Across the Stars

di Lisaralin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'ultimo saluto ***
Capitolo 2: *** Il crepuscolo dell'apprendista ***
Capitolo 3: *** Errore irrimediabile ***
Capitolo 4: *** Giorni ***
Capitolo 5: *** Onorato ***



Capitolo 1
*** L'ultimo saluto ***


L’ultimo saluto
 

Il clamore della battaglia è ancora assordante fuori dall’Arena, ma nelle orecchie di Boba risuona soltanto la voce di suo padre.
Gli sta urlando di fuggire. Quando la situazione da gestire diventa più onerosa della paga sancita dal contratto, un buon cacciatore di taglie sa che è il momento di levare le tende, e in fretta.
“Un mucchio di crediti non serve a nulla se poi non se lì per goderteli.”
Il bambino avanza nell’aria satura di polvere, senza fare caso al puzzo del metallo contorto dai colpi dei blaster o alle scintille che ancora sprizzano dai resti di alcuni droidi.
Il suo mondo inizia e finisce lì, in quello spiazzo di sabbia battuta di pochi metri dove il corpo di suo padre giace abbandonato accanto alla carcassa del gigantesco reek dei geonosiani. Entrambi hanno fronteggiato quei bastardi dei Jedi. Entrambi sono stati distrutti senza pietà.
“Scegli con cura i tuoi avversari. Nelle situazioni difficili, un bel colpo da lontano fa sparire magicamente ogni problema.”
Una carica di Jedi furiosi rientra senza dubbio nella categoria “situazioni difficili”.
Eppure, Jango Fett non è fuggito. Jango Fett è morto con onore.
Boba vorrebbe piangere, ma il sole rosso di Geonosis ha seccato tutte le sue lacrime. Si accovaccia sui talloni, costringendosi a guardare il corpo senza testa, adagiato su un fianco quasi stesse semplicemente riposando. Sussulta quando le mani stringono l’elmo incrostato di sabbia e sangue. Il metallo è insolitamente fresco, come se non fosse rimasto per ore sotto la calura del deserto.
“Lega beskar, la migliore. Diffida delle armature mandaloriane in duracciaio, Boba.”
Chiude gli occhi, e lo avvicina alla fronte.
Resta così a lungo, ignorando l’istinto di sopravvivenza. Presto i droidi della fazione vincitrice sciameranno nell’Arena per rivoltare ogni granello di sabbia in cerca di corpi e rottami, ma Boba vuole rimanere fino all’ultimo al fianco di suo padre.

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Opera di riferimento: Episodio II: L'Attacco dei Cloni

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Capitolo 2
*** Il crepuscolo dell'apprendista ***


Nota: avevo già pubblicato questa storia tempo fa in una vecchia raccolta dedicata ad Anakin, Obi-Wan e Ahsoka; siccome quel progetto si è fermato a due capitoli, ho deciso di accorpare quelle storie in questa nuova raccolta più generica, dopodiché cancellerò la storia vecchia.

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Il Crepuscolo dell'Apprendista


Ahsoka non avrebbe mai immaginato di rimpiangere le Guerre dei Cloni.
Ogni vita che si spegne è uno strappo nel tessuto della Forza e brucia la mano e la mente che lo provocano, perciò combattere i droidi è più facile. Dietro gli occhi freddi di un droideka della Federazione dei Mercanti non ci sono madri in lacrime, fratelli disperati o figli senza futuro.
È quello che continua a ripetersi adesso, mentre un rombo cupo sale dalle viscere di Malachor e lingue di fulmini rossi crepitano e fanno vibrare l’aria attorno a loro.
La creatura che ha di fronte è una macchina abominevole uscita dai laboratori dell’Impero, niente di più. Un congegno sofisticato progettato per uccidere e terrorizzare, l’ennesima superarma partorita dalla malvagità senza confini di Palpatine.
Una macchina può essere sconfitta.
Basta una scheggia per mandare in pezzi questa consapevolezza.
Uno squarcio fugace sotto la maschera, lo scintillio di un occhio inequivocabilmente umano. Inequivocabilmente familiare.
E una voce, calda e quasi tremante sotto la cadenza meccanica del sintetizzatore.
“Ahsoka…”
L’elsa delle spade è pesante ora, incredibilmente pesante. I bagliori rossi dell’Holocron Sith sembrano mandare il mondo a fuoco, ma ad Ahsoka non importa, perché il suo intero mondo è ridotto a quell’unica, alta figura nera, allo squarcio nella maschera, che è una finestra sui ricordi e l’ultimo guizzo di un passato che si ostina a non morire.
E d’improvviso la decisione diventa la più facile del mondo.
“Non ti lascio. Non questa volta.”
“Allora morirai.”
 
Si sono incendiati come supernove, hanno fatto scintillare ogni filo nella trama della Forza.
Maestro e apprendista, di nuovo insieme dopo tanto tempo.
Nei lunghi anni di esilio il vecchio Ben non si era mai sentito così solo e inutile.
Dovrei essere con loro.
Invece non può fare altro che trattenere il respiro mentre le due luci si scontrano e fanno vibrare la Forza. Non può fare altro che protendere la coscienza allo stremo mentre la scintilla di Ahsoka sfugge alla sua presa come la sabbia di Tatooine scivola via dalle sue dita rugose.
Senza rumore, i soli si sciolgono in rivoli di fuoco sull’orizzonte sabbioso.

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Opera di riferimento: Star Wars Rebels 2x21: Twilight of the Apprentice.

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Capitolo 3
*** Errore irrimediabile ***


Errore irrimediabile


Al di là del vetro, il viso di Armitage è una maschera impenetrabile. Le braccia incrociate dietro la schiena, le spalle dritte, i talloni congiunti. Dritto da un manuale di disciplina del Primo Ordine.
Brendol ne sarebbe fiero, se il torpore causato dagli antidolorifici non gli rendesse così difficile formulare un pensiero sensato. Si era sempre vantato dell’efficacia dei suoi programmi di addestramento. La sua accademia per giovani cadetti aveva sfornato gli ufficiali più preparati ai tempi dell’Impero. Non a caso l’Ammiraglio di Flotta Rax, dopo la catastrofe di Endor, lo aveva scelto per far parte del nucleo di uomini e donne selezionati che avrebbero dato vita al Primo Ordine.
Armitage era sempre stato un ragazzino debole, senza particolari capacità e privo della tempra ferrea che occorre per guidare uomini in battaglia o comandare una flotta. Brendol stenta a riconoscerlo nel giovane uomo dal portamento eretto, impeccabile nella sua divisa grigia, che scruta l’agonia di suo padre senza sollevare un sopracciglio.
Sarebbe fiero di lui, se gli sprazzi di coscienza che gli restano non fossero concentrati a riconoscere uno per uno i sintomi della propria malattia: il gonfiore, la pelle tesa e traslucida, le unghie e i capelli che cadono. Come pezzetti di carta che si staccano dalla superficie di un palloncino sul punto di scoppiare.
È un copione che ha già visto dipanarsi tra le sabbie dimenticate di Parnassos, e sa che né la capsula di bacta in cui è immerso né i database dei migliori droidi medici della Galassia contengono la cura per il morso di quegli scarabei senza nome.
Sa anche che quegli insetti non dovrebbero trovarsi su un incrociatore del Primo Ordine.
Oltre la capsula, gli occhi di ghiaccio di Armitage lo inchiodano con la stessa indifferenza del ragazzino esile che sopportava digiuni e punizioni senza parlare per settimane. Ai tempi, Brendol lo aveva ritenuto stupido.
Ora sa che sottovalutarlo è stato un errore imperdonabile.
Se la paura di morire non gli attanagliasse le viscere, per la prima volta in vita sua Brendol sarebbe fiero di suo figlio.

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Opere di riferimento: "Phasma" (romanzo), di Delilah S. Dawson; trilogia di Aftermath (romanzi), di Chuck Wendig.

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Capitolo 4
*** Giorni ***


Giorni
 

163 giorni.
Anche se i palmi delle mani sono tutti pieni di vesciche, Rey stringe i denti e traccia un segno sulla parete con la punta del sasso. Centosessantatré giorni in cui è stata brava, ha obbedito a Unkar Plutt e fatto il suo dovere senza lamentarsi. Quando torneranno, i suoi saranno fieri di lei.

 

187 giorni.
Ark, il piccolo rodiano con l'occhio lattiginoso, l’ha spinta e le ha sfilato dalle dita quel bellissimo giunto di condensazione trovato dopo tre ore di scarpinata sotto i Denti di Falleen. Non è giusto, pensa Rey mentre sputa sabbia e si rialza sulle ginocchia doloranti. Ero arrivata prima io. Ma non è tanto lo stomaco che brontola o il pensiero dei rimproveri di Unkar Plutt a farle spuntare le lacrime agli occhi. Mentre le affondava il gomito nelle costole, Ark ha sibilato ti hanno venduta per una cassa di wiskey di Iego.
È una bugia.
I suoi torneranno a prenderla. È stata brava per centoottantasette giorni. Non ha fatto un fiato nemmeno quella volta che Unkar le ha rifilato uno schiaffone per aver rovesciato il cestino di bulloni di costrizione. Devono tornare per forza.

 

247 giorni.
I tuoi genitori dovrebbero vergognarsi.”
Il mercante Twi’lek è stato buono, le ha regalato una pagnotta intera. Peccato che anche lui dica bugie. Tutti dicono bugie, a Niima.
“Torneranno presto,” protesta. “Sto facendo la brava.”
“E allora perché ti hanno lasciata qui?”
Gli occhi di Rey cercano istintivamente le punte dei piedi. L’alluce destro è uscito di nuovo fuori dallo stivale, ma comprare un paio di scarpe nuove significa rinunciare a tre giorni di razioni. Può resistere un altro po’.
La voce fuoriesce così roca e sottile che le sembra di aver ingoiato un pugno di sabbia.
“Perché non ho fatto la brava.”
In realtà non è sicurissima di cosa abbia sbagliato di preciso, ma loro erano sempre arrabbiati, perciò qualcosa di male deve averlo fatto sicuramente. Adesso no, però. Adesso è una bambina bravissima. La miglior giovane cacciatrice di rottami dell’avamposto di Niima, ha detto ieri Karv Ferrovecchio dandole una pacca sulla spalla con il suo manone pieno di calli.
Quando torneranno, i suoi genitori non potranno fare a meno di sorriderle con orgoglio e abbracciarla fortissimo.



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 Opere di riferimento: Episodio VII: Il Risveglio della Forza; “Before the Awakening” (romanzo), di Greg Rucka.

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Capitolo 5
*** Onorato ***


Onorato


Oltre le porte scorrevoli in duracciaio, il Senato rumoreggia come un’aula di scolaretti indisciplinati.
Ransolm sospira e sposta il peso da un piede all’altro. Continua a ripetersi che ci è abituato. O almeno dovrebbe esserlo.
Il suo ultimo discorso pubblico appartiene a un’altra vita. A voler essere del tutto onesti, negli ultimi sei anni non ha proprio parlato un granché. La sua prigionia è stata un’equa alternanza di gemiti di dolore e silenzi anestetizzati.
Passa nervosamente una mano tra le pieghe del mantello, cerca di farlo cadere meglio sulla spalla destra. Per l’occasione ha scelto un modello elegante ma semplice, di un bel verde smeraldo. Speranza, rinascita, fiducia in un futuro migliore. Leia avrebbe approvato.
Leia gli avrebbe anche detto che gli abiti costosi da soli non bastano a dare un’impressione autorevole. Lei riusciva a emanare regalità persino nei pratici outfit da campo da ufficiale della Resistenza, appoggiata a un bastone, con lo sguardo cerchiato dall’insonnia e dalla preoccupazione. Stanco, ma mai sconfitto.
Anche Ransolm avrebbe davvero bisogno di appoggiarsi a qualcosa, adesso.
La spia sulla calotta del droide usciere rimane inesorabilmente spenta. Non è ancora il suo momento. L’intervento preliminare della senatrice Vicly si sta protraendo oltre i limiti dell’umana sopportazione, incurante dei mormorii di curiosità ed eccitazione che percorrono la platea.
Il Senato e i miliardi di cittadini collegati in diretta olonet da ogni angolo della Galassia non vedono l’ora di posare gli occhi sul nuovo Cancelliere della Repubblica. Il primo dalla sconfitta del Primo Ordine.
Le dita leggermente sudate stringono il datapad, gli occhi corrono per la millesima volta in un minuto al file del discorso di insediamento che lampeggia sullo schermo.
Stimati senatori, cittadini della Repubblica. Sono onorato di comparire davanti a voi oggi…”
Scuote la testa. Sono davvero sue quelle parole vuote, senz’anima? Gli sembra di sentire lo sguardo beffardo di Leia formicolargli sulla pelle. La voce di lei lo punzecchia, nascosta da qualche parte nel fondo della sua coscienza.
“Che fine ha fatto l’affascinante Ransolm Casterfo, capace di piegare chiunque con le sue parole di miele?”
Le spalle del futuro Cancelliere si incurvano sotto il peso di un macigno invisibile. Le labbra si piegano in un sorriso amaro. L’affascinante Ransolm Casterfo, senatore di spicco del partito Centralista, è morto nei campi di lavoro del Primo Ordine assemblando celle energetiche per le armate del Leader Supremo. La calotta lucida del droide usciere gli restituisce l’immagine di un uomo che è solo l’ombra del politico di successo di un tempo: il viso emaciato e tirato, gli occhi circondati da una ragnatela di linee sofferenti. I capelli bianchi malgrado non abbia ancora quarant’anni. Un consulente del suo staff gli aveva consigliato di tingerli, almeno per le prime apparizioni pubbliche. Ransolm non ne ha voluto sentir parlare.
Il giovane senatore che mascherava le umili origini sotto strati di abiti lussuosi e pettinature alla moda ormai è morto e dimenticato.
Leia gli avrebbe detto di indossare le sue cicatrici con orgoglio, ed è quello che Ransolm intende fare.
Ma in questo momento il suo cuore non vuole saperne di smettere di martellare nel petto. 
“Sono onorato di comparire davanti a voi oggi…”
Parole vuote, ma vere. Perché è un onore anche solo essere ancora vivi quando tanti uomini e donne valorosi hanno sacrificato tutto per riportare la luce della speranza nella Galassia. È un onore accettare una carica così importante quando le persone che ne sarebbero davvero degne non sono più tra di noi.
Sta di nuovo pensando a lei. Non ha neanche potuto darle l’estremo saluto, un ultimo bacio sulla fronte, nulla. Il suo corpo si è semplicemente dissolto. Unito alla Forza, gli ha spiegato il generale Calrissian. 
Ransolm non è mai stato capace di percepire la mistica energia vivente come i Jedi del passato, ma sa che Leia era speciale. E gli piace pensare che, da qualche parte tra le postazioni fluttuanti dei senatori e gli occhi scintillanti di migliaia di olocamere, anche lei sarà lì per assistere al suo discorso. 
Motivo in più per fare bella figura, Senatore… no, Cancelliere Casterfo.
Ransolm raddrizza le spalle proprio mentre la temuta spia luminosa diventa finalmente verde. Le porte scorrevoli si schiudono, inondandolo con i neon accecanti provenienti dall’aula e il mormorio crescente di centinaia di senatori.
Mentre gli passa accanto sfiora con la mano il droide usciere e deposita il datapad nella stretta di uno dei suoi arti prensili. La voce metallica del piccolo droide lo insegue preoccupata fin sui gradini della pedana d’onore.
“Signore, il suo discorso… “
“Non ce ne sarà bisogno” sorride Ransolm a fior di labbra.
Le sue parole si perdono tra gli applausi scroscianti.



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Opere di riferimento: "Bloodline" (romanzo), di Claudia Gray; "Resistance Reborn" (romanzo), di Rebecca Roanhorse; Episodio IX: L'Ascesa di Skywalker.
L'episodio raccontato in questa flashfic non è canonico, almeno secondo il materiale pubblicato fino a questo momento. Ho voluto immaginare un finale post Episodio IX per uno dei miei personaggi preferiti in assoluto dell'universo espanso, e lo trovo in ogni caso piuttosto verosimile.

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