Di vecchie pergamene e chiari di luna

di Stria93
(/viewuser.php?uid=319287)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un enigma da risolvere ***
Capitolo 2: *** Moonlight ***



Capitolo 1
*** Un enigma da risolvere ***


cap.1

Un enigma da risolvere




- In piedi, dearie! Ho un lavoro urgente per te. -
Belle venne brutalmente strappata al sonno leggero in cui era scivolata da poche ore e si destò di soprassalto, spalancando gli occhi e ritrovandosi nella sua cella sotterranea, distesa sul pagliericcio tra un involucro disordinato di coperte. Una flebile lama di luce filtrava dalla porta che conduceva al piano superiore e rischiarava la figura di Rumpelstiltskin che torreggiava minaccioso su di lei.
- Non mi hai sentito, forse? Alzati immediatamente, vestiti e raggiungimi di sopra. Devo parlarti... subito! -
Belle, ancora mezzo intontita, realizzò con orrore che, in quel momento, aveva addosso solo una leggera camicia da notte che, per di più, le era scivolata lungo una spalla durante il sonno. Afferrò la coperta e se la tirò fino al collo, guardando in cagnesco il Signore Oscuro, che sembrava sempre più impaziente: - Come avete osato presentarvi quaggiù senza neanche bussare o chiedere il permesso?! -
- Sono il padrone del castello, dearie; non mi serve nessun permesso e, se anche mi fossi preso la briga di bussare, dubito molto che avresti sentito qualcosa visto che dormivi come un ghiro... mi ci sono voluti tre tentativi prima di riuscire a svegliarti. Ora giù dal letto! -
Lei non vacillò e gli piantò addosso uno sguardo ostile. - Avete un bel coraggio a chiamare “letto” questo mucchietto di paglia. E comunque che cosa c'è di così importante da non poter neanche aspettare che sia mattina? -
- Il gallo sta cantando giusto in questo momento, dearie, quindi tecnicamente è mattina. Adesso fa' come ti ho detto o mi costringerai a usare le cattive maniere. -
- Be', se queste erano le buone, direi che andiamo alla grande. - replicò la ragazza, ostinata.
Gli occhi ferini di Rumpelstiltskin lampeggiarono pericolosamente. - Ti avverto, Belle: si tratta di una faccenda molto seria e non è il caso di mettere ulteriormente alla prova la mia pazienza a riguardo. Mettiti addosso qualcosa e vieni nella sala dell'arcolaio. Hai cinque minuti, o verrò a prenderti di persona e non sarà piacevole, te l'assicuro. -
Un freddo brivido di paura scese giù per la schiena della giovane, che annuì controvoglia. - Va bene, ma ora andatevene e lasciatemi vestire. Farò come mi avete detto. -
- Era ora! -
Il Signore Oscuro si voltò e uscì dall'angusto stanzino sotterraneo, lasciando la porta aperta per lei.
Belle si affrettò a lavarsi con l'acqua gelida del catino accanto al giaciglio e indossò il suo abito celeste, senza smettere di arrovellarsi su cosa mai Rumpelstiltskin potesse volere da lei a quell'ora, tanto da piombare nella sua cella e buttarla giù dal letto con malagrazia e senza tanti complimenti.
Aveva detto che era una faccenda seria e, a conferma delle sue parole, Belle aveva notato una scintilla febbrile nel suo sguardo che mai le era apparsa prima di quel momento. In cuor suo, sperava davvero che non fosse nulla che riguardasse la sua famiglia o il suo regno, ma qualcosa le diceva che non si trattava di brutte notizie che la vedessero direttamente coinvolta.
Aveva forse fatto qualcosa di male per cui Rumpelstiltskin intendeva punirla? Eppure erano settimane che non rompeva più niente durante le faccende e, anche in quelle occasioni, il Signore Oscuro non era mai sceso nelle segrete a svegliarla solo per sgridarla e rimproverarle la sua disattenzione.
No, doveva esserci ben altro dietro quell'inaspettata incursione mattutina. Qualcosa che evidentemente stava molto a cuore al folletto e, che lei sapesse, non esistevano molte cose in grado di smuoverlo o turbarlo.
In fondo, Belle iniziava ad essere vagamente intrigata da quel mistero e, in men che non si dica, si ritrovò ad attraversare con passo svelto la sala dell'arcolaio per raggiungere il Signore Oscuro, seduto al tavolo con una pergamena dall'aria antica e logora distesa davanti a sé che, a quanto pareva, aveva monopolizzato la sua attenzione, tanto che egli non sembrò nemmeno accorgersi del suo arrivo.
Belle osservò la profonda ruga di concentrazione che si era formata tra gli occhi spiritati di lui, completamente assorto nella contemplazione di quel vecchio foglio ingiallito e strappato in più punti che doveva aver visto giorni migliori.
Alla fine, la giovane diede un leggero colpo di tosse per annunciare la sua presenza e Rumpelstiltskin sussultò lievemente, lanciandole un'occhiata di sbieco. - Alla buon'ora! Credevo che mi avresti costretto a trascinarti quassù con la forza. -
- Be', come potete vedere, non è stato necessario. E ora mi dite cosa c'è di tanto grave da giustificare la vostra irruzione in “camera” mia prima dell'alba? -
Rumpelstiltskin si morse la lingua per frenare la replica tagliente che gli era salita alle labbra, invece prese un lungo sospiro e fece cenno a Belle di accomodarsi sulla sedia lì accanto.
Lei si sedette, sempre più curiosa di scoprire cosa stesse succedendo. Aveva l'impressione che c'entrasse quella vecchia pergamena, e infatti...
- Avrai notato che ieri sono stato via dal castello per l'intera giornata. Be', ho fatto un piccolo viaggio tra le montagne a nord della Foresta Infinita e in un antico nascondiglio scavato nella roccia ho trovato un oggetto che cercavo da molto, moltissimo tempo. - e, così dicendo, indicò proprio il consunto rettangolo di pergamena disteso sul tavolo.
Belle si sporse in avanti per esaminarla meglio e notò che, nonostante lo stato disastroso in cui versava il sostegno materiale, le rune vergate chissà quanto tempo prima erano ancora nitide e nere come la pece, perfettamente leggibili, quasi che fossero state scritte solo il giorno precedente.
Rumpelstiltskin colse l'interrogativo che stava sorgendo nella mente rapida della sua domestica e fece un sorrisetto. - Ti starai chiedendo come mai l'inchiostro non sia sbiadito e rovinato come il resto della pergamena... be', dearie, questo particolare tipo di inchiostro non si consuma né è soggetto all'usura del tempo o degli elementi naturali. Si tratta di un manufatto magico scoperto dal popolo degli elfi millenni fa e che, come vedi, ci permette di leggere queste rune ancora oggi e senza alcuna difficoltà... o almeno, così speravo. -
Rumpelstiltskin strinse le labbra in una smorfia di disappunto e serrò i pugni.
Belle era sempre più confusa. - Che intendete dire? -
Il Signore Oscuro pronunciò le parole seguenti a denti stretti, quasi ringhiando. - Intendo dire, dearie, che... non sono in grado di tradurle! -
Rumpelstiltskin batté il pugno sul tavolo e Belle sobbalzò sulla sedia per lo spavento. Quello scatto d'ira l'aveva colta di sorpresa; non aveva mai visto il Signore Oscuro perdere il controllo in quel modo. Di solito non permetteva mai che le emozioni prendessero il sopravvento sul suo temperamento freddo e calcolatore; in quel momento invece sembrava preda inerme di una frustrazione a cui non riusciva a far fronte.
- Ero convinto che si trattasse dell'antica lingua elfica, - continuò, più rivolto a se stesso che alla sua domestica, - ma questi dannati segni non corrispondono a nessuna delle rune usate in quell'alfabeto e sono assolutamente certo di non averle mai viste prima d'ora in tutta la mia lunga vita. -
Belle provò un sincero moto di dispiacere nel vedere Rumpelstiltskin così afflitto; qualunque informazione fosse contenuta in quella pergamena misteriosa doveva essere di vitale importanza per lui.
La ragazza dovette soffocare l'istinto di prendere la mano del folletto nella propria e confortarlo, ma sapeva che il Signore Oscuro si sarebbe sentito umiliato e offeso da quel contatto e forse avrebbe finito per inveirle contro nuovamente, senza considerare il fatto che una parte di lei fosse ancora molto risentita a causa del brusco trattamento che egli le aveva appena riservato; così desistette da quell'intento e diede voce alle domande che le turbinavano nella mente: - Ma non capisco... cosa c'entro io con questa storia? Perché mi state mostrando questo foglio se è inutile? -
Rumpelstiltskin parve riprendere il controllo di sé e le piantò addosso uno sguardo serissimo che, per un attimo, fece mancare il respiro alla giovane. - Non è ovvio, dearie? Qualche tempo fa hai tradotto per me l'incantesimo per evocare la Fata Nera e ora voglio che tu faccia lo stesso con questa maledetta pergamena. -
- Quella volta mi avete ingannata. - puntualizzò Belle, stizzita. - Non intendevo affatto aiutarvi, volevo solo sapere cosa aveste intenzione di fare con quel povero bambino. -
- Ciononostante, dearie, hai fatto un ottimo lavoro e mi aspetto che sia così anche stavolta, dato che te lo sto chiedendo gentilmente. -
La ragazza sbuffò. - Più che altro, direi che me lo state ordinando e assai poco gentilmente. -
Il Signore Oscuro agitò la mano con impazienza. - Vedila come ti pare. Il punto è che non ti occuperai d'altro fino a quando non sarai riuscita a capire il significato di queste rune. Niente più faccende o pulizie per te. Passerai tutte le tue ore da sveglia dedicandoti a questo compito. Consulta ogni libro della biblioteca, se serve. -
Belle era sempre più basita. Davvero Rumpelstiltskin si aspettava che lei riuscisse in quell'impresa nella quale lui per primo aveva fallito?!
- Ma... ma come pensate che io possa tradurre quei segni se non ci siete riuscito neanche voi che siete lo stregone più potente di tutti i reami? -
Lui alzò le spalle. - Hai sempre quella tua buffa testolina immersa in un qualche libro e conosci già la lingua delle fate... dovrai pur trovare una soluzione a questo enigma. Credevo che lo studio e le sfide intellettuali fossero il pane per un topo di biblioteca come te. -
Belle abbassò lo sguardo e si morse il labbro, titubante. Effettivamente, non poteva negare che quella faccenda la intrigasse non poco; aveva letto molte volte di quel genere di rompicapo nei suoi romanzi e l'eroe di turno finiva sempre per risolverli con ingegno, astuzia e spesso anche un pizzico di fortuna, proprio come piaceva a lei, inoltre si sentiva vagamente lusingata all'idea di poter aiutare Rumpelstiltskin.
Si trattava di una situazione a suo modo stimolante, che rappresentava un ottimo diversivo per rompere la monotonia delle lunghe giornate al castello che la giovane trascorreva per lo più spolverando la collezione del Signore Oscuro, lucidando l'argenteria, cucinando e facendo il bucato: una piatta vita da massaia quando lei aveva sempre desiderato vivere avventure, essere intrepida e portare a termine grandi imprese. Eppure una vocina insistente nella sua testa l'ammoniva severamente, ricordandole il genere di affari biechi in cui solitamente il folletto era coinvolto: e se quella pergamena avesse contenuto le istruzioni per un terribile maleficio che sarebbe stato impiegato per danneggiare qualcuno?
Le sue elucubrazioni vennero bruscamente interrotte dalla voce di Rumpelstiltskin: - Puoi pensarci su quanto vuoi, dearie, ma sappi che non accetterò un no come risposta. Come hai giustamente osservato poco fa, la mia non è una richiesta... è un ordine. -
Belle si sentì con le spalle al muro ma trovò comunque il coraggio di esternare le proprie preoccupazioni. - Se... se riuscirò a tradurre la pergamena, cosa di cui dubito fortemente,... la userete per fare del male alle persone? -
- L'uso che ne farò non ti riguarda. Ho le mie ragioni, che non rivelerò certo a te. -
La giovane fece appello a tutto il proprio coraggio e, anche se la sua voce suonò più acuta e tremula di quanto avrebbe sperato, riuscì comunque a mantenere un contegno abbastanza risoluto. - Allora non vi aiuterò. -
Rumpelstiltskin la trafisse con un'occhiata glaciale, le pupille da rettile ridotte a due fessure. - Che cos'hai detto, dearie? -
Belle deglutì, ormai certa di essersi inoltrata ben oltre i confini della pazienza del Signore Oscuro. Ma il suo temperamento fiero ebbe la meglio. - Ho detto, che non vi aiuterò in questa impresa, se avrà come risultato la sofferenza di un innocente. Non prenderò parte ai vostri piani loschi. -
Il ghiaccio di poco prima svanì dagli occhi di Rumpelstiltskin, ora diventati di brace, che ardevano di pura collera e mandavano lampi di indignazione. - Tu non sai niente, ragazza! Non sai niente di me e di ciò che progetto ormai da secoli e a cui ora sono così maledettamente vicino! Non sai cosa ho perso e cosa ho sacrificato in tutti questi anni! Non capisci cosa c'è in gioco! -
La sua voce tremava di rabbia, ma anche di un'emozione diversa che Belle non seppe identificare. Dolore, forse?
Senza alcun preavviso, il folletto si portò una mano tremante al volto in un gesto così umano che Belle intravide per un attimo l'uomo dietro il mostro: un uomo disperato e stanco, preda di demoni e tormenti di cui lei non riusciva ad immaginare la natura, ma dei quali avvertiva tutto il terribile potere e la forza della presa ferrea che essi avevano su di lui. La diffidenza e il sospetto di poco prima parvero allentarsi per cedere il passo alla compassione.
- Mi dispiace. - disse con dolcezza, - Mi sembra di capire che il contenuto di quella pergamena sia molto prezioso per voi... -
Rumpelstiltskin prese qualche respiro profondo per calmarsi e ritrovare il proprio contegno, poi fissò la sua domestica con espressione stravolta, quasi di supplica. Era irriconoscibile. - Te lo chiedo per favore, Belle. Solo per questa volta, non fare domande, non obiettare, non cercare di scoprire i miei segreti... sappi solo che si tratta di una questione vitale per me e, ti prego, fa' tutto ciò che puoi per capire cosa diamine significano quei simboli. -
Era evidente che rivolgerle quella richiesta accorata gli fosse costato non poco. Il Signore Oscuro non era abituato a supplicare, solitamente avveniva l'esatto contrario e lui ne godeva parecchio... ma quella volta la posta in gioco era decisamente troppo alta per badare alla reputazione o alla dignità, e Rumpelstiltskin dovette mettere da parte una buona fetta del suo orgoglio secolare.
Calò il silenzio, mentre Belle soppesava la situazione e cercava di porre fine al conflitto interiore che imperversava nel suo animo, combattuta tra il desiderio di aiutare il Rumpelstiltskin-Uomo che le si era appena rivelato in tutta la sua fragilità, e quello di non ricoprire un ruolo nei disegni discutibili del Rumpelstiltskin-SignoreOscuro.
Alla fine, il suo altruismo e la sua innata bontà ebbero la meglio e la giovane annuì. - D'accordo. Farò il possibile per aiutarvi a scoprire cosa vogliano dire quei segni. E non vi farò altre domande, promesso. -
Rumpelstiltskin parve rilassarsi un po' e si lasciò andare contro lo schienale della sedia, congiungendo le dita delle mani davanti a sé e tornando ad impersonare il folletto distaccato e imperturbabile di sempre. - Molto bene, dearie. Puoi iniziare da adesso. Sta' solo attenta nel maneggiare la pergamena, come vedi, è già abbastanza danneggiata. -
Belle la prese con delicatezza, sfiorandola con il reverente timore che sempre provava nei confronti degli oggetti antichi. Era talmente sottile e decrepita che avrebbe potuto sgretolarsi tra le sue dita da un momento all'altro, ma la giovane usò tutta l'attenzione possibile e riuscì ad evitare quella sciagurata eventualità, avviandosi fuori dalla sala dell'arcolaio, diretta in biblioteca.
Rumpelstiltskin la osservò allontanarsi e scosse la testa, restio a credere di essersi appena ridotto a pregare la sua domestica di aiutarlo in quel compito che lui stesso non era riuscito a portare a termine. Com'era caduto in basso! E, per giunta, quella ragazzina insolente gli aveva anche dato filo da torcere e aveva avuto l'ardire di provare a tenergli testa!
Percepiva uno sgradevole senso di disagio, il Signore Oscuro: non era avvezzo a dover riporre la propria fiducia in altri all'infuori di se stesso e dei suoi poteri, ma in quel frangente avrebbe dovuto fare un'eccezione e confidare che la sua giovane domestica, così piena di risorse, trovasse la soluzione a quello spinoso problema.
Secondo le informazioni che si era procurato, quella vecchia pergamena conteneva le indicazioni per l'esatta ubicazione del Sortilegio Oscuro, e lui non poteva permettersi di fallire nella sua missione a causa di un impedimento tanto stupido come una barriera linguistica.


Belle si mise subito al lavoro. Distese il foglio di pergamena sul tavolo della biblioteca e iniziò a passare in rassegna le rune una per una, in cerca di qualche indizio che potesse metterla sulla giusta strada almeno per avere un punto di partenza da cui avviare la sua ricerca, ma nessuna di esse le risultò anche solo vagamente famigliare.
Non si trattava della lingua delle fate, non era elfico, né nanico né, tanto meno, goblinese o gigantese... inoltre, il fatto che quelle parole avessero migliaia di anni non contribuiva certo a facilitare l'indagine.
Ad ogni modo, Belle non si perse d'animo e radunò tutti i libri che riuscì a trovare in materia di linguaggi antichi e runologia; li impilò sul tavolo e cominciò a sfogliarne le pagine ingiallite e irrigidite dagli anni, che scricchiolavano e protestavano al suo tocco.


La ragazza perse presto la cognizione del tempo, totalmente assorbita dal compito che Rumpelstiltskin le aveva affidato e nemmeno si rese conto di quando il Signore Oscuro fece il suo ingresso nella biblioteca reggendo tra le mani un vassoio sul quale troneggiava una fumante scodella di stufato.
- Mi fa piacere vederti tanto ligia al tuo dovere, dearie. Ma credo che il cervello lavori meglio quando lo stomaco è pieno. -
Solo in quel momento Belle alzò lo sguardo dal manuale runico che stava consultando e ci mise un paio di secondi a mettere a fuoco il folletto.
- Oh, Rumpelstiltskin... vi ringrazio. - fece, sorpresa da quell'atto di inconsueta gentilezza. - Ma è già ora di pranzo? -
Lui sogghignò: - Ora di pranzo? Dearie, è passata da un pezzo... l'ora di cena! -
Belle strabuzzò gli occhi e guardò fuori dalla finestra, notando con stupore che il sole era tramontato e uno splendido cielo limpido e trapuntato di stelle faceva bella mostra di sé fuori dalla vetrata.
Non mangiava né beveva nulla da tutto il giorno e, a conferma di quel fatto, il suo stomaco si esibì in un brontolio di protesta decisamente poco regale che la fece avvampare.
Il sorrisetto beffardo di Rumpelstiltskin si fece ancora più marcato: - Sì, direi che qualcuno qui è decisamente affamato. -
Belle afferrò la ciotola da cui si levava un profumino invitante e si mise a mangiare con gusto, rendendosi conto solo in quel momento di quanto appetito avesse.
Rumpelstiltskin prese posto su una sedia lì accanto e rimase a tenerle compagnia durante il pasto, sfogliando distrattamente i tomi che la giovane aveva riunito. - Hai scoperto qualcosa di utile fino ad ora? -
Belle mandò giù l'ultimo boccone e scosse la testa mestamente. - Purtroppo no. Si tratta di una lingua del tutto sconosciuta. Non ho ritrovato tracce in nessuno dei volumi che ho consultato oggi, ma non temete, non ho intenzione di arrendermi. Ormai si tratta di una sfida personale. - asserì con un sorriso stanco ma determinato.
Rumpelstiltskin si sentì pungere dalle spine insidiose del senso di colpa. Dopo le maniere brutali che aveva usato con lei quella mattina, Belle si stava prodigando senza risparmiarsi pur di fargli ottenere ciò che gli serviva, e senza neppure mettere il broncio o rinfacciargli il suo atteggiamento rude.
Più imparava a conoscerla, e più la sua domestica lo spiazzava regalandogli sorrisi laddove normalmente riceveva solo occhiatacce, parole gentili e sincere quando tutti gli altri maledivano il suo nome, ricercava la sua presenza mentre il resto del mondo sperava di non incrociare la sua strada per nessun motivo: quella ragazza era una continua sorpresa per lui.
- Ehm... credo che questa sera potrei restare qui e aiutarti un po'. - si sentì dire, come se le sue labbra si fossero mosse in autonomia, senza il previo consenso della ragione.
Belle gli scoccò uno sguardo a metà tra lo stupore e la riconoscenza.
- Insomma, - si affrettò a precisare Rumpelstiltskin, - penso che tu possa essere più motivata a lavorare in fretta se rimango a tenerti d'occhio. Non vorrei che trascurassi il tuo compito per leggere uno dei tuoi romanzetti. -
Ovviamente sapeva che Belle non si sarebbe mai sottratta al suo dovere, né avrebbe lavorato meno alacremente in sua assenza, ma già quella mattina aveva smesso la maschera del malvagio folletto senza scrupoli davanti a lei e ora doveva tentare di riguadagnare un minimo di dignità ai suoi occhi.
Tuttavia non era certo di aver ottenuto il risultato sperato, poiché la ragazza non parve affatto intimidita da quelle insinuazioni, anzi gli rivolse un caldo sorriso e si scostò un poco per fargli spazio al tavolo.


Belle e Rumpelstiltskin lavorarono fianco a fianco per buona parte della serata e della notte.
Lessero e rilessero intere pagine vergate in caratteri minuscoli, esaminarono più volte la pergamena ipotizzando teorie che si facevano sempre meno probabili: dagli anagrammi ai metodi di codificazione più sottili e ingegnosi; il Signore Oscuro acconsentì perfino a rimuovere un drappo di stoffa da uno specchio per verificare che non si trattasse di quel genere di scrittura che diventa leggibile solo se riflessa.
Ma nessuno dei loro tentativi ebbe successo e quando dalla pendola si levò un unico possente rintocco e Belle non poté trattenere un sonoro sbadiglio, Rumpelstiltskin la congedò.
- È tardi, va' a dormire, dearie. Riprenderai domattina ma temo che non potrai contare sul mio aiuto dato che partirò all'alba per recarmi in un reame molto lontano da qui. Non so quando farò ritorno, quindi non aspettarmi, non gingillarti e pensa solo a come risolvere questo problema. -
Belle, troppo assonnata per ribattere alle sue raccomandazioni, fece un cenno d'assenso, gli diede rapidamente la buonanotte e si avviò fuori dalla stanza sbadigliando di nuovo.
Rumpelstiltskin rimase per qualche istante ad osservare il punto in cui la ragazza era svanita, dopodiché spense con un soffio le candele che illuminavano fiocamente la biblioteca e se ne andò a sua volta.


Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Moonlight ***


cap. 2


Moonlight




Belle dormì male. I suoi sogni furono agitati e popolati da misteriose pergamene, rune sinistre e incomprensibili che, a un tratto, sprigionavano un denso fumo viola che l'avvolgeva da capo a piedi e le impediva di respirare, soffocandola e premendole la gola sempre più forte...
La giovane si svegliò ansimando e si rese conto che, nel suo sonno burrascoso, si era inavvertitamente attorcigliata la coperta intorno al collo.
Si districò dalle coltri assassine e prese dei grandi respiri lenti e profondi, ancora scossa dal mix di incubi che l'aveva visitata quella notte.
Era molto presto ma un timido raggio di sole mattutino già faceva breccia dalla finestrella per il ricambio dell'aria.
La giovane sapeva che, a quel punto, sarebbe stato impossibile riaddormentarsi e dunque tanto valeva darsi una lavata, vestirsi, mangiare qualcosa e avviarsi immediatamente in biblioteca, dove l'attendeva il suo nuovo incarico di traduttrice.


Venti minuti più tardi, la ragazza si sedette di nuovo di fronte all'arcano documento che si era infiltrato perfino tra i suoi sogni quella notte.
- Ok, - disse, in tono risoluto. - A noi due, dearie. Scoprirò il tuo segreto, puoi starne certa. -
Ma l'intera mattinata trascorse senza che una sola pallida scintilla di luce rischiarasse il mistero su cui Belle stava indagando.
I criptici segni neri, che spiccavano come un bassorilievo sul foglio ingiallito, rimanevano incomprensibili, chiusi nel loro impenetrabile silenzio e l'unica cosa che Belle riuscì a ricavare dalla sua mattina di ricerche furono una brutta emicrania e un fastidioso bruciore agli occhi, oltre ad un irritante senso di frustrazione e fallimento.
Qualunque idea le fosse balenata in mente, qualunque volume avesse sfogliato e risfogliato non aveva portato a nulla e l'esasperazione e lo sconforto stavano iniziando a farsi strada nell'animo della giovane. Se almeno ci fosse stato Rumpelstiltskin, avrebbe condiviso quelle odiose sensazioni con lui e forse, ragionando sul problema in due e a mente fredda avrebbero finito, chissà come, per trovare una soluzione a quel rompicapo; ma Belle era sola nell'intero castello e l'unica compagnia su cui poteva contare era quella dei polverosi libroni di linguistica che aveva scomodato invano dalle postazioni che occupavano ormai da anni e, ovviamente, di quella maledetta pergamena che sembrava quasi prendersi gioco di lei e dei suoi vani tentativi di decifrarne il messaggio.
La giovane decise che una pausa per rinfrancare gli occhi, acquietare la mente e riempire lo stomaco non le avrebbe fatto male e così scese nelle cucine e consumò un pasto frugale a base di focaccia e carne fredda. Tuttavia ogni suo proposito di distrarsi per un po' dalla missione che Rumpelstiltskin le aveva affidato si rivelò fallimentare poiché, ben presto, Belle si rese conto che i suoi pensieri non si allontanavano mai davvero da ciò che aveva lasciato due piani sopra di sé, in biblioteca.
Ormai era chiaro che la ragazza non si sarebbe data pace finché non fosse riuscita nel suo intento e dunque gettò al vento il buon senso che le diceva di prendersi almeno un'oretta di riposo e tornò a sedersi di fronte a quel logoro foglio che stava creando tanto scompiglio e agitazione al Castello Oscuro.
Nel pomeriggio, Belle provò a cambiare tattica e si dedicò a corposi volumi che raccoglievano leggende e storie antiche. Sapeva perfettamente che le verità e i saperi del passato più arcano erano contenuti nei miti e nei racconti che erano pervenuti ai posteri e contava di trovare qualche accenno alla pergamena e ai suoi misteri in uno di essi... e questa volta le sue speranze non vennero del tutto disattese.
- Ah! Finalmente! - esultò la giovane quando incappò in un'antica fiaba del popolo degli elfi in cui si narrava di un elfo-stregone dall'animo coraggioso e altruista che aveva intrapreso un lungo viaggio alla ricerca della pergamena con l'intenzione di distruggerla per fare in modo che nessuno con intenzioni malvagie potesse entrarne in possesso e venire a conoscenza delle preziose informazioni in essa contenute. Egli ricorse a tutto ciò che era in suo potere per disfarsi di quel manufatto ma nessuno dei suoi tentativi andò a buon fine e così, ritrovandosi senza più frecce al suo arco, decise infine di scagliare un incantesimo sulle rune per renderle indecifrabili a chiunque, ma la magia antica che permeava l'inchiostro con cui erano state vergate era troppo potente e così l'incantesimo dell'elfo non ebbe effetto del tutto e rimase una possibilità, per quanto minuscola, che qualcuno riuscisse ad arrivare comunque al messaggio della pergamena. A quel punto, la storia s'interrompeva e alla pagina successiva ne iniziava un'altra che nulla aveva a che fare con ciò che interessava alla giovane, che gemette di delusione. Aveva davvero creduto che quella leggenda potesse essere la chiave per risolvere l'enigma e ora si ritrovava al punto di partenza! Be', forse non proprio al punto di partenza... insomma, aveva scoperto che il motivo per cui né lei né Rumpelstiltskin erano stati in grado di leggere quei segni non era legato ad un problema linguistico, ma alla protezione magica di cui questi erano stati dotati e il cui scopo era proprio quello di occultarli.
A quel punto, teoricamente, il suo ruolo avrebbe anche potuto concludersi e la palla sarebbe dovuta passare nelle mani di Rumpelstiltskin, decisamente più esperto di lei in fatto di magia, ma ormai Belle si sentiva coinvolta in quella vicenda fino al collo, tanto da rifiutarsi di uscire silenziosamente di scena proprio in quel momento cruciale, e così ripose gli inutili tomi di traduzione e linguistica sostituendoli con tutti i libri che riuscì a trovare che riguardassero la storia e le pratiche magiche degli elfi. Sfortunatamente riuscì a mettere insieme solo un esiguo numero di volumi, per di più poco corposi e talmente datati e usurati che alcune pagine risultavano illeggibili, macchiate o strappate.


Belle studiò a lungo quel pomeriggio ma scoprì ben poco: gli stregoni elfici praticavano magie straordinarie e incantesimi potentissimi e complessi che la giovane riteneva perfino al di là delle capacità del Signore Oscuro. Per di più essi facevano ricorso sempre e solo alla magia di luce, dunque ella dubitava che Rumpelstiltskin sarebbe riuscito a spezzare l'incantesimo che proteggeva la pergamena grazie all'impiego delle arti oscure.
No, sembrava proprio che la loro unica speranza fosse lo spiraglio di cui si accennava all'interno della leggenda che aveva letto poco prima; la lacuna nelle misure protettive a cui l'elfo-stregone era ricorso tanti secoli addietro.
Ma in cosa poteva consistere tale spiraglio? La storia non scendeva nei dettagli e Belle non trovò altri riferimenti a quell'episodio.
Aveva fatto un passo avanti rispetto a quella mattina, ma ora, ironia della sorte, si ritrovava ancora una volta in un vicolo cieco. Neanche il tempo di esultare per il progresso ottenuto!
Nel frattempo, la giovane cercava ostinatamente di ignorare l'insistente vocina nella sua testa che la metteva in guardia rispetto a ciò che stava facendo, avanzando peraltro argomenti molto convincenti: se quello stregone buono e saggio aveva tentato di distruggere la pergamena per evitare che finisse nelle mani sbagliate, allora quelle rune dovevano celare qualcosa di veramente terribile... e non era certa che le mani di Rumpelstiltskin fossero effettivamente quelle “giuste”. In fondo non le aveva rivelato la motivazione che lo spingeva a voler entrare in possesso di quelle informazioni e nemmeno le aveva dato la sua parola che non le avrebbe impiegate per nuocere a qualcuno. In verità, non sapeva di preciso cosa l'avesse spinta ad accettare di aiutarlo; più che altro si era fidata del proprio istinto e di ciò che le diceva il cuore, al quale aveva sempre dato ascolto molto più che alla ragione.
Belle pose fine a quella battaglia interiore dicendosi con decisione che ormai aveva accettato ed era alquanto tardi per tirarsi indietro o farsi attaccare dai ripensamenti: che le piacesse oppure no, era diventata parte di quella storia iniziata secoli prima, anche se non aveva idea di come si sarebbe conclusa. In più, se avesse provato a nascondere a Rumpelstiltskin quanto aveva appreso sulla pergamena (non era mai stata una gran bugiarda), era più che certa che lui se ne sarebbe accorto e che lei ne avrebbe subito le conseguenze, inoltre il folletto le avrebbe comunque estorto quelle informazioni con la forza o la magia.


La luna splendeva alta nel cielo notturno quando Rumpelstiltskin comparve davanti al portone d'ingresso del Castello Oscuro, che si spalancò di fronte a lui per poi richiudersi con un tonfo secco alle sue spalle.
Il Signore Oscuro si sfilò il mantello, lo gettò con noncuranza sul tavolo di granito che ornava l'atrio del palazzo e proseguì lungo un corridoio di pietra illuminato da allegre torce scoppiettanti.
Anche quel giorno era riuscito a portare a termine un accordo molto proficuo, ma non era riuscito a togliersi dalla testa il problema che lo angustiava dal giorno precedente e ora fremeva per raggiungere la biblioteca e scoprire se Belle avesse fatto progressi in sua assenza. Ovviamente non si aspettava di trovarla ancora al lavoro; era notte fonda e la sua domestica doveva essere andata a dormire già da un pezzo, ma sperava almeno di trovare qualche appunto scritto o un suggerimento che potesse tornargli utile e metterlo sulla strada giusta.
La sua sorpresa fu grande quando varcò la soglia della biblioteca e trovò la ragazza seduta al tavolo, circondata da libri polverosi e fogli scarabocchiati. La luce fioca di tre candele ormai quasi del tutto consumate rischiarava la sua figura profondamente addormentata, le braccia incrociate sotto il capo a mo' di rudimentale cuscino.
Rumpelstiltskin si arrestò di colpo per lo stupore e il disagio, poi mosse qualche passo lento verso la giovane, cercando di non far cigolare le vecchie assi di legno del pavimento.
Belle respirava piano, immersa in un sonno che probabilmente l'aveva colta di sorpresa mentre era intenta a lavorare alla pergamena. Ormai la conosceva abbastanza da sapere quanto la sua domestica fosse cocciuta anche quando si trattava di arrendersi alla stanchezza.
Più di una volta, la sera, l'aveva vista combattere con Morfeo pur di leggere anche solo un'altra pagina del libro in cui era immersa, allora il capo cominciava a ciondolarle sulle spalle e lei lottava con tutte le sue forze per riuscire a tenere gli occhi aperti, impresa nella quale puntualmente falliva ogni volta. In quelle occasioni, Rumpelstiltskin la lasciava sonnecchiare per un po' sulla poltrona o sul divano nella sala dell'arcolaio, mentre lui filava e, di tanto in tanto, le scoccava qualche occhiata fugace, per poi tossicchiare o urtare di proposito qualche oggetto, disturbando il sonno della ragazza e inducendola a svegliarsi; lei lo guardava con gli occhi appannati, mormorava qualche sconnessa parola di scuse e si dirigeva alla sua cella, al piano di sotto.
Qualche volta però, Rumpelstiltskin non se la sentiva di destare la sua domestica, sfinita dal duro lavoro della giornata, e allora la lasciava dormire nella sala dell'arcolaio fino alla mattina seguente. Non l'avrebbe mai ammesso con nessuno e tanto meno con se stesso, ma quelle notti che trascorreva in silenziosa compagnia di Belle sembrava che i fantasmi del passato allentassero un po' la presa su di lui ed egli godeva di quel senso di sollievo temporaneo e indugiava con lo sguardo sulla figura addormentata della ragazza decisamente più di quanto si addicesse al terribile Signore Oscuro.
Rumpelstiltskin si portò accanto al tavolo e sbirciò i libri e gli appunti sparsi in disordine. Lesse dei riferimenti al popolo degli elfi e alle magie che potevano spezzare gli incantesimi di occultamento. Ma come diamine era finita in quel campo se lui l'aveva lasciata al lavoro su tomi di traduzione e runologia? Che avesse davvero scoperto qualcosa?
Il folletto avvertì una scossa di adrenalina, mista a speranza e sfilò delicatamente la pergamena da sotto il braccio di Belle, prendendo a studiarla intensamente come se quei segni potessero dirgli qualcosa di diverso rispetto alla sera precedente e il loro significato disvelarsi spontaneamente a lui. Ma ovviamente ciò non accadde, in compenso Belle emise un mugolio e si destò sbadigliando e gemendo a causa della scomoda posizione in cui si era assopita. Quando si accorse di Rumpelstiltskin fece un salto sulla sedia. - Rumpelstiltskin! Sta forse diventando un'abitudine quella di spiarmi nel sonno? -
Il Signore Oscuro non rispose, troppo impegnato a contemplare con disappunto le ombre scure che si allargavano sotto gli occhi arrossati e gonfi di lei e la pelle del suo viso tirata e resa pallida dalla stanchezza.
Si era davvero ridotta così per lui? Era arrivata a quel punto solo per aiutarlo a compiere un'impresa di cui nemmeno conosceva la natura? Un'ondata di confusa commozione, mista ad un lieve senso di colpa, lo travolse per un attimo ma, fortunatamente per lui, Belle non vi fece caso, indaffarata com'era a soffocare un nuovo sbadiglio.
- È notte inoltrata, dearie. Dovresti essere a letto già da un po'. - doveva essere un rimprovero, ma Rumpelstiltskin si stupì di quanto la sua voce suonasse gentile, quasi dolce.
- Oh, non mi sembrava di avere sonno e così ho pensato di continuare a lavorare alla pergamena ma... temo di essere crollata senza neanche accorgermene. - un lieve rossore le colorò le gote.
- Sì, me n'ero accorto, dearie. E dimmi, hai almeno cenato? -
La sfumatura rosea sulle sue guance si fece ancora più accentuata. - Ehm... -
Rumpelstiltskin scosse la testa. - Già, scemo io a domandartelo, vero? -
- Be', siete stato voi a ordinarmi di lavorare a questo compito. - protestò Belle, sulla difensiva.
- Ma non a prezzo della tua salute, dearie. - replicò il folletto, esasperato.
Belle rimase per un attimo senza parole e lo fissò intensamente. - Voi... vi preoccupate per me? -
Ancora una volta, il Signore Oscuro finse di non aver udito le sue parole. - Allora, dearie, hai almeno scoperto qualcosa o stai rischiando la denutrizione per niente? -
Un guizzo d'entusiasmo animò le iridi cristalline della ragazza spazzando via anche le ultime tracce di torpore. - Oh, sì! Ho scoperto alcune cose interessanti. -
Belle raccontò a Rumpelstiltskin della leggenda elfica, dell'incantesimo dell'elfo-stregone e della falla nella magia di occultamento. Il Signore Oscuro l'ascoltò con attenzione e alla fine si portò una mano al mento con aria pensosa. Non sarebbe stato facile, ma almeno ora sapeva che esisteva un modo per leggere quelle rune e che la soluzione era da ricercare nella magia.
- Be', sono molto colpito, dearie. - e lo era davvero!
Belle arrossì di nuovo, ma la sua espressione tradiva un certo compiacimento.
- Hai fatto un ottimo lavoro, ma adesso va' a dormire; d'ora in avanti ci penserò io. -
Un'ombra di delusione oscurò il viso soddisfatto della giovane. - Non avete più bisogno di me, dunque? -
Rumpelstiltskin rimase alquanto stupito da quel tono contrariato. - Credevo che saresti stata felice di essere sollevata da quest'incarico. All'inizio nemmeno volevi accettare e ora mi metti il muso lungo perché ti congedo. Che il Diavolo mi porti se un giorno riuscirò mai a capirti, ragazza! -
Belle arricciò le labbra, caparbia. - Che vi piaccia o no, ormai sono coinvolta in questa storia e non potete semplicemente darmi una pacca sulla spalla e lasciarmi fuori come se niente fosse. Dopotutto, sono stata io a scoprire dell'incantesimo di protezione! -
- Sì, dearie, e mi sembra di averti già fatto i complimenti per questo, ma a meno che tu non sia un'esperta di arti magiche, dubito molto che il tuo contributo possa essermi di qualche utilità a questo punto. -
- Lo vedremo. - replicò Belle in tono di sfida e, prima che Rumpelstiltskin potesse reagire, lei gli prese di mano la pergamena e si diresse a grandi falcate verso l'uscita della biblioteca.
- E ora dove accidenti stai andando?! -
Quando la giovane si voltò, i suoi occhi ardevano del fuoco della determinazione. - Vado in giardino. Forse un po' d'aria fresca mi aiuterà a pensare meglio e a capire come aggirare l'incantesimo di occultamento... anche se non sono la Signora Oscura. -
Rumpelstiltskin allargò le braccia in un gesto che esprimeva tutta la sua esasperazione. - Fa' come ti pare, dearie. Ma non pensare che verrò a prenderti per portarti a letto se cadrai a terra senza forze. -


Pochi minuti dopo, Belle passeggiava per il giardino del Castello Oscuro, passando mentalmente in rassegna tutte le informazioni che aveva acquisito fino a quel momento. Eppure la sua concentrazione vacillava, turbata dal miscuglio intricato di emozioni che avvertiva dentro di sé. Era indignata perché Rumpelstiltskin pensava di poterla liquidare dopo tutto il lavoro che aveva fatto, si sentiva offesa in quanto il folletto sembrava non ritenerla in grado di aiutarlo ulteriormente solo perché non s'intendeva molto di magie e incantesimi, e inoltre, cosa più irritante e preoccupante di tutte, avvertiva un inarginabile desiderio di compiacere il Signore Oscuro, di impressionarlo, di fare colpo su di lui.
Che cosa le stava succedendo? Da quando ricercava la sua approvazione come un cagnolino ricerca una carezza dal padrone?
Tutte quelle sensazioni e quegli interrogativi rendevano assai difficile concentrarsi e così Belle si sedette su una panchina accanto ad un cespuglio di splendide rose in fiore e mise per un attimo da parte la pergamena, sperando che la frescura notturna dissipasse un po' di quella confusione.
Il cielo era striato di nubi che avvolgevano le stelle come un manto e viaggiavano veloci sospinte dal vento. A un tratto, un grosso nuvolone grigio lasciò il suo posto, rivelando una magnifica luna piena che spanse la sua luce argentata su tutto il giardino, inondando di fulgidi bagliori ogni singolo filo d'erba.
Belle rimase incantata a fissare quello spettacolo. Le era sempre piaciuto contemplare la luna e quella notte era come se l'astro stesso volesse comunicare con lei attraverso la sua luce, come se volesse dirle qualcosa.
Senza una vera ragione, lo sguardo le cadde sulla pergamena che giaceva al suo fianco e... incredibile! Le rune ora splendevano come se l'inchiostro nero fosse diventato di puro argento, ma non erano più i segni incomprensibili che Belle aveva studiato fino allo sfinimento, o meglio, quelli c'erano ancora ma adesso, sotto la luce lunare, erano... completi!
Con il cuore che le batteva a mille e galoppava nel suo petto, la giovane corse a più non posso all'interno del castello. - Rumpelstiltskin! RUMPELSTILTSKIN! -
Si precipitò come una furia nella sala dell'arcolaio, dove il folletto era intento a filare la paglia. Lui alzò lo sguardo e per un attimo si spaventò nel vedere l'espressione trionfante, quasi feroce, sul viso della sua domestica. - Ma che diamine... - cominciò.
- Dovete venire a vedere. SUBITO! - e Belle gli afferrò una mano e lo costrinse ad alzarsi dallo sgabello e a seguirla in giardino, quasi trascinandoselo dietro a forza.
Quando raggiunsero la panchina, la ragazza si sedette e invitò Rumpelstiltskin a fare lo stesso.
- Si può sapere che ti prende, dearie? -
- Ora lo vedrete... -
Belle prese la pergamena e fece in modo che un raggio di luna la investisse in pieno, poi la inclinò verso il Signore Oscuro in modo che anch'egli potesse assistere al prodigio delle rune che iniziavano a risplendere e si completavano magicamente.
Il folletto fissò attonito i segni, che ora gli risultavano perfettamente comprensibili. Come aveva pensato fin dall'inizio, si trattava di elfico antico. Si era sempre trattato di elfico antico, solo che le rune erano incomplete!
- Ce l'hai fatta. - disse con un filo di voce, resa roca dalla meraviglia. - Ce l'hai fatta davvero. Hai risolto l'enigma. -
- Ve l'avevo detto che ci sarei riuscita. - ribatté la giovane con orgoglio, ma quando Rumpelstiltskin alzò lo sguardo su di lei, vide che sorrideva e i suoi occhi brillavano di gioia.
- In effetti potrei averti sottovalutata, dearie. Un errore che, d'ora in poi, mi guarderò bene dal commettere di nuovo. -
- Sarà meglio per voi. - rise la ragazza. - Allora, visto che qui siete voi l'esperto di magia, potete spiegarmi che cosa è successo esattamente? Perché le rune si sono completate sotto la luce della luna? -
Il folletto sogghignò. - Ma come, dearie? Vuoi dire che è stato tutto un caso? Devi il tuo successo alla fortuna e non alla tua mente brillante? Non è molto lusinghiero, non trovi?-
Lei gli tirò un leggero pugno su una spalla. - Non siate scortese! L'importante è aver trovato la soluzione, no? Non era quello che volevate? -
Rumpelstiltskin annuì. - Direi di sì, dearie. Ad ogni modo, credo che questo sia proprio lo spiraglio di cui hai letto nell'antica leggenda elfica. Vedi, si tratta di rune lunari. -
Belle gli si fece più vicina per osservare meglio la pergamena e Rumpelstiltskin si sentì solleticare il viso dai suoi capelli di seta.
- Rune lunari? -
- Già. Possono essere lette solo quando vengono colpite dalla luce diretta della luna, altrimenti risultano incomplete, ma non solo: deve necessariamente trattarsi di una luna nella stessa fase e nella stessa stagione di quando le rune furono vergate per la prima volta. Evidentemente questa è proprio la notte che fa al caso nostro, dearie. C'era una possibilità su un milione ma sembra proprio che il destino ci abbia sorriso. -
- Incredibile. - mormorò Belle, il cui sguardo curioso era ancora rapito dai segni che scintillavano sulla superficie logora del foglio che Rumpelstiltskin teneva tra le mani.
I due rimasero in silenzio per qualche minuto, persi nella contemplazione di quel manufatto arcano che finalmente aveva rivelato loro i suoi segreti, alla fine però, Belle non poté più trattenere un grande sbadiglio. Ora che l'adrenalina della sfida era calata, le era piombata addosso tutta la stanchezza dei due giorni appena trascorsi.
Rumpelstiltskin la guardò con una strana espressione a metà tra la tenerezza e la riconoscenza. - Ora va' a riposarti, Belle. Te lo meriti. Io rimarrò ancora un po' qui fuori. Prima però voglio che passi dalle cucine e che metta qualcosa sotto i denti, e questo è un ordine. -
La giovane gli sorrise stancamente e annuì. - Sì, penso proprio che stavolta vi ubbidirò, padrone. -
Rumpelstiltskin sollevò un sopracciglio, divertito. - Non credevo che ti avrei mai sentito dire una cosa del genere, dearie. -
- Be', non abituatevi troppo. - ribatté Belle, alzandosi dalla panchina e imboccando il sentiero di ciottoli che conduceva al portone del castello; ma non aveva fatto che pochi passi quando si arrestò e si voltò nuovamente verso il Signore Oscuro. - Rumpelstiltskin? -
- Sì, dearie? -
- Siete... felice? Intendo... per aver risolto l'enigma della pergamena. -
Lui, che non si aspettava certo una domanda del genere, sembrò soppesare la risposta. - Ho ottenuto ciò che volevo e ciò che mi serviva. Direi che posso ritenermi... soddisfatto. -
Lei si strinse nelle spalle. Era pur sempre un inizio ed era contenta di essergli stata d'aiuto. Riprese la strada verso l'ingresso del palazzo, agognando un piatto di minestra calda e qualche ora di sonno sul suo misero giaciglio nei sotterranei.
Rumpelstiltskin seguì la sua figura allontanarsi. In quel momento, illuminata dai bagliori argentei della luna che facevano risplendere i suoi capelli e la sua pelle di porcellana, avrebbe potuto essere una di quelle ninfe della notte che danzano nelle radure fino all'alba. Ogni giorno si sorprendeva delle risorse della sua domestica e scopriva quanto meravigliosamente sfaccettata fosse la sua personalità e questo lo faceva sentire stranamente appagato, anche se confuso. Belle non aveva idea di cosa avesse appena fatto per lui, né delle conseguenze che ciò avrebbe avuto per tutta la Foresta Incantata. Gli aveva fornito un tassello imprescindibile del puzzle che, una volta completato, lo avrebbe riportato dal suo Bae e sapeva che non sarebbe mai riuscito a sdebitarsi con lei per quello. Nonostante sapesse bene che ormai Belle non era più a portata d'orecchi (o forse proprio per quel motivo) mormorò un sentito ringraziamento nella sua direzione.




Da Stria93: Hi dearies!
I fan sfegatati di J. R. R. Tolkien mi perdoneranno per aver attinto all'idea delle rune lunari, ma non sono proprio riuscita a resistere alla tentazione.
Spero che questa Two-Shot vi sia piaciuta e ringrazio di cuore chi ha letto, chi ha aggiunto la storia in una raccolta e chi sarà così gentile da lasciarmi in regalo un proprio commento.
A presto con nuove storie, my dearies!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3813527