ALLE FONTI DEL TEVERE

di Selva oscura
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** IL ritorno a casa ***
Capitolo 2: *** SEGRETI ED INCONTRI ***
Capitolo 3: *** Inuyasha no Taisho ***
Capitolo 4: *** Il gioco dei colori ***
Capitolo 5: *** Un mese ***



Capitolo 1
*** IL ritorno a casa ***



Prologo

Roma 1674

Le fiamme del cammino acceso riscaldavano la donna che vi era vicino.
Era passato già metà mese di aprile, e l'aria primaverile ogni giorno si faceva sempre più calda. Ma la donna seduta sulla sua poltrona di velluto blu aveva dato alla servitù disposizione di tenere ugualmente il cammino acceso. Provava un profondo senso di tranquillità alla vista delle fiamme che giocavano nel legno.
<< Buona Kirara! >> sussurrò alla gattina che era scattata sull'attenti percependo un rumore sottile. << Sarà stato un sogno. >> disse accarezzandola, mentre la felina tornava ad anidarsi nel grembo soddisfatta dalle attenzioni della padrona.
<< Mammina! >>
Il sogno, nella veste di una ragazza ridente e piuttosto scarmigliata, esplose nella stanza in un turbinio di gonne bianche come la neve e nastri blu.
<< Questa diavola... questa diavola... >> disse la cameriera di mezz'età appoggiandosi esausta allo stipide della porta, ansimando per riprendere fiato.
<< Kagome! >> sussultò Kaede, portandosi entrambe le mani al petto. << Kagome, ma cosa... Tsubaki! Non era oggi che doveva tornare... o invece si? Cosa sta succedendo? >> gridò la donna rivolgendosi alla governante.
<< Questa diavola è scappata dal convento! >> ribatté la donna raddrizzandosi e ritrovando la consueta compostezza.
<< No! Che non sono scappata! Sono qui con l'autorizzazione della madre badessa. >> esclamò la ragazza, agitando il dito indice davanti al viso ancora esterefatto della madre. << Sissignore! Al convento c'era una terribile epidemia, e sono riuscita a convincere la buona sorella che essendo una creatura così delicata, e mancando poco meno di un mese alla data del mio ritorno a casa, poteva lasciarmi andare via. >> 
<< Delicata. >> borbottò ironicamente la governante.
<< Si delicata! >> ripeté la giovane portandosi teatralmente una mano sulla fronte. << Nonché l'ultima figlia... >>
<< Kagome! >> l'aspro rimprovero fece sussultare la ragazza. Rendendosi conto di quello che stava per dire, le rivolse uno sguardo allarmato alla madre, che sedeva impettita e pallida sulla poltrona.
<< Oh mammina cara! Perdonatemi sono stata cattiva non è vero? >> mormorò in tono desolato inginocchiandosi accanto.
<< No amore mio! Tu non sei mai cattiva! >> sussurrò la donna accarezzando teneramente la testa della sua bambina. Lo sguardo addolorato della figlia non le era passato innosservato. " Era impulsiva, sventata e troppo fiduciosa nel prossimo, ma la sua Kagome non era una ragazza cattiva consapevolmente. "
<< Hai viaggiato da sola? >> le domandò dandole un buffetto sulla guancia.
<< No mammina sono tornata con la suora zia. >> rispose seria. Poi ruotando lo sguardo controllò che tutti gli oggetti di quella stanza che tanto amava fossero ancora al loro posto. << Ma guardate un po! Dovrò rimproverare Urasue. Come si può essere così sbadate! >> esclamò girando il piccolo quadro che raffigurava suo padre che era girato contro la parete. Affianco vi era un altro quadro della stessa dimensione, ma vi era dipinto il viso di una giovane donna.
<< Non rimproveratela. Sono stata io che l'ho spolverato e rimesso male! >> intervenne Tsubaki in tono aspro.
Guardò la bella sorella che ora la fissava dal ritratto, con un dito sfiorò i lineamenti che le erano appartenuti: i lunghi capelli neri, gli occhi neri e vivaci, l'incarnato pallido delle guance riavvivate da un leggero rossore. Kagome non aveva alcun ricordo di lei. Kikyo era morta tredici anni prima, aveva sedici anni la stessa età che aveva lei ora. Somigliava così tanto alla madre, erano entrambe molto belle, due donne nate per far innamorare gli uomini. Non rammentava nemmeno suo padre Naraku, l'uomo nel ritratto nel quale si notava il cipiglio deciso, gli occhi neri infossati e la bocca un po dura. Una personalità indubbiamente intensa stando dai rari frammenti che le aveva raccontato la sua amica e domestica personale Ayame. " Chissà perché la sua famiglia non parla di mio padre. " pensò iniziando a ruotare su sé stessa finalmente felice di essere tornata nella sua casa e con le persone che amava, tuttavia non si accorse dello sguardo preoccupato che si scambiarono le due donne presenti.


Angolo autrice:
Come già vi avevo anticipato nella presentazione, questa ff l'ha pensata e scritta mio nipote di soli dodici anni, ed è diventato un grandissimo fan del anime Inuyasha grazie a me che l'ho costretto a guardare on line ogni singola puntata. hahahahah poverino l'ho stressato hahahhaha. 

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Capitolo 2
*** SEGRETI ED INCONTRI ***



Segreti ed Incontri

Finalmente era a casa. Il ricordo degli anni in cui era rinchiusa nel convento era ancora vivo dentro di lei, lì aveva lasciato la sua migliore amica Rin. Le due ragazze avevano fatto amicizia subito ed oltre a lei solo Ayame sapeva quanto detestasse quell'esilio forzato a cui era stata costretta dalla tenera età di tre anni. Lontana per lunghi mesi e le visite sporadiche troppo brevi.
Le cupe sale del convento, i dormitori gelidi ed umidi, la stretta supervisione delle suore che nessuno al mondo avrebbe potuto scambiare per amore materno. I gelidi atteggiamenti delle altre allieve, incomprensibile per lei e Rin per qualche assurdo motivo non le trovavano simpatiche, ma a loro poco importava erano sole contro tutte.
<< Dove sono gli zii? >> chiese la ragazza sentendosi stranamente malinconica al pensiero dell'amica.
<< Sono andati alle vigne del Mascherone a sistemare un problema sorto con l'intendente! >> replicò la madre stringendo le labbra come per affermare che per nessun motivo al mondo avrebbe aggiunto una singola parola in più su quella faccenda.
Kagome sciolse definitivamente il fiocco, già allentato, che le stringeva il cappello sotto la gola sfilandolo del tutto. Il gesto le servì per nascondere al momento la sua curiosità, tanto poi alla fine avrebbe saputo tutto. 
<< Mamma, pensate che potrei fare un bagno oggi, anzichè aspettare la fine del mese? >> domandò la giovane accarezzando la capigliatura corvina opaca. << Temo di non emanare un buon odore! >> si giustificò esibendo una smorfia disgustata, mostrando un lembo di corpetto intriso di sudore. Al convento non era molto in voga l'uso dell'acqua per l'igiene personale, anzi le consorelle ne facevano un uso molto parsimonioso.
<< Ma naturale! Tsubaki, ci pensi tu? Forse anche Nausicaa si vorrà rinfrescare! >>
<< Si, certo! Il viso e le mani se li laverà... ma non andrà mai di un centimetro più in basso! >> affermò ridendo delle espressioni scandalizzate delle due donne, piroettò di nuovo su stessa agganciando la governante per le braccia trasportandola nel suo giro tondo.
<< Kagome! Ora basta, non vedi che spaventi la povera Tsubaki! >> gridò Kaede usando un tono severo, anche se lei tratteneva a fatica dal ridere.
<< No! No mammina è Tsubaki che spaventa me! Dov'è Ayame e perché non è ancora venuta a salutarmi! >> disse fermandosi.
<< Lasciate stare Ayame. Sta facendo il suo lavoro! >> affermò acidamente la donna controllando che non gli fossero sfuggiti dei capelli dalla cuffia.
<< Il lavoro di Ayame è quello di occuparsi di me! Vado a cercarla! >> dichiarò la ragazza curvandosi sulla madre per darle un bacio sulla guancia, poi si raddrizzò in fretta e rapida come una folata attraversò la stanza, superò la porta sparendo nel corridoio.
Tsubaki rivolse uno sguardo amareggiato alla sua Signora per poi volgerlo in direzione della porta dov'era appena sparita la fanciulla.
<< Signora Kaede se Voi non ci mettete riparo...>>
<< SHH! Non c'è nulla a cui devo mettere riparo. E' solo la nostra Kagome! >> la interruppe fermando quelle recriminazioni sollevando le mani coperte dai guanti di pizzo color panna.
<< Già come se non fosse abbastanza! >> borbottò la donna lisciandosi il grembiule.
<< Kaede! Kaede sorella mia, sei lassù? >> gridò una voce tremante, sembrava che facesse fatica a salire le scale.
Entrambe le donne alzarono gli occhi al cielo. Suor Nausicaa, il cui vero nome era Midoriko Shikon, doveva sperare in un miracolo se dopo quasi dodici anni rivolgeva ancora quella domanda alla sorella minore.
<< Si sono quassù cara, nel mio salotto! >> rispose sospirando la donna rivolgendo uno sguardo complice a Tsubaki.

I lunghi capelli corvini crepitavano sotto i colpi spietati della spazzola. Lo sguardo trasognato era fisso sullo specchio, elegantemente incorniciato da rose argentate, ma i suoi occhi non vedevano l'immagine che vi era riflessa. D'altra parte Kagome sapeva che l'immagine di sè non le avrebbe fornito motivi di vanto: un volto regolare ancora infantile, le guance arrotondate a cui si aggiungevano delle fossette quando sorrideva, un nasino graziosamente all'insù e occhi talmente scuri da sembrare neri come la notte, la bocca rosea dalle labbra piene.
L'unica sua vera bellezza agli occhi della ragazza era la pelle, d'un pallido bianco immacolato da sembrare quasi trasparente. Pelle d'alabastro come la definiva Rin la sua amica di convento.
<< E' inutile che vi state a guardare tanto! Mica siete bella, avete la bellezza dell'asino e nulla più! >> l'ammonì una voce alle sue spalle, Kagome fece una linguaccia in direzione dello specchio, che in aggiunta alla sua figura le rimandava il riflesso di un'altra ragazza dai capelli rossi sdraiata sul letto.
<< Sei semplicemente invidiosa Ayame! Sei sempre stata una creatura gelosa e maligna e non sei cambiata affatto! >> rispose la mora mettendo giù la spazzola, si girò a mezzo busto. << Si può sapere cos'è questa novità del voi, che d'improvviso stai usando? >>
Ayame rotolò a pancia in sù, mettendosi a sedere per guardare la sua signorina e antica compagna di giochi.
<< La mamma dice che adesso siete grande e vi devo dare del voi, perchè vi devo portare rispetto! >> spiegò la ragazza torturandosi le mani.
<< Non mi sembra che mi porti rispetto, per cui smettila e continua a darmi del tu come sempre. >> rispose la mora guardando dubbiosa il vestito rosa pallido appeso alla gruccia.
<< Oh! Non lo so! Magari vi sposate con un gran signore, o un nobile, e se vi rivolgo la parola mi fate buttare giù nella cantina del vostro bel palazzo! >> replicò l'altra arricciando il naso.
<< Ma figurati! >> rispose Kagome cercando di trattenere a stento il riso.
<< Allora non vi sposate? >> 
<< Io spero di si! Sono abbastanza grande per farlo, non credi? >> rispose la mora corrugando la fronte di fronte all'orologio che batteva le sette e dieci, se non si sbrigava arrivava tardi a cena.
<< Mia cugina si è sposata a trent'anni! >> commentò Ayame calcando le sillabe, godendosi l'espressione esterefatta dell'altra.
<< E ha trovato qualcuno che ancora la voleva? >> chiese la ragazza stupita, mentre infilava la testa sotto la gonna del vestito.
<< Bè il padre le aveva lasciato un pò di roba. >> rispose la rossa aiutando la sua signorina a vestirsi.
<< Anch'io ho un pò di roba. >> dichiarò Kagome sentendosi sollevata.
<< Voi c'è ne avete a mucchi di roba! >> esclamò la rossa ridendo a crepapelle mentre chiudeva il vestito.
****

<< Questo arrosto di manzo è troppo duro! Shiori bisogna che parli con la cuoca! E' la seconda volta in questa settimana! >> osservò con disappunto Sota Shikon, rigirando nel piatto una fetta di carne.
<< E' difatti la seconda volta che lo mangi in una settimana. Non vedo di cosa ti debba lamentare! E' tenerissima guarda si taglia solo con la forchetta! >> lo rimbeccò la moglie, sezionando con cura la propria porzione.
<< Voi che ne dite don Mukotsu? >> interloquì la zia Mayu, curvandosi a chiedere l'opinione dell'anziano prete che viveva a casa Shikon da più di trent'anni.
<< Per una persona della mia posizione, sapete, il cibo non riveste una grande importanza! >> rispose l'uomo mestamente. Dei risolini accolsero la sua dichiarazione, l'evidente pancia sporgente si notava dalla veste talare e costituiva una smentita sufficiente alle sue parole.
Kagome lanciò una lunga occhiata soddisfatta al tavolo, che vedeva riunita per la cena gran parte della sua famiglia. Pochissime ragazze della sua età avrebbero  compreso il caldo sentimento di affetto che li univa, spostò lo sguardo da un viso all'altro ricordando i giorni passati nel convento e la forza che aveva esercitato su se stessa per andare avanti, per non crollare nei momenti di sconforto. 
<< Ti piace l'arrosto cara? >> domandò Zia Mayu sorridendo alla nipote. Era la sorella maggiore di Kaede, una vedova tornata a vivere in famiglia dopo la morte del marito e dell'unico figlio.
<< Di certo è migliore del vitto del convento! >> commentò la ragazza guadagnandosi uno sguardo severo da parte della suora, sua zia.
<< Bè ora hai finito con il convento! Ora sei tornata a casa tua e ci resterai! >> intervenne suo zio Sota.
<< Siii! >> gridò la giovane balzando in piedi facendo traballare la sedia pericolosamente. << E' vero zietto, ora sono a casa e ci resterò! >> disse superando di due posti che la dividevano dal capotavola, sottoponendo il pover'uomo ad uno dei suoi entusiastici abbracci.
<< Kagome! Su andiamo adesso sei una ragazza grande ormai, devi saperti contenerti! >> la rimproverò  bonaria sua Zia Shiori.
L'ammonizione parve avere effetto sulla ragazza, che lasciò andare l'uomo per poi tornare seduta al suo posto.
<< Già proprio così! Sono una ragazza grande! Ora dovete trovarmi un marito! >> dichiarò di colpo la giovane intenta a ritagliarsi una porzione di patate arrosto. Il brusio attorno alla tavola si acquietò e scese un silenzio imbarazzato. E senza farci caso Kagome continuò a parlare entusiasticamente del suo roseo futuro mentre la madre impallidiva ad ogni singola parola.
<< Ma naturalmente si provvederà anche per te! Certo! Vorrei proprio vedere il contrario! >> si affrettò a rispondere Sota davanti allo sguardo speranzoso della nipote ed ignorando gli ammonimenti della moglie.
<< Bene! Ma mi raccomando zio, che si tratti di un uomo di Roma! Non ho intenzione di vivere lontana da voi! >> un gran sorriso illuminò lo sguardo della giovane.


<< Come hai potuto! Illudere così quella povera bambina! Ti rendi conto che non troveremo mai un uomo di condizione elevata o adeguata disposto a sposarla? >> lo rimproverò aspramente Shiori con gli occhi che scintillavano di collera. La cena era appena terminata e quasi tutti i commensali si ritrovarono nel salotto, e Sota rimpiangeva la tradizionale consuetudine di separare gli uomini dalle donne al termine del pasto, in modo che i primi fossero in grado di digerire e fumare in santa pace senza dover ascoltare le chiacchiere e le recriminazioni delle seconde. Ma sua moglie si era opposta fin da subito e le sue sorelle le avevano dato man forte.
<< Andiamo Shiori, io credo che tu esageri. In fondo lo scandalo, è stato limitato e sono passati molti anni! >> intervenne Mayu a disagio, aveva notato la fissità nello sguardo di Kaede. Erano stati necessari molti anni per farla riprendere dall'enormità del suo lutto eppure Mayu aveva l'impressione che qualcosa dentro la sorella si era rotto per sempre.
<< Se ne parla ancora! E perfino in convento! >> disse Midoriko.
<< In convento? Midoriko ti avevamo affidato la bambina ritenendo che fosse al riparo! Se lo avessi saputo prima Kagome sarebbe ritornata a casa molti anni fà! >> sbottò Sota andando visibilmente in collera.
<< E a che sarebbe servito riportarla a casa? A nulla, almeno lì c'ero io a tenerla d'occhio, non ho mai permesso che alcuna voce arrivasse alle sue orecchie! >> rispose la sorella sbrigativa ottenendo l'approvazione di sua cognata.
<< Io ritengo che sia una vera infamia che... >> iniziò a dire il capofamiglia.
<< Sota! Infamia o no, noi non possiamo cambiare ciò che è stato! Kikyo, che Dio l'abbia in gloria, è stata abbandonata a solo un giorno dalle nozze e si è suicidata! Nessuno lo dimenticherà e mai nessuno farà a gara per sposarne la sorella minore! >> dichiarò Shiori prendendo in mano la discussione prima che il marito si lanciasse nei suoi soliti discorsi filosofici.
Un colpo alla porta interruppe il battibeccò, che minacciava di diventare di tipo coniugale. Un domestico mise la testa dentro, giusto il tempo di annunciare con una familiarità che in qualsiasi altra casa poteva risultare offensiva, l'arrivo di un visitatore.
Quindi un uomo sulla quarantina di altezza media, con i capelli neri con qualche filo d'argento entrò nel salotto. Il generale dell'esercito Miroku Kaanzana fece il suo ingresso sorridendo, un coro di apprezzamento lo accolse. Iniziò il giro di saluti, incominciando da Shiori, ma solo per il suo ruolo di padrona di casa. Il tenero sentimento che legava Miroku a Kaede era risaputo da tutti i presenti come nell'intera città e quando fu il turno della donna ad essere salutata gli occhi chiari dell'uomo si soffermarono sulla sua figura. Terminati i convenevoli Miroku andò ad appoggiarsi nei pressi del caminetto acceso.
<< Speravo d'incontrare Kagome! >> disse con una nota di delusione nella voce.
<< Bella pretesa! A quest'ora! >> replicò Midoriko con un tono virtuoso che strappò un risolino divertito dell'uomo.
<< Kagome non è più una bambina, può rimanere alzata oltre le nove di sera! >> disse il nuovo arrivato accendendo un sigaro. L'affermazione riportò i presenti alla precedente discussione.
<< La ragazza è buona, è graziosa, un anima innocente! >> disse Don Mukotsu ben deciso ad intervenire ad ogni singolo parere contrario. 
<< Doveva rimanere in convento e farsi suora! Quello era un posto sicuro per lei! >> dichiarò la suora sollevando immediatamente un ondata di disapprovazione, perchè era evidente ad ogni persona dotata di buon senso che quel convento non era più un luogo adatto per la loro Kagome.
<< Quando avrete un nome palpabile fatemelo sapere! Farò qualche indagine preliminare. E' meglio avere gli occhi aperti fin dall'inizio! >> intervenne Miroku sbuffando il fumo del sigaro dalla bocca.
Alle parole del generale calò un silenzio tombale, il suo commento riportava alla memoria ricordi che per anni avevano tentato di seppellire.
<< Naturalmente! Stavolta staremo ben attenti a chi diamo una delle nostre ragazze. In fondo la dote è buona e se manca qualcosa c'è la metto io! >> asserì Sota agitando una mano quasi volesse scacciare una mosca. 
Seduta nella sua poltrona Kaede impallidì, chinò il capo in modo che nessuno dei presenti se ne accorgesse, con una mano cercò conforto nella sua gatta Kirara appollaiata sul suo grembo.

****

<< Ah! Che splendida giornata, ti riconcilia con l'esistenza! >> sospirò Koga Yoro appoggiando la schiena al tronco dell'albero, sotto cui avevano cercato riparo dal sole.
La sua affermazione venne accolta da un mugolio poco convinto. Il ragazzo si curvò di lato per controllare cosa stesse combinando il suo amico e scopr' che teneva gli occhi chiusi e respirava come se stesse dormendo. Gli sembrava che il tronco contro cui poggiava pesantemente gli impedisse di crollare a terra.
<< Santo cielo Inuyasha! Ehi svegliati! >> lo chiamò scrollandolo rudemente per le spalle. << Non vorrai dormire proprio ora? Guarda quante belle ragazze stanno passeggiando. >>
L'affermazione provocò un rapido schiudersi degli occhi dell'amico e un lento vagare intorno a lui, poi le palpebre si riabbassarono.
<< Sei incredibile! Hai passato la notte dalla Signora Kagura, non è vero? Quella donna sara la tua rovina Inuyasha! >> affermò Koga usando un tono infelice mentre voleva che fosse scherzoso, ma proprio non ci riusciva.
<< Una dolce rovina! Sono troppo gentiluomo per risponderti! >> biascicò il ragazzo muovendo appena le labbra.
<< Si un gentiluomo! >> lo prese in giro l'amico << Quando il marito si stuferà di portare le corna e tu ti ritroverai con un buco un testa! >> lo rimproverò, non era una novità che discutessero visto che l'annosa relazione di Inuyasha con una donna sposata non solo gli costava parecchio in doni e omaggi floreali, ma era una loro vecchia materia d'attrito. E guardando le condizioni in cui versava il giovane non valeva la pena rivangarla quel pomeriggio assolato.
<< Vuoi restare così tutto il tempo? >> chiese Koga infastidito e l'unica risposta che ottenne fu un sospiro fiacco.
Era una domenica così bella, era un vero peccato sprecarla in quel modo. Le bande militari stavano suonando, le ragazze tanto leggiadre che si notava la cura che avevano messo per farsi notare. Un gruppetto di giovani donne gli passò davanti scoccando rapide occhiate di apprezzamento ai due ragazzi per poi fingere un assoluto disinteresse.
<< Inuyasha! Guarda quelle ragazze! >> bisbigliò raddrizzandosi mentre l'altro non ebbe alcuna reazione.
<< Bene! Tu resta pure a dormire! Ho qualcosa di meglio da fare che guardare te che reciti la parte della mummia! >> sbottò il ragazzo aggiustandosi la giacca all'ultima moda.
<< Non ti daranno mai retta! >> mormorò l'altro schiudendo un occhio.
<< E invece si! Mica ho l'aspetto di un depravato che ha passato una notte di follie! >> affermò Koga con forza gettandosi all'inseguimento delle fanciulle.
<< Koga! >> lo chiamò, ma l'amico non si curò di rispondergli. << Per Giuda! Bella educazione piantarmi così in asso! >> commentò lievemente irritato.
Imbronciato, rimase a guardare la schiena dell'amico che si allontanava, per qualche istante pensò di gettarsi anche lui alla caccia, ma si sentiva stanco e svuotato. Kagura, il ricordo della notte appena passata gli diede un senso di malessere. Quel giorno il suo adorato maritino sarebbe rientrato dai suoi viaggi e per qualche settimana non avrebbe avuto alcuna occasione di vederla.
<< Accidenti! >> mormorò sentendosi di colpo sveglio.
Si rese conto di essersi messo in una situazione che gli era sfuggita di mano e non aveva la forza per uscirne. Kagura oltre ad essere bella, era desiderabile e affascinante il che gli rendeva impossibile lasciarla andare.
Era un buono a nulla, come la sua matrigna gli ripeteva in continuazione, l'esatto opposto di suo padre. Taisho era stato un uomo vigoroso e attivo ed un grande avvocato, mentre lui amava la vita comoda e la moda.
Aggrottò la fronte sentendo il malumore crescere. " Diamine ho solo ventitrè anni, forse c'è tempo per trovare la mia strada! " pensò.

In quel momento passò una carrozza col mantice bianco abbassato. All'interno sedevano due donnee un uomo, Inuyasha sorvolò con lo sguardo oltre di loro classificandola un uscita con tanto di chaperon, e mentre  stava per girarsi alla ricerca di qualcosa di più stimolante, una voce alterata coprì il vocio discreto del passeggio, facendo girare la testa a qualche persona.
<< Ne ho abbastanza! Io me ne vado! >> urlò una ragazza vestta d'azzurro che si lanciò fuori dal veicolo in movimento, trattenendo la gonna con una mano e con l'altra stringeva un ombrellino. Atterrò agilmente sul sentiero polveroso nonostante l'impaccio degli abiti, compì un paio di passi rapidi e poi senza esitare si gettò in direzione del parco.
<< Kagome! >> un grido disperato seguì la sua fuga. La ragazza rimasta sulla carrozza si alzò in piedi guardando avanti e indietro, valutando la possibilità di lanciarsi a sua volta in strada. << Kagome non puoi lasciarmi sola! >> gridò di nuovo prima di crollare a sedere.
L'uomo accanto alla ragazza chiuse la bocca fino a quel momento rimasta aperta dallo sbalordimento. Non ordinò al vetturino di fermarsi, al contrario allungando il bastone battè sulla schiena dell'uomo e con voce sibillante gli ordinò di girare alla prima occasione per tornare a casa.
Inuyasha girò la testa incuriosito e il suo sguardo vagò tra la carrozza e la direzione presa dalla ragazza. Infine decise che quest'ultima era molto più interessante e si lanciò al suo inseguimento. Benchè sembrasse animata dal fuoco dell'ira, non credeva che fosse andata molto lontana.
Percorse la terrazza, scrutando tra la folla senza però notare il particolare azzurro del suo abito. Si fermò per guardarsi intorno prima di decidere di proseguire. La stanchezza di poco prima era scomparsa sotto lo stimolo di quella micidiale curiosità che lo aveva invaso, ma non se ne fece un problema: si sentiva bene e pieno di forze.
Le chiome degli alberi gli coprivano a tratti la vista del sole, i cui raggi spiovevano tra i rami producendo strani ricami di luce e ombra sul terreno.
Un vocio allegro di bambini lo guidò fino ad un gruppetto di maschietti che giocavano a palla. Oltre le loro teste Inuyasha individuò quello che era andato a cercare, ma era uno spettacolo così stravagante che si fermò perplesso. La ragazza vestita d'azzurro era impegnata a battere con l'ombrellino contro il tronco d'un albero quasi fosse intenzionata a ridurlo a brandelli. Dopo un attimo d'incertezza il giovane avanzò facendosi largo tra i ragazzini che lo guardarono storto. Allora frugò nelle tasche e trovò delle monetine che sparse in giro con generosità ordinando loro di andare via.
Per un momento i ragazzini esitarono ma sparirono alla seconda elargizione, Inuyasha si avvicinò lentamente alla sua preda e sorrise. La ragazza non era ne alta e ne bassa, non era grassa, era snella e al momento il suo volto stravolto dalla rabbia non rivelava alcuna bellezza. 
<< Sembra che qualcuno sia incorso nella vostra ira! >> commentò valutando che quello fosse il momento giusto per farsi avanti.
<< Oh! >> disse lei girandosi di scatto e trovandosi di fronte a quell'estraneo ben vestito, sent' che la sua collera sgonfiarsi. E quando i suoi occhi salirono ad incontrare quelli del giovane: Oh!! sottolineò il suo cuore mentre quelle iridi dorate la guardavano con benevolenza.

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Capitolo 3
*** Inuyasha no Taisho ***


Inuyasha no Taisho

" Ohhh! " sottolineò il suo cuore alla vista di quelle iridi dorate che la guardavano benevolmente. Kagome non avrebbe mai immaginato che degli occhi color oro potessero essere così magnetici e seducenti, possedevano la stessa intensità del sole ed erano incorniciati da lunghe ciglia scure e fitte. Il volto del giovanotto era  ovale caratterizzato da una bocca larga e sensuale, il naso regolare e mento quadrato. I capelli che sfuggivano dal cappello erano argentei,le basette corte arrivavano a sfiorare appena il livello delle orecchie.
" Sembra un damerino. Di certo un bel giovane così non avrebbe mai perso il sonno per una come lei. " sostenne dentro di sè meravigliandosi di come il suo cervello avesse già classificato il ragazzo senza nemmeno conoscerlo.
<< Chi ha potuto irritarvi fino a questo punto? >> chiese Inuyasha, fingendo di non notare l'attento esame a cui era stato sottoposto. Ma la ragazza sembrava intenzionata a non rispondere alla sua domanda notò i suoi occhi marroni indurirsi e si aspettava di ricevere una bacchettata sulle mani per la sua indiscrezione.
<< Sono orribili! >> l'esclamazione dura fece battere le palpebre al ragazzo assunsumendo un aria perplessa incapace di capire a cosa si riferisse la ragazza.
<< Quegli uomini orribili che mio zio si ostina a farmi incontrare. >> si affrettò a spiegare Kagome innanzi all'espressione del giovane. << Giuro piuttosto che sposare uno di loro, mi infilo questo in bocca fino a morirne! >> minacciò mostrando l'ombrellino da passeggio o almeno quello che rimaneva del oggetto.
Inuyasha guardò esterefatto la ragazza e sentì un pizzico salirgli in gola, non riuscendosi a trattenere iniziò a ridere meritandosi uno sguardo truce.
<< Ebbene ridete pure! E' una cosa davvero divertentissima! >> sbottò la fanciulla, era troppo furiosa per mettersi a piangere, anche se ne aveva una gran voglia.
<< Scusatemi, sono stato davvero indelicato. Ho capito dalle vostre parole che Vostro zio vi sta presentando dei candidati alla vostra mano che voi ritenete inadeguati. >> disse dolcemente il ragazzo che aveva afferrato il nocciolo della questione.
<< Inadeguati! >> tuonò la ragazza fissando negli occhi il giovane << Sono insopportabili! Io non riesco a capire mio zio mi vuole bene e mi conosce da una vita e cerca di rifilarmi degli... trogloditi, grassi e... arg! >> sfuriò la giovane crollando a sedere sull'erba, tutto lo sconvogilmento che aveva nell'anima trapelò dalla sua espressione, al punto che anche la collaudata noncuranza di Inuyasha nei confronti dei problemi altrui vacillò.
<< Che tipo di candidato avete considerato? >> chiese il ragazzo scivolando anche lui accanto a lei sedendosi.
<< Mah! Uno normale credo! >> rispose scrollando le spalle, aveva notato il gesto di lui e le fu grata. << Mi dispiace per poco fa, è che... è che... >> gonfiò le guancie in un broncio tenero.
<< Avete provato a dirlo a vostro zio quello che sentite? >> Inuyasha poteva solo immaginare il livello dei candidati rifiutati se lei si accontentava di tanto poco.
<< Si! Si! Ma per lui sono dei giovanotti di buona famiglia e con una posizione in crescita che necessita di una donna con la testa sulle spalle per essere consolidata. E il che significa che questi "onorevoli giovani" puntano alla mia dote e non gli interessa di come sono io realmente! >> Kagome piegò le gambe e incrociò le braccie sulle ginocchia appoggiando il mento fissando davanti a sè imbronciata.
" C'era una dote di mezzo e quindi questa stramba ragazza era un ereditiera! " pensò il giovane incuriosendosi del tutto, non che avesse mire in tal senso. La sua situazione sia con Kagura il matrimonio era l'ultima cosa che avesse in mente al momento. Ma era stuzzicante l'idea che fosse un ereditiera, l'avrebbe presentata a Koga.
<< Ho l'impressione di essere stato molto maleducato. Non mi sono nemmeno presentato, mi chiamo Inuyasha no Taisho! >> esordì mentre tese la mano verso di lei.
<< Io sono Kagome Hirai! >> stringendola appena timorosa di toccare un uomo.
<< Veramente incantato di fare la vostra conoscenza signorina! >> sorridendole appena mascherando la delusione. Il nome non gli diceva niente. << Credo che farei meglio a chiamarvi una carrozza pubblica. I vostri parenti potrebbero essere in pensiero. >> un ombra di autentica preoccupazione passò sul viso della ragazza che scattò in piedi mormorando: " E'vero, povera mamma starà in ansia. " 
<< Su, su non angosciatevi! Troveremo una vettura in men che si dica, dove abitate? >> chiese rialzandosi anche lui.
<< A palazzo Shikon. >> rispose distrattamente la ragazza camminando veloce.
Palazzo Shikon. Inuyasha si irrigidì lievemente. Questo si che gli diceva qualcosa. Si curvò per osservare furtivamente meglio la ragazza, era graziosa pur senza essere eccessivamente bella, ed era dotata di una certa intelligenza e vivacità. Ora tuttavia non si stupiva che lo zio non riuscisse a trovarle un fidanzato decente. Non aveva collegato il tutto prima, ma Hirai non era un nome famoso e influente come Shikon.
<< E' una vettura pubblica quella? >> chiese Kagome indicando di fronte a sé.
<< Si lo è! Aspettatemi qui un istante, torno subito. >> rispose il ragazzo distogliendosi dai sui pensieri.

" Era una vera sfortuna! " pensò Kagome osservando il giovane attraversare la strada per richiamare l'attenzione del vetturino. Nonostante la sua inquietudine non potè fare a meno di notare che il damerino aveva anche un bel personale. " Era veramente un'ingiustizia che i bravi candidati di suo zio fossero tutti così poco attraenti per non dire altro, e invece quel disinvolto sfaccendato fosse dotato di caratteristiche così amabili " .
 Inuyasha tornò verso di lei sorridendo << Missione compiuta signorina Hirai! >>
<< La prego mi chiami Kagome! >> disse arrossendo.
<< Ma certo... e lei mi chiami Inuyasha! >> replicò lui dopo una breve esitazione, la ragazza si mise a ridere, rivelando per la prima volta il suo radioso sorriso e le graziose fossette mentre gli occhi scintillavano per un emozione diversa dalla collera.
<< Ascoltate, tra qualche settimana daremo un ricevimento pomeridiano. Vi piacerebbe venire? >> era uno strano modo di fare una proposta e la ragazza lo sapeva, ma una certa urgenza si era impadronita di lei al pensiero di non rivedere quel giovanotto simpatico e gentile.
<< Se voi mi invitate verrò. >> rispose serio << Mi sembra che mio padre Inu no Taisho, abbia avuto dei rapporti d'affari con vostro zio, anche se molti anni fa. >> il sospiro di lei fu molto evidendente che gli strappò un sorriso. Gli porse la mano aiutandola a salire gli chiuse lo sportello con delicatezza, poi si inchinò cerimoniosamente togliendosi il cappello. La ragazza rise e pensò che dopotutto era stata una bella passeggiata peccato che lui fosse troppo bello per lei. Inuyasha passò a dare delle indicazioni al vetturino e pagò in anticipo la corsa con l'aggiunta di una buona mancia affinchè la ragazza raggiungesse la destinazione sana e salva. Quindi restò immobile ad osservare la carozza che si allontanava.
Kagome Hirai. La sorella minore di Kikyo Shikon, c'era una notevole differenza d'età tra le due, nonchè, da quanto aveva sentito dire in giro anche di bellezza. All'epoca dello scandalo lui era ancora uno scolaro, doveva avere all'incirca tredici o quattordici anni troppo giovane per incontrarla in società. Che terribile tragedia, pensò rattristato, la povera ragazza doveva essere veramente disperata e forse non si era accorta di quello che faceva. E ora la sorella minore senza alcuna colpa si ritrovava a pagare le conseguenze del suo gesto. Inuyasha osservò la carrozza svoltare l'angolo e scosse il capo, aveva seri dubbi che avrebbe mai più rivisto la simpatica signorina Hirai.

****

<< Volete un po di patate, signora Kaguya? >>
La donna seduta a capotavola ignorò l'offerta, come pure la mano protesa a reggere il piatto di portata. Il suo sguardo vagò all'altro capo del tavolo dove sedeva il suo figliastro Inuyasha, apparentemente inconsapevole del suo disprezzo. L'espressione annoiata dipinta sul volto del giovane la diceva lunga su quello che pensava dei pranzi in famiglia, però la piega dura delle labbra erano un sinonimo che qualcosa lo rendeva furioso.
Lei conosceva molto bene il giovane ed era a conoscenza ovviamente del motivo era costretto a mangiare in casa: il signor Sesshomaru aveva prolungato la sua permanenza a  Roma questa volta.
<< Signora Kaguya? >> chiamò la ragazza tremante per lo sforzo di sorreggere il pesante vassoio.
La donna la ignorò di nuovo fingendo di non sentirla. La giovane cameriera lanciò ai commensali una muta richiesta d'aiuto, prontamente mandata in frantumi dalla padrona di casa che fulminò con lo sguardo la figlia e la nipote acquisita.
Inuyasha non si fece intimorire e con un sospiro si passo la mano sulla fronte alzandosi da tavola, aveva un enorme mal di testa probabilmente dovuto alla notte scorsa. Per dimenticare che erano passate due settimane da quando Kagura si trovava tra le braccia poco amorevoli del marito, si era ubriacato assieme ad alcuni amici. Aveva esagerato ed ora temeva di aver fatto qualcosa di irreparabile di cui nemmeno ricordava. 
<< Signora! >> la paura nella voce della ragazza lo esasperò e con tre rapide falcate le fu accanto.
<< Madre volete rispondere ad Haruka, per cortesia? >> scattò bruscamente << Avete intenzione di lasciarla lì impalata a sorreggere il vassoio per tutto il giorno? >>
La reazione delle tre donne sedute a tavola fu immediata: sua cugina Hitomi lo fulminò con lo sguardo, sua sorella Sango si portò una mano sul petto gettando sguardi preoccupati verso la madre e quest'ultima strinse le labbra e assottigliò gli occhi come un gatto che si prepara ad attaccare il topo. E il topo in questione era lui.
<< Il lavoro di Haruka consiste nel servirmi, e se per farlo deve rimanere in piedi tutto il giorno così sia! >> rispose freddamente la donna riprendendo padronanza di sè.
<< Dammi qua ragazzina! Puoi andare! >> disse il giovane prendendo dalle manine tremanti il vassoio in questione.
<< Haruka non ti muovere! >> sibilò la donna spietata, guardando il figliastro con astio.
<< Non ti preoccupare, dallo a me. >> sussurrò Inuyasha facendole segno di andare via, come un automa e finalmente libera dal peso, la ragazza fuggì via dalla stanza. 
<< Tu! Tu come osi contrastare la mia autorità davanti ai servi! >> sbottò la donna gettando sulla tavola il tovagliolo.
<< Allora le volete o no queste dannate patate arrosto? >> domandò ironicamente il giovane.
<< Tu! Tu sei un maleducato, un nullafacente, un debosciato... >> iniziò a dire la donna in preda all'ira.
<< Sono sempre tuo figlio e anche il padrone di questa casa! Se non le volete bastava dirlo! >> rispose tranquillo ed ironico.
<< Visto che sei tu il padrone, avanti dammi queste patate! >> disse appoggiando le mani sul tavolo << E voi due rimettetevi a mangiare, stupide! >> le due donne si affrettarono ad ubbidirle e lo spettacolo era così penoso che un moto di stizza lo invase due ragazze adulte pendevano dalle labbra di quella vecchia arpia.

Per quanto lo riguardava il pranzo per lui era terminato, e con un gesto affrettato servì alla donna una porzione di patate, che lei accettò senza nemmeno ringraziarlo. A quel punto poteva anche andarsene, girandosi colse lo sguardo supplichevole della sorella. Povera Sango, pensò, costretta sopportare i malumori e capricci della madre e il carattere stizzoso della cugina e da qualche tempo soffriva di una strana malattia di petto. Lui era un uomo e non si era mai immischiato in questi affari da donna e nemmeno aveva l'ardire di chiedere spiegazioni alla diretta interessata. Un vero peccato che non si fosse mai sposata, continuò a pensare aggirando il tavolo per tornare al suo posto, era una bellissima donna. Mentre che spostava la sedia notò una piccola busta color avorio, in piedi accanto al porta frutta dietro alle sue spalle.
<< Chi ha mandato questo biglietto? >> chiese mentre se lo rigirava tra le dita aprendolo.
<< Un servitore di casa Shikon! >> rispose la cugina guardando incuriosita la busta aperta, mentre il ragazzo la leggeva e un sorriso spontaneo gli illuminò il volto.
<< Allora che vogliono? >> chiese sgraziata Kaguya dando voce alla curiosità delle tre donne.
<< E' un invito ad un ricevimento pomeridiano. Presentano in società la nipote: Kagome Hirai! >> rispose lui rimettendo il biglietto a posto.
<< La sorella di quella donna! Sono dei pazzi se credono di trovarle marito! >> sibilò sprezzante la donna allontanando il piatto appena toccato.
<< Un marito possono anche trovaglielo, con tutti i soldi che hanno. Ma non possono davvero sperare di trovare un gentiluomo di alto rango. >> intervenne velenosa Hitomi, e Kaguya annuì alle sue parole.
<< Ma lei non ha nessuna colpa! >> mormorò Sango venendo zittita bruscamente da un occhiata della madre.
<< Nessuno di importante ci andrà! E nemmeno tu ci andrai Inuyasha! >> senteziò maligna la donna, come a dire che per lei il discorso era chiuso.
Il tono della donna lo riscosse dai suoi pensieri, in effetti lui non aveva intenzione di andarci, ma lo sguardo soddisfatto della donna lo mandò in bestia.

<< E invece penso proprio che andrò madre! In fondo come dici sempre tu sono un inutile debosciato, un signor nessuno. Per cui si ci andrò! >> soddisfatto della propria decisione e ignorando le esclamazioni indignate della matrigna si lasciandosi ricadere sulla sedia sorridendo. Già non gli sarebbe dispiaciuto rinnovare la conoscenza con la signorina Hirai. Si sarebbe stato divertente.



 

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Capitolo 4
*** Il gioco dei colori ***


Il gioco dei colori

Ayame sospirò per l'ennesima volta guardando di sottecchi la sua signorina, quella mattina si era svegliata con un inquitudine nell'anima che sembrava non volerla lasciare. 
<< Sei sicura che verrà? >> chiese sollevando una ciocca di capelli corvini appuntandoli in cima alla testa della ragazza.
<< Certo. Perchè non dovrebbe? >> rispose Kagome cercando di infondere nella voce molta più sicurezza di quanta ne provasse.
<< Ma quasi non lo conosci... >> cercò di controbattere la rossa fissandola dubbiosa per la prima volta, ricordò di come era stata felice di vederla tornare a casa sana e salva e lo era stata ancor di più quando l'amica le aveva raccontato il suo incontro con quel ragazzo, che a suo dire era l'uomo più bello che avesse mai visto.
<< Veramente non lo conosco affatto! So solo che è un uomo gentile, e che mi ha assicurato che se fosse stato invitato sarebbe venuto. Tutto qui! >> spiegò la mora arrossendo.
<< Mmmmm... è un vero peccato che tu non possa portare i capelli sciolti. >> disse cambiando discorso rapidamente, osservando l'effetto dei scuri capelli in contrasto con la pelle bianca.
<< Oh, per piacere! Credi forse che abbia undici anni? E poi la zia non lo permetterebbe mai! Basta guardare il vestito che mi ha scelto! >> rispose indignata incrociando le braccia. Non riusciva ancora a crederci, gli zii non le avevano dato nemmeno il permesso di scegliersi l'abito e lei voleva indossarne uno privo di colletto e fronzoli raccapriccianti.
" Non che credesse di poter affascinare il Signor Inuyasha, con un vestito o con i capelli sciolti. Era perfettamente consapevole delle proprie attrattive, però sperava almeno di potersi presentare come una signorina perbene non come una che saltava dalle carrozze in movimento. " pensò torturandosi le labbra con i denti canditi.
<< E' veramente tanto bello? >> chiese Ayame rinunciando ad occuparsi dell'acconciatura.
<< Terribilmente... >> rispose sospirando la ragazza << Ha gli occhi d'un colore così inusuale, sono dorati come il sole d'agosto. E la bocca è... >> Kagome s'interruppe di botto guardando l'amica nelle iridi verdi, stava per dire che avrebbe voluto baciare il Signor Inuyasha, ma lei non sapeva nemmeno cos'era un bacio.
<< Lascia stare Ayame! Che venga o no, ora devi finirmi di acconciare i capelli. Santo cielo il ricevimento è solo tra cinque ore! >> affermò ridendo nervosamente.


<< Io proprio non ti capisco Inuyasha! Spiegami per quale assurdo motivo insisti per andare a trovare questi Shikon? Hai dei debiti verso di loro per caso e io non ne sono a conoscenza? >> esplose Koga in mezzo alla strada semi deserta.
<< Io non faccio alcun debito, se non sono padrone di me stesso! >> rispose Inuyasha lanciandogli un'occhiataccia gelida.
<< Il che non capita di frequente, ultimamente! >> rimarcò Koga guardandolo seriamente. << Svuota il sacco Inu, sai questa tua improvvisa voglia di andare da quelli, ha un che di sospetto. >>
<< Ma no! Che vai a pensare! Ascolta vedila in questo modo, noi due, si proprio noi due e non fare quella faccia scema. Stiamo... diciamo che stiamo per fare una buona azione! >> rispose il ragazzo sorridendo, spiegando per filo e per segno di come aveva conosciuto la Signorina Hirai.
<< Ho capito! >> disse l'amico al termine del racconto, anche se sinceramente non aveva capito un granchè. << Sei sicuro che la ragazza non ti piaccia? >>
<< E' graziosa, più che altro è divertente. Anche se non nel modo in cui immagini. >> rispose il ragazzo tranquillo.
<< Insomma è una brava ragazza. >> il tono quasi schifato dell'amico gli diede un immediato senso di fastidio, che lo avrebbe preso a pugni.
<< Si è una brava ragazza, ma sfortunata. Vedrai la troverai adorabile e poi non fa mai male ad entrare nelle grazie di Sota Shikon. >> 

" Che Diamine era successo? " pensò Miroku girando nell'ampio salone quasi vuoto al ricevimento si era presentato solo  un gruppetto di uomini di mezz'età, indubbiamente soci d'affari di Sota  Shikon. Il giovane dubitava fortemente che una ragazza come la piccola Kagome avrebbe trovato qualcuno d'interessante, in poche semplici parole avrebbe definito quel ricevimento un totale fallimento.
Il suo sguardo si fermò ad osservare la ragazzina, la trovò apatica e gli occhietti da folletto spenti in una muta espressione di delusione. Accendendo un sigaro si avvicinò a Kagome, incurante degli sguardi ammonitrici delle tre donne sedute.
<< Signorina siete un vero incanto quest'oggi. >> le sussurrò ammiccando sperando di far rinascere il suo sorriso ormai spento, la ragazza annuì alzando lo sguardo sul caro amico di famiglia. Miroku provò l'ennesima stretta al cuore, gli occhi cioccolato di lei scintillavano lacrime represse, si allontanò lentamente domandandosi per l'ennesima volta che diavolo era successo.
Con passo sicuro si diresse dalla donna che amava più di ogni altra cosa, e che venerava.
<< Kaede spiegami! >> era cosciente che poteva sembrare brusca la sua voce, ma moriva dalla voglia di prendere a pugni qualcosa.
<< Mio fratello ha spedito gli inviti a tutta l'alta borghesia romana, ma a parte loro non è venuto nessuno. >> rispose semplicemente la donna che guardava fissa le sue mani guantate. Non osava guardare la sua bambina in viso, non voleva assolutamente vedere il suo sguardo speranzoso e gioioso tramutarsi. Si stava comportando da vigliacca.
Miroku dall'altro canto stava pensando che per quanto era potente la sua carica non poteva costringere quell'ammasso di nobili a presenziare al ricevimento con la forza. Era ormai sicuro che era stato un gesto di comune accordo a snobbare il ricco banchiere e di ricordare di stare al suo posto, ma erano sempre gli stessi a correre da Sota quando si trovavano nei guai finaziariamente e supplicarlo. Perso nei suoi ragionamenti a malapena si accorse dei due giovani che stavano facendo la loro entrata.

" Eccola lì ! Circondata da quelle che sembrano le sue zie. " pensò Inuyasha guardando la ragazza che le sembrava più piccola e fragile di quanto lui si ricordasse.
<< Benvenuti Signori! Benvenuti a casa Shikon! >> esordì Sota in un tono fin troppo allegro e forzato, non aveva idea chi fossero i due ragazzi, ma era troppo sorpreso per indagare oltre.
Koga ed Inuyasha si scambiarono un occhiata eloquente infondo erano consapevoli fin dall'inizio che non vi avrebbero trovato nessuno delle loro conoscenze in quella casa.
<< Vi ringrazio Signore a nome mio e quello del mio amico del vostro invito. Io sono Inuyasha no Taisho, avete avuto con mio padre molte relazioni d'affari. >> disse il ragazzo stringendo la mano all'uomo.
<< Ma certo!! >> trillò Sota battendosi una mano sulla fronte, facendo girare i presenti. Miroku osservò molto bene i due nuovi arrivati, certo li conosceva: degli alza sottane di prima categoria. Ma infondo erano innocui.
<< Voi siete il figlio di Inu no Taisho, era un grande uomo ed un avvocato d'inestimabile fama. Come sta? >> l'animo dell'uomo gioiva, il figlio dell'uomo che era stato quasi come un fratello per lui, era presente per sua nipote.
<< Mi duole informarvi che mio padre non è più in vita. >> rispose il ragazzo tristemente.
<< Mi spiace. Ma venite a salutare mia nipote Kagome, da quanto so vi siete già conosciuti! >> disse sorridendo spingendo i due giovani ragazzi verso di lei ringraziando mentalmente i Kami per aver inviato quei due da lui.
<< Perdonate il ritardo Signorina Hirai, sa uno stupido contrattempo... >> esordì Inuyasha teatralmente esibendo un inchino aggraziato. Per tutta risposta lei lo guardò sussurando un grazie e fuggì lontano dal suo sguardo. 
Nel petto del ragazzo si agitarono diverse emozioni, la più forte ad emergere era sopratutto rabbia verso coloro che avevano così apertamente snobbato il padrone di casa, un ammasso di gentaglia corrotta e altezzosa.
" Che gente stupida!! Potevano anche partecipare ad un innocuo ricevimento, credevano davvero che i Shikon li avrebbero costretti a sposare la nipote? Povera ragazza..." pensò Inuyasha vedendola sparire seguita da una ragazza dai capelli color del fuoco. Si congedò garbatamente e intraprese la strada di casa, ma non aveva alcuna voglia di tornare in quell'ambiente freddo ed austero così prese la decisione di fare una lunga passeggiata immerso a pensare a Kagome, ad immagginare quale dolorosa delusione avesse provato. Sospirò e si accorse che le sue gambe lo avevano portato davanti l'abitazione della sua amante, scorse la figura elegante di lei tra le persiane socchiuse. Si allontanò scuotendo la testa infondo nemmeno lui era molto diverso dalla Signorina Hirai, soffriva pure lui anche se in un modo diverso. 
" Io Inuyasha no Taisho il più grande fanfarone e donnaiolo di Roma, mi sto preoccupando dell'infelicità di un altra persona? " si domandò tra lo stupore e lo sconforto. Tornò indietro sui suoi passi prendendo una decisione che se ci avesse riflettuto un poco di più, avrebbe sicuramente cambiato idea dandosi dell'idiota.


Sota bussò pianissimo alla porta della nipote, quasi temendo di spaventarla. Un semplice "avanti" lo spinse ad aprire la porta lentamente quasi certo che avrebbe trovato la stanza buia e la ragazza nel letto, invece la trovò sveglia e davanti la specchiera intenta a pettinarsi la lunga chioma, la stanza era innondata di luce.
<< Buon giorno piccola. Credevo che fossi al buio! >> esordi schietto l'uomo.
<< Non mi piace il buio, è nero. >> rispose Kagome sorridendo allo zio. << E' il gioco dei colori. Il nero è infido e malvagio, il bianco è la luce che brucia il nero che è dentro le persone. >> spiegò la ragazza guardando l'espressione esterefatta dello zio.
<< E l'arancio? >> chiese Sota sorridendo incuriosito da quello strano gioco.
<< L' arancio è il colore della felicità!! >> rispose Kagome illumminandosi come la luce che innondava la stanza.


Spazio autrice:
Ciaoooo a tutti e buon anno!!!! Eccomi di nuovo ad aggiornare un bel po di storie è passato quasi un anno dall'ultima volta che ho scritto. Un anno molto impegnativo caspiterina. Sono felicissima di aver avuto un po di tempo per ricominciare a scrivere un abbraccio a tutti e un bacione forte.
 

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Capitolo 5
*** Un mese ***


Era un gioco assai Interessante.

Sota avanzò nella stanza. Si sedette sul bordo del letto, con le mani intrecciate tra le gambe. Era una strana situazione in cui fare una proposta come quella di cui era in parte responsabile, forse la sorpresa, forse perché era stato totalmente inaspettato, ma non se la sentiva di convocare formalmente Kagome nel suo studio.

<< Mia cara… >> Esordì lentamente.

Kagome però fu più lesta togliendogli le parole di bocca.<< Non preoccupatevi zio. So cosa state per dirmi. Ma io non ci penso più >>

<< No, tu non sai. Se tua madre e tua zia scoprono ciò che sto per raccontarti, sicuramente mi tortureranno molto lentamente. >> rispose lo zio torturandosi le mani, la ragazza si fece seria immediatamente, forse il leggero tremore delle gambe dell’uomo, forse la sua espressione tirata tradiva un certo disagio. Non sarebbe stata una chiacchierata piacevole, pensò la ragazza osservandolo.
<< Quello che è accaduto ieri pomeriggio, bambina mia non è stata colpa tua. Avrei preferito che Kaede ti avesse almeno raccontato ieri sera stessa questa triste vicenda. Quello che ti chiedo è di non recriminare e accusarci per aver taciuto così a lungo. >> iniziò a parlare con voce sottile, lasciando trapelare una sofferenza interiore.
<< Molti anni fa, tu avevi a malapena tre anni, ci fu uno scandalo. Questo scandalo travolse l’intera famiglia, e la persona che lo provocò fu: Kikyo tua sorella. >> continuò guardando di sottecchi la ragazza. La fanciulla sgranò gli occhi sorpresa e aprendo leggermente le labbra, sussurrò flebile le uscì.
<< Tua sorella, era un’anima innocente e si era innamorata, quell’uomo le rovinò la vita per sempre. Bankotsu Banryu così si chiamava. >> disse afferrandole la mano.
<< Cosa le fece? >> domandò Kagome tremante e insicura di voler ascoltare la storia.
<< L’abbandonò, la sera prima delle nozze. Alla povera bambina le si spezzò il cuore e fece una sciocchezza! >> rispose sospirando Sota << Si tolse la vita! >>
Kagome scivolò lentamente sul pavimento, sentendo quelle parole, sua sorella abbandonata e suicida, ora capiva perché i suoi familiari l’avevano mandata nel convento, loro non desideravano che la macchia ricadesse anche su di lei. Si rialzò velocemente, spolverandosi il vestito con le mani.
Osservò suo zio ancora una volta, lei non sapeva come consolarlo era evidente che l’uomo aveva timore di una reazione da parte sua.
<< Kagome! >> la chiamò alzandosi a sua volta << Bambina mia, non era mia intenzione tubarti, ma non ho finito ieri sera è successa un’altra cosa. Forse è inopportuno parlartene ora, cioè voglio dire che dopo che ti ho raccontato di Kikyo… >> disse avvicinandosi alla ragazza.
<< Ma devi sapere che il Signor Inuyasha no Taisho mi ha chiesto formalmente la tua mano. >> esordì osservando la nipote, il suo visetto che un attimo prima era sconcertato e triste ora si tingeva lievemente di un delicato rossore.
<< Il signor Inuyasha mi vuole sposare? >> domandò la ragazza incredula << Mi ha visto soltanto per due volte e al secondo incontro desidera sposarmi? >> .
<< Questi giovani signori di oggigiorno, ti vedono solo per due volte e vogliono sposarsi con te. >> confermò Sota sorridendo a malapena.
<< Zio cosa le avete risposto? >> chiese fremendo dalla gioia la ragazza. << Gli ho assicurato che ne avrei parlato prima con te. >> rispose l’uomo << Suppongo che questo giovane ti sia gradito vero? Provi qualcosa per lui? >>
<< Oddio non posso ancora crederci, Inuyasha vuole sposare me! Grazie zio per avermi detto tutto, anche di Kikyo e comprendo le vostre scelte stai tranquillo. >> rispose sorridendo felice e volteggiano su se stessa coinvolgendo lo zio. << Suppongo che non avendo ne accettato e ne negato la sua proposta abbiamo del tempo per rispondere, giusto? >>
<< Si bambina, hai tutto il tempo che ti serve. >> confermò l’uomo sorridendo, la sua Kagome era sempre la stessa, bastava che lei sorrideva per sentirsi felici.
<< Allora zio darò una risposta al Signor Inuyasha tra un mese, non dobbiamo sembrare troppo ansiosi di mollare la merce giusto. >> disse sorridendogli furba.


Inuyasha stava comodamente seduto sulla sua poltrona, sorseggiando un caffè bollente un lusso per lui poiché la matrigna risparmiava su ogni cosa, perfino sulle lampade a gas a sentire lei costava troppo, e la casa illuminata dalle tenue fiamme delle candele assomigliava più ad un cimitero. Il ragazzo ripensava alla serata che aveva trascorso non si pentiva affatto di essere ritornato a casa Shikon, anzi era addirittura euforico. Udì bussare e Haruka accogliere l’ospite, passarono minuti nei quali Inuyasha si era sistemato la giacca pronto per riceverlo, ma entrò solamente la piccola domestica.
<< Signore un messaggio da parte della Signorina Hirai. >> comunicò deferente al giovane padrone di casa. Inuyasha lesse attentamente il messaggio, sorrise. La ragazza non lo aveva rifiutato, ma chiedeva un mese di tempo per pensarci.
Un mese poteva sembrare poco tempo, ma lui sapeva perfettamente che era un periodo molto lungo.
<< Magnifico, allora a noi, signorina Hirai. Ti corteggierò così tanto che sarai tu stessa ad accettare rapidamente la proposta di matrimonio. >> disse guardando il biglietto mentre la sua mente già si operava ad un piano brillante.

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