bentrovati e
bentornati, cari amici di EFP!
Prima
di tutto, ho una pagina facebook! Seguitemi per futuri
aggiornamenti!
Per citare ciò che io stessa ho scritto nel lontano dicembre 2015: Questa è una storia di supporto a Draco Malfoy. Fai un’opera
buona ed adotta anche tu un povero Serpeverde Incompreso.
Ebbene,
sono tornata. Ho passato quasi un anno di “stallo”, illudendomi di dover
scrivere la tesi e di non aver tempo per le fan fiction. Com’è finita? La tesi
è ancora a metà strada e non ho neppure scritto nulla per efp.
Ed ora ho intenzione di fare entrambe le cose contemporaneamente.
Però,
ehi, ho finito tutti gli esami universitari ¯_(ツ)_/¯
Non
ho in programma di scrivere qualcosa di eccessivamente lungo o complicato (Pff, sicuramente mi verranno minimo trenta
capitoli), mi auguro soltanto di riuscire a scrivere qualcosa di leggermente nuovo rispetto alla massa di
Dramione trite e ritrite, soprattutto perché la mia
storia non si incentrerà soltanto su
loro due.
Spero
davvero di ritrovare tutte le incredibili persone che mi hanno seguita nelle
mie prime due avventure!
Contesto
storico: ci troviamo ai primi di giugno 1996, dopo l’arresto di Lucius, Draco
non è tornato a scuola per finire le ultime due settimane.
Punti
importanti:
» *
– Il sangue vince su tutto. “Sangue”, come Narcissa ha specificato, non va
inteso alla “razzista”, nonostante negli anni si sia affermata la convinzione
che dovesse essere interpretato in quel modo. Sanguis è la famiglia, il legame
familiare.
» 1
– Eheh, Narcissa Malfoy è molto di più di quanto non
sembri. I Black non sono certo i primi maghetti dal sangue diluito che passano
per la strada, eh! Diciamo che c’è la possibilità, in zone remote del
patrimonio genetico, di trovare un filino di sangue veggente. Un filino, proprio. Quel minimo
sufficiente a far piombare qui e lì qualche sogno premonitore ed a svilupparle
poco poco il sesto senso. Capirete nel prossimo capitolo
perché questo suo talento sarà contemporaneamente utile ed inutile 😉
» 2
– Il “ragazzo” è Cedric. Diciamo pure che più di un purosangue non si era
aspettato che un giovanotto di buona discendenza facesse quella fine. O,
comunque, non avevano realizzato che Voldemort fosse davvero pronto a far fuori
ragazzini senza pensarci due volte. La guerra è brutta quando tocca gli
innocenti, eh, Malfoys?
» 3 – Diciamo che i Malfoys hanno avuto una piccola epifania nel momento stesso in cui
baby Draco ha aperto gli occhi. Quando hai qualcosa di così dolce e fragile fra
le braccia, il pensiero che un pazzo possa sacrificarlo per ottenere più potere
non ti sembra poi tanto allettante. Soprattutto se il “qualcosa” di dolce e
fragile è un bimbo molto desiderato e frutto di un grande amore. Perché
Narcissa e Lucius si amano e io non
ammetto obiezioni.
» 4
– Esattamente lo stesso specchio che Sirius ha dato ad Harry al quinto anno. Il bisnonno di Sirius
era uno strampalato purosangue con la passione per gli specchi. Ne ha creati
per tutti i nipoti, ma, mentre
Andromeda e Narcissa hanno tenuto i loro per lo scopo per cui erano stati creati (tenere i fratelli in contatto),
Bellatrix ha distrutto il suo e Sirius ha rubato quello di Regulus per darlo a
James, perché Regulus non sembrava interessato ad usarlo.
» 5-
Potrei non trattare troppo male Ronald, in questa fanfiction.
Ma Silente di certo non verrà risparmiato. In questo caso, Narcissa ha
dimostrato un acume ben superiore alla media, perché Narcissa non è scema. Piton è stato sfruttato da Silente. Silente ha fatto leva sulla sua
debolezza e l’ha usato per i suoi comodi. E Narcissa lo sa. Come ha fatto a capire il doppio gioco, se anche Voldemort
non se ne è reso conto? Partiamo dal settimo libro, la famosa scena del “Potter
è crepato, non c’è bisogno di controllare se respira!”. L’unica spiegazione di
questa presa per i fondelli è che Voldemort abbia:
1)Dimostrato eccessiva sicurezza di sé e della morte di Potter. Dalle mie
parti si dice “è la convinzione a fregarti” e credo che possa applicarsi a
Voldemort sia in questo caso che riguardo Piton. Perché Voldemort si fidava di
lui? Certo, Piton era un ottimo occlumante ed io sono
piuttosto certa che lo fosse abbastanza da nascondere le varie sottotrame ordite da Silente. Ma Voldemort non sospettava, perché era sicuro di averne vinto la fiducia. Ha
dei dubbi, ovviamente, ma non dei veri
dubbi. Quantomeno, non dopo la morte di Silente.
2)Narcissa è una Occlumante/Legilimens fenomenale. In un momento come quello,
io non posso credere che Voldemort
non abbia cercato tutte le certezze possibili sulla morte del nemico. Una
persona qualunque avrebbe pensato “POTTER VIVE MA DRACO PURE” così forte da
attirare comunque l’attenzione. Ma lei no,
lei è stata fredda, non ha dato modo a
Voldemort di sospettare che
stesse mentendo. Se verso Piton ci sono stati dubbi, verso Narcissa non ce n’è
stato nessuno. Narcissa era una
strega eccezionale che si è volontariamente relegata nell’ombra per amore. E
per evitare di essere vincolata con un marchio, come invece hanno fatto marito
e sorella. Narcissa era più intelligente di tutti loro messi insieme. Don’t touch my Narcissa.
» 6
– Altra cosa che Narcissa avrebbe capito. Diciamoci la verità: posso
giustificare che Lupin abbia creduto Piton colpevole, per più di dodici anni,
solo perché era arrabbiato, ferito e perché Sirius aveva iniziato a sospettare
di lui. Ma Silente? Davvero era
convinto che Sirius fosse colpevole? Oppure ha ritenuto che con lui ad Azkaban
nessuno gli avrebbe impedito di spedire Harry dai Dursley,
farlo crescere con infinito bisogno d’affetto, buttarlo in un pericolo dietro l’altro
ed usarlo come carne da macello? Harry è cresciuto “non avendo nulla da perdere”,
con Sirius alle spalle sarebbe cresciuto ovviamente scapestrato, ma con un
filino di amor proprio in più. Nessuno mi caccerà dalla testa (e come alla
sottoscritta, neppure a Narcissa ed ora ad Andromeda) che Silente abbia
sfruttato la situazione a proprio vantaggio. Silente è, utilizzando “l’allineamento”
di D&D, un caotico buono. Ha buone intenzioni, ma non si ferma davanti a
quasi nulla per raggiungerle.
» 7
– Sempre per la serie: Narcissa è molto più di un bel faccino schizzinoso.
Restate collegati per futuri dettagli.
»8 – Ovviamente si tratta di una cosa
totalmente fanon.
Sono più che convinta che in realtà i Malfoy siano stati libertini quanto i
Black rispetto alle diseredazioni. Per questo mio “universo”, tuttavia, sono
una famiglia in stile “mafia romanzata dei racconti americani”: la famiglia non
si abbandona mai. Neppure davanti alla
legge o al Signore Oscuro a cui hai giurato fedeltà.
» 9
– francese, tradotto “papà, come
stai?”.
» 10
– ma crevette
significa, letteralmente, gamberetto. Adoro che Aloisius chiami sua figlia (il nome nel prossimo capitolo 😉) in quel modo. E no, non “gamberetto” perché è rossa di capelli.
» 11
– francese, “sei sicuro, papà?”
Non vedo l’ora che possiate conoscere i due Malfoy cuginetti ed il Malfoy
zio.
Dovrei poter aggiornare domenica prossima!
Per altre
comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!
“Cappuccetto
Rosso arrivò, guardò quella che credeva essere la nonna e disse:
“Nonnina, che occhi grandi
hai!”
e il lupo rispose: “È per guardarti meglio”.
“E che orecchie grandi hai!”.
“È per sentirti meglio”.
“E che bocca grande hai!”.
“È per mangiarti meglio!!!” e il lupo saltò fuori dal letto e se
la mangiò.
Un cacciatore, che passava lì vicino, sentì le grida di
Cappuccetto Rosso, corse dentro la casetta,
vide il lupo che dormiva profondamente con la pancia gonfia e
gliela tagliò con un coltello.”
[Charles Perrault – Cappuccetto Rosso]
Capì che qualcosa fosse andato terribilmente
storto nell’istante stesso in cui la passaporta
si azionò. L’ultima immagine, prima che l’oscurità lo inghiottisse del tutto,
fu quella di una mano da uomo che si avvicinava alla sua gamba, l’ultimo suono
quello delle urla di sua madre.
No!
Draco era caduto in uno stato di quasi totale
apatia nel momento stesso in cui Narcissa gli aveva comunicato che avrebbe
dovuto lasciare casa sua, la sua famiglia, ma era bastato un istante affinché
l’adrenalina prendesse completamente il controllo del suo corpo e risvegliasse
in lui una specifica emozione.
Terrore.
Era stato sciocco da parte sua non pensarci prima,
era naturale che avrebbero posto un
qualche controllo sulle passaporte
intorno – e dentro – casa sua. Era ovvio.
Sua madre doveva essersi crogiolata nella sicurezza che non fossero ancora
arrivati a misure tanto estreme, che non li avrebbero creduti capaci di sfidare
in modo tanto aperto il Signore Oscuro. Credeva che avrebbero sottovalutato
l’amore e la testardaggine di una madre pronta a tutto pur di portare in salvo
suo figlio.
Ma non l’avevano fatto.
Non appena ricomparve in un angolo appartato di
King’s Cross, nascosto dalla vista dei babbani, Draco corse come se avesse alle
calcagna il Diavolo e tutti i suoi seguaci. Ma non fu abbastanza veloce, perché
la mano lo afferrò per il braccio ed una forza sovrumana lo tirò indietro,
spingendolo al suolo come se fosse stato una bambola di pezza sottoposta ai
capricci di una bambina insolente. Un bruciore al braccio gli anticipò il
sangue che sapeva avrebbe trovato: la mano artigliata di Greyback non lo
stringeva più, eppure lui sentiva ancora quelle sue fetide unghie penetrargli
la pelle come piccoli e sporchi pugnali.
Il licantropo lo fissava, con un sorriso quasi
affamato, avanzando lentamente. Draco sentiva un dolore acuto alla testa e
sapeva di non dover controllare per avere la certezza che avrebbe trovato del
sangue a macchiargli i capelli. Fu Greyback a confermare i suoi sospetti:
socchiuse lentamente gli occhi e, soddisfatto, sorrise. Come il migliore fra
gli squali, sembrava già pregustare il banchetto che di lì a poco avrebbe
consumato.
«Madame Lestrange me l’aveva detto che avrei
catturato un uccellino in fuga… ma pensavo che avrei dovuto faticare di più» si
rallegrò il licantropo, sorridendo così da mettere in mostra una lunga fila di
denti aguzzi1. Lentamente si avvicinò a lui, accosciandosi così da
poter essere più o meno alla sua altezza. «Dimmi, uccellino, credevi davvero di
potertela dare a gambe levate senza che nessuno venisse a recuperarti?».
Draco fissò il suo aguzzino per un lungo istante,
sentendo il peso della bacchetta nella manica sinistra della giacca2.
Avrebbe potuto recuperarla, ma nel tempo che avrebbe impiegato a farlo Greyback
lo avrebbe senza dubbio mangiato vivo e, se anche avesse avuto tempo, era
improbabile che potesse sopravvivere ad uno scontro diretto. Doveva distrarlo
abbastanza a lungo da scivolare via, sempre che la dannata ferita alla testa
non fosse tanto grave da farlo barcollare una volta in piedi. Una volta uscito
dall’angolo buio, avrebbe potuto raggiungere la seconda passaporta, ma dubitava
fortemente che quella non fosse già partita. Forse avrebbe attirato
l’attenzione di qualche babbano e Greyback avrebbe riflettuto un po’ prima di
seguirlo ed attirare tanti sguardi3.
Cosa faranno
quelli del Ministero se userò la magia?
Nel panico totale, Draco fece l’unica cosa che
anni in camera con Tiger e Goyle gli avevano insegnato.
Mirare ai
testicoli.
Sfruttando la posizione di svantaggio e le gambe
fortunatamente belle agili, Draco sollevò il ginocchio in un colpo deciso,
percependo quasi con maligna soddisfazione il gemito dolorante della bestia sopra di lui. L’attimo di
distrazione gli fu sufficiente e, con uno scatto, riuscì a rotolare di lato e
correre via, tirando fuori la bacchetta magica con una mossa secca del polso.
Come se si fosse nuovamente materializzato, la folla della stazione lo circondò
completamente con i suoi odori insopportabili e le luci davvero troppo forti –
anche se, probabilmente, quelle dipendevano da una possibile commozione
celebrale o dalla perdita di sangue.
Dietro di lui, seppur attutito dal
chiacchiericcio, sentì chiaramente il ringhio frustrato di Greyback. L’essere non troppo alto lo avrebbe aiutato senza
dubbio a confondersi, ma dubitava che l’odore del sangue lo avrebbe aiutato.
Forse chiunque avrebbe dovuto aiutarlo aveva
interpretato la passaporta vuota come
un suo ritardo e l’aveva rimandata indietro! Era la sua speranza migliore, in
un certo senso. Non aveva la più pallida idea di dove andare e non aveva ancora
seguito il corso per la smaterializzazione. Era letteralmente bloccato e con un segugio alle spalle. La sua scelta
migliore, in quel momento, era la speranza che i suoi “salvatori” fossero stati
tanto previdenti da rimandare qualcosa a prenderlo.
Ricordando le parole di sua madre, si diresse
verso il primo vicolo buio vicino al luogo in cui era riapparso, spintonando la
gente senza curarsi degli insulti che probabilmente stava ricevendo. Qualcuno
aveva anche notato il suo sangue, ma non doveva essersene preoccupato più di
tanto.
Uno spintone dietro l’altro, quando raggiunse il
vicolo non trovò alcuna dannatissima lattina per terra, solo polvere e foglie
che il vento doveva aver portato dall’esterno. Maledizione, era assolutamente bloccato in un luogo pieno zeppo di
babbani, senza possibilità di smaterializzarsi o di correre in alcun luogo in
cerca d’aiuto. Era un Malfoy, se anche ci fosse stato qualche mago in mezzo
alla folla con buone probabilità si sarebbe girato dalla parte opposta,
lasciandolo al suo destino.
Che quel pensiero gli fosse venuto naturale lo
preoccupò leggermente: quando era diventato cosciente del suo non piacere alla
gente?
Sentendo la bile rimontare in gola con prepotenza,
Draco si addentrò di più nel vicolo, deciso a sfruttare l’oscurità per
attendere l’arrivo di Greyback e usare lo stesso incantesimo che, gli era stato
riferito4, Potter aveva utilizzato contro l’Oscuro Signore solo poco
più di un anno prima e che gli aveva consentito di darsela a gambe.
Personalmente, uno Stupeficium non
era proprio la sua scelta di incantesimo difensivo, ma avrebbe dovuto superare
la sua naturale avversione e pregare che il Dio dei Mezzosangue Sfregiati si
accorgesse anche di lui e decidesse di dargli una mano d’aiuto.
Le divinità probabilmente inesistenti erano tutto
ciò in cui gli era rimasto di sperare, eccellente.
Il ritardo di Greyback si prolungò per almeno un
minuto ma, non appena Draco iniziò a pensare che forse avesse desistito, che forse
si fosse reso conto che lui non ne valesse la pena, quell’animale in forma
quasi umana fece la sua comparsa, grande, grosso e minaccioso controluce come
lo era in piena illuminazione. Il sorriso ferale che prima gli aveva dedicato
era sparito, sostituito da un ringhio furioso e – Draco lo realizzò con una
certa soddisfazione – dolorante. Le narici dilatate al massimo, annusava l’aria
alla ricerca dell’odore del sangue che doveva averlo condotto lì, avanzando
sempre di più finché, alla fine, riuscì a distinguere la figura della sua
preda.
Draco era un ragazzo molto orgoglioso, fiero di se
stesso e del suo portamento.
Non si vergognò neppure un po’ del lamento che
lasciò le sue labbra alla vista dell’impellente e dolorosissima morte che
l’avrebbe aspettato in pochi secondi.
Naturalmente, non si fece sconfortare: se proprio
era la Morte ad attenderlo, l’avrebbe raggiunta nel modo più dignitoso
possibile ed avrebbe fatto di tutto per distrarre quel mostro ancora un po’ e
sperare che il fantomatico Dio dei Mezzosangue Sfregiati si accorgesse di lui e
decidesse di salvarlo come aveva fatto con Potter almeno una volta l’anno da
quando era arrivato ad Hogwarts.
«Ti ho trovato, coniglietto» ridacchiò il
licantropo, avanzando con la stessa cadenza di un vero lupo affamato. «Adesso dove vuoi scappare, eh? Non c’è più una
tana dove nascondere la tua coda a batuffolo tutta tremante?» gli chiese, la
voce cantilenante per accentuare ancora di più quella davvero poco dignitosa presa in giro.
Un passo,
poi un altro.
«Stupeficium!»
tentò quindi Draco, notando con orrore come l’incantesimo rimbalzò contro il
petto di quel mostro, facendogli solo momentaneamente perdere l’equilibrio. Sul
fondo della sua coscienza, la voce del Professor Lupin – un altro licantropo, ah! – lo riprese, ricordandogli come gli
schiantesimi fossero pienamente efficaci solo
contro gli umani5. Forse avrebbe dovuto provare una Maledizione
Senza Perdono? Sapeva come lanciarne
una?6 Il Ministero non sarebbe stato tanto incline a passarci sopra,
in quel caso, ed avrebbe probabilmente sfruttato l’occasione per sbatterlo in
una cella insieme a suo padre. E dalla cella alle grinfie del Signore Oscuro,
il passo sarebbe stato molto breve.
Mia madre
non mi ha fatto scappare per far finire tutto così!
Ma Greyback continuava ad avanzare e Draco non
sapeva come tirarsi fuori da quel guaio. Fino a quel momento, il suo
armamentario di incantesimi era stato composto da robaccia contro Mollicci ed
altre sciocchezze, oltre che i soliti schiantesimi. E quelli, maledizione, non funzionavano! Un confundus? Conosceva la teoria,
naturalmente, ma non l’aveva mai sperimentato. Avrebbe potuto trovare una
qualche via di fuga in quel modo. Se solo avesse avuto modo di recuperare
alcune delle sue pozioni, avrebbe sicuramente trovato il modo di darsela a
gambe. Se magari fosse salito su un treno, avrebbe trovato la via di fuga
adatta, anche se per un breve periodo.
Cosa fare?
Cosa fare?
Improvvisamente, gli occhi di Greyback si
rivoltarono nelle sue orbite e, come un grosso, puzzolente e peloso sacco di
patate cadde al suolo, privo di sensi.
Per un lunghissimo istante, Draco pensò che forse
avrebbe fatto bene a convertirsi a questo Dio dei Mezzosangue Sfregiati, poi,
come illuminata da una luce celestiale, una donna emerse dalla folla, la
bacchetta davanti a sé ma ben nascosta – era incredibile quanto cieca sapesse essere la gente a King’s Cross! –
ed un’espressione divisa fra il disgusto ed il divertito. Un attimo dopo,
accanto a lei fece la sua comparsa un uomo, a sua volta controluce e con la
bacchetta spianata, che tuttavia si avvicinò immediatamente al corpo senza
sensi che li separava, accosciandosi per controllarlo.
Draco, pietrificato, restò con la schiena
attaccata al muro, guardandoli entrambi nella speranza di comprendere
velocemente se si trattasse di amici, nemici dei suoi nemici o semplici nemici.
Dalla sua posizione, quando i due avanzarono, riuscì anche a distinguere meglio
i loro tratti, lasciando che un sospetto iniziasse a prendere forma sul fondo
del suo stomaco.
La donna non poteva avere più di una ventina
d’anni. Bionda anche più di lui – qual era la differenza fra platino e bianco? – e con penetranti occhi verdi, era più bassa di Draco di
una manciata di centimetri ma aveva l’espressione di qualcuno che non avrebbe
accettato cazzate neppure da una montagna umana come Greyback: era stata lei,
dopotutto, a stenderlo. L’uomo doveva essere di qualche anno più grande, i
capelli lunghi erano di un biondo più dorato ma aveva gli stessi occhi.
Nonostante la folta barba e la stazza da vichingo, aveva il viso di un grosso
ed innocuo cagnolino, come un enorme Golden Retriever.
«Possibile che ad Hogwarts non ti abbiano
insegnato che gli schiantesimi funzionano solo con gli umani?» gli domandò la
donna, l’espressione contratta in una smorfia di disappunto che Draco aveva
visto ogni giorno fino al suo undicesimo compleanno e successivamente per tutte
le vacanze estive: l’espressione perennemente impressa nel dipinto di sua
nonna, Adhelaide Bulstrode in Malfoy. L’accento francese della sua salvatrice
aveva reso quelle parole ancora più ricolme di disprezzo. «Se la prendono tanto
con Beauxbatons eppure vi fanno
commettere certi errori da dilettanti».
Sentendosi punto nell’orgoglio, Draco, strinse le
labbra. «Ce l’hanno insegnato, ma in quel momento non avevo idea di cosa tirar
fuori per difendermi da quel… quel mostro»
sbottò, staccandosi solo leggermente dal muro e facendo un paio di passi
avanti. Greyback era ancora fermo al suolo, pallido come un fantasma. «È
morto?» chiese quindi, speranzoso.
Fu l’uomo a rispondergli, con una smorfia
disgustata. «No, ma ci sta andando vicino» disse, anche lui con un accento
francese però meno marcato. «Non potevi solo stordirlo? Era proprio necessario
mandarlo in coma?» chiese alla
sorella, facendo seguire a quel rimprovero una stringa di borbottii in francese
che Draco – pur avendo studiato la lingua – non riuscì ad afferrare. Qualcosa
riguardo loro padre ed un interrogatorio. «Nettie7-».
«Non ho intenzione di correre il rischio che si
svegli all’ultimo istante» sbottò la donna – Nettie – con uno sbuffo. «So
riportarlo indietro, non ti preoccupare. Papa
avrà modo di interrogarlo a suo piacimento non appena ci saremo assicurati che
non possa mangiarci» gli disse. Poi,
riportando l’attenzione su Draco, fece un passo avanti. «Avvicinati, fammi
controllare questa testa» mugugnò, girandogli intorno per poi inserire la punta della bacchetta dentro
la sua ferita e mormorare degli incantesimi. Draco, nonostante ogni muscolo del
suo corpo lo stesse implorando di allontanarsi, non riuscì a muoversi: lei lo
aveva pietrificato. «Brutto colpo, petit8,
ma il tuo sangue freddo ti ha aiutato a non svenire subito» si complimentò,
mentre – Draco lo realizzò con un certo sollievo – gli chiudeva la ferita.
«Sono veramente colpita, al tuo posto molti altri si sarebbero lasciati andare.
Quel colpo alle balles è stato
eccezionale, da maestro».
«Avremmo potuto fermarlo prima che arrivasse a tanto» si intromise l’uomo, con una smorfia.
Nel frattempo, aveva legato Greyback con una corda argentata dall’aspetto
peculiare, Draco non ne aveva mai vista una simile. Tuttavia, dopo un istante,
riuscì a riconoscere i fiorellini che qui e lì sembravano spuntare: aconito. «Ma mia sorella voleva vedere
come te la saresti cavata. Non sei mai stato davvero in pericolo, siamo sempre
stati pronti ad intervenire» spiegò, con una tranquillità quasi spiazzante,
facendosi avanti ed afferrando la mano morta di Draco, ancora pietrificato. «Capitaine Alistair Malfoy degli Auror di
Parigi, è un piacere conoscerti cugino» si
presentò, proprio quando il più giovane finalmente tornò in possesso delle sue
facoltà motorie e riuscì a ricambiare la stretta. «E lei è mia sorella, He-».
«Nettie» lo fermò la donna, con
uno sguardo di fuoco. «Nettie Malfoy, Medimaga all’Ospedale Asclépios di Parigi, Lesioni da
Incantesimo» specificò, dando una pacca sulla spalla a Draco e girandogli
intorno per poter tornare a fronteggiarlo. «Nostro padre ci ha mandato a
prenderti, tua madre l’ha avvisato che sicuramente ti avrebbero rintracciato
nel tragitto da casa tua alla stazione» spiegò, con un tono che a Draco sembrò forzatamente tranquillo. Troppo
tranquillo, davvero.
«Beh, grazie per essere intervenuti quando l’avete
fatto e non aver aspettato che mi mangiasse» fu la sua risposta, piuttosto al
vetriolo, indicando con un cenno del capo il licantropo ancora senza sensi al
suolo. «Avrei preferito non avere proprio a che fare con lui. Se siete stati
mandati per aiutarmi, avreste potuto evitare che mi mettessi nei guai. A breve
mi arriverà sicuramente una lettera dal Ministero9 e tutta questa
necessità di segretezza andrà in fumo».
I due fratelli si lanciarono uno sguardo, poi lei
scosse il capo. Decisamente non gli stavano dicendo qualcosa. O lui non aveva capito qualcosa. In entrambi i casi,
quella minima tranquillità che si era imposto
stava lentamente sfumando.
Alistair sospirò, voltandosi in direzione di
Greyback. «Non preoccuparti, questo posto è pieno di maghi e streghe, il
Ministero non avrà modo di capire che
sia stato tu a fare un incantesimo» spiegò, passandosi una mano fra i capelli,
l’espressione vagamente contrita. «Non per questo dovremmo attardarci qui.
L’incantesimo di dissimulazione che ho lanciato non durerà per molto e non
vorrei che i babbani si accorgessero di noi o di questo qui» borbottò,
indicando il licantropo incatenato al suolo e incosciente. «Io andrò avanti e
lo sistemerò in un posto… uh… adatto. Nettie
ti aiuterà con una smaterializzazione congiunta. Non sarà divertente, ma almeno
lei saprà rimetterti in sesto se-» si fermò all’improvviso, decidendo forse che sarebbe stato più saggio non
infierire e spaventarlo ulteriormente. «Uh…
ci vediamo a casa» salutò, tirando leggermente su il corpo esanime di Greyback
e scomparendo con un pop.
Improvvisamente, intorno a loro il rumore della
stazione si fece quasi insopportabile ed il chiacchiericcio della gente crebbe
d’intensità. Draco non si era reso conto dell’incantesimo che li aveva sempre
schermati dalle altre persone perché, probabilmente, l’incantesimo era stato
fatto nel momento stesso in cui lui era uscito dal primo angolo buio.
Nettie sospirò, pizzicandosi la radice del naso.
«Coraggio, petit, dammi la mano.
Prima arriveremo a casa e prima potrò sistemarti quel brutto graffio sul
braccio» gli disse, allungando la mano in direzione di quella di Draco. Lui, da
parte sua, restò per un momento interdetto. Greyback l’aveva graffiato. «Prima che tu ti faccia
prendere dal panico, non credo ci sia rischio di alcun tipo di contagio.
Solitamente la maledizione si trasmette solo con la luna e quando il licantropo
è trasformato10» gli spiegò, notando probabilmente la punta di
leggerissimo panico che aveva iniziato a crescere in lui.
«Greyback è sempre parzialmente trasformato» le
fece notare, con una smorfia. Il graffio sembrava bruciare ogni istante di più.
«Credi ci sia il rischio di alcune ripercussioni?».
Nettie scosse il capo. La sua espressione, dal
momento in cui si era plasmata in una maschera di incurante noia, non era più
cambiata, neppure in quel momento. Draco lo trovò rassicurante. «No, tranne una
brutta cicatrice. Ma se questo è il prezzo da pagare per evitare il Marchio
Nero, sono sicura che sarai ben disposto ad accettarlo» gli fece notare,
stringendosi nelle spalle. «E alle ragazze piacciono le cicatrici, sicuramente
riuscirai a sfruttarla al meglio».
Draco le dedicò il migliore fra i suoi sguardi
esasperati. «Non ho bisogno di una cicatrice per avere le ragazze che mi
muoiono dietro, grazie tante» le fece notare, piuttosto piccato, raddrizzando
le spalle come sua madre gli aveva insegnato fin da bambino. “Sei un Malfoy, non un venditore ambulante di
burrobirra”.
La donna praticamente scoppiò a ridergli in faccia. «Morivano dietro te o dietro al tuo
patrimonio, petit?» gli domandò, zittendolo
quando provò a darle una risposta secca e probabilmente parecchio scorbutica.
«Avremo tempo per… uh… renderti piacevole.
Quest’aria da principino non ti si addirà più a breve e non possiamo permettere
che un Malfoy perda di colpo tutto il suo fascino» disse. «Hai visto mio
fratello? All’inizio aveva provato a far colpo con la tecnica del bello e dannato, ma dopo il terzo
rifiuto di fila ha finalmente capito che il suo fascino è tutto negli occhioni
da unicorno che si ritrova. Adesso, per quanto idiota, può puntare su quelli e
far sempre la migliore delle impressioni».
Sempre più confuso dall’andazzo che la situazione
stava prendendo – era teoricamente appena scampato a morte certa e doveva, in
teoria, essere portato al sicuro, non restare lì e discutere di fascino! –
Draco la fissò senza dire nulla. Alla fine, però, la parte più infida di lui
ebbe la meglio. «E tu? Come hai risolto la totale assenza di fascino? Non
dev’essere facile sconfiggere secoli di purissimo DNA affascinante, anche se
sembri riuscirci benissimo» le fece notare, con voce più acida del necessario.
Nettie non si scompose, tutt’altro. Gli posò la
mano sulla spalla, sorrise amabilmente e gli disse «Riparleremo di fascino una
volta che ti sarai ripreso dalla materializzazione, petit».
Quando Draco riapparve e si ritrovò a vomitare la
colazione del suo primo giorno in assoluto ad Hogwarts, non se la sentì più di
prenderla in giro.
***
Ore dopo, seduto in una poltrona dello studio di
suo zio – uno zio che non sapeva
neppure d’avere, per Merlino! – ed in attesa che quest’ultimo tornasse da
qualunque fosse il luogo in cui il figlio maggiore aveva rinchiuso Greyback,
Draco venne fulminato da una realizzazione.
«Nettie?» chiamò, con un sussurro che, già da
solo, avrebbe dovuto far presente alla cugina quanto pieno d’orrore fosse il
pensiero che l’aveva toccato. Lei, seduta poco lontano ed intenta a controllare
le varie pozioni che lui aveva portato con sé, alzò lo sguardo, scrutandolo
attentamente prima di mettere da parte ciò che stava facendo e raggiungerlo.
Quasi con dolcezza, gli posò la mano sulla spalla,
stringendo leggermente. «Ci sei arrivato, non è vero?» gli domandò, in un
sussurro, accosciandosi così da poterlo guardare in faccia. «Coraggio, petit, chiedimelo. Starai male, ma almeno
riuscirai ad elaborare più in fretta».
Fu quasi come aver ricevuto conferma alla domanda
che ancora lui non aveva posto.
Narcissa sapeva
che i loro spostamenti erano controllati, aveva chiesto a suo zio di mandare
qualcuno alla stazione per prenderlo.
Sapeva che avrebbero tentato di ucciderlo per
esser scappato.
Cosa le avrebbero fatto per averlo fatto scappare?
«Nettie, cos’è successo a mia madre?».
Senza dire nulla, lei lo attirò verso di sé,
stringendolo in un abbraccio più simile ad una presa per impedirgli di
muoversi.
«Mi dispiace, petit.
Lo ha fatto per consentirti di scappare via ed avere un’altra chance».
Un dolore acuto si diramò dal petto di Draco ad
ognuna delle sue terminazioni nervose. Non si accorse di aver iniziato ad
urlare, non si rese conto che l’unico motivo per cui non fosse riuscito nel suo
palese tentativo di scappare via fu la stretta ferrea di sua cugina intorno
alle spalle.
Quando una sonnolenta tranquillità gli venne
imposta con la forza di un incantesimo, Draco non percepì il ritorno di
Alistair o dell’uomo che doveva essere suo zio, ma sentì le parole di
quest’ultimo.
«Voldemort ti ha tolto tutto, Draco. Ma noi
distruggeremo lui».
»Marnie’s Corner
Bentrovati e
bentornati, cari amici di EFP!
Prima
di tutto, ho una pagina facebook! Seguitemi per futuri aggiornamenti!
I primi OC della storia sono arrivati e io li amo. Un Golden Retriever
vichingo che lavora con gli Auror francesi (un Malfoy Auror, AH!) e un Dottor House femmina. E
ancora dovete conoscere lo zio…
Siamo
ancora bloccati su Draco, ma dal prossimo capitolo inizieremo ad allargare i
nostri orizzonti. Dopo una prima parte in cui faremo la conoscenza dello zietto
caro, faremo un salto di qualche settimana ed avremo, finalmente, l’incontro fra i Malfoy™ e l’Ordine della Fenice.
[Inserire risata malefica di sottofondo].
Avrei dovuto pubblicare in serata, ma c’è un terribile
maltempo qui ed ho paura di non aver modo di pubblicare!
Punti
importanti:
» 1
– Denti aguzzi. Come ricorderete dal libro “Il Principe Mezzosangue”, durante
lo scontro a scuola Bill Weasley viene aggredito da Greyback in forma “non del
tutto umana”. Il signor Greyback, infatti, si trova perennemente trasformato a
metà anche in assenza della luna.
» 2
– Anche se siamo a giugno, a Londra fa freddo e va tenuta la giacca. Perché non
un mantello? Draco è purosangue, ma non è mica scemo come il signor Weasley,
incapace di mimetizzarsi fra i babbani!
» 3 – Differenza fondamentale fra un Serpeverde ed un Grifondoro:
mentre Harry avrebbe fatto ferro e fuoco per difendersi e combattere, Draco è
consapevolissimo di non avere quel tipo di possibilità e di dover trovare vie
alternative per salvarsi la vita. Non ne vogliamo morti da eroi stupidi,
qui.
» 4
– Lucius eralì, al cimitero. Ha visto come
con uno Stupeficium Harry è riuscito
a darsela a gambe. E ovviamente l’ha detto a Draco.
» 5-
Non ricordo con esattezza in quale libro questa cosa venga detta (probabilmente
il quinto), ma gli schiantesimi non funzionano su chi non è completamente
umano. Ho dedotto che, esattamente come non funzionano su Hagrid, dovrebbero
non funzionare anche sui licantropi. Poi, ehi, è sempre fanon.
» 6
– Draco ha sedici anni. Solo perché cresciuto in una famiglia
purosangue, non significa che l’abbiano cresciuto a caviale e Maledizioni senza
Perdono. Conosce la teoria perché Moody/Crouch Jr l’ha insegnata un paio di
anni prima, ma non le ha mai usate.
Mai, in tutti e sette i libri (Harry invece ne ha usate due su tre con
successo).
» 7
– Fun fact: Nettle in inglese significa ortica.
Nettie non è il vero nome della cugina Malfoy ma solo un diminutivo… il nome
reale salterà fuori 😉
»8 – Petit, francese per piccolo. Il nonnismo
fra cugini non può mancare!
» 9
– Ed ecco che Marne usa uno dei
buchi di trama più grossi dei sette libri. Parliamo della
Traccia, che dite? Harry non può fare magie fuori da Hogwarts finché non
diventa maggiorenne, quindi si deduce che il Ministero saprà se LUI avrà fatto
il monello, giusto? Sbagliato.
1)Caso Dobby. Secondo libro, Dobby fa
levitare una torta ed Harry se ne prende le colpe. Non è stato Harry a fare la
magia ma al Ministero non risultava nulla di bizzarro.
2)Quinto libro: Ninfadora usa la magia per
far muovere la valigia di Harry, ma nessuno
viene chiamato in causa. Poco prima, Harry era stato espulso per aver usato
l’Incanto Patronus.
3)Settimo libro: i sette Potter. Moody dice
che non possono usare la magia a casa sua senza far sapere a tutti dov’è e cosa
sta facendo.
Cosa deduciamo? In teoria la Traccia funziona indicando se in un luogo in
cui c’è un Minorenne è stata usata la Magia. L’incongruenza più grande è
certamente quella del quinto anno, ma si potrebbe dedurre comunque che la
Traccia funzioni solo quando non ci sono maghi maggiorenni intorno al
minorenne, perché in quel caso la Traccia viene ignorata. È assurdo pensare che i signori Weasley non abbiano usato
la magia intorno ai figli piccoli o che pur avendola usata non abbia fatto
saltare tutti gli allarmi come Dobby ha fatto al secondo libro. In conclusione?
Draco era con due maghi maggiorenni e in stazione di sicuro ce n’erano altri,
motivo per cui la sua Traccia è stata mimetizzata.
» 10
– Caso Bill Weasley. Bill non diventa
un licantropo, dopo l’attacco di Greyback, ma le ferite sono tanto profonde da fargli
sviluppare un certo gusto per la carne cruda. Draco non arriverà a quei livelli, ma diciamo che preferirà la sua carne
rossa più del pesce.
Ricordiamoci che Narcissa
ha dato una lettera a Draco, prima di mandarlo via.
Magari è importante.
Magari Narcissa sapeva cose.
Magari.
Vi aspetto domenica prossima!
Per altre
comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!
Quando si
svegliò, fu a causa di un lancinante mal di testa.
Come se
qualcuno avesse preso un bastone invisibile ed avesse iniziato a prendere a
botte direttamente il suo cervello, Draco si risvegliò con la distinta
sensazione di essere stato strapazzato oltre ogni ragionevole dubbio e, per un
lungo istante, si chiese se Greyback fosse – effettivamente – riuscito nel suo
intento e tutto ciò che lui aveva vissuto dal salvataggio in poi non fosse
stato altro che frutto della sua fervida
immaginazione.
Si illuse
per qualche istante, poi la voce tutt’altro che bassa di Nettie lo riportò
bruscamente alla realtà.
Sua madre era morta.
«Ti sei
svegliato» commentò la cugina, notando il suo leggero spostamento. Quando lui
la guardò – aspettandosi pena – nei suoi occhi trovò il nulla. Sembrava lui si fosse appena svegliato da un pisolino di
piacere, dopo una lunga passeggiata nel parco. «Ti ho lasciato un tonico
proprio lì. Quando avrai elaborato cosa sta succedendo, ti consiglio di
prenderlo. Ti farà sentire ancora un po’ stordito, ma almeno non sarà più come
essere presi a calci direttamente nel cervello». Continuò a guardarlo per
diversi istanti, poi inarcò le sopracciglia. «Hai elaborato? Vite vite! C’è
una guerra in corso, petit»1.
Draco la
fissò per un lungo istante, incredulo. Poi, quasi come un’ondata di nausea
improvvisa, la rabbia montò in lui, facendolo balzare in piedi e con la
bacchetta alla mano. La puntò al collo della cugina, il viso contorno in una
smorfia furiosa. «Mia madre è morta!» le
urlò contro, la punta della bacchetta illuminata di blu. Non aveva la minima idea di quale incantesimo fosse sul
punto di lanciarle contro, voleva solo che le facesse male. Lo stesso male che lui
stava sopportando e che lei sembrava sottovalutare in modo talmente
inconsiderato.
Nettie non
batté ciglio. «Anche la mia» gli
rispose, pacata. «E vuoi sapere una cosa? Mettere il broncio non la riporterà indietro» disse, con
una calma quasi disarmante. Gli aveva semplicemente illustrato un fatto, una verità ovvia che lui, dal
basso della sua stupidità, non sembrava voler cogliere.
«Io-».
Nettie lo
fissò dritto negli occhi, apparentemente incurante della bacchetta puntata alla
sua gola. «Tu sei vivo perché tua
madre si è sacrificata, perché voleva che tu vivessi. Arrabbiarti e sbattere i pugni non ti aiuterà né a
riportarla indietro né a rendere onore al suo sacrificio» mormorò, la voce più bassa ma sempre vuota di qualunque emozione.
«Piangi, se credi di doverlo fare. Ma
non restare lì, con quell’espressione da pesce lesso a pretendere che il mondo
smetta di girare per rispetto al tuo dolore».
Vagamente
basito, Draco abbassò la bacchetta e fece un passo indietro, gli occhi puntati
sulla cugina. Una parte di lui, quella addolorata, quella ferita, lo implorava
di iniziare a piangere e cercare da lei tutto il conforto che avrebbe potuto
offrire, anche un altro incantesimo per dormire. Un’altra parte, quella furiosa, gli stava ordinando di
sollevare la bacchetta e farle rimangiare tutto ciò che gli aveva detto, dalla
prima all’ultima parola, pretendendo delle scuse immediate.
Ma scusa
per cosa, in fondo?
Nettie non
aveva torto. Il mondo non avrebbe smesso di girare solo perché sua madre era
morta. Il Signore Oscuro non l’avrebbe riportata indietro solo per le lacrime
di Draco.
Il signore Oscuro. Era stato
lui a farla uccidere. Lui aveva ordinato che li tenessero
d’occhio per prevenire ogni possibile fuga.
Lui temeva che potessero scappare.
Perché? I
Malfoy l’avevano sempre servito con cieca adorazione fin dall’alba della sua
ascesa. I Malfoy erano fra le famiglie purosangue più antiche e rispettate. Suo
padre aveva fallito, era vero, ma non più di quanto non avesse fatto qualcun
altro nel tempo. Eppure, per punirlo Draco sarebbe stato mandato in una
missione potenzialmente suicida e Narcissa era stata uccisa.
Draco non
si rese neppure conto di aver iniziato a piangere. Semplicemente, quando fece
per parlare fu un singhiozzo a lasciare le sue labbra «Perché l’ha fatto?»
chiese, guardando Nettie come se lei avesse potuto dargli tutte le risposte che
cercava. «Noi abbiamo sempre servito la causa, noi… noi siamo purosangue, perché ha deciso di
ucciderci?» pianse, sentendo il petto stringersi in una morsa ed il respiro
diventare sempre più faticoso. «Mio padre… mio padre ha sbagliato, ma io… io
non avevo fatto nulla… mia madre era
una Black»2.
Non si rese
conto che Nettie lo avesse nuovamente stretto a sé ed avesse iniziato a
borbottare incantesimi di cui lui non conosceva la natura. Continuò
semplicemente a gemere e lamentarsi, a riversare all’esterno tutti i pensieri
che stavano affollando la sua mente stanca. Il suo respiro tuttavia divenne più
regolare ed il cuore iniziò a battere con un ritmo più normale. La voce di sua
cugina divenne lentamente più chiara e, alla fine, sembrò essere l’unico suono
udibile per lui.
Non erano
incantesimi.
Stava recitando una filastrocca.
«Cosa… cosa
stai facendo?» le chiese, confuso, sollevando lo sguardo per poterla guardare
negli occhi. Come sospettava, non c’era nulla in lei che potesse sembrare preoccupato o dispiaciuto. Tuttavia il tono della sua voce non era fraintendibile:
stava cercando – con successo – di calmarlo, palesemente preoccupata.
«Un trucco
che mi ha insegnato mio fratello» spiegò, senza lasciarlo andare. «Era una
crisi di panico, anche se una abbastanza lieve. Alcune persone preferiscono
essere lasciate da sole, altre, come te, preferiscono avere qualcuno che le
stringa» spiegò, con tono clinico. «Quanto alla filastrocca, ascoltare parole
con cadenza ritmata aiuta a sincronizzare il respiro a quel ritmo, calmando gli
effetti della crisi di panico stessa».
Prima che
Draco potesse rispondere, la porta della stanza si aprì, rivelando Alistair ed
un uomo piuttosto anziano che Draco non credeva d’aver mai visto.
«Stai
ancora fingendo d’essere senza cuore, ma Crevette? Draco presto o tardi capirà quanto tu sia in
realtà gentile, è inutile portare avanti questa farsa» disse l’uomo più
anziano, con un sorriso carico d’affetto rivolto a Nettie. Sorriso che si
attenuò solo leggermente e solo per assumere tonalità più dispiaciute quando si
posò su Draco. «Mi dispiace incredibilmente per ciò che è successo a tua madre,
ragazzo. Quando ho ricevuto la sua lettera ho provato a cercare una via
alternativa per portare al sicuro anche lei, ma non è stato possibile» gli
disse, facendo un paio di passi avanti per posare una mano sulla spalla del
ragazzo. «Narcissa è sempre stata una donna brillante, se si è arrivati a questo avrà ritenuto che fosse il minore
dei mali».
Senza dire
nulla, Draco lo fissò per un lunghissimo istante. Il viso allungato ed i
capelli così bianchi da poter essere stati soltanto biondissimi in gioventù non
lasciavano spazio ad alcun tipo di dubbio riguardo la sua identità, tuttavia la
sua confusione fu innegabile. Non
aveva idea che suo padre avesse avuto
un fratello, eppure lui era saltato fuori nel momento più opportuno. Perché
nessuno gli aveva mai parlato di lui?
«Il minore
dei mali sarebbe stato lasciarmi lì con lei. Magari non sarei morto come tutti
sembravano presagire» sbottò, irritato, trattenendosi a stento dallo sbuffare
come un bambino capriccioso. Che sua madre avesse unilateralmente deciso del
suo futuro non era decisamente
qualcosa che avrebbe accettato volentieri. Non era più un bambino e, pur
essendo consapevole di non avere la stessa preparazione magica dei maghi
adulti, non era neppure uno sprovveduto come Tiger e Goyle.
Per Merlino, era secondo solo alla
Granger e ad Anthony!3 «Non ha avuto la minima fiducia nelle mie
capacità».
Aloisius
Malfoy lo guardò per un lungo istante, senza dire nulla. Poi, quasi si stesse
aspettando quella reazione, sospirò e si sedette sulla poltrona davanti a
quella su cui si era lasciato andare il nipote, guardandolo con quella che
sembrava essere compassione. «Dimmi, Draco, tu sai perché tua madre non ha mai
ricevuto il Marchio Nero?» gli domandò, con tranquillità, mentre Nettie si
spostava alle sue spalle per poi scomparire oltre la porta. Alistair era
rimasto poggiato contro il muro più lontano da loro. Sembrava quasi che
entrambi fossero stati istruiti di lasciar loro quanta più intimità possibile.
«Non è certo una questione legata al sesso, sia tua zia Bellatrix che altre
donne hanno ricevuto il Marchio negli anni. Eppure, non Narcissa».
Draco annuì
leggermente. Si era posto più volte quella domanda, negli anni, ma quando aveva
racimolato abbastanza coraggio da chiedere
era stato sempre liquidato con un sorriso ed un invito a riprendere gli studi
per il nuovo anno scolastico. «Immagino che il Signore Oscuro non l’abbia
ritenuta degna» mormorò, stringendosi nelle spalle. «Almeno, questo è quello
che mia zia ha sempre detto».
Le labbra
di Aloisius si piegarono in un sorrisino di scherno. «Narcissa Malfoy è-» si
fermò, ed il sorriso sembrò spegnersi leggermente, «era la strega migliore della sua generazione. Naturalmente, buona
parte dei suoi talenti sono stati ereditati. I Black hanno una lunga tradizione
di Occlumanti fra le loro schiere, per non parlare
dei premonitori4» spiegò,
quasi con orgoglio. «Quando Lucius mi confidò di essersi invaghito di lei,
andai personalmente a parlare con
entrambi i tuoi nonni e convincerli che il loro sarebbe stato un ottimo matrimonio. Mia moglie-» si fermò
ancora una volta ed il sorriso sparì completamente dalle sue labbra. «Mia
moglie adorava Narcissa. Sperava di
aver finalmente trovato una sorella, sai. Qualcuno con cui parlare in
Inghilterra».
«Cosa
c’entra tutto questo con il Marchio?» domandò, impaziente, Draco. Aveva già
inteso che la moglie di suo zio fosse morta, Nettie era stata molto chiara al
riguardo.
Aloisius
sorrise di nuovo, divertito dalla sua impazienza. «Questo è un atteggiamento
tutto Black, figliolo» lo ammonì, ma
senza vero intento. «La prima a diventare Mangiamorte fu tua zia, Bellatrix. Fu
grazie a lei che sia io che tua madre decidemmo di non… sottostare al rituale.
Vedi, il Marchio non è un semplice
tatuaggio. Ti cambia dall’interno, come un veleno che lentamente ti consuma e
ti rende schiavo. Non si usa inchiostro
comune per imprimerlo sulla pelle» spiegò, voltandosi momentaneamente in
direzione del figlio. «Alistair, ti dispiace?».
Il vichingo, perché Draco non riusciva a
non pensare a lui in quei termini – non con quei capelli e quella barba – annuì
e si fece avanti, fermandosi giusto alle spalle della poltrona del padre. «Si
chiama signum sanguis5, usati fin dai
tempi dell’Impero Romano da maghi e streghe oscuri» spiegò, con un’espressione
parecchio buia. «Sono tatuaggi impressi con il sangue di un mago per legare a
sé le sorti di altre creature. Un tempo venivano utilizzati dai sacerdoti sulle
vittime sacrificali, così che queste non potessero scappare. All’inizio si
trattava solo di animali, ma lentamente…».
«Li usarono
anche sulle persone» azzardò Draco, accigliato. «Un legamento di sangue,
quindi? Ma non è possibile, non possono essere usati sulle persone. Una legge
magica impedisce che possano essere forzati su qualunque creatura senziente,
porterebbero ad una schiavitù di sangue».
Alistair
annuì. «Per questo il Marchio deve essere accettato.
È un contratto vincolante con cui si vincola
una persona ad altra. Ma il vincolo non riguarda solo la volontà, non è soltanto una Maledizione Imperius
permanente, Draco. Il motivo per cui è stata prevista la legge magica è legato
agli… effetti collaterali» il modo in
cui rabbrividì, dicendo quelle parole, fece impallidire leggermente Draco.
Considerando che fosse per sua natura già molto pallido lasciò intendere quanto grave fosse la situazione. «Il legame
che nasce non collega le volontà ma direttamente le anime. Tramite questo tipo di marchi, chiunque li abbia imposti
potrà direttamente attingere dalla forza vitale dei suoi seguaci, rendendoli
non solo schiavi ma anche-».
«Spuntini per l’anima» sbottò Draco,
basito. «Mi state dicendo che con il Marchio il signore Oscuro può nutrirsi dei Mangiamorte?» chiese,
alternando lo sguardo fra zio e cugino, uno con l’espressione più buia
dell’altro. «Mio padre lo sapeva? Perché l’ha fatto?».
«Riteniamo
che sia stato anche grazie ai Marchi
che Voldemort sia riuscito a sopravvivere dopo l’incontro con i Potter»
convenne Aloisius, annuendo leggermente. «Non solo grazie a quelli, dev’esserci qualcos’altro sotto che noi non
siamo riusciti ad individuare6» aggiunse. «Tornando ai tuoi genitori
ed al sottoscritto… vedi, quando Bellatrix si sottopose al Marchio notammo
subito che ci fosse qualcosa di sbagliato.
Lei era sempre stata pazza, non fraintendermi, ma una volta ricevuto il
tatuaggio era diventata ancora più instabile, aveva sempre delle occhiaie
terribili pur passando giorni interi a dormire e per quanto mangiasse sembrava
non volesse in alcun modo smettere di dimagrire» spiegò, con un sospiro.
«Questa fase durò circa una settimana, dopo la quale anche suo marito e suo
cognato vennero sottoposti al Marchio e seguirono lo stesso iter. Capisci bene,
ragazzo, che questa non potesse
essere una coincidenza».
Come un
flash, Draco ricordò Dawlish, che aveva ricevuto il
Marchio poco dopo il ritorno del Signore Oscuro, l’anno precedente. Anche lui
per un periodo era sembrato instabile e parecchio sciupato, ma Draco non se
n’era mai curato particolarmente. «Perché
mio padre accettò il marchio?».
«Io e tua
madre discutemmo delle varie possibilità e fu proprio lei a trovare un libro
sul Signum.
Provammo a convincere Lucius, ma lui non ci diede ascolto» mormorò, scuotendo
il capo. Il dispiacere si emanava da lui ad ondate, «La scelta migliore, per lei,
fu quella di fingersi parecchio più inetta di quanto non fosse ed usare le sue
doti da Occlumante affinché Voldemort non scoprisse
le sue vere capacità. Il Signore Oscuro» il modo in cui disse quella parola
lasciò bene intendere quanto poco, in realtà, lo stimasse «non è
particolarmente abile con le Arti della mente, per nostra fortuna. Il fatto che
Narcissa fosse una giovane donna di società aiutò molto la sua farsa, Voldemort
si convinse facilmente che non avesse nulla
a che fare con Bellatrix, quindi la lasciò stare. Per me, invece, il
discorso fu leggermente differente».
«Mio padre
era un Indicibile, credo voi li
definiate così» si intromise Alistair, cupo. «Era a capo di una squadra, ben
noto al Ministero per le sue arti magiche. Non avrebbe avuto motivo di non
volerlo fra i suoi».
«Ma io non
sono uno stupido, Draco» gli fece notare suo zio, con un sorriso pieno di
autocommiserazione. «O, almeno, non credevo di esserlo. Così, semplicemente, mi
rifiutai di ricevere il marchio, dicendogli che comunque avrei offerto i miei
servigi, se l’avesse ritenuto opportuno».
Draco non
riuscì a reprimere un brivido. «Non posso immaginare che l’abbia presa bene».
Aloisius
scosse il capo. «Aveva bisogno di me, quindi pensò di colpirmi dritto al cuore
per ottenere ciò che voleva» mormorò, cupamente. «Uccise mia moglie e mio
figlio maggiore, che all’epoca era solo un bambino. Io ero via per lavoro, ma
non credevo che loro fossero in pericolo. Come te, ero certo che al massimo
avrebbe colpito me, non una donna ed
un bambino purosangue. Dopotutto, non era per quelli come noi che lui stava cercando di prendere il potere?» la voce gli si
ruppe e, preoccupato, Alistair posò una mano sulla sua spalla. Distrattamente,
Aloisius gli diede un leggero colpetto, come a rassicurarlo. «Avrei dovuto
prendere delle misure di sicurezza, farli andare via… ma non ci pensai,
cullandomi nella certezza del nostro sangue. Fu tua madre a salvare i miei due
figli più piccoli, sai? Nettie aveva solo pochi mesi di vita, Alistair non
aveva che quattro anni. Nel cuore della notte, dopo un sogno premonitore,
Narcissa si precipitò in casa mia, cercando di farli scappare tutti, ma arrivò
troppo tardi».
Draco
osservò quell’uomo crollare davanti a lui, la testa fra le mani e le spalle
scosse da singhiozzi. «La mia Josephine era stata avvelenata,
era ormai in punto di morte quando tua madre riuscì a raggiungerla. I
Mangiamorte stavano arrivando, avrebbero dato fuoco alla casa nel cuore della
notte, così che nessuno potesse sapere
cos’era davvero successo. Narcissa tentò di portare via i bambini, ma Abraxas era testardo, non avrebbe mai abbandonato sua madre
lì».
Alistair
strinse la presa sulla spalla del padre. «Poco prima che tua madre ci
smaterializzasse via, lui sfuggì alla sua presa. Ricordo ancora la sua
espressione, quando riapparimmo a casa tua. Ci lasciò a tuo padre e tentò di
tornare indietro a prenderlo, ma quando riapparve la casa era già stata
inghiottita dall’Ardemonio».
Draco restò
in silenzio, non sapendo come comportarsi. Davanti a lui, un uomo adulto era
ridotto in lacrime per un motivo forse anche più valido del suo. Draco era
stato salvato dal sacrificio di sua madre e non aveva alcuna responsabilità
sull’accaduto, era inevitabile.
Aloisius Malfoy si era rifiutato di sottostare ad un rituale che lo avrebbe
reso uno schiavo e, per quel motivo, la sua famiglia era stata arsa viva.
«Cosa… cosa
accadde dopo?».
«Feci
l’unica cosa che ancora oggi sogno di fare» mormorò suo zio, la voce ridotta ad
un sibilo non più disperato ma furioso.
«Tentai di uccidere Voldemort e per poco
non ci riuscii» ammise, senza riuscire a nascondere un certo orgoglio. «Il
Lethifold7 era perfetto,
lui non avrebbe mai immaginato cosa fosse se un istante prima d’esser mangiato»
spiegò, una luce maniacale negli occhi grigi. «La rabbia, tuttavia, mi rese
incauto. RabastanLestrange
lavorava con me all’Ufficio Misteri, si accorse ben presto dei miei piani e, naturalmente, fece la spia».
Draco aveva
conosciuto RabastanLestrange,
ma non aveva mai voluto intrattenere
rapporti con lui. Era un uomo all’apparenza normale,
forse addirittura gentile, ma le voci
che giravano sul suo conto dipingevano uno scenario completamente differente.
Non c’era mai stata notizia delle sue vittime, perché delle sue vittime non era
rimasto mai nulla.
«Fortunatamente,
ragazzo, noi siamo Malfoy e per i
Malfoy la famiglia viene prima di qualunque altra cosa o persona» continuò il
vecchio, il tono leggermente più gentile. «Tuo padre e tuo nonno riuscirono a
trovarmi prima che potesse farlo Voldemort, misero in scena il mio suicidio e
con un Voto infrangibile fra tutti i
membri della famiglia giurarono che mai
avrebbero rivelato la mia vera locazione» spiegò, lasciandosi andare contro lo
schienale della poltrona. Aveva ancora il volto pallido e gli occhi rossi, ma
non c’era più debolezza nella sua espressione. «Per questo motivo non ti hanno
mai parlato di noi e tua madre ha dovuto sfruttare sua sorella Andromeda per
raggiungermi. Anche Narcissa, essendo una Malfoy per via del fidanzamento, non
avrebbe potuto parlare di me in alcun modo. Andromeda, tuttavia, era stata una
mia compagna di scuola, oltre che buona amica, e ricordava perfettamente chi io
fossi. Non ha avuto necessità di alcun altro tipo di spiegazione».
«Com’è
possibile che Voldemort non ti abbia mai scoperto? Ha semplicemente creduto che tu fossi morto?» domandò
Draco, sempre più confuso. Voldemort era il mago più potente che fosse passato
per la terra, no? Forse con l’unica eccezione di Albus
Silente, di cui aveva rinomatamente paura.
Aloisius
sorrise. «Voldemort non è talentuoso come crede d’essere. È solo spietato»
mormorò. «Ed ora che anche tu hai
visto di cos’è capace, ragazzo, dimmi: sei pronto a schierarti con la tua
famiglia ed ucciderlo, una volta per tutte?».
Quando
Draco fece per parlare, Alistair lo interruppe. «Prima di rispondere, è giusto
che tu abbia una scelta» disse, lanciando un’occhiata storta al padre. «Io sono
un Auror, anche se di Parigi. Posso inserirti in un
programma di protezione, mandarti in Australia e tenerti al sicuro finché non
saremo riusciti a sconfiggerlo, così non ti metterai a rischio e non dovrai
rinnegare nessuno dei tuoi principi sul
sangue» spiegò, pronunciando le ultime parole come se fossero state un insulto8.
Non era in dubbio che i figli di Aloisius fossero cresciuti con idee ben
diverse da quelle dei purosangue inglesi. «In questo modo, nessuno ti toccherà
più e la morte di tua madre ti avrà tenuto effettivamente al sicuro».
«Oppure?».
«Oppure» fu
Nettie ad intervenire, tornando nella stanza mentre si asciugava le mani su un
canovaccio. Le mani sporche di sangue9.
«potresti aprire gli occhi, renderti conto di quanto ridicole siano le pretese
di Voldemort e dei suoi amici, restare qui con noi e tornare a scuola a
settembre» spiegò, sorridendogli con una luce vagamente crudele negli occhi.
«Dovresti tornare con la certezza di essere una paria fra quelli che un tempo
erano tuoi amici, perché traditore del sangue. Saresti solo. Dovresti sempre guardarti le spalle, perché i figli dei
Mangiamorte probabilmente farebbero di tutto pur di usarti come vittima».
«Non è da
escludere che ci sia una taglia sulla tua testa» commentò Aloisius, valutando
la questione con espressione vagamente interessata. «Finché non mi sono nascosto
qui, sulla mia ce n’era una di cento galeoni. Niente di eccezionale, per l’uomo
che ha quasi ucciso Voldemort».
Con uno
sbuffo, Nettie alzò gli occhi al cielo. «Quello che sto cercando di dire,
Draco, è che la tua vita come l’hai sempre conosciuta finirebbe. Saresti un
reietto per la società e dovresti aiutarci a combattere con l’Ordine della
Fenice, perché a quanto pare è quello il nome che i ribelli di Silente hanno
scelto» aggiunse, con una smorfia. «Personalmente, lo ritengo un nome ridicolo, ma è lo scopo ad essere
importante. Ed il loro è uguale al nostro: distruggere
Voldemort una volta per tutte».
Draco
inarcò le sopracciglia. «Dovrei diventare un nessuno e oltretutto combattere al fianco di Potter e dei suoi amici?».
«Per quanto
io non metta in dubbio che siano persone detestabili, vuoi davvero dirmi che,
alla luce di ciò che adesso sai, la loro non sia una missione degna di essere
combattuta?» gli chiese Alistair, incredulo. «Tua madre è morta per salvarti da
lui. Mia madre e mio fratello sono morti perché mio padre ha tentato di salvarsi da
lui. Vuoi davvero restare inerte e lasciarglielo fare?».
Draco fissò
il cugino per qualche istante, restando in silenzio. Lentamente, la sua mente
sembrò elaborare davvero ciò che era successo a sua madre e ciò che era stato
della sua famiglia. Probabilmente in quello stesso momento suo padre era sul
punto di essere ucciso o, peggio, sottoposto al bacio del Dissennatore. Lui era
stato sul punto di morire in più di un’occasione e sempre a causa di Voldemort.
«Mia madre è morta per salvarmi la vita, non per farmi diventare il nuovo
martire della battaglia di Potter».
«Tua madre
è morta per salvarti, sì» convenne Aloisius. «Tua madre è stata uccisa per salvarti e se tu te ne
andrai, i suoi assassini verranno portati alla giustizia da qualcun altro».
Uccisa.
I suoi assassini.
Draco,
ancora una volta, si accigliò. «Un adulto responsabile cercherebbe di mettermi
al sicuro, non di aizzarmi come un gatto con la rabbia contro un mago
decisamente più forte di me. Sono solo un ragazzino» gli fece notare.
Aloisius
sorrise ancora di più. «Ah, sì, hai ragione. Ma io non sono un adulto
responsabile e tu non sei un semplice ragazzino» spiegò, bizzarramente allegro.
«Tu sei un Malfoy e, con noi,
potresti sviluppare il tuo potenziale».
«Oltretutto»
si intromise Nettie, l’espressione vagamente nauseata. «Hai davvero intenzione
di lasciare che sia Harry Potter a prendersi tutta la gloria? Anche lui è un
ragazzino, eppure ha già sconfitto Voldemort in più di un’occasione».
Questo è infierire, pensò
Draco, stringendo le labbra con disappunto. Potter era protetto da quel suo Dio
dei Mezzosangue Sfregiati – unico motivo per cui doveva esser sopravvissuto
tutti quegli anni – mentre Draco sarebbe stato un nessuno, senza appigli e
senza benedizioni ultraterrene.
«Narcissa
non è stata uccisa solo per salvarti la vita, Draco» mormorò Alistair,
sorridendogli leggermente. «Si è sacrificata per salvarti l’anima e renderti
qualcuno di cui sarebbe stata sempre fiera. Qualcuno che avrebbe risollevato il
nome della famiglia e posto fine a quel parassita che per generazioni ci ha
avvelenati dall’interno».
Per un
singolo istante, Draco riuscì quasi a crederci.
Ma la realtà era ben diversa, no? «Io non sono un eroe. Non ho mai voluto
esserlo».
Il sorriso
di Aloisius si ingrandì ancora di più. «Lascia che Potter faccia l’eroe, con i
suoi sani principi e tutto il resto. Noi saremo i cattivi della storia di
Voldemort. Una storia che non avrà un
lieto fine».
Mille
possibilità presero forma nella mente del più giovane Malfoy, dubbi da
risolvere e strade da scegliere. Avrebbe potuto scappare. Avrebbe potuto
rifarsi una vita altrove. Ma avevano ucciso sua
madre e magari se lui non ci fosse stato nessuno si sarebbe impegnato per
vendicarla. Nessuno avrebbe distrutto il Signore Oscuro con lo scopo specifico
di vendicarla. Sua madre era una
Black, non era una Weasley da quattro soldi, non avrebbe accettato di finire
nel dimenticatoio come la vittima collaterale di un pazzo.
Sua madre
era la vera eroina di quella storia e lui avrebbe fatto l’impossibile affinché
tutti lo sapessero.
Altro che il dannato Potter.
Dopo un
istante di silenzio, Draco annuì. «Per mia madre».
«Per la nostra famiglia».
»Marnie’s Corner
Bentrovati e
bentornati, cari amici di EFP!
Prima di
tutto, ho una pagina facebook! Seguitemi per futuri
aggiornamenti!
Questo
capitolo stava venendo così lungo che ho dovuto tagliarlo!
Nota positiva: ho già quasi metà del prossimo capitolo pronto!
Siamo ancora bloccati su Draco e sui Malfoy™.
Doveva essere una breve parentesi, questa, ma mi sono dilungata al punto di non
poter aggiungere l’incontro con l’Ordine. Mea culpa!
#NarcissaVeraEroina
Punti
importanti:
» * – E
niente, Aloisius come Valjean mi ha fatta morire. Voldemort
può fare Javert.
» 1 – Nettie
non è cattiva o insensibile. Semplicemente, lei ha visto come per anni suo padre si
è distrutto per il lutto ed il senso di colpa e non ha intenzione di lasciare
che Draco faccia la stessa fine. Tutta questa scenata da insensibile è frutto
della sua volontà di ottenere una reazione da Draco, spingerlo ad uscire dal
torpore del dolore ed andare avanti. Lo ha spinto, in questo modo, a reagire. Nettie è una tsundere al
massimo livello.
» 2 – Ed
ecco che Draco tira fuori tutte le sue emozioni. Il suo discorso è ripetitivo,
sì. Narcissa gli ha già aperto gli occhi al riguardo, ma fino a quel momento
lui non aveva pienamente realizzato la portata delle rivelazioni di sua madre.
All’improvviso, tutto ciò che credeva reale si è rivelato essere una finzione,
il mondo gli è effettivamente crollato addosso.
» 3 – Anthony Goldstein, farà la sua comparsa più avanti perché io lo
amo tanto <3.
» 4 – Dalla
serie: Marne si inventa poteri e li distribuisce. I Black sono una famiglia molto antica. Molto. E molto purosangue. Da ciò deriva la presenza di peculiarità
magiche di deriva genetica che qui e lì si manifestano. Gli Occlumanti
sapete bene chi sono, mentre i premonitori sono “i veggenti”, solo che in
questo caso si tratta di sogni premonitori che raramente compaiono. Non è un
potere sviluppato come quello della Cooman,
attenzione, si tratta più che altro di un sesto senso che ogni tanto funziona
un po’ di più.
» 5- Altra mia
personalissima invenzione. Il Marchio non può essere un semplice tatuaggio e l’idea
che Voldemort l’abbia usato per schiavizzare i suoi discepoli ed usarli come
snack mi stuzzicava molto. L’idea dello “snack dell’anima” mi è piaciuta molto
perché l’ho considerata come un “piano di riserva” di Voldemort. Lui ha fatto
gli Horcrux, no? Ma sapeva che gli
Horcrux lo rendono molto debole. Per evitare il rischio di indebolirsi troppo,
non avrebbe fatto bene a trovarsi una fonte di sostentamento? Un qualcosa
capace di aiutarlo se per caso gli Horcrux avessero prodotto conseguenze
sgradevoli?
» 6 – I Malfoy™ sanno che c’è qualcosa sotto,
perché Voldemort è sopravvissuto nonostante tutto. Semplicemente,
non hanno pensato agli Horcrux. Ma a questo troveremo presto rimedio… in
una forma che spero sorprenderà!
» 7 – Il Lethifold è una bestia molto brutta simile ad un velo che
mangia carne (detta in modo così scientifico che NewtScamander SPOSTATI), una teoria che credo sia stata
confermata vuole che sia stato proprio un Lethifold
ad uccidere Sirius Black (perché nei libri lui inciampa e cade oltre il velo, per colpa di Bellatrix, sì, ma senza
Avada). QUEL Lethifold è lo
stesso che zio Aloisius ha tentato di usare contro Voldemort.
»8 – Aloisius ha avuto il buongusto di non far
crescere i figli minori con gli ideali del sangue. Non avrebbe potuto, visto
che a Parigi è stato aiutato da una mezzogigante (nel
prossimo capitolo vedrete meglio) e da più di un Nato Babbano.
Oltretutto, Voldemort ed i Mangiamorte avevano ucciso parte della sua famiglia,
se questo non ti fa venire un’epifania non so cosa può farlo.
» 9 – Ciao Greyback, the Malfoy send their regards. Nel prossimo capitol altri dettagli!
Prepariamoci
per l’infarto di Harry Potter ed il collasso generale dell’Ordine.
Vi aspetto
domenica prossima!
Per altre comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto
su facebook!
Era il
giorno del suo compleanno ed Harry Potter, nonostante le avversità, lo aveva
trascorso nel modo migliore: una colazione abbondante, una partita a Quidditch
con Ron, Hermione e Ginny ed un pranzo da leccarsi i baffi. In serata, la
signora Weasley aveva messo in conto di preparargli una torta, così che
potessero festeggiare con altri membri dell’Ordine che sarebbero arrivati per
una veloce riunione pomeridiana. Harry era entusiasta
di quel particolare. Dopo la morte di Sirius, nessuno aveva più messo in dubbio
la sua partecipazione alle riunioni stesse e finalmente avevano iniziato a
prenderlo seriamente in considerazione.
Se non ti fossi sentito tanto importante, – disse
una vocina sul fondo della sua coscienza – probabilmente
non ti saresti precipitato al Ministero e allora Sirius sarebbe ancora vivo.
«Amico,
tutto bene?» gli chiese Ron, dandogli un colpo sulla spalla. Davanti a lui, una
montagna di biscotti stava lentamente raggiungendo la sua fine, divorati con
voracità nonostante la promessa fatta alla madre di lasciarli per la riunione.
Erano i preferiti di Remus e, citando la signora Weasley, Merlino solo sapeva se quell’uomo ne aveva bisogno. «Hai fatto una
faccia bruttissima! È il tuo compleanno, mangia un biscotto».
Hermione,
appena giunta dal giardino e con alle spalle Ginny, gli dedicò uno sguardo
pieno di disgusto. «Tu vuoi che lui ne mangi così da scaricare su di lui tutte
le colpe quando tua madre scoprirà che non ce ne sono più» gli disse, scuotendo
il capo. Era incredibile quanto si
fosse inacidita nei suoi confronti. Harry non poteva darle torto: il
comportamento di Ron intorno a Fleur era a dir poco imbarazzante, oltre che
degradante per tutto il genere femminile. La battuta che anche lui gli aveva
sentito fare su Tonks1 lo aveva sinceramente innervosito, la sera
precedente. Harry, tuttavia, conosceva il suo migliore amico ed i suoi limiti,
era molto più difficile che si offendesse. «Stai bene, Harry? Sei pallido» gli
chiese un attimo dopo Hermione, lo sguardo velato di preoccupazione.
Dietro di
lei, anche Ginny si accigliò. Harry sentì qualcosa muoversi sul fondo del suo
stomaco ma non osò dire una parola. Si limitò quindi a stringersi nelle spalle
e ad usare la tattica che per anni gli aveva evitato discussioni imbarazzanti: cambiare discorso. «Qualche membro
dell’Ordine è già arrivato?».
Ginny
indicò l’esterno con un cenno del capo. «Bill e Charlie stanno aiutando papà
con degli gnomi e credo che Flebo
stia facendo il tifo» disse, con una smorfia. «Gli altri stanno arrivando.
Mamma ha detto che Silente ci raggiungerà più tardi, perché deve fare qualcosa
di importante prima».
Harry
annuì, con un sospiro. «Speriamo che Piton non si trattenga per la torta».
Ron, al suo
fianco, quasi si strozzò con il biscotto che aveva appena graffignato dal
piatto. «Se non sbaglio, credo che Silente abbia detto alla mamma che lui non
ci sarebbe stato. Per una qualche ragione non credo ritenga sia saggio tenerlo
in un posto piccolo come questo e circondarlo da gente che non lo ha proprio in
simpatia».
«Il
professor Piton è un membro dell’Ordine come tutti gli altri» mormorò Hermione,
l’espressione esasperata. «In tutti questi anni lo abbiamo sempre ritenuto
responsabile delle varie disgrazie che ci sono capitate ma, sorpresa!, alla fine non era mai lui il
colpevole, tutt’altro».
Ginny
scosse il capo. «Probabilmente è colpa dei capelli» commentò, inarcando le
sopracciglia, «sono così unti da fargli scivolare addosso qualunque tipo di
buona predisposizione da parte nostra».
Ron fu sul
punto di morire per la seconda volta,
Harry dovette concentrarsi per colpirgli la schiena e non fare la stessa fine.
La stessa Hermione, seppur con riluttanza, non riuscì a frenare un risolino divertito.
Fu in quel modo che la signora Weasley ed i maggiori fra i Weasley li
trovarono, quasi piegati su se stessi dalle risate. Dietro di loro fecero
lentamente la loro comparsa gli altri membri dell’Ordine che erano stati
invitati – sorprendentemente pochi, solo i più intimi. Che quella non fosse una
riunione importante? – ed a chiudere la fila il signor Weasley, visibilmente
stanco dopo la giornata lavorativa.
Ciò a cui
le riunioni dell’ES non avevano preparato Harry era la noia che sfortunatamente caratterizzava le riunioni dell’Ordine.
Non c’erano incantesimi da insegnare, soltanto una lunga schiera di ronde e
turni da organizzare, relazioni da consegnare e informazioni da condividere.
Nulla di importante, nulla di nuovo.
Con
l’arrivo di Silente, tuttavia, la situazione sembrò mutare improvvisamente. Il
Preside, calmo come sempre, era arrivato con giusto un’ora di ritardo, scusandosi con gli altri membri e
giustificandosi con degli “accordi” che dovevano essere necessariamente presi.
Nonostante ciò il vecchio sorrise ai più giovani partecipanti e fece gli auguri
ad Harry, prima di accomodarsi a capotavola.
«Sono
spiacente di aver invaso casa tua proprio oggi, Molly» disse, gentilmente,
«soprattutto perché la prossima riunione era già stata fissata per la fine di
agosto. Avrete pensato che sia successo qualcosa di grave, nonostante le
notizie che giungono siano da sole sempre più tragiche» continuò, rivolgendosi
a tutti gli altri presenti. «Ma qualche settimana fa ho ricevuto notizie a dir
poco disturbanti ed ho dovuto condurre ulteriori indagini, il cui risultato – relativamente
positivo – mi ha portato a convocarvi in anticipo».
Preoccupato,
Remus si piegò leggermente in avanti, per poter osservare il Preside. «Cos’è
successo? Ha a che fare con la scomparsa di Greyback? I licantropi che ho
incontrato nei giorni scorsi erano parecchio ansiosi» mormorò, accigliato.
Silente
annuì ma sollevò la mano, facendogli cenno di aspettare. «Tutto a suo tempo»
commentò, sospirando. «Ninfadora, penso tu possa ragguagliare gli altri sulla
prima parte dell’accaduto».
Tonks, che
sembrava essersi mimetizzata con l’angolo buio in cui si era seduta2,
si alzò in piedi, rovesciando contemporaneamente la sua sedia. «Come penso
saprete, mia madre è la sorella maggiore di Bellatrix e di Narcissa Malfoy, la
moglie di Lucius» iniziò, incrociando le braccia al petto. «Più o meno due mesi
fa è stata contattata dalla signora Malfoy, lei era preoccupata per Draco e per
ciò che Voi-Sapete-Chi gli avrebbe fatto per vendicarsi del fallimento di
Lucius al Ministero».
Accanto ad
Harry, Ron sbuffò. «Gli starebbe bene a quel furetto» mugugnò, a voce non
abbastanza bassa da non farsi sentire dal Preside, che gli lanciò uno sguardo lievemente contrariato. Ron naturalmente
non se ne accorse, ma Hermione sì e non si risparmiò una gomitata nello stomaco
dell’amico. «Hermione! Che ho detto di male?».
«Va’
avanti, Ninfadora» incitò Silente, facendo cenno alla giovane Auror di
riprendere. Harry lo guardò intensamente. C’era una nota di leggera irritazione
nella sua voce, oppure era stata tutta una sua impressione? Silente non perdeva
la pazienza con loro, neppure quando accusavano Piton del qualsivoglia
tradimento.
Tonks annuì. «Avevano uno specchio comunicante
fin da bambine, credo che l’abbiano usato più di una volta negli anni, ma mia
madre ha sempre evitato di dircelo» spiegò, stringendosi nelle spalle.
«Immagino che Narcissa non fosse deviata come Bellatrix, volerle bene non deve
essere tanto assurdo».
«Una Malfoy
avrebbe chiesto aiuto a tua madre? Una rinnegata
Black sposata con un Nato Babbano e
con una figlia Auror?» chiese,
basito, Charlie, guardando la vecchia amica con le sopracciglia inarcate. «A me
sembra piuttosto una trappola».
Molly
annuì. «Albus, per quanto io non sia mai d’accordo con il mettere a rischio i
ragazzi, sono piuttosto certa che Narcissa Malfoy non metterebbe suo figlio in
mano all’Ordine. Deveessere
una trappola» sbottò, scuotendo il capo. «Se andassimo a prenderlo, ci
ritroveremmo un contingente di Mangiamorte pronto ad uccidere a vista.
Naturalmente con ciò non dico che non dovremmo aiutare il ragazzo, neppure lui
merita quella fine».
Harry,
guardando il Preside, ebbe improvvisamente un flash dell’espressione di puro terrore che Lucius Malfoy aveva avuto
quando non era riuscito ad ottenere la Profezia. Ed al suo sguardo al cimitero,
quando Voldemort aveva fatto il suo ritorno. Per quanto le sue parole fossero
state entusiaste e servili in entrambe le occasioni, i suoi occhi di certo non
lo erano stati. L’idea che Narcissa potesse voler chiedere aiuto per salvare
Draco non gli sembrò poi tanto assurda.
«Narcissa
non voleva che noi andassimo a prendere Draco, però. Aveva già ottenuto un
aiuto, al riguardo» le rispose il Preside, lo sguardo cupo. «E devo dire che
hai ragione, Molly, a casa Malfoy c’era un contingente di Mangiamorte pronto a
colpire al primo movimento sbagliato» confermò, lasciando che la sua voce
assumesse una nota estremamente grave. «Narcissa Malfoy è stata uccisa sei
settimane fa, dopo aver garantito la fuga di suo figlio. Due ore dopo, suo
marito è stato trovato morto ad Azkaban. Ufficialmente, sono entrambi morti
suicidi e, con Draco scomparso, tutte le loro proprietà sono passate in eredità
a Bellatrix».
Tonks si
portò una mano alla bocca, lasciandosi cadere sulla sedia – che Charlie aveva
rialzato -, e disse una parolaccia così brutta da costringere Fleur a fare un
verso sconvolto. «A mia madre prenderà un colpo» sussurrò. «Voleva che
andassimo a prendere anche lei, dopo Draco. Non pensavamo-».
Silente
annuì. «Temo che Narcissa fosse consapevole dell’impossibilità di salvare se
stessa insieme a suo figlio. Lo stesso Draco è riuscito a salvarsi grazie
all’intervento delle persone contattate da Narcissa, altrimenti Greyback non
avrebbe lasciato nulla di lui».
Lupin
sbiancò. «Hanno mandato Greyback da lui» sussurrò, preoccupato. «Sei settimane
fa? Non c’era la luna, se non sbaglio».
«No, non
c’era, ma concorderai che ciò non basti a ridurre la pericolosità di
quell’uomo» convenne Silente, scuotendo il capo. Gli occhietti azzurri si
fissarono su ognuno di loro, in particolare su Harry. «Nella lettera che
Andromeda Tonks mi fece consegnare, Narcissa mi chiedeva di far sì che Draco
fosse al sicuro almeno a scuola, perché qualcun altro si sarebbe preso cura di
lui al di fuori. Qualcuno che io, come anche i più anziani di voi, credevo
fosse morto. Mi promise addirittura il suo supporto nella prossima guerra, in
cambio della sicurezza del figlio».
Harry ebbe il terribile sospetto che si
trattasse di Codaliscia, ma lo mise immediatamente da parte. Impossibile, Silente non si sarebbe
fidato di lui.
«Di chi
stiamo parlando?» domandò il signor Weasley, che aveva assunto un’espressione
fra il confuso ed il sospettoso. «I Malfoy hanno amici solo nell’élite
purosangue ed ognuno di loro venderebbe anche i figli pur di ottenere il favore
di Tu-Sai-Chi» ragionò, grattandosi distrattamente la nuca. «Dubito che la
signora Zabini si sia schierata, alla fine, o che possa esserci d’aiuto in
qualche modo».
«Sempre che
non voglia sposare Voldemort e fargli fare la fine degli ultimi sette mariti»
intervenne Bill, con una risata cupa. Charlie, al suo fianco, rise più forte e
fece scontrare il pugno contro il suo, nonostante sia Tonks che Fleur li
stessero folgorando con lo sguardo.
Il Signor
Weasley scosse il capo. «Hai detto che pensavi fosse morto? Ed utile?» domandò,
più in modo retorico che seriamente, per poi impallidire e voltarsi in
direzione di Malocchio. L’Ex capo Auror, che era rimasto in silenzio assoluto
fino a quel momento, aveva l’occhio sano puntato su Silente e quello meccanico
in direzione dell’esterno della Tana. Quando lui annuì, il signor Weasley si
voltò in direzione della moglie e poi, ancora una volta, verso Silente. «Vuoi
dirmi che Aloisius è ancora vivo?».
Il Preside
annuì. «Incredibile, vero? Mai sottovalutare l’amore familiare» concordò. Per
tutti gli altri membri più giovani – che diversamente dagli altri, tutti
sconvolti, non avevano la minima idea di chi fosse quest’uomo – si premurò di
spiegare. «Alousius Malfoy è il fratello maggiore di Lucius. Più di vent’anni
fa si oppose al Marchio e vide morire sua moglie e suo figlio maggiore per mano
di Voldemort e dei suoi scagnozzi. Riuscì quasi ad ucciderlo, ma Rabastan
Lestrange fece la spia e, stando alle nostre fonti, lui si suicidò con i due
figli minori pur di non essere catturato dai Mangiamorte».
«Aloisius
Malfoy è stato l’uomo che per la prima volta è riuscito a mostrare Voldemort
per l’uomo che realmente è. Un uomo
che può morire» aggiunse Malocchio, annuendo. «Ho fatto le mie ricerche, Albus.
A quanto pare ha vissuto sotto falso nome ed ha insegnato Difesa a Beauxbatons per quasi vent’anni. Si è
ritirato tre anni fa a causa di una malattia. Non penso sarà di grande aiuto
nella Guerra, se non come consulente».
«State parlondo di MonsieurTremaine?»
chiese Fleur, sconvolta. Che si fosse intromessa nella riunione rendeva bene
quanto incredibile avesse trovato quella nuova scoperta. Solitamente, a detta
di Molly, restava semplicemente attaccata al braccio di Bill come un’ameba. «Madame Maxime era désespéré, quando lui è andato in
pensione antiscipata».
«Hai fatto
le tue ricerche anche sui suoi figli?» domandò il Preside, pazientemente, come
se già sapesse come si sarebbe concluso quel loro discorso. Harry – che
onestamente non aveva idea di cosa
stesse succedendo – aveva l’assoluta certezza che quel discorso di Malocchio
fosse tutto a beneficio loro, il Preside probabilmente sapeva già tutto ciò che
c’era da sapere.
Moody
annuì. «Il più grande dei due sopravvissuti è un Auror, in effetti» commentò.
«Certo, un auror francese-».
«Gli Auròr franscesi sono i miliori d’Europa!» sbottò allora Fleur, piccata. «Molti vengono
chiamati a collaborer con la Confédération magica internazionale!».
Moody la
liquidò con un gesto della mano. «Quanto alla femmina, la più piccola, si è
diplomata con un anno d’anticipo ed ora fa la medimaga a Parigi, all’Asclépios,
ma niente di che».
«È l’ospedale miliore di Paris!».
Ancora una
volta, Moody la liquidò. «Il punto è che nessuno dei due ha seguito realmente
le ombre del padre. Il maschio potrebbe tornare utile, ma non so quanto gli
Auror di Parigi gli consentiranno di partecipare alle nostre missioni.
Smaterializzarsi fra gli Stati non è mai una sciocchezzuola».
«Dillo a
me» mugugnò Charlie. «Se avessi saputo che tutta questa storia ruotava intorno
ai Malfoy, avrei evitato di partire dalla Romania. Il vecchio Vlad non ama
particolarmente lasciarmi andare in giro, professor Silente».
Accanto a
lui, Bill inarcò le sopracciglia. «Mi hai detto che sei venuto per la torta di
Harry».
«Fa’
silenzio».
Fu Silente
ad interrompere quella che avrebbe potuto diventare una vera e propria zuffa
fra fratelli – era un peccato che Fred e George non fossero riusciti a venire –
alzando la mano ed attirando nuovamente su di sé l’attenzione. «Alastor, grazie
per la tua ricerca, ma credo che avrai bisogno di incontrarli per constatare
sulla tua pelle quanto i rapporti siano… inaccurati
su di loro. Sono pur sempre i figli di Aloisius Malfoy» spiegò, con uno di quei
suoi sorrisini capaci di – contemporaneamente – rassicurare Harry e fargli
venire i brividi.
«Odio
quando fa così» mugugnò Ginny, in un sussurro, usando lo stesso identico tono del fratello maggiore poco
prima. «Non so mai se avere paura o no».
Qualcosa di
estremamente caldo si mosse nello stomaco di Harry. Probabilmente aveva
esagerato con il pudding a pranzo.
«Quindi il
ragazzo adesso è con loro?» chiese la signora Weasley, distraendo Harry dal suo
interrogatorio interiore. Aveva lo sguardo bizzarramente preoccupato,
considerando che si stesse parlando di Draco Malfoy. «Lo possono tenere al
sicuro fino a settembre?» aggiunse, scambiando un’occhiata con il marito. Il
signor Weasley non sembrava colpito come lei, ma non era neppure totalmente incurante3.
Il Preside
annuì. «Sei settimane fa lo stesso Aloisius mi ha rassicurato sulle sorti di
Draco e sulla sua presenza per il nuovo anno scolastico» confermò, accennando
un sorrisino. «Ha anche pensato di darmi qualche consiglio per la sua sicurezza».
Intorno al
tavolo, quelle affermazioni scatenarono reazioni più o meno divertite. Ma non
nella signora Weasley. O in Tonks.
«I suoi
compagni di casa tenteranno di soffocarlo con un cuscino nel cuore della notte»
esalò l’Auror, i capelli già grigi diventati totalmente neri. «Diventerà
obiettivo di tutti i figli di Mangiamorte».
Ron si
strinse nelle spalle. «Nulla che lui non abbia fatto a tanti altri nel corso
degli anni» sbottò, a voce bassissima. «Per cinque anni ti ha dato dell’orfano,
Harry… e a me del pezzente e traditore. Vediamo come se la caverà dall’altra
parte della bacchetta».
Hermione
gli lanciò uno sguardo scandalizzato.
Harry, nonostante una parte di lui stesse intimamente festeggiando per la
caduta dal piedistallo del vecchio nemico, non riuscì a gioire perché qualcun
altro era stato costretto a diventare orfano per mano di Voldemort.
«Ha perso
entrambi i suoi genitori per mano di qualcuno che credeva essere amico della
sua famiglia» sbottò Hermione, fulminandolo. «E probabilmente adesso sarà ancora
più preso di mira di noi» aggiunse, dandogli un pugno sulla spalla con fare
tutt’altro che amichevole. «Nessuno merita quel trattamento, se non Voldemort
stesso».
Silente
annuì, senza riuscire a nascondere un sorriso ammirato. «La signorina Granger
ha, naturalmente, ragione». Guardò i quattro studenti seduti al tavolo,
soffermandosi particolarmente su Ron. «Non vi chiedo di diventare suoi amici,
ma, almeno, di non contribuire a quanto dovrà già soffrire».
La signora
Weasley scosse ancora il capo, con un sospiro. «Povero ragazzo, dev’essere
stato traumatico per lui».
«Come lo è
stato per me essere posseduta dal diario che suo padre mi aveva rifilato» aggiunse Ginny, vagamente irritata.
«Non dico che debba essere ucciso nel sonno o che noi dobbiamo mettere il dito
nella piaga, ma prima che io possa provare pena per un Malfoy dovrà passarne di
acqua sotto i ponti. Voglio dire, non ha mai smesso di chiamare Hermione in
quel modo disgustoso».
Hermione
strinse le labbra, ma un attimo dopo sorrise. «Non l’ha più fatto da quando gli
ho dato uno schiaffo»4, disse. «Immagino abbia imparato almeno
quella lezione. Posso sempre rifarlo per insegnargliene altre».
Harry
ridacchiò, ricordando l’espressione di Malfoy dopo che Hermione gli aveva
manifestato tutto il suo disappunto per la sorte “toccata” a Fierobecco. «Credo
abbia avuto il segno per almeno due giorni. Hai un destro micidiale, Hermione.
Dovresti fare i provini e diventare battitore per la squadra».
Lei rise,
arrossendo leggermente. «Dubito che la mia coordinazione mano-occhio sia
adatta».
«O che lei
possa ottenere di farci giocare tutti per terra, senza scope» aggiunse Ron,
ridacchiando. «Hermione non è proprio brava a volare».
Ad impedire
ad Hermione di dare un’altra dimostrazione del suo destro micidiale fu Lupin.
«Una pecca ridicola, considerando gli altri infiniti talenti che la nostra
Hermione ha dimostrato sia dentro che fuori l’ambito scolastico, ne sono
certo».
Il modo in
cui lei arrossì fece ridacchiare un po’ tutti, anche il Preside. Ron, tuttavia,
arrossì ancora di più sotto lo sguardo furioso
di sua madre. Ad Harry sembrò quasi di sentire
la ramanzina telepatica che probabilmente lei stava tentando di fare. E non
riuscì neppure a darle torto, Ron sapeva
quanto Hermione fosse imbarazzata dalla storia del volo.
«Harry», lo
richiamò il Preside. «Mi rendo conto che chiederti di… mettere da parte il
risentimento potrebbe essere troppo. Tuttavia, proprio come tu hai perso Sirius,
Draco ha perso la sua famiglia e questo l’avrà molto provato. Sarebbe
preferibile che voi possiate collaborare».
Sentendosi
gli occhi di tutti puntati addosso, Harry annuì con una certa resistenza. «Farò
il possibile. Ma se lui mi darà rogne, non ci penserò due volte a farlo
pentire».
«Non farti
vedere da Hermione, però» commentò Ron, già dimentico del rimprovero mentale
appena ricevuto. «Ti toglierebbe punti per essere corretta».
«Intelligente
da parte tua fare dette affermazioni da ruffiano
davanti al Preside, Ronald» lo riprese Hermione, secca. «I Prefetti servono la
scuola, non gli amici».
Silente
sorrise, benevolo, sorvolando sull’intera discussione fra Hermione e Ron. «Non
ti chiedo altro, Harry. Al resto penseremo noi professori» convenne il Preside.
Da qualche parte sperduta nelle sue vesti, un orologio vibrò rumorosamente.
«Ah, i nostri ospiti dovrebbero essere qui da un istante all’altro, anche se
elegantemente in ritardo. Alastor?».
«Si sono
materializzati pochi minuti fa alla fine del viale. Non è stato un viaggio
facile per qualcuno» commentò l’ex Auror, senza riuscire a nascondere un ghigno
divertito. «Stanno arrivando».
Come se
fossero stati una sola entità, Ginny e Ron balzarono alla finestra, velocemente
seguiti da Fleur. Tutti e tre, fortunatamente coperti dalle tende, riuscirono a
dare un’occhiata agli ospiti, dapprima mormorando fra loro e poi condividendo
le loro nuove visuali.
«Sono in
tre, tutti molto bizzarri» iniziò
Ron, sulle punte pur essendo il più alto. Harry trovò curioso che un mago potesse definire chiunque altro come bizzarro. Gli sembrò leggermente
ipocrita. «Due maschi incappucciati ed una femmina con un cappello ridicolo»
spiegò, prima di fischiare ammirato. Fleur, che aveva emesso un verso sdegnato
quando Ron aveva usato i termini “femmina” e “maschi”, lo guardò con totale orrore quando sentì il suo commento sul
cappello. «Uno dei due maschi è davvero enorme.
Pensate abbiano portato Greyback? Lo avranno messo sotto Imperius, sono Malfoy,
lo farebbero».
«Aloisius
non ha voluto darmi informazioni su Greyback, immagino che potremo chiedere
loro una volta che saranno arrivati in casa» commentò il Preside, osservando
tutti e tre come se fossero stati curiose scimmiette dello zoo. «Quanto alla
tua supposizione, giovane signor Weasley, mi auguro che non la ripeterai
davanti ai nostri nuovi amici. Potrebbero indispettirsi nell’essere catalogati
con un tale sdegno, tu non trovi?» aggiunse, rivolto a Ron. Lui, arrossendo a
livello delle orecchie, si schiarì la voce e si allontanò dalla finestra,
tornando a sedersi con l’espressione di un cane bastonato. Harry non riuscì a
nascondere un risolino, cosa che gli fece guadagnare un calcio non proprio
delicato direttamente sulla caviglia.
«Siete due
bambini» commentò invece Hermione, scuotendo il capo.
Dei colpi
alla porta impedirono che la discussione potesse continuare. Velocemente, sia
Ginny che Fleur ripresero i loro posti e la signora Weasley, accompagnata dal
marito e dal professor Silente si avvicinò all’entrata per far accomodare in
nuovi ospiti e, probabilmente, per identificarli. In quel momento la sicurezza
non era di certo troppa.
Quasi a
conferma delle supposizioni di Harry, il Preside si avvicinò alla porta disse: «Quali
sono state le ultime parole che ho personalmente scritto ad Aloisius Malfoy,
prima che tentasse di uccidere Voldemort?». Nella stanza, più di una persona
sembrò rabbrividire al solo sentir pronunciare quel nome. Ma non Harry.
«La vendetta non ti condurrà che alla morte»
rispose una voce maschile da oltre la porta. Era una voce profonda, ma
apparentemente gentile e con un leggero accento francese. La sua risposta
dovette bastare al professor Silente perché, annuendo, si fece da parte e
consentì alla signora Weasley di aprire la porta.
Quasi
contemporaneamente, una voce di donna – meno gentile ma ugualmente francesizzante – mugugnò qualcosa di
incomprensibile per Harry, ma palesemente non per Fleur, che inarcò le
sopracciglia con aria scettica. Harry la vide chinarsi in direzione di Bill e,
con buone probabilità, tradurre quanto aveva sentito, facendolo ridacchiare.
«Venite,
prego» stava dicendo, intanto, la signora Weasley, indicando ai tre nuovi
ospiti la cucina, dove tutti loro erano raggruppati. Suo marito, probabilmente
dopo aver salutato, era velocemente tornato nella stanza ed aveva duplicato
delle sedie così che fossero già pronti dei posti per i loro tre nuovi ospiti.
Vedendoli,
Harry comprese perché Ron li avesse definiti bizzarri. I due maschi avevano il viso completamente nascosto dal
cappuccio del mantello – per entrambi verde scuro ma leggero – e la donna, più
piccola di parecchi centimetri, era invece coperta da un leggero mantellino
nero e da un cappello così largo da coprirle praticamente gli occhi.
Se i dissennatori fossero stati umani…
L’uomo al
centro, enorme proprio come Ron lo
aveva descritto, si tolse per primo il cappuccio, seguito un momento dopo dagli
altri due. Con sorpresa generale, il secondo uomo non era l’ipotetico zio di
Draco Malfoy ma Draco Malfoy stesso,
nonostante Harry per un istante avesse faticato a riconoscerlo. Erano spariti i
capelli coperti di robaccia appiccicosa ed altrettanto spariti erano gli
sguardi pieni di superiorità e disprezzo. La sua espressione era vuota quasi
quanto quella della donna che lo affiancava, così simile a lui da poter passare
per sua sorella. L’uomo centrale, evidentemente il cugino, non condivideva i
tratti da Malfoy degli altri due: alto e con delle spalle che avrebbero fatto
invidia a Grop, aveva dei capelli così lunghi che se non fossero stati raccolti
probabilmente avrebbero superato le sue spalle ed una barba che, stando al modo
in cui la occhieggiava, Silente gli invidiava particolarmente.
«Vi
ringraziamo per averci dato la possibilità di collaborare con voi» iniziò
l’uomo enorme, chinando elegantemente il capo in direzione generale di tutti
gli altri. Accanto a lui, Harry sentì Hermione irrigidirsi ma, prima che
potesse tranquillizzarla – evidentemente era più facile fare la spavalda lontano da Malfoy e non così vicino a
lui – la sua attenzione venne attirata dal leggero ghigno di Ron. Ghigno non diretto a Draco ma, piuttosto, a suo
fratello Charlie. Spostato anche il suo sguardo su di lui, Harry notò come
fosse bizzarramente arrossito e come si fosse raddrizzato sulla sua sedia. Strano. «Io sono il Capitano Alistair Malfoy,
degli Auror di Parigi. Conoscete già mio cugino Draco, naturalmente, mentre lei
è mia sorella Nettie. Ci scusiamo profondamente per l’assenza di nostro padre,
ma la sua malattia rende il viaggio per smaterializzazione estremamente
complicato».
Piuttosto
agitata, la signora Weasley si fece avanti. «Prego, sedetevi! Non state lì in
piedi come asticelli» mormorò, indicando loro le sedie. Si sedettero con una
tale coordinazione che Harry si ritrovò a sbattere le palpebre. Sembrava tutto
una messa in scena provata e riprovata per ottenere l’effetto più drammatico
possibile. Conoscendo Draco e Lucius Malfoy, Harry non riuscì ad allontanare il
sospetto che fosse realmente così. «Posso portarvi una tazza di tè?».
L’uomo,
Alistair, dedicò alla signora Weasley un sorriso da copertina, annuendo. «La
ringrazio, madam, io la accetto
volentieri. È possibile con del limone e molto zucchero?» le domandò, garbato,
facendola arrossire terribilmente intorno alle orecchie. Quando lei annuì, lui
la fulminò con un altro sorriso. «Mercì,
madam, è gentilissima». Quando notò che lei fosse stata sul punto di
reiterare la domanda agli altri due Malfoy, tuttavia, parlò di nuovo. «Spero
non si offenderà se mia sorella e mio cugino rifiuteranno la sua offerta, ma
sono entrambi terribilmente allergici al tè. Temo sia un problema di famiglia».
«Malfoy
allergico al tè?» sussurrò Ron, praticamente nell’orecchio di Harry per non
farsi sentire. «Ricordalo per il futuro».
«Mi auguro
che non lo ricorderete per il futuro»
si intromise la donna, fulminandoli entrambi con i suoi occhi verde pallido. Ad
Harry bastò il suo tono di voce per fargli dimenticare qualsiasi cosa lei gli
avesse chiesto di dimenticare. Se i
dissennatori fossero umani… «Sarebbe terribile avere la certezza che
qualcuno, in questa stanza, abbia
sfruttato una conoscenza non nota ad altri soggetti per far del male ad un
nuovo alleato. Davvero sconveniente. Totalmente inappropriato».
Il più
leggero dei sorrisi incurvò le labbra di Draco, ma non lasciò trasparire altra
emozione nonostante le parole della cugina li avessero messi tutti con le
spalle al muro. Harry non riuscì a non pensare che lo stesso ragazzo poco più
di qualche mese prima avrebbe sfruttato quella “immunità” per rendersi ancora
più detestabile del solito.
Vagamente
imbarazzato da quella parentesi, Alistair si schiarì la voce. «Una sola tazza
di tè, madam Weasley, la ringrazio
infinitamente» ripeté, con un sorriso, raddrizzandosi nella sua sedia e
lanciando uno sguardo veloce su tutti gli occupanti della stanza, senza
soffermarsi su nessuno in particolare, neppure su Harry. Strano, solitamente la
prima cosa che gli estranei facevano era fissarlo in attesa che mettesse in
mostra la cicatrice ed iniziasse ad urlare “fuggite
sciocchi, Voldemort è tornato!”. «Tornando a noi, mio padre è attualmente
in viaggio da Parigi, raggiungerà Londra con i mezzi babbani entro la fine
della settimana. Ha dovuto fare delle deviazioni per il continente alla ricerca
di vari libri, attualmente in possesso di nostri amici di famiglia».
«Magia
oscura» affermò Moody, brusco.
La donna –
Nettie – inarcò un sopracciglio. «Sì, Magia
Oscura» ripeté, facendo il verso al vecchio Auror, con tanto di smorfia. «Per
distruggere qualcosa bisogna conoscerla, sempre che voi inglesi non preferiate
andare alla cieca, come al solito».
Alistair
posò una mano sul gomito della sorella, senza neppure guardarla. «Zia Narcissa
era in possesso di informazioni particolarmente utili e disturbanti legate alla
sopravvivenza curiosa di Voldemort
negli ultimi anni» si intromise, senza preoccuparsi nel pronunciare quel nome
di cui tutti sembravano esser spaventati. «Salvando Draco, ha passato a lui
queste informazioni tramite una lettera». Con un cenno, invitò il cugino a
tirare fuori detta lettera dalla tasca interna del mantello.
Harry notò
la mano di Malfoy tremare leggermente, le dita strette sulla busta di carta
pregiata. «Quindici anni fa, mia madre incontrò suo cugino, Regulus Black, poco
prima che lui… morisse» cominciò a spiegare lui, senza aprire tuttavia la
lettera. Regulus, il fratello minore di Sirius che, stando a quanto Remus gli
aveva raccontato, era morto poco dopo aver abbandonato i Mangiamorte. «Regulus,
come mia madre, aveva un talento speciale per l’Occlumanzia, che a
Voi-Sapete-Chi manca completamente».
Harry si
sentì vagamente agitato a quella scoperta. Voldemort non era bravo con
l’Occlumanzia, eppure era entrato nella sua mente come se gli fosse costato una
sola passeggiata. «Voldemort non è uno sprovveduto-» tentò allora, piuttosto
piccato, sentendosi ancora una volta come tutte le volte in cui, nell’anno
precedente, aveva dovuto difendere la sua posizione.
«Non
abbiamo mai detto fosse uno sprovveduto» lo zittì la donna, Nettie, guardandolo
come Hermione era solita guardare la professoressa Cooman – quasi fosse un incrocio fra un verme e Goyle –
e facendolo sentire estremamente in
imbarazzo. «Semplicemente, non è bravo con le Arti della Mente come vorrebbe
far credere. Abbastanza per controllare menti deboli, poco allenate. Non per
contrastare il dono naturale di Regulus Black o zia Narcissa». La sua
espressione cambiò totalmente, quando fece un leggerissimo sorriso,
sinceramente inquietante. «Ed in breve tempo, non abbastanza da piegare il
nostro Draco. Ha già dimostrato un enorme
potenziale» aggiunse, posando una mano sul braccio del cugino ed osservandolo
come una estremamente fiera sorella maggiore.
Accanto a
lui, Ron mugugnò ma non si azzardò a dire nulla. Harry sentì il peso di quegli
occhi verdini fissi su di loro, con cattiveria,
e restò in religioso silenzio.
«Draco, va’
avanti» intervenne, fermo, Alistair, senza guardare lui o la sorella. Non
sembrava divertito dalla loro digressione.
Malfoy
annuì, serio e per nulla toccato né dal mugugno di Ron né dall’intervento della
cugina. Non era un comportamento da lui, ma, dopotutto, neanche Harry si era
sentito molto se stesso, dopo la morte di Sirius.
«Regulus
aveva scoperto, grazie ai suoi poteri, il piano che Voi-Sapete-Chi aveva ideato
per sfuggire alla morte» continuò il più giovane dei Malfoy. Harry vide con la
coda dell’occhio il modo in cui Silente si irrigidì5.
«Se vi
riferite al Marchio Nero» si intromise Moody, «sappiamo già tutto. Abbiamo
avuto la nostra parte di Mangiamorte pentiti negli anni, non abbiamo impiegato
molto a capire cosa fossero davvero quei tatuaggi».
«Non
ritenete affascinante come un simbolo così potente possa essere anche estremamente brutto?» gli rispose,
candida, Nettie Malfoy. «Non che ci sia da restare sorpresi, gli inglesi hanno
dei gusti così angustianti».
Alistair
diede un altro colpo alla sorella, sempre senza dire nulla. Poco lontano, Fleur
annuì con espressione greve.
«Non stiamo
parlando del Marchio Nero ma di qualcosa di ben più pericoloso» mormorò Malfoy,
aprendo lentamente la busta e tirando fuori la lettera di sua madre. «Si tratta
di Horcrux, oggetti con all’intero pezzi di un’anima, staccati dalla fonte così
che questa non possa mai morire
davvero. Magia così oscura da non poter essere neppure nominata nelle scuole»
spiegò, fissando il foglio alla ricerca di un punto specifico. «A detta di mia
madre, Regulus le rivelò di aver sfruttato il suo ascendente sul Signore Oscuro
per identificarne il più possibile, arrivando alla conclusione che lui ne abbia
realizzati almeno quattro».
«Impossibile»
sibilò Moody. «Una persona non potrebbe creare più di un Horcrux, figurarsi quattro! Il risultato sarebbe così
instabile da non poter esistere!
Senza contare il peso che un’anima dovrebbe subire».
«Cos’è un
Horcrux?» domandò invece Hermione, ed Harry notò come dovette essersi frenata
dall’alzare la mano. «Non ho mai letto nulla del genere, su nessun libro di Arti Oscure che ho
trovato fino ad ora».
Più d’un
paio di occhi si puntarono su di lei, compresi quelli dei due Malfoy più
grandi. Draco invece non la degnò neppure di uno sguardo.
Ovviamente, pensò
Harry, lei non era degna della sua
meraviglia.
«Hermione?»
mormorò, basito, Lupin. «Hai detto.., Arti
Oscure?».
Lei, in
visibile difficoltà ed imbarazzo, si strinse nelle spalle. «Ho trovato qualcosa
nella biblioteca. Se mi ritroverò a combattere contro Mangiamorte esperti,
voglio almeno avere idea di cosa
potrebbero lanciarmi contro. Non sarò brava a difendermi come Harry, ma senza
ciò che so io lui non sarebbe dov’è,
adesso» sbottò, piuttosto toccata sull’orgoglio6.
Con la coda
dell’occhio, Harry vide Malfoy accennare un sorrisino, che tuttavia sparì molto
velocemente.
«Un Horcrux
è un pezzo d’anima, come il signor Malfoy ha accennato» iniziò il Preside, gli
occhi puntati sui tre nuovi membri dell’Ordine. Sembrava troppo calmo, a detta
di Harry. L’ultima volta in cui l’aveva visto in quel modo era stato davanti alla Umbridge e la cosa non si era
risolta in modo molto pacifico. «Può essere creato solo pagando un prezzo
altissimo».
«Un
omicidio» si intromise Remus, lo stesso tono usato anni prima durante le loro
lezioni. «Per creare un Horcrux è necessario un omicidio. Il sangue della
vittima – metaforicamente parlando –
consente all’anima dell’assassino di corrompersi, staccarsi dal suo originario
portatore e calarsi in un qualunque altro oggetto, al riparo dalla morte del
corpo. Un Horcrux, per quanto terribile,
è praticamente indistruttibile, quindi è il modo migliore per assicurarsi che
l’anima, semplicemente, non muoia con il corpo».
Silente
annuì. «Crearne uno ti rende instabile, ma sembrerebbe che Voldemort ne abbia
creato qualcuno in più» aggiunse, indicando la lettera che Draco reggeva in
mano. «Regulus ne scoprì addirittura quattro».
«Secondo
Regulus, il Signore Oscuro aveva scelto di sforzare al massimo le sue capacità
per assicurarsi che, anche nell’eventualità in cui almeno uno dei suoi pezzetti
fosse stato distrutto, gli altri fossero stati ancora irreperibili» continuò
Draco, stringendo per un attimo le labbra. «Quattro pezzi, almeno finché mia
madre ha avuto notizie del cugino. Due è riuscito ad identificarli e, almeno
così sperava, distruggerli, ma degli altri non aveva molte notizie. Prima che
potesse trovare altre informazioni, il Signore Oscuro si rese conto della sua
intrusione mentale e lui dovette scappare».
«Quali sono
questi due?» domandò Harry, che aveva stranamente iniziato a sentire il barlume
del sospetto. La questione delle anime non gli piaceva particolarmente, se
doveva esser sincero. «Uno potrebbe essere… un diario?».
I tre
Malfoy non lo guardarono con sorpresa, confermando il suo sospetto. Fu Draco a
prendere la parola, ancora una volta. «Uno di questi era un diario, sì, che
Regulus consegnò a mia madre purché lo tenesse al sicuro e che mio padre diede
a Ginevra Weasley cinque anni fa, senza immaginare cosa realmente fosse» spiegò,
serio, guardando Ginny e, successivamente, i suoi genitori. «Mia madre preferì
non dirgli nulla sulla natura del diario, commettendo, evidentemente, un
errore». Nettie gli diede un colpo – anche piuttosto forte – al braccio. «A
nome della mi famiglia, vi porgo le nostre scuse»7.
Harry, che
aveva già aperto la bocca per inveire contro di lui, restò immobile, gli occhi
sgranati per la sorpresa. Ginny, al suo fianco, aveva anche il dito alzato per
dare una maggiore spinta alla sua sfuriata. Neppure gli altri sembravano
essersi aspettati quella sua affermazione, perché nessuno aprì bocca.
«Niente
potrebbe giustificare il comportamento di mio zio Lucius» continuò Alistair,
«ma noi siamo qui anche per scusarci del suo
comportamento. Siamo lieti che non ci siano stati effetti collaterali sulla
giovane mademoiselle Weasley e siamo
grati al signor Potter per aver distrutto, seppur inconsapevolmente, un Horcux».
Il silenzio
sbalordito continuò e sembrò palesemente irritare Draco che, tuttavia, restò
assolutamente immobile. Forse era merito della mano che la cugina aveva
artigliato al suo braccio, così stretta da ave fatto sbiancare delle nocche già
pallide.
«Uh» disse Ginny, non sapendo cosa dire.
«Beh, inutile restare lì a ricamarci sopra, no?» azzardò, lanciando uno sguardo
ai genitori, tuttavia troppo confusi – o sconvolti – per dire alcunché. Harry
ricordò come anche all’epoca i due fossero stati troppo presi dalle condizioni
di salute della figlia per preoccuparsi di fare una vera e propria sfuriata a
Malfoy. Anche loro sapevano che era stata opera sua, ma forse erano stati
troppo coscienti di quanto inutile sarebbe stato opporsi a Lucius.
«Il secondo
Horcrux?» incalzò a quel punto Harry, vagamente nervoso. «Cos’è? Dov’è?».
«Un
medaglione appartenuto a Salazar Serpeverde. Voi-Sapete-Chi fece l’errore di
chiedere l’elfo di famiglia dei Black per testare le sue prove, dando modo a
Regulus di sospettare» rispose Draco, serio. «Fortunatamente, avendogli
ordinato di tornare, l’elfo sfuggì alla morte ed avvisò mio cugino. Da lì,
Regulus si mise a cercare e trovò il diario. Riuscì a nascondere al Signore
Oscuro le sue conoscenze, ma non che avesse trovato il lago dove aveva nascosto
il Medaglione. Da lì è tutto piuttosto confuso, per non rischiare di mettere in
pericolo mia madre, Regulus non le diede altri dettagli. Le disse che si
sarebbe occupato del Medaglione e, semplicemente, sparì».
«Venne
ucciso da Voldemort, no?» domandò Remus, accigliato. «Sirius lo incontrò poco
prima, lui gli disse che gli dispiaceva essere stato così cieco e che sarebbe
morto con l’anima pulita».
Alla
menzione del suo padrino, Harry si irrigidì ma non disse nulla.
«Non
abbiamo altre notizie sugli Horcrux, quindi» disse invece Moody, brusco. «Black
preferì non dire nulla per non mettere a rischio la cugina. Utile, ma non
troppo. Avrebbe potuto lasciare una qualche traccia, prima di farsi ammazzare».
Fu Alistair
a sorridere, a quel punto. «Oh, io aspetterei ad essere tanto duro nei suoi
confronti» disse, compiaciuto. «In questo preciso istante, mio padre lo sta
rintracciando. Regulus Black non è morto. Sappiamo con certezza che il suo elfo
riuscì a salvarlo e siamo piuttosto sicuri che negli ultimi anni abbia cercato
altre informazioni sugli altri Horcrux. Dobbiamo solo trovarlo».
***
Quasi un’ora dopo, fu Lupin ad allontanare
la discussione dagli Horcrux, ponendo la domanda che probabilmente l’aveva
tormentato per tutto il tempo. «Cos’è stato di Greyback? Dov’è?» chiese,
preoccupato, stringendo a pugno la mano destra, quella attraversata da una
delle cicatrici più brutte che Harry avesse mai visto.
Nettie Malfoy accennò un lievissimo
sorriso. «Di quale pezzo stiamo
parlando, esattamente?» chiese, in modo retorico, poggiando una mano sul
braccio di Draco, che le diede un affettuoso buffettino sulle dita. «Cane
mangia cane, non si dice così? Nel nostro caso, cani8 mangiano lupo».
Ed il suo
sorriso si allargò malignamente.
***
Ore dopo, Hermione riuscì finalmente a
trovare qualche minuto per se stessa.
Il calore che improvvisamente sentì
sulla gamba la fece sospirare e, quando tirò fuori il galeone che teneva sempre
in tasca, sorridere.
Eri
bellissima, stasera.
»Marnie’s Corner
Bentrovati e
bentornati, cari amici di EFP!
Prima di
tutto, ho una pagina facebook!
Seguitemi per futuri aggiornamenti!
Madonna quanto
è venuto lungo sto capitolo. Scusatemi.
Se non avete
capito la scena finale non vi meritate niente.
(Non è vero,
state tranquilli 😉)
Punti
importanti:
» * – Ai sofferenti è di conforto avere compagni
nella miseria. A parole nostre: mal comune, mezzo gaudio.
» 1 – In una
parte del sesto libro, Ron dice più o meno “perché fidanzarsi con Tonks se c’è
Fleur a spasso?”. Fondamentalmente, Tonks fa schifo perché brutta per i suoi
standard. Ah, quanto adoro Ronald Weasley.
» 2 – Tonks
per tutto il sesto libro è cupa, con i capelli color topo e pallida come uno
spettro. Harry è convinto sia per la morte di Sirius, in realtà è perché è
innamorata di Remus e lui non corrisponde.
» 3 – Non amo molto i signori Weasley, li ho sempre ritenuti molto meh. Tuttavia sono genitori e sanno cosa
si prova ad avere un figlio fra le grinfie dei cattivi.
» 4 – Ok, nei
libri non è così, ma questo è il mio circo, quindi ballano le mie scimmie. C’è
un motivo a tutto gente 😉
» 5- Regulus
Black ha sfasciato i piani di Silente a quanto pare, gli Horcrux non sono più
un segreto. Io amo Regulus Black e sono
così felice di averlo riportato in vita, non avete idea.
» 6 – Hermione
ha aperto gli occhi sul suo vero valore. Mi chiedo chi le abbia fatto capire
che, forse, Harry deve ringraziare lei se è ancora vivo e vegeto. Magari è
stato Krum. (shhh io non ho detto niente)
» 7 – OOC? Forse.
Ma ricordiamoci che Draco da sei settimane è un orfano e che suo zio non lo
tratta di certo come se fosse un piccolo principe. Draco è stato – ed è ancora –
sottoposto ad una rieducazione totale. Aloisius non vuole che suo nipote
mantenga vecchi rancori con i suoi nuovi alleati. E, come scoprirete, Aloisius
è un tipo parecchio severo. Perché lo scoprirete? Diciamo solo che Piton non è
presente alla riunione perché è piuttosto risentito con Silente.
» 8 – Non si
tratta di cani normali, naturalmente. Vedrete,
Draco ha sempre pensato di essere più un tipo da gatti, ma magari si sbagliava.
Diavoli di cani, quelli di Nettie.
Greyback non
ha fatto una bella fine. Lupin approva molto. Lupin ha preso in grande simpatia
Nettie.
Vi aspetto
domenica prossima!
Per altre comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto
su facebook!
[William Shakespeare – Romeo and Juliet (Prologo)]
Ambientarsi nella sua nuova casa era stato
relativamente facile, per Draco. Era già abituato al clima più rigido delle Highlands scozzesi1 grazie ad Hogwarts,
ritrovarsi a vivere fra quei monti piuttosto che nel Wiltshire non l’aveva
traumatizzato particolarmente. Oltretutto la vecchia villa di suo zio – ChateauxJosephine in
onore della defunta zia – ricordava molto il Manor,
fatta eccezione per il gran numero di Mangiamorte che nell’ultimo periodo
avevano iniziato a pattugliarla con intenti tutt’altro che buoni.
Si erano trasferiti il trentuno di luglio, subito
dopo aver lasciato la casa – che
Draco scoprì chiamarsi Tana, un nome decisamente appropriato – dei Weasley,
avendo fortunatamente mandato gli elfi parigini a dare una sistemata in attesa
del loro prossimo arrivo. La mattina dopo, due membri del Ministero della Magia
accompagnati da tre Auror avevano fatto loro visita,
volendo richiedere una deposizione di Draco riguardo la sua scomparsa e la
morte di sua madre.
Naturalmente, Draco aveva detto tutta la verità. Sua
madre era stata uccisa dai Mangiamorte e lui si era salvato solo grazie
all’intervento miracoloso dei suoi cugini, un rispettabilissimo Auror francese ed un dottore.
La Gazzetta del Profeta si era affrettata a
ripetere tutto per filo e per segno2, compreso il rifiuto dei
“Malfoy sopravvissuti” di affidarsi alla protezione del Ministero, non volendo
costringere “il povero e tormentato
ragazzo ad una collaborazione così vicino all’omicidio della madre”.Naturalmente c’erano state reazioni di vario
tipo e di varia intensità. Alcuni si erano finti scandalizzati all’idea che il
Ministero avesse davvero deciso di non collaborare alla sua protezione, altri
si chiedevano da dove fossero saltati fuori questi altri Malfoy. Tanti altri
ritenevano che Draco fosse responsabile per la morte dei genitori e fosse in
combutta con Voldemort, ma nessuno osò mai rendere pubblici i propri timori.
Draco aveva anche ricevuto notizie dal nuovo
Ministro della Magia, che aveva fatto l’impossibile per convincerlo a
rivelargli qualunque cosa sapesse sulle attività dei suoi genitori, salvo poi
dileguarsi velocemente una volta compreso quanto poco, effettivamente, Draco
sapesse.
Era trascorsa più di una settimana da allora, il
vecchio Aloisius era finalmente giunto in Scozia ed aveva ripreso molti dei
contatti che per anni aveva abbandonato, ma mantenendo l’assoluto riserbo nei
confronti dell’alta società purosangue. Non che detta alta società si fosse
affaccendata ad entrare in contatto con lui.
Ad arrivare era stata una montagna di lettere di
dipendenti ministeriali pronti a tutto pur di ottenere briciole della
conoscenza che il vecchio aveva guadagnato negli anni. Draco non sapeva cosa
Aloisius avesse fatto con tutte le sue lettere, ma non si era mai preoccupato
particolarmente. Quelle erano
innocue, le lezioni che era costretto a prendere non tanto.
«Basta così, ragazzo» lo liquidò quel giorno,
forse notando il rivolo di sangue che aveva iniziato a colare dal naso del
nipote. «Stai migliorando, ma la tua Legilimanzia è ancora molto debole,
soprattutto rispetto alla Occlumanzia» constatò,
riponendo la bacchetta nella cintura e rilassando le spalle contro la poltrona
su cui si era accomodato. Lui non sembrava provato dalle tre ore di abusi
mentali, almeno non più di quanto già non fosse di suo.
Draco non aveva la più pallida idea di quale
potesse essere la malattia che affliggeva quell’uomo e non era neppure certo di
volerlo sapere. C’erano tante cose
che Aloisius teneva per sé e Draco, a quel punto, era sicuro che fosse per il
bene comune.
Portando la mano al naso per cercare di arginare
il sanguinamento, annuì. «Farò meglio, zio» lo rassicurò, raddrizzandosi e
tentando di non dar a vedere quanto si sentisse effettivamente debole. «Credi
che io possa difendermi decentemente ad Hogwarts? Dubito ci siano persone
pronte a toccarmi, ma-».
Aloisius alzò la mano, zittendolo. Poi, come
raramente era capitato facesse, ghignò. «Ragazzo, sei riuscito a mettere in
difficoltà me, che ho passato anni ed
anni a perfezionare le Arti della Mente. Sei un naturale, prima che inizi la scuola sarai probabilmente capace di
resistere agli attacchi di Voldemort in persona, seppur per un breve tempo. E
certamente potrai difenderti da pivellini che potrebbero mandarti alle
calcagna. Quasi nessuno sa dei talenti dei Black, sono sempre stati molto
gelosi dei loro segreti, anche con Voldemort stesso».
Vagamente risollevato, Draco annuì. Il naso
sembrava aver smesso di sanguinare, ma la sua camicia era irrimediabilmente
rovinata. Peccato, era una delle sue preferite. «Hai preso una decisione
riguardo Diagon Alley? Mi farebbe piacere andare di
persona e non lasciare tutto in mano a Nettie. Sarebbe capace di comprarmi i
vestiti di una taglia più piccoli solo per farmi un dispetto» buttò lì,
fingendosi preoccupato solo dei suoi acquisti e non di altre possibili
motivazioni personali.
Aloiusius gli dedicò un’occhiata al
di sopra dei suoi occhiali, senza nascondere un sorrisino. «Sono sicuro che mia
figlia non farebbe nulla del genere, non sopporterebbe che tu facessi brutta
figura» lo rassicurò, incrociando le braccia al petto. «Ma immagino che
qualcuno sarebbe piuttosto deluso al pensiero di non trovarti, quindi puoi
andare, con le dovute precauzioni» concesse, ridacchiando e facendo venire i
brividi al nipote. «Potresti anche invitare la signorina qui da noi, di certo
non la butteremmo fuori a calci».
Sentendo le orecchie pungere per l’improvviso
calore, Draco si schiarì la voce. «Dubito sia possibile, zio, ma grazie dell’offerta»
rispose, con una calma che non gli apparteneva, iniziando ad arretrare verso
l’uscita dello studio. «Parlerò con Nettie per Diagon
Alley, cercheremo di organizzarci per domani mattina, se a te va bene».
Dopo qualche istante di silenzio, Aloisius scosse
il capo. «Pomeriggio. La mattina può sembrare più tranquilla, ma non lo è. Nel
primo pomeriggio incontrerete meno rischi, è preferibile».
Ringraziando che non fosse stato direttamente un
secco no, Draco annuì e si allontanò
velocemente. Avrebbe fatto bene a rintracciare immediatamente Nettie e prendere
accordi con lei per il giorno dopo. Fortunatamente lei aveva dovuto lasciare il
lavoro prima di trasferirsi in Scozia, tutto il tempo libero l’aveva resa pronta
a qualunque tipo di uscita. A passo svelto, quindi, si mosse lungo i corridoi
della villa alla ricerca dei toni soavi dell’unica donna di casa, fermandosi
solo quando sentì calore all’altezza della tasca dei pantaloni.
Grazie per
il libro, ancora niente su Horcrux.
Sorridendo come un idiota, Draco scosse il capo e
ripose il Galeone finto. Le aveva detto
che non avrebbe trovato nulla nei libri che le aveva spedito, considerando che
lui stesso non avesse precedentemente avuto fortuna. Lei, però, era una piccola
Sanguesporco cozzale e non si sarebbe arresa finché
non avesse eliminato anche il minimo dubbio. Qualche anno fa
quell’atteggiamento l’avrebbe irritato a morte, adesso lo faceva sospirare. Se
non fosse stata così testarda e orgogliosa, in quel momento loro-
«Draco».
Con un balzo, mancò poco che Draco cadesse con il
fondoschiena al suolo a causa del richiamo improvviso di suo cugino. Davanti a
lui, Alistair lo fissava con un’espressione divisa fra il divertito e
l’esasperato, le braccia incrociate all’enorme petto. Doveva averlo chiamato
più di una volta.
«Posso fare qualcosa per te?».
«Magari prestare attenzione quando cammini»
rispose suo cugino, sospirando. «Capisco che in casa siamo protetti, ma non
devi mai abbassare la guardia così,
soprattutto non quando vai in giro da solo. È un buon addestramento per quando
sarai ad Hogwarts» gli disse, scuotendo il capo ed indicando la finestra. «Lì
sarai abbandonato a te stesso, Silente non può prendere misure drastiche per
tenerti lontano dagli altri ragazzini, soprattutto quelli della tua stessa Casa».
Draco gli lanciò uno sguardo esasperato. «Al,
siamo letteralmente in una bolla
infrangibile» gli fece notare. «Se anche dovessero mandare qualcuno, saremmo
avvisati per tempo. Ed ora non siamo
ad Hogwarts, fammi rilassare finché posso».
«La sicurezza non è mai troppa» gli rammentò
tuttavia lui, scuotendo il capo. «Potremmo trovarci in una situazione di crisi
e tu-».
«Immagino tu non abbia abbassato la guardia
neppure stanotte, mon frère3» si intromise Nettie,
sbucando dalla porta che conduceva ai sotterranei. Trascorreva fin troppo tempo
in quel posto, secondo Draco, ed il suo colorito sembrava risentirne sempre di
più. Non li raggiunse, preferendo fermarsi a distanza di sicurezza. Con un
cenno, indicò Alistair. Più precisamente, il collo di Alistair su cui svettava, Draco lo realizzò con un certo
divertimento, un segno rosso inconfondibile. «Quello è un morso di purvincolo4?
Devo darti un po’ d’unguento? E quelli non sono forse gli stessi vestiti con cui
sei uscito ieri sera?».
La velocità con cui Alistair arrossì avrebbe dovuto
essere umanamente impossibile. Strano che non fosse svenuto, in realtà. Draco
non riuscì a non ridacchiare a sue spese, soprattutto non dopo lo sguardo da
cerbiatto spaurito che lui dedicò alla sorella minore.
«Io-».
«Questo purvincolo
doveva essere bello grosso» continuò lei, sbattendo le ciglia con aria
innocente. «Ti vedo anche piuttosto confuso… dovresti davvero passare nel mio
studio e farti dare un’occhiata».
Stringendo le labbra, Alistair scosse il capo,
forse cercando di racimolare un po’ di dignità perduta. «Non ce ne sarà
bisogno, grazie. Sto benissimo» esalò, tentando di raddrizzare le spalle.
«Quello che io faccio non è di tuo interesse, Crevette».
«Potresti metterti in pericolo» si intromise
Draco, riuscendo a non sorridere malamente alle spese del cugino. «Fino ad ora
mi hai detto di stare sempre in
guardia, non puoi biasimarci se ci preoccupiamo per te».
«Esatto» lo spalleggiò Nettie, annuendo con aria
saggia. «Dimmi, stai prendendo precauzioni? Questo purvincolo
ti sta trattando con tutto il rispetto che meriti?».
Alistair chiuse gli occhi massaggiandosi le tempie
con aria stanca. «Vi assicuro che nessun purvincolo
mi sta mancando di rispetto» sbottò, evidentemente vicino a una crisi di nervi.
«Mi rendo conto che in questo momento siate entrambi frustrati dalla
situazione, ma non potete certo sfogarvi su di me». Li guardò entrambi, poi
sorrise. «Non se avete intenzione di andare a Diagon
Alley in un prossimo futuro. Senza di me non andrete da nessuna parte, lo
sapete entrambi».
Contrariamente alle aspettative di Draco, Nettie
rise. Il suono gli fece venire i brividi. «Chi avrebbe mai detto che per dare
un po’ di fegato a mio fratello sarebbe stato necessario stuzzicare il suo purvincolo preferito» commentò, iniziando ad avvicinarsi. Alle
sue spalle, un paio di occhi rossi sembrarono puntarsi su Draco e Alistair con
fare calcolatore. «Non preoccuparti, signor Auror,
faremo i bravi. Ma farai bene ad andare a cambiarti prima che nostro padre ti
veda» lo avvisò, indicando con un cenno del capo la vaga direzione in cui si
trovava la sua stanza.
Alistair le sorrise, l’imbarazzo e l’irritazione
completamente spariti dal suo viso. Era una cosa a cui Draco non si sarebbe mai
abituato: lo scontro fra fratelli. Quei due passavano buona parte del loro
tempo a darsi fastidio, eppure nonostante tutto bastava un battito di ciglia
affinché tornassero come prima, affezionati l’uno all’altra ai limiti dello
stucchevole. Aveva notato che avessero iniziato a tenere quel comportamento
anche con lui, bizzarramente. Un giorno sarebbe riuscito a ricambiare il
sentimento?
«Fatemi sapere l’orario» disse l’Auror, allegro, iniziando ad allontanarsi. «Devo assolutamente
passare da Accessori di prima qualità per il Quidditch».
Ah, Draco avrebbe voluto fare un giro in quel
negozio a sua volta. Magari avrebbe trovato dei nuovi guanti per la nuova
stagione di Quidditch.
Sempre che
l’avessero fatto giocare.
«Alistair» chiamò di nuovo Nettie, il tono
stranamente serio. Attese che il fratello si girasse a guardarla, prima di
continuare. «Stai attento. E prendi tutte le precauzioni del caso».
Con un sospiro, Alistair annuì. «Sta’ tranquilla,
sono grande e grosso, non ho bisogno che un medico mi aliti sul collo» la
tranquillizzò, ridendo ed allontanandosi, lasciandoli soli nel corridoio
ombroso.
Soli, fatta eccezione per gli occhi rossi poco
lontani.
Nettie scosse il capo. «Quell’idiota vive in un
mondo fatto di Mangiamorte e zucchero filato» sbottò. «Spero di non dover di
nuovo raccogliere i cocci della sua idiozia» aggiunse, facendosi avanti per
fronteggiare Draco, al quale lanciò un’occhiata vuota. «Lo stesso vale per te,
ragazzino» gli fece notare, inarcando le sopracciglia. «Prendi tutte le
precauzioni?».
Per la prima volta dopo anni, il viso di Draco prese fuoco.
«Io- cosa ti fa credere che io… Io non ho mai5… tu… cosa?».
Nettie scosse il capo. «Nel tuo caso, non mi
riferisco al sesso» gli fece notare, con un leggerissimo ghigno. «Soprattutto
perché, nel caso ci fosse stato quel pericolo, avrei già fatto in modo di
toglierti tutte le possibilità di far danni» spiegò, bizzarramente allegra. «Mi
riferisco al fatto che stai intrattenendo una storiella con l’amica Sanguesporco di Harry Potter senza che nessuno dei suoi
amici ne abbia la minima idea. Potrebbero esserci conseguenze tutt’altro che
positive nel caso in cui dovessero scoprirlo per caso, Draco, mi auguro tu ne
sia cosciente».
Sentendosi improvvisamente scoperto, Draco arretrò
leggermente. «Come l’hai capito? Tu non mi hai ravanato il cervello come tuo
padre e neanche lui ha mai capito chi fosse» chiese, socchiudendo gli occhi.
«Come mi sono tradito?».
Nettie scosse il capo. «Ti prego, quando sei arrivato da noi eri tutto un “ah, i sanguesporco
fanno schifo!” e “noi purosangue
siamo migliori”, ma si vedeva lontano un miglio che lo stessi dicendo solo
per far scena» lo rimproverò, alzando gli occhi al cielo. «Quando siamo stati
in quel… buco dei Weasley non hai
fatto che lanciarle occhiate. Potter e il suo rosso amichetto possono anche
essere ciechi, ma questo non significa che lo sia anche io» aggiunse, senza
nascondere una smorfia nauseata al pensiero della Tana6.
«Oltretutto, le hai palesemente passato libri di Magia oscura della nostra biblioteca
da quando sei arrivato. Non che io non approvi» si affrettò a chiarire, «ma
avrei gradito un avviso. Ho fermato Biscottino appena in tempo, ti aveva
scambiato per un ladro».
Dalle sue spalle, Biscottino emise un lieve gorgoglio, avvicinandosi lentamente.
Che il nome scelto da sua cugina fosse altamente
inadeguato, Draco l’aveva deciso il giorno stesso in cui lei l’aveva portato a
conoscere l’adorabile animale di casa. Biscottino,
infatti, non era certo un delicato levriero come quelli che suo padre aveva
acquistato per il Manor e neppure un barboncino come
quello che Blaise aveva regalato a sua madre l’ultimo
Natale. Si trattava piuttosto di una bestia apparentemente di almeno centodieci
chili, nera come il buio, con delle orecchie a punta capaci di percepire passi
due piani più su e dei denti che avrebbero fatto invidia ad un drago. Senza
dimenticare gli occhi rosso sangue che brillavano nell’oscurità.
Biscottino era, in breve, l’Alfa di un branco di Segugi infernali7, bestie fatte di
carne ed ombra che avevano fatto degli anfratti più inospitali della terra la
loro tana. Come Nettie li avesse evocati in primo luogo era fondamentalmente un
mistero, Aloisius era semplicemente sceso nei sotterranei e si era ritrovato
davanti la propria bambina – di appena sei anni – circondata da cani abbastanza
grossi da essere scambiati per vitelli, tutti sdraiati intorno a lei come a
difenderla da minacce invisibili. Fra i quattro
segugi, Biscottino era quello più morbosamente attaccato a Nettie, seguendola
dappertutto in casa e rifiutandosi di restare confinato fra le ombre come i
suoi compagni.
Erano state quelle bestiole a fare a pezzi
Greyback, riducendolo ad una poltiglia irriconoscibile. Avevano portato brandelli
di carne a Nettie, quasi come un trofeo.
La prima volta in cui Draco si era ritrovato
faccia a faccia con Biscottino ed i suoi amici – BonBon,
Caramella e Panna – aveva quasi perso i sensi per la paura. Ma loro non gli
erano balzati addosso per smembrarlo, tutt’altro: si erano avvicinati,
l’avevano annusato e poi, senza curarsi di lui, erano tornati al loro pranzo a
base di licantropo morto. A dirla tutta, Panna si era anche accoccolata ai suoi
piedi, dopo aver finito di mangiare. Passati quasi due mesi, aveva smesso di
tremare alla vista di occhi rossi nel buio ed al rumore di passi nella notte.
Era un peccato che i segugi non potessero lasciare
la casa o esporsi alla diretta luce solare, avrebbero risolto il problema di
Voldemort in dieci minuti. Ma almeno rendevano le preoccupazioni di Alistair
sulla sicurezza in casa completamente inutili ed assurde.
«Sono contento che Biscottino non mi abbia
utilizzato come spuntino di mezzanotte» constatò, occhieggiando l’enorme bestia
con fare preoccupato. Seduto oltre la fioca luce che entrava dalla finestra,
l’enorme segugio appariva insolitamente tranquillo, gli occhi puntati su Nettie
come in attesa di un suo qualsiasi comando. «Sei sicura di non potermelo
prestare per Hogwarts? Nei sotterranei non prende mai la luce del sole ed io lo
porterei a fare passeggiatine almeno tre volte al giorno» aggiunse, con fare
ironico.
Nettie non sembrò divertita dalle sue
affermazioni, ma, in fondo, lei non sembrava mai divertita da nulla. «Non posso
cederli, lo sai. Non ho questo tipo
di controllo su di loro» gli rispose, allungando la mano per passare le dita
sull’enorme testa del cane. «Non ho alcun tipo di controllo, a dirla tutta. Sono semplicemente fortunata che i loro
interessi siano simili ai miei e che non ci sia mai stato motivo di discordia
fra di noi». Lentamente, risollevò lo sguardo sul cugino, scrutandolo con
attenzione. «Non cercare di sviarmi, però. Sei sicuro di quello che stai
facendo con Hermione Granger? Se Potter e Weasley-piccolo dovessero convincersi
che tu la stia in qualche modo sfruttando-».
«Probabilmente è lei che sta sfruttando me» la
interruppe immediatamente Draco, con uno sbuffo. «Non ho bisogno di una balia,
soprattutto non per questioni… affettive»
continuò, infilandosi le mani in tasca per non farle notare quanto fosse
realmente nervoso. «Credi che io non abbia già pensato a tutto ciò che potrebbe
andare storto? Ci penso da quando avevo quattordici anni8. Secondo
te perché ho continuato a fingermi stronzo per tutto l’anno scorso? È stata la
strategia migliore che ci sia venuta in mente per evitare di diventare ancora
di più un obiettivo».
A dirla tutta, la Granger inizialmente si era
radicalmente opposta a qualunque tipo di sotterfugio. Erano amici e lei era liberissima di andare
contro la volontà di Harry e Ron, soprattutto se questo significava portare dal
lato dei buoni il giovane rampollo di una famiglia di Mangiamorte. Quando,
però, la paranoia di Potter aveva iniziato a dare segni più evidenti e la
Umbridge aveva mostrato quanto sapesse essere spietata, anche lei si era dovuta
ricredere. La realizzazione che nella loro amicizia ci fosse qualcosa in più
era stata il punto di non ritorno: Potter avrebbe dato di matto e Weasley
avrebbe avuto un embolo al solo pensiero, non potevano permettersi di essere
scoperti.
Draco aveva seguito un iter leggermente diverso.
Convinto fin dal principio della necessità di tener segreta la loro amicizia
con Potter e Weasley, se non per il puro gusto di vederli sbattere la testa al
muro e tentare di emulare il fantasma della loro casa, con lo sviluppo dei suoi
sentimenti aveva iniziato a temere che questi potessero portare conseguenze troppo negative per Hermione stessa.
Dapprima il problema era stato il giudizio della Umbridge e dei suoi compagni di
casa, successivamente era stata l’ombra di Voldemort – o peggio, di Bellatrix –
a frenarlo. Se avesse saputo della loro relazione, lei sarebbe stata
immediatamente presa di mira. Non poteva permetterlo.
«Hai intenzione di continuare con questa farsa, quindi?»
domandò Nettie, accigliata. «Ormai sei un paria fra i tuoi ex amici, un
traditore del tuo sangue con un bersaglio proprio sulla testa. Ma sei anche un
membro dell’Ordine della Fenice e la tua lealtà è praticamente certificata»
ragionò, iniziando a camminare verso il suo studio e facendogli cenno di
seguirla. Biscottino sembrò sparire fra le ombre, ma Draco non dubitava che
fosse ancora lì, nascosto da qualche parte. «Che la vostra storia sia o meno
alla luce del sole non cambierà nulla per il mondo e di certo non per la tua
reputazione».
In un modo o
nell’altro, siete entrambi degli obiettivi, lei non lo disse ma Draco non dovette far
ricorso alla Legilimanzia per capirlo.
«Potter e Weasley perderebbero la testa, se
sapessero» le fece presente lui, le sopracciglia inarcate.
Nettie sorrise in modo vagamente malvagio. «E non
sarebbe forse uno spettacolo divertente a cui assistere? Mi sto annoiando così
tanto in questo ultimo periodo…» commentò, con tono noncurante, precedendolo
con una tranquillità quasi serafica.
Guardandola come se le fosse spuntata un’altra
testa, Draco si fermò per un solo istante, prima di riprendere a camminare e
recuperare la distanza. «Far venire un esaurimento nervoso al Prescelto ed alla
sua fedele spalla, Nettie? È crudele».
«Una ragazza deve avere i suoi hobby, petit. Adesso vieni, controlliamo che papa non ti abbia fuso parte del
cervello».
***
La mia
famiglia sa di noi.
Erano bastate poche parole scritte su di un
Galeone finto per mandare Hermione in totale e completa paranoia. I Malfoy
sapevano che lei e Draco avevano una relazione, eppure le parole di lui non le
erano sembrate preoccupate o particolarmente catastrofiche. Magari non l’avevano
presa così male. Magari non lo
avevano torturato fino alla morte, come lei aveva pronosticato avrebbero fatto
nel momento stesso in cui lui le aveva detto di aver ottenuto il permesso
speciale del Ministero per praticare magia fuori da Hogwarts ed esercitarsi
nella Legilimanzia.
Oppure la loro reazione era stata proprio come lei l’aveva immaginata ed
in quel momento stavano sfruttando il Galeone di Draco per trarla in inganno e
uccidere anche lei subito dopo? Non era una possibilità da escludere a priori.
Cosa sapeva di quella famiglia, in fondo? Lucius e Narcissa erano stati facili
da inquadrare e con loro la necessità di mantenere il segreto era stata palese
quasi quanto lo era stata per Ron ed Harry. O
meglio, lo era stata finché non era saltata fuori un’altra verità su
Narcissa Malfoy e su Lucius, legati alla famiglia fino alla morte e pronti a
tutto pur di mettere in salvo Draco. Oltretutto la sorella minore di Bellatrix
aveva anche ereditato una incredibile capacità da naturale che i Black si tramandavano di generazione in generazione,
era assai difficile che nell’anno in cui Hermione e Draco erano riusciti a
tenere nascosta la loro storia lei non avesse percepito assolutamente nulla.
Però, alla fine, Narcissa era morta, così come il marito. Erano gli altri Malfoy ad essere un suo problema. Non aveva trascorso
abbastanza tempo con loro da potersi fare un’idea del loro carattere e,
considerata la brevità dei loro messaggi, non aveva neppure avuto modo di
chiedere a Draco delle delucidazioni. Le era sembrato sempre piuttosto
tranquillo ma, conoscendolo, si sarebbe fatto tagliare una gamba prima di
ammettere di essere in difficoltà e di non poter gestire la situazione in
totale solitudine.
Maschi, pensò Hermione,
nauseata, senza riuscire a nascondere una smorfia di disgusto.
Un tocco sul braccio la fece sobbalzare, facendole
cadere il galeone di mano. La velocità con cui lo riacchiappò e nascose avrebbe
dato via immediatamente il suo
segreto se le fosse successo davanti ad Harry. «Ti senti bene?» le chiese
invece Fleur, il bel viso preoccupato. Erano sole in cucina, la signora Weasley
aveva trascinato Ginny a fare non si sa cosa in
giardino, e Fleur doveva essere appena arrivata dal piano di sopra, dove
trascorreva una quantità impressionante di tempo.
Anch’io
l’avrei fatto al posto suo.
Cercando di tornare in sé stessa, Hermione accennò
un sorriso. «Sto bene, grazie, ero solo un po’ sovrappensiero» le disse,
schiarendosi la voce e mettendo velocemente in tasca il Galeone. Sentiva un
leggero calore alle orecchie e sperò con tutta sé stessa di non essere
arrossita miseramente.
Fleur la osservò per un lungo momento, prima di
sedersi – non invitata – accanto a lei. «Sei preoccupata per un ragasso, oui? Conosco quello sguardo» le chiese, il
tono bizzarramente gentile. Nel momento che precedette la lunga sequenza di
negazioni agitate, Hermione riuscì a meravigliarsi di quanto il suo tono fosse
stato gentile e non civettuolo come invece lei si sarebbe aspettata. «Ah, stai tronquilla, non
devi parlar per forza» le continuò a dire la bionda, dandole delle pacche sulla
mano, con fare rassicurante. «Capisco cosa significa innamorarsi di qualcuno
che la familia
non approva. E non essere approvata neanche tu».
Come paralizzata, Hermione sollevò lo sguardo
dalle proprie mani e lo puntò sulla ragazza, consapevole di somigliare molto ad
un cerbiatto ad un passo dall’essere investito. «Chiedo scusa?».
Fleur accennò un sorriso. «Maman e Papa non erano
felici che io venivo qui da Bill, perché lui è più grande di me, oui? E perché la sua familia è in pericolo. Loro
avevano paura» le spiegò, abbassando leggermente la voce per paura, forse, di
essere sentita da orecchie non proprio amiche. «E la maman di Bill non è felice che io sono qui, dice che io non lo
merito» aggiunse, in uno sbuffo risentito. «Ma pensi che io mi fascio fermar? No, perché io amo Bill e
lui ama me. Non importa cosa dicono tutti, noi siamo felici insieme. Se lui ha
conquistato Maman e Papa, io posso provare con la sua familia».
Sempre più basita, Hermione si limitò a fissare
Fleur come se le fosse spuntata un’altra testa. Era un discorso molto serio,
decisamente diverso da ciò che lei si sarebbe aspettata da lei. «Io… la signora Weasley è molto testarda, ma sono sicura che
con il tempo capirà» mormorò, non sapendo bene come rispondere alle sue parole.
Il rancore che lei riservava a Fleur era più una conseguenza delle battute di
Ronald che altro, non le aveva mai fatto nulla di male se non sorridere troppo
e sbattere le palpebre in continuazione. Ragionandoci su, Hermione non poteva
neppure accusarla di fare la gatta morta, tutte le sue attenzioni erano sempre dirette a Bill ed a nessun altro.
Fleur accennò un sorriso triste, ma annuì. «Oui, farò del mio melio
per farmi accettar» disse, con un sospiro. «Ma per te è più diffiscil, oui? Malfoy non è un nome ben visto dai…
uhm… sang-de-bourbe9?»
tentò, accigliandosi per un momento alla ricerca della traduzione adatta. «Oh, nato babbano, come te. I tuoi genitori
non sono felici di lui, no?».
Il cervello di Hermione, abbastanza velocemente,
andò in cortocircuito. Un’altra persona avrebbe tentato di arrancare una scusa
dietro l’altra, magari balbettando pure e gesticolando follemente, ma Hermione no. In quel momento non riuscì a far
nulla se non fissare Fleur con la bocca aperta e gli occhi spalancati,
l’attività celebrale ridotta ad una linea piatta ed i grilli in sottofondo per
completare quell’opera di disgustoso sconvolgimento che era diventata la sua
espressione.
«Come?» chiese alla fine, in un sussurro,
accettando di buon grado le leggere pacche che l’altra aveva iniziato a darle
sul braccio.
«Non ti preoccupare» la rassicurò, con un sorriso
che avrebbe fatto piangere d’emozione i suoi genitori dentisti, «si vede che è
un segreto ed io lo posso mantenèr. Io l’ho
visto solo pourquoi
non vi conosco bene ma conosco i segnali». Per un lungo istante, Fleur sembrò
squadrarla con divertimento. «Siete tutti sicuri che io sono stupida. Solo
perché sono bella non significa che non capisco».
Un forte senso di colpa si impadronì di Hermione
che abbassò per un momento lo sguardo, prima di tornare a guardarla ed
accennare un sorriso. «Hai ragione, ti chiedo scusa. Sei sopravvissuta al
Torneo Tremaghi, non sei certo una sciocca» si scusò,
cercando di suonare il più gentile possibile. «Quindi… secondo te gli altri non
sospettano nulla? Neppure Ginny?» chiese un attimo
dopo racimolando tutto il coraggio che sentiva di avere in corpo. «Se qualcuno
di loro dovesse capirlo…».
Fleur scosse il capo, seppur accigliata. «Cosa sci sarebbe di male? Lui è amico adesso,
no? E immagino che era amico da un
bel po’ ma di nascosto» le disse, apparentemente confusa. «Adesso non possono pensar che ti fascia male, quale sarebbe il problema?».
Hermione sospirò, passandosi una mano fra i
capelli e scompigliandoli più di quanto già non fossero. «Draco è comunque un
Malfoy, per anni è stato la nostra nemesi e l’anno scorso sembrava essere
addirittura peggiorato, anche se in realtà era tutta una sceneggiata per non
farci prendere di mira dalla Umbridge» spiegò, con una smorfia. «Harry e Ron mi
ucciderebbero e Ron non farebbe altro che rendermi la vita un inferno».
L’espressione di Fleur si fece stranamente aspra.
«Oui, non
dubito che Ron sa essere spresgevole»
disse, scuotendo il capo con un certo disgusto. «MaHerrì è un bravo ragazzo, pian piano
capirebbe. Mi sembrava tranquillo quando lui era qui con la sua familia, oui?».
Effettivamente, Harry non aveva detto nulla contro
Draco ed i Malfoy, da quando si erano presentati alla Tana. Certo, Ron
probabilmente aveva parlato per entrambi, lamentandosi del modo spocchioso in
cui lui aveva respirato in sua
presenza, ma Harry era stato bizzarramente silenzioso sulla questione.
«Harry ha visto in Draco la stessa sofferenza che
anche lui sta vivendo» mormorò Hermione, esponendo quella che era la sua teoria
più probabile. «Sapevamo tutti quanto era legato ai suoi genitori e Sirius,
perderli tutti per mano di Voldemort è un dolore che lui può capire piuttosto
bene… questo non significa che sarà felice all’idea che io gli abbia nascosto
il nostro rapporto per quasi due anni, non credi? Merlino, se fossi stata al suo posto non gli avrei più rivolto la
parola».
«Ma alla fine lo avresti perdonato, no?» le chiese
Fleur, con un sorriso incoraggiante. «Siete amisci, vi volete bene e questa
cosa non vi distruggerà. Abbi fiduscia in lui e dagli il tempo di… capire. Ron lo seguirà
presto, non temere».
Minimamente rincuorata, Hermione annuì. Tuttavia,
una parte di lei aveva già messo in conto quelle stesse parole e si sbrigò a
ricordarle quale fosse il vero motivo dell’attacco d’ansia che l’aveva appena
colpita.
«La sua famiglia sa» disse, in un sussurro preoccupato.
«Non mi ha detto altro, io non so… e se gli hanno fatto del male? Se non sono
contenti e… se cercheranno di separarci?».
Fleur scosse il capo, dandole altri buffetti sul
braccio. «Non ti preoccupar» le
disse, apparentemente tranquilla. «Monsieur Tremaine…
volio dire,
Malfoy, è stato il mio insegnante a Beauxbatons, è
sempre stato corretto e gentil.
Madame Maxime non avrebbe mai accettato un Mangiamorte nella scuola per tanti anni» le
spiegò. «A scuola ho incontrato spesso sua filia, una volta ha rotto il naso
ad un ragazzo perché aveva fatto uno scherzo crudele ad una sua compagna nata babbana. Non volio mentire, lei è un po’… strana, un po’ cattiva, ma non…» si accigliò, arrancando alla
ricerca delle parole giuste. «Non è cattiva come Mangiamorte, lei ha… metodi strani?» tentò, stringendo le
labbra. «Se vede una persona che colpisce un gattino, lei uccide la persona».
Hermione restò in silenzio. Non sapeva bene come
interpretare quelle informazioni, perciò preferì restare in silenzio.
«Alistair, invece…» senza ritegno, Fleur sospirò.
«Lui era leggenda a scuola. Quando
ero al primo anno lui era all’ultimo, eravamo tutte innamorate di lui. È sempre
stato tanto gentil con tutte noi,
soprattutto noi più picoline.
Un vero chevalier.
Eravamo tutte distrutte quando si è saputo che preferiva la compagnia degli
uomini» sospirò, come sei il pensiero fosse ancora una sofferenza per lei. «Lui
non è sicuramente un problema».
Quello era un pensiero confortante. Hermione
sorrise con un po’ più di sincerità. «Grazie Fleur, mi sento meglio adesso» le
disse, con gentilezza. «E scusami ancora per averti creduta una sciocca.
Bisognerebbe sempre conoscere l’altra campana, prima di fare giudizi
affrettati».
La giovane francese sorrise. «Non avere paura di
vivere la tua storia d’amour,
Hermione. In tempi come questi, rischi di perdere tempo che nessuno ti darà
più. Litigare con i tuoi amici o… con la familia di lui è un male
momentaneo» la incoraggiò, prima di alzarsi in piedi. Hermione la osservò
mentre un’espressione accigliata le si formava in viso, seguita da un’altra maliziosa.
«Forse dovremmo chiedere a Charlì di tornare per la prossima riunione dell’Ordine»
mormorò. «Soprattutto se Alistair sarà qui» aggiunse, maliziosa, iniziando ad
incamminarsi verso le scale.
«Uhm?».
Fleur rise. «Se io non ho mai avuto speranza con
lui, magari posso accasare il mio futuro cognato, oui?10».
»Marnie’s Corner
Bentrovati e
bentornati, cari amici di EFP!
Prima di
tutto, ho una pagina facebook! Seguitemi per futuri
aggiornamenti!
Pure questo è
venuto lunghissimo. Io boh. Scusate.
Tranquilli,
non ho usato Romeo e Giulietta per farvi venire l’ansia, non ho intenzione di
far fare a Draco ed Hermione la fine di quei due imbecilli.
Forse.
Punti
importanti:
» 1 – Non
abbiamo una locazione precisa di
Hogwarts, ma sappiamo che si trova nella zona “più alta” della Scozia,
denominata appunto “Highlands”. Sono stupende ed è lì
che si può davvero respirare lo spirito scozzese. Spero davvero di poterci
andare un giorno!
» 2 – Non
dimentichiamoci che Draco e gli altri Malfoy stanno facendo tutto nel rispetto
dell’assoluta legalità. Draco non si sta “nascondendo” e tutti sanno cos’è
successo a Narcissa e Lucius.
» 3 – Francese per “fratello mio”.
» 4 – Creatura
magica: è simile ad un topo, ma sulla schiena ha un'appendice simile ad un
anemone di mare. Una bella bestiola velenosa che, come accaduto nel caso di Jacob
Kowalski (Animali Fantastici e dove trovarli),
possono causare confusione mentale.
» 5- Draco
aveva quattordici anni quando ha stretto amicizia con Hermione. E le è sempre
stato fedele. Se venite a dirmi che Draco Malfoy non è vergine vi mangio vivi.
» 6 – Chiariamo
una cosa su Nettie: lei non è razzista per il sangue, neppure un po’. Anche se
parla di Hermione come Sanguesporco lo fa più che
altro perché è cresciuta in Francia e quella è stata la traduzione più “semplice”.
Lei è una razzista di “classe”, diciamo. Lei è un po’ una principessina e i
Weasley abitano in un posto chiamato TANA.
» 7 – Lo
sentite questo suono? È il momento di “inventa
con Marne!”.
I segugi
infernali sono presenti in tantissime tradizioni grazie alla “Caccia selvaggia”
o “Caccia Infernale”. La caccia selvaggia è un tema mitologico e folcloristico
originario dell'Europa settentrionale, centrale e occidentale. La struttura
narrativa di tutte le versioni del mito si fonda su questa premessa: un corteo
notturno di esseri sovrannaturali attraversa il cielo, mentre è intento in una
furiosa battuta di caccia, con tanto di cavalli, segugi e battitori al seguito
[wikipedia].
I segugi sono
presenti in tantissimi libri fantasy [ad esempio in Percy
Jackson] e videogiochi [ad esempio in The ElderScrolls V: Skyrim]. Nella mia
personale interpretazione sono bestie-demoni che vivono come guardie “dell’Aldilà”
e che solitamente vengono evocati con rituali particolari quando c’è in gioco un
via vai tra il mondo dei vivi e quello degli spiriti. Non sono “buoni” o “cattivi”
ma sono estremamente feroci.
Come Nettie abbia
fatto ad averli sotto il suo controllo è un mistero per tutti, soprattutto
perché aveva sei anni quando li ha
trovati. Ovviamente, prima che qualcuno possa urlare al power playing, queste bestie mostruose
hanno due limiti specifici: non possono esporsi alla luce e non possono
lasciare il luogo che Nettie considera “casa” (quindi che sia in Francia o in
Scozia è irrilevante).
Quindi sì,
sono demoni, non sono cagnolini,
motivo per cui capiscono perfettamente cosa succede intorno a loro e quello che
viene loro raccontato. Il loro legame con Nettie è non solo fisico ma anche spirituale. Si comprendono fra loro e sono sempre uniti in qualche modo, sempre se lei è in casa.
» 8 – Ricordiamo:
Draco ha smesso di chiamare Hermione sanguesporco
dopo l’episodio dello schiaffo. Draco lì aveva già quattordici anni. Sono stati
solo amici per un annetto.
» 9 – Nati
babbani nella traduzione francese. Ho fatto i miei compiti.
» 10 – Eheh, Fleur ha capito molte più cose di tutti i Weasley
messi insieme. Fleur vede e provvede. Fleur sa.
Volevo dare a
Fleur una dignità, visto che per tutto il sesto libro è passata per la gallina
di turno (almeno fino alla scena finale con Bill mezzo mangiato). Però scrivere
“francesizzato” è stato terribile.
Vi aspetto
domenica prossima!
Per altre comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto
su facebook!
Capitolo 6 *** Chiacchierata col Morto - Parte 1 ***
Il paradiso
perduto.
Capitolo 6.
Chiacchierata col morto – Parte 1.
“Ogni uomo ha
dei ricordi che racconterebbe solo agli amici.
Ha anche cose nella mente che non rivelerebbe
neanche agli amici,
ma solo a se stesso, e in segreto”
[Fëdor Michajlovič Dostoevskij]
Alla fine, non erano riusciti a vedersi a Diagon
Alley ed Hermione era giusto un po’ irritata dalla cosa.
Sii
ragionevole, ‘Mione!
Le aveva detto Ron, alzando gli occhi al cielo come se avesse avuto a che fare
con una bambina viziata. Lui aveva
alzato gli occhi al cielo a lei. Era inconcepibile. Era offensivo. Draco aveva suggerito di trasfigurare il suo cuscino in
un ragno gigante mentre dormiva e se Hermione aveva detto di no era stato solo
perché avrebbe rischiato di essere espulsa nel momento peggiore possibile. Però
ci aveva pensato. Ci aveva pensato con molta attenzione, pregustando le sue
urla come se le avesse davvero sentite.
In realtà si era chiesta come Draco avesse potuto
mai scoprire della fobia di Ron per i ragni, ma prima che la paranoia potesse
farsi sentire si era ricordata di quella terrificante lezione con Lupin al
terzo anno.
Ci vedremo
per la riunione dell’Ordine, erano state le uniche parole di Draco che il galeone le
aveva mostrato, ma lei non dubitava che, preso di persona, lui fosse stato
pieno di parole gentili per i signori Weasley e Ron in particolare. Dopotutto
era per loro che la visita nel primo pomeriggio era stata rimandata. Dovevano
aspettare la sera successiva, così da godersi al meglio il negozio di Fred e
George. Ad Hermione piacevano Fred e George, naturalmente, ma le piaceva di più
l’idea di poter rivedere Draco anche solo per cinque minuti, magari verificare
con i suoi stessi occhi che stesse bene e non ci fossero davvero state
conseguenze negative alla scoperta della loro relazione da parte dei suoi
familiari. Dopo aver parlato con Fleur, lei gli aveva chiesto altre
delucidazioni in merito scoprendo che lo zio si fosse dimostrato ben disposto
ad ospitarla a casa loro per poterla conoscere e che sua cugina avesse candidamente
suggerito di rendere il tutto pubblico.
«Hermione?».
A distrarla dal tentato omicidio delle carote che
la signora Weasley le aveva chiesto di tagliare1 era stato Harry,
comparso al suo fianco con un’espressione molto pensierosa. Si stava grattando
la cicatrice, ma Hermione non si preoccupò più del solito. Da quando Voldemort
era tornato, il suo migliore amico aveva iniziato a soffrire sempre di più di
continui mal di testa e fitte improvvise e non c’era assolutamente nulla che
lei potesse fare. Era snervante, ma Silente stesso le aveva confidato che non
fosse possibile trovare una soluzione diversa dall’Occlumazia, per la quale
Harry era totalmente negato.
«Posso fare qualcosa per te? Scusa se non ti ho
sentito arrivare, ero… presa» si
giustificò, sorridendogli e facendogli un po’ di spazio così che anche lui
potesse sedersi sulla panca, accanto a lei. Essendo aumentati gli ospiti della
Tana, i signori Weasley avevano optato per quelle, piuttosto che per le sedie.
Molto più semplici da allungare con la magia, a detta del signor Weasley. «Mi
sembri un po’ pallido, ti senti bene?».
Harry accennò un sorriso, che tuttavia apparve
subito come triste. «Ho- Ho sognato Sirius, di nuovo» confidò, pizzicandosi
distrattamente il dorso della mano su cui svettavano ancora le parole che la
Umbridge aveva impresso sulla sua carne. Quella
banshee maledetta. «Però era diverso, questa volta» continuò,
accigliandosi. «Sembrava più giovane ed i suoi occhi erano diversi. Tentava di
parlarmi, ma ogni volta che si avvicinava c’era qualcosa che lo spingeva via».
La voce gli si incrinò leggermente, ma lui sembrò riprendersi. «Cosa credi che
possa significare?».
Hermione aveva aspettato quel momento da quando
Sirius non era più spuntato dall’altro lato del velo. «Lui è morto, Harry. I
morti non comunicano con i vivi» gli fece notare, con gentilezza. «Ci sono vie,
ovviamente… ma è una branca della magia oscura e molto pericolosa. In ogni
libro che ho letto, i negromanti hanno sempre iniziato il contatto, mai l’opposto. E di certo Sirius non è
tornato come fantasma, altrimenti l’avremmo già saputo».
Harry scosse il capo, vagamente scandalizzato.
«Non voglio avere a fare con la Negromanzia2, Hermione, che diavolo» le disse, guardandola come
se le fosse spuntata un’altra testa. «Che tu abbia letto libri che parlavano di
negromanzia è anche piuttosto inquietante, ma non è questo il punto. Non penso
che Sirius abbia tentato di contattarmi dal mondo dei morti e di certo so che non è tornato come fantasma»
sbottò, incrociando le braccia al petto con stizza. «Mi chiedevo solo se
secondo te ci fosse un qualche significato. Se magari potesse trattarsi ancora
di sogni manipolati da Voldemort».
«Oh»,
vagamente sollevata, Hermione tornò a guardare le carote non ancora totalmente
affettate. Fortunatamente Harry non aveva intenzione di tentare quel tipo di
strada, lei non avrebbe saputo cosa dirgli per farlo desistere. «Che senso
avrebbe mostrarti Sirius? È in un posto specifico, magari? Ti ha chiesto di
fare qualcosa?» gli chiese, posando il coltello per concentrarsi totalmente su
di lui. «Credi stia cercando di farti fare qualcosa di strano?».
Harry scosse il capo. «Per questo non riesco a
capire. Non capisco cosa dice e non c’è mai un posto specifico in cui sembri
volermi portare» spiegò, confuso. «Cosa credi che debba fare? Potrei parlarne
con Silente, ha detto che quest’anno dovrò seguire lezioni private direttamente
con lui, ma non mi ha detto molto altro».
Lezioni private con Silente? Quella era una buona
notizia, era ora che il Preside si prendesse carico di insegnare qualcosa ad
Harry e metterlo finalmente in condizione di combattere davvero contro
Voldemort, senza fare affidamento sulla sua proverbiale fortuna e faccia tosta.
Cos’aveva detto Draco? Harry era protetto dal
Dio dei Mezzosangue Sfregiati.
«Non lo so, Harry» gli disse, sinceramente. «Posso
procurarmi dei libri sui sogni, se vuoi, e vedere di trovare qualcosa» propose,
mordendosi il labbro inferiore con fare pensieroso. «La mia ricerca sugli
Horcrux non sta portando molti risultati, dopotutto. Non ho accesso diretto ad
una biblioteca ben fornita e dubito che ad Hogwarts avrò più successo».
Stranamente, Harry arrossì. «Riguardo a questi
libri… c’è per caso qualcosa che pensi di dovermi dire, Hermione?».
Lei lo guardò stranita. Era molto sicura della
stabilità della copertura che aveva inventato per giustificare i libri di magia
oscura che aveva iniziato a leggere nelle ultime settimane e neppure Remus era
riuscito a capire quale fosse la loro vera origine. Hermione dubitava sinceramente che proprio Harry avesse
capito qualcosa. «Li ho ordinati da Nocturne Alley, lo sai. Se è per ripetere
di nuovo quella storia della poca sicurezza, ti prego di fermarti subito, la
mia è una linea sicurissima, i libri non vengono portati direttamente qui».
«Non è che, per caso, te li stai facendo prestare
da… qualcuno?» tentò Harry, senza
guardarla negli occhi e con le orecchie ancora parecchio arrossate. «Sai, molti
non sembravano propriamente nuovi,
ecco. Sembra strano che arrivino direttamente da una biblioteca».
«Non essere
sciocco,
Harry» lo riprese lei, tirando fuori la migliore fra le sue espressioni
esasperate. «Hai mai aperto uno dei libri della nostra biblioteca, a scuola?
Sembrano appena usciti da una lavatrice! Ovviamente quelli di Nocturne Alley
non sono messi meglio» mentì, maledicendo Draco per non averli rimessi in sesto
quando lei gliel’aveva chiesto. Sapeva che lei
non poteva fare magie fuori da Hogwarts, almeno non per un altro mese e per
allora sarebbe stata a scuola.
Harry sospirò, allungandole un foglietto di carta.
«Questo era dentro uno dei tuoi libri. Volevo dargli un’occhiata, per aiutarti,
e pensavo fossero tuoi appunti… ma mi sbagliavo» mormorò, imbarazzatissimo,
aspettando che lei prendesse il foglio e lo aprisse. All’interno, Hermione
trovò un disegno di Draco – perché il bastardo era anche bravo a disegnare3 – in cui lei sorrideva mentre
lui la abbracciava. In basso, nella sua inconfondibile grafia, c’era scritto “in attesa di poterlo fare dal vivo, tuo
Draco” 4. Ed Harry aveva trovato il disegno, che lei non aveva
notato. Il disegno il cui significato era piuttosto palese.
Cazzo.
«Ti prego,
non odiarmi».
***
Draco era contrariato.
Estremamente contrariato. I Weasley avevano impedito alla sua Sanguesporco di andare a Diagon Alley e lui si era ritrovato
vittima degli acquisti spropositati di Nettie, soprattutto perché Alistair aveva
velocemente scansato ogni responsabilità predicando d’essere la loro guardia
personale e di dover prestare attenzione da fuori
i negozi, non certo dall’interno. Fortunatamente si erano portati dietro
uno degli elfi – quello più paziente, aveva notato Draco – che si era preso a
carico il trasporto delle innumerevoli buste che sua cugina aveva velocemente
collezionato. Certo, Draco era estremamente
riconoscente che lei si fosse fatta in quattro per rifargli tutto il corredo scolastico, a partire
dalle pergamene fino ad arrivare alla divisa, ma la sua pazienza aveva un gran
limite. E Nettie l’aveva superato quando l’aveva trascinato a comprare mutande
nuove.
Neppure sua madre l’aveva mai costretto a seguirla
per comprargli le mutande nuove.
«Se continuerai a fare quella faccia, ti verrà una
paresi» gli fece notare Alistair, ridacchiando a sue spese mentre si lasciava
andare con grazia sulla sua sedia. Avevano deciso di fermarsi al Paiolo Magico
contro ogni possibile dimostrazione di buonsenso, insistendo sul fatto che loro non avevano certo fatto nulla di
male e che dovevano comportarsi da persone libere, non da ladri in fuga.
Oltretutto, Nettie aveva una commissione da fare ed aveva miracolosamente
concesso a Draco ed Alistair di restare a bere una burrobirra senza di lei.
Draco, in realtà, si sentiva leggermente in ansia al pensiero di sua cugina sola per Diagon Alley, nonostante alle
tre del pomeriggio fosse praticamente deserta. Non riusciva a capacitarsi di
come Alistair potesse essere tanto rilassato.
«Tua sorella mi ha portato a comprare biancheria
intima» gli rispose, incrociando le braccia al petto e fissando trucemente il
bicchiere che un curioso Tom gli aveva appena depositato davanti. Sentendosi
arrossire a livello delle orecchie, abbassò lo sguardo. «Ed ha pure indovinato
al primo colpo le mie misure».
Alistair ridacchiò, facendo girare un paio di
streghe di mezza età sedute poco lontano. Gli lanciarono uno sguardo
d’apprezzamento ma, fortunatamente, non si avvicinarono. Era ridicolo quanto la gente fosse attratta
da quella sottospecie di vichingo, Draco proprio non riusciva a capacitarsene.
«Lei lo chiama occhio clinico. Non sono mai riuscito a nasconderle un
accidente. Per un periodo ho addirittura pensato che potesse essere una
Legilimens naturale come te, ma mi sbagliavo. Ha semplicemente un sesto senso
da far invidia ad un dannatissimo veggente e l’occhio più acuto di un falco»
gli disse, allegro, alzando la mano per impedirgli di parlare. «E no, non è
neppure una veggente. Probabilmente è tutto talento da donna».
Per nulla rincuorato, Draco sospirò, guardandosi
intorno. Era preparato ad essere al centro dell’attenzione e, infatti, non
appena entrato al Pub tutti i pochi occupanti si erano girati a fissarlo senza
il minimo ritegno. Fortunatamente alla fine si erano decisi a desistere, che
fosse per noncuranza o paura era per lui irrilevante. «Credi ci metterà tanto?
Tuo padre sarebbe capace di mandare qualcuno a cercarci se dovessimo ritardare.
Forse non avremmo dovuto mandarla da sola».
«Sta arrivando, doveva solo andare a ritirare una
cosa che ho ordinato in un negozio» gli rispose suo cugino, tranquillamente. «E
faresti meglio a non sottovalutarla così tanto, soprattutto non in sua
presenza» aggiunse, divertito. «Nettie non è una cima con gli incantesimi
difensivi, questo posso concedertelo… ma tu concorderai che mia sorella sia
assolutamente terrificante quando
vuole esserlo».
Draco ripensò immediatamente a quando i due
dipendenti ministeriali avevano tentato
di farla uscire dalla stanza per restare soli con lui, in attesa che zio
Aloisius arrivasse dalla sua stanza. Lei li aveva guardati entrambi per un
lungo istante ed aveva semplicemente detto “no”.
Nessuno dei due aveva osato ribatterle alcunché ed erano rimasti in silenzio di
tomba finché lei non si era alzata per uscire, facendo spazio a suo padre. «Ha
preso tutto dallo zio, ci sono pochi dubbi» ammise Draco, con una smorfia. «Ha
quel modo di guardarti che ti fa gelare il sangue nelle vene. Mi chiedo come diavolo faccia a lavorare con i malati,
in ospedale. Potrebbe farli morire tutti di crepacuore in un battito di
ciglia».
Alistair ridacchiò. «Nel suo campo è difficile che i pazienti siano sufficientemente
lucidi da spaventarsi ed è invece necessario che ci sia qualcuno con il muso
duro per fronteggiare i parenti scontenti. Non hai idea di quanto possano
essere pedanti, soprattutto nei casi di lungodegenza» spiegò, scuotendo
leggermente il capo. «Il suo Responsabile, in ospedale, una volta mi disse di
averla scelta come pupilla proprio perché incuteva lo stesso divino terrore del
diavolo sceso in terra. Monsieur
Delacroix era un fervente cattolico, si faceva il segno della croce ogni
qualvolta che Nettie entrava in una stanza. Era terrorizzato da lei».
«Non essere ridicolo, Alistair» lo interruppe
proprio la ragazza, facendo la sua comparsa con un pacco discretamente lungo e
non particolarmente spesso fra le mani. «Lui mi adorava, non era terrorizzato. Gli incutevo giusto quel tocco di
rispetto necessario affinché non mi trattasse da idiota». I suoi occhi verdini
si spostarono velocemente dal fratello a Draco, assottigliandosi. «Sta’ dritto
con la schiena, non sei un barbone».
Draco si ritrovò ad obbedire senza neppure
rendersene conto e, prima che potesse aprire la bocca per lamentarsi, si
ritrovò il pacco che lei aveva portato spinto fra le mani. «Cosa… cos’è? È per
me?».
Alistair sorrise con enorme entusiasmo ed anche
sua sorella si lasciò andare ad un sorrisino divertito. «Beh, credevi che non
ti avremmo regalato nulla prima dell’inizio della scuola? Fai parte della
famiglia e, come noi due, anche tu meriti un pensierino per l’inizio dell’anno
scolastico. Papa ha lasciato a noi
carta bianca, dubitava che un completo firmato di Jean-Luc De Magicienne potesse interessarti. Così io ho scelto qualcosa che sicuramente ti
piacerà e che utilizzerai».
«Ma io»
si intromise ancora una volta Nettie, con tranquillità, «sono passata a fartelo
personalizzare. Senza un tocco personale non sarebbe stato lo stesso». Con un
gesto impaziente, gli fece cenno di sbrigarsi e aprire, così da non farli
aspettare. Visto il modo in cui lei si guardò intorno, gli sembrò che volesse attirare l’attenzione. Era una
Malfoy, il dramma era nel loro sangue.
Vagamente curioso, Draco si sbrigò a scartare il
pacco, chiedendosi cosa accidenti potesse essere. Tolto il primo involucro, lo
stemma di “Accessori di Prima qualità per il Quidditch” apparve in tutta la sua
gloria, facendolo accigliare. Lo scatolo era troppo piccolo perché si trattasse di una scopa, no? Lui ovviamente
le aveva sempre ricevute direttamente in mano dal negoziante, ma dubitava che potessero arrivare in
scatoline tanto piccole. «È… un modellino
di Firebolt?» chiese, basito, osservando la minuscola scopa che svettava su
di un cuscinetto. Era identica fino
all’ultimo dettaglio, lucida, bellissima, con incise le sue iniziali in oro sul
manico ed ulteriori dettagli in argento – solitamente veniva utilizzato
l’ottone – lucidissimo. «… grazie?» azzardò dopo qualche istante lui, confuso
ma anche vagamente grato che avessero pensato di fargli almeno quel pensierino.
Non avrebbe avuto una Firebolt – suo padre gliel’aveva promessa per i
diciassette anni, ma ovviamente non era più nel progetto – ma, stranamente, si
sentiva piuttosto soddisfatto anche con quella. Tanto era probabile che non
l’avrebbero messo in squadra.
Alistair si accigliò. «Mi aspettavo più
entusiasmo» ammise, guardandolo con circospezione. «Non hai detto di essere il
Cercatore dei Serpeverde? Un Cercatore deve amare le scope veloci».
«Petit»
gli disse invece Nettie, senza riuscire a trattenere una risata, «lo sai che di solito le scope in regalo
vengono rimpicciolite per un più facile trasporto, vero?».
Draco fu sul punto di mettersi a piangere davanti
a tutti.
***
Erano appena rientrati dalla loro veloce uscita, pieni
di buone intenzioni per un veloce giro sulla sua scopa nuova prima di tornare
alle lezioni di Occlumanzia. Stranamente, era stato solamente Alistair a
chiedergli di fare un giro, per rivivere i sogni di gloria che a scuola lo
avevano portato a capo della squadra di Quidditch della sua Casata5.
Lui era un portiere, ovviamente, come
se la sua stazza da bruto non fosse stata sufficiente. Nettie si era limitata
ad un cenno noncurante ed ad un “divertitevi, bambini” che aveva insospettito parecchio Draco.
Almeno finché Alistair non gli aveva mormorato che
sua sorella soffrisse terribilmente
di vertigini. Durante la sua prima e unica lezione di volo aveva dato di
stomaco sopra l’istruttore e dal quel momento era sempre stata giustificata.
«Non dico che devi
affrontare la tua paura, solo che una brava signorina purosangue come te non
dovrebbe avere delle pecche tanto marcate nella propria educazione» le stava
dicendo Draco, ridacchiando. «Non è davvero opportuno».
Nettie non batté ciglio. «Non sarebbe opportuno
scagliarti il malocchio, Petit. Stai
in campana» lo avvisò, candida, allungandosi per pizzicargli la guancia come se
fosse stato un bambino discolo.
Prima che Draco potesse risponderle, però, uno
degli elfi arrivò di corsa, inchinandosi profondamente davanti a loro tre.
«Bentornati, padroncini» li salutò, gioviale, facendo sparire con uno schiocco
di dita i loro copriabiti prima ancora che potessero sfilarseli. «Il Padrone vi
aspetta tutti e tre nel salotto blu, abbiamo ricevuto visite».
Alistair si accigliò immediatamente, alzando gli
occhi verso dove sapeva si trovasse lo studio. «Mio padre è al sicuro? Di chi
si tratta? Se sono altri dipendenti del Ministero giuro che li butto fuori senza neanche aprire la porta di casa»
ringhiò, cambiando completamente espressione.
Draco lo fissò con sorpresa, era piuttosto convinto che quelli del Ministero si
fossero fatti vivi soltanto quella volta, poco dopo il loro arrivo in Scozia.
Nettie non si scompose, naturalmente. Draco la
vide piegare leggermente la testa in direzione di un angolo buio e, dopo
qualche secondo, riuscì a notare un paio di occhi rossi che risposero al suo
sguardo. Non sapeva dire se si trattasse di Biscottino, ma era di poca
importanza. «No, non sono impiegati del Ministero» disse, assottigliando lo
sguardo e piegando di più la testa come se avesse voluto ascoltare meglio. «Due
uomini, non sono inglesi e non sembrano avere cattive intenzioni. Preferirei
comunque che qualcuno restasse con papà». L’ultima parte non era indirizzata a
loro e, velocemente, gli occhi rossi si dileguarono nel buio.
«Avrebbero potuto andarci prima» sbuffò Alistair,
nervoso e per nulla rassicurato dalle apparenti buone intenzioni dei loro
ospiti. «Non puoi chiedere loro di stare sempre a guardia di nostro padre?» le
domandò, iniziando ad incamminarsi verso la grande scalinata che conduceva al
piano di sopra. Si fermò prima di salire, però, per voltarsi ed aspettarli.
«Ils ne sont
pas mes serviteurs6» gli rispose la sorella, allungando la mano
per raggiungere il braccio di Draco. Aveva questa bizzarra abitudine di
chiedere sempre il suo braccio,
quando dovevano fare una qualche entrata ufficiale7. Draco ricordava
un’usanza simile nell’etichetta, ma non si era mai applicato a sufficienza e,
di conseguenza, era impossibile ricordare cosa significasse. «Hanno scelto me, non papa. Sii grato che abbiano deciso di acconsentire alla mia
richiesta di proteggere la casa da possibili attacchi. Potrebbero uccidervi
tutti quanti, se dovessero pensare che possiate in qualche modo infastidirmi».
Era un
pensiero che, sinceramente, Draco avrebbe preferito non avere.
I due fratelli si squadrarono per un lungo
istante, poi Alistair sospirò, come sconfitto. «Coraggio, dubito che questi
ospiti aspetteranno noi».
Saliti al piano di sopra, Draco si ritrovò davanti
ad una scena che avrebbe voluto definire bizzarra,
ma che nella follia generale in cui la sua vita era precipitata non lo disturbò
più di tanto. Seduti insieme a suo zio, Viktor Krum ed un uomo che Draco era certo di aver già conosciuto stavano
discutendo amabilmente, bevendo qualcosa di decisamente
troppo alcolico per le quattro del pomeriggio e mangiando dolcetti alla menta,
la specialità degli elfi della cucina. Sarebbero passati per normali, se a terra non ci fosse stato
un cadavere.
«Ah, siete tornati finalmente» li accolse
Aloisius, fingendosi per nulla irritato dal loro ritardo e lasciando che
soltanto una velocissima occhiata tradisse quanto realmente fosse indispettito.
Un secondo dopo, tornò l’accogliente padrone di casa e sorrise in direzione dei
loro ospiti. «I miei figli. Perdonateli per il ritardo, sono andati a fare
compere per il nuovo anno scolastico e si sono intrattenuti più del dovuto»
disse, includendo Draco nel gruppetto, con sua immensa sorpresa. Entrambi, che
erano balzati in pieni non appena Nettie era entrata nella stanza, dedicarono
loro un veloce cenno del capo e lasciarono che fosse Aloisius a fare le dovute
presentazioni. «Naturalmente conoscete già Viktor Krum, accompagnato da Alexander
Bell, figlio di Viktor Bell».
Draco si accigliò. Spiegata immediatamente la
somiglianza: era il fratello maggiore di Katie Bell di Grifondoro, nonché
figlio di uno dei Purosangue più influenti d’Irlanda e fra i pochi a non aver
mai voluto contatti con il Signore
Oscuro, senza subire ripercussioni. Nessuno sapeva perché. Questo Bell
somigliava terribilmente al padre, con gli stessi capelli rossi e l’altezza
impressionante, Katie invece era molto
più bassa e bionda quasi quanto Draco. Avevano gli stessi occhi azzurri, però.
«Sono Alistair Malfoy, è un piacere fare la sua
conoscenza, Mr Bell» si fece immediatamente avanti Alistair, stringendo la mano
di Alexander. Sotto lo sguardo basito di Draco, un attimo dopo abbracciò Krum come se fosse stato un
vecchio amico. «Ah, Vitya!Я не
знал, что ты в8,
avresti potuto avvisarci». Draco conosceva le
basi del russo, non si aspettava che suo cugino lo parlasse tanto
fluentemente. «Avevi promesso di venire alla fine del Campionato».
«Avevi anche promesso che saresti venuto a farmi
controllare quella brutta ferita, ma sei
andato da un altro medico» si intromise Nettie, senza nascondere il tono estremamente irritato, facendosi avanti
ed abbracciando a sua volta Krum. Allungò poi la mano in direzione di Bell,
senza tuttavia dire nulla di più. Evidentemente per lei non era un piacere fare la sua conoscenza. «Qualcuno può
dirmi perché c’è un corpo imbalsamato sul mio tappeto persiano di quattrocento
anni?».
Alexander Bell sorrise con aria compiaciuta.
«Abbiamo impiegato parecchio tempo a recuperarla e riportarla in condizioni
accettabili è stato piuttosto complicato. Non si preoccupi, Mademoiselle, non si rovinerà il suo bel
tappeto» le disse, con tono che Draco osò definire flirtante. Naturalmente, Nettie non lo degnò di alcun tipo di
risposta che fosse diversa da una smorfia disgustata, quindi lui puntò
velocemente lo sguardo su Draco. «Ah, il più giovane rampollo Malfoy. Mia
sorella dice che sei un Cercatore niente male, per quanto serpe» gli disse, allegro, allungando la mano verso di lui così che
potesse stringerla. Il suo sguardo si fece improvvisamente malizioso,
puntandosi momentaneamente sul suo accompagnatore. «Dice che alcune delle tue
azioni migliori siano state pari a quelle del nostro buon Viktor».
Draco dubitava che la Bell si fosse mai professata
in quel tipo di complimenti verso di
lui, soprattutto perché sarebbero stati delle bugie immani. Krum, tuttavia,
sembrò accigliarsi pericolosamente. «Katya
ha sempre opinioni forti» mugugnò, allungando la mano per stringere a sua volta
quella di Draco. «Mi dispiace per tuoi genitori, spero che possiamo aiutare».
«Questo è il motivo del cadavere» intervenne
Aloisius, con una bizzarra allegria ad illuminargli il volto. «Hepzibah Smith9,
una donna che Voldemort visitò durante il suo praticantato da Magie Sinister e
che misteriosamente morì. Considerando che l’ingrediente principale di un
Horcrux sia un omicidio, ho pensato che lei possa darci delle risposte al
riguardo. Dubito che sia stata uccisa senza un motivo specifico, soprattutto
perché è altamente improbabile che abbia avuto nemici».
Draco fissò il cadavere al suolo con un misto di
disgusto e confusione. «Ma… è morta»
fece notare, sentendosi un po’ stupido nello statuire l’ovvio. «Non… non si può
parlare con i morti».
Krum e Alexander Bell si guardarono per un lungo
istante, poi quest’ultimo ridacchiò. «Certo che si può… se li riporti in vita».
»Marnie’s Corner
Bentrovati e
bentornati, cari amici di EFP!
Prima di
tutto, ho una pagina facebook!
Seguitemi per futuri aggiornamenti!
Ho dato
dignità a Fleur, devo darla a Krum.
Chi mi ha seguita in “L’Erede del Male” saprà già cosa sanno fare i
Bell.
Tranquilli, stavolta Katie non finisce come l’altra volta.
Forse.
Ed Harry forse non è tonto come pensa Hermione.
Punti
importanti:
» 1 – Ricordiamoci
che Hermione è minorenne e non può usare la magia. La signora Weasley voleva
tenerla impegnata, quindi via a
tagliare le carote per la cena. Soprattutto perché le sembrava un po’ nervosa.
» 2 – *Inserire voce di Britney Spears* Oops I did it again. Chi mi ha seguita in “L’Erede” saprà.
» 3 – Mi sono ispirata al terzo film, quando Draco manda il
bigliettino col disegno ad Harry. Volevo dargli capacità artistiche a questo
povero figlio, perché fargli suonare il pianoforte mi sembrava scontato. E già
lo suona Hermione, su.
» 4 – Naturalmente
è stato tutto un “incidente”. Draco mica ha nascosto il bigliettino con un
incantesimo che ha impedito ad Hermione di notarlo ma ad Harry di trovarselo
praticamente fra le mani. Assolutamente no. E di certo non l’ha aiutato Nettie
a fare questa cosa. Sarebbe un imbroglio, non pensate?
» 5- A
Beauxbatons hanno le casate? Boh, penso di sì. Comunque giocano sicuramente a
Quidditch ed Alistair era un portiere. Sapete a chi altro piace il Quidditch? A Charlie.
» 6 – Francese,
“loro non sono i miei servitori”.
» 7 – Per la
serie: “Marne inventa regole del galateo purosangue”. Una sorella non sposata
deve sempre fare il suo ingresso al
braccio del fratello minore, perché il più grande è l’erede e quindi entra da solo,
accanto al padre o al braccio della madre. Con quel gesto, Nettie rende
immediatamente noto ai purosangue presenti che Draco è suo fratello. Perché
Draco non lo ricorda? Lui non ha fratelli
o sorelle, quindi quella regola non è mai stata importante per lui. Prima
di Draco, Nettie entrava da sola agli
eventi esclusivi.
» 8 – Russo: “Non
sapevo fossi tornato in Inghilterra”. Il rapporto dei Malfoy™ e Krum verrà
spiegato più avanti. Perché Alistair gli parla in russo e non in bulgaro? Il
Russo è più comune ed avrà senso più
avanti. Oltretutto sono sempre stata dell’idea che a Durmstrang parlino russo.
Non possiamo saperlo con certezza, visto che ci sono studenti che hanno accento
tedesco (dai libri lo si nota), altri che sono Bulgari (Krum) ed altri con
cognomi palesemente russi. Io boh, la Rowling penserà che nel nord Europa
parlino una sola lingua. E non fatemi iniziare con la discussione sulla ridicolaggine
del numero delle scuole! Durmstrang vale per tipo tutto il nord ed est Europa e
Beauxbatons per il sud Europa. Quindi ad Hogwarts ci vanno solo i ragazzini inglesi
o irlandesi, nelle altre ci va un continente intero che ha almeno dieci lingue
differenti. Lasciamo stare, va’.
» 9 – Aloisius
Malfoy non aspetta Silente per fare le sue indagini. Aloisius Malfoy fa le cose
come cavolo gli pare. E questo potrebbe essere pericoloso per i piani del
preside.
Sono andata a
vedere “Animali Fantastici” al cinema e ancora non so se piangere, ridere o
dare fuoco ai miei libri di Harry Potter. Semplicemente terribile. Io sono fissata con i dettagli e ci sono cose in quel
film che toccano la blasfemia.
Nonostante
tutto, però, ci sono scene a dir poco bellissime, gli animali sono stupendi e
Grindelwald vale tre volte Voldemort come cattivo.
Oh, sulla pagina facebook, quando ho postato l’anteprima di questo
capitolo, ho dato un assaggio dei miei Nettie ed Alistair, passate a dar loro
un’occhiata se vi va!
Vi aspetto
domenica prossima!
Per altre comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto
su facebook!
Capitolo 7 *** Chiacchierata col Morto - Parte 2 ***
Il paradiso
perduto.
Capitolo 7.
Chiacchierata col morto – Parte 2.
“Ti avverto: questa creatura è portatrice
di morte. Non mangerà mai, non dormirà mai e non si fermerà mai.”
[Ardeth Bey, dal film “La Mummia”]
Draco fissò Bell come se gli fosse spuntata
un’altra testa e, accanto a sé, sentì Nettie trattenere bruscamente il respiro.
Alistair, invece, era rimasto perfettamente immobile, limitandosi solo a
spostare lo sguardo sul padre, come se si fosse aspettato che da un momento
all’altro lui dicesse qualcosa riguardo la follia
dell’ultima affermazione dell’uomo.
Nell’incredulità collettiva, fu Bell a parlare per
primo. «Mi aspettavo una reazione differente, a dirla tutta. Di solito la gente
scappa via urlando. In Irlanda è capitato in più di un’occasione che mi
lanciassero dietro crocifissi e acqua santa, per qualche assurda ragione»
commentò, arricciando il naso. Si voltò verso Krum,
allora, ricevendo un’occhiata esasperata. «Mia sorella ti ha mai raccontato di
quando mi hanno dato dell’Anticristo?».
«да1» fu la laconica
risposta del cercatore bulgaro. «E tu hai ripetuto almeno sei o sette volte da
quando ti conosco. Non è divertente come pensi» gli disse, sospirando, per poi
tornare a guardare i tre giovani Malfoy, ancora in diversi gradi di shock.
Sembrò perdere un paio di tonalità in viso, quando guardò Nettie. «Vi ho mai
raccontato che mia nonna è capo di Ordine di Endor?».
Il modo in cui sua cugina sembrò gonfiarsi per la
rabbia lasciò intendere a Draco che no,
non avesse mai raccontato quel particolare.
«L’Ordine di Endor2 è stato fondato
quasi tremilacinquecento anni fa da un gruppo di negromanti sfuggiti alle
persecuzioni» intervenne Aloisius, impedendo alla figlia qualunque tipo di
risposta e preferendo dare loro tutte le spiegazioni del caso. Era più
probabile che quella spiegazione fosse diretta principalmente a Draco, che
sembrava essere l’unico a non avere la più pallida idea di cosa stessero
parlando tutti quanti. «Si trattava di sacerdoti egizi, devoti a Toth, perseguitati dai sacerdoti di Anubi
perché con le loro conoscenze capaci di sottrarre al regno del loro Padrone
delle anime che gli appartenevano».
«Toth era il dio della
conoscenza, che è ciò che noi
ricerchiamo più di tutto» si intromise Bell, con un sorriso allegro. «I
negromanti erano dei canali
attraverso cui era possibile ricevere dai morti il loro sapere, riportandoli
per il tempo necessario nel mondo dei viventi. A questo scopo venne creato il
Libro dei Morti3, un breviario con tutte le formule ed i riti che
ancora oggi noi utilizziamo».
Aloisius annuì, seppur palesemente irritato
dall’interruzione. «Il contenuto del Libro doveva restare segreto, così che
nessuno all’infuori dei sacerdoti potesse conoscerne il vero potenziale.
Sfortunatamente, però, nessuno aveva fatto i conti con l’incapacità dell’uomo
di tenere dei segreti tanto a lungo, soprattutto quando questi sembravano
l’unica via per ottenere potere o, secondo altre interpretazioni, l’amore» continuò, con un sospiro
stanco. «Secondo i registri, una giovane sacerdotessa di Toth
si invaghì di un iniziato al culto di Anubi,
raccontandogli dei loro rituali per conquistarlo. Lui la sfruttò e la convinse
a fargli vedere il Libro».
«Si chiamava Amunkhet»
si intromise ancora una volta Bell, annuendo con aria saggia. «Una povera anima
in pena, se volete il mio parere. Quando gli mostrò il Libro, lui provò a
rubarlo e lei si oppose, venendo uccisa nel tentativo di proteggere i segreti
della sua gente. Quando gli altri sacerdoti la trovarono, il Libro non c’era
più ed i sacerdoti di Anubi erano già riusciti a
farli incriminare tutti dal Faraone,
accusandoli di aver adirato il loro Protettore ed aver causato una delle
peggiori carestie dell’intera storia egizia fino a quel momento. Il Libro venne
recuperato, ma era stato ormai irrimediabilmente corrotto dalla Magia della
Morte ed i suoi rituali quasi completamente andati distrutti. I pochi sacerdoti
rimasti e le loro famiglie furono costretti a scappare, rifugiandosi nelle
terre di Canaan4 e da lì, dopo la seconda purga, si organizzarono in un Ordine, decidendo di
sparpagliarsi per il mondo e non essere più semplici da trovare e sterminare. Endor è il luogo in cui l’Alto Sacerdote – o sacerdotessa – era solito risiedere.
Ovviamente oggi non sono più rinchiusi in vecchie grotte e ogni Alto Sacerdote,
quando eletto, ha piena libertà di domicilio. Per esempio, sua nonna», nel
dirlo indicò Krum, rimasto sempre in silenzio, «è
rimasta in Russia finché Grindelwald non l’ha costretta ad emigrare in
Bulgaria».
Risvegliato dalla trans in cui sembrava essere
caduto, Alistair fissò il cercatore con tanto d’occhi. «Mi hai detto che
Grindelwald ha ucciso tuo nonno perché credeva che possedesse uno dei Doni
della Morte» gli disse, accigliato, «ma non è stato così. È morto per
proteggere lei?5».
Krum annuì, il volto scuro.
Draco ricordava di aver visto quella stessa espressione quando lui aveva tentato di farselo amico.
«Grindelwald pensava che mio nonno era Alto Sacerdote, era un ostacolo per lui.
Nonna è riuscita a scappare con suoi figli in Bulgaria e da lì ha aiutato
Silente a sconfiggerlo».
Draco ebbe un’illuminazione improvvisa. «Mi stai
dicendo che la storia dell’Armata spettrale è vera?6 Davvero c’è stato un esercito di morti che
combatteva contro Grindelwald e sotto il controllo di Silente?» domandò,
sgranando gli occhi. Aveva letto più e più volte le cronache dello scontro e di
come Grindelwald, disarmato, si fosse alla fine arreso, ma aveva sempre creduto
che quel dettaglio fosse stato aggiunto per dare una maggiore credibilità alla
scena. Hermione credeva che fosse
tutta una bufala! Oh, quando le avrebbe raccontato… «Un’armata di zombie!».
Bell fece una smorfia. «Noi preferiamo il termine richiamati. Zombie è così volgare» si
lamentò, alzando gli occhi al cielo con l’aria di un giovane principino
scontento. Draco si chiese se anche lui avesse certe movenze involontarie e se
anche lui avesse ispirato violenza in tutti gli altri. «Certo, da quando il
Libro venne rovinato non è stato più possibile portare a termine delle
rinascite complete. La Corruzione di Anubi ha appiccicato
la morte agli spiriti, quindi i corpi tendevano a restare attaccati all’anima
ed a risvegliarsi in qualunque condizione fossero al momento. È per questo che
gli egizi erano fissati con la
mummificazione» continuò, con tranquillità. «Siamo riusciti a girare intorno ai
nostri stessi limiti ed abbiamo fortunatamente trovato modi per conservare i
corpi o, comunque, riportarli in condizioni accettabili» nel dirlo, indicò il
cadavere a terra. «Qualcuno di noi però è sempre troppo frettoloso o non
abbastanza delicato, ergo la
descrizione degli zombie che nella cultura moderna sembrano essere tanto
apprezzati».
«Che cosa barbara»
si lagnò Krum, con una smorfia, sobbalzando quando,
all’improvviso, si ritrovò Nettie praticamente sotto al naso. «Ti prego, non
uccidermi» pigolò allora, sollevando le mani con aria indifesa. «Ho un
allenamento domani mattina».
Draco conosceva quello sguardo di sua cugina e
sapeva benissimo che non fosse assolutamente portatore di buone conseguenze. I
Malfoy, gli aveva detto suo zio poco tempo prima, erano una famiglia di ossessionati. Se trovavano una ossessione,
allora erano pronti a morire per questa. O ad uccidere, in base ai casi. Per
Aloisius, l’ossessione era stata sua moglie. Per Nettie era la scienza.
«Tu sei un
negromante e non mi hai. Mai. Detto.
Nulla?» sbottò, puntellando il dito sul petto del Cercatore con abbastanza
forza da farlo indietreggiare. «Viktor, ci
conosciamo da quando eravamo bambini» continuò, sdegnata come se Krum avesse preso a calci uno dei suoi cani infernali.
Draco ritenne fosse una fortuna che le bestiole non fossero interessate a
vendicare l’orgoglio ferito della “padrona”, altrimenti avrebbero avuto
solamente dei brandelli di Krum da ricucire per
rispedirli alla famiglia. «Come hai potuto?».
«In sua difesa» la interruppe Bell, avendo
probabilmente notato che Aloisius non fosse interessato ad intervenire, «lui non è un negromante. Il Dono ha saltato un paio di generazioni,
bizzarramente. Sua nonna era piuttosto disperata quando neanche sua sorella è
riuscita ad aprire il Libro» spiegò, con una risatina. «Credo sia per questo
che alla fine l’ha costretto ad un matrimonio combinato».
Gli occhi dei tre giovani Malfoy si posarono
immediatamente su Krum, decisamente più pallido di
poco prima. «Bell, ti avevo chiesto
di aspettare».
L’altro lo liquidò con un veloce gesto della mano.
«Sciocchezze, lo avrebbero saputo comunque. Deve sposare mia sorella e, se
saranno fortunati, dovranno sfornare tutta una serie di piccoli negromanti
appassionati di Quidditch che, ovviamente, giocheranno per la nazionale
irlandese».
«Katie Bell è una negromante?» chiese Draco,
anticipando di un secondo il coro di borbottii confusi dei suoi cugini. «Aveva
la faccia di chi avrebbe potuto uccidermi nel sonno per aver respirato in sua
direzione, ma non la faccia di chi avrebbe potuto riportarmi indietro!».
Hermione avrebbe perso la testa se avesse saputo. Sarebbe completamente andata
fuori dai gangheri alla sola idea di
avere una Negromante praticamente alla porta accanto, costretta a non dirle
nulla perché altrimenti l’avrebbero cacciata immediatamente da Hogwarts e la
McGranitt le avrebbe dedicato quel suo sguardo pieno di disappunto capace di
far piangere sia Tiger che Goyle. «Non posso
crederci».
«Mia sorella è molto talentuosa» si vantò invece
Bell, allegro. «Peccato sia minorenne per altri tre giorni, le sarebbe piaciuto
venire e dare una dimostrazione delle sue abilità» continuò, sfoderando uno
sguardo contrito che durò esattamente tre secondi, prima di tornare a puntarsi
su Nettie ed illuminarsi. «Allora, dottoressa, per farmi perdonare di questa
invasione e di tutte queste novità posso resuscitarle il cadavere, così che lei
possa studiarlo come meglio riterrà opportuno?».
Nettie, per un istante, lo squadrò attentamente.
«Questo è un modo per provarci con me?».
Bell si accigliò, prima di sollevare la mano
sinistra – su cui svettava una fede nuziale – e scuotere il capo. «Per l’amor
di Merlino, sono già stato maledetto da una moglie, di certo non ho intenzione
di andare alla ricerca di un’altra donna che tormenti le poche ore che passo
lontano da lei» spiegò, prima di sospirare con aria sognante. «La amo
immensamente, sapete. Fra pochi mesi nascerà il nostro primo figlio, un
maschietto. Lo chiameremo Liam7».
Ricevuta la notizia dell’apparentemente felice
matrimonio del negromante, Nettie si
illuminò, facendo venire i brividi al cugino. «Per favore, Monsieur Bell, resusciti un morto per
me».
Solo in quel momento, Draco notò con la coda
dell’occhio Alistair, gli occhi puntati sul padre pieni di accuse e rabbia.
Senza salutare – bizzarro per lui, sempre estremamente educato – si avviò
all’uscita, lasciandoli soli con i loro ospiti. Draco non aveva la più pallida
idea di cosa fosse successo, se si trattasse di ribrezzo verso il rituale che a
breve si sarebbe realizzato o di qualsiasi altro motivo. Sapeva soltanto che
non aveva mai visto suo cugino
talmente arrabbiato.
***
Senza che Draco sapesse come, all’improvviso si ritrovò coinvolto in quella che aveva tutta
l’aria di essere una seduta spiritica appena uscita da uno dei libri babbani
che Hermione gli aveva spedito per fargli capire quanto i pregiudizi non
fossero solo quelli dei Purosangue. Che quegli autori babbani avessero visto un
negromante all’opera, copiandone i rituali? Possibile, ma Draco dubitava che
avrebbero avuto il coraggio di riportare su carta quanto avevano visto. Lui era un mago – figlio di Mangiamorte
– e temeva che non avrebbe dormito per un
bel po’, dopo quell’avventura. In compenso, avrebbe potuto vantarsi con la
Granger per il resto della sua vita, vedendola struggersi per essersi persa una
simile occasione.
La sua era una Sanguesporcobizzarra.
Accanto a lui, con gli occhi fissi sul cadavere,
Nettie sembrava sul punto di perdere i sensi tanto era agitata. Dietro di loro,
tutti i quattro i segugi infernali tenevano gli occhi rossi puntati su Bell,
quasi volendolo sfidare a fare un passo falso. Erano nervosi e lo stesso Draco
riusciva a percepirlo. Una branca dei Magizoologi
contemporanei riteneva che i segugi fossero i guardiani del confine fra i vivi
ed i Morti, quindi, in un certo senso, era come aver costretto dei poliziotti
ad assistere ad un furto senza potersi muovere. Se Nettie non fosse stata
presente, le sue bestiole avrebbero consentito a Bell di portare avanti quel
rito?
«Hermione ci ucciderà quando saprà» mugugnò Krum, seduto al fianco di Draco. Aveva avuto la
lungimiranza di piazzarlo fra se stesso e Nettie,
forse preoccupato che lei potesse tentare di ucciderlo per i segreti tenuti
tanto a lungo. Notando lo sguardo fra il confuso ed il preoccupato di Draco, il
Cercatore ridacchiò. «Noi siamo… come dite in Inghilterra? Amici di penna8»
spiegò, scuotendo il capo. «Ho sempre saputo che voi eravate amici e che poi…»
fece un gesto vago con la mano, probabilmente intendendo l’evolversi piuttosto
recente della loro relazione.
Draco, naturalmente, si irritò parecchio a quella
notizia. «Già, che poi. Spero
vivamente che quanto successo durante il Torneo Tremaghi
non sia ancora nei tuoi obiettivi, Krum» sibilò,
contrito, percependo di nuovo la stessa stizza
che l’aveva colpito al Ballo del Ceppo. All’epoca la Sanguesporco
non era per nulla interessata a lui – non come lui lo era già a lei – e
fortunatamente non si era resa conto che non fosse stato solo Weasley a
lanciare al bulgaro occhiate poco amichevoli. Che Weasley l’avesse fatto più
perché geloso di quanto Hermione si fosse avvicinata a Krum
e non l’opposto, non cambiava certo l’atteggiamento che entrambi avevano tenuto9.
Krum, maledetto, ebbe l’ardire di ridergli
in faccia. «Malfoy, io devo sposarmi appena Katya
finirà la scuola10» gli fece notare, scuotendo il capo. «Non ho
intenzione di essere infedele. E Katya ha qualcosa
che Hermione non ha, oltre ad essere intelligente e allegra» gli disse,
ghignando con una certa soddisfazione. Al suo sguardo interrogativo, rispose
con un sospiro vagamente sognante. «Lei è migliore cacciatrice di Hogwarts e
vuole continuare anche dopo il matrimonio. Nessuno mi impedirà di mettere i
miei figli su una scopa appena saranno capaci di tenersi in equilibrio».
Draco ebbe un flash dell’unica volta in cui aveva provato a mettere Hermione sulla scopa
ed un brivido gli attraversò la spina dorsale. Poi, invece, pensò a quella
volta in cui la Bell era riuscita a segnare con un colpo di piede dopo essere
rimasta appesa alla scopa solo con una mano.
«Posso capire il tuo punto di vista» ammise alla
fine, stringendosi nelle spalle.
Nettie si intromise nella discussione, senza
tuttavia staccare gli occhi dal cadavere o dal negromante, che in quel momento
era inginocchiato ed intento a mescolare erbe estremamente puzzolenti in
diversi contenitori d’oro e argento. «Mi auguro di ricevere almeno un invito al matrimonio, visto
che per il resto sono stata completamente ignorata» sbottò, con cattiveria. Krum abbassò lo sguardo, colpevole, ma lei non sembrò
intenzionata a farsi intenerire. «Non hai mai pensato di dirci della tua famiglia?
Capisco tu abbia voluto tenere il segreto con me, avrei tentato di aprirti in
due alla prima occasione… ma Alistair! Viktor,
sei il suo migliore amico».
Draco era sempre più basito.
Krum sospirò, passandosi una
mano fra i capelli. «Съжалявам11,
Nettie, ma non è stata una mia scelta» mormorò, incrociando le braccia al
petto. «Mia nonna è sempre stata molto chiara, per la sicurezza dell’Ordine nessuno è autorizzato a rivelarne i
segreti con gli estranei. L’ultima volta, mio nonno e tanti altri sono stati uccisi da Grindelwald».
Confuso, Draco sollevò lo sguardo dalle proprie
mani e lo puntò sulla porta oltre la quale erano spariti prima Alistair e poi
Aloisius. Dubitava che lo zio fosse andato a parlare e calmare il figlio
maggiore – non era decisamente nel suo stile – e comunque dubitava che suo
cugino avrebbe sentito ragioni. Lo aveva visto arrabbiato ben poche volte e gli
erano bastate per sviluppare un briciolo dello stesso divino terrore che
provava per Nettie. Fu pensando a loro due che, tuttavia, Draco cominciò a far
lavorare il cervello sulle circostanze che si stavano presentando.
Nessuno poteva sapere dei negromanti, eppure
Aloisius sapeva.
Non solo sapeva
– cosa giustificabile, visti gli agganci che aveva avuto grazie all’Ufficio
Misteri – ma conosceva la famiglia
dell’Alta Sacerdotessa. La conosceva al punto che suoi figli erano diventati
amici intimi del nipote della stessa.
«Voleva provare a riportare in vita sua moglie,
non è vero?» chiese, senza guardare nessuno in particolare, il tono più neutro
possibile. «Per questo andavate a trovare la famiglia di Krum».
Viktor ebbe il buongusto di abbassare lo sguardo,
mentre Nettie sbuffò una risatina sprezzante. «Lui è riuscito a far riportare indietro nostra madre» specificò,
lasciando trapelare una stizza che Draco non credeva di averle mai sentito
usare prima d’allora. «Un giochetto da ragazzi per l’Alta Sacerdotessa,
immagino. Ma deve aver impiegato anni per rimettere insieme quello che l’Ardemonio aveva lasciato» continuò, senza neppure voltarsi
a guardare in direzione del vecchio amico, evidentemente non bisognosa di
conferme. «Immagino quello fosse il motivo delle tante estati trascorse in
Bulgaria, nella tenuta della sua famiglia. Poi, finalmente, è riuscito a
rimettere insieme abbastanza pezzi da poterla richiamare. Immagino che il
risultato non sia stato dei migliori, visto che maman non è qui con noi».
Krum sospirò. «Non conosco i
dettagli, ma mia nonna ha detto che quando l’ha riportata indietro, lei
soffriva tanto. Le sue urla erano
terribili, perché le ferite dell’Ardemonio non
guariscono» spiegò, cupo, alzando gli occhi al cielo con aria sconfortata. «Non
ho idea di cosa sia successo dopo, però. Da quell’anno non siete più venuti a
farci visita in estate».
«Posso dirvelo io». Facendoli sobbalzare, Alistair
fece la sua comparsa, lasciandosi cadere al fianco di sua sorella e senza
guardare nessuno di loro negli occhi. «Stavo tentando di sgattaiolare in
giardino per fare un giro con la scopa al chiaro di luna. Sentii le urla e
riconobbi la voce di mia madre. Ovviamente mi precipitai a vedere, perché non poteva essere vero» la sua voce
raggiunse il livello di un sibilo furioso, facendo accapponare la pelle a
Draco. «Arrivai giusto in tempo per veder un
mostro dalla carne bruciata essere ucciso da mio padre. Poi ricordo solo di
essermi svegliato accanto alla mia scopa e di essere stato punito per essere
sgattaiolato fuori. Quando gli raccontai cos’avevo visto, lui negò tutto e mi fece
sentire un idiota incapace di distinguere fra realtà e incubi». Si voltò solo
in quel momento verso di loro, fulminandoli con i suoi occhi verdi chiarissimi.
«A quanto pare, non sono mai stato un idiota».
Prima che qualcun altro potesse intervenire, le porte
principali vennero aperte, lasciando entrare Aloisius ed altre tre persone:
Kingsley Shacklebolt, Remus Lupin e Bill Weasley. Draco sapeva che suo zio
avesse mandato a chiamare rappresentanti dell’Ordine della Fenice e, per un
momento, aveva sperato che Hermione si sarebbe accodata. Ovviamente la parte
più razionale di lui era cosciente che prima di lei sarebbe stato Potter a
dover essere presente, ma anche lui sembrava non essere stato chiamato in
causa. Era piuttosto certo, però, che Silente avrebbe dovuto essere presente.
Bizzarro.
«Signori, vi presento Alexander Bell, Negromante
di Endor» presentò Aloisius, accomodandosi sulla sua
poltrona con un leggero tonfo. Era pallido, aver camminato autonomamente tanto
a lungo doveva averlo portato allo stremo, ma non avrebbe mai usato la sedia a rotelle davanti ai loro ospiti. «Il professor
Silente non è stato disturbato per questo incontro, la sua posizione riguardo i
Negromanti avrebbe potuto ostacolare la nostra ricerca» spiegò, probabilmente
in favore dei figli e del nipote12. Draco non aveva la più pallida idea di cosa stesse
parlando. «Ho chiesto quindi all’Agente Shacklebolt ed ai signori Lupin e
Weasley di essere presenti per testimoniare quanto accadrà». Rivolto a Bell,
sembrò sentirsi in dovere di specificare altro. «Oltre ad un Auror, ho ritenuto che uno Spezzaincantesimi
specializzato nell’Antico Egitto ed un mio collega potessero essere d’aiuto»
spiegò, lanciando quindi uno sguardo a Lupin. «Ho motivo di credere che i
migliori risultati nella materia, ad Hogwarts, siano stati ottenuti grazie a
lei».
Lupin accennò un sorriso. «Il mio piccolo problema
peloso ha impedito che il mio contratto si espandesse oltre il singolo anno».
Draco si sentì leggermente in colpa. Lupin era
stato trasformato da Greyback quando era un bambino e da allora era stato
condannato a non avere più una vita normale. Le cicatrici sul suo viso non
erano più, agli occhi di Draco, un simbolo di vergogna. Anche lui ne aveva una
sul braccio e il peculiare piacere per la carne al sangue che nelle ultime
settimane aveva sviluppato lasciava bene intendere quanto avesse rischiato di
fare la stessa fine dell’ex insegnante.
Aloisius lo scrutò per un lungo istante. «Com’è il
suo francese, Monsieur Lupin?».
Il licantropo lo guardo con confusione, prima di
rispondere. «Direi più che decente. Ho vissuto in Francia per un paio d’anni,
la loro politica sui mannari è meno pesante
di quella inglese, ma quando Silente mi ha offerto il lavoro ho preferito
tornare a casa». Curioso, piegò il capo di lato. «Posso chiedere il perché di
questa domanda?».
«Madame Maxime sta
ancora cercando un rimpiazzo per me. Mi ricordi di scriverle una lettera di
referenze».
«Sono pronto». Bell impedì che Lupin potesse dire
alcunché. La sua voce era diventata cupa e sembrava quasi avesse l’eco. Quando
Draco si voltò verso di lui, mancò poco che il cuore gli balzasse fuori dal petto.
Dell’uomo allegro che era stato prima, non era rimasto assolutamente nulla: pallido come un cadavere, occhi
come coperti da una patina di petrolio e strani tatuaggi luminescenti su tutto
il viso, era diventato l’esempio da libro di testo di come un negromante
avrebbe dovuto essere. Draco credeva che quella “forma” fosse naturale a quelli
come lui, che, semplicemente, fossero
così, non immaginava che l’utilizzo del potere comportasse quella trasformazione.
«C’est manifique» esalò Nettie, accanto a lui, gli occhi
sgranati ed il viso rapito in un’espressione di incontenibile meraviglia.
Sembrava sul punto di balzare in avanti per osservare meglio la procedura,
quindi Draco reputò che fosse saggio afferrarle il braccio per tenerla ferma,
pur non allontanando lo sguardo da negromante e cadavere davanti a lui.
Bell iniziò a borbottare parole in una lingua a
Draco sconosciuta, dondolando su se stesso e lasciando
che le sue mani si posassero sul petto del corpo che lo fronteggiava, coperto
precedentemente dalle stesse erbe che lui aveva preparato. Nella stanza, la
temperatura sembrò scendere di parecchi gradi e, lentamente, tutte le luci
presenti si assopirono, come coperte da un telo scuro a loro invisibile. I
segugi infernali si fecero avanti, ringhiando con rabbia, ma non oltrepassarono
mai la linea formata dai Malfoy e da Krum. La litania
del negromante crebbe d’intensità ed uno strano odore di fiori bruciati ed
incenso cominciò a pervadere la stanza. Draco sentì un brivido di freddo
attraversargli l’intero corpo, seguito da un’ondata di calore che gli mozzò il
respiro.
Poi, come se fosse stato naturale, la mummia
spalancò gli occhi.
»Marnie’s Corner
Bentrovati e
bentornati, cari amici di EFP!
Prima di
tutto, ho una pagina facebook! Seguitemi per futuri
aggiornamenti!
Perché io
torno sempre ai miei vecchi amori e Katie Bell negromante è uno di questi.
Vi giuro che
sto pubblicando per semplice forza di volontà, non ho idea di cos’ho scritto. Purtroppo sono in piena stesura della parte finale della mia
tesi, quindi devo chiedervi di avere pazienza se i prossimi aggiornamenti
arriveranno un po’ a singhiozzo.
Sono stanca.
#SaveViktor
Punti
importanti:
» 1 – “Sì” in
russo
» 2 – Perché
Endor? Non mi sono inventata il nome. La Strega di Endor è una negromante dotata del potere di evocare lo
spirito dei morti, citata nella Bibbia, nel capitolo 28 del primo libro di
Samuele. Il testo biblico non ne riporta il nome, ma nella tradizione rabbinica
è identificata con Zefania, madre di Abner, primo cugino e comandante in capo dell'esercito di
re Saul.
» 3 – Questo libro esiste veramente nella tradizione egizia ed è stato
più volte ripreso da svariati libri e film (Es. La Mummia). Io l’ho,
ovviamente, plasmato a modo mio. Per qualsiasi domanda al riguardo non siate
timidi e chiedete! Non mi dilungo nelle spiegazioni perché sono davvero esausta
e non credo di potermi esprimere al meglio!
» 4 – Anche
qui, non mi sono inventata il nome del Paese. La Bibbia contiene numerosi
riferimenti alla negromanzia: nel Deuteronomio il popolo di Israele è messo in
guardia dalle pratiche negromantiche degli abitanti di Canaan. Ergo, dall’Egitto
li ho spostati lì.
» 5- Nel quarto
libro (CREDO), Krum dice che Grindelwald ha ucciso
tante persone, fra cui suo nonno. Dovendo
cercare un motivo, ho buttato lì che credesse che lui fosse in possesso dei
Doni, quando in realtà lo credeva l’Alto Sacerdote. A questo punto della
storia, sia i Malfoy che Krum ritengono che i Doni
siano una pura fantasia.
» 6 – Dopo
Animali Fantastici 2, mi sento autorizzata a scrivere qualunque scemenza
relativa alla sconfitta di Grindelwald. Quindi ho deciso che la nonna di Krum ha aiutato Silente evocando un esercito di spiriti in
stile Signore degli Anelli ma con gli zombie al posto dei fantasmi (Mi
riferisco alla Battaglia di Pelagir con l’Esercito
dei Morti evocato da Aragorn).
» 7 – Io amo Alexander Bell. E lui ama sua moglie. È stato un convintissimo
scapolo finché non l’ha incontrata e da lì, semplicemente, non sapeva come smettere
di parlare male del matrimonio. Quindi ora è una contraddizione vivente. Lui vive per sua moglie ed il loro bimbo non
ancora nato. Alexander Bell è un Draco Malfoy che non è cresciuto fra i
Mangiamorte.
» 8 – Hermione
ha continuato a scrivere a Krum almeno per tutto il
quinto anno. Per me, la loro amicizia è continuata anche dopo ed Hermione ha
sentito di potersi confessare solo con lui, lontano e consapevole di cosa
voglia dire vivere con i pregiudizi della famiglia (nel suo caso, della scuola)
sul collo. Hermione e Krum BFF.
» 9 – Sapete che a me Ron non piace. È praticamente una
premessa per chiunque voglia leggere i miei lavori. Ora, nel quarto libro
abbiamo Ron con le crisi di gelosia, giusto? Per me, quelle crisi sono non per Hermione ma verso Hermione, perché lei
ha avvicinato Krum,
l’idolo di Ron. Mi rifiuto di accettare la versione dei libri.
»10 – Piccola digressione. Krum e Katie si sono conosciuti al Torneo Tremaghi ma avevano già avuto modo di incontrarsi grazie
alla famiglia di lui. Proprio quell’anno, dopo averli visti discutere insieme
amabilmente, Nonna Krum ha colto l’occasione di
prendere due ippogrifi con una cioccorata: accasare
il nipote ed accaparrarsi una delle stirpi più forti in famiglia. Non è un
mistero, infatti, che Alexander Bell possa diventare il futuro Alto Sacerdote e
far sposare suo nipote con la sorella è un modo per tenere la famiglia in buone
grazie. E, ovviamente, spera in tanti pronipoti negromanti. Una specificazione:
nella società purosangue, ancora di più in quella dei negromanti, il matrimonio
combinato non è un tabù. È normale. Krum
e Katie, oltretutto, avevano già iniziato a farsi gli occhietti dolci. Che lei
abbia quasi compiuto diciassette anni
e sia ancora a scuola è relativamente irrilevante, i libri ci insegnano che i
maghi si sposano abbastanza giovani.
» 11 – “Mi dispiace” o “scusami”
in Russo.
» 12 – Silente non apprezza i
negromanti, forse perché mettersi in contatto con i morti della sua famiglia (e
non) potrebbe non essere un’esperienza carina? Forse perché sente ancora il
rimorso verso di loro ed ha paura che se vedessero cosa sta combinando
potrebbero arrabbiarsi un pochino? #codadipaglia
Zio Aloisius
sta proprio mettendo i bastoni fra le ruote del Preside. Cosa succederà?
Vi aspetto martedì
prossimo! Se ci saranno cambiamenti vi avviserò, perdonatemi ed abbiate
pazienza!
Per altre comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto
su facebook!