Un increscioso incidente

di 33NaLu33
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un inizio quasi normale ***
Capitolo 2: *** Lisanna ***
Capitolo 3: *** Oscuro e tenebroso ***
Capitolo 4: *** Rivale in amore! ***
Capitolo 5: *** Lo strano e la pazza ***
Capitolo 6: *** Bugie e Verità ***
Capitolo 7: *** Che sia questa la verità? ***
Capitolo 8: *** Un nuovo inizio ***
Capitolo 9: *** Il muro ***
Capitolo 10: *** Proposta [in]decente ***
Capitolo 11: *** Il momento di aprire gli occhi ***
Capitolo 12: *** I primi passi verso l’inferno ***
Capitolo 13: *** L’ultimo saluto ***
Capitolo 14: *** Il coraggio ***



Capitolo 1
*** Un inizio quasi normale ***


Un increscioso incidente
Un inizio quasi normale
 

 



-Hai capito? – mi chiede Zeref che accanto a me mi scruta sospettoso. Cercando di sembrare il più disinvolto possibile guardo l’edificio che per i prossimi mesi sarà la mia scuola, sempre ovviamente se non mi espellono prima. –Hai capito Natsu? – ripete mio fratello maggiore sporgendosi verso di me con gli occhi socchiusi aspettando la mia risposta affermativa, non che possa dire di no alla sua domanda ma se sta seriamente cercando di incutermi paura sta fallendo miseramente.
A vederci la maggior parte delle persone non lo direbbe mai che siamo imparentati, figurarsi fratelli, e non solo per l’aspetto fisico. Siamo veramente diversi in tutto e lo si capisce non appena uno dei due, o meglio entrambi, apriamo la bocca per dargli fiato.
Se dal canto suo Zeref è buio, cupo, solitario e silenzioso, io sono una granata con la sicura tolta: non sai mai quando sto per esplodere, ma sta pur certo che esplodo sicuro.
 
-Ho capito, mi faccio gli affari miei, e se per caso c’è n’è qualcuno in giro faccio finta che non esiste- rispondo sospirando riportando la concentrazione al discorso. Lo so benissimo anche da solo che questa è la mia ultima possibilità, non mi serve un promemoria alto un metro e ottanta tutto vestito di nero che mi ripete in continuazione le cose, se mi buttano fuori anche da questa scuola io e Zeref saremo costretti a cambiare città, se non peggio a essere separati di nuovo, e l’idea non ci entusiasma per niente. Cosa invece che non entusiasma per niente me è il fatto che se va male sarà tutta colpa mia.
Soddisfatto dalla mia risposta fa un passo indietro facendomi finalmente tirare un sospiro di sollievo. Riportando il mio sguardo all’istituto varco i cancelli in ferro battuto iniziando ad incamminarmi verso l’edificio, pregando mentalmente dio che non ci sia morto nessuno dentro.
Per tutto il tragitto dai cancelli alla scuola tutti gli occhi di tutti i presenti nel cortile non si staccano da me nemmeno per un secondo, dando a mio fratello invece, solo un’occhiata di sfuggita. Sinceramente non so se mi stanno fissando perché sono nuovo e non mi hanno mai visto prima, perché ho i capelli rosa o perché invece indosso una sciarpa in cotone con tutto questo caldo afoso. Anche se siamo agli inizi di settembre c’è un’afa che fa sembrare di essere ancora in pieno agosto facendo venir voglia di gelato, spiaggia, mare e di abbracciare il più vicino condizionatore per non morire liquefatto, non che a me il caldo dia fastidio, comunque.
 
Varcando la soglia di Fairy Tail High School mi ritrovo in un atrio molto spazioso e accogliente, anche se ormai è una scuola secolare, medito guardandomi attorno, l’edificio è tenuto alla perfezione e non riesco veramente a scorgere il minimo strato di polvere o sporco, figurarsi crepe sulle pareti. Il che mi stupisce perché la reputazione di questo liceo è la peggiore in tutta Magnolia, non che io sia esattamente un santo, ma forse i professori e il preside avranno delle larghe vedute non facendomi espellere al primo casino che so già combinerò.
Incamminandomi verso la segreteria situata in fondo al corridoio vicino alle scale che portano ai due piani superiori, sento suonare la campanella che decreta l’inizio della lezione e di questo fatidico nuovo anno scolastico.
Fiumi di studenti, dalle matricole ai ragazzi degli ultimi anni, si riversano nell’edificio tutti apparentemente allegri e in vena di scherzi. Ognuno ha il proprio gruppo e tutti sanno esattamente dove andare. Non è la prima volta che cambio scuola, ma il primo giorno è sempre quello più difficile, perché non solo io devo capire con chi ho a che fare, ma anche loro devono decidere se fare la mia conoscenza sia una buona idea oppure no.
Riportando la mia attenzione su mio fratello lo vedo sparire dietro la porta della segreteria, e appoggiandomi alla parete aspetto Zeref con aria disinvolta.
-Signorina Alberona- afferma una voce poco lontana da me attirando la mia attenzione e facendomi voltare, in silenzio guardo la scena. In piedi in tutti il suo metro e trenta un rugoso e arzillo vecchietto sta guardando una mora con aria fintamente contrariata –Me la dia- dice porgendole una mano col palmo verso l’alto.
Dietro alla ragazza un gruppo di amiche, di tutte le età e di tutti i più improbabili colori di capelli, scoppia a ridere divertito. Cercano in vano di mettersi una mano davanti alla bocca per smorzare il suono ma il risultato non cambia affatto l’intensità delle risate.
-Vedete? – domanda Albero Qualcosa voltandosi verso le altre indicando l’anziano per poi riportare la sua attenzione sull’uomo. –Nonnetto io l’ho sempre detto che lei è un pervertito di prima categoria- ribatte col sorriso sulle labbra.
-Me la dia- ripete l’uomo diventando questa volta più serio.
-Mi dispiace- afferma scuotendo la testa –appartiene già a un altro- dice facendo partire un altro scoppio di risate.
-La birra- conclude agitando la mano.
Con un sospiro rassegnato la ragazza apre il davanti del suo giacchetto marrone tirando fuori una bottiglia per poi passarla al vecchietto. Sotto non indossa altro che un… bikini? Costato sgranando gli occhi. Meno male che i pantaloni li ha almeno, penso scrutandola da capo a piedi, pantaloni molto aderenti per giunta, che lasciano ben poco all’immaginazione, ma sempre meglio questi che niente.
-È vino comunque- dice allegra iniziando a girarsi per tornare dal gruppo di ragazze, che molto probabilmente sono le sue amiche.
-Tutto- afferma l’anziano signore bloccando la sua avanzata con una semplice parola.
Sospirando tira da sotto la giacca un'altra bottiglia passandola di nuovo all’uomo, che senza staccare gli occhi dai suoi continua a guardarla.
-Ok, ok – afferma Albero tirando fuori una terza bottiglia per poi chinarsi e prendere una fiaschetta da dentro lo stivale. Alzando un sopracciglio il nonnetto non accenna ad abbassare il braccio, sconsolata la mora tira fuori un, a quanto pare, ultima fiaschetta da dentro al seno prosperoso. Bel nascondiglio penso continuando a guardare la scena.
Contento il vecchietto sorride alle ragazze: -Mi raccomando eh- afferma indicandole –non finite nei guai prima della fine della settimana- conclude voltandosi ed andandosene via, molto probabilmente a mettere le varie bottiglie e fiaschette tra l’altro ammasso di roba sequestrata agli studenti durante gli anni.
-Si master- dicono in coro le ragazze che nel frattempo si sono raggruppate. La rossa del gruppo mi lancia un’occhiata e alzando la mano destra mi fa in segno di saluto, che senza esitare contraccambio.
 
-Allora- dice una voce alle mie spalle facendomi voltare di scatto. Davanti a me Zeref mi guarda con un fascicolo di documenti in mano. –Tu sei nella classe 4A che si trova al secondo piano- continua controllando l’orologio che ha al polso – e io sono in ritardo, quindi vedi di non perderti- mi ammonisce puntandomi un dito contro.
Annuendo da bravo samaritano lo saluto nel momento esatto in cui suona la seconda campanella che ci avverte dell’imminente inizio delle lezioni, girandomi mi avvio verso le scale su fino al mio piano.
 
-Fate largo- urla una voce maschile prima di finirmi addosso. Due tizzi, uno pieno di piercing con gli occhi rossi, molto probabilmente lenti a contatto, e con dei capelli lunghi neri che farebbero invidia a qualsiasi ragazza, seguito a ruota da un altro ragazzo con dei occhi blu glaciali e i capelli neri tagliati corti mi superano in malo modo correndo verso la propria classe.
-Che modi sono? – grida un'altra voce alle mie spalle, questa volta invece è femminile. Un brivido mi percorre la schiena e so già che non devo voltarmi a guardare.
-Scusali- dice una ragazza dai lunghi capelli biondi passandomi accanto e inseguendo i due ragazzi, in silenzio la ignoro. Sospirando rumorosamente cerco sconsolato la mia classe, che scopro essere alla fine del corridoio.
 
Dopo aver bussato e ricevuto il “permesso” dall’altra parte della porta entro senza indugi. In piedi accanto alla lavagna un avvenente uomo sui quarantacinque, quaranta sei anni mi da il benvenuto.
-Io sono Gildarts- dice presentandosi – sono il professore di storia, tu devi essere il ragazzo nuovo, giusto? –
-Si- rispondo scrutandolo. Ha i capelli di un color rame lunghi fino alle spalle, degli occhi intelligenti di un marrone intenso e un accenno di barba sul mento.
-Presentati pure- dice facendo un ampio semicerchio con la meno indicando la classe. Voltandomi verso i presenti faccio uno dei miei migliori sorrisi.
-Mi chiamo Natsu Dragneel è un piacere conoscervi-
Tra le varie persone che mi salutano di rimando noto i due tizzi di poco prima, in piedi accanto a loro la bionda di prima se ne sta appoggiata contro la parete. Indossa una minigonna bianca e una t-shit blu che la fascia il busto alla perfezione, più giù ha degli stivali marroni che le arrivano fin sopra il ginocchio.
-Tu mi vedi- afferma sgranando gli occhi.
Di scatto riporto la mia attenzione sul resto della classe facendo finta di niente.
-Ti ho visto- urla –mi hai guardato- dice spostandosi dalla parete e venendomi incontro.
-Bene- si intromette il professore che senza altre cerimonie mi indica un posto libero in ultima fila. Passando tra i banchi supero la bionda senza guardarla e senza fare alcunche che possa indurla a parlarmi di nuovo.
Hai fatto una promessa ripeto a me stesso. Non posso farmi coinvolgere di nuovo. Non. Questa. Volta.
Sedendomi poso il mio zaino rosso ai piedi del banco e fissando dritto di fronte a me guardo il prof. che nel frattempo ha iniziato a fare l’appello.
-Non provarci nemmeno- sbotta la ragazza avvicinandosi. –Mi hai guardato. Lo so che l’hai fatto- dice sempre più forte. In silenzio sento i nomi che vengono pronunciati, al cognome Fullbuster Occhi di Ghiaccio alza la mano.
-Andiamo! – esclama sventolandomi una mano davanti alla faccia –mi ignori? –
Chinandomi apro lo zaino tirando fuori una penna smangiucchiata all’ennesima potenza e un foglio bianco che ho trovato alla bell’e meglio sta mattina tra le scartoffie di Zeref. Posando le cose sul tavolo alzo lo sguardo tranquillamente.
 
-Che stai facendo? – urlo attirando l’attenzione di tutti i presenti su di me. Davanti ai miei occhi un seno prosperoso mi è talmente vicino che ne rimango spiazzato. Si è alzata la maglietta davanti alla mia faccia mettendo in bella vista il reggiseno rosa.
-L’appello- dice tranquillamente il professore –c’è qualche problema signor Dragneel? – chiede sollevando un sopracciglio.
-Si- affermo –cioè, no- mi correggo subito dopo –devo andare in bagno- decreto alla fine alzandomi senza aspettare risposta e precipitandomi fuori dall’aula.
Fantastico penso fottutamente fantastico.
Entrando il bagno mi passo le mani tra i capelli sconsolato.
-Avevo ragione- dice la ragazza soddisfatta di se stessa, che nel frattempo si è materializzata davanti ai miei occhi.
-Non puoi stare qui- sibilo.
-Si lo so è il bagno dei maschi ma…-
-Non qui nel bagno – affermo esasperato –qui, qui. Perché stai perseguitando quei due? -
-Non li sto perseguitando- dice offesa incrociando le braccia sotto il seno, che accidenti a lei, era davanti ai miei occhi neanche due minuti prima. Maledizione
-Devi aiutarmi – ribatte avvicinandosi a me. Per la frustrazione mi porto indice e pollice all’attaccatura del naso sperando che in un aiuto divino.
-Non posso- dico scuotendo la testa.
-Sei l’unico che può aiutarmi –
-Lo so- affermo alzando gli occhi al cielo.
-Lo sai? – chiede interdetta.
-Tu per caso conosci qualcun altro che riesce a vedere o sentire i fantasmi? – le domando ironico guardandola di sbieco -io si, ma dettagli-
-Si? – ora è veramente stupita.
-Mio fratello- dico sventolando la mano come a voler dissipare il discorso –senti. Non posso mettermi nei casini, non questa volta, se mi espellono di nuovo…-
-Ti hanno espulso altre volte? – chiede curiosa interrompendomi.
-Sei volte in due anni – specifico.
Facendo un fischio sgrana gli occhi squadrandomi. –Sai- inizia –dal tuo colore di capelli non lo avrei mai detto-
-Se questo tuo è un insulto, non l’ho capito-
-Senti- taglia corto tornando all’argomento principale –nella tua classe c’è un ragazzo…-
-Scommetto che è il tuo fidanzato e devo dirgli che lo ami molto? – domando impedendole di finire la frase.
-Che schifo- dice corrucciando la faccia.
-È il tuo nemico? – proseguo imperterrito sparando ipotesi - non contare su di me se vuoi ucciderlo- la ammonisco alzando le mani in segno di resa, fin quando si tratta di risse è okay, ma non ho nessuna intenzione di finire in galera, medito.
-No- sbotta esasperata. –Devi aiutarmi a trovargli una ragazza-
Sollevando le sopracciglia la guardo allibito: -Vuoi che faccia Cupido? – le chiedo scettico –dico, mi hai visto? –
-Yup- afferma iniziando a fare avanti e indietro sui talloni squadrandomi da capo a piedi –fattelo dire, i capelli ci sono, per il resto…- continua storcendo le labbra –sembra che qualcuno ti ha vomitato un arcobaleno addosso-
-Che sei simpatica – dico facendo un sorriso tirato che assomiglia più a una smorfia. Che poi non è minimamente vero perché oltre alla mia inseparabile sciarpa indosso una maglietta a maniche corte rossa con sopra stampata una fiamma, dei jeans blu e delle scarpe bianche.  –Questo tizio non se la può trovare da solo la ragazza? –
-Mio fratello non è esattamente affettuoso- afferma virgolettando in aria l’ultima parola. –E ha un vizio abbastanza singolare, ma te lo giuro, non finirai nei guai-
Facendo una faccia triste e unendo le mani in segno di preghiera mi scruta con i suoi grandissimi occhi nocciola. Facendo un sospiro di rassegnazione mi metto l’anima in pace.
-Come si chiama tuo fratello? – le domando alla fine. Facendo un salto di gioia scatta verso di me per abbracciarmi con il solo risultato, invece di passarmi attraverso. Un brivido freddo mi percorre tutta la schiena.
-Scusa- squittisce voltandosi verso di me –Si chiama Gray, Gray Fullbuster-
 
Sarà un disastro medito, ma almeno adesso ne ho la conferma: non sono io che mi metto nei guai, sono i guai a cercare me, e questa volta è un casino alto un metro e settanta, con lunghi capelli biondi e due bellissimi occhi nocciola.








Angolo autrice!
Salve! eccomi qui alle quattro del mattino con un'altra improbabile storia!
Grazie mille per essere arrivati fino a qui e spero che questo inizio vi sia piaciuto! Per chi se lo stesse chiedendo yup Lucy è decisamente un fantasma, anche se spero che nel contesto si sia capito.
Ancora grazie mille e al prossimo capitolo
 33NaLu33


 

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Capitolo 2
*** Lisanna ***


Lisanna
 
 


 
 
 
Bhe medito, non mi aspettavo che si sarebbero messi tutti seduti e composti a mangiare il proprio pranzo, ma una guerra col cibo il primo giorno di scuola non era esattamente nei miei piani.
Con le gambe incrociate me ne sto acciambellato sopra a un muretto poco lontano dai tavoli adibiti alla ricreazione, che essendo ancora bel tempo sono situati all’aperto.
-Comunque mi chiamo Natsu- dico dopo essermi infilato nell’orecchio il secondo auricolare bianco. Se mai qualcuno decida per caso di girarsi a guardare nella mia direzione penserà che sto semplicemente canticchiamo una canzone e non parlando con un fantasma, come invece sto effettivamente facendo in realtà.
-Lo so- risponde tutta contenta mentre con le braccia aperte, per mantenere l’equilibrio, fa avanti e indietro sul muretto accanto a me, cosa che mi sta veramente facendo innervosire.
Non che cadendo si possa far male, ovviamente, ma avere la sua minigonna all’altezza degli occhi mi sta veramente iniziando a mettere a disagio e non perché lo spettacolo non mi piaccia.
Schiarendomi rumorosamente la gola cerco invano di rimettere in ordine le idee.
 
È da quando siamo tornati dal bagno la prima ora che non si è separata da me nemmeno per un secondo, forse pensa che se la perdo di vista per cinque minuti non sarò più in grado di rivederla o forse, più probabilmente, è solo eccitata all’idea di avere finalmente qualcuno con cui parlare. Fatto sta che a parte bazzicarmi attorno durante le ore e ripetermi di ascoltare la lezione quando mi distraevo non ha fatto altro che sorridermi tutto il tempo.
 
-Io sono Lucy- si presenta alla fine porgendomi la mano e attirando la mia attenzione. –Scusa- dice abbassando di getto il braccio prima che io possa fare anche il minimo movimento –abitudine- si giustifica alla fine iniziando a ridere nervosamente e facendomi sorridere a mia volta.
Senza ulteriori indugi mi si siede accanto accavallando le gambe, facendole penzolare oltre il bordo del muretto di pietra grigio.
-Cosa avevi in mente? – chiedo abbassandomi in avanti e tirando fuori dallo zaino, che è appoggiato contro la superficie di pietra, l’unico foglio ormai mezzo scarabocchiato che ho, e l’ultima penna quasi intera trovata all’interno della mia borsa mai ancora svuotata dalla fine dell’anno passato e Dio, se ripenso che mi hanno espulso durante l’estate mi viene da ridere.
-Che stai facendo? – mi domanda invece incuriosita sporgendosi verso di me.
-Non sono esattamente un asso quando si tratta di ricordare- affermo facendo spallucce.
-Stai prendendo appunti? – esclama sollevando le sopracciglia.
-Si- dico sulla difensiva –non farlo sembrare così strano-
-Ma è “così strano” - ribatte virgolettando le due ultime parole con le dita per poi scoppiare a ridere subito dopo.
Lanciandole un’occhiataccia inizio a spiegazzare il foglio cercando un angolo pulito senza disegnini vari: -allora missis Memoria di Ferro mi vuoi dire cosa hai in mente, si o no? – proseguo provando a ignorare le sue risate che dopo aver sentito la parola missim sono diventate ancora più forti.
-Missis- ripete a sua volta facendomi il verso e passandosi le mani sullo stomaco incapace di smettere di ridere.
-Smettila o me ne vado – dico stizzito anche se so benissimo anch’io che la situazione è infondo infondo abbastanza divertente. Mettendosi una mano davanti alla bocca cerca invano di smorzare i suoni, ottenendo ovviamente l’effetto contrario. Scrutandola aspetto.
-Non hai preso appunti durante le tre ore di lezione e li stai prendendo adesso- afferma tra una risata e l’altra irritandomi ancora di più, e sono pronto ad andarmene incazzato quando un pezzo di torta della Battaglia del cibo passa attraverso Lucy per finire spiaccicata a terra dall’altra parte del muretto.
Trasalendo come se l’avesse effettivamente colpita smette subito di ridere e voltando la testa guarda verso il povero pezzo di dolce che molto presto diventerà cibo per formiche. Trattenendomi dal chiederle come sta perché di base non può ne sporcarsi ne tanto meno essersi fatta male, la scruto a mia volta. I suoi bellissimi e grandissimi occhi nocciola sono talmente tanto pieni di tristezza che forse, mi rendo conto, avrebbe tanto voluto che quel pezzo di torta l’avesse colpita per farla sentire di nuovo qualcosa che non potrà mai più tornare ad essere: viva; ma aimè i morti non possono tornare indietro, possono solo andare avanti, avanti verso la luce che li condurrà alla pace.
 
-Allora questo piano? – chiedo sperando che il cambiare argomento la possa tirare su di morale.
Purtroppo non se ne ricava niente di buono a rimuginare sul passato, perché ciò che è successo non può più essere cambiato o fatto ripetere, invece possiamo guardare al futuro, e visto e considerato, che il suo ultimo desiderio è aiutare suo fratello, sarà sicuramente un futuro migliore. 
Tornando subito allegra mi guarda di nuovo divertita e facendo avanti e indietro col busto medita evidentemente a cosa rispondere.
-Sembri un maniaco- se ne esce alla fine.
-Come? – chiedo di rimando sorpreso, tra tutte le cose che avrebbe potuto dirmi questa non me la sarei mai aspettato minimamente, neppure tra cent’anni.
-Si- afferma indicandomi –con quegli auricolari nelle orecchie, il foglio, la penna in mano, e il fatto che stai parlando da solo, a un pazzo maniaco ci assomigli-
-Non sto parlando da solo- puntualizzo.
-Lo so- esclama aprendo le braccia in modo plateale –ma loro non lo sanno- afferma facendo un gesto ampio col braccio.
-A proposito di loro- dico ignorando il suo ultimo commento sul sembrare un maniaco e tornando a guardare gli altri che nel frattempo sono stati messi a tacere da una ragazza rossa di capelli e incazzata come pochi che in piedi su un tavolo sta facendo un mega cazziatone a tutti i presenti, chissà penso forse il dolce volato oltre il muretto era il suo –chi avevi in mente? –
-Sinceramente volevo vagliare tutte le possibilità-
-Okay- annuisco a mia volta –iniziamo dalla nostra classe- concludo pronto a scrivere.
-Nella nostra classe come possibile candidate ho pensato a Virgo – dice indicando una ragazza con dei corti capelli rosa, occhi azzurri e un’eccentrica e alquanto singolare cuffia da cameriera bianca sulla testa che a distanza di due tavoli davanti a me sta animatamente parlando con un ragazzo con folti capelli marroni, che rasentano l’arancione, e degli occhiali da sole con le lenti blu che gli coprono mezzo viso.
-Solo? – chiedo sconcertato scarabocchiando velocemente il nome seguito da un accettabile.
-Si- annuisce –ci sarebbe Levy- continua –ma lei è la mia migliore amica, e fidati, la mia migliore amica e mio fratello mi farebbe vomitare- conclude con la faccia schifata.
-Per non parlare del fatto che…- afferma prima che io possa parlare –le piace Gajeel-
Sconvolto sgrano gli occhi: -Aspetta, Levy è quella bassina con i capelli blu? – chiedo sconcertato mentre lei annuisce come se niente fosse. –E Gajeel è quello capellone con i piercing di sta mattina-
-Che posso dire- afferma alzando le mani in aria con i palmi rivolti come a chiedere una resa –Le piacciono i tipi complicati-
-Buono a sapersi – ribatto scrivendo per poi cancellare con una mega X il nome della ragazza dalla lista.
-Poi della sezione 5A ci sarebbe Erza- continua indicando la rossa che fino a cinque minuti prima era in piedi sul tavolo. Ha dei lunghissimi capelli che le finiscono per coprire l’occhio dentro e sulla sua divisa scolastica non c’è straccia di macchia o imperfezione.
-Lei sembra una tosta- commento aggiungendola sul Foglio delle Conquiste.
-Lo è- concorda –è stata per quattro anni di fila rappresentante degli studenti e se continua così molto probabilmente lo sarà anche quest’anno- sorride.
-La conoscevi? – chiedo prima di potermi fermare.
-Conoscevo tutti, o quasi. Eravamo come una grande famiglia allargata- dice abbassando lo sguardo iniziando a perdersi nei suoi pensieri. Allarme rosso mi urla il subconscio fare marcia indietro da questa conversazione, e subito.
-Poi? – domando facendola tornare sul pianeta terra.
-Poi ci sono Cana e Bisca- continua mostrando due ragazze sedute in mezzo a un gruppetto più vasto accanto alla rossa, una alla sua destra e l’altra alla sua sinistra.
-La mora la conosco già- affermo attirando la sua attenzione –Miss Bikini dell’anno l’ho vista sta mattina mentre un vecchietto tutto rugoso e raggrinzito le portava via tutte le scorte di alcool-
-Tipico di Cana- dice prima di scoppiare a ridere.
-Avresti dovuto vedere la scena- continuo – si è tirata fuori tre bottiglie di vino da sotto il giacchetto, una fiaschetta dallo stivale e un’altra da in mezzo al seno- concludo facendola ridere ancora di più.
-Non cambierà mai- esclama scuotendo la testa, e mentre lei prova a calmarsi scruto l’altra ragazza dei eccentrici e al quanto singolare capelli verdi, che sorridendo sembra essere molto coinvolta nel discorso che si sta svolgendo. Velocemente scrivo anche i loro nomi seguiti da un altro possibile forse.
 
-Della sezione 5B ci sono Evergreen, Laki e Mira- dice indicando altre tre ragazze che insieme a Erza, Cana e Bisca fanno parte del gruppo raggruppato intorno a quel tavolo.
A primo impatto Evergreen mi sembra una snob, con i capelli castani chiari pettinati perfettamente e un paio di occhiali da sole che senza fretta fa roteare tra le dita mi manda un’influenza molto negativa, e anche se Lucy l’ha scelta come possibile candidata barro il suo nome con una X come ho precedentemente fatto con quello di Levy.
Laki, d’altro canto, mi sembra troppo sofisticata per poter stare con uno come Gray Fullbuster che durante la seconda ora di lezione senza nessuna ragione apparente si è iniziato a spogliare. Se il suo vizio, di cui mi aveva precedentemente parlato Lucy, è quello di essere un esibizionista penso che ne vedrò delle belle. Scartando anche lei passo all’ultima ragazza.
Dei lunghissimi capelli d’argento, raccolti sul davanti con un piccolo elastico per non far finire la frangetta sugli occhi celesti, le circondano il viso angelico. Ha un’aria molto mite e tranquilla e solo a guardarla ti dà un senso di pace così gratificante che ti viene voglia di conoscerla e stringerle la mano. Senza altri indugi aggiungo il suo nome sottolineandolo due volte.
 
-Poi? –
-Della sezione 3B e 3A ci sono Kinana e Lisanna- continua indicando due ragazza di un altro tavolo anch’esse sedute a loro volta in mezzo a un gruppo.
Kinana non passa decisamente inosservata con i suoi capelli viola, e anche se le arrivano solo fino alle spalle, bastano per far in modo che chi la guarda si volti per darle una seconda occhiata. Accanto a lei, invece, la versione più giovane e innocente della ragazza di nome Mira ride a una battuta detta da qualcuno. A parte la lunghezza dei capelli sono veramente molto simili e se dovessi scommetterci oserei dire che sono sorelle.
Dopo aver scritto anche loro alla lista, sottolineo quest’ultima due volte.
-Qualcun altro? – domando incuriosito, perché sinceramente siamo arrivati veramente a un gran bel numero.
-In effetti si- dice arrossendo –l’ho vista per la prima volta sta mattina all’entrata ma mi è subito piaciuta-
Per la prima volta? penso tra me e me che anche lei abbia cambiato scuola, o peggio l’abbiano espulsa come è successo a me?
-Si chiama Wendy a quanto ho capito- dice prima di interrompersi.
-Bene. Chi è tra tutti i presenti? – chiedo scrutando ognuno e cercando di trovare questa fantomatica Wendy. Se è piaciuta così tanto a Lucy solo dopo averla vista per così poco forse deve avere qualcosa di speciale.
-È quella ragazza lì- afferma indicando la famosa Wendy seduta a uno dei tavoli più in disparte –fa il primo anno- conclude evitando di guardarmi.
-Cosa? – domando allibito –Sei pazza? Avrà al massimo quattordici anni. È minorenne accidenti –protesto.
-Anche Gray lo è – esclama incrociando le braccia sotto al seno prosperoso.
-Ha tre anni più di lei-
-L’amore non ha età-
-Bene- affermo facendole in verso –e sarò ben contento di ripetertelo mentre guarderai tuo fratello che viene portato via in manette- concludo e anche se sono completamente contrariato scrivo il nome della ragazza su quella che ormai è diventata La lista Nera.
 
-Okay- dico alzandomi e spolverandomi il retro dei jeans, buttando la penna nello zaino e col foglio ancora in mano sono pronto ad iniziare la missione.
-Dove stai andando? – chiede scostandosi dal muretto a sua volta.
-A fare quello che mi hai chiesto. E penso proprio che inizierà con questa Erza- annuisco facendo avanti e indietro con la testa pronto e assolutamente carico. -mi ha dato l’aria di una decisa- affermo semplicemente. Lanciandomi un’occhiata di traverso inizia a fissarmi storto.
-E cosa avresti intenzione di fare? – inizia –andare lì a chiederle se vuole stare con Gray? –
-In effetti si- dico non capendo quale sia il problema. -Avere un approccio diretto- proseguo –è la strategia migliore-
-Vuoi andare da Erza, la ragazza più tosta di tutta la scuola- sottolinea -a chiederle davanti a tutti se si vuole mettere o meno con mio fratello e tu me la chiami strategia questa? -
-Tu hai un’idea migliore? – chiedo sollevando un sopracciglio.
-In effetti si- ribatte sorprendendomi –aspetta qui, voglio provare a fare una cosa, e se i film hanno una base di verità forse siamo a cavallo – conclude sparendomi in un battito di ciglia letteralmente da davanti agli occhi. Questa cosa del apparire e scomparire dei fantasmi non mi è mai piaciuta, soprattutto quando, dopo esserti fatto la doccia ti stai vestendo, e uno stuolo di morti non ancora passati oltre ti appare davanti all’improvviso guardandoti con aria indignata, mentre invece dovresti essere tu quello incazzato, dal momento che sono entrati loro senza permessa in camera tua.
 
-Che ne pensi? – domanda una voce accanto a me facendomi trasalire e strappandomi via dai miei pensieri nonché vecchi ricordi. Quando è arrivata? mi domando voltandomi nella direzione del suono. Alla mia destra in tutto il suo quasi metro e settanta Lisa qualcosa mi guarda sorridendo. Portandomi davanti alla faccia il foglio coi nomi scorro giù fino a trovare il suo per non pronunciarlo in maniera sbagliata.
-Pensare di cosa? – chiedo a mia volta.
-Del piano- afferma sorridendomi. Come fa a sapere del piano? medito scrutandola, era troppo lontana per aver potuto origliare qualcosa, non che con metà discorso possa aver capito chissà cosa comunque.
-Non hai capito? – ribatte.
-Capito che cosa? -
-Sono Lucy- esclama tutta contenta. Sgranando gli occhi l’afferro per un braccio.
-Esci subito da lì- affermo iniziando a scuoterla in maniera non molto violenta come se questo possa effettivamente far smettere in qualche modo la possessione.
-Ma è un’idea eccezionale- dice invece contrariata. –Non ero sicura di poterlo fare, sai no? Nei film fanno sembrare tutto facile ma c’è l’ho fatta, e in effetti era anche più semplice di quel che mi aspettavo, mi è veramente bastato voler entrare nel suo corpo e toccarla, lei non ha percepito assolutamente niente ovviamente, ed ora eccomi qua. Adesso potrò veramente chiedere a Gray un appuntamento sotto forma di Lisanna e una volta che si saranno conosciuti sarà fatta! -
-No, invece è pessima- inizio scuotendo vigorosamente la testa –perché non solo stai prosciugando le energie di Lisanna, ma metti il caso tu riesca veramente a convincere Gray a uscire con lei, una volta che tu avrai abbandonato il suo corpo, lei non si ricorderà assolutamente niente di tutto quello che avrà fatto tutto il tempo in cui è stata posseduta. Ovviamente a meno che tu non abbia intenzione di avere un appuntamento romantico con tuo fratello- continuo vedendo che a ogni parola da me pronunciata ha contratto la fronte fino a farla diventare una smorfia –Fidati, ho già visto una possessione a tempo prolungato e non è finita bene- concludo cupamente. Quella faccenda in effetti mi era costata la seconda espulsione.
 
-Che stai facendo a mia sorella? – urla una voce alle nostre spalle. Voltando la testa scorgo un ragazzo tutto muscoli alto più di due metri che con aria aggressiva si avvicina a passo di marcia verso di noi. Tutt’intorno gli altri presenti si sono fermati dal socializzare attirati del grido.
-Esci da lì- sibilo a Lucy. Lei dopo aver annuito lascia il corpo di Lisanna che privo di sensi mi cade addosso. Passando una mano sulla schiena della ragazza me la stringo contro impedendole di accasciarsi a terra mentre nel frattempo Lucy è riapparsa nuovamente accanto a me.
-Mi hai sentito? – Sbraita arrivandomi a cinque metri di distanza. Come le sorelle ha i capelli argentati e gli occhi blu, che scrutandomi da capo a piedi mi sta molto probabilmente prendendo le misure per la bara.
-Si ti ho sentito- affermo sospirando prima di voltarmi completamente verso di lui.
Guarda la sorella tra le mie braccia e dopo aver inspirato sonoramente come farebbe un toro pronto per la carica passa la sua attenzione sulla mia faccia fissandomi con occhi fiammeggianti pieni di odio.
-Lasciala- afferma.
-Ma…-provo a ribattere cercando di fargli capire che è svenuta.
-Lasciala- urla avvicinandosi ulteriormente.
-È…-
-Ho detto lasciala- grida nero di rabbia, e di scatto lascio la presa facendo rovinosamente cadere a terra la ragazza che ancora incosciente non si accorge di nulla. Dopo avrà un gran bel mal di testa medito guardando verso il basso sentendomi in colpa e non sarà dovuto solo alla possessione.
-L’hai fatta cadere – sussurra allibito. –L’hai fatta cadere- ripete urlando e prima che possa dirgli che è stato proprio lui a gridarmi di lasciarla andare mi afferra per la sciarpa sollevandomi così che i nostri occhi siano alla stessa altezza.
Nel momento esatto in cui le sue dita toccano la mia sciarpa avvolta intorno al mio collo vedo rosso, e prima che mi renda pienamente conto di quello che sto facendo ho la mano destra chiusa a pugno ricoperta di sangue. Sangue che sta sgorgando dal naso ormai rotto dell’albino che sorpreso mi guarda allibito.
Invece di alzarsi e scappare, si alza e mi carica placcandomi. Prima che me ne renda veramente conto siamo a terra a tirarci pugni in faccia a vicenda facendo iniziare così una rissa di proporzioni scolastiche coinvolgendo tutto il resto degli studenti.
 
 
 


 
Nel prossimo capitolo:
Sgranando gli occhi mi guarda spaventata: -Mi stai toccando- dice fissando la mia mano sulla sua spalla –oddio no- afferma spaventata –ti ho fatto uccidere-

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Capitolo 3
*** Oscuro e tenebroso ***


Oscuro e tenebroso
 


 
 
Essere messo k.o. da una ragazza non è una cosa di cui vado particolarmente fiero, ma se per di più la suddetta ragazza durante la rissa brandiva una scopa, presa da dio solo sa dove, come fosse una spada, bhe l’umiliazione, rifletto, diventa via via più accettabile.
In piedi vicino al mio corpo guardo l’altro tizio, Elfman, che col naso fasciato ancora un po’ colante di sangue, e ancora decisamente privo di sensi è sdraiato anche lui sul lettino dell’infermeria accanto a me.
A differenza sua però io sono fuori dal mio corpo e con un sospiro teatrale costato che ci metterò ancora un po’, spero non ore, prima di svegliarmi. A questo punto tanto vale uscire a vedere che danni ho combinato.
 
Prima di andarmene però, noto che a parte noi due e una donna dai lunghi capelli rosa, raccolti in una crocchia, e dai taglienti e altrettanto freddi occhi rossi con indosso un lunghissimo camice bianco che sta maneggiando garze e medicinali vari vicino a uno dei molteplici scaffali presenti nella stanza, nell’infermeria non c’è nessuno, segno che forse la rossa con la scopa, dopo aver stordito me e l’altro ragazzo artefici della rissa, ha deciso di andarci piano con tutti gli altri coinvolti involontariamente. Spero veramente che le cose siano andate proprio così e che la ragazza coi capelli d’argento stia bene; visto e considerato che non è qui forse si è già risvegliata. Guardando l’orologio alla parete costato che le lezioni sono riprese.
 
Senza ulteriori indugi mi volto andando verso l’uscita e sempre senza il minimo sforzo attraverso la porta bianca che, pur essendo chiusa, non mi crea nessun problema. Per certi versi penso questa forma è una figata.
Alla fine del corridoio scorgo Lucy che come un’anima in pena sta facendo avanti e indietro ininterrottamente. I lunghi capelli biondi ondeggiano a ogni passo e anche se i suoi stivaletti dovrebbero far rumore a contatto col le piastrelle del pavimento essi non emettono il minimo suono.
 
-Natsu- urla dopo avermi visto precipitandosi verso di me –mi dispiace tantissimo. Dio ti avevo garantito che non sarebbe successo niente, e invece ho posseduto Lisanna e tu hai finito per fare a botte con Elfam. Cazzo, avrei dovuto pensarci prima di fare una cosa del genere, ma ero sicura che avrebbe funzionato, e lo so che non è una scusante, ma…- il fiume di parole senza ordine mi investe confondendomi, mentre davanti a me Lucy è quasi in lacrime, il che è una novità visto e considerato che a discapito di tutti gli anni in cui posso vederli, non sapevo che i fantasmi potessero piangere.
-Lucy…- provo a fermarla cercando di farle capire che non è colpa sua. Avrei potuto gestire la cosa diversamente, avrei dovuto evitare di tirare io il primo pugno.
-Ti ho costretto ad aiutarmi e adesso ti ho messo nei casini. Mi dispiace così tanto- dice inchiodandomi con i suoi magnetici occhi nocciola, che sono talmente pieni di angoscia e pena che mi fanno sentire in colpa a mia volta, anche se di base non ho fatto niente di male.  
-Senti…- dico afferrandola saldamente nella speranza di tranquillizzarla, ma commetto un grosso errore perché nel momento esatto in cui le mie dita si posano sulla sua pelle lei va nel panico.
 
Sgranando gli occhi mi guarda spaventata: -Mi stai toccando- dice fissando la mia mano sulla sua spalla –oddio no- afferma spaventata –ti ho fatto uccidere-
 
Cosa?
Scostandosi da me come se l’avessi bruciata e guardandomi, ora con occhi terrorizzati, inizia a delirare: -sei morto- sussurra –oddio, sei morto- ripete più forte corrugando le sopracciglia, come se il solo pensiero la sopraffacesse.
-Non sono morto- dico senza ottenere minimamente la sua attenzione.
-Ti ho ucciso io-
-Lucy…- affermo mentre provo a riprenderla per le spalle e convincerla a guardarmi senza molto successo. Indietreggiando ancora di più evita il contato, come il semplice fatto che impedirmi di toccarla sistemi le cose, convincendola che sono ancora vivo. Il punto è che io sono ancora vivo.
-È tutta colpa mia- ripete per l’ennesima volta passandosi le mani tra le ciocce di capelli che di lato le ricadono sulle spalle portandosele nervosamente dietro l’orecchio.
Facendo uno scatto l’afferro per il braccio: -guardami- dico perentorio.
Scuotendo la teste evita il mio sguardo cercando con uno strattone di liberarsi.
-Non volevo- sussurra chiudendo gli occhi –avrei dovuto fermare Erza, avrei dovuto impedirle di…-
-Lucy non sono morto- dico cercando di essere il più rassicurante possibile.
-E io non sono stupida- mi urla di rimando. Sono talmente tanto sorpreso che all’ennesimo strattone riesce a liberarsi dalla mia presa e neanche un battito di palpebre dopo è totalmente e assolutamente sparita nel nulla, teletrasportatasi dio solo sa dove. Maledizione penso sospirando non mi ha lasciato nemmeno il tempo di spiegare.
 
Ma del resto è ovvio che sia arrivata a questa conclusione, medito mentre sconsolato mi dirigo verso l’ingresso della scuola, forse con molta fortuna la troverò e potrò dirle le cose come stanno, anche se inconsciamente dubito che sarà lì ad aspettarmi.
Passandomi le mani tra i capelli ripenso al fatto che non avrei dovuto toccarla, non senza avvertila almeno. Mi aveva detto che io sono la prima persona con cui parlava da quando è morta, e a giudicare dal fatto che tutte le cose che sa sulla sua “condizione” le ha imparate dalle serie tv e film visti negli anni sarei dovuto arrivare molto, ma molto prima alla conclusione che non ha ancora mai visto un altro fantasma come lei.
Non che io sia un fantasma ovviamente, ma più o meno siamo lì.
 


-Signor Dragneel mi segua –
Vicino alla porta della segreteria -vestito completamente di nero dalla testa ai piedi, con una camicia a maniche corte e dei jeans- appoggiato contro la parete e con aria cupa, mio fratello è stato chiamato dal basso e rugoso vecchietto di sta mattina che senza aggiungere altro si incammina lungo il corridoio.
Affiancandomi a Zeref seguiamo il nonnetto che superando una serie di porte, penso tutte adibite ad attività extra scolastiche, punta dritto verso quella in cui sopra a caratteri cubitale c’è stampato “preside”.
 
-Lo giuro- inizio – è stato… un increscioso incidente- affermo sicuro di me.
Senza neanche lanciarmi un’occhiata mi ignora completamente.
Dei due lui è sempre stato quello bravo a non dare corda agli spiriti. Mai nessun fantasma si è reso conto che Zeref può vederli come me, e a differenza mia, mio fratello non ha nessun interesse nell’aiutarli. È sempre stato dell’idea che se hanno questioni in sospeso o faccende da sistemare avrebbero dovuto pensarci prima di morire, perché forse se sono in questa forma incapaci di passare oltre e andare in paradiso, o qualsiasi cosa ci sia dopo, loro si sono meritati di rimanere intrappolati qui, in questo piano dell’esistenza. 
 
D’altro canto io la vedo diversamente. La maggior parte degli spiriti che ho conosciuto, sono spaventati e morti di una morte improvvisa o violenta. Si sono svegliati un giorno sicuri di affrontare una qualsiasi mattinata di scuola o lavoro e invece non sono mai neanche arrivati vivi a sera.
Ma del resto, come dice Zeref, la morte non viene mica a bussare alla tua porta per chiederti se vuoi seguirla, essa arriva a basta, tanto vale vivere al massimo ogni giorno senza rimpianti o rimorsi.
E per me è un rimpianto non poter aiutare le persone che ne hanno così disperatamente bisogno, che siano morti o vivi non fa nessuna differenza.
 
 
Varcata la soglia ci ritroviamo nel piccolo ufficio del preside, che piccolo si, ma strapieno di roba. Scaffali colmi di libri di ogni genere letterario, da romanzi di fantascienza a tomi di medicina, ricoprono le pareti, mentre cornici su cornici di foto sono sparpagliate ovunque: dai ripiani fino a ingombrare metà della scrivania vicino alla finestra, in cui tutte ritraggono classi e studenti che nel corso degli anni hanno fatto parte di Fairy Tail.
Documenti e fogli, invece, ricoprono l’altra metà della scrivania, comprese le uniche tre sedie nella stanza.
-Arriverà tra un attimo- ci informa in vecchietto prima di chiudersi la porta alle spalle e sparire.
 
Continuando ad ignorarmi Zeref si avvicina agli scaffali e passando le dita sul dorso della copertina di ogni libro inizia a leggere i titoli presenti. A prima vista tutti lo hanno sempre scambiato per il trasgressivo della situazione, sempre cupo e solitario dava l’aria del menefreghista, di chi le regole le ha sempre e solo viste per essere infrante, ma la verità è che mio fratello è sempre stato un grandissimo secchione.
Un visionario, che le regole le ha prese e le ha piegate a suo favore diventando a soli ventitré anni il capo di una delle aziende più influenti del momento, che a poco a poco si sta espandendo non solo in tutto il paese, ma direttamente in tutto il mondo.
 
-Scusi per l’attesa- dice una voce attirando la nostra attenzione. Sulla soglia una ragazzina con in braccio una pila di libri impilati uno sopra l’altro talmente alta da coprirle la faccia entra nella stanza chiudendo la porta con un il piede, che noto essere scalzo. Indossa un lungo abito bianco che a ogni passo svolazza quasi avesse vita propria.
Senza dire niente, Zeref si avvicina alla nuova arrivata e senza tante cerimonie prende metà dei libri che ha in braccio.
-Grazie- afferma lei sorridendogli. Ha dei lunghissimi capelli biondi che a onde le ricadono giù fino alle ginocchia mentre ai lati della testa due piccoli fermagli bianchi a forma di ali d’angelo le incorniciano il viso. Ma la cosa che decisamente ha lasciato di stucco mio fratello sono i penetranti occhi verdi della ragazza.
 
-Stai sbavando sulla segretaria- dico sventolandogli una mano davanti alla faccia. Riscotendosi mi lancia un’occhiataccia, e facendogli un sorrisetto alzo le spalle in maniera innocente.
Posando i libri per terra indica a Zeref di fare lo stesso, e spostando i fogli dalla sedia mette anch’essi sul pavimento.
-Lei è la segretaria? - chiede Zeref finalmente dando per la prima volta fiato alla bocca, e a giudicare dal suo tono di voce non è decisamente contento di essere qui.
Perché se so che c’è una cosa che lui odia è: essere disturbato quando lavora, socializzare con altra gente quando non è strettamente necessario, e risolvere i miei casini, in più so anche che appena mi sveglierò finirò veramente per essere ammazzato.
 
-No- dice la ragazza sorridendo– sono la preside-
-Cosa? – chiedo di getto sgranando gli occhi e sollevando le sopracciglia evidentemente sorpreso.
-È giovane- costata tranquillamente Zeref che imperturbabile fa sembrare tutta la situazione normalissima. Giovane è un eufemismo accidenti! Se la vedessi per strada non direi mai che è la preside di un liceo, anzi, direi proprio che al massimo può frequentare il terzo anno delle scuole medie.
-Me lo dicono spesso- continua mantenendo il buon umore, che inquietantemente le sembra essere stato dipinto sulla faccia. D’altro canto chi sono io per giudicare dal momento che sorridere sempre è una cosa che faccio anch’io.
-Io direi proprio che glielo dicono tutti-
Ovviamente lo so benissimo che lei non può sentirmi, ma irritare Zeref è una cosa che adoro troppo fare. E dal momento che tanto dopo mi ammazzerà comunque, tanto vale dargli delle buone ragioni per farlo penso annuendo tra me e me.
 
-Si sieda- dice la preside dopo aver indicato una delle due sedie davanti alla scrivania. Togliendo a sua volta i fogli e lasciandoli per terra Zeref fa come gli è stato richiesto.
-Sono Mavis comunque- afferma la ragazza sporgendosi in avanti sul tavolo e offrendo a mio fratello la mano, che senza dire niente afferra per salutare di rimando.
-E le scintille volarono- esclamo alzando di getto le braccia al cielo in segno plateale intromettendomi tra i due –fratello sei un maleducato! - dico sporgendomi in avanti per guardarlo dritto negli occhi -Dovresti presentarti almeno, o sta mattina Happy ti ha mangiato la lingua e fai fatica a parlare? -
-Zeref- dice solamente lanciandomi l’ennesima occhiataccia. –E non c’è assolutamente bisogno che si disturbi. So benissimo perché mi ha convocato qui, e le garantisco che non appena mio fratello si sarà svegliato ce ne andremo. - continua tornando a guardare fisso Mavis -Mi faccia solo la cortesia di non chiamare i servizi sociali- conclude senza cambiare minimamente espressione.
-Fratello- mi intrometto socchiudendo gli occhi e sporgendomi ancora di più verso di lui –se questo è il tuo modo di chiedere un favore dovresti metterci un po’ più di enfasi e emozione-
 
-Signor Dragneel - afferma la preside in tono serio attirando la mia attenzione. Guardandola noto che il suo sorriso è sparito. Possibile che in un attimo abbia perso tutto il suo buon umore? – penso che lei si sia fatta un’idea sbagliata perché non ho nessunissima intenzione di espellere Natsu-
-Sarebbe la prima volta- commento effettivamente sorpreso.
-Ah no? – chiede impassibile Zeref.
-No- annuisce Mavis.
Passando la sguardo tra mio fratello alla preside come se stessi guardando una partita di tennis, non che io sia patito di questo sport, aspetto con impazienza la prossima mossa di uno dei due.
 
-Noi non espelliamo i nostri studenti per così poco- prosegue Mavis.
-La ragazza della segreteria che mi ha chiamato per dirmi di venire mi ha detto che Natsu ha fatto scoppiare una rissa, non le sembra una ragione più che valida? – chiede tranquillamente.
-Da che parte stai fratello? Ti ha appena detto che non mi espelle e stai provando a convincerla di fare il contrario? – gli domando piazzandomi davanti alla sua faccia.
Ignorandomi sposta la testa di lato continua a guardare fisso Mavis aspettando di vedere la sua reazione. Fantastico, veramente fantastico penso allontanandomi da lui.
-Come ho già detto noi non espelliamo per così poco- ripete tranquillamente alzandosi in piedi e facendo il giro della scrivania. –Questa non è solo una scuola signor Dragneel, è una famiglia e Natsu ne è entrato a far parte e come membro non sarà facile per lui liberarsi di noi-
-Perché lo fa? – chiede Zeref.
-Oh, non lo faccio solo per suo fratello, ogni studente qui ha lo stesso trattamento indipendentemente da dove viene, dal suo passato, o dal perché è qui. Noi crediamo veramente in una seconda possibilità- afferma guardandolo negli occhi senza la minima incertezza, ed è notevole perché veramente pochissime persone riescono a sostenere il suo sguardo.
-Sposala- sussurro all’orecchio di Zeref.
–Ma- continua Mavis –questo non significa che non riceverà una punizione. –
-Sono d’accordo- annuisce mio fratello continuando tranquillamente ad ignorarmi.
 
Prendendo uno dei tremila fogli dal tavolo Mavis scorre giù fino a trovare quello che le interessa: -Ho visto dal suo piano di studi che Natsu non ha intenzione di seguire nessuno sport, la sua punizione sarà quindi fare le esercitazioni per entrare a far parte della squadra scolastica di basket, se non verrà preso finirà per pulire i bagni di tutto l’edificio per un mese, se verrà preso mi aspetto che partecipi con costanza-
-Mi sembra un’ottima idea- concorda Zeref che alzandosi in piedi è pronto a salutarla ed andarsene. –Glielo riferirò sicuramente- dice porgendole la mano.
-Un’ultima cosa- dice Mavis mentre ricambia il saluto –ho letto che durante gli anni delle medie suo fratello sosteneva di poter vedere i fantasmi, è vero? -
-Cose da ragazzi- afferma Zeref senza tradire nessun’emozione. –Non è assolutamente vero-
-Capisco- annuisce la preside tornando a sorridere. –Buona giornata allora-
-Anche a lei- risponde andando verso la porta -Arrivederci- saluta chiudendosi l’uscio alle spalle.
 
Attraversando la parete a mia volta seguo Zeref che senza aspettarmi o farmi nessun cenno se ne sta semplicemente andando lungo il corridoio verso l’uscita.
-Hai perso una grandissima occasione- lo stuzzico –avresti dovuto chiederle un appuntamento-
Fermandosi di colpo nel corridoio vuoto e controllando che non ci sia nessuno si volta verso di me.
-Si può sapere che cosa è successo? – chiede andando subito al punto.
-Quel tizio, Elfam, mi ha afferrato per la sciarpa- dico stentando tranquillità. Lui sa benissimo che toccare la mia sciarpa è sinonimo di guai, cosa che Elfam ha imparato troppo tardi.  
-Solo questo? – indaga scrutandomi –non c’entra nessun morto? –
-No- affermo scrollando le spalle. –Perché per caso ne hai visto qualcuno? – chiedo di rimando, e anche se spero che dica di si, così da dirmi dove sia Lucy, è molto meglio se non l’ha vista, perché in tal caso forse, e dico solo forse mi crederà. Non sono mai stato molto bravo a mantenere segreti con qualcuno, tanto meno con mio fratello.
-Bene- dice alla fine, ignorando per l’ennesima volta la mia domanda. Lo prenderò per un no penso alzando gli occhi al cielo. –Hai sentito cosa ha detto quindi vedi di non fare altri casini- mi ammonisce puntandomi un dito contro. –Quando ti svegli vai alle ultime lezioni, fatti dire quando sono i provini, e poi torna a casa. Sei capace di farlo senza finire in un'altra rissa? –
-Si- affermo sospirando teatralmente.
-Ottimo- continua –e ora devo proprio precipitarmi dall’altra parte della città per una riunione. Mi raccomando- conclude avvinando il suo dito ai miei occhi.
-Si signore- dico facendogli il saluto militare mentre voltandosene se ne va senza aggiungere altro.
 



Nel prossimo capitolo:
-Sei un rivale in amore- ripete guardandomi con occhi furenti –cosa vuoi dal mio Gray-sama? -
Rivale in amore? Il suo... Gray…sama? Ma. Che. Cazzo?

 
 
 

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Capitolo 4
*** Rivale in amore! ***


Rivale in amore!
 
 
 
 


Seguire, per non dire stalkerare, Gray Fullbuster per l’esattezza di due giorni scolastici, bhe, non mi ha portato da nessunissima parte: decisamente non ad approcciarlo, non a trovargli una ragazza, ne tantomeno a ritrovare Lucy.
Possibile che la terra si sia aperta e l’abbia risucchiata via con se quella ragazza? penso scarabocchiando l’ennesimo disegnino. Quest’ultimo ritrae un drago stilizzato all’angolo di quello che dovrebbe essere il mio: “quaderno degli appunti” generosamente tiratomi in faccia il giorno prima da Zeref.
 
Alzando lo sguardo noto numeri su numeri di equazioni matematiche mai studiate in vita mia, e devo ammettere che anche da solo a volte mi chiedo seriamente come ci sono effettivamente arrivato in quarto superiore.
È l’ultima ora penso facendomi coraggio, altri… guardo l’orologio alla parete mentre stancamente appoggio la testa sul palmo della mano venticinque minuti e sarò fuori da qui.
 
Sospirando sposto la mia attenzione fuori dalla finestra lanciando distrattamente un’occhiata al cortile in cui una bionda con una minigonna sta facendo una ruota, per poi riportare lo sguardo sul foglio che sto martoriando di disegni.
-Lucy! – urlo alzandomi in piedi tornando a guardare fuori, rendendomi conto che: uno, quella fuori è Lucy e, due, tutti i presenti si sono voltati verso di me.
-Come scusa? – chiede Gray che coi suoi occhi di ghiaccio mi fissa. Accidenti medito, a rigor di logica io sua sorella non dovrei minimamente conoscerla, figurarsi gridare il suo nome nel bel mezzo della lezione.
-Luce- mi correggo subito –c’è una bellissima luce oggi non trovi? – affermo sfoderando il più finto sorriso nel mio repertorio.
Lanciando un’occhiata di sfuggita al suo compagno di banco capellone e tutto piercing, Gray torna a guardarmi storto.
-E questa: “bellissima luce” le da il diritto di interrompere la mia lezione signor Dragneel? – domanda questa volta il professore tra l’irritato e in sarcastico.
-Nope- affermo facendo il giro del banco alternando lo sguardo tra Gray, il prof e Lucy che nel frattempo è ancora fuori –ha perfettamente ragione, ma devo veramente andare in bagno-
-Si può sapere questo cosa c’entra? –
-Assolutamente niente- dico continuando a sorridere –posso andare? – insisto.
-Siamo nel bel mezzo della lezione- mi fa notare.
-È una questione di una vitale, vitale importanza-
-Non può aspettare? –
-Incontinenza- affermo iniziando a fare avanti e indietro per il nervoso. Se entro dieci secondi non sono fuori di qui giuro che mi butto fuori dalla finestra.
-Non ti sembra di essere un po’ giovane per avere problemi alla prostata? –
-Lo riferirò sicuramente al mio medico- insisto senza demordere e senza smetterla di muovermi.
-Vai- dice alla fine, ma non ha nemmeno il tempo di finire per bene la parola che io mi sono già precipitato in corridoio e poi giù per le scale.
 
Facendo i gradini a due a due scendo le due paia di rampe che mi separano dal piano terra. Senza minimamente fermarmi supero l’atrio principale ed esco dalla scuola dirigendomi a passo di marcia verso il cortile, lì dove le finestre della mia classe si affacciano.
 
-Finalmente ti ho trovato- affermo vittorioso avvicinandomi a Lucy. Sorpresa dalla mia improvvisa apparizione perde l’equilibri nel bel mezzo della giravolta finendo culo a terra sul prato verde. –E non pensarci proprio di sparire, noi due dobbiamo parlare- concludo puntandole un dito contro.
-Natsu- squittisce non aspettandosi di vedermi, evidentemente in ansia per la mia reazione, e lo so che non dovrei essere così brusco, ma dopo averla cercata per due giorni ora deve solo starsi ferma ed ascoltarmi. –Speravo che fossi passato…-
-Passato oltre? – la interrompo concludendo la frase mentre la guardo rialzarsi e spolverarsi i vestiti che ovviamente non possono sporcarsi. –Non posso passare oltre perché di base non sono morto- affermo per l’ennesima volta sperando di riuscire a convincerla. Provo a fare un passo in avanti, ma nel momento in cui noto che lei ne fa uno indietro smetto subito di avanzare.
-Senti, lo so che sei sconvolto e molto probabilmente non ci credi ancora, anche io non ci credevo all’inizio e…-
-Oh Gesù- esclamo esasperato passandomi le mani tra i capelli. –Devo scrivermi sulla fronte “sono vivo” per fartelo capire una buona volta? –
-E che molto probabilmente mi odierai quando te ne sarai finalmente reso conto- continua imperterrita –ma mi dispiace così tanto, devi credermi. Ti sarei venuta a cercare dopo averti lasciato un po’ di tempo per capire-
-E mi lasciavi tempo per capire sparendo per due giorni e poi riapparendo sotto la finestra della mia classe facendo la ruota? –
-Ehi- si difende –fare la ruota mi distende i nervi –
A me sinceramente farebbe venire solo un gran bel mal di testa ma chi sono io per giudicare? penso.
-E poi che ne potevo sapere io che tu avresti comunque continuato a presentarti alle lezioni- continua incrociando le braccia al petto.
-Non che abbia molta…-
 
-Rivale in amore- afferma una voce alle mie spalle. Sorpreso mi volto. Quando accidenti è arrivata? medito. Dietro di me una ragazza, molto probabilmente della mia stessa età, con dei lunghi capelli blu, come quelli del mio professore di matematica, e occhi azzurri, vestita interamente… di blu mi fissa con astio.
-E tu chi sei? - chiedo sorpreso –il cosplay del grande puffo? –
-Juvia non è il cosplay di nessuno e tu…- dice indicandomi -Sei un rivale in amore- ripete guardandomi con occhi furenti –cosa vuoi dal mio Gray-sama? -
Rivale in amore?
Il suo Gray…sama?
Ma. Che. Cazzo?
 
Lancio un’occhiata di traverso a Lucy nella vana speranza che mi dica chi è Puffetta in versione integrale invece noto che se ne sta semplicemente a bocca aperta a fissarmi.
-Aspetta. Lei ti vede! - esclama affermando l’ovvio. Di scatto mi posa una mano sul braccio, che ovviamente mi passa attraverso, avendo il solo risultato di mandarmi un brivido freddo lungo la schiena.
-Ma non mi dire- boffonchio tra me e me.
 
-Juvia ha capito tutto! – dice invece convinta di se stessa la ragazza in blu e azzurro attirando di nuovo la nostra attenzione.
-Juvia ha capito cosa? – chiedo facendole il verso. Il massimo che può aver capito è che sono un pazzo squilibrato che parla da solo.
-Che il rivale in amore ama Gray-sama! -
-Cosa? – domando sconvolto: che cosa si è drogata per arrivare a trarre questa conclusione?
-Questo è… Boy love- afferma mettendosi le mani davanti alla bocca.
-Tu … -dico sconvolto -tu ti leggi troppi yaoi –
-E tu ti guardi troppi hentai! – esclama di rimando.
 
-Non ho mai visto un hentai in vita mia, e per di più non ci ho mai neanche parlato con il tuo “Gray-sama” - provo a difendermi.
-Juvia ti ha visto che lo pedinavi-
-E fammi indovinare, mi hai visto che lo pedinavo mentre lo pedinavi a tua volta -
-Pedinavi mio fratello? – chiede Lucy.
-Non provi neanche a negarlo- esclama nello stesso momento Puffetta.
 
Non so cosa sia peggio: rispondere al fantasma o smentire la pazza. In ogni caso mio fratello ha ragione: solo io riesco a finire tra incudine e martello senza ricordarmi come mi ci sono infilato in mezzo.
 
-Non posso crederci- affermo sospirando sconsolato.
-Juvia non permetterà al rivale in amore di portarle via il suo Gray-sama- dice la ragazza ponendosi con aria battagliera davanti a me.
-Caso mai vuoi dire: “salvarlo Gray-sama” da una pazza sciroccata come te-
-Juvia non è pazza-
-Juvia parla di se stessa in terza persona – sottolineo.
-Io la trovo adorabile- afferma Lucy beccandosi una mia occhiataccia, mentre imperterrita continua a attraversare il mio braccio con la sua mano ancora e ancora come per rassicurarsi del fatto che non può toccarmi.
-Il rivale in amore invece è strano- dice Juvia indicandomi.
-Beh sempre meglio strano che pazzo-
-Chissà cosa penserà il mio Gray una volta saputa la verità- esclama passandosi le mani sulle guance.
 
-Pensa che siete tutti e due da ricovero- afferma l’interpellato.
Cosa?
Alzando lo sguardo noto che Gray, che insieme a Capelli Fluenti Gajeel, al prof e a tutto il resto della nostra classe ci sta fissando e si stanno per giunta godendo la scena dalle finestre del secondo piano.
Nel momento esatto in cui però incrocio lo sguardo del professore di matematica so che sono fregato alla grandissima.
-Signor Dragneel- esordisce -signorina Lockser avete perso la strada per il bagno? –
-Magari volevano dare un’annaffiatina alle piante del cortile- sghignazza Gajeel facendo ridere tutti. 
-In presidenza- dice il prof senza nemmeno lasciarci il tempo di spiegare. Non che ci sia scusa che regga penso prima di dirigermi per l’ennesima volta, seguito da Juvia, verso punizione certa.
 
 
Dieci minuti dopo siamo davanti a Mavis, che spostando lo sguardo tra me e Puffetta, ci scruta aspettandosi molto probabilmente una spiegazione, mentre dietro di lei, Lucy saltella felice per il semplice fatto che non sono stato espulso ma soprattutto perché sono ancora vivo. Che dire medito riesce decisamente a trovare il lato positivo della situazione
-Potrebbe non chiamare mio fratello, per favore? – chiedo invece a Mavis speranzoso –l’ultima cosa che voglio fare è morire per mano sua. Cioè – mi correggo –non che lui mi ucciderebbe veramente, non è uno violento ma…-
-Ti stai scavando la fossa da solo- puntualizza Lucy voltandosi verso di me.
-Non ce ne sarà bisogno- dice invece la preside dandomi speranza –sarete troppo impegnati a stare in punizione perché tu possa anche solo vederlo-
Non che sperassi di essere graziato, ma ehi, pensarlo non nuoce di sicuro.
 
-Deve sapere che Juvia è mortificata di questo comportamento- afferma tutto d’un tratto, parlando per la prima volta la Ragazza in Blu, che seduta accanto a me, sta giocherellando con l’orlo della sua maglietta.
In effetto penso distraendomi ho dato più soprannomi a lei che conosco da meno di un’ora che a mio fratello che conosco da tutta una vita… o quasi.
-Lo so Juvia- dice Mavis riottenendo la mia attenzione –sei una brava allieva ma ciò non toglie che verrai punita esattamente come Natsu- 
-Juvia capisce- risponde abbassando la testa.
-Bene- concorda Mavis –come punizione dovrete sistemerete e pulirete tutte le classi del secondo piano, e mi raccomando, non voglio più venire a sapere che siete usciti dalla vostra classe durante la lezione per andare in giro per l’istituto- conclude congedandoci.
Silenziosamente ci alziamo in piedi dirigendoci verso l’uscita.
-Ah, Natsu- mi richiama la preside.
-Si? - chiedo voltandomi mentre guardo Juvia andare via.
-Mi raccomando per domani-
-Certo- esclamo –non si preoccupi, sarò puntualissimo- affermo uscendo a mia volta e chiudendomi la porta alle spalle.
 
-Cosa fai domani? – chiede Lucy apparendomi dal nulla davanti.
-Fammi capire, è così difficile attraversare il muro o la porta? –
Facendo spallucce ignora la mia domanda: -allora? – insiste.
Scuotendo la testa mi incammino, nella scuola ormai deserta a causa della fine delle lezioni, verso il secondo piano.
-La preside come punizione per la rissa mi ha imposto di fare i provini per entrare nella squadra di basket, che si terranno domani pomeriggio-
-Io facevo parte delle cheerleader- esclama sorridendo –e Gray è stato per tre anni di fila nella squadra, molto probabilmente lo vedrai domani- conclude allegra.
Questo spiega molte cose penso ricordando invece le capriole e giravolte che faceva nel cortile.
-Senti- dice però fermandosi di botto sulle scale e facendo sparire il sorriso sulle labbra. –Mi dispiace tantissimo- afferma per l’ennesima volta –ero…-
-Tranquilla- la interrompo sinceramente, si è scusata così tante volte che l’ho capito che le dispiace. Per di più non è stata tutta colpa sua, anche io potevo gestire le cose diversamente, potevo evitare di iniziare una rissa.
-Lasciami finire- dice riportando lo sguardo su di me –Ero così felice di poter finalmente parlare con qualcuno che ti ho praticamente costretto ad aiutarmi, quando tu sin dall’inizio sapevi che sarebbe andata male. Sono stata un ipocrita a non darti retta e mi dispiace tantissimo. Sappi solo che non voglio più il tuo aiuto, sei libero dal nostro accordo-
-Rifiuto l’offerta- dico semplicemente voltandomi e tornando a salire le scale.
-Cosa? – chiede sorpresa seguendomi –la mia non era una domanda-
-Invece guarda caso la mia è un’affermazione-
-Ma…-
-Non ho passato gli ultimi due giorni a pedinare tuo fratello perché sono un “rivale in amore” o come cavolo dice Juvia-
-E questo cosa c’entra? –
-Stavo cercando te. Ti ho fatto una promessa e io mantengo sempre le mie promesse. E per di più- affermo prima che lei possa interrompermi –nessuno mi costringe a fare qualcosa che non voglio fare, fidati su questo. Noi possiamo farcela. Questo era solo un piccolo incidente di percorso, diciamo così, poi se dici che tuo fratello farà quasi sicuramente parte della squadra di basket se ne entro a far parte anch’io avrò finalmente una scusa per approcciarlo- concludo contento della mia perfetta deduzione. Infondo la soluzione a un problema non mi si è mai presentata più facile come invece sta succedendo questa volta.
Voltando lo sguardo noto che Lucy è tornata a sorridere di un sorriso contagioso come pochi.
-Noi possiamo farcela! – ripete.
 
 
Arrivato al piano invece trovo tutto l’occorrente; tra scope, stracci e bustoni neri della spazzatura, appoggiato contro la parete. Molto probabilmente lasciati lì da Juvia per non dover fare avanti e indietro fino allo sgabuzzino del bidello.
-Natsu? - mi richiama Lucy.
-si? – chiedo voltandomi a guardarla.
-Come hai fatto a toccarmi? perché è successo ne sono sicura, non me lo sono sognata-
Non che lei possa dormire comunque penso.
Afferrando una scopa e capovolgendola me la appoggio contro la spalla iniziando ad andare verso la classe più vicina.
-È una lunga storia fidati- dico evasivo scacciando via i brutti ricordi -chissà prima o poi forse te la racconto, sappi solo che se per caso ci saranno momenti in cui potrai toccarmi, non andare nel panico. Non sarò morto- concludo, e so che vorrebbe farmi altre domande, ma senza lasciargliene il tempo varco la soglia dell’aula.
 
Solo dopo essere entrato noto però Juvia con aria triste e un panno bagnato in mano che pulisce il gesso dalla lavagna.
 
-Mi dispiace - affermo d’istinto beccandomi un’occhiata interrogativa da entrambe le ragazze –di solito non sono abituato a trascinare nei miei casini persone che non c’entrano niente- mi affretto a spiegare –ma poi come facevi a sapere che ero uscito? –
-Juvia e il rivale in amore vanno in classe insieme- risponde la ragazza con un’alzata di spalle.
-Davvero? -
-Si-
-Non ti ho mai vista- affermo sinceramente.
-A Juvia piace stare nell’ombra, non è molto appariscente-
Lanciando un’occhiata a Lucy capisco che anche per lei è difficile crederci, difficile ma vero. Oltre al fatto di essere tutta blu dalla testa ai piedi colore di pelle escluso è veramente una bella ragazza, eppure in tre giorni di scuola non ho mai fatto caso a lei nemmeno una volta.
-Ma non ha importanza- dice sconsolata –chissà cosa pensa adesso di me Gray-
-Hai una cotta per lui? – chiede Lucy –è per questo che stai dando a Natsu del rivale in amore? Perché Natsu si sta avvicinando a lui? –
Ovviamente Juvia non può sentirla.
-È per questo che mi dai del rivale in amore? –domando a mia volta- Perché l’ho seguito per due giorni e tu hai una cotta per lui? -
-Juvia non ha una cotta- risponde offesa –Juvia ama Gray-
Ed è una risposta che non lascia spiazzato solo me, ma anche Lucy, che a giudicare dall’espressione della sua faccia non ne aveva assolutamente idea.
-Perché? – chiede.
-Perché? – ripeto a mia volta, e sinceramente sono veramente curioso di saperlo anche io.
-Gray ha salvato Juvia, ma Juvia non lo ama sono per questo. Gray è un bravo ragazzo che le ha mostrato la strada. Lui ha creduto in me- afferma usando per la prima volta la prima persona –quando nessun altro lo ha mai fatto. E Juvia non permetterà a nessuno di portarglielo via, combatterà per Gray e per il suo amore- conclude solenne, lanciandomi uno sguardo di aperta sfida che mi lascia sorpreso. Nessuno mai, dopo aver saputo che sono uno che dalle risse esce vincitore mi ha mai sfidato in questo modo, tanto meno una ragazza. Che poi non picchierei mai una donna penso ma questo loro non lo sanno.  
 
-Voglio aiutarla- dice d’un tratto Lucy facendomi voltare verso di lei.
-Cosa? – chiedo attirando l’attenzione dell’altra ragazza.
-Come hai detto non posso impossessarmi di Erza o Lisanna o Mira o di chiunque altra ed organizzarle un appuntamento o a costringerla ad andarci. All’inizio penavo che fosse un’idea geniale ma hai visto com’è andata a finire. Lei invece lo ama e sono sicura che sarebbe disposta a provarci. Vuole combattere per lui e anche se la conosco quanto te non mi sembra cattiva, ed è strano lo ammetto ma dobbiamo solo darle una possibilità, alla fine sarà pur sempre Gray a scegliere se vuole stare con lei o no-
Spostando lo sguardo da Lucy a Juvia penso che in effetti la bionda non ha tutti i torti.
-Bene – decido alla fine –ti aiuterò grande puffo-
-Cosa? – chiede Juvia interdetta –perché il rivale in amore dovrebbe aiutare? – domanda guardinga.
-Perché non sono un tuo rivale, perché ho una missione da compiere e perché ho un asso nella manica- dico guardando Lucy. Se c’è qualcuno che conosce Gray di sicuro questa è lei. –Allora? vuoi conquistare Gray o no? – la incalzo.
-Si- afferma decisa guardandomi a lungo, evidentemente indecisa se fidarsi oppure no –ma sei strano- esclama alla fine.
-Lo so- dico sorridendo – me lo dicono sempre tutti-
 
Ebbe così inizio: “l’operazione Juvia!”
 
 
 
 


Nel prossimo capitolo:
-Ah Juvia? - la richiamo per l’ennesima volta guardando tutti i ragazzi e le ragazze raggruppati in palestra.
-Si? –
-Come si gioca a basket? -

 
 

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Capitolo 5
*** Lo strano e la pazza ***


Lo strano e la pazza
 
 




-Perché ci stai mettendo così tan…- chiede Lucy apparendo dal nulla accanto a me. Con le braccia incrociate davanti al petto molto probabilmente esasperata dal mio ritardo si blocca di scatto non appena mi vede. Mezzo nudo, davanti ai suoi occhi. –nto? – conclude la frase mettendosi di scatto le mani davanti alla faccia.
-Forse perché sto cercando di vestirmi? – chiedo ironico. Le lezioni sono finite da poco e per rimanere a ripetere il piano con Juvia sono arrivato in ritardo nello spogliatoio a cambiarmi, anche se, dal momento che i ragazzi venuti per il provino si sono vestiti alla velocità della luce, indipendentemente dal fatto che fossi arrivato puntuale oppure no sarei rimasto da solo comunque.
-Copriti- mi esorta con un urletto.
-Lo sto facendo- puntualizzo continuando a infilarmi i pantaloncini della tuta –e poi che ti aspettavi? – le chiedo notando con la coda dell’occhio che ha divaricato le dita e mi sta guardando di sottecchi -sei apparsa nello spogliatoio maschile, qui dentro non ci trovi mica tette-
-Beh non mi aspettavo nemmeno cazzi- urla.
-Indossavo i boxer- ribatto.
-Almeno quelli- esclama togliendo le mani una volta che ho legato il nodo del davanti del indumento –non sembri imbarazzato- costata.
-Ormai mi ha visto così tanta gente mezzo nudo che non ci faccio più tanto caso- dico togliendo dal mio zaino anche la t-shirt rossa.
-Sei un esibizionista per caso? – chiede sorpresa.
-Nope, ma di solito voi fantasmi siete impareggiabili quando si tratta di apparire nei momenti meno opportuni- affermo infilandomi la maglietta –e poi se vogliamo parlare di esibizionismo tuo fratello non lo batte nessuno-
-Ottima osservazione – commenta abbassando lo sguardo.
-A proposito- dico voltandomi –che fine hai fatto prima? –
-Dici a lezione? –
-Yup-
-Dovevo solo controllare l’esito di una piccola scommessa, niente di che- dice evasiva. Alzando un sopracciglio mi soffermo a guardarla. –Davvero- esclama –non è niente di cui preoccuparsi, ma nel caso, puoi togliere il nome di Erza dalla lista, sempre se c’è l’hai ancora-
-Non ci serve più la lista per ora- ribatto sedendomi sulla panca per cambiarmi le scarpe –per adesso in pole position c’è Juvia, ma se nel caso ritrovo il foglio nei meandri del mio zaino cancellerò il nome di Erza- concludo facendo spallucce.
-Grazie- afferma contenta –sei pronto? – chiede mentre ripongo il mio zaino nell’armadietto e le mie altre scarpe sotto la panca.
-Mai stato più pronto di così! –dico voltandomi e incamminandomi verso il corridoio con Lucy al seguito, che per la prima volta invece di svanire e riapparirmi di fronte all’improvviso attraversa semplicemente la porta.
 
Varcata la soglia dello spogliatoio vedo Puffetta in tuta ovviamente e rigorosamente blu che in silenzio se ne sta appoggiata contro la parete a fissarsi le scarpe. Se ci ripenso è assurdo che in tre giorni di scuola non avessi minimamente notato la sua presenza, voglio dire, non è una che passa inosservata tra il suo colore di capelli e il suo gusto nel vestire, la ragazza è appariscente come un semaforo, eppure, è talmente tanto sfuggente da non essere mai vista. 
-Sei pronta? – chiedo attirando la sua attenzione.
-Juvia è pronta-
-Andiamo? –
-Si- afferma scostandosi dal muro e avanzando accanto a me verso la palestra.
-Ti ricordi il piano? – domando di nuovo, in quest’occasione però Lucy è presente. 
-Si- dice solenne –Natsu deve entrare nella squadra di basket così da poter avvicinare Gray-sama mentre Juvia deve far parte delle cheerleader così da poter essere notata da Gray-sama-  
-Bene- concorda la bionda, e annuendo a mia volta, senza ulteriori indugi, io e Puffetta varchiamo le doppie porte, ritrovandoci in mezzo a tanta di quella gente che non mi sarei mai potuto aspettare nemmeno tra venti vite.
 
-Ah Juvia? - la richiamo per l’ennesima volta guardando tutti i ragazzi e le ragazze raggruppati in palestra.
-Si? –
-Come si gioca a basket? -
-Cosa? – urla Lucy voltandosi verso di me –non sai giocare a basket? – ripete sconvolta -E cosa aspettavi a dircelo? –
-Il rivale in amore sta scherzando? – domanda invece Juvia alzando le sopracciglia incerta sulla veridicità delle mie parole, e non so se sono più contrariato per il fatto che non sapere le regole di uno sport non sia poi un così grande dramma, oppure per il fatto che Puffetta non abbia ancora capito che io tra tutti non sono il suo rivale in amore.
Gray non mi piace nemmeno medito scuotendo la testa, più per togliermi il pensiero di torno che per dire a loro di no.
-Incredibile- afferma Lucy battendo i palmi contro le cosce esasperata nello stesso momento in cui qualcosa, o meglio qualcuno, picchietta contro la mia schiena. Voltandomi di scatto noto Lisa Qualcosa con la mano ancora alzata a mezz’aria alquanto sorpresa ed evidentemente non preparata alla mia reazione improvvisa.
 
-Scusa- esordisce ricomponendosi e sorprendendo me.
-Per che cosa? – domando invece guardandomi attorno in cerca del suo, poco educato e al quanto manesco, fratello. In meno di una settimana di scuola sono già finito ben due volte al cospetto del “grande capo”, e per quanto “non ci sia due senza tre” preferirei di gran lunga trascorrere almeno qualche giorno lontano dall’ufficio della preside.
-Per Elfman ma soprattutto per averti dato problemi-
-Non devi scusarti sono stato io a…-
-Anche se sono dovuta rimanere a casa negli ultimi giorni mi hanno raccontato cosa è successo- afferma interrompendomi –ero venuta a presentarmi e ti sono svenuta addosso, Elfman vedendo la scena ha frainteso tutto, mi dispiace per il suo comportamento- conclude.
-Non hai assolutamente niente da farti perdonare- la rassicuro posandole la mano sulla spalla -e fidati non dovresti essere tu a scusarti-
-Mio fratello non lo farebbe mai, è troppo uomo per scusarsi- dice facendo scoppiare a ridere Lucy. Se questa è una battuta tra le due, ammetto di non averla minimamente capita.
-In ogni caso sono io a chiederti scusa per averlo picchiato-
-Mi hanno anche detto che siete stati picchiati entrambi- sottolinea facendomi ricordare qualcosa che deve essere al più presto dimenticato. Brutti ricordi penso tra me e me. –comunque- prosegue –io e Mira abbiamo messo in riga Elfam, non ti devi più preoccupare di lui-
-Non ne avevo assolutamente intenzione- dico sorridendole ho già fin troppe cose a cui pensare concludo nella mia mente.
-Meglio così- esclama sorridendomi a sua volta –io sono Lisanna comunque, piacere di conoscerti- afferma porgendomi la mano.
-Natsu- rispondo salutandola di rimando –il piacere è tutto mio-
-Ben venuto a Fairy Tail-
-Grazie-
 
-Che scena romantica- ci interrompe Juvia facendomi rendere conto che nel frattempo lei è sempre stata qui. Se fosse un qualche personaggio di un qualche gioco online sarebbe sicuramente un assassin penso, ti rendi conto della sua presenza solo quando è troppo tardi ed hai già un piede nella fossa perché ti ha quasi ammazzato nel frattempo.
-Mi stavo solo presentando- afferma Lisanna arrossendo.
-Ho visto- ribatte Juvia sorridendo e sinceramente non so se prenderlo come un segno positivo o inquietante.
 
-Ragazzi e Ragazze- afferma un uomo sui cinquant’anni attirando la nostra attenzione, ha i capelli blu scuro tendenti al nero pettinati all’indietro e i baffi folti del medesimo colore sotto al naso. Vestito di tutto punto ci scruta con i penetranti occhi marroni dal centro della palestra. Accanto a lui c’è Cana con indosso la sua divisa formale da cheerleader. –Come sapete- continua –oggi ci saranno i provini. Per la squadra di basket il supervisore sono io- dice indicandosi -per chi è al primo anno o non mi conosce io sono l’allenatore Macao, mentre per le ragazze i provini saranno fatti da Cana, capo delle cheerleader- conclude.
 
-Tu parteciperai? – chiedo a Lisanna mentre tutti i presenti si stanno iniziando a radunare autonomamente in due gruppi in base a quale dei due provini sono venuti a fare evidentemente la maggior parte sa già cosa aspettarsi e come muoversi.
-Si- annuisce -insieme a Mira- dice iniziando già ad allontanarsi chiamata a gran voce dalle altre ragazze in piedi accanto agli spalti.
-Buona fortuna- la saluto.
-Anche a te- dice per poi correre via vicino alla sorella maggiore.
-Vai anche tu Juv…- affermo voltandomi e trovando in vuoto. Dove accidenti è? penso girandomi e cercandola con lo sguardo.
-È già lì- mi informa Lucy indicandola accanto a Lisanna –certo che si muove più silenziosa di un fantasma- costata.
-Puoi dirlo forte- sussurro iniziando ad avvicinarmi al gruppo di ragazzi. Tra tutti un tizio biondo con una cicatrice a forma mi fulmine sull’occhio svetta tra tutti attirando su di se l’attenzione. –che devo fare? –
-Mantieni la calma- esclama.
-Sono calmo- bisbiglio in risposta –ma quali sono le regole di questo gioco? -
-È facile- esclama –per prima cosa il prof. Macao vi dividerà in squadre da tre così da potervi valutare tutti, l’unica cosa che devi fare è aspettare che ti passino la palla per poi lanciarla a canestro- 
-Tutto qui? – chiedo.
-Tutto qui cosa? – domanda Gajeel avvertendomi che da qui in poi non potrò più parlare con Lucy.
-Niente, stavo solo pensando ad alta voce- dico sviando il discorso.
 
-Bene- urla Macao impedendo a Signor Capelli Fluenti di pormi altri quesiti. –per iniziare le prime due squadre saranno: Gray, Natsu e Laxus, contro Elfman, Gajeel e Freed, tutti gli altri potete aspettare oltre le linee di campo- dice prendendo un pallone mentre i presenti fanno quello da lui richiesto.
Sembra un buon inizio penso avvicinandomi al fratello di Lucy che è già al centro del campo a fissare con aria di sfida Gajeel, apertamente ricambiato da quest’ultimo.
 
Mettendosi tra i due, Macao lancia una brave occhiata a tutti e sei, e dopo aver dato il segnale d’inizio col fischietto lancia in alto il pallone. All’unisono Gray e Gajeel saltano, ma il più veloce ed il primo a raggiungere la palla è Gray che riceve delle grida di approvazione da parte di Juvia. Lanciandole un’occhiata noto che per acclamare il suo futuro ragazzo sta completamente andando fuori tempo rispetto alle altre ragazze presenti al provino.
Laxus che è il biondo con la cicatrice nel frattempo è scattato verso la metà campo avversaria venendo però bloccato da Elfman e Freed, che a quanto pare è un ragazzo coi lunghi capelli verde. Ma che problemi di colore di capelli ha la gente che frequenta questa scuola? penso distraendomi, non che io sia in condizione di giudicare visto che i miei sono rosa, ma almeno sono naturali.  
 
Vengo bruscamente risvegliato dai miei pensieri quando Gray mi lancia la palla. Afferrandola in automatico me ne sto lì impalato a fissarla per tre secondi buoni incerto sul da farsi. Alzando lo sguardo vedo Gajeel che sta per avventarsi su di me e so di non avere più tempo, di scatto porto indietro il braccio, e con tutta la forza che ho in corpo lancio il pallone centrando perfettamente il tabellone della squadra avversaria che rimbalzando violentemente produce un frastuono assordante finendo sparata a razzo dall’altra parte della palestra.
 
Sto per mettermi a esultare quando noto la faccia allibita di Gray.
-Che stai facendo? – urla Lucy che senza parole quanto il fratello mi guarda stranita –ti ho detto di lanciare “a” canestro, non “contro” il canestro- ripete –devi far passare la palla nel cerchio-
-Ah- costato lanciandole un’occhiata a mia volta.
-Palla agli avversari- decreta semplicemente Macao passando un nuovo pallone a Gajeel.
-Cos’è stato quello? – chiede Laxus tornando verso di noi.
-Un increscioso incidente? – domando cercando di essere il più disinvolto possibile.
-Vedi di stare attento e di giocare bene o ti ci faccio diventare io un increscioso incidente, capito? – afferma puntandomi un dito contro e facendo in modo che solo io possa sentire. Non picchiarlo penso, non tirargli un pugno su quella mascella squadrata che si ritrova medito mantenendo la calma.
-Ricevuto- dico a denti stretti.  
-Eccellente- esclama lanciandomi il sorriso più finto della storia.
 
Fischiando di nuovo, Macao da il via a una nuova azione.
Un minuto e un paio di passaggi dopo ho di nuovo la palla in mano.
-Palleggia- mi urla a pieni polmoni Lucy mimandomi che cosa devo fare, mentre dall’altra parte, vicino alle gradinate, Juvia grida e invoca il nome del suo Gray-sama. 
-Corri- mi incita la bionda, e mentre l’unica cosa che voglio fare è urlarle di rimando “dove?” mi sposto per la prima volta dal mio punto iniziale mai lasciato fino ad ora.
Palleggiando e correndo non ho la più pallida idea di cosa devo fare.
-Stai andando dalla parte sbagliata- grida Lucy facendomi cambiare subito direzione.
-Ma come stai correndo? – chiede ancora a gran voce -Sembra che devi andare di corpo e non c’è un singolo bagno nel raggio di chilometri-
-Così non mi aiuti- urlo a mia volta.
-Altro che chilometri per il bagno- aggiunge a pieni polmoni -sembri uno che sta avendo una qualche reazione allergica a un funghetto allucinogeno-
-Infatti non devo aiutarti, siamo avversari- dice Elfman parandosi davanti a me.
-Passa la palla- urla nello stesso momento Lucy. Di scatto e nel bel mezzo della mia totale confusione la lancio in mano ad Elfman che sorpreso quanto me ci rimane di stucco.
-No- grida di nuovo la bionda –che stai facendo? Prendi quella palla-
Strappandogliela di mano me la stringo al petto: -non così- mi urla.
 
-Dammi quel maledetto pallone- afferma Gray apparso accanto a me del nulla e strappandomi la palla a sua volta via di mano.
-Vai così Gray-sa…- grida invece energicamente Juvia in piedi sulle spalle di un tizio coi capelli quasi arancioni. Troppo energicamente perché non ha il tempo di finire la frase che un attimo dopo e faccia a terra contro il pavimento.
-Oh cazzo- impreco facendo un passo verso di lei.
 
-Ora basta- urla a pieni polmoni Macao facendo zittire tutti che se la stanno animatamente ridendo–questa non è una giungla- afferma adirato –tu- grida indicandomi –e tu- continua spostando il dito su Juvia ancora riversa per terra –fuori dalla mia palestra. Immediatamente- conclude lanciando fiamme con gli occhi.
 
Avvicinandomi a Puffetta la afferro per la vita e senza tanti complimenti la rimetto in piedi. In un attimo è già sparita nel corridoio. Sospirando sto per seguirla sotto lo sguardo divertito di tutti i presenti.
Sono quasi arrivato alla porta quando mi sento afferrato per il braccio. Voltandomi vedo Gray.
-Senti- inizia –non ho la più pallida idea a che gioco stai giocando, ma se mi pedinerai di nuovo o tenterai di approcciarmi ancora in qualche altro modo strano sappi che ti riempirò di botte-
-Non sembri sorpreso che qualcuno ti pedini- costato –non sei curioso di sapere il perché? – chiedo ignorando apertamente la sua minaccia.
-Dopo più di un anno in cui quella pazza mi segue ovunque non ho la minima voglio di sapere perché anche tu ti sei unito al circo-
-Non è pazza- ribatto scostando bruscamente il suo braccio da me –e se sai della sua esistenza perché non ci hai mai parlato? –
-Parlare con lei? Non so che tipo di cazzate di abbia rifilato ma non parlerei con lei neanche se mi costringessero-
Lanciando un’occhiata a Lucy noto che lei a eccezione di tutti gli altri ha sentito la conversazione tra me e suo fratello.
-Non so veramente che idea tu ti sia fatto di lei ma ti sbagli, Juvia è una bravissima ragazza-
-E io non so veramente tu da quanto tempo è che non esci da Fantasylandia ma ti informo che nella vita reale non basta mezza giornata per fidarsi di una persona-
-No- esclama Lucy sorprendendomi –si sbaglia, lui di me si è fidato in mezza giornata- afferma sconvolta e sinceramente non ho la più pallida idea di che cosa stia parlando ma a giudicare dalle occhiatacce che mi stanno iniziando a lanciare i presenti è meglio rimandare le domande a dopo e togliere le tende il più in fretta possibile. Guardando Lucy le faccio segno di seguirmi. In un attimo però è totalmente sparita.
Fantastico.
 
Mezz’ora dopo aver controllato nello spogliatoio femminile nella vana speranza di trovarci Juvia, ovviamente fallendo miseramente, essermi fatto una doccia e rimesso i miei vestiti, sono nel cortile davanti alla scuola pronto a ritornare a casa.
Incamminandomi verso l’uscita a testa bassa rimuginando sul da farsi, noto una macchia di blu in mezzo al verde con la coda dell’occhio. Voltandomi scorgo finalmente Puffetta, che se ne sta seduta a gambe incrociate in mezzo all’erba del prato, accanto a lei con aria sconsolata c’è anche Lucy.
Due al prezzo di una e questa volta non ho dovuto pedinare nessuno per trovarle penso incamminandomi spedito verso di loro.
 
-Cos’è quella faccia scura? –chiedo sedendomi davanti a loro, di scatto entrambe alzano lo sguardo evidentemente sorprese di trovarmi lì.
-Juvia è triste- afferma la ragazza –ha fatto una brutta figura davanti al suo Gray-sama- conclude sconsolata passandosi le mani davanti alla faccia.
-Non è vero invece- provo a rassicurarla –ti sei fatta notare ed è una buona cosa! anche se in effetti non capisco una cosa-
-Cosa? – chiedono all’unisono.
-Se Gray ti ha salvato perché non si è mai fatto avanti? – chiedo evitando di menzionare totalmente l’accaduto e la conversazione avuta con quest’ultimo poco prima. Juvia non è cattiva, lo percepisco, eppure mister Occhi di Ghiaccio non sembra uno che dice cavolate.  
-Juvia non si è mai fatta notare dopo che lui l’ha salvata-
-Ma se ti ha salvato da dei bulli- insisto –è impossibile che si sia dimenticato di te-
-Juvia non è stata salvata da dei bulli- dice stupendo sia me che Lucy.
-Allora se non l’ha aiutata contro dei teppisti che ha fatto mio fratello? – domanda la bionda esponendo il mio stesso pensiero.
-Non lo so- dico beccandomi un’occhiata interrogativa da parte di Juvia.
-Forse l’ha salvata da un’auto in corsa- tenta Lucy –forse da una moto o un camion-
-Perché non da un aereo a questo punto? – chiedo ironico.
-Juvia non sta capendo- si intromette la ragazza evidentemente confusa. Dal momento che può sentire solo metà della mia conversazione con Lucy per lei non sta avendo molto senso l’ultima parte di questo discorso.
 
-Stavo pensando- riformulo –ti ha salvato per caso, non so: da una macchina in corsa? Una moto o un camion? -
-No…- risponde incerta.
-Eri malata e Gray era l’unico compatibile con te? – chiede di scatto Lucy, lanciandole un’occhiata al quanto eloquente ripeto comunque la domanda.
-No- ripete di nuovo Juvia. –Ma ora sa cosa piace a Natsu- afferma convinta.
-Cioè? –
-I shoujo- esclama intrecciando le dita delle mani sognante.
-Oddio- dico con faccia schifata facendo scoppiare a ridere la bionda –No, non sono per niente il mio genere, fidati-
-Niente hentai, niente yaoi, niente shoujo, che cosa fai il pomeriggio? –
-La persona normale- rispondo facendo unire anche lei alle risate.
 
-Ti ha salvata da una bicicletta? – chiede d’un tratto Lucy.
-Una bicicletta? - ripeto a mia volta.
-Si, sai no? Come in: cinquanta sfumature di grigio - annuisce convinta.
-Hai visto il film? – domando invece sorpreso.
-Se ho visto un film su una bicicletta? – chiede Juvia nello stesso momento in cui Lucy dice: - no, ma ho letto solo il libro-
-Anch’io- esclamo.
-Anche tu cosa? – domanda Puffetta
-Ho letto cinquanta sfumature di grigio- ripeto capendo solo troppo tardi che cosa ho detto ad alta voce. Corrucciando la fronte so di essermi fregato con le mie stesse mani.
-A Natsu piace il BDSM- afferma indicandomi. Esattamente penso.
-Per prima cosa non urlare e seconda cosa non mi piace-
-Ma l’hai appena ammesso- puntualizza.
-Ho solo detto di averlo letto- dico sulla difensiva –scommetto che anche tu due pagine te le sei lette. Molto probabilmente immaginandoci Gray al posto di beh… Christian Grey-
Non ho nemmeno bisogno di una sua conferma perché il rossore sulla sua faccia è già di per se una risposta affermativa.
-E comunque non cercare di sviare il discorso- affermo tornando al punto di partenza –se non ti ha salvato dall’essere investita, da una malattia rara e quasi incurabile, da dei bulli, da cosa accidenti ti ha salvato? –
Abbassando lo sguardo inizia a giocherellare con un ciuffo d’erba: -Juvia non è stata vittima di bullismo perché era lei la bulla- dice facendomi scoppiare a ridere insieme a Lucy.
-Tu? - chiedo –una bulla? -
-Si- annuisce sulla difensiva –è stato un periodo trasgressivo per Juvia. Stava picchiando una ragazza davanti alla vecchia scuola quando per caso Gray-sama è passato di lì-
Quando si dice rivelazione penso pronto per farle altre domande. In quel momento però inizia a risuonare per tutto il cortile la canzone più brutta mai ascoltata dalle mie orecchie e un attimo dopo aver guardato il display del cellulare Juvia si alza in piedi di scatto.
-Juvia deve andare- afferma afferrando velocemente la sua borsa dal prato –ciao – saluta prima di scappare letteralmente a gambe levato.
 
-Sai a cosa penso? – chiedo voltandomi verso di Lucy dopo che Puffetta è sparita dietro la ringhiera che circonda il perimetro della scuola.
-Che non te lo saresti mai potuto immaginare? –
-Anche- dico passandomi una mano tra i capelli –ma no, stavo pensando di chiederti se ti andasse di vederlo quel sacrosanto film una volta per tutte, ne hanno parlato praticamente tutti-
-Intendi cinquanta sfumature di grigio? –
-Quale altro sennò? -
-Certo- concorda -Dopo una giornata così c’è solo da dimenticare-
-Già- annuisco alzandomi a mia volta e pulendomi i vestiti –è andata decisamente storta-
-Vero-
-Allora ti va bene sta sera a casa mia? anche perché non posso presentarmi da te chiedendo se per favore posso vedere un film con un fantasma-
Scoppiando a ridere scuote la testa facendo ricadere i lunghi capelli biondi da tutte le parti: -dove abiti? - domanda.
-Via Sakura, non so se hai presente-
-Scherzi? - chiede alzando un sopracciglio –ovvio che lo so, è nella parte ricca della città-
-Così dicono- sorrido a mia volta. –casa mia è quella con la recinzione rossa-
-Chissà perché ma non avevo dubbi sul fatto che la tua era la casa del quartiere di colori peggio assortita-  
-Spiritosa- affermo prendendo il mio zaino –allora ci vediamo stasera- dico salutandola.
-A sta sera- concorda – e non ti scordare che una volta finito il film abbiamo tutto un piano da sistemare e organizzare-
-Mi farò trovare pronto con carta e penna- le assicuro salutandola, un secondo dopo anche lei è sparita.  
 
 


 



 
Nel prossimo capitolo:
-E la tua amica poco viva qui presente chi è? –
-Zeref- affermo mettendo le mani avanti –non è come sembra-
 
 
 


 
Angolo autrice!
Ciauuu! Dopo una settimana di assenza eccomi tornata con “un increscioso incidente” e che dire: in questo capitolo succedono un bel po’ di cose! Tra cui non mi aspettavo nemmeno io un finale simile!
Grazie mille per essere arrivati fino a qui!
Alla prossima! 33NaLu33

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Capitolo 6
*** Bugie e Verità ***




Bugie e Verità
 





 
-Natsuuu? -
Sollevando lo sguardo dal mio libro di testo lo focalizzo sull’orologio appeso alla parete. Le lancette indicano le sette e sette minuti di sera segno che la persona che sta urlando il mio nome non è altri che Lucy.
Non che mi aspetti Zeref a quest’ora; di fatti è decisamente troppo presto perché lui torni a casa.
-Natsu? - urla di nuovo confermando i miei sospetti. Ha una voce veramente dolce penso chiudendo il libro con un gesto della mano.
-Si-  urlo di rimando iniziando a stiracchiarmi. Tutto questo studio finirà per uccidermi, medito. Non sono mai stato uno studioso, e anzi, che ci arrivi alla sufficienza è in assoluto un vero e proprio miracolo eppure per quest’anno scolastico Zeref mi ha minacciato, imponendomi di fargli vedere sera per sera, ogni volta che è a casa si intende, i compiti per il giorno dopo. Come pena in caso di mancato adempimento: l’evirazione. Mio fratello decisamente non è uno che va per il sottile, e pensare che la scuola è iniziata meno di una settimana fa!
Sinceramente non so se sono più contrariato per il fatto di essere stato minacciato da Zeref o per il fatto che ci abbiano assegnato così tanti compiti già da ora.
 
-Ti stai facendo qualche lavoretto di mano? – grida attirando di nuovo la mia attenzione.
Cosa?
-Cosa? - chiedo sconvolto. Sicuramente avrò capito male.
-Ti stai facendo una seg…-
-Santo dio, no- la interrompo allibito come poche volte in vita mia -perché mai dovrei farmene una? A quest’ora poi? –
-A quanto pare casa tua non è l’unica coi colori peggio assortiti. –spiega- Ti dico solo che i tuoi vicini ci stavano dando dentro come ricci-
Passandomi una mano tra i capelli cerco di trattenere inutilmente un sorriso.
-Nessun lavoretto di mano- la prendo in giro –via libera-
-Dove sei? – chiede. Questa volta la sua voce è più vicina. Starà sicuramente girando a vuoto nell’atrio cercando di capirlo.
-Qui-
-Qui dove? –
-Soggiorno-
-Come se sapessi dove accidenti è il tuo soggiorno- risponde di getto facendomi ridere.
-L’ingresso l’hai trovato senza problemi- osservo allegramente incamminandomi verso di lei.
-L’ingresso è dietro la porta principale, non ho potuto mancarlo-
-Come darti torto- affermo uscendo nell’atrio e ritrovandomela davanti. Fermandomi la fisso come se non la vedessi da mesi e non da solo poche ore. Oggi, tra basket e cheerleader è stato un vero disastro, eppure, ripensandoci adesso, non mi divertivo così da un bel po’ di tempo. Il solo ricordarmi la faccia che ha fatto il tipo di nome Elfman quando gli ho passato la palla per sbaglio mi fa sbellicare dalle risate.
 
-Casa molto modesta- ironizza sorridendo dopo avermi guardato intensamente a sua volta.
-Da cosa lo avresti dedotto? -
-Ah, non saprei proprio…- afferma ticchettandosi il dito sulle labbra rosse –forse dal fatto che per vederla tutta bisogna prenotare un intero giro turistico-
-Il prossimo passa sabato- scherzo.
-Devo aspettare due giorni? – si imbroncia teatralmente girando la testa di lato e incrociando le braccia il petto rimarcando ancora di più la scollatura. –Uffa-  
Doveva proprio passare a miglior vita con addosso questi vestiti aderenti? Penso perdendo il filo dei miei pensieri, impalandomi a fissarle il seno.
-Sul serio devo aspettare fino al week-end? – chiede questa volta esitante aprendo un occhio. Di scatto distolgo subito lo sguardo da lei per evitare di essere beccato in flagrante. Evidentemente ha preso il mio mutismo come una risposta affermativa alla sua domanda.
-No- torno a scherzare –vieni ti faccio fare un giro-
L’ingresso non è niente di che, su un lato della porta principale c’è un attaccapanni, mentre sull’altro una scarpiera. Appese su dei ganci inchiodati al muro invece, ci mettiamo, per non perderle in giro per casa, le chiavi sia della proprietà che delle macchine.
Alcuni quadri raffiguranti paesaggi e alcune piantine esotiche abbelliscono il tutto.
-Di là ci sono la cucina e la sala da pranzo…- dico indicando l’entrata priva di porta alle sue spalle, Senza nemmeno aspettare che io finisca il discorso, sorridendo, si volta e si incammina nella direzione in cui punta il mio dito. Provando a non soffermarmi sullo svolazzare della sua gonna la seguo a mia volta a pochi passi di distanza.
 
-Woow – esclama sorpresa dall’evidente contrasto tra l’ingresso e la cucina –lussuoso- afferma imbambolandosi davanti agli elettrodomestici di ultimissima generazione, l’isola in marmo circondata da sgabelli e la sontuosa tavola rettangolare al centro del grande, per non dire enorme, open space.
-Io lo definirei: dai toni moderni-
Sollevando un sopracciglio mi fissa scettica.
-Parole della venditrice- faccio spallucce giustificandomi.
Sta per dire qualcosa, molto probabilmente per chiedermi cosa ci fa uno come me in una casa come questa, quando un sonoro miagolio la distrae e attira la nostra attenzione.
Acciambellato sul tavolo, Happy, si sta stiracchiando sulle zampe posteriori.
-Hai un gatto- esclama Lucy con la voce che è un misto tra una domanda e un’affermazione. È sorpresa del fatto che ho un animale?
-Si chiama Happy- rispondo senza rimuginare troppo.
-È blu- lo indica allibita.
Come preso in causa, cosa effettivamente vera, Happy salta giù dal tavolo avvicinandosi velocemente a noi per poi strusciarsi languidamente contro i piedi di Lucy.
-Lo sto toccando- urla allibita per la sorpresa. Il fatto che non sia saltata via per lo spavento e la novità, è decisamente un ottimo inizio.
-Tecnicamente è lui che sta toccando te-
-Com’è…- si interrompe intuendo la verità.
Possibile? Concludo la frase lasciata in sospeso nella mia mente.
-È morto, vero? – chiede accovacciandosi per accarezzarlo.
-Si, è un gatto fantasma-
-Una cosa del genere è fattibile? – domanda alzando lo sguardo verso di me.
-Certo, come le persone a volte anche gli animali morti all’improvviso o di morte violenta possono rimanere da questa parte-
-Povero- sussurra grattandogli la testa mentre Happy, evidentemente felice, fa le fusa approvando il trattamento –sai come è successo? –
-Purtroppo si. È morto annegato nella vernice in una delle aziende che la produce a Crocus. Per l’accaduto l’imprenditore ha dovuto fermare la produzione per ore e in città non si parlava d’altro-
-Crocus? -
-Vivevamo lì prima- affermo cupamente. Raccontare questa storia mi da sempre l’amaro in bocca –L’ho trovato la notte stessa fuori dall’edificio, da allora è rimasto sempre con me…-
-A parte quando vieni a scuola- dice sovrappensiero.  
-A parte la scuola, si- rispondo accennando un sorriso.
 
Dal modo in cui Happy si è sdraiato sulla schiena per farsi accarezzare la pancia posso dire con certezza che Lucy gli piace. Bravo gatto.
-Ogni volta che io e Zeref cambiamo casa o città ci segue-
-Sei proprio un gattino fedele- sussurra Lucy coccolando Happy in ogni modo possibile mentre una strana sensazione di gelosia mi pervade.
Non essere ridicolo Natsu mi rimprovero.
Perché dovrei mai essere geloso del mio…?
-Era blu- esclama d’un tratto Lucy sorprendendomi e smettendo di accarezzare il pelo al piccolo gatto, ricevendo per di più, miagolii di protesta da parte di quest’ultimo.
-Cosa? – domando interdetto.
-La vernice. – specifica -Era blu-
-Purtroppo si. –rispondo cercando di scrollarmi di dosso la tensione di quest’argomento. In fondo non è colpa di nessuno se Happy è morto. È stato un incidente… Un increscioso incidente. -Dai vieni- la esorto lasciando cadere l’argomento. -C’è ancora molto da vedere -
 
-Possiamo portarlo con noi? – chiede Lucy voltandosi a guardarmi e facendo gli occhioni dolci.
-Certo, anche se ci seguirebbe da solo- sorrido vedendola prendere Happy in braccio per poi seguirmi di nuovo all’ingresso.
 
-Di sopra ci sono le camere- affermo indicando le sontuose scale che si affacciano alla porta principale e portano al secondo piano della proprietà.
-Mentre davanti a noi c’è il soggiorno- concludo puntando dritto in questa direzione superando l’entrata senza porta,
prima che lei possa anche solo pensare di imboccare la strada per il piano di sopra.
 
-Dai toni moderni- sorride Lucy scrutando la televisione a muro sospesa sopra al camino di marmo, il divano nero a L che circonda il tavolino di vetro, gli scaffali pieni dei libri tanto amati da Zeref e l’inconfondibile quanto unico pouf rosso che mi porto dietro sin dai tempi del mio nono compleanno.
-Hai anche una piscina! – urla fiondandosi verso la vetrata che si affaccia sul cortile posteriore. Essendo ancora agli sgoccioli dell’estate il sole ha iniziato a calare solo adesso facendole vedere chiaramente l’esterno. Con un sussulto sposto lo sguardo su di lei, che ammaliata, sta fissando la piscina come se non ne avesse mai vista una in vita sua.
-Si, a quanto pare era compresa nel prezzo- scherzo avvicinandomi a lei.
-Non sai cosa non darei pur di potermi fare un bagno- sospira abbassando la testa mentre un velo di tristezza mai espressa pervade la stanza e la conversazione.
-Non ne hai più bisogno- le faccio notare cercando di rallegrare e alleggerire la tensione crescente.
-Così come non ho più bisogno di mangiare, di bere o di dormire- mormora demoralizzandosi ulteriormente. Accidenti! –mi manca il sapore del cibo. Se avessi saputo com’è non poter assaggiare più niente avrei fatto meno la schizzinosa in vita. Non che non mangiassi, solo che ripensandoci adesso avrei voluto… provare più cose…- rimugina tra se e se sovrappensiero accarezzando ripetutamente il piccolo Happy. Stranamente qualcosa mi dice che non si riferisce solo al cibo.
-Inoltre ora un singolo minuto dura un’eternità. Non poter dormire all’inizio era divertente, ma adesso? Adesso è solo snervante… -
-Lo capisco- rispondo sinceramente, e anche se di solito cerco di evitarli i drammi perché non sono decisamente bravo a consolare le persone, non posso far altro che empatizzare con Lucy.
-Cosa c’è? – sorride timidamente lanciandomi un’occhiata –soffri di insonnia? -
Magari fosse insonnia penso sorridendo comunque a mia volta. Vedere che riesce a trovare il lato positivo anche in questa situazione, o meglio, della sua situazione mi riempie di un orgoglio mai provato prima.
Da quando ho iniziato a vedere i fantasmi mi sono imbattuto in ogni tipo di persona: quello che non si rassegna, quello che vuole vendetta, quello che si diverte troppo in questo piano della realtà e non vuole passare oltre, l’amante mollato o tradito… quello che vuole dare un ultimo saluto, quello che vuole rivelare un segreto celato per troppo tempo, quello che si pente per le sue azioni in vita e cerca solo il perdono… Per la maggior parte sono ultimi desideri o conti in sospeso che riguardano solo ed esclusivamente chi li esprime, un modo finale per poter avere qualcosa che non hanno mai potuto avere in vita.
 
È anche vero però che queste persone sono spaventate dalla propria condizione: chi è morto in modo improvviso o violento di solito lo è spesso, rendendo più difficile potervici comunicare. Anche perché la maggior parte delle volte lo smarrimento lascia il posto alla rabbia e di conseguenza le motivazioni che spingono questi fantasmi a restare sono sempre le stesse. Riducendo tutto a un mero quanto futile tentativo di redenzione.
 
Lucy invece è diversa.
Non so com’è diventata un fantasma perché di base non c’è mai ancora stata l’occasione di tirare in mezzo l’argomento, eppure, pur essendo morta giovane, in tutti questi giorni non ha mai chiesto niente per se stessa, mettendo suo fratello al primo posto. Non mi ha perseguitato costringendomi ad aiutarla; e anzi, dopo la rissa con Elfman ha insistito affinché il nostro accordo si sciogliesse.
Anche se non la conosco da molto, in effetti quasi per niente, è la prima volta che mi succede una cosa del genere.
 
-Allora questo film? – mi esorta attirando la mia attenzione e cambiando argomento. Senza protestare punto un dito dietro di me indicandole la televisione. Sullo schermo a caratteri cubitali la scritta: fifty shades of grey. Molto probabilmente non l’avrà notata prima perché troppo impegnata a esaltarsi per la piscina.
-L’hai già iniziato? – protesta lanciandomi uno sguardo accusatorio.
-No, l’ho solo messo. È in pausa- spiego avvicinandomi al divano.
-L’hai trovato in tv? – chiede sorpresa seguendomi a pochi passi di distanza e guardandosi attorno ammaliata per poi bloccarsi davanti a uno degli innumerevoli scaffali pieni di libri appartenenti a Zeref. Forse qualcosa in particolare avrà attirato la sua attenzione.
-No, l’ho scaricato dal computer- rispondo semplicemente senza capire quale sia il problema.
-Fammi capire bene… - si volta scrutandomi e lasciando perdere i libri –hai acceso il pc, hai cercato il film, l’hai molto probabilmente scaricato da siti illegali, hai preso una chiavetta USB, c’è l’lai passato dentro, hai messo la chiavetta alla tv, hai fatto partire il film per metterlo subito dopo in pausa ed hai aspettato fino ad adesso? –
-Siii? –
-E non era più facile guardarlo direttamente dal computer? –
-Ah…-
-Si, ah – sorride trattenendo molto probabilmente le risate. Attraversando il divano come se fosse aria lancia un’occhiata ai libri di scuola sparsi per tutto il tavolino, ma saggiamente evita di fare commenti.
-L’importante è guardarlo, no? – chiedo osservandola a mia volta. La luce ormai arancione tendente al rosso, a causa del tramonto, che viene da fuori la circonda risaltando ancora di più i suoi lunghi capelli biondi.
Annuendo sovrappensiero sposta l’attenzione sulla televisione perdendo di colpo tutto il suo buon umore. Piegandosi in avanti lascia andare Happy, che subito salta e si acciambella sul divano.
-Cosa? – domando seguendo il suo sguardo che mi rendo conto non punta verso lo schermo della tv. In silenzio e con aria seria fissa le foto incorniciate e appoggiate sopra il camino.
Avvicinandosi ancora di più le scruta a una a una con estrema attenzione.
-Hai lo sguardo- mi precede lasciandomi interdetto.
-Quale sguardo? – chiedo ancora più confuso guardo a mia volta quello che guarda lei. Su tutte le foto ci siamo solo io e Zeref ritratti in diversi momenti nel corso degli anni. A me sembrano delle immagini normalissimi e provando a concentrarmi con scarsi risultati cerco di capire inutilmente a cosa si riferisce. 
-Lo sguardo da: sono orfano e disperato- commenta girando la testa verso di me.
-Non sono disperato- prosteso. 
-Ma sei orfano-
-E tu che ne sai? – domando sulla difensiva. Non mi è mai piaciuto parlare di me stesso o del mio passato anche perché ogni qualvolta viene fuori tutti intorno a me iniziano a guardarmi con pietà, ed è una cosa che decisamente non sopporto e di conseguenza cerco di nascondere. Il fatto che Lucy ci sia arrivata così facilmente mi provoca emozioni contrastanti.
-Quando ieri hai parlato con Mavis le hai chiesto di non chiamare tuo fratello- spiega fissandomi con i suoi penetranti occhi nocciola -All’inizio non ci avevo dato peso, ma perché tra tutti la preside avrebbe dovuto chiamare proprio lui? –
-Una coincidenza- svio il discorso.
-Oggi… -continua imperterrita –Anzi, prima, hai detto che ogni volta che tu e Zeref cambiate casa, Happy vi segue. Non hai minimamente menzionato i vostri genitori-
-Forse lavorano troppo e…-
-In più…- mi interrompe indicando le foto–riconoscerei quello sguardo ovunque-
-Non puoi… -
-Capire? – domanda abbassando lo sguardo e la mano. Ecco che sta per arrivare la pietà penso preparandomi all’inevitabile.
 
-Sono scappata di casa undici volte prima che i servizi sociali si decidessero a togliere la mia custodia a mia padre- afferma sconvolgendomi.
-Cosa? – domando prima di potermi fermare.
-Lo conosco molto bene quello sguardo- continua facendo un cenno verso le foto –l’ho rivisto per anni allo specchio-
-Scappavi di casa a causa di tuo padre? – chiedo cercando di capire il significato delle sue parole mentre un brutto presentimento mi pervade.
-Si-
E anche se sono il primo che non vuole ricevere questo tipo di domande non posso fare a meno di porgergliela: -Perché? –
-Dopo la morte di mia madre, papà era diventato freddo, assente, distante- risponde dopo un breve silenzio –avevo otto anni e a quel tempo scappare di casa mi era sembrata l’idea migliore-
-Insieme a Gray? –
-No, Gray l’ho conosciuto dopo- dice stupendomi ancora di più –Quando sono finita in orfanotrofio dopo l’ennesima fuga Gray era lì già da tempo -
-Gli vuoi molto bene- affermo non sapendo che altro aggiungere e non volendo infierire facendo ulteriori domande, infondo lei a me non le ha fatte. Non sono decisamente bravo a consolare, e ora, sapendo che capisce cosa provo penso che ricevere l’ennesima quanto futile frase di pietà non le farà molto piacere.
-Si- sorride ripensando molto probabilmente a qualche ricordo felice -Dai, è decisamente ora di guardare questo film- cambia discorso scuotendo la testa.
 
Non penso smetterò mai di stupirmi nel vedere quanta forza d’animo lei abbia, e prima che possa anche solo fare un passo avanti per dirigersi verso il divano la stringo in un abbraccio. Sorpresa sussulta tra le mie braccia.
Di solito non lo faccio. Non ho problemi con il contatto umano eppure in questa forma ogni cosa è semplicemente amplificata dal massimo. Riesco a sentire tutto: dal suo respiro trattenuto al brivido che le percorre la schiena su fino alle spalle. In silenzio, dopo un momento di totale smarrimento e incredulità, Lucy ricambia infine l’abbraccio.
 
-Penso che tu sia un pervertito- sussurra appoggiando il mento sulla mia spalla stringendomi a sé più forte.
-Perché? – chiedo interdetto –Juvia non ti avrà mica contagiata spero-
-No, lei non c’entra, ma ti faccio notare che stiamo per guardare un pseudo-porno e proprio per l’occasione hai decido di potermi toccare-
-Come fai a dire che lo decido io? – domando non riuscendo a trattenere un sorriso.
-L’ultima volta mi hai presa di sorpresa, ma fidati sulla parola quando ti dico che sono un’ottima osservatrice-
Scoppiando a ridere le passo la mano sulla schiena: -dalla velocità con cui hai dedotto la verità sui miei genitori non mi stupirebbe-
-Bene, perché ho già una teoria a riguardo- ridacchia a sua volta.
-E sarebbe? – chiedo curioso.
-Magari te la svelo più avanti, ma sono sicura di essere sulla buona strada- mi stuzzica, e anche se non posso vederla in faccia so che sta sorridendo. –Solo una domanda: come avresti intenzione di far partire il film? -
-Sei su una buonissima strada - mormoro invece con un sorriso da orecchio a orecchio al contempo felice e sorpreso della rapidità con cui deduce le cose. In questa forma è vero che sono nella stessa situazione di Lucy, cioè intangibile e incorporeo, eppure… -Nel corso degli anni ho imparato alcuni trucchetti-
-Dei trucchetti, eh? –
-Magari te li svelo più avanti- riprendo le sue esatte parole facendola ridere.
-Ci conto- sussurra allegra.
 
Dopo un momento di totale calma e silenzio sto per tirarmi indietro e proporle di inizialo veramente questo benedetto film prima che si facciano le tardissimo di notte, ma appena accenno a muovermi lei mi afferra le spalle trattenendomi.
-Un altro momento- mormora –sei così caldo… cioè…- ritenta imbarazzata –sembri così vivo-
-Ti svelo un segreto- sorrido –anzi, due: io sono vivo. E anche tu sei calda… cioè… sembri cosìììì viva- le faccio il verso beccandomi un pizzicotto sulla schiena. A quanto pare la mia perfetta imitazione non è stata affatto gradita sorrido tra me e me.
-Sei un idiota- ride pronta a darmene un altro.
-Lo penso anch’io- afferma una voce alle nostre spalle facendomi gelare il sangue nelle vene.
Cazzo.
-Cazzo-
Voltandomi di scatto ritrovo, all’entrata del salotto, mio fratello in piedi a braccia incrociate che con occhi glaciali mi guarda serio, e accidenti, se lo sguardo potesse uccidere io starei collassando sul pavimento.
-E la tua amica poco viva qui presente chi è? –
-Zeref- affermo mettendo le mani avanti –non è come sembra-
-Ah no Natsu? – chiede ironico avvicinandosi –quindi non sei tu questo davanti a me che sta baciando la bionda e guardando cinquanta sfumature di grigio? -
-Si, sono io, ma non la stavo baciando e nemmeno guardando il film-
Alzando un sopracciglio scruta il titolo alla televisione.
-È in pausa- mi giustifico –nemmeno iniziato-
-Io sono Lucy – si presenta invece quest’ultima ripresasi dell’imbarazzo. Sono assolutamente sicuro che se potesse ora sarebbe rossissima.
Ignorando la bionda l’attenzione di Zeref si fissa su di me.
-Cosa ti avevo detto? – chiede lui con aria glacialmente minacciosa.
-Che la cena era nel frigo? –
-Natsu…- mi ammonisce. A quanto pare non è in vena di scherzi non che di solito lo sia ovviamente.
-Che non dovevo aiutare nessuno- mi arrendo alla fine.
-Si, e? -
-E che dovevo starmene alla larga dai guai-
-E cosa hai fatto? –
-Esattamente il contrario-
Con un sospiro che definirei di delusione scuote la testa facendo ondeggiare i lucenti capelli neri: - me lo avevi promesso-
-Lo so e mi…-
-Non è stata colpa di Natsu- afferma Lucy mettendosi in mezzo, zittendo me e sorprendendo impercettibilmente Zeref –Gli ho chiesto io di aiutarmi a trovare una ragazza per mio fratello, ma lo giuro che non finirà più in altri guai-
-Oh ma davvero? Mi ha telefonato Mavis prima raccontandomi tutto quello che è successo oggi durante i provini-
-Da quando la chiami per nome? – chiedo pentendomi subito dopo della mia lingua lunga –volevo dire… che ti ha detto? –
-Se tu non finissi nei guai un giorno si e quello dopo pure lei non avrebbe motivo di chiamarmi ogni cinque minuto- afferma guardandomi storto – In più, come precedentemente concordato, dovrai pulire tutti i bagni dell’istituto per un mese intero-
-Bleah – mormora Lucy beccandosi una mia occhiataccia di rimando. -Che c’è? - bisbiglia –Ti ho già detto che se non vuoi più aiutarmi non c’è problema-
-Inutile- mi precede Zeref impedendomi di rispondere –se te l’ha promesso andrà fino in fondo-
-Guardate che vi sento- faccio notare ad entrambi, che allegramente sparlano di me come se non ci fossi.
-Perché pensavi di essere diventato sordo all’improvviso? – chiede Lucy riuscendo per giunta a far incurvare le labbra di Zeref all’in su. Che io sia dannato ma il signor: Oscuro e Tenebroso ha appena accennato un sorriso.
 
-Perché vorresti cercare una ragazza a tuo fratello? –
Sconcertato fisso il mio di fratello. Non può averle posto la domanda sul serio… penso stranito. In tanti anni non ha mai calcolato un fantasma, figurarsi chiedergli spiegazioni come inspiegabilmente invece sta facendo in questo momento.
-Lui tende ad essere molto solitario- risponde Lucy come se niente fosse iniziando a giocherellare con una ciocca di capelli -Non si apre facilmente, anzi, quasi per niente, ma quando lo fa è una persona veramente meravigliosa da conoscere- afferma con un’evidente nota di nostalgica nella voce, mentre, dal canto mio che devo ammettere essere alquanto allibito, passo lo sguardo tra i due interdetto.  
-Perché non dici a Natsu di dirglielo direttamente- commenta Zeref facendo spallucce e puntando dritto verso il divano –Se tuo fratello sapesse le tue ultime volontà penso che le seguirebbe, non dico alla lettera ma a grandi linee si-
-Non penso sia una buona idea- mormora Lucy.
-Invece è un’ottima idea- concordo.
-Ti prenderebbe per pazzo- afferma iniziando ad agitarsi
-Lui si, ma Juvia no-
-Juvia? – chiede sorpresa–ci pensi invece se la voce si spargesse? -
-Non ci crederebbe nessuno-
-Appunto! – esclama decisa –quindi perché dovrebbe crederci lei? -
Alzando un sopracciglio la guardo scettico.
-Oh andiamo Natsu! non crederai davvero che sia una credulona? - protesta animatamente, e per quanto trovi divertente il fatto che si preoccupi così tanto per la mia reputazione, penso che l’idea di Zeref sia perfetta.
-Non preoccuparti, so essere molto persuasivo-
-Non mi preoccupo-
-Si invece-
-No-
-Si-
-No…-
-Si…-
-Fratellino potresti smettere di litigare con la tua ragazza? – chiede Zeref voltandosi verso di noi e interrompendo quello che aveva tutta l’aria di essere l’inizio di un loop di affermazioni e dinieghi.
-Non stiamo litigando- affermo nello stesso momento in cui Lucy esclama: –non sono la sua ragazza-
Alzando un sopracciglio e fissandomi intensamente smonta sul nascere il mio banale e alquanto patetico tentativo di protesta.
 
-Si può sapere cosa ci fai a casa a quest’ora? –gli domando invece guardando l’orologio appeso al muro, anche se con la coda dell’occhio posso scorgere che Lucy non è affatto felice del cambio di argomento. In tutto ciò, però, sono solo le otto e mezza, ed è decisamente un po’ troppo presto per uno che di solito finisce di lavorare come minimo dopo le una di notte.
-Il meeting è finito prima- liquida velocemente la domanda- Avete intenzione di continuare a litigare oppure ci vogliamo guardare il film? –
-Ci? -
-Ormai l’avete messo… tanto vale-
Scrutando una Lucy che sembra decisamente più calma, ma non troppo, assecondiamo mio fratello mettendoci seduti accanto a lui e a Happy e facendo infine iniziare questo sacrosanto film.
 
-*-
 
-È un’idea pessima- protesta per l’ennesima volta Lucy.
-Ho avuto idee stupide e idee assurde, ma fidati questa non è decisamente pessima-
Da quando il film è finito ieri sera Lucy mi sembra costantemente irrequieta. Non solo ieri si è dileguata non appena sono iniziati i titoli di coda per sparire dio solo sa dove, ma ha passato tutta la mattinata a ripetermi e sottolineare che sbandierare la verità a Juvia per riportarla dalla nostra parte è un’idea ridicola. 
-Me lo aspettavo diverso- mormoro sovrappensiero cercando di dare ordine al groviglio che ho in testa, mentre con le consuete cuffie nelle orecchie in piedi sul solito muretto cerco di trovare Puffetta.
-Cosa? – chiede speranzosa.
-Il film-
Facendo un respiro profondo ignora le mie parole, molto probabilmente cercando anche di trattenersi dal tirarmi un pugno che tanto finirebbe solo per attraversarmi non sortendo nessun effetto.
 
-Trovata! – esclamo contento saltando giù dal muretto e incamminandomi verso il mio obbiettivo che a quanto pare se ne sta da sola e in disparte a uno dei tavoli più lontani.
-Cosa posso dire per farti cambiare idea? – domanda Lucy seguendomi a ruota e iniziando di nuovo ad agitarsi. Sono sicuro che se potesse mi si lancerebbe addirittura addosso pur di impedirmi di arrivare da Juvia.
-Niente-
-Ma…-
 
-Buongiorno- affermo di slancio buttando lo zaino per terra e sedendomi al tavolo scompostamente.
Sussultando sorpresa Puffetta si volta verso di me. Sorprendentemente anche oggi è vestita di… blu.
-Che ci fa Natsu qui? – chiede guardandosi freneticamente intorno. Si può sapere cosa accudenti succede a tutti?
-Sono qui per parlarti- dico tranquillamente non capendo tanta circospezione.
-Perché dovrebbe mai parlare con Juvia? –
-Perché non dovrei? – domando sinceramente confuso mentre Lucy continua a ripetere all’infinito che è una pessima idea.
-Natsu ora sa la verità-
-Natsu è stato espulso sei volte in due anni- inizio parlando a mia volta di me stesso in terza persona –Fidati sulla parola quando ti dice che due o tre espulsioni gliele hanno date perché ha fatto a botte con altra gente- 
-Davvero? –
-Certo- annuisco –tutti abbiamo un passato, e nessuno è perfetto-
-Ma Juvia… -
-Niente ma- la interrompo subito. La ricreazione non durerà in eterno e in classe non posso decisamente rivelarle la verità –Voglio aiutarti a conquistare Gray, e voglio aiutare Lucy-
-Natsuuu- mi ammonisce quest’ultima talmente tanto agitata che sembra sull’orlo di una crisi di panico.
-Natsu conosce Lucy? –
-Si, lei è qui con noi-
-Ti prego, basta- mi supplica la bionda.
-Dove? – chiede Puffetta guardando questa volta con aria curiosa intorno a noi–Juvia non la vede-
-Il suo spirito è qui-
-Fermati, Natsu devi fermarti- lanciandosi contro di me Lucy prova a mettermi una mano sulla bocca finendo solo per passarmi attraverso.
-Juvia io vedo i fantasmi- affermo imperterrito. 
 
-Non è possibile- dice Puffetta dopo un attimo, quasi infinito, di silenzio. I suoi occhi blu sono fissi nei miei.
-Lo so, è difficile da credere, ma Lucy è qui adesso e vuole… -
-No, non è possibile- protesta convinta- non può essere… perché Lucy è viva-
-Fidati che…- assimilando le parole di Juvia mi interrompo di colpo. –Aspetta. Cosa? -
-Lucy, la sorella del mio amato Gray-sama è viva- rimarca con assoluta sincerità.
 
Incredulo mi volto verso Lucy in cerca di smentite, ma appena incontro il suo sguardo una sensazione di vuoto mi pervade mentre tutti i particolari strani si incastrano alla perfezione:
È morta da poco tempo eppure nessuno sembra triste o tubato.
Non c’è stato nessun memoriale eppure a Fairy Tail tutti sembrano legati e uniti.
Il modo in cui ha cercato di farmi cambiare idea fino all’ultimo…
-È per questo che non volevi che glielo dicessi? – chiedo con un tono incredibilmente cupo persino per le mie stesse orecchie. –Non perché temevi che non mi avrebbe creduto e che si sarebbe potuta spargere la voce, ma perché una volta saltata fuori la verità sarebbe saltata anche la tua copertura? - 
-Natsu, te lo giuro, non è come sembra. -
-Chi sei? – domando senza giri di parole, e non riesco veramente a capacitarmi della durezza e freddezza nella mia voca.
- Ti posso spiegare. Giuro che ti posso spiegare- afferma con voce tremante, nel panico più assoluto.
-Oh, lo farai. Eccome se lo farai-
E questa, fidati… è una promessa.
 
 




Nel prossimo capitolo:
Un attimo dopo Juvia è a terra con il labbro rotto e il sangue che sgorga copioso dalla ferita.
 
 







Angolo autricee!
Buona notte [?] si, me ne rendo conto, è tardissimo! Maaaaa sono decisamente fatta così, e o si fanno le tardissimo di notte o non sono io XD
Anyway eccomi di nuovo qui con questa storia dopo mesi infiniti!
Grazie mille per essere arrivati fino a questo punto! Ci vediamo al prossimo aggiornamento!
Baci e Abbracci
33NaLu33

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Capitolo 7
*** Che sia questa la verità? ***


Che sia questa la verità?


 
 
 
- Ti posso spiegare. Giuro che ti posso spiegare- afferma con voce tremante, nel panico più assoluto.
-Oh, lo farai. - le garantisco furibondo senza lasciarle il tempo di reagire -Eccome se lo farai-.
 
In un attimo sono in piedi pronto a mettere in atto il colpo di testa più stupido che abbia mai attraversato il mio cervello. So che farà male, so che avrà delle conseguenze gravi, so che non potrò più tornare indietro ma ho veramente bisogno di una risposta chiara e sincera e non dell’ennesima scusa o bugia. La verità verrà finalmente fuori, con le buone o con le cattive.
 
Riesco a trovare subito -tra il mare di studenti di ogni anno- Elfman. Il gigante dai capelli bianchi non passa decisamente inosservato penso sarcastico puntando dritto verso la sua direzione. È con il gruppo di Gray a cinque tavoli di distanza. Ridono e scherzano ma a me non potrebbe importare di meno.
-Ehi Elfman- grido per attirare la sua attenzione centrando subito in pieno il mio obbiettivo. Sei paia di occhi si voltano verso di me e chi perplesso, chi stupito mi fissano tutti.
-Che stai facendo? – urla disperata Lucy che nel frattempo cerca di fermarmi in ogni modo; dal momento che non può toccarmi però le sue possibilità di arrestare la mia marcia sono pari a zero.
-Sai, Lisanna si sbaglia- lo provoco facendo ancora più scalpore –non è stata lei ad avvicinarsi per darmi il benvenuto, sono stata io ad assalirla-
-Cosa? – urla furibondo Elfman. –Cosa hai detto?
È passato da curioso a nero di rabbia letteralmente in un attimo. Perfetto. Sorrido pronto ad imboccare la via del non ritorno.
-Quello che hai sentito. Oppure sei sordo? - lo prendo in giro senza ritegno. Ormai sono a un solo tavolo di distanza e fortunatamente anche lui si alza in piedi. È pronto a battersi glielo leggo negli occhi.
-Natsu, no! – grida Lucy colpendomi ripetutamente. I suoi pugni non fanno male, mi attraversano il petto, provocandomi solo brividi freddi lungo tutta la schiena.
-Coniglio- urlo -nemmeno tua sorella hai saputo difendere-
 
È fatta mi complimento mentre mi assale. Il suo pugno mi colpisce ripetutamente, prima una, poi due, poi tre volte, alla quarta smetto di contare. Il mio corpo privo di sensi cade ai suoi piedi ma non gli basta, mi sale sopra e continua a colpire.
In ogni caso non mi importa, ho raggiunto il mio obbiettivo: la mia anima è fuori dal corpo.
-Sei impazzito? –urla Lucy nel panico più totale –Vuoi farti ammazzare? -
Ignorandola la afferro così che non possa andare da nessuna parte. Sono pronto ed andare fino in fondo alla questione ma una macchia blu e azzurra entra nel mio campo visivo raggelandomi sul posto.
-Basta – esclama Juvia, china su Elfman, afferrandogli il braccio alzato per impedirgli di colpirmi un’altra volta, di riflesso però lui lo strattona all’indietro finendo per darle una gomitata in faccia.
Un attimo dopo Juvia è a terra con il labbro rotto e il sangue che sgorga copioso dalla ferita.
 
Sono pronto ad avventarmi su di lui e a scaraventarlo, con un semplice gesto, metri e metri lontano da lei ma Gajeel seguito a ruota da Gray mi precedono. Placcano a terra Elfman dando il tempo a Juvia di mettersi seduta e alla mia faccia di gonfiarsi.
Non posso intervenire adesso, finirebbe per diventare: il circo del sovrannaturale, attirando l’attenzione e ora come ora è esattamente l’ultimo dei miei desideri, quindi devo darmi una calmata, portare “Lucy” lontano da questo casino di urla e chiarire con lei. Una volta che sarò tornato nel mio corpo, mi assicurerò che Juvia stia bene, le chiederò scusa e picchierò Elfman così tanto e così forte da impedirgli di camminare per almeno una settimana.
 
-Andiamo- sentenzio soddisfatto del mio piano.
La trascino dentro la scuola, giù fino alla fine del corridoio e la strattono davanti a me facendola voltare. Il secondo dopo la spingo –con tutta la forza- contro gli armadietti, lei è troppo agitata per concentrarsi e invece di finirci contro ci passa attraverso facendoci finire in dio solo sa quale stanza, ma non mi importa, sono troppo arrabbiato per fregarmene.
-Mi hai sempre preso in giro? – le chiedo quasi urlando –Almeno la conosci la vera Lucy? –
-No, non voglio saperlo. –scuoto la testa -Dimmi solo chi cazzo sei-
-Anzi, -mi correggo -dimmi cosa ci avresti ricavato dal far trovare a Gray una ragazza. È una specie di vendetta contorta? Sono sicuro che conoscevi Juvia fin dall’inizio, insomma una ragazza che stalkera il tuo finto fratello non passa di certo inosservato. E io sono solo un idiota, chissà quante risate ti sarai fatta alle mie spalle. Che c’è non parli? Ma infondo per te è sempre stato uno scherzo, giusto? Giochiamo con le emozioni della gente! Ti sarai detta. Facciamo finta di essere un'altra! Ma la vuoi sapere una cosa? tu sei solo una…-
Lucy si slancia contro di me ma invece di tirarmi un pugno o uno schiaffo mi prende la faccia tra le mani e si avventa con impeto sulle mie labbra.
Sono totalmente e assolutamente shockato, mi sarei aspettato di tutto, tranne quello. Dovrei spingerla vita, urlarle contro che è una sporca manipolatrice, ma contro tutto il mio buon senso le passo le dita tra i capelli e approfondisco il bacio.
Scintille di elettricità e plasma passano tra i nostri corpi, sempre in maggior quantità e sempre più in fretta, fino a sovraccaricarsi e a esplodere come una bomba che si propaga per tutto l’istituto. Un frastuono immondo di vetri rotti e lampade esplose scoppia intorno a noi in un effetto domino devastante.
In un attimo però è tutto finito.
Con la stessa velocità con cui si è avventata su di me, Lucy fa un passo indietro.
-Che cosa è successo? – chiede guardando le scintille di elettricità che cadono su di noi dal soffitto. Quando il lampadario è scoppiato il suo circuito sarà sicuramente andato in corto.
-Non ne sono sicuro- mormoro frastornato e perso nei miei pensieri: questo non è il mio primo bacio, ma accidenti, posso dire con sicurezza che è decisamente stato il più esplosivo di tutti. –Mi hai baciato- l’accuso dandomi una svegliata.
-Non stavi zitto-
-Potevi darmi uno schiaffo! –
-Ha funzionato, no? Di che ti lamenti? –
Com’è che ora è lei quella sulla difensiva?
-Ora mi lascerai parlare? O preferisci continuare con il tuo monologo? – chiede incrociando le braccia al petto.
-Parla- ringhio tra i denti cercando in ogni modo possibile di non abbassare lo sguardo sulla sua scollatura.
 
-Mi chiamo Lucy Heartphilia, sono la sorella adottiva di Gray e sono morta- la solennità nella sua voce fa vacillare la mia sicurezza.
-Perché dovrei crederti? Juvia dice che la Lucy sorella di Gray è viva-
-Nessuno sa che sono morta-
-Ma una cosa del genere non è possi…-
-Lasciami spiegare! – urla interrompendomi.
Mille ipotesi mi vorticano in testa, l’una più improbabile dell’altra: che l’abbiano rapita e poi uccisa? Impossibile la notizia sarebbe sulla bocca di tutti. Che i rapitori l’abbiano solo rapita senza svelare di averla uccisa? No, anche in questo caso la starebbero ancora cercando. Che l’abbia uccisa Gray per poi far credere a tutti che lei sia partita? Assurdo, in quel caso perché Lucy vorrebbe aiutarlo a trovarsi una ragazza?
-Ogni anno a inizio estate andiamo ad Hargeon. È una cosa che facciamo dal primo anno di liceo e col tempo è diventata una specie di tradizione- sospira dopo una pausa infinita Lucy fermando il delirio mentale che ho in testa e attirando la mia attenzione –Io, Gray, Gajeel, Levy e il resto dei nostri amici andiamo lì per vedere il festival delle barche…-
 
-Lo conosco- affermo spronandola a continuare vedendo che nel frattempo si è persa nei meandri dei ricordi.
-La sera prima dei festeggiamenti io e le altre ragazze volevamo andare al cinema mentre Gray e i ragazzi avevano tutta l’intenzione di fare un giro in barca. Su uno di quei stupidi battelli per turisti, hai presente? –
-Si- annuisco senza riuscire ancora a capire cosa centri questo con la sua morte.
-Non so perché, ma invece di separarci per poi ritrovarci alla taverna un paio di ore dopo abbiamo iniziato a litigare: O andavamo tutti insieme in un unico posto o nessuno andava da nessuna parte-
-A ripensarci adesso è una cosa stupida sai? - scuote la testa amareggiata –ma in quel momento sembrava una questione di vitale importanza…-
-In ogni caso, dopo una mezz’ora piena di frecciatine e urla le ragazze hanno deciso di arrendersi e darla vinta ai maschi. Io ero così arrabbiata, con loro, con mio fratello, soprattutto con lui, che sono volate parole grosse. Ormai la questione non era più: cinema o viaggio in barca. La questione era: chi riusciva a ferire di più l’altro e io… io gli ho detto delle cose orribili Natsu, so di averlo ferito, profondamente e poi ho fatto l’unica cosa che gli avevo giurato di non fare. Quella che tutti gli altri nella sua vita hanno fatto: l’ho abbandonato…-
-Ho preso le mie cose in fretta e furia, i soldi, la macchina, e me ne sono andata…-
-Stavo piangendo e guidavo come una pazza sulla statale, su uno di quei tratti di strada, fiancheggiato dalla foresta, in mezzo al nulla. Ero tanto pentita di quello che avevo detto e fatto che ero pronta a tornare indietro per scusarmi, ma… - disperata si passa le mani davanti alla faccia, forse cercando di asciugare lacrime che non ci possono più essere.
-Ma un alce mi è apparsa davanti dal nulla, ho provato a evitarla ma persi il controllo della macchina andando fuori strada. Non so dirti quanto mi addentrai nella foresta prima di schiantarmi contro un albero, è successo tutto così in fretta che la prima cosa che mi ricordo subito dopo l’incidente sono io che fisso il mio corpo esanime nella macchina-
-Perché non ti stanno cercando? –
-Natsu, sono un’orfana scappata di casa undici volte, chi mai mi cercherebbe? –
-Gray…-
-Gray mi ha cercato, all’inizio, poi si è convinto che anche io l’abbia abbandonato e ha smesso-
-Non è giusto- ringhio arrabbiato facendo aprire e sbattere le finestre e la porta come nelle peggiori scene dell’orrore senza riuscire a fermarmi… è più forte di me accidenti.  
 
-Natsu, basta- urla una voce che attira immediatamente la nostra attenzione, per la sorpresa e lo sgomento tutta la mia rabbia scema fino a svanire miseramente.
Mavis è in piedi dietro alla scrivania e con sguardo truce negli occhi guarda nella mia direzione.
-Tu ci vedi- mormoro allibito. Non pensavo ci fossero altre persone come me e Zeref…
-No, non vi vedo, ma posso sentivi. Mi dispiace Lucy, avrei dovuto sospettare qualcosa quando la vecchia Ultear [*] è venuta a confermare il tuo ritiro da scuola-
Sia io che Lucy siamo troppo sorpresi per rispondere. In silenzio ci scambiamo un’occhiata allibita e interrogativa.
-Siete ancora qui? – chiede la preside venendoci incontro.
-Si- risponde Lucy esitando –siamo ancora qui-
-Non sembra sorpresa di sentirmi – affermo mentre una forte sensazione di presagio mi assale.
-Ti ho già sentito durante il mio primo colloquio con Zeref… - cazzo penso ricordandomi tutte le provocazioni e frecciatine che ho detto durante la loro conversazione –e sono arrivata alla conclusione che sei in grado di separare la sua anima dal corpo-
-Io ho finalmente capito come ci riesce- si esalta Lucy beccandosi una mia occhiataccia.
Non solo la situazione sta diventando surreale, ma sta sfociando proprio nel ridicolo, per non parlare del fatto che questa volta finirò per farmi espellere sul serio: ho iniziato l’ennesima rissa, una ragazza innocente ci è finita in mezzo facendosi male, ho baciato una compagna di scuola davanti alla preside facendo saltare in aria mezzo istituto…
-Per le finestre e i danni mio fratello pagherà tutto, per la mia espulsione mi dia il tempo di svegliarmi e sarò fuori dalla sua scuola in tempo record-
-Non ti espellerò –
-Scusi, può ripetere? -
Ti prego non dire che chiamerai la polizia per farmi mettere in prigione penso col fiato bloccato in gola, sono ancora troppo giovane per finirci.
-Non ti espellerò. Qui a Fairy Tail non lo facciamo… -
Sono pronto a tirare un sospiro di sollievo ma… -ma da oggi in poi basta casini- conclude guardando verso quella che crede essere la mia direzione.
-A tal proposito… prima di finire qui potrei aver causato una piccola rissa fuori in cortile -
Mavis sospira scuote la testa, Lucy mi tira un pugno sul braccio –Ti stai scavando la fossa da solo- mima con le labbra per non farsi sentire.
In ogni caso, ecco, ci siamo, sta per buttarmi fuori a calci in: tre, dueee, uno…
-Questo vorrà dire che la tua punizione precedente durerà un anno intero invece che un mese-
A ripensarci… era meglio la prigione.
-Grazie- mormoro comunque.
Annuendo passa l’attenzione su Lucy: -devo chiamare la polizia e denunciare l’accaduto, ti ricordi su quale statale eri quando sei usciti di strada? –
-La prego no- la blocca la bionda con evidente panico nella voce –Gray ne verrebbe devastato, ha già perso tantissimo e se sapesse come sono morta si darebbe la colpa inutilmente-
-Non è colpa di nessuno- prova a rassicurarla la preside.
-Io lo so, ma lui no. La prego, mi dia un po’ di tempo, mi dia il tempo di dirglielo nel modo giusto. Non voglio che sia la polizia a stravolgere il suo mondo-
In silenzio le passo la mano sulla schiena mentre Mavis riflette sulle sue parole.
-Va bene- cede alla fine la preside –ma fin quando sarai qui voglio che frequenti regolarmente le lezioni-
-Sissignora! – esclama contenta Lucy facendo il saluto militare e anche se non può vederla Mavis sorride.
-Ora andate, ho una scuola da evacuare, spiegazioni che non ho da dare, Zeref da chiamare e un’intera azienda di appaltatori da assoldare-
-Sissignora- urliamo all’unisono prima di correre via.
 
-Mi dispiace per prima non avrei dovuto reagire così aggressivamente- mi scuso una volta usciti in corridoio -mi dispiace…- proseguo prima che lei possa prendere parola -per quello che ti è successo-
-Non fa nulla- sorride prendendomi per mano -le cose sono andate come dovevano andare-
-Ora vieni- mi esorta trascinandomi su per le scale –devo farti vedere una cosa-
 
Dieci minuti  dopo la mia anima viene richiamata nel mio corpo e sotto gli occhi stupefatti di Lucy mi sveglio nell’infermeria vuota.
-È assurdo- puntualizza puntandomi un dito contro.
-Credimi lo so, vederlo è assurdo ma provarlo è anche più strano-
-Cosa senti? – chiede mentre mi guarda mettermi seduto.  
-All’inizio e come se qualcuno mi tirasse, verso la fine invece la sensazione è quella di venire risucchiati da un’aspirapolvere gigante-
-E tu non ne hai nessun controllo? –
-No- rispondo alzandomi. Mi sento un vecchio tanto ho le articolazioni bloccate per non parlare della faccia, quella non me la sento proprio.
Stiracchiandomi mi avvio verso l’uscita benedicendo chiunque abbia portato e lasciato il mio zaino accanto alla porta.
-Che facciamo adesso? –
-Troviamo Juvia se è ancora qui-
-E poi? –
-E poi le diciamo la verità, sempre se per te va bene-
Voltandomi la guardo impaziente e dopo un attimo di esitazione annuisce assumendo un’aria un po’ più decisa.
-Ottimo, una volta che sarà dalla nostra parte faremo in modo che Puffetta e il Grande Puffo si incontrino casualmente da qualche parte. Sfrutteremo al massimo questi giorni di vacanza fino alla riapertura della scuola- mi gaso uscendo in corridoio che come immaginavo è vuoto. -Tu conosci le abitudini di tuo fratello quindi sarà un gioco da ragazzi-
-Possiamo farcela! – concorda.
 
Dopo esserci divisi e aver cercato Juvia per tutti i piani della scuola, bagni compresi, ci rassegniamo all’idea che sia tornata a casa.
-Come la troviamo adesso? – chiedo perplesso dirigendomi con Lucy al seguito verso l’uscita. Se non la troviamo, non le possiamo parlare e se non le possiamo parlare il nostro piano non andrà avanti.
-Dai Gajeel andiamocene – sbotta la voce irritata di Gray dal cortile.  Riconoscerei il suo tono piatto, freddo e di superiorità ovunque.
-Ancora un attimo- risponde il metallaro –Sei sicura di stare bene Juvia? –
Juvia!
In un attimo sia io che Lucy ci precipitiamo all’esterno. Puffetta e seduta su uno dei tavoli, con un fazzoletto rosso in mano e un’aria triste in volto, il labbro le si è gonfiato quanto la mia faccia, e la mia faccia è messa proprio da schifo. Gajeel è accucciato davanti a lei, mentre Gray, in piedi dietro l’amico, non fa altro che sbuffare.
 
-Certo che sta bene- risponde Gray al posto suo–starà facendo sicuramente finta, infondo manipolare le persone è quello che sa fare meglio-
-Gray-sana Juvia non è più…-
-Basta, non ne voglio sapere niente, sei solo una palla al piede. Una che se la prende con i più deboli, una che picchia le compagne di classe per sentirti superiore. Sinceramente? non capisco proprio perché continuo a sopportarti-
In silenzio Juvia china il capo iniziando a tremare.
-Smettila – sputo andandogli contro a passo di marcia. Come osa parlarle in questo modo? –l’hai fatta piangere – urlo furibondo. Fratello o no di Lucy, futuro ragazzo o no di Juvia, si merita una ripassata perfino più pesante di quella che ho ancora intenzione di dare a Elfman.
-È arrivato l’ingenuo. Amico lascia che ti dica la verità: lei è solo una falsa manipolatrice. Non vedi che sta facendo finta? –
-No, amico lascia che sia io a dirti la verità: tu una ragazza come lei non te la meriti. – Siamo faccia a faccia, l’uno di fronte all’altro.
-Natsu-san - mormora Juvia tirando su col naso e sollevando lo sguardo. I suoi bellissimo occhi azzurri stanno diventando rossi cosa che mi spinge ancora di più a voler tirare un pugno in faccia a Gray. Non lo sopporto questo idiota, non lo sopporto proprio.
-E la vuoi sapere un'altra cosa? Se non riesci a vedere quant’è cambiata è solo perché sei un coglione-
-Natsu non deve parlare in questo modo a… -
-Vedi? - la interrompo -Anche dopo tutto quello che le hai sputato addosso lei cerca di difenderti. Andiamocene Juvia, così magari a questo imbecille spuntano gli occhi-
-Non ce n’è bisogno- si intromette Gajeel afferrando Gray per la spalla Oh wow il signor Occhi di Ghiaccio vuole fare a botte –ce ne andiamo noi- lo trascina via il metallaro.
Peccato.
-Stai bene? – le chiedo aprendo lo zaino nel vano tentativo di trovare un fazzoletto pulito. Lucy nel frattempo si è chinata verso di lei, il volto preoccupato.
-Juvia non vuole che Natsu si rivolga a Gray-sama in questo modo, Juvia se lo…-
-Non osare dire che te lo meriti Juvia. Qualsiasi cosa tu abbia fatto è passato. Quello che conta veramente è quello che fai adesso-
-Ma…-
-No- affermo riuscendo finalmente a trovare quello che stavo cercando–Gray deve capire che sei cambiata e dal momento che non ci riesce con le buone non ho nessuno problema a usare le cattive-
Cosa ci trova in lui poi? Penso indignato porgendole il fazzoletto.
-E già che ci siamo non osare mai più metterti in mezzo a una rissa. Ti sei fatta male per colpa mia. Mi dispiace – dico abbassando i toni.
-Natsu-san non ha niente da farsi perdonare- mormora prendendo quello che lo sto porgendo.
-Grazie- sorrido –e Juvia, hai da fare? -
-No, Juvia non ha niente da fare adesso, perché? –
Lancio un’occhiata a Lucy.
-Perché dobbiamo parlare-
 
 
 


Nel prossimo capitolo
Gray la guarda negli occhi: -Juvia? –
-Si? –
-Perché mi ami? –




 
 
Angolo autriceee

Eccomi tornata! Non aggiornavo questa storia da decisamente troppo tempo e spero di riprendere la pubblicazione settimanale o bisettimanale!
Grazie mille per essere arrivati fino a qui!
A domani 33NaLu33 

 

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Capitolo 8
*** Un nuovo inizio ***


Un nuovo inizio
 


Juvia aveva affrontato la situazione molto meglio di quel che mi aspettassi, evitando gentilmente anche di etichettarmi «come facevano costantemente tutte le persone che venivano a conoscenza del mio segreto» come un: pazzo furioso.
Mentre le raccontavo gli ultimi istanti della vita di Lucy Heartphilia aveva ascoltato con estrema attenzione e riverenza senza mai interrompermi. Ero pronto a ricevere molte abbiezioni da parte sua «era scettica e si vedeva» ma solo dopo la fine del mio resoconto aveva provato a ribattere:
-Juvia non può credere a tutto ciò- aveva mormorato l’azzurra tamponandosi delicatamente il labbro inferiore ancora rosso e gonfio.
-Mi dispiace…- avevo risposto desolato fissando Lucy «che stava in piedi accanto a noi» invece che Puffetta – vorrei tanto che le cose fossero diverse, ma questa è la verità-
-E se…-
-La spilla a forma di chiave…- aveva affermato la bionda facendomi perdere il filo del discorso di Juvia –Dille che era un regalo per Gray che non è mai riuscita a dargli-
Abbassando lo sguardo avevo trovato l’oggetto da lei menzionato agganciato al cuoio marrone della sua cintura.
-Volevi regalare una spilla a Gray- avevo ripetuto ad alta voce perché Juvia potesse sentire –Una spilla a forma di chiave d’oro che è finita nelle mani di Lucy-
-Come fai a…? -
In silenzio avevo sollevato un sopracciglio in maniera alquanto eloquente.
 
Adesso, tre giorni dopo la rivelazione, le cose procedono molto tranquille. Non avere la scuola è una mera consolazione visto quanto lavoro ci aspetta ancora da fare dal punto di vista “Gray Fullbaster” ma almeno il sapere che Juvia è definitivamente e irrimediabilmente dalla nostra parte è un gran bel sollievo.
Ora ho il suo numero e lei il mio e posso contattarla quando voglio o è necessario per la missione.
A Lucy ho affidato il compito più importante, ossia: pedinare il fratello. Ho detto a Puffetta di prendersi una mini vacanza dal suo lavoro di stalker a tempo pieno e indeterminato, lasciando alla bionda, molto più discreta e veloce, il dovere di dirmi dove e quando si trova Gray.
Il piano è semplice rimugino sovrappensiero: dobbiamo aspettare che Gray esca con gli amici, preferibilmente per una serata al cinema attività che a detta di Lucy fa molto di frequente, isolarlo dai ragazzi e farlo “accidentalmente” incappare in Juvia.
Juvia che ci ha garantito di essere pronta a mettersi all’opera ventiquattro ore su ventiquattro.
 
-È uscito! – esclama la voce di Lucy facendomi quasi andare il panino al salamino piccante di traverso –per andare al cinema! -
-Magnifico- bofonchio prendendo il cellulare dalla tasca e pulendomi contemporaneamente la bocca con il dorso della mano sinistra ancora sporca e appiccicosa.
-Tu non fai mai una cena decente? – chiede Lucy evidentemente curiosa afferrando al volo Happy che vedendola apparire, dall’altro lato del tavolo, le è saltato addosso felice. Quel traditore di un gatto fa le fusa ogni volta che la vede, ultimamente sempre più spesso.
-Zeref non c’è mai, io non so cucinare e non posso ordinare pizza a domicilio ogni sera quindi faccio l’unica cosa di cui sono capace: panini! –
-Il panettiere sarà molto felice di vederti-
-Non hai idea- scherzo –ha una mia foto nel portafoglio come portafortuna-
-Addirittura! –
Sorridendo mi porto il telefono all’orecchio. Tre squilli dopo la voce allegra di Juvia mi risponde.
-Ciao Natsu-
-Ciao Puffetta, ho grandi notizie: è ora! – esclamo alzandomi e andando verso la credenza di legno vicino all’angolo cottura.
-Davvero? – chiede lei evidentemente sorpresa.
-Si, proprio adesso stanno andando al cinema…- la informo lanciando un’occhiata a Lucy da dietro la spalla chiedendole sottovoce in quale –al Clover- ripeto a Juvia subito dopo.
Per un’interminabile minuto il silenzio cala tra noi e proprio quando sto per allontanare il cellulare e guardare se è caduta la linea Puffetta riprende a parlare: -Juvia è pronta! – afferma decisa come mai prima d’ora. La sicurezza nella sua voce mi fa capire che tra un attimo sarà già fuori di casa pronta a raggiungere la sua meta.
-Bene! Io sarò lì- la informo armeggiando con i cassetti di legno pregiato intento a cercare le pasticche blu nascoste tra utensili vari.
-Con Juvia? – chiedono all’unisono entrambe le ragazze.
-Certo-
Sollevando un sacchettino di plastica trasparente lo sventolo davanti agli occhi sgranati di Lucy.
-Droga? – chiede orripilata.
-Macché no! –
L’indignazione è talmente pungente da lasciarmi allibito.
-No? – domanda invece Juvia confusa dalla mia apparente “contradizione”
-Stavo parlando a Lucy- la tranquillizzo lanciando un’occhiataccia alla bionda che in silenzio continua ad accarezzare e coccolare Happy. Devo smetterla di essere geloso di quel gatto mi rimprovero severamente. –Si, ci sarò al cinema-
-Allora Juvia e Natsu si vedranno lì-
-A dopo- la saluto voltando la mia attenzione interamente alla bionda che tesa mi fa un sorriso tirato.
-A dopo- afferma Puffetta prima di chiudere la chiamata. In silenzio blocco il cellulare.
 
-Viagra? – ritenta facendomi cadere la mascella.
-Ma che sul serio? – chiedo senza parole. –Ti sembro uno che ha bisogno di Viagra? –
Il suo sguardo percorre lentamente tutto il mio corpo soffermandosi a fissare, in maniera sin troppo esplicita, parti della mia anatomia che a rigor di logica non dovrebbe neanche prendere in considerazione.
-In effetti…- mormora sovrappensiero passandosi la lingua sulle labbra –no-
È un complimento o un insulto?
Mettendo da parte il pensiero e altre supposizioni decisamente poco amichevoli e fin troppo a luci rosse inizio a riempire un bicchiere di acqua.
-Non è droga…-
-Io non mi drogo- la interrompo tanto per mettere in chiaro la cosa.
-e non è Viagra- continua come se niente fosse –quindi cos’è? –
-Sonnifero. Ho detto che sarei andato al cinema non che Juvia o chiunque altro avrebbe potuto vedermi- sottolineo aprendo il pacchetto e mettendo una delle piccole pasticche in bocca.
-Quindi è così eh? Ogni volta che dormi o perdi i sensi la tua anima esce dal corpo- deduce mettendo Happy a terra che invece di andarsene sul divano o sul tavolo inizia a strusciarsi ininterrottamente su di lei senza mai smettere di fare le fusa.
In silenzio annuisco portando il bicchiere alla bocca per bere quanto basta per inghiottire il sonnifero.
-Farà effetto velocemente…- affermo dirigendomi in corridoio seguito subito dopo, a pochi passi di distanza, da Lucy e Happy –sarà meglio che mi metta comodo-
 
Camera mia si trova sul lato est della casa che è, a detta della venditrice, la più calda e luminosa, ma dal momento che non soffro il caldo d’estate e non patisco il freddo di inverno la cosa non mi importa più di tanto. Devo ammettere però che il bello dell’ubicazione della mia camera è che si affaccia sul rigoglioso e vivace giardino posteriore, dandomi anche la vista completa della piscina.
-Wow- mormora Lucy guardando allibita l’interno della mia camera –non so se definirla figa o un vero disastro-
Sorridendo inizio a raccogliere le magliette sparse sul pavimento che stiperò sicuramente sulla sedia, che non uso mai per ovvi motivi, davanti alla scrivania.
-Lo so è un mezzo disastro-
-Cosa te l’ha fatto intuire? - mi canzona prendendomi in giro -Il fatto che il tuo intero guardaroba sia sul pavimento o che quel povero pezzo di pizza sia sul tuo letto a occhio e croce da più di cinque giorni? –
-C’è un pezzo di pizza nel mio letto? – chiedo sorpreso lasciandomi cadere dalle mani i vestiti. Sono sicuro di averla finita tutta accidenti a me! Penso precipitandomi a guardare tra le lenzuola sfatte non trovando altro che il cartone unto e abbandonato lì già la settimana prima.
Ridendo della mia reazione si mette a guardare le centinaia di CD stipati su scaffali e ripiani.
 
Di solito non mi piace essere schernito o preso in giro, lo so benissimo da me di non essere minimamente e neanche lontanamente allo stesso livello di quel genio di mio fratello, ne in ambito di conoscenze ne di organizzazione, eppure i commenti impertinenti e le frecciatine di Lucy non mi irritano minimamente lasciandomi anzi una scia di divertimento che sono prontissimo a rincorrere.
-Michael Jackson- legge riverente passando le dita tra i vari titoli –i Linkin Park, i Pink Floyd, i Led Zeppelin, i Beatles, i Queen, i Rolling Stones, gli AC/DC… -
-Ti piacciono? –
-Certo, ma cavolo questa è roba da museo-
-Nel senso che deve essere esposta nella sezione “dinosauri” o “talenti intramontabili”? – rido buttando il cartone per terra e sistemando accuratamente le lenzuola di un colore rosso fuoco sul letto a due piazze. I miei movimenti sono pigri, rallentati, segno che il sonnifero sta iniziando velocemente a fare effetto.
-Entrambe! - esclama guardando tutti i poster dei vari gruppi musicali appesi ai muri e sul mio armadio. –Hai anche una chitarra! –
La sua incredulità mi fa sorridere, riportandomi alla mente il suo, ormai lontano, primo incontro con Happy. Anche allora infatti era allibita dal fatto che io avessi un gatto.
-Lo so, sono un ragazzo pieno di sorprese- sbadiglio sonoramente gettandomi con la schiena sul materasso. E non puoi neanche lontanamente immaginare quanto penso chiudendo gli occhi diventati pesanti iniziando già ad essere risucchiato dal vortice nero del sonno. Un attimo dopo sono in piedi a guardare il mio corpo addormentato, e a discapito di tutto il tempo trascorso e di tutte le volte che mi è successo tutto ciò non riesco ancora ad abituarmi a questa visione.
-Andiamo – la incito stiracchiandomi. Non che ne abbia bisogno ma anche un’abitudine semplice ed effimera come lo scrocchiarsi le ossa è dura da abbandonare.
 
-*-
 
Dieci minuti di strada dopo stiamo già attraversando le doppie porte automatizzate del cinema.
Ci saremmo potuti venire con la forza del pensiero ma la mia scarsa conoscenza della città mi limita molto negli spostamenti; per potersi materializzare in un posto infatti occorre esserci già stato in precedenza.
 
Guardandomi intorno fischio sorpreso.
-Si è enorme- concorda Lucy capendo al volo il significato del mio evidente stupore.
Mi ero aspettato un cinema tranquillo e senza molte pretese invece quello davanti ai miei occhi non solo è enorme e all’apparenza sconfinato, ma si trova anche all’interno di un grande magazzino.
-È grande quanto un intero villaggio turistico! – esclamo facendo un giro su me stesso per darmi un’idea più concreta del posto.
-E non hai visto ancora il cinema- sorride prendendomi per mano e iniziando a fare strada.
Negozi su negozi, da quelli di vestiti, a quelli per accessori a quelli per fumetti riempiono i due esageratamente ampi piani. Camminiamo un bel po’ prima di arrivare all’ampia entrata del cinema.
 
Notando che Lucy ha smesso di trascinarmi sposto la mia attenzione da un gigantesco pupazzo a forma di coniglio esposto in un negozio di intimo, su di lei che ritrovo imbambolata a fissare i titoli dei film appena usciti in sala.
-Sai qual è il bello? – chiedo cerco di sollevarla su di morale capendo immediatamente quale piega hanno preso i suoi pensieri tormentati. Starà sicuramente ricordando i tempi in cui poteva ancora venire qui con Gray, i tempi in cui poteva ancora comprare pop corn da mangiare durante le infinite pubblicità antecedenti al film, i tempi in cui poteva ridere e scherzare con suo fratello.
-Quale? – risponde sovrappensiero.
-Che possiamo venire a vedere tutti i film che vogliamo senza dover mai pagare-
-Noi due? – spalanca la bocca girandosi a fissare me.
Avrò detto qualcosa di male?
-Se ti va…- mi correggo subito.
-Mi va-  mi interrompe quasi urlando. –Mi va- ripete con più calma tornando anche a sorridere. Fissandola nei profondi occhi nocciola le sorrido a mia volta felice di averla rallegrata.
La sua mano stringe più forte la mia e prima che me ne accorga il mio sguardo si sposta sulle sue labbra.
L’ultima volta è successo un casino mi rimprovero.
L’ultima volta mi ha preso di sorpresa accampo scuse improbabili per spiegare il perché quel bacio tra noi abbia distrutto quasi tutta la scuola.
Idiota! Idiota! Idiota!
Non mi ha baciato, mi ha solo fatto smettere di parlare e sarà meglio che lo tenga bene a mente prima di far esplodere accidentalmente anche questo cazzo di cinema.
 
-Cerchiamo Gray- affermo distogliendo lo sguardo prima di trascinarla oltre il botteghino. Dall’altra parte persone su persone aspettano intrepidi il proprio film, alcuni parlano tra loro, altri prendono da mangiare dai distributori, altri ancora ordinano alla cassa.
Ci sono gruppi di ragazzi e di ragazze, di giovani e di vecchi, di famiglie numerose e di solitari che vengono a godersi il proprio film in pace e armonia ma tra tutto quel mare di gente sia io che Lucy ci impieghiamo un attimo a trovare la rumorosa combriccola di Gray.
Con lui ci sono: il metallaro tutto muscoli e piercing Gajeel, la sua –a detta di Lucy- non ancora ma futura ragazza Levy, il tipo –membro delle cheerleader- dai capelli arancioni e gli occhiali da sole azzurri di cui mi sfugge il nome, le due sorelle dei bellissimi capelli d’argento Lisanna e Mirajane, il loro fratello iperprotettivo Elfman, il biondissimo quanto maleducato Laxus, e altri tre suoi amici, la mora tutta curve di nome Evergreen che Lucy mi aveva fatto segnare sull’ormai vecchia ma ancora dentro al mio zaino “lista nera”, il mio vecchio avversario a basket Freed ed un ragazzo dai occhi verdi e i capelli blu che non ho mai visto.
Tutti insieme stanno discutendo, tra risate e frecciatine, del prequel rilasciato l’anno prima.
Di Juvia non c’è nemmeno l’ombra ma del resto lei non si metterebbe mai al centro dell’attenzione di proposito, non le importa di far colpo agli occhi degli altri, per lei quello che conta davvero è Gray.
Per l’ennesima volta da quando tutta questa storia è iniziato non posso fare a meno di chiedermi perché una ragazza tanto bella, intelligente, buona e perfino simpatica come lei stia dietro a un pezzo di ghiaccio come lui.
Juvia potrebbe avere letteralmente chiunque ma per una ragione a me sconosciuta ha scelto Gray.
 
Sto per mettermi a cercarla tra la folla quando uno scoppio incontrollato di lacrime attira l’attenzione di tutti i presenti: in piedi accanto al botteghino un bambino sui dieci anni, con le mani avvolte alla vita di quella che presumo sia la madre, ha iniziato a piangere a dirotto.
I singhiozzi lo scuotono tutto mentre la donna cerca di rassicurarlo con parole dolci.
-Non volevo- urla quest’ultimo.
-Non fa niente tesoro. – sussurra la mamma accarezzandogli i scompigliati e ribelli capelli castani -Adesso prendiamo un altro biglietto-
-Non volevo perderlo- continua a disperarsi il bambino visibilmente turbato dall’accaduto.
-Un biglietto per Dragon Cry per favore – dice la donna all’uomo smilzo dietro al bancone.
Dopo un breve controllo lui la guarda desolato: - Mi dispiace signora non ci sono più posti per la programmazione attuale ma se vuole c’è posto per quella delle undici e mezza-
Frase sbagliata perché il piccolo si dispera ancora di più.
-È troppo tardi- mormora la donna rattristendosi –sarà per un'altra volta- lo rassicura affettuosamente.
-Ma io volevo vederlo oggi. Io volevo…-
-Tieni-
L’ormai familiare sagoma azzurra di Juvia è china sul bambino e con un sorriso dolce sulle labbra gli sta porgendo il suo biglietto.
-Ma che…? – chiedo voltandomi a guardare una Lucy sorpresa quanto me.
-Tieni- ripete Puffetta riuscendo con quel semplice gesto a smorzare i singhiozzi del piccolo.
-Non è necessario- si intromette la madre gentilmente.
-Juvia insiste –
Esitante lui prende il biglietto dalle mani dell’azzurra.
-Grazie- mormora il bambino abbassando il capo nello stesso momento in cui la donna afferma: -Come posso sdebitarmi? –
-Non si preoccupi, Juvia è felice di poter aiutare-
Un attimo dopo è già sparita nell’ombra e ne io ne Lucy riusciamo più a vederla.
 
La ritroviamo –solo perché la marea di gente è entrata nella propria sala -quindici minuti dopo, seduta su uno dei divanetti rossi situati in disparte vicino alle pareti. Ha la testa china e con le mani giocherella con il lungo vestito azzurro.
-È stata molto gentile- bisbiglia Lucy al mio orecchio come se Juvia o chiunque altro potessero sentirla.
-Si lo è stata- concordo scuotendo la testa –ma adesso ha perso la sua opportunità con Gray- 
-Non è detto, se è rimasta forse spera di poter attuare il piano una volta finito il film-
-In quel caso ci sarebbero anche tutti gli altri- sospiro rassegnato all’idea che anche per questa volta la nostra tattica sia andata in fumo.
Forse dovrei andare da Zeref, chiedergli di prendere il mio cellulare e di scrivere a Juvia di tornare a casa.
Avremo altre occasioni. Decido pronto a smaterializzarmi.
-Vado da…-
-Guarda – mi interrompe Lucy afferrandomi per la spalla. Voltandomi vedo Gray uscire dalla sala numero tre.
-Ma che…? –
Per la seconda volta nel giro di mezz’ora rimango senza parole. Non so per quale ragione lui sia qui e sinceramente non lo voglio nemmeno sapere, questa è finalmente la nostra opportunità e non c’è assolutamente tempo da perdere.
In un attimo mi materializzo dietro a Juvia, le metto le mani dietro la schiena e con un trucchetto imparato nel corso degli anni uso la mia energia per spingerla in avanti facendola alzare.
Barcolla un attimo ma riprende subito l’equilibro. Si volta incredula per guardare quale sia il problema ma inutile dire che non può vedermi.
-Cosa? Juvia non…-
-Natsu che stai facendo? – chiede allibita Lucy.
-Mi dispiace davvero- affermo prima di spingere l’azzurra ancora, questa volta verso Gray.
 
Quando, al tempo, facevamo pratica con Zeref per imparare a gestire la nostra nuova condizione abbiamo scoperto molto in fretta che oltre al poter spostare oggetti inanimati possiamo influire anche sui movimenti delle persone.
Mio fratello maggiore aveva provato con me e io con lui.
La sensazione non è spiacevole, non fa male e se dovessi definirla la descriverei con un “venir tirato”.
 
Continuo a tirare Juvia per tutta l’atrio prima di farla finire il più delicatamente possibile addosso a un Gray che, con una coca cola da mezzo litro in mano, si stava nel frattempo voltando per tornare in sala.
La bevanda ghiacciata gli sfugge dalle dita finendo per versarsi sul petto di Juvia che impreparata al freddo contenuto del bicchiere lancia un urlo.
-Cazzo - impreca Gray voltandosi a prendere tutti i fazzoletti presenti al bancone. –non ti avevo proprio visto- afferma girandosi di nuovo verso la poverina per tamponare con la carta la zona bagnata senza rendersi conto di tre cose:
Uno, quella davanti a lui è Juvia.
Due, sta facendo peggio di prima.
Tre, le sta toccando il seno.
Dal rossore del suo viso sono quasi sicuro che Puffetta sverrà ma con mia somma sorpresa rimane in piedi a fissarlo.
-Gray-sama…- lo richiama esitante.
Solo allora lui alza lo sguardo guardandola per la prima volta, da dopo lo “scontro”, in faccia. Il suo viso si indurisce in un secondo mentre lascia ricadere la mano.
-Oh, sei tu- dice buttando i fazzoletti nel cestino e ordinando un'altra coca cola che gli viene subito portata.
-Gray-sama non deve preoccuparsi- mormora Juvia completamente in tilt.
Vai ragazza! È la tua occasione!
-Non mi preoccupo – si volta lui senza degnarla di una seconda occhiata. Senza nemmeno un'altra parola si allontana in silenzio.
-A Juvia dispiace molto…-
Proprio quando sono sicuro che aprirà la porta ed entrerà in sala lasciandola lì a parlare con se stessa Gray si ferma con la mano sulla maniglia.
-Perché? – chiede voltandosi lentamente –perché stai chiedendo scusa? –
-Juvia è dispiaciuta – si affretta a spiegare lei.
-Per cosa? – alza la voce Gray –Ti sono venuto addosso. Io. Ti sono venuto addosso io. Perché ti stai scusando? –
-Perché non è vero, è stata Juvia a…-
-Dovresti urlami contro. Dovresti avercela con me, insultarmi. Dirmi che ti devo delle scuse. Dirmi qualcosa cazzo-
-Gray-sama, è solo un vestito-
La ragionevolezza nella sua voce mi fa capire che non le importa granché dell’abito, il che è un vero peccato perché le sta molto bene. È blu scuro, con i ricami azzurri e due spacchi laterali su entrambe le gambe che le valorizzano ancora di più le forme.
Fissandola per un interminabile minuto Gray pondera attentamente le sue parole.
Sospirando scuote la testa cambiando così repentinamente argomento da lasciarmi senza parole: -non mi stalkeri più? –
Il suo tono è incurate ma la domanda è così specifica da non poter di certo essere stata buttata lì per caso.
-Juvia ha… seguito il consiglio di Natsu-
Allibito la guardo con gli occhi sgranati. Che sta facendo? Vuole dirgli tutto il piano?
Il grugnito di disapprovazione che gli esce dalle labbra mi lascia ulteriormente allibito. Non solo ha notato l’assenza di Juvia ma a quanto pare il fatto che lei mi abbia ascoltato non gli va molto a genio.
Lo chiamavano bipolare penso lanciando un’occhiata a Lucy che è sorpresa quanto me.
-Capisco-
Rimangono in silenzio per un bel po’ prima che Gray riprenda la parola: -È stato molto gentile quello che hai fatto per quel bambino- ammette ficcandosi la cannuccia in bocca bevendo un sorso di coca cola –non lo stavi facendo per impressionarmi? – chiede subito dopo ancora diffidente.
-No, Juvia voleva solo essere d’aiuto- mormora lei.
Gray la guarda negli occhi: -Juvia? –
-Si? –
-Perché mi ami? –
Arrossendo ancora di più abbassa lo sguardo.
-Gray-sama ha un gran cuore- gli confida lei con non poco imbarazzo spingendo il moro a fare una cosa che non pensavo fosse capace di fare: ridere, e anche di gusto.
-Un gran cuore? – ripete divertito –chiunque mi conosce direbbe che non ne ho uno-
-Allora quelle persone non conoscono Gray-
In un attimo torna subito serio e composto, il sorriso mostrato poco prima sparisce dando l’impressione di non esserci mai stato.
-Perché pensi una cosa del genere? –
Non riesco a decifrare il suo tono che sia solamente curioso? irritato? Curiosamente irritato?
In silenzio sia io che Lucy che Gray che il ragazzo dietro al bancone aspettiamo la risposta di Juvia che decisa non tarda ad arrivare.
-Quando Gray-sama ha conosciuto Juvia lei era su una brutta strada: faceva cose cattive e faceva del male alle altre persone. – un sospiro rassegnato le esce dalle labbra mentre, sono sicuro, ricorda il periodo buio ormai andato - Nessuno l’aveva mai costretta ad essere malvagia o perfida e la verità è che Juvia era disperatamente in cerca di qualcuno che la accettasse per quello che era. Al tempo pensava che essere cattiva le avrebbe aperto la strada per fare molte amicizie. Poi però Gray-sama ha mostrato a Juvia che si può essere accettati anche da buoni-
-Ma io non ho fatto niente- mormora scettico lui in risposta.
-Hai fermato Juvia dal fare del male a quella compagna mostrandole una nuova strada-
-Ma…-
-Una persona senza cuore non avrebbe fatto niente- lo interrompe gentilmente -si sarebbe semplicemente voltata e se ne sarebbe andata. Una persona normale si sarebbe messa ad urlare e, molto probabilmente, avrebbe fatto un video da mostrare agli amici o da caricare su internet. Una persona con un gran cuore invece si sarebbe messa in mezzo-
Lucy mi prende per mano mentre tra di loro scende di nuovo il silenzio.
-Anche se Gray-sama non lo mostra c’è tanto buono in lui. Juvia l’ha…-
 
-Gray allora? – la voce improvvisa di Gajeel fa bloccare Juvia e voltare tutti noi altri di scatto. Con la porta della sala aperta e lo sguardo che palesemente dice “che cazzo stai facendo amico?” il metallaro sembra molto impaziente. -Ti ha risucchiato l’inferno? Solo una coca cola dovevi andarti a prendere accidenti a te-
-Il film è iniziato? – chiede Gray sorpreso.
-No ma…-
-Allora di che ti lamenti? – lo interrompe il moro –non vedi che ho da fare? –
Voltando la sua attenzione su Juvia solleva un sopracciglio pieno di piercing.
-Muoviti- afferma prima di voltarsi –e vedi di fare in fretta perché non verrò a richiamarti- lo ammonisce sparendo con la stessa velocità con cui è apparso.
 
-Io devo andare e sarà meglio che anche tu torni a casa. Si sta facendo tardi- dice dopo aver guardalo l’orologio lampeggiante sugli schermi. I numeri luminosi indicano le otto e mezza.
-Ma…-
-Vai o non ti parlerò più-
-Juvia è già a casa- si affretta facendo sorridere me Lucy e il tipo che zitto zitto ha ascoltato tutta la conversazione. Anche negli occhi di Gray noto un celato divertimento nascosto ovviamente dalla faccia fin troppo seria e glaciale.
-Juvia- la richiama di nuovo prima di voltarsi –sarò fuori città per un paio di giorni… e niente… tornerò prima dell’inizio della scuola-
Scuotendo la testa come a voler dire “perché gliel’ho detto?” torna in sala appena in tempo per l’inizio del film.
-È fatta! – urla di gioia Lucy saltando per la felicità –Ha funzionato! – d’altro canto anche Juvia sembra molto contenta della nuova possibilità ricevuta.
Nei venti minuti successivi seguiamo Puffetta, passo dopo passo, fino a casa per essere sicuri che ci arrivi senza problemi.
 
-L’ho visto nei suoi occhi Natsu- esclama Lucy appena ci materializziamo nel mio soggiorno –Le piace! ne sono sicura-
-Non correre troppo- sorrido gettandomi o meglio sdraiato sul divano a L –è ancora troppo presto per cantare vittoria. Dai, siediti- affermo facendo da parte le gambe per lasciarle lo spazio per sedersi.
Il suo temporeggiare però mi fa sollevare lo sguardo.
-Qualcosa non va? –
La sua euforia sembra scemata di colpo mentre con le dita si tormenta la maglietta.
-Posso…- scuotendo la testa si mette a sedere.
-Posso? – la incalzo per niente intenzionato a lasciar correre.
-È una cosa stupida- mi avverte –e se non ti va non fa niente basta dirlo…-
-Cosa? – chiedo questa volta più curioso che deciso.  
-Posso… ecco… posso sdraiarmi accanto a te? –
Sorpreso dalla sua richiesta rimango a fissarla per un interminabile momento.
-Ecco, lo sapevo è stato…-
-Certo- mormoro facendomi un po’ più indietro.
Esitante e senza mai distogliere lo sguardo dal mio, come se potessi cambiare idea da un secondo all’altro, si sdraia.
È al limite del divano e per non rischiare di farla cadere…
Accidenti a me chi voglio prendere in giro? La afferro per il braccio trascinandomela contro.
Ora è lei ad essere sorpresa ma senza ribatte appoggia la testa sulla mia spalla e si stringe a me come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Non dovrebbe essere così piacevole mi rimprovero contrariato.
-Grazie- mormora distogliendo lo sguardo dal mio.
La tensione tra noi è palpabile ma non riesco a decifrare se sia una sensazione buona o cattiva.
-C’è una cosa che volevo chiederti ma a causa del fatto che pedinavi tu Gray non ho trovato il tempo per fartela – dico, o meglio, grugnisco provando ad allentare l’atmosfera.
Tornando a guardarmi mi fissa piena di aspettativa.
-Hai conosciuto Juvia quando l’ho conosciuta io, giusto? –
-Si- risponde senza capire il senso della mia domanda. Sin dall’inizio mi è sembrato di capire che neanche lei avesse mai visto Puffetta prima del nostro “scontro” avvenuto in cortile durante l’ormai vecchia la lezione di matematica.
-Allora come facevi a sapere che la spilla era un regalo da parte sua? –
-Intendi questa a forma di chiave? – chiede toccandosi la cintura.
-Si-
 
–Durante la finale del campionato di basket dell’anno scorso l’ho trovata nel mio borsone-
Questo non risponde affatto alla mia domanda.
-A quel tempo non ci avevo fatto caso. Sai, è bello ricevere sorprese, soprattutto quando non te le aspetti ma da quando abbiamo conosciuto, più di una settimana fa, Juvia c’era questo presentimento a cui non riuscivo a fare a meno di pensare. –
Giocherella un po’ con i passanti prima di lasciar andare la presa sul cuoio.
-Proprio la mattina della finale il mio borsone aveva deciso di strapparsi irreparabilmente lasciandomi con i vestiti in mano e un umore nero da gestire. Come ogni volta però Gray era arrivato in mio soccorso. Aveva un borsone in più da prestarmi…-
-Fammi indovinare- la interrompo capendo dove vuole andare a parare –era uguale identico al suo-
-Già- annuisce –Poi chissà, forse a causa di tutto trambusto della partita o del fatto che giocando fuori casa e abbiamo dovuto lasciare le nostre cose vicino alle panchine delle riserve Juvia ha confuso le due borse-
Annuendo a mia volta finalmente capisco.
-In più, non so se ci hai fatto caso ma lei sullo zaino ha una spilla a forma di lucchetto-
-Sarò sincero, no, non l’ho mai notato. Certo che sei proprio brava a dedurre le cose-
-Grazie- sorride passandomi il braccio sul petto.
Ormai la tensione tra noi è scemata lasciando il posto a una tranquilla quiete.
-Posso farti io una domanda? – chiede attirando la mia attenzione.
-Certo-
-Ovviamente se non vuoi non rispondere, ma perché tu e Zeref siete diversi? –
-Perché siamo una specie di mezzi fantasmi intendi? -
-Si-
-Noi…- mi blocco.
 
Di solito quando le persone finiscono per scoprire il nostro segreto, non importa chi siano e non importa come hanno scoperto la verità, usiamo sempre la stessa scusa: “noi siamo nati così”. La verità è ben diversa però. La verità è molto peggio.
Forse penso prendendo coraggio forse posso raccontarle una parte della verità.
-Quando… quando eravamo più… giovani io, Zeref e i miei genitori abbiamo avuto un incidente…. in macchina- esitante la fisso dritto negli occhi. Sembra tranquilla e impassibile ma noto che si è incupita.
-Quella notte aveva nevicato molto e, per quanto papà fosse un guidatore prudente, le ruote hanno finito per slittare sul ghiaccio facendoci andare fuori strada. La macchina si è ribaltata molte volte prima di finire nel lago-
In silenzio Lucy intreccia le sue dita con le mie. Il nodo che mi è salito alla gola non è facile da mandare già. Questi ricordi sono dolorosi. Questi ricordi mi hanno tormentato a lungo.
-Ricordo ancora il freddo e il gelo che ho provato, era come se lame affilate mi trafiggessero incessantemente la carne e mi strappassero senza pietà le ossa. Mi ricordo ancora il terrore e la consapevolezza che sarei morto. Mi ricordo il momento esatto in cui ho smesso di vivere-
Il non poter dormire è una mera consolazione di fronte al fatto che per anni ho rivisto questa scena ripetutamente e senza tregua.
-Le altre macchine che assistettero all’incidente si fermarono per aiutarci, ma solo dopo dieci interminabili minuti sono riusciti a rianimare me e Zeref. Un vero miracolo lo avevano definito, un avvenimento più unico che raro lo avevano acclamato ma nel frattempo per i nostri genitori… per loro non c’era stato niente da fare-
-Mi dispiace- mormora Lucy stringendosi forte a me –mi dispiace tantissimo-
-Da quel giorno io e Zeref siamo così. Vivi, ma non abbastanza in vita, morti ma non abbastanza spiriti. -
-Siete diversi-
-E unici nel nostro genere- concordo tornado a sorridere.
Sono consapevole che non potrò mai liberarmi o dimenticarmi del mio passato, ma a conti fatti, non posso nemmeno rimanerci intrappolato dentro.
-Una cosa però posso dirla con certezza- affermo con la solita aria spensierata
-Quale? –
-Che ne tu ne io dovremmo mai più toccare una macchina-
La battuta è talmente inaspettata da prenderla alla sprovvista e farla ridere. E che dio, o chiunque altro ci sia lassù, mi aiuti, perché questo è il suono più bello di tutti.
 
 
Nel prossimo capitolo:
Ciò che vedo nella sua camera mi gela il sangue nelle vene: - non è possibile- bisbiglio.
 
 



 
 
Angolo autrice!
Tra poco inizieranno le “VACANZE”!! e finalmente avrò più tempo per scrivere!
Anyway questo capitolo è veramente lunghissimooo quindi non mi dilungherò ancora molto! Ho in programma [lo so mi starete odiando ma io vi amo tutti] altre sopresine per voi!!
Ovviamente pubblicherò ed andrò avanti anche con tutte le altre long in corso! Quindi non temete sarà un dicembre molto proficuo!
Grazie mille a tutti per essere arrivati fino a qui!
Baci Baci 33NaLu33

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Capitolo 9
*** Il muro ***


 
-Una cosa però posso dirla con certezza- affermo con la solita aria spensierata
-Quale? –
-Che ne tu ne io dovremmo mai più toccare una macchina-
La battuta è talmente inaspettata da prenderla alla sprovvista e farla ridere. E che dio, o chiunque altro ci sia lassù, mi aiuti, perché questo è il suono più bello di tutti.
 
-Posso farti una domanda? –
Delicatamente le passo le dita tra i lunghi capelli biondi.
-Certo- sussurra fissandomi con i suoi bellissimi occhi marroni.
A quanto pare non le dispiace essere toccata… accarezzata.
Concentrati!
Del resto dopo tutti quei mesi di solitudine deve essere bello per lei avere un contatto umano.
-Se non ti va sei libera di non rispondere-
L’avverto conscio che quello che le sto per chiedere darà definitivamente il colpo di grazia alla serenità del momento.
-Ora mi stai incuriosendo-  e senza pensarci troppo mette il braccio sul mio petto.
Che piacere.
I nostri corpi fatti di plasma si incastrano alla perfezione. Ogni contatto, ogni sguardo amplifica un piacere che so di non dover provare.
-Come hai conosciuto Gray? –
-L’ho conosciuto in orfanotrofio quando avevo nove anni –
Non sembra infastidita dalla mia domanda. Non fa fatica a parlarne.
Forsa ora che mi conosce meglio è più facile per lei aprirsi.
-Lui era diverso da noi: non parlava con nessuno, non giocava con nessuno. Se ne stava semplicemente lì a fissare il nulla. Da solo sempre e costantemente da solo-
-L’anima della festa- provo a scherzarci su.
So che in questi casi la pietà o il finto dispiacere sono solo una presa per il culo.
-Già. – sorride dolcemente -Non che adesso sia cambiato molto ma quei anni sono stati davvero difficili per lui.
Continuava a fare avanti e indietro tra famiglie affidatarie… Quei genitori volevano il bambino da pubblicità del mattino: intelligente, bello e di bella presenza.
Quando capivano che Gray non era un bambino da calcetto la domenica pomeriggio e baci sulla guancia della mamma lo riportavano indietro come un giocattolo difettoso-
C’è così tanto dolore nella sua voce. Così tanto risentimento verso quei adulti che hanno trattato suo fratello come spazzatura.
-Del resto anche le suore e gli altri bambini avevano perso le speranza con Gray…-
-Ma non tu- intuisco.
-Io no- conferma giocherellando con la mia camicia -Sapevo cosa significava essere soli anche quando si era circondati da persone. Sapevo il significato di solitudine.
Io volevo essere disperatamente notata e Gray voleva avere qualcuno al suo fianco che non se ne andasse. -
-Non è stato facile, vero? –
-No non lo è stato. All’inizio provai a parlargli: a dirgli che lo capivo, che non eravamo diversi ma ovviamente non mi rispondeva mai.
Così ho iniziato a passare tutti i pomeriggi con lui. Gray si sedeva in un punto io mi mettevo accanto a lui e leggevo o disegnato. Non lo disturbavo mai ma ogni tanto lo beccavo a guardare i miei disegni o il titolo del libro tra le mie mani. –
Con la voce tremante sorride a quei ricordi.
-Le cose tra noi cambiarono solo molti mesi dopo quando una famiglia, una coppia di nome Pegasus decise di adottarmi… –
-Ma tuo padre? – mi azzardo a chiedere.
Di solito i bambini con genitori in vita si cerca di ridarli indietro.
-Lui non era più in grado di prendersi cura di me e un anno dopo il mio allontanamento mi ha legalmente disconosciuto-
Sollevando un sopracciglio la fisso scettico.
-Non sono sicuro che una cosa del genere si possa fare-
-Quando hai i soldi ogni cosa si può fare- dice scoppiando a ridere.
Non sembra minimamente disturbata dalla cosa, men che meno ferita. Amo… ammiro la sua forza d’animo!
-Quella coppia voleva veramente adottarmi – torna a raccontate senza perdere l’allegria –ma ho rifiutato-
-Hai rifiutato? – chiedo allibito.
Per la seconda volta non sono sicuro che una cosa del genere possa essere fatta.
-Si, avevo posto come condizione che adottassero anche Gray. Loro non potevano farlo, anzi non volevano farlo così ho dato sfogo al lato peggiore di me-
-Avrei pagato oro per vederlo- commento beccandomi un pizzicotto.
-Non ne dubito, ma ecco. Da quel momento in poi le cose sono migliorate tra me e Gray-
-Hai aperto uno spiraglio-
-Si. Lui si è fidato di me. Col tempo poi siamo diventati inseparabili. A volte, lo devo ammettere, litigavamo come matti ma ci siamo sempre capiti a vicenda- 
-È una bella cosa avere qualcuno su cui contare. Sinceramente io non saprei che fare senza mio fratello-
Anche se siamo diversi in tutto lui è letteralmente l’unica persona al mondo che mi capisce. Se non ci fosse più… rimarrei da solo.
-Quindi Gray vive in orfanotrofio- cambio argomento.
-Oh no quando avevamo quattordici anni il nostro istituto ha chiuso per mancanza di fondo. Tutti i bambini piccoli sono stati dati in case famiglie mentre i più grandi sono stati spartiti.
Io e Gray siamo stati presi da Ultear: una vecchia zitella ex suora. È simpatica ma sa essere anche molto vendicativa. La sua lingua lunga poi è micidiale-
-Sembra adorabile- affermo combattendo un sorriso.
-Lo è sul serio. È dura fuori ma morbida dentro-
Sono felice che Lucy e Gray siano finiti con lei. So cosa significa essere sballottati da una parte all’altra come un pacco senza destinatario e non è piacevole.
In silenzio le passo di nuovo le dita tra i capelli. Non c’è bisogno di aggiungere altro. Questo momento è già perfetto cos…
Il rumore della porta d’ingresso che si apre ci fa scattare come molle.
 
-Letto! –
La voce di… Mavis?
Allibito lancio un’occhiata a Lucy.
-E che ne so io? è casa tua! – sussurra in risposta.
Giusta osservazione ma…
Che cosa accidenti ci fa la voce della mia preside in casa mia?
-Troppo… lontano- ansima… ansima? Zeref.
Ma. Che. Cazzo?
-Soggiorno. Divano- ordina mio fratello sbattendo la porta.
-Si- geme… geme Mavis.
Ho un brutto presentimento.
A conferma dei miei peggiori incubi: mio fratello e la mia preside svoltano l’angolo del soggiorno. Sono avvinghiati l’uno all’altra e si baciano disperatamente, quasi come se il mondo dovesse finire di lì a poco.
Questo è brutto, questo è molto, molto brutto!
L’ho incoraggiato a uscire con lei è vero, ma cazzo, non pensavo lo avesse fatto sul serio! La regola d’oro di Zeref è: non creare legami troppo stretti. Ci spostiamo troppo e troppo di frequente per poter avere una cosa come delle fidanzate.
Ci farà sesso e poi la manderà per la sua strada penso iniziando a sudare freddo. Perché proprio la mia preside?
Non essere stupido! Mi rimprovero. Mio fratello non è il tipo da fare sesso con la prima che passa. Cazzo. Qualsiasi cosa ci sia o non ci sia tra loro è roba seria.
-Fors…-
Con una prontezza di spirito che non pensavo di avere tappo la bocca a Lucy. Con l’altra mano le faccio segno che sia Zeref che Mavis possono sentirci.
Sarebbe fuori luogo oltre che imbarazzante se venissimo scoper…
Gli occhi neri di mio fratello si fissano nei miei.
Oh… fuck.
-Qualcosa non va? – chiede Mavis sorpresa del repentino cambiamento di Zeref. Gli sta sbottonando la camicia ma lui come un idiota si è impalato a fissarmi.
-Si. No… - scuote la testa facendoci segno di sloggiare.
-Si o no? – gli sorride la donna ancora stretta nel suo abbraccio.
-Va tutto bene – sussurra Zeref tornando a guardare lei –Sei bellissima-
Signori e Signore: mio fratello! Un metro e ottanta tre di pura seduzione femminile… Il punto è che lui fa schifo a flirtare ma per una ragione a me sconosciuta rimorchia da Dio.
Non si concede molte amanti però, anzi, se devo essere proprio sincero: nessuna. Dalla morte dei nostri genitori questa è in assoluto la prima volta che lo vedo con una donna. Sono contento per lui ma so anche che questo “qualsiasi cosa sia” tra loro, porterà a delle complicazioni non da poco.
-Ripensandoci forse è meglio un letto-  mormora strappandole un bacio fugace. Senza aggiungere altro l’accompagna verso le scale.
Un attimo prima di salire però ci lancia un’occhiata. Il messaggio nei suoi occhi è forte e chiaro: “Chiunque oserà disturbare verrà fatto fuori”.
Con la mano stretta a pugno sollevo il pollice in segno d’approvazione. Accanto a me Lucy fa la stessa identica cosa.
 
-Tuo fratello e la preside eh? – mi stuzzica Lucy appena Zeref sparisce dalla nostra vista.
-Non una parola- la avverto sdraiandomi di nuovo sul divano –Non. Una. Parola – mormoro più traumatizzato di quanto dovrei.
Mio fratello è libero di fare quello che vuole con chi vuole ma la mia docente? Come farò a guardarla negli occhi sapendo che ha fatto sesso con mio fratello?
Scoppiando a ridere Lucy accarezza Happy che zitto zitto è comparso nel soggiorno.
-Non è divertente- grugnisco contrariato.
-Questione di punti di vista-
Lanciandole un’occhiataccia decido bene di cambiare argomento: -Ora come ci muoviamo con Gray? –
Per il momento il nostro piano sta andando bene. Juvia e quel disgraziato sono riusciti ad avere una conversazione normal… decente, ma ora arriva il difficile: come facciamo a farli pomiciare duro?
A quanto mi ha detto Lucy, Gray non ha problemi ha uscire con una comitiva di amici, ma un appuntamento a due? assolutamente fuori discussione.
Stupido idiota.
Forse dovremmo rapirlo senza pietà, chiedere gentilmente a Juvia di entrare nello scantinato e rinchiuderli tutti e due lì. Una cosa alla indipendence day insomma, no un attimo, quello era un film sugli alieni.
-Le piace-
-Come scusa? – chiedo sicuro di aver capito male.
-A Gray piace Juvia-
Sollevando un sopracciglio la fisso scettico. Nel frattempo Lucy si siede sul tavolino di vetro prendendo in grembo Happy.
-La tiene d’occhio-
-Come fai a dirlo? -
-Sa che Juvia lo pedina-
Ancora non riesco a capire dove voglia andare a parare.
-E quindi? –
-Quindi: a te ha detto di smettere a lei no. Anzi quando ha capito che non lo seguiva più le ha chiesto spiegazioni -
Possibile che…
-Perché allora non ci ha mai parlato? –
-Perché mio fratello è un somaro-
E fin qui siamo d’accordo. Ma…
-Perché non vuole perdere altra gente- intuisco alla fine.
-Già- annuisce Lucy passando la mano sulla schiena pelosa di Happy – Sua madre è morta, suo padre se ne è andato quando ancora era molto piccolo, tutti i genitori che l’hanno adottato lo hanno sempre rispedito indietro. Dopo la chiusura del nostro orfanotrofio non abbiamo più avuto la possibilità di rivedere le persone e i bambini con cui siamo cresciuti. E infine io… io sono morta –
-Ma Gray ha amici a scuola, l’ho visto parlare con altre persone-
-Riguardo a questo…- sorridendo Lucy bacia la testolina di Happy.
Stupido gatto penso dandomi dell’idiota. Andiamo, non posso essere seriamente geloso di un animale. -Gray ha solo Gajeel come amico, solo ed esclusivamente perché Gajeel se ne frega delle buone maniere e sta addosso a Gray-
-Cioè? –
-Quando Gajeel si è trasferito nella nostra scuola è venuto dritto dritto da mio fratello. L’ha guardato e ha detto, cito testuali parole: “Tu. Io. Amici.” Punto. Non ha aggiungo altro o il perché avesse scelto proprio Gray. Col tempo si è unita Levy che ha una cotta per Gajeel e dopo di lei si è formato un vero e proprio gruppo-
-Tuo fratello è proprio l’anima della festa insomma-
-A occhio e croce direi: tanto quanto il tuo-
Che posso dire? Colpito e affondato!
-Quindi che facciamo con Gray e Juvia? Io avrei una mezza idea di rapirlo-
Sollevando un sopracciglio ora è lei a fissarmi.
-Che c’è? La sindrome di Stoccolma funziona! È scientificamente provata-
-Non riesco a capire se sei serio oppure no-
Sinceramente non lo so nemmeno io.
-Quello che ci serve è un'altra occasione per farli stare insieme da soli! – medita Lucy.
-Si, ma poi? –
In sostanza stiamo dicendo la stessa identica cosa: Gray e Juvia devono rimanere da soli da qualche parte. Il mio piano è un pochetto più estremo ma il concetto di base è quello.
-Poi li terrorizziamo a morte. –
-Intendi…? -
-Si, dovrai insegnarmi essere un fantasma a tutti gli effetti. –
Che dire? Mi piace il modo in cui ragiona.
 
[Five days leter]
Cinque giorni dopo sono finalmente di ritorno a scuola. Ho passato l’ultima settimana ad allenare Lucy e a provare a parlare con Zeref di Mavis. Lui non ha spiccicato parola sull’argomento ma almeno Lucy sembra imparare in fretta. È brava nello spostare gli oggetti, ma si deve impegnare un po’ di più nelle apparizioni.
Apparire e sparire non è facile, mi ci sono voluti anni di pratica per riuscire a padroneggiare questa capacità ma devo ammettere che Lucy impara tre volte più velocemente di me.
Io sono andato a tentativi, lei ha me come aiuto. In ogni caso sono molto fiero dei suoi progressi.
Di giorno passiamo il tempo insieme, di notte la addestro e poco prima dell’alba ci sdraiamo insieme a parlar…
 
-Ragazzi buongiorno – ci saluta il professore di Storia mettendo fine ai miei pensieri sconclusionati.
Accanto a me, Lucy è seduta sul banco.
-Non potevi sederti sulla sedia? – mormoro senza farmi sentire dagli altri.
-Shh. Il prof Gildarts ha cominciato – mi zittisce.
Un battito di ciglia dopo fa comunque quello che le ho chiesto.
-Contento? – sussurra. Sinceramente mi diverte sentirla parlare a bassa voce quando inconsciamente sa che nessuno eccetto me può sentirla.
-Si- le sorrido raggiante.
-…per recuperare i giorni persi… - sta dicendo il professore –vi unirete in gruppi di studio da tre. A ogni gruppo verrà dato un argomento e per tale argomento ci dovrete fare una presentazione-
Mi volto di scatto verso Lucy.
-È la nostra occasione – mi precede.
-I gruppo li decidere vo…-
-Io voglio stare insieme a Juvia Loxer e a Gray Fullbuster- urlo scattando in piedi.
Sono consapevole di aver interrotto bruscamente il professore e che tutti, letteralmente tutti nella classe mi stanno fissando, ma non posso veramente farmi sfuggire quest’occasione. È tipo il biglietto d’oro di Willy Wonka. Il biglietto vincente per il nostro piano.
-Juvia è d’accordo- esclama Puffetta alzando educatamente la mano. Lei si che ha stile maledizione. Io sembro un camionista sotto effetto di Crack.
Metà degli occhi presenti si voltano su Gray, l’altra metà sul professore.
-Io sono d’accordo-
A parlare però non è il fratello di Lucy ma Gajeel. Che sia… un alleato? Non oso sperare tanto!
Sbuffando, Gray annuisce col capo.
-Gli altri gruppi? - chiede il professore prendendo carta e penna. In un secondo si scatena l’inferno: la maggior parte dei miei compagni voglie aggiudicarsi Levy Mcgarden.
-Ottimo lavoro- mi elogia Lucy.
Sorridendo faccio il segno della vittoria a Juvia seduta due banchi avanti a me.
 
-Sono con voi solo perché sono costretto- sbuffa Gray in piedi davanti al nostro tavolo. Io e Juvia abbiamo iniziato a pranzare insieme durante la ricreazione, per lui è stato facile trovarci.
-Si come no- gli fa il verso Lucy –Bugiardo. Se veramente non volevi avresti detto di no-
Trattenendo una risata mi rivolgo a Gray: -Ci vediamo oggi pomeriggio a casa tua? Sei d’accordo Juvia? –
-Cosa? – chiede il moro nello stesso momento in cui Puffetta esclama: Juvia a casa di Gray-sama è un sogno che si avvera! –
Anche per me Puffetta. Lo è anche per me.
-Non puoi decidere tu- ribatte il fratello di Lucy.
-Deciso? Non ho deciso. Ho chiesto ma tu non stai dicendo di no, quindi è un si. Perfetto! Ci vediamo oggi pomeriggio alle cinque e un quarto. Non fare tardi-
-Come faccio a fare tardi se stiamo a casa mi…? Ma che sto dicendo? –
-Non lo so dal momento che non lo sai nemmeno tu-
Dio, me lo sto rigirando nei peggio modi.
-Non vi darò il mio indirizzo di casa! – ribatte incrociando le braccia al petto. Sul serio cosa ci vede Juvia in lui? Sembra un tacchino starnazzante.
I tacchini starnazzano?
Guardo Lucy.
-Via Draseel civico 33 – ripeto così che anche lui possa udire le parole della bionda.
Spalancando la bocca, Gray mi fissa stranito.
-Io non ti ho dato il mio indirizzo –
-Beh, qualcun altro l’ha fatto. Ci vediamo oggi pomeriggio! Juvia andiamo tra poco suona la campanella-
-Ma Juvia…-
-Segui il piano- mormoro dolcemente a Puffetta alzandomi.
-Juvia saluta Gray-sama- dice quest’ultima imitandomi.
Brava ragazza!
-Smettila di seguire questo idiota- grugnisce Gray fin troppo contrariato.
Ullallà qui qualcuno è nero di gelosia! Buon per noi.
-A dopo- gli sorrido mettendo un braccio sulla spalla di Juvia. Facendogli l’occhiolino mi trascino dietro Puffetta.
 
-Juvia non è interessata a Natsu- afferma Puffetta appena entriamo nell’atrio semi vuoto.
-Lo so tranquilla. L’ho fatto solo per farlo ingelosire ancora di più-
-Gray-sama geloso di Juvia? – chiede sorpresa.
Possibile che non se ne sia accorta?
-Stava per esplodergli la vena sul collo – mi precede la bionda ridendo. –Hai visto anche che faccia ha fatto? Sembrava volerti saltare addosso! -
-Si hai proprio ragione Lucy e si, puoi scommetterci Juvia. Gray era geloso marcio-
 
Sei ore e un’intera scuola di bagni puliti dopo il mio corpo dorme tranquillo.
-Andiamo? – chiedo a Lucy che nel frattempo si è messa a giocare con Happy.
È un gatto! Happy è solo un gatto.
Ho già informato Juvia che “farò molto tardi” così da lasciarle tutto il tempo per stare da sola con il bersagl… con Gray. Le ho anche detto che non devo, per nessun motivo, urlare il nome di Lucy se iniziano a succedere cose soprannaturali.
Non le ho spiegato tutti i dettagli così quando io e Lucy inizieremo a fare casino il suo spavento sarà reale. Accidenti, mi dispiace metterle paura ma per il momento questo sembra il piano migliore.
-Si! -
Scendiamo le scale in silenzio. Lucy ha detto di aver visto di sfuggita Mavis mentre saliva in camera mia, ed in effetti è proprio così. Uno accanto all’altro, mio fratello maggiore e la mia preside stanno leggendo un libro insieme.
Lucy nell’ultima settimana li ha beccati più volte insieme. A loro non ha mai detto nulla per ovvi motivi, ma a me continua a ripetere che sono “adorabili”.
Io non lo metto in discussione, mi piace vedere Zeref così in pace con se stesso e quasi… allegro, ma non posso fare a meno di chiedermi quanto tutto questo possa durare. Lucy non conosce la verità, per lo meno non la conosce tutta e sono sicura che nemmeno Mavis la sappia niente.
Se dovessero scoprire tutto… se dovessero scoprire la verità io e Zeref saremmo in pericolo di nuovo, dovremmo andarcene e non solo in un altro paese ma in un altro continente.
Lasciando cadere la questione Zeref e Mavis mi faccio guidare da Lucy fino a casa sua. Questa mia scarsa conoscenza della città mi sta irritando…se non ho mai visto un posto in precedenza, infatti, non mi posso materializzare lì dal nulla. Un giorno di questo dovrò proprio chiedere a Lucy di farmi fare un bel tour delle zone più importanti. Andare a piedi non mi costa fatica, come fantasmi né io né lei la sentiamo, ma risparmieremmo un sacco di tempo.
 
Sono le cinque e quaranta passate quando arriviamo finalmente davanti alla casa.
-Non entri? – chiedo superando senza problemi la bassa staccionata. Non devo neppure scavalcarla, mi basta passarci attraverso.
-Io… io non sono mai tornata a casa da quando sono morta. –
La nuova rivelazione, lo devo ammettere, li lascia alquanto allibito. Di solito i morti perseguitano i familiari ancora vivi in ogni momento. Alcuni per odio altri con l’invana speranza di farsi sentire.
-Vuoi rimanere fuori? –
Guarda me, poi la casa e scuote la testa. –Vengo-
Le sue parole sono sicure lei un po’ meno. In silenzio le porgo la mano. Appena le sue dita si stringono intorno alle mie ogni cosa sembra andare al posto giusto.
Abbiamo del lavoro da fare!
Non posso starmene qui impalato, non avremo un’altra occasione come questa fino a… domani. Che dire? È la settimana di recupero più bella della mia vita.
La casa è molto spartana, un po’ da vecchio film hollywoodiano. Staccionata bianca, piccolo giardinetto anteriore, vasi di fiori davanti alle finestre. Dopo l’entrata c’è il corridoio che si dirama in più parti: da un lato le scale e la cucina dall’altro la sala da pranzo.
-C’è un giardino sul retro? –
-Si-
Certo, come poteva mancare?
-Vuoi andare a vedere se sono lì? –
Dal modo in cui stringe convulsamente la mia mano è chiaro che si trova a disagio. Magare uscire l’aiuterà un po’.
-Va bene-
La guardo andare verso il retro e poi mi precipito su per le scale.
Ti prego fa che siano sul letto a pomiciare. Mi va bene anche se fanno sesso. Magari qualche palpatina.
La prima stanza in cui mi imbatto è il bagno, ovviamente vuoto. Grazie a Dio.
Nella seconda camera una donna anziana dai capelli grigi dorme. Con la terza capisco di aver trovato quella di Lucy. Fogli sparsi ovunque, libri, riviste, vestiti. Sembra la solita camera disordinata di chi esce troppo di fretta la mattina e non ha tempo per mettere in ordine. Nulla è stato toccato dal viaggio dell’estate scorsa e a giudicare dalla polvere nessuno è entrato lì dalla morte di Lucy.
Guardare quello stralcio della vita passata di Lucy mi sempre così bagliato… In rigoroso silenzio esco da lì.
La porta di fronte alla sua non può che essere la camera di Gray. Stanno pomiciando, me lo sento!
Ciò che vedo nella sua camera però mi gela il sangue nelle vene: - non è possibile- bisbiglio.
Tutto il muro… tutta la parete difronte al letto è ricoperta di foto. Foto su foto di ragazze bionde. Alcune di spalle altre col viso coperto, nemmeno una nitida. Sopra alcune immagini c’è un recapito online, su altre un numero di telefono su altre ancora una cartina geografica.
In mezzo a tutto quel caos… Letteralmente al centro del muro, scritto a caratteri cubitali, il nome di Lucy spicca come un faro acceso in mezzo al mare in tempesta.
Il suo nome è collegato, con spago rosso, a ogni singola foto presente. Ed è solo allora che capisco.
Che capisco che Gray Fullbuster non ha mai smesso di cercare sua sorella.
Devo chiamare Lucy.
 
 
Nel prossimo capitolo:
-Stai molto tempo col nuovo arrivato- la voce di Gray è incurante. Sta cercando di fare il vago è evidente, ma è altrettanto lampante che la risposta gli interessi, molto oserei dire.
-Si, Juvia passa molto tempo con Natsu-





 
Angolo autrice:
Sono tornata anche con Un increscioso incidenteeee! SHIIIIII!!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Grazie mille per essere arrivati fino a qui!
Al prossimo aggiornamento
Buonanotte da 33NaLu33 

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Capitolo 10
*** Proposta [in]decente ***


Con il cuore in gola mi precipito fuori dalla stanza, giù per le scale e all’esterno della casa. Il giardino posteriore è molto accogliente ci sono un paio di alberi, una piccola serra colorata e un tavolino da picnic. Seduti sulle panche di legno Gray e Juvia stanno sorprendentemente parlando mentre accanto a loro Lucy origlia spudoratamente la conversazione.
Posso dirglielo?
No. Io devo dirglielo.
Lucy si merita di sapere la verità. Di sapere che il fratello che tanto ama non ha mai smesso di cercarla. Mi ricordo ancora lo sguardo triste che aveva mentre mi parlava del suo incidente, mentre mi confessava che non solo i poliziotti, ma anche Gray, avevano smesso di cercarla.
-Lucy…-
Non so da quale parte iniziare, dove mettere le mani ma….
-Sh- scatta la bionda facendomi segno di andarle incontro.
Sorpreso sollevo un sopracciglio ma faccio comunque quello che mi ha chiesto.
Cosa ci sarà di così tanto importan…?
-Stai molto tempo col nuovo arrivato- la voce di Gray è incurante. Sta cercando di fare il vago è evidente, ma è altrettanto lampante che la risposta gli interessi, molto oserei dire.
-Si, Juvia passa molto tempo con Natsu-
Incredulo guardo Lucy. Tra tutti gli argomenti esistenti al mondo, quei due stanno seriamente parlando di me? A quanto pare sì… ma io lo sapevo dannazione! Sapevo fin dall’inizio che dovevo prendere entrambi, rapirli e rinchiuderli da qualche parte ai confini del mondo. Buttando via la chiave magari.
Sospirando ripenso al perché sono lì ma accantono definitivamente la questione muro quando il fratello di Lucy riprende a parlare.
-Lui ti piace? –
Pagherei oro colato per apparirgli davanti e urlargli in faccia: “Amico, sei geloso marcio” ma spaventarlo a morte adesso che quei due hanno finalmente una conversazione è fuori discussione.
-Si, Natsu piace a Juvia-
Cosa?
Dov’è finita la ragazza di stamattina? Dov’è finito il “Juvia non è interessata a Natsu”? Forse anche lei pensa che far ingelosire Gray funziona? No, se fosse così lo avrebbe già fatto molto, moltissimo tempo fa. Forse l’unico motivo per cui dice una cosa del genere è perché lo pensa sul serio.
Mentre Puffetta riprende a parlare noto che la penna in mano a Gray emette un rumore poco rassicurante.
-Natsu è un buon amico-
Oh… wow.
Signori e signore sono appena stato friendzonato malissimo. Non che mi dispiaccia, anzi, sono felice che Juvia mi consideri un ottimo amico. Di solito le piccole stranezze che mi porto dietro mi creano più nemici che amici e infatti, ora come ora, ho contro letteralmente tutto il gruppo di Elfman mentre solo Juvia e Lucy come alleate.
-Solo un amico?-
Di nuovo il tono è incurante ma si vede lontano un chilometro che la risposta non gli è indifferente.
-La gelosia si addice proprio bene a tuo fratello- bisbiglio a Lucy per non perdermi nemmeno una sillaba della conversazione in corso.
-Si. Juvia ama Gray-sama-
-E se un giorno ti stancassi? -
-Juvia non se ne andrà mai-
Rompendo definitivamente la penna tra le sue dita il ragazzo dai capelli neri si volta a guardarla.
-Non è quello che ti ho chiesto-
-Ma è questo quello che Gray-sama pensa. Dopo che Lucy…-
-Non mettere in mezzo mia sorella- alza la voce Gray battendo una mano sul tavolo. Non mi era mai passato per la testa che potesse essere aggressivo. Di solito è così calmo e controllato… anche durante la nostra discussione era rimasto mortalmente impassibile. Anche allora mi aveva parlato con estrema freddezza ma se adesso osa fare del male a Juvia lo spedisco dritto dritto in prigione senza passare dal via.
-Juvia non voleva far arrabbiare Gray-sama- si scusa immediatamente Puffetta.
È così buona oltre che bella che sul serio non riesco a capire cosa ci trovi in lui.
Il silenzio cala tra loro e mentre Juvia abbassa la testa mortificata, Gray prende i pezzi della penna distrutta e li va a buttare.
-Posso picchiarlo?- chiedo a Lucy mentre aspettiamo il ritorno di mister testa di cazzo del secolo. Lo so che Juvia ha toccato un tasto dolente, ma risponderle così è stato decisamente eccessivo.
-Mettiti in fila- afferma la bionda con noncuranza. Allibito mi volto a fissarla. Non pensavo, nella maniera più assoluta, che sarebbe stata dalla mia parte.
-Cosa c’è? – domanda prendendomi la mano.
-Pensavo… pensavo lo avresti difeso tutto qui-
-È mio fratello, non un mio amico, quando sbaglia è mio dovere dirgliene quattro-
Sono diversi tra loro, come… come me e Zeref. A me piace aiutare i fantasmi, lui li ignora tutti senza pietà. A me piace avere una vita movimentata, lui vivrebbe tranquillamente in mezzo al nulla. Io sono troppo emotivo, lui le emozioni se le fa scorrere addosso. Io sono estroverso, lui è introverso, però siamo sempre riuscito a trovare il nostro equilibrio. In momenti di crisi abbiamo sempre messo da parte le nostre differenze e abbiamo collaborato per trovare insieme una soluzione.
 
-Non volevo urlarti contro- sospira Gray tornando in giardino.
E io non volevo pianificando il tuo pestaggio, ma ops… è esattamente quello che ho fatto.
-Non fa niente- mormora Juvia continuando a tenere gli occhi sul libro di storia. Non riesco a capire se sta leggendo sul serio oppure non vuole semplicemente incrociare lo sguardo di Gray. Chissà, magari entrambe le cose.
-E solo che non mi conosci e non voglio che tiri in mezzo questo argomento-
So che sta soffrendo per la scomparsa di Lucy, glielo leggo chiaramente negli occhi. Non riesce a trovare sua sorella e a darsi pace dal cercarla perché, sotto sotto, lui sa che le è successo qualcosa… qualcosa di brutto.
-Juvia lo capisce e lo accetta, ma Gray-sama si sbaglia su una cosa-
-Su cosa? – chiede il moro sedendosi di nuovo al suo posto mentre Puffetta alza finalmente lo sguardo.
-Juvia conosce bene Gray è Gray-sama che non conosce Juvia-
-Beh… wow- commento nel silenzio che segue l’affermazione della ragazza.
Accanto a me Lucy non può fare altro che annuire.
-Questa sì che è stata una frase ad effetto- concorda la bionda.
-Ma davvero? – ribatte invece Gray. È impassibile ma con un sorriso appena accennato sulle labbra.
Andiamo ghiacciolo sciogliti un po’! Non succede nulla se ti lasci un po’ andare. Hai diciassette anni non sessanta!
-Si- afferma con sicurezza Juvia facendolo… sorridere sul serio.
O mio Dio. Ha mostrato un’emozione umana! Che stia per finire il mondo? Imploderemo o ci invaderanno gli alieni?
-Allora dimmi, cosa mi piace?-
Sembra una domanda scherzosa ma il tono è tremendamente serio. Personalmente c’ho rinunciato: è impossibile capire se scherza oppure no. Ogni cosa che esce da quella bocca sembra mortalmente seria oltre che noiosa.
-A Gray piace giocare a basket- dice con sicurezza Puffetta.
-Banale- la liquida lui con un cenno del capo.
-Gray-sama si spoglia sempre-
-È una cosa risaputa a tutti- minimizza.
-Gray prende sempre voti molto alti- non demorde Juvia.
-Non pensavo che la mia media scolastica ti importasse così tanto-
Juvia si lecca lentamente le labbra mentre in silenzio si fissano per un interminabile istante. Lo sguardo del moro scende sulle labbra di lei ma torna subito a guardarla in volto quando Puffetta riprende a parlare.
-A Gray-sama piace prendere il caffè ogni mattina. Lo vuole amaro e rigorosamente senza zucchero. Il suo colore preferito è il blu scuro e non il nero come tutti pensano. Gli piace più la montagna che il mare. Preferisce le motociclette e i gatti alle macchine e ai cani. Ha un tatuaggio sulla caviglia destra… Ama le serie splatter e il suo personaggi preferito di Dragon Cry è Acno…Cosa?- chiede Puffetta fermandosi incerta. Non ha finito gli argomenti ma il modo in cui lui la sta guardando la fa esitare. La faccia di Gray in questo momento è qualcosa di impagabile. Vorrei tanto battere il cinque a Juvia, e fare una foto a tradimento a Gray, ma per il momento sono troppo gasato.
Schiarendosi la voce, Gray sembra completamente senza parole. Un pesce fuor d’acqua. Un idiota fuor d’acqua.
-Bene- è l’unica cosa che riesce a dire alla fine.
-Juvia sa chi ama-
E con questa frase, signori, Juvia si è appena guadagnata un trofeo, anzi, si è meritata una cazzo di statua. Dovrei sul serio darle una medaglia! Non solo riesce a tenere testa a quel pesce lesso ma sa anche come farsi valere. Gray grugnisce qualcosa ma poi si perde nei suoi stessi pensieri senza aggiungere altro.
In silenzio ritornano a concentrarsi sui libri. La tensione tra i due è palpabile ma almeno stiamo facendo dei grandissimi passi avanti. Questo sì che è progresso!
 
-È fatta! – urla Lucy fuori di sé dalla felicità.
Sorridendo la guardo scettico.
-Non è un po’ troppo presto per cantare vittoria?-
Per quanto mi piaccia vederla così contenta devo ricordare a me stesso di rimanere coi piedi per terra. Anche la volta precedente avevamo largamente esultato e per poco non ci siamo trovati con un nulla di fatto.
-Nope, non lo è. Se prima l’ha solo notata ora è pazzo di lei-
Scoppiando a ridere le stringo più forte la mano.
-Non sono sicuro che le persone funzionino così. Al massimo le darà una possibilità-
Dandomi un pizzicotto sulla guancia, che tra l’altro crea letteralmente scintille tra i nostri corpi di plasma, Lucy sbuffa contrariata.
-Il problema di Gray è che non riesce a fidarsi del prossimo. Una volta che hai superato le sue barriere però ti dà tutto sé stesso-
Lo so che lo reputo un tacchino pesce lesso, con un palo di un metro e mezzo infilato su per il culo; non ho mai veramente voluto essere suo amico ma devo ammettere che forse, in fondo in fondo ma proprio giù giù non è poi così male come vuole dare a vedere. Gray è solo un orfano come me che ha sofferto l’abbandono. Che ha lottato contro la solitudine e che prova a difendere, come meglio può, ciò che rimane del suo cuore ferito.
Nel suo modo distorto aveva notato Juvia; certo, in tutto questo tempo non le aveva mai dato una possibilità ma non le aveva nemmeno mai sbattuto la porta in faccia come invece aveva fatto con me alla prima occasione. Non so se potrà mai amarla ma spero che possa almeno lasciarsi un po’ andare. Deve smettere di vivere la vita come un vecchio novantenne stanco di esistere. Deve farsi avanti e…
-Cosa volevi dirmi prima? – chiede Lucy riportandomi bruscamente alla realtà. Questo invece è il mio momento. È il momento di dire la verità. Il mio problema? non ho la più pallida idea di come potrebbe reagire. Un’emozione troppo forte e incontrollata potrebbe far saltare in aria…
 
Il tonfo sordo di un oggetto che cade ci fa voltare entrambi.
Cosa?
-Cosa?- chiedo più a me stesso che a Lucy guardando la scena raccapricciantemente reale dinnanzi ai miei occhi. Mi passo la mano sulla faccia stropicciandomi le palpebre ma il risultato non cambia.
Ma che cazzo?
No. Sul serio: Ma. Che. Cazzo?
Come ci siamo finiti a questo?
Con la bocca spalancata fisso Gray che sta baciando Juvia… Fisso Gray che sta baciando Juvia e poi mi volto verso Lucy. Guardo di nuovo Gray e poi di nuovo Lucy. Non stanno esattamente pomiciando dal momento che è un bacio a stampo, ma a stampo o no è pur sempre un bacio. 
-Era questo che intendevi poco fa?-
-Ehm… non… non esattamente, no-
Okay. Questo non me lo aspettavo ma… si può sapere cosa cazzo prende a tutti? Una crisi ormonale? In questa città si drogano tutti appassionatamente con la stessa roba? Ci sono i feromoni nell’aria? Fatemi capire.
Prima mio fratello salta addosso alla mia preside dopo quanto? Una settimana di conoscenza? Ora Gray passa da no a sì in cinque minuti. Anzi, in due. Cioè lo capisco che il ragazzo ha i suoi problemi ma questo dalle mie parti si chiama: “essere bipolari”.
-Stai… stai facendo qualcosa tu? – chiede Lucy esitante.
-No!- Per quanto questo super potere sia figo non ho la capacità di far baciare a comando le persone con la sola forza di volontà. Sennò lo avrei già fatto dall’inizio.
-Beh a quanto pare il piano ha funzionato meglio del previsto. -
Vorrei concordare con Lucy ma Gray si allontana da Juvia quel tanto che basta per riprendere aria e dare fiato alla bocca: -Vorresti essere la mia amante?-
Ma... cosa? Ho capito bene?
Io, Lucy e pure Juvia siamo assolutamente allibiti. La poverina sembra per giunta sul punto di avere un infarto. Uno da: “il ragazzo che amo alla follia da un paio d’anni a questa parte ha deciso di baciarmi a tradimento”. Sul serio. Che sta succedendo? E colpa della città, non ci sono altre spiegazioni…
-Gray-sama vuole che Juvia sia la sua ragazza?-
-No-
Un bruttissimo presentimento mi pervade mentre guardo Gray giocherellare con un’altra penna.
-Ti ho chiesto se vuoi essere la mia amante-
Vuole una relazione da scopacimi? Cosa? Non può essere serio.
Come cazzo ci è passato a questo?
Persino Lucy boccheggia in cerca d’aria anche se non ne ha letteralmente bisogno. 
-Gray-sama vuole solo fare sesso con Juvia?- chiede Puffetta cercando di districare tutto quel casino. Cercando di capire le parole di Gray.
-Si-
 
-Non accettare Juvia!- urlo pronto a scaraventare a fanculo Gray.
-E basta?- prosegue l’azzurra incerta. Lo so che non può sentirmi. Ora come ora sono come un cazzo di spettatore che grida la tv ma non posso permetterle di fare una sciocchezza del genere.
-Si- scrolla le spalle Gray come se stesse parlando della lista della spesa. Come se la cosa non avesse delle conseguenze o delle ripercussioni.
Devo fermar…
-No- afferma Juvia con tutta la tranquillità di questo mondo.
Ora anche Gray si è ufficialmente unito al club dei “senza parole”. Devo ammettere che non me lo aspettavo, certo Juvia è molto decisa riguardo a Gray; lo ama e lo ammette senza problema ma è anche una ragazza timida, dolce e sotto certi versi anche all’antica.
-Davvero?-
La sua “indifferenza” si è ufficialmente incrinata. A quanto pare nemmeno lui si aspettava un no come risposta.
-Si. Juvia non accetta la proposta di Gray-sama- dice lei come se nulla fosse. Si è ribaltata completamente la situazione e non so se esultare o farmi prendere dal panico.
-Perché?-
Io e Lucy ci scambiano un’occhiata.
Ha seriamente la faccia tosta di chiedere spiegazioni?
-Perché Natsu ha mostrato a Juvia la verità-
Io ho fatto cosa?
Nel sentire il mio nome Gray fa una faccia schifata. Okay è ufficiale che non gli piaccio ma devo proprio ammetterlo: Natsu 1. Faccia di culo 0.
-In che senso?- chiede il moro socchiudendo gli occhi.
-Prima di conoscere Natsu, Juvia avrebbe accettato. Lei raccoglieva le briciole che Gray-sama le dava, ma Natsu le ha fatto volere di più. Juvia vuole di più. Vuole tutto o niente-
Rettifico: Juvia 3. GrayPesceLesso meno di 0.
Vai così ragazza!
-Non accetteresti compromessi?-
Juvia ci riflette un po’ ma quando risponde la sua voce rimane ferma e sicura: -No-
-Capisco. – si schiarisce la voce Gray iniziando a picchiettare le dita sul tavolo. L’essere stato rifiutato gli brucia da morire! –Beh… -
-Ragazzi vi serve qualcosa?- li interrompe proprio in quel momento la vecchia signora che fino a mezz’ora prima dormiva al piano di sopra.
-No- gli risponde Gray prima che possa farlo Juvia. -Rimettiamoci a studiare che sta diventando tardi-
Gray recupera l’astuccio caduto a terra e senza dire altro riprendono seriamente a leggere le pagine del libro di storia.
Ultear li guarda per un po’, poi si gira e rientra in casa.
 
-Si. Avevi ragione è coinvolto- dico a Lucy senza distogliere lo sguardo dai due. Non ho più nessuna intenzione di perdermi nessun’altro dettaglio. Ancora non so se prendere il comportamento di Gray come un affronto nei confronti di Puffetta oppure no ma per il momento guardiamo il lato positivo: Juvia gli piace almeno del punto di vista fisico.
Il che è letteralmente metà del lavoro. Gli basterà parlarci ancora un paio di volte e il gioco sarà fatto!
-Mh-mh- concorda la bionda.
-Tutto bene?-
-Si, ma… avrei tanto voluti spaventarli a morte-
Scoppiando a ridere le passo, con la mano libera, una ciocca di capelli biondi dietro l’orecchio. Come fa a essere sempre così solare? Così allegra? Anche in un momento come questo perdere l’entusiasmo per lei è fuori discussione.
Abbassando la testa sulle nostre mani ancora unite ripenso a quello che le devo ancora dire.
-C’è una cosa che devi vedere-
Incuriosita aspetta che io faccia qualcosa. Aspetta e… aspetta.
-Allora?- chiede dopo un interminabile minuto di silenzio.
-Un attimo…- mi difendo –non è una cosa facile da dire!-
Ridendo del mio incartamento mi tira una guancia divertita.
-Ma non dovevi farmi vedere una cosa? –
Giusta osservazione.
-Vedere e dire-
-Allora iniziamo col vedere-
Riflettendo sulle sue parole sposto il peso da un piede all’altro. Ha ragione e lo so benissimo anch’io.
Sospirando visualizzo la stanza di Gray e mi smaterializzo portandomela dietro. Arriviamo lì in un secondo. Da fuori a dentro in un attimo. Il cambio di scenario è talmente tanto improvviso che Lucy emette un gridolino spaventato saltandomi letteralmente addosso. È la prima volta che la porto con me in effetti, e forse, avrei dovuto avvertirla prima di agire.
-Tranquilla- mormoro trattenendo un sorriso –va tutto bene- la rassicuro passandole le mani intorni ai fianchi.
Rimettendo i piedi a terra mi afferra le guance.
-Dì un po’: vuoi farmi morire d’infarto? –
-Non per rovinarti la giornata…- sorrido spudoratamente –ma tu sei già morta-
-Touché- ride con la solita allegria.
Solo un paio di secondi dopo aver smesso di ridere mi rendo pienamente conto in che posizione siamo. Lei sta toccando la mia faccia e io la sua vita. Siamo talmente vicini che riesco a vedere ogni sfumatura delle sue iridi marroni.
Ha sempre avuto gli occhi così grandi? Mi chiedo abbassando lo sguardo sulle sue labbra. È un attimo, ma tanto basta per farmi desiderare qualcosa che non dovrei neanche lontanamente prendere in considerazione.
Schiarendosi la voce abbassa lo sguardo sui nostri corpi avvinghiati.
-Cosa… cosa volevi mostrarmi?-
Il… noooooo. Non quello Natsu! L’altro!
-Il muro-
Se ora fossi nel mio corpo fatto di carne e ossa starei sudando come un maiale… come una prostituta in chiesa. Il problema dei corpi di plasma? Non puoi invecchiare, non puoi piangere o avere altre funzioni corporali ma… puoi provare ogni cosa. Senti meglio, vedi meglio, tocchi meglio. Ogni cosa è amplificata. Eccitazione sessuale inclusa. Perché? Non ne ho la più pallida idea. Forse il caro e vecchio creatore voleva rendere i fantasmi felici… forse non c’è semplicemente un perché. È così e basta.
-Quale muro?- chiede Lucy abbassando le mani sulle mie spalle.
-Quel…- riprendo bruscamente fiato prima di continuare. Questo decisamente non è né il posto giusto, né il momento. –Quel muro- affermo scostandomi.
Lucy si volta con ancora il sorriso sulle labbra ma appena vede la parete tappezzata di foto, spago e mappe ispira bruscamente. Non so cosa fare, cosa dire. Cosa si dovrebbe dire in momenti del genere? Di certo non: “Sorpresa! Il fratello che mesi fa ha smesso di cercarti in realtà si è sempre dannato fino ad ora per trovarti! Ah e per inciso ti sta cercando in tutto il fottuto paese”
No… decisamente non è l’approccio giusto… Forse in questi casi, la cosa migliore è non dire niente.
 
Lucy rimane a fissare il muro per un minuto che sembra letteralmente infinito. Non dice niente, non si avvicina alla parete e non si volta neanche a guardarmi. Certo, la sta prendendo molto meglio di quel che mi aspettassi ma anche questo suo mutismo mi mette a disagio. Da quando la conosco non l’ho mai vista così. È sempre stata allegra, espansiva, solare, qualità che di solito nei morti non trovi mai, ma assistere a questo cambiamento? È quasi alienante. Estraneo.
In silenzio le matto una mano sulla spalla. So che nella sua testolina bionda sta cercando di elaborare ciò che i suoi occhi stanno guardando. Cercando di dare un senso allo spettacolo che ha di fronte. Riesco, metaforicamente parlando, quasi a vedere gli ingranaggi nel suo cervello assimilare la verità.
Lucy mi stringe la mano.
-È la camera di Gray- mormora e il commento è talmente assurdo in questo preciso istante che mi viene da sorridere. È come quando sei sotto pressione: invece di esplodere e dare di matto inizi a ridere a crepapelle per il nervosismo. Non sai perché lo fai, ma lo fai e basta.
-Si-
In silenzio allunga una mano. Non si muove però, non fa né un passo avanti né uno indietro.
-Non ha mai smesso di cercarmi vero? –
So che lo ha già capito, ma so che ha anche bisogno di sentirselo dire.
-No, non si è mai fermato- confermo.
Lucy abbassa le spalle. Si è tolta un peso? Un macigno le si è appena abbattuto sulla schiena? Cosa devo fare accidenti?
A dirmelo è proprio Lucy qualche istante dopo: -Posso… posso avere un abbraccio per favore?-
-Certo- bisbiglio tra i suoi lisci capelli biondi prima di attirarmela contro. La sua schiena aderisce perfettamente contro il mio petto mentre le mie bracciano corrono a sostenerla.
Ed è proprio in questo momento che capisco… Che capisco che per lei sto iniziando a provare qualcosa di più della semplice amicizia.
 
 
[Un’ora e mezzo dopo]
An hour and a half later
 
Un’ora e mezza dopo io e Lucy siamo seduti per terra vicino alla portafinestra che dà sul giardino. Nella cucina situata dietro di noi, Ultear sta preparando la cena mentre sul tavolo da picnic di fronte ai nostri occhi Gray e Juvia non hanno mai smesso di studiare. È tramontato il solo e si è fatto buio e tanto non si sono fermati.
Mio Dio. Non l’avrei mai detto ma quei due sono veramente dei secchioni con la S maiuscola. In due ore non hanno fatto altro che leggere, prendere appunti, leggere. Io mi sarei tagliato le vene dopo i primi dieci minuto…
Puffetta e il Grande Puffo non hanno più parlato, ma li ho beccati più e più volte a guardarsi. Scrivono qualcosa sul quaderno degli appunti, fanno finta di rileggere e intanto si scambiano anche un’occhiatina.
Juvia guarda Gray, arrossisce e poi ritorna a leggere il libro. Gray dà un’occhiata a Juvia, la fissa per un po’ e poi riprende a scrivere con la sua grafia schifosamente ordinata. Un paio di volte hanno anche alzato lo sguardo nello stesso momento. Di nuovo non si sono detti niente ma sono sicuro che questo scambio di sguardi continuo stia smuovendo qualcosa.
Insomma… visto da fuori sembra inquietante ma forse nel essere asociali a modo loro queste occhiate valgono mille volte più di cento parole.
Sospirando Lucy appoggia la testa sulla mia spalla.
-Che noia- mormora contrariata –Forse avremmo dovuto seguire il tuo piano. L’idea del rapimento adesso non sembra così tanto male-
Scoppiando a ridere le passo una mano sulla spalla mentre dietro di noi la portafinestra si apre con un fruscio.
-Ragazzi è ora di smettere di studiare si sta facendo tardi- Li rimprovera la padrona di casa. Gray e Juvia alzano lo sguardo dai libri per incrociare quello contrariato di Ultear.
-Mia cara rimani a cena con noi? – chiede amabilmente l’anziana guardando Puffetta.
-Juvia è onorata ma non può accettare- si scusa l’azzurra riponendo i quaderni nello zaino celeste e prendendo in mano il cellulare anch’esso blu.
-Sicura?- insiste Ultear.
-Si. Juvia ha altri impegni-
-Con Natsu?- chiede di scatto Gray facendoci voltare tutti. Trattenendo un sorriso so che si è appena sbilanciato di brutto.
-La cosa si sta facendo interessante- mormora Lucy divertita.
 
Gray si schiarisce rumorosamente la voce: -Volevo dire che… Juvia è libera di fare quello che vuole-
Ci mancherebbe altro. Rido tra me e me.
Puffetta è sul punto di rispondere ma viene preceduta da Ultear: -Vuoi un passaggio almeno? È già tutto buio. Non è sicuro andarsene da soli in giro la notte-
-No, grazie. Juvia ha appena mandato un messaggio a suo padre- mormora l’azzurra posando il cellulare sul tavolo di legno.
-Va bene – le sorride la donna spostando lo sguardo sul moro –Gray lavati le mani e apparecchia. Sarà pronto in dieci minuti-
Con mio grande stupore, pescelesso fa immediatamente quello che gli è stato richiesto, ma seguendo il suo esempio anche Puffetta si alza in piedi: -Juvia vuole aiutare- afferma decisa.
-Oh ma per favore, sei un’ospite – la rimprovera dolcemente la donna.
-Ma Juvia…-
-Insisto- la interrompe Ultear. Il tono dell’anziana è tranquillo, morbido. Non si aspettava una simile proposta da parte di Juvia, è evidente, ma a quanto pare la padrona di casa non ha nessuna intenzione di accettare l’aiuto che Puffetta le sta offrendo. Le sorride prima di tornare in cucina.
 
In silenzio Gray richiude meccanicamente i libri, lancia un’occhiata enigmatica a Juvia senza spiccicare parola e rientra in casa.  
Sorpreso, non per il comportamento di Puffetta che è ovviamente adorabile, ma per quello di Gray, mi volto verso Lucy.
-Credimi, è meglio fare quello che ti dice quando te lo dice- Sorride la bionda di fronte alla mia espressione allibita. Ovviamente ha capito al volo cosa mi sta passando per la testa
-Lei era davvero una suora?- chiedo guardando scettico la vecchia arzilla. Dà l’impressione di essere molte cose, ma di certo non un’ecclesiastica.
-Si, ha indossato la tunica per un anno e mezzo prima di darsi all’industria del porno-
Si… mi sembra sensat…
Aspetta…
-Cosa? –
Ridendo di gusto Lucy mi punzecchia la guancia.
-Scherzo scemo-
Con un sorriso mozzafiato si rialza pulendosi la gonna. Ovviamente né io né lei possiamo sporcarci ma le abitudini sono dure da dimenticare.
 
Dieci minuti dopo una spider bianca si ferma davanti casa. Al volante un uomo con i baffi, gli occhi verdi e i capelli rosso scuro sorride e saluta Juvia.
L’uomo spegne la macchina, scende dalla vettura e va incontro a Puffetta. Le prende lo zaino dalle spalle e si volta verso Ultear e Gray ancora fermi sulla porta. Li saluta cordialmente e si presenta come José: il padre di Juvia.
-Grazie per l’ospitalità che avete dato a mia figlia- afferma stringendo di nuovo la mano di Ultear.
-È stato un piacere- gli sorride la donna fin troppo lascivamente–Un vero piacere- sottolinea facendo schifare Gray. A quanto pare nemmeno lui è contento di vedere l’interesse che Ultear prova nei confronti dell’uomo a occhio e croce una quindicina di anni più giovane di lei.
José, per nulla dispiaciuto, le mostra un sorriso smagliante.
-Non vogliamo disturbare oltre. Buona serata e grazie ancora – si congeda voltandosi verso Juvia. –Pronta?- le chiede incamminandosi verso la macchina.
-Si- esclama lei visibilmente felice. Prima di seguirlo però guarda di nuovo Gray e Ultear.
-Grazie – sorride –A domani Gray-sama!-



Nel prossimo capitolo: 
Ed è solo in questo momento che lo noto. Noto che tutte le cose all’interno del mio zaino sono volate sul pavimento della mensa come coriandoli il giorno di carnevale.
Incuriosita la rossa si abbassa e prende uno dei fogli.
-Cos’è questo?- chiede cambiando drasticamente espressione.
O. Porca. Troia. Sono fottuto.
 


 



Angolo autrice:
Siamo quasi alla fineee! Mancano all’incirca 3-4 capitoli, non penso 5 ma siamo lì. Per questa settimana volevo concentrarmi su Un increscioso incidete e su Senza inibizioni. Vorrei concluderle così da potermi dedicare completamente anche alle altre ff in corso!
Grazie come sempre per essere arrivati fino a qui!
Bacci 33NaLu33

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Capitolo 11
*** Il momento di aprire gli occhi ***


Il momento di aprire gli occhi


Con un enorme sorriso sulle labbra aspetto che il video riparta dall’inizio.
-Poveri- mormora Juvia.
Anche lei, come del resto me, riesce a stento a trattenersi, ma del resto: come non ridere? Guardare poveri panda che cadono dai rami degli alberi è troppo divertente! Certo, ci dispiace per questi poveri animali, ma non è colpa nostra se questi adorabili mammiferi salgono su arbusti troppo esili per il loro peso.
-Stanno sicuramente bene- la rassicuro con le lacrime agli occhi.
Spalla contro spalla ci godiamo così la nostra più che meritata ricreazione. Tra compiti in arretrato, materie da recuperare, progetti da portare a termine e il nostro professore di matematica che ci sta col fiato sul collo per qualsiasi equazione di secondo grado siamo decisamente… stressati… e dire che la scuola e ricominciata solo ieri!
 
-Ora ti faccio vedere quello con i pinguini che scivolano- le dico scorrendo i post nella sezione: “video salvati” di Instagram.
Incuriosita Juvia si sporge più vicino, quel tanto che basta per guardare meglio i piccoli animali impacciati. Sono adorabili e divertenti. Fanno ridere ma fanno anche tenerezza.
-Sono dolcissimi- mormora Lucy seduta alla mia sinistra.
Sto per sollevare lo sguardo, pronto a concordare con lei, quando il suono sordo di un qualcosa che viene lanciato e fatto cadere per terra cattura tutta la mia attenzione. Non faccio in tempo a voltarmi però.
Il secondo prima sono seduto sulla panca del tavolo e il secondo dopo ho la schiena a contatto con il freddo pavimento della mensa.
Ma che cazzo? Penso provando a rialzare il culo da lì. Anni e anni di risse mi hanno insegnato che rimanere a terra è un errore da principianti che mai deve essere commesso.
I problemi sopraggiungono quando la persona che mi ha afferrato per la camicia e mi ha scaraventato sul pavimento mi spinge di nuovo giù.
Devo stare calmo. Mavis è una preside meravigliosa ma non posso seriamente iniziare l’ennesima rissa. Non posso rischiare l’espulsione. Non adesso che mi sono finalmente ambientato.
-Senti amico…- inizio a dire con la migliore delle intenzioni; purtroppo la frase mi si blocca in gola non appena incrocio gli occhi azzurri di… Gray Fullbuster.
-Non siamo amici- scatta premendomi la sua scarpa schifosamente firmata sulle costole.
A occhio e croce direi che è arrabbiato. Le sue iridi di ghiaccio scintillano di una luce sinistra e inquietante. Perché è fuori di sé? Non ne ho la più pallida idea.
-Ehi!- protesta Lucy venendo ignorata per ovvi motivi.
-Possiamo parlarne civilmente?- ribatto speranzoso. Forse possiamo…
-No-
Lapidario come suo solito smonta in quattro e quattr’otto il mio tentativo di tregua. Mi sarebbe piaciuto essere diplomatico una volta tanto.
-Gray-sama…-
Con un cenno della mano faccio segno a Juvia di starne fuori. Gray è troppo incazzato, troppo arrabbiato in questo momento per ragionare. Io conosco alla perfezione i tipi come lui: calmi e glaciali in ogni situazione… fino quando non si arrabbiano, in quei frangenti sono delle vere e proprie “bestie di Satana”.
“È tutto sotto controllo” le dico senza parlare.
-Smettila- ringhia a denti stretti.
Purtroppo il mio labiale non è passato inosservato.
Sospiro cercando di riordinare le idee.
-Qual è il problema?- chiedo ignorando la folla di studenti che ci ha già circondato. Da dietro la spalla del fratello, Lucy mi guarda storto.
-Sei tu il problema!- In effetti era abbastanza ovvio che Gray avrebbe risposto in questo modo.
-Ci riprovo: in questo preciso momento cosa esattamente disturba la tua debole psiche? -
Ignorando la frase e il tono volutamente di sfida Gray mi risponde andando dritto al punto: -Devi smetterla di parlare con Juvia-
-Ehm… fammi pensare: no-
La sua scarpa preme con maggiore intensità contro le mie costole.
-No?- ripete minaccioso.
-Sei sordo per caso? Ho detto di no-
Se pensa che mi farò da parte così a buon mercato è un vero e proprio illuso.
 
-Natsu-san…-
-No Juvia- la interrompo brusco. Basta giochetti, basta frasi ad effetto, questo è il momento di essere seri: –Io e te siamo amici ma lui che diritto ha?-
Gray è a tanto così dal assalirmi. Glielo leggo negli occhi azzurri, eppure non ho intenzione di lasciare Juvia in balia di questo schizzato del cazzo per nessuna ragione al mondo.
-Lei è…-
Si blocca.
-Cosa?- lo sprono –Una tua amica? Non mi pare. La tua ragazza? Non penso proprio! Non hai nessun diritto su di lei-
Dopo aver rimarcato per bene il concetto lo spingo via con forza.
L’incredulità prende il posto della rabbia e grazie a questa breve distrazione ho il tempo di mettermi almeno seduto.
-Tu non… tu non devi intrometterti in affari che non ti riguardano-
A muso duro gli vado contro: -Potrei dirti la stessa cosa-
So che non dovrei provocarlo, ma devo proprio ammetterlo: questo interesse da parte sua mi fa incazzare ed entusiasmare allo stesso tempo. Da un lato la cosa mi fa girare le palle perché Faccia di Culo non ha il diritto di intromettersi negli affari di Juvia, dall’altro lato sono contento che, in generale, si interessi a Puffetta.
Rimarcare la sua crescente gelosia di fronte a tutta la scuola è un buon modo, non solo per farmi picchiare, ma anche per mettere finalmente Gray sulla giusta carreggiata.
-Questi sono affari che mi riguardano- sbotta.
Oh, ma davvero?
-No, non lo sono. Hai già messo in chiaro che cosa vuoi e quello che vuoi, parole tue non mie, è una scopamica. –
La mia affermazione lo fa sussultare. È un movimento quasi impercettibile ma so di avergli sferrato una pugnalata profonda. Il suo ego starà sicuramente frignando. Le sue sicurezze staranno vacillando come una bandiera sospinta dal vento.
Non può sapere che Juvia non mi ha detto nulla. Non può sapere che quello che so, lo so perché l’ho visto con i miei stessi occhi e sentito con le mie stesse orecchie.
-Ma non è il suo rifiuto che ti rode. No amico mio, ciò che non ti va proprio giù è l’aver perso la tua occasione-
-Lei rimarrà con me-
-Quanta sicurezza nella tua voce.- lo sbeffeggio- Nessuno ti ha mai detto che anche la persona più fedele si rompe il cazzo prima o poi?-
-Non lei!- urla stringendo le mani a pugno.
Suda, ansima ed è nero di rabbia, ma finalmente il suo cervello sta lavorando nella giusta situazione.
-E allora si piò sapere per quale cazzo di motivo stiamo discutendo?-
Il pugno che gli sferro alle costole è forte, quanto basta per risanare il mio ego ferito, ma non abbastanza da buttarlo a terra.
In sottofondo sento Lucy e Juvia gridare. Protestano e provano a mettersi in mezzo Tutto inutile, perché il gruppo di studenti che si era precedentemente radunato a semicerchio intorno a me e Gray acclama a gran voce una “rissa”.
Non proseguo però. Non voglio ammazzare quell’idiota, ma solo fargli entrare in quella testa dura la verità.
-Se rimarrà con te. Se sei sicuro che lei non se ne andrà- affermo utilizzando contro di lui le sue stesse parola –Allora potresti fare un favore a entrambi e aprire quei cazzo di occhi che ti ritrovi?-
Non fiata, non risponde perché sotto sotto sa che ho ragione.
-Quella ragazza…- affermo puntando il dito verso Juvia –Quella ragazza lì, che è pronta a buttarsi in una rissa, ha scelto te. Sono anni che ti sta dietro. Che ti ama e che non fa altro che dirtelo e ripetertelo ogni singolo giorno venendo trattata di merda. Certo, è un po’ strana chi a questo mondo non lo è? Ma mentre tu le sputavi contro veleno lei ti ha sempre parlato con rispetto. Un rispetto che secondo me tu non ti meriti. Perché siamo obbiettivi: Tu. Juvia. Non la meriti.-
Scandisco ogni parola così che possa capire la profondità del mio discorso.
Prima che possa proseguire la strigliata del secolo Erza si fa largo nel semicerchio di urla e schiamazzi.
-Cosa succede qui?- chiede con serietà micidiale.
Nessuno le risponde. In compenso tutti iniziarono, zitti zitti, ad allontanarsi.
-Allora?- sollecita per avere una risposta soddisfacente.
-Nulla- commenta Gray sferrando a tradimento un ultimo calcio all’altezza delle ginocchia. Con un grugnito finisco di nuovo sul pavimento
Non pensavo che mi avrebbe colpito in presenza della rappresentante di istituto! Non ero minimamente preparato al suo colpo! Che palle.
Erza afferra Gray per la spalla. Sul volto della ragazza leggo lo sconcerto più assoluto; deve essere la prima volta che lo vede così alterato.
Juvia e Lucy si precipitano verso di me.
-Stai bene?-
-Come sta Natsu? – chiedono all’unisono.
Stranamente la cosa mi fa sorridere: soccorso da ben due ragazze, questo si che è il mio giorno fortunato. Non faccio in tempo a crogiolare nella soddisfazione però.
-Tu- Il tono di Gray è glaciale.
Alzo lo sguardo pronto a un secondo raund ma noto che si sta rivolgendo a Puffetta e non più a me.
-Ci vediamo dopo scuola di fronte al cinema-
-Non l’hai sentita ieri? Non vuole…-
-È un appuntamento- taglia corto lui divincolandosi dalla presa di Erza.
–Non fare tardi!- dice a lei –E sarà meglio che tu sia di fronte alla porta di casa mia per le sei in punto. Se manchi anche oggi ti spacco la faccia- minaccia me.
Che noia! Oltre a tutta la roba che ci stanno assegnando da studiare abbiamo pure quel benedetto gruppo di studio.
Senza aggiungere altro Gray si allontana con passo deciso mentre Erza prova a richiamarlo inutilmente.
Lucy mi guarda spaesata.
-È veramente successo quello che è successo?- chiede allibita.
-La reputo una vittoria schiacciante!- commento senza rivolgermi a qualcuno in particolare.
Accanto a noi Juvia e rossa dalle dita dei piedi fino alla punta delle orecchie. Ce l’abbiamo finalmente fatta e per farglielo capire le do scherzosamente una pacca sulla spalla.
-È la tua occasione-
Lei non sembra neppure ascoltami presa com’è a passarsi le mani sulle guance roventi.
-State bene voi due?- domanda la rappresentante di istituto fissando più il pavimento che noi. Ed è solo in questo momento che lo noto. Noto che tutte le cose all’interno del mio zaino sono volate sul pavimento della mensa come coriandoli il giorno di carnevale.
Incuriosita la rossa si abbassa e prende uno dei fogli.
-Cos’è questo?- chiede cambiando drasticamente espressione.
O. Porca. Troia. Sono fottuto.
In quel frangente di calma apparente solo Lucy nota la mia espressione lugubre quanto seria.
-Cos’è?- mormora.
-La lista nera- sussurro in risposta.
Il suo sguardo urla a gran voce: “sei uno scemo”.
-Ti avevo detto di buttarla!-
-Me ne sono dimenticato!-
-Siamo morti!- impreca.
Lei è già morta! Qui l’unico a rischiare di rimanerci secco sono io!
-Dragneel-
Alle parole della rappresentante un brivido mi percorre tutta la spina dorsale. Ricordo ancora la forza con cui mi ha pestato il primo giorno di scuola. Mi aveva fatto perdere conoscenza in meno di trenta secondi netti.
-Si?-
Lucy non può salvarmi. Juvia è ancora nel suo mondo. Tutti gli altri tengono un profilo basso. In conclusione? Sono fottuto!
-Dobbiamo parlare-
Dobbiamo parlare. Esiste al mondo frase più brutta?
In silenzio seguo Erza fuori dalla mensa. Ho i muscoli delle braccia e delle spalle tesi, un groppo in gola e le budella sotto sopra. Non ho problemi a fare a botte quando ho la coscienza pulita e sono sicuro di essere nel giusto, ma quella lista? Quella lista è tutta sbagliata! Non dovrebbe esistere ed è solo colpa mia.
Mia perché l’ho scritta io. Mia perché mi sono dimenticato di buttarla via. È rimasta nel mio zaino a prendere polvere per settimane intere accidenti!
-Posso spiegar…-
-Andremo dalla preside- mi interrompe lei. –Sarà lei a decidere-
Il tono vuoto, lapidario.
-Non è come sembra- ribatto nella maniera più ragionevole possibile. Con la coda dell’occhio noto Lucy. Sta provando ad attirare la mia attenzione, ma quello non è decisamente il momento giusto.
Se mi metto a parlare col “nulla” sembrerò pazzo oltre che un porco maniaco.
-Non è come sembra?- ripete Erza fermando la sua inarrestabile marcia. –I nomi di Levy, Laki e Evergreen sono sbarrati con una X. Bisca e Miss Bikini che presumo sia Cana sono nella sezione forse. Lisanna e Mira sono quelle che hai rimarcato di più. Devo continuare? –
-Ma…- non so cosa dire ma sono sicuro che il mio prossimo incontro con Mavis mi garantirà un biglietto di sola andata per l’espulsione.
-Ma? Ci sono anche segnati nomi di ragazze del primo anno!- sbuffa riprendendo il cammino.
Accidenti!
Alla fine del corridoio vedo già la stanza della preside. La stanza che segnerà la mia fine. Devo fare qualcosa, devo…Vengo brutalmente catapultato nel recesso più profondo della mia mente. Da un secondo all’altro il mio stesso corpo non mi appartiene più.
Lucy? Perché? È pericoloso possedere le persone gliel’ho già detto innumerevoli volte. L’ha visto lei stessa possedendo il corpo di Lisanna.
Non riesco a fare nulla. A riprendere il controllo. Posso solo guardare impotente il mio braccio che si muove, che catta ed afferra il polso di Erza strattonandola. Lei si volta scioccata.
-Come osi?- chiede sconcertata.
-Tu chiudi un occhio e io faccio altrettanto-
Il tempo sembra dilatarsi all’infinito. Di cosa sta parlando?
La rossa ride con lo sguardo rilassato di chi sa di avere il coltello dalla parte del manico.
-Che occhio vorresti chiudere?-
-Quello che ti ha visto mentre facevi sesso con Gerard Fernandez nell’aula di chimica-
Erza sbianca di colpo perdendo ogni spavalderia e sicurezza. La sua maschera di superiorità? Andata completamente in frantumi.
Quel nome non mi è nuovo, ma… chi cazzo è Gerard Fernandez?
-Non so di cosa tu stia parlando-
-Ah, non lo sai? Quindi se andassi alla polizia a denunciare il nostro professore a te andrebbe bene?-
Un attimo… Fernandez il professore di matematica? Lucy sta accusando Erza di farsela con uno dei docenti?
-Nessuno ti crederebbe- sibila la rappresentante.
Il modo in cui Erza ha cambiato atteggiamento… Non posso crederci! È tutto vero!
-Alla mia parola? Forse no, ma davanti alle foto che vi ho scattato… Beh quelle sono tutte un'altra storia-
Foto? Di quali foto sta parlando?
Ed è allora che capisco: che è tutto un bluff.
Poco prima delle selezioni per la squadra di basket Lucy era venuta a cercarmi negli spogliatoi: in quell’occasione mi aveva esplicitamente detto di cancellare il nome di Erza dalla lista. A quel tempo non avevo capito perché fosse così seria e cupa ma adesso anch’io conosco il motivo di tanta sicurezza.
Un prof che se la fa con le studentesse. Legalmente parlando questa non solo è pedofilia, ma anche stupro.
Se una cosa del genere dovesse venire fuori…
-Mi stai minacciando?- il tono di Erza adesso è infermo, quasi tremolante.
-Se non lo avessi già capito, si. È esattamente quello che sto facendo. Vedi, ora dipende tutto da te. Puoi scegliere: o mi lasci andare e io faccio sparire le foto, o mi porti dalla preside e… Beh, decidi tu-
Erza mi fissa per quelle che, potrei giurare, siano ore. Sta pensando, sta valutando quale sia l’opzione migliore per tutti. La mia vita scolastica o della vita del nostro professore?
Io verrei solo espulso, Fernandez invece verrebbe arrestato per un minimo di sette anni. Se si trova davanti a un giudice stronzo e particolarmente irritabile potrebbe finire dentro anche per due decenni interi. Senza possibilità di condizionale.
Alla fine Erza restituisce il foglio.
-Quelle foto…-
-Non so di cosa tu stia parlando-
La rossa annuisce: -Vedo che siamo d’accordo-
Rigidamente torna sui suoi passi, dirigendosi verso la mensa e il casino che ne deriva.
-È stato… pazzesco!- urla Lucy lasciando la presa sul mio corpo.
Nel momento in cui è fuori una sensazione opprimente di vertigini mi lascia intontito, ma, nonostante ciò, sono felice di tornare finalmente in possesso delle mie facoltà motorie.
-È stato più che pazzesco, è stato spettacolare!-
Vorrei abbracciarla, o per lo meno batterle in cinque, ma so che ora come ora non posso fare nessuna delle due cose.  
Con estrema serietà la guardo dritta nei grandi occhi marroni: -Sei stata la migliore-
So che se potesse arrossire adesso sarebbe rossa tanto quanto lo era Juvia dieci minuti fa.
 
-*-
 
Tre ore dopo, io e Lucy, ce ne stiamo stravacati sul letto a fissare il soffitto. Il pomeriggio è tranquillo, l’appuntamento tra Gray e Juvia sta andando bene, a gonfie vele oserei dire! Andiamo a controllarli ogni tanto ma per il momento la situazione sembra molto più che positiva.
Nonostante ciò ho a disposizione solo un’oretta di tempo prima di dover alzare il culo, riprendere il mio corpo dal divano in soggiorno, ed andare al gruppo di studio.
-Si baceranno-
Rido sconcertato.
-Stanno guardando un film horror! Credimi non lo faranno- ribatto divertito.
-Ma hai visto come si guardavano?-
-Con terrore?-
Adesso è lei a ridere. Si volta a pancia in giù, incrocia le braccia e vi ci appoggia la testa per potermi guardare dritto negli occhi.
-No scemo! Si guardano come se il film non esistesse nemmeno-
Le do un buffetto sulla guancia
-Se lo dici tu…-
Lei si scosta e mi afferra le dita.
-Vogliamo scommettere?-
La conversazione si sta facendo interessante.
-Cosa proponi?-
-Scommettiamo Happy-
Mi giro su un fianco e la fissa a bocca aperta.
-Vuoi il mio gatto?-
Fa spallucce.
-È adorabile.- risponde vaga -Se si baciano mi prendo Happy-
-E se non lo fanno?-
-Esaudirò un tuo desiderio. Uno qualunque- mormora fissandomi negli occhi in un modo che non so come definire.
Quello che succede dopo… sfugge completamente al mio controllo. Non so chi dei due si sia mosso per primo, non so esattamente cosa ci ha fatto scattare… l’unica cosa che so con certezza e che le sue labbra sono sulle mie, e che le mie premono per avere di più.
Di più, di più, sempre di più.
Le passo le dita tra i capelli biondi e mi avvento sulla sua morbida bocca con una disperazione tale che il fiato mi rimane incastrato in gola. È giusto, così dannatamente giusto.
Ogni cosa sembra al suo dannato post…
No! Non lo è. Tutto ciò è sbagliato.
Sbagliato! Accidenti! Non dovevo avvicinarmi così tanto. Sapevo che era un gioco pericoloso. Sapevo che prima o poi le cose mi sarebbero sfuggite di mano.
Di scatto mi separo da lei. Scendo dal letto e mi passo le mani sul viso.
-No- affermo con tale forza da farla sobbalzare. -È sbagliato. È tutto sbagliato-
-Per… perché dici cosi? -
Sembra così vulnerabile, così… ferita. Ha le mani al petto, quasi a volersi difendere da una coltellata, in questo specifico caso: da una parola di troppo.
-Io non posso farlo! Non posso. Non avrei dovuto sin dall’inizio-
Il mio tono di voce sembra quasi isterico.
-Se vuoi rifiutarmi non c’è… ecco, non c’è problema-
Esita. Lo vedo dai suoi occhi pieni di tristezza che è indecisa: vuole andarsene, ma mi ha promesso di non sparire più.
Come ha fatto la situazione a degenerare così in fretta? Come siamo passati dal baciarci al litigare?
-Io non voglio rifiutarti dannazione! Ma non voglio nemmeno fare la parte di Edward Cullen in Twilight –
So di aver parlato troppo nel momento in cui il suo sguardo cambia. Ora non è più triste, ma confusa.
-Che cosa vuoi dire?-
Si alza dal letto, corre da me e mi afferra per le spalle. La sua presa è salda, inflessibile. Sa che quella conversazione nasconde di più. Molto troppo di più.
-Io…-
Se le dico la verità, tutta la verità e nient’altro che la verità tradirò mio fratello, eppure… Lucy è mia amica, no? Posso fidarmi di lei!
Io voglio farlo.
Lei è stata sempre con me nelle ultime due settimane. Le ho insegnato a usare le sue nuove capacità, l’ho aiutata con suo fratello, l’ho consolata quando ne aveva bisogno.
E lei… lei è stata al mio fianco tutto il tempo: abbiamo riso, scherzato, cospirato e pianificato. Insieme abbiamo visto cinquanta sfumature di grigio, parlato del libro, discusso dei nostri rispettivi gusti musica, passato i nostri pomeriggi con Happy e sempre insieme abbiamo beccato con le mani nel sacco mio fratello mentre pomiciava con la nostra preside.
-Ti prego. Voglio solo… capire-
Una fitta di panico e dolore mi attraversa il cuore, bucando quell’organo tanto vitale quanto irrazionale come farebbe uno spillo incandescente, e so, in quel preciso momento, di aver fatto l’unica cosa che io e mio fratello abbiamo giurato di non fare mai: mi sono innamorato.
Sono stato imprudente. Le ho permesso di avvicinarsi troppo e ho sottovalutato le emozioni crescenti che ogni giorno mi faceva provare.
Ho commesso un errore… di cui non mi pento.
-Mio fratello è nato nel millenovecento sei e io sono venuto al mondo nel millenovecento dodici- è così difficile, ma allo stesso tempo liberatorio…- Abbiamo vissuto una vita felice, e tutto sommato tranquilla, fino alla notte dell’incidente. Quello che ci ha reso orfani e soli al mondo. Quell’incidente è accaduto nel millenovecento ventinove.
Io e Zeref abbiamo più di novant’anni-
 
 
 
Nel prossimo capitolo:
Lancio lo zaino sul tavolo e, sgraziatamente, mi metto a sedere accanto a Juvia.
-Allora?- chiedo senza giri di parole.
-Allora?- ripete lei senza capire.
-Vi siete baciati o no?-

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Capitolo 12
*** I primi passi verso l’inferno ***


I primi passi verso l’inferno


Quell’incidente è accaduto nel millenovecento ventinove.
Io e Zeref abbiamo più di novant’anni-
La verità, detta ad alta voce, rende liberi e chiunque a questo mondo affermi il contrario mente.
-Novanta…- Lucy ripete quella parola, quasi a volerne saggiare il sapore. Non sta urlando, non mi sta accusando di mentire, eppure se ne sta lì, immobile a pensare a Dio solo sa cosa.
Sapevo che non sarebbe stato facile, ma questo: questo silenzio è l’ultimo degli scenari che sinceramente mi sarei aspettato di vedere.
-Questo spiega molte cose: il modo in cui ti esprimi, la musica che ascolti…-
“ –i Linkin Park, i Pink Floyd, i Led Zeppelin, i Beatles, i Queen, i Rolling Stones, gli AC/DC… -
-Ti piacciono? –
-Certo, ma cavolo questa è roba da museo-
-Nel senso che deve essere esposta nella sezione “dinosauri” o “talenti intramontabili”? – “
Stralci di vecchie conversazioni mi assalgono la mente e nel profondo della mia anima so che lei, nel suo modo caparbio di vedere la vita, non ha mai smesso di cercare la verità: tutta la verità.
Le avevo raccontato del mio incidente. Le avevo descritto il terrore, il freddo e la paura che mi avevano reso inerme di fronte alla morte eppure non ero stato del tutto sincero con lei.
Quando i miei genitori perirono, io e Zeref non fummo da meno. Lasciammo questa sponda per più di dieci minuti, per poi “tornare” alla vita in un modo che i nostri soccorritori avevano definito: miracoloso.
Nonostante il lieto epilogo per le nostre sorti eravamo andati dall’altra parte e gli stralci di quel viaggio infernale avevano cambiato per sempre le nostre vite.
Molto presto scoprimmo di poter vedere i morti. Imparammo dalla loro bontà e cattiveria, perché ogni contatto era grande fonte di insegnamento.
Molto presto scoprimmo di non poter più dormire. Ogni notte chiudevamo gli occhi e li riaprivamo consapevoli di trovare dinnanzi a noi il nostro stesso corpo addormentato. La nostra carne era viva, riposava, ma noi eravamo costretti in un limbo senza sogni ne pace.
L’ultima cosa che imparammo la scoprimmo dopo decenni. Tutto il mondo intorno a noi mutava, cresceva e moriva, eppure noi rimanevamo invariati e immutati.
-Ma le vostre cose… le vostre foto in soggiorno. Quelli siete voi nel corso degli anni! – Lucy mi scuote per le spalle. Nei suoi occhi castani leggo l’insofferenza di chi non sa nulla e vuole sapere tutto.
-Photoshop. È inquietante sapere che puoi ottenere di tutto con i soldi-
-I soldi…- Lei annuisce e il suo modo irrazionale di assimilare la verità mi annoda il cuore in gola. “L’accettazione immediata” non faceva parte di nessuno dei miei pronostici… ma infondo qui stiamo parlando di Lucy della stessa ragazza che si è fidata di me, un perfetto sconosciuto sin dal primo secondo.
Le sorrido e questo semplice gesto sembra rassicurarla.
-Quindi… adesso devo chiamarti Signor. Natsu?-
La risata più liberatoria del mondo esce dalle mie labbra.
-Santo cielo, no! –
-Che ne pensi di: egregio signore? –
-Per carità-
Con le mani alzate in segno di resa la supplico di fermarsi.
-Ce l’ho! Il tuo nuovo soprannome sarà: nonnino!-
In un impeto di… non so nemmeno io di cosa l’afferro per la vita e la spingo verso il letto. Voglio dimostrarle che si sbaglia. Che ha torto e che non necessito di nessun nuovo appellativo. Quello che sto per fare  una pazzia? Molto probabilmente lo è ma non me ne frega nulla.
Con le gambe Lucy tocca il bordo del materasso e senza oppormi resistenza si sdraia tra le coperte sfatte.
In un attimo sono sopra di lei a guardarla in un modo oltre ogni misura umana: proibito.
-Ti sembro un vecchio?-
Lei si lecca le labbra. Lentamente, molto, fin troppo lentamente mi scruta dalla punta dei capelli fino alle dita dei piedi: -No, non lo sembri-
Sorrido felice di fronte a una vittoria così veloce.
-Nonostante ciò le mie motivazioni rimangono-
Con un grugnito mi lascio cadere accanto a lei.
-Hai più di cento anni! – esclama voltando il corpo nella mia direzione.
-Ne ho cento otto suonati per la precisione-
È la prima volta, da quando sono tornato dal mondo dei morti, che dico ad alta voce la mia età.
-Zeref? –
-Centoquattordici-
Lei scuote la testa.
-Ne dimostra solo venti!-
-Ventitré- la correggo. Ormai non ha senso tenere nascosti i dettagli. –Lui aveva ventitré anni e io ne avevo diciassette quando siamo morti e risorti. Da allora non siamo più invecchiati di un singolo giorno-
-È assurdo- commenta e la cosa che mi piace, che mi fa letteralmente impazzire e che: nella sua voce non c’è traccia di insicurezza o accusa.
Si fida di me. Crede alle mie parole senza bisogno di prove.
Una fedeltà del genere è molto rara da trovare… più unica che rara in effetti.
-Quindi siete tipo… immortali?-
-Si e no. Non ne siamo sicuri-
Mi fissa in silenzio. Con lo sguardo mi esorta a continuare.
-Viviamo da più di cento anni ma non abbia mai provato a… si, insomma a morire sul serio. Teniamo un profilo basso, cambiamo città spesso, evitiamo gli assistenti sociali come la pesta-
Scoppia a ridere alle mie ultime parole.
-Brutti trascorsi? –
-Puoi dirlo forte- le parole mi escono più dure del previsto -Nel quarantanove ci hanno divisi e sono finito in una casa famiglia per un anno intero-
Fa una smorfia.
-Non è il massimo-
-No ma il problema è venuto dopo. Non sapevo dove o come trovare mio fratello e nemmeno lui sapeva come o dove trovare me-
Mi posa una mano sulla spalla in segno di conforto.
-A quel tempo doveva essere molto difficile trovare qualcuno-
-Un ago in un intero pagliaio di aghi- concordo e commento con espressione tirata.
La sua mano passa sui miei capelli e la situazione diventa così rilassante e liberatoria che per un secondo, un singolo istante penso di essere di nuovo in grado di addormentarmi.
I secondi passano così: lenti e regolari. I problemi spariscono, i dubbi vengono messi da parte e le mie paranoie, per le nostre abissali differenze di età, si affievoliscono.
Va tutto bene, sta andando tutto bene e andrà tutto bene. Per la prima volta in centoquattordici anni il mondo gira nel verso giusto.
-Natsu?- apro gli occhi. È così bella nei suoi modi di fare, nei suoi abiti fin troppo succinti, da sembrare un angelo.
-Si?-
-Natsu… - esita -Natsu è il tuo vero nome?-
Rido.
-Si, una volta ogni vent’anni usiamo i nostri veri nomi-
L’appuntamento di Gray e Juvia? Da tempo passato in secondo piano. L’unica cosa a cui penso in questo preciso istante è che devo raccontarle di quella volta in cui il mio nome è stato: Etherious Salamander.
 
[Il giorno dopo]
Lancio lo zaino sul tavolo e, sgraziatamente, mi metto a sedere accanto a Juvia.
-Allora?- chiedo senza giri di parole.
-Allora?- ripete lei senza capire.
-Vi siete baciati o no?-
La mattinata è stata lenta, le lezioni sono state noiose e le occasioni per parlare con Juvia in classe sono state meno di zero. Spero almeno che parlare con lei durante la pausa pranzo mi dia la risposta che cerco così che possa salvare il mio gatto dalle grinfie della piccola bionda.
Puffetta arrossisce in imbarazzo ma non apre bocca per confermare o per ribaltare la situazione.
-Questo è un sì chiaro come il sole!- esulta Lucy seduta all’altro capo del tavolo.
-Allora?- non demordo.
Non cederò Happy così a buon mercato! Non senza aver prima messo Juvia sotto torchio. Mi dirà tutto quello che è successo ieri e me lo dirà descrivendo ogni fottuto dettaglio!
-Juvia e Natsu sono amici, ma Juvia non pensa che…- prima che Puffetta possa finire la frase Gray si siede accanto a lei, le mette un braccio intorno ai fianchi e se la trascina più vicino.
-C’è qualche problema?-
Il tono di voce del ghiacciolo è più glaciale dei suoi occhi.
-No, non c’è nessun problema, ma io e Juvia stiamo parlando. In privato- affermo avvicinandomi alla mia amica e compagna di classe.
Lui fa un sorriso tirato. Il suo sguardo dice palesemente: “se non ti togli dal cazzo ti uccido brutto stronzo” ma di mezzo c’è il mio gatto e io col cavolo che lascio perdere!
-Da adesso lo siamo anche noi, quindi dimmi: cosa ti angustia amico mio?-
Che dire? Sa giocare le sue carte.
Guardo Juvia: è completamente andata! Più rossa di un intero campo di pomodori maturi… ha la testa da tutt’altra parte.
-Vi siete…-
-Natsu Dragneel- Erza mi interrompe a metà frase. Lo sguardo serio, il volto impassibile. –Ti vogliono in presidenza-
La fisso. Mi volto verso Juvia e Gray e poi verso Lucy. I tre sembrano più sorpresi e perplessi di me, ma non faccio domande, mi alzo e seguo la rappresentante d’istituto nel corridoio.
-Avevamo un accordo!- commento. Lucy è al mio fianco, pronta a schierarsi dalla mia parte.
-Lo so- mormora a denti stretti -infatti non ho aperto bocca, ma la preside ti vuole nel suo ufficio. Perché? Non ne ho la più pallida idea-
Tutto ciò non mi è di nessun aiuto. Non ho fatto nulla, o almeno credo, negli ultimi giorni che possa aver richiesto la mia presenza nell’ufficio del capo, eppure eccomi lì a camminare verso morte certa.
Ho vie di fuga? No, neanche mezza.
Erza mi abbandona davanti alla porta della preside dopo avermi ammonito con un lungo sguardo omicida. La mia lista deve rimanere segreta tanto quanto la sua vita sessuale quindi non ho motivo di aprire bocca. Non se ci tengo alla mia vita scolastica o in generale alla mia vita.
Guardo di nuovo Lucy in cerca di sostegno.
-Non sarà nulla di importante- mi rassicura -Forse ieri ti sarai dimenticati di pulire qualche bagno. Forse ti ha convocato solo per fartelo notare-
Ipotesi impossibile più che improbabile, ma apprezzo comunque il tentativo.
Sospiro e tergiverso ancora per qualche secondo, quanto basta per distendere i nervi, e alla fine mi decido a bussare.
Dall’altro lato della porta Mavis è in compagnia di Zeref. La preside è dietro la scrivania ricolma di documenti e scartoffie, mentre mio fratello se ne sta dall’altro lato della stanza con la schiena appoggiata contro il muro.
-Tira una brutta aria- commenta Lucy assicurandosi di tenere la voce bassa così che solo io possa sentirla. Purtroppo e, in base alla circostanza: per fortuna tutti, in quella stanza, possiamo udire le sue parole.
-Salve- affermo senza sapere veramente a chi rivolgermi dei due o che pesci prendere.
Insomma, ho visto molte volte mio fratello serio e mortalmente cupo, ma l’espressione che ha in volto adesso? Non so proprio come descriverla…
-Accomodati-
Quel: “accomodati” mi sa tanto di “dobbiamo parlare”.
Supero la marea di libri riversa sul pavimento, facendo ben attenzione a non calpestarne accidentalmente nessuno, scosto le carte dalla sedia e metto il culo su quel pezzo d’arredamento che mi dovrà sostenere psico-fisicamente.
Avrò un inferto… me lo sento.
-È… - mi schiarisco la voce –è successo qualcosa?-
Nessuno dei due risponde e anzi, nessuno dei due sembra prestare attenzione a me!
Mavis fissa mio fratello, e Zeref fissa la mia preside.
-Ti ho già detto che lo tengo-
Certo che mi tiene! Non posso essere espulso una… a quanto sono arrivato? Una settima volta!
-Qui non si tratta di tenere o non tenere!- scatta Zeref, e che Dio preghi per noi perché è la prima volta in un intera vita che lo vedo così, per usare un termine aulico: incazzato.
-Ho già deciso- risponde Mavis.
Qualsiasi cosa la mia preside abbia in programma per la mia carriera scolastica io sono con lei! La seguirò e l’appoggerò dovessi scalare una montagna o andare in capo al mondo.
-Quindi non ho voce in capitolo? – chiede lui. Sembra quasi… ferito.
Beh, in teoria ce l’avrebbe solo se decidesse di ritirarmi la scuola, giusto?
-No, ma non ti sto chiedendo nulla. Non pretendo nulla perché so che è stato uno sbaglio…-
-Uno sbaglio che abbiamo commesso insieme! – urla Zeref mettendo a tacere ogni singola anima del creato.
Mio fratello ha appena urlato… ha urlato e i suoi occhi bruciano di un fioco che non gli ho mai visto prima.
Uno sbaglio… di che cazzo di sbaglio stanno parlando?
-Oddio- commenta Lucy.
Oddio cosa? Cosa? Perché non capisco quello che sembrano sapere tutti?
-Cosa sta succedendo? Volete parlare? – mi intrometto deciso a scoprire la verità. Lo so che non dovrei avanzare pretese nei confronti della mia preside, ma sono sicuro che abbiamo passato quel confino etico-professionale da ben cinque minuti netti.
-Natsu, io aspetto un figlio-
La rivelazione è netta, quasi brutale, ma io veramente non capisco quale sia il problema… è incinta e allora?
-Auguri?-
È così che si risponde in questi casi, vero? Ma poi… tra tutti i suoi studenti, perché lo sta dicendo proprio a me?
Lucy mi fissa come se fossi scemo e capisco di esserlo nel momento esatto in cui le parole di Mavis mi si incastrano bene in testa.
-Un secondo…- mi volto verso Zeref –fratello… fratello dimmi che sei stato attento-
Lui non risponde e so che la nostra regola d’oro: mai avere compagne e mai avere figli è completamente andata a puttane.
Cazzo.
Zeref non cambierà mai, ma vedrà Mavis invecchiare e morire, vedrà il suo stesso figlio nascere, cresce e morire. E se decidesse di uccidersi per stare con loro? No, no cazzo, questa non è un’ipotesi da prendere in considerazione, mi lascerebbe da solo ed è una cosa che non farebbe mai… eppure lo vedo dai suoi occhi, dal modo in cui la guarda, che non lascerà stare, non stavolta.
-Io lo voglio tenere- afferma – giuro sul creatore che l’aborto non mi ha mai neanche sfiorato-
Scuoto la testa.
Non può essersi innamorato di lei, non così tanto e in così poco tempo. Non siamo adolescenti in preda a una crisi ormonale, per Dio, abbiamo più di cent’anni a testa!
-Fratello dobbiamo sederci con calma e parlane. Lei non sa…-
-Lo sa- mi interrompe. –Sa chi siamo, sa da dove veniamo, sa quanti anni abbiamo-
Rimango in silenzio a contemplare le parole di mio fratello perché, di base, non so cosa rispondergli, ma se entrambi veramente si aspettano che io gli dia magicamente la soluzione sono solo poveri illusi. Io stesso non so come sbrogliare il mio problema biondo, estremamente attraente e alto un metro e settanta.
-Fratello se lei lo vuole tenere…-
-Il problema non è questo- scatta lui. –Il problema è che se non viene con noi sarà in pericolo-
-Da cosa? Di cosa parli?–
Non stiamo nello stesso posto troppo allungo proprio per evitare di essere beccati. Usiamo i nostri veri nomi di rado ed è la prima volta in cinquanta anni che mio fratello gestisce di persona la sua azienda. Si è dovuto presentare si suoi sottoposti e colleghi come il nipote di sé stesso. Il nipote che aveva ereditato il nome e l’intero patrimonio di famiglia del potente e temuto “Zeref Dragneel”.
-Io sono sicuro che Mavis sia come noi-
Quella novità, detta senza giri di parole, mi coglie completamente di sorpresa.
Come noi?
-Non puoi saperlo- mormora lei.
Dal modo in cui ne parla è chiaro che non è la prima volta che affrontano questa conversazione.
Lui la guarda, con un ardore che mi lascia senza parole. Si scosta dalla parete e la va incontro, le si inginocchia davanti e la fa voltare.
-Senti gli spiriti- dice prendendole le mani.
-Voi potete vederli- ribatte Mavis.
-Non invecchi. Guardati hai trentanove anni e ne dimostri a malapena sedici-
-Io…- scuote la testa con decisione, appoggiando successivamente la fronte contro quella di mio fratello. Sembra sicura delle sue parole, eppure intravedo la crepa nelle sue convinzioni. –Io non voglio lasciare la mia scuola-
-Lo so- le accarezza i capelli e le dà un bacio –Lo so-
È ufficiale, mi sento completamente fuori luogo. Perché mi hanno chiamato o interpellato? Insomma, sono contento di essere stato messo al corrente della notizia, ma cosa posso fare di concreto per loro? Nulla. Nulla di nulla.
Sospiro pronto a togliere le tende. La situazione è diventata troppo intima per i miei gusti e non voglio fare lo spione ficcanaso.
-Ascoltate- affermo dopo essermi alzato –è inutile prendere decisioni adesso. Anzi, non ha proprio senso. -
Loro si voltano verso di me prestandomi orecchio.
-Io e Zeref siamo nuovi in città. Davanti a noi abbiamo, come minimo, un decennio intero prima che qualcuno inizi a fare domande sulla nostra età. Possiamo aspettare un paio d’anni per vedere se quello che dice mio fratello sulla tua condizione è vero e poi possiamo prendere una decisione-
-Senza fretta- commenta Lucy appoggiando parola per parola il mio intero discorso e prima che possiamo immischiarci in altre confessioni compromettenti usciamo zitti zitti dalla stanza.
-Diventerai zio!- esulta Lucy una volta in corridoio.
-Si – rispondo senza toglierle gli occhi di dosso. Concentrato a guardare lei quasi non mi rendo conto di star andando addosso a Juvia, ma fortunatamente Gray mi afferra per la spalla prima che possa travolgerla.
-Cosa ci fate qui? – sono sorpreso ma anche stranamente contento.
Il fratello maggiore di Lucy fa spallucce: -Ha insistito-
-Natsu-san sta bene? va tutto bene?-
Guardo Puffetta: la ragazza che ha ascoltato ed assecondato i miei folli piani, la ragazza più combattiva e instancabile che conosco, e le sorrido.
-Si, va tutto bene-
 
[Un paio di mesi dopo]
Il tempo è letteralmente volato, e l’anno scolastico più intenso della mia vita è quasi giunto al termine. L’inverno è ufficialmente passato, ed adesso: alle porte dell’estate tanto attesa aspettiamo tutti le vacanze con trepidazione.
-No! Non posso crederci! - esclamo tra un boccone e l’altro. Di prima mattina non sono un gran chiacchierone ma la notizia bomba di Lucy è… una bomba!
-Te lo giuro- ribadisce lei intenta a guardarmi mangiare –Li ho visti che pomiciavano nello spogliatoio-
-Lisanna con quel tipaccio di Bixlow?-
-Tipaccio? Non è esattamente raccomandabile ma è un bravo ragazzo-
La fisso scettico.
-Sarà, ma quello lì è tutto strano-
-Non più strano di altra gente di mia conoscenza-
Vorrei darla uno spintone o una pacca sulla spalla, ma mi limito a fare solo un gestaccio. D’altro canto ora come ora non posso letteralmente toccarla.
Lei sorride, restituisce l’insulto e, come bonus, ci aggiunge una linguaccia.
Sono felice che sia qui con me, ma non possiamo evitare per sempre l’argomento: Gray.
Lui e Juvia stanno insieme da natale e sia io che Puffetta facciamo ufficialmente parte del loro gruppo, ma nonostante ciò Lucy non ha dato segno di voler passare oltre. Non ha accennato a nessuna luce bianca.
So che non vuole lasciare suo fratello, ma non può continuare così. Si merita la pace, la vera pace, e questo limbo in cui è incastrata non lo è.
-Se non ti muovi farai tardi!- commenta lei esortandomi ad alzare il culo sedia.
Lascio il mio posto con ancora la bocca piena di cibo, infilo velocemente il pranzo nello zaino e mi precipito verso l’ingresso.
-Natsu!-
Prima che possa aprire la porta e sgusciare fuori, per andare a scuola, la voce seria di Zeref mi fa bloccare.
Incuriosito mi affaccio nel soggiorno. Lui e Mavis se ne stanno ammutoliti a guardare il notiziario. Ormai lei è vicinissima al parto e non è una buona idea ronzarle troppo attorno. Mi fa molta paura quando cambia stati d’animo con la stessa velocità con cui io mangio.
-Natsu devi sederti-
Sullo schermo della televisione intravedo un incidente stradale: una spider bianca che ha avuto un brutto frontale con un camion da cinque tonnellate.
-Non posso, devo andare o arriverò in ritardo. Qualsiasi cosa sia aspetterà oggi pomeriggio! - commento già con un piede fuori dalla porta. Inutile dire che ignoro completamente i richiami di mio fratello.
 
Arrivo davanti al cancello della scuola dieci secondi netti prima del suono della campanella. Sono in perfetto orario eppure nel cortile anteriore non c’è quasi più nessuno.
Nessuno oltre a Juvia.
Non appena Puffetta mi vede mi corre in contro con affanno.
-Natsu-san- urla, la voce tremante. La ragazza sembra così triste e sul punto di piangere che rimango a fissarla senza trovare il coraggio di aprire bocca.
-Natsu-san, Gray-sama, non rivolge più la parola a Juvia. Juvia non sa cosa possa aver fatto per…-
Il suo sguardo supera la mia spalla.
-Lucy?-
 



 
Nel prossimo capitolo:
-Gray… dobbiamo parlare-




A.A: Due capitoli alla fine: siete pronti per il gran finale?
 

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Capitolo 13
*** L’ultimo saluto ***


L’ultimo saluto


Il suo sguardo supera la mia spalla.
-Lucy?-
Avrei dovuto capirlo subito… avrei dovuto riconoscere all’istante la macchina al telegiornale: la spider bianca coinvolta nell’incidente era quella del padre di Juvia.
Lo sguardo serio di Zeref, l’espressione preoccupata di Mavis adesso hanno un senso.
Maledizione!
Perché? Perché a lei?
Un impeto di rabbia mi percuote l’anima e la voglia di prendere a pugno l’intero mondo mi assale. Perché le cose peggiori devono accadere sempre alle persone migliori?
-Lucy-san è qui! Non è morta è viva!-
Juvia urla di gioia. È così felice nel vedere Lucy… è così serena.
-Natsu? – mi richiama la bionda. La voce sconvolta, gli occhi ricolmi di terrore e panico –Natsu che cosa significa? -
Ma io non riesco a parlare, non riesco ad articolare una frase che abbia un senso compiuto e mi limito a scuotere la testa.
È così ingiusto! Così maledettamente ingiusto!
-Juvia e Natsu devono dare la grande notizia a Gray-sama! Gray-sama sarà molto felice nel sapere del ritorno di Lucy- esulta lei, ma di fronte alle nostre espressioni cupe e tirate l’entusiasmo di Puffetta si affievolisce.
-Giusto?- chiede senza demordere.
Ormai dovrei essere abituato alla morta, no? Dopo così tanto tempo su questa terra dovrei essere venuto a patti con l’esistenza mera e fragile di noi umani, eppure guardare la speranza e la felicità negli occhi di Juvia mi… mi lascia vuoto e sconvolto.
A me è stata data una possibilità che né lei, né Lucy avranno mai.
Perché io e non loro?
Perché io mi sono salvato mentre loro non possono tornare indietro?
Perché?
Mi sono chiesto molte volte quale fosse il mio scopo su questa terra: perché vivo e continuo a vivere?
-Juvia…- le parole mi si bloccano in gola.
Non si è nemmeno resa conto di essere morta. Come glielo dirò? Con che coraggio guarderò in faccia Gray? Come gli dirò che sua sorella e la sua ragazza sono morte?
È per questo motivo che cammino ancora sulla terra? Per distruggere i sogni e le speranze di chi mi circonda?
Non sono morte a causa mia, eppure… me ne sento completamente responsabile.
-Non è Lucy ad essere viva. Juvia… mi dispiace tantissimo…-
Stringo le mani a pugno e distolto lo sguardo. Non ce la faccio a guardarla… la mia amica è morta e io non posso fare nulla per lei.
Puffetta inspira bruscamente: -No, Natsu-san si sbaglia. Oggi Juvia sta benissimo! Si è svegliata presto, ha fatto colazione con papà, e poi…-
Esita.
-E poi…- ripete –poi è salita in macchina per venire a scuola -
Si passa le mani tra i capelli azzurri.
-E poi…-
Lucy le corre incontro e l’abbraccia.
-Mi dispiace tanto-
Abbasso la testa. Non c’è frase che possa alleviare il dolore che tutti proviamo.
In silenzio mi accascio contro la recinzione della scuola.
Non c’è nulla che io possa fare. Sono inerme di fronte alla morte.
 
-*-
 
-Gray… dobbiamo parlare-
Le parole mi escono lente, quasi stagnanti. Non so se mi ha sentito… non so nemmeno se ha voglia di sentir parlare qualcuno.
Se ne sta seduto, con la testa appoggiata contro lo schienale della panca di fronte, da più di due ore oramai. Da quando il funerale di José e di Juvia è terminato.
L’ultimo saluto a padre e figlia è stato… intenso, una celebrazione piena d’amore ed affetto. La cattedrale della città era piena di gente: studenti, compagni, amici, colleghi.
Assistere, per me, non è stato facile, e non lo è stato nemmeno per Lucy e Juvia. A Juvia non sono importati i saluti, i pianti o le belle parole. L’unica cosa che la ragazza riusciva a guardare era Gray.
 
-Passare oltre?- aveva chiesto sconvolta.
Le avevo spiegato tutto. Le avevo detto la verità che mai nessuno è pronto ad ascoltare: quell’esistenza, in quel corpo incorporeo, non è vita.
-Juvia non può passare oltre, deve trovare suo padre, deve stare con Gray-sama-
Avevamo cercato suo padre in lungo e in largo: nei pressi dell’incidente, a casa e a lavoro ma dell’uomo non c’era nessuna traccia. Niente che lo collocasse in quei posti, e più il tempo scorreva, più ero sicuro che José la stesse aspettando dall’altra parte.
-Juvia… non puoi stare con Gray. I morti e i vivi non hanno nessun futuro insieme-
Non volevo rovinare le sue aspettative, ma non potevo nemmeno lasciarla nell’illusione di un domani inesistente.
-Ma… ci deve pur essere un modo-
Dopo quella conversazione Juvia non apri più bocca, rimase in silenzio per ben due giorni interi. Io e Lucy provavamo a starle accanto, a confortarla, ma lei preferiva passare il suo tempo con Gray.
 
-Che cosa faremo adesso?- aveva domandato Lucy.
I capelli sparsi sul cuscino, il corpo voltato verso di me, gli occhi castani intrisi di dolore e dubbio.
-Adesso faremo la cosa giusta-
 
Nel tempo che, inesorabile, si dilata tra di noi Gray non sembra intenzionato a rispondere al mio richiamo.
In silenzio volto lo sguardo verso le grandi vetrate colorate e mi lascio stupire dalla magnificenza di questa cattedrale: maestosa ed incredibilmente bella.
-Gray io posso vedere i morti-
Niente giri di parole, niente cazzate, solo la verità.
Le sue dita si stringono con forza al legno della panca.
-Juvia è qui?-
Mi crede? Così?
Esito: -Si-
Non sembra né scettico né sorpreso, ma solo molto rassegnato. Quando lo guardo vedo un ragazzo triste, stanco e pieno di dolore.
-E c’è anche Lucy, vero?-
La domanda mi coglie del tutto impreparato ma nonostante ciò confermo i suoi peggiori timori: -Si, c’è anche lei-
-Potresti dirle che mi dispiace e che non ho mai smesso di cercarla?-
Guardo le due ragazze, sedute accanto a Gray: la persona che più amano. Lui: l’unica famiglia di Lucy e l’unico amore di Juvia.
-Dispiacersi? No! A me dispiace. Io gli ho detto delle cose orribili!- esclama Lucy alzando lo sguardo verso di me.
-Ti sente- mormoro prendendo posto anche io. Questa sarà la conversazione più difficile della mia vita me lo sento in ogni fibra: -Dice che non devi dispiacerti. Non c’è niente per cui tu debba chiedere scusa. Vuole solo che tu sappia che le cose che ti ha detto, prima di uscire da quella stanza, non le pensava sul serio-  
Lucy prova a passargli una mano sulla spalla ma il suo tocco lo trapassa senza sortire alcun effetto. Senza potergli trasmettere nessun tipo di calore umano.
-Com’è…? – Gray non riesce a finire la frase.
-È finita fuori strada. Non ha sofferto-
Non è una rassicurazione né una consolazione ma adesso almeno anche lui conosce la verità. Il corpo di sua sorella è ancora in quella macchina, in quel bosco. Una vita spezzata che non può più tornare.
-Avrei dovuto fermarti- impreca lui.
-No! Io sarei dovuta rimanere. Mi dispiace così tanto- mormora lei.
Con voce carica di emozioni ripeto le sue parole: -So che darebbe qualsiasi cosa pur di tornare indietro- affermo concludendo così l’addio tra i due fratelli. Non c’è bisogno di aggiungere altro perché le parole tra loro non servono.
Volto lo sguardo su Puffetta.
-Juvia vuole più tempo…- esita -Juvia vuole stare con Gray…-
Scuoto la testa cercando di ricacciare indietro le lacrime: -Lo so-
-Ma Gray-sama non potrà andare avanti fino a quando Juvia rimarrà qui, e questo… questo non è quello che Juvia vuole-
Gray solleva la testa dalla panca di legno e volta il capo verso di me: -Che succede?-
Ha il colletto della camicia sgualcito, il volto tormentato e gli occhi rossi iniettati di sangue.
Esito di fronte al suo dolore e deglutisco a vuoto nella speranza di trovare il coraggio di parlare.
-Juvia ti sta dicendo addio. Lei vuole che tu vada avanti. Vuole che tu sia felice-
-Felice? – commenta lui atono –Come posso esserlo senza di lei-
Ammutolisco di fronte a tanta sincerità e schiettezza.
Accidenti…
-Che cosa le succederà?- prosegue Gray senza lasciare a nessuno di noi il tempo di assimilare la profondità delle sue parole.
-Andrà nella luce e troverà la pace-
Annuisce: -Sarà felice lì? -
-Si-
-Non c’è un altro modo?-
Per riportarla indietro? Non lo dice ad alta voce ma capisco immediatamente dove i suoi pensieri stiano andando a parare.
-No, non c’è-
-Così sia allora-
Guardo Juvia. Lei è una ragazza forte e instancabile, una persona che combatte sempre per chi ama. Ma la scelta che ha preso? Una delle più difficili che abbia mai visto fare a qualcuno.
Ci vuole molto coraggio per sacrificare la tua felicità… per lasciar vivere la persona che ami senza di te.
Lei che Gray non voleva lasciarlo si sta facendo da parte per permettergli di avere una vita piena.
-Natsu potrebbe dire a Gray-sama che Juvia lo aspetterà?-
Annuisco a corto di parole.
-E che lo ama moltissimo? –
Tenendo ferma la voce ripeto il suo ultimo messaggio.
Gray solleva lo sguardo e si asciuga la faccia con la manica della camicia.
-Non ti sei mai arresa, hai creduto in me e io… io sono stato così cieco. Mi hai reso migliore e… e questi ultimi mesi passati insieme sono stati i più felici della mia vita- inspira bruscamente -Non posso prometterti nulla, ma farò del mio meglio. Ce la metterò tutta e quando tornerò da te tu sarai fiera dell’uomo che sono diventato-
Juvia sorride e annuisce.
Non è la confessione d’amore del secolo ma è quanto le basta per sapere che Gray se la caverà.
-Juvia avrebbe voluto più tempo, ma quello che ha avuto insieme a Gray-sama è stato più che sufficiente-
Puffetta si alza e mi saluta.
-Spero che un giorno ci rivedremo. Grazie anche a te Natsu-san- con quelle parole entra nella luce.
-Se n’è andata- commento asciugandomi una lacrima scappata al mio controllo. –Adesso è in pace-
Gray non dice nulla. Annuisce e se ne va.
 
Lucy mi guarda. Il volto triste, gli occhi spenti.
-Cosa faremo adesso?- chiede. La voce esita, il tono trema. 
È il momento. Mi sprono. È giunto il momento di fare la cosa giusta.
-Devi andare anche tu-
Distolgo lo sguardo ma percepisco la sua sorpresa.
-No, io non posso andarmene, io devo…-
-Non c’è più niente per te qui - la interrompo. So di essere brusco, mortalmente tagliente, ma non trovo altro modo. Lei deve andare e non sarà con le belle parole che la convincerò a passare oltre.
Lucy mi appare davanti. Adesso è sconvolta, ferita.
Lo fai per lei.
-Devo stare con te, con Gray- si oppone.
-Noi ce la caveremo-
-Perché dici questo?-
Perché voglio che tu sia felice, perché questa vita non è vita, perché lascarti andare è la cosa giusta da fare.
-Perché è la verità- cerco di essere inespressivo, severo -È il momento che tu vada-
Lei indietreggia come se l’avessi colpita o spinta.
-Non mi vuoi più?-
Esito. Non devo cedere. Non. Devo. Cedere. Eppure… affrontare questa conversazione è difficile. Lasciarla andare dopo così tanto tempo passato insieme è doloroso.
È questo che ha provato Gray?
-Voglio che tu passi oltre-
-Non lo pensi sul….-
-Lucy passa oltre!- urlo.
Non renderlo più straziante.
-È questo che io voglio per te- affermo con più calma –è questo che tuo fratello vuole per te e se non vuoi farlo per te stessa allora fallo per noi-
Lucy non risponde.
So di averla ferita. So di essere stato uno stronzo ma so anche che passare oltre le darà pace.
Non c’è spazio per l’egoismo. Non il mio, non adesso.
-Io…-
-Per favore fallo per noi-
Il silenzio successivo mi uccide. Vorrei alzami e supplicarla pateticamente di rimanere con me, ma non posso… non voglio. I vivi e i morti non possono stare insieme. Non hanno nessun futuro.
-Pensi… -
Alle sue parole sollevo lo sguardo.
-Pensi che sia colpa mia? Se non mi fossi intromessa, se non… avessi giocato con le emozioni delle persone Gray avrebbe ancora la sua vecchia vita e Juvia sarebbe ancora viva?-
-No- esclamo. –Niente di quello che è successo è colpa tua-
-Non puoi saperlo- ribatti.
-Si che lo so-
-Lo dici solo per sbarazzarti di me-
-Non è vero- urlo. Cedo. –Io non voglio sbarazzarmi di te. Vorrei passare il resto della mia esistenza con te, ma…-
-Cosa te lo vieta. Cosa ce lo vieta? – mi interrompi.
Davvero non riesci a vederlo?
-Non è giusto! Non è giusto perché dall’altra parte tua mamma ti sta aspettando, Juvia ti sta aspettando, la pace ti sta aspettando-
-Se devo rinunciare a te allora non la voglio-
Le tue parole mi colpiscono, mi feriscono e mi fanno esitare.
-Ma io lo voglio-
Scuoti la testa di fronte alle mie parole, ma io annuisco.
-Io e Gray ce la caveremo, quindi passa oltre. Fallo per noi.-
-Non voglio rinunciare a te, a voi-
-Non lo farai- le sorrido- Un giorno torneremo da te… un giorno tornerò da te. Quando sarai felice e in pace io arriverò e resterò al tuo fianco per tutto il resto dell’eternità-
Ora sei tu ad esitare. A guardarmi con gli occhi colmi di un’emozione che non riesco a decifrare.
-Fidati di me- sussurro.
-Ci rivedremo?- chiedi. Ora non esiti più.
-È una promessa-
È giusto così.
 
Prima di andartene… prima di raggiugere la pace ti volti e mi guardi per un’ultima volta.
-Voglio solo che tu sappia…- inspiri –che mi sono innamorata di te-
Ti sorrido e, in silenzio, aspetto che tu passi oltre.
È giusto così mi ripeto.
Nel momento in cui sparisci, in cui raggiungi l’altra parte, mi accascio sulla panca di legno.
-Anche io mi sono innamorato di te-   
 




Nel prossimo capitolo:
Irrompo nella camera di mio fratello.
-Zeref chiama un’ambulanza- urlo.



[show me a hero and i'll write you a tragedy]
-F
 Scott Fitzgerald

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Capitolo 14
*** Il coraggio ***


Il coraggio
 

[Tre anni dopo]
Irrompo nella camera di mio fratello. So che non dovrei farlo, ma questa è letteralmente questione di vita o morte.
-Zeref chiama un’ambulanza- urlo.
Com’è successo? Com’è potuta succede una cosa del genere?
Mio fratello mi guarda: il volto teso ed interdetto. Tra le sue braccia August scoppia a piangere
- Via Draseel civico 33. Adesso!-
Non incrocio lo sguardo di Mavis, a dir la verità non mi soffermo nemmeno, e in un battito di ciglia torno lì dove la tragedia si sta consumando: nella casa della vecchia Ultear, nella stanza di Gray.
Quella testa di cazzo è finito in overdose. Ha inghiottito così tante pillole da aver svuotato l’intero ripiano di flaconi in bagno.
Cazzo. Cazzo. Penso guardando il corpo accasciato e privo di sensi sul letto, è sotto le coperto e sul petto tiene una foto che lo ritrae con Juvia. Sembra sereno, in pace con il mondo intero, quasi addormentato, se non fosse per della schiuma bianca che gli sta uscendo dalla bocca.
È un brutto segno, vero? Un brutto, bruttissimo segno.
Quanto ci mettono i soccorsi?
Non c’è un secondo da perdere, ma in questa forma incorporea non posso fisicamente infilargli due dita in gola per fargli vomitare le porcherie che si è bevuto.
Negli ultimi tre anni le cose andavano bene cazzo!
Gray si è diplomato con il massimo dei voti, si è trovato un ottimo lavoro nel settore della ristorazione e, un paio di volte, l’ho perfino visto uscire con una collega. Una certa Briar. Quindi perché?
Perché si vuole togliere la vita?
-Natsu?-
Ancor prima di voltare lo sguardo so che lo spirito di quell’idiota mi sta fissando.
Cazzo.
Scuoto la testa.
-Perché?- chiedo senza trovare nulla di meglio da dire. 
Ma lui non risponde. Non sembra nemmeno udirmi.
Fissa un punto lontano ed indefinito senza fiatare, e poi, quasi come in trans si incammina in quella direzione.
Che voglia…?
-Gray aspetta!- urlo provando ad intercettare la cazzata più mastodontica che potrebbe mai commettere.
Prima che possa entrare completamente nella luce lo afferro con forza per spalla e lo tiro indietro con decisione, ma oramai è troppo tardi… ha già fatto il primo passo nella pace eterna ed entrambi veniamo scaraventati con forza all’interno di quella voragine luminosa.
Per degli interminabili secondi riesco a vedere solo bianco. Un bianco talmente intenso da accecare.
Eppure con la stessa velocità con cui tutto è iniziato finisce.
Sbatto le palpebre un paio di volte prima di riuscire a distinguere i contorni della stanza in cui siamo finiti. E beh… non mi aspettavo che la pace eterna ci facesse finire in un ufficio scialbo e oltremodo anonimo.
Ma che…?
-Sei impazzito?- urlo invece contro Gray. Ora come ora io sono più incazzato, per il gesto sconsiderato che ha commesso, che curioso per il luogo in cui ci troviamo.  
-Impazzito dici? –
-Si cazzo! Ti sei ammazzato e sei entrato nella luce! -
Prima che possa aprire bocca e rispondermi a tono la stanza trema in modo incontrollato.
Un terremoto?
-Il linguaggio! Ragazzini moderate il linguaggio! -
Una voce roca ci riprende entrambi.
Solo in quell’istante notiamo una donna tanto bella quanto assonnata dell’altro lato della stanza. Ha gli occhi e i capelli neri, il corpo fasciato da un aderente abito pece ed è circondata da pile e pile di documenti.
Con le gambe incrociate se ne sta in mezzo a quel disastro di fogli e scartoffie.
-Ehm…-
Guardo Gray interdetto.
-Lei chi è? – riesco a chiedere al posto suo.
-Io? Io sono Ankhseram è ovvio-
No, non è affatto ovvio!
Senza farglielo notare inizio a spulciare tra i miei ricordi in cerca di qualche illuminazione utile, ma niente… questo nome non mi dice assolutamente nulla di nulla.
-Come possiamo…- Non riesco a finire la frase.
Ankhseram appare davanti alla mia faccia così velocemente e silenziosamente da farmi venire un colpo al cuore. Simile, incredibilmente simile ad un infarto in piena regola.
-Natsu Dragneel- sorride –sei finalmente tornato da me-
Come scusa?
-Ah, no- commenta subito dopo –il tuo corpo è ancora vivo, che sfortuna-
Che sfortuna? Mi sta augurando la morte?
-Non…- incespico –non capisco-
Lei sbuffa corrugando la fronte.
Anche Gray adesso mi fissa con sguardo indecifrabile.
-Non perdevo così miseramente da… secoli- afferma Ankhseram voltandoci le spalle e mettendo in bella vista lo scollo dell’abito che le lascia tutta la schiena scoperta.
-In che senso?- provo a chiedere venendo brutalmente ignorato.
-Gray Fullbuster benvenuto! Prima del previsto devo constatare, ma è comunque un vero piacere averti qui anche se per poco-
Adesso sono io a guardare lui con occhi criptici.
Ma che cazzo sta succedendo?
-Signora…-
-Signorina- ribatte lei.
-Signorina- ritenta Gray –io vorrei incontrare Juvia Loxer e Lucy Heartfilia –
Lei fissa prima lui e poi me.
-Non è possibile. Per quanto mi faccia piacere non è ancora il tuo momento-
-Ma…- inspira bruscamente –Ho provato a voltare pagina, ad andare avanti, ma non ci riesco. Ogni giorno è un’agonia che non riesco più a sopportare-
No! Non posso permettergli di buttare così la sua vita! Devo fermarlo!
Ankhseram fa spallucce.
-Se questo è quello che desideri così sia. Darò il tuo tempo a qualcun altro-
Ed è solo in questo momento che realizzo con chi sto avendo a che fare. Capisco che quella di fronte ai miei occhi non è altri che la morte in persona.
-Un attimo, non puoi farlo- mi intrometto –No!-
Gray mi guarda male mentre Ankhseram mi fissa apertamente alterata.
-È sempre la stessa storia con voi Dragneel! Vi intromettete sempre! Tu e tuo fratello dovevate venire da me un secolo fa, ma nooo i vostri genitori si sono dovuti mettere in mezzo-
-I nostri genitori? – chiedo quasi a corto di parole ma non sembra ascoltarmi persa com’è nei suoi pensieri.
-Zeref e Natsu Dragneel- più che parlare con noi, sembra rimuginare con sé stessa -data di morte: ventuno dicembre millenovecento ventinove. Dovevate venire da me quella notta, ma insieme a voi… oh insieme a voi sono arrivati anche i vostri genitori, un fuori programma non da poco! Mi hanno supplicato di lasciarvi andare, e poi, non contenti hanno osato sfidarmi! -
I miei genitori sono sempre stati perseveranti ed ostinati. Caratteristiche che io e Zeref abbiamo ereditato ma: sfidare la morte?
Ankhseram si blocca di fronte ai nostri sguardi allibiti
-Ho parlato troppo- commenta con tono di voce inespressivo.
-Ha perso contro i miei genitori?- chiedo conoscendo già la risposta. Lei stessa l’ha affermato poco prima.
-Si- risponde –mi hanno sfidata e hanno vinto. Ora mi siete intoccabili-
-Siamo immortali? – chiedo incredulo.
-Non essere ridicolo- ribatte –Io non posso venire da voi. Ormai siete fuori dalla mia giurisdizione, ma non temere un giorno sarete voi a venire da me-
Tradotto in: solo se ci uccidono o ci suicidiamo possiamo soccombere. Solo così saremo noi ad andare da lei viceversa non possiamo morire di vecchiaia. Questo spiega il perché non invecchiamo. Se invecchiassimo sarebbe lei a dover venire a mietere le nostre anime e questo non può più farlo.  
-Dove sono adesso? –
-Nella pace ovviamente!-
Sembra vendicativa e permalosa ma in realtà è una persona molto ragionevole che accetta senza problemi la propria sconfitta.
Chiunque si batta per le persone che ama si merita la pace.
-Se avessero perso?-
-La pace gli sarebbe stata negata-
-Sarebbero andati all’inferno? –
Ankhseram mi guarda ancora più storto.
-Il concetto di inferno e paradiso è stupido. Chi non merita la pace viene fatto reincarnare. Nel caso specifico dei tuoi genitori li avrei fatti reincarnare una volta sola, ma credimi sulla parola, non esiste peggior maledizione di dover rinascere ancora, ancora e ancora. Da qui la vostra celebre frase: “L’inferno sulla Terra”-
Non penso che il titolo di quel libro intenda questo, ma non sarò di certo io lo stronzo che si metterà a polemizzare o a sindacalizzare con lei.
-Io e mio fratello siamo gli unici?-
-Si, ho perso solo contro i vostri genitori- sbuffa –ma ventisei anni fa un certo Vermillion ha sfidato il mio volere per far tornare in vita la figlia-
Vermillion, come… Mavis Vermillion.
-Erano annegati durante una gita in barca. Lui aveva ancora molto da vivere e la sua anima sarebbe tornata sulla Terra, ma la figlia no. Lei sarebbe rimasta qui con me, ma quell’uomo ostinato non accettava questo epilogo, così mi ha sfidato e ha pareggiato-
-Quindi Mavis è come noi?-
-Non ha le vostre stesse capacità, ma si, è al di fiori della mia giurisdizione-
Non morirà! Non nell’immediato futuro almeno!
Vorrei chiederle di August e del secondo figlio che Mavis e mio fratello stanno aspettando ma non ne ho la possibilità.
-Ho parlato troppo!- commenta Ankhseram chiudendo così bruscamente la conversazione –Gray sei pronto ad andare? –
Perché con lui usa questo tono affabile?
Lo guardo.
-Amico- non so bene cosa dirgli, vuole solo poter tornare dalla sua ragazza e da sua sorella ma: -penso che dovresti pensarci. Penso che…-
Lui ghigna: -E io penso che sia il momento di sfidarti!-
La parte divertente di tutto ciò? Gray non si sta rivolgendo a me, ma sta parlando a Ankhseram!
L’occhio della morte di fronte a tale dichiarazione ha un lieve tic nervoso.
-Me?-
-Si!- esclama –Ti sfido in cambio della vita di mia sorella. Io voglio la pace. Voglio stare qui insieme a Juvia. Niente più sofferenza, separazioni o morte, ma Lucy? Lucy si merita una seconda possibilità-
Rimango in silenzio incapace di esprimere un’emozione che non so neanche definire.
-Capisci che non c’è ritorno vero?-
-Si- afferma Gray con solennità.
-Così sia!-
-No!- mi oppongo –Io ho promesso a Lucy e a Juvia che…-
Lui mi dà una pacca sulla spalla: - Prenditi cura di mia sorella-
Prima che possa ribattere Gray si volta verso Ankhseram: -A cosa ci sfidiamo? –
Lei lo guarda con occhi palesemente divertiti.
-Scegli pure- afferma.
Sa di poter vincere qualsiasi tipo di sfida?
-In questo caso direi proprio che possiamo farci una bella partita di basket uno contro uno-
Tutto ciò va ben oltre le mie più recondite fantasie. Perché? Perché la cara Ankhs ha sul volto la più palese delle perplessità.
Senza riuscire a controllarmi, scoppio a ridere in una fragorosa risata.
 
[Trenta tre anni dopo]
Le passo un braccio sulla schiena con fare protettivo.
-A cosa pensi? – le chiedo senza troppi giri di parole. Stiamo insieme da più di trent’anni ormai: i segreti tra di noi non esistono.
Lucy volta lo sguardo verso di me, mentre, con nonchalance, appoggia la testa contro la mia spalla. Ha la fronte corrugata e un’espressione indecifrabile sul volto.
-Sai…- inizia con tono drammatico –siamo proprio diventati i Cullen-
A stento trattengo una fragorosa risata.
-Dici?- domando sorridendo da orecchio a orecchio.
In lontananza mio fratello Zeref, mia cognata Mavis e i miei due nipoti: August e Larcade parlottano tra di loro.
Sta per iniziare un nuovo ed “avvincente” anno scolastico e per questo motivo tutti quanti noi, nessuno escluso, dobbiamo mettercela tutta negli studi e, allo stesso tempo, dobbiamo tenere un profilo basso.
Oramai Mavis ha la bellezza di settanta cinque anni… ma non solo! I miei due meravigliosi nipoti ne hanno rispettivamente trenta sei e trenta tre.
La parte meravigliosa di tutto ciò? Quelle due piccole pesti dimostrano, letteralmente e fisicamente, solo diciotto anni. Perché? Perché a quanto pare anche loro sono: “fuori dalla giurisdizione della morte” tanto quanto noi altri.
-Ancora non riesco a credere che la mia vecchia preside diventerà la mia nuova compagna di classe- mormora.
-E io non riesco a capacitarmi del fatto che i miei due nipoti saranno una classe avanti a noi!- commento atono.
Anzi, forse non troppo atono.
Lucy guarda mio fratello e la sua famiglia. Sono così felici e sereni, così uniti che è un vero peccato non poter avere con noi Zeref durante i prossimi anni di liceo.
Lui ne dimostra venti tre di anni ed è praticamente impossibile spacciarlo per un liceale in piena crisi adolescenziale. Nonostante ciò è tornato a gestire la sua azienda dall’ombra e per l’imminente futuro si è iscritto a un’università di giurisprudenza collocata pochi isolati di distanza dalla nostra scuola.
Mia moglie si sporge e mi posa un bacio veloce sulle labbra.
-Sai…- mormora –penso anche a un’altra cosa. Una cosa che mi frulla in testa già da un po’ di tempo-
Le passo delicatamente le dita tra i capelli biondi.
-A cosa?-
Lei temporeggia un attimo, giusto il tempo necessario per farmi venire l’ansia.
Mi sorride: -Vorrei un figlio-
Un figlio? Con me?
In silenzio la stringo forte contro il mio fianco e le rubo un bacio a stampo.
-Si…- rispondo alla fine -si può fare!-
 





Grazie di cuore per aver seguito e letto questa fanfiction!
33NaLu33

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