Sogno di una notte di Mezzo Inverno

di Stria93
(/viewuser.php?uid=319287)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Atto I ***
Capitolo 2: *** Atto II ***



Capitolo 1
*** Atto I ***


sogno

ATTO I




Ottobre, con la sua tavolozza di colori caldi e malinconici era ormai soltanto un lontano ricordo; il grigio e umido Novembre volgeva al termine e, in un baleno, Dicembre giunse al Castello Oscuro, portando con sé il suo consueto carico di neve, che ora ammantava l'intero paesaggio circostante e avvolgeva ogni cosa in una coltre candida e scintillante che attutiva ogni rumore e donava un pacifico senso di quiete.
Insieme a quel manto bianco era tornato a fare visita al castello anche il gelo che, come uno scultore dalle mani fatate, creava splendidi ghirigori e ornamenti che catturavano la luce del sole che si rifrangeva tra le rocce e i rami degli alberi, generando meravigliosi sprazzi di arcobaleno.
Belle, che amava l'inimitabile magia dell'inverno fin da bambina, si apprestava a trascorrere il suo primo Yule al Castello Oscuro come domestica di Rumpelstiltskin.
Non era certa che il suo padrone festeggiasse la ricorrenza del Solstizio, in fondo non avrebbe avuto molto senso dato che non aveva famiglia né amici e viveva tutto solo in quell'imponente ma isolato palazzo arroccato nel bel mezzo delle vette dei monti più alti del reame; ma forse, ora che il Castello Oscuro era diventato anche la sua casa, (stranamente, si era abituata piuttosto in fretta a considerarlo tale) Rumpelstiltskin avrebbe potuto tornare a celebrare quella festa che ricorda la Luce che risorge dalle Tenebre e la Terra che si prepara al risveglio dopo il lungo sonno invernale.
E così, dall'inizio del mese, Belle aveva iniziato a disseminare per le austere stanze del castello le decorazioni più svariate, ottenute da piccoli oggetti che aveva raccolto durante le sue passeggiate nel bosco che attorniava la dimora del Signore Oscuro: pigne, fragranti aghi di pino ornati da bacche di agrifoglio, fette d'arancia essiccate nelle quali aveva pazientemente inserito chiodi di garofano che spandevano nell'aria un gradevole profumo di agrumi e spezie; era perfino riuscita a ricavare piccole stelle di legno unendo alcuni bastoncini di salice levigati.
Per i primi tempi, Rumpelstiltskin aveva fatto finta di nulla, ma quando si ritrovò un mazzolino di rametti di vischio appeso proprio sopra il suo arcolaio con un vistoso nastro rosso, decise di porre fine alla dilagante febbre decorativa della sua domestica.
Era davvero troppo! Dove mai si era visto un Signore Oscuro degno di questo nome che alloggiasse in un palazzo addobbato a festa in quel modo ridicolo?!
E così, il folletto si avvicinò a una finestra per ordinare a Belle di rientrare immediatamente e disfarsi di tutte quelle cianfrusaglie che aveva sparso per il suo castello.
Fu in quel momento che la vide: infagottata in un pesante mantello color ciclamino orlato di pelo che spiccava sul biancore accecante della neve, le mani sui fianchi e la testa leggermente reclinata da un lato, intenta a studiare con aria pensierosa e concentratissima un grosso abete.
Nel vederla così assorta e interessata a quell'albero, Rumpelstiltskin fu colto da un sospetto... ma non era possibile. Per quanto sfrontata, la sua domestica non avrebbe mai osato tanto... vero?
E invece, cinque minuti più tardi, la giovane gli si fece incontro tutta sorridente e con quell'espressione che di solito sfoggiano i bambini per rabbonire un adulto dal quale vogliono ottenere qualcosa. Piccoli fiocchi di neve si erano posati sui suoi capelli nonostante il cappuccio del mantello e le sue gote e il naso erano accesi di un bel porpora che metteva ancora più in risalto lo strabiliante celeste dei suoi occhi. Suo malgrado, Rumpelstiltskin trovò quella visione semplicemente adorabile.
- Buongiorno, Rumpelstiltskin! È una giornata magnifica, non trovate? - la sua voce esageratamente allegra e più acuta di un paio di ottave lasciava presagire un evidente secondo fine nonché lo spudorato tentativo di saggiare l'umore del Signore Oscuro.
- Be', se per “magnifica” intendi gelida e con il rischio che arrivi una tormenta di neve da un momento all'altro, allora sì, dearie: magnifica davvero! -
Belle si dondolò per un attimo sui piedi, cercando di pensare a come formulare la sua richiesta nel modo più efficace possibile ma senza irritare il suo padrone, sforzo dal quale venne sollevata quando egli alzò gli occhi al cielo e allargò le braccia con impazienza: - Coraggio, dearie! Che cosa vuoi? Chiedimi quello che devi chiedermi e finiamola qui. -
Belle arrossì ancora di più e prese ad attorcigliarsi intorno alle dita una ciocca di capelli che le sfuggiva da sotto il cappuccio. - Ehm... vedete quel grosso abete laggiù? - e indicò proprio la pianta ricoperta di neve che aveva monopolizzato la sua attenzione poco prima.
Rumpelstiltskin annuì. - Certo che lo vedo, dearie. Non sono cieco, sai. -
- Ecco... mi domandavo se, magari con la magia poteste... trasportarlo all'interno del castello. -
Pronunciò le ultime parole tutto d'un fiato, come per scongiurare l'eventualità di cambiare idea se avesse esitato ancora, dopodiché rimase in fremente attesa della reazione del suo padrone, che, dal canto suo, si limitava a fissarla con un misto di ammirata indignazione e rassegnazione dipinto sul viso.
- E perché mai vorresti che facessi una cosa simile? - domandò lui, più che consapevole della risposta che avrebbe ricevuto dalla ragazza, alla quale, doveva ammetterlo, il coraggio e l'audacia non mancavano di certo, per non parlare della faccia tosta!
- Be'... - cominciò Belle, sempre tormentandosi la ciocca sfortunata che ormai era diventata un delizioso boccolo, - tra poco sarà Yule e pensavo che forse vi avrebbe fatto piacere avere un abete da decorare per rallegrare un po' questo posto almeno per i giorni di festa. Insomma, essere il Signore Oscuro non vi impedisce di celebrare il Solstizio, no? -
Rumpelstiltskin sospirò davanti alla semplice e dolce ingenuità della sua giovane governante. Non poteva sapere che quel periodo dell'anno portava con sé un gravoso bagaglio di ricordi dolceamari perché legati ai momenti di gioia che aveva condiviso con suo figlio, che poi aveva perduto in quel maledetto vortice magico.
La verità era che non festeggiava più Yule da quando Bae se n'era andato.
Costringendosi a tornare al presente e ad abbandonare quel mondo di memorie che pareva ormai così lontano ma che non avrebbe mai smesso di rimpiangere, Rumpelstiltskin si prese qualche secondo per godersi la vista di Belle che se ne stava sulle spine, aspettando con ansia la sua risposta... oppure la sua sfuriata. I suoi occhi, che racchiudevano tutte le sfumature esistenti del blu e dell'azzurro, erano insolitamente grandi, le sue lunghe ciglia d'ebano sbatterono un paio di volte di troppo nella sua direzione.
- Per favore? - azzardò con una vocina sottile sottile.
Maledicendo se stesso e quegli occhioni di zaffiro, alla fine Rumpelstiltskin schioccò le dita e l'ingombrante oggetto dei desideri di Belle si materializzò magicamente in un angolo della sala, rigorosamente il più lontano possibile dall'arcolaio.
La giovane lanciò un grido di gioia e, in uno slancio di euforia, gettò le braccia al collo del folletto. - Grazie! Vedrete come sarà bello una volta che l'avrò addobbato! -
- Ecco, a tal proposito, dearie... - disse Rumpelstiltskin cercando di non fare troppo caso alle perturbanti sensazioni che l'avevano assalito al contatto con il corpo della ragazza, - ti concedo il permesso di farne ciò che vuoi, ma ad una condizione ben precisa. -
Belle interruppe l'abbraccio e lo guardò preoccupata. - Quale? -
- Non provare mai più a mettere queste sciocchezze vicino al mio arcolaio. - e così dicendo, le cacciò tra le mani il mazzolino di vischio e uscì dalla stanza senza tanti complimenti, lasciandola sola con i suoi rametti profumati tra le dita e un sorriso luminoso disegnato sulle sue labbra di rosa.


Nei giorni seguenti, Belle mantenne fede alla parola data a Rumpelstiltskin e lo spoglio ma rigoglioso abete si tramutò sotto il suo tocco in un capolavoro di scintillii colorati e piccole sfere luminose e variopinte che spaziavano dall'oro al rubino. Aveva addirittura chiesto in prestito alcuni fili del prezioso metallo che Rumpelstiltskin in persona aveva ricavato dalla semplice paglia che, quando passava dalle sue mani prodigiose, si tramutava in oro zecchino.
Così ora, tra le due finestre della sala dell'arcolaio, troneggiava con fierezza quel maestoso albero che la ragazza aveva vestito elegantemente con cura e impegno, come un principe della foresta abbigliato per un ballo galante.
Quando Belle si ritenne soddisfatta del risultato, raggiunse Rumpelstiltskin nel suo laboratorio e lo prese per mano, trascinandolo di sotto, non senza accese proteste da parte del suo malcapitato padrone, per fargli ammirare la sua opera ormai completa.
Il Signore Oscuro cercò di non apparire troppo impressionato, ma dentro di sé dovette ammettere che la sua domestica aveva fatto un lavoro eccellente e quello era probabilmente l'abete di Yule più bello che avesse mai visto. Sperò solo che nessuno venisse a bussare alla sua porta nelle settimane successive, poiché per lui sarebbe stato alquanto imbarazzante accogliere con quello sfavillante spettacolo solstiziale i suoi eventuali visitatori, che normalmente avrebbero dovuto sentirsi intimiditi dall'atmosfera cupa del luogo e tremare di paura nell'addentrarvisi.
- Allora? - fece Belle, con uno smagliante sorriso a trentadue denti perfettamente allineati come perle. - Che ne pensate? Vi piace? -
Lui si strinse nelle spalle, fingendosi meno colpito di quanto non fosse in realtà. - Non c'è male, dearie. Spero proprio che tu non abbia trascurato le tue faccende per realizzare questo. -
- Certo che no! - ribatté lei, offesa. - E comunque non penso che sia davvero perfetto. Manca ancora qualcosa. - E sfoderò di nuovo quell'espressione speranzosa da cucciolo scodinzolante.
- E che cosa mai potrebbe mancare, dearie? Fammi indovinare: forse qualcosa che richieda il mio intervento con la magia? -
Lei gli rivolse un sorriso colpevole. - Be'... delle luminarie colorate sarebbero proprio il tocco finale. Tipo delle lucciole che brillino tra gli aghi! -
A quel punto, Rumpelstiltskin ghignò con aria divertita e diabolica. - Ma certo, dearie! Niente di più facile! Che ne diresti se andassi a catturare qualche fata e la appendessi ai rami? Ti lascerei anche scegliere i colori che preferisci, tanto quelle dannate pulci sono tutte diverse. -
Belle impallidì e gli gettò un'occhiata scandalizzata e venata di terrore.
- Oh, suvvia! Non guardarmi così, dearie! Stavo solo scherzando, anche se non mi dispiacerebbe affatto l'idea di vedere una o due di quelle zanzare fuorimisura dibattersi tra le mie mani. -
Ma la giovane continuava a fissarlo con timore e sospetto, non del tutto convinta.
- Tuttavia temo che per i tuoi gusti delicati sarebbe un po' troppo macabro, non è vero? - proseguì Rumpelstiltskin senza abbandonare il sogghigno beffardo.
Belle fece un cenno d'assenso: - Decisamente. -
Il Signore Oscuro si esibì in un teatrale sospiro di delusione: - Guastafeste. - poi agitò languidamente una mano e l'intero abete venne avvolto da centinaia di piccole luci intermittenti che abbracciavano tutte le tonalità dell'arcobaleno.
- Wow! -
La ragazza rimirò quello spettacolo, incantata. Il bagliore delle luminarie si specchiava nei suoi occhi dando l'illusione che questi brillassero a loro volta.
- È... è stupendo. - sussurrò.
Rumpelstiltskin fece un gesto di noncuranza e stizza. - Bah! Non capirò mai tutte queste melensaggini, in fondo è solo un albero ricoperto di gingilli! E comunque continuo a pensare che qualche fata legata ai rami non ci sarebbe stata male per niente. Sei proprio sicura di non volerne neanche una? -
Belle gli scoccò un sorriso di lieve rimprovero ma non disse nulla; una gioia tanto genuina da rasentare l'infantile splendeva sul suo volto di porcellana e generò uno strano calore nel petto di Rumpelstiltskin, che si affrettò a distogliere lo sguardo e a tornare al suo lavoro al piano di sopra.


Giunse la sera del 20 dicembre, la vigilia di Yule, e il vecchio castello polveroso sembrava essere tornato alla vita grazie agli ammirevoli sforzi della ragazza, che non si era risparmiata e aveva agghindato quasi ogni sala, dedicando particolare attenzione alla stanza dove Rumpelstiltskin lavorava all'arcolaio e dove i due condividevano la maggior parte del tempo che si trovavano a passare insieme.
Certo, il risultato finale era ben lontano dal trionfo quasi pacchiano di decorazioni sfarzose che ogni anno tappezzavano il palazzo reale di Avonlea durante il periodo del Solstizio, ma la giovane si sentiva comunque felice ed orgogliosa del proprio lavoro che, insieme alla neve e al fuoco che scoppiettava nel camino, aveva contribuito a donare un'atmosfera intima e calda a quel maniero antico e sperduto.
Belle trascorse la serata raggomitolata su una poltrona davanti al focolare, immersa nella lettura di alcuni racconti che riguardavano proprio il Solstizio d'Inverno, mentre il suo padrone era intento a filare e la neve aveva ricominciato a fioccare copiosa fuori dalle finestre.
Il Signore Oscuro e la sua domestica interruppero le loro rispettive attività solo per concedersi una fumante tazza di cioccolata calda con cannella e biscottini speziati che Belle aveva preparato appositamente per l'occasione.
Quando la pendola batté undici rintocchi, la giovane si congedò augurando la buonanotte a Rumpelstiltskin e ritirandosi nella sua camera al piano di sopra (con l'arrivo del gelo, il folletto le aveva assegnato una stanza da letto decente e al caldo invece della cella sotterranea dove avrebbe corso il rischio di ammalarsi seriamente a causa del rigore delle temperature invernali e dell'umidità).
Belle si svestì, s'infilò la camicia da notte e si affrettò a scivolare sotto le coperte, sorridendo alla vista dei fiocchi di neve grandi come batuffoli di cotone che svolazzavano placidamente al di là della vetrata.
Esalò un lungo sospiro soddisfatto, serena come non si sentiva da molto tempo, poi chiuse gli occhi e si addormentò profondamente.


Non dovevano essere trascorse che poche ore quando la giovane si destò, disturbata da un fastidioso rumore di zampette e rosicchi.
In un primo momento, Belle credette di trovarsi in quel limbo a metà tra il sogno e la veglia e provò a riaddormentarsi; ma quel brusio non cessava, semmai si faceva più forte e quando la ragazza aprì gli occhi e si puntellò sui gomiti per guardarsi intorno e identificarne la fonte, vide con orrore che la sua camera era invasa da decine di grossi topi grigi con gli occhietti maligni e avidi che lampeggiavano sinistramente.
Belle lanciò un urlo orripilato e tentò di scrollarsi di dosso due di quelle bestiacce odiose che si erano arrampicate fin sopra il suo letto.
- Ma guarda! Cosa abbiamo qui? - fece una voce grave e maligna.
La giovane trasalì e volse lo sguardo nella direzione da cui le era sembrato di udire quelle parole e allora lo vide: in un angolo accanto alla finestra, nascosto in penombra, c'era uno stranissimo uomo abbigliato riccamente come un re, con tanto di spada al fianco; ma sul suo collo non si trovava un volto umano, bensì sette orribili teste di topo sormontate da altrettante corone.
Nel complesso, si trattava di una vista orrenda e spaventosa.
Belle fece per gettarsi fuori dal letto e correre al piano di sotto per raggiungere Rumpelstiltskin, ma l'intero pavimento della sua camera brulicava di topi di tutte le dimensioni e lei dovette reprimere un moto di nausea.
Nel frattempo, il Re dei Topi le si era avvicinato, facendosi largo tra i suoi piccoli sudditi che si scostavano ossequiosamente al suo passaggio, e ora la fissava con quei quattordici occhietti di brace.
- Non sapevo che il Signore Oscuro collezionasse anche trofei umani. - commentò sprezzante, - Ma devo ammettere che tu sei proprio un bel bocconcino, ragazza. Forse potresti perfino diventare la mia regina... -
Il Re dei Topi allungò una mano grigiastra e dotata di artigli verso Belle, paralizzata dalla paura e dalla repulsione ma, proprio in quel momento, la porta della sua camera si spalancò con violenza e sulla soglia apparve Rumpelstiltskin che reggeva tra le mani due grosse sfere di fuoco. - Sta' lontano da lei, maledetto ratto, o ti faccio arrosto! -
Il Re dei Topi si scostò un poco da Belle e le sue teste si voltarono in direzione del folletto, ghignando malignamente. - È sempre un piacere, Signore Oscuro. -
Rumpelstiltskin fece una smorfia di disgusto. - Temo di non poter dire lo stesso. Disinfestare il mio castello da te e dal tuo seguito di roditori è sempre una gran seccatura. -
- Stavolta le cose andranno in modo diverso, Signore Oscuro. Mi sono procurato un oggetto magico che ti toglierà di mezzo una volta per tutte. -
E il Re dei Topi estrasse da sotto la veste regale un'affilata bacchetta nera che riluceva intercettando i raggi di luna che filtravano dalla finestra.
Rumpelstiltskin scoppiò in una risatina. - Un cimelio del tutto inutile nelle zampacce di un ratto come te. Ma credo proprio che me lo terrò una volta che ti avrò rispedito nelle fogne, come risarcimento per il disturbo. E ora... basta con le chiacchiere! -
Il folletto scagliò le due sfere di fuoco incantato contro l'essere mostruoso che, colto alla sprovvista, si riparò le sette teste con le braccia; nel frattempo Belle aveva afferrato il pesante libro che teneva sul comodino e aveva iniziato a menar fendenti a destra e a sinistra contro gli enormi topi che erano saliti sul letto, riuscendo a tramortirli e a ricacciarli indietro.
Rumpelstiltskin, che scagliava incantesimi da ogni parte per disperdere quell'orrenda massa pelosa, ridacchiò: - Sembra proprio che tu abbia trovato la tua arma ideale, eh, dearie? -
Belle colpì sulla testa uno degli sfortunati roditori e fece un sorrisetto alla volta di Rumpelstiltskin: - I libri sono l'arma più efficace che ci sia... soprattutto se si tratta di volumi da un migliaio di pagine! -
Nel vedere le sue schiere dimezzate rovinosamente nel giro di pochi secondi, il Re dei Topi proruppe in un orribile grido di rabbia e iniziò ad agitare furiosamente la bacchetta in direzione del Signore Oscuro. Dalla punta scaturirono delle scintille scarlatte che mancarono per un soffio il viso dell'avversario che lasciò subito perdere la marmaglia grigia e nera che si contorceva sul pavimento della camera per dedicare tutta la sua attenzione a quell'essere immondo.
I due ingaggiarono una battaglia serrata a colpi di magia, sebbene Belle avesse la netta impressione che il Re dei Topi si limitasse a muovere a caso la bacchetta magica che, come impazzita, sprizzava lampi e bagliori incandescenti da tutte le parti.
Alla fine, un dardo di luce dorata colpì in pieno il petto del Re dei Topi che si accasciò al suolo con un grido agghiacciante e poi si dissolse in una nube di polvere. La stessa sorte toccò subito dopo al suo esercito e la camera tornò quieta e silenziosa, anche se i segni dell'invasione e della battaglia erano ben visibili nelle tende e nei mobili orribilmente rosicchiati, oltre che nelle numerose bruciature sulle pareti e sul pavimento.
Belle, ancora con il libro tra le mani in posizione d'attacco, gettò a Rumpelstiltskin uno sguardo interrogativo al quale il folletto rispose alzando le spalle con noncuranza: - Erano anni che quel maledetto Re dei Topi cercava di intrufolarsi nel mio castello e di insediarsi qui per ottenere le mie reliquie magiche e le mie pozioni. È sempre riuscito a mettersi in fuga e a strisciare in qualche buco prima che potessi finirlo, ma sembra proprio che ora il problema sia risolto... in modo permanente. -
Ma, prima che uno dei due potesse aggiungere altro, la loro attenzione venne attirata dalla bacchetta nera che era rimasta a terra dopo che il suo proprietario era svanito. Vibrava e ronzava in maniera sinistra, come se fosse stata dotata di vita propria.
- Ma che cosa... ? -
Belle non fece in tempo a concludere la sua domanda perché, proprio in quell'istante, esattamente al centro della stanza, si materializzò un luminoso vortice verde.
La giovane si aggrappò saldamente a una delle colonne del letto a baldacchino per tentare di resistere alla magia di quel turbine che sembrava volerla risucchiare al suo interno.
Rumpelstiltskin si sostenne a un anello di ferro che pendeva dal muro e lanciò un grido d'avvertimento in direzione della sua domestica: - È un portale! Si richiuderà presto ma, fino a quel momento, non mollare la presa per nessun motivo! -
La ragazza tentò di reggersi al letto con tutte le sue forze ma sentiva che la potenza del vortice magico la stava lentamente strappando da quel misero sostegno.
In una frazione di secondi, Belle venne separata dalla colonna di legno e trascinata con un grido dentro al gorgo.
Rumpelstiltskin emise un verso indefinibile a metà tra un ringhio e un gemito e compì l'unico gesto che gli suggerì l'istinto, per quanto maledettamente stupido e sconsiderato: mollò a sua volta la presa e si lasciò scivolare nel vortice, che si richiuse subito dopo, facendo ripiombare nel buio e nel silenzio la camera da letto devastata e deserta.


Il Signore Oscuro atterrò morbidamente su un terreno ricoperto da centimetri e centimetri di neve soffice e compatta. Accanto a lui, Belle si stava rimettendo faticosamente in piedi ma per fortuna non sembrava ferita.
La giovane abbracciò con lo sguardo il paesaggio circostante e davanti agli occhi le si presentò uno spettacolo meraviglioso e straordinario: una foresta interamente avvolta dalla neve e dal ghiaccio si espandeva per miglia e miglia in ogni direzione. Tutto era bianco e candido, e luccicava come se della purissima polvere di diamante fosse stata cosparsa su ogni cosa. Le forme degli abeti erano addolcite dal quella morbida coltre che catturava i riflessi lunari e risplendeva di argento azzurrino.
- Ma... dove siamo finiti? - domandò senza riuscire a distogliere lo sguardo da quell'amena visione notturna, la voce ridotta ad un sussurro meravigliato.
- Bah! - fece il Signore Oscuro scrollandosi di dosso la neve che, nella caduta, gli si era attaccata ai vestiti. - Temo proprio che quel dannato portale ci abbia mandati nel Reame d'Inverno. Non sarà facile tornare al Castello Oscuro senza un fagiolo magico, una bacchetta o un cappello come quello di Jefferson. -
Ma Belle non diede segno di aver udito la sua risposta, tanto era assorta a studiare con curiosità e stupore quel suggestivo e silente paradiso innevato che pareva quasi fatto di cristallo.
- Mi stai ascoltando, dearie? - fece il folletto, infastidito dalla mancanza di considerazione della sua domestica, più interessata ad ammirare il panorama che alle sue parole.
La giovane si voltò verso di lui e annuì. - Siamo bloccati qui, dunque? -
- Esattamente. -
Belle fece spallucce. - Be', poteva andarci peggio. Insomma, questo posto è così bello e pacifico. -
Rumpelstiltskin sfoderò il suo miglior ghigno sarcastico. - Oh, sì! Proprio il luogo ideale per un bel pic-nic... sempre che non si muoia assiderati prima del dessert! -
Lei chinò il capo e si morse il labbro: effettivamente, il suo padrone non aveva tutti i torti. La bellezza mozzafiato di quella foresta l'aveva distratta momentaneamente dalla temperatura polare, ma ora che ci faceva caso, il suo corpo non era entusiasta di quel posto quanto lo era il suo cuore romantico.
Belle, che indossava ancora la camicia da notte, si strinse le braccia intorno al busto e prese a strofinarsi energicamente le spalle per tentare di scaldarsi un po'.
Rumpelstiltskin, che in qualità di Signore Oscuro, non pativa certo il freddo, osservò per un momento gli sforzi della sua domestica, che non avrebbero potuto molto contro quel gelo inclemente.
- Così non otterrai proprio niente, dearie. Lascia fare a me. -
Il folletto fece materializzare dal nulla un pesante mantello foderato di pelliccia, dei guanti e un paio di stivaletti dall'aria calda e confortevole.
Senza attendere un invito, Belle prese dalle sue mani gli indumenti e si affrettò ad indossarli. - Grazie. Ora va molto meglio. -
- Non ringraziarmi, dearie. Una domestica congelata non mi serve a niente. E ora cerchiamo un modo per tornare a casa. -


Belle e Rumpelstiltskin s'incamminarono lungo un accenno di sentiero che, miracolosamente, non era stato sommerso dalla coperta bianca e si dipanava tra gli alberi. Il bagliore lunare lo faceva assomigliare ad un serpeggiante nastro di ghiaccio o ad un fiume d'argento che scorreva nel bel mezzo di quella foresta invernale.
Rumpelstiltskin raccontò a Belle la storia di quel reame che non aveva mai conosciuto altro che quell'inverno perenne. La neve non si scioglieva per tutto l'anno e il disgelo non era e non sarebbe mai giunto, tuttavia nessuno si era mai lamentato di ciò, anzi gli abitanti di quel regno amavano profondamente quel clima e non si sarebbero mai trovati a proprio agio in un altro posto, non che avessero mai avuto l'intenzione di lasciare il loro reame, in ogni caso. I loro passatempi preferiti consistevano nel pattinare sugli specchi d'acqua gelati, giocare a palle di neve, ingaggiando a volte vere e proprie battaglie, e radunarsi nelle case davanti al fuoco per raccontarsi storie e antiche leggende.
Belle era affascinata dalla descrizione che il suo padrone le aveva offerto di quel luogo così singolare, anche se le riusciva difficile immaginare persone che potessero vivere felici in un inverno eterno. Tuttavia ne comprendeva anche il fascino indiscutibile: l'aria frizzante solleticava piacevolmente la pelle del viso e odorava di note vibranti di muschio e pino, e i ghiaccioli che pendevano dai rami parevano vetro soffiato dal migliore degli artigiani, che era la Natura stessa.
Mentre stavano attraversando una radura inondata di luce argentata, iniziò a nevicare.
Belle si fermò e volse il naso all'insù, pensando che i suoi occhi le stessero giocando un qualche scherzo, infatti alcuni degli enormi fiocchi di neve che scendevano pigramente dal cielo erano completamente diversi da quelli che la ragazza era abituata ad ammirare ad Avonlea o al Castello Oscuro: scintillavano di luce azzurra e non sembravano neppure cadere, piuttosto parevano volare senza mai posarsi al suolo. Eppure non c'era un solo alito di vento.
E non era forse una sommessa e dolcissima musica quella che udiva se provava a tendere le orecchie e a mettersi in ascolto dei suoni che la circondavano?
Rumpelstiltskin, che era già quasi giunto al limitare della radura, si accorse che la sua domestica non era più al suo fianco e quando si voltò e la vide ferma in mezzo allo spiazzo innevato, la sua figura minuta che riluceva di bagliori blu e argento, ebbe un fremito che nulla aveva a che vedere con la temperatura.
- E ora che stai facendo, dearie? - domandò il folletto, cercando di imprimere alla sua voce un tono irritato e di ignorare quell'indefinibile sensazione che gli aveva afferrato il cuore.
Belle gli rivolse un'occhiata perplessa. - È assurdo, ma... credevo di aver visto un fiocco di neve con due braccia, due gambe, una testa e perfino un paio d'ali. Ma ovviamente non è possibile. Devo essermi sbagliata. Eppure ho anche l'impressione di sentire una melodia, come se provenisse dagli alberi. -
Rumpelstiltskin la raggiunse e notò a sua volta un gruppo di piccole creature alate che si rincorrevano a mezz'aria sulle note di quella che, effettivamente, era proprio l'inconfondibile sinfonia di un valzer.
- No, dearie. Non ti sei sbagliata affatto. Quelle che vedi sono le fate che popolano questo regno. E, se vuoi saperlo, sono assai meno fastidiose di quelle che abbiamo nella Foresta Incantata. Non parlano e non si immischiano negli affari altrui; tutto quello che fanno è danzare tra loro durante le nevicate confondendosi con i veri fiocchi di neve. E per quanto riguarda la musica, be'... proviene davvero da questi alberi. -
- Oooh. - Belle riuscì a seguire con lo sguardo un gruppetto di fatine che si stava esibendo in una complicata coreografia collettiva e riuscì a distinguerne le minuscole fattezze: erano molto graziose, per non parlare della leggiadria con cui volteggiavano intorno a lei dando vita a figure straordinarie perfettamente in sintonia con l'esecuzione di quella magica orchestra arborea.
- È... è la cosa più bella che abbia mai visto. - mormorò la ragazza, completamente rapita nella contemplazione di quel prodigio e nell'ascolto di quella melodia lieve ed elegante proprio come un fiocco di neve.
Dal canto suo, Rumpelstiltskin non era invece minimamente interessato alla danza delle fate. I suoi occhi ferini erano come incatenati al volto della giovane che sorrideva estasiata e commossa dalla bellezza delicata e dolce dello spettacolo al quale stava assistendo. Due piccole lacrime sfuggirono da sotto le sue ciglia e le scivolarono lungo le gote colorite dal freddo.
Curiosamente, si trovò a formulare nella sua mente lo stesso pensiero al quale Belle aveva appena dato voce: la cosa più bella che abbia mai visto.


Belle e Rumpelstiltskin rimasero silenziosamente fianco a fianco ad osservare le fatine danzanti fino a quando la luna tramontò, la musica si dissolse e le piccole ballerine scomparvero tra i pini.
Il cielo iniziava a tingersi di pallide sfumature rosa e pesca che preannunciavano l'alba di un nuovo giorno nel Reame d'Inverno.
E fu proprio in quel momento che, al centro esatto della radura, comparve dal nulla una porta di legno intarsiata e dipinta con decori che rappresentavano bastoncini di zucchero, omini di pan di zenzero, caramelle e altre dolci prelibatezze.
Quando Rumpelstiltskin la vide, emise un gemito. - Oh, no! Maledizione! Odio quel regno, ma se vogliamo tornare nella Foresta Incantata, temo proprio che ci toccherà attraversare quella porta, e affrontare gli orrori che ci attendono dall'altra parte. -
Belle gli si fece più vicina e gli sfiorò un braccio, guardando l'uscio magico con aria diffidente e timorosa. - Perché dite così? Dove conduce quel passaggio? -
Rumpelstiltskin fece una smorfia. - In uno dei luoghi più sgradevoli che io conosca, dearie. Il Reame della Fata Confetto. -




Da Stria93: Hello, my dearies!
Che dire... amo “Lo Schiaccianoci”! Per me non è Dicembre senza questo meraviglioso balletto, di cui adoro le musiche, la storia, i personaggi... tutto insomma!
Ovviamente per riadattare la storia ai RumBelle ho dovuto apportare qualche modifica, prima fra tutte il fatto paradossale che non c'è lo Schiaccianoci. Ma, per il resto, ho cercato di seguire fedelmente la trama del balletto.
Spero che questo “primo atto” vi sia piaciuto e ringrazio di cuore chiunque leggerà e magari vorrà lasciarmi un commentino.
Alla prossima con il “secondo atto”, my dearies!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Atto II ***


yule

ATTO II




Belle e Rumpelstiltskin attraversarono la porta incantata e si ritrovarono per qualche secondo in una specie di tunnel bianco e luminoso e, prima ancora che i loro occhi scorgessero alcunché, vennero investiti da una ventata di aria zuccherosa.
Belle inspirò a pieni polmoni e nella sua mente presero subito forma pensieri di biscotti, torte, torrone, cioccolato e caramelle di tutti i tipi, come se la fragranza di ogni dolce e dolciume esistente al mondo fosse stata estratta e condensata in quell'aroma che pervadeva tutta l'aria del luogo dove erano giunti.
Quando finalmente arrivarono all'uscita di quella galleria di luce accecante, il Signore Oscuro e la sua domestica scoprirono di essere finiti nel bel mezzo di una radura nella foresta, proprio come quella che si erano appena lasciati alle spalle, con la sostanziale differenza che ora gli alberi non erano più alberi ma alti bastoncini di zucchero decorati con sfarzose righe bianche e rosse, l'erba di un vivace color verde pistacchio odorava di menta candita e i loro piedi poggiavano su un sentiero interamente lastricato di cioccolato fondente.
Il cielo dai delicati toni pastello del primo mattino era popolato da grosse nuvole rosa e bianche che a Belle ricordarono terribilmente degli sbuffi di zucchero filato.
Ogni cosa in quel bizzarro reame trasudava tanta dolcezza da risultare, nel complesso, fin quasi nauseante.
Evidentemente, Rumpelstiltskin doveva essere proprio di questo avviso, perché l'espressione del suo volto tradiva un chiaro disgusto nonché un palese desiderio di trovarsi in qualunque altro posto che non fosse quel regno, fosse anche nel bel mezzo di una battaglia tra orchi.
- E ora che facciamo? - domandò la giovane, ancora sbigottita e leggermente stordita da quel profumo dolce e caramelloso.
Rumpelstiltskin indicò il sentiero di cioccolato con riluttante rassegnazione. - Be', seguiamo la strada, direi. Dobbiamo raggiungere il palazzo della Fata Confetto, per quanto la sola idea mi dia il voltastomaco. È la sovrana di questo reame e solo lei possiede la magia necessaria per rimandarci a casa nella Foresta Incantata. -
Il folletto s'incamminò di malavoglia lungo la strada composta da due file di enormi quadrati scuri dai quali si levava la caratteristica fragranza di cacao e Belle lo seguì, gli occhi curiosi e increduli ancora spalancati su quelle meraviglie.


Presto, Belle abbandonò il mantello, i guanti e gli stivaletti, ormai superflui rispetto al clima tiepido e piacevole di quel nuovo regno. La sensazione dei piedi nudi sui fili d'erba morbidi, sottili e dalla consistenza vagamente gommosa, era molto piacevole e le provocava un delizioso solletico che la fece scoppiare in una risata.
Rumpelstiltskin tentò più volte di richiamare la sua domestica all'ordine e alla dignità, ma la ragazza continuava a fermarsi per ammirare, e assaggiare, i fiori (che in realtà erano dei piccoli lecca-lecca tondi e dai colori sgargianti) o i folti cespugli sui quali crescevano nientemeno che squisite praline ai frutti di bosco.
- Piantala, dearie! - sbottò a un tratto il folletto. - Non stiamo partecipando a una maledetta gita turistica! Detesto questo reame e gradirei rimanerci il meno possibile quindi fammi il santo favore di smetterla di scorrazzare in giro come una trottola impazzita e fermarti ad ogni cosa che vedi. Mi stai ascoltando? ...Dearie? Oh, per tutti gli déi! -
Il Signore Oscuro scoprì con grande disappunto di aver solo sprecato fiato perché all'incirca a metà della sua ramanzina, Belle aveva adocchiato l'ennesima stranezza ed era corsa ad inginocchiarsi sull'argine di un ruscello dall'insolito color arancione brillante che scorreva poco distante da lì.
- Non ci posso credere! - esclamò, eccitata. - Questo è... è davvero... ? -
- Sì, dearie, è succo di frutta. E ora alzati e vieni via; se continui a sporgerti così finirai per cascarci dentro e, puoi credermi, non verrò a ripescarti. -
La ragazza scrollò le spalle e rispose al tono imbronciato del suo padrone con un sorriso allegro: dal canto suo, si stava divertendo un mondo ad esplorare quella foresta commestibile ed era talmente di buon umore che nemmeno i suoi modi rudi e bruschi sarebbero riusciti ad incupirla.


I due seguirono il sentiero che li condusse fuori dal bosco e li portò in vista di un piccolo agglomerato di case in lontananza.
- Quello è il Villaggio del Cioccolato. La strada ci passa proprio in mezzo ma dovremmo riuscire ad aggirarlo facendo una piccola deviazione. - commentò Rumpelstiltskin.
Belle gli rivolse un'occhiata indignata e colma di delusione. - Aggirarlo? Come sarebbe a dire? -
Il Signore Oscuro sbuffò sonoramente, la pazienza ormai agli sgoccioli. - Sarebbe a dire, dearie, che intendo arrivare dall'altra parte senza attraversarlo per la via principale. -
- So benissimo cosa significa “aggirare”. - ribatté lei piccata, - Ma perché invece non restiamo sul sentiero? Sarà molto più veloce che neanche fare tutto il giro e, se ho ben capito, voi non volete trattenervi qui più del necessario. Siete davvero sicuro di voler allungare il percorso? A me sta bene, ma poi non dite che non vi avevo avvertito... -
Rumpelstiltskin intercettò la scintilla di maliziosa furbizia che baluginò in quegli occhi di acquamarina. Maledizione! Il ragionamento della sua domestica non faceva una piega. L'aveva infinocchiato per bene, incastrandolo grazie alle sue stesse parole, eppure non era ancora pronto a cedere.
Belle notò l'esitazione del folletto e decise di cambiare tattica: mise da parte la logica e assunse la sua miglior espressione di supplica, prendendo una mano del Signore Oscuro tra le sue. - Oh, vi prego, Rumpelstiltskin! Insomma, quando mi ricapiterà l'occasione di visitare un Villaggio del Cioccolato? Fatelo per me, per piacere! -
Per l'ennesima volta nel giro di poche settimane, il terribile Rumpelstiltskin, l'essere più potente e temuto di tutti i reami, venne messo con le spalle al muro da una principessina.
Sospirò come un condannato che si avvia al patibolo e annuì. - E va bene. Come vuoi, dearie. Villaggio del Cioccolato sia! -
Belle lo ricompensò con un sorriso tanto luminoso che, a confronto, il sole pareva essersi oscurato nel cielo color confetto, poi lo prese per mano e si mise a correre a più non posso in direzione del piccolo borgo.
Quando vi giunsero, la ragazza realizzò immediatamente che il nome di quel paesello non era affatto da interpretare in senso figurato, poiché questo era costruito interamente e letteralmente di cioccolato! Bianco, al latte, fondente... tutto, ma proprio tutto, era di cioccolato!
Una stupitissima ed emozionatissima Belle arrivò insieme a un molto meno impressionato e molto meno felice Rumpelstiltskin al centro della piazza, dove troneggiava una fontana di cioccolato fondente nero e lucido, decorato con motivi arzigogolati di cioccolato bianco, dalla quale zampillava un getto di latte al cacao.
Fu allora che la giovane afferrò il Signore Oscuro per un braccio e gli indicò un angolo dove una piccola folla si era radunata e dal quale proveniva un allegro suono di tromba, nacchere e altri strumenti musicali.
- Che cosa stanno guardando? Possiamo avvicinarci? - chiese, speranzosa.
Di nuovo, Rumpelstiltskin sospirò. - Ho forse possibilità di scelta, dearie? -
- Assolutamente no! - rispose lei, ridendo e trascinandolo verso quel capannello.
Grazie a Belle, i due si fecero largo tra la moltitudine di persone intente ad ammirare lo spettacolo e finalmente capirono il motivo di tanto interesse: una piccola orchestra si stava esibendo insieme a una coppia di giovani ballerini.
La ragazza dalla bella carnagione olivastra era vestita con un corsetto nero, completo di mezza manica a rete, e un'ampia gonna a ruota dello stesso colore ma intervallata da balze e rouches di un rosso fiammante. Tra i capelli raccolti color dell'ebano aveva fissato una rosa vermiglia e in una mano teneva un ventaglio. Anche l'abbigliamento del suo compagno di danza richiamava lo stesso spettro cromatico e i loro movimenti erano fluidi, eleganti e perfettamente in armonia con il motivo suonato dall'orchestra.
Belle non riusciva a staccare gli occhi dai due danzatori e quando, poco dopo, l'esibizione terminò e i due s'inchinarono con grazia al pubblico, non poté fare a meno di unirsi agli applausi fragorosi mentre Rumpelstiltskin se ne stava il più possibile in disparte con le braccia incrociate sul petto e l'espressione imbronciata.
La folla si disperse e Belle tornò al fianco del Signore Oscuro, raggiante.
- Soddisfatta, dearie? Ora possiamo andarcene da qui? - berciò lui.
Lei capì subito che quella domanda non avrebbe ammesso risposte negative e non era il caso di mettere ulteriormente alla prova la pazienza del suo padrone, così annuì e i due ripresero il cammino.


Rumpelstiltskin spiegò a Belle che un altro motivo per il quale quel reame gli era tanto odioso, era la smodata passione dei suoi abitanti per la danza, passione di cui non perdevano mai l'occasione di fare sfoggio, come avevano appena avuto modo di vedere.
In effetti, quando i due giunsero a quello che Rumpelstiltskin aveva indicato come il Villaggio del Caffè, Belle ebbe modo di assistere ad un'altra esibizione mozzafiato: sulle note di una melodia lenta e vagamente ipnotica, si muovevano quattro ballerini (due donne e due uomini dalla pelle ambrata) belli e flessuosi come serpenti e abbigliati secondo uno stile che ricordava molto quello del popolo di Agrabah.
Lasciato il Villaggio del Caffè, percorsero un altro tratto di strada di cioccolato e arrivarono al Villaggio del Tè, popolato da persone di bassa statura e con stretti occhi a mandorla, vestite di seta colorata e che portavano sulla testa un buffo copricapo dalla forma a cono.
Anche qui si stava svolgendo una frenetica danza a cui avevano preso parte anche dei bambini. La melodia era allegra e incalzante e si faceva sempre più veloce, ma i danzatori riuscivano, chissà come, a non perdere mai il ritmo.
A quel punto, Belle si aspettava di assistere ad altri spettacoli del genere prima che quell'avventura del tutto imprevista ma che si stava rivelando inaspettatamente piacevole, terminasse e lei e Rumpelstiltskin facessero ritorno al Castello Oscuro.
E le sue aspettative non vennero disattese, perché presto la via che stavano seguendo li portò in un altro villaggio dove quasi tutti indossavano sgargianti stivali rossi, gli uomini larghi pantaloni a righe verticali e casacche bianche strette in vita da una fusciacca, le donne ampie gonne decorate che ruotavano a più non posso e i capelli stretti in trecce lucenti.
Il loro modo di danzare era, ancora una volta, unico e diverso rispetto alle esibizioni alle quali Belle e Rumpelstiltskin avevano assistito negli altri villaggi: saltavano come se avessero delle molle sotto i piedi, si piegavano e rimbalzavano sulle ginocchia e piroettavano follemente, tanto che alla ragazza iniziò a girare un po' la testa.
Alla fine, il Signore Oscuro, che ormai ne aveva abbastanza di danzatori esotici e costumi ridicoli, afferrò Belle per un polso e se la trascinò dietro fino al limitare del paesino.
Quando si furono lasciati alle spalle anche le ultime casette, Rumpelstiltskin ripeté per la centesima volta quanto detestasse quel regno.
Belle si sentì un pochino in colpa nel vederlo così afflitto e insofferente: lei si stava godendo ogni minuto di quel viaggio fuoriprogramma mentre lui non desiderava altro che tornare nella Foresta Incantata e al suo arcolaio.
Gli si avvicinò e gli sfiorò una spalla con fare comprensivo. - Mi dispiace che voi non vi stiate divertendo quanto me. Vi prometto che non vi chiederò più di fermarci fino a quando non avremo raggiunto il palazzo della Fata Confetto. -
- Oh, di questo sono piuttosto sicuro, dearie; perché se ci rallenterai ancora una volta, allora ti trasformerò in una ghianda e ti metterò in tasca, così avrò risolto il problema. -
Il tono falsamente minaccioso di Rumpelstiltskin fece sorridere internamente la ragazza, che però fece di tutto per mostrarsi intimidita e dargli un po' di soddisfazione.
- E ora in marcia. -


Come promesso, Belle e il folletto non fecero più soste, ma lungo la strada incontrarono una bizzarra città abitata da giocattoli dove un soldatino danzava al braccio di due graziose bambole seguendo il suono di alcuni zufoli.
Attraversarono perfino un prato dove delle coloratissime e variopinte fatine dei fiori volteggiavano leggiadre a un raffinato ritmo di valzer.
A un tratto, Rumpelstiltskin si arrestò e fece fermare anche la sua domestica tendendo un braccio vero l'esterno.
- Ci siamo quasi. Il palazzo è proprio laggiù, tra quelle due colline. -
Belle guardò nella direzione che il Signore Oscuro le indicava ed effettivamente vide una coppia di collinette dalla cima ricoperta di panna montata in mezzo alle quali riusciva appena a scorgere quello che, da tale distanza, poteva sembrare un castello in miniatura.
- Sarà meglio che ti avverta, dearie: la Fata Confetto è un tipo... piuttosto eccentrico. -
La giovane si lasciò sfuggire una risata. - Voi avete il coraggio di definire qualcuno “eccentrico”?! -
Rumpelstiltskin rispose con un'occhiataccia offesa. - Be', io non mi sognerei mai di vivere in una dimora di pasta di zucchero e marzapane, e poi quella è completamente svitata. Te ne accorgerai da sola. Qualunque cosa possa fare o dire, tu non assecondarla e non darle confidenza... per nessun motivo. Sono stato chiaro? -
Belle annuì, sempre più curiosa di incontrare la misteriosa regina di quel luogo.


Raggiunsero il palazzo in meno di un'ora e attraversarono un ponte levatoio (che in realtà era una tavoletta di cioccolato bianco) sotto il quale scorreva un fossato di caramello traslucido.
Rumpelstiltskin non aveva esagerato nel descrivere quel posto: le mura, le finestre, le torri e i tetti del sontuoso castello erano davvero fatti di pasta di zucchero, marzapane, gelatine di frutta, marshmallow, torrone e pan di zenzero glassato.
Contrariamente a quanto entrambi si aspettavano, le due guardie poste all'ingresso del palazzo, strizzate in in una vezzosa uniforme rigorosamente rosa chewin-gum, non solo non diedero segno di volerli fermare anzi, rivolsero loro un caloroso sorriso e gli fecero cenno di entrare, aprendo per i due visitatori il portone fatto di biscotto.
Belle e Rumpelstiltskin si guardarono l'un l'altra, sconcertati da quel trattamento così illogico per delle guardie.
- Be', sembra proprio che siamo i benvenuti. - commentò la ragazza.
- Parrebbe di sì, dearie. Te l'ho detto che è una svitata. -
Varcarono la soglia del palazzo e si ritrovarono in un ampio salone in cui le tinte pastello dominavano incontrastate.
Un piccolo servitore in livrea, anch'essa di un delicato tono di rosa, si fece loro incontro caracollando e sistemandosi quella che sembrava proprio una parrucca di candido zucchero filato, poi s'impettì tutto e li salutò con un inchino pomposo che rasentava il ridicolo.
Rumpelstiltskin gli dedicò un'occhiata a metà tra il divertito e l'imperioso. - Dobbiamo vedere la tua padrona, piccoletto. Portaci immediatamente da lei e, nel caso ti servisse un incentivo, sappi che è il Signore Oscuro in persona a ordinartelo. -
L'omino impallidì e s'inchinò di nuovo, mettendoci tanta enfasi da rischiare di perdere la parrucca. - Signore, Sua Maestà vi sta già attendendo nella sala del trono. Voi e la vostra compagna siete suoi graditi ospiti. -
Belle arrossì nel sentirsi appellare in quel modo, ma non fece commenti e si unì a Rumpelstiltskin nel seguire il servitore attraverso i corridoi e le sale del castello.
Quando l'omino li annunciò con fare fin troppo solenne per quella vocetta acuta che si ritrovava, e la giovane e il folletto entrarono nella sala del trono, si trovarono al cospetto di una donna, o meglio a una fata, dalla carnagione diafana, capelli biondi chiarissimi raccolti in un'elaborata acconciatura cotonata, occhi ridenti color giada e vestita da capo a piedi di vaporoso tulle rosa. Sembrava davvero un confetto!
Quando li vide, li accolse con un gran sorriso e si alzò dal trono di dolciumi d'oro sul quale era seduta con posa elegante e autorevole.
Mosse qualche passo leggiadro fino a raggiungere il Signore Oscuro, davanti al quale fece una bella riverenza.
Rumpelstiltskin, il cui viso ormai era una maschera di ribrezzo, fece un gesto secco e sbrigativo con la mano. - Risparmiati queste smancerie, dearie. È tutto già abbastanza stucchevole e melenso. E comunque, a cosa dobbiamo questa accoglienza? Sai bene chi sono, dunque perché mi hai aperto le porte del tuo palazzo? -
La Fata Confetto si rialzò con la stessa raffinatezza e senza perdere il sorriso che, semmai, si era fatto invece ancora più svenevole. - Voi avete sconfitto il Re dei Topi e il suo esercito, Rumpelstiltskin. Era da molto tempo che la mia gente e il mio reame soffrivano a causa loro, ma ora, grazie a voi, il pericolo è passato e tutti noi possiamo solo esservi grati. -
La sua voce soave e un po' sognante ricordò a Belle il canto di un usignolo o il suono di un flauto; tutto in quella creatura emanava serenità e benevolenza, unite però anche ad una certa frivolezza.
Il Signore Oscuro, al quale naturalmente quell'atteggiamento serafico faceva solo saltare i nervi, scrollò le spalle con fare irriverente. - Quel ratto ha commesso il fatale errore di introdursi nel mio castello senza invito e di sfidarmi. Aver salvato il tuo popolo e il tuo regno è stato solo un caso fortuito, nient'altro che un effetto collaterale. -
Il buon umore della fata non parve vacillare sotto il peso di quella rivelazione che, di certo, non faceva apparire Rumpelstiltskin sotto una luce propriamente eroica.
- Ciononostante, - continuò con voce di miele, - dalla notte scorsa siete considerato il Salvatore di questa terra e, in quanto sovrana, sarà mio orgoglio e piacere ricompensare voi e la vostra deliziosa... ehm... assistente, nel modo che riterrete più opportuno. -
A quel punto, il folletto sfoderò il suo solito ghigno caustico. - In effetti, ci sarebbe una cosa che Vostra Zuccherosità potrebbe fare per noi. -
Sua Zuccherosità non sembrò risentirsi di quel nomignolo né della marcata nota d'ironia nella voce del suo ospite, che si stava rivelando assai scortese. - Ma certo! Parlate dunque: cosa desiderate? -
Rumpelstiltskin le raccontò sbrigativamente della bacchetta impazzita che, dopo lo scontro con il Re dei Topi, aveva accidentalmente aperto un portale che li aveva inghiottiti e mandati nel Reame d'Inverno.
La Fata Confetto ascoltò attentamente e assunse un'aria pensierosa. - Sì, mi era giunta voce che quell'essere fosse riuscito a sottrarre una bacchetta molto potente a una strega delle foreste a nord. Vorreste dunque che io vi rimandassi nella Foresta Incantata? -
- Perspicace come tutte le tue colleghe alate, dearie. - replicò sarcastico il Signore Oscuro, il ghigno diabolico e canzonatorio sempre al suo posto.
A quel punto, Belle gli diede una piccola gomitata di rimprovero alla quale lui rispose con un'occhiata di fuoco, prima di tornare a rivolgersi alla fata: - Allora, Confettina, puoi farci tornare a casa o siamo condannati a rimanere qui fino a quando nelle vene ci scorrerà sciroppo di glucosio al posto del sangue? -
La Fata Confetto, la quale pareva del tutto immune alle sue frecciatine al vetriolo, fece un cenno d'assenso. - Ma certo, posso usare la mia bacchetta e rimandarvi nel vostro reame, ma prima permettetemi di dimostrarvi la gratitudine mia e della mia gente con un piccolo banchetto. Sarete di certo esausti dopo la battaglia col Re dei Topi e tutta la strada che avete percorso per arrivare qui. -
Rumpelstiltskin fece un gesto di stizza. - Tsk, io non mi stanco mai, dearie. Sono il Signore Oscuro e i Signori Oscuri non hanno certe debolezze umane. -
Per la prima volta, qualcosa di simile al biasimo scintillò negli occhi di giada della fata e il suo tono si fece un po' più freddo e meno angelico. - Può darsi, - disse piano, - ma credo che la vostra amica abbia invece un gran bisogno di cibo e riposo. -
Il folletto si volse a guardare Belle che, effettivamente, appariva piuttosto stanca e lo fissava con un'espressione che gli chiedeva palesemente di accettare l'offerta della Fata Confetto.
- Be', allora d'accordo. - bofonchiò lui, - Ma non appena la mia domestica si sarà ripresa, faremo immediatamente ritorno a casa. -
La fata sorrise affabile e li invitò a seguirli in una grande sala attigua a quella del trono dove erano state preparate, appositamente per loro, due poltrone non meno regali e dall'aria comoda davanti a una tavola imbandita e colma, neanche a dirlo, di dolci di ogni tipo!
Rumpelstiltskin e Belle presero posto, l'uno decisamente più restio dell'altra, mentre un'orchestra di eleganti musicisti in redingote (rosa, ovviamente) prendeva a suonare una splendida sinfonia.


Belle si servì di deliziosi macarons colorati e dal gusto sopraffino, di pasticcini alla vaniglia cremosi e fragranti e, per finire, di una generosa fetta di torta al cioccolato, il tutto accompagnato da una fumante tazza di tè caldo.
Rumpelstiltskin sogghignò. - Attenta, dearie. Con tutta quella roba, finirai per rimanere incastrata nel portale. -
La giovane, troppo impegnata ad assaporare quelle squisitezze per rispondergli per le rime, si limitò a scoccargli un'occhiataccia.
Il Signore Oscuro, dal canto suo, non aveva toccato neanche un cioccolatino. Che figura avrebbe fatto se si fosse lasciato tentare da un paio di dolcetti come un pivellino?
No, non avrebbe dato la minima soddisfazione a quella sottospecie di libellula glassata di rosa... anche se la torta al limone (per la quale aveva sempre avuto un debole) sembrava chiamarlo a gran voce e invitarlo con insistenza ad un assaggio... un solo piccolo assaggio. No! Avrebbe resistito! Non avrebbe ceduto al richiamo della dolcezza. Lui odiava la dolcezza! Era il Signore Oscuro, per la miseria! Era l'anti-dolcezza per eccellenza!
Durante quel banchetto ad alta concentrazione di zucchero non mancò l'intrattenimento che, per la disperazione del folletto, non fu da meno quanto a melensaggine: la padrona di casa in persona e un giovane etereo di bell'aspetto che evidentemente doveva essere il suo compagno, si esibirono in una serie di danze per allietare gli ospiti, sebbene Rumpelstiltskin facesse di tutto per mostrarsi quanto più annoiato e sprezzante gli riuscisse.
Belle, al contrario, si lasciò completamente incantare dalla bellezza e dalla grazia celestiale della Fata Confetto e del suo partner, applaudendo con fervore al termine di ogni danza.
A un certo punto, la sovrana si volse a loro con una strana espressione che sembrava celare un pizzico di malizia. - Il prossimo ballo è un romantico pas de deux. Potremmo farci da parte e cedervi il posto, se lo desiderate. Qualcosa mi dice che sareste perfetti. -
Per poco, Belle non si soffocò con un boccone di torta che le andò di traverso e Rumpelstiltskin quasi cadde dalla poltrona sulla quale si era lasciato andare mollemente in una posa che chiunque avrebbe considerato irrispettosa e maleducata.
- Cosa... che cosa avete detto? - chiese Belle con voce strozzata quando riuscì ad ingoiare il pezzo di torta assassino.
La Fata Confetto le strizzò l'occhio con fare complice. - Pensavo solo che tu e il Signore Oscuro avreste formato una magnifica coppia per rendere giustizia al nostro pas de deux. -
Belle si sentì avvampare fino alla punta delle orecchie ma Rumpelstiltskin le risparmiò la fatica di trovare una risposta adeguata. - Hai pensato male, Confettina! Noi non formiamo nessuna coppia. Lei è la mia domestica, nonché una mia proprietà, e se credi che il Signore Oscuro si metta a fare giravolte e pliet in calzamaglia e scarpette ti sbagli di grosso! -
Anche davanti a quello scatto d'ira e indignazione, la fata mantenne il suo contegno sereno e imperturbabile, limitandosi a una scrollatina di spalle e preparandosi al pas de deux con il suo compagno.


Quando finalmente il cabaret di dolci e danze si concluse, e la Fata Confetto si dichiarò pronta a rimandare i suoi ospiti nella Foresta Incantata, Rumpelstiltskin rivolse un ringraziamento silenzioso al nume protettore dei Signori Oscuri, se mai ne fosse esistito uno.
Lui e Belle, ormai rifocillata e sazia fino all'inverosimile, vennero ricondotti nella sala del trono, dove rimasero soli con la Fata Confetto, tra le mani della quale si materializzò, in un guizzo dorato, una bacchetta magica fatta di legno lavorato finemente e decorata con frammenti di quarzo rosa.
Mentre la fata si preparava a praticare l'incantesimo per aprire il varco tra i regni, Rumpelstiltskin tese una mano a Belle, la quale la strinse nella sua con aria confusa e un lieve rossore dipinto sul viso.
- Non farti venire una delle tue strane idee romantiche, dearie. - si affrettò a precisare il Signore Oscuro, - Dobbiamo mantenere il contatto mentre attraversiamo il portale, altrimenti rischiamo di finire in due reami diversi, quindi non lasciare la mia mano fino a quando non saremo a casa. -
Belle annuì e si ritrovò curiosamente a pensare che, in ogni caso, anche senza quell'avvertimento, non l'avrebbe fatto. Il tocco della pelle squamosa ma calda del folletto a contatto con la sua le suscitava impressioni contrastanti ma potenti che, come quando si pizzica una corda di chitarra, facevano vibrare e risuonare di note sconosciute sia il suo corpo che la sua anima.
No, non avrebbe lasciato la sua mano. Si ritrovò perfino a desiderare di non doverlo mai fare e a quel pensiero tanto irrazionale, il calore che avvertiva a livello delle guance, sembrò intensificarsi.
La Fata Confetto sollevò la bacchetta e la fece roteare a mezz'aria un paio di volte, fino a quando il famigliare vortice verde non comparve al centro della sala, tra lei e i suoi visitatori.
- È il momento, dearie. Andiamo. Si torna a casa finalmente. -
Il Signore Oscuro e Belle si guardarono per un attimo l'uno negli occhi dell'altra, come ad attendere un silenzioso segnale, poi, proprio nello stesso istante, fecero un balzo in avanti scomparendo nel gorgo magico, le loro mani incatenate saldamente.


Belle e Rumpeltiltskin furono catapultati lunghi distesi sul freddo pavimento della camera da letto della ragazza al Castello Oscuro e i polmoni e le narici del folletto esultarono di gioia quando inalarono l'aria del luogo che, grazie al cielo, non recava alcuna traccia di aromi caramellosi, semmai un sottile fondo di muffa, umidità e mura antiche che egli accolse con estremo piacere.
Era ancora notte fonda, poiché il tempo scorre diversamente nel Reame d'Inverno e in quello della Fata Confetto.
Il Signore Oscuro si affrettò a volgere lo sguardo di lato e, con grande sollievo, vide che la sua domestica giaceva priva di sensi ma sana e salva accanto a lui, le dita ancora ben strette alla sua mano.
Dopo essersi assicurato che la giovane stesse bene e fosse solo esausta (viaggiare tra i portali consumava molte energie a coloro che non erano abituati), la prese delicatamente tra le braccia e l'adagiò sul letto, le cui coperte e lenzuola erano ancora tutte sbrindellate a causa della recente incursione di quei dannati roditori.
In effetti, la stanza intera era un vero disastro, ma Rumpelstiltskin si limitò a schioccare le dita e tutto tornò come nuovo, o meglio, come prima che un esercito di pelosi rosicchiatori seriali decidesse di organizzare una festa clandestina.
E proprio in quel momento, colse con la coda dell'occhio un oggetto che giaceva inerme a terra sul tappeto. Il Signore Oscuro si avvicinò e s'inginocchiò accanto ad esso, riconoscendo la bacchetta nera alla quale lui e Belle dovevano quell'inaspettata avventura.
Usando grande attenzione e cautela, Rumpelstiltskin la prese tra indice e pollice e la esaminò con occhio esperto. Alla fine di quell'ispezione, se la infilò in una tasca interna della casacca. - Hai già creato fin troppi problemi, dearie. Sarà meglio metterti in un posto sicuro. -
Il folletto si permise un ultimo sguardo in direzione della ragazza addormentata, dopodiché uscì con passo felpato dalla camera, richiudendosi piano la porta alle spalle per non rischiare di svegliarla.


Belle si destò sbadigliando e stiracchiandosi tra le coperte, che la tenevano meravigliosamente al calduccio mentre fuori dalle finestre la nevicata della notte prima sembrava essersi esaurita e uno splendido sole invernale faceva brillare la foresta di un candore abbagliante.
Al momento sembrò una mattina d'inverno come tante altre, ma la veglia porta con sé le memorie e in un baleno la mente di Belle si riempì di immagini di orrendi topi che avevano invaso la sua stanza, di un duello serrato tra il Signore Oscuro e un essere rivoltante con sette teste coronate, di un meraviglioso bosco di neve e ghiaccio, di fiocchi di neve danzanti, di un intero reame fatto di dolci.
Che avventura straordinaria aveva vissuto quella notte! Perché l'aveva vissuta, non è vero? Non poteva essersi trattato di un sogno, no?
Eppure, la sua camera era perfettamente in ordine e non c'era traccia del passaggio dei topi o della battaglia che Rumpelstiltskin aveva ingaggiato con il loro sovrano. Il dubbio cominciò prepotentemente ad insinuarsi in lei: che avesse sognato tutto? Aveva bisogno di saperlo, e solo una persona poteva darle risposta a questo dilemma.
La ragazza scivolò fuori dal letto e si vestì rapidamente, per poi precipitarsi al piano di sotto dove sapeva che avrebbe trovato il suo padrone seduto all'arcolaio, come sempre.
E infatti, quando entrò nella stanza lo vide appollaiato sul suo sgabello di legno, intento a far girare la ruota con la solita aria concentrata ma, in qualche modo, anche distante.
Come un fulmine, gli si precipitò accanto. - È successo davvero? Gli eventi della notte scorsa sono accaduti veramente? -
Rumpelstiltskin si girò lentamente verso di lei, impassibile. - Be', buongiorno anche a te, dearie. -
- Rispondetemi, per favore. - implorò lei con impazienza.
Il folletto assunse la sua miglior espressione interrogativa. - Non so proprio di cosa tu stia parlando. -
Belle gemette di frustrazione. - Oh, andiamo! Il Re dei Topi, il portale magico, il Reame d'Inverno, il regno fatto di dolci, la Fata Confetto e tutte quelle cose incredibili che abbiamo visto... C'eravate anche voi. Non fate finta di non ricordarvene! -
Di nuovo, Rumpelstiltskin parve non capire. - Temo proprio di doverti deludere. Piuttosto, sei sicura di sentirti bene, dearie? Non vorrei che ti fossi presa la febbre con queste temperature gelide. -
- Sto benissimo! - sbottò lei. - Ma allora... allora è stato tutto un sogno? Niente di quello che ho vissuto stanotte era reale? -
Rumpelstiltskin scrollò le spalle. - Be', ma certo che era un sogno, dearie. Reami fatti di dolci? Ma andiamo! -
- Eppure... eppure sembrava tutto così... vero. - mormorò Belle, sempre più perplessa.
- Come tutti i sogni, dearie. - replicò lui, secco. - Non riesci mai a distinguerli dalla realtà, finché non ti svegli. -
L'espressione di delusione mista a tristezza dipinta sul bel viso della ragazza mutò radicalmente a quelle parole e le sue labbra si aprirono in un sorriso al ricordo di una frase nella quale era incappata leggendo uno dei suoi libri preferiti: “Certo che sta succedendo dentro la tua testa, Harry. Ma perché diavolo dovrebbe voler dire che non è vero?”*
E allora perché il suo sogno non avrebbe potuto essere reale quanto la realtà? In fondo, era davvero così importante stabilire se si fosse trattato dell'uno o dell'altra. Forse no, dopotutto.
- Vi porto la colazione. - annunciò allegramente, - Che ne dite di cioccolata calda, pasticcini e torta? -
Rumpelstiltskin si sentì assalire da un moto di nausea. - Per carità divina, dearie! Oggi solo uova e pancetta! Non voglio neanche sentir parlare di dolci! -
Belle fece un cenno d'assenso. - D'accordo. Uova e pancetta allora! Arrivano subito! -
E la giovane uscì dalla sala dell'arcolaio, diretta alle cucine, lasciandosi dietro una scia profumata di vaniglia e caramelle che fece sorridere lievemente Rumpelstiltskin al ricordo del suo scorrazzare per il reame della Fata Confetto, felice come una bambina nel paese dei balocchi.
Perché sì, certo che si ricordava ciò che era avvenuto la notte precedente. Si ricordava ogni cosa e anche piuttosto chiaramente.
In verità, non avrebbe saputo spiegarsi il motivo per il quale aveva lasciato che Belle si convincesse di aver solo sognato. Forse perché il Signore Oscuro, nel profondo del suo animo divorato dalle tenebre, intendeva custodire gelosamente per sé quei momenti vissuti insieme all'unica persona che, dopo suo figlio, era riuscita a fargli provare tutto il calore e la magia di Yule; inoltre era molto più facile lasciarle credere che le cose stessero così che neanche ammettere con se stesso che una piccola scossa di terremoto aveva fatto vibrare il suo cuore ogni volta che, quella notte rocambolesca, aveva intercettato lo sguardo scintillante di gioia e meraviglia della sua domestica, o aveva posato gli occhi sul suo sorriso, che l'entusiasmo dell'avventura aveva reso ancora più incantevole.
Qualcosa di molto simile a un vago sentimento di tenerezza si era risvegliato in lui quella notte di Solstizio, e allora era molto meglio convincere Belle, e soprattutto se stesso, che si fosse trattato solo di un sogno.



* J. K. Rowling, Harry Potter e i Doni della Morte, pag. 664





Da Stria93: Bentrovate/i, dearies! Buon Solstizio d'Inverno!
Ok, questo capitolo mi è venuto fuori molto più descrittivo che narrativo e so che manca un po' d'azione ma volevo davvero attenermi al balletto e quindi al secondo atto che, effettivamente, è tutto un susseguirsi di danze in onore di Clara e dello Schiaccianoci e non succede nulla di particolare.
Vi dico la verità: non sono molto convinta di questo capitolo e neanche della conclusione, ma questo è il meglio che sono riuscita a fare purtroppo, anche se ammetto di essermi divertita un sacco nell'immaginare il reame dei dolci. Ovviamente l'abbinamento cibo-danze è quello del balletto, cioè:

Cioccolato – Danza Spagnola

Caffè – Danza Araba

Tè – Danza Cinese

Spero di non avervi deluse/i troppo. In ogni caso, ho già pronte nuove storie che pubblicherò a breve.
Felice Yule e splendidi giorni a tutte/i, dearies!


Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3808657