it wasn't your fault

di Tessa Scott
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Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Midnight in Paris ***
Capitolo 3: *** Surprise! ***
Capitolo 4: *** Us ***
Capitolo 5: *** Lenticchia ***
Capitolo 6: *** E se... ***
Capitolo 7: *** Oh Gemma! ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


“Odiami Harry, perché io mi odio, potrai ripetermelo mille volte, ma è stata colpa mia, era il mio compito proteggerla, era  mio. Lo leggo nei tuo occhi, Harry, anche tu lo pensi o almeno una piccola parte di te lo fa.”
Glielo stavo dicendo finalmente, gli stavo dicendo la verità, quella che mi portavo adesso da quando ero scesa da quel maledetto aereo da quando l’avevo rivisto in quel stramaledetto aeroporto. Ma non mi sentivo per nulla meglio, anzi non riuscivo a respirare, mi sentivo male, un male fisico che non mi permetteva neanche di muovermi.
Mille emozioni stavano passando sul suo viso, ma due le più evidenti, era ferito ma sopratutto preoccupato.
Lo sapevo che era preoccupato, Harry era preoccupato al tal punto, che quando una settimana prima  l’avevo chiamato, aveva deciso su due piedi di interrompere il tour pur di starmi accanto, ma non glielo avevo permesso, la sua carriera era troppo importante, importante quanto tutto il resto. E cosi eravamo arrivati a questo compromesso, avevo aspettato 6 giorni, per poi prendere un aereo ed andare da lui. Nel frattempo Harry aveva fatto di tutto pur di non farmi sentire sola, mi aveva chiamato agli orari più improbabili, messaggiato ogni ora, aveva pure mandato sua mamma, come se potesse aiutare. Era di lui che avevo bisogno, lo sapevamo entrambi, ma aveva rispettato la mia scelta: quella di non mandargli a puttana la carriera oltre che la vita.
Era a pochi centimetri da me e stava cercando di calmarmi  “guardami bene in faccia” mi disse "e respira con me, stai avendo un attico di panico, ma io sono qui”.
Le sue mani erano sulle mie guance e mi guardava dritto negli occhi tenendomi stessa a se  “espira ed inspira” continuo mimando il gesto con le spalle.
I suoi occhi erano distrutti, rossi lo specchio dei miei, perché se da quel giorno non avevo sprecato neanche una lacrima ora erano inarrestabili, stava piangendo anche lui, il mio Harry stava piangendo.
“Non te ne andare Harry, perché da sola non penso che c’è la possa mai fare”
“Sono qui piccola e non ho intenzione d’andare da nessuna parte”

 

Note autrice: 
Buonasera ragazze! Questa è la prima storia che pubblico in questo fandom, quello che avete appena letto è solo un piccolo prologo, il primo vero capitolo arriverà lunedi o prima nel caso in cui si raggiungo almeno due o tre recensioni. I capitoli saranno molto piu lunghi di questo, in realta la storia è gia a metà e non vedo l'ora di condividerla con voi. 
Harry in questa storia ha 32 anni mentre la protagonista femminile ne ha 28. Spero davvero che questa storia vi piaccia e non vedo l'ora di leggere le vostre opinioni e congetture. 
Al prossimo capitolo, un abbraccio Tessa.
 

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Capitolo 2
*** Midnight in Paris ***


 Midnight in Paris

 

10/07/ 2018 
 

“Hai presente quanto è stato facile per me, mister Styles, entrare nel suo camerino?” 

Lo avevo accolto cosi, seduta sulla poltrona del camerino, vestita in rosso, il suo colore preferito o almeno il suo colore preferito su di me, era convinto che il rosso esaltasse il mio incarnato pallido che tanto adorava anche se per dirla tutta Harry preferiva vedermi nuda che vestita. 

Harry era stanco, come alla fine di ogni concerto,  aveva i capelli appiccicati alla fronte, la camicia stropicciata e ci si sarebbe giocata la carriera stava morendo dalla fame. Non appena l’aveva vista, le aveva regalato uno di quei sorrisi che dopo più di un anno continuavano a farle dimenticare per un attimo il  nome, le si era avvicinato, fermandosi a pochi passi dalla poltrona e continuava a guardarla, felice di poter passare una serata con lei.  

“Suppongo allora di dovermi ritenere fortunato, a ritrovarmi lei nel camerino e non un serial killer”  le rispose Harry stando al gioco era qualcosa che amavano entrambi, giocare, corteggiarsi come due ragazzini. 

Ormai erano a pochi passi di distanza e non potetti evitare di abbracciarlo e baciarlo, mi piaceva giocare con lui ma mi piaceva molto di più baciarlo. Mi era mancato, quello zuccone mi era mancato non poco, il nostro appartamento ormai era troppo silenzioso e vuoto senza di lui. 

“Mi sei mancata piccola” disse il diretto interessato tenendola stretta tra le braccia, si erano mancati a vicenda. Per Harry era stato strano lasciare New York, per quanto amasse viaggiare e fare il suo lavoro, partire per questo nuovo tour era stato difficile, lasciarla era stato difficile. Maria era diventata parte integrate della sua vita, si frequentavano da un anno ed era la storia più importante che avesse mai avuto. Si erano incontrati quasi per caso una sera al bar dell’hotel, proprio nella stessa città dove si trovavano ora e forse era proprio per questo che Harry era ancora più felice di vederla. Da quando era iniziato il tour questa era la prima vera volta che si ricontavano,  un po perché Harry era sballottato da città in città, un pò perché Maria al contrario era bloccata a New York per  lavoro.  

“Noto che sono mancata anche al piccolo Harry” disse Maria, sorridendo tra un bacio e l’altro.  “sei sempre la solita” replico Harry, ridendo di cuore.

 “dio quanto mi sei mancata”, continuo Harry, sottolineando il tutto, lasciando una scia di baci sul collo e palpando il sedere in modo molto spudorato. Non che Maria fosse da meno, aveva iniziato a sbottonargli la camicia e già pregustava il continuo, stava immaginando già i mille modi per utilizzare quella poltrona.  

Due semplici cose, bloccarono i due: lo stomaco di Harry ma sopratutto Paul, la guardia del corpo, che spalancando la porta mise fine al piccolo spettacolo non adatto ai minori. 

 

 

Non sapeva davvero come avessero fatto, a tenere nascosto al pubblico e alla stampa, la loro storia. Era stato difficile, ma c’è l’avevano fatta, entrambi erano dell’idea che la propria vita privata non dovesse essere spiattellata sulla prima pagina di una rivista, ma dovesse essere vissuta dai diretti interessati, preferivano finire sul giornale per il proprio lavoro più che per la loro relazione. 

Per i primi mesi, avevano tenuto un profilo molto basso, uscivano poco e si limitavano a passare la maggior parte delle loro serate in casa, entrambi erano degli ottimi cuochi, amavano cucinare e creare cose nuove. E quando non cucinavano, impiegavano il loro tempo in modo molto originale e sempre diverso. 

Tutto era cambiato, quando dopo tre mesi di relazione, si erano detti un “ ti amo” sincero e aveva deciso di andare a convivere. Tendevano ancora a tenere un profilo basso, ma avevano deciso di non vietarsi nulla e di fare tutte quelle piccole cose che ogni coppia fa, facevano la spesa insieme, andavano al cinema o ai ristoranti. Harry l’aveva anche accompagnata a lavoro qualche volta, avvolte era stato riconosciuto, ma nessuno aveva fatto domande e di questo erano molto grati entrambi, sapevano come la stampa e i fan avvolte possono essere molto cattivi. 

 

Stavano entrambi morendo di fame, Maria era arrivata da meno di un ora a Parigi e non aveva toccato cibo, Harry invece nonostante avesse mangiato prima di salire sul palco, era affamato non poco. Si erano fatti accompagnare in centro città, Paul non ne era molto contento sopratutto per il fattore sicurezza, ma ne Maria ne Harry vollero sentire ragioni, avrebbero passato la serata in citta, cenato in un ristorante tipico e sarebbero ritornati in hotel.


“Allora dove mi porti codesta sera, o mio principe?” Lo prese in giro Maria, camminando a braccetto con Harry, Parigi era davvero stupenda di notte, era quasi mezzanotte eppure non si sarebbe mai detto, vi erano persone ovunque, ma sopratutto vi erano tantissime coppiette… era pur sempre la città dell’amore!

“fammici pensare” rispose Harry “che ne dici di andare sulla luna?” 

“solo se poi restiamo li per sempre” le rispose Maria, facendogli una linguaccia. 

Harry, l’aveva portata, in un ristornate nei pressi della Tour Effel, era un ristorante molto piccolo e alla mano, il cameriere ci aveva fatto accomodare sorridente, nonostante l’ora tarda e i pochi commensali seduti ai tavoli, avevamo chiesto un tavolo un po più appartato cosi da poter parlare tranquillamente. 

“allora via il dente e via il dolore, quando riparti?” Le chiese Harry, mentre mangiava le sue escargots, l’aveva provate una volta che erano andati a magiare francese insieme e da li era diventato uno dei suoi piatti preferiti. Personalmente non le preferivo ma Harry è Harry.
“ Tra due giorni, purtroppo non posso restare di più. Devo andare a Roma per far firmare un contratto ad un cliente e da li poi tornare a New York”  gli risposi, accarezzandogli la mano che teneva sul tavolo, avevo tentato in tutti i modi di ottenere più giorni ma un paio erano il massimo che avevo ottenuto.

“Meglio un paio che niente” disse. Era questa una delle cose più belle di Harry, tendeva a vedere sempre il lato positivo delle cose, lo amavo anche per questo. Passarono il resto della serata ad aggiornarsi e a raccontarsi mille cose, risero tanto, tantissimo. Erano felici per la prima volta da quanto questo tour era iniziato e stavano bene.

 

Ritornarono in hotel solo due ore dopo, con la pancia piena ed un po di alcool in circolo, il vino francese, qualcuno dice che ha anche effetti afrodisiaci o almeno a detta di Harry da poteri magici.

Una volta in camera, si assicurarono di spegnere i telefoni, chiudere la porta a chiave, così da evitare intrusioni. 

Passarono la notte ad amarsi e a coccolarsi, con la voglia di riscoprirsi. Guardarono il sole sorgere, abbracciati, in un abbraccio sudaticcio, in un groviglio di lenzuola e si addormentarono cosi. L’ultima cosa che Harry senti prima d’addormentarsi, lo fece sorridere ed inalzare un moto di testosterone. “Sai Harry, anche il piccolo Harry mi era mancato”

Erano felici, semplicemente felici di essere insieme. 
 


Note autrice: 
So che ho detto che avrei pubblicato lunedi, ma mi è sembrato gisuto pubblicare almeno il primo capitolo anche perche il prologo non da poi cosi tante informazioni. Spero davvero che la storia vi piaccia, per chi volesse ora è anche su whattpad (
https://www.wattpad.com/story/156499530-it-wasn%27t-your-fault ) Il prossimo capitlo arrivera lunedi (questa volta per davvero ahaha) o prima nel caso si raggiungano le tre recensioni. Mi farebbe molto piacere leggere le vostre opinioni! 
Un abbraccio e al prossimo capitolo, Tessa 

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Capitolo 3
*** Surprise! ***



Capitolo 2: Surprise!

 

Pov. Maria 

“Jack sono pronti i documenti del caso Styles?” Chiesi per la terza volta al mio assistente,  lo avevo assunto da poco i capi dei piani alti, era competente ma si distraeva facilmente. “Jack, allora?”

Ero seduta nel mio ufficio, immersa in un caso di divorzio, non era esattamente il mio settore, ma Harry me l’aveva chiesto come favore personale e non avevo potuto dire no,  sua sorella stava divorziando e  lui si fidava  di me. Già non aveva preso bene il divorzio o le cause del divorzio stesso bene, non voleva che finissero spiattellate sulla prima pagina di una rivista da quattro soldi. 

Gemma Styles, l’avevo incontrata già diverse volte prima di prendere in mano il suo fascicolo, ed ero consapevole che questo non sarebbe stato un caso semplice. Era stato Mike, ora il suo quasi ex-marito a lasciarla dopo aver scoperto una serie di tradimenti, a nulla erano valse le sue scuse; ora l’obbiettivo era quello di uscirne inermi, tenere la stampa allo scuro e magari riuscire ad ottenere metà del contratto pre matrimoniale. Propriamente un gioco da ragazzi.

“Miss Cole, i suoi documen..ti” mi disse Jack balbettando e posando i documenti sulla scrivania “io andrei in pausa pranzo, se per lei va bene” continuo, aspetto un mio assenso del capo prima di ritirarsi e sorridente uscire dalla stanza. Non pensavo di essere un capo tanto male o di incutere tanto terrore, ma Jack sembra quasi terrorizzato da me, continuava a darmi del lei nonostante gli avessi detto più volte di non farlo e balbettava tantissimo. 

“Maria, ti ordino qualcosa per pranzo? Sushi?” Un voce, mi risveglio dal lavoro, Jessica la mia segretaria, nonché amica, se ne stava li, davanti la scrivania con in mano diversi menu dei takeway.

“Si grazie mille” le risposi  “pero niente sushi, non sto molto bene in questi giorni” continuai guardandola, avevo bene evitato di darle questa piccola informazione nelle nostre chiacchierate quotidiane, la adoravo, ma si preoccupava spesso e troppo. Ed infatti dopo neanche due secondi, inizio con la sua sfilza di domande.
“stai male? Cosa hai? Vuoi che ti chiami un dottore? Harry lo sa? ” 

Non potetti fare a meno di sorridere ed alzare gli occhi al cielo. “Ho solo un po di nausea e dolori al seno”

“Dai, per un attimo mi sono preoccupata, sarà la sindrome pre-mestruale. Ti ordino un insalata al bar dell’angolo” affermo e senza aspettare una risposta usci dall’ufficio. Era davvero una delle mie amiche più strette, una delle poche a sapere della mia storia con Harry ma sopratutto ad appoggiarla, da quanto era partito si preoccupava ancora di più per me. Era stata con me, nei momenti di sconforti e di crisi,  perché si la nostra storia era forte, ma i momenti di crisi non erano mai  mancati.

Continuai a lavorare,  fin quanto un insalata non mi si paro davanti agli occhi e per un momento amai Jessica, perché  non mi ero davvero resa conto della fame che avessi. 

Stavo per addentare la prima forchettata del mio pranzo, quando non potetti far a meno di pensare a ciò che Jessica aveva detto “sindrome pre mestruale” e rendermi conto di un assurda verità: erano più di due mesi che non avevo il ciclo. Non me ne ero resa conto fino a quel momento, sarà che era un periodo molto stressante e pieno d’impegni, la mia vita la passavo praticamente in ufficio e quando ero fuori di li, ero impegnata col volontariato.  Ma due mesi di ritardo erano un po tanti per non rendersene conto. Brava Maria, suppongo sarai proprio un ottima madre nel caso.

 

 

 “Sai un giorno mi piacerebbe avere dei figli” sussurro. Eravamo distesi sul letto, pelle a pelle, ero praticamente sdraiata sul suo petto, il suo mento appoggiato sulla mia testa, il paradiso in terra, il nostro paradiso. 

“Non penso sia il momento adatto Harry, tu lavori, io lavoro, abbiamo entrambi una carriera da portare avanti” non posso dire di non esserne sorpresa, era la prima volta che parlavamo di figli, di avere dei figli nostri.

“Lo so, ma ti piacerebbe un giorno?” Continuo, era incerto, quasi come se avesse paura della mia risposta. 

Alzai la testa e lo guardai dritto negli occhi e senza esitare cercai di rispondergli, facendogli capire tutto ciò che provavo per lui. 

“Harry io con te ci farei anche una squadra di calcio” 

 

Ma non pensava che fosse arrivata il momento, non era il momento, non era il tempo, lui era in tour, lei sommersa dal lavoro e poi era impossibile, prendeva la pillola e non la saltava mai. Era tutto cosi surreale. 

Ero schizzata fuori dall’ufficio, chiedendo a Jessica di annullare tutti gli appuntamenti del pomeriggio e spostarli al giorno dopo, mi aveva guardato sconvolta , ricordandomi tutti gli appuntamenti della giornata, ma Gemma Styles poteva anche aspettare, questa faccenda no, doveva arrivarne a capo prima delle sette di sera, prima della chiamata quotidiana con Harry. Si sarebbe accorto del suo nervosismo, ed era inutile farlo preoccupare per un qualcosa di surreale. 

 

Surreale, sperava che fosse solo surreale e non reale.

 

In questo momento mi trovavo davanti ad un scaffale pieno di test di gravidanza, ero imbarazzata e nervosa. Nella mia mente un vortice di domande, quale sarà il migliore? quanti ne dovrei prendere? Rimasi a fissarli per circa 10 minuti per poi decidere di prenderne tre per sicurezza e li scelsi tutti di marche diverse. Pagai ed usci, evitando l’occhiata della commessa che alla vita dei diversi prodotti, sembrava volermi  dire “non sai neanche scegliere un test di gravidanza, come potrai fare la madre?” 

 

Sarebbe stata una brava mamma? C’è l’avrebbero fatta? Come l’avrebbe presa Harry?  

Erano queste le domande che si accumulavano nella mia testa mentre tornavo a casa, una volta scesa dal taxi, mi precipitai nell’ascensore, senza neanche salutare Jon il portiere ultra-cinquantenne che più di una volta  mi aveva aiutata con la spesa. 

Dovevo  sapere e dovevo sapere il tutto al più presto.

 

Entro in casa di fretta, lascio la borsa in cucina e si diresse  direttamente verso il bagno, apri la porta e per poco non perse l’equilibro, Harry era li, con un asciugamano in vita , tutto bagnato, i test invece erano dispersi sul pavimento. Ottimo penso. 


 

Pov Harry

Avevo cercato di organizzare il tutto al meglio, con 144 ore libere prima del prossimo concerto e senza nessuna intervista o impegno supplementare avevo preso il primo aereo ed ero volato a New York. 

 144 ore di libertà non le avrei viste per almeno altri 4 mesi e ne avevo approfittato. Naturalmente Maria, non ne sapeva niente, sarebbe stata felice ne sono sicura, Jessica la sua segretaria non che amica, ne era stra-accorente, anche perché mi serviva il suo aiuto.

 Avevo un ottimo piano in mente, l’avrei sorpresa con una cena romantica nel nostro appartamento, avrei preparato il suo piatto preferito e ordinato una torta alle fragole nella sua pasticceria preferita. Jessica in tutto ciò, era colei che avrebbe dovuto fare la spesa, perché ero abbastanza sicuro che a casa non ci fosse praticamente nulla. 

 

“Sigonr Styles, bentornato!” Mi accolse Jon uscendo dalla sua scrivania per abbracciarmi. Jon era davvero fantastico, mi aveva aiutato più volte con i fan, con la sua faccia serena e sincera aveva convinto più di un fan, che li non abitava nessun Harry Styles ma che era tutto frutto della loro immaginazione. 

“Grazie Jon, Maria non è ancora tornata giusto?” gli chiesi

“no signore, di solito torna verso le 7. Vuole che l’avverto quando arriva?” Mi chiese sorridendomi

“no, preferisco farle una sorpresa” risposi dirigendomi verso l’ascensore e salutandolo con un cenno della mano.

Adesso non che Maria fosse una donna che amasse le sorprese, anzi al contrario le odia per la maggior parte delle volte, ma questa volta ero sicura che l’avrebbe adorato.

 

Una volta in casa, dovetti costatare diverse cose: prima di tutto mi era mancata stare in quella casa, non era cambiata molto, Maria aveva solo aggiunto una  nuova foto alla nostra parete dei ricordi, noi due a Parigi ma per il resto era tutto identico a 4 mesi prima. L’arredamento l’avevamo scelto insieme cosi come avevamo scelto insieme la casa, volevamo ricominciare e per questo motivo avevamo venduto i nostri due appartamenti in città, e affittato questo. Era piccola, nulla di esagerato o paragonabile a i  miei vecchi appartamenti, ma avevamo preferito qualcosa in intimo, qualcosa che eravamo in grado di gestire senza nessun aiuto esterno. Vi era due camere da letto, una cucina spaziosa ed un altrettanto spazioso salotto con una vista fantastica.

 

 La seconda cosa che dovetti constatare e che dopo 10 ore di viaggio, puzzavo da far schifo e per questo motivo era meglio farsi una doccia per poi iniziare a cucinare,  per non contaminare tutto con il mio profumo di rose. 

Solitamente facevo la doccia con la musica, mi rilassava come cosa, ma quest’oggi il silenzio, era ciò di cui avevo bisogno, in tour non era propriamente qualcosa che si sentiva spesso e per i 20 minuti della doccia, l’unica cosa che si sentiva il bagno era l’acqua che scorreva. 

Avevo appena avvolto un asciugamano sulla vita quando me la trovai di fronte, per poco non cadde per lo spavento. La cosa sarebbe stata molto simpatica, se non per il fatto che nella sua quasi caduta, aveva disperso sul pavimento quello che sull’impatto sembravano dei test di gravidanza. 

“Cosa significa?” Chiesi sconvolto, abbassandomi a prenderne uno. 


Note autrice: 
Ciao ragazze! Cosa ne diti di questa storia? Vi sta piacendo?
Spero di ricevere al piu presto la vostra opinione, a lunedi  per il prossimo argionamento (prima nel caso arriviamo a tre recensioni).
Un abbraccio, Tessa 

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Capitolo 4
*** Us ***



Pov Maria

“Cosa significa?”

“Che cosa cosa significa?”

“Maria questi sono dei test di gravidanza” disse abbassandosi a perderne uno in mano “ sei incinta?” Sussurro appena, la sua voce era a meta tra la confusione e l’emozione pura.

“ Harry io non lo so” sussurrai spazientita, l’idea di poter essere incinta mi faceva andare in confusione, ero nervosa e spaventata da quando ero uscita dall’ufficio e solo in quel momento me ne ero davvero resa conto. “penso che dobbiamo parlare, perché io non so se posso farcela, non è il momento adatto, tu non ci sei, sarai via per mesi, io sono qui, il lavoro, la distanza, e poi che madre sarei Harry? Una madre a lavoro, diventerebbe viziato. Io davvero non lo so Harry, io non so se sono incinta, non so se vuoi questo bambino, non so come faremo. Non so nulla”  stavo parlando a macchinetta e questo non era mai un buon segno, ero nervosa e confusa ed Harry lo sapeva.

“Ehi, respira” disse posando le sue mani sulle spalle “Andrà tutto bene, ora io mi vesto e andiamo di la. Prepariamo un the e ne parliamo” Harry aveva questa idea malsana che parlare davanti ad  una tazza di the schiariva le idee, avevamo risolto le nostre più grandi litigate cosi, con un the, i biscotti e quattro chiacchiere, forse non aveva propriamente tutti i torti.

“Io.. okay ti aspetto di la”

 

Avevo preparato il suo the preferito, mirtilli, io invece avevo optato per una camomilla, avevo bisogno di calmarmi e rilassarmi e speravo che potesse aiutare. Il mio cuore batteva a mille un po per l’ansia di sapere, un po perché davvero non mi aspettavo Harry qui. Speravo di avere un pò di tempo per metabolizzare il tutto prima di affrontarlo.

Le tazze disposte sull’isola della cucina ed io seduta su una delle sedie, fu questa la scena che Harry si trovo davanti, quando arrivo, aveva impiegato circa una decina di minuti per vestirsi e trovare un discorso sensato da farle.

“ehi” lo accolsi accennando appena un sorriso nervoso
“ ehi” disse avvicinandosi e posandomi un bacio sulla fronte, teneva la sua mano appoggiata alla mia, seduto proprio di fianco alla mia sedia “ Io”  lo dicemmo praticamente in contemporanea, sorridemmo inevitabilmente fin quando non gli concessi la parola con un segno del capo.

“Io penso di dover mettere in chiaro prima di tutto il fatto che nonostante tutto, nonostante la sorpresa iniziale, sono felice, anche solo l’idea di aver un figlio con te mi rende felice, quindi l’esistenza di questo figlio se c’è mi renderebbe l’uomo più felice del mondo. Hai ragione quando dici, che il tempo non c’è, che non è il momento adatto, che siamo entrambi impegnati, ma le risorse non ci mancano e neanche la capacita di organizzarci. Sarei disposto, senza pensarci un attimo a rinunciare al tour, alla carriera, a tutto per voi, per noi. Lo so che hai paura, ho paura anche io, ma sapevamo entrambi che tutto ciò ad un certo punto sarebbe potuto accadere sopratutto considerando quanto questa storia sia seria. Cosa ti blocca? Non credi in questa storia? Non vuoi figli?”  Harry aveva scandito tutto il discorso lentamente, in modo calmo e coinciso, non aveva mai interrotto il contratto visivo, ne aveva smesso di accarezzarmi la mano.

“Harry, io credo in questa storia, io credo in noi, credo che c’è la possiamo fare. Hai ragione il lavoro si organizza, le risorse non ci mancano, ma ho paura. Ho paura di non essere  abbastanza per lui, di non essere una buona mamma, di non riuscire a dargli tutto l’amore di cui ha bisogno” ammisi, non solo a Harry ma me stessa. Avevo il terrore di non essere abbastanza, era questo quello che non mi bloccava più di tutto e se sono inadatta a fare la mamma?

“Piccola, sei la persona più speciale che conosca, io stesso ho paura di non saper fare il padre, ma non può essere la paura a bloccarci. Se sbaglieremo, impareremo e non faremo più lo stesso errore, ci aiuteremo a vicenda Per quanto riguarda il tempo, posso annullare qualche concerto o spostarlo dopo la nascita del bambino e tu potresti semplicemente fare il tuo orario di lavoro abituale, riducendo le ore di volontariato o potremmo avere una tata.”

Aveva ragione, c’è l’avremmo potuta fare insieme.

“Ora ti prego, possiamo andare in bagno a fare questo test, sto morendo dalla curiosità”  ammise e non potetti che essere d’accordo: era arrivato il momento di sapere.

 

Mi ero rifiutata di farlo entrare, non avrei mai fatto la pipi davanti a lui, lo avevo fatto entrare subito dopo, eravamo seduti sul pavimento, la mia testa sul suo collo, il suo braccio attorno alla mia spalla,  i tre test sul pavimento e il timer di fianco. Regnava il silenzio assoluto, ci eravamo già detti tutto, stavamo aspettando di sapere se le nostre vite sarebbero cambiate per sempre.

Furono i tre minuti più lunghi della nostra esistenza, allo scattare del timer Harry fu il primo a parlare, era emozionato , aveva le mani sudate e il cuore che batteva al mille.

“Suppongo che la sorpresa più belle di tutte l’abbia fatta tu a me e non viceversa” Il suo fu un sussurro, aveva il terrore  di rovinare il momento, un figlio stavano per avere un figlio ed ancora non poteva crederci. Erano felici entrambi, estasiati, chi l’avrebbe mai detto che una delle notizie più belle della loro vita, della loro  vita insieme,  l’avrebbero avuta seduti sul  pavimento freddo del bagno, con in mano un test di gravidanza.

 

Maria non potette fare a meno di ripensare al momento esatto in cui l’avevano scoperto, per la prima volta nella sua vita aveva provato una felicita unica, si era sentita piena, completa.Tutta la paura che fino a pochi minuti prima aveva era scomparsa.

Ora due giorni dopo, si trovavano nello studio della sua ginecologa per una visita di controllo, era stato difficile ottenere quell’appuntamento considerando il fatto che era sabato, ma Harry sarebbe partito il giorno dopo e non voleva fargli perdere la prima visita ufficiale. Avevano deciso di tenersi la notizia per loro almeno fino alla fine del terzo mese, avevano passato quei due giorni nella felicita assoluta, si erano amati e coccolati, felici di essere insieme, felici di aspettare un bambino. Harry l’aveva coccolata in maniera assoluta,  con colazioni a letto e menu da re, avevano visto film abbracciati sul divano e passato le serate in camera da letto.

Erano entrambi nervosi all’idea di vedere per la prima volta il loro bambino, Harry molto più di lei, continuava a passarsi la mano nei capelli.

“Harry, penso che a breve i tuoi capelli si ribelleranno e attaccheranno la tua mano se non smetti di scombinarli” gli dissi, ridendo di gusto.

“Si vede cosi tanto che sono nervoso?” Disse abbozzando un sorriso, che non fece altro che esaltare le sue fossette.

“Andrà tutto bene, ne sono sicura” gli risposi avvicinandomi per lasciargli un dolce bacio a stampo.

 

 

“Allora siamo pronti a vedere questo bambino?”  Ci chiese la dottoressa, spargendo del gel ed appoggiando la sonda sull’utero, Harry le stringeva la mano, ed erano entrambi emozionati, la loro attenzione era riposta tutto su quel piccolo monitor,  un piccolo esserino di circa quattro centimetri.

“complimenti, siete all’ottava settimana di gravidanza, è tutto okay, il bambino è sano, è ancora troppo presto per sapere il sesso, volete sentire il battito?”

Annui leggermente e il suono più bello del mondo si disperse nella stanza, Harry le stringeva la mano, si guardarono negli occhi è capirono che quello che stava succedendo era la cosa più bella del mondo.

Subito dopo la visita, la dottoressa diede una lunga serie di suggerimenti e consigli, su cosa di poteva o non poteva fare in gravidanza, avrebbe dovuto rinunciare al caffè e diminuire le tazze di the ma per il resto nulla di cosi eclatante.

 

Pov Harry

Ero partito per farle una sorpresa ed era finita che era stata proprio lei a farmi  la sorpresa più speciale di sempre. Ora stavo per ripartire per Copenaghen, dove il giorno dopo mi sarebbe dovuto esibire. Lasciarla li mi preoccupava, ma sapevo benissimo che sarebbe stata in grado di cavarsela da sola, Maria era una donna responsabile e in gamba. Mi aveva vietato di dare la lieta novella a chiunque, lei stessa si era imposta di non farlo, voleva aspettare la fine del terzo mese per dare la notizia ufficiale.

“ehi, piccola, ma stai piangendo?” Dissi, notando i suoi occhi gonfi. Erano nel loro appartamento, Maria non l’avrebbe accompagnato in aeroporto, era meglio cosi, sia perché salutarsi in aeroporto era più straziante sia perché quella mattina aveva un incontro importante di lavoro a cui proprio non sarebbe potuta mancare.

“Vorrei dire che sono gli ormoni, l’idea che tu parta mi da un po di tristezza, ma gli occhi rossi sono per l’allergia” gli rispose sorridendo. Questo suo lato spiritoso era qualcosa che lo faceva impazzire e se non era già in ritardo non ci avrebbe pensato due volte a portarla in camera da letto.

“Bhe allergia od ormoni” dissi posandole un bacio sulla fronte  “ poco importa” continuai lasciandole un bacio sulla guancia “ ci vediamo tra un mese” finì dandole uno di quei baci bollenti che erano in grado di fare alzare la temperatura del globo per poi accarezzarle delicatamente il ventre e sussurrare “e tu piccolino fai il bravo non fare impazzire la mamma, perché a far quello ci pensa già il papà”.

 


Note autrice:
Ciao ragazze! Ecco il nuovo capitolo, spero che vi piaccia. A lunedi per il prossimo aggiornamento. Un abbraccio Tessa :)

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Capitolo 5
*** Lenticchia ***


Capitolo 4: Lenticchia 

 

“Allora pronta per venerdì?” Ecco una domanda che non mi aspettavo o che almeno avevo cercato di evitare i tutti modi. Era più di mezzora che eravamo in facetime, era sera ormai a new york  e come di routine ci eravamo concessi la nostra ora, li da lui, il da lui che in questo momento era Stoccolma erano quasi le due di notte. 

 Era stanco, nonostante continuasse ad affermare il contrario, si vedeva, che era distrutto, era già la decima volta che si passava la mano sugli occhi gonfi dal sonno, faceva davvero degli orari assurdi, passava la maggior parte delle  sue mattine in  viaggio, il pomeriggio si divideva tra interviste, check del suono ed incontro con i fan, la sera si esibiva e la notte la passava in con me. Gli avevo proposto più volte di sentirci durante la mia mattina ma come continuava a ripetermi “ la notte è l’unico momento in cui sono davvero libero, in cui nessuno verra mai a chiedermi nulla, ed è questo l’unico momento che posso passare con te e in cui possa sentirmi davvero parte integrante della vita di mio figlio”, e cosi ci ritrovavamo ogni sera cosi, con lui stanco morto ed io a preoccuparmi per lui. 

“Io non posso negare di non essere nervosa, sarà la nostra prima uscita ufficiale, diremo al mondo di essere una coppia in diretta internazionale.” Ammisi guardandolo “non è propriamente qualcosa che tutti fanno ecco, ma c’è la possiamo fare. ”

“Lo so, anche per me è strano. Sara la prima volta anche per me” disse trattenendo a stento uno sbadiglio.

“Penso che sia il caso che tu vada a dormire, ci vediamo tra tre giorni”. Gli mandai un bacio con la mano “Buonanotte”
“Notte a  entrambi” riuscì a dire prima che interrompessi la chiamata. 

La cosa che davvero mi spaventava era l’idea di comunicare ai nostri genitori la notizia, ero ormai alla fine del terzo mese, 12 settimane. Non ero nervosa per la comunicazione in se, ma per il fatto che dirlo ad alta voce rendeva il tutto più reale, in questo mese, lenticchia era stato il nostro piccolo segreto. Mio e di Harry. Era stato bello averlo solo per noi. 

Harry stava davvero facendo di tutto pur di riuscire ad essere presente per me durante questa gravidanza, mi chiamava a tutte le ore del giorno, mi manda messaggi su messaggi e molto spesso mi trovavo pacchi inaspettati davanti la porta del nostro appartamento. Si divertiva a mandare lunghe note vocali da far sentire al piccolo,  la sera le attivavo mentre ultimavo le ultime email o facevo delle telefonate, era divertente, raccontava solitamente ciò che gli succedeva durante la giornata o dava dei consigli al piccolo. Solitamente sussurrava oppure si interrompevano improvvisamente quando suppongo entrava qualcuno nella stanza. 

Se lenticchia era il nostro segreto, io non ero più il suo.

Aveva progettato un vero e proprio piano, aveva scritto i vari step da seguire ed aveva dato anche un nome alla missione “ missione MC” Harry sembrava stesse davvero progettando un piano di guerra con tanto di alleati e nemici. 

Il primo step del piano era quello di confermare l’esistenza di una ragazza. che Harry aveva fatto in un intervista affermando solennemente “ Si sono fidanzato da circa un anno”, il secondo step era stato pubblicare una nostra foto sui social,  eravamo noi due di spalle a Parigi, aveva poi commentato il tutto con due parole “In Love”. 

I fan erano letteralmente impazziti cosi come i giornalisti, tutti si chiedevano chi fosse la misteriosa ragazza, ma sopratutto se codesta sarebbe stata presente alla serata di gala che si sarebbe tenuta tra un paio di giorni a Londra. 

La risposta a quella domanda era  si  ma lei avrebbe davvero preferito tagliarsi un braccio pur di non andare. 

 La pancia ormai iniziava a notarsi, nulla di cosi evidente, ma io ormai iniziavo a notarla ed ero sicura che anche un occhio esperto l’avrebbe fatto per questo motivo avevo scelto un abito un po più ampio rispetto a quello che in serate come quelle ero solita indossare, era rosso con una scollatura di pizzo trasparente, stretto in vita per poi allargarsi delicatamente. Avevo partecipato a diversi gala di beneficienza con lo studio, ma questo era diverso, in questo caso eravamo nel suo mondo e ci sarebbero stati molti più fotografi.

 

Pov Harry

“Romeo, non avrai mica fatto di nuovo le ore piccole?” Mi chiese Lou, la truccatrice ufficiale del tour, erano ormai anni che non lavoravamo più insieme, praticamente dai tempi degli One direction, ma per questo tour negli stadi avevo voluto il meglio ed il meglio era lei.
Accennai un segno della testa

“Il trucco non può fare miracoli,  ma sopratutto se non rallenti un po finirai per impazzire.” Affermo “ma poi che fretta c’è? Stai anticipando impegni futuri che potresti fare tranquillamente dopo il tour. Ti stai solo complicando la vita”

La lasciai parlare, approfittando di quei pochi minuti per rilassarmi e chiudere gli occhi. Aveva ragione mi stavo davvero complicando la vita, cercando di fare il tutto più velocemente possibile, ma ne valeva la pena. Per la miseria tra sei mesi sarei diventato padre e cercavo davvero di fare di tutto per ritagliarmi un po di tempo per noi, me, Maria e lenticchia. 

Lenticchia, era stata Maria a soprannominarlo cosi, quasi per scherzo dopo la loro prima visita dal ginecologo e da li era diventato il soprannome ufficiale del piccolo Styles in arrivo. 

 

“Lenticchia” sussurro, mente si gustava il suo cono gelato. Eravamo appena usciti dallo studio della dottoressa Miller e non avevamo proprio potuto resistere all’idea di andare a mangiare dei sani e vecchi grassi puri.

“Cosa?” Le chiesi confuso 

“Era cosi piccolo, sembrava un lenticchia ” continuo guardandomi e sorridendo. 

“ La nostra piccola lenticchia” risposi baciandole la fronte. 

 

Non ci potevo ancora quasi credere che stavo per diventare papà, ero emozionato e spaventato allo stesso tempo. Tra poco meno di una settimana sarebbe ritornato in Inghilterra, dove non solo ad aspettarla c’era la sua famiglia ma ci sarebbe stata anche lei. Era curioso di vederla, di vedere se fosse cambiata o se la pancia fosse cresciuta. Maria le aveva inviato delle foto, ma da quelle non era cosi semplice vedere il cambiamento. 

 

Il suono del telefono lo risveglio dal dormiveglia in cui praticamente era caduto, Lou aveva già lasciato la stanza, rispose senza neanche guardare, sicuro che fosse Paul o un qualsiasi altro membro  dello staff.

“Pronto” 

“Harry tesoro sono io”  impiego meno di un millesimo di secondo per spalancare gli occhi e sentirsi completamente sveglio. 

“Mamma ehi” rispose, cercando di camuffare la voce da sonno

“Ti ho per caso svegliato?” Chiese per poi continuare senza neanche aspettare una risposta “Sono davvero felice, che finalmente potrò rivedere Maria, ma dimmi c’è qualcosa che volete dirmi?”
“Come mamma?” Chiese con curiosità 

“Harry è almeno un anno che non torni a casa, eppure non è la prima volta che torni in Inghilterra, quindi è per caso successo qualcosa?” Lei sapeva e se non sapeva, era sicura che ci fosse qualcosa in ballo. Mamme e il loro sesto senso.

“Mamma vogliamo solo passare a salutare, ho un paio di giorni di pausa e mi piacerebbe passarli con la famiglia ” rispose abbozzando una risata

“Allora a venerdì” rispose poco convinta  “ed Harry dormi di più, sai quando hai risposto non ero neanche sicura che fossi tu, ma ero più propensa all’idea che uno zombi avesse mangiato mio figlio”.

“Grazie mamma per il complimento e passa una buona giornata anche tu”. 

 


Note autrice: 
Ciao ragazze! Spero che la storia vi stia piacendo.
Questo è l'ultimo capitolo che pubblichero quest'estate, i prossimi arriveranno a settembre, sicuramente dopo il 5 settembre.
Spero che passiate una bella estate, buon ferragosto!
Un abbraccio, Tessa

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** E se... ***


E se...

Pov. Harry 

Sarebbe dovuta essere li da almeno dieci minuti, la stavo aspettando in hotel, avevamo deciso cosi, non era propriamente il caso che mi facessi vedere in aeroporto anche se morivo dalla voglia di vederla. L’uscita ufficiale sarebbe stata dopodomani, e doveva ammettere di  essere curioso non poco curioso di cosa si sarebbe inventata la stampa. 

Ieri con Amsterdam si era concluso la prima parte del tour in Europa, ora dopo una pausa di circa una settimana sarebbe stato il turno dell’Asia. Ero emozionato? Da morire. Non era la prima volta che mi sarei esibito in Asia, ma era la prima volta che avrei fatto quasi 24 concerti solo li. Thailandia, Singapore,Malesia, India, Vietnam e un botto di altri posti. Maria adorava l’Asia, erano stati insieme in thailandia, dove avevano passato quasi un mese.

Ero arrivato in hotel da meno di due ore, ed era stanco morto. Erano appena le 9 eppure la stanchezza accumulata iniziava davvero a farsi sentire, stavo cercando di impiegare il tempo in tutti i modi possibili, non era proprio il caso di farsi trovare mezzo addormentato. Email e messaggio, avevano davvero la capacita di svegliare un uomo molto più di una carica di caffè. Non dovette aspettare molto perché neanche dopo due minuti senti la porta della suite aprirsi. 

Una manciata di secondi e se la ritrovo attaccata al collo, aveva lasciato le valige all’ingresso della camera e si era fiondata tra le sue braccia. 

“Mi è mancato il tuo profumo”sussurai  

“A me sei mancato tu” mi rispose staccandosi un po. Mi accomodai su letto della camera, tenendo lei in piedi tra le mie gambe, la osservai e non mi sembrava cambiata, ero quasi sicuro che fosse l’outfit ad ingannarmi, indossava dei jeans a vita alta ed una mia vecchia felpa. 

“Sbaglio o questa è mia?” Le chiesi 

“Potrebbe” rispose “guarda” continuo allontanandosi un po e togliendosi la felpa. Era emozionata e lo si poteva vedere dalle mani tremanti. 

“Signore Styles le presento lenticchia. È ancora piccolo, ma è molto felice di rivederla” disse poggiando la mia mano sul suo ventre pronunciato.  Non era enorme, ma si notava che era un pochino più pronunciato rispetto ad un mese prima.

“Piacere mio, piccoletto” risposi accarezzandola “Sai, tu e la tua mamma mi siete mancati molto”

“Ah si? E io che pensavo che ti fossi dimenticato di me” sussurro ammiccante 

“Come potrei?” Le risposi stando al gioco e avvicinandomela di più “Sai forse dovrei mostrarti quanto mi sei mancata”

“Penso sia un ottima idea Signor Styles” disse baciandomi.

 

“Cosa ne pensi di queste patatine?” le chiese guardandola, era proprio stupenda, con i suoi capelli arruffati che urlavano sesso a gran voce. Ed in realtà era esattamente quello che avevamo fatto, fino a pochi minuti prima, fin quanto la fame non ci aveva colto impreparati. Naturalmente la scelta, più che altro sua, era ricaduta sul più classico dei cliché Mac Donald. Ora non pensate male, amo il Mac Donald, ma quando si può avere il mondo perché accontentarsi di un semplice panino?

“Penso starebbero molto meglio con del gelato” rispose sorridendo. “Ti prego, non dire cosi” le sussurrai dandole un piccolo buffo sulla spalla “posso passare sopra alla pizza con l’anans, ma le patatine con il gelato? No Maria, questo no” 

“Ma dai, sono la cosa più buona del mondo, e un giorno malfidato ti pentirai di quello che hai appena detto, e mi pregerai d’assaggiarle”  mi rispose addentato un altra patatina. Grazie al Dio, non c’era del gelato nella suite; amavo il suo voler sperimentare tutto, ma certe cose era davvero meglio non provarle.

“Allora cosa pensi che sia?” Mi chiese d’improvviso, giocando con una ciocca di capelli, arricciandola tra le dita

“Non saprei, ma non mi importa” le dissi guardandola “l’importante è che stia bene” 

La guardai bene e notai forse per la prima volta una cosa, Maria, la mia dolce e forte Maria, sembrava preoccupata. E cosi non potetti fare a meno di chiederle “cosa c’è che non va?” 

“Nulla” disse, spostando lo sguardo
“Maria” continua esortandola, era li seduta a gambe incrociate sul letto, mentre guardava un punto lontano 

“E se qualcosa va male, se è malato, se non sono una buona madre, se succede qualcosa… Harry io davvero se dovesse succedere qualcosa, una qualunque cosa, ne rimarrei distrutta. Lui, lei è dentro di me, ed ho il terrore che qualcosa possa andare male , che possa perderlo” confido “io sono terrorizzata da tutto ciò” ammise guardandomi, aveva gli occhi lucidi e me ne meraviglia, perché poche l’avevo vista piangere e ancora meno volte l’avevo vista cosi terrorizzata. 

“Andrà tutto bene” le dissi “guardami ed ascoltami bene” continua “andrà tutto bene, e in caso contrario, qualsiasi cosa succeda l’affronteremo insieme, come una squadra. D’accordo?”le chiesi

“D’accordo” 

 

Pov Maria

“Harry dove sono i pacchetti?” Chiesi guardandolo, certo forse avrei dovuto ricordaglielo prima, ma andiamo, meglio tardi che mai.

“che pacchetti?” Mi chiese, senza distogliere gli occhi dalla strada.

“Ti prego dimmi che non l’hai dimenticati” mi sarebbe venuto un infarto. Gia leggevo i titoli di giornale  giovane donna muore per un infarto improvviso, oscure le cause. Quei pacchetti erano la nostra, piu che altro sua, straordinaria idea per annunciare a tutti la lieta novella. Gia immaginavo la faccia di Gemma, diciamo che nonostante tutte le buone intenzioni, noi non eravamo poi diventate cosi tanto amiche. Anzi ero quasi sicura che in parte, la sorella prediletta di Harry mi odiasse. Harry era stato sicuro del contrario per mesi, ma da quanto durante la festa di natale,  mi aveva accidentalmente versato una bottiglia di vino sul vestito bianco, diciamo che aveva iniziato a darmi un po ragione e a ripetermi come un mantra “Deve solo abituarsi all’idea di me che non sono più cosi tanto sigle”. Non era valso a nulla neanche il mio aiutarla, con il divorzio. Ero riuscita a farle ottenere metà del contratto pre-matrimoniale un successo, considerando le circostante, ma non era servito a molto, si era limitata a mandarmi un assegno per il disturbo senza neanche un ringraziamento. Ma si sa non potevo farci molto, era pur sempre sua sorella. 

“Per chi mi hai preso, non sono mica un pivello” disse abbozzando un sorriso e girandosi appena verso di me ma sopratutto discostandomi un po da dai miei pensieri. “Sono sul sedile di dietro”

“Comunque vorrei dire che siamo arrivati quindi anche nel caso sarebbe stato un po troppo tardi per tornare indietro ” disse. Il viaggio era durato davvero poco, sarà che avevamo passato la maggior parte del tempo cantando, o meglio lui cantava, io ammazzavo qualsiasi canzone passasse alla radio. Avevo molti doni,  ma il canto non era proprio uno di questi. Proprio per nulla. 

Anna, la mamma di Harry, abitava in una villetta, poco lontana dal centro città, era una casa modesta, ma abbastanza grande da accogliere tutta la famiglia. Lei al contrario della figlia, mi adorava, penso quasi mi amasse più di Harry. Diciamo che ero una delle poche ragazze, da lei considerate “normali”, ossia ragazze con la testa sulla spalla e con un gran cuore. Ora sulla parte del gran cuore, le potrei anche dare ragione, ma diciamo che anche io mi sono divertita nella vita. 

Avevo impiegato circa venti minuti per scegliere il look perfetto quella mattina, per poi decidere di indossare il più classico dei Jean con una camicia, nonostante ciò ora, ritrovandomi davanti la sua porta di casa, mi sembrava l’oufit più inadatto al mondo. In più l’agitazione iniziava a farsi sentiere, in se non c’era molto di cui essere nervosi, eravamo felici, volevamo questo bambino, Anna mi adorava, ma l’ansia non evaporava comunque. 

“Sei pronta?” Mi chiese Harry, stringendomi una mano 

“Cer..” non riesci neanche a finire la frase che la porta si apri, e Anna  ci accolse con un abbraccio e un “Ragazzi finalmente siete arrivati!Entrate forza!”.

 
Note autrice: 
Ciao ragazze! Non so se c'è ancora qualcuno che legge questa storia, ma questa sera ho ripreso in mano dopo mesi questa fanfiction e devo dire che mi era mancata! Spero di poter aggiornare a breve, nel frattempo spero di leggere vostre opinioni!  
E ricordate non tutto è come sembra!
Un abbraccio Tessa!

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Capitolo 7
*** Oh Gemma! ***



Pov Harry
“Ragazzi spero abbiate fame, ho preparato un pranzo con i fiocchi!” era più o meno da quando avevamo messo piede in casa che mia mamma non faceva altro che andare avanti e indietro come una trottola impazzita e quindi vederla seduta al tavolo tranquilla, mentre distribuiva i piatti era qualcosa di fantastico. Era da un po’ che non ci ritrovavamo più tutti insieme sotto il suo tetto quindi il suo entusiasmo era più che  comprensibile. La presenza di Gemma era stata un enorme  sorpresa, l’ultima volta che l’avevo sentita non aveva minimamente accennato a nostra madre, quindi quando mamma aveva chiamato per avvisarmi della sua presenza, era stata una bella sorpresa. Maria era a suo agio, nonostante la sua presenza, c’era questa specie di antipatia tra le due, non compresa da me, da cui cercavo di rimanerne più neutrale possibile, era una cosa che succedeva ormai con ogni ragazza che le presentavo. Diciamo che per mia sorella, c’erano davvero poche persone che considerava all’altezza.
“Spero che ti piacciano le lasagne Marie” chiese mia madre
“Ama le lasagne mamma , forse più di me” risposi al suo posto, guadagnandomi un occhiataccia da Maria e un sorriso da mia madre. Pranzare insieme fu carino, c’era serenità, parlammo del più e del meno fin quanto mia mamma non fece l’unica domanda che stava morendo dalla voglia di fare.
“Allora ragazzi cosa volete dirmi. Quale è la grande novità?” chiese
“Ma.. di che stai parlando?” le chiesi
“Suvvia Harry, questa sarà la 3 volta che torni a casa in circa 2 anni, e sicuramente c’è un motivo. Sapete no quel detto che dice che le mamme sanno sempre tutto, bene confessate i vostri peccati” continuo scherzando. Amavo mia madre e il suo modo di fare, cercava sempre di metterci a nostro agio, anche quando eravamo piccoli e dovevamo confessare qualche marachella.
Presi la mano di Maria, e dopo un veloce sguardo annunciai “Forse è arrivato il momento di ricominciare a cucire, sai a breve arriverà un nuovo membro in famiglia, avrà  bisogno di una tutina fatta dalla nonna, cosi come vuole la tradizione della famiglia Styles”.  

Pov Anna
“mamma di qualcosa” Harry mi riscosse da quello che a tutti pareva essere uno stato di mutismo
“Sarai contento! Le sarà venuta una paralisi sicuro” disse Gemma, toccandomi di poco il braccio, quasi a volermi scuotere
“cosa posso mai dire” balbettai  “sono cosi felice per voi, non sapevo che stavate pensando di allargare la famiglia, ma sono felicissima per voi!” continuai, cercando a stento di trattenere le lacrime. “Sto per diventare nonna!”  esclamai entusiasta alzandomi dal tavolo per congratularmi con entrambi.
“Stai benissimo Maria.” Mi avvicinai, abbracciandola “Di quanto sei?”
“Quasi quattro mesi” mi rispose “Si nota pochissimo lo so” continuo  “ma un po di pancia c’è. Anzi quasi mi dimenticavo, abbiamo un piccolo regalo per voi” disse allungando una  delle due piccole bustine che si trovavano di fianco a lei.
“Questa è per te” disse “Questa invece è per te Gemma” continuo Harry guardando sua sorella negli occhi.
Gemma era restata tutto il tempo in disparte, seduta al suo posto a tavola, giocando con gli avanzi del dolce, e guardandolo quasi come se lo volesse analizzare.
“forza, su Gemma, vieni” la esortai “smettila di fare l’acida e vieni a congratularti con tuo fratello e Maria!“ le dissi mentre stritolavo tra le mie braccia Maria.  Stava passando un brutto periodo, e quando due settimane prima si era presentata alla mia porta affermando un semplice  “ho bisogno di tempo per pensare e rimettermi in sesto posso stare un po’ qui?.” L’avevo accolta in casa e accudito come solo una madre sa fare ma i suoi problemi  non erano una scusante per il suo comportamento. Avevo cresciuto due figli fantastici e soprattutto educati, e questo suo comportamento stonava con l’ultima caratteristica. Continuai ad esortarla con gli occhi, fin quando non si alzo.
“Infatti che maleducata che sono stata: Congratulazioni Harry, sei stato in grado di farti incastrare dalla prima ragazza che ha aperto le gambe!” disse acida, lasciando la stanza in modo teatrale.
“Gemma!” esclamammo in contemporanea sia io che Harry. Con l’unica differenza che Harry le corso dietro, mentre io restai con Marie.
“Maria” mi girai a guardarla “Devi sapere che non lo pensa davvero, è semplicemente sconvolta, non se lo aspettava,  sta passando un brutto periodo e vedervi felici, penso l’abbia un po’ disorientata”  continuai “Harry la farà ragionare, non ti preoccupare tra pochi minuti scenderà giù. Intanto perché  non apriamo il regalo?” cercai di cambiare argomento, sperando che Harry riuscisse a far ragionare sua sorella.
“in realtà, penso sia il caso che io salga a parlarci un attimo” mi rispose “è arrivato il momento di chiarire questa storia una volta per tutte”, si avvio per le scale che portavano al piano di sopra. Lasciandomi li con un regalo fra le mani e una tavola ormai vuota.
Non potetti però  fare a meno di sorridere…  non è un vero pranzo in famiglia senza un po’ di drama! E di drama quest’oggi c’è ne era stato parecchio.
 
 Pov Maria
Era arrivato il momento di risolvere questa situazione, non soltanto perché la cosa stava diventando molto imbarazzante ma soprattutto perché sia io che Gemma eravamo persone adulte e potevamo risolvere qualsiasi problema ci fosse realmente tra di noi, come appunto persone adulte.  Per di più questa situazione stava inclinando il rapporto perfetto tra Harry e Gemma, il loro rapporto era una delle poche cose che invidiavo ad Harry, io che di fratelli ne avevo addirittura due  un rapporto cosi solare e perfetto non l’avevo mai avuto. Eppure da quando la nostra convivenza era iniziata, il rapporto fra i due aveva iniziato ad incrinarsi, giorno per giorno. Raramente Harry ne parlava ma si vedeva che ne stava. Attraversai tutto il corridoio fino ad arrivare alla porta di Gemma, dove trovai un Harry parecchio arrabbiato che parlava ad una porta chiusa.
“Non puoi fare cosi, non puoi dire queste . Che sorella sei! Dovresti appoggiarci, essere felice per noi. Non comportarti da bambina! Cristo santo non sei più una bambina apri questa porta!” 
“Harry smettila, dalle tempo. Perché non scendi giù da tua madre mentre io parlo con tua sorella?” gli dissi fermando la sua mano prima che colpisse per l’ennesima volta la porta.
“io.. Okay” disse “ti aspetto giù” continuo lanciando un ultimo sguardo alla porta prima di scendere.
Aspettai di vederlo scomparire dal corridoio prima di riprovare a bussare. “Gemma sono io, Maria, potresti aprire? Cosi parliamo” la esortai
“Non c’è molto di cui parlare” rispose una porta chiusa. Rettifico la parte delle adulte, perché forse di adulte qui c’è ne era solo una.
“Allora facciamo cosi, tu ascolti io resto qui fuori.” Dissi
Presi una lunga boccata d’aria prima d’iniziare a parlare “Io non so davvero cosa sia successo tra noi, ma non importa. Non importa se io ti stia simpatica o no, se non mi consideri all’altezza. L’unica cosa importante qui è Harry, è l’unica cosa che abbiamo in comune. Io lo amo, lui ama me. Non farei mai nulla che lo possa ferire, spero che questo ti sia molto chiaro, Io non lo sto usando. Ci siamo incontrati per caso e ci siamo innamorati. Smettila di ferirlo, perché questo comportamento lo sta ferendo molto .Qualsiasi cosa sia successa qualsiasi incomprensione ci sia tra di noi, mettiamoci semplicemente una pietra sopra e andiamo avanti per lui. Ricominciamo d’accapo.” Dissi, aspettando una risposta che pero non arrivava. “Io ora scendo, staremo in citta ancora per un po’… io spero davvero di non aver parlato davvero soltanto con una porta chiusa.”
Scesi le scale, dove trovai una scena molto carina. Anna che abbracciava e si congratulava con Harry. Erano la cosa più bella che vedessi da secoli.

Note autrici:
Ciao ragazze! Spero abbiate passato un bel natale. Sono molto contenta che la storia vi stia piacendo. Spero di leggere altre opinioni! Un abbraccio e al prossimo capitolo,
Tessa 

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