Il gioco proibito di Ms Mary Santiago (/viewuser.php?uid=976451)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Prologo 2.0 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 1 & Selezione OC ***
Capitolo 4: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 17: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Prologo
31
agosto
2010, Notturn Alley, ore 19.30
-
Ripetimi un’altra volta perché siamo qui
– bofonchiò suo
cugino mentre percorrevano lo stretto vicolo che li avrebbe portati al
confine
tra Diagon e Notturn Alley.
Effettivamente
c’erano molte cose che avrebbero potuto fare
quell’ultima giornata di vacanze estive e visitare il peggior
quartiere del
mondo magico non rientrava nemmeno nella lista delle prime cinquanta
attrattive
che le venivano in mente.
Tuttavia
quando si erano divisi i compiti per i festeggiamenti
del compleanno della sua migliore amica lei si era fatta carico
dell’intrattenimento
della serata. Solo che la sua proverbiale procrastinazione
l’aveva portata a
rimuovere la cosa per tutto il mese d’agosto e a ritrovarsi
ad appena una
settimana dalla fatidica data senza avere assolutamente la minima idea
di
quello che avrebbe potuto organizzare per l’occasione.
Tirarsi
indietro era escluso, tanto più perché avrebbe
dovuto
ammettere con il resto del gruppo che la sua era stata una svista
madornale,
così l’unica cosa che le era rimasta da fare prima
del rientro a scuola era
stato trascinare suo cugino in giro per tutta Diagon Alley.
Peccato
solo che non avessero trovato uno straccio di gioco di
gruppo che fosse all’altezza dell’atmosfera a cui
puntavano.
Doveva
essere qualcosa di avventuroso, divertente, eccitante e
magari un po’ pericoloso.
Qualcosa
di completamente diverso da quello a cui erano
abituati … Notturn Alley rimaneva l’unico posto in
cui poter trovare quello che
cercavano.
-
Lo sai che questa è la nostra ultima possibilità
prima di
fallire miseramente. –
-
Intendi dire che è la tua
ultima possibilità prima che tu
fallisca. Io non mi sono certo offerto di organizzare nulla. –
Ellie
sbuffò, rifilandogli una gomitata nelle costole.
-
Grazie per lo spirito di solidarietà, Bax. –
Baxter
si strinse nelle spalle, passandosi una mano tra le
corte e scompigliate ciocche corvine.
-
Figurati, quando vuoi. –
-
Spiritoso … aspetta, credi che lì dentro
troveremo quello
che cerchiamo? –
Gli
indicò con un cenno l’insegna posta a meno di
cento metri
da dove si trovavano.
Era
una targa in legno antico, dall’aria fatiscente, con delle
parole incise in ottone che si stavano scolorendo sempre di
più e che rendevano
tremendamente difficile leggere cosa vi fosse impresso.
-
“L’altro mondo, dove tutto può
accadere” -, lesse Baxter
inarcando un sopracciglio con scetticismo, - Qualcuno dovrebbe
avvertire questi
tizi che quell’insegna non spaventa nemmeno un moccioso.
–
-
Prima troviamo il gioco, poi gli fai tutte le rimostranze
che vuoi sull’insegna. –
Bax
le rivolse un sorriso sghembo, aprendo la porta e facendo
cenno di precederlo.
L’interno
del locale non era certo meglio dell’esterno,
considerò Ellie mentre si aggirava tra gli scaffali, e di
sicuro lì dentro c’era
roba che non vedeva la luce del sole da secoli.
Si
chiese se non fossero capitati nel posto sbagliato, lì
dentro non avrebbero certo trovato nulla di utile per una festa di
adolescenti.
S’infilò
nel secondo corridoio di scaffali, sentendo Baxter
che curiosava tra i vecchi cimeli elfici dall’altro lato del
negozio.
-
Posso esserti d’aiuto? –
Trasalì,
voltandosi di scatto verso la voce maschile bassa e
vibrante che l’aveva apostrofata.
Con
le braccia incrociate al petto, le ciocche candide come la
neve e due penetranti occhi blu scuro, c’era un ragazzo che
doveva essere poco
più grande di lei e che la fissava con freddo interesse.
Forse
il viso era un po’ troppo spigoloso e le iridi blu notte
erano l’unico tocco di colore in mezzo al candore dei capelli
e della
carnagione.
Tuttavia
nel complesso era bello, considerò, malgrado non
fosse una di quelle bellezze classiche … era più
selvatico, quasi esotico.
-
Stavo cercando un gioco, ma non uno dei soliti classici;
volevo qualcosa di nuovo, di … -
-
Di unico? – concluse per lei.
Annuì.
-
Forse ho quello che fa al caso tuo, ma è una cosa molto
speciale … non lo venderei a una persona chiunque.
–
Le
rivolse un sorriso sghembo, sornione, quasi la stesse
prendendo in giro malgrado le parole innocue e il tono neutro che
utilizzava.
-
Posso pagare un buon prezzo per il gioco, l’importante
è che
sia qualcosa che ne valga la pena – replicò,
scrutandolo con determinazione.
-
Non è una questione di soldi. Dimmi, come mai sei alla
disperata ricerca di un gioco unico? –
Il
modo in cui si soffermava sull’ultima parola le faceva
risuonare un campanello d’allarme nella testa, tuttavia si
diede della sciocca.
Quel
tipo stava solo cercando di prenderla in giro e magari di
spaventarla un po’.
-
Tra una settimana è il compleanno della mia migliore amica e
tocca a me trovare qualcosa per intrattenere il nostro gruppo. Volevamo
qualcosa di diverso dalle solite feste, qualcosa solo per la nostra
cerchia
ristretta. Dovrebbe essere qualcosa che vada bene per tredici persone.
–
-
Tredici? –
Le
iridi blu scuro parvero illuminarsi di uno scintillio
improvvisamente interessato.
-
Già. –
-
Sono parecchie persone da scontentare -, considerò
distrattamente, - mi hai convinto. Ti venderò il gioco. Vado
a prendertelo. –
Scomparve
nella porta sul retro, ricomparendo una manciata di
minuti dopo quando Baxter aveva ormai smesso di esaminare gli oggetti e
si era
unito a lei.
-
Eccolo qui, è tutto vostro. –
Ellie
allungò la mano ad afferrare la scatola.
Era
nera e lucida, senza alcun tipo d’iscrizione se non un
simbolo raffigurante non sapeva bene cosa.
-
Sei sicuro che vada bene? – intervenne Baxter, scettico.
-
Assolutamente. Vi assicuro che qualsiasi altro gioco al
confronto è noioso. –
-
Non abbiamo molte altre scelte, Bax. O questo o nulla. –
-
Allora prendilo, non puoi certo farci una figura peggiore
dell’ammettere di essertene dimenticata per un intero mese.
–
Si
trattenne dal pestargli il piede, consapevole che quel
gesto non avrebbe fatto altro che divertirlo sapendo di essere riuscito
a
toccarla sul vivo.
-
Lo prendiamo. Quanto viene? –
Il
commesso si strinse nelle spalle, meditabondo, - Facciamo
dieci galeoni. –
Rovistò
nella borsa alla ricerca del denaro e glielo consegnò,
osservandolo riporlo in un vecchio registratore di cassa
dall’aria malconcia e
dal contenuto alquanto interessante.
C’erano
decine di monete di vario tipo, la maggior parte delle
quali le erano completamente sconosciute.
-
Grazie mille, ci si vede. –
-
Sabato prossimo. –
-
Come, scusa? –
-
Ho detto: ci si vede. –
Eppure
era certa di aver sentito tutt’altro.
Si
voltò verso Baxter, che però era ormai nei pressi
della
porta e non poteva certo aver sentito le parole di quel tipo.
Gli
rivolse un sorriso nervoso e raggiunse il cugino, uscendo
di lì.
-
Quel tipo era davvero strano – mormorò, mentre
tornavano
verso Diagon Alley.
-
Credo che stesse solo cercando di fare colpo. Ad alcune
ragazze piace il bel tenebroso. –
Annuì
in silenzio.
La
replica di Bax aveva senso, eppure non riusciva a togliersi
di dosso quella sensazione di disagio.
Quella
storia non le quadrava affatto.
Spazio
autrice:
Salve!
Stavo
rileggendo una vecchia trilogia della Smith che mi era capitata tra le
mani
qualcosa come dieci anni fa (per l’appunto quella de
“Il gioco proibito”) e mi
sono detta, perché non metterci le mani ambientandola nel
mondo potteriano? Ovviamente
le cose saranno diverse dalla trama originaria, avendo tratto solo
ispirazione
da essa, quindi può tranquillamente partecipare anche chi
non conosce la
trilogia. Per partecipare come sempre ci saranno alcune regole, dopo le
quali
vi allegherò la scheda e i prestavolto sia dei miei OC che
del proprietario de
L’Altro mondo.
Regole
-
Ogni OC
che proponete dovrà rispecchiare uno tra gli animali che
elencherò e il suo
significato araldico (specificate all’atto
dell’iscrizione quale volete in modo
da non accalcarvi tutti sullo stesso);
-
potete
partecipare al massimo con due OC purchè di sesso e Casa
diversi. Mi serve
qualcuno che crei la festeggiata, perciò sentitevi pure
liberi di proporvi;
-
tutti i
personaggi dovranno essere studenti del VII anno;
-
vi
anticipo che tutti gli OC si conosceranno già in un modo o
nell’altro, perciò
cercherò di darvi più informazioni possibili su
Baxter ed Ellie in modo tale da
facilitarvi la compilazione del campo della scheda che li riguarda, ma
se doveste
avere ulteriori dubbi non esitate a contattarmi per chiarimenti;
-
è
possibile che il vostro OC muoia nel corso della storia, ma se doveste
sparire
nel corso dei capitoli allora la sua morte sarà sicura al
100%. Dico questo
perché mi aspetto una partecipazione attiva, altrimenti si
perde lo spirito
dell’interattiva; perciò se sparite per
più di tre capitoli senza avvisare …
beh, se la storia ha una componente horror un motivo
c’è. Ovviamente se avete
problemi a recensire per un periodo potete mandarmi un mp e non ci
sarà alcun
problema;
-
non
accetto Mary Sue, Gary Stu, personaggi imparentati con i Canon (ma
potete usare
i cognomi secondari), Ibridi, Licantropi, Animagus, Metamorphomagus,
prestavolto comparsi nei film della saga o in Animali Fantastici;
-
opererò
una selezione che verrà pubblicata qualche giorno dopo la
scadenza delle
iscrizioni;
-
avete
tempo per inviare le schede fino al 31 maggio solo ed esclusivamente
tramite
messaggio privato.
Scheda
Nome
e
Cognome:
Simbolo
araldico:
Data
di nascita
(è sufficiente giorno e mese):
Stato
di
sangue:
Orientamento
sessuale:
Casa:
Aspetto
fisico:
Prestavolto:
Carattere:
Famiglia
e rapporto con essa:
Molliccio:
Patronus
e ricordo felice:
Amortentia:
Fobie/Paure/Incubi
ricorrenti (più ne mettete e meglio
è,
perché saranno parte integrante della storia):
Materie
preferite/odiate:
Ruolo
(Prefetto, Caposcuola, Lumaclub, Quidditch,
etc):
In
che
rapporti è con Baxter e con Ellie? Come si sono conosciuti?
Qualche
informazione sui fatti più importanti degli anni precedenti
di scuola (mi servirà per la
costruzione dei flashback
perciò più siete accurati e meglio è):
Amicizie
(con che tipo di persona va d’accordo):
Inimicizie
(che tipo di persona non sopporta):
Amore
(con che tipo di persona potrebbe avere un
flirt
o una storia):
Altro:
Simboli
araldici
Aquila
–
simbolo di nobiltà d’animo e forza;
Leone
–
simbolo del coraggio, del guerriero pronto al combattimento;
Volpe
–
simbolo d’astuzia;
Coccodrillo
–
simbolo dell’ambiguità, della finzione e del
tradimento;
Corvo
–
simbolo dell’intelligenza e della saggezza;
Gatto
–
simbolo d’indipendenza e destrezza;
Picchio
–
simbolo di perseveranza nelle proprie azioni e convinzioni;
Salamandra
–
simbolo di forza di carattere e capacità di affrontare le
avversità;
Cerbero
–
simbolo di fedeltà e protezione;
Chimera
–
simbolo di testardaggine, ostinazione e tenacia;
Tigre
–
simbolo d’orgoglio e aggressività;
Sirena
–
simbolo d’eloquenza e persuasione;
Sfinge
–
simbolo di mistero, inavvicinabilità e segretezza.
Baxter
Nott (PV
Stephen James)
– VII
anno, Serpeverde. Capitano, Cacciatore e membro del Lumaclub.
Eterosessuale.
Libero per flirt e/o relazione. La
Tigre.
Irriverente,
sfrontato e senza peli sulla lingua. Bax non ha un carattere facile,
specialmente perché si ostina a mostrarsi più
incurante e forte di quanto in
realtà non sia e a nascondere quel lato protettivo che
esterna solo in privato
con sua cugina. Se c’è da menare le mani lui non
si tira mai indietro, specialmente
se deve difendere qualche suo amico; non ammette facilmente di avere
torto,
orgoglioso com’è, ma si comporta in modo tale che
le sue azioni dimostrino ciò
che a parole non riesce ad ammettere. È un bel capoccione,
come gli ripete
sempre Ellie, e finchè non ci sbatte la testa persevera nei
suoi comportamenti.
Ellie
Flint (PV
Clara Alonso)
– VII
anno, Corvonero. Caposcuola e Cacciatrice. Eterosessuale. Libera per
flirt e/o
relazione. La Sirena.
Estroversa,
carismatica, sveglia e di bell’aspetto. Ellie gode di una
certa popolarità
all’interno del castello e la cosa è accresciuta
dal fatto che non è minimamente
una di quelle persone che se la tirano. È diplomatica, tenta
sempre di
appianare le divergenze nel suo gruppo di amici prima che si sfoci in
un vero e
proprio litigio, ma sotto quest’aria da acqua cheta
c’è un vulcano pronto a
esplodere se si pensa di poterle pestare i piedi. Non è una
persona che lascia
correre, se le si fa un torto non dimentica e si è segnati a
vita come sue
nemesi.
Asher
(PV Max Krieger) – 18 anni.
Per
ora è
tutto.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
|
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Capitolo 2 *** Prologo 2.0 ***
Prologo
2.0
L’altro
Mondo, Notturn Alley, ore 20.00
Quando
la porta del negozio si chiuse alle spalle dei due
ragazzi, Asher si rilassò contro lo schienale della sedia
dietro al registro di
cassa e sospirò.
E
almeno quella parte era fatta.
L’apertura
del passaggio dimensionale gli annunciò che non era
più solo e poco dopo al centro del vortice scuro si
materializzarono le figure
di Kali e Samael.
Le
lunghe onde rosso fuoco della ragazza incorniciavano due
iridi cobalto che lo fissavano con aria penetrante.
-
L’abbiamo sentito. –
-
Una sorta di strappo all’altezza dell’ombelico, un
po’ come
quando usi una Passaporta, faceva tremendamente male –
chiarì il ragazzo dai
capelli corvini che veniva dietro di lei.
Già,
l’aveva sentito anche lui perciò capiva alla
perfezione a
cosa si stessero riferendo i suoi amici.
-
Immagino che stare lontani dal gioco per questa settimana
sarà dura, ma è l’unico modo che
abbiamo se vogliamo uscire da qui. –
Vivere
nel varco tra l’altro mondo e quello umano era stato
snervante, ma adesso che erano lontani da quel maledetto gioco non
riusciva
affatto a sentirsi sollevato.
Immaginava
che vivere in quella situazione per dieci anni
fosse ormai un’abitudine e probabilmente faceva parte del
desiderio di
provocare sofferenza dello spirito sadico e malato che aveva mosso chi
aveva
creato quel gioco.
-
Chi è che l’ha comprato? –
domandò Samael, appoggiandosi con
il sedere contro il bancone.
-
Una ragazza di Hogwarts, le serviva per il compleanno di una
sua amica. –
-
E com’era questa ragazza, sexy? –
Kali
gli diede un buffetto dietro al collo, roteando gli
occhi, - Imbecille. –
Samael
incassò il colpo e si strinse nelle spalle.
-
Ehy, sono dieci anni che non vedo una ragazza che non sia
tu, è normale che sia curioso.
–
-
Sì, certo, proprio curioso. Ma fammi il piacere. –
Il
sorriso malandrino di Sam confermò i sospetti di Kali, ma
dopotutto era impossibile biasimarlo del tutto.
Erano
dieci anni che erano legati al gioco e quando avevano
avuto la malaugurata idea di fare la partita erano appena diciottenni.
Il
tempo si era congelato per loro all’interno
dell’altro
mondo, ma gli istinti erano rimasti i medesimi perciò gli
ormoni a palla di
Samael non erano minimamente andati in vacanza.
-
Sì, era una bella ragazza –, confermò
con tono pacato, - non
che questo sia importante. –
-
Peccato, sarà un gran spreco. –
-
È l’ultima partita che dobbiamo giocare,
perciò non fatevi
scrupoli proprio adesso. Voglio uscire di qui, voglio tornare a casa
mia dai
miei genitori e dai miei fratellini … anche se immagino che
ormai sembrino più
grandi di me – concluse Kali mentre la voce solitamente
sicura e saggia s’incupiva.
-
Tutti vogliamo tornare a casa –, asserì Asher, - e
anche se
non mi piace questo è l’unico modo che abbiamo per
farlo perciò vinciamo anche
questa partita. –
Annuirono
all’unisono mentre il vortice riprendeva a formarsi
in proporzioni molto più grandi di quanto non avesse fatto
quando Kali e Samael
si erano materializzati.
-
Ecco che ci risiamo – sospirò, mentre i contorni
all’esterno
dell’ingresso del negozio si facevano sempre più
sfocati e lentamente venivano
ritrasportati nell’altro mondo.
Magari
per l’ultima volta.
Spazio
autrice:
Salve!
Ho
deciso
di pubblicare un secondo prologo per presentarvi anche i
“villain” di questa
storia in modo tale che possiate conoscerli e al contempo capire
qualcosina in
più del gioco e della sua storia. Ovviamente non ci sono
spoiler incredibili,
ma nei primi capitoli della storia scoprirete tutto. L’unica
cosa che posso
dirvi è che loro tre facevano parte del gruppo che dieci
anni prima giocò la
sua partita e che perse.
Le
iscrizioni sono ancora aperte, perciò chi volesse
partecipare è il benvenuto. Ricordo
a chi invece si è già iscritto e ancora non lo
avesse fatto che ha tempo fino
al 31 maggio per inviarmi le schede.
Vi
lascio
i pv dei ragazzuoli comparsi in questo secondo prologo, anche se Asher
lo avete
già “visto” nello scorso capitolo.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
Asher
(PV Max Krieger) – 18
anni, ex
Serpeverde. L’Uomo
Ombra.
Kali
– 18
anni, ex Corvonero. Il
Serpente.
Samael
(PV Riccardo Mora) – 18
anni, ex Grifondoro.
Il
Lupo.
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 1 & Selezione OC ***
Capitolo
1 & Selezione OC
Salve!
Qui
sotto troverete l’elenco degli OC selezionati
e il corrispondente simbolo araldico. Ovviamente non ho potuto prendere
tutti
gli OC che mi sono arrivati (esattamente 22) perché il
limite massimo per lo
svolgimento della storia era 11. Inoltre si trattava per la maggior
parte di
ragazze, perciò sarebbe venuto fuori un numero femminile
esorbitante. Pertanto
nella selezione delle schede mi sono basata fondamentalmente su due
fattori:
1)
La
proporzione tra numero di
maschi e femmine;
2)
La
caratterizzazione degli
OC che in certi casi erano fin troppo simili l’uno
all’altro.
Ci ho
messo un bel po’ a decidermi perché erano tutti OC
molto validi, perciò mi sono
presa qualche giorno più del previsto per pubblicare la
scelta. Ci tengo a
precisare che è stata una scelta sofferta, pertanto spero
che nessuno di voi
sia rimasto male nel non vedere il proprio OC nella lista. Ci saranno
sicuramente altre occasioni in mie storie future.
Voglio
comunque ringraziare tutti coloro che hanno provato a partecipare,
perché non
mi aspettavo davvero un riscontro così positivo
né tantomeno una partecipazione
così vasta.
Ma
adesso bando alle ciance
e veniamo a noi e al primo capitolo della storia.
1
settembre 2010, ore 9.00
-
Non riesco a credere che tu sia ancora impegnato a fare il
baule. –
Baxter
inarcò un sopracciglio all’indirizzo della cugina,
continuando a infilare abiti alla rinfusa.
-
Invece di farmi la ramanzina, perché non mi dai una mano?
–
-
Potrei farlo -, convenne Ellie sorridendo furba, - ma cosa
otterrei in cambio? –
-
Io l’ho sempre detto che il Cappello Parlante al primo anno
doveva essersi fatto un bel goccetto prima di Smistarti in Corvonero.
–
-
Ancora con questa storia che sarei una Serpeverde mancata? –
-
Ovviamente. –
Ellie
scosse il capo, ridacchiando.
-
Mi mancano alcune qualità fondamentali per essere una Serpe.
–
-
Del tipo? –
-
Del tipo la tua assoluta mancanza d’ordine … ah,
no, quella
è genetica Nott. –
Afferrò
la maglietta più vicina e gliela tirò dritta in
faccia, sogghignando davanti alla sua espressione indignata.
Tuttavia
il divertimento durò poco perché lo sguardo di
Ellie
non prometteva nulla di buono.
-
Bax … comincia a correre. –
-
Ellie, non abbiamo tempo per il mio tentato omicidio, manca
poco alla partenza per l’Espresso. –
La
ragazza soppesò la rimostranza del cugino, mordicchiandosi
il labbro inferiore, per poi annuire con uno sbuffo infastidito.
-
D’accordo, ma sappi che me ne ricorderò.
–
Bax
riprese a sistemare le cose, bofonchiando a mezza bocca un
ringraziamento a Salazar e alla sua capacità di replicare
sempre in modo tale
da riuscire a cavarsi d’impiccio.
*
-
Sei riuscito a evitare il nonno? –
Monterys
annuì, voltandosi verso la cugina appena entrata nel
grande salone di famiglia.
-
Fortunatamente sì. –
Lui
e Greta erano cugini di secondo grado, ma la grande
“mano”
di Harys aveva finito per investire entrambi i nipoti indipendentemente
dal
ramo della famiglia al quale appartenevano.
-
Beato te, a me non ha risparmiato neanche un secondo della
sua solita ramanzina sul perché “sono un disonore
per i Rosier da praticamente
tutta la vita” – replicò, lasciandosi
cadere con energia sul divano in pelle e
accavallando le gambe.
Effettivamente
Greta era un tripudio d’energia e comportamento
giudicati socialmente inaccettabili per una perfetta ragazza Purosangue
…
inutile dire che doveva aver reso ineluttabilmente vani tutti i
tentativi del
nonno di procurargli un vantaggioso contratto matrimoniale con un
rampollo di
una qualche rispettabile famiglia Purosangue.
-
Lo sai come è fatto … -
-
Sì, è un vero stronzo. Secondo me quando
tirerà le cuoia
nemmeno all’Inferno lo accetteranno e finiranno con il
rispedircelo qui
affinchè continui la sua opera di tormento incessante.
–
Monterys
non potè fare a meno di ridacchiare a quelle parole.
Effettivamente
era un’immagine calzante.
Harys
Rosier avrebbe fatto sembrare il diavolo un simpatico
ometto dal carattere moderatamente iracondo.
-
Se non altro mancano poche ore al ritorno a Hogwarts. Mesi
interi senza vederlo sbucare fuori per ricordarci quanto dobbiamo
impegnarci
per essere veri Rosier. –
Greta
sospirò.
-
Sembra un sogno. –
*
-
Lainey, siamo qui. –
Urania
alzò un braccio, reso ambrato dal sole estivo, per
attirare l’attenzione dell’amica, che arrancava
sotto al peso del suo baule.
La
Corvonero si voltò verso di loro e abbozzò un
sorriso in
risposta.
-
Quel baule ha l’aria di pesare un quintale –
osservò Evangeline.
-
Abbastanza, ma dovevo assolutamente portare tutto quanto -,
replicò Lainey, - ho della roba nuova che non avrei
sopportato di lasciare
sugli scaffali della mia libreria. –
Urania
roteò gli occhi.
-
Figurarsi se la nostra secchioncella preferita poteva
evitare di portarsi dietro tre quarti dello scibile cartaceo umano.
Come se a
Hogwarts non avessimo una biblioteca fornitissima. –
-
Andiamo lo sai che vuole soffiare il posto alla Pince –,
intervenne
Eve, - Per farlo deve dimostrare di essere l’essere vivente
ad aver letto più
libri polverosi e noiosi di tutti. –
Le
due ragazze scoppiarono a ridere davanti alla smorfia sulle
labbra di Lainey.
-
Spiritose. E poi non è vero che leggo solo libri polverosi e
noiosi … e nemmeno che voglio il posto della Pince a dirla
tutta. –
Urania
inarcò un sopracciglio.
-
Che dici, Eve, ci crediamo? –
Finse
di pensarci su prima di annuire. – Ma sì, per
questa
volta direi di sì. –
-
Allora se avete finito di mettermi in mezzo, direi che è
meglio che andiamo nello scompartimento perché deduco che
Ellie e le altre sono
già lì. –
-
Sicuramente, quanto al metterti in mezzo non so se abbiamo
già finito … Urania? –
-
No -, scosse il capo la rossa, - Ovviamente no. –
*
-
Oh Capitano, mio Capitano. –
Merritt
scosse il capo sentendo la familiare voce di David
ancora prima che lui e Arthur comparissero davanti al carrello dei
dolci.
-
David … Arthur – salutò, sorridendo a
entrambi i compagni di
Casa prima di selezionare con cura delle caramelle al cocco. - Come mai
da
queste parti? –
-
Scorta di cibarie prima che cominci il viaggio … e David
voleva chiederti qualcosa a proposito della festa per Greta. –
La
Grifondoro storse il capo, incuriosita.
-
Di cosa si tratta, pettegolo incallito? –
-
Nulla di che -, replicò stringendosi nelle spalle, - mi
domandavo solo se avessi scoperto cosa ha in programma Ellie per il
sette. –
-
Non ne ho idea. –
-
E anche se ce l’avessi non lo diresti a lui –
concluse Arthur,
con il sorriso di chi la sapeva lunga.
Confidare
una sorpresa a David era un po’ come darsi la zappa
sui piedi da soli.
-
Esattamente. Sei un ottimo Cacciatore, Dave, ma sei un disastro
nel mantenere i segreti o il fare sorprese. –
Il
biondo gonfiò le guance con fare indignato. –
Questo non è
assolutamente vero. –
Gli
sguardi dei due dovevano parlare chiaro, perché
sbuffò e
ammise: - D’accordo, avete vinto, sono un disastro con le
sorprese. Ma davvero
non sai cosa ha in programma? –
-
No, non l’ha detto nemmeno a me e Scarlett. –
-
Uh … questo rende la cosa decisamente più
interessante. –
-
David … -
-
Lo so, lo so -, intervenne prima che Arthur potesse finire
la sua considerazione, - Ellie mi ucciderà se rovino la
sorpresa. –
-
E lo farà in modo molto brutale e doloroso. –
-
Poco ma sicuro – convenne Merritt.
-
Allora mi impegnerò a comportarmi come se la cosa non mi
interessasse minimamente –, asserì il ragazzo
portando solennemente una mano
all’altezza del cuore, - Croce sul cuore che possa morire.
–
*
Scarlett
mise piede all’interno dello scompartimento che aveva
occupato insieme alle amiche pochi istanti dopo aver saccheggiato il
carrello
dei dolci e aver assicurato a Merritt che non si sarebbe fatta fuori
tutta la
scorta di dolciumi che doveva trasportare.
Le
fu chiaro all’istante che Ellie non era più sola,
ma che
suo cugino e Race Burke avevano approfittato di quel momento per
intrufolarsi a
chiacchierare con lei.
-
Race … e c’è anche Bax
“idiota” Nott. Questo scompartimento
sta diventando decisamente affollato. –
-
Scarlett “insopportabile” Poison –
replicò il Serpeverde a
mo’ di saluto, mentre Ellie alzava gli occhi al cielo e Race
si sforzava
palesemente di non ridacchiare all’idea
dell’ennesima scaramuccia verbale tra
quei due.
-
Ragazzi, avete davvero intenzione di battere ogni record e
cominciare a discutere a nemmeno metà viaggio? –
-
Forse … Dipende da quanto farà
l’idiota. –
-
Mi hai tolto le parole di bocca. –
Scarlett
lo folgorò con un’occhiataccia.
-
Per tua norma e regola, Nott, io non faccio mai l’idiota.
–
Baxter
si finse sorpreso, atteggiando le labbra sottili a un
sorrisetto irriverente.
-
Ah, vuoi dire che lo sei proprio? Beh, questo spiegherebbe un
sacco di cose. –
Scarlett
gettò i dolci sul sedile libero di fronte a Ellie e
lo fronteggiò, una scintilla battagliera nello sguardo.
-
Questa è la volta buona che ti ammazzo, Nott. –
-
Se proprio dovete farlo allora immagino che mi servirò di
una parte di questi dolci e mi gusterò lo spettacolo
– intervenne Race, facendo
per allungarsi verso la catasta di fronte a lui.
Ellie
gli rifilò una pacca sul braccio, a mo’ di
avvertimento.
-
Se tocchi quelle Cioccorane troverai tutto ciò molto meno
divertente, Race, te lo posso assicurare. –
-
Cos’è una minaccia? –
-
Un avvertimento. –
-
Sono un ragazzo cresciuto, credo che correrò il rischio.
–
-
Tu tocca una di quelle Cioccorane e giuro su Rowena che ti
infilzo il ginocchio con la bacchetta. Poi potrai ritenerti cresciuto
quanto
vuoi. –
Michael
Davies scelse proprio quel momento per aprire la porta
scorrevole dello scompartimento e trovarsi davanti quella scena.
Chiunque
altro avrebbe trovato quella minaccia particolarmente
ridicola e probabilmente sarebbe scoppiato a ridere stemperando la
tensione, ma
non lui.
Conosceva
bene Ellie e sapeva che quando minacciava qualcuno
non lo faceva mai in modo vano.
-
Race, per esperienza ti sconsiglio di sottrarre alcun dolce
dalle grinfie di Ellie … specialmente se si tratta di
Cioccorane. –
-
Ecco, fattelo dire da chi ci è passato. –
Race
storse il capo, osservando l’amico con curiosità.
-
Questa non la sapevo. Credevo che voi due piccioncini
andaste d’amore e d’accordo. –
I
due diretti interessati sbuffarono nel sentirsi rivolgere
quell’epiteto.
Per
qualche strana ragione Race trovava assolutamente
consolidato il fatto che prima o poi si sarebbero messi insieme e non
faceva
che punzecchiarli a riguardo, divertendosi al contempo
nell’osservare la
reazione protettiva di Baxter.
Reazione
che come solito non si fece attendere oltre.
-
Non dire cose assurde, Race. Mia cugina e uno dei miei
migliori amici è assolutamente … -
Gli
venne in aiuto.
-
Strano? –
-
No, stavo per dire “il mio peggior incubo”.
–
-
Come sei melodrammatico – sbuffò Scarlett,
riportando
magicamente l’attenzione del ragazzo su di lei e ridando vita
al loro
battibecco.
-
Credete che smetteranno di litigare prima dell’arrivo a
scuola? –
-
Lo escludo. –
-
Mi associo, sarei molto deluso se la smettessero tanto
presto – convenne il rosso.
-
Bene, allora ingozziamoci di dolci e piazziamo scommesse su
chi l’avrà vinta – concluse Michael,
lasciandosi cadere accanto a Ellie e
passandole un braccio attorno alle spalle con disinvoltura.
Spazio
autrice:
Salve
di
nuovo.
Scusate
per l’attesa, ma tra l’ardua scelta, lo studio e
gli impegni lavorativi sembra
che il tempo non sia mai sufficiente a portare avanti tutti i miei
impegni.
Ragion
per cui questo capitolo sarà abbastanza breve, ma non volevo
davvero aspettare
oltre per pubblicare la selezione degli OC.
Ci
sentiamo tra qualche giorno con il prossimo capitolo.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
OC
selezionati
Scarlett
Poison (PV Kendall Jenner) – VII anno,
Grifondoro. Cacciatrice e membro del Lumaclub. Il Leone.
Evangeline
Scarlett
Lewis
(PV Mila Kunis) – VII
anno,
Tassorosso. Capitano e Battitrice. La Salamandra.
Merritt
Belle Yaxley
(PV Marzia
Bisognin) – VII anno, Grifondoro. Capitano e
Battitrice. Il
Picchio.
Greta
Rosier
– VII anno, Serpeverde. Membro del Lumaclub. La
Volpe.
Michael
Davies
(PV Sergio
Carvajal) – VII anno, Grifondoro. Portiere e membro
del Lumaclub. La
Sfinge.
Urania
Justice Stargazer
(PV Miriam Leone)
– VII anno, Grifondoro. Cercatrice. Il Cerbero.
David
Hewitt (PV Lucas
Grabeel)
– VII anno, Grifondoro. Cacciatore. Il Gatto.
Monterys
Rosier (PV Jon
Bengoechea)
– VII anno, Grifondoro. Membro del Lumaclub. La Chimera.
Lainey
Rosen
(PV Autumn
Reeser) – VII anno, Corvonero. Prefetto. Il Corvo.
Race
Burke
(PV Kenneth
Bek) – VII anno,
Serpeverde.
Caposcuola, Cacciatore e membro del Lumaclub. Il Coccodrillo.
Arthur
Ray
(PV Chad Michael Murray) –
VII anno,
Grifondoro. Prefetto e membro del Lumaclub. L’Aquila.
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 2 ***
Capitolo
2
2
settembre 2010
-
Fammi indovinare, Bax e Scarlett hanno già cominciato a
discutere durante il viaggio in treno. –
Ellie
annuì all’indirizzo di Lainey mentre continuava a
sistemare le sue cose all’interno dell’anta
dell’armadio nell’angolo.
-
Ovviamente e sono andati avanti per più di un’ora.
Certe
volte è estenuante frapporsi tra loro due. –
-
Essere super partes lo è sempre – convenne lei,
lasciandosi
ricadere sul letto a baldacchino accanto a quello dell’amica.
-
Già. Da una parte capisco Scarlett, perché Bax sa
essere
veramente estenuante nelle sue continue provocazioni ma
dall’altra … -
-
Tu e lui vivete praticamente in simbiosi -, concluse per
lei, - certe volte se non sapessi che siete cugini penserei di avere
davanti
due gemelli. –
-
Beh, in effetti in un qualche modo distorto potremmo
considerarci tali. –
Dopotutto
le loro madri erano gemelle e loro stessi, seppure
da genitori diversi, erano nati lo stesso giorno a pochi minuti di
distanza l’uno
dall’altra.
Lainey
ridacchiò, utilizzando il soprannome che il gruppo
aveva loro affibbiato fin da quando avevano scoperto la curiosa storia
della
loro nascita.
-
Già, i famosi cugini gemelli. –
Ellie
le sorrise di rimando, stringendosi nelle spalle, -
Questo non toglie che certe volte lo strangolerei. –
-
Un po’ come tutti praticamente qui al castello. Bax sa farsi
volere molto bene, ma anche rendersi intollerabile. –
-
Dopotutto è un ragazzo, ci vuole pazienza. –
-
Già, tanta pazienza. –
-
Un’infinita pazienza. –
Ridacchiarono.
Poi
Ellie afferrò la tracolla e le rivolse un cenno del capo.
-
Corro a fare colazione, non tutti hanno la prima ora della
giornata di buco. –
-
Già, qualche gioia dopotutto ogni tanto tocca anche a me.
–
*
-
So che lo sai. –
Baxter
accolse la comparsa della compagna di Casa sulla sedia
di fronte a lui e Race inarcando un sopracciglio.
-
Buon per te, anche se non ho la minima idea di cosa tu stia
parlando. –
Greta
sbuffò e poi spostò lo sguardo su Race.
-
Lo sai anche tu, vero? –
Il
rosso soffiò piano sulla tazza di nero caffè
bollente che
stava per accingersi a sorseggiare prima di rivolgerle un sorrisetto
furbo.
-
Io so parecchie cose, perciò credo che tu debba essere un
tantinello più specifica, terremoto.
–
Sbuffò
nuovamente e incrociò le braccia sotto al seno prima di
precisare.
-
Intendevo dire che so che voi due siete a conoscenza
dell’organizzazione
allestita da Ellie per la mia festa. Cosa ha in programma? –
Race
finse di sorprendersi sgranando gli occhi e voltandosi
verso il suo migliore amico.
-
Ah, noi lo sappiamo? –
-
Se Greta dice che lo sappiamo evidentemente lei in proposito
ne sa più di noi, perché io non ho idea del
programma della festa. –
-
Figurati che io non sapevo neppure dell’esistenza di una
festa -, si voltò verso Greta con la migliore delle sue
facce da schiaffi, -
Che giorno hai detto che c’è questa festa?
–
-
Spiritosi. Ho capito, non mi direte nulla. –
-
Non sarebbe una sorpresa altrimenti … ed Ellie ci
ucciderebbe se lo scoprisse. Perciò rilassati e goditela.
–
-
Anche perché aggrottare la fronte in quel modo ti
farà
venire delle spaventose rughe premature – aggiunse Race,
ottenendo per tutta
risposta un dito medio ben alzato.
*
-
Scar, hai visto la mia spazzola? –
-
No, tu hai visto la mia cravatta? –
-
Non ne ho idea … Merritt? –
Il
Capitano alzò gli occhi al cielo e smise temporaneamente di
infilare libri alla rinfusa all’interno della sua tracolla
per andare in
soccorso delle amiche.
Era
incredibile come quelle due fossero completamente
sprovviste della più semplice forma di organizzazione e
ordine.
-
Pensate di riuscire a trovare la testa da sole o ve la
perderete in giro per il dormitorio entro la fine della prima settimana
di
scuola? –
Fece
capolino all’interno del bagno e passò la spazzola
a
Urania, per poi dirigersi verso la sedia davanti alla scrivania e
afferrare il
cravattino di Scarlett per lanciarglielo.
La
Cacciatrice lo prese al volo e lo sistemò con cura sotto il
colletto della candida camicia della divisa.
-
Sei la mamma del gruppo, dovresti saperlo, abbiamo bisogno
di te e della tua capacità organizzativa. –
-
Già -, convenne Urania emergendo finalmente dal bagno che
aveva monopolizzato fino a quel momento per acconciare la chioma
rossiccia, -
Tra te e Lainey il compito è equamente ripartito. –
-
Che immensa gioia, adesso sì che comincio il primo giorno di
scuola con il sorriso sulle labbra – ironizzò.
Scarlett
mimò un bacio a mezz’aria mentre Urania le
rivolgeva
un sorrisetto divertito.
-
So già che mi ucciderai … ma hai visto il mio
orario in
giro? –
*
-
Non riesco a crederci, è una cosa inconcepibile. –
-
Sì, mi sembra di averlo capito già le prime dieci
volte che
l’hai ripetuto – replicò Arthur, mentre
camminavano lungo il corridoio che li
avrebbe portati verso l’aula di Storia della Magia.
Evangeline,
che camminava al loro fianco, domandò curiosa: -
Di che si lamenta questa volta? –
-
Cominciare la giornata con due ore di questa lagna
soporifera e farle seguire da due ore di Pozioni è una
tortura legalizzata
bella e buona -, replicò David, - ecco di cosa mi lamento.
–
-
Ah, e pensi che continuando a lamentarti ancora per molto
l’orario
finirà magicamente con il modificarsi? –
-
Vorrei che fosse un’opzione praticabile, ma sfortunatamente
non mi resta che prendermela sommessamente con chiunque abbia stilato
questo
orario. –
Arthur
lo guardò incredulo.
-
Sommessamente? Ma se è dalla colazione che non fai che
lamentarti. –
-
Penso che continuerà a farlo finchè non
verrà a conoscenza
di un qualche nuovo succoso pettegolezzo0 – gli fece presente
la Tassorosso.
E
in effetti Arthur aveva la netta sensazione che l’amica
avesse perfettamente ragione.
-
Nessuna speranza che qualcuno se ne esca con informazioni
interessanti durante Storia della magia? –
Evangeline
scosse il capo.
-
Staranno tutti quanti a dormire con la testa sul banco, ma
magari a Pozioni … -
Non
riusciva a credere a quello che stava pensando, ma lo
sperava davvero.
Qualsiasi
cosa purchè David smettesse d’inveire da solo come
un pazzo vecchio brontolone.
*
-
Riuscite a crederci? È solo il primo giorno di lezione e
Lumacorno parla già di cene e riunioni del Lumaclub.
Quell’uomo sa essere più insistente
persino di mio nonno – sospirò Monterys mentre
uscivano dall’aula di Pozioni.
-
Lo sai che adora sentirsi riempire di complimenti e avere
attorno studenti adoranti. Immagino che per un vecchio tricheco obeso
sia il
massimo della realizzazione professionale –
replicò Michael, facendo ridere il
quartetto.
-
Non farti sentire da Ellie, sai che lo adora. –
-
Tranquillo, Bax, il nostro Mike non farebbe mai arrabbiare
la sua dolce principessa – intervenne Race, guadagnandosi
un’occhiataccia da Michael
e una smorfia dal suddetto Serpeverde.
-
Per l’ennesima volta, io ed Ellie siamo amici ... solo amici. –
-
Perché non la trovi abbastanza bella per te? –
chiese Baxter,
scrutandolo con attenzione.
-
Non rispondere –, l’avvisò Monterys, -
qualsiasi cosa tu
dica non sarebbe la risposta giusta. –
Tuttavia
Michael decise di tentare il tutto per tutto e dare
una sua spiegazione.
-
Quello che voglio dire è che Ellie è palesemente
bellissima
e molto intelligente e carismatica e che io … -
-
No -, rise ironicamente Race, - non gli piace per nulla, sono
proprio solo amici. –
Monterys
gli rifilò una gomitata nelle costole che lo fece
gemere.
-
Così non sei d’aiuto. –
-
Bene, perché non volevo esserlo. –
Il
biondo alzò gli occhi al cielo e li roteò davanti
alla
sfrontataggine dell’amico.
Quelle
risposte in perfetto “Race Burke
style” avrebbero fatto scappare la pazienza anche
ad un santo.
-
Quindi la trovi bella e pensi di lei un sacco di altre cose
positive -, tirò le somme Bax, - perciò potremmo
dire che lei ti piace. –
Michael
lanciò un’occhiata in direzione del grande
orologio a
pendolo sulla parete opposta che segnava quasi l’ora di
pranzo.
-
Ma tu guarda come si è fatto tardi. Devo scappare, dopo
mangiato abbiamo il primo allenamento della stagione. –
Detto
ciò allungò il passo, immediatamente seguito da
Monterys, e lasciò i due Serpeverde nel bel mezzo del
corridoio.
-
Se pensa davvero che abbiamo chiuso con l’argomento si
sbaglia. –
-
Già, figurarsi se la santissima inquisizione di Baxter Nott
potrebbe mai avere fine in tempi ragionevoli. –
Spazio
autrice:
Salve!
Finalmente
riesco a riemergere dalle pagine di diritto internazionale quanto basta
per
completare questo secondo capitolo. È ovviamente un
po’ breve perché questi
primi capitoli saranno piuttosto discorsivi visto che entreremo nel
vivo solo
tra due capitoli. Diciamo che ne approfitto per darvi un quadro un
po’ più
chiaro delle dinamiche tra i vari personaggi.
Spero
di
riuscire ad aggiornare entro una settimana.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
|
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Capitolo 5 *** Capitolo 3 ***
Capitolo
3
4
settembre 2010
-
Greta continua a cercare d’indagare sulla sua festa?
–
Ellie
annuì, alzando appena lo sguardo dal tema di Antiche
Rune sul quale stava lavorando con impegno.
Era
una delle sue materie preferite, lavorare su quelle
minuscole incisioni dai più disparati arcaici significati la
rilassava
tremendamente.
-
Non vuoi proprio rivelarle nemmeno il più piccolo indizio,
vero? –
-
Certo che no, Mike, e adesso perché invece di tergiversare
non ti metti a studiare anche tu? Il tuo tema non si
scriverà certo da solo –
gli fece notare con un sorrisetto ironico a incresparle le labbra.
-
Lo sapevo che venire in biblioteca con te era una pessima
idea, sei una fanatica delle Rune. –
-
Sono interessanti. –
-
Ci sono centinaia di cose più interessanti di questa roba.
–
-
Per esempio? –
-
Il Quidditch, le Pozioni, gli animali … me.
–
-
Questione di punti di vista -, ridacchiò, - ma il tema devi
comunque fartelo da solo. –
-
Non ho proprio speranze di usare il mio charme per
convincerti ad aiutarmi? –
-
Neanche mezza -, confermò allegra, - perciò
risparmia il tuo
bell’aspetto per qualche ragazza più
impressionabile, con me si fatica. –
Non
potè fare a meno di sorridere a sua volta, chinando il
capo con fare remissivo sul libro di fronte a sé.
Cominciò
a sfogliare le pagine pigramente, conscio di essere
ormai prossimo alla noia più totale, quando il suo sguardo
venne attirato da un
foglio che spuntava da sotto il tema di Ellie.
L’afferrò,
sfilandolo prima che la ragazza potesse fermarlo, e
lo osservò.
Era
il ritratto di un ragazzo, un loro coetaneo all’incirca
dai capelli candidi come la neve e gli occhi blu intenso, che non aveva
mai
visto prima.
Gli
suscitò un’antipatia immediata.
-
Un tizio che hai conosciuto in Francia? –
Ellie
afferrò il disegno, infilandolo nella tracolla in pelle
di drago in tutta fretta, consapevole di avere le guance ormai rosso
fuoco.
-
No, è il proprietario del negozio in cui ho preso il gioco
per la festa di Greta. –
-
Deve averti colpito veramente molto per disegnarlo, un colpo
di fulmine? –
Scosse
il capo, guardandolo come se avesse detto la cosa più
assurda sulla faccia della terra.
-
Certo che no, è solo che aveva un’aria
particolare. Immagino
sia per questo che l’ho disegnato, per cercare di vedere
chiaro in quella
stranezza. –
-
Già, ma è lontano chilometri e chilometri dal
castello
perciò non rimuginarci troppo sopra. –
Ellie
tamburellò con le dita sulla superficie in mogano del
tavolo a cui erano seduti, dopodichè annuì.
-
Hai ragione, sono stata una sciocca, è storia vecchia.
–
*
-
Cosa ha? –
Monterys
seguì lo sguardo di Race, soffermandosi sul profilo
deciso di Baxter che in quel momento aveva la mascella serrata e si
muoveva
avanti e indietro per il corridoio come un’anima in pena.
-
E chi può dirlo, lo sai che ogni tanto se ne esce con una
follia nuova – replicò Race, alzando appena lo
sguardo dalla rivista che stava
sfogliando pigramente.
-
Sarà per la partita di domani, diventa sempre competitivo a
livelli folli quando giocate contro Grifondoro –
ipotizzò Greta, facendo
capolino da dietro lo schienale della sedia e appoggiandosi
distrattamente alla
spalla del cugino.
-
Tu credi, terremoto?
–
-
Per prima cosa smettila di chiamarmi in quel modo, mi fa
sembrare un pericolo pubblico. –
-
Tu sei un pericolo
pubblico. –
Assestò
un buffetto dietro al collo del compagno di Casa e si
voltò verso il cugino. – Monty, digli che sono un
vero angioletto. –
-
Certo, un angioletto capace di scatenare l’inferno in terra
–
asserì il rosso, portandosi questa volta fuori dalla portata
dei suoi colpi
veloci.
-
Monty, aiutami! –
Monterys
inarcò un sopracciglio ma non disse nulla, suscitando
la risata dell’amico e un’occhiata alquanto seccata
della cugina.
-
Sarebbe carino se mi difendessi. –
-
Tu sei una parente e lui è un amico, non sarebbe giusto
privilegiare uno a discapito dell’altro perciò
rimango neutrale. –
Greta
gli fece la linguaccia.
-
Paraculo. –
-
Preferisco definirmi diplomatico. –
*
-
Avete più o meno mezzo secondo per smettere di fare quello
che state facendo e farvi trovare sul campo –
asserì Merritt, osservando i
membri della sua squadra che ciondolavano da una parte
all’altra dello
spogliatoio soffocando sbadigli più o meno pronunciati.
-
Ma è quasi l’ora di cena e oggi servono il
roastbeef -, fece
per protestare David, - non possiamo annullare l’allenamento?
–
L’occhiataccia
che lei e il resto delle sue amiche gli
rivolsero bastò a tacitare le sue rimostranze.
Quelle
ragazze tendevano a diventare tremendamente competitive
quando si trattava di Quidditch, specialmente se ci si scontrava contro
Serpeverde.
-
Merri ha ragione -, convenne Scarlett, - dobbiamo
distruggere quelle viscide serpi perciò l’ultimo
allenamento in vista della
partita è cruciale. –
David
rivolse un’occhiata complice all’indirizzo del loro
Portiere, roteando poi gli occhi al cielo e rinunciando
all’idea di una bella
cenetta nel tepore della Sala Grande.
-
Mi sa tanto che dovrò rinunciare al roastbeef e al pasticcio
di patate. –
-
A meno che tu non voglia che quello si trasformi nel tuo
ultimo pasto – confermò la mora.
-
Come sempre si trasforma in una Furia quando si tratta di
affrontare Baxter – considerò Michael, osservando
Scarlett afferrare con vigore
i guanti protettivi e marciare risoluta dietro Merritt, a voce
abbastanza bassa
da essere certo di non essere udito dalla diretta interessata.
Dopotutto
era un Grifondoro, ma non certo masochista.
-
Dobbiamo davvero continuare a volare? Ho le mani gelate –
protestò Urania, aprendole e chiudendole per cercare di
mantenere buona la
circolazione sanguigna.
Era
solo settembre, ma a quell’altezza in piena sera faceva un
freddo tremendo e a nulla servivano i mezzi guanti da Cercatrice.
-
Dillo a miss despota e al nostro Capitano –
replicò David,
mentre anche Michael abbandonava gli anelli e si univa a loro
massaggiandosi le
braccia intorpidite.
-
Merritt, se continuiamo così domani metà squadra
andrà ko
ancora prima di entrare in campo – le fece notare la rossa.
Soppesando
i membri della sua squadra, il Capitano annuì con
un sospiro.
Avevano
fatto tutto il possibile per prepararsi all’inizio di
campionato, sperava fosse sufficiente.
-
Va bene, squadra, torniamo in spogliatoio. –
Puntò
verso terra, sentendo i suoi amici che atterravano
dietro di lei uno alla volta tutti troppo stanchi per dire qualsiasi
cosa …
almeno finchè David non individuò la figura di
Arthur che percorreva gli ultimi
metri del sentiero con un vassoio saldamente stretto tra le mani.
-
Dimmi che quello è cibo! –
Il
biondo annuì, mostrando loro il bottino che aveva
rubacchiato nelle cucine al termine della cena.
-
Ho immaginato che aveste fame, perciò ecco un po’
di
pasticcio e di roastbeef. –
Fece
appena in tempo a terminare la frase che David gli saltò
addosso stringendolo in un abbraccio mozzafiato e poi sottraendogli il
vassoio
colmo di delizie alimentari.
Quella
serata era improvvisamente migliorata.
*
Lainey
stava giusto per terminare la ronda al secondo piano
quando un rumore la spinse a voltarsi di scatto e individuare la divisa
di
Tassorosso nell’angolo del corridoio destro.
-
Chi c’è? –
Evangeline
fece capolino, sospirando sollevata a sua volta.
-
Ah, sei tu di ronda questa sera, menomale. Per un attimo ho
pensato che mi avesse beccata qualcuno che mi avrebbe tolto dei punti.
–
Sorvolando
sulla cosa, la Corvonero le rivolse un’occhiata
incuriosita.
-
Cosa ci fai qui a quest’ora? –
-
Sto cercando Milly, non la trovo da nessuna parte … tu
l’hai
vista? –
-
Non di recente -, replicò, - ma se vuoi posso provare a
darti una mano a cercarla. Dopotutto non può essersi
cacciata chissà dove, no? –
-
Lo spero. –
Questa
volta il rumore di passi fece trasalire entrambe le
ragazze, certe dell’arrivo di qualcuno che sarebbe stato
molto meno tollerante
di Lainey circa la loro missione.
-
Cosa c’è in questo corridoio, una festa?
–
Lainey
sospirò sconsolata davanti a colui che in quegli anni
l’aveva
fatta tribolare più di ogni altro studente.
-
Bax perché non sei nei sotterranei? –
-
Ero con Ellie, ma stavo giusto tornando in Sala Comune. –
Poi
notò il modo in cui lo stava fissando Evangeline e le
rivolse un’occhiata stranita.
-
Perché quell’espressione da nana psicopatica?
–
-
Sicuramente è meglio di quella da idiota patentato che
sfoggi costantemente tu –, rilanciò la Tassorosso,
- e comunque mi stavo
domandando se non fossi passato intorno alla Sala Comune di Tassorosso
di
recente. –
-
E perché mai avrei dovuto farlo? Non ci sono Tassorosso
carine dell’ultimo anno. –
Evangeline
s’impose di non Schiantarlo su due piedi e mantenne
la calma quanto più poteva.
-
Hai fatto scappare di nuovo Milly in giro per il castello? –
Le
iridi del ragazzo si sgranarono con innocenza.
-
Non ho visto la tua gatta. –
-
Beh sei il colpevole più plausibile, dopotutto non sarebbe
la prima volta. –
-
Oh, andiamo, eravamo al quarto anno ed era solo uno
scherzetto innocuo. –
-
Innocuo come le lumache sulla mia sedia? –
Rabbrividì
al solo pensiero di quelle creature viscide e
disgustose che Baxter le aveva sistemato al suo solito posto
nell’aula di
Pozioni quando la guerra tra di loro era cominciata.
-
Tu mi avevi tinto i miei bellissimi capelli di lilla!
–
-
Per l’ennesima volta, è stato un incidente.
–
-
E io ti ripeto che questa volta non ho visto la tua gatta. –
Come
a voler confermare le sue parole un miagolio annunciò
l’arrivo
di Milly che, tranquilla come se fosse reduce dalla migliore delle sue
passeggiate notturne, si strusciò contro la gamba del
Serpeverde.
-
Non capisco come possa trovarti simpatico. –
-
Semplice, perché é una femmina e come tutte le
ragazze non
può fare a meno di cadere ai miei piedi –
concluse, chinandosi a grattarle
dietro le orecchie facendola ronfare forte.
Lo
sbuffo di Evangeline e lo sguardo divertito di Lainey, che
aveva seguito la discussione senza intervenire a difesa né
dell’uno né dell’altra
temendo di essere trascinata all’interno della questione,
accompagnò le sue
parole.
-
Detto ciò vi auguro una buonanotte, signore, e me ne torno
in Sala Comune; ho una partita da vincere domani. –
Spazio
autrice:
Salve!
Perdonate
il deprecabile ritardo, ma alla fine sono riuscita a rimettermi in pari
con
tutto quanto perciò eccomi qui. Spero che il capitolo vi sia
piaciuto e vi
pongo una domandina per il prossimo (ovviamente prima rispondete e
prima potrò
aggiornare):
-
chi
volete che vinca la partita tra Serpeverde e Grifondoro?
Alla
prossima.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
|
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Capitolo 6 *** Capitolo 4 ***
Capitolo
4
5
settembre 2010
-
Io spero seriamente che quello striscione che stai portando
con te sia per Serpeverde. –
Ellie
rivolse un sorriso enigmatico al cugino, stringendosi
nelle spalle.
-
Chi può saperlo, magari invece è uno stendardo
rosso oro. –
-
Se tifi per loro non ti rivolgo la parola da qui
all’eternità. –
-
Resisteresti sì e no un’ora, mi adori troppo per
tenermi il
broncio. –
Fece
per aprire bocca e controbattere, ma poi la richiuse.
Ellie
aveva ragione, erano troppo legati perché potesse
avercela davvero con lei. In effetti non riusciva a ricordare una volta
in cui
si fossero davvero arrabbiati l’una con l’altro
… probabilmente non era mai
accaduto.
-
Tifi davvero per il nemico, Ellie? – chiese Race, facendo
capolino da dietro alla spalla dell’amico e osservandola con
l’aria di chi
stava per giudicare un alto tradimento.
-
No, questa volta sarò neutrale come la Svizzera. –
Il
rosso rivolse un’occhiata al suo migliore amico.
-
Ce lo facciamo andare bene? –
Bax
annuì.
-
È il massimo che otterremo. –
-
D’accordo, allora la corte Burke - Nott ti giudica
ufficialmente non colpevole. Sei libera di andare, Ellie. –
-
Come l’hanno presa i due buffoni di corte? –
-
Abbastanza bene, se ne sono fatti una ragione. –
Greta
la prese sottobraccio e la indirizzò gentilmente verso
l’uscita della Sala Grande e poi lungo l’atrio del
castello fino al patio.
-
Allora diamoci una mossa, non voglio trovarmi incastrata in
mezzo a troppa gente con indosso i colori dei Grifondoro. –
-
Orgoglio di Casa? –
-
Ovviamente -, affermò risoluta, - l’unico tifoso
di
Grifondoro che accoglierò sarà Monterys
… ah, eccolo lì. –
Alzò
la mano per attirare l’attenzione del cugino e insieme si
diressero verso gli spalti. Mentre si arrampicavano per accaparrarsi i
posti in
prima fila.
-
Chi fa la Cronaca questa volta? –
Roger,
il loro Cronista storico, si era diplomato l’anno
precedente e il posto per quanto ne sapevano era ancora scoperto.
-
Credo che si alternino dei volontari … e a quanto pare
questa volta tocca a Evangeline. –
Monterys
scoppiò a ridere.
-
Magnifico, non vedo l’ora di sentire lei e Bax urlarsi
insulti da una tribuna all’altro lato del campo. –
*
Arthur
individuò Lainey nell’angolo più
lontano dalla calca
degli spettatori e decise di raggiungerla.
-
Ti dispiace se ti faccio compagnia? –
-
Affatto -, gli sorrise timidamente di rimando, - ma non hai
qualche altro amico con cui vedere la partita? –
-
Ci sono i miei compagni di Casa, ma ti ho vista da sola … e
noi siamo amici, no Lainey? –
Lo
erano?
Frequentavano
lo stesso gruppo, un’accozzaglia di persone
dalle più svariate identità caratteriali che
chissà come avevano finito con il
radunarsi tutti insieme. Eppure Lainey era sempre stata abituata a
essere un
po’ ai margini delle relazioni sociali del gruppo.
Ma
evidentemente Arthur la pensava in modo diverso oppure non
si sarebbe unito volutamente a lei.
-
Certo, siamo amici. –
-
Bene, allora assistere alla partita insieme cementerà il
nostro legame. Ricordiamoci di assistere con cura a ogni azione di
David, ci
chiederà un resoconto dettagliato su quanto sia stata
impeccabile la sua
prestazione e se non riusciamo a rispondere a tutte le sue domande
metterà su
un broncio tremendo. –
-
Se la prende davvero così tanto? –
-
Oh, anche di più, quando si tratta di Quidditch diventa una
vera primadonna. –
-
Allora prometto di tenere gli occhi ben aperti. –
Arthur
le sorrise.
-
Fantastico, almeno non sarò il solo a dovermi ricordare
tutto. Due menti sono meglio di una. –
-
Scarlett è stranamente silenziosa questa mattina -,
considerò Urania mentre finiva di allacciarsi le protezioni,
- non trovate? –
David
si prese qualche secondo per osservare la compagna di
squadra, che in effetti appariva incredibilmente concentrata sui
semplici
movimenti che stava compiendo e vagamente inquietante mentre fissava i
legacci
dei guanti da Cacciatrice.
-
Vi ricordate tutti gli schemi che Merritt ci ha fatto
provare? –
-
Ricordarli tutti sarebbe inumano, diciamo che ne tengo a
mente una mezza dozzina -, replicò Michael stringendosi
nelle spalle, - Spero
che chiami quelli. –
Urania
alzò gli occhi al cielo mentre David ridacchiava come
se l’amico avesse detto la cosa più divertente
sulla faccia della terra.
Merritt
si voltò verso di loro corrugando leggermente la
fronte.
-
C’è qualcosa che dovrei sapere? –
Il
sorriso di David scomparve immediatamente.
-
Assolutamente no, stemperiamo solo la tensione con idiozie. –
Il
Capitano di Grifondoro lo guardò di sottecchi, per poi
abbozzare un sorriso furbo, - Ti ricordi che capisco sempre quando
menti, vero?
Ti conosco troppo bene perché sia altrimenti, David.
–
-
Certo. –
Poi
si avvicinò a Michael, giungendo le mani in segno di
preghiera.
-
Ti prego, se perdiamo la partita uccidimi tu prima che mi
mettano le mani addosso quelle due. –
Il
fischio d’inizio venne accolto dalle urla dagli spalti che
acclamavano l’inizio della prima partita dell’anno
ed Evangeline ebbe bisogno
di qualche minuto affinchè la sua folla attenuasse il
vociare quanto bastava perché
la sua voce echeggiasse sopra il frastuono generale.
-
Benvenuti, signori e signore, alla prima partita di
campionato che vede schierati i Serpeverde contro i favoriti del match
… i
Grifondoro. –
I
fischi dalla tribuna verde argento l’avvolsero e fu certa di
sentire su di sé le iridi scure di Baxter Nott che
abbandonavano
momentaneamente il campo per scoccarle un’occhiataccia.
Le
labbra le si incresparono in un sorriso divertito.
Finalmente
veniva il suo momento di vendicarsi per le
battutine della sera precedente. Mai e poi mai far presente a una
ragazza di
non considerarla carina.
-
Come stavo dicendo, i Grifondoro partono subito all’attacco.
Sembra che il loro Capitano, Merritt Yaxley, sia particolarmente
agguerrita a
giudicare dal colpo che ha assestato a quel Bolide. Sfortunatamente per
lei
Race Burke devia appena in tempo, ma perde la Pluffa …
Scarlett Poison la
recupera prontamente e sfreccia verso gli anelli avversari. Tenta il
tiro, ma
Baxter Nott lo intercetta -, sospirò, - Si può
sapere come sia possibile che
quel ragazzo abbia più tentacoli della Piovra Gigante? Anche
se forse in
effetti la Piovra ha un’eleganza maggiore nei suoi movimenti
… forse le ragazze
del castello dovrebbero cominciare ad alzare gli standard e scegliere
di uscire
con lei invece che con Nott. –
Lo
vide sterzare bruscamente verso la tribuna dopo aver
effettuato un tiro lungo che finì dritto tra le braccia di
Race.
-
Tutta invidia, Lewis. Ti ho già detto che sei vuoi uscire
con me devi solo chiederlo. –
Le
risatine che si levarono dalla tribuna dei Serpeverde la
fecero sbuffare indignata.
-
Gentile, Nott, ma scelgo la Piovra. –
-
Oh mio buon Godric, questa è ufficialmente la cronaca
migliore che abbia mai sentito in vita mia –
asserì Monterys, tenendosi la
pancia con le mani mentre rideva di gusto.
-
Sì, assistere alle loro discussioni è quasi
meglio del match
– confermò Greta, afferrando una generosa dose di
lumache gommose e
gettandosele in bocca senza nemmeno guardarle.
Ellie
lanciò un’occhiata ai due cugini e scosse il capo
ridendo.
-
Sembrate due pettegole che ridono delle disgrazie altrui. –
-
Deformazione professionale -, asserì Greta, - ma vivendo in
una famiglia come la nostra non si può fare a meno di
assimilare alcuni
comportamenti molto discutibili. –
-
Già, il motto di famiglia dovrebbe essere cambiato. Invece
di “flectere si nequeo superos acheronta movebo”,
“non ci facciamo mai gli
affari nostri” suona molto meglio. –
-
Credo che abbiate il motto più pomposo che abbia mai
sentito. –
Monterys
si strinse nelle spalle.
-
Quello dei Flint è “creatio ex nihilo”
giusto? –
-
Già. –
-
Avete ancora molto da imparare in merito ai motti pretenziosi
-, considerò Greta, - potreste prendere spunto da nostro
nonno; quell’uomo è una
forza demoniaca con attacchi megalomani in piena regola. –
L’urlo
di protesta della curva rosso oro mise fine alle loro
considerazioni, riportando l’attenzione sul campo.
Scarlett
Poison era stata colpita da un Bolide a gioco fermo ed
era quasi stata disarcionata.
Il
fischio di Madama Bumb annunciò la concessione del calcio
di punizione in favore dei Grifondoro.
La
rete appena segnata suscitò un’imprecazione
talmente
colorita dagli spalti dei Serpeverde che nemmeno i boati dei
festeggiamenti
degli avversari riuscirono a soffocarla.
Urania
individuò lo sfarfallio dorato a pochi centimetri
dall’anello
centrale della loro porta e sfrecciò immediatamente verso il
Boccino, pregando
silenziosamente affinchè il Cercatore di Serpeverde fosse
distratto.
Spinse
la scopa al massimo della velocità, distendendosi
più
contro il manico possibile per cercare di eliminare l’attrito
con l’aria.
Con
la coda dell’occhio vide che anche il Cercatore rivale
aveva individuato lo sfarfallio dorato e che cercava di recuperare
terreno.
Si
sporse in avanti, artigliando l’aria attorno al Boccino e
quando
sentì il contatto con il freddo metallo serrò le
dita in una morsa micidiale.
Il
fischio dell’arbitro annunciò la sua conquista e
la
vittoria di Grifondoro.
Con
un sorriso soddisfatto la rossa alzò la mano in segno di
vittoria mentre il resto della squadra le si radunava attorno festante.
*
Merritt
sorrise mentre faceva sbattere la bottiglia di
Burrobirra contro quella di ogni singolo membro della loro Casa.
-
Le facce dei Serpeverde erano epocali – asserì
Scarlett,
trangugiando una generosa dose di bibita.
-
Una volta tanto avere una despota come Capitano serve –
asserì David, approfittando dell’umore generale
per prendersi qualche libertà
in più.
E
difatti l’amica si limitò a rivolgergli una buffa
smorfia
invece di minacciarlo di allenamenti decuplicati.
L’ebbrezza
della vittoria faceva strani effetti un po’ a
tutti.
-
Michael? –
-
Credo che sia ancora qui fuori, c’era Ellie –
replicò Arthur,
sorridendo con l’aria di chi la sapeva molto lunga.
-
Ma così si perderà il meglio dei festeggiamenti.
–
Merritt
gli rivolse un’occhiata incredula. – Sei sempre
attento ai pettegolezzi e non ti rendi conto di cosa significhi questa
cosa? –
-
Ehm … no? –
-
Michael rinuncerebbe a qualsiasi festeggiamento per stare in
compagnia di Ellie -, spiegò pazientemente la ragazza, -
Perché evidentemente
la cosa che trova più piacevole in assoluto è
passare il tempo con lei. –
-
Ah … in quel senso? –
-
Se la Burrobirra non è alcolica, perché i tuoi
neuroni
appaiono comunque danneggiati? –
-
Come l’ha presa Bax? –
Ellie
si strinse nelle spalle, portando alle labbra una delle
Burrobirre che Michael aveva sgraffignato prima di uscire dalla Sala
Comune.
-
Lo conosci, al momento è in pieno lutto da post sconfitta.
Domani avrà trovato qualcuno con cui prendersela e gli
sarà passata. –
Il
Grifondoro avrebbe voluto muovere qualche parola in difesa
dell’amico, ma doveva riconoscere che le fasi post sconfitta
di Baxter erano
sempre le stesse: imprecazioni, rabbia feroce, minacce di morte ai
membri della
squadra, depressione e poi la ricerca di un fantomatico iettatore.
-
Quanto scommetti che darà la colpa a Evangeline? –
-
Se ho ragione io alla prossima uscita a Hogsmeade vieni a
bere con me. –
-
E se così non fosse? –
-
Se hai ragione tu sono io che vengo a bere con te. –
Ellie
inarcò un sopracciglio davanti alla replica del ragazzo
e inarcò appena le labbra in un sorrisetto ironico.
-
Praticamente passiamo l’uscita insieme in ogni caso.
–
-
Esatto -, le rivolse un sorriso accattivante, - Devi
riconoscere di essere tremendamente fortunata. –
Gli
assestò un buffetto su un fianco.
-
E di me cosa dovrei dire? –
Michael
finse di pensarci su prima di sorridere magnanimo. –
D’accordo,
anche tu non sei niente male, un po’ di fortuna è
anche mia. –
Spazio
autrice:
Salve!
Eccoci
con il nuovo capitolo e come avrete capito la votazione questa volta ha
privilegiato i Grifondoro. Nel prossimo capitolo ci sarà la
cena del Lumaclub
perciò potete indicarmi con chi vorreste che il vostro OC
andasse (magari
datemi un paio di opzioni così che possa accontentare tutti)
e se avete già le
idee chiare potete anche indicarmi se c’è qualcuno
tra gli OC che vorreste
vedere in relazione con il vostro (anche qui fatemi un paio di nomi).
Come
sempre rispondete tramite messaggio privato così che possa
mantenere un po’ di
mistero ;)
Al
prossimo aggiornamento.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
|
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Capitolo 7 *** Capitolo 5 ***
Capitolo
5
L’Altro
mondo
Asher
aprì gli occhi, attirato dal rumore di bisticci in corso
tra Samael e Kali, e si alzò dal divano sbuffando
contrariato.
-
Sarebbe troppo chiedere di starvene buoni per almeno cinque
minuti? –
Kali
si voltò in una massa di rossi capelli che ben si
combinavano al volto arrossito per la rabbia.
-
Dillo a questo idiota, continua a cercare di farmi perdere
la calma in ogni modo possibile. –
Samael
si strinse nelle spalle, un sorriso indolente dipinto
sulle labbra, - Dovrò pur passare il tempo in qualche modo.
–
-
Sam, per favore, lo so che ti annoi e che tecnicamente Kali
non può ucciderti finchè ci troviamo qui
… ma lasciala in pace, fallo per le
mie povere orecchie e per il loro disperato bisogno di non sentire le
vostre
urla. –
-
D’accordo, non le darò più fastidio,
vado a cercare Ghost. –
-
Tienimi quell’animale lontano dai piedi, è
inquietante –,
gli gridò dietro Kali prima di sedere sul divano a sua
volta, - Dieci anni in
compagnia serrata di Sam farebbero ammattire chiunque. –
Asher
ridacchiò piano mentre dall’altro lato della
stanza
arrivava la replica di Sam.
-
Ehy, ti ho sentita, e Ghost non è inquietante –
aggiunse,
accarezzando distrattamente il capo del lupo dal pelo candido come la
neve e le
iridi rossastre che gli trotterellava affianco.
L’occhiata
della ragazza sembrava prospettare una replica
pungente, ma fortunatamente il lupo parve decidere di aver voglia di
giocare un
po’ con la palla e questo bastò per attirare
l’attenzione di Samael ed
estraniarlo completamente da tutto ciò che lo circondava.
Il
lupo ombra che avevano trovato anni prima era l’unica cosa
capace di tenere tranquillo Sam da quando erano finiti
all’interno del gioco.
-
Manca poco all’inizio della partita, presto saremo fuori da
questo maledetto universo, porta ancora un po’ di pazienza
Kali. –
-
Ci provo, ma è frustrante la lentezza con cui passa il tempo
quando si attende disperatamente qualcosa. –
Asher
annuì, incrociando le braccia dietro al capo e
mormorando un assenso.
-
Stavi dormendo prima -, osservò d’un tratto la
rossa, - c’è
qualcosa che dovremmo sapere? –
Nell’Altro
Mondo non si aveva la necessità di dormire, il
tempo scorreva in modo diverso dal mondo dei mortali, perciò
un’attività tanto
semplice e naturale veniva vista sempre con sospetto quando veniva
compiuta
senza un’apparente necessità.
-
Ho sognato. –
Inarcò
un sopracciglio, fissandolo con le penetranti iridi
azzurre, - Quando dici che hai sognato intendi
dire che ti sei intrufolato nei sogni della ragazza che ha comprato il
gioco,
vero? –
-
Esatto. –
-
Perché? –
Bella
domanda, peccato che non avesse una bella risposta.
Nostalgia
di cosa si provasse nel compiere un’azione semplice
come fare un bel sogno? Curiosità … noia forse?
Non lo sapeva.
-
Avevo voglia di farlo. –
-
A questo c’ero arrivata anche io -, sbuffò
beffarda, - ma perché? –
-
Non deve esserci sempre un perché, Kali. –
Non
replicò, limitandosi a continuare a fissarlo
insistentemente forse nel tentativo di spingerlo ad aprirsi con lei e
confessare ciò che gli stava passando per la testa. Il punto
era però che lui
non ne aveva la minima intenzione e Kali avrebbe fatto molto meglio a
mettersi
l’anima in pace una volta per tutte.
*
6
settembre 2010
Quella
sera il giardino del Manor era stato addobbato in modo suntuoso, ma non
riusciva a ricordare quale fosse il motivo per cui era stata
organizzata la festa.
Forse un compleanno o magari una qualche ricorrenza. Scosse il capo,
poco
importava. S’incamminò lungo il corridoio che
conduceva al portone d’accesso e
uscì, inoltrandosi nella serra sul retro del Manor in cui
venivano coltivate le
rose blu che fin da piccola l’avevano sempre attirata. Erano
diverse,
misteriose, rare e bellissime. Allungò una mano ad
accarezzare i petali
delicati della più vicina, sussultando quando si rese conto
dell’ombra poco
distante da lei.
Si
voltò di scatto, scrutando l’oscurità
alle sue spalle.
-
Chi c’è? –
Non
le giunse alcuna risposta se non un lieve rumore di passi in
avvicinamento.
Cercò l’impugnatura della bacchetta, stringendo
nervosamente le dita sottili
attorno a essa.
-
Se è uno scherzo non è divertente, Bax.
–
-
Non è uno scherzo -, replicò una voce che
impiegò qualche istante a
riconoscere, - e non era mia intenzione spaventarti. –
Dall’oscurità
spuntò la sagoma alta e slanciata del ragazzo del negozio.
Le
iridi blu luccicavano divertite tra le ciocche del colore della neve
fresca.
S’irrigidì
vedendolo incamminarsi verso di lei.
-
Rilassati, non ho intenzione di morderti … non subito
almeno. –
Non
seppe se prenderlo sul serio o meno, visto il sorriso ambiguo dipinto
sulle sue
labbra mentre annullava lentamente la distanza che li separava fino a
fermarsi
a una manciata di centimetri da lei.
-
Cosa ci fai qui, non mi risulta che tu sia tra gli invitati alla festa.
–
-
Sarebbe senz’altro difficile che lo sia –,
riconobbe continuando a sorridere, -
dopotutto questo non
è che un
sogno. –
Ellie
aggrottò la fronte, perplessa.
-
Perché dovrei sognarti? –
-
Questo non lo so, il sogno è tuo non mio. –
-
Secondo me tu sai molto più di quanto in realtà
non dici -, lo accusò
assottigliando lo sguardo, - perciò non farti beffe di me.
–
Il
ragazzo scoppiò a ridere, le iridi illuminate da una luce
divertita.
-
Molto bene, Ellie, veramente molto bene. –
Lo
vide afferrare una delle rose e porgergliela con un gesto galante.
-
Ci rivedremo presto, mia cara, e allora capirai tutto …
è una promessa. –
Ellie
afferrò la rosa, sussultando appena quando una delle spine
le ferì il pollice.
Per essere un sogno quelle sensazioni erano tremendamente realistiche.
Lo
richiamò mentre indietreggiava tornando
nell’ombra.
-
Aspetta … come ti chiami? –
-
Asher. –
Poi
l’ombra l’ammantò e il sogno
cominciò a dissolversi.
Aprì
gli occhi, impiegando qualche istante a rimettere a fuoco
la stanza, una sensazione fastidiosa all’altezza del pollice
destro.
Accese
la bacchetta con un Lumos sussurrato a mezza bocca ed
esaminò la mano dolente.
Lì,
impresso con vivida chiarezza, c’era un piccolo graffio
rosso a solcarle il dorso del dito. Una singola goccia di sangue rossa
colava
lenta ma inesorabile e, poco più giù adagiato sul
materasso, vi era un petalo
blu.
Proprio
come nel sogno … ma non poteva essere possibile.
*
Greta
fece capolino alle sue spalle mentre si trovava in
biblioteca, seguita a pochi passi da Scarlett e Meritt.
-
Cosa combini, secchioncella del nostro cuore? –
Trasalì
appena, alzando lo sguardo dal libro d’interpretazione
dei sogni su cui aveva passato l’ultima ora.
Le
iridi scure di Scarlett l’osservarono con attenzione.
-
Ehy, va tutto bene? –
-
Sì -, le rassicurò, - ho solo fatto un sogno
molto strano e
da quando mi sono svegliata non riesco a non pensare ad altro che al
significato che può avere. –
-
I sogni non devono per forza avere un significato -, osservò
la Serpeverde, - ma quello che ha certamente importanza è
che manca pochissimo
alla serata di Lumacorno. –
Merritt
corrugò la fronte, perplessa.
-
Ma la cena non comincia alle otto? Come fa a mancare poco se
sono solo le tre? –
-
Dire che sono solo le tre è un modo di vedere la cosa
…
qualcun altro potrebbe dire sono già
le tre – convenne Scarlett, afferrando Ellie per un braccio
mentre Greta faceva
altrettanto con Merritt, - Perciò diamoci una mossa.
–
-
Ma io non devo andare alla cena – provò a
protestare
Merritt.
-
Già, ma puoi comunque dare una mano a prepararci. –
Vedendo
le ragazze entrare in massa nella Sala Comune di
Grifondoro David inarcò un sopracciglio, cosa che si
accentuò ancora di più
quando vide che anche Urania aveva fatto il suo ingresso in compagnia
di
Lainey.
Arthur
parve leggergli nel pensiero, perché lo ammonì
con un’occhiata
mortalmente seria.
-
Non fare battute, ti prego. –
-
Oh, andiamo, neanche una piccina picciò? –
-
David … -
-
D’accordo, Art, ma lo farò solo perché
hai osservato la mia
partita con molta attenzione e perché mi hai portato da
mangiare agli
allenamenti. –
Monterys
alzò lo sguardo dal libro che stava sfogliando
avidamente e abbozzò un sorriso.
-
Ah, quindi è questa la tattica per tenerlo buono? Farlo
abbuffare di cibo? –
-
Già, è una cosa che ho imparato molto presto.
Accontentalo e
lo terrai a freno – decretò con un pizzico di
serietà mista a ironia.
David
gonfiò le guance, voltandosi verso Michael nel momento
stesso in cui il ragazzo fece la sua comparsa dalla rampa del
dormitorio
maschile.
-
Michael, difendimi almeno tu, questi due insinuano un sacco
di cose assolutamente false. –
-
Non provate minimamente a mettermi in mezzo -, lo anticipò,
- io sto uscendo. –
Detto
ciò percorse la Sala Comune a passi svelti e uscì
dal
ritratto sotto lo sguardo incredulo di David.
-
Ma questa è una vera e propria cospirazione, è
mai possibile
che vi siate coalizzati tutti contro di me? –
Race
osservò Baxter combattere contro la cravatta con un
sorriso che si allargava sempre di più mano a mano che il
suo migliore amico
faceva e disfaceva il nodo imprecando in modo sempre più
colorito.
-
Sei proprio sicuro di non volere una mano, Bax? –
-
No, ce la faccio da solo. –
-
Come vuoi -, replicò sistemandosi meglio sul letto a
baldacchino per osservarlo con più comodità, -
peccato solo che non abbia
qualcosa da sgranocchiare perché è meglio di
qualsiasi commedia. –
Lo
sguardo di Baxter fu una replica molto palese di quello che
stava pensando in quel momento.
-
Non è colpa mia se questa cosa è diabolica.
–
-
Già, le cravatte sono notoriamente degli avversari temibili
–
convenne ridendo.
-
Race? –
-
Sì? –
-
Va’ a farti fottere. –
Il
rosso tamburellò le dita sulle labbra con una scintilla
divertita nelle iridi ambrate.
-
Volentieri, ma temo dovrò aspettare la fine della cena per
poter
rimorchiare qualche bella ragazza. –
Baxter
alzò gli occhi al cielo, ma non replicò altro.
Certe
volte Race non aveva minimamente bisogno di essere incoraggiato
ulteriormente.
Spazio
autrice:
Salve!
So
che
teoricamente questo doveva essere il capitolo della cena del Lumaclub,
ma
sarebbe venuto troppo lungo perciò ho deciso di dividerlo in
due parti pertanto
la parte vera e propria della cena comparirà nel prossimo.
Ci
sentiamo al prossimo aggiornamento.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
Ghost
–
lupo ombra
|
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Capitolo 8 *** Capitolo 6 ***
Capitolo
6
6
settembre 2010
-
Mi spieghi come è possibile che seppure siano lì
dentro a
prepararsi da un’eternità finiscano sempre con
l’arrivare in ritardo? –
-
Non chiedere, Monty, non chiedere – commentò
saggiamente
Arthur, prima di afferrare la sua giacca e indirizzarsi verso
l’uscita della
loro Sala Comune.
Michael
gli rivolse uno sguardo moderatamente sorpreso.
-
Dove stai andando? –
-
Ho chiesto a Lainey di accompagnarmi alla cena, ci siamo
dati appuntamento fuori dalla Torre di Corvonero –
replicò con nonchalance,
passando attraverso il ritratto della Signora Grassa e sparendo come se
non
avesse appena sganciato una vera e propria bomba.
Fu
Monterys a dare voce alla curiosità generale voltandosi
verso David e inarcando un sopracciglio.
-
Tu sapevi qualcosa di questa storia? –
Si
puntò un dito dritto contro il volto, scuotendo il capo, -
Questa ti sembra la faccia di una persona che sa cosa diavolo sta
succedendo? –
-
Magari l’ha fatto solo per carineria, andranno come amici
–
ipotizzò Michael, tamburellando con le dita contro le labbra
con fare
pensieroso.
L’occhiata
simultanea che i due amici gli rivolsero
preannunciò la frecciatina ancora prima che venisse
proferita dalle loro bocche
in modo del tutto simultaneo.
-
Certo, proprio come te ed Ellie. –
Arthur
accolse l’arrivo di Lainey con un sorriso amichevole
mentre la ragazza avanzava verso di lui con fare titubante e vagamente
imbarazzato. Indossava un abito semplice ma elegante, che ne risaltava
la
figura, e doveva aver fatto qualcosa ai capelli perché
apparivano più lisci e
luminosi del solito. Immersa nei libri com’era di solito era
facile non notare
quanto in effetti fosse carina, seppur in modo meno appariscente della
maggior
parte delle loro altre amiche, ma in quel particolare momento appariva
come un
delicato cigno che avesse appena accantonato le spoglie da brutto
anatroccolo.
-
Stai veramente benissimo – le disse, porgendole
cavallerescamente il braccio.
Lainey
l’accettò, chinando leggermente il capo nel
tentativo
di mascherare le gote tinte di un bel rosa acceso a causa
dell’imbarazzo per
quell’inaspettato complimento.
-
Grazie, anche tu stai bene in completo -, mormorò appena, -
e grazie anche per l’invito. Ho sempre desiderato partecipare
a una delle cene
del Lumaclub e vedere cosa accade. –
-
Oh, preparati a una serata all’insegna dei pettegolezzi e
delle chiacchiere frivole miste ad adulazione sfrenata. –
-
Insomma nulla più che una tipica lezione di Pozioni?
–
Rise.
– Già, hai centrato il punto. –
-
Ma tu guarda, allo zoo devono aver liberato una coppia di
pinguini. –
Race
accolse il commento di Greta con un sorriso ironico sul
bel volto. – Tu invece hai in programma un concerto per
questa sera? –
In
effetti con i jeans skinny neri, la maglietta di una qualche
band sconosciuta ai più e gli anfibi bassi, era in netto
contrasto con i look
decisamente più sobri ed eleganti del resto del gruppo.
Se
all’inizio a Lumacorno era quasi venuto un infarto
vedendola arrivare conciata in quel modo al primo dei suoi eventi a
lungo
andare aveva finito con il farci l’abitudine e si era
rassegnato definendo il
look di Greta come “espressione del suo incredibile estro
creativo”.
-
Certo, ma non del tipo che pensi tu … questa volta la musica
sarà formata solo da chiacchiere e pettegolezzi. –
-
Allora sarai perfettamente a tuo agio vista la smania che
hai di sapere sempre tutto di tutti. –
Gli
fece la linguaccia, punzecchiandolo leggermente sul fianco
prima di prenderlo sottobraccio e allontanarlo leggermente da Baxter ed
Ellie.
-
Cosa c’è vuoi dichiararmi il tuo eterno amore,
terremoto? –
Questa
volta il pizzico venne sostituito da una pacca più
forte di quanto fosse strettamente necessario.
-
Molto spiritoso, testa rossa … ma no, volevo offrirti
l’ultima
occasione per rivelarmi i piani per domani. –
-
Neanche morto. –
-
Nemmeno se mi offro di trovarti qualche ragazza carina? –
Race
la guardò con un’espressione di
altezzosità mista a
sufficienza, pungolato sull’orgoglio di seduttore.
-
Ci riesco benissimo anche da solo. –
-
Già -, roteò gli occhi al cielo, - lo conosco
bene lo
standard delle tue conquiste. –
-
Gelosa, terremoto? –
Lo
guardò con fare serio per qualche minuto, lasciandolo in
attesa con espressione interdetta.
-
No, mi stavo solo domandando se tu non avessi sul serio
voglia di essere picchiato da me viste le domande idiote che mi stai
facendo. –
-
Uhm -, finse di pensarci su, - prima o poi è
un’esperienza
che potrei anche provare. –
*
Michael
raggiunse Ellie e Baxter non appena la cena fu
terminata e interruppe con un sorriso di scuse la fitta serie di
domande che
Lumacorno stava rivolgendo loro.
-
Professore, lei mi perdona se le rubo Ellie per qualche
minuto vero? –
L’uomo
annuì con un sorriso. – Ma ovviamente, mio caro
ragazzo, la signorina è tutta tua. –
Lo
sguardo di Baxter diceva chiaramente che non aveva alcuna
voglia di rimanere lì da solo, perciò Michael
lasciò vagare lo sguardo sulle
persone più vicine e si soffermò su Scarlett che
sorseggiava un bicchiere di
Burrobirra con espressione vagamente annoiata.
-
Scar, perché non ti unisci anche tu a loro? –
Se
gli sguardi avessero potuto uccidere allora Michael si sarebbe
ritrovato stretto in un vero e proprio fuoco incrociato, ma il trillo
deliziato
di Lumacorno giunse a salvarlo prima che uno dei due potesse anche solo
pensare
di mandarlo al diavolo.
Prese
sottobraccio Ellie e la dirottò verso l’angolo
dove si
trovava la tavolata imbandita di dolci di ogni sorta.
-
Una fetta di red velvet? –
-
Sai già che è una domanda retorica, io non
rifiuto mai una
fetta di quella torta –, lo rimbeccò Ellie, -
perciò quale domanda volevi farmi
davvero? –
Tipico
di lei smontare all’istante qualsiasi piano si fosse
fatto, per quanto accuratamente studiato esso fosse, e ribaltare le
carte in
tavola.
-
Ti ricordi della scommessa dell’altro giorno? –
Annuì,
prendendo un boccone di velvet.
-
Domani mattina c’è l’uscita a Hogsmeade,
credo che sia
giunto il momento di riscuotere la mia ricompensa. –
-
Ma davvero? –
Le
iridi della ragazza luccicavano vagamente divertite. – Ed era
una domanda così importante da non poter aspettare qualche
minuto? –
-
Ovviamente -, la rimbeccò, - visto che immagino tu sia stata
in febbrile attesa che ricordassi di riscuoterla. –
-
Certo, me lo sognavo di notte. –
-
Ne ero più che certo. –
Si
fissarono in silenzio per qualche secondo prima di
scoppiare entrambi a ridere.
Quando
tornarono seri Michael riprese il discorso. – Mettendo
da parte gli scherzi, ti va sul serio di passare l’uscita con
me? –
-
Non accetto mai una scommessa se la penitenza non è qualcosa
che non mi dispiace fare. –
-
Quindi sarebbe un sì? –
-
Esatto, Michael, è un sì. –
Quando
furono finalmente riusciti a sottrarsi alle chiacchiere
di Lumacorno, che si era concentrato questa volta su Arthur e Lainey,
Scarlett
tirò un sospiro di sollievo.
Vide
Baxter rovistare nella tasca interna della giacca ed
estrarne una fiaschetta con inciso sopra lo stemma dorato della
famiglia Nott.
-
Ho ufficialmente bisogno di bere qualcosa di molto forte. –
Lo
guardò portarla alle labbra e berne un paio di lunghi sorsi
con espressione improvvisamente molto più soddisfatta.
Tese
la mano verso di lui con fare autoritario.
-
Passa qui. –
-
Guarda che è roba forte. –
-
Se la reggi tu allora posso reggerla anche io –
replicò imperturbabile
la Grifondoro.
-
Non ti raccoglierò se cadi a terra per la sbronza.
–
-
Figurati se mi aspetto il contrario -, lo rimbeccò, - non
sei certo la prima persona a cui penso quando parlo di gentiluomini.
–
Le
passò la fiaschetta con un’espressione sdegnata.
-
Magari perché lo sono solo con chi ne vale la pena.
–
Scarlett
portò le labbra al collo della fiaschetta e bevve
avidamente. – Certo, fammi un fischio quando avrai trovato la
persona in
questione così potrò porgerle le mie
più sentite condoglianze. –
*
Urania
sbocconcellò una pastarella mentre, sdraiata sul divano
con sopra una copertina in patchwork, osservava Merritt ed Evangeline
impegnate
in una partita a Sparaschiocco.
-
Potrei anche trasferirmi in questa Sala Comune, praticamente
gli elfi domestici vi riempiono di cibo ogni volta che vi vedono
passare
davanti alle cucine. –
-
Già, fosse per loro saremmo tutti botti di cicca e brufoli.
–
-
Fatto sta che propongo di radunarci qui ogni volta che
c’è
una cena o una festa di Lumacorno, così terremo anche noi il
nostro piccolo
party. –
-
Non dire a David nulla del genere -, intervenne Merritt, -
altrimenti passerà settimane a rimproverarci di non averlo
invitato. –
-
Se ne farà una ragione prima o poi -, mormorò
Evangeline, -
dopotutto questa è una serata tra ragazze. –
E
in effetti non passavano mai molto tempo solo tra ragazze,
visto che i loro compagni erano sempre in mezzo per un motivo o per un
altro, e
una serata tra loro se l’erano anche meritata.
-
Credete che Arthur e Lainey andranno a Hogsmeade insieme
domani? –
Evangeline
si strinse nelle spalle.
-
Non saprei, ma di sicuro Michael ed Ellie lo faranno. –
Le
tre ragazze sorrisero divertite.
Sarebbe
stato strano il contrario visto che al ragazzo c’erano
voluti ben tre anni a venire a patti con quello che realmente provava
per lei e
a decidersi ad invitarla.
Il
rintocco dell’orologio a pendolo nell’angolo
annunciò loro
che era scoccata la mezzanotte. La cena del Lumaclub doveva essere
finita e di
lì a qualche minuto sarebbe cominciata la folle ronda di
Gazza alla ricerca di
eventuali fuggiaschi notturni.
-
Sarà meglio che iniziamo ad andare –
decretò Urania,
abbandonando con uno sbuffo il calduccio della coperta e infilandosi
nuovamente
le scarpe.
Merritt
annuì e si alzò, afferrando un piccolo involucro
di
carta sotto gli sguardi incuriositi delle due.
-
Quello a chi lo porti, Mer? –
-
A David … forse basterà a convincerlo a
perdonarci per
averlo abbandonato a se stesso. –
Spazio
autrice:
Salve!
Come
promesso eccoci con la cena al Lumaclub e come vi ho anticipato nel
prossimo
capitolo ci sarà l’uscita a Hogsmeade. Pertanto se
avete richieste particolari
per il vostro OC mandatemi pure un messaggio privato e
cercherò di
accontentarvi conciliando le varie richieste nel miglior modo
possibile. Vorrei
aggiornare domenica in mattinata per cui vi chiederei di regolarvi in
questo
senso per l’eventuale risposta.
A
presto.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
|
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Capitolo 9 *** Capitolo 7 ***
Capitolo
7
7
settembre 2010
Sala
Comune di Serpeverde
Greta
aprì gli occhi non appena il primo raggio di luce le
colpì il volto. Eppure era abbastanza sicura di aver serrato
le tende del letto
a baldacchino quando si era rintanata sotto le coperte la sera prima.
Emise un
gemito e si voltò lentamente verso il bordo del letto,
trovando ad attenderla
delle figure molto familiari.
Ellie,
Merritt e Scarlett erano infatti sedute ognuna in un
punto diverso della sua stanza e la osservavano con tre sorrisi dipinti
sui
rispettivi volti.
-
Buon compleanno, bell’addormentata –
esordì Ellie,
gettandole le braccia al collo e coinvolgendola in uno dei suoi
più che celebri
abbracci spaccaossa.
-
Come siete entrate qui dentro di mattina così presto?
–
-
Bax e Race. –
Greta
spalancò gli occhi, incredula all’idea che i suoi
compagni
di Casa avessero accettato di alzarsi così presto di
domenica pur di aprire
l’ingresso della Sala Comune a quel gruppo di scalmanate.
-
Però, chi l’avrebbe mai detto che quei due fossero
disposti
a rinunciare al pisolino di bellezza. –
Ridacchiarono
mentre Merritt e Scarlett l’abbracciavano a loro
volta augurandole un buon compleanno. Dopodichè Ellie le
passò un paio di
pantaloni e una felpa indicandole il bagno con un cenno del capo.
-
Datti una mossa, al piano di sotto c’è una
sorpresa che ti
aspetta. –
-
Quanto tempo ho per vestirmi e truccarmi? –
La
Corvonero ci pensò su per qualche istante, calcolando
chissà cosa, prima di replicare: - Venti minuti, forse poco
meno. –
-
Allora mi metto subito a lavoro. –
Lei
adorava le sorprese e non vedeva l’ora di scoprire quale
fosse quella che le avevano preparato per quell’occasione.
Riemerse
dal bagno quindici minuti dopo, perfettamente
preparata alla giornata che l’attendeva, seguendo poi le tre
amiche lungo la
rampa di scale che l’avrebbe condotta alla Sala Comune.
Giunta
lì impiegò qualche istante a rendersi conto di
quello a
cui stava assistendo.
Uno
striscione capeggiava sulla parete più ampia, molto
probabilmente scritto da Race visto la dicitura che recava
“Buon compleanno,
terremoto”, e il grande tavolo in noce era stato liberato dai
soliti oggetti
che l’affollavano per fare spazio per una gigantesca torta di
compleanno
corredata da brocche di succhi differenti, forchette e piattini.
Il
resto del loro gruppo al completo era sistemato tra le
sedie, il divano e le poltrone della Sala.
-
E questa dove l’avete trovata? –
Evangeline
sorrise compiaciuta, alzando una mano. – Diciamo
che potrei aver convinto gli elfi domestici a darci una mano con
l’organizzazione della cosa. –
-
Questo è ufficialmente il miglior compleanno della mia vita
– decretò, le iridi chiare che scintillavano colme
d’emozione e d’affetto per
quel branco di pazzi che chissà per quale motivo aveva
deciso di adottarla e
farla divenire parte di quella grande e amorevole scatenata famiglia.
-
Siamo stati veramente fantastici, hai visto che faccia che
aveva? –
Evangeline
sorrise davanti all’entusiasmo di Urania. In
effetti il loro piccolo party della sera precedente aveva dato loro
l’idea e
convincere gli elfi era stato persino più facile del
previsto, era bastato far
riferimento al fisico minuto di Greta e subito si erano messi in testa
di
riempirli di cibo e bevande.
-
Sì, la vostra idea non è stata male, ma vogliamo
mettere il
lavoro che abbiamo fatto io e Race? La fatica è toccata
tutta a noi
praticamente. –
-
Intendi dire l’immensa fatica di svegliarvi alle sette per
mettere un po’ in ordine questo posto, aprirci il passaggio e
appendere uno
striscione? Quella fatica? – gli fece eco Evangeline con un
sorriso ironico.
-
Esattamente. Svegliarsi alle sette di domenica mattina è un
vero atto di coraggio. –
Urania
scosse il capo mentre al contempo Race annuiva come a
voler confermare le parole del suo migliore amico.
-
Michael è arrivato prima proprio per aiutarvi -
insistè
Evangeline.
L’espressione
di Baxter fu un tripudio di ovvietà mista ad
alterigia.
-
Ovviamente. –
-
E perché sarebbe ovvio? –
-
Perché ha chiesto a Ellie di uscire, aiutarmi era il minimo
dopo un gesto così sconsiderato. –
La
Tassorosso alzò gli occhi al cielo, incredula davanti
all’ennesima manifestazione di protettività nei
confronti della cugina.
-
Certe volte mi domando se ti renda conto di quanto assurdo
suoni quando dici queste cose. –
Le
fece una boccaccia che le strappò quasi una risata; si
trattenne quanto bastava per non dargli la soddisfazione di vederla
divertita.
Discutere
con Baxter Nott poteva diventare molto faticoso.
-
Allora come vogliamo organizzare la giornata? –
Monterys
si strinse nelle spalle. – Non ho idee particolari
…
Tu avevi in mente qualcosa in particolare, Art? –
Il
loro compagno di Casa parve prestare ascolto solo in quel momento
alle loro parole perché si voltò verso la coppia
di amici con espressione
perplessa.
-
Come dici? –
-
Stavo chiedendo se uno di voi due aveva qualche idea su come
passare l’uscita -, ripetè lentamente David, - ma
a quanto pare sei con la
testa da tutt’altra parte. –
-
Ah, quello. –
-
Sì, quello -, aggrottò la fronte, - sicuro di
sentirti bene?
Sei strano. –
Monterys
l’osservò a sua volta con attenzione, alla ricerca
di
un qualche segnale che confermasse la supposizione dell’amico
ma non vi era
traccia di un eventuale malessere sul volto di Arthur. Anzi sembrava
che stesse
assolutamente bene e fosse solo un po’ distratto …
e dal modo in cui di tanto
in tanto il suo sguardo cadeva sul profilo di Lainey non ci voleva
certo una
mente particolarmente brillante per comprendere quale fosse
l’oggetto delle sue
riflessioni.
-
Forse Art ha già dei programmi per la giornata -, fece
notare, - e magari noi due siamo di troppo. –
David
lo guardò come se si fosse ammattito.
-
Perché dovremmo essere di troppo? Non ha mica un
appuntamento romantico … oh, per le mutande di Merlino, hai un appuntamento? –
Arthur
era ragionevolmente sicuro di avere il volto di una
sfumatura di rosa particolarmente accesa che confermava indirettamente
le
insinuazioni dei suoi amici.
-
So che Lainey voleva andare in libreria e visto che è anche
una delle mie solite tappe … mi sono offerto di
accompagnarla. –
David
l’afferrò, strofinandogli le nocche contro il
capo. – E
bravo il nostro ragazzone, vai e conquista! –
*
7
settembre 2010
Hogsmeade
Greta
lanciò un’occhiata all’indirizzo del
ragazzo al suo
fianco, sorpresa da quell’improvvisa assidua presenza.
-
Non hai nessuna donzella in attesa che ti presenti
all’appuntamento?
–
Race
ammiccò per tutta risposta e le fece il suo miglior
sorriso da faccia da schiaffi.
-
No, questa domenica sono tutto tuo. –
-
Wow, che grande onore. –
-
Lieto che tu riconosca la tua fortuna. –
-
Sì, è proprio un evento storico. Il tuo degno
compare dove l’hai
lasciato? –
Scrollò
le spalle. – Probabilmente è in giro a pedinare
Ellie
e Michael. –
Si
scambiarono un’occhiata divertita. Non era certo difficile
prevedere che quei due avrebbero fatto di tutto per seminarlo e non
correre il
rischio di vederselo sbucare davanti all’improvviso.
-
Le tue amiche? –
-
Scarlett ed Evangeline sono alla ricerca di chissà cosa,
immagino un regalo per il mio compleanno, mentre Merritt e Urania sono
ai tre
Manici di Scopa insieme a Monterys e David … Lainey e
Arthur, invece, sono in
libreria. –
-
L’appuntamento più noioso della storia
dell’umanità –
commentò il rosso, guadagnandosi un’occhiataccia.
-
Io li trovo molto carini. –
-
Sì, se ti piace quel genere di coppia -, ammise, -
personalmente sono per una maggiore azione.
–
Roteò
gli occhi al cielo. – Figurarsi, immagino che tipo di azione intendi. –
-
Ehy -, protestò allargando le braccia, - non sono mica un
ninfomane fissato. Pensavo più che altro a un bel bicchiere
di whiskey
incendiario alla Testa di Porco. –
-
Non è un po’ presto per bere? –
-
Oggi è il tuo compleanno, le regole le fai tu. –
Le
piaceva quel modo di ragionare e forse era proprio quello
il motivo per cui, sotto sotto, la compagnia di Race le piaceva
così tanto.
-
D’accordo, mi hai convinta, e Testa di Porco sia. –
-
Hai un po’ di panna sulle labbra – disse Michael,
allungandosi ad accarezzarle l’angolo esterno della bocca per
pulirla.
Ellie
sorrise, consapevole che quel lieve tocco aveva smosso
qualcosa dentro di lei. Ed era strano perché per anni aveva
sempre visto
Michael solo come un buonissimo amico. Eppure quel loro flirtare
scherzosamente
era evoluto velocemente verso qualcosa di più profondo e a
giudicare da come la
stava guardando anche lui doveva pensare la stessa cosa.
Così disse la prima
cosa che le passava per la testa, redendosi conto che rimanere in
silenzio
sarebbe stato quantomeno strano viste le sue solite repliche sagaci.
-
Sono un disastro quando si tratta di bere cioccolata calda,
finisco sempre con l’impiastricciarmi come una bambina.
–
-
Io lo trovo tenero. –
E
in effetti era vero.
Ellie
era sempre bellissima e perfetta, con quel sorriso
solare e i modi gentili ma al contempo decisi, ed era raro trovarla
fuori posto
in una situazione. In quel momento però, anche grazie a
quella piccola
confessione, appariva più normale invece
che circondata dalla solita aura eterea.
Si
allungò nuovamente verso di lei, continuando a fissarle le
labbra vagamente consapevole che lei lo fissava a sua volta con
titubanza.
-
Tu credi? –
-
Sì, lo credo – confermò, accarezzandole
questa volta la
guancia fino a seguire il profilo della mandibola e poi soffermarsi
sotto il
mento per spingerla dolcemente ad alzare ancora un po’ il
capo verso di lui.
Era
giunto il momento di gettare la prudenza alle ortiche e
darsi una mossa prima che perdesse il coraggio.
Le
sfiorò le labbra con le sue, in attesa di un rifiuto che
non arrivò, e poi finalmente approfondì il bacio.
Le
mani di Ellie affondarono tra le sue ciocche castane,
serrandosi dolcemente, mentre ricambiava il bacio con uguale trasporto.
-
Credo che sia giunto il momento di rientrare al castello –
osservò Lainey mentre, al fianco di Arthur che si era fatto
carico degli
acquisti di entrambi, guardava il sole cominciare a tramontare.
-
Già, immagino tu abbia ragione solo … -
Tentennò,
non sapendo bene come procedere. In effetti non
aveva idea di cosa volesse dirle, ma supponeva che dopo
un’uscita come quella
ci volesse qualcosa a coronare il tutto.
-
Solo? –
-
Solo che volevo che sapessi che sono stato veramente bene
con te … sia alla cena di Lumacorno che questa giornata. E
io vorrei davvero
tanto fare una cosa, poi se vorrai potrai anche prendermi a schiaffi.
–
Perplessa,
Lainey storse appena il capo.
-
Perché dovrei prenderti a … -
Le
labbra di Arthur tacitarono la sua domanda, baciandola
dolcemente.
Rimase
ferma per una manciata di secondi prima di rendersi
conto che in effetti avrebbe dovuto fare qualcosa anche lei se non
voleva che
il ragazzo fraintendesse completamente la sua immobilità.
Così
gli passò le braccia attorno al collo e si alzò
in punta
di piedi, proprio come aveva letto tante volte nei suoi libri, e
ricambiò il
bacio.
Quando
si separarono Arthur prese per mano, intrecciando le
dita alle sue con un sorriso soddisfatto, - Adesso possiamo rientrare.
–
Spazio
autrice:
Salve!
Chiedo
scusa per il ritardo nell’aggiornamento, ma spero che la
canonizzazione di ben
due coppie sia abbastanza per farmi perdonare. Spero di riuscire a
pubblicare
il nuovo capitolo o giovedì o venerdì
… anche perché si tratta della festa di
Greta e dell’ingresso nel vivo del gioco.
A
presto.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
|
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Capitolo 10 *** Capitolo 8 ***
Capitolo
8
7
settembre 2010
Hogwarts
-
Piccioncini vi dispiacerebbe darci una mano a finire di
sistemare il buffet invece di tubare? –
Lainey
e Arthur si allontanarono l’una dall’altro con un
sorriso imbarazzato, voltandosi verso Urania e Scarlett che con le
braccia
cariche di vassoi cercavano un posto libero sul lungo tavolo
nell’angolo dove
poterli riporre.
-
Certo -, assicurò il Grifondoro, - vi liberiamo subito
quella parte del tavolo. –
Afferrò
una manciata delle decorazioni e fece per spostarle
sul divano nell’angolo quando la voce di Merritt lo
bloccò con gli striscioni
ancora a mezz’aria.
-
Fermo dove sei, se sposti quella roba mi mandi in crisi
tutto lo schema organizzativo – dichiarò,
continuando al contempo a provare a
sistemare una delle candele sul lampadario più alto.
Arthur
rimase così con le braccia cariche, guardandosi attorno
alla ricerca di un posto libero, ma sembrava che non fosse rimasto
neppure il
più piccolo angolo disponibile.
-
Quindi cosa dovrei fare con queste cose, tenerle in mano
finchè
non avete finito di sistemare tutto? –
-
Probabilmente. –
-
Hai una carriera come portaoggetti -, rise David comparendo
all’interno della Stanza proprio in quel momento e
intromettendosi nel
discorso, - dovresti esserne fiero. –
-
Invece di fare battute vieni qui, mi serve la tua altezza –
intervenne Merritt, che ancora si sbracciava nel vano tentativo di
assicurare
la candela.
Il
compagno di Casa la raggiunse all’istante, sottraendole la
fonte di tutti i suoi problemi e sistemandola con facilità
lì dove la ragazza
aveva tentato invano.
-
Ecco fatto. David “la scala umana” a sua
disposizione,
signorina. –
-
Bene, allora signor scala seguimi … abbiamo molte altre
decorazioni da appendere. –
Obbediente,
seguì il suo Capitano in giro per tutto il salone
sistemando qualsiasi cosa che andasse troppo in alto per il metro e
settanta di
Merritt, attirando le occhiate divertite del resto dei presenti.
-
Certo che con lei cambia completamente atteggiamento -,
considerò Monterys divertito, - Sembra quasi che abbia il
potere di convincerlo
a fare tutto ciò che vuole sia dentro che fuori il campo da
Quidditch. –
-
E magari ce l’ha per davvero. –
-
Cosa intendi, Urania? –
-
Nulla -, replicò sorridente la rossa, - solo che alle volte
la spiegazione per certi comportamenti è sotto gli occhi di
tutti. –
-
Tu credi che … -
Lasciò
in sospeso la frase, perché non sapeva bene nemmeno lui
se aveva compreso l’insinuazione della compagna o meno.
Insomma lui era
abbastanza intuitivo e riteneva di essere abile nel capire i
comportamenti
umani, specialmente quelli dei suoi amici, ma non aveva mai considerato
quella
particolare eventualità. Che David si comportasse in modo
così servizievole per
motivi diversi dalla semplice amicizia?
-
Io non credo nulla, ho solo dei ragionevoli sospetti. Il
tempo ci confermerà se sono fondati o meno. –
-
Ti dico che così non va bene – insistè
Evangeline.
Baxter
le rivolse uno sguardo di sfida.
-
E invece sì. –
-
No, possibile che non ti entri in quella testaccia dura? –
-
Sono il re dell’organizzazione delle feste, razza di
ostinata rompiscatole, perciò figurati se mi serve la tua
opinione sulla scorta
di alcolici necessari per far decollare una serata. –
-
D’accordo, allora se saremo troppo ubriachi per giocare al
gioco che ha scelto Ellie la colpa sarà tutta tua.
–
Baxter
tentennò e la Tassorosso sorrise trionfante.
Sapeva
fin troppo bene che la prospettiva di deludere la
cugina era l’asso nella manica da giocarsi in occasioni come
quella; del resto
Bax era troppo testardo per anche solo pensare di ammettere di essere
dalla
parte del torto.
-
Va bene, ma se la gente vorrà altro alcol e non ci
sarà la
colpa sarà tutta tua – cedette alla fine, la
fronte corrucciata e le labbra
serrate come se avesse appena ingoiato un rospo gigantesco e
disgustoso.
-
Nessun problema. –
Il
Serpeverde alzò gli occhi al cielo e borbottò
qualcosa di
incomprensibile mentre faceva levitare le bottiglie e le incantava per
seguirli
lungo il corridoio alla volta della Stanza delle Necessità.
-
Stai borbottando in sirenese per caso? –
-
Non sto borbottando, sto solo cercando di autoconvincermi a
non strangolarti. –
-
Sì, certo, come se la tua minaccia fosse credibile.
–
-
Ad Ellie direi che sei stata risucchiata nel lago dalla
Piovra Gigante. –
-
Però -, emise un fischio beffardo, - proprio una scusa
geniale. Hai un cervello davvero sopraffino, non
c’è che dire. –
-
Per l’amor di Salazar, cosa ho fatto di male nelle mie vite
precedenti per meritarmi di essere accoppiato a te
nell’organizzazione della
serata? –
-
Non so, forse eri un rapitore di gatti. –
-
Ancora con quella storia? È successo una vita
fa. –
-
Potrei continuare a elencare tutto quello che hai combinato
nel corso di questi sette anni. –
-
Invece tu sei completamente innocente, vero? –
Questa
volta fu il suo turno di rimanere in silenzio, perché in
effetti Baxter non aveva tutti i torti quando diceva che anche lei
aveva messo
in atto una bella dose di scherzi ai suoi danni. Dopotutto la faida tra
loro
due era celebre in tutta la scuola.
-
Non è importante di chi sia la colpa -, decretò
alla fine, -
sbrighiamoci a portare questa roba. –
-
Perché devo essere io a distrarre Greta? –
-
Perché lo dico io. –
Race
sbuffò e storse il capo quanto bastava per guardare
dritta negli occhi Ellie. – Ti sei accorta che non stai
parlando con Bax, vero?
–
-
Spiritoso. Perché invece di fare battute salaci non ti alzi
da quel divano e ti rendi utile? –
-
Sono stanco. –
Michael
intervenne con un sorriso beffardo in difesa della
ragazza.
-
Di fare cosa se sei stato tutto il tempo alla Testa di
Porco? –
-
Ma si può sapere tu da che parte stai? –
Il
Grifondoro scrollò le spalle e fece un sorrisetto sghembo.
–
Devo davvero rispondere alla domanda? –
Cinse
i fianchi di Ellie con un braccio, attirandola a sé con
un sorriso smagliante mentre Race sgranava gli occhi e si metteva a
sedere di
scatto.
-
Porco Godric, fate sul serio voi due? Da quanto va avanti
questa cosa e, soprattutto, perché io non ne sapevo nulla?
–
Ellie
gli rivolse un sorriso furbo. – Se vuoi che rispondiamo
alle tue domande dovrai fare quello che ti ho chiesto. –
-
D’accordo -, cedette, - ma che sia messo a verbale che
ricorrerò alla difesa dei miei diritti … non sono
mica un elfo domestico. –
-
Me ne sono accorta, gli elfi domestici non fanno problemi
nell’eseguire quello che viene loro chiesto. –
Un
rumore distolse l’attenzione di Greta dal tema che doveva
completare per la mattina successiva e la spinse ad alzare lo sguardo
dal
rotolo di pergamena e puntarlo sul volto familiare del ragazzo di
fronte a lei.
-
Comincio quasi a credere che tu sia una sorta di stalker,
rosso. –
-
Beccato -, ammise portando una mano sul cuore, - mi confesso
colpevole. –
-
Quanto ti ha pagato Ellie per convincerti a passare tutta la
giornata con me e dare loro modo di organizzare la mia festa a
sorpresa? –
Race
rimase interdetto, suscitando l’attacco di risate genuine
dell’amica.
-
Credevi davvero che non sapessi cosa avevate in mente? Vi ho
lasciato fare solo perché adoro le sorprese, ma era chiaro
che si trattava di
questo. –
-
Ah, meglio così allora. –
Sedette
sulla sedia libera accanto a lei e sbirciò il titolo
del tema. Aveva tutta l’aria di essere una traccia
particolarmente noiosa e non
aveva la minima idea del perché avesse scelto di continuare
a seguire quel
corso.
-
Non devi per forza stare qui, prometto che non entrerò nella
Stanza delle Necessità prima che qualcuno venga a prendermi
– aggiunse,
tornando al tema.
-
Preferisci lo studio alla mia compagnia, mi sento quasi
offeso. –
-
La carta dello sguardo da cucciolo bastonato non attacca con
me -, lo rimbeccò, - non sono una di quelle tue ragazze
impressionabili. –
Race
si sporse verso di lei, fissandola dritta negli occhi.
-
Non ho mai pensato che tu fossi come le altre. –
-
Cosa vorresti dire? –
-
Che sei tutta matta, terremoto, e la cosa mi piace. –
Interdetta,
Greta rimase in silenzio finchè il ragazzo non
aggiunse: - Perciò continuo a passare il mio tempo qui se la
cosa non ti
dispiace. –
-
Fai come vuoi, siamo in un paese libero. –
*
L’Altro
Mondo
-
Quanto credi che manchi ancora? –
Asher
si strinse nelle spalle, senza nemmeno prendersi la
briga di voltarsi verso Samael che stava giocando con Ghost. Gli
lanciava la
palla e il lupo ombra l’afferrava con rapidità per
poi riportargliela
trotterellando allegramente.
-
Non credo molto. –
-
Detesto l’idea di non sapere come scorre il tempo
dall’altra
parte con certezza. Insomma potrebbe essere mattina, o magari
pomeriggio, e noi
non ne abbiamo idea. Siamo qui ad aspettare da ore. –
-
Non mi sembra che abbiamo molto altro da fare o forse avevi
qualche impegno di cui non siamo a conoscenza? – lo
rimbeccò Kali, alzando gli
occhi dal disegno su carboncino che stava raffigurando.
Samael
le rivolse una smorfia per poi grattare dietro le
orecchie Ghost, che uggiolò contento.
-
Menomale che ci sei tu qui, bello, perché questi due oggi
sembrano avere entrambi il ciclo. –
-
Vuoi che ti uccida, Sam? E questa volta per davvero? –
-
Certo, come se potessi uccidermi davvero finchè siamo
rinchiusi qui. –
-
Potrei sempre provare a tagliarti la testa e stare a vedere
che succede – bofonchiò lei, tornando a
concentrarsi sul disegno.
Una
gigantesca anaconda stava prendendo forma sempre più
rapidamente, le scaglie realizzate con cura sembravano quasi in rilievo
grazie
al suo sapiente uso di chiaro scuri. Sorrise soddisfatta.
-
Sei sempre così aggressiva, dovresti rilassarti un
po’. –
-
Quando avremo finito questa partita sarò il ritratto della
serenità
e della sanità mentale, mi basta solo tornare nel mondo
reale. –
-
Tu che dici, Ash, secondo te potrà mai essere davvero
serena? Perché io ho i miei dubbi … Ash, ci sei?
–
Si
alzò in piedi, sventolando teatralmente una mano davanti al
volto dell’amico. Poi si voltò verso Kali e scosse
il capo.
-
Niente, è andato. –
La
Stanza delle Necessità non era minimamente cambiata rispetto
a dieci anni
prima, continuava a dare sfogo alla sua prodigiosa magia assecondando
ogni più
recondito desiderio dei suoi occupanti. Gli sembrava quasi fosse
passato un
battito di ciglia dalla volta in cui lui e il resto dei suoi amici
avevano
messo mano a quel gioco. Si trovavano proprio lì, in
occasione di una festa per
celebrare l’imminente fine del loro ultimo anno, quando tutto
era accaduto.
Tredici ragazzi sconsiderati che avevano giocato a qualcosa di molto
più grande
di loro. Dieci ragazzi che non avrebbero mai visto quello che la vita
aveva in
serbo per loro … tre ragazzi destinati a trascorrere un
decennio rinchiusi in
quella realtà estranea che non apparteneva al loro mondo.
Vide i loro nuovi
sfidanti ridere e scherzare, mangiare leccornie e bere bicchieri su
bicchieri
di bibite e alcolici. Insomma facevano festa come se nulla di male
potesse
abbattersi su di loro. Lo sguardo si soffermò su di lei.
Ellie. Quando l’aveva
vista per la prima volta all’interno del negozio non aveva
creduto ai suoi
occhi. Era incredibile quanto assomigliasse a lei. Sembravano due gocce
d’acqua,
quasi Annie fosse tornata in vita dal mondo dei morti per perseguitare
colui
che l’aveva condannata a quella fine dieci anni prima quando
aveva proposto di
giocare a quel maledetto gioco.
La sua Annie.
Dannazione se gli mancava.
Ellie
era seduta accanto a un ragazzo alto e dal fisico asciutto e muscoloso
che le
sorrideva come se fosse tutto quello che aveva sempre voluto e fosse
finalmente
riuscito a conquistarla.
Come
lui guardava Annie.
La
vide ridere, scuotendo il capo, e poi appoggiarsi alla spalla del
ragazzo
mentre ascoltava quello che una sua amica dai capelli a caschetto tinti
di
verde raccontava con trasporto. Quella doveva essere la festeggiata,
considerò
dal modo in cui tutti le si erano radunati attorno, la migliore amica
di Ellie.
Vide
Ellie alzarsi in piedi e afferrare la scatola che aveva lasciato sul
tavolo.
La
portò in mezzo al cerchio di amici, depositandola sul
tappeto persiano, e
mormorò qualcosa che gli fu impossibile sentire.
Era
giunto il momento, pensò mentre le mani della ragazza si
soffermavano sulla
scatola per poi aprirla e individuare il foglio con le istruzioni.
La
partita stava per iniziare.
Quando
tornò trovò Kali e Samael ad attenderlo con
espressioni
ugualmente trepidanti.
-
Allora, cosa hai visto? –
-
Stanno aprendo la scatola, manca poco ai rintocchi,
prepariamoci. –
Spazio
autrice:
Salve!
Vi
avevo
accennato che in questo capitolo saremmo entrati nel vivo
dell’azione, ma dal
momento che il capitolo sarebbe venuto davvero troppo lungo ho deciso
di
dividerlo in due parti. Perciò la seconda parte, e
l’ingresso nel mondo del
gioco, la troverete nel prossimo aggiornamento che prometto non si
farà
attendere troppo (orientativamente nei primi giorni della settimana).
Avrei
però una piccola domanda per tutti voi:
-
Come
reagirà il vostro OC all’idea di giocare a un
misterioso e oscuro gioco da
tavolo?
A
presto.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
|
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Capitolo 11 *** Capitolo 9 ***
Capitolo
9
Salve
bella gente!
Prima
di
lasciarvi al capitolo vi do una piccola news, nel caso foste
interessati a
partecipare anche lì. Ho pubblicato un’interattiva
(le cui iscrizioni
chiuderanno praticamente in parallelo con la fine di questa storia, per
cui
l’11 novembre) che si collega all’universo
dell’Altro Mondo e che è una sorta
di spin off di questa. Nel caso foste interessati la trovate qui: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3800925&i=1
E
ora
bando alle ciance e vi lascio al capitolo.
7
novembre 2010
Stanza
delle Necessità
David
buttò giù allegramente una pizzetta dopo
l’altra sotto
lo sguardo incredulo di Merritt.
-
Non riesco a credere che tu abbia ancora fame dopo tutto
quello che hai mangiato. Praticamente da solo ti sei fatto fuori
metà delle
scorte della festa. –
-
Sono un corpo in crescita, devo assimilare cibo. –
E
come per confermare le sue parole afferrò
l’ennesima
pizzetta e la mandò giù in un solo morso.
-
In crescita? Sei già un gigante, si può sapere
quanto ancora
vuoi crescere? –
-
Quanto basta per mangiare anche te – replicò,
atteggiando il
volto a una smorfia che cercava di essere minacciosa ma che risultava
più buffa
che altro, - Perciò fuggi prima che ti costringa a finire
dentro il mio
stomaco. –
Si
mosse verso di lei, allargando le braccia come se volesse
afferrarla, e Merritt decise di stare al gioco fingendosi spaventata e
correndo
per tutta la Stanza delle Necessità sotto gli sguardi
divertiti dei loro amici.
-
Tutto, ma lo stomaco no! –
-
E invece sì, se ti prendo ti mangio. –
Allungò
la falcata e la placcò, afferrandola per i fianchi e
sollevandola quanto bastava per lanciarla sulla poltrona
nell’angolo. Poi la
raggiunse e finse di morderla come avrebbe fatto un lupo.
Le
ciocche bionde scarmigliate incorniciarono le iridi azzurre
luccicanti per il divertimento.
-
Dovresti urlare, Merri, non ridere. –
La
ragazza riprese lentamente fiato, tenendosi i fianchi
dolenti per le troppe risa, e scosse il capo.
-
Non è colpa mia se sei il primo lupo nella storia che mi fa
il solletico. –
Rimasero
a fissarsi per quelli che parvero secondi
interminabili finchè il tossicchiare discreto di Urania non
li riportò alla
realtà.
-
Non per interrompere il vostro gioco, ma credo che sia
arrivato il momento di prendere quello che ha portato Ellie. –
Rimettendosi
composti, i due annuirono e fecero spazio al
resto del gruppo che occupò prontamente sia il divano che le
poltrone e i futon
rimasti liberi.
-
Sei stata molto misteriosa a riguardo -, constatò Urania
curiosa, - quindi adesso devi dirci di cosa si tratta. –
Ellie
sorseggiò un po’ del suo whisky incendiario,
scrollando
le spalle con un sorriso vagamente imbarazzato.
-
In realtà non lo so nemmeno io, la scatola non ha alcun nome
e il tizio del negozio non mi ha detto di cosa si tratta. –
-
L’unica cosa che ha detto é che era speciale e
faceva
sicuramente al caso nostro –, aggiunse Baxter, - ma non so
quanto sia vero
perché credo fosse troppo preso dal fare il cascamorto con
Ellie per prestarci
davvero attenzione. –
Quelle
parole ebbero il potere di risvegliare l’attenzione di
Michael, che si voltò verso la sua ragazza e
aggrottò la fronte.
-
Ma davvero? Mi sa che quel negozio andrà escluso dai futuri
acquisti. –
Il
gruppo scoppiò a ridere mentre Ellie gli posava una mano
sull’avambraccio e si univa alle risate generali.
-
Esagerato e poi non sono affatto convinta che stesse
flirtando. Era solo un tipo particolare. –
Molto
particolare con un che di selvaggio e proibito, pensò
tra sé e sé, ma questo non era proprio il caso di
dirlo ai suoi amici. Si
sentiva già abbastanza stupida per aver creduto che quel
tipo fosse in grado di
intrufolarsi nella sua mente e nei suoi sogni, non aveva proprio
bisogno di
rendere le sue convinzioni palesi e far ridere anche i suoi amici.
-
Va bene, allora vediamo questo gioco speciale e misterioso
-, saltò su Greta battendo le mani allegramente, - sono
curiosa di sapere a
cosa andremo incontro. –
Annuì,
districando le gambe da quelle di Michael e alzandosi
per recuperare la scatola. Rassettò il corto abito in
broccato blu che aveva
indossato per l’occasione e afferrò la scatola che
aveva lasciato sul tavolo
poco distante.
Lo
depositò al centro, sul tappeto persiano che si era
magicamente formato non appena avevano deciso che per giocare sarebbero
stati
seduti a terra, e osservò le reazioni degli amici.
Greta
ed Evangeline apparivano le più emozionate
all’idea di
gettarsi in quell’esperienza ignota, mentre il resto del
gruppo mostrava sì
curiosità ma in modo decisamente più pacato.
-
Coraggio aprilo -, la esortò Evangeline, - voglio vedere di
cosa si tratta. –
L’accontentò,
depositando il coperchio di lato e cominciando
ad estrarre il contenuto. C’era un tabellone da gioco in un
materiale che
sembrava quasi essere legno, ma che era estremamente flessibile tanto
da essere
stato ripiegato in più parti, che raffigurava una serie di
luoghi spettrali e
insieme affascinanti che era certa di non aver mai visto né
in Gran Bretagna né
nel corso dei suoi viaggi nel resto del mondo. Si chiese distrattamente
da cosa
avesse preso ispirazione il creatore del gioco, perché gli
ambienti erano
riprodotti con una cura minuziosa ed erano oltremodo realistici tanto
che quasi
le parve di essere in procinto di immergervisi davvero. In un piccolo
borsello
di tessuto, chiuso da un legaccio, trovò tredici pedine
dalle forme più
disparate. Un foglio di pergamena completava il tutto, presentando le
istruzioni affinchè il gioco avesse inizio.
Scarlett
lo afferrò, srotolandolo rapidamente: - Lo leggo io.
–
Rimase
in silenzio per qualche istante, per poi aggrottare la
fronte con sincero stupore. – Ellie, il ragazzo del negozio
ti ha per caso
detto se questo gioco era usato? –
-
No, perché? –
Voltò
la pergamena, mostrandole il retro.
Una
lunga serie di nomi e cognomi erano impressi con inchiostri
di differenti colori e accompagnati ciascuno da una singola piccola
macchia di
quello che assomigliava tremendamente a del sangue.
-
Forse fa parte del gioco, magari serve a far calare
maggiormente nel proprio ruolo e nella storia –
ipotizzò Arthur.
-
Già, anche perché tutto il resto sembra
assolutamente nuovo –
aggiunse Lainey, scrutando il tabellone unito alle carte e ai dadi.
-
Leggi le istruzioni, Scar. –
La
mora annuì, riprendendo a scorrere le righe delle
istruzioni, vergate in un elaborato stile barocco.
-
Benvenuti nel Gioco delle Ombre, se accettate di giocare
verrete trasportati in un universo completamente diverso dal vostro,
l’Altro
Mondo, in cui spazio e tempo si fondono fino a diventare quasi
indistinguibili.
Prima di calarvi nel gioco, tuttavia, dovete giurare di star conducendo
il
gioco di vostra volontà e che siete pronti ad affrontare
tutte le conseguenze
che ne deriveranno. Per confermare la vostra volontà
scrivete sulla pergamena
il vostro nome e lasciatevi cadere sopra una goccia di sangue -, emise
un
fischio flebile, - però i creatori di questa roba prendevano
molto sul serio il
loro universo fantastico. –
Ellie
osservò i suoi amici, cercando di notare se anche loro
avvertivano la stessa strana sensazione che l’aveva assalita
oppure se la sua
era solo suggestione.
-
Coraggio, giuriamo, non ditemi che avete paura –
esclamò Greta,
un sorriso sfrontato sul bel volto e un tono palesemente di sfida.
-
Figurati se mi faccio spaventare da quattro pezzi di cartone
-, replicò Race, - qualcuno mi passi uno stuzzicadenti
pulito. –
Afferrò
l’oggetto, pungendosi con decisione la punta del
polpastrello e fece cadere una goccia sulla pergamena vergandovi
accanto il suo
nome completo. Li guardò con curiosità e alla
fine porse il tutto a Greta, che
lo imitò senza indugio.
Uno
dopo l’altro tutti i presenti fecero la stessa cosa, chi
convinto e chi semplicemente deciso a non guastare il divertimento al
gruppo.
-
Cos’altro dicono le regole? – chiese Evangeline.
-
C’è scritto che bisogna estrarre a sorte una delle
pedine,
dice che il gioco saprà quale associarci. Bisogna cominciare
in ordine di
iscrizione sulla pergamena perciò direi che tocca a Race.
–
Scarlett
gli porse il sacchetto e lo osservò rovistare
all’interno
finchè non estrasse la pedina: un coccodrillo, dalle squame
perfettamente
riprodotte e l’aria minacciosa.
Greta
estrasse una volpe, accarezzandola quasi si fosse
trattato di un animale in carne ed ossa. – Sembrano
così realistici, chiunque
li abbia realizzati sa decisamente il fatto suo in quanto a intagliare
il
legno. –
Gli
animali che si susseguirono furono una tigre per Baxter e
una salamandra per Evangeline, Arthur estrasse un’aquila e
Lainey un corvo,
seguiti dal cerbero di Urania e dal leone di Scarlett. Quando giunse il
turno
di David il ragazzo estrasse un gatto e passò poi il
sacchetto a Merritt la cui
pedina si rivelò essere un picchio; giunse poi il turno
della chimera di
Monterys.
Erano
rimaste solo due pedine e quando Michael estrasse la
sfinge e ad Ellie toccò la sirena i ragazzi poterono
finalmente passare al
punto successivo delle regole.
-
Qui c’è scritto che bisogna sistemare le tre carte
dei
nostri avversari dell’Altro Mondo in vari punti del
tabellone. Possiamo
metterli dove vogliamo purchè l’Uomo Ombra sia
l’ultimo sfidante –, aggiunse Scarlett,
- Qualcuno ha trovato le tre carte? –
Monterys
alzò la mano, mostrandole a tutti i presenti.
-
Eccoli. –
Osservando
le tre sagome Ellie venne assalita nuovamente da
quella sensazione di pericolo. Cercò lo sguardo di Baxter,
sperando che il cugino
confermasse quello che pensava perché l’Uomo Ombra
era identico al ragazzo del
negozio che le aveva venduto il gioco. L’immagine sembrava
quasi una fotografia
tanto era accurata nei dettagli, riprendeva perfino l’esatta
sfumatura candida
dei suoi capelli e la scintilla pericolosa nelle iridi blu come le
profondità
marine.
-
Per tutti i tanga di Merlino -, esclamò Bax dando voce ai
suoi pensieri, - è identico al tizio del negozio. –
Evangeline
osservò la figura e sorrise maliziosa.
-
Beh, hai capito la nostra Ellie, avevi rimorchiato proprio
un gran bel pezzo di ragazzo. –
Michael
tossicchiò, folgorandola con un’occhiataccia
eloquente
alla quale la Tassorosso rispose con una linguaccia.
-
Come è possibile che sia identico a lui? –
-
Nel mondo Babbano c’è un gioco chiamato Dungeons
and Dragons
-, intervenne Lainey, - e capita spesso che molti dei ragazzi che ci
giocano
assiduamente finiscano con il cercare di assomigliare il più
possibile ai
personaggi del gioco. Magari è il caso di quel tizio.
–
-
Oppure il creatore del gioco è un suo conoscente e
l’ha
usato come modello per raffigurare l’Uomo Ombra -, aggiunse
Merritt, - non è
poi così raro che accada del resto ha dei tratti molto
particolari. –
Ellie
annuì ascoltando le spiegazioni perfettamente razionali
dei suoi amici; erano logici e mossi dalla ragione, doveva proprio
smetterla di
farsi prendere dall’ansia. Non c’era nulla che non
andava in quel gioco.
-
Il prossimo passo è disegnare le proprie paure su un pezzo
di carta. Non dovete mostrarle a nessuno e quando avete finito le
dovete
riporre a faccia in giù in un punto del tabellone. Il lancio
dei dadi ci dirà
in quale ci imbatteremo. –
Obbedirono
e quando anche l’ultimo di loro ebbe portato a
termine l’opera Scarlett decretò con voce
perentoria: - Adesso Stanza, ti
chiedo di spegnere all’istante tutte le luci. –
Dando
voce al suo comando, la Stanza delle Necessità
obbedì
lasciandoli al buio totale.
L’incredulità
nella voce di Monterys li raggiunse.
-
Come facciamo a giocare se siamo al buio e non vediamo
nulla? –
Come
a voler rispondere alla sua domanda una luce tenue prese
ad irradiarsi dal tabellone permettendo a Scarlett di leggere
l’ultimo punto
della pergamena.
Al
rintocco della mezzanotte il gioco avrà inizio.
*
Un
rintocco.
Due.
Tre.
Quattro.
Cinque.
Sei.
I
rintocchi si scandivano con una chiarezza impressionante,
rimbombando ovunque sia nella Stanza che nel loro mondo.
Asher
diede un’occhiata a Kali e Samael, pronti ai loro posti,
che annuirono come a rispondere alla sua implicita domanda.
Erano
pronti.
Sette.
Otto.
Nove.
Dieci.
Undici.
Dodici.
-
Il gioco comincia – decretò.
|
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Capitolo 12 *** Capitolo 10 ***
Capitolo
10
Ellie
aprì gli occhi lentamente, faticando a mettere a fuoco
le sagome in mezzo a quel miscuglio di campi di luce intensa e
oscurità. Quando
vi riuscì tuttavia si rese conto di non essere
più all’interno della Stanza
delle Necessità. Cercò immediatamente Michael e
il resto dei loro amici,
trovandoli riversi a terra e in attesa di riprendere lentamente i
sensi.
Dovevano essere svenuti, realizzò mentre esaminava la sala
in cui si trovavano;
era un salone simile a quelli dell’ottocento, con spesse
tende pesanti e divani
dall’aria antica contro pareti color dell’oro
pallido intarsiate di ricercati
ghirigori. Fu allora, osservando il divano davanti al camino
crepitante, che
individuò una sagoma che era certa fino a quel momento non
fosse presente.
I
capelli bianchi come la neve risaltavano in quel gioco di
luci e ombre e le iridi blu la fissavano come se le stessero scavando
l’anima.
Un sorriso increspò le labbra sottili del ragazzo quando le
rivolse un cenno
del capo.
Si
alzò in piedi, avanzando lentamente verso di lei.
Indossava
abiti neri, una camicia aderente che rivelava il
guizzare dei muscoli al di sotto del tessuto e un paio di quelli che
sembravano
pantaloni in pelle di drago con stivali simili a quelli da caccia a
completare
il tutto.
Era
esattamente come lo ricordava da quel loro primo incontro
all’interno del negozio. Eppure mai come in quel momento si
rese conto di
quanto fosse ipnotico e al contempo inquietante il suo aspetto. Era un
po’ come
quei serpenti dall’aspetto bellissimo che attiravano le loro
prede sfruttando
la loro bellezza e poi attaccavano in modo repentino uccidendoli con un
solo
fluido movimento.
Pericoloso,
pensò.
Sì,
tutto nell’aspetto del ragazzo gridava a gran voce
pericolo.
-
Te l’avevo detto che ci saremmo rivisti, no Ellie? –
-
Il mio sogno … -
-
Già, devo ammettere che è stato faticoso
instaurare un
contatto con le porte dell’Altro Mondo ancora ben tirate su
ma ne è valsa la
pena … Bel vestito, mi piace soprattutto il colore
– aggiunse, soffermandosi
sull’abito in broccato.
Con
orrore Ellie si rese conto che quella era l’esatta
sfumatura dei suoi occhi; improvvisamente desiderò di aver
scelto tutt’altro
colore, perché l’idea di riscuotere la sua
approvazione la disturbava
tremendamente.
-
Non l’ho indossato certo per far piacere a te –
replicò
freddamente, sforzandosi di mostrarsi molto più sicura di
sé di quanto in
realtà non fosse.
-
Certo, immagino tu l’abbia scelto per Michael. –
C’era
qualcosa nell’inflessione in cui pronunciò il suo
nome,
quasi fosse un termine che tra persone civili non avrebbe dovuto essere
usato,
che la spinse a posare lo sguardo sul corpo del suo fidanzato che era
ancora
privo di sensi.
-
Oh, sta bene … almeno per il momento, non posso garantire
per il futuro. –
-
Se provi a toccarlo anche solo con un dito, o a fare del
male a uno dei miei amici, giuro che … -
La
interruppe scoppiando in una risata bassa e roca,
sinceramente divertita.
-
Oh, mia bellissima Ellie, qualsiasi cosa vi accada non sarà
certo colpa mia. Avete accettato di giocare, avete giurato,
perciò potremmo
dire che vi siete condannati con le vostre mani. –
-
Sei tu che mi hai venduto il gioco. –
-
Certo -, ammise con il sorriso ancora al suo posto, - e lo
rifarei senza esitare. Se volete uscire di qui dovrete giocare e
vincere. –
-
E se perdiamo? –
-
Allora alcuni di voi molto probabilmente moriranno e gli
altri resteranno qui per un bel po’. –
Aveva
un tono pratico, come se stesse spiegando qualcosa di
assolutamente scontato e non stesse parlando
dell’eventualità di distruggere
per sempre la vita di tredici persone.
-
Ma se vinciamo allora potremmo andarcene senza riportare
nessun danno collaterale? –
-
A parte quelli che un’esperienza del genere comporta sulla
psiche di una persona, assolutamente sì. Hai la mia parola
che nessuno vi
torcerà un capello e potrete andarvene tutti, ma
c’è qualcosa che dovrei
confidarti prima di lasciare che i tuoi amici si sveglino. –
Ellie
aggrottò la fronte. – E cioè?
–
Le
si avvicinò di più, fermandosi a un soffio dal
suo viso,
chinandosi a sussurrarle all’orecchio: - Da quando sono
finito qui dentro non
ho mai perso una partita e non ho intenzione di cominciare a farlo
adesso. –
Si
scostò bruscamente da lui, folgorandolo con la migliore
delle espressioni risolute che riuscì a mettere su in quella
situazione. –
Staremo a vedere. –
-
Combattiva fino alla fine, è una cosa che apprezzo.
Perciò
ti darò un’opportunità di terminare il
gioco senza perdere nessuno dei tuoi
amici. Quando vi sarete rassegnati all’idea di perdere
chiamami, vi permetterò
di arrendervi. –
-
Non accadrà mai, noi vinceremo –
insistè.
-
Bene, se ne sei così sicura allora non avrai bisogno del mio
aiuto. –
Le
voltò le spalle e prese a dirigersi verso il lato opposto
della sala, camminando con quella sua andatura sinuosa.
Tutto
gridava sicurezza in lui, come se l’idea di poter uscire
da lì fosse solo pura utopia. E per un attimo si chiese se
non avesse
effettivamente ragione.
-
Aspetta. –
Si
voltò nuovamente verso di lei, inarcando un sopracciglio a
mostrare di essere in ascolto.
-
Come posso chiamarti se non conosco nemmeno il tuo nome? –
-
Asher … Asher Travers. –
-
Tu le hai offerto cosa?
–
Kali
lo guardò come se fosse completamente impazzito, mentre
Samael grattava dietro le orecchie di Ghost con fare meditabondo.
-
Non accetterà. –
-
Se sai già che non accetterà perché le
hai proposto una cosa
simile? –
Asher
rivolse un’occhiataccia all’indirizzo
dell’amico,
voltandosi a fronteggiarlo, - Fammi capire. Tu e Kali vi saltate alla
gola in
continuazione tranne quando si tratta di criticare me? –
Samael
si strinse nelle spalle, distogliendo lo sguardo e
assumendo un’espressione colpevole. – È
solo che non vorrei che la somiglianza
con Annie ti faccia perdere di vista il nostro obiettivo. –
-
Già. Per quanto possano essere simili, tanto da sembrare
gemelle in effetti, lei non è Annie – aggiunse
Kali, le braccia incrociate
sotto il seno e l’espressione seria.
Le
iridi blu del ragazzo lampeggiarono minacciose, segno di un
preludio alla collera più totale come avevano imparato a
loro spese nel corso
degli anni.
-
Mi è perfettamente chiaro che lei non sia Annie, grazie per
la precisazione, non sono diventato demente di punto in bianco.
–
-
Non intendevo insinuare questo -, si affrettò a precisare la
rossa, - ma so quanto tenessi ad Annie e non vorrei vederti buttare
all’aria
tutto quello che abbiamo fatto in questo decennio solo
perché una ragazza le
assomiglia per qualche strano scherzo del destino. –
-
Non succederà, per cui smettetela pure di preoccuparvi.
–
*
Quando
aprì gli occhi la prima cosa che realizzò fu di
avere
un mal di testa lancinante. Eppure per qualche strano motivo la
sensazione
svaniva mano a mano che diventava abbastanza lucida da mettersi a
sedere e
rendersi conto di ciò che aveva attorno. Vide che uno dopo
l’altro anche il
resto dei suoi amici cominciava a riprendere i sensi, tutti tranne
Ellie che
appariva già sveglia da un po’ e perfettamente
vigile nonché preoccupata.
Così
Greta soffocò un gemito e si alzò per
raggiungerla.
-
Cosa è successo? –
-
Credo che ci troviamo dentro al Gioco -, sussurrò lei per
tutta risposta, - perché ho incontrato quel tipo del
negozio. –
-
Quello che assomiglia all’Uomo Ombra del disegno? –
-
Non gli assomiglia soltanto, è
lui. –
La
Serpeverde corrugò la fronte, cercando di dare un senso a
quello che le stava riferendo la sua migliore amica.
-
Ma questo è assolutamente impossibile -, cercò
Lainey con lo
sguardo affinchè lei potesse confermare o smentire quello
che stava dicendo, -
Giusto? –
-
Dovrebbe esserlo -, ammise la Corvonero, - ma ci sono decine
di teorie sull’esistenza di realtà e mondi
paralleli. Quindi forse quello all’interno
del Gioco fa parte di essi. Lui
cosa
ti ha detto, Ellie? –
-
Dice che dobbiamo giocare la partita fino alla fine e che se
vinciamo potremmo lasciare il Gioco incolumi, ma se perdiamo
… -
-
Se perdiamo? – le fece eco Greta.
-
Rimarremo nel Gioco proprio come è successo a lui e ai suoi
amici. Ma c’è dell’altro …
–
-
Dell’altro? Cosa può esserci più di
questo? –
-
Credo di conoscere quel ragazzo già da molto tempo
… Bax sei
sveglio? –
La
voce del cugino le giunse da qualche metro di distanza,
leggermente intontita a indicare che doveva aver ripreso i sensi da
pochissimo.
-
Più o meno. –
-
Asher Travers ti dice qualcosa? –
Lo
vide concentrarsi per rivangare ricordi lontani per alcuni
secondi interminabili, poi le iridi nocciola si sgranarono e
s’illuminarono di
comprensione.
-
Certo. Era il nome del ragazzo con cui usciva Annie quando
eravamo piccoli. –
-
Annie? -, gli fece eco Race incredulo, - Intendi vostra cugina
Annie, quella che è scomparsa
quando avevamo sette anni? –
L’amico
annuì per tutta risposta e si voltò verso
Scarlett. Se
lei l’aveva conservato mentre perdevano i sensi forse
c’era il modo per
confermare i suoi sospetti.
-
Il foglio. Dov’è il foglio con il regolamento e i
nomi? –
Scarlett
glielo tese e a Baxter non rimase che leggerlo a
febbrile velocità finchè non individuò
i nomi che cercava.
I
nomi alla metà esatta della lista, i primi
all’interno del
gruppo di tredici persone.
Kali
Bulstrode.
Samael
Davies.
Asher
Travers.
Annie
Flint.
Spazio
autrice:
Salve!
Ed
ecco
spiegata la somiglianza tra Ellie e Annie e il loro grado di parentela.
Ho
deciso di dividere in due parti anche questo capitolo sempre per motivi
di
eccessiva lunghezza se conservato nella sua integralità per
cui intorno a
venerdì dovrebbe uscire la seconda parte. Ragion per cui vi
domando di
esprimere tre preferenze tra gli OC in modo tale da decidere le paure
di chi
incontrare per primi nel corso del gioco; esprimete le preferenze
tramite
messaggio privato in modo tale che si mantenga un po’ di
suspense.
A
venerdì.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
|
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Capitolo 13 *** Capitolo 11 ***
Capitolo
11
-
Annie?! –
Ellie
quasi strillò il nome della cugina, osservando incredula
l’elenco che Baxter teneva stretto tra le mani.
Le
sembrava fossero passati solo pochi giorni dalla volta in
cui era giunta la missiva da Hogwarts.
Era
stanca di giocare in giardino e si era rintanata in cucina passando per
la
porticina sul retro, inerpicandosi su una sedia per riuscire a
raggiungere la
brocca dell’acqua e servirsene un bicchiere. Fu allora che le
sentì. All’inizio
erano poco più che lievi mormorii, sussurri appena udibili e
incomprensibili da
dove si trovava lei, poi un gemito straziante. Incuriosita e insieme
spaventata
saltò giù dalla sedia, avvicinandosi al salone e
prestando attenzione a non
farsi scoprire dagli adulti. Fu allora che vide il corpo accasciato sul
pavimento che emetteva quei gemiti che tradivano un’angoscia
e un dolore
indescrivibili. I capelli castani della donna le coprivano il viso e
per un
attimo Ellie pensò alle donne piangenti, le Banshee, di cui
le raccontava sua
nonna. Eppure quella non era una creatura oscura, ma semplicemente la
zia
Mallory. Quando finalmente la zia si decise ad alzare il volto vide che
era
rigato di lacrime e che i singhiozzi disperati la scuotevano ancora
malgrado
l’abbraccio in cui l’aveva serrata suo marito.
-
La mia Annie. La mia bellissima Annie. –
Aveva
solo sette anni, ma era sempre stata una bambina più sveglia
e intuitiva delle
sue coetanee come le diceva sempre la nonna, perciò
capì subito che c’era
qualcosa che non andava. A sua cugina doveva essere accaduto qualcosa
che aveva
ridotto la zia in quel modo. Così fece l’unica
cosa che le venne istintiva,
quello che faceva sempre quando aveva un problema e pensava di aver
bisogno
dell’aiuto di qualcuno per affrontarlo. Tornò sui
suoi passi e corse nuovamente
fuori in giardino, strillando il nome di Baxter a perdifiato. Lo
trovò dove
l’aveva lasciato, intento a giocare con Race.
-
Bax! È successo qualcosa ad Annie! –
Esattamente
come quel giorno di dieci anni prima, Baxter le
passò un braccio attorno al collo e
l’attirò verso di sé stringendola con
gentile fermezza.
-
Se Annie ha davvero giocato a questo gioco e non è
più
tornata allora magari lei è una degli amici intrappolati a
cui ha fatto
riferimento Asher. Potrebbe essere ancora viva, Ellie. –
Scosse
il capo con determinazione, allontanando le ciocche
castane dal volto ormai pallido.
-
No, se fosse viva sarebbe venuta a parlarmi insieme ad
Asher, non avrebbe mandato solo lui. Se ha giocato davvero a questa
cosa allora
lei … -
Non
concluse la frase, non ce n’era bisogno.
Tutti
i presenti avevano capito perfettamente cosa intendeva,
ma dirlo a voce alta l’avrebbe reso vero e ineluttabile.
Annie
era una delle vittime mietute dal gioco e se non
avessero giocato bene le loro carte loro avrebbero potuto essere i
prossimi.
Monterys
osservò in silenzio i dadi finchè la loro
immagine
non divenne sfocata prima di rompere il silenzio che li aveva avvolti a
seguito
dell’affermazione di Ellie.
-
Cosa pensate che sia meglio fare? –
-
Rimanere fermi qui non ha molto senso -, osservò Greta, -
perché in un modo o l’altro dovremo terminare il
gioco. –
-
Perciò suggerisci di giocare assecondando questo meccanismo
perverso? –
La
cugina annuì appena.
-
Non vedo altro modo … a chi tocca lanciare per primo?
–
Race
si fece avanti, tendendo il palmo.
I
dadi erano freddi contro la pelle; li strinse con decisione,
muovendo il polso per agitarli e pregando silenziosamente
affinchè non uscisse
nulla di troppo pericoloso.
Poi
li lanciò, osservando le pedine muoversi lentamente sul
tabellone fino ad arrivare al numero sette.
-
E adesso? –
-
Credo che stia succedendo qualcosa alla stanza -. mormorò
Monterys per tutta risposta, - sembra che stia cambiando. –
Ed
in effetti sembrava che avesse ragione, perché
l’antico
salone barocco stava svanendo per lasciare posto a qualcosa che i
ragazzi
impiegarono alcuni secondi a riconoscere con sicurezza.
Una
stanza d’ospedale, una di quelle dai muri bianchi e
l’aspetto asettico. Riuscivano quasi a sentire
l’odore di disinfettante che
aleggiava nell’ambiente. Un lettino stava
nell’angolo, l’unico presente
all’interno della stanza, e una sagoma alta accarezzava
lentamente il volto di
un uomo anziano.
Race
lanciò un’occhiata rapida al gruppo
d’amici per cercare
di capire di chi fosse quella particolare paura dal momento che
sicuramente non
era la sua.
Quando
lo sguardo gli cadde sul volto di Urania, con le
pupille sgranate e i muscoli tesi, capì che erano dentro
l’incubo personale
della ragazza.
-
Nonno? –
Si
avvicinò lentamente al lettino, consapevole che i suoi amici
erano alle sue
spalle e l’osservavano con aria apprensiva.
-
Nonno?! –
Il
corpo di Uranus era rigido, lo sguardo vacuo e perso nel nulla, e
quella sagoma
sconosciuta gli era ancorata accanto e intenta ad accarezzarlo sempre
più
lentamente.
Si
voltò verso di lei, scrutando sotto il cappuccio, e
indietreggiò inorridita.
Un
teschio scavato, nelle cui orbite si annidavano insetti immondi
d’ogni genere,
la fissava di rimando con una strana impressione. Erano solo ossa e
determinare
l’espressione avrebbe dovuto essere impossibile eppure lei
sapeva che quel
teschio stava ghignando. Rideva di lei, della sua incapacità
di proteggere il
nonno, della consapevolezza che si sarebbe ritrovata completamente
sola.
-
Lascia stare mio nonno! –
-
Non puoi salvarlo, non puoi salvare nessuno … nemmeno i tuoi
amici. –
I
suoi amici … improvvisamente ricordò come
terminava l’incubo. Si voltò verso di
loro, trovandoli intenti a svanire uno dopo l’altro in un
vortice oscuro che li
risucchiava inclemente.
-
Nooo, ragazzi … ragazzi! –
Cadde
a terra in lacrime, continuando a urlare con quanto fiato aveva in
gola.
-
Ragazzi, non lasciatemi anche voi. –
-
Urania … Urania, svegliati! –
Gli
scossoni di Scarlett si fecero sempre più energici mentre
cercava di riportare indietro l’amica dalla trance in cui era
precipitata non
appena la stanza aveva smesso definitivamente di formarsi.
Spalancò
gli occhi di scatto, il fiato corto e la gola dolente
per le urla, e all’improvviso si rese conto che la stanza
d’ospedale era vuota
e che tutti i suoi amici erano lì e stavano bene. Non era
morto nessuno; suo
nonno era a casa ed era al sicuro, loro erano vivi … stavano
bene, erano ancora
tutti con lei.
-
Era solo un incubo … solo uno spaventoso incubo –
mormorò tra
sé e sé.
-
Io non credo fosse solo un incubo -, la contraddì Monterys,
- nessun incubo può provocare un attacco di panico come
quello che hai avuto tu
… penso che fosse reale, una realtà che solo i
proprietari dell’incubo riescono
a vedere. –
-
Quindi voi non avete visto nulla? –
Scosse
il capo tetramente.
-
Eppure c’eravate anche voi … -
-
È tutto finito -, Scarlett la strinse amorevolmente a
sé battendole
delicati colpetti sulla schiena, - Non dovrai più affrontare
una cosa come
quella. –
Magari
fosse finito davvero, almeno sarebbero stati nel caldo
rasserenante della Stanza delle Necessità a mangiare, ridere
e bere senza
alcuna preoccupazione.
E
invece no, erano intrappolati in quel gioco infernale.
-
Chi è il prossimo a lanciare? –
Greta
mostrò i dadi.
-
A quanto pare tocca a me … -
Li
fece cadere a terra, guardandoli rotolare su se stessi
finchè non si fermarono … cinque.
La
casella undici dunque, ma quale era il foglietto che
avevano messo capovolto su quel numero? A chi sarebbe appartenuto il
nuovo
incubo?
Greta
riconobbe il luogo non appena lo vide formarsi sotto il suo sguardo.
Avrebbe
riconosciuto quella spiaggia tra mille altre. Non perché ci
fosse stata o le
fosse familiare, bensì perché era il luogo in cui
aveva origine uno dei suoi
incubi peggiori. Deglutì mentre osservava il cielo
annuvolarsi minaccioso e una
sensazione di gelo l’avvolgeva fin quasi a penetrarle nelle
ossa. Si rese conto
di essere sola, ormai abbandonata da tutti coloro che la circondavano,
e
avvertì un urlo agghiacciante provenire dalle sue spalle. Si
voltò di scatto,
trovando un’immensa e folta giungla; da dove era lei era
impossibile cercare di
capire cosa avesse causato quel verso, ma in quel momento non ebbe
nemmeno il
tempo di preoccuparsene, perché la tempesta diede sfogo alla
sua forza
distruttrice generando onde sempre più alte e violente.
Raccolse il libro che
aveva con sé e corse verso la giungla, decisa a salvarsi da
ciò che stava per
abbattersi sulla spiaggia. Corse a perdifiato finchè una
folata di vento
particolarmente violenta non la colpì. Il libro che
stringeva prese a
sfogliarsi furiosamente, finendo con l’aprirsi su una pagina
in particolare. La
stessa pagina di sempre, quella che la perseguitava ogni volta.
Arrivo.
Quella
semplice parola bastò a gelarla sul posto mentre nel bel
mezzo del volume
compariva un dito mozzato con tanto di fede matrimoniale ancora
saldamente al
suo posto.
Fece
per urlare, ma l’acqua riversatasi sulla spiaggia a seguito
di quella calamità
naturale la raggiunse prima che riuscisse ad emettere anche solo un
fiato e la
sommerse. Sentiva la gola salata lungo la gola, soffocarla e inondarle
i
polmoni.
Sarebbe
morta annegata, realizzò con terrore, e non c’era
assolutamente nulla che
potesse fare.
-
Dannazione, non respira … non respira più.
–
Race
riprese a praticare il massaggio cardiaco con rinnovato
vigore, chinandosi a tapparle il naso e soffiarle aria premendo le
labbra
contro le sue.
-
Coraggio, terremoto, coraggio! –
Spinse,
imprecò, continuò a martellarle incessantemente
il
petto incurante degli sguardi impietri e delle urla delle ragazze.
Doveva
salvarla.
Poteva
salvarla.
-
Andiamo, terremoto … andiamo! –
E
finalmente Greta spalancò gli occhi, tossendo e buttando
fuori l’acqua dai polmoni.
-
Ti ho detto mille volte di non chiamarmi terremoto –
bofonchiò.
Tuttavia
Race non le diede minimamente ascolto. Si limitò a
chinarsi su di lei e a baciarla, questa volta in modo molto meno
delicato e
apprensivo di prima.
Era
viva, la sua Greta era viva.
Spazio
autrice:
Salve!
Come
avrete notato questa volta le votazioni hanno dato esiti tutti
femminili perciò
per il prossimo capitolo vi anticipo che troverete sicuramente Merritt
(il
capitolo sarebbe venuto troppo lungo perciò ho ritenuto di
dividerlo in due
parti) e vi chiedo di fare tre nomi tra i nostri ragazzuoli ovvero:
-
Baxter;
-
Race;
-
Arthur;
-
David;
-
Monterys;
-
Michael.
A
presto.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
|
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Capitolo 14 *** Capitolo 12 ***
Capitolo
12
Greta
impiegò qualche secondo a realizzare ciò che
stava
accadendo. Un attimo prima era precipitata nel peggiore dei suoi
incubi, e
aveva quasi rischiato di morire annegata, e quello seguente aveva
ripreso a
respirare e si era ritrovata avvinghiata a Race intenta a scambiare un
lungo
bacio passionale. Vagamente consapevole che da qualche parte dietro di
loro gli
amici li osservavano, evidentemente incerti su quale fosse il modo
migliore per
spingere i due ragazzi a separarsi senza per questo risultare
invadenti,
sorrise contro le labbra del compagno di Casa e si allontanò
leggermente.
-
Mi sembra che ci sia un po’ troppo pubblico. –
Il
sorriso increspò le labbra di Race, che si
allungò a
depositarle nuovamente un rapido bacio e poi le tese una mano per
aiutarla ad
alzarsi in piedi.
Rabbrividì
notando solo in quel momento che i suoi abiti erano
completamente zuppi.
-
Fantastico, ci manca solo che mi prenda una polmonite … in
questo universo è possibile ammalarsi? –
-
Non ne ho idea, ma il camino è ancora acceso
perciò dovrebbe
bastare per asciugare i vestiti. –
-
Ne abbiamo il tempo? –
-
Personalmente non ho particolarmente voglia di tirare
nuovamente i dadi -, intervenne Lainey, - per cui sono assolutamente
favorevole
a prenderci una piccola pausa. –
Greta
sondò il resto del gruppo alla ricerca di qualche
dissenso, ma sembrava che fossero tutti perfettamente
d’accordo.
Più
rimandavano un nuovo tuffo nell’incubo e più
avevano modo
di cullarsi nell’illusione che fosse tutto un brutto scherzo
e che prima o poi
si sarebbero risvegliati sul pavimento della Stanza delle
Necessità. Raggiunse
il camino, sedendo a terra a gambe incrociate, e si sporse
all’indietro
appoggiando la schiena contro il petto solido di Race.
Sentì
le sue mani cingergli i fianchi e si rilassò in quella
stretta, socchiudendo gli occhi e beandosi di quella sensazione di
calore mista
a protezione che irradiava il ragazzo.
-
Che numero hai fatto? –
-
Dieci. –
David
lanciò un’occhiata apprensiva all’amica,
intenta a
scrutare le pedine che si muovevano una dopo l’altra per
raggiungere la
mattonella indicata, e la vide rabbrividire quando si fermò.
La
stanza prese a roteare vorticosamente fino ad assumere per
la terza volta una nuova sembianza.
Assunse
l’aspetto di quello che aveva tutta l’aria di
essere
un appartamento, uno di quelli come tanti altri che a lui non diceva
assolutamente nulla ma che a giudicare dalla faccia di Arthur a lui non
era
affatto estraneo.
Lo
vide sbiancare, cominciando a tremare mentre sventolava a
mezz’aria qualcosa che aveva tutta l’aria di essere
una sorta di coperta
immaginaria. Si chiese cosa stesse vedendo che tanto lo spaventava e
quando lo
vide mettere mano alla bacchetta e agitarla nel nulla senza che
l’Aguamenti
avesse effetto capì che il fuoco doveva essere coinvolto in
qualche modo.
Arthur
agitò nuovamente la bacchetta con ancora maggior vigore,
ripetendo la formula
in continuazione. Avvertiva una nota isterica nella sua voce, ma non
riusciva a
tenere a bada la sensazione di panico che divampava in lui. Ricordava
con
assoluta precisione la volta in cui l’appartamento in cui
viveva con sua madre
e i suoi fratelli aveva preso fuoco. Si erano salvati miracolosamente e
sua
madre gli aveva detto che era stato un drago ad appiccare il fuoco;
Arthur
consciamente sapeva che quella della madre era solo una spiegazione di
fantasia, ma da quel giorno aveva sempre provato un cieco terrore nei
confronti
di quelle gigantesche e letali creature. E in quel preciso momento un
Ungaro
Spinato lo fronteggiava, sputando fuoco tutto intorno e incendiando
qualsiasi
cosa si trovasse sul suo cammino. Provò a nascondersi dietro
una parete, ma
quando la fiammata
la raggiunse
sgretolandola il suo debole riparo scomparve e non gli rimase nessun
altro
posto in cui nascondersi. Lasciò vagare lo sguardo per tutto
il perimetro
finchè non intravide l’unica via
d’uscita. La grande finestra nell’angolo alla
sua destra. Se fosse uscito di lì, arrampicandosi sul
cornicione e raggiungendo
l’uscita d’emergenza sul tetto
dell’edificio, sarebbe riuscito a salvarsi.
Tuttavia l’idea di cadere nel vuoto lo bloccava.
Schivò
l’ennesima fiammata per un soffio e infine prese la sua
decisione. Molto meglio
morire cadendo nel vuoto che bruciare vivo.
Corse
verso la finestra, scavalcò il cornicione e una sensazione
di dolore assoluto
lo avvolse. Con la coda dell’occhio vide la gamba destra del
jeans
completamente bruciata e la carne viva e sanguinolenta della coscia che
faceva
bella mostra e pulsava dolente. Strinse i denti e si gettò
fuori.
Si
svegliò urlando di dolore e provò ad artigliare
la gamba
destra, ma il tocco gentile e deciso di Lainey glielo
impedì. Hai un’ustione
molto grave, se la tocchi rischi di peggiorarla e infettarla.
-
Persino tagliarla farebbe meno male – replicò tra
i denti
soffocando l’ennesimo gemito.
-
Il tessuto dei jeans è aderito alla pelle -, fece notare
Ellie indicando i pezzetti blu che spuntavano in
quell’ammasso di carne rossa e
sanguinante, - dobbiamo rimuoverli prima che aderiscano tanto da dover
incidere
per farlo. –
L’idea
di vedersi strappati di dosso quei piccoli frammenti, e
il pensiero del dolore che gli avrebbe causato, lo spinsero a serrare
la
mascella. Tuttavia sapeva che era l’unica cosa saggia da fare
in casi di
ustioni gravi come il suo.
-
D’accordo, facciamolo. –
Ellie
strappò una striscia di tessuto e
l’arrotolò su se
stessa. Gliela tese.
-
Stringila tra i denti. –
*
David
si avvicinò a Merritt, sedendole accanto e passandole un
braccio intorno alle spalle. La strinse a sé e la
osservò dritta negli occhi.
-
Ehy, va tutto bene? –
-
Non proprio -, ammise con espressione provata, - e sentire
Arthur che urla di dolore non aiuta. Non avevo idea che ci saremmo
trovati in
una situazione come questa, ho sempre pensato che cose del genere non
potessero
capitare davvero. –
-
Lo capisco. Però siamo ancora tutti qui. –
-
Greta è quasi morta e Arthur è ustionato
… ho paura di
quello che accadrà alla prossima persona –
mormorò.
Il
Grifondoro la strinse maggiormente a sé e le
accarezzò
ritmicamente la schiena.
-
Andrà tutto bene, non ti accadrà nulla di male,
te lo
prometto. –
-
Non puoi esserne sicuro. –
-
Certo che lo sono, non permetterei mai che qualcuno o
qualcosa ti facesse del male Merri. –
-
Nemmeno io permetterei mai che ti accadesse qualcosa. –
Rimasero
a fissarsi in silenzio per qualche secondo, poi la
voce di Scarlett richiamò il gruppo annunciando che era
giunto il momento di
tirare nuovamente i dadi.
-
Sarà il caso di andare – mormorò la
Grifondoro,
risistemandosi il vestito.
-
Già, altro giro altra corsa. –
L’ambiente
intorno a lei cominciò a scurirsi e mentre le tenebre
calavano si fece strada
in lei la consapevolezza del peggiore dei suoi incubi che prendeva
forma sempre
più rapidamente. Non ebbe bisogno di guardare le lastre
accanto a lei per
sapere dove si trovava: una piramide, una di quelle in cui aveva sempre
avuto
il terrore di smarrirsi. Lo stridio in lontananza tradiva la presenza
dei
pipistrelli, nascosti negli antri più cupi in attesa di fare
la loro comparsa. Strinse
nervosamente a sé il copri spalle, le nocche bianche a causa
del vigore con cui
teneva serrate le mani. Fu allora che lo sentì. Un rumore di
passi in
avvicinamento, rapidi come se la persona in questione stesse correndo.
-
Merritt. Merri! –
La
voce di David fu un vero e proprio sollievo. Si voltò verso
di lui, scorgendo
la chioma bionda in mezzo agli ultimi spiragli di luce.
-
Cosa ci fai qui? –
-
Ti avevo detto che non ti avrei lasciata da sola, no? –
Annuì,
accettando con piacere l’abbraccio in cui la strinse, - Ma
come hai fatto a
entrare nel mio incubo? Nessuno di noi c’è
riuscito con gli altri. –
-
Non lo so, ma immagino non abbia importanza. Dobbiamo trovare un modo
per
uscire da questa piramide e superare la nostra prova. –
Accettò
la mano che le porgeva e lo seguì nel meandro di cubicoli e
stradine senza
uscita che intersecavano ogni angolo della piramide. Mano a mano che
avanzavano
cominciava a sentire sempre più freddo.
-
Pensavo che nel deserto facesse caldo. –
-
Solo di giorno -, replicò, - di notte la temperatura cala
bruscamente. È per
questo che non è mai saggio rimanere nel deserto di notte.
–
-
E qui c’è anche l’umidità a
contribuire ad accrescere la sensazione di gelo. –
-
Già. Dobbiamo uscire prima che faccia troppo freddo e
finiamo con l’addormentarci.
–
Non
aveva mai avuto problemi con il freddo o le temperature basse, ma
sapeva bene
che l’ipotermia poteva essere letale tanto quanto le ustioni.
-
Credo che questo faccia parte del mio incubo … -
-
Il freddo? –
-
La paura di congelare, di essere costretto ad amputare un arto
perché ormai
gelato ... e credo che stia cominciando ad accadere –
aggiunse, osservando la
mano destra che cominciava ad assumere una tonalità bluastra
e decisamente
inquietante.
-
Abbiamo fatto una promessa, no? Nessuno dei due permetterà
che accada qualcosa
di male all’altro e intendo onorare questa promessa
– decretò, afferrando la
mano del ragazzo e cominciando a massaggiarla per riattivare la
circolazione
sanguigna.
-
Fa davvero molto freddo, Merri. –
-
Lo so -, le nuvole di vapore abbandonarono le sue labbra mentre
continuava a
strofinare imperterrita, - ma tu non pensarci. Immagina una di quelle
belle
spiagge assolate, uno di quei posti esotici la cui temperatura non
scende mai
sotto i trenta gradi. Lo senti il Sole che ti accarezza il volto?
–
Chiuse
gli occhi, concentrandosi sulle parole della ragazza.
-
Sì, lo sento. –
-
E i gabbiani che stridono? Le onde del mare che s’infrangono
contro gli scogli?
L’odore della salsedine che penetra nelle narici? –
Mano
a mano che Merritt parlava gli sembrava davvero che la stanza stesse
assecondando le sue parole piegando l’incubo fino a
trasformarlo in qualcosa
che d’inquietante non aveva più nulla.
Sentiva
lo scrosciare del mare, il calore dei raggi, persino l’odore
della crema solare.
Aprì
gli occhi, osservando il braccio destro tornare ad assumere un colorito
del
tutto naturale.
Ce
l’avevano fatta, stavano lasciando l’incubo.
*
-
Stanno andando bene – osservò Samael, corrucciato,
mentre
anche i due ragazzi emergevano dall’incubo in cui erano
precipitati.
-
Già – gli fece eco Kali, un’espressione
identica sul volto,
- ma mi domando quanto ancora potrà durare la loro fortuna.
–
Asher
rimase in silenzio, osservando il gruppo dalla loro
postazione.
-
Non durerà –, asserì, - e giusto per
essere sicuri della
cosa credo che sia giunto il momento di ribaltare un po’ la
situazione … tanto
per essere sicuri che le cose vadano esattamente come vogliamo noi.
–
Soffermò
lo sguardo su Michael, accanto ad Ellie, e poi tornò
a fissare i dadi stretti tra le mani del cugino della ragazza.
Vide
Baxter tirarli e si concentrò affinchè formassero
il
numero che voleva lui.
Otto.
Proprio
la paura che desiderava si materializzasse.
Vide
Michael sgranare gli occhi mentre la stanza assecondava i
suoi più torbidi timori.
Adesso
sì che cominciava il divertimento.
Michael
sapeva cosa aspettarsi dalla figura accovacciata
nell’oscurità. Gemeva e si
dimenava, riversa al suolo, colpita da una ferita che le causava atroci
sofferenze. Era tormentata dal dolore e lo implorava di aiutarla.
Eppure questa
volta la voce che sentiva era diversa; non era quella di una
sconosciuta, bensì
tremendamente e dolorosamente familiare.
Ellie.
Quella
era la voce di Ellie.
Si
lanciò in avanti per soccorrerla, deciso a impedirle di
morire. Questa volta
avrebbe fatto qualcosa di concreto per impedire che il suo incubo si
risolvesse
come tutte le altre notti. Doveva salvarla.
La
strinse tra le braccia, lottando contro il timore del sangue, e
osservò meglio
la ferita che le deturpava il petto. Era all’altezza del
cuore e tra lo
sgorgare del sangue e il baluginare pallido delle ossa del costato
riusciva a
intravedere il movimento del muscolo cardiaco che provava a pompare
disperatamente sangue e a mantenerla in vita.
-
Mike … -
-
Ssssh, non parlare, devi risparmiare le energie. –
-
Non c’è più nulla da fare. –
-
No, non dire così, non ti lascerò morire.
–
-
Non puoi fare nulla per impedirlo -, replicò con voce mozza
prima di buttare
fuori una boccata di sangue arterioso, - e lo sai. –
Lo
sguardo cadde su una chioma candida come la neve a qualche passo da
lui. Vide l’Uomo
Ombra che li osservava con un luccichio maligno nelle iridi blu e un
sorriso
sghembo sulle labbra. – Complimenti, alla fine sei riuscito a
ucciderla. –
-
No! È stata tutta colpa tua! –
Fece
per scagliarsi contro di lui, ma l’ultimo gemito di Ellie lo
spinse a
concentrarsi nuovamente su di lei.
La
vide chiudere gli occhi e spirare.
Gettò
la testa all’indietro, urlando la sua disperazione con quanto
fiato aveva in
gola.
-
Non l’hai salvata così come non salverai i tuoi
amici. Nessuno di voi si
salverà, perché non c’è
nulla che tu possa fare … sei inerme e del tutto
inutile. –
Era
vero. Non c’era nulla che potesse fare, non ora che Ellie era
morta.
Ellie
vide la sagoma di Michael venire risucchiata dal
pavimento. Corse verso di lui, urlando il suo nome, ma quando lo
raggiunse non
le rimase che artigliare l’aria nel vago tentativo di
trattenerlo.
-
Michael! Michael! –
Cadde
in ginocchio, singhiozzando.
-
Suvvia, mia cara, per quanto ami le scene madri mi dispiace
rassicurarti sul fatto che al tuo amato non sia successo nulla
d’irreparabile …
non ancora almeno. –
La
voce fredda di Asher riecheggiò tra di loro un attimo prima
che il ragazzo si materializzasse nel bel mezzo del salone.
-
Lui dov’è?!?
–
-
Da qualche parte all’interno del gioco. Lo rivedrai, se
sarai abbastanza audace da spingerti ben più oltre della
semplice partita che
avete in corso. –
Ellie
scacciò le lacrime dalle iridi nocciola e serrò i
pugni.
Razionalmente sapeva che colpire Asher avrebbe peggiorato solo le cose,
ma
doveva fare appello a ogni oncia della sua determinazione per non agire
comunque.
-
Lo stai facendo solo perché stiamo vincendo – lo
accusò.
-
Mi avete sorpreso e siete andati più avanti di quanto
pensassi -, ammise, - ma ti ho già detto che voi non
vincerete mai. Non ha
senso illudersi del contrario, mia cara, ma che non si dica che non
sono
magnanimo … avrai modo di incontrare nuovamente il tuo
Michael prima o poi. –
-
Cosa devo fare? –
-
Vinci la tua partita, arriva al tavolo finale, batti me e
avrai di nuovo il tuo bello. Ma rimane poco tempo, la notte passa
veloce, mia
bella Ellie. –
E
con quell’ultimo ammonimento svanì lasciandola a
fronteggiare il nulla.
Spazio
autrice:
Salve!
Ho
aggiornato prima del previsto, ma siamo agli sgoccioli della storia per
cui gli
ultimi capitoli arriveranno con una certa celerità. Pertanto
vi chiedo di
votare entro domenica per le paure dei tre OC che volete vedere tra
quelle di:
-
Baxter;
-
Ellie;
-
Scarlett;
-
Lainey;
-
Monterys;
-
Race;
-
Evangeline.
A
presto.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
|
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Capitolo 15 *** Capitolo 13 ***
Capitolo
13
-
Dobbiamo tirarlo fuori di lì. –
-
Certo che lo tireremo fuori -, asserì Scarlett passandole un
braccio alle spalle e attirandola a sé, - Finchè
rimaniamo tutti uniti possiamo
fare qualsiasi cosa. –
Tutti
insieme, uniti … Michael era scomparso, alcuni di loro
avevano rischiato di perdere la vita e altri erano rimasti feriti.
Era
difficile essere particolarmente ottimisti in un frangente
come quello.
Serrò
le dita attorno ai dadi e li lanciò, guardandoli
rotolare sul pavimento fino a formare il numero sei.
Mentre
la stanza ruotava su di sé, riprendendo a vorticare
furiosamente, lo sguardo le cadde sul volto di Baxter che appariva
tremendamente corrucciato.
-
Sembra che questa volta tocchi a me – mormorò il
cugino
prima di perdersi nei meandri del suo incubo.
Ricordava
bene quel giorno. Era l’estate del loro terzo anno a Hogwarts
e avevano deciso
di fare qualcosa di diverso e potenzialmente rischioso durante la notte
di
Halloween. La luna brillava alta e piena nel cielo notturno sgombro
dalle
nuvole e aveva assunto una sfumatura rossastra mentre loro
s’inerpicavano lungo
il sentiero che dal castello conduceva alla Foresta Proibita e si
addentravano
al suo interno.
Erano
arrivati quasi nella zona principale, schivando rami e radici, quando
sentirono
un rumore alle loro spalle.
Un
suono scricchiolante, come se centinaia di gambette pestassero ogni
singola
foglia adagiata sul terreno umido della foresta.
Poi
i piccoli occhi rossi fecero capolino
nell’oscurità.
Occhi
di ragno, se non fosse che le loro dimensioni erano di molto superiori
a quelle
di un classico aracnide.
Acromantule.
Decine di Acromantule che
pullulavano tra le
radici della quercia secolare nella radura, sciamando verso di loro a
velocità
folle.
Acromantule
che si riversavano verso di loro, le fauci che schioccavano a tenaglia
a pochi
centimetri dal loro volto … e d’un tratto il
latrato di un cane da caccia e i
passi pesanti di Hagrid in avvicinamento.
Le
Acromantule si erano dileguate, ma in quel particolare incubo sembrava
che non
ci fosse nessun guardiacaccia in procinto di soccorrerlo.
Le
creature salirono su di lui, sentì le zampette penetrare
nella carne.
E
tutto quello che riuscì a mormorare fu: Hagrid, dovrebbe
esserci Hagrid.
Evangeline
captò le parole del ragazzo e una lampadina si
accese nella sua mente. Ricordava quel giorno di quattro anni prima, le
era
rimasto impresso nella mente a lungo, così si
voltò di scatto verso David.
-
Come hai fatto a entrare nell’incubo di Merritt? –
Il
Grifondoro osservò la ragazza che teneva stretta a
sé e
aggrottò la fronte, pensieroso.
-
Non saprei … -
-
Sforzati, David! –
-
Credo di aver semplicemente immaginato di essere con lei, di
avere sfruttato la paura che le accadesse qualcosa. –
Se
c’era una cosa che accomunava la paura di Baxter alla sua
quella era la foresta. Ricordava la battuta di caccia con chiarezza e
fu quello
a cui pensò, che immaginò quasi appellandola,
quando prese la sua mano e vi
intrecciò le dita.
Chiuse
gli occhi, concentrandosi meglio che poteva.
Quando
li riaprì sentì distintamente il rumore dei tuoni
in
lontananza e l’odore della terra bagnata dalla pioggia.
-
Evangeline? –
Baxter
sgranò gli occhi trovando la ragazza accanto a lui, intenta
a tenerlo per mano.
-
Sorpresa -, replicò con tono tirato, - chi
l’avrebbe mai detto che sarei riuscita
a eguagliare il gesto di David, no? –
Mentre
parlavano le Acromantule si fermarono, apparentemente incerte su come
proseguire e quale fosse la migliore strategia attuabile dato il cambio
di
circostanze.
-
Come … -
-
È stato abbastanza facile in realtà, è
bastato chiedere consiglio a David. –
-
No, deve esserci qualcos’altro oppure anche Ellie sarebbe
riuscita ad aiutare
Michael. –
-
Diciamo che conta anche l’affinità tra la tua
fobia e la mia … le foreste non
piacciono a nessuno dei due. –
Il
rombo di un tuono in lontananza la fece sussultare. Ne seguì
un altro e poi uno
ancora più forte e decisamente più vicino.
Un
fulmine divampò nell’oscurità.
Prima
che potesse impedirlo, Evangeline si rese conto che le mani erano
già lì a
premere contro le orecchie e che si era rannicchiata.
-
I temporali, è questo che ti spaventa? –
Annuì
appena, battendo i denti avvertendo il freddo pungente della pioggia
che le
impregnava i vestiti.
Le
posò le mani ai lati del volto, allontanando gentilmente le
sue e
costringendola a fissarlo dritto negli occhi, prima di parlarle con
risoluta
lentezza.
Improvvisamente
le Acromantule non erano più una preoccupazione, tenute e
bada dai tuoni e
dalla pioggia, e aveva completamente dimenticato la paura che
l’aveva
attanagliato.
-
Guarda me, solo me, e ascolta la mia voce. Non pensare a dove siamo.
Non ti
succederà nulla. –
-
Nulla? –
-
Nulla -, confermò con serietà, - lo prometto.
–
-
Ma se … -
-
Ssssh, ho detto che non succederà nulla. –
-
Ma … -
Non
riuscì a finire la frase, perché Baxter si sporse
verso di lei e la baciò con
decisione.
-
Ma che diavolo – esclamò quando si separarono,
trovandosi
nuovamente al centro della stanza insieme a tutti i loro amici.
-
Non la smettevi di parlare e preoccuparti, ho pensato che
potesse distrarti. –
La
replica del Serpeverde le lasciò sfuggire un accenno di
risata.
-
Quindi hai pensato di sacrificarti per la mia sanità
mentale? –
-
Qualcosa del genere -, ammise rendendosi conto improvvisamente
di continuare a tenere le mani attorno al suo volto e di starle
accarezzando
una guancia con ritmo cadenzato, - ma devo ammettere che non
è stato affatto un
sacrificio … in effetti potrei anche ripeterlo
più che volentie … -
Questa
volta fu il turno di Evangeline di chiudergli la bocca,
premendo le labbra sulle sue d’impulso.
-
E questo per cos’era? –
-
Baciarti non è affatto male. –
*
Monterys
lanciò un’occhiata ai suoi compagni. La maggior
parte
di loro aveva già affrontato le rispettive paure e gli
ignari in attesa si
potevano ormai contare sulla punta delle dita di una mano.
Lasciò
cadere i dadi e osservò il quattro che prendeva forma
mentre la stanza roteava all’istante e si trasformava.
Impiegò
appena una manciata di secondi per rendersi conto che
si era appena auto condannato a vivere il suo incubo.
Martin
stava sdraiato sul letto accanto a lui e gli accarezzava ritmicamente i
capelli
biondi, affondandovi in mezzo le dita e giocherellandoci mentre gli
sorrideva.
Era tale e quale a come lo ricordava durante la loro relazione, quando
erano
agli inizi e tutto era rosa e fiori.
-
Sei così bello, Monty. Così tremendamente bello.
–
-
Anche tu lo sei. –
-
Non quanto te -, obiettò il ragazzo, - tu sei veramente una
delle cose più
belle che io abbia mai visto in tutta la vita ed è una vera
e propria fortuna per
te. –
Monterys
si rimise dritto, lanciandogli un’occhiata perplessa.
-
Cosa intendi? –
-
Intendo che per te essere così bello è
l’unica arma rimasta ormai. Immagina se
fossi nato brutto, non avresti avuto alcun pregio su cui basare la tua
vita, nulla
che ti facesse valere qualcosa. Del resto sanno tutti perfettamente che
non hai
altre doti oltre alla bellezza. Sei solo un bel faccino, grazioso da
mostrare
ma nient’altro. Sei inutile, Monty, ma stai tranquillo: a me
vai bene così,
nulla più che un grazioso trofeo da sfoggiare in giro.
–
-
Io … non è vero. –
-
Certo che lo è e tu lo sai benissimo -, lo
redarguì, - non fare finta che non
sia così. Persino la tua famiglia lo sa bene.
Cos’è che ti dice sempre tuo
nonno Harys? –
Comportati
al meglio che puoi, non darmi motivo di provare imbarazzo. Non essere
la rovina
della famiglia, Monterys, perché tutto ricadrebbe sulle tue
spalle se
disonorassi il nostro buon nome.
-
Non sono un fallimento. –
-
Lo sei, Monty, la tua vita non ha uno scopo. Se morissi a nessuno
importerebbe,
anzi sarebbe anche meglio così non imbarazzeresti oltre la
famiglia. –
Morire
… andarsene … non sembrava male.
Chiuse
gli occhi e abbracciò l’idea.
Poteva
farlo, riuscirci, precipitare nell’oblio e venire dimenticato
una volta per
tutte.
-
Monty! Monty! –
Greta
aveva afferrato la maglietta del cugino proprio nel
momento in cui il suo corpo aveva cominciato a svanire nel nulla, ma si
era
ritrovata a stringere l’aria.
Race
le fu subito accanto, sorreggendola mentre ricadeva a
peso morto sulle sue stesse gambe.
-
Non è morto, ti giuro che non è morto. Lo
ritroveremo,
proprio come ritroveremo anche Michael … non abbiamo paura.
Noi non abbiamo
paura, avete capito?! – aggiunse, alzando la voce con aria di
sfida.
Una
voce femminile risuonò nel silenzio, cogliendoli di
sorpresa.
Una
ragazza dai ricci rossi e indomiti stava appoggiata al
camino, osservandoli con moderato interesse, le labbra carnose
arricciate in un
sorrisetto di supponenza.
-
Ne avrete. –
Schioccò
le dita e il buio calò nella stanza.
La
risata della ragazza riecheggiò prima di scomparire nel
nulla.
Muovendosi
a tentoni, uno dopo l’altro cercarono di emergere
da quell’improvvisa oscurità.
Race
intravide una fonte di luce in lontananza, una di quelle luci fredde e
spettrali che solitamente non promettevano nulla di buono ma che in
quel
momento era l’unica cosa che potesse permettergli di
riemergere da lì. La
seguì, guardandosi attorno con fare circospetto mentre
entrava nella sala d’aspetto
del San Mungo. Quello era il reparto nascite, realizzò
mentre si rendeva conto
che in attesa c’erano solo uomini dall’aria
corrucciata.
Intravide
suo padre, una versione molto più giovane di quella a cui
era abituato ma che
aveva visto innumerevoli volte nelle sue fotografie di
gioventù; si tormentava
le mani con fare nervoso, tamburellando contro il pavimento, e
alzò lo sguardo
solo quando vide la Guaritrice avanzare verso di lui.
L’espressione
sul volto della donna era piena di cordoglio.
-
Sua moglie sta bene e anche uno dei gemelli, ma l’altro
… non ce l’ha fatta. –
Conosceva
quella storia, sapeva delle complicanze che sua madre aveva avuto a
causa del
distacco della placenta. I Guaritori avevano fatto in tempo a estrarre
solo un
gemello, l’altro era morto soffocato.
Era
stato solo un caso se il fortunato superstite era stato Race, se non
era lui
quello a occupare la bara in legno bianco nella cappella privata dei
Burke,
nulla più che un mero caso.
Seguì
suo padre mentre avanzava verso la stanza privata in cui era stata
sistemata la
moglie, facendo capolino per trovarla con le lacrime agli occhi mentre
stringeva a sé l’unico figlio che le era rimasto.
-
C’è solo Reed … Race non ce
l’ha fatta – mormorò tra le lacrime.
La
consapevolezza lo colpì come una lama.
Lui
non esisteva.
Reed
era sopravvissuto al posto suo.
Spazio
autrice:
Salve!
Mille
scuse per l’attesa, ma sono stati giorni veramente
impegnativi in cui ho girato
a un ritmo folle tipo trottola. Comunque tutto questo per dirvi che in
settimana arriverà sia il penultimo capitolo (con le paure
di Scarlett, Lainey
ed Ellie) che l’epilogo.
A
presto.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
|
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Capitolo 16 *** Capitolo 14 ***
Capitolo
14
-
Credo che ormai tocchi a me –, constatò Samael, -
perciò
lascio che siate voi a occuparvi delle altre due. –
Kali
annuì mentre puntava lo sguardo sulla sagoma sottile
della ragazza. Chiuse gli occhi, concentrandosi perché il
suo corpo si adattasse
al cambiamento che aveva intenzione di mettere in atto.
Quando
li riaprì era consapevole di come apparisse, totalmente
identica a quella ragazza, la secchiona del gruppo … quella
che con la sua
fredda lucidità sarebbe probabilmente stata la
più ardua da far vacillare.
-
Sam … -
Il
ragazzo si voltò verso l’amico, annuendo davanti
al suo
sguardo serio.
-
Lo so, devo solo spingerla da te, non le torceremo un
capello. Vero, bello? –
Grattò
dietro le orecchie di Ghost che per tutta risposta
uggiolò contento.
-
Bene. Non credo che ci vorrà molto per mettere fuori gioco
l’altra,
perciò ci vediamo tra … una decina di minuti
più o meno? –
Samael
annuì prima di cominciare a trasfigurarsi a sua volta.
Quando
ebbe finito Kali trattenne una risata a fatica.
-
Gwyn non sarebbe contento se ti vedesse conciato così.
–
-
Gwyn ha il suo gioco a cui pensare, figurati se ha tempo da
perdere con me – la rimbeccò.
*
Scarlett
socchiuse gli occhi cercando di mettere a fuoco qualcosa in mezzo a
quell’oscurità.
Da quando era comparsa quella ragazza dai capelli rossi, una degli
altri
giocatori rimasti intrappolati a quanto aveva capito, si erano
ritrovati tutti
separati e arrancare nel buio da sola le stava mettendo addosso una
certa
ansia. Avanzò ancora, tenendo le mani ben dritte davanti a
sé finchè non sentì
i palmi scontrarsi con qualcosa di rigido e impenetrabile. Fece per
tornare
indietro, ma anche alle sue spalle si era improvvisamente
materializzato
qualcosa che l’ostacolava. Allora tentò sia alla
sua destra che alla sua
sinistra, nuovamente inutilmente. Prese un respiro profondo, cercando
di
trovare una soluzione. Dentro di sé tuttavia cresceva la
consapevolezza di
essere in trappola.
Fu
allora che lo sentì.
Una
voce in lontananza, un uomo che mormorava una specie di litania.
-
Diamo l’estremo saluto alla nostra amata figlia, Scarlett
Poison, strappataci
alla vita in modo brusco nel fiore della giovinezza. Calate la bara.
–
No,
non potevano davvero seppellirla viva.
Lei
non era morta.
Aprì
la bocca per urlare, ma dalle sue labbra non uscì nulla
nemmeno il più flebile
dei sibili. Provò allora a battere contro le pareti, ma
anche allora il rumore
non si propagò. Era come se tutto fosse improvvisamente
privo di sonoro. Tentò
di urlare nuovamente, ma questa volta alla mancanza di voce si
associò un nuovo
rumore.
Vicino
a lei, come se le fosse accanto, risuonò la voce
dell’Uomo Ombra.
-
Inutile provare ad urlare, i cadaveri non parlano. –
Avrebbe
voluto ribattere che lei non era morta, era viva e vegeta, che era
tutta colpa
sua e di quello stupido gioco ma quando apriva la bocca
l’aria sembrava ridursi
sempre di più.
Doveva
uscire di lì prima che fosse troppo tardi, doveva trovare un
modo.
Lainey
retrocesse davanti allo specchio che le rimandava il suo riflesso.
All’apparenza
non c’era nulla di strano, ma la scintilla che illuminava lo
sguardo della
ragazza nello specchio era maligna e non aveva assolutamente nulla a
che fare
con la sua solita espressione. Quella non era lei … era
Tamora.
Sua
sorella gemella aveva scelto il lato oscuro, era stato evidente fin da
quando
aveva cominciato a frequentare quel Serpeverde così dedito
alle Arti Oscure e
con la fissazione per Voldemort e tutto quello che era avvenuto anni
prima, e
lei era stata troppo ingenua per capire subito a cosa sarebbe andata
incontro.
Eppure se Tamora era diventata così cosa poteva impedirle di
seguire la
medesima sorte? Dopotutto loro erano gemelle, avevano un legame
indissolubile,
non potevano certo essere ai poli opposti.
–
Hai visto cosa sei diventata? Sei come me, sorellina, lo sei sempre
stata. –
-
No, non sono come te, sono diversa. –
Un
sorriso maligno le increspò le labbra.
-
Gli specchi non mentono. –
Ricordava
che Tamora era solita dirlo spesso, quando affermava che loro erano
l’una lo
specchio dell’altra, ma sua nonna la smentiva repentinamente.
“Gli
specchi sono infidi, ci mostrano le cose al contrario di come realmente
appaiono. Se alzi la mano destra il tuo riflesso lo farà con
la sinistra, se ti
sposti in una direzione lo specchio ti farà credere di
essere andata in quella
opposta. Non fidarti mai di ciò che ti mostra uno specchio,
Lainey.”
Si
scagliò contro lo specchio, mandandolo in frantumi.
-
Io non sono te, Tamora! –
Ellie
calpestava le foglie umide del bosco con vigore mentre correva
più velocemente
che poteva. Sentiva i polpacci in fiamme, la milza le doleva e il
respiro le si
mozzava nei polmoni, i rami degli alberi più bassi le
ferivano le braccia
mentre s’inoltrava nel fitto della vegetazione. Il latrato
del lupo alle sue
spalle la raggiunse facendola sussultare. Più correva e
più sembrava che il
Cacciatore le si avvicinasse. Spinse ancora di più
l’andatura, ignorando il
dolore e la stanchezza. Fin da piccola le storie che le venivano
raccontate
avevano una morale e quella che più di ogni altra
l’aveva turbata era stata
quella della Caccia Selvaggia.
“Le bugie non si
dicono, Ellie. Mentire non
sta bene e una volta che si promette qualcosa si deve fare tutto quello
che è
in proprio potere per non rompere il giuramento. La Caccia Selvaggia
insegue i
bugiardi e gli spergiuri, Ellie, e tu non vuoi essere una delle loro
prossime prede
vero?”
No,
non voleva.
Sarebbe
stata una brava bambina, una onesta, una persona su cui si potesse fare
affidamento sempre e comunque.
Lei
non mentiva, non ne era capace … ma in
quell’universo tutti mentivano. Quella
considerazione la raggiunse pungente, spingendola ad arrestarsi.
Era
tutta una bugia, nulla di quello che vedevano era reale, come aveva
fatto a
dimenticarlo?
-
Tu non esisti, non sei il Signore della Caccia Selvaggia. –
Un
rumore di applausi, secco e ritmico, risuonò prima che
l’illusione svanisse.
-
Ben fatto, mia cara, veramente molto brava. Sam, puoi
lasciarci, di qui in avanti me ne occupo io. –
Il
misterioso Cacciatore ruppe l’incanto, assumendo le
sembianze di un ragazzo dai serici capelli scuri che accarezzava
distrattamente
il lupo dal pelo candido accanto a lui.
-
È stato divertente -, replicò con un sorriso, -
piacere di
aver giocato con te, Ellie. –
Lo osservò con
gli
occhi sgranati.
Divertente?
Lui
trovava davvero che tutto quell’incubo fosse un gioco?
Fece
per ribattere, ma Samael scomparve insieme al lupo e a
lei non rimase che fronteggiare Asher.
Il
ragazzo indossava degli abiti diversi da quelli che aveva
in precedenza, constatò indugiando sulla semplice t shirt
blu e sui jeans.
-
Ti sei cambiato. –
-
Già, gli altri vestiti erano coperti di terra …
seccante a
dire il vero, ma non ho scelto certo io la paura della tua amica
Scarlett. –
-
Lei dov’è? –
Asher
osservò il terreno sotto di loro con fare pensieroso
prima di ribattere: - Tre o forse quattro metri sotto di noi, non
ricordo con
precisione, ma direi che le rimane un’altra
mezz’ora di ossigeno prima di
lasciarci. –
Si
scagliò contro di lui, decisa a colpirlo, ma si
ritrovò a
colpire il vuoto.
Il
tono di disapprovazione del ragazzo la raggiunse alle
spalle.
-
Suvvia, credi davvero che sia così semplice battermi? Nulla
qui si basa sul mero corpo a corpo, credevo l’avessi capito
ormai. –
Certo,
era tutto un gioco mentale, un modo macabro e malato di
metterli alla prova.
-
I miei amici sono vivi? –
-
Per il momento sì, ma come ti ho già detto
dipende tutto da
te. Pensi di riuscire a battermi, Ellie? –
Spazio
autrice:
Salve!
Mi
spiace
lasciarvi in sospeso così, ma nel prossimo capitolo (che
sarà anche l’ultimo)
conoscerete la sorte dei nostri ragazzi. Ellie riuscirà a
battere Asher e, se
sì, in che modo? Non vi resta che attendere il prossimo
aggiornamento e nel
frattempo vi lascio il link di una mia nuova storia; mi farebbe piacere
se
voleste andare a dare un’occhiata anche lì: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3808170&i=1
A
presto.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
|
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Capitolo 17 *** Epilogo ***
Epilogo
-
Pensi di riuscire a battermi, Ellie? –
Quella
sì che era una bella domanda, peccato che non ne avesse
la minima idea. Certo era riuscita a sconfiggere la sua paura e uscire
fuori da
quell’incubo a occhi aperti, ma l’idea di
affrontare Asher che in quegli anni
era diventato un esperto di quell’universo la terrorizzava.
-
Tremi come un gattino – le fece notare, quasi le avesse
letto nel pensiero, - ti faccio così tanta paura? –
Serrò
i pugni, costringendosi a smettere di tremare, e alzò lo
sguardo per fissarlo dritto negli occhi.
Scandì
lentamente le parole, consapevole che le unghie le
graffiavano i palmi delle mani tanto teneva serrata la presa.
-
Io non ho paura. –
-
Come dici tu. –
-
Quando dici che devo batterti cosa intendi? Quale è la
sfida? –
Una
scacchiera comparve a pochi passi da loro.
Era
molto più grande delle consuete, quasi a dimensioni umane,
ed era bellissima. Le pedine erano lavorate con sapiente maestria in un
materiale che sembrava incredibilmente costoso.
-
Marmo iraniano -, le suggerì la voce del ragazzo, - a casa
mia ce n’era moltissimo. –
Colse
una nota malinconica nella sua voce e per un attimo
provò pena per lui. Non doveva essere stato facile trovarsi
fuori dal mondo per
dieci anni, consapevole del dolore che doveva aver lasciato nei suoi
cari.
-
Piaceva molto anche ad Annie. –
Lo
vide sussultare come se l’avesse colpito. Fu appena un
istante, poi la consueta aria fredda e imperscrutabile lo avvolse.
-
Non siamo qui a rivangare ricordi, ma a finire il gioco.
Battimi e siete tutti liberi. –
-
Tutto qui? È solo una partita a scacchi? –
-
Nulla è mai solo quello che sembra. Ogni pedone che
l’avversario
mangia è un accesso ai ricordi dell’avversario. La
partita finisce quando uno
dei due si arrende oppure viene consumato – chiarì.
Consumato.
Come
se fossero nulla più che meri oggetti.
-
Va bene -, decretò, - non perdiamo altro tempo e giochiamo.
–
A
Scarlett non restava ancora molta aria a disposizione.
Asher
era un bravo giocatore, cauto e circospetto, intuitivo e
a tratti impenetrabile. Anche lei però non se la cavava
male, considerò
distrattamente mentre la osservava afferrare un alfiere e soppesare la
scacchiera con espressione assorta. La vide muovere, mangiando il suo
cavallo
con un sorriso appena accennato.
Un
sacrificio necessario per arrivare alla sua torre.
Serrò
la mandibola, pronto a veder affiorare il suo ricordo.
Annie
era sdraiata sul prato in riva al lago nero, le ciocche castano chiaro
le
incorniciavano le iridi color cioccolato mentre alzava il capo per
osservarlo.
-
Cosa fai? –
Vide
se stesso intento a lavorare con il carboncino. Ricordava bene cosa
stesse
ritraendo in quel momento, era stata la prima volta che si era reso
conto di
quanto spesso raffigurasse Annie. Molto più spesso di quanto
un comune amico
avrebbe fatto, poco importava se la ragazza in questione era o meno la
sua musa
ispiratrice.
-
Disegno. –
-
Questo lo vedo -, lo rimbrottò con un sorrisetto ironico, -
ma cosa disegni? –
-
Un bozzetto così, nulla di chè. –
Annie
si alzò, afferrando il blocchetto e sottraendolo alla presa
dell’amico. L’osservò
con gli occhi sgranati, accarezzandolo con la punta delle dita. Aveva
un’espressione
di religioso stupore impressa sul suo bellissimo volto.
-
È stupendo. –
-
Ti piace davvero? –
-
Lo adoro. –
-
Allora tienilo, è tuo. –
-
Me lo ricordo quel carboncino. –
La
voce di Ellie lo fece trasalire. Serrò la presa sul pedone,
pronto a muoverlo per mangiare la sua torre.
-
Stiamo giocando, non condividendo vecchie memorie. –
-
Annie lo conservava gelosamente, l’aveva persino fatto
incorniciare e lo teneva sopra al suo letto in modo che potesse
guardarlo come
prima e ultima cosa quando apriva o chiudeva gli occhi durante la
giornata. –
-
Concentrati, mia cara, perché non sarò gentile
con te ancora
a lungo. –
Mosse
la pedina, mangiando la torre, e si preparò a entrare
nella mente della sua avversaria.
-
Annie! Annie! –
La
cugina si voltò verso di lei, allargando le braccia e
stringendola a sé quando Ellie
si tuffò su di lei con un sorriso immenso.
– Ciao, piccola
mia, hai fatto la brava quando
ero via? –
Annuì,
stringendola a sua volta, mentre affondava il volto nei capelli della
cugina.
Aveva atteso con impazienza il suo ritorno a casa e finalmente era
lì con lei e
ci sarebbe rimasta per tutta l’estate.
-
Sono stata bravissima, proprio come ti avevo promesso, ma tu rimarrai
con me
fino a settembre? –
-
Certo, piccola, abbiamo fatto un giuramento noi due no? –
Sempre
insieme quando era possibile, tutte le volte in cui era possibile. E i
Flint
prendevano molto sul serio quella storia dei giuramenti.
Riemerse
da quel ricordo con la consapevolezza che aveva
ferito tanto Ellie quanto se stesso. Una sensazione di rabbiosa
impotenza si
fece strada in lui, ma quando venne nuovamente il suo turno di muovere
le
mangiò comunque il cavallo.
Annie
non c’era più e lui non ne poteva più
di stare lì
dentro.
Doveva
uscire, se non altro per se stesso e per i suoi ultimi
due amici rimasti in vita.
-
Perché piangi, piccola? –
-
Quella bambina mi ha spinta – replicò, indicandole
Melissa Strongold che
ridacchiava nell’angolo insieme alle sue amiche. Era
più grande di Ellie di un
paio d’anni e si divertiva a fare la bulla con i
più piccoli, consapevole che i
suoi genitori non l’avrebbero mai punita e anzi ne avrebbero
preso comunque le
difese.
Annie
le accarezzò il volto, asciugandole le lacrime e aiutandola
ripulire il
vestitino sporco di terra e le ginocchia sbucciate.
Poi
si diresse verso il gruppetto di bulle, decisa a sfruttare la sua
età maggiore
per intimorirle.
Si
fermò davanti a Melissa, sbattendola contro il muro con
forza e fissandola con
rabbia.
-
Toccala di nuovo e giuro che renderò la tua vita un inferno
in terra. Hai
capito, piccola serpe? –
Melissa
annuì tremante mentre le sue amiche corsero via spaventate.
-
Sì. –
-
Allora adesso vai a chiedere scusa a mia cugina. –
La
ragazzina obbedì, per poi correre via dalle sue amiche.
Ellie l’abbracciò
stretta, scoccandole un bacio sulla guancia.
-
Grazie, Annie. –
Le
scompigliò affettuosamente i capelli replicando: - Chiunque
voglia farti del
male dovrà passare prima sul mio cadavere.
Proteggerò sempre te e Bax, non dimenticartelo
mai. –
Riemergendo
dal ricordo Ellie scrutò da sotto le ciglia lunghe
il volto di Asher. Il ragazzo era più pallido del solito,
tremava mentre teneva
in mano il pezzo degli scacchi, e le iridi blu erano arrossate e
lucide.
Una
singola lacrima gli corse lungo il volto prima che
puntasse lo sguardo dritto nel suo.
Lasciò
cadere il pezzo, guardandolo rotolare lungo la
scacchiera e poi cadere a terra con un tonfo sordo.
-
Prendi i tuoi amici e vattene, siete liberi di andare,
nessuno vi torcerà un capello … mi arrendo.
–
Non
poteva farle male, realizzò, non dopo aver sentito le
parole di Annie.
Si
alzò dalla sedia, notando i corpi dei suoi amici ancora
addormentati che si materializzavano accanto a lei uno dopo
l’altro.
La
sua strategia aveva funzionato, pensare solo ad Annie l’aveva
salvata.
Avevano
vinto.
Finalmente
erano tutti liberi.
*
9
mesi
dopo
-
Non riesco a credere che siamo riusciti a diplomarci tutti
quanti -, decretò Urania mentre afferrava gli ultimi oggetti
e li tuffava nel
baule con poca cura, - per un attimo ho pensato davvero che non ce
l’avremmo fatta.
–
-
Quello che non riesco a credere io invece è come tu possa
preparare i bagagli in quel modo barbaro – la
rimbeccò Merritt, incredula
davanti a quel cumulo spiegazzato, - Ci credo che hai sempre problemi a
chiudere i ganci. –
-
La maggior parte di quelle cose è da lavare, mammina
cara. –
La
ragazza le fece una linguaccia, ma Scarlett intervenne a
interrompere sul nascere qualsiasi battaglia di smorfie.
-
Basta, bambine, se non ci diamo una mossa finiremo con il
perdere l’Espresso. Non so voi, ma non ci tengo
particolarmente a passare le
vacanze estive chiusa qui. –
Lo
sguardo di Merritt cadde sull’orologio a pendolo e
sussultò.
-
Per le mutande di Merlino, ma è tardissimo, ho promesso a
David che l’avrei aiutato a finire di preparare il suo baule.
Ci vediamo sul
treno. –
Uscì
dalla stanza trascinandosi dietro i bagagli, puntando
dritta verso il dormitorio maschile tra le risate delle due amiche.
-
Ah, l’amore. Ti rendi conto che a essere rimasti single
siamo solo noi due e Monterys? –
-
Ringraziando il cielo, perché con il cavolo che mi sarei mai
messa a piegare gli abiti a qualcuno. –
-
Hai mangiato l’ultima Cioccorana! –
-
Non è vero. –
-
Sì che è vero -, insistè Evangeline
puntandogli contro un
dito, - ti ho visto perfettamente. –
-
Avrai preso un colpo di sole, perché hai le traveggole.
–
Greta
lanciò un’occhiata divertita
all’indirizzo di Race,
entrambi completamente presi dalla discussione in atto tra la coppia di
fidanzati.
-
Dici che Bax e Lyn la smetteranno mai di bisticciare? –
-
Spero proprio di no -, replicò il rosso, - altrimenti che
divertimento ci sarebbe? –
Scosse
il capo, affibbiandogli un pizzicotto sul fianco.
-
Ahia, questo per cos’era? –
-
Perché non sei mai serio. –
-
Sono sempre mortalmente serio quando c’è qualcosa
d’importante
e che mi interessa particolarmente … mi sembra di avertelo
dimostrato
ampiamente ieri sera, terremoto. –
Avvampò,
lieta che i loro amici fossero troppo presi dalla
discussione sul cioccolato per aver prestato ascolto alle loro parole.
Gli
assestò l’ennesimo buffetto.
-
Scemo. –
-
Disturbo? –
Ellie
si voltò verso Monterys, in piedi davanti alla porta
dello scompartimento, e gli sorrise invitandolo a entrare.
-
Certo che no, ma come mai non sei con Arthur e David? –
-
Sono con le loro belle -, replicò lasciandosi cadere sul
divanetto davanti a lei, - Michael dov’è?
–
-
È andato a prendere qualcosa da mangiare. –
-
Bene, allora sarò breve -, si sporse verso di lei per
osservarla dritta negli occhi con assoluta serietà, - tu lo
sai che nessuno dà
la colpa a te per quello che è successo a settembre, vero?
–
Accennò
un timido assenso.
-
Bene, perché è davvero così. Sei stata
tu a tirarci fuori di
lì, Ellie, e se non fosse stato per te molti di noi
sarebbero morti o peggio. E
io sono tra loro … perciò credo che sia doveroso
ringraziarti. –
-
Avresti fatto lo stesso al mio posto. –
-
Avrei tentato -, convenne, - ma non so se ci sarei riuscito.
Anzi se devo essere onesto è molto probabile che avrei
fallito e condannato
tutti all’oblio. Perciò promettimi che smetterai
di sentirti in colpa per quel
gioco. –
-
Ci proverò. –
Monterys
scosse il capo con decisione.
-
No, non basta, devi giurarmi che lo farai. –
Ellie
rimase in silenzio per qualche istante, soppesando le
dichiarazioni dell’amico. Poteva riuscirci, magari con un
altro po’ di tempo a
disposizione. Alla fine cedette: - Va bene, giuro che lo
farò. –
-
Bene. Adesso ti lascio con il tuo ragazzo, vado a
raggiungere Urania e Scarlett e il nostro single club. –
La
porta dello scompartimento si aprì a mostrare Michael; lui
e Monterys si scambiarono un cenno di saluto e si diedero il cambio.
Il
fidanzato le sedette accanto, passandole un braccio attorno
alle spalle e porgendole un sacchetto di dolci assortiti.
-
Cosa voleva Monty? –
-
Solo ringraziarmi ed essere certo che stessi bene. –
Michael
le accarezzò il volto con dolcezza.
-
E tu stai bene? –
Si
accoccolò contro di lui, posando il capo sul petto asciutto
e muscoloso.
-
Quando sono con te sto sempre bene. –
Spazio
autrice:
Salve!
Come
promesso eccoci qui con l’epilogo della storia. Come sempre
ci tengo a
ringraziare particolarmente coloro che hanno partecipato alla storia,
senza i
quali tutto ciò non sarebbe stato possibile, coloro che
hanno recensito e letto
anche se non partecipavano alla storia, coloro che hanno inserito la
storia tra
le seguite/preferite/ricordate.
Alla
prossima avventura.
XO
XO,
Mary
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