Il Paradiso perduto

di Marne
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sanguis vincit omnia ***
Capitolo 2: *** Il Lupo cattivo ***
Capitolo 3: *** I Malfoy perduti ***
Capitolo 4: *** Nuovi amici ***
Capitolo 5: *** Un amore di purvincolo ***
Capitolo 6: *** Chiacchierata col Morto - Parte 1 ***
Capitolo 7: *** Chiacchierata col Morto - Parte 2 ***



Capitolo 1
*** Sanguis vincit omnia ***


Il paradiso perduto.

 

Capitolo 1.

Sanguis vincit omnia*.

 

Of Man's first disobedience, and the fruit

Of that forbidden tree whose mortal taste

Brought death into the world, and all our woe,

With loss of Eden, till one greater Man

Restore us, and regain the blissful Seat

[John Milton – Paradise Lost (Versi 1-5)]

 

 

 

La nebbia gelida premeva contro le ampie finestre di Malfoy Manor, ma i pochi abitanti non avevano modo di meravigliarsi di quanto fosse fitta e spaventosa. Madame Malfoy era seduta alla scrivania che era appartenuta al marito, la schiena ricurva e lo sguardo basso, distante come i suoi pensieri.

Lucius era stato arrestato e, presto o tardi, Lord Voldemort lo avrebbe riportato indietro solo per tenerlo ancora più in scacco di quanto non avesse già fatto. Presto, Voldemort avrebbe messo piene in quella casa – nella loro casa – e non l’avrebbe più abbandonata finché il suo piano non fosse giunto a compimento. Non l’avrebbe abbandonata finché la sua vendetta contro la sua famiglia non si fosse conclusa e Draco – il suo Draco, suo figlio – non avesse pagato per gli errori che il suo sprovveduto padre aveva commesso.

Lei lo aveva detto a Lucius. L’aveva avvisato che se l’Oscuro era già stato sconfitto una volta, senza ombra di dubbio lo sarebbe stato ancora e questa volta li avrebbe portati tutti con sé, dal più fedele al più sprovveduto dei suoi discepoli. Narcissa sentiva l’ombra del fallimento strisciare sulla sua pelle, stringerle le ossa in una presa gelida. Aveva lasciato correre, quando i sogni1 avevano iniziato a tormentarla di nuovo. Si era convinta che fosse solo l’ansia, il terrore che Draco riuscisse a prendere parte a quel ridicolo Torneo.

Poi il ragazzo2 era morto e lui era tornato.

Lucius non le aveva detto nulla, quando la chiamata era arrivata. L’aveva solo guardata e si era avvicinato per baciarle il dorso della mano, proprio come aveva fatto quella notte del trentuno ottobre, prima di stringere il piccolo Draco al petto e promettergli un futuro radioso a cui neppure lui riusciva a credere. Tredici anni dopo, Voldemort era tornato ma quell’ombra negli occhi di suo marito non era cambiata, piuttosto era diventata più oscura, più densa.

Voldemort era tornato e Lucius era stato portato via.

Presto le avrebbe portato via anche Draco. Presto, Bellatrix sarebbe entrata dalla porta d’ingresso, comportandosi come se quella fosse stata casa sua, ed avrebbe spinto il suo bambino fra le braccia di quel mostro, come una bestia sacrificabile, come se non fosse stato sangue del suo sangue e carne della sua carne. Per Bellatrix, nulla era più importante della vittoria di Voldemort.

Un tempo, anche Narcissa era stata come lei. Anche Lucius era stato come lei.

Ma non da quando era arrivato Draco3. Lui non sarebbe stato come loro. Non avrebbe sofferto quello che loro avrebbero patito. Non avrebbe condiviso il loro destino.

«Cissy?».

Non fu necessario voltarsi per riconoscere la voce esitante di sua sorella Andromeda. Negli ultimi giorni avevano iniziato un contatto interrotto più di venticinque anni prima, usando lo stesso specchio comunicante4 che il loro bisnonno aveva incantato per i vari pronipoti. Nessuno sapeva che lei l’avesse conservato, ben nascosto in un cassetto accanto al suo letto. Non credeva che Andromeda avrebbe mai provato a parlarle e di certo non credeva che Bellatrix le avrebbe consentito un qualsiasi contatto. Bellatrix aveva distrutto il suo poco tempo dopo la fuga di loro sorella, certa che piuttosto l’avrebbe uccisa a mani nude, certa che non avrebbero mai avuto bisogno di lei.

Ma Narcissa era differente, non era mai stata così sciocca da non riconoscere uno specchietto per allodole com’era il successo di Lord Voldemort.

Narcissa aveva saputo, nel momento stesso in cui aveva stretto il corpicino di suo figlio fra le braccia, che un giorno quello specchio le sarebbe servito per salvare il suo bambino, per evitare che le loro scelte potessero un giorno rovesciare su di lui gli orrori che avevano generato.

«Non posso più aspettare, Meda» le disse, voltandosi leggermente per poter ricambiare lo sguardo angosciato della sorella maggiore. Somigliava così tanto a Bellatrix, eppure era così diversa. «Probabilmente entro questa sera casa mia diventerà la sua tana e Draco… Draco deve andare via».

Andromeda socchiuse gli occhi, annuendo leggermente. «Non ho idea di cosa stia facendo Silente, ho provato a contattarlo ma non ho avuto molto successo» le spiegò, con un sospiro. «Ma puoi comunque mandare il ragazzo a casa mia. Non appena Dora tornerà dalla sua… uscita, farò in modo che contatti il Preside e che lui si prenda cura di Draco. Di certo-».

Immediatamente e con un tono più secco di quanto ci si sarebbe potuti aspettare, Narcissa fermò la sorella. «No» disse, alzandosi ed avvicinandosi al piccolo specchio. «Non ho la minima di intenzione di lasciare mio figlio fra le mani di quel vecchio».

Quelle parole sembrarono sconvolgere Andromeda, che guardò la sorella come se le fosse uscita una seconda testa o avesse iniziato a cantare nella lingua dei Troll. «Spero tu non sia convinta che Silente potrebbe mai fare del male a Draco solo per… per te e Lucius! Ci sono membri dell’Ordine che hanno una… storia peculiare e Silente li considera ancora più preziosi ed importanti di molti altri di noi. Non farebbe mai del male al ragazzo. Sono onorata che tu creda di potermi affidare la vita di Draco, ma non ho le competenze adatte per difenderlo da Bellatrix, quando lei verrà a prenderlo. E sappiamo entrambe che lei verrà» mormorò, cercando di suonare ragionevole. «Cissy, Tu-Sai-Chi ha paura di Silente, ne ha sempre avuta. Non si è mai azzardato ad attaccare Hogwarts e di certo non lo farà adesso… è l’unico posto sicuro per Draco».

Narcissa scosse il capo, decisa. «Sono convinta che una volta ad Hogwarts mio figlio sarà fisicamente al sicuro e sono più che certa che lì nessuno andrà a fargli del male… ma è ancora giugno, Meda, e Draco non potrà stare ad Hogwarts da solo».

«Sicuramente l’Ordine-».

«Noi siamo Mangiamorte, Andromeda» la interruppe ancora una volta, secca. «Siamo Mangiamorte del Circolo ristretto del Signore Oscuro, conosciamo i suoi movimenti ed i suoi piani. E tutti sappiamo che lui vuole Draco per potersi vendicare di Lucius. Solo Merlino sa cosa gli chiederà di fare, dopo averlo obbligato a subire il Marchio. Draco sarebbe l’esca perfetta. Se io lo mandassi dal Preside, lui si fiderebbe di quell’uomo, farebbe tutto, soprattutto se in quel modo gli venisse promessa la mia sicurezza».

«Narcissa», Andromeda era sconvolta, gli occhi scuri sgranati e le labbra aperte. «Silente non farebbe mai una cosa del genere! Lui non è un mostro, non sfrutta le persone solo per ottenere qualcosa! Non essere sciocca, sorella, non lasciare che i tuoi pregiudizi da Mangiamorte ti facciano mettere in pericolo tuo figlio» aggiunse, con voce forse un po’ più dura del voluto. Era un po’ come tornare bambine, quello stesso tono serviva per sgridarla quando usava i suoi rossetti senza permesso.

«Non essere ingenua, sorella» rimbrottò invece Narcissa, parlando quasi fra i denti. «Sei sicura che Silente non sacrificherebbe nessuno per un bene superiore? Pensa a Piton! Credi io non sappia che sia una spia? L’ho capito nel momento stesso in cui ha fatto la sua apparizione davanti a Tu-Sai-chi. Lui è troppo egocentrico per vederlo e forse troppo poco versato nella Legilimanzia, ma io no. Piton è nel bel mezzo di una partita a scacchi e non è altro che una pedina di Silente5. Non lascerò che mio figlio faccia la stessa fine».

«Piton è perfettamente consapevole-».

«Pensa a Sirius, allora» ringhiò la minore fra le tre sorelle Black. «Conoscevi nostro cugino e lo conosceva anche Silente. Sapevamo tutti che non avrebbe mai tradito i Potter, Silente in primis. Non so perché non sia intervenuto o perché non abbia cercato le prove per dimostrare la sua innocenza, ma non venire a dirmi che non ti sia mai sembrato bizzarro il fatto che il Preside non abbia mai sollevato un polverone per tentare di liberarlo e mandarlo a stare con il giovane Potter. A meno che non avesse avuto un motivo più che valido per tenerlo fuori dai piedi in tutti questi anni6».

Fu come assistere ad una metamorfosi. Lo sguardo di Andromeda, fino a quel momento caldo di certezze e fiducia, si trasformò in qualcosa di più freddo, di calcolatore. Nonostante avesse sposato un Tonks, sua sorella era e sarebbe sempre rimasta una Black. Ed il motto non ufficiale dei Black le era stato ripetuto fin dalla tenera infanzia.

Chiunque può essere un nemico, con le giuste motivazioni.

«Non farebbe del male al ragazzo e l’Ordine non permetterà mai che venga usato» provò comunque a farla ragionare. Si piegò leggermente in avanti, toccando la leggerissima cicatrice che le segnava la base del collo. Narcissa ne aveva una molto simile, sul polso. «Se non ti fidi di lui, almeno fidati di noi. Di me e Ted. Non abbiamo dimenticato ciò che hai fatto per noi, venticinque anni fa».

Flash di una notte piovosa e di urla le occuparono la memoria. Distrarre la famiglia, così che Meda ed il suo Sanguesporco potessero scappare7.

A buon rendere, Narcissa.

«Proprio perché mi fido di voi ti sto chiedendo aiuto, Andromeda» le fece notare, sospirando e cercando di allentare la tensione che sentiva alle spalle. «Ma tu non fai parte attivamente dell’Ordine e lo stesso potremmo dire di Edward. Non conosco tutti gli altri e non posso illudermi che in buona parte non sarebbero più che pronti a vendere mio figlio. Ho bisogno di una garanzia ed è per trovarla che ti sto contattando».

«Cosa vuoi che faccia, se non parlare con il Preside?».

Con un leggero movimento della bacchetta, un foglio di pergamena levitò davanti allo specchio, in bella mostra per la donna dall’altra parte. Si trattava di un indirizzo, a Parigi, e di un destinatario che Andromeda credeva fosse morto più di vent’anni prima. «Ti detterò una lettera che dovrai spedirgli. Io non posso far partire alcun gufo, il Manor è controllato sia dagli Auror che dai Mangiamorte. Loro aiuteranno Draco».

«Cissy…».

«Non sono una sciocca, Meda. Anni fa, Lucius si è assicurato la loro fedeltà, non ci tradiranno» la rassicurò, con un leggero sorriso. «I Malfoy sono… particolari. Non ti sei mai chiesta come mai non abbiano mai diseredato nessuno?8» le domandò, retorica. «Lui è stato considerato morto, per evitare che venissero a prenderlo. Il motto dei Malfoy è Sanguis vincit omnia, niente li spingerebbe a far male al sangue del loro sangue. Preferirebbero fingere che uno di loro sia morto da traditore, pur di tenerlo al sicuro» spiegò, indicando con un cenno il foglio di pergamena. «Si assicureranno che Draco sia al sicuro per tutta l’estate e che arrivi a scuola sano e salvo. Poi, chiederò loro di unirsi all’Ordine, così che qualcuno possa fare i nostri interessi, dall’interno».

«Non credo che-».

«Dovrai scrivere anche a Silente, Meda. Gli spiegherai con le mie parole tutta la situazione» la rassicuro. «Non ho detto che sia cattivo o che non voglia il bene comune. Sono sicura che, con i dovuti freni, sia la persona più indicata a mettere in salvo mio figlio» mormorò, poggiandosi allo schienale della sua sedia. «Oltretutto, dubito che voglia rigettare l’aiuto dei Malfoy contro Tu-Sai-Chi».

«Potrebbe giustamente considerarli un po’ di parte, Cissy. Tu ammetteresti delle possibili spie Malfoy nei ranghi dell’Ordine?».

«Oh, lo farei se fossero lui ed i suoi figli» le rispose, lasciando che il sorriso si allargasse. «Il Signore Oscuro ha massacrato sua moglie ed il suo primogenito. Lo abbiamo dovuto nascondere in Francia perché aveva tentato di ucciderlo… e c’era quasi riuscito».

 

***

 

Draco era rimasto seduto ed in silenzio per tutto il tempo in cui sua madre aveva parlato, ascoltando quel piano ridicolo con il quale lui avrebbe dovuto salvarsi la vita ma che, senza ombra di dubbio, avrebbe portato alla morte sua, di sua madre e con quasi assoluta certezza di suo padre, non appena fosse evaso da Azkaban.

«Madre?».

«Non guardarmi come se fossi impazzita, Draco Malfoy» lo rimbrottò lei, continuando a dare indicazioni agli elfi affinché continuassero a preparare le sue valigie. «Credi di poter sopravvivere al prossimo anno, se il Signore Oscuro deciderà di reclutarti?» gli domandò, guardandolo con una rabbia che mai Draco aveva visto rivolta a lui. Non da sua madre, quantomeno.

«Lui… zia Bellatrix ha detto che mi ha scelto per una missione importante» mormorò il ragazzo, tirandosi le parole dalle labbra come se ogni sillaba fosse stata ricoperta di veleno. Non si azzardò ad alzare lo sguardo su sua madre, consapevole che sarebbe bastata un’occhiata per svelare tutto il terrore che sentiva crescergli nello stomaco. «Madre, non posso andare via. Se lui mi ha scelto, forse ha uno scopo per me. Potrei aiutare mio padre, potrei aiutare te… dopo l’arresto non ci considera più come prima, forse così… se io non fallissi…».

«Tu fallirai, Draco» lo riprese Narcissa, avvicinandosi per mettergli una mano sulla spalla. «Non guardarmi così, non lo sto dicendo perché non credo in te o perché ti reputo uno stupido. Te lo sto dicendo proprio perché sono convinta che tu sia più che intelligente e che tu sappia distinguere la realtà dalle illusioni. Lui vuole che tu fallisca, così da poterti uccidere e vendicarsi su di noi. È pronto a sacrificarci tutti, perché noi siamo nulla per lui».

Draco restò in silenzio per un lungo momento, gli occhi ancora fissi sul pavimento. «Zia Bella… lei ha detto che se anche dovessi morire, sarebbe per una ottima causa. Per il nuovo mondo…».

Narcissa scosse il capo. «Credi davvero che un mondo sotto il Signore Oscuro potrebbe essere mai un bel posto? Credi davvero che la nostra posizione potrebbe migliorare?» gli chiese, la voce ridotta ad un sussurro. «A cosa potrebbe valermi un mondo in cui sarò trattata da regina, se tu non ci sarai più? Se tuo padre non sarà mai davvero libero? Tutto quello che lui ci sta promettendo, tutto ciò che desidera… sono tutte follie. Un mondo su misura per lui in cui noi non saremo altro che schiavi».

«Ma noi siamo purosangue, lui dice che i purosangue…».

Disperata, Narcissa lo strinse a sé. «Sono tutte sciocchezze, amore mio» gli sussurrò, la voce rotta da lacrime che non poteva versare. «Tutto è una sciocchezza, se non potrai avere la tua famiglia con te. Tutto è una sciocchezza, se il prezzo da pagare sarà la tua vita o la vita di chi ami. Niente è più importante. Noi siamo stati fortunati, perché secoli di pregiudizi hanno mantenuto il nostro sangue puro e lui non aveva mai trovato motivi per attaccarci… ma una volta che i Sanguesporco saranno finiti, una volta che i nemici non ci saranno più… lui non si fermerà. Non si fermerà finché tutto ciò che resterà non sarà lui. Ed io non lascerò che ti faccia del male, che ti porti via da me come ha già portato via tuo padre».

«Perché adesso?» chiese il ragazzo alla fine, senza separarsi dall’abbraccio della madre. «Se credi che siano tutte sciocchezze, perché adesso?».

Narcissa sospirò, trattenendo un sorriso triste. «Perché fino ad ora non ho mai rischiato di perdervi» mormorò, accarezzandogli i capelli. «Abbiamo sempre saputo che tutto questo fosse una follia, tesoro. Ma era una follia che ci rendeva forti, che ci rendeva superiori. Anni fa, pensavamo di essere sfuggiti alla caduta del Signore Oscuro e abbiamo semplicemente continuato a crogiolarci nel nostro potere. Quando lui è tornato… tutto è degenerato. Un tempo era tutto più facile, ma adesso… è più pazzo, non ha alcun limite. Un tempo aveva paura di morire, adesso è convinto di essere immortale» spiegò, allontanandosi abbastanza da costringerlo a guardarla in viso. «Non so come spiegarlo, Draco, ma nessuno dovrebbe avere quella convinzione».

Draco si accigliò. Non conosceva i dettagli del ritorno di Lord Voldemort, ma che sua madre arrivasse a formulare quel tipo di ipotesi era… avventato. «Madre?».

«Non permetterò che muoia anche tu, tesoro» lo interruppe lei, stringendolo di nuovo, più forte di prima. «Non perché lui possa diventare più forte a nostre spese. Nessuno toccherà la mia famiglia, non più» sbottò, la rabbia che le incrinava la voce. Gli mise una lettera sigillata in mano. «Questa aprila solo una volta che sarai al sicuro, d’accordo? Leggila quando sarai con loro, hanno diritto di sapere» mormorò, la voce decisamente più controllata ma con un filo di rabbia ancora percepibile.

«Madre» la interruppe allora Draco, con più forza. «Se io andrò via, loro se la prenderanno con te. Ti faranno del male» le fece notare. «Lui saprà che mi hai fatto scappare, a scuola…».

«Io starò bene, amore mio» lo rassicurò, accarezzandogli i capelli. «Sarà difficile, non ti mentirò, non più. Dovrai capire chi è davvero tuo amico ed agire di conseguenza. Devi sopravvivere, niente è più importante. Lascia che loro si illudano, che vengano usati come vittime sacrificali. Tu sarai al sicuro, niente è più importante. Solo la sopravvivenza».

«Mamma, tu-».

«Io starò bene, se tu starai bene» gli disse, la voce pacata. Gli forzò la lettera in mano e fece un passo indietro. «Gli elfi hanno preparato i tuoi bagagli ed hanno messo tutto nello zainetto» spiegò, indicando la sacca apparentemente poco pesante che era stata posata sul suo letto. Un incantesimo di estensione irriconoscibile, Draco lo aveva visto all’opera pochissime volte in tutta la sua vita. «Hai tutto ciò che potrebbe servirti. Ricordi il piano?».

Con aria sconfitta e parecchio ansiosa, Draco annuì. «Devo prendere la passaporta, una volta a King’s Cross dovrò prenderne un’altra che mi porterà a casa dei tuoi contatti» mormorò, accigliandosi. «Da chi sto andando? Non puoi venire con me?».

Narcissa scosse il capo. «Loro ti spiegheranno tutto, io non… non posso dirtelo e non posso seguirti. Così potrò fingere di non sapere nulla della tua fuga, se venissi con te… tuo padre non avrebbe speranze» spiegò, senza approfondire. «Ricordi che oggetti dovrai usare?».

Ancora una volta, Draco annuì. «Qui sarà una vecchia scarpa. Nella stazione, sarà una lattina di… uhm…?».

La donna sorrise leggermente, dandogli un buffetto sulla guancia. «Coca cola, tesoro. Ci sarà scritto il nome e la lattina è rossa. Sarà vicino alla cabina telefonica nella rientranza sulla sinistra rispetto a dove apparirai tu» rispiegò, lentamente. «Andrà tutto bene, tesoro. Presto Silente e l’Ordine della Fenice faranno il loro dannatissimo lavoro e tu tornerai a casa, sano e salvo».

«Con te?».

«Sì, con me» lo rassicurò, avvicinandosi per dargli un piccolo bacio sula guancia. «Leggi la lettera quando sarai al sicuro e ricordati perché ti sto mandando via». In un angolo poco lontano da loro, la vecchia scarpa di Lucius iniziò a brillare. «Va’ adesso. Vai, amore mio, e ricorda sempre il motto della nostra famiglia».

Draco la guardò, sentendo il cuore stretto in una morsa. Si sentiva confuso, spaventato e terribilmente ansioso. Era come se tutto il suo corpo si stesse rifiutando di collaborare, di provare alcun tipo di emozione. Sua madre – la stessa donna che per anni l’aveva messo davanti alla verità per cui i Sanguesporco fossero inferiori agli animali ed i Babbani fossero anche peggiori – aveva rinnegato la missione del Signore Oscuro, definendola una follia. Sua madre, che era sempre stata fiera del suo pedigree, stava rinnegando tutto per farlo scappare via. Lo stava facendo scappare perché lui, Draco Malfoy, era in pericolo di vita. Pur essendo un purosangue.

Anche Cedric era un purosangue, eppure Cedric era morto.

Anche Sirius Black era un purosangue. Uno dei più puri ed anche parte della famiglia. Eppure Bellatrix l’aveva ucciso.

«Draco. Il motto?».

«Sanguis vincit omnia».

«Sanguis vincit omnia» confermò Narcissa, spingendolo verso la passaporta. «La famiglia è più importante di tutto. La famiglia, Draco, non il sangue. Famiglia non è solo sangue, non dimenticarlo mai, così, forse, diventerai migliore di noi» lo ammonì, baciando leggermente la mano che ancora teneva fra le sue ed afferrando, con l’altra, la sua sacca, che gli passò. «Ti voglio bene, tesoro».

Poi, come se qualcosa l’avesse risucchiato via, tutto divenne buio.

 

***

 

Parigi, giugno 1996.

 

L’uomo strinse fra le mani la lettera che gli era stata recapitata, stentando a tenerla abbastanza ferma da poter leggere.

Alla fine, era giunto il momento.

Alla fine, anche Lucius aveva compreso ed aveva deciso di salvare almeno suo figlio da quella follia.

Aloisius Malfoy era un uomo stanco e molto malato, eppure il suo cuore sembrò ricominciare improvvisamente a battere come un forsennato, come se avesse avuto nuovamente vent’anni. Perché se finalmente la sua famiglia aveva capito, allora lui non avrebbe più dovuto nascondersi. Non avrebbe più dovuto temere di morire senza esser riuscito a riappacificarsi con la sua coscienza.

La sua famiglia stava tornando unita.

Lui non era riuscito a vendicare la sua Jacqueline ed il piccolo Abraxas, ma i suoi figli ce l’avrebbero fatta, con l’aiuto del giovane Draco.

«Papa? Papa comment te sens-tu?9» gli chiese sua figlia, arrivando quasi di corsa nella sua stanza per controllare che stesse bene. «Cos’è successo?».

Senza dire nulla, Aloisius le passò la lettera. «Chiama tuo fratello, ma Crevette10» le disse, con un piccolo sorriso. «È giunto il momento di riprendere il nostro posto al mondo e comportarci da Malfoy» le disse, accarezzandole la mano con cui lei ancora gli teneva il polso. «La famiglia ha bisogno d’aiuto».

Seppur confusa, la giovane donna prese la lettera e vi diede uno sguardo veloce. «Draco? L’Ordine della Fenice?» chiese, basita, forse domandandosi se suo padre fosse finalmente impazzito. Dalle sue spalle giunse anche il fratello maggiore, che, curioso, lesse da sopra la spalla della sorella. «Es-tu sûr papa?11» insistette lei, con le pallide sopracciglia inarcate.

Aloisius annuì. «La famiglia ha bisogno d’aiuto» ripeté, come se fosse stato sufficiente.

E forse lo fu, perché il figlio maggiore annuì, una mano sulla spalla della sorella. «Sanguis vincit omnia» mormorò.

Arresa ad una minoranza, anche lei annuì. «Sanguis vincit omnia».

 

 

 

»Marnie’s Corner

 

Bentrovati e bentornati, cari amici di EFP!

 

Prima di tutto, ho una pagina facebook! Seguitemi per futuri aggiornamenti!

 

 

Per citare ciò che io stessa ho scritto nel lontano dicembre 2015: Questa è una storia di supporto a Draco Malfoy. Fai un’opera buona ed adotta anche tu un povero Serpeverde Incompreso.

 

 

Ebbene, sono tornata. Ho passato quasi un anno di “stallo”, illudendomi di dover scrivere la tesi e di non aver tempo per le fan fiction. Com’è finita? La tesi è ancora a metà strada e non ho neppure scritto nulla per efp. Ed ora ho intenzione di fare entrambe le cose contemporaneamente.

Però, ehi, ho finito tutti gli esami universitari ¯_()_/¯

 

Non ho in programma di scrivere qualcosa di eccessivamente lungo o complicato (Pff, sicuramente mi verranno minimo trenta capitoli), mi auguro soltanto di riuscire a scrivere qualcosa di leggermente nuovo rispetto alla massa di Dramione trite e ritrite, soprattutto perché la mia storia non si incentrerà soltanto su loro due.

Spero davvero di ritrovare tutte le incredibili persone che mi hanno seguita nelle mie prime due avventure!  

 

 

Contesto storico: ci troviamo ai primi di giugno 1996, dopo l’arresto di Lucius, Draco non è tornato a scuola per finire le ultime due settimane.

 

 

Punti importanti:

 

» * – Il sangue vince su tutto. “Sangue”, come Narcissa ha specificato, non va inteso alla “razzista”, nonostante negli anni si sia affermata la convinzione che dovesse essere interpretato in quel modo. Sanguis è la famiglia, il legame familiare.

 

» 1 – Eheh, Narcissa Malfoy è molto di più di quanto non sembri. I Black non sono certo i primi maghetti dal sangue diluito che passano per la strada, eh! Diciamo che c’è la possibilità, in zone remote del patrimonio genetico, di trovare un filino di sangue veggente. Un filino, proprio. Quel minimo sufficiente a far piombare qui e lì qualche sogno premonitore ed a svilupparle poco poco il sesto senso. Capirete nel prossimo capitolo perché questo suo talento sarà contemporaneamente utile ed inutile 😉

 

» 2 – Il “ragazzo” è Cedric. Diciamo pure che più di un purosangue non si era aspettato che un giovanotto di buona discendenza facesse quella fine. O, comunque, non avevano realizzato che Voldemort fosse davvero pronto a far fuori ragazzini senza pensarci due volte. La guerra è brutta quando tocca gli innocenti, eh, Malfoys?

 

» 3 – Diciamo che i Malfoys hanno avuto una piccola epifania nel momento stesso in cui baby Draco ha aperto gli occhi. Quando hai qualcosa di così dolce e fragile fra le braccia, il pensiero che un pazzo possa sacrificarlo per ottenere più potere non ti sembra poi tanto allettante. Soprattutto se il “qualcosa” di dolce e fragile è un bimbo molto desiderato e frutto di un grande amore. Perché Narcissa e Lucius si amano e io non ammetto obiezioni.

 

» 4 – Esattamente lo stesso specchio che Sirius ha dato ad Harry al quinto anno. Il bisnonno di Sirius era uno strampalato purosangue con la passione per gli specchi. Ne ha creati per tutti i nipoti, ma, mentre Andromeda e Narcissa hanno tenuto i loro per lo scopo per cui erano stati creati (tenere i fratelli in contatto), Bellatrix ha distrutto il suo e Sirius ha rubato quello di Regulus per darlo a James, perché Regulus non sembrava interessato ad usarlo.

 

» 5- Potrei non trattare troppo male Ronald, in questa fanfiction. Ma Silente di certo non verrà risparmiato. In questo caso, Narcissa ha dimostrato un acume ben superiore alla media, perché Narcissa non è scema. Piton è stato sfruttato da Silente. Silente ha fatto leva sulla sua debolezza e l’ha usato per i suoi comodi. E Narcissa lo sa. Come ha fatto a capire il doppio gioco, se anche Voldemort non se ne è reso conto? Partiamo dal settimo libro, la famosa scena del “Potter è crepato, non c’è bisogno di controllare se respira!”. L’unica spiegazione di questa presa per i fondelli è che Voldemort abbia:

1)      Dimostrato eccessiva sicurezza di sé e della morte di Potter. Dalle mie parti si dice “è la convinzione a fregarti” e credo che possa applicarsi a Voldemort sia in questo caso che riguardo Piton. Perché Voldemort si fidava di lui? Certo, Piton era un ottimo occlumante ed io sono piuttosto certa che lo fosse abbastanza da nascondere le varie sottotrame ordite da Silente. Ma Voldemort non sospettava, perché era sicuro di averne vinto la fiducia. Ha dei dubbi, ovviamente, ma non dei veri dubbi. Quantomeno, non dopo la morte di Silente.

2)    Narcissa è una Occlumante/Legilimens fenomenale. In un momento come quello, io non posso credere che Voldemort non abbia cercato tutte le certezze possibili sulla morte del nemico. Una persona qualunque avrebbe pensato “POTTER VIVE MA DRACO PURE” così forte da attirare comunque l’attenzione. Ma lei no, lei è stata fredda, non ha dato modo a Voldemort di sospettare che stesse mentendo. Se verso Piton ci sono stati dubbi, verso Narcissa non ce n’è stato nessuno. Narcissa era una strega eccezionale che si è volontariamente relegata nell’ombra per amore. E per evitare di essere vincolata con un marchio, come invece hanno fatto marito e sorella. Narcissa era più intelligente di tutti loro messi insieme. Don’t touch my Narcissa.  

 

» 6 – Altra cosa che Narcissa avrebbe capito. Diciamoci la verità: posso giustificare che Lupin abbia creduto Piton colpevole, per più di dodici anni, solo perché era arrabbiato, ferito e perché Sirius aveva iniziato a sospettare di lui. Ma Silente? Davvero era convinto che Sirius fosse colpevole? Oppure ha ritenuto che con lui ad Azkaban nessuno gli avrebbe impedito di spedire Harry dai Dursley, farlo crescere con infinito bisogno d’affetto, buttarlo in un pericolo dietro l’altro ed usarlo come carne da macello? Harry è cresciuto “non avendo nulla da perdere”, con Sirius alle spalle sarebbe cresciuto ovviamente scapestrato, ma con un filino di amor proprio in più. Nessuno mi caccerà dalla testa (e come alla sottoscritta, neppure a Narcissa ed ora ad Andromeda) che Silente abbia sfruttato la situazione a proprio vantaggio. Silente è, utilizzando “l’allineamento” di D&D, un caotico buono. Ha buone intenzioni, ma non si ferma davanti a quasi nulla per raggiungerle.

 

» 7 – Sempre per la serie: Narcissa è molto più di un bel faccino schizzinoso. Restate collegati per futuri dettagli.

 

» 8 – Ovviamente si tratta di una cosa totalmente fanon. Sono più che convinta che in realtà i Malfoy siano stati libertini quanto i Black rispetto alle diseredazioni. Per questo mio “universo”, tuttavia, sono una famiglia in stile “mafia romanzata dei racconti americani”: la famiglia non si abbandona mai. Neppure davanti alla legge o al Signore Oscuro a cui hai giurato fedeltà.

 

» 9 – francese, tradotto “papà, come stai?”.

 

» 10 – ma crevette significa, letteralmente, gamberetto. Adoro che Aloisius chiami sua figlia (il nome nel prossimo capitolo 😉) in quel modo. E no, non “gamberetto” perché è rossa di capelli.

 

» 11 – francese, “sei sicuro, papà?”

 

 

 

Non vedo l’ora che possiate conoscere i due Malfoy cuginetti ed il Malfoy zio.

 

Dovrei poter aggiornare domenica prossima!

   

 

Per altre comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!

 

Grazie ancora a chiunque leggerà,

-Marnie

 

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Capitolo 2
*** Il Lupo cattivo ***


Il paradiso perduto.

 

Capitolo 2.

Il Lupo cattivo.

 

 

Cappuccetto Rosso arrivò, guardò quella che credeva essere la nonna e disse:

 “Nonnina, che occhi grandi hai!”

e il lupo rispose: “È per guardarti meglio”.

“E che orecchie grandi hai!”.

“È per sentirti meglio”.

“E che bocca grande hai!”.

“È per mangiarti meglio!!!” e il lupo saltò fuori dal letto e se la mangiò.

Un cacciatore, che passava lì vicino, sentì le grida di Cappuccetto Rosso, corse dentro la casetta,

vide il lupo che dormiva profondamente con la pancia gonfia e gliela tagliò con un coltello.

[Charles Perrault – Cappuccetto Rosso]

 

 

Capì che qualcosa fosse andato terribilmente storto nell’istante stesso in cui la passaporta si azionò. L’ultima immagine, prima che l’oscurità lo inghiottisse del tutto, fu quella di una mano da uomo che si avvicinava alla sua gamba, l’ultimo suono quello delle urla di sua madre.

No!

Draco era caduto in uno stato di quasi totale apatia nel momento stesso in cui Narcissa gli aveva comunicato che avrebbe dovuto lasciare casa sua, la sua famiglia, ma era bastato un istante affinché l’adrenalina prendesse completamente il controllo del suo corpo e risvegliasse in lui una specifica emozione.

Terrore.

Era stato sciocco da parte sua non pensarci prima, era naturale che avrebbero posto un qualche controllo sulle passaporte intorno – e dentro – casa sua. Era ovvio. Sua madre doveva essersi crogiolata nella sicurezza che non fossero ancora arrivati a misure tanto estreme, che non li avrebbero creduti capaci di sfidare in modo tanto aperto il Signore Oscuro. Credeva che avrebbero sottovalutato l’amore e la testardaggine di una madre pronta a tutto pur di portare in salvo suo figlio.

Ma non l’avevano fatto.

Non appena ricomparve in un angolo appartato di King’s Cross, nascosto dalla vista dei babbani, Draco corse come se avesse alle calcagna il Diavolo e tutti i suoi seguaci. Ma non fu abbastanza veloce, perché la mano lo afferrò per il braccio ed una forza sovrumana lo tirò indietro, spingendolo al suolo come se fosse stato una bambola di pezza sottoposta ai capricci di una bambina insolente. Un bruciore al braccio gli anticipò il sangue che sapeva avrebbe trovato: la mano artigliata di Greyback non lo stringeva più, eppure lui sentiva ancora quelle sue fetide unghie penetrargli la pelle come piccoli e sporchi pugnali.

Il licantropo lo fissava, con un sorriso quasi affamato, avanzando lentamente. Draco sentiva un dolore acuto alla testa e sapeva di non dover controllare per avere la certezza che avrebbe trovato del sangue a macchiargli i capelli. Fu Greyback a confermare i suoi sospetti: socchiuse lentamente gli occhi e, soddisfatto, sorrise. Come il migliore fra gli squali, sembrava già pregustare il banchetto che di lì a poco avrebbe consumato.

«Madame Lestrange me l’aveva detto che avrei catturato un uccellino in fuga… ma pensavo che avrei dovuto faticare di più» si rallegrò il licantropo, sorridendo così da mettere in mostra una lunga fila di denti aguzzi1. Lentamente si avvicinò a lui, accosciandosi così da poter essere più o meno alla sua altezza. «Dimmi, uccellino, credevi davvero di potertela dare a gambe levate senza che nessuno venisse a recuperarti?».

Draco fissò il suo aguzzino per un lungo istante, sentendo il peso della bacchetta nella manica sinistra della giacca2. Avrebbe potuto recuperarla, ma nel tempo che avrebbe impiegato a farlo Greyback lo avrebbe senza dubbio mangiato vivo e, se anche avesse avuto tempo, era improbabile che potesse sopravvivere ad uno scontro diretto. Doveva distrarlo abbastanza a lungo da scivolare via, sempre che la dannata ferita alla testa non fosse tanto grave da farlo barcollare una volta in piedi. Una volta uscito dall’angolo buio, avrebbe potuto raggiungere la seconda passaporta, ma dubitava fortemente che quella non fosse già partita. Forse avrebbe attirato l’attenzione di qualche babbano e Greyback avrebbe riflettuto un po’ prima di seguirlo ed attirare tanti sguardi3.

Cosa faranno quelli del Ministero se userò la magia?

Nel panico totale, Draco fece l’unica cosa che anni in camera con Tiger e Goyle gli avevano insegnato.

Mirare ai testicoli.

Sfruttando la posizione di svantaggio e le gambe fortunatamente belle agili, Draco sollevò il ginocchio in un colpo deciso, percependo quasi con maligna soddisfazione il gemito dolorante della bestia sopra di lui. L’attimo di distrazione gli fu sufficiente e, con uno scatto, riuscì a rotolare di lato e correre via, tirando fuori la bacchetta magica con una mossa secca del polso. Come se si fosse nuovamente materializzato, la folla della stazione lo circondò completamente con i suoi odori insopportabili e le luci davvero troppo forti – anche se, probabilmente, quelle dipendevano da una possibile commozione celebrale o dalla perdita di sangue.

Dietro di lui, seppur attutito dal chiacchiericcio, sentì chiaramente il ringhio frustrato di Greyback. L’essere non troppo alto lo avrebbe aiutato senza dubbio a confondersi, ma dubitava che l’odore del sangue lo avrebbe aiutato.

Forse chiunque avrebbe dovuto aiutarlo aveva interpretato la passaporta vuota come un suo ritardo e l’aveva rimandata indietro! Era la sua speranza migliore, in un certo senso. Non aveva la più pallida idea di dove andare e non aveva ancora seguito il corso per la smaterializzazione. Era letteralmente bloccato e con un segugio alle spalle. La sua scelta migliore, in quel momento, era la speranza che i suoi “salvatori” fossero stati tanto previdenti da rimandare qualcosa a prenderlo.

Ricordando le parole di sua madre, si diresse verso il primo vicolo buio vicino al luogo in cui era riapparso, spintonando la gente senza curarsi degli insulti che probabilmente stava ricevendo. Qualcuno aveva anche notato il suo sangue, ma non doveva essersene preoccupato più di tanto.

Uno spintone dietro l’altro, quando raggiunse il vicolo non trovò alcuna dannatissima lattina per terra, solo polvere e foglie che il vento doveva aver portato dall’esterno. Maledizione, era assolutamente bloccato in un luogo pieno zeppo di babbani, senza possibilità di smaterializzarsi o di correre in alcun luogo in cerca d’aiuto. Era un Malfoy, se anche ci fosse stato qualche mago in mezzo alla folla con buone probabilità si sarebbe girato dalla parte opposta, lasciandolo al suo destino.

Che quel pensiero gli fosse venuto naturale lo preoccupò leggermente: quando era diventato cosciente del suo non piacere alla gente?

Sentendo la bile rimontare in gola con prepotenza, Draco si addentrò di più nel vicolo, deciso a sfruttare l’oscurità per attendere l’arrivo di Greyback e usare lo stesso incantesimo che, gli era stato riferito4, Potter aveva utilizzato contro l’Oscuro Signore solo poco più di un anno prima e che gli aveva consentito di darsela a gambe. Personalmente, uno Stupeficium non era proprio la sua scelta di incantesimo difensivo, ma avrebbe dovuto superare la sua naturale avversione e pregare che il Dio dei Mezzosangue Sfregiati si accorgesse anche di lui e decidesse di dargli una mano d’aiuto.

Le divinità probabilmente inesistenti erano tutto ciò in cui gli era rimasto di sperare, eccellente.

Il ritardo di Greyback si prolungò per almeno un minuto ma, non appena Draco iniziò a pensare che forse avesse desistito, che forse si fosse reso conto che lui non ne valesse la pena, quell’animale in forma quasi umana fece la sua comparsa, grande, grosso e minaccioso controluce come lo era in piena illuminazione. Il sorriso ferale che prima gli aveva dedicato era sparito, sostituito da un ringhio furioso e – Draco lo realizzò con una certa soddisfazione – dolorante. Le narici dilatate al massimo, annusava l’aria alla ricerca dell’odore del sangue che doveva averlo condotto lì, avanzando sempre di più finché, alla fine, riuscì a distinguere la figura della sua preda.

Draco era un ragazzo molto orgoglioso, fiero di se stesso e del suo portamento.

Non si vergognò neppure un po’ del lamento che lasciò le sue labbra alla vista dell’impellente e dolorosissima morte che l’avrebbe aspettato in pochi secondi.

Naturalmente, non si fece sconfortare: se proprio era la Morte ad attenderlo, l’avrebbe raggiunta nel modo più dignitoso possibile ed avrebbe fatto di tutto per distrarre quel mostro ancora un po’ e sperare che il fantomatico Dio dei Mezzosangue Sfregiati si accorgesse di lui e decidesse di salvarlo come aveva fatto con Potter almeno una volta l’anno da quando era arrivato ad Hogwarts.

«Ti ho trovato, coniglietto» ridacchiò il licantropo, avanzando con la stessa cadenza di un vero lupo affamato. «Adesso dove vuoi scappare, eh? Non c’è più una tana dove nascondere la tua coda a batuffolo tutta tremante?» gli chiese, la voce cantilenante per accentuare ancora di più quella davvero poco dignitosa presa in giro.

Un passo, poi un altro.

«Stupeficium!» tentò quindi Draco, notando con orrore come l’incantesimo rimbalzò contro il petto di quel mostro, facendogli solo momentaneamente perdere l’equilibrio. Sul fondo della sua coscienza, la voce del Professor Lupin – un altro licantropo, ah! – lo riprese, ricordandogli come gli schiantesimi fossero pienamente efficaci solo contro gli umani5. Forse avrebbe dovuto provare una Maledizione Senza Perdono? Sapeva come lanciarne una?6 Il Ministero non sarebbe stato tanto incline a passarci sopra, in quel caso, ed avrebbe probabilmente sfruttato l’occasione per sbatterlo in una cella insieme a suo padre. E dalla cella alle grinfie del Signore Oscuro, il passo sarebbe stato molto breve.

Mia madre non mi ha fatto scappare per far finire tutto così!

Ma Greyback continuava ad avanzare e Draco non sapeva come tirarsi fuori da quel guaio. Fino a quel momento, il suo armamentario di incantesimi era stato composto da robaccia contro Mollicci ed altre sciocchezze, oltre che i soliti schiantesimi. E quelli, maledizione, non funzionavano! Un confundus? Conosceva la teoria, naturalmente, ma non l’aveva mai sperimentato. Avrebbe potuto trovare una qualche via di fuga in quel modo. Se solo avesse avuto modo di recuperare alcune delle sue pozioni, avrebbe sicuramente trovato il modo di darsela a gambe. Se magari fosse salito su un treno, avrebbe trovato la via di fuga adatta, anche se per un breve periodo.

Cosa fare? Cosa fare?

Improvvisamente, gli occhi di Greyback si rivoltarono nelle sue orbite e, come un grosso, puzzolente e peloso sacco di patate cadde al suolo, privo di sensi.

Per un lunghissimo istante, Draco pensò che forse avrebbe fatto bene a convertirsi a questo Dio dei Mezzosangue Sfregiati, poi, come illuminata da una luce celestiale, una donna emerse dalla folla, la bacchetta davanti a sé ma ben nascosta – era incredibile quanto cieca sapesse essere la gente a King’s Cross! – ed un’espressione divisa fra il disgusto ed il divertito. Un attimo dopo, accanto a lei fece la sua comparsa un uomo, a sua volta controluce e con la bacchetta spianata, che tuttavia si avvicinò immediatamente al corpo senza sensi che li separava, accosciandosi per controllarlo.

Draco, pietrificato, restò con la schiena attaccata al muro, guardandoli entrambi nella speranza di comprendere velocemente se si trattasse di amici, nemici dei suoi nemici o semplici nemici. Dalla sua posizione, quando i due avanzarono, riuscì anche a distinguere meglio i loro tratti, lasciando che un sospetto iniziasse a prendere forma sul fondo del suo stomaco.

La donna non poteva avere più di una ventina d’anni. Bionda anche più di lui – qual era la differenza fra platino e bianco? – e con penetranti occhi verdi, era più bassa di Draco di una manciata di centimetri ma aveva l’espressione di qualcuno che non avrebbe accettato cazzate neppure da una montagna umana come Greyback: era stata lei, dopotutto, a stenderlo. L’uomo doveva essere di qualche anno più grande, i capelli lunghi erano di un biondo più dorato ma aveva gli stessi occhi. Nonostante la folta barba e la stazza da vichingo, aveva il viso di un grosso ed innocuo cagnolino, come un enorme Golden Retriever.

«Possibile che ad Hogwarts non ti abbiano insegnato che gli schiantesimi funzionano solo con gli umani?» gli domandò la donna, l’espressione contratta in una smorfia di disappunto che Draco aveva visto ogni giorno fino al suo undicesimo compleanno e successivamente per tutte le vacanze estive: l’espressione perennemente impressa nel dipinto di sua nonna, Adhelaide Bulstrode in Malfoy. L’accento francese della sua salvatrice aveva reso quelle parole ancora più ricolme di disprezzo. «Se la prendono tanto con Beauxbatons eppure vi fanno commettere certi errori da dilettanti».

Sentendosi punto nell’orgoglio, Draco, strinse le labbra. «Ce l’hanno insegnato, ma in quel momento non avevo idea di cosa tirar fuori per difendermi da quel… quel mostro» sbottò, staccandosi solo leggermente dal muro e facendo un paio di passi avanti. Greyback era ancora fermo al suolo, pallido come un fantasma. «È morto?» chiese quindi, speranzoso.

Fu l’uomo a rispondergli, con una smorfia disgustata. «No, ma ci sta andando vicino» disse, anche lui con un accento francese però meno marcato. «Non potevi solo stordirlo? Era proprio necessario mandarlo in coma?» chiese alla sorella, facendo seguire a quel rimprovero una stringa di borbottii in francese che Draco – pur avendo studiato la lingua – non riuscì ad afferrare. Qualcosa riguardo loro padre ed un interrogatorio. «Nettie7.

«Non ho intenzione di correre il rischio che si svegli all’ultimo istante» sbottò la donna – Nettie – con uno sbuffo. «So riportarlo indietro, non ti preoccupare. Papa avrà modo di interrogarlo a suo piacimento non appena ci saremo assicurati che non possa mangiarci» gli disse. Poi, riportando l’attenzione su Draco, fece un passo avanti. «Avvicinati, fammi controllare questa testa» mugugnò, girandogli intorno per poi inserire la punta della bacchetta dentro la sua ferita e mormorare degli incantesimi. Draco, nonostante ogni muscolo del suo corpo lo stesse implorando di allontanarsi, non riuscì a muoversi: lei lo aveva pietrificato. «Brutto colpo, petit8, ma il tuo sangue freddo ti ha aiutato a non svenire subito» si complimentò, mentre – Draco lo realizzò con un certo sollievo – gli chiudeva la ferita. «Sono veramente colpita, al tuo posto molti altri si sarebbero lasciati andare. Quel colpo alle balles è stato eccezionale, da maestro».

«Avremmo potuto fermarlo prima che arrivasse a tanto» si intromise l’uomo, con una smorfia. Nel frattempo, aveva legato Greyback con una corda argentata dall’aspetto peculiare, Draco non ne aveva mai vista una simile. Tuttavia, dopo un istante, riuscì a riconoscere i fiorellini che qui e lì sembravano spuntare: aconito. «Ma mia sorella voleva vedere come te la saresti cavata. Non sei mai stato davvero in pericolo, siamo sempre stati pronti ad intervenire» spiegò, con una tranquillità quasi spiazzante, facendosi avanti ed afferrando la mano morta di Draco, ancora pietrificato. «Capitaine Alistair Malfoy degli Auror di Parigi, è un piacere conoscerti cugino» si presentò, proprio quando il più giovane finalmente tornò in possesso delle sue facoltà motorie e riuscì a ricambiare la stretta. «E lei è mia sorella, He-».

«Nettie» lo fermò la donna, con uno sguardo di fuoco. «Nettie Malfoy, Medimaga all’Ospedale Asclépios di Parigi, Lesioni da Incantesimo» specificò, dando una pacca sulla spalla a Draco e girandogli intorno per poter tornare a fronteggiarlo. «Nostro padre ci ha mandato a prenderti, tua madre l’ha avvisato che sicuramente ti avrebbero rintracciato nel tragitto da casa tua alla stazione» spiegò, con un tono che a Draco sembrò forzatamente tranquillo. Troppo tranquillo, davvero.

«Beh, grazie per essere intervenuti quando l’avete fatto e non aver aspettato che mi mangiasse» fu la sua risposta, piuttosto al vetriolo, indicando con un cenno del capo il licantropo ancora senza sensi al suolo. «Avrei preferito non avere proprio a che fare con lui. Se siete stati mandati per aiutarmi, avreste potuto evitare che mi mettessi nei guai. A breve mi arriverà sicuramente una lettera dal Ministero9 e tutta questa necessità di segretezza andrà in fumo».

I due fratelli si lanciarono uno sguardo, poi lei scosse il capo. Decisamente non gli stavano dicendo qualcosa. O lui non aveva capito qualcosa. In entrambi i casi, quella minima tranquillità che si era imposto stava lentamente sfumando.

Alistair sospirò, voltandosi in direzione di Greyback. «Non preoccuparti, questo posto è pieno di maghi e streghe, il Ministero non avrà modo di capire che sia stato tu a fare un incantesimo» spiegò, passandosi una mano fra i capelli, l’espressione vagamente contrita. «Non per questo dovremmo attardarci qui. L’incantesimo di dissimulazione che ho lanciato non durerà per molto e non vorrei che i babbani si accorgessero di noi o di questo qui» borbottò, indicando il licantropo incatenato al suolo e incosciente. «Io andrò avanti e lo sistemerò in un posto… uh… adatto. Nettie ti aiuterà con una smaterializzazione congiunta. Non sarà divertente, ma almeno lei saprà rimetterti in sesto se-» si fermò all’improvviso, decidendo forse che sarebbe stato più saggio non infierire e spaventarlo ulteriormente. «Uh… ci vediamo a casa» salutò, tirando leggermente su il corpo esanime di Greyback e scomparendo con un pop.

Improvvisamente, intorno a loro il rumore della stazione si fece quasi insopportabile ed il chiacchiericcio della gente crebbe d’intensità. Draco non si era reso conto dell’incantesimo che li aveva sempre schermati dalle altre persone perché, probabilmente, l’incantesimo era stato fatto nel momento stesso in cui lui era uscito dal primo angolo buio.

Nettie sospirò, pizzicandosi la radice del naso. «Coraggio, petit, dammi la mano. Prima arriveremo a casa e prima potrò sistemarti quel brutto graffio sul braccio» gli disse, allungando la mano in direzione di quella di Draco. Lui, da parte sua, restò per un momento interdetto. Greyback l’aveva graffiato. «Prima che tu ti faccia prendere dal panico, non credo ci sia rischio di alcun tipo di contagio. Solitamente la maledizione si trasmette solo con la luna e quando il licantropo è trasformato10» gli spiegò, notando probabilmente la punta di leggerissimo panico che aveva iniziato a crescere in lui.

«Greyback è sempre parzialmente trasformato» le fece notare, con una smorfia. Il graffio sembrava bruciare ogni istante di più. «Credi ci sia il rischio di alcune ripercussioni?».

Nettie scosse il capo. La sua espressione, dal momento in cui si era plasmata in una maschera di incurante noia, non era più cambiata, neppure in quel momento. Draco lo trovò rassicurante. «No, tranne una brutta cicatrice. Ma se questo è il prezzo da pagare per evitare il Marchio Nero, sono sicura che sarai ben disposto ad accettarlo» gli fece notare, stringendosi nelle spalle. «E alle ragazze piacciono le cicatrici, sicuramente riuscirai a sfruttarla al meglio».

Draco le dedicò il migliore fra i suoi sguardi esasperati. «Non ho bisogno di una cicatrice per avere le ragazze che mi muoiono dietro, grazie tante» le fece notare, piuttosto piccato, raddrizzando le spalle come sua madre gli aveva insegnato fin da bambino. “Sei un Malfoy, non un venditore ambulante di burrobirra”.

La donna praticamente scoppiò a ridergli in faccia. «Morivano dietro te o dietro al tuo patrimonio, petit?» gli domandò, zittendolo quando provò a darle una risposta secca e probabilmente parecchio scorbutica. «Avremo tempo per… uh… renderti piacevole. Quest’aria da principino non ti si addirà più a breve e non possiamo permettere che un Malfoy perda di colpo tutto il suo fascino» disse. «Hai visto mio fratello? All’inizio aveva provato a far colpo con la tecnica del bello e dannato, ma dopo il terzo rifiuto di fila ha finalmente capito che il suo fascino è tutto negli occhioni da unicorno che si ritrova. Adesso, per quanto idiota, può puntare su quelli e far sempre la migliore delle impressioni».

Sempre più confuso dall’andazzo che la situazione stava prendendo – era teoricamente appena scampato a morte certa e doveva, in teoria, essere portato al sicuro, non restare lì e discutere di fascino! – Draco la fissò senza dire nulla. Alla fine, però, la parte più infida di lui ebbe la meglio. «E tu? Come hai risolto la totale assenza di fascino? Non dev’essere facile sconfiggere secoli di purissimo DNA affascinante, anche se sembri riuscirci benissimo» le fece notare, con voce più acida del necessario.

Nettie non si scompose, tutt’altro. Gli posò la mano sulla spalla, sorrise amabilmente e gli disse «Riparleremo di fascino una volta che ti sarai ripreso dalla materializzazione, petit».

Quando Draco riapparve e si ritrovò a vomitare la colazione del suo primo giorno in assoluto ad Hogwarts, non se la sentì più di prenderla in giro.

 

***

 

Ore dopo, seduto in una poltrona dello studio di suo zio – uno zio che non sapeva neppure d’avere, per Merlino! – ed in attesa che quest’ultimo tornasse da qualunque fosse il luogo in cui il figlio maggiore aveva rinchiuso Greyback, Draco venne fulminato da una realizzazione.

«Nettie?» chiamò, con un sussurro che, già da solo, avrebbe dovuto far presente alla cugina quanto pieno d’orrore fosse il pensiero che l’aveva toccato. Lei, seduta poco lontano ed intenta a controllare le varie pozioni che lui aveva portato con sé, alzò lo sguardo, scrutandolo attentamente prima di mettere da parte ciò che stava facendo e raggiungerlo.

Quasi con dolcezza, gli posò la mano sulla spalla, stringendo leggermente. «Ci sei arrivato, non è vero?» gli domandò, in un sussurro, accosciandosi così da poterlo guardare in faccia. «Coraggio, petit, chiedimelo. Starai male, ma almeno riuscirai ad elaborare più in fretta».

Fu quasi come aver ricevuto conferma alla domanda che ancora lui non aveva posto.

Narcissa sapeva che i loro spostamenti erano controllati, aveva chiesto a suo zio di mandare qualcuno alla stazione per prenderlo.

Sapeva che avrebbero tentato di ucciderlo per esser scappato.

Cosa le avrebbero fatto per averlo fatto scappare?

«Nettie, cos’è successo a mia madre?».

Senza dire nulla, lei lo attirò verso di sé, stringendolo in un abbraccio più simile ad una presa per impedirgli di muoversi.

«Mi dispiace, petit. Lo ha fatto per consentirti di scappare via ed avere un’altra chance».

Un dolore acuto si diramò dal petto di Draco ad ognuna delle sue terminazioni nervose. Non si accorse di aver iniziato ad urlare, non si rese conto che l’unico motivo per cui non fosse riuscito nel suo palese tentativo di scappare via fu la stretta ferrea di sua cugina intorno alle spalle.

Quando una sonnolenta tranquillità gli venne imposta con la forza di un incantesimo, Draco non percepì il ritorno di Alistair o dell’uomo che doveva essere suo zio, ma sentì le parole di quest’ultimo.

«Voldemort ti ha tolto tutto, Draco. Ma noi distruggeremo lui».

 

 

 

 

»Marnie’s Corner

 

Bentrovati e bentornati, cari amici di EFP!

 

Prima di tutto, ho una pagina facebook! Seguitemi per futuri aggiornamenti!

 

 

I primi OC della storia sono arrivati e io li amo. Un Golden Retriever vichingo che lavora con gli Auror francesi (un Malfoy Auror, AH!) e un Dottor House femmina. E ancora dovete conoscere lo zio…

 

 

Siamo ancora bloccati su Draco, ma dal prossimo capitolo inizieremo ad allargare i nostri orizzonti. Dopo una prima parte in cui faremo la conoscenza dello zietto caro, faremo un salto di qualche settimana ed avremo, finalmente, l’incontro fra i Malfoy™ e l’Ordine della Fenice.

[Inserire risata malefica di sottofondo].

 

 

 Avrei dovuto pubblicare in serata, ma c’è un terribile maltempo qui ed ho paura di non aver modo di pubblicare!

 

Punti importanti:

 

 

» 1 – Denti aguzzi. Come ricorderete dal libro “Il Principe Mezzosangue”, durante lo scontro a scuola Bill Weasley viene aggredito da Greyback in forma “non del tutto umana”. Il signor Greyback, infatti, si trova perennemente trasformato a metà anche in assenza della luna.

 

» 2 – Anche se siamo a giugno, a Londra fa freddo e va tenuta la giacca. Perché non un mantello? Draco è purosangue, ma non è mica scemo come il signor Weasley, incapace di mimetizzarsi fra i babbani!

 

» 3 – Differenza fondamentale fra un Serpeverde ed un Grifondoro: mentre Harry avrebbe fatto ferro e fuoco per difendersi e combattere, Draco è consapevolissimo di non avere quel tipo di possibilità e di dover trovare vie alternative per salvarsi la vita. Non ne vogliamo morti da eroi stupidi, qui. 

 

» 4 – Lucius era , al cimitero. Ha visto come con uno Stupeficium Harry è riuscito a darsela a gambe. E ovviamente l’ha detto a Draco.

 

» 5- Non ricordo con esattezza in quale libro questa cosa venga detta (probabilmente il quinto), ma gli schiantesimi non funzionano su chi non è completamente umano. Ho dedotto che, esattamente come non funzionano su Hagrid, dovrebbero non funzionare anche sui licantropi. Poi, ehi, è sempre fanon.

 

» 6 – Draco ha sedici anni. Solo perché cresciuto in una famiglia purosangue, non significa che l’abbiano cresciuto a caviale e Maledizioni senza Perdono. Conosce la teoria perché Moody/Crouch Jr l’ha insegnata un paio di anni prima, ma non le ha mai usate. Mai, in tutti e sette i libri (Harry invece ne ha usate due su tre con successo).

 

» 7 – Fun fact: Nettle in inglese significa ortica. Nettie non è il vero nome della cugina Malfoy ma solo un diminutivo… il nome reale salterà fuori 😉

 

» 8 – Petit, francese per piccolo. Il nonnismo fra cugini non può mancare!

 

» 9 – Ed ecco che Marne usa uno dei buchi di trama più grossi dei sette libri. Parliamo della Traccia, che dite? Harry non può fare magie fuori da Hogwarts finché non diventa maggiorenne, quindi si deduce che il Ministero saprà se LUI avrà fatto il monello, giusto? Sbagliato.

1)      Caso Dobby. Secondo libro, Dobby fa levitare una torta ed Harry se ne prende le colpe. Non è stato Harry a fare la magia ma al Ministero non risultava nulla di bizzarro.

2)    Quinto libro: Ninfadora usa la magia per far muovere la valigia di Harry, ma nessuno viene chiamato in causa. Poco prima, Harry era stato espulso per aver usato l’Incanto Patronus.

3)     Settimo libro: i sette Potter. Moody dice che non possono usare la magia a casa sua senza far sapere a tutti dov’è e cosa sta facendo.

Cosa deduciamo? In teoria la Traccia funziona indicando se in un luogo in cui c’è un Minorenne è stata usata la Magia. L’incongruenza più grande è certamente quella del quinto anno, ma si potrebbe dedurre comunque che la Traccia funzioni solo quando non ci sono maghi maggiorenni intorno al minorenne, perché in quel caso la Traccia viene ignorata. È assurdo pensare che i signori Weasley non abbiano usato la magia intorno ai figli piccoli o che pur avendola usata non abbia fatto saltare tutti gli allarmi come Dobby ha fatto al secondo libro. In conclusione? Draco era con due maghi maggiorenni e in stazione di sicuro ce n’erano altri, motivo per cui la sua Traccia è stata mimetizzata.

 

» 10 – Caso Bill Weasley. Bill non diventa un licantropo, dopo l’attacco di Greyback, ma le ferite sono tanto profonde da fargli sviluppare un certo gusto per la carne cruda. Draco non arriverà a quei livelli, ma diciamo che preferirà la sua carne rossa più del pesce.

 

 

 

 

Ricordiamoci che Narcissa ha dato una lettera a Draco, prima di mandarlo via.

Magari è importante.

Magari Narcissa sapeva cose.

Magari.   

 

Vi aspetto domenica prossima! 

 

Per altre comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!

 

Grazie ancora a chiunque leggerà,

-Marnie

 

 

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Capitolo 3
*** I Malfoy perduti ***


 

Il paradiso perduto.

 

Capitolo 3.

I Malfoy perduti.

 

 

You know nothing of the world

You would sooner see me dead

But not before I see this justice done

I am warning you Javert

I'm a stronger man by far

There is power in me yet

My race is not yet run

I am warning you Javert

There is nothing I won't dare.”*

[Les Miserables - Confrontation (Javert & Valjean)]

 

 

 

Quando si svegliò, fu a causa di un lancinante mal di testa.

Come se qualcuno avesse preso un bastone invisibile ed avesse iniziato a prendere a botte direttamente il suo cervello, Draco si risvegliò con la distinta sensazione di essere stato strapazzato oltre ogni ragionevole dubbio e, per un lungo istante, si chiese se Greyback fosse – effettivamente – riuscito nel suo intento e tutto ciò che lui aveva vissuto dal salvataggio in poi non fosse stato altro che frutto della sua fervida immaginazione.

Si illuse per qualche istante, poi la voce tutt’altro che bassa di Nettie lo riportò bruscamente alla realtà.

Sua madre era morta.

«Ti sei svegliato» commentò la cugina, notando il suo leggero spostamento. Quando lui la guardò – aspettandosi pena – nei suoi occhi trovò il nulla. Sembrava lui si fosse appena svegliato da un pisolino di piacere, dopo una lunga passeggiata nel parco. «Ti ho lasciato un tonico proprio lì. Quando avrai elaborato cosa sta succedendo, ti consiglio di prenderlo. Ti farà sentire ancora un po’ stordito, ma almeno non sarà più come essere presi a calci direttamente nel cervello». Continuò a guardarlo per diversi istanti, poi inarcò le sopracciglia. «Hai elaborato? Vite vite! C’è una guerra in corso, petit»1.

Draco la fissò per un lungo istante, incredulo. Poi, quasi come un’ondata di nausea improvvisa, la rabbia montò in lui, facendolo balzare in piedi e con la bacchetta alla mano. La puntò al collo della cugina, il viso contorno in una smorfia furiosa. «Mia madre è morta!» le urlò contro, la punta della bacchetta illuminata di blu. Non aveva la minima idea di quale incantesimo fosse sul punto di lanciarle contro, voleva solo che le facesse male. Lo stesso male che lui stava sopportando e che lei sembrava sottovalutare in modo talmente inconsiderato.

Nettie non batté ciglio. «Anche la mia» gli rispose, pacata. «E vuoi sapere una cosa? Mettere il broncio non la riporterà indietro» disse, con una calma quasi disarmante. Gli aveva semplicemente illustrato un fatto, una verità ovvia che lui, dal basso della sua stupidità, non sembrava voler cogliere.

«Io-».

Nettie lo fissò dritto negli occhi, apparentemente incurante della bacchetta puntata alla sua gola. «Tu sei vivo perché tua madre si è sacrificata, perché voleva che tu vivessi. Arrabbiarti e sbattere i pugni non ti aiuterà né a riportarla indietro né a rendere onore al suo sacrificio» mormorò, la voce più bassa ma sempre vuota di qualunque emozione.  «Piangi, se credi di doverlo fare. Ma non restare lì, con quell’espressione da pesce lesso a pretendere che il mondo smetta di girare per rispetto al tuo dolore».

Vagamente basito, Draco abbassò la bacchetta e fece un passo indietro, gli occhi puntati sulla cugina. Una parte di lui, quella addolorata, quella ferita, lo implorava di iniziare a piangere e cercare da lei tutto il conforto che avrebbe potuto offrire, anche un altro incantesimo per dormire. Un’altra parte, quella furiosa, gli stava ordinando di sollevare la bacchetta e farle rimangiare tutto ciò che gli aveva detto, dalla prima all’ultima parola, pretendendo delle scuse immediate.

Ma scusa per cosa, in fondo?

Nettie non aveva torto. Il mondo non avrebbe smesso di girare solo perché sua madre era morta. Il Signore Oscuro non l’avrebbe riportata indietro solo per le lacrime di Draco.

Il signore Oscuro. Era stato lui a farla uccidere. Lui aveva ordinato che li tenessero d’occhio per prevenire ogni possibile fuga.

Lui temeva che potessero scappare.

Perché? I Malfoy l’avevano sempre servito con cieca adorazione fin dall’alba della sua ascesa. I Malfoy erano fra le famiglie purosangue più antiche e rispettate. Suo padre aveva fallito, era vero, ma non più di quanto non avesse fatto qualcun altro nel tempo. Eppure, per punirlo Draco sarebbe stato mandato in una missione potenzialmente suicida e Narcissa era stata uccisa.

Draco non si rese neppure conto di aver iniziato a piangere. Semplicemente, quando fece per parlare fu un singhiozzo a lasciare le sue labbra «Perché l’ha fatto?» chiese, guardando Nettie come se lei avesse potuto dargli tutte le risposte che cercava. «Noi abbiamo sempre servito la causa, noi… noi siamo purosangue, perché ha deciso di ucciderci?» pianse, sentendo il petto stringersi in una morsa ed il respiro diventare sempre più faticoso. «Mio padre… mio padre ha sbagliato, ma io… io non avevo fatto nulla… mia madre era una Black»2.

Non si rese conto che Nettie lo avesse nuovamente stretto a sé ed avesse iniziato a borbottare incantesimi di cui lui non conosceva la natura. Continuò semplicemente a gemere e lamentarsi, a riversare all’esterno tutti i pensieri che stavano affollando la sua mente stanca. Il suo respiro tuttavia divenne più regolare ed il cuore iniziò a battere con un ritmo più normale. La voce di sua cugina divenne lentamente più chiara e, alla fine, sembrò essere l’unico suono udibile per lui.

Non erano incantesimi.

Stava recitando una filastrocca.

«Cosa… cosa stai facendo?» le chiese, confuso, sollevando lo sguardo per poterla guardare negli occhi. Come sospettava, non c’era nulla in lei che potesse sembrare preoccupato o dispiaciuto. Tuttavia il tono della sua voce non era fraintendibile: stava cercando – con successo – di calmarlo, palesemente preoccupata.

«Un trucco che mi ha insegnato mio fratello» spiegò, senza lasciarlo andare. «Era una crisi di panico, anche se una abbastanza lieve. Alcune persone preferiscono essere lasciate da sole, altre, come te, preferiscono avere qualcuno che le stringa» spiegò, con tono clinico. «Quanto alla filastrocca, ascoltare parole con cadenza ritmata aiuta a sincronizzare il respiro a quel ritmo, calmando gli effetti della crisi di panico stessa».

Prima che Draco potesse rispondere, la porta della stanza si aprì, rivelando Alistair ed un uomo piuttosto anziano che Draco non credeva d’aver mai visto.

«Stai ancora fingendo d’essere senza cuore, ma Crevette? Draco presto o tardi capirà quanto tu sia in realtà gentile, è inutile portare avanti questa farsa» disse l’uomo più anziano, con un sorriso carico d’affetto rivolto a Nettie. Sorriso che si attenuò solo leggermente e solo per assumere tonalità più dispiaciute quando si posò su Draco. «Mi dispiace incredibilmente per ciò che è successo a tua madre, ragazzo. Quando ho ricevuto la sua lettera ho provato a cercare una via alternativa per portare al sicuro anche lei, ma non è stato possibile» gli disse, facendo un paio di passi avanti per posare una mano sulla spalla del ragazzo. «Narcissa è sempre stata una donna brillante, se si è arrivati a questo avrà ritenuto che fosse il minore dei mali».

Senza dire nulla, Draco lo fissò per un lunghissimo istante. Il viso allungato ed i capelli così bianchi da poter essere stati soltanto biondissimi in gioventù non lasciavano spazio ad alcun tipo di dubbio riguardo la sua identità, tuttavia la sua confusione fu innegabile. Non aveva idea che suo padre avesse avuto un fratello, eppure lui era saltato fuori nel momento più opportuno. Perché nessuno gli aveva mai parlato di lui?

«Il minore dei mali sarebbe stato lasciarmi lì con lei. Magari non sarei morto come tutti sembravano presagire» sbottò, irritato, trattenendosi a stento dallo sbuffare come un bambino capriccioso. Che sua madre avesse unilateralmente deciso del suo futuro non era decisamente qualcosa che avrebbe accettato volentieri. Non era più un bambino e, pur essendo consapevole di non avere la stessa preparazione magica dei maghi adulti, non era neppure uno sprovveduto come Tiger e Goyle. Per Merlino, era secondo solo alla Granger e ad Anthony!3 «Non ha avuto la minima fiducia nelle mie capacità».

Aloisius Malfoy lo guardò per un lungo istante, senza dire nulla. Poi, quasi si stesse aspettando quella reazione, sospirò e si sedette sulla poltrona davanti a quella su cui si era lasciato andare il nipote, guardandolo con quella che sembrava essere compassione. «Dimmi, Draco, tu sai perché tua madre non ha mai ricevuto il Marchio Nero?» gli domandò, con tranquillità, mentre Nettie si spostava alle sue spalle per poi scomparire oltre la porta. Alistair era rimasto poggiato contro il muro più lontano da loro. Sembrava quasi che entrambi fossero stati istruiti di lasciar loro quanta più intimità possibile. «Non è certo una questione legata al sesso, sia tua zia Bellatrix che altre donne hanno ricevuto il Marchio negli anni. Eppure, non Narcissa».

Draco annuì leggermente. Si era posto più volte quella domanda, negli anni, ma quando aveva racimolato abbastanza coraggio da chiedere era stato sempre liquidato con un sorriso ed un invito a riprendere gli studi per il nuovo anno scolastico. «Immagino che il Signore Oscuro non l’abbia ritenuta degna» mormorò, stringendosi nelle spalle. «Almeno, questo è quello che mia zia ha sempre detto».

Le labbra di Aloisius si piegarono in un sorrisino di scherno. «Narcissa Malfoy è-» si fermò, ed il sorriso sembrò spegnersi leggermente, «era la strega migliore della sua generazione. Naturalmente, buona parte dei suoi talenti sono stati ereditati. I Black hanno una lunga tradizione di Occlumanti fra le loro schiere, per non parlare dei premonitori4» spiegò, quasi con orgoglio. «Quando Lucius mi confidò di essersi invaghito di lei, andai personalmente a parlare con entrambi i tuoi nonni e convincerli che il loro sarebbe stato un ottimo matrimonio. Mia moglie-» si fermò ancora una volta ed il sorriso sparì completamente dalle sue labbra. «Mia moglie adorava Narcissa. Sperava di aver finalmente trovato una sorella, sai. Qualcuno con cui parlare in Inghilterra».

«Cosa c’entra tutto questo con il Marchio?» domandò, impaziente, Draco. Aveva già inteso che la moglie di suo zio fosse morta, Nettie era stata molto chiara al riguardo.

Aloisius sorrise di nuovo, divertito dalla sua impazienza. «Questo è un atteggiamento tutto Black, figliolo» lo ammonì, ma senza vero intento. «La prima a diventare Mangiamorte fu tua zia, Bellatrix. Fu grazie a lei che sia io che tua madre decidemmo di non… sottostare al rituale. Vedi, il Marchio non è un semplice tatuaggio. Ti cambia dall’interno, come un veleno che lentamente ti consuma e ti rende schiavo. Non si usa inchiostro comune per imprimerlo sulla pelle» spiegò, voltandosi momentaneamente in direzione del figlio. «Alistair, ti dispiace?».

Il vichingo, perché Draco non riusciva a non pensare a lui in quei termini – non con quei capelli e quella barba – annuì e si fece avanti, fermandosi giusto alle spalle della poltrona del padre. «Si chiama signum sanguis5, usati fin dai tempi dell’Impero Romano da maghi e streghe oscuri» spiegò, con un’espressione parecchio buia. «Sono tatuaggi impressi con il sangue di un mago per legare a sé le sorti di altre creature. Un tempo venivano utilizzati dai sacerdoti sulle vittime sacrificali, così che queste non potessero scappare. All’inizio si trattava solo di animali, ma lentamente…».

«Li usarono anche sulle persone» azzardò Draco, accigliato. «Un legamento di sangue, quindi? Ma non è possibile, non possono essere usati sulle persone. Una legge magica impedisce che possano essere forzati su qualunque creatura senziente, porterebbero ad una schiavitù di sangue».

Alistair annuì. «Per questo il Marchio deve essere accettato. È un contratto vincolante con cui si vincola una persona ad altra. Ma il vincolo non riguarda solo la volontà, non è soltanto una Maledizione Imperius permanente, Draco. Il motivo per cui è stata prevista la legge magica è legato agli… effetti collaterali» il modo in cui rabbrividì, dicendo quelle parole, fece impallidire leggermente Draco. Considerando che fosse per sua natura già molto pallido lasciò intendere quanto grave fosse la situazione. «Il legame che nasce non collega le volontà ma direttamente le anime. Tramite questo tipo di marchi, chiunque li abbia imposti potrà direttamente attingere dalla forza vitale dei suoi seguaci, rendendoli non solo schiavi ma anche-».

«Spuntini per l’anima» sbottò Draco, basito. «Mi state dicendo che con il Marchio il signore Oscuro può nutrirsi dei Mangiamorte?» chiese, alternando lo sguardo fra zio e cugino, uno con l’espressione più buia dell’altro. «Mio padre lo sapeva? Perché l’ha fatto?».

«Riteniamo che sia stato anche grazie ai Marchi che Voldemort sia riuscito a sopravvivere dopo l’incontro con i Potter» convenne Aloisius, annuendo leggermente. «Non solo grazie a quelli, dev’esserci qualcos’altro sotto che noi non siamo riusciti ad individuare6» aggiunse. «Tornando ai tuoi genitori ed al sottoscritto… vedi, quando Bellatrix si sottopose al Marchio notammo subito che ci fosse qualcosa di sbagliato. Lei era sempre stata pazza, non fraintendermi, ma una volta ricevuto il tatuaggio era diventata ancora più instabile, aveva sempre delle occhiaie terribili pur passando giorni interi a dormire e per quanto mangiasse sembrava non volesse in alcun modo smettere di dimagrire» spiegò, con un sospiro. «Questa fase durò circa una settimana, dopo la quale anche suo marito e suo cognato vennero sottoposti al Marchio e seguirono lo stesso iter. Capisci bene, ragazzo, che questa non potesse essere una coincidenza».

Come un flash, Draco ricordò Dawlish, che aveva ricevuto il Marchio poco dopo il ritorno del Signore Oscuro, l’anno precedente. Anche lui per un periodo era sembrato instabile e parecchio sciupato, ma Draco non se n’era mai curato particolarmente. «Perché mio padre accettò il marchio?».

«Io e tua madre discutemmo delle varie possibilità e fu proprio lei a trovare un libro sul Signum. Provammo a convincere Lucius, ma lui non ci diede ascolto» mormorò, scuotendo il capo. Il dispiacere si emanava da lui ad ondate, «La scelta migliore, per lei, fu quella di fingersi parecchio più inetta di quanto non fosse ed usare le sue doti da Occlumante affinché Voldemort non scoprisse le sue vere capacità. Il Signore Oscuro» il modo in cui disse quella parola lasciò bene intendere quanto poco, in realtà, lo stimasse «non è particolarmente abile con le Arti della mente, per nostra fortuna. Il fatto che Narcissa fosse una giovane donna di società aiutò molto la sua farsa, Voldemort si convinse facilmente che non avesse nulla a che fare con Bellatrix, quindi la lasciò stare. Per me, invece, il discorso fu leggermente differente».

«Mio padre era un Indicibile, credo voi li definiate così» si intromise Alistair, cupo. «Era a capo di una squadra, ben noto al Ministero per le sue arti magiche. Non avrebbe avuto motivo di non volerlo fra i suoi».

«Ma io non sono uno stupido, Draco» gli fece notare suo zio, con un sorriso pieno di autocommiserazione. «O, almeno, non credevo di esserlo. Così, semplicemente, mi rifiutai di ricevere il marchio, dicendogli che comunque avrei offerto i miei servigi, se l’avesse ritenuto opportuno».

Draco non riuscì a reprimere un brivido. «Non posso immaginare che l’abbia presa bene».

Aloisius scosse il capo. «Aveva bisogno di me, quindi pensò di colpirmi dritto al cuore per ottenere ciò che voleva» mormorò, cupamente. «Uccise mia moglie e mio figlio maggiore, che all’epoca era solo un bambino. Io ero via per lavoro, ma non credevo che loro fossero in pericolo. Come te, ero certo che al massimo avrebbe colpito me, non una donna ed un bambino purosangue. Dopotutto, non era per quelli come noi che lui stava cercando di prendere il potere?» la voce gli si ruppe e, preoccupato, Alistair posò una mano sulla sua spalla. Distrattamente, Aloisius gli diede un leggero colpetto, come a rassicurarlo. «Avrei dovuto prendere delle misure di sicurezza, farli andare via… ma non ci pensai, cullandomi nella certezza del nostro sangue. Fu tua madre a salvare i miei due figli più piccoli, sai? Nettie aveva solo pochi mesi di vita, Alistair non aveva che quattro anni. Nel cuore della notte, dopo un sogno premonitore, Narcissa si precipitò in casa mia, cercando di farli scappare tutti, ma arrivò troppo tardi».

Draco osservò quell’uomo crollare davanti a lui, la testa fra le mani e le spalle scosse da singhiozzi. «La mia Josephine era stata avvelenata, era ormai in punto di morte quando tua madre riuscì a raggiungerla. I Mangiamorte stavano arrivando, avrebbero dato fuoco alla casa nel cuore della notte, così che nessuno potesse sapere cos’era davvero successo. Narcissa tentò di portare via i bambini, ma Abraxas era testardo, non avrebbe mai abbandonato sua madre lì».

Alistair strinse la presa sulla spalla del padre. «Poco prima che tua madre ci smaterializzasse via, lui sfuggì alla sua presa. Ricordo ancora la sua espressione, quando riapparimmo a casa tua. Ci lasciò a tuo padre e tentò di tornare indietro a prenderlo, ma quando riapparve la casa era già stata inghiottita dall’Ardemonio».

Draco restò in silenzio, non sapendo come comportarsi. Davanti a lui, un uomo adulto era ridotto in lacrime per un motivo forse anche più valido del suo. Draco era stato salvato dal sacrificio di sua madre e non aveva alcuna responsabilità sull’accaduto, era inevitabile. Aloisius Malfoy si era rifiutato di sottostare ad un rituale che lo avrebbe reso uno schiavo e, per quel motivo, la sua famiglia era stata arsa viva.

«Cosa… cosa accadde dopo?».

«Feci l’unica cosa che ancora oggi sogno di fare» mormorò suo zio, la voce ridotta ad un sibilo non più disperato ma furioso. «Tentai di uccidere Voldemort e per poco non ci riuscii» ammise, senza riuscire a nascondere un certo orgoglio. «Il Lethifold7 era perfetto, lui non avrebbe mai immaginato cosa fosse se un istante prima d’esser mangiato» spiegò, una luce maniacale negli occhi grigi. «La rabbia, tuttavia, mi rese incauto. Rabastan Lestrange lavorava con me all’Ufficio Misteri, si accorse ben presto dei miei piani e, naturalmente, fece la spia».

Draco aveva conosciuto Rabastan Lestrange, ma non aveva mai voluto intrattenere rapporti con lui. Era un uomo all’apparenza normale, forse addirittura gentile, ma le voci che giravano sul suo conto dipingevano uno scenario completamente differente. Non c’era mai stata notizia delle sue vittime, perché delle sue vittime non era rimasto mai nulla.

«Fortunatamente, ragazzo, noi siamo Malfoy e per i Malfoy la famiglia viene prima di qualunque altra cosa o persona» continuò il vecchio, il tono leggermente più gentile. «Tuo padre e tuo nonno riuscirono a trovarmi prima che potesse farlo Voldemort, misero in scena il mio suicidio e con un Voto infrangibile fra tutti i membri della famiglia giurarono che mai avrebbero rivelato la mia vera locazione» spiegò, lasciandosi andare contro lo schienale della poltrona. Aveva ancora il volto pallido e gli occhi rossi, ma non c’era più debolezza nella sua espressione. «Per questo motivo non ti hanno mai parlato di noi e tua madre ha dovuto sfruttare sua sorella Andromeda per raggiungermi. Anche Narcissa, essendo una Malfoy per via del fidanzamento, non avrebbe potuto parlare di me in alcun modo. Andromeda, tuttavia, era stata una mia compagna di scuola, oltre che buona amica, e ricordava perfettamente chi io fossi. Non ha avuto necessità di alcun altro tipo di spiegazione».

«Com’è possibile che Voldemort non ti abbia mai scoperto? Ha semplicemente creduto che tu fossi morto?» domandò Draco, sempre più confuso. Voldemort era il mago più potente che fosse passato per la terra, no? Forse con l’unica eccezione di Albus Silente, di cui aveva rinomatamente paura.

Aloisius sorrise. «Voldemort non è talentuoso come crede d’essere. È solo spietato» mormorò. «Ed ora che anche tu hai visto di cos’è capace, ragazzo, dimmi: sei pronto a schierarti con la tua famiglia ed ucciderlo, una volta per tutte?».

Quando Draco fece per parlare, Alistair lo interruppe. «Prima di rispondere, è giusto che tu abbia una scelta» disse, lanciando un’occhiata storta al padre. «Io sono un Auror, anche se di Parigi. Posso inserirti in un programma di protezione, mandarti in Australia e tenerti al sicuro finché non saremo riusciti a sconfiggerlo, così non ti metterai a rischio e non dovrai rinnegare nessuno dei tuoi principi sul sangue» spiegò, pronunciando le ultime parole come se fossero state un insulto8. Non era in dubbio che i figli di Aloisius fossero cresciuti con idee ben diverse da quelle dei purosangue inglesi. «In questo modo, nessuno ti toccherà più e la morte di tua madre ti avrà tenuto effettivamente al sicuro».

«Oppure?».

«Oppure» fu Nettie ad intervenire, tornando nella stanza mentre si asciugava le mani su un canovaccio. Le mani sporche di sangue9. «potresti aprire gli occhi, renderti conto di quanto ridicole siano le pretese di Voldemort e dei suoi amici, restare qui con noi e tornare a scuola a settembre» spiegò, sorridendogli con una luce vagamente crudele negli occhi. «Dovresti tornare con la certezza di essere una paria fra quelli che un tempo erano tuoi amici, perché traditore del sangue. Saresti solo. Dovresti sempre guardarti le spalle, perché i figli dei Mangiamorte probabilmente farebbero di tutto pur di usarti come vittima».

«Non è da escludere che ci sia una taglia sulla tua testa» commentò Aloisius, valutando la questione con espressione vagamente interessata. «Finché non mi sono nascosto qui, sulla mia ce n’era una di cento galeoni. Niente di eccezionale, per l’uomo che ha quasi ucciso Voldemort».

Con uno sbuffo, Nettie alzò gli occhi al cielo. «Quello che sto cercando di dire, Draco, è che la tua vita come l’hai sempre conosciuta finirebbe. Saresti un reietto per la società e dovresti aiutarci a combattere con l’Ordine della Fenice, perché a quanto pare è quello il nome che i ribelli di Silente hanno scelto» aggiunse, con una smorfia. «Personalmente, lo ritengo un nome ridicolo, ma è lo scopo ad essere importante. Ed il loro è uguale al nostro: distruggere Voldemort una volta per tutte».

Draco inarcò le sopracciglia. «Dovrei diventare un nessuno e oltretutto combattere al fianco di Potter e dei suoi amici?».

«Per quanto io non metta in dubbio che siano persone detestabili, vuoi davvero dirmi che, alla luce di ciò che adesso sai, la loro non sia una missione degna di essere combattuta?» gli chiese Alistair, incredulo. «Tua madre è morta per salvarti da lui. Mia madre e mio fratello sono morti perché mio padre ha tentato di salvarsi da lui. Vuoi davvero restare inerte e lasciarglielo fare?».

Draco fissò il cugino per qualche istante, restando in silenzio. Lentamente, la sua mente sembrò elaborare davvero ciò che era successo a sua madre e ciò che era stato della sua famiglia. Probabilmente in quello stesso momento suo padre era sul punto di essere ucciso o, peggio, sottoposto al bacio del Dissennatore. Lui era stato sul punto di morire in più di un’occasione e sempre a causa di Voldemort. «Mia madre è morta per salvarmi la vita, non per farmi diventare il nuovo martire della battaglia di Potter».

«Tua madre è morta per salvarti, sì» convenne Aloisius. «Tua madre è stata uccisa per salvarti e se tu te ne andrai, i suoi assassini verranno portati alla giustizia da qualcun altro».

Uccisa.

I suoi assassini.

Draco, ancora una volta, si accigliò. «Un adulto responsabile cercherebbe di mettermi al sicuro, non di aizzarmi come un gatto con la rabbia contro un mago decisamente più forte di me. Sono solo un ragazzino» gli fece notare.

Aloisius sorrise ancora di più. «Ah, sì, hai ragione. Ma io non sono un adulto responsabile e tu non sei un semplice ragazzino» spiegò, bizzarramente allegro. «Tu sei un Malfoy e, con noi, potresti sviluppare il tuo potenziale».

«Oltretutto» si intromise Nettie, l’espressione vagamente nauseata. «Hai davvero intenzione di lasciare che sia Harry Potter a prendersi tutta la gloria? Anche lui è un ragazzino, eppure ha già sconfitto Voldemort in più di un’occasione».

Questo è infierire, pensò Draco, stringendo le labbra con disappunto. Potter era protetto da quel suo Dio dei Mezzosangue Sfregiati – unico motivo per cui doveva esser sopravvissuto tutti quegli anni – mentre Draco sarebbe stato un nessuno, senza appigli e senza benedizioni ultraterrene.

«Narcissa non è stata uccisa solo per salvarti la vita, Draco» mormorò Alistair, sorridendogli leggermente. «Si è sacrificata per salvarti l’anima e renderti qualcuno di cui sarebbe stata sempre fiera. Qualcuno che avrebbe risollevato il nome della famiglia e posto fine a quel parassita che per generazioni ci ha avvelenati dall’interno».

Per un singolo istante, Draco riuscì quasi a crederci. Ma la realtà era ben diversa, no? «Io non sono un eroe. Non ho mai voluto esserlo».

Il sorriso di Aloisius si ingrandì ancora di più. «Lascia che Potter faccia l’eroe, con i suoi sani principi e tutto il resto. Noi saremo i cattivi della storia di Voldemort. Una storia che non avrà un lieto fine».

Mille possibilità presero forma nella mente del più giovane Malfoy, dubbi da risolvere e strade da scegliere. Avrebbe potuto scappare. Avrebbe potuto rifarsi una vita altrove. Ma avevano ucciso sua madre e magari se lui non ci fosse stato nessuno si sarebbe impegnato per vendicarla. Nessuno avrebbe distrutto il Signore Oscuro con lo scopo specifico di vendicarla. Sua madre era una Black, non era una Weasley da quattro soldi, non avrebbe accettato di finire nel dimenticatoio come la vittima collaterale di un pazzo.

Sua madre era la vera eroina di quella storia e lui avrebbe fatto l’impossibile affinché tutti lo sapessero.

Altro che il dannato Potter.

Dopo un istante di silenzio, Draco annuì. «Per mia madre».

«Per la nostra famiglia».

 

 

 

 

 

»Marnie’s Corner

 

Bentrovati e bentornati, cari amici di EFP!

 

Prima di tutto, ho una pagina facebook! Seguitemi per futuri aggiornamenti!

 

 

Questo capitolo stava venendo così lungo che ho dovuto tagliarlo!

Nota positiva: ho già quasi metà del prossimo capitolo pronto!

 

 

Siamo ancora bloccati su Draco e sui Malfoy™. Doveva essere una breve parentesi, questa, ma mi sono dilungata al punto di non poter aggiungere l’incontro con l’Ordine. Mea culpa!

 

 

#NarcissaVeraEroina

 

Punti importanti:

 

 

» * – E niente, Aloisius come Valjean mi ha fatta morire. Voldemort può fare Javert.

 

» 1 – Nettie non è cattiva o insensibile. Semplicemente, lei ha visto come per anni suo padre si è distrutto per il lutto ed il senso di colpa e non ha intenzione di lasciare che Draco faccia la stessa fine. Tutta questa scenata da insensibile è frutto della sua volontà di ottenere una reazione da Draco, spingerlo ad uscire dal torpore del dolore ed andare avanti. Lo ha spinto, in questo modo, a reagire. Nettie è una tsundere al massimo livello.

 

» 2 – Ed ecco che Draco tira fuori tutte le sue emozioni. Il suo discorso è ripetitivo, sì. Narcissa gli ha già aperto gli occhi al riguardo, ma fino a quel momento lui non aveva pienamente realizzato la portata delle rivelazioni di sua madre. All’improvviso, tutto ciò che credeva reale si è rivelato essere una finzione, il mondo gli è effettivamente crollato addosso.

 

» 3 – Anthony Goldstein, farà la sua comparsa più avanti perché io lo amo tanto <3. 

 

» 4 – Dalla serie: Marne si inventa poteri e li distribuisce. I Black sono una famiglia molto antica. Molto. E molto purosangue. Da ciò deriva la presenza di peculiarità magiche di deriva genetica che qui e lì si manifestano. Gli Occlumanti sapete bene chi sono, mentre i premonitori sono “i veggenti”, solo che in questo caso si tratta di sogni premonitori che raramente compaiono. Non è un potere sviluppato come quello della Cooman, attenzione, si tratta più che altro di un sesto senso che ogni tanto funziona un po’ di più.

 

» 5- Altra mia personalissima invenzione. Il Marchio non può essere un semplice tatuaggio e l’idea che Voldemort l’abbia usato per schiavizzare i suoi discepoli ed usarli come snack mi stuzzicava molto. L’idea dello “snack dell’anima” mi è piaciuta molto perché l’ho considerata come un “piano di riserva” di Voldemort. Lui ha fatto gli Horcrux, no? Ma sapeva che gli Horcrux lo rendono molto debole. Per evitare il rischio di indebolirsi troppo, non avrebbe fatto bene a trovarsi una fonte di sostentamento? Un qualcosa capace di aiutarlo se per caso gli Horcrux avessero prodotto conseguenze sgradevoli?

 

» 6 – I Malfoy™ sanno che c’è qualcosa sotto, perché Voldemort è sopravvissuto nonostante tutto. Semplicemente, non hanno pensato agli Horcrux. Ma a questo troveremo presto rimedio… in una forma che spero sorprenderà!

 

» 7 – Il Lethifold è una bestia molto brutta simile ad un velo che mangia carne (detta in modo così scientifico che Newt Scamander SPOSTATI), una teoria che credo sia stata confermata vuole che sia stato proprio un Lethifold ad uccidere Sirius Black (perché nei libri lui inciampa e cade oltre il velo, per colpa di Bellatrix, sì, ma senza Avada). QUEL Lethifold è lo stesso che zio Aloisius ha tentato di usare contro Voldemort.

 

» 8 – Aloisius ha avuto il buongusto di non far crescere i figli minori con gli ideali del sangue. Non avrebbe potuto, visto che a Parigi è stato aiutato da una mezzogigante (nel prossimo capitolo vedrete meglio) e da più di un Nato Babbano. Oltretutto, Voldemort ed i Mangiamorte avevano ucciso parte della sua famiglia, se questo non ti fa venire un’epifania non so cosa può farlo.

 

» 9 – Ciao Greyback, the Malfoy send their regards. Nel prossimo capitol altri dettagli!

 

 

 

 

Prepariamoci per l’infarto di Harry Potter ed il collasso generale dell’Ordine.   

 

Vi aspetto domenica prossima! 

 

 

Per altre comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!

 

Grazie ancora a chiunque leggerà,

-Marnie

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Nuovi amici ***


 

Il paradiso perduto.

 

Capitolo 4.

Nuovi “amici”.

 

 

Solamen miseris socios habuisse doloris.” *

[Christopher Marlow – Doctor Faustus]

 

 

 

Era il giorno del suo compleanno ed Harry Potter, nonostante le avversità, lo aveva trascorso nel modo migliore: una colazione abbondante, una partita a Quidditch con Ron, Hermione e Ginny ed un pranzo da leccarsi i baffi. In serata, la signora Weasley aveva messo in conto di preparargli una torta, così che potessero festeggiare con altri membri dell’Ordine che sarebbero arrivati per una veloce riunione pomeridiana. Harry era entusiasta di quel particolare. Dopo la morte di Sirius, nessuno aveva più messo in dubbio la sua partecipazione alle riunioni stesse e finalmente avevano iniziato a prenderlo seriamente in considerazione.

Se non ti fossi sentito tanto importante, – disse una vocina sul fondo della sua coscienza – probabilmente non ti saresti precipitato al Ministero e allora Sirius sarebbe ancora vivo.

«Amico, tutto bene?» gli chiese Ron, dandogli un colpo sulla spalla. Davanti a lui, una montagna di biscotti stava lentamente raggiungendo la sua fine, divorati con voracità nonostante la promessa fatta alla madre di lasciarli per la riunione. Erano i preferiti di Remus e, citando la signora Weasley, Merlino solo sapeva se quell’uomo ne aveva bisogno. «Hai fatto una faccia bruttissima! È il tuo compleanno, mangia un biscotto».

Hermione, appena giunta dal giardino e con alle spalle Ginny, gli dedicò uno sguardo pieno di disgusto. «Tu vuoi che lui ne mangi così da scaricare su di lui tutte le colpe quando tua madre scoprirà che non ce ne sono più» gli disse, scuotendo il capo. Era incredibile quanto si fosse inacidita nei suoi confronti. Harry non poteva darle torto: il comportamento di Ron intorno a Fleur era a dir poco imbarazzante, oltre che degradante per tutto il genere femminile. La battuta che anche lui gli aveva sentito fare su Tonks1 lo aveva sinceramente innervosito, la sera precedente. Harry, tuttavia, conosceva il suo migliore amico ed i suoi limiti, era molto più difficile che si offendesse. «Stai bene, Harry? Sei pallido» gli chiese un attimo dopo Hermione, lo sguardo velato di preoccupazione.

Dietro di lei, anche Ginny si accigliò. Harry sentì qualcosa muoversi sul fondo del suo stomaco ma non osò dire una parola. Si limitò quindi a stringersi nelle spalle e ad usare la tattica che per anni gli aveva evitato discussioni imbarazzanti: cambiare discorso. «Qualche membro dell’Ordine è già arrivato?».

Ginny indicò l’esterno con un cenno del capo. «Bill e Charlie stanno aiutando papà con degli gnomi e credo che Flebo stia facendo il tifo» disse, con una smorfia. «Gli altri stanno arrivando. Mamma ha detto che Silente ci raggiungerà più tardi, perché deve fare qualcosa di importante prima».

Harry annuì, con un sospiro. «Speriamo che Piton non si trattenga per la torta».

Ron, al suo fianco, quasi si strozzò con il biscotto che aveva appena graffignato dal piatto. «Se non sbaglio, credo che Silente abbia detto alla mamma che lui non ci sarebbe stato. Per una qualche ragione non credo ritenga sia saggio tenerlo in un posto piccolo come questo e circondarlo da gente che non lo ha proprio in simpatia».

«Il professor Piton è un membro dell’Ordine come tutti gli altri» mormorò Hermione, l’espressione esasperata. «In tutti questi anni lo abbiamo sempre ritenuto responsabile delle varie disgrazie che ci sono capitate ma, sorpresa!, alla fine non era mai lui il colpevole, tutt’altro».

Ginny scosse il capo. «Probabilmente è colpa dei capelli» commentò, inarcando le sopracciglia, «sono così unti da fargli scivolare addosso qualunque tipo di buona predisposizione da parte nostra».

Ron fu sul punto di morire per la seconda volta, Harry dovette concentrarsi per colpirgli la schiena e non fare la stessa fine. La stessa Hermione, seppur con riluttanza, non riuscì a frenare un risolino divertito. Fu in quel modo che la signora Weasley ed i maggiori fra i Weasley li trovarono, quasi piegati su se stessi dalle risate. Dietro di loro fecero lentamente la loro comparsa gli altri membri dell’Ordine che erano stati invitati – sorprendentemente pochi, solo i più intimi. Che quella non fosse una riunione importante? – ed a chiudere la fila il signor Weasley, visibilmente stanco dopo la giornata lavorativa.

Ciò a cui le riunioni dell’ES non avevano preparato Harry era la noia che sfortunatamente caratterizzava le riunioni dell’Ordine. Non c’erano incantesimi da insegnare, soltanto una lunga schiera di ronde e turni da organizzare, relazioni da consegnare e informazioni da condividere. Nulla di importante, nulla di nuovo.

Con l’arrivo di Silente, tuttavia, la situazione sembrò mutare improvvisamente. Il Preside, calmo come sempre, era arrivato con giusto un’ora di ritardo, scusandosi con gli altri membri e giustificandosi con degli “accordi” che dovevano essere necessariamente presi. Nonostante ciò il vecchio sorrise ai più giovani partecipanti e fece gli auguri ad Harry, prima di accomodarsi a capotavola.

«Sono spiacente di aver invaso casa tua proprio oggi, Molly» disse, gentilmente, «soprattutto perché la prossima riunione era già stata fissata per la fine di agosto. Avrete pensato che sia successo qualcosa di grave, nonostante le notizie che giungono siano da sole sempre più tragiche» continuò, rivolgendosi a tutti gli altri presenti. «Ma qualche settimana fa ho ricevuto notizie a dir poco disturbanti ed ho dovuto condurre ulteriori indagini, il cui risultato – relativamente positivo – mi ha portato a convocarvi in anticipo».

Preoccupato, Remus si piegò leggermente in avanti, per poter osservare il Preside. «Cos’è successo? Ha a che fare con la scomparsa di Greyback? I licantropi che ho incontrato nei giorni scorsi erano parecchio ansiosi» mormorò, accigliato.

Silente annuì ma sollevò la mano, facendogli cenno di aspettare. «Tutto a suo tempo» commentò, sospirando. «Ninfadora, penso tu possa ragguagliare gli altri sulla prima parte dell’accaduto».

Tonks, che sembrava essersi mimetizzata con l’angolo buio in cui si era seduta2, si alzò in piedi, rovesciando contemporaneamente la sua sedia. «Come penso saprete, mia madre è la sorella maggiore di Bellatrix e di Narcissa Malfoy, la moglie di Lucius» iniziò, incrociando le braccia al petto. «Più o meno due mesi fa è stata contattata dalla signora Malfoy, lei era preoccupata per Draco e per ciò che Voi-Sapete-Chi gli avrebbe fatto per vendicarsi del fallimento di Lucius al Ministero».

Accanto ad Harry, Ron sbuffò. «Gli starebbe bene a quel furetto» mugugnò, a voce non abbastanza bassa da non farsi sentire dal Preside, che gli lanciò uno sguardo lievemente contrariato. Ron naturalmente non se ne accorse, ma Hermione sì e non si risparmiò una gomitata nello stomaco dell’amico. «Hermione! Che ho detto di male?».

«Va’ avanti, Ninfadora» incitò Silente, facendo cenno alla giovane Auror di riprendere. Harry lo guardò intensamente. C’era una nota di leggera irritazione nella sua voce, oppure era stata tutta una sua impressione? Silente non perdeva la pazienza con loro, neppure quando accusavano Piton del qualsivoglia tradimento.

 Tonks annuì. «Avevano uno specchio comunicante fin da bambine, credo che l’abbiano usato più di una volta negli anni, ma mia madre ha sempre evitato di dircelo» spiegò, stringendosi nelle spalle. «Immagino che Narcissa non fosse deviata come Bellatrix, volerle bene non deve essere tanto assurdo».

«Una Malfoy avrebbe chiesto aiuto a tua madre? Una rinnegata Black sposata con un Nato Babbano e con una figlia Auror?» chiese, basito, Charlie, guardando la vecchia amica con le sopracciglia inarcate. «A me sembra piuttosto una trappola».

Molly annuì. «Albus, per quanto io non sia mai d’accordo con il mettere a rischio i ragazzi, sono piuttosto certa che Narcissa Malfoy non metterebbe suo figlio in mano all’Ordine. Deve essere una trappola» sbottò, scuotendo il capo. «Se andassimo a prenderlo, ci ritroveremmo un contingente di Mangiamorte pronto ad uccidere a vista. Naturalmente con ciò non dico che non dovremmo aiutare il ragazzo, neppure lui merita quella fine».

Harry, guardando il Preside, ebbe improvvisamente un flash dell’espressione di puro terrore che Lucius Malfoy aveva avuto quando non era riuscito ad ottenere la Profezia. Ed al suo sguardo al cimitero, quando Voldemort aveva fatto il suo ritorno. Per quanto le sue parole fossero state entusiaste e servili in entrambe le occasioni, i suoi occhi di certo non lo erano stati. L’idea che Narcissa potesse voler chiedere aiuto per salvare Draco non gli sembrò poi tanto assurda.

«Narcissa non voleva che noi andassimo a prendere Draco, però. Aveva già ottenuto un aiuto, al riguardo» le rispose il Preside, lo sguardo cupo. «E devo dire che hai ragione, Molly, a casa Malfoy c’era un contingente di Mangiamorte pronto a colpire al primo movimento sbagliato» confermò, lasciando che la sua voce assumesse una nota estremamente grave. «Narcissa Malfoy è stata uccisa sei settimane fa, dopo aver garantito la fuga di suo figlio. Due ore dopo, suo marito è stato trovato morto ad Azkaban. Ufficialmente, sono entrambi morti suicidi e, con Draco scomparso, tutte le loro proprietà sono passate in eredità a Bellatrix».

Tonks si portò una mano alla bocca, lasciandosi cadere sulla sedia – che Charlie aveva rialzato -, e disse una parolaccia così brutta da costringere Fleur a fare un verso sconvolto. «A mia madre prenderà un colpo» sussurrò. «Voleva che andassimo a prendere anche lei, dopo Draco. Non pensavamo-».

Silente annuì. «Temo che Narcissa fosse consapevole dell’impossibilità di salvare se stessa insieme a suo figlio. Lo stesso Draco è riuscito a salvarsi grazie all’intervento delle persone contattate da Narcissa, altrimenti Greyback non avrebbe lasciato nulla di lui».

Lupin sbiancò. «Hanno mandato Greyback da lui» sussurrò, preoccupato. «Sei settimane fa? Non c’era la luna, se non sbaglio».

«No, non c’era, ma concorderai che ciò non basti a ridurre la pericolosità di quell’uomo» convenne Silente, scuotendo il capo. Gli occhietti azzurri si fissarono su ognuno di loro, in particolare su Harry. «Nella lettera che Andromeda Tonks mi fece consegnare, Narcissa mi chiedeva di far sì che Draco fosse al sicuro almeno a scuola, perché qualcun altro si sarebbe preso cura di lui al di fuori. Qualcuno che io, come anche i più anziani di voi, credevo fosse morto. Mi promise addirittura il suo supporto nella prossima guerra, in cambio della sicurezza del figlio».

 Harry ebbe il terribile sospetto che si trattasse di Codaliscia, ma lo mise immediatamente da parte. Impossibile, Silente non si sarebbe fidato di lui.

«Di chi stiamo parlando?» domandò il signor Weasley, che aveva assunto un’espressione fra il confuso ed il sospettoso. «I Malfoy hanno amici solo nell’élite purosangue ed ognuno di loro venderebbe anche i figli pur di ottenere il favore di Tu-Sai-Chi» ragionò, grattandosi distrattamente la nuca. «Dubito che la signora Zabini si sia schierata, alla fine, o che possa esserci d’aiuto in qualche modo».

«Sempre che non voglia sposare Voldemort e fargli fare la fine degli ultimi sette mariti» intervenne Bill, con una risata cupa. Charlie, al suo fianco, rise più forte e fece scontrare il pugno contro il suo, nonostante sia Tonks che Fleur li stessero folgorando con lo sguardo.

Il Signor Weasley scosse il capo. «Hai detto che pensavi fosse morto? Ed utile?» domandò, più in modo retorico che seriamente, per poi impallidire e voltarsi in direzione di Malocchio. L’Ex capo Auror, che era rimasto in silenzio assoluto fino a quel momento, aveva l’occhio sano puntato su Silente e quello meccanico in direzione dell’esterno della Tana. Quando lui annuì, il signor Weasley si voltò in direzione della moglie e poi, ancora una volta, verso Silente. «Vuoi dirmi che Aloisius è ancora vivo?».

Il Preside annuì. «Incredibile, vero? Mai sottovalutare l’amore familiare» concordò. Per tutti gli altri membri più giovani – che diversamente dagli altri, tutti sconvolti, non avevano la minima idea di chi fosse quest’uomo – si premurò di spiegare. «Alousius Malfoy è il fratello maggiore di Lucius. Più di vent’anni fa si oppose al Marchio e vide morire sua moglie e suo figlio maggiore per mano di Voldemort e dei suoi scagnozzi. Riuscì quasi ad ucciderlo, ma Rabastan Lestrange fece la spia e, stando alle nostre fonti, lui si suicidò con i due figli minori pur di non essere catturato dai Mangiamorte».

«Aloisius Malfoy è stato l’uomo che per la prima volta è riuscito a mostrare Voldemort per l’uomo che realmente è. Un uomo che può morire» aggiunse Malocchio, annuendo. «Ho fatto le mie ricerche, Albus. A quanto pare ha vissuto sotto falso nome ed ha insegnato Difesa a Beauxbatons per quasi vent’anni. Si è ritirato tre anni fa a causa di una malattia. Non penso sarà di grande aiuto nella Guerra, se non come consulente».

«State parlondo di Monsieur Tremaine?» chiese Fleur, sconvolta. Che si fosse intromessa nella riunione rendeva bene quanto incredibile avesse trovato quella nuova scoperta. Solitamente, a detta di Molly, restava semplicemente attaccata al braccio di Bill come un’ameba. «Madame Maxime era désespéré, quando lui è andato in pensione antiscipata».

«Hai fatto le tue ricerche anche sui suoi figli?» domandò il Preside, pazientemente, come se già sapesse come si sarebbe concluso quel loro discorso. Harry – che onestamente non aveva idea di cosa stesse succedendo – aveva l’assoluta certezza che quel discorso di Malocchio fosse tutto a beneficio loro, il Preside probabilmente sapeva già tutto ciò che c’era da sapere.

Moody annuì. «Il più grande dei due sopravvissuti è un Auror, in effetti» commentò. «Certo, un auror francese-».

«Gli Auròr franscesi sono i miliori d’Europa!» sbottò allora Fleur, piccata. «Molti vengono chiamati a collaborer con la Confédération magica internazionale!».

Moody la liquidò con un gesto della mano. «Quanto alla femmina, la più piccola, si è diplomata con un anno d’anticipo ed ora fa la medimaga a Parigi, all’Asclépios, ma niente di che».

«È l’ospedale miliore di Paris!».

Ancora una volta, Moody la liquidò. «Il punto è che nessuno dei due ha seguito realmente le ombre del padre. Il maschio potrebbe tornare utile, ma non so quanto gli Auror di Parigi gli consentiranno di partecipare alle nostre missioni. Smaterializzarsi fra gli Stati non è mai una sciocchezzuola».

«Dillo a me» mugugnò Charlie. «Se avessi saputo che tutta questa storia ruotava intorno ai Malfoy, avrei evitato di partire dalla Romania. Il vecchio Vlad non ama particolarmente lasciarmi andare in giro, professor Silente».

Accanto a lui, Bill inarcò le sopracciglia. «Mi hai detto che sei venuto per la torta di Harry».

«Fa’ silenzio».

Fu Silente ad interrompere quella che avrebbe potuto diventare una vera e propria zuffa fra fratelli – era un peccato che Fred e George non fossero riusciti a venire – alzando la mano ed attirando nuovamente su di sé l’attenzione. «Alastor, grazie per la tua ricerca, ma credo che avrai bisogno di incontrarli per constatare sulla tua pelle quanto i rapporti siano… inaccurati su di loro. Sono pur sempre i figli di Aloisius Malfoy» spiegò, con uno di quei suoi sorrisini capaci di – contemporaneamente – rassicurare Harry e fargli venire i brividi.

«Odio quando fa così» mugugnò Ginny, in un sussurro, usando lo stesso identico tono del fratello maggiore poco prima. «Non so mai se avere paura o no».

Qualcosa di estremamente caldo si mosse nello stomaco di Harry. Probabilmente aveva esagerato con il pudding a pranzo.

«Quindi il ragazzo adesso è con loro?» chiese la signora Weasley, distraendo Harry dal suo interrogatorio interiore. Aveva lo sguardo bizzarramente preoccupato, considerando che si stesse parlando di Draco Malfoy. «Lo possono tenere al sicuro fino a settembre?» aggiunse, scambiando un’occhiata con il marito. Il signor Weasley non sembrava colpito come lei, ma non era neppure totalmente incurante3.

Il Preside annuì. «Sei settimane fa lo stesso Aloisius mi ha rassicurato sulle sorti di Draco e sulla sua presenza per il nuovo anno scolastico» confermò, accennando un sorrisino. «Ha anche pensato di darmi qualche consiglio per la sua sicurezza».

Intorno al tavolo, quelle affermazioni scatenarono reazioni più o meno divertite. Ma non nella signora Weasley. O in Tonks.

«I suoi compagni di casa tenteranno di soffocarlo con un cuscino nel cuore della notte» esalò l’Auror, i capelli già grigi diventati totalmente neri. «Diventerà obiettivo di tutti i figli di Mangiamorte».

Ron si strinse nelle spalle. «Nulla che lui non abbia fatto a tanti altri nel corso degli anni» sbottò, a voce bassissima. «Per cinque anni ti ha dato dell’orfano, Harry… e a me del pezzente e traditore. Vediamo come se la caverà dall’altra parte della bacchetta».

Hermione gli lanciò uno sguardo scandalizzato. Harry, nonostante una parte di lui stesse intimamente festeggiando per la caduta dal piedistallo del vecchio nemico, non riuscì a gioire perché qualcun altro era stato costretto a diventare orfano per mano di Voldemort.

«Ha perso entrambi i suoi genitori per mano di qualcuno che credeva essere amico della sua famiglia» sbottò Hermione, fulminandolo. «E probabilmente adesso sarà ancora più preso di mira di noi» aggiunse, dandogli un pugno sulla spalla con fare tutt’altro che amichevole. «Nessuno merita quel trattamento, se non Voldemort stesso».

Silente annuì, senza riuscire a nascondere un sorriso ammirato. «La signorina Granger ha, naturalmente, ragione». Guardò i quattro studenti seduti al tavolo, soffermandosi particolarmente su Ron. «Non vi chiedo di diventare suoi amici, ma, almeno, di non contribuire a quanto dovrà già soffrire».

La signora Weasley scosse ancora il capo, con un sospiro. «Povero ragazzo, dev’essere stato traumatico per lui».

«Come lo è stato per me essere posseduta dal diario che suo padre mi aveva rifilato» aggiunse Ginny, vagamente irritata. «Non dico che debba essere ucciso nel sonno o che noi dobbiamo mettere il dito nella piaga, ma prima che io possa provare pena per un Malfoy dovrà passarne di acqua sotto i ponti. Voglio dire, non ha mai smesso di chiamare Hermione in quel modo disgustoso».

Hermione strinse le labbra, ma un attimo dopo sorrise. «Non l’ha più fatto da quando gli ho dato uno schiaffo»4, disse. «Immagino abbia imparato almeno quella lezione. Posso sempre rifarlo per insegnargliene altre».

Harry ridacchiò, ricordando l’espressione di Malfoy dopo che Hermione gli aveva manifestato tutto il suo disappunto per la sorte “toccata” a Fierobecco. «Credo abbia avuto il segno per almeno due giorni. Hai un destro micidiale, Hermione. Dovresti fare i provini e diventare battitore per la squadra».

Lei rise, arrossendo leggermente. «Dubito che la mia coordinazione mano-occhio sia adatta».

«O che lei possa ottenere di farci giocare tutti per terra, senza scope» aggiunse Ron, ridacchiando. «Hermione non è proprio brava a volare».

Ad impedire ad Hermione di dare un’altra dimostrazione del suo destro micidiale fu Lupin. «Una pecca ridicola, considerando gli altri infiniti talenti che la nostra Hermione ha dimostrato sia dentro che fuori l’ambito scolastico, ne sono certo».

Il modo in cui lei arrossì fece ridacchiare un po’ tutti, anche il Preside. Ron, tuttavia, arrossì ancora di più sotto lo sguardo furioso di sua madre. Ad Harry sembrò quasi di sentire la ramanzina telepatica che probabilmente lei stava tentando di fare. E non riuscì neppure a darle torto, Ron sapeva quanto Hermione fosse imbarazzata dalla storia del volo.

«Harry», lo richiamò il Preside. «Mi rendo conto che chiederti di… mettere da parte il risentimento potrebbe essere troppo. Tuttavia, proprio come tu hai perso Sirius, Draco ha perso la sua famiglia e questo l’avrà molto provato. Sarebbe preferibile che voi possiate collaborare».

Sentendosi gli occhi di tutti puntati addosso, Harry annuì con una certa resistenza. «Farò il possibile. Ma se lui mi darà rogne, non ci penserò due volte a farlo pentire».

«Non farti vedere da Hermione, però» commentò Ron, già dimentico del rimprovero mentale appena ricevuto. «Ti toglierebbe punti per essere corretta».

«Intelligente da parte tua fare dette affermazioni da ruffiano davanti al Preside, Ronald» lo riprese Hermione, secca. «I Prefetti servono la scuola, non gli amici».

Silente sorrise, benevolo, sorvolando sull’intera discussione fra Hermione e Ron. «Non ti chiedo altro, Harry. Al resto penseremo noi professori» convenne il Preside. Da qualche parte sperduta nelle sue vesti, un orologio vibrò rumorosamente. «Ah, i nostri ospiti dovrebbero essere qui da un istante all’altro, anche se elegantemente in ritardo. Alastor?».

«Si sono materializzati pochi minuti fa alla fine del viale. Non è stato un viaggio facile per qualcuno» commentò l’ex Auror, senza riuscire a nascondere un ghigno divertito. «Stanno arrivando».

Come se fossero stati una sola entità, Ginny e Ron balzarono alla finestra, velocemente seguiti da Fleur. Tutti e tre, fortunatamente coperti dalle tende, riuscirono a dare un’occhiata agli ospiti, dapprima mormorando fra loro e poi condividendo le loro nuove visuali.

«Sono in tre, tutti molto bizzarri» iniziò Ron, sulle punte pur essendo il più alto. Harry trovò curioso che un mago potesse definire chiunque altro come bizzarro. Gli sembrò leggermente ipocrita. «Due maschi incappucciati ed una femmina con un cappello ridicolo» spiegò, prima di fischiare ammirato. Fleur, che aveva emesso un verso sdegnato quando Ron aveva usato i termini “femmina” e “maschi”, lo guardò con totale orrore quando sentì il suo commento sul cappello. «Uno dei due maschi è davvero enorme. Pensate abbiano portato Greyback? Lo avranno messo sotto Imperius, sono Malfoy, lo farebbero».

«Aloisius non ha voluto darmi informazioni su Greyback, immagino che potremo chiedere loro una volta che saranno arrivati in casa» commentò il Preside, osservando tutti e tre come se fossero stati curiose scimmiette dello zoo. «Quanto alla tua supposizione, giovane signor Weasley, mi auguro che non la ripeterai davanti ai nostri nuovi amici. Potrebbero indispettirsi nell’essere catalogati con un tale sdegno, tu non trovi?» aggiunse, rivolto a Ron. Lui, arrossendo a livello delle orecchie, si schiarì la voce e si allontanò dalla finestra, tornando a sedersi con l’espressione di un cane bastonato. Harry non riuscì a nascondere un risolino, cosa che gli fece guadagnare un calcio non proprio delicato direttamente sulla caviglia.

«Siete due bambini» commentò invece Hermione, scuotendo il capo.

Dei colpi alla porta impedirono che la discussione potesse continuare. Velocemente, sia Ginny che Fleur ripresero i loro posti e la signora Weasley, accompagnata dal marito e dal professor Silente si avvicinò all’entrata per far accomodare in nuovi ospiti e, probabilmente, per identificarli. In quel momento la sicurezza non era di certo troppa.

Quasi a conferma delle supposizioni di Harry, il Preside si avvicinò alla porta disse: «Quali sono state le ultime parole che ho personalmente scritto ad Aloisius Malfoy, prima che tentasse di uccidere Voldemort?». Nella stanza, più di una persona sembrò rabbrividire al solo sentir pronunciare quel nome. Ma non Harry.

«La vendetta non ti condurrà che alla morte» rispose una voce maschile da oltre la porta. Era una voce profonda, ma apparentemente gentile e con un leggero accento francese. La sua risposta dovette bastare al professor Silente perché, annuendo, si fece da parte e consentì alla signora Weasley di aprire la porta.

Quasi contemporaneamente, una voce di donna – meno gentile ma ugualmente francesizzante – mugugnò qualcosa di incomprensibile per Harry, ma palesemente non per Fleur, che inarcò le sopracciglia con aria scettica. Harry la vide chinarsi in direzione di Bill e, con buone probabilità, tradurre quanto aveva sentito, facendolo ridacchiare.

«Venite, prego» stava dicendo, intanto, la signora Weasley, indicando ai tre nuovi ospiti la cucina, dove tutti loro erano raggruppati. Suo marito, probabilmente dopo aver salutato, era velocemente tornato nella stanza ed aveva duplicato delle sedie così che fossero già pronti dei posti per i loro tre nuovi ospiti.

Vedendoli, Harry comprese perché Ron li avesse definiti bizzarri. I due maschi avevano il viso completamente nascosto dal cappuccio del mantello – per entrambi verde scuro ma leggero – e la donna, più piccola di parecchi centimetri, era invece coperta da un leggero mantellino nero e da un cappello così largo da coprirle praticamente gli occhi.

Se i dissennatori fossero stati umani

L’uomo al centro, enorme proprio come Ron lo aveva descritto, si tolse per primo il cappuccio, seguito un momento dopo dagli altri due. Con sorpresa generale, il secondo uomo non era l’ipotetico zio di Draco Malfoy ma Draco Malfoy stesso, nonostante Harry per un istante avesse faticato a riconoscerlo. Erano spariti i capelli coperti di robaccia appiccicosa ed altrettanto spariti erano gli sguardi pieni di superiorità e disprezzo. La sua espressione era vuota quasi quanto quella della donna che lo affiancava, così simile a lui da poter passare per sua sorella. L’uomo centrale, evidentemente il cugino, non condivideva i tratti da Malfoy degli altri due: alto e con delle spalle che avrebbero fatto invidia a Grop, aveva dei capelli così lunghi che se non fossero stati raccolti probabilmente avrebbero superato le sue spalle ed una barba che, stando al modo in cui la occhieggiava, Silente gli invidiava particolarmente.

«Vi ringraziamo per averci dato la possibilità di collaborare con voi» iniziò l’uomo enorme, chinando elegantemente il capo in direzione generale di tutti gli altri. Accanto a lui, Harry sentì Hermione irrigidirsi ma, prima che potesse tranquillizzarla – evidentemente era più facile fare la spavalda lontano da Malfoy e non così vicino a lui – la sua attenzione venne attirata dal leggero ghigno di Ron. Ghigno non diretto a Draco ma, piuttosto, a suo fratello Charlie. Spostato anche il suo sguardo su di lui, Harry notò come fosse bizzarramente arrossito e come si fosse raddrizzato sulla sua sedia. Strano. «Io sono il Capitano Alistair Malfoy, degli Auror di Parigi. Conoscete già mio cugino Draco, naturalmente, mentre lei è mia sorella Nettie. Ci scusiamo profondamente per l’assenza di nostro padre, ma la sua malattia rende il viaggio per smaterializzazione estremamente complicato».

Piuttosto agitata, la signora Weasley si fece avanti. «Prego, sedetevi! Non state lì in piedi come asticelli» mormorò, indicando loro le sedie. Si sedettero con una tale coordinazione che Harry si ritrovò a sbattere le palpebre. Sembrava tutto una messa in scena provata e riprovata per ottenere l’effetto più drammatico possibile. Conoscendo Draco e Lucius Malfoy, Harry non riuscì ad allontanare il sospetto che fosse realmente così. «Posso portarvi una tazza di tè?».

L’uomo, Alistair, dedicò alla signora Weasley un sorriso da copertina, annuendo. «La ringrazio, madam, io la accetto volentieri. È possibile con del limone e molto zucchero?» le domandò, garbato, facendola arrossire terribilmente intorno alle orecchie. Quando lei annuì, lui la fulminò con un altro sorriso. «Mercì, madam, è gentilissima». Quando notò che lei fosse stata sul punto di reiterare la domanda agli altri due Malfoy, tuttavia, parlò di nuovo. «Spero non si offenderà se mia sorella e mio cugino rifiuteranno la sua offerta, ma sono entrambi terribilmente allergici al tè. Temo sia un problema di famiglia».

«Malfoy allergico al tè?» sussurrò Ron, praticamente nell’orecchio di Harry per non farsi sentire. «Ricordalo per il futuro».

«Mi auguro che non lo ricorderete per il futuro» si intromise la donna, fulminandoli entrambi con i suoi occhi verde pallido. Ad Harry bastò il suo tono di voce per fargli dimenticare qualsiasi cosa lei gli avesse chiesto di dimenticare. Se i dissennatori fossero umani… «Sarebbe terribile avere la certezza che qualcuno, in questa stanza, abbia sfruttato una conoscenza non nota ad altri soggetti per far del male ad un nuovo alleato. Davvero sconveniente. Totalmente inappropriato».

Il più leggero dei sorrisi incurvò le labbra di Draco, ma non lasciò trasparire altra emozione nonostante le parole della cugina li avessero messi tutti con le spalle al muro. Harry non riuscì a non pensare che lo stesso ragazzo poco più di qualche mese prima avrebbe sfruttato quella “immunità” per rendersi ancora più detestabile del solito.

Vagamente imbarazzato da quella parentesi, Alistair si schiarì la voce. «Una sola tazza di tè, madam Weasley, la ringrazio infinitamente» ripeté, con un sorriso, raddrizzandosi nella sua sedia e lanciando uno sguardo veloce su tutti gli occupanti della stanza, senza soffermarsi su nessuno in particolare, neppure su Harry. Strano, solitamente la prima cosa che gli estranei facevano era fissarlo in attesa che mettesse in mostra la cicatrice ed iniziasse ad urlare “fuggite sciocchi, Voldemort è tornato!”. «Tornando a noi, mio padre è attualmente in viaggio da Parigi, raggiungerà Londra con i mezzi babbani entro la fine della settimana. Ha dovuto fare delle deviazioni per il continente alla ricerca di vari libri, attualmente in possesso di nostri amici di famiglia».

«Magia oscura» affermò Moody, brusco.

La donna – Nettie – inarcò un sopracciglio. «Sì, Magia Oscura» ripeté, facendo il verso al vecchio Auror, con tanto di smorfia. «Per distruggere qualcosa bisogna conoscerla, sempre che voi inglesi non preferiate andare alla cieca, come al solito».

Alistair posò una mano sul gomito della sorella, senza neppure guardarla. «Zia Narcissa era in possesso di informazioni particolarmente utili e disturbanti legate alla sopravvivenza curiosa di Voldemort negli ultimi anni» si intromise, senza preoccuparsi nel pronunciare quel nome di cui tutti sembravano esser spaventati. «Salvando Draco, ha passato a lui queste informazioni tramite una lettera». Con un cenno, invitò il cugino a tirare fuori detta lettera dalla tasca interna del mantello.

Harry notò la mano di Malfoy tremare leggermente, le dita strette sulla busta di carta pregiata. «Quindici anni fa, mia madre incontrò suo cugino, Regulus Black, poco prima che lui… morisse» cominciò a spiegare lui, senza aprire tuttavia la lettera. Regulus, il fratello minore di Sirius che, stando a quanto Remus gli aveva raccontato, era morto poco dopo aver abbandonato i Mangiamorte. «Regulus, come mia madre, aveva un talento speciale per l’Occlumanzia, che a Voi-Sapete-Chi manca completamente».

Harry si sentì vagamente agitato a quella scoperta. Voldemort non era bravo con l’Occlumanzia, eppure era entrato nella sua mente come se gli fosse costato una sola passeggiata. «Voldemort non è uno sprovveduto-» tentò allora, piuttosto piccato, sentendosi ancora una volta come tutte le volte in cui, nell’anno precedente, aveva dovuto difendere la sua posizione.

«Non abbiamo mai detto fosse uno sprovveduto» lo zittì la donna, Nettie, guardandolo come Hermione era solita guardare la professoressa Cooman –  quasi fosse un incrocio fra un verme e Goyle – e facendolo sentire estremamente in imbarazzo. «Semplicemente, non è bravo con le Arti della Mente come vorrebbe far credere. Abbastanza per controllare menti deboli, poco allenate. Non per contrastare il dono naturale di Regulus Black o zia Narcissa». La sua espressione cambiò totalmente, quando fece un leggerissimo sorriso, sinceramente inquietante. «Ed in breve tempo, non abbastanza da piegare il nostro Draco. Ha già dimostrato un enorme potenziale» aggiunse, posando una mano sul braccio del cugino ed osservandolo come una estremamente fiera sorella maggiore.

Accanto a lui, Ron mugugnò ma non si azzardò a dire nulla. Harry sentì il peso di quegli occhi verdini fissi su di loro, con cattiveria, e restò in religioso silenzio.

«Draco, va’ avanti» intervenne, fermo, Alistair, senza guardare lui o la sorella. Non sembrava divertito dalla loro digressione.

Malfoy annuì, serio e per nulla toccato né dal mugugno di Ron né dall’intervento della cugina. Non era un comportamento da lui, ma, dopotutto, neanche Harry si era sentito molto se stesso, dopo la morte di Sirius.

«Regulus aveva scoperto, grazie ai suoi poteri, il piano che Voi-Sapete-Chi aveva ideato per sfuggire alla morte» continuò il più giovane dei Malfoy. Harry vide con la coda dell’occhio il modo in cui Silente si irrigidì5.

«Se vi riferite al Marchio Nero» si intromise Moody, «sappiamo già tutto. Abbiamo avuto la nostra parte di Mangiamorte pentiti negli anni, non abbiamo impiegato molto a capire cosa fossero davvero quei tatuaggi».

«Non ritenete affascinante come un simbolo così potente possa essere anche estremamente brutto?» gli rispose, candida, Nettie Malfoy. «Non che ci sia da restare sorpresi, gli inglesi hanno dei gusti così angustianti».

Alistair diede un altro colpo alla sorella, sempre senza dire nulla. Poco lontano, Fleur annuì con espressione greve.

«Non stiamo parlando del Marchio Nero ma di qualcosa di ben più pericoloso» mormorò Malfoy, aprendo lentamente la busta e tirando fuori la lettera di sua madre. «Si tratta di Horcrux, oggetti con all’intero pezzi di un’anima, staccati dalla fonte così che questa non possa mai morire davvero. Magia così oscura da non poter essere neppure nominata nelle scuole» spiegò, fissando il foglio alla ricerca di un punto specifico. «A detta di mia madre, Regulus le rivelò di aver sfruttato il suo ascendente sul Signore Oscuro per identificarne il più possibile, arrivando alla conclusione che lui ne abbia realizzati almeno quattro».

«Impossibile» sibilò Moody. «Una persona non potrebbe creare più di un Horcrux, figurarsi quattro! Il risultato sarebbe così instabile da non poter esistere! Senza contare il peso che un’anima dovrebbe subire».

«Cos’è un Horcrux?» domandò invece Hermione, ed Harry notò come dovette essersi frenata dall’alzare la mano. «Non ho mai letto nulla del genere, su nessun libro di Arti Oscure che ho trovato fino ad ora».

Più d’un paio di occhi si puntarono su di lei, compresi quelli dei due Malfoy più grandi. Draco invece non la degnò neppure di uno sguardo.

Ovviamente, pensò Harry, lei non era degna della sua meraviglia.

«Hermione?» mormorò, basito, Lupin. «Hai detto.., Arti Oscure?».

Lei, in visibile difficoltà ed imbarazzo, si strinse nelle spalle. «Ho trovato qualcosa nella biblioteca. Se mi ritroverò a combattere contro Mangiamorte esperti, voglio almeno avere idea di cosa potrebbero lanciarmi contro. Non sarò brava a difendermi come Harry, ma senza ciò che so io lui non sarebbe dov’è, adesso» sbottò, piuttosto toccata sull’orgoglio6.

Con la coda dell’occhio, Harry vide Malfoy accennare un sorrisino, che tuttavia sparì molto velocemente.

«Un Horcrux è un pezzo d’anima, come il signor Malfoy ha accennato» iniziò il Preside, gli occhi puntati sui tre nuovi membri dell’Ordine. Sembrava troppo calmo, a detta di Harry. L’ultima volta in cui l’aveva visto in quel modo era stato davanti alla Umbridge e la cosa non si era risolta in modo molto pacifico. «Può essere creato solo pagando un prezzo altissimo».

«Un omicidio» si intromise Remus, lo stesso tono usato anni prima durante le loro lezioni. «Per creare un Horcrux è necessario un omicidio. Il sangue della vittima – metaforicamente parlando – consente all’anima dell’assassino di corrompersi, staccarsi dal suo originario portatore e calarsi in un qualunque altro oggetto, al riparo dalla morte del corpo. Un Horcrux, per quanto terribile, è praticamente indistruttibile, quindi è il modo migliore per assicurarsi che l’anima, semplicemente, non muoia con il corpo».

Silente annuì. «Crearne uno ti rende instabile, ma sembrerebbe che Voldemort ne abbia creato qualcuno in più» aggiunse, indicando la lettera che Draco reggeva in mano. «Regulus ne scoprì addirittura quattro».

«Secondo Regulus, il Signore Oscuro aveva scelto di sforzare al massimo le sue capacità per assicurarsi che, anche nell’eventualità in cui almeno uno dei suoi pezzetti fosse stato distrutto, gli altri fossero stati ancora irreperibili» continuò Draco, stringendo per un attimo le labbra. «Quattro pezzi, almeno finché mia madre ha avuto notizie del cugino. Due è riuscito ad identificarli e, almeno così sperava, distruggerli, ma degli altri non aveva molte notizie. Prima che potesse trovare altre informazioni, il Signore Oscuro si rese conto della sua intrusione mentale e lui dovette scappare».

«Quali sono questi due?» domandò Harry, che aveva stranamente iniziato a sentire il barlume del sospetto. La questione delle anime non gli piaceva particolarmente, se doveva esser sincero. «Uno potrebbe essere… un diario?».

I tre Malfoy non lo guardarono con sorpresa, confermando il suo sospetto. Fu Draco a prendere la parola, ancora una volta. «Uno di questi era un diario, sì, che Regulus consegnò a mia madre purché lo tenesse al sicuro e che mio padre diede a Ginevra Weasley cinque anni fa, senza immaginare cosa realmente fosse» spiegò, serio, guardando Ginny e, successivamente, i suoi genitori. «Mia madre preferì non dirgli nulla sulla natura del diario, commettendo, evidentemente, un errore». Nettie gli diede un colpo – anche piuttosto forte – al braccio. «A nome della mi famiglia, vi porgo le nostre scuse»7.

Harry, che aveva già aperto la bocca per inveire contro di lui, restò immobile, gli occhi sgranati per la sorpresa. Ginny, al suo fianco, aveva anche il dito alzato per dare una maggiore spinta alla sua sfuriata. Neppure gli altri sembravano essersi aspettati quella sua affermazione, perché nessuno aprì bocca.

«Niente potrebbe giustificare il comportamento di mio zio Lucius» continuò Alistair, «ma noi siamo qui anche per scusarci del suo comportamento. Siamo lieti che non ci siano stati effetti collaterali sulla giovane mademoiselle Weasley e siamo grati al signor Potter per aver distrutto, seppur inconsapevolmente, un Horcux».

Il silenzio sbalordito continuò e sembrò palesemente irritare Draco che, tuttavia, restò assolutamente immobile. Forse era merito della mano che la cugina aveva artigliato al suo braccio, così stretta da ave fatto sbiancare delle nocche già pallide.

«Uh» disse Ginny, non sapendo cosa dire. «Beh, inutile restare lì a ricamarci sopra, no?» azzardò, lanciando uno sguardo ai genitori, tuttavia troppo confusi – o sconvolti – per dire alcunché. Harry ricordò come anche all’epoca i due fossero stati troppo presi dalle condizioni di salute della figlia per preoccuparsi di fare una vera e propria sfuriata a Malfoy. Anche loro sapevano che era stata opera sua, ma forse erano stati troppo coscienti di quanto inutile sarebbe stato opporsi a Lucius.

«Il secondo Horcrux?» incalzò a quel punto Harry, vagamente nervoso. «Cos’è? Dov’è?».

«Un medaglione appartenuto a Salazar Serpeverde. Voi-Sapete-Chi fece l’errore di chiedere l’elfo di famiglia dei Black per testare le sue prove, dando modo a Regulus di sospettare» rispose Draco, serio. «Fortunatamente, avendogli ordinato di tornare, l’elfo sfuggì alla morte ed avvisò mio cugino. Da lì, Regulus si mise a cercare e trovò il diario. Riuscì a nascondere al Signore Oscuro le sue conoscenze, ma non che avesse trovato il lago dove aveva nascosto il Medaglione. Da lì è tutto piuttosto confuso, per non rischiare di mettere in pericolo mia madre, Regulus non le diede altri dettagli. Le disse che si sarebbe occupato del Medaglione e, semplicemente, sparì».

«Venne ucciso da Voldemort, no?» domandò Remus, accigliato. «Sirius lo incontrò poco prima, lui gli disse che gli dispiaceva essere stato così cieco e che sarebbe morto con l’anima pulita».

Alla menzione del suo padrino, Harry si irrigidì ma non disse nulla.

«Non abbiamo altre notizie sugli Horcrux, quindi» disse invece Moody, brusco. «Black preferì non dire nulla per non mettere a rischio la cugina. Utile, ma non troppo. Avrebbe potuto lasciare una qualche traccia, prima di farsi ammazzare».

Fu Alistair a sorridere, a quel punto. «Oh, io aspetterei ad essere tanto duro nei suoi confronti» disse, compiaciuto. «In questo preciso istante, mio padre lo sta rintracciando. Regulus Black non è morto. Sappiamo con certezza che il suo elfo riuscì a salvarlo e siamo piuttosto sicuri che negli ultimi anni abbia cercato altre informazioni sugli altri Horcrux. Dobbiamo solo trovarlo».

 

***

 

Quasi un’ora dopo, fu Lupin ad allontanare la discussione dagli Horcrux, ponendo la domanda che probabilmente l’aveva tormentato per tutto il tempo. «Cos’è stato di Greyback? Dov’è?» chiese, preoccupato, stringendo a pugno la mano destra, quella attraversata da una delle cicatrici più brutte che Harry avesse mai visto.

Nettie Malfoy accennò un lievissimo sorriso. «Di quale pezzo stiamo parlando, esattamente?» chiese, in modo retorico, poggiando una mano sul braccio di Draco, che le diede un affettuoso buffettino sulle dita. «Cane mangia cane, non si dice così? Nel nostro caso, cani8 mangiano lupo».

Ed il suo sorriso si allargò malignamente.

 

***

 

Ore dopo, Hermione riuscì finalmente a trovare qualche minuto per se stessa.

Il calore che improvvisamente sentì sulla gamba la fece sospirare e, quando tirò fuori il galeone che teneva sempre in tasca, sorridere.

Eri bellissima, stasera.

 

 

 

 

 

 

»Marnie’s Corner

 

Bentrovati e bentornati, cari amici di EFP!

 

Prima di tutto, ho una pagina facebook! Seguitemi per futuri aggiornamenti!

 

 

Madonna quanto è venuto lungo sto capitolo. Scusatemi.

 

 

Se non avete capito la scena finale non vi meritate niente.

(Non è vero, state tranquilli 😉)

 

 

 

 

Punti importanti:

 

 

» * – Ai sofferenti è di conforto avere compagni nella miseria. A parole nostre: mal comune, mezzo gaudio.

 

» 1 – In una parte del sesto libro, Ron dice più o meno “perché fidanzarsi con Tonks se c’è Fleur a spasso?”. Fondamentalmente, Tonks fa schifo perché brutta per i suoi standard. Ah, quanto adoro Ronald Weasley.

 

» 2 – Tonks per tutto il sesto libro è cupa, con i capelli color topo e pallida come uno spettro. Harry è convinto sia per la morte di Sirius, in realtà è perché è innamorata di Remus e lui non corrisponde.

 

» 3 – Non amo molto i signori Weasley, li ho sempre ritenuti molto meh. Tuttavia sono genitori e sanno cosa si prova ad avere un figlio fra le grinfie dei cattivi. 

 

» 4 – Ok, nei libri non è così, ma questo è il mio circo, quindi ballano le mie scimmie. C’è un motivo a tutto gente 😉

 

» 5- Regulus Black ha sfasciato i piani di Silente a quanto pare, gli Horcrux non sono più un segreto. Io amo Regulus Black e sono così felice di averlo riportato in vita, non avete idea.

 

» 6 – Hermione ha aperto gli occhi sul suo vero valore. Mi chiedo chi le abbia fatto capire che, forse, Harry deve ringraziare lei se è ancora vivo e vegeto. Magari è stato Krum. (shhh io non ho detto niente)

 

» 7 – OOC? Forse. Ma ricordiamoci che Draco da sei settimane è un orfano e che suo zio non lo tratta di certo come se fosse un piccolo principe. Draco è stato – ed è ancora – sottoposto ad una rieducazione totale. Aloisius non vuole che suo nipote mantenga vecchi rancori con i suoi nuovi alleati. E, come scoprirete, Aloisius è un tipo parecchio severo. Perché lo scoprirete? Diciamo solo che Piton non è presente alla riunione perché è piuttosto risentito con Silente.

 

» 8 – Non si tratta di cani normali, naturalmente. Vedrete, Draco ha sempre pensato di essere più un tipo da gatti, ma magari si sbagliava. Diavoli di cani, quelli di Nettie.

 

Greyback non ha fatto una bella fine. Lupin approva molto. Lupin ha preso in grande simpatia Nettie.    

 

 

 

Vi aspetto domenica prossima! 

 

 

Per altre comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!

 

Grazie ancora a chiunque leggerà,

-Marnie

 

 

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Capitolo 5
*** Un amore di purvincolo ***


 

 

Il paradiso perduto.

 

Capitolo 5.

Un amore di purvincolo.

 

 

 

Two households, both alike in dignity,
In fair Verona, where we lay our scene,
From ancient grudge break to new mutiny,
Where civil blood makes civil hands unclean.
From forth the fatal loins of these two foes
A pair of star-cross'd lovers take their life.

[William Shakespeare – Romeo and Juliet (Prologo)]

 

 

 

Ambientarsi nella sua nuova casa era stato relativamente facile, per Draco. Era già abituato al clima più rigido delle Highlands scozzesi1 grazie ad Hogwarts, ritrovarsi a vivere fra quei monti piuttosto che nel Wiltshire non l’aveva traumatizzato particolarmente. Oltretutto la vecchia villa di suo zio – Chateaux Josephine in onore della defunta zia – ricordava molto il Manor, fatta eccezione per il gran numero di Mangiamorte che nell’ultimo periodo avevano iniziato a pattugliarla con intenti tutt’altro che buoni.

Si erano trasferiti il trentuno di luglio, subito dopo aver lasciato la casa – che Draco scoprì chiamarsi Tana, un nome decisamente appropriato – dei Weasley, avendo fortunatamente mandato gli elfi parigini a dare una sistemata in attesa del loro prossimo arrivo. La mattina dopo, due membri del Ministero della Magia accompagnati da tre Auror avevano fatto loro visita, volendo richiedere una deposizione di Draco riguardo la sua scomparsa e la morte di sua madre.

Naturalmente, Draco aveva detto tutta la verità. Sua madre era stata uccisa dai Mangiamorte e lui si era salvato solo grazie all’intervento miracoloso dei suoi cugini, un rispettabilissimo Auror francese ed un dottore.

La Gazzetta del Profeta si era affrettata a ripetere tutto per filo e per segno2, compreso il rifiuto dei “Malfoy sopravvissuti” di affidarsi alla protezione del Ministero, non volendo costringere “il povero e tormentato ragazzo ad una collaborazione così vicino all’omicidio della madre”.  Naturalmente c’erano state reazioni di vario tipo e di varia intensità. Alcuni si erano finti scandalizzati all’idea che il Ministero avesse davvero deciso di non collaborare alla sua protezione, altri si chiedevano da dove fossero saltati fuori questi altri Malfoy. Tanti altri ritenevano che Draco fosse responsabile per la morte dei genitori e fosse in combutta con Voldemort, ma nessuno osò mai rendere pubblici i propri timori.

Draco aveva anche ricevuto notizie dal nuovo Ministro della Magia, che aveva fatto l’impossibile per convincerlo a rivelargli qualunque cosa sapesse sulle attività dei suoi genitori, salvo poi dileguarsi velocemente una volta compreso quanto poco, effettivamente, Draco sapesse.

Era trascorsa più di una settimana da allora, il vecchio Aloisius era finalmente giunto in Scozia ed aveva ripreso molti dei contatti che per anni aveva abbandonato, ma mantenendo l’assoluto riserbo nei confronti dell’alta società purosangue. Non che detta alta società si fosse affaccendata ad entrare in contatto con lui.

Ad arrivare era stata una montagna di lettere di dipendenti ministeriali pronti a tutto pur di ottenere briciole della conoscenza che il vecchio aveva guadagnato negli anni. Draco non sapeva cosa Aloisius avesse fatto con tutte le sue lettere, ma non si era mai preoccupato particolarmente. Quelle erano innocue, le lezioni che era costretto a prendere non tanto.

«Basta così, ragazzo» lo liquidò quel giorno, forse notando il rivolo di sangue che aveva iniziato a colare dal naso del nipote. «Stai migliorando, ma la tua Legilimanzia è ancora molto debole, soprattutto rispetto alla Occlumanzia» constatò, riponendo la bacchetta nella cintura e rilassando le spalle contro la poltrona su cui si era accomodato. Lui non sembrava provato dalle tre ore di abusi mentali, almeno non più di quanto già non fosse di suo.

Draco non aveva la più pallida idea di quale potesse essere la malattia che affliggeva quell’uomo e non era neppure certo di volerlo sapere. C’erano tante cose che Aloisius teneva per sé e Draco, a quel punto, era sicuro che fosse per il bene comune.

Portando la mano al naso per cercare di arginare il sanguinamento, annuì. «Farò meglio, zio» lo rassicurò, raddrizzandosi e tentando di non dar a vedere quanto si sentisse effettivamente debole. «Credi che io possa difendermi decentemente ad Hogwarts? Dubito ci siano persone pronte a toccarmi, ma-».

Aloisius alzò la mano, zittendolo. Poi, come raramente era capitato facesse, ghignò. «Ragazzo, sei riuscito a mettere in difficoltà me, che ho passato anni ed anni a perfezionare le Arti della Mente. Sei un naturale, prima che inizi la scuola sarai probabilmente capace di resistere agli attacchi di Voldemort in persona, seppur per un breve tempo. E certamente potrai difenderti da pivellini che potrebbero mandarti alle calcagna. Quasi nessuno sa dei talenti dei Black, sono sempre stati molto gelosi dei loro segreti, anche con Voldemort stesso».

Vagamente risollevato, Draco annuì. Il naso sembrava aver smesso di sanguinare, ma la sua camicia era irrimediabilmente rovinata. Peccato, era una delle sue preferite. «Hai preso una decisione riguardo Diagon Alley? Mi farebbe piacere andare di persona e non lasciare tutto in mano a Nettie. Sarebbe capace di comprarmi i vestiti di una taglia più piccoli solo per farmi un dispetto» buttò lì, fingendosi preoccupato solo dei suoi acquisti e non di altre possibili motivazioni personali.

Aloiusius gli dedicò un’occhiata al di sopra dei suoi occhiali, senza nascondere un sorrisino. «Sono sicuro che mia figlia non farebbe nulla del genere, non sopporterebbe che tu facessi brutta figura» lo rassicurò, incrociando le braccia al petto. «Ma immagino che qualcuno sarebbe piuttosto deluso al pensiero di non trovarti, quindi puoi andare, con le dovute precauzioni» concesse, ridacchiando e facendo venire i brividi al nipote. «Potresti anche invitare la signorina qui da noi, di certo non la butteremmo fuori a calci».

Sentendo le orecchie pungere per l’improvviso calore, Draco si schiarì la voce. «Dubito sia possibile, zio, ma grazie dell’offerta» rispose, con una calma che non gli apparteneva, iniziando ad arretrare verso l’uscita dello studio. «Parlerò con Nettie per Diagon Alley, cercheremo di organizzarci per domani mattina, se a te va bene».

Dopo qualche istante di silenzio, Aloisius scosse il capo. «Pomeriggio. La mattina può sembrare più tranquilla, ma non lo è. Nel primo pomeriggio incontrerete meno rischi, è preferibile».

Ringraziando che non fosse stato direttamente un secco no, Draco annuì e si allontanò velocemente. Avrebbe fatto bene a rintracciare immediatamente Nettie e prendere accordi con lei per il giorno dopo. Fortunatamente lei aveva dovuto lasciare il lavoro prima di trasferirsi in Scozia, tutto il tempo libero l’aveva resa pronta a qualunque tipo di uscita. A passo svelto, quindi, si mosse lungo i corridoi della villa alla ricerca dei toni soavi dell’unica donna di casa, fermandosi solo quando sentì calore all’altezza della tasca dei pantaloni.

Grazie per il libro, ancora niente su Horcrux.

Sorridendo come un idiota, Draco scosse il capo e ripose il Galeone finto. Le aveva detto che non avrebbe trovato nulla nei libri che le aveva spedito, considerando che lui stesso non avesse precedentemente avuto fortuna. Lei, però, era una piccola Sanguesporco cozzale e non si sarebbe arresa finché non avesse eliminato anche il minimo dubbio. Qualche anno fa quell’atteggiamento l’avrebbe irritato a morte, adesso lo faceva sospirare. Se non fosse stata così testarda e orgogliosa, in quel momento loro-

«Draco».

Con un balzo, mancò poco che Draco cadesse con il fondoschiena al suolo a causa del richiamo improvviso di suo cugino. Davanti a lui, Alistair lo fissava con un’espressione divisa fra il divertito e l’esasperato, le braccia incrociate all’enorme petto. Doveva averlo chiamato più di una volta.

«Posso fare qualcosa per te?».

«Magari prestare attenzione quando cammini» rispose suo cugino, sospirando. «Capisco che in casa siamo protetti, ma non devi mai abbassare la guardia così, soprattutto non quando vai in giro da solo. È un buon addestramento per quando sarai ad Hogwarts» gli disse, scuotendo il capo ed indicando la finestra. «Lì sarai abbandonato a te stesso, Silente non può prendere misure drastiche per tenerti lontano dagli altri ragazzini, soprattutto quelli della tua stessa Casa».

Draco gli lanciò uno sguardo esasperato. «Al, siamo letteralmente in una bolla infrangibile» gli fece notare. «Se anche dovessero mandare qualcuno, saremmo avvisati per tempo. Ed ora non siamo ad Hogwarts, fammi rilassare finché posso».

«La sicurezza non è mai troppa» gli rammentò tuttavia lui, scuotendo il capo. «Potremmo trovarci in una situazione di crisi e tu-».

«Immagino tu non abbia abbassato la guardia neppure stanotte, mon frère3» si intromise Nettie, sbucando dalla porta che conduceva ai sotterranei. Trascorreva fin troppo tempo in quel posto, secondo Draco, ed il suo colorito sembrava risentirne sempre di più. Non li raggiunse, preferendo fermarsi a distanza di sicurezza. Con un cenno, indicò Alistair. Più precisamente, il collo di Alistair su cui svettava, Draco lo realizzò con un certo divertimento, un segno rosso inconfondibile. «Quello è un morso di purvincolo4? Devo darti un po’ d’unguento? E quelli non sono forse gli stessi vestiti con cui sei uscito ieri sera?».

La velocità con cui Alistair arrossì avrebbe dovuto essere umanamente impossibile. Strano che non fosse svenuto, in realtà. Draco non riuscì a non ridacchiare a sue spese, soprattutto non dopo lo sguardo da cerbiatto spaurito che lui dedicò alla sorella minore.

«Io-».

«Questo purvincolo doveva essere bello grosso» continuò lei, sbattendo le ciglia con aria innocente. «Ti vedo anche piuttosto confuso… dovresti davvero passare nel mio studio e farti dare un’occhiata».

Stringendo le labbra, Alistair scosse il capo, forse cercando di racimolare un po’ di dignità perduta. «Non ce ne sarà bisogno, grazie. Sto benissimo» esalò, tentando di raddrizzare le spalle. «Quello che io faccio non è di tuo interesse, Crevette».

«Potresti metterti in pericolo» si intromise Draco, riuscendo a non sorridere malamente alle spese del cugino. «Fino ad ora mi hai detto di stare sempre in guardia, non puoi biasimarci se ci preoccupiamo per te».

«Esatto» lo spalleggiò Nettie, annuendo con aria saggia. «Dimmi, stai prendendo precauzioni? Questo purvincolo ti sta trattando con tutto il rispetto che meriti?».

Alistair chiuse gli occhi massaggiandosi le tempie con aria stanca. «Vi assicuro che nessun purvincolo mi sta mancando di rispetto» sbottò, evidentemente vicino a una crisi di nervi. «Mi rendo conto che in questo momento siate entrambi frustrati dalla situazione, ma non potete certo sfogarvi su di me». Li guardò entrambi, poi sorrise. «Non se avete intenzione di andare a Diagon Alley in un prossimo futuro. Senza di me non andrete da nessuna parte, lo sapete entrambi».

Contrariamente alle aspettative di Draco, Nettie rise. Il suono gli fece venire i brividi. «Chi avrebbe mai detto che per dare un po’ di fegato a mio fratello sarebbe stato necessario stuzzicare il suo purvincolo preferito» commentò, iniziando ad avvicinarsi. Alle sue spalle, un paio di occhi rossi sembrarono puntarsi su Draco e Alistair con fare calcolatore. «Non preoccuparti, signor Auror, faremo i bravi. Ma farai bene ad andare a cambiarti prima che nostro padre ti veda» lo avvisò, indicando con un cenno del capo la vaga direzione in cui si trovava la sua stanza.

Alistair le sorrise, l’imbarazzo e l’irritazione completamente spariti dal suo viso. Era una cosa a cui Draco non si sarebbe mai abituato: lo scontro fra fratelli. Quei due passavano buona parte del loro tempo a darsi fastidio, eppure nonostante tutto bastava un battito di ciglia affinché tornassero come prima, affezionati l’uno all’altra ai limiti dello stucchevole. Aveva notato che avessero iniziato a tenere quel comportamento anche con lui, bizzarramente. Un giorno sarebbe riuscito a ricambiare il sentimento?

«Fatemi sapere l’orario» disse l’Auror, allegro, iniziando ad allontanarsi. «Devo assolutamente passare da Accessori di prima qualità per il Quidditch».

Ah, Draco avrebbe voluto fare un giro in quel negozio a sua volta. Magari avrebbe trovato dei nuovi guanti per la nuova stagione di Quidditch.

Sempre che l’avessero fatto giocare.

«Alistair» chiamò di nuovo Nettie, il tono stranamente serio. Attese che il fratello si girasse a guardarla, prima di continuare. «Stai attento. E prendi tutte le precauzioni del caso».

Con un sospiro, Alistair annuì. «Sta’ tranquilla, sono grande e grosso, non ho bisogno che un medico mi aliti sul collo» la tranquillizzò, ridendo ed allontanandosi, lasciandoli soli nel corridoio ombroso.

Soli, fatta eccezione per gli occhi rossi poco lontani.

Nettie scosse il capo. «Quell’idiota vive in un mondo fatto di Mangiamorte e zucchero filato» sbottò. «Spero di non dover di nuovo raccogliere i cocci della sua idiozia» aggiunse, facendosi avanti per fronteggiare Draco, al quale lanciò un’occhiata vuota. «Lo stesso vale per te, ragazzino» gli fece notare, inarcando le sopracciglia. «Prendi tutte le precauzioni?».

Per la prima volta dopo anni, il viso di Draco prese fuoco. «Io- cosa ti fa credere che io… Io non ho mai5… tu… cosa?».

Nettie scosse il capo. «Nel tuo caso, non mi riferisco al sesso» gli fece notare, con un leggerissimo ghigno. «Soprattutto perché, nel caso ci fosse stato quel pericolo, avrei già fatto in modo di toglierti tutte le possibilità di far danni» spiegò, bizzarramente allegra. «Mi riferisco al fatto che stai intrattenendo una storiella con l’amica Sanguesporco di Harry Potter senza che nessuno dei suoi amici ne abbia la minima idea. Potrebbero esserci conseguenze tutt’altro che positive nel caso in cui dovessero scoprirlo per caso, Draco, mi auguro tu ne sia cosciente».

Sentendosi improvvisamente scoperto, Draco arretrò leggermente. «Come l’hai capito? Tu non mi hai ravanato il cervello come tuo padre e neanche lui ha mai capito chi fosse» chiese, socchiudendo gli occhi. «Come mi sono tradito?».

Nettie scosse il capo. «Ti prego, quando sei arrivato da noi eri tutto un “ah, i sanguesporco fanno schifo!” e “noi purosangue siamo migliori”, ma si vedeva lontano un miglio che lo stessi dicendo solo per far scena» lo rimproverò, alzando gli occhi al cielo. «Quando siamo stati in quel… buco dei Weasley non hai fatto che lanciarle occhiate. Potter e il suo rosso amichetto possono anche essere ciechi, ma questo non significa che lo sia anche io» aggiunse, senza nascondere una smorfia nauseata al pensiero della Tana6. «Oltretutto, le hai palesemente passato libri di Magia oscura della nostra biblioteca da quando sei arrivato. Non che io non approvi» si affrettò a chiarire, «ma avrei gradito un avviso. Ho fermato Biscottino appena in tempo, ti aveva scambiato per un ladro».

Dalle sue spalle, Biscottino emise un lieve gorgoglio, avvicinandosi lentamente.

Che il nome scelto da sua cugina fosse altamente inadeguato, Draco l’aveva deciso il giorno stesso in cui lei l’aveva portato a conoscere l’adorabile animale di casa. Biscottino, infatti, non era certo un delicato levriero come quelli che suo padre aveva acquistato per il Manor e neppure un barboncino come quello che Blaise aveva regalato a sua madre l’ultimo Natale. Si trattava piuttosto di una bestia apparentemente di almeno centodieci chili, nera come il buio, con delle orecchie a punta capaci di percepire passi due piani più su e dei denti che avrebbero fatto invidia ad un drago. Senza dimenticare gli occhi rosso sangue che brillavano nell’oscurità.

Biscottino era, in breve, l’Alfa di un branco di Segugi infernali7, bestie fatte di carne ed ombra che avevano fatto degli anfratti più inospitali della terra la loro tana. Come Nettie li avesse evocati in primo luogo era fondamentalmente un mistero, Aloisius era semplicemente sceso nei sotterranei e si era ritrovato davanti la propria bambina – di appena sei anni – circondata da cani abbastanza grossi da essere scambiati per vitelli, tutti sdraiati intorno a lei come a difenderla da minacce invisibili. Fra i quattro segugi, Biscottino era quello più morbosamente attaccato a Nettie, seguendola dappertutto in casa e rifiutandosi di restare confinato fra le ombre come i suoi compagni.

Erano state quelle bestiole a fare a pezzi Greyback, riducendolo ad una poltiglia irriconoscibile. Avevano portato brandelli di carne a Nettie, quasi come un trofeo.

La prima volta in cui Draco si era ritrovato faccia a faccia con Biscottino ed i suoi amici – BonBon, Caramella e Panna – aveva quasi perso i sensi per la paura. Ma loro non gli erano balzati addosso per smembrarlo, tutt’altro: si erano avvicinati, l’avevano annusato e poi, senza curarsi di lui, erano tornati al loro pranzo a base di licantropo morto. A dirla tutta, Panna si era anche accoccolata ai suoi piedi, dopo aver finito di mangiare. Passati quasi due mesi, aveva smesso di tremare alla vista di occhi rossi nel buio ed al rumore di passi nella notte.

Era un peccato che i segugi non potessero lasciare la casa o esporsi alla diretta luce solare, avrebbero risolto il problema di Voldemort in dieci minuti. Ma almeno rendevano le preoccupazioni di Alistair sulla sicurezza in casa completamente inutili ed assurde.

«Sono contento che Biscottino non mi abbia utilizzato come spuntino di mezzanotte» constatò, occhieggiando l’enorme bestia con fare preoccupato. Seduto oltre la fioca luce che entrava dalla finestra, l’enorme segugio appariva insolitamente tranquillo, gli occhi puntati su Nettie come in attesa di un suo qualsiasi comando. «Sei sicura di non potermelo prestare per Hogwarts? Nei sotterranei non prende mai la luce del sole ed io lo porterei a fare passeggiatine almeno tre volte al giorno» aggiunse, con fare ironico.

Nettie non sembrò divertita dalle sue affermazioni, ma, in fondo, lei non sembrava mai divertita da nulla. «Non posso cederli, lo sai. Non ho questo tipo di controllo su di loro» gli rispose, allungando la mano per passare le dita sull’enorme testa del cane. «Non ho alcun tipo di controllo, a dirla tutta. Sono semplicemente fortunata che i loro interessi siano simili ai miei e che non ci sia mai stato motivo di discordia fra di noi». Lentamente, risollevò lo sguardo sul cugino, scrutandolo con attenzione. «Non cercare di sviarmi, però. Sei sicuro di quello che stai facendo con Hermione Granger? Se Potter e Weasley-piccolo dovessero convincersi che tu la stia in qualche modo sfruttando-».

«Probabilmente è lei che sta sfruttando me» la interruppe immediatamente Draco, con uno sbuffo. «Non ho bisogno di una balia, soprattutto non per questioni… affettive» continuò, infilandosi le mani in tasca per non farle notare quanto fosse realmente nervoso. «Credi che io non abbia già pensato a tutto ciò che potrebbe andare storto? Ci penso da quando avevo quattordici anni8. Secondo te perché ho continuato a fingermi stronzo per tutto l’anno scorso? È stata la strategia migliore che ci sia venuta in mente per evitare di diventare ancora di più un obiettivo».

A dirla tutta, la Granger inizialmente si era radicalmente opposta a qualunque tipo di sotterfugio. Erano amici e lei era liberissima di andare contro la volontà di Harry e Ron, soprattutto se questo significava portare dal lato dei buoni il giovane rampollo di una famiglia di Mangiamorte. Quando, però, la paranoia di Potter aveva iniziato a dare segni più evidenti e la Umbridge aveva mostrato quanto sapesse essere spietata, anche lei si era dovuta ricredere. La realizzazione che nella loro amicizia ci fosse qualcosa in più era stata il punto di non ritorno: Potter avrebbe dato di matto e Weasley avrebbe avuto un embolo al solo pensiero, non potevano permettersi di essere scoperti.

Draco aveva seguito un iter leggermente diverso. Convinto fin dal principio della necessità di tener segreta la loro amicizia con Potter e Weasley, se non per il puro gusto di vederli sbattere la testa al muro e tentare di emulare il fantasma della loro casa, con lo sviluppo dei suoi sentimenti aveva iniziato a temere che questi potessero portare conseguenze troppo negative per Hermione stessa. Dapprima il problema era stato il giudizio della Umbridge e dei suoi compagni di casa, successivamente era stata l’ombra di Voldemort – o peggio, di Bellatrix – a frenarlo. Se avesse saputo della loro relazione, lei sarebbe stata immediatamente presa di mira. Non poteva permetterlo.

«Hai intenzione di continuare con questa farsa, quindi?» domandò Nettie, accigliata. «Ormai sei un paria fra i tuoi ex amici, un traditore del tuo sangue con un bersaglio proprio sulla testa. Ma sei anche un membro dell’Ordine della Fenice e la tua lealtà è praticamente certificata» ragionò, iniziando a camminare verso il suo studio e facendogli cenno di seguirla. Biscottino sembrò sparire fra le ombre, ma Draco non dubitava che fosse ancora lì, nascosto da qualche parte. «Che la vostra storia sia o meno alla luce del sole non cambierà nulla per il mondo e di certo non per la tua reputazione».

In un modo o nell’altro, siete entrambi degli obiettivi, lei non lo disse ma Draco non dovette far ricorso alla Legilimanzia per capirlo.

«Potter e Weasley perderebbero la testa, se sapessero» le fece presente lui, le sopracciglia inarcate.

Nettie sorrise in modo vagamente malvagio. «E non sarebbe forse uno spettacolo divertente a cui assistere? Mi sto annoiando così tanto in questo ultimo periodo…» commentò, con tono noncurante, precedendolo con una tranquillità quasi serafica.

Guardandola come se le fosse spuntata un’altra testa, Draco si fermò per un solo istante, prima di riprendere a camminare e recuperare la distanza. «Far venire un esaurimento nervoso al Prescelto ed alla sua fedele spalla, Nettie? È crudele».

«Una ragazza deve avere i suoi hobby, petit. Adesso vieni, controlliamo che papa non ti abbia fuso parte del cervello».

 

***

 

La mia famiglia sa di noi.

Erano bastate poche parole scritte su di un Galeone finto per mandare Hermione in totale e completa paranoia. I Malfoy sapevano che lei e Draco avevano una relazione, eppure le parole di lui non le erano sembrate preoccupate o particolarmente catastrofiche. Magari non l’avevano presa così male. Magari non lo avevano torturato fino alla morte, come lei aveva pronosticato avrebbero fatto nel momento stesso in cui lui le aveva detto di aver ottenuto il permesso speciale del Ministero per praticare magia fuori da Hogwarts ed esercitarsi nella Legilimanzia.

Oppure la loro reazione era stata proprio come lei l’aveva immaginata ed in quel momento stavano sfruttando il Galeone di Draco per trarla in inganno e uccidere anche lei subito dopo? Non era una possibilità da escludere a priori. Cosa sapeva di quella famiglia, in fondo? Lucius e Narcissa erano stati facili da inquadrare e con loro la necessità di mantenere il segreto era stata palese quasi quanto lo era stata per Ron ed Harry. O meglio, lo era stata finché non era saltata fuori un’altra verità su Narcissa Malfoy e su Lucius, legati alla famiglia fino alla morte e pronti a tutto pur di mettere in salvo Draco. Oltretutto la sorella minore di Bellatrix aveva anche ereditato una incredibile capacità da naturale che i Black si tramandavano di generazione in generazione, era assai difficile che nell’anno in cui Hermione e Draco erano riusciti a tenere nascosta la loro storia lei non avesse percepito assolutamente nulla.

Però, alla fine, Narcissa era morta, così come il marito. Erano gli altri Malfoy ad essere un suo problema. Non aveva trascorso abbastanza tempo con loro da potersi fare un’idea del loro carattere e, considerata la brevità dei loro messaggi, non aveva neppure avuto modo di chiedere a Draco delle delucidazioni. Le era sembrato sempre piuttosto tranquillo ma, conoscendolo, si sarebbe fatto tagliare una gamba prima di ammettere di essere in difficoltà e di non poter gestire la situazione in totale solitudine.

Maschi, pensò Hermione, nauseata, senza riuscire a nascondere una smorfia di disgusto.

Un tocco sul braccio la fece sobbalzare, facendole cadere il galeone di mano. La velocità con cui lo riacchiappò e nascose avrebbe dato via immediatamente il suo segreto se le fosse successo davanti ad Harry. «Ti senti bene?» le chiese invece Fleur, il bel viso preoccupato. Erano sole in cucina, la signora Weasley aveva trascinato Ginny a fare non si sa cosa in giardino, e Fleur doveva essere appena arrivata dal piano di sopra, dove trascorreva una quantità impressionante di tempo.

Anch’io l’avrei fatto al posto suo.

Cercando di tornare in sé stessa, Hermione accennò un sorriso. «Sto bene, grazie, ero solo un po’ sovrappensiero» le disse, schiarendosi la voce e mettendo velocemente in tasca il Galeone. Sentiva un leggero calore alle orecchie e sperò con tutta sé stessa di non essere arrossita miseramente.

Fleur la osservò per un lungo momento, prima di sedersi – non invitata – accanto a lei. «Sei preoccupata per un ragasso, oui? Conosco quello sguardo» le chiese, il tono bizzarramente gentile. Nel momento che precedette la lunga sequenza di negazioni agitate, Hermione riuscì a meravigliarsi di quanto il suo tono fosse stato gentile e non civettuolo come invece lei si sarebbe aspettata. «Ah, stai tronquilla, non devi parlar per forza» le continuò a dire la bionda, dandole delle pacche sulla mano, con fare rassicurante. «Capisco cosa significa innamorarsi di qualcuno che la familia non approva. E non essere approvata neanche tu».

Come paralizzata, Hermione sollevò lo sguardo dalle proprie mani e lo puntò sulla ragazza, consapevole di somigliare molto ad un cerbiatto ad un passo dall’essere investito. «Chiedo scusa?».

Fleur accennò un sorriso. «Maman e Papa non erano felici che io venivo qui da Bill, perché lui è più grande di me, oui? E perché la sua familia è in pericolo. Loro avevano paura» le spiegò, abbassando leggermente la voce per paura, forse, di essere sentita da orecchie non proprio amiche. «E la maman di Bill non è felice che io sono qui, dice che io non lo merito» aggiunse, in uno sbuffo risentito. «Ma pensi che io mi fascio fermar? No, perché io amo Bill e lui ama me. Non importa cosa dicono tutti, noi siamo felici insieme. Se lui ha conquistato Maman e Papa, io posso provare con la sua familia».

Sempre più basita, Hermione si limitò a fissare Fleur come se le fosse spuntata un’altra testa. Era un discorso molto serio, decisamente diverso da ciò che lei si sarebbe aspettata da lei. «Io… la signora Weasley è molto testarda, ma sono sicura che con il tempo capirà» mormorò, non sapendo bene come rispondere alle sue parole. Il rancore che lei riservava a Fleur era più una conseguenza delle battute di Ronald che altro, non le aveva mai fatto nulla di male se non sorridere troppo e sbattere le palpebre in continuazione. Ragionandoci su, Hermione non poteva neppure accusarla di fare la gatta morta, tutte le sue attenzioni erano sempre dirette a Bill ed a nessun altro.

Fleur accennò un sorriso triste, ma annuì. «Oui, farò del mio melio per farmi accettar» disse, con un sospiro. «Ma per te è più diffiscil, oui? Malfoy non è un nome ben visto dai… uhm… sang-de-bourbe9?» tentò, accigliandosi per un momento alla ricerca della traduzione adatta. «Oh, nato babbano, come te. I tuoi genitori non sono felici di lui, no?».

Il cervello di Hermione, abbastanza velocemente, andò in cortocircuito. Un’altra persona avrebbe tentato di arrancare una scusa dietro l’altra, magari balbettando pure e gesticolando follemente, ma Hermione no. In quel momento non riuscì a far nulla se non fissare Fleur con la bocca aperta e gli occhi spalancati, l’attività celebrale ridotta ad una linea piatta ed i grilli in sottofondo per completare quell’opera di disgustoso sconvolgimento che era diventata la sua espressione.

«Come?» chiese alla fine, in un sussurro, accettando di buon grado le leggere pacche che l’altra aveva iniziato a darle sul braccio.

«Non ti preoccupare» la rassicurò, con un sorriso che avrebbe fatto piangere d’emozione i suoi genitori dentisti, «si vede che è un segreto ed io lo posso mantenèr. Io l’ho visto solo pourquoi non vi conosco bene ma conosco i segnali». Per un lungo istante, Fleur sembrò squadrarla con divertimento. «Siete tutti sicuri che io sono stupida. Solo perché sono bella non significa che non capisco».

Un forte senso di colpa si impadronì di Hermione che abbassò per un momento lo sguardo, prima di tornare a guardarla ed accennare un sorriso. «Hai ragione, ti chiedo scusa. Sei sopravvissuta al Torneo Tremaghi, non sei certo una sciocca» si scusò, cercando di suonare il più gentile possibile. «Quindi… secondo te gli altri non sospettano nulla? Neppure Ginny?» chiese un attimo dopo racimolando tutto il coraggio che sentiva di avere in corpo. «Se qualcuno di loro dovesse capirlo…».

Fleur scosse il capo, seppur accigliata. «Cosa sci sarebbe di male? Lui è amico adesso, no? E immagino che era amico da un bel po’ ma di nascosto» le disse, apparentemente confusa. «Adesso non possono pensar che ti fascia male, quale sarebbe il problema?».

Hermione sospirò, passandosi una mano fra i capelli e scompigliandoli più di quanto già non fossero. «Draco è comunque un Malfoy, per anni è stato la nostra nemesi e l’anno scorso sembrava essere addirittura peggiorato, anche se in realtà era tutta una sceneggiata per non farci prendere di mira dalla Umbridge» spiegò, con una smorfia. «Harry e Ron mi ucciderebbero e Ron non farebbe altro che rendermi la vita un inferno».

L’espressione di Fleur si fece stranamente aspra. «Oui, non dubito che Ron sa essere spresgevole» disse, scuotendo il capo con un certo disgusto. «Ma Herrì è un bravo ragazzo, pian piano capirebbe. Mi sembrava tranquillo quando lui era qui con la sua familia, oui?».

Effettivamente, Harry non aveva detto nulla contro Draco ed i Malfoy, da quando si erano presentati alla Tana. Certo, Ron probabilmente aveva parlato per entrambi, lamentandosi del modo spocchioso in cui lui aveva respirato in sua presenza, ma Harry era stato bizzarramente silenzioso sulla questione.

«Harry ha visto in Draco la stessa sofferenza che anche lui sta vivendo» mormorò Hermione, esponendo quella che era la sua teoria più probabile. «Sapevamo tutti quanto era legato ai suoi genitori e Sirius, perderli tutti per mano di Voldemort è un dolore che lui può capire piuttosto bene… questo non significa che sarà felice all’idea che io gli abbia nascosto il nostro rapporto per quasi due anni, non credi? Merlino, se fossi stata al suo posto non gli avrei più rivolto la parola».

«Ma alla fine lo avresti perdonato, no?» le chiese Fleur, con un sorriso incoraggiante. «Siete amisci, vi volete bene e questa cosa non vi distruggerà. Abbi fiduscia in lui e dagli il tempo di… capire. Ron lo seguirà presto, non temere».

Minimamente rincuorata, Hermione annuì. Tuttavia, una parte di lei aveva già messo in conto quelle stesse parole e si sbrigò a ricordarle quale fosse il vero motivo dell’attacco d’ansia che l’aveva appena colpita.

«La sua famiglia sa» disse, in un sussurro preoccupato. «Non mi ha detto altro, io non so… e se gli hanno fatto del male? Se non sono contenti e… se cercheranno di separarci?».

Fleur scosse il capo, dandole altri buffetti sul braccio. «Non ti preoccupar» le disse, apparentemente tranquilla. «Monsieur Tremainevolio dire, Malfoy, è stato il mio insegnante a Beauxbatons, è sempre stato corretto e gentil. Madame Maxime non avrebbe mai accettato un Mangiamorte nella scuola per tanti anni» le spiegò. «A scuola ho incontrato spesso sua filia, una volta ha rotto il naso ad un ragazzo perché aveva fatto uno scherzo crudele ad una sua compagna nata babbana. Non volio mentire, lei è un po’… strana, un po’ cattiva, ma non…» si accigliò, arrancando alla ricerca delle parole giuste. «Non è cattiva come Mangiamorte, lei ha… metodi strani?» tentò, stringendo le labbra. «Se vede una persona che colpisce un gattino, lei uccide la persona».

Hermione restò in silenzio. Non sapeva bene come interpretare quelle informazioni, perciò preferì restare in silenzio.

«Alistair, invece…» senza ritegno, Fleur sospirò. «Lui era leggenda a scuola. Quando ero al primo anno lui era all’ultimo, eravamo tutte innamorate di lui. È sempre stato tanto gentil con tutte noi, soprattutto noi più picoline. Un vero chevalier. Eravamo tutte distrutte quando si è saputo che preferiva la compagnia degli uomini» sospirò, come sei il pensiero fosse ancora una sofferenza per lei. «Lui non è sicuramente un problema».

Quello era un pensiero confortante. Hermione sorrise con un po’ più di sincerità. «Grazie Fleur, mi sento meglio adesso» le disse, con gentilezza. «E scusami ancora per averti creduta una sciocca. Bisognerebbe sempre conoscere l’altra campana, prima di fare giudizi affrettati».

La giovane francese sorrise. «Non avere paura di vivere la tua storia d’amour, Hermione. In tempi come questi, rischi di perdere tempo che nessuno ti darà più. Litigare con i tuoi amici o… con la familia di lui è un male momentaneo» la incoraggiò, prima di alzarsi in piedi. Hermione la osservò mentre un’espressione accigliata le si formava in viso, seguita da un’altra maliziosa. «Forse dovremmo chiedere a Charlì di tornare per la prossima riunione dell’Ordine» mormorò. «Soprattutto se Alistair sarà qui» aggiunse, maliziosa, iniziando ad incamminarsi verso le scale.

«Uhm?».

Fleur rise. «Se io non ho mai avuto speranza con lui, magari posso accasare il mio futuro cognato, oui?10».

 

 

 

 

»Marnie’s Corner

 

 

Bentrovati e bentornati, cari amici di EFP!

 

Prima di tutto, ho una pagina facebook! Seguitemi per futuri aggiornamenti!

 

 

Pure questo è venuto lunghissimo. Io boh. Scusate.

 

 

Tranquilli, non ho usato Romeo e Giulietta per farvi venire l’ansia, non ho intenzione di far fare a Draco ed Hermione la fine di quei due imbecilli.

Forse.

 

 

 

 

Punti importanti:

 

 

» 1 – Non abbiamo una locazione precisa di Hogwarts, ma sappiamo che si trova nella zona “più alta” della Scozia, denominata appunto “Highlands”. Sono stupende ed è lì che si può davvero respirare lo spirito scozzese. Spero davvero di poterci andare un giorno!

 

» 2 – Non dimentichiamoci che Draco e gli altri Malfoy stanno facendo tutto nel rispetto dell’assoluta legalità. Draco non si sta “nascondendo” e tutti sanno cos’è successo a Narcissa e Lucius.

 

» 3 – Francese per “fratello mio”. 

 

» 4 – Creatura magica: è simile ad un topo, ma sulla schiena ha un'appendice simile ad un anemone di mare. Una bella bestiola velenosa che, come accaduto nel caso di Jacob Kowalski (Animali Fantastici e dove trovarli), possono causare confusione mentale.

 

» 5- Draco aveva quattordici anni quando ha stretto amicizia con Hermione. E le è sempre stato fedele. Se venite a dirmi che Draco Malfoy non è vergine vi mangio vivi.

 

» 6 – Chiariamo una cosa su Nettie: lei non è razzista per il sangue, neppure un po’. Anche se parla di Hermione come Sanguesporco lo fa più che altro perché è cresciuta in Francia e quella è stata la traduzione più “semplice”. Lei è una razzista di “classe”, diciamo. Lei è un po’ una principessina e i Weasley abitano in un posto chiamato TANA.

 

» 7 – Lo sentite questo suono? È il momento di “inventa con Marne!”.

I segugi infernali sono presenti in tantissime tradizioni grazie alla “Caccia selvaggia” o “Caccia Infernale”. La caccia selvaggia è un tema mitologico e folcloristico originario dell'Europa settentrionale, centrale e occidentale. La struttura narrativa di tutte le versioni del mito si fonda su questa premessa: un corteo notturno di esseri sovrannaturali attraversa il cielo, mentre è intento in una furiosa battuta di caccia, con tanto di cavalli, segugi e battitori al seguito [wikipedia].

I segugi sono presenti in tantissimi libri fantasy [ad esempio in Percy Jackson] e videogiochi [ad esempio in The Elder Scrolls V: Skyrim]. Nella mia personale interpretazione sono bestie-demoni che vivono come guardie “dell’Aldilà” e che solitamente vengono evocati con rituali particolari quando c’è in gioco un via vai tra il mondo dei vivi e quello degli spiriti. Non sono “buoni” o “cattivi” ma sono estremamente feroci.

Come Nettie abbia fatto ad averli sotto il suo controllo è un mistero per tutti, soprattutto perché aveva sei anni quando li ha trovati. Ovviamente, prima che qualcuno possa urlare al power playing, queste bestie mostruose hanno due limiti specifici: non possono esporsi alla luce e non possono lasciare il luogo che Nettie considera “casa” (quindi che sia in Francia o in Scozia è irrilevante).

Quindi sì, sono demoni, non sono cagnolini, motivo per cui capiscono perfettamente cosa succede intorno a loro e quello che viene loro raccontato. Il loro legame con Nettie è non solo fisico ma anche spirituale. Si comprendono fra loro e sono sempre uniti in qualche modo, sempre se lei è in casa.

 

» 8 – Ricordiamo: Draco ha smesso di chiamare Hermione sanguesporco dopo l’episodio dello schiaffo. Draco lì aveva già quattordici anni. Sono stati solo amici per un annetto.

 

» 9 – Nati babbani nella traduzione francese. Ho fatto i miei compiti.

 

» 10 – Eheh, Fleur ha capito molte più cose di tutti i Weasley messi insieme. Fleur vede e provvede. Fleur sa.

 

Volevo dare a Fleur una dignità, visto che per tutto il sesto libro è passata per la gallina di turno (almeno fino alla scena finale con Bill mezzo mangiato). Però scrivere “francesizzato” è stato terribile.

 

 

Vi aspetto domenica prossima! 

 

 

Per altre comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!

 

Grazie ancora a chiunque leggerà,

-Marnie

 

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Capitolo 6
*** Chiacchierata col Morto - Parte 1 ***


 

Il paradiso perduto.

 

Capitolo 6.

Chiacchierata col morto – Parte 1.

 

 

 

Ogni uomo ha dei ricordi che racconterebbe solo agli amici.

 Ha anche cose nella mente che non rivelerebbe neanche agli amici,

ma solo a se stesso, e in segreto

[Fëdor Michajlovič Dostoevskij]

 

 

 

 

Alla fine, non erano riusciti a vedersi a Diagon Alley ed Hermione era giusto un po’ irritata dalla cosa.

Sii ragionevole, ‘Mione! Le aveva detto Ron, alzando gli occhi al cielo come se avesse avuto a che fare con una bambina viziata. Lui aveva alzato gli occhi al cielo a lei. Era inconcepibile. Era offensivo. Draco aveva suggerito di trasfigurare il suo cuscino in un ragno gigante mentre dormiva e se Hermione aveva detto di no era stato solo perché avrebbe rischiato di essere espulsa nel momento peggiore possibile. Però ci aveva pensato. Ci aveva pensato con molta attenzione, pregustando le sue urla come se le avesse davvero sentite.

In realtà si era chiesta come Draco avesse potuto mai scoprire della fobia di Ron per i ragni, ma prima che la paranoia potesse farsi sentire si era ricordata di quella terrificante lezione con Lupin al terzo anno.

Ci vedremo per la riunione dell’Ordine, erano state le uniche parole di Draco che il galeone le aveva mostrato, ma lei non dubitava che, preso di persona, lui fosse stato pieno di parole gentili per i signori Weasley e Ron in particolare. Dopotutto era per loro che la visita nel primo pomeriggio era stata rimandata. Dovevano aspettare la sera successiva, così da godersi al meglio il negozio di Fred e George. Ad Hermione piacevano Fred e George, naturalmente, ma le piaceva di più l’idea di poter rivedere Draco anche solo per cinque minuti, magari verificare con i suoi stessi occhi che stesse bene e non ci fossero davvero state conseguenze negative alla scoperta della loro relazione da parte dei suoi familiari. Dopo aver parlato con Fleur, lei gli aveva chiesto altre delucidazioni in merito scoprendo che lo zio si fosse dimostrato ben disposto ad ospitarla a casa loro per poterla conoscere e che sua cugina avesse candidamente suggerito di rendere il tutto pubblico.

«Hermione?».

A distrarla dal tentato omicidio delle carote che la signora Weasley le aveva chiesto di tagliare1 era stato Harry, comparso al suo fianco con un’espressione molto pensierosa. Si stava grattando la cicatrice, ma Hermione non si preoccupò più del solito. Da quando Voldemort era tornato, il suo migliore amico aveva iniziato a soffrire sempre di più di continui mal di testa e fitte improvvise e non c’era assolutamente nulla che lei potesse fare. Era snervante, ma Silente stesso le aveva confidato che non fosse possibile trovare una soluzione diversa dall’Occlumazia, per la quale Harry era totalmente negato.

«Posso fare qualcosa per te? Scusa se non ti ho sentito arrivare, ero… presa» si giustificò, sorridendogli e facendogli un po’ di spazio così che anche lui potesse sedersi sulla panca, accanto a lei. Essendo aumentati gli ospiti della Tana, i signori Weasley avevano optato per quelle, piuttosto che per le sedie. Molto più semplici da allungare con la magia, a detta del signor Weasley. «Mi sembri un po’ pallido, ti senti bene?».

Harry accennò un sorriso, che tuttavia apparve subito come triste. «Ho- Ho sognato Sirius, di nuovo» confidò, pizzicandosi distrattamente il dorso della mano su cui svettavano ancora le parole che la Umbridge aveva impresso sulla sua carne. Quella banshee maledetta. «Però era diverso, questa volta» continuò, accigliandosi. «Sembrava più giovane ed i suoi occhi erano diversi. Tentava di parlarmi, ma ogni volta che si avvicinava c’era qualcosa che lo spingeva via». La voce gli si incrinò leggermente, ma lui sembrò riprendersi. «Cosa credi che possa significare?».

Hermione aveva aspettato quel momento da quando Sirius non era più spuntato dall’altro lato del velo. «Lui è morto, Harry. I morti non comunicano con i vivi» gli fece notare, con gentilezza. «Ci sono vie, ovviamente… ma è una branca della magia oscura e molto pericolosa. In ogni libro che ho letto, i negromanti hanno sempre iniziato il contatto, mai l’opposto. E di certo Sirius non è tornato come fantasma, altrimenti l’avremmo già saputo».

Harry scosse il capo, vagamente scandalizzato. «Non voglio avere a fare con la Negromanzia2, Hermione, che diavolo» le disse, guardandola come se le fosse spuntata un’altra testa. «Che tu abbia letto libri che parlavano di negromanzia è anche piuttosto inquietante, ma non è questo il punto. Non penso che Sirius abbia tentato di contattarmi dal mondo dei morti e di certo so che non è tornato come fantasma» sbottò, incrociando le braccia al petto con stizza. «Mi chiedevo solo se secondo te ci fosse un qualche significato. Se magari potesse trattarsi ancora di sogni manipolati da Voldemort».

«Oh», vagamente sollevata, Hermione tornò a guardare le carote non ancora totalmente affettate. Fortunatamente Harry non aveva intenzione di tentare quel tipo di strada, lei non avrebbe saputo cosa dirgli per farlo desistere. «Che senso avrebbe mostrarti Sirius? È in un posto specifico, magari? Ti ha chiesto di fare qualcosa?» gli chiese, posando il coltello per concentrarsi totalmente su di lui. «Credi stia cercando di farti fare qualcosa di strano?».

Harry scosse il capo. «Per questo non riesco a capire. Non capisco cosa dice e non c’è mai un posto specifico in cui sembri volermi portare» spiegò, confuso. «Cosa credi che debba fare? Potrei parlarne con Silente, ha detto che quest’anno dovrò seguire lezioni private direttamente con lui, ma non mi ha detto molto altro».

Lezioni private con Silente? Quella era una buona notizia, era ora che il Preside si prendesse carico di insegnare qualcosa ad Harry e metterlo finalmente in condizione di combattere davvero contro Voldemort, senza fare affidamento sulla sua proverbiale fortuna e faccia tosta. Cos’aveva detto Draco? Harry era protetto dal Dio dei Mezzosangue Sfregiati.

«Non lo so, Harry» gli disse, sinceramente. «Posso procurarmi dei libri sui sogni, se vuoi, e vedere di trovare qualcosa» propose, mordendosi il labbro inferiore con fare pensieroso. «La mia ricerca sugli Horcrux non sta portando molti risultati, dopotutto. Non ho accesso diretto ad una biblioteca ben fornita e dubito che ad Hogwarts avrò più successo».

Stranamente, Harry arrossì. «Riguardo a questi libri… c’è per caso qualcosa che pensi di dovermi dire, Hermione?».

Lei lo guardò stranita. Era molto sicura della stabilità della copertura che aveva inventato per giustificare i libri di magia oscura che aveva iniziato a leggere nelle ultime settimane e neppure Remus era riuscito a capire quale fosse la loro vera origine. Hermione dubitava sinceramente che proprio Harry avesse capito qualcosa. «Li ho ordinati da Nocturne Alley, lo sai. Se è per ripetere di nuovo quella storia della poca sicurezza, ti prego di fermarti subito, la mia è una linea sicurissima, i libri non vengono portati direttamente qui».

«Non è che, per caso, te li stai facendo prestare da… qualcuno?» tentò Harry, senza guardarla negli occhi e con le orecchie ancora parecchio arrossate. «Sai, molti non sembravano propriamente nuovi, ecco. Sembra strano che arrivino direttamente da una biblioteca».

«Non essere sciocco, Harry» lo riprese lei, tirando fuori la migliore fra le sue espressioni esasperate. «Hai mai aperto uno dei libri della nostra biblioteca, a scuola? Sembrano appena usciti da una lavatrice! Ovviamente quelli di Nocturne Alley non sono messi meglio» mentì, maledicendo Draco per non averli rimessi in sesto quando lei gliel’aveva chiesto. Sapeva che lei non poteva fare magie fuori da Hogwarts, almeno non per un altro mese e per allora sarebbe stata a scuola.

Harry sospirò, allungandole un foglietto di carta. «Questo era dentro uno dei tuoi libri. Volevo dargli un’occhiata, per aiutarti, e pensavo fossero tuoi appunti… ma mi sbagliavo» mormorò, imbarazzatissimo, aspettando che lei prendesse il foglio e lo aprisse. All’interno, Hermione trovò un disegno di Draco – perché il bastardo era anche bravo a disegnare3 – in cui lei sorrideva mentre lui la abbracciava. In basso, nella sua inconfondibile grafia, c’era scritto “in attesa di poterlo fare dal vivo, tuo Draco 4. Ed Harry aveva trovato il disegno, che lei non aveva notato. Il disegno il cui significato era piuttosto palese.

Cazzo.

«Ti prego, non odiarmi».

 

***

 

Draco era contrariato. Estremamente contrariato. I Weasley avevano impedito alla sua Sanguesporco di andare a Diagon Alley e lui si era ritrovato vittima degli acquisti spropositati di Nettie, soprattutto perché Alistair aveva velocemente scansato ogni responsabilità predicando d’essere la loro guardia personale e di dover prestare attenzione da fuori i negozi, non certo dall’interno. Fortunatamente si erano portati dietro uno degli elfi – quello più paziente, aveva notato Draco – che si era preso a carico il trasporto delle innumerevoli buste che sua cugina aveva velocemente collezionato. Certo, Draco era estremamente riconoscente che lei si fosse fatta in quattro per rifargli tutto il corredo scolastico, a partire dalle pergamene fino ad arrivare alla divisa, ma la sua pazienza aveva un gran limite. E Nettie l’aveva superato quando l’aveva trascinato a comprare mutande nuove.

Neppure sua madre l’aveva mai costretto a seguirla per comprargli le mutande nuove.

«Se continuerai a fare quella faccia, ti verrà una paresi» gli fece notare Alistair, ridacchiando a sue spese mentre si lasciava andare con grazia sulla sua sedia. Avevano deciso di fermarsi al Paiolo Magico contro ogni possibile dimostrazione di buonsenso, insistendo sul fatto che loro non avevano certo fatto nulla di male e che dovevano comportarsi da persone libere, non da ladri in fuga. Oltretutto, Nettie aveva una commissione da fare ed aveva miracolosamente concesso a Draco ed Alistair di restare a bere una burrobirra senza di lei. Draco, in realtà, si sentiva leggermente in ansia al pensiero di sua cugina sola per Diagon Alley, nonostante alle tre del pomeriggio fosse praticamente deserta. Non riusciva a capacitarsi di come Alistair potesse essere tanto rilassato.

«Tua sorella mi ha portato a comprare biancheria intima» gli rispose, incrociando le braccia al petto e fissando trucemente il bicchiere che un curioso Tom gli aveva appena depositato davanti. Sentendosi arrossire a livello delle orecchie, abbassò lo sguardo. «Ed ha pure indovinato al primo colpo le mie misure».

Alistair ridacchiò, facendo girare un paio di streghe di mezza età sedute poco lontano. Gli lanciarono uno sguardo d’apprezzamento ma, fortunatamente, non si avvicinarono. Era ridicolo quanto la gente fosse attratta da quella sottospecie di vichingo, Draco proprio non riusciva a capacitarsene. «Lei lo chiama occhio clinico. Non sono mai riuscito a nasconderle un accidente. Per un periodo ho addirittura pensato che potesse essere una Legilimens naturale come te, ma mi sbagliavo. Ha semplicemente un sesto senso da far invidia ad un dannatissimo veggente e l’occhio più acuto di un falco» gli disse, allegro, alzando la mano per impedirgli di parlare. «E no, non è neppure una veggente. Probabilmente è tutto talento da donna».

Per nulla rincuorato, Draco sospirò, guardandosi intorno. Era preparato ad essere al centro dell’attenzione e, infatti, non appena entrato al Pub tutti i pochi occupanti si erano girati a fissarlo senza il minimo ritegno. Fortunatamente alla fine si erano decisi a desistere, che fosse per noncuranza o paura era per lui irrilevante. «Credi ci metterà tanto? Tuo padre sarebbe capace di mandare qualcuno a cercarci se dovessimo ritardare. Forse non avremmo dovuto mandarla da sola».

«Sta arrivando, doveva solo andare a ritirare una cosa che ho ordinato in un negozio» gli rispose suo cugino, tranquillamente. «E faresti meglio a non sottovalutarla così tanto, soprattutto non in sua presenza» aggiunse, divertito. «Nettie non è una cima con gli incantesimi difensivi, questo posso concedertelo… ma tu concorderai che mia sorella sia assolutamente terrificante quando vuole esserlo».

Draco ripensò immediatamente a quando i due dipendenti ministeriali avevano tentato di farla uscire dalla stanza per restare soli con lui, in attesa che zio Aloisius arrivasse dalla sua stanza. Lei li aveva guardati entrambi per un lungo istante ed aveva semplicemente detto “no”. Nessuno dei due aveva osato ribatterle alcunché ed erano rimasti in silenzio di tomba finché lei non si era alzata per uscire, facendo spazio a suo padre. «Ha preso tutto dallo zio, ci sono pochi dubbi» ammise Draco, con una smorfia. «Ha quel modo di guardarti che ti fa gelare il sangue nelle vene. Mi chiedo come diavolo faccia a lavorare con i malati, in ospedale. Potrebbe farli morire tutti di crepacuore in un battito di ciglia».

Alistair ridacchiò. «Nel suo campo è difficile che i pazienti siano sufficientemente lucidi da spaventarsi ed è invece necessario che ci sia qualcuno con il muso duro per fronteggiare i parenti scontenti. Non hai idea di quanto possano essere pedanti, soprattutto nei casi di lungodegenza» spiegò, scuotendo leggermente il capo. «Il suo Responsabile, in ospedale, una volta mi disse di averla scelta come pupilla proprio perché incuteva lo stesso divino terrore del diavolo sceso in terra. Monsieur Delacroix era un fervente cattolico, si faceva il segno della croce ogni qualvolta che Nettie entrava in una stanza. Era terrorizzato da lei».

«Non essere ridicolo, Alistair» lo interruppe proprio la ragazza, facendo la sua comparsa con un pacco discretamente lungo e non particolarmente spesso fra le mani. «Lui mi adorava, non era terrorizzato. Gli incutevo giusto quel tocco di rispetto necessario affinché non mi trattasse da idiota». I suoi occhi verdini si spostarono velocemente dal fratello a Draco, assottigliandosi. «Sta’ dritto con la schiena, non sei un barbone».

Draco si ritrovò ad obbedire senza neppure rendersene conto e, prima che potesse aprire la bocca per lamentarsi, si ritrovò il pacco che lei aveva portato spinto fra le mani. «Cosa… cos’è? È per me?».

Alistair sorrise con enorme entusiasmo ed anche sua sorella si lasciò andare ad un sorrisino divertito. «Beh, credevi che non ti avremmo regalato nulla prima dell’inizio della scuola? Fai parte della famiglia e, come noi due, anche tu meriti un pensierino per l’inizio dell’anno scolastico. Papa ha lasciato a noi carta bianca, dubitava che un completo firmato di Jean-Luc De Magicienne potesse interessarti. Così io ho scelto qualcosa che sicuramente ti piacerà e che utilizzerai».

«Ma io» si intromise ancora una volta Nettie, con tranquillità, «sono passata a fartelo personalizzare. Senza un tocco personale non sarebbe stato lo stesso». Con un gesto impaziente, gli fece cenno di sbrigarsi e aprire, così da non farli aspettare. Visto il modo in cui lei si guardò intorno, gli sembrò che volesse attirare l’attenzione. Era una Malfoy, il dramma era nel loro sangue.

Vagamente curioso, Draco si sbrigò a scartare il pacco, chiedendosi cosa accidenti potesse essere. Tolto il primo involucro, lo stemma di “Accessori di Prima qualità per il Quidditch” apparve in tutta la sua gloria, facendolo accigliare. Lo scatolo era troppo piccolo perché si trattasse di una scopa, no? Lui ovviamente le aveva sempre ricevute direttamente in mano dal negoziante, ma dubitava che potessero arrivare in scatoline tanto piccole. «È… un modellino di Firebolt?» chiese, basito, osservando la minuscola scopa che svettava su di un cuscinetto. Era identica fino all’ultimo dettaglio, lucida, bellissima, con incise le sue iniziali in oro sul manico ed ulteriori dettagli in argento – solitamente veniva utilizzato l’ottone – lucidissimo. «… grazie?» azzardò dopo qualche istante lui, confuso ma anche vagamente grato che avessero pensato di fargli almeno quel pensierino. Non avrebbe avuto una Firebolt – suo padre gliel’aveva promessa per i diciassette anni, ma ovviamente non era più nel progetto – ma, stranamente, si sentiva piuttosto soddisfatto anche con quella. Tanto era probabile che non l’avrebbero messo in squadra.

Alistair si accigliò. «Mi aspettavo più entusiasmo» ammise, guardandolo con circospezione. «Non hai detto di essere il Cercatore dei Serpeverde? Un Cercatore deve amare le scope veloci».

«Petit» gli disse invece Nettie, senza riuscire a trattenere una risata, «lo sai che di solito le scope in regalo vengono rimpicciolite per un più facile trasporto, vero?».

Draco fu sul punto di mettersi a piangere davanti a tutti.

 

***

Erano appena rientrati dalla loro veloce uscita, pieni di buone intenzioni per un veloce giro sulla sua scopa nuova prima di tornare alle lezioni di Occlumanzia. Stranamente, era stato solamente Alistair a chiedergli di fare un giro, per rivivere i sogni di gloria che a scuola lo avevano portato a capo della squadra di Quidditch della sua Casata5. Lui era un portiere, ovviamente, come se la sua stazza da bruto non fosse stata sufficiente. Nettie si era limitata ad un cenno noncurante ed ad un “divertitevi, bambini” che aveva insospettito parecchio Draco.

Almeno finché Alistair non gli aveva mormorato che sua sorella soffrisse terribilmente di vertigini. Durante la sua prima e unica lezione di volo aveva dato di stomaco sopra l’istruttore e dal quel momento era sempre stata giustificata.

«Non dico che devi affrontare la tua paura, solo che una brava signorina purosangue come te non dovrebbe avere delle pecche tanto marcate nella propria educazione» le stava dicendo Draco, ridacchiando. «Non è davvero opportuno».

Nettie non batté ciglio. «Non sarebbe opportuno scagliarti il malocchio, Petit. Stai in campana» lo avvisò, candida, allungandosi per pizzicargli la guancia come se fosse stato un bambino discolo.

Prima che Draco potesse risponderle, però, uno degli elfi arrivò di corsa, inchinandosi profondamente davanti a loro tre. «Bentornati, padroncini» li salutò, gioviale, facendo sparire con uno schiocco di dita i loro copriabiti prima ancora che potessero sfilarseli. «Il Padrone vi aspetta tutti e tre nel salotto blu, abbiamo ricevuto visite».

Alistair si accigliò immediatamente, alzando gli occhi verso dove sapeva si trovasse lo studio. «Mio padre è al sicuro? Di chi si tratta? Se sono altri dipendenti del Ministero giuro che li butto fuori senza neanche aprire la porta di casa» ringhiò, cambiando completamente espressione. Draco lo fissò con sorpresa, era piuttosto convinto che quelli del Ministero si fossero fatti vivi soltanto quella volta, poco dopo il loro arrivo in Scozia.

Nettie non si scompose, naturalmente. Draco la vide piegare leggermente la testa in direzione di un angolo buio e, dopo qualche secondo, riuscì a notare un paio di occhi rossi che risposero al suo sguardo. Non sapeva dire se si trattasse di Biscottino, ma era di poca importanza. «No, non sono impiegati del Ministero» disse, assottigliando lo sguardo e piegando di più la testa come se avesse voluto ascoltare meglio. «Due uomini, non sono inglesi e non sembrano avere cattive intenzioni. Preferirei comunque che qualcuno restasse con papà». L’ultima parte non era indirizzata a loro e, velocemente, gli occhi rossi si dileguarono nel buio.

«Avrebbero potuto andarci prima» sbuffò Alistair, nervoso e per nulla rassicurato dalle apparenti buone intenzioni dei loro ospiti. «Non puoi chiedere loro di stare sempre a guardia di nostro padre?» le domandò, iniziando ad incamminarsi verso la grande scalinata che conduceva al piano di sopra. Si fermò prima di salire, però, per voltarsi ed aspettarli.

«Ils ne sont pas mes serviteurs6» gli rispose la sorella, allungando la mano per raggiungere il braccio di Draco. Aveva questa bizzarra abitudine di chiedere sempre il suo braccio, quando dovevano fare una qualche entrata ufficiale7. Draco ricordava un’usanza simile nell’etichetta, ma non si era mai applicato a sufficienza e, di conseguenza, era impossibile ricordare cosa significasse. «Hanno scelto me, non papa. Sii grato che abbiano deciso di acconsentire alla mia richiesta di proteggere la casa da possibili attacchi. Potrebbero uccidervi tutti quanti, se dovessero pensare che possiate in qualche modo infastidirmi».

Era un pensiero che, sinceramente, Draco avrebbe preferito non avere.

I due fratelli si squadrarono per un lungo istante, poi Alistair sospirò, come sconfitto. «Coraggio, dubito che questi ospiti aspetteranno noi».

Saliti al piano di sopra, Draco si ritrovò davanti ad una scena che avrebbe voluto definire bizzarra, ma che nella follia generale in cui la sua vita era precipitata non lo disturbò più di tanto. Seduti insieme a suo zio, Viktor Krum ed un uomo che Draco era certo di aver già conosciuto stavano discutendo amabilmente, bevendo qualcosa di decisamente troppo alcolico per le quattro del pomeriggio e mangiando dolcetti alla menta, la specialità degli elfi della cucina. Sarebbero passati per normali, se a terra non ci fosse stato un cadavere.

«Ah, siete tornati finalmente» li accolse Aloisius, fingendosi per nulla irritato dal loro ritardo e lasciando che soltanto una velocissima occhiata tradisse quanto realmente fosse indispettito. Un secondo dopo, tornò l’accogliente padrone di casa e sorrise in direzione dei loro ospiti. «I miei figli. Perdonateli per il ritardo, sono andati a fare compere per il nuovo anno scolastico e si sono intrattenuti più del dovuto» disse, includendo Draco nel gruppetto, con sua immensa sorpresa. Entrambi, che erano balzati in pieni non appena Nettie era entrata nella stanza, dedicarono loro un veloce cenno del capo e lasciarono che fosse Aloisius a fare le dovute presentazioni. «Naturalmente conoscete già Viktor Krum, accompagnato da Alexander Bell, figlio di Viktor Bell».

Draco si accigliò. Spiegata immediatamente la somiglianza: era il fratello maggiore di Katie Bell di Grifondoro, nonché figlio di uno dei Purosangue più influenti d’Irlanda e fra i pochi a non aver mai voluto contatti con il Signore Oscuro, senza subire ripercussioni. Nessuno sapeva perché. Questo Bell somigliava terribilmente al padre, con gli stessi capelli rossi e l’altezza impressionante, Katie invece era molto più bassa e bionda quasi quanto Draco. Avevano gli stessi occhi azzurri, però.

«Sono Alistair Malfoy, è un piacere fare la sua conoscenza, Mr Bell» si fece immediatamente avanti Alistair, stringendo la mano di Alexander. Sotto lo sguardo basito di Draco, un attimo dopo abbracciò Krum come se fosse stato un vecchio amico. «Ah, Vitya! Я не знал, что ты в8, avresti potuto avvisarci». Draco conosceva le basi del russo, non si aspettava che suo cugino lo parlasse tanto fluentemente. «Avevi promesso di venire alla fine del Campionato».

«Avevi anche promesso che saresti venuto a farmi controllare quella brutta ferita, ma sei andato da un altro medico» si intromise Nettie, senza nascondere il tono estremamente irritato, facendosi avanti ed abbracciando a sua volta Krum. Allungò poi la mano in direzione di Bell, senza tuttavia dire nulla di più. Evidentemente per lei non era un piacere fare la sua conoscenza. «Qualcuno può dirmi perché c’è un corpo imbalsamato sul mio tappeto persiano di quattrocento anni?».

Alexander Bell sorrise con aria compiaciuta. «Abbiamo impiegato parecchio tempo a recuperarla e riportarla in condizioni accettabili è stato piuttosto complicato. Non si preoccupi, Mademoiselle, non si rovinerà il suo bel tappeto» le disse, con tono che Draco osò definire flirtante. Naturalmente, Nettie non lo degnò di alcun tipo di risposta che fosse diversa da una smorfia disgustata, quindi lui puntò velocemente lo sguardo su Draco. «Ah, il più giovane rampollo Malfoy. Mia sorella dice che sei un Cercatore niente male, per quanto serpe» gli disse, allegro, allungando la mano verso di lui così che potesse stringerla. Il suo sguardo si fece improvvisamente malizioso, puntandosi momentaneamente sul suo accompagnatore. «Dice che alcune delle tue azioni migliori siano state pari a quelle del nostro buon Viktor».

Draco dubitava che la Bell si fosse mai professata in quel tipo di complimenti verso di lui, soprattutto perché sarebbero stati delle bugie immani. Krum, tuttavia, sembrò accigliarsi pericolosamente. «Katya ha sempre opinioni forti» mugugnò, allungando la mano per stringere a sua volta quella di Draco. «Mi dispiace per tuoi genitori, spero che possiamo aiutare».

«Questo è il motivo del cadavere» intervenne Aloisius, con una bizzarra allegria ad illuminargli il volto. «Hepzibah Smith9, una donna che Voldemort visitò durante il suo praticantato da Magie Sinister e che misteriosamente morì. Considerando che l’ingrediente principale di un Horcrux sia un omicidio, ho pensato che lei possa darci delle risposte al riguardo. Dubito che sia stata uccisa senza un motivo specifico, soprattutto perché è altamente improbabile che abbia avuto nemici».

Draco fissò il cadavere al suolo con un misto di disgusto e confusione. «Ma… è morta» fece notare, sentendosi un po’ stupido nello statuire l’ovvio. «Non… non si può parlare con i morti».

Krum e Alexander Bell si guardarono per un lungo istante, poi quest’ultimo ridacchiò. «Certo che si può… se li riporti in vita».

 

 

 

 

 

 

»Marnie’s Corner

 

 

Bentrovati e bentornati, cari amici di EFP!

 

Prima di tutto, ho una pagina facebook! Seguitemi per futuri aggiornamenti!

 

 

Ho dato dignità a Fleur, devo darla a Krum.

 

Chi mi ha seguita in “L’Erede del Male” saprà già cosa sanno fare i Bell.

Tranquilli, stavolta Katie non finisce come l’altra volta.

Forse.

 

 

              Ed Harry forse non è tonto come pensa Hermione.

 

 

Punti importanti:

 

 

» 1 – Ricordiamoci che Hermione è minorenne e non può usare la magia. La signora Weasley voleva tenerla impegnata, quindi via a tagliare le carote per la cena. Soprattutto perché le sembrava un po’ nervosa.

 

» 2 – *Inserire voce di Britney Spears* Oops I did it again. Chi mi ha seguita in “L’Erede” saprà.

 

» 3 – Mi sono ispirata al terzo film, quando Draco manda il bigliettino col disegno ad Harry. Volevo dargli capacità artistiche a questo povero figlio, perché fargli suonare il pianoforte mi sembrava scontato. E già lo suona Hermione, su.  

 

» 4 – Naturalmente è stato tutto un “incidente”. Draco mica ha nascosto il bigliettino con un incantesimo che ha impedito ad Hermione di notarlo ma ad Harry di trovarselo praticamente fra le mani. Assolutamente no. E di certo non l’ha aiutato Nettie a fare questa cosa. Sarebbe un imbroglio, non pensate?

 

» 5- A Beauxbatons hanno le casate? Boh, penso di sì. Comunque giocano sicuramente a Quidditch ed Alistair era un portiere. Sapete a chi altro piace il Quidditch? A Charlie.

 

» 6 – Francese, “loro non sono i miei servitori”.

 

» 7 – Per la serie: “Marne inventa regole del galateo purosangue”. Una sorella non sposata deve sempre fare il suo ingresso al braccio del fratello minore, perché il più grande è l’erede e quindi entra da solo, accanto al padre o al braccio della madre. Con quel gesto, Nettie rende immediatamente noto ai purosangue presenti che Draco è suo fratello. Perché Draco non lo ricorda? Lui non ha fratelli o sorelle, quindi quella regola non è mai stata importante per lui. Prima di Draco, Nettie entrava da sola agli eventi esclusivi.

 

» 8 – Russo: “Non sapevo fossi tornato in Inghilterra”. Il rapporto dei Malfoy™ e Krum verrà spiegato più avanti. Perché Alistair gli parla in russo e non in bulgaro? Il Russo è più comune ed avrà senso più avanti. Oltretutto sono sempre stata dell’idea che a Durmstrang parlino russo. Non possiamo saperlo con certezza, visto che ci sono studenti che hanno accento tedesco (dai libri lo si nota), altri che sono Bulgari (Krum) ed altri con cognomi palesemente russi. Io boh, la Rowling penserà che nel nord Europa parlino una sola lingua. E non fatemi iniziare con la discussione sulla ridicolaggine del numero delle scuole! Durmstrang vale per tipo tutto il nord ed est Europa e Beauxbatons per il sud Europa. Quindi ad Hogwarts ci vanno solo i ragazzini inglesi o irlandesi, nelle altre ci va un continente intero che ha almeno dieci lingue differenti. Lasciamo stare, va’.

 

» 9 – Aloisius Malfoy non aspetta Silente per fare le sue indagini. Aloisius Malfoy fa le cose come cavolo gli pare. E questo potrebbe essere pericoloso per i piani del preside.

 

 

Sono andata a vedere “Animali Fantastici” al cinema e ancora non so se piangere, ridere o dare fuoco ai miei libri di Harry Potter. Semplicemente terribile. Io sono fissata con i dettagli e ci sono cose in quel film che toccano la blasfemia.

Nonostante tutto, però, ci sono scene a dir poco bellissime, gli animali sono stupendi e Grindelwald vale tre volte Voldemort come cattivo.

 

Oh, sulla pagina facebook, quando ho postato l’anteprima di questo capitolo, ho dato un assaggio dei miei Nettie ed Alistair, passate a dar loro un’occhiata se vi va!

 

 

Vi aspetto domenica prossima! 

 

 

Per altre comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!

 

Grazie ancora a chiunque leggerà,

-Marnie

 

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Capitolo 7
*** Chiacchierata col Morto - Parte 2 ***


 

Il paradiso perduto.

 

Capitolo 7.

Chiacchierata col morto – Parte 2.

 

 

 

Ti avverto: questa creatura è portatrice di morte. Non mangerà mai, non dormirà mai e non si fermerà mai.”

[Ardeth Bey, dal film “La Mummia”]

 

 

Draco fissò Bell come se gli fosse spuntata un’altra testa e, accanto a sé, sentì Nettie trattenere bruscamente il respiro. Alistair, invece, era rimasto perfettamente immobile, limitandosi solo a spostare lo sguardo sul padre, come se si fosse aspettato che da un momento all’altro lui dicesse qualcosa riguardo la follia dell’ultima affermazione dell’uomo.

Nell’incredulità collettiva, fu Bell a parlare per primo. «Mi aspettavo una reazione differente, a dirla tutta. Di solito la gente scappa via urlando. In Irlanda è capitato in più di un’occasione che mi lanciassero dietro crocifissi e acqua santa, per qualche assurda ragione» commentò, arricciando il naso. Si voltò verso Krum, allora, ricevendo un’occhiata esasperata. «Mia sorella ti ha mai raccontato di quando mi hanno dato dell’Anticristo?».

«да1» fu la laconica risposta del cercatore bulgaro. «E tu hai ripetuto almeno sei o sette volte da quando ti conosco. Non è divertente come pensi» gli disse, sospirando, per poi tornare a guardare i tre giovani Malfoy, ancora in diversi gradi di shock. Sembrò perdere un paio di tonalità in viso, quando guardò Nettie. «Vi ho mai raccontato che mia nonna è capo di Ordine di Endor?».

Il modo in cui sua cugina sembrò gonfiarsi per la rabbia lasciò intendere a Draco che no, non avesse mai raccontato quel particolare.

«L’Ordine di Endor2 è stato fondato quasi tremilacinquecento anni fa da un gruppo di negromanti sfuggiti alle persecuzioni» intervenne Aloisius, impedendo alla figlia qualunque tipo di risposta e preferendo dare loro tutte le spiegazioni del caso. Era più probabile che quella spiegazione fosse diretta principalmente a Draco, che sembrava essere l’unico a non avere la più pallida idea di cosa stessero parlando tutti quanti. «Si trattava di sacerdoti egizi, devoti a Toth, perseguitati dai sacerdoti di Anubi perché con le loro conoscenze capaci di sottrarre al regno del loro Padrone delle anime che gli appartenevano».

«Toth era il dio della conoscenza, che è ciò che noi ricerchiamo più di tutto» si intromise Bell, con un sorriso allegro. «I negromanti erano dei canali attraverso cui era possibile ricevere dai morti il loro sapere, riportandoli per il tempo necessario nel mondo dei viventi. A questo scopo venne creato il Libro dei Morti3, un breviario con tutte le formule ed i riti che ancora oggi noi utilizziamo».

Aloisius annuì, seppur palesemente irritato dall’interruzione. «Il contenuto del Libro doveva restare segreto, così che nessuno all’infuori dei sacerdoti potesse conoscerne il vero potenziale. Sfortunatamente, però, nessuno aveva fatto i conti con l’incapacità dell’uomo di tenere dei segreti tanto a lungo, soprattutto quando questi sembravano l’unica via per ottenere potere o, secondo altre interpretazioni, l’amore» continuò, con un sospiro stanco. «Secondo i registri, una giovane sacerdotessa di Toth si invaghì di un iniziato al culto di Anubi, raccontandogli dei loro rituali per conquistarlo. Lui la sfruttò e la convinse a fargli vedere il Libro».

«Si chiamava Amunkhet» si intromise ancora una volta Bell, annuendo con aria saggia. «Una povera anima in pena, se volete il mio parere. Quando gli mostrò il Libro, lui provò a rubarlo e lei si oppose, venendo uccisa nel tentativo di proteggere i segreti della sua gente. Quando gli altri sacerdoti la trovarono, il Libro non c’era più ed i sacerdoti di Anubi erano già riusciti a farli incriminare tutti dal Faraone, accusandoli di aver adirato il loro Protettore ed aver causato una delle peggiori carestie dell’intera storia egizia fino a quel momento. Il Libro venne recuperato, ma era stato ormai irrimediabilmente corrotto dalla Magia della Morte ed i suoi rituali quasi completamente andati distrutti. I pochi sacerdoti rimasti e le loro famiglie furono costretti a scappare, rifugiandosi nelle terre di Canaan4 e da lì, dopo la seconda purga, si organizzarono in un Ordine, decidendo di sparpagliarsi per il mondo e non essere più semplici da trovare e sterminare. Endor è il luogo in cui l’Alto Sacerdote – o sacerdotessa – era solito risiedere. Ovviamente oggi non sono più rinchiusi in vecchie grotte e ogni Alto Sacerdote, quando eletto, ha piena libertà di domicilio. Per esempio, sua nonna», nel dirlo indicò Krum, rimasto sempre in silenzio, «è rimasta in Russia finché Grindelwald non l’ha costretta ad emigrare in Bulgaria».

Risvegliato dalla trans in cui sembrava essere caduto, Alistair fissò il cercatore con tanto d’occhi. «Mi hai detto che Grindelwald ha ucciso tuo nonno perché credeva che possedesse uno dei Doni della Morte» gli disse, accigliato, «ma non è stato così. È morto per proteggere lei?5».

Krum annuì, il volto scuro. Draco ricordava di aver visto quella stessa espressione quando lui aveva tentato di farselo amico. «Grindelwald pensava che mio nonno era Alto Sacerdote, era un ostacolo per lui. Nonna è riuscita a scappare con suoi figli in Bulgaria e da lì ha aiutato Silente a sconfiggerlo».

Draco ebbe un’illuminazione improvvisa. «Mi stai dicendo che la storia dell’Armata spettrale è vera?6 Davvero c’è stato un esercito di morti che combatteva contro Grindelwald e sotto il controllo di Silente?» domandò, sgranando gli occhi. Aveva letto più e più volte le cronache dello scontro e di come Grindelwald, disarmato, si fosse alla fine arreso, ma aveva sempre creduto che quel dettaglio fosse stato aggiunto per dare una maggiore credibilità alla scena. Hermione credeva che fosse tutta una bufala! Oh, quando le avrebbe raccontato… «Un’armata di zombie!».

Bell fece una smorfia. «Noi preferiamo il termine richiamati. Zombie è così volgare» si lamentò, alzando gli occhi al cielo con l’aria di un giovane principino scontento. Draco si chiese se anche lui avesse certe movenze involontarie e se anche lui avesse ispirato violenza in tutti gli altri. «Certo, da quando il Libro venne rovinato non è stato più possibile portare a termine delle rinascite complete. La Corruzione di Anubi ha appiccicato la morte agli spiriti, quindi i corpi tendevano a restare attaccati all’anima ed a risvegliarsi in qualunque condizione fossero al momento. È per questo che gli egizi erano fissati con la mummificazione» continuò, con tranquillità. «Siamo riusciti a girare intorno ai nostri stessi limiti ed abbiamo fortunatamente trovato modi per conservare i corpi o, comunque, riportarli in condizioni accettabili» nel dirlo, indicò il cadavere a terra. «Qualcuno di noi però è sempre troppo frettoloso o non abbastanza delicato, ergo la descrizione degli zombie che nella cultura moderna sembrano essere tanto apprezzati».

«Che cosa barbara» si lagnò Krum, con una smorfia, sobbalzando quando, all’improvviso, si ritrovò Nettie praticamente sotto al naso. «Ti prego, non uccidermi» pigolò allora, sollevando le mani con aria indifesa. «Ho un allenamento domani mattina».

Draco conosceva quello sguardo di sua cugina e sapeva benissimo che non fosse assolutamente portatore di buone conseguenze. I Malfoy, gli aveva detto suo zio poco tempo prima, erano una famiglia di ossessionati. Se trovavano una ossessione, allora erano pronti a morire per questa. O ad uccidere, in base ai casi. Per Aloisius, l’ossessione era stata sua moglie. Per Nettie era la scienza.

«Tu sei un negromante e non mi hai. Mai. Detto. Nulla?» sbottò, puntellando il dito sul petto del Cercatore con abbastanza forza da farlo indietreggiare. «Viktor, ci conosciamo da quando eravamo bambini» continuò, sdegnata come se Krum avesse preso a calci uno dei suoi cani infernali. Draco ritenne fosse una fortuna che le bestiole non fossero interessate a vendicare l’orgoglio ferito della “padrona”, altrimenti avrebbero avuto solamente dei brandelli di Krum da ricucire per rispedirli alla famiglia. «Come hai potuto?».

«In sua difesa» la interruppe Bell, avendo probabilmente notato che Aloisius non fosse interessato ad intervenire, «lui non è un negromante. Il Dono ha saltato un paio di generazioni, bizzarramente. Sua nonna era piuttosto disperata quando neanche sua sorella è riuscita ad aprire il Libro» spiegò, con una risatina. «Credo sia per questo che alla fine l’ha costretto ad un matrimonio combinato».

Gli occhi dei tre giovani Malfoy si posarono immediatamente su Krum, decisamente più pallido di poco prima. «Bell, ti avevo chiesto di aspettare».

L’altro lo liquidò con un veloce gesto della mano. «Sciocchezze, lo avrebbero saputo comunque. Deve sposare mia sorella e, se saranno fortunati, dovranno sfornare tutta una serie di piccoli negromanti appassionati di Quidditch che, ovviamente, giocheranno per la nazionale irlandese».

«Katie Bell è una negromante?» chiese Draco, anticipando di un secondo il coro di borbottii confusi dei suoi cugini. «Aveva la faccia di chi avrebbe potuto uccidermi nel sonno per aver respirato in sua direzione, ma non la faccia di chi avrebbe potuto riportarmi indietro!». Hermione avrebbe perso la testa se avesse saputo. Sarebbe completamente andata fuori dai gangheri alla sola idea di avere una Negromante praticamente alla porta accanto, costretta a non dirle nulla perché altrimenti l’avrebbero cacciata immediatamente da Hogwarts e la McGranitt le avrebbe dedicato quel suo sguardo pieno di disappunto capace di far piangere sia Tiger che Goyle. «Non posso crederci».

«Mia sorella è molto talentuosa» si vantò invece Bell, allegro. «Peccato sia minorenne per altri tre giorni, le sarebbe piaciuto venire e dare una dimostrazione delle sue abilità» continuò, sfoderando uno sguardo contrito che durò esattamente tre secondi, prima di tornare a puntarsi su Nettie ed illuminarsi. «Allora, dottoressa, per farmi perdonare di questa invasione e di tutte queste novità posso resuscitarle il cadavere, così che lei possa studiarlo come meglio riterrà opportuno?».

Nettie, per un istante, lo squadrò attentamente. «Questo è un modo per provarci con me?».

Bell si accigliò, prima di sollevare la mano sinistra – su cui svettava una fede nuziale – e scuotere il capo. «Per l’amor di Merlino, sono già stato maledetto da una moglie, di certo non ho intenzione di andare alla ricerca di un’altra donna che tormenti le poche ore che passo lontano da lei» spiegò, prima di sospirare con aria sognante. «La amo immensamente, sapete. Fra pochi mesi nascerà il nostro primo figlio, un maschietto. Lo chiameremo Liam7».

Ricevuta la notizia dell’apparentemente felice matrimonio del negromante, Nettie si illuminò, facendo venire i brividi al cugino. «Per favore, Monsieur Bell, resusciti un morto per me».

Solo in quel momento, Draco notò con la coda dell’occhio Alistair, gli occhi puntati sul padre pieni di accuse e rabbia. Senza salutare – bizzarro per lui, sempre estremamente educato – si avviò all’uscita, lasciandoli soli con i loro ospiti. Draco non aveva la più pallida idea di cosa fosse successo, se si trattasse di ribrezzo verso il rituale che a breve si sarebbe realizzato o di qualsiasi altro motivo. Sapeva soltanto che non aveva mai visto suo cugino talmente arrabbiato.

 

***

 

Senza che Draco sapesse come, all’improvviso si ritrovò coinvolto in quella che aveva tutta l’aria di essere una seduta spiritica appena uscita da uno dei libri babbani che Hermione gli aveva spedito per fargli capire quanto i pregiudizi non fossero solo quelli dei Purosangue. Che quegli autori babbani avessero visto un negromante all’opera, copiandone i rituali? Possibile, ma Draco dubitava che avrebbero avuto il coraggio di riportare su carta quanto avevano visto. Lui era un mago – figlio di Mangiamorte – e temeva che non avrebbe dormito per un bel po’, dopo quell’avventura. In compenso, avrebbe potuto vantarsi con la Granger per il resto della sua vita, vedendola struggersi per essersi persa una simile occasione.

La sua era una Sanguesporco bizzarra.

Accanto a lui, con gli occhi fissi sul cadavere, Nettie sembrava sul punto di perdere i sensi tanto era agitata. Dietro di loro, tutti i quattro i segugi infernali tenevano gli occhi rossi puntati su Bell, quasi volendolo sfidare a fare un passo falso. Erano nervosi e lo stesso Draco riusciva a percepirlo. Una branca dei Magizoologi contemporanei riteneva che i segugi fossero i guardiani del confine fra i vivi ed i Morti, quindi, in un certo senso, era come aver costretto dei poliziotti ad assistere ad un furto senza potersi muovere. Se Nettie non fosse stata presente, le sue bestiole avrebbero consentito a Bell di portare avanti quel rito?

«Hermione ci ucciderà quando saprà» mugugnò Krum, seduto al fianco di Draco. Aveva avuto la lungimiranza di piazzarlo fra se stesso e Nettie, forse preoccupato che lei potesse tentare di ucciderlo per i segreti tenuti tanto a lungo. Notando lo sguardo fra il confuso ed il preoccupato di Draco, il Cercatore ridacchiò. «Noi siamo… come dite in Inghilterra? Amici di penna8» spiegò, scuotendo il capo. «Ho sempre saputo che voi eravate amici e che poi…» fece un gesto vago con la mano, probabilmente intendendo l’evolversi piuttosto recente della loro relazione.

Draco, naturalmente, si irritò parecchio a quella notizia. «Già, che poi. Spero vivamente che quanto successo durante il Torneo Tremaghi non sia ancora nei tuoi obiettivi, Krum» sibilò, contrito, percependo di nuovo la stessa stizza che l’aveva colpito al Ballo del Ceppo. All’epoca la Sanguesporco non era per nulla interessata a lui – non come lui lo era già a lei – e fortunatamente non si era resa conto che non fosse stato solo Weasley a lanciare al bulgaro occhiate poco amichevoli. Che Weasley l’avesse fatto più perché geloso di quanto Hermione si fosse avvicinata a Krum e non l’opposto, non cambiava certo l’atteggiamento che entrambi avevano tenuto9.

Krum, maledetto, ebbe l’ardire di ridergli in faccia. «Malfoy, io devo sposarmi appena Katya finirà la scuola10» gli fece notare, scuotendo il capo. «Non ho intenzione di essere infedele. E Katya ha qualcosa che Hermione non ha, oltre ad essere intelligente e allegra» gli disse, ghignando con una certa soddisfazione. Al suo sguardo interrogativo, rispose con un sospiro vagamente sognante. «Lei è migliore cacciatrice di Hogwarts e vuole continuare anche dopo il matrimonio. Nessuno mi impedirà di mettere i miei figli su una scopa appena saranno capaci di tenersi in equilibrio».

Draco ebbe un flash dell’unica volta in cui aveva provato a mettere Hermione sulla scopa ed un brivido gli attraversò la spina dorsale. Poi, invece, pensò a quella volta in cui la Bell era riuscita a segnare con un colpo di piede dopo essere rimasta appesa alla scopa solo con una mano.

«Posso capire il tuo punto di vista» ammise alla fine, stringendosi nelle spalle.

Nettie si intromise nella discussione, senza tuttavia staccare gli occhi dal cadavere o dal negromante, che in quel momento era inginocchiato ed intento a mescolare erbe estremamente puzzolenti in diversi contenitori d’oro e argento. «Mi auguro di ricevere almeno un invito al matrimonio, visto che per il resto sono stata completamente ignorata» sbottò, con cattiveria. Krum abbassò lo sguardo, colpevole, ma lei non sembrò intenzionata a farsi intenerire. «Non hai mai pensato di dirci della tua famiglia? Capisco tu abbia voluto tenere il segreto con me, avrei tentato di aprirti in due alla prima occasione… ma Alistair! Viktor, sei il suo migliore amico».

Draco era sempre più basito.

Krum sospirò, passandosi una mano fra i capelli. «Съжалявам11, Nettie, ma non è stata una mia scelta» mormorò, incrociando le braccia al petto. «Mia nonna è sempre stata molto chiara, per la sicurezza dell’Ordine nessuno è autorizzato a rivelarne i segreti con gli estranei. L’ultima volta, mio nonno e tanti altri sono stati uccisi da Grindelwald».

Confuso, Draco sollevò lo sguardo dalle proprie mani e lo puntò sulla porta oltre la quale erano spariti prima Alistair e poi Aloisius. Dubitava che lo zio fosse andato a parlare e calmare il figlio maggiore – non era decisamente nel suo stile – e comunque dubitava che suo cugino avrebbe sentito ragioni. Lo aveva visto arrabbiato ben poche volte e gli erano bastate per sviluppare un briciolo dello stesso divino terrore che provava per Nettie. Fu pensando a loro due che, tuttavia, Draco cominciò a far lavorare il cervello sulle circostanze che si stavano presentando.

Nessuno poteva sapere dei negromanti, eppure Aloisius sapeva.

Non solo sapeva – cosa giustificabile, visti gli agganci che aveva avuto grazie all’Ufficio Misteri – ma conosceva la famiglia dell’Alta Sacerdotessa. La conosceva al punto che suoi figli erano diventati amici intimi del nipote della stessa.

«Voleva provare a riportare in vita sua moglie, non è vero?» chiese, senza guardare nessuno in particolare, il tono più neutro possibile. «Per questo andavate a trovare la famiglia di Krum».

Viktor ebbe il buongusto di abbassare lo sguardo, mentre Nettie sbuffò una risatina sprezzante. «Lui è riuscito a far riportare indietro nostra madre» specificò, lasciando trapelare una stizza che Draco non credeva di averle mai sentito usare prima d’allora. «Un giochetto da ragazzi per l’Alta Sacerdotessa, immagino. Ma deve aver impiegato anni per rimettere insieme quello che l’Ardemonio aveva lasciato» continuò, senza neppure voltarsi a guardare in direzione del vecchio amico, evidentemente non bisognosa di conferme. «Immagino quello fosse il motivo delle tante estati trascorse in Bulgaria, nella tenuta della sua famiglia. Poi, finalmente, è riuscito a rimettere insieme abbastanza pezzi da poterla richiamare. Immagino che il risultato non sia stato dei migliori, visto che maman non è qui con noi».

Krum sospirò. «Non conosco i dettagli, ma mia nonna ha detto che quando l’ha riportata indietro, lei soffriva tanto. Le sue urla erano terribili, perché le ferite dell’Ardemonio non guariscono» spiegò, cupo, alzando gli occhi al cielo con aria sconfortata. «Non ho idea di cosa sia successo dopo, però. Da quell’anno non siete più venuti a farci visita in estate».

«Posso dirvelo io». Facendoli sobbalzare, Alistair fece la sua comparsa, lasciandosi cadere al fianco di sua sorella e senza guardare nessuno di loro negli occhi. «Stavo tentando di sgattaiolare in giardino per fare un giro con la scopa al chiaro di luna. Sentii le urla e riconobbi la voce di mia madre. Ovviamente mi precipitai a vedere, perché non poteva essere vero» la sua voce raggiunse il livello di un sibilo furioso, facendo accapponare la pelle a Draco. «Arrivai giusto in tempo per veder un mostro dalla carne bruciata essere ucciso da mio padre. Poi ricordo solo di essermi svegliato accanto alla mia scopa e di essere stato punito per essere sgattaiolato fuori. Quando gli raccontai cos’avevo visto, lui negò tutto e mi fece sentire un idiota incapace di distinguere fra realtà e incubi». Si voltò solo in quel momento verso di loro, fulminandoli con i suoi occhi verdi chiarissimi. «A quanto pare, non sono mai stato un idiota».

Prima che qualcun altro potesse intervenire, le porte principali vennero aperte, lasciando entrare Aloisius ed altre tre persone: Kingsley Shacklebolt, Remus Lupin e Bill Weasley. Draco sapeva che suo zio avesse mandato a chiamare rappresentanti dell’Ordine della Fenice e, per un momento, aveva sperato che Hermione si sarebbe accodata. Ovviamente la parte più razionale di lui era cosciente che prima di lei sarebbe stato Potter a dover essere presente, ma anche lui sembrava non essere stato chiamato in causa. Era piuttosto certo, però, che Silente avrebbe dovuto essere presente.

Bizzarro.

«Signori, vi presento Alexander Bell, Negromante di Endor» presentò Aloisius, accomodandosi sulla sua poltrona con un leggero tonfo. Era pallido, aver camminato autonomamente tanto a lungo doveva averlo portato allo stremo, ma non avrebbe mai usato la sedia a rotelle davanti ai loro ospiti. «Il professor Silente non è stato disturbato per questo incontro, la sua posizione riguardo i Negromanti avrebbe potuto ostacolare la nostra ricerca» spiegò, probabilmente in favore dei figli e del nipote12. Draco non aveva la più pallida idea di cosa stesse parlando. «Ho chiesto quindi all’Agente Shacklebolt ed ai signori Lupin e Weasley di essere presenti per testimoniare quanto accadrà». Rivolto a Bell, sembrò sentirsi in dovere di specificare altro. «Oltre ad un Auror, ho ritenuto che uno Spezzaincantesimi specializzato nell’Antico Egitto ed un mio collega potessero essere d’aiuto» spiegò, lanciando quindi uno sguardo a Lupin. «Ho motivo di credere che i migliori risultati nella materia, ad Hogwarts, siano stati ottenuti grazie a lei».

Lupin accennò un sorriso. «Il mio piccolo problema peloso ha impedito che il mio contratto si espandesse oltre il singolo anno».

Draco si sentì leggermente in colpa. Lupin era stato trasformato da Greyback quando era un bambino e da allora era stato condannato a non avere più una vita normale. Le cicatrici sul suo viso non erano più, agli occhi di Draco, un simbolo di vergogna. Anche lui ne aveva una sul braccio e il peculiare piacere per la carne al sangue che nelle ultime settimane aveva sviluppato lasciava bene intendere quanto avesse rischiato di fare la stessa fine dell’ex insegnante.

Aloisius lo scrutò per un lungo istante. «Com’è il suo francese, Monsieur Lupin?».

Il licantropo lo guardo con confusione, prima di rispondere. «Direi più che decente. Ho vissuto in Francia per un paio d’anni, la loro politica sui mannari è meno pesante di quella inglese, ma quando Silente mi ha offerto il lavoro ho preferito tornare a casa». Curioso, piegò il capo di lato. «Posso chiedere il perché di questa domanda?».

«Madame Maxime sta ancora cercando un rimpiazzo per me. Mi ricordi di scriverle una lettera di referenze».

«Sono pronto». Bell impedì che Lupin potesse dire alcunché. La sua voce era diventata cupa e sembrava quasi avesse l’eco. Quando Draco si voltò verso di lui, mancò poco che il cuore gli balzasse fuori dal petto. Dell’uomo allegro che era stato prima, non era rimasto assolutamente nulla: pallido come un cadavere, occhi come coperti da una patina di petrolio e strani tatuaggi luminescenti su tutto il viso, era diventato l’esempio da libro di testo di come un negromante avrebbe dovuto essere. Draco credeva che quella “forma” fosse naturale a quelli come lui, che, semplicemente, fossero così, non immaginava che l’utilizzo del potere comportasse quella trasformazione.

«C’est manifique» esalò Nettie, accanto a lui, gli occhi sgranati ed il viso rapito in un’espressione di incontenibile meraviglia. Sembrava sul punto di balzare in avanti per osservare meglio la procedura, quindi Draco reputò che fosse saggio afferrarle il braccio per tenerla ferma, pur non allontanando lo sguardo da negromante e cadavere davanti a lui.

Bell iniziò a borbottare parole in una lingua a Draco sconosciuta, dondolando su se stesso e lasciando che le sue mani si posassero sul petto del corpo che lo fronteggiava, coperto precedentemente dalle stesse erbe che lui aveva preparato. Nella stanza, la temperatura sembrò scendere di parecchi gradi e, lentamente, tutte le luci presenti si assopirono, come coperte da un telo scuro a loro invisibile. I segugi infernali si fecero avanti, ringhiando con rabbia, ma non oltrepassarono mai la linea formata dai Malfoy e da Krum. La litania del negromante crebbe d’intensità ed uno strano odore di fiori bruciati ed incenso cominciò a pervadere la stanza. Draco sentì un brivido di freddo attraversargli l’intero corpo, seguito da un’ondata di calore che gli mozzò il respiro.

Poi, come se fosse stato naturale, la mummia spalancò gli occhi.

 

 

 

»Marnie’s Corner

 

 

Bentrovati e bentornati, cari amici di EFP!

 

Prima di tutto, ho una pagina facebook! Seguitemi per futuri aggiornamenti!

 

 

Perché io torno sempre ai miei vecchi amori e Katie Bell negromante è uno di questi.

 

Vi giuro che sto pubblicando per semplice forza di volontà, non ho idea di cos’ho scritto. Purtroppo sono in piena stesura della parte finale della mia tesi, quindi devo chiedervi di avere pazienza se i prossimi aggiornamenti arriveranno un po’ a singhiozzo.

Sono stanca.

 

 

              #SaveViktor

 

 

Punti importanti:

 

 

» 1 – “Sì” in russo

 

» 2 – Perché Endor? Non mi sono inventata il nome. La Strega di Endor è una negromante dotata del potere di evocare lo spirito dei morti, citata nella Bibbia, nel capitolo 28 del primo libro di Samuele. Il testo biblico non ne riporta il nome, ma nella tradizione rabbinica è identificata con Zefania, madre di Abner, primo cugino e comandante in capo dell'esercito di re Saul.

 

» 3 – Questo libro esiste veramente nella tradizione egizia ed è stato più volte ripreso da svariati libri e film (Es. La Mummia). Io l’ho, ovviamente, plasmato a modo mio. Per qualsiasi domanda al riguardo non siate timidi e chiedete! Non mi dilungo nelle spiegazioni perché sono davvero esausta e non credo di potermi esprimere al meglio!

 

» 4 – Anche qui, non mi sono inventata il nome del Paese. La Bibbia contiene numerosi riferimenti alla negromanzia: nel Deuteronomio il popolo di Israele è messo in guardia dalle pratiche negromantiche degli abitanti di Canaan. Ergo, dall’Egitto li ho spostati lì.

 

» 5- Nel quarto libro (CREDO), Krum dice che Grindelwald ha ucciso tante persone, fra cui suo nonno. Dovendo cercare un motivo, ho buttato lì che credesse che lui fosse in possesso dei Doni, quando in realtà lo credeva l’Alto Sacerdote. A questo punto della storia, sia i Malfoy che Krum ritengono che i Doni siano una pura fantasia.

 

» 6 – Dopo Animali Fantastici 2, mi sento autorizzata a scrivere qualunque scemenza relativa alla sconfitta di Grindelwald. Quindi ho deciso che la nonna di Krum ha aiutato Silente evocando un esercito di spiriti in stile Signore degli Anelli ma con gli zombie al posto dei fantasmi (Mi riferisco alla Battaglia di Pelagir con l’Esercito dei Morti evocato da Aragorn).

 

» 7 – Io amo Alexander Bell. E lui ama sua moglie. È stato un convintissimo scapolo finché non l’ha incontrata e da lì, semplicemente, non sapeva come smettere di parlare male del matrimonio. Quindi ora è una contraddizione vivente. Lui vive per sua moglie ed il loro bimbo non ancora nato. Alexander Bell è un Draco Malfoy che non è cresciuto fra i Mangiamorte.

 

» 8 – Hermione ha continuato a scrivere a Krum almeno per tutto il quinto anno. Per me, la loro amicizia è continuata anche dopo ed Hermione ha sentito di potersi confessare solo con lui, lontano e consapevole di cosa voglia dire vivere con i pregiudizi della famiglia (nel suo caso, della scuola) sul collo. Hermione e Krum BFF.

 

» 9 – Sapete che a me Ron non piace. È praticamente una premessa per chiunque voglia leggere i miei lavori. Ora, nel quarto libro abbiamo Ron con le crisi di gelosia, giusto? Per me, quelle crisi sono non per Hermione ma verso Hermione, perché lei ha avvicinato Krum, l’idolo di Ron. Mi rifiuto di accettare la versione dei libri.

 

» 10 – Piccola digressione. Krum e Katie si sono conosciuti al Torneo Tremaghi ma avevano già avuto modo di incontrarsi grazie alla famiglia di lui. Proprio quell’anno, dopo averli visti discutere insieme amabilmente, Nonna Krum ha colto l’occasione di prendere due ippogrifi con una cioccorata: accasare il nipote ed accaparrarsi una delle stirpi più forti in famiglia. Non è un mistero, infatti, che Alexander Bell possa diventare il futuro Alto Sacerdote e far sposare suo nipote con la sorella è un modo per tenere la famiglia in buone grazie. E, ovviamente, spera in tanti pronipoti negromanti. Una specificazione: nella società purosangue, ancora di più in quella dei negromanti, il matrimonio combinato non è un tabù. È normale. Krum e Katie, oltretutto, avevano già iniziato a farsi gli occhietti dolci. Che lei abbia quasi compiuto diciassette anni e sia ancora a scuola è relativamente irrilevante, i libri ci insegnano che i maghi si sposano abbastanza giovani.  

 

» 11 – “Mi dispiace” o “scusami” in Russo.

 

» 12 – Silente non apprezza i negromanti, forse perché mettersi in contatto con i morti della sua famiglia (e non) potrebbe non essere un’esperienza carina? Forse perché sente ancora il rimorso verso di loro ed ha paura che se vedessero cosa sta combinando potrebbero arrabbiarsi un pochino? #codadipaglia

 

 

 

Zio Aloisius sta proprio mettendo i bastoni fra le ruote del Preside. Cosa succederà?

 

 

Vi aspetto martedì prossimo! Se ci saranno cambiamenti vi avviserò, perdonatemi ed abbiate pazienza! 

 

 

Per altre comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!

 

Grazie ancora a chiunque leggerà,

-Marnie

 

 

 

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