Problems that need to be solved

di Alsha
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Children that need to be loved ***
Capitolo 2: *** The times you said you had the anwers ***
Capitolo 3: *** The plans that ended in disaster ***
Capitolo 4: *** The broken happy ever afters ***
Capitolo 5: *** Pointed up at the stars ***



Capitolo 1
*** Children that need to be loved ***


CHILDREN THAT NEED TO BE LOVED


Pollice destro, indice destro, medio destro, anulare destro, mignolo destro.

Pollice sinistro, indice sinistro, medio sinistro, anulare sinistro, mignolo sinistro.

L’impiegata ritira le due schede, ricontrolla che il nome sia corretto e corre a scannerizzarle perché vengano inserite nel Sistema.

Bruce Banner ha compiuto da poco dodici anni, l’età a cui è obbligatorio recarsi perché le impronte vengano registrate. È necessario, gli hanno spiegato sua madre a casa e i professori a scuola, per trovare la propria anima gemella, la persona perfetta per te, che ti farà diventare migliore.

Per questo hanno inventato il Sistema, per fare in modo di sapere se qualcun altro, ovunque nel mondo, ha le sue stesse impronte digitali. Non sanno esattamente perché proprio le impronte digitali, invece che un marchio più visibile, più riconoscibile. Bruce se lo chiede spesso.

Non sanno nemmeno esattamente come, ma le statistiche parlano chiaro: coloro che incontrano la loro anima gemella (o le loro) vivono meglio e più a lungo di coloro che non la incontrano. Forse è anche per questo che annuisce con vigore quando l’impiegata ritorna per chiedergli se acconsente, al compimento del diciottesimo anno, alla comunicazione dei dati alla sua anima gemella.

Non vede l’ora di sapere i risultati. Ha studiato tutto il possibile sulle anime gemelle e sul Sistema, sa che se verrà trovata una corrispondenza allora avrà finalmente trovato la persona perfetta per lui. Sarà un’anima gemella romantica o platonica? Sarà maschio o femmina? Di sicuro avranno delle passioni in comune! Spera che sia una persona tranquilla, ma sa che, anche se così non fosse, non ci sarà nessun problema.

E se non ci fosse corrispondenza… Andrà bene comunque. Dovrà solo stare più attento. Ricordare sempre che non c’è nessuna certezza che la persona che ha davanti non lo ferirà.

Non lo dimenticherà. Suo padre incombe anche quando non c’è, l’odore acre dell’alcool, i lividi e le urla sono ormai come una seconda pelle. Lui non è l’anima gemella di sua madre.

Se non avrà un’anima gemella starà attento. Avrà lo stesso degli amici, magari non così stretti, ma li avrà. E se non troverà l’amore, pazienza.
Lui ce la farà.

Sarà felice.

La sua mano paffuta trema tra le dita sciupate di sua madre. L’inchiostro gli macchia ancora la pelle.

 
[376 parole]

 
NOTE:
>La storia è legata (ma non partecipa) al contest “Un fiume di Soulmate!AU” sul forum di EFP
>Il Soulmate!AU scelto è il 42: “Soulmate share the same fingerprints/I soulmate hanno le stesse impronte digitali
>I titoli della raccolta e della shot sono entrambi tratti dalla canzone “What about us” di Pink
>Non essendoci una sezione generale per il MCU, ho inserito la storia nella sezione di Avengers, nonostante la raccolta vada a toccare diversi film
>La storia di violenza da parte del padre su Bruce e sua madre è canon, mi sono limitata a trasporla in questo universo



 

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Capitolo 2
*** The times you said you had the anwers ***


THE TIMES YOU SAID YOU HAD THE ANSWERS


Pollice destro, indice destro, medio destro, anulare destro, mignolo destro.

Pollice sinistro, indice sinistro, medio sinistro, anulare sinistro, mignolo sinistro.

Le impronte digitali sulla lettera sono così piccole, come le sue mani solo sei anni fa quando si è registrato nel Sistema. Sua madre usava baciarne le dita una ad una, quando era ancora viva.

Gli diceva -gli prometteva, giurava, persino- che lo avrebbero portato dalla sua anima gemella, al sicuro.

Ma il Sistema ha sentenziato.

Nessuna corrispondenza trovata.

Nessuna persona perfetta per lui.

Il pavimento della sua stanza è freddo, e duro, e Bruce è solo.

Lo sarà per sempre.


[101 parole]




NOTE:
>La storia partecipa al contest “Un fiume di Soulmate!AU” sul forum di EFP
>Il Soulmate!AU scelto è il 42: “Soulmate share the same fingerprints/I soulmate hanno le stesse impronte digitali
>I titoli della raccolta e della shot sono entrambi tratti dalla canzone “What about us” di Pink
>Non essendoci una sezione generale per il MCU, ho inserito la storia nella sezione di Avengers, nonostante la raccolta vada a toccare diversi film
>La madre di Bruce qui è già morta, uccisa dal padre (come in canon)


 

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Capitolo 3
*** The plans that ended in disaster ***


THE PLANS THAT ENDED IN DISASTER
 
 
 
Pollice destro, indice destro, medio destro, anulare destro, mignolo destro.
 
Pollice sinistro, indice sinistro, medio sinistro, anulare sinistro, mignolo sinistro.
 
Bruce ripone il pennellino nella boccetta dello smalto, mentre Loki rimira le sue unghie rosse con le labbra premute in una linea sottile.
 
-Accettabile. – annuncia.
 
-Avresti potuto farlo da solo. O con la magia. – ribatte piccato lo scienziato, avvolgendosi nella sua colorata vestaglia sakaariana.
 
-Non volevi un passatempo? Qualcosa che ci permettesse di superare le nostre passate divergenze? Qualcosa che ti tenga lontano da mio fratello?
 
-Un passatempo, non un lavoro non retribuito come tua estetista. – il problema è che quando Loki non sta palesemente cercando di ucciderti riesce ad essere anche di decente compagnia, e non ti accorgi che si è inserito nella tua vita fino a che non è troppo tardi – E non tirare in ballo tuo fratello. Non sto evitando Thor.
 
Loki alza dal letto per andare a recuperare il suo bicchiere, pieno di una bibita azzurra e zuccherina, trascinandosi dietro ampie falde di stoffa verde smeraldo. Non sembra per nulla convinto.
 
-Non lo sto evitando! Se non altro, è lui che sta evitando me! – il dio inarca appena un sopracciglio, nascosto dietro al suo bicchiere – Sapete tutti che è meglio per tutti quanti che io stia qui al sicuro, dove posso stare tranquillo e fingere di non essere alla deriva nello spazio profondo. Non posso uscire da questa stanza! E se tu e Val e anche Korg passate a trovarmi così spesso non è totalmente impossibile. – allarga le braccia, le ampie maniche viola sventolano nell’aria come a dire “guardaci, stiamo avendo un pigiama party, ti sembra che stia evitando qualcuno”.
 
Ogni possibile risposta viene troncata da un bussare violento alla porta. Loki agita svogliatamente una mano e la porta si apre rivelando la figura della valchiria (Val, per gli amici) con tanto di bottiglia di liquore alla mano.
 
-Come va donzelle?
 
-Loki è irragionevole.
 
-Stai facendo tutto da solo, Dottore.
 
-Thor?
 
Loki annuisce e poi accenna con la testa all’aspetto stanco dell’altra.
 
-Thor?
 
La risposta è un vago suono gutturale e la sparizione di metà del liquore dalla bottiglia. Val si lascia cadere di schiena sul letto facendo rimbalzare Bruce fino quasi a cadere dal materasso.
 
-Thor? Sta bene?
 
Val e Loki si scambiano uno sguardo complice e Bruce sospira.
 
Sa cosa stanno pensando.
 
 
 
Non è che stia effettivamente cercando di evitare Thor, sia chiaro. È che Thor è re, adesso. E Bruce è un pericolo pubblico.
 
Thor non ha tempo di fargli visita, e Bruce non può uscire. Dalla fuga da Asgard non si sono quasi più visti.
 
E non è che si conoscessero poi tanto bene, sulla Terra. Erano compagni d’armi, certo. E Thor aveva passato diverso tempo con Tony prima di Ultron e Sokovia, con cui anche Bruce aveva trascorso molto tempo. Avevano parlato diverse volte ma… amici? No, non potevano definirsi amici.
 
Thor è un dio, e un eroe, e un re. Bruce non è nulla di che… a malapena uno scienziato, del tutto inutile se non fosse per Hulk, che a sua volta serve solo a distruggere e uccidere. Non c’è nessuna possibilità che, anche potendo, Thor voglia trascorrere del tempo con lui.
 
Non che Bruce lo desideri!
 
Certo, Thor è l’unico che conoscesse anche sulla Terra, che l’abbia visto essere quasi sé stesso, che conosce abbastanza bene il suo mondo. Però no, non può pretendere assolutamente nulla da lui.
 
Anche se c’è sempre un’ombra silenziosa tra i suoi pensieri, una mancanza, come l’aria fredda che entra da una fessura che non si riesce ad individuare.
 
Non può imputarla alla solitudine, ha visite tutti i giorni con costanza, come se avessero organizzato dei turni appositamente per non farlo rimanere da solo.
 
Loki sembra essersi guadagnato il favore generale della popolazione in quanto sovrano tutto sommato niente male nelle vesti di Odino, e la valchiria è stata accolta come un’eroina da tutti, e di conseguenza hanno i loro impegni nell’aiutare il re di Asgard, eppure fanno sempre in modo di passare da lui.
 
Ma loro non hanno gli obblighi di un re, naturalmente.
 
Non che debba giustificare in alcun modo Thor.
 
Non ne ha alcun diritto.
 
 
 
-Dottore! Sono annoiato!
 
Loki precipita nella stanza e sul suo letto trainandosi dietro una scia di caos a cui si è abituato. Seduto alla minuscola scrivania, Bruce non si volta nemmeno. Sta cercando di decifrare le istruzioni di quelle che sembrano carte da gioco sakaariane. Fino ad ora è riuscito a distinguere dei set di colori e dei simboli che si ripetono, ma non ha idea di come derivare da esse un qualche gioco.
 
-Aiutami con queste. – agita distrattamente un ventaglio di carte, meditando sulla fattibilità di un solitario – Riusciresti a trovarmi della carta? Devo fare dei calcoli. – o disegnarsi delle carte sue.
 
Il dio dell’inganno non si degna nemmeno di rispondere: quando lo scienziato si volta lo trova fermo a fissarlo con un sopracciglio appena inarcato.
 
-Hai qualche idea migliore? – se solo trovasse un modo efficace per assegnare un ordine alle carte… Potrebbe assegnare arbitrariamente a ciascun simbolo un valore, magari…
 
-Potremmo parlare? – il tono è innocente, ma il sorriso ricorda tanto lo Stregatto di Alice nel Paese delle Meraviglie. Se Bruce sa già dove vuole andare a parare, è solo perché non uscendo mai dalla sua stanza, non succedono molte altre cose. Sospira.
 
-Quale assurda idea ti sei messo in mente quest’oggi?
 
-Dottore, dottore, dottore… Devo per forza ricordarti che so leggere i tuoi pensieri? Che percepisco le tue emozioni?
 
D’istinto Bruce si spinge indietro, urtando con lo schienale della sedia il bordo della scrivania. I pochi ricordi che Hulk conserva della distruzione di Sokovia riaffiorano tinti dal rosso dei poteri della piccola strega. Loki prende un’espressione impietosita.
 
-Non ti farò del male. – dice, la voce neutra e impassibile - So cosa significa essere usato come un’arma. Ma sento il tuo dolore che cresce. Potrebbe finire per soffocarci tutti. – storce appena la bocca mentre si dirige verso la porta - Pare che oggi non sia giornata nemmeno con te. Avrei preferito evitare di dirtelo, non sono affari miei, ma forse ti aiuterà sapere che l’umore di mio fratello peggiora costantemente dall’ultima volta che avete parlato.
 
-E da quando qualcosa non è affar tuo? – sbotta Bruce, fermando il dio sulla soglia.
 
-Certe cose sono sacre anche per me. – la porta si richiude e, come per ogni cosa che riguarda Loki, Bruce non sa proprio cosa voglia dire.
 
 
 
Loki non si è fatto più vedere per i due giorni successivi. Bruce ne prende atto con distacco, per evitare di doversi interrogare sulla natura di quel gesto.
 
Si tiene occupato calcolando la fattibilità di giochi di carte terrestri con quelle sakaariane e disegnandone un mazzo sbilenco di quelle terrestri, e leggendo un romanzo dalla copertina sgualcita che Val è riuscita a farsi prestare da una famiglia di Asgard.
 
Almeno fino a quando non sente pestare violentemente contro la porta. È la valchiria, priva di bottiglia alla mano (e non sembra quasi sbilanciata, così?) ha uno sguardo allarmato, e sembra reduce da una corsa.
 
-Bruce, vieni. – gli ordina, il respiro pesante.
 
-Val…
 
-Bruce, per favore. È urgente. – non l’ha mai vista così agitata, e questo basta in sé a far agitare Hulk dentro la sua testa.
 
-Non posso uscire da qui.
 
-È Thor. – lo dice come se glielo avessero strappato con le pinze – Non sta bene. Qualche ferita trascurata, non so.
 
-Io…
 
Ma lei non cede. Gli fa un ultimo cenno di seguirlo e poi inizia a correre per i corridoi. Lo scienziato resta immobile, stravolto, sulla soglia della sua stanza.
 
Ma è Thor.
 
Ha già perso fin troppo tempo.
 
 
 
Non.
 
Ha.
 
Il.
 
Fisico.
 
Non ha più il fiato nemmeno per pensare, eppure Val sembra appena affaticata dalla lunga corsa verso l’infermeria. Pesta con forza sul pulsante di apertura della porta di una stanza, poi si scosta di lato per lasciarlo entrare. Con aria distratta sente la porta richiudersi dietro di sé, ma non lo registra appieno perché davanti a lui c’è Thor.
 
Solo che il re di Asgard non è sdraiato sul letto, sofferente e attaccato a tutti i macchinari del caso. È seduto sulla sedia accanto al letto e regge la mano di qualcuno privo di sensi che somiglia a… Bruce?!
 
L’uomo sul letto apre all’improvviso gli occhi e si mette a sedere, ma, prima che qualcuno possa dire qualcosa, fa un occhiolino a Bruce (quello vero, ancora imbambolato davanti alla porta) e scompare in una miriade di scintille dorate.
 
Solo a quel punto Thor sembra accorgersi dello scienziato. Per un attimo, rimangono a fissarsi in silenzio, identiche espressioni di stupore sul volto, poi come un sol uomo si voltano verso la porta chiusa, ricoperta da nastri di rune dorate.
 
-Loki. – dicono all’unisono.
 
Dall’esterno giunge l’eco di una risata.
 
O forse è solo un’allucinazione dovuta allo stress, perché è nella stessa stanza con Thor, e non può negare che gli sia mancato, né di essersi preoccupato per lui, e non ha idea di come gestire la situazione.
 
Bruce sa che cercare di convincere Loki a liberarli è del tutto inutile, ma non riesce a capire quale sia lo scopo del dio dell’inganno, la risposta che farà aprire la porta. Thor è rimasto qualche passo indietro, e continua a agitarsi sul posto, incrociando le braccia per poi sistemarsi il mantello o passarsi una mano tra i capelli e dondolarsi un po’ per finire incrociando le braccia di nuovo.
 
-Banner… - azzarda, quando Bruce si volta a guardarlo.
 
-Thor… Come stai? – sembra stanco, e teso. La cosa lo distrae persino dal ricordargli di usare il suo nome.
-Bene, bene. Il mio popolo è alla deriva nello spazio. Ma bene. – il re sembra guardare ovunque meno che verso di lui – Potrebbe andare peggio. Potremmo essere morti. E tu, Banner? La valchiria mi porta tue notizie ogni tanto, ma mio fratello si rifiuta di… - chiude la bocca di scatto, irrigidendosi. Per la prima volta il suo sguardo sembra posarsi su di lui per un attimo, prima che Thor lo distolga immediatamente.
 
-Chiamami Bruce, te l’ho già detto. – ammonisce, imbarazzato – Mi tengo occupato. È tranquillo, soprattutto! – aggiunge di fretta, sollevando le mani davanti a sé. Non vuole che Thor si preoccupi che Hulk possa fare del male alla sua gente; fosse per lui, Thor non dovrebbe preoccuparsi mai di nulla. Ha sofferto già abbastanza.
 
-Non temo che tu sia un pericolo per il popolo di Asgard, amico mio, ma sono felice che tu sia sereno. E mi dispiace di non averti visitato in questi ultimi giorni, sarebbe stato il minimo dopo il grande servigio reso alla mia gente. Eppure…
 
Il re scuote appena la testa.
 
-Hai qualche idea di come uscire da qui? – domanda, pregando che Thor abbia una risposta che non coincida con la sua, perché crede di avere capito che cosa vuole Loki, e davvero, non avrebbe dovuto fidarsi di lui.
 
-Purtroppo sì, Bruce. – quando Thor si volta di nuovo verso di lui è serissimo – Credo che mio fratello voglia che un segreto sia rivelato. E temo abbia ragione.
 
Il re di Asgard si erge in tutta la sua altezza e lo fissa dritto negli occhi. Bruce sa di non poter resistere a lungo, davanti ad uno sguardo del genere. E poi, a cosa servirebbe?
 
Ha già capito cosa vuole sentirsi dire Loki, e sa che anche senza il suo intervento avrebbe dovuto ammetterlo, nonostante tutte le volte che lo ha negato. Che senso avrebbe prolungare ulteriormente l’agonia?
 
-Mi sono innamorato di te. – quasi grida, la sua stessa voce soffocata dal pulsare del sangue nelle sue orecchie, eppure non abbastanza forte da sovrastare la voce di Thor quando parla.
 
-Siamo compagni d’anima. Anime gemelle, come dite su Midgard.
 
-Cosa? – balbetta, mentre Thor registra le sue parole e il suo volto si apre in un enorme sorriso – Non è possibile… Come?
 
-Due anni fa, alla festa del nostro amico Stark. – dice, e Bruce inizia a ricordare – Inserirono le mie impronte digitali nel vostro… meccanismo?
 
-Nel Sistema?
 
-Nel Sistema, sì. Dopo la grande battaglia di Sokovia, mentre tu eri disperso, Stark è venuto da me. Portava con sé i risultati, che dimostravano con assoluta certezza che le nostre anime sono compagne, Bruce.
 
Thor tende una delle sue enormi mani verso di lui, e Bruce la prende con delicatezza inclinando il palmo per osservare meglio le impronte digitali del re di Asgard.
 
Non può essere accurato come il Sistema, ma anche nella luce fredda riesce a vedere che i disegni sulla punta delle loro dita sono identici. Stupefatto, solleva lo sguardo nuovamente verso Thor che sorride ancora.
 
-Ti ho cercato tanto a lungo, Bruce Banner. – annuncia, intrecciando le dita alle sue – E credo, dalle tue parole, che anche tu mi stessi aspettando.
 
C’è tanta tenerezza nella sua voce che Bruce si sente sciogliere, ed è in quel momento che le sue ginocchia decidono di cedere. Thor lo prende al volo, stringendolo a sé e mormorandogli cose di cui non riesce a comprendere il senso. Sente tutto attutito, trema e fa fatica a respirare. Il sangue gli è risalito fino al volto con un calore soffocante. Era tempo che il suo corpo cedesse allo stress.
 
Ma Thor lo sorregge.
 
La sua anima gemella.
 
È al sicuro.
 
 
 
Quando si sveglia, è nel suo letto, infilato nei comodi vestiti sakaariani che Loki gli ha procurato. Ed eccolo, Loki, seduto alla sua scrivania, a far volteggiare carte da gioco in aria con destrezza. Quando si accorge che Bruce è sveglio, risponde con un sorriso innocente al suo sguardo torvo, ed esce dalla porta salutandolo con un occhiolino.
 
Fuori dalla stanza c’è Thor, che gli porge un vassoio con un dolce e una caraffa di una tisana dal forte profumo agrumato, e chiede, con voce tesa, di poter iniziare formalmente a corteggiarlo.
 
Per tutta la sicurezza vantata prima in infermeria, Thor adesso è rigido, paonazzo e sembra non poter sostenere il suo sguardo. Fa una tenerezza immensa, e Bruce sente ogni ansia e preoccupazione sparire.
 
-Tu… - non crede di riuscire a dire nulla di più a quell’uomo, quel dio, coraggioso, dolce, forte, intelligente, altruista, impacciato, tenero… Quell’essere meraviglioso, che è la sua anima gemella, che vuole lui… Non crede gli sia legalmente permesso dirgli di no.
 
Sente gli occhi riempirsi di lacrime di gioia quando Thor gli sorride e per l’emozione si lascia scivolare il vassoio dalle mani spargendo tisana su tutto il pavimento.
 
Come fa a non amarlo?
 
Lo scienziato allarga le braccia, e con l’entusiasmo di un cucciolo Thor accorre a sedersi sul materasso, lasciandosi stringere in un abbraccio. Con delicatezza prede il viso di Bruce tra le mani, quelle stesse mani che dimostrano in maniera inequivocabile il loro legame.
 
Mentre lo bacia, non può fare a meno di sorridere.
 



[2494 parole]



NOTE:
>La storia partecipa al contest “Un fiume di Soulmate!AU” sul forum di EFP
>Il Soulmate!AU scelto è il 42: Soulmate share the same fingerprints/I soulmate hanno le stesse impronte digitali
>I titoli della raccolta e della shot sono entrambi tratti dalla canzone “What about us” di Pink
>Non essendoci una sezione generale per il MCU, ho inserito la storia nella sezione di Avengers, nonostante la raccolta vada a toccare diversi film
>La one shot è ambientata in un ipotetico periodo di viaggio verso la Terra dopo Thor: Ragnarok precedente i fatti della scena post credit e di Avengers: Infinity war
>Pur conoscendo il nome della valchiria (Brunhilde) dai fumetti Marvel, ho preferito lasciarla "senza nome" in quanto più affine con il suo personaggio nel Marvel Cinematic Universe, adottando come soprannome Val.


   

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Capitolo 4
*** The broken happy ever afters ***


THE BROKEN HAPPY EVER AFTERS


Pollice destro, indice destro, medio destro, anulare destro, mignolo destro.

Pollice sinistro, indice sinistro, medio sinistro, anulare sinistro, mignolo sinistro.

Con delicatezza, Bruce bacia un polpastrello alla volta, tenendo strette le mani di Thor tra le sue. Sulle labbra striate di polvere rimane un retrogusto di metallo, come quello del sangue.

-Bruce… - dice quello che un tempo era un dio tra gli dei, la voce spezzata appena più forte di un sussurro. Entrambi si guardano attorno, come se temessero che qualcuno possa sentirli. Gli altri sono lontani, in preda allo shock e alla confusione, sul campo di battaglia ormai vuoto nel silenzio attonito di Wakanda.

Sanno entrambi che tra poco li verranno a cercare, per cercare di soffocare il dolore con la speranza di poter ancora fare qualcosa.

Siamo pur sempre gli Avengers.” pensa distrattamente una parte di Bruce, quella che ancora non è rimasta instupidita dalla paura e dal sollievo e dal senso di colpa.

Thor gli accarezza i capelli e bacia lacrime e sudore via dal suo viso. Mormora con voce vuota del suo popolo, di Heimdall in una pozza di sangue, che con il suo ultimo respiro gli ha salvato la vita, e di Loki con gli occhi vuoti e il collo spezzato, che si è messo davanti a Thanos perché non toccasse Thor.

-Li vendicheremo. Non siamo riusciti a salvarli, ma li vendicheremo. Te lo giuro. – promette.

Perchè Bruce non ha mai amato nessuno come sta amando Thor in questo momento, scosso dai singhiozzi nel silenzio dell’universo, stretto tra le sue braccia.

Ci sarà tempo per le spiegazioni, le colpe, i piani e la rabbia. Laveranno via il sangue e cureranno le ferite per poter indossare le loro armature. Gli dirà ti amo, forse, quando avrà di nuovo la voce.

Incastrata nella roccia, l’Hulkbuster veglia su di loro, un angelo custode di metallo alla fine del mondo.
 

[311 parole]
 



NOTE:
>La storia partecipa al contest “Un fiume di Soulmate!AU” sul forum di EFP
>Il Soulmate!AU scelto è il 42: “Soulmate share the same fingerprints/I soulmate hanno le stesse impronte digitali
>I titoli della raccolta e della shot sono entrambi tratti dalla canzone “What about us” di Pink
>Non essendoci una sezione generale per il MCU, ho inserito la storia nella sezione di Avengers, nonostante la raccolta vada a toccare diversi film
>La storia è collocata post Infinity War

 

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Capitolo 5
*** Pointed up at the stars ***


NDR: la storia comincia con il party all’inizio di Age of Ultron
 
 
 
POINTED UP AT THE STARS
 
 
 
Pollice destro, indice destro, medio destro, anulare destro, mignolo destro.
 
Pollice sinistro, indice sinistro, medio sinistro, anulare sinistro, mignolo sinistro.
 
Il computer non fa in tempo a registrare le scansioni delle sue impronte digitali che Stark già lo spinge via per mettersi a smanettare vigorosamente sullo schermo.
 
-Dovremmo farci un reality show! Chi non vorrebbe vedere Thor con la sua anima gemella? Potremmo farci un docufilm! – grida entusiasta, agitando violentemente le mani – Che ascolti che potremmo ottenere… Pointbreak, sei sicuro che non si tratti di Jane Foster? Sembrate molto affiatati, ci sono speculazioni in giro…
 
-Sono ridicole illazioni, io e Lady Jane siamo unicamente amici. – incrocia le braccia, con una certa aria di finalità, tanto che Stark indietreggia di un passo con le mani sollevate.
 
-Hey, calma, non volevo offendere.
 
-Lady Jane ha già trovato la compagna della sua anima in Lady Darcy.
 
-Non ne dubito! Era tanto per dire. – lancia un’occhiata sbilenca verso la tastiera olografica, come a chiedere il permesso di continuare, e Thor annuisce, distogliendo lo sguardo.
 
La Vedova Nera sta sfidando a braccio di ferro Occhio di Falco e pare anche stia vincendo, forte anche della mancanza di equilibrio di Barton. L’arciere pare il più inebriato dei due, nonostante Lady Natasha abbia consumato grandi quantità di quel suo liquore trasparente per tutta la sera.
 
Una donna di notevoli capacità, nulla da dire. Non avrebbe di certo sfigurato ad Asgard.
 
Dal suo angolo sul divano, il dottor Banner incrocia il suo sguardo e gli sorride. Sembra stanco, come sempre dopo una battaglia, e un po’ a disagio. Eppure è venuto comunque a questa festa per onorare i suoi compagni.
 
Un’altra dimostrazione che il suo valore non è limitato a Hulk, Thor ne è certo.
 
Questi pensieri devono essersi manifestati in qualche modo sul suo viso, perché di rimando Banner ha aggrottato le sopracciglia. Thor cerca di sorridergli per rassicurarlo, ma senza risultato. Persino il capitano Rogers si è accorto del loro scambio e li sta osservando con aria appena divertita dal bar.
 
Con un ultimo sguardo a Stark, ancora alle prese con i numerosi schermi olografici aperti davanti a lui, decide di sedersi accanto al dottore.
 
-Allora? – chiede Banner – Ancora nessun risultato?
 
-Pazienza Bruce! – strilla Tony dall’altro lato della stanza – Qui ci sono miliardi di dati da gestire!
 
-Come ha detto Stark. Non è un problema, ho atteso la mia anima compagna per centinaia di anni, posso attendere qualche minuto.
 
-Qualche ora è più probabile! – Banner scuote lievemente la testa alle azioni dell’amico, ma sta sorridendo, anche se sembra triste.
 
-Qualcosa non va?
 
-Ma no, tutto bene. Sono felice per te.
 
Sta mentendo, lo legge nella tensione ai lati degli occhi e nella presa nervosa attorno al suo bicchiere d’acqua. Thor sente la sua espressione incupirsi.
 
-Banner, non hai necessità di mentirmi. Siamo amici e fratelli di scudo, non è vero? – e l’altro annuisce, seppur debolmente – E allora se c’è qualche problema sai che puoi parlarmene.
 
-Non è nulla Thor, davvero. – si guarda attorno cautamente, ma, dopo aver accertato che gli altri sono occupati tra di loro, torna a rivolgersi verso di lui – È soltanto che io non ho un’anima gemella. Il Sistema non ha prodotto corrispondenze con le mie impronte digitali, e… come spiegarlo… mia madre teneva molto al fatto che avessi qualcuno con me. Mi sembra quasi di averla delusa. Tutto qui.
 
-Ma questo è ridicolo, Banner! – oltraggioso, anche!
 
-Lo so, ma non posso farci niente. Forse è invidia, chissà. – agita una mano verso Lady Natasha e Barton, anime gemelle platoniche, ed è facile desiderare di essere al loro posto, avere qualcuno che sia… sulla stessa lunghezza d’onda, come dice Jane.
 
-Io non ho incontrato la mia anima compagna per mille e cinquecento anni, Banner. – lo scienziato sgrana gli occhi, sorpreso – Credi che ciò faccia di me qualcosa di diverso dagli altri?
 
Si sposta indietro, rilassandosi contro lo schienale, la spalla premuta contro quella di Bruce. Quando ricomincia a parlare, lo fa a voce bassa, per non attirare l’attenzione degli altri.
 
-Sono cresciuto con l’esempio dei miei genitori a segnare la strada, i perfetti sovrani, scelti dal destino. E come figlio maggiore ero tenuto a trovare una consorte con cui regnare quando il tempo di mio padre fosse terminato. – avvicina la testa a quella di Banner, come a sussurrare un segreto – Sai, senza figli sarebbe stato mio fratello ad ereditare la corona, ed è sempre stato troppo astuto perché non lo temessero, anche quando eravamo piccoli. Così la mia ricerca era… altamente incoraggiata.
 
Aggiunge alla frase una significativa alzata di sopracciglia, e quando riesce a strappare un sorriso a Banner non può fare a meno di rispondervi.
 
-Come funziona su Asgard? La ricerca delle anime gemelle, intendo. Come fate a trovarvi?
 
La domanda lo fa fermare un attimo. È difficile spiegare una cosa che non conosce, che non ha provato e forse non proverà mai. Ma una sera d’inverno, quando lui e Loki erano piccoli, Frigga li aveva fatti sedere vicino al fuoco e aveva raccontato loro delle anime compagne.
 
E, anche se le parole erano il dono di sua madre e di suo fratello, può sempre provare.
 
Prende una mano di Banner e la appoggia contro la sua, palmo contro palmo, con le dita allineate.
 
-Così. Mia madre diceva che quando due anime compagne si toccano per la prima volta, la magia dei Nove Regni può finalmente fluire attraverso di loro, ed esse si sentono pervase dall’energia di Yggdrasil.
 
-Quindi hai trascorso millecinquecento anni a stringere mani? – e quello scintillio di ironia negli occhi di Bruce lo rassicura che la cappa di malinconia che lo stava per soffocare è finalmente sparita.
 
Non sa quanto a lungo rimangono così, a guardarsi, con le mani premute l’una contro l’altra, ma all’improvviso Stark si lascia cadere sul divano accanto a loro annunciando che ora spetta al Sistema trovare una corrispondenza, e poi potranno organizzare il matrimonio del loro personalissimo dio del fulmine. Un secondo dopo c’è molta più distanza tra di loro e Banner sta guardando ovunque meno che verso Thor.
 
-…e poi, - continua Stark – dovremo mettere un papillon anche a Mjolnir, ovviamente. Non vogliamo che il martellone sfiguri! – si allunga verso il tavolino per prenderlo, ma ovviamente l’arma non si smuove di un millimetro – E dai! Perché?!
 
E, mentre Barton e Stark scommettono su chi per primo riuscirà a sollevare Mjolnir, Thor non può fare a meno di chiedersi se l’energia dei Mondi possa somigliare a quella specie di euforia che per un attimo ha sentito quando ha preso la mano di Bruce.
 
 
 
Stark lo ferma mentre si sta preparando a partire per tornare su Asgard. Stringe dei fogli in mano e il suo viso mostra chiaramente i segni della grande battaglia di Sokovia.

-Non abbiamo ancora nessuna traccia di Bruce. – dice.

-Mi dispiace. Senza la magia di mia madre e di mio fratello sarà più difficile, ma il mio amico Heimdall è potente. Ti assicuro che farò tutto il possibile per riuscire a ritrovarlo.

-Oh, di questo sono certo.

Gli porge i fogli.

In una serie di riquadri in cima alla pagina, ci sono le sue impronte digitali. Poco sotto intravede un altro riquadro, con delle impronte molto più piccole.
In mezzo, una riga in stampatello sottolineato annuncia:

CORRISPONDENZA RILEVATA:

BANNER, BRUCE
 
 
 
[1231 parole]



NOTE:
>La storia partecipa al contest “Un fiume di Soulmate!AU” sul forum di EFP
>Il Soulmate!AU scelto è il 42: “Soulmate share the same fingerprints/I soulmate hanno le stesse impronte digitali
>I titoli della raccolta e della shot sono entrambi tratti dalla canzone “What about us” di Pink
>Non essendoci una sezione generale per il MCU, ho inserito la storia nella sezione di Avengers, nonostante la raccolta vada a toccare diversi film
>La storia è collocata durante Avengers: Age of Ultron; nella raccolta si colloca tra "The times you said you had the answers" e "The plans that ended in disaster"



Questa è l'ultima storia della raccolta, quindi grazie a tutti coloro che hanno letto, seguito e commentato!




 

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