Gemini Radio

di BluAvis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Link Start ***
Capitolo 2: *** Frequency 1.08 ***
Capitolo 3: *** Can you hear me? ***
Capitolo 4: *** Stab ***
Capitolo 5: *** Butterfly Effect ***
Capitolo 6: *** Steal Someone's Thunder ***
Capitolo 7: *** It's a New Dawn, It's a New Day, It's a New Life ***
Capitolo 8: *** Loop Warning ***
Capitolo 9: *** Switch ***
Capitolo 10: *** And yet to Fail ***
Capitolo 11: *** It's Nothing to Die, It's Frightful not to Live ***
Capitolo 12: *** Bae or Bay? ***
Capitolo 13: *** I've just been in this Place Before ***
Capitolo 14: *** Circle of Life ***
Capitolo 15: *** Credits ***



Capitolo 1
*** Link Start ***


 
Link Start
 
Kyoka non aveva programmato niente di particolare in occasione dei suoi sedici anni, così si era affidata alle idee di Yaoyorozu ed Hagakure. Le compagne di classe non avevano voluto sentire ragioni, così, la mattina del primo Agosto, avevano insistito nel portare l’asociale amica a Tokyo.
- Sul serio, ragazze, dove stiamo andando?
- Fidati di noi, Jiro-san.
- Io mi fido, ma questa benda è veramente necessaria?
Prima di svoltare un determinato vicolo, infatti, Momo aveva creato un nastro di seta nera, lungo e sottile, avvolgendolo intorno agli occhi della festeggiata. La maglietta fluttuante di Hagakure svolazzava allegra al fianco di Kyoka. I guanti della ragazza invisibile le si poggiarono sulle spalle, strofinandole con vigore.
- Allora, Kyoka-chan, sei pronta? Sei pronta?
- Pronta per cosa?
- Per questo!
Hagakure diede un elegante strattone al nodo della benda, il quale si sciolse immediatamente. Il bavaglio si sfilò e cadde al suolo, permettendo a Jiro di vedere ciò che avesse davanti. Era un semplice negozio, non più appariscente di altri, anzi, piuttosto trasandato. Un insegna di legno recitava la scritta “Koroko’s”. Kyoka alzò un sopracciglio, confusa.
- Ehm… wow… quindi?
Yaoyorozu voltò le spalle all’ingresso e s’inchinò elegantemente, ricordando un po’ il maggiordomo che invita gli ospiti ad entrare nella dimora.
- Siete davanti al miglior negozio d’antiquariato musicale del Giappone. Jiro-san, prego, a voi l’onore.
Kyoka si avvicinò trepidante alla porta e la spinse. Una campanella squillò all’aprirsi dell’uscio, annunciando l’arrivo dei clienti.
 
Vi era un forte odore di chiuso e naftalina. Era come se fosse abbandonato. Jiro si guardò intorno, estasiandosi ad ogni secondo che passasse. Per lei quello era un paradiso, un eden polveroso e maleodorante. Vi erano apparecchiature e strumenti musicali fin dove occhio potesse mirare. Ogni angolo della stanza era occupato da una chitarra, un sassofono, una tromba o una batteria. Vi erano anche strumenti come il mandolino, l’ukulele, lo schiaccia-pensieri, qualunque tipo di percussione. Quel posto traboccava di cultura, una cultura ben specifica, la cultura che Kyoka amava. Gli occhi le si riempirono di lacrime, nel mentre si voltava a guardare le amiche, entrambe compiaciute nel vederla così entusiasta come in poche altre occasioni.
- Questo posto è stupendo.
Sussurrò, incapace di scandire chiaramente le parole.
- E non hai visto ancora niente, mia cara signorina!
A parlare era stato un uomo di mezza età, sbucato da dietro il bancone, in mezzo alle pile di vinili. Aveva una lunga chioma argentea, segnata da qualche ciuffo di bianca giovinezza perduta. Indossava un largo cappotto grigio, con il colletto spiovente. Una delle maniche era ripiegata su se stessa fino alla spalla, non essendoci un braccio sinistro da coprire.
- È nel retro che si trova la vera magia!
Decantò lui. Kyoka si alzò sulle punte, inclinandosi in avanti e congiungendo le dita davanti al petto. Nessuno l’aveva mai vista così piena di vita.
- Lei è il signor Koroko?
- In persona. Devo supporre di avere il piacere di parlare con la signorina Jiro?
- Come f-fa a conoscermi?
- Le tue amiche sono già venute a trovarmi, pochi giorni addietro. Mi avevano detto che avrebbero portato una conoscente appassionata di musica.
Il negoziante sorrise con calore paterno. Cominciò a rovistare tra i cassetti del bancone, aiutandosi con l’unico braccio disponibile. Ne estrasse una logora scatola scarlatta, esponendola in modo che Jiro la vedesse.
- E non solo. Quelle adorabili fanciulle hanno passato un intero pomeriggio qui dentro per decidere cosa acquistare. Alla fine hanno optato per questo.
Mostrò il contenuto della scatola. Era un vecchio modello di lettore cd, uno di quelli circolari, piuttosto ingombrante. Insomma, la rappresentazione della non-ergonomica. La ragazza lo afferrò con le mani tremanti, prima di voltarsi lentamente verso le compagne di classe. Queste ultime si esibirono in un largo sorriso. Almeno, Momo aveva sorriso di certo, probabilmente era lo stesso anche per Hagakure, sulla fiducia.
Jiro stava raggiungendo il limite, non avrebbe trattenuto la commozione a lungo.
- Ragazze… non vorrete dire che…
- Accettalo come nostro regalo, Jiro-san.
- Buon Compleanno, Kyoka-chan!
Perfino il negoziante era trasportato da quell’atmosfera d’affetto. Earphone Jack strinse il dono al petto, incapace di esprimere la propria gioia.
- Grazie, grazie mille. Grazie ad entrambe.
Kyoka continuò a spartire ringraziamenti fino al ritorno a Musutafu.

*
 
Jiro, supina nel letto della propria camera, ripensava a tutti i bei momenti passati quel giorno, trascorso all’insegna del divertimento e dello svago. Momo e Tooru le avevano regalato uno dei migliori compleanni di sempre, anche il resto della classe si era dato da fare per preparare la festa a sorpresa nella sala comune del dormitorio.. Era stato divertente, anche per una persona apatica come lei.
Avrebbe dovuto dormire, lo sapeva, altrimenti non sarebbe riuscita a concentrarsi, l’indomani in classe. Invece non seppe resistere alla tentazione. Si alzò dal letto, camminò scalza per tutta la camera, fino alla scrivania. Scartò nuovamente il suo regalo e poggiò il lettore cd sul materasso. Piantò gli spinotti e fissò per un istante il vuoto, realizzando la crudele verità.
- Accidenti, che scema!
Si ritrovò ad esclamare, ben attenta a non svegliare i vicini di stanza.
- Avrei potuto comprare qualche cd! Questa scatoletta non può mica leggere le pen-drive!
Stette a guardare malinconica l’apparecchiatura, accarezzandola gentilmente.
- È così bello… ragazze, grazie ancora… mh?
Aveva aperto lo scompartimento del lettore, il quale si era spalancato di scatto, tramite un meccanismo a molla. All’interno vi era già un cd, totalmente bianco.
- Che fortuna, non ci credo!
Si concesse un attimo di pausa, per poi ridere.
- Eh eh eh… spero che, una volta ascoltato, non mi restino sette giorni di vita.
Decise di rischiare, in barba alla suggestione.
 
Chiuse lo scomparto, accese il lettore e spinse “Play”.
 
Ne seguì un continuo rumore di statico. Non vi erano canzoni registrate all’interno di quel cd, era vuoto.
Un altro sorriso, questa volta amaro, dipinse il volto di Jiro.
- E te pareva, sempre la sfiga nella fortuna.
Stava quasi per rimuovere i lobo-jack dall’apparecchio e posare tutto, quando lo statico iniziò a fremere. Ci furono alcuni fischi, simili a quelli emessi dalle vecchie radio quando cercano di beccare la frequenza giusta. Poi, una voce. Una voce flebile, lontana, ovattata. Grazie al suo Quirk, in grado di captare i suoni più bassi, Kyoka riuscì a distinguere solo tre parole.
 
- Riesci a sentirmi?

 
                                                                                                                                                                     Prossimo Capitolo: Frequency 1.08
                                                                                                                                                                     Coming Soon: 28/10/2018  15:00
                                                                                                                                                                     Autore: BluAvis

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Capitolo 2
*** Frequency 1.08 ***


 
Frequency 1.08
 
La timida ragazza avrebbe voluto possedere un Quirk d’invisibilità. Era acquattata dietro uno dei folti cespugli del parco, quello con la miglior visuale sulla sua “preda”. Quest’ultima era stirata poco più lontano, precisamente ai piedi del dislivello della collinetta, sulla riva del lago cristallino. Era un suo coetaneo, capelli neri come la pece, un viso d’angelo, il corpo slanciato ed atletico, due grandi occhi scuri. Per la ragazza, non esisteva miglior rappresentazione della bellezza maschile. Fortuna delle fortune, quel ben di Dio era il suo capo-classe, anche se non fosse mai riuscita a scambiarci più di qualche sterile convenevole. In quei giorni d’estate, poi, a causa delle vacanze scolastiche, non aveva la possibilità di ammirarlo tra i banchi dell’aula, così aveva cominciato a “pedinarlo”, fino a quando non era riuscita a scoprire dove andasse a rilassarsi ogni pomeriggio.
 
- Guarda che lo stalking è perseguibile penalmente…
 
La ragazza sentì il cuore balzarle in gola. Si girò di scatto, voltandosi per guardare la proprietaria della mano che le avesse afferrato improvvisamente la spalla. Si aspettava di dover dare spiegazioni al sorvegliante del parco, ma quando i suoi occhi si posarono su quei lunghi ricci castani, non poté fare a meno di tirar un sospiro di sollievo.
- Mi hai fatto prendere un infarto, Shirone.
Le disse, tastandosi il petto, ansante, cercando di calmare il battito accelerato. La colpevole rise di gusto, accomodandosi al suo fianco.
- Vuoi davvero passare tutte le vacanze estive a spiarlo, Naomi?
Shirone Nomikata e Naomi Himitsu, migliori amiche fin dai tempi delle medie, compagne di classe anche all’accademia per eroi, della quale erano appena matricole. Naomi sorrise imbarazzata, tornando a spiare tra le foglie.
- Non posso farci niente, mi piace un casino.
Commentava, nel frattempo. Il suo grande amore si chiamava Ren Fujisetsu, conosciuto il giorno della cerimonia d’apertura. Shirone la guardò intenerita, un po’ come una madre guarda la figlia adolescente in preda alla prima cotta.
- Non hai proprio intenzione di dichiararti?
- E come potrei farlo? Ci parliamo a malapena.
- Potresti usare il tuo Quirk su di lui e dirgli che sia stato un “colpo di fulmine”!
Naomi distolse lo sguardo da Ren solo per fissare indignata l’amica.
- Ma quanto sei divertente! No, guarda, originalissima.
Commentò, sarcastica.
- Non è colpa mia se non hai senso dell’umorismo. E pensare che son venuta qui, dietro questo cespuglio, in qualità di migliore amica dell’universo, solo per farti rendere conto di quanto tu stia facendo tardi.
- Tardi?
Naomi guardò il proprio orologio. Realizzò tutto in una frazione di secondo.
- Accidenti, hai ragione! Papà se la prenderà a bestia, maledizione!
Si alzò di scatto, raccolse la borsa e salutò distrattamente l’amica, iniziando a correre all’impazzata verso l’uscita del parco.
 
Quello era un giorno importante per lei e suo padre, lo sapeva, ma aveva voluto comunque concedersi un momento per sé stessa, accovacciata in quel cespuglio ad osservare Ren, l’unica visione capace di lenire la tristezza che la opprimesse.
Tra la corsa del bus, la metro e l’ultimo sprint, arrivò a casa verso tarda sera. Aprì la porta, entrò, si tolse le scarpe ed incalzò le ciabatte. Scattò verso il salotto, quasi rischiando di scivolare sul parquet, ma alla fine si ritrovò faccia a faccia con lui.
- Bentornata.
La accolse il padre, apparentemente tranquillo. I lunghi capelli, di un inusuale biondo, proprio come quelli di Naomi, erano legati in un elegante coda di cavallo; la barba incolta, dorata anch’essa, era stata rasata e curata, come di consueto in quell’occasione. Era vestito molto casual, Naomi sapeva che quello stile non sarebbe mai cambiato, qualsiasi fosse stato l’evento in questione.
- Ciao, papà, come stai?
- Molto bene, è già tutto pronto. Tu, Naomi? Come è andata la passeggiata?
La ragazza non rispose, anzi, sembrò assumere un’aria malinconica.
- Papà, almeno quando siamo soli a casa, potresti evitare di chiamarmi così.
Il padre si fece improvvisamente serio.
- Assolutamente no. Cerca di accettare la cosa.
Si alzò dal divano e si parò davanti la figlia, poggiandole entrambe le mani sulle spalle. I suoi occhi erano decisi ad incontrare quelli della ragazza.
- So che è difficile, ma la realtà è ormai questa. Io sono Makoto Himitsu, padre della meravigliosa sedicenne Naomi Himitsu, ci siamo trasferiti in questo paese da circa cinque anni e abbiamo costruito un ottimo rapporto con i vicini.
- Sì… però…
- Non voglio sentire altre storie, non oggi. Per favore, cara, adesso preghiamo.
E così fecero. Accesero a turno l’incenso dell’altare commemorativo, batterono le mani, come da rituale, e si concentrarono sulle proprie emozioni.

Dopo un breve momento di silenzio, Makoto asciugò le lacrime e sospirò. Guardò la figlia, ugualmente commossa, e le accarezzò il capo, scompigliandole i capelli. Lei sorrise tristemente, poi si alzò dal tappeto, rivolse un ultimo inchino alla foto di quella magnifica donna e fece per salire le scale a chiocciola.
- Vuoi già farlo?
Le chiese suo padre, ancora rimasto in salotto.
- Sì, come ogni anno.
Era quello il loro rapporto, Naomi lo adorava. Non erano necessari giri di parole o chiarimenti, lei e suo padre si intendevano all’istante. Una volta in camera, si barricò dentro. Non sarebbe stato necessario, il genitore aveva sempre rispettato la sua privacy, ma Naomi si sentiva molto più a proprio agio così, rendeva la cosa intima, perché in effetti lo era. Cercò all’interno dell’armadio, fino ad uscirne una scatola di cartone, parecchio malandata. All’interno vi era un obsoleto lettore cd. Sembrava fatto interamente di plastica, come un giocattolo. Una volta assicuratasi che funzionasse a dovere, fece scorrere il dito per la lista di cd d’epoca, impilata su una mensola sopra il letto, fino a trovare quello interessato. Rimosse il disco bianco dalla sua custodia, la luce della lampada illuminò l’etichetta adesiva con su scritto “Alla mia piccola”. Fece molta attenzione nell’inserirlo dentro l’aggeggio.
 
Chiuse lo scomparto, accese il lettore e spinse “Play”.
 
Naomi si fece abbracciare da quella meravigliosa voce, riscaldare da quelle dolci parole. Nonostante la conoscesse a memoria, ogni qualvolta la sentisse era un’emozione travolgente. La registrazione finì presto, sempre con la stessa frase.
- Ti voglio bene anche io…
Sussurrò Naomi, in risposta. Stava per togliersi le cuffie, quando si accorse dell’insolito rumore di statico. Ascoltava quel disco da anni, ma non le era mai capitato di udire quei suoni. In mezzo a quello sgradevole sonoro, però, le parve di distinguere alcune parole sconnesse, ben diverse da quelle che fosse solita sentire.
 
“...te...”         
                     “…sempre…”             
                                                          “…fortuna…”
 
Naomi reagì d’istinto. Afferrò sia il lettore che il cavo dell’auricolare.
- Pronto?
Cosa stava facendo? Non era mica un cellulare, non era in chiamata con qualcuno.
- C’è qualcuno? Chi sei?
Forse era stata la suggestione di quella giornata così particolare, ma la ragazza volle crederci fino in fondo.
- Riesci a sentirmi?


                                                                                                                                                       Prossimo Capitolo: Can you hear me?
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                                                                                                                                                       Autore: BluAvis

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Capitolo 3
*** Can you hear me? ***


Can you hear me?
 
Naomi attendeva, il cuore scombussolato da un turbine di emozioni contrastanti. Premeva sulle orecchie con entrambe le mani, in modo che gli auricolari aderissero maggiormente ai timpani, al fine di sentir più chiaramente possibile.
- Riesci a sentirmi?
Ripeté, un po’ più decisa, anche se ancora tremante.
- Ehm… sì?
La risposta la fece cadere giù dal letto. Cercò di ricomporsi velocemente e si rimise le cuffie, rimanendo a distanza dal lettore cd, come se fosse una bomba sul punto di esplodere. Fece un altro tentativo.
- Tu… chi sei?
Ci fu un altro intervallo di vari secondi, prima che sopraggiungesse la risposta.
- Mi chiamo Kyoka… non sono impazzita, vero?
Naomi avvertì un improvviso vuoto allo stomaco. Era la voce di una ragazza, ma il sottofondo di statico rendeva le sue parole difficilmente comprensibili. Avvicinò il microfono degli auricolari alla mento.
- No… non credo tu sia impazzita…
Disse, balbettante.
- Cioè… fermo restando che anche io sia ancora sana di mente… anche se di questo non sono più molto sicura…
- Che cosa sta succedendo? Stavo cercando di ascoltare un po’ di musica nel mio lettore cd… e mi sono ritrovata a parlare con te.
- Eh, siamo sulla stessa barca. Io non sto mica smanettando con un cellulare, sono collegata ad un lettore pure io… e sto sentendo te.
 
- Qual è il tuo nome?
- Io sono…
La risposta galleggiò in un limbo, prima di completarsi.
- …Naomi. Il mio nome è Naomi.
 
- Beh… ecco… piacere di conoscerti, Naomi. È davvero una strana situazione.
- Direi proprio di sì. Da dove… non mi viene il termine corretto da usare… insomma, da dove stai parlando?
- Dalla mia camera del dormitorio, sto alla U. A.
- Eeeeh? Stai scherzando? In questo momento ti trovi a Musutafu, vicino Tokyo?
- Esatto. Perché, tu dove stai?
- Io sono praticamente dall’altra parte del Paese! Vado alla Shiketsu!
Naomi non aveva ancora scartato l’ipotesi dell’esaurimento nervoso.
Eppure era tutto reale, stava intavolando una discussione con una persona a chilometri di distanza, per mezzo di un vecchio lettore cd ambulante.
Stette ad ascoltare la controparte. Il suono cominciava ad essere più distorto, come se stesse perdendo il segnale.
- Shiketsu? La scuola dell’Ovest? Ho incontrato alcuni della tua scuola solo alcune settimane fa! Non è che hai partecipato all’ultimo esame per la licenza temporanea d’eroe? Forse ci siamo incrociate lì!
Naomi non era certa di aver capito bene, ormai afferrava una parola sì e una no.
- Licenza temporanea? Ne sei certa? Non mi risulta.
- Strano… eppure sono sicura che quell’Inasa, o come si chiama, venisse dalla Shiketsu. Non siete voi a portare quei berretti da poliziotto?
- Come? Che hai detto?
La distorsione era diventata insopportabile, Naomi non riusciva più a sentire nient’altro che quel frastuono di statico.
- Kyoka? Kyoka? Riesci a sentirmi? Kyoka!
Il lettore cd emise un suono secco, il disco al suo interno si riavviò, facendo ricominciare la registrazione dall’inizio. Naomi stette in silenzio, nel buio, intenta ad ascoltare nuovamente parole già conosciute. Non vi era più traccia di Kyoka.
 
Si alzò da terra e cominciò a camminare in tondo, lasciando fluire i pensieri. Ogni suo ragionamento incappava in un muro di logica, apparentemente impossibile da valicare. Al di là del fenomeno palesemente paranormale di poter comunicare con una persona attraverso un apparecchio musicale, vi erano molte cose nelle parole di quella ragazza che non quadrassero. Innanzitutto aveva parlato degli esami per la licenza provvisoria d’eroe, che si erano effettivamente tenuti alcune settimane addietro, ma senza la rappresentanza della Shiketsu; poi aveva menzionato Inasa, come se lo avesse incontrato in quell’occasione, ma non le risultava che si fosse allontanato dalla scuola, nell’ultimo periodo; infine, le era parso di sentire un riferimento ad una delle celebri uniformi della scuola, quella che comprendeva un berretto da portare con orgoglio anche durante le attività d’eroe professionista.

Il deambulare della sedicenne fu interrotto da un educato bussare.
- Naomi? Stai bene?
- Tutto ok, papà, vai tranquillo.
La figlia aprì la porta, invitando Makoto ad accomodarsi in camera.
- Entra, entra pure. Vorrei chiederti alcune cose
Una volta che il padre si fosse adagiato sul materasso, Naomi decise tagliare corto.
- So che è un argomento di cui non dovremmo parlare più, ma, per favore, parlami di quando andavi alla U. A.


                                                                                                                                                                           Prossimo Capitolo: Stab
                                                                                                                                                                           Coming Soon: 03/11/2018   15:00
                                                                                                                                                                           Autore: BluAvis   

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Capitolo 4
*** Stab ***


 
Stab
 
Yaoyorozu ascoltava con attenzione ciò che Jiro le stesse spiattellando da ormai dieci minuti buoni. L’eroina uditiva aveva deciso di raccontare all’amica quello che le fosse successo la notte prima.
- Non sto scherzando, Momo, sono pronto a giurartelo.
- Non sto dicendo di non crederti, Jiro-san. Dico solo che… è curioso.
Alla coppia di studentesse si unirono anche Uraraka ed Asui.
- Di cosa state parlando, kero?
- Ti avverto, potresti non credermi, Tsuyu.
- Che intendi?
Jiro raccontò nuovamente la storia, dal regalo ricevuto all’esperienza vissuta. La ragazza-ranocchia non cambiò espressione. Uraraka, invece, si dimostrò alquanto intimorita, lasciandosi sfuggire una risata nervosa.
- Ma d-dai, Jiro-chan, non penserai che sia stato una specie di f-f-fantasma, no?
- Non ho mai detto questo.
- Eh, però, da come lo racconti, sembra proprio che quell’apparecchio sia stato posseduto da qualche s-s-spirito in pena!
- Se non mi credete, provate con le vostre mani, allora!
Jiro tirò fuori dallo zaino il lettore cd incriminato. A quella vista, Uraraka emise un gemito appena percettibile e si allontanò di qualche passo. Yaoyorozu, invece, esaminò da vicino l’oggetto, inclinandolo in modo da poterlo osservare da diverse angolazioni. Non sembrò trovare una spiegazione valida.
- Non saprei proprio. A vederlo così, sembra un normalissimo lettore. Non c’è niente di diverso da quanto io e Hagakure-san abbiamo visto al negozio. Che ne dici di farlo analizzare da Powerloader-sensei, al laboratorio gestionale?
- È un’ottima idea, Momo! Glielo porterò dopo la lezione di All Might-sensei.
Kyoka ripose il lettore all’interno della borsa, sollevata.
 
Dopo il suono della campanella, Jiro si diresse verso il laboratorio, sperando intensamente che non ci fossero altri studenti, così da risolvere quel rompicapo il più presto possibile. Purtroppo, le sue speranze si infransero alla vista di un “tamarrissimo” ciuffo biondo in lontananza.
- E tu che ci fai qui, idiota?
Sentendosi rivolgere quell’epiteto specifico, Kaminari si voltò come se l’avessero chiamato per nome. Ormai era un riflesso condizionato.
- Ehilà, Jiro! Come mai qui?
La ragazza sospirò, affranta. Non era certa di volergli raccontare per filo e per segno tutta la faccenda. Non che non ci fosse da fidarsi, ma non era proprio in vena di sorbirsi le prese in giro del compagno di classe.
Optò per una scusa veloce, ma credibile.
- Il mio lettore cd si è rotto, quindi sono qui per farlo riparare.
Estrasse l’apparecchio per confutare ciò che avesse appena detto.
- Ah, ho capito. Vuoi che gli dia una bella scossa, così si ricarica?
- Ti ho detto che è rotto, non scarico… ehi, aspetta, non tirare!
Kaminari insisteva nel voler prendere in mano il lettore. Tra i due compagni si instaurò un breve scontro a tiro alla fune, avente come oggetto il lettore stesso. Quest’ultimo, a causa di uno strattone troppo violento, volò dalle mani della proprietaria ed atterrò pochi metri più avanti, producendo un tonfo sordo.
- Ma sei scemo?!
- Ehm… scusa, non volevo…
- Non volevi?! Se lo hai rotto, giuro che t’ammazzo, deficiente!
- Ma non avevi detto che fosse già rotto?
- Continui ancora a parlare!?
Lo raccolse da terra, furibonda ed intimorita, cercando di capire cosa gli fosse successo e quali danni avesse riportato. Sembrava funzionare ancora, ma sulla parte superiore dello scomparto cd era apparsa una profonda incisione verticale, spezzando il display in due. La ragazza rivolse al colpevole l’espressione più minacciosa che il suo viso riuscisse ad assumere. Evidentemente le era uscita proprio bene, perché Kaminari indietreggiò di un paio di metri, protraendo le mani in avanti, sulla difensiva.
- Hai qualcosa da dire in tua discolpa?
Sibilò Kyoka.
- Ehm.. ecco… beh… tanto stavi andando a farlo riparare, no? Già che sei qui…
Era come se dalle narici della ragazza potessero fuoriuscire delle nuvole di fumo.
- Kaminari… i miei jack hanno un po’ di nostalgia della tua cervicale…
- Eh? No… aspetta… dai, non facciamo cazzate, manteniamo la calm…
- VIENI QUI!!!
Powerloader-sensei poteva aspettare. Per Jiro la priorità assoluta era punire sia Kaminari che la sua stupidità. Aveva perso il conto di quante volte gli avesse conficcato gli spinotti nelle varie parti del corpo, ma il ragazzo si dimostrava sempre duro di comprendonio. Era suo dovere di amica e compagna far notare lui gli errori commessi, no?


                                                                                                                                              Prossimo Capitolo: Butterfly Effect
                                                                                                                                              Coming Soon: 04/11/2018   15:00
                                                                                                                                              Autore: BluAvis

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Capitolo 5
*** Butterfly Effect ***


 
Butterfly Effect
 
Naomi rincasò presto, quel giorno. Il suo tentativo di convincere le amiche di quanto le fosse accaduto era stato un totale fallimento. Nemmeno Shirone era riuscita a crederle. In fondo, se l’aspettava. Quanto successo rasentava il limite tra fantascienza ed immaginazione, anche per gli standard di una società già basata su super-poteri e super-uomini.
- Sono a casa!
Non vi fu risposta. Probabilmente il padre era ancora in agenzia, non sarebbe stata la prima volta. Ciò non le arrecava disturbo, perché era fiera dell’ideale perseguito dal padre. Dopotutto, anche lei voleva diventare un’eroina.
- E va bene, mettiamo qualcosa nello stomaco.
Si fiondò in cucina e aprì la dispensa. Era quasi vuota. Papà Makoto aveva dimenticato di far la spesa, quella settimana. La ragazza sospirò, rassegnata. Stentava a crede quanto potesse essere distratto un uomo quasi quarantenne.
Optò per una confezione di noodles, non che avesse altra scelta. Preparò distrattamente la cena, ragionando su quanto stesse per fare, da lì a poco.
Aveva riflettuto a lungo ed era arrivata ad una sola conclusione: provare a ristabilire il contatto con la misteriosa Kyoka.
 
Trangugiò il pasto in fretta e furia, sgomberò la tavola e corse verso la sua stanza. Chiuse comunque la porta a chiave, in modo da ricreare la stessa identica situazione del giorno prima. Si assicurò che tutto fosse in ordine.
- Ok… atmosfera: c’è… auricolari: ci sono… lettore… mh?
Aveva appena notato un macabro particolare sul lettore cd. Nonostante l’oggetto fosse rimasto tutto il giorno all’interno della confezione, era comparsa una crepa vicino il display, che aveva frantumato i cristalli liquidi al suo interno.
Naomi non si capacitava di come potesse essere accaduta una cosa simile. Forse il padre era entrato in camera, aveva urtato il pacco e fatto cadere a terra il contenuto, ma non sarebbe stato da lui violare in quel modo la privacy della figlia.
Prese l’apparecchio e si stese sul letto, le cuffie ancora in mano. Aveva chiare le idee su cosa dovesse fare, ma non sapeva in che modo avrebbe dovuto farlo. Aveva già valutato l’ipotesi che sarebbe stato necessario collegarsi simultaneamente insieme alla controparte, ma non aveva modo di sapere quando quest’ultima avrebbe avviato il proprio lettore. Prese un profondo respiro ed inserì gli auricolari. Con ancora più cautela, poi, posizionò nel giradischi interno lo stesso cd bianco del giorno prima.
 
Chiuse lo scomparto, accese il lettore e spinse “Play”.
 
La registrazione partì come di consueto. Per la prima volta nella sua vita, Naomi non prestò attenzione a quelle parole, ma ne aspettò il concludersi. Finalmente, dopo quella che sembrò essere un’eternità, il disco produsse uno scatto, che segnava il termine dell’incisione. Seguirono secondi di concitata tensione, durante i quali tutte le teorie e le speranze di Naomi traballarono pericolosamente, come castelli di carta al centro di tempesta. Poi, all’improvviso, lo statico.
- Mmh?! Pronto? Pronto? Qualcuno riesce a sentirmi?
Niente. Ormai si era ridotta a pregare perché succedesse qualcosa, un po’ per la curiosità di venirne a capo, un po’ per non dover dubitare oltre della propria sanità mentale. Sebbene non desiderasse altro, Naomi trasalì ugualmente, una volta che dalle cuffie esplose quella voce.
- Ci sono!
- Aaaaarrgh!!!
Questa volta riuscì a non cadere dal materasso, a discapito dello spavento.
- Oddio scusami, stai bene?
- Si, s-sì, tranquilla. Speravo di poter parlare di nuovo con te.
- Anche io. Oggi a scuola ho portato il mio lettore da un professionista, ma nemmeno lui è riuscito a capire cosa abbia di strano.
- Io il mio ce l’ho da sempre, ma non ha mai fatto così.
Superata la paura iniziale, era un po’ come chattare su un sito di incontri. Era fondamentale rompere il ghiaccio con qualche domanda semplice, in modo tale da approfondire la loro conoscenza.
 
- Quindi, tu sei della U. A. Sarà fantastico, è la migliore scuola del Giappone.
- Si lavora duro, ma mi garantirà un futuro come eroe.
- Ti capisco, anche io voglio diventare una professionista.
- Già, hai detto di andare alla Shiketsu, giusto? Anche quella è un’accademia di primo livello. Se posso chiedere, qual è il tuo Quirk?
- Oh, il mio… beh, niente di che, in realtà. Le mie mani fungono da cavi elettrici. In pratica, se afferro qualcosa con tutte e dieci le dita, posso invertire la tensione e causargli una forte scossa.
- Eh? Davvero? Ahahahahahaah…
Naomi fissò il lettore cd, non avendo altro riferimento su cui mirare. Dal suo punto di vista, non era buona educazione ridere in quel modo del Quirk altrui, qualunque esso fosse. Decise di non sbottare e rimanere educata. In fondo sembrava essere in sintonia con quella ragazza, non voleva apparire permalosa.
- Ehm… sì, non ti biasimo, non è granché come Unicità…
- Come? Oh no, no, ti prego, non fraintendermi. Il fatto è che hai un Quirk molto simile ad un mio amic… insomma, ad uno della mia classe.
Naomi fu sollevata da quella trasparenza di carattere. Rise anche lei di gusto.
- Ah, ecco perché… ahahahaha…
- Già, quell’idiota. Oggi stava quasi per rompermi il lettore con una delle sue cavolate. Al solo pensarci, mi viene sempre più voglia di ucciderlo!
- Beh, meno male che non si sia rotto. Probabilmente non sarebbe stato più possibile rimetterci in contatto.
- È quello che ho pensato anch’io! Per fortuna ha solo frantumato il display.
 
Quella semplice frase, buttata lì per caso, fu come un pugno nello stomaco per Naomi. La ragazza ricollegò all’istante i due pezzi, chiedendosi se facessero veramente parte dello stesso puzzle. Avanzò con i piedi di piombo.
- Ti ha rotto il d-display del lettore? Quello che sta sopra il tasto d’accensione?
- Eh? Beh… sì…
- Per caso… i cristalli liquidi si sono guastati e si è formata un’incisione a “v”?
- Come f-fai a s-saperlo?
Anche la voce di Kyoka iniziò a tremare. Naomi non poté darle torto. In fondo, stava provando una sensazione simile. Aveva descritto nei minimi particolari la crepa trovata misteriosamente sul proprio lettore. Particolari che, a quanto pare, coincidevano alla perfezione con il danno subito dal lettore gemello. Era arrivato il momento di far luce su quella faccenda.
- Ascoltami, Kyoka. Io penso che questi due oggetti siano collegati tra loro, ma non ho ancora ben capito come. Ti prego, è importante, dimmi esattamente cosa hai fatto oggi, da quando ti sei svegliata fino a questo momento.
- È stata una giornata come le altre! Ho fatto colazione, sono andata a scuola e ho raccontato a Momo e alle altre cosa fosse successo. Sono le mie compagne di classe. Poi… vediamo… beh, ho seguito le lezioni di Aizawa-sensei ed All Might-sensei, ma lì tutto normale. E niente, poi sono andata al laboratorio per far controllare il lettore. È stato in quel momento che…
Naomi aveva smesso di ascoltare. Trovava ironico come le frasi che la turbassero di più fossero quelle apparentemente innocue. Interruppe il flusso di pensieri di Kyoka con voce stentata.
- Hai appena detto… All Might-sensei?
- Sì, esatto.
- Intendi quell’All Might? L’ex Eroe Numero Uno, il Natural Born Hero, l’Ex Simbolo della Pace?
- Ovvio che intenda lui! Chi altri, sennò?
Ancora quelle affermazioni senza senso. Era più di quanto Naomi potesse sopportare. Era una ragazza timida e mansueta, ma aveva ereditato una parte della testa calda di suo padre. Afferrò il cavo dei propri auricolari e lo portò vicino alla bocca, assicurandosi che Kyoka potesse sentirla chiaramente. Lanciò alle ortiche ogni formalità ed urlò.
- Mi stai prendendo per il culo?! Hai davvero l’arroganza di insinuare che All Might sia attualmente il tuo professore alla U. A. ?! Vuoi prenderti gioco di me fino a questo punto? Sta a vedere che anche la storia del nome “Kyoka” è tutta una farsa!!! Shirone? Sei tu? Guarda che questa te la faccio pagare!!!
- Ma ti vuoi calmare?! Non ci sto capendo nulla, qual è il problema?
- Qual è il problema? Qual è il problema?!

Più che dalla rabbia, Naomi era stata rapita dalla paura di ciò che stesse iniziando a capire.
Gridò con forza, nella speranza che il volume potesse spazzare la verità.
 
- ALL MIGHT È MORTO VENTI ANNI FA !!!


                                                                                                                        Prossimo Capitolo: Steal Someone's Thunder
                                                                                                                        Coming Soon: 11/11/2018   15:00
                                                                                                                        Autore: BluAvis

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Capitolo 6
*** Steal Someone's Thunder ***


Steal Someone’s Thunder
 
Immaginando il tempo come un lungo ed inarrestabile fiume, è possibile definire tale fenomeno come un corso di eventi, eventi che nascono dalla conclusione di un’azione precedente e creano, loro volta, i presupposti per un’eventualità successiva. Sotto questo punto di vista, si è soliti suddividere la cosiddetta “realtà” in tre attimi: passato, presente e futuro. Ciò che si verifica durante il primo stadio si trasforma in ciò che viene vissuto nel secondo. Quest’ultimo, attraverso la concatenazione di numerose variabili, sfocia nel terzo stadio. In un ciclo vizioso, passato, presente e futuro si susseguono all’infinito, dando vita a ciò che viene chiamato, appunto, “tempo”.
 
Vi è un’altra teoria, però, al riguardo. La teoria, meno riscontrata in dottrina, secondo la quale i tre stadi citati vivano simultaneamente. Non vi sarà, in questo caso, un principio di successione di eventi, ma una coesistenza degli stessi. Un’opinione del genere trova pochi consensi nella scienza, la quale non è incline ad affermare la veridicità di una realtà incalcolabile. Questo perché, se si arrivasse a dimostrare che un singolo punto dello spazio possa contenere due attimi nello stesso momento, cadrebbero tutti i capostipiti del sapere umano, e si aprirebbero le porte per la concezione di un “tempo” coeso ad armonico.
 
Kyoka Jiro avrebbe senza alcun dubbio condiviso la prima teoria, senza farsi troppe domande. In fondo, per lei il mondo andava bene così. Era complicato, certo, ma non aveva mai avuto l’ossessione di capirne ogni sfaccettatura, perché le piaceva vivere ciò che la vita avesse da offrirle. Avrebbe volentieri lasciato ai cervelloni l’arduo compito di rispondere alle eterne domande dell’umanità. Tutto questo, almeno, fino alla notte precedente.
Ora si trovava in classe, lo sguardo perso nel vuoto. La lezione d’inglese di Present Mic-sensei non poteva vantare così tanto appeal da distoglierle la mente da quanto scoperto. Naomi Himitsu, apparentemente una coetanea, viveva in un’epoca venti anni avanti alla sua. Venti anni. In venti anni poteva succedere di tutto. Era stata Naomi ad accorgersi di alcune incongruenze nei loro discorsi, non poteva essere altrimenti. Sentirsi dire che All Might sarebbe morto da lì ad un anno aveva un che di sorprendente ed inquietante, ma Kyoka era giunta alla conclusione di non poter rivelare a nessuno quelle informazioni. Non solo nessuno le avrebbe creduto, ma avrebbe rischiato di compromettere il corso del tempo, almeno più di quanto non stesse già facendo con quelle chiacchierate notturne.

Present Mic urlò una domanda a squarcia gola, così da coinvolgere gli studenti in ascolto e svegliare quelli sonnecchianti. Si alzarono le solite mani, ovvero quelle di Yaoyorozu, Iida e Midoriya. Kyoka osservò il ragazzino scompigliato rispondere alla domanda del professore con voce tremante. Secondo Naomi, lui sarebbe presto diventato il nuovo Simbolo della Pace, dopo All Might. Faceva molta fatica credere ad una cosa del genere. Non che Deku non avesse talento, ma le risultava difficile immaginarlo diventare l’Eroe Numero Uno. Certo che il futuro riservava delle grandi sorprese.
La ragazza si voltò poi verso il banco alla sua destra. Il posto di Kaminari, quella mattina insolitamente vuoto, la faceva sentire a disagio. Non lo vedeva dal giorno prima, in occasione del loro “battibecco” davanti il laboratorio gestionale. Si chiese se fosse stata troppo dura con lui. Non era stata la prima volta che avesse martoriato il ragazzo a suon di jack, ma vi erano anche state volte peggiori, perciò si disse di non aver colpe della sua assenza. Magari gli avrebbe offerto qualcosa da mangiare, così da metter da parte i dissapori. 
Infine, guardò dietro di sé, in direzione di Momo. Era determinata a raccontarle tutto, a costo di portarla in camera sua e costringerla ad assistere in prima persona. Mentre rimuginava sul come poter convincere l’amica, fu sorpresa dall’urlo spacca-timpani di un adirato Present Mic.
- Jiro-listener!!!! Let’s pay more attention to me, yeah???!!!
- Aaah mi scusi, Mic-sensei, mi scusi!
Earphone Jack dovette calar la testa e aspettare la fine delle lezioni.
 
*
 
Squillo della campana. Come sempre, al sospiro di sollievo generale seguì il rumore delle sedie portate indietro. Tutti erano occupati a riporre i libri nelle borse. Kyoka si avvicinò a Yaoyorozu.
- Oh, Jiro-san, cosa posso fare per te?
- Ti ricordi il mio lettore cd? Quello di cui ti parlavo ieri?
- Ma certo. Spero tu abbia risolto il guasto.
- Ehm… sì, più o meno. Mi chiedevo, stasera vuoi passare dalla mia camera? Vorrei farti vedere una cosa in proposito.
Momo parve incuriosita dalla richiesta, ma sorrise con accondiscendenza ed accettò. A sorpresa, tra le due ragazze si intrufolò Kirishima.
- Jiro-san, puoi pensare tu a questa roba, per favore?
Il focoso studente dai capelli a punta sventolò una sottile risma di fogli.
- Sono gli appunti delle lezioni di oggi. Portali a Kaminari, ovunque egli sia.
- Cosa ti fa pensare che io sappia dove si trova quell’idiota?
- Beh, sai com’è, voi due siete… no? Eh? Mi hai capito, dai…
Quelle allusioni fecero scattare in Kyoka il solito meccanismo di difesa.
I lobo-jack saettarono in direzione del collo di Kirihima, ma rimbalzarono sulla pelle indurita dal Quirk di rafforzamento. Il ragazzo rise, spocchioso.
- Ah ah ah non sai quante volte te l’ho visto fare! Mi dispiace, ma con me non funziona. Le nostre Unicità sono incompatibili!
Di tutta risposta, la fanciulla gli rifilò un elegante calcio in mezzo alle gambe. Non avendo avuto abbastanza riflessi per indurire l’inguine, Kirishima si accasciò a terra, gli occhi rivoltati, il fiato mozzato. Davanti ad una sconcertata Yaoyorozu, Kyoka prese i fogli con su scritti gli appunti e li fece cadere a terra, sotto il naso del compagno evirato.
- Avremo anche Unicità incompatibili, ma vuoi uomini avete sempre un punto debole in comune. Grazie per la premura, comunque.
E se ne andò in grande stile.

*
 
Tre colpi alla porta, era il segnale di Yaoyorozu. Kyoka si affrettò ad aprire.
- Perfetto, entra.
- D’accordo, ma perché tutta questa segretezza?
Momo venne tirata per un braccio dentro la camera, senza avere una risposta. La studentessa referenziata notò una strana espressione nel volto dell’amica. Era tesa, nervosa, ma sembrava anche eccitata. Momo non tardò più di tanto a capire quanto tutta quella scena riguardasse il misterioso apparecchio. Quando Kyoka tirò fuori il lettore cd, infatti, la compagna non ne fu affatto sorpresa.
- Jiro-san, non devi dimostrarmi niente, ti ho già detto che ti credo.
- Non si tratta di dimostrare qualcosa a qualcuno. Ho la necessità di condividere questo segreto. Se anche tu riuscissi a sentire ciò che sento io, allora avrò la conferma di non essere impazzita.
Yaoyorozu avvertì la sua determinazione, essendo quasi palpabile. Si sentiva relativamente in colpa per quello che stesse passando l’amica, visto che l’oggetto incriminato fosse proprio il regalo di compleanno acquistato da lei.
- Allora, cosa proponi di fare?
- Ho già pensato a tutto. Crea uno splitter, con un auricolare in un’estremità ed un ingresso nell’altra.
Momo eseguì gli ordini, materializzando quanto richiesto. Kyoka collegò il suo lobo-jack destro al lettore e quello sinistro allo splitter. Fece poi segnale all’amica di indossare l’auricolare.
- In questo modo, se tutto va bene, dovresti riuscire a sfruttare il mio Quirk.
 
Chiuse lo scomparto, accese il lettore e spinse “Play”.
 
Seguì il rumore di statico. Momo reagì al fischio, ma Kyoka le assicurò che fosse normale. Impaziente, iniziò subito a parlare.
- Pronto? Pronto? Naomi, mi senti?
Niente. Nessuna risposta. Eppure si era accordata con Naomi per sentirsi quella sera alle otto in punto.
- Naomi? Naomi?
Momo cercò di essere più delicata possibile.
- Ehm… Jiro-san… non so se…
- Aspetta, Momo! Stai tranquilla, lei sarà qui a momenti, devi solo attendere!
Yaoyorozu forse non ci credeva, ma lei era sicurissima, perciò insistette.
- Naomi! Avanti, non farmi fare brutta figura!
- Jiro.san…
Kyoka sentì la mano dell’amica sulla spalla, ma non volle voltarsi. Non voleva guardare Yaoyorozo negli occhi e scorgerci anche solo un lampo di compassione. Lei non era matta, non si era immaginata tutto, Naomi avrebbe risposto a momenti e avrebbe confutato tutta la sua storia. Era solo questione di secondi, prima o poi lo statico sarebbe terminato, lasciando il posto alla voce della ragazza dell’Ovest.
 
- RAGAZZE!!!
 
La porta della camera venne aperta da un calcio. Un Kirishima con il fiatone irruppe nella stanza. Sia Momo che Kyoka strillarono, spaventate. Il lobo-jack si scollegò dal lettore, la proprietaria lo nascose immediatamente sotto le lenzuola del letto e guardò furiosa l’intruso.
- Ma come ti permetti, Kirishima?
Il ragazzo era ancora piegato sulle ginocchia, ansimante. Momo, alla vista dell’espressione sconvolta dello studente, non tardò ad intuire che qualcosa non andasse. Gli si inginocchiò accanto e tentò di rasserenarlo, senza poter fare a meno di preoccuparsi a sua volta.
- È successo qualcosa?
Kirishima, incapace di parlare, iniziò a sbracciarsi. Una delle mani stringeva la stessa pila di foglietti che aveva tentato di accollare a Jiro. Quest’ultima, dall’animo molto più spigoloso rispetto la coetanea con la coda, sbottò irritata.
- Ancora con quei cosi? Cosa ci aspetti a darli a Kaminari?
- Dovete… scendere… di sotto… siamo tutti… in sala… comune…
- E perché?
- Kaminari… è sparito…


                                                                                                                       Prossimo Capitolo: It's a New Dawn, It's a New Day, It's a New Life
                                                                                                                       Coming Soon: 15/11/2018   15:00
                                                                                                                       Autore: BluAvis

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Capitolo 7
*** It's a New Dawn, It's a New Day, It's a New Life ***


It’s a New Dawn, It’s a New Day
It’s a New Life
 
Le lezioni erano finite e le aule già svuotate. Gli studenti della Shiketsu si erano già avviati verso la stazione. Naomi, però, era rimasta indietro. Nonostante la lezione di Inasa-sensei fosse stata coinvolgente come al solito, non era riuscita a prestar la dovuta attenzione. Il suo cervello faticava ad impartire ordini al corpo. Quel forte senso di alienazione dipendeva dai ripianti della sera addietro. Lei e Kyoka si erano accordate sul collegarsi verso le otto, ma la ragazza dell’Ovest non era riuscita a rispettare l’appuntamento. Mantenere il segreto anche nei confronti del padre l’aveva trattenuta a cena un attimo di troppo, finendo per avviare il proprio lettore cd con ben mezz’ora di ritardo, non ricevendo ovviamente risposta.
Senza neanche rendersene conto, era arrivata agli armadietti dell’ingresso. Aprì quello contrassegnato il con il proprio nome e si cambiò le scarpe, la mente ancora impegnata a maledire l’assenza di altri metodi per comunicare con la studentessa del passato. Non potevano nemmeno scambiarsi i contatti telefonici, perché, per Kyoka, il numero di Naomi non esisteva ancora.
 
Sconsolata, fece per avviarsi verso l’uscita, quando sentì una mano afferrarla da dietro. Presa alla sprovvista, Naomi emise un breve gemito, accompagnato da un sussulto. Nel girarsi, si trovò davanti l’ultima persona che potesse immaginare.
- Mi stai evitando, per caso?
Due profondi occhi scuri la perforarono senza alcuna difficoltà. Ren Fujisetsu, il rappresentante della sua classe, il ragazzo di cui fosse follemente innamorata. Naomi andò nel panico, con conseguente danno alla favella.
- Cos… com… che… ah?
- Che ti prende? Oggi non mi hai rivolto parola.
E quando mai si erano rivolti parola, loro due? Che cosa stava succedendo?
La ragazza provò a ricomporsi, sorridendo impacciata.
- Non m-mi permetterei m-mai di m-mancarti di r-rispetto, capo-classe.
Come tentativo di socializzare era stato abbastanza pessimo. Ren, tra l’altro, aveva assunto un’espressione insolita, a metà tra lo sconfortato e l’esasperato.
- Avanti, Naomi, non c’è nessuno in giro. Ecco, guarda…
Ren si chinò in avanti quel tanto che bastasse per poggiare le proprie labbra su quelle di lei. Naomi si sentì sciogliere, pervasa da una sensazione di morbidezza. Erano così vicini, che il suo lieve respiro le riscaldava il viso.
Era il suo primo bacio, ed era stato così improvviso. Non aveva avuto neanche il tempo di preparasi psicologicamente. Anzi, a dirla tutta, non aveva idea di come si sarebbe potuta aspettare una cosa del genere. Quel contatto, per quanto magico, fu breve. Ren si separò dalle labbra della ragazza, la guardò e rise.
- È stato così terribile? Non ci ha visto nessuno, non è successo niente.
Naomi doveva ancora realizzare quanto fosse appena successo. Dondolava sul posto, la testa inclinata verso l’alto, gli occhi sognanti e le labbra ancora schiuse, cristallizzate in quel fugace, ma meraviglioso attimo.
Ren sbuffò, divertito da quell’espressione imbambolata.
- Certo che sei proprio strana.
Le picchiettò un dito in fronte, riscuotendola dalla “trance”.
- Dai, su, ti lascio riposare, però domani non mettermi di nuovo il broncio. Cerchiamo almeno di pranzare insieme, ok?
La accarezzò con delicatezza e la superò, precedendola nell’uscita.
 
Naomi non si mosse. Probabilmente non si sarebbe mossa per il resto della sua ormai perfetta vita. Da lì a poco subentrò l’allegra Shirone, la quale non esitò a rifilare una gomitata sul costato dell’amica, con aria complice.
- Ci abbiamo dato dentro anche questa volta, eh?
Naomi balbettò confusamente.
- Shi-shi-shi-shi-shi…
- Shirone…
La aiutò lei a completare la parola.
- Mi ha ba-ba-ba-ba…
- Baciata… sì, le coppie hanno questo vizio di baciarsi, incredibile, vero?
- Io e Ren siamo una co-co-co-co…
- Insomma, piantala! Sei già la ragazza più invidiata della classe, per non dire dell’intera scuola. Dovrei odiarti anch’io, ma ti sono amica e quindi evito, quindi non rendermi la cosa ancor più difficile, chiaro?!
Lentamente, molto lentamente, Naomi ritornò con i piedi per terra e cercò di analizzare la situazione. Osservando i comportamenti di Ren e Shirone, sembrava essere l’unica estranea a quella realtà. Ciò poteva significare un sola cosa, ovvero che la realtà fosse cambiata intorno a lei. Probabilmente, l’incisione spuntata sul display del lettore cd era solo una piccola dimostrazione di quanto Kyoka, nella sua linea temporale, potesse influenzare il presente di Naomi.
 
Cos’altro era cambiato?
 
Durante il tragitto verso casa, Shirone parlava del più e del meno, ma Naomi non prestava attenzione. Si chiedeva quanto grave fosse la situazione e se davvero la situazione fosse “grave”. In fondo, per il momento, l’unico cambiamento rilevante era stato il suo fidanzamento con Ren, non poteva certo considerarsi un risvolto negativo. Arrivate a casa Himitsu, Shirone salutò allegramente la compagna e proseguì per la sua strada, sparendo dietro il primo angolo.
Tutto sembrava essere a posto, pensò Naomi, mentre oltrepassava la soglia.
- Sono a casa!
- Oh, ben arrivata, tesoro.
Fu immediatamente costretta a rimangiarsi quanto sperato. La casa non era stata modificata in alcun modo, ma la ragazza era appena stata accolta da una perfetta sconosciuta. Si trattava di una bellissima donna, nonostante il dolce volto orientale fosse leggermente segnato da un’età ormai non più così giovane. Aveva degli espressivi occhi a mandorla, scuri come la lunga chioma liscia. Un prosperoso seno faceva capolino dalla vistosa scollatura del tailleur.
- Sei tornata presto, pensavamo ti saresti fermata da Ren. Come è andata a scuola?
Naomi non rispose. Il suo cervello aveva già collegato le peggiori ipotesi possibili, giungendo ad una terribile conclusione. Non riuscì a trattenersi.
- Io lo ammazzo…
Sussurrò. La procace donna le lanciò un’occhiata interdetta.
- Naomi?
La ragazza strinse le mani talmente forte da sentir le unghie affondare nella carne.
- Io lo ammazzo! Che cosa gli è saltato in mente di risposarsi!? Come ha potuto tradire la mamma così! Dov’è? Dov’è mio padre? Sento il bisogno di picchiarlo!
Adesso la donna era davvero spaventata. In preda alla confusione, aveva portato le mani alla bocca e guardava Naomi con quella che sembrava essere pietà. Si udirono dei passi provenire dal salotto contiguo. Comparve un uomo, anch’egli sconosciuto, probabilmente attratto dalle improvvisa urla di Naomi.
- Cosa sta succedendo qui?
Era un uomo davvero affascinante, nonostante una sgradevole bruciatura gli rovinasse buona parte del viso. I capelli, raccolti all’indietro, erano per metà bianchi e per metà rossi. Una particolare eterocromia attribuiva una nota glaciale al suo sguardo interlocutore. L’atteggiamento composto emanava sicurezza e calma. Naomi, però, era tutt’altro che calma e sicura.
- Ma voi chi siete!?
Continuò a gridare. La donna, ormai sull’orlo delle lacrime, si piegò sulle ginocchia, non riuscendo più a reprimere i singhiozzi.
L’uomo, invece, non batté ciglio. Tentò di avvinarsi, ma Naomi gridò ancora più forte e scappò per le scale.
- Non toccatemi!!! Non toccatemi!!!
 
Corse a per di fiato, raggiungendo il primo piano. Non riuscendo a controllare la propria velocità, sbatté contro la porta della sua camera. Diede un paio di strattoni alla maniglia, nel vano tentativo di aprirla, poi la spinse, riuscendo a spalancarla. Ansimando, in preda ad una crisi, Naomi guardò ogni angolo della stanza, al fine di controllare se anch’essa fosse stata modificata dallo sfasamento temporale. L’occhio le cadde sulle numerose foto sopra il comodino. Quelle di lei con la madre erano pressappoco le stesse, ma quelle con il padre erano sparite. Ne erano rimaste solo un paio, con lei ancora bambina, ma nulla più.
Naomi sentì ribaltarsi lo stomaco. Gattonò in un angolo ed ebbe un conato. Tossendo, cercò di ricomporsi, ma non riusciva a controllare gli spasmi. Agì d’istinto. Gattonò verso l’armadio e lo rovistò da cima a fondo, lanciando noncurante gli indumenti alle proprie spalle. Quasi le venne un infarto nel constatare che il lettore fosse ancora lì, nella scatola rossa. Non aveva garanzie di potersi collegare con Kyoka, ma prese comunque le cuffie e si accasciò a terra, spalle alla porta. Il cd bianco era ancora al suo posto, ma l’etichetta adesiva recitava una scritta nuova. Invece di “Alla mia piccola”, vi era scritto “Ascolta”.
 
Chiuse lo scomparto, accese il lettore e spinse “Play”.
 
L’incisione partì, la rassicurante voce della madre esplose ad alto volume. Naomi cedette alla commozione, felice che l’unico ricordo della mamma si fosse salvato. Pianse a dirotto, rifugiandosi nelle parole del genitore. Solo dopo qualche istante si accorse che il contenuto della registrazione era del tutto diverso da quello che fosse abituata ad ascoltare.
 
Mia Piccola Rhea, probabilmente ascolterai questa registrazione la sera del 4 Agosto. Ti sarai già resa conto che molte cose sono cambiate. Bambina mia, ti prego di perdonarmi, non avevo idea che parlare con te attraverso il lettore avrebbe modificato il tuo futuro, il nostro futuro. Tu sei l’unica persona a conservare le memorie della linea temporale originaria…
 
…alcuni giorni dopo il mio sedicesimo compleanno, tuo padre Denki fu rapito. Riuscimmo a trovarlo solo una settimana dopo, ferito e denutrito. Era stato torturato, sottoposto a ogni genere di atrocità. Grazie alla capo-infermiera della scuola, Recovery Girl, si salvò per miracolo. Da quel momento, però, papà rimase senza Quirk. I medici conclusero che era stata colpa di una droga sintetica, allora sconosciuta…
 
...ascoltami bene, Rhea, mantieni la calma e ascolta quanto stia per dirti.
Il colpevole, il rapitore, è Lui…
 
…aveva previsto tutto, sapeva benissimo che non sarebbe riuscito a sconfiggere tuo padre e Deku una volta professionisti, così ci ha colpiti quando ancora eravamo deboli ed inesperti. Le cose si sono volte al peggio. Senza Denki ad ostacolarlo, perché privo del suo Quirk, ha distrutto la nostra famiglia. Né io né tuo padre siamo sopravvissuti…
 
…come ultima volontà, ti ho affidata ad una cara amica e al suo compagno. La tua vita trascorsa con loro apparterrà ad una linea temporale che non ricorderai, ma ti garantisco che avranno avuto cura di te, ne sono certa…
 
…piccola Rhea, mia amata figlia, sei la nostra ultima speranza. Solo tu puoi ristabilire l’ordine che abbiamo stravolto. Questa notte, a mezzanotte, la me stessa sedicenne si collegherà di nuovo al lettore cd. Devi contattarmi e riferirmi il luogo dove sarà nascosto Denki, così lo troverò in tempo. Dimmi anche tutto ciò che può esserci utile per sconfiggerLo. Ho inciso le informazioni al termine di questa registrazione…
 
…ti ho addossato una responsabilità enorme, lo so. Mi dispiace di averti abbandonato. Dovremmo essere noi genitori a proteggere i figli, non il contrario…
 
…ho massima fiducia in te, mamma Kyoka ti vuole bene…


                                                                                                                                                    Prossimo Capitolo: Loop Warning
                                                                                                                                                    Cooming Soon: 18/11/2018   15:00
                                                                                                                                                    Autore: BluAvis

 
 

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Capitolo 8
*** Loop Warning ***


Loop Warning
 
Kyoka si girava e rigirava nel proprio letto, incapace di prender sonno. Era in preda ad una forte emicrania. Solo la sera prima, Kirishima aveva fatto irruzione nella sua stanza, alludendo che Kaminari fosse scomparso. Era seguita una nottata in bianco, passata in sala comune insieme a tutta la 1°A. Una volta informati Aizawa e gli altri professori, poi, le lezioni erano state sospese.
Era venuto fuori che Jiro fosse stata l’ultima persona ad averlo visto, esattamente due giorni prima, davanti il laboratorio gestionale. La ragazza, quindi, era stata bombardata di domande, senza poter rivelarsi utile, purtroppo. Era proprio quel senso di impotenza a tormentarla, l’orribile pensiero di dover considerare l’ipotesi di non poterlo vedere mai più, senza poter far niente per evitarlo.
 
Affondò il viso nel cuscino, facendo aderire il morbido tessuto ad ogni orifizio. Rimase qualche secondo in apnea, poi riemerse. Sbuffò, nervosa. Afferrò malamente la sveglia sul comodino accanto al letto e cercò di mettere a fuoco l’orario. Era mezzanotte. Le era già capitato di far le ore piccole, ma quella notte avrebbe voluto semplicemente dormire e rimandare le preoccupazioni all’indomani, sprofondando in un sonno senza sogni. Purtroppo non ne era in grado, perché nella sua testa c’era solo Kaminari. Stizzita, si alzò dal letto. Ebbe un capogiro, essendosi messa in piedi troppo in fretta, ma riuscì comunque a mantenere l’equilibrio. Si trascinò fino alla scrivania, accendendo la lampada. Il suo adorato ipod era lì, al centro del mobile. Un po’ di musica era proprio quello che ci volesse. Kyoka allungò la mano, ma l’occhio le cadde poco più a sinistra, su una pila di riviste. Ricordò immediatamente il perché di quel rigonfiamento sotto i giornali. Li alzò e scoprì il famoso lettore cd, con ancora il display rotto e il misterioso cd bianco al suo interno. Ci rifletté un attimo.
Era una possibilità su cento, anzi, su mille.
- Bah… al diavolo…
Si sedette dietro la scrivania e collegò il lobo-jak.
 
Chiuse lo scomparto, accese il lettore e spinse “Play”.
 
Il rumore di statico durò ancor meno del solito.
- …p-pronto?
Jiro si sorprese della velocità con cui Naomi le avesse risposto.
- Non pensavo di riuscire a beccarti, a quest’ora. Sono felice di sentirti.
- Sì… ciao…
La sua voce era incrinata, come se stesse piangendo.
- Ti… ti senti bene?
- È una lunga storia… devo raccontarti tante cose…
- Neanche qui la situazione è delle migliori.
- Lo so.
Kyoka ammutolì, spiazzata.
- So cosa è successo, so di pa… cioè, volevo dire… so di Kaminari e del rapimento. Il futuro è cambiato, la linea temporale è stata modificata.
La ragazza sapeva che Naomi parlasse da un’epoca venti anni avanti alla sua. Ormai aveva digerito quel boccone sostanzioso. Si disse che sarebbe stato “normale” se la studentessa dell’Ovest avesse saputo qualcosa del passato che, dal punto di vista di Kyoka, dovesse ancora accadere. L’unica cosa che non riusciva a spiegarsi era perché Naomi fosse a conoscenza del rapimento di Kaminari, a distanza di due decenni. Decise di concentrarsi sul fattore più preoccupante.
- Che cosa è cambiato? Come è successo?
- Devi contare questo: ogni volta che io e te parliamo, per quanto insignificanti possano essere gli argomenti trattati nelle nostre discussioni, influenzano il tuo comportamento, di conseguenza anche il futuro.
- La ripercussione è così grave?
- Credimi, lo è. Pensa all’incisione sul lettore. Si è danneggiato quando lo hai portato a revisionare, no? Perché ti trovavi lì, in quel momento?
- Pensavo fosse guasto… perché avevo sentito per la prima volta la tua voce.
- Esattamente. A causa di quel collegamento, hai compiuto un’azione che non avresti fatto, ovvero cercare di far controllare il lettore.
- Quindi, ogni volta che parliamo, modifichiamo il futuro?
- Sì.
Quello fu un pugno nella bocca dello stomaco, per Kyoka.
 
Come se non avesse già abbastanza sensi di colpa per l’attuale situazione, quella notizia le fece cadere addosso un fardello pesantissimo.
- È colpa mia… allora è colpa mia…
- No, aspetta. Mantieni la calma, non ho finito.
- Come potrei mantenere la calma?! Io sono l’unica in grado di modificare la linea temporale, se il futuro è cambiato, io ne sono la causa! Questo significa che Kaminari è stato rapito perché ho combinato qualcosa… ma cosa ho fatto? Dove ho sbagliato?
- Non hai sbagliato in nulla! Non è colpa tua se il futuro è cambiato in questo modo. Non è nemmeno colpa mia. C’è un’altra persona che, come noi, può modificare il futuro! Ed è proprio quella persona ad aver rapito Kaminari!
- Chi? Dimmi chi! Tu lo sai? Sei vent’anni avanti, devi saperlo per forza, Naomi!
Non sapeva neanche lei il perché stesse reagendo in quel modo. Da quando Kaminari era stato rapito, si sentiva debole, vulnerabile. Non che fosse mai stata realmente forte, la sua era tutta apparenza, un modo per mascherare agli altri le proprie paure. E di paure ne aveva molte, ma quella di perdere Kaminari, però, era sempre stata a lei sconosciuta, almeno fino a quel momento.
 
Dalle cuffie sopraggiunse ancora la voce di Naomi.
- Vorrei tanto avervi voluto vedere, voi due, insieme…
- Naomi, per favore, se sai qualcosa, dimmela.
- Il colpevole è un villain della mia epoca, il suo nome è Switch.
- Io… non capisco…
- Ha un Quirk spaventoso, è capace di riavvolgere il tempo di un’ora al giorno.
- Come ha potuto rapire Kaminari, se viviamo vent’anni nel passato?
- Tu non puoi saperlo, ma, in un futuro non molto lontano, la malavita investirà gran parte delle sue risorse nella produzione e distribuzione di una droga molto particolare, in grado di estendere le possibilità di un Quirk oltre ogni limite.
Jirò continuò ad ascoltare quanto Naomi avesse da dirle. A quanto pareva, per mezzo di quella strana sostanza, il villain di nome Switch era riuscito a viaggiare per un ventennio, catapultandosi nel suo presente.
- Ma perché questo farabutto ce l’ha con Kaminari?
- Io… questo… non posso dirtelo. Rischierei di corrompere ancora di più il corso del tempo. Mi dispiace, K-Kyoka, ma dovrai fidarti di me. Io posso aiutarti. Conosco Switch più di chiunque altro. Lui ha ucciso mia madre quando avevo solo sei anni… ha costretto me e mio padre a fuggire, attraverso un programma di protezione… ci siamo dovuti rintanare come topi dall’altra parte del Paese…
Il dolore di Naomi sembrò impossessarsi del cuore di Jiro, trasmettendogli tutta la sofferenza che stesse provando. Nella sua voce, però, era possibile avvertire anche una certa determinazione.
- Tu puoi liberare Kaminari e sconfiggere Switch. Voi non sapete dove si trovi il suo nascondiglio, ma io sì! Posso darvi un vantaggio di ben venti anni!
Jiro si morse le labbra, così forte da farle quasi sanguinare.
- Ti prego…
Mormorò, alla fine.
- Dimmi come salvarlo…


                                                                                                                                                                 Prossimo Capitolo: Switch
                                                                                                                                                                 Coming Soon: 20/11/2018   15:00
                                                                                                                                                                 Autore: BluAvis    

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Capitolo 9
*** Switch ***


Switch
 
Sarebbe stato così facile diventar ricco, potente, invincibile. Fin dai tempi antichi, le battaglie si decidevano con la strategia, la strategia consisteva nel prevedere le mosse dell’avversario ed agire di conseguenza. Lui avrebbe vinto qualsiasi battaglia, perché il suo potere trascendeva la mera strategia. Essere in grado di riavvolgere il tempo, sebbene di una sola ora al giorno, gli avrebbe garantito il dominio su ogni cosa. Semplicemente basandosi su ciò che sarebbe successo, cambiare il corso degli eventi e cambiare l’esito dello scontro: Switch.
Per la società, quello sarebbe stato il suo “nome da villain”. Un maestro della fuga. Non importava quante precauzioni prendessero i poliziotti, lui sarebbe riuscito a defilarsi senza alcuna difficoltà. Niente di più facile, in fondo sapeva già dove si sarebbero trovati prima ancora che ci andassero. Lui era quello che controllava la clessidra, tutti gli altri erano granelli di sabbia.
 
* * *
Un plico di fascicoli atterrò sotto il naso di Kaminari, eroe professionista conosciuto come Chargebolt. L’uomo portò indietro il lungo ciuffo dorato, osservando il tomo di fogli. Dall’altro lato della scrivania, una donna dai lunghi capelli scuri e dalla frangetta violacea lo guardava ammiccante.
Denki sbuffò, massaggiandosi gli occhi con aria stanca.
- Pensavo ne avessimo già parlato, Kyoka.
La donna afferrò uno dei suoi lobo-jack e cominciò a stirarlo, noncurante.
- Vuoi davvero permettergli di continuare a far ciò che vuole?
- Certo che no.
Rispose lui, leggermente infervorato, drizzandosi sull’attenti e sbattendo entrambe le mani sul tavolo. Un lampo di frustrazione gli illuminò le chiare iridi.
- Non hai idea di quanto desideri vederlo ai ferri.
- Molto bene, allora catturiamolo.
- Non è così semplice, lo sai anche tu.
Kaminari raccolse parte dei documenti e li lanciò sulla scrivania uno ad uno, mostrando una serie di fotografie e verbali.
- Otto rapine in due settimane, milioni di yen rubati, cinque guardie ferite, due ostaggi morti. Non si prende neanche la briga di evitare i sistemi di sicurezza. Li fa scattare, fa arrivare gli eroi e poi scappa. Puff! Sparito nel nulla.
Kyoka si sedette sulle prove appena esibite, accavallando le gambe di lato e poggiando il peso del corpo sul braccio destro.
Prese un jack tra l’indice e il pollice e lo puntò contro il compagno, come a punzecchiarlo dalla distanza.
- Sappiamo tutto del suo Quirk, possiamo batterlo. Basta trovare una falla.
- E tu hai qualche idea in proposito?
- Chissà, forse…
Denki si abbandonò nuovamente sulla poltrona, rassegnato. Cercò di lanciare a Jiro uno sguardo serio ed ammonitore, ma non ne era mai stato capace.
- D’accordo, piccola, ma lo faremo insieme.
Lei non disse niente. Si limitò a sorridere e sventolare la mano sinistra, mettendo in evidenza l’anello che le cingesse l’anulare.
- Nella buona e nella cattiva sorte, caricabatterie della mia vita.
 
* * *
Quella notte pioveva a dirotto. Il suolo era una mistura di terra e fanghiglia. L’eroe era in ginocchio accanto al corpo esanime della ragazza. Chinato sopra di lei, proteggendola dalla pioggia incessante, la scuoteva e le accarezzava il viso. Piccole gocce d’acqua cadevano dal biondo ciuffo penzolante, infrangendosi sul dolce viso di lei. Kaminari piangeva in silenzio, pregando per un miracolo, ma Jiro non si sarebbe più risvegliata.
Le sue iridi violacee non riflettevano più la luce.
Lui li guardava con sadico piacere, crogiolandosi in quel dolore.
L’eroe oltrepassò la soglia della sofferenza, caricandosi d’odio.
- L’hai uccisa… l’hai uccisa…
Lui si accovacciò al suo fianco, sussurrandogli vicino l’orecchio.
- Sì… e ho goduto nel vederla morire.
Kaminari urlò con rabbia e provò a colpirlo, ma era già diversi metri indietro. Allora gridò al cielo, l’unica cosa che potesse fare.
Il villain rise di tutto ciò.
- Spiegami, “eroe”.
Disse, apostrofandolo con ironia.
- Come ci si sente ad essere così impotenti? Sai, io non ho mai provato una tale sensazione! Io sono potenza pura! Un Dio non si preoccupa di quello che possa provare un insetto! Ti prego, illuminami!
Dalla mano di Denki saettò un fulmine, Switch lo evitò inclinando il capo.
- So esattamente quello che farai, quando e come. Non hai possibilità di vittoria contro di me, proprio come la tua partner, lì.
Indicò teatralmente il cadavere di Kyoka, ricominciando a ridere.
- Nessuno può sconfiggermi!!!
 
* * *
Gli eroi irruppero nel nascondiglio, Switch non era riuscito a far nulla per evitarlo. Anche lui aveva un punto debole. Al di là del suo raggio d’azione, rimaneva uno dei tanti granelli di sabbia all’interno della clessidra, soggetto al suo scorrere. L'esperienza lo rendeva conscio di come usare al meglio il suo Quirk, ecco perché nessuno era mai riuscito a prenderlo. Non poteva immaginare che i professionisti avessero escogitato uno stratagemma in grado di catturarlo.
Si trovò davanti l’Eroe Numero Uno, illuminato da un’aura smeraldina. Il Nuovo Simbolo della Pace era sempre stato una degna minaccia. Da quando quel giovane uomo era subentrato all’ormai defunto All Might, l’attività criminale era colata a picco. Gran parte dei suoi “colleghi” villain erano stati sbattuti in gattabuia a causa sua. Switch era convito che Deku non lavorasse in coppia, ma quella notte non era da solo. Al suo fianco c’era un altro professionista, il quale faceva più fatica a mantenere il sangue freddo. Il suo viso aveva un che di conosciuto, così come quel familiare ciuffo biondo.
Fu proprio lui ad indicarlo con irriverenza.
- Tu… oggi pagherai per quello che hai fatto alla mia Kyoka…
“Kyoka”. Avrebbe dovuto ricordarsi quel nome? Non era abituato a memorizzare i nomi degli insetti. Perché per lui erano tutti esseri inferiori.
- Molto bene.
Disse Switch, ridendo sprezzante.
- Ho abbastanza elementi per potervi sfuggire anche questa volta. Vi saluto!
Ruotò il polso in senso antiorario, ma non successe nulla. Il sorriso gli si congelò in volto, non riuscendo a nascondere la sorpresa.
Il Simbolo della Pace urlò i comandi ai suoi uomini.
- IRROMPETE!
I poliziotti entrarono dalle finestre, con l’ausilio di corde e rampini. Era circondato e non riusciva a riavvolgere il tempo. Perché?
- Questa volta ti abbiamo fregato, idiota!
L’eroe biondo urlò con tutto il risentimento che avesse in corpo. Stese un braccio davanti a sé, sul quale era possibile notare un appariscente marchio circolare. Evocò una specie di spada composta da pura elettricità e fece per scattare verso Switch. Il famoso Deku fallì nel tentativo di fermarlo.
- Kaminari, no! Dobbiamo arrestarlo, non ucciderlo!
Quindi il suo nome era Kaminari? Anche quello gli suonava familiare …
Non sarebbe riuscito ad evitarlo. L’eroe sferrò un veloce fendente dal basso verso l’alto. La lama elettrica colpì Switch alla scapola. Quest'ultimo avvertì un forte dolore al braccio destro, così lancinante da farlo svenire.
 
* * *
Era passati cinque anni, rimaneva da scontare un intero ergastolo. Durante la sua detenzione, Switch aveva capito quanto controproducente potesse essere il suo Quirk, all’interno di una prigione. Riavvolgere il tempo di una giornata monotona significava vivere un’ora in più di monotonia. Si annoiava, la verità era quella. L’unica cosa divertente da fare era covare il proprio odio verso quel professionista dall’Unicità elettrica. Non passava secondo che non spendesse perfezionando la sua vendetta. Si trattava di calcolare numerose variabili, ma lui era abituato ad uno sforzo del genere. Ogni qualvolta riavvolgesse il tempo, il futuro cambiava, perché l’aveva riavvolto. Al fine di sfruttare al meglio il vantaggio, si era allenato a valutare ogni causa e conseguenza, in modo da dirigere quella particolare ora nella direzione desiderata. Ecco perché era sempre impeccabile nei suoi piani di fuga, ecco perché, a discapito di quanto ci rimuginasse sopra, non riusciva a capire come avevano fatto quei maledetti professionisti ad incastrarlo.
Era così concentrato nelle sue riflessioni, che quasi non notò le sbarre della cella sgretolarsi. Erano state ridotte ad un mucchietto di polvere da un uomo dalla chioma brizzolata. Dietro la mano organica che usava come maschera, si celava il volto corrugato di Shigaraki Tomura, il capo di una vecchia organizzazione criminale, ormai sgominata da tempo.
- Buonasera, signor “Switch”.
Disse, schietto.
- Ah… perché è sera? Sai, qui in isolamento si perde la cognizione del tempo
- Il che è una tragedia, per uno come lei. Dica, le piacerebbe uscire da qui?
Lui non vedeva l’ora di riassaporare la libertà, ma sapeva che il diavolo pretende sempre un’anima in cambio dei propri servigi.
- Dimmi qual è il prezzo, Shigaraki Tomura.
- Ovviamente, dovrai fare qualcosa per me.
Il villain strasse una foto dalla tasca, con su ritratto a mezzo-busto Midoriya Izuku.
- Il Simbolo della Pace è troppo potente. Va sconfitto.
- Ti ricordo che è stato lui a catturarmi, come potrei sconfiggerlo?
- Di certo non combinato così.
Disse il villain, indicando sprezzante il moncherino che il prigioniero avesse al posto del braccio destro, perso a causa della spada elettrica dell’eroe Kaminari. Ridendo da dietro l’inquietante maschera, Shigaraki gli porse due siringhe, di contenuto rispettivamente color oro ed argento.
- Una la dovrai assumere tu.
Sollevò la prima.
- L’abbiamo creata a posta per te, mescolando il tuo sangue con una droga sintetica molto particolare. Non ti restituirà il braccio, ma potenzierà il tuo Quirk. Potrai tornare indietro nel tempo di quanto desideri. Il tuo obbiettivo sarà quello di viaggiare circa quindici anni nel passato. La seconda, invece…
Sollevò quella argentata.
- …ha l’effetto opposto, neutralizza permanentemente il Quirk di chi l’assume. Dovrai iniettarla a Midoriya Izuku, quando è ancora un incapace quindicenne.
Switch rise, non potendo fare a meno di pensare a quanto fosse ingenuo quello Shigaraki Tomura. Fu così facile mentirgli, non provò neanche gusto. Che cosa ci sarebbe stato di male, se avesse accettato quel compito, per poi non eseguirlo? In fondo, quindici anni nel passato, quel Tomura non sapeva nemmeno della sua esistenza. Era l’occasione perfetta per mettere in atto uno dei suoi sadici piani per far soffrire il signor Kaminari più di quanto potesse mai immaginare.
 
* * *
Kaminari guardava l’amico e la carpetta blu scuro che gli stesse tendendo. Nessuno dei due aveva voglia di sorridere, in quel momento.
- Sei proprio sicuro che non ci sia altro modo, Kirishima?
- Purtroppo no, fratello.
L’uomo dall’appuntita chioma rossa, il famoso eroe Red Riot, aveva assunto un’espressione di sconfitta, parola che raramente corrompeva il suo vocabolario.
- Switch è tornato in libertà. Sappiamo entrambi quale sarà la sua prossima mossa. Gli hai amputato un arto, cercherà vendetta, si riverserà su di te.
- Posso affrontarlo.
Kaminari mostrò all’amico il marchio circolare sull’avambraccio destro.
- Posso batterlo di nuovo, esattamente come ho fatto cinque anni fa.
- Il tuo corpo potrebbe non sopportare un altro stress di quella portata, non sei sicuro di poter sopravvivere.
I due uomini furono interrotti da un tonfo sordo, proveniente dalla stanza contigua al salotto dove stessero parlando. Entrò una ragazzina di circa dieci anni, catapultandosi sulle ginocchia del padre e mollandogli un cazzotto sul ventre.
- Rhea, ti avevo detto di aspettare in cucina!
La giovane iniziò a strillare, la voce alterata da una crisi di pianto imminente.
- Ho sentito tutto! Zio Eijiro ha detto che ci dobbiamo trasferire! Non voglio!
Era bionda come il padre, ma cocciuta come la madre.
Kirishima stesso si trovò a disagio.
- Piccola Rhea, è per il tuo bene…
- Non potete costringermi! Io devo andare alla U. A. La mamma non avrebbe voluto che ci trasferissimo!
L’espressione sul viso di Kaminari si incrinò, così come la sua voce.
- Mamma… m-mamma Kyoka non c’è, al momento…
- Non trattarmi come una bambina! Io… i-io so che la mamma è… m-morta…
Denki dovette prendere un profondo respiro e sfoggiare un sorriso forzato.
- Ascoltami, Rhea. Adesso io e te facciamo un bel gioco, d’accordo? Da questo momento in poi, formeremo una squadra. Saremo eroi.
- Dei professionisti? Come la mamma?
- Si, bravissima, come la mamma. La mamma aveva un nome da eroe, sai? Si fa… si faceva chiamare Earphone Jack. Quindi anche noi dobbiamo avere i nostri nomi in codice. Io, per esempio, sarò Makoto. Tu ti chiamerai Naomi. Ti piacciono?
 
* * *
Era finalmente giunto il momento. Aveva sognato quel giorno per cinque lunghi anni, passati a marcire dentro una prigione di massima sicurezza. Aveva architettato tutto alla perfezione. Anzi, aveva fatto anche più del necessario. Di norma, sarebbe bastato pedinarli per qualche giorno, attendere il momento giusto ed affondare il colpo all’improvviso. Eppure, un piano del genere non destava in Switch la minima soddisfazione. Doveva essere elaborato, come sua abitudine. Spingerli nel baratro della disperazione e farli galleggiare pericolosamente sul ciglio, per poi scaraventarli con forza in fondo.
A causa di quel pensiero rischiava di tradirsi, invece avrebbe dovuto trattenere l’eccitazione e volgere alla ragazza un sorriso innocente.
- Questo posto è stupendo.
Aveva sussurrato la sua preda alle amiche.
- E non hai visto ancora niente, mia cara signorina!
Aveva urlato lui, sbucando da dietro il bancone, in mezzo alle pile degli inutili vinili. Si trovava bene nei panni del vecchio negoziante d’antiquariato. Il largo cappotto grigio gli donava non poco, e la manica arrotolata fino alla spalla nascondeva l’orribile moncherino, ricordo della vergogna inflittagli. Mettere in piedi quell’attività era costato fatica e risorse, ma trovarsi di fronte al volto estasiato di un’ignara Kyoka Jiro ripagava ogni sforzo.
- Lei è il signor Koroko?
Fantasticare sulla sofferenza che le avrebbe causato da lì a poco era eccitante, quasi a limite dell’erotico, ma doveva mantenere la concentrazione. Doveva consegnarle lo stupido regalo che le amiche avevano scelto per lei e salutarla con calore. Povera creatura, non aveva la minima idea dell’incubo che fosse appena cominciato.


                                                                                                                                                             Prossimo Capitolo: And yet to Fail
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                                                                                                                                                             Autore: BluAvis  

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Capitolo 10
*** And yet to Fail ***


And yet to Fail
 
Kyoka sapeva che non fosse colpa sua. Naomi le aveva assicurato, tra un singhiozzo e l’altro, che il rapimento di Kaminari non fosse collegato alle modifiche della linea temporale apportate dalle due studentesse. Qualcun altro aveva pianificato tutto ciò, un villain proveniente da un futuro lontano: Switch. Jiro si era scoperta non essere la sola nelle condizioni di poter cambiare il corso naturale del tempo. Tutto girava intorno a quel criminale e alla sua malvagità. Mentre osservava l’insegna di quel vecchio negozio, però, Kyoka non poteva fare a meno di sentirsi responsabile del triste destino in cui fosse incappato Kaminari. Aveva avuto una miriade di occasioni per parlare a Naomi del suo compagno biondo. Sarebbe bastata una parola, buttata lì per caso, com’era stato per All Might. Naomi probabilmente si sarebbe ricordata dell’incidente e l’avrebbe avvisata prima che il rapimento avesse luogo. Solo al pensare che glielo avesse anche accennato, quando aveva notato delle somiglianze tra i loro Quirk…
 
La ragazza si schiaffeggiò violentemente le guance. Quello non era il momento di lasciarsi ai rimpianti, quella era l’occasione di rimediare agli errori. Era riuscita a convincere il consiglio docenti ad investigare in quella zona di Tokyo, proprio nei pressi del negozio d’antiquariato “Koroko’s”. Era stato molto difficile, senza poter accennare a Naomi. Non poteva svelare il segreto del lettore cd. Da un lato, sarebbe stato difficile risultare credibile. Dall’altro, paradossalmente, se fosse riuscita a convincerli, avrebbe compromesso irrimediabilmente il corso del tempo.
Meno persone sapevano, meglio era. Aveva solo fatto presente che quel negozio avrebbe potuto essere l’ultimo posto dove Kaminari fosse andato.
“Mi ha rotto il lettore cd, il giorno prima di sparire” aveva detto.
“Forse è andato al negozio per comprarne un altro o cose del genere”.
Grazie al cielo, la scusa aveva retto quel tanto che bastasse per mandare il professore Powerloader a sondare segretamente l’area. A discapito del suo arsenale di macchinari, il sensei era in grado di analizzare la composizione del sottosuolo senza farsi notare. Dalla ricerca era stata portata alla luce l’esistenza di un sotterraneo sospetto, proprio in corrispondenza “dell’innocuo” negozio musicale.
Confutata la tesi della studentessa, il consiglio aveva immediatamente predisposto una perquisizione ai danni del misterioso Koroko, componendo un team apposito.
 
Jiro, proprio come gran parte dei compagni di classe, aveva appena conseguito la licenza provvisoria da eroe, quindi non aveva esitato ad offrirsi volontaria come elemento della squadra di salvataggio.
Quest’ultima era stata composta dai professionisti Snipe-sensei ed Ectoplasm-sensei, con aggregati gli studenti Sero, Ashido e la stessa Jiro. Soltanto cinque componenti, numero compensato dal Quirk di Ectoplasm, capace di creare fino a trenta cloni di se stesso.
Kyoka rimaneva accovacciata dietro l’angolo dello svicolo, la testa che faceva capolino per osservare la facciata del negozio “Koroko’s”. Essere riuscita a far mobilitare una squadra era stata già un’impresa, considerando il poco tempo e le poche prove a disposizione. La parte più difficile era stata mettere in guardia gli eroi senza far capire che conoscesse già l’identità del nemico. Avrebbe dovuto comportarsi normalmente, fingersi ignara di tutto, nonostante sapesse quale potere avessero contro. Accanto a lei, Ashido rimaneva ugualmente in attesa. Aveva la mascella serrata per la tensione ed un lieve tremolio alle gambe.
- Avrei voluto ci fosse anche il professor Aizawa.
Disse sottovoce.
- Mi sento nervosa al pensiero di dover affrontare un Quirk sconosciuto. Almeno il professore avrebbe potuto neutralizzarlo…
- Aizawa-sensei sta lavorando ad un altro caso, lo sai.
Rispose Kyoka, intenta a mantenere la concentrazione.
- Ci sarebbe stata utile anche Tsuyu, ma è stata assegnata alla sua squadra, così come Midoriya, Kirishima ed Uraraka. Tutti elementi che ci avrebbero fatto comodo
- Pensi che riusciremo a salvarlo?
Kyoka guardò con determinazione la sua mano e la strinse davanti a sé.
- Lo salveremo.
Continuava a ripetersi in testa il piano suggeritole da Naomi per catturare Switch. Tutto consisteva nel precludergli la via di fuga, impedendogli di attivare l’unico utilizzo giornaliero del suo Quirk. Il problema consisteva proprio in quello. Gli sarebbe bastato ruotare il polso per riavvolgere il tempo di un’ora e prepararsi ad anticipare ogni loro mossa. Dovevano essere più veloci, ecco perché la presenza di Sero, che avrebbe potuto immobilizzarlo completamente con i suoi nastri, riultava fondamentale. Per ogni evenienza, poi, Snipe-sensei sarebbe rimasto fuori a controllare i punti ciechi.
 
Erano tutti in posizione. Il negozio era davanti a loro. Bisognava attendere solo il segnale e l’operazione sarebbe iniziata.
 
Ectoplasm evocò i suoi cloni. La sostanza luminosa fuoriuscente dalla sua bocca si ricompattò per formare una ventina di figure identiche al loro creatore.
L’esercito irruppe con violenza da ogni pertugio dell’edificio. Sero, Kyoka ed Ashido li seguirono, entrando dalla porta principale, ormai abbattuta. Tutti e tre ebbero un forte capogiro, causato sia dall’adrenalina che dalla polvere del locale.
- Infiltrazione completata. Jiro-chan, tocca a te.
Disse Mina. Earphone Jack conficcò gli spinotti nel pavimento e chiuse gli occhi. Le ci vollero pochi secondi per individuare la precisa locazione del sotterraneo e la relativa botola.
- Dietro la seconda libreria a destra, spostate il tappeto! Presto, muovetevi!
Era in preda ad una forte agitazione, il sangue le pulsava così forte nelle tempie da scatenarle un’emicrania. Uno degli Ectoplasm, mentre i suoi “fratelli” ispezionavano il punto indicato, le si avvicinò e le posò le mani sulle spalle.
- Adesso controlla le tue emozioni. Calma il tuo cuore. Devi rimanere fredda.
La ragazza pensò che quella fosse la cosa più difficile da fare in quel momento, ma prese comunque un profondo respiro, scacciando parte della tensione anche grazie alla sicurezza trasmessa dal professionista.
 
Gli studenti ed una manciata di cloni si riunirono velocemente intorno alla botola. Una delle copie aveva sfondato il legno, ma il passaggio si rivelò bloccato da un secondo ostacolo, una lastra d’acciaio.
- Ashido Mina, prova a corrodere le giunture.
La ragazza eseguì. Dopo pochi istanti, l’acido prodotto dai palmi della studentessa sciolse gran parte della lega. Una volta diminuita la resistenza della lastra, Ectoplasm riuscì a sfondarla con un colpo della sua speciale protesi. Una volta aperta la via, era possibile scendere lungo una scala a pioli per raggiungere il fondo del rifugio.
- Molto bene. Voi studentesse rimanete qui a sorvegliare l’area. Io e gli altri me perquisiremo il sotterraneo. Sero Hanta, vieni con noi. Probabilmente ci sarà bisogno anche del tuo Quirk.
- No! Vi prego!
Kyoka si aggrappò al largo colletto del cappotto bianco di Ectoplasm, guardandolo con occhi imploranti.
- Permettetemi di seguirvi!
- La tua Unicità è inutile in uno spazio stretto. Le tue onde sonore coinvolgerebbero tutti, alleati compresi.
- Ma… ma…
- Cosa avevo detto riguardo al controllare le tue emozioni, Jiro Kyoka?
- Le sto controllando! È per questo che devo scendere! La prego, la prego…
I cloni si guardarono tra loro.
Perfino Ashido e Sero lanciarono loro uno sguardo eloquente. I ragazzi avevano ben capito quanto fosse importante, per l’amica, partecipare fino alla fine a quell’operazione, anche se ne ignorassero il reale motivo.
- D’accordo.
Fu la decisione finale.
- Restate dietro i me stessi, niente mosse avventate.
 
Era una tortura. Kyoka scendeva per la scala molto più lentamente di quanto avrebbe voluto fare. Era stata preceduta da uno degli Ectoplasm-sensei, quindi era costretta a moderare la sua velocità. Se fosse stato per lei, si sarebbe fiondata a testa bassa, ma la sua parte razionale le suggeriva che il sangue freddo del professionista andasse emulato. Dopo un numero incalcolabile di pioli, finalmente arrivarono in fondo. Era una singola stanza, immersa nell’oscurità, illuminata soltanto da una piccola lanterna ad olio.
Kaminari era legato ad una sedia, la testa ciondolante, esanime. Un rivolo di sangue gli colava lungo il volto, numerosi tagli gli attraversavano il torace. Accanto al ragazzo, vi era una figura esile ed ingobbita. Kyoka lo riconobbe subito. Era il proprietario del negozio, il “signor Koroko”, ovvero Switch. Se Naomi non glielo avesse anticipato, sarebbe stato uno shock. Quel gracile vecchietto, privo di un braccio, con i lunghi capelli bianchi e l’aspetto debole, era il temibile Switch, il villain capace di riavvolgere il tempo.
- Come è possibile?!
Esclamò lui. A quanto pareva, la strategia di Naomi aveva funzionato. Kyoka e gli eroi avevano scoperto il suo rifugio con una settimana in anticipo rispetto il corso originario degli eventi. L’aiuto della ragazza del futuro era stato fondamentale.
- Non ti muovere, sei in arresto!
Gridarono gli Ectoplasm in coro.
- Questo lo dite voi!
Switch distese l’unico braccio davanti a sé, ma Kyoka era già pronta ad urlare.
- Sero! Il suo braccio, ora!
- Vado!
Il ragazzo puntò in direzione di Switch. Dalla fessura del suo gomito fuoriuscì il nastro adesivo, che si avvolse intorno all’arto del villain. Quest’ultimo sembrò andar nel panico, tanto da frugare all’interno del suo cappotto direttamente con la testa, come uno struzzo che affonda il becco nella sabbia.
- Cosa sta facendo?
Il villain riemerse da quella strana posizione. Tra i denti stringeva un piccolo oggetto di vetro, che brillava argenteo alla luce della lanterna.
Nell’interdizione generale dei presenti, Switch si accovacciò dietro Kaminari e gli puntò l’ago di una siringa alla gola.
- Fermi tutti! Non fate un altro passo!
Disse, la voce distorta a causa della bocca serrata.
 
Kyoka conosceva il contenuto di quella siringa, gliene aveva parlato Naomi. Era la droga capace di distruggere i Quirk. Se avesse iniettato quell’intruglio, Kaminari avrebbe perso la sua Unicità. Jiro non ebbe un attimo di esitazione. Collegò i suoi lobo-jack agli stivali-stero. A nulla servirono gli avvertimenti di Ectoplasm-sensei.
Il battito cardiaco della ragazza venne riprodotto in tutta la stanza, investendo tutti, indiscriminatamente. I cloni del professori subirono danni sufficienti per scomparire, scomponendosi nella solita sostanza luminosa; Sero si portò inutilmente le mani alle orecchie, ma il suono era talmente forte che cadde faccia a terra, svenuto; Switch venne travolto in pieno dalle onde sonore, gli si rivoltarono gli occhi e fece per cadere. Fu questione di un’istante. Forse il caso, forse l’ultimo sforzo del villain prima di svenire, l’ago si conficcò sul fianco di Kaminari.
- No!
Kyoka si lanciò verso il ragazzo, rimuovendo la siringa. Inorridita, si rese conto che la fiala era già vuota. Il liquido era entrato in circolo, Kaminari cominciò a tremare, in preda alle convulsioni. Dopo pochi, orribili istanti di delirio, Denki si abbandonò totalmente sulla sedia. Non respirava più.
- No… no…
Kyoka gli alzò il viso e gli aprì una palpebra, ma l’iride non reagì alla flebile luce della lanterna. Perché non dava segni di vita? Quella droga non era veleno. Forse era troppo indebolito per sopportare uno stress del genere? Era veramente…?
- Non te lo permetto.
Gli schiuse leggermente le labbra e vi poggiò le proprie. Sentì immediatamente il sapore del suo sangue, mentre emetteva forti respiri ad intervalli regolari. Interruppe la rianimazione per avvicinargli l’orecchio al petto, ma non c’era ancora battito. Allora giunsero le lacrime, solcarono le guance di Jiro e bagnarono il torace di Kaminari, mescolandosi al sangue delle sue ferite. La ragazza cacciò un urlo di disperazione e lo abbracciò, singhiozzando.
- Non puoi farmi questo… mi hai sentito, idiota?
I suoi jack si mossero da soli e si collegarono al petto del ragazzo.
- Non ti ho ancora perdonato per aver scheggiato il mio lettore…
Il suo battito venne riprodotto all’interno del corpo di Kaminari. Voleva fargli sentire il suo cuore, fargli sentire che lei fosse ancora viva, quindi lui non poteva morire, non doveva… ma Denki non rispondeva all’appello.


                                                                                                                                         Prossimo Capitolo: It's Nothing to Die, It's Frightful not to Live 
                                                                                                                                         Coming Soon: 24/11/2018   15:00
                                                                                                                                         Autore: BluAvis

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Capitolo 11
*** It's Nothing to Die, It's Frightful not to Live ***


It’s Nothing to Die, It’s Frightful not to Live
 
Naomi era convinta che, per ristabilire l’originaria linea temporale, sarebbe bastato informare Kyoka su come sconfiggere Switch. In fondo, era quello che sua madre stessa le avesse pregato di fare. Aveva seguito alla lettera le indicazioni registrate sul cd, eppure, dopo un paio giorni, non aveva notato alcun cambiamento. Le foto con suo padre non erano ricomparse nelle cornici sul comodino, la casa era ancora abitata dalla donna dai lunghi capelli corvini e dal marito, sul proprio cellulare aveva trovato alcuni messaggi lasciati da Ren, ancora in qualità di suo fidanzato. Consapevole di non poter far altro che aspettare e sperare, quindi, aveva deciso di continuare quella vita che non le appartenesse, condividendo i pasti con due sconosciuti e frequentando le lezioni. Non prestava la ben che minima attenzione in aula, ma non aveva comunque rinunciato alla compagnia di Shirone.
 
Le ragazze sedevano in mensa. Shirone guardava preoccupata il volto scarno e pensieroso di Naomi.
- Ehm… come mai non sei con il capo-classe? Non avrete mica litigato?
- Come? Oh, no… Ren doveva sbrigare delle cose, ed è rimasto in classe…
Shirone si sporse dal tavolo, in modo da scrutare l’amica con attenzione.
- Sì, stai dicendo la verità.
Concluse, infine.
- Me ne accorgerei, se mentissi.
- Già…
Naomi stuzzicò con la forchetta il cibo sul proprio vassoio, non avendo abbastanza appetito per mangiarlo. Ogni suo pensiero era rivolto alla madre e a cosa stesse facendo in questo momento, o meglio, in un momento venti anni dietro il suo.
- Naomi, sono preoccupata per te.
Si sentì dire.
- Pensavo fossi solo un po’ stanca, ma anche oggi sembri strana.
Linea temporale originaria o meno, Naomi si disse di non poter ignorare le attenzioni di un’amica così in pensiero.
- Senti, Shirone, toglimi una curiosità. Niente di grave, voglio solo fare un gioco.
Quello strano modo di porsi, seppur ponesse le base per un dialogo, non rasserenò Shirone, anzi, la preoccupò ancor di più.
- Vuoi… fare un gioco? Ok… sentiamo…
- Ti farò alcune domande su noi due, voglio vedere quanto ricordi della nostra amicizia.
Era una mezza verità, in effetti. Il vero scopo di Naomi era sapere quanto fosse diverso il rapporto con l’amica, rispetto a quello che ricordasse. Shirone sembrava essere più confusa che persuasa, ma non si tirò indietro.
- D’accordo, spara.
- Quando ci siamo conosciute?
- Esattamente cinque anni fa, nella nostra vecchia scuola. Ti eri appena trasferita da Musutafu. Non conoscevi nessuno, così mi sono offerta per farti fare il giro della scuola. Volevo farti visitare tutto l’istituto, ma alla fine ti ho semplicemente trascinato in caffetteria e ho parlato per ore. Mi avevi dato l’idea di essere una musona, solo dopo ho scoperto il perché della tua apatia… i tuoi genitori…
- In che modo abbiamo passato il primo capodanno insieme?
- Tu non volevi uscire. Anzi, a quel tempo non uscivi mai, se non per andare a scuola. Io mi sono presentata direttamente a casa tua e ti ho costretta ad uscire. Ti ho anche costretta ad indossare un mio yukata. Eri davvero carina, ti ho fatto le trecce e siamo andati al tempio, per vedere i fuochi d’artificio… quando è iniziato lo spettacolo, tu hai sorriso. È stata la prima volta in cui ti abbia vista sorridere.
- Che promessa ci siamo fatte, l’ultimo anno delle medie?
- Di entrare entrambe alla Shiketsu. Io non avevo intenzione di puntare così in alto, ma la tua determinazione è stata abbastanza contagiosa da convincermi a sostenere l’esame d’ammissione. Una volta arrivatami la lettera, mi sono precipitata a casa tua, felice. Però la tua non era ancora arrivata, così siamo rimaste tutto il giorno sul pianerottolo ad aspettare il corriere. Tu eri nervosissima, temevi di non essere passata, e io non facevo altro che dirti che se ce l’avevo fatta io potevi… Naomi?
Shirone la fissava, meravigliata. Naomi non era riuscita a trattenersi. I suoi occhi si erano riempiti velocemente di lacrime e aveva cominciato a singhiozzare davanti lo sguardo stupefatto dell’amica.
- N-Naomi, che ti prende?
- Niente… n-niente…
Si passò l’indice sulle ciglia, raccogliendo una lacrima. La osservò colare lungo il dito, non smettendo di sorridere.
- È bello che, nonostante tutto, la nostra storia non sia cambiata di una virgola. Shirone, non importa quanto l’universo possa cambiare, io e te saremo sempre amiche, vero?
La studentessa le sorrise di rimando, anche se probabilmente non aveva capito in pieno le parole di Naomi. Quest’ultima cominciò a ridere di gusto. Parlare con Shirone era stato un vero sollievo. Fin quando ci fosse stata lei, sarebbe riuscita in qualsiasi impresa.
Stava ridendo così tanto che, a causa della vista annebbiata dalle lacrime, la figura dell’amica appariva sfocata. Dopo qualche istante, Naomi controllò le risate, passandosi nuovamente le mani sul viso.
- Shirone?
Era strano. I suoi occhi adesso erano asciutti, ma i contorni di Shirone non accennavano a ridefinirsi. Anzi, era come se stessero sbiadendo maggiormente.
No, non stavano sbiadendo… stavano letteralmente scomparendo…
- Shirone!
Fu questione di un battito di ciglia. Il posto davanti a lei si svuotò, come per magia. Di Shirone non c’era più traccia. Naomi, spaventata, si alzò di scatto, facendo stridere la sedia così forte da far girare mezza mensa nella sua direzione. Noncurante di quelle attenzioni, la ragazza corse a per di fiato verso la propria aula. Era in preda ad un terrificante dubbio.
 
Arrivata davanti la classe, spalancò con violenza la porta. Era vuota, ad eccezion fatta per un bel ragazzo dai capelli scuri.
- Rappresentante!
Naomi si gettò sulla cattedra dietro la quale lo studente stesse impilando alcuni fogli. Quest’ultimo la guardò sorpresa, evidentemente spiazzato dall’impetuoso comportamento di lei.
- Rappresentante, hai visto Shirone?
Ren alzò un sopracciglio, assumendo un’espressione piuttosto confusa.
- Ehm… chi?
- Shirone! Shirone Nomikata! La mia vicina di banco!
- Ecco… credo che tu abbia sbagliato sezione.
- Che stai dicendo?! Siamo tutti e tre compagni di classe, tu sei seduto solamente una fila davanti a noi, come puoi dire che abbia sbagliato?
- Ma io non ho idea di chi tu stia parlando. Anzi, a dirla tutta, non ho nemmeno idea di chi sia tu…
Era peggio di quanto Naomi stesse temendo. La realtà stava cambiando, la memoria di tutti i presenti, lei esclusa, stava venendo riscritta. Sentì un forte bruciore alla gola, si portò la mano alla bocca e fu presa da un attacco di tosse.
- Ti senti bene?
Riuscendo con difficoltà a domare la crisi, Naomi osservò il palmo della propria mano e vide un’ingente macchia di sangue scuro.
- Stai sanguinando! Vieni, lascia che ti accompagni in infermeria.
Naomi rifiutò l’aiuto di Ren, indietreggiando spaventata.
- No… non è niente… tranquillo…
Fece per uscire dall’aula.
- Perdona il disturbo… mi sono sbagliata…
Corse nuovamente per il corridoio, fino all’ingresso dell’istituto. A confutare l’orribile ipotesi, la targhetta del suo armadietto recitava un altro nome.
 
La strada verso casa era lunga, Naomi la percorse in preda ai dubbi e alle paure. Inciampò diverse volte, ogni passo la sfiancava sempre di più, e sapeva che non fosse a causa della sola fatica. Le ripercussioni temporali stavano colpendo anche lei, consumandola dall’interno.
 
Casa sua non sembrava cambiata, ma le probabilità che fosse abitata da qualcun altro erano terribilmente alte. Inserì la chiave nella serratura, riuscendo fortunatamente ad aprirla.
- C’è nessuno?!
Niente. La casa era deserta, non vi era anima viva. Proprio come temeva, era già cominciato. Salì in camera, senza illudersi oltre. Infatti, i soggetti delle foto sul comodino erano scomparsi, rimanevano solo gli sfondi. Tossì ancora sangue, questa volta il dolore fu così acuto da piegarle le ginocchia. Le gambe si erano fatte pesanti e la vista annebbiata. Pregò ogni divinità esistente al fine di ritrovare il lettore cd ancora al suo posto. Una volta ritrovata la fantomatica confezione scarlatta, non esultò a squarciagola solo perché le mancassero le forze per farlo. Per fortuna, l’apparecchio non era ancora sparito, probabilmente perché, essendo ancorato ad entrambe le timeline, un po’ come Naomi, rimaneva ancorato alla realtà un po’ di più rispetto al resto.
 
Naomi prese le cuffie e si preparò al collegamento. Questa volta non aveva garanzie di trovare Kyoka dall’altra parte, non si erano accordate minimamente.
Le venne un altro capogiro. Ebbe un principio di svenimento, dovette appoggiarsi alla scrivania. Istintivamente, si guardò le mani. A cominciare dalla punta delle dita, un po’ come era successo con Shirone, i contorni cominciavano a farsi più sbiaditi.
Naomi non ce la fece più. Cadde a terra, il lettore con lei, gli auricolari volarono via dalle orecchie, adagiandosi sul pavimento. A quanto pareva, la realtà stava cambiando gradualmente e Naomi si trovava in una specie di limbo.
Nella linea temporale di Kyoka si era verificato un evento di tale portata da modificare drasticamente il futuro. Lei stava scomparendo, come se non fosse mai nata. Ren non l’aveva riconosciuta e la casa stava cambiando, perché non si era mai trasferita. Conseguentemente, non aveva frequentato le medie dell’Ovest, non aveva mai conosciuto Shirone, quindi non l’aveva mai convinta a tentare insieme l’esame della Shiketsu. Non era mai venuta al mondo, forse i suoi genitori non erano riusciti a mettersi insieme o peggio ancora…
Distesa su un fianco, incapace di muoversi, Naomi giaceva a pochi centimetri dagli auricolari. Chissà se, in quel momento, Kyoka fosse dall’altra parte. Aveva risposto? Non poteva saperlo. Tentò di allungare una mano, nel vano tentativo di afferrare la cuffia più vicina a lei, ma scoprì di non avere più una mano da allungare. Il suo corpo si fece leggero, molto leggero, come se fosse composto soltanto d’aria. Non riusciva a rendersi neanche conto se stesse ancora respirando o meno. Ripensò a tutto quello che le fosse successo, all’ingiustizia di morire in quella stanza, da sola, senza nessuno. Fu quasi certa di sentire il suo stesso cuore smettere di battere.
 
Era peggio che morire, perché si rimaneva coscienti fino all’ultimo.
- Mamma… non voglio, mamma… fa male…
Le ultime energie le spese in lacrime. Si rese conto di non ricordare più il volto di papà Denki, né la voce di Kyoka.
Se ne andò così, tra i gemiti sommessi, senza lasciare tracce, solo una camicia al centro di una camera vuota.


                                                                                                                                                                    Prossimo Capitolo: Bae or Bay?
                                                                                                                                                                    Coming Soon: 27/11/2018   15:00
                                                                                                                                                                    Autore: BluAvis   

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Capitolo 12
*** Bae or Bay? ***


Bae or Bay?
 
Kyoka imbracciava la chitarra ormai da mezz’ora, senza aver strimpellato neanche una corda. L’idea iniziale era quella di suonare e distrarsi. Ovviamente, aveva ottenuto il risultato opposto: la mano sinistra perennemente ferma sull’accordo di La Minore, il plettro bloccato sulla prima corda, lo sguardo perso nel vuoto e la testa piena di pensieri. Non vi era pace nel cuore di Jiro. Il cervello proiettava i flashback della missione al negozio di musica, i quali scorrevano davanti ai suoi occhi come la pellicola di un film d’epoca. Era come meditare sotto una cascata, cercando di ignorare l’acqua gelida sulla nuca. Tutte le sensazioni allora provate si riversavano sulla ragazza ad intervalli regolari. L’odore della polvere del negozio, la penombra del sotterraneo, l’adrenalina dello scontro, il sapore del sangue di Kaminari, la paura di perderlo per sempre.
 
Kyoka rinvenne dalla sua “catalessi” solo grazie al rumore di un sonoro bussare.
 
Si prese tutto il tempo del mondo prima di rispondere.
- Chi è?
Disse, atona. Un’ovattata voce maschile rimbombò dall’altra parte del legno.
- Sono Kirishima.
Sempre con lentezza, come se ogni suo movimento le costasse più di quanto volesse spendere, Jiro si mise in piedi, senza nemmeno ricordarsi di star ancora impugnando la chitarra e facendola cadere a terra. Normalmente, per una cosa del genere avrebbe imprecato senza ritegno. Invece, come a sottolineare lo stato di shock sotto il quale si trovasse, si limitò a lanciare un’occhiata vagamente preoccupata allo strumento, per poi dirigersi alla porta, senza neanche prendersi la briga di raccoglierlo da terra.
- Chi è?
Ripeté, distrattamente, immemore del fatto che avesse già posto quella domanda.
- Kirishima! Per favore, apri.
Kyoka aprì quel tanto che bastasse per intravedere il volto teso dello studente da una fessura, tra lo spigolo dell’uscio e lo stipite opposto.
- Cosa c’è? Perché sei venuto?
- Recovery Girl ha terminato l’intervento. Ho pensato che tu dovessi saperlo prima di tutti. Vai da lui, prima che gli altri si precipitino a fargli visita.
Jiro non se lo fece ripetere una seconda volta. Spalancò totalmente la porta, gli occhi rinvigoriti da una nuova luce.
 
*
L’infermeria era ancora chiusa, Recovery Girl non accennava ad uscirne e consentire le visite al paziente. Kyoka si sentì di ringraziare silenziosamente Kirishima per la sua premura. Proprio come detto dal focoso studente, infatti, nessuno era ancora venuto a conoscenza del termine dell’operazione, quindi il corridoio della sala d’attesa era completamente deserto.
Incapace di star ferma ed aspettare quietamente, Jiro camminava su e giù per la corsia, senza mai perdere di vista la soglia. Nel frattempo, pensava a cosa dire e a come dirlo. Fino a qualche minuto prima, non era nemmeno certa che Kaminari sarebbe sopravvissuto alle ferite. Quando aveva poggiato l’orecchio sul suo torace, senza sentire alcun battito, aveva veramente creduto che non ci fosse nulla da fare. In quel momento, la ragazza aveva capito ciò che provasse per lui. Era ironico che si fosse dovuto arrivare a tanto, per rendersi conto di quello che una persona normale avrebbe capito subito.
 
La porta si aprì, rivelando la minuta figura della capo-infermiera, la donna capace di guarire una ferita con un solo bacio. Kyoka era così in preda alla tensione e all’impazienza, che emise un piccolo strillò, trasalendo dalla paura.
- Ci sei solo tu, mia cara?
Le chiese Recovery Girl.
- Sì, per il momento sì. Come sta?
Si sorprese di quanta preoccupazione trasparisse da quella domanda. Non era più capace di celare le proprie emozioni. Recovery Girl la fece accomodare, precedendola. La sua espressione non faceva sperare nulla di buono.
- Non ho mai visto uno studente riportare tutte quelle ferite. Non ho potuto usare il mio Quirk, perché avrebbe richiesto troppa energia per rimarginare tutto subito. Il problema più grave, però, l’ho riscontrato nella sua Unicità.
- In che senso?
Chiese Jiro, anche se già sapeva dove stesse andando a parare.
- È come se le cellule fossero parzialmente inattive, non saprei come spiegarlo…
Recovery Girl si interruppe da sola, onde evitare di farsi sentire dal paziente.
 
All’interno della sala, completamente bianca, sembrava di essere in un’ospedale. Era un ambiente totalmente alieno al resto della scuola.
Vi era solo un letto occupato, appunto da Kaminari. Il ragazzo aveva gli occhi chiusi, la coperta fino alla vita, sia il busto che la fronte fasciati e una flebo al braccio. La capo-infermiera indicò a Jiro dove sedersi.
- Si sveglierà presto, l’effetto del sedativo sta per terminare. L’unica cosa che può aiutarlo è vedere una faccia amica.
Kyoka afferrò la sedia e si trascinò ai piedi del letto, osservando il compagno. Sembrava distrutto, neanche da addormentato appariva sereno. Forse era in preda ad un incubo? I farmaci, di solito, non dovrebbero garantire un sonno senza sogni?
La sua attenzione, poi, fu attirata da una siringa sul comodino accanto al materasso, piena di una strana sostanza argentata.
- Oh, quella non c’entra niente con il trattamento.
Disse Recovery Girl, come se le avesse letto la mente.
- È uno strano intruglio che abbiamo trovato durante la perquisizione del sotterraneo del rapitore. Quel liquido presenta tracce di DNA, forse scopriremo qualcosa sul criminale che ha rapito questo povero ragazzo.
Spostò la siringa dal comodino alla sua scrivania personale, poco lontano.
- Ora ti lascio da sola con lui. Mi raccomando, non farlo affaticare troppo.
Rivolse un ultimo sguardo materno alla visitatrice ed uscì dall’infermeria.
 
Kyoka restò seduta, in attesa che Kaminari si svegliasse. Mentre arricciava tra le dita il cavo che le pendesse dal lobo, alternava uno sguardo apprensivo verso il compagno ad una fugace occhiata verso la scrivania di Recovery Girl, sulla quale era stata lasciata incustodita la misteriosa siringa. La ragazza riportò alla mente tutte le informazioni ricevute da Naomi circa l’identità di Switch e i suoi propositi. Secondo la studentessa del futuro, quel criminale era entrato in possesso di due tipi di droghe sintetiche, una delle quali capace di eliminare i Quirk, l’altra in grado di potenziarli.
- Mmmh…
I mugugni di Kaminari costrinsero Jiro ad abbandonare il tentativo di districar quella matassa ingarbugliata. Il ragazzo aveva pesantemente aperto gli occhi.
Con quella che sembrava costargli una gran fatica, mise a fuoco la visitatrice ai piedi del proprio letto.
- Jiro?
Kyoka si fece piccola piccola, chinando la testa in modo tale da nascondere il viso dietro la frangetta violacea.
- T-ti senti m-meglio?
Il paziente si guardò intorno, riconoscendo le candide mura dell’infermeria scolastica. Tirò un lungo sospiro e sprofondò maggiormente dentro il morbido cuscino di piume. Chiuse gli occhi e si tastò lentamente le fasciature sulla fronte.
- Mmh… che male, la testa. Per quanto tempo sono rimasto sotto i ferri?
- Un paio di giorni, Recovery Girl ci ha proibito di vederti fin quando non saresti stato fuori pericolo…
Kaminari alzò una singola palpebra, guardando sempre in direzione dell’amica.
- Mi hai salvato la vita, Jiro.
- L’intera s-s-scuola si è mobilitata per salvarti. Ectoplasm-sensei ha fatto il grosso del lavoro. Io ho solo trovato il sotterraneo.
Il ragazzo non sembrava essere d’accordo.
- Ho sentito Recovery Girl parlare con alcuni professori, probabilmente credevano che fossi ancora sotto anestesia. Da quei pochi dettagli che mi ricordo, e ti assicuro che ricordo veramente poco… sei stata tu a prendere l’iniziativa vincente.
- Avrai capito male, saranno stati i sedativi.
Borbottò Kyoka, in risposta. Kaminari era vivo, avrebbe dovuto essere più felice di così. Un orribile senso di colpa, però, le attanagliava il petto.
- Mi dispiace…
- Ti dispiace? E di cosa?
- Non sono stata abbastanza veloce… quel criminale ti ha iniettato quello schifo… adesso tu…
- Oh, sì, me ne sono già accorto.
Kaminari alzò la mano destra di pochi centimetri, contraendo le dita. Le scariche elettriche, che solitamente scaturivano dai suoi polpastrelli, mancarono all’appello.
- Non riesco ancora ad usare la mia Unicità.
Kyoka ritornò ad adombrasi dietro i capelli. Aveva serrato i pugni sulle ginocchia e le labbra tra i denti, trattenendo con fatica le lacrime. Kaminari sembrò accorgersene.
- Ehi, ehi, stai tranquilla. Presto sarò in piedi e potrò essere di nuovo il caricabatterie di sempre!
Stava cercando di tirarla su di morale, incredibile.
- Quando mi dimettono, mi farò andare il cervello in corto circuito solo per te, così potrai prendermi in giro a volontà! Ti ricordi, no? “Wheeeeei”…
Quel sorriso pieno di speranze stava per far crollare tutte le resistenze della ragazza.
 
Kyoka sentì il bisogno di dirgli la verità. Non poteva continuare ad illuderlo. Decise, quindi, di prenderla alla lontana.
- Ascolta, Kaminari. Cosa ricordi del tuo rapitore?
Il ragazzo, onde richiamare quei confusi frammenti di memoria, richiuse gli occhi.
- È stata tutta questione di secondi. È successo poco dopo esserci visti davanti al laboratorio gestionale, giorni fa. Sono tornato al dormitorio, ma non c’era nessuno dei ragazzi. C’era solo quell’uomo, il tizio senza un braccio. Ho chiesto immediatamente come fosse riuscito ad entrare, ma quello rideva e basta.
- E poi niente, non ricordo altro. Una volta ripreso i sensi, ero già legato a quella sedia, nel sotterraneo.
- Quell’uomo è pericoloso.
Kyoka aveva già deciso di non risparmiarsi. Raccontò per filo e per segno tutto ciò che sapeva su Switch, senza tralasciare nemmeno i dettagli sul suo Quirk.
- Per lui sarà stato uno scherzo intrufolarsi nel dormitorio. Avrà memorizzato tutti i sistemi di sicurezza e sfruttato i loro punti ciechi.
Kaminari la fissava spiazzato.
- E tu come fai a sapere tutte queste cose?
Kyoka afferrò i lembi della gonna scolastica con entrambe le mani, stringendo con forza. Diede un’altra occhiata alla siringa sulla scrivania e alla porta d’ingresso. Di Recovery Girl non c’era traccia. Era combattuta, Naomi le aveva pregato di non dire niente a nessuno, così da evitare di coinvolgere altre persone. Eppure…
 
- Probabilmente non mi crederai, ma…
 
Raccontò ogni cosa. Parlò del regalo acquistato da Yaoyorozu e Hagakure al negozio, dello strano potere del lettore cd, di Naomi, del modo in cui fosse riuscita a scoprire immediatamente il luogo in cui lo avessero imprigionato e, ovviamente, delle fantomatiche droghe in grado di modificare il Quirk.
Era come levarsi un peso dallo stomaco. Kaminari non batteva ciglio. Lei si chiese più volte quando sarebbe scoppiato a ridere o quando l’avrebbe fermata, stufo di tutte quelle fesserie. Parlava e al tempo stesso analizzava le espressioni del suo interlocutore. Eppure, non scorgeva alcun segno di diffidenza nel suo volto. Pendeva dalle sue labbra, trasaliva ad ogni dettaglio sconcertante, ma non un lampo di dubbio attraversava le iridi.
Alla fine, Kyoka era così stanca e sollevata da aver il fiatone.
- …e questo è quanto, ho finito.
Seguì il silenzio. Kaminari, per ovvie ragioni, faticava a mandar giù tutto quel boccone in una sola volta. Kyoka si aspettava la sbottata da un momento all’altro.
- Quindi il mio Quirk non tornerà mai più?
- …probabilmente no.
- Siamo sicuri che Switch non riuscirà a scappare, con il potere che si ritrova?
Parlava tranquillamente, come se stesse dando poco conto al fatto che avesse perso il suo Quirk per sempre. Si stava trattenendo, solo per lei, per non farla sentire responsabile. Kyoka avrebbe quasi preferito che non lo facesse, sarebbe stato più facile. C’era una cosa, però, che le leniva il cuore. Kaminari le credeva, le credeva senza riserve. Neanche Momo, con la quale condivideva un ottimo rapporto di amicizia, era riuscita a fidarsi così ciecamente.
Quel modo di porsi la convinse dell’ingiustizia di cui il compagno fosse vittima.
Kyoka non era mai stata così determinata in vita sua: doveva far qualcosa per lui.
 
Si allontanò dal letto del paziente, avvicinandosi alla scrivania di Recovery Girl. Esitò solo per un istante, poi afferrò di prepotenza la siringa d’argento. Riavvicinandosi a Kaminari, gli fece vedere quanto avesse appena requisito.
- Non ne sono sicura, ma questa è probabilmente la cosa che ha usato Switch per viaggiare nel tempo a suo piacimento, oltrepassando il limite di un’ora.
- La droga di cui ti ha parlato quella Naomi?
- Forse.
La ragazza si rigirò la siringa tra le dita, pensierosa.
- Per quanto ne sappiamo, Switch dovrebbe aver già usato quella carica per arrivare in quest’epoca. Prima ho sentito dire da Recovery Girl che in questa sostanza è presente del Dna, probabilmente appartenente allo stesso Switch.
- Quindi?
- Se tu fossi un criminale in grado di viaggiare nel tempo solo di un’ora al giorno, ma ti si presentasse la possibilità di estendere quel limite, cosa desidereresti?
- Vorrei… vorrei poterlo fare sempre…
- E se quel bastardo fosse riuscito a ricreare la droga grazie al Quirk presente nel suo sangue? Avere una carica sempre pronta gli avrebbe fatto comodo, no?
- Mi sembra una tesi piuttosto azzardata, Jiro.
- C’è solo un modo per scoprirlo.
Disse lei, alzandosi la manica della camicia.
- No!
Kaminari si issò dal materasso e afferrò il polso armato di Kyoka, ignorando le ferite e il dolore che gli provocassero quei bruschi movimenti.
- Lasciami, idiota! Prima che Recovery Girl torni!
- Ma sei impazzita? Non hai idea di cosa ti possa fare quella roba!
- Potrebbe darmi la possibilità di salvarti!
- Ma lo hai già fatto!
Kaminari tirò la ragazza verso di sé, facendola ribaltare sul letto. Lo sforzo riaprì alcune ferite dell’addome, le bende cominciarono ad intingersi di sangue.
Jiro, realizzata la situazione, assunse un marcato rossore in volto.
- Lasciami…
Borbottò, di nuovo incapace di sostenere lo sguardo del ragazzo.
- Assolutamente no. Non ti farò rischiare così tanto per me.
- Perché non vuoi capire, cretino!
Non avrebbe voluto urlare, ma l’aveva fatto. Ora era sicuramente questione di minuti prima che la capo-infermiera irrompesse nella stanza, attratta dalle sue grida. Non c’era tempo da perdere, ma gli occhi di Kaminari la immobilizzavano.
- Jiro…
- Tu non capisci!
Avrebbe voluto picchiarlo, ma si trattenne alla vista delle bende insanguinate. Poggiò il viso sulla sua spalla, cercando di reprimere i singhiozzi, invano.
- C’è stato un momento… il tuo cuore non batteva più… mi sono sentita morire…
Sentì la mano di lui poggiarsi delicatamente sulla nuca ed accarezzarla.
- Switch potrebbe tornare… e ora che sei senza Quirk… tu potresti…
Era uno sforzo sovrumano, ma Kyoka alzò la testa quel tanto che bastasse per guardarlo dritto negli occhi. Non era mai stata così vicino al suo viso.
- Io… non voglio perderti…
Lo baciò. Questa volta veramente, perché voleva baciarlo, perché voleva che le loro labbra si incontrassero. Kaminari si concesse solo un istante di sorpresa, poi rispose. La stretta dietro la nuca si serrò, l’altra mano cingette l’esile vita. Kyoka si sedette su di lui, serrandogli i fianchi con le ginocchia, senza interrompere il bacio. Era una sensazione meravigliosa, la canzone più bella.
 
Che ironia, Kyoka sarebbe stata l’unica a conservarne memoria.
 
Con una serie di movimenti impercettibili, mascherati dalla veemenza del bacio sempre più appassionato, aveva avvicinato la siringa al suo avambraccio, il tutto dietro la schiena di lui. La mano di Kaminari, quella intorno al bacino della ragazza, scese di qualche centimetro, preda del desiderio sempre più pressante. Per un attimo, Kyoka pensò quasi di abbandonare il suo piano, lasciarsi andare a quella libidine tanto piacevole e continuare ad ascoltare quella canzone. Le loro labbra si separarono, il viso di Kaminari scivolò sul dolce collo di lei e cominciò a baciarlo. Numerosi brividi le corsero lungo tutto il corpo, oltre ad alcune vampate di calore.
 
Era davvero un peccato, Kyoka sarebbe stata l’unica a conservarne memoria.
 
Anche lei attaccò, partendo dalla spalla fasciata e salendo lungo il collo, fino ad immergersi nei capelli dorati che spuntavano dalla benda intorno alla fronte. Gli mordicchiò un orecchio, concedendosi quell’ultimo regalo, ma si fece sfuggire una lacrima traditrice.
- Perdonami…
Fece penetrare l’ago nella pelle e spinse lo stantuffo. Sentì il liquido bruciare sotto l’epidermide. Le mancò il fiato, ma non riuscì a capire se fosse colpa dell’iniezione o dell’impeto di Kaminari. Le palpebre si fecero pesanti, nella sua mente esplose una singola, vivida immagine.


                                                                                                                                            Prossimo Capitolo: I've just been in this Place Before
                                                                                                                                            Coming Soon: 29/11/2018   15:00
                                                                                                                                            Autore: BluAvis

 

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Capitolo 13
*** I've just been in this Place Before ***


I’ve just been in this Place Before
 
L’unica cosa che poteva percepire era una leggera pressione sugli occhi, come se fossero coperti da qualcosa di morbido. Oltre alla vista, anche tutti gli altri sensi erano intorpiditi. Era stanca, esausta, come se avesse corso per una lunga distanza senza mai concedersi una pausa. Non riusciva neanche a capire se fosse stirata, seduta o eretta. No, quello forse riusciva ad immaginarlo. Era dritta sull’attenti, probabilmente, perché sentiva le spalle rigide. Anche se ovattata, sentì una voce squillare alle sue spalle.
- Per questo!
Una forte, improvvisa luce la investì in pieno viso, accecandola. Fu come aver tentato di guardare il sole con gli occhi spalancati. Ci mise qualche secondo per riaversi, ma, alla fine, Kyoka mise a fuoco la scena davanti a sé, sbattendo le palpebre ad intervalli sempre più stretti.
 
Si trovava in un vicolo cittadino, quella sensazione di caldo era dovuta al sole cocente che le picchiasse imperterrito la nuca, quella nuca che, fino a pochi secondi prima, era afferrata dalla mano di Kaminari. Anche il senso dell’udito tornò in funzione. Dei suoni lontani, alle sue spalle, come un chiacchiericcio, forse la presenza di una folla, non capiva. Avvertì un forte bruciore all’avambraccio sinistro, sotto la manica della maglietta, ma sapeva di non dovergli dar peso, non in quel momento. Davanti a lei, sprofondata in un elegante inchino, c’era Momo. La ragazza stava dando le spalle ad un semplice negozio, non più appariscente di altri, anzi, piuttosto trasandato.
- Siete davanti al miglior negozio d’antiquariato musicale del Giappone.
Annunciò, altezzosa. Kyoka notò l’insegna di legno che recitava la scritta “Koroko’s”, mentre Yaoyorozu continuava a recitare la parte del maggiordomo intento ad accogliere gli ospiti nella magione.
- Jiro-san, prego, a voi l’onore.
Ce l’aveva fatta, il suo azzardo era stato ripagato. Era riuscita a sfruttare il Dna di Switch per viaggiare indietro nel tempo.

Sbucò un vestitino lilla svolazzante.
- Kyoka-chan, tutto bene?
Doveva stare calma, evitare che Yaoyorozu ed Hagakure sospettassero qualcosa, comportarsi normalmente e tentar di reagire nel modo più naturale possibile. Abbozzò un sorriso poco convincente.
- Certo che sto bene. Allora, vogliamo entrare? Sono curiosa.
Si avvicinò trepidante alla porta, la spinse con fare incerto ed entrò.
Una campanella squillò all’aprirsi dell’uscio, annunciando l’arrivo dei clienti.
Kyoka dovette richiamare ogni briciolo di energia mentale per non collassare sotto il peso di quella pressione. Vi era un forte odore di chiuso e naftalina, come se il posto fosse abbandonato. Jiro non sentiva la necessità di guardarsi intorno, aveva sognato quel negozio musicale nel peggiore dei suoi incubi. Osservò con rabbia le apparecchiature e gli strumenti disposti in ogni angolo, così come le chitarre, i sassofoni, le trombe e le batterie. Diede una rapida occhiata agli strumenti più esotici e finse di assumere un’espressione meravigliata, la più credibile che riuscisse a fare. Cosa aveva fatto dopo? Giusto, aveva commentato il posto con aria estasiata. Quello sarebbe stato difficile, ma fece comunque del suo meglio. Si voltò a guardare le amiche, entrambe compiaciute nel vederla così entusiasta come in poche altre occasioni.
- Questo p-posto è s-stupendo.
Ora toccava a lui, sarebbe comparso a momenti, era questione di istanti.
- E non hai visto ancora niente, mia cara signorina!
Kyoka fu costretta a rivolgere uno sguardo sorpreso all’uomo di mezza età appena sbucato da dietro il bancone, in mezzo alle pile di vinili. La ragazza fissò con celato disprezzo ogni dettaglio di quel criminale, dalla lunga chioma argentea alla manica del cappotto grigio ripiegata fino alla spalla.
- È nel retro che si trova la vera magia!
“Nel retro… caso mai di sotto”, pensò Kyoka, l’odio sempre più difficile da dissimulare. Si trovava davanti Switch, lo spietato criminale che, da lì ad una manciata di giorni, avrebbe rapito Kaminari e lo avrebbe torturato nel sotterraneo di quello stesso negozio. Doveva farlo, però, doveva recitare la sua parte fino alla fine. Si alzò leggermente sulle punte, inclinandosi in avanti e congiungendo le dita davanti al petto, totalmente concentrata su quanto fosse fondamentale quella messa in scena, ignorando l’impulso di aggredire il negoziante.
- Lei è il signor Koroko?
Cinguettò, lanciando mentalmente le peggiori maledizioni.
- In persona. Devo supporre di avere il piacere di parlare con la signorina Jiro?
E certo che lo supponeva, quel bastardo. Sapeva benissimo chi fosse.
- Come f-fa a conoscermi?
- Le tue amiche sono già venute a trovarmi, pochi giorni addietro. Mi avevano detto che avrebbero portato una conoscente appassionata di musica.
L’uomo sorrise. Quanto poteva essere falso quel sorriso? Cominciò a rovistare tra i cassetti del bancone, aiutandosi con l’unico braccio disponibile. Estrasse la famosa scatola scarlatta, finalmente.
- E non solo. Quelle adorabili fanciulle hanno passato un intero pomeriggio qui dentro per decidere cosa acquistare. Alla fine hanno optato per questo.
Questa volta Jiro non ebbe bisogno di sforzarsi per fingere. Alla vista del lettore cd, sorrise con sincera soddisfazione. Chissà se quel criminale sapesse cosa stava per consegnarle. Kyoka lo afferrò con le mani tremanti, prima di voltarsi lentamente verso le compagne di classe. Quasi si tradì, lasciandosi sfuggire un ghigno fin troppo eloquente, ma per fortuna aveva già dato le spalle al suo nemico. Quale parole aveva usato? Non ricordava benissimo.
- Ragazze… non vorrete dire che…
- Accettalo come nostro regalo, Jiro-san.
- Buon Compleanno, Kyoka-chan!
Era finita, quella tortura era finita. Earphone Jack non dovette far altro che stringere il dono al petto ed impostare la propria voce in falsetto.
- Grazie, grazie mille. Grazie ad entrambe.
Era stata dura, ma finalmente poterono congedarsi ed uscire dal negozio.
 
Kyoka sapeva già cosa fare. Attese fin a quando si fossero allontanate abbastanza.
Era il momento di simulare imbarazzo ed incertezza.
- Scusate, ragazze!
Momo e Tooru si girarono al richiamo dell’amica.
- Che cosa è successo, Jiro-san?
- Credo mi sia caduto il portafogli in negozio, non lo trovo più!
- Davvero? Beh, non perdiamo tempo, allora. Andiamo a recuperarlo.
- No, dai, aspettate. Posso andarci da sola, voi precedetemi alla stazione.
- Figurati, possiamo farti compagnia.
- Insisto, insisto. Vi raggiungerò alla fermata, tranquille.
Le ragazze si guardarono, perplesse. Ovviamente, si dava per scontato che anche il volto invisibile di Hagakure fosse perplesso. Momo si strinse nelle spalle.
- D’accordo, allora ci vediamo lì.
- Vedi di non lasciarti andare e spendere tutti i tuoi soldi lì dentro, Kyoka-chan!
- Non c’è pericolo, non preoccuparti. A dopo!
Non male come risultato, e dire che non avrebbe mai scommesso uno yen sulle sue doti attoriali. Girò i tacchi e corse verso il negozio.
 
Una volta davanti all’ingresso, prese un profondo respiro. Doveva sfruttare al massimo l’effetto sorpresa, quindi sarebbe stata costretta a fingere un altro po’. Non le pesava, era disposta a tutto pur di prevenire il rapimento di Kaminari.
Entrò, facendo squillare nuovamente la campanella in cima alla porta.
- Scusate…
Switch notò il ritorno della sua “preda” e non nascose una sincera sorpresa.
- Prego, signorina, cosa posso fare ancora per lei?
- Oh, si…
Kyoka finse di guardare interessata una chitarra elettrica appesa al muro.
- Vorrei acquistare dei cd per il mio lettore. Prima, a causa dell’emozione, ho completamente dimenticato di chiedere.
- Certo, certo, provvedo subito.
Ce l’aveva fatta. Almeno, la prima parte del piano era riuscita. Una volta che il negoziante ricomparve con un’alta pila di custodie, la ragazza simulò uno sguardo critico, spulciando i diversi titoli. Inizialmente, l’idea era quella di sceglierne uno a caso, ma un cd in particolare attirò la sua attenzione. Non seppe resistere all’ironia del destino.
- Mmmh direi questo.
- Scelta particolare, signorina Jiro. Non pensavo fosse un’amante di quel genere. Ha scelto un pezzo piuttosto moderno da ascoltare su un apparecchio datato.
- Mi piace il contrasto. Il vecchio e il nuovo… il passato e il futuro… cose così…
- Capisco…
Adesso era il momento di mostrare un’educata diffidenza.
- Chiedo scusa, signor Koroko, non è che può farmi provare il cd?
- Ma certo, vuoi usare il lettore?
- No, veramente no. Sa com’è, è un regalo, va scartato al momento giusto, non mi sembra corretto nei confronti delle mie compagne. Ha per caso uno stereo?
- Ehm, sì, un attimo.
Stava tirando troppo la corda, lo sapeva, ma voleva farlo. Era un suo sadico diritto, doveva godersi quel momento fino all’ultimo secondo. Kyoka era giunta alla conclusione che quel farabutto si meritasse una punizione. Il ricordo di Kaminari legato alla sedia la convinse di essere nel giusto.
L’uomo posò sul tavolo un vecchio stereo a doppia cassa. Poteva bastare.
Chiuse lo scomparto, accese lo stereo e spinse “Play”.
 
Switch
Alright ready
Come on man, this is what I do
Yo mic check, mic check, yeah here you go
Nah, he over here
Yeah, I heard he got that hot new thing
It's called "Switch"
Let's get it going
 
La canzone scelta da Jiro risuonò per tutto il negozio. Per lei fu una soddisfazione immensa osservare il volto dell’uomo contrarsi in un’espressione di profonda comprensione. Poi subentrò la confusione, la confusione di chi non riuscisse a concepire ciò che stesse accadendo. Cadde la maschera, Switch rivelò il suo vero essere, ringhiando come un cane rabbioso.
 
Hey Switch, turn it over and hit it
Turn around, now Switch
Turn it over and hit it
 
Kyoka si vide puntare addosso un tremante dito accusatorio.
- TU!!!
La ragazza lo sbeffeggiò con un sorriso di sfida, pieno di risentimento.
- Il tuo tempo è finito!
Switch distese ancor di più il braccio e contrasse la mano, come a voler afferrare qualcosa di invisibile. Ruotò il polso in senso antiorario, ma non successe nulla. Confuso, ripeté il gesto, guardando furioso la mano che, a quanto pareva, non stava adempiendo ai propri doveri.
- Perché?! Perché non funziona?!
 
Oh, you just gonna stand there,
What you too cute to dance, or you scared
It ain't really that hard to do and
I ain't trying to be in love with you and
All I wanted was a moment or two to
See if you could do that switch-a-roo
 
I suoi occhi si spalancarono, le pupille dilatate. Numerose rughe solcarono il suo vecchio volto, trasfigurandolo in una bestia.
- Di nuovo… di nuovo…
Si avvinò a Kyoka, zoppicando ed inciampando, totalmente fuori di sè.
- Come è possibile… è successo di nuovo… dimmi come avete fatto…
La ragazza non rispose. Non gli avrebbe concesso il sollievo di sapere che neanche lei avesse idea del perché il suo Quirk non stesse funzionando. Allungò i propri lobo-jack e li collegò allo stereo. Era lo stesso principio degli stivali del suo costume. Bastava rilasciare la propria Unicità ed amplificare al massimo il suono.
- È il momento di andare a nanna, villain.
 
Hey Switch, turn it over and hit it
Turn around, now Switch
Turn it over and hit it

 
                                                                                                                                                                     
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                                                                                                                                                                      Autore: BluAvis

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Capitolo 14
*** Circle of Life ***


Circle of Life
 
Una di quelle dormi-veglie dove non si riesce ad individuare la linea di demarcazione tra sogno e realtà. Si intravede la fine del tunnel, si è pervasi da un senso di sollievo e leggerezza. Ci si mette a correre, impazienti di annullare la distanza tra sé e quella visione meravigliosa, immagine di libertà. Quell’uscita, però, non si raggiunge mai, un po’ come quando ci si trova su un tapis roulant. Si perde la speranza, si comincia a pensare di non farcela. Poi, improvvisamente, ci si riscuote. Il respiro irregolare e gli occhi spalancati, intenti a saettare in ogni direzione, come a cercare un appiglio dove aggrapparsi. Un attimo di panico totale, seguito da un’ondata di caldo che pervade il corpo dall’interno, mentre il cuore si rasserena. Fu quello il risveglio di Naomi.
 
La ragazza si ritrovò stesa supina sul suo letto. Il petto si alzava e si abbassava velocemente, in preda ad un’accelerata tachicardia. Il collo imperlato di sudore freddo, la maglietta ugualmente umida e aderita alla schiena. Non mosse un muscolo, temendo che, se si fosse spostata di un solo centimetro, sarebbe sprofondata in quell’oblio dal quale fosse venuta. Annaspò, prendendo grandi boccate d’aria, rischiando di ossigenare troppo il cervello e svenire.
 
Cosa era successo? Cosa non era successo?
 
Decise di provare ad alzare il braccio, come ad afferrare qualcosa davanti a sé. Era un gesto così comune, eppure aveva soppesato l’idea come se ne dipendesse la sua vita. In effetti, poteva anche essere così. Guardò la propria mano entrare nel suo campo visivo, la spalancò, per poi richiuderla, piegando le dita a canone. Riconosceva quelle sensazioni. Erano le solite, no? Il calore della pelle, la contrazione dei muscoli, la secchezza delle labbra.
 
Si alzò, sempre con cautela, come se fosse fatta di cristallo e non volesse rompersi. Sentì i piedi nudi al contatto con le fredde mattonelle del pavimento. Si guardò intorno. Era in camera sua, anche se la disposizione dei mobili era leggermente diversa da come la ricordasse. Era veramente diversa? Forse no. Come poteva dirlo? Non era più sicura di quale fosse la sua vita, tra le tante vissute in quei pochi giorni. Si portò una mano alla testa, confusa. Cosa doveva controllare?
- Le foto…
Mormorò, la voce rauca a causa della gola secca. Buttò un occhio al comodino.
Le cornici erano lì, la ritraevano felice. Quindi esisteva? Era viva? Non lo sapeva ancora. Non ne era certa.
 
Si avvicinò alla maniglia, aprì la porta e uscì dalla camera. In fondo al corridoio c’erano le scale che portavano al soggiorno. Camminò lentamente, concentrandosi su ogni passo. Prima il destro, poi il sinistro, poi di nuovo il destro. Se pensava, esisteva, giusto? Cogito ergo sum. Non era morta, non poteva esserlo, no?
Scese le scale, contando i gradi uno per uno. Voleva mantenere la mente sempre attiva, non fermarsi più, non sparire.
Arrivò in soggiorno, anch’esso leggermente cambiato rispetto a quando vivesse con quella coppia di sconosciuti, ma neanche tornato alle fattezze originarie. In quale linea temporale era finita? Non se ne preoccupò più di tanto. Andava bene qualsiasi versione dell’universo, tutto era meglio del nulla.
 
Passò dalla cucina, non poté fare a meno di notare che qualcuno si trovasse già lì. La figura le dava di spalle, ma si girò quasi immediatamente.
- Buongiorno, bellezza!
Fu l’allegro saluto di Shirone, piena di vita. Già, vita. Naomi balbettò il suo nome.
- Shirone… Shirone… sei qui…
La ragazza si alzò dalla sedia, posò il toast che stesse addentando appena un attimo prima e le fece l’incontro. Il suo sorriso si smorzò leggermente alla vista dello sguardo sconvolto dell’amica.
- Ti senti bene, Rhea?
 
Stop. Fermatevi tutti un secondo. Come l’aveva chiamata?
 
- Per caso non hai dormito bene?
Naomi non riuscì a rispondere. Shirone aveva usato il suo nome, il suo vero nome. Perché non le si rivolgeva con il suo pseudonimo? Non ebbe molto tempo per rifletterci. Le sorprese non erano ancora finite.
 
- Oh, siete già belle vispe, voi due.
 
Quanto aveva desiderato risentire quella voce. Dentro il suo cuore ci sperava, ma era come se non avesse voluto illudersi troppo. Eppure era lì, alle sue spalle, scompigliato come sempre, sciallato in quei vestiti di pessimo gusto.
 
 
Switch ci mise un po’ a risvegliarsi. Fece per muoversi, ma si accorse di essere legato ad una sedia. Le corde di canapa gli segavano le caviglie, il torace e l’unico braccio a sua disposizione. Non gli fu difficile realizzare dove si trovasse.
Conosceva fin troppo bene il suo sotterraneo.
Kyoka camminava intorno a lui, disegnando un cerchio perfetto. Il suono dei suoi passi erano l’unica fonte di rumore a rimbombare tra le pareti piene d’umido e muffa. Continuava a rigirarsi tra le dita una siringa piena di un liquido dorato. Sentendo il prigioniero rinvenire, gli si parò davanti.
- Come ci si sente ad essere la vittima, villain?
- Come ci si sente ad essere il carnefice, “eroe”?
Jiro si fece scivolare quelle provocazioni come se niente fosse.
- Io non sono come te. Non ti ucciderò.
- E faresti male. Ti inseguirei fino in capo al mondo, attraverso tutte le linee temporali di questo universo. Tutto, solo per uccidere te e il tuo maritino.
La ragazza ignorò anche quell’ultima frase e gli sventolò la siringa davanti.
- Questa è la droga capace di distruggere il Quirk, vero?
Kyoka non celò la soddisfazione alla vista degli occhi sgranati del villain.
Aggirò l’uomo, accovacciandosi alle sue spalle.
- Aspetta!
Lo implorò lui, cosciente di quelle che stesse per accadergli.
- Aspettare? E perché mai?
La ragazza affondò l’ago nel braccio sinistro del prigioniero.
- Mai come adesso, prevenire è meglio che curare.
 
Naomi lo stringeva forte, come se non volesse più lasciarlo andare. Kaminari era rimasto piuttosto sorpreso da quel plateale ed improvviso gesto d’affetto.
- A cosa devo tutta questa attenzione?
La ragazza non rispose. Non poteva rispondere, era troppo impegnata a piangere sul petto del padre, a bagnarli la maglietta con le sue lacrime. Strette ancora di più la presa intorno ai suoi fianchi. Non poteva lasciarlo andare, altrimenti sarebbe scomparso di nuovo, era quella la sua paura.
- Papà… papà…
Denki accarezzò il capo dorato della figliola, ancora confuso, ma felice. Shirone osservava la scena commossa, le mani congiunte vicino al mento.
- Che bel momento padre-figlia!
Squittì, contenta.
- Se sono di troppo, posso anche andare.
Naomi riemerse dal petto del padre. I suoi occhi si era già gonfiati e il naso le colava, come se avesse un forte raffreddore. Fissò il volto di Kaminari con aria quasi supplichevole.
- Pe’ fabore, pabà, ghiamami ber nome.
- Come?
- Chiamami ber nome!
- Ma… che stai…
- Fallo e basta!
L’uomo la guardò leggermente spiazzato.
Era seria, serissima, allora perché non accontentarla?
- Rhea…
La ragazza gli si fiondò nuovamente addosso, ricominciando a piangere. Era così liberatorio. “Rhea”, “Rhea”… da quanto tempo non la chiamava così. Era sempre stato così rigoroso. A causa del programma di protezione testimoni, non faceva eccezioni neanche quando fossero da soli. Ricordava quanto odiasse, all’inizio, il nome “Naomi”. Con il tempo si era anche abituata, ma sentirsi chiamare “Rhea” era tutto un altro discorso. “Rhea”, “Rhea”, “Rhea”…
 
- Rhea?
 
Non era stato il padre, questa volta. Era stata una voce che proveniva alle sue spalle. Naomi fece capolino dalla scapola di Kaminari, in modo da poter vedere oltre. “Che bella” fu il suo primo pensiero, appena la vide. Una donna dai lunghi capelli scuri, le iridi violacee. Un corpo minuto, esile.
- Cosa mi sono persa?
La sconosciuta spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, scoprendo un particolare spinotto color pelle congiunto al lobo.
 
Dopo il suono della campanella, Jiro si diresse verso il laboratorio gestionale, sapendo già chi avrebbe incontrato. Non passò molto tempo prima che s’imbattesse in quel “tamarrissimo” ciuffo biondo.
- E tu che ci fai qui, idiota?
Sentendosi rivolgere quell’epiteto specifico, Kaminari si voltò come se l’avessero chiamato per nome. Ormai era un riflesso condizionato.
- Ehilà, Jiro! Come mai qui?
La ragazza gli rivolse un largo sorriso. Sapeva di non potergli raccontare nulla della sua incredibile avventura.
Non che non ci fosse da fidarsi, ma avrebbe incasinato la linea temporale, o meglio, non l’avrebbe incasinata nel modo in cui avrebbe voluto lei.
- Il mio lettore cd si è rotto, quindi sono qui per farlo riparare.
Estrasse l’apparecchio per confutare ciò che avesse appena detto.
- Ah, ho capito. Vuoi che gli dia una bella scossa, così si ricarica?
- Oh sì, ho proprio bisogno di una bella scossa.
Lo afferrò per il colletto della camicia e lo trascinò a sé. Dovette alzarsi sulle punte per poterlo baciare come si deve. Lei aveva gli occhi chiusi, intenti ad assaporare il momento. Lui aveva gli occhi sbarrati, incapace di concepire cosa stesse succedendo. Kyoka non lo fece durare molto. Terminò il bacio con un piccolo morso sul labbro inferiore e restituì a Kaminari la libertà, guardando divertita la sua espressione.
- Dovresti guardare la tua faccia. Sembra quella di quando esageri con il Quirk.
Il ragazzo emise un piccolo sbuffò, a metà tra una risata ed un verso di stupore.
- Mi succede quando il cervello mi va in corto circuito… un po’ come adesso…
Sospirò sottovoce.
- Ma come…
- Adesso non mi va di spiegarti. Perché non passi in camera mia, stasera?
Kaminari guardò spiazzato la compagna, la cui audacia fosse appena spuntata fuori dal nulla cosmico. Lei non esitò a mettere i puntini sulle “i”.
- Non farti venire in testa strane idee, non per ora, almeno… ah già…
Kyoka afferrò il lettore cd con entrambi le mani e lo sollevò sopra la testa.
- Devo fare questo, se non sbaglio.
Lo lanciò verso il pavimento, facendolo atterrare con un tonfo sordo.
- Ma che fai?
Chiese Kaminari, ancora più confuso. La ragazza raccolse ciò che aveva fatto cadere, osservando soddisfatta la brutta incisione che si era creata sul display dello scomparto cd. Per tutta risposta, lanciò un fugace occhiolino a Denki.
- Tanto stavo andando a farlo riparare, no?
 
La stava abbracciando. La stava veramente abbracciando, non era come nei suoi sogni più belli. Quello era il sogno più bello, e poteva chiamarlo realtà.
- Mamma…
Kyoka accarezzò la figlia, lo sguardo molto meno confuso rispetto a quello del marito. Ricambiò l’abbraccio, chinandosi in avanti per poggiare il viso sulla sua spalla, in modo che la lunga chioma dorata di lei la nascondesse ai presenti. Le sussurrò ad un orecchio, la voce colma di orgoglio.
- Bentornata, Naomi…
La ragazza spalancò gli occhi per lo stupore, ancora immersa nell’abbraccio. Fu Kyoka ad interromperlo con dolcezza. Ammiccò con aria complice alla figlia, per poi rivolgersi a Kaminari e a Shirone.
- Devo scambiare due parole con Rhea. Denki, se non sbaglio è rimasto un semifreddo al cioccolato, perché non lo offri a Shirone? Vai pazza per i dolci, no?
La ragazza annuì felice, quasi scodinzolando. Perfino Kaminari non avanzò domande scomode. Kyoka sorrise e poggiò una mano sulla spalla della figlia.
- Io e Rhea andiamo in camera sua, ok?
 
Quante volte aveva sognato di sedere sul suo letto, a gambe incrociate, e parlare con sua madre di qualsiasi cosa. Naomi quasi pensava di non meritare tutta quella felicità in una volta. Aveva così tante domande che le ronzassero in testa. Più si sforzava, più non riusciva a ricordare il suo nuovo passato, quello vissuto insieme a Kyoka e Denki. Aveva bisogno di un bell’aggiornamento sull’ultimo decennio.
- Tranquilla, è normale essere così confusi. È un po’ come se la tua coscienza si fosse appena risvegliata. Ero sicura che ormai sarebbe stata questione di giorni.
- È incredibile. Non ricordo niente di questi sedici anni insieme…
- Perché tecnicamente non li hai vissuti… non questa versione di te, amore.
Kyoka si inclinò quel tanto che bastasse per baciare la fronte di lei. Naomi aveva sempre desiderato vivere un momento del genere. Quasi non le importava di aver perso dieci anni di ricordi con sua madre, la prospettiva di poter vivere il resto della vita con lei era molto più soddisfacente.
Ma vi erano ancora molti dubbi da risolvere.
- Mamma, che ne è stato di Switch? Come sei riuscita a sconfiggerlo?
Kyoka sollevò la manica della sua maglietta. Uno strano marchio circolare brillava lucido sull’avambraccio sinistro. Naomi lo fissò intensamente, ripercorrendo le linee nere con i polpastrelli.
- Ma questo… ce lo aveva papà… si, me lo ricordo, è lo stesso tatuaggio.
- Più o meno, sì.
Rispose la madre.
- C’è una cosa che Switch non è mai riuscito a capire: come ha fatto Denki a catturarlo. Non ha fatto che ripetermelo, prima che lo neutralizzassi. Diceva “perché… perché… come avete fatto?”. Questo perché, in entrambe le occasioni in cui sia stato catturato, non è riuscito ad attivare il suo Quirk.
- Hai fatto come ti avevo detto? Lo hai bloccato prima che riuscisse a ruotare il polso?
- Ho provato così, la prima volta, ma non è stato abbastanza. La linea temporale necessitava di qualcosa di più significativo per cambiare direzione. Ecco perché ho dovuto sfruttare una falla presente nel suo Quirk, sconosciuta perfino a lui.
Naomi la guardò confusa, lei sorrise davanti a quello sguardo.
- Le Unicità sono caratteristiche fisiche. Molto spesso capita di fraintenderle. A volta si dà per scontato che una ragazza faccia fuoriuscire un getto d’acqua dal proprio indice, quando in realtà sta controllando l’acqua presente nell’aria attorno al suo dito.
- Sono i fondamentali studiati alle medie, sì.
Rise Naomi, sentendosi un po’ come a scuola. In effetti, non aveva mai provato la sensazione di stare seduta dietro ad un tavolo, la testa china su un libro troppo complicato da capire e le indicazioni di una madre che tentava di spiegarle le equazioni di secondo grado. Non era mai stata una cima in matematica.
- A quanto pare Switch non prestava molta attenzione, alle medie.
Rispose Kyoka, ironica.
- Il suo limite non consisteva nel poter riavvolgere il tempo una sola volta al giorno, ma nel poter rivivere lo stesso momento solo una volta.
- Ehm… dove sta la differenza?
Kyoka si grattò distrattamente il mento con l’indice, in cerca dell’esempio giusto per spiegarsi meglio.
- Immagina di essere davanti uno scaffale pieno di noodles.
- Mmmh buoni i noodles.
- Papà ti dice che puoi mangiare solo una confezione al giorno. Io, invece, ti dico che al giorno può essere mangiata solo una confezione. Dove sta la differenza?
Naomi si prese un paio di secondi prima di arrivare alla soluzione.
- Il secondo caso… è più generico. Cioè, non è specificato che debba essere io a mangiare i noodles, l’importante è che se ne mangi una sola confezione al giorno.
- Esatto. Quindi, se il tempo fosse stato già riavvolto da qualcun altro…
Kyoka picchiettò sul cerchio inciso sul suo braccio.
- …Switch non avrebbe potuto sfruttare la sua ora.
Gli occhi di Naomi si spalancarono in segno di profonda comprensione.
- Hai… hai viaggiato nel tempo? Tu?
- Già. Il nostro caro Switch aveva mescolato il proprio Dna con quella strana droga. In pratica, era come se si fosse creato un “Quirk tascabile”, che poteva essere usato da chiunque.
Kyoka si lasciò andare per qualche secondo al ricordo di una linea temporale ormai perduta, insieme alla quale fosse andato alla deriva anche il primo vero bacio tra lei e Denki.
 
Naomi, in quel momento di pausa, sentì il bisogno di riabbracciarla, non sentendosi mai sazia di quella sensazione. Kyoka ricambiò la stretta, ma solo per pochi istanti.
- Ho un regalo per te.
Disse, allontanandosi dal letto della figlia. Naomi la guardò aprire il suo armadio, trafficare con il legno della base ed alzare un asse, rivelando un doppiofondo.
- Ho aspettato che “tornassi in te”, per ridartelo.
Le porse il vecchio lettore cd, leggermente impolverato, con qualche ragnatela qua e là. La ragazza lo prese tra le mani, senza capire in pieno.
- Ma… perché è in queste condizioni? L’ho usato fino a pochi giorni fa.
- Quella era una linea temporale diversa, Rhea. In questa qui, tu non hai mai posseduto questo lettore, l’ho conservato apposta. Guarda, c’è una piccola sorpresa per te, al suo interno.
Naomi fece scattare lo scomparto a molla, rivelando un cd bianco, etichettato “Alla mia piccola”. Sentì gli angoli degli occhi bruciare, le lacrime di commozione imminenti.
- Ho pensato ne sentissi la mancanza.
- Un tempo, era l’unico ricordo che avessi di te, l’unico modo per sentire la tua voce.
- Beh, adesso potrai sentirla tutte le volte che vuoi, piccola mia.
Kyoka non aggiunse altro, lasciando la stanza. Una volta da sola, Naomi fissò il lettore e il cd bianco, certa di poter ritrovare la registrazione originale del genitore. Decise di concedersi un ultimo ascolto.
 
Chiuse lo scomparto, accese il lettore e spinse “Play”.
 
“Non riesci a dormire, tesoro? La mamma ti racconterà una bella favola. Allora… da dove posso cominciare? C’era una volta… mmmh…. un piccolo coniglietto, sì, un coniglietto giallo, con le guanciotte rosse rosse. Era un animaletto un po’ stupidino, faceva sempre gli scherzi ai suoi amici. Aveva un dono molto particolare: faceva ridere gli altri animaletti. Se lo toccavi, si emozionava e ti dava la scossa. Faceva molto ridere, perché, dopo la scarica, faceva sempre una faccia buffa. Non potevi guardarlo senza scoppiare a ridere”
 
“Una mattina, il piccolo coniglietto passò vicino ad un albero ed incontrò una cicala. La cicala stava cantando e il coniglietto si sedette per ascoltarla. Al coniglietto piaceva molto la voce della cicala, tanto che ogni giorno, alla stessa ora, andava sotto quell’albero per ascoltarla cantare. Un giorno, la cicala si accorse del suo pubblico. Allora scese dall’albero e chiese al coniglio: “perché sei sempre qui?”. Lui rispose, sorridendo, “hai una voce così bella! Potrei sentirti cantare tutto il giorno, senza mai stancarmi!”. Allora, la cicala, che non aveva mai ricevuto dei compimenti così belli, dedicò una canzone al coniglietto, dicendogli che, se avesse continuato a sentirla cantare, allora non avrebbe mai smesso. E il coniglietto stava lì e la cicala cantava”
 
“Un giorno, però, il coniglio non venne. La cicala si preoccupò ed invece di cantare per conto suo, si mise a cercarlo. Alla fine, lo trovò vicino al laghetto, insieme a tantissimi animali, di ogni genere. Si avvicinò a lui e gli gridò: “perché oggi non sei venuto?” e lui disse “sei così brava a cantare, che devono sentirti tutti! Tu riesci a rendere felici gli animali, solo cantando”. E così, la cicala diede un vero e proprio concerto nel bosco e fu un grande successo. Molti animali si complimentarono, ma lei volle solo sentire il coniglietto che, ancora una volta, le dicesse quanto fosse brava”
 
“Sai, piccola Rhea, questa storia ha una morale. È bello rendere felici le persone ed è anche bello sentirsi dire di essere bravi in qualcosa. Ti capiterà, però, di incontrare delle persone che vorrai tanto tanto bene e il loro giudizio diventerà per te l’unica cosa importante. Allora devi impegnarti, per rendere anche queste persone felici, perché solo così sarai felice anche tu”
 
“Si è fatto tardi, amore mio. Adesso devi chiudere gli occhi e fare bei sogni. Ricordati, la mamma sarà sempre al tuo fianco. Ti voglio tanto bene”

 
Gemini Radio
  Dedicata alla mia Idra, fonte di ispirazione
Autore: BluAvis

Non perdetevi i ringraziamenti finali nei Credits 

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Capitolo 15
*** Credits ***


 
Credits
 
Un ringraziamento speciale a Cabin13, per aver seguito e commentato
la storia dall'inizio alla fine, per il suo supporto e per
essersi offerta di tradurre Gemini Radio in inglese;
 Un rigraziamento a ThisGuyHasNoName, per il suo coinvolgimento,
spinta fondamentale per continuare a scrivere;
Un forte abbraccio a tutti quelli che hanno lasciato un commento:
Hokori; Black Bang_; Vittexu_; SKS12_95 e Ghost_blu 
Un grazie a chi ha letto e a chi leggerà questa storia.
 
Grazie per aver letto fino alla fine! Con grande soddisfazione, mi ritrovo qui a scrivere i saluti finali. Ovviamente, questa parte è solo un “plus (ultra)”. Quindi, per correttezza, la pubblicherò insieme all’ultimo capitolo, in modo da non sfruttare l’aggiornamento per far schizzare la storia nuovamente in cima alla lista.
Questo angolo non è dedicato solo ai ringraziamenti, di cui sopra. Ho pensato, infatti, di elencare alcune “chicche” riguardanti “Gemini Radio”. Citazioni, riferimenti, giochi di parole, tutto quello che rispecchia il mio lato “nerd”, per mezzo del quale amo infondere un tocco di personalità alle mie storie.
Dunque, per i più interessati, ecco una lista di ben 12 curiosità.
 
1) Il titolo del Capitolo 3 (Can you hear me?) nonché la rispettiva frase in italiano, ovvero “Riesci a sentirmi?” sono una citazione al videogame Doki Doki Literature Club. Non approfondisco oltre, onde evitare spoiler sul gioco, anche se datato;
2) Il titolo del Capitolo 10 (And yet to Fail) è un’indiretta citazione al film Avengers Infinity War, ma SOPRATTUTTO è un omaggio all’omonima fanfiction di TonyCocchi, presente qui sul fandom di EFP/mha. Attenzione: questo non è spam, e anche se lo fosse, se lo meriterebbe, perché quella fanfiction è UNA MADONNA;
3) Il titolo del Capitolo 11 (It’s Nothing to Die, It’s Frightful not to Live) oltre ad essere spropositatamente lungo, è un verso de Les Miserables di Victor Hugo, il mio musical preferito (Do you hear the people sing?);
4) Il titolo del Capitolo 12 (Bae o Bay?) è una citazione al videogame “Life is Strange”. Anche qui, evito di far troppi spoiler al riguardo, nonostante sia un gioco abbastanza datato. L’impostazione del capitolo può comunque darvi un’idea;
5) Il titolo del Capitolo 13 (I’ve just been in this Place Before) ha una storia particolare. Il titolo sarebbe dovuto essere “Deja vu”, ma introdurre un termine francese all’interno di una serie di titoli in inglese avrebbe DISTRUTTO la mia OCD, quindi ho continuato il ritornello della canzone di Dave Rodgers, appunto “Deja Vu”. Un ringraziamento va a iTermosifoni per avermi inculcato questa canzone a mo’ di meme;
6) Quando deve riavvolgere il tempo, Switch ruota il polso in senso antiorario, proprio come Doctor Strange, il personaggio Marvel;
7) Il danno che il lettore cd subisce al display, nel Capitolo 4 (Stab) è una triste storia vera. Quando quei vecchi ed ingombranti lettori andavano di moda, nei primissimi anni duemila, quello in mio possesso si ruppe nello stesso modo. Ero molto affezionato a quel bestione… sigh…
8) Per amputare il braccio di Switch, nell’omonimo Capitolo 9, Kaminari utilizza una spada elettrica, tecnica che, come riscontrabile nell’anime e nel manga, ha sempre voluto imparare ad usare. Beh, eccoti accontentato, Denki!
9) Il Quirk di Shirone, che non ha avuto campo di utilizzo nella storia, consiste nel poter compiere gran parte delle azioni tipiche dei gatti, come spiccare incredibili salti verticali, vedere distintamente al buio ed atterrare sempre in piedi;
10) Il Quirk di Ren, che non ha avuto campo di utilizzo nella storia, consiste nel poter rivestire le proprie braccia (fino ai gomiti) di qualsiasi elemento naturale ed utilizzarlo a proprio piacimento;
11) La scena leggermente erotica del Capitolo 12 (Bae or Bay?) è stata concepita come scena di sesso, ma successivamente “censurata” e limitata ad uno scambio di effusioni spinte, data la circostanza e l’età dei protagonisti (anche se ormai ci son sedicenni che fan di tutto e di più, ma va’ bé)
12) Inizialmente, Naomi/Rhea avrebbe dovuto possedere entrambi i Quirk dei genitori, inclusi, quindi, i lobo-jack di Kyoka, ma ho eliminato questi ultimi per non rendere troppo palese il rapporto di parentela tra la ragazza del futuro ed Earphone Jack.
 
Siamo giunti veramente alla fine. Ringrazio i più temerari che si siano spinti fino a qui, nel profondo Abisso di questa storia (citazione a Dark Souls, l’avete colta? Eh? Eh? EH?). È stata un’avventura, un’avventura fantastica, dalla quale sto facendo fatica, in questo momento, a separarmi. Scrivere “The End” è fonte di grande soddisfazione, ma fa scendere anche una lacrimuccia, mannaggia a lui.
Questo non vuol dire che sia finita! Ho tante idee da portare avanti, alcune delle quali daranno vita al mio Progetto Stellazio, un universo di storie parallele, ognuna delle quali collegate ad uno dei 12 segni zodiacali. Dopo “Gemini Radio”, infatti, sarà la volta di “Cancer Strike”, sempre nel versante Suspence, Thriller e Romantico. Chi saranno i protagonisti della nuova Stellazio? Indizio? Uno fa galleggiare le cose, un altro le calcia e un altro ancora le fa esplodere.
Mi raccomando, nuovi lettori: la storia è finita, ma un commento e una recensione sono sempre ben accetti, anche a distanza di secoli dalla publicazione!
Quindi, non mi resta che augurarvi buon proseguimento.
E ricordate tutti: PLUUUUUUUUUS ULTRAAAAAAAAAAA
                                                                                                                                                                                     - BluAvis

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