Sogno di una notte di Mezzo Inverno di Stria93 (/viewuser.php?uid=319287)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Atto I ***
Capitolo 2: *** Atto II ***
Capitolo 1 *** Atto I ***
sogno
ATTO I
Ottobre, con la sua tavolozza di colori
caldi e malinconici era ormai soltanto un lontano ricordo; il grigio
e umido Novembre volgeva al termine e, in un baleno, Dicembre giunse
al Castello Oscuro, portando con sé il suo consueto carico di neve,
che ora ammantava l'intero paesaggio circostante e avvolgeva ogni
cosa in una coltre candida e scintillante che attutiva ogni rumore e
donava un pacifico senso di quiete.
Insieme a quel manto bianco era tornato
a fare visita al castello anche il gelo che, come uno scultore dalle
mani fatate, creava splendidi ghirigori e ornamenti che catturavano
la luce del sole che si rifrangeva tra le rocce e i rami degli
alberi, generando meravigliosi sprazzi di arcobaleno.
Belle, che amava l'inimitabile magia
dell'inverno fin da bambina, si apprestava a trascorrere il suo primo
Yule al Castello Oscuro come domestica di Rumpelstiltskin.
Non era certa che il suo padrone
festeggiasse la ricorrenza del Solstizio, in fondo non avrebbe avuto
molto senso dato che non aveva famiglia né amici e viveva tutto solo
in quell'imponente ma isolato palazzo arroccato nel bel mezzo delle
vette dei monti più alti del reame; ma forse, ora che il Castello
Oscuro era diventato anche la sua casa, (stranamente, si era
abituata piuttosto in fretta a considerarlo tale) Rumpelstiltskin
avrebbe potuto tornare a celebrare quella festa che ricorda la Luce
che risorge dalle Tenebre e la Terra che si prepara al risveglio dopo
il lungo sonno invernale.
E così, dall'inizio del mese, Belle
aveva iniziato a disseminare per le austere stanze del castello le
decorazioni più svariate, ottenute da piccoli oggetti che aveva
raccolto durante le sue passeggiate nel bosco che attorniava la
dimora del Signore Oscuro: pigne, fragranti aghi di pino ornati da
bacche di agrifoglio, fette d'arancia essiccate nelle quali aveva
pazientemente inserito chiodi di garofano che spandevano nell'aria un
gradevole profumo di agrumi e spezie; era perfino riuscita a ricavare
piccole stelle di legno unendo alcuni bastoncini di salice levigati.
Per i primi tempi, Rumpelstiltskin
aveva fatto finta di nulla, ma quando si ritrovò un mazzolino di
rametti di vischio appeso proprio sopra il suo arcolaio con un
vistoso nastro rosso, decise di porre fine alla dilagante febbre
decorativa della sua domestica.
Era davvero troppo! Dove mai si era
visto un Signore Oscuro degno di questo nome che alloggiasse in un
palazzo addobbato a festa in quel modo ridicolo?!
E così, il folletto si avvicinò a una
finestra per ordinare a Belle di rientrare immediatamente e disfarsi
di tutte quelle cianfrusaglie che aveva sparso per il suo
castello.
Fu in quel momento che la vide:
infagottata in un pesante mantello color ciclamino orlato di pelo che
spiccava sul biancore accecante della neve, le mani sui fianchi e la
testa leggermente reclinata da un lato, intenta a studiare con aria
pensierosa e concentratissima un grosso abete.
Nel vederla così assorta e interessata
a quell'albero, Rumpelstiltskin fu colto da un sospetto... ma non era
possibile. Per quanto sfrontata, la sua domestica non avrebbe mai
osato tanto... vero?
E invece, cinque minuti più tardi, la
giovane gli si fece incontro tutta sorridente e con quell'espressione
che di solito sfoggiano i bambini per rabbonire un adulto dal quale
vogliono ottenere qualcosa. Piccoli fiocchi di neve si erano posati
sui suoi capelli nonostante il cappuccio del mantello e le sue gote e
il naso erano accesi di un bel porpora che metteva ancora più in
risalto lo strabiliante celeste dei suoi occhi. Suo malgrado,
Rumpelstiltskin trovò quella visione semplicemente adorabile.
- Buongiorno, Rumpelstiltskin! È una
giornata magnifica, non trovate? - la sua voce esageratamente allegra
e più acuta di un paio di ottave lasciava presagire un evidente
secondo fine nonché lo spudorato tentativo di saggiare l'umore del
Signore Oscuro.
- Be', se per “magnifica” intendi
gelida e con il rischio che arrivi una tormenta di neve da un momento
all'altro, allora sì, dearie: magnifica davvero! -
Belle si dondolò per un attimo sui
piedi, cercando di pensare a come formulare la sua richiesta nel modo
più efficace possibile ma senza irritare il suo padrone, sforzo dal
quale venne sollevata quando egli alzò gli occhi al cielo e allargò
le braccia con impazienza: - Coraggio, dearie! Che cosa vuoi?
Chiedimi quello che devi chiedermi e finiamola qui. -
Belle arrossì ancora di più e prese
ad attorcigliarsi intorno alle dita una ciocca di capelli che le
sfuggiva da sotto il cappuccio. - Ehm... vedete quel grosso abete
laggiù? - e indicò proprio la pianta ricoperta di neve che aveva
monopolizzato la sua attenzione poco prima.
Rumpelstiltskin annuì. - Certo che lo
vedo, dearie. Non sono cieco, sai. -
- Ecco... mi domandavo se, magari con
la magia poteste... trasportarlo all'interno del castello. -
Pronunciò le ultime parole tutto d'un
fiato, come per scongiurare l'eventualità di cambiare idea se avesse
esitato ancora, dopodiché rimase in fremente attesa della reazione
del suo padrone, che, dal canto suo, si limitava a fissarla con un
misto di ammirata indignazione e rassegnazione dipinto sul viso.
- E perché mai vorresti che facessi
una cosa simile? - domandò lui, più che consapevole della risposta
che avrebbe ricevuto dalla ragazza, alla quale, doveva ammetterlo, il
coraggio e l'audacia non mancavano di certo, per non parlare della
faccia tosta!
- Be'... - cominciò Belle, sempre
tormentandosi la ciocca sfortunata che ormai era diventata un
delizioso boccolo, - tra poco sarà Yule e pensavo che forse vi
avrebbe fatto piacere avere un abete da decorare per rallegrare un
po' questo posto almeno per i giorni di festa. Insomma, essere il
Signore Oscuro non vi impedisce di celebrare il Solstizio, no? -
Rumpelstiltskin sospirò davanti alla
semplice e dolce ingenuità della sua giovane governante. Non poteva
sapere che quel periodo dell'anno portava con sé un gravoso bagaglio
di ricordi dolceamari perché legati ai momenti di gioia che aveva
condiviso con suo figlio, che poi aveva perduto in quel maledetto
vortice magico.
La verità era che non festeggiava più
Yule da quando Bae se n'era andato.
Costringendosi a tornare al presente e
ad abbandonare quel mondo di memorie che pareva ormai così lontano
ma che non avrebbe mai smesso di rimpiangere, Rumpelstiltskin si
prese qualche secondo per godersi la vista di Belle che se ne stava
sulle spine, aspettando con ansia la sua risposta... oppure la sua
sfuriata. I suoi occhi, che racchiudevano tutte le sfumature
esistenti del blu e dell'azzurro, erano insolitamente grandi, le sue
lunghe ciglia d'ebano sbatterono un paio di volte di troppo nella sua
direzione.
- Per favore? - azzardò con una vocina
sottile sottile.
Maledicendo se stesso e quegli occhioni
di zaffiro, alla fine Rumpelstiltskin schioccò le dita e
l'ingombrante oggetto dei desideri di Belle si materializzò
magicamente in un angolo della sala, rigorosamente il più lontano
possibile dall'arcolaio.
La giovane lanciò un grido di gioia e,
in uno slancio di euforia, gettò le braccia al collo del folletto. -
Grazie! Vedrete come sarà bello una volta che l'avrò addobbato! -
- Ecco, a tal proposito, dearie... -
disse Rumpelstiltskin cercando di non fare troppo caso alle
perturbanti sensazioni che l'avevano assalito al contatto con il
corpo della ragazza, - ti concedo il permesso di farne ciò che vuoi,
ma ad una condizione ben precisa. -
Belle interruppe l'abbraccio e lo
guardò preoccupata. - Quale? -
- Non provare mai più a mettere queste
sciocchezze vicino al mio arcolaio. - e così dicendo, le cacciò tra
le mani il mazzolino di vischio e uscì dalla stanza senza tanti
complimenti, lasciandola sola con i suoi rametti profumati tra le
dita e un sorriso luminoso disegnato sulle sue labbra di rosa.
Nei giorni seguenti, Belle mantenne
fede alla parola data a Rumpelstiltskin e lo spoglio ma rigoglioso
abete si tramutò sotto il suo tocco in un capolavoro di scintillii
colorati e piccole sfere luminose e variopinte che spaziavano
dall'oro al rubino. Aveva addirittura chiesto in prestito alcuni fili
del prezioso metallo che Rumpelstiltskin in persona aveva ricavato
dalla semplice paglia che, quando passava dalle sue mani prodigiose,
si tramutava in oro zecchino.
Così ora, tra le due finestre della
sala dell'arcolaio, troneggiava con fierezza quel maestoso albero che
la ragazza aveva vestito elegantemente con cura e impegno, come un
principe della foresta abbigliato per un ballo galante.
Quando Belle si ritenne soddisfatta del
risultato, raggiunse Rumpelstiltskin nel suo laboratorio e lo prese
per mano, trascinandolo di sotto, non senza accese proteste da parte
del suo malcapitato padrone, per fargli ammirare la sua opera ormai
completa.
Il Signore Oscuro cercò di non
apparire troppo impressionato, ma dentro di sé dovette ammettere che
la sua domestica aveva fatto un lavoro eccellente e quello era
probabilmente l'abete di Yule più bello che avesse mai visto. Sperò
solo che nessuno venisse a bussare alla sua porta nelle settimane
successive, poiché per lui sarebbe stato alquanto imbarazzante
accogliere con quello sfavillante spettacolo solstiziale i suoi
eventuali visitatori, che normalmente avrebbero dovuto sentirsi
intimiditi dall'atmosfera cupa del luogo e tremare di paura
nell'addentrarvisi.
- Allora? - fece Belle, con uno
smagliante sorriso a trentadue denti perfettamente allineati come
perle. - Che ne pensate? Vi piace? -
Lui si strinse nelle spalle, fingendosi
meno colpito di quanto non fosse in realtà. - Non c'è male, dearie.
Spero proprio che tu non abbia trascurato le tue faccende per
realizzare questo. -
- Certo che no! - ribatté lei, offesa.
- E comunque non penso che sia davvero perfetto. Manca ancora
qualcosa. - E sfoderò di nuovo
quell'espressione speranzosa da cucciolo scodinzolante.
- E che cosa mai potrebbe mancare,
dearie? Fammi indovinare: forse qualcosa che richieda il mio
intervento con la magia? -
Lei gli rivolse un sorriso colpevole. -
Be'... delle luminarie colorate sarebbero proprio il tocco finale.
Tipo delle lucciole che brillino tra gli aghi! -
A quel punto, Rumpelstiltskin ghignò
con aria divertita e diabolica. - Ma certo, dearie! Niente di più
facile! Che ne diresti se andassi a catturare qualche fata e la
appendessi ai rami? Ti lascerei anche scegliere i colori che
preferisci, tanto quelle dannate pulci sono tutte diverse. -
Belle impallidì e gli gettò
un'occhiata scandalizzata e venata di terrore.
- Oh, suvvia! Non guardarmi così,
dearie! Stavo solo scherzando, anche se non mi dispiacerebbe affatto
l'idea di vedere una o due di quelle zanzare fuorimisura dibattersi
tra le mie mani. -
Ma la giovane continuava a fissarlo con
timore e sospetto, non del tutto convinta.
- Tuttavia temo che per i tuoi gusti
delicati sarebbe un po' troppo macabro, non è vero? - proseguì
Rumpelstiltskin senza abbandonare il sogghigno beffardo.
Belle fece un cenno d'assenso: -
Decisamente. -
Il Signore Oscuro si esibì in un
teatrale sospiro di delusione: - Guastafeste. - poi agitò
languidamente una mano e l'intero abete venne avvolto da centinaia di
piccole luci intermittenti che abbracciavano tutte le tonalità
dell'arcobaleno.
- Wow! -
La ragazza rimirò quello spettacolo,
incantata. Il bagliore delle luminarie si specchiava nei suoi occhi
dando l'illusione che questi brillassero a loro volta.
- È... è stupendo. - sussurrò.
Rumpelstiltskin fece un gesto di
noncuranza e stizza. - Bah! Non capirò mai tutte queste
melensaggini, in fondo è solo un albero ricoperto di gingilli! E
comunque continuo a pensare che qualche fata legata ai rami non ci
sarebbe stata male per niente. Sei proprio sicura di non volerne
neanche una? -
Belle gli scoccò un sorriso di lieve
rimprovero ma non disse nulla; una gioia tanto genuina da rasentare
l'infantile splendeva sul suo volto di porcellana e generò uno
strano calore nel petto di Rumpelstiltskin, che si affrettò a
distogliere lo sguardo e a tornare al suo lavoro al piano di sopra.
Giunse la sera del 20 dicembre, la
vigilia di Yule, e il vecchio castello polveroso sembrava essere
tornato alla vita grazie agli ammirevoli sforzi della ragazza, che
non si era risparmiata e aveva agghindato quasi ogni sala, dedicando
particolare attenzione alla stanza dove Rumpelstiltskin lavorava
all'arcolaio e dove i due condividevano la maggior parte del tempo
che si trovavano a passare insieme.
Certo, il risultato finale era ben
lontano dal trionfo quasi pacchiano di decorazioni sfarzose che ogni
anno tappezzavano il palazzo reale di Avonlea durante il periodo del
Solstizio, ma la giovane si sentiva comunque felice ed orgogliosa del
proprio lavoro che, insieme alla neve e al fuoco che scoppiettava nel
camino, aveva contribuito a donare un'atmosfera intima e calda a quel
maniero antico e sperduto.
Belle trascorse la serata raggomitolata
su una poltrona davanti al focolare, immersa nella lettura di alcuni
racconti che riguardavano proprio il Solstizio d'Inverno, mentre il
suo padrone era intento a filare e la neve aveva ricominciato a
fioccare copiosa fuori dalle finestre.
Il Signore Oscuro e la sua domestica
interruppero le loro rispettive attività solo per concedersi una
fumante tazza di cioccolata calda con cannella e biscottini speziati
che Belle aveva preparato appositamente per l'occasione.
Quando la pendola batté undici
rintocchi, la giovane si congedò augurando la buonanotte a
Rumpelstiltskin e ritirandosi nella sua camera al piano di sopra (con
l'arrivo del gelo, il folletto le aveva assegnato una stanza da letto
decente e al caldo invece della cella sotterranea dove avrebbe corso
il rischio di ammalarsi seriamente a causa del rigore delle
temperature invernali e dell'umidità).
Belle si svestì, s'infilò la camicia
da notte e si affrettò a scivolare sotto le coperte, sorridendo alla
vista dei fiocchi di neve grandi come batuffoli di cotone che
svolazzavano placidamente al di là della vetrata.
Esalò un lungo sospiro soddisfatto,
serena come non si sentiva da molto tempo, poi chiuse gli occhi e si
addormentò profondamente.
Non dovevano essere trascorse che poche
ore quando la giovane si destò, disturbata da un fastidioso rumore
di zampette e rosicchi.
In un primo momento, Belle credette di
trovarsi in quel limbo a metà tra il sogno e la veglia e provò a
riaddormentarsi; ma quel brusio non cessava, semmai si faceva più
forte e quando la ragazza aprì gli occhi e si puntellò sui gomiti
per guardarsi intorno e identificarne la fonte, vide con orrore che
la sua camera era invasa da decine di grossi topi grigi con gli
occhietti maligni e avidi che lampeggiavano sinistramente.
Belle lanciò un urlo orripilato e
tentò di scrollarsi di dosso due di quelle bestiacce odiose che si
erano arrampicate fin sopra il suo letto.
- Ma guarda! Cosa abbiamo qui? - fece
una voce grave e maligna.
La giovane trasalì e volse lo sguardo
nella direzione da cui le era sembrato di udire quelle parole e
allora lo vide: in un angolo accanto alla finestra, nascosto in
penombra, c'era uno stranissimo uomo abbigliato riccamente come un
re, con tanto di spada al fianco; ma sul suo collo non si trovava un
volto umano, bensì sette orribili teste di topo sormontate da
altrettante corone.
Nel complesso, si trattava di una vista
orrenda e spaventosa.
Belle fece per gettarsi fuori dal letto
e correre al piano di sotto per raggiungere Rumpelstiltskin, ma
l'intero pavimento della sua camera brulicava di topi di tutte le
dimensioni e lei dovette reprimere un moto di nausea.
Nel frattempo, il Re dei Topi le si era
avvicinato, facendosi largo tra i suoi piccoli sudditi che si
scostavano ossequiosamente al suo passaggio, e ora la fissava con
quei quattordici occhietti di brace.
- Non sapevo che il Signore Oscuro
collezionasse anche trofei umani. - commentò sprezzante, - Ma devo
ammettere che tu sei proprio un bel bocconcino, ragazza. Forse
potresti perfino diventare la mia regina... -
Il Re dei Topi allungò una mano
grigiastra e dotata di artigli verso Belle, paralizzata dalla paura e
dalla repulsione ma, proprio in quel momento, la porta della sua
camera si spalancò con violenza e sulla soglia apparve
Rumpelstiltskin che reggeva tra le mani due grosse sfere di fuoco. -
Sta' lontano da lei, maledetto ratto, o ti faccio arrosto! -
Il Re dei Topi si scostò un poco da
Belle e le sue teste si voltarono in direzione del folletto,
ghignando malignamente. - È sempre un piacere, Signore Oscuro. -
Rumpelstiltskin fece una smorfia di
disgusto. - Temo di non poter dire lo stesso. Disinfestare il mio
castello da te e dal tuo seguito di roditori è sempre una gran
seccatura. -
- Stavolta le cose andranno in modo
diverso, Signore Oscuro. Mi sono procurato un oggetto magico che ti
toglierà di mezzo una volta per tutte. -
E il Re dei Topi estrasse da sotto la
veste regale un'affilata bacchetta nera che riluceva intercettando i
raggi di luna che filtravano dalla finestra.
Rumpelstiltskin scoppiò in una
risatina. - Un cimelio del tutto inutile nelle zampacce di un ratto
come te. Ma credo proprio che me lo terrò una volta che ti avrò
rispedito nelle fogne, come risarcimento per il disturbo. E ora...
basta con le chiacchiere! -
Il folletto scagliò le due sfere di
fuoco incantato contro l'essere mostruoso che, colto alla sprovvista,
si riparò le sette teste con le braccia; nel frattempo Belle aveva
afferrato il pesante libro che teneva sul comodino e aveva iniziato a
menar fendenti a destra e a sinistra contro gli enormi topi che erano
saliti sul letto, riuscendo a tramortirli e a ricacciarli indietro.
Rumpelstiltskin, che scagliava
incantesimi da ogni parte per disperdere quell'orrenda massa pelosa,
ridacchiò: - Sembra proprio che tu abbia trovato la tua arma ideale,
eh, dearie? -
Belle colpì sulla testa uno degli
sfortunati roditori e fece un sorrisetto alla volta di
Rumpelstiltskin: - I libri sono l'arma più efficace che ci sia...
soprattutto se si tratta di volumi da un migliaio di pagine! -
Nel vedere le sue schiere dimezzate
rovinosamente nel giro di pochi secondi, il Re dei Topi proruppe in
un orribile grido di rabbia e iniziò ad agitare furiosamente la
bacchetta in direzione del Signore Oscuro. Dalla punta scaturirono
delle scintille scarlatte che mancarono per un soffio il viso
dell'avversario che lasciò subito perdere la marmaglia grigia e nera
che si contorceva sul pavimento della camera per dedicare tutta la
sua attenzione a quell'essere immondo.
I due ingaggiarono una battaglia
serrata a colpi di magia, sebbene Belle avesse la netta impressione
che il Re dei Topi si limitasse a muovere a caso la bacchetta magica
che, come impazzita, sprizzava lampi e bagliori incandescenti da
tutte le parti.
Alla fine, un dardo di luce dorata
colpì in pieno il petto del Re dei Topi che si accasciò al suolo
con un grido agghiacciante e poi si dissolse in una nube di polvere.
La stessa sorte toccò subito dopo al suo esercito e la camera tornò
quieta e silenziosa, anche se i segni dell'invasione e della
battaglia erano ben visibili nelle tende e nei mobili orribilmente
rosicchiati, oltre che nelle numerose bruciature sulle pareti e sul
pavimento.
Belle, ancora con il libro tra le mani
in posizione d'attacco, gettò a Rumpelstiltskin uno sguardo
interrogativo al quale il folletto rispose alzando le spalle con
noncuranza: - Erano anni che quel maledetto Re dei Topi cercava di
intrufolarsi nel mio castello e di insediarsi qui per ottenere le mie
reliquie magiche e le mie pozioni. È sempre riuscito a mettersi in
fuga e a strisciare in qualche buco prima che potessi finirlo, ma
sembra proprio che ora il problema sia risolto... in modo permanente.
-
Ma, prima che uno dei due potesse
aggiungere altro, la loro attenzione venne attirata dalla bacchetta
nera che era rimasta a terra dopo che il suo proprietario era
svanito. Vibrava e ronzava in maniera sinistra, come se fosse stata
dotata di vita propria.
- Ma che cosa... ? -
Belle non fece in tempo a concludere la
sua domanda perché, proprio in quell'istante, esattamente al centro
della stanza, si materializzò un luminoso vortice verde.
La giovane si aggrappò saldamente a
una delle colonne del letto a baldacchino per tentare di resistere
alla magia di quel turbine che sembrava volerla risucchiare al suo
interno.
Rumpelstiltskin si sostenne a un anello
di ferro che pendeva dal muro e lanciò un grido d'avvertimento in
direzione della sua domestica: - È un portale! Si richiuderà presto
ma, fino a quel momento, non mollare la presa per nessun motivo! -
La ragazza tentò di reggersi al letto
con tutte le sue forze ma sentiva che la potenza del vortice magico
la stava lentamente strappando da quel misero sostegno.
In una frazione di secondi, Belle venne
separata dalla colonna di legno e trascinata con un grido dentro al
gorgo.
Rumpelstiltskin emise un verso
indefinibile a metà tra un ringhio e un gemito e compì l'unico
gesto che gli suggerì l'istinto, per quanto maledettamente stupido e
sconsiderato: mollò a sua volta la presa e si lasciò scivolare nel
vortice, che si richiuse subito dopo, facendo ripiombare nel buio e
nel silenzio la camera da letto devastata e deserta.
Il Signore Oscuro atterrò morbidamente
su un terreno ricoperto da centimetri e centimetri di neve soffice e
compatta. Accanto a lui, Belle si stava rimettendo faticosamente in
piedi ma per fortuna non sembrava ferita.
La giovane abbracciò con lo sguardo il
paesaggio circostante e davanti agli occhi le si presentò uno
spettacolo meraviglioso e straordinario: una foresta interamente
avvolta dalla neve e dal ghiaccio si espandeva per miglia e miglia in
ogni direzione. Tutto era bianco e candido, e luccicava come se della
purissima polvere di diamante fosse stata cosparsa su ogni cosa. Le
forme degli abeti erano addolcite dal quella morbida coltre che
catturava i riflessi lunari e risplendeva di argento azzurrino.
- Ma... dove siamo finiti? - domandò
senza riuscire a distogliere lo sguardo da quell'amena visione
notturna, la voce ridotta ad un sussurro meravigliato.
- Bah! - fece il Signore Oscuro
scrollandosi di dosso la neve che, nella caduta, gli si era attaccata
ai vestiti. - Temo proprio che quel dannato portale ci abbia mandati
nel Reame d'Inverno. Non sarà facile tornare al Castello Oscuro
senza un fagiolo magico, una bacchetta o un cappello come quello di
Jefferson. -
Ma Belle non diede segno di aver udito
la sua risposta, tanto era assorta a studiare con curiosità e
stupore quel suggestivo e silente paradiso innevato che pareva quasi
fatto di cristallo.
- Mi stai ascoltando, dearie? - fece il
folletto, infastidito dalla mancanza di considerazione della sua
domestica, più interessata ad ammirare il panorama che alle sue
parole.
La giovane si voltò verso di lui e
annuì. - Siamo bloccati qui, dunque? -
- Esattamente. -
Belle fece spallucce. - Be', poteva
andarci peggio. Insomma, questo posto è così bello e pacifico. -
Rumpelstiltskin sfoderò il suo miglior
ghigno sarcastico. - Oh, sì! Proprio il luogo ideale per un bel
pic-nic... sempre che non si muoia assiderati prima del dessert! -
Lei chinò il capo e si morse il
labbro: effettivamente, il suo padrone non aveva tutti i torti. La
bellezza mozzafiato di quella foresta l'aveva distratta
momentaneamente dalla temperatura polare, ma ora che ci faceva caso,
il suo corpo non era entusiasta di quel posto quanto lo era il suo
cuore romantico.
Belle, che indossava ancora la camicia
da notte, si strinse le braccia intorno al busto e prese a
strofinarsi energicamente le spalle per tentare di scaldarsi un po'.
Rumpelstiltskin, che in qualità di
Signore Oscuro, non pativa certo il freddo, osservò per un momento
gli sforzi della sua domestica, che non avrebbero potuto molto contro
quel gelo inclemente.
- Così non otterrai proprio niente,
dearie. Lascia fare a me. -
Il folletto fece materializzare dal
nulla un pesante mantello foderato di pelliccia, dei guanti e un paio
di stivaletti dall'aria calda e confortevole.
Senza attendere un invito, Belle prese
dalle sue mani gli indumenti e si affrettò ad indossarli. - Grazie.
Ora va molto meglio. -
- Non ringraziarmi, dearie. Una
domestica congelata non mi serve a niente. E ora cerchiamo un modo
per tornare a casa. -
Belle e Rumpelstiltskin s'incamminarono
lungo un accenno di sentiero che, miracolosamente, non era stato
sommerso dalla coperta bianca e si dipanava tra gli alberi. Il
bagliore lunare lo faceva assomigliare ad un serpeggiante nastro di
ghiaccio o ad un fiume d'argento che scorreva nel bel mezzo di quella
foresta invernale.
Rumpelstiltskin raccontò a Belle la
storia di quel reame che non aveva mai conosciuto altro che
quell'inverno perenne. La neve non si scioglieva per tutto l'anno e
il disgelo non era e non sarebbe mai giunto, tuttavia nessuno si era
mai lamentato di ciò, anzi gli abitanti di quel regno amavano
profondamente quel clima e non si sarebbero mai trovati a proprio
agio in un altro posto, non che avessero mai avuto l'intenzione di
lasciare il loro reame, in ogni caso. I loro passatempi preferiti
consistevano nel pattinare sugli specchi d'acqua gelati, giocare a
palle di neve, ingaggiando a volte vere e proprie battaglie, e
radunarsi nelle case davanti al fuoco per raccontarsi storie e
antiche leggende.
Belle era affascinata dalla descrizione
che il suo padrone le aveva offerto di quel luogo così singolare,
anche se le riusciva difficile immaginare persone che potessero
vivere felici in un inverno eterno. Tuttavia ne comprendeva anche il
fascino indiscutibile: l'aria frizzante solleticava piacevolmente la
pelle del viso e odorava di note vibranti di muschio e pino, e i
ghiaccioli che pendevano dai rami parevano vetro soffiato dal
migliore degli artigiani, che era la Natura stessa.
Mentre stavano attraversando una radura
inondata di luce argentata, iniziò a nevicare.
Belle si fermò e volse il naso
all'insù, pensando che i suoi occhi le stessero giocando un qualche
scherzo, infatti alcuni degli enormi fiocchi di neve che scendevano
pigramente dal cielo erano completamente diversi da quelli che la
ragazza era abituata ad ammirare ad Avonlea o al Castello Oscuro:
scintillavano di luce azzurra e non sembravano neppure cadere,
piuttosto parevano volare senza mai posarsi al suolo. Eppure non
c'era un solo alito di vento.
E non era forse una sommessa e
dolcissima musica quella che udiva se provava a tendere le orecchie e
a mettersi in ascolto dei suoni che la circondavano?
Rumpelstiltskin, che era già quasi
giunto al limitare della radura, si accorse che la sua domestica non
era più al suo fianco e quando si voltò e la vide ferma in mezzo
allo spiazzo innevato, la sua figura minuta che riluceva di bagliori
blu e argento, ebbe un fremito che nulla aveva a che vedere con la
temperatura.
- E ora che stai facendo, dearie? -
domandò il folletto, cercando di imprimere alla sua voce un tono
irritato e di ignorare quell'indefinibile sensazione che gli aveva
afferrato il cuore.
Belle gli rivolse un'occhiata
perplessa. - È assurdo, ma... credevo di aver visto un fiocco di
neve con due braccia, due gambe, una testa e perfino un paio d'ali.
Ma ovviamente non è possibile. Devo essermi sbagliata. Eppure ho
anche l'impressione di sentire una melodia, come se provenisse dagli
alberi. -
Rumpelstiltskin la raggiunse e notò a
sua volta un gruppo di piccole creature alate che si rincorrevano a
mezz'aria sulle note di quella che, effettivamente, era proprio
l'inconfondibile sinfonia di un valzer.
- No, dearie. Non ti sei sbagliata
affatto. Quelle che vedi sono le fate che popolano questo regno. E,
se vuoi saperlo, sono assai meno fastidiose di quelle che abbiamo
nella Foresta Incantata. Non parlano e non si immischiano negli
affari altrui; tutto quello che fanno è danzare tra loro durante le
nevicate confondendosi con i veri fiocchi di neve. E per quanto
riguarda la musica, be'... proviene davvero da questi alberi.
-
- Oooh. - Belle riuscì a seguire con
lo sguardo un gruppetto di fatine che si stava esibendo in una
complicata coreografia collettiva e riuscì a distinguerne le
minuscole fattezze: erano molto graziose, per non parlare della
leggiadria con cui volteggiavano intorno a lei dando vita a figure
straordinarie perfettamente in sintonia con l'esecuzione di quella
magica orchestra arborea.
- È... è la cosa più bella che abbia
mai visto. - mormorò la ragazza, completamente rapita nella
contemplazione di quel prodigio e nell'ascolto di quella melodia
lieve ed elegante proprio come un fiocco di neve.
Dal canto suo, Rumpelstiltskin non era
invece minimamente interessato alla danza delle fate. I suoi occhi
ferini erano come incatenati al volto della giovane che sorrideva
estasiata e commossa dalla bellezza delicata e dolce dello spettacolo
al quale stava assistendo. Due piccole lacrime sfuggirono da sotto le
sue ciglia e le scivolarono lungo le gote colorite dal freddo.
Curiosamente, si trovò a formulare
nella sua mente lo stesso pensiero al quale Belle aveva appena dato
voce: la cosa più bella che abbia mai visto.
Belle e
Rumpelstiltskin rimasero silenziosamente fianco a fianco ad osservare
le fatine danzanti fino a quando la luna tramontò, la musica si
dissolse e le piccole ballerine scomparvero tra i pini.
Il cielo iniziava a
tingersi di pallide sfumature rosa e pesca che preannunciavano l'alba
di un nuovo giorno nel Reame d'Inverno.
E fu proprio in
quel momento che, al centro esatto della radura, comparve dal nulla
una porta di legno intarsiata e dipinta con decori che
rappresentavano bastoncini di zucchero, omini di pan di zenzero,
caramelle e altre dolci prelibatezze.
Quando Rumpelstiltskin la vide, emise
un gemito. - Oh, no! Maledizione! Odio quel regno, ma se vogliamo
tornare nella Foresta Incantata, temo proprio che ci toccherà
attraversare quella porta, e affrontare gli orrori che ci attendono
dall'altra parte. -
Belle gli si fece più vicina e gli
sfiorò un braccio, guardando l'uscio magico con aria diffidente e
timorosa. - Perché dite così? Dove conduce quel passaggio? -
Rumpelstiltskin fece una smorfia. - In
uno dei luoghi più sgradevoli che io conosca, dearie. Il Reame della
Fata Confetto. -
Da Stria93: Hello, my dearies!
Che dire... amo “Lo Schiaccianoci”!
Per me non è Dicembre senza questo meraviglioso balletto, di cui
adoro le musiche, la storia, i personaggi... tutto insomma!
Ovviamente per riadattare la storia ai
RumBelle ho dovuto apportare qualche modifica, prima fra tutte il
fatto paradossale che non c'è lo Schiaccianoci. Ma, per il resto, ho
cercato di seguire fedelmente la trama del balletto.
Spero che questo “primo atto” vi
sia piaciuto e ringrazio di cuore chiunque leggerà e magari vorrà
lasciarmi un commentino.
Alla prossima con il “secondo atto”,
my dearies!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Atto II ***
yule
ATTO II
Belle e Rumpelstiltskin attraversarono
la porta incantata e si ritrovarono per qualche secondo in una specie
di tunnel bianco e luminoso e, prima ancora che i loro occhi
scorgessero alcunché, vennero investiti da una ventata di aria
zuccherosa.
Belle inspirò a pieni polmoni e nella
sua mente presero subito forma pensieri di biscotti, torte, torrone,
cioccolato e caramelle di tutti i tipi, come se la fragranza di ogni
dolce e dolciume esistente al mondo fosse stata estratta e condensata
in quell'aroma che pervadeva tutta l'aria del luogo dove erano
giunti.
Quando finalmente arrivarono all'uscita
di quella galleria di luce accecante, il Signore Oscuro e la sua
domestica scoprirono di essere finiti nel bel mezzo di una radura
nella foresta, proprio come quella che si erano appena lasciati alle
spalle, con la sostanziale differenza che ora gli alberi non erano
più alberi ma alti bastoncini di zucchero decorati con sfarzose
righe bianche e rosse, l'erba di un vivace color verde pistacchio
odorava di menta candita e i loro piedi poggiavano su un sentiero
interamente lastricato di cioccolato fondente.
Il cielo dai delicati toni pastello del
primo mattino era popolato da grosse nuvole rosa e bianche che a
Belle ricordarono terribilmente degli sbuffi di zucchero filato.
Ogni cosa in quel bizzarro reame
trasudava tanta dolcezza da risultare, nel complesso, fin quasi
nauseante.
Evidentemente, Rumpelstiltskin doveva
essere proprio di questo avviso, perché l'espressione del suo volto
tradiva un chiaro disgusto nonché un palese desiderio di trovarsi in
qualunque altro posto che non fosse quel regno, fosse anche nel bel
mezzo di una battaglia tra orchi.
- E ora che facciamo? - domandò la
giovane, ancora sbigottita e leggermente stordita da quel profumo
dolce e caramelloso.
Rumpelstiltskin indicò il sentiero di
cioccolato con riluttante rassegnazione. - Be', seguiamo la strada,
direi. Dobbiamo raggiungere il palazzo della Fata Confetto, per
quanto la sola idea mi dia il voltastomaco. È la sovrana di questo
reame e solo lei possiede la magia necessaria per rimandarci a casa
nella Foresta Incantata. -
Il folletto s'incamminò di malavoglia
lungo la strada composta da due file di enormi quadrati scuri dai
quali si levava la caratteristica fragranza di cacao e Belle lo
seguì, gli occhi curiosi e increduli ancora spalancati su quelle
meraviglie.
Presto, Belle abbandonò il mantello, i
guanti e gli stivaletti, ormai superflui rispetto al clima tiepido e
piacevole di quel nuovo regno. La sensazione dei piedi nudi sui fili
d'erba morbidi, sottili e dalla consistenza vagamente gommosa, era
molto piacevole e le provocava un delizioso solletico che la fece
scoppiare in una risata.
Rumpelstiltskin tentò più volte di
richiamare la sua domestica all'ordine e alla dignità, ma la ragazza
continuava a fermarsi per ammirare, e assaggiare, i fiori (che in
realtà erano dei piccoli lecca-lecca tondi e dai colori sgargianti)
o i folti cespugli sui quali crescevano nientemeno che squisite
praline ai frutti di bosco.
- Piantala, dearie! - sbottò a un
tratto il folletto. - Non stiamo partecipando a una maledetta gita
turistica! Detesto questo reame e gradirei rimanerci il meno
possibile quindi fammi il santo favore di smetterla di scorrazzare in
giro come una trottola impazzita e fermarti ad ogni cosa che vedi. Mi
stai ascoltando? ...Dearie? Oh, per tutti gli déi! -
Il Signore Oscuro scoprì con grande
disappunto di aver solo sprecato fiato perché all'incirca a metà
della sua ramanzina, Belle aveva adocchiato l'ennesima stranezza ed
era corsa ad inginocchiarsi sull'argine di un ruscello dall'insolito
color arancione brillante che scorreva poco distante da lì.
- Non ci posso credere! - esclamò,
eccitata. - Questo è... è davvero... ? -
- Sì, dearie, è succo di frutta. E
ora alzati e vieni via; se continui a sporgerti così finirai per
cascarci dentro e, puoi credermi, non verrò a ripescarti. -
La ragazza scrollò le spalle e rispose
al tono imbronciato del suo padrone con un sorriso allegro: dal canto
suo, si stava divertendo un mondo ad esplorare quella foresta
commestibile ed era talmente di buon umore che nemmeno i suoi modi
rudi e bruschi sarebbero riusciti ad incupirla.
I due seguirono il sentiero che li
condusse fuori dal bosco e li portò in vista di un piccolo
agglomerato di case in lontananza.
- Quello è il Villaggio del
Cioccolato. La strada ci passa proprio in mezzo ma dovremmo riuscire
ad aggirarlo facendo una piccola deviazione. - commentò
Rumpelstiltskin.
Belle gli rivolse un'occhiata indignata
e colma di delusione. - Aggirarlo? Come
sarebbe a dire? -
Il Signore Oscuro
sbuffò sonoramente, la pazienza ormai agli sgoccioli. - Sarebbe a
dire, dearie, che intendo arrivare dall'altra parte senza
attraversarlo per la via principale. -
- So benissimo cosa
significa “aggirare”. - ribatté lei piccata, - Ma perché invece
non restiamo sul sentiero? Sarà molto più veloce che neanche fare
tutto il giro e, se ho ben capito, voi non volete trattenervi qui più
del necessario. Siete davvero sicuro di voler allungare il percorso?
A me sta bene, ma poi non dite che non vi avevo avvertito... -
Rumpelstiltskin
intercettò la scintilla di maliziosa furbizia che baluginò in
quegli occhi di acquamarina. Maledizione! Il ragionamento della sua
domestica non faceva una piega. L'aveva infinocchiato per bene,
incastrandolo grazie alle sue stesse parole, eppure non era ancora
pronto a cedere.
Belle notò
l'esitazione del folletto e decise di cambiare tattica: mise da parte
la logica e assunse la sua miglior espressione di supplica, prendendo
una mano del Signore Oscuro tra le sue. - Oh, vi prego,
Rumpelstiltskin! Insomma, quando mi ricapiterà l'occasione di
visitare un Villaggio del Cioccolato? Fatelo per me, per piacere! -
Per
l'ennesima volta nel giro di poche settimane, il terribile
Rumpelstiltskin, l'essere più potente e temuto di tutti i reami,
venne messo con le spalle al muro da una principessina.
Sospirò come un
condannato che si avvia al patibolo e annuì. - E va bene. Come vuoi,
dearie. Villaggio del Cioccolato sia! -
Belle lo ricompensò con un sorriso
tanto luminoso che, a confronto, il sole pareva essersi oscurato nel
cielo color confetto, poi lo prese per mano e si mise a correre a più
non posso in direzione del piccolo borgo.
Quando vi giunsero, la ragazza realizzò
immediatamente che il nome di quel paesello non era affatto da
interpretare in senso figurato, poiché questo era costruito
interamente e letteralmente di cioccolato! Bianco, al latte,
fondente... tutto, ma proprio tutto, era di cioccolato!
Una stupitissima ed emozionatissima
Belle arrivò insieme a un molto meno impressionato e molto meno
felice Rumpelstiltskin al centro della piazza, dove troneggiava una
fontana di cioccolato fondente nero e lucido, decorato con motivi
arzigogolati di cioccolato bianco, dalla quale zampillava un getto di
latte al cacao.
Fu allora che la giovane afferrò il
Signore Oscuro per un braccio e gli indicò un angolo dove una
piccola folla si era radunata e dal quale proveniva un allegro suono
di tromba, nacchere e altri strumenti musicali.
- Che cosa stanno guardando? Possiamo
avvicinarci? - chiese, speranzosa.
Di nuovo, Rumpelstiltskin sospirò. -
Ho forse possibilità di scelta, dearie? -
- Assolutamente no! - rispose lei,
ridendo e trascinandolo verso quel capannello.
Grazie a Belle, i due si fecero largo
tra la moltitudine di persone intente ad ammirare lo spettacolo e
finalmente capirono il motivo di tanto interesse: una piccola
orchestra si stava esibendo insieme a una coppia di giovani
ballerini.
La ragazza dalla bella carnagione
olivastra era vestita con un corsetto nero, completo di mezza manica
a rete, e un'ampia gonna a ruota dello stesso colore ma intervallata
da balze e rouches di un rosso fiammante. Tra i capelli raccolti
color dell'ebano aveva fissato una rosa vermiglia e in una mano
teneva un ventaglio. Anche l'abbigliamento del suo compagno di danza
richiamava lo stesso spettro cromatico e i loro movimenti erano
fluidi, eleganti e perfettamente in armonia con il motivo suonato
dall'orchestra.
Belle non riusciva a staccare gli occhi
dai due danzatori e quando, poco dopo, l'esibizione terminò e i due
s'inchinarono con grazia al pubblico, non poté fare a meno di unirsi
agli applausi fragorosi mentre Rumpelstiltskin se ne stava il più
possibile in disparte con le braccia incrociate sul petto e
l'espressione imbronciata.
La folla si disperse e Belle tornò al
fianco del Signore Oscuro, raggiante.
- Soddisfatta, dearie? Ora possiamo
andarcene da qui? - berciò lui.
Lei capì subito che quella domanda non
avrebbe ammesso risposte negative e non era il caso di mettere
ulteriormente alla prova la pazienza del suo padrone, così annuì e
i due ripresero il cammino.
Rumpelstiltskin spiegò a Belle che un
altro motivo per il quale quel reame gli era tanto odioso, era la
smodata passione dei suoi abitanti per la danza, passione di cui non
perdevano mai l'occasione di fare sfoggio, come avevano appena avuto
modo di vedere.
In effetti, quando i due giunsero a
quello che Rumpelstiltskin aveva indicato come il Villaggio del
Caffè, Belle ebbe modo di assistere ad un'altra esibizione
mozzafiato: sulle note di una melodia lenta e vagamente ipnotica, si
muovevano quattro ballerini (due donne e due uomini dalla pelle
ambrata) belli e flessuosi come serpenti e abbigliati secondo uno
stile che ricordava molto quello del popolo di Agrabah.
Lasciato il Villaggio del Caffè,
percorsero un altro tratto di strada di cioccolato e arrivarono al
Villaggio del Tè, popolato da persone di bassa statura e con stretti
occhi a mandorla, vestite di seta colorata e che portavano sulla
testa un buffo copricapo dalla forma a cono.
Anche qui si stava svolgendo una
frenetica danza a cui avevano preso parte anche dei bambini. La
melodia era allegra e incalzante e si faceva sempre più veloce, ma i
danzatori riuscivano, chissà come, a non perdere mai il ritmo.
A quel punto, Belle si aspettava di
assistere ad altri spettacoli del genere prima che quell'avventura
del tutto imprevista ma che si stava rivelando inaspettatamente
piacevole, terminasse e lei e Rumpelstiltskin facessero ritorno al
Castello Oscuro.
E le sue aspettative non vennero
disattese, perché presto la via che stavano seguendo li portò in un
altro villaggio dove quasi tutti indossavano sgargianti stivali
rossi, gli uomini larghi pantaloni a righe verticali e casacche
bianche strette in vita da una fusciacca, le donne ampie gonne
decorate che ruotavano a più non posso e i capelli stretti in trecce
lucenti.
Il loro modo di danzare era, ancora una
volta, unico e diverso rispetto alle esibizioni alle quali Belle e
Rumpelstiltskin avevano assistito negli altri villaggi: saltavano
come se avessero delle molle sotto i piedi, si piegavano e
rimbalzavano sulle ginocchia e piroettavano follemente, tanto che
alla ragazza iniziò a girare un po' la testa.
Alla fine, il Signore Oscuro, che ormai
ne aveva abbastanza di danzatori esotici e costumi ridicoli, afferrò
Belle per un polso e se la trascinò dietro fino al limitare del
paesino.
Quando si furono lasciati alle spalle
anche le ultime casette, Rumpelstiltskin ripeté per la centesima
volta quanto detestasse quel regno.
Belle si sentì un pochino in colpa nel
vederlo così afflitto e insofferente: lei si stava godendo ogni
minuto di quel viaggio fuoriprogramma mentre lui non desiderava altro
che tornare nella Foresta Incantata e al suo arcolaio.
Gli si avvicinò e gli sfiorò una
spalla con fare comprensivo. - Mi dispiace che voi non vi stiate
divertendo quanto me. Vi prometto che non vi chiederò più di
fermarci fino a quando non avremo raggiunto il palazzo della Fata
Confetto. -
- Oh, di questo sono piuttosto sicuro,
dearie; perché se ci rallenterai ancora una volta, allora ti
trasformerò in una ghianda e ti metterò in tasca, così avrò
risolto il problema. -
Il tono falsamente minaccioso di
Rumpelstiltskin fece sorridere internamente la ragazza, che però
fece di tutto per mostrarsi intimidita e dargli un po' di
soddisfazione.
- E ora in marcia. -
Come promesso, Belle e il folletto non
fecero più soste, ma lungo la strada incontrarono una bizzarra città
abitata da giocattoli dove un soldatino danzava al braccio di due
graziose bambole seguendo il suono di alcuni zufoli.
Attraversarono perfino un prato dove
delle coloratissime e variopinte fatine dei fiori volteggiavano
leggiadre a un raffinato ritmo di valzer.
A un tratto, Rumpelstiltskin si arrestò
e fece fermare anche la sua domestica tendendo un braccio vero
l'esterno.
- Ci siamo quasi. Il palazzo è proprio
laggiù, tra quelle due colline. -
Belle guardò nella direzione che il
Signore Oscuro le indicava ed effettivamente vide una coppia di
collinette dalla cima ricoperta di panna montata in mezzo alle quali
riusciva appena a scorgere quello che, da tale distanza, poteva
sembrare un castello in miniatura.
- Sarà meglio che ti avverta, dearie:
la Fata Confetto è un tipo... piuttosto eccentrico. -
La giovane si lasciò sfuggire una
risata. - Voi avete il coraggio di definire qualcuno “eccentrico”?!
-
Rumpelstiltskin rispose con
un'occhiataccia offesa. - Be', io non mi sognerei mai di vivere in
una dimora di pasta di zucchero e marzapane, e poi quella è
completamente svitata. Te ne accorgerai da sola. Qualunque cosa possa
fare o dire, tu non assecondarla e non darle confidenza... per nessun
motivo. Sono stato chiaro? -
Belle annuì, sempre più curiosa di
incontrare la misteriosa regina di quel luogo.
Raggiunsero il palazzo in meno di
un'ora e attraversarono un ponte levatoio (che in realtà era una
tavoletta di cioccolato bianco) sotto il quale scorreva un fossato di
caramello traslucido.
Rumpelstiltskin non aveva esagerato nel
descrivere quel posto: le mura, le finestre, le torri e i tetti del
sontuoso castello erano davvero fatti di pasta di zucchero,
marzapane, gelatine di frutta, marshmallow, torrone e pan di zenzero
glassato.
Contrariamente a quanto entrambi si
aspettavano, le due guardie poste all'ingresso del palazzo, strizzate
in in una vezzosa uniforme rigorosamente rosa chewin-gum, non solo
non diedero segno di volerli fermare anzi, rivolsero loro un caloroso
sorriso e gli fecero cenno di entrare, aprendo per i due visitatori
il portone fatto di biscotto.
Belle e Rumpelstiltskin si guardarono
l'un l'altra, sconcertati da quel trattamento così illogico per
delle guardie.
- Be', sembra proprio che siamo i
benvenuti. - commentò la ragazza.
- Parrebbe di sì, dearie. Te l'ho
detto che è una svitata. -
Varcarono la soglia del palazzo e si
ritrovarono in un ampio salone in cui le tinte pastello dominavano
incontrastate.
Un piccolo servitore in livrea,
anch'essa di un delicato tono di rosa, si fece loro incontro
caracollando e sistemandosi quella che sembrava proprio una parrucca
di candido zucchero filato, poi s'impettì tutto e li salutò con un
inchino pomposo che rasentava il ridicolo.
Rumpelstiltskin gli dedicò un'occhiata
a metà tra il divertito e l'imperioso. - Dobbiamo vedere la tua
padrona, piccoletto. Portaci immediatamente da lei e, nel caso ti
servisse un incentivo, sappi che è il Signore Oscuro in persona a
ordinartelo. -
L'omino impallidì e s'inchinò di
nuovo, mettendoci tanta enfasi da rischiare di perdere la parrucca. -
Signore, Sua Maestà vi sta già attendendo nella sala del trono. Voi
e la vostra compagna siete suoi graditi ospiti. -
Belle arrossì nel sentirsi appellare
in quel modo, ma non fece commenti e si unì a Rumpelstiltskin nel
seguire il servitore attraverso i corridoi e le sale del castello.
Quando l'omino li annunciò con fare
fin troppo solenne per quella vocetta acuta che si ritrovava, e la
giovane e il folletto entrarono nella sala del trono, si trovarono al
cospetto di una donna, o meglio a una fata, dalla carnagione diafana,
capelli biondi chiarissimi raccolti in un'elaborata acconciatura
cotonata, occhi ridenti color giada e vestita da capo a piedi di
vaporoso tulle rosa. Sembrava davvero un confetto!
Quando li vide, li accolse con un gran
sorriso e si alzò dal trono di dolciumi d'oro sul quale era seduta
con posa elegante e autorevole.
Mosse qualche passo leggiadro fino a
raggiungere il Signore Oscuro, davanti al quale fece una bella
riverenza.
Rumpelstiltskin, il cui viso ormai era
una maschera di ribrezzo, fece un gesto secco e sbrigativo con la
mano. - Risparmiati queste smancerie, dearie. È tutto già
abbastanza stucchevole e melenso. E comunque, a cosa dobbiamo questa
accoglienza? Sai bene chi sono, dunque perché mi hai aperto le porte
del tuo palazzo? -
La Fata Confetto si rialzò con la
stessa raffinatezza e senza perdere il sorriso che, semmai, si era
fatto invece ancora più svenevole. - Voi avete sconfitto il Re dei
Topi e il suo esercito, Rumpelstiltskin. Era da molto tempo che la
mia gente e il mio reame soffrivano a causa loro, ma ora, grazie a
voi, il pericolo è passato e tutti noi possiamo solo esservi grati.
-
La sua voce soave e un po' sognante
ricordò a Belle il canto di un usignolo o il suono di un flauto;
tutto in quella creatura emanava serenità e benevolenza, unite però
anche ad una certa frivolezza.
Il Signore Oscuro, al quale
naturalmente quell'atteggiamento serafico faceva solo saltare i
nervi, scrollò le spalle con fare irriverente. - Quel ratto ha
commesso il fatale errore di introdursi nel mio castello senza invito
e di sfidarmi. Aver salvato il tuo popolo e il tuo regno è stato
solo un caso fortuito, nient'altro che un effetto collaterale. -
Il buon umore della fata non parve
vacillare sotto il peso di quella rivelazione che, di certo, non
faceva apparire Rumpelstiltskin sotto una luce propriamente eroica.
- Ciononostante, - continuò con voce
di miele, - dalla notte scorsa siete considerato il Salvatore di
questa terra e, in quanto sovrana, sarà mio orgoglio e piacere
ricompensare voi e la vostra deliziosa... ehm... assistente, nel modo
che riterrete più opportuno. -
A quel punto, il folletto sfoderò il
suo solito ghigno caustico. - In effetti, ci sarebbe una cosa che
Vostra Zuccherosità potrebbe fare per noi. -
Sua Zuccherosità non sembrò
risentirsi di quel nomignolo né della marcata nota d'ironia nella
voce del suo ospite, che si stava rivelando assai scortese. - Ma
certo! Parlate dunque: cosa desiderate? -
Rumpelstiltskin le raccontò
sbrigativamente della bacchetta impazzita che, dopo lo scontro con il
Re dei Topi, aveva accidentalmente aperto un portale che li aveva
inghiottiti e mandati nel Reame d'Inverno.
La Fata Confetto ascoltò attentamente
e assunse un'aria pensierosa. - Sì, mi era giunta voce che
quell'essere fosse riuscito a sottrarre una bacchetta molto potente a
una strega delle foreste a nord. Vorreste dunque che io vi rimandassi
nella Foresta Incantata? -
- Perspicace come tutte le tue colleghe
alate, dearie. - replicò sarcastico il Signore Oscuro, il ghigno
diabolico e canzonatorio sempre al suo posto.
A quel punto, Belle gli diede una
piccola gomitata di rimprovero alla quale lui rispose con un'occhiata
di fuoco, prima di tornare a rivolgersi alla fata: - Allora,
Confettina, puoi farci tornare a casa o siamo condannati a rimanere
qui fino a quando nelle vene ci scorrerà sciroppo di glucosio al
posto del sangue? -
La Fata Confetto, la quale pareva del
tutto immune alle sue frecciatine al vetriolo, fece un cenno
d'assenso. - Ma certo, posso usare la mia bacchetta e rimandarvi nel
vostro reame, ma prima permettetemi di dimostrarvi la gratitudine mia
e della mia gente con un piccolo banchetto. Sarete di certo esausti
dopo la battaglia col Re dei Topi e tutta la strada che avete
percorso per arrivare qui. -
Rumpelstiltskin fece un gesto di
stizza. - Tsk, io non mi stanco mai, dearie. Sono il Signore Oscuro e
i Signori Oscuri non hanno certe debolezze umane. -
Per la prima volta, qualcosa di simile
al biasimo scintillò negli occhi di giada della fata e il suo tono
si fece un po' più freddo e meno angelico. - Può darsi, - disse
piano, - ma credo che la vostra amica abbia invece un gran bisogno di
cibo e riposo. -
Il folletto si volse a guardare Belle
che, effettivamente, appariva piuttosto stanca e lo fissava con
un'espressione che gli chiedeva palesemente di accettare l'offerta
della Fata Confetto.
- Be', allora d'accordo. - bofonchiò
lui, - Ma non appena la mia domestica si sarà ripresa, faremo
immediatamente ritorno a casa. -
La fata sorrise affabile e li invitò a
seguirli in una grande sala attigua a quella del trono dove erano
state preparate, appositamente per loro, due poltrone non meno regali
e dall'aria comoda davanti a una tavola imbandita e colma, neanche a
dirlo, di dolci di ogni tipo!
Rumpelstiltskin e Belle presero posto,
l'uno decisamente più restio dell'altra, mentre un'orchestra di
eleganti musicisti in redingote (rosa, ovviamente) prendeva a suonare
una splendida sinfonia.
Belle si servì di deliziosi macarons
colorati e dal gusto sopraffino, di pasticcini alla vaniglia cremosi
e fragranti e, per finire, di una generosa fetta di torta al
cioccolato, il tutto accompagnato da una fumante tazza di tè caldo.
Rumpelstiltskin sogghignò. - Attenta,
dearie. Con tutta quella roba, finirai per rimanere incastrata nel
portale. -
La giovane, troppo impegnata ad
assaporare quelle squisitezze per rispondergli per le rime, si limitò
a scoccargli un'occhiataccia.
Il Signore Oscuro, dal canto suo, non
aveva toccato neanche un cioccolatino. Che figura avrebbe fatto se si
fosse lasciato tentare da un paio di dolcetti come un pivellino?
No, non avrebbe dato la minima
soddisfazione a quella sottospecie di libellula glassata di rosa...
anche se la torta al limone (per la quale aveva sempre avuto un
debole) sembrava chiamarlo a gran voce e invitarlo con insistenza ad
un assaggio... un solo piccolo assaggio. No! Avrebbe resistito! Non
avrebbe ceduto al richiamo della dolcezza. Lui odiava la
dolcezza! Era il Signore Oscuro, per la miseria! Era l'anti-dolcezza
per eccellenza!
Durante quel banchetto ad alta
concentrazione di zucchero non mancò l'intrattenimento che, per la
disperazione del folletto, non fu da meno quanto a melensaggine: la
padrona di casa in persona e un giovane etereo di bell'aspetto che
evidentemente doveva essere il suo compagno, si esibirono in una
serie di danze per allietare gli ospiti, sebbene Rumpelstiltskin
facesse di tutto per mostrarsi quanto più annoiato e sprezzante gli
riuscisse.
Belle, al contrario, si lasciò
completamente incantare dalla bellezza e dalla grazia celestiale
della Fata Confetto e del suo partner, applaudendo con fervore al
termine di ogni danza.
A un certo punto, la sovrana si volse a
loro con una strana espressione che sembrava celare un pizzico di
malizia. - Il prossimo ballo è un romantico
pas de deux. Potremmo farci da
parte e cedervi il posto, se lo desiderate. Qualcosa mi dice che
sareste perfetti. -
Per poco, Belle non
si soffocò con un boccone di torta che le andò di traverso e
Rumpelstiltskin quasi cadde dalla poltrona sulla quale si era
lasciato andare mollemente in una posa che chiunque avrebbe
considerato irrispettosa e maleducata.
- Cosa... che cosa
avete detto? - chiese Belle con voce strozzata quando riuscì ad
ingoiare il pezzo di torta assassino.
La Fata Confetto le
strizzò l'occhio con fare complice. - Pensavo solo che tu e il
Signore Oscuro avreste formato una magnifica coppia per rendere
giustizia al nostro pas de deux.
-
Belle si sentì
avvampare fino alla punta delle orecchie ma Rumpelstiltskin le
risparmiò la fatica di trovare una risposta adeguata. - Hai pensato
male, Confettina! Noi non formiamo nessuna coppia. Lei è la mia
domestica, nonché una mia proprietà, e se credi che il Signore
Oscuro si metta a fare giravolte e pliet in calzamaglia e scarpette
ti sbagli di grosso! -
Anche davanti a
quello scatto d'ira e indignazione, la fata mantenne il suo contegno
sereno e imperturbabile, limitandosi a una scrollatina di spalle e
preparandosi al pas de deux con il suo compagno.
Quando finalmente
il cabaret di dolci e danze si concluse, e la Fata Confetto si
dichiarò pronta a rimandare i suoi ospiti nella Foresta Incantata,
Rumpelstiltskin rivolse un ringraziamento silenzioso al nume
protettore dei Signori Oscuri, se mai ne fosse esistito uno.
Lui e Belle, ormai
rifocillata e sazia fino all'inverosimile, vennero ricondotti nella
sala del trono, dove rimasero soli con la Fata Confetto, tra le mani
della quale si materializzò, in un guizzo dorato, una bacchetta
magica fatta di legno lavorato finemente e decorata con frammenti di
quarzo rosa.
Mentre la fata si
preparava a praticare l'incantesimo per aprire il varco tra i regni,
Rumpelstiltskin tese una mano a Belle, la quale la strinse nella sua
con aria confusa e un lieve rossore dipinto sul viso.
- Non farti venire
una delle tue strane idee romantiche, dearie. - si affrettò a
precisare il Signore Oscuro, - Dobbiamo mantenere il contatto mentre
attraversiamo il portale, altrimenti rischiamo di finire in due reami
diversi, quindi non lasciare la mia mano fino a quando non saremo a
casa. -
Belle annuì e si
ritrovò curiosamente a pensare che, in ogni caso, anche senza
quell'avvertimento, non l'avrebbe fatto. Il tocco della pelle
squamosa ma calda del folletto a contatto con la sua le suscitava
impressioni contrastanti ma potenti che, come quando si pizzica una
corda di chitarra, facevano vibrare e risuonare di note sconosciute
sia il suo corpo che la sua anima.
No, non avrebbe
lasciato la sua mano. Si ritrovò perfino a desiderare di non doverlo
mai fare e a quel pensiero tanto irrazionale, il calore che avvertiva
a livello delle guance, sembrò intensificarsi.
La Fata Confetto
sollevò la bacchetta e la fece roteare a mezz'aria un paio di volte,
fino a quando il famigliare vortice verde non comparve al centro
della sala, tra lei e i suoi visitatori.
- È il momento,
dearie. Andiamo. Si torna a casa finalmente. -
Il Signore Oscuro e
Belle si guardarono per un attimo l'uno negli occhi dell'altra, come
ad attendere un silenzioso segnale, poi, proprio nello stesso
istante, fecero un balzo in avanti scomparendo nel gorgo magico, le
loro mani incatenate saldamente.
Belle e
Rumpeltiltskin furono catapultati lunghi distesi sul freddo pavimento
della camera da letto della ragazza al Castello Oscuro e i polmoni e
le narici del folletto esultarono di gioia quando inalarono l'aria
del luogo che, grazie al cielo, non recava alcuna traccia di aromi
caramellosi, semmai un sottile fondo di muffa, umidità e mura
antiche che egli accolse con estremo piacere.
Era ancora notte
fonda, poiché il tempo scorre diversamente nel Reame d'Inverno e in
quello della Fata Confetto.
Il Signore Oscuro
si affrettò a volgere lo sguardo di lato e, con grande sollievo,
vide che la sua domestica giaceva priva di sensi ma sana e salva
accanto a lui, le dita ancora ben strette alla sua mano.
Dopo essersi
assicurato che la giovane stesse bene e fosse solo esausta (viaggiare
tra i portali consumava molte energie a coloro che non erano
abituati), la prese delicatamente tra le braccia e l'adagiò sul
letto, le cui coperte e lenzuola erano ancora tutte sbrindellate a
causa della recente incursione di quei dannati roditori.
In effetti, la
stanza intera era un vero disastro, ma Rumpelstiltskin si limitò a
schioccare le dita e tutto tornò come nuovo, o meglio, come prima
che un esercito di pelosi rosicchiatori seriali decidesse di
organizzare una festa clandestina.
E proprio in quel
momento, colse con la coda dell'occhio un oggetto che giaceva inerme
a terra sul tappeto. Il Signore Oscuro si avvicinò e s'inginocchiò
accanto ad esso, riconoscendo la bacchetta nera alla quale lui e
Belle dovevano quell'inaspettata avventura.
Usando grande
attenzione e cautela, Rumpelstiltskin la prese tra indice e pollice e
la esaminò con occhio esperto. Alla fine di quell'ispezione, se la
infilò in una tasca interna della casacca. - Hai già creato fin
troppi problemi, dearie. Sarà meglio metterti in un posto sicuro. -
Il folletto si
permise un ultimo sguardo in direzione della ragazza addormentata,
dopodiché uscì con passo felpato dalla camera, richiudendosi piano
la porta alle spalle per non rischiare di svegliarla.
Belle si destò
sbadigliando e stiracchiandosi tra le coperte, che la tenevano
meravigliosamente al calduccio mentre fuori dalle finestre la
nevicata della notte prima sembrava essersi esaurita e uno splendido
sole invernale faceva brillare la foresta di un candore abbagliante.
Al momento sembrò
una mattina d'inverno come tante altre, ma la veglia porta con sé le
memorie e in un baleno la mente di Belle si riempì di immagini di
orrendi topi che avevano invaso la sua stanza, di un duello serrato
tra il Signore Oscuro e un essere rivoltante con sette teste
coronate, di un meraviglioso bosco di neve e ghiaccio, di fiocchi di
neve danzanti, di un intero reame fatto di dolci.
Che avventura
straordinaria aveva vissuto quella notte! Perché l'aveva
vissuta, non è vero? Non poteva essersi trattato di un sogno, no?
Eppure, la sua
camera era perfettamente in ordine e non c'era traccia del passaggio
dei topi o della battaglia che Rumpelstiltskin aveva ingaggiato con
il loro sovrano. Il dubbio cominciò prepotentemente ad insinuarsi in
lei: che avesse sognato tutto? Aveva bisogno di saperlo, e solo una
persona poteva darle risposta a questo dilemma.
La ragazza scivolò
fuori dal letto e si vestì rapidamente, per poi precipitarsi al
piano di sotto dove sapeva che avrebbe trovato il suo padrone seduto
all'arcolaio, come sempre.
E infatti, quando
entrò nella stanza lo vide appollaiato sul suo sgabello di legno,
intento a far girare la ruota con la solita aria concentrata ma, in
qualche modo, anche distante.
Come un fulmine,
gli si precipitò accanto. - È successo davvero? Gli eventi della
notte scorsa sono accaduti veramente? -
Rumpelstiltskin si
girò lentamente verso di lei, impassibile. - Be', buongiorno anche a
te, dearie. -
- Rispondetemi, per
favore. - implorò lei con impazienza.
Il folletto assunse
la sua miglior espressione interrogativa. - Non so proprio di cosa tu
stia parlando. -
Belle gemette di
frustrazione. - Oh, andiamo! Il Re dei Topi, il portale magico, il
Reame d'Inverno, il regno fatto di dolci, la Fata Confetto e tutte
quelle cose incredibili che abbiamo visto... C'eravate anche voi. Non
fate finta di non ricordarvene! -
Di nuovo,
Rumpelstiltskin parve non capire. - Temo proprio di doverti deludere.
Piuttosto, sei sicura di sentirti bene, dearie? Non vorrei che ti
fossi presa la febbre con queste temperature gelide. -
- Sto benissimo! -
sbottò lei. - Ma allora... allora è stato tutto un sogno? Niente di
quello che ho vissuto stanotte era reale? -
Rumpelstiltskin
scrollò le spalle. - Be', ma certo che era un sogno, dearie. Reami
fatti di dolci? Ma andiamo! -
- Eppure... eppure
sembrava tutto così... vero. - mormorò Belle, sempre più
perplessa.
- Come tutti i
sogni, dearie. - replicò lui, secco. - Non riesci mai a distinguerli
dalla realtà, finché non ti svegli. -
L'espressione di
delusione mista a tristezza dipinta sul bel viso della ragazza mutò
radicalmente a quelle parole e le sue labbra si aprirono in un
sorriso al ricordo di una frase nella quale era incappata leggendo
uno dei suoi libri preferiti: “Certo che sta succedendo dentro
la tua testa, Harry. Ma perché diavolo dovrebbe voler dire che non è
vero?”*
E allora perché il
suo sogno non avrebbe potuto essere reale quanto la realtà? In
fondo, era davvero così importante stabilire se si fosse trattato
dell'uno o dell'altra. Forse no, dopotutto.
- Vi porto la
colazione. - annunciò allegramente, - Che ne dite di cioccolata
calda, pasticcini e torta? -
Rumpelstiltskin si
sentì assalire da un moto di nausea. - Per carità divina, dearie!
Oggi solo uova e pancetta! Non voglio neanche sentir parlare di
dolci! -
Belle fece un cenno
d'assenso. - D'accordo. Uova e pancetta allora! Arrivano subito! -
E la giovane uscì
dalla sala dell'arcolaio, diretta alle cucine, lasciandosi dietro una
scia profumata di vaniglia e caramelle che fece sorridere lievemente
Rumpelstiltskin al ricordo del suo scorrazzare per il reame della
Fata Confetto, felice come una bambina nel paese dei balocchi.
Perché sì, certo
che si ricordava ciò che era avvenuto la notte precedente. Si
ricordava ogni cosa e anche piuttosto chiaramente.
In verità, non
avrebbe saputo spiegarsi il motivo per il quale aveva lasciato che
Belle si convincesse di aver solo sognato. Forse perché il Signore
Oscuro, nel profondo del suo animo divorato dalle tenebre, intendeva
custodire gelosamente per sé quei momenti vissuti insieme all'unica
persona che, dopo suo figlio, era riuscita a fargli provare tutto il
calore e la magia di Yule; inoltre era molto più facile lasciarle
credere che le cose stessero così che neanche ammettere con se
stesso che una piccola scossa di terremoto aveva fatto vibrare il suo
cuore ogni volta che, quella notte rocambolesca, aveva intercettato
lo sguardo scintillante di gioia e meraviglia della sua domestica, o
aveva posato gli occhi sul suo sorriso, che l'entusiasmo
dell'avventura aveva reso ancora più incantevole.
Qualcosa di molto
simile a un vago sentimento di tenerezza si era risvegliato in lui
quella notte di Solstizio, e allora era molto meglio convincere
Belle, e soprattutto se stesso, che si fosse trattato solo di un
sogno.
* J. K. Rowling,
Harry Potter e i Doni della Morte, pag. 664
Da Stria93:
Bentrovate/i, dearies! Buon Solstizio d'Inverno!
Ok, questo capitolo
mi è venuto fuori molto più descrittivo che narrativo e so che
manca un po' d'azione ma volevo davvero attenermi al balletto e
quindi al secondo atto che, effettivamente, è tutto un susseguirsi
di danze in onore di Clara e dello Schiaccianoci e non succede nulla
di particolare.
Vi dico la verità:
non sono molto convinta di questo capitolo e neanche della
conclusione, ma questo è il meglio che sono riuscita a fare
purtroppo, anche se ammetto di essermi divertita un sacco
nell'immaginare il reame dei dolci. Ovviamente l'abbinamento
cibo-danze è quello del balletto, cioè:
Cioccolato – Danza Spagnola
Caffè – Danza Araba
Tè – Danza Cinese
Spero di non avervi
deluse/i troppo. In ogni caso, ho già pronte nuove storie che
pubblicherò a breve.
Felice Yule e
splendidi giorni a tutte/i, dearies!
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=3808657
|