Di vecchie pergamene e chiari di luna di Stria93 (/viewuser.php?uid=319287)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un enigma da risolvere ***
Capitolo 2: *** Moonlight ***
Capitolo 1 *** Un enigma da risolvere ***
cap.1
Un
enigma da risolvere
- In piedi, dearie! Ho un lavoro
urgente per te. -
Belle venne brutalmente strappata al
sonno leggero in cui era scivolata da poche ore e si destò di
soprassalto, spalancando gli occhi e ritrovandosi nella sua cella
sotterranea, distesa sul pagliericcio tra un involucro disordinato di
coperte. Una flebile lama di luce filtrava dalla porta che conduceva
al piano superiore e rischiarava la figura di Rumpelstiltskin che
torreggiava minaccioso su di lei.
- Non mi hai sentito, forse? Alzati
immediatamente, vestiti e raggiungimi di sopra. Devo parlarti...
subito! -
Belle, ancora mezzo intontita, realizzò
con orrore che, in quel momento, aveva addosso solo una leggera
camicia da notte che, per di più, le era scivolata lungo una spalla
durante il sonno. Afferrò la coperta e se la tirò fino al collo,
guardando in cagnesco il Signore Oscuro, che sembrava sempre più
impaziente: - Come avete osato presentarvi quaggiù senza neanche
bussare o chiedere il permesso?! -
- Sono il padrone del castello, dearie;
non mi serve nessun permesso e, se anche mi fossi preso la briga di
bussare, dubito molto che avresti sentito qualcosa visto che dormivi
come un ghiro... mi ci sono voluti tre tentativi prima di riuscire a
svegliarti. Ora giù dal letto! -
Lei non vacillò e gli piantò addosso
uno sguardo ostile. - Avete un bel coraggio a chiamare “letto”
questo mucchietto di paglia. E comunque che cosa c'è di così
importante da non poter neanche aspettare che sia mattina? -
- Il gallo sta cantando giusto in
questo momento, dearie, quindi tecnicamente è mattina. Adesso
fa' come ti ho detto o mi costringerai a usare le cattive maniere. -
- Be', se queste erano le buone, direi
che andiamo alla grande. - replicò la ragazza, ostinata.
Gli occhi ferini di Rumpelstiltskin
lampeggiarono pericolosamente. - Ti avverto, Belle: si tratta di una
faccenda molto seria e non è il caso di mettere ulteriormente alla
prova la mia pazienza a riguardo. Mettiti addosso qualcosa e vieni
nella sala dell'arcolaio. Hai cinque minuti, o verrò a prenderti di
persona e non sarà piacevole, te l'assicuro. -
Un freddo brivido di paura scese giù
per la schiena della giovane, che annuì controvoglia. - Va bene, ma
ora andatevene e lasciatemi vestire. Farò come mi avete detto. -
- Era ora! -
Il Signore Oscuro si voltò e uscì
dall'angusto stanzino sotterraneo, lasciando la porta aperta per lei.
Belle si affrettò a lavarsi con
l'acqua gelida del catino accanto al giaciglio e indossò il suo
abito celeste, senza smettere di arrovellarsi su cosa mai
Rumpelstiltskin potesse volere da lei a quell'ora, tanto da piombare
nella sua cella e buttarla giù dal letto con malagrazia e senza
tanti complimenti.
Aveva detto che era una faccenda seria
e, a conferma delle sue parole, Belle aveva notato una scintilla
febbrile nel suo sguardo che mai le era apparsa prima di quel
momento. In cuor suo, sperava davvero che non fosse nulla che
riguardasse la sua famiglia o il suo regno, ma qualcosa le diceva che
non si trattava di brutte notizie che la vedessero direttamente
coinvolta.
Aveva forse fatto qualcosa di male per
cui Rumpelstiltskin intendeva punirla? Eppure erano settimane che non
rompeva più niente durante le faccende e, anche in quelle occasioni,
il Signore Oscuro non era mai sceso nelle segrete a svegliarla solo
per sgridarla e rimproverarle la sua disattenzione.
No, doveva esserci ben altro dietro
quell'inaspettata incursione mattutina. Qualcosa che evidentemente
stava molto a cuore al folletto e, che lei sapesse, non esistevano
molte cose in grado di smuoverlo o turbarlo.
In fondo, Belle iniziava ad essere
vagamente intrigata da quel mistero e, in men che non si dica, si
ritrovò ad attraversare con passo svelto la sala dell'arcolaio per
raggiungere il Signore Oscuro, seduto al tavolo con una pergamena
dall'aria antica e logora distesa davanti a sé che, a quanto pareva,
aveva monopolizzato la sua attenzione, tanto che egli non sembrò
nemmeno accorgersi del suo arrivo.
Belle osservò la profonda ruga di
concentrazione che si era formata tra gli occhi spiritati di lui,
completamente assorto nella contemplazione di quel vecchio foglio
ingiallito e strappato in più punti che doveva aver visto giorni
migliori.
Alla fine, la giovane diede un leggero
colpo di tosse per annunciare la sua presenza e Rumpelstiltskin
sussultò lievemente, lanciandole un'occhiata di sbieco. - Alla
buon'ora! Credevo che mi avresti costretto a trascinarti quassù con
la forza. -
- Be', come potete vedere, non è stato
necessario. E ora mi dite cosa c'è di tanto grave da giustificare la
vostra irruzione in “camera” mia prima dell'alba? -
Rumpelstiltskin si morse la lingua per
frenare la replica tagliente che gli era salita alle labbra, invece
prese un lungo sospiro e fece cenno a Belle di accomodarsi sulla
sedia lì accanto.
Lei si sedette, sempre più curiosa di
scoprire cosa stesse succedendo. Aveva l'impressione che c'entrasse
quella vecchia pergamena, e infatti...
- Avrai notato che ieri sono stato via
dal castello per l'intera giornata. Be', ho fatto un piccolo viaggio
tra le montagne a nord della Foresta Infinita e in un antico
nascondiglio scavato nella roccia ho trovato un oggetto che cercavo
da molto, moltissimo tempo. - e, così dicendo, indicò proprio il
consunto rettangolo di pergamena disteso sul tavolo.
Belle si sporse in avanti per
esaminarla meglio e notò che, nonostante lo stato disastroso in cui
versava il sostegno materiale, le rune vergate chissà quanto tempo
prima erano ancora nitide e nere come la pece, perfettamente
leggibili, quasi che fossero state scritte solo il giorno precedente.
Rumpelstiltskin colse l'interrogativo
che stava sorgendo nella mente rapida della sua domestica e fece un
sorrisetto. - Ti starai chiedendo come mai l'inchiostro non sia
sbiadito e rovinato come il resto della pergamena... be', dearie,
questo particolare tipo di inchiostro non si consuma né è soggetto
all'usura del tempo o degli elementi naturali. Si tratta di un
manufatto magico scoperto dal popolo degli elfi millenni fa e che,
come vedi, ci permette di leggere queste rune ancora oggi e senza
alcuna difficoltà... o almeno, così speravo. -
Rumpelstiltskin strinse le labbra in
una smorfia di disappunto e serrò i pugni.
Belle era sempre più confusa. - Che
intendete dire? -
Il Signore Oscuro pronunciò le parole
seguenti a denti stretti, quasi ringhiando. - Intendo dire, dearie,
che... non sono in grado di tradurle! -
Rumpelstiltskin batté il pugno sul
tavolo e Belle sobbalzò sulla sedia per lo spavento. Quello scatto
d'ira l'aveva colta di sorpresa; non aveva mai visto il Signore
Oscuro perdere il controllo in quel modo. Di solito non permetteva
mai che le emozioni prendessero il sopravvento sul suo temperamento
freddo e calcolatore; in quel momento invece sembrava preda inerme di
una frustrazione a cui non riusciva a far fronte.
- Ero convinto che si trattasse
dell'antica lingua elfica, - continuò, più rivolto a se stesso che
alla sua domestica, - ma questi dannati segni non corrispondono a
nessuna delle rune usate in quell'alfabeto e sono assolutamente certo
di non averle mai viste prima d'ora in tutta la mia lunga vita. -
Belle provò un sincero moto di
dispiacere nel vedere Rumpelstiltskin così afflitto; qualunque
informazione fosse contenuta in quella pergamena misteriosa doveva
essere di vitale importanza per lui.
La ragazza dovette soffocare l'istinto
di prendere la mano del folletto nella propria e confortarlo, ma
sapeva che il Signore Oscuro si sarebbe sentito umiliato e offeso da
quel contatto e forse avrebbe finito per inveirle contro nuovamente,
senza considerare il fatto che una parte di lei fosse ancora molto
risentita a causa del brusco trattamento che egli le aveva appena
riservato; così desistette da quell'intento e diede voce alle
domande che le turbinavano nella mente: - Ma non capisco... cosa
c'entro io con questa storia? Perché mi state mostrando questo
foglio se è inutile? -
Rumpelstiltskin parve riprendere il
controllo di sé e le piantò addosso uno sguardo serissimo che, per
un attimo, fece mancare il respiro alla giovane. - Non è ovvio,
dearie? Qualche tempo fa hai tradotto per me l'incantesimo per
evocare la Fata Nera e ora voglio che tu faccia lo stesso con questa
maledetta pergamena. -
- Quella volta mi avete ingannata. -
puntualizzò Belle, stizzita. - Non intendevo affatto aiutarvi,
volevo solo sapere cosa aveste intenzione di fare con quel povero
bambino. -
- Ciononostante, dearie, hai fatto un
ottimo lavoro e mi aspetto che sia così anche stavolta, dato che te
lo sto chiedendo gentilmente. -
La ragazza sbuffò. - Più che altro,
direi che me lo state ordinando e assai poco gentilmente. -
Il Signore Oscuro agitò la mano con
impazienza. - Vedila come ti pare. Il punto è che non ti occuperai
d'altro fino a quando non sarai riuscita a capire il significato di
queste rune. Niente più faccende o pulizie per te. Passerai tutte le
tue ore da sveglia dedicandoti a questo compito. Consulta ogni libro
della biblioteca, se serve. -
Belle era sempre più basita. Davvero
Rumpelstiltskin si aspettava che lei riuscisse in quell'impresa nella
quale lui per primo aveva fallito?!
- Ma... ma come pensate che io possa
tradurre quei segni se non ci siete riuscito neanche voi che siete lo
stregone più potente di tutti i reami? -
Lui alzò le spalle. - Hai sempre
quella tua buffa testolina immersa in un qualche libro e conosci già
la lingua delle fate... dovrai pur trovare una soluzione a questo
enigma. Credevo che lo studio e le sfide intellettuali fossero il
pane per un topo di biblioteca come te. -
Belle abbassò lo sguardo e si morse il
labbro, titubante. Effettivamente, non poteva negare che quella
faccenda la intrigasse non poco; aveva letto molte volte di quel
genere di rompicapo nei suoi romanzi e l'eroe di turno finiva sempre
per risolverli con ingegno, astuzia e spesso anche un pizzico di
fortuna, proprio come piaceva a lei, inoltre si sentiva vagamente
lusingata all'idea di poter aiutare Rumpelstiltskin.
Si trattava di una situazione a suo
modo stimolante, che rappresentava un ottimo diversivo per rompere la
monotonia delle lunghe giornate al castello che la giovane
trascorreva per lo più spolverando la collezione del Signore Oscuro,
lucidando l'argenteria, cucinando e facendo il bucato: una piatta
vita da massaia quando lei aveva sempre desiderato vivere avventure,
essere intrepida e portare a termine grandi imprese. Eppure una
vocina insistente nella sua testa l'ammoniva severamente,
ricordandole il genere di affari biechi in cui solitamente il
folletto era coinvolto: e se quella pergamena avesse contenuto le
istruzioni per un terribile maleficio che sarebbe stato impiegato per
danneggiare qualcuno?
Le sue elucubrazioni vennero
bruscamente interrotte dalla voce di Rumpelstiltskin: - Puoi pensarci
su quanto vuoi, dearie, ma sappi che non accetterò un no come
risposta. Come hai giustamente osservato poco fa, la mia non è una
richiesta... è un ordine. -
Belle si sentì con le spalle al muro
ma trovò comunque il coraggio di esternare le proprie
preoccupazioni. - Se... se riuscirò a tradurre la pergamena, cosa di
cui dubito fortemente,... la userete per fare del male alle persone?
-
- L'uso che ne farò non ti riguarda.
Ho le mie ragioni, che non rivelerò certo a te. -
La giovane fece appello a tutto il
proprio coraggio e, anche se la sua voce suonò più acuta e tremula
di quanto avrebbe sperato, riuscì comunque a mantenere un contegno
abbastanza risoluto. - Allora non vi aiuterò. -
Rumpelstiltskin la trafisse con
un'occhiata glaciale, le pupille da rettile ridotte a due fessure. -
Che cos'hai detto, dearie? -
Belle deglutì, ormai certa di essersi
inoltrata ben oltre i confini della pazienza del Signore Oscuro. Ma
il suo temperamento fiero ebbe la meglio. - Ho detto, che non vi
aiuterò in questa impresa, se avrà come risultato la sofferenza di
un innocente. Non prenderò parte ai vostri piani loschi. -
Il ghiaccio di poco prima svanì dagli
occhi di Rumpelstiltskin, ora diventati di brace, che ardevano di
pura collera e mandavano lampi di indignazione. - Tu non sai niente,
ragazza! Non sai niente di me e di ciò che progetto ormai da secoli
e a cui ora sono così maledettamente vicino! Non sai cosa ho perso e
cosa ho sacrificato in tutti questi anni! Non capisci cosa c'è in
gioco! -
La sua voce tremava di rabbia, ma anche
di un'emozione diversa che Belle non seppe identificare. Dolore,
forse?
Senza alcun preavviso, il folletto si
portò una mano tremante al volto in un gesto così umano che Belle
intravide per un attimo l'uomo dietro il mostro: un uomo disperato e
stanco, preda di demoni e tormenti di cui lei non riusciva ad
immaginare la natura, ma dei quali avvertiva tutto il terribile
potere e la forza della presa ferrea che essi avevano su di lui. La
diffidenza e il sospetto di poco prima parvero allentarsi per cedere
il passo alla compassione.
- Mi dispiace. - disse con dolcezza, -
Mi sembra di capire che il contenuto di quella pergamena sia molto
prezioso per voi... -
Rumpelstiltskin prese qualche respiro
profondo per calmarsi e ritrovare il proprio contegno, poi fissò la
sua domestica con espressione stravolta, quasi di supplica. Era
irriconoscibile. - Te lo chiedo per favore, Belle. Solo per
questa volta, non fare domande, non obiettare, non cercare di
scoprire i miei segreti... sappi solo che si tratta di una questione
vitale per me e, ti prego, fa' tutto ciò che puoi per capire
cosa diamine significano quei simboli. -
Era evidente che rivolgerle quella
richiesta accorata gli fosse costato non poco. Il Signore Oscuro non
era abituato a supplicare, solitamente avveniva l'esatto contrario e
lui ne godeva parecchio... ma quella volta la posta in gioco era
decisamente troppo alta per badare alla reputazione o alla dignità,
e Rumpelstiltskin dovette mettere da parte una buona fetta del suo
orgoglio secolare.
Calò il silenzio, mentre Belle
soppesava la situazione e cercava di porre fine al conflitto
interiore che imperversava nel suo animo, combattuta tra il desiderio
di aiutare il Rumpelstiltskin-Uomo che le si era appena rivelato in
tutta la sua fragilità, e quello di non ricoprire un ruolo nei
disegni discutibili del Rumpelstiltskin-SignoreOscuro.
Alla fine, il suo altruismo e la sua
innata bontà ebbero la meglio e la giovane annuì. - D'accordo. Farò
il possibile per aiutarvi a scoprire cosa vogliano dire quei segni. E
non vi farò altre domande, promesso. -
Rumpelstiltskin parve rilassarsi un po'
e si lasciò andare contro lo schienale della sedia, congiungendo le
dita delle mani davanti a sé e tornando ad impersonare il folletto
distaccato e imperturbabile di sempre. - Molto bene, dearie. Puoi
iniziare da adesso. Sta' solo attenta nel maneggiare la pergamena,
come vedi, è già abbastanza danneggiata. -
Belle la prese con delicatezza,
sfiorandola con il reverente timore che sempre provava nei confronti
degli oggetti antichi. Era talmente sottile e decrepita che avrebbe
potuto sgretolarsi tra le sue dita da un momento all'altro, ma la
giovane usò tutta l'attenzione possibile e riuscì ad evitare quella
sciagurata eventualità, avviandosi fuori dalla sala dell'arcolaio,
diretta in biblioteca.
Rumpelstiltskin la osservò
allontanarsi e scosse la testa, restio a credere di essersi appena
ridotto a pregare la sua domestica di aiutarlo in quel compito che
lui stesso non era riuscito a portare a termine. Com'era caduto in
basso! E, per giunta, quella ragazzina insolente gli aveva anche dato
filo da torcere e aveva avuto l'ardire di provare a tenergli testa!
Percepiva uno sgradevole senso di
disagio, il Signore Oscuro: non era avvezzo a dover riporre la
propria fiducia in altri all'infuori di se stesso e dei suoi poteri,
ma in quel frangente avrebbe dovuto fare un'eccezione e confidare che
la sua giovane domestica, così piena di risorse, trovasse la
soluzione a quello spinoso problema.
Secondo le informazioni che si era
procurato, quella vecchia pergamena conteneva le indicazioni per
l'esatta ubicazione del Sortilegio Oscuro, e lui non poteva
permettersi di fallire nella sua missione a causa di un impedimento
tanto stupido come una barriera linguistica.
Belle si mise subito al lavoro. Distese
il foglio di pergamena sul tavolo della biblioteca e iniziò a
passare in rassegna le rune una per una, in cerca di qualche indizio
che potesse metterla sulla giusta strada almeno per avere un punto di
partenza da cui avviare la sua ricerca, ma nessuna di esse le risultò
anche solo vagamente famigliare.
Non si trattava della lingua delle
fate, non era elfico, né nanico né, tanto meno, goblinese o
gigantese... inoltre, il fatto che quelle parole avessero migliaia di
anni non contribuiva certo a facilitare l'indagine.
Ad ogni modo, Belle non si perse
d'animo e radunò tutti i libri che riuscì a trovare in materia di
linguaggi antichi e runologia; li impilò sul tavolo e cominciò a
sfogliarne le pagine ingiallite e irrigidite dagli anni, che
scricchiolavano e protestavano al suo tocco.
La ragazza perse presto la cognizione
del tempo, totalmente assorbita dal compito che Rumpelstiltskin le
aveva affidato e nemmeno si rese conto di quando il Signore Oscuro
fece il suo ingresso nella biblioteca reggendo tra le mani un vassoio
sul quale troneggiava una fumante scodella di stufato.
- Mi fa piacere vederti tanto ligia al
tuo dovere, dearie. Ma credo che il cervello lavori meglio quando lo
stomaco è pieno. -
Solo in quel momento Belle alzò lo
sguardo dal manuale runico che stava consultando e ci mise un paio di
secondi a mettere a fuoco il folletto.
- Oh, Rumpelstiltskin... vi ringrazio.
- fece, sorpresa da quell'atto di inconsueta gentilezza. - Ma è già
ora di pranzo? -
Lui sogghignò: - Ora di pranzo?
Dearie, è passata da un pezzo... l'ora di cena! -
Belle strabuzzò gli occhi e guardò
fuori dalla finestra, notando con stupore che il sole era tramontato
e uno splendido cielo limpido e trapuntato di stelle faceva bella
mostra di sé fuori dalla vetrata.
Non mangiava né beveva nulla da tutto
il giorno e, a conferma di quel fatto, il suo stomaco si esibì in un
brontolio di protesta decisamente poco regale che la fece avvampare.
Il sorrisetto beffardo di
Rumpelstiltskin si fece ancora più marcato: - Sì, direi che
qualcuno qui è decisamente affamato. -
Belle afferrò la ciotola da cui si
levava un profumino invitante e si mise a mangiare con gusto,
rendendosi conto solo in quel momento di quanto appetito avesse.
Rumpelstiltskin prese posto su una
sedia lì accanto e rimase a tenerle compagnia durante il pasto,
sfogliando distrattamente i tomi che la giovane aveva riunito. - Hai
scoperto qualcosa di utile fino ad ora? -
Belle mandò giù l'ultimo boccone e
scosse la testa mestamente. - Purtroppo no. Si tratta di una lingua
del tutto sconosciuta. Non ho ritrovato tracce in nessuno dei volumi
che ho consultato oggi, ma non temete, non ho intenzione di
arrendermi. Ormai si tratta di una sfida personale. - asserì con un
sorriso stanco ma determinato.
Rumpelstiltskin si sentì pungere dalle
spine insidiose del senso di colpa. Dopo le maniere brutali che aveva
usato con lei quella mattina, Belle si stava prodigando senza
risparmiarsi pur di fargli ottenere ciò che gli serviva, e senza
neppure mettere il broncio o rinfacciargli il suo atteggiamento rude.
Più imparava a conoscerla, e più la
sua domestica lo spiazzava regalandogli sorrisi laddove normalmente
riceveva solo occhiatacce, parole gentili e sincere quando tutti gli
altri maledivano il suo nome, ricercava la sua presenza mentre il
resto del mondo sperava di non incrociare la sua strada per nessun
motivo: quella ragazza era una continua sorpresa per lui.
- Ehm... credo che questa sera potrei
restare qui e aiutarti un po'. - si sentì dire, come se le sue
labbra si fossero mosse in autonomia, senza il previo consenso della
ragione.
Belle gli scoccò uno sguardo a metà
tra lo stupore e la riconoscenza.
- Insomma, - si affrettò a precisare
Rumpelstiltskin, - penso che tu possa essere più motivata a lavorare
in fretta se rimango a tenerti d'occhio. Non vorrei che trascurassi
il tuo compito per leggere uno dei tuoi romanzetti. -
Ovviamente sapeva che Belle non si
sarebbe mai sottratta al suo dovere, né avrebbe lavorato meno
alacremente in sua assenza, ma già quella mattina aveva smesso la
maschera del malvagio folletto senza scrupoli davanti a lei e ora
doveva tentare di riguadagnare un minimo di dignità ai suoi occhi.
Tuttavia non era certo di aver ottenuto
il risultato sperato, poiché la ragazza non parve affatto intimidita
da quelle insinuazioni, anzi gli rivolse un caldo sorriso e si scostò
un poco per fargli spazio al tavolo.
Belle e Rumpelstiltskin lavorarono
fianco a fianco per buona parte della serata e della notte.
Lessero e rilessero intere pagine
vergate in caratteri minuscoli, esaminarono più volte la pergamena
ipotizzando teorie che si facevano sempre meno probabili: dagli
anagrammi ai metodi di codificazione più sottili e ingegnosi; il
Signore Oscuro acconsentì perfino a rimuovere un drappo di stoffa da
uno specchio per verificare che non si trattasse di quel genere di
scrittura che diventa leggibile solo se riflessa.
Ma nessuno dei loro tentativi ebbe
successo e quando dalla pendola si levò un unico possente rintocco e
Belle non poté trattenere un sonoro sbadiglio, Rumpelstiltskin la
congedò.
- È tardi, va' a dormire, dearie.
Riprenderai domattina ma temo che non potrai contare sul mio aiuto
dato che partirò all'alba per recarmi in un reame molto lontano da
qui. Non so quando farò ritorno, quindi non aspettarmi, non
gingillarti e pensa solo a come risolvere questo problema. -
Belle, troppo assonnata per ribattere
alle sue raccomandazioni, fece un cenno d'assenso, gli diede
rapidamente la buonanotte e si avviò fuori dalla stanza sbadigliando
di nuovo.
Rumpelstiltskin rimase per qualche
istante ad osservare il punto in cui la ragazza era svanita,
dopodiché spense con un soffio le candele che illuminavano
fiocamente la biblioteca e se ne andò a sua volta.
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Capitolo 2 *** Moonlight ***
cap. 2
Moonlight
Belle dormì male. I suoi sogni furono
agitati e popolati da misteriose pergamene, rune sinistre e
incomprensibili che, a un tratto, sprigionavano un denso fumo viola
che l'avvolgeva da capo a piedi e le impediva di respirare,
soffocandola e premendole la gola sempre più forte...
La giovane si svegliò ansimando e si
rese conto che, nel suo sonno burrascoso, si era inavvertitamente
attorcigliata la coperta intorno al collo.
Si districò dalle coltri assassine e
prese dei grandi respiri lenti e profondi, ancora scossa dal mix di
incubi che l'aveva visitata quella notte.
Era molto presto ma un timido raggio di
sole mattutino già faceva breccia dalla finestrella per il ricambio
dell'aria.
La giovane sapeva che, a quel punto,
sarebbe stato impossibile riaddormentarsi e dunque tanto valeva darsi
una lavata, vestirsi, mangiare qualcosa e avviarsi immediatamente in
biblioteca, dove l'attendeva il suo nuovo incarico di traduttrice.
Venti minuti più tardi, la ragazza si
sedette di nuovo di fronte all'arcano documento che si era infiltrato
perfino tra i suoi sogni quella notte.
- Ok, - disse, in tono risoluto. - A
noi due, dearie. Scoprirò il tuo segreto, puoi starne certa.
-
Ma l'intera mattinata trascorse senza
che una sola pallida scintilla di luce rischiarasse il mistero su cui
Belle stava indagando.
I criptici segni neri, che spiccavano
come un bassorilievo sul foglio ingiallito, rimanevano
incomprensibili, chiusi nel loro impenetrabile silenzio e l'unica
cosa che Belle riuscì a ricavare dalla sua mattina di ricerche
furono una brutta emicrania e un fastidioso bruciore agli occhi,
oltre ad un irritante senso di frustrazione e fallimento.
Qualunque idea le fosse balenata in
mente, qualunque volume avesse sfogliato e risfogliato non aveva
portato a nulla e l'esasperazione e lo sconforto stavano iniziando a
farsi strada nell'animo della giovane. Se almeno ci fosse stato
Rumpelstiltskin, avrebbe condiviso quelle odiose sensazioni con lui e
forse, ragionando sul problema in due e a mente fredda avrebbero
finito, chissà come, per trovare una soluzione a quel rompicapo; ma
Belle era sola nell'intero castello e l'unica compagnia su cui poteva
contare era quella dei polverosi libroni di linguistica che aveva
scomodato invano dalle postazioni che occupavano ormai da anni e,
ovviamente, di quella maledetta pergamena che sembrava quasi
prendersi gioco di lei e dei suoi vani tentativi di decifrarne il
messaggio.
La giovane decise che una pausa per
rinfrancare gli occhi, acquietare la mente e riempire lo stomaco non
le avrebbe fatto male e così scese nelle cucine e consumò un pasto
frugale a base di focaccia e carne fredda. Tuttavia ogni suo
proposito di distrarsi per un po' dalla missione che Rumpelstiltskin
le aveva affidato si rivelò fallimentare poiché, ben presto, Belle
si rese conto che i suoi pensieri non si allontanavano mai davvero da
ciò che aveva lasciato due piani sopra di sé, in biblioteca.
Ormai era chiaro che la ragazza non si
sarebbe data pace finché non fosse riuscita nel suo intento e dunque
gettò al vento il buon senso che le diceva di prendersi almeno
un'oretta di riposo e tornò a sedersi di fronte a quel logoro foglio
che stava creando tanto scompiglio e agitazione al Castello Oscuro.
Nel pomeriggio, Belle provò a cambiare
tattica e si dedicò a corposi volumi che raccoglievano leggende e
storie antiche. Sapeva perfettamente che le verità e i saperi del
passato più arcano erano contenuti nei miti e nei racconti che erano
pervenuti ai posteri e contava di trovare qualche accenno alla
pergamena e ai suoi misteri in uno di essi... e questa volta le sue
speranze non vennero del tutto disattese.
- Ah! Finalmente! - esultò la giovane
quando incappò in un'antica fiaba del popolo degli elfi in cui si
narrava di un elfo-stregone dall'animo coraggioso e altruista che
aveva intrapreso un lungo viaggio alla ricerca della pergamena con
l'intenzione di distruggerla per fare in modo che nessuno con
intenzioni malvagie potesse entrarne in possesso e venire a
conoscenza delle preziose informazioni in essa contenute. Egli
ricorse a tutto ciò che era in suo potere per disfarsi di quel
manufatto ma nessuno dei suoi tentativi andò a buon fine e così,
ritrovandosi senza più frecce al suo arco, decise infine di
scagliare un incantesimo sulle rune per renderle indecifrabili a
chiunque, ma la magia antica che permeava l'inchiostro con cui erano
state vergate era troppo potente e così l'incantesimo dell'elfo non
ebbe effetto del tutto e rimase una possibilità, per quanto
minuscola, che qualcuno riuscisse ad arrivare comunque al messaggio
della pergamena. A quel punto, la storia s'interrompeva e alla pagina
successiva ne iniziava un'altra che nulla aveva a che fare con ciò
che interessava alla giovane, che gemette di delusione. Aveva davvero
creduto che quella leggenda potesse essere la chiave per risolvere
l'enigma e ora si ritrovava al punto di partenza! Be', forse non
proprio al punto di partenza... insomma, aveva scoperto che il motivo
per cui né lei né Rumpelstiltskin erano stati in grado di leggere
quei segni non era legato ad un problema linguistico, ma alla
protezione magica di cui questi erano stati dotati e il cui scopo era
proprio quello di occultarli.
A quel punto, teoricamente, il suo
ruolo avrebbe anche potuto concludersi e la palla sarebbe dovuta
passare nelle mani di Rumpelstiltskin, decisamente più esperto di
lei in fatto di magia, ma ormai Belle si sentiva coinvolta in quella
vicenda fino al collo, tanto da rifiutarsi di uscire silenziosamente
di scena proprio in quel momento cruciale, e così ripose gli inutili
tomi di traduzione e linguistica sostituendoli con tutti i libri che
riuscì a trovare che riguardassero la storia e le pratiche magiche
degli elfi. Sfortunatamente riuscì a mettere insieme solo un esiguo
numero di volumi, per di più poco corposi e talmente datati e
usurati che alcune pagine risultavano illeggibili, macchiate o
strappate.
Belle studiò a lungo quel pomeriggio
ma scoprì ben poco: gli stregoni elfici praticavano magie
straordinarie e incantesimi potentissimi e complessi che la giovane
riteneva perfino al di là delle capacità del Signore Oscuro. Per di
più essi facevano ricorso sempre e solo alla magia di luce, dunque
ella dubitava che Rumpelstiltskin sarebbe riuscito a spezzare
l'incantesimo che proteggeva la pergamena grazie all'impiego delle
arti oscure.
No, sembrava proprio che la loro unica
speranza fosse lo spiraglio di cui si accennava all'interno della
leggenda che aveva letto poco prima; la lacuna nelle misure
protettive a cui l'elfo-stregone era ricorso tanti secoli addietro.
Ma in cosa poteva consistere tale
spiraglio? La storia non scendeva nei dettagli e Belle non trovò
altri riferimenti a quell'episodio.
Aveva fatto un passo avanti rispetto a
quella mattina, ma ora, ironia della sorte, si ritrovava ancora una
volta in un vicolo cieco. Neanche il tempo di esultare per il
progresso ottenuto!
Nel frattempo, la giovane cercava
ostinatamente di ignorare l'insistente vocina nella sua testa che la
metteva in guardia rispetto a ciò che stava facendo, avanzando
peraltro argomenti molto convincenti: se quello stregone buono e
saggio aveva tentato di distruggere la pergamena per evitare che
finisse nelle mani sbagliate, allora quelle rune dovevano celare
qualcosa di veramente terribile... e non era certa che le mani di
Rumpelstiltskin fossero effettivamente quelle “giuste”. In fondo
non le aveva rivelato la motivazione che lo spingeva a voler entrare
in possesso di quelle informazioni e nemmeno le aveva dato la sua
parola che non le avrebbe impiegate per nuocere a qualcuno. In
verità, non sapeva di preciso cosa l'avesse spinta ad accettare di
aiutarlo; più che altro si era fidata del proprio istinto e di ciò
che le diceva il cuore, al quale aveva sempre dato ascolto molto più
che alla ragione.
Belle pose fine a quella battaglia
interiore dicendosi con decisione che ormai aveva accettato ed era
alquanto tardi per tirarsi indietro o farsi attaccare dai
ripensamenti: che le piacesse oppure no, era diventata parte di
quella storia iniziata secoli prima, anche se non aveva idea di come
si sarebbe conclusa. In più, se avesse provato a nascondere a
Rumpelstiltskin quanto aveva appreso sulla pergamena (non era mai
stata una gran bugiarda), era più che certa che lui se ne sarebbe
accorto e che lei ne avrebbe subito le conseguenze, inoltre il
folletto le avrebbe comunque estorto quelle informazioni con la forza
o la magia.
La luna splendeva alta nel cielo
notturno quando Rumpelstiltskin comparve davanti al portone
d'ingresso del Castello Oscuro, che si spalancò di fronte a lui per
poi richiudersi con un tonfo secco alle sue spalle.
Il Signore Oscuro si sfilò il
mantello, lo gettò con noncuranza sul tavolo di granito che ornava
l'atrio del palazzo e proseguì lungo un corridoio di pietra
illuminato da allegre torce scoppiettanti.
Anche quel giorno era riuscito a
portare a termine un accordo molto proficuo, ma non era riuscito a
togliersi dalla testa il problema che lo angustiava dal giorno
precedente e ora fremeva per raggiungere la biblioteca e scoprire se
Belle avesse fatto progressi in sua assenza. Ovviamente non si
aspettava di trovarla ancora al lavoro; era notte fonda e la sua
domestica doveva essere andata a dormire già da un pezzo, ma sperava
almeno di trovare qualche appunto scritto o un suggerimento che
potesse tornargli utile e metterlo sulla strada giusta.
La sua sorpresa fu grande quando varcò
la soglia della biblioteca e trovò la ragazza seduta al tavolo,
circondata da libri polverosi e fogli scarabocchiati. La luce fioca
di tre candele ormai quasi del tutto consumate rischiarava la sua
figura profondamente addormentata, le braccia incrociate sotto il
capo a mo' di rudimentale cuscino.
Rumpelstiltskin si arrestò di colpo
per lo stupore e il disagio, poi mosse qualche passo lento verso la
giovane, cercando di non far cigolare le vecchie assi di legno del
pavimento.
Belle respirava piano, immersa in un
sonno che probabilmente l'aveva colta di sorpresa mentre era intenta
a lavorare alla pergamena. Ormai la conosceva abbastanza da sapere
quanto la sua domestica fosse cocciuta anche quando si trattava di
arrendersi alla stanchezza.
Più di una volta, la sera, l'aveva
vista combattere con Morfeo pur di leggere anche solo un'altra pagina
del libro in cui era immersa, allora il capo cominciava a ciondolarle
sulle spalle e lei lottava con tutte le sue forze per riuscire a
tenere gli occhi aperti, impresa nella quale puntualmente falliva
ogni volta. In quelle occasioni, Rumpelstiltskin la lasciava
sonnecchiare per un po' sulla poltrona o sul divano nella sala
dell'arcolaio, mentre lui filava e, di tanto in tanto, le scoccava
qualche occhiata fugace, per poi tossicchiare o urtare di proposito
qualche oggetto, disturbando il sonno della ragazza e inducendola a
svegliarsi; lei lo guardava con gli occhi appannati, mormorava
qualche sconnessa parola di scuse e si dirigeva alla sua cella, al
piano di sotto.
Qualche volta però, Rumpelstiltskin
non se la sentiva di destare la sua domestica, sfinita dal duro
lavoro della giornata, e allora la lasciava dormire nella sala
dell'arcolaio fino alla mattina seguente. Non l'avrebbe mai ammesso
con nessuno e tanto meno con se stesso, ma quelle notti che
trascorreva in silenziosa compagnia di Belle sembrava che i fantasmi
del passato allentassero un po' la presa su di lui ed egli godeva di
quel senso di sollievo temporaneo e indugiava con lo sguardo sulla
figura addormentata della ragazza decisamente più di quanto si
addicesse al terribile Signore Oscuro.
Rumpelstiltskin si portò accanto al
tavolo e sbirciò i libri e gli appunti sparsi in disordine. Lesse
dei riferimenti al popolo degli elfi e alle magie che potevano
spezzare gli incantesimi di occultamento. Ma come diamine era finita
in quel campo se lui l'aveva lasciata al lavoro su tomi di traduzione
e runologia? Che avesse davvero scoperto qualcosa?
Il folletto avvertì una scossa di
adrenalina, mista a speranza e sfilò delicatamente la pergamena da
sotto il braccio di Belle, prendendo a studiarla intensamente come se
quei segni potessero dirgli qualcosa di diverso rispetto alla sera
precedente e il loro significato disvelarsi spontaneamente a lui. Ma
ovviamente ciò non accadde, in compenso Belle emise un mugolio e si
destò sbadigliando e gemendo a causa della scomoda posizione in cui
si era assopita. Quando si accorse di Rumpelstiltskin fece un salto
sulla sedia. - Rumpelstiltskin! Sta forse diventando un'abitudine
quella di spiarmi nel sonno? -
Il Signore Oscuro non rispose, troppo
impegnato a contemplare con disappunto le ombre scure che si
allargavano sotto gli occhi arrossati e gonfi di lei e la pelle del
suo viso tirata e resa pallida dalla stanchezza.
Si era davvero ridotta così per lui?
Era arrivata a quel punto solo per aiutarlo a compiere un'impresa di
cui nemmeno conosceva la natura? Un'ondata di confusa commozione,
mista ad un lieve senso di colpa, lo travolse per un attimo ma,
fortunatamente per lui, Belle non vi fece caso, indaffarata com'era a
soffocare un nuovo sbadiglio.
- È notte inoltrata, dearie. Dovresti
essere a letto già da un po'. - doveva essere un rimprovero, ma
Rumpelstiltskin si stupì di quanto la sua voce suonasse gentile,
quasi dolce.
- Oh, non mi sembrava di avere sonno e
così ho pensato di continuare a lavorare alla pergamena ma... temo
di essere crollata senza neanche accorgermene. - un lieve rossore le
colorò le gote.
- Sì, me n'ero accorto, dearie. E
dimmi, hai almeno cenato? -
La sfumatura rosea sulle sue guance si
fece ancora più accentuata. - Ehm... -
Rumpelstiltskin scosse la testa. - Già,
scemo io a domandartelo, vero? -
- Be', siete stato voi a ordinarmi di
lavorare a questo compito. - protestò Belle, sulla difensiva.
- Ma non a prezzo della tua salute,
dearie. - replicò il folletto, esasperato.
Belle rimase per un attimo senza parole
e lo fissò intensamente. - Voi... vi preoccupate per me? -
Ancora una volta, il Signore Oscuro
finse di non aver udito le sue parole. - Allora, dearie, hai almeno
scoperto qualcosa o stai rischiando la denutrizione per niente? -
Un guizzo d'entusiasmo animò le iridi
cristalline della ragazza spazzando via anche le ultime tracce di
torpore. - Oh, sì! Ho scoperto alcune cose interessanti. -
Belle raccontò a Rumpelstiltskin della
leggenda elfica, dell'incantesimo dell'elfo-stregone e della falla
nella magia di occultamento. Il Signore Oscuro l'ascoltò con
attenzione e alla fine si portò una mano al mento con aria pensosa.
Non sarebbe stato facile, ma almeno ora sapeva che esisteva un modo
per leggere quelle rune e che la soluzione era da ricercare nella
magia.
- Be', sono molto colpito, dearie. - e
lo era davvero!
Belle arrossì di nuovo, ma la sua
espressione tradiva un certo compiacimento.
- Hai fatto un ottimo lavoro, ma adesso
va' a dormire; d'ora in avanti ci penserò io. -
Un'ombra di delusione oscurò il viso
soddisfatto della giovane. - Non avete più bisogno di me, dunque? -
Rumpelstiltskin rimase alquanto stupito
da quel tono contrariato. - Credevo che saresti stata felice di
essere sollevata da quest'incarico. All'inizio nemmeno volevi
accettare e ora mi metti il muso lungo perché ti congedo. Che il
Diavolo mi porti se un giorno riuscirò mai a capirti, ragazza! -
Belle arricciò le labbra, caparbia. -
Che vi piaccia o no, ormai sono coinvolta in questa storia e non
potete semplicemente darmi una pacca sulla spalla e lasciarmi fuori
come se niente fosse. Dopotutto, sono stata io a scoprire
dell'incantesimo di protezione! -
- Sì, dearie, e mi sembra di averti
già fatto i complimenti per questo, ma a meno che tu non sia
un'esperta di arti magiche, dubito molto che il tuo contributo possa
essermi di qualche utilità a questo punto. -
- Lo vedremo. - replicò Belle in tono
di sfida e, prima che Rumpelstiltskin potesse reagire, lei gli prese
di mano la pergamena e si diresse a grandi falcate verso l'uscita
della biblioteca.
- E ora dove accidenti stai andando?! -
Quando la giovane si voltò, i suoi
occhi ardevano del fuoco della determinazione. - Vado in giardino.
Forse un po' d'aria fresca mi aiuterà a pensare meglio e a capire
come aggirare l'incantesimo di occultamento... anche se non sono la
Signora Oscura. -
Rumpelstiltskin allargò le braccia in
un gesto che esprimeva tutta la sua esasperazione. - Fa' come ti
pare, dearie. Ma non pensare che verrò a prenderti per portarti a
letto se cadrai a terra senza forze. -
Pochi minuti dopo, Belle passeggiava
per il giardino del Castello Oscuro, passando mentalmente in rassegna
tutte le informazioni che aveva acquisito fino a quel momento. Eppure
la sua concentrazione vacillava, turbata dal miscuglio intricato di
emozioni che avvertiva dentro di sé. Era indignata perché
Rumpelstiltskin pensava di poterla liquidare dopo tutto il lavoro che
aveva fatto, si sentiva offesa in quanto il folletto sembrava non
ritenerla in grado di aiutarlo ulteriormente solo perché non
s'intendeva molto di magie e incantesimi, e inoltre, cosa più
irritante e preoccupante di tutte, avvertiva un inarginabile
desiderio di compiacere il Signore Oscuro, di impressionarlo, di fare
colpo su di lui.
Che cosa le stava succedendo? Da quando
ricercava la sua approvazione come un cagnolino ricerca una carezza
dal padrone?
Tutte quelle sensazioni e quegli
interrogativi rendevano assai difficile concentrarsi e così Belle si
sedette su una panchina accanto ad un cespuglio di splendide rose in
fiore e mise per un attimo da parte la pergamena, sperando che la
frescura notturna dissipasse un po' di quella confusione.
Il cielo era striato di nubi che
avvolgevano le stelle come un manto e viaggiavano veloci sospinte dal
vento. A un tratto, un grosso nuvolone grigio lasciò il suo posto,
rivelando una magnifica luna piena che spanse la sua luce argentata
su tutto il giardino, inondando di fulgidi bagliori ogni singolo filo
d'erba.
Belle rimase incantata a fissare quello
spettacolo. Le era sempre piaciuto contemplare la luna e quella notte
era come se l'astro stesso volesse comunicare con lei attraverso la
sua luce, come se volesse dirle qualcosa.
Senza una vera ragione, lo sguardo le
cadde sulla pergamena che giaceva al suo fianco e... incredibile! Le
rune ora splendevano come se l'inchiostro nero fosse diventato di
puro argento, ma non erano più i segni incomprensibili che Belle
aveva studiato fino allo sfinimento, o meglio, quelli c'erano ancora
ma adesso, sotto la luce lunare, erano... completi!
Con il cuore che le batteva a mille e
galoppava nel suo petto, la giovane corse a più non posso
all'interno del castello. - Rumpelstiltskin! RUMPELSTILTSKIN! -
Si precipitò come una furia nella sala
dell'arcolaio, dove il folletto era intento a filare la paglia. Lui
alzò lo sguardo e per un attimo si spaventò nel vedere
l'espressione trionfante, quasi feroce, sul viso della sua domestica.
- Ma che diamine... - cominciò.
- Dovete venire a vedere. SUBITO! - e
Belle gli afferrò una mano e lo costrinse ad alzarsi dallo sgabello
e a seguirla in giardino, quasi trascinandoselo dietro a forza.
Quando raggiunsero la panchina, la
ragazza si sedette e invitò Rumpelstiltskin a fare lo stesso.
- Si può sapere che ti prende, dearie?
-
- Ora lo vedrete... -
Belle prese la pergamena e fece in modo
che un raggio di luna la investisse in pieno, poi la inclinò verso
il Signore Oscuro in modo che anch'egli potesse assistere al prodigio
delle rune che iniziavano a risplendere e si completavano
magicamente.
Il folletto fissò attonito i segni,
che ora gli risultavano perfettamente comprensibili. Come aveva
pensato fin dall'inizio, si trattava di elfico antico. Si era sempre
trattato di elfico antico, solo che le rune erano incomplete!
- Ce l'hai fatta. - disse con un filo
di voce, resa roca dalla meraviglia. - Ce l'hai fatta davvero. Hai
risolto l'enigma. -
- Ve l'avevo detto che ci sarei
riuscita. - ribatté la giovane con orgoglio, ma quando
Rumpelstiltskin alzò lo sguardo su di lei, vide che sorrideva e i
suoi occhi brillavano di gioia.
- In effetti potrei averti
sottovalutata, dearie. Un errore che, d'ora in poi, mi guarderò bene
dal commettere di nuovo. -
- Sarà meglio per voi. - rise la
ragazza. - Allora, visto che qui siete voi l'esperto di magia, potete
spiegarmi che cosa è successo esattamente? Perché le rune si sono
completate sotto la luce della luna? -
Il folletto sogghignò. - Ma come,
dearie? Vuoi dire che è stato tutto un caso? Devi il tuo successo
alla fortuna e non alla tua mente brillante? Non è molto
lusinghiero, non trovi?-
Lei gli tirò un leggero pugno su una
spalla. - Non siate scortese! L'importante è aver trovato la
soluzione, no? Non era quello che volevate? -
Rumpelstiltskin annuì. - Direi di sì,
dearie. Ad ogni modo, credo che questo sia proprio lo spiraglio di
cui hai letto nell'antica leggenda elfica. Vedi, si tratta di rune
lunari. -
Belle gli si fece più vicina per
osservare meglio la pergamena e Rumpelstiltskin si sentì solleticare
il viso dai suoi capelli di seta.
- Rune lunari? -
- Già. Possono essere lette solo
quando vengono colpite dalla luce diretta della luna, altrimenti
risultano incomplete, ma non solo: deve necessariamente trattarsi di
una luna nella stessa fase e nella stessa stagione di quando le rune
furono vergate per la prima volta. Evidentemente questa è proprio la
notte che fa al caso nostro, dearie. C'era una possibilità su un
milione ma sembra proprio che il destino ci abbia sorriso. -
- Incredibile. - mormorò Belle, il cui
sguardo curioso era ancora rapito dai segni che scintillavano sulla
superficie logora del foglio che Rumpelstiltskin teneva tra le mani.
I due rimasero in silenzio per qualche
minuto, persi nella contemplazione di quel manufatto arcano che
finalmente aveva rivelato loro i suoi segreti, alla fine però, Belle
non poté più trattenere un grande sbadiglio. Ora che l'adrenalina
della sfida era calata, le era piombata addosso tutta la stanchezza
dei due giorni appena trascorsi.
Rumpelstiltskin la guardò con una
strana espressione a metà tra la tenerezza e la riconoscenza. - Ora
va' a riposarti, Belle. Te lo meriti. Io rimarrò ancora un po' qui
fuori. Prima però voglio che passi dalle cucine e che metta qualcosa
sotto i denti, e questo è un ordine. -
La giovane gli sorrise stancamente e
annuì. - Sì, penso proprio che stavolta vi ubbidirò, padrone. -
Rumpelstiltskin sollevò un
sopracciglio, divertito. - Non credevo che ti avrei mai sentito dire
una cosa del genere, dearie. -
- Be', non abituatevi troppo. - ribatté
Belle, alzandosi dalla panchina e imboccando il sentiero di ciottoli
che conduceva al portone del castello; ma non aveva fatto che pochi
passi quando si arrestò e si voltò nuovamente verso il Signore
Oscuro. - Rumpelstiltskin? -
- Sì, dearie? -
- Siete... felice? Intendo... per aver
risolto l'enigma della pergamena. -
Lui, che non si aspettava certo una
domanda del genere, sembrò soppesare la risposta. - Ho ottenuto ciò
che volevo e ciò che mi serviva. Direi che posso ritenermi...
soddisfatto. -
Lei si strinse nelle spalle. Era pur
sempre un inizio ed era contenta di essergli stata d'aiuto. Riprese
la strada verso l'ingresso del palazzo, agognando un piatto di
minestra calda e qualche ora di sonno sul suo misero giaciglio nei
sotterranei.
Rumpelstiltskin seguì la sua figura
allontanarsi. In quel momento, illuminata dai bagliori argentei della
luna che facevano risplendere i suoi capelli e la sua pelle di
porcellana, avrebbe potuto essere una di quelle ninfe della notte che
danzano nelle radure fino all'alba. Ogni giorno si sorprendeva delle
risorse della sua domestica e scopriva quanto meravigliosamente
sfaccettata fosse la sua personalità e questo lo faceva sentire
stranamente appagato, anche se confuso. Belle non aveva idea di cosa
avesse appena fatto per lui, né delle conseguenze che ciò avrebbe
avuto per tutta la Foresta Incantata. Gli aveva fornito un tassello
imprescindibile del puzzle che, una volta completato, lo avrebbe
riportato dal suo Bae e sapeva che non sarebbe mai riuscito a
sdebitarsi con lei per quello. Nonostante sapesse bene che ormai
Belle non era più a portata d'orecchi (o forse proprio per quel
motivo) mormorò un sentito ringraziamento nella sua direzione.
Da Stria93: Hi
dearies!
I fan sfegatati di
J. R. R. Tolkien mi perdoneranno per aver attinto all'idea delle rune
lunari, ma non sono proprio riuscita a resistere alla tentazione.
Spero che questa
Two-Shot vi sia piaciuta e ringrazio di cuore chi ha letto, chi ha
aggiunto la storia in una raccolta e chi sarà così gentile da
lasciarmi in regalo un proprio commento.
A presto con nuove
storie, my dearies!
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