Another World 2

di Lamy_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A ogni re la propria regina ***
Capitolo 2: *** Luce nelle tenebre ***
Capitolo 3: *** Gli amori passati ***
Capitolo 4: *** Finchè morte non ci separi ***



Capitolo 1
*** A ogni re la propria regina ***


CAPITOLO PRIMO: A OGNI RE LA PROPRIA REGINA.

“Il rosso è il colore della vita.
E’ il sangue. E’ la passione.
E’ il colore dell’amore.
E’ il cuore che pulsa e le labbra affamate.”
(Mary Hogan)
 
 
Due anni dopo.
Blake dormiva serenamente, avvolta nelle coperte, con la guancia affondata nel cuscino. Klaus le spostò dalla fronte una ciocca di capelli castani e sorrise, quella donna riusciva sempre a metterlo di buon umore. Udì passi concitati correre sino alla camera da letto, poi captò un respiro affannato dietro la porta. Pochi istanti dopo sbucarono gli occhi azzurri di Hope. Klaus le fece segno di stare in silenzio, dunque la prese in braccio e la portò in cucina.
“Buongiorno, principessa. Come mai ti sei svegliata così presto?”
“Ho fame e ho sete. Non riuscivo più a stare nel letto. Blake sta ancora dormendo? Uffa, dorme sempre!” si lamentò la bambina con uno sbuffo. Klaus la mise a terra e lei corse ad occupare un posto al tavolo. L’appartamento di Blake era piccolo ed accogliente, il giusto spazio per una bambina di cinque anni. La dimora dei Mikaelson era troppo grande e troppo poco calorosa, difatti Hope preferiva di gran lunga casa Harris.
“Lo sai che Blake è una dormigliona. E’ un difetto degli umani, principessa.” Le disse Klaus con un sorriso divertito, al che la piccola ridacchiò. Prendevano sempre in giro Blake per il suo essere umana, era divertente quando si arrabbiava e fingeva di ignorarli.
“Dovremmo prendere un gattino, papà. Tra poco è natale e credo sia un regalo adeguato.”
Klaus inarcò le sopracciglia a quella richiesta. Sospettava ci fosse Kol dietro a tutto, in fondo sapeva quanto lui detestasse i felini.
“Hope, natale è ancora lontano. E perché proprio un gatto? Potrei regalarti, non so, un intero palazzo! Oppure un parco giochi! Una intera città!”
“Blake direbbe che le tue manie sono esuberanti.” Replicò Hope guardandolo in tralice.
“Beh, Blake dorme e noi possiamo metterci d’accordo in segreto per il tuo regalo di natale. Che ne dici?”
Hope, che era cocciuta come sua madre, incrociò le braccia al petto e scosse la testa.
“Non faremo proprio nulla in segreto, papà. Blake dice che i segreti rovinano le persone. E noi non vogliamo rovinare nessuno, vero?”
Klaus si sentì pungolare nel vivo per essere stato rimproverato da una bambina come uno scolaretto. Però aveva ragione, i segreti non facevano bene a nessuno, soprattutto ai Mikaelson.
“Vero. Che bambina coscienziosa!” disse, arruffandole i capelli. Hope rise e arricciò il naso, abitudine che aveva preso da sua madre.
“Posso andare a svegliare Blake? Tu non sei molto bravo a preparare la colazione.”
“Sparisci prima che ti mangi di baci!”
Klaus finse di rincorrerla e le risate della bambina riecheggiarono in tutto l’appartamento, erano la giusta cura per il suo animo tormentato. Hope saltò addosso a Blake e iniziò a scuoterla.
“Blake! Blake, svegliati! Ho fame! Blake!”
Blake, anziché svegliarsi, si rigirò nel letto dandole le spalle. Klaus rise per l’espressione furibonda dipinta sul volto della figlia. La piccola tornò alla carica, si sedette sulla schiena di Blake e le urlò nell’orecchio.
“Svegliaaaa!”
Blake sobbalzò per lo spavento e quasi cadde dal letto. Stordita ancora dal sonno, si guardò intorno per riconoscere la sua stanza. Hope e Klaus si sganasciavano dalle risate per la sua faccia da pesce lesso.
“Ah, ma che simpaticoni! Lo sapete che noi esseri umani siamo sensibili? Poteva venirmi un infarto!”
Hope le si accoccolò al petto e l’abbracciò, e Blake cedette. La strinse a sua volta e le baciò la fronte.
“Buongiorno, Blake.”
“Buongiorno, streghetta.”
Klaus sorrise, vederle insieme era sempre motivo di gioia. Stare con Blake era una delle poche decisioni giuste che avesse mai preso nella sua vita immortale e immorale.
“Adesso andiamo a mangiare!” esclamò Hope, scese dal letto e corse in cucina. Blake si stiracchiò, indossò la vestaglia da camera e si legò i capelli alla rinfusa.
“Buongiorno, meraviglia.” Mormorò Klaus baciandole dolcemente la tempia. Blake sorrise, quel lato romantico di Klaus era una sorpresa ogni volta.
“Non funziona così, mio caro Mikaelson. La pagherai per questo brusco risveglio, costi quel che costi!”
Blake lo superò con fare altezzoso, scoppiando a ridere un attimo dopo, e si mise ai fornelli per la colazione. In dieci minuti riuscì ad assemblare tre pasticcini al gusto di vaniglia e frutti di bosco, a cui aggiunse due tazze di caffè e una di latte. Nonostante avesse conseguito la laurea in Lettere Classiche e avesse ricevuto diverse proposte di lavoro, alla fine aveva deciso di prendere in gestione la pasticceria di Molly e aveva assunto Josh come collaboratore. Lavorare con i dolci era stata la sua passione sin da adolescente e aveva colto l’occasione di trasformare un hobby nel suo lavoro.
“Questo pasticcino è squisito!” disse Hope, le mani e la bocca sporche di zucchero filato. Blake sorrise compiaciuta, ma la infastidì che Klaus avesse lasciato un pezzetto di dolce nel piatto.
“Che c’è, Mikaelson? Sei troppo schizzinoso per apprezzare la mia umile colazione?”
Klaus sollevò un angolo delle labbra, adorava quando Blake gli teneva testa. Erano pochi quelli che lo affrontavano senza finire morti ammazzati in modo cruento.
“Blake, i tuoi dolci sono sublimi e le mie papille gustative ti ringraziano per un tale piacere.”
Blake, che detestava quelle lusinghe su un dolce che lui non aveva neanche mangiato, prese il boccone e lo avvicinò alle labbra carnose del vampiro. Klaus sorrise malizioso, poi addentò il pezzo di dolce e leccò lo zucchero dalle dita della ragazza.
“Bravo, Mikaelson. Così mi piaci!”
“Questo e altro per accontentare la mia regina.” Disse lui baciandole il dorso della mano da vero gentiluomo.
“Adesso ho la pancia piena e sono pronta per le lezioni.” Commentò Hope, le mani sul pancino, l’aria soddisfatta. Non poteva frequentare la scuola come gli altri bambini, perciò prendeva lezioni private presso il palazzo dei Mikaelson. Blake, resasi conto dell’orario, si alzò e fece un cenno alla bambina.
“Ti accompagno io, streghetta.”
Mentre loro andavano a prepararsi, Klaus depose i piatti e le tazze nella lavastoviglie. Blake lo aveva addirittura tramutato in uomo di casa.
Un’ora dopo scesero in strada tutti insieme. Hope camminava tra Blake e Klaus e teneva loro le mani. Il sole splendeva sul Quartiere creando una patina magica nell’aria. Alcune streghe stavano appendendo striscioni, fiocchi colorati, e altre stavano organizzando la sfilata di carri. Quella sera il Quartiere francese ospitava una grande festa in ricordo delle streghe di New Orleans che dall’aldilà sostenevano le congregazioni e proteggevano la città.
“Stasera indosserò un bellissimo vestito, sai.” Disse Hope rivolgendosi a Blake.
“Oh, non vedo l’ora di ammirare il tuo favoloso vestito!”
“Anche tu meriti un bel vestito.” Aggiunse Klaus con gli occhi azzurri puntati su di lei.
“Nah, a me bastano un paio di jeans e una t-shirt. Questa sera è tutta per le meravigliose streghe della città, in particolare per la streghetta del mio cuore.” Replicò Blake cingendo le spalle esili di Hope con le braccia. La bambina si avvinghiò a lei e sorrise raggiante.
“E tu sei l’umana del mio cuore!”
Klaus e Blake si scambiarono un’occhiata divertita. Dopo pochi metri si imbatterono in Elijah, elegante come suo solito, in compagnia di Hayley. Hope corse ad abbracciare sua madre, e Klaus ebbe la possibilità di incastrare le dita a quelle di Blake.
“Andiamo, la maestra ci aspetta. Ci vediamo stasera.” Si congedò Hayley, prese sua figlia per mano e l’accompagnò verso il palazzo dei Mikaelson.
“Devo andare anche io, Josh mi starà di certo aspettando.” Disse Blake adocchiando il quadrante dell’orologio. Elijah fece un cenno con la testa e sorrise, ogni suo movimento era calcolato ed elegante.
“Buona giornata, Blake.”
“Salve, Elijah.”
Klaus le accarezzò le guance mentre lei gli avvolgeva le braccia intorno ai fianchi.
“Sta attenta, mi raccomando.” Le intimò l’Originale, dopodiché le diede un bacio a stampo.
“A dopo.”
Blake approfittò per approfondire il bacio, poi si scostò e si incamminò in direzione del quartiere.
 
 
Quando Blake arrivò in pasticceria, Josh già si stava prodigando per allestire il bancone.
“Ehi, reginetta!” la salutò il ragazzo, dopodiché le stampò un bacio sulla guancia. Blake roteò gli occhi mentre si allacciava in grembiule in vita.
“Smettila di chiamarmi così!”
“Ma come? Il re Klaus deve avere la sua regina!”
“Klaus non è un re, al massimo è una personalità influente della comunità. Non rimpolpare troppo il suo ego che è già troppo immenso.”
Josh rise, Blake era l’unica che poteva considerare un vampiro ultramillenario spietato come una semplice figura della comunità.
“Sai chi ho incontrato ieri sera al Rousseau? Prova ad immaginare!”
“Kol che si ubriacava e cantava al karaoke?”
Blake ridacchiò al solo pensiero di Kol che torturava il Quartiere francese con la sua voce stonata.
“Ti do un indizio: è uno stronzo fastidioso ma non è Klaus.” Disse Josh masticando un cioccolatino al rum. Blake capì immediatamente, l’unico che suscitava disgusto in città era il nuovo arrivato.
“Alexander.”
Alexander Price era un vampiro inglese che apparteneva alla linea di sangue di Rebekah, era stato trasformato negli anni ’800. Da quando aveva messo piede a New Orleans, dedicava il suo tempo a stuzzicare i Mikaelson, soprattutto Klaus. Si presentava in pasticceria, faceva ordini bizzarri, importunava Blake con un banale flirt e toccava a Josh cacciarlo via.
“Ti ha detto qualcosa?”
“Mi ha avvisato che oggi sarebbe passato da qui per ordinare una torta a tre piani. Non lo so, la questione mi puzza. Quel tizio inizia ad essere davvero inquietante.”
Blake sospirò, Alexander negli ultimi tempi era decisamente più seccante del solito e si domandò quanto ci avrebbero messo gli altri esseri sovrannaturali del Quartiere a reagire al suo brutto carattere.
“Quando verrà, lo serviremo come un normale cliente. Risponderemo con le maniere forti solo se si comporterà in modo ambiguo. Preferisco tenere Klaus e il resto dei Mikaelson fuori da certe faccende, lo sai che adotterebbero misure estreme con Alexander.”
“Quel parassita se le merita le misure estreme dei tuoi Mikaelson!”
“Tralasciando parassiti e torture, com’è andata ieri sera?”
Josh sbuffò, parlare della sua vita sentimentale non era più divertente come prima, non da quando Aiden era morto. Seguì Blake in cucina e insieme cominciarono a riempire di crema al cioccolato una manciata di pasticcini.
“Beh, che dire, Cameron è carino. Inoltre, ha pagato la cena, perciò segna un punto a suo favore.”
Blake colse l’espressione annoiata del suo migliore amico, lo vide farcire i pasticcini distrattamente.
“Sento che sta per arrivare un ‘ma’, dico bene?”
“Ma non credo che sia il ragazzo giusto per me. E’ bello, gentile, spiritoso, però non fa per me.”
“Josh, la verità è che hai solo paura.” Lo rimbeccò la ragazza, che nel frattempo stava impiattando una serie di spiedini al mango e alle mele. Josh addentò un pezzetto di mela e sollevò le sopracciglia.
“Tu non hai nessun diritto di parlare, amica mia. Hai una relazione da invidiare col tuo Originale tenebroso, sembrate i protagonisti di una favola!”
“Solo che il principe è un vampiro millenario e la principessa prepara dolci tutto in giorno, davvero una favola!”
Scoppiarono a ridere entrambi per l’assurdità di quel discorso.
Le due ore successive trascorsero frenetiche tra preparazioni, ordinazioni, pulizie e chiacchiere di gossip. Erano circa le undici e mezzo quando il postino entrò nella pasticceria facendo suonare il sonaglio a forma mezza luna appeso alla porta.
“Buongiorno, signorina Harris.”
“Buongiorno a lei. Vuole un dolcetto?”
Blake gli allungò un vassoio di gustosi saccottini ripieni di caffè e biscotti sbriciolati. Il postino accettò volentieri e ne mangiò cinque, erano i suoi preferiti.
“Le sue mani sono magiche, signorina. I suoi dolci sono assai sfiziosi!”
“La ringrazio. Allora, oggi cosa mi porta? Bollette? Multe?”
“No, qualcosa di più impegnativo. Mentre vado a recuperare il suo pacco, lei firmi in basso a destra.”
Il postino le lasciò un plico di fogli in mano e lei firmò velocemente, curiosa di sapere cosa fosse arrivato. Josh, non appena vide il postino depositare un pacco basso e rettangolare sul bancone, strabuzzò gli occhi. Blake gli restituì il foglio firmato e gli cacciò in mano un piccolo pacco rosso.
“Ecco a lei una confezione di saccottini, offre la casa.”
“Grazie mille, signorina Harris. Buona giornata!”
Rimasti da soli, Blake scoperchiò la scatola e rimase meravigliata dal contenuto. Al suo interno si conservava un abito blu cobalto lungo sino al ginocchio, con lo scollo a barca e una serie di fiori argentati stampati qua e là. Sul fondo giaceva un biglietto: Abbiamo pensato di farti questo piccolo regalo nella speranza che lo indosserai per noi questa sera. Da Klaus & Hope.
“Quei due ci sanno proprio fare con i regali.” Costatò Josh ispezionando le fattezze del vestito. Blake era sbalordita, nonostante sorprese di quel genere fossero all’ordine del giorno in casa Mikaelson. Sebbene stessero insieme da due anni, era ancora strana la sensazione che le procuravano tutte le attenzioni di Klaus. Stava per chiamarlo quando lo vide sulla soglia della porta con le braccia incrociate e il suo solito sorriso soddisfatto. Blake senza pensarci gli gettò le braccia al collo.
“Grazie, grazie, grazie! Il vestito è meraviglioso! Tu e Hope siete meravigliosi!”
“Sono lieto che la nostra sorpresa ti sia piaciuta. Abbiamo impiegato una giornata intera per scegliere l’abito, e ovviamente l’ultima parola è stata di Hope.”
Blake lo baciò con trasporto e Klaus sorrise sulle sue labbra.
“Vieni con me, voglio farti assaggiare la mia nuova creazione.”
Josh si stava rimpinzando di cioccolatini al rum quando Blake strattonò Klaus nel laboratorio al piano di sopra, dove elaborava le sue stravaganti ma ottime ricette.
“Ciao, Joshua.”
“Klaus.”
Klaus fu investito dall’intenso odore di cannella quando si chiuse la porta alle spalle. Il tavolo collocato al centro della stanza era per metà inondato da ingredienti, acqua e farina.
“Assaggia e dammi un parere obiettivo. Sii spietato.”
Blake gli passò una forchetta su cui stava in bilico un tozzo di torta e, quando Klaus lo mangiò, nella sua bocca esplose un ricco sapore di arancia, meringa e mousse al limone.
“Questa torta è squisita!” si complimentò il vampiro, affondando ancora la forchetta nella torta. Blake batté le mani in preda alla contentezza, aveva lavorato a lungo su quella preparazione. Klaus nel frattempo aveva spazzolato il piatto.
“Meno male che sei un vampiro e non puoi soffrire di diabete.”
“E’ una delle mie innumerevoli doti, mia cara.”
“Ah, sì?” rise Blake, poi gli mise le mani sulle spalle e lo baciò. Klaus la sollevò da terra e la fece sedere sul tavolo mentre si sentiva avvolgere i fianchi dalle gambe della ragazza. Si stavano baciando con passione, travolti da baci e carezze. Blake trasalì quando le dita dell’Originale le sfiorarono l’addome, decise come sempre. In risposta gli tolse la maglia per bearsi dei suoi muscoli tonici, tesi sotto le sue mani. Klaus le torturò dolcemente di baci col collo, le scapole, e poi di nuovo le labbra. Stava per sfilarle il grembiule quando udì la voce di Josh borbottare un ‘vattene’.
“Che succede, Niklaus?”
“Alexander è qui.”
Blake di colpo si staccò e scese dal tavolo, concedendosi il tempo per sistemarsi i vestiti e i capelli.
“E’ qui per una ordinazione. Adesso scendo e me la sbrigo il più presto possibile.”
Klaus la baciò ancora prima di lasciarla andare.
Lo sguardo di Alexander scattò su Blake all’istante e un ghigno si fece spazio sul suo viso.
“Blake, sei bellissima come ogni giorno.”
“Che cosa ti serve, Alexander?”
“Stavo giusto dicendo al tuo tonto collaboratore che vorrei la tua famosa torta ‘’terra nera’’. E’ possibile averla per questa sera?”
Blake e Josh si lanciarono uno sguardo loquace, dovevano scaricare quel tipo il prima possibile.
“Non è possibile, mi dispiace. Prendiamo le ordinazioni soltanto fino alle due di pomeriggio. Stasera siamo tutti impegnati per la festa.”
“Festa a cui tu parteciperai sotto la stretta sorveglianza del sommo Klaus Mikaelson.” La prese in giro Alexander.
“Ti serve altro?” chiese Blake, ignorando la sua frecciatina. Gli occhi verdi di Alexander, anziché guardare lei, si piantarono su Klaus che scendeva infilandosi la maglia.
“Alexander Price, quale sciagura ti porta qui? E non credo si tratti di una torta.”
Blake avvertì la sua rabbia anche senza poteri soprannaturali, non era difficile capire che fosse geloso e infastidito per i continui flirt del nuovo vampiro.
“Ovviamente sono qui per Blake. Non è un segreto la mia attrazione nei suoi confronti.”
“Ma sei serio?!” disse Josh, allibito dalla leggerezza di quella confessione. La mascella di Klaus si irrigidì, nessuno lo affrontava con tale spavalderia senza essere punito.
“Hai la lingua tagliente, un po’ troppo per i miei gusti. Blake è fuori dalla tua portata. E ora, se non vuoi che ti ammazzi e sporchi di sangue tutto il pavimento, è meglio che tu vada.”
Alexander rise, con audacia si batteva contro il re della città.
“Io mi prendo la tua Blake come e quando voglio, intesi?”
In un baleno Klaus gli serrò le dita intorno al collo e lo scagliò contro la parete, facendo cadere qualche calcinaccio. Blake fece segno a Josh di non intervenire, non era un bene immischiarsi con un Originale infuriato.
“Se parli ancora una volta così della mia Blake, io ti sventro e poi ti faccio ingoiare le tue stesse budella. Intesi, Alexander?”
Alexander, terrorizzato, si limitò ad annuire. Quando abbandonò la pasticceria, la parete era striata dal rosso del suo sangue.
“Adesso ridipingi tu quella parete!” disse Blake puntando l’indice contro Klaus. Il vampiro ridacchiò e alzò le mani in segno di resa, ovviamente avrebbe soggiogato qualcuno per svolgere quel compito ingrato.
 
Klaus si muoveva furtivo in casa alla ricerca di qualcosa di indispensabile per la serata. Blake canticchiava sotto la doccia, e sperava che non si accorgesse della sua presenza. Sarebbe stato tremendo mentirle spudoratamente per salvarsi. La cattiva sorte, però, volle che in quel momento la ragazza rientrasse in soggiorno e lui non ebbe tempo a sufficienza per uscire.
“Niklaus?”
Gli scappò un sorriso quando vide la ragazza avanzare verso di lui con addosso solo l’accappatoio abbastanza aperto sul davanti perché si intravedessero le giuste porzioni di pelle.
“Sei bella come al solito, Blake.”
“Non fare l’adulatore con me. Che stavi facendo? E perché non ti stai preparando per la festa?”
Blake lo guardava con occhi inquisitori mentre incrociava le braccia al petto, era sospettosa e questo non andava bene per i piani che lui aveva organizzato.
“Stavo cercando un dono da consegnare a Hope per questa sera. Le congregazioni non saranno particolarmente gentili con lei dato che è una Mikaelson, ma è solo una bambina e non vorrei che venisse delusa dalla mancanza di attenzioni.”
La tensione di Blake si sciolse in un sorriso. Si avvicinò a lui e gli strinse le mani teneramente.
“Oh, sei un padre davvero premuroso. Hai trovato il dono giusto?”
“Purtroppo no. Penso che andrò a cercare qualcosa nella soffitta del palazzo, di certo ci sarà qualche gingillo di mia madre.”
“Hope ne sarà felicissima. Pensi che debba portarle anche io qualcosa?”
Klaus non rispose, si limitò ad annuire mentre scendeva con le labbra a baciare il collo di Blake. Il suo odore di lavanda era inebriante e lui lo respirò a pieni polmoni.
“Niklaus, smettila …” tentò di opporsi lei, sebbene si stesse già lasciando andare a quelle attenzioni. Sussultò quando il vampiro le depositò un bacio nel solco tra i seni.
“Adesso dovrei decisamente andare oppure faremo tardi.” Disse Klaus allontanandosi, e Blake mise il broncio per quel suo gesto. Rinsaldò la presa sul bavero della sua giacca nera e gli baciò lentamente le labbra.
“Devi andare proprio adesso? Potresti restare qui e aiutarmi con la zip del vestito.”
“Devo andare a fare il padre premuroso. Ci vediamo tra poco in strada.”
“In strada? Non ci andiamo insieme?!”
Blake non ottenne una risposta, Klaus si era volatilizzato nell’imbrunire della città. Un brutto presentimento si agitava in lei perché il comportamento dell’Originale era insolito, forse aveva un affare per le mani e questo significava che le cose stavano prendendo una brutta piega.
 
Quando Blake raggiunse il fulcro del Quartiere, laddove si concentravano le congregazioni di streghe, sbirciò in giro per capire se Klaus fosse nei paraggi. Improvvisamente il vestito e i tacchi le davano la nausea, avrebbe voluto liberarsene per mettersi comoda e girare in città in cerca del vampiro. Temeva che Klaus fosse andato a uccidere qualcuno. In fondo, nonostante stessero insieme, lui rimaneva l’essere sovrannaturale più potente e spietato del mondo, attratto dalla vendetta e dal sangue.
“Blake Harris, un bel vestito per un’anima logora.” Esordì una voce alle sue spalle, una che avrebbe riconosciuto fra mille. Vincent stava distribuendo margherite a tutte le streghe per la commemorazione degli antenati.
“La tua anima è logora quanto la mia, Vincent.”
Lo sciamano non perdeva occasione per ribadire il suo disprezzo nei confronti dei Mikaelson e di tutti quelli che facevano parte della loro cerchia, eccezione fatta per Marcel e Josh. Anche Blake rientrava nella lista di persone con la coscienza sporca perché frequentava gli Originali.
“La mia anima sarà anche lercia, ma mai quanto il tuo cuore che appartiene ad un mostro.”
“Sarebbe bello se tu provassi ad essere mio amico, capiresti che il tuo giudizio su di me è errato. Quello che provo per Niklaus non è un parametro per valutarmi. Il tuo problema è che non riesci ad andare oltre quello che i tuoi occhi vedono.”
“I miei occhi vedono in maniera chiara l’oscurità che avvolge te e quella famiglia. Ti sei maledetta da sola, senza l’aiuto della magia.”
Una strega passò accanto a loro e accolse con un sorriso il fiore che Vincent le porse. Da lontano Blake scorse lo sguardo severo di Elijah, si poteva considerare il suo guardiano su ordine di Klaus.
“Mi odi per via di Cami. Credi che la sua morte mi abbia giovato, vero?”
“Certo che ne hai giovato. Se lei non fosse morta, Klaus non si sarebbe mai accorto di te. Sei solo un ripiego, Blake. Lui ti ama solo perché Cami non c’è più, ed è questa la tua condanna. E ora, con permesso, devo celebrare con la mia gente.”
Vincent la superò e Blake rimase interdetta dalle sue parole. Quella sembrava tanto una profezia: amare ma non essere amata. Klaus aveva avuto innumerevoli donne nella sua lunghissima vita, aveva fatto esperienze di ogni tipo, aveva vissuto l’amore in tutte le sue forme, e forse lei era davvero solo una minuscola parte del suo mondo.
“Blake!” la chiamò Rebekah muovendo la mano per farsi notare. Blake ricambiò con un falso sorriso, le parole di Vincent ancora vorticavano nella sua mente. La vampira indossava un tailleur-pantalone verde acqua e i capelli biondi erano acconciati in uno chignon perfetto.
“Ciao, Rebekah. Sei bellissima!”
“Ovviamente! Allora, dov’è il mio fratellino? Sta dissanguando qualcuno?”
“Eh?!”
Rebekah si rese conto della gaffe per l’espressione preoccupata sul viso della ragazza.
“No, no, non pensare male. Stavo solo scherzando!”
“Sta succedendo qualcosa che dovrei sapere?”
In quell’istante i suoi capelli svolazzarono all’arrivo di Elijah, vestito di tutto punto e col fazzoletto nel taschino. Dopo di lui giunsero anche Freya e Kol. Sembrava che volessero braccarla.
“Sei un vero schianto, Blake Harris!” si complimentò Kol, un bicchiere di bourbon in mano, il suo tipico sorriso canzonatorio.
“Grazie. Sapete dov’è Niklaus? Sono in pensiero per lui.”
“Klaus sta bene. – intervenne Freya, sofisticata nel suo abitino nero – E’ solo un po’ in ritardo. Non ti preoccupare.”
I Mikaelson stavano tutti sorridendo in maniera forzata, erano inquietanti. Blake si era ormai convinta che qualcosa di molto brutto stava capitando a sua insaputa.
“Immagino che non mi direte la verità. Che bella cosa la solidarietà famigliare!”
“Sì, è davvero bella!” replicò Rebekah, ignorando del tutto il sarcasmo di Blake.
“Io me ne torno a casa, sono stanca. Dite a Niklaus che regalarmi questo vestito non è servito a niente.”
Mentre imboccava la strada di casa, un muro invisibile le sbarrò il passaggio. Hope, senza bracciale al polso, era libera di compiere magie.
“Blake, dove stai andando? Credevo che avremmo festeggiato insieme.”
Blake si abbassò alla sua altezza e l’abbracciò, l’unica fonte di luce in tutto il buio dei Mikaelson.
“Lo so, streghetta, ma non sono in vena. Potremmo festeggiare un altro giorno, che te ne pare?”
“Resta, per favore. Punirò papà per averti resa triste!” obiettò la bambina, due lacrimoni agli angoli degli occhi azzurri si preparavano a scendere. Il cuore di Blake si strinse, quella bambina non c’entrava con le questioni amorose e non era giusto abbandonarla.
“Va bene, resto.”
Hayley le sorrise con riconoscenza. Entrambe condividevano un grande affetto per la piccola. Alla fine Blake fu persuasa a sedersi con loro al Rousseau tra brindisi e risate. Sebbene gli altri si divertissero, lei non smetteva di essere infastidita per colpa di Klaus. La sua rabbia scemò quando nel bar entrò Alexander in compagnia di un suo amico. Voleva dire che Klaus non era andato a uccidere lui. Ma se non era con Alexander, con chi era? E se non si trattava di sangue e vendette, che cosa stava facendo?
“Blake, smettila di assillarti.” Le disse Hayley, che era consapevole della preoccupazione che causavano i Mikaelson.
“Hai ragione, però non capisco perché lui non sia qui. Mi ha regalato questo stupido vestito, mi ha promesso che saremmo stati insieme, mi ha detto che cercava un dono per Hope, ma in realtà erano tutte bugie. Secondo te mi sta tradendo?”
Gli occhi chiari di Hayley si spalancarono, si augurava di aver capito male, eppure il suo udito coglieva i battiti accelerati della ragazza.
“Ma come ti salta in mente?”
“O mi tradisce o sta combinando qualche guaio, non ci sono altre opzioni per spiegare la sua scomparsa.”
“Oppure è appena arrivato in ritardo.” Si intromise Elijah riservando uno sguardo all’ingresso. Blake, non appena vide Klaus intercedere col suo solito passo sicuro verso di loro, gli andò incontro senza perdere tempo.
“Tesoro, sei un incanto!” le disse afferrandole i fianchi in una presa ferrea, in modo che tutti i presenti potessero vederli. Alexander inevitabilmente sbuffò.
“Dov’eri finito? Ero terribilmente preoccupata.”
“Che ti tradissi o che stessi ammazzando qualcuno?
Klaus rise, trovava confortante l’apprensione della ragazza nei suoi confronti.
“Non scherzare, per favore.”
“Ero semplicemente impegnato, Blake.”
“Impegnato a fare cosa?”
La risata di Klaus era uno schiaffo morale per Blake. Non sopportava essere derisa quando era lui quello ad aver sbagliato.
“A svolgere il mio impegno.”
“Io me ne torno a casa, ne ho abbastanza.”
Si scostò in malo modo da lui e lasciò il locale in preda alla rabbia. Se lui voleva giocare, lei lo lasciava vincere senza combattere. Avere a che fare con Klaus non era facile ma lei non si sarebbe mai lasciata trattare come una sciocca. Prima che si allontanasse dal centro della festa, Klaus la bloccò.
“Blake, tesoro, calmati.”
“Io ci provo a stare calma, poi tu fai una stronzata e io ci rimetto la mia sanità mentale, quel poco che mi è rimasta da quando sto con te!”
“Ti ho mentito e fai bene ad essere irata con me.” confessò lui, subendo lo sguardo afflitto della ragazza. Quando parlò, la sua voce era ridotta ad un filo.
“Eri con una donna?”
Di colpo tutti i partecipanti si voltarono e puntarono gli occhi su di loro, inclusi i Mikaelson. L’intero Quartiere francese li stava osservando. Blake voleva urlare dalla rabbia per l’umiliazione di essere additata da tutti come la stupida umana tradita da Klaus Mikaelson.
“Non ero con una donna ma è con una donna che voglio stare.”
“E che diamine significa?”
Klaus di colpo si inginocchiò, sorridente come non mai, e le prese entrambi le mani per baciarne il dorso. Dalla tasca interna della giacca estrasse uno scatolino di velluto nero. Blake sentiva il sangue scorrere veloce e il cuore rimbombare nelle orecchie. Stava per accadere, lo sapeva, ma non era pronta. Quando Klaus aprì lo scatolino, al suo interno luccicava un rubino incastonato tra due diamanti sopra un filo di oro giallo.
“Blake Harris, mi faresti il grande onore di diventare mia moglie?”
La folla intorno a loro esclamò, chi sorrideva, chi ridacchiava, chi scattava foto. Blake non si aspettava che proprio lui, il temibile Klaus Mikaelson, si inginocchiasse davanti alla città per chiedere la sua mano. Quello fu l’esatto momento in cui seppe di amarlo profondamente e che non avrebbe potuto fare a meno di lui mai più.
“Sì, sì! Certo che voglio diventare tua moglie!”
“Ero in ritardo per recuperare l’anello. Apparteneva alla regina Vittoria, l’ho avuto nel lontano Ottocento quando ero ospite presso la sua corte. Stasera sono tornato a casa tua per trovare la chiave che apriva il nascondiglio dove avevo riposto l’anello.”
“Tu sei un folle, Niklaus Mikaelson. E io ti amo per questo.”
Klaus le fece scivolare l’anello all’anulare e Blake gli allacciò le braccia al collo per baciarlo. Il Quartiere esplose in una miriade di applausi, fischi e schiamazzi. Kol stappò addirittura una bottiglia di champagne e offrì un giro da bere a tutti. Intanto loro due continuavano a baciarsi e a sorridersi, innamorati e felici.
“Sei tutto ciò che desidero, Blake. Sempre e per sempre.”
“Sempre e per sempre.” Ripeté lei contro le sue labbra, poi lo baciò ancora. Si interruppero quando Hope si scagliò su di loro per abbracciarli. Klaus la prese in braccio e le scoccò un bacio sonoro sulla guancia. Blake accarezzò la guancia di Hope mentre lui le cingeva la vita con il braccio.
“Sei contenta, streghetta?”
“Sono contentissima! Diventerai la mia seconda mamma!”
Blake e Klaus ridacchiarono, benché la piccola avesse ragione appieno.
 
Blake continuava a fissare l’anello ininterrottamente. Non ci poteva credere che Klaus le avesse chiesto di sposarla. Era stata la proposta più bella che potesse ricevere, in mezzo al quartiere francese, tutti a guardarli, e loro due persi nel momento.
“Blake, sono tornato.”
Klaus, dopo aver chiesto a Rebekah di riaccompagnarla a casa, si era fermato al palazzo per mettere a letto Hope e adesso rincasava. Blake era sdraiata sul letto e stava lavorando ad una nuova ricetta che appuntava sul suo taccuino.
“La streghetta si è addormentata subito?”
“Sì, era sfinita. Che stai facendo?” le domandò il vampiro mentre si toglieva le scarpe e la camicia, lasciandosi le gambe fasciate dai pantaloni neri.
“Stavo inventando una nuova ricetta.”
Blake si spostò per permettere a Klaus di posizionarsi accanto a lei, solo il lume riluceva nella stanza semi buia. Dalla strada provenivano i rumori della festa che sarebbe andata avanti per tutta la notte.
“Vorresti creare una torta per il nostro matrimonio?”
Il sorriso di Blake si allargò a dismisura per la menzione del loro matrimonio, perciò mise da parte il taccuino per concentrarsi su di lui.
“E’ surreale che tu mi abbia chiesto di diventare tua moglie!”
“Perché sei tanto sorpresa? Di norma le persone che si amano si sposano.” Disse lui, poi sfiorò con il pollice l’anello che ornava riccamente l’anulare della ragazza.
“Lo so, ma non mi aspettavo che saremmo arrivati a questo.”
Klaus rise dell’ingenuità di Blake, sottovalutarsi era un suo difetto costante.
“Credevi che ci saremmo lasciati prima? Avanti, Blake, non essere sciocca. Lo sai che ti amo immensamente e che per te farei di tutto, specialmente sposarti.”
“Adesso lo so con certezza.”
Blake si chinò a baciarlo dolcemente, un innocuo e leggero tocco di labbra. Con l’indice iniziò a tratteggiare il tatuaggio della piuma che marchiava la sua spalla sinistra, e l’Originale chiuse gli occhi per bearsi di quelle carezze.
“Sei sicura che vuoi sposarmi, Blake? Non sarà facile essere mia moglie.”
“Ne sono consapevole, ma non sarebbe un grande amore se fosse facile. Tutte le cose migliori nella vita sono difficili ed è questo che ci lega ad esse.”
“Oh, come sei saggia! Più saggia di Elijah, il che ti rende una sua avversaria in materia di consigli.” Scherzò Klaus, facendola ridere.
“Nessuno può competere con tuo fratello, è troppo raffinato per noi gente comune.”
“Tu non sei comune, amore mio. Tu superi di gran lunga i mortali, sei eccezionale.” Le disse, gli occhi azzurri piantati su di lei, la mano a stringere la sua. Blake rimaneva senza parole a volte, quando quelle di Klaus erano in grado di stupirla e di annientare qualsivoglia risposta. Poi, come un impulso irrefrenabile, una richiesta balzò fuori dalle sue labbra.
“Mordimi, Niklaus.”
Quello fu il punto di non ritorno. Mordere qualcuno, senza l’esigenza di nutrirsi, per i vampiri era un contatto intimo che andava addirittura oltre il sesso. Il morso coinvolgeva corpo e anima tramite il sangue, creava legami indissolubili. Nello sguardo di Klaus baluginò la sua essenza di vampiro.
“Da quanto tempo meditavi su questa richiesta?”
 “Ci penso da un po’, però non sono mai riuscita a parlartene. Una volta mi hai detto che il morso può provocare piacere e che connette il donatore e il ricevente più di quanto facciano i sentimenti, perciò ho pensato che il nostro fidanzamento fosse l’occasione adatta per stabilire un nuovo vincolo tra di noi. Sei un vampiro, Niklaus, e io sono umana, quindi il sangue è una linea sottile che ci lega.”
Klaus non avvertì paura o indecisione in lei, anzi ne dedusse una forte determinazione.
“Sono un predatore, tesoro, e non mi stanco mai di cercare una preda. Se ti mordessi questa volta, poi avrei bisogno di continuare a farlo per soddisfare i miei bisogni.”
Blake deglutì, non era quella la replica che aveva immaginato.
“Io, ehm, io credevo che potessi mordermi senza sentire il bisogno della fame.”
Un ghigno divertito affiorò sulle labbra del vampiro, uno di quelli che facevano tremare le ginocchia per la portata di ciò che preannunciava.
“Io non mi riferivo ai bisogni della fame, mi riferivo ai bisogni sessuali.”
Tutto il controllo di Blake fu spazzato via in un baleno. Adesso non restava che un terribile imbarazzo.
“Ah. Ehm, beh, ecco …”
Klaus le sollevò il mento per guardarla negli occhi e sorrise per le guance tinte di un lieve rossore.
“Non hai capito. Se ti mordessi adesso, sono sicuro che il tuo sangue mi creerebbe indipendenza e ogni tanto avrei bisogno di morderti ancora per appagare quella dipendenza. Non hai idea di quello che provochi in me, Blake.”
“Scusami. Sono stata una stupida. Non avrei mai dovuto chiedertelo.”
“Posso farlo, tesoro. Posso morderti. Posso darti piacere con un piccolo morso. Anzi, voglio.”
Gli occhi scuri di Blake saettarono su di lui, grandi e sgomenti come quelli di un cerbiatto alla luce dei fari di un auto.
“Davvero?”
“Davvero. L’importante è tenerlo segreto, evitare che qualcuno che se ne accorga. Non voglio che si pensi che io ti morda per nutrirmi.”
“Sì, va bene. Voglio farlo.”
Klaus si limitò ad elargire un sorriso malizioso, poterla mordere era un pensiero che si dibatteva in lui da molto tempo. Blake l’aveva fatto suo con l’unione sentimentale e quella carnale, ma adesso voleva farlo suo anche col sangue, si sarebbero vincolati in maniera totalizzante. La fece distendere sotto di sé e iniziò a lasciarle soffici baci sul collo per prepararla a quanto sarebbe successo. Blake ripensò che proprio con lui aveva fatto l’amore per la prima volta, e sapere di ricevere da lui il primo morso era come rivivere quella notte di due anni fa. Klaus individuò il punto esatto del suo collo da destinare al morso, e si prese qualche secondo per alzare gli occhi su di lei. Sebbene tremasse un poco, la sua sicurezza non scemava.
“Sei pronta?”
“Sì.”
Quando i canini di Klaus affondarono nella carne, Blake spalancò gli occhi e trattenne il respiro. Il sangue fluiva rapidamente, schizzava verso l’alto, diretto alla bocca del vampiro. La sensazione di dolore durò mezzo secondo, dopodiché provò un travolgente piacere che la faceva ansimare. Klaus, dal canto suo, gemette quando assaggiò il sangue, caldo e dal sapore succulento. Blake gli conficcò le unghie nella schiena, graffiandogli la pelle ad ogni sorso di sangue. L’Originale, non appena si fu saziato il giusto, si staccò. Aveva la bocca sporca e alcune gocce rosse caddero lungo il suo petto. Si leccò le labbra per eliminare ogni residuo e raccolse con il dito quelle arrivate sino all’addome. C’era una nota di estrema sensualità in tutto ciò, sangue e amore si mescolavano, forti e rossi come la passione. Blake annaspava per regolare il respiro concitato, era sopraffatta.
“Stai bene?”le chiese Klaus, carezzandole la guancia. Blake annuì con un sorriso. Era stanca ma soddisfatta.
“Sto più che bene. E’ stato sconvolgente.”
A Klaus sfuggì una risatina, era sempre positivo vederla contenta.
“Mi auguro che il morso non sostituisca il fare l’amore.”
Blake si tirò su e strisciò fino a lui per sedersi a cavalcioni. Il vampiro si avvolse le sue gambe intorno ai fianchi e le stampò un bacio sulle labbra. Il collo esibiva due piccoli fori che entro un paio di giorni sarebbero spariti, non aveva affondato i canini troppo in profondità per non lasciare segni di una certa entità.
“Non ti devi preoccupare, Niklaus. Io voglio tutto di te. Voglio il tuo essere vampiro, lupo, e umano. Voglio essere baciata da te. Voglio essere morsa da te. Voglio fare l’amore con te.” gli sussurrò Blake facendogli venire i brividi.
“Come sei esigente, tesoro.”
“Beh, immagino che una regina debba esserlo.”
Klaus non esitò e la intrappolò in un bacio appassionato.
“Il tuo re farà di tutto per accontentarti.”
Blake sfoderò un sorriso provocante, uno di quelli che faceva perdere la testa all’Originale.
“Ne sono certa.”
 
 
Salve a tutti! ^_^
Dopo parecchio tempo ha scritto la seconda parte e mi scuso per il ritardo.
La storia non segue l’ordine cronologico e degli eventi riportati nella serie tv.
Ho voluto dare una seconda opportunità al personaggio di Klaus perché la Plec, come al solito, lo ha distrutto. La storia si compone di 4 capitoli che pubblicherò nei prossimi giorni.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima.
Un bacio.
 
Ps. Perdonate eventuali errori di battitura.

 

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Capitolo 2
*** Luce nelle tenebre ***


CAPITOLO SECONDO: LUCE NELLE TENEBRE

“Tutta la verità, tutta la delizia, tutta la bellezza della vita è composta d’ombra e di luce.”
(Lev Tolstoj)
 
Un mese dopo.
“Niklaus, smettila, ti prego.”
Blake rideva a crepapelle sotto le dita di Klaus che le stava facendo il solletico. La sua risata cristallina somigliava a quella di una bambina, genuina e sincera. Si erano svegliati da circa mezz’ora e tra una chiacchiera e qualche bacio era finita tra le sue grinfie.
“No che non la smetto! Sono un ibrido spietato che ti farà morire letteralmente dalle risate.”
Blake rise ancora più forte, felice che la mattinata fosse iniziata nel migliore dei modi. D’improvviso Klaus si fermò e ricadde accanto a lei, entrambi stremati da quel gioco. Nella stanza riecheggiava solo l'eco delle loro risa. Blake si mise su un fianco e gli spostò dalla fronte un riccio ribelle. L’anello di fidanzamento brillava nella tiepida luce del mattino.
“Oggi pomeriggio ho appuntamento per scegliere la torta. Vieni con me?”
“Vorrei, ma io ed Elijah dobbiamo risolvere una questione. Puoi farti accompagnare da Josh.”
Avevano deciso di sposarsi il prima possibile e la data stabilita era il 30 settembre. I festeggiamenti si sarebbero svolti presso il palazzo dei Mikaelson. Elijah ed Hayley erano stati scelti come i testimoni, Rebekah come officiante, Hope e Freya come damigelle d’onore. Kol, invece, si era chiamato fuori dai preparativi, lui voleva solo ubriacarsi il giorno delle nozze. Inoltre, Josh l’avrebbe scortata all’altare insieme a suo padre.
“Una questione per cui devo preoccuparmi?”
“No. E’ una questione che non ti tange, mia cara. Puoi stare assolutamente tranquilla.”
Blake si alzò e si posizionò ai piedi del letto con le braccia incrociate, aveva assunto la sua tipica espressione furiosa.
“Credi che sarò una mogliettina ubbidiente, Niklaus? Credi che ignorerò ogni tuo pessimo comportamento? Che chiuderò gli occhi ad ogni tuo errore?”
Klaus emise un sospiro frustrato, alle volte quella donna suscitava in lui una rabbia tremenda.
“Non ho mai accennato ad una cosa del genere. Ti considero una mia pari. Non voglio che tu sia ubbidiente, voglio che tu sia esattamente come sei, forte e testarda. Il problema di essere innamorato di te è che sei una donna capace di tenermi testa, mi rimproveri come fossi un bambino, e riesci a zittirmi.”
“E perché vuoi sposarmi se sono un problema?” domandò piccata Blake, le sopracciglia inarcate, le braccia conserte. Klaus con la super velocità l’abbracciò da dietro talmente stretta da non lasciarle la possibilità di muoversi. La ragazza sobbalzò, la schiena aderiva al petto nudo di lui e sentiva le sue mani fredde sul ventre.
“Sta attenta a non tirare troppo la corda, Blake, oppure presto si spezzerà.”
“Adesso mi minacci, Mikaelson?”
Una risata fece vibrare lo sterno del vampiro e lei ne avvertì il rimbombo nelle scapole.
“Neanche le minacce funzionano con te.”
Blake provò a dimenarsi la presa era troppo salda, perciò dovette arrendersi alla sua forza sovrannaturale.
“Di quale questione ti devi occupare?”
“E’ una sorpresa per te in vista delle nozze. Ho in serbo qualcosa che ti piacerà. Non devo ammazzare nessuno, tranquilla.”
“Non fare lo spiritoso. E comunque non mi fido di te. L’ultima volta che mi hai fatto una sorpresa, mi hai chiesto di sposarti.”
“Allora chissà che cosa mi sono inventato questa volta.”
Klaus se la premette ancora più contro, voleva sentire ogni curva di Blake sul proprio corpo. Si chinò a baciarle il collo quando squillò il suo telefono. La liberò e si sedette sul letto.
“Dimmi, Josh.”
“Ehi, Blake, stamattina non riesco ad aprire la pasticceria. Devo aiutare Marcel con un nuovo vampiro che stanotte ne ha combinate di tutti i colori.”
“D’accordo. Ci penso io. Ti chiamo più tardi.”
“A dopo.”
Dopo aver chiuso la chiamata, Blake si buttò sul letto e sbuffò. Klaus ne approfittò per stendersi sopra di lei.
“Che succede?”
Blake alzò gli occhi al cielo ridacchiando.
“Non fingere di non aver origliato la telefonata.”
“Costata la mia incapacità di rispettare la tua privacy, vuoi che ti accompagni in pasticceria?”
“E perché mai dovresti accompagnarmi in pasticceria quando non vuoi accompagnarmi a scegliere la torta?” lo canzonò lei, e Klaus represse una risata fragorosa. Il sarcasmo di Blake era una delle qualità che lo avevano fatto innamorare.
“Potrei accompagnarti in pasticceria per assaggiare le tue prelibatezze.”
“Puoi assaggiare le mie prelibatezze anche qui.” replicò lei sostenendo il suo sguardo.
“Mi stai invitando, Blake?”
“No, ti sto lasciando a bocca asciutta.”
Blake riuscì a sgattaiolare in bagno e si chiuse a chiave, la sua risata che risuonava in tutto l’appartamento. Klaus sorrise e scosse la testa, Blake era davvero una donna stupefacente.
 
Quando Blake arrivò nel quartiere, erano le nove passate ed era in ritardo. Aveva fatto tappa dai Mikaelson per salutare Hope ed era stata coinvolta in una mastodontica colazione di famiglia, ovviamente farcita da screzi, insulti, e minacce circa una daga nel petto. I suoi passi rallentarono non appena riconobbe Alexander poggiato al muro della pasticceria.  Negli ultimi tempi era diventato più insistente, la infastidiva ogni volta che poteva.
“Blake, buongiorno. Come mai questo ritardo?”
“Vattene prima che mi metta ad urlare.”
Il ragazzo avanzò verso di lei con un sorriso beffardo e le braccia allargate.
“Non essere così scontrosa, piccola. Voglio solo fare due chiacchiere con te.”
“Non abbiamo nulla di cui parlare. Sparisci.”
Blake si spaventò quando Alexander le afferrò il polso e la strattonò verso di sé.
“Non trattarmi come se non valessi nulla, Blake. Solo perché ti fai scopare da Klaus Mikaelson , non vuol dire che tu debba guardare tutti dall’alto in basso.”
“Che cosa vuoi di preciso, Alexander? Se sei venuto a New Orleans per il potere, fai bene ad andartene perché qui non troverai pane per i tuoi canini.”
Il polso cominciava a farle male ma lui non allentava la forza. La pelle si era arrossata e si stavano formando alcuni lividi.
“Sono qui per strappare tutto ciò a cui Klaus tiene. Io voglio il quartiere, voglio la città, voglio la sua famiglia dalla mia parte, voglio te nel mio letto.”
“Sei un povero illuso. Sono stati molti quelli che hanno voluto prendersi il quartiere, e sai cosa è successo? Che il quartiere li ha mandati tutti all’inferno.”
“E’ il tuo caratterino che ha attirato l’attenzione di quel bastardo. C’è una differenza tra me e quelli che hanno cercato di prendere il potere,sai. Loro hanno fallito e io, invece, ce la farò.”
Blake fu sbalzata indietro dall’arrivo di Marcel e di Josh. Alexander era a terra, col sangue che gli colava dal naso.
“Stai bene?” le chiese Josh cingendole le spalle con un braccio.
“Sì, sto bene.”
“Alexander, quando hai intenzione di mettere una fine a questa pagliacciata? Questa città deve già sopportare i deliri di onnipotenza dei Mikaelson, non ha bisogno anche di te.” gli disse Marcel che torreggiava su di lui con fare minaccioso. Alexander si rimise in piedi e si aggiustò il bavero della giacca di jeans. I capelli si erano spettinati nella colluttazione con Josh.
“Avrò la mia vendetta su tutti voi, ve lo giuro.” Sentenziò, poi corse via perdendosi nelle strade del quartiere.
“Devi parlare con Klaus e risolvere questa faccenda. Alexander è appena diventato un pericolo da arginare.” Le intimò Marcel in tono risoluto.
“Sì, lo so. Non posso più rimandare.”
“Vengo con te.” la rassicurò Josh con un sorriso gentile. Era l’amico più sincero e affezionato che avesse mai avuto e ne era grata.
“Grazie per l’aiuto, Marcel.”
Marcel annuì, le ferite causategli dai Mikaelson bruciavano ancora perché avesse il coraggio di seguirla.
 
Blake a passo spedito si recò al palazzo dei Mikaelson con al seguito Josh. Si era coperta il polso con la manica della maglia per impedire una immediata reazione esagerata di Klaus. L’idea di raccontargli dell’incidente la stava allarmando perché, quando c’erano i Mikaelson di mezzo, accadevano sempre cose terribili.
“Secondo te quanto impiegherà Niklaus a strappare il cuore ad Alexander?” domandò rivolgendosi a Josh. Il vampiro contò sulle dita con fare pensieroso.
“Circa un paio di minuti, ammesso che decida di non torturarlo. Sai quanto sia teatrale il tuo fidanzato.”
“Mmh, hai ragione. Questa situazione non mi sta piacendo per niente. Chissà perché Alexander odia tanto i Mikaelson. Certo, sono una famiglia che si fa facilmente odiare, ma ho la sensazione che ci sia una ragione profonda per il suo odio.”
“Non te lo diranno mai che cosa hanno commesso per scaturire tanto odio in Alexander.” Disse Josh, consapevole quanto lei che la famiglia originale tendeva a lavare i panni sporchi in gran segreto.
“Esatto, ed è per questo che adotterò una misura estrema. Penso che l’unico modo per conoscere quale verità risieda nei diari di Elijah. E’ un maniaco del controllo e dell’ordine, sicuramente avrà scritto qualcosa.”
“Sei un genio, amica mia. Però, se i Mikaelson ti scoprono, ti fanno fuori. Sono un gruppo elitario, tienilo a mente.”
Blake concordò con Josh. Avrebbe cercato di estorcere la verità da Klaus ma, dato che il risultato non era garantito, aveva ipotizzato una via secondaria.
“Ce la farò. Fidati di me.”
La ‘M’ in ferro battuto che ornava il cancello del palazzo si profilava contro il cielo azzurro di New Orleans. Bourbon Street era affollata da turisti, venditori, musicisti e creature magiche come tutti i giorni.
“Io ti lascio qui. Chiamami per dirmi come è andata con il grande lupo cattivo.” Disse Josh dandole una pacca amichevole sulla spalla.
“Se sarò ancora viva. Ciao.”
Blake si fece strada fino al palazzo e imboccò il corridoio che portava al cortile centrale.
“Blake, che diamine ci fai qui?” le disse Freya spuntando alle sue spalle.
“Sono qui per vedere Niklaus. Gli devo parlare di una questione urgente.”
“Blake!” esclamò una voce con entusiasmo. Dal fondo del corridoio avanzò Helen Harris, sua madre. Dietro di lei, tra Elijah e Klaus, camminava suo padre Alfred. Blake corse da loro e si abbracciarono, non si vedevano da natale. Era partita per Castle Combe da sola per trascorrere le vacanze natalizie con la sua famiglia, poi era ritornata a New Orleans per festeggiare il capodanno con i Mikaelson. I suoi genitori di fatti non avevano mai conosciuto Klaus di persona, perciò immaginava che quell’incontro sarebbe stato particolare per tutti.
“Mamma! Papà! Come mai siete qui?”
“Klaus ci ha regalato due biglietti per New Orleans per farti visita. Inoltre, ha detto che ci dovete comunicare qualcosa di importante.” Rispose sua madre, prima di sciogliere l’abbraccio. Klaus l’affiancò e le passò il braccio intorno alla vita, sorrideva raggiante. Blake, invece, era più preoccupata di prima.
“Ebbene, io e Blake ci sposiamo.” Annunciò l’originale con tono solenne. Helen si portò le mani alla bocca e i suoi occhi diventarono lucidi, mentre Alfred si accigliò. Blake sventolò la mano sinistra per mostrare il prezioso anello intorno all’anulare.
“Non è un po’ presto per sposarvi? Voglio dire, state insieme solo da due anni.” Disse il padre, e sua moglie gli tirò uno schiaffo leggero sul braccio.
“Alfred! Se i ragazzi si amano, non vedo perché non debbano sposarsi. Penso che Klaus ci abbia voluti qui proprio per conoscerci in previsione del matrimonio.”
“E’ corretto, signora Harris. Non abbiamo avuto modo di conoscerci prima e ritengo che questa sia l’occasione migliore. Capisco che a primo impatto il matrimonio possa sembrare affrettato, ma vi assicuro che ho riflettuto a lungo e so di aver fatto la scelta migliore.”
Blake gli rivolse un sorriso riconoscente, malgrado suo padre li stesse ancora fulminando con lo sguardo.
“Sarà meglio discuterne a tavola, che ne dite? Prego, seguitemi.” Disse Elijah, e con Freya scortarono i coniugi Harris nel palazzo.
“Come ti è venuto in mente di invitare i miei genitori a New Orleans?” sbottò Blake dando uno spintone a Klaus che, però, non si spostò di un millimetro.
“Voglio conoscere i tuoi genitori e voglio che loro accettino la nostra unione. Credevo ti facesse piacere rivederli. Che ti prende, Blake?”
“Abbiamo un problema con Alexander. Stamattina ha fatto il gradasso e Marcel è intervenuto per aiutarmi.”
Gli occhi azzurri di Klaus si adombrarono e irrigidì la mascella. Era furioso.
“Ti ha fatto del male?”
Blake, che non voleva alimentare la sua rabbia, decise di omettere il dolore al polso. E omise anche la parte relativa al voler conquistare lei e il quartiere.
“No, non mi ha fatto niente. Sto bene. Marcel ti consiglia di agire al più presto.”
“Agisco adesso. Vado e lo uccido.”  Disse Klaus, e tentò di allontanarsi ma Blake lo trattenne mettendogli le mani sul petto.
“Non adesso. Ci sono i miei genitori e, a meno che tu non voglia soggiogarli, non possiamo commettere errori. Ci pensiamo dopo ad Alexander. Per favore, Niklaus.”
Klaus sbuffò, aveva voglia di staccare gli arti a quello spocchioso e farglieli ingoiare, ma per amore di Blake si arrese. Si attorcigliò al dito una sua ciocca di capelli castani e respirò il suo profumo, lei aveva il potere di calmarlo.
“Va bene, ma questo discorso è solo rimandato a stasera.”
“Ti ringrazio.” Disse Blake, poi gli baciò dolcemente le labbra. Klaus era una combinazione di rabbia e follia omicida e toccava a lei contenere i danni.
“Cos’è questo tanfo di sangue andato a male?” esordì Kol con una smorfia disgustata, mentre entrava nel palazzo.
“Che spiacere vederti, fratello.” Disse Klaus in tono piatto. Kol annusò Blake e storse le labbra.
“Hai le mestruazioni, che orrore. Dovrò sopportare questo odoraccio ancora per molto?”
Blake arrossì, i Mikaelson avevano la mostruosa capacità di metterla sempre in imbarazzo. Klaus parlò per sottrarla alla vergogna.
“I genitori di Blake sono nostri ospiti. Stiamo per pranzare, ti unisci a noi?”
“Ovvio! Non mi perderei mai lo spettacolo!” disse Kol, dopodiché si affrettò per radunarsi con gli altri.
“E’ così sgradevole l’odore?”
Klaus rise per quella domanda posta in un sussurro, con un velo di rossore a tingerle le gote.
“Abbastanza, però io ci sono abituato.”
“E perché non me lo hai mai detto? Non mi avvicinerei a te in questi giorni.”
“Blake, le mestruazioni sono normali e non te ne devi fare un problema solo perché i vampiri captano l’odore del sangue. E’ sgradevole, lo ammetto, ma non per questo devi starmi lontana. Cosa c’è che non va davvero? Avverto la tua tensione.”
Klaus le massaggiò le spalle e sentì sotto le dita i muscoli duri, in essi si condensava tutto il nervosismo. Blake si abbandonò al suo tocco e sospirò, era una sensazione alquanto rilassante.
“Sono tesa per un’infinità di cose. Per il matrimonio, per i miei genitori in città, per Alexander, per la torta.”
“Andrà tutto bene, tesoro. Lo so che adesso sei oppressa da molti affanni, ma ricorda che ci sono io con te. Devi stare serena.”
La tenerezza della voce di Klaus fu in grado di tranquillizzarla, quindi sorrise e annuì.
“Bene. Affrontiamo questo tremendo pranzo di famiglia!”
 
Blake mandò giù un sorso abbondante di acqua per ingoiare il boccone di carne. Il pranzo procedeva silenzioso, tutti stavano chiaramente recitando una parte per mantenere le apparenze. Nessuno di loro voleva trovarsi lì. Klaus e Alfred erano ai capi del tavolo, si scrutavano a vicenda per studiarsi. Blake sedeva tra Klaus e Hope, e ogni tanto la bambina le stringeva la mano per darle il suo sostegno.
“Allora, Klaus – iniziò Alfred dopo aver bevuto un goccio di vino rosso – noto che la tua famiglia è molto ricca. Di cosa vi occupate?”
“Alfred!” lo rimproverò helen ma Klaus scosse la testa con un sorriso.
“La domanda di suo marito è lecita. La nostra famiglia è ricca da generazioni. Io mi occupo di arte, dipingo ed espongo i miei quadri. I miei fratelli e le mie sorelle vendono e comprano azioni.”
Blake e Rebekah si scambiarono un’occhiata divertita per la bugia che l’ibrido aveva perfettamente architettato.
“E cosa ci fa uno della tua levatura con mia figlia che è una semplice pasticcera? Di solito i ricchi frequentano i meno abbienti per puro divertimento.” Continuò Alfred, imperterrito nella sua lotta contro il fidanzato della figlia. Blake, pungolata nel vivo, lo trucidò con gli occhi.
“Papà, non mi sembra il caso.”
“Signor Harris, io amo sua figlia a prescindere dalla sua professione e dal suo conto in banca. Qui non si tratta di soldi, qui si tratta di sentimenti.” Ribatté Klaus, baciando il dorso della mano di Blake. Helen sorrise per quel gesto romantico. Klaus era un tipo pomposo nelle maniere ma era molto innamorato di Blake. Elijah si schierò a favore del fratello e si rivolse ad Alfred.
“Noi tutti apprezziamo Blake per la sua ricchezza interiore. E’ una donna splendida. Siamo onorati di accoglierla. La nostra famiglia si è divisa, si è persa, si è ritrovata, ed è grazie a Blake se oggi siamo ancora insieme. E’ lei che ci tiene uniti.”
“Sì, è la nostra adorabile mascotte.” Intervenne Freya, e Blake le regalò un sorriso di ringraziamento. Kol ruotò gli occhi e si scolò l’intero calice di vino, tutte quelle smancerie lo annoiavano.
“Oh, siete così cari!” disse Helen, commossa dalle belle parole per sua figlia. Blake sentì la mano di Klaus accarezzarle la coscia e incatenò le dita alle sue. Alfred, però, restava ancora scettico.
“Klaus, la madre di tua figlia sta con tuo fratello. Questo come ti fa sentire? Non vorrei che la mia Blake capitasse in qualche vostra faida amorosa.”
“Alfred, non essere scortese!” lo rimbeccò Helen nel totale impaccio. Klaus serrò le mani intorno ai braccioli della sedia e cercò di tenere a bada la rabbia che gli ribolliva dentro. Blake abbassò lo sguardo a disagio.
“Non mi fa sentire in nessun modo. Hayley è la madre di mia figlia ed è una mia carissima amica, ecco tutto. Blake, invece, è la donna che amo e a breve sarà mia moglie. Nessuna faida amorosa avrà luogo, signor Harris. Gli affari di cuore di mio fratello sono soltanto una sua prerogativa, a me non importa.”
Alfred guardò Klaus dritto negli occhi con determinazione, non avrebbe lasciato sua figlia nelle mani di uno qualunque.
“Avete intenzione di fare un figlio?”
“Papà! Adesso basta!” proruppe Blake, strascinando la sedia mentre si alzava.
“Lo faccio solo per la tua sicurezza, Blake. Sono tuo padre ed è compito mio torchiare il tuo fidanzato!”
“In questo modo torturi me!” sbraitò lei, la voce incrinata, gli occhi umidi. Klaus aveva ormai perso la pazienza, vederla avvilita era una cosa che lo faceva stare male. Avrebbe voluto proteggerla da tutto, anche dalle insinuazioni del padre. Blake non fu capace di reggere altro e uscì in fretta dalla sala pranzo per rifugiarsi nello studio. A tavola era piombato un silenzio pesante. Helen guardava il marito in tralice, delusa dal suo atteggiamento. Hayley fece cenno a Klaus di inseguire Blake.
“Scusatemi.” Si congedò educatamente.
I battiti del cuore di Blake lo guidarono fino al proprio studio e, una volta entrato, chiuse la porta a chiave. La ragazza se ne stava seduta sullo scrittoio e ammirava il sole splendere sul quartiere.
“Non farmi la paternale anche tu, Niklaus. Non sono dell’umore adatto.”
“Stavo per dire che hai saltato la parte migliore del pranzo, ovvero il dessert.”
Blake abbozzò un sorriso per poi farsi di nuovo seria.
“Mi dispiace per mio padre. E’ stato davvero maleducato. Gli avrei tirato volentieri un pugno in faccia.”
“Io gli avrei strappato direttamente gli occhi dalle orbite.” Disse Klaus con nonchalance mentre prendeva posto sulla poltrona di fronte a lei. Blake giocò con l’anello di fidanzamento e con la mente ripercorreva quel pranzo fallimentare.
“Secondo te abbiamo affrettato le cose? Forse sposarci dopo soli due anni di relazione è avventato.”
“Blake, ci conosciamo da diversi anni, e un paio di anni di fidanzamento cosa cambiano? Però se tu hai ancora dei dubbi, possiamo sospendere il matrimonio.”
Klaus si era sforzato per mascherare il disappunto provocato dalle remore della ragazza, non voleva spaventarla più di quanto già non fosse.
“Non lo so. Sono confusa ora come ora.”
“Se avessi saputo che l’arrivo dei tuoi genitori ti avrebbe turbata a questo punto, non li avrei mai invitati.”
Blake lo guardò, era bello e indecifrabile come suo solito. Aveva vissuto per più di mille anni e due in più non avevano molto significato. Per lui il tempo aveva iniziato a scorrere diversamente dopo la trasformazione.
“Niklaus, io un giorno invecchierò e morirò. Come possiamo davvero stare insieme?”
“E adesso te lo chiedi? Blake, dannazione! E’ ovvio che troveremo un modo per superare anche questo ostacolo. Non ti lascerò morire.”
“Okay, in questo momento non sono capace a portare avanti questa conversazione. Ho bisogno di stare da sola.”
L’ira di Klaus gli infiammò il corpo. Detestava quando qualcuno scappava dal confronto, e Blake si stava impaurendo senza alcuna ragione.
“Sta attenta a quello che fai, Blake. Tu sei mia e resterai tale ancora per molto. Sono stato chiaro?”
Gli occhi scuri di Blake si piantarono nei suoi in una tacita guerra fredda.
“Io sono mia prima di essere di qualcun altro, Niklaus. Sta attento tu a quello che fai e che dici.”
 
 
Il Lafayette non era un cimitero come gli altri. Non era solo un luogo di riposo eterno per umani e creature sovrannaturali, ma era anche il fulcro del potere delle streghe. In quel cimitero i morti avevano assistito ad ogni tipo di scontro, i ciottoli si erano macchiati di sangue, le tombe erano state violate. New Orleans, in fondo, era così, era tutta un gioco di ombre e luci in un costante equilibrio precario. Erano quelle le riflessioni di Blake mentre sedeva sullo scalino tra le lapidi di Davina e di Cami. Era giunta la sera, pertanto il cimitero sembrava ancora più sinistro immerso nel buio e con il solo suono dei pipistrelli a fare rumore.
“Di grazia, Blake, cosa mi impedisce di ucciderti per esserti presa gioco di me?” tuonò la voce di Klaus alle sue spalle, ostile e rancorosa. Blake recava tra le mani il diario di Elijah che si riferiva all’Ottocento, quello che le avrebbe concesso di conoscere le vere intenzioni di Alexander.
“Puoi uccidermi, se vuoi. Nulla te lo impedisce.”
Klaus era furibondo per lo stratagemma adottato da Blake. Si era rifugiata nello studio non perché offesa dalle insinuazioni di suo padre, ma per rubare il resoconto ottocentesco di Elijah. Dopo aver soggiogato i genitori di Blake affinché dormissero per un giorno intero, aveva ordinato a Freya di rintracciarla. Non si stupì che si trovasse al Lafayette, di solito il cimitero era teatro di magia e confronti.
“Non potrei mai ucciderti, questo lo sai. Mi spieghi perché hai messo in atto questo furto? Sei stata infantile.”
Blake si accorse del suo disagio, sebbene ostentasse come al solito una forte sicurezza. Era la tomba di Cami che lo metteva tanto in soggezione.
“Ho preso in prestito il diario per scoprire il motivo che spinge Alexander ad odiare te e la tua famiglia.”
“E non potevi semplicemente chiedere a me?”
Klaus adesso torreggiava su di lei, i pugni stretti lungo i fianchi, gli occhi ricolmi di delusione.
“Tu mi avresti mentito, ne sono sicura. Non prenderla sul personale, Niklaus, ma ho dovuto farlo perché Alexander mi spaventa. Marcel ha ragione, è necessario agire prima che sia troppo tardi.”
“E da quando credi più alla parola di Marcel che alla mia?”
Blake si alzò e si spazzolò la polvere dai jeans per poi infilare le mani nella giacca di pelle. Il diario giaceva ancora per terra.
“Non credo a Marcel. Credo solo a quello che ho vissuto. Stamattina Alexander ha detto che si vendicherà di tutti noi, che vuole la tua famiglia dalla sua parte e me nel suo letto.”
“E me lo dici soltanto adesso? Mi hai mentito anche stamattina, è esilarante. Io mi impegno al massimo per renderti partecipe della mia vita e tu, invece, mi escludi senza battere ciglio. Complimenti, Blake!”
Blake spinse via l’indice che lui le stava puntando contro, non avrebbe ceduto alla sua tattica d’attacco.
“Ho imparato dal migliore, Niklaus. Ho omesso di evidenziarti i dettagli perché avresti ammazzato Alexander senza battere ciglio, in questo modo io non avrei mai saputo la verità.”
“Sei dannatamente ossessionata dalla verità, come se fosse la cosa più importante del mondo!”
“Diventa la cosa più importante del mondo quando decidiamo di stare insieme!”
Si stavano urlando contro come succedeva ogni qualvolta si nascondevano le cose. Avevano un carattere simile, erano entrambi orgogliosi e testardi. Klaus represse un urlo rabbioso per non peggiorare la criticità di quel litigio.
“Alla fine l’hai scoperta la tua tanto agognata verità?”
“No. Non ho letto il diario. Mi sono fermata dopo aver sfogliato le prime pagine perché mi sembrava un tradimento nei tuoi confronti, e sappiamo bene che diventi vendicativo quando qualcuno ti tradisce.” Disse Blake, la voce misurata, gli occhi fissi su di lui. Klaus si avvicinò a lei al punto da far appiccicare i loro corpi.
“Potrei esercitare una lieve pressione sul tuo collo fragile e spezzarlo come fosse un banale ramoscello.”
Blake non si lasciò scalfire dal suo avvertimento, anzi sorrise e accostò le labbra al suo orecchio per sussurrare.
“Poi dovresti trovare un’altra a cui succhiare il sangue, non credi?”
“Troverei un altro collo da mordere senza perdere tempo. Ogni donna, volente e nolente, potrebbe cadere ai miei piedi.”
“Lo so, Niklaus. Tu non hai bisogno di me. Puoi avere tutte le donne che vuoi.”
Klaus di colpo non si divertiva più a battibeccare. Blake era fin troppo seria e il suo sorriso divertito era scomparso.
“Blake, mi disp …”
“Dimmi la verità. Ti supplico.” Tagliò corto lei, esausta per colpa di quella faticosa giornata. L’originale indietreggiò, gli mancava l’aria anche se non gli serviva davvero respirare da più di mille anni; supponeva fosse un atto involontario della sua vecchia vita umana.
“E’ la classica storia di come un amore forte si trasforma in una condanna.” Disse laconico, perso nei ricordi di quel lontano Ottocento. Blake sospirò, ancora una volta doveva fare i conti con i passati amori dell’ibrido.
“E chi era la donna che amavi a quel tempo?”
“Non è andata come credi. Correva il 1876, l’anno dell’incoronazione della Regina Vittoria. Io ed Elijah ci eravamo da poco rincontrati e avevamo deciso di prendere parte ai festeggiamenti a Londra. Ci intrufolammo presso la corte inglese corteggiando qualche dama, bevendo sangue a volontà, e godendoci tutto lo sfarzo di quella vita. Fu allora che conobbi Miranda Price, la sorella di Alexander. Era la valletta della regina. Andammo a letto per mesi, poi lei mi confessò di essere innamorata e io abbandonai la corte perché non avevo voglia di sentimenti veri. Da Elijah, che era rimasto a Londra, seppi che Miranda si era lasciata morire di fame a causa della mia mancanza. Tornai indietro in occasione dei suoi funerali e la cameriera con cui divideva la stanza a palazzo mi consegnò una lettera scritta da Miranda. Mi scriveva che mi perdonava per averla rifiutata e mi augurava una vita piena di amore, un amore che io potessi accettare a cuore aperto. Nella lettera c’era anche un anello, glielo aveva regalato la regina in persona per il servizio reso alla corte, e lei lo affidava a me con la raccomandazione di donarlo alla donna che avrei voluto sposare.”
Blake dovette sedersi per incassare il colpo ricevuto.
“Alexander vuole vendicarsi per la morte di Miranda. Perché non me lo hai detto subito? E’ una delle rare volte in cui non hai trucidato nessuno.”
Klaus inarcò il sopracciglio per quell’assurdità, però decise di non dar peso al sarcasmo della ragazza.
“Non te l’ho detto perché non volevo tu pensassi che l’anello che porti al dito è connesso alla morte di una ragazza. Volevo esaudire il desiderio di Miranda e ti ho chiesto di sposarmi proprio con l’anello che la regina le aveva regalato.”
“Lo trovo romantico da parte tua, però avresti dovuto dirmelo lo stesso. Avrei comunque indossato l’anello in onore del nostro matrimonio ma anche in memoria di Miranda.”
Klaus, che di emozioni negative ne aveva abbastanza, sorrise. Blake era la persona più comprensiva del mondo e lui era stato uno stupido a non confidarsi.
“Hai ragione. Avevo il terrore di disattendere le tue aspettative.”
Blake gli circondò il collo con le mani e lo obbligò a guardarla, i suoi occhi azzurri erano lucidi. Poteva anche essere l’ibrido che tutti temevano, ma nel profondo era un animo sensibile.
“Niklaus, guardami.”
Klaus coprì con le proprie mani quelle di lei e poggiò la fronte contro la sua.
“O tu sei mia e tutto va bene, o invece ti perdo e allora non c’è niente. Niente di niente.”
“Sono qui, al tuo fianco, se eviti di fare lo stronzo.” Disse Blake con un ghigno, facendolo ridere sommessamente.
“Mi dispiace per averti tenuta all’oscuro di tutto. Tu meriti sincerità e fiducia, soprattutto quando decidiamo di stare insieme.”
“Capisco che ho rubato il diario di tuo fratello ma evita di rubarmi le battute.”
“Tu non ti arrendi mai, Blake Harris.” Disse Klaus sorridente.
“Ti piacerebbe, Niklaus Mikaelson!”
“Davvero pensi che le nozze siano affrettate?”
Blake scoppiò in una fragorosa risata, accasciandosi contro la sua spalla.
“Tutto il discorso nello studio era una messa in scena per prendere il diario. Non penso niente di quello che ho detto. Lo so che troveremo un modo per aggirare la mia breve vita da umana, so che due anni di fidanzamento ci bastano, e so che sposarti è tutto ciò che voglio.”
Klaus si lasciò andare ad una risata ora che tutto si era chiarito.
“Per questo affronto dovrei ucciderti e scaricarti in una delle tante tombe aperte nei dintorni.”
“Io dovrei ucciderti per aver detto che troveresti qualcun’altra da mordere, insolente!”
L’ibrido le afferrò i fianchi con fare possessivo e l’attirò a sé in una presa ferrea.
“Sei l’unica che desidero al mio fianco. Esisti solo tu, tesoro.”
“E le altre centinaia di donne che hai amato in passato!” aggiunse Blake, divertita dal suo stesso scherzo.
“Ne ho amate molte e non lo nego, ma solo a te ho donato l’anello. Sei l’unica a cui ho chiesto di sposarmi perché è solo con te che voglio condividere la mia vita d’ora in poi. Il passato non conta più.”
Lo sguardo di Klaus si posò per un istante sulla lapide di Cami in un muto addio, e Blake seppe che per lui l’amore vero iniziava con lei e il loro matrimonio. Il bacio che si diedero era un sigillo alla promessa che sarebbero rimasti insieme negli anni avvenire. Si baciarono lentamente, saggiando ogni momento come fosse l’ultimo, stringendosi forte. Sembrava che la luce fosse tornata a splendere su New Orleans.
 
Hope fischiettava mentre, avvolta nell’accappatoio, si faceva pettinare i capelli bagnati da Blake. Quello era una specie di rituale che condividevano solo loro, mentre Klaus le osservava seduto sul divanetto sotto la finestra e disegnava su un album.
“Come vi siete conosciuti?” esordì Hope facendo oscillare gli occhietti tra i due. Blake sorrise per la curiosità della bambina, perciò si mise comoda contro il cuscino e si schiarì la voce.
“La prima volta che ci siamo visti, in realtà, ci siamo scontrati. Ero in ritardo per il mio primo giorno di università e andavo di fretta quando ad un certo punto vado a sbattere contro qualcuno. Beh, quel qualcuno era tuo padre. Abbiamo scherzato sul fatto che fossi sbadata e poi ognuno ha continuato per la propria strada.”
Hope rise, la sua immaginazione già stava fantasticando su quel bizzarro incontro.
“E dopo?”
Klaus si sistemò accanto a loro sul letto, poggiando la schiena contro la testata del letto.
“Dopo ci siamo parlati davvero per la prima volta al Rousseau. Io stavo bevendo e lei ingurgitava patatine fritte perché era in crisi per l’esame di letteratura francese, così mi sono seduto al suo tavolo e l’ho aiutata. Diventai il suo tutor e quasi ogni sera ci vedevamo al bar per studiare, eccetto le volte in cui qualche nemico attentava alla vita della nostra famiglia.”
“E poi c’è stata quella volta in cui ti ho fracassato i vetri della macchina perché avevi ferito Josh. E’ stato un momento epico!” disse Blake, fiera del suo gesto eroico. Klaus e Hope risero.
“E’ stato un gesto stupido. Hai distrutto la macchina di un Originale, eri folle!”
“Ero fuori di me! Te l’eri presa con l’umana sbagliata, Mikaelson!”
Blake voleva tirargli un pugno ma Klaus si scansò, le prese la mano e ne baciò le nocche.
“Meno male che eri fuori di te, altrimenti oggi le cose sarebbero diverse.”
Blake annuì, il suo sorriso si era spento adesso.
“Tu e Cami eravate una bella coppia, sai. La prima volta che ti ho visto eri in sua compagnia. L’ho invidiata subito, era bellissima, sicura di sé, e tu sembravi molto preso da lei.”
“Chi è Cami?” domandò Hope, i capelli ancora bagnati, tutta l’innocenza della sua età.
“Era una mia cara amica.” Si limitò a dire Klaus, colto alla sprovvista dai ricordi della barista che per anni aveva ascoltato i suoi deliri. Quando Blake era entrata nella ristretta cerchia degli amici fidati di Klaus, sapeva che tra Cami e l’ibrido ci fossero dei sentimenti, ma non aveva mai capito quanto fossero davvero coinvolti.
“E quando avete capito di essere innamorati?” indagò ancora Hope, che quella sera era particolarmente sveglia, benché fosse già l’ora di dormire. Klaus sollevò lo sguardo su Blake, era stanca ma bella. I capelli castani erano più lunghi, le guance erano più magre, ma i suoi occhi erano l’unico dettaglio che non cambiava mai.
“Io l’ho capito quando due anni fa è rientrata dalle vacanze estive.”
“Io ho capito sin da subito che lo amavo, non potevo non farlo.”
Klaus avvertì una certa emozione nella voce della ragazza, le risate avevano lasciato il posto ad una strana atmosfera. Blake aveva capito di amarlo quando aveva festeggiato il suo primo natale con i Mikaelson e aveva visto Cami e Klaus baciarsi sul balcone. Il suo cuore aveva smesso di battere per qualche secondo, però aveva continuato a fare finta di nulla ed era rimasta al suo fianco in qualità di migliore amica.
“E’ una cosa molto bella.” Disse Hope in uno sbadiglio. Blake le asciugò velocemente i capelli, le rimboccò le coperte e insieme a Klaus le augurò la buonanotte. Tornati nella loro stanza, Blake spense il lume e si mise a letto. Sussultò quando la mano di Klaus le accarezzò il fianco.
“Che succede, amore mio?”
“Niente. Cosa vuoi che succeda?”
“Prima hai menzionato Cami, quanto fossimo belli insieme. Perché?”
Blake socchiuse gli occhi nella speranza di poter evitare quella conversazione. La lucentezza dell’anello di fidanzamento quasi l’accecava. Rimase immobile, con la mano di lui che disegnava figure astratte sul suo fianco.
“Perché era quello che penso. Stavate bene insieme, e oggi sareste una coppia se non fosse successo tutto quello che … beh, che è successo.”
“Tutto accade per un motivo, Blake. Oggi io e te staremmo comunque insieme, malgrado tutto. Ho avuto molti amori nella mia lunga vita, eppure nessuna di quelle donne è rimasta con me come hai fatto tu. Il nostro rapporto si è costruito in maniera spontanea e naturale. Da amici siamo diventati amanti, ed è così che si evolvono le vere storie d’amore. Io nemmeno ci penso più a quello che ho vissuto prima di te. Tu sei l’amore che conosco, l’unico che voglio conoscere. Il resto l’ho dimenticato.”
“La tua retorica è stupefacente. Sei così sexy!” ribatté Blake, girandosi per guardarlo in faccia. Klaus aveva la straordinaria abilità di incantarla con le parole, era quasi magico quello che diceva.
“Beh, mia cara, sono uno che ama fare le cose in grande stile!”
“Decisamente.” Mormorò Blake sulle sue labbra, e il vampiro ne approfittò per baciarla.
“Voglio solo che tu la smetta di corrucciarti e che inizi a goderti il nostro matrimonio.”
“Ci proverò, a discapito della mia ansia.”
“Mi fa piacere sentirtelo dire. Adesso è meglio andare a dormire, hai l’aria sfinita.”
Blake si accoccolò al suo petto e Klaus le circondò le spalle con un braccio, il corpo caldo di lei contrastava con quello freddo di lui.
“Buonanotte, Niklaus.”
“Buonanotte, tesoro.”
 

Salve a tutti! ^_^
Beh, tra gli sposini c’è qualche screzio, chissà come finirà la questione con Alexander.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima.
Un bacio.

 

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Capitolo 3
*** Gli amori passati ***


CAPITOLO TERZO: GLI AMORI PASSATI.

“Cercò di metterci una pietra sopra, ma quella si rifiutava di far da coperchio al passato.”
(Alice Munro)
 
Due settimane dopo.
Klaus non si poteva definire un dormiglione, non lui che in quanto vampiro aveva poco bisogno di riposare, ma la sua parte da lupo lo obbligava a svariate ore di sonno. Quando quella mattina si svegliò, per prima cosa cercò Blake tastando l’altra parte del letto. Non trovandola, si mise a sedere e controllò la sveglia che segnava le sette e un quarto del mattino. Avevano trascorso tutta la notte a fare l’amore fino ad addormentarsi, perciò era strano che lei fosse già in piedi. Udendo dei rumori provenire dalla cucina, ipotizzò che la ragazza stesse cucinando. Raccattò i boxer e la raggiunse, trovandola intenta a riempire un piatto di biscotti mentre reggeva il cellulare tra l’orecchio e la spalla.
“Sì, mamma. No. Lo sai che posso pagare tutto di spese mie. No, dì a papà di stare tranquillo. Sì, io sono rilassata. Niklaus è qui, te lo saluto. Va bene. Ci sentiamo dopo. Ti voglio bene.”
Quando Blake si voltò, sul suo viso spuntò un sorriso.
“Oh, buongiorno! Ho preparato dei biscotti al gusto di limone e lamponi, assaggia!”
“Blake, perché continui a torturarmi così?”
“Sta attento a quello che dici, Mikaelson, potrei annullare il matrimonio. Ti torturo perché hai vissuto per più di mille anni e hai saggiato infiniti dolci, pertanto puoi essere considerato una specie di esperto in materia. Adesso mangia!” Gli intimò Blake puntandogli contro il guanto da cucina. Klaus addentò un biscotto e si lasciò conquistare dal travolgente sapore.
“E’ squisito, come tutti i dolci che prepari. Sei eccezionale in quello che fai, mia cara.”
“Adulatore!” borbottò Blake, che però in cuor suo sorrise per il complimento.
“Ti sei svegliata presto per preparare i biscotti?” domandò lui mangiando un altro biscotto. Blake annuì e si sedette di fronte a lui, a dividerli c’era solo l’isola della cucina.
“A dire la verità, no. Freya mi ha svegliata con un messaggio per ricordarmi nell’appuntamento in atelier. Manca una sola settimana alle nozze e io non ho ancora un vestito, ma suppongo che l’influenza dei Mikaelson sarà un’ottima alleata.”
Klaus se la immaginò con indosso l’abito da sposa e sorrise, sarebbe stata bellissima. Certo, Blake era una ragazza dai gusti semplici, ma per l’occasione aveva in mente di acquistare qualcosa di sensazionale. I preparativi erano stati ultimati, ora non restava che godersi gli ultimi stralci prima del grande giorno.
“I tuoi genitori vogliono pagarti l’abito?”
“Niklaus, non ricominciare. Lo sai che sono in grado di pagare il vestito di tasca mia. La pasticceria frutta bene e ho un nutrito gruzzoletto da parte. Abbiamo pagato tutte le spese a metà, quindi posso pensarci da sola al vestito!” disse Blake, testarda come suo solito.
“Dico solo che per me i soldi non sono un problema. Ho accumulato molte ricchezze durante i secoli, posso permettermi di farti un regalo.”
Blake lo guardò in tralice, detestava che lui si sentisse in dovere di buttare via i soldi quando non era necessario.
“Mi ricopri costantemente di regali, Niklaus! Capisco che tu lo faccia perché ci tieni, ma alle volte diventa insostenibile perché io non posso ricambiare.”
“Io non voglio che tu ricambi, Blake. Ti ricopro di regali perché te lo meriti e perché posso concedermelo. Voglio solo renderti felice.” Ribatté l’ibrido, le mani incrociate, gli occhi azzurri piantati su di lei. Blake sospirò perché discutere con lui era come discutere con un bambino, inutile e controproducente.
“Mi rendi felice anche senza regali, voglio solo che tu lo sappia.”
Klaus allungò le mani sul tavolo per stringere le sue.
“E io voglio tu sappia che ti ricopro di regali perché niente potrà mai ripagare l’enorme debito che ho con te. Mi hai salvato in tutti i modi in cui si può salvare una persona. Da quando ti ho conosciuta, sei sempre stata al mio fianco. Mi hai aiutato a lottare contro Dalhia, contro Lucien e Aurora, mi hai supportato quando Camille è morta. Non sei stata solo la mia migliore amica e non sei solo la mia futura moglie, tu sei molto di più. Hope è la mia speranza e tu sei la mia àncora di salvezza quando tutto intorno a me il mondo annega.”
Ecco, era la capacità di espressione di Klaus che lasciava Blake senza parole, e quasi senza fiato. Era sconvolgente il modo in cui spiattellava i suoi sentimenti con tanta facilità, con la leggerezza di un aquilone che si libra nel vento. Senza pensarci due volte, gli circondò il collo con le braccia e lo attirò in bacio passionale. Mentre lui confessava i propri sentimenti a cuore aperto, Blake era restia, non si abbandonava mai alle dichiarazioni d’amore perché sapeva che a dirle, le cose belle, potrebbero annientarsi.
“Tu sei maledettamente bravo con le parole.”
“E’ una qualità che si acquisisce con gli anni, e io ne ho molti che mi pesano sulle spalle.” Disse Klaus abbozzando un sorriso. Blake gli scostò un riccio dalla fronte con la dolcezza che avrebbe riservato a un cucciolo bastonato perché, per quanto l’ibrido si mostrasse crudele e forte, possedeva una gracilità d’animo spaventosa. Il suo aspetto dimostrava all’incirca trenta anni, ma il suo sguardo conservava secoli interi di demoni e di dolore.
“Allora facciamo in modo che i prossimi anni non siano pesanti, ma che siano indimenticabili per quanto saranno straordinari.”
“Neanche tu te la cavi male con le parole, miss Harris.”
“Prima o poi l’allieva supera il maestro.” Disse Blake, poi lo riportò vicino a sé per baciarlo di nuovo. Klaus, stordito ormai dai baci, si abbandonò del tutto a lei.
 
Blake faticava a stare al passo con Freya, Rebekah, Hayley e Hope. Josh la tirava per la mano pur di farla camminare. Erano da due ore che la sballottavano da un negozio all’altro in cerca dell’abito e delle scarpe perfetti e lei, l’unica umana, non ne poteva più.
“Vi supplico, abbiate pietà di me!”
Blake trasalì quando Rebekah si voltò verso di lei con la furia di una che stava per staccarle la testa.
“Taci, Blake. Basta lamentele. Stai per sposare un Mikaelson e non lo farai di certo indossando un banale vestitino! Non ti lagnerai per le prossime dieci ore.”
“Non puoi soggiogarmi, prendo la verbena.” Ribatté Blake, ma il ghigno della vampira fece vacillare le sue certezze.
“Non ho bisogno di soggiogarti per costringerti a fare quello che ti dico, ci riesco benissimo senza.”
“Rebekah, non esagerare.” Le disse Hayley con un tono di voce perentorio. Rebekah sorrise e prese Blake a braccetto, in un attimo la tensione era scemata.
“Oh, ma io scherzo! Lo sapete che adoro Blake, ed è per questo che per il suo matrimonio voglio il meglio.”
“Stiamo per recarci nel migliore atelier di tutta New Orleans – annunciò Freya, il corno rivolto verso il basso spiccava al suo collo – e sono sicura che troveremo tutte l’abito perfetto.”
Hope e Josh trascinarono una Blake sfinita e con i muscoli in fiamme nell’atelier. Si trovava poco lontano dal quartiere francese, nei pressi della cattedrale, e si poteva intravedere il cancello del palazzo Mikaelson. Non appena varcarono l’ingresso, la titolare accorse subito al loro servizio. Sì, era quello il tipo di rispetto riservato agli Originali.
“Buongiorno, come possiamo esservi utili?”
“Ecco, Francis, ci serve un abito da sposa, uno da damigella per Hope e uno da damigella per me.” si fece avanti Freya, che conosceva Francis in quanto strega. La donna sorrise e invitò il gruppo a seguirla nella sezione dedicata alle prove.
“E chi di voi belle fanciulle è la sposa? E lo sposo?”
Blake alzò la mano in imbarazzo, odiava essere al centro dell’attenzione.
“Blake sposerà Niklaus.” Intervenne Rebekah, contenta di suscitare un fremito di terrore in Francis.
“Allora troveremo l’abito più bello che sia mai stato indossato da una sposa in tutta New Orleans. Prego, vieni con me. Le mie assistenti si occuperanno di Freya e della bambina.”
Blake si fece guidare da Francis nell’area dei camerini e si spogliò per coprirsi con una vestaglia bianca. La titolare ritornò dopo un paio di minuti con degli album di abiti in mano.
“Hai già pensato all’abito che vorresti?”
“Sinceramente no. Non ho mai fantasticato sul matrimonio, pertanto sono inesperta in materia.” Ammise Blake, che aveva iniziato a pensare seriamente al matrimonio solo dopo la proposta.
“Stai per sposare il re della città, quel giorno dovrai splendere.”
“Oppure dovrò sotterrarmi, dipende.” Rispose sarcastica Blake, impaurita in parte da tutta la pressione del momento. Francis ridacchiò, non si aspettava che il famigerato Klaus Mikaelson, il mostro delle favole, amasse una ragazza tanto pura, umana. Mentre era sul punto di aprire uno degli album, Rebekah spostò la tendina mentre Hayley invano cercava di allontanarla.
“Avete già trovato qualcosa? Io supervisiono la scelta e la prova ovviamente.”
“E’ un compito che tocca alla sposa.” L’ammonì con gentilezza Francis. Rebekah inarcò le sopracciglia come se fosse stata appena offesa.
“Sì, e supervisionare il processo è un compito che spetta a me. Ora si metta al lavoro e trovi un abito degno di una Mikaelson!”
“Stai esagerando, Rebekah.” Le disse Hayley dandole una gomitata al braccio. La bionda non si mosse di un millimetro, austera nella sua posizione.
“Non sto esagerando. Sto semplicemente controllando che tutto sia eseguito alla perfezione.”
Blake abbassò lo sguardo sull’anello di fidanzamento. Si sentiva come il rubino tra i diamanti, incastrata e senza via di scampo. Dai Mikaelson non ci si liberava tanto facilmente.
“Ecco il primo abito che ti proponiamo. Al pari di una regina, ha il corpetto rigido e un’ampia gonna tempestata di brillanti.” Esordì Francis, appendendo la gruccia nel camerino.
“Uscite tutte e due, mi aiuta Francis.” Disse Blake, sollevata che Hayley stesse spingendo Rebekah via. Dopo essersi calata nel vestito, Francis l’aiutò a chiudere il corpetto sulla schiena e dovette trattenere il respiro. La titolare le lisciò le pieghe della gonna e fece un passo indietro, rivolta verso la sala principale.
“Ti lascio qualche istante per pensare.”
Blake si stava specchiando quando squillò il cellulare nella borsa e zoppicò per prenderlo tanto era ingombrante l’abito.
“Pronto?!”
“Stai bene, Blake? Ti sento affaticata.” Rise Klaus dall’altro capo.
“Sto provando un abito e il corpetto è talmente stretto da bloccarmi le vie respiratorie. Inoltre, il seno sembra strabordare. Accidenti!”
“Se fossi lì, provvederei di persona a toglierti il corpetto.”
A Blake scappò una risata che placò l’agitazione per una manciata di minuti.
“Vorrei che fossi qui per ridimensionare l’entusiasmo di Rebekah. Comunque, perché mi chiami?”
“Perché voglio assicurarmi che stiate tutte bene, incluso Joshua. Alexander è più imprevedibile del solito oggi. Io ed Elijah lo stiamo pedinando.”
“Niklaus, sta attento. Non fare cazzate prima del matrimonio.”
Blake sentì il suo sorriso attraverso lo schermo e desiderò prenderlo a pugni per la sua incoscienza.
“L’unico che deve fare attenzione è Alexander. Non gli permetterò di avvicinarsi a te o alla mia famiglia in nessuna maniera.”
“Farai bene a sedare la tua rabbia prima che le cose peggiorino. Tu e la rabbia siete nemici vecchi quasi quanto il mondo.”
“Andrà tutto bene, tesoro. Te lo prometto.”
“Mi fido.” Disse Blake, sfilando i lacci sulla schiena per togliersi il vestito. Klaus udì il fruscio dei lacci scorrere e immaginò il corpetto scivolare lasciandola semi-nuda.
“Ti stai slacciando il corpetto da sola? Lo sento. Sei una cattiva ragazza, mia piccola Blake.”
“Peccato che tu non sia qui ad assistere.”
“Chiudete la chiamata, non vorrei le mie orecchie ascoltassero le vostre questioni intime.” Tuonò la voce di Elijah in tono autoritario, facendo scoppiare a ridere Blake.
“Vi lascio al vostro inseguimento. A dopo!”
“A dopo.”
“Qual è il responso?” gridò Rebekah dal fondo del corridoio, e Blake represse un urlo di spavento.
“Questo abito non va bene. Portatemi il prossimo, per favore.”
Francis le consegnò un abito con un taglio a sirena interamente di pizzo e, come prima, la aiutò per poi lasciarla da sola. Blake questa volta decise di farsi vedere, il vestito le stava bene e riusciva a muoversi. Hope le andò incontro saltellando e l’abbracciò.
“Sei bellissima!”
“Sei pazzesca!” le disse Josh, seduto in disparte rispetto alle donne. Blake gli sorrise, era importante e confortante la sua presenza. Si posizionò sulla pedana affinché tutti la osservassero con cura. Hayley le fece l’occhiolino e sollevò i pollici in segno di gradimento.
“Ti sta davvero bene, Blake.”
“Rebekah, Freya, voi che pensate?”
Freya era sul punto di esprimere un giudizio quando un grido squarciò la tranquillità di quella giornata. Francis e le sue assistenti sobbalzarono per lo spavento, non erano abituate alle emergenze in quel quartiere quieto della città.
“Resta qui, Hope.” Ordinò Hayley alla figlia, dopodiché uscì dall’atelier insieme agli altri. Josh aiutò Blake a scendere dalla pedana per buttarsi in strada, nonostante indossasse l’abito da sposa. La folla si era accalcata nei pressi di un’erboristeria, alcune persone vociferavano e altre guardavano allibiti. Blake si fece spazio per capire cosa fosse successo e sbarrò gli occhi quando si accorse di Alexander steso a terra con un buco nel petto. Un paio di mani le arpionarono le braccia per allontanarla.
“Blake!” esclamò Klaus, facendo rimbalzare lo sguardo tra lei e il cadavere. Blake era smarrita, tutto si era fatto confuso attorno a lei.
“Che diamine è successo?”
“Non lo so. Abbiamo seguito Alexander fino a qui, però lo abbiamo perso quando è entrato nell’erboristeria. L’attimo dopo ho udito le grida, mi sono precipitato e ti ho riconosciuta. Tu stai bene?”
Quando gli occhi dell’ibrido scorsero sul corpo della ragazza per accertarsi che non fosse ferita, si rese conto che indossava un abito bianco di pizzo. Il cuore gli guizzò nel petto a quella vista, era incantevole, simile alle principesse raffigurate nei libri di Hope.
“Io sto bene, sì. E non fissare l’abito!” lo rimproverò Blake, che gli afferrò il mento perché la guardasse in faccia.
“Sei stupenda.”
Klaus riuscì a farla arrossire anche a pochi metri da un morto. D’improvviso, però, si oscurò in viso al pensiero della morte di Alexander.
“Tu o Elijah avete visto chi lo ha ucciso?”
“Non mi chiedi se sono stato io? Potrei avergli cavato il cuore dallo sterno.”
Blake scosse la testa e alzò gli occhi al cielo.
“So che non sei stato tu, non perché tu non sia capace di un simile gesto, ma perché non lo avresti fatto in pieno giorno e con tutta questa gente nei paraggi.”
“Grazie per aver sottolineato la mia avvedutezza in questione di omicidi.”
“Prego. Insomma, avete visto qualcuno o no? Chi lo ha ucciso potrebbe star cercando la vostra famiglia.”
Klaus ispezionò la zona con circospezione, probabilmente il colpevole stava ammirando lo scalpore che aveva scatenato.
“Credo di aver visto una donna, ma non ne sono sciuro. Ho captato l’odore di Hope e mi sono precipitato senza dare retta a niente.”
Blake di scatto lo abbracciò, forse per la tensione o perché semplicemente ne aveva bisogno, e si sentì avvolgere dalle sue braccia forti che reputava essere un rifugio.
“Sta capitando qualcosa, Niklaus.”
“Lo so, però ti giuro che troverò una soluzione. Ti ho promesso che andrà tutto bene e intendo mantenere la promessa, tesoro.”
“Non te lo ha mai detto nessuno che farsi vedere con l’abito da sposa porta sfortuna?” chiese retorica Freya ridacchiando. Blake si staccò di malavoglia dall’ibrido e tentò di coprirsi come se avesse appena realizzato le sue condizioni.
“Mia madre me lo ripete da settimane. Beh, il problema non sussiste perché non prenderò questo abito. E’ bello, sì, ma non è quello che voglio.”
“Ogni tuo desiderio è un ordine.” Disse Klaus baciandole una tempia. Freya afferrò le mani di Blake e la costrinse a lasciare Klaus.
“Torniamo in atelier, oppure Rebekah ti seppellisce viva.”
“Aspetta, dobbiamo pensare ad Alex …”
“Ci penso io! – la rassicurò Klaus – tu goditi la mattinata senza preoccuparti.”
 
Blake saltellava per tutta la stanza mentre si infilava gli stivali, attenta a non ruzzolare sul pavimento. Si stava legando i capelli a treccia quando Klaus comparve alle sue spalle facendola sussultare.
“Puoi non arrivare di soppiatto? Vorrei evitare un infarto a soli venticinque anni!”
Klaus lanciò la giacca sulla poltrona e si sedette sul letto, era stranamente esausto.
“Io a venticinque anni abitavo in una grotta e andavo a caccia, mia cara.”
“Sei cresciuto nel Medioevo, ci credo!” lo prese in giro Blake, che si stava passando il mascara sulle ciglia. Le ragazze quella sera la portavano a festeggiare l’addio al nubilato in un noto locale fuori città, malgrado l’ibrido fosse contrario.
“Non hai rispetto per gli anziani, Blake, e questo è un male.”
Blake smise di truccarsi per scoppiare a ridere, il broncio di Klaus la divertiva sempre.
“Siccome sei anziano e hai esperienza, consigliami cosa dovrei mettere stasera. Non so se optare per la camicetta bianca o per il top blu, tu che dici?”
“Potresti non indossare niente e venire qui a farmi compagnia.”
“Niklaus, fa il bravo.” Si lamentò la ragazza, tornando poi agli abiti. In un batter d’occhio Klaus fu alle sue spalle, le strinse i fianchi prepotentemente e le baciò il collo.
“Conosco un ottimo metodo per farti ripetere il mio nome.”
Blake, non abituata a qualcuno che la desiderasse tanto, fece fatica a mantenere la lucidità.
“Adesso non possiamo. Le ragazze saranno qui a momenti e io devo finire di vestirmi. Hai scoperto qualcosa sulla morte di Alexander?”
“Non ancora. Ci sto lavorando.”
Dopo aver scelto il top blu che si incrociava sulla schiena lasciandola scoperta, si concentrò sul rossetto rosso. Klaus l’ammirava dallo stipite della porta pensando a quanto fosse fortunato che una donna tanto straordinaria lo amava. Gli piaceva guardarla mentre si preparava, mentre si vestiva lentamente, mentre si truccava, e soprattutto quando si stendeva il rossetto sulle labbra schiuse per riempirle di colore.
“Blake, quelle labbra mi faranno diventare matto. Restiamo qui. Io e te da soli. La tua bocca che mi bacia il collo, il petto, l’addome, lasciando tracce di rossetto sulla pelle.”
Blake si morse le labbra per la disperazione della voce di Klaus, anche lei sarebbe voluta rimanere con lui. L’ibrido sembrava essere diventato dipendete da lei, come se fosse stato soggiogato.
“Falla finita, Mikaelson. Non è il momento di scherzare.”
“Lo sai che non mi piace il programma della vostra serata. Cosa ci trovate di divertente nell’infilare soldi nelle mutande degli spogliarellisti?”
Blake alzò gli occhi al cielo per l’ennesima protesta dell’originale, che si lagnava di quella decisione da settimane.
“Infatti l’addio al nubilato non è stato organizzato per me, poiché non bevo e non mi piacciono gli spogliarellisti, ma per le tue sorelle che si divertono da matte in serate del genere. Io me ne starò in disparte con Hayley a scatenarci in pista.”
“Quegli imbecilli sono pagati per farti divertire.”
La ragazza dovette far ricorso a tutto l’autocontrollo per non sbraitargli contro ed evitare un litigio furioso. A volte la gelosia di Klaus risultava soffocante, ma farglielo notare sarebbe stato il principio di una guerra senza fine. Attraverso lo specchio lo vide sdraiato sul letto con le mani dietro la testa, la maglia che scopriva una parte dell’addome tonico, e le venne in mente un’idea per stuzzicarlo. Si andò a sedere a cavalcioni sul suo bacino e immediatamente avvertì le mani di lui sui fianchi.
“Hai cambiato idea sul restare con me?”
Blake non rispose, si limitò a sfoderare un sorriso malizioso. Recuperò il portafogli dalla pochette che giaceva sul letto accanto a loro ed estrasse una banconota da cinquanta dollari. Klaus sbarrò gli occhi quando Blake gli abbassò di poco i pantaloni per incastrare la banconota nell’elastico dei boxer.
“Tieni anche il resto.” Gli disse, poi si chinò per baciarlo. Klaus ribaltò le posizioni e la fece stendere sotto di sé mentre con una mano le accarezzava la coscia e con l’altra le stringeva ancora il fianco. Furono bruscamente interrotti da un colpo di tosse, e Blake si sentì avvampare per la vergogna di essere stata colta in flagrante. Hayley li salutava con la mano dalla soglia della porta.
“Se non sei troppo impegnata, dovremmo andare.”
Klaus le diede la mano per aiutarla a tirarsi in piedi per poi baciarla a stampo.
“Divertitevi, ma non eccessivamente. Insomma, divertitevi nei limiti da me stabiliti.”
Hayley sbuffò e scese in strada per non sottostare agli ordini. Blake, invece, si sistemò il rossetto e i capelli prima di prendere la giacca e la borsa.
“Io vado, tu vedi di non pugnalare o uccidere nessuno. Ti ho pagato abbastanza bene per farti stare a cuccia.” Disse, riferendosi ai cinquanta dollari infilati nella molla dei boxer.
“Torna presto, tesoro, abbiamo un discorsetto in sospeso.”
Klaus le diede un altro bacio a stampo accompagnato da una pacca sul sedere, al che Blake imprecò a bassa voce e si staccò definitivamente da lui.
 
Blake rideva a crepapelle da quando erano entrate nel locale due ore prima. Tra drink, battute e balli le ragazze Mikaelson si stavano dando alla pazza gioia. Rebekah stava raccontando loro di quella volta che aveva dato spettacolo presso il Palazzo reale russo.
“Ero brilla e avevo bevuto anche molto sangue, mi avvicino allo zar per salutarlo e gli vomito addosso! Non sono mai stata imbarazzata in vita mia quanto quella sera!”
Le risate del gruppo aumentava di racconto in racconto, storie antiche e recenti, drammi familiari, vicende amorose. Blake bevve un sorso di acqua tonica per schiarirsi la voce.
“Io ho fatto la mia più grande figuraccia con Hayley e Kol. Te la ricordi?”
Hayley sputacchiò il suo drink mentre rideva e ingoiava al tempo stesso.
“Sì, credeva che io e Kol fossimo fidanzati e che Hope fosse nostra figlia. Si è avvicinata un giorno e ci ha detto ‘oh, vostra figlia è bellissima, complimenti’. Io e Kol non abbiamo mai riso così tanto!”
“Ehi, a mia discolpa sostengo che all’epoca non vi conoscevo. Niklaus ed Elijah mi sembravano troppo vecchi per te.”
“Effettivamente sono troppo vecchi!” convenne Freya svuotando il suo bicchiere. Altre risate si susseguirono, altre storie allietarono la serata, fino a quando Blake si congedò per andare al bar a prendere una bottiglia d’acqua.
“E’ un bell’anello quello che indossi.” Disse una voce alla sua sinistra e, girandosi, trovò una ragazza bellissima, lungi capelli neri e occhi blu.
“Grazie. E’ un anello di fidanzamento.”
“Oh, il tuo fidanzato deve essere molto ricco per permettersene uno così bello.”
“Sì, è ricco, ma questo è una sorta di cimelio.”
La sconosciuta le toccò la mano e la sua pelle fredda fece rabbrividire Blake.
“Tu conosci il mio fidanzato, vero? La tua pelle è troppo fredda per appartenere ad una umana.”
“Sei perspicace, Blake. Capisco perché Klaus abbia deciso di sposarti.”
Quando il barman le consegnò la bottiglia, Blake la prese distrattamente, era troppo concentrata sulla vampira. Era interessata all’anello, conosceva Klaus ed era a conoscenza del matrimonio. Blake non ci impiegò molto a capire chi fosse.
“Tu sei Miranda Price.”
Miranda sorrise compiaciuta e fece un buffo inchino. Dai suoi modi era chiaro perché avesse suscitato l’attenzione dell’ibrido nell’Ottocento.
“Sono io. Non temere, non voglio farti del male.”
“Però lo hai fatto ad Alexander. Hai ucciso tuo fratello, perché?”
Poi accadde tutto in un attimo. Miranda artigliò la mano di Blake e come un fulmine la portò fuori dal locale, nel parcheggio. Blake si accasciò contro il cofano di un’auto perché essere travolta dalla velocità dei vampiri le faceva venire atroci capogiri.
“Ho ucciso Alexander perché stava facendo del male a Klaus. Non era più mio fratello da molto tempo ormai.”
“E ammazzi tuo fratello per salvare Niklaus? Non bastava una dose abbondante di verbena per stordirlo? Tra l’altro, tu dovresti essere morta.”
A Blake parve di rivedere Aurora in lei, in lotta contro il fratello in nome di un amore vecchio di secoli. Ma se allora aveva accettato la situazione senza fare niente, adesso che stavano per sposarsi avrebbe reagito.
“Alexander, dopo essere stato trasformato da Rebekah, ha trasformato me. Ho finto la mia morte per avere la possibilità di ricominciare tutto da capo. Dopo essere stata abbandonata da Klaus, avevo voglia di una nuova vita, di un nuovo amore. Ho inscenato il funerale perché Klaus mi credesse morta per davvero e perché ricevesse quell’anello. Se non amava me, prima o poi avrebbe amato qualcun’altra tanto da chiederla in moglie. Non ho più visto mio fratello da allora, ho proseguito il mio viaggio lasciando il passato alle spalle. Negli ultimi due mesi, però, sono venuta a sapere per caso che Alexander si trovava a New Orleans e ho capito che aveva intenzioni malevole. La mattina che ti ha aggredita, quando ha dichiarato di volerti dalla sua parte, ho riconosciuto che era necessario intervenire. L’ho seguito per provare a farlo ragionare ma lui voleva vendicarsi a tutti i costi, nonostante io fossi ancora viva. Sai, Blake, essere un vampiro a volte condiziona la tua mente e ti fa agire come un animale irrazionale. Ho dovuto eliminarlo prima che ferisse l’unico uomo che io abbia mai amato.”
Blake era sul punto di parlare quando Klaus serrò la gola di Miranda con una mano e la sollevò.
“Chi non muore si rivede, Miranda.”
Blake gli si parò davanti nella speranza di calmare la sua furia.
“Niklaus, lasciala!”
“Lasciarla? No, il divertimento è appena cominciato. Quello che voglio farle ridefinirà il termine ‘sadico’.”
Miranda si dimenava ma la presa dell’ibrido era troppo salda e pian piano smise di opporsi.
“Hai sentito almeno quello che ha detto? Ha ucciso suo fratello perché tu fossi salvo!” gli disse Blake, il freddo notturno che le pungolava la schiena scoperta come aghi.
“Ho sentito quello che ha detto e non mi importa. Poteva venire a riferirlo a me, anziché seguirti fino a qui e isolarti dalle altre. Solo per aver importunato la mia fidanzata meriti di morire.”
Miranda non avrebbe retto ancora a lungo, sebbene i suoi poteri da vampiro fossero adatti alla resistenza.
“Niklaus, lasciala andare. Se mi ami, lasciala andare.”
Lo sguardo rabbioso di Klaus cadde su Blake, minuta e infreddolita, ma con la determinazione che la contraddistingueva.
“E’ proprio perché ti amo che devo ucciderla.”
“Uccidila e io ti pianto seduta stante. Ti giuro che ti mollo e me ne vado. Lasciala.”
Miranda si schiantò a terra quando Klaus la liberò, e Blake si inginocchiò per aiutarla a mettersi seduta. L’originale, però, l’afferrò per il braccio obbligandola a rialzarsi.
“Vieni, Blake. Qui non c’è più niente da fare.”
Nonostante Blake puntasse i piedi a terra, Klaus riusciva a strattonarla con forza.
“Niklaus, smettila. Mi stai facendo male!”
Quelle parole in aggiunta al dolore nella sua voce inibirono l’ibrido che allentò la stretta.
“Mi dispiace, tesoro. Non volevo farti male. Scusami.” Sussurrò, abbracciandola. Blake indietreggiò, non voleva essere indulgente con lui quando si comportava male. Klaus le baciò la parte interna del polso come a voler lenire il dolore che aveva causato.
“Sto bene. Non mi hai fatto niente, volevo solo che ti fermassi. Dannazione, Mikaelson, che combini?”
“Ho perso la testa quando, tallonando Miranda, ho capito che si dirigeva da te. Nessuno deve osare farti del male.”
“Non avrei mai fatto del male alla donna che ami.” Asserì Miranda, che camminava verso di loro del tutto ripresasi. Blake spinse via il braccio di Klaus che si era protesa a difenderla.
“Lo sa che non mi avresti fatto del male, è solo un fidanzato tremendamente protettivo.”
“Prevengo prima di curare.” La corresse Klaus in tono saccente.
“Volevo solo conoscere Blake per essere certa che avessi donato il mio anello alla persona giusta. Ora che l’ho conosciuta, posso andare via. Non mi vedrai mai più, Klaus.”
“Che sollievo!” esclamò l’Originale con nonchalance, beccandosi un’occhiataccia da Blake.
“Quello che Niklaus voleva dire è che ti siamo grati per aver neutralizzato Alexander, sebbene la cosa potesse essere attuata meglio e senza morti.”
“Grazie a voi per avermi lasciata in vita.”
Miranda guardò Klaus per l’ultima volta, non era cambiato chissà quando dall’Ottocento, restava lo stesso uomo che voleva il mondo ai suoi piedi, ma almeno ora c’era Blake a tenerlo a freno. Klaus, dal canto suo, avvertì un tonfo al cuore quando Miranda svanì nelle tenebre della città perché, se l’amore finiva, al dolore e ai ricordi non c’era mai una fine.
 
Blake se ne stava seduta sul divano a mangiare una ciotola di gelato, immersa in mille pensieri. Aveva chiesto a tutti di essere lasciata in pace, aveva bisogno di rimanere da sola per riflettere. Era stata una giornata sfiancante, era giù di morale, e la tensione creatasi con Klaus la rendeva ancora più nervosa. Quando la porta si aprì e seguirono una serie di passi, sospirò in attesa di quello che sarebbe successo.
“Blake.”
Voltatasi, vide Klaus reggere un enorme mazzo di rose rosse e un pacchetto regalo.
“Stai cercando di corrompermi con i regali? Non funziona.”
“Lo so, sto solo tentando di addolcire il veleno. Insomma, questo regalo è davvero costoso!” ammise Klaus poggiando i fiori sul tavolo e il pacchetto sul divano. Blake lo scartò e, scorgendo il contenuto, corrugò le sopracciglia. All’interno luccicava un anello di oro bianco sormontato da tre diamanti.
“Niklaus, era indispensabile un altro diamante?”
Klaus si inginocchiò davanti a lei e si piegò a baciarle le nocche delle mani.
“Assolutamente sì. Se non vuoi portare l’anello di Miranda, puoi decidere di portare questo diamante. Ti sto chiedendo di sposarmi per la seconda volta.”
“Non è necessario. Ti sposo, Niklaus. Adesso, domani, e per il resto della mia vita.”
“Però sei triste. Odio vederti triste.”
Blake incastrò le dita tra i suoi capelli, districando qualche riccio, mentre studiava il suo volto. Era senza dubbio l’uomo più bello che avesse mai visto.
“Non sono triste. Sono solo stanca. Questo matrimonio ha scavato nel tuo passato già fin troppo torbido e ha tirato fuori una parte di te che detesto.”
“Ti stavo proteggendo.”
“Non puoi proteggermi da tutto e da tutti, Niklaus. Voglio essere libera. Non voglio il tuo fiato costantemente sul collo. Hai fatto bene in questa circostanza a tenermi d’occhio, ma mi auguro che non lo farai sempre.”
Klaus si sforzò per impedirsi di dire qualcosa che l’avrebbe offesa, perciò annuì e basta.
“Te lo prometto, amore mio.”
Blake ridacchiò, l’espressione dell’ibrido era esilarante. Klaus era minacciato su ogni fronte dai nemici, era un maniaco del controllo e asfissiava chi amava con la sue manie di difesa, e Blake doveva rassegnarsi.
“Non ci credo neanche se lo vedo!”
“Sarò un pessimo marito, abituati.”
“E a me va bene così.”
Klaus si accomodò accanto a lei per posare la testa sulle sue gambe e farsi coccolare dalle sue mani docili.
“Grazie, Blake.”
 
Salve a tutti! ^_^
Klaus ha dovuto affrontare come suo solito una minaccia, per fortuna è andata bene.
Adesso non ci resta che affrontare il matrimonio.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima.
Un bacio.
 
Ps. Perdonate eventuali errori di battitura.

 

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Capitolo 4
*** Finchè morte non ci separi ***


CAPITOLO QUARTO: FINCHE’ MORTE NON CI SEPARI.

“Soltanto per amore amami – e sempre, per l’eternità.”
(Elizabeth B. Browning)
 
Una settimana dopo.
Elijah si aggirava nel palazzo alla ricerca dei suoi fratelli che sembravano essere scomparsi nel nulla. La sera prima avevano fatto tardi per via dell’addio al nubilato che si li aveva visti scolarsi quasi tutte le bottiglie del Rousseau, quindi immaginava che fossero ancora storditi dall’alcol. Dovette ricredersi quando l’odore acre della pittura gli fece arricciare il naso. Si diresse nello studio e trovò Klaus intento a dipingere.
“Fratello, ti ricordo che oggi è il tuo matrimonio. Spero che tu voglia essere in ritardo.”
“Ne sono consapevole.”
Elijah osservò suo fratello, spalle rigide, sguardo concentrato, tutto in lui era fuori tono.
“Sei teso. E’ il grande passo che ti mette in agitazione?”
Klaus bevve un altro sorso di bourbon direttamente dalla bottiglia e continuò a spennellare la tela. Non poteva negare di essere teso, le ultime ore lo stavano tormentando peggio di quanto avessero fatto i sensi di colpa. Stava per sposare Blake, la donna migliore che avesse mai conosciuto, e aveva il terrore di rovinare tutto poiché non era abituato alle relazioni stabili.
“Non sono teso. Sto solo dipingendo. Rilassati, Elijah, non sarò in ritardo.”
“Certo che sei nervoso, stai per sposarti per la prima volta!” esclamò Kol, entrando nello studio. Klaus gli lanciò il pennello che si andò a conficcare nella parete a pochi centimetri dalla sua faccia.
“Noto con disappunto che pugnalarti al petto è servito a ben poco, Kol.”
Kol, irritato dal sorriso strafottente del fratello, staccò il pennello e glielo scagliò contro, ma Klaus riuscì ad afferrarlo prima che gli bucasse un occhio.
“Sei davvero una piaga dell’umanità, Klaus. Mi chiedo come sia possibile che una come Blake voglia sposarti.”
Elijah si mise in mezzo tra i due per impedire ad altri pennelli di volteggiare in aria e ferire qualcuno.
“Chiarito che Niklaus è nervoso e che Kol non impara mai, direi che possiamo proseguire.”
Kol fece una smorfia, girò i tacchi e sparì nella sua stanza.
“Non sono nervoso, sono terrorizzato.” Confessò Klaus pulendosi le mani dalla pittura. Elijah sorrise mentre si versava un goccio di bourbon nel bicchiere e lo gustava con calma.
“Hai paura di una ragazza innocua di venticinque anni? Ti facevo più coraggioso, fratello.”
“Blake non è affatto innocua. Tutto il suo essere mi spaventa, è talmente perfetta da dilaniarmi l’animo. Ho paura di deluderla, di farle del male, e i miei timori potrebbero rivelarsi veri perché sappiamo bene quanto io sia incostante nelle relazioni. Prima di lei non avevo mai pensato a sistemarmi, a sposarmi, ad avere una dimora fissa. Prima di lei non avevo mai pensato che qualcuno potesse amarmi per davvero.”
Lui aveva sempre desiderato una famiglia vera, fatta d’amore e di rispetto, ma nel corso dei secoli il rapporto con i genitori e con i fratelli era stato altalenante e quasi sempre teso al tradimento. Ecco perché Blake rappresentava la speranza di ottenere quell’amore che aveva tanto agognato, ed era lo stesso motivo per cui era terrorizzato all’idea di poterla perdere per colpa del suo caratteraccio.
“Se c’è una cosa che ho imparato negli ultimi anni, è che la paura è una cattiva alleata. Più ti concentri sulle tue paure e più è alta la probabilità che essere si avverino. Hai amato molte donne nella tua vita ma Blake è la sola ad essere rimasta tanto da sposarti e questo la dice lunga sull’importanza della vostra relazione. Sposati e sii felice, Niklaus.”
Klaus abbracciò Elijah come se aggrapparsi al fratello fosse l’unica via di salvezza, come quando erano bambini e si abbracciavano per consolarsi dopo le botte di Mikael.   
 
Blake starnutì per la scia di profumo che Rebekah stava disseminando mentre gironzolava nella stanza. Klaus aveva lasciato l’appartamento all’alba, poiché non avevano rispettato la tradizione secondo cui i futuri sposi dormono separati, e solo dieci minuti dopo il soggiorno era stato invaso dai suoi genitori, dalle sorelle Mikaelson, da Hayley e Hope, e da Josh.
“Preferisci uno chignon semplice? Una pettinatura più elaborata? Magari dei boccoli? Oppure una treccia ornata da perline?” domandò a raffica sua madre Helen, eccitata ed agitata al tempo stesso. Blake, che non aveva neanche avuto la possibilità di bere il suo sacrosanto caffè mattutino, annuiva distrattamente.
“Blake!” strillò Freya per risvegliarla dal suo stato di trance.
“Che c’è?! Vi sto ascoltando, per quando sia difficile ascoltare dieci persone che parlano contemporaneamente!”
“Vuoi dello champagne per calmare i nervi? Funziona, fidati.” Le consigliò Freya, che stava bevendo già il secondo flute della giornata.
“Io ne vorrei un bicchiere, grazie.” Disse Josh beccandosi un’occhiataccia da parte della sua migliore amica. Hope, invece, andò a sedersi in braccio a Blake per abbracciarla.
“Sarai una bellissima sposina.”
“Oh, grazie, streghetta. Meno male che ci sei in questa gabbia di matti.”
Helen le accarezzò i capelli con fare materno, come faceva quando era piccola e la consolava dopo un brutto sogno.
“Bambina mia, devi stare tranquilla. Anche io ero in ansia il giorno del mio matrimonio, ma alla fine è stata una gran fortuna sposare tuo padre.”
Blake avrebbe tanto voluto raccontarle la verità su Klaus, sulla sua vera natura, sul suo passato, ma doveva tenersi tutto dentro. Non poteva condividere i suoi dubbi con Rebekah e Freya, e neanche con Hayley, essendo ormai parte della famiglia. Soltanto con Josh era libera di confidarsi, anche se dopo la morte di Davina evitava di menzionare spesso gli Originali per non ferirlo più del dovuto.
“Lo so, mamma. Considero questo matrimonio come una grande fortuna.”
“Allora non c’è nulla i cui preoccuparsi.” Disse Rebekah con quel suo tono che non ammetteva repliche.
“Non pianterò il tuo fratellino sull’altare, puoi stare serena.”
“Lo spero per te, nessuno vorrebbe un Klaus Mikaelson imbestialito a piede libero in città.” Aggiunse Hayley con una risatina. Blake le fece l’occhiolino, lei era l’unica con cui prendeva in giro l’ibrido. Alfred Harris irruppe nella stanza con un’espressione indecifrabile dipinta sul volto.
“Scusate l’interruzione, ma di sotto c’è un ragazzone che chiede di poter parlare con Blake.”
“E’ Marcel.” Disse Josh, che stava sbirciando l’amico dalla finestra. Blake, ancora in pigiama, si infilò una felpa e scese in strada. Era mattina presto, perciò faceva ancora fresco, ma il tempo sarebbe migliorato nelle prossime ore. Marcel l’aspettava nell’atrio del portone con un bouquet rotondo di ortensie blu. Blake era totalmente confusa, non credeva che quel giorno lo avrebbe visto nei paraggi del quartiere.
“Marcel, è successo qualcosa?”
“Ciao, Blake. Non è successo niente. Sono qui per consegnarti i fiori e per porti i miei migliori auguri per le nozze.”
La ragazza accettò i fiori con un sorriso incerto, era allibita da quel gesto. Lei e Marcel avevano sempre avuto un rapporto amichevole, in fondo entrambi facevano parte della squadra degli Originali, però le cose erano cambiate dopo la morte di Davina.
“Ehm, ti ringrazio. Le ortensie sono splendide. Come mai questo regalo? Voglio dire, sto per entrare ufficialmente a fare parte della famiglia Mikaelson e dovresti odiarmi per questo.”
“Sei una brava persona, Blake, e stai per compiere un passo importante. Entrare nelle grazie dei Mikaelson è difficile, sono elitari e selettivi, ma essere scelti da loro è un privilegio. Per secoli sono stati la mia famiglia e, malgrado le divergenze, anche tu adesso ne sei un membro. Con questo non perdono Klaus e gli altri per quello che hanno fatto, ma ti accolgo anche nella mia famiglia. Se avrai bisogno di me, io ci sarò.”
Blake si issò sulle punte per abbracciarlo, e in pratica stava abbracciando il primo figlio di Klaus. Per quanto le tragedie spaccassero quella famiglia, non c’era nulla che potesse impedirle di tornare unita. Marcel aveva ragione a sostenere che essere un Mikaelson era un onore, ma era anche coraggio e dolore, era la vita ed era la morte.
“Vorrei che tu venissi alla cerimonia. Non ti chiedo di partecipare anche al banchetto, ma solo di essere presente durante le promesse. Lo so che sei arrabbiato e ne hai tutte le ragioni, ma ti prego di accantonare solo per un’ora la sofferenza. Niklaus ti vorrebbe al suo fianco.”
Marcel sospirò, combattuto tra la voglia di fare a pezzi chi aveva ucciso la sua protetta e la voglia di unirsi ai festeggiamenti.
“Ti concedo un’ora sola, dopodiché tornerò ad odiare i Mikaelson.”
“Non odierai mai i Mikaelson per davvero, Marcel. Sono la tua famiglia.”
 
Klaus aveva provato una tale emozione solo quando era nata Hope. Gli tremavano le mani e non riusciva a smettere di sistemarsi la cravatta. Bevve altro bourbon mentre camminava avanti e indietro nella sua stanza. Il cortile centrale del palazzo era stato addobbato, tutto era stato posizionato con cura, e i camerieri si erano rintanati in cucina in attesa del pranzo. Si girò verso la porta nel momento in cui Hope entrò con un cestino di petali di rosa bianchi. Indossava un vestitino bianco dalla gonna ampia e un fiocchetto viola in vita. I capelli erano stati allisciati e mantenuti da un frontino di brillantini.
“Oh, come è bella la mia principessa!” si complimentò abbassandosi alla sua altezza per baciarle la fronte.
La bambina sorrise e gli diede un bacino sulla guancia.
“Sei bello anche tu, papà. Ti posso confidare un segreto?”
“Certo.”
Hope si guardò intorno attenta che nessuno li ascoltasse, si avvicinò al suo orecchio e si coprì la bocca.
“Blake è stupendissima!”
Klaus, sorvolando sull’uso improprio dell’aggettivo, ridacchiò e la prese in braccio.
“Ne sono sicuro, piccola lupa.”
“Klaus, è ora!” lo avvisò Kol affacciandosi con un sorriso divertito, considerava l’agitazione dell’ibrido ilare. Hope sgattaiolò al primo piano per raggiungere l’ingresso dove sostava la sposa. Klaus trovò Hayley, vestita da un lungo vestito blu, ed Elijah, in uno dei suoi completi costosi, alle loro postazioni da testimoni. Si sistemò sotto l’arco decorato da rose bianche e blu e si raddrizzò la cravatta, dunque prese un bel respiro.
Rebekah occupava il posto dell’officiante, Kol sedeva insieme alla madre di Blake, e il duo di violini era pronto.
“Nik, iniziamo.” Gli disse Rebekah, dopodiché fece un cenno del capo e partì la marcia nuziale. Dall’ombra dei cancelli emerse dapprima Hope che lasciava cadere i petali ad ogni passo, poi una Freya sorridente, e infine Blake accompagnata dal padre e da Josh. Quando Klaus la vide, si commosse perché era una visione celestiale. Indossava un abito tradizionalmente bianco, lungo, con uno scollo significativo, e con un mantello attaccato alle spalline che fungeva da strascico. I capelli raccolti in uno chignon ordinato erano abbelliti da perline e piccoli diamanti. Recava un bouquet di ortensie blu che spiccavano sul candore del suo abbigliamento. Blake sorrideva da quando aveva mosso il primo passo verso l’altare, non riusciva a contenere l’emozione e stritolava il braccio di Josh e quello di suo padre. Niklaus era elegante nel suo completo scuro che gli fasciava alla perfezione il corpo. Elijah lo aveva obbligato a mettere il panciotto e la cravatta sui toni del grigio melange. Nel taschino della giacca era incastrata una rosa bianca. Quando Josh e suo padre si allontanarono, Blake e Klaus condivisero un sorriso. Gli invitati presero posto e i violini smisero di suonare in modo che Rebekah desse il via alla cerimonia. La vampira aprì un piccolo libricino dalla copertina consunta e incominciò a parlare.
“Nel 1930 ho avuto la fortuna di conoscere il poeta libanese Khalil Gibran durante una mostra di arte a New York. Ho assistito Khalil durante i suoi ultimi anni, la malattia lo consumava lentamente, e nei momenti di lucidità mi parlava dell’amore. Sua figlia ha trascritto tutte le sue parole e oggi mi sento in dovere di proporle per sancire l’unione tra Blake e Niklaus. Se aveste chiesto a Khalil cosa fosse il matrimonio, lui vi avrebbe risposto: ‘voi siete nati insieme e insieme starete per sempre. Sarete insieme quando le bianche ali della morte disperderanno i vostri giorni. Ma vi sia spazio nella vostra unione, e tra voi danzino i venti del cielo. Amatevi l’un l’altro, ma non fatene una prigione d’amore; piuttosto vi sia un moto di mare tra le sponde delle vostre anime. Riempitevi l’un l’altro le coppe. Datevi sostentamento reciproco. Cantate e danzate insieme. Siate l’uno il rifugio dell’altro. Donatevi il cuore.’. Ho vissuto una lunga vita insieme a mio fratello e, posso giurarlo, non l’ho mai visto tanto innamorato. E sebbene io conosca Blake da soli cinque anni, ho fiducia in lei che custodirà il cuore di Nik. Sono due personalità opposte, come il bianco e il nero o come il giorno e la notte, ma la loro forza risiede nello stare insieme. Ora, come è consuetudine, scambiatevi le promesse e gli anelli.”
Kol, che alla fine si era lasciato convincere, consegnò loro uno scrigno di diamanti, appartenuto a chissà quale re o regina, nel quale erano deposte le fedi. Elijah alle spalle del fratello sorrideva soddisfatto, finalmente nella loro vita tormentata stava accadendo qualcosa di bello come lo era stata la nascita di Hope. Klaus afferrò dolcemente la mano sinistra di Blake mentre con l’altra prelevava la fede.
“Blake, sappi che io ho scelto te. Nel silenzio della notte, ho scelto te. Nello splendore del firmamento, io ho scelto te. Nell’incanto dell’aurora, io ho scelto te. Nelle bufere più tormentose, io ho scelto te. Nell’arsura più arida, io ho scelto te. Nella buona e nella cattiva sorte, io ho scelto te. Nella gioia e nel dolore, io ho scelto te. Nel cuore del mio cuore, io ho scelto te. Sono un uomo dal carattere difficile ma tu riesci a tenermi testa meglio di chiunque altro perché sei il perfetto equilibrio. Sei incredibile, Blake Harris, e io adoro tutto di te. Adoro quando prepari montagne di dolci e mi obblighi a farti da assaggiatore. Adoro il fatto che il tuo profumo resti sui miei vestiti dopo aver passato la giornata insieme. Adoro che tu sia la prima persona con cui voglio parlare al mattino e l’ultima prima di chiudere gli occhi. Ebbene, io prometto che continuerò a sceglierti e adorarti ogni giorno della mia vita perché, malgrado tutte le insidie che incontreremo lungo il cammino, io troverò la forza nel tuo amore. Sempre e per sempre.”
Quando il cerchietto d’oro le scivolò all’anulare, Blake sorrise raggiante come non mai. All’interno della fede era stata fatta incidere quella promessa: sempre e per sempre. Con le mani tremanti per l’emozione, Blake prese la fede e la baciò.
“Come al solito mi lasci senza parole, sei un abile oratore, e non mi aspettavo niente di meno da te nel nostro giorno. Negli ultimi cinque anni ci siamo sempre spalleggiati a vicenda, abbiamo affrontato insieme ogni avversità, abbiamo sofferto e abbiamo gioito, e tutto ciò ci ha condotti qui oggi. Sei il mio primo amore, Niklaus, e sarai anche l’ultimo perché non posso immaginare una vita senza di te. E sinceramente nemmeno voglio viverla una vita se non ci sei tu! L’amore per noi è verità, perdono, fiducia, speranza, è quello che Shakespeare ha definito come il faro che non vacilla mai nemmeno in mezzo alla tempesta. Allora io ti prometto di avere la pazienza che l’amore richiede. Di parlare quando le parole sono necessarie e di restare in silenzio quando non lo sono. Di considerare la tua casa e la tua famiglia la mia casa e la mia famiglia. Ti prometto di non dimenticare mai che questo è un amore che capita una sola volta nella vita. Sempre e per sempre.”
Dopo che Blake gli mise la fede al dito, Klaus prese un bel respiro per placare la miriade di emozioni che gli stava ingombrando la gola. La madre e la nonna di Blake stavano piangendo, così come Hayley e Freya, mentre Rebekah tirava su col naso per darsi la possibilità di proseguire.
“Pertanto, per il potere conferitomi da me stessa, vi dichiaro ufficialmente marito e moglie!”
Klaus non perse altro tempo e intrappolò Blake in un bacio intenso, fatto di sorrisi e promesse nascoste. Freya scoccò le dita e cadde giù una pioggia di petali blu e bianchi. Gli invitati esplosero in applausi, fischi, e schiamazzi.
“Ti amo.” Mormorò Blake sulle labbra dell’ibrido, che in tutta risposta la baciò ancora.
“Ti amo anche io, non immagini quanto.”


Blake rimase stupita dalla velocità con cui i camerieri soggiogati avevano smantellato le panche per disporre tavoli e sedie. Il cortile era illuminato da lanterne di ogni dimensione posizionate in alto e lungo il perimetro dei muri. Rose bianche e blu ornavano lo spazio, i petali erano disseminati per terra, e le tovaglie si abbinavano ai fiori. Sorrise quando sua madre le andò incontro per abbracciarla.
“Bambina mia, sei meravigliosa! Le vostre promesse sono state toccanti e sincere, davvero preziose.”
“Lo avevo capito, hai pianto per tutto il tempo!” rise Blake.
“Non prenderti gioco della tua mamma, signorina. Però una curiosità devi togliermela: com’è possibile che Rebekah fosse viva negli anni ’30? E’ così giovane!”
“Ehm, beh, ecco … Rebekah …”
Hayley aveva assistito alla scena, quindi si congedò dal padre di Blake per avvicinarsi a loro. Costrinse Helen a voltarsi e fissò gli occhi nei suoi.
“Helen, mi ascolti attentamente. Di questo matrimonio lei ricorderà solo le note positive. Si è commossa, ha mangiato, ha brindato, si è divertita. Non ricorderà nulla che abbia a che fare con i vampiri, i lupi e le streghe.”
“Non ricorderò nulla.” Ripeté confusa Helen, ma l’attimo dopo sorrise di nuovo e tornò da suo marito.
“Grazie per averla soggiogata, non credo che avrebbe reagito bene a tutte le stranezze.” Disse Blake osservando i suoi genitori chiacchierare allegramente con una strega.
“Elijah ha soggiogato tuo padre, perciò puoi goderti la festa senza preoccupazioni. Siamo una bella squadra!”
“Puoi contarci!”
Hayley si allontanò quando vide Klaus farsi strada per arrivare da Blake. Hope stava giocando con Kol e Megan, la cugina della sposa.
“Ho intravisto Marcel durante la cerimonia. Deduco sia stata una tua idea.” Esordì Klaus, stranamente rilassato.
“Il bouquet è stato un suo regalo, così ho colto l’occasione per invitarlo. E’ stato riluttante dapprima, ma alla fine sono riuscita a convincerlo a presenziare almeno alla cerimonia. Lo so che non è molto e che avrei dovuto fare di più.”
Klaus le sollevò il mento e le diede un bacio a stampo per cancellare il suo broncio.
“Blake, sei stata grandiosa. Io neanche ci speravo più di vedere Marcel oggi. Grazie per averlo reso possibile.”
A Blake si strinse il cuore a saperlo così fragile per questione di Marcel. Per lui era come un figlio, avevano vissuto insieme per secoli, e quella distanza lo stava uccidendo. Gli poggiò le mani sul petto come a volerlo consolare.
“Andrà tutto bene, Niklaus. Niente è perduto. Adesso siamo una famiglia a tutti gli effetti e riusciremo a ritrovarci con Marcel. Insieme possiamo farcela, lo abbiamo promesso.”
Klaus finalmente sorrise, e si sentì risanato da quel supporto. Blake non falliva mai nel renderlo felice.
“A questo punto non ci resta che aprire le danze, mia cara.”
Blake accettò la mano che suo marito le stava porgendo e insieme raggiunsero il centro del cortile. Elijah con un gesto della mano ordinò alla band di suonare il brano riservato al primo ballo degli sposi.
“Sono un disastro quando si tratta di ballare.” Disse Blake, frattanto che Klaus le stringeva la mano e posava l’altra sulla sua schiena.
“E’ per questo che balliamo, perché tu possa umiliarti davanti a tutti. Credevo fosse chiaro.”
“Sei un vero idiota!” disse Blake ridendo e affondando la guancia contro il suo petto. L’ibrido l’attirò a sé e si lasciò ristorare dal suo calore e dal suo profumo.
“Almeno sono un idiota che sa ballare!”
“Non essere altezzoso, Mikaelson. Comunque, prima ti ho visto in compagnia di mia nonna. Di cosa parlavate?”
Klaus la fece volteggiare per poi avvicinarla di nuovo. Intorno a loro tutti stavano ballando, incluso Kol che era stato trascinato in pista da Hope.
“Mi ha detto che devo stare attento perché, se ti faccio del male, lei mi sgozza letteralmente. Sai, tua nonna è davvero persuasiva con le minacce.”
Blake lanciò un’occhiata a sua nonna, che stava chiacchierando con Josh di cucina, e ridacchiò.
“Tu sarai anche il terribile ibrido originale, ma mia nonna può essere peggio.”
Klaus sorrise contro la sua spalla, immaginando che nonna e nipote avessero lo stesso carattere determinato.
“Farò attenzione. Inoltre, mi ha chiesto se abbiamo intenzione di avere un figlio.”
Il sorriso di Blake si spense e il loro ballo rallentò, era rimasta allibita.
“E tu cosa le hai detto?”
“Che non ci abbiamo ancora pensato e che, se dovesse capitare, sarà ovviamente un lieto evento. Volevi che le dicessi altro?”
“No, la tua risposta è stata esauriente.” Disse Blake, dopodiché gli baciò lentamente le labbra un po’ perché voleva e un po’ per sviare quel discorso serio. Klaus si girò quando avvertì Alfred alle sue spalle.
“Posso ballare con mia figlia?”
“Certamente.” Replicò l’originale lasciando le mani di Blake al padre. Prima che si allontanasse dal centro, Hope gli corse incontro e lui la prese in braccio al volo.
“Ehi, principessa, va tutto bene?”
“Sì, papà. Balliamo insieme? Zio Kol si è annoiato.”
Klaus scorse Kol insieme alla cugina di Blake, sorridevano e parlavano, almeno per quella sera avrebbe accantonato il dolore per Davina.
“Balliamo, sua maestà!”
Hope si accoccolò contro il suo petto mentre lui ondeggiava e abbracciava forte sua figlia, guardando sua moglie sorridere con il padre. Dall’altro lato del cortile Elijah, impegnato in un lento con Hayley, gli fece un cenno del capo. Loro si capivano solo con gli occhi, ogni parola era superflua. Avevano trovato finalmente l’amore che bramavano da quando erano bambini. Soprattutto Klaus poteva godersi sua figlia e sua moglie senza i timori che Mikael aveva instillato in lui. Sarebbe stato un uomo migliore, lo prometteva a sua figlia, a Blake, ai suoi fratelli, e a se stesso.
 
Erano circa le undici quando Blake si defilò in camera di Klaus con una scusa. La verità è che le scarpe le stavano mordendo i talloni e aveva bisogno di toglierle. Avevano mangiato, avevano ballato, avevano riso fino ai crampi, e si erano commossi alle parole dei parenti, e la stanchezza incominciava a farsi sentire. Chiusa la porta a chiave, si sedette sul letto e si sfilò le scarpe, poi si distese per riposarsi. Sussultò quando il legno cigolò e Klaus comparve alla sua vista.
“Diamine, mi hai fatto spaventare!”
“Stai bene? Ti sei rifugiata qui e ho pensato che qualcosa non andasse.”
“Mi fanno male i piedi, non sono abituata a sopportare i tacchi per tante ore.” Disse Blake indicando le costose scarpe abbandonate sul pavimento. Klaus si appoggiò al comò di fronte a lei e si liberò della cravatta, anche lui non era il tipo che soffriva quel capo d’abbigliamento.
“Rebekah mi ha confessato un segreto interessante.”
A Blake non piacque la malizia con cui gli occhi azzurri dell’ibrido stavano percorrendo il suo corpo.
“Di che si tratta?”
Klaus si accomodò accanto a lei e le accarezzò la porzione di pelle lasciata esposta dallo scollo dell’abito. Con l’indice scese verso il seno, verso l’addome, e infine verso la coscia sinistra, dove i suoi polpastrelli incontrarono qualcosa.
“Rebekah e Freya ti hanno obbligata a indossare la giarrettiera.”
Blake si coprì la faccia con le mani, imbarazzata e irritata dalla lingua lunga delle due sorelle.
“Non volevo dirlo a nessuno. Non avrei mai messo in scena lo spettacolino secondo cui mi sfili la giarrettiera davanti a tutti. Mi sono opposta, ma quelle due sono dotate di un efficace potere di coercizione.”
Klaus dovette convenire con lei, le sue sorelle sapevano essere decisamente autoritarie quando si impegnavano.
“Adesso la porta è chiusa e ci siamo soltanto noi, perciò credo sia importante rispettare la tradizione.” Mormorò Klaus con un sorriso felino sulle labbra.
“Da quando tu rispetti le tradizioni? Sei un farabutto!” ribatté lei, sebbene ridesse sotto i baffi.
“Impari l’importanza delle tradizioni quando vivi a lungo.”
“Oh, non lo metto in dubbio.”
Blake si morse le labbra quando Klaus si inginocchiò dinnanzi a lei, come quando le aveva proposto di diventare sua moglie.
“Mi è concesso?” domandò l’ibrido con voce suadente. Blake si limitò ad annuire, rapita dai suoi movimenti. Klaus allora adagio le sollevò il vestito per far risalire le dita lungo le gambe fino alla giarrettiera. Ogni tocco faceva rabbrividire la ragazza provocandole la pelle d’oca. Quando la giarrettiera fu tirata giù, Blake trasalì. Klaus era abile, ogni suo gesto era preciso e letale. Si rigirò il pezzo di stoffa tra le mani con un sorriso compiaciuto, poi lo conservò nella tasca interna della giacca. Stavano per baciarsi quando qualcuno bussò ripetute volte.
“Piccioncini, siamo al taglio della torta. Sbrigatevi a scendere. Avete tutta la notte per fare quello che state facendo.” Tuonò la voce di Freya, che era divina nel suo tailleur-pantalone bordeaux.
“I nostri invitati ci reclamano.” Disse Blake aggiustandosi le pieghe del vestito e prendendo Klaus per mano.
Tutti gli ospiti circondavano gli sposi intorno alla torta a cinque piani, preparata da Blake, coperta da glassa blu e decorata da piccole rose bianche, i colori del matrimonio. Helen non smetteva di singhiozzare e Alfred continuava a passarle montagne di fazzoletti per asciugare le lacrime, mentre nonna Harris si scolava un altro flute di champagne. Elijah cingeva il fianco di Hayley e il povero Kol era capitato tra le scalpitanti Rebekah e Freya. Hope, invece, stavano in mezzo a Blake e Klaus, voleva partecipare al taglio.
“Vuoi tagliare tu la torta, streghetta?” le chiese Blake, al che la bambina annuì energicamente. Klaus le affidò il coltello e la mise in piedi su uno sgabello perché raggiungesse il piano più alto del dolce.
“Vai, principessa.”
Hope affondò il coltello nella torta e ne tagliò un pezzo dalla forma frastagliata, ma bastò a scatenare applausi e fischi. In quell’istante nel cielo esplosero coloratissimi fuochi d’artificio, un regalo di Josh. Blake circondò il collo di Klaus con le braccia e si baciarono mentre sopra di loro la notte si illuminava di luci.
“Felice matrimonio, signora Mikaelson.”
 
Erano le due del mattino quando Blake e Klaus rincasarono. Il quartiere brulicava ancora di gente, esseri soprannaturali e turisti, e loro passeggiavano mano nella mano tra quella miriade di luci, suoni e odori. Non appena misero piede in casa, Blake si tolse di nuovo le scarpe e si fiondò in bagno per districare le perline dai capelli.
“Ahia! Che dolore! Ahia!”
Klaus si affacciò e la vide concentrata a tirarsi via le decorazioni dalle ciocche, perciò si cimentò ad aiutarla.
“Ci vuole pazienza con certe cose, Blake.”
“Ad esempio, a stare con te ci vuole pazienza.” Lo canzonò lei facendogli la linguaccia attraverso lo specchio. Klaus sorrise, alle volte quella ragazza si dimostrava più infantile di Hope.
“Ti dispiace che i tuoi parenti siano ripartiti così presto?”
Blake aveva dovuto salutare i genitori, la nonna e il resto della famiglia in aeroporto. Partivano presto perché l’indomani c’era chi tornava a lavorare e chi a scuola.
“Abbastanza. A Natale passeremo le vacanze dai miei genitori, vero? Vorrei portare Hope a Castle Combe, le piacerebbe molto.”
Klaus sganciò l’ultimo brillantino e lo lanciò nell’astuccio che la ragazza teneva in mano. La sua espressione era meditabonda, stava riflettendo su quanto fosse assurdo per una creatura come lui vivere una vita normale, sposarsi, trascorrere le vacanze dai suoceri, avere una figlia.
“Niklaus, va tutto bene? Mi dispiace che la mia idea ti abbia infastidito.”
L’ibrido alzò gli occhi su di lei e sorrise, era minuta ma la sua personalità valeva per cento.
“Non mi ha infastidito la tua idea, anzi la trovo perfetta. Tu vivi costantemente con la mia famiglia ed è giusto che io passi del tempo con la tua. Inoltre, Hope è anche un po’ tua figlia adesso e penso che portarla a Castle Combe la renderebbe entusiasta.”
Blake gli accarezzò gli zigomi con i pollici con fare materno e lui socchiuse gli occhi per dimenticare il mondo in quelle mani.
“La normalità non ti deve spaventare. Per secoli hai vissuto come un nomade, senza radici, senza qualcuno da cui tornare. Ora ti ritrovi con una figlia, una moglie e una fissa dimora, e sai che ogni sera dovrai tornare da noi. Può essere terrorizzante, certo, ma da oggi in poi non sarai più solo. Che poi di normale nella nostra vita non c’è niente, insomma Elijah e Hayley hanno soggiogato tutta la mia famiglia perché ricordassero solo l’aspetto ‘umano’ del nostro matrimonio!”
Scoppiarono entrambi a ridere al pensiero che tutti avrebbero avuto ricordi sconnessi e confusi delle loro nozze, ma a loro andava bene così.
“Ho paura di perdere. Di perdere te, Hope, quel poco di buono che sono riuscito a costruire. Non sono pratico con le relazioni, Blake. Sono un disastro. Rovino tutto quello che tocco.”
Klaus si stava arrovellando in una marea di pensieri e di parole, era timoroso, preoccupato, disperato. Era stravolto, e i suoi occhi azzurri erano lucidi. Blake era una delle poche ad averlo visto nel suo lato più fragile e umano. Gli strinse le mani al punto da far sbiancare le nocche.
“Ehi, Niklaus, basta. Va tutto bene. Ci sono io conte. Andrà tutto bene. Lo so che la famiglia e l’affetto che ne deriva per te sia un concetto astratto perché Mikael ti ha fatto credere di non meritare di amore, di non essere in grado di far parte di qualcosa. Però io sono qui, i tuoi fratelli sono, Hope è qui a riprova di quanto tu sia degno di essere amato. Qualunque cosa accada, non dimenticare mai che non sei solo.”
Klaus, sovraccarico di emozioni, avvolse le braccia intorno ai fianchi di Blake e premette la fronte contro la sua spalla. Blake sospirò, odiava vederlo in quelle condizioni. Tutte le botte, gli insulti, i tormenti causati da Mikael avevano prodotto in lui una spaccatura che non si rimarginava. Fece scorrere le dita tra i suoi capelli biondi per calmarlo, come faceva con Hope perché si addormentasse.
“Niklaus, calmati. Lui non può farti più male. Va tutto bene, amore. Sei al sicuro.”
“Ti amo da morire, Blake.”
“Tu non puoi morire, Mikaelson!” esclamò divertita Blake scaturendo in lui una risata.
“Questo non cambia il fatto che io ti ami immensamente.”
“Tu sei un vero adulatore, signorino!”
Mezz’ora dopo Klaus sedeva sul divano con in mano un bicchiere di bourbon mentre i raggi della luna filtravano attraverso le persiane. Blake era stata costretta a lavarsi i capelli a causa dell’abbondante quantità di lacca che Freya le aveva spruzzato, ed era finita per farsi una bella doccia calda. Ritornò in soggiorno in camicia da notte disseminando la fragranza del bagnoschiuma dappertutto.
“Impedirò a tua sorella di mettere ancora mano sui miei capelli, non è brava come parrucchiera.” Esordì, andandosi a sedere sulle gambe dell’originale. Era rimasto in pantaloni e in camicia, ormai semi sbottonata, e i ricci si stavano ammorbidendo dopo una giornata intera.
“Poco importa, in fondo ci si sposa una volta sola.” Replicò Klaus con un ghigno, poi sorseggiò altro liquore. Blake pose la testa sulla sua spalla e giocherellò con il colletto della camicia.
“Noi saremo sposati fino alla mia morte, poi tu potrai sposarti ancora.”
“Non morirai, Blake. Ho già pensato a tutto io.”
“In che senso?”
“Ho trovato una soluzione al nostro piccolo problema. Tra qualche anno, quando sarai pronta, ti trasformerò in un vampiro.”
Gli occhi scuri di Blake saettarono su di lui come una freccia scagliata da un arco.
“Vuoi trasformarmi?”
“Sì, è l’unica soluzione che abbiamo. Non posso perderti, tesoro, e non ho intenzione di farlo. Posso garantirti la vita eterna al mio fianco e farò il possibile perché ciò avvenga.”
“E se io non volessi diventare un vampiro? Ci hai pensato a questa eventualità?”
Klaus bevve un altro sorso, incurante dello stato d’animo turbato di sua moglie.
“Certo che ci ho pensato. Sapevo che avresti obiettato, è nella tua indole contraddirmi su tutto.”
“Niklaus Mikaelson, ti pianto un paletto di quercia bianca nel cuore se solo provi a rinfacciarmi il mio carattere!”
“Ops, mi sa proprio che sono colpevole.” Sussurrò Klaus contro il suo collo, dopodiché lambì la pelle tesa con baci roventi. Blake sospirò irritata, sapeva di non poter resistere a quella tentazione.
“Niklaus, la trasformazione non fa per me. Non è in sintonia con il mio modo di essere.”
Klaus sorrise sornione continuando a tempestarle il collo di baci.
“Io per te rappresento tutti i peccati che non hai mai avuto il coraggio di commettere, tesoro.” disse, citando Oscar Wilde. Blake, scombussolata da quelle attenzioni, gli afferrò il mento e lo baciò con foga. Klaus aveva ragione, tutto il suo essere era immorale e lei ci era cascata appieno nella sua rete peccaminosa senza pentirsene. Blake gli serrò le gambe intorno ai fianchi e l’ibrido le artigliò le cosce indirizzando entrambi in camera da letto. Non appena la schiena della ragazza atterrò sul materasso, procedette rapida a sbottonargli la camicia e farla cadere sul pavimento. Il fisico statuario di Klaus la sorprendeva sempre, era di una bellezza sconvolgente. Tastò ogni singolo muscolo, spalle, petto, addome, per sentirne la fattezza tonica sotto i polpastrelli. Le agili dita dell’originale le abbassarono le spalline della camicia da notte per avere a disposizione più pelle da baciare, collo, spalle, scapole, e giù verso il seno. La spogliò dell’indumento in un attimo per ammirare la meraviglia di quel corpo formoso che conosceva nei dettagli.
“Le curve del tuo corpo sono pura arte. Ne sono esterrefatto.”
Blake arrossì, non era abituata a quella spontaneità dell’ibrido e ogni volta ne rimaneva sorpresa. Poi le labbra di Klaus disegnarono un percorso di baci dal collo verso il ventre per concludersi nell’interno coscia. La ragazza annaspava sotto quella bocca fredda e piena, capace di farla tremare. In un baleno si ribaltarono le posizioni, adesso Blake gli stava sopra e gli baciava ogni centimetro di torso scoperto. Klaus gemette quando lei lo liberò dai pantaloni. Si baciavano con passione, stringendosi, accarezzandosi. Era un sensuale groviglio di corpi.
“Voglio morderti, Blake. Ho bisogno del tuo sangue.”
Blake si scostò per guardarlo negli occhi liquidi di desiderio. Si spostò i capelli sulla spalla destra e piegò la testa per dargli accesso al collo. Klaus annusò l’odore del sangue che scorreva sotto la pelle, quindi sfoderò i canini e affondò nella carne. Il sapore del sangue gli esplose in bocca mandandolo in visibilio. Succhiava piano per godersi ogni sorso, e Blake ansimava di secondo in secondo.
“Niklaus, basta.” Disse con la foce ridotta ad un filo. Klaus si staccò subito preoccupato di aver rovinato tutto.
“Stai bene? Ti ho fatto male?” le chiese dolcemente pulendosi le labbra col dorso della mano. Blake scosse la testa e sorrise, era serena.
“Non mi hai fatto male. E’ stato estremamente piacevole, però vorrei avere le forze per far proseguire la nostra prima notte di nozze.”
Klaus ghignò mentre le ripuliva il collo con un fazzoletto con accurata precisione.
“E la mia adorata moglie come intende proseguire la nostra prima notte di nozze?”
“Così.” Disse Blake, dopodiché lo spinse sul materasso e riprese a baciarlo con lussuria. Si spogliarono in fretta degli ultimi indumenti per perdersi tra le lenzuola di quel letto che li aveva uniti più volte. I loro corpi si fusero lentamente, le mani si cercavano avide di pelle, le labbra sorridevano e si baciavano. Klaus, che era abituato ad essere in posizione dominante in ogni aspetto della vita, in intimità lasciava che fosse Blake a condurre i giochi. La ragazza era in grado di destabilizzarlo, di annebbiargli i sensi, lo rendeva ebbro. Quella notte fecero l’amore nel modo più coinvolgente e viscerale, continuarono fino alle prime luci dell’alba.
 
Quando Klaus si svegliò, notò dapprima il letto vuoto accanto a sé e poi i vestiti impilati in ordine sulla sedia. Si mise seduto con la testa contro la testata e si passò le mani tra i capelli. Era stranamente stanco, aveva dormito poco perché aveva preferito ammirare sua moglie distesa accanto a sé per imprimere quell’immagine nella mente e nel cuore. Avrebbe ricordato quel momento se le cose, alla fine, fossero andate male.  La sua riflessione fu interrotta dall’arrivo di Blake, che si lanciò su di lui come una bambina.
“Buongiorno, Mikaelson!”
“Buongiorno a te, tesoro. A cosa devo questo assalto?”
“Perché questa volta sono io che ti ho fatto un regalo.”
“E sarebbe?”
Blake si allungò per tirare fuori dal comodino una busta e gliela sventolò davanti agli occhi.
“Sono i biglietti per il nostro viaggio di nozze. Ti porto a Sumbawa, una paradisiaca isola indonesiana!”
“E io che avevo già organizzato due fantastiche settimane in giro per la Spagna. Beh, a questo punto direi che potremmo approfittare di entrambi i viaggi.”
Blake rimase meravigliata, neanche questa volta era stata capace di superarlo in fatto di sorprese.
“Okay, approfittiamone! Josh potrà occuparsi della pasticceria per tre settimane.”
“Sei felice, tesoro?” le domandò Klaus accarezzandole le cosce nude.
“Sì. Sei tu la ragione, Niklaus.” Sussurrò Blake, poi lo intrappolò in un bacio affiatato. Klaus la fece stendere sotto di sé e le riempì di piccoli baci il collo facendola ridere per il solletico.
“Tu sei la mia occasione, Blake. Mi fai venire voglia di essere migliore, e credo di poterci riuscire con te.”
Blake fece incastrare le dita con quelle dell’ibrido, le loro fedi luccicarono nella fioca luce del sole.
“Tu puoi farcela ad essere migliore, ho fiducia in te. E io sarò al tuo fianco sempre e per sempre.”
“Sempre e per sempre.”
Si abbracciarono, il giorno sorgeva e loro si amavano più che mai.
 
Salve a tutti! ^_^
Klaus ha avuto il suo lieto fine e ha conquistato l’amore della sua vita.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Grazie per aver seguito la storia.
Sicuramente tornerò con la terza parte, quindi state all’erta.
Alla prossima.
Un bacio.
 
Ps. Perdonate eventuali errori di battitura.
 

 

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