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di sissi04
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap. I ***
Capitolo 2: *** Cap. II ***
Capitolo 3: *** Cap. III ***
Capitolo 4: *** Cap. IV ***
Capitolo 5: *** Cap. V ***
Capitolo 6: *** Cap. VI ***
Capitolo 7: *** Cap. VII ***
Capitolo 8: *** Cap. VIII ***
Capitolo 9: *** Cap. IX ***
Capitolo 10: *** Cap. X ***
Capitolo 11: *** Cap. XI ***
Capitolo 12: *** Cap. XII ***
Capitolo 13: *** Cap. XIII ***
Capitolo 14: *** Cap. XIV ***
Capitolo 15: *** Cap. XV ***
Capitolo 16: *** Cap. XVI ***
Capitolo 17: *** Cap. XVII ***
Capitolo 18: *** Cap. XVIII ***
Capitolo 19: *** Cap. XIX ***
Capitolo 20: *** Cap. XX ***
Capitolo 21: *** Cap. XXI ***
Capitolo 22: *** Cap. XXII ***
Capitolo 23: *** Cap. XXIII ***
Capitolo 24: *** Cap. XXIV ***
Capitolo 25: *** Cap. XXV ***
Capitolo 26: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Cap. I ***


Unknown
Miriel figlia di Athror

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All'incirca la pettinatura di Miriel

Unknown-2
Thorin Scudodiquercia

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Casa Baggins


La sera abbracciava silenziosa tutta la Contea, la luna illuminava le varie viuzze che si districavano intorno alle verdi collinette hobbit. Accanto alla stradina sterrata di Saccoforino, in mezzo ai freschi fili d’erba, le lucciole accompagnavano i viaggiatori.

Aveva sempre odiato essere in ritardo.

Prima di arrivare in quella buffa e piccola terra si trovava da tutt’altra parte nella Terra di Mezzo, solo il richiamo del suo Re poteva farla tornare.
Da quando, qualche anno prima, aveva deciso di lasciare il fianco di Thorin Scudodiquercia per andare in cerca di qualcosa che avrebbe potuto aiutare il loro popolo a ritornare all’antica gloria, aveva viaggiato molto e aveva perso i contatti con tutti coloro che lei considerava famiglia.
Tuttavia era giunto il momento di riconquistare la loro terra natìa e mai si sarebbe persa un’occasione simile, neanche per tutto l’oro di Erebor.

 

 

Dopo tutto quel frastuono, interrotto dall’ammonizione in nanico di Thorin, tutti i nani tacevano e attendevano che il loro capo parlasse:  «Allora com’è andato il consiglio Thorin, i Durin sono con noi?» chiese serio Dwalin
«No, loro non verranno» un sospiro sconsolato si levò dal tavolo, dove i nani erano riuniti «Dicono che questa impresa è nostra e solo nostra» «Impresa? Partite per un’avventura?» chiese il povero Bilbo curioso, non riuscendo però ad udire la risposta poiché un bussare alla porta verde di casa Baggins catturò l’attenzione di tutti i presenti.

 

Veloce il piccolo Hobbit corse ad aprire, rimanendo poi immobile sulla porta
 «Miriel figlia di Athror al Vostro servizio» ancora nessun segno di vita da parte dello Hobbit
 «Ehm amico, tutto bene?» una leggera voce giunse alle orecchie di tutti i presenti.

Thorin avrebbe potuto riconoscere quella voce tra mille.

 «Oh sì scusatemi mia signora, Bilbo Baggins al Vostro. Prego entrate» Bilbo si spostò dall’ingresso facendo entrare colei che aveva bussato.

Agli occhi dei Nani si presentò una ragazza, non più alta o più bassa di loro, aveva lunghi e folti capelli castani raccolti parzialmente in tre trecce legate dietro la nuca, vestita con dei vecchi e consumati abiti da viaggio, alla cintura teneva legato il fodero di una spada in esso contenuta e un arco era ancorato al suo petto, ma la cosa che più colpiva erano i suoi occhi verdi che a primo impatto parevano come sbiaditi ma erano luminosi e capaci di far perdere al loro interno.

In pochi faticarono a riconoscerla.

 «Miriel!» esclamarono in coro Fili e Kili correndole contro per abbracciarla, venendo poi imitati dagli altri; perfino Dwalin, che di norma era scontroso ed evitava tutte quelle manifestazioni d’affetto in pubblico, andò a salutarla con una poderosa pacca sulla spalla.

Solo un Nano rimaneva in disparte.

 «Finalmente ti sei decisa a tornare» il capo della compagnia parlò autoritario. Improvvisamente il cerchio che si era formato intorno a lei si diradò, lasciando i due faccia a faccia.

Thorin la osservò con fare minaccioso, poi il suo volto tornò sereno ed accennò un sorriso 

 

 «Mi sei mancata» le disse mentre, raggiungendola, posava la sua fronte sulla sua
 «Anche tu Thorin» gli rispose lei sfiorando il suo naso.
Alzarono lo sguardo puntandolo negli occhi dell’altro, poi si staccarono ricomponendosi davanti lo sguardo stupito di tutti; da tempo il loro capo non si spingeva a mostrare così tanto affetto.

Dopo aver fatto il punto della missione arrivò la parte più difficile: convincere il signor Baggins a seguirli in quella pericolosa impresa suicida.
Da prima lo videro sbiancare poi squittendo un “No” era caduto a terra privo di sensi
 «Beh non è proprio un buon inizio» commentò Miriel alzandosi dal tavolo per andare a prendere un panno bagnato per il povero Hobbit steso a terra,
 «Concordo» le diede man forte Balin.

Poco dopo Bilbo riprese conoscenza ma decisero di lasciar fare a Gandalf una bella chiacchieratina persuasiva con lo Hobbit.

Approfittando di questo momento Balin andò a parlare con Miriel.
 «È bello riaverti tra noi sai ragazza; da tempo non vedevo Thorin sorridere così» iniziò il discorso il nano posizionandosi su di uno sgabello accanto alla porta dove Miriel stava fumando

 «M'immagino, sarà stato tutto un “No dobbiamo fare questo, tu fai quello, Elfi della malora! Tutta colpa loro se adesso sudo tutti i giorni nelle fucine degli Uomini, chissà dove si saranno cacciati Fili e Kili, appena li prendo li ammazzo, ah la mia Montagna, Miriel aveva ragione devo fare qualcosa” e altre cose di questo genere. O mi sbaglio?» domandò retoricamente al vecchio nano, che rise sotto i baffi
 «Mh mh sì all’incirca, vedo che te lo ricordi bene» 

 «Certo! Come avrei mai potuto dimenticare il caratterino scorbutico del Re Sotto la Montagna, mio fratello. Era così anche da bambino, voleva sempre avere ragione e facevamo a gara a chi aveva la testa più dura, con Dwalin letteralmente!» ricordò i dolci momenti che caratterizzarono la sua infanzia pensando a quanto le mancasse essere senza alcuna macchia e preoccupazione, tra le braccia dell’età fanciullesca.

 «Sai, quando più di dieci anni fa te ne sei andata ne soffrimmo tutti tantissimo, lui più di altri. Era e rimane tuttora molto affezionato a te» la guardò dritta negli occhi come per sperare di coglierne qualcosa, ma gli occhi verdi dell’altra erano coperti da un grosso muro che non faceva trapelare alcuna emozione.

La ragazza, con un sospiro, svuotò la pipa a terra e la rimise al suo posto nel mantello

 «Lo so, so che la mia decisione ha fatto soffrire molti ma Thorin ha sempre saputo che sarei tornata prima o poi. Solo un secondo ho esitato, dopo la sfuriata che mi fece, poi partii; ho viaggiato sì, ma principalmente sono stata ad Erebor, cercavo un modo per entrare. Tutto inutile, iniziavo a perdere le speranze, poi Gandalf mi venne a cercare a nome di Thorin per chiedermi se avrei fatto parte di questa impresa e ora eccomi qua, sulla porta di casa di un Hobbit a fumare e a parlare con Balin figlio di Fundin» il nano sorrise e abbassò gli occhi 

 «Eh già, non sei cambiata molto in questi anni. Non perderai mai il tuo umorismo».

La loro attenzione fu attirata da tutti gli altri compagni che aveva iniziato a cantare una ballata che parlava di Erebor, la loro casa.
Anche loro unirono le loro voci al coro, Miriel unica voce soprano, cantando i ricordi del passato lasciandoli fondere nel nero della notte.




ANGOLO AUTORE: ecco qua il primo capitolo di questa storia, che durera moltooo (quindi armatevi di voglia di leggere).
Comunque, per chi ha letto le one shot pubblicate qualche settimana/giorno fa, sa già più o meno chi è Miriel e perchè tutti la conoscono, anche se dal capitolo un po' si deduce; 
parlando appunto di lei, è una ragazza molto forte, ha passato e visto orrori inimmaginabili fin da bambina, che l'hanno segnata molto e allo stesso tempo le hanno fatto 
costruire un muro attorno a se (un po' come Thorin).
Ho molte aspettative per questa storia, mi piace molto, spero piaccia anche a voi e che vi appassioni, è scritta con il cuore.
Volevo anche aggiungere che Miriel mi rappresenta molto (come carattere non come storia) e l'ho inventata pensando a quello che vorrei essere e che mi impegno ad essere nella vita reale.
Detto questo, spero vi piaccia e vi invito a farmi conoscere la vostra opinione LASCIANDO UNA RECENSIONE!!!
Spero di non avervi annoiato troppo, ci rivediamo GIOVEDÌ 1 FEBBRAIO! : )
Sissi04
 

P.s. ho sistemato le foto del capitolo

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Capitolo 2
*** Cap. II ***


Le prime luci del Sole le accarezzarono il volto, lentamente aprì gli occhi beandosi del frizzante odore mattutino.

Si alzò dal letto della locanda dove lei e la compagnia avevano passato la notte e dopo essersi lavata velocemente il viso e rivestita uscì.

 

Si diresse dove sapeva ci fossero i pony, girò l’angolo ed eccoli lì davanti a lei. Con lo sguardo cercò quello che sapeva essere suo, Fili e Kili glielo avevano fatto vedere la sera prima, anche lui come lei non era proprio come gli altri suoi compagni pony poiché un po’ più alto rispetto agli altri.

 «Ciao bello» disse accarezzandogli il muso con una mano e avvicinando una mela alla bocca dell’animale con l’altra
 «Ho la sensazione che io e te diventeremo buoni amici, non è vero?» il pony alzò il capo come muta risposta, cosa che fece sorridere la donna.

 

Il momento fu però interrotto da un rumore alle sue spalle, che le fece portare una mano su Amdir, la sua fedele spada, un tempo appartenuta a suo padre, unico ricordo che aveva di lui.

 

 «Vedo che gli anni passati a vagabondare per la Terra di Mezzo ti hanno reso più mattiniera» una voce roca e profonda aveva pronunciato quelle parole, immediatamente lo riconobbe e si rilassò

 «Beh veramente ero io che la mattina venivo in camera tua a saltare sul letto finchè tu non ti saresti svegliato» disse Miriel girandosi verso il suo interlocutore
 «Sai a volte lo facevo sotto ordine di nostra madre, ha sempre pensato che tu dormissi troppo» aggiunse sogghignando.

 «Che piccola bugiarda» scherzò Thorin avvicinandosi a lei
 «Io non dormivo troppo e poi sono di stirpe reale» disse con fare altezzoso per poi avvicinarsi ancora a lei con le mani tese in avanti pronte ad afferrarla e un sorrisetto malizioso dipinto sul volto 

«Cosa vuoi fare? Ho solo detto la verità! Non è colpa mia se per svegliarti servivano delle secchiate d’acqua gelida» sorrise lei spostandosi più indietro avendo intuito cosa volesse fare l’altro.

 

Thorin distolse lo sguardo rivolgendolo al suolo al ricordo dei secchi d’acqua gelida che nell’età fanciullesca aveva accompagnato buona parte dei suoi risvegli, insieme alle risate cristalline di una ragazzina troppo vivace per i suoi gusti.

 

Colto quell’attimo di distrazione del Nano, Miriel cercò lentamente di spostarsi dalla traiettoria dell’altro però più veloce e che, afferrandola per le braccia, la riportò davanti a se iniziando a fargli il solletico dappertutto, facendola cadere a terra in mezzo alla fresca erba verdeggiante

 «No basta!» iniziò ad urlare cercando di pararsi dalle mani dell’altro senza riuscirci e ridendo a crepapelle
 «Così impari a dirmi che ero un dormiglione» sorrise malevolo continuando con la sua “dolorosa” tortura

 «Basta non ce la faccio più, per favore» quasi lo supplicò, così decise di smetterla e la aiutò ad alzarsi.

 

 «Sei sempre stata troppo debole nel mantenere la posizione» le disse aiutandola a togliersi alcuni fili d’erba dai lunghi capelli 

 «Solo perché mi hai colto un secondo impreparata, altrimenti nulla sarebbe successo» gli rispose guardandolo nei profondi occhi glaciali 

 «Forza ora andiamo, se le mie previsioni sono giuste il signor Baggins non verrà e noi stiamo solo perdendo tempo prezioso» disse Thorin voltandosi seguito da Miriel

 «Hai troppa poca fiducia in quel Hobbit» gli disse affiancandolo ma senza ottenere risposta.

 

 

 

 «Aspettate, aspettate!» tutta la compagnia si voltò verso Bilbo che, con il fiatone, raggiungeva Balin correndo.

 «L’ho firmato. Ecco» disse al Nano dalla lunga barba bianca che esaminò brevemente la firma sul contratto
 «Sembra che sia tutto a posto» gli sorrise di sghembo

 «Benvenuto mastro Baggins nella compagnia di Thorin Scudodiquercia»

 «Forza ripartiamo, dategli un pony» disse Thorin facendo muovere la carovana di Nani, mettendosi in testa ad essa.

Lo Hobbit aveva iniziato a parlare di cose senza senso su lui che li avrebbe seguiti a piedi e altro

 «Bilbo di certo non puoi arrivare fino alla Montagna Solitaria a piedi. Ragazzi» disse Miriel senza lasciare alcuna possibilità allo Hobbit di ribattere, Fili e Kili gli arrivarono da dietro e senza alcuno sforzo lo issarono su un pony.


Così la Compagnia di Thorin Scudodiquercia partì per quell’ impresa suicida di riconquista.

Attraversarono le verdeggianti pianure e colline della Contea, passarono per fiumi e cascate uscendo dai suoi confini.

Bilbo in cuor suo disse addio alla sua terra sperando di rivederla se fosse mai tornato da quell'impresa.

 

Era quasi sera, il Sole calava lento all’orizzonte dietro le Montagne Nebbiose, Thorin ordinò di fermarsi e di aiutare tutti ad allestire il campo per la notte.

Bombur preparò una deliziosa zuppa e insieme risero e scherzarono intorno al fuoco.

Solo due della compagnia preferivano rimanere immersi nei loro pensieri: Thorin era seduto accanto ad un albero e osservava la terra sotto i propri piedi mentre Miriel si era arrampicata su uno spuntone di roccia e lucidava la sua spada, lo faceva sempre quando era nervosa.


Tutti i nani andarono a coricarsi nei loro giacigli per recuperare le forze, solo pochi erano rimasti svegli, compresa Miriel; Bilbo si era appena alzato per dare una mela al suo pony quando un urlo stridulo nella notte gelò tutti, facendo addirittura rabbrividire il povero Hobbit.

 

Thorin si alzò in piedi e guardò l’orizzonte coperto dalle tenebre e solo poco dopo si accorse delle battute che i suoi nipoti stavano facendo per far spaventare lo Hobbit

 «Credete che un’incursione notturna degli Orchi sia uno scherzo?» si girò furente verso di loro e Kili si affrettò a dire
 «No noi non intendevamo dire niente»
 «Infatti. Voi non sapete niente» e si rigirò nella posizione di contemplazione della notte dov’era prima.

 

 «Non farci caso ragazzo. Thorin ha ragioni in più di altri di odiare gli orchi» disse Balin per rassicurare il Nano dai capelli corvini che ora guardava la schiena di suo zio mortificato.

 «Dopo che Erebor fu conquistata da Smaug noi  rimanemmo senza una casa e Re Thror tentò di riprendersi l’antico regno dei Nani di Moria, caduto alcuni anni prima. Ma il nostro nemico era arrivato prima»

 

Le nostre truppe marciarono fino ai cancelli di quella miniera ma trovammo il passo sbarrato da un esercito di orchi, capeggiati da un Orco pallido a cavallo di un bianco mannaro. 

Azog il profanatore era lì.

Lo scontro fu brutale, i nostri guerrieri venivano decimati e l’oscurità incombeva su di noi. L’Orco gigante di Gundabad aveva giurato di sterminare la stirpe di Durin e iniziò decapitando il re.

Thrain, il padre di Thorin divenne pazzo per il dolore; scomparve, fatto prigioniero o ucciso noi non lo sapevamo.

Eravamo lì senza una guida, sconfitta e morte erano su di noi e fu in quel momento che lo vidi: un giovane principe dei Nani che affrontava da solo l’Orco pallido.

Lo attaccò un paio di volte ma senza ferirlo, l’orco lo disarmò prima dello scudo e poi della spada facendolo cadere a terra, pronto a colpirlo guardava come Thorin cercava di allontanarsi dalla sua traiettoria invano.

Cercò di difendersi dalla furia dell’orco brandendo solo un tronco di quercia.

Ma mentre la lama di quella feccia stava per trafiggerlo un’altra lama si mise fra loro e lo fermò.

Era Miriel, si era messa in mezzo tra colui che sarebbe diventato il nostro re e la morte stessa.

L’Orco reagì con rabbia e cercò di ucciderla ma lei era troppo agile e veloce e continuava a parare i suoi attacchi, riuscendo anche a ferirlo superficialmente.

Thorin cercò di fermarla ma era troppo tardi, oramai l’attenzione dell’Orco pallido era su di lei.

Cercò di raggiungere la sua spada per aiutarla ma fu attaccato da due Orchi, lo ferirono a un braccio e urlò; quell’urlo distrasse per un solo attimo la giovane e l’Orco ne approfittò: la scaraventò con forza inaudita a terra contro una roccia e lento si avvicinò a lei pronto a godere della sua morte ma solo un taglio superficiale sulla guancia si procurò quel giorno poiché  Thorin, con un colpo netto, tagliò il braccio di Azog. 

Alcuni Orchi lo presero e lo portarono all'interno di quelle mura maledette, le nostre truppe si rianimarono di nuova speranza.

Respingemmo l’attacco degli Orchi con Thorin alla nostro comando, la battaglia era vinta.

Il nostro nemico era stato sconfitto.

Ma non ci furono festeggiamenti, perché tanto sangue nanico fu versato quel giorno. E mentre guardavo i miei compagni morti accanto a me, pensai tra me e me, là c’è uno che potrei seguire, la c’è uno che potrei chiamare re»

 

Terminato il racconto tutta la compagnia si girò verso Thorin, che li guardava, e Miriel che invece guardava decisa l’orizzonte ricordando quei momenti bui.

 «E l’Orco pallido che fine ha fatto?» chiese il piccolo Hobbit

 «Quella feccia d’Orco è morto per le ferite riportate in battaglia tempo fa» rispose con disprezzo Thorin 

 «Concordo, anche se i nostri nemici vivono sempre nella nostra memoria e ora forza riposiamoci, domani il tempo non sarà a nostro favore e dobbiamo partire presto» disse Miriel scendendo con un’agile mossa dalla roccia, Thorin si limitò ad annuire.

Così spensero il fuoco e si coricarono ognuno nel proprio giaciglio ma alcuni non riuscirono a chiudere occhio quella notte per il ricordo dei fantasmi del passato.



ANGOLO AUTORE: bene bene amici cari, ecco a voi il secondo capitolo!
La compagnia di Thorin Scudodiquercia parte per l'avventura, all'inizio ho dovuto mettere quel piccolo momento brotp tra Thorin e Miriel perchè è troppo bello.
Anyway, spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi invito a farmelo sapere con una RECENSIONE (accetto anche le critiche ovviamente ; ) ) !!!
Voglio ringraziare Thorin78 per aver recensito e messo la storia nelle seguite/preferite insieme a M0nica che ha messo la storia tra le seguite!
Un grande grazie a tutti coloro che hanno letto il cap. 1 (che in soli 4 giorni conta già 111 visualizzazioni) veramente grazie di cuore.
Un bacio e a DOMENICA 4 FEBBRAIO, in cui pubblicherò il 3 capitolo!
Sissi04

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Capitolo 3
*** Cap. III ***


L’indomani mattina partirono di buon' ora e poco dopo si mise a piovere come Miriel aveva previsto; i Nani iniziarono a lamentarsi chiedendo a Gandalf di far cessare quell’insopportabile pioggia.

 «Mastro Nano la pioggia cesserà solo quando la pioggia avrà finito. Se vuoi farla terminare a tuo piacimento ti consiglio di trovare un altro stregone che ha influenza sul tempo»

 «Perché ce ne sono altri?» domandò Bilbo

 «Ebbene sì mio caro Bilbo. Nel nostro ordine ce ne sono cinque: il più importante è Saruman il Bianco; poi vi sono due stregoni blu di cui però non rammento i nomi; il quarto è Radagast il Bruno, un tipo solitario, che preferisce la compagnia degli animali rispetto a quella umana, lo considero un grande stregone anche nella sua eccentricità; ed infine ci sono io» spiegò brevemente Gandalf sistemandosi meglio il cappello bagnato.

 

Erano ufficialmente entrati nelle Terre Selvagge e ormai il Sole tramontava sulle loro teste, decisero di fermarsi in una piccola casetta distrutta e abbandonata ma lo stregone non era affatto tranquillo

 «Propongo di non fermarci in questo luogo; un fattore e la sua famiglia vivevano qui un tempo, cosa li ha fatti andar via noi non sappiamo. Potremmo proseguire e raggiungere la valle nascosta» 

 «Non intendo fermarmi e chiedere aiuto ai nostri nemici» ringhiò Thorin contro lo stregone

 «Ma potremmo mangiare, riposarci e avere consigli. Thorin abbiamo una mappa che non riusciamo a leggere, Re Elrond potrebbe aiutarci» cercò di farlo ragionare lo stregone

 «No io non chiederò aiuto ai nostri nemici» ribadì deciso Thorin.

Gandalf attraversò il resto della compagnia infuriato, dirigendosi in mezzo alla vegetazione

 «Gandalf dove vai?» chiese Bilbo confuso e leggermente preoccupato
 «A cercare la compagnia di qualcuno con un briciolo di buon senso» urlò di rimando lo stregone
 «E chi sarebbe?»
 «Io stesso signor Baggins!».

Tutti si guardarono con aria stranita per poi tornare alle loro occupazioni

 «Dici che tornerà?» chiese lo Hobbit a Bofur 

 «Ma sì è uno stregone, sa quello che fa» gli rispose il Nano cercando di rassicurarlo.

 

La notte calò su di loro e si accinsero tutti a mangiare, Bombur aveva preparato un' ottima zuppa, di nuovo; Bilbo si offrì per portarne due scodelle anche a Fili e Kili di guardia ai pony.

Tutti parlavano tra di loro e Miriel si avvicinò a Thorin

 

 «Thorin so che odi gli Elfi, non fraintendermi è un sentimento che ci accomuna, ma come pensi di risolvere il problema della mappa? Insomma, non riusciamo a leggerla» chiese cautamente osservando le espressioni in continuo mutamento sul volto del Nano

 «Non temere, un modo diverso lo troveremo. Ora riposa, so che hai dormito poco la scorsa notte. Non preoccuparti, veglierò io sul tuo sonno» le rispose dandogli un leggero bacio sulla fronte che le scaldò il cuore e la fece sorridere.

Si adagiò accanto a lui coprendosi con il pesante mantello, Thorin le fece stringere la sua forte e calda mano sinistra e Miriel chiuse gli occhi.

 

Le voci di Balin, Dwalin e Thorin si fecero più basse ma continuarono a parlare tra loro, come prima dell’arrivo di Miriel.

 

Il suo sonno però durò poco poiché Fili e Kili corsero all’accampamento urlando qualcosa come “Bilbo. Pericolo. Troll”, subito si tirarono tutti in piedi e seguirono i due fratelli in mezzo alla vegetazione.

Quando giunsero al posto loro indicato videro i tre Troll in questioni, intenti ad osservare il povero Hobbit, poi d’improvviso lo sollevarono e fu allora che Kili corse fuori dai cespugli brandendo la sua spada.

 «Lascialo andare» urlò contro al Troll che teneva Bilbo 

 «Come? Cosa?» disse quello con una voce bassa e tonta

 «Ho detto, lascialo andare» ripetee Kili deciso

 

Una freccia partì dall’arco di Miriel colpendo la mano del Troll che lasciò cadere lo Hobbit su Kili, subito dopo tutta la compagnia uscì dal suo nascondiglio, ingaggiando una lotta contro i tre mostri.

Miriel combatteva agile, veloce e precisa, confondendo i Troll e facendoli scontrare fra loro mentre gli altri li ferivano alle enormi gambe.

Furono costretti però a fermarsi poiché due Troll tenevano fermo Bilbo per braccia e gambe

 «Abbassate le braccia o gli stacchiamo le sue» tuonò uno di loro, con frustrazione i nani buttarono le armi a terra.

I Troll li afferrarono uno ad uno, li legarono per le mani e li misero dentro dei sacchi, solo Miriel cercò di opporre resistenza e con le agili gambe cercò di scappare ma venne presa, legata per tutto il busto e messa dentro un sacco con Thorin.

 

 

Il tronco a cui alcuni di loro erano stati legati girava lento sopra il fuoco caldo, i tre mostri iniziarono a discutere su come sarebbe stato meglio cucinarli con Bilbo.

Lo Hobbit aveva infatti avuto un’idea e cercava di prendere tempo 

 «Thorin» sussurrò Miriel contro l’incavo del collo dell’altro 

 «Dimmi» le sussurrò di rimando

 «Ho un coltello nel mio stivale sinistro, potresti tagliare le corde e il sacco, aiutami non riesco ad arrivarci»
 «Solleva la gamba» le rispose Thorin, sempre controllando che i Troll non si accorgessero di nulla.

 

Lentamente Miriel eseguì l’ordine, facendo alzare la propria gamba quasi fino al fianco destro di Thorin, che scese sempre lentamente lungo di essa con la sua mano ruvida, quasi accarezzandogliela e provocandogli un lieve tremore.

Finalmente le dita del Nano raggiunsero quello che sapeva essere l’impugnatura di un coltello, sfilandolo dallo stivale e risalendo fino alle corde che tenevano legata Miriel; iniziò a tagliarle ascoltando e guardando ciò che succedeva tra lo hobbit e i Troll.

 «Beh il segreto per cucinare un Nano è… spellarli prima» disse Bilbo provocando grida di disappunto da parte dei nani

 «Ma che fesserie stai imbabocchiando, ne ho mangiati un centinaio con tutta la pelle, stivali e tutto» disse quello che girava i Nani sul fuoco mentre un altro si accingeva a prendere il povero Bombur per i piedi cercando di mangiarselo, Bilbo non sapeva che fare quando vide l’ombra di Gandalf.

 «No aspetta! È infetto» subito il Troll lasciò cadere il Nano a terra 

 «Che schifo! E io l’ho anche toccato» urlo stridendo quella bestia

 «Sono tutti infetti. Hanno parassiti ovunque» non sapeva nemmeno lui da dove gli uscissero quelle parole

 «Ehi non abbiamo parassiti noi!» urlò Kili adirato seguito poi da tutti gli altri salvo Thorin, il povero Hobbit alzò gli occhio al cielo, questo però non sfuggì a Scudodiquercia che diede un calcio al nipote, facendogli capire al volo

 «È vero abbiamo degli enormi parassiti»
 «Siamo infestati» « I miei sono i più grossi» tutti i nani iniziarono ad urlare cose di questo genere, decantando la grandezza dei “parassiti” dentro di loro, per un attimo Bilbo pensò di essere riuscito a salvarli ma aveva sottovalutato i Troll.

 «E di questi che ne facciamo? Li lasciamo andare?»

 «Beh…» iniziò Bilbo alzando gli occhi al cielo e facendo una strana alquanto buffa

 «Credi che non sappia cosa ti frulla per la testa» disse uno di loro, probabilmente il più intelligente, spingendo lo Hobbit con il suo grasso indice 

 «Lo sappiamo cosa stai cercando di fare. Questo furetto ci ha preso per stupidi» poi d’un tratto una voce tonate riempì l’aria

 «Furetto?!» squittì lo Hobbit indignato per quell' appellativo 

 «Stupidi?!» disse uno dei troll, indignato come lo hobbit

 «L’alba vi prenderà tutti!» Gandalf comparve su di un masso posto a est

 «Come? Cosa?»
 «E quello chi è?»
 «Ci mangiamo anche lui?» dissero in sequenza i tre Troll ma non ottennero mai risposta poiché Galdalf, con un colpo di bastone sulla roccia dove si trovava, la spaccò facendo inondare la radura con la luce del Sole che stava sorgendo.

 

Istantaneamente i Troll si tramutarono in pietra, immobilizzati nelle posizioni dove si trovavano per l'eternità.

 

 

Tutti uscirono dai sacchi e fecero scendere dal tronco i loro compagni; insieme si misero a ridere e scherzare sull’accaduto ma la paura nei loro occhi era ancora evidente.

 «Dove sei stato?» domandò il capo della compagnia allo stregone

 «A guardare avanti» rispose quello solenne

 «E cosa ti ha fatto tornare?»

 «Guardare indietro» disse sorridendo Gandalf, provocandogli un breve ghigno.

 

Tutti tranne Thorin si congratularono con Bilbo per l’astuzia e il coraggio che aveva usato nell’ affrontare i tre, perfino Miriel andò da lui

 «Complimenti mastro Baggins, non ho mai dubitato di voi» gli sorrise in maniera gentile

 «Oh ti ringrazio Miriel, non so nemmeno io come ho fatto. Io non sono un guerriero come voi» disse il piccolo Hobbit abbassando di poco gli occhi

 «No è vero non sei un guerriero ma hai coraggio come uno di essi» gli rispose solenne facendo scaldare il cuore di Bilbo che la guardò dolcemente e la ringraziò.

 «Ci deve essere una grotta nelle vicinanze, non possono essersi mossi alla luce del giorno» disse Gandalf alla compagnia, avviandosi verso una discesa.

 

Il Sole splendeva nel cielo, un’altra notte era passata, erano ancora vivi e avevano scampato la morte per un soffio, ma non sapevano ciò che il futuro aveva in serbo per loro.




ANGOLO AUTORE: ecco come promesso il 3° capitolo, spero vi piaccia!
Non ho molto da dire, quindi vi auguro buona lettura e vi invito a LASCIARE UNA RECENSIONE!!!
Ringrazio tutti quelli che hanno letto il 1-2° capitolo, ci rivediamo GIOVEDÌ 8 FEBBRAIO con il capitolo numero 4
Sissi04

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Capitolo 4
*** Cap. IV ***


Gandalf non si sbagliava, infatti trovarono un buco buio e fetido poco distante dal falò dei tre Troll; pieno di ossa, bottini di fattorie che erano andate distrutte e depredate, armamentari d’ogni genere e tante altre cianfrusaglie, emanava un odore unico e penetrante a cui pochi riuscirono a contenere i conati di vomito. 

 

Tutti i Nani si aggiravano tra quel bottino troll, toccando e curiosando; Thorin era con Gandalf quando trovarono una cosa che non si sarebbero mai aspettati: in un angolo, dentro a delle ceste sporche e rovinate, vi erano le else di due spade; sia il Nano che lo stregone ne presero una a testa, Gandalf fu il primo a rivelare la lame lucente della sua nuova spada

 «Ah, sono state forgiate a Gondolin, dagli alti Elfi della Prima Era» a quelle parole Thorin stava per rimettere la spada che aveva in mano dove l’aveva trovata, con un espressione quasi disgustata dipinta in volto, quando lo stregone si affrettò ad aggiungere

 «Non esiste lama più pregiata» guardando il Nano estrarre velocemente la spada elfica dal fodero, rivelando agli occhi dei presenti una lama pura e luminosa, semplicemente bellissima.

 

Dall’entrata della caverna facevano breccia nel buio alcuni raggi solari, che si riflettevano su quella lama perfetta mandando bagliori ovunque; Miriel si girò verso di loro proprio a causa di uno di questi raggi, rimanendo a bocca aperta alla vista della spada, appoggiando la cassa che aveva tra le mani.

 

Si avvicinò a Thorin lentamente e alzò una mano per toccare la lama, gesto che il Nano le permise: era liscia, sottile ma affilata, forte e fredda al tatto; era stupenda e toccarla la face sorridere.

Vederla sorridere in quel modo fece tornare per un attimo bambino Thori; quando le aveva fatto vedere la sua prima lama lei aveva avuto la stessa reazione e come allora, anche in quel momento così delicato, da adulti, il sorriso della ragazza gli scaldò il cuore, felice di vederla così.

 

 

Poco dopo decisero che era tempo di rimettersi in cammino, ma non appena misero piede fuori dalla caverna un rumore giunse alle loro orecchie; un rumore per niente rassicurante.

Si misero in semicerchio in formazione da difesa e aspettarono che la minaccia si facesse avanti, non si aspettavano di certo spuntar fuori dai cespugli un vecchio esaltato sopra una slitta trainata da conigli. 

Dopo alcuni attimi di smarrimento, in cui il nuovo arrivato continuava ad urlare cose senza senso, Gandalf li ridestò dal loro stato

 «Ah Radagast! È Radagast il bruno, miei cari amici» disse lo stregone avvicinandosi al suo vecchio amico, rassicurando la compagnia

 «Vi dispiace? Dovremmo parlare un attimo di questioni urgenti» chiese Gandalf ai Nani dopo aver ascoltato i farfugliamenti dell’altro Stregone.

 

Da all’incirca dieci minuti la compagnia attendeva che gli stregoni finissero di parlare, a Dwalin prudevano le mani, aveva bisogno di muoversi e di riprendere il viaggio

 «Ma quando finiscono?» sussurrò ringhiando a Bofur guardando i due 

 «Mi sembra sia da ore che sono lì a confabulare, sto mettendo radici» continuò

 «Cerca di portare pazienza Dwalin, siamo qui da pochi minuti. Concedigli un altro po’ di tempo» lo rimproverò Miriel tornando poi a lucidare la sua spada ancora sporca di fango dalla sera prima.

Tutti tornarono in silenzio, chi a guardarsi i piedi, chi a sistemare le armi e chi guardava nel vuoto come Bilbo.

 

Si trovava proprio vicino a Miriel e ne approfittò per farle alcune domande che da giorni lo tormentavano:

 «Miriel posso porti una domanda?» chiese cauto, osservando l’espressione concentrata dell’altra

 «Ah dipende dalla domanda signor Baggins» con un sorrisetto sghembo gli rispose senza nemmeno alzare gli occhi da Amdir

 «Beh… ecco… mi chiedevo…» Bilbo aveva preso a balbettare intimorito da lei

 «Coraggio sputa il rospo caro Hobbit, non mordo mica» questa volta puntò i suoi occhi smeraldini in quelli nell’altro, cercando di incutere meno timore possibile

 «Mi chiedevo esattamente a che specie appartenessi tu» disse Bilbo 

 «Sì, beh, insomma, sei più o meno alta quanto un Nano ma sei più agile e le tue orecchie sono a punta» continuò lo hobbit temendo la reazione che quelle parole potevano scatenare

 «Ah Bilbo, non sei certo il primo che me lo chiede!» esclamò sorridendo l'altra, rimettendosi al lavoro

 «Sono una Nana solo per metà: mio padre era un Nano di Erebor, precisamente il consigliere del re e migliore amico del padre di Thorin; poi conobbe mia madre, lei era di razza elfica e ha saputo andare oltre l’apparenza rude di mio padre.

Sono stati uccisi quando io ero solo una bambina, Thrain venne a salvarmi e da allora vivo con loro» raccontò brevemente al piccolo Hobbit.

 

Dopo alcuni attimi di smarrimento al sentire la storia della ragazza, Bilbo riprese a parlare

 «Wow, non lo avrei mai immaginato; pensavo che tu e Thorin foste fratelli di sangue» 

 «Beh in un certo senso lo siamo poiché Thrain e sua moglie mi accudirono come una loro figlia» la sua risata era cristallina e risuonò nelle orecchie di tutta la compagnia, facendo sorridere anche lo Hobbit, che poi parlò di nuovo

 «Quindi tu hai l’immortalità elfica?»

 «Sì e no, dipende da cosa il mio cuore decide: non sono sempre mortale o sempre immortale, posso scegliere quando esserlo. Non è normale, ma Thrain e Nara non me ne hanno spiegato il motivo» 

 «E tu ti senti più Nano o Elfo?» 

 «Nano mi pare ovvio» Miriel aveva finalmente finito di lucidare la sua spada e con un gesto veloce si portò la lama davanti agli occhi, alla ricerca di possibili imperfezioni, alla luce del sole.

 

Ad un tratto si sentì lo scricchiolio di alcuni rametti e un grosso mannaro comparve al bordo della roccia sopra le loro testo; lo Hobbit era impietrito dalla paura ma Miriel no, velocemente si alzò, pronta a fronteggiare la bestia che con un balzo le si scagliò contro ma con Amdir stretta in pugno il mannaro non ebbe scampo. Lo trafisse dritto al cuore e osservò la vita abbandonare i suoi occhi.

 

Nel frattempo gli altri si erano alzati e li avevano raggiunti, anche Gandalf e Radagast si erano accorti dell’imminente pericolo:

 «State bene?» domandò subito Thorin prendendo leggermente il braccio di Miriel nella presa ferrea della sua mano forte e guardandola dritta negli occhi

 «Mai stati meglio!» affermò quella accennando un sorrisetto

 «Era solo un mannaro ricognitore ma deve esserci un intero branco poco lontano da qui» sentenziò Dwalin dopo essersi allontanato dalla carcassa della bestia

 «Dobbiamo scappare e in fretta aggiungerei» disse Gandalf pensando a un modo per superare il branco senza essere visti

 «Li depisto io» disse Radagast il bruno con aria deciso

 «Questi sono mannari di Gundabad. Ti raggiungeranno» 

 «E questi sono conigli di Roscobel. Vorrei che quelli ci provassero»

 

 

Questo era il piano: lo stregone si sarebbe fatto inseguire dal branco distraendolo mentre i Nani dovevano passare velocemente il più lontano possibile da loro.

Semplice da dire.

Non appena lo stregone uscì dagli alberi i mannari, alcuni con rispettivi orchi al galoppo, presero ad inseguirlo, quello fu il segnale per la compagnia che era giunto il momento di andare.

 

Iniziarono a correre a perdifiato tra quelle collinette bruciate dal sole.

 

Andavano avanti e indietro a causa di Radagast che a volte portava involontariamente il branco nella loro direzione; a volte si fermavano dietro le rocce qua e là per nascondersi e riprendere fiato, ma poco dopo ripartivano cercando di correre più veloci.

 

In uno di quei tanti via vai si nascosero dietro un grosso masso e aspettarono che il branco passasse, ma quella volta qualcosa andò storto: un Orco dal volto squarciato aveva fiutato il loro odore e si era fermato con il suo mannaro proprio sopra il masso che li proteggeva.

 

Thorin fece segno a Kili e Miriel di abbattere la bestia e l’Orco con le frecce, i due si prepararono e poi uscirono allo scoperto scagliando le rispettive frecce contro i loro bersagli.

 

La freccia di Kili andò a segno, uccidendo il mannaro e disarcionando l’Orco, facendo però perdere il bersaglio a Miriel che conficcò la sua freccia nella spalla della creatura.

 

Subito l’essere si scagliò loro contro gridando e attirando troppa attenzione; tutti i Nani iniziarono a colpirlo e lo uccisero, ma il rumore era stato troppo.

 

Il branco ritornò sui suoi passi e li cominciò ad inseguire.

 

 «Correte» urlò Gandalf alla compagnia che iniziò a correre a più non posso 

 «Dove ci stai portando?» chiese Thorin sospettoso ma non ricevette risposta e questo fece crescere i suoi timori.

 

Arrivarono davanti ad un masso molto più grande degli altri e si resero conto di essere in trappola;  i mannari e gli Orchi li avevano accerchiati e non avevano vie di fuga.

Presero tutti fuori le armi pronti per lo scontro quando una voce giunse alle loro spalle

 «Da questa parte stupidi!» Gandalf spuntò fuori dalle rocce facendogli vedere un passaggio segreto.

Subito tutti i Nani si buttarono dentro quel buco, uno alla volta, mentre Thorin, Kili e Miriel colpivano i nemici che si avvicinavano troppo.

 

Miriel lanciava frecce a perdifiato insieme a Kili ma si rese conto che erano troppi per loro due soli

 «Kili sono troppi, scappa!» riuscì ad urlare al Nano dai capelli corvini, poi uno strattone la portò vicino al entrata di quel buco

 «Miriel vai dentro! Penso io a Kili» era Thorin che a forza la stava spingendo là dentro; assecondò il suo volere e saltò dentro il buco atterrando con una capriola e rimettendosi subito in piedi.

Nel frattempo Thorin aspettava solo che suo nipote lo raggiungesse

 «Kili! Corri» a quel urlo il nipote si voltò e prese a correre verso il masso, con un mannaro alle calcagna, entrambi si buttarono dentro al buco appena in tempo.

Poi un corno, scalpitii di zoccoli e un Orco rotolò trafitto a morte da una freccia dentro al passaggio insieme a loro.

Thorin si avvicinò alla carcassa ed estrasse la freccia per esaminarne la punta

 «Elfi» disse poi ributtandola a terra disgustato

 «Thorin non riesco a vedere dove porta questo sentiero. Lo seguiamo?» chiese Dwalin in fondo a quella strana galleria 

 «Lo seguiamo» gli rispose convinto Bombur partendo a passo di marcia, seguito poi dagli altri.

 

Thorin aveva compreso dove si stessero dirigendo ed avrebbe preferito buttarsi direttamente nelle fauci di Smaug; guardò lo stregone in preda all’ira, placata subito da un rimprovero di Miriel

 «Non ti azzardare a dire una parola. Sono stata chiara?» lo guardò in modo così truce e minaccioso che il Nano non riuscì più a ribattere e la seguì dentro quella galleria fino alla terra che mai in vita loro avrebbero pensato di visitare.



ANGOLO AUTORE: ecco qua come promesso il 4° capitolo!
Sto seguendo molto il film come storia, spero non vi dispiaccia.
Non succede granchè in questo capitolo, si scopre giusto un po' la storia di Miriel (che si poteva intuire anche dalle one shoot pubblicate); ho deciso di dare possibilità di scelta a Miriel perchè mi sembrava la decisione più sensata (anche per un altro progettino a cui sto lavorando, ma non vi spoilero niente X > ).
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi invito a farmi sapere la vostra opinione tramite una RECENSIONE!!!
Volevo anche chiedervi se qualcuno sa come fare ad inserire immagini nella storia, perchè mi sono accorta che nel primo capitolo non si vede nulla, se qualcuno sa come fare mi può gentilmente scrivere in privato, please?
Ringrazio tutti coloro che hanno letto i capitoli precedenti e chi ha messo la storia nelle preferite/seguite Thorin78Odette KahwamuraM0nica e Lola1991, veramente grazie di cuoreeee!
Ci rivediamo con il prossimo capitolo DOMENICA 11 FEBBRAIO!
Un bacione
Sissi04

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Capitolo 5
*** Cap. V ***


Il Sole inondava di luce la valle dove quello stretto passaggio li aveva condotti e davanti ai loro occhi si ergeva, tra le limpide cascate, uno splendido palazzo; l’intera compagnia era a bocca aperta, tutti tranne uno ovviamente.

Thorin Scudodiquercia guardava tutto ciò che ai suoi compagni scaturiva meraviglia con dubbio e diffidenza, la mascella era contratta e i muscoli tesi dallo sforzo che faceva per resistere all'impulso di tornare indietro senza preoccuparsi della probabile morte.

Nemmeno Miriel era troppo felice di trovarsi lì, dopotutto gli Elfi avevano voltato loro le spalle nel momento del bisogno, però sentiva le forze abbandonarla progressivamente e aveva anche una certa fame; di sottecchi osservò Thorin e non si stupì affatto di trovarlo con sguardo torvo e le braccia incrociate sul petto.

 «La valle di Imladris» disse Galdalf «Nella lingua comune è nota con un altro nome» continuò

 «Granburrone» concluse Bilbo estasiato da ciò che vedeva

 «Qui si trova l’ultima casa accogliente elfica ad Est del mare».

 

Thorin si girò velocemente verso lo stregone per ringhiargli contro

 «Era il tuo piano fin dall’inizio. Trovare rifugio dal nostro nemico» il suo sguardo era minaccioso e pieno di furia

 «Non hai alcun nemico qui, Thorin Scudodiquercia; il solo malanimo che aleggia in questa valle è quello che porti tu stesso» gli rispose a tono lo stregone, ponendo fine alla discussione.

 

In fila si avviarono verso i cancelli di pietra riccamente decorati di bassorilievi e statue, attraversarono il fiume dall'acqua limpida e si fermarono in quella che sembrò loro una piccola piazza; un Elfo dai lunghi e lisci capelli castani si avvicinò solenne a loro e salutò Gandalf in lingua elfica.

 «Ah Lindir, devo parlare con re Elrond» lo salutò lo stregone prima sorridendo poi facendosi serio

 «Il mio signore Elrond non è qui» rispose inespressivo l’altro

 «E dove si trova?» chiese Gandalf pochi secondi prima che un corno risuonasse tra le pareti rocciose della valle e un gruppo di Elfi a cavallo si avvicinasse a loro a gran velocità.

La reazione dei Nani fu immediata.

 

 «Serrate i ranghi!» fu l’ordine di Thorin e si misero tutti a cerchio intorno allo hobbit con le armi ben in vista, guardando minacciosi gli Elfi che gli trottavano intorno.

 «Gandalf» un elfo a cavallo salutò lo stregone, vestito come tutti gli altri ma con una sottile corona sopra la fronte a distinguerlo, dopo aver detto alcune parole elfiche allo stregone smontò da cavallo e aggiunse

 «Strano per gli orchi avvicinarsi così tanto ai nostri confini, qualcosa o qualcuno deve averli attirati»  concluse porgendo una rudimentale ed insanguinata spada all’Elfo chiamato Lindir.

 «Ah forse siamo stati noi» disse Gandalf, allargando le braccia per indicare la compagnia.

Il re elfico si avvicinò al capo della compagnia, incuriosito dal vederlo nelle sue terre

 «Benvenuto Thorin figlio di Thrain»

 «Non credo di aver mai avuto il piacere di conoscervi» rispose l’altro con tono leggermente sgarbato

 «Tuo nonno aveva lo stesso portamento; conoscevo Thror, quando ancora era re sotto la Montagna»

 «Ah sì? Non ti ha mai menzionato» la tensione tra i due era palpabile.

Elrond lo guardò con espressione furente poi gli disse qualche parola in elfico con tono minaccioso,

 «Come ti permetti di parlargli con questo tono?! Tu, orecchie a punta» Miriel non aveva resistito e ora aveva alzato la lama verso re Elrond che la guardò dritto negli occhi, per nulla sorpreso;

 «Ah e tu devi essere Miriel figlia di Athror, testa calda esattamente come tuo padre e come lui... sempre fedele al tuo re» la ragazza era sbigottita e confusa dinanzi quelle parole, così l’elfo continuò

 «Sì lo conoscevo, essendo lui un tempo il consigliere di re Thror; in ogni caso io intendevo solo offrirvi del cibo» concluse guardandola con un mezzo sorriso che la confuse più di quanto già non fosse.

I Nani si misero a confabulare tra loro, poi Gloin decretò:

 «Beh, allora facci strada».

 

 

A tutti venne assegnata una stanza, degli abiti puliti e prima della cena gli permisero anche di fare un bagno per ristorarsi. Mentre attraversavano i corridoi illuminati dalla luce del tramonto insieme a Lindir, alcune Elfo si avvicinarono a Miriel e la spinsero delicatamente in una stanza del corridoio; Thorin si girò insieme a tutti gli altri verso l’Elfo per chiedere spiegazioni

 «Il mio signore Elrond ha pensato che le servisse un po’ d’intimità e compagnia femminile, si prenderanno personalmente cura di lei le ancelle del palazzo. Non temete, la rivedrete a cena» disse riprendendo a camminare.

 

Miriel entrò dentro una stanza ovale sui toni del rosa, al centro c’era una vasca di acqua limpida e profumata con petali di rose che galleggiavano sulla superficie; intorno vi erano un armadio e una sedia su cui era appoggiato un magnifico abito azzurro cielo, con ricami bianchi che le ricordarono le onde del mare mentre in fondo alla stanza vi erano tre finestre aperte che davano sul fiume, da cui si poteva vedere il tramonto, mentre sul soffitto piccoli rami fioriti in pietra di chissà quale pianta scendevano proprio sopra la vasca.

 

Era un sogno per lei: nel luogo in cui avevano preso dimora, sui Monti Azzurri, il bagno -se lo faceva- lo faceva insieme a tutti gli altri Nani dopo gli allenamenti, ovviamente con delle pezze a coprire le sue intimità,  senza tutto quel sapone e quel buon profumo.

 

Le Elfo l’aiutarono a spogliarsi della sua casacca turchese e delle sue braghe marroni, consumati dalle varie intemperie e sporchi di polvere e fango, poi s’immerse completamente nella vasca e si rilassò per la prima volta dopo tempo, mentre le lavavano i capelli con particolari prodotti elfici.

 

Congedò le ancelle chiedendogli di restare sola, voleva rilassarsi per un po’ senza tutti quegli occhi sconosciuti che la fissavano pronti ad accogliere ogni sua richiesta.

 

 

 

Dopo essere uscita da quella splendida vasca  si asciugò ed indossò il vestito di seta, che gli ricadeva morbido lungo il corpo; i suoi capelli era stranamente più lisci del normale, si fece due sottili trecce ai lati della testa e le portò indietro per scoprirsi meglio il viso.

Finito il tutto osservò il suo riflesso allo specchio, non si era mai vista in quel modo così femminile, le piaceva ciò che vedeva, però il suo sguardo si portò istantaneamente alla spada di suo padre posata in un angolo che la osservava.

Non ebbe tempo di pensare ad altro poiché una delle Elfo di poco prima era entrata nella stanza

 «Scusate l’intrusione ma re Elrond, Gandalf il grigio e Thorin Scudodiquercia vi stanno attendendo nel ingresso» subito Miriel si mosse e seguì l’altra.

 

Thorin parlava con Elrond e Gandalf mentre attendevano Miriel, poi eccola arrivare.

 

Il Nano non credette ai suoi occhi, colei che avanzava a passo deciso verso di loro e un sorriso stampato in viso non poteva essere la stessa ragazzina con cui era cresciuto; l’abito azzurro le ricadeva morbido fasciandole perfettamente il corpo, i capelli erano diversi e anche il viso era più luminoso, come se fosse lei a splendere di una luce eterea; sarà il suo lato elfico, pensò il Nano.

 «Eccomi, scusate l’attesa» disse non appena arrivò in prossimità dei tre

 «Non vi preoccupate mia cara» le rispose garbatamente re Elrond incamminandosi verso la sala da banchetti dove li aspettava il resto della compagnia

 «Volevo chiedervi inoltre perdono per il mio comportamento di poco fa, non era mia intenzione» continuò lei facendo voltare il capo dell’Elfo verso di se

 «Capisco perfettamente mia cara, non tediate la vostra mente con pensieri come questi, è tutta acqua che è scorsa. Ora andiamo» le fece un breve sorriso e continuò a camminare.

 

Thorin era sorpreso, difficilmente Miriel riconosceva i suoi errori e per di più aveva chiesto scusa, le porse il braccio destro e a braccetto si incamminarono dietro l’Elfo e lo stregone, che parlavano scherzando da vecchi amici quali erano.

 «Sei bellissima sai?» le sussurrò all’orecchio Thorin

 «Vi ringrazio mio re, neanche tu stai troppo male» approfondì la stretta intorno al braccio dell’altro guardandolo con un sorrisetto.

 

I Nani erano sconvolti, nel cibo elfico non era presente nemmeno un minuscolo pezzetto di carne, solo cibo “verde”; nemmeno la musica era di loro gradimento, troppo silenzio e tranquillità per le loro abitudini.

 

In fondo al tavolo Elrond si mise ad esaminare le due spade elfiche che Thorin e Gandalf aveva trovato nella caverna dei Troll, accanto a loro, Miriel e Balin ammiravano le lame perfette.

 «Questa è Orcrist la fendi orchi, forgiata dagli alti Elfi del Ovest, la mia famiglia. Possa servirti bene» decreto Elrond restituendo la spada a Thorin, che lo ringraziò con un breve inchino del capo

 «Ah e questa è Glamdrin l’abbatti nemici, spada del re di Gondolin. Come ne siete entrati in possesso?» domandò serio Elrond

 «Le abbiamo trovate in un bottino troll sulla grande via Est, poco prima di un’imboscata degli Orchi» gli rispose grave lo stregone

 «E cosa vi ha spinto sulla grande via Est?» chiese infine Elrond.




ANGOLO AUTORE: salve a tutti ed ecco qua come promesso il capitolo n° 5!
I nostri nani sono arrivati a Granburrone, contro la loro volontà, ma ci sono arrivati.
Ho voluto inserire la parte del bagno di Miriel perchè quando l'ho scritta avevo molta voglia di relax (credo) : D;
in questo capitolo vediamo anche il suo lato più elfico, se si può dire, ma chissà perchè la sua pelle in alcuni momenti è così luminosa... Bah!
No spoiler, o forse ; )
Voglio ringraziare di cuore Lone_wolf_08 per le dolcissime recensioni ai capitoli precedenti e ringrazio anche tutti coloro che hanno messo la storia tra le preferite/seguite,
veramente grazie di cuore!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi invito come sempre a LASCIARE UNA RECENSIONE per farmi sapere cosa ne pensate!
Come al solito, il prossimo appuntamento è GIOVEDÌ 15 FEBBRAIO!!!
Un bacione 
Sissi04 

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Capitolo 6
*** Cap. VI ***


La notte era scesa su Gran Burrone, i Nani stavano godendo di tutta quella quiete che li circondava, scherzando e cantando insieme e bevendo quell’ottima bibita elfica; all’appello mancavano solo Thorin, Gandalf, Bilbo e Balin, andati con re Elrond a leggere e svelare i segreti della mappa.

 

Miriel rise per l’ennesima volta quella sera quando vide Bombur distruggere lo sgabello dov’era seduto, rise fino a rotolarsi per terra perdendo ogni parvenza della sua storica serietà.

 «Ehi Miriel hai bisogno di bere?» gli chiese Kili ridendo, vedendola diventare rossa per il troppo riso, porgendogli un bicchiere di cristallo colmo di grappa

 «No basta con quella roba, sto bene» rispose la ragazza dandosi un minimo di contegno.

 

Poi ecco che vide arrivare Thorin, era scuro in volto, segno che c’era qualcosa che non andava

 «Credo vi siate divertiti abbastanza, ora riposatevi il più possibile, appena arriva l’alba ripartiamo» disse loro serio, per poi avviarsi verso la stanza a lui assegnata.

 

 

Stava camminando per il corridoio buio di quella terra elfica, diretto nella sua stanza, quando sentì una mano afferrargli una spalla; reagì d’istinto, afferrò il polso di quella mano e si fece strada verso il braccio, prendendolo e portando chi lo aveva toccato tra il suo corpo e la parete.

 

Solo dopo si accorse che era Miriel.

 

 «Ah sei tu» disse poi liberandola dalla sua presa ferrea

 «Sì volevo solo parlarti, non attaccarti» disse quella sorridendogli e massaggiandosi il polso

 «Cosa ha rivelato la mappa?» continuò riprendendo a camminare affianco al nano

 «L’entrata sulla fiancata della Montagna comparirà solo alla fine del dì di Durin»

 «Abbiamo una sola possibilità quindi» concluse Miriel per lui    

 «Sì».

 

Rimasero in silenzio finché non arrivarono davanti la porta della stanza di Miriel

 «Dai forza va a dormire, tra poche ore ripartiamo» le disse inespressivo 

 «E tu sfogati, Thorin non puoi andare avanti tenendo tutto dentro» gli rispose causando al Nano una risata rauca e amara

 «Non preoccuparti per me Miriel, tu stammi solo vicina »

 «So cosa ti passa per quella testa dura come la roccia, non preoccuparti, ce la possiamo fare. Siamo in pochi ma siamo tutti valorosi e capaci guerrieri, ce la dobbiamo fare. Per la memoria di nostro nonno e di nostro padre e per il nostro popolo che nutre speranza che un giorno ritorneranno alla nostra terra natia» gli disse tutto d’un fiato, prendendo gli avambracci muscolosi di Thorin tra le mani; l’altro non sapeva che dire, sbigottito da tutta la verità che aveva appena udito.

 

 «Vieni qui» disse poi lei tirandolo a se in un abbraccio dolce che sapeva di casa, il Nano rispose a quell’abbraccio comprendendo di averne l'immediato bisogno; si fece stringere e la strinse a sua volta a se, affondando il volto tra i lunghi capelli che profumavano di buono.

 

Dopo un tempo indefinito, ancora avvolta dalle braccia dell’altro, Miriel si decise di nuovo a parlare

 «Ehm Thorin»

 «Dimmi Miriel» le rispose con il volto ancora tra i suoi capelli

 «Mi puoi portare al letto? Non mi sento più bene le gambe, credo di aver esagerato con quella squisita bevanda elfica» disse imbarazzata.

 

Thorin fece una risatina roca, portò le mani sui fianchi snelli dell’altra e la sollevò da terra; aprì la porta della stanza e vi entrò.

 

Dopo averla esaminata per alcuni secondi, individuò il letto e andò verso di esso, l’adagiò piano su di esso aiutandola ad andare sotto il candido lenzuolo

 «Vedi di farti ritornare le gambe entro l’alba, altrimenti ti lasciò qua dalle orecchie a punta»

 «Non oseresti» rispose lei indignata

 «Sicura?» le fece un sorrisetto perfido 

 «Vada a dormire Re sotto la Montagna, le farà bene» gli rispose girandosi dall’altra parte del letto, dandogli le spalle, incurante che il lenzuolo facesse vedere perfettamente la forma del suo corpo.

 

Thorin si sporse verso di lei e la baciò sulla fronte, poi tornò sui suoi passi ed uscì dalla stanza.

 

 

Nel contempo, Gandalf il Grigio era in piena udienza del Bianco Consiglio (con Saruman, Elrond e Lady Galadriel):

 «Smaug non deve fedeltà a nessuno, e se schierato dalla parte sbagliata un drago sarebbe devastante per chiunque provi a contrastarlo» disse lo stregone con tono grave

 «Ma quale nemico? Chi mai potrebbe voler scatenare una guerra? Il male più grande è distrutto, Sauron è stato sconfitto» lo interruppe Saruman

 «Per secoli la pace ha regnato sulla Terra di mezzo, una pace vinta a fatica e vigilata con altrettanta» continuò Elrond

 «Davvero siamo in pace? Osservate solo cosa è appena accaduto: troll che scendono dalle montagne, saccheggiano villaggi, attaccano fattorie; gli Orchi ci hanno attaccato lungo la via» disse Gandalf preoccupato

 «Tutt’altro che un preludio alla guerra a mio avviso, cose che possono capitare» Elrond smentì subito lo stregone

 «Tu Gandalf sei sempre alla ricerca di problemi dove non esistono!» Saruman agitò le mani con rabbia

 «Vi dico che c’è qualcosa di non visto dietro il male di Smaug, qualcosa di oscuro e potente. Bosco Fronzuto è malato, chi lo abita ora lo chiama Bosco Atro e la fortezza di Dol Guldur è nuovamente abitata da uno stregone che si fa chiamare Negromante e che ha il potere di resuscitare i morti. Ciò che Radagast mi ha detto è a dir poco allarmante» ma Saruman non lo lasciò continuare, elencandogli le ragioni che aveva per non fidarsi delle parole di Radagast il Bruno.

 

La voce di Lady Galadriel risuonò melodica e chiara nella mente di Gandalf

 «Ti è giunta una cosa da Radagast. Mostrala a me» lentamente lo stregone eseguì l'ordine ed estrasse da sotto l’abito un fagotto lungo, appoggiandolo sul tavolo.

 

Tutto tacque improvvisamente.

 

Re Elrond avvicinò una mano per aprirlo quando Galadriel lo avvertì

 «È una reliquia di Mordor» disse la dama bianca con tono grave; Elrond allora tolse velocemente i due lembi di stoffa marrone, rivelando ai quattro un lungo pugnale dall’impugnatura nera.

 «Un pugnale Morgul, forgiato per uno degli stregoni di Angmar e sepolto con lui» disse dama Galadriel incredula

 «Quando Angmar cadde gli uomini del nord sigillarono il suo corpo e quanto lui possedeva nelle colline di Rudaur; nel punto più profondo delle montagne lo seppellirono, in una tomba così oscura che non sarebbe mai venuta alla luce» concluse sgranando gli occhi

 «Ma questo non è possibile, un potente incantesimo grava su quelle tombe, non possono essere aperte» disse Elrond appoggiando le mani sul tavolo di pietra

 «Quali prove abbiamo che questa arma provenga dalle tombe di Angmar?» chiese Saruman dubbioso

 «Non ne ho alcuna» ammise Gandalf con tono grave 

«Perché non ne esiste alcuna. Esaminiamo ciò che sappiamo: un singolo branco di orchi ha osato attraversare il Bruinen, una daga di un’era passata è stata trovata e uno stregone che si fa chiamare Negromante ha preso residenza in una fortezza in rovina. Stiamo solo sprecando tempo prezioso» disse Saruman smentendo tutte le teorie di Gandalf, che taceva insieme ad Elrond, mentre dama Galadriel aveva lentamente camminato fino alla sporgenza di quella terrazza circolare.

 «La domanda di questa compagnia di Nani tuttavia mi turba profondamente, non mi sento d’incoraggiare una tale impresa. Non pretendo di comprendere perché tu…» ma nella mente dello stregone grigio risuonava la voce di lady Galadriel

 «Ripartono per il loro viaggio» disse guardandolo dritto negli occhi 

 «» ammise Gandalf, voltandosi verso di lei

 «Eppure tu sapevi» abbassò di qualche tono la voce e sorrise vedendo l’espressione colpevole dell’altro.

 

Pochi attimi dopo Lindir apparve dalle scale che portavano alla terrazza e con viso desolato disse

 «Mio signore Elrond, i Nani, se ne sono andati».

 

 

La compagnia era partita non appena vi fu abbastanza luce per vedere il percorso, così senza dare troppo nell’occhio, se n’erano andati; passando per una tortuosa stradina in salita, si allontanarono sempre di più da Gran Burrone.

 

Bilbo si fermò e girandosi vide l’ultima casa accogliente ergersi maestosa davanti ai suoi occhi, il rossore dell’alba la rendeva se possibile ancora più bella; in cuor suo, lo Hobbit sperava che un giorno avrebbe rivisto quella meravigliosa valle nascosta.

 

La voce di Thorin lo fece sussultare

 «Mastro Baggins le consiglio di tenere il passo» lo guardava imponente, con le braccia incrociate; così lo hobbit si rimise in fila e riprese a camminare, lasciandosi alle spalle quella terra.

 «Non temete mastro Baggins, sono abbastanza sicura che la rivedrete ancora» disse Miriel incoraggiante, affiancandolo nel camminare; lo Hobbit sorrise e un passo dopo l'altro avanzò sempre più verso l'ignoto.

 

 «Fai bene ad aiutare Thorin Scudodiquercia, li seguirai non è vero?» domandò dama Galadriel allo stregone grigio, fermo accanto a lei su quella terrazzina

 «Sì mia signora, bisogna andare a fondo a questa storia» 

 «La ragazza che è con voi, la mezz’Elfo, ha in se più di quanto appaia. Solo in pochi rammentano l’antichità del popolo da cui discende» disse lei guardando l’orizzonte

 «Cosa intendete dire?» chiese Gandalf non capendo

 «In lei è presente un antico potere; sta attento al suo cuore, un tempo era nella mente di molte creature, dalla parte della luce e dell’oscurità. Se l’arcano di Angmar dovesse rivelarsi veritiero e il nostro nemico fosse tornato, il suo potere dovrà essere protetto e portato dalla parte della luce. Non ho idea di cosa potrebbe accadere se avvenisse il contrario» gli rispose la dama preoccupata

 «Capisco, anche se non come sia possibile; quelle come lei si estinsero tempo addietro» mormoro Gandalf sbigottito

 «A quanto sembra una è sopravvissuta. Il suo futuro mi è oscuro, perciò presta attenzione» 

 «Sì mia signora, Miriel deve essere informata su ciò che ignora?» chiese Gandalf

 «No, non per il momento, potrebbe distrarla dalla loro missione. Ora va Gandalf, seguili» disse Lady Galadriel sparendo improvvisamente.



CURIOSITÀ: Miriel= Perla, nome elfico
                          Amdir= colui che vigila/sorvegliante, altro nome elfico




ANGOLO AUTOREecco a voi il capitolo n. 6!
Ho inserito una piccola parte molto shippabile tra Thorin e Miriel, spero vi sia piaciuta😏
anyway, questo è più un capitolo di transizione, ma nel prossimo si tornerà all'azione!
Il mistero sulle origini di Miriel si infittisce ulteriormente, cosa avrà voluto dire Lady Galadriel??
Voglio ringraziare tutte le persone che hanno recensito i capitoli precendenti:
-Lone_wolf_08♥️
-ThorinOakenshield♥️
-Hiril♥️
-Thorin78♥️

GRAZIE DI CUOREEEEEE!!!
Ovviamente ringrazio tutti coloro che hanno messo la storia tra le preferite/seguite e i lettori silenziosi;
fatevi avanti e fatemi sapere cosa ne pensate tramite una RECENSIONE!
Accetto anche quelle negative!😉
Detto ciò, ci vediamo con il prossimo capitolo DOMENICA 18 FEBBRAIO!
Un bacione 
Sissi04


P.s. nel caso non si fosse capito, ho scoperto le emoji sul mio computer👌🏻

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Capitolo 7
*** Cap. VII ***


Continuarono a camminare anche quando la notte scese su di loro, accompagnata da una potente e fastidiosa pioggia; incerti su dove mettevano i piedi, rischiavano di cadere dal precipizio su cui si trovavano ad ogni minimo movimento.

 «Fermi, aspettate!» urlò Thorin agli altri, cercando di andare un po’ avanti.

 

Miriel si trovava vicino a Kili, all’ordine si fermò e sollevò il volto coprendoselo con l’avambraccio per guardare cosa stesse succedendo; si accorse appena in tempo che Bilbo stava cadendo, urlò e per fortuna Dwalin afferrò lo Hobbit per una spalla, riportandolo sul sentiero.

 «Attenzione!» urlò Dwalin quando vide un grosso masso volare contro la montagna, proprio sopra le loro teste.

 

Tutti si ripararono, ancorandosi come poterono alla roccia, proteggendosi dai pezzi sgretolati di pietra che cadevano distruggendo il percorso.

 «Questo non è un temporale, è una battaglia tra tuoni» urlò Balin «Guardate!» disse indicando una specie di gigante fatto di roccia in mezzo ai fulmini

 «Che mi venga un colpo! Allora le leggende sono vere, giganti! Giganti di pietra!» urlò Bofur.

Poi la terra sotto i loro piedi tremò e la montagna divise la compagnia

 «No Kili, dammi la mano!» provò ad urlare Fili tendendo la mano all’altro, da cui era stato bruscamente separato, ma ormai erano troppo lontani; Kili guardò il fratello atterrito ma uno strattone di Miriel lo riportò contro la roccia per proteggersi.

 

Volarono sulla roccia, cercando di aggrapparsi ad essa, scivolando a causa della pioggia e del vento.

 

Il gruppo più avanti dove c’erano Thorin, Kili, Bombur, Dwalin, Nori e Miriel venne violentemente fatto scontrare contro la montagna ferma, ne approfittarono per scendere, per poi guardare i loro compagni colmi di preoccupazione.

L’altro gruppo fu meno fortunato, infatti il gigante continuava a muoversi, poi venne colpito in faccia da una grossa roccia che gli stacco la testa di pietra di netto mentre i tuoni rombavano, aplificando ulteriormente il fragore.

 

Cadde all’indietro e il pezzo di lui dove si trovava metà della compagnia andò a scontrarsi frontalmente con la parete della montagna dove c’era il sentiero.

 «No Fili!» urlò Thorin iniziando a correre, per quanto fosse possibile, temendo il peggio; fortunatamente, girato l’angolo, vide che era vivi e stavano tutti bene.

Tirò un grosso respiro di sollievo.

 

 «Dov’è Bilbo? Dov’è lo Hobbit?» urlò Bofur, accortosi della mancanza di Bilbo

 «Eccolo!» lo Hobbit era con le braccia appese alla parate rocciosa e stava scivolando.

 

Provarono a prendergli una mano, ma scivolò ancora più in basso

 « No Bilbo» urlarono tutti atterriti; allora Miriel si calò alla sua altezza tenendosi con una mano, poi allungò Bilbo agli altri più sopra che lo afferrarono, però quando stava per risalire scivolò perdendo la presa.

 

Il cuore le salì fino in gola quando si rese conto di stare precipitando.

Poi una mano forte afferrò la sua, fermando la caduta

 «Ti tengo, ti tengo!» disse Thorin iniziando a tirarla su.

 

Quando le sue ginocchia toccarono di nuovo la solida roccia, tornò a respirare, anche se per poco, perché Thorin accanto a lei la prese stretta al suo petto

 «Non azzardarti a lasciarmi, ricordati che abbiamo una promessa io e te» le disse aiutandola a rimettersi in piedi

 « Lo sai che non me la dimentico mai» gli disse sforzandosi di sorridere.

 

 «Uff pensavo vi avessimo perso» disse Dwalin rivolto a Miriel e al mezz’uomo

 «No lui si è perso, da quando a lasciato casa sua. Non sarebbe mai dovuto venire, non c’è posto per lui tra noi» sputò fuori Thorin guardando in maniera truce Bilbo, che dal canto suo lo guardava senza parole.

 

Entrano dentro una grotta dentro la montagna, dopo averla controllata fino in fondo decisero di accamparcisi, Gloin propose di accendere un fuoco ma Thorin decise di non correre rischi

 «No, niente fuoco, cercate di dormire; ripartiamo all’alba».

Così tutti cercarono di sistemarsi come meglio poterono e si misero a dormire, nonostante i continui boati dei tuoni e delle rocce infrante contro la montagna.

 

Miriel continuava a pensare alle parole che Thorin aveva detto a Bilbo, preoccupata che lo Hobbit decidesse di tornare indietro e abbandonarli; ma la stanchezza prese il sopravvento e le palpebre calarono lentamente verso il basso, facendola entrare nel mondo che più odiava.

 

Aprì gli occhi  nuovamente e una  forte luce li ferì, facendoglieli  richiudere più volte; poi finalmente si abituarono permettendole di mettere a fuoco dove si trovava.

Alta e solida pietra lavorata si stagliava sopra, sotto, ai lati, ovunque intorno a lei; era fredda.

Si alzò in piedi vedendo il trono di Erebor davanti a se.

Sopra di esso vi era, regalmente seduto, Thorin; le sorrise per poi avvicinarsi a lei;  non riusciva a capire, il Nano le aveva preso il viso tra le mani, sorridendo ancor di più.

Si staccò dalle sue guance solo un attimo, per farle vedere una cosa che prese fuori dal lungo mantello da re: era una corona.

Più piccola e delicata rispetto a quella che fin da bambina aveva visto sul capo di Thror, d’argento, con incastonate delle pietre verdi e blu, alla base era stato fatto un complicato intreccio fiorato di metallo; era semplicemente bellissima.

Ma qualcosa non tornava, perché gliela stava mostrando?

Tutto le fu più chiaro quando le forti e calde mani di Thorin gliela depositarono sul capo, la stava facendo sua regina sotto la Montagna.

Era bellissimo, tutto intorno a loro si animò, ovunque centinaia di volti che aveva conosciuto: Balin, Dwalin, Fili, Kili, Bifur, Bofur, Ori, Nori, Gloin, Oin, Bombur, Bilbo, Gandalf, Thrain, Thror, Dis, Nara insieme a tanti altri.

Ma un gruppo di loro attirò la sua attenzione, erano Nani vestiti da combattimento, armati di tutto punto, si avvicinò a loro e cercò di capire chi fossero, ma quando tolse l’elmo ad uno di loro scoprì fosse uno dei soldati del suo vecchio plotone; l’elmo le cadde dalle mani quando i suoi occhi videro i brandelli di carne penzolanti e bruciati dell’altro.

Improvvisamente tutto intorno a lei divenne caldo, si girò e vide dietro Thorin Smaug, si rese conto che in realtà erano tutti morti, bruciati e trucidati da molteplici ferite.

Tutti tranne Thorin.

 

Corse verso di lui cercando di avvertirlo ma il Nano non si spostò di un millimetro, quando giunse davanti a lui vide che il suo sguardo non era più quello di prima: i suoi occhi erano diventati di ghiaccio, la sua pelle bianca, un sorriso maligno al posto del precedente; era Azog.

Ma non era come le altre volte che lo aveva sognato, aveva qualcosa di familiare, qualcosa che aveva già visto.

Subito dopo si sentì catapultata via, in una casa diroccata; Azog l’aveva seguita.

In mezzo a tutti gli oggetti sparsi delle enormi chiazze di sangue, indietreggiò sporcandosi con esso; allora Azog le si avvicinò e dopo essere ritornato con le sembianze di Thorin la trafisse con Orcrist.

 

Alzò il busto di scatto quasi urlando.

Mai aveva fatto un sogno così brutale, da quando ne aveva memoria.

 

Sudata e tremante cercò di regolarizzare il respiro inutilmente, si passò una mano tra i capelli bagnati, poi la sua attenzione fu attirata da alcuni rumori all’uscita della caverna.

Era Bilbo, con lo zaino sulle spalle e il bastone in mano, intento a discutere con Bofur; 

stava per alzarsi e intervenire per convincere lo hobbit a restare quando un preoccupante rumore la fece desistere e svegliò Thorin.

 

La sabbia su cui avevano dormito fino ad allora, stava progressivamente calando tra delle crepe che si erano formate nella roccia:

 «Presto svegliatevi tutti» Thorin svegliò chi ancora non se n’era accorto

 «Cosa sta succedendo?» chiese Miriel cercando di andare verso di lui, senza però raggiungerlo perché quella che credevano pietra si aprì all’improvviso inghiottendo la compagnia intera.


Caddero dentro una lunga galleria scavata nella pietra, atterrando uno sopra l’altro in una specie di gabbia fatta di… ritrasse la mano disgustata quando se ne accorse… ossa.

Subito dopo diversi suoni striduli giunsero alle loro orecchi e centinaia di Goblin corsero verso di loro; Miriel cercò disperatamente di raggiungere Amdir ma era schiacciata dal peso degli altri, rendendo i suoi sforzi inutile.

Alcuni Goblin la sollevarono, spingendola a destra e sinistra, facendola camminare insieme agli altri su una passerella di legno, per condurli chissà dove.

Tra le spinte e i pugni arrivarono in un’enorme sala scavata nella roccia, erano circondati da goblin, davanti a loro il più grosso e il loro re; era orrendo, grasso, sporco, sbavava e aveva pustole ovunque.

Miriel però non distolse lo sguardo da quella creatura immonda nemmeno un secondo.


 «Allora, chi ha osato entrare nel mio regno? Spie?! Ladri?! Assassini?!» chiese retoricamente, recitando una parte ingenua ed odiosa

 «Nani, vostra malevolenza; trovati nel portico anteriore» gli disse un goblin più alto degli altri, probabilmente il capo delle guardie

 «Nani?!» gli fece eco il re fintamente sorpreso, per poi rivolgere loro un ghigno malefico

 «Beh non statevene lì impalati, perquisiteli!» ordinò alzando le flaccide braccia, subito i goblin si avventarono su di loro, frugando tra i loro abiti

 «Ogni fessura, ogni crepa!» continuò il re, guardando gli oggetti che cadevano a terra.

Quando ebbero finito di perquisirli, continuò

 «Cosa ci fate da queste parti? Parlate!» urlò il re goblin, tutto tacque

 «Bene se non vogliono parlare li faremo strillare! Portate qui lo smaciullatore, portate lo spezzaossa; iniziate con i più giovani» disse indicando Ori 

 «Aspetta» urlò Thorin, facendosi largo tra i suoi nani per fronteggiare il goblin

 «Bene bene guarda chi abbiamo qui» disse ridendo subdulo

 «Thorin figlio di Thrain, figlio di Thror, re sotto la Montagna» si inchinò davanti a Thorin

 «Oh ma dimenticavo, tu non ce l’hai una montagna e non sei un re; questo fa di te un signor nessuno in realtà» continuò sotto lo sguardo duro di Thorin

 «Sai conosco qualcuno che pagherebbe molto  per la tua testa. Solo la testa, nient’altro» rise,

 «Un vecchio nemico tuo: un orco pallido a cavallo di un bianco mannaro» tutti i nani sgranarono gli occhi mentre Thorin e Miriel impallidirono visibilmente

 «Azog il Profanatore è morto, trucidato in battaglia molto tempo fa» rispose Thorin prontamente, ottenendo una risata bassa dal re goblin

 «E così pensi che i suoi giorni da profanatore siano finiti?» rise nuovamente avvicinandosi a un sgorbio su una carrucola

 «Manda un messaggio all’orco pallido, digli che ho trovato il suo premio» disse ridendo ancora;

così la bestiola partì con il messaggio in mano.

 

Thorin e Miriel, che nel frattempo si era avvicinata a lui, si guardarono dritto negli occhi; sperando che quanto le loro orecchie aveva udito non fosse vero.




ANGOLO AUTOREecco qua il capitolo n° 7!!!
I nostri eroi ora sono nei guai, non è una situazione come quando furono catturati dai Troll, ora si trovano nel regno dei goblin, davanti al re di quelle creature, e cos'è questa storia che Azog sarebbe vivo?!
Per quanto riguarda l'incubo di Miriel se avete letto le one shot si capisce a cosa si riferisce, però per chi non ha voglia di andarsele a leggere, sogna il suo passato, sono i demoni del passato che la seguono e mai l'abbandoneranno.
Detto ciò, un enorme GRAZIE a:
- Lone_wolf_08♥️
-ThorinOakenshild♥️
-Thorin78♥️

per le bellissime recensioni al capitolo precedente, troppo gentili!
Ovviamente ringrazio tutti coloro che hanno letto i capitoli precedenti, vi invito a farvi e a dire la vostra tramite una RECENSIONE!
Anyway, vi do appuntamento GIOVEDÌ 22 FEBBRAIO con il prossimo capitolo! 
Chissà cosa succederà alla nostra compagnia di nani preferita e in particolare alla nostra Miriel?
Un bacione 😘

Sissi04

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Capitolo 8
*** Cap. VIII ***


Il re Goblin si girò nuovamente verso di loro con un sorriso maligno dipinto in volto, i suoi occhi percorsero tutti i Nani soffermandosi su Miriel:

 «Oh ma non mi ero reso conto di avere una dolce donzella tra noi, le avrei riservato un trattamento più delicato» la schernì inchinandosi, fingendo di avere una gonna, sotto le risa dei Goblin

 «Avvicinati mia cara» le disse puntandole contro l'indice grasso, Miriel non si mosse di un millimetro, così il re dei Goblin fece un cenno a due dei suoi che la presero per le braccia e gliela portarono dinanzi, contro le proteste dell'altra che continuava a dimenarsi.

 «Bene bene, che bel visino» disse afferrandola per il mento con la mano bitorzoluta ed esaminandola

 «Sarà un vero piacere ucciderti» aggiunse guardandola dritta negli occhi; anche Miriel lo guardò negli occhi, senza mai distogliere lo sguardo. Trasmise tutto l'odio, il ribrezzo, la rabbia per quella creatura tramite i suoi soli occhi, quando all'improvviso un lampo bianco e luminoso le attraversò il verde smeraldino facendo spaventare il re Goblin, che lasciò la presa su di lei e fece un salto indietro.

 

 «Conosco quella luce, da anni non la vedevo, tu e la tua stirpe morti dovreste essere!» urlò puntandogli un dito contro

 «Guardie, frustatela ora! Subito! Fatela soffrire!» aggiunse urlando istericamente, i Nani cercarono raggiungere la loro compagna in tutti i modi ma furono picchiati e frustati; Miriel provò a liberarsi dalla presa dei due Goblin ma fu tutto inutile, la girarono di spalle e pochi secondi dopo sentì il colpo della frusta infrangersi sulla sua schiena.

Fortunatamente la pelle non si lacerò molto poiché i vestiti nanici erano molto pesanti, ma le fece male, molto male; il secondo colpo le fece stringere i denti, il terzo il labbro.

 

Quando il re Goblin non vide alcuna traccia di grido o di sangue si infuriò ancora di più, fece cenno a un Goblin particolarmente robusto, che le si mise di fronte e le diede un forte pugno all’altezza dello stomaco, facendola piegare in due dal dolore, lasciandola senza fiato.

 «No Miriel!» urlò Thorin avvicinandosi a lei, ma venne brutalmente frustato. 

 

Mentre i Nani venivano spinti e frustati e Miriel furiosamente colpita, tra le urla di quest'ultima e le grida stridule dei Goblin, il re di quelle immonde creature intonò una canzone che parlava della loro morte.

I Goblin stavano frugando in mezzo alle loro armi e uno di loro prese in mano Orcrist incuriosito, ma non appena scoprì la lama la sua pelle bruciò e gridando lasciò cadere la spada che mostrava la sua lama pura fieramente.

 «Quella è la fendi orchi, la lama che ha tagliato mille colli!» urlò il re, salendo sul trono impaurito, i Goblin li aggredirono rabbiosi, frustandoli più forte

 «Squartateli, impiccateli, tagliateli la testa!» urlò più forte il re; alcuni si buttarono addosso a Thorin, facendolo cadere, puntandogli un coltellaccio davanti al volto che il Nano cercò inutilmente di allontanare.

 

Poi improvvisamente tutto cessò.

 

Un’enorme luce bianca illuminò la sala, facendo cadere tutti i presenti.

 

Dall’ombra comparve il cappello a punta di Gandalf che, con il suo bastone in mano, guardò i Nani

 «Imbracciate le armi, combattete. Combattete!» urlò lo stregone uccidendo tre goblin.

 

Subito i Nani si rianimarono, ribellandosi ai Hoblin, riprendendo le loro armi e uccidendo chiunque osasse avicinarsi; Miriel fu lasciata andare dai due mostri e cadde a terra stremata, respirando affannosamente nel tentativo di alzarsi per aiutare gli altri.

Thorin colpì il re Goblin, facendolo cadere giù dal piano in legno, nell’oscurità; poi corse da Miriel, scontrandosi e uccidendo chiunque lo ostacolasse.

Quando la raggiunse, si chinò prendendola per le spalle

 «Miriel stai bene?» le chiese guardandola negli occhi smarriti e pieni di lacrime

 «Sì, sto bene» disse lei cercando di alzarsi ma ricadendo sulle ginocchia.

 

Senza pensarci un secondo, Thorin la prese per la vita e se la caricò in spalla, in fretta recuperò Amdir e si mise a correre insieme al resto della compagnia.

 

 

Iniziarono così ad attraversare l'immensa città goblin scavata tra le viscere della dura roccia, correndo a perdifiato con i suoi abitanti al seguito; cercavano in tutti i modi di uscirne vivi, combattendo contro i più arditi e facendo precipitare i più stupidi. 
Su una delle varie passerelle trovarono un palo e lo usarono per farsi largo tra i Goblin che li stavano sbarrando il passaggio, alcuni di loro li attaccarono salendo dai lati della traballante passerella ma riuscirono a respingerli.

 

Corsero sempre più veloci, cercando di non farsi uccidere, le spade e le asce impregnate di sangue scuro.

Thorin si ritrovò accerchiato da alcuni Goblin ma li sconfisse brandendo Orcrist con una mano sola, proteggendo se stesso e Miriel, ancora debole sulla sua spalla.

Ad un certo punto Gandalf fu costretto a staccare un grosso masso dal soffitto sopra di loro e lo fece rotolare sopra quelle creature; continuarono a correre a perdifiato, giù per quelle gallerie oscure.

 

Improvvisamente la loro corsa si fermò poiché il re Goblin gli aveva sbarrato il passaggio nuovamente

 «Credevate che sareste usciti vivi da qui, ora cosa intendi fare stregone?» disse spingendo Gandalf con lo scettro, tutti i Goblin ora li avevano raggiunti  e accerchiati, in trepidante attesa di un ordine del loro re.

Per tutta risposta lo stregone gli conficcò la punta del bastone nel occhio, per poi trafiggerlo all’altezza della pancia, facendolo urlare e piegare in due

 «Sarò sconfitto» ammise quell'essere prima che Gandalf lo sgozzasse.

 

Il peso di quella creatura era troppo però per quel fragile legno marcio, i ponteggi si spezzarono e in men che non si dica l’intera compagnia si ritrovò a precipitare nel vuoto con sotto i piedi solo alcune assi; la loro caduta fu però rallentata da altri ponteggi che distrussero al loro passaggio.

 

Quando arrivarono in fondo al precipizio vennero rallentati ulteriormente da alcuni spuntoni di roccia, atterrando sulla solida e nuda terra, chi sopra e chi sotto il legno.

Thorin si alzò sugli avambracci dalla posizione in cui si trovava, scostandosi leggermente da Miriel per farla respirare

 «Stai bene?» le chiese preoccupato troneggiando sopra di lei 

 «Sì, sto meglio, posso camminare» gli disse sicura, tossendo con la gola in fiamme.

Si alzarono e guardarono gli altri in che condizioni fossero, ma ben presto diverse grida stridule giunsero alle loro orecchie, l’intera popolazione della città goblin correva infuriata verso di loro, in cerca di vendetta per la morte del loro re. Il sangue gli si gelò nelle vene.

 «Presto corriamo, solo la luce del giorno ci salverà!» disse loro Gandalf conducendoli per uno stretto passaggio ricolmo di ossa, in fondo la luce del Sole diede loro speranza.

 

 

Corsero giù per la cresta rocciosa coperta da alti pini e erba bruciata dall'estate, fermandosi solo in prossimità di uno spiazzo pianeggiante, Gandalf li contò ma si accorse della mancanza di qualcuno

 «Dov’è Bilbo? Dov’è il nostro Hobbit?!» chiese urlando furibondo e preoccupato al resto della compagnia

 «Mi sembra sia riuscito a scappare dai goblin quando ci hanno catturato» disse Nori riprendendo fiato con una mano ferma sul petto

 «Ve lo dico io cosa è successo, il signor Baggins ha visto la sua occasione e la colta, non sognava altro che il suo letto caldo e la sua morbida poltrona da quando ha messo piede fuori dalla porta; non sarebbe mai dovuto venire, il nostro hobbit è ormai lontano» disse Thorin con rabbia

 «Non dire così Thorin, non possiamo esserne certi, quel piccoletto ha dimostrato molto coraggio; molto più di altri e lo sai bene» disse Miriel puntando lo sguardo eloquente sul Nano

 «Non essere ridicola Miriel, sai benissimo anche tu che il suo posto non era con noi, in questo momento sarà già arrivato a Gran Burrone» rimarcò l'altro sbuffando, calciando un sasso per tentare di alleviare la tensione

 «No invece» disse Bilbo spuntando da dietro un pino

 «Bilbo!» la compagnia si sollevò in un coro felice e sollevato nel rivederlo sano e salvo

 «Bilbo Baggins! Non sono mai stato così felice di vedere una persona in vita mia» aggiunse Gandalf con il volto anziano pieno di emozioni

 «Come hai fatto a superare i Goblin da solo?» chiese Fili dubbioso. 

Lo Hobbit fece una risatina isterica e si mise una mano in tasca, ma Gandalf intravide un piccolo anello d’oro, incerto su cosa potesse essere disse

 «Ma che importanza ha, è tornato» sorrise stringendosi al bastone

 «Ha importanza invece, cosa ti ha fatto tornare?» chiese il capo della compagnia andando faccia a faccia allo Hobbit

 «So bene di non avere la tua fiducia Thorin, lo hai ribadito più volte, ed è vero, penso spesso a casa Baggins; mi mancano i miei libri e la mia poltrona, i miei amici e i ricordi che ho in quel piccolo buco hobbit. Per questo motivo sono tornato, voi non avete una casa, vi è stata rubata e voglio aiutarvi a riprendervela per quanto sia in mio potere» concluse lo Hobbit  con un sorriso accennato a tutti i presenti e lasciando spiazzato Thorin.

 

Il Sole stava per tramontare all’orizzonte quando un ululato squarciò l’aria

 «Siamo finiti dalla padella…» iniziò Thorin

 «Nella brace. Scappate!» finì Gandalf iniziando a correre giù per il pendio, seguito da tutti gli altri.

 

 

Arrivarono fino alla fine della parete rocciosa, dopo vi era solo un profondo baratro

 « Presto salite sugli alberi!» urlò Gandalf, tutti iniziarono ad arrampicarsi ma alcuni mannari li raggiunsero, saltando per cercare di afferrarli.

Miriel uccise uno di loro che l'aveva afferrata per lo scarpone, trafiggendolo con Amdir ed osservando la bestia morire sofferente, stava per attaccarne un altro quando venne subito richiamata

 «Miriel presto sali, stanno arrivando» il piccolo Hobbit le passò di fianco correndo; insieme si issarono su un albero e attesero il branco di Orchi.

 

I mannari scattarono veloci sotto di loro, iniziando a graffiare con gli artigli le cortecce dei pini già fragili di loro; poi giunsero i mannari con gli Orchi a cavallo.

Non potevano credere ai loro occhi.

A capo di quelle fecce c’era un nemico, un nemico che credevano morto, un Orco pallido su un bianco mannaro: Azog il profanatore.

Thorin scostò un ramo che gli copriva la visuale

 «Azog» disse incredulo, il cuore un tripudio di emozioni.





ANGOLO AUTOREecco a voi il capitolo n° 8!
Wow non posso credere di essere già così avanti con la storia!
Anyway, attorno alla nostra Miriel si stà creando sempre più mistero, perchè i suoi occhi si sono illuminati di scatto quando era di fronte al re Goblin? 
E perchè lui ne era così atterrito?
Dovrete aspettare ancora un po' per scoprirlo!
Poi va beh, Thorin che salva Miriel, shipppppp 
Spero il capitolo vi sia piaciuto e vi invito a farmelo sapere tramite una RECENSIONE!!!
Ringrazio per le dolcissime recensioni al capitolo precedente:
- Lone_wolf_08♥️
- ThorinOakenshild♥️

insieme a tutti i lettori silenziosi e a chi ha messo la storia tra i preferiti/seguiti.
Grazie di cuore!
Vi do appuntamento a DOMENICA 25 FEBBRAIO con il capitolo n° 9!
Un bacione😘
Sissi04✨

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Capitolo 9
*** Cap. IX ***


L’Orco pallido annusò con il naso deformato l’aria circostante, per poi chinarsi all’orecchio del suo mannaro

 «Senti, l’odore della paura» gli disse per poi rivolgersi a Thorin con un ghigno malefico

 «Ricordo che tuo padre ne era pieno» continuò l’orco

 «No non può essere, tu dovresti essere morto!» si disse Thorin sconvolto, faticando quasi a reggersi all'albero.

 «Thorin figlio di Thrain, codardo come tutta la sua stirpe» concluse con una risata roca che fece rabbrividire i Nani; i suoi occhi di ghiaccio ispezionarono ogni componente della compagnia per poi fermarsi su Miriel, che lo guardava con odio, attaccata ad un ramo.

 «Guarda, c’è anche la mezz’Elfo. Patetico ogni tuo tentativo di salvarti,ti strapperò il cuore dal petto e palpitante lo mangerò, rubandoti la tua immortalità di stella; esattamente come feci con tua madre»

 «Tu non sai niente lurida feccia!» ringhiò Miriel con rabbia conficcando le unghie nel legno, provocando un'altra risata odiosa all’Orco

 «Credi che il mostro che popoli i tuoi incubi sia solo frutto della tua immaginazione, ma io sono quel mostro. Io ti terrorizzo da quando eri bambina!
Ero io quella notte, alla casa dei tuoi genitori, quando ho decapitato tuo padre e strappato il cuore a tua madre. Quel lurido Nano ha cercato di difendervi fino all’ultimo ma la paura lo ha fatto vacillare e debole, si è fatto tagliare la testa. 
Sarà un vero piacere concludere il lavoro iniziato» concluse l’Orco sotto gli occhi increduli di tutti i Nani e quelli rabbiosi, pieni di lacrime e di amarezza di Miriel.

 «Quei due Nani sono miei, uccidete gli altri!» impartì gli ordini Azog ai suoi indicando Miriel e Thorin con la mazza chiodata.

 

Subito i mannari scattarono contro i tronchi degli alberi, iniziando a spingerli e a graffiarli, facendoli cadere uno dopo l’altro; i Nani furono costretti a saltare di albero in albero per salvarsi la pelle, finché l’intera compagnia si trovò sull’ultimo albero rimasto, che dava sul precipizio.

L’Orco pallido rise nel vedere la scena.

 

I rami iniziarono a staccarsi e il tronco a piegarsi scricchiolante sotto il peso della compagnia, così Gandalf ebbe un’idea; prese due pigne e con i suoi poteri le incendiò

 «Fili prendi!» urlò al biondo sottostante, lanciandogli le due pigne tra le mani.

Subito i Nani si misero a dar fuoco alle pigne, lanciandole contro i mannari, che scapparono bruciati.

Urla di vittoria si sollevarono dalla compagnia, ma durò poco, poiché il pino si piegò ulteriormente, mettendosi quasi orizzontale al terreno e al vuoto del baratro.

I Nani faticarono a tenersi su, Azog rise, pronto per ucciderli.

 

Thorin non poteva sopportare tutto quello, guardò Azog dritto negli occhi glaciali e si tirò in piedi; lentamente ridiscese il tronco arrivando a terra, l’Orco non aspettava altro.

I Nani guardarono la scena senza riuscire a fare nulla.

Thorin si mise a correre verso il profanatore, Orcrist stretta in mano, lo scudo di quercia nell’altra; corse sempre più veloce, urlando, pronto allo scontro.


Quando stava per raggiungerlo, l’Orco spiccò un balzo con il suo mannaro, colpendolo alla testa.

Miriel guardò con occhi sbarrati il nano tentare di rialziarsi, ma Azog tornò indietro e mulinando la sua mazza lo colpì nuovamente sul volto, facendolo cadere di schiena.

 «No!» urlò Balin con il volto bagnato dalle lacrime

Bilbo si alzò in piedi sul tronco, guardando gli altri Nani; nessun altro lo imitò.

Il bianco mannaro prese il busto di Thorin tra le sue potenti mascelle, affondando i denti nella carne del Nano, facendolo urlare di dolore e dimenare nel vano tentativo di spostarlo.

Dwalin cercò di alzarsi ma il ramo a cui era aggrappato si ruppe, impedendogli qualsiasi altro movimento

 «Thorin no!» urlò disperato, cercando in ogni modo di raggiungerlo.

Con un ultimo attacco disperato, Thorin colpì la bestia al muso, lasciandosi lanciare a diversi metri di distanza, esanime.

 

Azog guardò Miriel con occhi di sfida, gli smeraldi dell’altra luccicarono alla luce del fuoco.

Agile si issò sul tronco e, come aveva fatto Thorin, iniziò a camminare verso l’Orco; con Amdir stretta in pugno, corse, Azog si preparò a colpirla come aveva fatto in precedenza con il Nano, ma non vi riuscì.

Miriel fu più furba di lui, con una capriola in avanti aveva aperto la pancia del mannaro quando le era saltato addosso, uccidendolo all’istante.

L’Orco pallido urlò furioso, girandosi verso di lei, le labbra della ragazza si piegarono in un ghigno di scherno e scuote piano la testa.

 «Portami la sua testa, però aspetta il mio ordine» ordinò ad un Orco, indicando Thorin steso a terra, per poi tornare a rivolgersi alla donna furibondo e assetato di sangue; lei fu la prima ad attaccare, con un colpo ben assestato riuscì a ferirlo lievemente alla gamba destra, l’Orco mulinò la sua mazza e cercò di colpirla ma Miriel gli sfuggì per un pelo.

Fece un salto in alto, andando a calciare con entrambi i piedi il volto di Azog, facendolo indietreggiare di appena qualche centimetro, ma mentre stava per rimettersi in posizione d’attacco l'Orco riuscì a colpirla alla mano, facendole cadere Amdir.

Miriel capì subito di trovarsi in seri problemi.

Si abbassò, rotolò e saltò più volte nel tentativo di sfuggire alla mazza dell’avversario, però mentre piroettava in aria Azog riuscì a ferirla al fianco.

Cadde a terra urlando per il dolore, si portò la mano destra al medesimo fianco ma non riuscì a vedere la ferita poiché l’Orco pallido la prese per i capelli, sporchi di terra e di sangue del mannaro, trascinandola in ginocchio a guardare Thorin.

 «Guarda» le disse all’orecchio indicando il Nano ancora steso a terra sotto lo stivale in ferro di una di quelle creature rivoltanti, ma gli occhi dell'altra rimasero fissi sul terreno, una mano sul braccio di Azog e le unghie conficcate nella pelle bianca.

 «Ho detto guarda!» urlò costringendola ad alzare il volto, facendole incontrare gli occhi di Thorin che si sforzava in tutti modi di rimanere cosciente

«Ecco dove ha portato il tuo gesto, morirete entrambi e nessuno di voi si salverà» continuò l'Orco per poi ridacchiare

«Prima muore lui poi tu, guarda la luce abbandonare i suoi occhi!» concluse crudele, strattonandola tra i gemiti dell'altra.

 

Thorin cercò di afferrare Orcrist ma era troppo lontana, l’Orco che lo teneva gli pestò l’avambraccio facendolo urlare, poi chinò la lama nera sul suo collo, pronto a tagliargli la testa.

Accadde tutto in pochi secondi.

Bilbo si gettò contro l’Orco che stava per uccidere Thorin, colpendolo a morte; il Nano tornò a respirare e poi svenne.

Azog ringhiò arrabbiato, lasciando la presa sui capelli di Miriel che cadde a pancia in giù con la faccia sporca di sangue tra la polvere, avvicinandosi a Bilbo insieme ad altri Orchi a cavallo di mannari, i cui occhi luccicavano alla luce delle fiamme ardenti.

Lo Hobbit cercò di spaventarli e allontanarli agitando la sua piccola spada elfica, ma quelli proseguirono la loro strada ridendo; Miriel osservò la scena rialzandosi a fatica sugli avambracci, il sangue della ferita le stava iniziando a macchiare la casacca turchese.

 

Quando tutto sembrava essere perduto per lo Hobbit ecco che i Nani si lanciarono contro il branco, le spade e le asce ben in vista mentre la speranza ardeva nei loro cuori coraggiosi; anche Bilbo riacquisì coraggio e si mise a fronteggiare un orco.

Le fiamme erano alte e la luna assisteva muta a quella battaglia.

Nella confusione generale Miriel, ancora stesa a terra, allungandosi prese Amdir per l’elsa strisciando poi verso Thorin. Giunta da lui, lo guardò senza sapere cosa fare 

 «Thorin» sussurrò mettendo una mano sul petto quasi immobile dell’altro, per poi passarla sul viso sporco di fango e sangue; un' improvvisa fitta al fianco le fece perdere il respiro per alcuni secondi, abbassò lo sguardo, vedendo con orrore che la ferita stava perdendo molto sangue.
Sentì un ringhio alle sue spalle che la fece girare stringendo i denti.

 

Azog si stava avvicinando a lo Hobbit che stava arretrando verso di loro; istintivamente portò una mano ad Amdir, ma non ve ne fu bisogno poichè un verso stridulo ma potente risuonò nella notte.

Quasi tutti alzarono lo sguardo e videro enormi ombre volare sopra di loro.

 

Erano aquile che, impavide, presero gli Orchi e i mannari con le zampe arcuate e li gettarono nel precipizio; con le loro potenti ali, direzionarono il fuoco verso i nemici rimasti, bruciandoli.

Successivamente iniziarono a prendere i Nani, facendoli volare.

 

Miriel tirò un sospiro di sollievo, che durò poco però, una forte raffica di vento la fece voltare nuovamente verso Thorin e vide un' enorme aquila intenta ad abbassarsi per prenderlo; si scostò appena in tempo, rimanendo ad osservare il Nano privo di sensi che veniva sollevato.

Azog ringhiò più forte.

Un’altra aquila venne a prendere lei, afferrandola con le zampe per la vita; si preparò per essere scaraventata sul dorso di un’altra aquila ma ciò non avvenne.

 

Sentì l’urlo rabbioso dell’Orco pallido, anche se ovattato; improvvisamente si sentì debole e le sue palpebre farsi pesanti, sorrise inconsciamente pensando di averla scampata per un pelo di nuovo, poi perse i sensi.

La compagnia sparì nel chiarore della luna, che si accingeva a calare lasciando spazio al giorno.

 

Le prime luci dell’alba illuminarono il cielo plumbeo sopra le Montagne Nebbiose, permettendo a tutti di vedere la maestosità del Sole.

Le aquile li lasciarono sulla cima di una roccia per poi andarsene.

Gandalf si precipitò di corsa da Thorin.

 «Thorin» lo chiamò sussurrando facendo un incantesimo dal momento che l'altro non gli rispose; istantaneamente il Nano aprì gli occhi prendendo dei grossi respiri.

 «Dov’è lo hobbit e Miriel?!» chiese preoccupato e agitato, mentre gli eventi della notte precedente gli passavano dinanzia agli occhi velocemente

 «Sono entrambi qua, Bilbo sta bene ma Miriel è ferita» gli rispose Gandalf sorridendo appena.

Thorin si rimise in piedi, aiutato da Kili e Dwalin, poi si rivolse a lo Gobbit

 «Tu» disse con tono rabbioso «cosa credevi di fare? Ti sei quasi fatto uccidere» sputò fuori, sotto lo sguardo incredulo di Bilbo e del resto della compagnia «Ti avevo detto che saresti stato un peso, che non saresti sopravvissuto alle terre selvagge, che non c’è posto per te tra noi!» disse avvicinandosi  a Bilbo con sguardo severo «Non mi sono mai sbagliato tanto in vita mia» concluse sorridendo e abbracciando il piccolo Hobbit che rimase stupito da quel gesto così... bello e lo strinse a sua volta.

L'attenzione del Nano poi si rivolse alla ragazza stesa a terra, accerchiata da Gandalf e Òin

 «Come sta?» chiese ai due, chinandosi su di lei accanto a loro.

 «Ha perso molto sangue, la ferita di per se non è grave, la fascerò e poi dovrà riposarsi almeno un po’ prima di ripartire» gli riferì Òin grave.

Dopo alcuni attimi di pensiero, Thorin rispose

 «Va bene, fa quello che devi, ma Gandalf tu non puoi farle riprendere conoscenza?» chiese allo stregone con tono più che supplichevole. 

 «Sì credo di sì» disse leggermente pensieroso Gandalf, per poi posarle una mano sugli occhi pronunciando alcune mistiche parole, dopo le quali Miriel riaprì piano le palpebre.

Subito tutti l’accerchiarono ad osservarla angosciati.

 «Dove siamo? E le aquile? Thorin sta bene?» chiese lei tutto d’un fiato.

«Sì Miriel stiamo tutti bene, le aquile ci hanno lasciato alla Caroccia, saremo al sicuro per un po’ mentre loro sorveglieranno i dintorni» le rispose sorridendo Gandalf, facendola sorridere a sua volta.

«Tu hai proprio delle manie suicide, è già la seconda volta che cerchi di lasciarmi» le disse Thorin accarezzandole una guancia, sorridendo bonario

«Ti ricordo che tu per primo hai rischiato di farti uccidere» gli rispose l'altra con una risata rauca.

Il Nano si alzò da lei, poiché la sua attenzione fu attirata da qualcos’altro.

 

Bofur e Òin la aiutarono ad alzarsi e dopo diversi tentativi di reggersi saldamente in piedi, si diresse titubante verso Thorin, ora sul bordo della rupe.

In fondo all’orizzonte, là ad Est, si scorgeva la cima nebbiosa e innevata della Montagna Solitaria; tutta la compagnia la seguì, stringendosi intorno al loro re.

 «È quello che penso che sia?» chiese Bilbo meravigliato alla vista di Erebor e di tutti quei territori così vasti che mai avrebbe pensato di poter vedere un giorno.

 «Sì mastro Baggins, Erebor, l’ultima roccaforte dei Nani» rispose Gandalf solenne

 «Casa nostra» aggiunse Thorin, quasi commosso alla vista della bianca cima, lentamente fece scivolare la mano sinistra in quella di Miriel, accanto a lui, stringendola forte.

 

Sorridenti, i Nani guardarono la loro terra natìa stendersi all’orizzonte.

 «Guardate un corvo, gli uccelli stanno tornando alla Montagna come era stato detto» esclamo Òin indicando un volatile dalle ali nere

 «Mio caro Òin quello è un tordo» lo corresse Gandalf sorridendo speranzoso.

 «Lo prenderemo come un segno, di buon auspicio» disse Thorin sorridendo ed incontrando i luminosi occhi di Miriel, che gli sorrise a sua volta.

 «Eh già, credo proprio che il peggio sia passato» aggiunse Bilbo, più felice che mai.



ANGOLO AUTORE: ecco a voi come promesso il capitolo n° 9!!!
Adoro questo capitolo, mi piace come lo ho scritto, amo le emozioni dei personaggi, i dialoghi, amo tutto (in caso non si fosse capito🙈)
Azog è un gran figlio di p******, cosa vuole da Miriel lo sa poi solo lui, e forse qualcun altro...
Anyway, in questo capitolo si dovrebbe iniziare veramente a far chiarezza sul mistero della mamma di Miriel, spero anche voi l'abbiate capito!
Come al solito ringrazio con mille baci:
-Lone_wolf_08♥️
-ThorinOakenshild ♥️

per le bellissime recensioni al capitolo precedente!
Invito tutti coloro che fin'ora sono rimasti in silenzio a farsi avanti e a LASCIARE UNA RECENSIONE!!!
Vi do appuntamento a GIOVED
Ì 1 MARZO (oddio siamo già a marzo...) con il prossimo capitolo!
Un bacione😘
Sissi04

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Capitolo 10
*** Cap. X ***


La compagnia si fermò sulla Caroccia per alcune ore, se lo potevano permettere per un po’, le aquile vegliavano sui dintorni e in caso il branco di Orchi li avesse raggiunti sarebbero scappati.

Miriel si era stesa a terra e, coperta dal suo mantello, cercava di riposarsi e recuperare le forze, anche se tensione e adrenalina attraversavano ancora il suo corpo, facendola stare in dormiveglia.

I suoi pensieri erano totalmente rivolti ad Azog e alle parole che quella fetida creatura aveva pronunciato la notte precedente: aveva ucciso i suoi genitori, senza pietà, senza un briciolo di cuore, ma un aggettivo che aveva utilizzato per sua madre le era rimasto impresso; cosa significava “cuore di stella” ? Ne avrebbe dovuto parlare con Gandalf, magari lui avrebbe saputo darle le risposte che cercava


Sentì un fruscio a pochi passi da se e aprì gli occhi, vedendo un grosso stivale di metallo vicino al suo viso, subito dopo il proprietario si inginocchiò e le si sedette accanto.

 «Dovresti riposare» le disse Thorin lasciandosi scappare un sospiro e alzando gli occhi al cielo sempre più chiaro

 «Sai che non ci riuscirei neanche se tutto questo fosse finito e Erebor fosse nuovamente nostra; quello che Azog ha detto, ciò che ha fatto... io non posso riposarmi, lo voglio uccidere esattamente come lui ha ucciso i miei genitori, nostro nonno e tutta la nostra gente» disse l'altra digrignando i denti dalla rabbia e conficcando le unghie nella pelle del mantello.

 «Pensi che io non desideri avere tra le mani quella feccia d’Orco dopo tutto ciò che ci ha fatto? Dobbiamo solo attendere, arriverà il giorno in cui vendicheremo tutto il suo male» le rispose guardandola dritto negli occhi visibilmente arrossati da un po' di lacrime.

 «Tra poco ripartiamo, non appena avrai ripreso le forze» continuò il Nano, guardando l’orizzonte con la classica espressione che assumeva quando non pensava a nulla in particolare ma elaborava tutta la situzione dentro di se.

 «Sto bene, possiamo andare» Miriel cercò di rimettersi in piedi ma la forte mano di Thorin la prese per una spalla e la rimise sdraiata con poca grazia

 «Non provarci nemmeno, ripartiremo quando sarò certo che hai ripreso le forze. Cerca di stare tranquilla adesso» le disse portandola sul suo petto ed iniziando ad accarezzarle i capelli, trasmettendole la sicurezza di cui aveva bisogno e facendole chiudere gli occhi.

 

 

I capelli riccioluti dello Hobbit spuntavano da dietro la roccia, seguiti subito dopo dai ai suoi grandi occhi castani, il capo della compagnia lo aveva mandato in avanscoperta per sapere quanto il branco di Ochi distasse da loro.

Pronti a partire, i Nani attendevano sue notizie.

Bilbo vide gli Orchi sui loro spaventosi mannari correre lungo il crinale delle montagne, Azog stava urlando loro ordini in una lingua che lo Hobbit non comprendeva; d’improvviso un ruggito fortissimo si sovrappose alle urla di Azog, attirando l’attenzione di Bilbo verso un enorme ombra scura che si trovava poche rocce sotto di lui.

 

Lo Hobbit tornò dalla compagnia di corsa con il cuore in gola per lo spavento, venendo però subito interrogato da Thorin

 «Quanto è vicino il branco?» chiese il Nano frettoloso con Orcrist sguainata e stretta alla mano.

 «Troppo vicino, due leghe al massimo, ma questo non è il peggio» ansimò Bilbo in mezzo ai Nani

 «I mannari ci hanno fiutato?» domandò Dwalin pensieroso e pronto a scattare.

 «Non ancora ma lo faranno, abbiamo un altro problema» rispose Bilbo cercando di riprendere fiato

 «Ti hanno visto?» Gandalf avanzò verso l’amico, visibilmente preoccupato

 «No non è questo…» Bilbo provò a proseguire ma fu nuovamente interrotto.

 «Visto, che vi dicevo, silenzioso come un topo» disse lo stregone con un sorriso bonario stampato in volto, facendo sospirare di sollievo i Nani

 «Ha la stoffa dello scassinatore» tutti sorrisero e iniziarono a parlottare tra loro senza badare più allo Hobbit che si sbaraccaiava per richiamarli all'attenzione.

 «Volete darmi ascolto? Volete darmi ascolto?!» nessuno sembrava intenzionato a zittirsi

 «Sathara!» disse Miriel, a voce leggermente più alta rispetto gli altri, facendo calare il silenzio

 «Sto cercando di dirvi che c’è qualcos’altro là fuori» disse finalmente lo Hobbit, indicando la direzione da dove era venuto.

Thorin abbassò gli occhi al terreno e sospiro di esasperazione, imitato da buona parte della compagnia; Gandalf sgranò gli occhi e si aggrappò di più al suo bastone

 «Quale forma ha assunto? Quella di un orso?» chiese sotto gli sguardi increduli dei Nani e di Bilbo

 «S-sì ma più grosso, molto più grosso» rispose sempre più confuso lo Hobbit, seguendo lo stregone con lo sguardo

 «Tu sapevi di questa bestia?! Io dico di fare dietrofront» urlò Bofur.

 «E gettarci nelle fauci di un branco di mannari» ribatte Thorin ovvio; i Nani iniziarono a discutere su cosa fosse più saggio fare, quando Gandalf parlò di nuovo:

 «Ci sarebbe una casa non lontana da qui, dove noi potremmo trovare riparo…» iniziò Gandalf, di spalle alla compagnia

 «E di chi è la casa, amico o nemico?» chiese Thorin, stringendo i denti dubbioso se fidarsi ancora dello stregone.

 «Nessuno dei due, lui ci aiuterà o ci ucciderà»

 «Quale altra scelta abbiamo?» Miriel aveva appena terminato di pronunciare quelle parole quando un potente verso giunse alle loro orecchie, facendoli chinare velocemente per la paura.

 «Nessuna» rispose Gandalf iniziando a correre.

 

 

La compagnia iniziò a correre a perdifiato in mezzo a verdi campi decorati da sprazzi di fiori viola, bianchi e gialli; entrarono dentro un bosco e, mentre correvano, sentivano le versa dell’orso alle loro calcagna e più in lontananza, gli ululati dei mannari.

Saltavano tra le grosse e nodose radici degli alberi, cercando di correre sempre più veloci anche se le loro gambe iniziavano a cedere; andando a quella velocità finirono per scivolare giù dalla collina, per una ripida discesa.

Per Miriel quello fu troppo: le radici le sbattevano contro la schiena, facendola urlare per il dolore, sentì qualcosa di caldo iniziare a scenderle lungo il fianco; la fasciatura che Òin le aveva fatto era saltata via e tutto quel movimento e quello sbattere a destra e a manca le aveva riaperto la ferita.

Finalmente arrivarono dalla parte opposta della collina, velocemente si alzarono in piedi e ricominciarono a correre, Miriel era tra gli ultimi, la vista annebbiata.

 «Forza, alla casa!» urlò Gandalf, incitandoli a correre più veloce; alle loro spalle l’orso distrusse gli alberi da cui erano appena sbucati con un immenso ringhio che fece tremare impanicati i Nani.

Entrarono dentro l’enorme cancello fatto di tronchi di quella casa che avrebbe potuto rappresentare la loro salvezza o la loro morte; i Nani che erano più avanti sbatterono contro la porta chiusa, iniziando a tirare pugni contro di essa, in preda al panico.

Miriel si appoggiò a una parete del breve tunnel che portava alla porta, cercando di tenersi in piedi, Bilbo accanto a lei capì al volo e svelto prese un suo braccio e se lo passo sopra le spalle, sostenendola.

 «Forza apritela!» urlò Thorin correndo in avanti verso la porta, riuscendo a togliere il lucchetto sopra le loro teste e facendo entrare tutti appena in tempo, poiché l’orso li aveva raggiunti.

Fecero leva sui battenti per richiudere la porta, ma l’enorme testa della creatura si mise in mezzo, ringhiando e cercando di morderli e staccar loro la testa con quelle enormi e potenti fauci; Bilbo estrasse la sua spada quando vide quella scena, capendo poi che fosse totalmente inutile.

In Nani riuscirono a chiudere fuori l’orso, bloccando la porta con delle immense travi.

 «Quello cos’è?» domandò Ori cercando di riprendere fiato con una mano sul petto palpitante

 «Quello è il nostro anfitrione, il suo nome è Beorn, è un mutatore di pelle» spiegò Gandalf ai Nani
 «L’orso è imprevedibile ma con l’uomo si può ragionare, forza ora mettetevi tutti a dormire, sarete al sicuro qui stanotte» continuò lo stregone «Lo spero» sussurrò poi più a se stesso, arricciando leggermente le labbra in una smorfia di preoccupazione.

 

 «Òin presto Miriel perde sangue dalla ferita» lo Hobbit chiamò il Nano guaritore, attirando l’attenzione di tutti sulla ragazza

 «Come sarebbe a dire perde sangue?» Thorin li raggiunse a grandi falcate, chinandosi accanto a loro

 «Credo sia stato prima, tutto quel movimento deve aver riaperto la ferita. Bisogna curarla subito o farà infezione, presto cercate del filo e un posto pulito!» ordinò Òin.

I Nani iniziarono a cercare dentro l’enorme casa, Bifur entrò dentro quella che era a tutti gli effetti una stanza, al cui centro vi era posizionato un enorme letto

 «Ehi portatela di qua, c’è un letto!» veloce Thorin prese Miriel tra le sue braccia, portandola nella stanza che aveva trovato Bifur, la ragazza era a mala pena cosciente e il sangue la sporcava; nella maniera più delicata possibile l’adagiò sul letto, aspettando altre istruzioni.

 «Ora uscite tutti, non riesco a lavorare con persone attorno» disse Òin iniziando a sterilizzare l’ago

 «Ma potrei dare una mano, ti prego Òin, fammi rimanere» Thorin afferrò il Nano guaritore per un braccio e lo guardò supplichevole negli occhi

 «Mi dispiace Thorin ma no, ora esci» rispose l’altro, rimettendosi al lavoro.

 «Dai forza zio, Miriel starà bene. Vieni hai bisogno di riposarti» i suoi nipoti lo portarono fuori dalla stanza, richiudendo la porta alle loro spalle.


Il Sole stava tramontando oltre il bosco da cui erano venuti, Thorin lo guardava serio, lanciare gli ultimi bagliori dorati per poi scomparire e lasciare che la luna prendesse il suo posto.

Òin era ancora dentro la stanza con Miriel, le cui urla di dolore riecheggiavano nelle spesse pareti di quercia, lasciando tutti muti e silenziosi in trepidante attesa.

Finalmente dopo quelle che parevano ore, il Nano guaritore uscì visibilmente stanco e provato; subito venne circondato dai suoi compagni di viaggio, ansiosi di avere notizie sulla salute della loro amica, uno fra tutti prese il vecchio Nano per le spalle e lo guardò dritto negli occhi:

 «Allora come sta? Riuscirà a proseguire?» i suoi occhi blu celavano alla perfezione la sua preoccupazione, ma la sua voce lo tradiva 

 «Se la caverà, ho dovuto aprire ulteriormente la ferita poiché si era infettata e ha perso davvero molto sangue, però è andato tutto per il meglio. Ora sta riposando, entro domani starà bene; puoi entrare se lo desideri, Thorin» riassunse Òin andando poi a sedersi vicino ai suoi fratelli.

 

Il Nano dai capelli corvini aprì lentamente la porta, rivelando ai suoi occhi Miriel stesa sul letto, la fronte imperlata di sudore.

Entrò nella stanza richiudendosi la porta alle spalle, quel piccolo rumore fece accorgere la ragazza della sua presenza; ella aprì gli occhi e vedendolo sorrise lievemente, sforzandosi di non gemere.

Thorin avanzò verso di lei e quando le fu accanto si decise a parlare:

 «Come ti senti?» disse posando una delle sue grandi e caldi mani sulla fronte di Miriel per poi scendere sulla sua guancia destra.

 «Beh, considerando che sono quasi morta, ho perso litri di sangue e che la ferita ha fatto infezione, sto bene» rispose lei cercando di sdrammatizzare la situazione, sorridendo lievemente.

 «Domani ripartiamo, se non ce la fai a proseguire noi ti capiremmo e se…» il Nano lasciò la frase in sospeso, facendo capire alla ragazza dove volesse andare a parare.

 «Non se ne parla nemmeno. Come puoi pensare di farmi rinunciare a questa impresa, come puoi pensare di togliermi la possibilità di riprenderci la nostra terra natia?» disse alzando la voce, visibilmente irritata e infastidita da quella sua presa di posizione.

 «Io ti sto lasciando scelta, se ce la fai a proseguire va benissimo, sai bene che sei importante per la compagnia e per me» le ultime parole quasi sussurrate, un sussurro roco e caldo che fece percorrere la schiena dell'altra di tanti piccoli brividi.

 «Sto bene Thorin, vengo con voi. Ti seguirò fino in capo al mondo se necessario, lo sai» disse seria, prendendo una mano del Nano.

 

Thorin strinse leggermente la mano della ragazza osservando gli occhi cangianti alla luce delle candele, dicendosi tra se e se che in quegli anni in cui era stata lontana da lui era cambiata molto, rimanendo comunque la stessa.

Il viso dolce della bambina che era cresciuta con lui aveva lasciato il posto al volto di una donna sicura di se, il suo corpo si era fatto se possibile ancor più sinuoso di come se lo ricordava e i suoi occhi erano luminosi come le stelle.

Senza nemmeno accorgersene si era involontariamente avvicinato a lei, pochi centimetri separavano il suo volto da quello di Miriel, che aveva preso a respirare più velocemente e senza accorgersene la sua pelle diafana aveva iniziato a diventare sempre più luminosa.

Pochi millimetri separavano le loro labbra, che tremavano per il cumolo di emozioni che li stava travolgendo.

 «Dovresti riposare ora» quello di Thorin era a mala pena un sussurro, che ebbe il potere di risvegliare la ragazza dallo stato di trance in cui era inevitabilmente sprofondata

 «Sì forse dovrei» i due si allontanarono, celando quasi completamente il rossore che li stava prendendo entrambi.

 «Bene ora vado a riposarmi, buonanotte Miriel» il Nano fece per uscire ma la ragazza lo fermò

 «Aspetta, ti prego rimani qua con me, non riesco a dormire» il suo sembrava quasi un capriccio da bambina, pensò Thorin sorridendo al ricordo di tutte le volte che da fanciullo l’aveva ospitata nel suo letto caldo, però quel richiamo aveva anche un non so ché di disperato, di richiesta d’aiuto.

 

Il futuro re Sotto la Montagna ritornò sui suoi passi sedendosi al bordo dell’enorme letto; si sfilò i pesanti scarponi dai piedi stanchi, stendendosi poi accanto a Miriel, che osservò ogni suo più piccolo movimento.

Quando si furono sistemati meglio, la ragazza si aggrappò al busto del nano, stringendolo a se, per quanto la ferita le concedesse; Thorin, passato l’iniziale stupore per quel gesto, la circondò con le sue forti e calde braccia.

Cosa sto facendo

Fu l’ultimo pensiero del Nano prima che le sue palpebre calassero inesorabilmente.

I due si addormentarono così quella notte, calandosi in un sonno senza sogni e senza incubi, lasciandosi cullare dal calore dell’altro.



ANGOLO AUTORE: lieta di presentarvi il capitolo n° 10!
Per chi shippa Miriel e Thorin, è uno dei capitolo più belli; ci sono un sacco di momenti dedicati a loro due e sì OK ragazzi lo ammetto:
provano qualcosa l'uno per l'altro, ed è più di un semplice amore fraterno; solo non riescono ad ammetterlo e forse non riusciranno a stare insieme, lo scoprirete più avanti😏
Ringrazio ovviamente:
-Lone_wolf_08♥️
-ThorinOakenshild ♥️

per le bellissime recensioni!
E ringrazio anche tutti coloro che hanno messo la storia tra le preferite/ricordate/seguito (sì so anche della vostra esistenza😉) e tutti i lettori silenziosi,
fatevi avanti e ditemi cosa ne pensate con una RECENSIONE!!!
Ci vediamo DOMENICA 4 MARZO con il prossimo capitolo (sarò via tutto il giorno e probabilmente lo pubblicherò verso sera) !
Un bacione 😘
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Capitolo 11
*** Cap. XI ***


Uno strano ronzio fece svegliare lo Hobbit, non appena aperti gli occhi scacciò via la fonte di quel fastidioso suono, che scoprì essere una grossa ape.
Subito sentì che quella mattina aveva un profumo diverso dal solito, dolce, sapeva quasi di miele e la cosa non poteva che allietarlo.

Si alzò dal piccolo giaciglio dove aveva dormito e si diresse verso il vociare dei suoi compagni di viaggio.

 

Al grande tavolo di legno erano seduti tutti i Nani, tranne Thorin e Gandalf che stavano in piedi, il Nano appoggiato ad una colonna.
 «Buongiorno Bilbo, vieni a sederti, ti ho tenuto da parte qualcosa da mangiare» Miriel si sbracciò cercando di attirare la sua attenzione, facendo rimanere lo Hobbit di sasso, non si aspettava di vederla già in salute e così raggiante e beh, ha sempre pensato fosse bella.

 «Oh sì certo arrivo subito» disse lo Hobbit, sedendosi vicino alla ragazza ed iniziando a mangiare.

 

 «Così tu sei Scudodiquercia? Dimmi, perché Azog il profanatore ti da la caccia» Beorn era un omone alto e forte, con una folta chioma grigia, vestito con abiti logori da contadino, non di certo la più invitante delle compagnie ma era un'occasione estrama e stava facendo loro un favore; egli iniziò a versare a tutti i Nani del latte di capra nei grandi boccali, aspettando la risposta di Thorin.

 «Tu sai di Azog?» domandò di rimando il Nano osservando l'altro dubbioso
 «La mia gente fu la prima a vivere sulle montagne, prima che gli Orchi scendessero dal Nord. Azog il Profanatore ha ucciso quasi tutta la mia famiglia e altri li ha resi schiavi» solo allora gli occhi di Miriel notarono delle pesanti catene spezzate legate ai polsi di Beorn.

 «Non per farli lavorare, ma per sport: ingabbiare, torturare, uccidere i mutatori di pelle pareva divertisse molto» continuò il mutatore, un forte sentimento di rabbia le si propagò nuovamente nel petto, facendole contrarre la mascella.

 

Sulla tavola era improvvisamente calato il silenzio, nessuno emetteva nemmeno un sospiro.
 «Ce ne sono altri come te?» chiese lo Hobbit, non riuscendo a tenere a freno la sua curiosità e rompendo così quella patina gelida che li aveva avvolti.

 «Una volta ce ne erano molti» disse sbrigativo Beorn, si capiva che non gradiva discorrere di quell'argomento
 «E ora?» insistette Bilbo, temendo la risposta di cui già aveva un’idea
 «Ora ce n’è solo uno» rispose Beorn continuando a versare il latte come se nulla fosse, facendo sospirare rattristiti i Nani.

 «Dovete raggiungere la Montagna prima degli ultimi giorni d’autunno» disse poi il mutatore di pelle sedendosi a capotavola; 
 «Esattamente, prima che il dì di Durin arrivi» confermò Gandalf, smettendo di fumare.
 «Mh, non avete molto tempo»
 «Per questo motivo dobbiamo attraversare Bosco Atro, è l'unico modo per noi per accorciare le distanze» alle parole di Gandalf Miriel alzò gli occhi di scatto; l’ultima volta che vi era stata si ricordava di una sensazione strana, qualcosa di oscuro era all’opera in quella foresta, anche Radagast lo stregone lo aveva detto.

 «Un’oscurità è calata su quella foresta, forze malvage strisciano sotto quegli alberi. C’è un’ alleanza tra gli Orchi di Moria e il Negromante a Dol Guldur» mormoro Beorn con il viso più scuro e tenebroso, aggrottando le folti sopracciglia.

 «Potremmo prendere la strada elfica, quella zona dovrebbe essere ancora sicura» prose Miriel anche se piena di incertezze

 «Gli Elfi silvani non sono come i loro parenti, sono meno saggi e più pericolosi. Ma non ha importanza» disse Beorn con la sua voce profonda che per un attimo blocco tutti i presenti come statue di pietra.
 «Che vuoi dire?» Thorin si girò verso di lui, gli occhi azzurri carichi di preoccupazione
 «Quelle zone brulicano di Orchi, il loro numero è in aumento e voi siete a piedi. Non raggiungerete mai la foresta da vivi» concluse il mutatore alzandosi e camminando lentamente verso il Nano capo della compagnia.

 «Non mi piacciono i Nani, sono avidi e ciechi verso coloro che loro considerano più miseri di loro; ma gli Orchi li odio di più. Che cosa vi serve?» disse Beorn osservando l'espressione mutata e sollevata di Thorin Scudodiquercia.

 

Verso il primo pomeriggio giunsero al limitare di Bosco Atro, grazie ai pony che Beorn gli aveva prestato e che controllava da lontano sotto le spoglie del grosso orso che fino a poche ore prima si era divertito a terrorizzarli.

 «Liberate i pony, lasciateli tornare dal loro padrone» disse Gandalf, scendendo da cavallo e avvicinandosi ai cancelli elfici; le parole di Galadriel gli tornarono alla mente

Qualcosa si muove nell’oscurità, qualcosa di non visto, celato ai nostri occhi.

Lo stregone scostò una parte del rampicante attaccato ad una statua elfica, rivelando un simbolo che si pensava non sarebbe mai più riapparso nella Terra di Mezzo.

Se il nostro nemico è tornato dobbiamo saperlo, vai alle tombe sulle montagne.

  «Aspettate, non il mio cavallo, mi occorre» disse Gandalf fermando Bofur che stava per liberare il destriero di briglie e sella
  «Come? Gandalf, dove vai? Avevi detto che saresti venuto con noi fino alla fine» Miriel andò a passo deciso verso lo stregone, sfoggiando il suo solito sguardo spavaldo che utilizzava quando in realtà temeva di perdere le sue certezze e punti fermi.

 «Mia cara, davvero non sai quanto vorrei proseguire il viaggio con voi ma questioni urgenti mi attendono altrove» le rispose Gandalf appoggiando una mano sulla spalla dell’altra che annuì sospirando.
 «Capisco, potrei parlarti prima che tu vada? È questione di poco»
 «Certo dimmi cosa ti turba da alcuni giorni?» disse Gandalf sorridendole bonario, aveva notato che la mente della giovane era altrove negli ultimi tempi, con lei e il suo cavallo si allontanò un poco dal resto della compagnia per parlare in tranquillità.

 «Riguarda una cosa che ha detto Azog, cosa centra mia madre, il suo cuore e perché ha parlato di immortalità e ha anche detto “cuore di stella”? Cosa significa Mithrandir?» Miriel non riusciva più a tenersi dentro tutti quei dubbi che la divoravano, aveva bisogno di risposte.

Lo stregone si scurì in volto, assumendo un espressione dubbiosa, come se non sapesse che pensare o meglio, cosa dire.

 «Sapevo mi avresti rivolto questa domanda, vorrei dirti ciò che so ma non è ancora giunto il momento; dovrai attendere, almeno fino al mio ritorno» disse le ultime parole per poi sedersi a cavalcioni dell'animale pronto a partire.
 
«Comprendo... che il tuo cammino sia privo di pericoli Mithrandir, a presto» detto ciò Miriel lasciò Gandalf congedarsi con gli altri e lo guardò andare via.

 «Presto muoviamoci, prima entriamo in questa foresta, prima ne usciremo» alle parole del loro capo, i Nani si mossero lungo la via elfica, addentrandosi nella foresta.





ANGOLO AUTORE: chiedo umilmente perdono per il ritardo nel pubblicare il capitolo, ieri sono arrivata a casa tardi ed ero distrutta.
Anyway, ecco a voi il capitolo n° 11!
Non ho granchè da dire se non che il mistero intorno a Miriel inizia a farsi sempre più chiaro (ancora pochi capitoli e ci siamo);
tra un po' però le cose si complicheranno, non perdetevi il prossimo capitolo!
Come sempre ringrazio per le dolcissime recensioni:
-Lone_wolf_08♥️
-ThorinOakenshild♥️
-Thorin78♥️

e ovviamente anche chi ha messo la storia tra le preferite/seguite e i lettori silenziosi; 
vi invito a farvi avanti e a lasciare una RECENSIONE!
Prossimo appuntamento: GIOVED
Ì 8 MARZO!!!
Un bacione😘
Sissi04

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Capitolo 12
*** Cap. XII ***


Le cose erano confuse, la sua vista era come appanata mentre ogni singolo suono rimbombava nelle sue orecchie a punta; in alcuni momenti ai lati del cammino apparivano delle ombre, pura e semplice illusione di quella dannata foresta che stritolava i loro cuori, i loro polmoni e le loro menti fino allo sfinimento.
Un nuovo crampo per la fame le attraversò lo stomaco, vuoto ormai da giorni.
Procedevano lentamente, in fila indiana, senza sapere dove si trovavano esattamente, non vedevano la fine di quella foresta che li stava facendo letteralmente impazzire.

Ormai per loro non vi era più differenza tra notte e giorno, i rami degli alberi erano talmente fitti che facevano passare pochissima luce, l’aria era satura ed irrespirabile.

Miriel appoggiò una mano ad un ramo lì vicino, la testa le girava per l’ennesima volta
 «Ehi zia, stai bene?» le chiese Kili alle sue spalle visibilmente preoccupato, protendendo le mani avanti per afferrarla nel caso cadesse
 «Sì, sto bene, grazie Kili» disse Miriel, abbozzando un sorriso e riprendendo a camminare fiaccamente.


Alcune ore dopo decisero di fermarsi, mangiare quello che era rimasto e riposare; stremati, si sistemarono come meglio potevano tra le tortuose radici degli alberi.
Un lieve scricchiolio fece spalancare gli occhi di Miriel, che tese le orecchie per sentire; quando ebbe appurato che non fosse nulla di grave, alzò il busto dal suo giaciglio, passandosi una mano tra i capelli e facendo scorrere gli occhi sui suoi compagni addormentati.

Seduto, appoggiato ad un albero, vi era Thorin, di guardia quella notte.

Da giorni il Nano non le parlava più, senza alcun motivo apparente, ogni volta che lei provava ad aprir bocca la zittiva con un “Non adesso” o “Torna al tuo posto”; decise di avvicinarsi a lui.

Si alzò in piedi e camminò fino a raggiungere Thorin, che constatò essere lievemente assopito; con grazia si posizionò in ginocchio davanti a lui, guardando i lineamenti marcati del volto contratto dai pensieri e dalla stanchezza.
Non appena mise una mano su quella dell’altro, quello si svegliò di colpo, ricomponendosi subito
 «Miriel, che ci fai sveglia, torna immediatamente a dormire» borbottò il Nano burbero
 «Non prima di averti parlato» ribatté lei decisa, Thorin scostò in malo modo la mano della compagna, voltandosi a guardare un punto imprecisato della vegetazione.

 «Thorin» prese una piccola pausa e proseguì «Mi spieghi cosa ti sta succedendo? Per quale ragione hai smesso di parlarmi, perché mi eviti, perché non mi sorridi più quando mi guardi?» il Nano emise una risatina roca.
 «Vedi cose che non esistono Miriel, non ti sto evitando»
 «Intendi darmi una risposta che mi interessi o preferisci continuare con la tua farsa?» lo sguardo di Miriel si fece improvvisamente duro, non le piaceva essere presa per il naso.

 «Adesso basta, torna a riposare, sei debole e hai bisogno di recuperare le forze, altrimenti sarai solo un peso morto da proteggere»
 «So badare benissimo a me stessa, pensavo lo sapessi» rispose con una punta di collera
 «Se non hai nulla di importante da dirmi, torna a dormire» la conversazione si concluse così, Miriel tornò al suo giaciglio senza ribattere ma colma di collera dentro di se.


Il Nano rimase nuovamente solo nell’oscurità impenetrabile della foresta, pensando alla conversazione avuta con il suo migliore amico Dwalin poco prima di partire dalla casa di Beorn:

 «Sei proprio sicuro di non aver frainteso?» disse il Nano tatuato appoggiato alle assi dell'enorme casa;

 «Sì Dwalin, non so come sia potuto accadere; lei era lì, sorrideva ed era bellissima, non sono riuscito a controllarmi e nemmeno lei sembrava tanto intenzionata a farlo. La stavo per baciare Dwalin, ti rendi conto che stavo per baciare colei che considero una sorella?» Thorin si portò una mano alla fronte, cercando di calmarsi

 «Capisco amico, sei sicuro che ciò che pensi di provare per lei da quando eri un bambino sia solo amore fraterno?» il Nano da i capelli corvini si fermò un attimo, non ci aveva mai pensato; gli veniva naturale amare Miriel ma non si era mai chiesto se il suo fosse semplice affetto o qualcosa di più profondo e raro.

 «Magari se provi a parlarle riuscirai a chiarire i tuoi dubbi» tentò Dwalin

 «No, ho capito cosa devo fare. Io sono legittimo erede di Thrain figlio di Thror, Re sotto la Montagna, ho dei doveri verso il mio popolo e non posso perdere tempo con il mio cuore. Me la toglierò dalla testa: non le parlerò senza una valida ragione, non le sorriderò più, mi farò odiare se necessario, ma lei non dovrà mai innamorarsi di me» il suo volto era scuro.

 «Ma Thorin…» Dwalin non riusciva a credere alle sue orecchie

 «No basta, ho capito cosa fare, grazie amico mio; preparati, partiamo tra un’ora» disse Thorin mettendo una mano sulla spalla dell’amico e andandosene.


In quel momento, dopo non sapeva neanche lui quanti giorni, tutti i propositi che si era fatto gli sembravano sciocchi e inutili; chiuse gli occhi per un secondo e nella sua mente figurò il volto di Miriel, era luminoso come quella fatidica notte da Beorn.

Con gli occhi della mente i tratti della ragazza divennero nitidi: erano morbidi, sinuosi, gli occhi verdi che risaltavano sulla pelle diafana, le labbra piene e rosee incurvate in quel dannatissimo sorriso che aveva il potere di farlo impazzire, le orecchie a punta che spuntavano dalle folte ciocche di capelli castani, erano così poco naniche.

Aprì piano le palpebre, fissando il nulla davanti a se, come avrebbe fatto a non amarla?

 

Da ore camminavano senza sosta, sarebbero morti in quella foresta; il sentiero era perso e insieme ad esso la possibilità di salvezza.
L’aria era irrespirabile, tossica e velenosa, li confondeva facendoli perdere l’orientamento

 «Dov’è il Sole? Non riesco a vederlo»
 «Il cielo non si vede più, è sparito»
 «Dove diamine siamo!?»

 «Bilbo devi salire su un albero e dirci dove siamo, ti prego» Miriel si aggrappò alle spalle dello Hobbit e lo scuote con forza, risvegliandolo dal suo stato di trance

 «Hai capito? Devi arrampicarti» Bilbo non rispose, si limitò a voltarsi e a dirigersi verso un tronco.

 

D’improvviso diversi scricchiolii giunsero alle orecchie dei Nani, ombre scure si muovevano intorno e sopra di loro, occhi rossi li circondavano e scrutavano ogni loro minimo movimento.

 «Presto ser…» cercò di dire Thorin ma dai cespugli uscì un enorme ragno, seguito poi da altri, che attaccarono i Nani i quali, privi di forze, non riuscirono a contrastarli e uno ad uno vennero punti e catturati.


La compagnia era stretta in spessi bozzoli bianchi, come addormentati, i ragni gli giravano attorno; Bilbo indossò allora l’Anello che lo rendeva  magicamente ed inspiegabilmente invisibile e la cosa che quasi lo fece urlare di terrore fu sentire le voci sibilanti di quelle creature che gli erano accanto.

 «Io dico di mangiarli subito»
 «Carne di Nano, sarà una prelibatezza» un grosso ragno passò proprio sopra la testa dello Hobbit, che repentinamente si abbassò a bocca spalancata
 «Ma sì se iniziassimo a banchettare con uno o due di loro non credo che il capo se ne prenderà a male» il ragno che aveva parlato si diresse verso uno dei bozzoli, cercando di aprirlo, ma dall’interno arrivò un potente calcio che lo fece desistere.

 «La carne scalcia ancora!» da una fessura del bozzolo, Bilbo vide spuntare gli occhi terrorizzati di Bombur
 «Uccidiamoli subito»
 «Sono d’accordo» i ragni si riavvicinarono ai bozzoli, fu in quel momento che Bilbo decise d’agire; prese in mano una grossa pietra e la lanciò lontano, tra gli alberi.

Subito i ragni vennero distratti da quel suono e si diressero in quella direzione, lasciando i Nani incustoditi, alla mercé di Bilbo.


Lo Hobbit fece per alzarsi dalla posizione in cui era, quando un grosso ragno gli si parò davanti; Bilbo iniziò ad agitare la spada davanti al muso della creatura, riuscendo anche a colpirla
 «Cos’è? Dove sei?!» lo Hobbit si tolse l’Anello dal dito
 «Proprio qui» disse conficcando la spada in mezzo agli occhi del ragno
 «Aaah pungola! Pungola!» urlò quello mentre cadeva giù dall’albero.

 «Pungola eh? È un bel nome, Pungolo» disse Bilbo soddisfatto avvicinandosi ai bozzoli, dei quali tagliò uno ad uno i filamenti che li tenevano sospesi; non appena i Nani toccarono terra iniziarono a muoversi e a liberarsi della spessa bava che li circondava.

 «Cosa è successo?!»
 «Dov’è Bilbo?» 

 «Sono quassù» urlò lo Hobbit dalla cima dell’albero, sbracciandosi per farsi vedere, ma un ragno gli si buttò addosso facendolo cadere.

 

Nel frattempo i Nani si erano messi a cerchio, le spade sguainate, pronti a ricevere i ragni.
Questi ultimi non tardarono ad arrivare, iniziarono ad attaccarli ma questa volta i Nani erano più forti e riposati, riuscendo a rispondere con vigore all’attacco.

Iniziarono a muoversi tra gli alberi, respingendo i ragni come meglio potevano, facendosi largo tra gli arbusti
 «Restate uniti!» urlò Miriel tagliando di netto la testa di un ragno, ma quelle creature continuavano a scendere dagli alberi e ad attaccarli.

Più ne uccidevano e più ne venivano fuori, i Nani iniziarono ad essere stanchi, dopotutto era da all’incirca due settimane che a stento mangiavano.

Per uccidere un ragno Thorin si staccò di alcuni metri dal gruppo e non appena la creatura fu morta, altre due attaccarono il Nano, che faticò a parare l’attacco di entrambe.

Distratto dai due ragni, si sentì sollevare da dietro, girò il volto e vide che un grosso ragno l’aveva preso con le zampe e se lo stava portando alla bocca, dove due tenaglie si muovevano frenetiche.
Cercò di fermare la creatura con le mani ma fu inutile, fece per urlare ma il ragno lo scaraventò a terra, togliendogli per un attimo il respiro.
Fu letteralmente coperto dalla creatura, pronta per mangiarlo, ma ciò non avvenne.

Miriel si gettò contro il ragno e gli tagliò la testa, uccidendola.

Thorin tornò a respirare e si alzò in piedi, cercando chi l’aveva salvato con lo sguardo, trovandola ad alcuni metri di distanza.

 

La ragazza gli corse subito incontro, gesto che anche lui imitò, e gli buttò le braccia al collo

 «Valar, Thorin, stai bene vero?» disse stringendolo con tutte le sue forze, gli occhi chiusi 
 «Sì sto bene, ho temuto che non ti avrei mai più rivisto» rispose il Nano, staccandosi appena da lei, guardandola dritto negli occhi verdi.

In quel momento, dopo che per l’ennesima volta avevano rischiato di separarsi, la follia prese il posto della ragione.

 

Thorin avvicinò velocemente il volto a quello di Miriel, posando le labbra su quelle dell’altra, un enorme fuoco avvampò nei petti di entrambi, trascinandoli in un bacio appassionato e disperato.

Miriel rafforzò la presa su il Nano, aggrappandosi alle sue spalle forti, mentre Thorin le cinse la vita con le robuste braccia, stringendola ulteriormente a se.

Quando si staccarono non si dissero nulla, si limitarono solo a guardarsi negli occhi; non c’era nulla da dire, o almeno, non in quel momento.
Tornarono dal resto della compagnia, stavano facendo la conta per vedere se mancava qualcuno, quando da sopra le loro teste arrivarono altri ragni.

Attaccato ad un filamento vi era qualcuno, armato di arco e frecce, che scendeva volteggiando leggiadro, atterrando sulla groppa di un ragno, uccidendolo facilmente.

Scendendo dalla carcassa della creatura, trafisse due di quelle immonde creature utilizzando una sola freccia, alcuni metri li separavano.
Il biondo, quasi bianco, dei suoi capelli risaltava in mezzo a tutta quella oscurità.

Era un Elfo.

Dopo aver pugnalato un ragno su cui era saltato, l’Elfo fece una capriola e puntò l’arco contro Thorin, in testa alla compagnia; ai lati ne spuntarono altri, tutti armati di arco.

 «Non credere che non ti uccida Nano, lo farei con piacere» aveva profondi occhi azzurri.

 

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ANGOLO AUTORE: bene signore e signori, ecco a voi il capitolo n° 12!
Parto subito facendo gli auguri a tutte le donne che leggono la mia storia (e a tutte le donne del mondo ovviamente), ricordatevi che l'unica persona che può farvi piegare la testa è il vostro parrucchiere.🌼
Parlando del capitolo, quanta roba da dire!
La situation iniziale non è bellissima e anche dopo non migliora, però, per l'immensa gioia di tutti coloro che shippano Thorin e Miriel quest'oggi abbiamo avuto un BACIO!
So che da tanto lo aspettavate e per tanto tempo ho rimandato questo momento, però ce l'abbiamo fatta.
In questo capitolo entra in scena anche uno dei personaggi più belli e fondamentali de "Il signore degli anelli" e "Lo hobbit", mio secondo marito da quando avevo 3 anni, è impossibile non amarlo, il suo nome (non so perchè) mi ricordava un limone quando ero piccola 
*rullo di tamburi*
LEGOLAS VERDEFOGLIA!!!
Spero di averlo fatto entrare bene nella storia, dandogli il giusto spazio, ma la vera azione tra Leggy e la compagnia di nani si vedrà nel prossimo capitolo, che uscirà DOMENICA 11 MARZO!
Ringrazio tutti coloro che hanno letto, recensito, messo la storia tra seguiti/preferiti e in particolare:
-Lone_wolf_08♥️
-ThorinOakenshild
♥️
per le dolcissime recensioni al capitolo precedente e per la loro continua presenza nel leggere la mia piccola storiella.
Vi invito come al solito a lasciare una RECENSIONE per farmi sapere cosa ne pensate.
Un bacione😘
Sissi04



 

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Capitolo 13
*** Cap. XIII ***


Sotto gli archi degli Elfi, i Nani non poterono che arrendersi e gettarono le armi a terra; un urlò arrivò da un punto indefinito tra gli alberi.
 «Kili!» urlò il fratello, cercando di andare verso di lui ma venne repentinamente bloccato dagli Elfi; fortunatamente un’Elfo dai lunghi capelli ramati andò in soccorso del Nano, uccidendo i ragni e portandolo insieme agli altri.

Gli Elfi iniziarono a perquisirli, denudandoli di ogni più piccola arma che avevano addosso, molte nel caso di Fili e Miriel, i quali avevano pugnali e lame nascoste ovunque.

L’Elfo che perquisiva la ragazza era incredulo davanti a ciò che vedeva, e continuava a fissarla insistentemente
 «Cos’è orecchie a punta? Mai visto una ragazza o una ragazza armata?» sbottò Miriel spazientita, l’altro non le rispose ma disse qualcosa nella sua lingua, facendo avvicinare l’Elfo dai capelli biondi che doveva essere il capo, guardandola attentamente anche lui.

 «E tu chi sei? Cosa ci fai con questi Nani?» le domandò con un tono gelido.
 «Questi Nani, come hai detto, sono la mia famiglia, sono una Nana anch’io nel caso il tuo cervellino da Elfo non funzionasse a dovere» rispose Miriel, facendo infuriare l’Elfo che le prese con forza un braccio, strattonandola vicino al suo petto;
 «Come osi parlarmi in questo modo!» disse l’Elfo, gli occhi azzurri colmi di collera, ma il suo braccio fu afferrato da un’ altra mano, che lo staccò brutalmente da Miriel.

 «Prova a sfiorarla ancora una volta Elfo e giuro sulla testa di mio padre che ti uccido» Thorin e l’Elfo si guardarono negli occhi, il Nano quasi ringhiava dalla furia.

 «Questi due li portiamo da mio padre, gli altri nelle segrete» l’Elfo biondo impartì gli ordini e subito i suoi guerrieri fecero muovere i Nani.

Ad un tratto Bofur si accorse che lo Hobbit non era con loro, si avvicinò a Thorin e sussurrò «Dov’è Bilbo?»; a quelle parole il Nano si illuminò di nuova speranza e si lasciò condurre verso il reame boscoso, dimora di Thranduil, re degli Elfi silvani.


Come Imladris, anche il Reame Boscoso era di una bellezza unica, un’enorme fortezza divisa in numerose aree collegate da ponti di robusta quercia; la luce fioca che illuminava il loro cammino era emessa da piccoli diamanti posti sopra a lunghi candelabri.

La compagnia fu però presto divisa: la maggior parte di loro fu spintonata verso le segrete, mentre due Elfi afferrarono per le braccia Thorin e Miriel, trascinandoli in un’altra direzione.

Meta del loro breve viaggio era un’ampia sala illuminata da veri candelabri con candele, di fronte a loro si innalzava invece un immenso trono fatto di quercia, con le corna di un alce piantate in cima.
Su di esso, regalmente seduto, vi era un elfo che ben conoscevano e non di certo in positivo; i lunghi capelli biondo chiarissimo gli arrivavano quasi a metà busto, gli occhi glaciali li guardavano dall’alto al basso, le labbra erano piegate in un ghigno di scherno.

Era Thranduil, colui che aveva promesso aiuto ma che quando ve ne fu il bisogno si tirò indietro.

 «Bene bene, guarda chi si rivede dopo così tanti anni; Thorin figlio di Thrain» disse l’Elfo scendendo dal trono e guardando il Nano con un'espressione indecifrabile «E anche la ragazzina impertinente di cui sono stato informato, ho già visto il tuo volto ma non ad Erebor» disse poi avvicinandosi a Miriel, il suo sguardo si fece improvvisamente serio.

 «Ed ecco Thranduil, re degli Elfi silvani, ancora rinchiuso nella sua dimora per la paura» rispose Miriel alzando il mento e mantenendo lo sguardo fisso sull’Elfo davanti a lei.
 «Sì, sei proprio uguale a lei…» disse Thranduil allungando una mano verso il viso della ragazza, sfiorandolo solamente, dal momento che lei si spostò bruscamente.

 «Portatela dove sapete» ordinò alle guardie, che la presero per le braccia e la trascinarono via.


Thorin e Thranduil rimasero soli, l’uno di fronte all’altro, occhi contro occhi.

 «La tua venuta nel nostro regno potrebbe far che una nobile impresa sia imminente, data la vicinanza con la Montagna, deduco un'impresa per annientare un drago e riconquistare una terra perduta» Thranduil iniziò a girare attorno al Nano; 
 
«Personalmente, credo che il vero motivo sia più scialbo e meschino, un tentativo di furto» disse chinandosi quasi all’altezza del volto del Nano, come cercando di carpire informazioni con lo sguardo.
 «Hai trovato una via per entrare non è vero?» disse con un sorrisetto appena accennato, incamminandosi verso il trono
 «Cerchi quello che porterebbe su di te l'autorità di regnare, il gioiello del re, l’Archengemma. È incredibilmente preziosa per te, anche più di altre gemme in tuo possesso da tempo, lo capisco questo, anch'io ne ho alcune» un nuovo ghigno si accese sul suo volto riferendosi a Miriel, avendo compreso i sentimenti che li legano.
 «Ci sono gemme nella Montagna e nelle tue mani che anch’io desidero, gemme bianche, di pura e luminosa luce stellare che tempo addietro mi appartennero e portarono gioia e purezza la mio popolo».

 «Di quali gemme stai parlando?» chiese Thorin seguendo il re con lo sguardo, stringendo i pugni nervoso.

 «Oh, non mi dire che non ve ne eravate mai accorti; la ragazza che è con voi, non è una semplice mezz’Elfo, rappresenta molto di più per il mio popolo»

 «Cosa stai dicendo?» Thorin cercò di nascondere lo sguardo confuso conficcando le unghie nella pelle

 «Lei appartiene al mio popolo dalla nascita, come sua madre prima di lei. Eleanor era un frammento di stella, incarnata nel corpo di un Elfo, creata e mandata sulla Terra di Mezzo insieme a tante altre come lei per salvarla dall’oscurità, in particolare scelsero il mio popolo già puro, per renderlo ancor più perfetto».

 «Questo non è possibile…» disse Thorin scioccato cercando di rielaborare tutto ciò che l'Elfo aveva appena detto, forse delirando.

 «Invece sì, solo che la vostra mente è troppo cieca dinanzi ad una cosa così sacra. Tuttavia ti offro il mio aiuto» disse Thranduil chinando appena il capo.

 «Mh, parla orecchie a punta, ti ascolterò anche se con sforzo» rispose provocatorio Thorin, ricomponendosi dallo sconcerto di poco prima ed esibendo un sorrisetto arrogante.

 «Ti lascerò andare, solamente se restituisci quello che è mio» disse Thranduil serio; il Nano gli diede le spalle e lentamente si mise a girare per la sala, meditando.

 «Quindi mi stai proponendo un patto, favore per favore»

 «Hai la mia parola, da un re a un quasi re, alla ragazza non sarà fatto alcun male»

 «Io non mi fiderei che Thranduil, il grande re e amico degli altri popoli onori la sua parola! Anche se la fine dei giorni incombesse su di noi. Tu non hai onore!» urlò Thorin, giratosi nuovamente verso l’Elfo, battendosi un pugno sul petto solido.
 «Ho visto come tratti i tuoi amici: siamo venuti da te una volta, affamati, la nostra dimora era persa ma tu ci hai voltato le spalle, tu ti sei allontanato dalla sofferenza del mio popolo e ora osi chiedermi di restituirti ciò che non ti appartiene? Puoi dimenticarti Miriel, dovesse il fuoco del Drago distruggermi!» urlò ancora il Nano, insultando l’Elfo che si avvicinò a lui colmo d’ira.

 «Tu non osare parlarmi delle fiamme del Drago, conosco la sua furia, distruzione e sete di morte» l'Elfo chiuse per un attimo gli occhi e un lato del suo bellissimo volto venne sfigurato, facendo riaffiorare le ossa bruciate e la carne in brandelli.
 «Ho affrontato gli infernali serpenti del nord!» urlò Thranduil allontanandosi di scatto dal Nano, facendo subito scomparire l’immensa cicatrice dal suo volto.
 «Lo misi in guardia, il tuo presuntuoso nonno, su ciò che la sua avidità avrebbe raccolto e attirato, ma lui non mi diede ascolto. Tu non sei diverso da lui» fece un cenno a due Elfi che afferrarono Thorin per le braccia e lo portarono via.
 «Rimarrai qui a marcire se è ciò che desideri, cento anni sono un mero battito di palpebre nella vita di un Elfo, il tempo non mi manca» disse Thranduil al Nano, vedendolo scomparire tra i diversi ponti.

 

Da diverso tempo gli Elfi l’avevano lasciata lì, in quella stanza, sola.
Si era seduta sul pavimento, non volendo assolutamente toccare nulla di quella che sembrava tanto una camera da letto.

D’un tratto il rumore della porta la fece alzare in piedi, rivelando ai suoi occhi Thranduil
 «Perché mi avete fatta portare qui?» chiese con uno sguardo indagatore, l’Elfo la guardò e passò oltre, andando verso un tavolo dove una brocca e un bicchiere erano posti, versandosi una buona quantità di quello che le sembrò vino.
 «Avete intenzione di rispondermi?» chiese ancora visibilmente irritata, gli occhi dell’Elfo si puntarono su di lei mentre si portava il bicchiere di cristallo alle labbra sottili.

 «Ti ho fatta portare qui perché necessito di parlarti, parlarti di una cosa molto importante. Ti dice niente il nome Eleanor?» disse Thranduil, facendola gelare sul posto.

 «Voi conoscevate mia madre?» l’Elfo iniziò a girarle attorno.

 «Esattamente, lei apparteneva di diritto al mio popolo e per lunghi secoli l’ho ospitata nella mia dimora; vedi lei era una donna molto speciale»

 «Cosa intendete dire?» chiese Miriel confusa e diffidente, mai per nulla al mondo si sarebbe fidata di quell'uomo.

 «Non mi stupisco che tu non lo sappia, d’altro canto i Nani non potevano saperlo quando ti hanno preso per allevarti. Eleanor faceva parte di un popolo molto speciale, capace di cambiare il mondo»

 «State delirando, mia madre era una semplice…» ma fu interrotta da Thranduil
 «ElfO, sì questo era ciò che era sulla terra, ma la verità è che lei non apparteneva alla Terra di Mezzo» le disse puntando il suo sguardo di ghiaccio negli occhi verdi e smarriti di Miriel.

 «Cosa?»

 «Tua madre era il frammento di una stella, venuta sulla terra insieme a tante altre e incarnata sotto aspetto di Elfo, mandata con il compito di portare pace, luce e difendere il mio popolo dall’oscurità; ma si ribellò quando conobbe tuo padre. Scappò, abbandonando i suoi doveri, una ad una le sue compagne vennero tratte in inganno e uccise da creature serve del male.
Si diceva che il loro cuore, se preso dal petto ancora pulsante, aveva il potere di rendere immortale chi lo mangiava, anche per questo motivo furono sterminate. Cercai tanto tua madre senza mai trovarla, pensavo che si fossero estinte ma fortunatamente la sua incoscienza e ribellione ha dato frutto a una nuova speranza, tu» l’Elfo fece una piccola pausa, osservando il volto della ragazza, pallida ed incredula per ciò che aveva appena udito.

 «Lo so lo so, è un grande shock saperlo tutto così d’un fiato ma vedrai che passato del tempo ti ci abituerai» le disse prendendole il volto tra le mani fredde.
 «Voglio proporti una cosa: se deciderai di lasciare il fianco di Thorin Scudodiquercia e la sua compagnia sarai accolta nel mio regno, vivrai da immortale quale sei e ti insegnerò ad utilizzare i tuoi doni da stella. Devi solo scegliere: la lealtà verso un popolo a cui non appartieni o qualcosa di molto più grande e prezioso» Thranduil si trovava alle sue spalle e l’ultima frase gliela aveva quasi sussurrata all’orecchio.

 «Io non tradirò mai il mio popolo» ringhiò Miriel decisa, facendolo allontanare da se.
 «Forse una piccola dimostrazione di ciò che sei in grado di fare ti farà cambiare idea» detto ciò, Thranduil le puntò una mano contro e, chiudendo gli occhi, disse alcune strane parole.

Dopo un primo momento, Miriel si sentì strana; un forte calore al petto, esattamente dov’era il suo cuore, le invase il corpo.
La testa iniziò a dolergli, facendole chiudere gli occhi per lo sforzo, il calore al petto si trasformò in dolore.
D’improvviso un’enorme luce scaturì da lei, facendole spalancare di scatto le braccia e urlare.

Udendo le urla Thranduil si fermò, togliendo il controllo su di lei.

Subito la luce si dissolse e Miriel cadde a terra, priva di forze, il re si avvicinò a lei chinandosi 
 «So che ti ha fatto male, ma se continuerai ad allenarlo ogni giorno, il tuo potere crescerà e diventerà qualcosa di magnifico, non dovrai più soffrire»

 «Lasciami andare» quello della ragazza era appena un flebile suono, che ebbe però il potere di scostare il re come se si fosse scottato.

 

Thranduil uscì dalla stanza per poi rientrarvi seguito da suo figlio
 «Portala nella cella con il Nano Legolas, ho da fare ora» disse Thranduil congedandoli.


L’Elfo biondo, quello che gli aveva portati nel reame boscoso, guardò prima il padre poi la ragazza accasciata sul pavimento.
Velocemente si avvicinò a lei, mettendo un braccio attorno alle sue spalle e l’altro sotto le ginocchia, sollevandola agilmente; uscì dalla stanza richiudendosi la porta alle spalle.

Da qualche minuto erano in viaggio verso le segrete e la ragazza si lamentava tra le sue braccia
 «Mi dispiace per quello che ha fatto mio padre, ho sentito le urla, non avrebbe dovuto insistere»
 «Non è colpa tua, portami da Thorin» con tutte le sue forze riuscì ad articolare quelle parole in mezzo ai lamenti.

Giunti davanti alla cella di Scudodiquercia, la guardia gli aprì la porta, facendo entrare Legolas con la ragazza in braccio; quella vista fece subito alzare Thorin, ma l’altra guardia non lo fece avvicinare ai due.

L’Elfo l’adagiò piano sul pagliericcio, per poi alzarsi e girarsi verso il nano.
 «Cosa le avete fatto pezzi di lerciume?!» chiese con furia il nano digrignando i denti
 «Non preoccuparti Nano, a causa di mio padre ha sofferto però starà bene» detto ciò, Legolas uscì dalla cella insieme alle guardie, lasciandoli soli.


Subito Thorin si inginocchiò su di lei guardandola
 «Miriel ti prego rispondimi, Miriel» disse il Nano cercando di captare qualche movimento nel corpo della compagna, ma senza risultato.
Si stesa affianco a lei e la circondò con le sue braccia, le diede un lieve bacio sulla guancia e si addormentò al suo fianco. 

Avrebbe dato la sua vita per proteggerla.





ANGOLO AUTORE: ecco a voi il capitolo n° 13!
Questo credo sia uno dei capitoli più importanti, finalmente abbiamo scoperto tutta la storia sulla mamma di Miriel e su cosa lei stessa è.
Spero vi piaccia come storia, è un colpo di fulmine che mi è venuto una  sera a caso🙈
Ringrazio come al solito tutti coloro che hanno recensito il capitolo precedente:
-Lone_wolf_08♥️
-ThorinOakenshild♥️
-Thorin78♥️

grazie di cuoreeee!
Invito anche ai lettori silenziosi di farsi avanti e di dirmi cosa ne pensate tramite RECENSIONE!
Prossimo appuntamento: GIOVED
Ì 15 MARZO
Un bacione 😘
Sissi04

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Capitolo 14
*** Cap. XIV ***


Quando Miriel si svegliò non capì subito bene dove si trovava, sentiva qualcosa di ruvido e freddo sotto di se ma qualcosa di caldo alle sue spalle che la mandava totalmente in confusione.
La testa le doleva ancora ma meno di prima, si sforzò di aprire gli occhi vedendo un muro di spessa pietra verde scuro, che poteva essere granito, davanti a se.

Si mosse appena e si accorse di non essere sola: attorno alla sua vita, come una cintura, vi era un braccio mentre un odore di pino e tabacco le arrivò solleticò le narici; si voltò lentamente vedendo il viso di Thorin a pochi centimetri dal suo.

Stava dormendo, forse per la prima volta dopo mesi e gli occhi cerchiati di viola ne erano l'inconfondibile prova, si meravigliò non stesse russando! A questo pensiero le venne quasi da ridere, ma si trattenne.

Con una mano prese ad accarezzare e a stringere lievemente quella del Nano appoggiata sulla sua vita, i suoi occhi non si staccavano dal volto dell’altro nemmeno per un istante. Dopo alcuni minuti anche Thorin si svegliò e non appena aprì gli occhi vide Miriel, che gli sorrideva, tra le sue braccia.

 «Miriel» con la mano del braccio libero prese ad accarezzarle il viso, vedendola sorridere di più e la cosa non potè che rasserenarlo «Stai bene? Quando ti hanno portata qua sembravi morta…» per quanto si fosse sforzato, non riuscì a nascondere il tremolio impaurito dalla sua voce roca.

 «Sì sto meglio, mi duole ancora la testa ma il peggio è passato» disse Miriel abbassando gli occhi con un leggero sospiro
 «Cosa ti ha fatto?» 
 «Non lo so con certezza: mi ha parlato di mia madre e di chi era…»
 
«Sì lo ha raccontato anche a me…» disse Thorin abbassando a sua volta gli occhi, mordendosi leggermente il labbro inferiore pensieroso.

 «Poi mi ha chiesto di scegliere se stare con voi o con loro, dal momento che ho risposto che non avrei mai tradito il mio popolo ha voluto darmi una dimostrazione pratica del potere che possiedo…» alla mente le riaffiorarono i ricordi di dolore di alcune ore prima «Ho sentito come un fuoco avvampare dal mio cuore ed estendersi in tutto il corpo, poi ha iniziato a farmi male la testa ed infine ricordo che ho brillato, da sola, emettevo luce; ma insieme ad essa un dolore fortissimo che mi ha fatto gridare» riassunse brevemente Miriel.

Sentì i muscoli del Nano irrigidirsi, doveva essere furioso alle sue parole, c'era da aspettarselo

 «Come si è permesso di farti questo, io lo uccido» disse Thorin, non la guardava più negli occhi
 «Ehi ehi Thorin guardami» disse Miriel costringendolo a guardarla, una mano sopra la barba ispida e aggrovigliata «Sto bene, sono qui davanti a te, sono tra le tue braccia e so che tu mi proteggerai. Vedrai, presto sarà tutto finito» continuò la ragazza facendo stendere di schiena il Nno, alzandosi su metà il busto per guardarlo meglio.

Lentamente avvicinò le sue labbra a quelle di Thorin e ne accarezzò appena la superficie, non vi era insicurezza in quello sfiorar di labbra, solo un lieve tremore. Fu il Nano ad approfondire leggermente il bacio, impossessandosi con maggior vigore delle labbra della mezz’Elfo; alzandosi e facendola indietreggiare fino a che la sua schiena non aderì perfettamente al pavimento freddo, coperto di paglia.

Rimasero in quella posizione per tempo indefinito, Miriel faceva vagare la sua mano dai capelli alla barba di Thorin, trovandola ispida a contatto con la pelle dei polpastrelli.
Tempo dopo le loro labbra si separarono, i respiri lievemente affannati, fronte contro fronte.

 «Nessuno oserà toccarti o farti del male fino al momento in cui il mio cuore emetterà l’ultimo decisivo battito, questo lo sai» disse il Nano, le cui palpebre erano leggermente socchiuse.

 «Questo lo so, l’ ho sempre saputo e mai dubitato» rispose Miriel accarezzando distrattamente i capelli dell’altro, ancora intenzionato a sovrastarla con il suo corpo.

 «Non sai quanto creda che tutto questo sia sbagliato, eppure non riesco a fermarmi» continuò Thorin sospirando rumorosamente e mettendosi a sedere contro la parete «Ogni volta che penso a questa impresa, al nostro popolo, a te, vedo solo fallimento. Non sono stato in grado di fare nulla, moriremo di vecchiaia dentro queste prigioni elfiche; se penso che con ciò che provo per te in questo momento, penso alla casa che vorrei darti, alla sicurezza che vorrei darti. Ho sbagliato ovunque» un altro sospiro uscì dalla gola del Nano, i cui occhi erano incollati al suolo.

 «Thorin, tu non hai fallito, ci hai provato. Sei riuscito a fare tanto per il nostro popolo, ci hai creato una vita sui Monti Azzurri e questo vale più di tutto l’oro di Erebor. Hai avuto coraggio quando ne è stato necessario, hai guidato un popolo perso e ridotto alla fame verso una nuova vita, hai dato speranza.
Io sono e sarò al tuo fianco qualsiasi cosa accada, te l’ho promesso ricordi?» disse Miriel sorridendo appena, tirando fuori dalla casacca sbiadita e consumata la pietra runica blu che lei e Thorin si erano scambiati da bambini; tirando lievemente la slacciò dal collo e la mostrò al Nano.
 «Ricordi cosa significano queste rune?»

 «Insieme con coraggio»

 «Ricordo quando ce le scambiammo: c’eravamo nascosti dal nonno per aver rotto il suo poggiapiedi intarsiato, ci stava cercando, sentivamo le sue urla, diceva che non appena ci avrebbe trovati ci avrebbe infilzato con la sua ascia» Miriel ricordò quel momento così lontano e tenero in un certo senso, una vita che ormai non fa che parte del loro passato.

 «Sì, avevamo paura lo facesse davvero così decidemmo di farci una promessa. Prendemmo due pietre dal fiume accanto a noi, erano di un blu perfetto; se mai ci avesse trovato, saremmo rimasti insieme a proteggerci l’un l’altro, con coraggio» concluse Thorin per lei.

 «Mi manca» gli occhi smeraldini le si inumidirono appena, appoggiò la testa alla spalla del Nano

 «Anche a me, anche a me» le disse accarezzandole lievemente il volto.


I giorni si susseguivano monotoni nelle prigioni elfiche, a volte Thranduil convocava Thorin per sapere se si era deciso a parlare, ma con scarsi risultati. La loro cella era staccata dagli altri, in una zona più difficile da raggiungere e nascosta.

Quando portavano loro del cibo, Thorin si rifiutava categoricamente di inghiottire anche solo un pezzetto del pasto ma si faceva spesso convincere da Miriel con frasi come “Devi tenerti in forze" o “Non è velenoso”.
Non avevano avuto alcuna notizia dello Hobbit e l’attesa si stava facendo snervante, rendendoli facilmente irritabili.

Erano passate due settimane dal loro arrivo nel Reame Boscoso.




ANGOLO AUTORE: ecco a voi il capitolo n° 14!
Non so perchè ma sembra sia passata una vita dall'ultima volta in cui ho pubblicato...
Questo capitolo è dedicato a Thorin e Miriel, ho voluto fargli prendere un momento di pausa, solo per loro; spero vi sia piaciuto il flashback in cui compare anche Thror!
Volevo ringraziare per le dolcissime recensioni al capitolo precedente (grazie di cuoreee):
-Lone_wolf_08♥️
-Thorin Oakenshild♥️
-LilyOok ♥️

e anche Phoneyx97 per la parte in cui mi ha fatto critiche costruttive!
Vi invito a LASCIARE UNA RECENSIONE per farmi sapere cosa ne pensate.

È un periodo un po' complicato, la prossima settimana sarò via e giovedì non potrò pubblicare; nemmeno questa domenica uscirà un nuovo capitolo poichè sarò sommersa da impegni!
Mi dispiace tantissimo!!!
Anyway tornerò DOMENICA 25 MARZO con il capitolo n° 15!
Un bacione 😘
Sissi04

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Capitolo 15
*** Cap. XV ***


Altre due settimane passarono e il dì di Durin stava incombeva inevitabilmente su di loro, perdevano troppo tempo in quella cella dannata; ormai la speranza stava progressivamente abbandonando gli animi dei Nani.
Ma una notte Bilbo comparve dinanzi alle sbarre della cella del loro capo, portava grandi notizie:

 «Così pensi di riuscire a tirarci tutti fuori di qui?» chiese Thorin sospettoso, certo aveva imparato a fidarsi del piccolo Hobbit ma nella situazione in cui si trovavano la cosa più saggia da fare era diffidare di chiunque fosse al di là delle sbarre.
 «Come facciamo a sapere che non stai mentendo e non ti sei venduto agli elfi» rimarcò il tutto alzando un sopracciglio, le braccia incrociate sul petto.

 «Dovete fidarvi di me» non vi era menzogna negli occhi dello Hobbit, così il Nano si arrese ed accettò il piano che Bilbo gli propose.


Due sere dopo i Nani uscirono finalmente dalle loro celle, lo Hobbit aveva rubato le chiavi ed una ad una le sbarre di ferro che imprigionavano i suoi compagni furono aperte.
Li condusse per una scala, poi un’altra, un’altra ancora, un ponte, sempre più giù, fino alle cantine.

 «Perché ci hai portato qui, avevi detto che ci avresti fatto uscire» disse Fili visibilmente irritato, purtroppo per lui, o per fortuna, aveva man mano ereditato lo stesso carattere di suo zio Thorin.

 «Fidatevi di me, entrate nelle botti» disse gentile come sempre lo Hobbit, ma i Nani non erano dello stesso avviso.

 «Cosa? Entrare lì dentro?! No no no, tu sei matto» iniziarono a discutere tra di loro, cosa che fece tremare Bilbo fin nelle viscere al pensiero che gli Elfi potessero accorrere a tale baccano e scoprirli.
 «Fate come vi dice, entrate nelle botti» all’ordine di Thorin nessuno osò ribattere, un ad uno i Nani entrarono nelle botti, sporgendo poi la testa per ulteriori istruzioni.

 «E adesso?» domandò Bofur a nome di tutti
 «Trattenete il fiato» con queste parole il mezz’uomo tirò una lunga leva di legno aprendo un portellone nel pavimento, ed una ad una le botti rotolarono disordinatamente giù fino ad atterrare nell'acqua gelida del fiume.

Caddero in una piccola cascata, poi un’altra e un’altra ancora, bagnandosi dai piedi fino alle punte dei capelli; in lontananza scorsero un ponte in pietra bianca, la loro uscita.

 «Presto! Dobbiamo passare per di là» urlò Balin iniziando a remare più forte con le mani; alle loro spalle sentirono delle urla e proprio quando stavano per passare sotto il ponte i cancelli in ferro battuto si chiusero, bloccando loro il passaggio.

Sentirono i passi veloci di un Elfo che si dirigeva verso di loro poi, d’improvviso, udirono un corno e l’Elfo cadde morto in mezzo all’acqua.
 «Gli Orchi!» urlò Dwalin vedendo numerosi Orchi ripugnanti scavalcare come cavallette le mura bianche; dovevano passare ad ogni costo dalla parte opposta, dovevano scappare o per loro era finita.

Kili non se lo fece ripetere due volte dalla vocetta nel suo cuore, mentre i suoi compagni respingevano alla bel e meglio gli Orchi da dentro le botti, il giovane Nano si issò sul pontile in pietra, dirigendosi verso la leva che avrebbe permesso al cancello di lasciarli passare.
Schivando numerosi colpi da parte degli Orchi, si fece strada verso quella dannatissima leva ma mentre stava per afferrarla sentì un dolore acuto alla gamba destra; abbassò lo sguardo e vide che fonte di quel dolore non era altro che una freccia, nera come la notte.
Si accasciò a terra urlando per il dolore acuto che da li si stava propagando in tutto il corpo.

 «No Kili» sussurrò Thorin cercando di scorgere inutilmente il nipote da sotto il ponte; gli Orchi si stavano inesorabilmente avvicinando al Nano dai capelli corvini, dovevano fare presto.

Con un salto, Miriel uscì dalla sua botte, ripercorrendo la via intrapresa in precedenza dal nipote; arrivò da lui solo grazie all’intervento degli Elfi, arrivati sul luogo in numero maggiore, che colpivano e uccidevano gli Orchi senza pietà.

 «Kili, Kili ci sei? Riesci a sentirmi?» chinatasi all’altezza del Nano, aveva preso a scuoterlo con il cuore in gola
 «Sì sto bene, aiutami ad alzarmi» le rispose Kili con voce rauca dal dolore, appoggiandosi alle spalle della zia adottiva.

Dopo essersi messo in piedi si diresse velocemente verso la leva abbassandola, permettendo ai Nani di uscire.
 «Kili la freccia, non riuscirai ad entrare nella botte» constatò Miriel mentre la corrente portava via velocemente i loro compagni.
 «Non c’è tempo, forza salta!» le urlò di rimando il Nano, prendendole la mano e buttandosi nelle rispettive botti.

Al contatto con il bordo in legno, la freccia si spezzò, lasciando sfuggire a Kili un urlo che cercò tuttavia di attenuare.

Così le botti presero a scendere veloci lungo il fiume, a causa delle forti rapide, sbattendo contro le rocce ai margini e facendo bagnare i Nani fino al midollo; inoltre gli Orchi continuavano a seguirli lungo la riva, non risparmiandoli da continui attacchi.
Infatti quelle sudice creature, quando le armi non raggiungevano i Nani, si buttavano su di loro, in mezzo al fiume, cercando di ucciderli con morsi e colpi di coltellacci aguzzi.

Anche gli Elfi inseguivano la compagnia di Nani, uccidendo all’occorrenza anche gli Orchi.

Dopo l’ennesimo Orco a cui aveva tirato un pugno e poi buttato in acqua, Miriel si drizzò e riemerse dal suo barile, i capelli appiccicati al volto, sputacchiando un po' dell'acqua ingerita.
 «Da dove sono saltati fuori questi?! Non è possibile che ce ne siano così tanti!» esclamò preparandosi a difendersi ancora.

Man mano che gli Orchi cadevano i Nani entravano in possesso delle loro armi, usandole come meglio potevano per difendersi; Thorin, Dwalin e Gloin riuscirono anche a tagliare un tronco, su cui sostavano parecchi Orchi, che faceva da tramite tra le due rive.

Anche l’aiuto degli Elfi non era poco, infatti la loro mira era infallibile e decimavano molti nemici: per aiutarsi a colpire meglio, Legolas Verdefoglia saltò sui barili, atterrando su Dwalin e Gloin; piroettando, gli Orchi cadevano come foglie al vento sotto le sue frecce.

In un impulsivo gesto adrenalinico, Miriel saltò fuori dalla botte, atterrando sulla riva sinistra, pullulante di quelle orride creature; con calci, pugni e legnate in piena fronte riuscì a decimare quasi tutti gli Orchi che li si pararono davanti.

Corse per raggiungere la sua botte più avanti ma la strada le venne sbarrata da un energumeno nero e massiccio, con una mazza chiodata in mano la cui vista la fece deglutire a vuoto; si preparò per affrontarlo ma non ve ne fu bisogno, dal momento che una lunga freccia bianca trapassò il cranio della creatura, facendola stramazzare al suolo.

Si voltò appena in tempo per vedere Legolas figlio di Thranduil ancora con l’arco in mano; la guardava con un’espressione strana in volto ma non aveva tempo per questo.

Con un salto atterrò nuovamente dentro il suo barile, annaspando per rimanere a galla.
Non appena fu stabile, si girò verso l’Elfo ma quello non c’era più.


Arrivarono alla fine del fiume, dove le acque impetuose si gettavano in quelle calme del lago. Lentamente approdarono alla riva e senza aspettare oltre scoperchiarono quei dannati barili e uscirono grondanti d’acqua.

 «Mai più una cosa del genere, qualcuno mi aiuti, sono incastrata» disse Miriel, il cui fondoschiena era rimasto bloccato in un complicato intreccio con le gambe sul fondo del barile.
Thorin andò da lei, affondò le mani nella botte finché non le raggiunse la vita e senza apparente sforzo la sollevò completamente riappoggiandola a terra.

 «Grazie» diede un veloce abbracciò al Nano per poi dirigersi verso Kili, ora seduto su un tronco con Bofur e il fratello.

Chinandosi all’altezza della gamba, esaminò la ferita, sfiorandola lievemente con le mani sottili
 «Non è grave di per sé ma se la punta della freccia era avvelenata…» lasciò la frase in sospeso alzando lievemente il capo, incontrando gli occhi di Thorin, in piedi accanto a loro.

 «Non possiamo saperlo, dobbiamo trovare un modo per andarcene velocemente senza essere visti e raggiungere Pontelagolungo il più in fretta possibile» decretò Thorin pensieroso «Fategli una fasciatura e proseguiamo» aggiunse poi allontanandosi, andando a parlare con Dwalin.

Passarono alcuni minuti, i Nani si stavano riposando, cercando di asciugarsi come meglio potevano; in riva al fiume,  Miriel si strizzò i lunghi capelli bagnati fradici per poi togliersi gli stivali e scrollare l’acqua e i sassi che vi erano entrati.

Un sole pallido faceva a momenti capolino dalle spesse nuvole, ma nonostante ciò era freddo.

D’improvviso, mentre aveva casualmente posato gli occhi sull’acqua, notò un’ombra alle sue spalle troppo alta e massiccia per essere uno dei suoi compagni; veloce prese un sasso e lo scagliò contro di essa, ma una freccia lo intercettò a mezz’aria colpendolo e conficcandosi al suolo a pochi centimetri da Miriel.

Dwalin le si parò davanti con un bastone ma un’altra freccia lo colpì in pieno centro, rendendolo inutilizzabile; Kili cercò di imitare la zia ma fu fermato ancor prima di scagliare il masso.

 «Provateci di nuovo e siete morti» disse lo sconosciuto da una voce calda e profonda.





ANGOLO AUTORE: ecco a voi (con settimane di ritardo😓) il capitolo n° 15!
Scusatemi per il ritardo ma essendo stata via fino al 24 sera, il 25 non avevo ancora pronto il capitolo e ho avuto anche problemi relativi alla storia con altri autori, non sono riuscita ad aggiornare.
Spero comunque che il capitolo vi piaccia e che non abbia deluso le vostre aspettative!
Come al solito vi invito a lasciare una RECENSIONE per farmi sapere cosa ne pensate.
Ringrazio per le dolcissime recensioni al capitolo precedente:
-Lone_wolf_08♥️
-ThorinOakenshield♥️
-Kano_chan
 (ringraziamento specialissimo)♥️✨
Vi do appuntamento, se tutto va bene, per GIOVED
Ì 5 APRILE!
Un bacione😘
Sissi04

 

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Capitolo 16
*** Cap. XVI ***


L’uomo che li aveva minacciati non era altro che Bard, un povero padre di tre ragazzi, di Pontelagolungo che per vivere faceva il chiattaiolo.
 «Allora, voi siete disposti a pagarmi il doppio se vi faccio entrare nella città?» chiese conferma al Nano che da almeno una ventina di minuti lo stava assillando di chiacchiere.

 «Ma certo figliolo, abbiamo bisogno di passare inosservati per Pontelagolungo poi ci dirigeremo a Est, per andare a trovare alcuni nostri parenti sui Colli Ferrosi» disse Balin, sorridendo per essere credibile.

Fortunatamente l’uomo decise di aiutarli e li sistemò dentro ai barili, da loro stessi rubati agli Elfi, per poi farli riempire di pesce in modo da cammuffare la loro presenza, seppur piccola.

 «Questo fetore mi sta uccidendo, quando siamo arrivati?!» domandò Dwalin spazientito e terribilmente infastidito

 «Ancora poco, siamo alle porte della città» mormorò Bard tra i denti, fermando la chiatta davanti al cancello in legno e scendendo per far vedere i suoi documenti.
 «Ah Bard sei tu, giornata proficua amico mio?» gli domandò un uomo basso, con i capelli grigi, dall’aria vecchia e stanca
 «Più cibo per questa povera gente amico mio, non vedo l'ora di rivedere la porta di casa mia» disse Bard risalendo sulla chiatta, pronto a ripartire.

 «Non così in fretta» un uomo piccolo e vestito di nero fece il suo ingresso da dietro il cancello, un'espressione ripugnante a contornare i denti giallognoli «Qui nelle tue carte c’è scritto che hai un carico di barili vuoti ma questi non lo sono» disse con tono viscido e odioso, dando l’ordine a due guardie di buttare il pesce nel lago.

Miriel sentì che il suo barile veniva lentamente spostato ma fortunatamente Bard riuscì a convincere l’altro uomo, che si chiamava Alfrid, a lasciarlo proseguire con il pesce.

Dopo aver lasciato i barili nella chiatta ed essere passati per il gabinetto della casa di Bard, i Nani riuscirono finalmente a confortarsi in un posto caldo e asciutto dopo tutte le loro sventure. Le figlie dell’uomo, Sigrid e Tilda, si misero subito a distribuire loro coperte e bevande calde; in particolare, la loro attenzione era attirata da Miriel.

 «Hai delle orecchie buffe» le disse la più piccola delle due sorridendole ingenuamente, Miriel si distolse dai suoi pensieri e la guardò incuriosita.
 «Tilda!» subito la sorella la rimproverò
 «Non ti preoccupare, non mi ha in alcun modo offesa; so di avere le orecchie buffe» rispose facendole sorridere entrambe.

 «Mi chiamo Sigrid e lei è mia sorella più piccola Tilda» disse la maggiore delle due, avevano entrambe i capelli castani mossi.
 «Io sono Miriel figlia di Athror, sono per metà Elfo e per metà Nana, per questo motivo le mie orecchie sono a punta» spiegò pazientemente sorridendo interessata alle due, in gioventù non ha mai passato molto tempo in compagnia femminile tuttavia è una cosa che l'ha sempre rallegrata, le rare volte che si concedeva tra un allenamento e l'altro.

 «Oh, non abbiamo mai conosciuto un Elfo in carne ed ossa, pensavo foste più piccoli, come i folletti» disse Tilda facendo ridere di gusto Miriel.
 «Miriel» un richiamo seccò venne da Thorin che, insieme agli altri Nani, era intento ad osservare le armi dategli da Bard; si avvicinò a loro e notò subito che qualcosa non andava.

 «Queste sono armi da pescatore, sempre che si possano chiamare armi» disse prendendo in mano un arpione per poi ributtarlo nel mucchio «Noi ti abbiamo pagato per armi vere, in ferro, con cui ci si possa difendere» aggiunse freddamente.

 «Queste sono le uniche armi che posso darvi, se volete delle vere armi dovete andare alla fucina della città ma non ve le daranno mai e scopriranno che siete clandestini» disse Bard rimettendo al loro posto le armi.

 «Possiamo rubarle, non se ne accorgerebbero» propose Dwalin mettendo le mani sul tavolo
 «Sì concordo» disse Miriel guardando l’espressione di Thorin
 «E sia, questa notte andremo alla fucina e prenderemo ciò che ci occorre» decretò infine il capo della compagnia, seguito da alcuni cenni e mugolii di assenso.


Quella stessa notte, dodici Nani, uno Hobbit e una mezz’Elfo, attraversarono la città del lago addormentata; le loro ombre si stagliavano contro i muri in legno delle case, la luna era l’unica muta spettatrice.
Con una complicata sequenza di salti, riuscirono ad entrare tutti da una finestra del secondo piano e quando furono dentro ognuno si diresse in direzioni diverse per armarsi.

Diversi minuti dopo si diressero tutti verso l’uscita, passando per una stretta scala a chiocciola.
D’improvviso un forte rumore fece spaventare tutti e svegliare mezza città; Kili era riverso per terra, coperto dalle spade che stava portando.

 «Kili, stai bene? Cosa ti senti?» gli chiese Miriel raggiungendolo subito aiutandolo ad alzarsi.
 «Non lo so, ho mal di testa e la nausea» disse il giovane Nano barcollando per stare in piedi; alle loro spalle comparvero le guardie e non fu più possibile aggiungere altro.


I Nani vennero presi e portati davanti al Governatore della cittadina, davanti alla sua dimora, un’ampia cerchia di curiosi si accalcava intorno a loro desiderosi di vedere chi fossero i disturbatori della quiete.

 «Chi siete e cosa vi ha spinto ad entrare clandestinamente a Pontelagolungo?» domandò un uomo vecchio, grasso e con una folta chioma rossa.

 «Io sono Thorin, figlio di Thrain, figlio di Thor, legittimo re sotto la Montagna e vengo qua al vostro cospetto per chiedere il vostro aiuto. Io e la mia compagnia siamo in viaggio verso Erebor per far cessare il dominio della bestia su queste terre e riprendere ciò che è nostro di diritto; in cambio del vostro aiuto vi prometto una parte del tesoro dei nani, grande abbastanza per ricostruire Esgaroth altre dieci volte almeno!» disse Thorin tra gli applausi della folla.

 «Morte, ecco cosa ci porterai, il fuoco del drago si abbatterà su di noi» fu Bard a parlare con enorme sorpresa di tutti.
 «Non sai di cosa parli uomo, noi uccideremo il drago Smaug e condivideremo le ricchezze del nostro popolo con la gente del lago!» vi fu un altro scroscio di applausi.

 «Poi non dimentichiamoci che fu Girion, signore di Dale, tuo antenato, a fallire nell’uccidere la bestia» disse il governatore ridicolizzando Bard agli occhi di tutti.

 «È vero signore, freccia dopo freccia ha scoccato e tutte hanno mancato il bersaglio» aggiunse Alfrid, rimarcando quanto detto dal governatore, facendo esplodere un altro scroscio di risate.

Allora Bard parlò direttamente a Thorin, ignorando completamente gli ignoranti suoi compaesani, sotto lo sguardò incredulo e sconcertato dell’intera compagnia

 «Tu non hai alcun diritto di entrare in quella Montagna» disse rabbioso, quasi sussurrando, guardando Thorin con disprezzo; subito Miriel gli fu accanto, pronta a difendere il re, che però la spinse dietro di sé con un braccio.

 «Io sono l'unico che può farlo» disse Thorin all’uomo, facendolo indietreggiare.

Ormai la cosa era fatta, il Governatore gli offrì il suo aiuto, senza sapere a cosa andavano in contro.





ANGOLO AUTORE: ecco a voi il capitolo n° 16!
Scusate per l'assenza della settimana passata ma tra i vari impegni non sono riuscita a trovare un buco per scrivere, scusatemi tanto.
Anyway, spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi invito a farmi sapere cosa ne pensate tramite RECENSIONE!
Ringrazio per le stupende recensioni:
-Lone_wolf_08♥️
-ThorinOakenshild♥️

grazie anche a tutti i lettori silenziosi (so che esistete), grazie a tutti per la pazienza!💕
Prossimo capitolo a DOMENICA 15 APRILE promesso!
Un bacione😘
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Capitolo 17
*** Cap. XVII ***


Il Governatore mise a loro piena disposizione una casa, così che avessero tutto lo spazio e il tempo per riposarsi e prepararsi al viaggio finale verso la Montagna.

Era una bella casa, in legno, suddivisa in due piani, senza contare il piano terra.
Al secondo vi erano quattro stanze con relativi letti, nella quale i Nani si divisero principalmente per legami di parentela; all’ultimo piano vi era, invece, una sola grande stanza destinata a Thorin, in quanto capo.
Miriel si sistemò nella stanza con Fili e Kili, non poteva andare con Thorin, non era rispettoso nei confronti del loro re.


La mattina dopo si svegliarono tutti di buon’ora e si apprestarono a trovare lavoro per ripagare in parte la generosità degli uomini.
Thorin, i suoi nipoti, Dwalin e Miriel trovarono posto nelle fucine; da sempre tutti loro si occupavano di modellare il ferro per creare oggetti pregiati, anche Miriel aveva voluto apprendere quella preziosa arte, dimostrando fin da fanciulla di esservi particolarmente portata.

All’alba arrivavano alle fucine, attraversando la cittadina parzialmente addormentata, e si mettevano comodi per lavorare in quel caldo afoso; gli uomini rimanevano a torso nudo mentre Miriel aveva una sottile casacca bianca per salvare il suo onore.

Accendevano i fuochi e il metallo prendeva a sciogliersi, il resto della giornata era un concerto di martellate ferro contro ferro e il fragore che esso emetteva quando veniva immerso nell’acqua nera per raffreddarlo e ricominciare da capo.
Tre giorni passarono a Pontelagolungo, alla sera si ritrovavano tutti a casa stanchi morti, così stanchi che a mala pena parlavano.
Al termine del terzo giorno il Governatore organizzò un banchetto in loro onore, prima della partenza verso la Montagna, verso Smaug.


Si guardò allo specchio un po' rovinato della sua stanza, pettinandosi i capelli accuratamente puliti, per poi fare due treccine ai lati della testa; al mercato era riuscita a rimediare un semplice vestito verde scuro che fosse della sua misura per cercare di essere più elegante e femminile possibile.

Quando finì rimase ancora un po’ ad osservare se stessa riflessa nello specchio per poi essere distratta da Fili e Kili.
 «Zia puoi dire tu a Fili che portare armi ad un banchetto è maleducazione» disse uno incassando una gomitata dal fratello
 «Non è maleducazione ma semplice precauzione, vero zia? Dai, ce lo hai insegnato tu che bisogna sempre avere un’arma con se, non si può mai sapere se ci sono pericoli sul cammino» ribatté saggiamente il biondo.

Miriel alzò gli occhi al cielo, sorrise e scosse la testa divertita.
 «Kili ha ragione, è maleducazione presentarsi ad un banchetto armati» si alzò dallo sgabello andando verso di loro «Basta non farsi vedere» mormorò sogghignando alzandosi leggermente la gonna, rivelando un pugnale ancorato alla sua coscia.

I tre si scambiarono un sorrisetto complice per poi essere interrotti da Thorin

 «Cosa state combinando? Gli altri sono di sotto ad attendervi da diverso tempo; ragazzi, giù» disse con tono autoritario, osservando i suoi nipoti sparire attraverso la porta, tornando poi ad osservare colei che in cuor suo già chiamava sua.
 «Sei bellissima» disse sorridendo gentile, facendo sorridere anche lei «Gradirei che tu ti sedessi con me e il Governatore, se non ti dispiace» aggiunse allungando il braccio prendendola a braccetto.

 «Sì, ma certo, ti ringrazio» disse Miriel sorridendo, stringendosi a lui.

Insieme scesero le scale, apparendo agli occhi di tutta la compagnia che sorrideva felice; in fila, con Thorin e Miriel davanti, arrivarono al palazzo del Governatore.
All’interno, una grande folla li attendeva festosa e solo quando loro si sedettero al tavolo imbandito il popolo ricominciò a ballare.

Seduta alla destra del Governatore, Miriel ascoltava distrattamente la conversazione tra Thorin e quel pallone gonfiato, anche perché dopo alcuni bicchieri di vino rosso come il sangue i loro discorsi iniziarono a perdere di buon senso.

I loro compagni si era già tutti alzati e ballavano incontrollati al ritmo della musica allegra che le martellava nel cuore; gettò un rapido sguardo a Thorin, ancora intento a parlare con il Governatore, per poi alzarsi andando dal resto della compagnia.
Subito i Nani, ridendo e scherzando, iniziarono a ballare a turno con lei per tutta la sala, facendola sorridere felice, tanto da farle dimenticare seppur per poco la loro missione e tutti i loro problemi.

Era intenta a ballare con un impacciato e rosso Bilbo quando un’altra mano prese la sua, si fermarono vedendo Thorin accanto a loro con il tipo sorriso apatico che prendeva posto sul suo volto quando voleva sembrare gentile e in qualche modo romantico.

 «Posso avere anch’io il piacere di accompagnarvi nelle danze?» domandò cortese guardandola negli grandi e luminosi occhi verdi.

 «Sì credo di potermi concedere al mio re dopotutto» rispose cortese l'altra prendendo la sua mano, sentendo poi l’altra calda e ampia mano del Nano scendere al suo fianco.

Subito iniziarono a danzare ma era tutto diverso da com’era con gli altri, Thorin era diverso dagli altri, non seguiva il ritmo allegro che gli strumenti producevano ma uno lento dettato dai loro cuori.

 


ANGOLO AUTORE: Salve a tutti, eccomi ritornata con la nostra fanfiction ed ecco a voi il capitolo n° 17!

Perdonate il periodo di assenza infinito ma tra scuola e vacanze non sono più riuscita a scrivere ne, tanto meno, a pubblicare.
Però voglio farvi sapere che sono tornata, più agguerrita che mai e con i capitoli finali per questa storia.
Ringrazio per le recensioni ai capitoli precedenti:
-ThorinOakenshield♥️
-Lone_wolf_08♥️

-ArjaBu ♥️(un ringraziamento speciale, perchè è stata la sua recensione di qualche giorno fa a darmi la carica per tornare)
VI ADORO!!!
Invito come sempre a farmi sapere la vostra opinione con una bella o brutta RECENSIONE!✨
Il prossimo appuntamento è per SABATO 15 SETTEMBRE!!!
Un bacione😘
Sissi04

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Capitolo 18
*** Cap. XVIII ***


Non si accorse nemmeno cosa stesse accadendo, la musica e il loro ritmo lento l’avevano rintontita e fatta cadere in uno stato di trance sublime che non le dispiaceva affatto, l’unica cosa che ebbe il potere di farla rinvenire fu la mano del Nano alla base della sua schiena e le sue labbra premute sulle sue. 

Con passi veloci e passionali Thorin l’aveva riportata a casa, mentre divorava le sue labbra, ammorbidite da un po' di miele che era riuscita a procurarsi al mercato poche ore prima, come una animale famelico.

A tentoni risalirono le scale in legno, scivolando ridendo come idioti diverse volte, raggiungendo finalmente la stanza di Thorin dove erano sicuri nessuno li avrebbe disturbati; con un calcio la porta già cigolante venne spalancata e richiusa.

I loro vestiti iniziarono velocemente a cadere per terra, rivelando i loro corpi nudi segnati da cicatrici simbolo della loro umanità, mentre le loro labbra e lingue si rincorrevano frenetiche e desiderose di altro, molto altro.
Thorin la prese in braccio portandola sul letto dove poté finalmente ammirare le forme del suo corpo perfetto, mentre le sottili mani dell’altra percorrevano il suo petto e la sua schiena con delicate carezze di cui il Nano rimase piacevolmente sorpreso.

Non ebbero bisogno di altro, lui entrò dentro di lei il più delicatamente possibile, facendola abituare alla sua, per così dire, regale presenza, per poi iniziare a spingere prima lentamente e poi sempre più veloce, lasciandosi prendere anima e mente dai sentimenti che li legavano indissolubilmente.
Dalle labbra a distanze millimetriche dei due amanti uscivano solamente delicati sospiri e ansiti di piacere che riempirono la stanza di una melodia sensuale che sapeva d’amore.

Quella notte si promisero l’uno all’altra, e mentre Thorin la strinse tra le sue braccia cadendo in un sonno profondo lei nella sua mente pensò: non amerò alcun uomo al di fuori di lui.


 

Terminarono di caricare le barchette che li avrebbero portati all’altra riva del lago, una volta lì avrebbero risalito a piedi il crinale verso la Montagna. Miriel sospirò pesantemente nel vedere Thorin prendere da parte Kili, sapeva bene cosa voleva comunicargli.
Il giovano Nano subitò si agitò e discusse contrariato ma nulla smosse Scudodiquercia dalla sua decisione; Kili sarebbe rimasto li per curarsi e riprendersi dalla brutta ferita lasciata dalla freccia Morgul, ciò che il prossimo re sotto la Montagna non poteva aspettarsi era però che Fili sarebbe rimasto con suo fratello. 
Zio e nipote si fronteggiarono con sguardi di fuoco e alla fine ebbe la meglio la testardaggine del nipote, che subito raggiunse Kili con Oin al seguito.

Thorin raggiunse allora Miriel, sbuffando contrariato per la decisione del nipote maggiore, le strinse la mano senza dire una parola, l’unica cosa di cui aveva bisogno era un suo contatto, saperla vicina.

Partirono senza guardarsi indietro, velocemente raggiunsero la riva opposta, dando inizio al loro ultimo viaggio verso la Montagna che si estendeva imponente su tutta la vallata brulla, così vicina ed enorme ai loro occhi.


Viaggiarono notte e giorno per tre lunghi ed interminabili giorni; solo al termine del terzo, alle pendici della Montagna, si consentirono alcuni minuti di riposo e ristoro; Smaug forse era ancora li dentro ad attenderli e loro avrebbero dovuto essere pronti a combattere.

Miriel si sedette contro la parete rocciosa, accanto a Thorin, le cui mani vibravano dall’impazienza e il desiderio di avere finalmente tra le mani il tesoro dei suoi avi.
 «Ci siamo quasi, sento già le fucine nuovamente calde e le risate dei bambini grati a te per avergli ridonato la loro casa» disse accennando un sorriso accarezzandogli con un gesto stanco il volto.

 «Sì, sarebbe un vero peccato se morissimo; non sappiamo se quel dannato drago ci stia ancora aspettando dopo così tanto tempo» ribatté l'altro con la sua risatina roca che utilizzava sempre quando era sarcastico.

 «Thorin, non perdere la speranza, anche se quel drago fosse vivo noi lo sconfiggeremo, insieme; guarda» aprì un braccio indicandogli gli altri intenti a prepararsi per la scalata e la possibile battaglia «Siamo arrivati fin qua con te, guidati da te, per il nostro popolo; non abbiamo paura della morte o della battaglia o dell'oscurità, non più. Abbiamo attraversato tutto questo insieme per il nostro popolo e andremo anche incontro alla morte se servisse per uccidere Smaug, ma ti posso giurare che Erebor sarà di nuovo dei Nani, costi quel che costi» concluse guardandolo dritto negli occhi.

Il Nano rimase in silenzio, stupito da così tanta saggezza e determinazione nella voce della compagna con cui era cresciuto, per poi rimanere incantato dai suoi occhi e dalla loro limpidezza; con la sua mano ampia, calda e un po’ callosa, andò ad accarezzarle il viso, sorridendole dolcemente «Ti ho mai detto che ti amo e che sarei perso senza di te?» domandò retoricamente.

 «No ma non ho mai avuto bisogno che me lo dicessi» Miriel sorrise abbassando un attimo il capo per poi rialzarlo e tornare a guardarlo.

 «Thorin è quasi il tramonto, dobbiamo andare» gli ricordò Dwalin sistemando la sua ascia sulla schiena, sentendosi un po’ in colpa per aver interrotto probabilmente uno dei loro ultimi attimi di tranquillità, ma necessitavano di scalare la Montagna e anche velocemente.

 «Sì eccoci, andiamo» disse Thorin rialzandosi prendendole una mano aiutandola, per poi rivolgersi a tutti.
Così iniziarono a scalare a mani nude la parete rocciosa, fino ad arrivare a metà della statua del Nano scolpita dai loro avi.

Mancavano solo pochi minuti, giunti davanti al punto indicato dalla mappa attesero che l’ultimo raggio del dì di Durin toccasse la pietra per poi lasciare il cielo plumbeo sfumato di un lieve rossore.

 «Dov’è la porta» domandò Nori
 «Non lo so» rispose Bifur guardando la roccia preoccupato con il cuore palpitante in gola.
 «Presto, apritela! Cercatela!» ordinò Thorin mentre gli altri iniziarono a cercare una qualsiasi cosa che potesse mostrar loro la porta, la loro unica speranza che per mesi li ha accompagnati nel loro viaggio.

Tutti i tentativi dei Nani di cercare e buttare giù quella dannata porta furono inutili, persero le speranze e uno alla volta, affranti, iniziarono a ridiscendere la Montagna.
 «No non fate così» provò a convincerli Bilbo ma ottenne solo sguardi pieni di dolore, anche Miriel, che aveva riposto così tanta fiducia in quella missione, lo guardò con occhi spenti per poi ridiscendere.

Il povero Hobbit si guardò intorno cercando di capire cosa non avesse funzionato, quando un tordo si appoggiò su una roccia accanto alla parete; Bilbo lo guardò incuriosito per poi guardare in alto, la luna fece capolino tra le nuvole e un sottile raggio raggiunse lento la parete della Montagna, rivelando improvvisamente allo Hobbit quella che gli parve a tutti gli effetti la toppa di un porta.

 «Aspettate! Aspettate! Eccola, la porta! Non era l’ultimo raggio d’estate ma il primo di autunno» urlò contento cercando di richiamare i suoi compagni; si girò e rigirò in cerca della chiave, calciandola all’improvviso a causa della stazza dei suoi piedi.
Fortunatamente un robusto scarpone la bloccò prima che potesse cadere tra le rocce.

Thorin la raccolse, guardando la porta, si avvicinò e inserì la chiave nella toppa, facendola girare senza problemi; nel mentre tutti erano ritornati indietro e guardavano ansiosi la schiena del loro re.

Con una leggera pressione, il Nano scostò la pesante pietra, aprendo l’entrata per la Montagna.
Lui stesso vi entrò per primo, subito seguito da Miriel e Balin.

 «Conosco queste mura… questa pietra» mormorò commosso sfiorando la pietra come se fosse cristallo; Miriel non resistette all'emozione e cadde in ginocchio.

 «Siamo a casa» sussurrò tra le lacrime di gioia.



ANGOLO AUTORE: ecco a voi come promesso il capitolo n° 18!
Finalmente la cosa che tutti state aspettando da più o meno l'inizio della storia, spero che Thorin e Miriel vi siano piaciuti😋
Siamo anche arrivati alla montagna, avviandoci verso la fine della storia.
Ringrazio per le dolcissime (e fedeli) recensioni:
-ArjaBu♥️
-ThorinOakenshield♥️
-Thorin78♥️

Love u all!!!
Come sempre invito a lasciare una RECENSIONE per farmi sapere cosa ne pensate😉
Prossimo appuntamento a SABATO 22 SETTEMBRE!
Un bacione 😘
Sissi04

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Capitolo 19
*** Cap. XIX ***


Erano ormai passate ore da quando il signor Baggins aveva attravesato la stretta porticina per introdursi come un ladro nella Montagna, eppure la compagnia ancora era ignara di qualsiasi avvenimento; non un ruggito, non un grido, non un sibilo, nulla.
L’attesa iniziò ad essere snervante, tanto da farli camminare avanti e indietro davanti, quando all’improvviso ecco sbucare dal nulla il loro amico Hobbit.

 «Bilbo!» esclamarono in coro circondandolo ansiosi e curiosi, forse il drago era davvero morto se Bilbo era riuscito a tornare in superficie per raccontar loro ciò che aveva visto nel suo breve viaggio tra le viscere della Montagna.

 «Allora cosa ha trovato il nostro scassinatore?» domandò Thorin avvicinandosi, Bilbo allora mostrò loro una splendida coppa scintillante che fece venire le lacrime agli occhi ai più anziani.

 «Bravo Bilbo, il drago è morto?» domandò seria Miriel con una mano appoggiata sull'elsa della spada.
 «Non lo so, credo di sì, non lo ho visto, sarà morto sotto quell'oro così pesante» disse il piccoletto gesticolando, lasciando la coppa ai Nani che iniziarono a passarsela tra loro come fosse un cimelio.

 «Bene, ora torna dentro e portami l’Archengemma» comandò Thorin autoritario facendo tornare dentro il povero Hobbit che scomparve nuovamente nell’oscurità.
 

Dopo diversi minuti però sentirono un potente ruggito accompagnato da un lieve tremore della terra, il drago era vivo.
Miriel non ci pensò due volte, si calò anche lei nella galleria con Amdir sguainata, per poi venire seguita da tutti i suoi compagni, mai avrebbero lasciato che il loro amico morisse, oramai era uno di loro.

Quando giunsero alla fine del tunnel, videro il drago alla ricerca dello Hobbit che invano tentava di nascondersi dietro ad alcune colonne.
Miriel si sentì improvvisamente tirare indietro dalla cinta e Thorin si parò davanti a lei come uno scudo umano, iniziando a provocare il drago facendolo infuriare ancora di più.

 «Pessima idea Thorin, davvero una pessima IDEA!» urlò Miriel buttandosi con lui e gli altri nel mucchio d’oro sotto di loro per sfuggire alle fiamme del drago.

Dopo un’interminabile corsa per i grandi e lunghi corridoi marmorei, giunsero finalmente alle fucine, che assomigliavano più che mai a vecchi pozzi arrugginiti.
 «Thorin queste fucine sono spente da anni, servirebbe un fuoco enorme per rimetterle in funzione» disse Dwalin ovvio, cercando insieme agli altri una via che permettesse a loro tutti di uscire da quella tomba.

 «Ce l’abbiamo il fuoco» rispose Thorin con una precisa idea in mente, affacciandosi tra le aperture del grande cancello «Non credevo che fosse così facile insaccarti, il grande Smaug, sei diventato vecchio e lento» provocò il drago finché quello non sputò un’enorme fiammata che riuscì ad accendere le fornaci.

 «Presto Bombur, lo sfiatatoio! Bilbo, là su c’è una leva, aspetta il nostro segnale prima di tirarla» urlò Miriel  salendo in cima ad una delle fucine, osservando l’oro sciogliersi velocemente all’interno.

Smaug non vi impiegò molto a rompere i cancelli di ferro battuto, iniziando a rincorrere con zanne e fiamme i Nani che scappavano in ogni direzione possibile.
Lo condussero nel salone principale, dove le rocce erano ancora assemblate dall'ultima volta che la Montagna ospitò Nani a formare il corpo gigantesco di Thor, ora pieno d’oro fuso. Con poche mosse tolsero i ganci che reggevano insieme le rocce, che franarono a terra rivelando la magnifica statua in oro del grande re dei Nani.

Smaug si fermò come previsto ad ammirarla, troppo avido di ricchezze per poter pensare che quella non era altro che l'esca della sottile trappola ideata da Thorin; pochi secondi e poi quella iniziò a sciogliersi davanti ai grandi occhi gialli del drago. L’oro colava a fiotti nella stanza inondando lo stesso Smaug che ruggì con rabbia e dolore, venendo sepolto nel pavimento del salone.

 «È morto?» domandò Miriel ansiosa guardando il pavimento luminoso, quando all’improvviso la patina viene rotta dal drago che, ruggendo, uscì fuori dall’oro bollente; in un attimo sfondò il portone principale prendendo il volo nella notte nera come la pece.
 «Io sono fuoco, io sono morte» disse con voce sibilante tipica dei draghi, volando verso Pontelagolungo.

 «Che cosa abbiamo fatto» sussurrò Bilbo guardandolo.



ANGOLO AUTORE: ed ecco a voi il capitolo n° 19!
Allura, intanto scusatemi per il ritardo di una settimana ma ho ricominciato la scuola e dovevo un attimo riprendermi dallo shock, inoltre dovevo finire di correggerlo per cui ho aspettato a pubblicarlo.
But now here we are!
Non è uno dei miei scritti più brillanti ma spero vi piaccia ugualmente, sto già lavorando al prossimo che sono certa vi piacerà moooolto di più!

PICCOLA COMUNICAZIONE DI SERVIZIO: questa settimana (1-6 Oct) sarò in viaggio in Francia e tornerò sabato sera molto tardi, dubito fortemente di riuscire a pubblicare il 6 ma il 7 OTTOBRE uscirà sicuramente il nuovo capitolo!
Come al solito ringrazio per le dolcissime e troppo buone recensioni di:
-ThorinOakenshield♥️
-Thorin78♥️
-ArjaBu♥️

Love u! E invito tutti a lasciare una RECENSIONE, bella o brutta!

Un bacione😘
Sissi04

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Capitolo 20
*** Cap. XX ***


Tre giorni passarono da quella notte, all'interno di quella Montagna avevano trovato la forza di sistemare alcune sale nonostante il peso del lutto sui loro cuori; non avevano udito nemmeno un mormorio sulla sorte dei loro parenti rimasti al lago, nulla.
Si aggiravano tra le collinette d’oro nel silenzio più assordante, alla ricerca di quella maledetta Archengemma, maledetta perché il suo ritrovamento appariva come l’unica cosa importante agli occhi di Thorin.
Se ne stava ore ed ore a cercare; non mangiava, non dormiva e per quanti sforzi facesse Miriel, non la guardava nemmeno da quanto avanzata era la sua ossessione.
 
 «Sono preoccupata Balin, non è più lui, continua a rimanere in quella sala, quando lo chiamo non mi risponde nemmeno! Pensi sia la malattia del drago?» sussurrò sconsolata una mattina al vecchio Nano che, affranto quanto lei, le rispose 
 «Sì, temo di sì, una malattia grava su quell’oro, la stessa malattia di cui era affetto vostro nonno e che lo portò alla follia; i-io non so cos altro noi potremmo fare se non stargli accanto ma una cosa è certa» le puntò il grosso dito contro e Miriel non poté fare a meno di notare il tremolio della mano «L’unica cosa a cui lui tiene più anche dell’Archengemma sei tu, io so che dentro di lui il suo amore verso di te è vivo e forte, solo tu puoi farlo tornare se stesso» disse con fervore l’anziano.
 «Lo spero Balin, anche se inizio a perdere questa speranza» gli rispose abbassando gli occhi tristemente, quando all’improvviso Thorin entrò nella sala.
 
Gli osservò le mani tutte graffiate e sporche di sangue, era sudato e pallido, faceva paura.
 «Thorin, Valar, cos’hai fatto?» domandò la giovane andando da lui guardandolo preoccupata.
 «Nulla, limitati a fasciarmele» le rispose sbrigativo e freddo; Miriel lo guardò stupita per alcuni secondi per poi tacere e farlo sedere su una sedia iniziando a pulirgli le mani tozze e callose, fasciandogliele strette così da fermare il sangue.
Terminato il lavoro, rimase a guardarlo cercando di capire dai suoi occhi di pietra quanto ancora c’era del Thorin che amava dentro a quell’involucro freddo al tatto ma non riuscì a penetrare la cortina di ferro che lo circondava come un alone umido.
 
Thorin si alzò in piedi quasi indifferente per poi, prima di andarsene, accarezzarle gentilmente il viso, lasciando la stanza.
 
 
I giorni si susseguivano come nulla, nessuna novità, bella o brutta che fosse, arrivava alla Montagna; le loro giornate venivano trascorse principalmente nella sala del tesoro alla ricerca di quella gemma che avrebbe permesso a Thorin di radunare gli eserciti ma nulla, non ve n’era traccia.


Miriel si svegliò tremando quella mattina d'autunno, un alito gelido era penetrato nel suo pesante mantello; da quando Thorin non dormiva più con lei aveva sempre freddo.
Una volta in piedi andò a passeggiare per gli ampi saloni, memore dei ricordi racchiusi in quella pietra fredda; oramai nemmeno Thorin era più al suo fianco, lo sentiva distante e distaccato, come se fosse in un mondo parallelo al suo. 
Si sentiva così sola, priva di luce e vita.
Passeggiò in religioso silenzio per diverso tempo fino ad arrivare vicino al portone sfondato; lì, seduto in un cantuccio, vide lo Hobbit. 
 
Egli teneva tra le mani qualcosa che dal punto in cui si trovava non riusciva ad identificare bene, così, in silenzio, si avvicinò di più; i suoi occhi rifletterono i bagliori dorati emanati dall’Archengemma.
Lo Hobbit non ci mise molto ad accorgersi di lei, sussultando e alzandosi in piedi
 «M-miriel! N-non pensavo fossi già sveglia» provò a conversare ma l’attenzione dell’amica era diretta ad altro.
 
Bilbo fu percorso da brividi lungo tutta la schiena sotto quello sguardo limpido che scavava in profondità nella sua anima attraverso gli occhi, quel sorriso lieve e calcolatore ma serio aggiungeva un tocco a quell’insieme davvero terrificante.
Miriel lo fissò a lungo, con la mente affollata da pensieri; poi all’improvviso prese a sistemargli la giacca blu e il panciotto scombinato, prendendo facilmente in mano la pietra.

La guardò attentamente mettendola anche in contrasto con la luce del pallido cielo, la lanciò in aria riprendendola subito dopo con il gomito facendola scivolare sull’altra mano per poi sistemargliela nuovamente nella tasca interna della giacca.
 «Lui mai dovrà trovarla, fa di tutto per tenerla lontana da lui, te ne prego amico mio» mormorò guardandolo negli occhi con quel sorriso spento tipico di chi è disperato; subito lo Hobbit annuì deglutendo, guardandola con preoccupazione.
 
Come era arrivata la mezz’Elfo se ne andò tornando indisturbata a passeggiare per la Montagna.
 
 
Passò nuovamente davanti al portone sfondato guardando casualmente la stradina sterrata davanti all’imponenza della roccia, proprio in mezzo ad essa vide camminare i suoi nipoti, Bofur e Glòin.
Venne colta da un improvviso bagliore di speranza, salutandoli con la mano istintivamente con gli occhi lucidi.
 
Come era prevedibile anche i fratelli rimasero scioccati alla vista di ciò che Thorin stava facendo, la sua ossessione e brama per la gemma e quell’oro era oltre misura, lo consumava dall’interno lento ed inesorabile ma nei cuori di ognuno di loro la speranza era come un fuoco ardente.


La situazione precipitò quando ciò che era rimasto della gente del lago giunse tra le rovine di Dale.
Thorin diede subito inizio ai lavori per costruire un muro dove una volta si ergeva la porta, portando i suoi amici e se stesso allo stremo per terminarlo subito.
Miriel cercava di aiutarli come poteva anche se Thorin glielo aveva proibito, portando loro acqua e cibo, facendoli riposare un minimo.
 
Tre giorni dopo finalmente il muro fu pronto, il Nano guardò soddisfatto la sua opera sotto il cielo privo di stelle.
 
Con un po’ di coraggio Miriel provò ad avvicinarsi a lui
 «Non vi sono stelle nell’arco celeste questa notte» disse guardando il cielo oscuro
 «No, non ve ne sono» mormorò l’altro in risposta lasciando poi cadere un silenzio imbarazzante.
 
 «Hai fatto lavorare troppo i nostri compagni, sono esausti, se gli uomini ci attaccassero non riusciremmo a rispondere ora come ora»
 «Sciocchezze, i miei uomini sono forti e robusti, sanno come si conduce una guerra» ribatté l'altro solennemente
 «Thorin io credo tu ti stia facendo trasportare dalla foga di aver riconquistato la Montagna, guarda in faccia la realtà: quanto ci vorrà prima che altri popoli giungano alla nostra porta? In questa Montagna vi è abbastanza oro per saldare il debito con il popolo del lago, onora la promessa fatta a quel buffone e al suo popolo» all’improvviso le parole le uscirono a raffica senza poterle fermare o farla riflettere sulla reazione che avrebbero provocato nel Nano.
 
 «No, non ti permetto neppure di pensarlo, questo oro era dei miei avi e pertanto mio, non mi distaccherò da una sola moneta e su tu credi che io possa farlo, vuol dire che non mi conosci affatto» le rispose con rabbia andandosene come una furia.
 «Aspetta Thorin!» lo fermò tenendolo per il braccio «È tardi e non ho voglia di discutere su questo, il tuo cuore sa cosa è giusto fare, confido in questo  ma… almeno, potresti dormire con me questa notte?» domandò speranzosa.
Il Nano sembrò rifletterci per un attimo, abbassando il volto, per poi guardarla ed annuire «D’accordo» 
 
La ragazza deglutì prendendolo per mano stringendola lievemente, lo portò nella stanza dove dormivano tutti insieme, giungendo al suo cantuccio costituito da un vecchio tappeto e il suo mantello.
Si tolse la cintola dove teneva appesa la spada appoggiandola di lato per stare più comoda, per poi stendersi ed attenderlo.
Lo sentì trafficare per un po’ fino a che non si stese al suo fianco con un pesante sospiro, le accarezzò il viso per poi chiudere gli occhi sprofondando nel sonno più profondo.
 
Miriel lo guardò sospirando, si avvicinò al suo viso facendo sfiorare le loro labbra per poi sistemarsi meglio sotto il mantello e addormentarsi.
 
 
La mattina dopo si risvegliarono con gli Elfi alla porta, era giunti ai piedi della Montagna con l’ombra della notte, portando rifornimenti alla povera gente del lago.

Prima venne Bard, colui che li aveva aiutati e che aveva previsto la distruzione della propria città «Sono venuto dinanzi a voi a chiedere ciò che Thorin Scudodiquercia promise al mio popolo, chiedo che onori la sua parola» disse solenne; i Nani lo guardarono dall’alto delle mura, in silenzio, mentre Thorin si affacciò da una fessura nel muro.
 
 «Perché vieni a bussare alla mia porta Bard l’ammazza draghi ?» chiese atono senza neppure degnare l'altro di uno sguardo.
 «Tu hai fatto promesse alla mia gente, promesse che ora ti chiedo di mantenere oh Thorin Scudodiquercia, che ti chiudi nella Montagna come un ladro nel suo covo»
 «Un ladro?» l'altro rise con tono rauco per breve tempo «Ti ascolto» rispose fintamente calmo il Nano stringendo i pugni
 «Tu hai riconquistato la Montagna con il nostro aiuto, onora la promessa, la mia gente muore di fame a causa vostra, la furia del drago ci ha investiti e strappato ogni cosa» mormorò l’uomo guardando fisso il profilo regale del Nano.
 «Quella promessa non ha più alcun valore, consiglio a te e alla tua gente di tornare strisciando nel buco da cui siete venuti, io non mi distaccherò da una sola moneta» rispose crudele Thorin con anche un sorrisetto maligno dipinto in volto.
 
La compagnia non poté credere ai suoi occhi nel vedere così il loro capo, colui che con il cuore avevano giurato di seguire fino in capo al mondo.
Quando tornò da loro abbassarono d’istinto il capo a tale freddezza, tutti tranne una ovviamente.
Miriel lo guardò severa e scioccata, velocemente lo prese per il braccio portandolo via con rabbia, fino alla sala del tesoro, tra i cumoli di monete dorate e le gemme scintillanti.
 
 «Sei forse ammattito?» chiese infine guardandolo a braccia conserte, esprimendo tutto il suo disappunto semplicemente con lo sguardo di fuoco
 «No, quei pezzi di lerciume hanno avuto ciò che meritano, c’eri tu al mio fianco quando andammo ad umiliarci dinanzi a tutti i regni della Terra di Mezzo per un minimo di aiuto, di carità, compassione… Quante? Quante volte ci hanno sbattuto la porta in faccia?!» urlò rabbioso il Nano camminando avanti e indietro davanti a lei.
 «Lo so, come hai detto ero io al tuo fianco, ricordo ogni cosa ma tu hai promesso a quelle persone, tutti noi lo abbiamo fatto, stai portando disonore su di noi. Quelle persone non hanno più nulla ed è solo a causa nostra, abbiamo risvegliato un drago che sarebbe dovuto morire qui dentro ma noi egoisti come tutta la nostra stirpe non abbiamo riflettuto sulle conseguenze delle nostre azioni e questo ne è il risultato! Smettila di chiuderti in te stesso e fa ciò che so anche il tuo cuore ritiene giusto» gli urlò di rimando cercando di convincerlo caparbia.

 «Questo oro è mio! Mio e del mio popolo! Io sono il re e decido io cosa è meglio! Le sofferenze di quella gente non mi toccano neanche lontanamente e tu, tu devi portarmi rispetto» urlo furioso puntandole un dito contro, non era più lui, Miriel sentì una fitta al cuore ma si fece forza.

 «Il Thorin che è cresciuto con me tra queste mura non si sarebbe mai comportato così, tu non sei lui, non sei mio fratello e l’uomo che amo, no, tu sei un mostro tramutato dalla brama di questo oro!» prese un pugno di monete e pietre preziose per poi lanciarle ai suoi piedi. 
 «Bene, se la cosa non ti sta più bene allora vattene, non ho bisogno di te e per la cronaca, tu sei sola la povera orfanella figlia di un traditore e una sgualdrina, non sei niente per me» disse quelle parole con odio, guardandola con disprezzo negli occhi.
 
Quelle parole la colpirono come uno schiaffo, un pugno nello stomaco, furono capaci di lacerarle il cuore, strapparlo a metà, non riuscì a contenere le lacrime che le inondarono gli occhi.
 «Thorin… t-tu mi stai spezzando il cuore» sussurrò guardandolo disperata, il Nano non aggiunse altro voltandosi dall’altra parte.

Miriel si fece forza, asciugandosi le guance candide, si girò anche lei e se ne andò.
 
 
 

ANGOLO AUTORE: ecco a voi il capitolo numero 20!
Wow, ci stiamo avvicinando alla fine 😍
Scusatemi il periodo di assenza ma la scuola mi ha letteralmente asfaltato e non sono più riuscita a farmi viva, ho approfittato delle vacanze per scrivere.
Anyways, ho impiegato tempo e fatica per scrivere questo capitolo in primis perchè non sapevo come gestirlo (se dividerlo in due, come scriverlo) poi una mattina sono stata colta da illuminazione divina e ce l'ho fatta!
Era un capitolo necessario, in cui ho attraversato diciamo le fasi della pazzia di Thorin, anche per questo è più lunghino del solito.
Spero comunque che vi sia piaciuto, io sto adorando il risultato e se lo adorate anche voi come me fatemelo sapere tramite RECENSIONE (bella o brutta) !!!
Ringraziamento speciale a:
-Lonewolf_08♥️
-ArjaBu♥️

per le dolcissime e graditissime recensioni al capitolo precedente.
Ringrazio ovviamente anche tutti coloro che ancora resistono e seguono la mia storia che va avanti come una lucciola, e beh ovviamente tutti i lettori silenziosi!
Prossimo appuntamento (a meno che non caschi il mondo) è per DOMENICA 6 GENNAIO! IO ci sarò
Un bacione😘
Sissi04✨

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Capitolo 21
*** Cap. XXI ***


Si lasciò trasportare dai movimenti volontari compiuti dai suoi muscoli, tornando indietro fino alla sala dove tenevano le loro cose; si mise il mantello sulle spalle e preparò velocemente la sua sacca, scossa da singhiozzi e tremolii.
 I Nani la guardarono confusi e chi tra iniziava a capire aveva il terrore dipinto sul volto.
 «No bambina mia ti prego riflettici, qualsiasi cosa abbia detto o fatto ma non te ne andare, ti prego» cercò di fermarla Balin sull’orlo delle lacrime
 
 «No, ha scelto lui il suo destino ed ha espresso chiaramente ciò che desidera, non vi è più posto per me nel cuore di Thorin Scudodiquercia ne in questa Montagna che tanto ho amato. Sarete sempre nel mio cuore e nei miei pensieri amici miei, spero le nostre lame possano tornare a combattere insieme un giorno» disse solenne guardandoli uno ad uno per poi andare verso l’uscita di quella stanza piena di Nani gelati sul posto.
 
 «Zia, ti prego, no» la fermò Fili prima che potesse uscire dalla porta, mettendole una mano sulla spalla guardandola dritta negli occhi, il fratello accanto ansioso e serio come lui.
Miriel li guardò entrambi, le pianse il cuore a vedere paura e delusione nei loro occhi dai colori così contrastanti, quelli di Fili così simili a quelli che tanto ha amato; allungò un mano stringendo quella del nipote per poi spostarla delicatamente, lasciò una carezza ad entrambi ed uscì.
 
Con passi decisi arrivò sul muro preparandosi con gesti frenetici a calare una robusta fune ma all’improvviso i suoi movimenti vennero interrotti da un voce profonda e burbera.
 
 «Così hai deciso di lasciarci, di nuovo» Dwalin la osservava appoggiato ad una parete con le braccia incrociate
 «Sì, non posso più stare qua a vedere calpestato il mio amore e la mia speranza da un pazzo che non riconosco come mio fratello, come mio uomo, ne tanto meno come mio re» rispose duramente continuando a preparare la fune per scendere dal muro.

Il Nano annuì in silenzio, respirò pesantemente e si staccò dalla parete.
 «Strano… quando non eravamo che bambini ti facevo più combattiva» disse semplicemente sperando in cuor suo che quelle parole facessero effetto e dessero una scossa a quel cuore ferito.
Miriel si fermò, prendendo respiri profondi guardando l’orizzonte infinito, infine parlò
 «Quella bambina non esiste più... da molto tempo» si girò a guardarlo duramente sapendo di averlo ferito; infatti l’amico annuì e a capo chino si addentrò nuovamente nel labirinto di tunnel e corridoi.
 
Si stava per calare quando si sentì toccare timidamente una spalla
 «Dimmi Bilbo» disse con la corda in mano senza nemmeno girarsi a guardarlo
 «Questa è meglio che la tenga tu» le porse l’Archengemma che con titubanza l’altra prese sistemandola in una tasca interna del suo cappotto annuendo.
 «Vieni con me mastro Baggins, quando lo scoprirà non avrà pietà alcuna»
 «Lo so bene ma non voglio andarmene» disse inaspettatamente lo Hobbit «I miei amici sono qui, ho fatto la scelta giusta, non ho paura; me ne andrò quando sarà lui a cacciarmi» proseguì sicuro guardandola.
 
Quella si voltò verso di lui con gli occhi che lasciavano trasparire comprensione ma non sorpresa; scese dal cornicione arrivandogli dinanzi.
 «Voi siete lo Hobbit più strano e straordinario che io abbia mai incontrato Bilbo Baggins, conserverò per sempre nel mio cuore il vostro ricordo, non perdete mai il vostro coraggio» disse guardandolo negli occhi per poi baciargli una guancia delicata.
 
Lo Hobbit arrossì sorridendo leggermente con gli occhi lucidi per poi vederla tornare sul cornicione
 «Ce la faremo Bilbo, te lo prometto» lo guardò negli occhi un secondo ancora per poi gettarsi dal muro.
 
Bilbo rimane fermo boccheggiante per un po' ad osservare la notte; ci sarebbero state altre parole che avrebbe voluto dirle... ma non era quello il momento e non era quello il giorno. 
 

 «Presto le loro provviste finiranno, come la loro pazienza e forza di vivere e allora si arrenderanno a noi prostrandosi dinanzi alla nostra pietà» disse Thranduil a Bard, bevendo vino da una coppa di cristallo seduto su una semplice sedia ma riccamente decorata; fuori la notte era buia e fredda.
«Non mi interessa che si arrendano o no, desidero semplicemente ciò che spetta al mio popolo» rispose Bard, da uomo semplice quale era.
 «Ma certo ed avrai esattamente ciò che chiedi uomo del lago ma prima voglio vedere nuovamente quel nano umiliato, lui e tutta la sua stirpe» continuò freddamente.
 
All’improvviso però nella tenda fece irruzione un altro Elfo, che si inchinò dinanzi al suo signore
 «Mio signore Thranduil, vengo ad informarvi che avete ricevuto una visita inaspettata»
 «Ma davvero… Ebbene, fai entrare il mio ospite» osservò l’Elfo uscire e subito dopo entrò una figura incappucciata che si rivelò essere la mezz’Elfo.
 
 «Bene, quale piacevole visita abbiamo ricevuto amico mio» la scrutò con un sorrisetto quasi malevolo.
 «Risparmiati i convenevoli Elfo, sono venuta solo per fare ciò che è giusto» tagliò corto l’altra per poi estrarre l’Archengemma che illuminò la tenda.
 Subito sia l’uomo che l’Elfo si fecero seri e raddrizzarono per vedere meglio l’oggetto che la ragazza teneva in mano.
 «Curioso che Thorin Scudodiquercia ti abbia lasciato proprio la pietra a cui tiene di più» constatò confuso Bard guardando alternativamente pietra e ragazza.
 «Infatti, il Nano non si sarebbe mai privato dei suoi tesori più preziosi lasciandoli vagare tutti soli per la Terra di Mezzo» aggiunse con un sorrisetto furbo Thranduil.
 «Infatti non mi è stata data da lui ma da un amico, ora la sto offrendo a voi; questo è l’unico modo per convincere Thorin a darvi ciò che desiderate» controbatté atona lanciando la pietra all’Uomo.

Bard la fissò per alcuni secondi per poi passarla all’Elfo che tendeva già il braccio.
Non appena la ebbe tra le lunghe mani, Thranduil rimirò l’Archengemma cercando di coglierne chissà quale assurdo significato, sotto lo sguardo serio e confuso di Bard e quello gelido ed infastidito di Miriel.
 
 «La sto lasciando a voi solo perché la disperazione dimora in quella Montagna, vi pregherei di trattare con rispetto e valore quella pietra, simbolo del mio popolo; non credete mi provochi piacere nel vederla tra le mani di un comune orecchie a punta» aggiunse guardando duramente l’Elfo che si alzò ed appoggiò la gemma in un piccolo scrigno in legno.
 
 «Capisco il tuo ribrezzo mia cara anche se credo sia del tutto infondato, noi siamo simili» iniziò a girarle attorno scrutandola da capo a piedi
 «Esatto, simili di aspetto, non uguali» lo guardò sfrontata «Io a differenza vostra ho un cuore» aggiunse ovvia lasciandosi quasi sfuggire un sorrisetto impertinente.
 «Tanta determinazione ed arroganza in un corpo così leggiadro ed aggraziato» le accarezzò il viso «Come voi dite, io non ho cuore ma il vostro è stato spezzato, ora, esattamente come dissi a vostra madre, non esiste l’amore; quello che eri convinta di provare e forse provi tutt’ora non era che una mera illusione della tua mente» giunse le mani tra loro, guardandola con finta indifferenza.
 
Miriel inaspettatamente si ritrovò ad annuire pensando all’ultima conversazione avuta con Thorin
 «Vorrei darvi torto, amo Thorin Scudodiquercia, il mio amore era ed è reale e avrebbe dovuto strapparlo dalle fauci della malattia del drago ma così non è stato» mormorò sentendo improvvisamente più pesante la pietra che portava al collo.
 «Sento che in te è forte il desiderio di allontanarti da qui ma vedi, io vi chiedo di restare con me e la mia gente; già alcuni mesi fa ve lo avevo proposto, se deciderai di rimanere al mio fianco ti insegnerò a controllare i tuoi poteri e ti riunirai al tuo popolo» disse con noncuranza mentre in cuor suo sperava che la ragazza accettasse la proposta.
 
Miriel ci rifletté seriamente, ormai cosa aveva da perdere, aveva rinnegato la sua famiglia, aveva perso Thorin e la curiosità verso quel potere così grande e misterioso la attraeva.



ANGOLO AUTORE: ecco a voi tutti il capitolo n° 21!
Questo capitolo è abbastanza triste, la nostra Miriel ha gettato la spugna e non vuole più saperne niente di Thorin Scudodiquercia.
Accetterà la proposta di Thranduil?!😱
Tutto ancora da scoprire!
Ringrazio per la dolcissima recensione:
-Lone_wolf_08 ♥️
e invito a farmi sapere le vostre opinioni tramite RECENSIONE!
Ringrazio ovviamente anche chi ha messo la storia tra le seguite/preferite e tutti i lettori silenziosi😍
Prossimo appuntamento a DOMENICA 13 GENNAIO!
Un bacione 😘
Sissi04

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Capitolo 22
*** Cap. XXII ***


Ripensò a tutto ciò che era accaduto, tutto ciò che aveva affrontato, il coraggio di chi le era stato accanto, di chi l’aveva cresciuta, la speranza che aveva abbandonato il suo cuore e quello dei suoi amici.
Un turbinio di emozioni incontrollabili prese il sopravvento su di lei.
 No non poteva fare questo dopo tutto ciò che aveva passato; si sarebbe ripresa il Thorin che conosceva ad ogni costo.
 
 «Allora? Qual è la vostra decisione?» chiese Thranduil mal celando l’impazienza che traspariva però chiara dai suoi occhi di ghiaccio; 
 Miriel stava per rispondergli anche sgarbatamente quando l’entrata della tenda si aprì nuovamente, facendole rivedere un vecchio amico.
 «Gandalf!» esclamò trattenendosi dal correre da lui come una bambina, mantenendo la sua posa rigida e composta osservando il vecchio.
 
 «Miriel, vederti mi allieta il cuore, cosa mai fai qua cerco di non domandarmelo anche se credo che la risposta sia Thorin» disse Gandalf sorridendo in maniera forzata a causa dei cupi pensieri che dimoravano nella sua mente saggia.
 «La tua intuizione è giusta saggio stregone, da molte lune il mio cuore sospirava di rivederti. Di molte cose ho bisogno di parlarti» disse  l'altra guardandolo, facendogli intendere dai suoi occhi che si trattava di cose importanti e urgenti.
 
Lo stregone decifrò il suo sguardo e annuì, scurendosi ancora di più in volto, stringendo maggiormente il bastone. 
 
 «In quanto a voi, non ho intenzione di cedere alla tentazione che per un attimo ha offuscato la mia mente; anche se ho rinnegato il popolo che mi ha cresciuta non ho intenzione di tradirlo in modo così esplicito. Già l’avervi consegnato la pietra è per me un dolore» controbatté osservando l’Elfo con un’aria di decisa superiorità, sollevando di poco il mento, un gesto che aveva sempre visto fare da Thror, Thrain e successivamente Thorin.
 
Sire Thranduil non diede segni di sbigottimento anche se ne era pieno in cuor suo «Altezzosa esattamente come una Durin… Bene, la vostra decisione è presa, questo non toglie che le porte del mio reame saranno sempre aperte per voi. 
Vogliate ora accettare la mia ospitalità per la notte, domani all’alba marceremo sulla Montagna e faremo piegare Scudodiquercia al nostro volere, gradirei che ci foste anche voi; dopotutto, il Nano ha un debole per il vostro viso, se la situazione si dovesse complicare siete autorizzata ad intervenire, per il suo bene» disse tranquillo tornando a sedersi sulla sedia con regale compostezza.
 
 «Molto bene, sarò presente domani mattina ma non per vedere Thorin piegarsi, bensì per bearmi della vostra sconfitta e del rinsavimento del mio re» rispose altera per poi seguire, insieme a Gandalf, un Elfo che li condusse alle loro tende.
 
 
Da ormai ore Thorin era immerso nel tesoro, lo prendeva ad asciate come a volerlo distruggere ma ad ogni moneta che tintinnava via se ne sostituiva un’altra, creando così una sadica e infinita tortura per l'orecchio.
 I suoi nipoti lo guardavano dall’alto affranti cercando di pensare ad un modo per farlo tornare in se, farlo ragionare e cercare di alleviargli il dolore ma pareva loro impossibile; sembrava un animale rabbioso perché ferito, che si aggira irrequieto per la sua gabbia indistruttibile, alla ricerca del antidoto a tutta quella sofferenza senza trovarlo.
 
Urlava parole incomprensibili in nanico antico, sconnesse tra loro, senza un senso.
La sua Miriel se ne era andata, era scappata da lui e di chi era la colpa? Perché dopo una vita di giuramenti e promesse lo aveva lasciato?! 
Non riusciva  a comprendere cosa mai potesse esser accaduto tra le mura della loro casa di tanto orribile da farla fuggire.
 
Portò una mano al petto stringendo la loro pietra chiudendo gli occhi, smise anche di urlare e dimenarsi, rimanendo nel silenzio più totale, a parte per il gocciolio lontano di qualche fonte d'acqua a lui ignota.
In quel momento però la ragione di Thorin Scudodiquercia fu nuovamente offuscata dalla malattia del drago, che continuava a corroderlo dall’interno.

Ma certo, uno dei suoi doveva averla importunata, forse proprio coloro di cui si fidava maggiormente.
Dwalin forse, invidioso che lui avesse una tale gemma e lui invece fosse solo come un cane; oppure i suoi nipoti, da troppo tempo seguivano i passi di Miriel e presi dagli ormoni e dalla giovinezza devono aver allungato le mani sui di lei, sul suo… tesoro.

Una furia cieca prese nuovamente il controllo di lui, facendolo urlare con ira e brandire nuovamente la sua ascia, infrangendola contro qualsiasi cosa.
Riuscì a calmarsi diverse ore dopo, quando ormai la notte aveva sostituito il giorno; a mente lucida ma folle andò a svegliare tutta la compagnia, dovevano prepararsi alla guerra.
 
 «In piedi figli di Durin, un branco di pescatori e orecchie a punta ha intenzione di depredarci dell’oro del nostro popolo, noi non glielo permetteremo» disse risoluto con un tono che non ammetteva repliche guardandoli negli occhi, senza vederli però veramente.
 
Subito andarono tutti nelle armerie, spolverando le vecchie e pesanti armature, prendendo tra le mani asce e lame ricoperte di ragnatele ma affilate.
I Nani si stavano preparando alla guerra e mai si sarebbero arresi.
 
 «Mastro Baggins» lo richiamò Thorin una volta che lo vide in fondo al corridoio; lo Hobbit si avvicinò a lui titubante, attendendo.
 «Desidero che indossiate questa» disse il Nano mostrandogli una cotta fatta di uno strano ferro, sembrò emanare luce propria agli occhi di Bilbo ed era facile notare la sua sottigliezza.
 
 «Oh no io non sono un guerriero…» rispose umilmente Bilbo
  «È mithril» mormorò l'altro facendogliela indossare ignorando le sue proteste «Forgiata dai miei padri, nessuna lama può trafiggerla, neanche la più robusta» sorrise leggermente e per un attimo a Bilbo parve di rivedere il Thorin che aveva imparato a conoscere ma durò poco.
 
In un lampo il Nano lo prese per un braccio portandolo in un corridoio laterale.
  «È impossibile che l’Archengemma non sia ancora stata trovata, ho setacciato personalmente il tesoro da cima a fondo; vi è un’ unica spiegazione… » mormorò con tono altero squadrandolo da capo a piedi, lo Hobbit si sentì tremare fin nelle viscere.
  «Uno di loro deve averla rubata; io, Thorin re Sotto la Montagna, tradito dai suoi stessi familiari e da coloro che considerava amici. Solo in voi posso riporre fiducia» lo sguardo folle «Hanno fatto scappare la mia Miriel e hanno rubato la gemma ma di una cosa devono essere certi…» si allontanò da lui mentre, pronti e a passo di marcia, i Nani uscirono in fila dall’armeria.
 
 «Io non mi distaccherò da una sola moneta» sibilò guardandolo negli occhi, le stesse parole che anche Smaug aveva pronunciato a suo tempo.
 Bilbo rabbrividì e annuì in pensiero per l’amica.
 
 
Prima di prendere sonno, Miriel e il vecchio stregone trascorsero il loro tempo a fumare e a discorrere degli avvenimenti di quei mesi trascorsi, primo fra tutti la scoperta delle sue origini, che ancora la lasciavano incredula.
 
 «Capisco la tua sorpresa, questo pensiero tediava da tempo la mia mente, è giusto che tu ne venissi a conoscenza, forse sarebbe stato più opportuno che accadesse attraverso modi più pacifici e garbati ma nessun altro se non sir Thranduil avrebbe potuto spiegartelo meglio» disse il vecchio fumando la pipa, osservando la notte buia, priva di stelle e luna.
 «Forse non è ciò che desideri ma se lo vorrai, potrei aiutarti a scoprire il potere benevolo che hai ereditato da tua madre» proseguì

 «Stai dicendo che mi addestreresti?» domandò Miriel voltandosi a guardarlo con un sopracciglio alzato e un'espressione dubbiosa dipinta in viso.
 «Oh no, non io mia cara, certo qualcosa sulla luce delle stelle so ma non abbastanza per aiutarti; c’è però chi potrebbe, e non è per forza Thranduil» le sorrise bonario dandole una spintarella con la spalla.
 
Miriel parve rifletterci un attimo per poi scuotere la testa
 «No, non voglio sapere nulla di più, tutto ciò che desidero è riavere Thorin come prima e con lui governare il nostro popolo; in ogni caso grazie Gandalf, se mai un giorno le mie sorti dovessero cambiare, prenderò in considerazione la tua offerta, puoi starne certo» sorrise anche lei continuando a fumare e a discorrere con lui finché il sonno non sopraggiunse.      
 
 
 ANGOLO AUTORE: ecco a voi il capitolo n°22!
 Perdonate l'assenza della scorsa settimana ma giovedì scorso mi è venuta la febbre che purtroppo ho ancora oggi.
Anyway, sono riuscita a scrivere e a pubblicare!🤒👏🏻
Mi è piaciuto molto scrivere questo capitolo, il conflitto interno che Miriel e Thorin affrontano nello stesso momento per cose differenti è strano e divertente (I DON'T KNOW WHY😂), poi va beh, spero abbiate apprezzato la tenacia di Miriel e i dialoghi con Thranduil e Gandalf.
Fatemi sapere la vostra opinione tramite RECENSIONE!
Ringrazio tutti i lettori silenziosi ai capitoli precedenti.
Prossimo appuntamento, salvo problemi di salute, è per DOMENICA 27 GENNAIO!
Un bacione😘
Sissi04

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Capitolo 23
*** Cap. XXIII ***


La mattina dopo, all’alba come deciso, si diressero tutti alle porte della Montagna; Miriel rimase ferma al fianco di Gandalf, torturandosi le unghie nervosamente, cercando con lo sguardo il volto di Thorin lungo le mura.
 Non dovette attendere molto, pochi secondi e i Nani più Bilbo li stavano osservando dall'alto con le armature addosso.
Il re sotto la Montagna tese l’arco e scoccò un freccia ai piedi del cervo del re elfico con sguardo sprezzante.
 
 «La prossima rimarrà conficcata tra i vostri occhi» urlò vittorioso cercando approvazione tra i suoi che subito esultarono coraggiosamente contro l’enorme esercito elfico.
 
Thranduil lo guardò atono, con un lieve ghigno divertito, e senza bisogno di spostare un muscolo tutti gli Elfi si mossero all’unisono, rivolgendo le punte delle loro frecce verso i Nani che subito abbassarono il capo, tenendo caro alla pelle; tutti tranne Thorin che, imperterrito, continuò a tener puntato contro di loro l’arco.
 
 «Veniamo alla tua porta Nano, a chiederti ciò che ci spetta» disse Bard solenne facendosi avanti a cavallo.
 «E sentiamo, perché mai dovrei darvelo? Vi presentate alla mia porta armati fino ai denti… Vi ho già risposto a tal proposito, non avrete nulla dal mio popolo» ribatté Thorin con sguardo altezzoso, sentendosi infinitamente superiore con l'enorme corona posata sulla testa. 
 «Giusta domanda, Thorin Scudodiquercia tuttavia, nascosto dalle tenebre, è giunto a noi un dono» Thranduil fece segno all’uomo che, da una tasca interna del suo cappotto, l’Arkengemma.
 
Lo stupore dei Nani fu enorme, lo stesso Thorin sbiancò con occhi sgranati.
 «Quella pietra appartiene al re, ladri! Come ne siete entrati in possesso?» urlò ferito Kili stringendo le mani attorno all'impugnatura della sua spada.
 «No, Kili, amici, è un trucco... ci credono stupidi» ringhiò Thorin a pugni stretti, iniziando a camminare avanti e indietro «È solo uno dei vostri sporchi trucchi! Quella pietra è dentro questa Montagna!».
 
 «Non è esatto, fratello» si fece avanti Miriel raggiungendo Thranduil e Bard «O forse dovrei dire grande re sotto la Montagna» aggiunse inchinandosi leggermente a schernirlo.
 
La bocca del Nano si aprì all’amara sorpresa, no, non Miriel, non la sua compagna, sua sorella, la sua ragione di vita, no Valar non lei.
 
 «Tu... tu hai agito alle mie spalle? Contro di me?» disse portandosi una mano al petto con gli occhi leggermente lucidi «E osi chiamarmi fratello?!» urlò poi con furia cieca.
 «Anche tu sai che l’ho fatto per il tuo bene Thorin, quella pietra, questa intera Montagna, ti sta portando alla pazzia!» disse l'altra di rimando.
 «Sciocchezze! Tu sei solo una sporca traditrice, rinnegatrice del tuo stesso popolo; ti consiglio di scappare o ti trapasserò parte a parte con la mia spada» continuò ad urlare Thorin furibondo.
 
 «N-non ha agito da sola» disse coraggiosamente il piccolo Hobbit.
 «Che cosa?» sibilò il Nano girandosi verso il proprietario di quella voce così esile rispetto alla sua.
 «Ho trovato io la pietra… era la mia quattordicesima parte» disse con un po’ di sicurezza Bilbo guardando i suoi compagni in cerca di approvazione, che però non arrivò.
 «Tu sei cambiato Thorin, Miriel se ne è accorta ed è per questo che ha lasciato il tuo fianco» aggiunse ovvio guardandolo speranzoso «Tu l’hai allontanata, come hai allontanato i tuoi nipoti e i tuoi amici, è colpa di quell’oro che fai scorrere tra le dita ogni giorno. È maledetto! Guarda come ti ha ridotto, non sei lo stesso Thorin che varcò la soglia di casa Baggins» cercò il suo sguardo ma il Nano voltò il capo; «Apri gli occhi e guarda la realtà» lo esortò ancora una volta.
 
 «Tu… schifosa e misera mezza tacca!» urlò furioso Thorin girandosi poi di scatto verso di lui «Gettatelo dalle mura! Che muoia come il verme quale è» aggiunse rivolgendosi ai suoi uomini che però non mossero un muscolo contro Bilbo, che rimase fermo in attesa.

In uno scatto d’ira, il re prese uno dei suoi nipoti per il braccio spintonandolo contro lo Hobbit
 «No!» urlò deciso Fili liberandosi dalla sua presa guardando dritto negli occhi lo zio.
Miriel rimase con il fiato sospeso come tutti coloro che avevano conosciuto il piccolo Hobbit.
 
 «Allora lo farò da solo!» urlò ancora Thorin prendendo Bilbo per il colletto minacciando pericolosamente di gettarlo dalle mura, mentre i suoi compagni cercavano di fermarlo «Maledetto tu e lo stregone che ti ha condotto a noi!»
 «Se il mio scassinatore non ti aggrada ti prego di restituirmelo senza alcun danno» si fece avanti Gandalf preoccupato per la salute del suo amico.
 «Thorin, te ne prego, lascialo andare» disse Miriel cercando il suo sguardo supplichevole.
 
Il Nano ci rifletté un attimo poi, sputando a terra, spinse Bilbo verso la corda appesa al muro «Mai più i vermi della Contea potranno vedere Erebor!» urlò adirato mentre lo Hobbit scendeva veloce correndo da Gandalf e l’amica.
 
 «Questa pietra appartiene al re, è vero, e il re può averla con la nostra benevolenza. Arrendetevi a noi, per il bene di tutti» disse Bard cercando un accordo, ancora nella speranza di ragionare con Thorin Scudodiquercia.
Thorin sbuffò alzando il mento altero, non volendo cedere, quando all’improvviso ecco un corvo volare fin da lui.
 
Un corvo corazzato.
 
Il volto del Nano si riaccese e deformò in un ghigno guardando le brulle colline al fianco Est della Montagna; ecco apparire un grande esercito dai piè ferrati che, con marcia sicura dettata da tamburi, si avvicina inesorabile alla valle.
Subito gli Elfi si girarono andando verso di loro con ritmo, seguiti a ruota dal manipolo di uomini che non sapevano come comportarsi.
 
 «Questi chi sono?» chiese Bilbo camminando veloce al fianco di Gandalf e Miriel che osservavano preoccupati l'esercito in avvicinamento.
 «L’esercito dei Colli Ferrosi, mio cugino Dain Piè di ferro» spiegò la mezz'Elfo guardando turbata il citato a cavalcioni di un cinghiale
 «E questo è un male?» chiese Bilbo sgranando gli occhi dalla preoccupazione.
 «Dipende… la ragione di Dain è paragonabile alla rabbia di Thorin» si sentì rispondere da entrambi, di certo non con tono rassicurante.
 
Giunsero infine faccia a faccia.

 «Buongiorno cari signori» sorrise falsamente Dain scrutandoli andando avanti e indietro con il suo cinghiale «Potreste gentilmente prendere in considerazione l’ipotesi di andarvene in malora?!» urlò ridendo insieme ai suoi guerrieri, poi il suo sguardo si posò su Miriel «Cosa ci fa il nobile volto di mia cugina tra le fila di questi pezzi di lerciume?» le chiese incuriosito.
 
La risposta di Miriel ovviamente non si fece attendere
 «Semplice, caro cugino, riesco ancora a distinguere la ragione dalla pazzia» ribatté frizzante
 «Lingua lunga e biforcuta la tua, Thorin sarà deluso, gli farò il favore di ucciderti io stesso. In posizione!» urlò ai suoi che subito si disposero in formazione di attacco, imitati anche dall’esercito di Elfi capeggiato da Thranduil.
 
 «No, questa è una pazzia, presto un altro nemico molto più potente arriverà in questa valle! Non combattete tra di voi» urlò Gandalf al re elfico venendo però ignorato.
 
Stavano per fronteggiarsi quando la terra sotto ai loro piedi prese a tremare, Miriel cadde insieme a molti alla dalla potenza di quella scossa.
I Nani affacciati alle mura costruite sull’entrata della Montagna ammutolirono tesi.
Improvvisamente dalle colline ad Est uscirono cinque mostri enormi, avevano la forma di vermi, dalla pelle color del deserto, ricordavano quasi dei draghi senz’ali; subito dopo si ritirarono.
 «Cosa diavolo sono?» chiese Miriel sconvolta alzandosi in piedi aiutando Bilbo
 «I mangiaterra, la guerra è qua» mormorò grave Gandalf.
 

ANGOLO AUTORE: ecco a voi tutti (puntalissima finalmente) il capitolo n°23!
Innanzitutto vorrei ricordare che oggi è la giornata della memoria, 74 anni fa vennero aperti i cancelli di Auschwitz
e lì si scoprirono gli orrori che l'UOMO commise contro altri uomini e donne.
Rimarrà per sempre nelle memorie dell'umanità e MAI dovrà essere DIMENTICATO.

Scusate per la breve parentesi ma ci sono alcune ricorrenze che per me sono davvero importanti e meritano di essere ricordate. "Non penso a tutta la miseria, ma alla bellezza che rimane ancora."-Anna Frank 


Tornando a noi! 
Questo capitolo l'ho dedicato principalmente ai dialoghi che, personalmente, piacciono davvero moltissimo

Adesso inizia la guerra che determinerà il lieto fine (forse) della nostra ff😏
Non vedo l'ora di sapere le vostre opinioni tramite RECENSIONE!
Ringrazio per la recensione al capitolo precedente la fedelissima
-ThorinOakenshield♥️
prossimo appuntamento a DOMENICA 3 FEBBRAIO!
Un bacione 😘
Sissi04

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Capitolo 24
*** Cap. XXIV ***


Come nulla la valle si ritrovò invasa da Orchi, fetide e orride creature che combattevano con ferocia e forza, massacrando chiunque gli si parasse davanti senza il benché minimo rimorso o pietà.

Non ci furono bisogno di parole o trattati tra Uomini, Nani ed Elfi per creare una provvisoria alleanza contro il nemico che soli non avrebbero mai potuto sperare di sconfiggere; gli unici che non intendevano però scendere in battaglia furono proprio i Nani di Erebor, rimasero a guardare, lo stesso Thorin si ritirò dentro alla Montagna indifferente al sangue che veniva versato dinanzi alla sua porta.
 
Prima attaccarono gli Elfi con lame e lance, riempiendo poi quelli spregevoli esseri di una pioggia di frecce, a cui si unirono anche quelle di Miriel che, con la sua mira impeccabile, abbatté molti nemici.
Successivamente fu la volta di Nani e uomini che costrinsero gli Orchetti alla fuga con non poco sforzo; di Azog nemmeno l’ombra.
 
Miriel osservò i corpi putridi ai suoi piedi, pareva tutto terminato.
 «Sire Thranduil, qualcosa non quadra, non possono averci dato così facile vittoria» enunciò con la sua tipica espressione corrucciata, tirandosi indietro i capelli sporchi di sangue ed aggrovigliati.
 «Anch’io penso non sia finita, troppo pochi sono morti dei nostri» aggiunse Bard sempre più preoccupato scrutando i dintorni in cerca di qualsiasi indizio che provasse le sue paure.
 
Purtroppo le loro preoccupazioni si tramutarono in realtà, ben presto fecero ritorno gli Orchi, più numerosi e forti di prima e la battaglia infuriò nuovamente nella valle della Montagna Solitaria.

Colpì l’ennesimo Orco con Amdir, ormai le rimaneva solo la sua preziosa spada dato che l’arco era andato distrutto in uno scontro corpo a corpo vinto con un bel po’ di fatica; si apprestò a riprendere fiato, difesa da alcuni Nani disposti a cerchio, quando ecco atterrare un Elfo accanto a lei.
Lo riconobbe subito, Legolas Thranduilion.
 
 «Arrivi esattamente nel momento giusto principino, sei fresco e riposato, pensaci tu» commentò tenendosi un fianco ferito con una punta di ironia mentre riprende fiato.
 «Tu non capisci, sta per arrivare un esercito ancor più grande di questo, capeggiato da Bolg, per nessuno in questa valle ci sarà scampo. Dobbiamo trovare un modo per difendere la cittadella» disse l'altro con tono grave indicandogli Dale ancora miracolosamente illesa.
 «No non oserebbero…» mormorò sconvolta a bocca schiusa poi ecco risuonare nuovamente grida stridule e numerosi Orchi iniziarono a calarsi dalle alte colline a Nord della Montagna, così sarebbero stati in trappola e tagliati fuori.
 «No, no, no! Maledizione» imprecò uscendo dal cerchio facendosi strada a fatica tra la furia della battaglia, cercando il capo degli uomini «Bard! Fa tornare i tuoi a Dale, la tua gente sta per essere massacrata» urlò all’uomo non appena gli fu vicino.
 
All’erede di Girion bastò uno sguardo dagli orchi alla cittadella per capire l’imminente tragedia.
 «Presto uomini, tornate a Dale!» urlo alzando la spada in direzione della città ove si stava dirigendo anche parte dell’esercito di Orchi.
 
Miriel prese a correre con loro ma essendo più piccola ed ostacolata da alcuni nemici rimase indietro, all’improvviso però si sentì afferrare per un braccio e con un balzo atterrò sul di dietro di un cavallo.
 «Tieniti forte» disse Legolas cavalcando veloce.
 
 
Nel frattempo alla Montagna, i Nani osservavano impotenti, gli ordini di Thorin erano precisi: “ Non fare niente, non muoversi da lì” e così fecero anche se con il dolore e la rabbia nel cuore.
 
Dal canto suo, Thorin era sparito, rintanato nella sala del trono attendeva in silenzio, senza nemmeno sapere cosa.
Fu Dwalin ad interrompere la sua quiete.
 «Per quanto ancora andrai avanti così Thorin? Permettici di uscire dalla Montagna e combattere accanto ai nostri fratelli» non ottenne alcuna risposta «Stanno morendo là fuori… Miriel sta morendo» aggiunse con voce rotta dal pianto sperando di far breccia nel suo cuore di pietra.
 
Egli non sopportava l’idea che fosse stata colei per cui avrebbe dato la vita la prima a tradirlo; risultava alla sua mente inconcepibile, eppure le sue orecchie avevano ben udito.
Gli aveva ripetuto di averlo fatto per il suo bene ma non riusciva a comprendere il significato di quelle parole, cosa intendeva?
 
Di certo nulla di importante, disse una vocina nella sua testa, lei lo aveva tradito e deriso, i suoi compagni dai Colli Ferrosi sarebbero sopravvissuti alla battaglia mentre Uomini ed Elfi sarebbero crepati sotto le potenti sciabolate degli Orchi.
Eppur, dentro di se, desiderava averla lì accanto a se, lei avrebbe sicuramente potuto consigliarlo su cosa fosse meglio fare anzi, se ci fosse stata lei, molte cose non sarebbero accadute.
 
 «Quello che accade alle loro vite non mi tange» disse semplicemente con tono freddo sedendosi sul suo trono di pietra «Noi, dentro questa immensa Montagna, sopravvivremo» alzò il mento in maniera altezzosa con una smorfia quasi di disgusto sulla bocca, poi un’illuminazione.
 «Che sciocco, perché non ci ho pensato prima, in questa montagna ci sono sale su sale, alcune anche nascoste, potremmo fortificarle e nasconderci il tesoro, nessuno mai lo troverà lì» disse con sguardo folle guardando l’amico.
 
 «Stai lì, su quel trono, con quella sfavillante corona ad adornarti il capo, eppur non sei mai stato meno re di quanto tu non lo sia adesso. Non riesci a vedere il mostro che sei diventato» sussurrò Dwalin con gli occhi lucidi per la prima volta in vita sua.
 «Dovrei ucciderti per ciò che hai detto ma ti risparmierò, adesso vattene» sibilò in risposta l’altro, fintamente calmo, scrutandolo.
 
Il povero Dwalin tornò dai suoi compagni scuotendo la testa con il cuore spezzato.
 
 
Ben presto anche le rovine della cittadella furono invase dalle creature oscure, con l’inevitabile morte di molti uomini, donne e bambini.
La vittoria pareva loro così lontana, i nemici si moltiplicavano ad ogni colpo e per quanti sforzi facessero per difendere la gente che scappava ovunque urlando nel panico, non riuscivano a riguadagnare terreno, causando la morte di molti.
 
Miriel riusciva a mala pena a reggere la spada, stremata andava avanti, ingaggiando lotte sempre più difficili con Orchi enormi ed esperti, parte della guardia del corpo di Bolg.
Ne stava per l’appunto fronteggiando uno quando, distratta dagli ululati proveniente di mannari scesi in battaglia, l’Orchetto sferrò un potente colpo con la sua scimitarra d’acciaio ed Amdir le cadde di mano, mentre una lunga ferita si aprì sul suo braccio.
 
Il figlio del re elfico lo uccise quasi senza difficoltà per poi raggiungerla osservandole la ferita
 «Dovrai combattere con l’altro braccio, non abbiamo il tempo per curarti» esordì mentre la tirava in un angolo nascosto da una vecchia torretta di vedetta.
 

“Io non sono come mio nonno” continuava a ripetersi sconvolto, osservando l’oro sotto di se.
No, non era come lui, avevano sempre avuto quel sentimento e quella passione a distinguerli e la sua passione era Miriel.
Ma dov’era lei ormai? Tra le braccia della morte ad esalare sola il suo ultimo respiro, con l’odio nel cuore, mentre lui era lì, a piangersi addosso come un nanetto alle prime armi.
Si era arreso alla malattia del drago, facendola entrare e scavare nel suo cuore fino a distruggere la sua anima nascosta con tanta cura.
No, Thorin Scudodiquercia non avrebbe ceduto, non le avrebbe permesso di vincere così facilmente, no non lui!
 
Urlò, lanciando la corona che provocò un tintinnio fastidioso sul pavimento, tornando a respirare per la prima volta da settimane.
 
 
Finalmente lo videro riapparire dal bagliore fioco del tesoro.
Nonostante gli avvertimenti dei più saggi, Kili si alzò in piedi andando verso lo zio con tutto l'intento di affrontarlo.
 «Non intendo nascondermi dietro un muro di pietra mentre altri combattono le nostre battaglie per noi!» urlò guardandolo dritto negli occhi battendosi una mano sul petto «Non è nel mio sangue, Thorin» aggiunse sofferente una volta che furono vicini.
 
Thorin passò il suo sguardo su di lui e poi i suoi compagni, con espressione neutra
 «No, non lo è» mormorò sorridendo leggermente guardandolo negli occhi mettendogli una mano sulla spalla «Noi, siamo figli di Durin e la stirpe di Durin non fugge dinanzi alle battaglie» aggiunse con orgoglio appoggiando la fronte alla sua.
  «So di chiedervi molto amici miei… mi seguireste un’ultima volta?» chiese loro con espressione bonaria e valorosa.
 
Subito i Nani imbracciarono le armi pronti alla loro ultima grande battaglia.
 
 
 «Dobbiamo farcela… non possiamo permettergli di vincere» disse a fatica Miriel facendosi una fasciatura di fortuna sul braccio, osservando la battagli ai piedi della Montagna, dove Azog mulinava la sua mazza imperioso.
L’Elfo non ebbe il tempo di risponderle quando in tutta la valle risuonò un grido fortissimo, era nanico, e successivamente uno squillo di tromba.
La battaglia si paralizzò e il respiro di tutti rimase in sospeso osservando la Montagna.
 
All’improvviso il muro eretto dai Nani fu scalzato via tramite pesanti leve e dalla polvere e le macerie emersero urlanti i Nani di Erebor, capeggiati dal loro re Thorin.
 
Il viso di Miriel si illuminò di felicità e speranza.
Si alzò in piedi sporgendosi dalle mura incurante, osservando come mano a mano i Nani si radunavano dal loro re.
 «Devo andare» sussurrò con gli occhi lucidi, corse lungo le pietre dismesse, gettandosi lungo le tegole dei tetti che si sgretolavano e cadevano sotto il suo peso.
 
Con noncuranza atterrò sul cranio di un Troll che prese a dimenarsi confuso per poi venir stroncato da un taglio ben assestato.
 
Corse sempre più veloce, attraversando le fila di Orchi che urlavano inviperiti e disturbati dall'involontaria luce da lei emessa, sempre più pura e luminosa, li uccise uno dopo l’altro, senza quasi accorgersene dato che i suoi occhi erano fissi sul punto dove sapeva esserci Thorin.
 
I Nani combattevano con valore e ferocia, incoraggiati dalla comparsa del loro re che, oltre alla vittoria della battaglia, cercava disperatamente la sua compagnia, la sua anima, la sua ragione di vita.
 «Miriel!» urlò guardandosi attorno, trovandosi circondato da nemici che provvide ad eliminare; poi la vide, era appena un puntino luminoso in fondo alla valle, tra il nero di quel lerciume ammassato, che si faceva strada verso di lui.
 
Sorrise inevitabilmente cercando anche lui di farsi strada verso di lei.
 
 
 «Thorin!» urlò forte raggiungendo l’epicentro della battaglia, dove fece però fatica a passare e dovette impegnarsi, stringendo forte l’impugnatura di Amdir anche se il braccio le doleva terribilmente.
 «Zia!» la raggiunse Fili iniziando a combattere al suo fianco, aiutandola e difendendola, vedendola sempre più debole e stanca.
 
 «Fili! Oh, sono così felice di vederti» sorrise con espressione un po’ stralunata, continuando a combattere fiaccamente; avrebbe voluto cedere e cadere a terra ma una delle cose che aveva imparato di se stessa in quei centonovant’anni era che non si sarebbe mai arresa.
 
Urlò, spinta da rinnovata forza, combattendo e cercando Thorin con lo sguardo.
Poi eccola, arrivò forte e precisa come la falce della morte, la mazzata dell’Orco pallido.
Spostò appena in tempo il nipote prima che venisse ucciso senza speranze, ponendosi tra loro.
 
 «Tu!» ringhiò roteando Amdir fermandola verticalmente, pronta a combattere «Osserva bene questo cielo e questa terra, perché è qua che troverai la morte per mano mia!» urlò partendo all’attacco contro l'enorme e pericolosa creatura.
 
Nonostante la grinta, il coraggio e la tenacia ben presto, Miriel, si ritrovò in difficoltà; sentiva la ferita bruciare e il sangue pulsare velocemente nelle  vene che si sforzavano di mantenere vigili le sue membra.
Ebbe improvvisamente un mancamento, sentì le ginocchia deboli e il terreno sotto i suoi piedi risucchiarla; non esattamente il momento migliore per mollare.
 
L’Orco pallido ne approfittò prendendola per il collo, sollevandola alta in modo che chiunque vedesse; tuttavia la sostenne poco, dal momento che Fili si gettò combattendo valorosamente contro di lui.
La ragazza cadde a terra tra il fango e il sangue, respirava affannosamente osservando, senza distinguerne i contorni, suo nipote difenderla dalla furia dell’Orco.


Sentì alcune voci fioche e distanti chiamarla, non riuscì ad intendere però.
All’improvviso accadde.

Azog il profanatore gettò a diversi metri di distanza la spada di Fili, rendendolo disarmato e alla sua mercé; in nemmeno un batter di ciglia, infilzò il Nano lungo la sua di lama seghettata, osservando la luce abbandonare i suoi occhi celesti, per poi lasciarlo cadere a terra.
Le mancò il fiato quando, da terra, i suoi occhi si posarono in quelli senza vita del nipote.
 
Non ebbe ne il tempo ne la forza di piangere che l’Orco la girò nuovamente a pancia in su.
Ella sentì i suoi occhi scrutarla e quel ghigno maligno dipinto sul volto le fece salire un inarrestabile senso di nausea che represse guardandolo con odio e gli occhi pieni di lacrime.
 
 «Infine, sarà per mia mano che si spegnerà l’ultima stella di Arda» sibilò avvicinandosi al suo viso sporco e stanco.
In un lampo le aggredì con un uncino a tre lame il petto, facendola urlare in maniera straziante mentre prese ad intagliarle la pelle da cui sgorgava a fiotti sangue rosso scuro.
 
Vide sempre più sfuocato.
Udì le grida di suo nipote, Dwalin forse, qualcun altro, non riuscì a distinguerle.
L’ultima cosa che vide fu il volto del Nano osservarle il viso poi il nulla.


ANGOLO AUTORE: ecco a voi il capitolo n° 24!
Premessa: non ho molto da dire perchè sono senza parole.


È stato un capitolo davvero complicato da scrivere, per le tematiche trattate e perchè ho cercato di attenermi sia al libro che al film, facendo un mix (a mio parere) singolare.
Spero che anche a voi piaccia (fatemelo sapere tramite RECENSIONE) e mi dispiace lasciarvi con la suspence per una settimana: sarà vita o morte per i nostri eroi?
Ringrazio per la recensione al capitolo precedente:
-ThorinOakenshield♥️
Ringrazio anche tutti i lettori silenziosi e chi ha aggiunto la storia tra le preferite/seguite/ricordate, grazie di cuore!💕
Prossimo appuntamento a GIOVEDì 7 FEBBRAIO, non mancate!
Un bacione😘
Sissi04



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P.s. quando i nani di Erebor si uniscono alla battaglia mi ha sempre fatto venire i brividi, sia nel libro che nel film✨

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Capitolo 25
*** Cap. XXV ***


Aprì lentamente gli occhi ma fu costretta quasi subito a richiuderli a causa di una luce fioca ma accecante per le sue iridi in quel momento più che mai delicate. Li riaprì più lentamente e con cautela, cercando di mettere a fuoco ciò che aveva intorno; sentì un rumore ovattato, un fruscio, qualcuno sussurrare.
 «Ecco, forse ci siamo» 
 
Pian piano la sua vista si fece più nitida, permettendole di distinguere il viso paffuto e un po’ sporco di Bilbo, il volto stanco e affaticato di Dwalin e quello sconvolto e bagnato di Balin.
 «D-dove sono?» sussurrò con voce impastata, sentì le labbra secche ma appiccicose al tempo stesso e un sapore dal retrogusto metallico
 «Oh bambina mia, sei nel campo di Daìn, la battaglia è stata vinta» le disse il Nano più anziano con voce arrocchita e gli occhi lucidi, seduto su uno sgabello di gran lunga più piccolo del suo fondoschiena.
 
Non appena si mosse sentì come un opprimente peso sul petto che la costrinse a stare ferma; con mani tremanti e mezze fasciate andò a constatare di avere una stretta fasciatura intorno al busto.
 «Perché questo? N-non riesco a ricordare bene» sussurrò confusa guardandoli in disperata ricerca di risposte
 «Azog ti aveva attaccata, siamo arrivati in tempo per salvarti e Thorin lo ha ucciso» mormorò Dwalin con voce che Miriel non riconobbe sua.
 
Ci fu un momento di silenzio, nessuno proferì parola, guardando chi i propri piedi infangati chi l’arredamento inesistente di quella tenda spoglia, tutti evitavano l'ovvio ai suoi occhi.
 «Dov’è Thorin?» chiese di botto come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Nessuno le rispose e così, lentamente, si fece strada in lei un orribile sensazione come di nausea, dolorosa e triste; li guardò uno ad uno ma nemmeno Bilbo riuscì a sostenere il suo sguardo indagatore che chiedeva solo risposte.
 «V-vi prego… ditemi la verità» mormorò infine con più sicurezza e desiderio di sapere.
 «È… si trova alcune tende più in là; Miriel lui…» sussurrò con occhi lucidi lo Hobbit, non riuscendo davvero a trovare le parole adatte «Lui, dopo averti salvato, si è subito occupato di te e delle tue ferite e… n-non è riuscito a difendersi… » si interruppe con espressione dolorante, cercando di reprimere un singhiozzo coprendosi la bocca con la mano.
 «Bolg lo ha colpito» concluse per lui Dwalin.
 
Il mondo parve crollarle addosso, ammassandosi su quel peso che da quando aveva ripreso coscienza le opprimeva il petto; si alzò di scatto gemendo e si morse il labbro a sangue dal dolore ma non si fermò, mise i piedi a terra e non appena fece forza sulle gambe per alzarsi ricadde in avanti quasi sbattendo la faccia se Dwalin non l’avesse afferrata in tempo.
 
 «Miriel, ti prego, ti sei appena svegliata, hai dormito un giorno intero e non sei per niente in forze, ti farai solo del male se…» cercò di dire Balin, le sembrò sull’orlo del pianto, non lo aveva mai visto in quello stato... e la cosa la spaventò nel profondo del cuore.
 «No, vi prego, devo vederlo» ribattè decisa guardandoli supplichevoli, il labbro inferiore leggermente tremante.
 
A quel punto si arresero e tra le braccia muscolose di Dwalin  venne accompagnata fin davanti ad una tenda; sembrava come tutte le altre se non per lo stemma di Durin appeso all’esterno.
Con titubanza entrarono tra i lembi bianchi e lo scenario che si presentò loro davanti li fece gelare sul posto.
 
Thorin era steso su una brandina, intorno e sotto a lui erano state stese delle grandi pelli dai toni marroni, era indice di nobiltà; eppure, il Thorin che si presentava ai suoi occhi sembrava tutt’altro che nobile: sporco di fango, ferito, con il sangue dei suoi nemici unito al suo.
Miriel gli si avvicinò zoppicando, cadendo in ginocchio al suo capezzale con le lacrime a rigarle il viso; gli sfiorò lievemente la guancia, spostandogli alcune ciocche di capelli, quando gli occhi del Nano si aprirono a fatica.
Subito la mezz'Elfo si asciugò le lacrime, rimanendo con espressione sconvolta e speranzosa ad osservarlo.
 
Non appena i loro occhi si incontrarono seppero entrambi che non c’era nulla da dire, nulla che avrebbero potuto fare, che avrebbero potuto in qualche modo cambiare, le loro speranze di un tempo erano vane.
Thorin ormai lo aveva accettato, faticava a respirare e le ferite perdevano un sangue inarrestabile.
 
 «N-no… no, non voglio vivere senza di te; n-non posso pensare... che un giorno mi sveglierò senza ricordare più la tua voce» Miriel scosse la testa disperata abbassandola per non fargli vedere le lacrime che scendevano inesorabili, stringendo forte una sua mano.
 Il Nano prese allora ad accarezzarle i capelli con l’altra, piano, dolcemente, con un lieve sorriso dipinto sul volto pallido e stanco.
 
 «Non ti lascerò mai veramente, nessuno di voi che mi avete conosciuto come Thorin Scudodiquercia mi perderà» le fa alzare il viso guardandola nei suoi splendidi e luminosi occhi di giada lucidi di lacrime «Io vivrò per sempre qui dentro» le sfiorò il centro del petto fasciato, esattamente dove sapeva esserci il cuore.
Miriel singhiozzò cercando di trattenersi e sforzarsi di sorridere, non volendo che il suo ultimo ricordo siano le sue lacrime.
 
 «T-ti prego non lasciarmi» sussurrò sporta verso di lui bagnandogli il volto con alcune lacrime; a quelle parole, per quanti sforzi fece, anche Thorin singhiozzò sul punto di piangere per poi ricomporsi guardandola innamorato.
  «T-ti ho amata… da sempre, dal primo istante» tossì sputando un po’ di sangue «e t-ti a-amerò sempre, a-anche nella morte, è una promessa» sussurrò a fatica scosso da leggeri spasmi nel tentativo di respirare almeno un'ultima volta.
 
La ragazza abbassò lo sguardo, piangendo inesorabilmente.
 «L-lo so, anch’io ti amo e ti amerò per sempre, è una promessa, ma t-ti prego n-non lasciarmi, non ora, a-abbiamo ancora tanto da v-vivere insieme t-ti prego non lasciarmi sola» singhiozzò in modo strozzato, nel tentativo di trattenere la prova che tutto ciò che le si palesava davanti agli occhi la stessa distruggendo nel profondo del cuore, continuando a stringere convulsamente la sua mano.
Passarono diversi secondi, il silenzio era assordante.
 
 «M-miriel…» sussurrò Dwalin piangendo, coprendosi il volto con le mani uscendo dalla tenda non riuscendo a reggere il dolore.
 
Alzò di colpo il viso sgranando gli occhi «No, no ti prego Thorin no» gli prese il volto tra le mani, guardando i suoi occhi cristallini, iniziando a scuoterlo aspettandosi di ricevere un segno in risposta.
 
Non accadde nulla.
 
Le urla della poverina riecheggiano ancor oggi tra le pareti di quella vecchia montagna maledetta; urla strazianti, che mai sarebbero state dimenticate da chi ebbe il dispiacere di udire.
 
Thorin Scudodiquercia era morto.



ANGOLO AUTORE: ecco a voi il capitolo n° 25!
Perdonate se non sono riusita a pubblicare due giovedì fa ma purtroppo ho subito un lutto che mi ha profondamente segnato e non ho potuto, anche per rispetto alla persona che ho perso, pubblicare in quel momento.
Con questo mi ricollego ad una richiesta che vorrei fare a chiunque leggerà questo capitolo: esso è stato concluso pochi giorni dopo la perdita che ho subito e il modo che Miriel ha affrontato la perdita di Thorin è come ho affrontato io il lutto.
Chiedo pertanto di rispettare e non giudicare le scelte che ha fatto Miriel (es. non piangere davanti a Thorin) perchè appunto è un pezzo mio personale che ero indecisa se pubblicare.
Non ho quasi mai avuto problemi con chi mi ha recensito ma chiedo questa piccola accortezza, grazie.

Parlando di cose belle, spero che il capitolo vi sia piaciuto  anche se estremamente triste! Fatemi sapere cosa ne pensate tramite RECENSIONE!
Inizialmente volevo pubblicare un solo capitolo e finire la ff a 25 ma effettivamente ce ne sta anche un altro.
Ringrazio veramente di cuore per le recensioni al capitolo precedente:
-Thorin78♥️
-Portuguese D Rogue♥️
-ThorinOakenshield♥️
-ArjaBu♥️

davvero grazie! 
Prossimo ed ultimo appuntamento SABATO 23 FEBBRAIO! Vi invito a non mancare pt.2🙈💕
Un bacione😘
Sissi04

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Capitolo 26
*** Epilogo ***


I giorni a venire venne celebrato il funerale del re sotto la Montagna e dei suoi nipoti, periti entrambi in battaglia tentando di difendere la loro famiglia. Ci fu un lungo corteo funebre, la mezz’Elfo era interamente coperta da un lungo velo nero che, oltre al lutto, rappresentava anche il matrimonio desiderato che le era stato brutalmente strappato.
I Nani piansero il loro re che, steso sulla tomba tra i suoi nipoti, teneva tra le mani l’Arkengemma, l’obiettivo che aveva perseguito per tutta la vita e che lo aveva unito a così tante che vite che sarebbe stato impossibile affermare che Thorin Scudodiquercia non avesse cambiato la Terra di Mezzo.
 
Daìn Piè di ferro venne incoronato nuovo re sotto la Montagna lo stesso giorno; nessuno si oppose, nessuno tranne i fedeli a Miriel.
Il trono di diritto spettava a lei, non solo perché compagna di Thorin ma perché figliastra di Thrain.
 
 
Passarono due settimane, nessuno proferiva parola su ciò che era accaduto, nessuno dormiva alla notte a causa dei pensieri che si affollavano nelle loro menti e delle urla strazianti che provenivano dalla cripta nel cuore della montagna.
Si iniziò a vociferare che la sorella dei re fosse impazzita: silenziosa e assente di giorno ma folle di notte.
Più volte le guardie giurarono di averla vista scendere i gradini in marmo a piedi nudi e camicia da notte, spesso con grossi libri in mano che non riportava mai nelle sue stanze.
 
Miriel trascorreva le sue notti ad occuparsi delle tombe; le circondava di candele e candelabri e poi si appoggiava in lacrime su una di esse, spesso quella di Thorin, e respirava profondamente nel silenzio più completo attendendo il sorgere del sole.
A volte leggeva quei pesanti tomi cercando, invano, un qualsiasi modo per far tornare da lei i suoi cari defunti.
 
Goccia che fece traboccare il vaso fu però la discussione tra lei e Daìn.
Ella non si arrese a quel governo imposto dal nulla ed inizio a protestare animatamente contro il cugino nonostante il dolore; non voleva vedere il regno per cui tanto lei e Thorin avevano lottato, distrutto e deturpato da un nano che più che un parente era un estraneo.
 «Tu sei folle cugina, è giunto il tempo di ammetterlo e piantarla di costruire castelli in aria. Non temere, io ti voglio bene esattamente come Thorin, sarò io la tua famiglia e mi occuperò della tua mente malata» le disse Daìn con tono melenso accarezzandole le spalle da dietro.
Miriel cercò di ribattere ma due guardie la afferrarono per le braccia iniziando a trascinarla via.
 
 «No! No! Lasciatemi maledetti! Non sono pazza, non sono pazza!» urlò dimenandosi con furia, i suoi compagni, coloro con cui aveva trascorso tanti momenti differenti per riconquistare la montagna, le voltarono le spalle fingendo di non vedere e non udire, piangendo nascosti dallo sguardo soddisfatto di Daìn.
 
Passò mesi rinchiusa nella sua stanza senza poter uscire, venendo mantenuta come una bestia rara.
Una notte però lo fece.
Uscì dal letto e scardinò la porta, senza nemmeno sapere con quale forza; si diresse nelle stanze reali entrando in quella del cugino.
Dormiva sereno come un maiale.
Si avvicinò ancor di più e con un colpo netto non solo gli recise la lunga barba fonte della sua fierezza, sfregiandolo al volto, lasciandolo urlante e sanguinante con la sua consorte che gridava istericamente inorridita a quella vista.
 
Miriel si ritrovò sola sulle mura, aveva lasciato la sua camicia da notte insanguinata per indossare i suoi abiti da viaggio.
Al fianco reggeva Amdir, al busto era ancorato il suo arco, al collo pendeva la pietra della sua promessa.
Attese che il Sole sorgesse all’orizzonte, investendola con i suoi raggi caldi e luminosi; se ne beò per pochi istanti per poi scendere e spalancare il portale principale.
Si avviò per la viuzza ricoperta di ghiaia per poi fermarsi passato il ponte in pietra.
 
Voltandosi, guardò attentamente un ultima volta l’entrata di Erebor, la sua casa, poi con un rapido movimento incoccò una freccia, sussurrò alcune parole maledicendo il casato di Daìn e la scagliò esattamente al centro del suo sigillo, facendo illuminare la pietra e la freccia conficcata in essa.
 
Come se nulla fosse, si voltò e proseguì per la sua strada, scomparendo come un’ombra nell’aurora.
 
 


ANGOLO AUTORE: ecco a voi, dopo un anno di pubblicazioni, il capitolo 26!
Ebbene sì, signori e signore, siamo giunti alla fine della storia della Compagnia di Thorin Scudodiquercia, però non disperate, inizierà un'avventura ben più importante e sarà Miriel a decidere se parteciparvi o rimanere nell'ombra.

RINGRAZIAMENTI:
-Thorin78♥️
-Lone_wolf_08♥️
-ThorinOakenshield♥️
-ArjaBu♥️
-Hiril♥️
-LilyOok♥️
-Kano_chan♥️
-Portuguese D Rogue♥️

per le splendide e incoraggianti recensioni lasciate ai capitoli!

-Dolcetta_forever♥️
-Lettere_di_carta♥️
-Lola1991♥️
-M0nica♥️
-Mangamylove♥️
-Nimiunee♥️
-Thranduil_Laufeyson♥️

(più quelli già riportati) per aver messo la storia tra le seguite!

-Autantropical♥️
-GothicGaia♥️

(più altri già riportati) per aver messo la storia tra le ricordate!

-Lucson89♥️
-SaraStarkEFP ♥️

(più altri già riportati) per aver messo la storia tra le preferite!

Inoltre, ringrazio tutti coloro che hanno letto la mia storia e mi hanno supportato e sopportato per tutti questi mesi in cui a "cucci" (come si dice dalle mie parti) ho pubblicato la mia ff❣️
GRAZIE DI CUORE A TUTTI♥️

Come già detto, questa non è la fine per la nostra Miriel; infatti proseguirà (come avrete intuito) anche ne Il Signore degli Anelli. Non pubblicherò a breve purtroppo, vorrei prima finirla di scrivere ma ogni tanto controllate perchè sicuramente pubblicherò un paio di one-shot introduttive (SPERO a metà marzo ma non garantisco)

Un bacione😘
Sissi04


G-s5PM

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