This is Us – Youth

di Harley Sparrow
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** Prologo – Arrivo a Hogwarts ***
Capitolo 3: *** L'inizio ***
Capitolo 4: *** Un week-end movimentato ***
Capitolo 5: *** Il Tasso e la Serpe ***
Capitolo 6: *** Halloween con Felpato ***
Capitolo 7: *** Novembre ***
Capitolo 8: *** Di Quidditch, cani neri e torte di compleanno ***
Capitolo 9: *** We need a little Christmas ***
Capitolo 10: *** Appuntamenti inaspettati e cappelli a rovescio ***
Capitolo 11: *** L'ira di Piton ***
Capitolo 12: *** Una brutta giornata ***
Capitolo 13: *** Vittorie dolorose ***
Capitolo 14: *** San Valentino, il leone e altri misteri ***
Capitolo 15: *** Harry Potter detta legge ***
Capitolo 16: *** I colloqui ***
Capitolo 17: *** God knows I want to break free ***
Capitolo 18: *** La finale (e altri drammi) ***
Capitolo 19: *** Le gioie ***
Capitolo 20: *** Giudizio Unico per Fattucchieri Ordinari ***
Capitolo 21: *** The Black Dog ***
Capitolo 22: *** L'ultimo giorno ***
Capitolo 23: *** Speciale anniversario ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***


NB: Questa storia è pubblicata anche su Wattpad QUI
 
Introduzione
 
La lettura ripetuta di Harry Potter nuoce gravemente alla mia salute. Mesi fa ho iniziato a scrivere con una persona altrettanto malata la presente storia, un po’ particolare – se mi è permesso definirla così in un fandom che conta 55'400 storie tutte un po’ particolari. È nata principalmente per puro divertimento personale. Col tempo però ci siamo rese conto che non solo funzionava bene, ma anche che è una bella idea – in teoria, il giudizio starà a voi darlo – e così abbiamo deciso di uscire allo scoperto.
Sicuramente avrete aperto questa storia con il solito sospetto di chi, vedendo comparire nel fandom l’ennesima fanfiction su Harry Potter, si chiede senza nutrire grosse speranze se sarà scritta con un minimo di senso logico, se i personaggi saranno realistici e se Harry Potter e la sua allegra combriccola saranno IC oppure degli emeriti idioti in balia degli eventi. Vi chiederete se ci saranno le ship che piacciono a voi, se i personaggi saranno fedeli a quelli descritti da Zia Row oppure l’ennesima agghiacciante storpiatura. Forse fisserete il nome dei personaggi degli altri fandom con sguardo interrogativo.
Inizio con l’avvertirvi che questa storia segue nella maniera più fedele possibile gli eventi dei libri, a partire da Il Prigioniero di Azkaban. Di conseguenza personaggi, eventi, coppie e amicizie vari saranno gli stessi del libro – si spera. I personaggi esterni, sia quelli inventati sia quelli appartenenti ad altri fandom, non modificheranno alcun evento, sono semplicemente immersi nella storia e si adattano a essa, non avviene mai il contrario (altrimenti saremmo state ben felici di salvare Lupin e Fred nella battaglia finale, mannaggia a noi che siamo grandi fan del caro vecchio canon).
I personaggi Disney e de Le Cronache di Narnia faranno una capatina in qualità di compagni di classe; avevamo bisogno di studenti e quindi abbiamo messo i nostri personaggi preferiti, le cui storie sono state adattate al mondo di Harry Potter.
Vi lascio una brevissima ma necessaria presentazione (+ aesthetic) dei personaggi principali, così potete farvi un’idea su di loro, anche se imparerete a conoscerli nel corso della storia.
 
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Francine Mary “Frannie” Firwood (protagonista)
Status: Purosangue
Anno: V
Casa: Serpeverde
Frannie tra i tre è la festaiola. È lei che finisce per avere le idee che poi mettono tutti nei guai. La sua famiglia è una delle sacre ventotto, ed è amica dei Malfoy. Sa fare magie senza bacchetta, trucco che ha imparato durante un semestre di scambio a Uagadou, scuola ugandese.
 
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Margaret “Mag” Rosander (protagonista)
Status: Nata Babbana
Anno: V
Casa: Serpeverde
Margaret è la coscienza del trio. È sempre in prima linea quando c’è bisogno di calmare le due teste calde dei suoi amici, ma spesso si lascia trascinare nelle loro pazzie. È Serpeverde e Nata Babbana, e ne va fiera. Il suo sogno è quello di insegnare a Hogwarts, ed è disposta a tutto per realizzarlo.
 
  Ed
Edmund Pevensie (protagonista)
Status: Purosangue
Anno: V
Casa: Serpeverde
Edmund è uno dei membri del trio, è il terzo della famiglia Pevensie, in perenne conflitto con i fratelli. Ama le sue amiche più di ogni cosa, anche se ha problemi a dimostrarlo. È allergico alla Magia Oscura, si accorge quando c’è un mago oscuro nelle vicinanze.

 
  Tony
Anthony “Tony” McMartian
Status: Mezzosangue
Anno: V
Casa: Tassorosso
Tony è un Tassorosso in classe con il trio; è un ragazzo educato e pacifico ed è la cotta storica di Frannie. Sogna di diventare medico ed è molto affezionato a suo padre.
 
  Laetitia
Laetitia “Laets” Oaks
Status: Mezzosangue
Anno: V
Casa: Corvonero
Laetitia è molto amica del trio, soprattutto di Margaret. Corvonero brillante ma molto sbadata, sempre in prima linea per la difesa dei diritti delle minoranze. È in perenne ritardo e anche lei sogna di diventare insegnante.

 
Mary-Sue
Mary Sue
Anno: III
Status: Nata Babbana
Casa: Serpeverde
Che dire di Mary Sue? Lei è unica nel suo genere. Ha i capelli d’oro come il grano maturo, gli occhi verde bosco ed è sempre convinta di fare la cosa giusta. Pensa che tutti i ragazzi siano innamorati di lei, ma in realtà tutti a Hogwarts pensano che sia ridicola. Ha una cotta per Draco e per Edmund, ma non ricorda mai il nome di quest’ultimo e finisce per chiamarlo sempre in modo diverso. È in classe con Harry, Ron e Hermione e pensa di essere la migliore amica di Harry, che in realtà ha paura di lei.
 
In ultimo vi lascio una legenda dei personaggi che incontreremo durante l’anno. Ricordo che in questa storia Harry Potter è al terzo anno, mentre i protagonisti sono del quinto, coetanei di Fred e George.  
 


HOGWARTS – ANNO SCOLASTICO 1993-94
 
Settimo anno:
  • Oliver Baston (Grifondoro)
  • Esmeralda (Grifondoro) (Il Gobbo di Notre Dame)
  • Febo (Grifondoro) (Il Gobbo di Notre Dame)
  • Peter Pevensie (Tassorosso) (Le Cronache di Narnia)
Sesto anno:
  • Susan Pevensie (Corvonero) (Le Cronache di Narnia)
  • Cedric Diggory (Tassorosso)
  • Hans Westergard (Serpeverde) (Frozen)
  • Philip (Grifondoro) (La bella addormentata nel bosco)
  • Terrence Higgs (Serpeverde)
Quinto anno:
  • Margaret “Mag” Rosander (Serpeverde)
  • Francine Mary “Frannie” Firwood (Serpeverde)
  • Jasmine (Serpeverde) (Aladdin)
  • Laetitia “Laets” Oaks (Corvonero)
  • Anthony “Tony” McMartian (Tassorosso)
  • Aladdin (Grifondoro) (Aladdin)
  • Edmund “Ed” Pevensie (Serpeverde) (Le Cronache di Narnia)
  • Fred e George Weasley (Grifondoro)
  • Montague (Serpeverde)
  • Adrian Pucey (Serpeverde)
  • Miles Bletchley (Serpeverde)
  • Aurora (Tassorosso) (La bella addormentata nel bosco)
  • Elsa (Corvonero) (Frozen)
  • Belle (Corvonero) (La bella e la bestia)
Terzo anno:
  • Harry
  • Hermione
  • Ron
  • Draco
  • Neville
  • Pansy Parkinson
  • Daphne Greengrass
  • Zabini
  • Mary Sue (Serpeverde) (Tutti conoscono almeno una Mary Sue, è multifandom)
Secondo anno:
  • Luna Lovegood
  • Ginny Weasley
  • Lucy Pevensie (Grifondoro) (Le Cronache di Narnia)
  • Colin Canon

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Capitolo 2
*** Prologo – Arrivo a Hogwarts ***


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Prologo

ARRIVO A HOGWARTS
 
Il viaggio era durato più del necessario ed era arrivata a King’s Cross solo una ventina di minuti prima della partenza, un orario inaccettabile per l’ansia con cui Margaret aveva viaggiato in auto con i suoi genitori. Dal momento che abitava in una regione piuttosto lontana e isolata da tutti e non aveva Mezzi Magici per spostarsi, non vedeva l’ora di arrivare in stazione per salutare tutti gli amici che non vedeva da giugno.
Non appena ebbe superato la barriera che separava il mondo dei Babbani da quello dei Maghi, fu travolta da una serie di rumori molto forti: il treno stava fischiando proprio in quel momento, da vari gruppi di ragazzi si sollevavano schiamazzi, grida e risate, gufi e gatti, tutti nelle loro gabbiette, emettevano versi sommessi, un misto di rabbia e spavento per la gran confusione che li circondava.
La prima persona conosciuta che riuscì a intravedere fu Susan Pevensie, la quale si stava accingendo a salire sul treno. Dei suoi fratelli non c’era traccia, quindi dovevano essere già dentro.  
“Speriamo che Ed ci tenga il posto” pensò guardandosi intorno alla ricerca di qualcun altro.
Proprio mentre si dirigeva a fatica verso il treno, venne urtata da un Grifondoro del secondo anno, piuttosto goffo, che senza neanche guardarla in faccia le chiese scusa e si defilò. C’era moltissima gente e Mag faceva fatica a muoversi con il carrello. Ser Jaime continuava a miagolare spaventato e a ringhiare. Dopo aver camminato per una decina di metri, finalmente vide un gufo famigliare allargare le ali all’interno una gabbia che si trovava in cima a un carrello tenuto in mano da una ragazza dai lunghi capelli scuri. Frannie, la sua amica e compagna di stanza, si stava facendo largo fra la folla per correre da lei. Le due erano riuscite a vedersi durante l’estate, dato che Mag l’aveva ospitata a casa sua per una settimana, ma comunque non si vedevano da più di un mese. Dopo essersi salutate e abbracciate si diressero verso la famiglia di Frannie per fare gli ultimi saluti prima di salire sul treno.
“Margaret!” la salutò cordialmente il padre dell’amica tendendole la mano.
“Buongiorno!” sorrise la ragazza, ma prima che potesse fare le domande di rito ai Firwood, lo udì.
“Ciao Frannie!” disse una voce alle loro spalle.
Sentendola, Mag lottò contro sé stessa per non fare una smorfia.
Draco Malfoy passò insieme al padre davanti al gruppetto e salutò calorosamente tutti, specialmente i genitori Purosangue di Frannie, mentre a Mag riservò un semplice “Rosander” da etichetta. Lucius Malfoy strinse la mano ai coniugi Firwood ma nessuno di loro andò oltre i convenevoli. La madre di Frannie, Jane, chiese a Lucius di salutarle Narcissa, ma non sembrava molto interessata.
“Non le sta molto simpatica, a dire il vero” confidò Frannie a Margaret mentre si avviavano da sole verso il treno, dopo aver posato i bagagli ed essere rimaste sole con i loro animali da compagnia. Per evitare la calca dell’ultimo momento avevano deciso di salire il prima possibile, una mossa piuttosto astuta che ormai ripetevano da qualche anno.
“Credo di aver visto i Pevensie prima, o forse era solo Susan” disse Margaret mentre si facevano strada superando un gruppetto di streghe del secondo anno che avevano deciso di mettersi in mezzo al corridoio, incuranti della gente che doveva passare.
“Ed ci avrà tenuto il posto” disse Frannie allegramente.
Fortunatamente il loro amico le aveva aspettate per davvero e aveva tenuto loro l’intero scomparto, occupato per il momento solo dalla sorellina Lucy, che era lì per fargli compagnia in attesa delle amiche.
“Ma guarda chi si vede!” esclamò Frannie entrando nello scomparto.
Edmund riconobbe subito la voce e sollevò il viso con un sorriso felice.
“Eccovi!” disse alzandosi in piedi.
I tre compagni di Casa si abbracciarono a lungo. Avevano sentito molto la mancanza reciproca. Poco dopo entrò l’altra compagna di dormitorio di Mag e Frannie, Jasmine, seguita da Aladdin, il suo amico-quasi-fidanzato che abitava come lei in Arabia ma era Grifondoro.
Un minuto prima che il treno partisse, arrivò anche Laetitia, in ritardo come al solito, ma anche tranquilla come al solito. Credeva sempre nella bontà della sorte, e in effetti in cinque anni non aveva mai perso l’Espresso del primo settembre. Insieme a lei era arrivato un manipolo di teste rosse che si stava dirigendo correndo verso il treno, destando l’attenzione di probabilmente tutto il vagone. Non tanto per il ritardo solito col quale i Weasley arrivavano a King’s Cross, ma perché in mezzo a loro c’era Harry Potter. Gli altri maghi non si sarebbero mai abituati alla sua presenza, nemmeno dopo tre anni dal suo ritorno nel mondo magico.
“Quest’anno Potter girerà con la scorta, me lo sento” disse Edmund lasciandosi cadere sul sedile.
“Ah, ho letto” rispose Laetitia sistemandosi gli occhiali dopo aver abbracciato Jasmine.
“…Ma Black non cercherà di entrare a Hogwarts, sarebbe davvero stupido da parte sua” intervenne Frannie “Silente avrà sicuramente pensato a qualcosa per fermarlo”
“In ogni caso, mi dispiace per lui, scommetto che alcuni membri della nostra Casa non perderanno l’occasione per prendersi gioco di lui” sospirò Margaret.
 “Mag, Draco è un idiota, lascia perdere” rispose Jasmine facendo cadere i lunghi capelli corvini in avanti mentre sistemava le stringhe della scarpa.
Frannie sbuffò ma non disse nulla.
“…Speriamo almeno che l’insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure sia capace di insegnarci qualche incantesimo, oltre alla sua biografia fasulla” concluse Aladdin, che fino a quel momento non aveva parlato. Era troppo occupato ad ammirare la chioma nera di Jasmine.
Cambiarono discorso piuttosto velocemente. Avevano davanti tutto l’anno per parlare del nuovo insegnante di Difesa. Ora dovevano rimediare ai due mesi e mezzo passati senza vedersi. Uno ad uno si raccontarono le loro estati.
Jasmine era tornata in Arabia per stare dai nonni e dal padre, dove per poco non la promettevano in sposa ad un certo Jafar, uno stregone di dubbia moralità, per giunta più vecchio di lei. Alla fine era tornata in Inghilterra con suo padre arrabbiatissima, ripetendogli che lei aveva ben in mente cosa avrebbe fatto della sua vita e soprattutto chi avrebbe sposato. Lo sapevamo tutti tranne Aladdin, forse perché era lui il diretto interessato. Frannie e George Weasley avevano scommesso che entro Natale i due si sarebbero messi insieme, mentre Mag e Fred sostenevano che sarebbe successo al massimo per Halloween: si desideravano troppo.
Laetitia invece, da Mezzosangue, aveva trascorso la sua estate un po’ nel mondo Babbano a far volontariato tra i ragazzi e un po’ nel mondo magico insieme alle sue sorelle.
Edmund era stato a casa di uno zio a detta sua un po’ pazzo, il quale aveva raccontato a lui e ai suoi fratelli le sue strane avventure nella magica terra di Narnia. Era anche stato al mare, infatti era un po’ meno pallido del solito.
Poi fu il turno di Frannie, che aveva trascorso una parte di estate nella villa di famiglia in Sardegna e un po’ a casa di Margaret, che le aveva fatto conoscere da vicino il mondo Babbano. Quest’ultima era stata al mare e aveva visitato qualche città italiana alla ricerca di tracce di magia, trovandone alcune molto interessanti a Roma. Non vedeva l’ora di descriverle nei temi di Storia della Magia, ma questo non lo disse ai suoi amici, dato che l’avrebbero sicuramente presa in giro per questo suo lato da secchiona. Lei era una degli unici due studenti del loro anno che non avevano problemi nel rimanere ad ascoltare quasi sempre le lezioni del noiosissimo professor Rüf. L’altro eroe era Tony McMartian, un ragazzo di Tassorosso per cui Frannie aveva una cotta da anni.
Passarono quasi tre ore. Dopo pranzo, proprio mentre Mag iniziava ad assopirsi contro il finestrino e Laetitia tirava fuori un libro dalla borsa, fecero irruzione nello scomparto i gemelli Weasley. I due avevano iniziato il loro giro di scherzi fra i compagni di corso e altri poveri sventurati. Solitamente si tenevano alla larga dai Serpeverde, ma con quasi tutti i loro compagni di classe avevano un bel rapporto, soprattutto con Frannie, Mag e Edmund, tanto che dopo aver lanciato nello scomparto una manciata di Ciccorane saltellanti, si fermarono per salutarsi come si deve e per raccontare del loro viaggio in Egitto.
“…Abbiamo visto i bambini egiziani giocare a Quidditch sui tappeti volanti!” raccontò George.
“…Uno spettacolo orribile…” aggiunse il gemello.
“Decisamente orribile” concluse il primo; si trovavano tutti d’accordo tranne Jasmine, che garantì agli altri che almeno sarebbe stato più sicuro nel caso in cui fossero caduti, dal momento che i migliori Tappeti Volanti corrono in salvo del conducente in caso di caduta.
Dopo una mezzoretta i gemelli se ne andarono dicendo di avere delle Cioccorane false da rifilare ad alcuni Tassorosso del secondo anno.
“Sapete che in qualità di Prefetto dovrei fermarvi, vero?” intervenne Frannie incrociando le braccia con fare imperioso.
“Non fare la guastafeste, Firwood, altrimenti poi non ti godrai la festa alla Testa di Porco di sabato!” rispose George facendo l’occhiolino a tutti e defilandosi.
“Iniziamo bene, allora” disse Mag con un tono tutt’altro che seccato.
“Se la mettono così…” disse Frannie mettendosi comoda e accavallando le gambe con noncuranza.
Durante l’estate, proprio quando Frannie si trovava da Margaret, erano arrivati i gufi con il solito elenco dei libri da acquistare per il nuovo anno scolastico, e insieme all’elenco della ragazza era arrivato l’avviso che era stata nominata Prefetto. Erano state entrambe molto contente e avevano passato i giorni successivi a immaginare come si sarebbero servite di questa nuova importante carica, e soprattutto delle feste private nel bagno dei prefetti che avrebbero dato almeno una volta al mese. Qualche giorno dopo avevano scoperto tramite posta che Edmund era l’altro Prefetto Serpeverde. Sarebbe stato un anno magnifico.
Verso metà pomeriggio i nuovi Prefetti avrebbero dovuto recarsi nella carrozza principale per ricevere le prime istruzioni dai Caposcuola, così il gruppo decise di ingannare il tempo giocando a Scacchi e a Spara Schioppo. Erano ormai passate le quattro quando il treno frenò improvvisamente e così bruscamente che Laetitia quasi si ritrovò addosso a Edmund, davanti a lei.
“Ma che…?” gridò Frannie, che invece era rimasta schiacciata contro il sedile.
“Perché si ferma?!” esclamò Edmund alzandosi in piedi non appena l’Espresso fu fermo. Proprio mentre questi si alzava, tutte le luci si spensero, spaventando Margaret, che non riuscì a trattenere uno squittio.
Lumos!” la bacchetta di Jasmine si illuminò leggermente ma ben presto si spense.
“Scusate, ci riprovo” disse mentre anche gli altri tiravano fuori le loro bacchette. Un gelo innaturale si diffuse nell’ambiente, come se d’un tratto il sistema di riscaldamento avesse deciso di buttare fuori aria gelida al posto di quella calda. Ma non era solo il gelo. All’improvviso si dimenticarono tutti di tentare di far luce perché altri pensieri si erano insinuati nella loro mente.
È difficile spiegare una sensazione del genere. È come quando ci si trova in montagna e si esce senza ombrello perché in alto c’è il sole e il cielo è limpido, ma poi nel pomeriggio arriva un vento così forte che porta le nuvole, e neanche un’ora dopo sta grandinando e ci si ritrova in mezzo a una pineta scossa da un temporale, e si inizia a contemplare l’idea che la propria ora sia ormai vicina. Quello che successe sull’Espresso per Hogwarts fu simile, ma molto più rapido. E anche peggiore.
Completamente al buio, gli unici che continuarono a tentare di portare un po’ di luce furono Margaret, Laetitia e Aladdin, ma poi anche loro a un certo punto smisero di provare e fissarono il buio con sguardo vitreo come gli altri.
Un sottile strato di ghiaccio si formò sui vetri e un rumore inquietante arrivò dal corridoio. Sembrava un respiro, un respiro rauco. Una figura alta e nera stava avanzando lentamente lungo la carrozza. Quando la videro, capirono all’istante di cosa si trattava e in un ultimo sprazzo di lucidità si alzarono in piedi e si schiacciarono contro il finestrino esterno; Edmund si coprì la testa con le mani, sperando di evitare che il freddo non si insinuasse anche dentro di lui, lasciando la strada a pensieri terribili. Aladdin invece abbracciò Jasmine, cercando di proteggerla. Frannie cercò disperatamente di evocare un Patronus, ma sapendo solo la teoria e non la pratica, dalla sua bacchetta non uscì nemmeno una fievole luce bianca. Non era preparata per un attacco del genere, nessuno di loro lo era.
Quando il Dissennatore fu davanti al loro scomparto esitò per alcuni istanti che si dilatarono all’infinito. Nessuno poté evitare che la personale disperazione si facesse strada nella propria mente.  Non si accorsero nemmeno che era passato oltre: la scia di infelicità che portava con sé quella creatura aveva avvinghiato i loro cuori e non li lasciava andare. Uscirono dallo stato di catatonia solo quando videro che da sinistra, cioè da dove era arrivata quella creatura, si stava facendo largo una luce bianca e argentata, un raggio di sole in quel vortice di buio e di gelo. La luce divenne più intensa e intravidero la forma di un animale simile a un leone, anzi, era proprio un leone, seguito da un passero che gli volava accanto. Il leone caricò contro il Dissennatore che uscì dal treno. Iniziarono a riprendersi, poco dopo in tutto lo scomparto tornò la luce e il calore. Sembrava quasi che non se ne fossero mai andati, ma per uno strano motivo, era impossibile percepirli in presenza del Dissennatore.
Dopo alcuni istanti di silenzio, Aladdin fu il primo a parlare.
“Era…Era…”
“Sì” rispose Margaret, che aveva il volto rigato dalle lacrime.
“Ma cosa ci faceva un Dissennatore qui? È grave, praticamente siamo tutti disarmati!” disse Laetitia con la voce incrinata.
“Per Sirius Black, ovvio. Vorranno controllare che non sia sulle costole di Potter. Ma è davvero assurdo mandarne uno qui sopra!” esclamò Frannie con rabbia.
Quei pochi istanti di gelo avevano riportato alla mente di tutti dei ricordi terribili.  
Edmund rimase in silenzio, assorto nei suoi pensieri. Tutti lo guardarono, Frannie fece per dirgli qualcosa quando la porta si aprì e fece capolino Peter Pevensie, il fratello maggiore di Edmund, seguito da un ragazzo Corvonero. I Patronus dovevano appartenere a loro. Peter sfoggiava la sua nuova spilla da caposcuola e si era già messo la divisa.
“State bene, ragazzi? Ed?” chiese velocemente. Con ogni probabilità stava facendo un giro rapido della carrozza.
“Sì, noi…” rispose Frannie provando a spiegare meglio la situazione, ma fu interrotta bruscamente dal Caposcuola che li guardò uno ad uno per assicurarsi che stessero davvero bene, e poi si dileguò scusandosi per la fretta.
Certo, stavano bene ed erano vivi, ma erano tutti pallidissimi. Davvero scossi. Rimasero ancora in silenzio, quando l’attenzione di tutti fu attratta dal rumore di carta che veniva stracciata.
“Fortunatamente ho sempre con me delle Cioccorane!” disse Laetitia a bassa voce “Ho letto che il cioccolato fa bene in queste occasioni. Tenete, ce ne sono due a testa.”
Solo sentendo il profumo del cioccolato iniziarono a sentirsi un po’ meglio, però mangiarono in silenzio.
Videro un uomo correre verso la locomotiva e tornare poco dopo, proprio mentre il treno stava ripartendo; si chiesero chi fosse, dato che era decisamente troppo grande per essere uno studente. Edmund continuava a tacere, tanto che a un certo punto Frannie dovette dargli una gomitata per dirgli che era il momento di andare con gli altri prefetti nella carrozza principale. Si salutarono e si diedero appuntamento alla Sala Grande per il banchetto di inizio anno.
I ragazzi che erano rimasti non parlarono molto per il tutto resto del viaggio. Laetitia prese un libro e fece finta di leggere, anche se evidentemente non era molto dell’umore. Lo stesso fece Margaret, che si sentiva ancora piuttosto sconvolta e svuotata dall’accaduto. Jasmine e Aladdin iniziarono a parlottare fra loro verso la fine del viaggio.
Poco prima che arrivassero udirono un gran trambusto, seguito a parecchie risate. Videro un volto famigliare che si avvicinava alla porta di vetro e la apriva. Draco Malfoy fece il suo ingresso e scrutò i presenti soffermandosi su Aladdin e Laetitia, che probabilmente reputava fuori posto, troppo vicini a lui. Poi si rivolse a Jasmine e a Margaret e le informò sogghignando che Harry Potter si era sentito male. Era piuttosto pallido, più del solito, ma non la smetteva di ridere.
“E perché dovrebbe interessarci?” chiese Jasmine lanciando uno sguardo eloquente a Margaret.
“Perché è l’unico che è svenuto, in tutto il treno! Ho sentito quell’idiota di Paciock che lo diceva ai suoi amichetti!” rispose ridendo, convinto che la cosa potesse apparire divertente.
“Lascialo stare, tutti siamo scossi, qui” disse fra i denti Margaret, che non aveva molta simpatia per quel ragazzo, soprattutto quando si prendeva gioco delle sofferenze delle persone, di Potter in particolare.
“Va bene, va bene. Ci vediamo.” disse indispettito chiudendosi la porta alle spalle.
“Povero ragazzo, se è vero quel che dicono per lui deve essere molto duro l’impatto con dei Dissennatori…” disse Laetitia cercando di virare la discussione da “Non sopporto Malfoy” a “Povero Potter” per non infiammare prematuramente gli animi.
Parlarono per quel che restava del viaggio di Harry Potter e di quel che sapevano su Sirius Black e si prepararono per l’arrivo, indossando finalmente le divise.
Quando scesero dal treno furono accolti da una pioggia gelata davvero fastidiosa, soprattutto dopo quel viaggio movimentato.
I Prefetti si facevano largo fra i ragazzi e cercavano gli studenti del primo anno per mandarli da Hagrid, poi supervisionarono la partenza sulle carrozze per gli altri studenti.
Quando finalmente entrarono nella Sala Grande erano tutti fradici, ma rimediarono subito con una magia che avevano imparato l’anno prima.
Mag e Jas si sedettero al tavolo destinato alla casa Serpeverde con Frannie ed Edmund e attesero il discorso di Silente.
“Malfoy è…” iniziò Mag prima che il preside si alzasse in piedi per il discorso di apertura.
“…Un idiota. Lo so. Harry Potter è svenuto e non ha perso l’occasione per prenderlo in giro… non farne un dramma, sai come è fatto.” tagliò corto Frannie “Comunque, Silente è furioso per quello che è successo sul treno, l’ho sentito parlare con Piton, era arrabbiatissimo”
Guardarono il preside da lontano e lo videro parlottare con la professoressa McGranitt, poi si alzò e iniziò il suo discorso, tutti si zittirono.
Il banchetto fu un toccasana per gli studenti. Prima che arrivassero i dolci avevano quasi dimenticato l’accaduto, quando i primi pasticcini alla crema e al cioccolato fecero capolino sul tavolo la disperazione era ormai lontana e anche Edmund cominciò a partecipare alla conversazione.
“Avete notato che Edmund era un po’ strano? Insomma, non ha quasi detto una parola per tutto il tempo!” disse Mag mentre si dirigevano verso i dormitori. Jasmine era rimasta indietro per salutare alcune amiche Tassorosso.
“Sì, è vero, ma non ha voluto parlare con me. Gli passerà, magari domani gli chiediamo se sta meglio” rispose Frannie; proprio in quel momento lo videro parlottare con la sorella minore, Lucy e con la coda dell’occhio la videro abbracciarlo. Probabilmente il Dissennatore gli aveva fatto rivivere qualcosa di molto brutto.
I sotterranei non erano eccessivamente lontani dalla Sala Grande. Frannie ed Edmund aprirono la fila per portare i nuovi Serpeverde verso i dormitori e per dir loro la nuova parola d’ordine – Horned Serpent – mentre Mag e Jasmine rimasero indietro per stare con i compagni di classe e per salutarli come si deve. Ben presto si ritrovarono nella cara, vecchia, magnifica Sala Comune, adornata con tende di broccato verde e argento e inondata dalla luce verde dell’acqua del Lago Nero.
Erano tutti piuttosto stanchi, perciò si salutarono e andarono subito nei rispettivi dormitori, dove trovarono i bagagli già sistemati, i letti caldi e una tisana fumante pronta per essere bevuta in compagnia.
“…Ho salutato Tony, prima” Frannie si buttò sul letto dopo essersi messa il pigiama “è ancora più bello dell’anno scorso”
“Io non ho ancora visto Philip, spero di vederlo a colazione, domani” sospirò Mag sedendosi e stringendo fra le mani la tazza fumante.
“Aladdin mi ha tenuto la mano per tutto il resto del viaggio, ormai è mio” trillò Jasmine buttandosi sul letto di Frannie senza alcuna voglia di dormire.
Rimasero a parlare fino a notte fonda, poi, quando si accorsero che Margaret si era addormentata, anche le altre due decisero di mettersi a dormire. Quell’anno si prospettava molto interessante, ma non avevano ancora idea quanto.

 
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Note:
Potete seguire gli aggiornamenti di questa storia nella mia pagina facebook 
Harley Sparrow - EFP 
È stato fatto notare a me e alla mia co-autrice che questa storia può risultare un po' difficile da seguire a causa della presenza di una grande quantità di personaggi, nessuno dei quali viene introdotto alla maniera "solita", ossia con una descrizione accurata di come è fatto fisicamente e caratterialmente. Ribadisco che se avete perplessità, domande e consigli, io sono più che felice di ascoltarvi e rispondervi. Come ho scritto all'inizio, capisco che possa risultare difficile stare al nostro passo, dato che la storia è partita come divertimento personale e quindi finiamo spesso col dare molte cose per scontate. Fatevi sentire!

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Capitolo 3
*** L'inizio ***


L’INIZIO
 
Margaret aprì pigramente gli occhi alle sei e mezza. Sbuffò, rigirandosi nel letto. Non appena si voltò stiracchiandosi sul fianco opposto e posò lo sguardo dall’altra parte della stanza, sgranò gli occhi e si mise a sedere, sbattendo le palpebre incredula. La luce del bagno era accesa, e lei era sempre la prima a svegliarsi.
Si guardò intorno confusa per capire chi si era alzato e vide il letto di Jasmine, accanto al suo, ancora occupato.
“Ci mancherebbe altro”, pensò amabilmente, “e chi la sveglia quella?”.
Allungò il collo e guardò verso il letto di Frannie. Il copriletto verde-argento era spostato disordinatamente di lato, lasciando scoperto il lenzuolo bianco. I due cuscini erano caduti sul pavimento e non erano stati raccolti. La ragazza alzò gli occhi al cielo.
«Frannie?» chiese con la voce impastata dal sonno.
«Buongiorno, principessa!» rispose una voce cordiale oltre la porta del bagno.
«Che ci fai in piedi a quest'ora?»
L'amica si affacciò nella stanza mentre si stava facendo il nodo alla cravatta. Era già completamente vestita.
«Ma che...?» mugugnò Margaret perplessa, vedendola già pronta.
«Oh, nulla di che. Oggi è la prima lezione con il nuovo prof di difesa contro le arti oscure. Mi hanno detto che è un professore perbene. Perbene Mag, capisci? Da quanto tempo non abbiamo un professore di arti oscure perbene?»
L'altra la guardò non del tutto convinta.
«Non l’abbiamo mai…»
«…E non è tutto! È anche giovane e misterioso... è un ex Auror che ha combattuto nella prima guerra magica... dicono che abbia le ferite di guerra sul viso! Capito eh, Mag? Le ferite di guerra! Non è fico?»
Frannie sospirò con lo sguardo sognante, sorridendo al pensiero.
Prima che Margaret potesse dire qualcosa, dal letto accanto si levò una voce assonnata.
«Shhhhh! Silenzio! C'è qualcuno che sta cercando di dormire qui!»
Dal copriletto ricamato proprio accanto a loro spuntavano solo ciuffi di capelli neri.
Jasmine, sempre l'ultima ad alzarsi, si stava lamentando rannicchiata nel letto. Miles invece non dava segni di vita, dormiva ancora profondamente.
«Beh, smettila allora! È ora di svegliarsi!» esclamò Mag, ora del tutto sveglia, tirandole il cuscino e ridendo.
La ragazza, senza uscire da sotto le coperte, borbottò qualcosa tra i denti.
«Andiamo Jas, alzati, non vorrai arrivare tardi già la prima settimana!»
Da sotto il fagotto arrivò una serie di sbuffi che suonò un po' come un “sai cosa me ne importa”.
Finalmente, dopo qualche minuto, mentre Margaret era in bagno a lavarsi e Frannie era impegnata a far roteare la spilla da Prefetto nella stanza cercando di centrare il cestino, Jasmine uscì dal letto tra mille sbadigli e iniziò a prepararsi.
Quando tutte e tre furono pronte uscirono di fretta dal dormitorio dirette verso la Sala Grande. Attraversando i sotterranei videro Edmund vicino alla finestra sul lago, chino su una scacchiera davanti a un Blaise Zabini meditabondo. Sentendole entrare alzò la testa dalla partita proprio mentre la torre nera dell'altro era intenta ad abbattere il suo cavallo bianco. I riflessi verdastri del lago nero gli illuminavano il volto disteso.
«Ah, eccovi!» esclamò alzandosi e lisciandosi i pantaloni della divisa,
«Vi stavo aspettando!»
«Ehi! Non abbiamo finito la partita!» grugnì infastidito l'altro.
Edmund si girò distrattamente verso l'avversario, alzando un sopracciglio.
«Tu dici? Scacco matto»
L'alfiere bianco avanzò di mezza scacchiera e senza ostacoli raggiunse il re nero, tagliandogli la testa.
«Cosa...? Come...?»
«Ti preoccupi troppo del cavallo, Zabini. Esistono anche le altre pedine, lo sai vero?»
Raggiunse ridendo le ragazze, Jasmine gli batté una mano sulla spalla, il ragazzo dietro di loro era rimasto senza parole.
«Grande Ed! Hai visto la sua faccia?» chiese Frannie ridendo e tenendosi la pancia con le mani.
«Dici che si arrenderà mai?» chiese Margaret con un sorriso.
«Dopo quante, duecento sconfitte consecutive? No, ormai ho smesso di sperarci!» rispose il ragazzo sorridendo con sguardo vispo un attimo prima di entrare nella Sala Grande per la colazione.
La sala era ancora quasi vuota, al tavolo dei Grifondoro un ragazzo si sbracciò per salutarli.
«Ciao Fred!» esclamò Frannie avvicinandosi.
«Pronto per la lezione?»
«Io sono nato pronto, tesoro.» rispose facendo l'occhiolino.
Margaret dietro di loro alzò gli occhi al cielo, e Jasmine le mise una mano sulla spalla.
«Dov'è George?» chiese Edmund aggrottando la fronte. Raramente i gemelli si vedevano separati.
«Oh, nulla di che, è andato a confrontarsi con Thomas per la compilation di questo venerdì. Qualcuno si è lamentato perché l'anno scorso non abbiamo messo neanche una canzone babbana.»
Il ragazzo sospirò sonoramente.
«Oh, in questo caso se vuoi posso aiutarti anch'io!» intervenne Margaret in tono gentile, entusiasta.
Weasley la guardò dubbioso.
«Perché? Tu saresti...?»
Lei aggrottò la fronte.
«Sono Nata Babbana, non lo sapevi?!» rispose guardandolo incerta. Benché non fosse esattamente considerabile un vanto a Hogwarts, la ragazza non mancava mai di specificarlo con un certo orgoglio, quando richiesto.
Vedendo l'espressione stupita dell'altro, Edmund si affrettò ad aggiungere in tono scherzoso ma sottilmente amaro,
«Ne abbiamo anche tra i Serpeverde, sai? Non siamo alieni, siamo maghi come tutti gli altri!»
«No no, certo, io non intendevo... non ci avevo mai pensato, ecco.»
I ragazzi vennero distratti dalla porta che si aprì, George Weasley entrò trafelato insieme a Dean Thomas e a Seamus Finnigan. I tre ridevano e si prendevano amichevolmente a gomitate, sembrava che George avesse appena fatto una battuta.
Jasmine si fermò al tavolo dei Grifondoro a salutare Aladdin, mentre gli altri si sedettero a quello della loro Casa scambiandosi uno sguardo complice. Iniziarono ad addentare il pan di spagna, Edmund si versò del succo di zucca nel bicchiere.
«Abbiamo il pomeriggio libero, non è fantastico?»
Esclamò Margaret mentre infilava due frittelle in un tovagliolo e lo chiudeva con attenzione.
«Che diavolo fai?» le chiese Edmund con un mezzo sorriso.
«È per Laetitia, così almeno oggi non arriverà in ritardo!»
Lui sorrise scuotendo la testa.
«Buona idea, Mag! Perché non ci abbiamo pensato prima?»
Frannie era rimasta assolutamente estranea al discorso. Stava fissando il tavolo dei Tassorosso, pensierosa.
Un ragazzo alto, dagli occhi chiari e un accenno di barba color caramello, stava mangiando una torta paradiso mentre parlava distrattamente con Cedric Diggory. Aveva l'aria assonnata ma era abbastanza sereno. La ragazza si sentì scuotere per il braccio.
«Ehi... ehi! Terra chiama Frannie! Ma ci stai ascoltando?»
Mag la rimproverò lanciandole uno sguardo severo, pur senza riuscire a trattenere un sorriso.
«Oh, scusate. Stavo pensando.»
«Ah, ora si chiama “pensare”, quello?» chiese Edmund ridendo a bassa voce «Quand'è che gli chiederai di uscire?»
Lei sospirò e si strinse nelle spalle.
«Non so, lui è... è diverso.»
«Ti capisco.»
Sussurrò Margaret mentre un ragazzo Grifondoro entrava nella sala. La ragazza lo guardò andare verso il suo tavolo e sedersi mentre si sistemava i capelli castani con le dita. Philip sorrise a Peter Pevensie, nel tavolo vicino, e si riempì il piatto di frittelle. Il sorriso del ragazzo era davvero spontaneo e contagioso, sembrava rallegrare tutto il tavolo… ma non Margaret.
«Sì, ti capisco bene.»
Sospirò la ragazza.
Le due ragazze fissarono il piatto senza dire più nulla.
«Ok, ok, adesso basta.»
Esclamò Edmund contrito, alzandosi in piedi.
«Non vi permetto di iniziare così la giornata! Animo, oggi dobbiamo testare il nuovo professore, per non parlare del pomeriggio libero! Non c'è niente per cui dovremmo essere tristi stamattina.»
Frannie si morse il labbro.
«Sì Ed, hai ragione, scusami.»
La ragazza scosse la testa scacciando i cattivi pensieri e sorrise all'amico, seguita a ruota da Margaret.
Dopo aver concluso la colazione con calma e aver sfogliato la Gazzetta del Profeta – Edmund era abbonato da un paio d’anni – Jasmine li raggiunse al tavolo e i ragazzi decisero di avviarsi verso la lezione.
Mentre attraversavano la sala, una ragazza Corvonero fece il suo ingresso trafelato e per poco non andò a sbattere contro Margaret, che sgranò gli occhi colpita.
«Laetitia, eccoti finalmente! Che fine avevi fatto?»
«Oh, scusate ragazzi, le scale non volevano proprio portarmi a colazione oggi! Hanno continuato a cambiare tutto il tempo.»
La ragazza si morse le labbra pulendosi le lenti degli occhiali con la manica,
«Andate già via?»
«Ehm, Laets, la lezione inizia tra dieci minuti.»
Commentò Frannie guardandola incerta.
«Oh cavolo, di già? Speriamo siano rimaste delle frittelle.»
Mag alzò gli occhi al cielo e le porse un fagottino.
«Ma cosa...?»
Lo aprì e spalancò gli occhi davanti alle frittelle ancora calde.
«E non dire che non ti penso mai!» aggiunse ridendo la Serpeverde.
«Grazie Mag, sei la migliore!» esclamò stringendola in un abbraccio, poi continuò.
«Che lezione abbiamo di bello?»
«Non hai ancora ritirato gli orari?» chiese Frannie incredula.
«Ehm, non ho avuto tempo...» rispose la ragazza facendo gli occhi dolci.
«Noi che dovremmo dire allora? Ce li siamo fatti consegnare da Piton! Almeno tu puoi andare da Vitious quando ti va!» rispose Edmund alzando gli occhi al cielo.
A quelle parole Margaret divertita tentò di appiattirsi i capelli, raddrizzò la schiena e fece un'espressione di disgusto. Si schiarì la voce, gli altri quattro la guardarono perplessi.
«Ecco. I vostri orari.» disse, scimmiottando il professore alla perfezione. Si voltò verso gli amici replicando la conversazione della sera prima.
«E... Pevensie? Firwood? Congratulazioni per la carica.»
I quattro amici si piegarono in due delle risate, Jasmine lanciò uno sguardo verso il tavolo dei professori. Il professor Piton li osservava dall’altra parte della stanza.
«Per la barba di Merlino Mag, sei identica!» esclamò Jasmine tra una risata e l'altra.
Mentre Laetitia masticava con gusto le sue frittelle tra un “cavolo, grazie Mag” e l'altro, il gruppetto si avviò verso l'aula di difesa contro le arti oscure.
Frannie si scurì improvvisamente in volto.
«Ehi Fran, cosa ti prende?» chiese Edmund preoccupato, avvicinandosi all'amica.
«Niente Ed, pensavo solo... Draco non si è visto a colazione, oggi. Non è strano?»
«Strano?» chiese Laetitia sorridendo,
«È una gran fortuna, per noi almeno. Probabilmente starà spaventando qualche Tassorosso del primo anno.»
«Sì, probabile.»
Concordò Margaret annuendo.
«Oh, come siete esagerate voi due.»
Commentò Frannie, sospirando.
«Esagerate noi due?» rise l'altra,
«Esagerato lui semmai, nell'essere un emerito...»
«Ok, ok, non ci scaldiamo, stiamo andando a lezione, ricordate?» disse Jasmine tenendo Laetitia per la mano, per tranquillizzarla.
“Sarà un lungo anno.” pensò Edmund, aprendo la porta dell'aula.
C’era già un nutrito gruppo di ragazzi del quinto anno, appartenenti a tutte le Case. Persino Tony, con le braccia conserte, attendeva in aula in mezzo a un gruppo di Tassorosso. Frannie arrossì. In fondo alla sala, un mobile era coperto da un pesante panno nero. Fred e George si avvicinarono ai nuovi arrivati separandosi dal gruppo di Angelina Johnson. Li salutarono calorosamente. Dopo qualche minuto Aladdin entrò nella stanza e si unì a loro.
«Margaret! Mag!»
La ragazza si voltò appena in tempo e una giovane Tassorosso alta, dai capelli biondi e lunghi sino ai fianchi la abbracciò forte.
«Aurora! Sono contenta di vederti!»
Lei sorrise, era molto bella. Edmund guardò nella loro direzione arrossendo vistosamente. Anche Fred e George sembrano colpiti.
«Anche io, davvero tanto! Un peccato che non ci siamo viste sul treno!»
«Già! Ti ho cercato con lo sguardo, ma non c'eri! Dimmi, come stai? Come sono andate le vacanze?»
Prima che la ragazza potesse rispondere, la porta si aprì di nuovo.
Un uomo sulla trentina, alto e pallido, dai capelli color sabbia, fece il suo ingresso nella stanza. L'espressione gioviale che aveva in viso faceva a pugni con l'aspetto debole e malato e con l'orrenda cicatrice che gli attraversava il volto.
Nell'aula calò il silenzio. I ragazzi si guardarono stupiti.
Avevano già visto il professore in Sala Grande, ma da lontano non erano minimamente riusciti a cogliere questi particolari straordinari. 
Gli studenti si guardarono sbigottiti, Frannie strinse il braccio a Margaret e mormorò
«È... bellissimo.»
«Non esattamente la parola che userei per descriverlo.»
Rispose Jasmine a bassa voce ghignando, ed Edmund le diede una gomitata divertito.
L'amica la ignorò e prese Mag per il braccio.
«Andiamo in prima fila, presto!»
Avanzò, spingendo gli altri studenti da parte.
Gli amici le seguirono a ruota, arrancando.
Quando gli studenti si furono sistemati, l'uomo allargò il sorriso.
«Piacere, ragazzi. Il mio nome è Remus John Lupin, e per quest'anno sarò il vostro professore di Difesa contro le Arti Oscure. Questa è la mia prima esperienza nell'insegnamento, quindi vi chiedo scusa se mai vi farò sentire a disagio e il favore di correggermi qualora questo accada.»
Il sorriso dell'uomo era dolce e rassicurante. Si sfregò le mani compiaciuto.
«Ma bando alle ciance, per oggi ho pensato per voi qualcosa di divertente per cominciare.»
Si girò verso il mobile misterioso, e con un cenno della bacchetta fece cadere il panno sul pavimento. Si rivelò essere un armadio a due ante piuttosto malconcio. Tremava terribilmente, come se qualcosa spingesse dall'interno per uscire.
«Qualcuno sa cosa potrebbe esserci qui dentro?»
Margaret alzò la mano, svelta.
«Sì signorina...?»
«Rosander, signore. Un molliccio, può darsi?»
«Benissimo, signorina Rosander, un molliccio! Cinque punti a Serpeverde!»
Frannie le diede una pacca sulla spalla e i Serpeverde esultarono con non troppa discrezione.
«E mi sa dire, signorina, che forma ha un molliccio?»
«Nessuno lo sa…»
Continuò Mag,
«Prende la forma delle più grandi paure di chi gli si trova davanti.»
«Eccellente. Altri cinque punti!»
La ragazza guardò gli amici soddisfatta, e loro ricambiarono fieri lo sguardo.
Dopo una breve lezione teorica sui mollicci e la loro scoperta che gli alunni rapiti segnarono diligentemente sulle pergamene, e dopo una breve spiegazione sul comportamento da tenere davanti a un molliccio, il professore ghignò in modo preoccupante.
«Chi vuole provare?»
Dopo un momento di realizzazione, tutte le mani si alzarono insieme, meno quella di qualche Tassorosso.
«Ok, ok, ho capito, andiamo per banchi, direi.»
Ridacchiò l'uomo compiaciuto.
«Hai visto?»
Borbottò Frannie al compagno accanto a lei,
«Ho fatto bene a farci mettere al primo banco!»
Edmund le sorrise convinto e annuì. In prima fila, sui quattro banchi, Edmund e Frannie, Mag e Laetitia, Jasmine e Aladdin e Fred e George sorrisero sornioni attendendo il loro turno.
«Prego, ragazzo!»
Chiamò il professore con un ampio gesto della mano.
«Con chi ho l'onore di parlare?»
«Edmund Pevensie, signore.»
Rispose educato, alzandosi e andando verso il docente, di fronte all'armadio.
«Bene signor Pevensie, è pronto? Ricorda l'incantesimo?»
Il ragazzo annuì con sguardo intenso e un sorriso incerto. Puntò la bacchetta verso il mobile, e il professore aprì l'anta lentamente.
Dall'armadio spuntò una donna, bellissima. La pelle candida, i capelli biondi e lunghi, gli occhi di ghiaccio e uno stupendo abito bianco. Il suo ghigno però era agghiacciante. Nella stanza tutti sussultarono all’unisono.
«Ciao Edmund. Da un po' che non ci si vede.»
Mag e Frannie si scambiarono uno sguardo perplesso, Edmund boccheggiò, sentendosi la gola secca.
Il professore osservò la scena con attenzione.
Il ragazzo chiuse gli occhi e strinse la bacchetta liscia di legno scuro dritta davanti a sé. Il tempo parve fermarsi e un gelo penetrante iniziò a diffondersi per l'aula. Edmund tremò, poi il suo sguardo si illuminò. Deglutì.
«Riddikulus.»
Disse, con voce ferma.
L'istante dopo la donna portava gli abiti di Babbo Natale, persino la barba. Tentò di coprirsi in evidente imbarazzo, il sorriso maligno sparito dal suo volto perfetto.
La classe rise sonoramente.
«Perfetto, grandioso!»
Commentò il professore sogghignando, spedendo il mostro di nuovo nell'armadio.
«Prego, venga pure signorina.»
Mentre Ed tornava a posto Frannie si alzò, incontrandosi a metà strada si batterono un cinque in modo discreto.
«Firwood.»
Si presentò lei, con un largo sorriso. Il professore ricambiò, caloroso.
Quando l'anta si aprì, una culla di ospedale scivolò dall'armadio, su quattro rotelline. Al suo interno un neonato piangeva in modo assordante. Aveva il volto deformato dagli strilli, e la pelle sottile, quasi trasparente. La ragazza sussultò e smise di respirare, la bacchetta le cadde di mano. Lei restò immobile, sconvolta. Guardò suo fratello un'ultima volta. Suo fratello, quando ancora era con lei. Quando ancora era vivo.
Il professore fece per mettersi tra loro e rispedire indietro il mostro ma lei scosse la testa riprendendosi e gli fece cenno di stare fermo.
«No, aspetti!»
Esclamò, facendo un respiro profondo.
Puntò due dita della mano destra verso il molliccio e disse:
«Riddikulus.»
In tono gelido.
Istantaneamente il pianto cessò e un elfo domestico vestito da neonato dall'aria spaesata si sporse dalla culla. I ragazzi risero, mentre il professore la guardò perplesso.
«Accio.»
La bacchetta volò dal pavimento nella mano ferma della ragazza, che sorrise.
«Scusami, ma cosa…»
Chiese il professor Lupin stupito, sbattendo nervosamente le palpebre.
«Oh, mi scusi, non intendevo infrangere le regole. È solo che, sa, a Uagadou non usano le bacchette. Sono abituata così. Sono stata lì per un semestre l'anno scorso, e mi sto ancora riabituando alla bacchetta.»
«Oh no no, figuriamoci, va benissimo. Ha funzionato, quindi va bene, ci mancherebbe»
Rispose il professore scuotendo la testa e ributtando il molliccio nell'armadio. Lei gli sorrise imbarazzata. Margaret si alzò mentre Frannie tornava al suo banco, le ragazze si strinsero brevemente la mano, in segno di conforto, nessuno parve accorgersene.
«Forte.»
Commentò Edmund, quando la ragazza si sedette al suo posto.
«È tutto ok?»
Aggiunse, guardandola preoccupato.
«Sì Ed, sto bene, stai tranquillo.»
I due si voltarono per guardare l'amica, che non ebbe bisogno di presentazioni.
L'anta si aprì, simultaneamente tutte le luci nella stanza si spensero e le finestre si oscurarono. L’aula era piombata nel buio più totale. Dall'armadio spuntarono un paio di occhi rossi e luminosi che si avvicinarono alla ragazza minacciosi. La cosa stava avanzando lentamente ed emise un gorgoglio grottesco, spaventoso. Nessuno riuscì a capire bene cosa potesse essere, ma era orribile lo stesso, e Margaret era genuinamente terrorizzata.
Lei respirò affannosamente per qualche secondo.
“Forza Mag, puoi farcela” pensò tra sé e sé, decidendosi a lanciare l'incantesimo. Cercò di farsi forza e sollevò con fatica la bacchetta. Sembrava che una forza oscura e invisibile lottasse contro di lei per immobilizzarla. Rifletté un attimo sul da farsi e si affrettò a dire:
«Riddikulus!»
Di colpo i due occhi rossi fluttuanti diventarono una luce stroboscopica che illuminò la stanza buia come una discoteca mentre una canzone pop babbana si diffuse per la stanza al posto dell'orribile suono.
Fred e George si alzarono da loro posto e si misero a ballare scatenati, seguiti da Frannie e un Edmund che venne tirato su controvoglia da quest'ultima.
Due ragazze Tassorosso e un ragazzo Grifondoro li imitarono ballando divertiti, e quando persino il professore si mise a battere il tempo col piede, la classe esplose in una risata liberatoria e l'uomo soddisfatto chiuse il molliccio nel suo armadio.
La stanza venne inondata nuovamente dalla luce.
«Molto carino Rosander, davvero, molto carino!»
«Grazie signore!»
Rispose timidamente la ragazza, sorridendo mentre tornava al suo banco. Guardò felice gli amici e loro le sorrisero incoraggianti, Fred alzò un pollice verso di lei in segno di approvazione. Laetitia si alzò con espressione fiduciosa.
«Laetitia Oaks.»
Disse, guardando dubbiosa verso il mobile.
Quando si aprì, quel che ne uscì fuori non era altri che la professoressa McGranitt.
Qualche studente iniziò a ridacchiare, il professore invece la guardò rassicurante e le fece un cenno amichevole.
«Signorina Oaks.»
Disse, in tono freddo e distaccato,
«Non è passata neanche in una disciplina ai GUFO. Quest'anno è stato un completo fallimento per lei.»
La ragazza spalancò gli occhi e boccheggiò.
«Temo proprio che dovrà ripeterlo, anche se in ogni caso le consiglio di rinunciare alla sua carriera da insegnante. Ormai è chiaro che non è affatto portata.»
Laetitia aveva un'aria abbattuta e ascoltò la professoressa sminuirla ancora per un po’. Quando ormai la classe stava pensando a tutt'altro, a eccezione dei suoi amici e del professore che invece guardavano con attenzione, un urlo scosse l'aula facendo sussultare tutti.
«Riddikulus!»
La ragazza scagliò l'incantesimo con rabbia ed esasperazione.
Il volto della professoressa diventò color turchese e i suoi capelli rosa gomma da masticare. I vestiti, dalle scarpe al cappello, presero una tinta giallo canarino e tutti, professor Lupin compreso, ridacchiano godendosi lo spettacolo.
Mentre il molliccio si chiudeva nuovamente dentro il mobile, l'uomo borbottò quasi impercettibilmente:
«Per la barba di Merlino, spero di non finire mai come molliccio di uno studente.»
La ragazza tornò al suo posto e si sistemò gli occhiali sul naso.
«Cielo Laets,»
Sussurrò Margaret appena l'amica le si sedette accanto, 
«Andrai benissimo nei GUFO, non preoccuparti! Siamo appena all'inizio dell'anno! E tu sei fortissima. Gli studenti ti adoreranno.»
Lei sospirò abbandonandosi sullo schienale.
«Lo so, lo so.»
Intanto Jasmine si era alzata con un sorriso, elegante come sempre. Sorrise maliziosa ad Aladdin che la guardò estasiato.  Neanche tentava di nascondere quanto fosse cotto, o se tentava era davvero troppo scarso per farlo. Edmund si mise a ridere a guardarlo, e diede una gomitata a Frannie indicandolo. La ragazza rise con lui, tentando di non farsi notare.
«Vai, Jas!»
Sussurrò Margaret in modo che solo la ragazza e gli altri in prima fila sentissero.
Quando il molliccio uscì fuori dall'armadio, un vecchio mago vestito in modo esotico e dallo sguardo penetrante si avvicinò alla ragazza e le accarezzò il viso. Aladdin si irrigidì sul banco e sbuffò rumorosamente.
“Dev'essere Jafar” pensò Margaret fissandolo con disprezzo.
Il mago la guardò in maniera strana, con una luce inquietante negli occhi, le passò una mano tra i capelli e la ragazza chiuse gli occhi mordendosi il labbro. L'uomo disse qualcosa a Jasmine in una lingua che gli altri non riuscirono a decifrare. A quelle parole Aladdin faticò visibilmente a trattenersi dall'alzarsi e lanciargli una fattura orcovolante sul ghigno viscido. Aveva i pugni chiusi e respirava affannosamente. La ragazza in quel momento spalancò la bocca e arretrò di un passo, lanciandogli il classico sguardo di Jasmine sto-per-darti-il-benservito.
«Riddikulus!»
I vestiti del mago diventarono istantaneamente un tutù da ballerina, parecchio striminzito e color rosa confetto. La classe intera scoppiò a ridere, Fred e George particolarmente, piegati in due dalle risate. Persino Aladdin, un concentrato di veleno sino all'attimo precedente, si distese in una sonora risata.
Mentre il vecchio mago tentava goffamente di abbassarsi il tutù con le mani per coprire le parti sensibili, venne scacciato dentro l'armadio. Il professore guardò Jasmine con preoccupazione, promettendosi di tenerla d’occhio. Quello che aveva appena visto non gli era piaciuto per niente, temeva che l'uomo di cui ha appena visto le sembianze potesse aver fatto davvero male alla ragazza.
Aladdin si alzò, ma prima di farlo spinse indietro la sedia di Jasmine per farla accomodare, come un cavaliere.
Lei sedendosi gli sorrise e lo ringraziò sottovoce, il ragazzo diventò rosso come un peperone.
Andò di fronte all’armadio con le gambe molli, e Lupin sorridendo con un'aria di chi ha capito la situazione aprì le ante facendogli discretamente l'occhiolino.
Il ragazzo deglutì e strinse la bacchetta nella mano. Un bambino malnutrito uscì piano dall'armadio, reggendosi a stento in piedi. Vestiva portando solo dei pantaloncini di cotone bianco, gli si potevano contare le costole sin dal fondo dell'aula.
Il povero Grifondoro si portò le mani alla bocca. 
«،علاالدين أنت»
«No, no...»
Sussurrò scuotendo la testa lentamente.
«Ho fame. Perché sei andato via? Chi ci difenderà adesso?»
Aladdin ansimò e volse la bacchetta chiara verso il fanciullo.
«Ri... riddikulus.»
Non successe nulla.
«Forza, Al. Siamo con te.»
Sussurrò Jasmine dal posto, guardandolo con occhi ardenti. Il ragazzo emise un gemito e chiuse gli occhi. Respirò. Li aprì nuovamente.
«Riddikulus.»
Disse piano.
Quando il bimbo si tramutò in una scimmietta con un cappellino buffo, il ragazzo lasciò andare un lungo respiro liberatorio. La classe ridacchiava ancora mentre lui tornava al suo posto. Non appena sedette, Jasmine gli diede un bacio a schiocco sulla guancia.
«Sei stato bravissimo.»
Lui, ormai pallido, riprese di colpo tutto il colore.
«Oh, beh, grazie, eheh.»
Ridacchiò imbarazzato grattandosi la testa nervosamente.
George Weasley (o Fred Weasley, chi può dirlo?) si alzò dal posto e camminò baldanzoso verso il professore e il suo prezioso armadio. 
Quando le ante si aprirono, l'esatta copia del ragazzo, divisa Grifondoro compresa, stramazzò al suolo senza vita. La classe intera sussultò; Aurora, la studentessa Tassorosso, si coprì gli occhi con le mani. Frannie strinse la gamba di Edmund sotto il banco, e il ragazzo trattenne il respiro. Laetitia e Margaret si guardarono terrorizzate, mentre Aladdin e Jasmine si strinsero la mano per farsi forza a vicenda. Fred, rimasto al banco, guardò la scena in silenzio e immobile, pallido come un cencio. Nella classe non volava una mosca.
George, in piedi, fissò il cadavere davanti a lui senza dire una parola, la bacchetta ancora nella tasca. Il corpo riverso a terra aveva i vestiti coperti di sangue e sporco, l'ombra di una risata ancora impressa sul suo viso. Gli occhi vitrei fissavano il soffitto, il braccio destro in una posizione assurdamente scomposta dietro la schiena.
Il professor Lupin intervenne immediatamente. Con fermezza ma in modo gentile prese per le spalle il ragazzo scioccato e lo spostò qualche passo più in là, parandosi protettivo davanti a lui. L'immagine del ragazzo storto a terra iniziò a deformarsi, finché nell’aula non apparve una luna piena, brillante, vicino al soffitto.
Margaret sgranò gli occhi e guardò Frannie con sguardo complice, l'uomo intanto con un 
«Riddikulus.»
Ben mirato, trasformò il plenilunio in un palloncino sgonfio, lo sbatté nell'armadio e buttò con la bacchetta il panno sopra di esso.
«Ok, ok, direi che oggi possiamo fermarci qui. Il resto la prossima settimana.»
Un coro di 
«Noooo!»
Si alzò per la stanza, ma il professore lo ignorò spudoratamente. Gli studenti cominciarono ad alzarsi e pian piano a lasciare l'aula, parlando meno del solito. Si sentì il grattare delle panche sul pavimento di pietra, e i ragazzi videro che Jasmine e Aladdin si stavano allontanando insieme, con le mani che si sfioravano. Edmund, Frannie, Margaret e Laetitia guardarono Fred e George seduti al loro banco. I due non accennavano a muoversi.
«Dite che dovremmo aspettarli?» chiese Margaret in pensiero.
«Secondo me è meglio lasciarli da soli.» rispose Edmund freddamente.
«Concordo.» aggiunse Frannie, avviandosi verso la porta,
«Lasciamoli stare. Credo che abbiano bisogno di un po' di tempo.»
Mentre i ragazzi lasciavano l'aula, il professore si avvicinò accorto all'unico banco non ancora vuoto, una tavoletta di cioccolato tra le mani e un sorriso preoccupato sul viso sfigurato.
«George Weasley... non lo facevo così… così…» disse Laetitia una volta allontanati a sufficienza dall'aula.
«Così come?» chiese Edmund alzando un sopracciglio.
«Non credevo avesse tanta paura di morire.»
Gli altri tre si guardarono, capendosi a vicenda.
«Non credo che George Weasley abbia paura di morire Laets... tutt'altro.» commentò Frannie a denti stretti.
«Firwood! Ehi, Firwood!»
La voce familiare la fece sussultare. Il gruppo di amici si voltò come un sol uomo, già sapendo chi era a parlare.
«McMartian, ciao.» rispose la ragazza, sorridendo.
«Fica la cosa che hai fatto prima, senza bacchetta.»
«Uhm, grazie, non è niente di speciale in realtà. Più facile di quello che sembra.»
«Magari potresti insegnarmi. In questi giorni. Se ti va.»
«Certo!» rispose lei, annuendo con un largo sorriso e toccandosi nervosa i capelli.»
«Allora… ci vediamo in giro?»
«Ci vediamo in giro.» 
Quando il ragazzo se ne fu andato, lei buttò fuori l'aria come se fosse stata in apnea.
«Wow wow wow!» esclamò Laetitia, dandole una gomitata complice.
«Abbiamo fatto colpo, eh?» continuò Edmund ridendo.
«Oh, piantatela voi due. Non è nulla.» rispose la ragazza, coprendosi il volto con le mani. In genere tendeva a essere molto spavalda quando si approccia agli altri, ma c’era qualcosa nel giovane Tassorosso che la bloccava ogni singola volta.
«Su Frannie, respira.»
Le disse Margaret, prendendole il braccio.
«E andiamo ora, o faremo tardi!»
Dopo quella lezione emotivamente stressante avrebbero avuto due ore di Pozioni. Laetitia sospirò sconsolata. L'idea del pomeriggio libero non era mai stata così allettante.
«Si ricomincia.»
Mormorò Edmund, imboccando la scalinata che portava ai sotterranei.
 
*
La lezione movimentata del mattino aveva messo al gruppo del quinto anno un forte appetito. Si spostarono verso la Sala Grande parlando di quel che era accaduto, chiedendosi quale fosse il Molliccio degli studenti che non avevano fatto in tempo a scoprirlo, con loro grande rammarico da una parte, tirando un respiro di sollievo dall’altra, dal momento che mostrare le proprie paure a qualcuno non era mai facile.
Parlarono anche del professor Lupin. Frannie era già innamorata di lui, mentre gli altri espressero il loro apprezzamento senza sbilanciarsi in frasi tipo “un giorno lo sposerò”.
A tutti erano mancati troppo i banchetti che offriva Hogwarts, quindi si abbuffarono più del dovuto. Il gruppetto di Serpeverde poi si diresse verso la Sala Comune per decidere cosa fare nel pomeriggio, i loro amici delle altre Case fecero lo stesso.
 «Abbiamo il pomeriggio libero, che gioia» disse Margaret sedendosi su un divanetto e iniziando a togliersi le scarpe.
«Sì, anche io ho il pomeriggio libero, dobbiamo decidere come occuparlo» rispose Edmund pensieroso sedendosi accanto alla ragazza.
«Io probabilmente ne approfitterò per farmi un riposino, sono già a pezzi» disse Mag sbadigliando.
«Devi smetterla di pensare sempre a dormire, Mag» intervenne Jasmine ridacchiando mentre lei e Frannie si sedevano su una grande poltrona davanti ai due compagni  
«…Quest’anno abbiamo i G.U.F.O., non puoi pensare di dormire per tutto il tempo!» aggiunse.
«Mi piacciono le sfide di questo tipo» rispose la ragazza alzando le spalle.
«Io ho una proposta» riprese Frannie dopo essere scoppiata a ridere all’affermazione dell’amica «Adesso ci riposiamo per una mezzoretta, poi andiamo a fare un giro nel parco fino al Lago Nero. Chi è con me?»
Edmund e Jasmine risposero subito che sarebbero andati con lei volentieri, Margaret fu l’ultima a rispondere, quando tutti ormai la guardavano insistentemente. Alla fine accettò la proposta.
Attesero che passasse la mezzora e si incamminarono verso l’uscita della Sala Camune. Una volta varcata la porta trovarono un aeroplanino di carta incantato che li attendeva pazientemente. Su di esso c’era scritto da parte di Laetitia che sarebbe stata in biblioteca per tutto pomeriggio e che quindi non li avrebbe seguiti, qualsiasi cosa avessero deciso di fare.
Una volta usciti nell’ampio cortile davanti alla Sala Grande si accorsero che era davvero una bella giornata e sarebbe stato un peccato sprecarla rimanendo al chiuso. La pioggia della sera prima aveva purificato l’aria e il sole era particolarmente caldo nonostante fosse già settembre. Edmund respirò a pieni polmoni e sussurrò “casa” fra sé e sé. Si diressero verso il sentiero che conduceva alle rive del Lago Nero, vicino alla casa di Hagrid, il guardiacaccia. Poco dopo furono raggiunti e superati da un gruppetto di Grifondoro, poi da due Serpeverde – Millicent Bulstrode e Pansy Parkinson – che salutarono calorosamente i compagni più grandi, poi da una ragazzina Grifondoro che doveva essere Lavanda Brown. Infine passò anche il gruppetto capeggiato da Draco Malfoy.
«Ciao ragazzi» disse cordialmente. Con i Serpeverde, specialmente quelli più grandi, era decisamente cordiale rispetto a quando si rivolgeva ai suoi coetanei.
«Ciao, Draco» salutarono gli altri, solo Frannie pronunciò il suo nome.
«Dove andate tutti? Un altro duello Serpeverde-Grifondoro?» aggiunse la ragazza ridacchiando.
Draco sorrise con complicità all’amica e rispose che purtroppo non ne aveva ancora avuta l’occasione. Li informò che quelli del terzo anno avevano lezione con Hagrid.
«Voglio proprio vedere se quel gigante idiota è capace di insegnare» aggiunse suscitando i risolini dei ragazzi che lo seguivano come cagnolini.
Mag aveva già una risposta acida pronta per lui, ma Edmund, capendo all’istante le sue intenzioni, le diede una gomitata per zittirla e Frannie cercò di mettere pace all’istante.
«Dagli una possibilità, non lo conosci neanche!» rispose la ragazza facendogli l’occhiolino e muovendosi per andarsene – e per non permettergli di ribattere. Il gruppo del quinto anno si mosse con lei, mentre il ragazzo rimase interdetto. Poi alzò le spalle e ricominciò a camminare seguito dal suo gruppo.
«So a cosa stai pensando, non ne vale la pena» sussurrò Ed all’orecchio di Mag, che emise un suono lamentoso senza aggiungere altro.
«Eddai, non ha ancora fatto nulla di male, dagli una possibilità, no?» disse Frannie cogliendo lo scambio fra i due amici.
«Ci proverei, se la smettesse di credersi più figo di quello che è» rispose Mag a denti stretti. «Scusate, è più forte di me, non riesco proprio a farmelo piacere.»
Frannie tentò di ribattere ma Jasmine la batté sul tempo facendo notare una cosa che fece ridere tutti.
«Hey, avete visto la faccia di Zabini? Sembrava che volesse uccidere Edmund con lo sguardo»
Frannie provò a ribattere ma la battuta che stava per dire le morì in bocca quando fu urtata da una biondina che correva a perdifiato lungo la collina.
«Draco! Hey, Draco! Aspettami!!» urlava alzando la mano per farsi vedere.
Mag e i suoi amici ebbero tutti l’impressione che Draco, a una decina di metri da lei, avesse aumentato il passo.
«Stai attenta!» sbottò Frannie. La ragazza non la degnò di uno sguardo, figurarsi delle scuse.
«È Mary Sue quella?» disse Jasmine avvicinandosi all’amica e posandole una mano sulla spalla.
«Credo proprio di sì. Che idiota» disse Mag alzando gli occhi al cielo.
Ripresero a camminare discutendo sull’antipatia che emanava quella ragazza che aveva appena urtato Frannie. Si credeva una celebrità, era fermamente convinta di essere speciale e diversa da tutti gli altri, e soprattutto le altre, e correva dietro a Draco come una femmina di Erumpent in calore. La cosa buffa stava nel fatto che Draco nemmeno se la filava, anzi, ogni volta cercava di scappare da lei.
Non appena ebbero raggiunto le rive del Lago Nero, si sedettero per terra sull’erba.
Molti altri studenti degli ultimi anni si erano recati sulle rive del lago per passare il pomeriggio, ma rimasero tutti lontani dalla classe che stava facendo lezione. Jasmine vide Aurora e decise di andare da lei per chiacchierare un po’; Frannie e Mag le avrebbero raggiunte dopo, per il momento si stesero sul prato, mentre Ed rimase seduto, ogni tanto tirava un sasso.
«Oh, che bello, un Ippogrifo!» esclamò il ragazzo vedendo qual era il tema della lezione della classe del terzo anno «E se andassimo a vedere?»
Era già balzato in piedi. Adorava le creature magiche, soprattutto quelle volanti.
«Sta facendo avvicinare Potter!»
Udendo quella nuova informazione, Margaret si alzò mossa dalla curiosità.
«Allora voglio vedere!»
Si avvicinarono alla radura proprio mentre Harry Potter, un po’ tremante, si inchinava davanti al maestoso cavallo-aquila. Titubante, anch’esso gli fece un inchino, mossa che riempì il nuovo insegnante di Cura delle Creature Magiche di orgoglio. La classe scoppiò in un applauso di ammirazione.
«Niente male, ma io l’anno scorso ci ho messo di meno per farmi amare» disse Edmund ridendo e dandosi scherzosamente delle arie (in realtà pensava davvero di essere migliore).
«Sì, è vero, mi ricordo!» rispose Mag scompigliandogli i capelli neri.
Notarono che alcuni Serpeverde, fra i quali spiccava una testa biondissima, erano rimasti molto dietro rispetto al resto dei compagni di classe. Parlottavano fra loro e ogni tanto sghignazzavano, senza ascoltare le direttive del professore. I tre ragazzi lo notarono, ma nessuno disse nulla perché avrebbe provocato il terzo scontro d’opinioni della giornata e nessuno ne aveva voglia. Assorti nei loro pensieri, videro Hagrid prendere Potter di peso e issarlo sulla creatura, che partì all’istante e spiccò il volo.
Ancora una volta Hagrid parlò per dare le direttive su come vada cavalcata una simile bestia – “ma non poteva dirlo anche a Potter, avete sentito come urlava?” aveva scherzato Mag – e ancora una volta gli schiamazzi soffocati del gruppetto di Serpeverde dimostrò che non stavano ascoltando nulla.
«Comunque il mio grande sogno è cavalcare un Centauro» esordì Edmund voltandosi verso le ragazze e dando le spalle alla staccionata che separava la classe dal gruppetto.
«Ti consiglio di tenertela come ultima cosa da fare in vita, Ed» rispose Fran ridendo e immaginandosi l’amico che veniva prima disarcionato e poi pestato a morte da un fiero centauro.
Mentre discutevano su quanto tempo ci voglia per morire sotto i colpi di zoccoli di un Centauro, Harry fece il suo ritorno, entusiasta e felice come non mai. Fierobecco, l’ippogrifo, gli aveva fatto fare un giro del castello e poi del Lago ed ora era planato di nuovo nella radura, accolto da uno scroscio di applausi.
Mentre gli amici di Potter si congratulavano per il sangue freddo dimostrato (e per i 10 punti che aveva appena fatto guadagnare alla sua Casa), avvenne una cosa che i tre ragazzi immaginarono solo quando ormai era troppo tardi per lanciare un urlo di avvertimento.
Malfoy, che era rimasto a ridacchiare per tutta la lezione, non aveva compreso la pericolosità della bestia che stavano studiando. Credendo che in realtà fosse tutto un trucco studiato unicamente per far fare bella figura a Potter, iniziò a dirlo a voce sempre più alta, sostenuto dai suoi compagni e, in un folle momento di spavalderia, decise di dimostrare la sua tesi andando verso l’animale ed evitando volontariamente il rito che aveva richiesto il professore per conquistarne la fiducia.
Mag, Ed e Fran stavano ancora ridendo per l’assurdità del loro discorso quando sentirono il ragazzino urlare qualcosa come “Scommetto che non sei per niente pericoloso, vero?”. Poi lo insultò, chiamandolo “brutto bestione”. Draco era a un metro da Fierobecco. I tre lo guardarono andare contro l’animale sapendo già cosa sarebbe successo, ma senza poter far nulla per evitarlo. Era troppo tardi. Le zampe anteriori dell’ippogrifo si impennarono e sferzarono l’aria, ferendo gravemente il braccio del ragazzo, che si accasciò a terra nel tentativo di difendersi. Mag sentì il cuore balzarle in gola, Edmund si lasciò scappare una parolaccia e Frannie, che aveva superato la staccionata, era riuscita a correre in avanti di qualche passo, pronta a urlargli di stare attento, ma ormai era troppo tardi.
Malfoy iniziò a urlare in maniera indecorosa, giustificato però dallo squarcio che si era aperto lungo tutto l’avanbraccio, che grondava sangue. Hagrid fece allontanare Fierobecco all’istante, poi una ragazza, la Granger, gli urlò che Draco doveva essere portato in infermeria all’istante. Erano tutti troppo scioccati per muovere un muscolo; fortunatamente Hagrid, mantenendo un briciolo di lucidità, lo prese fra le braccia e lo portò via. Fran e Edmund, in qualità di Prefetti, si mossero verso la classe. Pansy Parkinson era scoppiata in lacrime mentre Mary Sue era nel pieno di una crisi isterica. Edmund cercò di calmare i ragazzi e disse loro che li avrebbe accompagnati in Sala Grande, mentre Frannie scortò per un attimo Hagrid, poi gli disse qualcosa e corse velocemente al castello, probabilmente per informare Madama Chips dell’arrivo dell’infortunato. Mag rimase vicino a Edmund in silenzio, scioccata dalla vista del sangue.
Vedendola così pallida Edmund infilò una mano in tasca e ne estrasse una caramella che doveva trovarsi lì da mesi.
«Tieni, vedi di non sentirti male anche tu» le disse in tono severo.
«Grazie» sussurrò la ragazza cacciando indietro le lacrime.
In quel momento si avvicinarono Jasmine e Aurora, chiedendo cosa fosse successo.
«Ve lo dice lei, io salgo con i ragazzi» e dopo aver dato un colpetto sulla spalla dall’amica, corse via.
L’ultima cosa che Mag vide prima di scoppiare in lacrime fu Edmund che litigava con Mary Sue, la quale voleva disperatamente raggiungere Hagrid e Draco in infermeria.
Aurora e Jasmine cercarono di estorcerle qualche parola ma capirono cos’era successo solo quando si calmò e cominciò a raccontare l’accaduto. La fobia di Mag per il sangue l’aveva portata a dispiacersi anche per quel ragazzino che sopportava a stento.
«È stato sciocco da parte sua comportarsi in quel modo» sentenziò Aurora, che pur non stimando particolarmente il ragazzo – l’anno precedente aveva dovuto consolare parecchi piccoli Tassorosso che erano sventuratamente capitati fra le grinfie del Serpeverde – stava evitando con tutta sé stessa di insultarlo come invece faceva Mag ancora in preda ai brividi.
Quando la ragazza si fu sfogata, Jasmine propose di tornare al castello per vedere se il ragazzo stava meglio; si incamminarono con Aurora che teneva Mag a braccetto, anche se ormai si era ripresa del tutto. Quando arrivarono nell’atrio furono accolti da Edmund e Frannie, che corsero presso di loro.
«Sta bene, Madama Chips si sta occupando di lui» disse la ragazza che lo aveva scortato in infermeria.
«Come fai a dire che sta bene?» chiese Aurora dubbiosa.
«Beh, non ha smesso di insultare Hagrid, Fierobecco e tutti gli esseri dotati di piume – anche i polli, sì – per tutto il tragitto…» rispose cercando di mantenersi seria, ma Edmund scoppiò a ridere e lei lo seguì. Anche Mag non riuscì a sopprimere una risata, pensando che Frannie avesse fatto una battuta.
«I polli?» chiese Jasmine inarcando un sopracciglio senza però smettere di ridere.
«“Tu e il tuo maledetto pollo, testuali parole» confermò Frannie, che iniziava a lacrimare. I cinque furono scossi dalle risate, persino Aurora non riuscì a trattenersi.
«…I Grifondoro però hanno paura per Hagrid…» disse Edmund cercando di ricomporsi.
«Povero, ci sarà rimasto male… Era la sua prima lezione!» convenne Mag.
«Sì, ma non è colpa sua, da quanto ho capito» accennò Jasmine, cercando gli occhi di Mag per avere conferma.
«Sì, insomma, lui l’ha detto di non fare gli idioti in presenza di un Ippogrifo!» annuì Fran.
In quel momento la loro attenzione fu catturata dal professor Piton che camminava velocemente in direzione dell’infermeria, seguito dalla McGranitt. Quando li vide chiamò i due prefetti, che diventarono improvvisamente seri e si diressero verso i due professori, che rimasero ad ascoltare in silenzio, la bocca che disegnava una perfetta linea retta, poi dissero loro due parole e li congedarono. Nel frattempo Mag e Jasmine si erano dirette verso la loro Sala Comune.
Quando entrarono tutti sapevano già dell’accaduto. Molti, istigati dai ragazzi del terzo anno, davano la colpa ad Hagrid, mentre altri, soprattutto i più grandi, continuavano a ripetere che quello a essersi comportato da imbecille era Draco, anche se non usarono esattamente quelle parole.
Quando Fran e Edmund fecero la loro entrata informarono che Draco stava bene, suscitando un respiro di sollievo fra i coetanei, soprattutto tra le ragazze, e che Piton si sarebbe occupato di scrivere ai genitori del ragazzo per informarli, intanto di non preoccuparsi troppo perché le cose si sarebbero sistemate.
Edmund sprofondò su una poltrona e si lamentò del pomeriggio rovinato, Margaret decise di andare in biblioteca a cercare qualche libro da leggere, Jasmine e Fran continuarono a parlare dell’accaduto.
Il resto del pomeriggio passò molto lentamente. Mag tornò con una bella biografia del consigliere magico di un re vissuto nel Cinquecento (che probabilmente nessuno dei suoi tre amici ricordava) e si mise a leggere tranquilla. Dopo un po’ Edmund uscì dalla Sala per andare a cercare qualche fratello per chiacchierare un po’ – erano in quattro, divisi nelle quattro Case.
Verso le 17 le ragazze decisero di andare a fare un giro, sperando di incontrare i gemelli Weasley per avere qualche informazione in più sulla festa, ma nella Sala Grande non c’era nessuno e non li trovarono nemmeno in giro per il castello. I corridoi erano piuttosto deserti, notarono, e con rammarico decisero di tornare nella Sala Comune Serpeverde, dove trovarono Edmund che era tornato con qualche novità.
Il fratello, Peter, gli aveva detto che c’era stato un Consiglio Straordinario convocato da Lucius Malfoy in persona, al quale aveva partecipato il corpo insegnanti e i Caposcuola. Malfoy era furioso e aveva preteso il licenziamento istantaneo di Hagrid, cosa che fortunatamente non ara avvenuta. Fierobecco, l’Ippogrifo, non poteva ritenersi altrettanto al sicuro: aveva richiesto la soppressione della bestia.
«…Tutto perché non ascoltava la lezione, assurdo!» esclamò Mag in preda al nervoso. Gli altri non poterono contestarla, dal momento che erano presenti e avevano visto bene quella dimostrazione di colossale idiozia.
«È solo geloso di Potter, gli passerà prima o poi» azzardò Fran cercando di comprendere il motivo di un simile comportamento.
«Hai ragione, anche io facevo l’idiota con i miei fratelli perché ero geloso di Lucy, è normale!» la sostenne Edmund.
«Sì ma fino a che punto? Sei mai andato contro un Ippogrifo per pura spavalderia?!» chiese Jasmine che invece sosteneva la posizione di Mag.
Edmund fece per dire qualcosa, poi si scurì in volto e alzò le spalle.
«Non contro un Ippogrifo, ma di idiozie ne ho fatte» “…anche peggiori” avrebbe voluto aggiungere, ma le parole gli morirono in bocca al pensiero di ciò che aveva detto, fatto e pensato contro i suoi fratelli, anni e anni prima. Si chiuse nello stesso silenzio del giorno prima, dopo l’attacco del Dissennatore, le altre questa volta non diedero troppo peso alla reazione dell’amico perché erano troppo occupate a discutere sulla questione gelosia.
«Bah» concluse Jasmine riferendosi a Potter e a Draco «quei due dovrebbero imparare a farsi i fatti propri e odiarsi in silenzio»
La sentenza della ragazza mise tutti d’accordo e cambiarono argomento.
 
*
 
L’indomani la prima lezione con la McGranitt li riportò definitivamente sulla Terra. L’insegnante li riempì di compiti ed esercitazioni come mai aveva fatto prima, rispondendo a ogni accenno di lamentela con frasi perentorie in cui spiccava la parola “G.U.F.O.”
Furono costretti a sfruttare le due ore libere prima di pranzo per studiare, dal momento che Piton li avrebbe caricati ancora di più nel pomeriggio.
Decisero per questa volta di studiare in gruppo, dato che alla fine dovevano “solo” rileggere le mille pagine di appunti che la professoressa aveva dettato. A un certo punto, Frannie disse che doveva correre in biblioteca perché le era sembrato di aver visto un libro che le interessava. Corse via lasciando i compagni poco convinti, ma erano tutti troppo occupati a capire la teoria della Trasfigurazione del vetro per ascoltarla.
Laets, che si era unita al gruppo subito, venne informata della situazione Draco e fu completamente d’accordo con Mag. Era colpa sua e nessuna scusa, men che meno la gelosia, avrebbe potuto giustificare un comportamento così sconsiderato.
«…La prossima volta comunque studio per conto mio» disse Laetitia gentilmente, cercando di non sembrare sgarbata «Studiare in gruppo mi fa distrarre troppo»
«A chi lo dici…” disse timidamente Mag. Jasmine e Edmund erano invece tranquillissimi. Non erano il genere di persone che si faceva prendere dall’ansia per lo studio, soprattutto Jasmine.
Fran tornò proprio in quel momento, tutta trafelata.
«Hai preso il libro?»
Per un momento gli occhi della ragazza si spalancarono spaesati, poi li socchiuse e disse che si era sbagliata ed era ancora in prestito.
Se la McGranitt li aveva riportati sulla terra, Piton aveva dato loro un motivo per sotterrarsi o scappare in luoghi dove lo studio delle pozioni non esisteva.
«Non ho intenzione di ricordarvi ad ogni lezione che quest’anno avete i G.U.F.O. Siete abbastanza grandi per ricordarvelo da soli, in caso contrario fatevi regalare una Ricordella.» aveva detto “A maggio vedremo chi di voi ha la memoria più lunga»
E con queste terribili parole aveva iniziato la lezione, proponendo una pozione davvero difficile: il Distillato di Morte Vivente.
 
*
 
Il mercoledì fu decisamente più leggero. Il professor Vitious non insistette sugli esami imminenti e non lo fece pesare per niente. Hagrid si dimostrò un buon insegnante, tutto sommato. Il professore che gli aveva lasciato il posto andando in pensione era decisamente peggio, se messo a confronto, dal momento che era così vecchio da non portarli più fuori per studiare da vicino le Creature.
«Potrebbe anche sforzarsi di parlare meglio però» sospirò Fran alla fine della lezione, mentre si incamminavano verso la Sala Grande per il pranzo.
«Non è molto istruito in effetti, però di Creature Magiche ne sa una più del diavolo!» disse Laetitia con ammirazione.
«…Che abbiamo oggi pomeriggio?» chiese la ragazza Corvonero, che non era ancora riuscita a leggere il suo orario, anche se le era stato consegnato quella mattina.
«Storia della Magia!» rispose prontamente Mag, che aveva già imparato il loro orario a memoria.
«Pomeriggio libero allora!» disse Fran ad alta voce, suscitando le risate di tutto il gruppo.
«Non per me» disse Mag. Storia della Magia era una delle sue materie preferite.
«Io sto vicino a Frannie» disse Edmund sogghignando. Frannie gli diede il cinque soddisfatta.  
 
La lezione si rivelò per davvero un intervallo prolungato, esattamente come avveniva da quasi cinque anni a quella parte. Mentre il professor Rüf borbottava le gloriose – o noiose – imprese dei mercenari tedeschi, Frannie e i gemelli Weasley riuscirono a passarsi tutte le informazioni necessarie per la festa di venerdì.
«Possiamo vestirci come vogliamo» disse poco dopo alle ragazze, incurante della voce forse troppo alta (Mag e Laets guardarono il professore preoccupate, ma sembrava non essersene accorto).
«Ho detto che scriverai un elenco di canzoni babbane, ti conviene farlo subito» disse a Mag, che alzò gli occhi al cielo e prese subito dalla cartella una pergamena.
«Hey, quella la conosco!» disse Laets sbirciando e leggendo le prime due canzoni che la compagna di banco aveva appena scritto.
«Bellissima, vero?» rispose con aria sognante.
«Ah, dovremo andare a gruppi di massimo tre, e ci indicano il passaggio all’ultimo momento…»
Il venerdì arrivò con una lentezza inesorabile, erano tutti molto nervosi ed eccitati al pensiero di quella sera. Quando terminò l’ultima lezione si fiondarono ognuno nel proprio dormitorio per lavarsi, vestirsi e profumarsi, pronti per la prima festa dell’anno.


 
____________
Note:
Il prossimo capitolo verrà pubblicato nei prossimi giorni. Ne abbiamo pronti una cinquantina, quindi la pubblicazione sarà regolare, non temete. Nel capitolo precedente, alla fine, vi ho lasciato il link alla mia pagina di facebook, dove pubblico gli aggiornamenti sulla storia.
Spero che questi due capitoli vi abbiano incuriosito e spero che lascerete qualche commento.
A presto!

 

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Capitolo 4
*** Un week-end movimentato ***


II
UN WEEK-END MOVIMENTATO

-Come sto?
Chiese Mag, incerta, rigirandosi davanti allo specchio del bagno.
-A me piace. 
Commentò Frannie pensierosa,
-Ma forse dovresti cambiare scarpe.
La ragazza guardò le ballerine ai suoi piedi.
-Non metterò i tacchi, Fran. Non riuscirei a ballare sino alle fine, mi uccidono i piedi.
-Potresti toglierli a un certo punto. Nessuno ci farà caso.
Si inserì Jasmine.
Margaret sospirò.
-Non puoi mettere la gonna senza i tacchi Mag, avanti.
Insistette Frannie in tono convincente.
-E va bene, va bene.
Rispose Mag, alzando gli occhi al cielo.
Si sistemò meglio la camicetta blu lisciandola sotto la gonna a vita alta. Si sedette sul letto con una smorfia e tolse le scarpe. Jasmine era ancora disperatamente alla ricerca di qualcosa da mettere; guardava i leggins neri buttati sul cuscino come unica certezza della vita.
-Perché non provi questa, Jas?
Propose Frannie, sollevando una canottiera di cotone verde acqua con ricami etnici in oro,
-Puoi metterci anche la stola!
-Mh. Perché no.
Mormorò Jasmine non troppo convinta, continuando a riflettere. Frannie era in piedi che guardava le sue amiche prepararsi, aveva deciso cosa avrebbe messo quella sera da giorni, e una volta arrivata in camera era andata a colpo sicuro. Si pavoneggiò tra sé e sé facendo svolazzare il vestito verde ricamato e aggiustandosi ogni tanto i capelli. Quando le altre riuscirono a decidersi, le tre uscirono furtive dalla loro camera.
La Sala Comune era quasi vuota. Daphne e Astoria Greengrass leggevano pacifiche su un divano in broccato verde, il fuoco scoppiettava pigramente nel camino di pietra e il lago era quasi del tutto buio. Edmund le aspettava con la schiena appoggiata al muro, sorrise non appena le vide spuntare dalla porticina. Era più sistemato rispetto al solito, aveva i capelli straordinariamente ordinati. Portava una camicia blu notte e dei pantaloni neri a sigaretta che finivano su delle scarpe lucide.
-Eccovi, finalmente! Venite presto, Peter e Laets ci aspettano davanti alla strega orba.
Frannie balzò in avanti e gli diede una pacca sulla schiena.
-Bene, andiamo allora!
-Ti vedo pronta, Fran.
-Io sono nata pronta, amico.
La ragazza gli fece l'occhiolino e Jasmine sbuffò, sorridendo. Mag parve non aver sentito, tentennò dietro di loro.
-Tutto ok, Mag?
Si voltò Edmund, preoccupato.
-Sì, è solo che... forse non è il caso.
-Di che stai parlando Margaret? Eravamo d'accordo!
Intervenne Jasmine, frettolosa.
-Sì, è vero, però il discorso di Silente all'inizio delle lezioni... i dissennatori, Sirius Black in circolazione... dicono stia cercando di entrare a scuola!
-Stai tranquilla Mag, non accadrà nulla.
Rispose Frannie conciliante,
-Sirius Black non è stato avvistato da tre settimane ormai, chissà dove sarà a quest'ora... Probabilmente fuori dal paese. E i dissennatori non arrivano sino a Hogsmeade. E anche se fosse, staremo tutti insieme. E Peter sa evocare un patronus, non è vero Ed?
-Sì, è così. Lo hai visto sul treno, ricordi Mag?
-Mh. Non so. Siete i prefetti, dovreste cercare di farmi desistere voi due!
I ragazzi scoppiarono a ridere.
-Seriamente Mag, Peter Pevensie è caposcuola! Facciamo così, se verremo beccati potrai dire che ti abbiamo costretta. Ora forza, ci stanno aspettando!
La ragazza, ancora titubante, sospirò leggermente. I quattro camminarono quatti per i corridoi del castello e si fecero portare dalle scale al terzo piano. Davanti alla gobba della strega un giovane e spavaldo tassorosso, in camicia bianca e pantaloni eleganti, intratteneva con qualche battuta una Laetitia ridacchiante. Quando la ragazza vide gli amici venire verso di loro alzò la mano in segno di saluto. Il biondo Pevensie si voltò con un sorriso smagliante.
-Ragazze, buona sera! Ed!
Diede una sonora pacca sulla schiena del fratello, che gli sorrise.
-Ehi Pete, ti vedo euforico!
Il ragazzo alzò le spalle.
-La Sprite mi ha fatto una testa tanta per le misure di sicurezza, è stato un incubo. Ho bisogno di svagarmi.
-E ti svagherai rompendo tutte le suddette misure, mi sembra giusto!
Disse Frannie ridendo, ma Margaret non lo trovò affatto divertente.
Jasmine le mise un braccio intorno alle spalle.
-Vieni, andiamo prima noi. Vedrai che ci divertiremo.
Scambiò un'occhiata complice con gli altri e le due sparirono dentro il quadro. Jasmine era sempre stata una brava motivatrice.
Quando tutti furono passati oltre il dipinto, dopo aver attraversato silenziosamente la cantina di Mielandia, notarono con stupore che Hogsmeade era meno affollata del solito. Nonostante fosse venerdì sera i maghi e le streghe che andavano per le vie del paese erano solo poche decine, e tutti sembravano avere una certa fretta. Le persone li guardarono con sospetto. In effetti, a parte Peter, si vedeva che erano minorenni che avrebbero dovuto trovarsi a scuola. I ragazzi si coprirono con i mantelli.
Quando arrivarono alla Testa di Porco, la festa era già cominciata.
-Ragazzi! Vi stavamo aspettando!
Fred Weasley apparve accanto alla porta, un maglione rosso bordeaux identico a quello del fratello alla sua destra.
-Mio signore! Ci ha deliziati con la sua presenza!
Esclamò George, inchinandosi davanti a Peter e facendogli un vistoso baciamano. Il ragazzo alzò gli occhi al cielo ed Edmund scoppiò a ridere.
-Hai trovato pane per i tuoi denti eh, Pete? Certo che potevi anche toglierlo il distintivo!
Peter arrossì leggermente, la spilla da caposcuola luccicava sulla camicia nuova.
-Ragazze,
Introdusse intanto Fred con un ampio gesto del braccio,
-Benvenute alla prima di una lunga serie di feste galattiche!
Un remix rock di "Il paiolo bollirà" usciva dalla bacchetta di un Corvonero del sesto anno che stava maneggiando con delle casse dietro al bancone. Il padrone del locale sbuffò seduto a pochi passi da lui, guardando il locale pieno con un sopracciglio alzato. Aveva la barba bianca folta lunga circa sei o sette centimetri, gli occhi celesti vispi e un'aria stranamente familiare per la maggior parte dei ragazzi.
Le luci erano abbassate e un'edera rampicante con le foglie che si illuminavano a intermittenza rendeva l'atmosfera caotica e brillante. Cedric Diggory beveva una burrobirra da un boccale grande come la sua testa attorniato da un gruppo di Tassorosso tra cui era presente anche Aurora. Alzò la testa e si sbracciò salutando Peter invitandolo a sedersi accanto a lui. Angelina Johnson e Oliver Baston chiacchieravano vicino al bancone, probabilmente in attesa di essere serviti, e la ragazza sembrava aver appena detto qualcosa di molto divertente. Portava un abito bluette scollato sulla schiena e pericolosamente corto, molto simile a quello di Laetitia. Philip era seduto al tavolo con Aladdin e pareva che si fossero appena buttati giù un bicchierino di whiskey incendiario. Aladdin tossiva convulsamente mentre l'altro aveva le gote e il naso di color rosso rubino, avvampato per il liquore. Alla sua vista Margaret venne percorsa da un brivido e le si mozzò il respiro in gola.
-Ehi Freddie,
Esclamò Frannie dandogli una sonora gomitata,
-Sbrigati con la Johnson altrimenti te la rubo prima di subito!
Il ragazzo si voltò verso di lei facendole l'occhiolino.
-Bomba, non è vero?
-Bomba!
Rispose lei annuendo vistosamente.
Jasmine si affrettò verso Aladdin e Philip ancheggiando a ritmo di musica, già nell'animo della festa. 
Laetitia si diresse verso un gruppo di Corvonero suoi amici che gridavano 
-GIÙ! GIÙ! GIÙ! GIÙ!
Un povero Roger Davies stava tentando di finire una bottiglia di burrobirra scura tutta d'un sorso.
Edmund notò lo sguardo di Margaret mesto su Philip e con gli occhi la indicò a Frannie, che fece una piccola smorfia con le labbra. I due si guardarono indecisi sul da farsi quando la ragazza si schiarì sommessamente la voce e mise un braccio sulle spalle di Mag e l'altro su quelle dell'amico esclamando
-Su, sbrighiamoci! Questo giro lo offro io!
Margaret parve destarsi e sorrise debolmente.
-Tre bicchierini di assenzio, grazie.
-Quanti anni hai?
Chiese il barman, alzando un bianco sopracciglio.
-Diciassette.
Rispose sorridendo dolce la ragazza. Era sempre stata brava a mentire.
L'uomo sbuffò e versò tre centimetri di un liquido verde purissimo in tre bicchieri cristallini.
-Un galeone.
Borbottò in tono poco amichevole.  Frannie lasciò scivolare una moneta d'oro nella mano dell'uomo e con un movimento di bacchetta fece levitare gli altri due bicchierini verso gli amici.
-Salute!
Esclamò sorridendo.
-Salute!
Risposero gli altri in coro, buttando giù il contenuto del bicchiere.
Margaret sentì l'assenzio scivolarle lungo l'esofago e scaldarla. Sorrise in modo più sincero.
-Fico! Buono!
Esclamò Edmund in segno di approvazione.
-Lo so, lo so, conosco i miei polli!
Ridacchiò la ragazza mentre la canzone terminava e ne cominciava subito un’altra. Margaret sgranò gli occhi riconoscendola sorpresa.
-Non conosco questa canzone.
Mugugnò Edmund pensieroso.
-È una canzone babbana, deve averla suggerita Thomas. Non io, comunque.
Rispose Mag alzando le spalle. Un attimo dopo tutti i babbani nella stanza sollevarono i bicchieri all'unisono, lei compresa, battendo i pugni a tempo sul tavolo e gridando a squarciagola
-WE WILL WE WILL ROCK YOU!
I maghi rimasero interdetti. Margaret scoppiò a ridere.
-Scelta interessante! 
Commentò la ragazza ancora ridacchiando.
Edmund scosse la testa sorridendo.
-Dai su, entriamo nell'animo della festa. Propongo un altro giro, stavolta offro io!
Disse il ragazzo, aggiustandosi il colletto della camicia. Frannie sorrise a trentadue denti e annuì vistosamente.
-Di già?
Chiese Margaret, massaggiandosi la gola.
-Eddai Mag, fallo per me!
Chiese il giovane Pevensie sbattendo le ciglia e guardandola supplichevole. Frannie seppe che il ragazzo aveva già vinto, e quindi fece cenno al barista di tornare da loro.
Dopo che ebbero buttato giù anche un bicchiere di whiskey incendiario, entrarono in mezzo alla folla che ballava al centro del locale. Jasmine e Aladdin ballavano insieme vicini, e tutti si chiesero se quella sera sarebbe stata la volta buona. Laetitia raggiunse gli amici ridendo, e si mise a ballare con loro, scatenata. Fred e George si avvicinarono con un moonwalk esilarante e distribuirono ai ragazzi calici di burrobirra dorata. Frannie ne afferrò uno entusiasta mentre Mag e Ed se ne divisero più saggiamente un altro. Quando Margaret passò il boccale all'amico lui ridacchiò e allungò la mano verso il viso della ragazza. Lei sbatté le palpebre e combatté contro l'istinto di allontanarsi di scatto.
-Sei sporca di schiuma!
Disse Edmund con un ghigno, passandole il pollice sulle labbra.
Laetitia e Frannie si guardarono aggrottando la fronte in segno d'intesa.
I gemelli Weasley ripresero il loro giro di ispezione tra i presenti, quando Jasmine si infilò tra i suoi amici, che ora avevano occupato un tavolo. Margaret si era già tolta le scarpe coi tacchi e li aveva infilati nella borsa, coperta da un incantesimo di estensione irriconoscibile. Edmund sembrava già parecchio brillo, ridacchiava per ogni minima stupidaggine ed era rosso come un peperone. Laetitia, quella che aveva bevuto meno di tutti, sedeva pacifica al tavolo ascoltando i discorsi deliranti degli altri. Mentre Jasmine si sedeva accanto a loro, Margaret e Frannie stavano discutendo animatamente di quanto fosse assolutamente ingiusto che Tony non si trovasse lì e parlavano con un tono di voce troppo alto per via dell'alcool che iniziava ad annebbiare le loro menti.
Quando la ragazza si sistemò, tutti si girarono verso di lei, curiosi.
-Quindi?
Squittì Margaret, per poi coprirsi la bocca imbarazzata dal suono.
-Quindi cosa?
Rispose Jasmine facendo la finta tonta. 
-Oh, ti prego Jas, risparmiaci le tue menate innocentiste!
Rise Edmund con un po' troppa energia. La ragazza scosse la testa.
-Niente, abbiamo ballato.
-Avete ballato e....?
Incitò Margaret facendo cenno di continuare.
-Abbiamo ballato e... basta.
Rispose alzando gli occhi al cielo infastidita.
-Aaah miseriaccia. Meno male che dovrebbe essere quello coraggioso. Credo che toccherà a te fare la prima mossa!
Borbottò Frannie con una smorfia di disapprovazione.
-Sì, comincio a pensarlo anch'io! 
Convenne Jasmine pensierosa.
-Sai quello che ti ci vuole?
Chiese Frannie ammiccante, guardando verso Edmund che rispose allo sguardo.
-Qualcosa da bere!!
Margaret scoppiò a ridere. Il ragazzo accaldato aveva già aperto due bottoni della camicia. Tentò di alzarsi per andare al bancone ma cadde pesantemente sulla sedia dopo essersi sollevato solo di qualche centimetro. Scoppiò a ridere istericamente, Jasmine si batté una mano sulla fronte senza parole, Margaret e Frannie ridacchiavano, mentre Laetitia scosse sorridendo la testa aggiustandosi gli occhiali. Frannie si alzò dal tavolo a fatica.
-Ho capito, ho capito, vado io. Cosa volete?
-Un whiskey incendiario!
Sospirò Jasmine abbandonando la testa tra le mani.
-Per ora niente, grazie Fran. 
Rispose Mag guardandola rassicurante.
-Una burrobirra, magari.
Rispose Laetitia accomodandosi meglio sulla sedia.
Edmund fece per aprire la bocca, quando apparve Peter dietro di lui e gli posò entrambe le mani sulle spalle.
-Lui non prende più niente.
Rispose sorridendo ma in tono velatamente seccato. Oliver Baston dietro di lui fece una smorfia come per dire "sono guai" poi chiese a Frannie, per sviare l’attenzione,
-Andavi a prendere qualcosa? 
-Sì, vieni anche tu? Mi aiuti coi bicchieri.
I due si avviarono verso il bancone e Peter prese il posto di Frannie al tavolo. 
-Portate una burrobirra anche per me, ragazzi?
-Anche per me!
Si affrettò a dire Margaret,
-No, meglio, un whiskey incendiario! No, meglio... un bicchierino di assenzio.
Frannie la guardò stranita. L'amica alzò le spalle.
-Ho cambiato idea!
Philip e Aurora ballavano al centro della pista, lui le teneva le mani sui fianchi. La ragazza si morse le labbra. Jasmine notò cosa stava succedendo e le posò una mano sulla gamba per rassicurarla.
-È tutto ok, Mag. Niente che un buon bicchiere non possa curare.
L'altra annuì, sospirando. Questa proprio non se l’aspettava.
Frannie e Oliver arrivarono al bancone, la ragazza ci si appoggiò con i gomiti e si sporse per attirare l’attenzione del barista.
-Hai smesso di bere un secondo da quando sei qui, Firwood?
-Impressionato, Baston?
Il ragazzo rise brevemente e la guardò alzando il sopracciglio.
-Ci vuole ben altro per impressionarmi.
-È una sfida?
Chiese lei facendogli l'occhiolino, e il sorriso sul viso di lui si allargò visibilmente. Ordinarono i drink al bancone e Oliver aggiunse due burrobirre.
-Mi sembrava avessi detto che ho bevuto troppo.
-Mi sembrava avessimo parlato di una sfida.
Aggiunse Baston, sorridendo malizioso. La ragazza in risposta alzò il boccale verso di lui.
-Alla nostra!
-Alla nostra.
Fred intanto ballava con Angelina al centro della stanza, sbattendo su tutti i presenti e creando intorno a loro un vuoto di sicurezza. Aurora e Philip si erano appena seduti al tavolo, lui le prese la mano e da quel momento ebbe gli occhi solo per lei. Margaret non riusciva neanche a guardarli. Quando, spedita dalla bacchetta di Frannie, sul tavolo apparve il suo bicchierino di assenzio si affrettò a trangugiarlo avidamente.
-Calma Mag o finirà per andarti di traverso!
Scherzò Jasmine scuotendo la testa e mandando giù il suo whiskey incendiario. Tossicchiò dopo il sorso e posò il bicchiere. Edmund aveva le braccia incrociate e l'espressione torva, ogni qualche secondo si lasciava andare in un sonoro sbuffo. Laetitia capì al volo che non è aria e si alzò in fretta portandosi dietro il calice di burrobirra per andare a parlare con George, lasciato solo dal fratello. Jasmine, allarmata dalla mossa dell'amica, corse a raggiungere Aladdin che discuteva animatamente con Cedric Diggory sulle formazioni di Quidditch di quell'anno. Margaret si trovò sola al tavolo coi due Pevensie e la tensione si avvertiva nell'aria. Peter, un po' brillo, alzò gli occhi al cielo di qualche millimetro più in su a ogni sbuffo del fratello. Una versione pop di "la ballata della strega bacheca" rimbombava per il locale. La ragazza guardò prima un fratello e poi l’altro senza avere la forza e la voglia di alzarsi anche lei. All'ennesimo sbuffo di Edmund, Peter sbatté il pugno sul tavolo.
-Si può sapere che hai da rompere?
-Si può sapere che hai da rompere?
Scimmiottò l'altro con la bocca impastata dall'alcool. Mag deglutì preoccupata. Le labbra di Peter formavano una linea retta sottilissima.
-Basta.
Disse Peter, alzandosi in piedi e tirando il fratello per il colletto della camicia,
-La festa è finita. Torniamo a Hogwarts.
Tentò di alzarlo ma Edmund oppose resistenza. Margaret si portò le mani alla bocca. Qualcuno dei presenti iniziò a guardare dalla loro parte. Cedric Diggory iniziò ad avvicinarsi, probabilmente per moderare la situazione.
-Che problemi hai, Peter?
Rispose Edmund urlando biascicando le parole in modo confuso. Si alzò per affrontarlo e barcollò.
-Guardati! Non ti reggi nemmeno in piedi!
Rispose rabbioso, con la voce colma di disgusto.
-Non sei mio padre.
Ringhiò Edmund, tra i denti.
-Cosa hai detto?
-NON SEI PAPÀ! NON LO SARAI MAI! SMETTILA DI DIRMI COSA FARE! SMETTILA DI SGRIDARMI!
Margaret aveva gli occhi sbarrati. Il tempo sembrava essersi fermato, i suoni arrivavano alle sue orecchie ovattati. Anche Laetitia Fred e George iniziarono a guardare nella loro direzione. Peter aprì la bocca per dire qualcosa, ma la richiuse subito dopo. Con un gesto della bacchetta richiamò dal guardaroba la giacca ed uscì nella notte, spingendo via Cedric, suo amico e compagno di casa, che si era avvicinato per consolarlo e calmarlo.
-Che avete da guardare?
Sbottò il Tassorosso verso il resto degli invitati, aiutando Edmund a sedersi nuovamente al suo posto. Il ragazzo aveva un'espressione vuota e sofferente, e sospirò. Margaret sospirò a sua volta. Aurora e Philip erano gli unici che sembravano essere rimasti indifferenti all'alterco dei Pevensie e si scambiarono un bacio al centro della pista. Continuarono a sbuffare a turno per qualche minuto. Nessuno osava avvicinarsi al tavolo che sembrava avere intorno una fitta nebbia di negatività e Frannie non si vedeva da nessuna parte; Margaret guardò Edmund con sguardo mesto e lui ricambiò lo sguardo.
-Che serata eh?
Mormorò lui, mordendosi il labbro.
-Quanto siamo miserabili?
Chiese lei, sorridendo appena.
Dopo qualche secondo non riuscirono a trattenersi e scoppiarono in una risata amara, commiserando la loro stessa aria da disadattati. Finito di ridere, si sentirono entrambi meglio.

"Load up on guns
Bring your friends
It's fun to lose and to pretend
She's overboard, self assured
Oh no I know, a dirty word"


Mag sollevò la testa di scatto.
-Ehi, questa canzone l'ho scelta io!
Esclamò sorridendo. A sentire quelle parole Edmund posò le mani sul tavolo, raccolse tutta la forza rimasta e si alzò. Le tese la mano.
-Balliamo?
La ragazza guardò il suo amico. Lo sguardo un po' vacuo, il sorriso perenne da criminale, i capelli scarmigliati, le gote rosse dall'alcool, la camicia mezza aperta. Spostò lo sguardo e fissò Aurora e Philip volteggiare come se venissero da un altro pianeta.
-Certo.
Rispose sorridendo.
Le note di "Smells like teen spirit" si erano esaurite da un pezzo quando Frannie rientrò ridacchiando dentro il pub. Fred e George le diedero il cinque facendole l'occhiolino e il suo accompagnatore si dileguò presto al tavolo di Diggory. Quando la ragazza si unì agli amici in pista li trovò che ridevano come matti, e Edmund aveva la cravatta legata intorno alla testa.
-Siete freschi vedo!
Esclamò sarcastica saltando tra i due e mettendosi a ballare con loro. Edmund si era un po' ripreso lungo la serata e annuì contento.
-Come sempre Fran, come sempre!
La ragazza posò lo sguardo su Aurora e Philip.
-Mag... mi dispiace...
-Non preoccuparti, c'è di peggio!
Rispose l'amica, ballando un po' più tranquilla. L'altra le strinse la mano e la guardò rassicurante.
-Oliver Baston, Frannie? Ma davvero?
Esclamò Jasmine arrivandole di colpo alle spalle.
-Per la barba di Merlino, Jas! Vuoi farmi venire un colpo?
La ragazza rise di gusto.
-Che problemi hai coi sentimenti? Non sei fissata con McMartian dall'anno scorso?
-Fosse solo dall'anno scorso!
Commentò Edmund scherzoso.
-Oh andiamo ragazzi, Tony sarà l'uomo che sposerò... prima dovrò pur divertirmi un pochino!
Fred e George si unirono al gruppo ballando scomposti e spingendosi a vicenda ridacchiando. Bussarono sulla spalla di Margaret scappando dall'altra parte, facendola girare a vuoto, per poi ridere a crepapelle insieme a tutti gli altri.
-Cretini.
Commentò la ragazza alzando gli occhi al cielo ma sorridendo.
-Ehi Pevensie, hai messo un bel po' di pepe alla festa!
Esclamò George, dando una gomitata a Edmund. Lui alzò gli occhi al cielo. Gli altri abbassarono lo sguardo, Frannie invece era spaesata.
-Il gran sovrano se n'è andato con un diavolo per capello! Parleranno della festa per gli anni a venire!
Disse George in tono ammiccante.
-Ok ragazzi, ha afferrato, non c'è bisogno di infierire!
Rispose Jasmine un po' alterata. I due glissarono sull'argomento e scherzarono ancora qualche minuto, per poi spostarsi verso i tavoli. Dopo aver ballato un altro po', i ragazzi recuperarono Laetitia e decisero che era meglio tornare al castello. Jasmine salutò Aladdin da lontano, e Margaret decise di non salutare Aurora, sperando che non si offendesse. Si pentì subito di quel pensiero. Frannie si avvicinò a Baston e gli diede un bacio a stampo sulle labbra, prima di tornare dai suoi amici.
-Su, andiamo!
Disse Edmund, barcollando verso l'uscita e togliendosi la cravatta dalla testa. Margaret, infilatasi le scarpe di ricambio che teneva nella borsa, lo seguì a ruota con le altre alle sue spalle.
Quando arrivarono nel dormitorio delle ragazze, Jasmine Margaret e Frannie si abbandonarono sul letto esauste.
-Che serata.
Mormorò Frannie sfilandosi le scarpe alte.
-Già.
Mormorò Jasmine, in tono piatto. 
-Cosa è successo a Edmund? Cosa intendevano Fred e George prima?
Margaret alzò le spalle.
-Peter lo ha sgridato per aver bevuto troppo e ha cercato di strattonarlo fuori dal locale. Ed l'ha presa male e ha gridato. Si sono girati tutti, è stato orribile.
-"Non sei papà, smettila di dirmi cosa fare." Ha detto questo. E Peter è scappato.
Aggiunse Jasmine.
-Miseriaccia. Ci toccherà parlargli, domani.
-Sembra proprio di sì.
Ammise Mag con uno sbuffo.
-Tu come stai?
Continuò Frannie riferendosi a Philip e Aurora.
-Bene. Cioè, intendiamoci, sono stata meglio... ma ci sono cose peggiori. In fin dei conti penso staranno bene insieme. Sono contenta per Aurora.
La frase pose fine alla discussione, e le tre decisero di andare a dormire.
Il giorno dopo Frannie si svegliò con un gran mal di testa. Si guardò intorno e vide Mag già sveglia che era a letto a leggere un libro.
-Buongiorno.
Disse amichevole, alzando gli occhi dalle pagine per un istante.
-'giorno.
-Post sbornia, eh?
-Miseriaccia, sì... 
La ragazza si grattò la testa, stordita. Bevve un sorso d'acqua dal bicchiere sul comodino. Jasmine si rigirò nel letto mugolando.
-Andiamo a fare colazione?
Chiese Frannie con la bocca impastata dal sonno,
-Non credo che Jas si sveglierà prima di pranzo!
Ridacchiò stropicciandosi gli occhi.
-Certo, ti stavo aspettando apposta! 
Rispose lei saltando giù dal letto,
-Ho proprio un bel languorino!
Quando le ragazze arrivarono in Sala Grande, furono molto sorprese dal notare che Edmund era già seduto al tavolo della colazione e sembrava anche aver già finito. Leggeva la gazzetta del profeta con scarsa attenzione. Quando le due amiche si sedettero al tavolo alzò gli occhi colto di sorpresa.
-Mag, Frannie! Non vi aspettavo così presto!
-Beh, neanche noi!
Commentò Frannie afferrando una fetta di torta al cioccolato dopo aver accuratamente scelto la più grande del vassoio. Dei presenti alla festa in quella stanza, a parte loro tre, gli unici a essersi già presentati erano l'impeccabile come sempre Cedric Diggory e accanto a lui Peter Pevensie, dallo sguardo particolarmente moscio. Si teneva le tempie con le mani e aveva un'espressione sofferente identica a quella di Edmund. La somiglianza fece sorridere Margaret con affetto. I due Pevensie a intervalli regolari si scambiavano occhiate d'odio attraverso la sala.
-Devi assolutamente rimediare, Ed.
Disse Frannie in tono che non ammetteva repliche.
-Rimediare a cosa?
Borbottò Edmund dopo un ennesimo sguardo velenoso rivolto al tavolo Tassorosso. Margaret guardò l'amica, che alzò un sopracciglio.
-Non prenderci in giro, Ed. Non puoi continuare tutto il weekend a odiare tuo fratello.
-Tu credi? L'ho fatto anche più a lungo di un weekend, sai? In realtà è una cosa a cui sono piuttosto abituato.
Le due ragazze si guardarono esasperate.
-Lui fa così perché ti vuole bene, lo sai...
Aggiunse conciliante Margaret.
-Non mi va di parlarne.
Borbottò il ragazzo, scuro in volto. Una voce improvvisa li fece sobbalzare.
-Ehi gente, che musi lunghi!
-Mal di testa, non è vero? Provate una di queste, fanno miracoli.
I gemelli Weasley, come al solito erano venuti a scocciare al loro tavolo. I tre amici ridacchiarono. I due Grifondoro però non erano i soli questa volta: insieme a loro, alle loro spalle, spuntò il capitano della squadra di Quidditch.
-Non fidatevi, sono pasticche vomitose.
Intervenne il ragazzo scuotendo la testa.
-Oh Baston, così ci fai perdere tutto il divertimento!
Esclamarono i due in coro in tono offeso. Frannie si alzò e lo abbracciò, si scambiarono un breve bacio.
-Che dici se facciamo un giro stasera? Abbiamo diverse cose di cui parlare.
La ragazza annuì sorridendo.
-Certo! Molto volentieri.
Vedendo Edmund lanciare l'ennesima occhiata al tavolo giallo e nero sentì il cuore stretto in una morsa. Tony aveva appena raggiunto Peter e stava facendo colazione silenzioso. Era solo lui che voleva, non il ragazzo che le stava accanto in quel momento. Solo Tony. Un sentimento misto tra angoscia, senso di colpa e risentimento le attraversò il corpo come un fulmine e strinse la mano di Oliver in modo convulso. Margaret riuscì a leggerle negli occhi cosa era appena successo e la guardò compassionevole.
Come avevano previsto, né Laetitia né Jasmine si presentarono per la colazione. I tre decisero di fare una breve sosta al Lago Nero in attesa del pranzo. Dopo aver constatato che sdraiati per terra nel loro solito posto non trovavano pace, iniziarono a passeggiare nei dintorni del lago. Edmund era pallido come un cencio e ogni tanto sospirava. Neanche Frannie aveva l'aria di passarsela benissimo, ma non lo diede molto a vedere. Margaret camminava tranquilla come sempre e sorrise, non sembrava molto turbata dagli avvenimenti della sera prima o forse si stava solo autonvincendo di non esserlo.
-Sto così male che se giocassi a scacchi con Zabini credo che perderei.
Mormorò Edmund dando un calcio a dei ciottoli lungo la strada. 
-Ora non esagerare!
Ridacchiò Frannie, e Mag si batté una mano sulla fronte.
-Perché voi non state male come me?
Borbottò il ragazzo massaggiandosi la tempia.
-Perché noi non abbiamo bevuto sino a legarci la cravatta in testa!
Rispose Margaret scoppiando in una sonora risata. Edmund diede un altro calcio ai ciottoli. Sopra di loro, fortunatamente a debita distanza, le creature nere fluttuavano minacciose.
-Questa storia non mi piace. Non mi piace per niente.
Disse Frannie fredda, a denti stretti.
-Fanno venire i brividi.
Convenne Mag a bassa voce.
-Li odio. Raggelano l'anima. Conosco qualcuno che fa lo stesso effetto. Io... io odio il freddo.
Sospirò Edmund a occhi chiusi.
Mag e Frannie pensarono automaticamente al molliccio del ragazzo, la donna vestita di bianco candido.
"Promemoria per me: indagare su questa storia" pensò Frannie tra sé e sé.
-Torniamo dentro.
Intervenne Mag seria, dando un ultimo sguardo alle figure svolazzanti.
Era quasi ora di pranzo e i tre decisero di avviarsi verso la Sala Grande. Poco dopo essere entrati nel castello videro due figure che facevano loro un cenno di saluto. Laets e Jasmine camminavano verso di loro, Jasmine aveva un aspetto davvero orribile. Era bianca come un lenzuolo e si teneva lo stomaco con entrambe le mani con forza, camminava strisciando i piedi e a fatica.
-Jas! Jas, che hai?
Margaret si avvicinò correndo preoccupata. Laetitia alzò gli occhi al cielo e sbuffò con disappunto.
-Ha accettato un rimedio da quei due cretini.
Frannie aggrottò la fronte e Edmund scosse la testa.
-Weasley. Non cambieranno mai.
Sussurrò Mag mettendo una mano sulla spalla dell'amica.
-Non credo sia il caso tu venga a pranzo, Jas. Vuoi che ti accompagniamo da madama Chips?
La ragazza annuì debolmente.
Edmund si fece passare un braccio di lei sulle spalle.
-Lascia, lascia, faccio io.
Disse a Laetitia che la aveva portata a braccetto fino a quel momento. Caricato il peso della ragazza sulla spalla, il gruppetto arrancò verso l'infermeria. L’infermiera spuntò dalla porticina con un sopracciglio alzato.
-Cos'è successo?
Chiese con cipiglio severo. Laetitia alzò le spalle, non volendo mettere nei guai i gemelli, perché anche se se lo sarebbero meritato erano comunque, beh, Fred e George Weasley. Come si fece a essere arrabbiati con loro? A meno di non essere il loro fratello Percy, ovviamente.
-Non so, deve aver mangiato qualcosa di strano credo. Era con me.
-E voi tre cosa ci fate qui?
-Niente,
Si affrettò a rispondere Frannie,
-Li abbiamo visti in difficoltà e li abbiamo accompagnati. Come prefetti, ecco. Lei era con noi.
Aggiunse di fretta indicando Margaret.
La donna sbuffò e lasciò entrare Edmund e Jasmine, lasciandola accomodare su una poltroncina con l’aiuto del ragazzo.
-Su, su, ora fuori! Farete tardi per il pranzo!
Borbottò la donna spingendo fuori Ed e chiudendo burbera la porta in faccia ai ragazzi. Loro alzarono le spalle in una smorfia e tornarono sui loro passi.
-Spero che mangiando mi sentirò meglio.
Borbottò Ed sovrappensiero.
-Certo, andrà sicuramente così.
Rispose Fran conciliante.
Quando arrivarono nella Sala Grande una ragazzina si alzò dal tavolo dei Grifondoro, dov'era seduta accanto a Ginny Weasley. Margaret riconobbe in lei la sorella di Edmund, Lucy Pevensie, del secondo anno. La ragazza trotterellò verso di loro con aria severa. Il ragazzo sbuffò sonoramente e cercò una via per scappare. Guardandosi intorno vide che al tavolo dei Tassorosso l'altra sorella stava facendo quella che sembrava una pesante ramanzina a Peter. "Almeno mi è toccata quella gentile." ebbe il tempo di pensare, prima che Lucy gli fosse davanti, molto infastidita.
-Edmund Pevensie!
Le tre ragazze accanto a lui biascicarono dei saluti e si defilarono, per non mettere l'amico in imbarazzo più di quanto non lo fosse già. 
-E non guardarmi così! Ti è andata bene che ci sia io anziché Susan, Peter non le ha detto che sareste andati alla festa, sai che non approva queste cose. Era furibonda!
Laetitia, Margaret e Frannie sgusciarono verso il tavolo di Grifondoro. Passando davanti a Potter e il suo gruppetto stettero ben attente a non mostrare nessun segno di sconvolgimento, cosa che gli altri sembravano dimenticare, facendolo spesso sentire una scimmia ammaestrata. Si avvicinarono al punto del tavolo in cui di solito si sedevano i gemelli, che vedendole arrivare sghignazzarono per poi fare un'espressione preoccupata.
-Cosa accidenti vi salta in mente? 
Sbraitò Laetitia dando uno scappellotto in testa ai due ragazzi.
-Ehi, ahio!
Esclamarono in coro. Baston e Aladdin si avvicinarono a loro dall'altro capo del tavolo. Il primo si infilò dietro Frannie e le cinse i fianchi con le braccia dandole un bacio sulla guancia, mentre l'altro si guardò intorno spaesato. 
-Avete visto Jasmine?
Mag ridacchiò e indicò i gemelli.
-Chiedilo a loro.
Aladdin si morse il labbro e aggrottò la fronte. Gli altri si misero a ridere e Laetitia scosse anche la testa, arresa.
-Che avete fatto?
-Non è colpa nostra amico...
-... è lei che è stata ingenua...
-...noi le abbiamo offerte a tutti...
-...è stata l'unica ad accettarle, è un po' fessa!
Concluse George alzando le spalle. Aladdin ringhiò infastidito.
-Non è fessa, è stata male. E voi la avete fatta stare peggio.
Mormorò Margaret tra il serio e il divertito.
-Ma dov'è? Non la avrete portata in infermeria?
Chiese George preoccupato.
-In infermeria????
Ripeté Aladdin sempre più preoccupato e infastidito.
Frannie sbuffò.
-Tranquilli, non abbiamo detto cos'è successo. Ci siamo inventati una scusa.
Fred sorrise a trentadue denti.
-Ragazze, ragazze... che dico... donne! Siete le donne più meravigliose che questa scuola... che dico... che il mondo magico...
-Oh, risparmiaci le sviolinate Weasley!
Rise Laetita. In quel momento videro Lucy Pevensie riprendere posto al tavolo e si accomiatarono, andando ognuno al tavolo della propria casa. Laetitia si allontanò verso il tavolo Corvonero e Frannie ed Edmund tornarono a quello dei Serpeverde. Draco, col braccio ingessato, fece un cenno di saluto con l'arto libero verso Frannie, che ricambiò con un sorriso. Edmund era seduto al suo solito posto con lo sguardo torvo da non-provare-nemmeno-a-chiedere e le altre due esaudirono il suo desiderio. Un pollo arrosto croccante e profumato apparve nei vassoi davanti a loro e il ragazzo si affrettò a staccarne una coscia.
-Sono un po' nervosa.
Mormorò Frannie, tentando di staccare il petto del pollo col forchettone.
-Come mai?
Chiese Edmund, felice di parlare di qualcosa che non fosse lui e la sua famiglia.
-Baston?
Chiese Mag masticando un pezzo di carota cruda dall'insalata che accompagnava la carne.
-Sì. Vuole uscire per "chiarire cosa siamo". Dico io, che bisogno c'è? Perché dobbiamo per forza essere qualcosa?
-Mh, non so, perché ieri avete limonato?
Chiese Edmund sorridendo.
-Perché vi salutate con un bacino e ti sta appiccicato?
Continuò Mag ridacchiando sotto i baffi.
-Appunto! Non possiamo continuare così e basta? Che c'è da chiarire?
Chiese Frannie alzando le spalle e guardandoli con aria interrogativa.
-Hai decisamente un problema con l'esprimere i sentimenti, Fran. Oh, a proposito... guarda un po' chi arriva.
McMartian aveva finito di mangiare e stava camminando verso il loro tavolo. Frannie sentì il sangue gelarsi nelle vene e Edmund la guardò incoraggiante sorridendole. Margaret le strinse la mano sotto il tavolo.
-Firwood. Ehi.
-McMartian, ciao!
Tony si infilò le mani in tasca e sorrise gioviale.
-Che dici di vederci lunedì sera per la nostra lezione? Noi del quinto abbiamo l'ora libera! 
-Certo, non vedo perché no!
-Bene, allora direi che possiamo iniziare a chiamarci per nome, che ne dici?
Rise Tony piegando la testa di lato.
-Mi sembra il minimo.
Rispose sorridendo la ragazza.
-Alle quattro in biblioteca lunedì?
-Andata!
-Beh allora a lunedì, Frannie. E grazie!
-A lunedì, Tony! E aspetta a ringraziarmi, non sono una grande insegnante!
Concluse ridendo lei, e l'altro le sorrise. Quando il ragazzo si allontanò Frannie scosse la testa.
-Mi sto inalberando ragazzi, dico sul serio.
-Noto.
Commentò Mag preoccupata.
-Comunque se non hai intenzione di provarci con lui, magari uscire con Baston ti farà bene... magari ti passa una volta per tutte.
Disse Edmund più che in un pronostico, in una speranza. 
-Lo spero davvero.
Quando finirono di pranzare Frannie si avviò verso il tavolo Grifondoro, dopo un po' di incoraggiamento da parte dei suoi amici.
-Forza Fran, andrà benissimo.
La rassicurò Edmund con una pacca sulla spalla.
-Sì Frannie, forza. E poi raccontaci tutto! 
Mag le fece l'occhiolino. Lei deglutì e si avviò verso il tavolo. Oliver Baston sorrise a trentadue denti e saltò in piedi, prendendole la mano e trascinandola a fare un giro. I due sospirarono guardandosi un po' in pensiero. Laetitia li raggiunse e decisero di andare insieme in infermeria. Quando aprirono la porta notarono subito che il letto di Jasmine era l'unico occupato e una ragazza era già seduta nella poltroncina accanto a lei, reggeva una bacinella sicuramente pronta per il vomito, che però sembrava vuota. La loro amica aveva ripreso colore e le salutò debolmente. La ragazza vicina si voltò e si alzò a salutare. Mag fu attraversata da un brivido e respirò profondamente cercando di forzarsi di essere cordiale. Diventò rossa, tremava leggermente.
-Aurora, ciao!
Disse a voce troppo bassa per sembrare normale. La ragazza la abbracciò ma Mag rimase un po' rigida nel rispondere. Laetitia e Edmund si guardarono con espressione preoccupata e un po' confusa. Jasmine ricordando la sera prima si sbatté la mano sulla fronte sonoramente. Non aveva pensato alle complicazioni tra Margaret e Aurora e ora si pentì di averla trattenuta in infermeria sino a quel momento.
La ragazza si accorse del clima teso e decise di togliere il disturbo.
-Bene Jas, rimettiti allora, mi raccomando! Ciao ragazzi.
Si dileguò in fretta, i capelli biondi ondeggiavano a ogni passo.
-Scusa Mag, sono stata io a dirle di restare, non ci ho proprio pensato!
-Non preoccuparti. È tutto ok.
Rispose freddamente la ragazza, cacciando indietro le lacrime. Laetitia le accarezzò i capelli in segno di conforto.
-Ti passerà. Troverai qualcuno che ti merita.
Disse in tono dolce.
-Vedrai, alla fine sarà lui a essere geloso, ci scommetto! Ci ha perso lui!
Intervenne Edmund deciso. Jasmine le sorrise.
-Sì, anche io ne sono convinta. Tra non molto Philip sarà solo un ricordo lontano, e neanche dei migliori.
Biascicò, alzandosi leggermente puntellando i gomiti sul lettino.
-Ah, questo è sicuro...
Sussurrò Mag sorridendo debolmente.
-Il mio ricordo migliore siete voi.

Intanto Frannie e Oliver erano alla voliera, la ragazza accarezzava Dante, il suo gufo dalle piume fulve. Gli porse qualche semino e lo guardò sorridendo.
-Sono stato bene ieri. Tu no?
Disse finalmente il ragazzo, con un po' di imbarazzo.
-Sì. Sì, anche io.
Sussurrò lei, investita da sentimenti contrastanti.
-So che non ci conosciamo bene ma... mi piaci, credo. Insomma, ti ho sempre vista con i miei battitori e loro parlano molto di te e i tuoi amici. E vedo come fai il tifo, io ti avevo già, ehm, presa sott'occhio. E insomma, ci siamo parlati ogni tanto, magari non è un granché ma... ieri, insomma... penso valga la pena continuare a vederci, non credi?
Chiese guardandola speranzoso. Dante la beccò affettuosamente sulla punta delle dita. Frannie alzò la testa e guardò finalmente verso di lui. Il ragazzo era uno a posto. Lo aveva sempre guardato in realtà e lo aveva sempre trovato molto carino e la notte prima si era dimostrato essere una persona piacevole.
-Anche io penso ne valga la pena. E sono contenta che ieri l'alcool ci abbia dato una spinta.
-Davvero?
Chiese sorridente.
-Davvero.
Rispose la ragazza, accarezzandogli i capelli.
-Però,
Aggiunse ridendo,
-È bene mettere in chiaro una cosa: io tifo Serpeverde e tu non puoi cambiare questo, devi saperlo. E prima delle partite sarà meglio che tu non mi veda perché ti confonderò se ne avrò l'occasione... ci siamo capiti?
L'altro scoppiò in una risata liberatoria.
-Mi sembra il minimo!
-Non ho intenzione di giocare pulito, Baston!
-Nemmeno io, Firwood, nemmeno io...
Mormorò, prima di avvicinarsi per darle il loro primo vero bacio ufficiale.
Quella sera a cena erano tutti un po' strani. Edmund era ancora in guerra aperta con Peter, anche se le occhiate in cagnesco erano diminuite sensibilmente dopo la doppia ramanzina del pomeriggio. Jasmine si stava riprendendo ma era ancora scombussolata e si era guardata bene dal passare al tavolo dei Grifondoro entrando in Sala Grande, ancora adirata con i gemelli. Aladdin si era avvicinato, ma capendo da solo che non era aria era tornato dopo qualche minuto al suo posto. Margaret continuava a mordersi il labbro e lanciare occhiate furtive verso il tavolo dei Tassorosso, sperando che Aurora non se la fosse presa ma continuando a odiarla in silenzio. Frannie era felice ma si sentiva un po’ in colpa per la sua felicità, oltre a essere confusa perché non capiva se era felice per l'evoluzione dei suoi rapporti con Baston o per il quasi appuntamento con Tony, sentendosi in colpa anche per quel dubbio.
-Vorrei fare un annuncio.
Il preside prese parola dopo essersi schiarito la voce, e gli animi turbati dei quattro Serpeverde silenziosi vennero scossi alzando la testa all'unisono. Albus Silente si alzò in piedi e parlò davanti agli studenti con aria grave. Frannie lanciò uno sguardo al professore di difesa contro le arti oscure, che quella sera era particolarmente pallido. "Com'è carino." pensò, sorridendo per un attimo.
-Prima che la nostra cena deliziosa annebbi le vostre giovani menti, è bene che sappiate una cosa. Io ho faticato molto ad accettare la presenza delle guardie di Azkaban nelle vicinanze del castello, e non vi nascondo che mi sono mostrato apertamente contrario a riguardo quando il ministro me ne ha parlato per la prima volta. Tuttavia...
L'uomo si rivolse verso Harry Potter con lo sguardo. Il ragazzo tentò di farsi piccolo man mano che gli sguardi della Sala si posavano su di lui. Dietro il preside, Lupin e Piton si scambiarono un'occhiata di disprezzo reciproco.
-Tuttavia le circostanze hanno reso necessaria la loro presenza e per la sicurezza di voi studenti ho acconsentito. Alla luce di ciò è di fondamentale importanza, mettetevelo bene in testa, che qualunque uscita dal castello e qualunque gita clandestina verrà severamente ammonita per la vostra sicurezza. Prego dunque i ragazzi del quinto anno e chi per loro, per quanto la Testa di Porco sia un luogo sfortunatamente di mio gradimento, di organizzare le loro feste quantomeno nei sotterranei la prossima volta, almeno saranno al sicuro e già sulla buona strada per la punizione.
Il vecchio mago lanciò un'occhiata verso il tavolo dei Serpeverde e Margaret deglutì con gli occhi sbarrati.
-Spero di essere stato chiaro. Ma ora suppongo siamo tutti affamati, per cui non indugiamo, e buon appetito!
Frannie spostò due fette di rollè di vitello nel suo piatto e iniziò a tagliarlo silenziosa. Dopo un po' si mise a ridacchiare.
-Come fa a saperne una più del diavolo?
-Oh Frannie taci, non è divertente!
Sibilò Margaret visibilmente scossa.
-Andiamo Mag, non ci ha messi in punizione, mi sembra.
Si inserì Edmund pacato.
-Lo abbiamo deluso, non capite? Non avete sentito il tono? Non ci aveva mai parlato così.
-Stai tranquilla, sono sicura che anche lui organizzava festini quando era uno studente. Vedrai che capirà.
Aggiunse Jasmine versandosi un bicchiere di succo di zucca, meditando sul fatto che per quel giorno sarebbe stato meglio non mangiare nulla per non rischiare di vomitare di nuovo.
-Quindi quando, due secoli fa?
Scherzò Edmund per strappare un sorriso, ma Mag sospirò amareggiata.
-Ah ah ah. Molto divertente.
Mormorò stringendosi nelle spalle. I tre amici decisero di lasciarla stare e Jasmine guardò i due prefetti con due occhi che dicevano "tranquilli, le passerà".
A cena conclusa Margaret non aveva quasi toccato cibo, Jasmine aveva il piatto ancora pulito, mentre Edmund e Frannie erano decisamente sazi. Si alzarono dal tavolo e tornarono in fretta al dormitorio, desiderosi di finire al più presto quella giornata estenuante per tutti. Frannie mandò un bacio a Baston dall'altra parte della sala, mentre Laetitia li salutò da lontano vedendoli lasciare la Sala Grande in tutta fretta.
-Buona notte Ed. 
Salutarono moge le ragazze, andando verso il dormitorio femminile. Arrivate in camera non chiacchierarono molto prima di dormire, al contrario di quanto solitamente facevano di sabato sera.
-Spero che domani andrà meglio.
Disse sommessamente Margaret, prima di infilarsi sotto le coperte con una penna e una pergamena, annotando qualcosa nel silenzio della notte.

Il giorno dopo, quando Frannie aprì gli occhi, il letto di Margaret era vuoto. Sentiva acqua scrosciare dal bagno e si rassicurò dopo un istante di preoccupazione. Sbadigliò e si stiracchiò nel letto a baldacchino; lanciò uno sguardo verso il solito cumulo di coperte di Jasmine, quando notò un angolo di pergamena sbucare da sotto il cuscino di Margaret. Incuriosita, scese dal letto in punta dei piedi. Ancora assonnata lo afferrò, sfilandolo furtiva. Quando iniziò a leggere si lasciò scappare una risatina. Qualche istante dopo l'amica uscì dal bagno e la notò con il naso nella sua pergamena. Diventò rossa sino alle orecchie e squittì rumorosamente. 
-Ehi, che fai? Ridammelo!
Jasmine mugolò nel sonno. Margaret lanciò una fattura a Frannie, che fece apparire un incantesimo scudo appena in tempo agitando fulminea la mano sinistra.
-"Non ho dato tutta me stessa con Philip." Ancora Mag? Sul serio?
-Oh, lasciami stare!
-"Non accetto i miei sentimenti", questa è interessante.
-Ti prego Fran, smettila.
La ragazza arrossì sempre di più.
-"Non sto preparando seriamente i GUFO"? È la prima settimana di lezione!
Continuò l'amica ridendo sempre più forte.
-Silenzio!
Bofonchiò Jasmine da sotto le coperte.
-Ehi pigrona, tirati su, questa devi proprio vederla!
Esclamò Frannie piegata in due dalle risate.
-Accio!
Gridò Mag tirando a sé la lista e ficcandosela in tasca.
-Sei proprio una ficcanaso.
Borbottò guardandola in cagnesco.
-Avanti Mag, basta una ramanzina di Silente per farti perdere tutta la fiducia in te stessa? Take it easy!
-Non è così.
Sibilò offesa.
-Ah no?
Jasmine scese dal letto imprecando.
-Perché fate sempre chiasso quando cerco di dormire? Siete persone orribili. 
Borbottò imbronciata avviandosi verso il bagno. Le altre due la guardarono sghignazzando. Dopo una ventina di minuti uscirono dal dormitorio e scesero nella Sala Comune. Draco, Tiger, Goyle e la Parkinson erano seduti vicini e confabulavano fitto fitto. Quando videro spuntare le ragazze si zittirono di scatto. Margaret alzò un sopracciglio sospettosa. 
-Se cercate Pevensie, è andato di là. Non aveva l'aria troppo felice.
Esclamò Parkinson, sorridendo. 
Le ragazze sbiancarono e corsero verso la Sala Grande. Una volta arrivate la situazione era migliore di quella che sembrava. Certo il ragazzo non aveva l'aria particolarmente allegra, ma non peggio del giorno prima. Probabilmente Pansy Parkinson voleva solo farli uscire in fretta dalla Sala Comune.
-Quelli lì non mi piacciono.
Borbottò Mag, accomodandosi al tavolo.
-Tutto ok, Ed?
Chiese Jasmine, versandosi un po' di tè al gelsomino. Lui alzò le spalle. Peter doveva avere già lasciato la sala, o forse non si era ancora svegliato. A giudicare dalla faccia del fratello, era più probabile la prima. 
-Almeno oggi possiamo riposare tutto il giorno.
Disse Frannie sorridendo cercando di essere positiva. Salutò Tony attraverso la Sala, era in mezzo agli altri Tassorosso e ricambiò gesticolando sorridente.
-Evviva.
Sospirò Edmund, sistemandosi il nodo alla cravatta.
-Dovresti parlargli, sai?
Cercò di intercedere Mag, ma un'occhiata di Frannie la fece desistere.
-Che ne dite di fare un giro? Non mi pare che siamo affamati, giusto?
Chiese la ragazza con tono forzatamente entusiasta. Jasmine stava per aprire la bocca per un "Parla per te" ma qualcosa la fermò. Si alzò pigramente e borbottò un incerto
-Ma sì, perché no?
Mag e Frannie la seguirono a ruota e in ultimo il ragazzo del gruppo, che sospirò.
-Scusate. Scusate. Prometto che sarò più di compagnia oggi.
-Non preoccuparti Ed.
Disse Mag, prendendolo sottobraccio,
-Va benissimo così.
Continuò Frannie, afferrandolo dall'altro lato. I quattro uscirono dalla Sala Grande e si avventurano verso il giardino. Dovevano approfittare del bel tempo sinché si poteva, la Scozia non era famosa per le giornate di sole, e con la prima metà di settembre se ne sarebbe andato anche il caldo. I raggi solari sembravano rasserenare Edmund, che abbozzò un sorriso più disteso. Mentre passeggiavano sino al limitare della Foresta Proibita, videro Peter che giocava sul prato con un grosso cane nero. Alzò un attimo lo sguardo al loro passaggio, e lo riabbassò senza salutarli.
-Maleducato. 
Ringhiò Jasmine, indignata.
-Torniamo dentro.
Disse Edmund freddo, voltandosi indietro.
-Perché non andiamo un po' al lago, invece?
Propose Frannie conciliante. Margaret annuì vistosamente e spinse l'amico sul viottolo che portava al Lago Nero.
-Perché non andiamo in Sala Comune? Il lago si vede anche da lì.
Cercò di insistere Edmund, strattonandosi ma senza mettere troppa forza.
-Andiamo Ed, vedrai che dopo una passeggiata starai...
Si sentì un ululato seguito da un guaito. L'attimo dopo il cane sfrecciò accanto a loro verso la foresta.
-...meglio.
Concluse Margaret fissando il cane sparire tra gli alberi.
-Peter.
Mormorò Edmund mettendosi a correre nella direzione opposta. Le tre ragazze lo seguirono qualche passo indietro, cercando di non perderlo. L'aria era spaventosamente fredda.
Quando arrivarono dal ragazzo, tre Dissennatori lo circondavano, pericolosamente vicini. Quello che aveva di fronte, che respirava più pesante degli altri, era a pochi centimetri dalla sua bocca e sembrava stesse tentando di aspirare qualcosa fuori dal corpo di Peter. Le ragazze si bloccarono alla loro vista, ma Edmund con due salti arrivò rovinosamente in mezzo al cerchio cercando di spingerlo via. L'unica cosa che ottenne fu un secondo dissennatore addosso che cominciò a portare via anche la sua anima.
-Ed! No!
Gridò Jasmine tentando di avvicinarsi, ma Frannie le bloccò il braccio con una morsa.
-Che fai?
Sbraitò la ragazza all'amica.
-Che fai TU! Non sai neanche evocare l'incanto patronus, rischiamo solo di dover essere salvati in cinque anziché in due! 
Il freddo iniziò ad aumentare e i loro respiri si condensarono formando nuvolette di vapore. Mag si girò con gli occhi quasi spiritati.
-Cosa facciamo?
-Vado a chiamare aiuto. Voi state qui e controllate che non se ne vadano.
-Vuoi che non facciamo niente? Stanno morendo!
Gridò Jasmine liberandosi dalla stretta al braccio.
-E tu non ti muoverai di qui, hai capito? E neanche tu. Altrimenti peggiorerete solo la situazione. Vado a chiamare un professore.
Un attimo prima che potesse allontanarsi, una stupenda cerva d'argento si scagliò contro i dissennatori, facendoli rotolare via in malo modo.
-Ma che ca...
Sussurrò Jasmine. 
Frannie osservò la scena con la bocca aperta un attimo prima di correre verso i due amici, ora liberi. Margaret parve destarsi e la seguì a capofitto. La cerva svanì velocemente come era arrivata.
-Ragazzi! Ragazzi, è tutto ok?
Chiese preoccupata, afferrando Edmund per le spalle e tentando di scuoterlo. Il ragazzo respirava debolmente. L'aria cominciò a scaldarsi.
-Ehi... ehi... Peter, svegliati!
Esclamò Frannie, prendendo a schiaffetti il caposcuola. Jasmine arrivò accanto a loro, li guardò sconvolta.
-Non ho potuto evocare il patronus... sono... sono apparsi dal nulla... allora era già troppo tardi...
-Non fa niente. Peter. Siete al sicuro adesso.
Commentò Margaret tentando di non sembrare fuori di testa dallo spavento. 
-Sì ma... chi ha evocato il patronus?
Chiese Frannie, guardandosi intorno.
Dalla foresta si stagliò pian piano una figura scura. Un uomo magro, dall'aspetto scarno, il naso adunco e i lunghi capelli neri.
-Cosa è successo?
Chiese freddamente il professor Piton avvicinandosi lentamente.
-Non lo so, signore. Si sono avvicinati senza provocazione. Non sappiamo come sia potuto accadere.
Rispose diligente Frannie al capo casa.
-Molto bene Firwood. Stai con me. Devi rispondere a un paio di domande.
Il mago si voltò verso Margaret, che tentava di consolare i ragazzi tremanti.
-Rosander?
-Sì, signore?
-Corri a chiamare il professor Silente, madama Chips e il professor Lupin. Prima che puoi.
Ordinò, gelido e pacato.
Margaret, che non l'aveva mai potuto digerire, obbedì senza protestare e si dileguò dopo un breve cenno d'assenso.
-Peter...
Sussurrò Edmund, proferendo parola per la prima volta da quando i dissennatori se ne erano andati.
-Ed! Come stai? Che mi venga un colpo! Non sai neanche evocare un patronus, come ti è venuto...?
Biascicò Peter riprendendo colore.
-Lo so, lo so... avevi tutto sotto controllo.
Sospirò il fratello minore. I due si guardarono per un attimo, poi il Tassorosso gli si buttò tra le braccia e lo strinse. Jasmine ridacchiò e Frannie guardò il professore, che non fece una grinza. Edmund, dopo un attimo di smarrimento, ricambiò la stretta.
-Potrei vomitare.
Commentò Severus, atono.
Dopo qualche minuto di interrogatorio a Frannie in quanto prefetto testimone da parte di Piton, il professor Silente, seguito da Margaret e dagli altri soccorritori, si precipitò fuoriosamente accanto ai ragazzi.
-Inaccettabile! Assolutamente inaccettabile!
Sbraitò, toccando la fronte ai ragazzi.
-Spostatevi! Fate largo!
Abbaiò madama Chips, facendo sedere i due sull'erba e sentendo il polso a entrambi.
-Stavano usando il bacio.
Informò Piton, con una smorfia. Il professor Lupin cacciò dalla tasca una tavoletta di cioccolato e la distribuì ai ragazzi, passandone un quadrato anche a Margaret che aveva l'aria provata. Frannie le strinse la mano e Jasmine la guardò rassicurante.
-Sei stata velocissima, grande!
Le sussurrò Frannie all'orecchio.
-Ho fatto prima che ho potuto... pensavo avrei perso un polmone.
Quando madama Chips si fu assicurata che i Pevensie stavano bene i professori tornarono di fretta verso il castello, non senza un ordine dell'infermiera di "r i p o s o a s s o l u t o sono stata chiara?"
-Wow. 
Commentò Jasmine quando sparirono oltre le colline che portano a Hogwarts,
-Silente, non credo di averlo mai visto così furibondo.
-E fa bene a esserlo!
Esclamò Frannie indignata,
-Stava per ammazzarli!
Margaret passò le dita tra i capelli corvini di Edmund, quasi temendo che si sarebbe potuto afflosciare da un momento all'altro, e commentò
-Molto peggio Fran, molto peggio.
La giornata passò senza altri intoppi, ma la notizia del bacio del dissennatore fece fatto il giro della scuola. Cedric Diggory praticamente saltò addosso a Peter, suo caro amico, per accertarsi che stesse bene. Susan e Lucy Pevensie non lasciarono i due ragazzi soli un istante per tutta la domenica, anche se si erano ripresi completamente già a un'ora dall'accaduto e si erano anzi mostrati contrari a tutte quelle attenzioni. Silente fece un grave discorso indignato prima della cena e persino il-ragazzo-che-è-sopravvissuto si avvicinò per chiedere sullo stato di salute dei due Pevensie. Draco commentò un po' intimorito con un "Vedi Potter? Neanche loro sono svenuti come degli idioti." ma un "Chiudi quella bocca, Malfoy!" ben assestato di Margaret gli congelò immediatamente il sorriso sulla faccia candida. Baston corse all'ora di pranzo al tavolo dei Serpeverde, per controllare coi suoi stessi occhi che non fosse rimasta coinvolta anche Frannie. Insieme ad Aladdin, ovviamente, che però aveva occhi solo per la bella Jasmine. Fred e George rimasero a ronzar loro intorno tutto il giorno, Laetitia andò subito a chiedere chiarimenti, e Margaret si accorse persino di come vedere Philip e Aurora presi per mano davanti all'aula di rune antiche all'ora del tè non le dava il più minimo fastidio (ok, il più minimo forse sì) tanto era scombussolata dall'avventura del mattino e preoccupata per l'amico.
-Almeno Pete e Ed hanno fatto pace, ora si parlano.
Commentò Jasmine nel dormitorio, alla fine di quella lunghissima giornata.
-È incredibile... e io che credevo che ieri fosse stata una giornata stressante.
Si lamentò Margaret, mettendosi a letto.
-Secondo voi perché si sono avvicinati tanto? I dissennatori.
Chiese Frannie guardando dalla finestra sul lago. La loro era una delle pochissime camere della loro casa dotate di un piccolo oblò.
-Non ne ho idea. 
Commentò Jasmine,
-Ma ho la sensazione che non capiterà più per un pezzo. Non vorrei essere nei panni del ministro in questo momento, non con Silente in queste condizioni.
Le tre restarono in silenzio per un attimo, poi Margaret sussurrò
-Nox.
E decise per tutte che la giornata era finita. L'invito sottinteso venne accolto con entusiasmo e le ragazze si misero a dormire.


- Note -

Avrete notato che questo capitolo ha i dialoghi scritti in uno stile diverso dai precedenti. Io e l'altra scrittrice abbiamo due stili molto diversi e lo noterete presto. Alcuni capitoli erano molto brevi così li abbiamo uniti e conformati, altri, come questo, li pubblichiamo per come sono stati scritti.

(Un giorno Mag, Frannie e Edmund scopriranno l'identità del barista della Testa di Porco, ma non è questo il giorno)

Comunque il principe Filippo (Philip) è la mia cotta Disney storica, non potevo non metterlo.
Commenti, critiche, richieste, curiosità sono sempre ben accetti!
Il prossimo capitolo verrà pubblicato all'inizio della settimana prossima!
A presto!

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Capitolo 5
*** Il Tasso e la Serpe ***


III

IL TASSO E LA SERPE

Il week-end movimentato che si erano appena lasciati alle spalle fece ridimensionare notevolmente le bravate dei ragazzi del quinto anno. Margaret non smetteva di pensare agli occhi del preside che la fissavano con disapprovazione e delusione, e la voglia di fare una festa al mese come aveva fantasticato con Frannie era scomparsa quasi del tutto.
Guardava me, ne sono sicura” aveva ripetuto agli amici, che alla colazione del lunedì continuavano a sminuire l’importanza del discorso tenuto dal professore due sere prima.
“Ah, Ed, tu non lo sai perché eri troppo occupato a fare il sostenuto con tuo fratello…!” disse ad un certo punto Jasmine, guardando prima una Margaret completamente smarrita e poi una Fran che aveva inteso cosa stava per dire e annuiva ridendo, cercando di non farsi andare di traverso il succo di zucca.
“Cosa?” chiese Edmund sfogliando annoiato la Gazzetta del Profeta.
“Non ci provare, Jas!” esclamò Margaret che, vedendo lo scambio di sguardi tra le due amiche, aveva capito cosa stavano per rivelare.
“Dai, Mag, deve sapere anche lui con che razza di persona sta in compagnia!” disse Fran dandole una gomitata amichevole.
La ragazza sbuffò sonoramente, appoggiò la fronte alle mani, si afferrò i lunghi capelli ricci e nascose il viso a Edmund e a Jasmine, che erano seduti davanti a lei. Era troppo imbarazzante guardarlo negli occhi. Notando questo comportamento da parte delle amiche il ragazzo chiuse il giornale e fu tutto orecchi.
“L’altra sera, dopo il discorso di Silente, Mag ha scritto una lista di cose, tipo atteggiamenti, che sbaglia, come il non prendere sul serio la scuola” disse Jasmine sorridendo.
“O l’aver deluso Silente” aggiunse Fran ridendo senza curarsi dell’amica accanto a lei.
“…O non fare abbastanza compiti ogni giorno…”
“…O di chiacchierare troppo durante le lezioni di Ruf!”
Mag ringraziò che non avessero rivelato anche le parti più private su Philip.
Sentendo quel che raccontavano, Ed scoppiò a ridere e rischiò di soffocare nel suo tè. Mag se ne stava ancora coperta dai capelli, ma sentendo l’amico ridere iniziò a sorridere, poi a ridere della sua stessa stupidità. Per un momento Fran e gli altri la guardarono in preda ai sussulti e pensarono con imbarazzo che stesse piangendo, ma poi Mag si portò indietro la chioma di capelli e capirono che era anche lei scossa dalle risate.
“Mi prenderete in giro per tutta la vita per questo, vero?” chiese fingendosi infastidita “Sono una scema, lo so, grazie”
“…Sei sicura di non essere una Corvonero?” chiese Edmund ridendo, ricevendo una smorfia a metà fra il divertito e lo stizzito da Mag.
“Dai, Mag, lo sai che ti amiamo anche per questi tuoi attacchi di secchionaggine” disse Fran cingendole le spalle per darle un breve abbraccio.  
Uscirono dalla Sala Grande ridendo ancora e si diressero verso l’aula di Lupin per la lezione, che fu interessante come lo era stata la prima. Lupin era un insegnante davvero bravo, sia per la preparazione accademica, sia per la gentilezza con cui trattava tutti gli studenti, cercando di far partecipare anche i più timidi o scarsi. Era davvero impossibile non amarlo, o perlomeno apprezzarlo. Certo, non era difficile dopo Raptor e Allock.
Dopo pranzo Margaret e Laets si incamminarono verso la lezione di Aritmanzia, mentre Ed, Jas e Fran andarono verso la biblioteca per studiare.
*
“Ho bisogno del mio gatto” si lamentò Mag mentre si dirigevano verso le rispettive sale comuni a lezione finita.
“A chi lo dici! Dovrebbero permetterci di portarne di più, io con una cucciolata mi sentirei più a mio agio” rispose Laetitia con aria sognante. Odiava Aritmanzia, ma le era stato detto che per insegnare era necessario frequentare anche quel corso. Quel giorno i calcoli numerici erano stati davvero difficili, le due ragazze erano riuscite a risolverli solo a fine lezione, grazie a un lampo di genio di Mag.
Ridendo, arrivarono davanti alla scalinata che portava alla torre dei Corvonero.
“Ci vediamo a cena, ciao!” salutò Laets incamminandosi verso la sua Sala Comune, mentre Mag scese le scale che portavano ai sotterranei.
Quando entrò nella Sala Comune notò con piacere che era silenziosa e quasi del tutto deserta. A volte, soprattutto prima e dopo le partite di Quidditch, era invivibile e lei e i suoi amici andavano a nascondersi nel cortile per qualche ora. All’angolo, vicino a una finestra, Edmund sfidava a scacchi un nuovo malcapitato; passò a salutarlo velocemente. Un altro gruppo di ragazze del settimo anno parlava in maniera concitata attorno a un tavolino basso. Sparsi qua e là c’erano alcuni ragazzi che studiavano; infine alcuni membri della squadra di Quidditch parlottavano fra loro.
Mag posò la borsa e si sedette su un divanetto vicino al camino; svuotata dalla voglia di studiare prese un libro che gli avevano regalato i suoi nel mondo babbano e iniziò a leggere. In quel momento il suo gatto bianco e grigio le balzò sulle gambe.
“Jaime!” disse dolcemente, gli accarezzò la testolina e attese che si accucciasse vicino a lei. Poco dopo arrivò Edmund con una strana espressione dipinta sul volto. Si sedette in silenzio sul divanetto su cui si trovava l’amica ma non disse nulla e si limitò ad accarezzare il gatto che stava facendo le fusa beatamente.
“Sai dove sono Fran e Jasmine?” chiese Mag senza distogliere lo sguardo dal libro, ma guardandolo di sottecchi.
“Uhm… Jas credo che sia alla Voliera, mentre Fran è andata a insegnare a Tony quella cosa con la bacchetta, cioè, senza bacchetta” disse distrattamente, sorridendo in maniera impercettibile.
“Ah” disse semplicemente la ragazza, e tornò a leggere.
Rimasero in silenzio per un po’, poi, vedendo che l’amico stava per scoppiare, Mag riprese la parola, senza però distogliere gli occhi dal libro, anche se aveva smesso di leggere dal momento in cui Ed si era seduto accanto a lei.
“Dopo quante mosse l’hai battuto?” chiese con un sorrisetto.
Il ragazzo, che aveva continuato ad accarezzare il gatto, aveva sorriso con orgoglio, rispondendo con una sola parola: “Cinque”.
“Sei incredibile” scosse la testa lei posando il libro.
“No, sono bravo!”
“Certo, certo” sorrise la ragazza a mo’ di sfida. Rimasero in silenzio per un po’, poi Edmund le chiese che cosa stesse leggendo. Lei finalmente distolse lo sguardo dalle pagine e mostrò il libro. Parlarono un po’ dell’autore babbano che sembrava essere uno degli idoli della ragazza, un certo Stephen King, poi un ragazzo della squadra di Quidditch venne a chiamare Edmund per una riunione straordinaria e Mag poté continuare a leggere il suo libro in pace, anche se la compagnia di Edmund non le dispiaceva mai.  
*
Intanto Fran era alle prese con una forte tempesta emotiva, di quelle che solo Anthony “Tony” McMartian era in grado di farle sentire. Rimanendo fedele alla promessa di insegnare al ragazzo come lanciare incantesimi senza bacchetta, alle 15:30 era uscita di corsa dalla Sala Comune e lo aveva aspettato per almeno dieci minuti davanti all’aula prestabilita, che in quell’orario rimaneva sempre vuota.
Quando lo aveva visto arrivare le era balzato il cuore in gola.
“Quando hai imparato a non usare la bacchetta?” chiese il Tassorosso mentre entravano di soppiatto nell’aula.
“Oh, beh, non so se ti ricordi, ma al terzo anni ho fatto un semestre all’estero, nella scuola di Uagadou” rispose sorridendo nervosamente.
“Per un attimo ho pensato che il tuo Molliccio ti prendesse, e invece sei stata davvero grande!”
“Sì, alla fine sono riuscita a riprendermi” disse cercando di non sembrare troppo piena di sé per i complimenti, anche se in effetti un po’ lo era.
“…Ero curioso di sapere quale sarebbe stato il mio Molliccio, peccato che Lupin abbia interrotto la lezione!”
“Se vuoi un giorno andiamo nella Foresta Proibita a caccia di un Molliccio!” propose Fran seria. il ragazzo scoppiò a ridere e si sedette su un banco.
“Ma che dici, se lo scoprisse Silente ci trasformerebbe in due elfi domestici per punizione!”
Alla fine avevano passato quell’oretta di “ripetizioni” a parlare dell’Africa e delle esperienze dell’uno e dell’altra seduti su due banchi abbastanza vicini. Fran all’inizio era paonazza, poi, guardando il volto tranquillo del compagno, i suoi nervi si distesero e iniziarono a parlare di Uagadou e di tutto ciò che aveva imparato in quella vacanza durata un mese. Parlare con Tony non era affatto difficile, anzi, era rilassante.
“…E poi la maggior parte dei maghi sono Animagi, l’ho scoperto quando alla lezione di Trasfigurazione mi sono ritrovata in una classe occupata da leoni, zebre e leopardi…” raccontò la Serpeverde.
“Ma lo sapevi che erano persone o ti sei spaventata?” chiese il ragazzo, rapito dal racconto.
“L’ho scoperto quando un leone, il prof, mi ha detto in tutta tranquillità ‘Siediti pure, cara’” disse Frannie sorridendo al ricordo.
“A me piacerebbe trasformarmi in un cane, di quelli grossi!” sospirò Tony “Ma qui non è una magia particolarmente apprezzata”
“Quando avrò un po’ di tempo libero voglio imparare come si fa, così quando tornerò in Africa non sarò ‘quella diversa’” disse Frannie “E poi è vero, gli Animagi sono sottovalutati. Io per esempio, se potessi trasformarmi… Che ne so, in un fennec o in una libellula, tornerei molto utile al Ministero o a chi per esso” aggiunse saggiamente.
Non impararono nulla sull’utilizzo delle bacchette. Rimasero a parlare tutto il tempo, e quando passò l’ora Tony disse che aveva l’allenamento di Quidditch, il primo dell’anno, e che doveva correre via. Fran lo accompagnò per un tratto, poi lo salutò con il cuore a mille.
Solo quando il ragazzo svoltò verso la propria Sala Comune, a Fran venne in mente Oliver. Lo aveva visto poco prima che iniziasse la lezione di Lupin, si erano baciati, avevano scambiato due parole e da quel momento aveva smesso di pensare a lui. Si sentì molto strana, non capiva come mai non riusciva a togliersi il sorriso dalla faccia dopo aver salutato Tony e non capiva come mai il pensiero di Baston invece le metteva così tanta ansia. O meglio, lo sapeva, ma glielo aveva detto che voleva divertirsi un po’, no?
“Ma Baston si divertirebbe a sapere che dai “ripetizioni” al ragazzo che hai deciso che sposerai?”
Fortunatamente era arrivata davanti alla porta della Sala Comune quando la domanda sgorgata dalla sua coscienza le si formulò nella mente, perciò decise di reprimere quel senso di colpa che aveva appena iniziato a rosicchiarle la felicità e quando superò il passaggio era tornata sorridente come lo era stata mentre parlava con Tony.
Quando entrò vide Mag e Edmund circondati da una piccola folla di ragazzi, intravide anche Miles, una ragazza del suo anno con cui parlava molto poco. Si avvicinò incuriosita e notò che Flint, il capitano della squadra di Quidditch, parlava con Mag, mentre Edmund ascoltava con le braccia conserte e l’accenno di un sorriso sul volto.
“Allora ci vediamo dopodomani, Rosander” la salutò stringendole la mano, ricambiato da una sorridente Margaret. Il gruppo si allontanò lasciando Ed e Mag da soli, che si scambiarono due parole prima che Fran li raggiungesse.
“Che succede, ragazzi?” chiese lasciando che i sorrisi dei due la contagiassero.
“Mag prenderà il posto di Draco per un paio di mesi, come Cercatore!” disse Ed entusiasta.
Fran la guardò: la ragazza non riusciva a celare l’agitazione, ma comunque sorrideva con modestia.
“Non mi alleno da più di un anno, non so se farò bella figura” iniziò la ragazza “Ma sono felice che mi abbiate chiesto di tornare in squadra!” disse poi rivolgendosi a Edmund, che giocava da Battitore.
“Beh, gli allenamenti servono ad allenarsi, fino a prova contraria!” rise il ragazzo.
“Sì ma… Non so” sospirò incerta Mag avvicinando a sé il gatto mezzo addormentato.
“Coraggio, Rosander, è una bellissima notizia!” disse Fran sedendosi accanto a lei.
“Almeno non giocherai contro Potter!” disse Edmund dandole un buffetto sulla spalla.
“Che vuoi dire?” chiese Fran voltandosi verso di lui.
“…Che su richiesta di qualcuno – Mag scandì “Draco” senza troppe cerimonie – hanno rivisto il calendario del campionato e Serpeverde si scontrerà con Grifondoro questa primavera, non più a ottobre. La prima partita sarà contro i Tassorosso, tra poco più di un mese”
“Beh, evito Potter ma intanto mi becco Diggory, che gioia” disse Mag con sarcasmo.
“Ora basta, tu sei bravissima e aspetta di ricominciare gli allenamenti prima di piangerti addosso”
Mag rispose con un “Mh” incerto ma tornò a sorridere. Amava giocare a Quidditch. Al secondo anno si era presentata alle selezioni per il nuovo Cercatore ed era stata presa. Serpeverde aveva vinto la Coppa del Quidditch per due anni consecutivi, poi però era arrivato Potter e al suo terzo anno si era vista sconfitta per la prima volta in vita sua. Poi era arrivato Draco, e la squadra aveva dovuto decidere se tenersi un Cercatore quasi imbattibile o se accettare dei manici di scopa ultimo modello e un Cercatore non del tutto eccelso, anche se bravo. Ci era rimasta molto male per come era stata buttata fuori dalla squadra, anche se le avevano proposto di continuare gli allenamenti, ma lei li aveva abbandonati, del tutto demotivata. Anche Edmund era membro della squadra di Quidditch da anni, giocava nel ruolo di Battitore ed era molto bravo.
“…E se hanno qualcosa da dire sulle tue prestazioni sportive, sarò io a dirne quattro a Flint” concluse Edmund sorprendendo le due ragazze. Solitamente stava dalla parte di Malfoy, ma tutti sapevano che ormai il braccio del ragazzo era tornato quasi come nuovo, quindi non c’era bisogno di fare tutta quella scena.
Queste parole illuminarono un po’ il viso di Mag, che capì che alla fine avrebbe risolto i suoi problemi di autostima solo giocando, come era sempre stato anche nel mondo babbano, quando giocava in una squadra di pallavolo.
Jasmine non si fece vedere fino all’ora di cena. Disse che era stata alla Voliera per spedire una lettera a suo padre e nel frattempo aveva incontrato Laetitia, così avevano studiato insieme per Astronomia. Dopo cena rimasero a chiacchierare nella Sala Grande con Laets, poi andarono a dormire presto.
“Mi sono dimenticata di chiedertelo! Com’è andata con Tony?” chiese Mag mentre si mettevano il pigiama.
“Uhm, bene” rispose la ragazza rimanendo vaga.
“Non parlatene senza di me!” urlò Jasmine dal bagno, le due sorrisero. Quando uscì si sedette a gambe incrociate sul letto di Mag, che rimase interdetta dal momento che stava per coricarsi, e chiese di raccontare tutto.
“Alla fine non gli ho insegnato un bel niente perché abbiamo parlato per tutto il tempo” rispose Fran con aria sognante. Aveva deciso, per il momento, di tenersi per sé i dissidi interiori.
“E di che avete parlato?” chiese Mag incuriosita.
“Oh, dell’Africa, del Quidditch… Alla fine abbiamo deciso di rivederci” spiegò Fran “La prossima volta che torno in Africa sarò con lui, me lo sento” concluse abbracciando affettuosamente un cuscino.
Jasmine rise allegramente, Mag si chiese cosa ne avrebbe pensato Baston di tutta quella faccenda, ma decise di non guastare la felicità dell’amica e di rimandare l’argomento spinoso ad un altro momento. Per fortuna di Fran, la discussione deviò su Aladdin e sul fatto che Jasmine iniziava a chiedersi per quale motivo lui non si fosse ancora dichiarato.
“Forse il suo Molliccio è la risposta” rispose pensierosa Fran.
“Che vorresti dire?”
“Beh, viene da un ambiente molto umile… Forse non si sente alla tua altezza” rispose l’amica.
“Ma è assurdo, lo sa benissimo che io non guardo queste cose!”
“Davvero lo sa?” chiese Mag, inserendosi nel discorso.
“Ma certo, quando ci siamo conosciuti sembravo tutt’altro che ricca!” disse la ragazza con veemenza.
“Sì, certo, ma poi ha scoperto che sei la figlia dell’uomo più ricco d’Arabia!”
“…Lui invece viene dai sobborghi più poveri” aggiunse Mag pensierosa.
Jasmine non riuscì ad aggiungere altro per controbattere. Purtroppo era la verità. Decisero di dormire, anche se non erano del tutto serene.  
*
Ritornare a volare e a giocare in squadra non fu per niente difficile per Mag. Dopo cinque minuti sospesa in aria, tutte le paranoie che si era fatta in quei giorni scomparvero nel nulla.
Lucius Malfoy, per mostrare a tutti che era ricco, aveva donato alla Squadra un paio di Nimbus 2001 in più, e quindi anche lei poté godere della velocità di queste magnifiche scope. Fortunatamente nessuno ancora era entrato in possesso di una Firebolt, quindi la Casa Serpeverde vantava la squadra meglio attrezzata di tutta Hogwarts.
Si era recata insieme a Edmund e alla compagna Miles verso gli spogliatoi, piuttosto tesa. Edmund lo aveva percepito ma non era molto bravo a tirare su il morale delle persone, mentre Miles non faceva che parlare di quanto fossero forti gli avversari, descrivendone minuziosamente le doti sportive. Ogni tanto Mag rideva nervosamente e faceva una battuta, del tipo “Tanto moriremo tutti”, facendo ridere Ed ma non Miles, che invece era molto seria. Alla fine Mag capì che la ragazza era decisamente più tesa di lei.
Fortunatamente erano ormai arrivati.
“Come sappiamo, la prima squadra che incontreremo sarà Tassorosso” prese parola il Capitano Flint “Hanno dei giocatori abbastanza bravi, soprattutto il Portiere e il Cercatore” e dicendo ciò guardò i tre Cacciatori e Mag, che sarebbero stati i principali avversari di McMartian, il Portiere, e di Cedric Diggory, il Cercatore. “Per oggi facciamo un paio di partite per vedere quanto ci siamo arrugginiti durante l’estate, ma dalla prossima volta dovremo allenarci in modo serrato.” continuò afferrando la sua scopa. Gli altri fecero lo stesso.
“Oh, un’ultima cosa! Se avete tempo nelle prossime settimane fate un giro qui al campo per vedere gli allenamenti delle altre squadre, così sappiamo già che tipo di giocatori trovarci davanti. E ora in sella!”
Dopo un paio di giri del campo Mag era già tornata nel suo elemento.
Marcus urlava ordini in continuazione, tanto che ad un certo punto si ritrovò davanti al portiere e si dimenticò di avere in mano la Pluffa, se ne accorse quando gli urlò “Beh, che avete da guardare?!”
Risero tutti per cinque minuti buoni. La prima partita era abbastanza lontana, così il primo allenamento se lo godettero in tutta serenità. Dopo una mezzora di gioco finalmente Mag vide il boccino d’oro e si lanciò al suo inseguimento. Con la sua vecchia Comet fornita dalla scuola – prima di arrivare a Hogwarts non sapeva dell’esistenza del Quidditch – sarebbe arrivata al boccino così lentamente che sicuramente Diggory glielo avrebbe soffiato sotto al naso, mentre con la Nimbus 2001 lo raggiunse in meno di venti secondi.
“Preso!” gridò per porre fine al gioco, accolta da vari applausi.
Alla fine dell’allenamento erano tutti abbastanza rasserenati: l’assenza di Draco forse non avrebbe significato la sconfitta. Mentre si incamminavano verso il castello, Edmund le disse che Draco era abbastanza bravo, solo Potter e Diggory lo avevano battuto l’anno precedente. Rispetto a Mag aveva i riflessi più pronti, ma si distraeva troppo, soprattutto quando era preda del suo folle agonismo contro Potter, quindi non c’era nulla da temere.
Quando entrarono videro Frannie seduta su un divanetto a chiacchierare con Malfoy. Si avvicinarono incuriositi, il sorriso di Mag si era smorzato un po’ alla vista di quel ragazzo poco gradito. Quando Fran li vide le si illuminò il viso, li salutò e fece loro cenno di avvicinarsi.
“Allora, com’è andata?” chiese eccitata ai due.
Draco salutò Edmund stringendogli amichevolmente la mano, mentre si limitò a salutare Mag freddamente, ancora risentito per il “Sta’ zitto Malfoy” di qualche giorno prima.
“Direi bene! Per essere il primo allenamento non mi lamento” rispose Mag rimanendo vaga. Prese una sedia e si unì al gruppo, mentre Ed si sedette vicino a Fran.
“Fa la modesta” si intromise il ragazzo “Ha preso il boccino dopo mezzora di partita”
Draco fece uno sguardo ammirato, ma non disse nulla.
Frannie sorrise e diede un colpetto sulla gamba dell’amica.
“Te l’avevo detto”
“…Io e Draco ci stavamo giusto chiedendo quando sareste arrivati”
“A proposito, Draco, ringrazia tuo padre per le Nimbus, sono davvero magnifiche!” disse Mag cordialmente, non sapendo che altro dire, dal momento che questi non diceva nulla.
“Certo, certo, lo farò!” rispose lui sorridendo soddisfatto. Amava quando qualcuno lo ringraziava per qualcosa o se gli ricordava che suo padre era un grande.
“Come va il braccio?” chiese Edmund indicando il braccio ancora fasciato e appeso al collo del ragazzo, firmato con eleganti ghirigori dai suoi ammiratori. La scritta “Mary Sue”, di colore rosso, emergeva su tutte le altre, ma Draco aveva cercato di coprirla – senza successo – con il disegno di un serpente.
“Oh, ho una brutta cicatrice. Penso che mi rimarrà per molti anni, se non per sempre. Ritornerò a giocare presto, comunque. Speriamo nel frattempo di non perdere troppi punti per la Coppa” disse guardando l’ex compagno di squadra, ma era chiaro che si stesse rivolgendo alla ragazza che aveva preso il suo posto, che evidentemente non riteneva abbastanza brava per sperare di vincere mezza partita.
Mag capì subito la frecciata nei suoi confronti e si oscurò in volto. Non disse più nulla finché il ragazzo del terzo anno non se ne fu andato. Anche Fran la capì e scoppiò a ridere dicendo che di sicuro ce l’avrebbero fatta.
*
“…E sì che sono anche stata gentile. Che razza di…” disse Mag a denti stretti quando il ragazzino si alzò per raggiungere i suoi gorilla, Tiger e Goyle.
“Lascialo stare, il suo piano di fare la povera vittima sta funzionando, ma per attuarlo ha dovuto rinunciare al Quidditch, e la cosa gli pesa…” disse Edmund allungando le gambe per appoggiarle su un puffo di velluto verde davanti a lui “…Inoltre sa benissimo che ben allenata sei brava quanto lui…”
“…E anche di più” aggiunse infine.
Sembrava che non sapesse se dirlo o no. Mag arrossì violentemente, Fran fece per dire qualcosa ma si limitò a fissare il migliore amico, incerta sul significato di ciò che aveva detto.
“…Grazie, ma non esagerare Ed” rispose Mag ridendo nervosamente dopo averlo fissato per alcuni istanti davvero imbarazzanti. Edmund non si sbilanciava mai in simili complimenti.
Ed avrebbe voluto dire “è la verità” ma notando l’imbarazzo delle due amiche decise di alzare le spalle e cambiare discorso.
“Direi che possiamo andare a cena, siete pronte?” disse alzandosi in piedi. Le altre due lo seguirono.
*
La settimana successiva al posto del professor Lupin si ritrovarono Piton, che li informò che il professore di Difesa contro le Arti oscure non era in forma. Cercarono di non dare a vedere la delusione, soprattutto i Serpeverde, mentre alcuni Grifondoro sbuffarono sonoramente, guadagnandosi una raffica di domande impossibili che fece loro perdere dei punti (che guadagnarono invece i Corvonero e i Serpeverde, decisamente più furbi e più preparati). Lupin era un professore davvero bravo, per molti il migliore che avessero mai avuto, e Piton bastava (e avanzava) per un solo corso. Affrontarono il tema dei Dissennatori, ma disse loro che non avrebbero imparato l’Incanto Patronus perché era troppo difficile per ragazzi della loro età.
“Se il Cielo si dimostrerà misericordioso l’anno prossimo avrete un professore competente che vi insegnerà” aveva concluso per mettere a tacere le lamentele. In un paio d’ore aveva affrontato così tanti argomenti, fra cui le Maledizioni Senza Perdono, che alla fine della lezione la pergamena di Margaret era piena di frecce e asterischi, più del solito, mentre a Laets doleva la mano.  
Nel fine settimana la squadra Serpeverde ebbe a disposizione tre ore per l’allenamento al mattino, mentre al pomeriggio il campo era già stato prenotato prima dai Tassorosso, in vista dall’imminente della partita, e poi dai Grifondoro, che quell’anno sembravano più agguerriti che mai. Terminato l’allenamento Edmund e Mag si avviarono verso la Sala Grande per il pranzo, parlando allegramente di strategie di attacco e di storia del Quidditch, di cui Mag non sapeva nulla se non quel che aveva letto in “Il Quidditch attraverso i secoli”.
“Allora, com’è andata?” chiese Jasmine quando si sedettero accanto a lei e a Fran, che li avevano aspettati.
“Che ansia, la partita è fra meno di un mese!” disse la ragazza rifacendosi velocemente la coda, dato che aveva tutti i capelli fuori posto.
“Stiamo andando tutti bene” rispose Ed facendo finta che l’amica non avesse parlato.
“Giuro che se Pansy Parkinson prova a dirmi qualcosa sul fratto che con Draco avremmo vinto – perché perderemo – io le lancio una fattura.” disse a denti stretti, prendendosela con una patata al forno.
“Perché, ti ha detto qualcosa?” chiese Fran interessata, guardando l’amica e poi Edmund, che scuoteva la testa.
“No, ma lo pensa, lo so” borbottò Mag.
“Ah.” rispose Fran, facendolo suonare volutamente ironico.
Jasmine guardò Mag che stava per ribattere e disse “Se vuoi creiamo una pozione che la trasformi in uno scarafaggio” scoppiarono tutti a ridere guardando da lontano la ragazzina che parlava animatamente con le amiche.
“Oggi pomeriggio che programmi avete?” chiese Mag prendendo una seconda fetta di arrosto da un vassoio.
“Io volevo stare un po’ con Susan, ha detto che mi aiuta a studiare per Pozioni, poi verranno anche Peter e Lucy… Dobbiamo scrivere una lettera a nostra madre”
“Oh, che bello, pomeriggio in famiglia!” disse allegramente Mag, felice che le cose si fossero aggiustate fra i fratelli Pevensie. Edmund alzò le spalle con noncuranza. Era felice ma non voleva darlo a vedere.
“Io invece pensavo di scrivere quel maledetto tema sull’Anatema che Uccide per Piton… Che poi non è nemmeno la sua materia, mannaggia! Che diritto ha di darci compiti?!” disse Jasmine appoggiando la testa ad una mano e mangiando mesta.
“Io non lo so, non ho voglia di studiare ma Oliver ha detto che ha da fare e che ci vedremo solo prima di cena…” rispose Fran pensierosa.
“Io faccio un riposino, poi studio per la McGranitt e poi mi do al dolce far niente” concluse Mag, accolta da uno sbuffo generale per la questione del riposino.
Alla fine nemmeno Mag aveva voglia di studiare. Dopo il riposino fu informata da Montague, che si trovava in Sala Comune, che Fran era andata in Sala Grande per chiacchierare con i gemelli Weasley. Decise di raggiungerla. La trovò seduta al tavolo dei Grifondoro, quasi del tutto deserto salvo per i fratelli Canon che scrivevano su una pergamena. Fran parlava animatamente con Fred e George, insieme a Laets.
Laets fu la prima a vederla e la salutò.
“La bella addormentata si è svegliata!” disse Fred indicandola.
Mag si sedette accanto a George dopo avergli fatto la lingua e accarezzò il gufo di Fran, che dormiva appollaiato sulla sua spalla.
“Di che parlate, ragazzi?”
Vide che davanti a Fran c’era una lettera, probabilmente dei suoi genitori.
“… Dorme per tutto il pomeriggio…”
“… E adesso vuole sapere di che parliamo…”
I due gemelli scossero la testa con disapprovazione.
“Non ho dormito per tutto il pomeriggio, sono solo le tre!” protestò Mag.
 “Mi hanno detto che Sirius Black è stato avvistato in un paesino non lontano da qui, ma che la notizia verrà diffusa solo domani sul Profeta” la informò Fran.
“Mamma mia, ma si può sapere che vuole da Potter?”
“Beh… Era il migliore amico di suo padre, così mi hanno detto i miei… E li ha traditi. Pare che sia colpa sua se sono morti, quella notte.”
“Terribile!” sospirò Mag “Ricordo di aver letto tempo fa qualcosa su Harry, e Black era annoverato fra i peggiori Mangiamorte del tempo, ma non ero a conoscenza di questo particolare…”
“Nemmeno Harry…” si intromise George.
“…Abbiamo sentito che nostro padre lo diceva a mio fratello Charlie…”
“…Ma nostra madre gli ha proibito di dirlo a Harry…”
“Beh, ma se lo sanno tutti perché tenerglielo nascosto?” chiese Laets. I due ragazzi alzarono le spalle.
“…Erano tutti scioccati all’epoca” continuò Fran rivolta all’amica “Uccise un altro dei suoi migliori amici, tutto questo per sfuggirgli, fece una strage…! Mio zio auror disse che solo un pazzo avrebbe potuto fare una cosa del genere”
“…Ma secondo me c’è qualcosa che non torna. Forse la Maledizione Imperius può essere la spiegazione.” disse Laets a un certo punto, mentre Mag balbettava qualcosa su quanto fosse orribile quella faccenda.
“Dici? In effetti tradire un amico in quel modo non è una cosa che farebbero i molti…”
“Già, se è vero è davvero brutto, ma adesso Black è in libertà e pare che Potter sia il suo bersaglio.”
“…Povero ragazzo, mi fa una pena incredibile. Vorrei solo che sapesse che gli sono vicina ma non voglio fare come tutti gli altri che lo guardano come se venisse da un altro pianeta” sospirò Mag.
“…Finalmente una persona intelligente sulla faccenda di Potter!” esclamò Fred ammirato.
“…A volte anche quell’idiota di nostro fratello Ron riesce a metterlo in imbarazzo, ed è il suo migliore amico!” annuì George.
“È da quando è arrivato a Hogwarts che cerchiamo di trattarlo come una persona normale, la gente sa essere davvero insensibile a volte” ammise Frannie.
“Un giorno riusciremo a parlargli senza metterlo in imbarazzo” concluse Laets.
“Lo spero! È davvero una brava persona, non è spocchioso né alla ricerca della fama come dicono molti” continuò George, stranamente serio.
“…Un autentico Ragazzo-Che-È-Normale!” disse Fred, suscitando le risate delle ragazze.
“Piton lo odia” rise Fran “l’altro giorno, dopo l’attacco dei Dissennatori ha fatto una specie di battuta sul fatto che per la prima volta dopo tanto tempo Potter non era al centro dell’attenzione”
Mag rise, anche se non le piaceva che Piton facesse queste affermazioni sugli studenti davanti ad altri studenti.
“Hey, mi hanno detto che tra un’oretta e mezza i Grifondoro si allenano! Che ne dici di andare a vederli?” chiese Fran speranzosa.
“E se andassimo subito? Devo spiare i Tassorosso per conto del Capitano Flint… ci ha chiesto se potevamo infiltrarci agli allenamenti per vedere come giocano!” disse Mag distrattamente. Non era una novità che i giocatori di Quidditch si presentassero agli allenamenti delle squadre avversarie.
“Noi a dire il vero dobbiamo andare in punizione”
“Tipo subito…”
“Colpa di Gazza…”
I gemelli si alzarono guardando i loro orologi.
“Che avete fatto?! La scuola è appena iniziata!” Mag alzò gli occhi al cielo. Fred e George si guardarono in faccia e dissero in coro “Niente!” facendo ridere Frannie.
“Io invece preferisco andare in biblioteca! È già tanto se guardo le partite, gli allenamenti non fanno per me!” disse Laets guardando le due amiche.
“Va bene, allora ci vediamo!”
“Io ci vengo, assolutamente!” disse Fran alzandosi in piedi.
Era bastato sentire la parola Tassorosso per convincerla.
“Andiamo!”
La prese per mano e la trascinò fuori dalla Sala mentre anche gli altri si allontanavano nelle direzioni opposte.
“Amo le operazioni di spionaggio.” disse con un sorriso a trentadue denti quando l’amica le chiese se fosse impazzita ad uscire a quella velocità.
Quando arrivarono notarono, con grande piacere di Frannie, che la squadra avversaria aveva iniziato da poco. Sugli spalti c’era qualche ragazzo che osservava distrattamente l’allenamento, probabilmente amici dei giocatori che non avevano altro da fare in quel momento. Riconobbero Cho Chang, Cercatrice Corvonero. Era più probabile che avesse accompagnato Cedric Diggory per stare insieme a lui. In un angolo, completamente assorto dal gioco, Oliver Baston fissava in modo maniacale i giocatori, per studiarne i movimenti. Accanto aveva una penna e una pergamena per prendere appunti. Fran corse da lui e lo salutò dandogli un sonoro bacio su una guancia. Baston l’attirò a sé per darle un bacio veloce ma poi le disse qualcosa e lei tornò a sedersi accanto a Mag.
“Deve seguire il gioco” disse alterando la voce per imitare il capitano Grifondoro.
“Fred e George rideranno fino all’anno prossimo quando glielo diremo” disse Mag soffocando una risata e indicando il ragazzo che afferrava la pergamena e scriveva febbrilmente.
“Dici che leggerà quegli appunti davanti alla squadra o li imparerà a memoria, per salvare le apparenze?” sussurrò Mag a Frannie.
“Non saprei. Lo chiederemo ai gemel—ODDIO GUARDALO!” in quel momento Fran fece un salto che quasi spaventò Mag. Le afferrò il braccio e lo strinse, indicando con l’altra mano un ragazzo alto dai capelli castani di loro conoscenza.
“Sì ma non c’è bisogno che mi uccidi!” disse Mag fra una risata e l’altra, allontanando la mano dell’amica dal suo braccio.
“Guarda che classe, come para gli attacchi” sospirò Fran con aria sognante, tenendo la voce molto bassa per non farsi sentire da Baston.
Proprio in quel momento uno dei due Cacciatori della squadra si era avvicinato a una delle tre porte e aveva tirato la Pluffa con violenza. Tony si era lanciato e l’aveva allontanata con grande stile, senza neanche traballare sulla scopa.
“È bravo.” disse Mag dopo aver osservato attentamente l’azione, con aria molto seria.
“Lo fai sembrare un insulto” ridacchiò Frannie.
È un insulto, ti ricordo che è nostro avversario!” precisò Mag.
Tuo avversario, se permetti, io tiferò per lui” cinguettò Frannie.
“…Fran!” esclamò Mag indignata.
La zittì: di nuovo un Cacciatore cercava di penetrare la difesa, questa volta conquistando il punto.
“Dannazione, per le mutande di Merlino!!” imprecò Fran, completamente assorta.
Intanto Mag osservava anche Cedric Diggory, il suo avversario. Era veloce, scattante, sempre concentrato. Sarebbe stato molto difficile batterlo, anche con una Nimbus 2001.
Quando si allontanarono dal campo, un paio di ore dopo, Fran non faceva che parlare di Tony, mentre Mag aveva la nausea. Mentre parlavano di quanto fosse bravo Tony, i Tassorosso si erano dati il cambio con i Grifondoro; a quel punto, quando Harry Potter in persona montò sulla sua Nimbus 2000, si sentì così inadeguata che quando tornarono nella Sala Comune si buttò sul tema di Storia della Magia e ne riemerse solo tre ore dopo, per l’ora di cena.
*
“Lucy e Susan vi salutano!” disse Edmund quando le raggiunse per la cena. Mag e Fran si voltarono e videro le sorelle del loro amico che si sbracciavano per salutarle, soprattutto Lucy.
“Che carina” commentò Mag.
Passarono tutta la cena a discutere di Quidditch, Jas era piegata in due dalle risate per la discussione in corso su chi dovesse tifare Frannie nella partita Serpeverde contro Tassorosso.
“Ho già trovato la formula per dipingermi la faccia di giallo e nero, mi spiace” disse ridendo dei due componenti della squadra che invece erano scioccati da una simile affermazione.
“Non ho mai sperato così tanto di vincere” disse Edmund a Mag a un certo punto.
“A questo punto mi impegnerò al massimo per prendere quel dannato Boccino” disse la ragazza dandogli il cinque.
*
Passarono due settimane. Lupin tornò a lezione un po’ più pallido del solito, ma riprese le lezioni con grande impegno e passione. Trascurando i compiti per due week-end di fila i ragazzi si ritrovarono a dover studiare fino a tarda sera per rimanere al passo con le lezioni.
Una gomitata di Edmund fece ridestare Frannie dal torpore. Quel mattino gli studenti del quinto anno non avevano molto su cui discutere, quindi non ebbero alternativa che ascoltare i borbottii del professor Ruf. Edmund e Margaret si erano sforzati di ascoltare e prendere appunti, anche se ogni tanto s’incantavano e perdevano il filo del discorso, Fran e Jasmine invece avevano appoggiato la testa al braccio e si erano assopite.
Fran guardò l’amico che le passava un fogliettino strappato su cui distinse la calligrafia di uno dei gemelli Weasley.
“Per chi tiferai sabato?”
Avevano disegnato una faccina animata che rideva e strizzava l’occhio. Alzò lo sguardo e incontrò quello di George. Fred stava dormicchiando come Jasmine (e il resto della classe).
Edmund aveva sbirciato sul foglietto e, conoscendo già la risposta, aveva alzato gli occhi al cielo ed era tornato a concentrarsi sui suoi appunti. Gli piaceva la materia, ogni tanto si impegnava anche lui.
Serpeverde, ma anche se vince Tassorosso non mi dispiace!” rispose la ragazza a voce alta, anche se i gemelli si trovavano a due file di banchi di distanza e nell’aula regnava il silenzio. Una ragazza Tassorosso che si trovava in mezzo sussultò, svegliata dall’improvviso scoppio di vita.
Fred, che nel frattempo si era svegliato, scoppiò a ridere, divertito dall’affermazione. A quel punto Mag si voltò indietro per chiedere a Edmund se aveva appuntato l’ultimo nome strambo pronunciato dal professore, e vide che la classe si era improvvisamente risvegliata. Laetitia, che si trovava in mezzo fra le due file ma un po’ più indietro, si era lasciata scappare un “Davvero!?” e si stava già mettendo d’accordo con l’amica sul dove sedersi sugli spalti.
Fortunatamente l’ora stava giungendo al termine, perciò quando il professore dichiarò finita la lezione, tutti si alzarono di scatto e si limitarono ad alzare la voce, dal momento che avevano iniziato a parlare mezzora prima.
“Ma certo che mi siedo con voi” disse Fran rivolta verso i Weasley.
Il gruppo di tifosi si diresse rumorosamente verso la Sala Grande per il pranzo.
Ottobre era giunto con una velocità impressionante. Passavano così tanto tempo chini sui libri che quasi non si erano accorti che nel fine settimana ci sarebbe stato il primo scontro di Quidditch dell’anno. La squadra Serpeverde si allenava freneticamente, a volte Piton si era perfino presentato agli allenamenti per assicurarsi che andasse tutto bene, mettendo ancora più voglia di vincere – o semplicemente di non perdere. Due sere prima della partita era addirittura sceso in campo per augurare buona fortuna ai giocatori, che aveva annuito solennemente e lo avevano ringraziato.
“Se perdiamo ci ritroveremo una T nel prossimo compito, me lo sento” disse Edmund a Mag facendola ridere nervosamente.
*
Per sfortuna di Margaret, il tempo non si fermò e il sabato mattina giunse puntuale. I membri della squadra si sedettero vicini per fare colazione. Flint era piuttosto sicuro di sé e continuava a dire che i Tassorosso erano una squadra abbastanza semplice da battere. Alla fine del discorso ebbe la brillante idea di scaricare tutte le responsabilità Mag, la Cercatrice.
“Siamo tutti nelle tue mani, Mag” disse infine. Dopo quelle parole Mag non mangiò più nulla e Edmund la seguì, a disagio per l’angoscia che emanava l’amica. Dopo la colazione afferrarono le loro scope e scesero in campo per prepararsi, seguiti da un applauso dei compagni di Casa che li incitarono.
Frannie intanto si era seduta al tavolo dei Grifondoro, accanto a Baston, e aveva fatto colazione accanto a lui. La squadra Tassorosso era riunita come quella Serpeverde. Parlottavano fra loro e ogni tanto lanciavano sguardi d’odio verso il tavolo degli avversari. Ad un certo punto, proprio mentre Fran, Baston e tutta la combriccola Grifondoro si alzava per dirigersi verso il campo, si alzò anche la squadra dalla divisa gialla. 
Fred e George partirono verso i ragazzi e fecero loro gli auguri più sentiti, dal momento che per partito preso non avrebbero mai tifato per i Serpeverde, così Frannie e Baston, mano nella mano, li raggiunsero. Quando Fran si trovò vicina a McMartian si sentì in imbarazzo per la presenza di Oliver. Avrebbe voluto allontanare la mano dalla sua, ma sapeva che sarebbe stato scortese farlo, così rimase dov’era e la sua mano iniziò a sudare.
“In bocca al lupo, Tony!” disse al ragazzo arrossendo lievemente ma rimanendo ferma e rilassata. Oliver diede una pacca sulla spalla al ragazzo, che un giorno non troppo tardi sarebbe stato suo avversario, e gli disse “occhio ai Battitori, a volte sanno essere dei veri infami!”
“Non Edmund” gli disse Frannie in un orecchio quando si allontanarono.
“Certo, certo” disse Oliver senza troppa enfasi, probabilmente non l’aveva neanche ascoltata, memore di alcune partite in cui i bolidi erano sfrecciati minacciosamente verso di lui, salvato da un Weasley all’ultimo momento. Non sapeva che era da giorni che la ragazza non perdeva l’occasione per ricordare all’amico che se un bolide scagliato da lui si fosse avvicinato di qualche metro al portiere Tassorosso, lei si sarebbe vendicata. E lo aveva detto con una serietà tale che il ragazzo Pevensie l’avrebbe presa alla lettera durante lo scontro.
Presero posto accanto ai Tassorosso più esaltati dalla partita. Alla fine Fran non si tinse il viso di giallo e nero come aveva detto che avrebbe fatto il mese prima. Aveva portato uno striscione verde e argento, ma dietro aveva scritto due frasi che si alternavano: “Forza Mag!!”, “Forza Ed!” e “Parale tutte, McMartian”. Oliver non aveva posto obiezioni, pensando stupidamente che la ragazza avesse proiettato sul portiere di Tassorosso l’amore per lui, che era portiere esattamente come Tony.
*
I Serpeverde erano entrati in spogliatoio e si erano riuniti per l’ultimo discorso di Flint.
“Possiamo batterli, ragazzi” aveva iniziato “i loro Cacciatori sono piuttosto forti, ma i Battitori non sono abbastanza spietati come i nostri” guardò Edmund e Hans Westergard che fieramente annuirono “abbiamo Cacciatori più bravi ma il loro portiere è forte, bisognerà attaccarlo in gruppo, distrarlo e tirare” disse guardando i suoi compagni Cacciatori. “Diggory invece è forte, ma non imbattibile” guardò Mag “devi giocare sulla velocità, e credo che tu abbia la vista più acuta della sua” Mag annuì nervosamente.
“E ora andiamo” disse il Capitano imbracciando la sua Nimbus 2001, gli altri fecero lo stesso.
Le due squadre entrarono in campo. I giocatori si strinsero la mano con una certa forza, montarono tutti sulle scope, Madama Bumb fischiò, la Pluffa fu lanciata in alto e la partita ebbe inizio.
Mag si sollevò in volo e fece un paio di giri del campo per calmare i nervi, mentre gli altri cominciarono a contendersi la Pluffa. Westergard aveva già scagliato un bolide contro un Cacciatore Tassorosso, facendogli perdere il possesso della palla, afferrata subito da Higgs. Alzò gli occhi e vide Diggory che la studiava dalla parte opposta del campo. Si ricordò che doveva pensare al Boccino e iniziò a guardarsi intorno cercando di non farsi distrarre, anche se era ancora troppo presto.
“…E ha inizio la prima partita del Campionato!”
La voce di Lee Jordan, il commentatore ufficiale delle partite, echeggiò in tutto lo stadio, accolta dalle urla felici di tutti gli spettatori.
“Per quest’anno i primi a scontrarsi sono Serpeverde e Tassorosso, forse perché i Serpeverde non volevano rischiare di trovare la pioggia contro Grifondoro…”
Jordan!” la voce della McGranitt interruppe le parole infamati e fu accompagnata da grida indignate da parte del grande gruppo di Serpeverde. Anche Fran, anche se in mezzo ai Tassorosso aveva gridato per lo sdegno.
“…Va bene, va bene” sospirò il ragazzo “Higgs ha la Pluffa, tenta di andare a segno ma AH! McMartian para il colpo. Ora la Pluffa ce l’hanno i Tassi”
“SI CAZZO!” urlò Fran. I suoi compagni di tifo rimasero sconcertati. “Che c’è? È bravo!” disse alzando le spalle.
Intanto Flint aveva già iniziato a urlare ordini.
“No, no, no!” urlò quando Macavoy, una ragazzina del terzo anno segnò i primi 10 punti per Tassorosso “Ho detto di passarvi la Pluffa!” 
Era però troppo lontano dal gruppo di giocatori, quindi nessuno tranne Mag e Hans lo sentì. Volò al centro del campo e s’impossessò della Pluffa in modo non molto galante e la scagliò verso l’anello più piccolo, facendo goal.
“Dieci pari, ma la partita è ancora molto lunga” esclamò Jordan senza ammirazione, tifava palesemente per Tassorosso.
Intanto Fran, Oliver e i Weasley erano completamente assorti nel tifo. Tassorosso aveva segnato altri quaranta punti e vedevano Marcus che urlava ordini a Miles, la ragazza che stava in porta, la quale aveva lo sguardo incattivito.
Stronzo maledetto!” urlò Fran quando vide Westergard, suo compagno di Casa, scagliare un Bolide contro McMartian, che fu costretto a scansarsi per salvare la pelle, in assenza dell’intervento di un Battitore Tassorosso. Serpeverde segnò di nuovo.
“Che infame” rise George Weasley.
“Ma se lo fai anche tu!” rise Baston “è così che si fa, anche se lo odio… I Battitori dovrebbero essere pronti a difendere il por…”
“Sì sì, non iniziare, Capitano!” disse George alzando gli occhi al cielo.
Fran avrebbe voluto urlargli che certo, si poteva fare, ma non a Tony, ma purtroppo dovette trattenersi, così si limitò a ripetere l’insulto e incitare i Tassorosso.
“…Tassorosso è in vantaggio di quaranta punti!” esclamò Jordan “Pevensie reindirizza il bolide scagliato contro Miles e…AH per poco non becca in testa Preist. Pluffa intercettata da Higgs e… AH-AH!!”
Ancora una volta Tony parò magistralmente il colpo.
Mag e Cedric intanto volavano al di sopra di tutti. Ad un certo punto Mag decise di volare a tutta velocità verso la parte opposta del campo, per togliersi di dosso Diggory.
“Forse Rosander ha visto qualcosa! Diggory al suo inseguimento e… No, era solo una finta! Astuta la ragazza” disse ammirato Jordan “Vi ricordo che Rosander sostituirà Draco Malfoy per qualche tempo e…” ma si zittì perché la McGranitt fece in tempo a intercettare lo sguardo del ragazzo, che evidentemente stava per sparare un’altra cattiveria ai danni della squadra Serpeverde.
“…Molto carina la ragazza…” disse semplicemente, guadagnandosi un altro squittio imbarazzato della professoressa. Mag però era troppo occupata a non farsi prendere dal panico per ascoltarlo.
“SII VAI MAG!!” esultò Fran, soddisfatta dalla trovata della ragazza. Subito però fu distratta dal nuovo punto che Cadwallader aveva inflitto ai Serpeverde.
“Passiamocela! Passiamocela!!” ruggì Flint per l’ennesima volta.
Un Bolide sfrecciò verso Mag ma fu prontamente deviato da Edmund, che si trovava nelle vicinanze.
“Tutto ok, Mag?” chiese il ragazzo vedendola assorta nella partita e un po’ spaventata.
“Certo, vai Ed!” disse andando verso di lui per battergli il cinque.
Volò un po’ più in alto e le vennero le vertigini leggendo che Tassorosso era in vantaggio di settanta punti. Intanto però i Serpeverde si erano decisi a fare gioco di squadra e avevano fatto una serie di punti passandosi la Pluffa e distraendo il portiere.
“Non è leale, non è leale razza di orribile gargoyleesclamò Fran quando Baston le spiegò cosa stavano facendo i Serpeverde.
“Rosander parte di nuovo!” urlò Jordan “Questa volta ha visto davvero il Boccino!”
Mag stava scrutando il gioco cercando di non farsi distrarre troppo quando aveva visto qualcosa brillare appena sopra la testa di Miles. Il cuore le era balzato in gola ed era sfrecciata in quella direzione. Diggory era più vicino al Boccino, ma lo aveva visto solo quando Jordan lo aveva detto ad alta voce. Mag volò disperatamente attraverso il campo, rischiando più di una volta di andare contro un Bolide, nel frattempo Tassorosso aveva segnato un’altra volta, facendo allontanare il Boccino. Edmund si accorse che per la fine della partita era ormai questione di pochi minuti, così scagliò un Bolide contro Diggory, che per schivarlo perdette quota, ma raggiunse in poco tempo Mag, che ormai era a pochi metri dalla vittoria. Un nuovo Bolide sfrecciò sopra la sua testa, ma Westergard, vicino a lei, lo dirottò e colpì il braccio del Tassorosso, suscitando un coro di sdegno. Finalmente Mag poté allungare il braccio e afferrare il Boccino.
“SERPEVERDE VINCE!” urlò Jordan.
Quando Mag atterrò aveva le lacrime agli occhi, sia per la tensione che iniziava a trovare una valvola di sfogo, sia per la corsa controvento; ben presto venne sommersa dall’abbraccio generale della sua squadra.
“Sì! SI SI!” urlò Fran saltando sul posto e battendo le mani “Beccatevi questo! È amica mia!” gridò in mezzo al gruppo di ragazzi, infelici per la sconfitta dei Tassorosso. La guardarono tutti sconvolti.
“Che bello essere Serpeverde!” sospirò quando si fu calmata. Fred la spinse via, mentre Baston la guardò offeso, consapevole che quando avrebbe giocato contro Serpeverde, lei non avrebbe tifato per lui, o forse avrebbe tifato per lui, ma aveva la sensazione il suo tifo non sarebbe stato così accalorato.
Fran scese dagli spalti trascinando per mano Baston. La squadra stava ancora esultando per la vittoria, quando arrivò e abbracciò l’amica che stava ricevendo i complimenti da tutti con gli occhi lucidi di gioia.
“Bel lavoro” le disse.
“Ed, sono fiera di te” gli disse scompigliandogli ancora di più i capelli.
“Perché…?” chiese il ragazzo pensando che si riferisse al fatto di aver svolto il suo compito egregiamente.
“Perché non hai lanciato nemmeno un Bolide contro Tony” gli disse in un orecchio, solo Mag la sentì e scoppiò a ridere. Edmund, che se n’era completamente dimenticato, le rispose evasivo dicendo che ovviamente ogni suo desiderio era un ordine. In verità non aveva colpito McMartian solo ed esclusivamente perché non gli si era presentata l’occasione.
Baston intanto aveva fatto i complimenti a Mag e a Ed, ma non al resto della squadra, con cui non incrociò nemmeno lo sguardo. I Tassorosso si erano già ritirati negli spogliatoi, Diggory era corso in infermeria per farsi sistemare il braccio, accompagnato da Tony. Fran sospirò delusa. Sperava di incontrarlo.
“Vieni con noi? Hanno organizzato una festa in Sala Comune!” disse Mag sorridendo raggiante.
“Ovviamente sì!” disse Fran “Arrivo subito!”
Edmund circondò con un braccio le spalle di Mag e la condusse col resto della squadra verso il Castello. Fran si voltò verso Baston, gli diede un bacio lungo e appassionato e corse via per raggiungere i due amici.
Chi non salta un Tassorosso È! È!” urlò prendendo sottobraccio Edmund e trascinando i due amici in un balletto buffo che li fece ridere a crepapelle.
Quando entrarono nella Sala Comune furono accolti da un boato, che si ripeteva ogni volta che entrava un membro della Squadra vincente. Flint, che teneva in mano due burrobirre, andò verso Mag e Ed e ne mise una in mano alla ragazza, urlandole – c’era la musica molto alta ma era anche molto esaltato – di nuovo i suoi complimenti.
“Poteva anche portarle per noi!” si lamentò Fran guardando l’amica che si era già scolata mezzo bicchiere.
“Dai, Fran, dalle il suo momento di gloria!” le disse Edmund trascinandola per un braccio verso il tavolo su cui si trovavano una ventina di bicchieri pieni.
Mag rise di gusto e rimase un po’ indietro in attesa dei due amici. In quel momento tre ragazzini del primo anno corsero per complimentarsi, rendendola ancora più felice.
“Scusate se ve la rubo” disse Fran trascinando Mag verso i compagni più grandi. Flint e Higgs erano circondati da parecchie ragazzine e narravano le loro imprese; poco più in là Miles cercava di sorridere ascoltandoli anche se la sua performance non era stata per niente memorabile. Mag le portò un bicchiere di Burrobirra.
“Oh, grazie” disse quella con gli occhi lucidi. Flint aveva urlato contro di lei anche dopo la fine della partita, in spogliatoio. Adrian Pucey e Hans si unirono al gruppo tenendo per le spalle due ragazze del quarto anno che sembravano a un passo dall’autocombustione, a contatto con i due giocatori.
“Non pensavo che Flint fosse così stronzo” disse Fran sentendo Miles che si lamentava del capitano.
“Quando perdiamo è ancora peggio” disse Hans alzando le spalle “ormai ci siamo abituati… quasi tutti
Fran si accorse che Hans si era rivolto a lei, ma poiché aveva fatto il voto di non parlargli per il resto della vita (aveva preso di mira il suo Tony), alzò le spalle, fece un sorriso falso e trascinò Mag e Ed via con lei, lasciando che i due ragazzi si occupassero di consolare la compagna di squadra.
Videro che Jasmine era arrivata e si era sistemata su un divanetto, così la raggiunsero.
“È stata davvero una grande partita, ragazzi!” si congratulò brindando con tutti e tre gli amici.
Presto il resto della squadra si spostò accanto a loro e volarono gli insulti sull’incompetenza dei Tassorosso. Malfoy, che si era aggiunto in quanto Cercatore onorario, non perse l’occasione per vantarsi delle scope di suo padre, non potendo vantarsi per altro. Si congratulò con tutti i compagni di squadra, tutti tranne Mag, cosa che la fece imbestialire. Quando i loro sguardi si incrociarono, Malfoy farfugliò qualche complimento anche per lei, aggiungendo “…Così non dovrò fare tutto il lavoro io, quando tornerò”.
“Perché, avevi qualche dubbio, Malfoy?” rise Mag cercando di buttare sul ridere l’affronto che aveva appena subito da quel ragazzino snob. Quello non le rispose e si voltò per ridere di una battuta di Edmund, ignorando la domanda della ragazza.
“Diggory è troppo un galantuomo, non vincerà mai” aveva detto il ragazzo. Mag non poté dargli torto.
“Poi si vede che Maxine O’Flaherty preferirebbe lanciare fiori e non Bolidi” aggiunse Hans vantandosi della facilità con cui era riuscito a intercettare i lanci della ragazza. Tutti risero tranne Fran, Mag rise di Fran, che sembrava decisa a non ridere alle battute del Battitore Serpeverde.
“McMartian poi, alla fine siamo riusciti a mandarlo in confusione” rise Flint soddisfatto della sua tattica. Fran si irrigidì.
“Intanto ve ne ha parate più della metà” sibilò abbastanza forte così che tutti la sentissero. Purtroppo non poterono ribattere. Se la partita fosse dipesa dai goal con la Pluffa e non dal Boccino, Tassorosso avrebbe vinto di sicuro.
La festa si esaurì un’oretta dopo, tutti i membri della squadra erano piuttosto brilli e allegri, rincuorati dalla vittoria.
 

Note

- In questo capitolo è entrato in gioco Hans, un personaggio di cui sono follemente innamorata, quindi ho sentito il bisogno di inserirlo nella storia (con il benestare di Frannie). Se non mi conoscete, cosa molto probabile, facendovi un giro sul mio profilo scoprirete ben presto quanto sia ossessionata da lui.
- Spero che la storia inizi a piacervi. Stiamo cercando di renderla più realistica possibile e ci auguriamo che i personaggi siano In Character.
- Il prossimo aggiornamento sarà giovedì, con il famoso Halloween del 1993, spero che vi ricordiate cosa succede.

A presto!


 

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Capitolo 6
*** Halloween con Felpato ***


IV
HALLOWEEN CON FELPATO


Nei giorni successivi la Casa Serpeverde acquistò maggior sicurezza di sé, tanto che i membri più giovani, dal terzo anno in giù, diventarono piuttosto arroganti nei confronti delle altre Case. Solo i Grifondoro si fermavano ad affrontarli, facendo nascere degli screzi più o meno pesanti nei corridoi. Fran e Edmund, in quanto Prefetti, dovettero sedare gli animi dei ragazzini in seguito al richiamo da parte di alcuni professori.
Quel giorno Mag e Jasmine erano arrivate in Sala Comune insieme e videro Fran parlare con un ragazzo del secondo anno. La ragazza parlava seria con le mani sui fianchi, mentre Edmund teneva le mani conserte e annuiva. Il ragazzino sbuffò e se ne andò, Edmund gli diede un buffetto sulla testa.
- Che succede?
Chiese Mag sedendosi sulla poltrona lì accanto.
- Nulla, ci ha solo fatto perdere cinque punti perché ha aggredito Colin Canon dopo la lezione della McGranitt.
Sbuffò Edmund.
- Poi lei ci ha convocati per invitarci a fargli un discorsetto.
Aggiunse Fran.
- Un genio, insomma, ad aggredire qualcuno davanti a Minnie…
Scherzò Jasmine.
- Pare che abbia insultato Potter davanti a Canon, che è un suo fan accanito, soprattutto per il Quidditch.
Spiegò Edmund.
- …Aiuto…
Sorrise Mag scuotendo la testa.
- Razza di idiota. Che hai lì?
Scandì Frannie ponendo fine alla discussione. Mag teneva in mano un foglietto.
- Che hai lì?
 - Oh, giusto!
Disse sedendosi meglio sulla poltrona, Edmund si sedette su uno dei braccioli per leggere.
- Hogsmeade!!
Esclamò leggendo una delle prime parole.
- Sì, la prima gita dell’anno! La facciamo il giorno di Halloween!
Disse lei passando il foglio a Fran, i cui occhi si erano illuminati sentendo il nome del tanto amato villaggio.
- Che bello, è fra meno di due settimane!
Disse la ragazza con aria sognante.
I quattro iniziarono a fare progetti per la giornata, poi si decisero a mettersi a studiare. Fran e Edmund continuarono a parlottare fra loro, dopotutto gli esami erano ancora lontani.
*
Tra una lezione e l’altra, Halloween arrivò in fretta. Molti professori avevano fissato la consegna di temi e compiti per il giorno prima, così, volenti o nolenti, i ragazzi furono occupatissimi a studiare e fare pratica per Incantesimi e Trasfigurazione. Le lezioni di Difesa contro le Arti Oscure non richiedevano grandi sforzi: imparavano tutto a lezione e alla fine non c’era bisogno di perdere molto tempo sui libri.
Quando terminò Pozioni, l’ultima lezione del venerdì, Mag, Fran e Laets decisero di passare gran parte del pomeriggio in cortile, a prendere un po’ di aria fresca; erano state chiuse in biblioteca per giorni e non importava se aveva iniziato a far freddo. Edmund era andato a farsi un giro con Lucy, mentre Jasmine aveva detto che le avrebbe raggiunte dopo.
Quando rientrarono dalla Sala Grande videro che i primi addobbi per Halloween erano già stati appesi, e furono accolte da un allegro professor Vitious che canticchiava canzoni di Halloween su una scala traballante, mentre incantava delle zucche ghignanti sospese sui tavoli delle Case.  
- Nel paiolo cuocerààà… Pom pom pom! Una serpe acquatica pom pom buongiorno ragazze!
Le salutò con un gran sorriso. Quando le ragazze gli passarono vicino dovettero trattenere una risata.
Jasmine era piuttosto nervosa quella sera. Quando aveva saputo che ci sarebbe stata la visita a Hogsmeade era sembrata entusiasta, ma man mano che si avvicinava il giorno era sempre meno contenta.
- Che ha Jas secondo te?
Chiese Mag a Fran quella sera, quando la ragazza salì al dormitorio molto prima di loro.
- Secondo me non è molto felice di venire a Hogsmeade con noi… Un po’ la capisco.
- Già, non credo che incasserete presto il vostro galeone.
S’intromise Edmund che stava leggendo accanto a loro. Le due scoppiarono a ridere. Sembrava che Fred e Mag avrebbero perso, ma non era detto che presto George e Fran avrebbero vinto in fretta.
Il sabato mattina furono occupati ad allenarsi a Quidditch, mentre nel pomeriggio Mag e Laets si rinchiusero in biblioteca. Fran fece un giro con Baston prima degli allenamenti di Quidditch, mentre Edmund rimase in Sala Comune per passare un po’ di tempo a chiacchierare con i suoi compagni di dormitorio.
Quel sabato passò così lentamente che alla sera non vedevano l’ora di andare a dormire per cancellare quella noiosissima giornata.
Quando si misero a dormire le tre Serpeverde erano piuttosto strane, soprattutto Jasmine e Fran. Margaret non sapeva cosa dire, perciò chiese a Fran come stessero andando le cose con Oliver e se l’indomani lo avrebbe passato con lui, ma udendo la risposta dell’amica decise che avrebbe indagato meglio il giorno seguente.
- Non lo so, forse ci incontriamo direttamente là.
Rispose evasiva, Mag capì che la conversazione era conclusa; diede la buonanotte e la luce si spense.
*
L’indomani i musi lunghi della sera prima si erano già dissolti. Edmund aspettò le ragazze in Sala Comune e insieme andarono a fare colazione già pronti per uscire, con i mantelli pesanti. Jasmine continuava a lanciare sguardi nervosi verso il tavolo dei Grifondoro. Aladdin non c’era; Mag guardò verso il tavolo e vide Harry Potter che ascoltava Ron con l’aria piuttosto triste. Si chiese come mai in una giornata simile potesse essere così giù di tono, ma poi capì: Ron e Hermione si alzarono per andare verso il cortile (i ragazzi del terzo anno dovevano trovarsi un quarto d’ora prima per consegnare le autorizzazioni dei genitori), ma Harry rimase fermo dov’era.
- Chissà come mai Potter non va.
Disse quando si alzarono tutti e passarono davanti al tavolo dei Grifondoro.
- Sarà per Black… Pare che sia stato avvistato in un villaggio vicino a Hogsmeade.
Disse Ed, che leggeva sempre il Profeta.
I ragazzi del quinto anno si erano ammassati nel cortile. Quando arrivò il gruppo Serpeverde c’erano già i gemelli Weasley, Lee Jordan e le coetanee che chiacchieravano con alcuni Tassorosso. Poco più in là Philip abbracciava Aurora da dietro e ascoltava la sua ragazza che chiacchierava con un’amica. Mag rimase incantata dalla bellezza che i due emanavano. In quel momento, mentre non riusciva a distogliere lo sguardo, capì che era giusto così, che Philip sarebbe stato felice solo con Aurora. Fran era troppo occupata a controllare che non ci fosse Oliver per accorgersi di quello che stava succedendo nella mente dell’amica. Anche Jasmine si guardava intorno: Aladdin non era nemmeno lì. Era tentata di tornarsene nella Sala Comune, tanto era affranta. L’unico che notò l’espressione di Mag fu Edmund, ma non le disse nulla e ringraziò il cielo quando Laetita e Susan corsero nella loro direzione per salutarli, trascinando con loro un’amica Corvonero che i ragazzi conoscevano molto poco.
- Ciao ragazzi! Come state?
Chiese sorridendo a tutti.
I due gruppi avevano fatto programmi diversi e incompatibili, quindi decisero che era meglio separarsi, anche se avrebbero fatto la strada insieme. Partirono quando Gazza disse loro che potevano andare. Erano rimasti ultimi, quindi dovettero sorbirsi tutte le raccomandazioni del custode che vietava qualsiasi aggeggio che potesse arrecare disturbo alla quiete del castello.
- …Anzi, non andate affatto da Zonko!
Urlò alla fine.
- Certo, certo!
Fran si allontanò ridendo. Non c’era neanche bisogno di incrociare le dita per una promessa falsa del genere.
Erano quasi a metà strada quando udirono una voce chiamare Jasmine. Si voltarono tutti e videro un imbarazzatissimo Aladdin correre verso di loro. Jasmine lo aveva udito per prima e si era fermata a qualche passo dagli amici.
- Lo aspetto io, voi andate pure! Ci vediamo là!
Disse cercando di celare l’imbarazzo.  
I ragazzi alzarono le spalle, salutarono e continuarono a camminare. Aladdin era lontano una cinquantina di metri e riprese a correre verso la ragazza dai capelli corvini. Quando la raggiunse portò una mano dietro la spalla, imbarazzato.
- Non sapevo se venire fino all’ultimo…
Disse muovendo gli ultimi passi verso di lei.
- Non ti ho visto in Sala Grande, infatti!
Rispose lei rimanendo ferma e aspettando che il gruppo di amici si allontanasse ancora di più.
- Sì, non ho neanche fatto colazione infatti.
Rispose evasivo il ragazzo, pentendosi di quel che aveva detto non appena la ragazza gli propose di andare a fare insieme colazione da Mielandia. 
- Ehm… Ne faccio anche a meno, tranquilla! Perché non facciamo una passeggiata?
Le disse senza guardarla negli occhi.
Il ragazzo aveva l’aria sbattuta, ma Jasmine capì qual era il problema: non aveva soldi per pagarsi la colazione e qualsiasi altra cosa. Decise che lo avrebbe assecondato, ma poi avrebbe trovato il modo per comprargli qualcosa.
Passeggiarono per la via principale discutendo sul dove andare. Aladdin aveva una gran voglia di prenderle la mano – e magari anche di baciarla – ma non riusciva a prendere coraggio. Era così impegnato a impedirsi di fare cose stupide che quasi non l’ascoltava nemmeno. Jasmine era incantata da quel posto, così diverso dall’Arabia, così nuovo, che dopo cinque anni girava ancora con gli occhi sbarrati dallo stupore. Lui la osservava e non poteva fare a meno di pensare quanto fosse bella.
- Sai, ho proprio voglia di una girella alla cannella, mi accompagni da Mielandia?
Gli chiese vedendo il negozio far capolino in fondo alla strada.
- Certo, andiamo!
Rispose il ragazzo lievemente imbarazzato.
I due entrarono e videro che c’erano molti studenti che avevano già iniziato a ingozzarsi di caramelle.
- Guarda quello dietro di me!
Disse Aladdin mettendosi davanti alla ragazza, la quale si sporse e vide dietro la spalla del ragazzo un ragazzino del terzo anno, un Tassorosso, mettere in bocca un boccone troppo grande di cheesecake e iniziare a tossire. Fortunatamente una pacca sulla schiena da parte di un suo amico lo fece riprendere.
Jasmine scoppiò a ridere e per tenersi mise una mano sul torso del ragazzo. Quando i loro sguardi s’intrecciarono, Jasmine fu la prima ad allontanarsi. Prese una ciocca di capelli fra le mani e se la lisciò.
- Prendo queste!
Disse allegramente Jasmine quando arrivò al banco dei dolci.
- Ne prendi due? Ti ho detto che io non la voglio!
Chiese Aladdin sbarrando gli occhi e cercando di non essere scortese.
- Beh, una adesso e una dopo, sono buonissime!
Disse la ragazza alzando le spalle e cercando qualche spicciolo nella tasca. Aladdin alzò le spalle e dopo che la ragazza ebbe pagato le aprì la porta per farla uscire.
Decisero di andare a fare un giro da Zonko. Fortunatamente il gruppo degli amici di Jasmine era andato da un’altra parte, così rimasero da soli per tutto il tempo. Jasmine aveva intenzione di comprare una gran quantità di vermi gommosi da mettere nei letti delle sue migliori amiche quella sera, così trascinò il ragazzo anche se non era molto felice di entrare nel negozio e continuava a ripetere che avrebbe preferito farsi una passeggiata verso la Stamberga Strillante.
- Dopo ci andiamo, giuro!
Disse la ragazza spingendolo dentro al negozio. Stare con lui la faceva diventare allegra, serena, spontanea.
Alla fine non prese solo i vermi, ma anche un paio di Tazze da Tè Mordinaso, mentre Al guardava malinconicamente tutti gli articoli esposti.
- Questa farà venire a Mag un infarto.
Gli disse sventolando davanti al naso del ragazzo una di quelle tazze che mostrò i denti e cercò di mordere anche lui, che finalmente scoppiò a ridere e si tranquillizzò.
Quando fu il momento di pagare sorse un grave problema. Jasmine guardò nella borsa e ne riemerse pallidissima.
- Oh no non ci credo!
Disse a bassa voce, ma il ragazzo, che teneva in mano per lei gli oggetti e guardava con noncuranza una serie di pozioni colorate molto invitanti, la sentì e le chiese che problema ci fosse.
- …Ho dimenticato al dormitorio il borsellino…
Disse la ragazza rovistando nella borsa e trovando qualche zellino, decisamente non abbastanza per comprare un solo articolo. In tasca trovò solo il resto delle due girelle: ben tre zellini.
- Devo rimettere tutto giù, non riuscirei ad appellare i soldi da qui…
Disse la ragazza andando verso il ragazzo per farsi consegnare i vermi. Lui esitò a darglieli.
- Jas io… Mi spiace, vorrei poterteli pagare io ma…
Farfugliò a disagio il ragazzo. Non voleva dirle che nelle sue tasche non c’era neanche mezzo zellino, ma al tempo stesso si sentiva in dovere di farlo.
- Ma no, figurati, non te lo permetterei!
Rispose lei ponderando bene le parole “Non te lo permetto” ripeté facendo finta di dare per scontato che il ragazzo ne aveva di soldi. Rimasero a guardare il pavimento per qualche istante, poi Jas si mosse di nuovo verso di lui, che ancora una volta non le permise di riprendere gli oggetti.
- Che vorresti fare?
Chiese incerta la ragazza soffocando una risata nervosa.
Il ragazzo tirò fuori la bacchetta con fare misterioso e iniziò a guardarsi le spalle. C’era una ressa di gente non indifferente, avrebbe aiutato molto.
- Ho avuto un’idea. Tu mettili in borsa, io Confondo il tizio all’uscita. Se facciamo in fretta non si accorgeranno di nulla.
Disse a bassa voce.
- Al, non so se…
Disse la ragazza sbarrando gli occhi, guardando a destra e sinistra e poi il ragazzo. Non si chiese se era giusto o sbagliato, o cosa sarebbe successo se li avessero beccati – probabilmente avrebbero fatto perdere un centinaio di punti alla loro Casa, come minimo, Piton poi avrebbe fatto espellere Aladdin dandogli la colpa di tutto – questi pensieri ormai erano stati allontanati con le parole “se ci prendono”. Quel che le premeva sapere era un’altra cosa.
- Lo hai già fatto prima?
Chiese con un sorriso complice.
- Può darsi. Ti fidi di me?
Le rispose alzando le spalle.
Sul suo viso si distese un sorriso tranquillo, contagioso. Finalmente le porse quello che a breve sarebbe stato il loro bottino, stava a lei prenderlo.
Lei lo guardò di nuovo, forse lo vide davvero per la prima volta e in un attimo di follia pensò che se fossero usciti vivi da quella bravata avrebbe dovuto baciarlo.
- …Sì.
Prese gli oggetti e, guardandosi ancora alle spalle li mise nella borsetta. Aladdin puntò la bacchetta verso la borsa della ragazza, che non smetteva di guardarsi intorno e sussurrò “Protego”. La borsa si illuminò per un istante ma poi tornò arancione e azzurra come prima.
- Vado prima io. Aspetta che mi perquisisca, poi tu passerai senza farti perquisire. Io saprò cosa fare. L’incantesimo non terrà per molto, hanno dei mezzi apposta per evitare furti di questo genere.
Disse prendendola per mano e conducendola verso l’uscita. Il cuore della ragazza iniziò a battere fortissimo, temeva che sul suo viso si leggesse la paura e che l’avrebbero scoperta subito.
Aladdin andò verso l’uomo che si trovava all’uscita, il quale lo perquisì. Non trovò nulla, dal momento che il ragazzo non aveva niente con sé, così lo lasciò andare. In quel momento il giovane Grifondoro tirò fuori la bacchetta e sussurrò “Confundus”. Mentre Jasmine si dirigeva quasi tremante verso l’uomo, vide che l’espressione di questi si era notevolmente instupidita. Passò oltre trattenendo il fiato.
- Hey!
Disse la guardia guardandola incerto. A Jasmine si ghiacciò il sangue nelle vene. Lo guardò colpevole.
- Ma l’ha già controllata!
Esclamò Aladdin tendendole la mano. Lei si fidò per la seconda volta e la prese. Il mago balbettò qualcosa ma la lasciò passare. Quando si trovarono fuori fecero un respiro di sollievo. Furono accolti dalla fresca aria frizzante del mezzogiorno. Camminarono velocemente verso una stradina laterale. Erano passati pochissimi istanti quando una voce fece loro rizzare i capelli sulla nuca.
- VOI!
Urlò la guardia che si era svegliata dal torpore dell’incantesimo. Aladdin si guardò alle spalle e lo vide estrarre la bacchetta. Li avrebbe Schiantati? Avrebbe fatto apparire delle corde? Li avrebbe fatti cadere? Meglio non scoprirlo. Afferrò di nuovo Jasmine per la mano e urlò “CORRI!” la trascinò nella stradina. I due iniziarono a correre rischiando più volte di investire qualche ragazzo. Fortunatamente il gran numero di ragazzi che si era riversato per le strade bloccò quasi subito i tentativi del commesso di raggiungere i due ladruncoli.
Corsero a perdifiato per qualche minuto, allontanandosi il più possibile dal centro della città – da Zonko – e alla fine rallentarono con il fiatone, Jasmine teneva stretta la borsa con una mano e con l’altra si massaggiava un fianco.
- Ci è mancato poco!
Disse fra respiro e l’altro. Poi scoppiò a ridere, divertita come non mai.
Aladdin, che era impallidito parecchio, sia per lo spavento, sia per l’idea di averla messa seriamente in pericolo, aveva cercato di riprendere il fiato silenziosamente, guardandola intimorito dalla scenata che avrebbe potuto fargli. Quando la ragazza scoppiò a ridere iniziò a riprendere colore. La risata di Jasmine scaldava il cuore, forse perché di solito sorrideva tanto ma rideva poco, quindi la sua risata argentina era una novità, forse perché semplicemente era la donna della sua vita. Iniziò a sentire caldo e quando lei sollevò lo sguardo per guardarlo negli occhi, lui non riuscì più a trattenersi. L’attirò a sé prendendola per le spalle e la baciò, facendole sbarrare gli occhi pieni di lacrime per il gran ridere, ma poi anche lei li chiuse e si godette quel momento perfetto, portando a sua volta le braccia a cingergli le spalle e abbandonandosi a lui.
Quando si staccarono sembrava che il tempo si fosse fermato, ma allo stesso tempo fossero insieme da una vita. Jasmine sorrise radiosa e lo baciò di nuovo, poi lo abbracciò.
- Era da una vita che ti aspettavo.
Si strinse a lui.
- Anche io… Ma avevo troppa paura che non mi volessi a causa della mia…
Si bloccò. Fece per allontanarsi ma lei lo tenne stretto.
- La tua cosa!?
La ragazza si scurì in volto.
- …La mia povertà.
Concluse il ragazzo evitando a tutti i costi il suo sguardo.
- Pensi che io sia così superficiale? È questo che pensi?
Esclamò lei lasciandolo andare e allontanandosi di qualche passo.
- No, certo che no!
Mentì lui accorgendosi di essere stato un autentico idiota a pensarlo.
- E invece sì che lo pensavi!
Disse lei dandogli le spalle, arrabbiata. Poi si voltò di nuovo verso di lui.
- …Perché non me l’hai detto? …Ti avrei dato la mia risposta mesi fa, forse anni fa!
Lo guardò negli occhi.
- Quale risposta?
Aladdin era completamente a disagio, avrebbe preferito andare dal commesso di Zonko per farsi arrestare piuttosto che rimanere lì con lei che lo odiava.
- Che non m’importa, m’importa solo stare con te, al diavolo il resto!
Rispose facendo cadere le braccia lungo i fianchi.
Vedendola così indifesa, così bella, Aladdin capì che era stato davvero uno sciocco a pensare che lei non lo avrebbe voluto. Capì che cosa doveva fare, così coprì la distanza che li separava e la baciò di nuovo.
Avevano molto da di cui parlare. Si sedettero su una panchina isolata che si affacciava sulla campagna e rimasero lì abbracciati, la testa di Jasmine appoggiata al petto del ragazzo che le accarezzava i capelli. Mangiarono insieme le due girelle di Jasmine e decisero di non farsi vedere in centro per le ore successive.
*
-Dovete darmi una mano ragazzi, non credo di farcela.
-Onestamente Fran, credo che ormai tu non possa più evitarlo.
Mormorò Edmund, mordendosi il labbro.
-Sono una brutta persona.
Continuò Frannie, guardando il calice di burrobirra ormai vuoto. Edmund e Margaret si guardarono preoccupati. L'amica, sotto le pressanti domande di Mag, aveva ammesso che il fantasma che le infestava il sonno negli ultimi giorni era la sua imminente rottura con Oliver Baston.
-Non sei una brutta persona. Ci hai provato, non è andata.
La rassicurò Mag, dandole un buffetto sulla spalla.
-Non posso dirgli che lo ho preso in giro tutto il tempo.
-Non devi dirgli questo, perché non è vero. Non lo hai preso in giro, non gli hai detto niente di falso, solo che avreste provato a conoscervi meglio.
Cercò di convincerla il ragazzo di fronte a lei.
-Come no, omettendo il particolare che sono innamorata di un altro.
Rispose, alzando gli occhi al cielo. Gli altri due sbuffarono. 
-Andrà benissimo Frannie, non hai fatto niente di male. Tanto non ci avresti mai provato con Tony, e di certo Baston non è stato tradito. Hai provato a pensare ad altro e non ha funzionato, tutto qui. Non sei mai stata troppo seria con lui, se lui l'ha presa più ufficiale di quello che è stato, beh è un problema suo. Sei stata molto chiara a riguardo.
Intervenne Edmund, fermo. 
-Prima faccio questa cosa, meglio sarà. Spero finisca presto.
Una donna matura di bell'aspetto, con un grembiule bianco e i capelli raccolti in uno chignon, si avvicinò al loro tavolo con un vassoio.
-Posso? 
Chiese, indicando il boccale vuoto di fronte a Frannie. Agli altri mancavano ancora alcune dita di liquido dorato per finire la loro bibita. La ragazza annuì e la donna sollevò pigramente la bacchetta facendo levitare il boccale sul vassoio, allontanandosi. Madama Rosmerta era più scontrosa del solito, i ragazzi poco prima la avevano sentita borbottare riguardo a dei dissennatori.
Margaret si abbassò e si avvicinò agli altri sporgendosi lungo il tavolo.
-Avevi ragione Ed, è stato avvistato.
Disse in un sussurro. Edmund si scosse, sorpreso.
-Intendi...
-Sì. Sirius Black.
Gli occhi di Margaret brillavano sopra i bicchieri quasi vuoti. Frannie si guardò nervosamente intorno.
-Credete che ci riuscirà?
Chiese Edmund a bassa voce.
-A entrare nel castello, intendo. A prendere Potter.
-È escluso.
Esclamò Margaret, che pur non essendo la più ottimista aveva una cieca e assoluta fiducia nel preside.
-Troppi dissennatori, troppi incantesimi di difesa... e poi c'è sempre Silente.
-Io non vedo perché no. Non ho la presunzione di pensare che entrare a Hogwarts sia più difficile che evadere da Azkaban.
Rispose Frannie, alzando le spalle.
-In situazioni normali ti darei ragione Fran, ma dopo tutto quello che è successo il castello ha gli occhi del mondo magico puntati addosso.
Commentò Edmund, un po' timoroso, prima di mandare giù gli ultimi resti della burrobirra, ormai quasi raffreddata completamente.
-Comunque sia, credo sia meglio andare. C'è qualcosa che non mi piace, qui. Si avvicina, lo sento.
Mag e Frannie si guardarono per un istante, facendo saettare gli occhi prima sull'amico e poi tra loro. Edmund dal secondo al terzo anno aveva manifestato una grande sensibilità alla magia oscura, insieme alla sua strana refrattarietà al freddo e alla neve. Se parlava in quel modo, c'era sicuramente da fidarsi. Le ragazze si alzarono velocemente, con sguardo cupo. Non si era più lamentato di qualcosa di sinistro dall'ultima volta, un anno prima. E quando era successo, poco dopo, Laetitia era stata pietrificata e la sorella di Fred e George... le ragazze scacciarono il pensiero sgradevole con violenza. In quell'istante la porta si aprì, e un gatto rosso entrò schizzando nel locale, all'inseguimento di un piccolo topo grigio e malconcio.
-Crosta!
-Grattastinchi!
Weasley e Granger, che si teneva il fianco con le mani per lo sforzo, si affacciarono ai Tre Manici. Madama Rosmerta li guardò con cipiglio severo, polverizzandoli con lo sguardo. Weasley arrossì vistosamente sino alla punta delle orecchie. I tre ragazzi li guardarono con una smorfia di disappunto, ma un po' divertiti. Allungarono qualche falce a Rosmerta ed uscirono addentrandosi nel villaggio. L'aria era fredda e tagliente, si sentiva che l'inverno stava arrivando. Edmund fece fare un giro supplementare alla sciarpa Serpeverde intorno al suo collo, anche le altre si strinsero nei loro mantelli.
-Andiamo da Zonko, Fred e George devono essere là.
Disse Margaret, guardando verso il centro del paese. Frannie quasi inciampò in un grosso cane nero che fissava la porta dei Tre Manici con occhi iniettati di sangue. 
-Ma che ca...
Borbottò, aggrappandosi maldestramente ai due amici per non cadere.
-Sembra il cane che accarezzava Peter quel giorno dei dissennatori.
Mormorò Ed, un po' scosso al pensiero ma cercando di non darlo a vedere.
-Non ci ha portato grande fortuna l'ultima volta eh?
Chiese Frannie lisciandosi il mantello con le mani e aggiustandosi la sciarpa dopo essersi rimessa in equilibrio.
-Da quand'è che credi nella fortuna?
Chiese Margaret ghignando e porgendole il braccio. L'amica la prese a braccetto cogliendo l'invito.
-Da quando non ne ho più.
Rispose Frannie, ridendo.
I ragazzi si avviarono stretti nei loro mantelli verso il negozio di scherzi, quando videro uscirne due ragazzi pel di carota che discutevano animatamente. Fred rideva di gusto, mentre George aveva l'aria imbronciata. Almeno, da quello che sembrava: i tre Serpeverde avevano quasi imparato a riconoscerli dopo tutti questi anni, ma non ci avrebbero messo certo la mano sul fuoco.
-Che succede, ragazzi?
Chiese Edmund, aggrottando la fronte. 
-Indovina chi ci deve un galeone?
Chiese Fred, dando a Mag una gomitata amichevole.
-Ma non mi dire! 
Esclamò lei, sorridendo e spalancando contemporaneamente la bocca in segno di sorpresa.
-Impossibile!
Commentò Frannie fredda. Edmund rise sotto i baffi.
-Infatti non è così. Tranquilla Frannie, non è successo nulla.
Bofonchiò George, incrociando le braccia turbato.
-Nulla? Quello lo chiami nulla?
Rise il gemello.
-Insomma! Volete dirci quello che è successo oppure no?
Chiese Edmund impaziente ma ancora col sorriso.
-Li abbiamo visti sfrecciare come saette, sicuramente avranno combinato qualche disastro.
Rispose George, alzando le spalle.
-Sfrecciare come saette mano nella mano, Georgie.
-Lui la trascinava per andare più veloce, tutto qui, Freddie.
I gemelli si fissarono con due identici sguardi competitivi, le identiche sopracciglia piegate in due identiche espressioni di sfida.
Interrompendo la discussione, due ragazze con la sciarpa Corvonero apparirono accanto a loro, infreddolite.
-Che ci fate qua fuori?
Chiese Susan guardando apprensiva Edmund, con Laetitia subito dietro.
-Parlavamo di affari.
Rispose Frannie guardano tagliente Fred, ma con un ghigno divertito sul volto.
-Mh. Immagino.
Esclamò Laetitia, guardando l'amica poco convinta. Margaret diede il cinque a Fred tentando di non essere vista.
-Andavamo a prendere un tè da madama Piediburro, venite con noi?

 
*
 
Il resto della giornata a Hogsmeade era passato piuttosto tranquillamente. Erano dovuti fuggire dalla sala da tè perché Fred e George avevano fatto cadere una caccabomba per sbaglio, ovviamente vicino al buffet dei dolciumi ma a parte questo, dopo un breve aperitivo alla Testa di Porco, tutto si era svolto a meraviglia. 
Tornati al castello, i tre Serpeverde si diressero verso la Sala Grande, pronti per la cena. Frannie era nuovamente nervosa, sapeva che stava arrivando il momento della verità.
Margaret batté una mano sulla spalla dell'amica, sorridendole incoraggiante.
-Su, su, tra qualche ora ti sentirai libera come l'aria.
-Preferirei dare i G.U.F.O. di aritmanzia prima di cena che questo.
-Ma Frannie... tu non segui aritmanzia!
-Lo so.
Mag sbuffò e Edmund alzò gli occhi al cielo.
-Non farla lunga Fran, vedrai che andrà benissimo. Devi solo...
-... mollarlo.
Quando la ragazza pronunciò sconsolata quest'ultima parola, Oliver Baston apparve davanti alla porta della sala, come evocato. Lei deglutì.
-Ehi ragazzi!
Il giovane Grifondoro sorrise a trentadue denti vedendoli arrivare.
Mag e Ed si guardarono nervosi, blaterarono un "ciao!" frettoloso e sgusciarono via, per evitare l'imbarazzo.
-Ciao, Oliver.
Sospirò lei, sorridendo forzata. Il portiere si sporse verso la ragazza tentando di darle un bacio, ma lei fece un passo indietro. Lui sollevò le sopracciglia e spalancó gli occhi, confuso.
-Ti va di fare un giro?
Chiese Frannie, allentandosi il nodo alla cravatta e giocando nervosamente con la spilla verde smeraldo appuntata sul maglione della divisa.
La coppia camminò verso il giardino, silenziosa. Lui la guardava in attesa di risposte.
-C'è una cosa che devo dirti. Ecco, siediti.
I ragazzi si accomodarono sulle arcate che davano sul cortile. Faceva freddo. Baston non aveva ancora parlato, ma sembrava iniziare a capire che qualcosa non andava.
-Credo che...
"Forza Frannie, non tirarla per le lunghe, peggiori solo le cose in questo modo."
-Credo che dovremmo smettere di vederci.
La ragazza parlò tutto d'un fiato. L'altro alzò lo sguardo di scatto e socchiuse la bocca, stava per chiedere qualcosa ma lei lo precedette.
-Mi dispiace e mi trovo bene con te, davvero... sono stata felice questo mese... ma sento di non essere stata onesta con me stessa. Credo di...
"Credo di essere innamorata. 
Oh, splendido, così penserà che gli hai fatto le corna. No, meglio di no, tanto non starai con Tony comunque. Meglio evitare."

-Credo di avere bisogno di tempo per me. Di essere libera, capisci? Divertirmi.
-D-divertirti?
Il ragazzo balbettò confuso e Frannie ebbe la netta sensazione che non capisse quello che gli stava dicendo. Era abbastanza popolare, all'ultimo anno, capitano della squadra, sospettò che non fosse mai stato scaricato prima.
-Sì, cioè, non che con te non mi divertissi ma... è complicato. Mi dispiace. Sei stato carino con me. Ti prometto che non ti confonderò prima della partita.
Frannie tentò un sorriso, e Baston rise freddamente anche se non sembrava avesse capito la battuta, o che la ragazza ne aveva appena fatta una.
-Beh, ehm, grazie Oliver. Stammi bene. 
Lei gli diede goffamente un bacio sulla guancia, imbarazzata.
-In bocca al lupo per i M.A.G.O.
Borbottò, allontanandosi camminando all'indietro e continuando a guardarlo.
-Grazie altrettanto.
Mormorò lui, confuso. Quando Frannie aprì la porta della Sala Comune e se la richiuse alle spalle si sentì incredibilmente leggera. Margaret aveva ragione. Fece un lungo sospiro liberatorio e si avvicinò al tavolo Serpeverde, sedendosi di fronte ai due amici, che erano uno accanto all'altra.
-Beh? Com'è andata?
Chiese ansiosa Mag.
-Lui dov'è?
Chiese sospettoso Edmund. La ragazza non sapeva cosa rispondere.
-Oddio, non lo hai schiantato, vero?
Pigolò l'amica, impaurita.
-Ma secondo te? 
Sbuffò infastidita Frannie, per poi ridacchiare a bassa voce.
-È andata bene... è andata.
-Cosa vuol dire "è andata"? Lui che ha detto?
-In realtà... niente.
La ragazza alzò le spalle.
-Un bellissimo, imbarazzatissimo, piacevolissimo niente.
Come a confermare la sua tesi, il giovane Grifondoro entrò nella Sala Grande ancora inebetito.
-Sicura di non averlo schiantato?
Chiese Edmund ridendo.
-Abbastanza!
Rispose lei sorridendo a trentadue denti. Oliver barcollò verso la tavola dei Grifondoro, i gemelli Weasley lo guardarono preoccupati e poi guardarono Frannie, che arrossì e tentò di nascondersi dietro la testa di Edmund. 
-Sì riprenderà.
Mormorò Frannie abbassandosi il più possibile, alzando le spalle.
-Speriamo di no, o comunque non prima della partita.
Ridacchiò Edmund, e Mag annuì sorridendo. In quel momento, la porta della Sala si aprì di nuovo.
-OH PORCO GODRIC!
Gridò Frannie, battendo il pugno sul tavolo. Pansy Parkinson si voltò spaventata verso di lei, scossa dal rumore improvviso.
-SÌ! VAI COSÌ!
Si udì dal tavolo di Grifondoro. Fred Weasley, stavolta non c’erano dubbi, si era alzato e stava improvvisando un balletto sul posto. Il gemello sbuffò e gli lanciò delle occhiate torve. Edmund e Margaret si misero a ridere incontrollabilmente.
Aladdin e Jasmine avevano fatto la loro entrata trionfale. Si tenevano per mano e lui aveva l'aria di essere stato colpito da un'amortentia micidiale, si sarebbero potuti addirittura riconoscere piccoli cuoricini danzare dentro le sue pupille, e aveva la bocca socchiusa in un sorriso che definire ebete sarebbe un complimento. Lei sembrava ancora più bella del solito, scuoteva i capelli fiera e sembrava che stesse sfilando dopo aver vinto la coppa del mondo di Quidditch. Teneva la mano dell'altro saldamente, sorrideva decisa e aveva il mento all’insù. Quando si avvicinarono ai tavoli lo voltò con uno strattone, lo baciò in bocca alzandosi sulla punta dei piedi, e si avviò verso il tavolo leggera, che sembrava stesse levitando a due centimetri da terra. Si sedette accanto a Frannie. Sospirò felice, versandosi un bicchiere di succo di zucca. Frannie si morse le labbra e si frugò nella tasca, con la fronte aggrottata. Mag sorrise raggiante tendendo la mano. Una grossa moneta d'oro venne fatta cadere sul suo palmo.
-Cosa... cosa significa?
Chiese Jasmine confusa, aspettandosi quantomeno un terzo grado da parte dei suoi amici.
-Hanno scommesso su te e Aladdin. Secondo Frannie e George sareste stati insieme entro Natale... per Margaret e Fred non più tardi di Halloween.
Rispose Edmund, alzando le spalle.
-Per un giorno. Un. Giorno. Miseriaccia. Non potevi aspettare sino a domani, Jasmine?
Borbottò Frannie a denti stretti.
-Voi... cosa?
Margaret sembrava molto imbarazzata, arrossì vistosamente. L'altra non sembrava essere minimamente toccata dall'essere stata smascherata, invece guardava George con aria sconsolata. Odiava perdere. Il Grifondoro ricambiò lo sguardo attraverso la sala.
L'araba, senza prendersela troppo ma scuotendo la testa divertita e un po' indispettita, iniziò a raccontare le avventure della giornata. Edmund sbuffò leggermente, senza darlo a vedere per non offendere l'amica. Non aveva molta simpatia per le scene romantiche. Margaret, al contrario, ascoltava la storia sospirando rumorosamente a ogni colpo di scena.
-Hai rubato? Ed, Fran, dovreste toglierle punti!
Esclamò Margaret evidentemente stupita. Jasmine aggrottò la fronte.
-Non... non lo farete, vero? Non lo direte a nessuno.
Chiese, diffidente. Pare che si fosse accorta solo in quel momento che i due amici erano effettivamente dei prefetti.
-Ovviamente Jas, stai tranquilla!
La rassicurò Edmund. Margaret si morse le labbra, ovviamente non diceva sul serio, ma la storia continuava a non piacerle. Comunque sia, la storia a lieto fine di Jasmine le fece subito evaporare il malumore, insieme al suo galeone nuovo di zecca. Frannie intanto aveva l'aria sognante e guardava un punto lontano della Sala, non prestando molta attenzione al resto.
-Ora che sono libera gli chiederò finalmente di sposarmi.
Commentò a bassa voce, dimenticandosi di tutti gli altri. Edmund ridacchiò.
-Sei libera?
Chiese Jasmine, confusa.
-Sì, beh, ho lasciato Oliver circa un'ora fa.
Rispose senza staccare gli occhi dallo stesso punto della Sala.
-Senza offesa Frannie ma... era ora.
-Già.
Rispose sospirando la ragazza.
-Quindi hai intenzione di chiedere a McMartian di uscire?
Chiese Jasmine, interessata.
-McMartian?
Ripeté Frannie confusa. Jasmine, Edmund e Margaret strabuzzarono gli occhi.
-Sì Frannie... ovviamente. Perché, di chi stai parlando?
Chiese Margaret aggrottando la fronte.
-Lupin, ovviamente!
Rispose, fissando il tavolo dei docenti. Il professore sembrava allegro come raramente i ragazzi lo avevano visto, e stava parlando serenamente con Vitious.
-Sei incorreggibile!
Esclamò Jasmine, sospirando divertita. La cena proseguì piacevolmente. I ragazzi mangiarono soddisfatti, la cucina era anche migliore del solito. Edmund spazzolò avidamente quattro cosce di pollo, due porzioni di pasticci di patate e una pagnotta di pane dolce intera.
-Come fai a essere così magro e mangiare così tanto?
Chiese Margaret frustrata ma sorridente.
-Ho un incantesimo di estensione irriconoscibile nello stomaco!
Rispose lui con un ghigno.
-Finirà che comincerò a crederci!
Borbottò Frannie divertita, guardando l'amico.
La sala era già mezza vuota quando i ragazzi si alzarono dalla tavola. Fred Weasley apparve dietro di loro a dare un cinque vistoso a Margaret, che gli fece l'occhiolino. George e Frannie si davano una sconsolata pacca sulla spalla.
-Siete davvero fastidiosi.
Commentò Jasmine tagliente, prima di andare a salutare il suo nuovo fidanzato. Dalla vicenda delle pasticche vomitose il mese prima provava una certa diffidenza verso i gemelli. Si gettò tra le braccia del ragazzo sognante.
-Caspita, quell'Aladdin sembra che abbia vinto un miliardo di galeoni stamattina...
-...ha passato tutta la cena in silenzio...
-...con lo sguardo perso...
-...un sorriso enorme...
-...sicuri che la vostra amica non lo abbia stregato?
Chiesero Fred e George divertiti.
-Cosa? No! Assolutamente no!
Rispose Mag guardandoli incredula. I gemelli rivolsero il loro sguardo su Frannie.
-A proposito...
-...abbiamo saputo...
-...lo hai sistemato per bene, eh?
-...Baston, ovviamente...
-...sembra che sia saltato in braccio al Platano Picchiatore!
Frannie aggrottò la fronte, visibilmente in difficoltà.
-Non preoccuparti Fran...
-...se non si è ucciso dopo l'ultima vittoria dei Serpeverde...
-...vuol dire che può sopportare tutto!
Tutti scoppiarono a ridere. I ragazzi si salutarono, e dopo un breve cenno a Laetitia uscirono verso la loro Sala Comune. Scesero nelle profondità dei sotterranei, quando sentirono un gran trambusto venire dai piani superiori. Per un attimo pensarono di andare a controllare, ma arrivarono alla conclusione che Pix si stava semplicemente prendendo gioco di quelli del primo anno. Erano arrivati quasi al dormitorio quando il professor Piton fece irruzione nella Sala. Gli studenti lo guardarono sconvolti. Non era mai sceso sin là, prima. Draco Malfoy aveva lo sguardo decisamente atterrito, alcuni studenti del primo anno tremarono. Zabini, che giocava a scacchi con Theodore Nott, lasciò cadere un pedone sul pavimento di pietra. Tutti gli occhi erano puntati sul professore.
-Firwood, Pevensie. 
I due ragazzi si avvicinarono svelti.
-Sì, signore.
-Scortate i vostri compagni in Sala Grande, subito. Niente domande. Controllate che qui dentro non rimanga nessuno.
-Sì, signore.
-Bacchette alzate. Non abbassate la guardia per nessun motivo. Tutto chiaro?
-Sì, signore.
L'uomo svanì per le scale, il mantello ondeggiava in uno strascico sinistro alle sue spalle.
Edmund sfoderò la bacchetta, mentre Frannie si voltò verso il resto della Sala.
-Beh, avete sentito il professor Piton? In fila, forza!
Esclamò a voce alta, estraendo la sua.
-Margaret, Jasmine, controllate i dormitori femminili, se è già entrato qualcuno fatelo uscire subito. 
Continuò, cercando di contare i presenti.
-Draco, Blaise, guardate in quelli maschili, svelti. Anche nei bagni per sicurezza, nessuno deve restare indietro.
Aggiunse Edmund, in tono piatto. I ragazzi non se lo fecero ripetere due volte. Nessuno sapeva cosa fosse successo, ma l'espressione del professor Piton era stata sufficiente a far percepire l'assoluta gravità della situazione. Quando i quattro tornarono dai rispettivi dormitori assicurando che erano completamente deserti, si inserirono in coda nella fila ordinata di studenti che si erano sistemati durante il controllo.
Frannie fece un cenno a Edmund, che si mise a guidare la fila, lei invece aspettò che avanzassero per infilarsi in coda e assicurarsi di non perdere alunni lungo la strada. Si mise proprio dietro Jasmine e Margaret, arrivate ultime dopo la ricognizione.
Le tre ragazze si guardarono preoccupate, non sapendo che dire. Quando anche l'ultimo studente ebbe lasciato la Sala Comune, Frannie si fermò un secondo a pregare i serpenti di pietra a guardia del passaggio di non far entrare nessuno e, se fosse arrivato uno studente in possesso della parola d'ordine, di rimandarlo in Sala Grande immediatamente e con accortezza massima. Una volta arrivati si accorsero che le altre tre Case avevano già preso possesso della Sala. Frannie intravide Baston e fece una smorfia di disappunto. Le solite quattro tavolate più quella dei professori erano addossate ai muri, per terra centinaia di sacchi a pelo viola erano ordinati in otto file che attraversavano la stanza.
Silente, la McGranitt, Piton e Lupin uscirono in gran fretta. I primi due erano furiosi e preoccupati, il terzo disgustato come sempre (i ragazzi più vicini notarono il fremere delle sue narici) ma in modo più marcato, l'ultimo con un’espressione indecifrabile e il volto assurdamente pallido. Mag si morse le labbra vedendoli passare, Frannie da dietro le sfiorò la spalla con la mano.
-Avete sentito il professor Silente? Tra dieci minuti luci spente, si dorme!
Gracchiò Percy Weasley, e videro Peter correre accanto a lui, probabilmente per cercare di mitigare la sua mania del controllo.
Fred e George Weasley si separarono da Potter, con il quale parlavano sino al momento prima, e corsero verso il gruppo dei Serpeverde. Raggiunsero Edmund, il più vicino a loro, e gli sussurrarono una cosa all'orecchio. Il ragazzo sbiancò di colpo e sgranò gli occhi.  I gemelli si dileguarono di nuovo. Frannie prese Mag per mano e si fece strada sgomitando, le ragazze videro Lucy Pevensie parlare atterrita con la sorella Susan, con Colin Canon fermo ad ascoltarle.
-Edmund? Ed! Cosa diavolo succede?
Il ragazzo le guardò impaurito come l'avevano visto poche volte nella loro vita.
-Sirius Black è nel castello.
-COSA?!
Le due ragazze esclamarono in coro.
-Ha rubato il quadro all'entrata della Torre di Grifondoro, non è riuscito a entrare nel dormitorio pare, per fortuna.
-Mannaggia a Merlino.
Borbottò Frannie, sconvolta.
Due mani si appoggiarono sulla spalla sua e di Edmund.
-Venite ragazzi, i prefetti devono far guardia alle porte. Non si dorme stanotte, temo.
Peter Pevensie sorrise accomodante ai due ragazzi, e Mag sussurrò
-Ma no, come...
Era chiaro che avrebbe voluto discutere dell'accaduto approfonditamente con i suoi amici. Jasmine la raggiunse e si diressero malvolentieri verso due sacchi a pelo all'altezza del punto in cui solitamente si trovava il tavolo dei Serpeverde.
-Domani ne parliamo. Di tutto.
Le sussurrò Frannie, guardando Edmund di sottecchi. Lui sbuffò. 
-Non so di cosa tu stia parlando.
-Oh, lo sai benissimo invece!
Mormorò Frannie, infastidita.
Tutti o quasi si erano sistemati nei loro giacigli. Peter con un gesto veloce della bacchetta spense le candele della Sala, facendola sprofondare nel buio quasi totale. Le stelle del soffitto incantato luccicavano con molto meno vigore del solito. Non c’era traccia della luna, quella notte.
-Hai detto che avevi una brutta sensazione, che sentivi un pericolo... ed eccoci qui. 
I due cominciarono a passeggiare tra le due file dei Serpeverde, come gli altri prefetti facevano con quelle delle loro case. Sussurravano per non farsi sentire nel silenzio della Sala. 
-Non funziona così Frannie, non è un allarme.
-Non so cosa sia Ed, ma di certo è qualcosa. L'anno scorso era il Basilisco e adesso...
-Smettila! Ricordo benissimo cosa è successo! Non prevedo il futuro Fran, sono solo un po'... sensibile alle persone sgradevoli.
-Sensibile alle persone sgradevoli? Tu definiresti Tom Riddle e Sirius Black "persone sgradevoli"?
-Quello che ho avvertito non era Sirius Black.
-Come fai a saperlo?
-Perché quella sensazione... la sento ancora adesso. In questa stanza. E non vedo nessun evaso in giro, tu?
La schiena della ragazza venne percorsa da brividi, ma non seppe cosa rispondere. Continuò a guardarsi intorno, atterrita. Intanto, alla fila dei Grifondoro Ron Weasley dormiva stringendo il suo topo.
Intanto Margaret, noncurante degli avvisi, era strisciata quatta verso la fila di Grifondoro, approfittando del buio e del fatto che quasi tutti sembravano addormentati. I prefetti confabulavano a coppie e non facevano già più molto caso agli studenti. Strisciò piano tentando di localizzare Fred e George. Una volta trovati, si diresse verso di loro silenziosa.
-Psst! Ehi! Fred, George! Psst!
I ragazzi aprirono un occhio assonnati, borbottando improperi. Accanto a loro Lee Jordan si rigirò nel sacco a pelo. Quando videro chi li aveva chiamati si destarono di colpo.
-Margaret?
-Che diavolo...?
Si sporsero verso di lei.
-Dovevo chiedervelo. Avete controllato? Lo avete visto? Sapete dov'è?
I ragazzi capirono subito a cosa si stava riferendo l'amica.
-No, certo che no. Cioè...
-...certo che sì, abbiamo controllato...
-... ma no, non c'era già più, dev'essere uscito dal castello.
-Non pensate che dovreste dire a Silente della Mappa? Non pensate che potrebbe essergli utile per smascherare Black?
-Non possiamo dare la mappa a Silente lo sai...
-... non possiamo buttare tanta fatica in questo modo...
-...cosa penserebbero loro se lo facessimo?
La ragazza alzò gli occhi al cielo. Sapeva che si riferivano ai fantomatici Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso. 
-Ci dev'essere qualcosa che potete a fare a riguardo. Se non volete darla a Silente allora...
Un'idea balzò nella mente della ragazza. Guardò Potter, steso a pochi centimetri di Ron Weasley a qualche sacco a pelo di distanza. Sembrava addormentato. Prima che potesse esporre ai gemelli la sua idea, una voce echeggiò nella Sala.
-Rosander, che diamine stai facendo? Torna subito al tuo posto!
Una ragazza carina, prefetto Corvonero, si avvicinò a passo svelto. Si chiamava Belle, ed era esattamente il tipo di persona che Piton avrebbe definito "una insopportabile so tutto" e per una volta Mag si trovò d'accordo col professore di Pozioni.
-Pensa ai tuoi studenti O’Hara, e lascia in pace i miei.
Abbaiò Edmund severo, congelandola sul posto.
-Lo farò quando tu imparerai a tenere i tuoi, Pevensie.
Frannie balzò in avanti, colpita dall'offesa al suo amico.
-Non osare...
Estrasse la bacchetta di scatto, ma lui le prese il braccio, bloccandola.
-È tutto ok Fran, è tutto ok. Non si immischierà più nei nostri affari, non è così?
La voce di Edmund era straordinariamente tagliente. La ragazza non rispose. Sentiva gli occhi del caposcuola, fratello di Edmund, puntati addosso. I due Serpeverde la considerarono come una resa e sorrisero. Frannie fece dardeggiare un ultimo sguardo di fuoco sulla Corvonero, poi fece un cenno a Margaret, che si alzò in piedi e tornò al suo posto in tutta fretta. Ringraziò il buio, nessuno avrebbe visto il suo rossore. Si sentì in colpa per aver tirato in ballo i suoi amici, ma la domanda ai gemelli era troppo importante per essere rimandata. Edmund vide Peter fargli un cenno come a dire "tutto ok?" lui annuì impercettibilmente, e il Tassorosso tornò a confabulare con Diggory. I loro volti, simmetrici e oggettivamente gradevoli, erano incupiti da un'espressione dura e fredda. Per tutta la notte, nessun altro parlò. Sirius Black non si fece vivo. Margaret e Jasmine restarono sveglie a fissare il soffitto, come molti altri studenti. Qualcuno russava. Frannie vigile passò la nottata a guardare preoccupata Edmund, che non si scollò di dosso la sensazione oscura sino al mattino. Peter e Cedric non smisero un istante di fare la ronda attorno alle file di Tassorosso, e Percy Wesley restò col naso adunco rivolto verso la sala, pronto a captare ogni minimo movimento. Belle O'Hara lanciava a intervalli regolari occhiatacce verso i Serpeverde, mal tollerate dalla sua collega Susan, sorella di Edmund, che ogni volta nel notarlo sbuffava leggermente.
Al mattino tutti erano sfiniti, persino e forse soprattutto i docenti. Il castello venne dichiarato sicuro, e gli studenti tornarono nelle loro case. I Serpeverde si trascinarono nel dormitorio, bofonchiano la parola d'ordine e si buttarono nei loro letti senza parlare. Frannie si ripromise di chiedere a Mag della sua conversazione coi Weasley della sera prima, e Mag di chiedere a Frannie se avesse indagato su Edmund e sulla sua sensazione del pomeriggio, rivelatasi esatta. Nessuna di loro si sentì di farlo al momento, e si addormentarono esauste senza neanche togliersi i vestiti.

 
Note
Vedo che la storia inizia a essere un po' seguita, ma solo una persona si è fatta avanti per commentarla! Non siate timidi, a me fa piacere sentire i vostri pareri, mi piace interagire con chi mi segue, rivelare qualche curiosità, parlare di Harry Potter... Insomma, fatevi sentire!

Come avete visto, questo Halloween è stato piuttosto movimentato. Una coppia canon finalmente si è formata (Jasmine e Aladdin sono bellissimi insieme), e Mag e Fred hanno vinto la scommessa (io e l'altra ragazza che sta scrivendo la storia abbiamo deciso chi delle due avrebbe vinto in modo piuttosto singolare, non semplicemente "lanciando la moneta". Se volete sapere, commentate XD).
Edmund ha qualche preoccupazione che lo perseguita e nel prossimo capitolo forse inizierà ad aprirsi con le sue amiche. La presenza dei Dissennatori lo rende triste e fragile, chi conosce il personaggio potrebbe immaginare il perché.
Ah. Belle di La Bella e la Bestia ci sta molto antipatica, scusate.

A lunedì!

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Capitolo 7
*** Novembre ***


V
NOVEMBRE

Dopo la movimentata festa di Halloween, per permettere ai ragazzi di riprendersi, i professori decisero di cancellare le lezioni del mattino seguente, mentre i Prefetti, che avevano dovuto vegliare sui ragazzi per tutta notte, ebbero l’intera giornata libera.
La maggior parte degli amici di Mag aveva il pomeriggio libero, dal momento che non frequentavano Aritmanzia, quindi a un certo punto la ragazza dovette alzarsi e trascinarsi a lezione. Laetitia arrivò in ritardo e prese posto accanto a lei proprio mentre la professoressa stava entrando.
- Ciao, di solito è Belle che mi sveglia, ma stava ancora dormendo.
Disse a mo’ di scusa. Udendo il nome del Prefetto Corvonero, Mag s’irrigidì e alzò le spalle senza rispondere. Si stava dimenticando lo scontro della notte precedente che le aveva fatto giurare di odiarla per l’eternità. Si appuntò mentalmente di ringraziare Fran e Ed per averla difesa, la sera prima.
Finita la lezione le due si trascinarono ognuna nella propria Sala Comune senza parlare molto. Mag era stanca per non aver dormito, mentre Laets, pur avendo dormito abbastanza bene – di conseguenza non sapeva nulla dello scontro verbale fra i suoi migliori amici – pensava con ansia alla lezione di poco prima, che era stata davvero incomprensibile.
Quando Mag superò la porta d’ingresso della Sala Comune, la vide piuttosto deserta. Probabilmente erano tutti ancora a lezione o a dormire. Edmund e Fran invece erano seduti su un divanetto e ridevano, i volti decisamente riposati.
- Oh ciao Mag!
Esclamò Edmund vedendola arrivare.
- Vi siete appena svegliati?
Disse lei sedendosi sulla poltrona di fronte.
- Mezzora fa, sì!
Sospirò Fran stiracchiandosi.
- Beati voi, io sono ribaltata oggi, non vedo l’ora di tornare a dormire…Di che parlavate?
- Niente, Fran si stava chiedendo se è possibile chiedere al Ministero una Giratempo con lo scopo di vedere la faccia di O’Hara quando Pete l’ha zittita questa notte.
Rispose Edmund scoppiando a ridere alla fine.
- Che arpia, eh?
Disse Mag facendo una smorfia.
- “O’Hara, lascia in pace i miei studenti”
Ripeté Fran imitando Edmund e suscitando la risata dell’amica.
- Che carino, siamo tuoi studenti!
Margaret si stava tenendo la pancia per il gran ridere.
- Guarda che ti tolgo dieci punti, Rosander!
Sibilò il ragazzo, leggermente imbarazzato.
- Sì, sì, certo, Pevensie.
Lo liquidò Frannie con una risata sprezzante.
- A proposito, Mag, che cosa stavi facendo tra i Grifondoro quando quella ti ha vista?
Margaret diventò improvvisamente seria. Sapeva che Fran non l’avrebbe capita né appoggiata. Forse Edmund sì, ma Frannie non avrebbe mai voluto rinunciare alla Mappa del Malandrino, perciò decise di rispondere evasiva. Se i gemelli avessero deciso di darle ascolto gliene avrebbe parlato più avanti.
- Nulla, volevo solo sapere se c’era qualche ferito fra i Grifondoro…
Disse pensando al giovane Potter. Edmund la guardò negli occhi e capì che non era sincera. Frannie invece alzò gli occhi al cielo.
- Mag, basta con questa storia! Philip stava benissimo, lo hai visto anche tu!
Rispose con tono di rimprovero. Mag strabuzzò gli occhi; aveva accettato quella situazione il giorno prima ma non aveva ancora avuto il tempo e la voglia di confidarlo alle amiche. Le dispiaceva dover fingere, ma almeno si sarebbe risparmiata un altro tipo di discussione, assai più spiacevole. Alzò le mani in segno di resa.
- Beccata! Dovevo sapere, anche Fred e George mi hanno presa in giro quindi… cambiamo argomento che è meglio.
Concluse ridendo nervosamente. Edmund rise, ma rise di lei, non per la sua battuta. Mag lo capì e arrossì ancora di più.
- …Dopo ne parliamo, se vuoi!
Rispose Fran toccandole una gamba con affetto.
- Sì, ecco, parlatene dopo di Philip.
Disse Edmund interrompendo finalmente il contatto visivo con la ragazza, che stava iniziando a sudare.
- …Comunque… Sapete cosa mi ha dato più fastidio? Che mi abbia detto come fare il mio lavoro!
- Sì, infatti, che spocchiosa maleducata!
Disse Fran.
In quel momento Severus Piton si materializzò davanti ai ragazzi. Era entrato nella Sala con un passo talmente felpato che, semplicemente, se lo ritrovarono davanti. Il viso era più pallido e sbattuto del solito. Mag pensò che gli avrebbe regalato volentieri una pozione per pulire i capelli, se solo avesse saputo il giorno del suo compleanno.
- Firwood, Pevensie. Volevo informarvi che a partire da domani i Prefetti si alterneranno per sorvegliare i corridoi e accompagnare a lezione i ragazzi dal quarto anno in giù.
Lo disse velocemente, senza dar loro il tempo di ribattere in alcun modo.
- Domattina passate dal mio studio, vi darò i turni che io e il resto dei professori concorderemo in queste ore.
I due ragazzi annuirono, Fran rispose semplicemente “Va bene”, Piton li salutò con un cenno e uscì dalla Sala. I tre si guardarono in faccia, leggermente impauriti. L’anno precedente si erano trovati tutti nella situazione di essere protetti da Prefetti e Caposcuola; quest’anno sarebbero stati loro a proteggere gli studenti. Fran e Edmund sentirono il peso della responsabilità insinuarsi nei loro cuori e lo accolsero a metà fra lo spaventato e l’orgoglioso.
- …Speriamo che la situazione non precipiti come l’anno scorso…
Disse Mag mordendosi un labbro.
Dopo cena i tre andarono quasi subito a dormire, consapevoli che davanti a loro si presentava un nuovo periodo stressante.
Fran si distese sul letto, esausta, ma trovò la forza per farfugliare un pensiero che la perseguitava da giorni, ormai.
- Edmund è strano.
Disse a bassa voce, gli occhi chiusi.
- …Questa storia di Black lo rende nervoso… Per non parlare dei Dissennatori.
Mag si sedette sul letto con il pigiama ancora in mano, incuriosita.
- È vero… I Dissennatori lo stanno… è come se lo stessero spegnendo.
Disse incerta.
- …Sembra che su di lui abbiano maggior potere. Ieri a Hogsmeade e poi in Sala Grande non faceva che dire di avere una brutta sensazione… Di avvertire una presenza Oscura… Mi spaventa, ecco.
Disse Frannie aprendo gli occhi e tirandosi un po’ su.  
- Una presenza Oscura!?
- Ha detto di essere sensibile alle persone sgradevoli. Minimizzava. Lui ha sentito che c’era un Mangiamorte nelle vicinanze, lo ha sentito, capisci? Ma perché, come fa?
- Fran, dobbiamo trovare il modo per parlargli.
Disse Mag allarmata.
- Gliel’ho detto che ne avremmo parlato, ma forse non se la sente, o non si fida… Forse…
- …Forse dobbiamo attendere il momento più opportuno e fargli capire che può fidarsi di noi.
Concluse Mag. Le due rimasero in silenzio per qualche istante, poi la ragazza ricominciò a vestirsi e si mise nel letto. Jasmine sarebbe arrivata a breve, probabilmente.
Spensero la luce, poi Fran, prima di addormentarsi, disse un’ultima cosa.
- Non è sempre stato come adesso… I primi anni era sempre da solo, sempre scontroso, ricordi?
Erano passati cinque anni da quando si erano conosciuti al tavolo dei Serpeverde, ma solo due da quando i tre erano diventati davvero amici. Mag non aveva grande memoria di Edmund prima che diventasse suo amico. Era sempre sulle sue, imbronciato e isolato. Molto bravo a lezione, ma parlava con poca gente, Fran era stata la prima a diventargli veramente amica, lo era stata dal primo giorno, anche se lui ci aveva messo un po’ per accettarlo.
- Cerchiamo di scoprire perché.
Rispose semplicemente, rimandando al giorno dopo la realizzazione di un piano più accurato.
*
Le due ragazze riuscirono a far parlare l’amico solo la settimana successiva. Al ragazzo erano toccati tre turni di guardia piuttosto vicini fra loro, mentre per il momento Fran ne aveva fatti solo un paio. Era arrivato al venerdì sera stravolto, e dopo un allenamento di Quidditch piuttosto deludente, era tornato silenzioso e imbronciato in Sala Comune seguito da una silenziosa Mag. Nei giorni successivi aveva parlato più seriamente con l’amica e le due avevano deciso di non forzarlo a parlare, ma di passare più tempo con lui e fargli capire che erano sue amiche e che con loro poteva confidarsi.
Quando entrarono nella Sala Comune, Fran stava aspettando leggendo un libro per Babbanologia (Mondo BabbanoAbito o tuta? Mille abiti per mille occasioni) e quando li vide andò loro incontro.
- Vi ho aspettati per la camomilla!
Disse sorridendo e indicando loro un tavolino isolato dal resto della Sala Comune, di solito utilizzato dagli innamorati per non essere visti né disturbati.
- Ti adoro, ne ho proprio bisogno.
Sospirò Edmund precedendo le due ragazze, che si scambiarono uno sguardo nervoso.
Si sedettero intorno al tavolino, Mag levò la bacchetta e versò la camomilla ai due amici. Edmund prese fra le mani la tazza bollente; Mag avrebbe scommesso sulla coda del suo gatto che le mani del ragazzo fossero mille volte più fredde delle sue.
- Allora, come vanno gli allenamenti? Pronti per la prossima vittoria?
Chiese Fran mescolando svogliatamente il contenuto della sua tazza. Edmund alzò le spalle e non rispose, Mag disse semplicemente che Flint era un rompiscatole, suscitando il sorriso dei due amici. Edmund era arrabbiato perché a fine allenamento il Capitano gli aveva detto che si aspettava di più da lui, che si era allenato male e lo aveva accusato di essere svogliato, quando in realtà era solo stanco e abbattuto.  Più che arrabbiato, in quel momento era molto triste. Si prese la testa fra le mani e sospirò.
- Sentite, mio zio mi ha mandato una bottiglia di Burrobirra, l’altro giorno… Vi va se la beviamo stasera? Tanto non ci vede nessuno!
A Mag si illuminò il viso e annuì, anche se era un po’ stanca, mentre Edmund alzò le spalle con disinteresse. Fran si alzò e corse verso il dormitorio. Mag aveva continuato a guardare nervosamente l’amico con le mani sul tavolo. Non le era mai capitato di sentire un bisogno così impellente di abbracciare qualcuno, si vedeva che stava male. Mosse una mano verso il ragazzo senza sapere di preciso cosa fare o dire. Gli sfiorò il braccio.
- Hey…
Sussurrò. Lui sollevò leggermente il viso, ma in quel momento arrivò Fran con la Burrobirra nascosta sotto al golfino.
- A voi! Non ci sono bicchieri…
Disse stappando silenziosamente la bottiglia e bevendo a canna il primo sorso. La passò a Edmund, il quale la afferrò e buttò giù due sorsi prima di passarla a Mag. La ragazza stava ancora bevendo quando Edmund iniziò a parlare.
- È colpa del freddo. È colpa del freddo se sto facendo così schifo. Sono una delusione per la Casa e non posso farci niente.
Disse queste parole prima borbottando, poi scandendole con più precisione.
A Mag andò quasi di traverso la Burrobirra, si scambiò uno sguardo d’intesa con Fran.
- Ed, qui non fa più freddo del solito.
Disse lentamente quest’ultima, cercando di non farlo arrabbiare.
- …Devi dirci che diavolo ti sta succedendo. Lo sai che puoi fidarti di noi.
- Di cosa? Che non lo andiate a dire in giro?
Chiese lui sprezzante, strappando dalle mani di Mag la bottiglia e portandola alla bocca per la seconda volta. La posò facendo rumore, le due ragazze si guardarono alle spalle, sperando che a nessuno venisse l’insana idea di unirsi a loro, ma nella Sala Comune c’era solo Malfoy che si faceva accarezzare la testa da Pansy Parkinson e poco più in là Montague che pomiciava allegramente con una ragazza del quarto anno, quindi non c’erano grossi pericoli di essere visti o ascoltati.
- Come ha potuto permettere che quei cosi entrassero nel Castello!
Sibilò il ragazzo fissando la finestra alle spalle di Fran. Non ci volle molto per capire che si riferiva a Silente e ai Dissennatori.
- L’ho rivissuto sul treno, l’ho rivissuto due mesi fa, lo rivivo ogni volta che esco da questo maledetto Castello e sento il respiro gelido di quei cosi sul mio collo…
Disse afferrandosi la testa. Le due ragazze rimasero mute.
- Insomma, voi quali traumi rivivete quando sono nelle vicinanze?!
Chiese con aria sprezzante, come se le stesse sfidando. Poi si incupì ancora di più.
- No, scusate, non è mia intenzione sminuire i vostri problemi… è che… Voi non avete mai messo in pericolo la vostra famiglia… Di proposito.
Il ragazzo sentiva che le due amiche continuavano a guardarsi, ma non aveva il coraggio di sollevare lo sguardo per averne la conferma. Avrebbe significato mostrare la sua debolezza, e ne stava già mostrando troppa iniziando quel discorso. Ma era troppo arrabbiato, troppo giù di morale per tenerselo ancora dentro. Fece un respiro e si decise a raccontare.
- Mia zia è una Mangiamorte. Per due estati io e gli altri siamo dovuti andare da lei, dal momento che nostra madre non poteva occuparsi…
Si bloccò
- E papà…
Si bloccò di nuovo e lasciò morire quel che avrebbe voluto dire.
- Peter e Sue non hanno mai capito che avrebbero dovuto lasciarmi in pace, e Lucy… Beh, lei era piccola, è sempre stata una gran rompiscatole. La preferita.
Fece una smorfia e continuò.
- Zia Jadis ha sempre tenuto nascosto questo suo lato con i nostri genitori, loro non sapevano nulla, o almeno, mamma. Non facevamo che litigare. Peter mi stava sempre addosso e io non ne facevo una giusta. Avevo undici, dodici anni, ero solo. C’erano gli altri ma ero solo, e volevo rimanere tale. E zia Jadis… A volte mi faceva paura, specialmente quando puniva Peter...
Il ricordo dello sguardo sofferente ma risoluto del fratello maggiore lo fece rabbrividire.  
- La prima estate ci portò nella terra dei giganti e ci mostrò quanto era stato potente Voi-Sapete-Chi. Peter capì subito con che razza di strega avevamo a che fare e presto convinse le altre che saremmo dovuti scappare, ma io…
Si bloccò. Bevve un altro sorso, Frannie mosse una mano per accarezzargli il braccio, ma lui si scostò. Mag invece lo fissava con gli occhi lucidi.
- Ho fatto la spia. Mi ero convinto che se avessi fatto come voleva, lei non mi avrebbe fatto del male. Solo a me, capite? Peter si ritrovò ad affrontare un gigante, e non poteva usare la magia. Lei lo risparmiò all’ultimo, dicendogli cosa avevo fatto. Traditi. Voi non potete capire… Avete mai deluso una delle persone a cui tenete di più? Io sì, in quel momento. I suoi occhi… I loro occhi delusi, tristi, il peggio è stato vederli spaventati, e non solo dalla zia, ma anche da me. Li vedo ogni singolo giorno da quando ho rimesso piede qui, quest’anno. Se non sono i Dissennatori allora ci pensano gli incubi.
Mag tirò su col naso, cercando di non farsi sentire.
- Peter non aveva mai smesso di ribellarsi, e lo fece anche in quel momento. La zia usò la Maledizione Cruciatus su di lui, più di una volta, e io non potevo fare altro che guardare. Quel che è peggio è che per un attimo sono stato… felice… di quella visione.
Il ragazzo non aveva staccato gli occhi per un istante dal tavolo di legno scuro. Frannie si portò una mano alla bocca, sconcertata.
- Ed…
Riuscì a dire dopo qualche istante di silenzio, toccandogli il braccio. Lui questa volta non si scostò.
- Aveva preso me sotto la sua ala protettrice perché sapeva che ero il più debole, il più manipolabile… Quello più attratto dalle Arti Oscure. Sapeva che avevo bisogno di attenzioni, e me le diede… All’inizio. Poi però, vedendo Peter in quello stato ho aperto gli occhi.
- Come… Come è finita?
Chiese Fran. Edmund bevve di nuovo.
- Ho provato a farla ragionare, le ho detto che non c’era bisogno, ma ovviamente lei non aveva mai avuto intenzione di darmi ascolto. Così sono riuscito a spezzarle in due la bacchetta, ma non prima di essermi preso la mia dose di Crucio. Peter usò la magia per difendermi, così praticamente evocò un membro del Ministero. Aveva ancora la Traccia, sapete… Ci vide in quello stato e ci portò via. Lei ora è ad Azkaban.
Fran capì subito perché la fuga di Black lo metteva così in agitazione: sapeva che se quell’orribile megera fosse riuscita a evadere come aveva fatto Black, avrebbe cercato i fratelli Pevensie, probabilmente per ucciderli. Edmund ormai aveva finito da un pezzo il suo racconto. Rimasero tutti e tre in silenzio.
- Siete contente ora che lo sapete?
Chiese il ragazzo in tono di sfida sollevando finalmente lo sguardo, ma senza ancora guardarle in faccia.
- …Ora che sapete che razza di persona sono? …A volte mi sembra di meritare la presenza dei Dissennatori…
Concluse a denti stretti. Per Mag fu troppo.
- Non dirlo nemmeno per scherzo. Eri poco più che un bambino!
Lo vide giocare pericolosamente con la bottiglia e gliela strappò di mano. Bevve un sorso. Orma era a più di metà. Fran la guardò e le fece cenno di passarla anche a lei.
Quando anche Fran ebbe bevuto, prese parola.
- Ed, Mag ha ragione… Eri spaventato e ti sei comportato da immaturo. E i tuoi fratelli non ti hanno aiutato come dovevano. Ma ora è finita, finita. Peter ti vuole un bene dell’anima, non devi dimenticartelo.
Passò la bottiglia al ragazzo cercando di intrecciare lo sguardo col suo.
- …Non devi permettere che i Dissennatori ti facciano questo. Devi superarla, come hanno fatto loro, Peter, Sue e Lucy, intendo!
- …Perché scommetto che loro ti hanno perdonato da tempo.
Aggiunse Margaret. Edmund si rabbuiò. Frannie avvicinò la sedia alla sua e gli cinse le spalle con un braccio. Appoggiò la testa alla spalla di lui, che rimase rigido al suo posto. Non amava il contatto fisico, ma quando i suoi fratelli o Frannie o Mag si sbilanciavano con degli abbracci non gli dispiaceva quasi mai.
- Non permettere a quella maledetta di comandarti anche adesso, da lontano. Ogni volta che dici così la dai vinta a lei, lo sai?
Gli disse Frannie. Edmund alzò le spalle. Sentì pizzicare gli occhi ma non si sarebbe mai messo a piangere davanti a loro, non lo aveva mai fatto e non intendeva iniziare quel giorno.  
- Grazie…
Sussurrò dopo minuti che parvero ore, incapace di guardarle negli occhi. Con Fran era un po’ impossibile, ma lo sguardo del ragazzo fu molto attento a non soffermarsi su quello di Mag, accanto a lui che gli accarezzava il braccio.
Rimasero in quella buffa posizione per qualche minuto, poi l’atmosfera di intimità fra gli amici fu rotta dall’arrivo di Jasmine.
- Eccomi!
Esclamò arrivando alle loro spalle, facendoli sussultare.
- Hey, questa dove l’avete presa?
Chiese indicando la bottiglia ormai quasi vuota.
- Tieni, finiscila pure!
Disse Edmund dopo essersi schiarito la voce, passandogliela senza guardarla in faccia. Frannie si era staccata da lui non appena aveva visto arrivare l’amica; a Jasmine sembrò che avessero appena finito di parlare di sport, quindi non si fece troppe domande.
- Di che parlavate?
Chiese appoggiandosi allo schienale della sedia di Edmund, il quale ringraziò il cielo che la ragazza non potesse vederlo in faccia.
- Oh, niente, stavamo proprio per andare a dormire!
Rispose Mag evasiva. Fran le diede man forte annuendo.
- D’accordo, io vado avanti, sono stanchissima…
Disse stiracchiandosi. In quel momento Fran si accorse che era piuttosto spettinata. Doveva essere stata con Aladdin fino a quel momento. Le fece l’occhiolino, Jas capì e fece lo stesso.
- Buonanotte!
Trillò scompigliando i capelli di Edmund, che si voltò appena per risponderle.
- …Vado anche io adesso, ragazze.
Annunciò alzandosi in piedi non appena Jasmine scomparve nel dormitorio. Continuava a non guardarle in faccia.
I tre camminarono lentamente verso il dormitorio del ragazzo. A quel punto fu impossibile non guardarsi negli occhi. Frannie fu la prima a parlare.
- Sono felice che ti sia confidato con noi… Noi non volevamo saperlo per giudicarti, ma per capire
Disse mettendogli una mano sulla spalla.
- Tranquilla.
Rispose lui imbarazzato. Mag ascoltava in silenzio.
Quando Fran si allontanò fu il turno di Margaret di parlare, ma la ragazza non aveva più parole, sentiva solo il bisogno di abbracciare l’amico, e lo fece. Gli buttò le braccia al collo e lo strinse forte a sé. Lui rimase interdetto per un istante, ma poi ricambiò l’abbraccio, rimanendo comunque un po’ rigido per l’imbarazzo.
- Dormi bene.
Gli sussurrò Mag all’orecchio, sperando che il suo augurio impedisse agli incubi di presentarsi di nuovo nella mente del ragazzo, almeno per quella notte. Lui rispose stringendola un po’ di più. Giunse il momento di staccarsi. I loro sguardi si incontrarono per un breve istante, ma poi gli occhi volarono altrove. Non erano abituati a dimostrazioni d’affetto come quella.
- Buonanotte ragazze.
Disse lui prima di scomparire dietro la porta.
Fran e Mag si diressero verso il dormitorio in silenzio, incapaci di proferir parola su ciò che avevano scoperto quella sera. Decisero con un tacito accordo di non raccontare nulla a Jasmine, anche perché la ragazza era così felice in quei giorni che non aveva senso guastare la gioia che le dava Aladdin con la triste storia che avevano appena appreso, e poi Edmund di sicuro non avrebbe voluto.
- Nox.
Sussurrò Fran. Le luci si spensero e dovette lottare contro sé stessa per non mettersi a piangere. Eppure al buio era impossibile non ripensare allo sguardo affranto del suo migliore amico. Tirò su col naso cercando di non far troppo rumore. Sentì Mag che poco più in là si soffiava silenziosamente il naso. Si chiese come avrebbero affrontato l’amico il giorno dopo ma non trovò risposta perché finalmente si assopì.
*
Dopo l'incursione di Black nel castello la sicurezza triplicò. I professori accompagnavano gli studenti in ogni aula e persino nella Sala Comune alla fine delle lezioni del pomeriggio. Essendoci troppe classi per il solo corpo docenti quelle del primo e secondo anno erano scortate dai prefetti, quindi Frannie e Edmund erano pieni di lavoro sin sopra ai capelli. Dopo Halloween Margaret aveva cominciato a pensare ai G.U.F.O. ed era più seria del solito, così come Laets. Le due si ritrovavano spesso in biblioteca a studiare, e il mese piovoso scorreva lento tra incantesimi, pozioni, e corse su e giù per le scale. Peter girava sempre più stressato con la sua spilla da caposcuola, seguito ora da Diggory ora con suo grande disappunto da Percy Weasley. I suoi doveri da caposcuola continuavano ad aumentare e diventare frenetici, e come se non bastasse lo spettro dei M.A.G.O. incombeva sul ragazzo come un Dissennatore. Vedendo il fratello organizzarsi per gli esami finali e al ricordo della sua assenza prossima causa diploma, Edmund si era rabbuiato ancora di più. Con i compiti supplementari in vista degli esami e con l'ordine della ragazza di scortare gli studenti, Tony e Frannie avevano quasi smesso di vedersi e lei era più silenziosa che mai. E poi c'era stata la rivelazione di Edmund. Le due amiche avevano empatizzato con il ragazzo e lui aveva apprezzato la loro vicinanza discreta nei giorni seguenti, ma aver riesumato quel ricordo lo turbava e gli faceva male. Fu per tutte queste cose e anche di più che Frannie ebbe un'idea per risollevare le sorti del trimestre appena cominciato. Irruppe in Sala Comune dopo aver aiutato una Grifondoro del primo anno a sfilarsi dal trabocchetto sui gradini verso il dormitorio, sfinita ma con una luce negli occhi. Edmund e Margaret, seduti su uno dei divani vicino al fuoco, si godevano il tepore in silenzio con Jaime acciambellato nel pavimento poco più avanti, il più vicino alle fiamme possibile. Edmund doveva essere appena arrivato, quel pomeriggio aveva dovuto portare una classe del terzo anno sino alla capanna di Hagrid per una lezione sul veleno di Acromantula. Frannie osservò il cappotto buttato disordinatamente sul pavimento di pietra scura. Jasmine, l'unica che stava attraversando serenamente la settimana, non c'era. Probabilmente in quel momento passeggiava romanticamente al tramonto col suo nuovo fidanzato. Appena i due amici la videro entrare, Edmund sollevò un sopracciglio, diffidente.
-Ehi Frannie. Che... che cosa c'è? Quello sguardo mi spaventa.
Chiese Mag, mordendosi il labbro e sollevando gli occhi dal libro di astronomia. La ragazza si accovacciò di fronte a loro guardandosi intorno per assicurarsi che nessuno li stesse guardando. Edmund e Margaret parevano sempre più interessati e preoccupati da quello che aveva da dire.
-Voglio organizzare una festa. Privata. Nel bagno dei prefetti.
Gli occhi di Edmund si spalancarono e il ragazzo ghignò, allettato dalla proposta.
-Nel bagno dei prefetti, oh, mille grazie Frannie.
Sussurrò Margaret un po' delusa, alzando gli occhi al cielo.
-Non essere sciocca Mag, tu puoi venire. Noi ci saremo tutti.
-Hai una strana concezione di festa privata, Frannie.
Borbottò Edmund ridacchiando.
-Ci saranno tutti i Prefetti ovviamente, e i Caposcuola. E ognuno di noi potrà portare un ospite onorario. Ovviamente noi porteremo Margaret e Jasmine.
Rispose, guardando ammiccante l'amica.
-Beh, sì, va già meglio.
Commentò Mag sistemandosi più comodamente sulla poltrona. Jaime le saltò in grembo facendo le fusa.
-Non chiederò a Fred e George di organizzare un bel nulla, così Silente non se ne accorgerà questa volta.
Concluse Frannie in un borbottio. Margaret si lamentò a bassa voce, memore della vergogna che aveva provato alla scoperta del preside della loro prima festa dell'anno. Tuttavia, guardando i due amici già lanciatissimi nell'organizzazione e meditando sul fatto che tutti ne avrebbero avuto un serio bisogno, non disse nulla.
L'idea piacque a tutti. I giorni seguenti Frannie aveva caricato Dante di inviti, e Edmund era corso ad avvisare Peter e Susan, con Mag al seguito.
-Non sono sicura sia una buona idea. Non dovremmo chiedere il permesso, prima?
Chiese Susan, titubante.
-Figurati Sue, a quanto ho capito sarà una cosa tranquilla. Non è così?
La rassicurò Peter guardando i due Serpeverde di sottecchi.
-Molto tranquilla. Tranquillissima.
Annuì Margaret con un sorriso. Edmund continuò
-Splendido. Con voi due ci siamo quasi tutti! Chissà se Weasley...
Lo sguardo di Peter si incrinò.
-Weasley? Weasley chi?
-Percy Weasley, ovviamente. È un caposcuola.
-Ed, ti prego, non dirmi che avete parlato di questa cosa a Percy Weasley. Non dirmelo.
Ed e Mag iniziarono a diventare rossi e balbettare.
-Ehm... Frannie potrebbe... avergli mandato un gufo... abbiamo invitato tutti i capiscuola e i prefetti…
-Cosa? Va subito fermato, presto! O ci ritroveremo tutti dal preside!
Esclamò Susan agitata, rischiando di farsi sentire in mezzo alla Sala Grande. Qualche studente si voltò verso di loro. Peter era bianco come un cencio.
-Andiamo, è il fratello di Fred e George, non può essere così... così...
Balbettò Edmund, ma il fratello era già corso fuori dalla sala.
-Oh, miseriaccia.
Borbottò Edmund verso Margaret, grattandosi la testa confuso.
-L'abbiamo fatta grossa, dici?
-È possibile.
Per loro fortuna Peter Pevensie aveva nervi di ferro oltre che riflessi pronti. Fece subito la cosa migliore da fare: assoldò Fred e George che, per la modica cifra di cinque falci ciascuno, trafugarono la lettera dal letto a baldacchino di Percy poco prima che, tornando al termine delle lezioni, la leggesse e scoprisse tutto. Frannie, a cui era stato raccontato l'accaduto, li pagò malvolentieri.
-Siete degli sciacalli voi due.
Sospirò, andando da Draco a farsi scambiare un galeone d'oro per diciassette falci d'argento. I gemelli sogghignarono ammiccanti.
-Ti è andata bene che non abbiamo chiesto dieci galeoni, altro che dieci falci...
-...è stato molto scortese da parte vostra non invitarci...
-...noi vi abbiamo sempre trattato come ospiti d'onore alle nostre feste!
I Serpeverde arrossirono sensibilmente, imbarazzati.
-Andiamo Fred, Angelina ti inviterà sicuramente.
Esclamò accomodante Edmund.
-E tu George puoi venire al posto di Percy, se vuoi. Abbiamo un posto libero.
Lui assunse un'espressione di profondo disgusto.
-Quando prenderò il posto di Percy in qualcosa sarà il giorno che dovrete uccidermi, perché non sarò io ma qualche malfattore con la pozione polisucco.
-Non preoccuparti Georgie, non lascerei mai che una cosa del genere accadesse.
Rispose affettuoso il fratello. Gli altri tre scoppiarono a ridere di gusto.
-Va bene. Allora facciamo che puoi venire in qualità di DJ!
Sorrise Frannie, mettendogli una mano sulla spalla.
-Voi chi portate?
Chiese Fred, curioso.
-Margaret, ovviamente. Giusto?
Rispose Edmund risoluto, guardando verso la ragazza.
-Oh. Beh... certo. Avevamo deciso così.
Balbettò lei guardandosi le nocche in imbarazzo. Frannie sogghignò e guardò i gemelli. Forse era il caso di fare una nuova scommessa.
-Io vado a chiederlo a Jasmine. Se volete scusarmi... ci vediamo a divinazione!
Sbottò, andando alla ricerca dell'amica, che in quei giorni era sempre impegnata a gironzolare con Aladdin col naso per aria. Ma lei, sorprendentemente, rifiutò.
-Ehm scusa Frannie, ma non potendo portare Al mi sentirei in imbarazzo ad andare senza di lui. Capisci, non è vero?
La ragazza, delusa, non poté replicare. In effetti appena l'altra ebbe risposto le sembrò tutto così chiaro, a ripensarci ora se avesse accettato sarebbe stato molto più strano. Ringraziò e andò a cercare Laetitia, sicura che lei invece sarebbe stata entusiasta. La sua risposta la sconvolse ancora di più.
-Oh, grazie Frannie... ma io vado con Belle. Mi ha invitata proprio stamattina, le ho già detto sì.
Balbettò imbarazzata, ben sapendo che le due non si erano mai state tanto simpatiche e a fronte dell'incidente di Halloween lo erano ancora meno.
-Capisco. Fa nulla. Grazie lo stesso.
Sospirò lei, guardando l'orologio. La lezione sarebbe iniziata a minuti. Quando arrivò vicino alla scaletta che portava alla classe, Edmund e Margaret la attendevano per entrare.
-Che è successo Frannie? Hai una faccia!
Commentò Edmund, e Margaret gli diede di nascosto una gomitata, punendolo per la mancanza di tatto. Frannie non se ne accorse, si stava guardando la punta delle scarpe con rinnovato interesse per sfuggire agli sguardi dei suoi amici.
-È incredibile.
Disse in un sussurro,
-Ho organizzato io la festa e nessuno vuole venirci con me. Tu, Ed, Fred, George, Laets, siete già dentro e io invece...
Sbuffò nervosa. Gli altri due si guardarono, non credevano possibile che l'amica avesse trovato tanta difficoltà a trovare qualcuno. Un tossicchiare eloquente dal piano superiore li distolse dai loro pensieri e li spinse a entrare. Occuparono un tavolo con una grande palla di vetro al centro. Dentro la stanza il clima era soffocante e la puzza di incenso li stordiva. Tutti gli altri erano già al loro posto.
-Voi dite che il professor Lupin...
-Non puoi invitare un professore a una festa clandestina Fran.
La sgridò Edmund corrucciato. La ragazza sbuffò più forte. Era davvero di malumore.
-Qualche problema, mia cara?
Si avvicinò la professoressa Cooman, attirata dai sospiri sconsolati. I suoi enormi occhi verdi, in tono con la tunica, la fissavano da dietro due spesse lenti tonde.
-Oh mi scusi professoressa, non volevo disturbare la lezione. È solo che ho appena visto che mia madre morirà entro la fine del trimestre, schiacciata dalla caduta di una macchina volante.
A giudicare dall'espressione affranta della ragazza, che non era cambiata di una virgola da quando parlavano della festa, la storia parve del tutto convincente. Margaret per poco non soffocò tentando di trattenere le risate, completamente spiazzata. Edmund sgranò gli occhi. La capacità di Frannie di inventare frottole con assoluta nonchalance era sempre stata disarmante.
-Eccellente! È proprio quello che si vede qui dentro!
Gracchiò la professoressa, deliziata, sbirciando nella palla di cristallo.
-Dieci punti a Serpeverde! Nessuno vede altro?
Una Tassorosso dall'aria titubante alzò la mano, e la Cooman si allontanò.
-Sentite condoglianze, allora.
Ridacchiò Edmund rivolto verso l'amica. Lei sorrise debolmente, un po' risollevata.
-Ti inviterò al funerale, non temere.
Margaret stava ancora tentando di trattenere le risate.
Qualche minuto dopo si rizzarono, sentendo la voce di Laetitia. La ragazza prendeva molto sul serio quel tipo di lezioni, e i tre faticavano a capirne il motivo.
-Un cane. Nero, e grosso. E un topo. Un cane e un topo. Si inseguono, il cane sta per sbranarlo, ma il topo sguscia via un attimo prima che...
-IL GRAAAAMO!
Strillò la donna, facendo sussultare tutti. Margaret guardò gli amici confusa.
-Avete sentito? Un cane nero! Non può essere una coincidenza.
-Ma figurati Mag, non crederai a queste cose!
La liquidò Frannie con un gesto della mano.
-No che non credo a queste cose Fran, ma credo anche che oltre un certo numero le "coincidenze" non si possano più ritenere tali, non credi? Sii razionale. Abbiamo incontrato due volte il cane nero ed entrambe le volte è successo il finimondo. Ora Laetitia lo vede nella sua sfera.
Borbottò, senza ascoltare quello che la professoressa aveva da dire su questo fantomatico gramo. Edmund invece registrò tutto con attenzione. La Cooman catturò il suo sguardo.
-Ragazzo... mio povero ragazzo...
Fran e Mag alzarono gli occhi al cielo.
-Vedo qualcosa nei tuoi occhi... un'ombra nera... succederà quello che temi.
Lui la guardò alzando il sopracciglio, per niente impressionato. La donna continuò.
-Tuo fratello.
A quelle parole lui sussultò.
-Mi dispiace... è troppo tardi. Entro la fine dell'anno... beh, farai meglio a tenerlo stretto per il tempo che ti resta, fidati di me.
L'espressione spavalda del ragazzo svanì leggermente. Se c'era un punto debole in Edmund, era proprio quello. Prima che il silenzio diventasse troppo imbarazzante, Fred Weasley alzò la mano raggiante. Non prometteva nulla di buono.
-Professoressa! Professoressa! Vedo qualcosa!
Lei emise un sospiro acuto e corse al tavolo dei gemelli. Si affacciò a guardare dentro la sfera, dal lato opposto rispetto a quello del ragazzo. George già rideva sommessamente.
-Dimmi caro, cosa vedi?
-È... è davvero sgradevole.
A quelle parole George si accasciò in terra tenendosi la pancia dal ridere. Tutti gli altri guardavano senza capire.
-Sgradevole? Perfetto, continua.
-Sì, davvero sgradevole. Ha un'aura negativa.
George continuava a contorcersi sul pavimento, la professoressa non ci badò, sporgendosi ancora di più verso la sfera.
-La figura ha un aspetto mostruoso. Una chioma fittissima e gonfia si dirama dalla testa come un intrico di rovi.
-Di rovi, uhm...
Laetitia prendeva appunti borbottando, ora anche Lee Jordan rideva, iniziando a capire.
-Sì e i suoi occhi brillano come fari nella notte, acquosi e spaventosi...
Anche Edmund iniziò a ridacchiare, capendo la situazione. La professoressa ascoltava con la massima attenzione.
-Sono occhi enormi professoressa, più grandi della sua faccia... e la sua tunica... per Godric, la sua tunica è la cosa più orripilante che...
In breve tutti gli studenti presenti nella classe avevano capito che Fred stava descrivendo minuziosamente il riflesso deformato nella sfera di vetro proprio della professoressa Cooman. L'unica a non averlo capito era proprio lei. Belle O'Hara, seduta accanto a Laetitia, aveva un'espressione assolutamente indignata. Un motivo in più per cui Margaret, Edmund e Frannie alla fine dovettero asciugarsi le lacrime dal ridere. Quando il suo racconto terminò, a Fred furono assegnati dieci punti per la visione mostruosa, cosa che suscitò una nuova ondata di ilarità nella classe. Quando la lezione finì, Margaret aveva predetto la morte del suo gatto per annegamento e una gita al San Mungo per un malore improvviso di sua sorella maggiore entro la fine del trimestre. Serpeverde aveva guadagnato altri dieci punti, e i ragazzi uscirono soddisfatti dall'aula. L'umore di Frannie era un po' più alto, Edmund invece aveva l'aria un po' preoccupata. Le due amiche, sapendo che si sarebbe offeso molto se avessero mostrato di capire che si era fatto intimorire dalla Cooman, non dissero nulla.
Quando entrarono nella Sala Comune, un'idea saettò nella mente di Frannie. Cercò di scacciare il pensiero senza riuscirci, non voleva litigare con Margaret e, miseriaccia, quello sì che la avrebbe fatta arrabbiare… ma neanche avrebbe voluto presentarsi da sola. Guardò Draco Malfoy sedere su una delle poltrone con Pansy Parkinson appollaiata alla sua destra su un bracciolo che lo guardava con aria adorante. Se c'era una cosa per cui avrebbe messo la mano sul fuoco, era su Draco Malfoy accettare il suo invito alla festa. Come prima cosa, aveva sempre gradito la sua compagnia; ma soprattutto essere invitato a una festa esclusiva di ragazzi dal quinto anno in su da una ragazza Serpeverde di buona famiglia neo eletta prefetto avrebbe fatto schizzare la sua popolarità presso le scimmie dei suoi amici.  Si morse il labbro con decisione, Mag e Ed la guardavano titubanti. Chiuse gli occhi, sbuffò e andò a sedersi su una poltrona vuota, pesantemente.
-Frannie! Ehi! Che succede?
Chiese Mag accorrendo alla poltrona.
-Niente.
Mugugnò, guardando torva il gruppetto del terzo anno. Draco rivolse lo sguardo verso di lei e impallidì, sentendosi quello sguardo accusatorio sulla pelle.
"Non voglio litigare alla festa, e poi ci vado per divertirmi coi miei amici. Se ci andassi con lui non sarebbero contenti e non mi divertirei comunque, oltre a rovinare la festa a loro."
Vedendo che non accennava a parlare, Margaret e Edmund decisero di ignorarla. Lui raggiunse Zabini per sfidarlo a una partita a scacchi, e Mag prese a leggere il libro di pozioni, ripassando le proprietà delle pietre lunari.
-Che bel visino oggi, Malfoy. Ti fai ancora il bagno nel latte di asina?
Un ragazzo alto dai capelli ramati e un principio di barba abbaiò entrando nella Sala Comune, riferendosi probabilmente al pallore eccessivo del ragazzo. Draco non capì, e balbettò un grazie in risposta, nominando una lozione al muschio. Il ragazzo rise scuotendo la testa. Margaret ridacchiò un po' troppo di gusto, e lui si voltò.
-Rosander! Pevensie! Come butta?
-Ehi Hans!
Esclamò Edmund sorridendo amichevole, battendo il cinque al suo compagno di squadra.
-Begli allenamenti ieri, Westergard.
Continuò Mag, e lui le fece l'occhiolino. Hans si sedette per terra di fronte a loro e sussurrò
-Un po' tocco quel Malfoy, non trovate? Ogni tanto lo prendo in giro ma non credo capisca quel che gli dico.
Mag allargò il sorriso, Edmund si sistemò i capelli imbarazzato senza commentare, Frannie fece una piccola smorfia. I Westergard erano tra le famiglie più ricche del Regno Unito, e dunque tra le pochissime che né subissero il fascino né provassero timore della famiglia Malfoy.
-Scusate ma ho un po' di fame, vado a cena!
Frannie si alzò di scatto e balzò via, sbattendo su Jasmine che entrava nella sala con aria sognante.
-Ehi Fran, che dia...
-Lasciala stare, è un po' strana oggi.
Liquidò Edmund con un gesto della mano. Malfoy zittì la Parkinson con lo sguardo, la ragazza non aveva smesso un attimo di ridere e parlare del nulla, si alzò a sua volta e uscì senza dir niente a nessuno. Margaret alzò un sopracciglio. Edmund le posò una mano sulle gambe.
-Enchanté.
Mormorò Hans alzandosi, facendo il baciamano a Jasmine che stava per sedersi accanto agli amici nel posto lasciato libero da Frannie. La ragazza arrossì timidamente.
-Tu sei Hans, non è vero? Sono Jasmine.
Rispose cordiale, stringendogli la mano.
-E così ti piace circondarti di ragazze carine, eh Pevensie?
Rise, ammiccando a Jasmine e Margaret. Mag avvampò e Edmund tossicchiò a disagio.
-Mi piace circondarmi di persone intelligenti, di solito.
Disse, un po' freddo. I ragazzi chiacchierarono ancora un po' nella Sala Comune, Jasmine raccontò delle sue origini straniere e Hans parlò della sua villa in Scozia. Quando arrivò finalmente l'ora di cena, circa mezz'ora dopo l'uscita di scena di Frannie, i quattro Serpeverde si avviarono verso la Sala Grande abbastanza allegri. Edmund si era distratto e l'idea della festa lo elettrizzava, Margaret non si era ancora ripresa dall'estasi della frecciatina a Draco e gongolava in silenzio, mentre Jasmine era felice come una pasqua perché a cena avrebbe rivisto Aladdin. In quanto a Hans, beh, aveva l'aria di uno che mai nella vita aveva provato sensazioni come l'ansia e lo stress e il suo sorriso era più radioso che mai. Quando arrivarono nella Sala Frannie parlava fittamente con Draco Malfoy. Vedendoli si alzò e andò loro incontro, sembrava più sollevata e per questo motivo Margaret non disse niente. Vide Laetitia scoccare occhiatacce alla scena dal tavolo di Corvonero. Odiava apertamente Draco e in verità provava anche un morboso disprezzo per Hans. Forse perché Elsa, una delle sue migliori amiche, le aveva raccontato delle cose su di lui che non le erano piaciute per niente.
-Scusami Westergard,
Si affrettò a dire, raggiungendoli.
-Ero un po' nervosetta prima.
-Ti capisco Firwood, non preoccuparti. Ti ho vista correre avanti e indietro stamattina, dovrebbero lasciarvi un minuto libero. E, Pevensie?
Si girò verso Edmund ghignando.
-Confermo l'opinione che ho espresso sulle tue amicizie.
Edmund tossì ancora più forte, e Jasmine si defilò da Aladdin.
-Ora, se volete scusarmi...
Fece un breve inchino e si incamminò verso Marcus Flint, seduto a capotavola.
-Comunque,
Esclamò Frannie fiera,
-Non vengo sola alla festa.
-Non vieni sola?
Esclamò Mag sorpresa.
-E chi viene con te, allora?
La ragazza alzò le spalle, sorridendo enigmatica.
-Uno fico.
Le giornate sino al weekend passarono abbastanza velocemente, i ragazzi studiavano e basta. I prefetti facevano su e giù come sempre, ma nonostante ciò Edmund e Frannie iniziarono a presentarsi più spesso in biblioteca, le due amiche che vivevano praticamente chiuse là dentro li facevano sentire in colpa. Quando arrivò il venerdì i ragazzi erano visibilmente sollevati, persino Peter e Susan. I gemelli, iperattivi, non vedevano l'ora di andare alla festa, e faticavano molto a tenere il segreto con i non invitati. A colazione Frannie divorò la torta alla melassa, sgraffignando l'ultima fetta sotto il naso di Edmund.
-Ehi, ladra! Ne hai già mangiate tre!
-È buoniffima, fcufa Ed.
Farfugliò masticando rumorosamente. Margaret rise di gusto e Jasmine assunse un'espressione disgustata.
-Che bella giornata!
Sospirò Margaret allegra. Trasfigurazione, incantesimi, due ore di Lupin e poi weekend!
-E stasera la festa!
Aggiunse Frannie, dopo aver ingoiato la torta.
-Il tuo entusiasmo mi perplime, Frannie.
Commentò un po' diffidente Jasmine, facendo una smorfia.
-Però devo ammetterlo Frannie, hai avuto proprio una buona idea. La settimana è volata, questo novembre sembrava infinito sino a qualche giorno fa e ora siamo oltre la metà!
Disse Edmund sorridendo, dandole una pacca sulla spalla. Jasmine e Margaret si alzarono per andare a salutare Laetitia. Frannie stava per alzarsi dietro di loro, ma Edmund la trattenne.
-Ehi, Fran, aspetta!
La ragazza si voltò, con un sopracciglio alzato. Lui si avvicinò per sussurrarle una frase all'orecchio.
-Non... non hai invitato Draco, vero? Non che abbia qualche problema, lo sai, ma potrebbe davvero scoppiare il caos questa volta!
La ragazza arrossì leggermente.
-No Ed, stai tranquillo. Cioè, non nego di averci pensato ma... no. Meritiamo un po' di pace almeno stasera. Abbiamo solo parlato un po’. Mi ha spinta lui verso il mio accompagnatore. È uscito seguendomi perché ha capito che qualcosa non andava.
Lui le sorrise grato.
-Ma allora chi...
-Ehi gente! Siete pronti?
Fred e George apparvero dietro di loro facendoli sussultare.
-Quante volte devo dirtelo Fred? Io sono nata pronta!
Rispose la ragazza ridendo, buttando la testa all'indietro e posandola sulla pancia dell'amico, in piedi alle sue spalle.
-Forza, altrimenti la McGranitt questa volta ci fa neri per davvero!
I due Serpeverde si alzarono lesti, Fran diede una veloce aggiustata ai capelli di Edmund e raggiunsero gli altri. Arrivarono alla lezione giusto in tempo, e Margaret insistette per sedersi al primo banco. Avrebbero affrontato la smaterializzazione delle lumache, e evanescere qualcosa si diceva fosse abbastanza difficile. A fine lezione nessuno era riuscito a far sparire la sua lumaca, ma quelle di Mag e Fran erano vistosamente sbiadite, e quella di Edmund aveva acquisito straordinarie capacità camaleontiche. Dopo un'ora di esercizi di incantesimi di orientamento e due di una affascinantissima lezione sulle contromaledizioni di primo livello in cui Fran non aveva fatto altro che sospirare sognante al professore sinché Mag non la aveva silenziata con un incantesimo, i ragazzi decisero di saltare il pranzo per prepararsi, avrebbero mangiato a sufficienza alla festa, programmata a partire dalle cinque di quel pomeriggio. Dato che si erano mostrati così entusiasti, Fred e George Weasley erano stati incaricati dell'allestimento. Edmund, Margaret e Frannie si avviarono verso la Sala Comune dei Serpeverde, mentre Jasmine li abbandonò per il pranzo. Nel dormitorio Margaret iniziava a essere nervosa, e Frannie più elettrizzata che mai.
-Sai, la tua felicità mi preoccupa.
Sospirò Margaret, mentre l'altra l'aiutava con la zip del vestito.
-Sono felice perché amo le feste.
Mugugnò lei facendola voltare.
-Stai benissimo. E il costume non si vede affatto.
-Perfetto!
Rispose l'amica guardandosi allo specchio pensierosa. Il vestito blu notte scendeva a campana, lo scollo a barca scopriva le scapole bianche.
Frannie si stava ancora infilando il costume pensando a cosa mettere.
-Credo che andrò sul nero, cosa ne dici Mag?
Borbottò, guardando un tubino buttato sul letto.
-Non vedo perché no.
Rispose Margaret senza neanche aver sentito la domanda, sistemandosi qualche forcina tra i capelli. Frannie si truccò di corsa, infilò il tubino nero e afferrò il mantello, indossandolo in modo che coprisse la totalità del vestito. Gli altri studenti e, specialmente, i professori non dovevano capire che i ragazzi erano vestiti a festa.
-Vai con Ed, ci vediamo lì.
-Come sarebbe ci vediamo lì? Fran? Fran!
La ragazza era già sparita. Margaret sbuffò sonoramente, aggiustandosi il rossetto. Dopo aver finito di prepararsi si infagottò anche lei nel mantello di Serpeverde e uscì dal dormitorio affannata. Edmund la aspettava sorridente, col mantello chiuso da un bottone d'argento, sorrideva smagliante. La ragazza arrossì leggermente.
-Ehi Ed!
-Andiamo?
Lui le tese la mano, incoraggiante. Stando attenti a non far uscire un solo centimetro di tessuto dai lunghi mantelli, camminarono svelti verso il bagno. Le scale collaboravano, come i due notarono con molto piacere, portandoli dritti al piano.
-Non sono mai stata nel bagno dei prefetti!
Esclamò Mag in un sussurro.
-È bellissimo, davvero. Vedrai.
I ragazzi erano a due passi dalla porta, Edmund bussò tre volte, secco, come d’accordo.
-Cognome e nome, prego.
Fece la voce di un Weasley da oltre la soglia.
-Pevensie, Edmund. Prefetto. Rosander, Margaret. Accompagnatrice.
Rispose, facendole l'occhiolino.
-Fate passare il vostro invito sotto la porta, prego.
-Quale invito? Abbiamo organizzato noi la festa, salame!
Sentirono una risata, poi la porta si aprì. I ragazzi capirono che doveva essere stata stregata con un incantesimo muffliato, perché aprendosi vennero investiti dalla musica. I due entrarono di corsa e George Weasley chiuse immediatamente l'entrata, sigillandola. Margaret spalancò gli occhi sbalordita, osservando il bagno. I lavandini erano d'oro massiccio, e tutto, dal pavimento al soffitto, era composto da un luccicante marmo bianco con venature verdi e rosate. Al centro della stanza una grande vasca era riempita d'acqua con una schiuma di un blu intenso che emanava un dolce aroma di lillà. Philip e Aurora erano seduti in acqua uno accanto all'altro, lui teneva in mano un bicchiere pieno di liquido ambrato, si sorridevano l'un l'altra. Il cuore di Mag ebbe un tuffo. Frannie le aveva chiesto il permesso per invitarlo, le sarebbe sembrato sgarbato invitare Angelina e non lui, e lei le aveva detto di sì. Improvvisamente si sentì sicura della sua scelta: Edmund si era tolto il mantello. Portava un completo in gessato verde bottiglia e una camicia candida, come la cravatta e le scarpe. Sorrideva togliendosi i pelucchi lasciati dal mantello sulla spalla con la mano sinistra. Lo guardò per qualche istante senza sapere cosa dire, togliendosi il suo.
-Stai bene.
Disse lui guardandole il vestito e spiazzandola completamente.
-Oh, beh, grazie. Anche tu.
George continuava a far guardia alla porta, assistito dalla Johnson. Fred Weasley esaminava attentamente i rubinetti sulla sinistra, consultandosi animatamente con Cedric Diggory. Cho Chang, la sua accompagnatrice, si avvicinò ai due ragazzi per salutarli, in imbarazzo.
-Ciao.
Mormorò confusa.
-Ciao, piacere. Mi chiamo Margaret.
-Cho.
Lei le strinse dolcemente la mano.
-Io sono Edmund. Cercatrice di Corvonero, mi sbaglio?
La ragazza rise piano.
-No, è proprio così. Sapete, non conosco nessuno qui, a parte Ced. E mi sembra piuttosto impegnato al momento. Stanno cercando di incantare i rubinetti in modo che spillino idromele e burrobirra.
La risata argentina della ragazza li mise un po' a disagio. Arrivarono anche Laetitia e Belle, insieme al prefetto Corvonero, non accompagnato. Margaret e Edmund salutarono Laetitia con gentilezza un po' impostata, e non guardarono l'altra in faccia nemmeno un attimo. Un tavolo pieno di stuzzichini era stato allestito vicino alle docce, e Edmund assaggiò una tartina al prosciutto. Mag versò due calici di burrobirra e ne passò uno all'amico, e un altro a Peter che era appena entrato insieme a Susan.
-Dov'è Frannie?
Chiese Peter curioso. Prima che Margaret potesse rispondere Edmund, che aveva lo sguardo verso la porta, si strozzò con un sorso e sputacchiò la burrobirra sul pavimento con gli occhi sbarrati. Mag sentì un
-Ciao amico! Che diavolo ci fai qui?
Da parte di Diggory, e si voltò. Probabilmente se avesse avuto della burrobirra in bocca la avrebbe sputata anche lei. Tony stava aiutando Frannie a togliere il mantello, prima di sfilarsi il suo nero e oro. Portava un elegante completo color castagna e una camicia candida, senza cravatta. Sorridevano entrambi. Proprio in quel momento, mentre i due si avvicinavano agli amici, sentirono un
-Per Merlino, sì!!!
E tutta la sala si voltò, ammaliata. Dai rubinetti usciva a fiotti un idromele di ottima fattura.
-Lo senti anche tu George?
-Musica per le mie orecchie, Fred!
Esclamarono i gemelli sognanti, tendendo l'orecchio al flusso che sgorgava dai tubi dorati.
Tony era andato a salutare Diggory verso la piscina, ora anche lui e Cho facevano il bagno, e Frannie si avvicinò saltellando agli amici.
-Cosa significa?
Chiese Margaret, sorridendo a trentadue denti. Fran alzò le spalle senza smettere di ridacchiare compiaciuta.
-Mi sono decisa alla fine. Però... sono stata ben attenta a specificare "come amici".
-Cosa?
Domandò Edmund.
-Perché?!
Sbraitò Mag.
-Perché non mi vuole, ecco perché. Se glielo avessi chiesto in quel senso non sarebbe venuto.
-È venuto, però.
Constatò Edmund, guardandolo di sottecchi.
-Solo perché ho specificato "solo amici", o non sarebbe qui.
-Non puoi saperlo, Frannie!
Rispose Margaret, indignata.
-Andiamo, andiamo, per ora sono contenta così, va bene? Non roviniamo tutto, vi va?
Gli altri sospirarono. Fred e George arrivarono correndo con un vassoio carico di calici di idromele. Frannie ne afferrò due e Susan la guardò con severità.
-Uno è per Tony, tranquilla.
Balbettò lei, grattandosi la testa nervosa mentre i calici levitavano accanto a loro. Margaret ne prese uno e lo assaggiò con la punta delle labbra.
-Ma è ottimo!
Edmund stava ancora terminando la sua burrobirra, mentre Peter era appena a metà del suo bicchiere di whisky incendiario. Susan rifiutò con garbo l'offerta e i due si diressero verso la piscina. Laetitia e Belle avevano creato un idromassaggio con le bacchette, e si godevano le bolle discutendo di libri. Il prefetto Corvonero era rimasto sul bordo, completamente vestito, e le fissava come se non avesse idea di quel che stessero dicendo. Tony si avvicinò al gruppo che beveva, salutò calorosamente Peter e si presentò agli altri. Accettò con gentilezza il suo calice e si mise a bere chiacchierando amichevolmente. Ci fu un giro e poi un altro, e Margaret cominciava a sentirsi un po' allegra.
-Che caldo eh?
Borbottò Frannie sventagliandosi con la mano.
-Non fa caldo, hai solo bevuto troppo.
Ridacchiò Peter, che reggeva benissimo l'alcool.
-Perché non – woops – entriamo in piscina?
Chiese Edmund che stava per inciampare nei suoi stessi piedi.
-Certo che sei proprio un astemio, Ed.
Commentò Margaret ridacchiando, ma anche lei era tutta rossa sulle gote e ogni tanto singhiozzava leggermente.
-Sai che ti dico Eddie? È una spleeendida idea!
Frannie annuiva con vigore. Tony, che se era brillo non lo dava affatto a vedere, rise guardandola con affetto. Susan si guardò intorno, fece una smorfia e decise di congedarsi.
-Fate i bravi.
Raccomandò ai fratelli, sgusciando via in silenzio. Edmund alzò gli occhi al cielo.
-Non avercela con lei Ed, anzi dovresti esserle grato. Sa che sarebbe insopportabile e piuttosto che rovinarci la festa preferisce andare via.
Lui sbuffò sommessamente.
-Se lo dici tu.
In breve, tutti i presenti alla festa si buttarono in piscina, Tony non senza una certa insistenza e qualche bicchiere in più.
-Perché si vergogna tanto? È stupendo!
Sussurrò Frannie all'orecchio di Mag a un certo punto della serata. Lei si mise a ridere imbarazzata e non rispose. A un certo punto, l'irreparabile. George cercò di tirare un mucchio di schiuma verso Fred, mancandolo palesemente causa whiskey incendiario nel sangue. Lo schizzo finì dritto sulla guancia di Cho, il tempo parve fermarsi. Cedric Diggory, incredibilmente oltraggiato, restituì il favore, ma qualche goccia di schiuma finì nell'occhio di Edmund, facendolo lacrimare. Da lì, il caos. Peter con un calcio sollevò un'ondata che investì in pieno Cedric, Cho, Philip e Aurora, che stavano dall'altro lato della pozza. Tony iniziò a preparare una difesa, alzando un muro di schiuma con la bacchetta, che però si infranse quando uno schizzo d'acqua saponata lo attraversò gettato dalla bacchetta di Philip, dietro cui si era rannicchiata spaventata ma divertita Aurora. Belle uscì dalla piscina sbuffando, scocciata dal trambusto, ma accidentalmente Margaret le schizzò i capelli di schiuma candida non appena riuscì ad asciugarsi.
-Oooops!
Esclamò la ragazza, Edmund e Frannie ridevano a crepapelle. Con grande disappunto di Belle, Laetitia non uscì, bensì si buttò nella mischia. Angelina Johnson sembrava un demonio, aveva sempre una manata di schiuma pronta per la faccia di qualcuno. Dopo una ventina di minuti la guerra si quietò e i ragazzi tornarono a rilassarsi. Philip e Aurora si scambiarono un bacio appassionato. Sia Frannie che Edmund guardarono Margaret preoccupati, ma la ragazza sembrava avere altro per la testa. Poco dopo, con grande orrore di tutti i presenti, la maniglia della porta si mosse: qualcuno stava cercando di entrare. Diggory spense in fretta la musica, un mormorio di voci iniziò a diffondersi per il bagno.
-Cosa? Chi sarà mai? Ci siamo tutti.
-Forse è Susan Pevensie che ha cambiato idea.
-Impossibile scemo, non ha bussato tre volte.
-Che sia qualcuno di estraneo alla festa?
-Da escludersi, solo i prefetti vengono in questo bagno, e sono stati tutti informati!
Calò il silenzio per un attimo, la maniglia girò a vuoto un'altra volta.
-Alohomora.
Gracchiò una voce dietro la porta. Per miracolo, l'incantesimo di chiusura dei gemelli tenne.
-Percy. È l'unico a parte noi che usa questo bagno, e noi ci siamo ancora tutti.
Sibilò Frannie, in tono asciutto. Tutti parvero svegliarsi dall'ebbrezza.
-Che facciamo? Dobbiamo farlo entrare, o andrà a chiedere a Gazza perché la porta non funziona. Frannie intanto smaterializzava i vestiti sparsi nella stanza, trovandolo molto più facile che smaterializzare delle lumache. Sparirono senza problemi. Margaret, presa dall'adrenalina, trasfigurò piatti e bicchieri vuoti in pile di asciugamani.
-Nascondiamoci, presto!
I ragazzi uscirono dall'acqua, Edmund dovette essere tirato su di peso da Peter e Tony.
-Chi gli apre?
La maniglia girò per la terza volta.
-Lui, mi sembra il più sobrio.
Belle indicò Tony col dito tremante dalla paura.
-Non può aprirgli lui, non è un prefetto, non dovrebbe essere qui, zucca vuota.
Abbaiò Frannie con disprezzo.
-Non guardate me!
Mugugnò Edmund, che a stento si reggeva in piedi. Cho Chang rideva come una cretina, aveva bevuto troppo.
-Qualcuno la silenzi, presto!
Piagnucolò Aurora, la voce colma di preoccupazione.
-Ho capito, ho capito, vado io.
Borbottò Peter, scuotendosi i capelli e coprendosi interamente ancora in bermuda col primo mantello capitato a tiro, rievocato per l'occasione. Gli altri, ancora in costume da bagno e bagnati fradici, si chiusero nei cubicoli dei bagni in attesa. Sentirono la porta aprirsi.
-Pevensie?!
La voce di Weasley echeggiò per tutto il bagno. Nel gabinetto di Mag, Ed, Fran e Tony si guardavano atterriti.
-Scusa Percy, il bagno è fuori servizio.
-È perché sei qui dentro, allora?
-Oh, ehm, i gabinetti sono fuori servizio. Io volevo farmi una doccia.
-Vedo.
Commentò freddo Percy, che doveva aver notato la vasca. Molte cose potevano dirsi di quel ragazzo, ma non era certo uno stupido.
-Quello è un mantello Grifondoro?
-Questo? Certo che no.
La voce di Peter cominciava a incrinarsi. Rise nervoso.
-Sì che lo è. Guarda lo stemma, è chiaramente un leone.
-Oh caspita, hai ragione. Devo aver preso per sbaglio quello di mia sorella.
-Quello è il mantello di tua sorella di dodici anni? Deve andarle un po' lungo.
Commentò tagliente. Ci fu silenzio. Probabilmente si stava guardando intorno per trovare qualcosa fuori posto. Edmund riusciva a immaginare la faccia finta impassibile di Peter e rischiò di scoppiare a ridere. Mag gli tappò la bocca con la mano e il ragazzo emise un suono strozzato. Evidentemente Weasley non trovò alcun cedimento sul volto di Peter e di certo non sentì il singhiozzo divertito di Edmund.
-Sei tutto bagnato.
-Te l'ho detto Perce, mi stavo facendo una doccia.
-Mh. Come vuoi. Buona notte, Peter.
I ragazzi sentirono una porta chiudersi e dei passi trascinarsi in lontananza.  Peter sospirò di sollievo.
Fred e George furono i primi ad affacciarsi dal gabinetto, insieme ad Angelina Johnson.
-Avvoltoio spennacchiato.
Imprecò George, che si stringeva nelle spalle tentando di scaldarsi. Frannie fece riapparire i loro vestiti e i ragazzi cominciarono ad asciugarsi. Peter si tolse il mantello.
-Tieni Philip. Temo di averlo bagnato, mi dispiace. Non mi sono curato di chi fosse, avevo una certa fretta.
-Non preoccuparti amico, non è un problema.
Rispose lui cordiale. Quando furono vestiti e asciutti, era chiaro che la festa era finita. Frannie guardò l'orologio, erano le dieci.
-Se siamo fortunati, gli altri saranno già al dormitorio. Non ci noteranno.
Mormorò Diggory, sistemando il mantello a Chang.
I ragazzi uscirono di soppiatto, guardandosi intorno. Belle diede un'ultima occhiata in giro per assicurarsi che nulla fosse diverso dal solito. La piscina era stata svuotata e pulita. Si separarono, ognuno verso la sua casa.
-Ciao Fran, grazie dell'invito.
Tony le scoccò due baci sulla guancia e lei trattenne a stento un grido di giubilo.
-Oh, figurati, è stato divertente.
Borbottò imbarazzata la ragazza. Tornarono tutti al dormitorio di buonumore, a parte Belle che si era presa davvero un bello spavento a causa di Percy, forse perché non aveva bevuto. Margaret invece contrariamente al solito sembrava molto tranquilla per essere stata appena quasi scoperta, probabilmente perché lei invece aveva mandato giù parecchi bicchieri. I tre arrivarono alla Sala Comune sorridendo sereni. Edmund camminava un po' incerto ma iniziava a riprendersi seriamente.
-Meno male che Sue se n'era andata...
Esclamò con un brivido. Al momento di accomiatarsi, Mag lo salutò calorosa.
-Sei stato un buon accompagnatore!
Disse ridendo, baciandolo sulla guancia.
-Lo so!
Rispose lui, facendole l'occhiolino.
-Buona notte Ed. A domani.
Gli disse Frannie stringendolo in un breve abbraccio.
-A domani Fran.
Mormorò, prima di barcollare nella camera. Le due ragazze entrarono nel loro dormitorio, grate di trovare Miles e Jasmine già addormentate. Si liberarono in fretta dei mantelli e dei vestiti, struccandosi con un colpo di bacchetta.
-Fico eh?
Chiese Fran, buttandosi sul letto, esausta.
-Fico.
Concordò Mag, infilandosi sotto le coperte. Erano brille e stanche e si addormentarono subito. Quella notte dormirono un lungo sonno senza sogni, in serenità.  
 

Note

Dunque, questo capitolo è stato un po' malinconico all'inizio. Edmund finalmente si è confidato con le sue amiche e non è stato facile riprendersi. Abbiamo cercato di reinventarci la sua storia ne Le Cronache di Narnia adattandola al contesto di Harry Potter, spero prorpio che vi sia piaciuta!
La festa nel bagno dei prefetti ha risollevato il morale di tutti. Frannie si è decisa a invitare Tony, anche se ha molta paura di dichiararsi; Edmund e Mag sono stati bene insieme, ma sono due grandi imbranati
.
Nel prossimo capitolo arriverà dicembre, e con esso due eventi importanti: prima di tutto, una partita di Quidditch molto particolare, e poi ci sarà il compleanno di Mag. Evviva.
Vi ricordo che non mordo e che ho molto piacere a leggere i vostri commenti!

A giovedì!

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Capitolo 8
*** Di Quidditch, cani neri e torte di compleanno ***


È stato fatto notare a me e alla mia co-autrice che questa storia può risultare un po' difficile da seguire a causa della presenza di una grande quantità di personaggi, nessuno dei quali viene introdotto alla maniera "solita", con una descrizione accurata di come è fatto fisicamente e caratterialmente. Ribadisco che se avete perplessità, domande e consigli, io sono più che felice di ascoltarvi e rispondervi. Come ho scritto all'inizio, capisco che possa risultare difficile stare al nostro passo, dato che la storia è partita come divertimento personale e quindi finiamo spesso col dare molte cose per scontate. Fatevi sentire, lo so che ci siete!
 

VI

 
DI QUIDDITCH, CANI NERI E TORTE DI COMPLEANNO

La festa nel bagno dei prefetti diede ai ragazzi la giusta carica per affrontare il resto del mese. Frannie ed Edmund dovettero continuare a scortare gli studenti fuori dalle aule e fare turni di guardia, ma dopo quel weekend lo fecero con maggior serenità.
Percy aveva iniziato a spiare Peter senza premurarsi più di tanto di nasconderlo, suscitando nel giovane Tassorosso un’antipatia mai sentita prima per qualcun altro. Fortunatamente però a fine novembre furono tutti presi da un altro pensiero: la nuova partita di Quidditch. Questa volta la sfida sarebbe stata fra Tassorosso e Grifondoro, e Mag, Fran e Edmund sapevano benissimo per chi fare il tifo, anche se per motivi diversi.
“Se vince Tassorosso, Grifondoro rimane all’ultimo posto” disse saggiamente Edmund il giorno prima dello scontro, mentre si dirigevano verso la Sala Grande per la cena.
“Fred e George non se la prenderanno, dopotutto nemmeno loro hanno tifato per noi il mese scorso” rifletté Margaret.
Ogni tanto le dispiacevano queste fratture che generava il Quidditch, ma la maggior parte delle volte era lei stessa ad alimentarle. Dopotutto, il Quidditch era importante.
“Beh, allora possiamo metterci vicini” rispose Fran. Non c’era bisogno di specificare il perché della sua scelta.
Nel frattempo si erano seduti e avevano iniziato a mangiare. Su tavolo erano apparsi vassoi pieni di ogni ben di dio.
“Lo sai che Lupin era un Grifondoro?” chiese Edmund a Frannie, per stuzzicarla “Non so se sarebbe contento se ti vede fare il tifo per i Tassi”
“Se me lo chiedesse di persona, di tifare per i Grifondoro, sarei tutta sua” rispose la ragazza con aria sognante guardando verso il tavolo dei professori, dove un ignaro Remus Lupin mangiava sorridente una fetta di torta alle verdure.
Jasmine, dal canto suo, aveva deciso che le importava più di Aladdin che del Quidditch, di conseguenza avrebbe tifato per i Grifondoro.
“Se vuoi farò le tue veci, Fran, in onore di Lupin” disse teatralmente la ragazza sporgendosi verso l’amica e toccandole il braccio. Scoppiarono tutti a ridere e passarono al dolce.
*
L’indomani le due squadre avversarie abbandonarono la Sala Grande proprio mentre Ed, Jasmine, Fran e Mag arrivavano, così i quattro ne approfittarono per augurare buona fortuna ai Tassorosso.
Cedric Diggory non era il tipo da tenere il broncio per una sconfitta, per cui rispose ai tre sorridendo, anche se sapeva che l’augurio di Ed e Mag era dettato solamente dalla convenienza “politica”.
“Tony” Fran si voltò raggiante verso il portiere giallo-nero “…In bocca al lupo!”
Il ragazzo era un po’ nervoso per l’imminente della partita, ma riuscì a distendere il volto in un sorriso caloroso.
“Grazie, Firwood!”
Poco più in là, Oliver Baston, dopo aver visto quella scena, si voltò bruscamente e si alzò in piedi per uscire dalla Sala, seguito dal resto della squadra. I Serpeverde però non lo avevano notato, di conseguenza presero posto al loro tavolo in tutta tranquillità.
Jasmine nel frattempo aveva raggiunto Aladdin al tavolo dei Grifondoro, tutti erano su di giri. Il ragazzo le consegnò una bandierina rosso e oro da sventolare durante la partita.
Quando uscirono per dirigersi verso il campo constatarono con sommo dispiacere che pioveva, anzi, diluviava così forte che sembrava che da un momento all’altro il cielo sarebbe caduto sulle loro teste. Purtroppo non era previsto il rinvio di una partita, nemmeno con temporali e raffiche di vento, perciò tirarono fuori le bacchette, crearono un ombrello con un incantesimo e si incamminarono verso il campo.
“Speriamo che non duri troppo, sto già congelando” si lamentò Mag.
“Pensa se aveste dovuto giocare voi con questo tempo” sospirò Fran.
“…Non avrei giocato, semplice” rispose Mag ridendo, anche se sapeva che non era un’opzione che avrebbe potuto contemplare.
Edmund scoppiò a ridere, intanto si strinse ancora di più la sciarpa al collo e tirò fuori un berretto da mettersi in testa, che però minacciava di volar via a ogni folata di vento.
“Ammetto che non mi dispiace per niente la revisione del calendario delle partite” disse a denti stretti.
Nonostante il tempo pessimo, lo stadio era gremito di gente come al solito: molti tifosi avrebbero preferito rintanarsi nel castello piuttosto che stare fuori al freddo per chissà quante ore, ma il Quidditch era troppo importante per simili tentennamenti, e poi sapevano che, una volta finita la partita, c’era sicuramente una cioccolata calda ad attenderli nel castello.  
I tre ragazzi si misero dalla parte della squadra di Quidditch Serpeverde, che avrebbe tifato all’unanimità per Tassorosso.
Videro le due squadre entrare in campo; Harry Potter, con la sua Nimbus 2000, sembrava un po’ spaesato, più del solito, Baston invece era tesissimo. Settimane prima aveva confidato a Fran che la cosa a cui più teneva al mondo era vincere la Coppa del Quidditch, almeno per quell’anno, e quindi ogni partita sarebbe stata di vitale importanza. Dagli spalti si levarono dei sonori fischi contro i Grifondoro, la squadra nemica dei Serpeverde dalla notte dei tempi.
Mag si girò sbuffando verso Edmund, che aveva fischiato con gli altri, e vide nel suo volto la stessa espressione intravista in Potter. Il ragazzo si trovava in piedi fra Frannie e Margaret; era stato allegro e tranquillo finché non erano usciti dal castello, ora però era leggermente impallidito e sembrava che si stesse sforzando di ridere con gli altri ragazzi.  
Malfoy, i suoi due tirapiedi e Flint intonarono un coro contro Harry Potter, al quale si unirono molti altri.
“Ma non potevano incitare Cedric, al posto di sminuire Potter?!” si lamentò Mag.
“Oh, Mag, chissenefrega! Basta che vincano!” tagliò corto Frannie proprio mentre Madama Bumb lanciava in alto la Pluffa, dando inizio allo scontro.
La pioggia era così fitta che era difficile seguire il gioco. Le scope continuavano a deviare, mettendo in difficoltà tutti i giocatori. I Grifondoro erano in vantaggio di 30 punti, mentre nessuno dei Tassorosso aveva ancora segnato. Dopo un quarto d’ora di partita sembravano tutti stanchissimi; probabilmente stavano congelando là sopra.
“Forza Tony!!” urlò Frannie saltando sul posto.
Il portiere Tassorosso sembrava esausto, ma non più di tutti gli altri. Era riuscito a parare diversi attacchi, ma quella volta i Grifondoro sembravano davvero agguerriti.
“Secondo me tra un po’ volano via tutti” disse Mag scoppiando a ridere quando vide Fred Weasley perdere quota per l’ennesima volta a causa del vento.
“Non lo escluderei, in effetti” sospirò Ed facendosi schermo con le mani per vedere meglio.
Quando i Grifondoro raggiunsero i 50 punti, Oliver chiese un time-out. Videro le due squadre riunirsi ai lati opposti del campo e confabulare fra loro.
“Rosander, Pevensie!” una voce li chiamò da dietro, i tre si voltarono. Marcus Flint era in piedi due file dietro di loro.
“Westergard ha detto che se vincono i Tassi, offre da bere a tutta la squadra!” urlò apposta per farsi sentire da tutti i presenti, mentre Hans aveva l’espressione di uno che si sta pentendo di quel che ha detto.
“Faremo il tifo ancora più forte allora” rispose Mag sorridendo, per un attimo il suo sguardo incontrò quello del ragazzo rosso davanti a lei, il quale la guardò e sorrise calorosamente.
Quando si voltarono Edmund era ancora più scuro in volto.
“Non riesco a capire se mi piace o no. Hans intendo” disse Frannie sporgendosi verso Mag, di modo che la sentissero solo lei e Edmund. Edmund la pensava esattamente come lei, anzi, in quel momento sentì che forse non gli piaceva così tanto.
“A me piace, è simpatico” rispose Mag “ma Ed è un Battitore decisamente migliore” aggiunse, dando un colpo di fianco al ragazzo, che sorrise impercettibilmente.
“Ecco che ricominciano!” disse Fran indicando i Tassorosso che tornavano in sella alle loro scope.
La partita riprese, ma questa volta sembrava che tutti i giocatori fossero più svegli e veloci. Iniziò a tuonare, molto forte. Un lampo squarciò il cielo, facendo sussultare tutti i tifosi.
“Guardate, ragazzi!” urlò Fran indicando la tribuna opposta a quella in cui si trovavano. Mag e Edmund guardarono in quella direzione ma non videro nulla di strano, a parte Esmeralda e Phoebus, due ragazzi Grifondoro del Settimo anno, che saltavano e incitavano la loro squadra. Fran aveva un debole per quella ragazza.
“Cosa c’è?” chiese Edmund.
“Io… Mi era sembrato di vedere… Il cane nero”
“Ancora?!” chiese Mag allarmata.
“Io non lo vedo!” disse Edmund stringendo gli occhi “Sei sicura…?”
“So quel che ho visto. Mi chiedo come abbia fatto a sparire così in fretta!” disse saltando sul posto, sperando di vedere meglio.
“Oh no, Potter deve aver visto il Boccino!” esclamò Mag indicando il ragazzo dalla divisa rossa che schizzava all’inseguimento di qualcosa che da così lontano era impossibile vedere. I Serpeverde sussultarono e iniziarono a fischiare, mentre tra gli spalti destinati ai Grifondoro si levavano urla di entusiasmo.
“È scomparso!” osservò Edmund. Potter era volato ancora più in alto, finendo inghiottito da una spessa coltre di nubi.
“Menomale che Cedric lo sta seguendo!” disse Fran fiduciosa, prima di lanciare un urlo di incitamento per il ragazzo, al quale si unì il resto dei Serpeverde. Draco sembrava fuori di sé dall’ansia e dall’entusiasmo.
Proprio in quel momento il cielo sembrò scurirsi. Era stato un cambiamento impercettibile, ma stranamente tutti i ragazzi presenti nello stadio lo avevano avvertito, come se fosse già arrivato il crepuscolo. Eppure era appena mezzogiorno.
I ragazzi cominciarono ad avvertire una strana sensazione; pian piano si abbassò anche il volume delle urla dei tifosi, un fatto abbastanza curioso. Mag pensò che forse tutti si erano zittiti perché avevano avvertito la stessa sensazione, oppure perché aveva ricevuto una botta in testa e stava per svenire… O tutte e due. Si voltò verso i due amici e capì che non era l’unica a sentirsi strana. Tornò a guardare il campo e vide una cosa che le fece accapponare la pelle: Harry Potter stava letteralmente precipitando con la sua scopa, dovevano essere almeno a quindici metri dal suolo quando scivolò e la scopa fu soffiata via dal vento, lasciandolo solo nella caduta.
Ma la cosa che le fece quasi perdere la ragione fu l’aver visto dietro di lui almeno un centinaio di ombre nere.
Si sentì il sangue gelare nelle vene. La sensazione di vuoto non fu totale come quando si erano trovati sull’Espresso per Hogwarts, ma comunque non tardò a farsi sentire quel senso di malinconia e disperazione.
Anche Frannie aveva avvertito la stessa sensazione, accompagnata da vertigini e un senso di nausea. Guardò Potter precipitare senza nemmeno trovare la forza di dire qualcosa.
Il primo pensiero che balenò nella mente delle due ragazze, come se stesse lottando per emergere, fu il ricordo dell’ultima volta che erano state molto tristi, così tristi da piangere. E quel momento risaliva a quando Edmund aveva raccontato loro la sua storia. In quel lasso di tempo, davvero breve, ma intenso, Mag ripensò con lucidità a quel che le aveva raccontato l’amico quasi un mese prima, rivivendo le emozioni che aveva provato, quelle peggiori.
Guardò l’amico e gli afferrò forte il braccio; dall’altra parte Fran aveva fatto esattamente la stessa cosa, solo che, vedendolo totalmente inerme, oltre a stringergli il braccio, aveva fatto un passo avanti, quasi come se avesse voluto fargli da scudo davanti alla schiera di Dissennatori.
Lui era talmente soggiogato dal loro potere distruttivo che non si accorse del contatto finché Silente non corse al centro del campo e non fece uscire una magnifica Fenice argentata dalla sua bacchetta, che planò con ferocia contro la schiera di Dissennatori. Nel frattempo il preside aveva frenato la caduta del giovane Cercatore Grifondoro. Solo allora il giovane Pevensie si accorse della vicinanza delle due amiche, ma non riuscì a fare nulla per allontanarle, non voleva.
Iniziarono a riprendersi solo quando videro Harry abbandonare il campo sdraiato su una barella fatta apparire dal preside. In quel momento, Diggory, che non si era accorto di nulla, scese dalla scopa con il Boccino d’oro stretto in mano e un sorriso che si smorzò all’istante.
“Ehm… Tassorosso vince…” proclamò Lee Jordan con la voce strozzata che non aveva nulla a che fare con la vittoria Tassorosso ai danni della sua Casa. Sugli spalti non si levarono molte urla di entusiasmo. Persino i Serpeverde, che ci tenevano tanto a quella vittoria, iniziarono a esultare a scoppio ritardato. Draco invece sembrava essersi già ripreso e fu lui, affiancato da Tiger e Goyle, a trascinare il resto dei ragazzi nella gioia della vittoria. Sembrava che la visione di Potter agonizzante gli avesse dato la forza per tornare a sorridere, ma questo dettaglio non lo notò nessuno.
Frannie, Edmund e Mag erano ancora in silenzio. Le due ragazze non si erano ancora staccate da lui, che ora aveva portato le mani in avanti per afferrare la ringhiera degli spalti e stringerla forte, gli occhi abbassati a guardare per terra, il respiro affannato.
Mag vide Diggory che discuteva animatamente con Madama Bumb, ma la donna scosse la testa, guardò Jordan e questi confermò che la vittoria apparteneva ai Tassorosso. Una nuova ondata di urla pose fine allo stato di catalessi in cui era piombato tutto lo stadio.
Edmund, impacciato, si decise a scostarsi dalle due amiche.
“Tutto ok, ragazze?” si sforzò di chiedere prima che loro facessero lo stesso.
“Credo di sì…” rispose Fran.
“Ma che diavolo… Sono impazziti?!” sussurrò Mag prima di rivolgersi a lui “Tu stai bene?”
“Sono stato meglio” rispose lui sforzandosi di sorridere.
“Abbiamo vinto!” sorrise Fran mettendo fine a quei balbettii imbarazzati.
Dietro di loro Flint e Higgs urlavano eccitati qualcosa sulla Burrobirra; Malfoy era raggiante come non mai. Corse dai tre ragazzi poco davanti a lui e si rivolse a Edmund e Fran, degnando Mag di uno sguardo furtivo, ma sereno. Era troppo felice.
“Hans offre da bere a tutta la squadra e agli amici!” disse con gli occhi che brillavano “Tra un quarto d’ora in Sala Comune, Fran vieni anche tu!”
“Grazie, Draco” rispose la ragazza sorridendo.
“…Bella partita, eh?” aggiunse il ragazzo biondo con gli occhi spalancati dall’entusiasmo.
Edmund ne approfittò per evitare che cominciassero a parlare dell’accaduto.
“Sì, Draco, bella! Arriviamo tra poco” si voltò verso il resto dei compagni di squadra, che lo salutarono; Hans aveva preso sotto braccio Flint e i due avevano iniziato a cantare un inno piuttosto stupido in onore dei Tassorosso. Flint era completamente fuori di sé, mentre il rosso riusciva a mantenere l’aria da principino composto e impettito.
“Quasi come Philip”, si ritrovò a pensare Mag mentre Malfoy blaterava sciocchezze sul perché Potter fosse svenuto di nuovo.
In un altro momento probabilmente avrebbe maledetto Malfoy per quel sorriso totalmente inopportuno, ma quasi non se ne accorse, presa com’era da mille pensieri e considerazioni su ciò che era appena successo. E poi dovette ammettere che era grazie a lui se ora lei e i suoi due amici non stavano balbettando imbarazzati.
Scesero in silenzio dagli spalti e incontrarono Peter, che si stava facendo largo fra la folla per raggiungerli, sul volto lo stesso sguardo preoccupato che i ragazzi gli avevano visto quando l’Espresso era stato attaccato dai Dissennatori.
“Partita movimentata, eh?” chiese cercando di non fissare il fratello per non imbarazzarlo davanti alle amiche. Questi, però, nel giro di quei cinque minuti, sembrava essersi già ripreso e scoppiò a ridere.
“Puoi anche esultare, Pete, nessuno ti giudica!” gli disse smorzando definitivamente la tensione. Si sentiva davvero bene, a dire il vero.
“Sì, infatti, Potter si riprenderà, ora dobbiamo festeggiare la vittoria anche noi!” si intromise Fran soddisfatta, cercando di minimizzare la situazione. L’importante era che Grifondoro perdesse.
La squadra Grifondoro era corsa in infermeria non appena Potter aveva abbandonato il campo, mentre i Tassorosso si erano attardati e passarono davanti a loro proprio in quel momento: era palese che non fossero contenti di quella vittoria, ma non potevano farci niente. Madama Bumb aveva parlato. Peter si diresse verso Diggory e gli chiese qualcosa, mentre Fran corse da Tony, Edmund e Mag si guardarono in faccia e decisero di seguirla.
“…Ma voi li avete sentiti arrivare?” stava chiedendo la ragazza al portiere.
“Sì, cioè, ci sentivamo tutti strani da quando era iniziato il secondo tempo, ma non capivamo cosa fosse. Ced ha chiesto alla Bumb di rendere nulla la partita ma…”
“Ma che dite? Annullare la partita?” si intromise Ed, scioccato dall’eccesso di cavalleria del capitano Tassorosso. Tony sbarrò gli occhi, indispettito.
“Beh, Potter non era in sé. Non è leale vincere in questo modo, è ingiusto” rispose il ragazzo come se si trattasse di una cosa elementare.
“Va bene, allora festeggeremo noi per voi!” disse Fran ridendo nervosamente. Si appuntò mentalmente di sgridare Edmund per aver osato contraddire Tony, anche se era decisamente d’accordo con l’amico Serpeverde.
“Noi non abbiamo tanta voglia di festeggiare, infatti” rispose il ragazzo portandosi una mano dietro alla testa e ridendo per la prima volta da quando era iniziata la partita “…Però immagino che più tardi lo faremo”.
In quel momento lo raggiunsero Cedric e un altro ragazzo che giocava nella squadra; l’aria non era di certo quella di giocatori che hanno appena vinto una partita dopo molto tempo.
“Noi andiamo… Ci si vede in giro, Frannie!” la salutò, poi fece un cenno agli altri due ragazzi con lei e si avviò verso il castello.
“Ma dico, che problemi hanno?” esplose finalmente Fran quando furono abbastanza lontani da non poterla sentire. Si era imposta di trattenersi davanti ai Tassorosso – e soprattutto davanti a Tony – ma quella situazione era davvero assurda.
“Lo hai detto: festeggeremo noi per loro. Ora andiamo” le rispose Edmund ridendo.
Non ne avrebbero mai più parlato, ma il gesto che le due amiche avevano fatto poco prima lo aveva sollevato a tal punto che la sensazione di malessere se n’era quasi del tutto andata, o comunque in qualche modo era riuscito a dominarla.
Intanto pioveva ancora, ma almeno il vento si era calmato. I ragazzi erano tutti fradici e congelati, e non appena misero piede nel castello si asciugarono i vestiti facendo uscire dalla bacchetta un getto di aria calda.
“…Però cerchiamo di non esultare troppo davanti a Fred e George… Questa partita è stata troppo strana” disse Mag mentre ormai si avviavano verso i sotterranei.
“Era da anni che i Grifondoro non perdevano contro i Tassi” disse Edmund soddisfatto.
“Aspettate. Quando è stata l’ultima volta che i Tassi hanno vinto qualcosa?” chiese Mag. Tutti e tre scoppiarono a ridere fino alle lacrime.
“Chissà come sta Potter” rifletté Fran quando si furono placate le risate.
“Non possiamo fare una deviazione in infermeria, vero?” sospirò Mag.
“Non credo che sia il caso, no” disse Edmund prendendo le due ragazze per le spalle e conducendole verso i sotterranei.
Quando entrarono videro che la Sala Comune era gremita di gruppi di studenti che festeggiavano separati ma per la stessa cosa. Un gruppo di ragazzi del secondo anno parlottavano fra di loro ridendo e bevendo succo di zucca; Daphne Greengrass brindava con Pansy Parkinson e Zabini, mentre Tiger e Goyle mandavano occhiate piene di rancore a Malfoy, lontano da loro, che se la spassava con “i grandi”.
Il posto d’onore vicino al caminetto più grande lo avevano conquistato i membri della squadra di Quidditch, che quando videro i tre ragazzi entrare fecero loro cenno di unirsi ai loro festeggiamenti.
Sul tavolino davanti ai due divanetti c’erano diverse Burrobirre, alcune non ancora stappate. Draco fece spazio vicino a sé per Fran, Mag si sedette nel posto libero fra Hans e Higgs, mentre Edmund si mise di fronte a lei accanto a Flint e Miles, che sembravano aver fatto pace dopo l’ultima partita. Con loro c’erano anche Adrian e un amico suo e di Terrence. Arrivarono anche alcune ragazze del sesto anno, amiche di Hans e di Terrence Higgs, ma non dissero nulla quasi per tutto il tempo.
“Stavamo brindando ai Tassorosso” disse Marcus mentre Hans distribuiva ai tre nuovi arrivati una burrobirra a testa “Westergard a un certo punto ha urlato che se Diggory avesse vinto avrebbe offerto bere a tutti”
“…L’ho detto solo perché cominciavo a non sperarci più” rispose Hans all’amico. Mag soffocò una risata nella sua bottiglia, Higgs le diede due colpi sulla schiena.
“Io lo sapevo che avrebbero vinto” disse Fran cercando di evitare il tono sognante con cui avrebbe fatto quell’affermazione se fosse stata sola con i suoi amici.
“Secondo me non lo sapevano nemmeno loro” rise Edmund “Pete mi ha detto che non festeggeranno”
“Che cosa?!” esclamò un ragazzo accanto ad Adrian. Edmund e Fran spiegarono a tutti la questione che stava tanto a cuore della squadra vincitrice.
“Vuoi dire che siamo gli unici che si stanno godendo la vittoria?” rise Flint.
“Beh, immagino che anche Roger Davies, nella sua torre, ne sia molto felice1” osservò Edmund prima di tracannare il resto della Burrobirra che aveva in mano.
“Comunque non so voi ma è inquietante il fatto che così tanti Dissennatori siano riusciti ad entrare nel campo” disse Miles.
Mag notò che Edmund era impallidito; distolse lo sguardo appena in tempo, non voleva che lui si sentisse osservato.
“Beh, sarà stata l’aura da divo di Potter ad attirarli” sputò fuori Draco alzando le spalle con noncuranza “…È stato divertente” aggiunse dopo una pausa a effetto.
Mag strinse la bottiglia fra le mani. Cercò le parole giuste per rispondere a Malfoy senza smorzare l’atmosfera di allegria generale.
“…Chiunque sarebbe caduto dalla scopa, Malfoy” la precedette Hans “…Dovevano essere un centinaio!”
Mag sentì il cuore riscaldarsi a quelle parole. Tutti quanti non poterono far altro che essere d’accordo con il ragazzo del sesto anno, come accadeva sempre. Nessuno però ebbe il coraggio di esternare la paura che aveva provato. Se c’era una cosa che metteva d’accordo tutti era proprio il fatto che i Dissennatori fossero delle creature terrificanti. L’idea di giocare a Quidditch con centinaia di quegli esseri che gravavano sulla testa non lasciava nessuno tranquillo.
“Beh, meglio loro che noi, allora” concluse Draco, mettendo più o meno d’accordo tutti. Fran rise guardando l’espressione corrucciata di Mag.
Continuarono a chiacchierare sino al primo pomeriggio, poi ognuno andò per la sua strada.
Dovettero passare tutto il resto della giornata a studiare. Alla sera, dopo cena, raggiunsero i gemelli Weasley al tavolo dei Grifondoro per chiedere informazioni su Harry Potter.
“Trauma cranico” disse George sconsolato.
“E la sua Nimbus 2000 è stata distrutta dal Platano Picchiatore” aggiunse Fred, come se fosse la cosa più importante.
Edmund si fece scappare un falsissimo “Oh, mi spiace per la scopa!”, intercettato da Frannie che dovette trattenere una risata; sapevano perfettamente che le tutte le tre Case avversarie ai Grifondoro avrebbero esultato all’idea che il miglior Cercatore degli ultimi anni fosse rimasto senza scopa. Mag, più seria, chiese loro quando si sarebbe ripreso il Cercatore.
“…Rosander…” Fred le passò un braccio sulle spalle, come per volerle rivelare una grande verità “…Tanto voi Serpi perderete ugualmente contro di noi!”
“…Anche se ora non ne siamo più molto sicuri” disse George mesto.
I Grifondoro avevano preso molto male quella sconfitta. Baston sembrava fuori di sé, peggio di quando Fran lo aveva lasciato tre settimane prima. I tre capirono che non era aria, nonostante il commento scherzoso di Fred, quindi alzarono i tacchi quasi subito.
I Tassorosso invece sembravano essersi ripresi. Escludendo i Serpeverde erano il tavolo più rumoroso, anche se ogni tanto qualcuno, sentendosi in colpa, diceva a tutti di abbassare la voce.
“Bah” commento Frannie quando passarono davanti al tavolo mentre si avviavano fuori dalla Sala Grande.
In quel momento li raggiunse Jasmine.
“Devo lasciare i Grifondoro a lagnarsi tra di loro” disse unendosi al gruppo.  
“Anche Aladdin è triste?” chiese Fran prendendola a braccetto.
“Ma che hanno tutti per questo sport!” esclamò Jasmine indignata.
“Attenta a come parli, il Quidditch è importante” disse Edmund serio, Mag sorrise e gli diede ragione.
L’indomani gli animi si erano già un po’ risollevati. Potter fece il suo ritorno alla sera, cercando di non farsi notare troppo. Aveva la faccia decisamente abbattuta; Ron Weasley, accanto a lui, sembrava condividere lo sconforto. La Granger invece teneva il suo gatto stretto a sé con l’aria arrabbiata.
Dicembre arrivò in fretta, ma non passò altrettanto velocemente. Tutti i professori erano decisi a verificare che gli insegnamenti del primo trimestre fossero penetrati nella mente dei ragazzi, per cui li riempirono di compiti ed esercitazioni. Intanto le precauzioni prese contro Sirius Black si allentarono, tanto che con la prima settimana di dicembre cessarono i turni di sorveglianza e i ragazzi poterono finalmente tornare a Hogsmeade per una nuova gita. Fra poco sarebbe stato Natale (e il compleanno di Mag), e tutti avevano molte compere da fare.


1: Roger Davies è il capitano della squadra di Quidditch di Corvonero.
*
7 dicembre 1993

“Se sicura, Frannie? Non sono molto convinta.” chiese Laetitia, giocando con l'asta degli occhiali.
“Scherzi? È assolutamente geniale! Ti dirò di più, è l'idea migliore che abbia mai avuto!”
“La stanza delle necessità? Seriamente?”
“Oh, andiamo Laets, cosa potrebbe andare storto?”
“Mh, vediamo, una montagna di cose?” si inserì Jasmine ridacchiando.
“A me sembra una buona idea” disse Edmund con un sorriso.
“Visto? E noi due siamo i prefetti, quindi vi ordino di darmi retta!”
“Non è così che funziona, Fran!” rispose Laetitia, alzando gli occhi al cielo.
“Certo che funziona così. Come altro potrebbe funzionare?” chiese Frannie incrociando le braccia sul petto.
“Io voto per lei!”
Edmund alzò la mano scherzoso. Jasmine, già convinta, si godette la scena. Laetitia sbuffò e poi sorrise.
“E va bene. Andiamo. Anzi, sbrighiamoci! Manca solo una settimana!”
Frannie ed Edmund sorrisero con sguardo complice e sgattaiolarono verso la stanza delle necessità.
“Dov'è Mag?” chiese Jasmine, sospettosa.
“In biblioteca! George Weasley le ha chiesto aiuto in Babbanologia.” rispose Edmund di buon umore.
“Quel sorriso mi fa pensare che ci sia il tuo zampino sotto!” mormorò Jasmine sottovoce.
Il ragazzo scoppiò a ridere.
“Tu pensi troppo”.
Arrivati alla stanza delle necessità, la porta si allargò leggermente. 
“È pronta” sibilò Frannie, aprendola piano.
Quando tutti i ragazzi furono dentro, i loro occhi si spalancarono dallo stupore.
“È ufficiale, sono in genio” disse Frannie alzando le spalle.
“Hai ragione, hai ragione, è fico” rispose Jasmine fregandosi le mani.
“C'è già tutto!” sussurrò Laetitia, pensierosa.
“È quello il punto Laets... c'è già tutto!” rispose Frannie gesticolando vistosamente.

 
*
14 dicembre 1993

 
Margaret uscì dalla lezione a cuor leggero. Amava il giorno del suo compleanno. Le compagne di stanza l’avevano svegliata la mattina presto con qualche aggeggio dei Weasley, l’avevano fatta vestire in tutta fretta e l’avevano portata a fare colazione. Attraversando Sala Comune aveva trovato Edmund ad abbracciarla e persino Malfoy, che solitamente di mattina presto rivolgeva la parola solo ai suoi due gorilla, aveva mormorato assonnato un “Buon compleanno, Rosander.”
“Grazie Malfoy!” aveva risposto sorpresa, e Frannie si era messa a ridacchiare.
Quando arrivarono in Sala Grande i gemelli Weasley si trasferirono al loro tavolo per fare colazione, così come Laetitia, e con sua somma sorpresa anche Aurora; lei, che era così timida e non si allontanava mai troppo dalle sue compagne di Casa. Apprezzò molto il fatto che Philip non si fosse avvicinato, però al suo ingresso in Sala Grande per la prima volta da, beh, quasi un anno, la aveva guardata dritta negli occhi e aveva sorriso, causandole un micro infarto.
"Non credevo che così tanta gente sapesse il giorno del mio compleanno." pensò uscendo dall'aula.
L'ultima lezione del giorno si era appena conclusa, e stava ancora aspettando il gufo di buon compleanno dai suoi genitori. Sempre che arrivasse, certo. Erano un po' imbranati con le comunicazioni magiche.
Quando, all'uscita di Divinazione, si guardò intorno notò che i suoi amici erano scomparsi. Laetitia uscì affannata dalla classe, ultima come al solito.
“Ehi Laets, dove sono tutti?” chiese Mag guardandosi intorno.
“Oh, Mag, già. Frannie e Ed avevano una riunione al consiglio dei prefetti.”
“E Jasmine?” insistette la ragazza.
“Con Aladdin, suppongo.” Borbottò Laetitia.
“Fred e George?”
“Per la barba di Merlino Mag, davvero credi che sappia dove sono quei due? Neanche la loro madre aspira a tanto!”
“Sì, hai ragione!” ammise Margaret ridendo a bassa voce.
La ragazza fece per svoltare a sinistra, quando l'amica la fermò.
“Mag! Ehi Mag! Dove diavolo stai andando?”
“Alla Voliera! I miei fanno sempre casino con i gufi e...”
“Posso chiederti un favore prima?”
“Certo Laets, dimmi pure!” rispose Mag, un po' interdetta.
“Ho dimenticato un libro nella stanza delle necessità la settimana scorsa. Quel posto mi inquieta moltissimo, ho paura ad andare da sola. Mi accompagni? Mi vergognavo a chiederlo quando c'erano tutti.”
“Uhm, certo, nessun problema!”
Margaret sorrise conciliante. Le due si avviarono verso il quinto piano, camminando silenziose.
“Beh, stai passando un bel compleanno?” chiese Laetitia, rompendo il silenzio imbarazzante. 
"Sono davvero scarsa in questa roba, miseriaccia. Avrebbero dovuto mandare Jasmine. O Frannie” pensò guardandosi intorno nervosamente.
“Sì, sì! Un po' strano, nel senso... oh, lascia perdere. Sì, sono contenta.  Molto contenta, in realtà.”
L'altra sorrise. Stavano per arrivare e non riuscì a tradire una certa eccitazione.
“Che hai Laets? Tutto ok?”
Lei sorrise nervosamente.
“Sì, sì! Te l'ho detto, quel posto mi mette ansia.”
“Questa mi è proprio nuova. Non l'avevi mai detto prima di oggi. E poi, che diavolo ci facevi nella stanza delle necessità?”
“È una storia lunga!” rispose lei, grattandosi la testa a disagio.
In quel momento Cedric Diggory spuntò dal corridoio a est.
“Oh ciao Rosander! Oaks...”
Le due lo guardarono, una confusa e l'altra visibilmente nervosa. 
“Diggory...”
Salutò Margaret, in tono educato. Quando il Tassorosso girò l'angolo lei si voltò verso l'amica.
“Non avevi detto che c'è una riunione dei Prefetti in corso? Che ci fa Diggory in giro?”
“Oh, uhm, sarà già finita.”
“Di già? L'ultima lezione è finita dieci minuti fa!”
“Per tutti i merletti Mag, apri quella dannata porta e taci!”
Sbottò Laetitia mordendosi le unghie.
Quando la ragazza aprì la porta della stanza, una luce verde la accecò per un attimo.
“Sorpresa!”
Una dozzina di voci la investì dalla sala. Laetitia, dietro di lei, la spinse sulla schiena per farla entrare completamente, poi si chiuse la porta alle spalle.
Frannie saltellò con un sorriso a trentadue denti.
“Ti piace? Ti piace? È stata una mia idea.”
“Veramente,” la interruppe Jasmine, “La festa è stata un'idea di tutti. La sua idea è stata farla qui dentro.”
Edmund sorrise scuotendo la testa, Fred e George la guardarono sorridenti dal buffet. Aurora era seduta su una poltrona in broccato verde, insieme a una sua amica Tassorosso che probabilmente l’aveva accompagnata per non farla venire da sola. Persino Peter e Susan Pevensie la guardavano amichevolmente da dietro le spalle del fratello. Aladdin, con la schiena appoggiata al muro, la salutò dolcemente.
La ragazza era immobile, paonazza, e non disse una parola.
“Beh, è stata una grande idea,” continuò Frannie “Praticamente non abbiamo dovuto fare nulla, la festa si è organizzata da sola! Dovremmo farlo sempre!”
Margaret era ancora in silenzio, una lacrima le scese per la guancia e cercò subito di asciugarla.
“Oh, lasciala in pace Fran, non vedi che sta per scoppiare?”
Intervenne Edmund mettendole una mano sulla bocca.
Jasmine fece qualche passo in avanti e abbracciò la festeggiata che finalmente si svegliò dalla trance emotiva. Rispose all'abbraccio calorosamente.
“Grazie. Scusate. Grazie.”
Si separò dall'abbraccio singhiozzando e ridendo.
“Qualcuno ha un fazzoletto?”
Non appena finì la frase, sul tavolo vicino apparvero alcuni fazzoletti ricamati. Laetitia agitò impercettibilmente la bacchetta richiamandoli a sé e glieli porse sorridente.
La stanza era poco più grande dell'aula di pozioni, e stendardi Serpeverde erano appesi ovunque.
Due grandi lampadari di cristallo e smeraldi illuminavano sin troppo la stanza di luce bianca e verde. Sui tavoli c’era una gran quantità di cibo, sicuramente preparata dagli elfi domestici, e subito dietro due grosse teiere fumanti con dodici tazze vuote.
Edmund si avvicinò a passi leggeri, e le porse un pacchetto.
“Tanti auguri Mag. Anche da quei due laggiù!”
Ammiccò verso i fratelli, che la salutarono. Susan la abbracciò forte mormorando “Tanti auguri cara.”
Peter, un po' imbarazzato, le fece cenno di aprire il regalo, che era impacchettato alla perfezione, quindi di sicuro non era opera di Edmund. Facendo attenzione a non stracciare la carta, aprì lentamente il pacchetto, e tirò fuori quello che si rivelò essere un libro al suo interno.
“Bathilda Bath, Scorrerie criminose e pirateria magica del diciassettesimo secolo: come il fenomeno ha influenzato la storia babbana.”
Mormorò, leggendo il titolo. 
“Grazie ragazzi, davvero! Vi adoro!”
Esclamò, con gli occhi lucidi.
Frannie alzò la mano e la agitò furiosamente.
“Il mio! Il mio il mio il mio il mio, apri il mio!”
Margaret alzò gli occhi al cielo ridacchiando, Laetitia diede una gomitata amichevole all'amica.
Tutti gli occhi si puntarono sul pacchetto di Frannie, che aveva la forma strana ed era un po' bitorzoluto. Mag lo afferrò e cercò di aprirlo senza rovinarlo, ma ci rinunciò e strappò via la carta sbuffando. Ne uscì fuori un bollitore, e dal suo interno cadde una piccola scatolina.
“In realtà è quello il vero regalo. Il bollitore lo ho rubato dalle cucine.” disse la ragazza muovendo la mano con noncuranza. 
“Lo hai che cosa?”
Peter si voltò, rizzatosi a quelle parole.
“Ma no, ma no, sta scherzando Pete. Lo ha chiesto ovviamente, non è vero Frannie?”
Chiese Edmund alzando un sopracciglio.
“Ovviamente! Me lo sono fatta dare, ahah, sapete che esagero sempre!” rise imbarazzata ringraziando l'amico con lo sguardo.
“E comunque dovevo farlo, non potevo prenderne uno normale, la tecnologia non funziona nel castello. Doveva essere uno incantato apposta.”
Intanto Margaret aveva raccolto la scatolina, e guardò dentro. Appena posò gli occhi sul contenuto, sbatté le palpebre velocemente e socchiuse le labbra stupita.
“Questo è...” mormorò.
“Un incantesimo di estensione irriconoscibile! E sì, l'ho fatto io!” continuò Frannie, impettita.
Dentro la scatola c’era una moltitudine di bustine da tè e tisane di tutti i tipi.
“Così potrai prendere qualcosa di caldo prima di dormire. Dici sempre che ti manca, giusto? Ora sei a posto per tutto l'anno!” disse Frannie allegramente.
“Per tutti gli anni della mia vita, vuoi dire.” esclamò la ragazza ridendo, guardando l'estensione esagerata dell'interno della scatola.
Laetitia si avvicinò con un piccolo pacchetto, il più piccolo di tutti. Era di forma allungata. Come la ragazza lo aprì, sempre con grande attenzione, uscì fuori una bellissima piuma di fenice fiammeggiante.
“È... bellissima Laets. Davvero.”
“E non solo. È una penna prendi appunti. Ora potrai avere le lezioni del professor Ruf senza ascoltare, non è grandioso?”
Tutti scoppiarono in una risata, festeggiata compresa.
“È davvero stupenda, grazie!”
Aladdin intanto si era separato dal muro e si avvicinò a Jasmine, continuando a sorridere.
“Questo è da parte nostra. Tanti auguri Mag.” disse il ragazzo.
Jasmine porse un pacchetto ancora più piccolo di quello di Laetitia, quello impacchettato meglio sino ad ora, insieme a quello dei Pevensie. Scartandolo e tastandolo scoprì al suo interno una scatolina d'ebano. La fece scattare e restò senza parole. Tirò fuori il contenuto, mostrandolo anche agli altri invitati. Un ciondolo in argento dondolava da una catenina anch'essa argentata. Rifinito nei minimi particolari, incredibilmente sottile, raffigurava una mano aperta con un occhio nel palmo. 
“Questa è una Mano di Fatima.”
Spiegò Aladdin,
“Rappresenta la forza e la costanza della donna, nella nostra cultura. Portala al collo e ti porterà fortuna.”
La bocca di Margaret si aprì in un sorriso.
“È stupenda, la metterò subito!” disse la ragazza rigirandosi il regalo fra le mani.
“Aspetta, ti aiuto io!” esclamò Frannie prendendo la catenella con molta cura e cingendo con questa il collo dell'amica.
Aurora, sorridente come sempre, le porse un vaso capiente con un intrico di rovi. La ragazza lo prese con entrambe le mani, sorridendo perplessa.
“È una piantina incantata.” disse soddisfatta Aurora, che era da sempre la migliore in Erbologia,
“Quando sarai triste le rose sbocceranno per magia e la tua stanza si riempirà di profumo. Ho pensato che potrebbe aiutarti nei momenti no.”
Le due si scambiarono uno sguardo affettuoso e si diedero un breve abbraccio.
“Sei davvero dolce, grazie!”
Si strinsero per qualche secondo.
“Dulcis in fundo...”
Una voce squillante la fece voltare, Edmund si batté il palmo sulla fronte ridendo.
Fred e George spuntarono alle spalle di Margaret facendola sussultare, Frannie e Jasmine ridacchiarono.
“Tieni!”
“Non ringraziarci!”
“Tutto per te!”
“Tanti auguri!”
I due le porsero un panno nero, sorridendo a trentadue denti.
“Uhm, grazie... che cos'è?”
I gemelli si guardarono.
“"Che cos'è", chiede lei.”
“Ma sentitela.”
“Guarda tu questi babbani.”
“Bisogna spiegare proprio tutto!”
Gli altri ragazzi risero, Margaret sbuffò, senza smettere di sorridere.
“Dunque?”
“Questo, cara mia, è un mantello-scudo!”
“Di nostra invenzione, per giunta!”
“Ripara da scherzi e incantesimi semplici.”
“Hai detto che vuoi fare l'insegnante...”
“...beh, questo ti sarà molto utile.”
“Specialmente se avrai alunni come noi!”
Margaret rise scuotendo la testa.
“Siete... siete... ah, grazie ragazzi!”
Dopo un ennesimo giro di baci, abbracci, auguri e ringraziamenti i ragazzi iniziarono a buttarsi sul buffet. Jasmine sorseggiò un po' di tè, mentre chiacchierava con Laetitia e Frannie, che era seduta sulle gambe di George e ogni tanto gli imboccava un pezzo di cioccolato.
Susan, Peter e Aladdin cercavano ridendo di far desistere Fred dal levitarsi  da solo per fregare qualche smeraldo dal lampadario,
“Gli smeraldi sono ottimi nelle pozioni, si possono fare un miliardo di aggeggi con quella roba!”
Aurora e l'amica uscirono subito dopo lo scambio di regali, probabilmente perché la ragazza Tassorosso si sentiva a disagio in mezzo a tanti sconosciuti. Mag era in piedi che si versava un altro po' di tè e afferrò un cupcake alla carota, mettendolo sul piattino. Edmund si alzò dal suo posto sul divano, accanto a George e Frannie e si avvicinò al tavolo e a Mag. Il ragazzo allungò la mano e afferrò una tartina di zucca, così lei si accorse della sua presenza. Si voltò e i loro sguardi si incrociarono.
“Sei contenta” disse Edmund. Non suonava come una domanda.
“Sì, molto” rispose Mag, serena.
“Frannie era entusiasta, è stato difficile tenerla a bada quest'ultima settimana. E Laetitia continuava a dire che non sarebbe riuscita a portarti qui senza dirtelo! È stata un'avventura!”
“Siete stati bravissimi. È stato molto bell...”
Margaret si bloccò e squittì, arrossendo. Fissò con orrore qualcosa sopra la testa dell'amico. Il ragazzo fece per voltarsi ma lei, presa dal panico, gli afferrò le spalle bloccandolo. Lui tentò di scostarla, senza forzare troppo.
“Cosa c'è?”
“Niente, ahah, assolutamente niente. Incendio!”
Un po' di cenere cadde sui capelli dei due.
“Che cavolo fai?” chiese Edmund con la fronte aggrottata, scrollando la testa per pulire i capelli neri.
“Un Nargillo, ehm, stava per morderti!” squittì Mag passandosi nervosamente una mano fra i capelli.
“Un cosa?” borbottò Edmund guardandosi intorno circospetto.
“Non è l'ora di cena?” esclamò Margaret di scatto per cambiare argomento, voltandosi verso tutti gli altri.
“Dovremmo andare in Sala Grande, non credete?”
“Non essere sciocca Mag” rispose Frannie  masticando qualche mille gusti più uno “Ho chiesto il permesso a Piton.”
George, da sotto di lei, strabuzzò gli occhi.
“Piton ti ha dato il permesso di saltare la cena?”
“Per una festa?” continuò incredulo il gemello.
“Se sai come prenderlo non è così male!”
Frannie alzò le spalle.
I ragazzi continuarono per qualche ora a parlare, sin quando sul tavolo il cibo non finì e il tè non si raffreddò. I primi ad andarsene furono Aladdin e Jasmine, che volevano stare un po' da soli prima di tornare al dormitorio. Poco dopo Susan e Peter li seguirono, ripetendo gli auguri e salutando calorosamente. In ultimo Fred e George, che non si era staccato da Frannie tutta la sera, si recarono al dormitorio ridendo ancora per l'ultima battuta della serata. Quando Edmund si alzò dal divano, la stanza capì, e lentamente, con un lento scricchiolio, tutto tornò alla normalità. Gli stendardi Serpeverde si arrotolarono su sé stessi e sparirono in uno sbuffo, i divani si ripiegarono sparendo nel muro di pietra, il tavolo venne inghiottito lentamente dal pavimento.
Margaret sorrise, aveva il braccio intorno alle spalle di Laetitia. Quando uscirono dalla stanza sospirò.
“Non so proprio che dire ragazzi...”
“Non devi dire niente” rispose Edmund, arruffandole i capelli.
“Sì, è stato divertente!” rispose Frannie con un gran sorriso.
Mag aveva ancora in mano la scatolina con le buste da tè, che grazie all'incantesimo di estensione irriconoscibile conteneva tutti i regali con facilità. 
“Beh gente, io vado. Buona notte. Bella festa!”
Laetitia diede due baci sulla guancia agli altri tre.
“Ciao Laets, grazie di esserci stata. Buona notte” rispose Mag guardandola con affetto. Arrivati alla Sala Comune anche Edmund si accomiatò.
“Ciao ragazze, a domani” mormorò, sistemandosi i capelli un po' imbarazzato.
“Allora... buona notte!” rispose Mag.
“Buona notte Ed” continuò Frannie sorridendogli incoraggiante. 
Il ragazzo si avviò verso il dormitorio maschile, mentre le altre due entrarono nella loro camera. Mag iniziò ad allentarsi la cravatta, mentre Frannie si sedette sul letto fissandola senza parlare. La camera era ancora vuota a parte la coppia di amiche. Frannie si schiarì la voce tossicchiando senza staccarle gli occhi di dosso. L'altra sbuffò sonoramente.
“Fran, cosa c'è? Sei inquietante” disse Mag, sentendo che le sue guance iniziavano ad arrossire.
“Hai intenzione di ignorare il fatto che è apparso il vischio sopra te e Edmund ancora a lungo?”
“Non... non ho idea di cosa tu stia parlando” rispose frettolosamente l’amica diventando ancora più rossa mentre tentava di togliersi con nonchalance le scarpe, con scarso successo.
“Mag, credi che io sia stupida?”
“No, certo che no...”
“Mag...”
Margaret sospirò.
“Lo hai visto anche tu.”
“Certo che lo ho visto anche io! Hai squittito, e quando squittisci c'è sempre qualcosa di divertente in giro. Divertente per me ovviamente, per te quasi mai” rispose l'amica ghignando.
“Sei crudele.”
“Oh, sì.”
Attimi di silenzio, poi Frannie la guardò negli occhi con sguardo inquisitore.
“Perché non glielo hai detto? Gli hai appiccato fuoco in testa, per la barba di Merlino!”
L'altra non rispose.
“Non dirmi che non ti sarebbe piaciuto!”
“No che non mi sarebbe piaciuto!”
“Sappiamo entrambe che se fosse così non sarebbe mai cresciuto, non nella Stanza delle Necessità. Era la cosa migliore per entrambi, è evidente.”
“Mh, sì, ok, forse mi sarebbe piaciuto” borbottò Mag tormentandosi una ciocca di capelli.
“E allora perché...???” sibilò Frannie a mezza voce.
Margaret si lasciò cadere sul letto sbuffando.
“Miseriaccia Fran, perché è mio amico!”
“E quindi? Anche Tony è mio amico, però ci provo con lui.”
“È diverso, lo sai, Ed è il nostro migliore amico!”
“Ed era il nostro migliore amico. Ora è il mio migliore amico e anche il tuo spasimante.”
La ragazza arrossì ancora più vistosamente.
“Non esageriamo, non è il mio spasimante.”
“Ah no?”
Frannie la guardò con un sorriso ammiccante e un sopracciglio alzato.
“Dai, smettila!” rise Margaret tirandole il cuscino in faccia.
“Ehi, ahio!”
Entrambe scoppiarono a ridere senza riuscire a fermarsi per qualche minuto. Frannie si teneva la pancia con le mani e Mag affondò la testa nel secondo cuscino. Quando entrambe ebbero finito di ridere, ansimando, Mag parlò.
“Ci penserò Fran, ok? A me e Ed. Te lo prometto” sussurrò.
“Mi basta” rispose l'amica, sorridendo sincera.
In quell'attimo Jasmine fece capolino nella stanza, perfetta come sempre.
“Cosa mi sono persa?”
 
NOTE
 
Eccoci con un nuovo capitolo! Questa partita di Quidditch la conosciamo tutti bene, purtroppo. Mi fa sempre molta pena Harry quando precipita e sviene sotto il potere dei Dissennatori. Ovviamente la scena è vista dal punto di vista dei nostri tre protagonisti, spero che vi sia piaciuta.
Ancora una volta è apparso il Cane Nero, e i nostri eroi sono molto confusi perché non sanno se la sua presenza sia una strana coincidenza oppure un segno.
La parte sul compleanno di Margaret è stata scritta molto prima della prima parte del capitolo: è stato il mio regalo di compleanno dell'anno scorso <3 Ci abbiamo preso gusto a scrivere capitoli per i nostri compleanni, vedrete in seguito!
Margaret e Edmund sono due grandi idioti, li adoro.
Vi ricordo che la storia può essere letta anche su Wattpad e pubblicherò contenuti speciali/curiosità sulla mia pagina facebook.

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Capitolo 9
*** We need a little Christmas ***


VII

We need a little Christmas

*



 
“Hai quasi finito?”  
Un’impaziente Frannie guardò l’amica che scriveva con calma su una pergamena a forma di albero di Natale. 
“Aspetta ancora un attimo!” si lamentò Mag. 
Intanto Edmund stava trafficando con un orologio piuttosto difficile da incartare a causa della forma bitorzoluta. Ognuno dei fratelli Pevensie aveva il compito di incartare un regalo destinato agli altri, e al ragazzo Serpeverde era toccato l’orologio nuovo per Susan. Ogni tanto lanciava qualche imprecazione contro il Magiscotch e Frannie rideva.  
“Ecco, ho finito! Firmate anche voi!” esclamò Mag porgendo la pergamena ai due ragazzi. Edmund fece per prenderla ma Fran lo precedette. Lesse velocemente gli auguri scritti in un elegante corsivo e approvò il bigliettino destinato ai gemelli Weasley.  
“Ricordiamoci di farlo firmare anche a Laetitia!” disse Edmund prendendo la penna che gli stava passando l’amica.
Il pacco per Fred e George era il più grande, ma ancora dovevano fare l’Incantesimo di Estensione Irriconoscibile. Stavano attendendo che Fran, la più brava in questo campo, finisse di impacchettare i suoi regali.
Mag aveva ormai finito e si stava occupando di scrivere i bigliettini (anche quelli degli amici). Si alzò e aprì lo scatolone per controllare che ci fosse tutto.
“Foglie di alloro, polvere di ossa di drago…” disse fra sé e sé “Hey, dove sono le fialette di fegato di salamandra e di sangue di drago?”   
“Sotto alle foglie di quercia!” rispose Fran senza distogliere lo sguardo dal suo pacchetto.  
“Oh, giusto!” disse prima di tornare al suo posto. Si sedette e aspettò che gli altri due finissero.
La Sala Comune dei Serpeverde, sotto Natale, era semplicemente meravigliosa. Dal soffitto pendevano nastri argentati e stalattiti di ghiaccio calde per magia. I lampadari d'argento purissimo avevano assunto la forma di fiocchi di neve, e ovunque erano appese ghirlande di bucaneve bianchi e profumati, che non appassivano. Margaret, Edmund, Jasmine e Frannie erano gli unici Serpeverde rimasti per le vacanze di Natale e mentre prendevano un tè nella sala comune (grazie al nuovo bollitore di Mag) si erano ricordati che avevano ancora parecchi regali da impacchettare. La mattina precedente tutti gli altri studenti erano tornati a casa, lasciando il castello deserto. I fratelli Pevensie, che non avevano un posto in cui andare dal momento che erano orfani di padre e la madre lavorava molto – così avevano detto – erano rimasti a Hogwarts, e Frannie e Margaret di conseguenza, per non farli sentire soli. Jasmine, dopo la storiaccia con Jafar, aveva bisogno di stare lontana per un po'; tanto più considerando che Aladdin, il suo nuovo fidanzato, non aveva abbastanza denaro per tornare a casa più di una volta l'anno, inoltre era troppo orgoglioso per accettare prestiti. Persino Laetitia aveva deciso di rimanere nell'istituto. I genitori erano andati in vacanza in Francia e lei aveva saggiamente scelto di restare, sia per avere compagnia sia per impegnarsi con lo studio, consapevole che in Francia avrebbe fatto ben poco. Harry Potter ovviamente era rimasto nel castello ormai per il suo terzo anno consecutivo, con il fratello di Fred e George alle calcagna, come sempre. In ultimo Hermione Granger, che come Mag e Fran aveva deciso di rimanere per stare più vicina ai due amici.  
L’Albero di Natale scintillava incantevole davanti alla luce del pomeriggio della Vigilia di Natale; Mag rimase a fissarlo rapita finché non fu ridestata da Fran che esclamava “Finito!”, poi si diresse verso il pacco controllato poco prima da Margaret e agitò la bacchetta.  
Adduco Maxima!”
Il pacco si restrinse così tanto da diventare poco più grande di un pugno chiuso.  
“Perfetto!” trillò Mag prendendolo fra le mani e iniziando a impacchettarlo. 
Quando anche Edmund ebbe finito la battaglia contro il suo pacchetto – agli altri avrebbe pensato quella notte – si alzarono tutti, afferrarono i loro pacchi da spedire e si diressero verso la Voliera. 
Margaret fece levitare le tazze sino al baule del suo dormitorio, appena dopo averle rese nuovamente scintillanti con un tocco di bacchetta.  
“Aspettate!” li interruppe Frannie rimanendo seduta. “…Tanto Laets arriverà in ritardo, ci scommetto. Non ho ancora deciso se inviare il mio regalo a Tony…”  
La ragazza si coprì la faccia con le mani, imbarazzata. In quei mesi il giovane Tassorosso si era avvicinato parecchio a lei (per studiare, ovviamente, continuava a ripetere la ragazza senza però celare un certo compiacimento).  
“Beh, Fran, lo hai comprato. Sarebbe stupido non mandarlo, non credi?” ridacchiò Edmund.  
“E se lui non mi manda nulla? Ci resterei male e lui si vergognerebbe”  
“Sì ma se invece lui ti mandasse qualcosa e tu nulla, saresti tu a vergognarti. Soprattutto sapendo di averglielo comprato ma non mandato” spiegò Margaret conciliante. Frannie sospirò scuotendo la testa.  
“E va bene. Ma se non mi manda nulla me la prenderò con voi” rispose riluttante alzandosi in piedi.  
“Abbiamo tutto?” chiese Jasmine guardando gli altri tre. Mag controllò nella scatola delle buste da tè, ci infilò la bacchetta per far luce.  
“Sembra di sì!”  
I ragazzi uscirono dalla Sala Comune e si incamminarono verso la Voliera. Frannie strinse una scatola di cereali, i preferiti del suo gufo Dante. Quando arrivarono all'ultimo piano della torre, dopo essere usciti per la scala esterna e aver sonoramente imprecato, soprattutto Edmund e Jasmine, per il freddo, constatarono con un'alzata di sopracciglio che Laetitia non era ancora arrivata.  
“Io ve lo avevo detto” commentò Fran sollevando il braccio per far posto al gufo. Si versò un po' di cereali al miele nella mano libera e lui iniziò a becchettare.  
“Chi è il chicco di mamma, eh?” chiese strofinando il naso fra le piume fulve di Dante, che tubò felice.  
 “Allora, cominciamo!” esclamò Edmund ponendo fine a quella scena.  
Fran affidò al gufetto quattro pacchetti: quello per i gemelli Weasley, i guanti da portiere per Tony, e infine due pacchettini per i genitori. 
“Ehi!”  
Un grido offeso li fece voltare di scatto. Laetitia, col suo gatto Rui stretto in braccio, si affacciò alla porta della Gufiera con il volto colmo di disappunto.  
“Avete iniziato senza di me!”  
“Non sapevamo quando saresti arrivata…!” rispose Jasmine alzando le spalle.  
“Io?!?” rispose la ragazza con finto sconcerto “Quando mai sono arrivata in ritardo? Arrivo sempre al momento giusto!” 
Gli altri scoppiarono a ridere. Lei si avvicinò e Rui soffiò al gufo sul braccio di Frannie, che lo ignorò bellamente. La ragazza accarezzò il gatto per tranquillizzarlo.  
“A che ora siete arrivati?”  
“Non da molto, tranquilla!” rispose Mag “Stavamo giusto per spedire quello per i gemelli! Tieni, firma il biglietto!” aggiunse porgendole la pergamena. La ragazza posò a terra il gatto, che iniziò a strusciarsi fra le sue gambe e Edmund si abbassò per dargli una carezza.  
Mag aveva tre pacchetti: uno per Aurora e due per i genitori. Per Aurora aveva comprato un bel vestito azzurro scuro che, girando due volte verso destra, diventava rosa. Alla giovane Tassorosso sarebbe stato benissimo. Per i suoi genitori due sciarpe molto calde, sperando che le avrebbero apprezzate.  
Edmund aveva fatto la maggior parte dei regali con le due amiche, quindi aveva solo l’orologio per Susan e un regalino per la madre. Lo affidò a Silver, il suo falco.  
Laets, dopo un’accurata scelta del gufo, gli affidò i regali per due sue care amiche Corvonero che erano tornate a casa per le vacanze. Per Elsa, una ragazza bellissima ma anche molto timida e fragile, aveva preso due regali, dal momento che era totalmente indecisa: cioccolatini di ogni genere e una cornice con due foto all’interno, una di Elsa con la sorellina Anna da piccole che ridevano e scherzavano insieme – che Anna le aveva inviato in quei giorni – e una foto di loro due al secondo anno, ancora molto piccole, quasi bambine, che ridevano per una battuta ormai dimenticata. Per Belle, la sua migliore amica, aveva preso un libro intitolato “Femminismo: cosa manca al mondo Babbano”.
“Potreste iniziare a andare? Devo salutare il mio gufo” disse Fran quando tutti ormai avevano finito di caricare i regali. Gli altri rimasero perplessi. Jasmine arricciò le labbra, mentre Edmund alzò un sopracciglio, ma poi capì. Prese Margaret sottobraccio e Laetitia per la spalla, le invitò a uscire.  
“Andiamo da Peter e da Aladdin, vi va?”  
A quelle parole anche Jasmine lo seguì, meno riluttante. Frannie sorrise scuotendo la testa, pensando all’amico che l’aveva capita. Tirò fuori dalla tasca del mantello una bustina di velluto verde.  
"Andranno bene? In genere ci azzecco sempre a Natale, ma di solito sono a casa e mamma mi aiuta con lo shopping"
Tastò i gemelli d'argento dentro la bustina, cercando di riconoscere l'incisione a forma di serpente attraverso la stoffa. Si assicurò che il cartellino Draco Malfoy fosse leggibile e infilò tutto nel sacchetto di Dante con aria furtiva, senza bisogno di rimpicciolire nulla, dato che il regalo era piccolo e leggero. Allungò un ultimo cornflake al gufo rossiccio e lo vide becchettare nella ciotola dell'acqua. 
“Ciao Dante, a domani!” sospirò grattandogli le penne sulla nuca. 
Quando arrivò in Sala Grande vide che gli amici erano lì ad aspettarla. Rimase stordita dalla maestosità della sala, dalle enormi ghirlande di pungitopo, dalle stelle di Natale attorcigliate all'agrifoglio, dal soffitto incantato che proprio in quel momento stava facendo nevicare: i fiocchi di neve si dissolvevano, volteggiando, appena pochi metri sopra le loro teste. 
I ragazzi erano vicini al tavolo Tassorosso. Peter era seduto a capotavola sorridente con le gambe incrociate. Margaret alla sua sinistra, con dietro Edmund in piedi che si appoggiava con i palmi sulle sue spalle e parlava col fratello ridacchiando. Laetitia alla destra di Peter, dove Frannie la raggiunse svelta mettendosi nella stessa posizione di Edmund che stava di fronte. Il ragazzo le fece l'occhiolino e lei ricambiò con un ghigno. 
“Che combinate voi due?!” chiese Peter sospettoso.  
Niente!” risposero i due in coro. Gli altri aggrottarono la fronte, poco convinti. Fortunatamente in quel momento arrivò Susan, compagna di Casa di Laetitia, di un anno più grande di lei. Si infilò nella sala guardandosi intorno sospettosa. Si avvicinò al tavolo senza smettere di guardarsi alle spalle e scambiò con i fratelli uno sguardo complice.  
“Dov’è Lucy?” sussurrò accovacciandosi tra Edmund e Peter. 
“Tirati su, Sue, dovrebbe essere in Sala Comune con Potter e Weasley” rispose Edmund ridendo. Margaret si morse il labbro ammirata. Lucy Pevensie era stata l’unica della famiglia a essere riuscita a relazionarsi con Harry Potter, un po’ la invidiava.  
“Lo hai preso?” chiese Peter. 
“Sì, è un vero demonio. È nella nostra Sala Comune”  
Laetitia si ridestò incuriosita.  
“Cosa ci hai portato, Susan?”  
“Oh, il regalo per mia sorella…” spiegò la ragazza “Le abbiamo preso un gatto, ma è un autentico diavolo!” 
Edmund sorrise.
“Allora è perfetto per Lucy!”  
“Tienilo tu se la cosa ti rende così felice!” sibilò la sorella. 
“Sì, Ed, portalo nella nostra Sala Comune! Così gioca con Jaime!” esclamò Margaret entusiasta.  
“Ma che dite, lasciatelo a noi, così gioca con il mio Rui!” si intromise Laets, che non avrebbe mai rinunciato alla possibilità di avere vicino un gatto “E poi ormai è nella nostra torre!” 
Frannie scoppiò a ridere sentendo il tono deciso dell’amica.  
“Ha già un nome?” chiese Peter con aria serena.  
“La negoziante ha detto che si chiama Aslan. Sembra forte, era il più bello! Ha il pelo color miele e il collare rossiccio… Un leone in miniatura!”  
“Sembra bellissimo!” sospirarono Mag e Laets con aria sognante.  
“Sì, peccato che abbia distrutto tutti gli addobbi della nostra Sala Comune, Laets” rispose Sue seria. 
“Ti aiuto io a sistemare tutto, tranquilla!” la confortò la ragazza.  
“E comunque Lucy lo addomesticherà per bene. Gli animali la capiscono” concluse Peter rassicurando la sorella.  
Poco dopo la Sala Grande si riempì di studenti e professori, quelli che erano rimasti. Videro Potter parlottare con il piccolo Weasley e Aladdin scambiare due parole con la Granger e Lucy; Susan si era unita a loro per non rimanere nel tavolo da sola, mentre Peter e Laetitia si unirono ai Serpeverde.   “Ma non potevamo metterci tutti nello stesso tavolo? Siamo pochissimi!” chiese Jasmine che sentiva già la mancanza del suo ragazzo.  
“Magari lo facciamo domani! Tanto fra poco ce ne andiamo!” disse Fran mangiando i suoi ravioli in brodo svogliatamente.  
La maggior parte dei ragazzi si alzò dal tavolo: non vedevano l'ora che arrivasse l'indomani. Susan e Laetitia si avviarono verso la torre di Corvonero (Laetitia stava convincendo la ragazza che i gatti vanno amati e basta). Jasmine e Aladdin andarono a farsi una passeggiata prima di dormire, lui le cinse i fianchi con il braccio e lei posò la testa sulla sua spalla.  
Anche i professori si dileguarono silenziosi, e quando le candele iniziarono a spegnersi nella Sala Grande erano rimasti solo Margaret, Frannie, Edmund e Peter. 
Margaret e Frannie si alzarono insieme, e guardarono Edmund in attesa che le seguisse, prima di salutare l'altro. Lui per un attimo le guardò perplesso, poi capì e sorrise scuotendo la testa.
“Andate pure, io non vengo.” 
“Non vieni?” chiese Mag.  
“Non vai?” chiese Peter.  
“Certo che no! Sei l'unico Tassorosso stanotte, Pete, non crederai che ti lascerei passare la vigilia di Natale da solo!”
Il fratello maggiore lo fissò incredulo.  
“Ma tu non puoi entrare nella mia Sala Comune, lo sai questo vero?” L’altro alzò gli occhi al cielo.  
“Per Merlino Peter, non sono un idiota. Rimarremo qui, ovviamente.” 
“Vuoi passare la notte in Sala Grande?” Peter sgranò gli occhi, mentre Frannie sorrise eccitata.  “Restiamo anche noi!”  
Margaret la fissò timorosa.  
“Anche noi? Ma è vietato passare la notte fuori dal dormitorio!” Ricordò ai ragazzi, memore di tutte le precauzioni che la scuola aveva adottato contro Sirius Black.  
“Che sciocchezza” rispose Edmund agitando la mano come per scacciare un insetto fastidioso “Siamo una decina di studenti, le regole oggi sono più elastiche del resto dell'anno.” 
“Saranno più elastiche forse, ma ancora esistono...” commentò Peter stringendo le labbra. 
“Ok, ok, facciamo così: restiamo qui a farci compagnia per un po' e quando caschiamo dal sonno e non ci reggiamo più in piedi andiamo a dormire ognuno in camera sua. Ci state?” 
Frannie parlò con fierezza. Edmund le sorrise grato, Margaret e Peter la guardarono poco convinti. Finalmente, il Tassorosso sospirò.
“E va bene. Ma a mezzanotte tutti a letto!” 
Frannie e Ed si scambiarono un sonoro cinque. Peter sfoderò la bacchetta verso la porta della sala, mormorando “Muffliato”.
"Se Mag non avesse avuto quell'idea balzana di dare a Potter la Mappa del Malandrino potremmo controllare se arriva qualcuno. Fred e George ce l'avrebbero lasciata sicuramente." pensò Frannie alzando gli occhi al cielo e alzandosi in piedi. 
“Dove vai?” chiese Mag sorpresa.  
“Vado a prendere una cosa. Restate qui.” 
I ragazzi si guardarono perplessi, preoccupati dal sorriso da sfinge della ragazza. Sgattaiolò quatta fuori dalla porta, chiudendosela alle spalle ridacchiando. 
“Miseriaccia, a saperlo avremmo chiesto di restare anche a Sue e Laets” commentò Peter con sguardo triste. 
Margaret tentò di dissimulare una smorfia. Il ragazzo non aveva mai chiamato Laetitia con il suo soprannome prima, e poteva ovviamente non significare nulla, ma si chiese se dietro quelle parole potesse esserci di più. Guardando Edmund si accorse dall’espressione del ragazzo che anche lui doveva aver pensato lo stesso. 
“A proposito, cosa avete regalato all'altra vostra sorella?” chiese Mag, scuotendosi dai suoi pensieri. 
“Oh, questa ti piacerà. Fred e George ci hanno dato l'idea...” cominciò Edmund. 
“Le abbiamo preso un orologio magico a quattro lancette. Ci siamo noi due, lei e Lucy, ovviamente. Ogni lancetta rappresenta uno di noi, e indica cosa stiamo facendo, dove siamo e soprattutto se siamo al sicuro in quel momento.” 
Margaret sgranò gli occhi dalla meraviglia. 
“Ma è stupendo! Mia madre lo adorerebbe!” 
Esclamò pensando subito dopo che con Black nei paraggi e dopo la storia di Halloween probabilmente guardando la sua lancetta la avrebbe ritirata dalla scuola. 
Frannie riapparve dalla porta principale, con qualcosa di non identificato che le volava dietro, seguendola. Come si sedette accanto a Margaret e di fronte a Peter, quattro bicchieri e una bottiglia di liquido verde si posarono sul tavolo con un tintinnio leggerissimo. 
Peter afferrò la bottiglia e la stappò, odorandone il contenuto. 
“Assenzio!” commentò il ragazzo, guardandola stupito. 
“Dove lo hai rimediato Fran?” chiese Edmund incuriosito.
La ragazza sorrise senza rispondere. Margaret scosse la testa ridendo. Frannie versò due dita di liquore in ogni bicchiere. Edmund guardò Peter incerto, dopo la prima festa dell'anno aveva sempre avuto un po' di inibizione nel bere vicino a lui.  
Il fratello maggiore gli sorrise rassicurante facendogli cenno di stare tranquillo. Bevvero alla loro salute; Peter si lamentò che forse era troppo forte, ma gli altri lo zittirono.  
 “Sono contento di passare la vigilia con voi. Grazie” mormorò il ragazzo, giocando col suo bicchiere. Edmund gli batté timidamente la mano sulla spalla, fuggendo il contatto visivo. 
"Sono proprio un disastro quei due insieme" pensò Mag osservando i Pevensie con affetto. Frannie annuì, come se l’avesse sentita. I quattro chiacchierarono per un po', Frannie e Peter si fecero un altro bicchiere.
Quando Margaret cominciò a sbadigliare capirono che era il momento di andare, anche se Edmund non perse l’occasione per ridere di lei.   
“È l’una di notte, ragazzi, è ora di andare a dormire” disse Peter alzandosi.  
“Se è l'una questo vuol dire che... è Natale!” esclamò Edmund sorridendo.  
Anche gli altri non riuscirono a trattenere un sorriso a quelle parole. Frannie, prima che chiunque potesse replicare, versò un altro goccio di assenzio nei bicchieri. Brindarono di nuovo.  
Qualche minuto dopo i quattro si avviarono finalmente verso il letto.  
“Buon Natale, Peter!” lo salutò Edmund dandogli una pacca sulla spalla, mente Fran e Mag gli diedero due baci sulle guance. Gli ultimi tre rimasti scesero nei sotterranei e, una volta entrati nella Sala Comune, notarono che i regali li aspettavano già per il mattino seguente.  
“Buona notte, Ed, tanti auguri!” mormorò Frannie dandogli un bacio sulla guancia; il ragazzo ricambiò.
“Buonanotte Frannie, grazie per tutto… E per l’assenzio” disse ridendo.
La ragazza guardò gli altri due, che dovevano ancora salutarsi, e senza aspettare oltre si infilò nel dormitorio. Arrivata in camera notò che Jasmine era già a letto addormentata, come si era aspettata. Iniziò a cambiarsi in silenzio.
Intanto Margaret era rimasta a guardare Edmund stringendosi nelle spalle.  
“Tanti auguri Ed” borbottò abbracciandolo timidamente. Lui invece la strinse un po’ troppo forte.  
“Tanti auguri Mag. Grazie per essere rimasta anche se avevi sonno. Ho apprezzato moltissimo, davvero” le disse mentre ancora erano abbracciati. 
“Non ringraziarmi, è stato bello” rispose lei separandosi lentamente dall’abbraccio.  
I due si guardarono negli occhi, e in quelli di lui apparve un lampo improvviso, come se stesse per dire o fare qualcosa. Era come se l'aria fosse diventata più trasparente, come se per un attimo tra i due ci fosse il vuoto, si videro con estrema chiarezza e c’era una forza strana che li chiamava.
Ma durò un attimo. Edmund sbatté le palpebre e Margaret si morse le labbra, nessuno dei due si mosse e il momento finì. D'un tratto, entrambi non furono neanche sicuri di aver sentito qualcosa, pensarono di aver frainteso, il ricordo di quello sguardo strano iniziò a svanire e a mutare come quando ci si sveglia e il ricordo del sogno è di momento in momento più vago, sinché non si è neanche sicuri di aver veramente sognato. Così, con un pensiero vago e confuso verso quello che sarebbe potuto accadere ma non è accaduto, i ragazzi si salutarono e si separarono. 
Quando Mag entrò nella stanza, Frannie, che aveva gli occhi ormai abituati al buio, la fissò senza che lei potesse vederla. Le lesse negli occhi che il piano non aveva funzionato, ma fu compiaciuta nel vederla un po' scossa. Probabilmente ci erano andati vicino. Alzò le spalle, per quella notte non c'era niente da chiedere. Si rigirò nel letto fingendo di dormire, e quando Margaret ebbe finito di cambiarsi e si fu infilata nel letto, non finse neanche più.
 
*
 
Fran e Jasmine furono da svegliate da una dolce melodia natalizia che Mag aveva fatto partire poco dopo essersi svegliata, incantando la ghirlanda appesa alla porta d’ingresso del dormitorio.  
“Che cos’è?” chiese Fran con la voce impastata di sonno. 
“Buon Natale!!” esclamò Mag seduta sul letto a gambe incrociate, felice come non mai. Queste parole bastarono per convincere le due amiche ad aprire gli occhi, improvvisamente sveglie.  
“Oh, che bello! Buon Natale a voi!!” disse Fran alzandosi e correndo ad abbracciare prima Mag e poi Jas, che si stava ancora alzando.  
“I regali sono in Sala Comune, così li apriamo con Ed…” disse Fran quando si furono fatte gli auguri a vicenda “che ne dite se andiamo a vedere subito?” chiese impaziente. Mag e Jas si stavano già mettendo la vestaglia sorridendo.  
Edmund si era svegliato molto presto, così aveva preceduto le ragazze in Sala Comune. La stanza era quasi completamente vuota, ma l’atmosfera era quella che avevano lasciato la sera prima, forse ancora più forte: pace, calore e dolcezza. Ad aspettarli c’era in via straordinaria un tavolo imbandito di dolci e bevande per la colazione. 
Quattro deliziose pile di regali li aspettavano davanti all’albero che nei giorni precedenti avevano addobbato con altri ragazzi della Casa. Prima di dirigersi verso la propria, ognuno prese dal tavolo una fetta di torta e qualche biscotto alla cannella.  
Aprirono prima i regali che si erano fatti reciprocamente.  
“Io pensavo di darvi quelli che vi ho fatto con Al dopo, quando ci vediamo!” disse Jasmine con aria sognante afferrando uno dei pacchetti provenienti da casa.  
“Oh, certo, abbiamo fatto la stessa cosa anche noi!” rispose Fran indicando a Mag e a Edmund i regali da parte sua.
Mag aveva appena scartato il regalo dell’amica e corse a ringraziarla. Fran intanto aprì il regalo che le aveva indicato Edmund. Quando sciolse i nastri e strappò la carta ne uscì una conchiglia piuttosto grande, di quelle che se si avvicinano all’orecchio fanno sentire il mare. La portò all’orecchio ed effettivamente sentì il mare, ma era più vivido, più reale.   
“Se la immergi nell’acqua senti anche il canto di una sirena, così mi hanno detto quando me l’hanno venduta!” spiegò il ragazzo andandole vicino.  
“Ma è bellissima!” esclamò la ragazza.  
“…Così avrai sempre il mare con te!” disse Mag ammirata “che bel regalo, Ed!”
“Vero, grazie Ed!”  
Fu il turno del pacchetto di Mag. Quando lo aprì si ritrovò in mano una carta piuttosto ingiallita che raffigurava il mondo.  
“Bello” disse con tono incerto “…Che cos’è?”  
“L’ho trovata al Ghirigoro quest’estate. È una cartina del mondo magica. Praticamente se tocchi una qualsiasi parte del mondo con la bacchetta, questa ti rivela che posto è e tutto quel che c’è da sapere su quello stato, città o territorio… Ecco!” disse vedendo che l’amica aveva già toccato con la sua bacchetta il Canada. Comparve una scritta che indicava il paese, che tipo di magia si trovava e l’impatto che aveva avuto sul territorio; poi iniziò a parlare degli abitanti.  
“È magnifica!” disse quando iniziò a capire. Jas si alzò per vedere anche lei. 
“…E puoi anche allargarla e appenderla ad una parete o rimpicciolirla e portartela dietro quando viaggi…” aggiunse “E… Ah, sì, più ti avvicini al luogo che vuoi visitare e più la mappa ti rivela notizie su quel posto… Ho pensato che ti sarebbe tornata utile per la tua anima di viaggiatr—” non fece in tempo a finire la frase che fu travolta dall’abbraccio dell’amica.  
“Grazie” disse stringendola ancora di più, gesto che caricò quella semplice parola di significato.  
“Oh, mio padre mi ha mandato un modellino animato di tigre da mettere sul mio comodino!” esclamò Jas tenendo fra le mani una tigre che si muoveva e ringhiava come una vera tigre, anche se il tono era decisamente più basso. Mag si alzò per vederla meglio. Era davvero bella, sembrava vera. 
Quattro sacchetti pieni di caramelle, biscotti e cioccolatini direttamente dalla Tana da parte dei gemelli Weasley fecero fare loro una pausa prima di aprire gli altri regali.  
“Ricordiamoci di chiedere ai gemelli di farci invitare a cena, l’estate prossima!” disse Jasmine addentando un dolce di Natale.  
Fu il turno del regalo che Tony aveva inviato a Fran. Aprì il sacchettino di seta verde e ne uscì un batuffolo rosa piccolo come il pugno di un bambino, incredibilmente soffice. Quel batuffolo si mosse ed emise uno strillo soffocato dalle dimensioni della creatura, ma dannatamente adorabile.  
“Una Puffola Pigmea!!” esclamò la ragazza portandosi lo strano animaletto a una guancia per accarezzarlo. Provando subito simpatia per la nuova padrona, la Puffola emise dei teneri gorgheggi e intonò una canzoncina di Natale, suscitando le risate divertite degli amici.   
“Io sposerò quel ragazzo” sospirò arrossendo vagamente.  
“Devi darle un nome” disse Mag mentre iniziava ad aprire uno degli ultimi pacchetti, quello di Aurora.
Ne estrasse un bellissimo nastro per capelli di raso verde, ricamato in oro. 
“Ti starà benissimo!” disse Jasmine guardandolo. Mag passò agli ultimi due pacchetti, che contenevano il regalo dei genitori e delle sorelle, un set per la manutenzione della Nimbus 2001. Si chiese come facessero a conoscere simili aggeggi.  
Edmund intanto aveva messo da parte lo Spioscopio nuovo che gli aveva regalato Jasmine; ora stava analizzando le pedine della scacchiera ricevuta da Fran. Erano fatte di avorio e bronzo, eleganti, rifinite minuziosamente, si lamentò con la ragazza dicendo che era troppo.  
“Così eviti di usare ancora quelle brutte e vecchie che si trovano in Sala Comune” rispose la ragazza con orgoglio, felice di aver fatto un regalo così gradito.  
“Grazie, Fran!” le disse scompigliandole i capelli, più felice di quel che cercava di dare a vedere.  
“Questo è da parte mia” disse Mag indicando il pacchetto blu accanto a dei cioccolatini.  
“Grazie” disse il ragazzo. Nella stanza era sceso il silenzio interrotto dal rumore della carta che si stracciava. 
“Le più grandi battaglie magiche: strategie e storia militare” il ragazzo lesse il titolo del libro “Wow, grazie, Mag!”  
“…So che passi molto tempo a discutere di queste cose con Peter, speravo che ti interessasse…” in tutta risposta il ragazzo le accarezzò i capelli, lasciandola rossa in viso e senza fiato per alcuni istanti – che Fran non mancò di notare – poi disse, ridendo nervosamente “Quando lo avrai finito me lo presterai”  
Quando il ragazzo ebbe finito si dedicò al pacco più grande, quello da parte dei fratelli. Si trattava di una nuova divisa da Quidditch, con i colori della Casa Serpeverde. Calda e imbottita per l’inverno; ne fu entusiasta e dovettero dissuaderlo dall’indossarla per presentarsi a pranzo.  
Fran ricevette dai suoi genitori cinque biglietti per la Finale della Coppa del Mondo di Quidditch, che si sarebbe tenuta quell’estate. “Per te e per i tuoi amici, buon Natale” recitava il bigliettino che avevano allegato.  
“Wow, questo non me l’aspettavo!” esclamò la ragazza alzandosi in piedi. Gli amici, che non avevano ancora visto di cosa si trattava, la guardarono voltare verso di loro i biglietti.  
“È quello che penso io?!” disse Ed alzandosi a sua volta in piedi.  
“SÌ” esclamò la ragazza iniziando a saltare “ovviamente siete voi i miei amici e voi verrete con me, e anche Laets ovviamente!!”   
Jasmine si appuntò mentalmente di comprare un biglietto anche per Aladdin vicino a loro, così che non sarebbe rimasto escluso.  
Passarono qualche minuto a esultare per il bellissimo regalo, poi tornarono agli ultimi pacchetti.  
Fran aveva regalato a Mag un boccino d’oro per allenarsi, dal momento che la ragazza aveva ripreso da poco gli allenamenti di Quidditch.  
Edmund invece le aveva fatto un regalo che la fece saltare di gioia: da un pacchetto argentato aveva estratto una grossa moneta rotonda, decorata con strani simboli, probabilmente Rune Azteche e con un teschio proprio al centro. Quando la riconobbe saltò addosso all’amico urlando “Il tesoro di Cortès!!”  
“Questo non è maledetto, però!” ridacchiò il ragazzo, contento di aver fatto un regalo così gradito.  
Jasmine aveva regalato a Mag dei buonissimi dolcetti indiani chiamati barfi, che emanavano un dolce profumo. Fran disse che li aveva assaggiati a Uagadou.   
I fratelli Pevensie avevano pensato anche alle due migliori amiche del fratello e regalarono loro due braccialetti composti da un nastrino di velluto verde e delle perline bianche. Mentre le due ragazze entusiaste se li legavano ai polsi, Edmund e Jasmine si alzarono per raggiungere il tavolo della colazione.  
“Dovremmo aver finito, giusto?” disse Margaret alzandosi da terra.  
Frannie guardò dentro al sacchetto che le aveva portato Dante: c’era ancora un pacchettino. Alzò la testa con indifferenza.  
Fecero colazione con calma, felicissimi per i regali ricevuti. Si riempirono di dolcetti di ogni sorta, di tè caldo e di succo di zucca. Dopo un’oretta corsero a vestirsi e uscirono dalla Sala Comune per andare a trovare tutti gli altri amici. Fran aveva deciso di mettere una maglia argento e una gonna attillata nera, mentre Mag indossò un vestito verde con la gonna a campana; anche Jasmine decise di mettere un vestito rosso natalizio. Edmund invece le accolse vestito con pantaloni verde scuro e maglione bianco con un serpente decorato nel centro.  
“Scusate, ragazzi, devo andare ancora un attimo in bagno!” disse Fran poco prima di scomparire di nuovo verso il dormitorio; gli altri si guardarono e alzarono le spalle.  
“Fai in fretta, sono curiosa di vedere Lucy col suo nuovo gatto!” le urlò Edmund, di buon umore.  
La ragazza si infilò nella porta del dormitorio e se la chiuse alle spalle. 
Colloportus” mormorò per impedire a qualcuno di entrare cogliendola, letteralmente, con le mani nel sacco. Aprì il regalino, molto piccolo, in carta verde mela. La strappò e trovò al suo interno un foglio appallottolato, con dentro una catenina argentata e un ciondolo a forma di serpente. Sorridendo se la infilò in tasca, chiedendosi che scusa si sarebbe potuta inventare per farla saltare fuori tra qualche giorno. Era davvero carina, un peccato non poterla indossare. Stirò la pergamena appallottolata. 

 
"Peccato che non verrai quest'anno, non ti ho vista sul treno e Blaise mi ha detto che sei rimasta a far compagnia a Pevensie. Pansy continua a fare battutine sul fatto che siete sempre insieme, ma le ho detto ancora una volta che siete amici e niente di più. È così, non è vero? Ho sentito che al pranzo del ministro ci sarà Bertha Jorkins... l'anno scorso era insopportabile, sto pensando di darmi malato, ma mia madre insiste. Spero che mio padre e tuo padre non si mettano a discutere come sempre.
Divertiti al pranzo al castello,  
D. M."  

La ragazza scosse la testa sorridendo.
“Questo ragazzo è incorreggibile."  
Sapeva bene che dei suoi amici l'unico a sopportarlo era Edmund, e sapeva anche che per la maggior parte del tempo Draco era in grado di essere un vero infame, ma a lei aveva sempre fatto molta tenerezza. Si conoscevano sin da quando erano piccoli, da prima di venire a Hogwarts, e Frannie sapeva quanto era stata fortunata a essere cresciuta in una famiglia come la sua, che in quell'ambiente era più unica che rara. Conosceva tanti figli di colleghi dei genitori, ed erano tutti come Draco, senza eccezioni. Anzi, in lui vedeva una potenzialità che gli altri invece non avevano. Per questo con lui sprecava tante energie, confidando che con la giusta spinta si sarebbe emancipato dai modi inqualificabili del padre molto presto. 
Tornando nella Sala Comune, decise di non arrendersi e continuare a scommettere sul ragazzo anche se, almeno con Potter, ultimamente sembrava che anziché emanciparsi amasse grufolare nel fango genitoriale più che mai.  
Quando tornò dagli altri, i quattro Serpeverde uscirono insieme e si avviarono verso la Sala Grande.   
Proprio mentre stavano arrivando, arrivò anche Aladdin, così Jasmine corse verso di lui, lo abbracciò e lo baciò con passione. Dopo un po’ raggiunsero gli altri e diedero a Fran e a Mag il loro regalo.  
“Questa l’abbiamo preparata insieme, ci sono voluti quasi due mesi… Abbiamo iniziato subito dopo esserci messi insieme. È stata un’idea mia ma Al mi ha aiutata” disse Jas con gli occhi più luminosi del solito, guardando prima Fran e poi il suo amore.  
Fran scartò il regalo e ci trovò una fiala piuttosto grande come una bottiglia piena di un liquido color verde acqua, brillante, di sicuro molto dolce.  
“Una volta mi hai detto che di notte fai spesso brutti sogni…” iniziò a spiegare la ragazza “una goccia di questa pozione nella tisana della sera ti farà dormire più serenamente!”  
A Fran si illuminarono gli occhi. 
“Non garantisce bei sogni, ma ho letto che sono un effetto collaterale della serenità, quindi perlomeno addio incubi!” concluse Aladdin, ricevendo un abbraccio dall’amica. 
“Piton sarebbe fiero di voi… Più o meno…” disse Fran sorridendo.  
“Forse ne avrebbe bisogno anche lui!” intervenne Mag unendosi al gruppo. 
“Mag, questo è tuo!” disse Al dando alla ragazza un pacchetto.  
Fu il momento di consegnare ai due fidanzati il Tappeto Magico che avevano fatto arrivare dall’Arabia. Aladdin era senza fiato, davvero felice, Jasmine stritolò le due amiche in un abbraccio.  
Con calma arrivarono anche Susan e Laetitia. Ancora una volta le scale avevano rallentato il loro arrivo e Laetitia arrivò furente, mentre Susan rideva. L’amica indossava un vestito davvero superbo. Blu notte tempestato di tanti piccoli puntini luminosi che si rivelarono essere fiocchi di neve, che lo rendevano ancora più bello e radioso. 
“Wow, Laets, dove l’hai preso?” disse Mag ammirando l’amica. 
“Oh, è bellissimo, vero?” disse lisciandosi la gonna “Elsa mi ha aiutata a crearlo, anzi, ha fatto tutto lei prima di partire!”  
“Grande, è davvero brava!” disse Fran ammirata.   
Mag e Fran le diedero il loro regalo. Quando lo scartò vi trovò dentro un libro (I movimenti fallimentari per la liberazione degli elfi domestici del 1597 e perché avrebbero successo adesso) e un paio di occhiali molto strani.  
“Quelli servono per leggere di notte” spiegò Mag. 
“…Così le tue compagne di stanza non proveranno più l’impulso a Schiantarti ogni volta che accendi la luce all’una di notte” rise Fran poco prima di ricevere un caloroso abbraccio.  
“Questi sono per voi” disse Laets prendendo dalla borsa due pacchetti.  
Quello di Mag era abbastanza leggero, di forma rettangolare. Ne scivolarono fuori due libri piuttosto sottili. 
Alice nel paese delle meraviglie, Alice attraverso lo specchio” lesse Mag entusiasta.  
“Non li avevi già, vero? So che ti piacciono le favole e di sicuro questa può piacerti!”  
“No, non l’avevo! Ho visto solo il cartone ed è anche il mio preferito! Grazie Laets, bella idea!” 
“Ha anche delle ottime illustrazioni, guarda!” disse l’amica indicando i libri.  
“Ma non si muovono” sospirò Edmund ficcando il naso nel libro di Mag.  
“Certo che non si muovono, asino! È un libro babbano!” commentò il fratello dandogli un buffetto sulla testa.  
A Frannie invece regalò un quadro che ritraeva il mare “Che bello, è la Sardegna!!” che si muoveva come se fosse una finestra sul mare vero. Nel bigliettino spiegava che il mare rifletteva il tempo del luogo in cui si trovavano. Al momento era mosso e scuro a causa della neve che ricadeva sopra la brughiera scozzese.  
“Magnifico!” sospirò Jas rapita dalle onde. Fran intanto balbettava che lo avrebbe presto appeso al suo letto, commossa dalla possibilità di avere con sé il mare tanto amato.  
Laetitia aveva regalato a Jasmine un braccialetto a forma di Serpente, tanto bello che sembrava vero – era vero: un serpente incantato che si muoveva impercettibilmente. Jas lo adorava già. 
“Che cosa hai ricevuto tu?” chiese Mag mentre si dirigevano verso la Sala Grande per il pranzo. 
“Oh, Elsa mi ha spedito una quantità di cioccolato inimmaginabile, mentre Belle mi ha regalato lo stesso libro che le ho regalato io, neanche a farlo apposta!” rispose raggiante la ragazza.  
“Siete proprio in sintonia!” rise Fran.  
“Sì, non è magnifico?” rispose la ragazza con aria sognante. 
 
Arrivarono i professori per il pranzo e allestirono un unico grande tavolo destinato a tutti, studenti e professori, che erano in tutto meno di venti. Dai dodici grandi abeti provenivano musiche natalizie che avvolgevano la Sala in un’aura di magica serenità.  
Piton sedette accanto a Silente con la sua solita aria arcigna. Quando vide il gruppo di Serpeverde fece loro gli auguri sforzandosi di sembrare cordiale. I ragazzi erano troppo felici per fare i sostenuti con quel professore poco simpatico, così gli sorrisero e gli fecero gli auguri di cuore. La professoressa Sprite li abbracciò tutti, ad uno ad uno; Vitious e la McGranitt sorrisero imbarazzati ma non abbracciarono nessuno, così come fece Silente, che cordialmente li invitò a sedersi.  
In quel momento arrivarono trafelati anche Potter e i due inseparabili amici, chiedendo scusa per il ritardo. Piton fece una smorfia, tutti gli altri risposero che non c’era problema e Silente diede inizio al banchetto.  
Davanti a ogni posto c’erano i Christmas Cracker che Mag, Aladdin e Harry amavano tanto, dal momento che li avevano scoperti solo entrando nella comunità magica. Edmund, seduto accanto a Mag, trovò un cappello da pirata, che cedette volentieri alla ragazza vedendo i suoi occhi diventare due stelle alla vista del regalo, mentre la ragazza fu felice di dargli l’elmo da cavaliere che aveva trovato. Harry e Ron si diedero una serie di gomitate cercando di non ridere troppo; Fran e Mag guardarono verso Piton e capirono il motivo: indossava un cappello assai bizzarro, sicuramente da donna, e non era capace di toglierselo, dal momento che era stato il preside a ficcarglielo in testa.  
Lucy invece trovò una pioggia di croccantini per gatti, Margaret poté giurare di aver visto Laetitia buttarne in tasca un pugno con nonchalance.  
“Oh, dei topolini!” esclamò Laetitia, felice di aver qualcosa per far giocare il suo Rui. 
Fran invece trovò un arco con delle frecce. 
“Se vuoi questo pomeriggio t’insegno, sono piuttosto brava!” si offrì Susan. 
“Sarebbe bello, grazie!” sorrise la ragazza.   
Il pranzo fu davvero piacevole, sia per la compagnia, sia per il cibo. Harry Potter non era un ragazzo molto loquace, soprattutto con gli estranei: tendeva a chiudersi nella sua cerchia di amici, ma Lucy e Peter riuscirono a farlo parlare un po’ di Quidditch. Mag invece scambiò due parole con lui e la Granger su quanto il mondo babbano fosse noioso rispetto a tutto ciò che li circondava a Hogwarts.   
Ad un certo punto fece la sua comparsa anche la professoressa Cooman, che generalmente non si univa mai al corpo insegnanti; informò tutti dell’imminenza di catastrofi senza possibilità di rimedio, suscitando le risate divertite di tutti gli studenti, che si scambiarono occhiate complici, conoscendo ormai la tendenza dell’insegnante a essere melodrammatica. Ci fu anche un divertente ed esilarante scambio di battute acide con la McGranitt, momento davvero memorabile.  
Quando il pasticcio di patate era ormai quasi terminato, Piton si schiarì la gola e parlò per la prima volta da quando si erano seduti. Stando ben attento a farsi sentire da tutti i presenti, scandendo le parole con attenzione.
“Peccato che il professor Lupin stia male anche questo mese, spero che domani trovi qualcosa da mangiare avanzato dal pranzo.”
Hermione Granger si sistemò sulla sedia a disagio. A quelle parole Mag e Frannie si guardarono di scatto, con degli occhi che gridavano "Pensi anche tu quello che penso io?" La McGranitt aggrottò la fronte e intrappolò Severus in uno sguardo glaciale. Harry Potter cercò di trattenersi dall'alzarsi a picchiarlo, mentre Mag fece silenziosamente il tifo per lui, divertita. Silente sorrise sereno come sempre, e tutto quello che riuscì a dire fu:
“Remus starà benissimo, e abbiamo chiesto agli elfi di conservare questo pranzo per stasera a cena anche per lui. Sta uscendo da un brutto momento, ma si sta già riprendendo nei suoi alloggi.” Esclamò tranquillo, assaggiando un po' di salsiccia abbrustolita. Ricominciarono a mangiare e pian piano l’atmosfera tornò a essere rilassata come prima. 
Albus Silente era un vero spasso. Irradiò tutti del suo umorismo, Mag pendeva dalle sue labbra e Edmund ad un certo punto le fece notare, sottovoce, che era troppo vecchio per lei.  
“Zitto, Pevensie” gli rispose dandogli una gomitata, facendolo ridere. 
I primi ad alzarsi furono Harry e Ron, di conseguenza furono i primi a scoprire che, a detta della Cooman, sarebbero morti nei giorni successivi. Subito dopo Jasmine e Aladdin si allontanarono dicendo che non vedevano l’ora di provare il tappeto magico per volare intorno a Hogwarts. Anche i professori, a mano a mano, si alzarono.  
“Ah, sono troppo vecchio per giocare a palle di neve!” sospirò Silente poco prima di alzarsi “Confido che la signorina Rosander sia in grado di battere gli avversari anche per me!”  
Frase che fece in un primo momento arrossire la ragazza, che poi rispose “Venderò cara la pelle, professore!”
“Con quel cappello non ne dubito” le disse Edmund, facendola sorridere.  
Prima di uscire in cortile Fran e Mag si confrontarono sull’assenza di Lupin insieme a Laetitia. 
“Chissà come deve stare, è triste che sia da solo anche oggi…” sospirò Laets. 
“Secondo me non ha nemmeno ricevuto regali, se non da Silente, al massimo” disse Fran mentre si avviavano verso la Sala Comune per prendere i mantelli pesanti per uscire. Laets le stava accompagnando, poi avrebbero accompagnato lei alla Sala Comune Corvonero.  
“Ragazze, secondo voi se gli portassimo una torta lo apprezzerebbe?” esclamò Mag a un certo punto.  
“Certo che sì, anzi, è proprio una bella idea! La facciamo al cioccolato!” rispose subito Fran. 
“Sì, con scritto ‘Guarisci presto!’ con il cioccolato bianco!” disse Laets.  
Corsero nelle cucine col cuore colmo di gioia e sentimenti di affetto nei confronti del professore. Gli Elfi Domestici si stavano riposando, ma quando le videro corsero verso di loro chiedendo se volevano altri dolci. Il viso di Fran si aprì in un sorriso.
“Potete farci una torta al cioccolato subito?”
 
Dopo dieci minuti uscirono soddisfatte dalla cucina; Fran reggeva la torta, Laets e Mag ai suoi lati e Edmund, che avevano incontrato poco prima ed era stato d’accordo con loro, le scortava davanti al gruppo.  
Arrivati davanti all’ufficio del professore Mag bussò due volte, nascondendosi poi dietro a Fran.  
“Chi è?” chiese una voce titubante da dietro la porta.  
“Firwood, professore!”  
Il sorriso della ragazza si rifletteva sulla voce  
“Abbiamo un regalo per lei, se la sente di aprirci?”  
Un rumore di catene e catenacci rimbombò per il corridoio, la pesante porta di legno si aprì e scoprì un professore pallido, emaciato e con gli occhi lucidi di malattia. Probabilmente aveva la febbre.  
“Ragazzi, non so se…” 
Buon Natale!” esclamarono tutti in coro, Fran gli tese la torta.  
“…Spero che le piaccia” disse Margaret, Laets annuì.  
“Io…” gli occhi del professore si riempirono di qualcosa che probabilmente non provava da tempo, da anni.  
“Sono senza parole” sussurrò il professore cercando di rimanere saldo sui piedi.  
“Buon Natale anche a voi” disse sorreggendosi alla porta, stremato per l’emozione che stava provando.
“Silente ha detto che lei non si sentiva bene, ma è brutto passare il Natale senza almeno una torta” disse Laets sorridendo a sua volta. 
“Grazie, lo apprezzo tanto! Come vedete non sono per niente in forma ma vi offrirei volentieri un tè, se volete rimanere, così ce la dividiamo!” disse finalmente sorridendo. Era ancora più bello quando sorrideva, e Fran credette che a breve si sarebbe sciolta.  
“Oh, non potremmo mai! È il suo regalo, non il nostro!” disse Laets sorridendo. 
“Va bene, va bene. Mi duole dirlo ma avete ragione… E ha un aspetto davvero invitante! Devo riposare un po’” sospirò il professore andandosi a sedere al tavolo.  
“…Posso aspettarvi la settimana prossima per un tè?”  
I quattro sorrisero sollevati. 
“Con grande piacere!” rispose educatamente Mag, guardando Frannie e ridendo sotto i baffi.  
“Certo, così ci dirà se era buona!” disse Fran continuando a sorridere e guardandolo negli occhi. Gli consegnò il dolce. 
“Ma certo! Grazie di cuore” disse prendendo la torta e sbattendo le palpebre velocemente cercando disperatamente di non far scendere una lacrima. Per un attimo sembrò che volesse abbracciarli tutti ma poi si ritrasse; comportamento molto strano.  
“…Forse non voleva attaccarci la febbre o quel che aveva” disse semplicemente Mag mentre si dirigevano verso il cortile.  
“Stava per mettersi a piangere” fece notare Laets. 
“Ho visto…” sospirò Fran “chissà che malattia ha”  
“Chissà quanti regali ha ricevuto, piuttosto!” concluse Ed.
Quando arrivarono nel corridoio principale, incontrarono Peter e Susan che li chiamavano gesticolando vistosamente. 
“Stiamo andando in giardino, vi va di venire?” chiese Peter mentre indossava una cuffia. In quel momento da dietro l’angolo arrivò un grido di Lucy.  
“Guardate! Sta nevicando!!”  
Laetitia, Margaret e Frannie sorrisero, pronte ad andare a vedere; Susan e Peter fecero scattare automaticamente gli occhi su Edmund, preoccupati. Lui si guardò i piedi mordendosi il labbro, la sua espressione era indecifrabile. Poi, tirando fuori la sciarpa Serpeverde e mettendosela al collo, sfoggiò il suo sorriso migliore.  
“Chi arriva ultimo è Gilderoy Allock!” gridò mettendosi a correre verso il cortile. Gli altri si guardarono per un attimo interdetti, poi Peter e Frannie scattarono al suo inseguimento ridendo a crepapelle, seguiti dopo un attimo da Margaret e Susan. In ultimo Laetitia, col pesante libro in mano, che gridò loro dietro: “Aspettate! Non so correre!!”  
Edmund uscì scavalcando un’arcata con un balzo, Peter gli fu subito dietro. Il Tassorosso, ancora correndo, si piegò per afferrare un pugno di neve e lo scagliò contro il fratello, colpendolo alla testa.  
“Ah, villano! Alle spalle!” esclamò il giovane Pevensie voltandosi e schizzando neve con la punta della bacchetta.
“Baro che non sei altro!  La bacchetta no!” urlò Peter, ma Edmund gli stava già scagliando contro una palla di neve. L’altro la schivò buttandosi a terra fulmineo, e questa finì dritta sullo stomaco di Frannie, che si trovava proprio dietro di lui.  
“Ahia! Se ti prendo…” gli gridò lanciandosi a sua volta all’inseguimento.  
Lucy e Mag fecero squadra buttandosi nella mischia, coprendosi le spalle a vicenda. Mag aveva evocato un uccello fatto di neve, che scaricò palle sugli altri tre ogni due minuti netti. Peter mandò magistralmente la contraerea, congelando i ricci della ragazza e facendo centrare al suo uccello il mantello di Lucy, facendole così cadere con precisione chirurgica della neve gelida dentro il colletto. Frannie sorprese Edmund alle spalle, colpendolo sulla nuca, facendo volare un cumulo di neve con un solo cenno della mano.  
“Se ci fosse Elsa starei in squadra con lei, fa certe magie con il ghiaccio che dovreste proprio vedere. Sono la sua specialità” sospirò Laetitia mentre si allontanava con Susan.
Le due stesero una coperta autoriscaldante isolante sul giardino innevato, regalo di Natale delle compagne di stanza della Pevensie. Si sdraiarono sulla larga coperta al caldo, guardando di sottecchi gli altri giocare mentre leggevano i libri che avevano ricevuto quella mattina.  
Peter, con un ampio gesto del braccio, formò con la bacchetta una spada di neve e tentò di abbatterla sul fratello, che schivò il fendente facendo una veloce capriola. Ad attenderlo però trovò Mag, la quale lasciò cadere una palla di neve proprio sul suo viso, dall'alto, mentre lui tentava di rialzarsi. Nel frattempo Frannie stava cercando di costruire un fortino di nevischio ghiacciato; una volta terminato, si arrampicò su una torretta lanciando mitragliate di grandine. Peter la fece cadere a terra afferrandola per un piede e le sporcò di neve i capelli castani. 
“Ehi! Prenditela con qualcuno della tua stazza!” gridò Lucy, colpendolo con tre sonore pallonate, prima di rifugiarsi dietro il castello ormai in piedi a metà. Susan ogni tanto alzava gli occhi dalle pagine e rideva sommessamente guardandoli, mentre Laetitia ormai era completamente assorbita dalla lettura. Quando furono tutti stanchi e rantolanti, Margaret decise di unirsi alle due lettrici tirando fuori Alice nel paese delle meraviglie. Si infilò tra Susan e Laetitia accoccolandosi sulla lana calda, e aprì soddisfatta la copertina. Lucy decise di tornare in Sala Comune a stressare quel diavolo di un gatto, mentre Frannie mise un braccio sulle spalle di Edmund e uno su quelle di Peter. 
“Sapete cosa ci vuole adesso?”  
“Se tiri fuori un'altra bottiglia ti porto in infermeria, Fran. Stai diventando alcolizzata, sul serio” commentò Laetitia sinceramente preoccupata, alzando gli occhi dalla sua copia di "Femminismo: cosa manca al mondo babbano". 
“In realtà” esclamò Fran “Stavo per proporre una bella tazza di tè, per scaldarci un po'!”
Una volta rientrati rimasero ancora un’oretta a giocare a Sparaschiocco e a scacchi tutti insieme. La lunga e sanguinosa partita fra Edmund e Peter fu il momento più alto del pomeriggio, ancora di più della battaglia a palle di neve, e la conclusione fu ancora più esilarante. A poche mosse dalla fine, Aslan fece irruzione sulla scacchiera, seguito da Rui e Jaime che avevano deciso di dichiarare guerra al nuovo gatto, suscitando le peggiori imprecazioni di Edmund e la risata generale di tutti, compreso Peter. Una volta calmati gli animi, Lucy, Laets e Mag giocarono un po’ con i loro gatti, che dopo la lotta della scacchiera sembrarono andare più d’accordo. Jas e Aladdin intanto avevano fatto ritorno e raccontavano a Fran quanto fosse bello il tappeto che avevano ricevuto in dono; Frannie ascoltava rapita indecisa se chiedere di poter fare un giro anche lei, alla fine rimandò la richiesta di qualche mese. Dopo un po’ Susan appellò il suo arco e insegnò alla Serpeverde come tirare, impressionando tutti per la sua bravura, anche se l’allieva si dimostrò dopo pochi tiri quasi già degna della Corvonero. Al termine della giornata, Mag, Ed e Fran si diressero verso la Sala Comune, davanti alla quale trovarono Jasmine e Aladdin intenti a baciarsi. Aladdin iniziò a balbettare qualcosa ma prima che finisse la frase i tre erano già spariti dietro alla porta, per non imbarazzarli.  
“Credo che sia uno dei più bei Natali della mia vita” disse Mag acciambellandosi su un divanetto. 
“Per me è il Natale più bello della mia vita” esclamò Fran accarezzando con affetto la sua Puffola rosa, che aveva deciso di chiamare Arcobaleno.  
“Grazie per essere rimaste, lo apprezzo tanto” disse timidamente Edmund, guardando il tappeto verde per terra. Fran e Mag si scambiarono uno sguardo d’intesa ma sul momento non seppero cosa rispondere.  
“Io sono rimasta per Silente, non per te!” rispose Mag ridendo dell’assurdità dell’insinuazione dell’amico. Chiamò a sé il suo Jaime e lo posò sulle gambe.  
“E io per Lupin, che poi nemmeno c’era” continuò Fran stando al gioco dell’amica.
Il fatto che fossero rimaste per lui era palese, ma ammetterlo sarebbe stato brutto e lo avrebbe messo in imbarazzo ancora di più.
Grazie” ripeté il ragazzo alzando gli occhi e incontrando quelli di Mag, che gli sorrise.  
“…E poi lo sappiamo che tu sei rimasto per la Cooman, ammettilo!” esclamò Fran lanciandogli un cuscinetto e interrompendo quello scambio di sguardi.
Passarono un’altra mezzora a scherzare sui professori strambi che avevano e a ridere fino alle lacrime, poi quando arrivò Jasmine si alzarono e andarono a dormire, felici, riempiti di quella sensazione di calma e serenità che solo un Natale ben riuscito era in grado di infondere.   


 
Note

Finalmente è arrivato Natale! Ricordo bene che l'anno scorso non abbiamo fatto particolare fatica a scrivere questo capitolo perché erano proprio i giorni di Natale. Spero che riusciate a entrare un po' nell'atmosfera anche se adesso siamo ad ottobre! Nella mia pagina ho pubblicato qualche immagine che potrebbe aiutarvi a farlo :)

Prima delle considerazioni finali vi avverto che da oggi in poi l'aggiornamento sarà una volta a settimana, il venerdì. Vogliamo andarci piano anche se abbiamo parecchi capitoli pronti, ma se pubblichiamo tutto subito non c'è più gusto. E poi così vi diamo il tempo per recensire U.U

Allora, i nostri amati Serpeverde hanno passato un magnifico Natale a Hogwarts per fare compagnia a Edmund e ai suoi fratelli. La situazione famigliare del ragazzo è un po' complicata, ne parla molto poco ma forse più avanti spiegheremo il perché.
Avete visto? Frannie è sgattaiolata un'altra volta dal vecchio Aberfoth e ha rimediato un po' di assenzio per festeggiare tutti insieme. Intanto fra Margaret e Edmund c'è qualche sentimento che inizia a lottare per emergere, ma è ancora troppo strano e troppo complicato per loro.
Vi sono piaciuti i regali? Io e Frannie (la co-autrice) ci siamo impegnate molto per inventarceli!
La scena in cui andiamo a portare la torta a Lupin - che in quei giorni era Lupo Mannaro - è una delle mie preferite di tutta la storia. Nel prossimo capitolo ci ringrazierà come potrà. No, purtroppo non sposerà Frannie XD

A venerdì! Grazie a tutti quelli che ci stanno seguendo! :)

 

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Capitolo 10
*** Appuntamenti inaspettati e cappelli a rovescio ***


VIII

APPUNTAMENTI INASPETTATI E CAPPELLI A ROVESCIO

Quella mattina a colazione i ragazzi erano più assonnati del solito. Gli studenti iniziavano ad arrivare dalle vacanze e la pausa natalizia si era ufficialmente conclusa. Nel castello regnava la confusione, i giovani maghi storditi dalle vacanze appena passate caracollavano verso le lezioni tentando disperatamente di riprendere il ritmo. Dopo il giorno di Natale Margaret e Laetitia avevano iniziato a studiare furiosamente, e dopo lunghe ed estenuanti trattative persino Edmund e Frannie si erano convinti a unirsi a loro ogni tanto, spingendo sul fatto che quello, senza i compiti da prefetto a causa della mancanza degli studenti, sarebbe stato il momento migliore per portarsi un po' avanti il lavoro. I due avevano accolto seppur molto a malincuore quell'argomentazione e si può dire che, chi più chi meno, i quattro erano arrivati ai primi di gennaio con una discreta base di studio. La giornata non si prospettava particolarmente stressante, i ragazzi erano a fare colazione in Sala Grande prima delle lezioni, quando venne movimentata nel più inaspettato dei modi.
-Dante!
Esclamò Frannie, indicando il suo gufo fulvo sfrecciare per la sala e dirigersi al tavolo dei Serpeverde. Arcobaleno pigolò sulla sua spalla saltellando impaziente. Edmund la prese in mano per calmarla e la accarezzò col dito ridendo. Margaret sentendo il baccano alzò gli occhi dal libro di Aritmanzia.
-Vuoi chiudere quella roba? Per la barba di Merlino Mag, sono le sette del mattino.
Sbuffò Frannie accogliendo il gufo sul braccio teso. Lui le becchettò l'orecchio affettuoso e la ragazza gli porse un po' di cereali sul palmo aperto. Edmund sorrise osservando la scena e Margaret alzò gli occhi al cielo, chiudendo il libro con un sospiro.
-Sono così indietro Fran, tu non capisci...
Edmund fece un ghigno affettuoso e divertito mentre afferrava al volo la Gazzetta di giornata lanciata da Silver.
-Mia madre?
Balbettò Frannie confusa, guardando la lettera con il sigillo di famiglia. La aprì in fretta temendo brutte notizie. Sgranò gli occhi con un'espressione indecifrabile e Mag e Ed si guardarono preoccupati. La ragazza si fece rossa, sembrava stesse soffocando un'emozione forte con scarsi risultati.
-Frannie...
Sussurrò Margaret porgendole la mano tentando di sfiorarla. Edmund aveva un'aria terrorizzata, non era mai stato molto bravo a consolare le persone. Gli occhi della ragazza li guardavano lucidi. Dopo un lungo interminabile momento dalle sue labbra uscì un soffio liberatorio seguito da una risata incontrollabile. Edmund si accasciò sulla panca, improvvisamente sollevato. Margaret sorrise e borbottò:
-Sei proprio un'idiota, Firwood.
Frannie si guardò circospetta intorno, con un ghigno. Fece un cenno di saluto a Draco appena arrivato dalle vacanze di Natale con aria stranamente colpevole e poi sussurrò
-Non qui. In giardino, vicino al lago, subito dopo le lezioni. Vedrete.
-Non oso nemmeno immaginare.
Borbottò Edmund ridacchiando. Frannie prese Arcobaleno e la affidò a Dante, intimandogli di portarla nella sua stanza. Il volatile la afferrò dolcemente con gli artigli e la puffola pigolò spaventata. Si alzarono in volo. Improvvisamente Jasmine apparve dietro di loro, saltellando con un grosso sorriso stampato sulla faccia.
-Cavalcata mattutina?
Chiese Mag con un sorriso.
-Sì, oh, quanto adoro quel tappeto! È stato un regalo meraviglioso, non vi ringrazierò mai abbastanza!
Rispose con sguardo sognante, poi rivolse a Frannie un'occhiata sorpresa.
-Collana nuova?
La ragazza sbiancò un istante e si toccò di sfuggita il serpente argentato che portava al collo.
“Merda. E adesso?”
Pensò, nel panico. Se Margaret avesse saputo che lei e Draco si era scambiati delle lettere e i regali di Natale durante le vacanze, sarebbe sicuramente stata intrattabile.
-Oh, ehm, sì... è un regalo di Natale.
Edmund sgranò gli occhi mentre Margaret alzava un sopracciglio.
-Un regalo di Natale? Li abbiamo scartati assieme! Non ricordo nulla del genere.
-È arrivato in ritardo perché... viene dall'America. È di mia zia... Muriel.
-Tua zia Muriel? Ma non era la zia di Fred e George?
-La mia è un'altra!
Rispose frettolosa Frannie. Lo sguardo di Margaret si trasformò in un cipiglio sospettoso e severo. Jasmine si stava già pentendo di aver fatto quella che pareva una domanda innocente, quando Edmund, che aveva capito tutto e appoggiava l’amica, si morse il labbro ed esclamò
-Zia Muriel, certo! Dall'America! Dai su, ce ne ha parlato proprio il mese scorso!
-Il... il mese scorso?
Balbettò Margaret interdetta, aggrottando le sopracciglia.
-Certo che avete una pessima memoria voi due eh? Meno male che c'è Edmund!
Rise Frannie, un po' rasserenata. Margaret la guardò con sospetto. Lei aveva un’ottima memoria, e se Frannie avesse avuto una zia americana di nome Muriel se ne sarebbe ricordata di certo.
-E ora muoviamoci, oggi abbiamo mio marito alla prima ora!
Jasmine alzò le spalle, arresa, e i ragazzi si alzarono. Margaret era ancora poco convinta, ma gli altri le sorrisero con aria innocente. Andarono a recuperare Laetitia al tavolo Corvonero, era appena arrivata a colazione e si stava annodando la cravatta con una mano mentre beveva un bicchiere di succo di zucca con l'altra. Appena vide i suoi amici avvicinarsi, alzò gli occhi al cielo.
-Di già? Ma sono appena arrivata!
-Sai che ore sono Laets?
Chiese Margaret arricciando le labbra.
-In realtà no. Che ore sono?
Accanto a lei, Belle O'Hara ridacchiò fastidiosamente e Frannie, Edmund e Mag si scambiarono uno sguardo eloquente. Laetitia captandolo arrossì leggermente.
-Andate, ok? Io vi raggiungo!
-Va bene Laets... a tra poco allora.
Disse Frannie alzando le spalle, prendendo Margaret per il polso e allontanandosi insieme agli altri.
-Sta diventando troppo amica di quella là.
Sibilò Margaret appena si furono allontanati. Frannie annuì mordendosi il labbro e Edmund mugugnò un assenso.
-"Che stai facendo Rosander? Torna a dormire!"
Le fece il verso Jasmine, assumendo la sua espressione da "prefetto perfetto". Gli altri ridacchiarono complici. Si infilarono svelti nell'aula di Difesa contro le arti oscure, c'era già qualche studente presente, tra cui Tony appena tornato dalle vacanze.
-Ciao ragazzi!
Si avvicinò stringendo la mano a Edmund e Margaret, prima di dare due baci sulle guance a Frannie.
-Grazie dei guanti! Sono molto belli!
Lei arrossì.
-Oh, beh, figurati. Grazie per Arcobaleno.
-Arcobaleno? È così che l'hai chiamata?
-Sì, beh, è stupido, lo so...
Rispose lei grattandosi nervosamente i capelli.
-No, è molto carino invece!
L'arrivo del professore interruppe la conversazione, e i ragazzi presero posto nei banchi. Margaret e Frannie corsero ai primi, con Edmund che le seguiva a fatica sgomitando. Misero le pergamene sul tavolo e Mag tirò fuori la sua penna prendiappunti. Il professore rivolse un particolare sorriso al loro banco, e Frannie strinse la gamba di Margaret sorridendo smagliante. Lupin aspettò qualche minuto, per lasciare anche agli altri studenti il tempo di arrivare a lezione. Dopo un po’ di tempo, quando anche Fred, George e Laetita furono seduti ai loro posti, cominciò la lezione.
Dopo due più che appassionanti ore di lezione sui vampiri in cui Frannie aveva fissato negli occhi il professore per tutto il tempo e Margaret e Edmund la avevano presa in giro sfacciatamente senza che lei se ne accorgesse con la penna di Mag che prendeva appunti da sola, gli studenti portarono indietro le panche e iniziarono ad accalcarsi verso l'uscita chiacchierando rumorosamente. Frannie con tutto questo baccano si ridestò dalla trance e si guardò spaesata intorno. Non si era minimamente accorta del passare delle due ore, durante le quali aveva contemplato il professore tutto il tempo.
-Come? Di già?
Margaret e Edmund scoppiarono a ridere sino a tenersi la pancia, Mag in particolare era tutta rossa e alcune lacrime le rigavano le guance.
-Ehi, che avete da ridere voi due?
Chiese Frannie, ancora più confusa di prima. Mentre i ragazzi mettevano via le loro pergamene (quella di Mag piena, quella di Edmund con qualche riga di appunto e parecchi scarabocchi e quella di Frannie immacolata) il professore si avvicinò al loro banco, mentre gli altri si allontanavano dall'aula. L'uomo chiamò anche Laetitia con un cenno, che si avvicinò titubante. Lupin sorrise dolcemente e appoggiò i pugni sul banco, chinandosi verso avanti. Frannie deglutì guardandolo negli occhi e Edmund riuscì con molto sforzo a soffocare una risatina. Margaret sarebbe sembrata impassibile, se non fosse per il color rosso rubino che si stava lentamente ritirando dalle sue guance. Laetitia sedette nel posto accanto a Edmund lasciato vuoto da Jasmine.
-Buongiorno ragazzi.
-Buongiorno, signore.
Risposero educatamente.
-Spero che abbiate passato delle belle giornate sul finire delle vacanze.
-Sì, signore. Anche troppo!
Disse Edmund sorridendo.
-Lei come sta?
Aggiunse Frannie d'un fiato. Lupin fece una smorfia impercettibile e poi tornò a sorridere.
-Sto benissimo. Non era niente di grave, sono solo di salute ahimè piuttosto cagionevole. Diciamo che da ragazzo ho conosciuto madama Chips più di quanto ci tenga ad ammettere.
Alzò gli occhi al cielo con un ghigno, i ragazzi videro passare l'ombra dei ricordi della sua gioventù nei suoi occhi. Per un attimo videro un ragazzino sveglio, con un ghigno allegro e molte meno cicatrici che sembrava in procinto di fare uno scherzo a qualche malcapitato. Durò un istante. I ragazzi lo guardarono con grande attenzione.
-Ma del resto, non siamo qui per parlare di me. Se non mi sbaglio ci eravamo accordati per un tè, giusto?
Loro annuirono decisi, ansiosi di poterlo conoscere un po’ meglio.
-Direi, se è compatibile con i vostri impegni di studio e di orario, che potremmo fare oggi stesso, alle cinque in punto.
Frannie aveva già annuito vistosamente, gli altri si guardarono un attimo, pensierosi.
-Non abbiamo allenamenti oggi, vero Mag?
Chiese Edmund, meditabondo.
-No, non mi pare! Dovrebbero essere giovedì sera.
-Ci siamo allora.
Rispose Edmund con un sorriso cordiale.
-A me va bene.
Concluse Laetitia con fermezza.
-Perfetto! Allora a più tardi! Ora su, forza, o arriverete in ritardo alla prossima lezione!
-Oh nessun disturbo professore!
Borbottò Frannie pur alzandosi insieme ai compagni.
-Arrivederci, signore!
Salutarono uscendo di fretta dall'aula. Laetitia ridacchiò scuotendo la testa.
-Neanche un'Amortentia fa quest'effetto, Fran.
-Stronzi.
Mugugnò lei, sorridendo a sua volta. Sapeva che avevano ragione. Era completamente cotta.
-Passeggiata al lago? Così vi faccio leggere la lettera. La adorerete!
I ragazzi annuirono curiosi.
-Che bello!
Sospirò Edmund stiracchiandosi.
-Ora siamo liberi sino a pranzo, oggi ci manca solo astronomia!
-Cavolo!
Margaret si batté una mano sulla fronte, affranta.
-Che c'è Mag?
Chiese Edmund scattato sull'attenti.
-Astronomia! Andremo a letto tardissimo, avrei voluto fare un risposino! E invece ora abbiamo quel tè...
-Oh suvvia Mag, dormirai subito prima di cena!
Rispose frettolosamente Frannie. Aveva paura che l'amica cambiasse idea e il tè saltasse a un altro giorno.
-O puoi dormire adesso!
Replicò Edmund.
-Non abbiamo più lezioni oggi a parte stanotte...
-Parla per te!
Sospirò Laetitia contrita.
-Già, noi abbiamo una sola ora buca e poi due ore di Aritmanzia.
Concluse Margaret alzando gli occhi al cielo. Frannie e Edmund si lanciarono uno sguardo complice. Sospirarono allegri.
-Ahhhh! Aritmanzia! Non c'è materia che mi fa più felice non seguire!
Esclamò Frannie, scuotendo i capelli pavoneggiandosi. Edmund le diede un cinque.
-Sai, Tony va forte ad aritmanzia. Penso che gli chiederò ripetizioni... che dici Frannie?
Rispose maliziosamente Laetitia. La ragazza spalancò la bocca, indignata.
-Brutta gargoyle egoista, non oserai! Non puoi vendicarti con me solo perché hai scelto la materia più barbosa del mondo magico!
Margaret sbuffò sonoramente.
-A me piace aritmanzia, Fran.
-Sì sì come n... oh. Ciao, Draco.
Edmund aveva praticamente travolto il ragazzo girando l'angolo andando verso il cortile. Si rimise in equilibrio lisciandosi il mantello e sorrise debolmente. Guardò Frannie con aria preoccupata e lei capì. Annuì ricambiando lo sguardo apprensivo.
-Ciao ragazzi!
Esclamò cordiale Malfoy, guardando amichevolmente i due prefetti e guastando impercettibilmente lo sguardo sulle altre due. Tiger e Goyle restavano due passi indietro, parlando tra loro e guardandoli di sottecchi.
“Come fanno a sembrare sempre così deficienti?”
Pensò Laetitia, guardandoli con disgusto.
-Dove andate di bello? Noi alla foresta proibita. Lezione col troglodita, oggi. Spero di non ferirmi un'altra volta, mi sono appena dimesso.
"Questo sì che sarebbe un bel risvolto di giornata"
Pensò Margaret sorridendo all'idea, e il ragazzo parve leggere il pensiero nei suoi occhi. Fece una piccola smorfia intrisa d’astio.
-In realtà stavamo andando al lago nero.
Rispose Frannie, cominciando a camminare. Gli altri la seguirono, Draco fece un cenno truce a Tiger e Goyle che si misero in coda. Laetitia e Margaret si guardarono nervosamente alle spalle, mentre i due gorilla li seguivano.
-Perfetto, allora stiamo andando nella stessa direzione.
-Già. Beh, come stava la mia Bertha?
Esclamò Frannie goffamente dandogli una gomitata amichevole, tentando di ignorare la tensione nell'aria. Il ragazzo sbuffò alzando gli occhi al cielo.
-Benissimo, purtroppo. Non ha smesso un attimo con le sue solite domande imbarazzanti. Ha quasi smontato tua madre per sapere perché non c'eri. Per fortuna ho portato Zabini con me.
-Ahah, già, non mi è mancata per niente. Almeno non ti ho lasciato solo.
Chiacchierarono per qualche minuto riguardo al pranzo di Natale di Draco, parlando di elementi del ministero che gli altri non conoscevano, ogni tanto coinvolgendo Edmund. Percorsero buona parte del giardino conversando quasi normalmente, gli altri quattro scivolavano silenziosi dietro di loro lanciandosi delle occhiatacce. Il tempo era freddo e il cielo era scuro, minacciava pioggia. Edmund sospirò e disse di sperare che la lezione di astronomia saltasse quella sera a causa del tempo. Si separarono accanto alle serre, ognuno per la sua strada, e Frannie stava per dichiarare lo stato di scampato pericolo all'amico, quando il biondo si voltò un'ultima volta.
-Ehi, Firwood. Bella collana. Chi te l'ha data? Deve aver buon gusto.
Ammiccò facendole l'occhiolino, e se ne andò.
-Grazie Malfoy, bei gemelli!
Gli gridò, ostentando naturalezza. Chiuse gli occhi e fece un respiro profondo. Le sembrò che la temperatura si alzasse di dieci gradi. Lei e Edmund sbiancarono gradualmente, mentre Margaret cominciava ad avvampare. Attimi di silenzio in cui Laetitia li guardava confusa.
-Zia Muriel eh? E pensavi di riuscire a nascondermelo? Ah!
Rise Mag, fredda. Laetitia era sempre più confusa.
-Per evitare discussioni come questa.
Rispose la ragazza alzando gli occhi al cielo.
-Certo, se pensi che quel piccolo viziato Ammazza-Ippogrifi si merita dei gemelli, peggio per te. E sto parlando anche con te Edmund, è inutile che fai quella faccia.
Rispose avvicinandosi all'amica e fingendo di osservare meglio la collana; in verità l’impulso era quello di distruggere il regalo. Fran sospirò in modo da farsi sentire, Edmund la imitò, odiava trovarsi in mezzo a queste discussioni, peggio ancora quando anche Laetitia si schierava dalla parte di Mag contro Malfoy.
- …E comunque dovresti ringraziarmi.
Continuò la ragazza sistemandosi i capelli ricci
-Per non aver detto a Laets che a settembre sei andata a trovarlo in infermeria, perché l’ho capito, sai?
-Lei ha che cosa?!
Gridò Laetitia iniziando a ricomporre il puzzle.
-Tu hai che cosa?!
Esclamò Ed contemporaneamente prima che la ragazza sotto processo avesse il tempo di ribattere, al che lei alzò le spalle rivolta all’amico, sperando che non iniziasse anche lui a rompere e chiedendosi il perché di quella reazione.
-E non potevi dirmelo che così andavamo insieme?!
Continuò il ragazzo fingendosi offeso. 
Dicendo queste parole ribaltò la situazione: adesso erano due contro due. Frannie sorrise grata, Margaret lo guardò offesissima, Laetitia sbuffò guardando male gli amici, anche Mag perché sapeva ma non le aveva detto nulla.
-Dai ragazze, è pur sempre amico mio…
Mormorò Fran cercando di non rispondere male alle amiche, che a volte sapevano essere davvero assillanti con quella storia. Loro non risposero e Edmund sbuffò dando un calcio a un ciottolo, che rotolò a lungo finendo nelle profondità del lago.
-E se vi dicessi che posso farmi perdonare? Che sto per sollevare il morale a tutti?
Disse Frannie enigmatica. Edmund la guardò speranzoso.
-Ti direi che ti sbagli di grosso.
Rispose Laetitia, secca.
-E invece sei tu che ti sbagli.
Sussurrò Frannie, saltando in avanti e andando a sedersi sotto il loro solito albero in riva al lago. Edmund la guardò con interesse, Laetitia scettica. Margaret non lasciava trapelare alcun coinvolgimento. Alzò un sopracciglio, impaziente.
-Avanti su, sedetevi!
Frannie batté con le mani a terra invitandoli ad accomodarsi accanto a lei. Svelto Edmund si infilò alla sua destra, poco dopo Mag li raggiunse e si sistemò alla sua sinistra. Non lo dava a vedere, ma era fiduciosa. In ultimo, dopo un lungo sospiro, Laetitia si sedette di fronte. Frannie si schiarì la voce per aumentare la suspense, Edmund rise, Margaret e Laetitia alzarono gli occhi al cielo. La ragazza tirò fuori la lettera e la allisciò. Recitò fieramente:
-Cara Frannie. Ti scrivo innanzi tutto per chiederti come è andata a Natale senza di noi. Tu ci sei mancata molto. Spero abbia gradito il regalo, tu ma anche i tuoi amici.
Alzò un attimo gli occhi dalla lettera, i loro sguardi si erano addolciti. Ghignò soddisfatta.
-Il motivo principale per cui ti scrivo però, è un altro. Tuo padre mi sta facendo diventare matta. Al pranzo di Natale del ministero ha discusso con Lucius Malfoy e ora ne paga le conseguenze. Ti spiego: quell'idiota (in questo caso l'idiota Malfoy, non l'idiota tuo padre) ha raccontato come una barzelletta che un ragazzino di Hogwarts nato babbano è stato sorpreso da Draco a Hogsmeade col cappello a rovescio. Ha iniziato una digressione sulla stupidità dei Nati Babbani e sulla loro scarsa adeguatezza nelle faccende del mondo magico.
Frannie alzò di nuovo gli occhi. Edmund era una statua di sale e la guardava come a dire “Che cazzo ti metti a leggere? Peggiorerai le cose così!”, Margaret e Laetitia avevano l'aria funesta. Frannie sorrise a trentadue denti.
-Allora, avresti dovuto vederlo, tuo padre si è alzato in piedi. Ha detto che il cappello a rovescio del ragazzino sicuramente non era una svista ma una "scelta di stile" ed è Lucius a non essere al passo coi tempi. Ha detto che è una moda molto recente che lui trovava molto chic. Lucius è diventato rosso perché non sapeva cosa dire e Narcissa stava per strozzarsi con l'idromele (tecnicamente per lo sgomento ma secondo me sotto sotto si stava divertendo). Fatto sta che nessuno gli ha dato retta ovviamente, e volevo sotterrarmi. Lucius allora ha risposto educatamente che sicuramente scherzava, dato che non ha mai visto tuo padre girare col cappello a rovescio, e sai l'idiota cosa ha risposto? (Stavolta l'idiota è tuo padre) "Non è vero, io uso sempre il cappello a rovescio! È la mia moda preferita!". La discussione è finita lì anche perché il ministro ha lasciato intendere di non infiammare gli animi, ma andandosene quello scemo è uscito veramente col cappello a rovescio. E anche oggi, Merlino lo perdoni, è andato a lavoro così, si vedeva l'etichetta e tutte le cuciture! Lo ho pregato di non farlo, ma lui ha risposto tranquillissimo "Non so di cosa tu stia parlando. Lo ho sempre portato così.” ed è uscito. Non so proprio che fare con lui. Se Lucius passerà al San Mungo in questi giorni probabilmente gli verrà un colpo. Draco lo hai visto? Ti ha raccontato anche lui? Buon ri-inizio di lezione, ci manchi. Mamma.
Frannie ripose la lettera nella tasca. Edmund aveva un'aria molto divertita, sorrise con la bocca aperta per lo stupore. Margaret tentava senza riuscirci di rimanere impassibile, ma sorrise e alzò gli occhi al cielo, arresa. Laetitia aveva perso ogni barriera di astio così faticosamente costruita nell'ultimo quarto d'ora ed esclamò:
-Nooo! Tuo padre è un grande! Da oggi metterò anche io un cappello a rovescio! Chissà la faccia di Draco!
I ragazzi scoppiarono a ridere.
-Guardate che lo farò sul serio! Confermerò la versione di tuo padre!
Rispose fiera, alzandosi in piedi.
-Anzi, sapete che vi dico? Vado a raccontarlo a Belle!
La ragazza si sistemò la veste e tornò verso il castello, Frannie la guardò confusa, poi si voltò verso l'altra.
-Quindi...?
Chiese ammiccante.
-Quindi ho perdonato tuo padre per frequentarli, ma ce l’ho ancora con te.
-Cosa? Ma era una storia bellissima!
-È la storia di tuo padre però, non la tua. Anzi, secondo me non lo appoggi neanche.
-Scherzi? Certo che lo appoggio! Che discorsi fai?
La ragazza fece una smorfia pensierosa.
-Se lo appoggi non avrai problemi stasera ad andare a cena col cappello a rovescio, vero?
Edmund sgranò gli occhi e si fece piccolo piccolo, sperando che quella sorte non toccasse anche a lui.
-Ehi, questo è un ricatto!
-Hai detto di poterti far perdonare, no? Fatti perdonare.
Lei sbuffò.
-Vedremo.
-Bene. Quindi vedremo se ti perdono.
Rispose Margaret giocando coi suoi capelli. Frannie alzò gli occhi al cielo.
-Vado a vedere che sta facendo Tony.
Sbottò, alzandosi pigramente. Dopo che si fu allontanata a sufficienza, Edmund si sporse verso l'amica.
-L'hai già perdonata, vero?
-Ovviamente. Però sarà divertente. Soprattutto guardare Malfoy vederla arrivare col cappello al contrario.
Rispose la ragazza ridacchiando e sdraiandosi sull'erba.
-Sei una iena, Rosander.
-Oh, finiscila Pevensie. E ringrazia che non l'ho chiesto anche a te... posso ancora cambiare idea, sai?
Il ragazzo scosse la testa sorridendo, appoggiando la schiena al tronco di un albero. Si mise a giocare distrattamente con la sua cravatta, e quando fu ora di Aritmanzia la accompagnò al castello, dove trovarono Laetitia già con il suo cappello infilato tutto storto, e poi andò a cercare Frannie. La trovò appoggiata al muro della Sala Grande che chiacchierava coi gemelli al tavolo Grifondoro. Fred era stranamente silenzioso, mentre lei e George ridacchiavano per qualche motivo.
-Ehi ragazzi, novità?
Frannie sembrava essersi ripresa bene dalla discussione di poco prima.
-Fred sta testando la nuova versione di Mou Mollelingua... non sembra una favola, eh?
Il ragazzo aveva un'espressione truce e teneva le labbra sigillate, probabilmente per non far scivolare fuori la lingua.
-Il problema è che non abbiamo trovato ancora il controincantesimo!
Ridacchiò George, guardando il gemello malizioso. L'altro ringhiò sommessamente.
-Un giorno vi passerà la voglia di giocare con quella roba!
Rise Edmund scuotendo la testa.
-Nah amico, non credo proprio!
In quel momento dalla porta principale schizzò Aslan, il gatto di Lucy, con un gattone rosso alle calcagna.
-Ehi quello è il gatto della Granger!
Esclamò George alzando un sopracciglio. Guardò Fred, che ricambiò lo sguardo sospettoso.
-E quello è il gatto di mia sorella.
Fece eco Edmund, asciutto. Aveva assunto improvvisamente un’espressione sgradevole.
-Sembrava inseguissero qualcosa.
Commentò Frannie, facendo una piccola smorfia.
-Almeno Ron capirà che non ha niente contro il suo maledetto topo. Anche dopo che se l'è mangiato continua a cacciare.
-Hanno mangiato il topo di tuo fratello?
Chiese Edmund con una faccia preoccupata e disgustata.
-Era vecchio!
Risponde George alzando le spalle, mentre Fred sorrise sforzandosi di non separare le labbra. Dalla porta, improvvisamente, fece il suo ingresso un ansante Peter.
-Dove... dove sono andati? Li avete visti?
Il ragazzo si slacciò il mantello tenendosi il fianco, aveva le guance rosse e il fiato grosso.
-Per carità amico, è questo l'effetto che fa frequentare Percy per più di cinque minuti?
Chiese George sprezzante. Frannie lo guardò interdetta, non l'aveva mai visto così scomposto.
-Lu mi ha chiesto di recuperare il gatto. Era così preoccupata, non ho saputo dire di no. Quello non è un gatto, è un demonio con la coda. Sempre dietro a quello stupido cane…
Sospirò il ragazzo, tenendosi allo stipite della porta. Frannie ed Edmund si guardarono preoccupati.
-Dai Pete, vieni, le diremo che lo abbiamo cercato insieme senza trovarlo, ok?
Lui entrò zoppicando nella Sala Grande.
-Grazie Ed. Mi farà diventare matto. Non potevamo regalarle, chessò, dei cioccolatini?
 
Quando la lezione di aritmanzia finì, Laetitia teneva la piuma infilata tra i capelli scarmigliati e un'espressione abbattuta. Margaret, che aveva più familiarità con la materia, non era altrettanto scossa ma aveva l'aria stanca e le braccia cariche di pergamene gonfie di appunti. Imboccarono il corridoio andando verso il pranzo mentre Mag infilava le pergamene nella borsa, quando si sentì chiamare.
-Ehi, Rosander!
Laetitia le diede una gomitata veloce e lei alzò gli occhi di scatto. Gomitata poteva voler dire una sola cosa: Hans Westergard. Era da qualche giorno che aveva parlato ai suoi amici più stretti di un interesse che iniziava a nutrire nei suoi confronti. O meglio, iniziava a nutrire era un eufemismo, ma i dettagli più estremi e folli della faccenda li sapeva solo Frannie. L'amica aveva imparato a tollerare le frecciatine dello scozzese per Draco dopo l'offerta della birra post partita, e ora appoggiava Mag completamente. Edmund sembrava diventare di cattivo umore ogni volta che si toccava l'argomento, cosa che faceva gongolare Frannie quasi quanto Lupin che la convocava nel suo studio dopo la lezione. Laetitia aveva sempre provato un non tanto velato disprezzo nei confronti del rosso, e preferiva non esprimersi a riguardo. Jasmine era una dei fan numero uno della potenziale coppia, e consigliò Mag principalmente parlandole di come aveva fatto a conquistare il cuore di Aladdin. Ovviamente, come Mag faceva prontamente notare ogni volta, quel caso era diverso: Aladdin a quei tempi era già assolutamente cotto di lei.
Come volevasi dimostrare, il ragazzo che la chiamava dall'altro lato del corridoio era proprio Hans.
-Oh, Westergard! Ciao!
Laetitia fece una piccola smorfia e continuò a camminare indispettita, lasciandola sola con il ragazzo che si stava avvicinando.
-Lezioni finite per oggi?
-Più o meno. Stanotte astronomia!
Rispose, aggiustandosi i capelli sperando di non essere arrossita.
-Brutta storia, brutta storia. Ti chiamavo perché questo pomeriggio Flint mi ha sfidato a una partita a scacchi. Non che lo tema, non mi dà l'impressione di essere troppo bravo. È solo che lui ha reclutato già Bletchley per dargli man forte e so che tu hai assistito Pevensie nelle sue partite qualche volta. Si tratta solo sai, di controllare il tempo e cose del genere. Sempre se non hai altro da fare, è ovvio.
-Oh.
Borbottò Margaret una volta preso coscienza della richiesta.
-A... a che ora?
Chiese, sperando che la risposta non fosse quel che temeva.
-Le cinque, in Sala Comune!
La ragazza si rabbuiò all'istante.
-Oh, mi dispiace Hans... ho un impegno stasera alle cinque... con un professore... improrogabile.
Per un attimo sembrò che il sorriso dello scozzese si incrinasse un istante, ma la sensazione svanì com'era venuta e anzi il ragazzo allargò il sorriso.
-Certo, capisco. Era solo perché so che sei già abituata a fare questa roba.
-Ovviamente. Magari la prossima volta.
Balbettò Margaret, con la netta sensazione di essere arrossita. Arrivata in Sala Grande per il pranzo, Frannie confermò la sua sensazione.
-Che hai fatto alla faccia?
Chiese, già seduta accanto a Edmund e di fronte a Jasmine. I ragazzi avevano già iniziato a mangiare.
-A-alla faccia?
-Sei tutta rossa!
Ridacchiò Jasmine, accanto alla quale la ragazza prese posto, sedendosi così di fronte a Edmund.
-Oh, Hans mi ha chiesto di controllare il tempo alla sua prossima partita di scacchi questa sera. Ho dovuto dire di no. Il tè, sapete.
Farfugliò imbarazzata a bassa voce, per non farsi sentire dagli altri commensali. Rivolse al ragazzo seduto a capotavola un'occhiata furtiva. Edmund iniziò a tossire, il succo di zucca doveva essergli andato di traverso. Frannie gli batté con energia una mano sulla schiena, sorridendo a trentadue denti.
-Scherzi? Ma è magnifico!
Esclamò Jasmine a voce un po' troppo alta.
-Shhhhhhh!!!!!
Borbottarono Mag e Frannie in coro. Margaret guardò Frannie, che le sorrise con uno sguardo che diceva "Fangirlerai con me dopo." Lei ricambiò il sorriso.
-Tu non mi hai mai tenuto il tempo.
Borbottò Edmund appena udibile con la bocca piena di pasticcio di manzo.
-Beh, tu non me lo hai mai chiesto.
Rispose Margaret, un po' infastidita. Per un attimo ebbe la tentazione di rispondere "Strano che tu me lo dica. È grazie al fatto che ti sto sempre dietro alle partite che me l'ha chiesto." ma qualcosa le disse che era meglio evitare. E poi, a ben pensarci, anche Frannie se poteva non si perdeva una partita, però Hans aveva chiesto a lei.
Per il resto del pranzo il ragazzo restò freddo e distaccato. Appena ebbe finito di mangiare si alzò, mugugnò una scusa e se ne andò in silenzio. Jasmine sospirò non appena il ragazzo sparì dietro il portone.
-Ma cosa gli prende a quello?
Frannie alzò le spalle facendo una smorfia, Margaret continuò a bere dal suo calice di succo con una stentata nonchalance, facendo finta di non aver sentito la domanda. Frannie si appuntò mentalmente di chiedere cosa veramente era successo tra loro la notte di Natale per fare chiarezza sull'accaduto. Poco dopo Lucy si alzò dal tavolo dei Grifondoro ed uscì dalla stanza, ma le ragazze non se ne accorsero.
Finito il pranzo con più calma Jasmine si allontanò con Aladdin per fare un giro, e Laetitia le raggiunse, dato che tempo qualche ora e sarebbero dovuti andare dal professor Lupin.
-Ehi ragazze!
Esclamò, sedendosi al tavolo dei Serpeverde quasi vuoto.
-Dov'è Ed?
Chiese confusa guardandosi intorno. Margaret alzò le spalle.
-Non ne abbiamo idea. Ci raggiungerà direttamente da Lupin, credo.
E invece, come se l'avesse evocato, Edmund Pevensie fece capolino nella stanza insieme alla sorella più piccola. Sembrava che stare con lei lo avesse rasserenato. Lui abbozzò un sorriso e si infilò tra Laetitia e Frannie, evitando l'altra con lo sguardo. Lucy salutò educatamente e poi filò di nuovo al tavolo della sua casa, unendosi a Ginny Weasley e Colin Canon, suoi compagni di classe. Le prime ore del pomeriggio passarono pigre e l'aria imbarazzante andò via via estinguendosi, tanto che quando si fecero le cinque l'incidente del pranzo era quasi dimenticato. I ragazzi avevano passato le due ore precedenti nel corridoio che dava sul giardino, ora era in corso un temporale. Guardarono attraverso le arcate il prato battuto dalla pioggia, e gli alberi piegati dal vento. Ogni tanto un lampo squarciava l'aria e un tuono li faceva sussultare. Frannie non stava più nella pelle aspettando il momento e gli altri tre la prendevano bonariamente in giro. Quando furono finalmente le cinque, la ragazza fu la prima a saltare giù dal muretto su cui sono seduti. Cominciò a saltellare senza ritegno, gli altri ridacchiarono.
-Dovrai darti una regolata, Fran. Non vorrai presentarti saltellando!
Disse Margaret, mettendole una mano sulla spalla per fermarla e sistemandole la cravatta. Arrivarono al piano tutti un po' emozionati. Edmund batté sulla porta, bussando leggermente. Una voce un po' stentata ma decisamente su di tono rispetto all'ultima volta li invitò ad accomodarsi. Quando Laetitia aprì finalmente, davanti a loro si presentò un uomo gioviale, con un bel sorriso sincero, i capelli striati di grigio ben sistemati e, contrariamente al giorno di Natale, ben fermo sulle gambe. Alla scrivania, oltre la sedia vuota del professore, quattro sedie comode sistemate ordinatamente su uno dei lati lunghi. Sopra la cattedra, al posto dei soliti libri e scartoffie, una grande teiera e cinque tazze, ma soprattutto un vasto assortimento di pasticcini direttamente dalle cucine.
-Bel cappello, Oaks!
Esclamò ridacchiando, riferendosi al cappello a rovescio che come deciso Laetitia aveva già messo su con grande orgoglio.
-Grazie, signore!
Rispose fiera la ragazza.
-Sedetevi, prego!
Con un gesto della mano Lupin indicò le sedie allineate davanti alla cattedra e solo dopo che tutti ebbero preso posto si accomodò sulla sua. Versò piano il tè in tutte le tazze, la sua per ultima, rifiutando un'offerta di aiuto da parte di Margaret.
-Prendete, mangiate pure. Non saranno buoni come la torta che avete portato a Natale, ma...
-Le è piaciuta, quindi?
Lo interruppe Frannie sorridendo a trentadue denti, per poi arrossire leggermente subito dopo.
-Oh, semplicemente deliziosa. Triplo cioccolato... la mia preferita.
Edmund allungò la mano e prese un bignè alla crema, addentandolo con gusto.
-Mhhh. Anche questo è buonissimo, però!
Esclamò, assaporando il dolcetto. Fece un'espressione tale che le ragazze si affrettarono a pescare un dolce a testa e ad assaggiarlo, non prima che Margaret gli avesse lanciato il suo sguardo da sei-una-pattumiera-Edmund-Pevensie.
-Davvero ottimo!
Concordò Laetitia, masticando un muffin alla carota.
-Mi dica professore...
Cominciò Edmund, allegro.
-Le interessa molto il Quidditch? Ho notato che sinora non si è perso una partita!
L'uomo sorrise, ma sembrò intristirsi leggermente.
-In realtà non ne vado pazzo. È più un'abitudine di quando ero ragazzo.
-Giocava, forse?
Azzardò Margaret, sorridendo conciliante.
-No, no. Non sono mai stato bravo sulla scopa. Preferisco tenere i piedi per terra, se posso. No, andavo a vedere i miei amici.
-Erano bravi?
Chiese Laetitia, incuriosita. Gli altri ascoltavano con attenzione.
-Sì. Uno, soprattutto. Ha anche una targa nella scuola, sapete. Magico sulla scopa.
Il suo sguardo assente vagò per epoche lontane.
-Erano vivaci però, eccome. Silente mi fece Prefetto sperando che riuscissi a contenerli, ma sapevo in partenza che non ce la avrei mai potuta fare. Sarebbe stato come cercare di fermare la pioggia. Inutile e frustrante.
Sbuffò sorridendo dolcemente.
-E così, ho comprato un ombrello.
I ragazzi si guardano tentando di decifrare quello che avevano appena sentito, poi l'uomo parve scuotersi. Bevve un sorso di tè.
-Ma non siamo qui per parlare solo di me, spero. Ditemi un po', avete i G.U.F.O. quest'anno, mi sbaglio?
Frannie sbuffò leggermente, Edmund abbassò lo sguardo. Laetitia aveva l'aria contrita e Margaret fece una piccola smorfia di disappunto.
-Oh, ovviamente so che nel tempo libero non amate parlare di esami ma...
-È veramente pesante. I compiti, lo studio e tutto il resto.
Sbottò Frannie, sconfortata.
-Noi ce la caviamo, però.
Mormorò Margaret, sicura di sé.
Laetitia annuì leggermente.
-Non ne dubito. So come siete durante le mie lezioni e ho anche sentito qualcuno dei miei colleghi a riguardo... sono sicuro che non avrete problemi. Insomma, persino ahèm, Severus non ha niente da ridire nei vostri confronti. E io lo conosco, eravamo in classe insieme da ragazzi.
-Beato lei, che è sicuro...
Sbuffò Edmund mordendosi il labbro. I ragazzi cercarono di processare l'idea di Piton giovane in classe con qualcuno. Il professore decise che era meglio cambiare argomento.
-Sono felice che le Case ora si mischino tra loro. Quando ero uno studente sarebbe stato impensabile trovare gruppi così eterogenei. Ho visto che frequentate anche i Weasley, giusto?
-Sì, è vero. E anche qualche Tassorosso in realtà.
Edmund guardò Frannie di sottecchi,
-Ma la verità è che è ancora un po' così. Non sono tanti quelli che fanno amicizia al di fuori della propria Casa.
-Beh, questo vi rende ancora più onore al merito.
Esclamò Lupin, soddisfatto.
-Non voglio che se ne vada.
Disse Frannie di fretta, come pensando a voce alta. Appena si rese conto di quello che aveva detto, sgranò gli occhi. Laetitia le lanciò un'occhiata furtiva, Margaret si irrigidì. Edmund si schiarì la voce e aggiunse, per coprirla.
-Beh, sa, sinora nessun insegnante di difesa è durato più di un anno... Silente glielo avrà detto.
L'uomo sorrise imbarazzato.
-Beh, grazie Firwood. E sì Pevensie, ne sono al corrente. Mi auguro di insegnare qui il più a lungo possibile naturalmente, anche se le mie condizioni di salute potrebbero rendere difficile...
-Dice così perché non ha visto il professor Raptor. Altro che condizioni di salute!
Sghignazzò Laetitia, maliziosa.
-O Allock. Anche lui non era esattamente a posto!
Aggiunse Edmund, divertito.
-Sono sicuro che anche loro avevano le loro qualità.
Esclamò Lupin pacatamente.
-Solo perché non li conosce, mi creda.
Concluse Margaret. Gli altri annuirono vistosamente, e anche al professore scappò una risatina. Frannie pensò che se le fosse venuto un infarto in quel momento, sarebbe morta contenta.
Quando l'ultima goccia di tè fu bevuta e l'ultima briciola di dolce mangiata, quando ormai tutti gli animali fantastici presenti nelle teche della stanza erano stati descritti e tutti i dubbi chiariti, i ragazzi, affascinati e soddisfatti, si accomiatarono.
-Ora dobbiamo proprio andare, professore. Tra poco è ora di cena.
Disse gentilmente Edmund, facendo scorrere la sedia indietro e alzandosi in piedi.
-Certamente, non voglio trattenervi oltre.
Rispose l'uomo alzandosi per educazione a sua volta. I ragazzi andarono verso la porta, salutando calorosamente.
-Venite a trovarmi quando volete.
-Sì professore.
Risposero cordialmente. Frannie fece come per dire qualcosa, ma ci ripensò.
-Non mancheremo.
Disse semplicemente, e si chiuse la porta alle spalle.
-Non è carinissimo?
Sussurrò, quando si furono allontanati abbastanza. Gli altri scoppiarono a ridere.
-Ci mancava solo che facessi una serenata, Frannie!
Esclamò Margaret sghignazzando.
-Non è colpa mia...
Borbottò imbarazzata.
-E chi cena adesso? Sono piena come un uovo!
Sospirò Laetitia, toccandosi la pancia.
-Ah, io cenerò di certo!
Esclamò Edmund, divertito.
-Ehi! Dove credi di andare tu?
Chiese Margaret d'un tratto, afferrando Frannie per la spalla.
-A cena!
Rispose l'amica innocentemente, alzando le spalle.
-Non dimentichi qualcosa?
Disse ammiccando verso il cappello della Corvonero. La ragazza sospirò rumorosamente.
-Oh Mag, non dirai sul serio! Credevo...
-Cosa, che ti avessi perdonata così in fretta? Ero solo in pace perché avevi promesso!
-Andiamo Mag, per favore...
-Niente da fare! O cappello o niente.
Frannie sbuffò un'altra volta e si diresse strisciando i piedi verso il dormitorio.
-Sei proprio cattiva.
Sussurrò Edmund con un ghigno.
-Oh, sciocchezze. Ha fatto benissimo.
Replicò Laetitia soddisfatta. Quando la ragazza entrò nella Sala Grande aveva l'aria truce ma decisa. Se c'era qualcosa in cui era esperta era fare buon viso a cattivo gioco. Attraversò tutta la sala e si avvicinò al tavolo. Draco non la salutò ma al suo passaggio si sistemò sulla panca a disagio.
-Bel cappello Firwood!
Abbaiò il capitano della squadra qualche posto più in là rispetto ai suoi amici. Jasmine la guardò confusa.
-Non lo sai, Flint? È l'ultima moda.
Rispose risoluta la ragazza, sedendosi nel posto vuoto accanto a Margaret. A quelle parole Malfoy prese un colore vagamente giallastro e Mag gongolò sonoramente, Frannie dal canto suo era decisa a non incrociare lo sguardo dell'amico e non si accorse della sua espressione turbata.
-Ti odio.
Sillabò senza voce, lasciando che Margaret le leggesse le labbra. In tutta risposta la ragazza sorrise sorniona. Edmund scosse la testa senza speranza.
-La finirete mai con questa storia?
-No.
Risposero entrambe all'unisono, guardandosi con aria di sfida. Al tavolo infine li raggiunse una splendida notizia: causa nuvole e maltempo la lezione di astronomia era stata annullata. Tutti i ragazzi del quinto anno esultarono a gran voce. Quando tornarono al dormitorio, Frannie con una certa fretta, si buttarono sul letto con un sospiro liberatorio. Avevano salutato Edmund davanti a quello maschile e Jasmine era andata a fare un giro notturno sul tappeto con Aladdin, erano sole. Fran si sfilò il cappello e lo raddrizzò per il verso giusto, buttandolo poi ai piedi del letto con un gemito di fastidio. Fece per dire all'amica quanto pensava fosse spregevole, quando lei la precedette.
-Non. Ci. Credo!
Esclamò, buttandosi un cuscino in faccia tentando di reprimere l'emozione.
"Hans" ricordò Frannie, e decise di passare sopra ai commenti acidi, almeno per questa sera.
-A me! Ha chiesto a me! Certo, ha motivato la scelta, ma anche tu segui Edmund nelle partite no? Eppure ha chiesto a me.
-È vero.
La assecondò sorridendole.
-Del resto conosce meglio me che te, sarebbe stato strano il contrario, però...
-Voleva invitarti, Mag. Voleva te e te l'ha chiesto.
-È così, non è vero?
Chiese con un gran sorriso.
-È così.
Margaret squittì affondando nuovamente la faccia nel cuscino.
-La prossima volta ci andrai.
La ragazza spuntò dal letto con aria improvvisamente preoccupata.
-E se non ci fosse una prossima volta?
Chiese con un'espressione di puro terrore.
-Ci sarà.
-Sarei dovuta venire oggi. Magari interpreta male e...
-Non interpreterà niente Mag, vedrai. Ci sarà di sicuro una prossima volta. Ne sono certa.
La ragazza annuì, ma sembra poco convinta.
-Fidati di me. È solo questione di tempo.
Continuò l'amica, rassicurandola. Le due si infilarono il pigiama discutendo sulle tattiche da adottare e su come ora Margaret si sarebbe dovuta comportare in presenza del ragazzo. "Naturale ma cordiale" le intimò Frannie seriamente. Quando arrivò Jasmine, dormivano già. Sorridevano nel sonno.
 

NOTE
 
Eccoci alla fine di questo capitolo. Le cose tra Mag e Edmund sembravano andare sin troppo bene per due amici stretti come loro, e a quanto pare Margaret ha deciso di allentare la presa e concentrarsi su qualcos'altro. O qualcun altro. Chi mi segue dovrebbe conoscere molto bene la mia ossessione per Hans, e dal momento che Mag è il mio personaggio, è stata totalmente fulminata da questo magnifico esemplare di essere umano. Forse si è convinta di aver voluto stare con Edmund solo per spirito da crocerossina, chissà XD
Il nostro povero Ed non sembra entusiasta all'idea. Affronterà Margaret o anche lui, schiavo dell'orgoglio, troverà qualcuno con cui consolarsi?
Il nostro amato professore di Difesa invece si è lasciato andare un po' troppo ai sentimentalismi, ma noi gli vogliamo bene comunque. È possibile che non tutti saranno contenti di questo bel rapporto professore-alunno instaurato coi ragazzi... ma ne saprete di più al prossimo capitolo.

A venerdì!
 

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Capitolo 11
*** L'ira di Piton ***


IX

L'IRA DI PITON
 
Dopo una sola settimana di lezioni, gli studenti del quinto anno furono sommersi di compiti da tutti i professori, compreso Lupin.
“La prima metà dell’anno ormai è passata, è tempo di impegnarsi seriamente” aveva annunciato la McGranitt prima di iniziare a spiegare la Trasfigurazione dei mammiferi; alla fine della lezione aveva assegnato un tema di mille parole sull’argomento.
“Fatelo per la settimana prossima, avete tempo sufficiente, sì, signor Weasley, sono sicura che tra una ragazzata e l’altra possiate trovare il tempo per farlo” aveva risposto severa alle occhiatacce di George, portavoce del generale disagio della classe.  
“Sono completamente pazzi” sbuffò Edmund quando uscirono da lezione.
Mag era più preoccupata del solito e disse che avrebbe iniziato quel giorno stesso, mentre i gemelli Weasley sembravano totalmente a loro agio, nonostante in aula avessero dato l’idea opposta, come Frannie, che avrebbe fatto tutto all’ultimo momento e avrebbe guadagnato ugualmente dei punti per la sua Casa.
Consumarono un pranzo veloce e si recarono verso l’aula del professor Ruf. Mag e Laetitia presero un banco in fondo all’aula e iniziarono il tema per la McGranitt (“almeno noi diamo un senso all’inutilità di queste lezioni”), mentre la magnifica penna Prendiappunti di Mag, prestata a una Frannie seduta poco più avanti, scriveva parola per parola la lezione, la ragazza intanto chiacchierava allegramente con Edmund e i gemelli Weasley.
Alla fine della lezione erano tutti sollevati: Mag e Laets avevano placato un po’ l’angoscia ed erano già quasi a metà tema, mentre Fran aveva riso per tutto il tempo per una storiella che le avevano raccontato Fred e George sulla loro ultima disavventura con Gazza, la sera prima. Mentre si incamminavano verso la Sala Comune Serpeverde, la raccontarono a Mag e a Jasmine.
I due ragazzi avevano raccontato che la sera prima stavano girando per i corridoi indisturbati quando un petardo difettoso del Dottor Filibuster in tasca di Fred si era acceso improvvisamente proprio mentre da quelle parti passava Mirtilla Malcontenta, che aveva iniziato ad urlare indispettita. I due avevano cercato di pregarla di non dire niente a nessuno, ma lei aveva iniziato a urlare dicendo che avevano disturbato il suo sonno ristoratore.
“…E allora Fred le ha fatto notare che essendo morta non aveva alcun bisogno di dormire…” disse Fran con le lacrime agli occhi.
“E lei ha urlato ancora più forte, attirando l’attenzione di Gazza, che li ha fatti mettere in punizione” concluse Edmund, vedendo che Fran aveva difficoltà a continuare a parlare, soffocata dalle risate.
“…E adesso devono pulire per una settimana le serre” concluse Frannie.
“Che idioti” disse Mag prima di scoppiare a ridere anche lei.
Dall’altra parte del castello, però, c’erano due persone che non si stavano divertendo per niente.
Terminata la lezione con i ragazzi del secondo anno, Remus Lupin si era reso conto con sommo dispiacere di aver dimenticato nell’aula professori alcuni libri che gli sarebbero serviti il giorno seguente per affrontare una lezione sui Sortilegi Scudo. Camminò stancamente attraverso i due ampi corridoi che separavano il suo studio dall’aula ripensando con affetto al calore che molti studenti dimostravano nei suoi confronti; nonostante la stanchezza e l’imminenza di una nuova luna si sentì rincuorato dal pensiero di quella ragazza, Firwood, che gli aveva fatto intendere di essere molto amato tra gli studenti. Arrivò finalmente davanti alla porta. Pregò in goblinese di non ritrovarsi da solo con Piton e l’aprì.
Piton c’era, dovette constatare con sommo rammarico, ma fortunatamente non era solo: con lui c’era Minerva che correggeva dei compiti. Ogni tanto la sua bocca si arricciava disgustata per quel che leggeva; si sporse un pochino e distinse un foglio tutto pasticciato appartenente palesemente a Neville Paciock. Piton invece scriveva indaffarato su una pergamena.
La voce del piccolo, stupido Remus adolescente, che da quanto era tornato a Hogwarts emergeva sempre più spesso, si chiese se si fosse lavato i capelli qualche volta da quando aveva messo piede a Hogwarts, vent’anni prima. Scacciò subito quel pensiero e salutò cordialmente i colleghi, sedendosi al tavolo e cercando con gli occhi i libri che aveva lasciato. Sicuramente erano stati sommersi dai numerosi libri e pergamene che lasciavano sempre in giro Filius e Pomona.
“Per caso avete visto dei libri sugli incantesimi Scudo?” chiese iniziando a impilare per i colleghi i vari libri, nel tentativo di fare un po’ di ordine.
Piton lo ignorò per qualche lungo istante, prima di fare un cenno negativo, mentre Minerva staccò esausta gli occhi dal compito.
“Ti aiuto volentieri, altrimenti rischio di andare a prendere per le orecchie quel somaro” esclamò con aria contrariata. La donna si pentì subito di quell’affermazione, vedendo che sul volto di Piton si era dipinto un sorriso di trionfo.
“Paciock è una calamità per Hogwarts, Minerva, era ora che te ne accorgessi” disse senza sollevare il viso dalla sua pergamena.
La strega strinse le labbra. Non le piaceva parlar male degli studenti, men che meno con Severus, che le dava sempre ragione, ma la faceva anche sentire sbagliata.
“Beh, c’è da dire… Tutto sommato… Che gli darò la sufficienza” cercò di riparare il danno “Dopotutto le conoscenze minime le ha acquisite”
Piton alzò le spalle e tornò a scrivere. Remus decise di intromettersi.
“Neville è migliorato molto dall’inizio dell’anno” disse sorridendo “Forse basta sapere come prenderlo, alla fine”
“Forse hai ragione, Remus” convenne Minerva, anche se non aveva alcuna intenzione di essere meno severa con il ragazzo del terzo anno. Aveva giurato a sé stessa che non avrebbe mai fatto le preferenze con nessuno (salvo Potter, ma non in ambito scolastico, quindi la sua coscienza era immacolata). Ancora una volta Piton ignorò i due colleghi.
“Il ritorno dalle vacanze è sempre difficile” esordì Minerva alzandosi in piedi e iniziando a riordinare i libri ammassati sull’ampio tavolo “Oggi ho rischiato di trasformare i gemelli in due scimmie, tanto erano agitati”
Lupin scoppiò a ridere. Tipico della professoressa McGranitt minacciare di trasformare gli studenti in qualcosa che richiamasse il loro carattere o per rimarcare un concetto. Una volta, una vita prima, aveva minacciato James e… Lui di trasformarli in due statue di legno, se non avessero smesso di parlare durante la sua lezione.
“Ammetto che quella classe è parecchio difficile anche per me” disse continuando a sorridere. Piton alzò le spalle. Nelle sue ore era davvero raro avere problemi di disciplina. Forse solo una volta aveva dovuto riprendere un Tassorosso che aveva osato chiedere al compagno davanti le indicazioni su cosa fare.  
“…Ma ci sono tanti cari ragazzi. È forse la classe più unita che ci sia a Hogwarts, Serpeverde compresi” aggiunse ammirato.
“Hai ragione, in questi ultimi anni si sono uniti molto” convenne Minerva, che forse stava facendo caso a quell’aspetto per la prima volta da quando quei ragazzi avevano messo piede a Hogwarts.
“Proprio la settimana scorsa ho avuto la possibilità di discuterne con Rosander, Pevensie, Firwood e Oaks, davanti a un tè” aggiunse Remus con noncuranza, ignaro della catastrofe che avrebbero generato le sue parole.
“Ma davvero?”
Finalmente Piton parlò. Non c’era nulla di rassicurante nelle sue parole. Remus, però, che aveva iniziato quel discorso con tutte le buone intenzioni di questo mondo, non si accorse del tono del collega.
“Sì! Sono molto amici con i Weasley, ma anche con alcuni Tassorosso, McMartian e Rosie, mi pare” disse tutto soddisfatto “Non ho visto molti studenti di Case diverse così uniti”
Piton strinse le labbra, mentre Minerva si mostrò interessata al discorso del collega.
“Non ci ho mai fatto caso” rifletté la professoressa per un attimo “certo, le volte in cui non si parlano sono sempre a ridosso delle partite di Quidditch… In ogni caso è davvero una bella cosa, non trovi, Severus?”
“Ammirevole” mormorò il professore facendo intendere che pensava esattamente il contrario.
“…Non è mia abitudine offrire il tè ai miei studenti” aggiunse con noncuranza.
“Oh, beh, nemmeno io” rispose subito Lupin sentendo il sorriso vacillare per la prima volta “Ma i tuoi studenti e Oaks sono stati così carini con me a Natale che offrir loro un tè mi sembrava il minimo!”
Piton strinse gli occhi, Minerva prese parola.
“Che cosa vuoi dire?”
Lupin pensò saggiamente che fosse meglio omettere il dettaglio della torta regalo.
“Hanno saputo – immagino da voi – che ero indisposto per… Beh, lo sapete… E sono passati a fare gli auguri anche a me” disse alzando le spalle. Capì che forse sarebbe stato il caso di non dirlo a Severus, vista la sua reazione, ma, che diamine, ormai erano passati gli anni in cui si odiavano deliberatamente!
“Oh, eccoli!” finalmente intravide i suoi tre libri. Li prese.
Minerva intanto aveva sorriso con calore, un sorriso che pochi studenti avevano avuto la fortuna di conoscere, mentre chi la conosceva come Minerva ormai sapeva riconoscere come autentico.
“Molto gentile da parte loro”
“Ti è passato per la mente, per un attimo” esordì Piton con un sorriso maligno dipinto sul volto “…Che lo abbiano fatto solo per conquistarsi la tua benevolenza?”
Mettere in discussione il gesto così bello che avevano fatto quei ragazzi diede parecchio fastidio a Remus, così, assumendo un bel sorriso falso, rispose a tono.
“Eventualità che ho già preso in considerazione, grazie Severus” disse alzandosi in piedi e respirando stancamente “ma fino a prova contraria sono io l’esperto di Arti Oscure, anche quelle messe in atto da un branco di ragazzini che mirano a voti più alti, quindi confido che me ne sarei accorto”
Minerva sembrava spaesata dal gelo che si era improvvisamente creato nell’aula professori. Remus e Severus si guardarono placidamente con aria di sfida, finché Piton non fece un cenno con la testa per dire “è come dici tu” e la questione si chiuse, anche se continuò a maledire l’odiato collega nella sua mente.
“Ora, se mi volete scusare, torno nel mio studio!” disse Lupin tornato sorridente “A stasera!”
I due colleghi lo salutarono e lui si chiuse la porta alle spalle. Si diresse verso il suo studio pensando che non c’era da stupirsi se i Serpeverde erano comunemente considerati persone sgradevoli.
“…Con un direttore della Casa così…” pensò amareggiato.
*
Quella sera, mentre Severus Piton si ritirava nelle sue stanze nei sotterranei covando sentimenti di puro odio nei confronti degli studenti del quinto anno, degli ignari Frannie, Margaret, Edmund e Laetitia si dirigevano sorridenti verso le rispettive Sale Comuni. I tre Serpeverde avevano deciso di accompagnare Laetitia fino alla Torre Corvonero, dato che non avevano voglia di tornare immediatamente nei Sotterranei.
“Così ci muoviamo un po’… Siamo sempre seduti a studiare!” disse Mag quando l’amica Corvonero chiese loro se erano sicuri di fare tutte quelle scale per niente.
Il tragitto fu più lungo del solito: oltre alle numerose scale che sembravano non aver voglia di trasportarli (“sei sicura di non aver una maledizione, Laets?” – aveva chiesto Fran alzando gli occhi al cielo all’ennesima rampa di scale che aveva cambiato direzione all’ultimo), un branco di Grifondoro e Tassorosso del primo anno era passato davanti al gruppo. Fran si arrabbiò al punto che, in accordo con Edmund, urlò ai ragazzi che si allontanavano “Cinque punti in meno a Grifondoro e Tassorosso!”.
I ragazzi, vedendo per la prima volta il distintivo sul petto dei due Prefetti erano sbiancati e avevano balbettato delle scuse.
“Così imparano” annuì Mag d’accordo con la decisione dei due amici.
“Se fossero stati Corvonero non avreste tolto loro dei punti, vero?” chiese Laets ridendo.
“Ovviamente no” disse Fran prima di aggiungere con un sorriso “…dato che tu sei qui con noi”
La ragazza alzò gli occhi al cielo e sorrise. Ormai erano arrivati, perciò Fran, Mag e Edmund tornarono indietro dopo aver dato la buonanotte all’amica.
Quando entrarono nella Sala Comune decisero di andare a dormire presto: il giorno seguente avrebbero cominciato con due ore di Pozioni, per concludere con Antiche Rune. Non erano sicuri che sarebbero sopravvissuti.
Le due ragazze diedero la buonanotte a Edmund e salirono le scale del loro dormitorio. Jasmine era già arrivata, così rimasero un po’ a parlare con lei. Arrivate le undici Mag insistette per spegnere la luce e dormire, così si coricarono e entrarono ben presto nel mondo dei sogni.
L’indomani si attardarono un po’ a colazione.
“Muoviti, Ed! Piton ci uccide se arriviamo dopo di lui!” Mag pregò Edmund, che stava prendendo distrattamente un nuovo bambolone alla crema.
“E va bene, e va bene!” si alzò e mangiò il dolce durante il tragitto.
Arrivarono proprio mentre il professore si avvicinava all’aula, con il suo solito mantello nero che lo faceva sembrare un pipistrello molto cresciuto.
“Buongiorno, ci scusi!” disse Laetitia.
Piton fece una cosa molto strana. Aprì la porta e li lasciò passare con un gesto che da parte di qualsiasi altra persona sarebbe potuto sembrare educato e galante, ma da parte sua, con quel sorrisetto indecifrabile, a Mag sembrò di più un invito a entrare in una cella di Azkaban.
Piton chiuse la porta non appena anche Edmund fu entrato mentre masticava l’ultimo boccone di dolce. La porta si chiuse con un tonfo sordo. L’inferno stava per iniziare.
“Oaks, Pevensie!” chiamò il professore vedendo i due ragazzi che stavano prendendo posto in fondo all’aula “Ci sono quattro posti più avanti” scandì con un sorriso maligno.
I quattro notarono con sommo dispiacere che c’era un banco da due vuoto in seconda fila e un altro in terza fila, nella fila accanto. Osservati da tutta la classe si posizionarono dove aveva indicato il professore senza ribattere. Mag si mise accanto a Laetitia, mentre Fran seguì Edmund.
“Oggi preparerete la Pozione per Attraversare una Fiamma Incantata” annunciò il professore con la voce strascicata.
L’intera classe ebbe un leggero fremito. Era una pozione decisamente difficile da preparare. Mag ricordava di averla intravista fra le ultime pagine del libro di Pozioni del quinto anno, e loro erano poco prima della metà.
“Ora” continuò il professore sogghignando leggermente alla vista dell’intontimento generale in cui era precipitata la classe “Chi sa dirmi a che cosa serve questa pozione?” si guardò intorno. Nessuno alzò la mano; erano tutti impreparati.
“Allora chiamerò io. Oaks.”
Mag sentì Laetitia sussultare accanto a lei e le sue viscere si strinsero.
“Io… Ehm…” presa alla sprovvista, per di più da un professore che incuteva un certo timore, iniziò a balbettare “Credo che serva per superare una barriera di fuoco” riuscì a dire infine.
“…In altre parole un’inutile perifrasi del nome della pozione. Cinque punti in meno a Corvonero.”
Mag non riuscì a celare il suo sbigottimento; guardò esterrefatta l’amica, che sembrava essere rimasta stordita da ciò che aveva appena detto il professore. Erano anni che non toglieva punti ai Corvonero, e di certo non per colpa sua.
“Qualcun altro? Pevensie?”
Edmund si irrigidì, intanto Belle, la compagna Corvonero diede un colpetto sulla spalla all’amica, seduta davanti a lei.
“Beh, ci sono vari tipi di fiamme, quindi immagino che gli ingredienti cambino a seconda del colore della fiamma…” azzardò il ragazzo cercando di rimanere lucido. Si pentì all’istante di aver mangiato l’ultimo bombolone.
Immagina?!” Rispose Piton con aria sarcastica “Rosander, ha qualcosa da aggiungere?”
Margaret perse un colpo, poi iniziò a balbettare. Pensava che fosse finita, e invece era appena iniziata. Sotto pressione era la studentessa che faceva più fatica, in quel gruppo di amici.
“Beh, ricordo che…” si bloccò per prendere fiato “come ha detto Edm… voglio dire, Pevensie, in base al colore della fiamma – blu, giallo, verde e nero – ci saranno degli ingredienti diversi. Posso azzardare… Erba fondente… Alga rossa del mar Caspio… e…” completamente paonazza non riuscì ad aggiungere altro.
“…Luparia…” aggiunse il professore.
Mag – e il resto della classe – non capì di cosa stesse parlando, e Piton lo captò subito, esattamente come aveva immaginato.
“Luparia, Rosander. Luparia. Conosciuta anche come Aconito. Sono cose che saprebbe anche un Nato Babbano del primo anno.”
Non era un insulto ai Nati Babbani. Era un insulto alla sua ignoranza. Rimasero tutti con il fiato sospeso, mentre Mag impallidì per l’errore grossolano che aveva fatto. La verità era che dopo la lezione introduttiva del primo anno, nessuno, compreso Piton, aveva più chiamato l’Aconito “Luparia”. Belle, dietro di lei, annuiva saccente, gesto che Fran non poté non notare. La sua espressione di disgusto nei confronti della compagna Corvonero si trasformò in paura quando sentì pronunciare anche il suo nome dal professore.
Firwood, è in grado di mettere in ordine tutti i frammenti che i suoi colleghi sono riusciti a balbettare fino ad ora?” chiese con un ghigno malefico dipinto sul volto.
Fran era piuttosto brava ad ascoltare gli interventi dei colleghi e a rigirarli in modo migliore per guadagnare punti e non destare sospetti, ma quel giorno quella sua abilità non la fece sorridere.
“Ecco, questa pozione serve per attraversare incolumi una fiamma prodotta dalla magia. Gli ingredienti variano in base alle fiamme che il mago o la strega si trovano davanti. Al momento conosciamo le fiamme blu, gialle, verdi e nere”
Piton strinse le labbra e non rispose. Evidentemente la definizione della ragazza era inattaccabile. La classe, però, notò con disappunto che le risposte insufficienti di Rosander e Pevensie non avevano fatto perdere punti ai Serpeverde.
Piton diede le spalle alla classe e andò a sedersi alla scrivania.
“Gli ingredienti e la preparazione li trovate a pagina 725. Entro la fine della lezione dovete preparare questa pozione per le Fiamme Nere”
Tutta la classe si affrettò a cercare la pagina indicata. Avevano capito tutti che quel giorno non era aria. Mag si voltò per guardare Fran e Edmund con fare interrogativo; i due alzarono le spalle per farle capire che non si spiegavano quel comportamento nemmeno loro. Piton non si era mai comportato in quel modo con la loro classe. Forse qualche volta aveva strapazzato qualche Tassorosso più del dovuto, ma mai si era scagliato con tanta arroganza contro i quattro studenti, men che meno con quelli appartenenti alla sua Casa.
Dopo tre quarti d’ora Mag e Laetitia erano decisamente in difficoltà. Era la materia che più odiavano – professore compreso – e quella lezione così difficile non era prevista. Lo stesso per Fran e Edmund, poco più in là. Fran era sicuramente la più brava fra i quattro, anche Edmund generalmente se la cavava, ma questa volta era così teso che l’amica dovette aiutarlo. Piton iniziò a fare un giro fra i banchi. Il primo a ricevere un insulto fu proprio il Prefetto Serpeverde.
“È così che ha sminuzzato lo zolfo, Pevensie? Sul libro c’è scritto “polvere, questi sembrano quasi sassi. Lo rifaccia.”
Edmund sollevò il viso adirato solo quando il professore passò oltre.
“Ma che gli prende oggi?” sussurrò all’orecchio dell’amica.
“Non ne ho idea” rispose Fran, preoccupata alzando gli occhi. Qualche paiolo più in là nemmeno Mag stava passando un buon momento.
“Oh, bene. A quanto pare Pevensie le ha attaccato l’incapacità di leggere. Le pare forse azzurra, questa pozione, Rasander?” chiese il professore attendendo una risposta che tardò ad arrivare.
“…Oaks le ha forse tagliato la lingua? Goffa com’è non mi stupirei.”
Mag dovette alzare il viso paonazzo e rispondere un “no” sussurrato.
“No, signore” aggiunse Piton, rigido. Lei abbassò gli occhi, mortificata.
“Mi scusi, signore. Provo a rimediare”
“Ti conviene, Rosander. Perché alla fine della lezione daremo un po’ della pozione al tuo gatto e staremo a vedere cosa succede. Forse così imparerai a fare le cose per bene.” disse lentamente prima di voltarsi e andarsene, lasciando Mag e Laetitia orripilate all’idea.
Mag si voltò verso il fondo dell’aula, dove Jaime e Rui sonnecchiavano ignari di tutto, poi sentì Laets che chiedeva aiuto a Belle; lei invece preferì rivolgersi a Fran, anche se non sembrava messa molto meglio di lei, ma almeno la sua pozione era arancione, come indicato sul manuale.
Intanto Fred e George lanciavano occhiate sospettose ai quattro amici, chiedendosi se per caso si fossero persi qualcosa negli ultimi giorni. Forse avevano disturbato il professore durante il riposino pomeridiano, o gli avevano calpestato il mantello… Nemmeno con loro, sempre molto attenti a comportarsi bene con Piton, si era mai rivolto in quel modo, arrivando a minacciare gli animali domestici.
“Firwood, nessuno ti ha chiesto di esibirsi” tuonò Piton dall’altra parte della sala, dove faceva finta di osservare la pozione preparata da Tony McMartian “torna alla tua pozione!”
La ragazza aveva appena aggiunto un crine di Thestral nel paiolo di Edmund. Fortunatamente non l’aveva vista mentre suggeriva a Mag di abbassare il fuoco, tenuto troppo alto.
Piton raggiunse ad ampie falcate il banco di Edmund.
“A quanto pare anche i vostri gufi tenteranno la sorte fra le fiamme!” disse a denti stretti con un sorrisetto di trionfo.
Intanto Mag si era legata i capelli e aveva iniziato a lavorare in modo disperato. Nonostante i suggerimenti di Fran, aveva di nuovo sbagliato a tagliare l’Erba Fondente e Piton non aveva perso l’occasione per insultarla di nuovo. La ragazza era sull’orlo di una crisi di panico.
Quattro file più in là Jasmine e Aladdin parlottavano fra di loro, chiedendosi cosa stesse succedendo. Tutta la classe si era accorta che i quattro studenti erano stati deliberatamente presi di mira, quel giorno. Verso la fine della lezione, all’ennesimo “Dimmi, Oaks, mi hai sentito quando ho detto che le dosi dovevano essere la metà di quelle scritte sul libro? Non sai contare?!” e dopo i vari “Firwood, quanta acqua del Lago Nero hai intenzione di mettere?!”, tutti gli studenti, tranne i quattro sventurati, parlottavano fra loro, ma Piton sembrava non accorgersene, troppo impegnato a torturare i suoi odiati bersagli.
Solo alla fine, quando arrivò il momento della Verità, disse mollemente “Silenzio, silenzio!”
Si diresse lentamente verso il banco di Mag e Laets, le quali avevano in viso un pallore cadaverico.
“Bene, tutti qui!” ordinò il professore con gli occhi neri che scintillavano di impazienza “Signorina Rosander, porta qui il tuo gatto. Se è riuscita a preparare una Pozione per Attraversare una Fiamma, il gatto dovrebbe attraversare incolume questa.”
Con un colpo di bacchetta fece apparire delle minacciose fiamme nere. Mag si voltò e andò a prendere il gatto in preda al panico; aveva iniziato a tremare per il senso di rabbia e impotenza che aveva avuto per tutta la lezione. Mentre si voltava registrò due volti: Edmund, che la guardava mordendosi le labbra e cercava invano di assumere un’espressione incoraggiante… E Belle, che sembrava estremamente divertita dalla situazione. Anche Frannie l’aveva notata; diede una gomitata a Edmund, che guardò la collega disgustato.
Mag portò Jaime al professore; quando il gatto vide le fiamme cercò di graffiare prima lei e poi Piton, ma il professore lo afferrò per il coppino e il gatto si calmò emettendo un miagolio disperato. A quel punto le lacrime iniziarono ad affiorare negli occhi di Margaret. quando il suo gatto soffriva, soffriva anche lei.
Piton immerse un cucchiaio nella pozione bianco sporco di Mag e lo mise davanti al naso del gatto bianco e grigio, il quale, stranamente, iniziò ad annusare e a bere. Poi lasciò andare l’animale, il quale non poteva fare altro che attraversare le fiamme, che si erano strette attorno a lui. Laets prese la mano di Mag; erano entrambe in preda al panico.
Jaime le attraversò correndo, rimase totalmente illeso. Neanche una bruciatura sul pelo immacolato. Mentre il gatto correva indispettito verso il fondo della stanza si levò un applauso ammirato da parte di tutti gli studenti, i quali erano rimasti col fiato sospeso fino a quel momento. Persino Tony, che odiava fortemente i gatti, non poté fare a meno di unirsi agli altri.
“Altri cinque punti in meno a Corvonero.” disse Piton facendo scomparire con un colpo di bacchetta la pozione di Margaret. La ragazza aveva iniziato a sbattere le palpebre per non fare traboccare le lacrime. Non aveva intenzione di mettersi a piangere davanti a un professore, men che meno Piton, che ne avrebbe approfittato per umiliarla ancora di più, e per quel giorno – quell’anno – le bastava.
“Ti avevo detto di non aiutarla, Oaks. La lezione è finita.” aggiunse il professore voltando le spalle a una sbigottita Laetitia, che non riuscì a trattenersi.
“Ma io non l’ho aiutata, signore!”
“La lezione. È. Finita.” ripeté il professore uscendo dalla stanza da una porta dietro alla cattedra.
Raccogliendo le ultime forze, Mag prese la sua borsa e uscì per prima, senza accorgersi che Jasmine si stava avvicinando. Una volta uscita si appoggiò a una colonna sbattendo ancora le palpebre, anche se ormai le prime lacrime stavano iniziando a traboccare. La prima a raggiungerla fu proprio Jasmine, seguita da Aladdin e Laetitia che parlavano fra di loro, furiosi. Vedendola, Jasmine non poté fare altro che abbracciarla, lasciando che l’amica si sfogasse sulla sua spalla.
“In-insomma… Che ho f-fatto di m-male?” singhiozzò la ragazza.
Odiava farsi vedere in quello stato, ma aveva cercato di bloccare le lacrime troppo a lungo. La sua vista era totalmente annebbiata, ma sentiva dei mormorii intorno a lei: la stavano guardando tutti. La raggiunsero anche Frannie e Edmund, furiosi come mai li aveva visti prima.
“Ma che cazzo aveva oggi?” sbraitò Frannie a voce alta, una volta uscita dall’aula.
Laets intanto cercava di consolare l’amica, anche se era piuttosto sconvolta e arrabbiata.
“Se avesse fatto del male a Ser Jaime sarei venuta con te da Silente” disse “è inammissibile”
“Inammissibile quanto togliere dieci punti a Corvonero totalmente a caso!” osservò Aladdin “…senza offesa, ma vi ha torturati per tutta la lezione e non ha tolto mezzo punto ai Serpeverde”
“Avrei preferito che lo facesse! Sapeva benissimo che l’ho aiutata io a finirla, ad un certo punto mi ha vista ma non ha detto nulla!” urlò Fran parlando velocemente. Anche lei aveva iniziato a tremare per la rabbia.
Edmund intanto ripeteva “E io non saprei leggere. Quel libro glielo metto su per il…”
Mag intanto continuava a singhiozzare con il fiato corto, esausta e totalmente abbattuta. Fortunatamente il sotterraneo era diventato deserto, tranne per loro e i due gemelli Weasley, che osservavano la scena sforzandosi di non ridere. Decisamente non c’era nulla da ridere.
“Amici…” iniziò Fred. Frannie si voltò verso di loro, gli occhi iniettati di sangue.
“È il momento di confessare” continuò George in tono solenne.
“Nessuno vi giudica, credeteci”
“…Avete fatto esplodere Caccabomba nell’ufficio di Piton, in questi giorni?”
“Dovete dircelo, possiamo aiutarvi a superarlo!”
Magari!!!” dissero Fran e Edmund all’unisono.
Mag, poco dietro, soffocò una risata lacrimosa sulla spalla di Jasmine, che continuava a ripeterle cattiverie di ogni genere su Piton, anche in arabo – Aladdin rideva e la guardava ammirato. Edmund si girò e impacciatissimo le posò una mano sulla spalla, per consolarla, poi rovistò nella sua tasca e trovò un fazzoletto.
“Che n-nervoso” disse finalmente la ragazza prima di soffiarsi rumorosamente il naso “Grazie, Ed”
Il ragazzo le strinse affettuosamente la spalla e si voltò verso i gemelli, mantenendo il contatto con Mag.
“Non abbiamo fatto nulla di male, è da mesi che non lo prendiamo in giro, tra l’altro! Non può averci sentiti!”
“Seriamente, qualcosa dovete aver fatto” disse George scuotendo la testa.
“Di solito nella nostra classe se la prende con i Tassorosso, al massimo con noi Grifondoro!” aggiunse Fred, facendosi serio.
“Io vorrei solo Schiantarlo” disse Fran ancora fuori di sé.
Se c’era una cosa che non sopportava, qualcosa che la faceva star quasi male per la rabbia, era essere trattata con prepotenza da qualcuno che sfruttava la propria posizione di superiorità per scagliarsi contro i più deboli, lei compresa.
“Non so come abbiate fatto a non rispondergli, ad un certo punto” disse Jasmine, staccandosi da Mag che sembrava essere sulla buona strada per calmarsi.
“Come facevamo?!” rispose Laets decifrando l’espressione di Frannie “è già tanto se gli ho fatto notare che non sono stata io ad aiutarla.”
“In effetti avremmo scommesso che ti avrebbe incenerita con lo sguardo” disse Fred pensieroso. Alla fine Laets era l’unica che poteva sentire la propria coscienza vagamente a posto, per quella risposta.
“Comunque se dovesse succedere ancora io andrei a parlare con lui per chiedergli che problemi ha” disse coraggiosamente Edmund.
“Io andrei da lui per spaccargli la faccia, magari gli raddrizzo il naso” esclamò Fran.
“Firwood, non ti avevo mai vista così” disse George ammirato, prendendola sottobraccio.
“Dai, andiamo. Altrimenti ci perdiamo il pranzo.” disse Aladdin mettendo d’accordo tutti.
Iniziarono a incamminarsi verso la Sala Grande. Mag, seguita da Laets e da Fran, fece tappa nel bagno femminile per lavarsi la faccia. Fran fece lo stesso. Era rossa in viso.
“Ragazze, scusatemi per prima…” disse con la voce un po’ tremante “che figuraccia… è che essere trattata così mi fa venir da piangere…”
“Mi stupirei del contrario” rispose Fran glaciale “quello stronzo non merita le tue lacrime, menomale che non sei scoppiata mentre era ancora lì”
“Ho fatto di tutto per evitarlo” disse la ragazza prima di fare un respiro profondo, che la fece calmare definitivamente.
Quando uscirono trovarono i due gemelli, Aladdin, Jas e Edmund che parlottavano ancora fra loro sull’accaduto. Fred doveva aver fatto una battuta che aveva suscitato l’ilarità generale.
“Che stavate dicendo?” chiese Laets temendo già la risposta.
“Che Ser Jaime si è spostato da Piton più in fretta di quanto Piton scapperebbe da una bottiglietta di shampoo” disse George asciugandosi delle lacrime immaginarie.
Jasmine tornò a ridere come una pazza, Frannie quasi cadde a terra e Mag e Laets dovettero sorreggersi a vicenda.
“Questa dovreste scriverla” disse Aladdin in preda alle risate.
La Sala Grande era quasi deserta, salvo per alcuni studenti del settimo anno, qualcuno del primo e Harry Potter, con accanto Ron, il fratello minore di Fred e George, e Hermione Granger, che stringeva a sé il grosso gatto rosso e discuteva animatamente con Ron.
Ognuno si sedette al suo tavolo. I tre Serpeverde, nonostante le risate, erano ancora piuttosto mortificati per accaduto. Mangiarono in silenzio, interrotto da Mag e Fran che borbottavano insulti ogni volta che alzavano gli occhi e vedevano Piton, che ogni tanto guardava soddisfatto verso di loro.
“Comunque dobbiamo indagare” disse Mag a un certo punto. Il suo viso stava riacquistando il normale colorito.
“Ce l’aveva con solo noi quattro, nessun altro” annuì Edmund pensieroso.
“Magari gli dà fastidio che fraternizziamo con i Corvonero” azzardò Jasmine, cercando di aiutare gli amici a venire a capo di quella sventurata faccenda.
“Ma è da cinque anni che fraternizziamo con tutti!” disse Frannie “Insomma, fino a due anni fa Mag era sempre in banco con Aurora, anche alle sue lezioni!”
“Forse però ha qualcosa contro i Corvonero” disse Mag pensierosa.
“Beh, allora avrebbe dovuto togliere dei punti anche a quell’oca di Belle” disse Fran.
“Non mi ci far pensare. Avrei volentieri lanciato delle fiamme contro il suo gufo, poi vediamo chi avrebbe avuto voglia di ridere!” disse Mag facendo una smorfia al pensiero della compagna di classe che rideva mentre Piton la obbligava a prendere il suo gatto. L’odiata ragazza aveva raggiunto Laetitia al tavolo dei Corvonero.
“Stronza smorfiosa” disse Edmund dilaniando un pezzo di carne con il coltello. Odiava quella ragazza.
“Beh… Avete fatto qualcosa voi tre e Laets che possa averlo fatto arrabbiare?”
“A parte studiare tutti insieme e prendere un tè con Lupin… Direi di no!” disse Fran alzando le spalle.
Rimasero in silenzio per un attimo, un silenzio carico di tensione. Poi fu Edmund il primo a parlare, rivelando ciò che avevano iniziato a pensare tutte e tre.
“Non… Non pensate che Lupin gli abbia detto del tè, vero?” chiese guardandole negli occhi.
“Se anche fosse, perché prendersela tanto!?” rifletté Mag “che motivo avrebbe di odiare Lupin… E noi?!”
“A parte il fatto che gli abbia soffiato il posto come professore di Difesa contro le Arti Oscure?!” suggerì Jasmine.
Frannie alzò gli occhi al cielo. Se fosse stato così, era un comportamento davvero infantile da parte di un quarantenne.
“Magari Fred e George ne sanno qualcosa!”
Decisero di finire di mangiare e si diressero verso il tavolo dei Grifondoro insieme a Jasmine.
Si sedettero di fronte a Fred e George; poco distante da loro, Harry Potter guardava Ron mangiare come un maiale l’ennesima fetta di arrosto.
“Secondo voi è possibile che Piton odi tanto, ma dico tanto il professor Lupin?” chiese Frannie scettica ai Grifondoro.
“Firwood ha scoperto l’acqua calda!” gridò Fred, facendosi sentire da tutta la Sala.
“Ssssh” lo zittì Mag.
“Seriamente, non vi siete mai accorti di quanto lo odi?” chiese George vedendo lo smarrimento negli occhi dei compagni.
“Beh… No.” rispose Edmund “Voglio dire, non che sia particolarmente amichevole con i suoi colleghi, ma non abbiamo mai notato nulla di eccessivo con Lupin!”
I quattro Serpeverde arrossirono lievemente.
“Non solo gli ha soffiato il posto tanto ambito! È considerato quasi all’unanimità il miglior professore degli ultimi anni!” spiegò George, col fare di una che la sa lunga.
Frannie e gli altri rimasero in silenzio. Non volevano rivelare quello che ormai avevano capito.
“Potter!” disse Fred alzandosi in piedi e raggiungendo il ragazzo “hai dei nuovi colleghi”  
“Che stai dicendo, George?” disse il ragazzo imbarazzato.
“Sono io George!” lo corresse il gemello ancora seduto.
Harry alzò gli occhi al cielo mentre Fred lo trascinava davanti a quei ragazzi praticamente sconosciuti.
“Colleghi nel Club dei Bersagli Preferiti di Piton, ovvio!” gli spiegò Fred.
“…Lei è Rosander! Per poco il suo gatto non ci lasciava la pelle” disse George indicando Mag che era di nuovo arrossita.
“Poi c’è Pevensie, che non sa leggere” aggiunse Fred.
“E Firwood, che invece non sa fare le dosi come Sua Maestà richiede”
Harry sembrava un po’ spaesato, ma capendo che erano ragazzi presi di mira da Piton, non poté far altro che sorridere.
“Io invece esisto” disse alzando le spalle.
“Se le cose stanno così allora puoi essere Presidente del club” disse Mag ridendo.
Potter la guardò e si accorse che i suoi occhi erano rossi; probabilmente aveva pianto. Impacciato come al solito si sforzò di sorriderle. I ragazzi intorno scoppiarono a ridere; intanto si erano avvicinati anche Ron ed Hermione.
“Che succede?” si intromise a quel punto il rosso.
Harry gli spiegò brevemente quello che sapeva.
“Fico, allora non è vero che i Serpeverde sono intoccabili!” rispose Ron, ammirato.
Alla fine rimasero un po’ a parlare delle follie che i ragazzi del terzo anno avevano dovuto subire da parte del professore nel corso degli anni. La Granger non era molto felice all’idea di parlare male di un professore, ma alla fine, quando anche Laetitia si intromise e raccontò dell’ingiustizia dei punti tolti ai Corvonero, non poté far altro che darle ragione, avendo anche lei subito simili ingiustizie. Alla fine del pranzo il trio del terzo anno salutò i nuovi amici e corse via verso una lezione.
Mag era davvero felice di aver finalmente parlato con Potter.
“Certo che con la faccia meno rossa sarebbe stato meglio” aggiunse alla fine. Quando piangeva rimaneva rossa in viso per tutto il giorno.

Antiche Rune fu decisamente più rilassante. La professoressa Babbling era molto più solare del professore di Pozioni – non che ci volesse molto per esserlo. Notando che c’era qualcosa che non andava aveva cercato di non tartassare eccessivamente gli studenti, anche se alla fine assegnò loro una versione piuttosto lunga.
Alla sera i tre Serpeverde continuarono a parlare di quel che era accaduto con Piton quella mattina. Mag aveva paura che la situazione si ripetesse, ma Fran era fiduciosa che si sarebbe trattato di un episodio isolato.
“Speriamo piuttosto che non se la prenda solo con Laetitia, altrimenti vado da Silente per davvero” aggiunse, animata da sentimenti di giustizia come non mai.
“Comunque secondo me è andata proprio così: Lupin si sarà lasciato sfuggire che ci ha invitati per un tè, o peggio, che gli abbiamo fatto il regalo di Natale, e lui se l’è presa con noi” disse Edmund dopo che avevano cercato di ricostruire l’accaduto.
“…Giustamente con i più deboli che rischiano l’espulsione se osano ribellarsi” disse Mag con rabbia.
“Però non possiamo lamentarci con Lupin, non voglio né che si senta in colpa né che pensi che facciamo le vittime” disse Frannie pensierosa.
“Noi siamo vittime” fece notare Edmund alzando un sopracciglio. Era impossibile ribattere.
“Per le più consunte mutande di Merlino, che urto” concluse Frannie.
“Potremmo portare una torta al cioccolato anche a Piton” azzardò Mag poco convinta.
Frannie rise sprezzante, Edmund scosse la testa sorridendo appena.
“Se lo scorda, non merita gli stessi regali di Lupin” disse Frannie.
“E poi penso che ci farebbe un Bombarda con quella torta” disse Edmund alzando gli occhi al cielo.
Dopo un’altra dose di insulti e imprecazioni andarono nei rispettivi dormitori.
Quando Mag e Frannie entrarono nel loro notarono che Jasmine non era ancora arrivata.
“Menomale che non ho incontrato Hans oggi… Con questa faccia…” sospirò la ragazza sciogliendosi i capelli e iniziando a mettersi il pigiama.
Frannie la guardò e decise di chiederle una cosa che avrebbe voluto sapere molto prima e soprattutto in un altro momento, ma non le si era ancora presentata l’occasione.
“Mag…” la chiamò “devo chiederti una cosa, a proposito di Edmund”
Udendo il nome dell’amico la ragazza arrossì lievemente ma non si scompose. Parlò prima che l’amica le facesse la domanda.
“Mi è passata. La cotta, voglio dire. Mi è passata ormai”
“Immaginavo” rispose Frannie “ma volevo chiedertelo da un po’, visto quel che è successo sotto Natale, sai, non è passato molto tempo…”
“A dire il vero non è successo nulla” disse Mag voltandole le spalle con noncuranza.
“Pensavo che…” disse Frannie pensierosa “sai, a Natale… Siete rimasti soli… E poi dopo quel che è successo al tuo compleanno…”
“Ci ho riflettuto, e, sì, ho avuto una cotta per lui, ogni tanto il spirito da crocerossina emerge e non capisco più niente. Sai, dopo quel che ci ha raccontato su di lui, sulla sua famiglia…” rispose prontamente la ragazza sdraiandosi sul letto. Poi aggiunse con un mezzo sorriso “A Natale non è successo nulla, anche se per un attimo l’ho sperato. E poi l’ho notato che ci hai lasciati soli apposta, sai?”
“Beh, vi stavo solo aiutando” rispose l’amica ridendo.
“Adesso mi dovrai aiutare a uscire di nuovo con Hans” cambiò argomento Mag con aria sognante.
“Chiederemo a Piton di insegnarci a creare un Filtro d’Amore” disse Frannie scoppiando a ridere.
“Come ci aveva suggerito Allock l’anno scorso, ti ricordi? A San Valentino!”
“Sì!” disse Frannie sogghignando.  
Le due furono soffocate dalle risate per qualche minuto, balbettando gli aneddoti più divertenti dell’ex professore di Difesa contro le Arti Oscure.
“Chissà che fine ha fatto” sospirò alla fine Mag.
“Papà mi ha detto che è ancora al San Mungo…”
Rimasero a parlare per un po’ delle sorti dell’odiato/amato professore dell’anno prima, poi decisero di dormire. Quella giornata era durata anche troppo.
*
L’indomani si svegliarono tutti di buon umore. La notte aveva cancellato i brutti pensieri del giorno prima. Fortunatamente ora avevano ben altro a cui pensare: eccellere nel corso di Difesa contro le Arti Oscure, far riguadagnare i punti persi ai Corvonero (solo 10, non di più) e vendicarsi con Belle, dato che aveva riso di loro per quasi tutta la lezione.
La prossima lezione con Piton era abbastanza lontana da permettere loro di concentrarsi su altro, inoltre quella sera i Serpeverde si sarebbero allenati a Quidditch, quindi Mag e Edmund confidavano che sarebbero riusciti a scacciare definitivamente le loro preoccupazioni. Il Quidditch era decisamente più importante di un professore capriccioso.
Per la vendetta decisero di rivolgersi ai numeri uno fra gli esperti nel campo degli scherzi: i gemelli Weasley.
Passarono la colazione a organizzare tutto. I due fratelli erano d’accordissimo con loro, e informarono il gruppo che la ragazza non si era limitata a ridere di loro, ma l’avevano sentita fare un commento assai infelice su Edmund.
Non c’era il suo caro fratellino a proteggerlo”
Commento che aveva fatto infuriare il ragazzo, il quale aveva deciso di finanziare con alcuni dei suoi risparmi l’acquisto di un petardo del Dottor Filibuster che Fred e George avrebbero fatto esplodere nelle vicinanze della ragazza. Se c’era una cosa che faceva uscire Edmund di testa era sentire qualcuno insinuare che senza Peter lui fosse un codardo o che non potesse fare qualcosa.
Alla fine anche Mag e Frannie contribuirono alla spesa: i gemelli erano in possesso di un petardo che provocava un buco nel terreno, ma costava un Galeone, quindi si divisero la spesa, anche se Edmund insistette per mettere più denaro. Era una questione d’onore.
Alla sera, terminate le lezioni, uscirono dall’aula della Cooman dopo aver pregato tutti i Prefetti, tranne Belle, ovviamente, di andarsene subito dopo la lezione. I Tassorosso e i Grifondoro non fecero domande, vedendo negli occhi di Frannie e Edmund una determinazione tale da incutere un certo timore.
Fred e George si appostarono nel corridoio. Mag invece si occupò di intrattenere Belle facendola rimanere nell’aula da sola.
“Belle, devo chiederti un favore!” si alzò al segnale di Fred “Quel libro che hai preso in biblioteca… Quanto ti ci vuole ancora? Me lo consigli?”
La ragazza, senza alcun sospetto, aveva iniziato a parlare della trama del libro, incurante delle occhiate nervose che Mag lanciava ai ragazzi che, incuriositi ma timorosi, abbandonavano l’aula.
Finalmente rimasero sole. Intanto i gemelli si erano nascosti dietro un’armatura, nel corridoio adiacente all’aula, mentre Edmund e Fran fecero finta di aspettare Mag poco più avanti.
Quando Mag e Belle uscirono dall’aula, George fece un saluto da marinaio al fratello, il quale colse il segnale e lanciò il petardo verso le due ragazze, senza farsi vedere. Ci fu un’esplosione piuttosto rumorosa. Quando il fumo divenne rado, Belle scoprì con orrore che un’enorme voragine si era aperta nel pavimento, lasciando intravedere il corridoio sotto, fortunatamente deserto.
“Ma che…” disse Mag fingendosi stupefatta.
“Che sta succedendo?” urlò Belle cercando di vedere attraverso il polverone che si era sollevato.  
Frannie tirò fuori il suo sorriso migliore e chiamò l’amica.
“Mag, ti vuoi muovere?!”
Mag alzò le spalle, lasciò Belle e corse verso i due amici.
“Siete stati voi?!” urlò la ragazza Corvonero.
“Ma che dici, ci hai visti, stavamo parlando!” rispose Edmund.
Intanto Fred e George, con un riuscitissimo Incantesimo di Disillusione sgattaiolarono via.
“Aiutatemi, vado a chiamare aiuto!”
Non c’era infatti da aspettarsi che la Cooman sarebbe accorsa.
“Tranquilla, andiamo noi, tu resta qui! Così posso chiamare il mio caro fratellino” disse Edmund guardandola sprezzante. Mag e Fran fecero di tutto per non ridere.
“Sei un Prefetto, hai il dovere di rimanere a presidiare il luogo del delitto” disse Fran voltandole le spalle.
I tre si incamminarono lasciandola da sola.
Quando voltarono l’angolo scoppiarono a ridere silenziosamente. In quel momento arrivò Pix. Frannie lo guardò trionfante, era meglio di quel che si sarebbe aspettata.
“Vai a vedere, Pix, ci sarà da ridere!” disse indicando il luogo dove c’era ancora Belle.
Il Poltergeist, incuriosito, li superò e iniziò ad urlare eccitato, attirando l’attenzione di Gazza.
Il resto poterono solo immaginarlo. Quel che avevano visto e sentito fu sufficiente per far loro decretare la vittoria.
Alla sera Silente fece un discorso chiedendo, a nome di Gazza, di non far esplodere alcun tipo di petardo per nessun motivo. Mag non poté fare a meno di notare che il tono era ben diverso da quello adottato dal professore quando aveva sgridato gli studenti del quinto anno. Questa volta sembrava che non gl’importasse nulla delle richieste del bidello.
Belle guardava altezzosa il preside. Non era stata incolpata, ma aveva dovuto subire per almeno due ore le lamentele di Gazza, le domande dei professori accorsi e gli strilli di Pix. Decisamente frustrante, e a Edmund, Mag e Frannie bastava.  
“…Vorrei poterlo fare anche con Piton” sospirò Edmund alla fine della cena. Lui e Mag avevano mangiato molto poco perché li aspettava l’allenamento.
La vendetta contro il Prefetto Corvonero non era servita a cancellare del tutto la rabbia e la frustrazione che aveva generato la lezione del professor Piton. Mai, nella loro vita, erano stati trattati così male dal professore.
“Se venerdì fa ancora così, giuro che gli sputo in un occhio” mormorò Frannie prima che si alzassero per andare ognuno per la propria strada.
 
 
NOTE

Non avete idea di quanto mi sono divertita a scrivere questo capitolo, anche se i miei personaggi sono stati strapazzati più del dovuto. Piton è stato un vero stronzo, sia con Lupin sia con i suoi studenti. Frannie e Edmund erano arrabbiati come delle vipere, mentre Mag e Laetitia hanno rischiato la vita dei loro gatti, inoltre essere trattata così da un professore abbassa sempre il morale a Mag, ma Jasmine che spara parolacce in arabo per consolarla è oro puro. Tutto per una torta al cioccolato :'D Spero che abbiate trovato IC la scena tra la McGranitt, Lupin e Piton!
Intanto i sentimenti di Margaret cominciano a essere più chiari, ma sarà la scelta giusta?
Che facciate il tifo per l'affascinante scozzese dai capelli rossi o per la testa calda campione di scacchi che tutti amiamo, ci sarà da ridere e da piangere per tutti in ogni caso. Ne vedrete delle belle.
Comunque, come avete già visto in passato, Belle ci sta estremamente antipatica, lo scherzo finale è stata una piccola soddisfazione personale :°)

A venerdì!
 

 

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Capitolo 12
*** Una brutta giornata ***


x

UNA BRUTTA GIORNATA

Febbraio portò con sé mitragliate di vento gelido, la scomparsa della neve e un velo leggero di nebbia sulla brughiera scozzese. Le ombre dei dissennatori erano più inquietanti che mai, sfumavano nella penombra e si nascondevano nella nebbia facendo arrivare gli studenti alla paranoia. Un qualsiasi lembo di mantello di un ragazzo poco distante poteva essere scambiato per un dissennatore affamato, una foglia portata dal vento, un cane randagio, tutto li faceva sussultare e temere il peggio in quel buio latteo. I ragazzi iniziarono semplicemente a non mettere piede in giardino, restando tra le mura giorno e notte. La persona che soffriva più di questo cambiamento climatico, ovviamente, era Edmund. 
Era un pigro pomeriggio di inizio mese e Edmund, Jasmine e Frannie stavano seduti accanto al camino nella loro Sala Comune. Si crogiolavano al tepore del fuoco dopo le lezioni, coscienti che di lì a qualche minuto avrebbero dovuto iniziare a esercitarsi per la lezione di incantesimi del giorno dopo. Arcobaleno saltellava pericolosamente vicino al fuoco, i ragazzi a turno ogni qualche saltello la allontanavano pigramente dal camino con la bacchetta. Jasmine sospirò, chiudendo gli occhi per godere ancora poco di quella pace. Erano soli, eccezion fatta per due ragazze del primo anno che parlottavano vicino alla scacchiera e Mary Sue, che sicuramente aspettava Draco convinta che lui ci tenesse in particolar modo. Frannie inspirò profondamente e strinse la bacchetta, dando segno di voler cominciare. Edmund mugolò con disappunto. Era stato strano e cupo per tutto il giorno.
-Va fatto, Ed. È l'ultimo momento utile, lo sai.
Il ragazzo scosse la testa aggrottando capricciosamente le ciglia. Sbuffò. In quel momento, come a salvare la situazione, entrò Margaret affannata e con un'espressione preoccupante. Soltanto guardandola i ragazzi capirono che c'era qualcosa che non andava. Stava ansimando, aveva tutta l'aria di aver corso. Aveva le gote rosse e un'espressione gelida. Come se non bastasse, i capelli erano più disordinati del solito.
-Quel mostro infame! Tutto ciò è inaccettabile! Quando entrerà nella Sala Comune io... io...
Sibilò camminando svelta verso gli amici. Jasmine aprì gli occhi di scatto, Edmund alzò un sopracciglio, confuso.
-Cosa è successo?
Chiese Frannie incerta. Sicuramente doveva essere qualcosa di grave.
-Ho incontrato la Granger in biblioteca mentre ero con Laets.
Li guardò con occhi di fuoco, i ragazzi attesero senza parlare.
-Cosa cercava secondo voi?
Chiese, in tono di sfida.
-Non saprei, di studiare in pace?
Azzardò Edmund con un mezzo sorriso, che si congelò vedendo lo sguardo sempre più truce dell'amica. Mary Sue, che si trovava a qualche divanetto di distanza ed era impegnata a incipriarsi, rise sonoramente alla battuta. Il ragazzo deglutì. Margaret si schiarì la voce.
-Cercava sentenze sulle aggressioni da parte di creature magiche. L'ippogrifo ha perso la causa, o quasi. C'è un altro appello ad Aprile, forse si salverà ma per ora... è condannato a morte.
Jasmine e Frannie si guardarono interdette. Non erano mai state fan degli animali in generale, e la notizia non le aveva toccate minimamente. Frannie aprì la bocca per dire qualcosa sforzandosi di avere un po' di tatto, ma Edmund la precedette.
-È uno schifo. Mi dispiace.
Ci volle un attimo per le ragazze per realizzare quello che aveva detto; Edmund generalmente perdonava le malefatte di Malfoy. Dopo un attimo di smarrimento le ragazze ricordarono la sua passione per gli ippogrifi e le creature magiche che si possono cavalcare, e tutto fu più chiaro. Vedendo il supporto dell'amico, Margaret si addolcì un pochino.
-Draco mi sentirà, eccome se mi sentirà! Io penso di essere riuscita a cambiarlo con il mio esempio, ma a volte penso di stare perdendo tempo. È crudele, non mi merita. Io vorrei solo salvare la sua anima dannata ma non ci riesco… e ho paura che lui inizi a desiderarmi in un altro senso. Una cosa è certa, solo io sono in grado di salvare quell'ippogrifo. E lo farò. Harry sta troppo male per lui, non posso deludere il mio migliore amico!
Disse Mary, dando segno di avere origliato la conversazione. Era impettita e aveva gli occhi color della selva che lampeggiavano. Si portò una mano al petto.
Jasmine e Frannie si guardarono mordendosi le labbra, senza sapere cosa dire. Decisero di ignorarla, e si rivolsero così nuovamente verso Mag, che le guardò corrucciata alzando un sopracciglio. Sbuffò sonoramente.
-È una cosa ingiusta. È barbarico.
Disse freddamente, cercando una qualche reazione. Se non le avessero dato un minimo di soddisfazione non se ne sarebbe andata.
-È ingiusto, concordo. Inopinabilmente ingiusto Tuttavia...
Iniziò Frannie tastando il terreno con lo sguardo.
-È un ippogrifo, Mag. Non un bambino. Certo, sarei stata più felice se lo avessero assolto ma beh, insomma...
-...Pazienza!
Concluse Jasmine incerta.
-Pazienza?
Chiese gelida la ragazza, rivolgendo uno sguardo indignato alle amiche.
-Pazienza
Le guardò distaccata e si morse il labbro. Fece per dire qualcosa, socchiuse le labbra, ma si trattenne. Invece sussurrò amaramente
-Ah, non potete proprio capire.
Mary mormorò qualcosa come “che zoccole” ma loro, per fortuna, non la sentirono.
Per un istante i loro sguardi si incrociarono, quando Margaret si voltò.
-Torno in biblioteca.
-Mag, io...
Edmund fece per alzarsi, ma Jasmine lo tenne per un braccio.
-Lasciala un po' da sola. Le passerà.
Mentre la ragazza usciva, Edmund si voltò a guardare le altre due con rimprovero. Mentre Jasmine parve sentirsi un po’ in colpa, Frannie non sembrava scalfita dal suo sguardo. Alzò le spalle.
-Senti Ed, non è colpa mia se non sono triste perché tagliano la testa a un ippogrifo. Pazienza, la scuola ne prenderà un altro! Non sono mica Newt Scamander!
Mentre pronunciava queste parole, Draco Malfoy e Pansy Parkinson fecero il loro ingresso nella Sala Comune. Ridevano di gusto, lei gli passò una mano attorno ai fianchi. Sue squittì inviperita.  I due la ignorarono e guardando i tre ragazzi del quinto anno smisero a fatica di ridere salutandoli con un ghigno.
-Ehi, ragazzi! Perché quelle facce scure?
-Ciao, Draco. Non è una gran giornata.
Borbottò Frannie guardandosi le scarpe. Edmund si alzò di fretta e si defilò verso il suo dormitorio, senza dir nulla. 
-Emmett, aspetta!
Esclamò sconsolata Mary.
-Che gli è preso?
Chiese Pansy confusa, con una punta di stizza. Jasmine sbuffò sonoramente.
-Te l’abbiamo detto. Una brutta giornata.
Dopo qualche secondo imbarazzante i due ragazzi andarono a sedersi su dei divani piuttosto lontani. Intanto Mary si avvicinò, sicuramente per sgridare Draco per la faccenda dell'ippogrifo.
-Hai visto? Devono aver litigato. Forse si sono lasciati.
Sussurrò la Pansy, pensando di non essere sentita. Jasmine spalancò gli occhi e Frannie alzò gli occhi al cielo.
-Quante volte devo dirtelo? Non stanno insieme!
Rispose Draco, seccato.
-Ma figurati. Con Firwood? Quella là è una vera stronza.
Draco sollevò velenoso lo sguardo.
-Cosa hai detto, scusa?
Pansy scosse la testa. Mary Sue continuò, in tono confidenziale
-E comunque… forse non dovrei dirvelo, ma tanto ve ne sarete già accorti. Insomma, quell'Elthon è chiaro che ha un debole per me. Se solo avesse il coraggio di ammetterlo a sé stesso…
 
 
***
 

Intanto Margaret camminava a passi svelti verso la biblioteca, con la faccia scura. Sperava di ricevere un po' di supporto dagli amici, ma solo Edmund aveva balbettato una debole difesa per l'ippogrifo. Era molto delusa.
"Come fanno a fregarsene? Come fanno a fargliele passare tutte?"
Si chiese con rabbia mentre svoltava l'angolo. Quello che vide diede un bel contraccolpo al suo umore.
-Margaret! Ciao!
Un ragazzo alto dai capelli rossi e il mantello Serpeverde la guardava gioviale.
-Oh! Hans... ciao.
Lui fece una piccola smorfia e alzò un sopracciglio, pensieroso.
-C'è qualcosa che non va?
-No... cioè, sì... è una storia lunga.
I due si guardarono per un momento, quando lui allargò il sorriso.
-È una storia lunga eh? Si dà il caso io abbia tanto tempo per ascoltare.
Le fece un cenno col capo e sorrise.
-Vieni dai, facciamo un giro nelle cucine! Se ci va bene è avanzata un po' di torta alla melassa!
Margaret rispose debolmente al sorriso e annuì. Camminò qualche istante in silenzio e il ragazzo le lasciò il tempo di cui aveva bisogno. Alla fine, arrossendo, ricordando l'antipatia di Hans per Draco, borbottò
-È quello stronzo di Malfoy. È davvero un idiota.
Hans si voltò fulmineo verso di lei, con gli occhi sgranati. Che fosse preoccupazione?
-Malfoy? Cosa ti ha fatto?
-È solo stupido ed egoista. Ti ricordi l'ippogrifo che lo ha ferito a inizio dell'anno?
-Assolutamente sì!
Rispose ridendo al ricordo. Lei sorrise e scosse la testa, per poi tornare seria.
-Il padre lo ha denunciato. Dovranno sopprimerlo.
Margaret non era sicura del fatto che Hans fosse veramente indignato, probabilmente le stava dando corda solo perché vedeva che per lei era importante, ma disse a sé stessa che quella era comunque una cosa positiva e apprezzabile. Non era andata come con Jasmine e Frannie, almeno. E poi era contenta finalmente di poter parlare male di Draco con qualcuno della sua casa.
-Quel damerino idiota. 
Borbottò Hans con una smorfia di disappunto.
-Però che goduria quando è finito in infermeria!
Margaret annuì entusiasta.
-Certo che le sue lagne per settimane, che ansia... "potevo morire", "fa ancora male", "mi resterà la cicatrice per tutta la vita"
Biascicò come se fosse lei a essere stata colpita. L'altro ridacchiò.
-Sei uguale, ma come fai?
-L'ho sentito parlare spesso, purtroppo. Ai miei amici lui piace.
-E io che pensavo sapessi scegliere bene le tue compagnie!
Margaret sorrise.
-Nessuno è perfetto, immagino. Ma loro sono ok. Cioè, se non ci stessi bene non ci andrei in giro, no?
-Certo, immagino di sì.
Intanto erano arrivati davanti al quadro, Hans solleticò la pera e il passaggio si aprì davanti a loro. Gli elfi domestici li circondarono con le solite espressioni reverenziali che mettevano sempre Margaret un po' a disagio. Il suo compagno sembrava non essere affatto toccato dal loro comportamento, così lei fece finta di niente.
 
 
***
 

In Sala Comune era rimasta solo Frannie. Dopo che Edmund se ne fu andato Jasmine decise di andare a cercare Aladdin prima della cena. Draco e Pansy erano usciti, probabilmente verso la Sala Grande. Mary li aveva seguiti subito, cercando di fare al ragazzo la famosa ramanzina. Frannie aspettava che Edmund uscisse per fare due chiacchiere, ma l'amico non accennava a spuntare fuori dal dormitorio dei ragazzi. 
"Che gli sarà preso? In questo periodo è davvero strano."
Sapeva ovviamente che il brutto tempo e lo stare sempre chiuso in casa gli facevano male. Sapeva anche che odiava quando lei e Margaret litigavano, ma avevano avuto discussioni peggiori e Edmund aveva sempre reagito piuttosto bene. Probabilmente gli dispiaceva per l'ippogrifo, ma non pensava che questo bastasse a farlo incupire così. 
"Dev'essere un insieme di cose. Meglio lasciarlo in pace, per ora."
Concluse, sospirando tristemente. Decise di andare in Sala Grande anche se mancava ancora un po' di tempo per la cena. Con questo umore non era proprio il caso di studiare. Con un po’ di fortuna avrebbe incontrato Tony, o i gemelli, Peter magari. Ma non Laetitia, o così sperava. Se Mag aveva reagito così alla notizia della condanna, non osava immaginare l'umore della Corvonero in quel momento. Attraversò il castello contrita, scansando il barone sanguinario per evitare di passargli attraverso. Lui grugnì e le scoccò un'occhiataccia. Quando giunse sul posto, quello che trovò superava le sue più rosee aspettative. Tony era nella Sala, da solo, che guardava nervosamente verso un gruppetto di Serpeverde, come se sperasse di vedere qualcuno. La ragazza cercò di indossare un sorriso convincente, e gli si avvicinò.
-Tony! Che fai qui tutto solo?
Chiese, guardando di sfuggita un manipolo di Tassorosso che stava a qualche metro da lui.
-Frannie? Ciao! Da un po' che non ci vediamo eh? In realtà io... aspetto qualcuno.
 
***

Intanto Edmund era solo nella sua stanza. La luce era spenta, la cravatta allentata e la bacchetta sul comodino. Stava steso sul letto supino e guardava distrattamente in alto, ascoltando i battiti del suo cuore. Non sapeva neanche lui bene cosa gli prendesse, sapeva solo che si sentiva deluso e amareggiato. Era chiuso da giorni tra quattro mura, i doveri dei prefetti si facevano stressanti e lo studio continuava ad accumularsi. La giornata era iniziata con il piede sbagliato, una lezione di pozioni, e quando Margaret se ne era andata inviperita senza neanche praticamente notare che lui le aveva dato ragione si era offeso e si era ritirato in dormitorio. Se c'era una cosa che lo faceva uscire dai gangheri era sentirsi poco considerato. Sospirò chiudendo gli occhi con forza e cercò  calmarsi.
"La pianta di Mag al momento mi farebbe comodo."
Pensò, con un grande bisogno di tirarsi su. Per un attimo desiderò di stare un po' con Peter, con Lucy o con Susan per distrarsi o per farsi consolare... magari per entrambi. Ci rifletté un momento ma concluse di non avere voglia di alzarsi. Sperò ardentemente vederli spuntare da un momento all'altro dalla porta della sua stanza, come se la sua sola volontà potesse far avverare questo desiderio impossibile. Com’era ovvio, non accadde.
 
***

Margaret e Hans uscirono dalle cucine con le mani piene di dolci. Lei rideva e aveva quasi dimenticato l'umore nero che aveva ostinatamente avuto sino a poco tempo prima. Addentò la sua fetta di torta alla melassa con gusto.
-Cosa sarebbe questa scuola senza elfi domestici?
Chiese lui, sistemandosi i capelli mentre faceva levitare i pasticcini con la bacchetta. Ne afferrò uno e se lo gettò in bocca. La ragazza annuì.
-Non credo tu debba preoccuparti per l'ippogrifo. C'è un altro appello, ho capito bene?
-Sì. C'è ancora una possibilità.
Rispose lei, rabbuiandosi leggermente.
-Hai detto che la Granger sta raccogliendo informazioni. Dicono sia abbastanza brava in questa roba.
-Sì, sì, è vero.
-Comunque se non riuscirà gliela faremo pagare!
Esclamò, facendole l'occhiolino.
-Quel ragazzino è sin troppo presuntuoso per quello che vale, non sei d'accordo? 
-A cosa stai pensando, esattamente?
-Diciamo che ho capito come metterlo a disagio.
Rispose Hans con un ghigno tagliente. 
-Penso che ti divertirai.
Poi rilassò leggermente la sua espressione.
-Non credo ce ne sarà bisogno, però. Stai tranquilla. Le prove per scagionarlo ci sono tutte, e gli ha solo fatto un graffietto.
-Lucius Malfoy è un membro del consiglio però.
Disse Margaret a bassa voce.
-Sì è vero. Questo è sicuramente un problema.
La ragazza sbuffò, poi lo guardò con curiosità. Sembrava davvero pensieroso, come se la questione gli importasse veramente. Si chiese sinceramente se gli interessava o se faceva tutto questo solo per lei. In entrambi i casi le sarebbe andato bene.
-Grazie Hans. Davvero, grazie. È bello poterne parlare liberamente.
Lui le rivolse un sorriso smagliante.
-Con me puoi parlare di quello che vuoi.
 
***

In Sala Grande Tony si sporse verso l'amica, con l'aria di chi aveva da dire una cosa importante. Lei gli sorrise sognante sperando che non se ne accorgesse. Fortunatamente, sembrava troppo assorto nei suoi pensieri per notarlo.
-Stavo cercando una della tua casa, in realtà. Forse puoi aiutarmi.
-Certo! Tutto quello che vuoi!
-Grazie, sapevo di poter contare su di te. Però ti avviso, non voglio che si sappia in giro. Dovresti tenertelo per te.
Frannie lo osservò confusa. "Tenermelo per me? Tenermelo per me cosa?"
Evidentemente lui le lesse la confusione negli occhi, perché le rivolse uno sguardo eloquente.
-Cosa? Perdonami, mi sento stupida, non capisco.
Tony scosse la testa, arreso.
-Daphne Greengrass. Cerco lei. La conosci?
-Daphne Greengrass? 
-Shhh, non urlare!
-Perché cerchi Daphne Green... oh.
Lui sorrise imbarazzato lanciandole un'altra occhiata, più carica della prima. Lei sbiancò cercando di restare impassibile.
-Non credo di poterti aiutare Tony... non la conosco così bene... solo di vista. Cioè, penso fosse in Sala Comune oggi ma... 
-Non preoccuparti Frannie, mi arrangerò! Certo, se foste state amiche sarebbe stato più comodo ma...
-Come vi siete conosciuti?
-In realtà ci conosciamo da un po'. Abitiamo vicini, nel Herefordshire. È solo che prima eravamo bambini, invece adesso...
Frannie sentì montare la nausea. Si affrettò a terminare la conversazione.
-Sì, ho capito. Beh, buona fortuna con le tue conquiste! Aggiornami Tony, mi raccomando.
Il ragazzo alzò le spalle, tutto emozionato. Frannie si voltò lentamente e trascinò i piedi sino al tavolo dei Serpeverde, fissando il vuoto. Si sedette e mantenne quella posizione per qualche minuto. Se la sarebbe voluta filare, ma aveva paura di dare troppo nell'occhio e di essere scoperta. Pensò di abbandonarsi sul tavolo, ma avrebbe dato troppo nell'occhio, e in più sentiva le lacrime spingere per uscire. Era stato un fulmine a ciel sereno, era totalmente sconvolta.
"Stai calma Frannie, stai calma Frannie, stai calma, non puoi dare di matto in Sala Grande."
In quel momento vide con la coda dell'occhio uno svolazzo nero e oro e si preparò a imprecare internamente. Quando il ragazzo le posò una mano sulla spalla e lei si voltò, vide Peter.
-Oh. Sei tu.
Tornò a fissare il vuoto. Lui confuso le picchiettò di nuovo sulla spalla. Aveva l'aria tesa.
-Hai visto Edmund? È tutto il pomeriggio che lo cerco.
-È a letto, credo. Non è una grande giornata.
Peter assunse un'espressione terrorizzata. Frannie, persino nello stato in cui era, sentendo il suo tono preoccupato fu tentata di chiedergli cosa diamine fosse successo. Si voltò a guardarlo, e come lui la vide in faccia alzò un sopracciglio, osservandola meglio.
-Perché quella faccia?
-Non è una grande giornata neanche per me.
 
 
***

Edmund ascoltò i battiti del suo cuore a lungo, sinché non si furono calmati. Quando non li sentì quasi più, afferrò la bacchetta per fare un po' di luce.
-Lumos.
Si guardò allo specchio del bagno e si sciacquò il viso. "Non fare il bambino, Edmund." Ripeté a sé stesso, aggiustandosi i vestiti e dando una spazzolata ai capelli con le dita. Uscì piano dal dormitorio per andare a cena, la Sala Comune era già vuota. Ringraziò silenziosamente Merlino per avergli evitato qualsiasi contatto umano che non fosse dei suoi fratelli o dei suoi amici, soprattutto quello di Mary, e percorse stancamente il corridoio. Arrivando al portone, sentì delle risate familiari. Si voltò e rimase congelato sul posto. Margaret e Westergard camminavano verso la Sala Grande masticando una fetta di torta e ridendo a crepapelle. Pensò di cogliere le parole "platino", "idiota" e "appuntito", prima che il loro sguardo si posasse su di lui.
-Ed! Tutto ok?
Chiese Margaret con una nota di preoccupazione nella voce. Hans lo guardò con commiserazione, una delle cose che Edmund non poteva proprio sopportare. La sua espressione si fece distesa ma un po' severa in un istante. Non poteva farsi vedere in quello stato. Non davanti a Margaret e Hans. Non davanti a Margaret e Hans insieme.
-Certo. Sto benissimo. 
Guardò il compagno di squadra di sottecchi e aprì la porta, facendo passare i due. Loro si salutarono sbrigativi con un cenno della mano.
-Ci vediamo in giro, Rosander!
-Grazie della compagnia, Westergard!
Lui le fece l'occhiolino e Edmund distolse lo sguardo, scottato.
-Va meglio, credo.
Sospirò Margaret, andando verso il tavolo insieme all’amico e sorridendo sotto i baffi.
-Vedo, infatti.
Rispose, gelido.
-Ma tu cos'hai? Sembra sia stato appena morso da un licantropo! Non sorridi da giorni, e oggi in particolare quasi non parli!
-Sto bene, è solo che mi sento un po' chiuso qui, ecco tutto.
Mag si morse il labbro, stava per dire qualcosa quando un fulmine rosso e oro la precedette.
-Edmund! Dove. Diavolo. Ti. Eri. Cacciato!
Esclamò il piccolo demonio, dando uno scappellotto a ogni parola.
-Ahia Lu, che cavolo ti prende?
Il suo gatto arrivò soffiando alle sue spalle. Anche gli altri due Pevensie li raggiunsero allarmati, e Margaret preferì lasciarli soli e andare a salutare Laetitia, magari per chiederle se la Granger aveva novità sull'ippogrifo.
-Dov'eri Edmund? Ci hai fatto prendere un colpo!
Sbottò Susan, severa.
-Ero in camera mia. È vietato forse?
-Stai mentendo.
Ringhiò Peter, guardandolo duramente.
-L'orologio, oggi. Quello che mi avete regalato. La lancetta ha oscillato tra perso e pericolo di morte tutto il giorno.
Spiegò Susan.
-Quell'orologio non funziona, allora. Mi sembra ovvio.
Concluse Edmund, con aria seccata.
-Non è possibile, lo sai. È nuovo, e sinora ha sempre funzionato.
Lucy sollevò il gatto da terra e se lo mise in braccio, tentando di farlo smettere di soffiare.
-Ho solo guardato una partita a scacchi magici. Ronald Weasley ha sfidato Zabini in corridoio. Gli ho prestato la mia scacchiera. Ha vinto Weasley. Ero solo con quei due, ah, e con il ratto orribile di Weasley. È proprio una pantegana.
A quelle parole Aslan si agitò ancora di più. Graffiò Lucy, che gemette, e le sfuggì di mano schizzando via. Lo sguardo di Peter e Susan si addolcì.
-Resta sott'occhio però, ok Ed?
Chiese la maggiore, sorridendo debolmente.
-Non siete i miei babysitter.
Sbuffò il ragazzo, torturandosi una nocca con la mano.
-Ti prego Ed, fallo per me.
Pigolò Lucy, sapendo che era un colpo basso. Gli altri due si scambiarono un'occhiata furtiva. Sapevano che il ragazzo non avrebbe saputo resistere.
Edmund alzò gli occhi dalle sue mani e li posò su quelli della sorellina.
-E va bene…
-So che sei stressato perché non siamo più usciti. Siamo a Febbraio Ed, migliorerà.
Lo rassicurò Susan. Lui alzò le spalle.
-Lo so. Sono due anni che è la stessa storia. Alla fine passa sempre. Non è niente.
Rispose, ma non sembrava troppo convinto.
Quando si avvicinò al tavolo aveva Margaret e Jasmine di fronte, e Frannie di spalle. Le due ragazze, le uniche che poteva vedere in faccia, avevano un'espressione mortificata, e gli fecero cenno di sedersi accanto all'altra. Così lui si fece spazio alla destra di Frannie e quando si voltò per salutarla rimase interdetto. Il suo viso era una maschera di sale, e aveva gli occhi lucidi e rossi. Respirava pesantemente, e aveva lo sguardo fisso, che non metteva nulla a fuoco. Lui sgranò gli occhi, preoccupato.
-C-come stai Frannie?
Balbettò imbarazzato. Consolare qualcuno lo aveva sempre messo a disagio, non sapeva farlo tanto bene.
-Una schifezza.
Mormorò l'altra.
-E si vede!
Esclamò lui, forse con poco tatto. Margaret tentò di pestargli il piede sotto al tavolo, colpendo però quello di Jasmine, che sussultò.
-Cosa è successo?
Chiese piano.
"Prova, prova. Tanto non ti dirà nulla, ci abbiamo già provato." Pensò Margaret con una smorfia.
-Niente. Non sto molto bene.
-Magari mangiando starai meglio.
Azzardò Jasmine.
-Non ho fame.
-Forse dovremmo andare da madama Chips.
Tentò Margaret, più agli altri che all'amica. Edmund annuì e fece per alzarsi.
-Io non vado da nessuna parte.
Mormorò la ragazza. I tre alzarono gli occhi al cielo. Margaret si sporse verso di lei.
-Frannie, se solo tu dicessi...
-Lasciami stare, ok?
Rispose nervosa. L'amica serrò le labbra e distolse lo sguardo.
-Bene allora. Edmund, come è andata la tua giornata?
Il ragazzo alzò le spalle.
-Ho guardato una partita a scacchi. Sono stato in Sala Comune. Non mi sentivo bene e sono andato a letto. Ora sono qui.
-Ma c'è qualcuno in questa stanza che ha avuto una bella giornata?
Sospirò Margaret guardando anche verso il tavolo Corvonero, facendo saettare lo sguardo su un'incupita Laetitia. La ricerca per Fierobecco, così si chiamava l'ippogrifo, non procedeva bene.
-Ehm, io. Io sono stata abbastanza bene in realtà.
Mormorò Jasmine, sorridendole solidale.
-Non mi sembrava andare così male questo pomeriggio per te, eh Mag? Ti sei divertita a merenda, non è così? Ti sei tirata su.
Chiese Edmund con tono di disprezzo.
-Non capisco cosa tu voglia dirmi con questo.
Rispose Margaret, fredda.
-Non mi sorprende, non troveresti un corno di Erumpent neanche se fosse sul tuo letto dipinto di rosso!
Esclamò, frustrato. Lei strinse gli occhi come fessure e lo guardò con astio. Jasmine si sistemò meglio sulla sedia a disagio, guardando da un'altra parte. Prima che Margaret potesse rispondere alle accuse, Frannie li interruppe acidamente.
-Potete smetterla di battibeccare? Ho mal di testa.
Obbedirono. La cena si svolse silenziosa e cupa. Edmund mangiò più del solito, Margaret meno del solito e Frannie non mangiò niente. Quando ebbe finito, Jasmine si alzò e si diresse verso il tavolo dei Grifondoro, per stare con Aladdin e probabilmente raccontargli del disastro di quella serata.
Edmund e Margaret scoccarono silenziosamente delle occhiatacce l'uno per l'altra attraverso il tavolo. Dopo qualche minuto gli altri commensali iniziarono ad alzarsi, e decisero entrambi senza dirlo ad alta voce che era il caso di dichiarare una tregua, almeno per far alzare Frannie e portarla in Sala Comune.
-È ora, Fran. Si stanno alzando tutti.
-Non ho voglia.
Si lamentò. Edmund trattenne un'imprecazione.
-Non puoi rimanere tutta la notte in Sala Grande.
-Perché?
-Perché è vietato, ecco perché.
Rispose Margaret, col tono di chi spiega una cosa ovvia. La ragazza sbuffò e si alzò a fatica.
-Sicura di non voler andare in inf...
Un'occhiata perentoria di Margaret zittì Edmund a metà frase. Frannie non rispose. Il ragazzo decise di tentare un altro approccio.
-Mi dispiace, qualunque cosa sia successa. Non è stata una grande giornata nemmeno per me.
Frannie alzò gli occhi per la prima volta e gli diede un buffetto sulla guancia. Sembrò capire qualcosa che gli era sfuggita sino a quel momento.
-Credo che le nostre giornate siano state più simili di quanto credi.
Sussurrò Frannie sorridendo debolmente. Gli altri due sgranarono gli occhi. Sicuramente era un passo avanti rispetto allo stato catatonico di prima, anche se non capirono come fosse avvenuto. Entrando nella Sala Comune, videro che era ancora piena di gente. Edmund sbuffò. Vedendoli entrare Mary si era voltata nella loro direzione.
-Vogliamo trasferirci nel mio dormitorio, per parlare?
Chiese titubante.
-Non mi va tanto di parlare Ed, grazie. Però una cosa per me che puoi fare c'è.
Rispose Frannie, e lui la guardò con aria interrogativa.
-Sfida qualcuno a scacchi. Ho voglia di distrarmi.
Margaret annuì entusiasta e il ragazzo fece saettare gli occhi lungo la sala, esaminandola. Il primo giocatore di scacchi che vide fu Westergard, che ogni tanto guardava verso di loro. Edmund era certo del perché, e questo lo fece arrabbiare, moltissimo. Certo, avrebbe potuto migliorare la situazione dandogli uno schiaffo morale con una partita, ma a volte, molto raramente, il giovane scozzese riusciva a batterlo. "Pura fortuna."  Pensò Edmund, mentre lo scartava dai papabili avversari del giorno. Non poteva rischiare di perdere, non contro di lui e non quel giorno. Men che meno quel giorno e contro di lui. Quando vide il secondo candidato ghignò malizioso.
-Blaise! Vieni un po' qui.
Il ragazzo distolse la sua attenzione dalla Parkinson e guardò confuso nella loro direzione.
-Esercitazione serale!
Esclamò, sorridendogli. Zabini alzò gli occhi al cielo.
-Pevensie, ti prego, sono stanco!
-E quindi? Non puoi giocare peggio di come fai di solito, fidati di me. Ti sei fatto battere da Weasley oggi.
A quelle parole, Mary sorrise da un orecchio all’altro.
-Ron ha vinto la partita? Non me lo ha detto!
Sospirò sognante.
-Amo quando è così umile. Non ditegli che ve l’ho detto, però. Devo far finta di essere arrabbiata con lui. Dimostrare che qualcuno ti piace è da troie.
Nessuno le rispose.
-Ti sei fatto battere dallo straccione Blaise?
Una voce divertita fece eco nella sala. Draco Malfoy sghignazzava seduto tra Tiger e Goyle.
-Lo straccione??? Come ti permetti? Sei geloso perché oggi sono stata con lui, vero?
Draco si voltò a guardare Mary Sue con estremo disgusto. Margaret vide con la coda dell'occhio Hans farsela sotto dal ridere.
Malfoy si voltò di nuovo verso l'amico, che imbarazzato gli fece cenno di zittirsi. 
-È stata sfortuna, nient'altro.
-Sfortuna, come no!
Rise Pansy, nel disperato tentativo di ricevere approvazione da Draco. Il ragazzo invece si alzò e diede una spintarella a Blaise, avvicinandosi insieme a lui al gruppetto dei tre. Gli piaceva sempre deriderlo quando giocava contro Edmund. Aveva sempre adorato salire sul carro del vincitore. Margaret deglutì, schifata. Lo incenerì con lo sguardo. Lui non sembrò accorgersene, aveva gli occhi puntati su Zabini.
-Dai Blaise, andiamo, ho voglia di distrarmi un po’. Ho avuto proprio una giornata di merda.
Chiese Frannie, che anche se accennava a riprendersi aveva ancora l'aria stravolta e il viso pallido. Gli sorrise alzando le spalle.
-Hai sentito no? Muoviti!
Ordinò Draco, guardando Frannie con curiosità e un po’ di quella che sembrava apprensione.
-Forza allora, fammi vedere che sai fare. 
Esclamò Edmund, mentre l'altro si accomodava, con gli occhi al cielo. Mag non sapeva se sperare che Edmund lasciasse vincere l'altro, dato che Draco stava palesemente tentando di umiliare l'amico, o che lo stracciasse in tre mosse per farli andare via in fretta.
-Tutto ok, Fran?
Chiese Draco incerto, mentre Edmund sistemava la scacchiera nuova allineando le varie pedine. Il cavallo tentò di mordergli la mano, e lui gli diede un buffetto per farlo star fermo.
-No. Ma andrà bene, prima o poi.
Rispose lei schiettamente, con un sorriso tirato. Lui reagì con un'espressione indecifrabile, ma che la ragazza sembrò cogliere.
Nessuno dei due auspici di Margaret si rivelò esatto. La partita durò ben quaranta minuti, tempo necessario per far interessare anche qualcun altro, Hans compreso, al suo svolgimento. Quando lo scozzese arrivò, Edmund sembrò distrarsi, perse qualche colpo, riuscì a farsi mangiare entrambe le torri, ma finalmente prese a scudisciate il re di Zabini con la regina. Mary Sue, che si era inserita all'ultimo sedendosi accanto a Draco, applaudì entusiasta guardando Edmund rapita. Tentò di mettere una mano sulla gamba di Draco, ma lui la schiaffeggiò.
-Sto migliorando! 
Esclamò entusiasta il ragazzo, guardando Edmund speranzoso.
-Stavo quasi per batterti, prima!
-Se così stai migliorando chissà come dovevi essere prima, allora. Hai perso.
Disse Draco, dandogli una gomitata con un ghigno. Lui alzò gli occhi al cielo.
-Non ci sperare troppo, Zabini. Non è la mia giornata.
Rispose Edmund asciutto. Quando Blaise si alzò e tornò con Draco e Mary Sue al gruppo del terzo anno, tra cui era presente anche Daphne Greengrass, Hans si sedette al suo posto.
-Mi concederai finalmente questo onore, Pevensie?
Chiese Hans sorridendo smagliante, sistemando una fila di pedoni.
Edmund restò incastrato, non sapeva cosa rispondere, quando Frannie intervenne, vedendolo in difficoltà e immaginando il motivo.
-Non c'è bisogno Ed, non preoccuparti. Per distrarmi mi è bastata una partita. Possiamo andare a letto se vuoi. 
Parlò cupa, distrattamente, guardando il punto della Sala verso cui si erano allontanati Draco e Blaise. 
"Sembrava che si fosse tranquillizzata, che è successo?"
Pensò Margaret guardandola preoccupata. Edmund sembrava sollevato.
-Scusa Westergard, sono un po' stanco. Ho giocato solo perché le ragazze me lo hanno chiesto. Andiamo.
Intimò alle altre due. 
-Buona notte Hans.
Sussurrò Margaret.
-Buona notte.
Rispose il ragazzo sorridendo ma un po' confuso e un po' deluso allo stesso tempo. Quando arrivarono davanti al dormitorio, Frannie abbracciò l'amico di scatto.
-Buona notte Ed, a domani.
Lui restò interdetto qualche secondo, per poi circondarla brevemente con le braccia.
-A domani Frannie. Spero starai meglio.
Margaret lo salutò senza avvicinarsi, ma sorridendo. Lui ricambiò, sembra voler aggiungere qualcosa, invece entrò frettoloso nel dormitorio maschile. Quando Frannie e Margaret furono al sicuro nella loro stanza, il roseto di quest'ultima fece sbocciare cinque rose bianche profumatissime. La ragazza restò incantata a guardarle e godette del profumo a pieni polmoni. Il suo umore, che non era a terra come quello dell'altra, salì ancora di più. Frannie invece tirò su col naso e si buttò sul letto dandole le spalle. Quando Mag sentì un singhiozzo si distolse finalmente dalla sua contemplazione e la guardò. Frannie non piangeva mai.
-Frannie?
Chiese dolcemente, sapendo che non voleva essere toccata. La ragazza non rispose. 
-Frannie? Cosa c'è? Puoi dirmelo.
Dopo qualche altro singhiozzo disse, con voce rotta:
-Tony. Lui vuole... Lui vuole...
Altri singhiozzi, l'amica aspettò pazientemente.
-Lui vuole chiedere di uscire a Daphne Greengrass.
Il suo tono di voce era più miserabile che mai. Il profumo si fece più intenso e la ragazza iniziò a piangere più forte.
-Oh. Oh, Frannie... mi dispiace tanto...
-Io credevo... io ho mollato Baston, siamo andati insieme alla... alla festa... 
Il discorso era inframmezzato da singhiozzi e da tirate su col naso.
-Però tu non gli hai mai detto nulla. Gli hai detto "come amici" alla festa, cosa poteva saperne?
Rispose Margaret tentando di farla ragionare.
-Ma lui è venuto, però. Lo hai detto anche tu.
Continuò, con voce roca.
-Sì, è vero, l'ho detto.
Mormorò Margaret, non sapendo che altro dire. In realtà lei era sempre stata convinta che il ragazzo ricambiasse almeno un po' l'interesse dell'amica.
-E poi anche se non avesse capito, neanche la Greengrass ci ha provato con lui. Perché vuole chiedere di uscire a lei e a me no?
Seguì un singhiozzo più lungo e forte degli altri. Margaret non rispose.
-E poi... Daphne Greengrass!
Disse Frannie, con un tono di puro disprezzo.
-Con la sua vocettina mielosa, i suoi capelli biondi e il suo aspetto da massaia perfettina. Porco Godric. Una del terzo anno.
Margaret pensò che Daphne Greengrass sembrava tutto meno che una massaia e che era anche carina, ma non lo disse.
-La odio. Mi fa schifo.
Dopo qualche altro singhiozzo chiese, infine
-Basta, adesso. Raccontami qualcosa di bello, ne ho bisogno. Sei felice? Ti ho vista entrare... ti ho vista entrare con Hans nella Sala Grande.
Borbottò cercando di calmarsi. Il profumo di fiori si fece meno intenso.
-Oh Fran, non so se è il caso...
-Certo che è il caso. Voglio saperlo.
Lei ci pensò su un attimo, poi decise di raccontare. Annuì.
-Sì. Sì, eravamo insieme. Lo ho incontrato uscendo dalla Sala Comune, ero giù per il fatto dell'ippogrifo, ero arrabbiata “ero arrabbiata con te”. Mi ha vista e mi ha chiesto cos'avessi.
-Oh Mag, sono così felice per te!
Intervenne l'altra finalmente voltandosi. Aveva il viso pallido e gli occhi rossi, e l'ultima cosa che sembrava era felice per chicchessia.
-Già. È stato divertente. Abbiamo "insultato Draco per tutto il tempo" parlato molto.
Raccontò, soppesando le parole.
-Siamo andati nelle cucine e abbiamo mangiato dei dolci. Mi ha tirata su. Io penso... oh Frannie, davvero, non c'è bisogno.
Mormorò, non volendo vantarsi dei suoi progressi sentimentali in barba all'amica che proprio quel giorno aveva subíto un brutto colpo.
-Bubbole! Continua, davvero, mi fa piacere.
Margaret sospirò.
-Io penso che possa starci, forse. Può darsi. Ecco, l'ho detto.
Frannie sorrise debolmente.
-Ma certo che ci sta Mag... te lo avevo detto. 
-Grazie, Frannie. Io lo spero.
-Vedrai!
Rispose l'altra, annuendo. Le ragazze si cambiarono in silenzio, rotto ogni tanto da Frannie che continuava a tirare su col naso. Quando Jasmine tornò, le trovò ancora sveglie a fissare il muro nel buio totale. Le salutò ma loro risposero appena. Il profumo di rose continuò ad aleggiare tutta la notte.
“Credo che le nostre giornate siano state più simili di quanto credi.”  pensò Margaret ripensando al cambiamento di umore di Frannie nei confronti di Edmund. Cosa avrebbe voluto dire? Quale avrebbe potuto essere la pena d’amore di Edmund? Quando si addormentò era quasi l'alba, e Frannie non aveva chiuso occhio.

 
***

Nessuno stava ascoltando la lezione di Ruf, quel giorno, nemmeno Mag. I tre Serpeverde erano tutti immersi nelle loro riflessioni e non parlavano nemmeno fra di loro. Frannie osservava Tony, che confabulava con un suo amico dall’altra parte dell’aula.
Sicuramente parlano della Greengrass” pensò con odio.
La notizia che Tony aveva una cotta per una ragazza l’aveva completamente spiazzata, non sapeva proprio che cosa fare. Fra lei e il Tassorosso non c’era ancora abbastanza confidenza per dirgli tutto quello che sentiva per lui, e sapere che gli piaceva un’altra l’aveva fatta sentire per la prima volta invisibile, e lei odiava sentirsi così. Tony non aveva colpa, se non quella di non averle letto nel pensiero, o di non aver notato quanto lei fosse perfetta per lui. Avrebbe voluto dirglielo, ma per il momento aveva una specie di rifiuto nei suoi confronti. Non voleva parlargli, non voleva nemmeno vederlo, almeno per un po’. Le faceva troppo male, i suoi amici non capivano neanche quanto. Forse solo Mag, che l’aveva vista piangere la sera prima. Ma tutti gli altri pensavano che per lei fosse un gioco, invece era innamorata sul serio, il dolore che sentiva l’aveva convinta ancora di più che tutto quello che sentiva per lui era reale, genuino.
Mag, dal canto suo, era ancora piuttosto scossa per quel che era successo il giorno prima. Era felice di essere uscita con Hans, di essere stata un po’ da sola con lui e soprattutto di essersi trovata molto bene con quel ragazzo del sesto anno, ma c’era una cosa, anzi, una persona, che era stata in grado di guastarle la gioia con poche parole.
Edmund.
Non capiva per quale motivo il giorno prima la avesse trattata così male, sembrava che lo avesse offeso in qualche modo ma non riusciva a capire quale fosse il problema. Avrebbe voluto parlargli direttamente, ma non era molto brava con queste cose, temeva la risposta e soprattutto dove la avrebbe portata la risposta di Edmund. E poi, forse, si stava dando troppa importanza. Alla fine Edmund in quei giorni era piuttosto teso e immusonito, doveva essere il freddo e il brutto tempo, non lei, a generare il suo malumore. Il giorno prima lo avrebbe preso a schiaffi per quella rispostaccia che le aveva dato, ma in quel momento pensò che stargli vicino sarebbe stato d’aiuto al ragazzo. Avrebbe potuto aiutarlo in Babbanologia, oppure immolarsi per una partita a scacchi in cui avrebbe di sicuro vinto lui. Vedere Edmund triste le dispiaceva sempre, e forse stargli vicino senza parlarne troppo sarebbe stato più d’aiuto. Questi pensieri la accompagnarono per tutta la lezione, finché non venne interrotta dai suoi compagni che si alzavano per uscire dall’aula a ora terminata.
Raggiunse Frannie e Edmund, che la aspettavano poco dietro di lei. Frannie sembrava piuttosto inquieta, sembrava che volesse uscire il prima possibile dall’aula; Edmund invece guardava altrove come se avesse paura che le due amiche potessero leggergli in faccia quello che provava in quel momento.
Quando uscirono Frannie parve sollevata e attaccò a parlare, ritornando a sorridere come al suo solito, anche se con un occhio teneva d’occhio Tony, che andò dalla parte opposta alla loro. Davanti all’aula alcuni studenti del terzo anno erano fermi ad aspettare. Da una parte c’erano i Serpeverde che ridevano fra di loro piuttosto rumorosamente, capeggiati da Malfoy, il quale stava raccontando qualcosa ai suoi compagni che pendevano dalle sue labbra. Dall’altra, Potter e la Granger che parlottavano fra di loro lanciando occhiatacce a Malfoy, mentre Weasley parlava con Finnigan e Dean Thomas lanciando occhiate colme di rancore alla Granger.
- Ciao Draco!
Salutò Frannie con un gran sorriso quando passò davanti al ragazzo.
Mag si voltò prontamente dall’altra parte, ancora arrabbiata per la questione di Fierobecco. Edmund salutò il ragazzo ma senza alcun entusiasmo, e in quel momento Mag capì.
Edmund non era per niente contento di quello che aveva fatto Draco a Fierobecco. A Edmund piacevano gli Ippogrifi, gli piacevano le creature magiche in generale e aveva un gran rispetto per loro, e il giorno prima lo aveva detto che gli dispiaceva, aveva sostenuto Mag. E lei non lo aveva neanche ascoltato. Doveva essersi offeso, e successivamente arrabbiato per aver visto in lei quel cambio di umore così repentino. Più ci pensava e più il comportamento di Edmund acquisiva un senso. E più lei si sentiva male per questo. Guardò Edmund che camminava di fianco a Frannie mentre la ragazza esponeva le sue teorie su Dean Thomas e Seamus Finnigan e di Weasley terzo incomodo e vide che il ragazzo non era molto attento a quel che diceva la sua interlocutrice. Avrebbe voluto fermarlo e parlargli in quel momento ma per quel genere di cose aveva bisogno di un po’ di tempo per organizzarsi mentalmente.
Avevano gran parte del pomeriggio libero, ma erano pieni di compiti, per cui il tempo per gironzolare per il castello era poco. Dopo pranzo i tre Serpeverde tornarono in Sala Comune per riposarsi un po’ prima di iniziare a studiare.
Prima si esercitarono in Trasfigurazione dei molluschi, poi ognuno si dedicò a un tema diverso.
 - Bene, io adesso faccio Incantesimi e poi pausa.
Disse Frannie rivolta a Edmund, che parve capire e tirò fuori il libro di Babbanologia.
Mag li guardò un po’ stranita, ma prese il suo libro di Incantesimi e iniziò a scrivere.
Dopo un’oretta, quando Mag era a poco più di metà, Frannie posò la penna soddisfatta.
- Divinazione la facciamo insieme, vero?
Chiese con un gran sorriso.
- Ma non devi fare prima Babbanologia?!
Chiese Mag, che non riuscì a trattenere la curiosità.
- Certo che no, lo fa Edmund! Io vado a prendere qualcosa nelle cucine, volete fare merenda?
Disse Frannie alzandosi in piedi.
- La mia anima per un Cioccocalderone.
Borbottò Edmund mentre rigirava le pagine del libro in cerca di qualche informazione comprensibile.
- Qualcosa alla crema, va bene tutto!
Disse Mag con un sorriso.
Frannie uscì dalla sala comune a passo leggero e i due ricominciarono a scrivere. Quando Mag ebbe finito notò che Edmund era in serie difficoltà. Si avvicinò a lui con la sedia.
- Che cosa fai di bello?
Chiese timidamente, cercando di sembrare interessata.
- Gli sport babbani.
Mormorò lui senza degnarla di uno sguardo.
- …Ti serve aiuto?
Chiese Mag, le cui guance avevano iniziato a diventare più rosa.
- No.
Borbottò il ragazzo, aggiungendo un “grazie” alla fine per non sembrare troppo scorbutico.
Mag non se la prese più di tanto, pensando che fosse ancora risentito per il giorno prima, così si schiarì la voce e prese parola, ora totalmente rossa in viso.
- Grazie per ieri, per avermi dato ragione…
Disse cercando gli occhi del ragazzo, che era deciso a non guardarla.
Sentendole dire quelle cose, Edmund strabuzzò gli occhi.
- …Ero così arrabbiata che non mi sono neanche accorta che eri dalla mia parte.
Continuò lei abbassando lo sguardo.
Finalmente lui la guardò. Si era completamente dimenticato di quello che era successo prima che vedesse Mag e Hans insieme, il giorno prima. Neanche ci pensava più, al momento odiava Hans e basta, e forse un po’ anche Mag, ma solo perché non capiva che Hans era un idiota. Però sentirla parlare così gli fece sciogliere qualcosa dentro, sentì di non essere più arrabbiato con lei.
Avrebbe voluto dirle i reali motivi per cui il giorno prima era stato così abbattuto, ma non sapeva dove lo avrebbe portato un simile discorso, e non era ancora pronto per affrontarlo. E probabilmente nemmeno Mag era pronta per sentire quello che lui aveva da dirle, presa com’era da Westergard.
- Dispiace anche a me per Fierobecco. Draco ha esagerato.
Disse infine, alzando le spalle con fare sconsolato.
Mag sollevò il viso e i loro sguardi si incontrarono per un attimo, ma entrambi preferirono tornare a guardare altrove quasi subito.
- Spero che le cose si sistemino, o che Hagrid lo faccia scappare.
Disse Mag, ora fissando lo sguardo sul libro di Edmund.
- Lo spero anche io, Mag.
Disse Edmund sorridendo appena.
Rimasero in silenzio per qualche istante, a godersi la riconciliazione appena avvenuta.
- …Allora, ti do una mano?
Chiese Mag prendendo fra le mani il libro di Babbanologia del ragazzo.
- Se proprio ci tieni…
Rispose il ragazzo sorridendo malizioso. Aveva capito che il suo lavoro era concluso, il tema glielo avrebbe dettato Mag.
Frannie arrivò venti minuti dopo con una grande quantità di dolci e trovò Mag che spiegava a Edmund i rudimenti del calcio; il ragazzo sembrava molto interessato, anche se non avrebbe saputo ripetere una sola parola di quello che aveva detto Mag.
- Mentre ero fuori ho incontrato Lupin.
Disse Frannie mentre deponeva sul tavolo i dolci, senza curarsi del campo da calcio che Mag aveva costruito con delle matite per spiegare meglio a Edmund le regole del gioco.
- Hey!
Protestò la ragazza fra le risate di Edmund. Frannie notò questo cambio di umore nel ragazzo e alzò un sopracciglio, leggermente divertita.
- …L’ho visto un po’ sbattuto, penso che abbia bisogno di una moglie che badi a lui, dite che se mi offro volontaria mi sposa?!
Disse prendendo un bigné al cioccolato e portandoselo alla bocca.
Mag, che il giorno prima l’aveva vista piangere per Tony, sbarrò gli occhi per quella rapida inversione di marcia, ma non disse nulla e si limitò a ridacchiare per la battuta dell’amica.
I pomeriggi migliori erano quelli che passavano in compagnia. Mag appellò il suo bollitore e insieme presero un tè indisturbati, poi ripresero a studiare. A dire il vero il compito di Divinazione consisteva nell’osservare il fuoco e trovarci dentro dei segni premonitori. Seduti tutti e tre davanti al camino, fra una risata e l’altra, scrutarono il futuro del mondo magico.
- Quella è sicuramente Mary Sue!
Disse Mag indicando un legno che ardeva in bilico, appoggiato a un altro legno che avevano identificato come Harry Potter.
Nel momento in cui Mag lo disse, il legno-Mary Sue cadde addosso al legno-Harry Potter e lo frantumò, diventando una serie di tizzoni ardenti. Inutile dire che poco dopo i tre erano a terra a ridere, tenendosi la pancia.
- Quindi, tirando le somme…
Disse Frannie appuntandosi quello che avevano detto fino a quel momento.
- Silente cadrà dalla torre di Astronomia…
- Esatto, non dimenticare che si sbuccerà il ginocchio destro.
Disse Edmund ridacchiando.
- Caramell invece si perderà nella Foresta Proibita, dove verrà mangiato da un Ippogrifo.
Continuò Frannie.
- E Potter verrà eletto Ministro della Magia ma sposerà Mary Sue, che cadrà addosso a lui e lo ucciderà.
- Perfetto. Per questo voglio una E.
Disse Mag asciugandosi una lacrima dovuta alle risate.
- Dovrebbe promuoverci per il resto dell’anno!
Esclamò Edmund mentre faceva due copie degli appunti di Frannie, una per lui e una per Mag. Quel pomeriggio era andato decisamente meglio di quello precedente, erano tutti più sereni, pronti per affrontare il resto della settimana.

 
NOTE

Per Fierobecco siete più del #TeamArrabbiati come Mag e Edmund oppure del #TeamPazienza come Frannie e Jasmine? Personalmente mi ha sempre dato molto fastidio il comportamento di Malfoy, che arriva a volerlo vedere morto.
Vi sta piacendo il personaggio di Mary Sue? A me e alla co-autrice fa tantissimo ridere, soprattutto quando è convinta che tutti i ragazzi le vadano dietro.
Margaret è sempre più presa da Hans, anche Edmund se ne è accorto e non è felice della cosa, ma lei non capisce il perché, povera scema. Almeno hanno fatto pace, ma per Edmund sta iniziando un periodo piuttosto infelice. Idem per Frannie, anche se per lei è stata solo una giornata di merda. Magari sposerà Lupin per davvero, chissà!

Fatemi sapere cosa ne pensate, sono qui che vi aspetto! :D

 

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Capitolo 13
*** Vittorie dolorose ***


XI

VITTORIE DOLOROSE

I primi di febbraio il professor Lupin si ammalò e Piton prese di nuovo il suo posto. Fortunatamente l’ostilità contro Frannie, Edmund, Mag e Laetitia era cessata esattamente com’era iniziata: di punto in bianco. Tutti i compagni di classe dei quattro ragazzi erano rimasti interdetti da quel comportamento, tutti tranne i diretti interessati, i quali erano ormai sicuri del motivo per cui a fine gennaio erano stati così prepotentemente presi di mira. Cercarono di rimediare non facendosi più vedere per un po’ con il professor Lupin.
Comunque è assurdo” aveva dichiarato Frannie furiosa. Impossibile non essere d’accordo, ma altrettanto impossibile ribellarsi a quella situazione.
Piton fece la sua entrata nell’aula esattamente due giorni dopo quella brutta giornata che avevano trascorso Edmund, Frannie e Mag. Edmund si era riappacificato con Mag, ma non aveva smesso di tenere il muso, soprattutto quando lei non era presente, mentre con Frannie sapeva di non dover fingere ogni volta che Westergard era nelle vicinanze, e in quei giorni sembrava esserlo decisamente più del solito; Margaret era completamente persa dietro quel ragazzo dai capelli rossi, e da un mese a quella parte, ogni volta che avevano gli allenamenti di Quidditch, era visibilmente esaltata, cosa che rendeva Edmund ancora più nervoso, perché ormai aveva capito il motivo. Proprio quella sera ne avrebbero avuto uno.
Frannie, invece, era tornata quella di sempre. La tristezza che le aveva avvinghiato il cuore per tutti i due giorni precedenti aveva lasciato lo spazio ad un quieto odio nei confronti di Daphne Greengrass, la ragazza che, a quanto pareva, aveva rubato il cuore al suo Tony. Si era ripresa in fretta, tornando la ragazza sorridente di sempre, cosa che aveva stupito Mag, la quale aveva provato a parlarle da amica, ma tutte le parole che si era studiata durante la notte passata in bianco si erano rivelate totalmente inutili quando, il giorno prima, aveva fatto uno dei suoi soliti apprezzamenti nei confronti del professor Lupin, seduto come sempre al tavolo degli insegnanti con l’aria più smunta del solito. Jasmine era l’unica la cui felicità sembrava non guastare quella di qualcun altro.
 
“Lupi Mannari. Mi risulta che sia nel programma del terzo anno ma dubito che il professor Raptor ve li abbia menzionati anche solo di sfuggita. Cosa sapete dirmi a riguardo?”
Piton parlò con una strana luce negli occhi quando fu davanti ai ragazzi, sconvolti per il fatto di dover vedere l’odiato professore di nuovo nel giro di un paio di giorni. Lupin doveva essersi di nuovo ammalato.
Purtroppo non aveva tutti i torti. Il professor Raptor sembrava avere paura della sua stessa ombra, di conseguenza avevano passato metà del terzo anno a fare il ripasso degli argomenti già studiati l’anno precedente, e l’altra metà a parlare di creature Oscure abbastanza innocue, come gli Avvincini. Raptor era sembrato così terrorizzato da quelle creature acquatiche che aveva trasmesso ai suoi studenti un certo timore nei confronti delle acque del Lago Nero, timore che comunque era scemato via nel giro di qualche giorno.
Mag e Laets, sedute al solito banco insieme, pregarono che non iniziasse un interrogatorio simile a quello che era toccato a loro, a Frannie e a Ed quindici mesi prima. Fortunatamente questa volta nessuno fu preso come bersaglio. Coraggiosamente alcuni ragazzi alzarono la mano e furono interpellati con freddezza, ma almeno senza l’intento di metterli a disagio.
Stranamente Corvonero guadagnò 5 punti non grazie a Laetita né grazie a Belle: Elsa, la timidissima amica di Laetitia, alzò la mano e snocciolò alla classe tutte le caratteristiche dei Licantropi.
“…Ucciderebbe il suo migliore amico se lo incontrasse” concluse con una smorfia.
“Esatto. Cinque punti a Corvonero” disse lentamente il professore prima di iniziare a dettare gli appunti.
Alla fine della lezione i ragazzi si ritrovarono con un nuovo tema da elaborare e consegnare la settimana successiva a Piton, che lo avrebbe fatto avere a Lupin dopo una correzione preliminare.
“…Ma perché non è andato avanti col programma come ha sempre fatto?” chiese Edmund mentre lui e le altre insieme ad Aladdin tornavano alla Sala Grande per il pranzo.
“Me lo stavo chiedendo anch’io” rispose Frannie pensierosa.
“Sembra che stia facendo di tutto per mettere in cattiva luce gli altri professori che abbiamo avuto fino ad ora” disse Mag.
“…Soprattutto Lupin” aggiunse Laets arricciando le labbra.
L’argomento sfumò quando il gruppo si divise per raggiungere i tavoli delle Case.
“Un altro tema per la settimana prossima… Non riusciremo neanche a goderci il fine settimana” sbuffò Mag sedendosi davanti a Jasmine e Edmund.
“Puoi passare al Piano B quando vuoi, Mag, lo sai” disse Frannie con un sorriso.
Mag sbuffò.
“Passerò al Piano B il giorno in cui Piton andrà in giro vestito di rosa, sorridente e circondato da Puffole di tutti i colori” disse con una smorfia.
“Questa la devo disegnare” disse Edmund sogghignando al solo pensiero “…Comunque guarda che non ti becca nessuno se lo fai una volta!”
Sapeva che con Mag era una causa persa, ma era divertente prendere in giro l’amica.
“Meglio non iniziare proprio con Piton” rispose la ragazza addentando la prima fetta di salmone grigliato “…E non dovreste farlo nemmeno voi. È sbagliato copiare, e soprattutto così non imparate nulla!” aggiunse con aria di rimprovero guardando soprattutto Edmund, che non riuscì a sostenere lo sguardo dell’amica per più di due secondi.
“Ma noi non copiamo, semplicemente facciamo un solo tema a testa e cambiamo qualche parola o paragrafo di quello dell’altro. Non è copiare. Ci mettiamo comunque d’impegno” disse Frannie facendo l’occhiolino all’amico e ridacchiando.
Era da anni che quando i due si trovavano in alto mare con i compiti, ma anche se avevano a disposizione tutto il tempo del mondo, adottavano quella strategia completamente deprecabile (dal punto di vista di Mag). Qualche volta anche Jasmine si era unita a loro, mentre Mag stoicamente raccoglieva tutte le sue forze e piuttosto rimaneva sveglia fino a tarda notte pur di non cedere a simili sotterfugi.
“Meglio non rischiare con Piton. Per questa volta sto con Mag” disse Jasmine dopo qualche risata divertita “…E poi non possiamo consegnare quattro temi tutti uguali se non per qualche sinonimo” concluse saggiamente la ragazza prima di portarsi il bicchiere alla bocca.
“Hai ragione, due è meglio di quattro” disse Frannie facendo finta di averci pensato su seriamente “Ed, tu fai le rivolte dei Goblin del Trecento e io faccio i Licantropi, va bene?”
Edmund sorrise.
Cinquecento, Fran. Comunque sì. Ci sto” disse dandole il cinque dall’altra parte del tavolo.
“Contenti voi” disse Mag sorridendo e alzando le spalle.
Il resto del pranzo passò serenamente. Argomento principale fu la partita di Quidditch che avrebbero giocato il sabato successivo.
Anche se Draco si era ripreso, aveva comunque saltato troppi allenamenti per poter riprendere in mano la scopa in vista di una partita del genere. Flint era felice della sua scelta, dal momento che Mag si era dimostrata decisamente all’altezza del biondino del terzo anno. Lui avrebbe giocato per la partita decisiva, contro Potter. Questo rese felici tutti, soprattutto Mag, che in cuor suo non voleva essere la causa della disfatta della squadra, anche se quell’anno Potter si stava rivelando al di sotto delle aspettative di tutti.
Dopo la vittoria di Tassorosso di due mesi prima sembrava che i Serpeverde avessero la vittoria in pugno, se solo…  
“…Se solo Mag prendesse il Boccino subito” disse Flint quella sera, prima di iniziare gli allenamenti.
“Una parola, insomma” rispose nervosamente la ragazza sentendo gli occhi di tutti addosso.
“…L’anno scorso ho battuto la Chang dopo solo un’ora di partita, e in più eravamo in vantaggio di quaranta punti” si intromise Malfoy, il quale aveva ricominciato a presenziare agli allenamenti.
Mag fece una smorfia. Odiava dover giocare con quel ragazzo; Edmund notò lo sguardo della ragazza, ma lei si stava scambiando un breve sguardo d’intesa con Hans, poco vicino, il quale decise di rispondere a sua volta al Cercatore.
“Bene, Malfoy, vorrà dire che saprai dare a Rosander qualche consiglio utile per battere ancora la Chang” disse senza staccare gli occhi dalla ragazza, la quale arrossì lievemente e fece un’altra smorfia per celare il sorriso complice che le si stava allargando sul viso.
“Ecco, infatti” tagliò corto Flint imbracciando la scopa “Ne parlerete dopo o quando vi pare”
“Contaci” rispose Malfoy al capitano, leggermente spaesato. Lui e Mag parlavano poco.
Iniziarono l’allenamento e Mag fece di tutto per prendere il Boccino, dal momento che Draco era suo avversario. Edmund sembrava piuttosto distratto, anche se dopo qualche sgridata di Flint si riprese in fretta e lanciò un Bolide contro Hans, il quale parò per un soffio. Poi, oltraggio degli oltraggi, il rosso gli fece i complimenti per il tiro. Edmund fece un sorriso sforzato e continuò ad allenarsi normalmente, felice della sua mossa, anche se avrebbe preferito spaccargli la faccia.
Mag riuscì a prendere il Boccino per pura fortuna, dal momento che apparve accanto a lei proprio mentre Draco si trovava dall’altra parte del campo a fare un giro di perlustrazione.
“Ben fatto, Rosander” disse Flint quando tornarono a terra “Per stasera possiamo dirci soddisfatti. Attento Higgs quando lanci con la sinistra. La prossima volta dobbiamo fare qualche tiro di quel tipo in più, ricordiamoci. Miles, per l’amor del cielo, datti una calmata, la Pluffa non morde! E Pevensie, ottimo lavoro, cerchiamo però di non farci fuori a vicenda”
A quelle parole Hans scoppiò a ridere, mentre Edmund s’incupì leggermente.
Tutti i ragazzi si salutarono e si diressero verso gli spogliatoi per farsi la doccia e cambiarsi. Quando Mag uscì non trovò Edmund ad aspettarla come al solito, ma Hans. Quando lo vide ebbe un tuffo al cuore.
“…Ed?” chiese con titubanza.
Una parte di lei sperava che fosse già andato, così da poter stare da sola con Hans, l’altra parte si sentiva in colpa all’idea di lasciarlo da solo.
“Sta aiutando Flint a mettere a posto le scope e il resto. Baston deve aver protestato con la McGranitt per il disordine che lasciamo nello sgabuzzino” disse staccandosi dal muro al quale era appoggiato e dirigendosi verso di lei.
“Capito…” rispose la ragazza incerta sul da farsi.
“Andiamo, ti accompagno io” disse muovendo i primi passi verso il castello.
“Ok” rispose semplicemente Mag seguendolo.
Si guardò indietro sperando che Edmund non se la prendesse, poi pensò che al massimo gli avrebbe spiegato il disguido più tardi e allungò il passo per raggiungere Hans.
“…Allora, Rosander, che mi racconti?” chiese il ragazzo affondando le mani nelle tasche della tuta verde scuro.
Mag ci pensò un po’ su, poi si rese conto di non avere molti argomenti a portata di mano.
“Nulla di che. Piton ci ha riempiti di compiti, anche per Lupin. Spero di avere il tempo per scrivere alle mie sorelle… Non le sento da Natale!”
“Io i miei fratelli non li sento da settembre” rispose il ragazzo alzando le spalle.
“E a Natale non li hai visti?” chiese la ragazza sinceramente incuriosita.
“La maggior parte no. Siamo in sette, e non abbiamo un bel rapporto” rispose con noncuranza.
“Mi dispiace! Come mai?” indagò Mag.
“Ti dico solo che quando avevo sei anni mio fratello maggiore mi ha fatto un Incantesimo di Disillusione e sono stato tutto il giorno a girare per casa senza che nessuno mi vedesse… E facevano finta di non sentirmi”
“Ma è orribile!” esclamò Mag inorridita. Guardò il ragazzo e si convinse di aver scorto un velo di tristezza nei suoi occhi, anche se probabilmente non era così.
“Beh, fra fratelli siamo così, è normale” rispose lui come se fosse tutto ok.
Mag si rispose che no, non era del tutto normale.
Continuarono a camminare raccontandosi aneddoti sulle rispettive famiglie. Quando arrivarono in Sala Comune trovarono Frannie che aspettava Mag, così Hans salutò le due ragazze e se ne andò a dormire, lasciandole davanti al camino a parlottare.
 
*
 
Fortunatamente per Mag, che altrimenti si sarebbe sentita in colpa per l’eternità, quella sera Edmund aveva ben altro a cui pensare. Voleva parlare da solo con Flint da qualche giorno, perciò non si chiese per quale motivo il Capitano della squadra avesse chiesto solo a lui di aiutarlo con le scope: quando fu chiamato ringraziò il cielo di non dovergli chiedere udienza davanti a tutti1.
“Flint, devo chiederti una cosa” iniziò mentre accendeva la bacchetta per fare luce nello sgabuzzino.
“Spara” rispose il ragazzo.
“Ricordi cosa è successo all’ultima partita?” chiese il Battitore del quinto anno “…Sai, i Dissennatori…”
“Li senti anche tu, eh?” indagò il Capitano sollevando il viso per osservarlo meglio.
Edmund s’irrigidì e arrossì lievemente.
“Beh, immagino di non essere l’unico” ammise con fare evasivo.
Si abbassò per raccogliere le due Nimbus 2001 che avanzavano (Lucius Malfoy era davvero ricco) e le mise a posto, poi Marcus gliene passò due alla volta.
“No, non sei l’unico” rispose Flint con un sospiro “Ma non preoccuparti. Ho già parlato con Piton e mi ha garantito che andrà a parlare con Silente. Non deve succedere più”
“Oh. Bene” rispose secco Edmund, cercando di celare l’entusiasmo. Avere Piton dalla propria parte era sempre la cosa più bella del mondo per queste faccende.
“Sì. Sai, di Potter non me ne può fregar di meno. Voglio dire, se muore perché cade da venti metri d’altezza perché non sa reagire ai Dissennatori, affari suoi…”
Edmund si fece più piccolo, imbarazzato. Non trovò le parole adatte per rispondere. Sapeva che, al posto di Potter, avrebbe avuto la stessa reazione, per questo non aveva mai preso parte alle battute di scherno nei confronti del Cercatore Grifondoro. La presenza dei Dissennatori gli faceva più male di quanto volesse ammettere.
“…Ma se capitasse a me o a uno di voi, mio padre farebbe causa alla scuola, come minimo” concluse il Capitano con un accenno di rabbia “E anche io, dato che non sono più minorenne”
“Certo, si capisce” rispose Edmund cercando di sorridere “Beh, grazie… A nome della squadra”
Marcus alzò le spalle con noncuranza. A lui importava solo di vincere.
Quando ebbero finito, Edmund tornò con Flint verso la Sala Comune parlando della Coppa del Mondo di Quidditch e iniziando a fare congetture su quali squadre sarebbero arrivate in finale.
Quando arrivarono videro che c’era solo qualche ragazzo ancora in piedi. Mag e Frannie aspettavano Edmund in piedi di fronte al camino, parlando fra di loro fitto fitto e guardando verso il dormitorio maschile. Quando videro Edmund gli fecero cenno di avvicinarsi. Flint andò dritto verso il dormitorio e salutò i tre ragazzi dall’altra parte della stanza.
“Che fine avevi fatto?” chiese Frannie guardando l’amico con un gran sorriso.
“Ho dovuto sistemare le scope” rispose Edmund serenamente “E in più Flint mi ha detto che Piton e Silente faranno il possibile per tenere lontani i Dissennatori, sabato prossimo”
“Cavolo, menomale che ci ha pensato lui!” disse felice Mag dandogli una gomitata.
La sua felicità però non aveva niente a che fare con le notizie che aveva portato l’amico, o comunque non era iniziata in quel momento.
“Com’è andato l’allenamento?” chiese Frannie.
“Finalmente sono uscito da qui, ne avevo proprio bisogno” disse Edmund alzando le spalle.
“Bene!” rispose Frannie con un gran sorriso “Per sabato è previsto cielo nuvoloso, meglio di così non ci potrebbe andare”
In quel momento dal dormitorio delle ragazze scese Ser Jaime, il quale zampettò pigramente verso il gruppetto e miagolò. Mag lo prese in braccio e fece uno sbadiglio.
“Sono proprio stanca, andiamo a dormire?”
Edmund accarezzò il gatto, che iniziò a fare le fusa, e annuì. I tre si diressero verso i dormitori, si salutarono e si divisero.
 
1: Hans ha chiesto a Flint di tenere Edmund occupato per poter stare da solo con Mag XD
*
 
Il giorno della partita arrivò troppo in fretta. Mag si svegliò con la solita nausea pre-partita, e la ridotta colazione che consumò insieme al resto della squadra la peggiorò. Fortunatamente aveva Miles a fale compagnia nell’angoscia. Edmund invece mangiò più del solito, come gli capitava nei momenti di tensione. Frannie, Jasmine e Aladdin erano seduti lì vicino; quella volta né Aladdin né Jasmine avevano scuse per non tifare Serpeverde, così come Peter, che dopo aver mangiato al suo tavolo si avvicinò ai Serpeverde per augurar loro buona fortuna.
“La divisa che ti abbiamo regalato fa il suo lavoro?” chiese a Ed sedendosi di fronte a lui.
“Non mi lamento” rispose Edmund, leggermente imbarazzato.
Per lui era come se il fratello gli avesse appena chiesto se aveva bisogno del biberon.
“Vedete di vincere. Ho scommesso con Susan”
“Susan fa scommesse?” chiese Frannie accigliata.
“Susan prende straordinariamente sul serio il Quidditch! Ha giocato fino all’anno scorso!” rispose Edmund ridendo “Va bene, ma se vinci voglio il cinquanta percento”
“Contaci, Ed” rispose il fratello ridendo e scompigliandogli i capelli, facendo intendere che avrebbe fatto l’esatto contrario.
Edmund sembrava stranamente allegro quel mattino. Forse perché Mag si era seduta vicino a lui e fra loro e Westergard c’era l’intera squadra o forse perché effettivamente il cielo era nuvoloso con qualche spiraglio di sole, così non sarebbero usciti dalla partita fradici come pulcini bagnati e non sarebbero neanche stati accecati dal sole.
Flint si alzò, decretando la fine della colazione.
Fred e George si alzarono e andarono a fare i loro personalissimi auguri ai due amici giocatori.
“Pevensie, Rosander…” iniziò George.
“Sapete che non tiferemo mai per voi…”
“Tuttavia, vogliamo augurarvi…”
Di non farvi ammazzare” dissero insieme, scoppiando a ridere un attimo dopo davanti agli sguardi seri dei due amici.
“…Altrimenti non sapremo con chi vantarci di aver vinto noi, a maggio!” concluse Fred.
Mag alzò un sopracciglio e guardò Edmund.
“Ah-ah” borbottò la ragazza.
“Cercheremo di stare attenti, grazie” rispose Edmund dando una gomitata all’amica.
Aladdin scoppiò a ridere, ricevendo una forte gomitata nelle costole dalla sua ragazza. Frannie invece strinse gli occhi e rispose a tono.
“Weasley, vi conviene stare lontani da me, sugli spalti” disse serissima.
I due evaporarono all’istante.
Mentre le due squadre lasciavano la Sala Grande, Draco si avvicinò a Frannie.
“Firwood, ciao!” la salutò sorridente.
“Oh, ciao Draco! Pronto per la partita?”
In tutta risposta il ragazzo le mostrò lo striscione che teneva in mano, sul quale compariva un serpente argentato che strisciava fra le lettere che componevano la frase “Forza Serpeverde”.
“Ottimo!” rispose la ragazza. Fece qualche passo in avanti, seguita da Jasmine e Aladdin, poi ci ripensò su e si voltò.
“Ti va di venire con noi?”
Probabilmente era la prima e ultima occasione che aveva per guardare una partita di Quidditch insieme all’amico del terzo anno, dal momento che Mag non era presente, Laets nemmeno e presto il biondo avrebbe ricominciato a giocare.
“Perché no! Andiamo! L’altra volta ti ho sentita fare il tifo migliore di tutti i tempi!” disse raggiungendola allegramente.
Jasmine e Aladdin accettarono la presenza del ragazzo senza le smorfie di disappunto che avrebbero fatto Mag o Laets e li seguirono.
Attraversarono il cortile chiacchierando in tutta tranquillità. Draco informò Frannie che Tiger e Goyle erano finiti in punizione e Gazza si era accertato che l’orario coincidesse con l’inizio della partita. Forse sarebbero arrivati più tardi, verso la fine.
“A meno che Mag non prenda il Boccino in fretta!” si intromise Jasmine, allegra.
“Certo, al massimo parteciperanno alla festa dopo” convenne Draco, come al solito diviso fra la voglia di sminuire la ragazza che aveva preso il suo posto e il dovere morale di sostenerla.
“Allora, come sta andando il terzo anno?” chiese Frannie prendendo sottobraccio l’amico.
“Mh, non c’è male. Mio padre dice che la Sprite dovrebbe darmi voti migliori – tanto è una materia che abbandonerò il prima possibile” disse con aria di sufficienza, anche se Frannie capì che in fondo in fondo ci teneva sia ad avere l’approvazione del padre, sia a raggiungere voti migliori.
“Magari evita di perdere tempo con i tuoi amici e passa più tempo in biblioteca!” disse saggiamente Frannie. Draco le sorrise con complicità.
“Perché, tu lo fai?” chiese colpito dal consiglio dell’amica.
“…Ovviamente no!” rispose lei prima di scoppiare a ridere insieme al resto della compagnia.
Arrivati allo stadio, presero posto fra alcuni Serpeverde del quarto e del terzo anno. Frannie notò con piacere che molti Tassorosso si erano schierati dalla parte dei Serpeverde: poco più in là era seduto Peter, abbandonato da Cedric, il quale invece avrebbe tifato per la sua ragazza, Cho Chang. Fra gli spalti c’era anche Tony, seduto accanto ad Aurora, Philip e qualche compagno Tassorosso.
“Mag sarà felice che Aurora sia qui” pensò Frannie cercando di non pensare al fatto che Tony fosse lì e non per lei.  
“Hey, Frannie! Vi dispiace se mi unisco a voi?” chiese gentilmente Peter interrompendo il flusso dei pensieri della ragazza.  
“Ma certo che no! Vieni qui!” la precedette Aladdin, felice di avere accanto una faccia conosciuta.
Pevensie Senior!” lo salutò Draco dandogli la mano cordialmente. Tra i Pevensie, Edmund era l’unico con cui aveva legato un minimo, ma nutriva grande rispetto per l’intera famiglia di Purosangue. Peter gli strinse la mano sorridendogli, poi si appoggiò al parapetto, guardando il campo in basso.
“Accidenti, fa freddissimo oggi! Oh, eccoli!” disse indicando i Serpeverde che entravano in campo, seguiti dalla squadra capitanata da Roger Davies.
 
*
 
Prima di entrare in campo, Flint aveva fatto le solite raccomandazioni ai suoi compagni di squadra.
“Vi ricordo che i Corvonero giocano per vincere” esordì “hanno scope molto più lente delle nostre, ma i due Battitori lanciano i Bolidi senza pietà. Dovete essere veloci, sempre all’erta. I Cacciatori sono meno bravi dei nostri, Miles: sono allenati a tirare alla porta di destra, stai attenta. Quanto alla Chang…” spostò lo sguardo verso Mag “ti starà addosso tutto il tempo, ma nasconde solo la sua incapacità. Non deludermi”
“Ci risiamo, che ansia” pensò la ragazza, provando a deglutire.
“Speriamo che sia davvero così” disse sforzandosi di sorridere.
“È arrivata l’ora, andiamo” concluse Flint senza notare la tensione di Mag.
 
*
 
Dopo che Flint e Davies si furono stretti la mano con malcelata veemenza, il fischio di Madama Bumb decretò l’inizio della partita, che fu accolto in tutto lo stadio da urla di esaltazione.
Quindici minuti di partita bastarono per far capire a Mag che i Corvonero erano totalmente diversi dai Tassorosso. Anzitutto, come i Serpeverde stessi e i Grifondoro, avevano una concezione molto diversa del fair play, a differenza dei Tassorosso. Fortunatamente anche i suoi compagni avevano tirato fuori le unghie e avevano già strappato i primi dieci punti al portiere Corvonero.
Notò con non poco fastidio che Flint aveva ragione: Cho le stava appiccicata come una sanguisuga. Anche Draco le aveva biascicato qualche consiglio, quella mattina, quando erano ancora in Sala Comune. Se fosse riuscita a vincere avrebbe dovuto ringraziarlo. Volò dall’altra parte del campo per togliersela di dosso, ma cinque minuti dopo la ragazza era di nuovo a pochi metri da lei.
“Trenta a dieci per Serpeverde!” urlò Lee Jordan al microfono. Anche questa volta il fatto che non tifasse per i Serpeverde non era un mistero.
“Flint ha la Pluffa… Intercettata da Mulligan” urlò Jordan “Hey! Quel Bolide è assolutamente un fallo!!”
“VAI EDMUND!!” urlarono Frannie e Peter quando videro il ragazzo scagliare un Bolide contro il Cacciatore Corvonero, il quale dovette lasciar andare la Pluffa per difendersi.
“Ma che dice, non è un fallo!” disse Jasmine sistemandosi con noncuranza la lunga treccia che portava quel giorno. Draco fu d’accordissimo con lei, mentre Aladdin evitò di dire la sua per il quieto vivere.
“Guarda, forse Mag ha visto qualcosa!” strillò Jasmine indicando l’amica. Anche Jordan se ne accorse.
“Rosander forse ha visto il Boccino! Ovviamente Chang le sta dietro” disse soddisfatto “…No, falso allarme. Chissà se riuscirà a spuntarla contro Cho”
“Jordan! Cosa ti ho detto stamattina” intervenne la voce della McGranitt. Tutto lo stadio esplose in una risata.
“…Se non ci fa vincere l’ammazzo” disse Peter quando Corvonero segnò altri punti.
“Pevensie, che ti prende? Non ti avevo mai visto così esaltato per una partita!” disse Frannie ridendo “…Ti fa così paura Susan?”
“Non è solo Susan” borbottò il ragazzo.
“Non dirmi che hai scommesso anche con Percy!” buttò lì Aladdin con noncuranza.
La smorfia che fece Peter fu inequivocabile. Il viso di Frannie si illuminò.
“Ah-ah!” esclamò prima di voltarsi di nuovo verso il campo per incitare i due amici con più fervore.
Westergard intanto aveva accidentalmente dato uno spintone a Cho, facendole perdere l’equilibrio per qualche istante. I Battitori Corvonero non avevano gradito quell’azione, così come tutto il resto dei tifosi. Edmund e Hans dovettero farsi in quattro per schivare i contrattacchi che arrivavano da parte dei Corvonero.
Mag intanto aveva iniziato a notare con orrore che Cho era molto peggio di una semplice sanguisuga: le tagliava continuamente la strada, costringendola a farle cambiare direzione. Aveva volato a tutta velocità dall’altra parte del campo, poi si era spostata più in alto, ma quella non smetteva di seguirla. Ringraziò di essere troppo tesa e concentrata per prestare attenzione ai commenti del cronista. A un certo punto Hans si scagliò contro la sua avversaria e Mag fece appena in tempo a lanciargli uno sguardo grato prima che scoppiasse la guerra dei Bolidi.
“…Accidenti, Westergard li ha fatti arrabbiare!” esclamò Draco ammirato.
“Speriamo che non si faccia decapitare da un Bolide” disse Frannie ridendo.
Si voltò: Jasmine era appena dietro di lei, così si sporse e le disse all’orecchio “Margaret ne morirebbe”, facendo ridere l’amica.
Mentre diceva queste parole notò una cosa che le fece balzare il cuore in gola: Daphne Greengrass, bella e sorridente, se ne stava tranquilla a fare il tifo a poche file da lei. Ecco spiegato il motivo per cui anche Tony era lì vicino. Proprio in quel momento la ragazzina si stava portando una bottiglietta di Succo di Zucca alla bocca. Presa da una rabbia cieca, senza nemmeno estrarre la bacchetta guardò verso di lei e sussurrò d’impulso “Confondus!”.
Poco dopo si godette la scena della ragazza che mancava la sua bocca e si rovesciava il liquido gelato sul mantello, imbrattandolo di arancione; sul volto una buffa aria intontita. Frannie tornò a guardare la partita ridendo istericamente. Dietro di lei sentì Pansy Parkinson urlare con una vocetta stridula “Stai attenta, Daph!”.
Draco si voltò, la vide e disse al gruppo di amici di guardare verso la compagna di classe che ora fissava il mantello sporco non capendo come fosse potuto succedere.
“Che tonta” alzò le spalle Frannie tornando a guardare la partita con un sorrisetto malefico stampato sulla faccia.
Jasmine si era spostata verso Aladdin un secondo prima che lei lanciasse il suo incantesimo, perciò non si era accorta di nulla. Non vedeva l’ora di raccontarlo a lei e a Mag, anche se sapeva che quest’ultima non avrebbe approvato.
“Margaret ha visto il Boccino! Guardate!” esclamò Peter eccitato. Forse quel giorno avrebbe vinto davvero due Galeoni.
Mag lo aveva visto per prima e si era lanciata all’inseguimento del Boccino, il quale sfrecciava fra i giocatori, rallentandola. Cho non ci mise molto per capire che era giunto il momento di tirare fuori gli artigli, così le andò dietro. La Nimbus 2001 di Mag era molto più veloce della Comet di Cho, solo che la ragazza in verde era stata presa di mira dai Battitori dei Corvonero. Il primo Bolide che le arrivò addosso venne parato da Edmund, che lo dirottò con forza verso un Cacciatore lì vicino; il secondo riuscì a schivarlo: le passò di striscio sulla gamba lasciandole una leggera bruciatura che non sentì nemmeno.
Ormai il Boccino era a pochi metri da lei; si voltò per un attimo verso destra per controllare la situazione e vide che Cho era finalmente rimasta indietro. Proprio mentre tornava a guardare in avanti arrivò un Bolide da sinistra, un Bolide che non aveva visto. Le colpì in pieno la spalla. Il dolore le mozzò il fiato per alcuni istanti. Con la mano sinistra tremante rimase attaccata al manico della scopa, mentre allungò il braccio destro per prendere il Boccino. Nel frattempo Hans era arrivato: se fosse partito due secondi prima, nessuno sarebbe riuscito a sfracellare la spalla a Mag, la quale, con i sensi acciecati dal dolore udì appena la voce di Jordan decretare la vittoria Serpeverde.
Volò a terra. Il primo a raggiungerla fu Hans.
“Stavo cercando di deviarlo ma mi è sfuggito, mi spiace” le disse avvicinandosi preoccupato.
Lei strinse il Boccino nella mano; sentiva che a breve sarebbe svenuta. Arrivarono anche Pucey, Flint e Edmund. Flint era fuori di sé dalla gioia e fece per abbracciare Mag – più che abbracciare, l’intento era quello di stritolarla e sollevarla in aria – ma Hans gli si parò davanti.
“Idiota, non vedi che sta male!?” sibilò al Capitano.
Edmund non si fece impressionare dal gesto di Westergard e andò verso la ragazza.
“Come ti senti?” chiese preoccupato posandole una mano sul braccio illeso.
“…La spalla” riuscì a dire lei con un filo di voce.
In quel momento arrivarono anche Frannie e gli altri. Draco era corso dai compagni di squadra per congratularsi e parlare della partita, Peter era raggiante ed esultava con Aladdin e Jasmine, mentre Frannie si avvicinò a Mag.
“Quel Bolide deve averle rotto la spalla, dobbiamo portarla subito in infermeria!” disse guardando la faccia sofferente dell’amica, che minacciava di afflosciarsi da un momento all’altro.
Edmund non aveva ancora finito di annuire quando Hans si fece avanti, passò un braccio intorno al fianco della ragazza e disse risoluto: “Ci penso io, ci vediamo in Sala Comune”.
Si allontanò con Mag che, completamente stordita dal dolore, trovò appena la forza per guardarsi indietro e salutare i due amici con un cenno.
Edmund rimase interdetto per un po’. Peter si era rivolto a lui per dirgli quanto era stato bravo e quanto lo adorava, ma lui non ascoltò una sola parola del fratello. Frannie poteva immaginare cosa stesse passando per la mente dell’amico, ma non poteva fare nulla per evitare che succedesse. Mag le aveva detto chiaramente con chi voleva stare. Aveva scelto Hans, non Edmund.
“Vieni, andiamo!” disse desolata, prendendo sotto braccio l’amico e stringendolo più del solito.
Dopo che Mag e Hans furono spariti nel Castello anche il resto della squadra si mosse verso la Sala Comune per dare inizio ai festeggiamenti. Edmund teneva in mano la Nimbus 2001 di Mag, mentre Frannie Appellò la sua borsa dallo spogliatoio e la spedì al Castello, nel dormitorio.
Cho, poco più in là, era furiosa. Intorno a lei c’erano alcune amiche Corvonero fra cui Belle, che sembrava stesse tenendo un’orazione contro i Serpeverde. Frannie e Jasmine la videro iniziarono a parlare ad alta voce di quanto fosse stata brava Mag, strappando un sorriso a Edmund e Aladdin, anche se quest’ultimo scosse la testa. Quelle due sapevano essere due vere vipere (anche se per questo le adorava).
In quel momento furono raggiunti da Laets, non particolarmente toccata dalla sconfitta della sua Casa. Era decisamente più preoccupata per Margaret. Frannie le spiegò brevemente la situazione e Edmund fu l’unico felice nel vedere l’amica arricciare le labbra con disgusto alle parole “Hans”, “infermeria” e “insieme”.
“…Forse dovremmo andare a trovarla, non credete?” chiese Laets incerta, dopo averci pensato su un po’. Jasmine e Frannie si guardarono con complicità.
“No. Madama Chips ci metterà un attimo a sistemarla… Magari sono già in Sala Comune!” rispose Frannie evasiva. Mag avrebbe dovuto ringraziarla.
 
*
 
Il dolore alla spalla era troppo forte per farla pensare con lucidità. Hans aveva chiesto a Mag se riusciva a camminare e lei gli aveva risposto a malincuore di sì: sarebbe stato troppo imbarazzante farsi prendere in braccio, e ancora di più se avesse fatto apparire una barella come aveva fatto Silente con Potter. No, meglio sopportare il dolore, appoggiarsi al ragazzo e continuare a camminare.
“Sei stata brava, Rosander” le disse a un certo punto, per sdrammatizzare “…Se non lo hai notato, abbiamo vinto!”
Mag si accorse in quel momento di avere ancora in mano il Boccino, che agitava mollemente le ali.
“…Anche tu sei stato bravo, Westergard” rispose debolmente.
La spalla continuava a pulsare inviando ad ogni battito di cuore nuove ondate di dolore. Raggiunsero l’infermeria proprio quando Mag aveva iniziato a vedere dei puntini neri davanti a sé; Madama Chips le corse incontro e aiutò Hans a portarla su un lettino, dove la fece sedere. Il ragazzo spiegò alla donna cos’era successo e dove era stata colpita.
“Che vi salta in mente per lanciare un Bolide contro le persone in quel modo!” borbottò dando un po’ di acqua e zucchero alla ragazza, nella speranza che si riprendesse un po’.
Hans si fece più piccolo davanti alla donna. Era il suo lavoro lanciare Bolidi contro le persone.
“Aspetta fuori” disse al rosso tirando bruscamente le tende del lettino.
Mag, sedendosi, si era leggermente ripresa, anche se era rimasta pallidissima. Hans la guardò un’ultima volta e le fece un sorriso incoraggiante, poi si sedette lì vicino e attese.
Madama Chips aiutò la ragazza a togliersi la parte superiore della divisa e analizzò la spalla che stava iniziando ad assumere un colorito scuro.
“5 e passa chili di ferro, ringrazia che non ti abbiano presa in testa!” bofonchiò con aria inquieta “altrimenti avresti dovuto passare qui una settimana intera”
“…Almeno sarei svenuta” rispose la ragazza “…e non avrei sentito quest-AH!”
Non riuscì a finire la frase perché l’infermiera le aveva toccato la spalla con la bacchetta, pronunciando sottovoce qualche formula per capire quale fosse il problema.
“Tutto ok, Mag?” chiese Hans da fuori.
“S-sì” rispose la ragazza con le lacrime che ormai le rigavano le guance.
“È solo una lussazione” concluse l’infermiera.
Sparì per un attimo dietro le tende e ritornò poco dopo con una scatola e lo sguardo corrucciato. La aprì e Mag vide che dentro c’era un unguento giallo scuro. Sorrise debolmente: forse sarebbe bastata una spalmata di quella pomata per porre fine a quel dolore.
“…Devo rimetterti a posto l’osso.” annunciò Madama Chips riprendendo la bacchetta che aveva appoggiato al tavolo poco prima.
La avvicinò alla spalla della ragazza, che se possibile impallidì ancora di più. Pronunciò una formula a bassa voce.
“Cosa deve fa–” riuscì a dire Mag prima che l’incantesimo facesse effetto.
Questa volta il dolore era schizzato alle stelle, così acuto che se non fosse passato all’istante, sarebbe morta. Sentì le sue ossa che si riposizionavano, procurandole un dolore mai sentito prima in tutta la sua vita. Non ebbe nemmeno la forza di gridare, dalla sua bocca uscì solo un lamento soffocato che però Hans sentì bene e lo fece preoccupare.
Il dolore cessò all’istante, ma era stato così forte da farle venire ancora le vertigini.
“Ecco fatto” disse l’infermiera passandole di nuovo il bicchiere d’acqua; Mag lo prese con mano tremante.
“F-Finito?” chiese la ragazza asciugandosi l’ultima lacrima e tirando su col naso.
In tutta risposta la donna afferrò la scatoletta e iniziò a spalmarle l’unguento sulla spalla. Vedendola avvicinare la mano, la ragazza si ritrasse, ma quando la mano entrò in contatto con la sua pelle, Mag non sentì alcun dolore, e l’unguento la fece sentire ancora meglio.
“Riposo per qualche giorno. Rimetti questo stasera e domattina. Ora rivestiti” disse l’infermiera con tono pratico, mettendole un po’ di quella crema gialla in una scatoletta più piccola e consegnandogliela.
Mag cominciava a sentirsi decisamente meglio, così si guardò nel piccolo specchio sul comodino: il pallore stava lasciando spazio a un acceso rossore sulle guance e il dolore alla spalla cominciava a essere solo un brutto ricordo, sempre più lontano. Madama Chips la lasciò sola a rivestirsi e informò Hans che avevano finito, intimando anche a lui che la ragazza doveva stare a riposo.
Mag cercò di sistemarsi meglio che poteva, dal momento che aveva appena realizzato che Hans – Hans! – era lì fuori ad aspettarla. Fece un respiro profondo, premette le mani fredde sul viso nella speranza che perdesse un po’ di rossore e aprì le tende. Hans la vide e si alzò subito in piedi, sorridendo.
“Come stai?” le chiese guardandola negli occhi.
“Ho bisogno di una bottiglia intera di Whiskey Incendiario” rispose lei per sdrammatizzare.
Lui scoppiò a ridere. Le passò un braccio intorno alle spalle e le fece strada verso l’uscita.
“Sono sicuro che Flint te ne concederà anche due, te le sei meritate!”
Si avviarono insieme verso i sotterranei. Mag era leggermente imbarazzata dal fatto che lui la stesse ancora tenendo così vicina, ma non osò allontanarsi. Stare con lui le dava sicurezza e la rendeva felice, anche se un po’ nervosa.
 
*

Frannie e il resto della compagnia avevano fatto la loro entrata nella Sala Comune proprio mentre Marcus stappava le prime bottiglie di Burrobirra, gentilmente offerte dalla squadra per la vittoria. Vedendo che Mag e Hans non c’erano, nessuno fece un commento. Edmund andò verso Flint e si fece dare un paio di bottiglie.
“Per adesso mi ha dato queste” disse tornando dalle amiche.
In quel momento arrivarono Higgs e Pucey con le braccia cariche di dolci e salatini rubati nelle cucine, altri piatti fluttuavano davanti a loro e presero posto su un ampio tavolo. Draco intanto aveva puntato la bacchetta verso il suo striscione e lo aveva ingrandito, poi, con l’aiuto di Miles, lo aveva fatto levitare in alto, così che tutti potessero vedere la scritta.
Flint si stava congratulando con Edmund per i Bolidi che aveva scagliato contro gli avversari quando gli ultimi due giocatori della squadra fecero la loro entrata.
Hans aveva fatto passare prima Mag, la quale era entrata nella Sala Comune sorridendo radiosa, anche se sul viso c’era ancora l’ombra del dolore provato fino a poco prima. Il primo a vederla fu Flint, il quale urlò “È VIVA!!” e si diresse verso di lei per abbracciarla. Presto tutto il resto della squadra e gli amici le furono intorno per chiederle come stesse e per congratularsi con lei. Frannie la strinse forte.
“Hans non ti toglie gli occhi di dosso” le sussurrò all’orecchio prima di lasciare il posto a Jasmine e a Edmund.
Mag arrossì. Hans si era spostato un po’ più in là per lasciare lo spazio ai ragazzi che erano accorsi a festeggiare l’amica, ma lo aveva notato anche lei che continuava a guardarla.
“Per le mutande di Merlino, Mag, cosa ti sei fatta?” chiese Edmund dandole un buffetto imbarazzato sulla spalla.
“…Male” tagliò corto lei sorridendo “ora è tutto a posto, devo solo mettere questa crema oggi e domani” spiegò tirando fuori la bacchetta per spedire nel dormitorio la scatoletta che aveva ancora in mano.
“Ora ho un disperato bisogno di bere qualcosa” disse guardandosi intorno.
Vide che dall’altra parte della sala Hans stava aprendo una bottiglia di Whiskey Incendiario. Le lanciò uno sguardo difficile da fraintendere. Si voltò verso gli amici lievemente spaventata: Frannie e Jasmine stavano sorridendo a trentadue denti, incoraggianti, mentre Edmund sembrava molto più interessato al piatto di dolci che teneva in mano, ma non guardava neanche i dolci: i bordi d’oro sembravano attrarlo di più. Mag fece un respiro profondo, si voltò e andò da Hans.
“Allora, dicevi una bottiglia intera?” chiese lui con un sorriso malizioso quando lei lo raggiunse.
“Magari con calma” sorrise Mag prendendo il bicchiere che il ragazzo le stava porgendo. Brindarono e bevvero, incuranti del resto dei ragazzi sparsi per la Sala e della confusione che era triplicata dopo il loro arrivo.
Mag si appoggiò al muro dietro di lei e abbassò lo sguardo. Hans non smetteva di guardarla, e lei non sapeva cosa fare.
“Grazie… Per avermi accompagnata…” iniziò, incerta sul da farsi.
Si rigirò il bicchiere fra le mani “è stato carino da parte tua”
“Avevo voglia di stare con te” rispose lui con un’alzata di spalle, prima di guardarla negli occhi.
Appoggiò una mano al muro, togliendole la via di fuga – non che lei avesse intenzione di andare da qualche altra parte – e avvicinandosi ancora di più.
“…A dire il vero ultimamente ho molta voglia di stare con te, non so se l’hai notato…”
“L’ho notato…” confessò la ragazza, trovando il coraggio di aggiungere a bassa voce “…E non mi dispiace”
Lui sorrise, si sporse verso di lei e la baciò.
 
*
 
Dall’altra parte della Sala, Frannie era combattuta fra il guardare come se la stava cavando l’amica e il cercare di distrarre Edmund, che sembrava desiderare ardentemente di andarsene dalla Sala. Stava per scoppiare, e si vedeva. Da quando Mag li aveva lasciati, lui si era già scolato una Burrobirra intera ed era già a metà della seconda. Si era seduto su un divanetto con Frannie, Jas e altri membri della squadra, ma mentre tutti erano esaltati per l’aspra partita che era appena stata giocata e vinta, lui non aveva aperto bocca e sembrava che non gl’importasse più. Frannie continuava a lanciargli occhiate nervose e cercava di comunicare con gli occhi, dicendo che le dispiaceva, che anche lei in fondo avrebbe voluto che le cose andassero diversamente per lui, ma lui non la guardava. Fissava il tavolino davanti a lui con aria imbronciata, mentre Draco discuteva già con Flint il suo ritorno in squadra. Frannie era di fronte a lui e vedeva abbastanza bene cosa stavano facendo la sua migliore amica, anche se non voleva stare lì a spiarla. Si portò alla bocca un pasticcino al cioccolato. In quel momento arrivò Daphne insieme alla sorella Astoria. Draco le guardò di sfuggita e continuò a parlare con Flint, mentre Frannie, ora anche lei lievemente contrariata, si rivolse a Jasmine e le chiese andavano le cose con suo padre, sperando che Edmund si distraesse, anche se il tentativo era piuttosto debole.
“Oh, beh. Gli ho scritto proprio l’altra settimana. Ormai l’ho perdonato, gli ho anche detto di Aladdin e lui sembra contento”
“Conoscendoti, gli conviene esserlo” rispose Frannie ridendo.
“Quest’estate glielo farò conoscere” disse Jasmine incrociando le gambe sul divano e servendosi nel piattino altri dolcetti con noncuranza.
Frannie alzò gli occhi un attimo e vide Hans avvicinarsi a Mag.
“Se non si baciano adesso sono due idioti” pensò distogliendo immediatamente lo sguardo.
Sapeva che Edmund aveva tutte le ragioni del mondo per starsene zitto e imbronciato, ma odiava non avere nessuna idea per tirargli su il morale. Intanto i membri della squadra si stavano vantando del fatto di essere in testa alla classifica di 200 punti, un vantaggio invidiabile.
“…Sì, non ci resta che vincere contro Pott–” disse Higgs con noncuranza prima di cambiare completamente discorso “Hey, guardate! Westergard si sta dando da fare!
Almeno dieci paia di occhi – compresi quelli di Edmund – si alzarono o si voltarono in direzione di Hans e Mag, che dopo il primo bacio imbarazzato avevano continuato con trasporto ed entusiasmo; lui con le braccia intorno ai fianchi della ragazza, mentre lei con le mani immerse nei capelli rossi di lui.
Frannie e Jas si lanciarono uno sguardo carico di significato, sorridendo. Jas si fece scappare un “Evvai!”, mentre Frannie sorrise soddisfatta… Prima di vedere il volto pallido di Edmund che tornava a posare lo sguardo sul tavolino, completamente interdetto.
Mag, sentendosi osservata, pregò Hans di uscire da lì per trovare un luogo più appartato, lontano da occhi indiscreti; Hans non era totalmente d’accordo con lei, ma si convinse vedendo l’imbarazzo della ragazza crescere quando Flint fischiò per congratularsi con l’amico. La prese per mano e insieme uscirono dalla Sala Comune.
Edmund era stato tentato fino a quel momento di abbandonare la Sala per farsi un giro in cortile, visto il bisogno disperato di schiarirsi le idee, ma ora c’era la possibilità di incontrare loro da qualche parte. Andare nel dormitorio lo avrebbe fatto sembrare un bambino capriccioso, perciò rimase lì, immobile, mentre gli altri riprendevano a chiacchierare ancora più allegramente di prima e Frannie lo guardava insistentemente, facendolo pentire di aver mangiato così tanto.
Pansy Parkinson disse qualcosa all’orecchio di Draco guardando Frannie, la quale alzò gli occhi al cielo e cambiò posto, mettendosi seduta vicina a Edmund. Il ragazzo s’irrigidì. Si sentiva come un animale braccato.
“Vuoi sentire una cosa divertente?” azzardò.
“Non lo so” mormorò lui. Non gli importava di niente in quel momento.
“…Peter ha vinto una scommessa contro Percy Weasley. Grazie a te” disse sforzandosi di sorridere all’amico, omettendo il fatto che la scommessa era stata vinta grazie alla squadra, non solo grazie a Edmund.
Lui non sembrò molto colpito, ma era talmente grato all’amica per non avergli detto qualcosa che lo avrebbe messo in imbarazzo che le chiese di raccontarle tutto.
 
*
 
Margaret e Hans emersero dalle porte della Sala Comune solo nel tardo pomeriggio, quando mancava un’oretta alla cena. Vedendoli arrivare, Edmund scattò in piedi come una molla, biascicò che doveva parlare con suo fratello e sparì dietro il passaggio prima che i due ragazzi lo potessero raggiungere.
“Speriamo che incontri Lucy e che lo consoli un po’ lei” pensò Frannie guardandolo uscire.
Mag e Hans camminavano per mano nella loro direzione. L’amica sembrava trovarsi su un’altra galassia, mentre Hans aveva l’aria di uno la cui giornata era andata di bene in meglio.
Mag si girò verso di lui, gli sussurrò qualcosa all’orecchio e gli lasciò la mano, dopo avergli dato un bacio veloce; poi si rivolse alle due amiche e disse che andava nel dormitorio a cambiarsi per la cena. Ovviamente le due la seguirono.
Quando Mag uscì dal bagno dopo essersi fatta la doccia le trovò sedute sul suo letto con un sorriso stampato sul volto.
“Racconta tutto, dall’inizio” disse Frannie facendole spazio fra lei e Jas.
“E non tralasciare niente” continuò l’altra sciogliendosi i capelli e facendoli ricadere sul materasso.
Mag raccontò tutto per filo e per segno, da quando l’aveva portata in infermeria fino a quando, dopo essersi messi ufficialmente insieme, erano tornati in Sala Comune.
“…E poi mi ha detto che quando è con me sta bene, e che quindi dobbiamo stare insieme per forza. E io sono assolutamente d’accordo con lui” concluse la ragazza con aria sognante.
“Oh, Mag, sono così contenta per te!” le disse Frannie entusiasta.
“Sono davvero felice, tanto” sospirò Mag “E poi lui è…”
“Un gran fico” concluse Jasmine.
“Decisamente” annuì Mag.
Hans era tutto ciò che aveva sognato: bello, gentile, forte, divertente e con quell’aura di mistero che la faceva semplicemente impazzire.
Dopo aver passato una bella ora a parlare dell’accaduto, Frannie prese la parola.
“Devo raccontarvi una cosa, ma non ditelo a nessuno”
“Che succede?” chiese Jasmine sollevando la testa per guardarla.
“…Hai presente quando durante la partita la Greengrass si è rovesciata addosso il succo di zucca?” iniziò rivolgendosi all’amica araba. Mag credette di sapere cosa stava per rivelare l’amica, anche se non aveva assistito.
“…L’ho Confusa io” ammise infine con tono incerto.
Non sapeva se considerare il suo gesto infantile e impulsivo o se vantarsene. Forse era giusto pensare entrambe le cose, dopotutto.
In un qualsiasi altro momento Mag le avrebbe fatto una ramanzina sulla nobiltà d’animo, sulla giustizia e sull’essere superiori, ma quel giorno era davvero troppo felice per farsi guastare quei sentimenti. Scoppiò a ridere e si fece raccontare tutto. Frannie ne fu felice. Con Jasmine non c’era bisogno di fingersi dispiaciuta per ciò che aveva fatto. Passarono un bel quarto d’ora a parlar male della collega più giovane, poi le tre decisero di tornare in Sala Comune. Hans aspettava Mag davanti alla porta del dormitorio femminile; Edmund era seduto su un divanetto e sfidava Draco a scacchi. Quando vide Mag allontanarsi con Hans salutò Draco e si diresse verso Frannie e Jasmine con uno sguardo indecifrabile. Frannie si chiese se avesse parlato con qualcuno dei suoi fratelli.
In quel momento apparve il gatto di Mag, che zampettò tranquillo verso la padrona, ma quando vide che era insieme a un estraneo si bloccò improvvisamente e scappò via, rifugiandosi dietro le gambe di Jasmine, e poi di Edmund. Il comportamento del gatto gli sollevò un po’ il morale. Frannie intanto lo stava guardando preoccupata.
“Mi ci dovrò abituare” disse Edmund con una semplice alzata di spalle, mentre si dirigevano verso la Sala Grande.
Il discorso morì lì. Non aveva altro da aggiungere. Frannie era desolata, ma non poteva proprio farci niente. Jasmine ormai aveva intuito che al ragazzo non andasse a genio Hans, senza però sospettare che ci fosse qualcosa di più che una semplice antipatia. Non disse nulla e rispettò il silenzio dell’amico.
Mag e Hans si sedettero vicini, un po’ lontani dai rispettivi amici, che non si offesero, anzi, Jasmine rispose all’amica con uno sguardo incoraggiante.
La giornata era durata anche troppo, fra la partita, l’infermeria e tutto quel che era successo dopo, perciò dopo un’oretta passata su un divanetto in fondo alla Sala Comune con Hans, Mag decise di andare a dormire. Aveva tutto il tempo del mondo per stare con il suo nuovo ragazzo.
 
 
 

NOTE
 

Ho pubblicato prima perché domani sarò occupata in una scorribanda con Koori_chan, la nostra anima pirata a volte chiama, e noi dobbiamo rispondere alla chiamata U.U

Coomunque,
il titolo del capitolo dice molto di quel che è successo. Sembra che Mag e Hans si siano decisi a dichiararsi, non è vero? Vi piacciono come coppia? Personalmente adoro Hans (se fate un giro nel mio profilo vedrete che ho scritto parecchio su di lui) e io e la co-autrice abbiamo cercato di renderlo più IC possibile, pregi e difetti.
Edmund purtroppo non sembra averla presa bene, poverino, ma per il momento non può farci niente. Chissà, farà qualcosa per conquistare Mag o troverà il modo per superare questo momento da solo?
Intanto Frannie continua a odiare la povera Daphne, chissà come andrà a finire con Tony.

Ringrazio chi sta leggendo e chi lascia qualche recensione!
 
A venerdì!

 
 
 

 
 
 

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Capitolo 14
*** San Valentino, il leone e altri misteri ***


XII

SAN VALENTINO, IL LEONE E ALTRI MISTERI



Due giorni dopo la partita della discordia era nientepopodimeno che San Valentino. La scuola aveva programmato un'uscita supplementare a Hogsmeade e Margaret si era data appuntamento con Hans nel pomeriggio. Quello sarebbe stato il loro primo "appuntamento" ufficiale, a soli due giorni dal loro primo bacio, e la ragazza era a dir poco elettrizzata.
-Sicura di volere gli stivaletti Mag? Non è meglio lo stivale in pelle?
-Non posso presentarmi da Hans a San Valentino con lo stivale, Jasmine. Che figura ci faccio?
-Secondo me non è così male. E poi non credo che ti guarderà i piedi, se capisci che intendo.
Ammiccò Frannie, inserendosi nella conversazione. Jasmine ridacchiò, ma Margaret non sembrò cogliere il riferimento, anzi sospirò e si nascose il volto tra i capelli.
-Hai ragione Frannie, che figura farò in ogni caso? Lui è sempre così perfetto mentre io sono... un disastro.
-...bellissima.
Dissero lei e Jasmine nello stesso momento.
-Davvero Margaret, non hai nulla che non vada.
Aggiunse Frannie, sorridendo conciliante. Quando finalmente decise cosa mettere era abbastanza soddisfatta. Alla fine era rimasta decisa sugli stivaletti col tacco, abbinati a un jeans grigio attillato e un maglioncino verde bottiglia con lo scollo a barca. Jasmine aveva insistito per truccarla e nell'insieme, doveva ammetterlo, si trovava molto carina. Le amiche la avevano abbracciata e praticamente gettata in Sala Comune, dove sapeva che Hans la stava aspettando. Quando lo vide arrossì vistosamente. Lo trovava assolutamente perfetto. Portava dei pantaloni chino neri e un maglioncino turchese. Si era rasato alla perfezione  e i suoi capelli ramati riflettevano la tremula luce del lago. La salutò con un bacio e le porse il braccio, che lei accettò prendendolo a braccetto. Lui la guardò e sorrise malizioso.
-Sì. Ho scelto proprio bene.
Commentò con un ghigno. La ragazza avvampò e mormorò un ringraziamento confuso. I due iniziarono a parlare della partita, dato che nei giorni precedenti avevano avuto decisamente di meglio da fare e dato che per entrambi si trattava di un argomento che li metteva a loro agio. Parlando dello stile di tallonaggio di Cho Chang Margaret si rilassò e iniziò a parlare più serenamente, sentendosi libera di esprimersi col ragazzo.
-Certo che, dopo la sberla che le ho dato, i Corvonero si sono davvero inviperiti!
Esclamò Hans ridacchiando.
-Sì, peccato che me la abbiano restituita bene!
Continuò sorridendo la ragazza. Il viso di lui si incupì leggermente.
-Lasciamo perdere. Dovrò decidermi a fare un discorsetto a Roger Davies in questi giorni.
Mag deglutì, un po' compiaciuta un po' con disappunto. Ormai erano quasi arrivati al villaggio, faceva freddo, Hans strinse il braccio dell'altra con più vigore.
-Cosa vuoi fare di bello? Decidi tu.
Chiese il ragazzo, con una strana luce di preoccupazione negli occhi.
-Che ne dici dei Tre Manici? Ho proprio voglia di una burrobirra bollente!
Azzardò lei temendo di dare la risposta sbagliata. L'altro sospirò sonoramente e sorrise a trentadue denti.
-Grazie al cielo! Per un attimo ho temuto mi avresti risposto con Madama Piediburro!
-Per la barba di Merlino, Hans! No! Ehw... non sono mica Cho Chang!
Rispose Margaret facendo una smorfia di disgusto. L'altro scoppiò a ridere.
-Ho la sensazione che andremo molto d'accordo.
-Sì, lo credo anch'io.
Convenne Mag, sorridendo dolcemente.
Quando entrarono ai Tre Manici di Scopa, stranamente non li investì il solito calore confortante. Nessun chiacchiericcio amichevole li accolse e Madama Rosmerta aveva la bacchetta levata. C'era decisamente qualcosa di strano, di sbagliato. Hans sollevò un sopracciglio e si infilò davanti alla compagna, come per schermarla da un'eventuale minaccia . I due si guardarono intorno spaesati. Rosmerta abbassò la bacchetta lentamente e sospirò. La temperatura della stanza saliva a velocità sostenuta.
-Non si può continuare così! È la seconda volta questa settimana!
Sbraitò, mentre puliva un bicchiere con aria oltraggiata.
-Io amo questo posto Rosmerta,
Azzardò un commensale,
-Ma se continuo a trovare dissennatori in pieno giorno penso che dovrò passare alla Testa di Porco. Non mi piacciono quegli esseri.
-Già, non piacciono a nessuno.
Aggiunse acidamente una strega al bancone. Hans e Mag si guardarono di sottecchi.
-Sicura di voler restare qui?
Le sussurrò all'orecchio. Lei fece cenno di assenso.
-Pare se ne siano andati, no?
L'altro annuì e si sedettero al primo tavolo libero.
-Due burrobirre, per cortesia.
Chiese cordialmente il ragazzo rivolgendosi alla banconista. In un attimo due calici colmi di liquido ambrato volarono al tavolo e si adagiarono davanti ai due. Fecero tintinnare i bicchieri in un brindisi silenzioso, e Margaret sorseggiò la sua bevanda. Il sapore leggermente alcolico di zenzero la rassicurò, scaldandola dall'interno.
-Devono averlo avvistato.
Mormorò Hans con espressione un po' tesa.
-Secondo te riuscirà a entrare di nuovo? Credi che Potter ...
-No, lo escluderei. Non dopo l'ultima volta.
-Ma come fa a farcela sempre? Prima Azkaban, poi Hogwarts?
-Non ne ho idea. Sta sempre un passo avanti al ministero. Gioca a nascondino, li imbroglia come bambini. Neanche Alastor Moody è riuscito a trovarlo.
Margaret rabbrividì. Moody era conosciuto per essere un abile auror, quello che aveva mandato più mangiamorte ad Azkaban di tutta l'Inghilterra. Le persone che lo avevano conosciuto non lo dipingevano esattamente come un pezzo di pane.
-Non vorrei essere nei panni del ministro in questo momento.
Continuò Hans, dopo aver dato una lunga sorsata.
-O di Potter.
Aggiunse Margaret a bassa voce.
-O di Potter. Lui ti sta simpatico, non è così?
Mag arrossì leggermente.
-Oh... si nota tanto?
-Non saprei... io l'ho notato però.
La ragazza sorrise. Hans sembrava sempre capirla benissimo. Era come un superpotere. Sapeva sempre quello di cui lei aveva bisogno, e capiva sempre subito quello che stava provando. Si sentì molto fortunata.
-Già... tu l'hai notato.
 
***
 
Intanto anche Jasmine si era preparata per il suo appuntamento con Aladdin. Aveva indossato un paio di pantaloni a palazzo blu con un top abbinato , e due ballerine nere. Quel giorno avrebbero evitato Hogsmeade, che sarebbe di sicuro stato invaso da coppiette, e avrebbero fatto un giro vicino al Lago Nero. Arrivata nella Sala Grande si riunì all'amato e lo baciò dopo essere corsa tra le sue braccia sorridendo. Lui la guardava con gli occhi scintillanti.
-Sei bellissima.
Disse, senza staccarle gli occhi di dosso. Lei afferrò la mano del compagno e si diressero verso il lago. Aladdin aveva il mantello in spalla, ma quel giorno non avevano in programma di fare un giro: lo avrebbero usato come tovaglia da picnic. Scelsero un angolino vicino alla riva ma non abbastanza da essere umido, e il ragazzo srotolò il mantello. Al suo interno rivelò un cestinetto pieno di baklava, makroud e barfi, dolci tipici della loro terra, oltre che un mazzolino di gelsomini, i suoi fiori preferiti. Aladdin sapeva essere un grande romantico
-Oh, Al...
Sospirò lei sorridendogli felice. Il ragazzo si accomodò e la invitò con lo sguardo a fare lo stesso.
-Buon San Valentino, Jas.
-Buon San Valentino.
Rispose lei, inginocchiandosi sul tappeto e dandogli un bacio a stampo.
-Tu avresti mai detto a Settembre che saremmo arrivati a questo momento?
Sospirò lui, porgendole un barfi al pistacchio.
-Sì.
Rispose lei con gli occhi fiammeggianti,
-Sì io ho sempre saputo che saremmo arrivati dove siamo ora. Ho sempre saputo che eri tu.
-Per questo ti amo . Sai sempre quello che vuoi, sai sempre come ottenerlo. Sei un uragano.
Lei restò in silenzio qualche istante. Non glielo aveva mai detto e ora lo buttava lì così, come se non fosse niente. Il ragazzo non udendo reazione continuò.
-Mentre io... io non sono neanche riuscito ad aiutare il mio villaggio. Ho lasciato soli quei bambini, ero l'unico che portava loro da mangiare. Me ne sono andato come un vigliacco e ora chi c'è che prenderà i colpi al loro posto?
La ragazza fremette di rabbia.
-Quando tornerò, nessuno prenderà colpi per nessuno. Quando tornerò spiegherò tutto a mio padre, e quelle guardie non metteranno mai più piede nel tuo villaggio. I loro atti crudeli disonorano tutto il corpo di guardia. Disonorano Agrabah, il nome del sultano... e il mio. Quando tornerò non ammetterò più che questa barbarie sia commessa in nome di mio padre. Te lo prometto.
Lui le afferrò la mano.
-Grazie.
-Non ringraziarmi. È mio dovere assicurarmi che la giustizia regni ad Agrabah. Tu hai fatto fin troppo e sei stato fin troppo coraggioso. E ti amo per questo.
Si lasciò sfuggire lei, fissandolo intensamente.
-Tu vali molto, Al. E faremo grandi cose, insieme.
-Insieme.
Concordò lui, prendendole il volto tra le mani e appoggiando le labbra sulle sue, con forza e sentimento.
 
***
 
Frannie intanto era in Sala Comune a fissare il fuoco, accarezzando le piume di Dante con dolcezza. Sospirò. Margaret e Hans si trovavano a Hogsmeade molto probabilmente a limonare; Jasmine e Aladdin erano chissà dove sul loro tappeto volante; Draco era andato a fare un giro con la Parkinson; Tony... non aveva nessuna voglia di vederlo, al momento. Non a San Valentino, un giorno che lui sicuramente avrebbe voluto passare in compagnia di qualcun'altra. Si morse il labbro e si sforzò di non pensarci. In fondo sapeva che sarebbe stata lei ad averlo, alla fine. Lo sentiva. Quando vide Edmund uscire dal dormitorio di pessimo umore, le venne in mente una grande idea. Sorrise.
-Ed! Ehi!
Lui vedendo l'amica parve tirarsi un po' su.
-Frannie! Nessuna Valentina quest'anno?
-Ora sì.
Rispose lei alzandosi e sorridendo malignamente. Lui la guardò confuso. Frannie gli prese la mano inginocchiandosi e la sfiorò con le labbra.
-Signor Pevensie... mi concederebbe l'onore di un appuntamento a Hogsmeade?
Lui sgranò gli occhi ma rise complice.
-Con molto piacere, madame.
Rispose inchinandosi con un ghigno. Si avviarono verso il cortile ridacchiando e scambiandosi occhiate furtive. Lui era abbastanza ordinato come al solito, con dei jeans sportivi e una maglietta da casa grigio sporco, lei invece aveva i pantaloni della tuta che usava in Sala Comune, e una felpa verde con un serpente ricamato. Aveva pensato di tornare su a cambiarsi, ma poi aveva deciso che non le importava.
-Beh mio cavaliere, cosa desidera fare per questo nostro appuntamento?
Chiese Frannie dandogli una gomitata amichevole.
-Non saprei, mia signora. Lei ha qualche idea?
Rispose pensieroso uscendo dalle porte del castello.
-Che ne dice vossignoria di mielandia? Ho voglia di un po' di cioccolato.
-Dico che è una splendida, splendida idea!
Lui le passò il braccio attorno alle spalle e allargò il sorriso guardando il cielo grigio.
-Se poi andassimo alla Testa di Porco a berci un bicchiere?
Chiese, dando uno sguardo distratto al Platano Picchiatore.
-Sì, mi sembra perfetto.
Disse guardandolo di sottecchi.
-Grazie per essere uscito con me.
Aggiunse titubante. Lui alzò le spalle.
-L'ho fatto volentieri. Mi dispiace per McMartian, sai?
Frannie sospirò.
-È la vita. E neanche tu te la passi benissimo ultimamente, mi sbaglio?
-Può darsi.
Rispose evasivo, ben sapendo che l'amica era a conoscenza di tutto.
-Vedila così. Oggi è San Valentino e hai un appuntamento con la ragazza migliore della scuola!
Rise Frannie agitando i capelli al vento con vanità esagerata.
-E anche la più modesta!
Completò lui con un ghigno.
-La più sincera.
Lo corresse lei.
Arrivati a mielandia scherzavano e ridevano, e quando aprirono la porta del negozio sorpresero Draco e Pansy che li fissarono uno sorpreso e l'altra maliziosa. Frannie alzò gli occhi al cielo con espressione infastidita. Quella ragazza era ancora fissata col fatto che loro due stavano insieme. Se avesse continuato così sarebbe girata la voce e questo non sarebbe andato bene. Tony doveva saperla libera. Edmund si voltò di scatto, richiamato da una conversazione.
-Avete sentito? Dissennatori ai Tre Manici, un'altra volta!
Il ragazzo rabbrividì e l'amica gli strinse il braccio.
-Sono ovunque, ormai! In questo paese è diventata un'impresa anche andare a fare la spesa!
Replicò un'altra voce in risposta alla prima.
-Dai su, compriamo i dolci e andiamo via.
Disse sbrigativa Frannie, intuendo il disagio dell'amico.
-Niente bicchiere alla Testa di Porco?
Chiese lui speranzoso, sentendosi in colpa. Era stato quello che aveva fatto la proposta e ora gli pesava ritrattarla per una paura stupida.
-Non ho tanta voglia di bere oggi.
Mentì lei per metterlo a suo agio, afferrando un pacco di cioccolatini e una busta di api frizzole. Rifletté un secondo e poi aggiunse qualche bastoncino di liquirizia. Lui le sorrise grato.
-Otto falci.
Chiese pigramente la strega alla cassa, e Frannie fu svelta a pagare prima dell'amico, che sbuffò indispettito. Dopo aver pagato la ragazza si voltò verso di lui, e gli porse la scatola di cioccolatini.
-Questi sono per te, ovviamente. Buon San Valentino, Edmund.
Lui strabuzzò gli occhi.
-Per me?
-Certo. Ti ho invitato all'appuntamento e ora ti regalo i cioccolatini. È pur sempre San Valentino!
Disse sorridendo, per poi fare una piccola smorfia di esitazione e sporgersi verso di lui dandogli un breve bacio a mezzaluna, ricambiato goffamente e con un po' di imbarazzo. Il ragazzo arrossì.
-Buon... buon San Valentino Fran.
Balbettò lui scartando il suo regalo con difficoltà e infilando in bocca un dolcetto per scacciare la tensione.
Mary Sue, inosservata, li guardava da dietro uno scaffale. Notò il bacio, che aveva discretamente sfiorato le labbra, e fulminò la coppia con lo sguardo.
-Avanti, torniamo al castello! Puoi insegnarmi a giocare a scacchi!
Disse la ragazza, guardandolo con un sorriso. Edmund sospirò profondamente. In quell'attimo si sentiva capito e felice.
 
Da quel San Valentino ognuno imparò qualcosa. Margaret imparò che con Hans poteva veramente funzionare. Jasmine imparò che su Aladdin avrebbe potuto investire un futuro. Edmund imparò che comunque fosse andata la sua vita amorosa, la sua migliore amica sarebbe stata sempre dalla sua parte. E Frannie... Frannie imparò che non era proprio portata per gli scacchi.
 
***
 
Le settimane seguenti passarono lente e all'insegna dello studio. Margaret continuò a uscire con Hans, erano diventati piuttosto affiatati. Tony e Frannie erano in rapporti amichevoli, ma lui era sempre più dietro alla Greengrass e questo rendeva Frannie abbastanza più irritabile del solito. Laetitia era decisamente seccata dalla nuova relazione di Margaret, e i loro rapporti si erano un po' raffreddati. Frannie invece aveva esposto a Mag e Jasmine una sua teoria: quando le sorelle Greengrass passavano, Draco si voltava sempre a fissarle. Le due ragazze confermarono iniziando a farci caso, e credendo che il ragazzo desiderasse Daphne a sua volta, Frannie iniziò a spingere con Malfoy per farli mettere insieme e allontanarla dall'altro. Quel che non sapeva e che era difficile da capire, essendo le due sorelle molto unite, era che Greengrass era sì la mira dell'amico, ma non quella sperata. Fred e George sembravano gli unici del loro anno a non essere contagiati dalla febbre di studio che incombeva sui ragazzi. Anzi, anche senza la Mappa del Malandrino in quel periodo i loro scherzi erano particolarmente riusciti e avevano come bersaglio primario il povero Gazza e il loro fratello maggiore Percy.
L'unica cosa di rilevante che successe in quei giorni capitò a Frannie. Era tranquilla in Sala Comune a giocare con Arcobaleno. Edmund era in giro con Peter a parlare di non si sa bene cosa, Margaret era con Hans a fare un giro, Jasmine e Laetitia studiavano in biblioteca. La ragazza accarezzò la puffola che stava sul suo grembo con l'indice, quando un'ombra oscurò la luce del camino. Alzò gli occhi. Mary Sue le stava di fronte, con aria accigliata.
-Io ti ho capita, sai?
-Mh?
Rispose l'altra, alzando un sopracciglio.
-Ho capito il gioco che fai con Draco! Vedo come ti guarda. E tu fai la civetta con lui.
Frannie fece una smorfia di disgusto.
-Draco è mio amico. Lo conosco da quando era nella pancia di sua madre. E ha tredici anni. Te lo lascerei volentieri se non fosse che gli voglio be...
-Non tentare di prendermi in giro!
Squittì l'altra con voce acuta.
-Tu sei pazza. Adesso se vuoi scusarmi, sto cercando di giocare con la mia puffola pigmea. Lei almeno non dice scemenze.
-Ti ho vista l'altro giorno con Eragon. Vi siete baciati! Vi ho visti benissimo!
-Si chiama Edm...
-So come si chiama! Ce l'hai con me, eh? Stai rubando tutti i ragazzi che hanno occhi solo per me!
Frannie ridacchiò.
-Sì Mary, come preferisci. Come ti ho detto, sto facendo qualcosa di molto interessante. Se vuoi scusarmi...
-Non li avrai, hai capito? Loro mi amano. Amano me!
-Certo Mary. Come vuoi tu.
Rispose Frannie secca, decidendo di ignorarla. Pensò di avvisare almeno Edmund di quel fatto (Draco se lo avesse saputo la avrebbe come minimo strozzata per averlo messo in imbarazzo davanti alla sua amica e per quanto Sue fosse fastidiosa, Fran non aveva nessun bisogno di un morto sulla coscienza), ma poi optò per non farne parola neanche con lui. Non voleva inquietarlo. Si promise di tenerlo lontano da quella maniaca meglio che poteva.
Il resto dei giorni trascorse pigro e lento la svolta arrivò solo quel venerdì, bruciante come una stella cadente in una notte nera e buia, senza luna.
Era una lezione di incantesimi come tante altre, quando Frannie prese un foglio di pergamena e iniziò a scribacchiare. L'amica  socchiuse le labbra colpita, la ragazza raramente prendeva appunti a lezione. Dopo aver scritto qualche parola, porse la pergamena all'altra che leggendo alzò gli occhi al cielo.
 
Che noia. Facciamo qualcosa oggi?
 
Margaret prese la sua penna e scrisse in fretta una risposta.
 
Certo che facciamo qualcosa. Andiamo in biblioteca a studiare.
 
In biblioteca a studiare? Sul serio non ti viene in mente niente di meglio?
 
Siamo alla fine di Febbraio, nel caso in cui non te ne fossi accorta. I G.U.F.O. sono alle porte, lo sai.
 
Però tu stasera vai con Hans a vedere la partita!
 
Gliel'ho promesso, lo sai! È la prima che guardiamo insieme! E proprio per questo devo passare il pomeriggio in biblioteca, perché la sera non posso!
 
Ma in questo periodo studiamo SEMPRE! Non possiamo per oggi fare qualcosa di diverso?
 
Tipo che cosa? Sentiamo.
 
Scrisse Margaret guardandosi nervosamente intorno temendo di essere vista dal professore. Vitious, completamente ignaro della loro conversazione, gesticolava mimando l'azione necessaria per svolgere un incantesimo di ostacolo.
 
Qualcosa con Fred e George! Sono sempre allegri!
 
Certo che sono sempre allegri, non fanno mai un cavolo!
 
Ora fu il turno di Frannie di alzare gli occhi al cielo. Poi abbassò gli angoli delle labbra guardandola con espressione demoralizzata, e disegnò una fila di faccine tristi sul foglio di pergamena. Margaret sospirò. Si guardò intorno. Edmund aveva l'aria annoiata, forse uscire gli avrebbe fatto bene. Gettò una fugace occhiata a Fred e George, e li vide che ridacchiavano all'ultimo banco per chissà che cosa.
 
E va bene! Solo perché oggi è venerdì!
 
Lo sguardo di Frannie si illuminò. Scarabocchiò un invito a Edmund facendolo levitare con il dito un momento che Vitious guardava verso la lavagna, poi tirò un foglio di pergamena attraverso l'aula, che finì nell'occhio di George. Lui imprecò silenziosamente, ma Fred sghignazzando gli strappò il foglio dalle mani e lo aprì curioso. L'altro gli diede una spallata offeso ma lui alzò gli occhi al cielo sorridendo. Stirò la pergamena con le dita.
 
Avete da fare questo pomeriggio? Mi annoio a morte.
F.F.
 
I gemelli guardarono nella loro direzione e Frannie fece l'occhiolino. Anche Margaret li guardava, un po' tesa, aspettando una risposta. Fred alzò le sopracciglia ammiccante e George annuì con un ghigno. Frannie esultò piano coi pugni tesi sotto il banco, e si voltò nuovamente a guardare il professore.
A lezione finita i ragazzi si alzarono pigri, ci fu un caotico strisciare di sedie lungo il pavimento e Laetitia si dileguò con gli occhi bassi. Ormai da quando Margaret e Hans stavano insieme non si parlavano quasi più. Frannie alzò gli occhi al cielo e Edmund si morse il labbro. Margaret fece finta di nulla, convinta com'era che il comportamento dell'amica fosse assolutamente infantile.
-Bella idea, Fran!
Esclamò Edmund battendo un cinque alla ragazza.
-Che facciamo di bello quindi?
-Ma guarda un po' tu chi si vede...
-... il club dei secchioni...
-...che ha deciso di divertirsi un po'...
-...non avete paura di restare indietro con la noia?
I gemelli apparvero da dietro le loro spalle con dei ghigni enigmatici. Frannie passò un braccio sopra la spalla di George e lo guardò complice.
-Ah così noi saremmo il club dei secchioni? Capisco Mag, ma me e Ed...
-Ehi!
Margaret la guardò offesa, corrucciando le sopracciglia.
-Vi preferivamo quando organizzavate feste...
Cominciò George.
-...ora sempre in biblioteca, che noia!
Concluse Fred.
-Beh, aiutateci a darci una svegliata, allora!
Li interruppe ridendo Edmund.
-In realtà c'è una cosetta...
-...che avevamo preparato...
-...dato che volete venire anche voi dovremo modificarla un po'...
-...ci sarà da divertirsi!
Margaret si morse il labbro, insicura.
-Non è per niente rassicurante.
Mormorò, guardando Frannie e Edmund.
-Su con la vita, Rosander! Vedrai, ti farai due risate anche tu!
I due sparirono come erano apparsi, parlottando e mormorando chissà quale piano infernale.
-Beh, direi che è ora di pranzare!
Esclamò Edmund di buon umore, afferrando Frannie per un braccio e Margaret per la spalla. Dopo una mattinata con Laetitia tornava sempre un po' più sereno. Mag iniziava a pensare che potesse nutrire interesse nei suoi confronti e si sentì inspiegabilmente molto irritata, ma Frannie sapeva che era perché sparlavano di Hans per tutto il tempo, ma ovviamente l'amica non doveva saperlo. Arrivati in Sala Grande raggiunsero Jasmine al solito posto, ma Frannie esitò.
-Aspettate... devo fare una cosa.
Proprio in quel momento Daphne e Astoria Greengrass entravano in Sala Grande, prese sottobraccio. Vide Draco e Tony guardarle di sottecchi dai due lati opposti della sala, così si avvicinò all'amico Serpeverde.
-Carina la Greengrass oggi.
-C cosa?
Balbettò il ragazzo, scuotendosi dai suoi pensieri. La guardò preoccupato, probabilmente col timore di essere stato scoperto. Ed era così... più o meno.
-Non so di cosa tu stia parlando.
Rispose sbrigativo, sistemandosi sulla panca.
-Coda di paglia, Draco? Ho solo detto che è carina, tutto qui. Tu non pensi?
-Beh ecco, immagino di sì. Può darsi.
-Sai, mi è sembrato di cogliere il suo sguardo verso di noi qualche attimo fa.
-Tu dici?
Chiese lui, confuso.
-Oh, sì. Ne sono abbastanza sicura. Fossi in te ci farei una chiacchierata, così, tanto per.
Propose svogliatamente la ragazza.
-Beh, buon pranzo, Draco!
-Buon pranzo, Fran...
La salutò più confuso che mai. Lei si avviò con un sorriso smagliante verso i suoi amici e si sedette accanto a Jasmine, rivolta verso Margaret e Edmund. Fece l'occhiolino alle sue due amiche, che sorrisero complici. Avrebbe fatto mettere insieme la ragazza e il suo amico, così Tony si sarebbe arreso. Era geniale.
-Che state combinando, voi tre?
Chiese Edmund sospettoso.
-Diciamo che sto cercando di ottenere quello che voglio. A qualsiasi costo.
Disse Frannie con un ghigno. Proprio mentre il tacchino arrosto appariva nei grandi vassoi argentati, Hans fece la sua entrata in Sala. Rideva, parlava con Marcus Flint che gesticolava visibilmente. Camminarono spediti verso la fine della tavolata non dando segno di averli visti, ma quando furono abbastanza vicini lui si accostò un attimo a Margaret, che gli sorrise e che non gli aveva staccato gli occhi di dosso da quando era entrato.
-Buongiorno.
Disse sorridendo, e si chinò per darle un bacio a stampo.
-Buongiorno. Pronta per la partita?
Rispose lei, guardandolo negli occhi senza smettere di sorridere,
-Prontissima!
Lui strizzò l'occhio malizioso.
-Allora ci vediamo alle cinque al campo.
-Alle cinque al campo!
Rispose lei, salutandolo mentre andava a prendere posto accanto all'amico. Quando si sedette, Marcus gli diede una gomitata. Edmund, che in tutto questo tempo aveva prestato un'intensissima attenzione alle sue patate al burro, una volta che Hans se ne fu andato sbuffò impercettibilmente.
-Io non vedo l'ora di vedere cosa hanno in serbo per noi Fred e George, voi?
Cinguettò Frannie, tentando di cambiare argomento. Il ragazzo deglutì come se stesse mandando giù una cattiva medicina, poi alzò la testa dal piatto e sorrise cordiale.
-Anche io! Non me la raccontano proprio giusta!
-Spero non sia niente che va contro le regole!
Sospirò Margaret versandosi del succo di zucca.
-Non preoccuparti Mag,
La rassicurò Frannie,
-Nel caso ti autorizzerò io. Sono pur sempre il tuo prefetto!
Lei sbuffò, Edmund alzò gli occhi al cielo ridacchiando.
-Non credo funzioni proprio così!
Aggiunse Jasmine scuotendo la testa.
-Nel caso potrai sempre tirarti indietro!
Commentò Edmund alzando le spalle.
-Sì, immagino di sì...
Margaret si morse il labbro pensierosa. Quando anche l'ultima fetta di torta glassata alla zucca fu spazzolata, Jasmine li salutò e raggiunse Aladdin, per la loro solita passeggiata del fine settimana. Anche gli altri tre dopo qualche attimo di esitazione dovuto alla digestione si alzarono, andando dai compagni Grifondoro con un po' di eccitazione. Questi, quando li videro arrivare, si alzarono scambiandosi sguardi complici e silenziosi, poi ammiccarono verso gli amici.
-Puntuali, vedo!
Disse quello che molto probabilmente era George.
-A volte capita anche questo!
Rispose Edmund sorridendo deciso. Quello che molto probabilmente era Fred abbassò la voce e si sporse verso gli altri.
-Non qui. In giardino. Adesso.
Il fratello gli indicò la porta e disse con grande classe:
-Dopo di te, Forge.
-Oh, grazie mille, Gred.
I due si incamminarono verso l'uscita e gli altri tre si guardarono sospettosi ma incuriositi, seguendoli a ruota. Quando furono abbastanza lontani dal castello, Fred e George si fermarono dietro il tronco di un albero, coprendosi alla vista di chi fosse uscito dal castello. Uno dei due, ormai sarebbe stato inutile tentare di indovinare quale, tirò fuori dalla tasca una boccetta di liquido purissimo.
-Questa, ragazzi...
-... è felemnia...
-...l'equivalente dell'amortentia per felini...
-...per questo scherzo ci serviranno un gatto...
-...e qualcuno del settimo anno... qualcuno bravo in incantesimi avanzati...
-...avevamo intenzione di usare Mrs Purr...
-... ma dato che Rosander è stata abbastanza coraggiosa da unirsi a noi...
-Assolutamente no!
Esclamò Margaret indignata,
-Non presterò il mio gatto per i vostri esperimenti!
-Oh, gli esperimenti li abbiamo già fatti, credimi.
-Il tuo micio sarà soltanto felice di annusarla.
Lei li guardò ancora poco convinta.
-Qualcuno del settimo anno posso procurarvelo io!
Esclamò Edmund, già entrato nell'ottica.
-A chi facciamo lo scherzo?
Chiese Frannie, che non vedeva l'ora. I due si guardarono pensierosi.
-Che dici Fred?
-Non vedo perché no, George.
Si voltarono verso gli amici confusi.
-...dato che ci avete chiesto un passatempo...
-...abbiamo deciso che avreste potuto decidere voi...
-...chiunque, basta che sia in questo parco!
I tre accolsero la novità con entusiasmo, e osservarono con attenzione tutto il giardino. Edmund e Frannie proposero dei Tassorosso del primo anno, più facili da prendere in giro, ma Margaret si oppose categoricamente. Troppo indifesi. Pensarono a Percy, che era seduto tentando di studiare sotto un faggio, ma sarebbe stato troppo scontato. Quando avevano quasi deciso di ripiegare su un distratto Seamus Finnegan ecco che si presentò la perfetta (e prefetta ) occasione. Belle entrò nel parco guardando il cielo con aria assente, un libro spesso tra le braccia.
-Belle.
Dissero i tre ragazzi all'unisono.
-Perfetto, allora che aspettate? Ci servono il gatto e lo studente del settimo anno!
Edmund e Mag scattarono verso il castello, mentre Frannie e i gemelli si sdraiarono pigramente sull'erba.
-Spero che non mi deluderete, ragazzi. Ho proprio voglia di ridere un po'.
-Non succederà.
Risposero i due Weasley in coro.
Edmund arrivò in Sala Grande col fiatone. Intercettò subito il fratello, notò che parlava con Cedric Diggory. Indossò la sua maschera di pura preoccupazione più convincente, e Peter solo vedendolo si separò dal compagno e fu lui ad avvicinarsi per primo.
-Ed, è tutto...?
-Peter! Peter, devi aiutarmi, ti prego!
-Calmati, calmati, cosa è successo?
-È complicato, io, accidenti... mi sono messo in un bel guaio.
-Respira! Respira, sono sicuro che andrà tutto ok.
-Promettimi che mi aiuterai Pete!
-Io... certo! Certo che ti aiuterò, te lo prometto!
Non appena Peter pronunciò queste parole, la smorfia di preoccupazione di Edmund si trasformò in un ghigno felino. Sapeva che Peter non avrebbe mai rotto una promessa ufficiale . Infatti l'altro spalancò gli occhi per un attimo per poi fissarlo con odio.
-Mi pentirò di averlo detto, vero?
-Può darsi!
Esclamò Edmund alzando le spalle, trascinandolo in cortile. Quando i due arrivarono, George teneva Ser Jaime stretto tra le mani, cercando di non essere graffiato dal gatto, che si dimenava per raggiungere Fred o più probabilmente la pozione che aveva in tasca. Quando la stappò la sua reazione fu ancora più violenta.
-Ahi! Bestia orribile!
Imprecò Fred, e Margaret gli diede uno scappellotto.
-Non insultare mai più il mio gatto!
Quando Peter vide Fred e George sbiancò.
-Ed, sono il caposcuola...
-Niente obiezioni! Hai promesso!
Disse il ragazzo trionfante, e l'altro gemette.
-Tutto pronto?
Chiese quindi avvicinandosi.
-Tutto pronto!
Rispose Frannie, facendogli l'occhiolino.
-Peter...
Salutò Margaret con un cenno.
-Vostra Maestà in persona!
Esclamarono Fred e George, profondendosi in un inchino. Il loro fratello Percy si era tanto vantato della sua carica che i gemelli trattavano tutti i capiscuola con estrema affettazione, solo per dargli fastidio. Ser Jaime graffiò George un'altra volta. Lui sbuffò.
-Toh, tienilo tu.
Lo consegnò a Edmund senza neanche dargli il tempo di replicare.
-Ora noi ci avvicineremo alla ragazza con una scusa...
-...quando ce ne andremo avremo lasciato delle gocce sulla sua tunica...
-...in quel momento voi, Vostra Grazia, trasformerete il gatto in un leone...
-...e tu, Pevensie, lo lascerai andare.
A Frannie e Margaret brillavano gli occhi, Edmund era troppo occupato a tenere il micio a bada.
-In un leone? E perché mai?
Chiese Peter confuso senza sapere la funzione della pozione.
-Oh, lo vedrai!
Esclamò George enigmatico, andando insieme al fratello verso O'Hara. Si avvicinarono a lei e iniziarono a parlare di qualcosa, i ragazzi non capirono cosa. Sembrava che lei non fosse molto contenta di essere stata interrotta dalla lettura, e per questo qualche istante dopo i due si accomiatarono. Era il segnale.
-Leoverto!
Disse Peter con la morte negli occhi, l'istante in cui Edmund lasciava la presa. Sapeva che qualunque cosa fosse successa, non sarebbe stata appropriata.
-Vai, Ser Jaime!
Sibilò Margaret mentre un audace leone in tre balzi raggiungeva la ragazza ignara, sdraiata in terra. Tutti i presenti si voltarono agghiacciati alla vista dell'animale, che saltò sopra Belle e iniziò a leccarla. Lei strillò terrorizzata. Continuò a dibattersi mentre Fred, George, Margaret, Frannie e Edmund erano piegati in due dalle risate. Anche Peter ridacchiava, anche se sembrava un po' a disagio. Dopo qualche istante il leone tornò gatto, e la ragazza tentò di calmarsi, ansimante. Si udì un miagolio stridulo e i ragazzi videro una palla di pelo schizzare verso la ragazza e balzarle in petto, strappandole un po' i vestiti.
-Aslan!
Gridò Edmund ormai a terra dal ridere, e anche Peter scoppiò. Qualche minuto dopo, quando la pozione si asciugò, i gatti trotterellarono via, lasciando la ragazza ansimante, spettinata e con i vestiti in parte strappati. Anche gli altri ansimavano, ma dal troppo ridere. Lei scoccò loro un'occhiata di fuoco.
-Credo che ce la farà pagare.
Sussurrò Edmund.
-Deve solo provarci.
Replicò Margaret fissandola con orgoglio.
-Ricordami di non prometterti mai più niente!
Esclamò Peter dando una pacca sulla spalla di Edmund, però sorrideva.
-È stato divertente però, non puoi negarlo!
-No, hai ragione, non posso!
Rispose, scuotendo la testa.
-Sì, ci voleva proprio una risata prima della partita!
Disse Fred raggiungendoli insieme a George.
-La partita, è vero! In bocca al lupo!
Commentò Frannie rivolta agli amici,
-Ma non posso tifare per voi, lo sapete!
-Poco male, i Corvonero non ci spaventano!
Liquidò Fred con un gesto della mano.
-Voi andate a vederla?
Chiese Peter.
-Non lo so!
Rispose Frannie, guardando Edmund.
-Tu vuoi andare?
-Non so, potremmo... tu vuoi andare?
Frannie alzò le spalle senza sapere cosa rispondere.
-Io vengo! Ma neanche io tiferò per voi ragazzi, mi spiace!
Disse Margaret ridendo.
-Ah, già...
-...tu e quel tuo nuovo fidanzato inquietante!
-Hans non è inquietante!
Replicò, fingendosi offesa.
-Come no...
-...ogni volta che sorride...
-...sembra abbia appena coniato un nuovo metodo...
-...per ucciderci tutti!
Tutti risero, persino Mag.
-In effetti non hanno tutti i torti!
Azzardò Frannie dando un gomitata all'amica.
-No, immagino di no...
Rispose Margaret sorridendo. I tre Serpeverde decisero di tornare in Sala Comune. Margaret si sarebbe dovuta preparare per la partita e voleva accertarsi che Ser Jaime fosse tornato, mentre Edmund e Frannie dovevano ancora decidere se andarci o no, e nel caso che fare in alternativa. Stavano per entrare nel castello, quando sentirono un latrato sommesso. Si voltarono già sapendo cosa si sarebbero trovati davanti. Aslan e un grosso gatto rosso, probabilmente il gatto della Granger, discutevano (sì, sembra impossibile ma non ci sarebbe stato termine migliore) con un mastino nero dal pelo sporco e arruffato. Un mastino nero che loro conoscevano sin troppo bene.
-Aslan?
Sussurrò Edmund, e Mag e Fran lo presero per le braccia e lo spinsero nel castello.
-Andiamo via. Non finisce mai bene quando c'è quel cane. Lo abbiamo appurato ormai.
Mormorò Margaret tra i denti, andando verso le segrete.
-Se non sapessi che è impossibile penserei che ha piacere nel rovinarci la giornata.
Sbottò Frannie scuotendo la testa.
-Legilimens.
Disse Edmund annoiato, e la porta per la Sala Comune si aprì. I tre scivolarono dentro, e si sedettero sui divanetti a parlare fitto fitto.
-Voi dite che dovremmo dirlo a qualcuno?
Provò Margaret, sottovoce.
-E cosa? Che ogni volta che ci sembra di vedere un cane poi passiamo una giornata di merda?
Rispose Edmund seccato.
-Mag non ha tutti i torti, però. E se succedesse qualcosa alla partita?
Avanzò Frannie con preoccupazione.
-Forse potremmo dirlo alla Cooman. Lei ci crederebbe.
Replicò Mag.
-Ah, questa sì che è una consolazione! La Cooman ci crederebbe! Motivo in più per capire che in realtà siamo visionari!
Ringhiò Edmund sprezzante.
-Se sei così intelligente dillo tu cosa potremmo fare!
Sbottò Frannie, irritata dalle rispostacce dell'amico.
-Credo che dovremmo tenere gli occhi aperti, tutto qui. Se oggi succederà qualcosa, allora sapremo che abbiamo ragione.
Stavolta Frannie annuì.
-Giusto. E se succederà, lo sapremo. Ce lo aspettiamo, dopotutto.
Margaret li guardò, decisa.
-Io controllerò che vada tutto ok alla partita. Voi pensate al resto.
Gli altri due annuirono, seri.
-Se quel cane ha qualcosa di strano, oggi lo scopriremo.
Quando si avvicinò l'orario della partita, Margaret salutò i due amici con sguardo grave. Si allontanò verso il campo da Quidditch con le mani nelle tasche del mantello. Si mordicchiava il labbro e si guardava intorno, cercando qualcosa di strano. Hans la distolse dai suoi pensieri passandole a tradimento il braccio attorno alle spalle.
-Pronta a tifare Corvonero?
Lei sussultò.
-Ah! Oh. Hans, sei tu.
Rispose con gli occhi sgranati.
-Ehi, sono così brutto? Sembra abbia appena visto il gramo!
Rise lui di gusto. Lei fece un sorriso tirato.
-È l'effetto che mi fa Cho Chang quando so che devo tifare per lei! Brr...
Rispose Mag scherzosa. Dall'apparire di Hans si era sentita più tranquilla. Il ragazzo la faceva sentire al sicuro. Lui le prese la mano. Lei sorrise.
-Andiamo a tifare Cho Chang.
Si sedettero nell'ala destinata ai Corvonero, accanto a Susan Pevensie, che faceva levitare un grosso striscione in movimento, blu con un'aquila bronzea che sfrecciava in un anello da Quidditch.
-Wow!
Commentò Margaret incantata.
-Bello, eh? L'ho fatto tutto da sola!
Rispose fiera la Corvonero. Hans tirò fuori una bustina di carta e gliela porse.
-Tieni, bastoncelli di liquirizia! Li ho comprati per la partita.
Le rivolse un sorriso sfolgorante e lei per poco dimenticò di non amare la liquirizia. Durò un attimo.
-Oh, sei stato molto carino. Però...  non mi piace la liquirizia!
Rispose cercando di non essere scortese. La ragazza si sentì in qualche modo rassicurata dal fatto che Hans non ci azzeccasse sempre sempre su di lei. Non era perfetto al cento percento dopotutto. Meglio, le persone perfette sono quelle di cui non c'è da fidarsi. Lui restò interdetto per un paio di secondi.
-Oh. E dire che in genere ci azzecco su queste cose.
Poi si riprese e rise sommessamente.
-Poco male, posso trasfigurarle in dei cioccolatini se vuoi!
-Ecco, ehm, vedi... non adoro neanche il cioccolato, in effetti.
Lei iniziava ad arrossire, e lui la guardò come se stesse guardando un elfo domestico con un brutto cappellino di lana.
-Non ti piace...? Sei proprio strana!
Commentò, buttandosi una manciata di bastoncelli in bocca e masticando con un sorriso.
-Non lo nego.
Rispose lei. Il fischio d'inizio sedò la discussione e li fece concentrare sulla partita.
 
Intanto Edmund e Frannie giravano per i corridoi con aria annoiata.
-Perché lei può controllare la partita stando seduta col suo bel marpione e a noi tocca questo lavoraccio?
Esclamò Edmund scorbutico guardando dietro un'armatura, che lo fissò con sdegno.
-Glielo aveva promesso, lo sai. E poi è lì che si trova quasi tutta la scuola... é probabile che se deve succedere qualcosa, succederà lì.
Rispose Frannie, guardandolo con pazienza.
-Oppure il cane userà la partita come diversivo e si infilerà nel castello per sbranarci!
-In quel caso...
Continuò Frannie dando un'occhiata nel sottoscala,
-Potrai sempre schiantarlo con la bacchetta. Sei un mago, se proprio vuoi saperlo. E quello è solo un cane.
-Ah ah ah... molto divertente.
Si lamentò lui, incrociando le braccia con un'espressione corrucciata. Frannie si bloccò di scatto e Edmund le sbatté addosso, imprecando.
-Che ti prende? Perché ti sei fermata? Hai visto qualcosa?
-Credo che dovremmo andare in giardino.
-In giardino?
Chiese lui, confuso.
-Sì. In giardino. È l'ultimo posto dove lo abbiamo visto, e se vuole entrare nel castello dovrà passare da una delle entrate!
-E se fosse già dentro?
-Probabilmente non lo troveremmo comunque, il castello è troppo grande. Invece, se siamo fortunati, le entrate sono molti meno posti da pattugliare.
-Ha senso. Io ci sto.
 
-E Katie Bell prende la pluffa! Supera Morrison e Jackson e... segna! Trenta a zero per Grifondoro! Grazie ragazzi!
-Jordan...
La McGranitt tossicchiò al microfono.
Hans sospirò con aria depressa.
-Mi sa proprio che ci toccherà la finale con Grifondoro.
Borbottò tra sé e sé.
-C'è tutta la squadra a parte Pevensie, eh? A tifare contro, intendo. Chissà se...
Il ragazzo si bloccò un istante, proprio mentre Roger Davies gli sfrecciava davanti al naso, prima di finire quasi disarcionato da George (o Fred? vattelapesca, soprattutto in divisa da Quidditch). La McGranitt diede una gomitata a Lee Jordan che mormorò.
-Cosa c'è? Non era fallo, o lo avrei detto! Non mi guardi così! Oh, come vuole... ok... fallo!
-Che c'è Hans?
Chiese Margaret posandogli una mano sulla spalla. Lui si riscosse e fece un mezzo sorriso, per poi borbottare
-Niente, ho notato una cosa strana, tutto qui.
Lei si rizzò sulla panca. Stava proprio cercando qualcosa di strano, anche se in presenza di Hans tendeva a dimenticarlo.
-Cosa? Cosa hai notato?
Il ragazzo fece una piccola smorfia di curiosità vedendo la sua reazione esagerata, ma disse semplicemente
-Malfoy non c'è. È strano. Non si perde una partita di Potter ultimamente. Ama criticarlo quando vola.
Margaret restò in silenzio qualche secondo.
"Congratulazioni Margaret, dovevi controllare che non ci fosse niente di strano e non hai notato la cosa più strana di tutte."
-Ahah. Già. Parecchio curioso!
Commentò sovrappensiero, mentre Corvonero segnava dieci punti.
"Siamo qui a cercare qualcosa di strano e Malfoy sparisce. Non può essere una coincidenza. Spero che Ed e Fran lo stiano marcando stretto."
 
In quel momento, vicino all'entrata est, Edmund vide tre figure che si allontanavano dal castello.
-Fran, guarda! Non è Malfoy, quello? Con Tiger e Goyle!
-Sì, hai ragione! Perché quel tono sorpreso, Ed? Starà andando a schiantare qualcuno del primo anno!
Rispose annoiata la ragazza.
-Rifletti, Frannie! Perché non è alla partita? Non si lascerebbe sfuggire l'occasione di guardare Potter per nulla al mondo! Non dopo la partita contro Tassorosso! Non ti ricordi? Non faceva altro che parlarti di come avrebbe goduto se fosse caduto dalla scopa un'altra volta!
Lei sgranò gli occhi.
-La partita! Hai ragione! Cosa facciamo?
-Non so, tu credi che c'entri qualcosa?
-Beh, è l'unica cosa strana che abbiamo visto oggi.
-Ma dovremmo abbandonare la postazione!
-Ma potrebbe essere importante!
-Già... e poi immagino già Mag, se qualcosa dovesse andare storto. "Hai visto? È tuo amico e quindi lo hai lasciato fare, e ora quel cane mi ha mangiato tutti i compiti di astronomia!"
Edmund rise di gusto.
-Esatto, vedo che hai capito!
-Ok. Seguiamoli.
I due scivolarono silenziosamente dietro i tre ragazzi, che avevano l'aria di chi non la conta giusta. Frannie e Edmund erano silenziosi e attenti, restavano sempre parecchi metri dietro i loro obiettivi per non farsi scoprire. A un certo punto, quando furono quasi al campo di Quidditch, Draco si fermò, e i suoi gorilla con lui. Con un gesto della bacchetta sollevò un masso e tirò fuori tre laceri teli neri. Fran e Ed si scambiarono un'occhiata tesa e incuriosita.
-Tergeo.
Disse Malfoy pulendo i teli dalla terra che li incrostava, e ne gettò due ai compari, tenendo il terzo per sé. Il trio riprese a camminare, con gli altri alle calcagna, sinché non arrivarono a ridosso del campo.
 
Intanto, Lee Jordan berciava come un matto alla vista di Harry, che aveva puntato il boccino. La Chang gli stava dietro tallonandolo oppressiva, come aveva fatto con Margaret due settimane prima. Il giovane Potter ogni tanto si voltava a guardarla, cosa che Mag reputò molto strana, e Hans non poté che concordare con lei. I due cercatori sfrecciarono vicino agli spalti, e nessuno notò il cane nero che osservava la scena con uno sguardo quasi umano carico di nostalgia, poco prima di sparire trotterellando verso il castello. Proprio mentre Potter si abbassava verso il boccino, tre figure nere ammantellate sbucarono davanti a lui. Margaret sussultò sonoramente, così come quasi tutti gli spettatori. Posò con forza una mano sulla gamba di Hans, che gliela strinse e guardò con sorpresa la scena. Prima che Jordan potesse dare l'allarme, Harry fece un velocissimo quanto efficace incanto patronus, che abbatté (possibile? non una tipica reazione da dissennatore) i tre loschi figuri, che precipitarono dietro gli spalti.
-Wow!
Esclamò Margaret a gran voce,
-Wow! Era un patronus quello?
-Sembra... sembra di sì.
Rispose Hans, sbigottito almeno quanto lei.
 
Dietro gli spalti Edmund e Frannie videro cadere a peso morto i tre che si erano arrampicati per la struttura del campo.
-Aresto momentum!
Esclamarono in coro, rallentando la caduta un attimo prima che fosse troppo tardi. Saltarono in avanti e li liberarono dai drappi che li avvolgevano, per controllare che stessero bene.
-Quel Potter... ma come...
Balbettò Draco, mentre Frannie strappava il telo che lo conteneva.
-Un incanto patronus? E chi se lo aspettava.
Continuò, mentre Edmund tirava fuori Tiger e Goyle. Ascoltando le parole sconnesse dei ragazzi sconvolti, i due capirono cosa era successo. Avevano finto di essere dissennatori per disarcionare Harry di nuovo. Che scherzo idiota. Edmund ridacchiò.
-Siete proprio dei deficienti!
Disse prendendoli in giro, tentando di sollevare Tiger. Loro non parvero sentirlo, continuando con la loro espressione inebetita.
-Non capisci Ed?! Maledizione! Abbiamo abbandonato la posizione per questo stupido scherzo!
Esclamò Frannie tendendo la mano a Draco, che si sollevò a fatica.
-Aiutatelo voi lui, ok?
Gridarono alludendo a Goyle, mentre correvano verso Hogwarts. Sentirono un fischio e capirono che la partita era finita.
-Harry Potter prende il boccino! Che genialità, che classe! Conquistando così 150 punti e la vittoria per Grifondoro! Sì! Siamo in finale! Siamo in finale!
Loro non lo sapevano, ma in quel momento un mastino nero si infilava nel castello quasi vuoto, inosservato.
Quando Margaret salutò Hans, accordandosi per una passeggiata al Lago per il giorno successivo, si recò immediatamente dai due amici per raccontare l'attacco dei dissennatori.
-Oh. Oh...
Disse Frannie tentando di non scoppiare a ridere, guardando un Edmund che aveva la stessa difficoltà.
-Ecco vedi... quelli non erano dissennatori...
Le raccontarono tutta la storia andando a cena, e finirono quando le pietanze iniziavano ad apparire. Margaret era decisamente divertita, più che dallo scherzo di Malfoy, dal fatto che fosse stato investito da un incanto patronus.
-Ma quindi sono caduti dagli spalti? Ahahahah!
-Sì, sì, ok, ridi pure...
Rispose secca Frannie alzando gli occhi al cielo.
-Intanto io e Edmund per seguirli ci siamo allontanati... e se fosse entrato?
-Beh, questa era solo una prova. Dovevamo vedere se sarebbe successo qualcosa, no?
Si intromise Edmund a voce bassa.
-Sì, è vero! La giornata è quasi finita e non è successo nulla! Pensavo che la brutta notizia del giorno sarebbero stati i dissennatori alla partita, ma a quanto pare non esistono.
Commentò Margaret pensierosa.
-Ma sì. Probabilmente ci siamo sbagliati, tutto qui. Magari sono solo casi, magari quello è solo un cane.
Concluse Frannie, annuendo vistosamente.
-Per quanto ne sappiamo potrebbero anche essere cani diversi!
Aggiunse Edmund deciso. Come a conferma di quella teoria, la cena andò liscia come l'olio. I Grifondoro avevano l'aria più allegra che mai, Draco e i due amici sembravano essersi ripresi, Jasmine era appena tornata da un giro con Aladdin sul tappeto ed era semplicemente radiosa. Quando finalmente andarono a dormire, avevano completamente abbassato la guardia.
-E noi che pensavamo chissà che cosa!
Commentò Frannie sprezzante, infilandosi il pigiama invernale.
-Già, chissà cosa ci è preso!
Disse Mag scuotendo la testa divertita e infilandosi nel letto. Quello che le aspettava, non potevano neanche immaginarlo. Qualche ora dopo essersi addormentate, una luce accecante invase la stanza. Miles mugolò, ficcando la testa sotto le coperte.
-Spegnete questa luce!
Abbaiò infastidita. Margaret si rizzò subito a sedere, e allungò il braccio per dare un colpo a Frannie, che si scosse e mise a fuoco la cerva d'argento al centro della stanza. Jasmine aprì un occhio e osservò la scena, assonnata. Il patronus parlò con la voce del professor Piton.
-Frannie Firwood. Riunione d'emergenza dei prefetti, Torre di Grifondoro. Subito.
E svanì.
Lei schizzò fuori dal letto e si infilò il primo paio di leggins e una felpa slabbrata.
-Abbiamo parlato troppo presto eh?
Sussurrò Margaret, ora completamente sveglia.
-Così pare.
Rispose Frannie, tentando di pettinarsi i capelli con le dita e uscendo di corsa dalla stanza. In Sala Comune trovò Edmund, un po' meno arruffato di lei, che non si sa come aveva avuto il tempo di mettersi in jeans e maglietta. Salirono le scale in fretta, e quando arrivarono c'erano già tutti. La loro Sala Comune era la più lontana da quella di Grifondoro.
I prefetti di tutte le case sembravano malmessi come loro, se non peggio. Belle O'Hara aveva un diavolo per capello, Cedric Diggory i pantaloni del pigiama con la maglietta della divisa da Quidditch, probabilmente si era infilato la prima cosa a portata nel baule. Solo Philip sembrava essere assolutamente a suo agio, e  Frannie si chiese se fosse possibile prenderlo di sorpresa, se esistesse qualcosa così grave da sconvolgerlo. La McGranitt aveva un'aria scura come non l'avevano mai vista, Piton aveva occhi di ghiaccio, persino più del solito. Il professor Vitious e la Sprite parlottavano con aria mesta. Peter e Percy erano insieme un po' in disparte, entrambi pallidi. Lupin era bianco come un lenzuolo e un'aria di puro terrore mista a qualcosa di non esattamente decifrabile lo pervadeva nella totalità della sua figura.
La McGranitt si schiarì la voce e calò il silenzio.
-Ehm ehm . Ora che ci siamo tutti, è mio dovere informarvi di un fatto molto grave. Questa notte Sirius Black
Sentendo questo nome molti sussultarono,
-Dicevo, questa notte Sirius Black si è introdotto nuovamente nella nostra scuola. E, quel che è peggio, si è introdotto in un dormitorio dopo essere entrato in possesso della parola d'ordine. Armato. Mi sembra superfluo dirlo, ma se sapete che qualcuno ha scritto le parole d'ordine della settimana su un foglio di pergamena e porta questo foglio in giro, siete pregati di confiscarlo immediatamente e togliere alla sua casa cinquanta punti.
-Oh, andiamo, chi potrebbe fare una cosa così stupida?
Chiese Belle, che era ancora in camicia da notte.
-Qualcuno che è così ingenuo da interrompere un professore durante un discorso così importante, non è vero O'Hara?
Abbaiò Piton.
-Grazie, Severus. Come dicevo, vi prego di non lasciare indizi che potrebbero aiutare un assassino a raggiungere i vostri letti. Da lunedì ricominceranno i turni di pattuglia come lo scorso Novembre. Gli studenti del primo e del secondo anno andranno portati e riportati verso e dalle loro lezioni, e avrete una giustificazione per arrivare alle vostre con dieci minuti di ritardo e per lasciarle con dieci minuti di anticipo. Spero non sia necessario farvi notare la gravità estrema di questa situazione. E vi prego di riportare qualsiasi fatto strano, anche quello che ritenete più insignificante. Avete capito?
Edmund e Frannie si guardarono preoccupati.
-Sissignora.
Esclamarono in coro i ragazzi.
-Perfetto. Tornate pure alle vostre stanze. Cercate di dormire, domani è sabato, per fortuna. Ma non abbassate la guardia. Buona notte.
-Buona notte.
Risposero gli studenti all'unisono. La Sprite e Vitious ripresero a parlare, Piton e la McGranitt si allontanarono. Lupin passò accanto a loro appena Edmund sussurrò a Frannie
-Hai sentito? Il cane nero!
-Sì Ed, lo so. Tu dici che dovremmo...
-Cosa hai detto?
Chiese di scatto Lupin con un tono spaventoso, che non gli avevano mai sentito. I ragazzi tremarono leggermente.
-Io... niente professore. Non ho detto niente.
Balbettò Edmund. L'uomo guardò i due ragazzi con grande attenzione, sospetto e paura... e poi sparì. Si dileguò in gran fretta, senza dir nulla, il mantello che svolazzava dietro le spalle. I prefetti cominciarono a dividersi, ognuno diretto alla sua Sala Comune. Peter si avvicinò al fratello e all'amica.
-Tutto ok voi due?
Aveva l'aria stanca ma lucida. Anche lui, come Edmund e ben pochi altri, era riuscito a vestirsi decentemente.
-Tutto ok. Tu Pete?
Chiese Edmund guardandolo negli occhi.
-Non mi lamento. Forse è il caso che vi accompagni giù nelle segrete. Ecco... potrebbe essere ancora in giro.
Frannie stava per accettare la proposta sollevata, ma Edmund la precedette sbuffando sonoramente.
-Lo sapevo! Andiamo Peter, non ho sei anni!
-Lo so, lo so, ma Black è peri...
Edmund prese Frannie per il braccio e la trascinò giù per le scale.
-No grazie, Peter. Buona notte.
Disse brusco mentre si allontanavano. Peter fece una smorfia e salutò Frannie con la mano.
-Che palle.
Si lamentò Frannie, mentre scendevano frettolosamente,
-Meno male che domani non ci sono lezioni. Non ne posso più di quei turni, non di nuovo!
-Già, neanche io. Ma come diavolo ha fatto ha entrare?
-Cavolo, non ne ho idea. Dentro un dormitorio perfino!
-Sì, ma mi duole dirlo... la O'Hara ha ragione stavolta. Chi potrebbe essere così cretino da lasciare in giro la parola d'ordine?
-Ma hai visto che figata quando Piton le ha risposto?
-Sì, la cosa migliore della serata!
Quando si accomiatarono erano stanchissimi, ma Frannie sapeva che avrebbe dovuto attendere un po' prima di andare a dormire. Come si aspettava, Margaret e Jasmine la aspettavano sveglie e vigili. Miles dormiva e anzi, russava leggermente.
-Allora? Cosa è successo?
Chiese Jasmine vedendola entrare sconvolta.
-Sirius Black. È nel castello. È entrato nel dormitorio di Grifondoro, aveva la parola d'ordine. Qualcuno la aveva segnata per non dimenticarla e la aveva lasciata in giro. A quanto pare era armato di coltello.
Margaret sussultò.
-Oh per le mutande di Merlino! Stanno tutti bene?
-Sì, per fortuna. Ma riinizieranno i turni. E dovremo stare molto più attenti.
Le altre due sospirarono. Frannie si cambiò, e si mise a letto. Sussurrò, rivolta verso Margaret,
-Ormai è certo. Quel cane c'entra qualcosa. Cosa facciamo?
-Non lo so Frannie, non lo so.
-Lupin mi ha sentita mentre ne parlavo con Edmund, sembrava colpito, come se sapesse.
-Ma come potrebbe? Tu credi che dovremmo dirglielo?
-Non lo so, non credo. Non lo so. Ci penserò su.
-Buona notte, Fran.
-Buona notte, Mag.
Soltanto Miles continuò a dormire, quella notte. Ormai tra tante cose confuse, una era certa:
Il cane nero portava disgrazie. Non poteva più essere una coincidenza.

 
Note
 
Innanzi tutto: San Valentino. Piaciuti i tre appuntamenti? Quali avete preferito? Le cose tra Mag e Hans sembrano procedere bene, e tra Jasmine e Aladdin ancora meglio. Si sono detti le due paroline magiche, finalmente. Edmund e Frannie invece si vogliono bene, come sempre.
Piaciuto lo scherzo a Belle? Abbiamo deciso di scriverlo perché in un gruppo facebook in cui siamo entrambe la Bella e la Bestia era in un testa a testa con il Re Leone in un sondaggio, e volevamo figurativamente far sbranare Belle da Simba come solidarietà al film, ahahah!
Lo scherzo di Malfoy a Potter invece lo ricordate? È in una scena del libro, vista stavolta da un'altra prospettiva. Nel libro quella partita capita proprio il giorno del secondo arrivo di Sirius al castello, quindi abbiamo fatto tornare il caro vecchio Felpato in azione. I ragazzi ormai sanno che c'è qualcosa che puzza.
Come finirà? Lo diranno a Lupin alla fine?
Lo scoprirete solo continuando a seguirci!
A venerdì ~

 

Da questa settimana c'è una novità: abbiamo creato la pagina Instagram della storia, dove pubblicheremo citazioni, meme e curiosità sulla storia. Seguiteci QUI
 

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Capitolo 15
*** Harry Potter detta legge ***


XIII

HARRY POTTER DETTA LEGGE
 
 
Gli studenti di Hogwarts notarono gli effetti della nuova incursione di Black il mattino successivo. Quando Frannie e Mag si alzarono non trovarono Edmund ad aspettarle in Sala Comune come al solito, così andarono direttamente in Sala Grande. Il clima di gioia per la vittoria Grifondoro del giorno prima aveva lasciato spazio a un mormorio spaventato e colmo di sospetto che s’innalzava dai tavoli delle quattro Case. Il professor Vitious intanto stava mostrando alle due grandi porte d’ingresso una foto del ricercato, incantandole per fare in modo che qualora si fosse ripresentato avrebbero dato l’allarme.
Una volta entrate, le due ragazze videro che Edmund era seduto al tavolo e stava sfogliando la Gazzetta del Profeta con davanti un piatto pieno di pancake; si avvicinarono.
“Buongiorno ragazze” le salutò alzando finalmente gli occhi per scrutarle “Accidenti, Fran, non più sei riuscita a dormire?”
“Sai, non sono abituata a essere svegliata alle tre di notte” rispose scontrosa la ragazza rubandogli un pancake dal piatto e portandoselo alla bocca con noncuranza.
“Ci aspetta un altro mese di fuoco” sospirò Edmund chiudendo definitivamente il giornale.
Margaret rimase in silenzio: quello era un dramma dei Prefetti e dei Caposcuola, non suo. Iniziò a guardarsi intorno in cerca di Hans, ma probabilmente il ragazzo non si era ancora svegliato; intanto Edmund stava spiegando a Frannie che Piton lo aveva avvertito poco prima che li aspettava nel suo ufficio dopo pranzo per definire in nuovi turni di guardia.
“Mannaggia a Godric, praticamente d’ora in poi non faremo altro che studiare e far la guardia ai marmocchi del primo anno, fantastico” disse Frannie a denti stretti.
“…Magari saremo anche in coppia con Belle, pensa” borbottò Edmund con la bocca piena di pasticcini.
“Non farmici pensare neanche” disse la ragazza prendendosi la testa fra le mani.
Mag era desolata, ma non poté fare a meno di soffocare una risata. I due amici la guardarono con odio.
“Il fatto che tu abbia un bellimbusto con cui passare le tue giornate non ti dà il diritto di ridere di noi” disse Frannie a metà fra il seccato e l’ironico.
Edmund rise più del dovuto alla battuta dell’amica.
“Oh, scusate tanto” rispose Mag leggermente seccata guardando ancora una volta verso la porta d’ingresso “…Me ne sto zitta, va bene?”
Si chiese perché avrebbe dovuto chiedere scusa per il fatto di avere l’essere più perfetto del pianeta come fidanzato.
Rimasero in silenzio per qualche istante, poi Mag, leggermente imbarazzata, riprese la parola.
“Magari potrei… aiutarvi con i compiti” azzardò con un’alzata di spalle “…Sempre che il mio bellimbusto mi lasci qualche momento libero, si capisce”
A Edmund andò di traverso il caffè, mentre il viso di Frannie si illuminò. Versò del succo di zucca nel bicchiere dell’amica in segno di gratitudine.
“Mag, lo sai che ti vogliamo tanto bene?” disse Frannie con un gran sorriso.
“Come no” disse Mag prendendo il bicchiere con una mano fingendosi indifferente.
“Vi aiuterò solo se sarete estremamente in difficoltà, spero che sia chiaro”
“Oh, certo, si capisce” rispose Edmund lanciando a Frannie uno sguardo d’intesa.
L’umore generale dei tre si risollevò e continuarono la colazione parlando dell’accaduto e ragionando ancora una volta sul cane nero che avevano visto ripetutamente a ridosso di eventi spiacevoli. Ancora una volta si chiesero se fosse il caso di avvisare qualche professore, ma erano tutti d’accordo sul fatto che nessuno avrebbe creduto a loro.
“E se lo dicessimo a Lupin?” azzardò Mag “Lui mi dà l’idea di essere una persona che ascolta i suoi studenti”
Frannie e Edmund si guardarono in faccia.
“Beh, credo che ieri ci abbia sentiti mentre ne parlavamo. Ha fatto una faccia…” rispose Edmund.
“Terrorizzata” concluse Fran.
“In che senso?” chiese Mag, interessata.
“Non lo so neanche io” rifletté Frannie; le raccontarono quel fatto curioso avvenuto la notte prima.
“…Aveva occhi spiritati, come se avessimo detto qualcosa di molto grave su di lui” osservò Edmund.
“I casi sono due: o era particolarmente stanco, e anche voi, oppure sa qualcosa” disse Mag.
“E non vuole che scopriamo quel qualcosa” rifletté Frannie pensierosa.
“Sì ma come facciamo a parlargli?” chiese Edmund “Non so voi, ma ci manca solo che anche lui inizi a odiarci come Piton… O che Piton ci veda di nuovo insieme a lui… In questo periodo ci manca solo un’altra lezione punitiva”
Le due amiche lo guardarono sconsolate: nessuno aveva voglia di ripetere quell’inferno che avevano passato per colpa di Piton.
“Possibile che nessun altro studente abbia notato nulla?!” sbuffò Mag guardando verso gli altri tavoli, dove i ragazzi chiacchieravano fra di loro, ignari del dramma dei tre Serpeverde.
“Se vuoi andare a chiedere in giro ti accompagno” rispose Frannie con velata ironia.
“Va bene, basta. Tanto non riusciamo a uscirne” si arrese Mag, decisa a cambiare argomento “Voi cosa fate oggi?”
“Io vado a pedinare Tony o Lupin, dipende da chi incontro per primo” rispose Frannie con fermezza. I due amici la guardarono stupiti e scoppiarono a ridere.
“Io faccio un giro con Lu e poi vado in biblioteca” disse Edmund abbassando gli occhi “tanto so già che nei prossimi giorni non riuscirò a combinare niente”
“Tu invece, Mag?” chiese Frannie vedendo che l’amico era deciso a non ricambiare la domanda, sapendo già la risposta.
“Per cominciare vorrei capire quando ha intenzione di svegliarsi Hans” rispose la ragazza con aria sognante “In ogni caso penso che adesso leggerò un po’, poi starò con lui. Studierò nel pomeriggio”
Quando la conversazione fu esaurita, Edmund fu il primo ad alzarsi dal tavolo, seguito dalle due amiche. Frannie guardò verso il tavolo di Corvonero e non si stupì dell’assenza di Laets. Mag stava ancora controllando la porta d’ingresso quando entrò Hans. Salutò i due amici e corse verso il ragazzo, che la salutò con un bacio. Decise di rimanere con lui a fargli compagnia durante la colazione, così il gruppo del quinto anno si divise definitivamente.
*

Edmund e Frannie trovarono rispettivamente solo un lato positivo nei nuovi turni impartiti per la sicurezza della scuola: Edmund avrebbe passato qualche ora in più con il fratello, mentre Frannie poté vantarsi di un meraviglioso turno settimanale al corridoio del secondo piano con Esmeralda, ex-prefetto Grifondoro. Arrivò in Sala Comune sventolando il foglietto su cui Piton aveva scarabocchiato i nomi delle due ragazze vicini. Edmund rideva dietro di lei.
“Guarda Mag, indovina con chi sono in turno!”
La ragazza guardò i turni e anche se in un primo momento la sua attenzione fu catturata dal nome di Philip accanto a quello di Belle – si appuntò mentalmente di avvertire Aurora di stare alla larga da quella ragazza – vide la scritta “Frannie Firwood e Esmeralda Moore – secondo piano”.
“Guarda, sembra un annuncio di matrimonio” disse fra una risata e l’altra vedendo che l’amica non stava più nella pelle.
“La scrittura di Piton sembra quasi più bella” rispose Fran con aria sognante.
“Ma dove?!” esclamò Edmund ridendo. La scrittura di Piton era peggio della sua, anche se più ferma.
“Ma in tutto ciò, che ci fa Esmeralda nei turni di guardia?! Il Caposcuola Grifondoro è Percy Weasley!” esclamò Margaret.
“A quanto pare avevano bisogno di più gente, e Esmeralda è una delle migliori del suo corso. E sino all’anno scorso era prefetto, quindi hanno chiamato anche lei. C’è anche la ragazza che è stata prefetto Tassorosso con Peter” spiegò Edmund con un’alzata di spalle.
“Cerca di non sbavare troppo, Frannie!” disse Jasmine ridacchiando.
“Non so neanche io come farò a sembrare normale in sua presenza. Quella tipa è troppo perfetta” disse la ragazza, sognante.
*

La domenica passò nella noia più assoluta. Ormai le vacanze di Natale erano solo un ricordo lontano e i ragazzi del quinto e del settimo anno stavano cominciando a realizzare che da tre mesi a quella parte avrebbero dovuto sostenere gli esami più importanti della loro vita. La biblioteca iniziava a essere gremita anche di ragazzini dei primi anni, presi anche loro da una certa ansia. L’unica persona che sembrava addirittura vivere su un altro pianeta – fatto di libri – era Hermione Granger. Passava tutti i momenti liberi circondata da almeno una dozzina di libri e sembrava decisamente esaurita. Neanche Mag e Laets, in periodo esami, avrebbero mai potuto eguagliarla.
“Questo vi fa onore” disse Edmund alle due ragazze quella sera, quando ne parlarono.
“Non ne sono sicura” rispose Mag pensierosa.
Alla fine era stata in biblioteca solo un paio d’ore, dato che poi aveva approfittato della fine del week-end per passare un po’ di tempo con Hans. Durante la settimana riuscivano a vedersi solo al mattino e alla sera.
*

Marzo arrivò in fretta. Il regime di controllo era ancora molto stretto e Frannie e Edmund cominciavano a essere davvero stressati. Margaret e Laetitia li aiutavano come potevano, ma la prima aveva perennemente la testa fra le nuvole a causa di Hans, e i suoi voti avevano subito un leggero calo, cosa che la rendeva più nervosa del solito, mentre Laetitia era disposta a passare solo i compiti che richiedevano risposte giuste o sbagliate, quindi i temi dovevano farseli da soli. Furono giorni pesanti.
Mag aveva abbandonato gli allenamenti di Quidditch lasciando definitivamente il posto a Malfoy. Era stata una decisione un po’ sofferta, ma alla fine tutti ne erano stati felici, tutti tranne Hans. Dopo la partita contro Corvonero la ragazza si era presentata ancora a due allenamenti, ma poi aveva realizzato di essere di troppo, inoltre aveva sempre da studiare e non aveva voglia di farsi venire un’ulcera ogni volta che vedeva Malfoy; questi era solo felice di non averla fra i piedi. Edmund invece non poteva sopportare di vedere Mag e Hans sempre insieme a civettare. In realtà entrambi prendevano gli allenamenti molto sul serio e non si scambiavano effusioni se non all’inizio e alla fine, ma lui questo non lo notava. Hans si mostrò molto dispiaciuto con Mag, ma alla fine lo accettò.
In realtà, in vista della finale, Margaret aveva messo in atto la più antica e nobile delle tradizioni Serpeverde: aveva combattuto duramente per farli arrivare a quel punto, ma adesso era ora di svignarsela e lasciare che la finale se la giocassero gli altri. Le partite importanti le mettevano troppa pressione.
Quel pomeriggio Margaret e Laetitia si erano rinchiuse in biblioteca per tradurre un testo infinito di Rune Antiche. Mag aveva promesso che l’avrebbe passata ai due amici Prefetti solo perché Frannie avrebbe dovuto passare l’intero pomeriggio al secondo piano, a scortare i ragazzi del secondo e del quarto anno da una lezione all’altra, mentre Edmund aveva l’allenamento di Quidditch e una volta finito avrebbe dovuto correre al terzo piano con Angelina Johnson per fare la guardia all’ingresso della biblioteca.
“Pensa che sarò lì a proteggervi dalle Forze Oscure mentre voi studiate in santa pace, dovreste solo ringraziarmi” aveva detto a Mag quel mattino, mentre la convinceva che anche lui meritava di copiare la versione. In effetti la ragazza non ebbe scampo.
Frannie era entusiasta di quel particolare turno perché lo avrebbe passato in compagnia di Esmeralda. Le due si erano parlate per la prima volta due settimane prima, la prima volta che avevano fatto il turno insieme ed erano diventate amiche da subito.
Una volta terminata la versione Laetitia tornò nella sua Sala Comune, mentre Mag rimase ad aspettare che Aurora finisse i suoi compiti. Aveva scoperto che quel pomeriggio Philip era occupato ad accompagnare le matricole a spasso per il castello, come Frannie e Edmund, così le due amiche avevano deciso durante una pausa che una volta finiti i compiti sarebbero andate a prendersi un tè, dato che da mesi non si concedevano un po’ di tempo solo per loro due. Quando ebbe finito il suo compito di Divinazione, Aurora si alzò con grazia e con Mag si diresse verso la Sala Grande stringendola a braccetto e chiacchierando allegramente. Una volta arrivate si sedettero al tavolo dei Tassorosso, Mag Appellò il bollitore che le aveva regalato Frannie per il compleanno e iniziò a fare del tè.
“Oh, sono così contenta che con Hans vada tutto bene!” sospirò la ragazza prendendo un piatto di biscotti lì vicino e offrendone uno all’amica.
Mag era così felice in quel periodo che iniziò a raccontarle per filo e per segno come era successo. Se c’era una cosa che faceva impazzire la sua amica erano le storie d’amore. Ascoltò rapita la sua storia, dandole consigli su come rendere più duratura possibile la relazione, parlandole con naturalezza di lei e di Philip. Per la prima volta Margaret si dimostrò davvero interessata alla sua storia con il ragazzo che aveva amato fino a qualche mese prima. Ormai la cotta che aveva per lui aveva lasciato lo spazio a un sentimento di adorazione che non aveva più a che fare con l’amore, o quel che pensava fosse amore. Lui e Aurora erano così perfetti insieme che nessuno mai avrebbe potuto essere così sciocco da negarlo.
“Quando passate per i corridoi sembrate irradiare tutti di luce” disse Mag all’amica con aria sognante.
“Sai, all’inizio non pensavo che fossi una nostra fan” rise Aurora cercando di nascondere il rossore derivato dalle ultime parole dell’amica.
“Beh, non lo ero proprio, ma ormai mi avete convinta” rispose la Serpeverde con un’alzata di spalle. Meglio omettere il fatto che aveva passato i primi due mesi a disperarsi, a maledirli e ad adorarli da lontano.
Rimasero a parlare ancora un po’ dei compiti, dei professori e degli amici. Aurora non approvava l’astio dei Serpeverde nei confronti di Belle, ma non poté fare a meno di ridere quando l’amica le raccontò cosa era successo qualche giorno prima, con il suo gatto Jaime.  Dopo un po’ si salutarono e ognuna andò verso la propria Sala Comune in attesa della cena.
Intanto Frannie stava tenendo un’appassionante conversazione con Esmeralda sui diritti dei Nati Babbani. Mancava poco alla fine del turno e le due stavano aspettando che uscisse l’ultima classe per poi dividersi gli studenti e accompagnarli alle rispettive Sale Comuni. La Grifondoro del settimo anno si era rivelata molto più di quel che si aspettava Frannie. Era una vera bomba, in tutti i sensi, e per di più avevano le stesse opinioni su svariati argomenti, compresa la predilezione per il Whiskey Incendiario.
“Prima dei MAGO devo prendermi una solenne sbronza” disse la bruna appoggiandosi al muro.
“E io prima dei GUFO” rispose Frannie giocando con la sua bacchetta. L’idea di una nuova festa stava già prendendo forma nella sua testa, ma sapeva che ci sarebbe voluto un po’ per realizzarla.
Proprio mentre Frannie stava accennando alla ragazza l’idea di una festa privata prima degli esami finali, la classe del quarto anno che aspettavano uscì dall’aula di Incantesimi. Le due dovettero interrompere la conversazione.
“Grifondoro e Tassorosso con me!” fece cenno Esmeralda.
Alcuni ragazzi si diressero verso di lei leggermente a disagio, mentre altri andarono verso Frannie, che aveva chiamato i Serpeverde e i Corvonero. Dalla porta uscì un ragazzino dai capelli rossicci, piuttosto basso e grassottello. Aveva l’aria decisamente abbattuta. Un Grifondoro e un Serpeverde gli arrivarono alle spalle. Uno gli diede uno schiaffo sulla testa, mentre l’altro gli rubò la cartella e la rovesciò a pochi metri da lui. Il ragazzino, che si chiamava Quasimodo, nome parecchio infelice – i suoi compagni non facevano mai a meno di ricordarglielo – si scagliò contro il primo, ma questi fu più veloce di lui e gli puntò la bacchetta contro gridando “Levicorpus!”. Il Tassorosso fu sollevato in aria da un gancio invisibile e tutti iniziarono a deriderlo.
Frannie e la collega non si erano accorte di cosa stava succedendo perché stavano interrogando una ragazza Corvonero su quanti fossero a lezione. Quando le urla divertite si fecero più alte, le due si voltarono e videro quel che stava succedendo.
Frannie vide Esmeralda trasformarsi in una furia. Tirò fuori la bacchetta e coprì in poco tempo la distanza che la separava dai bulli. Scagliò contro due di loro una fattura Orcovolante. Rallentò la caduta del povero ragazzino e iniziò a riempire di insulti tutti gli altri.
“Come vi permettete di maltrattare un vostro compagno, razza di stronzi!” tuonò furibonda “5 punti in meno a testa per… Oh bene, ne abbiamo per tutte le Case”
Frannie notò con orrore che c’erano ben tre Serpeverde in quel gruppo, ma fortunatamente i Grifondoro e i Corvonero bilanciavano perfettamente.
I ragazzi si resero conto della gravità di quel che avevano fatto solo in quel momento. Quasimodo fu consolato sia dai suoi compagni sia da Esmeralda, che gli offrì qualche parola dolce per farlo tornare a sorridere. Era evidente che la Grifondoro aveva il potere di trovare sempre le parole giuste per confortare le persone. Quasimodo la ascoltava imbarazzato, anche se quella sera le parole della ragazza gli sarebbero sembrate come quelle di un angelo. Frannie era totalmente estasiata.
Tornando verso la Sala Comune iniziò a contemplare l’idea di lasciar perdere Tony e ritornare al piano originale, di quando era al primo o al secondo anno: conquistare Esmeralda. Decise di condividere questo pensiero solo con Jasmine perché sapeva che Mag e Edmund non avrebbero perso l’occasione per farle notare che c’era un certo ragazzo Grifondoro di nome Phoebus Kline, che non sarebbe stato d’accordo con lei, e lei aveva bisogno di continuare a sognare in quei giorni. Tony gravitava sempre più spesso dalle parti dei sotterranei e questo la faceva star male, solo che non volendo mostrarsi triste in compagnia degli amici finiva con l’essere più acida o silenziosa del solito.
Quando finalmente entrò nella Sala Comune vide Hans e Mag seduti su un divanetto vicino al camino intenti a scambiarsi effusioni. Di Edmund non c’era traccia, mentre Jasmine studiava seduta da sola ad un tavolo.
“La donna perfetta esiste e si chiama–
“Esmeralda, lo so” concluse Jasmine senza darle il tempo di finire la frase. Le due scoppiarono a ridere. Frannie le raccontò quel che era appena successo e mise l’amica al corrente di tutte le sue fantasticherie.
Dopo un po’ arrivò Edmund. Sembrava leggermente frastornato, ma più felice del solito.
“Edmund! Dov’eri?” chiese Frannie vedendolo avvicinarsi al loro tavolo.
Il ragazzo distolse lo sguardo e borbottò che aveva il suo turno di guardia.
“Ma è finito un’ora fa” fece notare Frannie.
Non che le interessasse cosa stesse facendo, ma era stata la risposta più ovvia che le era venuta in mente.
“Poi sono stato in biblioteca.” rispose secco il ragazzo.
Si alzò e disse che doveva andare a preparare la divisa per l’allenamento di Quidditch; sparì nel suo dormitorio.
Frannie e Jasmine si scambiarono uno sguardo interrogativo.
“Comunque, stavo dicendo, alla prossima festa dobbiamo assolutamente invitarlatornò a parlare con aria sognante.
“Certo, ricordati di dirlo ai gemelli” rispose Jasmine mettendo un punto su una i.
Edmund se n’era andato da poco quando Margaret raggiunse le due amiche e raccontò del tè che aveva preso con Aurora. Sembrava più serena del solito quel giorno. Jasmine continuava a scrivere mentre ascoltava le due amiche chiacchierare fra loro.
“…Che stai facendo?”  chiese a un certo punto Frannie alla ragazza.
“Oh, Piton mi ha fatto correzioni assurde nel tema sui Lupi Mannari e mi ha detto di riscriverlo” rispose con una punta di fastidio “Lupin mi ha detto che per lui andava anche bene, ma lo stronzo ha insistito…”
“Sto iniziando a chiedermi per quale motivo Piton ci tiene tanto ai Lupi Mannari. Fossero Dissennatori potrei anche capire, ma perché impuntarsi così tanto su questo argomento?!” esclamò Mag “…Povero Lupin, non può neanche svolgere il suo lavoro in pace”
Sentire nominare il professore di Difesa fece scattare in Frannie un ragionamento che, in altre circostanze, probabilmente non avrebbe mai elaborato. Piton non lasciava mai nulla al caso. Se era entrato in fissa con i Lupi Mannari poteva esserci una sola ragione: voleva dir loro qualcosa, e voleva farlo per colpire il professor Lupin. Sul suo volto si dipinse una smorfia al pensiero di ciò che aveva appena realizzato, e Mag la notò subito, vedendo che nemmeno aveva dato una risposta alla sua lamentela.
“Che hai?” indagò Mag.
Jasmine sollevò il viso per scrutare l’amica, ma questa era già tornata in sé.
“Niente, stavo pensando a una cosa” rispose con un’alzata di spalle.
Il cuore le batteva a mille e aveva bisogno di fare una piccola ricerca per averne la prova.
Era piuttosto brava in Astronomia, ma aveva poca memoria per le date.
“…Devo controllare una cosa, ci vediamo per cena!” disse alzandosi e dirigendosi verso il dormitorio, dove teneva tutte le vecchie esercitazioni di Astronomia.
Mag la guardò andarsene incuriosita, pensò che le avrebbe chiesto spiegazioni più tardi. Passò la mezzora prima della cena a dettare a Jasmine il tema, per farle risparmiare tempo. Una volta terminato si diressero insieme verso la Sala Grande.
Le due ragazze furono raggiunte da Edmund e Frannie che parlottavano insieme, ma quando si sedettero cambiarono subito argomento. Mag lo notò e si chiese come mai si stessero comportando così con lei. Passarono la cena a parlare di stupidaggini, poi Frannie raccontò l’episodio accaduto quel pomeriggio con Esmeralda – Mag era estasiata come lei, mentre Edmund non era particolarmente interessato. Prima del dolce Jasmine si alzò e raggiunse il tavolo dei Grifondoro per concludere la cena con Aladdin.
“Oh, finalmente possiamo parlare” disse Edmund guardandola allontanarsi.
“Di che stai parlando…?” chiese Mag vedendo i due amici scambiarsi uno sguardo d’intesa.
“Frannie deve dirci una cosa, non è vero?” disse Edmund incrociando le braccia sul tavolo.
“Sì” rispose lei tirando fuori dalla tasca un fogliettino su cui erano state scarabocchiate alcune date “Guardate. Sono tutti i giorni di luna piena da settembre a oggi”
“Interessante” osservò Mag facendo intendere che però non aveva capito nulla.
Edmund ridacchiò.
“Vediamo se ci arrivate anche voi: chi ha sostituito chi in questi giorni?” continuò Fran con una strana luce negli occhi.
Alla parola “sostituito” Mag arrossì violentemente. Sentendo nominare la luna piena credette di aver già capito. Alzò il viso per guardare l’amica e capì che la sua supposizione era giusta.
“Stai dicendo che…” sussurrò Edmund. Anche lui doveva aver capito.
“Piton odia Lupin. Piton ci ha fatto fare un tema sui Lupi Mannari premurandosi di farlo leggere anche a Lupin. E Lupin si ammala sempre quando c’è la luna piena.” disse con la voce bassissima.
Il brusio della Sala Grande sembrò bloccarsi di colpo. A Mag girava quasi la testa. Notizie del genere la destabilizzavano: in quel momento, il termine Lupo Mannaro assunse un nuovo, inquietante, ma soprattutto triste significato per i tre ragazzi.
“Non ci posso credere” disse infine Mag.
“Lupin è un lupo mannaro” mormorò Edmund, contrito.
“Non c’è altra spiegazione” disse Frannie.
“No, infatti. Non ci avrei mai pensato ma a questo punto è impossibile negarlo” concluse Margaret.
I tre rimasero in silenzio per un po’; ognuno stava cercando di assimilare la brutta scoperta che avevano appena fatto. Mag cercò di ripercorrere con la mente tutti i momenti passati con Lupin da settembre a quel giorno e, memore dei suoi studi, il professore aveva presentato tutti i sintomi descritti da lei stessa nel suo tema da E. Le vennero i brividi al pensiero di quel povero uomo che aveva dovuto correggere quaranta temi in cui quaranta ragazzi gli ricordavano cosa fosse, magari perdendosi in considerazioni razziste, fuori luogo e umilianti. Condivise questo pensiero con i due amici, la voce incrinata. Edmund, seduto accanto a lei, si accorse di quanto era scossa e si mosse impacciato. Avrebbe voluto passarle un braccio intorno alle spalle ma si limitò ad accarezzarle il braccio; Hans avrebbe potuto vederlo, e magari lei non avrebbe gradito.
“Ci ho pensato anche io” la rassicurò Frannie “Piton è un essere spregevole”
“Povero Lupin” concluse Edmund, anche lui piuttosto scosso dalla scoperta.
Provava sempre sentimenti di solidarietà con le persone odiate perché considerate pericolose.
“Se a scuola venissero a saperlo lo caccerebbero. Nel mondo dei maghi i Lupi Mannari sono parecchio disprezzati” disse Frannie a Mag, che non conosceva il mondo magico se non per quel che succedeva a Hogwarts.
“Immagino” convenne lei portandosi il bicchiere alla bocca per calmarsi “Nel mondo Babbano ci sono gli stessi problemi con le persone che hanno una certa malattia…”
Davanti a loro erano apparsi dolcetti di tutti i tipi ma nessuno aveva più voglia di assaggiarli.
“Dite che gli altri professori lo sanno?” chiese Frannie pensierosa.
“Se lo sa Piton, che a quanto pare sta cercando di dircelo in tutti i modi, di sicuro lo saprà anche Silente” rispose Edmund “Chissà se altri ragazzi sospettano qualcosa!” aggiunse guardandosi intorno.
Il suo sguardo si fermò sulla Granger, che faceva finta di ascoltare i suoi due inseparabili amici mentre leggeva un libro.
“Lupin sa che lo sappiamo” disse improvvisamente Mag, arrossendo di nuovo “O meglio, sa che voi due lo sapete”
I due ragazzi la guardarono incerti.
“Avete detto che quando è arrivato Black vi ha sentiti parlare di quel cane nero e che si è spaventato, o comunque sembrava fuori di sé…” spiegò la ragazza “Forse pensa che lo abbiate visto e che in qualche modo lo sappiate!”
“Forse hai ragione, Mag” rifletté Ed.
“Oh no, spero che non pensi che noi lo disprezziamo per questo!” disse Frannie portandosi una mano alla bocca. Mag sospirò.
“Se solo potessimo parlargliene in tutta tranquillità…”
Passarono il resto della cena a trovare nuovi dettagli per avvalorare la loro scoperta. Quella sera non riuscivano a essere totalmente felici, anche se, constatarono con un certo orgoglio, erano tutti e tre concordi su un fatto: Lupin era un Lupo Mannaro, certo, ma continuava a essere una delle persone migliori che avessero mai conosciuto.
Un’ora dopo Edmund e Hans avrebbero avuto l’allenamento, così Mag passò il suo tempo con quest’ultimo. Era ancora piuttosto scossa dalla rivelazione di quella sera, perciò rimase assente per tutto il tempo, chiedendosi se fosse il caso di rendere partecipe anche lui della scoperta.
“Hey, va tutto bene?” le chiese Hans guardandola negli occhi. Lei distolse lo sguardo, pensierosa.
“Certo, sono solo un po’ stanca. Pensavo che non avrei fatto nulla per tutto il giorno ma alla fine è stata una giornata più stressante del solito” disse sorridendo appena.
Decise che no, non glielo avrebbe detto. Si fidava di lui ma non fino a quel punto. Gli raccontò del tè preso con l’amica Tassorosso, poi rimase ad ascoltare i meravigliosi deliri di onnipotenza del ragazzo, che la facevano impazzire di amore per lui. Hans, infatti, desiderava ardentemente entrare in politica e di diventare Ministro della Magia, o comunque di ricoprire una delle alte cariche dello stato.
In effetti ti ci vedo” gli aveva detto Mag con aria sognante quando le aveva confidato per la prima volta quella sua ambizione.
Quando arrivò l’ora i due si divisero e Mag e Frannie decisero di andare a dormire.
“…Lo hai detto a Hans?” le chiese la ragazza mentre indossava il pigiama.
Mag sussultò. Stava proprio cercando di dare una spiegazione alla sua decisione.
“Ehm… No” disse a mo’ di scusa, indecisa su quel che avrebbe dovuto dire e soprattutto su come avrebbe dovuto sentirsi a riguardo.
“Perché no?” chiese Frannie incuriosita.
Non la stava giudicando, ma Mag rispose ugualmente sulla difensiva.
“…Non lo so, forse è meglio che rimanga fra me, te e Edmund.”
Frannie alzò le spalle, non capendo il perché di quel tono, ma quel giorno non aveva alcuna voglia di indagare.
*
 
Servì qualche giorno ai ragazzi del quinto anno per prendere consapevolezza della loro scoperta. Nel frattempo avevano avvertito anche Laetitia, che come loro non provava alcun ribrezzo per il professore, ma era stata comunque una notizia sconcertante. Le lezioni con Lupin però erano servite per farli sentire più a loro agio, a convivere con quella scoperta in tutta serenità. Non era un mostro e non lo sarebbe mai stato ai loro occhi.
Solo una cosa fu in grado di distogliere i ragazzi da quel chiodo fisso: la gita a Hogsmeade.
Con marzo era arrivato un po’ di sole; la strada per l’estate era ancora molto lunga, ma almeno la neve si era quasi del tutto sciolta e aveva lasciato posto a enormi pozzanghere che ogni tanto gelavano, permettendo agli studenti più audaci di pattinarci sopra. Elsa era una campionessa nel pattinaggio: aveva una grazia invidiabile da chiunque. Ogni tanto Laetitia si univa a lei, anche se era una vera frana, ma almeno così le due Corvonero potevano passare più tempo insieme. Elsa era sempre in grado di sorreggerla e guidarla. A metà marzo un avviso davanti alla Sala Grande informò gli studenti che la settimana successiva ci sarebbe stata una nuova gita nel piccolo borgo accanto al castello. Edmund, che quel giorno non si era visto da nessuna parte, portò la notizia alle amiche solo quella sera.
“No, ragazzi, questa volta non ce la faccio proprio a fare un giro” sospirò Mag “Anche Hans è presissimo dallo studio e non penso che verrebbe”
Edmund fece una smorfia sentendo nominare quel ragazzo.
“Io potrei fare un giro solo al mattino, mentre al pomeriggio so già che dovrò recuperare tutto quel che non ho fatto in questi giorni” azzardò Frannie, anche se in cuor suo sapeva che non si sarebbe portata avanti e quindi avrebbe dovuto rinunciare alla gita anche al mattino.
“Sarò nella tua stessa situazione, me lo sento” sbuffò Edmund incrociando le braccia sul petto.
“Vado a chiedere a Hans” disse Mag alzandosi in piedi e correndo verso il suo ragazzo che si stava esercitando con un compagno sugli incantesimi non verbali. Edmund la seguì con lo sguardo.
“Dove sei stato oggi?” chiese Frannie per tenerlo occupato.
Lui la guardò imbarazzato temendo che lei avesse notato il suo sguardo perso dietro all’amica – Frannie ovviamente lo aveva notato – e biascicò che era stato in biblioteca.
“Strano, non ti ho visto” rifletté la ragazza, ma prima che Edmund trovasse una scusa per giustificarsi aggiunse “beh, a dire il vero non ci sono stata per molto oggi, e poi ero distratta da Esmeralda”
Edmund scoppiò a ridere e alzò gli occhi al cielo. Fortunatamente Mag tornò subito.
“Niente, anche lui starà qui al castello. Magari ci faremo un giro in cortile, ma fino a Hogsmeade no” disse sorridente. Non le dispiaceva la soluzione che aveva trovato con Hans.
Sconsolati, i tre ragazzi dovettero accettare che ormai i GUFO erano alle porte e che c’era poco tempo per le distrazioni. Frannie aveva chiesto ai gemelli di organizzare una nuova festa prima degli esami, ma loro le avevano risposto che al momento non era semplicissimo, viste le misure di sicurezza. Avrebbero parlato con il proprietario della Testa di Porco il sabato successivo, dato che loro non avrebbero rinunciato alla gita per nulla al mondo.

 
*

I piani di Frannie e di Edmund andarono in fumo il giovedì quando la McGranitt, al termine della lezione, li informò di un colloquio che avrebbero dovuto sostenere il mese successivo.
“Gli studenti del quinto anno dovranno sostenere un colloquio orientativo con il professor Silente e con il direttore della loro Casa per discutere sull’andamento scolastico e sulle prospettive lavorative. Ovviamente gli studenti Grifondoro sosterranno il colloquio con me, perciò vi invito a non farmi pentire di avervi ammessi al quinto anno”
Mentre lo sguardo dell’insegnante si soffermava insistentemente sui gemelli Weasley, Mag, Jasmine, Frannie e Edmund si guardarono preoccupati: per loro quel colloquio significava Severus Piton, altro che Vitious o la Sprite. Dall’altra parte dell’aula Tony sorrideva soddisfatto perché quest’ultima era decisamente la miglior persona con cui affrontare un momento così importante per il proprio futuro.
“Mi dirà che faccio schifo in qualsiasi cosa e che le sto antipatica” disse Mag, che era già entrata in ansia.
“Ma smettila, hai sempre dei voti altissimi!” la rimbeccò Edmund, che era in ansia quanto lei, solo che aveva più ragione a esserlo. I suoi voti erano buoni ma più scostanti.
Frannie sembrava piuttosto tranquilla, mentre Laets non disse nulla perché con Vitious andava molto d’accordo e aveva voti molto alti.
“Tanto moriremo tutti” disse Mag in tono teatrale.
Gli altri risero per la battuta, ma lei lo pensava davvero.
Dato che alla fine della giornata ancora non si era data una calmata e Hans non le era stato d’aiuto, dato che le aveva raccontato del colloquio perfetto con Piton sostenuto l’anno prima, Frannie sbuffò e le propose di andare da Piton a chiedergli se dovevano prepararsi per quell’incontro o se aveva qualcosa da dire ai suoi studenti. Quella proposta sembrò calmarla un po’, anche se sperava che Edmund e Frannie si facessero avanti per lei con il temibile professore, mentre loro erano decisi a mandare avanti lei, dato che ci teneva tanto.
“Noi ti staremo dietro, ovvio” le disse Frannie sbuffando.
“Così se ti morde ti difendiamo” aggiunse Edmund ridendo. Mag non era per niente divertita. Sembrava l’unica della loro Casa a essere tesa per il colloquio.
Fortunatamente non ci fu il bisogno di chiedere udienza a Piton, dal momento che il giorno dopo fu lui stesso a informare i suoi studenti del colloquio.
“I direttori delle Case vi forniranno il materiale informativo necessario per affrontare il colloquio” biascicò alla fine della lezione.
“…I miei studenti si recheranno nel mio ufficio a partire da domani mattina per avere i volantini inviati dal Ministero. Vediamo…” scrutò i ragazzi con la divisa verde e argento.
“Voi quattro vi aspetto in mattinata. Abbiamo parecchio di cui parlare” disse guardando il gruppetto di Miles, Pucey e Montague, in fondo all’aula. Poi il suo sguardo si posò su Mag, seduta al secondo banco con Laets, su Frannie e Edmund.
“Voi tre e… lei – indicò Jasmine seduta poco distante vicino ad Aladdin – vi aspetto nel primo pomeriggio. La lezione è finita.”
I ragazzi si alzarono e tornarono nella propria Sala Comune discutendo sull’accaduto.
“È ovvio che Hogsmeade ce lo sogniamo, domani” sibilò Frannie arrabbiata.
Era da un mese che quasi non usciva dalle mura del castello a causa dei turni di guardia. Anche se aveva studiato poco aveva deciso che un giro al mattino se lo sarebbe fatto, e invece adesso il professore le aveva scombinato tutti i piani. Anche Edmund non era molto felice. Mag invece, che aveva già deciso che non sarebbe andata, era più angosciata all’idea di andare a parlare con Piton, ma almeno sarebbe stata accanto ai suoi amici.
“Secondo voi dobbiamo studiare qualcosa per domani?” chiese incerta una volta raggiunta la Sala Comune. Frannie era già pronta a darle una rispostaccia, mentre Edmund era scoppiato a ridere prima di risponderle. Fortunatamente a risponderle fu Jasmine.
“Cosa vorresti studiare, scusa?” chiese ridendo.
“Non lo so, ma parlare con lui mi fa sentire la persona più stupida di questo mondo” rispose Mag torcendosi nervosamente le mani.
“Studia le Pozioni per superare le fiamme” propose Edmund.
“Quelle ormai me le ricordo, grazie Ed” rispose lei con un sorriso sarcastico.
“Mag, da quanto non ti fai un riposino al pomeriggio?” chiese Frannie alzando gli occhi al cielo, esasperata.
“In effetti da un po’, ma non ho tempo!” rispose quella lasciandosi cadere su un divanetto.
“Bene, se non la smetti, nel prossimo pasticcino alla crema che mangerai ci sarà una pozione soporifera fatta con le mie mani. Sai che lo farò” replicò Frannie con un sorrisetto tranquillo. 
“Se vuoi ti aiuto io, Fran” propose Edmund.
Mag gli pestò un piede.
“…Ragazzi, ma voi sapete già cosa volete fare una volta usciti da qui?” chiese Jasmine con l’intento di cambiare argomento.
“Beh, io spero di essere assunta come insegnante o qui o nel mondo Babbano, ma preferirei decisamente qui” rispose Mag risoluta.
Era da anni che aveva deciso quale sarebbe stato il suo futuro. Forse, nel gruppo, insieme a Laetitia, era l’unica davvero decisa.
“Io sposerò Tony di sicuro, magari lo dirò anche a Silente, per il resto mi piacerebbe fare qualcosa rimanendo a contatto con l’Africa. Spero che Piton mi sappia consigliare.”
“Che bello, potresti anche venire in Arabia!” disse Jasmine.
“Ma non ho voglia di studiare anche l’arabo!” sbuffò Fran.
“Comunque sono sicura che Silente ti saprà consigliare meglio di Piton” disse Mag.
“…E tu, Ed?” chiese Jasmine interessata.
“Io… Ehm, non saprei proprio.” rispose leggermente imbarazzato.
Non riuscirono a fargli dire nulla se non che non gli sarebbe dispiaciuto lavorare al Ministero della Magia. Nemmeno Jasmine sapeva con esattezza cosa avrebbe fatto della sua vita.
“Speriamo che il colloquio sia illuminante per voi” disse Mag “Io spero solo che Silente non rida di me”
Questa volta fu Edmund ad alzare gli occhi al cielo.
“Al massimo ti dirà che per diventare insegnante al posto di E dovresti prendere E+ in Storia della Magia” disse come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Nonostante lo stato di frustrazione e di ansia di Mag, queste parole riuscirono a strapparle un sorriso. Edmund si era rivelato decisamente più utile di Hans, quel giorno.
L’indomani il gruppo del quinto anno dovette osservare i fortunati ragazzi del terzo e del quarto anno abbandonare la Sala Grande muniti di pesanti mantelli, guanti e sciarpe, per partire alla volta di Hogsmeade.
“Speriamo che dopo i GUFO ci facciano fare un’ultima gita” sospirò Mag guardando gli ultimi Tassorosso abbandonare la Sala.
Alla fine avevano deciso di dedicare la mattina allo studio, dal momento che non sapevano a che ora sarebbero usciti dall’ufficio di Piton, e soprattutto in quale stato mentale. Andarono tutti e quattro in biblioteca per fare una ricerca sui giganti. Edmund ne sapeva fin troppo e l’argomento lo fece incupire, memore delle sue brutte estati da dodicenne. Rimasero fino all’ora di pranzo.
Prima di andare da Piton, Mag fece un giro nel cortile con Hans. Mentre passeggiavano mano nella mano discutevano sulle loro prospettive future.
“Sei sicura di voler fare l’insegnante? E se poi ti ritrovi studenti come… i gemelli Weasley?! Io impazzirei” chiese alla ragazza ridacchiando.
“Certo che impazzirei, ma poi ci saresti tu a sostenermi” rispose lei con aria sognante.
Già si vedeva tornare a casa dopo una giornata frustrante in mezzo a tutti quei marmocchi urlanti e trovare Hans pronto ad accoglierla fra le sue braccia.
“Spero di non doverlo mai fare” disse lui mettendo fine alla magnifica visione della ragazza. A quanto pareva non condivideva la stessa idea. Mag deglutì e fece una risata nervosa e cercò di correre ai ripari. Forse stava correndo troppo.
“Scherzo, ahah. Ma che vorresti dire?”
“…Niente, spero che non diventi una persona lagnosa, tutto qui” rispose lui con una semplicità tale che le fece venire le lacrime agli occhi per un breve istante.
“Ma certo che non lo diventerò, per chi mi hai presa?” si affrettò a dire Mag, imbarazzata.
Rimasero in silenzio per un po’. Mag aveva bisogno di riflettere su quel che le aveva appena detto il suo ragazzo. Non poté fare a meno di ammettere che ci era rimasta un po’ male. Parecchio male.
A distoglierli dai loro pensieri fu un gruppo di ragazzi che, non potendo ancora andare a Hogsmeade, avevano deciso di fare irruzione nel cortile e creare confusione. Fra questi c’era Lucy, la sorella minore di Edmund, la quale salutò Mag, ma si limitò a squadrare Hans da cima a fondo.
“Sembra che voglia uccidermi con lo sguardo” disse Hans sorridendo per motivi che Mag non riuscì a capire.
“Credo che sia un tratto che hanno in comune i Grifondoro e i Serpeverde nei confronti dell’umanità”
Hans non rispose e le chiuse la bocca con un bacio appassionato. Tutti i ragazzi presenti dovettero distogliere lo sguardo dopo un po’, tanto erano presi l’uno dall’altra.
*
Una mezzora dopo, Edmund, Frannie, Mag e Jasmine stavano camminando lentamente verso l’ufficio di Piton. Le tre ragazze avevano deciso di comune accordo di mandare avanti Edmund, il quale, leggermente infastidito, bussò alla porta.
“Avanti”
La voce strascicata del professore di pozioni arrivò dall’interno dello studio.
Edmund aprì la porta ed entrò per primo. Scoprirono che Piton non era solo: davanti a lui c’era Malfoy, trafelato e sporco di fango. Sembrava furioso ma aveva una strana luce negli occhi. Lanciò un breve sguardo ai quattro ragazzi e tornò a guardare il professore, bisbigliandogli qualcosa che nessuno a parte il suo interlocutore riuscì a udire.
“Vai a cercarlo e appena lo vedi mandalo da me. Digli che lo voglio subito qui.” disse Piton per congedarlo. Draco annuì, si voltò, guardò imbarazzato Frannie e Edmund, fece loro un cenno per salutarli e sparì dietro la porta. Piton si diresse verso l’ingresso, chiuse la porta e iniziò a parlare. Aveva anche lui una strana luce negli occhi.
“Come ho detto questa mattina ai vostri colleghi, non abbiamo ancora fissato la data, ma sarà sicuramente verso metà aprile. Il preside mi ha chiesto di distribuirvi questi opuscoli informativi provenienti dal Ministero della Magia, dal San Mungo, dalla Gringott e da altri centri. Confidiamo entrambi che arriviate al colloquio con le idee chiare su quel potete o non potete fare.”
Mag si chiese se non sarebbe stato meglio dire “volete o non volete”. Piton era sempre molto selettivo, non invogliava nessuno a migliorare. Se uno era negato in pozioni, beh, non avrebbe fatto il pozionista.
“Cercate di essere sinceri con voi stessi. A partire dall’anno prossimo non accetterò la mediocrità.” I suoi occhi si soffermarono su Mag, che impallidì ma al tempo stesso si arrabbiò.
“Vedete anche di tirare su la vostra media. La Casa Serpeverde vanta di alcuni dei migliori maghi al mondo, non sarete certo voi quattro a deludere la Casa. Il nostro preside ci tiene ad avere studenti preparati. Non ammette insufficienze, vedete di non fare figuracce…”
I ragazzi annuirono spaventati. In realtà Silente era ben lontano dall’essere così rigido, ma loro lo conoscevano poco e quindi credettero a Piton, soprattutto Mag.
“Ora, prima che vi dia questi – prese in mano gli opuscoli – devo darvi qualche indicazione pratica…”
In quel momento qualcuno bussò alla porta. Sul volto di Piton si dipinse un sorriso molto sgradevole che i quattro ragazzi avevano imparato a conoscere. Invitò lo sconosciuto ad entrare.
Dall’ingresso emerse Harry Potter, trafelato, rosso in viso e piuttosto spaventato; sembrava che avesse corso per tutto il castello, il che in parte era vero.
“Potter. Ti stavo aspettando.” disse Piton con tono di trionfo “Siediti.”
Indicò la sedia davanti alla sua scrivania. Mag e gli altri erano rimasti in piedi fino a quel momento e si guardarono imbarazzati. Non sapevano che cosa fare. Forse avrebbero dovuto andarsene, ma l’idea di lasciare da solo quel ragazzo con Piton, e soprattutto di perdersi quella che sembrava prefigurarsi una scena piuttosto divertente, impedì loro di muoversi.
Harry obbedì. Piton invece rimase in piedi. Sembrava che stesse per iniziare un processo.
“Il signor Malfoy mi ha appena raccontato una strana storia, Potter” disse Piton. Harry rimase zitto.
“Dice che era vicino alla Stamberga strillante quando ha incontrato Weasley, apparentemente solo”.
Harry continuò a tacere.
“Il signor Malfoy mi ha detto che stava parlando con Weasley quando una grossa quantità di fango l’ha colpito dietro alla testa. Come credi che possa essere successo?”
Frannie e Mag trattennero il fato, ma per due motivi diversi. A Mag veniva da ridere all’idea di Malfoy colpito dal fango, Frannie si indignò.
“Non lo so, professore” rispose Harry con una calma che chiunque, lì dentro, avrebbe invidiato.
Con sommo dispiacere, i quattro notarono che gli occhi di Piton stavano perforando quelli di Harry. A Edmund ricordò la prima volta che aveva provato a guardare negli occhi un Ippogrifo.
“…Il signor Malfoy ha poi visto una straordinaria apparizione. Riesci a immaginartela, Potter?” continuò Piton.
A Mag si gelò il sangue nelle vene, si sentiva come quella volta che il professore si era scagliato contro di lei e gli altri, e non capiva come facesse Harry a rimanere così calmo.
“No” rispose il ragazzo cercando di fingersi curioso. Non riuscì a convincere nessuno dei presenti.
“Era la tua testa, Potter. Che galleggiava a mezz’aria”
Cadde un lungo silenzio. Mag e tutti gli altri avevano trattenuto il respiro fino a quel momento.
“Forse è meglio se va a trovare Madama Chips” disse Harry. “Se ha delle visioni…”
Mag decise in quel momento che Harry Potter era il suo eroe. Philip e Hans potevano solo accompagnare. Affrontare Piton in quel modo era il modo più semplice e diretto per finire inceneriti nel giro di pochi istanti dall’Ardemonio. Ma con che coraggio gli aveva risposto! Era solo da ammirare e adorare. Cercò di guardare Edmund e Frannie accanto a lei e capì che i due amici stavano pensando più o meno alla stessa cosa. Piton, ovviamente, era ben lungi dall’ammirare l’audacia del tredicenne.
“Cosa ci faceva la tua testa a Hogsmeade, Potter?” chiese piano il professore. “La tua testa non ha il permesso di andare a Hogsmeade. Nessuna parte del tuo corpo ha il permesso di andare a Hogsmeade”.
“Lo so” rispose Harry cercando invano di non sembrare colpevole o spaventato.
Mag pensò con un sorriso che sarebbe riuscito a incantare solo Aurora o Laetitia, ma quest’ultima solo di prima mattina. Non lei, non Piton. Pensò anche, in un attimo di follia, che sarebbe stata una brava insegnante per questo.
“…Pare che Malfoy abbia le alluci…” continuò Potter.
“Malfoy non ha le allucinazioni” tagliò corto Piton, e si chinò verso Harry posando le mani sui braccioli della sedia, finché il suo viso non fu vicinissimo a quello del ragazzo. Sembrava che fosse a un passo dall’ucciderlo “Se la tua testa era a Hogsmeade, vuol dire che c’era anche tutto il resto”
“…Ero nella torre di Grifondoro” disse Harry “Come ha detto lei…”
“C’è qualcuno che può confermarlo?”
Harry non disse nulla. Le labbra sottili di Piton si arricciarono in un sorriso orribile. Ora anche a Frannie sudavano le mani, temeva che avrebbe dovuto assistere a un omicidio. Mag intanto aveva iniziato a stringere il braccio a Edmund. Lui se n’era accorto ed era arrossito lievemente.
“Allora” disse rialzandosi il professore e dando le spalle a Harry e al resto del gruppo “Tutti, dal Ministero della Magia in giù, stanno cercando di tenere il celebre Harry Potter alla larga da Sirius Black. Ma il celebre Harry Potter detta legge. Che sia la gente comune a preoccuparsi della sua sicurezza! Il celebre Harry Potter va dove vuole, senza pensare alle conseguenze”
Le parole di Piton furono davvero pesanti per tutti i presenti. I quattro Serpeverde abbassarono gli occhi, incapaci di prendere in qualche modo le parti del Grifondoro – Frannie e Edmund si stavano dando da fare da quasi un mese, ormai, a causa di Sirius Black, e Potter andava in giro a mettersi nei guai – mentre Harry diventava sempre più furente. Era stato palesemente beccato, ma Mag ci avrebbe scommesso che non aveva avuto alcuna intenzione di sputare in faccia a chi lavorava per lui. Semplicemente non ci aveva pensato o non pensava di fare del male a qualcuno. E poi, a quanto pareva, era il responsabile del meraviglioso outfit di Malfoy di quel giorno, quindi guadagnava punti a prescindere.
Piton prese gli opuscoli sulla scrivania e li diede tutti in mano a Edmund.
“Fuori. Tutto quel che vi serve sapere è scritto qui. Buon fine settimana.”
I quattro rimasero interdetti per qualche istante, Harry li guardò e arrossì vedendo che aveva avuto compagnia fino a quel momento e presto la voce si sarebbe diffusa in tutto il castello. Fu Frannie a muovere i primi passi verso la porta. Quando anche Edmund fu uscito, Piton chiuse la porta alle loro spalle e tornò a tartassare il giovane Potter.
La prima a parlare fu Jasmine.
“Stasera dobbiamo ricordarci di assicurarci che Potter sia ancora vivo”
“Santo cielo, ma lo avete visto?” esclamò Margaret in preda allo shock.
“…E non aveva ancora finito con lui!” fece notare Edmund.
“Chissà cosa gli sta dicendo ora!” disse Mag, un po’ preoccupata.
Frannie non rispose. Era stata stranamente silenziosa fino a quel momento. I tre amici la guardarono e scoprirono che aveva cercato fino a quel momento di non scoppiare a ridere, cosa che ormai non riusciva più a fare.
“No, ragazzi, ma vi rendete conto?” disse fra una risata e l’altra, appoggiandosi a Edmund per non cadere.
“Andiamo, è meglio allontanarsi” disse saggiamente Edmund prendendola per le spalle e guidandola fuori dai sotterranei. Mag intanto cercava di farla ragionare.
“Non so cosa ti faccia tanto ridere, Fran”
La tua testa non ha il permesso di andare a Hogsmeade… Ragazzi, che classe!” disse continuando a ridere.
A quel punto nemmeno Margaret riuscì a trattenersi.
“In effetti, visto dall’esterno, ha stile nel fare il culo alle persone” ammise ridendo anche lei.
Tutta la tensione accumulata in quei giorni trovò quella inaspettata valvola di sfogo.
“Ma poi… Avete visto Malfoy?” chiese Mag. Era la parte migliore di quella vicenda, il fatto che Malfoy si fosse beccato una palla di fango in piena faccia e sui suoi abiti perfettamente stirati e inamidati.
“Sì, l’ho visto!” ululò Jasmine. Anche Frannie e Edmund risero senza curarsi dell’urtata dignità dell’amico.
“E la risposta di Harry a Piton! Ma come diavolo ha fatto?”
Rimasero a parlare dell’accaduto finché non raggiunsero la Sala Comune, dove si sedettero su alcune poltrone e continuarono a fare congetture su come avesse fatto Harry ad apparire dal nulla. Poco più in là c’era Malfoy che, tornato pulito e profumato come sempre, raccontava l’accaduto ad alcuni compagni di squadra, fra cui Hans, che ascoltava annoiato e lanciava sguardi a Mag dall’altra parte della Sala. Prima che il ragazzo finisse il suo tragico racconto abbandonò il gruppo e raggiunse Mag, che ancora aveva le lacrime agli occhi per il gran ridere.
“Ti sei perso la scena più epica di questa intera vita, Hans” disse lei prendendogli una mano.
Edmund guardò altrove e s’incupì.
“Tu l’hai vista?” chiese il ragazzo.
“Ma no, ero qui a Hogwarts, lo sai! Però abbiamo scoperto che Potter ha riempito di fango Malfoy. Si prenderà una punizione per il resto dei suoi giorni ma almeno lo ha fatto!” disse Mag incurante del fatto che lì con lei c’erano due amici del ragazzo.
“Poverino, lascialo stare, Mag” disse Frannie con un gran sorriso “…Però è divertente” ammise alla fine, scoppiando a ridere di nuovo.
“Ti va di fare un giro? Così mi racconti” chiese Hans a Mag prendendole fra le dita una ciocca di capelli.
“Va bene, ma veloce perché poi devo studiare e… Oh, Ed, me li puoi dare dopo quegli opuscoli?” disse Mag trasognata. Edmund annuì debolmente, si alzò e lasciò gli opuscoli sul tavolino.
“Vado a farmi un giro anche io” biascicò lasciando la Sala Comune prima dei due piccioncini.
Frannie scosse la testa. Le dispiaceva troppo per lui. Era passato più di un mese, ma sembrava non averlo ancora accettato. Quando stava con Mag si sforzava di sembrare normale, ma quando lei lo lasciava da solo per andarsene con Hans, lui si incupiva, doveva starci molto male. In un certo senso lei era stata più fortunata perché se Tony e la Greengrass si fossero messi insieme non li avrebbe avuti sotto al naso in ogni momento.  
Mag e Hans sparirono a loro volta dietro il passaggio della Sala Comune, lasciando Frannie e Jasmine sole.
“Non vai da Aladdin?” chiese Frannie distratta.
Ultimamente i suoi amici avevano la tendenza a lasciarla sempre da sola. Anche Edmund sembrava molto assente, ma non aveva voglia di seguire i suoi vagabondaggi per il castello ogni volta. E poi nell’ultima settimana non le aveva più chiesto di seguirlo.
“Ci vediamo questa sera, adesso deve studiare. A dire il vero anche io
Decisero di esercitarsi con Trasfigurazione in attesa di Margaret.
Intanto Edmund vagava per l’ampio corridoio del primo piano, indeciso su chi avrebbe voluto incontrare. Era sicuro che lì non avrebbe incontrato quei due. Pensò di camminare verso la Torre Grifondoro, ma poi si ricordò che Lu gli aveva detto che avrebbe passato il pomeriggio con Ginny e Luna vicino al Lago Nero, perciò gli rimanevano due opzioni: la torre Corvonero per stare un po’ con Susan o la Sala Comune dei Tassorosso. Non aveva molta voglia di parlare con il fratello, ma ne aveva ancora meno di stare con Susan, che senza dubbio gli avrebbe chiesto perché non era in biblioteca a studiare.
Scese di nuovo le scale e si diresse verso le cucine, nei pressi della sala di ritrovo dove stava suo fratello. Fortunatamente incontrò Aurora; leggermente imbarazzato le chiese di entrare a cercare suo fratello per dirgli che lo aspettava fuori. La ragazza sparì dietro la porta e poco dopo comparve Peter, il quale indossava una tuta ed era piuttosto assonnato.
“Hey, Ed, Aurora mi ha detto che mi aspettavi! C’è qualcosa che non va? Sappi che non Trasfigurerò più niente per te” gli disse vedendo lo sguardo perso del fratello. Pensava che con gli amici stesse tramando qualcosa di nuovo.
“Mi credi così stupido da usare due volte di seguito lo stesso metodo per manipolarti, Pete?” chiese Edmund sorridendo per la prima volta da quando aveva smesso di ridere per la storia di Malfoy.
“Non hai tutti i torti” rispose il fratello scompigliandogli i capelli e incamminandosi verso le scale che portavano alla Sala Grande “Un giorno mi vendicherò”
“Certo, certo” mormorò Ed ridendo.
Peter non era per niente un tipo vendicativo, e questo era uno dei principali motivi per cui Edmund faceva fatica ad accettare che lo avesse perdonato con tanta velocità per ciò che gli aveva fatto anni prima.
“Come mai qui, comunque?”
La domanda di Peter lo distolse dai suoi pensieri.
“È tutto il giorno che studio, non ne posso più” mentì il ragazzo. In parte era vero, ma non era solo quello il motivo.
“Anche io, pensavo che i GUFO fossero il male assoluto, invece i MAGO sono peggio. Anche la Sprite ha iniziato a caricarci di compiti!”
“Allora la situazione è grave!” convenne il fratello minore.
“...Ho saputo che presto avrete i colloqui con Silente, me lo ha detto McMartian l’altro giorno… Forse vuole diventare Guaritore anche lui, sai?” iniziò il Tassorosso.
“Sì, oggi Piton ci ha dato degli opuscoli” rispose Edmund senza curarsi dei dissidi interiori di Tony, anche se avrebbe di sicuro riportato quell’informazione a Frannie.  
“…Li hai già letti?”
“Non ne ho avuto il tempo” rispose con un’alzata di spalle il ragazzo.
“…Ma hai già qualche idea?” insistette Peter “Non ne abbiamo mai parlato”
Gli raccontò di quanto si era fissato col diventare Auror per seguire le orme del padre, morto qualche anno prima, quando Lucy era ancora molto piccola, ma poi aveva cambiato idea all’inizio del settimo anno: sarebbe diventato un Guaritore del San Mungo.
“In effetti la Sprite mi è stata di grande aiuto per arrivare a questa decisione” rifletté alla fine.
Edmund lo ascoltava e invidiava la sicurezza del fratello, ma odiava il fatto che avesse cambiato idea. In fondo al suo cuore il desiderio di diventare Auror era grande, e proprio in quei giorni lottava per emergere, ma temeva di aver preso un abbaglio per colpa del fratello e che fosse qualcosa che in realtà non desiderava veramente. Inoltre aveva iniziato a contemplare l’idea di diventare Auror prima che il padre morisse, ma temeva che quel sogno fosse solo un tentativo infantile di emulare il padre. Eppure…  
“Figuriamoci, a Piton non importa nulla di noi e dei nostri sogni” borbottò.
Il pensiero corse a Mag, che probabilmente sarebbe uscita da quel colloquio con i sogni ancora più infranti dei suoi.
“Non dimenticare che ci sarà anche Silente! Con me è stato fantastico!” gli suggerì il fratello, cercando di portare un po’ di luce nei meandri della mente di Edmund, che non rispose e rimase imbronciato.
“Ed, devo chiedertelo” riprese sentendo che il fratello non gli rispondeva “Ti vedo molto giù ultimamente. Lucy non vuole dirmi niente e Sue è sempre persa nel suo mondo… Stai bene?”
Edmund fu invaso da una voglia folle di correre via, magari anche di chiudere la bocca al fratello con un incantesimo.
“Sto bene” rispose semplicemente con la voce bassa.
“Se lo dici tu. Però sei strano, malinconico” disse cercando di guardarlo in faccia, anche se Edmund sembrava non avere intenzione di sollevare il viso “Sembra che sia tornato a come eri qualche anno fa, quando eravamo con lei
A Edmund si gelò il sangue nelle vene solo al pensiero.
“Non nominarla neanche” disse fra i denti.
“…Tu ti ostini a non volerlo capire, ma con me ci puoi parlare” continuò Peter, che non stava più cercando di guardalo, imbarazzato anche lui.
Edmund non capiva la fatica che faceva anche lui ogni volta che provava a parlarne.
“Non c’è niente di cui parlare” borbottò.
“Cavolo, Pete, avevo solo voglia di bere un po’ di succo di zucca con te. Devi sempre rovinare tutto!” esclamò, ora arrabbiato.
“Sarei io a rovinare tutto?” rispose il ragazzo con astio crescente “Ti ho chiesto perché ultimamente sei triste e arrabbiato. Sono tuo fratello, sono in pensiero!”
“E io ti ho detto che sto bene” rispose Ed alzando gli occhi al cielo. Erano arrivati davanti alla Sala Grande. Si fermarono.  
“Non è vero, ma a quanto pare non importa. Spero che non c’entri qualcosa Westergard, perché se è così sappi che nemmeno a me piace. Non ce li vedo” disse serio cercando di guardarlo negli occhi.
Per Edmund fu troppo. Non avrebbe parlato delle sue pene d’amore con Peter. Non lo avrebbe fatto con nessuno. Avrebbe avuto tempo più tardi per bearsi dell’affermazione che suo fratello aveva appena fatto su quella che considerava la coppia più sbagliata del mondo. Però doveva rimediare a quel che aveva appena detto Peter. Davanti a lui avrebbe negato fino alla morte che era quello il motivo per cui nell’ultimo mese odiava il mondo, ma doveva trovare un argomento altrettanto convincente per persuaderlo che non era triste per quel motivo, e nemmeno per i Dissennatori, che non smettevano di aleggiare intorno al castello, accentuando il suo malumore.
“Senti.” iniziò cercando di dosare le parole.
“…è un segreto. Avevamo deciso di non dirlo a nessuno, per il momento” iniziò riprendendo un certo colorito. Peter lo guardò stranito.
“…Ho iniziato a uscire con una tizia. È per questo motivo che ho la testa altrove in questi giorni” disse infine con un sorriso malizioso piuttosto ben riuscito.
Peter strabuzzò gli occhi. Edmund pensò che con lui avrebbe potuto parlare di Katie in tutta tranquillità, dopotutto era suo fratello, ed era decisamente meno imbarazzante rispetto alla prospettiva di disperarsi con lui perché Mag aveva deciso di mettersi con Mister Sono-Più-Figo-Io. E poi forse di Mag non gli importava più così tanto, dopotutto.
“Adesso mi racconti tutto” disse Peter prendendolo sotto braccio e trascinandolo dentro alla Sala.
Più tardi avrebbe pensato che Edmund si fosse inventato quella scusa e che i suoi sospetti sul suo stato d’animo non erano stati per niente confutati da quella rivelazione, ma per il momento preferiva sapere chi fosse la ragazza e come fosse successo.
Si sedettero al tavolo dei Tassorosso. Peter afferrò una bottiglia di succo di zucca e la strinse fra le mani prima di aprirla.
“Allora, chi è?” chiese interessato, iniziando a fare congetture su chi fosse la fortunata. In cuor suo sperava che non dicesse Laetitia Oaks.
“Non devi dirlo a nessuno, capito? Nessuno.”
In verità non sapeva neanche lui per quale motivo non voleva farlo sapere in giro. Forse perché sapeva benissimo che non sarebbe stata una cosa seria.
Peter fece la sua promessa.
“D’accordo. Katie Bell. Ci vediamo da un paio di settimane…”
“La Cacciatrice di Grifondoro?!” chiese il fratello.
“Sì, lei” rispose Ed asciutto.
Gli raccontò brevemente come era iniziata e come stava andando avanti. A dire il vero non c’era molto di cui parlare. Passavano i pochi momenti che si concedevano da soli a limonare e a parlare di Quidditch, poi litigavano per la Finale, in cui si sarebbero scontrati, e poi tornavano a baciarsi.
“Bel colpo, Ed! Sinceramente non vi avevo mai visti parlare insieme, ma sono felice per te!" disse Peter mettendogli una mano sulla spalla. Edmund si fece più piccolo.
Continuarono a chiacchierare per un po’, poi si divisero e tornarono ognuno nella propria Sala Comune.
Prima che le loro strade si dividessero, Peter prese Edmund per un braccio e gli disse una cosa che in un primo momento lo fece arrabbiare, ma che in fondo gli riscaldò il cuore.
“Anche a me danno fastidio. I Dissennatori, intendo.”
Gli scompigliò i capelli e lasciò che si allontanasse, leggermente frastornato. Nessuno dei due aveva avuto il coraggio di guardare l’altro negli occhi.
Quando quella sera rientrò nella Sala Comune, Edmund era tornato a sorridere.
 
 

NOTE

Due cose importanti:
- Dato che io e la co-autrice siamo prese bene con la storia, abbiamo creato la pagina instagram, dove condivideremo curiosità, meme, aesthetic e citazioni della storia. Seguiteci QUI
- Questo capitolo è uno dei pochissimi che durante la storia abbiamo scritto sia io che la co autrice, dato che ci piace scrivere. Sono successe praticamente le stesse cose nei nostri due capitoli paralleli: Piton e Potter - scoperta di Lupin - Peter e Edmund che vanno in crisi e fanno pace, ma per motivi diversi e in modo diverso.
Io ho pubblicato ovviamente la mia versione, la co autrice ha pubblicato la sua nel suo account Wattpad. Se siete curiosi di leggere entrambe le versioni, vi consiglio di andare sulla sua versione della storia e aprire il capitolo nominato "Harry Potter detta legge".
Anche il prossimo capitolo avrà due versioni, ve lo segnalerò come ho fatto con questo!

Detto ciò, i nostri si sono proprio complicati la vita con la storia di Lupin, ma si sono mostrati molto progressisti e comprensivi a riguardo. Il siparietto tra Harry e Piton è una vera scena presa parola per parola dal terzo libro a cui abbiamo aggiunto i pensieri e le azioni dei nostri protagonisti.
Il capitolo fa anche sorgere qualche domanda.
Perché Margaret si fa tutti questi problemi nel confidarsi con Hans? Edmund adesso che sta con katie è felice?
Spero che il momento tra Edmund e Peter vi sia piaciuto, amo molto il loro rapporto e mi è piaciuto scrivere quella scena.
La scena di Esmeralda e Quasimodo l'ho scritta perché in quel periodo ero in fissa con Il Gobbo di Notre Dame.

A venerdì!

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Capitolo 16
*** I colloqui ***


XIV

I COLLOQUI


I professori fissarono il giorno dei colloqui per sabato 9 aprile. In ordine alfabetico, tutti i ragazzi del quinto anno avrebbero parlato del loro futuro con Albus Silente e il direttore della loro Casa.
Il giorno prima i quattro amici del quinto anno erano seduti al tavolo dei Serpeverde davanti a un tè gentilmente offerto da Mag. Frannie e Edmund stavano sfogliando annoiati un opuscolo del Ministero, mentre Mag sembrava sull’orlo della crisi di panico mentre leggeva un volantino proveniente dal San Mungo.
“Non sapevo che fossi interessata anche alla carriera da medico” disse Frannie colpita.
Edmund sollevò lo sguardo incuriosito.
“Beh, in caso non mi assumano come insegnante devo avere un piano B!” disse poco prima di posare il foglio che teneva in mano “…Ma questo proprio no. Non resisterei mezza giornata in ospedale”
“Come sospettavo” sorrise Edmund scuotendo la testa. Mag aveva la tendenza a impressionarsi per tutto.
“Figurati se Silente non ti darà la possibilità di annoiare le nuove generazioni con le tue storie sui pirati e sui Goblin del Trecento” disse Frannie prendendo in mano l’opuscolo che Mag aveva appena buttato sul tavolo.
“Ed, sei sicuro che Peter abbia capito bene?” chiese facendo finta di non ascoltare le proteste dell’amica sul fatto che non c’era nulla di noioso nelle battaglie dei Goblin. Edmund alzò gli occhi al cielo.
“Ha detto che forse Tony vuole fare il Guaritore. Se proprio ci tieni vai a chiederglielo di persona, no?”
“Ma certo che no, non essere sciocco!” rispose lei portandosi al petto l’opuscolo, come se si fosse trattato di una lettera d’amore da stringere a sé.
“Ci pensate? Sposerò un Guaritore!” disse con aria sognante “…A questo punto mi piacerebbe sapere cosa devo fare della mia vita, oltre a sposarlo”
“Bellissimo!” disse Mag dandole un paio di colpetti sulla spalla. “Vedrai che troverai qualcosa, Fran! Sei molto sveglia, potresti fare qualsiasi cosa”
Frannie sbuffò ma poi sorrise, facendo passare altri opuscoli.  
“Ragazzi, secondo voi dovrò continuare con Aritmanzia?” chiese guardando distrattamente un opuscolo proveniente da un centro sportivo per Maghi pigri.  
“Non credo, Laets, se desideri continuare con Antiche Rune” rispose Mag “Io penso che la continuerò anche se non servirà a nulla per il mio curriculum”
“Tu sei pazza” disse Laets ridendo.
“Penso che rimarrete solo tu e Tony a partire dall’anno prossimo” disse Frannie pensierosa “Così mi terrai aggiornata per quando prende brutti voti e io sarò lì pronta per consolarlo”
“Frannie, mi dispiace dirtelo ma… Tony non prende mai brutti voti in Aritmanzia” disse Laets precedendo Mag, che stava per dire la stessa cosa.
“Volete tacere?” chiese Edmund sentendo che Frannie stava iniziando a lamentarsi.
Le tre ragazze lo guardarono leggermente indispettite.
“Che stai guardando?” chiese Mag incuriosita.
“Niente” rispose lui stizzito.
Frannie, seduta davanti a lui, cercò di leggere quel che stava guardando.
“Auror? Che figata, Ed!” esclamò. La faccia di Edmund s’incupì.
“In effetti ti ci vedo” disse Mag dandogli una gomitata affettuosa.
“Non lo so, ci vuole una E in troppe materie” disse lui incerto. Non voleva sperarci troppo.
“Beh, ma tu hai E in molte materie” suggerì Frannie.
In tutta risposta lui borbottò qualcosa, posò il volantino e ne prese uno sempre del Ministero in cui si richiedeva il lavoro a contatto con i Babbani. Le tre amiche si scambiarono sguardi straniti ma decisero di non infierire. Magari Mag e Frannie ne avrebbero parlato con lui da sole.
“…Mi sa che è il lavoro che farò io se non mi dovessero prendere” disse Laets con un sospiro.
“Ma smettila, Silente prenderà anche te” disse Edmund seccato.
Era circondato da persone che sapevano perfettamente cosa fare della loro vita, mentre lui non sapeva neanche se avrebbe superato i GUFO.
Le tre ragazze capirono che non era aria, così si zittirono e continuarono a leggere in silenzio i loro opuscoli. A un certo punto Frannie scoppiò a ridere.
“Mi ci vedete a lavorare con i Babbani?” chiese passando agli amici un opuscolo che recitava:
“TI PIACEREBBE LAVORARE ALLE RELAZIONI BABBANE? Ti servirà soltanto un G.U.F.O. in Babbanologia. Le uniche cose che dovrai portare con te sono entusiasmo, pazienza e un buon senso dell’umorismo! Unisciti a noi!”
Margaret scoppiò a ridere.
“Non tutti i Babbani amano l’umorismo!” disse scuotendo la testa “ma cosa vi insegnano in quel corso, si può sapere?”
“Per adesso ho imparato solo che se vado in palestra non devo mettere le scarpe col tacco e che l’attizzatoio e l’aspirapolvere sono due cose diverse” rispose Frannie con fierezza, come se avesse scoperto la Pietra Filosofale.
Margaret e Laets scoppiarono a ridere ancora più forte, Edmund si unì a loro anche se non aveva idea di cosa stessero dicendo.
“Quest’estate, dopo i GUFO, facciamo un’uscita noi quattro e vi porto nel mondo Babbano” disse infine Mag alzando gli occhi al cielo ma continuando a sorridere.
“Avete le discoteche anche voi?” chiese Frannie speranzosa.
“Ma certo, Fran! Le abbiamo inventate noi!” disse Mag.
Frannie sorrise soddisfatta.
“A proposito, Hans pensa di venire alla Coppa del Mondo?” chiese Laetitia con una smorfia.
Edmund fece finta di leggere un opuscolo proveniente da un centro di addestramento di Snasi, ma era tutto orecchi. Mag invece arrossì leggermente.
“A dire il vero non ne abbiamo neanche parlato” ammise infine.
“Bene. Non lo voglio fra i piedi quel giorno, scusa la franchezza” disse Laets con una naturalezza che Edmund invidiò moltissimo.
“Tanto prima o poi dovrai accettarlo” rispose a tono Mag, leggermente offesa “…Comunque sicuramente ci sarà, solo che…” s’interruppe.
Non sapeva come continuare. Certo, lei era d’accordo con Fran e gli altri che sarebbe stata con loro, però sarebbe stato brutto non passare la serata con lui. Strano che lui non le avesse detto ancora nulla a riguardo, ma forse in effetti era ancora troppo presto per parlarne. Stavano insieme da un mese e mezzo, dopotutto.  
“…Beh, ne parleremo” disse infine tornando a concentrarsi sull’opuscolo della Gringott che teneva in mano.
Frannie non si era persa una parola di quella conversazione e, mentre gongolava interiormente per l’espressione di disgusto che aveva assunto Edmund, si chiese seriamente come stessero andando le cose fra la sua amica e Westergard. A interrompere i suoi pensieri, Edmund le mise davanti un opuscolo che non aveva ancora visto, forse perché era finito dentro a quello per il dipartimento degli Auror.
“Ehi, Fran! Ho trovato qualcosa per te!”
Frannie afferrò piena di curiosità.
"Alla cooperazione magica internazionale cerchiamo maghi e streghe che non amano annoiarsi. Il nostro dipartimento non è fatto per gli abitudinari, ma per persone che amano calarsi in luoghi e culture diverse. Se conosci almeno tre lingue, non hai problemi a spostarti, e hai una buona parlantina, mandaci il tuo curriculum. Ti aspettiamo! Controllare il retro del foglio per i GUFO richiesti."
Le si illuminarono gli occhi all'istante.
“Caspita, Ed! È perfetto!”
Mag si sporse curiosa da dietro la sua spalla.
“Sei praticamente tu! Al cento percento!”
“Grazie Ed... almeno è qualcosa!” disse Frannie con un gran sorriso. Finalmente aveva qualcosa da dire al colloquio.
Una volta finito il tè erano giunti tutti alla conclusione che tutto sommato avevano tutti qualcosa da dire ai colloqui. Ci avrebbero pensato l’indomani, comunque. I tre Serpeverde tornarono nella Sala Comune, dove trovarono Jaime che giocava con Arcobaleno accanto al camino.
“Arcobaleno!” esclamò Frannie prendendola fra le mani, preoccupata. Era troppo vicina al fuoco.
Mag e Edmund si sedettero sul divano; a separarli c’era il gatto di Mag, che a un certo punto se ne andò per prendere posto sulla sua poltrona preferita.
“Accio Alice” disse Mag puntando la bacchetta verso il dormitorio. Pochi istanti dopo aveva in mano il libro che le aveva regalato Laetitia per Natale. Si mise comoda e iniziò da dove si era interrotta, mentre Frannie tentava di nuovo la sorte giocando con Edmund a scacchi. Il ragazzo non ci provava neanche a darle una possibilità di vittoria.
La serata passò tranquilla. Mag decise di andare a dormire presto perché aveva bisogno di essere riposata per il giorno dopo, anche se il suo colloquio si sarebbe svolto nel pomeriggio. Quando arrivò Frannie, tornata da una scorribanda al corridoio del terzo piano con Edmund, Fred e George, Mag stava già sognando di essere interrogata in Babbanologia da Piton e di essersi dimenticata di aver vissuto fra i Babbani per undici anni.
Non voglio quel coperchio come cappello!” fu la prima cosa che disse appena sveglia, al mattino.
“Che cosa?” chiese Frannie, che si era svegliata qualche minuto prima.
Mag la guardò stralunata, poi tornò lucida e le raccontò il sogno.
“…E poi gli dicevo che per andare in posta bisogna indossare il coperchio di una teiera come cappello, altrimenti gli impiegati chiamano la sicurezza. E lui mi bocciava”
Frannie e Jasmine si rotolarono sul letto per le risate, mentre Mag aveva ancora addosso la sensazione di angoscia che le dava sempre Piton, anche in sogno.
“Margaret, ti assicuro che io non ti avrei bocciata per questo” disse Jasmine mentre si alzava dal letto.
Si alzarono tutte e tre, lasciando Miles a dormire ancora un po’; mentre raggiungevano la Sala Grande per la colazione, Mag raccontò a Edmund il suo sogno e questi inaugurò la giornata con una bella risata ai danni dell’amica.
Quando arrivarono in Sala Grande notarono che il tavolo Serpeverde era completamente deserto. Mag abbassò gli occhi, cercando di celare la sua delusione per l’assenza di Hans.
A colazione erano tutti un po’ tesi, questa volta anche Frannie. Gli unici che sembravano vivere su un altro pianeta erano i gemelli Weasley, i quali parlottavano fra di loro e ridevano ogni due parole che si scambiavano con Lee Jordan. A un certo punto i tre si alzarono e si unirono al gruppo di Serpeverde.
“Buongiorno fanciulli!” iniziò uno dei due.
“Bella giornata, vero?”
In effetti il soffitto della Sala Grande era di un bel colore azzurro chiaro.
“Volevamo chiedervi un parere” disse quello che probabilmente era George.
“Secondo voi Silente si arrabbia se George entra al mio posto e io al posto suo?” chiese Fred.
Edmund risputò il caffè nella tazza, Frannie sorrise a trentadue denti, Jasmine sorrise maliziosa e Mag si portò una mano alla fronte in segno di resa. Fu lei la prima a parlare.
“Menomale che siete dopo di me, così non sarà ancora incazzato quando entrerò io” borbottò.
“Rosander, rilassati” disse George scompigliandole i capelli, che quel giorno per miracolo erano quasi tutti al loro posto.
“Lasciatela stare, vi conviene” disse Edmund scuotendo la testa.
“…Se lo fate vi pago da bere alla prossima festa” disse Frannie ridendo ancora.
“A proposito di festa…!” disse prontamente Fred.
“Oh, per favore, vi sembra il momento?” sibilò Margaret.
SI” risposero in coro Frannie, George e Fred. Lei in tutta risposta si alzò indispettita e raggiunse Laetitia al tavolo dei Corvonero, seguita dallo sguardo sbigottito dei presenti.
“Caspita, se preferisce sedersi vicino a O’Hara è grave!” esclamò Jasmine con noncuranza.
Frannie sbuffò. Quando Mag si comportava così non poteva sopportarla.
“Le passerà” disse con un’alzata di spalle.
Edmund avrebbe voluto seguire Mag perché anche lui era piuttosto in ansia e non aveva molta voglia di scherzare, ma pensò che Mag come al solito esagerava, e probabilmente non voleva stare neanche con lui. Diede un rapido sguardo al resto del tavolo, che nel frattempo si era leggermente riempito, e si accorse che mancava qualcuno, qualcuno che probabilmente Mag avrebbe gradito che ci fosse, almeno quel giorno. Al tavolo dei Tassorosso Tony stava parlando con Aurora, dietro di lei Philip stava raccontando il suo colloquio con la McGranitt dell’anno prima; ogni tanto Aurora e Tony ridevano, anche se erano visibilmente un po’ nervosi. Il ragazzo notò che Frannie stava guardando nella loro direzione.
“…Abbiamo parlato con il buon Aberforth” iniziò George, riportando i due Serpeverde alla realtà.
 “Non era tanto d’accordo, ha detto che ci manda un gufo quando ha il locale libero”
Rimasero qualche minuto a parlare della festa, anche se era ancora tutta da organizzare, poi decisero di alzarsi e dirigersi verso lo studio del preside. Anche Mag, Laets, Belle e Elsa si erano alzate e li avevano raggiunti. Belle tirò dritto senza neanche degnare il resto dei Serpeverde di uno sguardo. Mag e Laets invece si misero a parlottare poco dietro, seguite da Frannie, Edmund e Jasmine.  
“…E al massimo io prendo le classi inferiori, dato che mi piacciono di più i ragazzini, mentre tu prendi quelle superiori” stava dicendo Mag all’amica, che concordò con lei.
“Mal che vada confonderete qualche preside Babbano e vi farete assumere nella sua scuola” s’intromise Frannie in un tentativo di riappacificarsi con Mag, che sembrava non averne più per la testa della stupidità dei Weasley.
“Come farò a insegnare Storia senza poter più parlare di quella magica?” esclamò Mag tornando a sorridere.
Davanti alla scala a chiocciola che portava all’ufficio di Silente erano state messe una quarantina di poltrone viola e oro per permettere a chi attendeva il proprio turno di rimanere comodo. Su alcuni tavolini c’erano i volantini che in quei giorni giravano fra i ragazzi del quinto e del settimo anno. A nessuno venne voglia di rileggerli. Jasmine e Aladdin, che sarebbero stati i primi, si sedettero vicini davanti. Alcuni Tassorosso, compreso Tony, si sedettero davanti con loro. Mag questa volta decise di sedersi accanto ad Aurora e Frannie fu felice di seguirla, dato che stava dietro a Tony; Edmund fece lo stesso e si sedette fra Mag e Frannie. I gemelli Weasley erano seduti due file indietro e sembravano essere entrati nell’umore giusto per affrontare il colloquio.

 
*

Dall’altra parte della porta, Albus Silente stava sorseggiando la prima tazza di tè della giornata. Sapeva che ne avrebbe bevute molte altre, così aveva chiesto a Dobby, sempre molto ben disposto nei suoi confronti, di portargli un bollitore piuttosto grande. Davanti a lui i direttori delle quattro Case lo guardavano leggermente spazientiti, soprattutto Severus.
“Va bene, fate entrare il signor…” guardò sull’elenco che aveva accanto, su cui aveva scarabocchiato accanto a ogni nome segni comprensibili a lui solo “Al-Saydy
Minerva e gli altri uscirono dalla porta. Poco dopo la direttrice Grifondoro entrò nello studio con un imbarazzatissimo Aladdin, mentre il resto dei direttori delle Case si accomodò sul pianerottolo davanti allo studio.
“Oh, bene! Cominciamo!” disse Albus strofinandosi le lunghe dita affusolate e nodose “prego, sieda pure” disse puntando la bacchetta verso la sedia davanti al ragazzo, il quale si accomodò. Minerva fece lo stesso ed estrasse un registro.
“Bene, Al-Saydy. Scopo di questo colloquio è discutere di quale carriera desideri intraprendere, così da poterti aiutare a decidere le materie da seguire per i prossimi due anni. Hai già pensato a cosa ti piacerebbe fare dopo aver lasciato Hogwarts?”
“Ehm” esordì Aladdin.
Il preside lo vide farsi un po’ più piccolo e sorrise rassicurante.
“…Stavo pensando che dovrò tornare in Arabia” borbottò il ragazzo “Per… Per il mio villaggio”
Minerva lo squadrò.
“Il professor Lupin mi ha confidato che i tuoi voti sono più che buoni. Cosa vorresti fare in Arabia?” chiese interessato il preside. Aladdin arrossì.
“Beh, lì le cose non vanno molto bene.”
“Puoi migliorarle tu, non trovi?” propose Silente con semplicità “So che laggiù hanno bisogno di nuovi ragazzi abili e in gamba come te”
“Certo, al Ministero c’è un corso avanzato di legge tenuto da Jane Firwood, no?” aggiunse la professoressa McGranitt.
“Esatto!” esclamò Silente. Aladdin sembrava piuttosto spaesato.
“So a cosa stai pensando, signor Al-Saydy, ma non devi lasciarsi sfuggire l’occasione di cambiare le cose, mi capisci?” disse trafiggendo Aladdin col suo sguardo penetrante.
Nel ragazzo si accese una nuova speranza. Molto fievole, ma forse adesso sapeva cosa fare nella sua vita.
Il resto del colloquio lo passarono a discutere dei voti del ragazzo. Non erano malissimo, ma scoprì che Babbanologia e Trasfigurazione, in cui andava molto bene, gli sarebbero serviti parecchio.
“Di’ pure alla signorina Amyratun che la attendiamo” disse Silente cordialmente al ragazzo mentre la professoressa lo accompagnava fuori. Piton si alzò ed entrò nell’ufficio in attesa della ragazza.
Silente constatò con entusiasmo che la Serpeverde aveva le idee un po’ più chiare rispetto al compagno Grifondoro. Ascoltò Piton snocciolare alla ragazza tutte le materie in cui avrebbe dovuto migliorare per poter intraprendere la carriera politica che desiderava anche lei, dal momento che era l’erede di un sultano e ci teneva a essere all’altezza del padre.
“Sembra che l’Arabia avrà presto due nuovi governatori abili e capaci” esclamò Silente strappando un sorriso alla ragazza. Anche Piton era piuttosto compiaciuto.
Fu il turno di Miles Bletchley, successivamente di Roger Davies, dopo il quale sarebbe dovuta salire Frannie. Mentre il capitano Corvonero invitava la ragazza a salire, Piton iniziò a elogiare Frannie con il preside.
“…Piuttosto sfrontata, ma in Pozioni non ha mai preso meno di O. Inoltre si sta dimostrando un Prefetto all’altezza di quelli degli anni scorsi, anzi, sicuramente meglio di Flint. Come Pevensie, ovviamente.”
In quel momento la ragazza fece la sua entrata nello studio, a testa alta.
“Firwood, prego!” disse Silente mostrandole la sedia.
“Come stanno i cari Jane e Josh?” chiese intrecciando le dita sotto al mento, interessato.
La ragazza rimase leggermente spiazzata dalla domanda, ma rispose subito.
“Molto bene! L’altro giorno papà mi ha scritto che ha salvato un Babbano caduto in un burrone” rispose, completamente a suo agio “…Era arrabbiato perché ha dovuto cancellargli la memoria e sperava che qualcuno potesse raccontare della sua impresa, ma non c’era nessun altro da quelle parti”
Silente scoppiò a ridere.
“Ah, il caro vecchio Josh” disse asciugandosi una lacrima uscita per il gran ridere “Quanto mi divertiva quando era qui a Hogwarts”
Frannie sorrise con orgoglio. Severus tossì, piuttosto infastidito.
“Ti dispiace tornare a noi, Albus?” chiese seccato.
In tutta risposta il preside raccontò alla ragazza un aneddoto sull’ormai rispettabile Guaritore del San Mungo, che nei suoi anni a Hogwarts aveva dato del filo da torcere a tutti i professori. Dopo qualche minuto Frannie e Silente ridevano ancora.
“Bene, Firwood. Hai intenzione di seguire le orme di questo mito?” chiese Severus, visibilmente irritato, ma al tempo stesso vagamente divertito. Frannie si ricompose in fretta.
“A dire il vero vorrei seguire quelle di mia madre, ma con una differenza…” disse tornando seria.
“Vediamo se indovino” s’intromise il preside “C’entra qualcosa il viaggio che hai fatto due anni fa a Uagadou?” chiese facendole l’occhiolino.
“Sì. Ho letto che al Ministero c’è una commissione che si occupa di Relazioni Internazionali e Diplomazia. Penso proprio che seguirò quella strada.”
“Ma certo, si capisce” disse Albus sorridendo soddisfatto della sua intuizione.
“I tuoi voti sono eccellenti. Ti servirà senza dubbio Difesa Contro le Arti Oscure, sperando che nei prossimi anni il Cielo ci faccia la grazia di un professore all’altezza” disse con noncuranza sfogliando la cartella su cui c’era scritto “Firwood”.
Frannie ebbe l’impulso di sputargli in un occhio. Lupin era perfetto e sarebbe rimasto per sempre, potesse un fulmine cadere nello studio del preside in quel momento.
“…Trasfigurazione, Incantesimi e Antiche Rune dovrai continuarli e con voti alti, ma non penso che costituisca un problema” disse con la sua solita flemma “Divinazione dovresti continuarla, anche se l’insegnante non è delle migliori. Per quanto riguarda Pozioni, sarei felice di averti ancora nella mia classe, signorina Firwood.”
Udendo quelle parole, Frannie non poté fare a meno di guardare il professore, che invece continuava a guardare il registro. Davvero aveva detto “sarei felice”?!
“Potrebbero tornarmi utili, in effetti” rispose sorridendo.  
“…Vedo solo una nota negativa: Babbanologia” concluse Piton con una smorfia.
“Babbanologia ti sarà richiesta senza alcun dubbio” disse Silente tranquillo “So che puoi vantarti di avere un’amica Nata Babbana. Con un suo piccolo aiuto potresti raggiungere ottimi voti!”
“Oh, sì. Stavamo giusto parlando in questi giorni di vederci più spesso durante l’estate, magari nel mondo Babbano…” rispose Frannie con calma, immaginandosi già a ballare in discoteca sulle note di canzoni babbane.
“Dille di portarti al…” propose bloccandosi perché non gli veniva la parola “cinema. Sarà un’esperienza illuminante!”
Piton fece un’altra smorfia, ma non ebbe il coraggio di ribattere.
“Bene, direi che questo è tutto” disse chiudendo il registro con un gesto secco e alzandosi in piedi. La ragazza fece lo stesso.
“Un’ultima cosa, signorina Firwood! Il professor Piton, qui presente, mi ha informato che l’anno prossimo ti verrà rinnovata la carica di Prefetto” disse Silente quando i due furono quasi usciti.
Severus impallidì, mentre Albus sorrise compiaciuto.
“Oh, grazie!” disse Frannie leggermente spaesata prima di uscire dalla porta. Non si aspettava che Piton approvasse così tanto il suo operato da spendere qualche parola con Silente. Scese le scale ancora intontita da quanto era andato bene il suo colloquio. Sapeva che Silente fosse un grand’uomo, ma non pensava che sarebbe stato così amabile con lei. Dopotutto era forse la prima volta che gli parlava; sembrava conoscerla meglio dei suoi amici, inoltre le aveva fatto venire una voglia folle di tornare in Africa, di conquistare il Ministero e anche il mondo intero. Anche Piton era stato quasi simpatico. A quanto pareva aveva detto a Silente che lei si era rivelata un bravo Prefetto. Scese le scale a testa alta, come le aveva salite. Quando superò il Gargoyle si trovò faccia a faccia con Tony, che si era alzato in piedi per calmare i nervi, dal momento che il suo turno era vicino.
“Oh, Tony!” disse senza fiato “Ciao!”
Lui la salutò tranquillo.
“Come ti è andata?” chiese.
“Molto bene! Stai tranquillo, Silente è un grande!” disse camminando all’indietro per non dargli le spalle. Il ragazzo sorrise e si voltò, lasciandola rossa in volto come un peperone.
Frannie si sedette vicino a Edmund, che stava ascoltando in silenzio i discorsi fra Margaret e Aurora sui loro gatti.
“Allora, com’è andata?” le chiese con tono piuttosto abbattuto.
Mag e Aurora interruppero il loro discorso e la guardarono incuriosite.
“Silente è un grande e amo Tony” disse convinta.
“Che novità” disse Margaret sorridendo soddisfatta.
In quel lasso di tempo, stando con Aurora, si era rasserenata parecchio; non si poteva dire altrettanto di Edmund.
“…E Piton è stato… Bravo” aggiunse Fran.
“Beh, certo. Tu gli piaci!” disse Edmund per nulla impressionato.
“Piton bravo?!” chiese Mag, anche se la pensava come Edmund.
Frannie raccontò ai tre amici del suo colloquio. Anche Laets si era avvicinata per ascoltare.
“Che strano! Pensavo che non potesse provare sentimenti per qualche sorta di maledizione ricevuta da bambino” rifletté Mag.
Scoppiarono tutti a ridere, anche se Mag e Edmund erano convinti che loro non avrebbero ricevuto lo stesso trattamento di favore.

 
*
 
Intanto Silente stava offrendo qualche Ape Frizzola a Tony, che si era seduto accanto alla cara professoressa Sprite.
“Dunque, Tony” iniziò la professoressa sorridendo. Chiamava tutti i suoi alunni per nome, oltre a dar loro del “tu”.
“…Hai già deciso quale carriera desideri intraprendere una volta uscito da Hogwarts?” chiese.
Il ragazzo accennò un sorriso.
“Vorrei fare qualcosa per aiutare gli altri e… Penso che potrei provare la carriera da Guaritore” rispose. La professoressa accanto a lui s’illuminò.
“Ma certo che puoi. Devi!” esclamò “…È da quando ha messo piede nella mia Casa ho pensato alla stessa cosa!” aggiunse rivolta più al preside che al ragazzo.
“Mi sembra un’ottima idea, ragazzo” annuì Silente. Il preside pensò che non c’era nulla di meglio di un Tassorosso Guaritore. Il San Mungo avrebbe acquistato un valido collaboratore.
“Vediamo un po’… Certamente ti serviranno dei MAGO in Erbologia, Pozioni, Trasfigurazione, Incantesimi e Difesa Contro le Arti Oscure, ma a quanto pare non sarà un grosso problema. Hai voti eccellenti!” disse la professoressa guardando distrattamente il registro che aveva davanti.
“Ho sentito che il professor Piton non accetta studenti con meno di E nei GUFO…” azzardò preoccupato.
“Ci parlo io con Severus” rispose la professoressa sorniona.
Tony pensò che non sarebbe stato così semplice “parlare con Severus”. Avrebbe dovuto rimboccarsi le maniche da sé. Forse qualche volta avrebbe chiesto a Firwood di aiutarlo, anche se gli dava fastidio l’idea di chiedere aiuto a qualcuno. Certo, Frannie era sempre molto disponibile con lui per queste cose, ma gli dava fastidio lo stesso.
Silente sorrise fra sé, convinto anche lui sia che il ragazzo avrebbe dovuto migliorare i suoi voti da solo, sia che ce l’avrebbe comunque fatta.
“È un lavoro che ti metterà davanti a grandi responsabilità” sentenziò. Tony non si fece intimidire più di tanto. Lo aveva già messo in conto.
“Oh, non preoccuparti, Albus. L’anno scorso ha portato in infermeria senza fare una piega una matricola a cui erano saltate le dita” esclamò Pomona Sprite mettendo con orgoglio la mano sulla spalla del ragazzo, che arrossì con modestia.
“Molto bene, molto bene” rispose ammirato il preside.
“Beh, direi che è tutto!” disse soddisfatta la Sprite “Oh, forse è meglio abbandonare Divinazione. Sembra che non ti piaccia per niente”
“A esser sincero… No, non mi piace… La materia intendo” rispose educatamente Tony.
E anche la professoressa” avrebbe voluto aggiungere. Silente sembrò intuire il suo pensiero e si mise a ridacchiare.
“Solo pochi eletti possono entrare nelle grazie di Sibilla, mi dispiace McMartian” disse sorridendo. Il ragazzo capì perfettamente che non era una critica alla sua intelligenza, lo era più nei confronti della collega. Anche lui uscì dal colloquio soddisfatto.
Poco dopo entrò nello studio Piton che parlottava con Montague.
Intanto Tony era tornato nell’atrio e stava raccontando a tutti i curiosi – compresa Frannie – il suo colloquio.
Dopo un’oretta fu il turno di Laetitia Oaks. La ragazza entrò nell’ufficio di Silente, era alta quasi il doppio di Vitious.  
“Oaks, prego!” la invitò il preside a sedersi.
“Grazie, professore!” disse lei sorridendo tranquilla.
“Allora, Laetitia. Mi hai detto che hai già le idee piuttosto chiare, vero?” disse il piccolo professore facendo saettare gli occhi da lei al preside.
“Sì, ecco, io… Vorrei diventare insegnante… Magari qui a Hogwarts, se possibile” disse timidamente.
Era la prima volta da decenni che qualcuno esprimeva questo desiderio. Silente fu tutto orecchi.
“Molto bene! E quali materie ti interessano maggiormente?” chiese interessato.
“Beh…” iniziò la ragazza.
“È la migliore della classe di Rune Antiche” la anticipò Vitious compiaciuto.
“Molto bene, molto bene” borbottò Silente scarabocchiando qualcosa accanto al nome della ragazza.
“La professoressa Babbling mi sta chiedendo il congedo da qualche anno. Suppongo che a questo punto dovrò concederglielo!” disse facendo l’occhiolino alla ragazza, che sorrise radiosa.
“Se vuoi diventare insegnante ti consiglio di continuare con le materie principali, non si sa mai” disse il professore “Ovviamente devi continuare con Antiche Rune e Storia della Magia”
“E… Aritmanzia?” chiese debolmente la ragazza.
Vitious tossì a disagio. Era stato lui a consigliarle di seguire quel corso, anni prima, ma, con suo sommo dispiacere, la ragazza sembrava non amare per niente la materia.
“Beh, direi che dall’anno prossimo puoi anche prendere in considerazione l’idea di lasciarla perdere” rispose Silente con semplicità.
Laets fece un sospiro di sollievo.
“Di solito agli insegnanti chiediamo almeno due anni di ricerca. Potrai venire anche qui a farla, e quando sarà il momento, fra due anni, ti darò i contatti di biblioteche dove potrai prepararsi” disse Silente, che prendeva sempre sul serio la formazione dei ragazzi così come quella degli insegnanti.
“Potrai venire qui a Hogwarts ogni volta che vorrai. Terminato il periodo di preparazione discuteremo della tua assunzione. Per adesso cerca di mantenere la media alta e l’entusiasmo” concluse con un sorriso.
“Ma certo” disse Laetitia soddisfatta “Non vedo l’ora!”
Anche lei uscì dallo studio piuttosto rilassata e rassicurata. Forse il suo sogno non sarebbe rimasto un semplice miraggio.

 
*

Mentre Belle O’Hara si recava nello studio del preside, Laets raccontò con un sorriso a trentadue denti quel che le aveva detto Silente. Mag ascoltava concentrata, indecisa se cantar vittoria anche per sé stessa o no, ma decise di non condividere questo pensiero con gli amici. L’umore di Edmund stava peggiorando a ogni ragazzo sorridente che usciva dall’ufficio del preside, e Mag non voleva dargli fastidio con i suoi stupidi drammi.
Frannie stava ancora parlando con Tony del colloquio. Sembravano molto felici entrambi.
Alcuni ragazzi si erano fermati a parlare con i compagni, ma ormai quasi metà di quelli che si erano presentati al mattino se n’erano andati. Tony salutò allegramente Frannie e se ne andò con un amico Tassorosso che aveva appena concluso il colloquio. Dopo che Belle tornò nell’atrio, mentre un certo Peter Benjamin Parker, di Grifondoro, veniva chiamato, la ragazza tornò seduta accanto a Edmund e Laets con la solita aria sognante che assumeva dopo aver parlato con i Tassorosso.
“…Quindi praticamente ti ha detto che fra quattro o cinque anni il lavoro sarà tuo!” disse infine Mag, cercando di celare l’invidia. Laets annuì vigorosamente.
“Magari insegnerete a mia sorella” mormorò Edmund sforzandosi di partecipare alla conversazione.
“Eh. Magari” borbottò Mag.
“…Alla fine hai deciso qualcosa per il tuo futuro?” chiese Laets rivolgendosi all’amico.
No” borbottò il ragazzo.
“Guarda il lato positivo” s’intromise Margaret “Se Silente decide di assumere Laets e me, ci sono buone probabilità che assuma anche te al posto di Gazza!”
L’affermazione fu talmente assurda che Edmund fu il primo a scoppiare a ridere, seguito dalle altre tre.
“A questo punto meglio impegnarmi per fare l’Auror” borbottò sperando che non lo sentissero.
Bidello o Auror? che scelta ardua!” rise Frannie “…E poi sono d’accordo con quello che ti ha detto Mag ieri: ti ci vedo come Auror”
Il ragazzo non rispose, abbassò il viso.
“Oppure puoi metterti ad allevare Ippogrifi e Grifoni!” continuò Frannie, leggermente più seria, anche se scherzava anche questa volta “dicono che in Cornovaglia…”
Non riuscì a finire la frase perché in quel momento apparve il ragazzo Grifondoro che era prima di Edmund. Il Serpeverde scattò in piedi come una molla, rimanendo però immobile. Mag prese il braccio con entrambe le mani cercando di infondergli un po’ di calma e di determinazione e gli disse “Forza, Ed!” sorridendo.
Anche Frannie e le altre presenti gli fecero i loro auguri.
“Speriamo che gli vada bene” sospirò Mag preoccupata.
Le dispiaceva sempre vedere l’amico così in crisi; Frannie fu del suo stesso avviso.

 
*

Non appena la McGranitt era uscita dallo studio per accompagnare fuori Peter, Severus Piton s’introdusse guardingo nella stanza. Silente pensò che era il segno che gli stesse per dire qualcosa di grave.
“Pevensie è fra i migliori della classe” proferì il collega arricciando le labbra per evitare che emergesse un sorriso di orgoglio “dovremmo spingerlo a scegliere una carriera degna della sua persona”
“Oh, ma certo, Severus! È il motivo per cui siamo qui” rispose con semplicità il preside “Non sapevo che fossi affezionato al ragazzo”
“Non lo sono” si affrettò a dire il professore di pozioni “Ma tutto sommato è fra quelli che tollero di più”
“…E che questo rimanga fra noi” aggiunse con sguardo omicida fissando l’interlocutore dritto negli occhi.
Silente fece un sorriso trionfante. La sua tesi secondo cui in fondo al suo cuore c’era ancora tanto amore da dare era appena stata avvalorata, di nuovo. Non fece in tempo a dire altro perché il ragazzo, con aria incerta, entrò nello studio.
“Pevensie, eccoti!”
“Buongiorno signore” salutò educatamente cercando di mantenere la calma “…professore…” salutò anche Piton, il quale gli fece un cenno.
“Allora, Pevensie” disse Silente versando del tè bollente nella sua tazza acquistata in un supermercato babbano su cui c’era scritto “Home sweet home”.
“…Gradisci un po’ di tè?” fu la prima cosa che gli chiese.
Il preside era al corrente di tutta la sventurata faccenda dei Pevensie e desiderava metterlo a suo agio.
“Io non… Beh, grazie” disse accettando la tazza che gli stava già offrendo il preside.
“Dunque, il professor Piton mi stava dicendo che sei uno dei suoi migliori studenti”
Silente mandò in fumo la richiesta del collega con una naturalezza tale che questi si ritrovò a stringere il registro che teneva in mano tanto da stropicciare i primi fogli.
“Suvvia, Severus, Edmund, qui, merita di sapere della stima che nutri nei suoi confronti”
Edmund non sapeva né cosa fare né cosa dire, così portò alla bocca la tazza, scottandosi la lingua.
“Grazie” disse semplicemente senza alzare lo sguardo, imbarazzato.
“Non c’è di che” rispose freddamente Piton prima di sbottare: “Allora. Cosa vuoi fare una volta uscito da qui, Pevensie?”
Edmund si chiese se quella rivelazione valesse la nuova ondata di odio che lo aspettava da parte del professore.  
“Io, ecco… Mi chiedevo se ci fosse qualche possibilità di diventare… Auror” disse con molta fatica. Dentro di lui c’era una voce che ogni volta che la parola “Auror” gli balenava per la mente, gli diceva che non era all’altezza, una voce che apparteneva alla donna che odiava più di qualsiasi altra cosa al mondo.
“…Per questo è necessario il massimo dei voti” disse Piton senza alzare gli occhi dal registro. “Si richiedono un minimo di cinque MAGO e nessuno inferiore a Oltre Ogni Previsione” 
“…Questo però non è un tuo problema, a quanto vedo” aggiunse sollevando lo sguardo per guardare Edmund di sfuggita.
Il ragazzo tirò un sospiro di sollievo. Bevve un altro sorso di tè, questa volta con maggior serenità.
“Ci saranno esami attitudinali? E quali materie dovrei seguire?” chiese interessato.
“È una carriera difficile, non glielo nego” disse Silente “ma sono sicuro che con un po’ di impegno ce la possa fare. Scrimgeour è molto selettivo, ma se c’è una cosa che sa fare è premiare la determinazione” aggiunse con un sorriso.
Piton alzò gli occhi al cielo. Pevensie non avrebbe mai ricevuto incoraggiamenti di questo tipo, da parte sua.
“Dunque” tagliò corto il professore “Ovviamente per Difesa contro le Arti Oscure, Incantesimi e Trasfigurazione sarebbe consigliabile ben più di O. Pozioni tornerebbe più che utile, soprattutto per quanto riguarda i veleni e gli antidoti. Al momento la tua media oscilla fra O ed E. Io non accetto studenti che abbiano preso meno di E nei GUFO”.
Edmund si appuntò mentalmente di chiedere a Mag a costringerlo a studiare di più.
“Ho letto che bisogna fare anche test psicologici…” disse, arrivando alla parte che più lo interessava e spaventava. Piton lo squadrò.
“Beh, li fanno per vedere se sei in grado di lavorare sotto pressione” spiegò.
“Magnifico” pensò il ragazzo. Tutto sommato era piuttosto bravo a mantenere la calma in certe situazioni di pericolo o sotto pressione, ma c’erano volte in cui perdeva completamente la testa, tipo quando c’erano di mezzo i Dissennatori o il suo passato tornava a emergere per qualche motivo.
“Non si preoccupi quando ti dico che ha tutte le qualità che servono per poter sperare di intraprendere quella carriera” disse Silente in tono pratico “…So a cosa stai pensando, Edmund. Voglio ricordarti che non mi piace ripetermi, sebbene la mia straordinaria intelligenza mi porti, talvolta, a bearmi delle perle di saggezza che spesso e volentieri escono da questa bocca…” continuò con noncuranza.  
“…Mi pareva di averti detto, un paio di anni fa, che il passato deve essere lasciato alle spalle. Non ha senso andare a rivangare su ciò che ormai è un ricordo lontano, ricordi?”
A Edmund tornò in mente quel giorno in cui l’Auror Shacklebolt lo aveva riportato a casa con i suoi fratelli dopo l’incubo di zia Jadis, e lì vi aveva trovato Silente a conversare con sua madre, sull’orlo del crollo mentale, di nuovo. Il preside era stato messo al corrente di tutto e gli aveva fatto un discorso a quattro occhi che non avrebbe mai dimenticato. Ciò non significava che condividesse il suo punto di vista; non era facile metterci una pietra sopra, probabilmente non lo avrebbe mai fatto.
“…Sì” rispose abbassando la testa.
“Beh, direi che questo è tutto” disse Silente cambiando completamente tono e unendo le mani.
“Dopotutto, giocare a Quidditch ti sta già preparando abbastanza per questi ‘momenti sotto pressione’, non trovi?”
“Certo” rispose il ragazzo con un filo di voce. A volte perdeva di vista tutte le cose che era in grado di fare.
“A questo proposito, ti sconsiglio vivamente di vincere la finale, altrimenti perderò i Galeoni che ho scommesso contro di lui” disse indicando Piton, che fece un sorriso sgradevole “…E Severus dovrà congratularsi con te”
In quel momento Piton desiderò ardentemente di uccidere il preside. Al diavolo la copertura che si era costruito in tutti quegli anni.
“Credo che invece daremo il massimo per vincere la Coppa” rispose il ragazzo ritrovando la determinazione. Silente annuì con un sorriso e gli fece l’occhiolino.
Si salutarono cordialmente, Edmund uscì dallo studio, si bloccò, inspirò e quando espirò gli uscì un sorriso.
In fondo alle scale trovò Mag già in piedi che si torceva le mani e lo guardava leggermente stralunata.
“Allora?” gli chiese in preda all’ansia.
“Credo che Piton sia un po’ arrabbiato” le disse con un sorriso tranquillo.
“Che cosa?!” esclamò la ragazza strabuzzando gli occhi.
Mentre Adrian Pucey saliva le scale, Edmund tornò a sedersi e costrinse Mag a fare altrettanto. La ragazza stava impazzendo per l’attesa prolungata ed era piuttosto demoralizzata per il fatto che il suo ragazzo non si era fatto vedere per tutto il tempo, e ormai era quasi l’ora di pranzo. Si sedette accanto a Edmund e Frannie e si prese il volto fra le mani.
“Allora, come è andata?” chiese Frannie dando una gomitata all’amico.
“Non mi lamento” disse il ragazzo con un mezzo sorriso. “Forse diventerò Auror”
“Forse?” chiese Mag, sollevando il viso con un sorriso sincero, anche se un po’ teso.
“Come al solito fa il modesto” disse Frannie ridacchiando. “Ce la farai di sicuro”
“Devo studiare di più” borbottò lui, indispettito per il fatto che Frannie e Mag non prendessero sul serio le sue insicurezze.
“Se vuoi posso costringerti a studiare” disse Mag “Posso entrare in modalità rompipalle quando vuoi”
“Perché, non lo sei già quando si tratta di studiare?” intervenne Frannie ridacchiando. Edmund sorrise alla battuta, ma anche alla proposta di Mag.
“Ti farò sapere” disse il ragazzo con un sorriso sghembo.
Mag lo guardò negli occhi per un istante e il suo cuore fece una capriola.
Che ti prende, Mag?!” disse a sé stessa, cercando di rimanere impassibile. Fortunatamente in quel momento uscì Adrian, era dunque arrivato il suo turno.
“Vai, Mag” le disse Frannie dandole una pacca sulla spalla.  
Mag si alzò tremante e si diresse verso la scala. Mentre percorreva le scale, finalmente accadde: tutte le paranoie che si era fatta i giorni prima erano ormai scomparse, lasciando il posto alla calma, alla determinazione e all’entusiasmo. Non aveva nulla da temere, alla fine. L’affermazione di Edmund sul fatto che Piton fosse arrabbiato l’aveva un po’ destabilizzata, ma quando entrò nello studio del preside, Mag era decisa, sorridente e tranquilla come quando consegnava un tema di Storia della Magia. Percorrendo la distanza fra la porta e la scrivania registrò due cose: il sorriso sornione di Silente e le sguardo furente di Piton. Doveva essere ancora arrabbiato per come Silente lo aveva preso deliberatamente in giro durante il colloquio di Edmund.
“Prego, signorina Rosander” disse Silente per l’ennesima volta, quella giornata, mantenendo lo stesso tono cordiale adottato con tutti gli studenti.
Lei si sedette titubante guardandosi intorno. Non era mai stata nello studio del preside e si accorse che era pieno di aggeggi che non aveva mai visto prima. Le pareti erano tappezzate dai ritratti di quelli che probabilmente erano i presidi che si erano succeduti in quasi mille anni. La maggior parte di loro ascoltava interessata la conversazione. Doveva sempre essere interessante conoscere le nuove generazioni e le loro aspirazioni. Alcuni parlottavano fra di loro, rendendo la stanza non completamente silenziosa come ci si aspetterebbe vedendo le uniche due persone nella stanza squadrarsi in silenzio.
“Gradisci una caramella?” chiese indicando un vaso di vetro che conteneva delle caramelle alla gelatina di frutta che vendevano solo nel mondo Babbano.
“Grazie! A Hogsmeade non le vendono” disse scegliendone una al gusto di lampone.
“Già, grave mancanza. Queste le ho acquistate nello stesso supermercato babbano in cui ho comprato questa” disse sollevando la tazza. Mag lesse la frase, sorrise e gli disse che era molto carina.
“Bene, Rosander” tagliò corto Piton, che aveva assistito alla scena reprimendo la voglia di spaccare in testa al preside quella maledetta tazza che mostrava a uno studente sì e uno no.
“Hai già deciso quale carriera intraprendere una volta uscita da Hogwarts?”
“Io… Sì” rispose la ragazza risoluta “Vorrei tanto diventare insegnante, o qui o nel mondo Babbano, come desideravo fare prima di scoprire di essere una strega. Preferirei qui a Hogwarts, comunque.”
Disse queste parole tutto d’un fiato. Silente le sorrise.
“Abbiamo già due nuove insegnanti per gli anni prossimi! Molto bene, ottimo, direi!” disse interessato scrivendo qualcosa accanto al nome della ragazza, come aveva fatto per Laetitia.
“E quale materia ti affascina di più?”
“Storia della Magia” rispose subito la ragazza arrossendo leggermente “Solo che forse il professor Ruf…”
“Beh, il professor Ruf è qui da quasi trecento anni. Credo che sia giunto il momento di mandarlo in pensione, non trovi?” la interruppe prima che potesse esternare i suoi dubbi.
“Con una nuova insegnante che ci mette passione, le nuove generazioni potrebbero scoprire le bellezze della nostra storia magica con più entusiasmo”
Margaret abbassò il viso e sussurrò imbarazzata: “è quello che spero di fare”.
“Eccellente. Allora, Severus, come sono i suoi voti?” chiese Silente rivolgendosi al collega, il quale guardò sul registro.
“Tutti fra Oltre Ogni Previsione ed Eccellente. Molto bene in Storia della Magia. Ti consiglio di tirare su quel Oltre Ogni Previsione in Antiche Rune: ti serviranno molto, signorina Rosander”
“A proposito, come ho detto alla tua collega Oaks, non potrò assumervi l’anno successivo ai vostri MAGO, confido che capirete il motivo. Certamente Hogwarts vi fornisce una buona preparazione, ma vi chiederei almeno due anni di ricerca personale sulla materia che desiderate insegnare. Nel Regno Unito, ma anche nel resto dell’Europa e in America ci sono biblioteche apparentemente Babbane che contengono manoscritti di inestimabile valore. Quando finirete i MAGO, o anche prima, verrete qui da me e vi darò i contatti. Potrete anche tornare per usufruire della biblioteca di Hogwarts”
Margaret registrò tutte quelle informazioni con entusiasmo crescente. Davvero esistevano biblioteche Babbane-Non-Così-Tanto-Bannane?
“Grazie, non vedo davvero l’ora!” disse senza riuscire a trattenere l’entusiasmo. Si chiese se fosse il caso di chiedergli già il nome di qualche biblioteca, ma Piton cambiò discorso.
“Immagino che vuoi sapere quali materie continuare l’anno prossimo.”
“Sì, infatti” rispose lei sorridendo. In quel momento anche Piton le sembrava la persona migliore del pianeta.
“Dunque. Ovviamente Storia della Magia. Antiche Rune. Aritmanzia puoi anche lasciarla, così come Divinazione e Astronomia.”
“Aritmanzia la continuerò! Mi piace molto” disse lei.
“Come preferisci” rispose Piton con un’alzata di spalle. A dire il vero era piuttosto compiaciuto.
“Dovendo avere a che fare con ragazzini di età compresa fra gli undici e i diciotto anni ti consiglio caldamente di continuare con le materie principali: Incantesimi, Trasfigurazione e Pozioni. I ragazzi hanno la tendenza a mettersi nei guai, come ben sai”
Margaret annuì sorridendo impercettibilmente. Conosceva molto bene i ragazzi.
“…Una volta ho dovuto Detrasfigurare un ragazzo che era stato trasformato in una penna d’oca” esclamò Silente.
Mag scoppiò a ridere. Davvero sarebbe stato quello il suo destino? Insegnare le guerre dei Goblin e nel tempo libero togliere i ragazzini dai guai? Non vedeva l’ora.
“…O quella volta che Severus, qui presente, ha dovuto inventare un antidoto per un Filtro d’Amore riuscito male… Ricordi?” disse ridendo ancora al ricordo di quella ragazzina, anni e anni prima, che aveva quasi avvelenato il suo innamorato e Piton aveva dovuto rimediare per lei.
“…E poi ovviamente Difesa Contro le Arti Oscure. Non fa mai male approfondire la materia, visti i tempi che corrono. Mi ha detto il professor Lupin che sei molto brava”
“Certo, continuerò anche quella. Ci tengo” rispose la ragazza radiosa.
“Ti avverto che non ammetto al corso di Pozioni Avanzate studenti che hanno meno di E nei GUFO, e mi sembra che per adesso tu abbia solo… – guardò sul registro – Oltre Ogni Previsione.” disse Piton facendo scomparire il sorriso della ragazza.
“Io… Cercherò di rimediare” rispose come se le avesse appena detto di avere una serie di T. Silente intuì i suoi pensieri e le sorrise incoraggiante.
“Bene, direi allora che oggi abbiamo trovato una valida sostituta del professor Ruf” disse Silente prendendo un’altra caramella e offrendone una a Mag e a Piton, il quale rifiutò.
“Quali argomenti ti interessano di più?” chiese Silente interessato.
“Beh, io amavo la storia anche nel mondo Babbano e mi piace molto confrontare le varie versioni dei fatti. Un mio amico mi ha regalato un libro sulla pirateria e ho scoperto cose molto interessanti. Non mi dispiacciono nemmeno tutte le guerre europee del Cinque-Seicento e le successioni dinastiche”
Silente rimase ad ascoltarla, facendo qualche commento di tanto in tanto su re che lei conosceva poco nel dettaglio a causa del poco entusiasmo con cui Ruf spiegava a lezione.
Rimasero a parlare di storia per altri cinque minuti, poi Piton fece notare che il colloquio era finito, così Silente le consigliò un libro su Enrico VI d’Inghilterra e la congedò.
Quando uscì dalla porta, Mag credeva di volare. Scese le scale a due a due, disse ad Aurora che toccava a lei e si lasciò cadere sulla poltrona sospirando felice.
“Allora” chiese Edmund felice “…Ha detto che ti assume domani stesso?”
“No, ma lo amo lo stesso” rispose lei con aria sognante.
“Chi? Piton?” chiese Frannie che nel frattempo stava chiacchierando allegramente con i gemelli.
“Ma certo che no! Silente!” rispose come se la cosa fosse ovvia.
A dire il vero lo era per tutti, non c’era neanche bisogno di specificarlo, ma Frannie voleva prenderla in giro.
“Te l’ho già detto: è troppo vecchio per te” le disse Edmund sorridendo. Dopo il colloquio il suo umore si era sollevato moltissimo.
“E poi penso che sia gay” disse Frannie suscitando la risata di tutti, che a dire il vero non ci avevano mai pensato ed erano fermamente convinti che avesse una tresca con la McGranitt.
“Non hai tutti i torti, Firwood” s’intromise George.
“Rosander, mentre eri via abbiamo scoperto che la tua amica Rosie è a posto”
“Che scoperta, ragazzi!” rispose lei allegramente; aveva già dimenticato lo scontro verbale del mattino “Che le avete fatto?”
Le raccontarono che mentre lei era dentro, Fred aveva fatto una battuta stupida sui Tassorosso e lei aveva riso con loro.
“Beh, cosa vi aspettavate? È una persona meravigliosa, era ora che ve ne accorgeste” disse Mag con orgoglio.
“Che ne so, è sempre sulle sue, persa nel mondo dei sogni!” disse George con noncuranza. Aurora effettivamente aveva pochi rapporti con la gente delle altre Case, ma mai e poi mai sarebbe potuta sembrare altezzosa.
“È un po’ timida, come me, dopotutto” disse Mag con un’alzata di spalle.
“Sentite, per la festa voi ci siete, vero?” cambiò argomento George.
“Ovviamente , ne ho bisogno” rispose subito Frannie.
“Basta che non sia a ridosso dei GUFO, poi mi va bene tutto” disse Mag.
“E tu, Pevensie? Ci vieni con la Bell?” chiese Fred facendogli l’occhiolino.
Mag e Frannie si girarono come a rallentatore verso l’amico, il quale, alla domanda di Fred, sprofondò nella sua poltrona.
“…E voi come lo sapete?” chiese con una smorfia appena accennata mentre le due amiche si scambiavano sguardi interrogativi.
“La Bell chi? Katie? La Cacciatrice?” chiese Mag, ricordandosi dello sguardo che la ragazza aveva lanciato al ragazzo qualche settimana prima.
Si sentì strana, in un certo senso tradita. A giudicare dall’espressione dell’amica, Frannie stava provando la stessa sensazione.
“Per colpa di Baston stiamo passando più tempo con la squadra che con il resto degli studenti” iniziò Fred.
“…Per la Finale” precisò George.
“…E lei ci ha detto di voi…” continuò Fred mettendo una mano sulla spalla dell’amico Serpeverde.
“Suppongo di sì, comunque. Verrò con lei” rispose asciutto Edmund, facendo finta di non aver notato lo sguardo offeso di Frannie, che cercava di dirgli qualcosa.  
“È completamente cotta” sospirò George mimando la ragazza che, a quanto pareva, si struggeva in continuazione per Edmund Pevensie.  
Vedendo che le due amiche di Edmund non dicevano nulla e lui stesso sembrava molto a disagio, i due ragazzi furono quasi sollevati vedendo Aurora fare capolino dalla scala a chiocciola.
“Fred Weasley” chiamò la ragazza senza sapere quale dei due gemelli guardare.
Mag, Frannie e Edmund non notarono lo sguardo complice che si scambiarono i due ragazzi prima che uno dei due partisse alla volta dello studio. Il rimanente, George, senza rendersi conto della gravità della tempesta interiore che stavano passando i tre amici, si avvicinò a loro mentre Aurora salutava Mag e sussurrò “Sono io Fred” prima di scoppiare a ridere.
Frannie, consapevole del fatto che non era il momento opportuno per fare la ramanzina al suo migliore amico per averle taciuto una simile novità, si voltò e scoppiò a ridere, felice di poter cambiare argomento. Mag sbuffò, ma sorrise debolmente.
“Siete due idioti” disse quest’ultima scuotendo la testa. In fondo un po’ li ammirava, però.
“Io vi adoro e vi offrirò anche da bere, come promesso” disse battendo il cinque al ragazzo rimasto.
“Abbiamo chiesto a Minnie se ci lasciava fare il colloquio insieme e ce l’ha negato. Così ci siamo vendicati” rispose quello con un ghigno.

 
*

“Bene, signor Weasley” disse la McGranitt quando entrambi furono seduti sotto lo sguardo attento di Silente.
“Perdona l’interruzione, cara Minerva. Non vorrei interrompere quello che si prefigura essere il colloquio più interessante della giornata” disse Silente mescolando in tutta tranquillità il suo tè “…Ma si dà il caso che io e il signor Weasley, qui presente, sappiamo perfettamente che il signor Fred Weasley non è fra noi ed è ancora giù ad attendere”
Lo sguardo che la professoressa rivolse al ragazzo era deformato dalla collera. 
“Molto bene.” si alzò in piedi, andò verso la porta, scese le scale. Quando arrivò nell’atrio trovò Fred Weasley che se la rideva con Rosander, Pevensie e Firwood, gli ultimi rimasti.
Di sopra” gli intimò vedendo che i quattro ragazzi la guardavano spaventati.
Fred si alzò baldanzoso e la seguì, voltandosi un’ultima volta per salutare gli amici, sul viso un sorriso trionfante.
“Non so più che cosa fare con voi” sibilò la professoressa con la voce più acuta del solito.
Quando entrarono trovarono Silente che rideva a crepapelle con George per una battuta che chissà chi dei due aveva fatto. Silente mosse la bacchetta e fece comparire un’altra sedia su cui si accomodò Fred.
“Allora, se avete deciso di scambiarvi, significa che, a quanto pare, avete la stessa ambizione lavorativa,” disse freddamente la professoressa; il suo tono però era molto meno distaccato di quello adottato da Piton per i suoi studenti.
“Noi vorremmo metterci in proprio” disse Fred.
“Con le nostre creazioni” aggiunse George.
“Apriremo un negozio di scherzi a Diagon Alley o a Hogsmeade”
“Ma davvero? E che genere di scherzi vorreste vendere?” chiese Silente interessato.
I due ragazzi gli spiegarono insieme che avevano iniziato a creare caramelle, pozioni e oggetti in grado di soddisfare le richieste dei ragazzi più burloni. Gli mostrarono una caramella in grado di far uscire del vapore dalle orecchie, che Silente provò all’istante.
“Fantastico, davvero fantastico!” disse sorridendo ai due ragazzi. La professoressa strinse le labbra.
“Vedo che siete molto convinti per la vostra strada, ma lasciate che vi dica una cosa: state sottovalutando il ruolo che può avere Hogwarts in tutto questo. Non guardatemi così, pensateci bene! Tanto per cominciare dovreste applicarvi in pozioni, il professor Piton potrebbe trasmettervi tante conoscenze utili... per non parlare di trasfigurazione e incantesimi... perché rinunciare a imparare qualcosa che potrebbe esservi così utile per perfezionare il vostro lavoro? Anche rifiutare in ogni modo di imparare è un obbligo, ma un obbligo più stupido di quelli che amate evitare: un obbligo inutile di voi stessi per voi stessi. Rifiutando la scuola in questo modo, invece che lavorare meno, rischiate di lavorare di più.”
I ragazzi rimasero in silenzio per un attimo, confusi. La McGranitt scosse la testa. Sapeva che quelli non avrebbero mai seguito con interesse. Erano parole buttate al vento. 
"O forse no?" pensò, con un lampo di fiducia.
“I vostri voti oscillano fra Accettabile e Oltre Ogni Previsione. Non è abbastanza” disse la professoressa cercando di non sembrare seccata “Io non accetto meno di O e il professor Piton non accetta meno di E. Per quanto riguarda Incantesimi, ammetto che siete più svegli di quel che possa sembrare, quindi avete buone probabilità di alzare la vostra media”
I ragazzi annuirono solennemente. Era davvero importante per loro.
“Vi consiglio vivamente di continuare anche con Difesa Contro le Arti Oscure. In questi tempi sventurati non è mai tempo perso, e poi il professor Lupin mi ha detto che in quella riuscite piuttosto bene” disse Silente.
“E continuate anche con Babbanologia. Il caro Arthur avrebbe qualche dispiacere in meno sapendo che vi piace la materia” aggiunse saggiamente. I due ragazzi sbuffarono ma avrebbero fatto come aveva detto. E poi, con Frannie e Edmund si divertivano molto durante le ore della Burbage.
“Bene, direi che è tutto!” disse Silente guardando la professoressa di fronte a lei, la quale si alzò. I due ragazzi la imitarono.
“In bocca al lupo con le vostre creazioni” disse stringendo solennemente la mano ai due ragazzi. Fino a quel momento non aveva stretto la mano a nessuno degli studenti. I due si avviarono verso l’uscita, lasciando soli i due professori.
“Suvvia, Minerva” la canzonò il collega alzandosi in piedi “Si vede lontano un miglio che li adori”
Le labbra della professoressa, che ormai erano pallide per quanto le stava stringendo, si sciolsero in un sorriso.

 
*

Quando i due gemelli tornarono nell’atrio lo trovarono vuoto. Anche le poltrone e i tavolini erano spariti.
Vedendo lo sguardo furente della professoressa di Trasfigurazione, Mag, Frannie e Edmund avevano capito che non tirava aria e avevano deciso di togliere il disturbo.
Si incamminarono verso i Sotterranei, che si trovavano più o meno dall’altra parte del castello. Edmund era furente con i gemelli e con Katie. Con i primi perché avevano spiattellato al mondo il suo segreto e con la seconda perché lo aveva fatto per prima, quando avevano deciso di comune accordo di non dirlo in giro, e dirlo ai Weasley era come dirlo a Pix, e dirlo a Pix era come salire sulla torre più alta di Hogwarts e gridarlo a tutti gli abitanti del castello e della Scozia. Margaret stava analizzando le sue emozioni per cercare di capire per quale motivo si sentiva così strana. Sbuffò un paio di volte. Il colloquio con Silente era andato magnificamente, ma il contorno di quella giornata non le stava piacendo per niente, e ora Edmund se n’era uscito con quella novità che lei non si era proprio aspettata. Frannie sapeva benissimo per quale motivo si sentiva strana. Era arrabbiata, furente. Aveva voglia di lanciargli una maledizione o perlomeno di dargli uno schiaffo.
“Qualche problema, Mag?” chiese lui con una punta di fastidio nella voce quando la sentì sbuffare per la terza volta.
“No, è che…” rispose lei senza capire come mai si sentiva così strana, svuotata.
“Non me l’hai detto” borbottò Frannie a denti stretti.
Mag si chiese perché non avesse usato il pronome al plurale. Anche lei era offesa per lo stesso motivo.
Forse.
“Forse perché non sono affari che vi riguardano” borbottò lui imbarazzato, anche se alle due ragazze arrivò un tono più che altro seccato, che le fece arrabbiare ancora di più.
Scesero un’altra rampa di scale, ma quando furono quasi alla fine, queste cambiarono direzione e i tre amici furono costretti ad aspettare ancora di più. La rabbia di Frannie stava crescendo, ma capì che con Mag lì presente non sarebbe riuscita a fare un discorso sensato con l’amico.
“Allora, si può sapere cosa ti ha detto Silente?” chiese Edmund rivolgendosi a Mag, che aveva lo sguardo perso. Lei si riscosse, arrossì leggermente e iniziò a raccontare.
“…E poi mi ha detto che potrò tornare qui a fare ricerca” concluse con un sorriso incerto.
I due amici si mostrarono felici per lei, ma con una certa distanza. Non erano molto in vena di festeggiamenti.
“E si può sapere perché mi hai detto che Piton era arrabbiato?” chiese lei quando le tornarono in mente le parole dell’amico poco prima che entrasse nello studio di Silente.
Era felice di aver qualcosa di cui parlare. Frannie non sembrava dello stesso avviso: si era chiusa in un silenzio ostinato, non avrebbe aperto bocca e non lo avrebbe fatto finché non sarebbe stata da sola con Edmund.
Il ragazzo, felice anche lui di aver trovato un argomento di cui parlare, raccontò all’amica del suo colloquio con Silente, omettendo alcune parole che il preside gli aveva rivolto. Quando concluse il suo racconto erano ormai arrivati davanti alla Sala Comune. L’ora di pranzo era passata e Mag fu felice di trovare Hans che l’aspettava, o almeno, si convinse che la stesse aspettando. Salutò i due amici e corse da lui, che la salutò con un bacio e le propose di fare un giro per il cortile.
In Sala Comune rimasero Frannie e Edmund. Questa volta fu la ragazza a sbuffare, lanciando sguardi pieni di rancore all’amico.
“Si può sapere che hai?” le chiese spazientito incrociando le braccia sul petto.
“Non me l’hai detto” ripeté la ragazza in attesa di una spiegazione.
“Te lo avrei detto se…” iniziò il ragazzo sulla difensiva.
“Il giorno della festa, forse? ‘Oh Frannie, mi sono dimenticato di dirti che mi sono messo con questa tizia, scusa eh!’” esclamò imitandolo in modo grottesco.
“…Capisco che tu non lo abbia voluto dire a Mag, ma a me!”
Sentendo nominare Mag il ragazzo s’irrigidì e borbottò che non sapeva di cosa stesse parlando e che lei era folle a pensare che Mag c’entrasse qualcosa.
“Sai benissimo di cosa parlo” sibilò lei con astio, ma cambiò subito argomento “Allora, da quanto va avanti, si può sapere?”
“Da poco. Qualche settimana” si affrettò a rispondere lui, mentendo. Ormai era da un mese che i due si vedevano.
“Dai, non sei mica mia madre!” si lamentò dandole una gomitata amichevole, ma lei non fece una piega.
“No, appunto. Sono tua amica” rispose lei alzando gli occhi al cielo. “E agli amici si dicono queste cose!”
Lui finalmente sollevò lo sguardo.
“Frannie, mi dispiace, va bene?” disse infine, con lo sguardo colpevole, affranto. Lei rimase in silenzio, senza degnarlo di uno sguardo.
“…Non so perché non te l’ho detto, non era mia intenzione ferirti” lei finalmente tornò a guardarlo. La stava convincendo.
“…È solo che…” aggiunse il ragazzo “…Con Katie non è niente di serio”
“…Sono stato un idiota, scusami” mormorò affranto.
Non aveva altro da aggiungere.
“Bravo, stavo per dirtelo io” rispose lei.
Rimasero in silenzio per alcuni istanti, durante i quali Frannie assaporò appieno le parole “sono stato un idiota”. Passati questi minuti imbarazzanti, Edmund scoppiò a ridere.
“Che hai da ridere?” chiese lei tornando a essere arrabbiata.
“Niente, è che era da anni che non mi davi dell’idiota… Seriamente, intendo”
“Te lo sei detto da solo, lo sei doppiamente” rispose lei acida, però ridendo.
Scoppiarono a ridere insieme.
“Allora, Katie Bell, quindi?”
“Katie Bell.” rispose lui sorridendo appena.
“E com’è?” gli chiese interessata.
In tutta risposta lui alzò le spalle ma sorrise.
“Simpatica. Pomiciamo ogni tanto, tutto qui.” borbottò, diventando rosso.
Lei sospirò.
“Sono tua amica. Mi fa piacere sapere quello che provi.”
“Non provo niente, te l'ho detto! Non c'era niente da dire! Ora lo sai.”
“Ti tratta bene?” chiese lei frettolosa. L'altro sorrise. L'amica era sempre stata protettiva nelle sue vicende sentimentali.
“Assolutamente sì. È lei che dovrebbe preoccuparsi. A volte sono proprio uno stronzo.”
Frannie gli spazzolò i capelli con la mano.
“Cavolo, sì che lo sei! Se ti può consolare, lo siamo entrambi.”
Lui rise.
“Già. Un auror e un'ambasciatrice, eh?”
“Sì amico. Proprio così.” rispose lei, fiera. 

 
*

Intanto Margaret aveva abbandonato la Sala Comune con Hans, che non faceva che chiederle come fesse andato il colloquio. Lei aveva il cuore che le batteva a mille perché prima di raccontargli tutto aveva il disperato bisogno di chiarire una cosa, ma faticava a trovare il coraggio. All’ennesimo “Che cosa ti ha detto Silente?” si decise.
“Senti, Hans” disse con un filo di voce “che cosa hai fatto tu oggi?”
Lui capì subito l’antifona e si affrettò a dire che era stato in biblioteca tutta la mattina, cosa vera solo in parte.
“Capisco” rispose lei asciutta “…Scusami, è che pensavo che ti saresti fatto vedere almeno a colazione… O che magari saresti venuto a trovarmi. Sai, sono stata lì tutta mattina e nel primo pomeriggio, pensavo che avresti fatto… Una pausa, ecco”
In tutta risposta lui la strinse di più a sé, facendola sentire ancora più a disagio per il fatto di aver quasi preteso che il suo ragazzo ritenesse giusto starle vicino in un momento simile.  
“Ti chiedo scusa, Mag” le disse stampandole un bacio sulla tempia “…Pensavo che saresti venuta tu. Dopotutto sapevi che saresti passata fra gli ultimi. Sono stato stupido io, mi dispiace”
Lei arrossì. In quasi cinque ore non le era proprio venuto in mente di farsi un giro per cercare Hans. Certo, lo sapeva benissimo che sarebbe passata dopo le cinque del pomeriggio, quindi avrebbe potuto alzarsi e andare a cercarlo lei.
“Hai ragione, sto esagerando” ammise alla fine, anche se non era del tutto convinta. Dopotutto lei aveva avuto tutto il diritto di essere in ansia quel giorno e di non aver pensato a soluzioni ovvie come quella di fare un giro per il castello per cercarlo. Lui invece lo sapeva bene.  
Hans non rispose. Evidentemente era d’accordo con la sua ultima affermazione, cosa che la fece rimanere ancora più male.
“Allora, si può sapere quando diventerai la migliore insegnante di Storia della Magia che abbia mai vantato Hogwarts?” le chiese con aria maliziosa sedendosi sotto un arco del cortile e attirandola a sé. Lei sorrise debolmente e iniziò a raccontargli tutto, tornando allegra man mano che raccontava.
Quando tornarono nella Sala Comune erano quasi tornati a essere la coppia spensierata di due mesi prima. Davanti alla porta trovarono Lucy e Susan, le quali chiesero gentilmente a Mag di chiamare Edmund per loro, dato che volevano sapere come era andato il colloquio del fratello.
“Ma certo, ve lo chiamo subito” rispose trascinando Hans dentro alla stanza, dove i due trovarono Frannie e Edmund che giocavano a Spara Schiocco ridacchiando insieme, tornati a essere gli amici di sempre.
“Ci sono Lucy e Susan che ti cercano” disse Mag al ragazzo poco prima che scoppiasse il castello di carte che questi aveva costruito.
“Al diavolo” disse guardando le macerie e alzandosi “Grazie Mag”
Sparì dietro la porta. Hans farfugliò che doveva finire alcuni compiti, salutò Mag e le diede appuntamento per il giorno dopo. La ragazza si sedette accanto a Frannie, indecisa se chiederle qualcosa su Edmund o no.
“Che giornata, eh!” iniziò con finta noncuranza. Nel lasso di tempo in cui Mag era stata fuori, Frannie era tornata decisamente serena, molto più propensa a parlare, anche perché quel giorno aveva passato un po’ di tempo con Tony, così le rispose con calma.
“Sì, infatti! Tony mi ha detto che ora è sicuro che proseguirà con la carriera da Guaritore. Mi ha anche accennato che dovrà alzare i suoi voti in Pozioni. Spero che mi chieda di aiutarlo, sarò pronta. Poi mentre eri via Edmund mi ha detto che sta con la Bell da un paio di settimane; non ce lo ha detto perché dice che non è niente di serio. Dico io, proprio per questo ce lo doveva dire, non trovi?!”
Margaret aveva ascoltato abbastanza interessata la parte su Tony, ma quando Frannie passò all’argomento ‘Edmund ha una ragazza’ era decisamente più attenta.
“Nulla di serio ha detto?”
In fondo, si sentì quasi sollevata, ma non capì per quale motivo in quel momento era arrossita così tanto.
“…Già, ha detto così” disse Frannie con un’alzata di spalle, trattenendo un sorriso alla vista del rossore dell’amica.
“Chissà perché non ce l’ha detto” buttò lì Mag sforzandosi di sembrare disinteressata.
Perché tu sei disinteressata, Mag” si disse fra sé e sé.
“Già. Chissà.”  le fece eco Frannie con un tono indecifrabile.
Mag si voltò verso di lei per chiederle se ne sapeva qualcosa in più ma una voce dentro la sua testa le disse che qualsiasi cosa fosse, non voleva saperlo. Fortunatamente in quel momento tornò Edmund.
Finalmente i tre amici poterono raccontarsi in tutta serenità le loro impressioni sui colloqui.
“Dunque” disse Frannie con orgoglio “avremo un Auror, una professoressa di Hogwarts e una diplomatica internazionale. Davvero niente male! Saremo una squadra imbattibile”
Edmund si fece una risata di scherno, ma in fondo al cuore sapeva che era vero, così come Mag, che dopo la chiacchierata con Silente si sentiva più determinata che mai.

 
*

I giorni successivi i ragazzi tornarono alla tranquillità e alla solita routine. Molti iniziarono a darsi da fare per tirare su i voti delle materie che avrebbero dovuto mantenere gli anni successivi, mentre corsi come Divinazione, Erbologia, Storia della Magia e Cura delle Creature Magiche subirono un forte calo di interesse, dato che molti li avrebbero abbandonati ben presto. Margaret promise a Frannie di aiutarla con Babbanologia.
Intanto la scuola si stava preparando allo scontro titanico fra Serpeverde e Grifondoro nella Finale di Quidditch, che era fissata per la prima settimana di maggio, subito dopo Pasqua. I rapporti fra le due Case peggiorarono parecchio, soprattutto fra i ragazzini più giovani. L’ansia da prestazione iniziava a sentirsi anche all’interno delle squadre, dove le discussioni e gli screzi erano all’ordine del giorno. Mag e Frannie notarono che Edmund era sempre più arrabbiato quando tornava dagli allenamenti. Anche l’umore di Hans peggiorava senza un apparente motivo e Mag iniziava a non poterne più, dal momento che il ragazzo ogni tanto sfogava il suo nervosismo su di lei, con affermazioni insensibili e infami che non pensava avrebbe mai potuto rivolgerle. Lei si teneva sempre tutto dentro e non ne parlava con nessuno, nemmeno con Frannie, anche perché nel giro di poche ore lui si scusava sempre e la faceva sentire in colpa per aver pensato che lui l’avesse trattata così male di proposito.
“Se te lo dice vuol dire che lo pensa” le ripeteva una voce interiore che aveva deciso di ignorare.
L’unica cosa che le tirava su il morale era la festa che avrebbero dato i gemelli di lì a pochi giorni. Frannie era entusiasta e non stava più nella pelle. Aveva scoperto che anche Tony era stato invitato e non vedeva l’ora di passare un po’ di tempo con lui. Magari da sola.
 


 
NOTE

Eccoci qua, abbiamo concluso i colloqui! Sono andati molto diversamente da quello di Harry con la Umbridge, che dire? Lo zampino di Silente rende tutto più bello.
Piaciuti i colloqui? Pensate che le prospettive di lavoro dei nostri amici siano azzeccate con i loro caratteri?
Margaret si sta accorgendo pian piano che Hans non la fa stare bene come prima, lo sente distaccato ma lui dà la colpa a lei. Oltretutto Mag si sente stranamente male al pensiero di Edmund e Katie. Proprio ora però, lui sembra aver iniziato a rivolgere le sue attenzioni altrove. Come finirà?
Ricordo a tutti che anche questo capitolo esiste in due versioni, questo è scritto interamente da me, mentre quello presente su Wattpad, in cui succedono più o meno le stesse cose ma in modo diverso, è scritto dalla co autrice. Lo trovate nella sua versione della storia nel capitolo sui colloqui.
Dal prossimo capitolo, continueremo ad alternarci come prima.
Il prossimo venerdì vi aspetta la festa più pazza dell'anno. Un po' di amore inaspettato sboccerà, dell'altro comincerà ad appassire. Ne vedrete delle belle, ve lo assicuro. Francamente lo ritengo uno dei capitoli più belli che abbiamo scritto fino ad ora. Non vedo l'ora di condividerlo con voi!

*IMPORTANTE*
Nel caso in cui non lo aveste capito dalla sua cotta per Esmeralda, vi avviso che il personaggio di Frannie è bisessuale e nel prossimo capitolo ci saranno accenni FemSlash per questo motivo. Se la cosa per qualche motivo vi dà fastidio potete saltare il capitolo e per quanto mi riguarda tutta la fanfiction perché qui voglio gente perbene e non omofobi del cacchio. Il rating rimarrà comunque giallo.

Alla prossima!
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Capitolo 17
*** God knows I want to break free ***


Premessa
Questo capitolo ha una colonna sonora. A un certo punto comparirà una canzone (non è difficile immaginare quale), in quel momento voi dovrete leggere attentamente il testo e far caso a quello che succede. Ogni strofa spiegherà il momento immediatamente successivo.
Se non sapete bene l'inglese e non capite chiedete pure.
Ricordo che ci sarà una scena FemSlash (a rating giallo).
(Il capitolo lo abbiamo scritto a marzo, il fatto che sia appena uscito il film sui Queen non c’entra, anche se vi consiglio di andare a vederlo perché è BELLISSIMO)
Dovreste conoscere bene la canzone, in caso contrario, ecco il link di I want to break free


 
XV

GOD KNOWS I WANT TO BREAK FREE
 
In Sala Comune dei Serpeverde c'era aria un po' tesa. Margaret e Frannie erano già pronte, Edmund invece aveva la tuta da Quidditch che aveva ricevuto per Natale, era appena tornato dall'allenamento. Mancavano poche settimane alla finale Grifondoro contro Serpeverde e gli ultimi due anni la partita era stata vinta dai Grifondoro, ribaltando i risultati storici dell'ultimo ventennio. La squadra sentiva molta pressione e si allenavano spesso. Alcuni altri compagni di squadra, Draco e Hans compresi, erano ancora fuori a cimentarsi in un'amichevole, chi più teso chi più determinato.
-Dai, muoviti Ed... faremo tardi!
Sbottò Frannie, spingendolo verso il dormitorio.
-Come tardi? La festa è dopo cena!
-Per gli altri! Noi abbiamo promesso a Fred e George che avremmo dato una mano a sistemare!
-Noi avremmo... cosa?
-Sì, beh, potrei averglielo promesso io!
-Ma io... io non posso venire adesso!
Borbottò, guardando Margaret in cerca di appoggio. La ragazza pareva essersi già arresa, alzò le spalle. Lui aggrottò le sopracciglia.
-Beh, avresti dovuto avvisarmi prima, Fran! Non posso venire! E comunque se mancassimo in cinque a cena se ne accorgerebbero.
Lei alzò gli occhi al cielo.
-E cosa hai di così importante da fare, di grazia?
-Ho promesso a Katie che sarei andato con lei.
-Con lei? Ma è del quarto anno! Abbiamo invitato solo dal quinto in su!
Si inserì Margaret, infastidita.
-Beh, pensavo...
-Cosa? Che siccome sei tu avresti potuto fare quello che ti pare?
Frannie serrò le labbra, tentando di scomparire alla loro vista mentre discutevano.
-Si può sapere qual è il problema? Perché tu puoi portare il tuo gorillone e io non posso portare la mia ragazza?
-Hans non è un gorillone! È un tuo amico!
-È un mio compagno di squadra, è una cosa diversa!
-E comunque l'assenza di quelli sotto il quinto anno si nota di più, ed è più grave!
-Non ci scoprirà nessuno, stai tranquilla!
Frannie si schiarì la voce, e gli altri si zittirono per un attimo, guardandola con fastidio.
-A dire il vero Edmund, pensavo stessi iniziando a stancarti di lei.
Lui aprì la bocca per rispondere, ma lei continuò:
-Comunque fai come vuoi. Di certo non andremo a fare la spia. E vedi di arrivare puntuale almeno all'orario degli ospiti. Andiamo, Margaret. Stiamo facendo tardi.
La prese per un braccio e le consegnò il mantello, andando verso l'uscita. Edmund sbuffò. Si coprirono bene per non far intravedere i vestiti, un abitino nero ricamato per Margaret, che svolazzava ogni volta che la ragazza si muoveva, e una gonna argento a vita alta con una canotta nera dal taglio moderno per Frannie. Insomma, non gli abiti che normalmente girano per Hogwarts. Quando furono completamente coperte dal mantello le due uscirono dalla Sala Comune e andarono verso il passaggio. Fred e George le aspettavano accanto alla strega. Si guardavano nervosamente intorno.
-Abbiamo chiesto a Pix di fare un po' di baccano al quinto piano... dovrebbe essere via libera!
Sussurrò uno dei due, mentre loro si avvicinavano.
-Maledetta tu sia, Mag! Come ti è venuto in mente di suggerire di consegnare a Potter la mappa???
E più maledetti ancora voi due idioti che le avete dato retta!
Sbuffò Frannie, infilandosi nel passaggio, seguita dagli altri. Da quando aveva scoperto che Margaret aveva suggerito ai gemelli di consegnare la mappa del malandrino al ragazzo non la aveva perdonata.
-Stanno cercando di ucciderlo, Fran!
Le intimò l'amica da qualche scalino indietro.
-Sirius Black ha evitato i Dissennatori, non credo che avrà molti problemi con Harry Potter, mappa del malandrino o no.
-Sai Firwood...
-...quasi quasi ti preferivamo secchiona...
-...a volte ci preoccupi!
Uscirono di soppiatto nella cantina di Mielandia, in assoluto silenzio. Aspettarono il momento giusto affacciandosi dallo spioncino, fortunatamente i gemelli avevano sempre dietro un paio di orecchie oblunghe. Quando furono fuori tirarono un sospiro di sollievo.
-Ahhhh! Libertà!
Esclamò uno dei gemelli, probabilmente Fred. Margaret era tesa, ma aveva iniziato a sorridere un po' più sicura. Uscirono di fretta dalla via principale, infilandosi nel vicolo del pub.
-Hai visto Firwood? Niente mappa, niente guai!
Esclamò George, passandole un braccio intorno alle spalle. Lei scosse la testa, sbuffando. I ragazzi bussarono alla porta scalcinata.
-Avanti!
Una voce burbera venne da dietro la porta. Aprendo, videro Lee Jordan sorridere da dietro il bancone. Stava cercando di incantare uno stereo babbano, in modo che non avesse bisogno di corrente.
-Ciao, Ab!
Esclamarono i gemelli in coro, con un sorriso da un orecchio all'altro. L'uomo grugnì, e tornò a pulire i bicchieri.
-Piano con le confidenze, ragazzino. Vi sopporto solo perché le vostre feste mi portano un sacco di galeoni.
Frannie e Margaret continuavano a fissarlo, certe che avesse un volto familiare.
-Finalmente!
Tuonò Lee, manovrando un cavo in modo piuttosto goffo.
-Si era detto alle otto meno cinque!
-Le signore si sono fatte aspettare...
Si giustificò Fred, guardandole di sottecchi.
-Colpa di quel damerino di Edmund.
Sospirò Frannie alzando le spalle. Margaret si immusonì. In breve, Fred George e Lee ebbero finito di sistemare lo stereo e iniziarono ad allestire il banco scommesse. La vicinanza con la finale si faceva sentire. Margaret e Frannie sistemavano i tavoli in modo che si disponessero lasciando un vuoto abbastanza ampio sul fondo della sala, per lasciare spazio a chi volesse ballare. Passò circa un'ora di lavoro intenso, erano tutti indaffarati. Tutti tranne Aberforth, che fissava il lavandino del bancone con aria annoiata.
-Come puoi permettere che venga con lui? È troppo piccola! Se ci scoprissero...
Borbottava Mag, mentre trasfigurava una sedia in una panca da tre posti.
-Saremmo nei guai comunque!
-Avevamo deciso dal quinto anno in su!
-Beh, ormai è fatta, no?
-Immagino di sì.
Frannie tentava di dare un effetto strobo al lampadario, con scarso successo.
-Hans viene, giusto?
-Sì, certo! Non so a che ora, aveva gli allenamenti, deve cenare, cambiarsi... ma viene. Me lo ha promesso.
-Vi ho visti un po' strani ultimamente.
Commentò Frannie, che era riuscita sinora a far lampeggiare pigramente due candele su otto.
-Siamo entrambi stressati, ma non è niente di cui preoccuparsi. È un momento no, ci passerà.
-Se lo dici tu...
In quel momento arrivarono Fred e George, con due bicchieri in mano.
-Pausa, ragazze?
Le due accettarono di buon grado.
-Burrobirra?
-Sì, ve la siete meritata!
Risero, mentre le ragazze alzavano i bicchieri in un brindisi simbolico. Frannie si portò il liquido alla bocca e bagnò le labbra di schiuma.
-Quanto ho bisogno di questa festa ragazzi... non ne avete idea!
Margaret sospirò.
-Già, anche io devo ammettere che ci voleva proprio!
-Vi faremo rilassare per bene, ragazze! Garantito!
Esclamò Fred, spazzolandosi i capelli con la mano.
-Puoi dirlo forte, fratello! Sarà una festa fighissima!
-Avete finito di cazzeggiare voi due? C'è chi si sta dando da fare, qui!
Gridò loro Jordan, con un bicchiere mezzo vuoto appoggiato sul tavolo, mentre ricontrollava la lista degli invitati. Fred e George sospirano e lo raggiunsero. Uno dei due commentò, poco convinto
-Due sotto i quindici anni? Chi ha dato l'autorizzazione?
-Ah, non di certo io!
Sussurrò Margaret, in modo che solo Frannie la sentisse.
-Andiamo Fred, sono accompagnate! Mi dispiaceva dire di no!
Tentò di giustificarsi Lee, alzando le braccia a mo' di schermo.
-Sappiamo di Bell, l'altra chi è?
Chiese Frannie avvicinandosi per vedere meglio.
-Daphne Greengrass.
Rispose George guardando la lista. La ragazza rimase di sasso.
-Cosa?! E con chi viene?!
Lui tornò con gli occhi sul foglio e impallidì leggermente.
-Sai che ti dico, Firwood? Non è così importante...
Lei saltò in avanti e gli strappò la pergamena da davanti al naso.
Tony McMartian +1 (D. Greengrass)
-Quell'essere! Ha solo tredici anni! Come vi è venuto in mente di accettarla????
-Beh, ormai è fatta, no?
Le disse Margaret alzando le spalle, con un sorriso malefico.
-Oh, taci! È una cosa diversa! Lei è... è più piccola.
-Certo, è una cosa diversa, come no...
Quello diventò il loro nuovo argomento: le ospiti indesiderate. Quando il lampadario ormai aveva assunto un aspetto quasi decente, la ragazza borbottò per l'ennesima volta
-Anche con me è venuto a una festa. Si possono portare anche gli amici alle feste. È tutto qui. Non è vero, Mag?
Lei sbadigliò, e annuì distrattamente.
-Certo Frannie, come vuoi tu.
L'altra sbuffò e le lanciò un'occhiataccia.
-Non sei di grande aiuto, sai?

Poco più tardi a Hogwarts, Edmund aspettava davanti al quadro della Signora Grassa. Non c'era stato spesso, prima, e non era tra i quadri che gli stavano più simpatici. Per sua fortuna, non faceva molto caso a lui. Non sembrava aver molta voglia di fare conversazione, era troppo impegnata a leggere quello che sembrava uno spartito e a sorseggiare del vino da un calice.
"È in ritardo."
Pensò Edmund, tamburellando le dita sul muro. In realtà non aveva molta voglia di andare alla festa in sua compagnia, però non poteva certo continuare a ignorarla per sempre. Del resto, si stavano frequentando. Era giusto che la accontentasse ogni tanto. Quando il quadro si aprì, lei uscì tutta ammantellata, come anche lui. Non potevano farsi vedere vestiti a festa. Edmund notò subito che era la prima volta che la vedeva senza coda di cavallo. I capelli erano mossi, con la riga da un lato. Sorrideva ed era più carina del solito.
-Sei in ritardo.
Il suo sorriso si spense leggermente.
-Scusa.
-Non fa niente. La festa aspetta.
La ragazza si sporse leggermente in avanti.
-Posso...?
Lui si guardò intorno velocemente. Erano soli. Le diede un rapido bacio sulle labbra.
-Andiamo.
Camminavano svelti uno accanto all'altro, non senza un po' di imbarazzo.
-Sono contenta che mi abbia detto di venire con te! Non sono mai stata a una festa così! Fred e George ne parlano continuamente!
-Già... immagino.
-Pensavo che ci saresti andato con le tue amiche. Ce le hai sempre intorno...
-Sono mie amiche. È normale che mi stiano intorno.
-Sai, a volte...
-Se vuoi chiedermi di stare lontano dalle mie amiche perché non ti piace che passi tanto tempo con loro ti dico già che la risposta sarà no.
-A te non darebbe fastidio se io stessi tutto il tempo con Fred e George?
-No, per niente.
Rispose lui alzando le spalle. Lei sbuffò.
-Sono contenta che vengano, però. Le tue amiche. Alicia Spinnett mi sta chiedendo di presentarle Firwood da quando ha saputo che...
-Hai detto ad Alicia Spinnet che stiamo uscendo?
Lei tentennò.
-Bah, lasciamo stare. Dopo oggi lo saprà tutta la scuola.
-Si può sapere perché ti dà così fastidio che qualcuno sappia che usciamo insieme?
-Sono un tipo discreto.
-A volte sembra quasi che ti vergogni di me.
Lui si fermò un attimo.
-Io non mi vergogno di te. Sei carina. E sveglia. E brava a Quidditch. E quando perderai la finale e verrai a piangere da me proverò a sopportarti.
Rispose con un sorriso sghembo.
-Sì, ti piacerebbe!
Replicò lei, dandogli una gomitata sul fianco.
-Alicia Spinnet, eh? Interessante...
Quando finalmente arrivarono, molti erano già lì. La prima cosa che videro entrando nel pub, fu per entrambi Margaret e Hans che si davano un bacio al centro della pista. Entrambi distolsero subito lo sguardo. A Edmund sembrò di vedere con la coda dell'occhio un lampo di trionfo nello sguardo della sua accompagnatrice, ma si disse di essersi sbagliato. Lee Jordan era dietro il bancone, ancora trafficando con lo stereo. Per la sala rimbombavano le note di I'm your love tonight, di Witney Houston. In un attimo Fred e George furono accanto a loro, sfilando i loro mantelli.
-Benvenuti, ragazzi! Mettetevi comodi!
Edmund si lisciò la camicia verde acqua, mentre portavano via il suo mantello. Aveva dei pantaloni bianchi candidi e delle scarpe abbinate. Katie invece gridava Grifondoro in ogni dettaglio. Una tuta elegante rosso fuoco, che scendeva aderente ma con le maniche sfasate. Il sorriso era luminoso. Margaret, appena separata dal bacio, li guardava con un'espressione indecifrabile. Come si accorse che lei la vedeva, sorrise.
-Ed, ciao!
Salutò sbracciandosi e tentando di sembrare naturale. Anche il suo compagno li vide, e la strinse in vita. Si avvicinarono per salutarsi. Edmund presentò Katie agli altri due, che li salutò smagliante.
-Frannie dov'è?
Chiese il ragazzo, guardando Katie complice.
-Penso sia con Jasmine a bere qualcosa!
Rispose Margaret alzando le spalle. Infatti, guardando verso il bancone, la videro. Non aveva un'aria delle migliori. Jasmine le sorrideva rincuorante, dandole alcune pacche sulla spalla. Aveva tre bicchieri vuoti davanti. Edmund scosse la testa. La avrebbe salutata più tardi. Frannie depressa sapeva essere davvero una piaga.
-Vi porto da bere?
Chiese Hans, sorridendo in modo mellifluo, o almeno così gli sembrò.
-Un whisky incendiario, magari.
Gli disse Margaret guardandolo rapita.
-Due!
Esclamò Edmund, che si era appena accorto di quanto desiderava bere qualcosa in quel momento.
-Una burrobirra, grazie...
Disse Katie, sorridendo timidamente. Quando se ne andò, Edmund e Margaret si guardarono con orgoglio, ognuno sicuro nella fortezza d'animo del proprio accompagnatore. Erano di fronte ma si sentivano lontani mille miglia, anche se avevano entrambi una disperata voglia di avvicinarsi.
-Edmund! Sei arrivato anche tu!
Esclamò Laetitia, apparendo dietro le loro spalle e spezzando quel momento imbarazzante che da Katie era rimasto inosservato. Aveva un vestitino blu notte senza maniche e i capelli raccolti in uno chignon. Eccezionalmente, non portava gli occhiali.
-Avete già bevuto qualcosa?
-Hans ci sta portando qualche bicchiere!
In quel momento, Katie vide Alicia parlare con Jordan vicino al banco scommesse. La indicò al ragazzo, che annuì. Si dileguò tra la folla per raggiungerla.
-Perché sta così?
Chiese Edmund, guardando verso Frannie. Laetitia sospirò e Margaret scosse la testa.
-McMartian porta la Greengrass. Sono in lista.
Lui si morse le labbra.
-A questo proposito potrei avere una soluzione...
Raccontò alle amiche che cosa aveva detto Katie in suo proposito poco tempo prima.
-Quindi Alicia Spinnet è lesbica?
Chiese Laetitia, incredula. Lui alzò le spalle.
-Evidentemente!
-Speriamo che le piaccia, così si consola un po'.
Mormorò Margaret, guardandola in lontananza. Ora c'era uno dei gemelli Weasley a farle compagnia.
-Ma sì, secondo me ci può stare!
Rispose Edmund, speranzoso. Quando tornò Hans coi bicchieri, diede a Laets quello di Katie, che ancora non era tornata. Intanto la canzone era finita, e lo stereo era passato per mano di Lee Jordan a un disco remix del Ceppo Ghignante.
-Un whisky per la mia amica!
Esclamò George, sedendosi accanto a Frannie. L'uomo sbuffò e ne preparò un altro.
-Sono già a quattro, Freddie.
Lui le passò le dita tra i capelli.
-In realtà sono George.
-Oh... scusa.
Lui rise.
-Ti perdono solo perché hai bevuto, distinguerci è più difficile.
-Tu non bevi?
-Per ora ho già dato.
Lei alzò la testa dai bicchieri vuoti e lo guardò negli occhi. Il ragazzo aspettò qualche istante e si corresse all'istante.
-No, scherzavo, fanne due.
L'uomo, che stava portando il bicchiere, imprecò e tornò indietro.
-Ti capisco. Fred si è messo a provarci con Angelina, mi sto annoiando.
Le disse, mordendosi il labbro. Lei sorrise debolmente.
-Facciamo una scommessa?
Chiese, alzando un sopracciglio. Il ragazzo le batté una mano sulla schiena.
-Questo sì che mi piace! Vuoi perdere rovinosamente scommettendo sulla tua casa per la finale?
-Sarebbe sparare sulla croce rossa, dato che vinceremo. Scommettiamo... su chi finirà con la ragazza più carina stasera!
Lui sgranò gli occhi, poi sorrise malevolo.
-Preparati a soccombere!
I bicchieri arrivarono, e i due li mandarono giù in un sorso.
-Che vinca il migliore.
-Che vinca il migliore!
Frannie fece cadere un galeone sul palmo del barista, e si alzò. Peter e Cedric Diggory chiacchieravano animatamente a un tavolo, Laetitia li ascoltava con interesse. Aurora e Philip ballavano sulle note di Take my breath away. Alicia Spinnet e Katie Bell parlavano tra loro fittamente, si accorse che la stavano fissando. Flint e Hans ridevano in un angolo, Marcus doveva aver detto una battuta molto divertente. Un tavolo catalizzò la sua attenzione. Edmund, Margaret, Jasmine e Aladdin sedevano e parlavano all'angolo opposto della sala. Si avvicinò barcollante.
-Ehi, Fran! Che aria fresca!
Ridacchiò Edmund, appellandole una sedia.
-Ho bevuto cinque whisky incendiari.
Borbottò con la bocca impastata. Margaret, che le stava porgendo il suo bicchiere per farle assaggiare la birra, lo ritrasse all'istante con disappunto. Jasmine scosse la testa.
-Wow.
Commentò Aladdin, aggrottando le sopracciglia,
-Di già?
-Ho fatto una scommessa con George.
Continuò, senza considerarli.
-Ho scommesso che mi sarei presa una ragazza più carina di lui stasera. Ah! Non sa con chi ha a che fare.
Aladdin e Jasmine si scambiarono uno sguardo preoccupato, mentre Edmund esultò internamente.
-Come va ragazzi?
Arrivò una voce dietro di loro, e Peter Pevensie posò le mani sulle spalle del fratello. Fred e Angelina ballavano scatenati una cover delle Sorelle Stravagarie di Un calderone pieno di dolce amor bollente decisamente più spinta dell'originale. Edmund guardò in su terrorizzato. L'ultima festa alla Testa di Porco per i due non era finita bene.
-Tutto bene, niente di nuovo!
Rispose Margaret, invitandolo ad accomodarsi.
-Burrobirra amico?
Chiese Aladdin, passandogli il boccale.
-No grazie, credo che mi andrò a prendere io un bicchiere! Qualcuno vuole altro?
-Un bicchiere di idromele, se non ti dispiace.
Rispose Mag grata che per ora non ci fossero contrasti. Ogni tanto guardava verso Hans. Sembrava tranquillo. Per ora si prospettava una bella serata.
-Ed?
Continuò il ragazzo, forse per fargli capire che per lui andava bene. Comunque lui rispose
-Per ora sono a posto, grazie!
-Non vuoi far vedere alla tua donna che non reggi proprio, eh?
Scherzò il fratello scompigliandogli i capelli.
-Non è la mia donna.
Borbottò arrossendo leggermente. Mentre Peter con un ghigno si allontanava a prendere da bere, Aladdin esclamò
-Ma che cavolo sta facendo?
Con un tono talmente sconvolto che tutti si voltarono di scatto. George Weasley si era avvicinato a Esmeralda, le parlava con aria ammiccante.
-Se porta a casa lei hai perso in partenza!
Esclamò Edmund ridendo.
-Figuriamoci!
Mormorò Frannie alzando le spalle. Qualche passo dietro di loro Phoebus guardava la scena con finto disinteresse mentre parlava con Oliver Baston. Sapeva che la fidanzata se la sarebbe cavata comunque. Il gruppetto osservò come George parlava cercando di farla ridere. Doveva aver bevuto troppo perché lei non sembrava divertirsi granché, e di solito i gemelli erano esilaranti. A un certo punto accadde quello che tutti si aspettavano. Lui doveva aver detto qualcosa di troppo. Lei fece una smorfia offesa e poi accadde tutto incredibilmente in fretta. La ragazza alzò la mano in aria e si udì uno schiocco così forte che per un istante superò la musica. Il ragazzo si massaggiava la guancia, dolorante.
-Vai forte eh Georgie?
Gridò Frannie, ridendo a crepapelle e lui la mandò al diavolo. Anche Phoebus rideva, e mandò in lontananza un bacio alla fidanzata, che gli sorrise. In quel momento la porta si aprì un'altra volta e Tony fece la sua entrata, seguito da Daphne Greengrass. Si tenevano per mano.
-Vado a prendere da bere.
Ringhiò Frannie alzandosi. Edmund alzò gli occhi al cielo.
-Insopportabile, eh?
Disse Jasmine, giocherellando col bicchiere vuoto.
-Visto che roba George Weasley?
Peter era tornato coi bicchieri e si sedette tra Edmund e Margaret. Loro risero nuovamente di gusto.
-Ma cosa ha nel cervello?
Chiese Margaret scuotendo la testa.
-Conosco Esmeralda, è nella mia casa. Come ho visto George avvicinarsi in quel modo ho capito subito che era aria di guai.
Commentò Aladdin con un sorriso.
-E dire che mi stavo quasi per perdere la scena!
Esclamò Peter mandando giù un sorso. In quel momento, anche lei gasata dalla scena, si avvicinò Katie con aria allegra. Vedendo che non c'erano più sedie disponibili, prima che lui potesse dire qualcosa, si sedette in grembo a Edmund. Lui fece una smorfia indecifrabile.
-Tu devi essere Katie! Molto piacere! Sono Peter!
Lei gli strinse la mano entusiasta.
-Peter Pevensie, caposcuola! Andrai a denunciarci tutti a Silente?
Scherzò la ragazza. Margaret alzò il sopracciglio. Non le era sembrata una battuta divertente. Edmund le sussurrò qualcosa all'orecchio e lei annuì. Margaret vide che Hans aveva finito di parlare con Flint e si alzò, portandosi dietro il bicchiere.
-Come va la festa?
Chiese, avvicinandosi al ragazzo. Lui le sorrise. Intanto era iniziata una nuova canzone.
 
"I want to break free
I want to break free
I want to break free from your lies
You're so self satisfied I don't need you
I've got to break free
God knows, God knows I want to break free"
 
-Benissimo. E ora che ci sei tu, ancora meglio.
Le disse, spostandole i capelli da davanti al volto. Lei arrossì.
-Sono contenta che siamo venuti insieme alla festa. Ultimamente ci siamo un po' lasciati andare.
-Beh, è colpa tua se siamo stati meno vicini ultimamente. Però sì, sono contento anch'io. Tutto perdonato.
Le diede un bacio in fronte e poi uno sulle labbra. Lei non era sicura che fosse veramente colpa sua, ma a ripensarci era stata davvero occupata nell'ultimo periodo. Ci sarebbe stata più attenta, non voleva rovinare la relazione così.
-Andiamo a ballare?
Gli chiese, sorridendo speranzosa. Lui la guardò per un attimo soppesando una risposta. Le prese la mano.
-Sì.
 
"I've fallen in love
I've fallen in love for the first time
And this time I know it's for real
I've fallen in love, yeah
God knows, God knows I've fallen in love"
 
Al tavolo Jasmine guardava il ragazzo, persa nei suoi pensieri. Lo guardava ridere con Peter, bere un poco alla volta. Muoversi.
-Resta così.
Sussurrò, quasi impercettibile. Lui si girò, ancora nel mezzo della conversazione.
-Hai detto qualcosa?
-Resta così. Per sempre. Quando saremo tornati, quando saremo in mezzo a persone noiose, a fare cose noiose... resta così. Io ti amo così.
Peter tossicchiò imbarazzato.
-Non sarà mai noioso sinché sarò con te. Non esiste noia insieme a te.
Le disse, dandole un bacio sulla guancia. Le passò un braccio intorno alle spalle, lei gli posò una mano sulla gamba, e tornarono a guardare l'altro, che sinora aveva fissato il bicchiere vuoto a disagio.
-Dove eravamo?
 
"It's strange but it's true
I can't get over the way you love me like you do
But I have to be sure
When I walk out that door
Oh how I want to be free, baby
Oh how I want to be free
Oh how I want to break free"
 
-Che hai, Ed? Qualcosa non va?
Solo sentendo quelle parole Edmund si ricordò di averla in grembo. Non riusciva proprio a raccapezzarsi sul perché non era felice in quel momento. Continuava a fissare Margaret e Hans, ora stavano ballando in mezzo alla pista. Sembravano divertirsi.
-Non è nulla. È l'alcool. Non ho mangiato quasi niente a pranzo, ho mal di stomaco.
-Vuoi che torniamo al castello?
Lui non voleva tornare al castello. Ma non voleva neanche stare con Katie. Quello che voleva era rovesciare il tavolo, rompere tutti i bicchieri, saltare in mezzo alla sala e...
-Ed? Sto iniziando a preoccuparmi.
-Non voglio tornare al castello. Voglio un altro bicchiere.
-Ma hai appena detto...
-So cosa ho detto.
 
"But life still goes on
I can't get used to living without,
Living without
Living without you by my side
I don't want to live alone, hey
God knows, got to make it on my own"
 
Frannie si mordeva il labbro e guardava in direzione di Tony e Daphne. Lui la aveva salutata e lei aveva risposto meglio che poteva. Aveva cercato di sembrare entusiasta per l'amico e sembrava di esserci riuscita abbastanza bene. Ma ora non ce la faceva più. Aveva nausea, non aveva cenato. Tony si sporse verso la ragazza di fronte a lui. Vide lei che spalancava gli occhi un istante. Si baciarono, prima dolcemente, poi più a fondo. Separandosi sorridevano. Lui si alzò, probabilmente andava a prendere da bere. Lei non riusciva comunque a staccargli gli occhi di dosso. Sputò per terra. La vide alzarsi, Tony la stava chiamando, forse per bere qualcosa al banco.
-Impedimenta.
Sussurrò insieme a uno schiocco di dita, e lei inciampò cadendo a faccia in terra. Frannie ridacchiò coprendosi la bocca con la mano. Quando lui anziché deriderla corse in avanti per aiutarla amorevole, si diede dell'idiota.
 
"So baby can't you see
I've got to break free
I've got to break free
I want to break free, yeah
I want, I want, I want, I want to break free"
 
Hans e Margaret si separarono. Edmund col bicchiere in mano si diresse verso la pista. Jasmine raggiunse gli amici, dopo aver salutato il ragazzo con un bacio sulla nuca. Frannie si alzò, ancora maledicendosi, buttandosi nella mischia insieme agli altri.
-Divertiamoci, vi prego.
La canzone finì.
 
Fred e George passavano di là, con un vassoio di burrobirre in mano.
-Qualcuno vuole favorire?
Frannie ne afferrò una e iniziò a bere avidamente.
-Come va la scommessa?
Lui sbuffò.
-Insomma. A te?
-Insomma.
-Abbiamo visto la tua performance, George!
Rise Edmund battendogli una mano sulla spalla. Lui scosse la testa contrariato, il fratello sghignazzava senza ritegno.
-Esmeralda. Ma come ti è venuto in mente?
Chiese Margaret guardandolo comprensiva.
-Beh, mi avrebbe fatto vincere!
-Sì, nei tuoi sogni!
Esclamò Fred, dandogli una gomitata.
-Ehi! Tu da che parte stai?
-Dalla parte del buon senso!
Jasmine fece una sonora risata.
-Ah! E da quando?
-Molto divertente, Amyratun.
Rispose lui, guardandola scontroso. L'istante dopo scoppiò a ridere.
-Ci vediamo, ragazzi! Abbiamo ancora un sacco di ospiti da servire!
I due si allontanarono ridendo e parlando tra loro, sulle note ardenti di Do the Hippogriff. In quel momento, Esmeralda si mise a ballare.
-Non è possibile.
Mormorò Frannie, smettendo di colpo di scatenarsi. Restò immobile, fissando il punto in cui la ragazza si muoveva. Sembrava che fosse la musica a seguire i suoi passi, e non il contrario.
-Perché quelli che mi piacciono sono tutti impegnati?
Mormorò sospirando. La gonna rossa di Esmeralda volteggiava per la pista. Sembrava esistesse solo lei. I suoi occhi brillavano come fari. Margaret guardandosi intorno vide che l'amica non era l'unica colpita da quell'esibizione. Tanti ragazzi, quasi tutti, e anche qualche ragazza fissavano la danzatrice, rapiti. A dire il vero gli unici maschi che non sembravano minimamente scalfiti dalla scena erano Tony, che guardava la gamba un po' graffiata della ragazza in modo apprensivo; Philip, che fissava Aurora come se non esistesse nient'altro da nessuna parte del mondo; Aladdin, che beveva in pace la sua birra parlando con Baston con aria annoiata; infine Edmund, che era corso da Katie per dirle qualcosa che sembrava molto importante. Lei si alzò e andò da Alicia, che si godeva invece la scena con grande attenzione. Le si accostò e le sussurrò qualcosa all'orecchio. La vide scuotersi dai suoi pensieri e sorridere, guardando nella loro direzione. Si avvicinò. Margaret capendo la scena decise di dare una mano, prese Jasmine per un braccio e raggiunse Edmund, che era tornato al tavolo. Frannie era ancora ferma, che fissava Esmeralda. Pensava di poter morire in quel momento. Tony McMartian era più lontano che mai. Sentì una mano che le sfiorava la spalla. A malincuore, si voltò.
-Ciao.
Era una ragazza del quinto anno, Grifondoro. Giocava come cacciatrice, ma ora il nome non le veniva alla mente.
-Ciao.
Lei si sporse verso di lei e le scostò i capelli dall'orecchio.
-Bevi qualcosa?
Il soffio sull'orecchio le diede un brivido.
-Tutto quello che vuoi.
Rispose, non aspettava altro. La prese per un braccio e andarono al bancone.
-Due assenzi.
Chiese Frannie, mettendo mano alla borsa.
-Ehi, ehi, ehi! Offro io.
Le disse la ragazza, fermandole la mano in tempo.
-Dammi la soddisfazione di offrirti da bere, prima di passare a qualcosa di meglio.
Le fece l'occhiolino. L'altra alzò il sopracciglio e ghignò.
-Qualcosa di meglio, huh? Hai tutta la mia attenzione.
La guardò più attentamente. Aveva una coda alta, e un trucco leggero. Una canottiera rossa piacevolmente scollata e una gonna nera aderente. Fece una smorfia di approvazione.
-Alle belle ragazze, allora.
Disse, alzando il bicchiere.
-A te, quindi!

Intanto, Edmund e Margaret erano rimasti soli al tavolo. Lui sospirò.
-Non hai bevuto niente oggi.
Disse l'amica, guardandolo dubbiosa.
-Non ho tanta voglia.
Rispose, alzando le spalle.
-Non sono arrabbiata. Non fa niente se non mi hai detto che uscivi con lei. Sono affari tuoi, dopotutto.
-Grazie. Pensavo...
Edmund alzò lo sguardo e la fissò negli occhi un istante, per poi riabbassarlo.
-Avevi ragione a dire che è troppo piccola, prima. È stata lei a voler venire. Io non la avrei portata.
Credo che stiamo correndo troppo.
-A volte sembra che ti vergogni di lei.
Il ragazzo sorrise amaramente.
-Sei la seconda persona che me lo dice oggi.
-Ed è vero?
-No. Lei mi piace.
La frase arrivò a Margaret come una scudisciata.
-Anche a me Hans piace.
Disse senza pensarci, o forse pensando a voce alta.
-Lo so.
-Sono contenta che ci sia questa festa. Ogni tanto ci vuole... sai, staccare la spina.
-Break free.
-Sì, esatto.
Margaret gettò la testa all'indietro, sospirando. Ascoltava la canzone.
-E ci stai riuscendo?
-A fare cosa?
-A staccare la spina.
-Diciamo che sono sulla buona strada.
-Ora che ci penso potrei anche farmelo un altro bicchiere. Solo uno. Ti va?
Lei sorrise e annuì.
-Certo. Fai tu!
Il ragazzo si alzò, le posò una mano sulla spalla e la strinse.
-Stai qui.
-Dove vuoi che vada?
Rispose lei ridendo. Ma quell'attimo di pace durò poco. Appena lui si allontanò, Hans si sedette al suo posto, accanto alla ragazza.
-Serata agitata eh?
Chiese, sorridendo malizioso. Intorno a loro quasi tutti ballavano. Molte coppie si stavano baciando, Lee Jordan ballava su un tavolo senza camicia con Cedric Diggory che rideva e gli
lanciava quelli che sembravano zellini. Mentre Edmund veniva servito si voltò, e notò con disappunto che Margaret aveva visite. Anche lui venne subito intercettato. Katie ridacchiava, gli stampò un bacio sulle labbra dal sapore alcolico.
-Non avrai bevuto troppo?
Lei sbuffò e gli diede un colpetto.
-Più di te sicuramente, signorino perfettino!
-Riprenditi, per favore! Hai tredici anni!
-Ne ho quattordici e mezzo!
Lui si batté la mano sulla fronte.
-Dove ho sbagliato?
Intanto Frannie aveva posato il bicchiere sul banco con un po' troppa forza, qualche schizzo era volato fuori. Il barista grugnì. La ragazza iniziava a vederci male, e sentiva caldo. Alicia la guardò
ridacchiando.
-Certo che ti sei conciata proprio male stase...
Le prese il volto tra le mani e la baciò. I rossetti si mischiarono e sentì in bocca altro sapore di whisky incendiario. Al tavolo, qualche metro più in là, anche Margaret si era dimenticata di tutto il resto. Hans si era avvicinato a lei e aveva posato le labbra sulle sue. Sentiva il suo profumo, la sua mano tra i capelli. Neanche si accorse che la porta si apriva un'ennesima volta. Un uomo alto e molto anziano si aggirava tra i tavoli con aria serena. Sembrava un sortilegio, nessuno fece caso a lui. Oltrepassò le coppie che si baciavano, e passò tra i ragazzi che danzavano. Tirò persino, ridacchiando, uno zellino allo spogliarello di Lee Jordan. Si avvicinò al bancone, Fred aveva preso il posto dell'amico alla console. Il vecchio mago si sporse al lato del bancone in cui stava il deejay e gli batté la mano sulla spalla. Fred Weasley si voltò a guardarlo e come lo vide spalancò la bocca senza emettere suono.
-Sei tu che metti musica qui? Hai anche quella babbana?
Chiese sorridendo sornione. Il ragazzo annuì. Il mago si sfregò le mani.
-Bene, bene, bene. Potresti mettermi "Un austriaco felice?" avevo il vinile un tempo, ma non ricordo più dove l'ho messo. Ho una testa a volte...
Fred annuì di nuovo. Borbottò un incantesimo per far partire la canzone.
Oh, ciao Ab! La serata va forte, eh?
Il banconista alzò le spalle in risposta.
 
"Un austriaco felice
sulla cima del monte
quando vede un cuculo
lui lo imita così:
jo la li
jollala li alli olla la cucù,
jollala li alli olla la cucù,
jollala li alli olla la cucù,
jollala li alli oh."
 
Nel sentire quella canzone così bizzarra, quasi tutti si voltarono verso la fonte, pensando a uno scherzo dei gemelli. Una ragazza urlò. Più di un bicchiere volò in terra. Lee Jordan strillando saltò giù dal tavolo, tentando disperatamente di rimettersi la camicia.
-Bella festa, eh?
A sentire la voce di Albus Silente, Margaret e Hans interruppero il bacio. La ragazza avvampò e squittì sommessamente. Si chiese se il preside la avesse già vista e meditò l'eventualità di trasfigurarsi in qualcosa per nascondersi. In una papaya, per esempio. Edmund si congelò sul posto. Tutto quello a cui riusciva a pensare era Katie. Era così piccola. Aveva bevuto. Lui la aveva portata lì. Questi erano guai grossi. Dalla faccia anche Tony pareva star pensando lo stesso, ma aveva una faccia meno arrabbiata e più colpevole: al contrario dell'altro era stato lui a insistere perché la ragazza andasse lì. Frannie era quasi completamente fuori, ma capì comunque che qualcosa non andava. Si grattava la testa con aria meditabonda. Alicia le stringeva la mano, non le faceva male solo perché aveva bevuto troppo e aveva tutte le sensazioni attutite. Peter aveva un'espressione assolutamente mortificata, Laetitia, paonazza, era sull'orlo del pianto. I più padroni di sé sembravano Phoebus ed Esmeralda, che guardavano il preside con presunta nonchalance. Probabilmente, pensò Edmund, era per via della maggiore età. Silente bevve in silenzio un bicchiere di idromele barricato, lasciando sul banco tre falci. Lo posò dopo un lungo sospiro soddisfatto. Attraversò nuovamente a gran passi la sala, fermandosi un attimo prima di uscire, dicendo a gran voce, sempre con tono pacato:
-Domani alle nove in Sala Grande discuteremo della vostra punizione. Buona notte.
Quando fu fuori, silenzio. La canzone riecheggiò sino alla fine. I ragazzi si guardavano agghiacciati, senza sapere cosa dire. A terra era pieno di cocci di vetro e alcool.
 
"jo la li
jollala li alli olla la cucù,
jollala li alli olla la cucù,
jollala li alli olla la cucù,
jollala li alli oh."
 
La musica si spense. Fred zittì lo stereo con un colpo di bacchetta.
-Cazzo...
Sussurrò George.
-Cazzo.
Disse Cedric.
-Cazzo!
Sbottò Edmund. Katie alzò gli occhi al cielo.
-Cazzo, cazzo, cazzo! Te lo avevo detto! Ti avevo detto che sarebbe stata una pessima idea!
-Secondo te se non ci fossi stata io non si sarebbe arrabbiato?
Rispose Katie, secca.
-Ma non capisci cazzo? Hai quattordici anni! Hai idea di cosa può significare? Avevamo detto studenti dal quinto anno! Quinto anno! Daphne, sentendosi presa in causa, gemette. Frannie, che non capiva molto, pensò che era cosa buona. Tony si alzò in piedi e fece un passo in direzione di Edmund.
-Chiudi quella bocca, Pevensie. Le stai spaventando.
-Beh, dovevano pensarci prima di venire qui, che dici?
Rispose l'altro, alzandosi a sua volta. Tony fece un altro passo verso di lui.
-Non provare a dare la colpa a loro, tu...
-Ehi, ehi, ehi. Tutto ok?
Intervenne Peter, mettendo una mano sulla spalla del compagno di casa, fermandolo. Aurora, dalle retrovie, diede un colpetto di incoraggiamento al fidanzato.
-C'è qualche problema?
Chiese Philip, infilandosi tra i due. I due ragazzi si guardarono ancora un po' in cagnesco, poi Tony sollevò la bacchetta. In un lampo i due Pevensie e Philip estrassero le loro. McMartian sollevò il sopracciglio.
-Accio mantelli.
Disse, afferrando al volo il suo e quello della compagna.
-Ci vediamo domani.
Abbaiò, uscendo dalla sala col volto scuro. Gli altri presenti tirarono un sospiro di sollievo.
-Beh? Che ci fate lì impalati? Si sgombera!
Tuonò Esmeralda, facendo tornare con la bacchetta il lampadario in condizioni normali.
-Però.
Balbettò Frannie, con la bocca impastata dall'alcool,
-Certo che ci assomigli tu a Silente, eh?
Chiese, rivolta al barista. Poi scoppiò a ridere. Jasmine sospirò e scosse la testa.
-Dici che ha visto che stavamo...
Sussurrò Alicia terrorizzata.
-Non so, è possibile.
-E dici che gli sta bene? Cioè, noi...
-Quante volte devo continuare a ripeterlo in questa scuola? Silente è gay! È gay! Ma la leggete la
Gazzetta del profeta?
Edmund sospirò e la guardò con disapprovazione. Laetitia scosse la testa. Margaret neanche la sentì, era troppo impegnata a cercare di entrare in contatto con Hans dopo quello che era successo.
-Ci ha visti vero?
Gemette, cercando di toccargli il braccio. Lui si ritrasse violentemente.
-Certo che ci ha visti, stupida! È colpa tua! Non toccarmi!
Laetitia tese l'orecchio dalla loro parte, e si voltò per guardarlo con odio.
-Hans, ma cosa ho...
-Non dobbiamo mai più fare cose del genere in pubblico, hai capito?
-Ma io...
-Non toccarmi ho detto! Me ne vado.
-Vado anch'io.
Sibilò Katie, lasciando il ragazzo da solo e uscendo nella notte. Lui non parve neanche sentirla. Margaret invece, cercava con tutte le forze di trattenere le lacrime.
-Mag, io...
Disse Laetitia avvicinandosi. Lei scosse la testa.
-Lascia stare. So già quello che vuoi dirmi. Non sono in vena.
-Cavolo, amica. Devi mollarlo.
Commentò biascicante Frannie. Il giorno dopo se ne sarebbe scordata. Cedric, Peter, Phoebus, Esmeralda e Philip rimisero a posto il locale in un attimo. Fred, George e Lee erano ancora troppo scioccati persino per fare battute. Quando ebbero finito, Aberforth li sbatté fuori, liquidandoli con un
-Cià.
Quando furono fuori, Esmeralda si avvicinò a Frannie, apprensiva.
-Tutto ok, tesoro? Ti ho vista giù di morale stasera.
-T… tesoro?
Balbettò Alicia a quelle parole, non gelosa ma sorpresa che una delle ragazze più desiderate della scuola si rivolgesse a lei in quel modo.
-Facciamo il turno di guardia assieme. È mia amica, sai?
Borbottò all'altra, spiegandole la situazione.
-Sto benissimo Esme, noooon preoccuparti. Sono un fioooorellino.
La mora scoppiò a ridere.
-Ah vedo, vedo!
Intanto Margaret camminava tra Laetitia e Aurora, che teneva Philip per mano dall'altro lato.
-Quel tonto non ti merita.
Mormorò Laetitia, indispettita.
-Laets, davvero, non sono in vena.
-Sono così contenta di averti regalato il roseto, Mag! Pensa che bel profumo avrà stanotte! Non è stupendo?
Chiese Aurora dolcemente, tentando di distrarla e rassicurarla. Mag non rispose, le importava molto poco della sua piantina, al momento.
Pochi passi dietro, Jasmine e Aladdin camminavano uno accanto all'altra. Lui le cingeva i fianchi col braccio.
-Cosa ci aspetta? Dici che scriveranno a papà?
Chiese preoccupata la ragazza.
-No, io non credo. Credo si accontenteranno di una punizione.
-Che figuraccia... ma come avrà fatto a scoprirlo?
Lui alzò le spalle,
-È Albus Silente, Jas. Lui non scopre le cose, le sa e basta!
Vicino a loro Edmund e Peter camminavano affiancati. Il Tassorosso strinse brevemente il braccio dell'altro in segno di conforto, aspettandosi una reazione sprezzante che però non arrivò. Il fratello invece si voltò verso di lui e lo guardò con preoccupazione.
-Mi dispiace. Sei il caposcuola... cosa dirà Percy Weasley?
-Chissenefrega di Percy Weasley! Tu piuttosto... mi sa che hai perso la fidanzata.
-Chissenefrega della fidanzata! Mi aveva già rotto in ogni caso.
Dietro di loro Lee, Fred e George arrancavano, dopo aver iniziato a processare quel che era successo. Parlavano fitto fitto e ogni tanto qualcuno cantava "jollala li alli olla la cucù, jollala li alli
oh."

Arrivati al castello, erano tutti troppo stanchi pure per salutarsi. La giornata successiva sarebbe stata molto, troppo lunga. E sarebbe iniziata presto, troppo presto. Quando le tre Serpeverde furono nel loro dormitorio, Miles dormiva immersa in una nube di profumo fortissimo. La piantina consolante di Aurora stava funzionando egregiamente. Dando una boccata a Margaret iniziarono a rigarsi finalmente le guance di lacrime.
-Oh, Mag...
Sussurrò Jasmine, accarezzandole i capelli.
-Mi dispiace.
Aggiunse Frannie, stringendole brevemente la mano. Neanche lei aveva una cera delle migliori.
-Anche a me Fran... davvero.
La ragazza alzò le spalle.
-Evidentemente vede in lei qualcosa che io non ho. Me ne farò una ragione... per ora. Non avranno vita lunga. Me lo sento.
Margaret e Jasmine avevano la sensazione che Frannie avrebbe detto la stessa cosa anche se Tony si fosse appena sposato, e si chiesero entrambe se nel suo intimo era davvero così fiduciosa. La risposta era no. Dentro era in pezzi.
Mag non sapeva cosa pensare. Aveva deluso Silente. Terribilmente. La aspettava una punizione. Probabilmente avrebbero scritto ai suoi genitori che aveva infranto tutte le regole di sicurezza. Sentiva ancora addosso il rifiuto di Hans sulla pelle, il suo sguardo schifato. E poi...
"-A volte sembra che ti vergogni di lei.
-Sei la seconda persona che me lo dice oggi.
-Ed è vero?
-No. Lei mi piace."
La ragazza serrò gli occhi e scosse la testa. Non era certo il momento di pensare a Edmund. C'erano già abbastanza cose per cui essere depressa, al momento.
 
*
 
Il giorno dopo, la sveglia arrivò troppo presto.
-Oh, merda.
Esclamò Frannie con la gola secca.
-Aguamenti.
Rantolò, e bevve un sorso d'acqua. Anche Jasmine e Margaret si stavano alzando.
-Mi sento una schifezza. Che è successo?
-Tony è venuto con Daphne alla festa. Hanno limonato.
-Questo me lo ricordo, grazie tante Jas.
-Ti sei fatta Alicia Spinnet.
La ragazza sorrise maliziosa.
-Ricordo anche questo.
-Tony e Edmund volevano picchiarsi.
-Cosa? E perché?!
L'altra alzò le spalle.
-Perché Silente ci ha beccati. Andiamo a colazione per ricevere la punizione.
-Silente cosa?!
Margaret scosse la testa. Dopo la dormita e grazie al profumo della rosa incantata si sentiva meglio.
-Per le mutande di Merlino Frannie, quanto hai bevuto?
-Ah Mag... non ne ho idea.
Le tre andarono in Sala Grande per la colazione, dopo essersi vestite e lavate in tutta fretta. Arrivarono alle nove meno cinque. Tutti i presenti alla festa erano già arrivati, persino Laetitia. Avevano un'aria sbattuta. Non c'erano altri nella Sala. Era domenica mattina, ed era presto. Hans era seduto in fondo al tavolo dei Serpeverde, con Flint. Salutò Margaret in modo freddo e sbrigativo. Edmund beveva del succo di zucca tranquillo. I suoi genitori non erano in condizioni di essere avvertiti, aveva meno da perdere rispetto agli altri. Videro Katie che gli lanciava occhiate di fuoco.
-Ben svegliate, principesse.
Commentò, sarcastico. Non avendo bevuto quasi nulla la notte prima ed era abbastanza fresco.
-Perché sembri più felice di quanto dovresti?
Chiese Jasmine, dopo aver mandato al ragazzo un bacio a distanza attraverso la Sala. Lui alzò le spalle.
-Mi sono liberato di Katie.
-Cosa?
Chiese Frannie a bocca aperta. Margaret sentì un bruciore dentro che non aveva niente a che vedere con il saluto di Hans di poco prima.
-Sì, beh, era ora direi.
Aggiunse, con una smorfia di disinteresse.
-Ho mal di testa.
Si lamentò Frannie, massaggiandosi le tempie. Afferrò una fetta di torta alla carota. Come vide i gemelli Weasley avanzare verso di loro, si illuminò.
-Ehi ragazzi! Avete ancora quelle caramelle per il post sbornia?
Tentò di articolare, ancora massaggiandosi la testa.
-Cavolo amica, sì!
Esclamò George guardandola preoccupata. Tirò fuori una caramellina verde da una scatolina e gliela passò.
-Se è una tuttiigusti al vomito ti strozzo, Weasley.
-Per chi mi hai preso?
Lei lo fulminò con lo sguardo.
-Ok, ok, ho capito! Non ha niente, mangiala pure!
Masticandola con calma, si sentì subito meglio. Sorrise.
-Grazie! Sto benissimo!
-Ovviamente. La abbiamo testata su noi stessi un miliardo di volte. Le prime dava un fastidioso prurito intimo.
Esclamò Fred, ridacchiando. In quel momento Silente entrò in Sala, e tutti si alzarono. Non aveva un aspetto arrabbiato. La attraversò.
-Bene, bene, bene. Tutti qui.
I ragazzi avanzarono e si disposero in ordine davanti al tavolo dei professori, che al momento era vuoto. Silente stava al suo solito scranno centrale.
-Ho parlato della vostra disavventura ai vostri capicasa.
La Sala intera fu percorsa da un brivido. I ragazzi si guardarono. I Tassorosso, paradossalmente, erano i più sconvolti. Sapevano di aver tradito la fiducia della Sprite, che gliene aveva sempre data tantissima. I Grifondoro e i Serpeverde erano terrorizzati. Non si sarebbe potuto dire quale tra Piton e la McGranitt sarebbe stato peggio, infuriato. I Corvonero tentavano di mantenere la calma.
Il mago continuò.
-Il professor Vitious e la professoressa Sprite,
Molti studenti spalancarono gli occhi, impauriti,
-Hanno convenuto come giusta conseguenza quella di togliere venti punti a testa dai propri studenti.
Un coro di "venti punti?" "a testa?" "ma sono moltissimi!" "non vinceremo mai più, è già fine anno!" "quando si recuperano questi?" si diffuse per tutta la Sala. Silente si schiarì la voce e si zittirono.
-La professoressa McGranitt e il professor Piton,
Disse pacatamente,
-Hanno considerato più istruttivo per voi l'assegno di una punizione pratica.
Tutti i Grifondoro e i Serpeverde deglutirono. Ovviamente i loro due capicasa, competitivi com'erano, non avrebbero mai accettato di perdere così tanti punti, e i ragazzi ne avrebbero pagato le conseguenze in chissà quale punizione alternativa. Perfetto.
-Greengrass e Bell.
Annunciò, a voce alta. Le due fecero un passo in avanti. Daphne, che stringeva la mano di Tony, dovette lasciarla. Frannie resistette all'impulso di lanciarle un'altra fattura.
-Potete andare.
-Co... cosa?
Balbettò Katie, incredula.
-Abbiamo ritenuto non fosse vostra responsabilità l'accaduto. Buon proseguimento di giornata.
Edmund le incenerì con lo sguardo mentre se ne andavano, Tony lo guardò alzando un sopracciglio.
-McMartian, Pevensie.
Peter fece un passo in avanti e Silente chiarì.
-Edmund Pevensie, Pevensie.
I due avanzarono, visibilmente preoccupati.
-A voi verranno tolti venti punti supplementari perché vi siete presi la responsabilità di portare fuori dal castello due ragazze più che minorenni. Tony sospirò. Il suo saldo ora contava meno quaranta punti. Sapeva di meritarlo. Si mise una mano sulla fronte. Edmund grugnì.
-Desideri dirmi qualcosa, Pevensie?
Per un attimo Margaret e Frannie temettero che avrebbe risposto "ha chiesto lei di venire" ma non accadde.
-No signore, niente.
Il mago abbassò la testa, aveva capito.
-Peter Pevensie, Moore, Kline.
Tony e Edmund tornarono nella fila, e i tre nominati avanzarono. Peter deglutì.
-Anche voi potete andare. Pevensie, a te i punti non verranno tolti. Moore, Kline, nessuna punizione vi aspetta.
Era chiaro che nessuno di loro si aspettava quella reazione. Non seppero cosa dire.
-Siete maggiorenni. Per quanto mi riguarda potete anche andare alla ricerca di Black per infilargli la bacchetta nel naso, per quanto lo ritenga un comportamento assai imbecille. Tuttavia qualcuno di voi non è un semplice studente, mi sbaglio?
Peter serrò le labbra.
-Pevensie. Sei sospeso per il resto dell'anno dal tuo incarico. A partire da domani. In questo momento, dato che sei ancora caposcuola, puoi decidere le sorti dei tuoi colleghi. Ne abbiamo diversi qui. Prefetti, avanti prego.
Philip, Cedric, Edmund e Frannie fecero un passo in avanti, guardando Peter.
-Puoi sollevare loro dall'incarico come sei stato sollevato tu. In caso contrario la tua verrà presa come assunzione diretta di ogni responsabilità e ne discuteremo insieme le conseguenze. Se invece li solleverai dall'incarico, perderai semplicemente la carica come premessp.
Lui ci pensò un attimo. Non ebbe neanche bisogno di voltarsi indietro.
-Mi assumo tutte le responsabilità.
Disse.
-Bene. Seguimi. Discuteremo nel dettaglio la tua punizione aggiuntiva in privato.
Disse, iniziando a scendere per i due scalini che separavano il tavolo dei professori dalla Sala.
-Quanto a voi... Tassorosso, Corvonero, tornate pure alle vostre stanze. I vostri punti sono già stati tolti. Grifondoro, Serpeverde, la vostra punizione vi aspetta da Hagrid.
-Tony, mi dispiace per i tuoi quaranta punti.
Sussurrò Frannie, mentre le due case fortunate andavano via insieme a Peter, Esmeralda e Phoebus.
-Non preoccuparti Fran, è giusto così.
Disse, cercando di sorridere. Si incupì di colpo.
-Anche se avrebbero dovuto togliere i punti anche a voi. O punizione o punti per tutti. È sleale farete un salto in avanti in classifica impressionante.
Frannie alzò le spalle, senza poter negare.
-Poco male. Almeno Daphne non ha avuto conseguenze. Ci vediamo a pranzo, Fran.
-Ci vediamo...
Edmund e Margaret la raggiunsero.
-Sai Frannie, ho sopportato poco tuo marito in questi giorni.
Sospirò il ragazzo, guardandosi le nocche in evidente difficoltà.
-Sì, me l'ha detto Mag stamattina. Io non ricordo un cavolo.
Margaret sospirò.
-Dai, andiamo da Hagrid. Prima iniziamo prima finiamo.
-Cavolo, venti punti a testa o punizione... non so cosa è peggio.
-Venti punti, credimi. Da chi li ha da scontare tutti e due. Ma se prendo quella stronza... io glielo avevo detto...
"No, IO te lo avevo detto."
Pensò Margaret, ma decise che non le andava di polemizzare. Vide Hans superarli, fumava di rabbia. Si scusò velocemente con gli amici e lo raggiunse.
-Ehi...
-Lasciami stare Margaret, non è giornata.
-Hans, mi dispiace...
Una parte di lei si chiedeva perché si stesse scusando ed esattamente di cosa, ma la soffocò. Lui invece sbuffò rumorosamente.
-Stai peggiorando la giornata.
"No, TU stai peggiorando la MIA giornata! E io che ti do anche retta!"
Pensò Margaret, ma non lo disse. Invece, sospirò. Hans la fermò tenendola per il braccio, la voltò e le diede un bacio sbrigativo con le labbra.
-Ecco. Sei contenta adesso? E ora vai, non sono in vena.
La ragazza non sapeva se sentirsi o no soddisfatta del fatto che alla fine la avesse baciata. Magari non era così tanto arrabbiato, ma l’umiliazione che le aveva inflitto con quel gesto meccanico e sbrigativo le fece tornare le lacrime agli occhi. Edmund e Frannie si scambiarono uno sguardo sconvolto per come Hans l'aveva trattata, ma non dissero nulla. Aladdin e Jasmine camminavano dietro di loro, tenendosi per mano.
"Perché non può essere così facile anche per noi?"
Quando arrivarono alla capanna, il mezzogigante li attendeva sorridente.
-Benvenuti, ragazzi! Venite, venite! Devo farvi vedere una chicca, sì sì.
I ragazzi sospirarono. Una chicca per Hagrid poteva essere ben poche cose, tutte per niente allettanti. Quando l'ultimo fu arrivato, li condusse sul retro. Sull'erba erano posate circa una ventina di scatole, da cui veniva un ronzio sommesso.
-Cosa cavolo è quella roba?
Chiese atterrito Lee Jordan.
-Questi, amico, sono Chizpurfle. Piccoli e adorabili. E assolutamente innocui se mettete via le bacchette... cosa che farete!
Frannie fece una smorfia di disgusto.
-Cosa sono? Cosa sono Fran?
Chiese Margaret a bassa voce.
-Sono parassiti magici. Rosicchiano le bacchette sino al nucleo.
-Delle tarme magiche... benissimo.
-Assolutamente schifosi. E non possono essere avvicinati con la magia, o rischiano di divorarti la bacchetta.
Spiegò Edmund.
-Ah, non un problema mio!
Disse Frannie ridacchiando.
-Niente trucchetti Firwood!
Abbaiò Hagrid, che stava ascoltando la conversazione. Frannie aggrottò le sopracciglia.
-E che dovremmo farci?
Chiese Alicia, intimorita.
-Beh, tutta la comunità magica tenta di liberarsene, poverini.
-Eccome! Non immagini che disinfestazione a casa mia l'anno scorso!
Sussurrò Frannie all'orecchio dei due amici.
-Ma io non sono d'accordo! Tutto serve a qualcosa, questo è il mio motto. E poi questi mostriciattoli sono adorabili!
Margaret guardò le scatole ronzanti, poco convinta.
-Allora col professor Silente ci siamo detti: perché non proviamo a vedere che cosa possono fare di buono? Così prima abbiamo studiato le chele.
-Chele...?
Chiese Fred, atterrito.
-Poi abbiamo controllato se avessero qualche veleno, spesso i veleni possono diventare medicine, se trasformati.
-Veleno?!
Esclamò George.
-Ma non ne avevano.
Tutti emisero un sospiro di sollievo.
-Allora siamo giunti alla fase tre. Ora preleveremo insieme, senza bacchette e senza magia,
Borbottò guardando Frannie,
-Un po' dei loro, ehm, bisogni. Per vedere se sono utili, chessò, come crema per il corpo o simili.
-Cioè, dobbiamo raccogliere gli escrementi dei parassiti?
Chiese Hans, tagliente.
-Beh, se la vuoi mettere in questo modo... per me stiamo semplicemente lavorando per la scienza.
Philip sospirò e si rimboccò le maniche.
-Almeno non deve farlo Aurora. Lei ha paura degli insetti.
-Sì, se ci fosse stata probabilmente li avrebbe puliti tutti lui.
Sussurrò Edmund, e Frannie si mise a ridere annuendo.
-Beh pronti... via!
Esclamò Hagrid entusiasta. Presero una scatola a testa e la aprirono lentamente.
-State attenti e tenete la bacchetta in fondo nella tasca. Altrimenti salteranno fuori e vi verranno addosso.
-Oh, no. Non ce la posso fare.
Sussurrò Mag, trattenendo un conato di vomito. La scatola brulicava di insetti mezzi granchi e mezzi scarafaggi, che zompettavano in modo disgustoso camminando anche uno sull'altro, ed era coperta di palline nere. Aladdin e Philip avevano già iniziato, prendendole una a una anche spostando gli insetti con le dita, e mettendole in un piattino accanto alla scatola, posato sull'erba.
Mag avvicinò la mano verso gli insetti ma la ritrasse. Non poteva proprio infilare la mano lì dentro.
-Ritiro tutto.
Borbottò Edmund, mentre dava un colpetto a un insetto con la mano per prendere una pallina di escrementi sotto di lui.
-Decisamente meglio perdere punti.
-Dovrò scrivere a mio padre, potrebbe esserci venuta un'infezione. Dovrebbe controllarci, per sicurezza.
Sospirò Frannie.
-A volte sei pericolosamente simile a Malfoy, sai Fran? "Mio padre lo verrà a sapere!"
Esclamò Jasmine che, come Margaret, ancora esitava nello sporcarsi le mani.
-Oh, andiamo! Non l'ho detto con quel tono.
-Un po' sì!
Convenne Edmund ridendo. Intanto, poco più in là, quando Hagrid si girava i gemelli si divertivano a tirarsi le cacche tra loro. Una finì nella tasca di Hans, che non se ne accorse, nero di umore com'era. I due scoppiarono ridere.
-Ecco ragazzi, vedete? Questo è lo spirito!
Disse Hagrid fieramente, guardando come si divertivano i due. Poi aggiunse
-Rosander, forza! Il tuo piattino è ancora vuoto! Ci servono escrementi per la ricerca! La comunità magica ha bisogno di questo!
-Ehi, Freddie...
-Sì, Georgie?
-Non trovi che questo Chizcoso somigli in modo spaventoso a Percy?
-Tu dici, fratello? A me sembra somigli più alla sua ragazza.
L'altro scosse la testa.
-No, no, no! Quello là somiglia a Penelope! Questo somiglia a Percy.
-Sì, credo di capire che intendi, hai ragione. Anche se ovviamente questi sono molto più carini.
-Ovviamente.
Hans non aveva proferito parola dall'inizio della prova. Continuava a guardare verso Margaret con sguardo furente.
-Mag, perché il tuo gorilla ti guarda come se avessi fatto tu la spia a Silente?
Lei grugnì, Frannie diede una gomitata all'amico.
-Ed, ti sembra il momento?
Quando finirono era ora di pranzo. Si lavarono le mani a turno dalla fontana del guardiacaccia e salirono verso il castello.
-Mai più. Mai più.
Esclamò Jasmine, passandosi la mano sulla fronte per asciugare il sudore. Aladdin sospirò.
-È stato uno schifo.
Borbottò Edmund, e Frannie imprecò. Margaret guardava Hans precederli risalendo la collina in silenzio. Sospirò affranta. Quando arrivarono in Sala Grande, era chiaro che tutti sapevano. I Tassorosso e i Corvonero li fissavano indignati, perché erano appena saltati indietro nella corsa alla coppa delle case. Susan aveva gli occhi iniettati di veleno. I Serpeverde e i Grifondoro rimasti, che non avevano perso nulla, li guardavano divertiti. Dal tavolo dei professori Silente li osservò rientrare, assolutamente estasiato. Peter li raggiunse a grandi falcate, sorrideva.
-Non sembri uno che ha appena perso il posto, Pete. E nemmeno che ha appena ricevuto una signora punizione dal mago più potente del mondo magico!
Esclamò Edmund, sedendosi al tavolo.
-Perché non è successo!
Rispose lui gagliardo, mostrando la spilla.
-Cosa? Esclamò Frannie, incredula.
-Era una prova. Accettando le mie responsabilità senza incolpare voi ho dimostrato di essere adatto a fare il caposcuola!
Rispose sorridendo orgoglioso.
-Certo che anche quando ti va male poi ti va bene, Peter.
Disse Jasmine, scuotendo la testa.
-Eh già!
Rispose lui ridendo. Edmund gli sorrideva. Il cibo apparve sui tavoli. Margaret scosse la testa.
-Spero che abbiate imparato da questa esperienza.
Disse Margaret, seria.
-Ah sì, e cosa?
Chiese Edmund curioso.
-Mai più feste.
Frannie buttò la testa all'indietro, ridendo.
-Sì, ti piacerebbe!
Per tutta la giornata i ragazzi non riuscirono a togliersi una canzone dalla testa. Si sentiva ovunque, canticchiata in giardino, in doccia nei dormitori, ad alta voce in Sala Grande, il motivetto fischiato
nei corridoi.
"God knows, God knows I want to break free."
 
 


Note autrice
Bene, che dire, questo capitolo è stato piuttosto folle. Edmund si è liberato di Katie (è durata insieme a lui ben due capitoli, ahah), Mag sembra essere in crisi con Hans e Tony è riuscito a conquistare Daphne (per fortuna che Frannie si è rifatta, almeno un po').
Insomma, ci sono stati parecchi scossoni sentimentali, e non solo. Siete soddisfatti degli sviluppi della storia?
Vi è piaciuto l'accostamento della canzone?
Vi aspettavate la scoperta di Silente e la punizione? L’Austriaco Felice è la mia nuova canzone preferita, sappiatelo.
Abbiamo superato la metà dell'anno scolastico, tra poco ci immergeremo di nuovo nei misteri del cane nero sino allo snodo finale. A proposito, nel prossimo capitolo c’è LA FINALE!!
Qui potete sentire la magnifica canzone scelta da Silente

Restate con noi!

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Capitolo 18
*** La finale (e altri drammi) ***



XVI

LA FINALE
(E ALTRI DRAMMI)

 

La festa non era andata come tutti si erano aspettati, anzi. Aveva messo in crisi molti rapporti. I due che ne avevano risentito di più erano senza alcun dubbio Margaret e Hans. Lui l’aveva trattata con freddezza per i due giorni successivi la punizione, poi, di punto in bianco, si era appostato davanti all’aula dalla quale lei sarebbe uscita dopo una lezione di Trasfigurazione, l’aveva presa per mano e l’aveva portata a fare un giro per il cortile, parlando con lei e baciandola come se niente fosse accaduto. Mag era rimasta piacevolmente colpita da quel comportamento, anche se una parte di lei faceva ancora fatica a fidarsi, dopo il modo in cui l’aveva trattata durante la festa. Sperava che lui ci avesse messo una pietra sopra e che da quel momento sarebbero tornati tranquilli e spensierati come il mese prima, ma così non fu. Nonostante avessero fatto pace, lui continuava a trattarla con un certo distacco, ma solo in alcune occasioni, il che, quando capitava, la lasciava totalmente disorientata.
Se prima Hans aveva piacere a passare con lei ogni momento libero, adesso le “concedeva” qualche ora alla mattina o alla sera. Incapace di prendere una decisione definitiva sulla loro relazione, il ragazzo aveva preso come scusa gli allenamenti sempre più frequenti che gli toglievano ore preziose per lo studio, ma, in realtà, se avesse voluto, avrebbe avuto tutto il tempo del mondo per lei. La ragazza, dal canto suo, non sapeva come comportarsi, così lasciava che lui la trattasse in quel modo così subdolo realizzando che quel periodo no che pensava di essersi lasciata alle spalle quando lui era tornato a sorriderle, si sarebbe protratto per altro tempo.
Frannie e Edmund avevano notato che qualcosa non andava, ma ogni volta che le chiedevano come andavano le cose, lei rispondeva con il solito “tutto bene” e né una né tantomeno l’altro volevano insistere. Edmund, in compenso, dopo la festa e tutto quel che era successo con Katie, aveva chiesto a Mag di obbligarlo a studiare di più. In realtà avrebbe voluto supplicarla, ma non si sarebbe mai abbassato a simili umiliazioni, neanche con lei, perciò si era limitato a seguirla in biblioteca più spesso del solito. Fortunatamente per entrambi, lei aveva preso la richiesta del ragazzo come una missione personale e non gli lasciava un attimo di tregua nei momenti liberi. Entrambi ne giovarono: Edmund prese il suo primo E in Trasfigurazione dopo quasi un anno di innumerevoli O, mentre Mag, non dovendo pensare ad Hans in quei momenti, ogni volta usciva dalla biblioteca stranamente rilassata e serena.
Intanto la scuola si stava preparano alla finale di Quidditch. Le due Case rivali avevano iniziato una vera e propria guerriglia per i corridoi e non solo da parte dei giocatori, ma anche – e soprattutto – dai tifosi più accaniti. I Prefetti ebbero molto lavoro da fare, questa volta non per proteggere gli studenti da Sirius Black, del quale non si avevano notizie da un po’, ma per proteggerli da loro stessi.
Prima di Pasqua sia Flint sia Baston avevano vietato a qualsiasi studente che non appartenesse alla loro Casa di presenziare agli allenamenti. A poco più di una settimana dalla partita, gli allenamenti avvenivano a porte chiuse.
Un’altra brutta notizia era giunta alle orecchie di Laetitia e di Mag: Fierobecco era stato condannato a morte. Si trovavano in biblioteca con Edmund quando avevano sentito Ron Weasley promettere alla Granger che l’avrebbe aiutata a cercare nuovi articoli per la difesa dell’animale. A Mag veniva da vomitare, mentre Laets era furiosa. Edmund invece, memore di quella volta in cui aveva provato a dare il suo appoggio a Mag e lei lo aveva ignorato, non disse nulla, anche se in fondo gli dispiaceva davvero tanto per l’ippogrifo.
Mag aveva pensato di riferire il fatto ad Hans, ma quando quella sera si videro, ebbe la sensazione che a lui non sarebbe importato e che glielo avrebbe anche detto in faccia, come faceva ultimamente quando qualcosa di quel che diceva Mag lo annoiava.
Frannie intanto si era ripresa dalla sbornia della festa; aveva liquidato Alicia Spinnet dicendole che non era quel che voleva in quel momento e che quella sera era sconvolta per motivi suoi. La Grifondoro aveva accettato le sue scuse e le due erano tornate sulla loro strada, come se niente fosse successo. Ovviamente Frannie aveva incassato i soldi della scommessa con George, ma li aveva usati per offrire da bere a entrambi.
*

Quel giorno la squadra Serpeverde si era ritrovata in Sala Comune per discutere nuovamente il piano di attacco, dal momento che il campo era stato occupato da Baston per tutto il pomeriggio. Mancavano dieci giorni alla finale ed erano tutti molto tesi. Mentre si avviavano verso la fine della riunione chiamarono Mag, che aveva giocato contro Potter una sola volta (venendo tragicamente sconfitta). Volevano chiederle se aveva qualche consiglio da dare a Malfoy, dato che anche lui non era ancora riuscito a sconfiggere il Cercatore Grifondoro. Lei si sedette accanto ad Hans, che le passò un braccio intorno alle spalle, e iniziò a parlare, anche se, a dire il vero, non aveva molti consigli da dare. Potter era alle prime armi quando aveva giocato per la prima volta contro di lei e ora era migliorato moltissimo; inoltre questa volta era in possesso di una Firebolt, l’ultimo modello di manico di scopa che era uscito quello stesso anno. Con le Nimbus 2001 c’erano buone possibilità di eguagliarlo, ma la notizia era stata ugualmente una brutta bastonata alla certezza della vittoria.
“Non dobbiamo permettere a Baston di superare i sessanta punti di scarto, ad ogni costo” disse Miles in preda allo sconforto.
“Per questo ci saresti tu, dato che sei il portiere” ringhiò un nervosissimo Flint.
“Sentite” esordì Hans in tono pratico “a me non importa quanti rigori rischiamo di subire. Dobbiamo mettere fuori gioco più giocatori possibile”.
Mag non sapeva se dispiacersi di più per l’affermazione del ragazzo o per il fatto che tutti i membri della squadra, compreso Edmund, avevano annuito solennemente. Non disse nulla, erano affari loro alla fine. E poi in effetti l’importante era vincere.
“Mio padre ha detto che se riusciamo a mettere fuori gioco Potter paga le divise nuove per tutta la squadra!” disse Malfoy con un ghigno.
“Allora vedi di prendere quel dannato Boccino prima di lui, Malfoy” sbottò Hans.
Mag ebbe un moto di adorazione nei suoi confronti e sorrise impercettibilmente. Il ragazzo del terzo anno invece non fiatò e arrossì leggermente.
“I giocatori più pericolosi per noi sono Baston, la Johnson e i Weasley; dobbiamo cercare di colpire principalmente loro” disse Montague, che per quella partita avrebbe giocato al posto di Terrence Higgs. Sentendo nominare i Weasley Hans sbuffò. Era ancora arrabbiato con loro per quel che era successo alla festa di qualche settimana prima.
“I Weasley. Quei maledetti Filo-Babbani del cazzo” disse Hans fra i denti.
Maledetti.
Filo-Babbani.
Del cazzo.
A Mag risuonarono queste parole nella testa per quelle che sembrarono ore. Si guardò intorno e vide che nessuno, tranne Edmund, aveva fatto una piega davanti a quell’affermazione. Guardò Hans, che non la degnò di uno sguardo, guardò Malfoy e vide che annuiva compiaciuto, guardò Flint e vide che si grattava il mento facendo finta di celare il sorriso divertito stampato sulle labbra, guardò gli altri e vide che o sogghignavano o guardavano altrove. Incontrò lo sguardo di Edmund e questi la guardò sconcertato e amareggiato. Col fiato corto, le mani sudate e un principio di attacco di panico, si sforzò di prendere parola.
“…Filo-Babbani?!” ripeté con un filo di voce rivolta al ragazzo che la stava ancora stringendo a sé. Forse Hans si rese conto in quel preciso istante della clamorosa gaffe che aveva fatto. Sembrava essersi accorto della sua presenza solo in quel momento.
“Beh, è quello che sono, no?” rispose Pucey con un’alzata di spalle.
Malfoy avrebbe avuto ben altro da dire, ma dato che in quegli ultimi tempi stava iniziando a nutrire una certa antipatia nei confronti di Westergard, si limitò ad annuire dicendo soddisfatto che nella sua famiglia tutti odiavano i Weasley.
“…Va bene, bando alle ciance” tagliò corto Flint, notando che l’atmosfera si era parecchio raffreddata “siamo principalmente nelle mani dei Battitori. Noi faremo quel che possiamo, ma siete voi che dovrete colpire per primi” disse rivolgendosi ad Hans e a Edmund, che stava ancora lanciando sguardi di odio all’indirizzo del collega.
Mag si alzò come se qualcuno l’avesse chiamata dal fondo della stanza. Biascicò un “Ho da fare” e sparì dietro al passaggio prima che qualcuno potesse rendersi conto che se n’era andata. Hans abbassò lo sguardo imbarazzato, ma non la seguì. Edmund era indeciso se tirare fuori la sua bacchetta e fare seriamente del male al ragazzo della sua amica o se uscire e andare a cercarla, ma Flint aveva ricominciato con la storia dei sessanta punti e non gli aveva dato neanche il tempo di intromettersi per dire a tutti di andare al diavolo.
Finirono la riunione verso l’ora di cena. Mag non si era più fatta vedere in Sala Comune e non l’aveva vista nemmeno Frannie, che quel giorno aveva studiato Pozioni insieme a Tony, il quale alla fine aveva ceduto all’orgoglio e le aveva chiesto di aiutarlo a capire tutte le proprietà del sangue di drago. Quando Edmund raggiunse la Sala Grande le trovò ad aspettarlo al tavolo mentre chiacchieravano tranquille. Frannie le stava raccontando il suo pomeriggio e Mag ascoltava in silenzio cercando di mostrare interesse. Aveva la faccia piuttosto sbattuta, un po’ più rossa del solito, ma nessuno avrebbe detto che avesse passato l’ultima ora chiusa in bagno a piangere.
Hans se ne stava dall’altra parte del tavolo e ogni tanto lanciava qualche sguardo nervoso verso la ragazza, ma lei non lo degnò di uno sguardo. A metà cena si riprese un po’ e con Frannie e Jasmine iniziò a parlare di come si sarebbero vestite per la Finale. A un certo punto il suo sguardo incontrò quello di Edmund, ma lo distolse subito per non mostrare la tempesta interiore che stava passando, anche se lui la intuì senza grossi sforzi.
Con la scusa di essere molto stanca, una volta raggiunta la Sala Comune prese con sé ser Jaime e si ritirò nel dormitorio appena dopo cena. Fu allora che Edmund raccontò a Frannie quel che era successo.
“E non le ha neanche chiesto scusa?” chiese la ragazza inorridita “Non l’ha seguita? Non si sono visti dopo la riunione?”
“No, non l’ha degnata di uno sguardo, neanche a cena. L’hai visto, no?” le rispose lui, schifato.
“Povera Mag” sospirò Frannie “ho notato che in questi giorni è molto giù di corda, ma questo è troppo. Dobbiamo parlarle”.
“Hai ragione” rispose Edmund sottovoce “Io pensavo che fosse venuta a cercarti, prima di cena”.
“No, è arrivata in Sala Grande cinque minuti prima di te, pensavo che fosse con voi della squadra!” rispose pensierosa la ragazza.
Provarono a ricostruire gli spostamenti dell’amica ma non avevano molti elementi su cui riflettere. La aggiunsero alle cose che le avrebbero chiesto l’indomani e dopo un po’ andarono tutti e due a dormire.
Edmund era ancora furioso per quello che aveva detto Westergard e si addormentò sognando di poterlo prendere a pugni, come un vero Babbano. Chissà chi dei due avrebbe vinto. Frannie invece rifletté a lungo sull’umore nero che aveva la sua migliore amica in quei giorni. Aveva sempre appoggiato la sua storia con Hans, ma era ora che la ragazza reagisse in qualche modo, perché così non poteva andare avanti.
L’indomani Mag si alzò con una sensazione di ansia, rabbia e tristezza, che mischiate insieme erano un cocktail fatale di nausea. Aveva passato gran parte della notte a riflettere sul da farsi ed era giunta alla conclusione che non amava Hans e quel sentimento non sarebbe mai sbocciato col tempo, ormai lui lo aveva compromesso. In quei giorni aveva avuto la dimostrazione che il sentimento era reciproco, quindi avrebbe messo fine a quella storia prima che lui potesse farle ancora del male. La cosa che più la turbava era che non sapeva come affrontarlo. A volte si rendeva conto di essere troppo esigente e di esagerare, ma altre si rendeva conto che era lui a sbagliare, a non tenerci abbastanza. La cosa peggiore era che non riusciva a parlarne con nessuno, nemmeno con Frannie. A colazione mangiò a fatica mezzo pancake, poi, insieme ai compagni andò a lezione di Incantesimi e poi di Pozioni. Dopo pranzo avevano l’intero pomeriggio libero, quindi il week end iniziò ufficialmente quando uscirono dalla lezione di Piton.
Verso la fine del pranzo, quando Jasmine si alzò per raggiungere Aladdin e la sala si fu quasi svuotata, quando Harry Potter venne scortato da un manipolo di Grifondoro verso il campo per l’ennesimo allenamento, Frannie e Edmund si scambiarono uno sguardo d’intesa e si rivolsero all’amica.
“Allora, Mag…” iniziò Frannie giocando con il bicchiere e concentrando lo sguardo su esso per non mettere troppo in imbarazzo l’amica “ti vedi con Hans, oggi?”
Margaret captò subito che c’era qualcosa che non andava in quella domanda. Solitamente, per ragioni che avrebbe compreso solo col tempo, non ne parlavano mai davanti a Edmund. Inoltre sembrava una domanda troppo forzata e carica di tensione per essere una semplice curiosità dell’amica. E il fatto che per chiederglielo avesse aspettato che Jasmine se ne fosse andata significava che lei e Edmund stavano tramando qualcosa. Frannie sollevò lo sguardo, in attesa della risposta.
“Non lo so” rispose Mag con una smorfia.
“Che significa ‘non lo so’!? Non vi parlate?” insistette Frannie alzando gli occhi al cielo.
“…No” disse con la voce tremante un attimo prima che gli occhi le si riempissero di lacrime.
Guardò altrove cercando di non scoppiare a piangere lì davanti a tutti e si portò una mano tremante alla fronte per non farsi vedere. Frannie capì l’antifona e balzò in piedi.
“Noi dobbiamo parlare” le disse mettendole una mano sulla spalla “Dai, alzati”.
Margaret, un po’ incerta, si alzò e così fece Edmund. Iniziarono a incamminarsi verso l’ingresso della Sala Grande. Edmund rimase un po’ indietro, e quando passarono davanti al tavolo dei Corvonero e Laetitia sollevò la testa e li guardò con aria interrogativa, le disse di andare con loro.  
“Che succede?” chiese la ragazza allarmata, pensando che l’amica stesse male.
Westergard” scandì Edmund con una smorfia di disgusto.
La ragazza balzò in piedi e raggiunse il gruppo di amici.
Non fu necessario dire dove erano diretti: la Stanza delle Necessità era un po’ lontana, ma era l’unico luogo dove avrebbero potuto parlare senza essere disturbati. Frannie sperò che nessuno la stesse utilizzando in quel momento. Attraversarono il castello in silenzio, interrotto ogni tanto dal parlottare concitato di Edmund, che stava aggiornando Laetitia su quel che era appena successo; Frannie invece non lasciò mai andare la mano di Mag, la quale era troppo concentrata a non far traboccare le lacrime per tentare una fuga.
Una volta arrivati, Frannie guardò intensamente il muro e pensò “Ho bisogno di una stanza dove parlare indisturbata con Margaret e gli altri”.  
Quando entrarono, la stanza non era esattamente come si presentava ogni volta che vi entravano: questa volta era di un tenue colore azzurro cielo, che sfumava verso il soffitto in un blu più scuro. Probabilmente rifletteva più il bisogno di calma e tranquillità dell’amica, piuttosto che l’umore di Frannie. Mag rimase titubante sulla soglia, mentre Edmund e Frannie la varcarono e si accomodarono sui divanetti che erano apparsi.
“Vieni, dai” disse Laets passandole un braccio intorno alle spalle e conducendola verso gli amici.
Si sedette con Mag sul divano più grande dove si era già seduto Edmund, mentre Frannie le era di fronte su un divanetto più piccolo.
“Dicci cosa sta succedendo, Mag” disse dolcemente Frannie sporgendosi e mettendole una mano sulla gamba. La ragazza non riusciva a guardare altro se non il pavimento, aveva gli occhi colmi di lacrime.
“Io… Sta andando tutto male” disse con la voce incrinata “è da un mese che mi tratta malissimo… Io… Io a volte lascio correre, altre non ci riesco e finiamo col litigare. Dopo la festa è precipitato tutto, e adesso è completamente fuori di testa, poi con la Finale in arrivo…”
A quel punto si nascose il viso con le mani e scoppiò a piangere. Era la prima volta che lo diceva ad alta voce, che si sfogava con qualcuno. A fatica raccontò qualche aneddoto in cui Hans l’aveva trattata decisamente male o semplicemente l’aveva ignorata. Ne avrebbe avuti da raccontare molti di più, ma non lo fece per due motivi: anzitutto il pianto l’aveva mandata in iperventilazione, era già difficile proferire qualche breve frase senza bloccarsi di continuo. Secondariamente, dicendo ad alta voce quelle cose si rese conto di quanto fosse stata stupida a permettergli di comportarsi in quel modo, e non voleva farsi dare della stupida dagli amici, che sicuramente lo stavano pensando. Laets ascoltò in silenzio, furibonda, lottando contro l’impulso di dirle un sonoro “Te l’avevo detto”, ma riconobbe che non era proprio il momento più opportuno per farlo.
“...E poi non si fa mai v… vedere, prende come scusa gli allenamenti, ma li so meglio di lui gli orari, si vede che fa ap…app…apposta” concluse fra un singhiozzo e l’altro mentre Laets le posava il mento sulla spalla e le accarezzava il braccio con affetto.
“E non una volta che mi dica ‘Sc…Sc…Scusami, è colpa mia’… No, sono sempre i…io che sbaglio”.
“Oh, Mag, dovevi dircelo!” disse Frannie passandole l’ennesimo fazzoletto che era apparso sul tavolo lì vicino “hai passato un mese intero a tenerti tutto dentro, guarda ora in che stato sei”.
“Guarda te se devi ridurti così per Westergard” borbottò Laetitia.
“Sc…Scusate” rispose contrita la ragazza “I…Io non so cosa f…fare”.
“Non puoi lasciare che ti tratti così” disse Frannie sporgendosi verso l’amica nel tentativo di guardarla negli occhi, anche se lei era piegata su sé stessa e si copriva il volto con le mani.
“E poi dopo quello che ha detto ieri non meriterebbe neanche le tue lacrime” s’intromise finalmente Edmund.
Mag sperava che non lo dicesse. Era una ferita ancora aperta e sanguinante.
“Perché? Che ha detto?” chiese Laets inorridita al solo pensiero.
Mag scoprì con orrore che Frannie lo sapeva, dal momento che fu lei a informare l’amica dell’uscita infelice e razzista del ragazzo sui Filo-Babbani.
Ed… Glielo hai detto?” chiese col fiato ancora corto.
Non era arrabbiata, anzi, in fondo era quasi felice di non dover essere lei a ripeterlo, ma si sentì umiliata esattamente come il giorno prima, quando tutti avevano riso di quella battuta. In tutta risposta Edmund le passò timidamente un braccio intorno alle spalle e l’attirò a sé perché piangesse un po’ anche sulla sua spalla; lei non protestò, anzi, il bisogno di essere abbracciata era troppo forte per vergognarsi di quel contatto.  
“Ma certo che me lo ha detto! A dire il vero avresti dovuto farlo tu, e invece ieri sera sei sparita” rispose Frannie in difesa dell’amico.
“Inammissibile. Come puoi stare ancora con lui, Mag!” sbottò Laetitia dando un pugno al divano.
Edmund fu molto felice del fatto che Laets avesse tirato fuori quell’argomento, e ancora di più del fatto che Mag avesse appoggiato la testa nell’incavo fra il suo collo e la sua spalla; sarebbe potuto arrivare un Dissennatore in quel momento e neanche lo avrebbe sentito.
“Mi ha fatta sentire una nullità” singhiozzò la ragazza, Edmund la strinse più forte a sé.
“…Credevo che fosse solo un periodo no, ma penso che voglia lasciami” aggiunse, indecisa se dirlo oppure no, ma ormai tanto valeva dire le cose come stavano.
“Ed è quello che voglio fare anche io” pensò, senza avere ancora il coraggio di dirlo ad alta voce.
Frannie sembrò leggerle nel pensiero.
“E tu battilo sul tempo!” disse con rabbia.
Se c’era una cosa che odiava era il razzismo; nei confronti dei suoi amici, poi, sia Mag che i Weasley, la faceva ancora più infuriare. Era già tanto che non avesse affrontato Hans di persona. Mag sentì Edmund annuire accanto a lei.
“…Seriamente, Mag” continuò Fran incrociando le braccia e appoggiandosi allo schienale del divano “anche io e Edmund siamo Purosangue come lui, eppure non ci siamo mai fatti scappare affermazioni del genere. Mai. Neanche da bambini probabilmente. E sinceramente penso che dire ‘è stata una svista’…”
“…Non è una scusa” concluse fermamente Edmund.
Laetitia diede ragione a entrambi. Alcuni Mezzosangue avevano opinioni razziste nei confronti dei Nati Babbani e dei Babbani, lei certamente no.
“…E poi francamente sono stufo di vederti così giù, ultimamente” sbottò Edmund leggermente imbarazzato.
Frannie annuì e si accorse in quel momento che i suoi due amici erano abbracciati come due fidanzatini, ed erano davvero belli da vedere. Cercò di reprimere un sorriso, ci avrebbe pensato più tardi.
“…Si vede tanto?” chiese Mag sollevando la testa dalla spalla di Ed e tirando su col naso.
Sì” risposero i tre all’unisono.
A dire il vero Laets non lo aveva notato particolarmente, ma si fidò ciecamente del giudizio degli altri due. E poi aveva visto come l’aveva trattata i giorni che avevano seguito la festa. Già allora aveva trovato assurda la remissività di Mag.
“Avete ragione” convenne Mag sciogliendo a malincuore l’abbraccio con Edmund, che però le mise una mano sul ginocchio; si prese la testa fra le mani “Io… Ci sto troppo male, è meglio piantarla qui. Ci ho pensato a lungo in questi giorni e… sì, è meglio così”.
“Lo farai nei prossimi giorni?” chiese Laets quando fu chiaro che Mag aveva intenzione di lasciare Hans.
“Cr… Credo che lo farò… Subito. Mi serve solo qualche minuto per calmarmi e schiarirmi le idee” disse prendendo un altro fazzoletto e iniziando ad asciugandosi gli occhi, che erano rossissimi per il pianto.
Tutti la guardarono sbigottiti. Non si aspettavano che parlandole l’avrebbero fatta ragionare così in fretta. Non sapevano che erano sentimenti che lei covava già da settimane, ormai, ma se prima erano delle semplici idee che frullavano per la mente, ora erano diventati una vera e propria decisione. 
“…Lo vai a cercare adesso?” chiese Frannie estraendo la bacchetta. La puntò verso uno dei quattro bicchieri che erano apparsi poco prima, probabilmente evocati dal suo pensiero, e pronunciò la formula Aguamenti.
Tieni, ne hai proprio bisogno” disse passando il bicchiere pieno d’acqua all’amica.
“Dovresti imparare a far apparire la Burrobirra, Fran” disse Mag sorridendo appena.
“Se vuoi da stasera ci mettiamo a imparare come si fa” disse lei sorridendo a trentadue denti.
“Tanto non avrò più niente da fare…” rispose la ragazza singhiozzando ancora una volta, prima che il pianto si placasse del tutto.
Rimasero una buona mezzora a parlare con calma; a mano a mano che la crisi di pianto faceva il suo corso, Mag riacquistava lucidità e si convinceva che era la cosa giusta da fare, anche se il pensiero di lasciarsi con quel ragazzo la mortificava. In fondo al suo cuore continuava a piacerle molto.
A un certo punto, dopo essersi lavata la faccia in una bacinella che era apparsa dal nulla, Margaret si alzò in piedi.
“Potete aspettarmi qui? Non credo che dopo avrò voglia di stare in mezzo alla gente…” chiese debolmente.
Frannie si alzò e le diede un lungo abbraccio.
“Coraggio, Mag!” le sussurrò all’orecchio.
“Noi siamo qui” annuì Edmund incoraggiante.
“Se vuoi ti accompagno” disse Laets alzandosi in piedi per dare anche lei un abbraccio all’amica.
“No, devo farlo da sola” rispose la ragazza scuotendo la testa.
“Buona fortuna” disse Frannie prima che Mag si chiudesse la porta alle spalle lasciando i tre amici in silenzio, ad attendere.

 
*

Mag passò dalla biblioteca per controllare che Hans non si trovasse lì. Aveva il cuore che le batteva a mille e aveva lo sguardo di un condannato che sale al patibolo. Non lo trovò. A quel punto poteva essere o in Sala Comune o in cortile, dato che era una bella giornata di sole. Si ritrovò faccia a faccia con lui mentre percorreva le scale che conducevano ai sotterranei. Il suo cuore perse un colpo.
Hans!” squittì.
“Oh, Mag!” disse lui imbarazzato “Stavo andando a…”
“Ti devo parlare” tagliò corto lei, che non sapeva da dove le arrivasse la forza di parlare. Lui la squadrò preoccupato, fece un sospiro e la seguì.
“Va tutto bene?” le chiese sapendo perfettamente che la risposta era no. Lei sul momento non rispose, così lui ne approfittò per prendere la parola.
“Senti, prima che tu dica qualsiasi cosa, mi dispiace per ieri” disse fermandosi per guardarla negli occhi, facendola arrossire. Si vedeva che aveva pianto ma non voleva sapere il perché.
“Ho detto una cosa sbagliata, non lo pensavo davvero”.
Mag si morse l’interno della guancia. Sentì che se fossero stati agli esordi della loro storia, lo avrebbe sicuramente perdonato. Distolse lo sguardo e continuò a camminare.
“Già. Ma questo non cambia le cose” mormorò mesta. Fece un sospiro e gli disse tutta la verità.
“Io… Non sono felice con te, non lo sono più. Ci ho provato, pensavo che le cose si sarebbero sistemate ma vedo che non c’è volontà da parte di nessuno dei due. Non nego che all’inizio mi piacessi, e anche tanto, ma... ci sto troppo male ultimamente. Dobbiamo lasciarci”.
Le parole le uscirono con una naturalezza tale che ogni dubbio che quella non fosse la cosa giusta da fare svanì completamente. Lui l’ascoltò in silenzio.
“…Tu sei una persona straordinaria, sono sicura che là fuori ci sia qualcuno che possa apprezzarti più di quanto abbia fatto io”. “Sopportarti” la corresse una voce nella sua mente. Stava cercando di rendere meno dolorosa possibile la rottura. In fondo ci teneva ancora a lui.
“Hai ragione” rispose Hans ridestandosi, leggermente turbato “Ci ho pensato anche io in questi giorni ed era solo questione di tempo. Sono felice che siamo giunti alla stessa conclusione: non siamo fatti per stare insieme”.
“Bene” rispose Mag leggermente colpita dalla facilità con cui avevano raggiunto quell’accordo. Si chiese se fosse il caso di andare via subito e lasciarlo al suo destino, ma poi pensò a tutte le cose che lui le aveva detto in quelle ultime settimane e le sembrò lecito fargli notare quanto l’avesse fatta soffrire.
“Io spero di non averti mai trattato male. Tu invece lo hai fatto, soprattutto da dopo la festa. Mi hai fatta sentire uno schifo e non mi hai mai chiesto scusa. E l’episodio di ieri è stato solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso, lo capisci?”
“Sì, lo capisco. Ma te l’ho detto, è ovvio che non siamo fatti per stare insieme” rispose lui fingendosi contrito.
Era un bravo attore, a Mag lasciò la sensazione che stesse dicendo una falsità, ma nulla della sua espressione lo lasciava intendere.
“… Amici come prima?” chiese lui mettendole una mano sulla spalla e stringendola dolcemente.
Mag non riuscì a contrastare l’impulso di scostarsi a quel tocco, come se la mano di lui fosse stata rovente. Lui lo notò ma fece finta di niente e rimase impassibile.
Non siamo mai stati amici” pensò Mag stupendosi di averlo realizzato in quel preciso istante.
“Certo” rispose seria. Non riusciva a mantenere uno sguardo sereno come stava facendo lui.
“Stammi bene, Hans” disse con freddezza.
Non capiva per quale motivo la tristezza dei giorni prima avesse appena lasciato spazio a una collera che non aveva mai provato prima. Gli voltò le spalle e se ne andò, senza notare il sorriso che si era stampato sul volto del ragazzo.
Attraversò ancora una volta tutto il castello a passo spedito. Avrebbe voluto correre, ma le scale che continuavano a cambiare direzione non glielo permettevano. Continuarono a rimbombarle nella testa le parole che si erano appena detti, e più ci pensava, più si rendeva conto che c’era sempre stato qualcosa di profondamente sbagliato nella loro relazione. Quando arrivò al corridoio del settimo piano, dove i suoi amici ancora la attendevano, finalmente realizzò una cosa che la fece infuriare.
Lui non aveva nemmeno accennato a chiederle scusa, non aveva nemmeno provato a chiarire le sue intenzioni. Come se lo sapesse di essersi comportato male e non se ne fosse pentito o vergognato.  
Varcò la soglia della stanza e tre paia di occhi la fissarono. Frannie e Edmund avevano evocato una scacchiera e si stavano sfidando a scacchi parlottando fra di loro; Laetitia aveva appellato un libro e si era sdraiata sul divano per leggerlo in santa pace. Quando videro Mag interruppero quel che stavano facendo, Laets si mise seduta, Frannie si alzò in piedi, in attesa del responso.
“È finita!” annunciò la ragazza con un sospiro di sollievo. Tutta la voglia di piangere che l’aveva accompagnata in quei giorni era scomparsa, anche se le bruciavano ancora gli occhi.
Gli amici la fecero sedere e si fecero raccontare tutto. Questa volta era accanto a Frannie, mentre Edmund era di fronte a lei ad aspettare che crollasse per poterla abbracciare di nuovo. Quando ebbe finito il racconto senza quasi fare una piega, Laetitia le sorrise.
“Beh, ci hai solo guadagnato, te lo dico io!” disse cercando di non esagerare. L’amica sembrava ancora un po’ scossa, nonostante ostentasse una certa sicurezza.
“Non mi è mai piaciuto” borbottò Edmund a un certo punto. 
“Che novità!” scoppiò a ridere Mag. Edmund le restituì uno sguardo strano, come se fosse stato beccato a fare qualcosa che non doveva, ma lei gli sorrise.
“Guarda che si vedeva lontano un miglio che non lo sopportavi!” gli disse prima che Edmund iniziasse a meditare di uccidere Frannie. Pensava che avesse parlato con Mag della sua presunta cotta.
“Beh, se lo meritava!” disse Laets intervenendo a favore dell’amico.
“Sì, un po’ sì” ammise Mag.
Guardò Edmund di fronte a lei e desiderò di trovarsi ancora fra le sue braccia, ma non avrebbe mai avuto il coraggio di spostarsi e comunque non vedeva per quale motivo avrebbe dovuto farlo. Arrossì lievemente a quel pensiero.
“Bene, ragazzi” disse Frannie alzandosi in piedi “Ho una proposta. Andiamo nelle cucine a prendere qualche dolcetto, o ci facciamo fare una torta, succo di zucca alla mano e andiamo a prendere il sole al Lago Nero. Oggi niente studio! Chi è con me?”
Mag non ne aveva neanche per la mente di studiare, quel giorno. Edmund non fu difficile da convincere, dal momento che era già balzato in piedi.
“Mi dispiace ragazzi, io ero d’accordo con Belle che avrei studiato con lei, sono già in ritardo!” disse Laetitia “Scusa, Mag, vorrei starti più vicina ma…”
“Oh, non preoccuparti! Anzi, grazie per esserci stata” rispose Mag leggermente imbarazzata.
Laets le diede un abbraccio veloce e sparì dietro la porta. Poco dopo si incamminarono anche i tre Serpeverde. Andarono verso le cucine parlando male di Hans; Mag raccontò qualche altro aneddoto in cui avrebbe dovuto capire che non erano fatti l’uno per l’altra, questa volta con maggior serenità.
Quando si trovarono davanti al passaggio per le cucine, accanto alla Sala Comune Tassorosso, incontrarono Tony, che si stava dirigendo verso l’entrata della stanza. Frannie si sbracciò per salutarlo, come al solito.
“Ciao Frannie!” la salutò cordialmente il ragazzo “Cosa ci fai qui?”
“Niente, stavamo andando rubare qualche dolce per fare merenda” rispose lei sorridente, poi, presa dall’euforia, gli chiese se avesse qualcosa da fare.
“A dire il vero sono stato con Daph fino ad ora, e adesso volevo studiare un po’” rispose il ragazzo titubante.
“Noi abbiamo deciso che oggi non si studia. È una così bella giornata!” esclamò la ragazza “ci mettiamo in riva al Lago, se ti va di fare un giro con noi…”
Mag e Edmund si guardarono per un breve istante, poi distolsero lo sguardo per evitare di scoppiare a ridere a causa della sfacciataggine dell’amica.
“Io non…” iniziò il ragazzo dubbioso “Non saprei…”
“Coraggio, McMartian” s’intromise Mag alle spalle di Frannie “Se ho rinunciato io allo studio, puoi farlo anche tu!”
“Oh, va bene, ma non so se riesco a rimanere per molto” rispose Tony con un’alzata di spalle.
In quel momento si accorse che c’era anche Edmund. I due avevano avuto un battibecco subito dopo la festa e da allora i rapporti si erano un po’ raffreddati.
“Noi andiamo avanti in cucina” disse Edmund, imbarazzato, spingendo Mag dentro al passaggio aperto. Tony e Frannie arrivarono due minuti dopo; Frannie lo stava ancora convincendo che prendere il sole, in quella giornata magnifica, non era assolutamente da considerare tempo buttato.
Mag e Edmund intanto avevano ordinato agli elfi domestici una dozzina di pasticcini vari, qualche crostatina e pochi dolci al cioccolato, ora erano seduti uno di fronte all’altra ad aspettare.
“…E se per caso gli dovesse arrivare un Bolide in testa, non affrettarti troppo ad aiutarlo, capito?” gli disse Mag; lui abbassò la testa ridendo di gusto.
Se non ci fosse stata di mezzo la Coppa del Quidditch, probabilmente lo avrebbe fatto davvero. Non aveva mai desiderato tanto di trovarsi nella squadra avversaria solo per poter riempire di Bolidi l’odiato compagno di squadra, senza avere un peso sulla coscienza.
“Cosa?! Solo tre biscotti al cioccolato?” disse Frannie guardando il cestino gentilmente offerto dagli elfi che si stava riempendo a poco a poco.
“Sì ma c’è un sacco di altra roba” disse Mag con un’alzata di spalle.
“Tranquilla, a me non piace molto il cioccolato” disse Tony sorridendo “ti lascio la mia parte”.
A Frannie tremò il cuore; distolse lo sguardo perché l’amore che emanava era troppo ben visibile.
I quattro uscirono dalle cucine e si diressero verso il cortile facendo qualche congettura sul tempo che ci sarebbe stato il sabato successivo, in occasione della Finale. Arrivati sulla riva del Lago Nero, Mag iniziò a disporre sul prato le bottiglie di Succo di Zucca, mentre gli altri tirarono fuori dal cestino i dolci. Si sedettero e iniziarono a bere, brindando tutti insieme.
“Oh, che giornata memorabile!” disse Mag dopo il primo sorso stendendosi sull’erba.
“Puoi dirlo forte, Mag” disse Edmund guardandola e lottando contro l’impulso di accarezzarle i capelli.
Frannie gli diede una gomitata, forse intercettando il suo sguardo perso, mentre Tony si chiese come mai una giornata del genere potesse essere definita memorabile; per lui non era stata niente di che. Frannie lo informò sull’accaduto, dicendogli semplicemente che l’amica si era appena lasciata alle spalle una relazione disastrosa.
“…E quindi l’ho appena lasciato” annuì Mag prendendo il terzo bignè alla crema.
“Come spero che faccia lui con la Greengrass” pensò Frannie con un sorriso sulle labbra.
“Mi dispiace” disse il ragazzo non sapendo che altro aggiungere.
Con Mag non aveva mai parlato molto se non per faccende riguardanti i compiti o il Quidditch.
“Non importa” disse Mag con un sorriso tranquillo “Parliamo di altro, vi va?”
“Avete sentito che Potter ha una Firebolt?” chiese Tony agli altri con gli occhi che luccicavano.
“Sì…” risposero Mag e Edmund mesti.
“Speriamo che Draco riesca a batterlo” disse Frannie fiduciosa.
“Speriamo che riesca a non fare lo stupido” aggiunse Mag, acida.
“Per chi farai il tifo?” chiese Frannie a Tony senza degnare l’amica di una risposta.
“Temo che dovrò tifare per voi” disse lui ridendo “se non lo faccio Daph mi uccide”
A Frannie diede enormemente fastidio sentire pronunciare il nome della ragazza con quel nomignolo. E ancora più fastidio quel “temo”. Lei lo avrebbe lasciato libero di tifare per quel che voleva.
“Se tifi per Grifondoro dovresti essere libero di farlo” disse con un’alzata di spalle.
Non voleva discutere, ma desiderava comunque affermare quel concetto.
“…Ma tanto ti conviene tifare per noi, dato che vinceremo” aggiunse suscitando la risata del ragazzo e dei due amici.
“Brava Fran, hai fatto la gufata” disse Edmund mettendosi in bocca l’ennesima fragola caramellata.
“Ma quale gufata, abbiamo una squadra fortissima!” disse lei sistemandosi i capelli.
Edmund scosse la testa, mentre Mag fece una risata nervosa. La pensava come lui: non erano cose da dire prima di una partita così importante.
“In effetti Pevensie non ha tutti i torti” disse Tony leggermente imbarazzato.
Edmund gli restituì uno sguardo riconoscente indicandolo e alzando le mani al cielo, grato di avere qualcuno che lo appoggiasse.
Bazzecole” insistette Frannie, ma fu felice di vedere i due ragazzi ricominciare a parlarsi normalmente, anche se non ricordava il perché della loro discussione.
Rimasero a parlare per un po’ della stupidità dei ragazzini che si azzuffavano per i corridoi per preservare l’onore della propria squadra. In quei giorni la situazione stava davvero precipitando. Edmund, da Prefetto e membro della squadra, si era ritrovato a convincere diversi ragazzini del primo anno che dovevano smetterla di lanciare fatture contro i loro compagni Grifondoro, quando, da membro della squadra, avrebbe preferito Schiantarli tutti, i Grifondoro. Era davvero stanco di quella situazione. Qualche giorno prima Belle aveva tolto una decina di punti a dei Serpeverde per quello stesso motivo e Frannie era stata tentata di rispondere al fuoco togliendo venti punti a qualche Corvonero a caso.
“…Ma non lo hai fatto, vero?” chiese Tony certo che la risposta sarebbe stata negativa.
“Certo che no” rispose lei. Fece una pausa ad effetto e aggiunse con nonchalance “…Ci ha pensato Edmund per me”.
Mag scoppiò a ridere, mentre Tony sorrise imbarazzato. Non se lo aspettava proprio.
“Se lo meritavano, McMartian” precisò Edmund vedendo lo sguardo perso del ragazzo, che si rilassò leggermente, anche se aveva la sensazione che i tre gli stessero mentendo.
A un certo punto Tony disse che doveva tornare in Sala Comune, così li salutò, li ringraziò per l’oretta passata tutti insieme e si diresse verso il castello. Frannie lo guardò allontanarsi con aria sognante.
“Si molleranno presto” disse sdraiandosi comodamente accanto a Mag “guardate, quella nuvola siamo io e Tony che ci sposiamo, non sembra anche a voi?”
Edmund prese posto accanto a lei.
“A me sembra più un drago” disse scrutando il cielo e le poche nuvole che si muovevano su di esso. Sorrise, quel pomeriggio si sentiva sereno per la prima volta da mesi.
“A me un cane che suona il flauto” disse Mag.
I due amici scoppiarono a ridere.
“Ma no, è il fuoco del drago!” insistette Edmund.
“…È il mio vestito da sposa, punto” tagliò corto Frannie.
Rimasero a ridere e a cercare qualche strana forma fra le nuvole per un’altra ora abbondante, poi, quando iniziò a imbrunire e l’aria si fece più fresca, Edmund balzò in piedi, diede una mano alle due ragazze e fece alzare anche loro. Insieme si diressero verso il castello.
“Ragazzi,” disse Mag a un certo punto, senza guardarli in faccia “grazie per oggi, è stato importante per me avervi vicini… Siete stati… grazie” disse senza trovare le parole giuste per esprimere il bene che voleva ai due.
Edmund le diede una gomitata affettuosa, mentre Frannie le circondò le spalle, la strinse a sé e le diede un bacio sulla guancia.
“Per te ci saremo sempre, vero Edmund?” disse facendo l’occhiolino all’amico e lasciando andare l’amica, che aveva abbassato il volto, imbarazzata.
“Certo, sempre” annuì lui affondando le mani nelle tasche dei pantaloni.
“…Grazie” ripeté Mag.
Rientrarono nel castello e corsero tutti e tre a prepararsi per la cena. Mag incontrò Jasmine nel dormitorio e le raccontò gli avvenimenti della giornata. L’amica ci rimase un po’ male, ma sentendo quanto il ragazzo del sesto anno era stato insensibile nei suoi confronti, le diede ragione.
Frannie era già uscita dal dormitorio perché sperava di trovare Edmund da solo per fare insieme a lui quattro chiacchiere. Trovò il ragazzo seduto su una poltrona a leggere il libro che gli aveva regalato Mag per Natale. Fino a quel momento non si era ancora deciso ad aprirlo.
“Da oggi la smetterai di tenere il broncio tutto il giorno, vero?” gli disse arrivando alle sue spalle.
Quando gli fu davanti fece un sorriso sornione, Edmund invece arrossì.
“Smettila, Fran” sibilò lui guardandosi intorno spaventato.
“Scommetto che non sai di cosa parlo, vero?” chiese lei ridendo.
“No, infatti” disse lui tornando a leggere con finta disinvoltura.
“Bene, allora te lo dirò io… Margaret!” disse voltandosi verso l’amica che stava scendendo le scale del dormitorio con Jasmine.
Edmund chiuse il libro di colpo e si voltò verso Frannie con uno sguardo omicida.
“Hey, eccomi!” disse Mag alle sue spalle, facendo sussultare l’amico che non aveva capito che Frannie l’aveva nominata perché stava effettivamente arrivando.
“Di che parlavate?” chiese con noncuranza, poi ci pensò su e guardò Frannie con aria interrogativa.
“…Da quando mi chiami usando il nome per intero?!” chiese ridacchiando.
“Niente, è perché Edmund…” rispose prontamente Frannie con un ghigno.
“…Sto leggendo il tuo libro” tagliò corto il ragazzo mostrando il volume alla ragazza.
“Oh, solo adesso? Io il tuo l’ho già finito!” rispose lei con aria sognante, il pensiero rivolto alle meravigliose razzie di Capitan Sparrow per il mar dei Caraibi.
“Non avevo molto tempo prima” rispose Edmund con un’alzata di spalle.
“Perché, adesso che ci sono i GUFO ce l’avresti?” lo stuzzicò Frannie con un tono allusivo che Mag non riuscì a decifrare.
“Sì, Frannie” rispose lui inviperito.
Margaret non capì il motivo di quella risposta acida, ma sottopose Edmund a un interrogatorio su quel che aveva letto sulle strategie militari in epoca medievale, interrogatorio che finì quando erano ormai a metà della cena.
“Senti, vuoi leggerlo prima tu, per caso?” le chiese esasperato il ragazzo servendosi il salmone alla griglia.
La ragazza finalmente si zittì e Frannie ringraziò il cielo, dato che le interessavano ben poco quegli argomenti.
 
* * *
 
Edmund uscì dal campo di Quidditch con un diavolo per capello. Percorse il sentiero che portava al castello insieme a Malfoy, il quale stranamente in quei giorni era piuttosto silenzioso e aveva perso la voglia di fare lo sbruffone per la finale, almeno con i compagni di squadra. I due stavano parlando della Coppa del Mondo di Quidditch.
“Mio padre ha detto che ci sono alte probabilità che il Ministro Caramell in persona ci inviti nella sua tribuna!” disse Draco con orgoglio, ma senza pavoneggiarsi come avrebbe fatto con chiunque altro.
“Fico!” borbottò Edmund “Io non so esattamente dove saremo seduti, ma penso in posti piuttosto buoni. Devi chiedere a Frannie, lei lo sa di sicuro”.
Una volta arrivati in Sala Comune, poco prima della cena, trovarono Mag, Jasmine e Frannie chine su tre vestiti verdi quasi del tutto uguali, se non per la forma, su cui era stato ricamato un serpente argentato. Stavano discutendo animatamente con davanti un paio di libri di Incantesimi.
“Che state facendo?” chiese Edmund puntando la bacchetta contro il borsone per spedirlo nel dormitorio.
“Ci prepariamo per domani!” rispose Jasmine sorridendo tranquilla. Mag e Frannie erano concentrate sulla stoffa, le bacchette puntate contro il serpente.
“Eppure Elsa ci ha detto che è questa la formula!” disse Mag battendo una mano sul tavolo “Forse si è sbagliata…”
“Mag, stai calma. Adesso ce la facciamo” disse Frannie prendendosi la testa fra le mani.
Serpentis locomotor!” disse Mag puntando per l’ennesima volta la bacchetta contro il serpente, ma quello rimase immobile.
“Basta, ci rinuncio” disse posando la bacchetta “Peccato, Aurora ci ha fatto un mega favore a sistemarci questi vestiti!”.
“Alla fine sono belli anche se il serpente non si muove” disse Draco, che si era unito al gruppo, incuriosito.
Mag fece una smorfia. Provò a rileggere la pagina del manuale di Incantesimi, finalmente si accorse della minuscola nota a piè di pagina che non aveva notato fino a quel momento: “per gli abiti: texti locomotor”.
“Elsa è una stordita” disse posando il libro “E la formula non era quella: guardate!”
Riprese in mano la bacchetta, la puntò al vestito e pronunciò la formula. Subito il serpente argentato si mosse, percorrendo lo spazio verde del vestito. Sembrava un’anguilla che nuotava nell’acqua.
“Evvai, ce l’abbiamo fatta!” esclamò Frannie saltando sul posto “Siamo forti”.
Diede il cinque alle due amiche, che sorridevano soddisfatte.
“Guardate fin dove si è spinto il nostro patriottismo e amateci” disse sollevando l’abito di Mag per farlo vedere a Edmund e a Draco, i quali, pur non essendo particolarmente interessati ai vestiti, ammirarono particolarmente l’incantesimo.
“Siete le migliori” disse Edmund mentre Mag estendeva l’incantesimo agli altri due abiti con un sorriso soddisfatto.
“Non vedo l’ora di farlo vedere ad Aurora, anche se tiferà per gli altri” disse Mag con aria sognante.
“Direi che adesso possiamo andare a cena” disse Frannie tutta contenta.
Draco li salutò e raggiunse i suoi amici; Pansy Parkinson non lo aveva perso di vista per un attimo e guardava i vestiti delle tre ragazze con malcelata invidia.
Mag portò i tre abiti nel dormitorio e tornò dagli amici; insieme si incamminarono verso la Sala Grande. Quella sera l’aria era elettrica, molto più del solito. Harry Potter era arrivato con una scorta di una decina di Grifondoro, Ron Weasley gli stava accanto decisamente imbarazzato. I Grifondoro erano tutti estremamente rumorosi, davvero insopportabili. Per la prima volta dopo anni i gemelli Weasley non degnarono gli amici Serpeverde di uno sguardo. Non avevano neanche voglia di fare battute stupide al loro indirizzo perché sapevano che questa volta nessuno si sarebbe divertito. Da una settimana si ignoravano cordialmente.
Edmund era piuttosto teso, così Mag e Frannie lasciarono che sfogasse a parole tutto il suo odio contro i Grifondoro, contro alcuni suoi compagni di squadra, da Miles che era un concentrato di noiosità ad Hans che osava fare l’amicone con lui quando lui non si era mai mostrato bendisposto nei suoi confronti. Mag passò rapidamente in rassegna il resto dei giocatori della sua squadra e vide che erano tutti abbastanza tesi. Flint era un fascio di nervi e parlava in modo concitato con il Caposcuola Serpeverde. Hans guardò verso di lei e le fece perdere un battito; le sorrise cordialmente, ma lo sguardo che ricambiò Mag fu pieno di rancore. Era ancora piuttosto arrabbiata con lui per come l’aveva fatta sentire i giorni prima.
“Aladdin verrà con te, Jas?” chiese Frannie provando a cambiare argomento.
La ragazza fece una smorfia, guardò il suo ragazzo che parlava con Potter e Weasley junior dall’altra parte della Sala e tornò a guardare gli amici.
“No, e deve anche starmi lontano domani” rispose con una punta di rabbia nella voce.
“Che è successo?” chiese Mag allarmata.
I sui due amici non avevano mai litigato da quando si erano messi insieme.
“Beh, lui ritiene che io debba fare il tifo per la sua squadra ogni volta che gioca, mentre non può fare uno sforzo per ricambiare una sola volta” rispose con un’alzata di spalle, convinta di aver ragione.
Per tutto l’anno aveva sempre seguito il suo ragazzo in tutte le partite, anche quelle che richiedevano il tifo per squadre che avrebbero compromesso la vittoria Serpeverde.
Grifondiota” sbuffò Frannie “come tutti i suoi simili”.
“Puoi dirlo forte” sibilò Jasmine.
“Ma farete pace, vero?” chiese Mag.
Non riusciva a immaginare un mondo in cui Jasmine e Aladdin non stessero insieme.
“Solo se vince Serpeverde e… se mi chiede scusa” disse Jasmine con un sorriso malizioso.
Quando si metteva in testa qualcosa era difficile dissuaderla.
“Una parola, insomma” disse Edmund ridendo.
“Vedete di vincere, altrimenti ingrandisco Rajah e ve lo mando nel dormitorio mentre dormite” continuò la ragazza. Sembrava molto seria.
“Ed, ti conviene vincere” disse Mag appoggiando una mano sulla spalla del ragazzo.
“Comunque hai ragione, Jas” disse Fran.
“Lo so” annuì soddisfatta la ragazza scuotendo i capelli e ostentando tutta la sicurezza che possedeva.
Prima delle dieci Flint mandò tutti i giocatori a dormire, dal momento che il giorno dopo il non essere ben riposati non sarebbe stato una scusa valida.
Mag, Frannie e Jasmine rimasero a chiacchierare in Sala Comune fino a tarda ora, anche se l’indomani si sarebbero svegliate presto per far compagnia a Edmund. Erano troppo esaltate per la partita, per i loro meravigliosi vestiti e per il tifo folle che avrebbero fatto l’indomani.
Andarono a dormire cercando di fare silenzio per non disturbare Miles e si svegliarono con la compagna di classe, verso le sette.
Edmund era già in Sala Grande, circondato dai membri della squadra. Fu felice di spostarsi più vicino alle amiche. C’era una confusione mai sentita prima. Sembrava l’alba di una battaglia epica, del Bene contro il Male. Ovviamente Serpeverde costituiva il Bene, anche se in quei giorni erano quelli che avevano perso più punti a causa del fanatismo impazzito.
Serpeverde non perdeva una finale da anni, da quando il fratello maggiore dei gemelli Weasley non aveva strappato una vittoria a favore dei Grifondoro. Erano tutti molto tesi perché le cose erano cambiate parecchio nel corso degli anni. Era arrivato Potter, un giocatore più che capace, ed era in possesso del manico di scopa più veloce del mondo. La squadra Serpeverde si era adagiata sugli allori a lungo e negli ultimi tre anni aveva incominciato a vacillare. Erano tutti molto tesi, anche se nessuna delle due squadre dubitava della propria vittoria.
Quando la squadra si alzò e si diresse verso il campo, Frannie iniziò a truccarsi la faccia con i colori dei Serpeverde. Jasmine l’aiutò mentre Mag rideva della follia dell’amica. Il risultato finale non era per niente male, però: gli occhi e le labbra erano stati dipinti con i colori della squadra, mentre sull’intero volto Jasmine le aveva dipinto un serpente che partiva dal mento e arrivava fino alla fronte; il serpente aveva un’aria decisamente aggressiva.
Alla fine Mag si lasciò convincere e si fece aiutare a mettere il rossetto verde e argento. Jasmine, oltre al rossetto, aveva disegnato con l’eyeliner agli angoli delle palpebre quelle che sembravano le squame di un serpente.
Quando uscirono dalla Sala tutti le guardarono ammirati. C’erano dei Grifondoro messi decisamente peggio. Neville Paciock si era dipinto la faccia metà di oro e metà di rosso; il disegno di Frannie era decisamente più elegante e meno grossolano.
Si avviarono verso il campo e presero posto negli spalti dove il tifo per i Serpeverde era più attivo. Notarono con sommo dispiacere che gran parte della scuola aveva preso le parti dei rosso-oro.
“Guardate Piton!” gridò Frannie indicando il professore, dall’altra parte del campo, vestito interamente di verde con un cappello argentato. Le ragazze scoppiarono a ridere ma lo amarono immensamente.
Presero posto abbastanza vicini a Tony e Daphne; il ragazzo era un po’ a disagio, ma quando vide Frannie si illuminò. Almeno c’era qualche faccia conosciuta in mezzo a quel marasma di gente.
Peter e Susan si fecero largo fra la folla per raggiungere le amiche del fratello minore.
“Bei vestiti!” esclamò Susan ammirata.
Le tre ragazze ringraziarono soddisfatte.
“Allora, siete cariche?” continuò la giovane Corvonero tirando fuori uno striscione con scritto “Forza Serpeverde!” che si alternava alla scritta “Forza Edmund!”.
“Ovviamente sì!” rispose Frannie “Sono contenta che abbiate scelto la giusta parte!”
“A dire il vero io tifo per i Grifondoro, ma non ditelo a nessuno” esclamò Peter leggermente imbarazzato.
“Pevensie, se non fosse che tuo fratello ti vuole bene ti spingerei giù da questi spalti senza usare la bacchetta” rispose Frannie rimanendo seria. Il ragazzo rispose con una risata.
“Stanno per iniziare!” esclamò Mag vedendo che le due squadre avevano preso in mano le scope.
“Ed ecco i Grifondoro!” urlò Lee Jordan, che come al solito faceva la cronaca senza celare la sua mancanza di imparzialità.
“Potter, Bell, Johnson, Spinnet, Weasley, Weasley e Baston! Ampiamente accreditata come la squadra migliore che Hogwarts abbia avuto da parecchi anni…”
“BUUUUU” gridò Frannie insieme al resto dei Serpeverde.
“Mamma mia quanto lo odio, Jordan!” esclamò Mag “Non potevano trovare un cronista più capace?!”
“Ed ecco la squadra Serpeverde, guidata dal capitano Flint. Il capitano ha apportato alcune modifiche nello schieramento. Si direbbe che abbia privilegiato la taglia, più che l’abilità…”
Mag fu indecisa se rimangiarsi quel che aveva appena detto su Jordan. Si unì alla nuova generale esclamazione di sdegno ma sotto sotto fu piuttosto compiaciuta.
“Comunque poteva anche dire i nomi degli altri giocatori!” disse Frannie, venendo accolta da grida di assenso da tutto lo spalto.
Mag vide Edmund fare una smorfia e capì perfettamente il motivo: sarebbe stato bello, una volta ogni tanto, essere nominato come Edmund Pevensie e non come “membro della squadra di Flint”.
Videro Flint e Baston stringersi la mano con forza, salire in sella e iniziare la partita.
Il fischio d’inizio andò perso nell’urlo della folla mentre quattordici scope si libravano a mezz’aria. Malfoy iniziò a tallonare Potter, che non poteva prendere il Boccino, altrimenti avrebbero perso ugualmente, dato che nella classifica Serpeverde era in testa di duecento punti.
“Grifondoro in possesso della Pluffa. Alicia Spinnet ha la Pluffa e si dirige verso la porta di Serpeverde, vai così, Alicia! Argh, no, Pluffa intercettata da Pucey. Pucey attraversa il campo e… Bel colpo George! Pucey perde la Pluffa, la prende Johnson. Forza Angelina!! Bel dribbling su Montague! Attenta, un bolide da Pevensie! E SEGNA! DIECI A ZERO PER GRIFONDORO!”
Il mare scarlatto dall’altra parte del campo esultò.
“AHIA!”
Angelina finì quasi disarcionata mentre Marcus Flint la urtava.
“Vai così Flint!!” urlò Mag.
Flint farfugliò qualche scusa dicendo che non l’aveva vista. Mag era sicurissima che stesse mentendo, ma lo amò per questo. Voleva vedere i Grifondoro schiacciati.
Un attimo dopo Fred Weasley colpì Flint in testa con la sua mazza da Battitore. Il naso di Flint finì contro il manico della sua scopa e prese a sanguinare.
“RIGORE. RIGORE!!” sbraitò Frannie.
E rigore fu, ma per entrambe le squadre.
Flint stava ancora sanguinando e per Baston non fu difficile parare il colpo, mentre Miles non riuscì a parare quello di Angelina.
Grida di sconforto si sollevarono dalla parte delle tre ragazze.
“VENTI A ZERO PER GRIFONDORO!” urlò Jordan.
Intanto Hans e Edmund avevano cominciato a tirare Bolidi addosso a qualunque membro della squadra avversaria. Hans era rimasto molto cordiale con l’amico della sua ex, mentre Edmund faceva di tutto per stargli alla larga, e si notava anche mentre erano in campo.
Peter ogni tanto borbottava che non era giusto giocare così, mentre Susan – supportata dalle tre Serpeverde – gli fece notare che Fred e George stavano facendo la stessa identica cosa.
“Che partita sporca” rispose lui scuotendo la testa.
Lui e Tony erano fra i pochi che non si stavano divertendo per niente nel vedere tutti quegli atti scorretti e poco sportivi.
“Sinceramente finché non fanno del male a Edmund o a Flint per me va bene tutto” disse Susan. Mag e Frannie furono totalmente d’accordo con lei.
“Per l’amor del cielo, se spaccano la faccia a Flint ci guadagniamo tutti!” borbottò Peter cercando di non farsi sentire dalla sorella. Non nutriva molta stima per il suo coetaneo.
Mag e Frannie si guardarono in faccia e scoppiarono a ridere; non vedevano l’ora di riferire quello che avevano appena sentito a Edmund.
Più di una volta, durante la partita, si sfiorò la follia. Madama Bumb era fuori di sé e Mag ringraziò più di una volta di non trovarsi in mezzo a quel massacro.
Serpeverde aveva segnato qualche volta, ma Grifondoro continuava la sua inesorabile scalata verso la vittoria. Fred e George si stavano scannando contro Edmund e Hans a colpi di Bolidi e Frannie e Mag si chiesero se le cose sarebbero tornate a essere le stesse con i due amici avversari.
Ormai il punteggio di entrambe le squadre saliva più per i rigori che per l’abilità delle due squadre. In pratica stava vincendo chi era più bravo a non farsi beccare mentre commetteva un fallo.
Ogni tanto Potter avvistava il Boccino ma gli stava alla larga perché non avevano ancora dato abbastanza distanza al punteggio dei Serpeverde. Malfoy era concentratissimo ma non era mai il primo ad avvistare il Boccino, cosa che fece infuriare Mag.
Dopo un’ora di partita Frannie e Mag non avevano quasi più voce. Per di più, se Harry avesse intercettato il Boccino, Grifondoro avrebbe vinto, e tanti saluti alla Coppa per Serpeverde. Erano tutti molto tesi e a ogni accenno di fallo invocavano il rigore.
“Guarda!” urlò Mag in preda all’estasi più pura. Pucey aveva preso per i capelli Katie Bell, che aveva lasciato cadere la Pluffa.
“Brutti imbroglioni!” gridò Jordan senza più fingere di curarsi della sua presunta imparzialità.
“Ha fatto bene!” disse Frannie lanciando uno sguardo complice a Mag. Mag rispose entusiasta allo sguardo dell’amica, ma poi vedendola sogghignare arrossì violentemente, senza capire il perché.
“…Jordan, se non riesci a commentare in modo imparziale…” intervenne la voce strozzata della McGranitt, che a malincuore aveva dovuto sgridare il cronista.
“Dico solo le cose come stanno, professoressa!”
“VENDUTO!!” urlò Frannie furibonda.
Finalmente Hans e Edmund avevano iniziato a prendere di mira Potter. Mag si mangiò le dita perché sapeva perfettamente per chi fare il tifo, ma sperava che Potter ne uscisse illeso. Fortunatamente riuscì a seminarli con la Firebolt. Mag si vergognò del pensiero che aveva fatto e ricominciò a incitare Edmund con maggior ardore.
Come avevano annunciato che avrebbero fatto, i Serpeverde fecero ricorso a ogni mezzo per prendere la Pluffa. Edmund colpì Alicia con la mazza e si giustificò dicendo che l'aveva scambiata per un Bolide. George Weasley in cambio gli diede una gomitata in faccia. Madama Bumb assegnò altri rigori a entrambe le squadre, e Baston fece un altro salvataggio spettacolare. Sembrava davvero determinato a vincere.
“Ahia, questa Edmund non gliela perdonerà” disse Frannie ridendo quando l’amico ricevette la botta dal gemello Weasley.
Anche Fred aveva tirato fuori gli artigli e aveva sparato un paio di Bolidi contro Montague, che stava cercando disperatamente di segnare. Hans si era beccato una mazzata in faccia e gli sanguinava lo zigomo destro. Mag sorrise impercettibilmente a quella vista.
“OH NO CAZZO” urlò Frannie indicando Potter. Il ragazzo aveva visto il boccino e Malfoy era partito all’inseguimento del Grifondoro.
“GUARDA, CHE GRANDE!” urlò Mag quando vide che Draco cercava di frenare la Firebolt di Harry con le sue mani. Comportamento decisamente scorretto, ma decisamente necessario.
Il gesto, accolto con sonori insulti da tutti i tifosi Grifondoro, era servito per far perdere le tracce del Boccino. C’era ancora speranza, anche se Mag iniziava a essere pessimista sulla riuscita della partita.
“Mag approva qualcosa che fa Malfoy!” strillò Frannie ridendo.
“Prima e ultima volta” rispose l’amica senza riuscire a trattenere una risata.
Poi successe tutto nel giro di pochi istanti: Malfoy vide il Boccino, Harry si gettò all’inseguimento del Cercatore e la sua Firebolt raggiunse la Nimbus 2001 ad una velocità impressionante. Nel campo la guerra stava ancora impazzando quando Harry chiuse la mano intorno al Boccino, decretando la sconfitta dei Serpeverde.
Lo stadio esplose letteralmente.
Harry volò sulla folla e mostrò a tutti il Boccino, poi Baston gli fu vicino e scoppiò a piangere.
Il resto fu solo un imbarazzante, odioso, mortificante tripudio di gioia.
Mentre Silente in persona consegnava tutto soddisfatto la Coppa del Quidditch a Baston e la McGranitt piangeva a dirotto accanto alla sua amata squadra, molti di quelli che tifavano per Serpeverde iniziarono ad allontanarsi dal campo con il morale a terra. Flint ritirò la coppa d’argento per il secondo posto e, seguito dal resto della squadra, si rintanò negli spogliatoi.
Mag, Frannie e Jasmine era semplicemente scioccate. Credevano davvero che Serpeverde avesse la vittoria in tasca. Jasmine era furiosa. Guardava Aladdin sbracciarsi dall’altro lato del campo e sbuffava. Forse avrebbe anche dovuto congratularsi con lui. Mag e Frannie pensarono di andare ad aspettare che Edmund insieme a Peter e Susan; Jasmine li seguì, ma disse che poi sarebbe tornata subito in Sala Comune, tanto Aladdin sarebbe stato occupato a festeggiare per le ore successive. Peter stava cercando di rimanere serio e mesto, anche se dentro di sé stava esultando, un po’ come Tony, lì vicino, mentre Susan era furente.
Miles fu la prima a uscire col volto rigato dalle lacrime. La seguì Hans, che uscì sbattendo la porta e non degnò il gruppo di uno sguardo, o forse lo fece, ma Mag aveva abbassato gli occhi in tempo per non scoprirlo. Era furioso e gli sanguinava ancora lo zigomo. Il terzo fu Edmund, che aveva un brutto livido viola sul mento e gli sanguinava il labbro. Uscì come una furia dallo spogliatoio, vide i cinque ragazzi e sibilò “andiamo”.
Peter e Susan si scambiarono uno sguardo preoccupato.
“È meglio se te ne vai, Pete” disse Susan quando realizzò che il fratello maggiore non sarebbe stato di alcun aiuto a Edmund.
Mag e Fran lo seguirono consapevoli che sarebbero state delle ore molto lunghe.
“Io Flint lo uccido” sbottò quando Mag e Frannie gli furono accanto “Se mi rivolge ancora la parola lo ammazzo a colpi di Nimbus”.
“Io voglio uccidere molta più gente, a partire da chi ti ha fatto questo” disse Frannie guardando il volto dell’amico.
“George” sibilò lui.
“Uccidiamo anche Fred, per sicurezza” propose Mag, arrabbiata quanto lui.
“Ed, non è meglio se andiamo in infermeria?” chiese Susan titubante.
La risposta fu un no infarcito di qualche parolaccia.
“Ma non ti fa male?” insistette la sorella maggiore.
Mag stava per fargli la stessa domanda, ma dalla risposta dell’amico capì che era stato un bene rimanere in silenzio. Non le andava di essere trattata male da lui, cosa che sarebbe avvenuta senza alcun dubbio.
“Non rompere, Susan, ho detto di no”.
“Come vuoi. Allora ci vediamo in giro. Ciao.” rispose la ragazza bloccandosi sul posto e tornando verso il castello, indispettita.
Rimasero in tre.
“…Ci mancava solo quella rompiballe” disse Edmund per niente impressionato e continuando a camminare.
Né Mag né Frannie provarono a chiedergli dove fosse diretto. Ormai si erano lasciati alle spalle il campo sportivo, mentre per il castello c’era ancora un’entrata, ma la superarono. Edmund scese in silenzio verso il sentiero e si bloccò quando raggiunsero le rive del Lago Nero. A decretare che erano arrivati a destinazione fu il calcio che diede a un sasso che finì in fondo al lago. Fortunatamente era una bella giornata di sole e stare all’aperto sarebbe servito a distendere i nervi.
“Non perdevamo la Coppa da quasi dieci anni” disse lasciandosi cadere per terra, abbattuto.
“Vogliamo parlare di quanti rigori inutili vi ha dato la Bumb?!” disse Frannie sedendosi accanto a lui.
Mag si tolse le scarpe e andò a immergere i piedi nel lago.
“E quante volte ha fatto finta di niente per i falli che subivamo?” disse la ragazza girandosi verso i due amici.
“Che partita di merda, odio tutti” disse Frannie.
“Io credo che non rivolgerò più la parola a Jordan” disse Mag mettendo le mani sui fianchi.
“Io neanche sentivo quel che diceva, ma immagino. Che urto.” borbottò Edmund bagnandosi le mani con l’acqua e passandosele sul viso ammaccato.
Intanto sia Mag sia Frannie si struccarono con aria sconsolata.
Continuarono a elencare tutte le ingiustizie che avevano subito i Serpeverde dall’inizio della partita, ben attenti a non soffermarsi sulle scorrettezze di cui loro si erano resi protagonisti. Non era importante per il momento.
“…Flint è entrato nello spogliatoio e ha gettato la coppa contro il muro” disse Edmund con un sorriso, che si scurì non appena continuò “…Poi ha detto che siamo tutti degli imbecilli”.
“Immagino che abbia tartassato Miles” disse Frannie.
“Beh, alla fine era lei che ne parava una su quattro” rispose Edmund “Ma la cosa che odio di più è il fatto che nessuno abbia avuto il coraggio di prendersela con Draco. Ha giocato da schifo, al di là del fatto che non è riuscito a prendere il Boccino”.
“Beh, se se la prendono con lui dovete dire addio alle Nimbus 2001 e tornare alle Comet” disse Mag andando a sedersi accanto a Edmund.
“Il che non vi conviene” disse Frannie in tono pratico “E poi non è stato così male” aggiunse in difesa dell’amico.
Mag non era del tutto d’accordo, ma sapeva anche che lei non sarebbe riuscita a fare di meglio. Alla fine Potter aveva vinto per la velocità: sulla Nimbus 2000 avrebbe perso contro Draco, che era più avanti di lui.
“Doveva stare più attento. Eravamo in testa di duecento punti, doveva darsi una mossa al posto di continuare a farsi distrarre da Potter” disse Mag.
“Già. Duecento punti buttati alle ortiche” sospirò Edmund, che stava iniziando a calmarsi.
“Beh, guarda il lato positivo” disse Mag “Da lunedì Piton avrà tanti nuovi studenti da tartassare”.
“Non vedo l’ora di assistere, giuro” disse Frannie scoppiando a ridere.
“Anche io, lo confesso” disse Mag sorridendo.
“…Meglio loro di noi, no?” rispose Edmund quando smise di ridere.
“Guarda, Fran, anche il serpente ha smesso di muoversi” mormorò Mag guardandosi il vestito.
“Già, peccato” sospirò la ragazza avvicinando i piedi scalzi all’acqua.
“In ogni caso ci rifaremo l’anno prossimo. Magari ti nomineranno capitano, Ed” disse Mag stringendo affettuosamente il braccio del ragazzo.
“Figuriamoci, sono già Prefetto! Nomineranno Westergard, al ché uscirò dalla squadra!” disse con rabbia, suscitando la risata delle due ragazze.
Un gruppo di Grifondoro piuttosto rumorosi prese posto a pochi metri da loro, finendo col farli innervosire di nuovo. Sicuramente venivano dalla meravigliosa festa che si stava celebrando nella loro torre.
“Dite che in Sala Comune ci sia tanta confusione?” chiese Mag lanciando al gruppo molesto qualche occhiataccia.
“Io non ho ancora voglia di tornarci” disse Edmund titubante, sperando che le due amiche non lo abbandonassero lì da solo, aveva bisogno della loro compagnia.
“Allora rimaniamo qui” disse Frannie tornando a stendersi sull’erba con noncuranza. Tirò fuori la bacchetta e sussurrò “Muffilato”, sigillando lei e i due amici in una bolla insonorizzata.
“…Tanto quei BRUTTI STRONZI non ci sentono” urlò portando le braccia dietro alla testa.
Il gruppetto non sentì alcuna parola e continuò a chiacchierare rumorosamente come se nessuno avesse fiatato. Mag e Edmund crollarono per il gran ridere.
“BASTON GIOCA DA SCHIFO” gridò Edmund tenendo lo sguardo fisso sul lago.
“JORDAN È UN IDIOTA” si unì Mag soffocando una risata.
I tre stavano piangendo dal ridere, era troppo divertente. Dopo una buona mezzora di insulti gridati all’indirizzo dei Grifondoro, del resto delle Case e di qualche professore – gli insulti ai professori non guastano mai – si alzarono barcollando per le risate e se ne tornarono al castello, ancora abbattuti per la sconfitta, ma finalmente con il sorriso sulle labbra.
Mag non riuscì a convincere Edmund ad andare in infermeria, così, quando si avvicinarono alla Sala Comune, disse che andava a prendere qualcosa da bere in Sala Grande e tornò indietro, lasciando Frannie e Edmund da soli a guardarsi in faccia: nessuno di loro aveva voglia di bere qualcosa, ma non avevano fatto in tempo a dirglielo.
Quando tornò aveva in mano tre bottigliette di succo di zucca e una scatoletta di crema che le aveva consegnato Madama Chips per Edmund, il quale la mise in tasca sbuffando. L’avrebbe messa più tardi, ma quando le diede le spalle sorrise impercettibilmente.
“Non so se mi riprenderò da questa sconfitta!” sbuffò Frannie lasciandosi cadere su un divanetto.
“Beh, ragazzi” disse Mag in tono pratico “Possiamo crogiolarci nello sconforto per i prossimi due mesi oppure… C’è sempre il piano B”.
Frannie alzò gli occhi al cielo.
“Non dirlo neanche. Non dirlo!” sibilò portandosi le mani alle orecchie per non sentire quel che aveva da dire l’amica.
“…Concentrarci sui GUFO!” disse Mag con un sorriso malefico prima che le arrivasse in faccia una cuscinata da parte di Frannie.
 
*
 
Intanto, nella Sala Comune dei Tassorosso, Peter Pevensie e Tony McMartian brindavano insieme alla vittoria dei Grifondoro, senza fratelli, sorelle o ragazze a cui dover rendere conto.
 
 

NOTE

Scommetto che nessuno di voi ci è rimasto male per la rottura fra Mag e Hans. Vi hanno convinto le dinamiche che hanno protato Mag a lasciarlo? (Anche se lui andrà a dire in giro che si sono lasciati di comune accordo, pff).
Secondo voi adesso Edmund troverà il coraggio per dichiararsi?
E Mag si renderà conto che la cotta di qualche tempo prima era ben più che una semplice infatuazione o arriverà qualcun altro a farle battere il cuore? 
E Frannie la smetterà di prendere in giro Edmund e farà qualcosa per lei e Tony?

Per quanto riguarda la finale, è stato un vero peccato dover rispettare il canon, ahahah. Vi è piaciuto leggere quella scena dal punto di vista dei Serpeverde?
Spero che vi sia piaciuta la scena finale fra Edmund, Mag e Frannie... Trovate convincente l’amicizia che li lega?

A venerdì!

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Capitolo 19
*** Le gioie ***



XVII
 
LE GIOIE


Si era parlato della finale per tutte le giornate seguenti. I Grifondoro erano più esaltati che mai, e la tensione era palpabile più ora che negli immediati giorni prima della partita. Oliver Baston era completamente su di giri, sembrava che avesse vinto un milione di galeoni alla lotteria. Se ne stava in giro con un sorriso ebete sulla faccia che andava da un orecchio all'altro e uno sguardo perennemente confuso. Lucy Pevensie aveva deciso di non parlare con Edmund per qualche giorno per non farlo restare male, non sarebbe riuscita a sembrare contrita per la sconfitta subita dal fratello, e Margaret la aveva addirittura vista intonare un coro con il suo amico Colin Canon quel lunedì pomeriggio, su Grifondoro e la coppa vinta da poco. Aveva preferito non farne parola con nessuno per quieto vivere, del resto festeggiare era suo diritto e Edmund avrebbe fatto lo stesso a ruoli invertiti.
Chi rischiò il linciaggio da parte dei Serpeverde fu Mary Sue.
Martedì ingenuamente si affacciò in Sala Comune canticchiando la canzoncina dei Grifondoro vittoriosi. Tutte le teste si voltarono verso di lei all'unisono.
-Come fa a essere così stupida?
Sibilò Jasmine, seduta sul divano, a Margaret che scosse silenziosamente la testa. La ragazza, sentendosi osservata aggrottò le sopracciglia infastidita. Si legò i capelli con finta nonchalance ed esclamò a pieni polmoni
-Se qualcuno ha dei problemi perché tifo per il mio ragazzo a Quidditch lo dica subito che la facciamo finita!
Abbandonandosi su una sediolina con aria impettita.
-Il tuo che cosa, scusa?
Chiese Draco, in tono di scherno.
-Il mio ragazzo, sì, hai capito bene. Il fatto che tu sia geloso non lo rende meno reale.
Il ragazzo fece una smorfia inorridita, e Frannie ridacchiò.
-E chi sarebbe questo tuo ragazzo che tu tifi?
Domandò Blaise con espressione disgustata. Tutti la stavano guardando piuttosto alterati. Quella discussione non avrebbe portato a nulla di buono, in un clima così teso.
-Ron Weasley, ovvio.
Rispose lei, fiera. Draco si lasciò sfuggire un "che schifo!" accalorato, e Mary si rialzò immediatamente.
-Smettila di fare queste scenate di gelosia davanti a tutti! Lui ne vale venti di te, e lo sai bene!
Gridò, punta sul vivo.
-Quanto vorrei dei popcorn...
Sussurrò Margaret a Jasmine, che annuì.
-Sue, non ci interessa con chi te la fai. Canta di nuovo quella stupida canzoncina grifondiota e ti faccio finire nel Lago Nero con un sasso legato al piede.
Disse pacatamente Flint, che sino a quel momento non aveva proferito parola. La calma e la sicurezza con cui la minacciò fecero gelare il sangue a tutti in Sala. Mary deglutì.
-Non sono l'unica che teneva per il proprio ragazzo, comunque.
Commentò asciutta, guardando Jasmine di sottecchi, tentando di giustificarsi.
-Non mettermi in mezzo quando non c'entro niente, Mary. E comunque tu non ce l'hai un ragazzo.
Lei fece saettare uno sguardo di fuoco per la stanza.
-Ah è così?
Esclamò, guardandosi intorno venefica.
-Io in questa casa non dovrei proprio esserci. Me ne vado dal mio fidanzato!
Esclamò, uscendo a gran passi dalla stanza.
-Sicuramente è stupida come un Grifondoro!
Azzardò Goyle, guardando di sottecchi Draco per un po' di approvazione. Quando lo vide sorridere, sicuro della sua battutaccia, scoppiò in una risata fragorosa. Tiger lo imitò.
-Tra i due non saprei chi è più stupido.
Disse Frannie, alzando gli occhi al cielo a quelle parole.
-I due chi? Sue e Goyle?
Chiese Margaret, trattenendo un risolino. L'amica annuì.
-Sai Fran, credo che tu abbia appena posto uno dei quesiti più difficili della storia dell'umanità!
Rise Jasmine.
-Probabilmente sì. Se il portone della Sala Comune di Corvonero facesse questa domanda, tutta la Casa dovrebbe passare la notte sulle scale. Non esiste risposta.
Continuò Frannie, ridacchiando.
-Certo che siete tremende voi tre!
Esclamò Edmund, che le sorprese arrivando alle loro spalle. Era stato in Sala Grande a parlare con Peter sino a quel momento e aveva l'aria rilassata.
-Di chi cavolo stavate sparlando? Di me?
Chiese in tono scherzoso, infilandosi di peso nel divano tra Margaret e Jasmine. Mag facendogli spazio lo guardò per un istante e divenne leggermente rossa.
-Esatto. Stavamo dicendo che le tue scelte su dove sederti sono sempre molto interessanti.
Rispose Frannie, sorridendo candidamente. Mag spalancò gli occhi, lui invece la fulminò con lo sguardo.
-Che cavolo stai dicendo?
Jasmine li guardò senza capire.
-Sta scherzando, ovviamente.
Aggiunse Margaret frettolosamente, in tono insolitamente acuto.
-Stavamo commentando Mary Sue, ne ha fatta un'altra delle sue e stavamo ridendo di lei. Pare sia convinta di essere fidanzata con Ron Weasley.
Edmund scoppiò a ridere poi si sporse un secondo da un lato.
-E perché Draco ha quell'aria scossa? Dovrebbe essere contento di essersene liberato!
Jasmine alzò le spalle.
-Perché si è anche messa a gridargli contro che lui è geloso di lei, deve essersi un po' spaventato. La ha smontata Flint.
-Cantava il motivetto dei Grifondoro in mezzo alla Sala Comune, l'idiota.
Completò Frannie, e Margaret ringraziò che avesse abbandonata quella sciocca discussione sul dove sedersi.
Fortunatamente, l'indignazione sull'ultima sconfitta e l'oltraggio di avere una simpatizzante Grifondoro tra le fila bastò a distrarre tutti e far passare la frase in sordina.
Infatti, l'unica cosa che appariva chiara in quei giorni era che tutti i Serpeverde avevano bisogno di un po' di soddisfazione. E con "tutti i Serpeverde" si intende tutti i Serpeverde. Alunni e, facile a dirsi, professori. Questa soddisfazione sarebbe dovuta arrivare presto, o l'episodio Mary Sue non sarebbe stato l'unico o il peggiore tra gli studenti. I verdargento avevano bisogno di una rivincita, e ne avevano bisogno subito. Ne andava del loro onore.
Quel che non sapevano era che questa rivincita sarebbe arrivata molto presto, e soprattutto sarebbe stata molto, troppo efficace.
 
Era la mattina del mercoledì  successivo alla partita, e il fine settimana prima Piton li aveva caricati di compiti per sabotare gli avversari. Frannie, Margaret, Edmund e gli altri compagni di casa, ovviamente, sapevano che non li avrebbe mai interrogati. Il professore nella loro Sala Comune era sempre stato molto chiaro con loro: prima delle partite erano ufficiosamente dispensati da ogni tipo di assegno. I ragazzi quindi si presentarono in aula ancora abbattuti per il risultato, ma decisamente pronti a divertirsi.
-Allora, ragazzi. Confido che tutti voi abbiate completato i vostri venticinque pollici di pergamena sul crine di unicorno nell'uso domestico.
Molti volti impallidirono, i Serpeverde annuirono fieri.
-Certo, professore! Molto illuminante, davvero!
Esclamò Frannie smagliante, prendendo posto.
-Grazie mille, Firwood. Ovviamente non mi stavo riferendo a te. Non ho dubbi riguardo al fatto che abbia svolto il tuo compito brillantemente come al solito.
Lei alzò le spalle e sorrise. Ovviamente non aveva scritto neanche una riga, e il professore lo sapeva benissimo.
-Weasley...?
Chiese Piton, con una smorfia di disappunto.
-Chi, signore?
Chiesero Fred e George con disgusto, già prevedendo il disastro che stava per compiersi.
-Non importa, per me uno vale l'altro. In due non ne fate uno in ogni caso.
Edmund ridacchiò, Margaret sorrise beffarda. Non avevano ancora perdonato la gomitata del fine settimana precedente. I gemelli si guardarono indispettiti, sapendo di non poter rispondere per le rime.
-Allora, questa pergamena?
Chiese Piton spazientito. Fred sospirò.
-Per caso ti sto disturbando, Weasley? Preferiresti essere da qualche altra parte in questo momento? Beh, credimi, anch'io.
Il ragazzo estrasse pigramente una pergamena dalla borsa. Era stropicciata e aveva ai bordi alcune macchie viola. Qualche pasticca vomitosa doveva essersi riversata nella borsa e squagliata sui libri. Il professore la prese con la punta delle dita, evidentemente schifato.
-Sei sicuro che siano venticinque pollici?
Jasmine gongolò. In effetti sembravano quindici, venti al massimo.
-Questi a casa mia non sono neanche dieci, Weasley.
Abbaiò il mago. Stava esagerando, ma effettivamente quel compito avrebbe avuto comunque un che di impresentabile. A quanto pareva, l'uomo non si sarebbe dovuto sforzare molto per umiliarli. Fred grugnì e il fratello gli strinse la gamba con la mano in segno di solidarietà. Piton sollevò il foglio in alto sulla sua testa e chiese
-Qualcuno sa dirmi quale creatura potrebbe mai consegnare un compito in condizioni del genere? Bletchey?
La ragazza ghignò.
-Un troll, forse?
-Un troll... un troll... complimenti Miles, hai proprio ragione! Dieci punti a Serpeverde! Questo compito potrebbe essere stato scritto soltanto da un troll.
Un lieve mormorio attraversò l'aula.
-E Troll è proprio il punteggio meritatissimo che avrai, Weasley. Ma ora vediamo se qualcuno dei tuoi compagni è riuscito a fare di peggio. Qualcosa mi dice che non sarò deluso.
Qualcuno deglutì. Frannie e Edmund si batterono il cinque sotto il banco. Margaret scosse la testa, ma sorrideva. In una giornata qualsiasi avrebbe disapprovato il comportamento del professore, ma ora se lo godeva appieno.
-Spinnet?
-Sì, signore?
-Potrei avere il tuo tema?
La ragazza impallidì.
-Io... io non l'ho fatto, signore.
Jasmine sgranò gli occhi. Quale stupido si sarebbe presentato a una lezione di Piton senza i compiti?
-Come scusa? Puoi ripetere?
-Non... non ho fatto i compiti, signore.
L'uomo sorrise a trentadue denti, poi guardò al tavolo dei gemelli.
-Hai visto, Weasley? Sei già stato battuto. Nuovo record di mediocrità.
Gli studenti Grifondoro sprofondavano sempre più nelle loro sedie, quelli Serpeverde avevano il sorriso che si allargava ogni istante di più. I Corvonero e i Tassorosso sembravano turbati e forse indignati, ma troppo felici che non se la stesse prendendo con loro per dire qualcosa. Belle e Laetitia erano furenti, ma Margaret e Frannie pensarono che ci avrebbero pensato più tardi.
-Signore, la partita...
Balbettò la ragazza, tentando di giustificarsi.
-La partita? La partita? Il Quidditch non è mai stato motivo di esenzione dai miei compiti e lo sapete benissimo . Tra l'altro per come hai giocato, Spinnet, avresti anche potuto studiare invece che allenarti. Una gallina su un ippogrifo zoppo avrebbe volato meglio.
Miles rise di gusto, la maggior parte degli studenti la incenerirono con lo sguardo. Piton la ignorò.
-E comunque anche Pevensie, Pucey e Miles hanno partecipato, eppure i compiti li hanno fatti.
-Non può saperlo! Non glieli ha chiesti!
Abbaiò Jordan, incapace di trattenersi. Tutti gli studenti si voltarono all'unisono verso di lui, occhi spalancati. Piton lo incenerì con lo sguardo.
-Beh, chiediamoglieli allora. Ma tu sarai il prossimo, e vedremo chi se la è cavata meglio.
Lee deglutì. L'uomo si voltò verso la bancata Serpeverde.
-Pevensie, Miles, chi di voi due vuole darmi il suo compito?
Entrambi erano ammutoliti. Non li avevano fatti, e non si aspettavano che il professore li chiedesse. Margaret, capendo il gioco, diede una gomitata all'amico. Anche Frannie gli fece segno con gli occhi di buttarsi. Titubante il ragazzo prese la prima pergamena che aveva in borsa e gliela porse. Piton la osservò con grande interesse.
-Proprio come pensavo. Ottimo compito, Pevensie. Cinque punti per il tema e altri cinque per aver dimostrato ai tuoi colleghi che le persone perbene sanno gestire studio e sport con facilità.
Angelina Johnson si sporse impercettibilmente a guardare.
-Ma quello è l'orario delle lezioni!
Esclamò indignata. Belle sibilò per l'ingiustizia, cosa che fece gongolare i Serpeverde ancora di più. Tony era arrabbiato e sconvolto, ma Frannie pensò che poteva farsene una ragione . Si stava divertendo molto, e se Piton aveva deciso di prendersela con i Grifondoro di certo non era colpa sua. Del resto nessun altro sembrava star facendo molto per fermarlo, Serpeverde oppure no. Piton posò con forza la pergamena sul loro banco e Edmund se la infilò in tasca in tutta fretta, nascondendola alla classe. Tirò un sospiro di sollievo. Frannie gli batté una mano sulla schiena e Margaret gli sorrise rassicurante.
-Cosa intendi dire, Johnson? Pensi che non sappia distinguere un tema sul crine di unicorno da un orario quando lo vedo? Mi stai dando dello stupido?
-No, io... no! Sto solo...
-A me sembra proprio che le abbia dato dello stupido.
Intervenne Pucey, guardando la ragazza con somma malignità. Miles ghignò. Angelina lo incenerì con lo sguardo.
-Grazie, Pucey. E Johnson, nel mio ufficio dopo le lezioni. Pare che vincere la coppa ti abbia dato alla testa, non tollero questo genere di insubordinazione. Un risultato sportivo ottenuto in modo sleale non ti rende meno deludente di quanto tu non sia. Una settimana di punizione ti schiarirà le idee.
Fred e George fremevano di rabbia. Margaret provò un po' di pena per loro, ma vedendo il livido ormai giallastro sul mento di Edmund sorrise soddisfatta.
-Jordan, mi sembrava fossimo rimasti a te...
Il ragazzo sospirò e si portò una mano alla fronte.
-Sì, signore.
Disse, atterrito e con disprezzo.
-Ti vedo a disagio, Jordan. Cosa c'è? Il tuo compito non è brillante come vorresti? Beh, avresti dovuto pensarci due volte prima di accusare qualcuno.
Lui tirò fuori una pergamena, un po' stropicciata ma migliore di quella di Fred. La passò al professore che la aprì di fretta, storcendo il naso. Lesse il tema senza dire una parola, non doveva essere troppo malvagio. Le sue labbra erano strette in una fessura sottilissima.
-Quando vi chiedo venticinque pollici,
Iniziò, abbassando lentamente il compito,
-Non è perché voglio costringervi a riempire la pergamena di stupidaggini. Preferirei, quando non avete niente di intelligente da dire, che scriveste meno della consegna, piuttosto che ripetere inutilità varie.
Lee sospirò.
-È inutile che fai quella faccia, Jordan. Questo compito è apprezzabile quanto la tua cronaca del Quidditch. Ti lascio immaginare quindi quanto sia disgustoso.
Il mago scosse la testa e un mormorio attraversò la stanza di nuovo.
-Qualcuno ha qualcosa da dire a riguardo?
Gli studenti tacquero, a disagio.
-Allora?
-No, signore.
Disse Belle freddamente e guardandolo con odio.
-Perfetto. Allora possiamo iniziare la lezione.
Due ore dopo i ragazzi uscirono stremati dall'aula, soprattutto i Grifondoro. Piton li guardò beffardo mentre si allontanavano, e gli brillarono gli occhi vedendo la prossima classe che lo aspettava: quella di Potter. Ora sì che si sarebbe divertito. La classe del quinto anno si incamminò verso l'ultima lezione della mattinata: trasfigurazione. Dopo qualche cambio di scale e qualche frecciatina tra studenti, il manipolo di ragazzi si infilò nell'aula.
-Buongiorno, ragazzi.
Salutò la donna educatamente, alzando per un istante gli occhi dalla sua pergamena.
-Buongiorno, professoressa.
Esclamarono gli alunni in coro.
-Accomodatevi.
Quando ognuno fu seduto, sui banchi apparvero delle gabbiette con degli uccellini azzurri. Diversi ragazzi ma soprattutto molte ragazze si lasciarono andare in un coro di "ooooooohhhh" rapiti, Margaret e Laetitia comprese. La donna sorrise fiera.
-Nelle scorse settimane ci siamo esercitati con gli insetti, oggi facciamo un piccolo passo in avanti. I vertebrati sono molto molto difficili da trasfigurare, più di qualsiasi oggetto o altro animale. Questo vi servirà per i gufo, quindi prestate molta attenzione. Inizieremo da modifiche molto superficiali, come il colore o la forma del becco, per finire con cambi radicali come la trasformazione in tutt'altro aspetto, dentro e fuori.
I ragazzi ascoltarono attentamente, e la strega ripeté la formula più volte. Dopo una dimostrazione pratica, in cui mutò il colore dell'uccellino da blu a rosso, invitò gli studenti a fare lo stesso.
-Rubiverto!
Esclamò Edmund, ma il suo uccellino restò identico a prima. Accanto a loro, tutti i ragazzi e le ragazze pronunciavano la formula, ma nessuno era riuscito a modificare il piumaggio con successo.
-Rubiverto!
Quello di Belle cambiò tonalità da turchese chiaro a un intenso blu notte. Lei si morse il labbro con frustrazione. Intanto quello di Frannie aveva assunto un delizioso giallo canarino. Lei lo guardò sconfitta, Edmund e Jasmine tentarono di consolarla.
-È comunque meglio di quello di Belle.
Sospirò Jasmine, posandole una mano sulla spalla.
-Rubiverto!
Esclamò Mag, concentrandosi sul suo uccellino,
-Sì!
Il passerotto di Margaret ora era rosso rubino, saltellava e cinguettava nella gabbia.
-Bene, ottimo Rosander! Cinque punti a Serpeverde!
Le disse la McGranitt, facendolo tornare azzurro con un colpo di bacchetta.
-Grande Mag!
Esclamò Edmund passandole velocemente una mano tra i capelli. Lei arrossì.
-Ah! Cinque punti a Serpeverde!
Sbottò Fred, sprezzante. La professoressa alzò un sopracciglio, i Serpeverde lo guardarono con fastidio.
-Lei chiaramente non è come il professor Piton, professoressa.
Continuò George. Margaret stava per rispondere, ma Frannie la precedette.
-Se Alicia non ha fatto i compiti non è certo colpa di Piton.
Spinnet si alzò in piedi di scatto.
-Brutta vipera!
-Siete invidiosi perché Margaret ha trasfigurato il suo uccello mentre voi lo avete soltanto sbiadito!
Commentò Jasmine, acidamente.
-Io stavo per farlo!
Si fece scappare Belle, Laetitia scosse la testa. Edmund aprì la bocca per parlare, posando una mano sulla gamba di Margaret, quando...
-BASTA!
Tuonò la professoressa.
-Non so cosa sia successo nell'ora precedente alla mia e non mi interessa. Se avete questioni in sospeso, siete pregati di risolverle fuori dalla mia aula. E ora tornate subito a lavoro.
I ragazzi, a malincuore, tacquero. Alla fine della lezione nessun altro era riuscito ad arrossare il suo uccellino, neanche Margaret che ora aveva la testa altrove. Quando la lezione finì, la professoressa sospirò.
-Non va bene così, non va bene per niente. Dovete iniziare a prepararvi seriamente per i GUFO, di questo passo avrete solo guai grossi!
Mettendo via le borse molti sbuffarono. Mag, Frannie, Edmund e Jasmine si avviarono verso la Sala Comune, mancava ancora un'ora al pranzo. Margaret era abbattuta per quello che aveva detto la McGranitt a fine lezione, gli altri parlavano male di Belle e dei Grifondoro.
-Penso che continuerò a esercitarmi sino a pranzo con quell'incantesimo. Non riesco a credere che mi sia riuscito solo una volta!
-Smettila Mag, sei stata la più brava! Dovresti essere contenta!
Rispose Frannie, un po' seccata.
-Se non altro per quell'oca dell'O'Hara. La avete sentita? "Io c'ero quasi riuscita"!
Continuò Jasmine. Edmund rise e annuì.
-Che sfigata! Quanto si vede che è invidiosa...
-Sarà ragazzi, ma a me non è piaciuto quello che ha detto la McGranitt. E se non passassi trasfigurazione?
-Se tu non passassi trasfigurazione allora non la passerebbe nessuno. E la McGranitt dovrebbe farsi qualche domanda come insegnante!
Esclamò Edmund, mentre scendevano nei sotterranei.
Intanto la strega, col cappello a punta stretto intorno alla testa, entrò in sala professori con sguardo più assassino del solito. Il professor Vitious leggeva un libro di incantesimi, completamente immerso. Per il resto in sala stava solo Piton, che correggeva alcune scartoffie. La donna si schiarì la voce.
-Severus, permetti un momento?
Lui alzò gli occhi dai suoi documenti con aria annoiata.
-A cosa devo il piacere?
Biascicò, guardandola sospettoso.
-Per caso è successo qualcosa stamattina con gli studenti del quinto anno?
Chiese con finta noncuranza. Lui assunse un'espressione indecifrabile. Era infastidito dall'interrogatorio, ma dentro di sé gongolava perché gli studenti si erano lamentati. “Deboli”.
-Niente di diverso dal solito. I tuoi studenti sono scarsamente dotati, i due Weasley disturbano la lezione, la Johnson è in punizione.
Lei serrò le labbra, che erano ormai un taglio sottilissimo sul volto. Era sicura che il collega si fosse vendicato per la finale, ma non poteva accusarlo pubblicamente. Di una cosa era certa: non gliela avrebbe data vinta.
-E posso sapere, di grazia, il motivo di questa punizione?
-Francamente, Minerva... penso che non siano affari tuoi.
La strega sgranò gli occhi un istante per poi guardarlo carica di risentimento.
-Benissimo. Considera la Johnson libera dalla sua punizione. In quanto membro della mia squadra di Quidditch sarà il mio regalo per la vittoria del campionato.
-Non ho intenzione di...
-Come tu ben saprai sono la capo casa di Grifondoro e l'ultima parola sulle loro misure disciplinari spetta a me.
Lui allargò le narici, cercando di mascherare la frustrazione.
-Benissimo.
Scandì, in tono mortalmente calmo. I due si guardarono per un lungo attimo carico di tensione. La McGranitt fece per aprire la bocca, quando Vitious fece cadere il suo libro sul tavolino e saltò in piedi. I due si ricomposero immediatamente.
-Cavolo, è quasi ora di pranzo! Non avete fame?
-Neanche un po'.
Borbottò Piton, abbassando nuovamente gli occhi ai suoi appunti.
-Andiamo, Filius.
Abbaiò lei, voltandosi di scatto.
-Silente ci aspetta in Sala Grande.
Quando i ragazzi furono a pranzo, non erano dell'umore tra i migliori. L'unica nota che sembrava positiva era che Pucey e Miles si erano seduti vicini per la prima volta, forse ridere insieme in classe aveva fatto scattare qualche interruttore. Non si staccavano gli occhi di dosso. Draco li fissò alzando un sopracciglio e poi guardò Frannie con aria interrogativa. Lei annuì. Avrebbe raccontato più avanti quello che era successo. Il suo amico si sarebbe di certo divertito.
-Se la sono presa di brutto, eh?
Mormorò Edmund dando un'occhiata furtiva al tavolo Grifondoro. I gemelli Weasley avevano un'aria tremenda, e neanche una volta guardarono dalla loro parte.
-Se lo sono meritato.
Borbottò Frannie tra i denti.
-Faremo mai pace, secondo voi?
Chiese Margaret con gli occhi bassi.
-Ma sì, sono pur sempre i gemelli... loro non se la prendono...
Sussurrò Jasmine alzando le spalle.
-Sarà... ma stavolta la abbiamo fatta davvero grossa...
Rispose Edmund tagliente.
-Non che le altre case abbiano fatto molto per evitarlo.
Mormorò Frannie.
-Sì, Laetitia si sta proprio rovinando con quella Belle,
Replicò Margaret guardando verso il tavolo di Corvonero,
-Ultimamente mi sembra che ce l'abbia un po' con noi.
-Dai Mag, non dire così... sono sicura che preferisce noi a lei.
La rassicurò Jasmine, versandosi del succo di zucca.
-Beh, non la biasimo!
Esclamò sbuffando Frannie. Edmund si morse le labbra.
-Abbiamo ancora lezione oggi, vero?
-Immagino di sì... è lunedì...
Rispose Frannie.
-Io ho Aritmanzia!
Esclamò Margaret alzando gli occhi al cielo. Le piaceva la materia, ma non aveva molta voglia di andare a lezione al momento.
-Io sono libera... penso che mi farò un giro con Aladdin. Sono giornate meravigliose per un volo sul tappeto!
Sorrise Jasmine sognante.
-E noi che cavolo abbiamo?
Chiese Edmund grattandosi la testa.
-Non ne ho idea Ed. Dove cavolo ho messo l'orario?
Sbuffò Frannie svuotandosi freneticamente le tasche.
-Non avete ancora imparato l'orario? Siamo a Maggio!
Disse Margaret severa.
-A che serve imparare l'orario? Te lo ricordi tu!
Rispose Edmund alzando le spalle.
-E le lezioni che non abbiamo insieme?
Chiese Margaret scuotendo la testa.
-Ma dov'è? Dov'è???
Sbuffò Frannie frustrata cercando l'orario nella borsa. Jasmine la guardava ridacchiando.
-Se ti ricordassi anche quelle non mi sorprenderebbe!
Esclamò Edmund ridendo verso l'amica. Margaret fece per negare, ma poi disse
-Babbanologia, asini. Avete babbanologia. E l'orario è nella tua borsa, Edmund... lo hai dato a Piton due ore fa, ricordi?
Frannie si fermò, Edmund socchiuse le labbra.
-Davvero te lo ricordi?
Chiese Jasmine, alzando un sopracciglio.
-Certo che me lo ricordo... siamo a Maggio.
Quando anche i pasticciotti alla carota furono spariti Jasmine si alzò e raggiunse il tavolo di Grifondoro sorridendo. Il sorriso non si incrinò neanche dopo che nessuno la degnò di uno sguardo che non fosse carico di disprezzo. La ragazza si limitò a scuotere i capelli e sorridere fiera. Alicia Spinnet e Angelina Johnson confabulavano con aria truce. Il ragazzo arrossì leggermente, ma si alzò senza tentennamenti.
-Andiamo, Jasmine. Voglio prendere un po' d'aria.
Intanto Edmund sbadigliava seduto al tavolo.
-Farai meglio a darti una svegliata Ed, o la Burbage ti farà secco!
Esclamò Frannie dandogli un pizzico sul braccio.
-Ehi, ahia! Tieni le mani a posto!
-Che ne dite di uscire un po' anche noi? Le lezioni iniziano alle tre! Manca quasi un'ora!
Propose Margaret, guardando il soffitto incantato. Il sole splendeva nel cielo, non si vedevano nuvole.
-Sì, vi prego!
Rispose Edmund, alzandosi in tutta fretta. Frannie sorrise.
-E sia! Basta che ci ricordiamo di tornare in tempo!
Quando i ragazzi avevano quasi raggiunto il portone della Sala, videro Tony seduto in un angolo del tavolo, con l'espressione cupa. Nessuna biondina Serpeverde nelle vicinanze.
-Voi andate, qui ci penso io. Ci vediamo a lezione, Ed.
Li salutò Frannie di fretta. Avere la possibilità di consolare Tony con Daphne fuori dalle scatole era una prospettiva troppo allettante. Edmund alzò gli occhi al cielo, Margaret sorrise scuotendo la testa. Lui la prese a braccetto.
-Su, andiamo a prendere aria prima che sia ora di rientrare!
Frannie invece scivolò con forzata discrezione verso l'amico. Quasi tutti i Tassorosso si erano già alzati, Peter le fece un sorriso di incoraggiamento da vari posti più in là.
-Ehi, Tony! Come te la passi?
Lui si scosse e la guardò titubante.
-Mh.
Rispose, alzando le spalle.
-Grande stronzo Piton, eh?
Disse, per rompere il ghiaccio.
-Non che ti abbia dato molto fastidio, prima.
"Neanche tu mi pare abbia fatto l'eroe."
Pensò lei, ma non lo disse. Si limitò ad alzare le spalle senza rispondere.
-Come va con Daphne?
Chiese la ragazza, che ogni volta fingeva interesse per cercare segni di cedimento nella relazione. Lui purtroppo le aveva sempre risposto "benissimo". Stavolta però non lo disse. Sbuffò.
-Ci siamo lasciati.
Frannie, che aveva immaginato questa risposta nella sua testa centinaia di volte, pensò di essersela immaginata di nuovo. Sorrise e rispose
-Ah, bene!
Come sempre da un mese a quella parte. Lui alzò la testa e la guardò negli occhi.
-Come, sarebbe a dire “bene”?
-Scusa... scusa, potresti ripetere?
Il ragazzo alzò un sopracciglio, poco convinto.
-Ci siamo lasciati.
Lei si lasciò cadere sulla panca accanto a lui, cercando di non scoppiare a ridere.
-Cosa? Ma ieri mi hai detto che stava andando benissimo!
-Beh, non era vero.
-E perché me l'hai detto, allora???
-Non sono uno che parla male della sua ragazza.
-Ma ora non lo è più, giusto?
Lui alzò le spalle di nuovo.
-E... perché? Se vuoi parlarmene, intendo...
Frannie fremeva dall'eccitazione ma cercava di non darlo a vedere. Si trattenne dal tamburellare con le dita sul tavolo. Tony sospirò.
-Lei era tutto quello che ho sempre pensato di volere. È molto carina, è timida, gentile...
Frannie arricciò il naso. Non era la risposta che si aspettava, e sicuramente non avrebbe definito Daphne Greengrass "timida e gentile" in nessun universo conosciuto.
-Hai presente quando passi tutta la vita credendo di volere una cosa e poi quando la raggiungi ti accorgi che non era come ti aspettavi?
Frannie non lo aveva presente affatto. Si era sempre conosciuta molto bene ed era sempre molto sicura su quello che voleva, ma non le sembrò il momento giusto di specificarlo. Infatti rispose:
-Sì.
-Ecco, è andata così. Lei non aveva niente che non andasse però... mi sono sentito come se la stessi prendendo in giro.
-Penso di aver capito.
Disse, anche se non era vero. Sicuramente aveva capito che quella era una buona notizia.
-Forse è troppo simile a me. Non lo so, non sono sicuro.
-Non preoccuparti, Tony. Questa scuola è piena di ragazze, sicuramente ce n'è una che fa al caso tuo.
Lui sospirò.
-Non mi interessa. Non sono particolarmente in cerca di qualcuno. Se capita ben venga... ma non sono uno di quelli che si deprime perché non ha una ragazza.
-Ah, neanche io.
Rispose lei frettolosamente.
-A proposito di te... Alicia Spinnet?
-Oh. Alicia... non era niente. È stata solo quella volta.
-Mh.
Le labbra di lui si strinsero.
-Non sei neanche il tipo da nottata e via, eh?
-Decisamente no. Anche se, sinceramente Frannie... non penso di sapere esattamente che tipo sono, al momento. Non più.
Lei gli sorrise incoraggiante, poi gli posò la mano sulla spalla.
-Se non ti sentivi a tuo agio hai fatto bene. Questo è l'importante.
-Grazie, Frannie.
-Scommetto che troverai qualcuno con cui star bene.
-Sì, è vero. Lo penso anch'io.
Rispose guardandola negli occhi.
-E se anche non la troverai,
Esclamò lei balzando in piedi,
-Andrai benissimo lo stesso.
Lui rise.
-Ah, lo so!
Si alzò a sua volta, stirandosi i pantaloni con le mani.
-Grazie di avermi ascoltato, non volevo annoiarti!
-Quando vuoi!
Replicò, facendogli l'occhiolino.
 
Mentre i due ragazzi parlavano, Edmund e Margaret scendevano lungo il giardino, diretti al loro solito posto vicino al Lago. Edmund prese una bella boccata d'aria.
-Non vedo l'ora di andare in vacanza! Quest'anno è stata una faticaccia!
Disse, allargando le braccia nella speranza di catturare il sole di Maggio. Si sollevò le maniche.
-Come sei pallido!
Esclamò Margaret ridacchiando. Lui sbuffò.
-Neanche tu sei proprio abbronzatissima!
Borbottò, mentre si sfilava le scarpe.
-Che stai facendo?
-Secondo te?
Rispose, affondando i piedi nel Lago, dandole le spalle e guardando la vastità azzurra.
-Bleah, che schifo!
-Scherzi? L'acqua è pulitissima!
-Hai mai guardato le finestre in Sala Comune? È verde!
-Beh, forse sarà verde sul fondo! Qui è pulita!
Continuò ridendo, dando un calcio all'acqua e schizzando davanti a sé.
-Un avvincino ti morderà il piede!
-Sì, come no! O magari mi rapirà il calamaro gigante! Dai fifona, vieni!
-Non ci penso nean...
Lui si voltò fulmineo e ghignò.
-Che stai pensando? Non mi...
Abbassò la mano prendendo una palata d'acqua e gliela rovesciò addosso.
-EDMUND PEVENSIE!
Ruggì Margaret spalancando gli occhi, con la divisa piena d'acqua.
Il ragazzo rideva a crepapelle. Lei sfoderò la bacchetta e Edmund impallidì.
-Bombarda!
Ringhiò lei, rivolta a un punto a pochi passi dall'amico. Si alzò un'onda che lo travolse completamente.
-Maledetta gargoyle!
Emerse sputacchiando, mentre Margaret quasi si era accasciata a terra dalle risate. Saltò fuori dall'acqua e la afferrò per la vita.
-Lasciami! Lasciami o ti schianto!
-Provaci se ci riesci!
Esclamò, buttandola di peso in acqua e cadendoci dentro a sua volta.
-Sei un mostro!
Balbettò ridendo, alzandosi in piedi. Erano completamente fradici.
-Oh, lo so. Ma non sono niente in confronto al calamaro gigante!
-Ah. Ah. Ah.
Disse sarcastica, schizzandolo piano con la mano. Lui impallidì di colpo guardando verso la riva.
-Smettila. Fai piano.
Sussurrò pianissimo. Margaret fece per girarsi ma lui la fermò.
-No! Aspetta! È il cane nero. Non lo guardare... forse non si accorgerà di noi!
-Il... il cane nero?
Squittì lei.
-Attenta!
Gridò il ragazzo, e lei saltò.
-Ahahahah, Mag, ma come fai a essere così credulona? É assurdo!
Lei socchiuse gli occhi e lo fissò con disprezzo.
-Ti odio. Sei spregevole.
-No, non è vero!
Rispose lui, sorridendo.
Quando Frannie arrivò, i due si stavano asciugando con le bacchette. Era raggiante, li raggiunse quasi correndo.
-Ehi, ehi! Ho una notizia fantastica!
Si fermò un attimo a guardarli. Sorridevano, erano rossi in viso e sembravano stanchi. Arricciò le labbra.
-Che cavolo avete combinato?
-Ed è un idiota!
Borbottò Margaret in tono seccato, però rideva sotto i baffi.
-Va bene, va bene, non mi interessa... Tony e Daphne si sono lasciati!
Gridò saltando sul posto, dopo essersi assicurata che non ci fosse nessuno nelle vicinanze. Edmund alzò gli occhi al cielo.
-Cosa? Davvero? E perc...
Chiese Margaret, un attimo prima che l'amica le saltasse addosso abbracciandola.
-Sì! Davvero! Ah! Sono così felice!
Lei le batté una mano sulla schiena, in imbarazzo.
-Sono contenta per te, Fran!
Le disse, guardando Edmund e scuotendo la testa.
-Sì, ma ora andiamo, o stavolta la Burbage ci asporta!
-Asfalta, Ed. I babbani dicono asfalta. Non è così Mag?
Corresse Frannie con precisione.
-Più o meno...
I ragazzi arrivarono nel castello per un soffio, e si avviarono verso le loro classi separandosi all'ingresso.
-Bel pomeriggio, eh?
Chiese Frannie ammiccante, infilandosi nell'aula.
-Immagino di sì...
Borbottò Edmund con finta indifferenza. L'ora dopo si ritrovarono in Sala Comune con le mani nei capelli.

 
*
 
-Maledetti cimena! Devi darci una mano, Mag.
Sbuffò Frannie con la testa tra le mani.
-Si dice "cinema", Fran. E sono piuttosto divertenti in realtà.
-Ok, cinema, quello che vuoi. Che roba.
Continuò, lamentandosi.
-Dai Mag, aiutaci! Tu sai tutto di questa robaccia!
Sospirò Edmund, guardandola supplichevole. Lei alzò gli occhi al cielo.
-E va bene. Sedetevi, avanti.
-Vai!
Esclamò Frannie, battendo un cinque a Edmund con forza. I due ragazzi si sedettero sul divanetto di fronte a Margaret, che coccolava il gatto sulla poltroncina. La Sala Comune era quasi vuota.
-Cosa volete sapere?
-Perché a teatro ci si mette in vestito e al cimena si va con i jeans?
Iniziò Frannie.
-Perché anche se il cinema è più tercologico  del teatro, il teatro costa di più?
Continuò Edmund.
-Quando piove nel film, nel cimena si bagnano?
-Non hai sentito? Ha detto che si dice cinema!
-Cimena, cinema, che differenza fa? Non ho neanche capito a che serve!
Sbottò Frannie, alzando gli occhi al cielo.
-Ok, ok, calma.
Sospirò Margaret, sapendo che si sarebbe pentita di essersi offerta.
-Il cinema (ci ne ma Frannie, non è difficile),
Edmund le diede una gomitata scherzosa e lei rispose pestandogli il piede,
-Costa meno del teatro perché mentre il teatro è un posto galante... sapete cos'è il teatro, vero?
Si interruppe un attimo lei.
-Certo che so cos'è il teatro, Mag. Ci vado sempre.
Rispose fredda Frannie.
-Va bene, scusa, era per essere sicura! Dicevo... mentre il teatro è un'occasione importante il cinema è molto comune. È come una tv, però più grande. Tutti i babbani hanno la tv, ma nessuno di loro ha un teatro in casa. Avete già studiato la tv?
Edmund annuì.
-È la scatola in cui i piccoli babbani fanno le recite, giusto?
Lei rise.
-Sì, più o meno. Ma non sono veramente piccoli babbani. Sono piccole immagini di babbani normali... come le foto.
-Sicura?
Chiese Frannie,
-Sono abbastanza certa del fatto che il libro dica che sono babbani piccolini.
Margaret sbuffò.
-Sentite, non so cosa dica il vostro libro, ma vi assicuro che non ci sono piccoli babbani che vivono dentro la mia tv. Ora, torniamo a noi. Siccome il cinema è una cosa più normale mentre il teatro è, come da noi, uno spettacolo abbastanza elegante, il teatro costa di più. È semplice.
I due si fissarono poco convinti. Frannie fece una smorfia pensierosa. Edmund si sporse in avanti e chiese
-Perché il cibo tipico del cinema è il popcorn? Che collegamento c'è?
La ragazza sbatté le palpebre interdetta.
-Oh, perché... perché sono leggeri, non sporcano e si possono mangiare con le mani. E costano poco.
-Secondo me te lo sei inventata.
Commentò Frannie.
-Non me lo sono inventata... ci sono arrivata logicamente. È diverso.
-Mi piacerebbe andare con Tony al cimena! Ehm, al cinema.
Sospirò Frannie sognante.
-Anche io sono curioso di vedere i babbani giganti muoversi sul muro!
-È come la tv Edmund, sono immagini, non ci sono babbani giganti che si muovono sul muro...
Disse Margaret, poi di colpo sorrise, colta da un'idea improvvisa.
-Se fate da bravi quest'estate vi ci porto!
-Davvero?!
Chiese Frannie quasi strillando.
-Sul... sul serio?
Balbettò Edmund.
-Certo! Dovete fare da bravi però.
Frannie batté le mani, entusiasta.
-Che figata! Voglio vedere un mattone!
-Un mattone?
Chiese Edmund incerto. Margaret era confusa.
-Ma sì, asino, quello con i disegni!
-Si dice cortone!
La corresse Edmund, acido.
-Ah! Un cartone, ragazzi! Si dice cartone!
Esclamò Margaret scuotendo la testa. Gli altri due alzarono le spalle con noncuranza.
-Cavolo, spero che il livello dei GUFO sia basso, perché siete messi proprio male ragazzi!
-È per questo che abbiamo bisogno di te, Mag! Devi aiutarci!
Lei si morse il labbro preoccupata.
-Ci proverò... ma non vi prometto nulla!
-E se passiamo i GUFO ci porterai al cinema?
Chiese Frannie sorridente. Margaret sorrise di rimando. Almeno il nome sembrava averlo imparato.
-Sì, se li passerete andremo al cinema a vedere un cartone. Promesso.
-Evvai!
Esclamò, alzando la mano aperta. Edmund ci batté la sua, altrettanto eccitato.
-L'anno prossimo in babbanologia sbanchiamo, te lo dico io!
Disse Frannie facendogli l'occhiolino.
-Sbancheremo anche ai GUFO, vedrai!
Rispose lui. Lei fece una piccola smorfia preoccupata.
-Per forza... mi serve babbanologia per il ministero!
Margaret guardò l'amica un po' in ansia. Non era certo brillante in quella materia. Ma, per la barba di Merlino, le avrebbe fatto superare quell'esame. Ne andava di entrambe le loro carriere. Frannie ne avrebbe avuto bisogno per la cooperazione magica, ma Margaret... che professoressa sperava di diventare se, babbana, non riusciva a far prendere un accettabile in babbanologia ai suoi amici? Questa sarebbe stata la sua sfida.
-Voi prenderete quel GUFO.
Disse, guardandoli con serietà.
-O non mi chiamo più Margaret Rosander!
Dopo un'ora di studio intenso in cui a Frannie calò vertiginosamente l'attenzione mentre Edmund ascoltava Margaret con grande coinvolgimento, i tre si presero una pausa. Frannie tirò fuori un pezzo di cioccolato dalla tasca e ne passò metà a Edmund.
-GUFO o non GUFO, ragazzi... è davvero una bella giornata, non trovate?
La Sala Comune era pigra e silenziosa. Dalle finestre entrava tanta luce, l'acqua sembrava meno verde del solito. Dovevano essere tutti fuori a prendere il sole.
-Sì, hai ragione. Ogni tanto ci vuole.
Rispose Edmund sorridendo.
-Andrà tutto bene, vero?
Chiese Margaret, tornando seria per un attimo.
-Sì. Andrà tutto bene.
Rispose Frannie, e gli altri due sapevano che aveva ragione.


 

 
Note Autrice
Ci stiamo dirigendo alle note finali. Tra poco arriveranno i GUFO, e il famigerato Felpato concluderà la sua storia, facendoci vivere la sua esperienza da un altro punto di vista, che speriamo troverete originale e non vi farà annoiare nel ripercorrere la storia che tutti conosciamo.
Siete soddisfatti del capitolo? Le gioie si sprecano tra i Serpeverde, che sembrano essersi ripresi dalla vergogna della partita.
Ora Tony è libero, e sembra che tra Mag e Edmund ci sia un po' di affinità. Come andrà a finire?
A venerdì, e grazie per essere passati ~
 

Grazie a tutti quelli che ci stanno seguendo! Spero che durante le vacanze vi facciate sentire, dato che a parte LumosMelpomene siete tutti così silenziosi XD

Dato che non ci sentiremo prima, vi auguro buon Natale!! 
 

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Capitolo 20
*** Giudizio Unico per Fattucchieri Ordinari ***


XVIII
 
GIUDIZIO UNICO per FATTUCCHIERI ORDINARI
 
 
Giugno arrivò ad una velocità sorprendente, e con sé portò l’estate. E i G.U.F.O.
I prati intorno al castello avevano assunto in quei giorni un bel colore verde brillante ed erano punteggiati da fiori di campo bianchi, gialli e rossi, che Aurora coglieva ogni giorno per illuminare la Sala Comune dei Tassorosso. Anche gli alberi erano fioriti e ospitavano migliaia di uccellini che rendevano tutto più allegro, anche se Mag iniziò a non sopportarli più dopo un paio di giorni. Anche dalla Foresta Proibita arrivava il profumo della natura in risveglio e Hagrid aveva annunciato che era nata una cucciolata di Snasi e di Knarl. La maggior parte degli studenti passava il tempo libero all’esterno, così il castello era diventato meravigliosamente tranquillo per i ragazzi che avevano bisogno di silenzio assoluto per studiare.
Frannie e Edmund, a volte seguiti da Jasmine e Aladdin, studiavano all’aperto, mentre Mag e Laetitia preferivano chiudersi in biblioteca, ma li raggiungevano sempre prima delle sei, orario in cui scattava il coprifuoco, per cambiare un po’ aria. I G.U.F.O. incombevano sulle loro teste come un Dissennatore e lo studio non lasciava loro un momento libero se non quelle brevi pause che passavano invidiando i ragazzi del primo e del secondo anno che scorrazzavano felici per i prati. Perfino Fred e George Weasley erano stati avvistati in biblioteca qualche volta, il che significava solo una cosa: la situazione era tragica.
L’euforia della finale di Quidditch era durata pochi giorni, dal momento che per tutti i ragazzi di tutti gli anni si avvicinavano gli esami. Nei corridoi era iniziato uno traffico illegale di pozioni in grado di migliorare la concentrazione o addirittura l’intelligenza. Un Corvonero si vantò di aver trovato il diadema perduto di Priscilla Corvonero e stava per venderlo a un ingenuo Tassorosso del primo anno. Frannie si era arrabbiata molto, anche se poi si era fatta quattro risate con i suoi amici.
“Ovviamente poi gli ho tolto dieci punti” disse con fierezza.
“Dieci? Non è un po’ troppo?” chiese Mag pensierosa.
Di solito ne toglievano meno per infrazioni del genere.
“Ma scherzi? Sfruttare l’ingenuità di un Tassorosso è molto grave” rispose Frannie convinta.
Mag fece per dire qualcosa ma Edmund parlò per primo.
“Dillo, Fran. In verità lo ha fatto solo per togliere punti a una Casa rivale”.
Frannie alzò le mani al cielo come per dire “chissà” e Mag alzò gli occhi al cielo.  
La prima settimana di giugno i professori smisero di spiegare nuovi argomenti e si concentrarono sul ripasso degli argomenti trattati in cinque anni. Interrogavano tutti i giorni senza dare voti né aggiungere o togliere punti, ma era ugualmente stressante, dal momento ogni giorno almeno uno del gruppo si rendeva conto di avere una lacuna in qualcosa. Alla fine dell’ultima lezione di Trasfigurazione la professoressa McGranitt aveva consegnato loro il programma dei G.U.F.O. Sarebbero iniziati la settimana successiva e avrebbero sostenuto un esame al giorno per due settimane.
“La mattina sosterrete il compito scritto relativo alla teoria della materia in questione, nel pomeriggio quello pratico. Naturalmente l’esame pratico di Astronomia si svolgerà di notte”.
Mag guardò sul foglio che le era stato consegnato e vide che Astronomia sarebbe stato uno degli ultimi esami, la sera prima di Storia della Magia, che si sarebbe tenuta nel pomeriggio.
“Vi avverto che non potrete imbrogliare durante gli esami” aggiunse l’insegnante soffermando lo sguardo in particolare sul terzetto Weasley, Weasley, Jordan.
“…Sui fogli che utilizzerete verranno applicati i più severi incantesimi. Anche le Piume vi verranno fornite da noi. Non potrete portarvi dietro Ricordelle, Polsini Copiativi e Inchiostro Autocorrettivo. Ogni anno ci sono almeno un paio di studenti che pensano di essere abbastanza furbi da poter aggirare le regole. Mi auguro che non siano fra i Grifondoro” continuò senza perdere di vista i suoi studenti. Frannie si scambiò uno sguardo con Edmund e quasi scoppiò a ridere. Giorni prima Fred e George avevano detto che stavano pensando ad un escamotage per introdurre qualche bigliettino per gli esami scritti.
“…Inutile dire che se vi troviamo a copiare o se vi azzardate a parlare con i vostri vicini, dovrete consegnare il compito senza poterlo completare. Inoltre il massimo voto che potrete sperare è Accettabile” concluse convinta di averli spaventati a sufficienza.
In realtà solo Mag e pochi altri erano davvero intimoriti. Non che la ragazza avesse messo in conto di copiare, ma erano cose che le facevano venire l’ansia a prescindere dalle sue intenzioni.
“Bene. Ci sono domande?” chiese distendendo il viso, meno seria “…Rosander?”
“Quando avremo i risultati?” chiese la ragazza sperando in una risposta che la soddisfacesse.
Dietro di lei, Frannie alzò gli occhi al cielo.
“Nel mese di luglio, via gufo” rispose la professoressa.
“Bene, così potremo stare senza pensieri per metà estate” disse Edmund sottovoce, facendosi sentire solo dalla compagna di banco e da Mag e Laets, sedute davanti a lui.
Mag non era totalmente d’accordo: avrebbe passato la prima parte dell’estate a mangiarsi le mani per l’ansia (e la seconda a piangere perché sarebbe andato tutto male).
Quando uscirono da lezione erano tutti un po’ agitati. Quel momento che avevano tanto sperato che non arrivasse si stava avvicinando ad una velocità fuori dal normale. Mancavano pochissimi giorni e nessuno si sentiva abbastanza pronto, ma, mentre Frannie ostentava una certa sicurezza (“c’è ancora tempo, e poi ci siamo dati da fare per tutto l’anno! Andrà benissimo!”), Mag era decisamente più giù di morale (“Oh no, non ricordo neanche come si fa ad aprire una porta con la magia!”). Edmund invece rimaneva in silenzio, ma solo perché era perennemente nauseato. Avrebbe voluto zittirle entrambe.
Fortunatamente però, passato quel giorno di assestamento, si calmarono tutti. Mag fece un programma di studio dettagliatissimo, ora per ora, per le tre settimane successive. Non rispettava mai i suoi programmi perché in fondo era pigra quasi quanto Frannie, ma farli la tranquillizzava. Decise inoltre che era meglio tenersi per sé tutte le paranoie che le passavano per la mente e si chiudeva in biblioteca per ore senza fiatare. Poi, a fine giornata, si univa agli amici per il giro al lago quotidiano. Nessuno di loro studiava di sera.
Alla fine passarono la domenica a ripassare insieme gli incantesimi in cui riuscivano peggio. Fortunatamente nel gruppo c’era sempre qualcuno in grado di spiegare agli altri due – o tre, quando c’era anche Jasmine – quelli in cui gli altri non riuscivano. A cena nessuno aveva molta voglia di chiacchierare tranne Frannie e Jasmine. Mag era occupata a ripassare mentalmente tutto quello che le serviva per il giorno dopo, mentre Edmund ogni tanto le faceva domande stupide apposta per metterla in difficoltà e ridere di lei, che diventava paonazza e lo insultava.
A un certo punto furono tutti distratti dall’arrivo degli esaminatori, un gruppo di streghe e maghi piuttosto decrepiti che furono accolti da Silente in persona e invitati a sedersi al tavolo degli insegnanti.
“…Quindi domani avremo a che fare con loro?” chiese Mag preoccupata.
“Suppongo di sì” rispose Frannie tranquillissima “Dicono che quella lì, con il mantello rosa, abbia esaminato Silente tipo mille anni fa”.
“Cosa? Quanti anni ha? Centocinquanta?” chiese Edmund scoppiando a ridere.
“Possibile, a giudicare dall’aspetto” rispose Mag osservando divertita quella vecchietta incredibilmente arzilla che aveva una magnifica ragnatela di rughe sul volto.
“Tutti hanno avuto il loro canto del cigno. Il suo è finito da almeno mezzo secolo” disse Frannie suscitando le risate dei due amici e di altri ragazzi che avevano sentito e probabilmente stavano pensando alla stessa cosa.
Dopo cena rimasero in Sala Grande a chiacchierare con i gemelli Weasley per una buona mezzora. I due sembravano totalmente a loro agio, per nulla intimoriti e stranamente diedero a Mag un po’ di forza. Forse perché sapeva per certo che esisteva qualcuno meno preparato di lei.
Aurora passò al tavolo per salutare i tre amici, un po’ tesa. Anche Tony si avvicinò per chiedere a Frannie come stava andando lo studio e quella perse la parola per la prima volta in una settimana.
Una volta arrivati in Sala Comune si accorsero che era molto silenziosa, merito dei ragazzi del settimo anno che avevano fatto una strigliata agli studenti più giovani. Gli unici studenti più tesi di quelli del quinto anni erano quelli del settimo, che l’indomani avrebbero iniziato con i M.A.G.O.
Mag decise di andare a dormire presto, così da poter rimanere sola con le sue paranoie, che premevano per emergere, mentre Frannie e Jasmine rimasero sveglie più a lungo, seguite da Edmund che era in ansia, ma aveva anche bisogno di stare con qualcuno.
A colazione nessuno fu molto loquace. Malfoy si avvicinò al gruppetto per far loro il suo in bocca al lupo. L’unica che gli sorrise a trentadue denti fu Frannie, ma Mag si sforzò di sorridergli debolmente, apprezzando vagamente il gesto. Terminata la colazione gli studenti del quinto e del settimo anno furono mandati nella sala d’ingresso per attendere che sistemassero la Sala Grande, dove si sarebbero tenuti gli esami. Peter Pevensie era piuttosto teso, ma trovò ugualmente la forza per salutare Edmund.
“Tutto bene?” chiese al fratello mettendogli una mano sulla spalla.
“Secondo te?” sbottò Edmund in preda all’ansia.
“Sono sicuro che andrai benissimo, Ed!” gli disse il fratello. Incapace di aggiungere altre parole di sostegno pensò di dargli qualche consiglio pratico.
“Sicuramente vi chiederanno gli incantesimi Rallegranti, fate attenzione!” disse facendo un sorriso incoraggiante a tutto il gruppetto.
“Che cosa?! Io neanche li ho ripassati!” squittì Mag maledicendo mentalmente Frannie per averla costretta a lasciare i libri nel dormitorio.
“Non li hai ripassati perché li conosci meglio di me” disse Frannie alzando gli occhi al cielo.
Mag arrossì. Frannie aveva ragione, in effetti li sapeva eseguire piuttosto bene.
“Oh” fu tutto quel che riuscì a dire.
Fortunatamente dopo una mezzora li chiamarono Casa per Casa e li fecero accomodare.
L’aspetto della Sala Grande era completamente diverso dal solito. I grandi tavoli delle Case erano stati sostituiti da banchi singoli disposti in due file che occupavano la Sala in tutta la sua lunghezza. Al tavolo degli insegnanti erano seduti Vitious, la McGranitt e una Cooman piuttosto contrariata. Forse quel giorno non era propizio per fare assistenza agli esami ma Silente se n’era fregato.
Un grande orologio levitava davanti agli studenti. Quando tutti furono seduti, la professoressa McGranitt mosse la bacchetta e i fogli che i ragazzi avevano davanti si girarono, permettendo agli studenti di leggere le domande. Mag aveva trattenuto il fiato fino a quel momento e quando lesse le prime domande finalmente si calmò e iniziò a scrivere.
- Scrivi la formula dell’incantesimo per far volare gli oggetti.
- Descrivi il movimento della bacchetta che occorre per questo incantesimo.
Decisamente semplice.

 
*

“Avranno chiesto gli incantesimi di levitazione per far prendere una A anche ai peggiori” disse Frannie quando uscirono dalla Sala.
“Io ho un dubbio atroce su quello che ho scritto sugli incantesimi di Locomozione, ma se controllo adesso mi rovino l’estate” disse Mag con una smorfia.
Pranzarono tutti insieme ancora un po’ tesi e poi si riunirono nell’aula accanto alla Sala Grande, in attesa di essere chiamati, questa volta in ordine alfabetico, per l’esame pratico. Jasmine e Aladdin furono i primi, così, appena uscirono, vennero sommersi di domande dai più ansiosi – Mag era fra di loro – che fortunatamente si resero conto ben presto che era un esame piuttosto facile.
Frannie entrò fra i primi e le chiesero di far fare qualche capriola a una piuma e di duplicarla; poi il suo esaminatore le mise davanti un mattone e le chiese di rimpicciolirlo e di farlo levitare fino a una cesta a una decina di metri da lei. Uscì decisamente soddisfatta. Per il quieto vivere decise di tornare dai due amici che ancora attendevano di essere esaminati, ma non rimase a lungo con loro perché altrimenti sarebbe stata la vota buona che avrebbe dato un ceffone a Mag.
A Edmund chiesero di Appellare una scopa che era stata riposta in fondo all’aula, di cambiare il colore a una tazza e di ingrandire un calzino. Anche lui se la cavò egregiamente. Erano domande davvero semplici. Quando uscì rimase a far compagnia a Mag, che nel frattempo si era rilassata parecchio, anche se non fiatò finché non fu il suo turno.
A lei chiesero in un primo momento di far levitare una sedia e di farla trotterellare per la Sala Grande, poi l’Incantesimo Aguamenti. Quando uscì era anche lei sorridente.
“Bene, fuori uno!” disse a Edmund mentre andavano a cercare Frannie.
La trovarono in cortile con Tony, seduti sotto un’arcata e immersi in una conversazione che a quanto pare li divertiva parecchio, forse sul buffo esaminatore che avevano avuto in comune, dato che McMartian era entrato mentre Frannie usciva. 
“Che facciamo, li lasciamo soli?” chiese Mag titubante.
Si sentiva in colpa al pensiero di intromettersi nel loro discorso.
“Andiamo, così potremo ricattarla per qualcosa” disse Edmund con un’alzata di spalle e un sorriso malefico.
I due amici tornarono in Sala Comune stando attenti a non farsi vedere.
“Secondo te troverà mai il coraggio per dichiararsi?” chiese Mag sedendosi su un divanetto con un sospiro.
La Sala Comune dei Serpeverde era la migliore in assoluto in estate: era fresca, silenziosa, non batteva quasi mai il sole e comunque arrivava filtrato dalle acque del Lago Nero. Fuori faceva decisamente caldo.  
“Chi lo sa” rispose Edmund “non la biasimo però. Non è semplice, alla fine la capisco”.
Mag non capì per quale motivo Edmund avesse distolto lo sguardo mentre diceva le ultime parole. Sembrava imbarazzato e quel gesto la fece imbarazzare a sua volta, tanto che anche lei abbassò lo sguardo. Fortunatamente si ritrovò fra le mani la borsa con dentro i libri. Ne estrasse quello di Trasfigurazioni Avanzate e lo trovò un buon appiglio per cambiare argomento.
“Ce la farà” tagliò corto con una certa titubanza.
“…Allora… tu sei capace di Trasfigurare un libro in un pettirosso?” chiese iniziando a legarsi i capelli. Sarebbe stato un pomeriggio lungo.
Quando una mezzora dopo Frannie li raggiunse in Sala Comune, aveva un gran sorriso impresso sul volto. Trovò i due amici che ridevano fino alle lacrime davanti a uno strano essere che sembrava un merlo; aveva ancora qualche piuma bianca, un’ala a forma di copertina di un libro e sul becco era ancora impresso il marchio della casa editrice.
“Che state facendo?” chiese unendosi al gruppo.
“Guarda cosa ha fatto Ed” disse Mag con le lacrime agli occhi mentre si sorreggeva alla spalla dell’amico per non cadere a terra.
“E tu da quando ridi durante la preparazione degli esami?” chiese la ragazza incuriosita.
“Da quando non ho più le forze per farmi prendere dal panico” rispose Mag ricomponendosi.
Con un colpo di bacchetta fece tornare lo strano libro-uccello al suo stato originario.
“Credo che si faccia così” disse ponendo a terra il libro e toccandolo con la bacchetta.
Pronunciò a bassa voce la formula e in poco tempo il libro si rimpicciolì fino a diventare una pallina di piume marroncine e rosse, dalla quale uscì la testolina di un pettirosso.
“Brava Mag!” disse Edmund ammirato. Lei sorrise soddisfatta.
“Va bene, direi che per oggi abbiamo ripassato abbastanza” disse Frannie buttando a terra la sua borsa.  
“Ma se abbiamo appena iniziato!” protestò Mag.
Però nemmeno lei aveva molta voglia di ripassare ancora. Avrebbe fatto una lettura veloce prima di andare a dormire.
L’esame di incantesimi era servito molto per sbloccare l’ansia di Mag e Edmund. Certo, Trasfigurazione sarebbe stato decisamente più difficile, ma a fine giornata erano così stanchi che non avevano le forze necessarie per ripetere lo stress del giorno prima. Frannie era arrivata a quella conclusione mesi prima, forse addirittura anni prima, per cui non ebbe problemi a ripassare velocemente gli appunti con Mag, prima di andare a dormire.
L’indomani, al risveglio, erano tutti tesi, di nuovo. Mag aveva sognato che Silente la Trasfigurava in un ananas e a colazione lo raccontò agli amici, dato che i suoi sogni sembravano sempre divertirli molto. Quando finirono di mangiare tornarono tutti seri; Mag e Edmund si chiusero in un silenzio di raccoglimento, Frannie intanto spiegò con calma a Fred e George la Legge di Gamp sulla Trasfigurazione degli Elementi, dato che sembravano non averla mai sentita nominare prima.
Furono chiamati fuori dalla Sala Grande come il giorno precedente e attesero di essere chiamati. Mag andò a parlare con Laetitia e un gruppo di Corvonero per ingannare l’attesa. Vedere Elsa così tesa le diede la forza di affrontare l’esame. Intanto Peter chiese a Edmund come era andato l’esame del giorno prima e si scusò per essere poco presente in quei giorni.
“Ci mancherebbe, hai gli esami anche tu” rispose Edmund abbassando lo sguardo.
Era felice di condividere quel momento importante della sua vita scolastica con il fratello.
Questa volta a fare sorveglianza c’erano, oltre alla McGranitt, il professor Lupin e la Burbage. Quando dissero che potevano iniziare si sentì un grido di esultanza dal fondo della sala: la prima domanda era proprio sulla legge di Gamp e i Weasley ne erano felici. Forse era l’unico argomento che conoscevano.
Le domande vertevano su tutti gli argomenti che avevano trattato in quegli anni, dall’evanescenza all’evocazione. Una domanda particolarmente difficile fu quella sulla detrasfigurazione dei mammiferi, ma alla fine Mag, Edmund e Frannie consegnarono i test piuttosto tranquilli. Frannie andò completamente in tilt quando Lupin le chiese gentilmente come stava andando.
“Ben-Nono lo so” rispose imbarazzata. Poi si voltò e lasciò la Sala a passo spedito.
Al pomeriggio, l’esame di pratica andò piuttosto bene per Frannie e Edmund, mentre Mag andò in confusione e al posto di far evanescere una sedia la trasformò in un pollo che urlò e disturbò tutta la stanza. Frannie e Edmund invece riuscirono a trasfigurare e detrasfigurare tutto quello che l’esaminatore metteva loro davanti.
Quando uscirono non parlarono molto dell’esame, anche se Frannie continuava a ridere per il galletto che era spuntato fuori a un certo punto.
“Direi che il peggio è passato” disse Mag per cambiare argomento “…Fino a lunedì, ovvio”.
“Già, pozioni” disse Frannie con una smorfia “venerdì io e Ed abbiamo Babbanologia e non so cosa mi inventerò”.
“Non lo so nemmeno io, tranquilla” disse Edmund ridendo.
“Io invece ho Aritmanzia e se mi va male mi sparo” sospirò Mag.
Ci teneva molto a quella materia.
“Che vuol dire ‘mi sparo’?” chiese Edmund allarmato.
“Ah, ehm… Vuol dire che mi uccido con una pistola… è una specie di bacchetta che spara solo piombo. I Babbani la usano per uccidersi fra di loro”
“Che schifo” disse Frannie con una smorfia “La Burbage ce le ha fatte studiare quelle cose. Meglio la Magia, anche per uccidere”
“I Babbani sono molto fantasiosi nel trovare nuovi modi per torturare il prossimo” disse Mag con un’alzata di spalle “Però se ti sparano puoi salvarti, un Avada Kedavra ti uccide anche se ti prende il braccio”.
“Queste cose erano in programma?” chiese Frannie a Edmund.
“Sì, ma sono alla fine del libro, figurati se ho avuto il tempo di leggerle” rispose il ragazzo.

 
*

Mercoledì toccò a Erbologia, e anche questa volta i tre Serpeverde furono sicuri di essersela cavata piuttosto bene, anche se durante l’esame pratico Edmund rischiò di perdere il suo Fungo Saltellante. L’indomani li attendeva Difesa contro le Arti Oscure. Il professor Lupin aveva raggiunto i suoi studenti nella Sala d’Ingresso e aveva augurato a tutti buona fortuna.
“…E mi raccomando, prima di iniziare fate un bel respiro profondo e vedrete che tutto vi sembrerà più semplice!” disse con un gran sorriso prima di sparire dietro le porte della Sala Grande.
Quando si sedettero notarono con piacere che tutti gli argomenti richiesti erano stati trattati proprio quell’anno.
“Indicate i cinque segni che identificano un lupo mannaro” era la prima domanda.
Frannie si guardò intorno e notò che Mag stava già scrivendo e Lupin era un po’ più pallido del solito mentre leggeva le domande dal compito di un Corvonero in prima fila.
Le altre domande riguardavano le Maledizioni Senza Perdono, gli incantesimi difensivi di livello avanzato come il Protego Horribilis, l’Incantesimo contro gli intrusi e quello di Rallentamento e infine la teoria dell’Incanto Fidelius.
Quando uscirono si scambiarono le proprie impressioni, tutti e tre piuttosto soddisfatti.
“Non era male” disse Mag incerta se cantare già vittoria oppure no.
“Sono argomenti che abbiamo trattato quest’anno, Lupin ce li ha spiegati bene!” disse Frannie con orgoglio.
“Se avessimo avuto Allock anche quest’anno sarebbe stata una tragedia” disse Edmund mentre si avviavano per il pranzo. Mag scoppiò a ridere.
“Sì, immagino! Avremmo dovuto rispondere alle domande con quel che sapevamo, tipo il colore preferito di Allock o la sua più grande ambizione!” disse Frannie ridendo al solo pensiero.
“A proposito, come diavolo ha fatto Susan l’anno scorso?!” chiese Mag.
“Ah, non lo so. Però ha preso E” rispose Edmund con un’alzata di spalle.
Anche l’esame pratico andò molto bene a tutti. Furono chiesti tutti gli incantesimi difensivi che avevano trovato nella teoria e in più incantarono un’armatura per permettere ai ragazzi di effettuare gli Schiantesimi senza dover ricorrere agli esaminatori o altri membri dello staff di Hogwarts come vittime sacrificali.
Alla sera erano tutti piuttosto stanchi. Mentre Edmund e Frannie facevano la ripassata (o meglio, la studiata) dell’ultimo minuto, Mag si esercitò con qualche equazione, andando in panico perché un risultato non le veniva giusto. Edmund le chiuse il libro e glielo sequestrò, obbligandola a rispondere alle domande sue e di Fran sui Babbani. Alla fine nessuno dei tre aveva voglia di studiare, così Frannie sfidò Mag a scacchi mentre Edmund assisteva e si prendeva gioco di loro.
“La prossima volta aiutami, al posto di fare il cretino” disse Mag mentre la Regina di Frannie distruggeva il suo cavallo.
 
*

Mentre Laets, Tony e Mag attendevano il loro test di Aritmanzia, Frannie, Edmund e i gemelli Weasley se la ridevano sull’ossessione di Arthur Weasley per i Babbani.
Quando uscirono dall’esame, che sarebbe stato solo scritto, Mag e Tony si scambiarono le impressioni sul loro esame, mentre Laetitia ascoltava nauseata.
“Alla domanda tre mi è uscito 25” disse Mag.
“Anche a me, bene” rispose Tony entusiasta.
“E l’ultima equazione era impossibile, vero?”
“Sì, stavo per sbagliare un calcolo ma alla fine mi è uscito quel risultato”
Mag avrebbe voluto chiedergli tutti i risultati ma le sembrò di essere troppo molesta, e poi era sicura che il voto sarebbe stato molto alto, anche se non lo avrebbe mai detto ad alta voce. Fortunatamente in quel momento uscì anche Frannie, che si diresse verso i tre amici.
“Allora?” chiese Mag guardando l’espressione sconvolta dell’amica.
“C’erano domande assurde”
Arrivò anche Edmund, quando li vide si illuminò leggermente, ma era evidente che l’esame lo aveva messo a dura prova.
“Menomale che per questa settimana è finita” disse Frannie.
I cinque si sedettero al tavolo. Laets e Tony erano curiosissimi di conoscere le domande che erano state fatte a Babbanologia, quindi rimasero con loro.
“Non ditemi le risposte giuste, altrimenti inizio a deprimermi” disse Frannie prima di elencare le domande.  
Avevano chiesto anzitutto di elencare tre mezzi di trasporto particolarmente amati dai babbani.
“Io ho scritto il treno, il monopattino e la moto”.
“Io ho messo l’automobile, la moto e il cavallo” disse Edmund speranzoso.
Mag e Laets si guardarono in faccia e fecero di tutto per non scoppiare a ridere per il monopattino. Tony invece guardò Frannie incoraggiante.
“Poi hanno chiesto a quale età diventano maggiorenni i babbani inglesi e cosa comporta per loro la maggior età”.
“Non hai scritto che possono smaterializzarsi, vero?” disse Mag ridendo.
“Certo che no!” si affrettò a dire Frannie, ma non disse nulla di quel che aveva scritto, probabilmente aveva scritto comunque una castroneria.
“Poi un’altra domanda era sui vestiti. C’era un elenco di capi d’abbigliamento e dovevamo collegarlo al gruppo giusto, tipo ‘notte’, ‘giorno’, ‘sera’, ‘elegante’…”
Avevano anche fatto una domanda con la proporzione:
Quidditch : Maghi = ? : Babbani
Rimasero a discutere per un po’ su quale fosse la risposta giusta. Mag sosteneva che fosse il cricket, sport nazionale del Regno Unito, mentre Tony era indignato perché poteva essere di tutto e quindi la risposta di Frannie “Golf” era giusta.
“Sì ma sicuramente parlava di sport nazionale!” insistette Mag.
Frannie, dall’altro lato del tavolo, le pestò un piede. Nessuno doveva scaldarsi contro il suo Tony.
Le ultime domande erano state un vero disastro. L’unica cosa che consolò Frannie fu il fatto che nemmeno Mag e gli altri avrebbero saputo rispondere in maniera precisa. Domande come “Chi l’ha inventata e come funziona una lampadina” oppure “Spiega come funziona un motore” o addirittura “L’evoluzione dei sistemi di riscaldamento babbani”, domanda che l’aveva stroncata completamente. Poi c’era il problema da risolvere: “Sei in casa Babbana e va via l’acqua. Come risolvi il problema senza bacchetta?”.
“Alzo la cornetta del telefono e chiamo l’idraulico” disse Mag con un’alzata di spalle.
“No, lei voleva che spiegassimo come si aggiustano i tubi” disse Edmund con aria contrita.
“Che cosa stupida” disse Laetitia ridendo.
Anche Tony fu d’accordo: era un esame senza senso per la maggior parte delle domande.
Durante la prima parte del week-end nessuno ebbe la forza di prendere in mano un libro. Il sabato pomeriggio Mag decise di fare un riposino per riacquistare un po’ di forze, ma finì per dormire più del dovuto e quando si svegliò era quasi l’ora del tè. Raggiunse gli amici in cortile con l’aria piuttosto sbattuta.
“Ma non potevate chiamarmi? Era dall’una che dormivo!” disse con una punta di fastidio quando vide Frannie e Edmund che ridevano a una battuta di Fred – George si era fatto prendere dal panico ed era nella Torre dei Grifondoro a studiare per Pozioni.
“Hai ragione, Mag, ti sei persa un pomeriggio di dolce far niente” disse Frannie con un gran sorriso. L’amica alzò gli occhi al cielo.
“Domani starò in biblioteca tutto il giorno” borbottò.
Alla fine ci rimase solo fino al primo pomeriggio. Edmund e Frannie erano rimasti in Sala Comune per studiare insieme, mentre lei aveva bisogno di pace e silenzio, così era andata in biblioteca. Quando tornò in Sala Comune scoprì che i due si erano decisi a studiare da poco, perciò per lei fu come un ripasso – l’ennesimo.
L’esame di Pozioni non fu così difficile. In assenza del professor Piton erano tutti stranamente rilassati e risposero alle domande senza troppa fatica. Anche l’antidoto che dovettero preparare al pomeriggio fu più semplice del previsto. Per loro, almeno.
Lo scritto di Astronomia fu una passeggiata solo per Edmund, mentre per Mag fu più difficile, soprattutto quando si dimenticò i nomi di tre delle innumerevoli lune di Giove. Frannie invece fu felice di aver elencato alla perfezione tutte le stelle appartenenti alla costellazione di Orione.
Anche in Cura delle Creature Magiche Edmund fu quello che se la cavò meglio, anche se Mag e Frannie furono più brave di lui a scegliere la dieta adatta per un Unicorno malato.
Divinazione andò bene solo a Frannie. Mag e Edmund se la cavarono, ma non erano minimamente motivati e alla fine avevano dedicato non più di mezzora al ripasso. L’esame era solo pratico e dovettero prima cercare il futuro nella sfera di cristallo, poi nelle foglie di tè. Mag, presa dal panico, descrisse uno strano essere peloso che aveva visto attraverso la sfera di cristallo e si era resa conto dopo che era un sopracciglio dell’esaminatrice. Edmund invece vide il Gramo nelle foglie di tè e andò in confusione, indeciso se era lui a dover morire o il suo esaminatore, o entrambi. Insomma, tre anni passati ad inventarsi ogni sorta di sofferenza erano serviti a passare gli esami con la Cooman, ma non i G.U.F.O. Tony invece era sicuro che sarebbe stato bocciato, ma non gli importava assolutamente nulla.
“Così abbandonerò questa materia idiota” disse mentre usciva dall’aula con Frannie “Non mi dovrò più preoccupare quando Giove entra in contatto con Saturno o quando le foglie di tè mi informano che la mia vita farà schifo”.
Frannie gli diede ragione, anche se tutto quello che lui vedeva come inutile e stupido, per lei era puro divertimento.
Nel pomeriggio dovettero affrontare lo scritto di Antiche Rune. Mag uscì quasi piangendo, mentre Frannie era sicurissima di aver fatto un buon lavoro.
Quel giovedì sembrava non finire mai. Alla sera avrebbero avuto l’esame pratico di Astronomia, mentre il pomeriggio seguente li attendeva l’ultimo temutissimo esame: Storia della Magia.
Dopo cena tornarono in Sala Comune per ripassare fino alle undici. Mag era così in ansia per il giorno dopo che dopo mezzora di ripasso della mappatura celeste prese in mano gli appunti di Storia della Magia, decisamente più importanti.
Quando arrivarono in cima alla Torre di Astronomia rimasero incantati dallo spettacolo che offriva il cielo quella notte. L’aria era frizzante, profumata di estate, la luna crescente illuminava il cielo in modo tenue e permetteva di ammirare le stelle. Ognuno prese posto dietro un telescopio e iniziò a completare la mappa muta che aveva davanti. Dopo un’ora e mezza avevano finito tutti. Mag corse a dormire, mentre gli altri, più tranquilli, rimasero svegli ancora un po’.
L’indomani si svegliarono verso le nove e passarono l’intera mattinata a ripassare gli eventi principali della storia magica fino al XIX secolo, o meglio, Mag e Edmund ripassavano, Frannie li ascoltava distrattamente e ogni tanto interveniva con domande a cui Mag rispondeva subito parlando così velocemente da non riuscire a prendere fiato. La maggior parte degli argomenti li sentiva per la prima volta in vita sua.
Mag era tesissima. Prendere meno di E l’avrebbe distrutta nell’anima e le dispiaceva che quell’esame fosse stato messo al termine di quelle due settimane così stressanti.
Mentre si avviavano verso la Sala Grande, Edmund si accorse che l’amica era piuttosto agitata, così abbassò lo sguardo e sussurrò “Andrai benissimo”. Sentendo l’amico parlare, a Mag tremò il cuore, ma per ragioni che non comprese. Non gli rispose, ma a lui bastò il sorriso tremulo che fece. Accanto a loro, Frannie fece una smorfia strana. Stava cercando di reprimere un sorriso.
Quando si trovarono davanti le domande, Mag iniziò a scrivere prima di averle lette tutte, appuntandosi date e nomi che aveva paura di dimenticare. Il professor Ruf sonnecchiava davanti agli studenti mentre un annoiato Piton teneva particolarmente d’occhio i Grifondoro e la professoressa Sprite controllava perlopiù i Tassorosso.
Frannie non ricordava una sola data, ma riuscì a ricostruire in maniera più o meno convincente la prima guerra dei Goblin. Sulla figura di Napoleone Bonaparte e la sua presunta alleanza con un mago oscuro tedesco non sapeva quasi nulla, mentre Mag e Edmund scrissero tutto per filo e per segno.
Alcune domande riguardavano re inglesi medievali che furono aiutati da maghi o streghe, altre erano dei vero o falso con una sfilza di date che Mag ricordava per la maggior parte, ad altre arrivò con il ragionamento. Una domanda riguardava la formazione della Confederazione Internazionale dei Maghi, mentre un’altra chiedeva di spiegare le tre volte in cui era stato violato lo statuto di segretezza nel corso del XVIII secolo. L’ultima domanda, alla quale arrivò stremata, riguardava un tema che amava particolarmente: la caccia alle streghe del XV secolo, ma si accorse con orrore che non ricordava bene una data.
Quando consegnò aveva gli occhi spiritati, i capelli legati male in un momento di isteria, ed era piuttosto accalorata. Piton la squadrò come se la studentessa avesse appena fatto una corsa intorno al castello e le ritirò il compito senza proferire parola alcuna.  
Frannie e Edmund erano già usciti da una ventina di minuti e l’aspettavano parlando di cosa avrebbero fatto fino alla settimana successiva, in attesa del ritorno a casa. Mag non li ascoltò e appena varcò la soglia tirò fuori dalla cartella il libro di storia e iniziò a sfogliare febbrilmente le pagine.
“Credo di aver sbagliato la data della cattura della strega One-Eyed Gwendoline” disse senza nemmeno degnare gli amici di uno sguardo.
Frannie fu tentata di estrarre la bacchetta e dare fuoco al libro dell’amica.
“Era il 1387, hai scritto giusto” disse Edmund prendendole il libro dalle mani.
“Come fai a sapere che ho scritto giusto?” chiese Mag guardandolo frastornata.
“Non mi ricordavo il nome della strega e allora mentre la Sprite e Piton non guardavano ho sbirciato il tuo compito” rispose lui con noncuranza.
“CHE COSA!?” squittì Mag con la voce più acuta del solito “E se abbiamo sbagliato entrambi e ci beccano?! Oh no, oh no no no”.
“Ma se è giusto cosa te ne frega?” disse Frannie scoppiando a ridere per la scenetta che le stava offrendo l’amica.
“Che altro hai copiato? Edmund, se mi bocciano sarà colpa tua! Ti odio” esclamò la ragazza in preda al panico.
Io vado al lago con i gemelli… Raggiungetemi quando avete finito” disse Frannie affrettando il passo e lasciandoli soli a battibeccare.
“…Ti ho detto che la data è giusta, guarda!” le passò il libro “e comunque datti una calmata! Non ho copiato nient’altro…!” disse cercando di non mostrarsi colpevole.
Non si aspettava una reazione del genere, altrimenti non glielo avrebbe neanche detto; non voleva di certo turbarla, anzi, voleva rassicurarla.
“Lo spero per te” sbottò Mag “Cavolo, e se ti avessero beccato? C’era Piton, ti rendi conto?”
“Sarebbe stata colpa mia” disse lui sbuffando.
“E io sarei stata tua complice!”
“Ma non è successo” esclamò il ragazzo esasperato e divertito al tempo stesso.
“Ringrazia il cielo, perché altrimenti ti avrei ucciso sul posto”
“Non avevi la bacchetta” la schernì Edmund.
Con le mie mani” puntualizzò Mag.
“Va bene, va bene, scusamidisse lui cercando di non ridere e di mostrarsi genuinamente pentito del suo orribile atto “Andiamo dagli altri, ok?”
Ok” disse Mag strappandogli il libro dalle mani.
“…E pensare che se me l’avessi chiesta durante l’esame te l’avrei detta senza problemi…” borbottò Edmund cercando di mascherare il divertimento che stava provando, anche se l’amica lo stava facendo rimanere un po’ male.
Mag si bloccò mentre risistemava il libro nella cartella. Edmund aveva ragione, sapeva essere davvero egoista quando si trattava di esami.
“…Sai una cosa? Non avresti dovuto dirmelo” disse riponendo il libro e tornando a guardarlo.
“…Però grazie, è bello sapere che c’è qualcuno meno egoista di me per queste cose” aggiunse dandogli una gomitata con affetto. Le era impossibile rimanere arrabbiata con Edmund, gli voleva troppo bene.
“Non c’è di che” rispose lui tornando a sorridere.
“E grazie anche per avermi sopportata” aggiunse lei “Sono stata insopportabile in questi giorni, vero?”
Settimane” puntualizzò lui ridacchiando “…Comunque figurati, tutto perdonato”.
Pensò che in realtà non c’era nulla da perdonarle.

Sulla riva del lago c’erano parecchi studenti del quinto anno. Molti di loro sembravano dei marinai appena arrivati a riva dopo un naufragio. Frannie era impegnata a saltare sul libro di Storia della Magia a turno con Fred e George, mentre Laetitia parlava con Elsa, entrambe molto sorridenti e tranquille. Tony, Aurora e un paio di Tassorosso erano seduti sul prato a prendere un po’ di sole, tutti felici e sorridenti.
“Rosander! Pevensie! Firwood ci ha detto che stavate—” urlò George salutandoli con una mano.
Una gomitata ben assestata di Frannie gli impedì di riferire cosa aveva detto la ragazza[1]. Mag e Edmund evitarono accuratamente di guardarsi, temendo silenziosamente cosa avesse rivelato Frannie ai due gemelli.
“Vi rendete conto che è finita?” disse Frannie per cambiare argomento, sorridendo radiosa.
Mag si fece avanti, buttò la cartella a terra e si sedette sul prato.
“Non ci credo ancora”
“La cosa migliore è che il resto degli studenti ha iniziato gli esami in questi giorni e quindi non li avremo fra i piedi fino alla settimana prossima” disse Edmund.  
“Dobbiamo approfittarne” disse Frannie pensierosa “…Dite che…”
“Cosa proponi, Firwood?” chiese George con una strana luce negli occhi.
Ormai avevano fatto pace dopo la spiacevole lezione di Piton del mese prima.
“Potremmo fare qualcosa per noi del quinto anno” continuò Frannie guardandosi intorno.
“Ma dove?” chiese Mag iniziando già a temere la risposta.
Questa volta non sarebbe uscita dal castello per nessun motivo, anche a costo di fare l’asociale antipatica.
“La Testa di Porco ormai è fuori discussione” disse Fred a malincuore.
“Magari il bagno dei prefetti! Lì non ci avevano beccati. Diamo una pozione soporifera a Percy e siamo a posto” azzardò George.
“Non so voi, ma io non ho proprio voglia di stare al chiuso” disse Mag andando a immergersi fino alle ginocchia nelle acque del lago.
“Hai ragione, io non ne posso più di stare dentro al castello” disse Edmund pensieroso.
Fosse stato per lui, in quei giorni avrebbe portato il suo letto sulla Torre di Astronomia e avrebbe dormito lì.
“La facciamo qui allora!” disse Frannie illuminandosi.
“Ti ricordo che non possiamo uscire di sera” disse George.
“Beh, la facciamo di pomeriggio, tanto il resto degli studenti non ci sarà fino a martedì prossimo!” rispose Mag sperando che non le chiedessero di infrangere le regole per uscire di sera.
“Ma certo! Fa caldo, c’è il sole, chi vorrà potrà anche fare il bagno, rubiamo dolci e salatini dalle cucine e passiamo qui il pomeriggio” disse Frannie.
“Oppure…” disse Fred.
“Tutti i pomeriggi fino a martedì” convenne George prima del fratello.
“E perché non fino a venerdì?” aggiunse Fred.
Rimasero tutto il pomeriggio a organizzare la festa del giorno dopo. Alla fine decisero che la musica ci sarebbe stata, ma non troppo alta. Nelle ultime settimane di giugno c’era sempre stato qualche studente che si sdraiava sul prato con una radiolina incantata accanto. L’unico problema era che non ci sarebbe stato l’alcol, impossibile da reperire in quei giorni, ma alla fine non era un grande problema: si sarebbero divertiti ugualmente, e poi sarebbero potuti rimanere fino alle sei di sera, non era un dramma.
Passarono la voce fra i ragazzi del quinto anno lì presenti e tutti accettarono con grande entusiasmo. Finalmente era arrivato il momento di riposarsi.
 

[1] Scena dietro le quinte: Frannie arriva in riva al lago, butta la cartella per terra, trova Fred e George e dice “Ho lasciato Mag e Edmund ad amoreggiare davanti alla Sala Grande, arriveranno a momenti”.

 

Note dell'autrice: 

Finalmente sono passati anche i G.U.F.O. Credete che i nostri protagonisti riusciranno a superarli con dei bei voti? 
Adesso potranno aspettare il ritorno a casa in tutta tranquillità. Non hanno più pensieri per la testa: niente più esami, niente più drammi amorosi, il cane nero non si fa vedere da un po'... Riusciranno a godersi queste giornate? 
Io francamente ne dubito U.U
Mancano solo due capitoli alla fine di questa storia, spero che nel frattempo si aggiungano nuovi lettori, e ovviamente che continui a piacervi! 
Vi ricordo che potete leggere curiosità, citazioni e meme sulla pagina Instagram che abbiamo creato qualche settimana fa! 

A venerdì! E passate delle belle vacanze! 


 

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Capitolo 21
*** The Black Dog ***


Disclaimer
In questo capitolo ci saranno delle parti in inglese. Sono necessarie ai fini della comprensione di un determinato gioco di parole che si creerebbe nella storia, dato che nella finzione letteraria i personaggi parlano inglese. Tradotto però non aveva senso, quindi ho preferito lasciarlo così. Spero che riusciate a capirlo!
 
 
XIX

THE BLACK DOG
 
Quando la mattina del giovedì successivo ai GUFO i ragazzi entrarono in Sala Grande per la colazione trovarono una persona ad aspettarli, che non era solita essere così mattiniera. La ragazza si avvicinò furtivamente, guardandosi intorno di sottecchi.
-Aurora? Che stai facendo?
Chiese Margaret confusa, avvicinandosi.
-Shhh. Vi devo dire una cosa.
Disse in tono misterioso, Frannie e Edmund la guardavano divertiti.
-Tre settimane fa è stato il compleanno di Tony.
Continuò furtiva, e Frannie sussultò.
-Non l'ha detto a nessuno perché ha voluto aspettare la fine dei GUFO per festeggiare, ma so che oggi vuole portare qualche dolce dalle cucine per voi al Lago, questo pomeriggio.
-Sei sicura di quello che stai dicendo?
Chiese sussurrando Frannie, con gli occhi che brillavano.
-Più che sicura . Pensavo ti avrebbe fatto piacere saperlo, tutto qui!
-Grazie, grazie! Mi hai evitato una bella figuraccia!
Esclamò abbracciandola, e la Tassorosso rise argentina. Intimò ancora una volta agli amici di non dire nulla, e con un occhiolino tornò al suo tavolo.
-Che piani hai, Frannie?
Chiese Edmund, mentre occupavano i loro posti alla tavolata Serpeverde. Lei scosse la testa, pensierosa.
-Non lo so. Cercherei nelle cucine, ma a quanto pare ha già pensato lui al cibo!
-Se vuoi ti regalo la mia sciarpa Serpeverde, puoi trasfigurarla coi colori di Tassorosso!
Disse Edmund, sorridendo soddisfatto. Margaret scoppiò a ridere.
-Penso abbia già una sciarpa, Edmund. E ti ricordo che siamo a Giugno!
Lui arrossì leggermente.
-Cercavo solo di essere utile.
-Dovrei avere ancora qualche bottiglia di whisky incendiario chiusa nel baule... dite che potrebbe piacergli?
Margaret ci pensò un istante.
-Mi pare che lo beva, sì.
-A me piacerebbe!
Disse Edmund, alzando le spalle.
-Non avevo dubbi, Ed.
Rispose Frannie sorridendo.
-Bene, quindi devo solo trovare il modo di incartarla e il gioco è fatto!
Esclamò, tagliandosi una fetta di torta, soddisfatta. Il sole splendeva sul soffitto.
-Che bella giornata!
Disse Edmund stiracchiandosi sulla panca. Essendo appena passati i GUFO, quella era la loro settimana di riposo.
-Non è bellissimo vedere gli altri studiare mentre non facciamo nulla?
Sorrise Frannie, guardando le facce scure tutte intorno a loro.
-Una delle cose più belle, senza dubbio!
Convenne Margaret, bevendo del succo di zucca, visibilmente di buon umore.
Vicino a loro, Daphne Greengrass sbuffò nel sentire quelle parole. Anche Jasmine fece il suo ingresso in Sala Grande, era radiosa. Saltellò sino al tavolo e si sedette accanto a Frannie e di fronte a Mag.
-Buongiorno ragazzi! Bella giornata non è vero?
-Bellissima! Parlavamo proprio di questo!
Rispose Edmund raggiante.
-A che ora questo pomeriggio?
Chiese, iniziando a riempire il piatto di pasticcini.
-Mezzogiorno. Pare che pranzeremo fuori. I gemelli hanno chiesto il permesso alla McGranitt!
-Bene! Avrò un po' di tempo per fare un giro con Al stamattina!
-Oggi sembra faccia caldo Jas, meglio se ti porti il costume!
Disse Frannie, che ripuliva il piatto dalle briciole con le dita.
-Davvero? Non ho ancora fatto il bagno quest'anno!
Rispose elettrizzata.
-Neanche io! Vedrai che questo è il giorno giusto!
Edmund e Margaret si guardarono sorridendo sotto i baffi. Mag era un po' arrossita. Frannie li fissò sospettosa per un attimo, poi fece finta di niente. Continuarono a parlare della giornata meravigliosa che li aspettava, risero sinché tutto il cibo non fu svanito.
-Io vado a prendere Al! Buona mattina ragazzi!
Disse Jasmine alzandosi in piedi e correndo verso il tavolo di Grifondoro.
-Spero che Esmeralda venga oggi.
Disse Frannie, mentre si alzava per andare in Sala Comune con i suoi amici.
-Penso di sì. Peter mi ha detto che qualcuno del settimo pensava di avvicinarsi. Dopo i MAGO non hanno niente da fare neanche loro!
La rassicurò Edmund.
-Che facciamo intanto che non arriva l'ora? Abbiamo tutta la mattina libera!
Esclamò Margaret, pensierosa.
-Io devo incartare il regalo di Tony!
Rispose Frannie, in brodo di giuggiole.  Edmund alzò gli occhi al cielo.
-Io avrei giocato a scacchi, ma Zabini ha lezione oggi!
Margaret arricciò le labbra, pensandoci su.
-Magari se riusciamo a trovare Peter puoi giocare con lui! Io vado a cercare un libro in biblioteca!
-Ok, allora io rimedio un po' di carta per il pacchetto!
Le rispose annuendo Frannie.
-E io prendo la scacchiera!
Concluse Edmund, sorridendo. I ragazzi si separarono dopo essersi dati l'appuntamento per un quarto d'ora dopo, in Sala Grande. Margaret lungo la strada aveva incontrato Aurora e le aveva chiesto di tenere Tony lontano, dato che Frannie doveva incartare il suo regalo di compleanno. Lei accettò di buon grado. Il ragazzo quel giorno sembrava essere particolarmente di buonumore e aveva già offerto ai suoi compagni di casa una fetta di crostata ai fichi mandata dai genitori via gufo.
Quando furono tutti e tre di nuovo in Sala furono ben felici di trovare Peter e Laetitia che chiacchieravano al tavolo di Corvonero . Frannie e Margaret si scambiarono uno sguardo d'intesa.
-Bene! Sei già qui!
Esclamò Edmund andando loro incontro. Laetitia tossicchiò nervosa.
-Dimmi che hai voglia di giocare a scacchi con me! Non c'è nessuno e mi sto annoiando a morte!
Il fratello, rivolgendo a Laetitia un'occhiata di scuse, borbottò
-Ehm, io, veramente...
Poi, guardando Edmund, sospirò e sorrise arrendevole.
-Sì che mi va. Siediti e preparati a perdere !
Edmund ghignò. Intanto Margaret si sedette vicino a loro e cominciò a leggere il suo nuovo libro sulle scorrerie piratesche magiche e l'impatto che hanno avuto sulla storia babbana. Frannie aveva tirato fuori la bottiglia del whisky migliore che avesse e cercava in tutti i modi di avvolgerla in una carta dorata in modo decente. Sbuffò.
-Laets, ti prego, dammi una mano!
L'amica la guardò compassionevole.
-Sono la persona sbagliata per questo, Fran. Rischierei solo di farla saltare in aria!
La ragazza arricciò il naso e continuò ad accanirsi sul pacchetto. Quando fu ora di andare Edmund aveva battuto Peter quattro volte, Margaret aveva letto duecentocinquanta pagine, Frannie aveva ottenuto uno stortissimo regalo di compleanno e Laetitia aveva guardato la partita a scacchi tutto il tempo. A mezzogiorno meno cinque Edmund corse a riportare la scacchiera in dormitorio, Margaret gli diede il libro e glielo fece riportare in Sala Comune. Quando tornò, Frannie ridusse il suo regalo e se lo infilò in tasca, e i ragazzi uscirono sorridenti dal castello, scendendo verso il Lago Nero. Quando furono sul posto videro che Fred, George, Lee, Aladdin e Jasmine erano già lì. Diversi teli a motivi floreali erano stesi per terra. Jasmine era in costume a prendere il sole, bellissima come sempre. Aladdin, in pantaloncini accanto a lei, la fissava così intensamente che non si accorse che erano arrivati gli altri. Frannie sentì di capirlo benissimo.
-Questa sì che è vita!
Gioì Edmund sfilandosi le scarpe e le calze e alzandosi i risvolti dei pantaloni sino al ginocchio. Si sedette su uno dei teli, quello più vicino ai gemelli.
-Voi che fate ragazzi?
Chiese Frannie avvicinandosi , vedendoli che trafficavano con il loro solito stereo.
-Siamo abbastanza lontani dal castello, non dovrebbero esserci molte interferenze.
Mugugnò Fred, che teneva la bacchetta con i denti e aveva entrambe le mani tra i cavetti interni di quella diavoleria.
-Vogliamo vedere se riusciamo a prendere una stazione babbana normalmente, per non dover pensare a cambiare canzone ogni volta.
Margaret sorrise entusiasta. Non aveva ancora scoperto i tormentoni estivi babbani dell'anno e non vedeva l'ora di sentirli. Anche Laetitia sorrise, anche lei aveva deciso di mettersi in costume e ora, occhiali da sole a mo' di cerchietto, leggeva sdraiata su un telo tentando di abbronzarsi.
-Non riesco a pensare con questo caldo!
Sbuffò Fred, e si allontanò un attimo per sfilarsi la maglia. Margaret vide che Frannie lo guardava di sottecchi con un'espressione di apprezzamento. Sorrise scuotendo la testa. Frannie tendeva a essere davvero promiscua certe volte, ma la si amava anche per questo.
-Viene Angelina, Fred?
Chiese Peter, sbirciando nei cestini di cibo con sguardo famelico. Erano pieni di leccornie, arrivati direttamente dalle cucine.
-Non lo so. Non credo. Lei e la Spinnet sono ancora infuriate per la storia di Piton .
Rispose il ragazzo distrattamente, e Edmund sbuffò.
-Quindi chi stiamo aspettando? Io avrei fame!
Continuò il Tassorosso,  chiudendo il cestino con aria afflitta.
-Sei proprio uguale a Edmund. Pensate solo a mangiare.
Disse Mag, scuotendo la testa.
-Ehi! Io non penso solo a mangiare!
Rispose Edmund, infastidito.
-No, pensi anche a giocare a scacchi e tirare bolidi! E a dormire. E a ubriacarti!
Aggiunse Frannie ridendo. Lui sbuffò contrito.
-Stiamo aspettando Aurora e Tony. Forse raggiungeranno anche Febo e Esmeralda, ma hanno detto che prima devono risolvere una questione urgente, potrebbero non fare in tempo.
-Che bella giornata!
Esclamò Frannie sorridendo a trentadue denti, coricandosi su un telo e pensando al fatto che probabilmente avrebbe visto Tony e Esmeralda in costume lo stesso giorno.
"Forse avremmo dovuto invitare il professor Lupin."
Pensò, guardando il cielo senza una  nuvola. In pochi minuti tutti avevano deciso di mettersi in costume definitivamente e avevano quasi pensato di iniziare a spizzicare qualcosa, quando videro Aurora e Tony arrancare verso di loro con due bustoni. Peter si alzò e corse a dar loro una mano, subito seguito da Edmund. Margaret li guardò con un sorriso affettuoso per poi chiedersi che cosa cavolo stava facendo.
-Ciao ragazzi!
Li salutò Tony, che aveva insistito per tenere lui la busta sino alla fine rifiutando l'aiuto di Peter e la aveva appena posata sull'erba.
-Cosa c'è lì dentro, Tony?
Chiese Frannie curiosa.
-Oh beh... dato che tempo fa era il mio compleanno ho pensato di portarvi qualcosa!
Disse sorridendo e tirando fuori alcune bottiglie di succo di mirtilli, una torta intera alla zucca e quattro contenitori di plastica sigillati.
-Davvero? Auguri amico!
Esclamò George correndo ad abbracciarlo, mentre il fratello faceva un ultimo tentativo con la radio.
-Auguri Tony!
Disse Aladdin, Jasmine lo salutò con la mano, aveva l'aria decisamente rilassata. Edmund posò la seconda busta e invitò Aurora ad accomodarsi.
-Grazie, grazie ragazzi. Stavate per iniziare, vedo!
Disse sedendosi accanto a Frannie, che trasalì e gli fece un po' di spazio.
-Auguri Tony!
Gli disse timidamente, e lui ringraziò.
-Edmund, dato che sei lì vicino, potresti ghiacciare le vaschette di plastica, ogni tanto? C'è del gelato, non vorrei si sciogliesse.
-Gelato?
Esclamò Laetitia, sollevando gli occhi dal suo libro,
-Qualcuno ha detto gelato?
Chiese, con gli occhi che brillavano.
-Che bello, Tony! È proprio estate adesso!
Sospirò Margaret sognante. Aveva appena finito di dire questo che la radio emise qualche scintilla e poi iniziò a ricevere.
-Sì!
Gridò Lee, alzandosi e mettendosi a saltare.
-Sì sì sì sì sì!
Dopo un attimo si ricompose.
-Ahem, scusate. È da un po' che cerco di farlo funzionare.
 
“Listen as your day unfolds
Challenge what the future holds
Try and keep your head up to the sky”
 
-Non conosco questa canzone!
Commentò Laetitia,
-Dev'essere nuova! Mi piace!
George afferrò un cestino e lo mise al centro del cerchio che i ragazzi ora formavano, seduti a gambe incrociate. Al suo interno gli elfi avevano sistemato diversi sandwich con i cetriolini e il prosciutto e altri con il pollo e la lattuga, qualche panino al tonno, patate fritte con la buccia, tortini all'uovo, una boccia di insalata di frutta e una sponge cake alla pesca.
Nell'altro cestino due bottiglie di succo di zucca e piatti e piattini, bicchieri, posate e tutto l'occorrente per mangiare.
-Cavolo, è buonissimo!
Sospirò Frannie, divorando un panino al tonno.
-Gli elfi si sono superati stavolta!
Convenne Tony.
-Abbiamo fatto davvero bene a uscire.
Disse Jasmine che con una mano beveva del succo di mirtillo e con l'altra stringeva quella del fidanzato.
-Che peccato che Philip abbia lezione, si sarebbe divertito.
Mormorò Aurora a occhi bassi.
-Sono sicura che lui vorrebbe che tu ti divertissi.
Le disse Margaret rassicurante, sorridendole calorosa. Il pranzo passò lento e sereno. Ogni piatto era più buono di quello prima. I tortini all'uovo finirono in cinque minuti, tutti fecero il bis di sponge cake, che fu divisa poi ulteriormente tra Fred, George e Lee. Rui, il gatto di Laetitia, giocava con Ser Jaime sul prato. Si rincorrevano e sembrava si sfidassero a chi si sarebbe avvicinato di più all'acqua. Le due proprietarie ogni tanto controllavano che fossero in vista e che fosse tutto a posto. Edmund si girò, ormai già per la quinta volta, e puntò la bacchetta verso le vaschette di gelato.
-Glaceo.
Disse, e si voltò verso Tony.
-Credo ci convenga mangiarlo presto, non so quanto reggerà anche col mio aiuto.
Il ragazzo annuì.
-Accio!
Disse, e i quattro contenitori si posarono leggeri di fronte a lui. Li aprì con un tocco di bacchetta.
-Perfetto. Dovrebbero essere cioccolato, pistacchio, lampone e mango.
Margaret fissava la vaschetta al lampone avidamente. Edmund ridacchiò.
-Sapete che ci vorrebbe? Un po' di panna!
Disse Laetitia, mentre Tony metteva una generosa cucchiaiata di gelato al cioccolato nella sua ciotolina.
-Uh, la panna! Giusto!
Esclamò Aurora, tirandola fuori da una delle buste e provocando un'ovazione.
Quando anche le vaschette di gelato furono vuote, George si alzò e andò a bagnare i piedi nel lago.
-Com'è?
Chiese Peter avvicinandosi.
-Non è molto fredda.
Commentò, avanzando sino a bagnarsi al ginocchio.
-Facciamo un gioco?
Esclamò Fred avvicinandosi a tradimento alle spalle e circondando il fratello con le braccia. Un minuto dopo erano in acqua, a coppie, cercando di disarcionarsi. Lee era seduto sulle spalle di Fred, Edmund su quelle di George, Frannie su quelle di Tony , Laets su quelle di Peter e Jasmine su quelle di Aladdin. Aurora e Margaret stavano sedute sul bagnasciuga con le gambe a mollo, un po' scettiche riguardo la pulizia e la sicurezza delle acque del lago. In breve gli ultimi a rimanere in piedi furono, prevedibilmente, Fred e Lee con George e Edmund. Per diversi minuti si spinsero insultandosi scherzosamente, senza riuscire a buttarsi giù. La lotta era diventata così interessante che anche Aurora e Margaret erano entrate in acqua sino alla vita a fare il tifo. La radio suonava "The rhythm of the night" e sulle note della canzone i ragazzi si spingevano quasi a tempo. Fu un attimo prima della fine  della canzone che George scivolò a tradimento dietro il fratello e Edmund afferrò Lee per le spalle, strattonandolo giù. Con un ruggito di giubilo riuscirono a gettarli in acqua e anche Edmund si tuffò dalle spalle di Fred, vittorioso. Le amiche lo accolsero festose.
-Tsk. Fortuna.
Esclamò George uscendo sputacchiando dall'acqua.
-Pura fortuna.
Convenne Lee, agitando i capelli per asciugarli. Ormai erano in acqua da diverso tempo, ma quando sentirono le prime note di una nuova canzone non poterono che fermarsi ancora un po’ ad ascoltarla.
-Ma che canzone è?
Chiese Jasmine, curiosa.
-Non ne ho idea. Anche questa deve essere di questa estate.
Rispose Lee tendendo l'orecchio.
-Sembra una figata!
Esclamò Frannie sorridendo. Quando arrivò il primo ritornello Laetitia iniziò a ballare.
 
"What is love?
Baby don't hurt me
Don't hurt me
No more"
 
Anche i gemelli iniziarono ad agitarsi, schizzando ovunque muovendosi volutamente come elefanti nella pozza. Edmund guardò Margaret e sorrise. Dopo qualche strofa tutti avevano imparato a memoria il ritornello.
 
"What is love?
Baby don't hurt me
Don't hurt me
No more"
 
I ragazzi continuarono a ballare nell'acqua sino alla fine della canzone, e quando uscirono stavano ridendo ed erano stanchi morti. Frannie si illuminò.
-Cavolo! Stavo quasi per dimenticarmene!
Corse verso i suoi vestiti e prese il regalo dalla tasca. Lo fece tornare a grandezza naturale e lo porse a Tony.
-Buon compleanno!
Il ragazzo inarcò le sopracciglia, sorpreso. Guardò il pacchetto bitorzoluto.
-Oh. Grazie. Ma come facevi a...
-Io so sempre tutto!
Rispose la ragazza alzando le spalle. Dietro Tony Margaret la guardò scuotendo la testa. L'amica era una causa persa. Il ragazzo scartò il regalo e tirò fuori la bottiglia.
-Ehm, wow. Non me lo aspettavo, davvero! Grazie mille Frannie!
Lui si chinò a baciarla sulla guancia, Fred e George ridacchiavano.
-Firwood, pensi mai a qualcosa che non sia il whisky incendiario?
Chiese Lee Jordan, prendendola in giro. Lei gli lanciò un'occhiataccia.
-Ne volete un bicchiere? Posso aprirla subito se volete!
Disse Tony, rivolto agli altri.
-Magari, grazie To...
Iniziò Edmund, ma Frannie lo interruppe.
-Assolutamente no! È il tuo regalo, devi berlo tu! Smettila di rubare le cose degli altri, Edmund!
Peter scoppiò a ridere. Edmund aggrottò le sopracciglia.
-Cosa? Ma l'ha chiesto lui!
-Lo ha chiesto solo perché é gentile, Ed. É crudele da parte tua approfittarne.
Prima che il ragazzo potesse rispondere, il vociare di un alterco attirò la loro attenzione. Si voltarono tutti insieme, e videro che Draco Malfoy e Hermione Granger discutevano vicino a un albero poco più in là. Malfoy rideva, mentre Granger sembrava molto alterata.
-Cosa si staranno dicendo?
Chiese Peter, chiedendosi se fosse il caso di intervenire.
-Penso sia qualcosa sull'ippogrifo.
Rispose George,
-Ron ha detto che l'esecuzione sarà oggi.
-Oggi?
Esclamò Margaret, improvvisamente turbata.
-Che schifoso. Guarda come se la ride. Vorrei... Vorrei...
Mormorò Laetitia, ma prima che potesse finire la frase Hermione esaudì il suo desiderio inespresso. Con un rapido gesto della mano diede un pugno al ragazzo dritto sul naso, facendolo sanguinare. A Frannie andò il sangue alla testa.
-Ah! Brutta... dieci punti in meno a Grifondoro!
Esclamò, valutando se fosse il caso di avvicinarsi a soccorrere Draco. Per fortuna il ragazzo fu in grado di filarsela senza problemi.
-Dieci punti in meno?
Chiese George, offeso.
-Fran, non sai neanche perché lo ha colpito...
Mormorò Margaret, ancora pensando all'ippogrifo.
-Che importa perché lo ha colpito? Non si danno i pugni, Margaret. Avrebbe potuto continuare a discutere civilmente.
-È ingiusto! Non hai esaminato la situazione!
Sbuffò Lee, guardando la ragazza con astio.
-Sono d'accordo con Frannie.
Intervenne Peter,
-Qualunque sia il problema non si possono dare pugni così, come se niente fosse.
Tony, che pure pensava che Draco fosse un pallone gonfiato, non poté che essere d'accordo con Peter. Vedendosi osteggiati, i gemelli e Lee salutarono gli amici, più che altro colpiti nell'orgoglio per i punti tolti alla loro casa. L'atmosfera si era un po' guastata, così dopo poco anche Tony e Aurora tornarono al castello, portando con loro le buste e i resti della serata, e Laetitia ne approfittò per andare con loro. Aladdin e Jasmine si accomiatarono presto e decisero di fare un giro da soli. Margaret, Edmund e Frannie furono gli ultimi a ritirarsi. Erano le sei meno cinque, a breve sarebbe scattato il coprifuoco. Ed e Mag, anche se si erano divertiti molto, erano piuttosto demoralizzati mentre risalivano per la collina. La notizia dell'ippogrifo li aveva un po' buttati giù. Frannie era abbastanza tranquilla, un po' seccata per l'accaduto ma si sentiva assolutamente a posto con la coscienza. Erano quasi arrivati alle porte del castello quando notarono Silente, con il ministro della magia e un manipolo di maghi al seguito, caracollare verso la capanna del Guardiacaccia. Margaret gemette.
-Sta per succedere.
-Andiamo, presto.
Le disse Edmund passandole una mano intorno alle spalle e accelerando il passo. Lei si fermò, facendolo arrestare di colpo. Frannie, che stava dietro, quasi sbatté su di loro.
-No. Voglio vedere.
Sussurrò Margaret, tremante.
-Mag, sul serio...
Aggiunse Frannie, comprensiva.
-Voglio vedere. Se lo merita.
Edmund esitò ma poi annuì, titubante.
-Va bene. Ma tra pochi minuti dobbiamo entrare, non ce lo dimentichiamo. Tra poco chiuderanno le porte.
I ragazzi si voltarono e guardarono verso la capanna. Margaret sentiva un peso nel petto e respirava lentamente. I due amici la sfioravano da entrambi i lati, spalla a spalla con le sue. Anche Edmund era un po' rigido, guardava spaesato gli uomini che si avvicinavano. Accanto alla capanna stava l'ippogrifo, incatenato e mesto. Sembrava sapere quello che lo aspettava. Intorno a lui, un florido campo di zucche su cui  ragazzi sapevano che amavano banchettare gli asticelli. Ogni tanto la bestia ne calciava una distrattamente, spaccandola. Sembrava quasi umana, che stesse cercando un modo per ingannare il tempo prima dell’inevitabile. Anche Frannie nel guardarlo si impressionò, sapendo quello che stava per succedere. Improvvisamente Edmund sobbalzò, indicando un punto alla loro sinistra. Scorsero due persone che scendevano da un colle laterale, non riuscivano a metterle bene a fuoco.
-Chi può essere a quest'ora?
Disse preoccupata Frannie.
-Non é Potter?
Chiese a bassa voce Mag, sentendo che il suo cuore per qualche motivo cominciava a calmarsi.
-La smetti di vedere Potter dappertutto?
Chiese Edmund ridacchiando e scuotendo la testa.
-Diamine... è davvero Potter! Con Granger!
Sibilò Frannie, eccitata. Margaret mugolò compiaciuta e Edmund sbuffò.
-Che ci fa in giro così tardi? Non tornerà mai in tempo!
Continuò Frannie, guardando di sfuggita verso il castello. Non appena finì di pronunciare queste parole udirono un tonfo. Maledicendosi internamente si guardarono indietro per trovare quello che già si aspettavano: il portone si era richiuso.
-Merda!
Imprecò Edmund, frustrato.
-Cavolo, questo sì che è un problema.
Balbettò Frannie.
-Non... non è possibile... mancava ancora qualche minuto...
Sussurrò Margaret sconvolta.
-Ok, questo è strano.
Sentirono mugugnare Edmund a denti stretti.
-Scusate, mi sono distratta...
Squittì Mag a bassa voce, sempre più in ansia.
-Ragazze...
Continuò Edmund, sempre più agitato.
-Cavolo, Piton ci farà il culo a strisce!
Gemette Frannie, mordendosi il labbro. Edmund si lasciò scappare un verso tra l'urlo e il gemito. Le due ragazze, scosse, si girarono immediatamente.
-Avete visto? Avete visto?
-Cosa, Ed? Cos'è successo?
Chiese Frannie stringendogli la spalla.
-Non sono pazzo, io l'ho visto!
Continuava a indicare la capanna. Ora  Silente, Caramell e gli altri maghi erano all'interno e appena fuori... Harry, Ron e Hermione.
-Da dove è spuntato Weasley?
Chiese Margaret, che iniziava ad agitarsi sul serio.
-Dalla capanna! Erano... erano dentro tutti e tre...
Rispose balbettando il ragazzo.
-Erano dentro? No, non è vero, sono venuti da lassù, ricordi?
Chiese Frannie, confusa.
-Guardate! Ecco, guardate!
Harry Potter e i suoi due amici salivano verso il castello e verso di loro, senza voltarsi indietro. I tre Serpeverde si nascosero dietro un grosso cespuglio di lentischio, parecchi metri più in basso, cercando di non fare rumore.
-MA CHE CA...?!
Strillò Frannie, Edmund le tappò la bocca con la mano.
-Hai visto adesso?
Sibilò, mentre la lasciava andare. Margaret continuava a non capire. Ora che erano più vicini, improvvisamente, li vide. Si irrigidì di colpo. In mezzo al campo di zucche, che camminavano lentamente verso l'ippogrifo, Potter e Granger. Sollevò lo sguardo verso il castello. Quasi arrivati in cima alla collina, arrancanti e affaticati, Potter,  Granger e Weasley. La ragazza socchiuse le labbra. Due Harry Potter e due Hermione Granger. Nello stesso momento. A pochi passi di distanza.
-Già.
Sussurrò Edmund, osservando la scena. Mentre apparentemente, a giudicare da quel che si intravedeva dietro le finestre, Silente teneva un discorso nella capanna, i due ragazzi non visti tentavano di attirare l'ippogrifo.
-Cosa stanno facendo?
Sibilò Frannie osservando come Hermione, mormorando un "relascio", liberava dalle catene l'ippogrifo.
-Secondo te?
Rispose Edmund infastidito.
-Non faranno mai in tempo. Stanno per uscire!
Squittì Mag preoccupata, che ora faceva il tifo per i ragazzi. Videro la porta aprirsi leggermente e i due Grifondoro bloccarsi sul posto.
-Cosa facciamo? Cosa facciamo?
Sussurrò Edmund, anche lui preoccupato per l'animale. Ora che qualcuno aveva preso l'iniziativa al posto suo voleva contribuire. La porta, dopo uno sbuffo esasperato del ministro, si spalancò. Edmund deglutì  tirò fuori la bacchetta.
-Edmund! Che cavolo stai facendo?
Gli disse Frannie, terrorizzata.
-Spero che non esplodano. Merlino, fa' che non esplodano.
-Ed?
Pigolò Margaret un attimo prima che l'amico mormorasse
-Rubiverto.
Una serie di puntini accanto alla capanna apparvero, rossi scarlatti.
-Caspita Ed, questo era da E!
Scherzò Frannie, dandogli una gomitata amichevole.
-Hagrid!
Tuonò Silente. Margaret fece saettare lo sguardo verso il campo di zucche. Non osava neanche pensare quanto i cuori dei due ragazzi potessero correre in questo momento. Vide loro la morte negli occhi.
-Sbalorditivo! Queste fragoline, così rosse in questo mese! Come fai, amico?
Il plotone d'esecuzione si sporse verso il campo, ignorando i due ragazzi. Il piano di Edmund era riuscito alla perfezione. Dando un sonoro strattone, Potter riuscì a portare l'ippogrifo nel folto della foresta. Frannie pensò che fosse una gran fortuna che Harry Potter avesse già ricevuto l'imprinting con l'animale. Quando i ragazzi sparirono, per il rotto della cuffia, Caramell si voltò verso il campo.
-Ma cosa..?!
Un uomo alto e incappucciato sbuffò sonoramente.
-Per cosa mi avete chiamato si può sapere?
-Dov'è la bestia, Hagrid?
Disse tagliente Lucius Malfoy, che sinora non avevano ancora notato.
-Ah! Beccati questa Malfoy!
Sussurrò Margaret, trionfante.
-Dov'è?
Esclamò la voce squillante di un membro del Comitato,
-Dov'è la bestia?
-Era legata laggiù!
Disse il boia furibondo,
-L'ho vista! Era lì!
-Che cosa straordinaria!
disse Silente, con una nota divertita nella voce.
-Becco!
Borbottò Hagrid. Si udì un sibilo e il colpo di un'ascia. Margaret sussultò e Edmund sgranò gli occhi. A quanto pareva, il boia l'aveva scagliata con rabbia contro la staccionata. E poi venne l'ululato, e questa volta sentirono le parole di Hagrid tra i singhiozzi.
-È scappato! È scappato! Benedetto il suo beccuccio, è scappato! Deve essersi liberato! Becco, bravo ragazzo!
-Cosa cazzo ho appena visto ?
Sussurrò Frannie, a bocca aperta. Gli altri due erano il ritratto della felicità.
-Qualcuno l'ha slegato!
Ringhiò il boia.
-Dobbiamo frugare il parco, la foresta...
-Dannato Gargoyle!
Sussurrò Mag.
-Macnair, se Fierobecco è stato davvero portato via da qualcuno, crede che il ladro sia partito a piedi? Disse Silente, ancora più divertito.
-Semmai frughi i cieli, se vuole... Hagrid, mi andrebbe una tazza di tè. O un bel bicchiere di brandy.
-Na... naturale, professore.
Disse Hagrid, esausto dalla felicità.
-Entri, entri...
Lucius Malfoy era una maschera di disappunto. Cornelius Caramell continuava a borbottare. Non potendo fare altro, tornarono sui loro passi. Come tutti furono spariti oltre la collina, a parte Silente e Hagrid ancora nella capanna, i ragazzi spuntarono dal loro nascondiglio.
-Voi dite che dovremmo dirlo a Silente?
Chiese Margaret, mentre risalivano per il sentiero cercando di passare vicino agli alberi. Weasley, Granger e Potter (almeno quelli che erano usciti dalla capanna qualche minuto prima) erano ancora in cima alla collina. La ragazza singhiozzava col volto tra le mani e Frannie si chiese perché. Probabilmente da lassù non avevano visto bene la scena.
-Da escludersi. Sarebbe come ammettere che eravamo fuori oltre il coprifuoco.
Sussurrò Edmund, facendo una smorfia.
-Forza, cerchiamo il vecchio passaggio dell'ala est. A quest'ora il corridoio dovrebbe essere deserto.
Intimò Frannie, camminando più veloce. Per loro fortuna ricordavano ancora i passaggi segreti sulla Mappa del Malandrino e non avrebbero dovuto bussare al portone principale facendosi beccare.
Mentre si avvicinavano al trio, cercando di non farsi vedere per poi superarli, Edmund impallidiva e assumeva un'espressione sempre più sofferente. Le due ragazze si fermarono.
-Edmund, cosa c'è?
Chiese Margaret, visibilmente preoccupata.
-C'è qualcosa di strano...
Improvvisamente il ragazzo spalancò gli occhi e la frase gli morì in bocca.
-Ed! Dobbiamo chiamare qualcuno! Sta male!
Esclamò Frannie toccando la fronte dell'amico, controllando la temperatura.
-Crosta! Crosta vieni qui!
Ron Weasley ruzzolò nella loro direzione, e si gettarono di lato, dentro la boscaglia. Videro una piccola macchia grigia che saettava lungo l'erba, poi il ragazzo le fu addosso.
-Preso!
Ma prima ancora che potessero riprendere fiato, tutti e sei sentirono i tonfi soffocati di zampe giganti. Qualcosa avanzava a balzi verso i ragazzi: un enorme cane nero come la pece, con gli occhi chiari. Edmund, Frannie e Margaret soffocarono un urlo. Il cane nero balzò su Potter, facendolo cadere a terra, poi saltò ancora in avanti. Frannie afferrò la bacchetta, ma prima che potesse fare in tempo a dire qualunque incantesimo la bestia si avventò su Weasley. Il ragazzo urlò di dolore, mentre il cane gli stringeva una gamba tra le fauci e ringhiando lo trascinava giù per la collina. Gli altri due lo inseguirono, chiamandolo a gran voce.
-Per la barba di Merlino!
Esclamò Frannie, guardandoli sparire.
-Cosa facciamo?
Mormorò Edmund, che man mano che i ragazzi si allontanavano riprendeva colore.
-Vai a chiamare qualcuno.
Gli ordinò Frannie, pensando che stare vicino a quel cane  avrebbe potuto solo fargli male.
-Meglio che noi non li perdiamo di vista!
Concluse Margaret, tirandola per un braccio. Edmund annuì. Iniziò a correre verso la capanna, mentre le due ragazze si gettarono all'inseguimento, andando nella direzione delle urla. Ormai era sempre più buio, le nuvole avevano coperto il cielo, e il sole era quasi tramontato. Arrivarono giusto in tempo per vedere la macchia rosa della maglia della Granger sparire dentro un budello di terra alle radici del... possibile? Del platano picchiatore.
-Ma cosa?!
Esclamò Frannie inchiodando di colpo e tirando indietro Margaret per il braccio. Infatti, appena la ragazza sparì nell'oscurità, le fronde stranamente immobili ripresero a schioccare furiose come fruste.
-Come diavolo hanno fatto?
Gridò Margaret con frustrazione. Le grida di Weasley si facevano sempre più flebili.
-Dobbiamo trovare un modo per entrare.
Disse Frannie in tono piatto.
-O lo ucciderà.
-Fran...
Sussurrò Margaret, con l'aria di chi aveva appena realizzato la una cosa importantissima.
-Cosa c'è?
-La Stamberga Strillante.
-Cosa... cosa c'entra ora?
-Il passaggio porta alla Stamberga strillante, ricordi? Fred e George due anni fa, quando ci hanno detto della mappa, ci hanno raccontato che esisteva un terzo passaggio per Hogsmeade, ma che era sotto il platano e quindi inutilizzabile. Che portava alla Stamberga Strillante .
Intanto Edmund era arrivato alla capanna del guardiacaccia. Iniziò a urlare, a chiamare Silente, e picchiò alcuni pugni sulla porta. Nessuno rispose. Si interrogò per un attimo sull'usare alohomora per entrare ma si disse che se nessuno rispondeva allora non c'era nessuno. Dovevano essersene andati. Si maledisse per aver perso tempo e corse verso il castello. Sarebbe entrato dal passaggio segreto dell'ala est per non avere intoppi e poi avrebbe trascinato fuori il primo professore che avesse trovato. Se si fosse trattato di Silente ancora meglio. Ringraziò tra sé e sé che Mag e Frannie avessero scelto lui per andare a cercare aiuto, era chiaro che lui fosse quello su cui il cane aveva effetto più di tutti. Dopo aver formulato questo pensiero, se ne vergognò. Quando fu arrivato vicino alle mura del castello, ansimava. Si accostò al solito mattone basculante, lo trovò tastando, senza difficoltà. Una volta sfilato, quelli intorno a lui scomparvero. Edmund si infilò nel passaggio e il muro si richiuse immediatamente dietro di lui. Appena realizzò di essere dentro il castello si calmò. Pensò a dove si trovava. Si sfilò da dietro la stanza di Gregory il Viscido , e salì diretto al quinto piano. Da lì partivano le torri di Grifondoro e Corvonero, e quella per lo studio del preside. Ci sarebbe stata più possibilità di trovare professori. Se non avesse trovato nessuno sul suo cammino, sarebbe andato dritto da Silente. Mentre saliva le scale verso ovest, diretto in presidenza, la scala ebbe uno scossone. Lui imprecò. Si aggrappò al corrimano con forza, ringraziando di non aver trovato nessuno. Che fosse già ora di cena? Ora ci avrebbe messo dieci minuti in più per arrivare alla meta. Le scale si fermarono e realizzò di essere di fronte all'ufficio di Lupin. Chissà, forse era stato il destino a portarlo lì. Stava per bussare e chiedere di entrare, quando uscì un altro uomo dalla stanza.
-S signore?
Balbettò Edmund, andando quasi a sbattere contro Severus Piton.
-Pevensie... qualche problema? Ho una certa fretta.
Rispose il professore, notando la sua aria affannata. Il ragazzo vide che stringeva una pergamena. Quasi rimase congelato sul posto quando si accorse che era la Mappa del Malandrino, ma fece finta di niente.
-Signore, la prego! È urgente! Weasley è stato aggredito!
L'uomo arricciò le labbra impercettibilmente e scrutò la Mappa.  Edmund sperò che Ron Weasley fosse nel posto in cui evidentemente il professore desiderava andare. Apparentemente, la risposta era positiva.
-Portamici. E se dovessimo incontrare qualcuno durante la strada... non una parola su dove stiamo andando. Intesi?
Intanto, né Frannie né Margaret avevano trovato un modo per fermare il Platano Picchiatore. Avevano provato di tutto, dall'immobilus al pietrificus totalus, l'albero continuava ad allontanarle non appena si spingevano troppo in là.
-Ahio!
Imprecò Frannie, dopo che un ramo la aveva colpita di striscio al braccio, strappandole la maglia.
-Tutto ok Fran?
Accorse Margaret, apprensiva.
-Sì, credo. Esce un po' di sangue.
-Aspetta, ti aiuto. Ecco, tieni.
La ragazza afferrò un mantello posato sull'erba, doveva essere caduto a Potter e i suoi amici. Come lo posò sul braccio dell'amica per tamponare il taglio, quella parte del corpo della ragazza sparì.
-Ah!
Strillò Mag, facendolo cadere. Il braccio tornò dov'era.
-Che cos'è?
Chiese Frannie impaurita, toccandolo con la punta della bacchetta.
-Credo sia un mantello dell'invisibilità.
Disse Margaret incerta,
-Sono rarissimi.
Frannie lo afferrò con cautela e provò ad arrotolarlo intorno alla gamba, questa scomparve.
-Questa storia è sempre più strana.
Sussurrò Margaret. Le due ragazze vennero distratte dal rumore di qualcuno che si avvicinava.
-Dev'essere Edmund! Finalmente!
Esclamò Frannie, sbracciandosi per farsi notare. La figura che si avvicinava però sembrava troppo alta per essere l'amico, e decisamente poco agile.
-Professor Lupin? L'ha mandata Edmund?
Chiese Margaret confusa, vedendo l'uomo ormai a pochi passi da loro. Il buio era sempre più fitto, il sole era tramontato già da qualche minuto e non era ancora spuntata la luna. L'uomo aveva occhi spiritati. Si avventò verso le ragazze senza quasi degnarle di uno sguardo.
-Firwood, Rosander? Che ci fate qui?
-Professore, Weasley è stato aggredito!
Esclamò Frannie cercando di costringerlo ad ascoltare.
-Un cane lo ha morso e trascinato là sotto!
Aggiunse Mag, in agitazione
-Un cane?
Chiese l'uomo, alzando un sopracciglio.
-Un grosso cane nero! Sono settimane che lo vediamo nel giardino! Professore, ha qualcosa di strano, deve credermi! Penso che voglia ucciderlo!
Raccontò Frannie, supplicante. Il professore si morse il labbro.
-Ci penso io qui. Andate via.
Strinse la bacchetta tra le dita e aggiunse,
-Solo una cosa. È di vitale importanza che voi non avvertiate nessuno. Avete capito? Nessuno. Non Piton, non Silente. È questione di vita o di morte.
Le ragazze videro che aveva un'aria folle. Aveva gli occhi spalancati, sembrava bianco come un fantasma e ansimava.
-Sì... sì signore.
Balbettarono le ragazze. Lupin puntò un sasso con la bacchetta e senza dire una parola lo sollevò. Il fatto che anche in quello stato riuscisse a eseguire un non verbale con quella precisione colpì le studentesse anche in quella situazione assurda. Il masso cadde con grazia e precisione chirurgica su un nodo dell'albero, che si calmò all'istante. Margaret e Frannie erano a bocca aperta.
-Andate via. Subito. È pericoloso.
Intimò loro il professore, prima di sparire nel ventre sotterraneo. Quando anche l'ultimo svolazzo del mantello fu scomparso, il platano riprese a picchiare.
-Cosa facciamo?
Chiese Frannie in un sussurro.
-Non ne ho idea.
Rispose Margaret a bassa voce. Frannie sospirò. Un'ombra di delusione sembrava oscurarle il volto.
-Sembrava strano, non è vero?
L'amica non poté che annuire, ma non disse nulla.
-Perché ci ha chiesto di non chiamare nessuno?
Continuò, con voce spezzata. Prima che l'altra potesse inventarsi qualcosa per rispondere, un rumore di ramo spezzato le fece voltare di scatto. Sguainarono le bacchette cercando di vedere nell'oscurità.
-Chi è là?
Chiese stentata Frannie, mentre Margaret faceva luce con la bacchetta.
-Ragazze!
Misero a fuoco il volto pallido di Edmund che veniva verso di loro. Tirarono un sospiro di sollievo. Dietro il ragazzo, con il volto più serio e contrito che mai, Severus Piton. Margaret sfiorò Frannie con la mano. Lei la guardò e annuì. Lupin era stato molto chiaro a riguardo.
 
"È di vitale importanza che voi non avvertiate nessuno. Avete capito? Nessuno. Non Piton, non Silente. È questione di vita o di morte."
 
-Sono entrati lì dentro.
Mormorò Margaret,
-Il professore ha...
-So come si fa, grazie.
Tagliò corto Piton. A differenza del professor Lupin sembrava completamente padrone di sé. Si guardò attentamente intorno, per poi focalizzarsi sul fagotto ancora nelle mani di Frannie.
-Che cos'è quello?
Chiese, con una punta di curiosità della voce.
-Non lo sappiamo.
Rispose la ragazza.
-Sembra un mantello dell'invisibilità.
Aggiunse Margaret, guardandolo incerta. Il professore lo afferò dalle mani della ragazza e lo infilò, lasciando la testa scoperta. L'effetto sarebbe stato incredibilmente divertente se la situazione non fosse stata così critica. La sua testa sembrava fluttuare nell'aria.
-Andate via. Subito. Non parlate con nessuno. Entrate nel castello senza voltarvi indietro. È pericoloso qua fuori.
I ragazzi annuirono all'unisono.
-Forza! Andate!
Una mano sbucò fuori dal mantello facendo loro segno di andare. I tre si voltarono proprio mentre l'uomo si copriva dalla testa ai piedi. Sentirono l'albero fermarsi dietro di loro, ma non si fermarono a guardare. Risalirono di fretta la collina.
-Cos'è successo?
Chiese Edmund, ansimante. Sembrava avesse corso molto.
-Di tutto. Sappiamo come si ferma il platano. Abbiamo trovato il passaggio segreto che Fred e George non sono mai riusciti a trovare.
Rispose Margaret, Edmund ascoltava assorto.
-È arrivato Lupin. Sembrava un pazzo. Continuava a dire di non avvisare nessuno... soprattutto Piton.
Continuò, guardando Frannie per chiederle se secondo lei avevano fatto la scelta giusta. Lei però non stava ascoltando.
-E se la tua testa era a Hogsmeade vuol dire che c'era anche il resto.
Sussurrò invece. La conversazione tra Harry e il professore di mesi prima le era tornata alla mente. I nodi stavano venendo al pettine.
-Cosa?
Chiese Edmund, confuso.
-Il mantello. È di Potter.
Mormorò, continuando a camminare.
 
***
 
In quel momento, nel castello, era quasi ora di cena. Gran parte degli studenti si era riversata nella Sala Grande, ma qualcuno ancora non c'era. Susan Pevensie corse dentro la Sala e si guardò nervosamente intorno. Lui non era nemmeno lì. Guardò la sorella minore con sguardo eloquente, e Lucy si alzò. Quell'espressione di Susan la aveva sinceramente spaventata e comunque ne aveva le tasche piene di sentire Ginny Weasley lamentarsi del fatto che Potter non fosse ancora arrivato a cena.
-Sue? Cosa succede?
Sussurrò Lucy preoccupata, mentre la raggiungeva.
-Non qui.
Rispose brusca. Quando furono vicini al tavolo Tassorosso videro Peter che era ancora vicino a McMartian, ridevano. Susan tossicchiò per attirare l'attenzione e il ragazzo alzò gli occhi. Quando vide l'espressione della sorella sbiancò, e si scusò con l'amico, alzandosi in piedi. Le raggiunse e Susan afferrò Peter per un braccio e Lucy per l'altro, camminando veloce verso il corridoio.
-Susan, si può sapere che hai?
Sibilò Peter, mentre uscivano dalla stanza.
-Dov'è Edmund?
Chiese Lucy, che iniziava a preoccuparsi. Susan aprì la borsetta di raso blu che portava, sbuffando. Non riusciva a parlare. Tirò fuori un grande orologio, che a vederlo non sarebbe mai stato lì dentro.
-È così da un'ora.
Disse, seria. Quando gli altri posarono gli occhi sul quadrante, sussultarono. Tre lancette puntavano su "A scuola". L'ultima su "Pericolo di morte."
-Un'ora?
Tuonò Peter,
-Perché non ce l'hai detto?
Lucy aveva gli occhi spalancati, sembrava terrorizzata.
-Hai chiesto alle amiche?
Susan scosse la testa.
-Non si trovano.
-Dobbiamo avvertire qualcuno. Subito.
Disse Peter, con gli occhi fissi sull'orologio. La maggiore annuì.
-Andiamo da Silente.
Il ragazzo però, prima di fare qualsiasi altra cosa, tirò fuori la bacchetta.
-Che fai Pete?
Chiese Susan, in ansia.
-Gli mando un patronus.
-E per dirgli cosa, esattamente?
Lui non seppe cosa rispondere.
-Non lo so... che lo stiamo cercando? Insomma Sue, ci sono dissennatori ovunque qua fuori! Potrebbe servirgli un patronus!
-Già, oppure magari si sta nascondendo e tu così gli punti un faro addosso!
Replicò lei in tono severo.
-Guardate! Guardate!
Strillò Lucy. Le lancette si stavano muovendo nuovamente. I tre ragazzi trattennero il respiro.  Quella di Edmund si fermò.
"A scuola."
 
***
 
Frannie uscì per prima, strisciando dietro la statua.
-Voi dite che dovremmo dirlo a Silente?
Propose Margaret, mentre sbucava dal passaggio. Udì la voce di Edmund dietro di lei.
-Io non lo farei, Mag. Ci sono già Lupin e Piton. Non mi va di dire al preside che eravamo fuori all'ora di cena.
La ragazza fece una smorfia.
-Ho una proposta.
Disse Frannie, guardandoli eccitata. Gli altri si voltarono a guardarla mentre con nonchalance si infilavano in un corridoio. Li prese per le braccia.
-Andiamo alla Torre di Astronomia. Ci sono i cannocchiali. Teniamo d'occhio la situazione, se si farà problematica allora chiameremo Silente.
Edmund sorrise e annuì entusiasta. Margaret sembrava ancora poco convinta. Gli altri due la guardarono sinché non videro i primi segni di cedimento. Alzò le spalle.
-Ok, ok. Ma al primo segnale che qualcosa va storto...
-Ci fiondiamo dritti nello studio di Silente. Andata.
Completò Frannie, sorridendo invitante. Corsero alle scale più vicine e iniziarono a salire.
-È ora di cena. Non c'è nessuno.
Commentò Edmund, guardandosi sospettoso intorno.
-Secondo voi Weasley se l'è cavata?
Chiese Margaret sottovoce, affannandosi sulle scale. Se fossero sopravvissuti a quella giornata ne sarebbero usciti più magri. Non una grande notizia per Edmund, che già risultava decisamente sottopeso.
-Non lo so.
Mormorò lui in risposta.
-Certo che sta bene. Deve stare bene.
Rispose Frannie, che non si sarebbe mai perdonata di essere stata lì, altrimenti. Salirono le scale come pazzi, irrompendo all'ultimo piano della torre che erano al limite delle forze, soprattutto Edmund che era corso sino alla capanna di Hagrid prima e sino a scuola e ritorno poi. Una volta usciti sul balcone che dava verso il platano si afflosciò, con la schiena al muro, sino a sedersi in terra.
-Tutto ok Ed?
Chiese Frannie apprensiva, accovacciandoglisi accanto.
-Sono solo stanco, stai tranquilla.
Rispose, sorridendo debolmente. Margaret lo guardò preoccupata, ma troppo debilitata per avvicinarsi. Non si sarebbe mai abituata alla Torre di Astronomia. L'altezza le faceva venire un capogiro e una nausea terribili. A turni si occuparono di stare coi cannocchiali puntati verso il Platano Picchiatore. Quasi non parlavano, erano stanchi e impauriti, ma soprattutto confusi. I minuti passavano lenti ma inesorabili.
Finalmente, durante un suo turno,  Edmund trasalì.
-Guardate! Qualcosa si sta muovendo!
Le altre si alzarono senza esitazione e andarono a vedere. L'albero si fermò di scatto e dallo stesso budello di terra in cui si era infilato il cane uscirono il professor Lupin e i tre ragazzi, con Piton dietro di loro. Tirarono un sospiro di sollievo. Weasley aveva la gamba ingessata e gli amici lo sostenevano, sembrava debole, ma era vivo. Si accorsero subito, però, che il professore di pozioni aveva qualcosa di strano.
Anche Margaret e Frannie afferrarono i cannocchiali che usavano per le lezioni di astronomia. Intravidero una luce tenue rischiarare l'orizzonte, a breve sarebbe spuntata la luna.
-Piton, guardate!
Esclamò Frannie, puntando il suo cannocchiale con precisione.
-Piton cosa?
Chiese Edmund, aggiustando il suo.
-Ha qualcosa che non va.
Convenne Margaret. L'uomo si muoveva in modo strano. Era in posizione eretta, ma sembrava levitasse anziché camminare. La testa gli ricadeva sul petto, arresa.
-Penso non sia cosciente.
Sussurrò Frannie.
-Questa cosa non mi piace.
Disse Mag, mordendosi il labbro.
-Hai ragione Fran, sembra che lo stiano... ehi!
Esclamò Edmund, staccandosi dal cannocchiale di colpo. Dal tunnel sotto il platano erano spuntati un terzo e un quarto uomo.
-Ma quello è...
-Sirius Black.
Completò Margaret, senza riuscire a distogliere lo sguardo. Non c'erano dubbi: l'uomo trasandato e malconcio che avanzava a passi stentati era proprio Sirius Black. Il ricercato. Che teneva sotto tiro il quarto uomo con la bacchetta. I ragazzi non sapevano chi lui fosse, ma sembrava messo male almeno quanto Black.
-Perché Lupin non fa niente?
Chiese Frannie delusa, osservando la scena. Videro il professore avvicinarsi a Black e posargli una mano sulla spalla.
-Ma che sta facendo?
Borbottò Edmund, guardando la scena con espressione sconcertata.
-Sapete, Sirius Black è cugino di primo grado di mia madre.
Disse Frannie pensierosa. Fissava l'uomo con espressione indecifrabile. Odiava quel lato della sua famiglia, pieno di maghi oscuri. La madre era una delle poche mele non marce, insieme ad Andromeda, sua zia.
-Cosa? E perché non ce l'hai mai detto?
Chiese Margaret turbata e colpita da quell'informazione.
-Beh non è esattamente un vanto avere un pluriomicida in famiglia. E poi non è così strano, i purosangue sono un po' tutti imparentati. Io e Edmund siamo lontani cugini, non lo sapevi?
Margaret strabuzzò gli occhi.
-No che non lo sapevo!
Edmund alzò le spalle. Anche lui aveva maghi oscuri in famiglia, forse peggio di Black. La faccenda non lo aveva colpito molto. Osservarono per qualche secondo gli uomini. Black e Lupin sembravano essere molto in confidenza. Piton era ancora esanime. Poi, l'idea.
-Hey, guys!
Frannie gasped, lookin feverishly for something on the ground.
-Fran, what's wrong?
Asked Edmund, with a worried tone.
-I can't see the dog. Do you?
-The dog?
-The black dog.
Margaret was listening to them, thinking deeply about something she wasn't really sure about.
-You're right, there's no black dog. There's only Black.
"There's no black dog. There's only Black."
Thought Mag, listening to the echo of these words in her mind. But what did this truly mean?
-There's no black dog. There's only Black.
Mumbled.
-What?
Asked Edmund, now staring, facing his friend. Margaret sighed.
-What if the black dog is Black?
Asked Mag, looking worried but still excited.
-It is black, Mag. That's the point with black dogs. They're all black.
Said Frannie, with an annoying voice.
-I know it's black! I mean Black!
-Seriously Mag, I'm not getting it.
Told Edmund, softly.
-Sirius! Sirius Black1!
-Aspetta. Tu stai davvero dicendo che...
-GUARDATE, PRESTO!
Il grido di Edmund le fece tornare di corsa ai cannocchiali.
-È sorta la luna.
Disse il ragazzo in tono piatto. Una macchia lattea perfettamente tonda era appena spuntata all'orizzonte.
-Porco Godric!
Imprecò Frannie. Remus Lupin si agitava in preda alle convulsioni. Black, che stava parlando con Potter a pochi passi di distanza,
"Perché non l'ha ucciso? Avrebbe avuto tutto il tempo per farlo." pensò Edmund osservando la scena,
si voltò. Non sembrò stupito dalla situazione come ci si aspetterebbe. Si avvicinò coraggiosamente a lui, abbracciandolo come per cercare di contenerlo e rassicurarlo. Frannie alzò un sopracciglio, sospettosa. Lupin mutò, in un modo che sembrava molto doloroso. I ragazzi cominciarono ad arretrare. Una volta che fu lupo, Black si scostò. Si parò davanti ai ragazzi come per proteggerli.
-Ma che sta f...?
Borbottò Edmund, quando si avventò contro il licantropo. Mag trasalì. Nel mezzo del balzo, il fuggitivo era diventato un grosso cane nero.
-Avevi ragione.
Mormorò Frannie, scioccata. I due animali lottavano furiosamente. Il quarto uomo scomparve, come se si fosse smaterializzato anche se, ovviamente, sapevano che era impossibile.
-Da Silente, presto!
Esclamò Edmund, precipitandosi giù per le scale.
-I ragazzi sono ancora là fuori! Deve intervenire qualcuno!
Lo sentirono che gridava, quasi rotolando giù dalle scale. La cena doveva essere quasi finita. Incrociarono Roger Davies, per poco non gli ruzzolarono addosso. Passarono in mezzo a un manipolo di studenti del primo anno spostandoli e imprecando sonoramente. Quando furono davanti all'ufficio del preside, neanche si fermarono.
-Bubotubero!
Esclamò Frannie da metà del corridoio, e si infilarono oltre la statua senza rallentare. Spalancarono le porte dell'ufficio e quasi inciamparono uno sopra l'altro. Il vecchio preside non si scompose, ma alzò la testa da un giornale e li guardò sorridendo tranquillo.
-Ben arrivati, cari. A cosa devo la visita?
-Professore! È urgente! Deve andare subito in giardino!
-Black ha trovato Potter! Sono fuori dal platano!
-C'è la luna piena, Lupin si è trasformato, Potter e gli altri sono ancora là fuori!
Lui alzò impercettibilmente le ciglia in segno di sorpresa. Apparvero tre sedie dal nulla, senza neanche un movimento di bacchetta.
-Temo di non aver capito, ragazzi. Se vi sedeste con calma...
-Calma? Non c'è tempo di star calmi, signore! Li ucciderà tutti!

1: Non sto a scrivervi la traduzione. In poche parole Mag intuisce che il cane nero (black dog) sia Sirius Black, e che quindi sia un Animagus. "There is no black dog, there is only Black" ("Non c'è un cane nero, c'è solo Black).
 
***
 
I Pevensie, tranquillizzatisi dallo spostarsi della lancetta, erano tornati a cena sicuri di trovare Edmund. Ciò non accadde. A metà del pasto Peter si alzò, frustrato.
-Perché non è ancora arrivato?
Chiese a Susan una volta raggiunto il tavolo Corvonero, posandole le mani sulle spalle.
-Non lo so Peter, ma è a scuola. Hai visto anche tu. Arriverà.
-Non ci sono neanche le amiche.
-No, non ci sono. Dici che dovremmo controllare in infermeria?
-Mi farebbe sentire meglio, sì.
Lei sospirò.
-Va bene. Appena si alza Lucy andiamo, d'accordo?
Lui annuì, preoccupato. Quando la ragazza se ne fu andata, sospirò scuotendo la testa. Guardava il piatto pieno senza mangiare.
-Tutto ok, amico?
Chiese Diggory, passandogli una mano lungo la schiena.
-Possiamo fare qualcosa per aiutarti?
Chiese Tony, guardandolo un po' preoccupato. Lui scosse la testa.
-Grazie ragazzi ma, no. È mio fratello... credo sia nei guai.
Tony gli sorrise, cercando di tirarlo su.
-Come ti capisco! Mio fratello ha sempre qualche problema, e la maggior parte delle volte il problema è mio.
Esclamò scuotendo la testa, guardando verso il tavolo dei Serpeverde. Suo fratello Silver mangiava con sguardo contrito. Miracolosamente, Peter abbozzò un sorriso.
-Ma sì, ma sì, non sarà nulla.
Disse, alzando le spalle.
-Tieni caro, bevi un po' di succo di zucca. Ti sentirai meglio.
Gli disse Aurora, versando un po' di succo nel calice.
 
***
 
Dopo che i ragazzi ebbero spiegato in modo comprensibile la situazione, Silente si alzò.
-Grazie di avermi informato, ragazzi. La situazione è un po' sfuggita di mano. Nulla di irrisolvibile.
"Nulla di irrisolvibile?"
Pensò Margaret, guardando Frannie e Edmund incredula.
"Tre ragazzini del terzo anno con un licantropo e un assassino sono nulla di irrisolvibile?"
Dall'espressione che faceva Edmund si vedeva che anche lui si stava chiedendo, se questo non lo era, quale poteva essere per Silente qualcosa di veramente irrisolvibile. Il mago vide le loro facce sconvolte e aggiunse
-Vi prego di andare subito in Sala Grande con gli altri e di non raccontare a nessuno di quello che è successo. Prenderò provvedimenti. Ti consiglio di sbrigarti, Pevensie. Ho paura che i tuoi fratelli siano un po' turbati dalla tua assenza.
Edmund alzò gli occhi al cielo.
"I soliti iperemotivi."
Mentre i tre si avviavano verso l'uscita, Frannie si voltò un'ultima volta.
-Professor Silente?
-Sì?
-Ho paura che il professor Lupin stia aiutando Black.
L'uomo sorrise a trentadue denti.
-È quello che credo anch'io.
Lei aggrottò le sopracciglia, confusa. Una volta usciti dalla stanza, si avviarono verso la Sala Grande.
-Stiamo tutti bene?
Chiese Margaret, controllando i due amici con fare apprensivo.
-Sembra... sembra di sì.
Balbettò Frannie. Erano stanchi, troppo stanchi. Edmund era pallidissimo e zoppicava leggermente, lei aveva una piccola macchia di sangue sulla maglietta strappata e Margaret aveva ancora nausea e sudori freddi dalla torre di Astronomia.
-Non possiamo farci vedere così.
Sussurrò Edmund,
-Dobbiamo cambiarci, o ci chiederanno tutti cosa è successo.
Le altre annuirono, e deviarono verso i sotterranei. Passando vicino a una finestra, sentirono un ululato.
-Che roba, cazzo.
Disse Frannie, mordendosi il labbro.
-Povero professor Lupin.
Mormorò Margaret.
-Secondo voi ha davvero aiutato Black?
Chiese Edmund, temendo la risposta.
-Sicuramente sembrava si conoscessero.
Rispose Margaret, sospirando.
-E ci ha chiesto di non avvertire nessuno. Spero davvero ci sia una buona ragione. Ci deve essere per forza.
Continuò Frannie, con gli occhi bassi.
-Sì. Ci deve essere.
Aggiunse Edmund, annuendo.
-Lupin è una brava persona, non è vero?
Chiese Margaret, cercando di autoconvincersi.
-Certo che lo è.
Rispose Frannie, ma sembrava meno convincente del solito.
-Voi dite che abbiamo fatto bene a raccontare anche dell'ippogrifo?
Chiese Edmund incerto.
-Credo di sì. Hai visto che faccia ha fatto quando gli abbiamo detto che c'erano due Potter e due Granger?
Intervenne Frannie.
-Sembrava si fosse appena ricordato che era il suo compleanno!
Convenne Margaret. Probabilmente anche il preside aveva tifato per l'ippogrifo.
Passando accanto all'infermeria, sentirono un urlo spaventato ma soprattutto omicida.
-EDMUND!
Lui si congelò sul posto. Inspirò ed espirò lentamente, poi si voltò. Le altre due lo imitarono.
-Miseriaccia.
Sussurrò Margaret a Frannie. Non si erano ancora potuti sistemare. Una volta che i Pevensie li videro conciati in quel modo, impallidirono. Lucy saltò in avanti e Frannie e Margaret temettero volesse ammazzarlo, invece lo abbracciò. Lui sospirò un po' seccato, ma la strinse.
-Ehilà.
Disse incerto, e Susan perse definitivamente le staffe.
-Ehilà? EHILÀ? La tua lancetta sta su pericolo di morte per più di un'ora, esci da scuola dopo il coprifuoco, una volta tornato non ti presenti a cena, hai l'aria di uni che è stato appena investito da un treno e tutto quello che hai da dire è ehilà?
Lui alzò le spalle.
-Ah, scusami Susan se stavo cercando di salvare delle vite!
-Tu stavi cercando cosa?
Chiese Peter, attonito. Margaret gli diede una gomitata.
-Ed! Silente ha detto di non dire niente!
-Silente????
Chiese Susan esasperata, alzando le braccia. Lucy era ancora stretta senza dir nulla e le ragazze sospettarono che lo stesse aiutando decisamente di più degli altri due.
-Sì, Silente. Capirete bene che non posso infrangere la promessa. Ora, se volete scusarci... siamo molto stanchi.
Lei lo guardò con odio. Peter sembrava perlopiù sollevato. Lucy si scostò.
-Quello è sangue?
Chiese, soffermandosi un attimo su Frannie. Lei impallidì e si coprì la ferita con la mano.
-No, è succo di mirtillo.
Disse frettolosa,
-Andiamo ragazzi.
Esclamò, prendendoli a braccetto. Sentì Edmund che si appoggiava a lei nel tentativo di camminare naturalmente.
-Non credere che non abbia visto che stai zoppicando! E quello era sangue! Questa me la paghi, Edmund Pevensie!
Gridò Susan mentre si allontanavano, e Edmund sollevò il dito medio. Non potevano vederlo, ma Peter aveva coperto gli occhi di Lucy con le mani.
-So cos'è un ghigno, Peter.
Borbottò lei, scostandole.
-Penso che ormai non abbia più senso andare a cena. Sarà rimasto solo il dolce.
Sospirò Margaret, che ancora aveva un po' di nausea.
-Sì, concordo.
Mormorò Edmund, iniziando a scendere verso i sotterranei.
-Ardemonio.
Disse Frannie, e le statue la fecero passare. Una volta in Sala Comune tirarono un sospiro di sollievo. Qualche testa si voltò verso di loro, Draco si alzò.
-È tutto ok?
Frannie gli sorrise e annuì. Edmund ridacchiò.
-Niente di allarmante ragazzi, siamo solo passati troppo vicini al platano questo pomeriggio!
Tiger iniziò a ridere, ma Malfoy lo fulminò con lo sguardo.
-Non siete scesi a cena oggi.
-Eravamo in infermeria.
Rispose Margaret, alzando le spalle. "Ma siamo messi così male? Perché  tutte queste domande?"
-È sangue quello?
Chiese stavolta la Parkinson, e Frannie alzò gli occhi.
-Sì, Pansy. Ma ora, se permettete, ce ne andiamo a riposare. La ragazza spinse Edmund nel suo dormitorio, sbrigativa, e con Margaret si infilò nel proprio.
-Finalmente!
Esclamò, entrando in bagno per guardarsi allo specchio. Margaret sospirò.
-Ho bisogno di una doccia.
Disse, sfilandosi le scarpe con i piedi.
-Spero che Jasmine e Miles non tornino presto, non ho voglia di parlare con qualcuno.
Disse Frannie dal bagno.
-Già, neanche io.
-Mi dai una mano con questa? È sporca, non vorrei mi desse qualche problema.
Si avvicinò a Margaret con la maglietta alzata. L'amica si morse il labbro incerta e un po' schifata, e avvicinò la bacchetta
-Aspetta, dovrei ricordarmi come si fa. Vulnera sanentur.
Il taglio, che era di modeste dimensioni, si rimarginò quasi del tutto.
-Grazie.
Disse sorridendo e risistemandosi i vestiti,
-Tu come ti senti?
La ragazza ci pensò. I giramenti di testa erano passati, ma si sentiva vuota e stanca.
-Ho sonno.
Rispose, guardandola come arresa.
-Forza allora, doccia e poi a letto!
Lei sorrise e annuì. Mentre si lavava Frannie si infilò il pigiama e si mise sotto le coperte. Quando uscì dal bagno la vide che scartava un pacchetto di bolle bollenti. Gliene porse una.
-Tieni, per non andare a letto a stomaco vuoto.
Dopo che masticarono un po' e il calore delle gomme riuscì a rassicurarle, decisero di andare a letto.
-Nox.
Sussurrò Margaret, prima di girarsi su un fianco. Sentivano il rumore del Lago che le cullava.
-Mag?
-Sì?
-Andrà tutto bene.
-Certo. Lo ha detto Silente.
-Certo.
 
***
 
Quando il giorno dopo si svegliarono, Jasmine e Miles si erano già alzate. Non capitava da mesi, forse non era mai successo. Le lezioni erano finite, era tempo di esami per i ragazzi degli altri anni, quindi quelli del quinto e del settimo vagavano in completa libertà per il castello.
-Cavolo. Ci voleva questa dormita.
Esclamò Frannie sbadigliando, alzandosi a sedere.
-Mh. Buongiorno.
Si stiracchiò Margaret. Dopo un attimo di silenzio presero coscienza e scattarono in piedi.
-Cosa sarà successo?
Chiese Margaret vestendosi di corsa.
-Non lo so, non ne ho idea! E se fosse morto qualcuno?
Rispose Frannie allacciandosi il reggiseno.
-Impossibile, ci avrebbero svegliate!
La rassicurò Margaret, infilandosi le scarpe. Quando uscirono per la colazione, Frannie si stava ancora annodando la cravatta. Quando furono in Sala Grande, si accorsero che ormai la colazione era finita. Solo Edmund era rimasto in Sala ad aspettarle, ormai aveva finito anche la Gazzetta e stava giocando con Arcobaleno sul tavolo.
-Buongiorno!
Le salutò ridendo,
-Sono le undici e mezza, sapete?
Come si avvicinarono la puffola saltò nel taschino a Frannie.
-Ah.
Rispose Margaret, grattandosi la testa. Non pensava fosse così tardi.
-Come...
Iniziò Frannie, ma lui la precedette.
-Potter e Granger a colazione erano freschi come rose. Weasley è ancora in infermeria ma uscirà in giornata. Lupin non si è visto ma credo sia normale. Black è stato catturato e rinchiuso nel castello, ma stanotte è scappato di nuovo.
-Scappato di nuovo? Dobbiamo... dobbiamo dire che è un animagus!
Esclamò Margaret, con gli occhi spalancati.
-Non sarei così affrettato, Mag. Silente sembrava in brodo di giuggiole quando ha raccontato la sua fuga. Credo che...
-Ma certo!
Esclamò Frannie, raggiante,
-È l'unica soluzione! Sirius Black non è affatto cattivo!
Edmund annuì, Margaret alzò un sopracciglio.
-Cosa te lo fa dire, Frannie?
Chiese, confusa.
-Intanto, Lupin lo sta aiutando. E Lupin vuole bene a Potter, lo sanno tutti. E anche se pensassi che avrebbe potuto far finta... beh, avrebbe potuto ucciderlo con calma tutto l'anno! E anche Black, è stato da solo con lui, ricordate? E lo ha difeso da Lupin con la luna piena!
-Sì. Sì, potrebbe essere.
Disse Margaret, annuendo seria.
-E abbiamo anche scoperto perché succedeva sempre il finimondo quando c'era il cane! Black attirava i dissennatori, e quando gironzolava qua in giro poi entrava nel castello!
Continuò Edmund. Anche Mag si illuminò.
-Ed ecco perché Lupin ha avuto quella reazione quando voi avete parlato del cane! Lui sa!
Ora tutti i pezzi tornavano a posto. Erano tutte supposizioni, certo, ma i ragazzi ne erano convinti. Aspettarono là sino all'ora di pranzo, con un calore strano nel petto, come se avessero l'intima certezza che, non sapevano come, quella notte più di una vita innocente fosse stata salvata. Anche grazie a loro.


 
 
Nota autrice
Eccoci qua, siamo agli sgoccioli con questa storia!
La prima parte del capitolo, leggera e tranquilla, ci ha fatti calare un po' nelle summer hits del 1994. Vi è piaciuto il picnic dei ragazzi?
Come pensate sia stata gestita la presenza di Mag, Ed e Frannie durante la notte clou del terzo libro? Il golden trio non li ha visti, quindi abbiamo pensato potesse essere una storia plausibile che viaggia su un binario parallelo a quella originale.
Il prossimo sarà l'epilogo, i nostri ragazzi si saluteranno sull'espresso e torneranno ognuno nelle proprie case, pronti per affrontare un'estate che si preannuncia movimentata.
Spero che continuiate  seguirci, anche nei sequel!

A venerdì ~
 

Vi ricordo che potete leggere curiosità, citazioni e meme sulla pagina Instagram che abbiamo creato qualche settimana fa! 

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Capitolo 22
*** L'ultimo giorno ***


 
XX
 
L'ULTIMO GIORNO 

Gli avvenimenti della sera prima avevano scosso i tre Serpeverde. Non sapevano esattamente cosa fosse successo a Black, ma di una cosa erano sicuri: aveva cercato di salvare la vita a Potter e ai suoi amici, e anche a mente lucida su questo non c’era alcuno spazio per i dubbi. Durante la mattina avevano saputo della fuga di Black, mentre nel pomeriggio si sparse un’altra, terribile voce. Il professor Lupin era un lupo mannaro, ed era stato Piton a spargere la voce, riferendo la notizia ai membri più razzisti della sua Casa, i quali avevano fatto il resto.
Nel primo pomeriggio, mentre Frannie, Mag e Edmund uscivano dal castello per prendere parte all’ultimo picnic dell’anno, in riva al lago, la prima cosa che notarono fu lo stormo di gufi che spiccavano il volo dalla Voliera. Non era mai successo prima, non a un giorno dalla fine del trimestre.
“Spero che non sia per quello che penso” disse Mag stringendosi nelle spalle.
“Lo scopriremo domani, sul Profeta” disse Edmund abbassando lo sguardo.
“Giuro che se qualcuno fa un qualsiasi commento su Lupin gli lancio una fattura” disse Frannie con rabbia.
Né Mag né Edmund osarono ribattere, anche perché erano sicuri che in quel caso le avrebbero dato man forte.
Fino al pomeriggio prima erano stati convinti che quella fosse la conclusione dell’anno più bella che potessero sperare, ora non ne erano più sicuri. Raggiunsero i compagni di classe in riva al Lago Nero, ma notarono con disappunto che per il momento c’erano solo Fred, George, Laetitia e Angelina Johnson. Parlavano fra di loro sommessamente, guardandosi intorno.
“Hey” si fece avanti Frannie. Si salutarono e presero posto accanto agli amici.
“…Avete saputo?” esordì Angelina titubante.
“Sì, ma non c’interessa” disse Frannie, cercando di mettere in chiaro la loro posizione senza risultare aggressiva da subito.
“Tutto sommato nemmeno a noi” disse Fred.  
“Anzi, non c’interessa proprio” aggiunse George.
“Anche se stanotte ha rischiato di uccidere nostro fratello e i suoi amici” disse Fred rabbrividendo.
“…Ma la reazione della maggior parte degli studenti è stata esagerata” disse Angelina, che da Prefetto aveva dovuto sopportare i deliri di qualche Grifondoro spaventato.
“Decisamente…” annuì Edmund, che con Frannie aveva avuto lo stesso ingrato compito durante il pranzo.
Il fatto che fosse il miglior professore di Difesa che avessero mai avuto era inevitabilmente sbiadito di fronte alla notizia che quel miglior professore fosse un lupo mannaro.
“È stato Piton” disse Mag disgustata “è stato lui a spargere la voce, sapeva cosa avrebbe provocato, e lo ha fatto ugualmente”.
“Lo odio con tutta me stessa” disse Laetitia.
Fred, George e Angelina si guardarono di sottecchi: loro odiavano Piton da sempre.
“Che cosa succederà adesso?” chiese Mag prendendosi la testa fra le mani.
“Beh, tutto dipende da Silente” disse Laetitia.
“Dubito che dipenda totalmente da lui” disse Frannie “Se i genitori si uniscono come fanno di solito temo che…”
Si bloccò. Non ci voleva nemmeno pensare.
“In ogni caso” disse Mag “è il miglior insegnante che abbiamo mai avuto, niente cambierà questo fatto”.
Tutti annuirono solennemente.
“Dove sono tutti gli altri?” chiese Edmund ai gemelli.
“Spero che arrivino” disse George guardandosi intorno “nella nostra Sala Comune c’era una baraonda incredibile”
“Anche nella mia” rispose Laetitia.
Frannie e i due amici Serpeverde non risposero neanche. Era tutto partito dalla loro Sala Comune.
“Chissà i Tassorosso come se la passano” disse Mag cercando di celare la vergogna per la propria Casa e per il suo direttore.
“Non meglio di noi” disse Angelina “Diggory mi ha detto che molti hanno già scritto ai genitori”.
“Li odio tutti” disse Edmund a denti stretti.
Rimasero a parlare ancora un po’ dell’argomento finché non arrivarono altri ragazzi del quinto anno, fra cui Tony, accompagnato da un paio di amici, Lee Jordan e stranamente anche Belle, che prese subito posto accanto a Laetitia. Insieme a lei c’era un ragazzo che non parlava mai con nessuno del gruppo, forse non li riteneva alla sua altezza.
“Allora, cosa offrono le cucine oggi?” chiese finalmente Laetitia per cambiare discorso.
Fred levò la bacchetta e scoprì una decina di vassoi pieni di dolci e salatini.
“Le bevande sono a riva” disse George ammiccando verso una gran quantità di bottigliette di succo di frutta che erano state immerse nell’acqua per rimanere al fresco.
Lee incantò la sua radiolina come aveva fatto il giorno prima e le note di I wanna dance with somebody diedero vita alla festa.
“Uh, questa l’ascoltavo da bambina!” disse Mag con aria sognante e iniziando a canticchiare.
Lontano dal loro gruppo, tre ragazzi parlottavano fra loro mesti, e Mag ogni tanto lanciava loro uno sguardo. Ron Weasley aveva una stampella accanto e si lasciava accarezzare la spalla da Hermione. Si appuntò mentalmente di chiedere ai gemelli se c’era del tenero fra i due. Potter invece parlava, ma non sembrava un ragazzo spaventato per la fuga dell’uomo che gli aveva dato la caccia per un anno intero. A un certo punto i tre furono raggiunti da un allegrissimo Hagrid. Non era difficile intuire il perché della sua contentezza: il giorno prima il suo amato ippogrifo era sfuggito dall’esecuzione. Mag sorrise fra sé e tornò a discutere con Edmund, Fred e Laetitia sulla Coppa del Mondo di Quidditch. L’Irlanda stava avanzando inarrestabile verso la vittoria, e anche se erano ancora agli ottavi di finale c’erano buone possibilità di arrivare in semifinale… O addirittura in finale. Non notò che Harry abbandonò il gruppo e corse verso il castello.
Intanto Frannie e Tony si stavano sfidando a scacchi per la prima volta in assoluto. Il Tassorosso la stava distruggendo, ma lei sembrava più occupata ad ammirare lo sguardo concentrato del ragazzo, invece di impegnarsi seriamente nella partita. Quando Tony fece scacco matto senza grossi sforzi lei si ridestò, indispettita.
“Ed, hai un rivale” disse quando tornò a unirsi al suo gruppo.
Intanto era partita Total eclipse of the heart e un gruppetto di Tassorosso si mise a canticchiarla.
 “Non mi dire” rispose lui per niente impressionato.
In realtà era troppo occupato ad ascoltare quella canzone che sembrava descrivere per filo e per segno la sua situazione sentimentale. E poi stava guardando Mag, che insieme ad altri ragazzi probabilmente Nati Babbani o Mezzosangue giocava a pallavolo in un campo rudimentale che avevano creato con dei rami spezzati. Poco più in là Aurora e altre ragazze giocavano a Badminton con una margherita ingrandita e incantata in modo da sembrare un volano, intanto la canzone continuava a riempire l’aria.

And I need you now tonight
And I need you more than ever
And if you only hold me tight
We'll be holding on forever
And we'll only be making it right
'Cause we'll never be wrong
Together we can take it to the end of the line
Your love is like a shadow on me all of the time


Frannie seguì lo sguardo dell’amico, notò cosa lo stava distraendo da lei e dalle sue chiacchiere e gli diede una gomitata.
“Ahia” sbottò lui contrariato “Che vuoi?”
“Niente” disse Frannie ridendo e prendendo da un vassoio una focaccina ai pomodorini “è che avevi lo sguardo perso, come se ci fosse qualcosa di più importante di me nelle vicinanze”.
Edmund aveva già la risposta pronta da darle, ma si bloccò prima di dirla ad alta voce. Le avrebbe detto che no, non ruotava tutto intorno a lei, ma sapeva che Frannie ne avrebbe approfittato per dirgli cose che non voleva sentirsi dire, perciò dovette ingoiare il rospo e dirle che era tutto orecchi.
Frannie alzò gli occhi al cielo per la clamorosa coda di paglia dell’amico e gli raccontò della sua scarsa performance a scacchi contro McMartian.
“Beh, non ci vuole tanto per batterti” disse lui ridacchiando e dando per scontato che anche Tony non fosse un campione per quello sport.
“No, no. È davvero bravo!” insistette lei senza successo.
Edmund diventava estremamente pieno di sé quando si trattava di scacchi. Pensò che un giorno avrebbe voluto vederlo sfidare Tony.
“E va bene, andiamo a giocare con Mag” disse Frannie balzando in piedi e trascinando l’amico verso il campo improvvisato.
Intanto la canzone era finita e aveva lasciato il posto a una ben più ritmata.
“Ma non sappiamo neanche come si gioca” protestò lui. Frannie non gli diede ascolto.
“Giochiamo anche noi!” annunciò al gruppo di amici, che la squadrarono con sospetto.
“Ma ci hai mai giocato, Firwood?” chiese Lee Jordan alzando un sopracciglio.
“Mag mi ha spiegato la teoria una volta” rispose lei con un’alzata di spalle “non fare il razzista con noi che non ci abbiamo mai giocato, Jordan”.
Mag era troppo occupata a canticchiare sulle note di Take on me, così quando si sentì presa in causa si limito a sorridere e annuire, anche se era vero a metà. Un conto era raccontarla, un altro era giocare sul campo. E poi ci avrebbe scommesso che Frannie non ricordava nulla di quel che le aveva spiegato probabilmente mesi prima… Non ricordava cosa aveva mangiato a colazione… Ma era anche vero che fra tutti nessuno era così bravo a giocare, quindi anche se si fosse aggiunto qualcun altro le sorti della partita non sarebbero cambiate di molto.
Guardò la formazione della squadra avversaria e capì per quale motivo era apparsa Frannie: Tony aveva accettato di giocare solo se a partita conclusa avrebbero usato la palla per giocare a calcio. Con lui giocava anche Belle, ma era sicura che Frannie avrebbe accettato quella presenza molesta pur di trovarsi in squadra con il ragazzo.
“Bene, dato che siamo cinque contro cinque possiamo finalmente fare sei contro sei” disse in tono pratico, poi si voltò verso Edmund, gli sorrise ed esclamò “Io mi prendo Pevensie!”.
Si convinse che lo aveva fatto per far stare insieme Frannie e Tony, non perché ci teneva ad avere Edmund nella sua squadra. E poi, a dirla tutta, Edmund era bravo negli sport, imparava in fretta.
Frannie entrò in campo con un sorriso soddisfatto, ricambiato da tutti i compagni di squadra tranne Belle, Edmund invece prese subito posto battendo il cinque prima a Mag e Miles, poi al resto della squadra.
“Mi ha costretto Frannie” disse a Mag mentre dall’altra parte Angelina iniziava a battere.
“Immaginavo” disse Mag prima di ricevere la palla con un gran sorriso stampato sul volto.
Alla fine, come immaginava, né Edmund né Frannie ci misero molto per imparare a giocare in maniera dignitosa. Lee Jordan, che scherniva Frannie dall’altra parte della rete, si rivelò una vera e propria piaga per la squadra, tanto che la portò alla disfatta quasi totale. Mag però poté vantarsi di una serie di punti fatti su Belle e, ciliegina sulla torta, di una schiacciata in faccia che la lasciò intontita per almeno un minuto. Frannie, incapace per natura di fare gioco di squadra, si era lasciata sfuggire uno sghignazzo ai danni dell’odiata compagna, rendendosi conto troppo tardi che non erano cose da fare, specialmente con i compagni di squadra. Tony infatti l’aveva guardata sconcertato – poi era scoppiato a ridere.
Alla fine, quando Lee, Angelina, Tony, i Weasley e qualche altro ragazzo, iniziarono a giocare a calcetto, Mag, Frannie e Edmund si lasciarono cadere sul prato, stremati.
“E tu passi le tue estati a giocare a pallavolo?” chiese Frannie esausta, ma contenta della vittoria.
“Sì, è divertente” disse Mag con un sorriso “E voi due siete stati quasi bravi”
Quasi? E quel punto che ho fatto sul vostro compagno Corvonero?” disse lei tronfia.
“Pura fortuna” disse Mag con un’alzata di spalle.
A dire il vero non sopportava quel ragazzo, avrebbe voluto buttarlo fuori dal campo dopo dieci minuti di partita.
“Come la nostra vittoria, eh?” continuò la ragazza senza placarsi per un attimo.
Mag e Edmund si scambiarono uno sguardo divertito e al tempo stesso rassegnato.
“C’è da dire che la pallonata in faccia che si è beccato da parte tua è stata epica” disse Edmund.
“E meritata, non lo sopportavo più!” aggiunse Mag guardando il ragazzo confabulare con Belle e guardarli con astio.
“Modestamente l’ho messo a tacere io, al posto vostro” si vantò Frannie.
“E si meriterebbe anche di ascoltare al posto nostro tutti i deliri di onnipotenza di Frannie, ininterrottamente” aggiunse Edmund.
Frannie fece finta di non averlo sentito e si mise seduta per guardare la partita di calcetto.
“Guardatelo, che classe!” disse indicando Tony che attendeva concentrato il tiro di Fred o George, il quale mancò totalmente la rete avversaria.
“Ah-ah! Weasley piedi di banana!” urlò Frannie mettendo le mani spalancate davanti alla bocca per far arrivare più forte la sua voce.
Il ragazzo si voltò verso di lei e le fece un gestaccio, poi tirò di nuovo contro Tony, ma questi parò il colpo, al che Frannie impazzì completamente e Edmund e Mag non riuscirono più a recuperarla fino alla fine della partita. Inoltre, udendo gli schiamazzi della ragazza, Tony si era voltato e le aveva sorriso, decisamente troppo per lei.
A un certo punto Edmund si alzò per portare qualcosa da mangiare e da bere alle due amiche. Il sole era ancora alto, ma nel giro di un paio d’ore sarebbero dovuti andare via.
“Ci pensate che domani torniamo a casa?” disse Mag in preda alla malinconia che ogni anno la sorprendeva l’ultimo giorno di scuola.
“A questo penseremo domani” disse Frannie, anche se in fondo era piuttosto triste anche lei.
Quel pomeriggio erano riusciti a dimenticare gli avvenimenti di quelle giornate, ormai i G.U.F.O. erano una paura lontana, e loro avevano tutta l’estate davanti per divertirsi. L’estate era sempre stata una promessa di spensieratezza e allegria, anche questa volta non era da meno. L’aria fresca e profumata riscaldava il cuore, metteva voglia di vivere e di sorridere.
Mag respirò a pieni polmoni quell’aria e si godette il momento. La musica suonava incessantemente, gli schiamazzi delle ragazze che si rincorrevano per bagnarsi con l’acqua del lago mettevano allegria, i ragazzi più tranquilli, fra cui Laets, si erano appostati sotto un faggio per leggere in santa pace, c’era anche chi giocava a carte o a scacchi… Era la Hogwarts che amava, Hogwarts nel suo momento di pieno splendore e vitalità.
Una ventina di metri più in là i ragazzi del settimo anno stavano dando più o meno la stessa festa, che per loro sarebbe stata l’ultima tutti insieme, quindi non si erano uniti al resto degli studenti come i giorni precedenti. Edmund li guardava con una certa malinconia. Peter parlava con Esmeralda sorridendo felice per la fine M.A.G.O., mentre alcuni facevano il bagno.
Mag e Frannie se ne accorsero e si scambiarono uno sguardo non sapendo cosa fare o dire.
“Hai parlato con Peter in questi giorni?” chiese Mag guardandosi le unghie con noncuranza.
Edmund sussultò leggermente. Davvero era così facile capire a cosa pensava? Doveva imparare a nascondere di più i suoi sentimenti, anche se in fondo non gli dispiaceva essere consolato dalle sue migliori amiche.
“Non molto, ha da fare” disse con finta indifferenza.
“Avete ancora tutta l’estate davanti, e poi sono sicura che quando partirà ti scriverà in continuazione” disse Mag mettendogli una mano sulla spalla.
“Se penso a tutto il tempo che ho perso in questi anni…” disse infine lui, vinto dalla voglia di dire ad alta voce quel pensiero che lo tormentava da tempo.
“Il tempo non sarebbe stato abbastanza neanche se foste stati amici da subito” disse Frannie.
“Noi lo siamo stati più o meno da subito eppure tra due anni dovrete passarmi una quarantina di fazzoletti al momento dell’addio” disse Mag cercando di sdrammatizzare.
“Che poi non sarà un vero addio. Non lo è nemmeno con Peter” puntualizzò Frannie reprimendo l’impulso di prendere a bottigliate in testa i due amici e la loro emotività.
“Hai ragione Fran” disse Mag facendo un sospiro, poi sorrise “Vi ricordate come eravamo piccoli e scemi anni fa?”
“Fin troppo” disse Edmund incapace di trattenere a sua volta un sorriso, il pensiero rivolto al loro terzo anno, quando avevano iniziato a fare comunella durante le lezioni della Cooman. Prima erano amici ma lui aveva delle questioni in sospeso con sé stesso che gli impedivano di essere l’amico che Mag e Frannie meritavano.
“Se fossi stata in una qualsiasi altra Casa non mi sarei mai divertita così tanto” ammise Mag.
“Perché Serpeverde è la perfezione e i suoi membri sono esseri praticamente perfetti sotto ogni aspetto, e le altre Case possono solo accompagnare” disse Frannie come se la cosa fosse ovvia.
Noi siamo la perfezione” puntualizzò Mag tornando a sdraiarsi sul prato.
Rimasero ad assaporare quelle parole in silenzio per qualche minuto, intanto gli schiamazzi della festa si facevano sempre più alti, dovevano essersi aggiunti altri studenti.
Edmund fece per dire qualcosa quando la sua attenzione fu catturata da una strana ombra che si stava avvicinando a loro. In un primo, folle momento, pensò che si trattasse di un Dissennatore, ma non era né nero né tantomeno avvertiva un senso di profonda tristezza. Era una massa informe che si confondeva con il colore del cielo. Si avvicinava in maniera un po’ incerta, come una grossa foglia sospinta pigramente dal vento.
Quando si rese conto di cosa fosse era troppo tardi.
“Cazzo” sbottò facendo appena in tempo a voltarsi verso Mag per farle scudo con il corpo, ma il gesto fu totalmente vano. La ragazza riaprì gli occhi un istante prima che l’enorme bolla d’acqua si rovesciasse su lei, Edmund e Frannie, accanto a lei.
“Ma che caz…” sbraitò Mag tirandosi su in preda allo spavento e tossicchiando.
“Scusa, non me ne sono accorto in tempo…” balbettò Edmund spostandosi da lei, imbarazzato. Mag invece era arrossita violentemente.
Frannie invece alzò in piedi. A una decina di metri da loro, sulla riva del lago, Fred e George si stavano rotolando dalle risate insieme a qualche altro Grifondoro.
“Questa ce la pagate, Weasley” disse Frannie tirando fuori la bacchetta. Mag e Edmund balzarono in piedi e fecero lo stesso.
Aguamenti!” disse Mag avvicinandosi ad ampie falcate ai due ragazzi.
Un getto di acqua fredda prese Fred in pieno petto, mentre Frannie era corsa fino al lago e aveva sollevato un’altra bolla d’acqua e con Edmund stava cercando di ripagarli della stessa moneta. I due avevano gettato un Protego, che però scomparve inspiegabilmente pochi secondi dopo, permettendo ai due Serpeverde di consumare la loro vendetta. Mag si guardò intorno e vide Laetitia riporre con noncuranza la bacchetta a terra e ritornare a leggere con un sorrisetto sulle labbra. Avrebbe dovuto ringraziarla. Ora anche i gemelli erano fradici. Intanto i cinque, a cui si erano uniti Angelina e Lee Jordan, erano entrati nel lago e si schizzavano con le mani, ogni tanto qualcuno cadeva, ma c’era sempre un amico pronto a tendere la mano per continuare la guerra.
Dopo mezzora erano tutti di nuovo stesi sul prato per asciugarsi. I capelli di Mag continuavano a gocciolare e ogni tanto li scuoteva apposta verso i Grifondoro per bagnare di nuovo gli amici.
“Fai attenzione” si lamentò Jordan a un certo punto.
“No” rispose lei con noncuranza, suscitando la risata di Frannie e Edmund.
Verso le cinque e mezza molti iniziarono a incamminarsi verso il castello, ubriachi di felicità per quell’ultimo pomeriggio passato insieme. Quando il sole di giugno asciugò completamente i ragazzi, anche Frannie e gli altri si alzarono e andarono verso la Sala Comune per finire di fare i bagagli.
Passarono davanti alle grandi clessidre che raccoglievano i punti accumulati dalle quattro Case nel corso dell’anno e notarono con sommo disgusto che Grifondoro avrebbe vinto anche quell’anno, merito della Coppa del Quidditch che aveva portato alla Casa abbastanza punti per assicurarle la vittoria, anche se Serpeverde se l’era cavata molto bene, seguita da Corvonero. I Tassorosso erano lontani anni luce dai Grifondoro.
“L’anno prossimo dobbiamo vincere, è una questione di onore” disse Mag.
“Al diavolo l’onore, dobbiamo vincere e basta!” rispose Frannie.
Si ritirarono nei rispettivi dormitori e si diedero appuntamento per l’ora di cena.

 
*

Il banchetto di fine anno non fu molto piacevole, e non solo perché la Sala Grande era addobbata con i colori del Grifondoro e i membri della casa rosso e oro erano più chiassosi del solito. Il professor Lupin non si era presentato a cena e Silente non aveva fatto alcun accenno a lui. Piton invece sembrava estremamente allegro; l’unica consolazione fu che i suoi colleghi non sembravano condividere il suo stesso entusiasmo. Inoltre ai tavoli l’argomento principale era proprio il segreto svelato di Lupin. I quattro Serpeverde erano nauseati. Jasmine lo aveva scoperto quel giorno, ma era d’accordo con loro: Piton non avrebbe dovuto dirlo a nessuno e Hogwarts era popolata da troppi razzisti.
L’indomani sarebbero partiti poco prima di mezzogiorno, per cui avevano la mattinata libera. Rimasero in Sala Comune a far passare la serata insieme al resto dei membri della Casa, iniziando a salutarsi con alcuni di loro. Poi arrivò la notizia che tutti temevano.
“…Alla fine quello zoticone di Hagrid è riuscito a far scappare quella stupida bestia” aveva iniziato a dire Malfoy ai suoi compagni, seduti poco vicino al gruppo del quinto anno.
“…Almeno quel buono a nulla di Lupin ha presentato le dimissioni e l’anno prossimo non ci sarà più!” continuò tutto tronfio.
Frannie lasciò cadere il bicchiere che teneva in mano, Mag sentì qualcosa dentro di lei precipitare. Forse era il suo cuore. Edmund sbuffò e Jasmine arricciò le labbra.
“Non ci posso credere” mormorò Frannie.
“Non è giusto” disse Mag, che dopo quella notizia si sentiva come svuotata.
Andarono a dormire con un peso sul cuore che non se ne sarebbe andato con la notte. Quei giorni erano stati così strani e densi di avvenimenti che era difficile essere completamente tristi, ma al tempo stesso era impossibile essere completamente allegri.
Mag, Frannie e Jasmine rimasero a parlare per un po’ e a deprimersi per il caro professore, poi spensero la luce definitivamente. Miles arrivò dopo molto e loro non se ne accorsero.
L’indomani si alzarono tutti presto, troppo in ansia per la partenza. Edmund aveva aspettato in Sala Comune le tre ragazze, così andarono tutti insieme in Sala Grande per la colazione.
Guardarono verso il tavolo degli insegnanti e notarono ancora una volta che Lupin non c’era.
“A me questa cosa non va proprio giù” disse Frannie iniziando a servirsi la colazione.
“Neanche a me” disse Edmund. Adorava Lupin, Hogwarts non sarebbe stata la stessa senza di lui.
“Sentite, ci ho pensato. Adesso facciamo colazione con calma e poi andiamo a salutarlo. Vi va?” disse Mag con decisione.
I tre amici la guardarono un po’ incerti.
“E se ci manda via?” chiese Jasmine.
“Se non ci ha mandati via quando gli abbiamo portato la torta a Natale …” rifletté Frannie.
“Ma adesso è diverso, non vorrei metterlo in imbarazzo, o magari si arrabbia!” disse Edmund incerto.
“La scuola intera lo sta mettendo in imbarazzo” insistette Mag.
“Hai ragione. Se lo merita” disse Frannie “Io ci sto”.
Mag sorrise, sapeva che non sarebbe stato difficile convincerla.
“Va bene, ci sto anche io” annuì Edmund “lo diciamo anche a Laets?”
Mag in tutta risposta si alzò e andò a parlare con l’amica al tavolo dei Corvonero, la quale annuì con decisione.
Finita la colazione si alzarono e a testa alta si diressero verso lo studio dell’amato professore.
Fu Mag a bussare, dopotutto era stata una sua idea.
“Chi è?” chiese una voce da dietro la porta.
“Rosander, professore, avremmo bisogno di parlarle” rispose con voce incerta.
Udirono un sospiro, poi la porta si spalancò e rivelò ufficio del professore, il quale stava raccogliendo tutte le sue cose stipandole in un grosso baule. Non era più l’ufficio caldo e accogliente che avevano visto a Natale.
Lupin li salutò cordialmente senza guardarli in faccia, visibilmente imbarazzato.
“Noi… Abbiamo sentito che se ne va, è così?” chiese Mag.
“Temo di sì, ho dato le dimissioni ieri mattina” rispose lui puntando la bacchetta verso una scatola e facendola levitare dentro al baule “ora sto… oh, eccolo!” disse prendendo da un armadietto uno Spioscopio.
“Non è giusto” disse Frannie senza fiato.
“Noi non vogliamo che se ne vada” disse Edmund tenendo lo sguardo fisso sul pavimento.
In tutta risposta Lupin sorrise e scosse la testa.
“Piton non avrebbe dovuto dirlo alla scuola” aggiunse Laetitia, supportata dagli amici.
“Il professor Piton – è ancora vostro professore, Oaks, non mi guardi così” disse Lupin vedendo che la ragazza faceva una smorfia “dicevo, il professor Piton ha preceduto qualcosa che sarebbe successo ugualmente prima o poi, vi prego di non prendervela con lui”.
“Ma…” s’intromise Mag, ma il professore la bloccò subito.
“…Se non lo avessi fatto sarebbero arrivati i gufi dei genitori. Nessuno vorrebbe un Lupo Mannaro come insegnante dei propri figli”
“Io sì” si affrettò a dire Frannie “e anche i miei genitori”.
“Ai miei non penso che interessi molto, sono Babbani! E comunque nemmeno a me” aggiunse Mag con un sorriso tremulo.
A dire il vero capiva perfettamente la situazione, era inutile insistere.
Gli occhi di Lupin si velarono per un istante, si voltò e iniziò a svuotare i cassetti della scrivania.
“Ora andate, potete godervi Hogwarts per un’altra oretta, coraggio!” disse cordialmente.
Loro rimasero fermi, incerti sul da farsi. Frannie non voleva farsene una ragione.
“Lei è il miglior insegnante che abbiamo mai avuto! Non se ne vada!” disse un’ultima volta.
Lupin sorrise ma scosse la testa ancora una volta.
“Grazie, significa tanto per me” disse “e ora andate”.
Il gruppo si guardò di sottecchi e capì che la conversazione era finita. Quando ormai furono sulla soglia della porta udirono il professore ancora una volta.
“Anche io e i miei amici uscivamo di nascosto dal castello” disse “ora che non sono più vostro professore posso dirvi in tutta libertà che una ventina di anni fa saremmo andati molto d’accordo”
Mag arrossì violentemente, Frannie fece un sorriso a trentadue denti, mentre Edmund gli fece un cenno di rispetto.
“…Ma state lontani dai pericoli i prossimi anni, va bene?” disse tornando serio, ma con lo sguardo complice “…E ora, addio” disse facendo l’occhiolino e voltandosi di nuovo verso la scrivania.
“Arrivederci” rispose Frannie decisa.
Quando tornarono in Sala Comune erano decisamente più felici, le ultime parole di Lupin li avevano consolati. Forse non tutto il male era venuto per nuocere. Lupin si era rivelato ancora una volta una grande persona.
Quando salirono sull’Espresso per il ritorno si sentivano più leggeri. Il professore non sarebbe tornato, ma almeno loro avevano avuto la possibilità e il coraggio di dirgli quelle cose, se non gliele avessero dette avrebbero avuto il rimorso per tutta la vita.
Jasmine e Aladdin salirono per primi e trovarono uno scomparto vuoto, Frannie, Edmund, Laetitia e Mag li raggiunsero poco dopo.
“Quando siamo arrivati eravamo sempre noi” constatò Mag prendendo posto vicino al finestrino, accanto a Edmund.
Erano gli stessi di nove mesi prima, ma molte cose erano cambiate, nel profondo. Jasmine e Aladdin non erano più due semplici amici, il loro rapporto era cresciuto e maturato, solido come la roccia; Edmund aveva imparato ad aprirsi con le sue amiche e anche se la strada per la felicità era ancora molto lunga, in quella lontana sera di novembre si era liberato di un peso enorme che lo opprimeva da anni. Mag, Frannie e Laets erano rimaste le stesse di sempre, ma forse più mature, e ovviamente più belle.
“Che anno, ragazzi” sospirò Laetitia prendendo posto di fronte a Mag.
“Certo che un tranquillo ce lo sogniamo ultimamente!” disse Frannie.
“Secondo me è colpa di Potter, è da quando è arrivato che succedono cose strane” disse Edmund ridacchiando.
“Possibile” disse Frannie facendo una risata.
“…Ci vedremo quest’estate, vero?” chiese Mag.
“Beh, intanto ci vediamo fra due settimane, per la Coppa!” disse Frannie pensando che l’amica si fosse dimenticata di quel dettaglio.
“Questo lo so, ma poi non voglio lasciar passare quasi due mesi prima di rivedervi!” disse lei alzando gli occhi al cielo.
“Se non sbaglio ci devi una serata al cim…nema!” disse Edmund sperando che lei se ne ricordasse.
“Giusto!” disse Frannie. Non avrebbe ammesso esitazioni da parte dell’amica.
“Cinema? Cos’è questa storia?” chiese Laetitia illuminandosi. Mag le spiegò in breve com’era nata l’idea.
“…E Frannie vuole vedere un cartone, speriamo che a luglio ci sia qualcosa!” concluse Mag.
“Esce Il Re Leone!” disse Laetitia “L’ultimo Classico Disney”
“Ma certo, è vero! Bene, allora andremo a vedere quello!” disse Mag.
“Quando andiamo?” chiese Frannie elettrizzata, già pronta a fare progetti.
Mag prese dalla borsa un’agenda e guardò il calendario di luglio.
“Se ci vediamo per la Finale potremmo aspettare fino alla fine di luglio, tipo il 29! Venite a casa mia e insieme andiamo al cinema, tanto è dietro l’angolo, possiamo andarci a piedi, a meno che nel frattempo non vogliate imparare ad andare in bicicletta…” disse immaginandosi i due amici Purosangue alle prese con i mezzi di trasporto Babbani.
“No, grazie” rispose subito Frannie “Allora, rimaniamo d’accordo per il 29? Così inizio a dirlo ai miei genitori che dovranno portarmi”
“Per me va bene” disse Edmund, felice quanto l’amica “Non vedo l’ora!”
“Voi venite?” chiese Mag a Jasmine e Aladdin che erano rimasti ad ascoltarli in silenzio.
“Non credo, dopo la Finale torniamo in Arabia” disse Jasmine.
“Ci racconterete com’è andata!” aggiunse Aladdin.
“Perfetto!” trillò Frannie “…E poi ci sarà il mio compleanno, al quale ovviamente siete tutti invitati. Ci vedremo – fece rapidamente il conto – tredici giorni dopo il cinema!”
“Ah, quindi lo festeggi qualche giorno dopo?” chiese Mag interessata.
“In che senso?” rispose Frannie guardandosi intorno.
“Tredici giorni dopo il 29 è l’11 agosto!” disse Mag.
“Ma no, è l’8! Tredici giorni dopo il 29!” rispose Frannie decisa “lo festeggiamo quel giorno e aspettiamo la mezzanotte!”
“No, Fran, luglio ha 31 giorni!” insistette Mag.
“Guarda che lo so!” ribatté Frannie.
Mag era già pronta a mettersi a contare con l’amica ad alta voce quando Edmund, che era rimasto concentrato a contare fino a quel momento, si intromise.
“Ha ragione Mag, se vuoi farla l’8 sono dieci giorni” disse ridendo.
“Ecco!” esclamò Mag indicando Edmund.
“Oh, forse avete ragione” rispose Frannie con noncuranza.
“Togli il forse” disse Mag alzando gli occhi al cielo. La matematica non era un’opinione.
“Ma che importa! La scuola è finita, Mag!” si intromise Laetitia, che aveva voglia di fare tutto tranne che mettersi a contare.
“Importa, perché se mi dice tredici giorni dopo io mi preparo per tredici giorni dopo, non dieci!” le disse Mag alzando gli occhi al cielo.
“Va bene, va bene, in ogni caso qualche giorno dopo ci rivediamo” disse Frannie con naturalezza. Edmund guardò Mag come per dirle “Lascia perdere”.
Fortunatamente in quel momento arrivò la signora del carrello e i sei furono occupati a pranzare. Quando ebbero finito Frannie annunciò che sarebbe andata a cercare Tony. Laetitia si alzò con lei dicendo che voleva iniziare a salutare i suoi amici Corvonero.
“Ed, vieni con me che vorrei salutare Aurora?” disse Mag notando che lei e l’amico stavano per rimanere soli con Jasmine e Aladdin, i quali sembravano avere tanta voglia di rimanere un po’ da soli. Continuavano a lanciarsi sguardi languidi.
“Ok” disse Edmund scattando in piedi. Forse aveva pensato alla stessa cosa.

 
*

Laetitia si era addentrata nello scomparto in cui si trovavano due delle persone che Frannie aveva più odiato quell’anno: Belle e Alex Windfall, il Corvonero che aveva giocato contro di lei a pallavolo il giorno prima. La ragazza avanzò alla ricerca dei Tassorosso con una smorfia. Tony si trovava in uno scomparto insieme ad alcuni amici della sua stessa Casa, un paio di Grifondoro e un Serpeverde che Frannie conosceva di sfuggita, che realizzò in quel momento essere il fratello di Tony. Appena Tony la vide si illuminò e uscì dallo scomparto, lasciando sul suo sedile i bastoncini di liquirizia che stava per mangiare.
“Hey, Frannie!”  le disse chiudendosi la porta di vetro alle spalle “come mai qui?”
“All’inizio dell’anno mi chiamava Firwood” pensò la ragazza cercando di rimanere calma.
“Volevo salutarti, probabilmente dopo non ci sarà il tempo” disse lei facendo un gran sorriso.
“Hai ragione, hai fatto bene!” disse lui sorridendole a sua volta.
“Allora…” iniziò Frannie con il cuore che le batteva a mille “è stato un bell’anno!”
“Hai ragione, anche se alla fine non mi hai insegnato quella cosa senza bacchetta!” disse lui ridendo.
“Oh, è vero! Beh, abbiamo l’anno prossimo per questo!” disse lei illuminandosi. Ora che si era calmata un po’ riusciva a pensare con più lucidità.
“Ci sarai alla Finale?” chiese speranzosa.
“Certo che sì! Verrò con mio padre e poi mi trovo con qualche amico” rispose lui.
“Beh allora ci vediamo anche lì!” disse la ragazza allegra “E poi ci sarebbe un’altra cosa…”
Lo guardò negli occhi e sperò di non star correndo troppo.
“Dimmi”
Ti amo con tutta me stessa” pensò Frannie, ma optò per tenerselo per sé.
“…Il 9 agosto è il mio compleanno. Vorrei organizzare una festa nella mia casa al mare e sicuramente sarai fra gli invitati!”
“Oh, figo! Ci sarò di sicuro, tanto in vacanza con la famiglia parto la settimana dopo!”
“Perfetto!” trillò la ragazza reprimendo la voglia di abbracciarlo “Ti manderò l’invito con i dettagli via gufo!”
“Lo aspetterò con piacere!” rispose lui.
Frannie rimase a guardarlo in adorazione. Lui dopo qualche istante di silenzio si imbarazzò leggermente, così riprese la parola.
“Beh… Allora ci vediamo! Buon rientro!” le disse prima di darle un bacio sulle guance.
“Anche a te!” rispose lei diventando rossa.
Quando Tony rientrò nel suo scomparto lei si voltò e tornò sui suoi passi con il cuore a mille, maledicendosi per non avergli detto tutto quello che prima o poi avrebbe avuto il coraggio di dirgli, del fatto che fosse felice che in quei mesi si fossero avvicinati così tanto, che l’anno successivo avrebbero dovuto studiare insieme di più, e magari avrebbero anche potuto uscire insieme. E soprattutto avrebbe voluto dirgli che era la persona più meravigliosa a questo mondo e in tutti gli universi possibili, e che lo amava… Ma ovviamente non ce l’aveva fatta. Eppure vederlo così allegro e ben disposto nei suoi confronti le diede un po’ di speranza.

 
*

Intanto Mag e Edmund erano riusciti a trovare Aurora e si erano fermati nello scomparto con lei, Philip e altri tre ragazzi per chiacchierare un po’. Edmund guardava Philip e Mag convinto di captare segnali di adorazione della ragazza nei confronti della sua cotta storica, ma in realtà Mag ormai non ci pensava più.
“Scrivimi quest’estate! Magari un giorno ci facciamo un giro insieme!” disse Mag quando si alzò è abbracciò l’amica.
“Ma certo!” rispose lei “Adesso Philip può Smaterializzarsi e usare la magia, mi porterà dove voglio, vero Phil?”
Il ragazzo annuì e sorrise.
Mentre tornavano, Mag riempì la testa di Edmund di elogi nei confronti dell’amica Tassorosso, mentre lui ascoltava rapito.
“E poi è così gentile… A volte sento proprio il bisogno di stare con le…” si bloccò.
Erano arrivati nello spazio che separava due vagoni e aveva visto un ragazzo con dei capelli rossi piuttosto famigliari. Quando capì di chi si trattava accelerò il passo e Edmund la seguì.
Quando entrarono nel loro vagone Mag si bloccò sul posto.  
“Hai visto anche tu? Con chi era?” chiese seria.
“Stai attenta, Mag!” disse lui imbarazzato. La ragazza si era fermata di colpo e lui le ara andato addosso.
“…Comunque credo che fosse Elsa” disse lui guardando un punto indefinito fra i capelli della sua interlocutrice “non conosco nessun altro che abbia capelli così biondi”
“Oh” disse Mag pensierosa “Beh, si è consolato in fretta, devo dire”.
I due, Elsa e Hans, che avevano visto si stavano baciando con vivo trasporto.
Edmund biascicò un “A quanto pare…”. Improvvisamente si scurì in volto e non proferì parola finché non furono rientrati nel loro scomparto, dove trovarono Laetitia e Frannie, le quali erano tornate poco prima, ma dalla parte opposta del treno, per cui non avevano visto la compagna di classe alle prese con il Serpeverde del sesto anno.
“Laets, tu lo sapevi che Hans sta con Elsa?” chiese Mag riprendendo posto.
“CHE COSA?” chiese lei chiudendo seccamente il libro che teneva in mano.
“Li abbiamo appena visti qui fuori” disse Mag pensierosa.
“Dovrò fare un discorsetto anche a lei” disse Laetitia “Ma che razza di problemi avete, amiche mie?!”
Frannie scoppiò a ridere, Mag arrossì.
“Senti, non è colpa mia se mi piaceva” disse Mag, che ormai si era quasi completamente ripresa dalla rottura e ne parlava con naturalezza, senza che le venisse voglia di piangere o andare a cercare Hans per picchiarlo.
“Vero, forse la colpa è sua!” disse Laets pensierosa “Magari vi ha rifilato un Filtro d’Amore”.
Mag non disse nulla. Era convintissima del contrario, a lei era piaciuto davvero quel ragazzo, ma non voleva parlarne. La presenza di Edmund la metteva in soggezione. 
Una domanda premeva per uscire dalla bocca di Edmund, ma non aveva il coraggio di farla davanti agli altri, e soprattutto davanti a Frannie, che ne avrebbe approfittato per fare il Cupido improvvisato come al solito. Fortunatamente Jasmine parlò per lui.
“Ma… A te non interessa, vero Mag?” chiese titubante.
La ragazza rimase seria e stranamente non arrossì.
“No, non m’interessa. Non voglio più avere a che fare con lui, semplicemente non mi aspettavo di vederlo con lei, tutto qui” disse tranquillamente.
Edmund accanto a lei sorrise impercettibilmente e Frannie, di fronte a lui, che non lo aveva perso d’occhio un momento, sorrise a sua volta.
Laetitia imprecò ancora qualche volta contro il Serpeverde, ma poi si placò e cambiarono discorso.
“Parliamo di cose più importanti!” disse Frannie “Tony ha detto che verrà al mio compleanno!”
Erano tutti così felici per Frannie che quasi applaudirono.
“Bene, così magari tra un tuffo e l’altro trovi il coraggio di dichiararti e la smetti di rompere a noi” disse Jasmine con affetto.
“Non essere sciocca, non mi dichiarerò il giorno del mio compleanno” disse Frannie con una risata “Non ho intenzione di rovinarmi l’esistenza, dato che mi dirà di no”
Mag alzò gli occhi al cielo.
Arrivarono a King’s Cross troppo in fretta. Erano tutti piuttosto malinconici al pensiero di passare due settimane separati. Jasmine e Aladdin, che sarebbero tornati in Arabia insieme, invece erano piuttosto tranquilli. Una volta scesi dall’Espresso cominciarono a salutarsi e abbracciarsi.
“Ci vediamo fra due settimane!” disse Frannie abbracciando fortissimo gli amici ad uno ad uno.
Edmund abbracciò Mag per ultima, imbarazzato. Questa volta fu lei a stringerlo più forte del solito.
“Ci vediamo, stammi bene” gli sussurrò all’orecchio.
Quando sciolsero l’abbraccio si guardarono per un istante e poi distolsero lo sguardo. In quel momento si avvicinarono i fratelli del ragazzo per salutare i suoi amici e prelevare il fratello. Anche i gemelli Weasley corsero verso di loro per salutarli.
“…Club dei secchioni…”
“…Amici…”
“…Fate delle buone vacanze!”
“…Ci vediamo alla Finale!”
Dissero prima di raggiungere il resto dei fratelli.
Superarono la barriera che portava al mondo Babbano e trovarono i genitori di Frannie, Mag e Laetitia che parlavano fra di loro. Ormai si conoscevano da qualche anno e avevano piacere a scriversi ogni tanto. Mag notò con piacere che c’era anche la sua sorella minore, Francy, e corse ad abbracciarla.
Ognuno se ne andò con la propria famiglia. Anche i Pevensie erano stati accolti dalla madre, che aveva lo sguardo più sbattuto del solito, ma appena li vide sembrò ringiovanire di parecchi anni. Lucy e Susan corsero ad abbracciarla, Peter le diede un bacio sulla guancia, mentre Edmund si avvicinò a testa bassa, prima che la madre lo ingabbiasse in un abbraccio più forte di quello che aveva riservato alle sorelle.
Lui finalmente sorrise, anche se gli mancavano già i suoi amici.



 
* * *


 

Note Autrice

E così l'anno scolastico è finito.
Io e la co autrice ci prenderemo una piccola pausa, riprenderemo a pubblicare a Febbraio. Ricordo che i capitoli del prossimo anno sono conclusi, e siamo ben avviate nella scrittura di quello successivo (L'Ordine della Fenice).
La storia che ci aspetta, spero che la apprezzerete, porterà nuovi personaggi e tante novità.
Come andrà per i nostri ragazzi la rovinosa finale della Coppa del Mondo di Quiddtch? Durmstrang e Beauxbatons cosa avranno da offrirci? Il Ballo del Ceppo porterà gioie o dolori? Cosa cavolo facevano gli spettatori della seconda e terza prova tre maghi, oltre a fissare un lago e un labirinto vuoti? Ma soprattutto, quei tonti dei protagonisti si daranno una mossa e si dichiareranno?
Questo e altro ancora, ma solo se continuerete a seguirci!
Buon 2019 a tutti e a presto ♡

Si accettano pareri, impressioni, recensioni, critiche e tutto quello che preferite, ora che la storia è finita. Saremo felici di ricevere un feedback anche dai nostri lettori silenziosi

Ricordo che potete seguire per aggiornamenti, curiosità, meme e immagini la mia pagina facebook Harley Sparrow - EFP l'account  Instagram  della storia e il profilo Wattpad della co-autrice LittleTurtle95 QUI

 

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Capitolo 23
*** Speciale anniversario ***


6 dicembre 2018

Esattamente un anno fa, io e la co-autrice (  LittleTurtle95 ) stavamo chattando insieme e decidevamo di scrivere una fanfiction a quattro mani ambientata a Hogwarts, con tanti personaggi, disagio e i nostri personaggi Disney preferiti. Qualche giorno dopo sono nati il capitolo su King’s Cross e quello sui Mollicci. Da allora abbiamo scritto circa 936 pagine di word (a dire il vero sono un po’ di più) divise in 43 capitoli, con una media di poco più di diecimila parole a capitolo (circa 23 pagine a capitolo).
 
Abbiamo deciso di pubblicare questa storia solo poche settimane fa, ma sono felice che lo abbiamo fatto, anche se continuiamo a scrivere soprattutto per noi, perché ci diverte da matti e praticamente è diventato un passatempo.
Quest’anno Edmund, Margaret e Frannie ci hanno permesso di passeggiare per i corridoi di Hogwarts, di mangiare il Pudding di Natale nella Sala Grande, di partecipare alle tre prove del Torneo Tremaghi e molto altro ancora. La nostra speranza è che riescano a portare anche voi nel loro viaggio.
Questa intervista è l’extra che abbiamo preparato per l’occasione!
(Il capitolo di domani verrà pubblicato come al solito)
 
And... here... we…
GO!
 
Guardo l’orario nervosamente. I tre sono in ritardo. Eppure i professori mi avevano giurato che fossero tra i più diligenti! Non ho tempo da perdere, io.
Controllo per l’ultima volta le tre poltroncine di fronte a me. Mi assicuro che le finestre siano ben sigillate. L'ultima volta che ho intervistato qualcuno era Gwenog Jones, capitano delle Holyhead Arpies, e chissà come quell'arpia della Skeeter era riuscita a soffiarmi tutta l'intervista, parola per parola. Merlino solo sa come, in quella stanza non c’era nessuno, solo un fastidioso insettaccio che continuava a ronzarmi nelle orecchie. Per fortuna che stavolta ho chiuso bene tutto.
Ma eccoli che entrano, i tre ragazzi! Tutti in divisa ordinata.
“Scusi il ritardo, signore.” Mormora una ragazza dalla chioma riccia e folta, poi si lascia sfuggire un’occhiata irosa verso gli altri due, che però sorridono con una gran faccia tosta. Mi stanno già simpatici questi ragazzi. Forse mi sto rammollendo.
“Non preoccupatevi, non c’è fretta.” Rispondo, sorridendo. Una delle ragazze la riconosco, è la figlia di Firwood. Lo ho intervistato un mese fa, per l'apertura del dipartimento sulle intossicazioni da cibo fatturato al San Mungo. Roba all'avanguardia.
L'unico ragazzo presente aspetta che le sue amiche siano sedute prima di accomodarsi al centro. Un'attenzione voluta, ma che nessuna di loro ha notato. Chissà che da questa intervista non ne caviamo qualcosa di interessante, dopotutto.
“Che dite, cominciamo?” chiedo accomodante. La figlia di Firwood sembra assolutamente a suo agio, mi ricorda tanto suo padre. La ragazza riccia ha le gambe incrociate e sembra meno ambientata, ma non dà l'idea di essere intimorita. Il ragazzo è seduto composto e sorride in modo educato. Deve aver ricevuto un’educazione severa. Non lascia trapelare molto oltre all'etichetta. Me lo farò bastare. Magari si scioglierà un po’ dopo qualche domanda. Mi fanno cenno che posso andare, controllo la penna prendiappunti e siamo pronti per cominciare.

Nome e cognome?
F: Francine Marie Firwood
M: Margaret Rosander
E: Edmund Pevensie

Ti piace il tuo nome o vorresti averne un altro? Quale?
F: Quando ero piccola non mi piaceva tanto, mi sembrava un nome da vecchia. Adesso ci sono abituata, ma preferisco farmi chiamare Frannie.
M: Mi piace molto! L’ho preso dalla mia bisnonna!
E: Non ci ho mai pensato molto, in realtà. Suppongo che non mi dispiaccia…

Segno zodiacale?
F: Leone, non so l'ascendente. Divinazione non è il mio forte, mi distraggo sempre quando facciamo di questi esercizi!
M: Sagittario ascendente sagittario!
E: Vergine. L’ascendente non me lo ricordo, quando lo abbiamo fatto in Divinazione ero occupato a creare aeroplanini incantati con Frannie.
F: Ahhh, ecco cosa stavamo facendo quella volta! Ora mi ricordo! È stato divertente…

Credi di avere le caratteristiche del tuo segno?
F: Per il poco che ne so, sì! Dicono sia il segno delle persone narcisiste e molto ambiziose... Lo so perché mia nonna se ne vanta sempre, è del leone anche lei ed è una grande egocentrica. In realtà non la sopporto molto… è una Black, sapete…
M: Non me ne intendo, ma quel che ho letto sui Sagittario nel mondo Babbano mi si addice molto. La Cooman però dice che chi è nato alla fine dell’anno tende ad essere malvagio e a morire giovane.
E: Sinceramente non ne ho idea, non ho mai creduto molto a queste cose. Per quel poco che conosco di Divinazione sicuramente vorrà dire che mi aspetta una fine lenta e dolorosa…

Quali sono le caratteristiche della tua bacchetta? Ti piace?
F: Legno di Abete (fir wood, nda), nucleo di crine di unicorno, 12 pollici e ¾, difficilmente flessibile. Tutti i Firwood hanno la bacchetta con legno di Abete, è un tratto distintivo della famiglia. Ne vado molto fiera.
M: Legno di Cipresso, nucleo di crine di unicorno, 10 pollici e ¾, sorprendentemente sibilante! Ho trovato in biblioteca un libro che spiegava il significato dei vari legni e del nucleo e mi piace molto, mi si addice!
E: Legno di Pruno, 11 pollici e ½, corda di cuore di drago, molto flessibile. Quando ho scoperto il significato di questo legno mi sono sorpreso, però mi piace.

Cosa ti piace di più di te?
F: Mi piacciono molte cose di me. Quella che mi piace di più forse è che non mi perdo mai d'animo.
M: Penso di essere molto brava ad ascoltare. È una dote che secondo me hanno poche persone.
E: Non saprei. Sono bravo a Quidditch!

Cosa vorresti cambiare?
F: Sono una persona molto scostante, quindi finisco per essere inconcludente. Mi piacerebbe riuscire a finire qualcosa, per una volta.
M: Dovrei imparare ad affrontare a testa alta le situazioni che mi provocano malessere. Invece mi chiudo in me stessa e mi crogiolo nell’angoscia e nella tristezza.
E: Mi piacerebbe cambiare delle scelte che ho fatto… ma non si può, purtroppo.

Descriviti in tre parole.
F: Decisa, estroversa, schietta!
M: Ehm… solare… dormigliona e… non saprei.
E: Devo proprio?! Odio queste domande.

La cosa più folle che hai fatto?
F: Una volta a un cenone di Natale a casa Malfoy ho detto che sarei andata in bagno, invece ho frugato nella loro posta, per curiosità. È stato rischioso ma elettrizzante. Non ho trovato niente di che, purtroppo.
M: Farmi convincere da questi due ad andare alla festa alla Testa di Porco. Sia quella di settembre sia quella di aprile. Soprattutto quella di aprile.
F: Ma se eri quasi più contenta di me di andare!
M: Lo dici solo per autoconvincerti.
E: Devo rispondere anche a questa? In realtà… non so se... ci penserò…
F: Una volta al primo anno si è messo a fare a pugni con un nostro compagno di casa, proprio davanti a Piton! È stato fantastico!
E: Ah, già, quello… Ma sì, dai. Quello va bene.

A cosa pensi quando ti svegli?
F: Al fatto che voglio continuare a dormire. Poi penso che se mi alzo vedrò Tony e mi passa!
M: Mi chiedo se Hans è già sveglio, anche se ultimamente si alza molto dopo rispetto a me…
E: In che modo la giornata andrà storta, questa volta.

 Quanto contano i soldi nella vita?
F: Sono fondamentali. Senza soldi non puoi vivere. E con pochi soldi vivi da schifo…
M: Moltissimo. Non vedo l’ora di avere soldi miei da poter spendere come voglio io. Non vedo l’ora di avere un conto mio alla Gringott!
E: Molto, ovviamente. Anche se ci sono cose che contano di più.

Qual era il tuo sogno da bambino? È cambiato?
F: Da bambina volevo fare l'Auror, l'esploratrice o la scrittrice! Ora il mio obiettivo è quello di diventare mediatrice culturale tra il nostro Ministero e i Ministeri africani.
M: Desidero diventare insegnante da che ho memoria, anche prima di mettere piede a Hogwarts. Adesso sono ancora più convinta e determinata di prima. Insegnerò Storia della Magia qui a Hogwarts.
E: Da piccolo volevo imitare mio padre, era un Auror. Adesso voglio ancora diventare Auror, ma perché lo voglio io, non per imitare qualcuno.

Cosa ti colpisce delle altre persone al primo sguardo?
F: In realtà… non ridete eh! In realtà il naso. Se una persona ha un brutto naso non riesco a farmela piacere esteticamente e quindi non mi fa bella impressione.
M: Il sorriso. Se sono persone sorridenti c’è una buona probabilità che mi piacciano. In effetti ci ho messo un po’ per apprezzare Edmund. All’inizio non sorrideva mai.
E: Non so, gli occhi forse. Sto attento a cosa le persone guardano. Penso che si capisca molto da questo.

Cambi facilmente idea dopo la prima impressione?
F: No, praticamente mai. In effetti forse è un difetto, ma forse sarà successo due volte in tutta la mia vita. C’è da dire che ho un ottimo intuito per i caratteri affini al mio. Ho eletto Mag e Ed migliorissimi amici dal primo giorno, e non li conoscevo nemmeno! Che fatica farli andare d’accordo, agli inizi!
M: Dipende, se c’è qualcosa che mi convince del contrario sono sempre disposta a cambiare idea. Per dire, Edmund i primi giorni del primo anno era abbastanza antipatico, pensavo che fosse un po’ stronzo. Non guardarmi così, lo sai che è vero! Eppure sono tua amica, dopo tutto questo tempo, no? E poi litigava sempre con Montague, questo gli ha fatto acquistare punti.
E: No, io cambio idea di rado, soprattutto sulle persone. E quando qualcuno non mi piace in genere tendo a ignorarlo, quindi è difficile che abbia l'occasione di farmi cambiare opinione.

Il tuo libro preferito?
F: La Pergamena Infinita, di Tycon Ende. Ma mi piacciono molti libri, anche se leggevo soprattutto da bambina. Hogwarts mi fa passare la voglia.
M: Non lo so, ne ho letti troppi! Forse Peter Pan, oppure Stand By Me di Stephen King… Domanda troppo difficile!
E: Ultimamente non ho mai tanto tempo per leggere. Il primo libro che mi viene in mente è un manuale sulla cura degli ippogrifi che mi hanno regalato i miei fratelli qualche Natale fa. L'ho praticamente consumato.

I tre oggetti dai quali non ti separi mai.
F: Difficile per me non separarmi mai da qualcosa, dato che perdo tutto. L'unica cosa che ricordo sempre è la mia bacchetta, è come un'estensione di me.
M: La mia bacchetta, la sciarpa Serpeverde e… Il mio gatto vale?! Altrimenti direi il libro di Storia della Magia.
E: La bacchetta, il mantello, quello caldo invernale… E la mia Nimbus 2001 (che poi sarebbe di Malfoy, ma dettagli)

Se non fossi stato smistato nella tua casa, in quale saresti?
F: Secondo il Cappello ho qualche caratteristica Grifondoro, ma sono inequivocabilmente Serpe.
M: Corvonero, infatti il Cappello Parlante era indeciso!
E: Il Cappello Parlante il primo giorno mi ha accennato un po’ a tutte. Sinceramente non mi immaginerei da nessun'altra parte.

Preferiresti essere stato smistato in un'altra casa?
F: Assolutamente no! Serpeverde è la Casa migliore di Hogwarts, lo sanno tutti. Lo dice sempre anche mia madre.
M: Forse i primi giorni del primo anno avrei detto sì, perché sull’Espresso avevo conosciuto Laetitia e Aurora, che sono state smistate in due Case diverse dalla mia, e mi era dispiaciuto ed ero un po’ disorientata, ma oggi non cambierei la mia Casa per nulla al mondo.
E: Assolutamente no. Qualsiasi altra Casa mi sarebbe stata stretta.

Come vivi la lontananza dalla tua famiglia? Quanto spesso hai contatti con loro?
F: Sinceramente non sono mai stata attaccata ai miei. Ci sentiamo una o due volte al mese, gli voglio bene ma non è che mi manchino tanto…
M: Ho sempre avuto un bel rapporto con le mie sorelle, mi sento con loro ogni due settimane! All’inizio ho sofferto un po’ la lontananza, ma alla fine qui ci sono troppe distrazioni per lagnarmi.
E: La mia famiglia è a Hogwarts, quindi direi che sono a posto. Anzi, quando mi stanno troppo addosso vorrei che si fossero già diplomati!
F: In realtà si lagna dal primo giorno che l'anno prossimo Peter non sarà più a Hogwarts.
E: Ma che cavolo dici?! Non è affatto vero!
F: Lo fai! Non te ne accorgi ma lo fai! Non è vero, Mag?
M: Beh Ed, non si può negare che ti dispiaccia, almeno un po’…
E: Che scemenza. Io non mi lagno per niente.

Se avessi una boccetta di Felix Felicis, per cosa la useresti?
F: Non farei un cavolo tutto l’anno e poi la userei per i GUFO, semplice!
M: Facciamo finta che non ti abbia sentita, vah… io la userei per la Finale di Quidditch! Così per qualche sfortunato evento Draco non potrebbe giocare, giocherei io e vincerei.
E: La userei anche io per la Finale. Sono un po’ teso… E voglio vincere. E poi chissà, magari andrebbe bene qualcos’altro quel giorno, se la prendessi.

Se avessi un pensatoio, che ricordo rivedresti per primo?
F: Non saprei, non amo crogiolarmi nel passato! Forse il momento in cui sono arrivata a Uagadou. Era tutto così fantastico e diverso!
M: Quando la McGranitt è venuta a casa mia per dirmi che ero una strega. Credo che sia stato uno dei giorni più belli della mia vita, soprattutto adesso, che so che è vero e non era una truffa come pensava mia madre all’inizio.
E: Devo pensarci… la mia prima volta sulla scopa? Forse quella volta che ho fatto pace con mia sorella.

Chi è o chi sono i tuoi modelli di vita? Persone famose o che conosci.
F: Il professor Lupin, che domande. È fantastico. Poi c’è Andromeda, l'unica cugina di mia madre che mi sta simpatica, ha fatto quello che mia madre non ha il coraggio di fare, cioè mandare al diavolo quei vecchi purosangue ammuffiti (i miei nonni e compagnia bella su tutti). La conosco solo di vista perché si è sempre distanziata dalla famiglia, ma l’ho sempre ammirata.
M: Sicuramente la McGranitt. È anche grazie a lei se sono così decisa a diventare insegnante… Voglio essere come lei, la adoro, anche se a volte è un po’ severa! E poi c’è Eowyn, che è una principessa guerriera di un libro che adoro. C’è anche Batman, il mio supereroe preferito! Ammiro molto il suo senso di giustizia!  
E: Mio papà era un grande, sin da piccolo volevo essere come lui. Era l’unico della famiglia che sapeva come prendermi. A volte odio Peter perché sembra che voglia sostituirsi a lui, ma non ci riuscirà mai.
Mag e Frannie lo guardano con un misto di commiserazione e affetto. Lui se ne accorge e tossisce.
E: Comunque… Vorrei anche essere come Quigley, il battitore della Nazionale Irlandese di Quidditch. Quando gioca nei Tornados è davvero imbattibile!

Elenca un pregio e un difetto delle altre due persone in questa intervista.
F: Che bella questa domanda! Allora, Mag è una persona molto intelligente e riesce a ottenere ottimi risultati perché si impegna, dovrei prendere un po’ esempio da lei in questo. Però a volte questo la rende un po’ presuntuosa, anche con me e Ed inavvertitamente, ma soprattutto con gli altri. Immagino sia una caratteristica di tutti noi Serpeverde… Edmund invece è molto fedele, sai che se è tuo amico potrai contare su di lui per sempre per qualsiasi cosa. Però quando qualcosa non gli piace non dice mai nulla, si chiude a riccio e diventa scontroso, così anziché risolvere i problemi li ingigantisce. Può essere molto frustrante.
M: Frannie ha una forza interiore invidiabile. È sempre positiva e la cosa migliore è che il suo ottimismo è contagioso. L’unico difetto è che vuole sempre avere ragione lei. Edmund invece a volte è un po’ permaloso, ma è anche molto… Molto… ehm…
Mag è in serie difficoltà e arrossisce violentemente. Frannie e Edmund la guardano incuriositi.
M: …è un buon amico. Davvero.
Frannie alza la mano.
F: Posso dire una cosa?
M e E: NO!
F: Io non voglio avere sempre ragione… io ho sempre ragione.
Margaret e Edmund sospirano di sollievo impercettibilmente.
E: Vediamo… Frannie è molto brava a consolare, al contrario di me. Io sono scarsissimo. Riesce a stemperare una brutta giornata, ti fa passare il malumore. Però è egocentrica, vanitosa e anche un po’ invadente.
F: Ehi! Si era detto un difetto, non cinquantamila!
E: Margaret invece è altruista ma senza essere uno zerbino… e per gli amici non si tira mai indietro.
La guarda un po’ imbarazzato. Sembra che stia per aggiungere qualcosa ma si blocca improvvisamente, poi sorride malefico.
E: Però è vero che è presuntuosa, e anche una insopportabile so-tutto-io!
M: Questo è assolutamente falso.

C'è qualcosa che ti preme che vorresti dire, a noi o a loro?
F: A voi che è stato un piacere parlare di me! A loro non saprei… che non si aspettino che ora tornerò in biblioteca, neanche per idea!
M: Ehm… Preparatevi perché si avvicinano i GUFO e diventerò un po’ antipatica, anzi, molto antipatica. Ricordatevi che non lo faccio apposta. E vi voglio bene.
E: Non ho nulla da dire. Ah sì, Frannie, muoviti a scrivere il tema di Incantesimi. Io il mio di Storia l’ho già finito!

Saluta alla tua maniera.
F: Buona serata, a presto!
M: …Ehm. Ciao a tutti.
E: Arrivederci, e… grazie?
 
“È stato un piacere ragazzi! Spero che le domande non vi siano sembrate invadenti. Vi siete calati nel mood giusto molto in fretta, complimenti.” li rassicuro mentre con un gesto della bacchetta metto penna e pergamena nello zaino. Trasfiguro le tre poltroncine di nuovo nei tre calamai che erano prima: sono stati gli unici oggetti che sono riuscito a trovare. Noto che sono un po’ impressionati e sorrido.
“Oh no, affatto! È stato un piacere!” risponde il ragazzo cordialmente.
“Possiamo andare? O c’è qualcos'altro che possiamo fare?” chiede la ragazza che si chiama Margaret, prima che si avviino verso la porta.
“Abbiamo finito, non voglio trattenervi oltre!” rispondo, finendo di infilarmi la giacca.
“È sicuro? Se andiamo via così presto ci toccherà fare i compiti sul serio…” mormora Firwood guardando l'amica di sottecchi con un po’ di astio.
“Figurati se ce la scampiamo, Fran! Anzi, muoviti che prima iniziamo prima questa qua ci lascia finire. E poi devi ancora finire il nostro tema.” a quelle parole sogghigno. Il nostro tema. A quanto pare qui davanti abbiamo un’associazione a delinquere. L'altra non reagisce alle provocazioni, anzi sorride fiera. Deve aver capito che la avrà vinta comunque.
“Mi dispiace, ma temo proprio che abbiamo finito tutto quello che c’era da fare.” dico alzando le spalle. Così i tre si accomiatano ed escono dalla stanza, con le loro cartelle in mano. Il ragazzo apre la porta, aspetta che le due escano e poi la richiude. Un’altra attenzione a cui nessuno sembra far caso. Tranne me, ovviamente. Io sono un giornalista, noto le cose.
“Passi una buona giornata, signore.” conclude il ragazzo, prima di chiudere la porta silenziosamente. Sospiro. Anche questa volta è andata. Almeno ho del buon materiale, e forse è uscito qualcosa di interessante sui rapporti tra i ragazzi. Qualche dinamica di gruppo che forse neanche loro hanno capito bene. Ma io sì. Io sono un giornalista.
Finisco di raccattare le mie cose e apro la porta per uscire sul corridoio. Un grosso insetto esce ronzante non appena lo stipite è schiuso.
“Per la barba di Merlino, non un’altra volta!”

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