Ci Sarò Per La Fine Del Mondo

di mikyintheclouds
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


Lily Evans si guardò per l’ultima volta allo specchio, passò una mano sulle pieghe del vestito nero che indossava, tirò un profondo respiro, prese la borsetta e uscì di casa.
Era il 28 agosto, le 11 in punto e si prospettava una giornata molto calda e molto umida. All’orizzonte, grosse nubi nere minacciavano pioggia e quasi pregò per un bel temporale che avrebbe lavato via i suoi problemi e le disgrazie di quei giorni.
Attraversò la strada, alzò la bacchetta ed aspettò l’arrivo strombazzante del Nottetempo, sentendo il tessuto leggero del vestito che le si appiccicava al corpo per il sudore.
“Per dove?” Chiese il bigliettaio – John Picchetto secondo quanto diceva la targhetta affissa al bavero della giacca – con voce annoiata, degnandola solo di una rapida occhiata.
“Tenuta dei Potter, per favore.”
“Bene, fanno 5 falci. Hai sentito Ern? Diamoci una mossa.”
Lily ebbe appena il tempo di mettere piede sullo sgangherato autobus usato dai Maghi e dalle Streghe in difficoltà che questo partì a tutta birra, incurante delle comuni regole stradali babbane.
Si accomodò a metà dell’autobus, vicino al finestrino e cominciò a guardare fuori, mentre ripensava a quella estate che si stava per concludere, che era iniziata male e sarebbe finita anche peggio.
 
Di lì a pochi giorni avrebbe cominciato il suo Sesto anno ad Hogwarts, il penultimo. Si presentava con voti eccellenti nei GUFO sostenuti al temine del precedente anno scolastico (aveva ottenuto tutte E nei corsi che frequentava), ma con l’animo appesantito da ciò che era successo al termine di quei tanto temuti esami e preoccupata per quello che era accaduto solo pochi giorni prima e che inevitabilmente avrebbe avuto ripercussioni sull’anno che stava per cominciare.
Il maggio precedente, infatti, aveva perso il suo migliore amico, Severus Piton, che l’aveva definita “sanguesporco” di fronte a metà degli studenti di Hogwarts, quando aveva provato a difenderlo dall’ennesima presa in giro da parte di James Potter che, poi, aveva a sua volta tentato di difendere l’onore di Lily con un incantesimo Levicorpus perfettamente riuscito contro Piton, che aveva messo il Serpeverde in ridicolo davanti agli stessi studenti che ormai si erano avvicinati per ammirare lo spettacolo.
Era ovviamente seguita LA litigata con quell’odioso di Potter, con il quale era rimasta risolutamente arrabbiata fino a due giorni prima, quando aveva ricevuto una lettera da parte di una delle sue migliori amiche, Marlene McKinnon.
 
Sospirò ancora pesantemente, cercando di attaccarsi il più possibile al sedile davanti al suo per non essere sbalzata di qua e di là ad ogni brusco cambio di direzione del mezzo, tolse la lettera dalla borsetta e si mise a rileggerla per la millesima volta.
 
                                                                                                                                                                                                                         26 agosto, 1976
 
Mia carissima Lily,
devo renderti purtroppo partecipe di una bruttissima notizia.
Il padre di James Potter è stato assassinato ieri sera.
Ancora non sono chiare le dinamiche del fatto, ma sembra essere opera di Mangiamorte.
So che i rapporti tra te e James non sono dei migliori in questo periodo (non lo sono mai stati, in realtà), ma penso che apprezzerebbe la tua presenza ai funerali, così come quella dei nostri compagni.
Se vorrai esserci, ti aspetto alle 12 in punto davanti alla Tenuta dei Potter. Se prendi il Nottetempo alle 11.00 dovresti essere lì tranquillamente per quell’ora.
Purtroppo, non posso passare a prenderti perché i miei lavorano (potrai immaginare il caos in cui si trova in questo momento il Ministero, avendo perso il capo degli Auror) e si Materializzeranno direttamente lì per l’inizio della cerimonia, mentre io arriverò con una Passaporta autorizzata per l’occasione.
Se poi lo vorrai, sarei felice di ospitarti fino all’inizio delle lezioni, ma non ti preoccupare per il baule. Tu preparalo, poi penseremo a recuperarlo prima di raggiungere il Binario 9 ¾ il Primo di settembre.
Mi farebbe davvero piacere se ti potessi fermare da noi. Con questa guerra in corso, odio restare a casa da sola e sono distrutta per quello che è successo al padre di James.
Come ben sai, conosco i Potter da una vita ed ero stata a pranzo da loro pochi giorni fa. Non posso pensare che Fleamont non ci sia più e non oso nemmeno immaginare quello che debba provare il povero James in questo momento, ma quello che mi tormenta di più è sapere quanto siano vicini a noi i Mangiamorte e il pensiero che il prossimo ad essere ucciso potrebbe essere uno dei miei genitori mi getta nel più totale sconforto.
Ho bisogno di te, amica mia.
Che ne dici?
 
Baci
 
Tua, Marlene
 
Lily, ovviamente, non ci aveva pensato su due volte ed era corsa ad avvisare i genitori che sarebbe rimasta dalla sua amica fino alla fine dell’estate. Non aveva, tuttavia, menzionato dell’assassinio del padre di Potter. I suoi genitori, dopotutto, erano Babbani e non avrebbero comunque compreso fino in fondo la gravità della situazione, ma sarebbero senza dubbio stati assaliti da un panico che lei, al momento, non poteva gestire.
Di fronte ad un omicidio, le liti tra lei e Potter sembravano cose così banali che per un momento si vergognò di aver sprecato così tanto tempo ad odiare James solo perché si comportava come un bambino, perché amava gli scherzi e aveva passato l’anno appena trascorso a chiederle insistentemente di uscire.
Suo padre era morto e lui era senza dubbio sconvolto e spaventato. Sperava solo che la sua presenza gli avrebbe fatto piacere e non avrebbe, al contrario, riportato a galla i dissapori di qualche mese prima.
 
Era, inoltre, felice di allontanarsi il prima possibile da sua sorella Petunia che, come tutte le estati da quando aveva scoperto di avere una Strega come sorella, la teneva a distanza di sicurezza come se avesse paura di vederla esplodere da un momento all’altro e la guardava con un’aria di superiorità che davvero non poteva tollerare.
Per di più, quell’anno si era fidanzata con un certo Vernon Dursley, un pomposo ragazzo tutto ciccia e baffi che aveva appena cominciato a lavorare in una fabbrica che produceva trapani. L’aveva incontrato solo una volta, ma questo era bastato a farle capire quanto fosse odioso e, come sua sorella, fissato con tutto ciò che fosse assolutamente “normale”, il che, ovviamente, non includeva Lily (anche se Petunia si era ben trattenuta dal rivelare al ragazzo quale fosse la natura della sorella).
 
Per di più, Lily voleva smettere di ricevere, praticamente ogni giorno, lettere dal suo ex migliore amico. Ne aveva aperta e letta solo una, aveva letto le suppliche del ragazzo che le chiedeva perdono, implorava per un’altra possibilità e desiderava che tornassero amici, si era infuriata e aveva gettato il foglio nel camino. Le successive lettere, ancora chiuse, avevano fatto la stessa fine.
Al di là di quello che James Potter aveva fatto a Piton, quel “Sanguesporco” ancora le rimbombava nelle orecchie e non l’avrebbe mai dimenticato.
La verità era che Severus, nonostante quello che le aveva sempre assicurato nel corso del quinto anno, si stava sempre di più avvicinando ai seguaci di Voldemort, si stava trasformando in un Mangiamorte, la stessa figura dietro la quale si era nascosto il codardo che aveva assassinato il padre di James.
Lei non poteva sopportarlo, non poteva accettarlo.
La guerra ormai era in corso e c’erano solo due posizioni da prendere: o si era luce, o si era tenebra. Le vie di mezzo non esistevano.
 
Il mezzo sgangherato su cui Lily viaggiava sterzò violentemente un paio di volte e poi si fermò con una brusca frenata che quasi sbalzò Lily giù dal sedile e la voce strascicata e annoiata di John Picchetto annunciò: “Tenuta dei Potter. È la tua fermata Signorina. Speriamo che il viaggio sia stato di tuo gradimento.”
Lily ebbe appena il tempo di scendere che “Dai Ern!” diede l’incitamento al conducente per ripartire sgommando verso una nuova meta.
 
La giovane Grifondoro attraversò la strada e rimase incantata dallo spettacolo che le si presentò di fronte agli occhi.
Immersa com’era nella lettura della lettera e nei suoi pensieri, non si era accorta che si erano portati fuori da Londra, in aperta campagna e la maestosa tenuta che ora aveva davanti agli occhi valeva tutta la scomodità del viaggio che aveva appena affrontato.
In fondo ad un lungo viale alberato, infatti, si intravedeva una maestosa casa bianca, con le imposte blu come le tegole del tetto. Doveva, inoltre, essere circondata da un vasto giardino perché la siepe che la recintava si perdeva a vista d’occhio sia da un lato che dall’altro.
Fece qualche passo e venne stritolata da un abbraccio quasi disperato, mentre la vista le veniva oscurata da una cascata di lisci capelli biondi.
“Sei qui, finalmente!” Farfugliò Marlene con la voce impastata di lacrime.
Lily, sentendo l’amica parlare in quel modo provò una stretta al cuore e ricambiò immediatamente l’abbraccio, mentre la bionda riprendeva a singhiozzare.
“Calma Marlene, sono qui. Come ti senti?”
“Male Lily, ma vieni, raggiungiamo gli altri che sono appena entrati. Sono già tutti qui.”
 
Fu così che le due amiche, ancora abbracciate, raggiunsero il giardino sul retro della casa, dove si sarebbe tenuta la cerimonia e Lily non si sarebbe mai aspettata di vedere quello che vide.




Ciao! Ho un po' di tempo libero e mi voglio cimentare con una long su James/Lily. Non so ancora di quanti capitoli sarà, anche se ho già chiara in mente la storia. Speriamo di poter fare qualcosa di buono, fatemi sapere!
Il titolo è un pezzo della canzone finale del cartone animato "Anastasia". La stavo riascoltando e mi è venuta l'ispirazione per la storia, spero sia di vostro gradimento.

Baci!!

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


Lily Evans non aveva mai visto così tanti maghi insieme in una volta sola. Era abituata a vedere i suoi compagni ad Hogwarts, certo, ma nel giardino di casa Potter non erano presenti dei semplici studenti con la divisa, bensì dei maghi e delle streghe veri, vestiti con gli abiti tradizionali, eccentrici personaggi che aveva sentito nominare dai professori, figure citate nei libri e che quasi erano leggenda.
Rimase per un attimo a bocca aperta di fronte a quella scena, mentre osservava con occhi sgranati tre piccoli elfi domestici che correvano avanti e indietro nel giardino, affaccendati a terminare i preparativi nella zona dedicata alla cerimonia e a sistemare il rinfresco sotto a un grande gazebo situato nella parte opposta.
 
Marlene individuò Alice Prewett, il suo ragazzo Frank Paciock, quella che presumibilmente doveva essere la Signora Paciock secondo le buffe descrizioni che Alice aveva fornito alle amiche nelle lunghe lettere che aveva loro scritto durante l’estate, Mary MacDonald, Remus Lupin e Peter Minus.
Si diresse verso il gruppetto trascinandosi dietro un’ancora attonita Lily che squadrava da capo a piedi tutti i maghi e tutte le streghe che incontrava nel suo cammino.
Vide i professori di Hogwarts che parlottavano tra loro; la McGranitt indossava il solito abito nero e il cappello a punta e aveva un’aria molto triste e accigliata, Lumacorno sfoggiava, invece, un elegante completo grigio scuro e Lily non l’aveva mai visto così tirato in viso, così come la bonaria Professoressa Sprout che portava un abito marrone piuttosto vecchiotto.
La sua attenzione, poi, fu attirata dal Preside della scuola, Silente, che per l’occasione sfoggiava un abito argento lungo fino ai piedi e stava parlando con… “Per la barba di Merlino!” Sussultò Lily riconoscendo la persona con cui stava conversando il professore.
“Che c’è?” Chiese immediatamente Marlene, continuando a camminare.
“Quello che parla con Silente è proprio lui? In persona?”
Marlene si fermò un secondo per seguire lo sguardo di Lily. “Il Ministro della Magia, intendi? Certo! Cosa ti aspettavi! Il capo degli Auror è stato ucciso, tutto il mondo magico è in subbuglio e in pericolo e tra pochi giorni comincerà la scuola e sono sicura che Silente si stia accordando sulle misure da prendere a tal proposito.”
“Beh, sì, mi sembra giusto. Ma è la prima volta che lo vedo di persona. Scusa se la cosa mi fa un po’ effetto.”
Marlene spostò lo sguardo su di lei e le sorrise teneramente. Ogni tanto si dimenticava che la sua migliore amica proveniva da genitori babbani e che, pertanto, non era completamente avvezza al mondo della magia, né tanto meno ai suoi abitanti.
 
Avevano ormai raggiunto il gruppetto formato dai loro compagni, quando Lily, guardandosi sempre attorno, notò che erano presenti anche studenti di altre Case che conosceva e con cui aveva parlato occasionalmente; ovviamente appartenevano a Tassorosso e Corvonero. Come prevedibile, infatti, nessun Serpeverde si era presentato a porgere l’ultimo saluto al Capo degli Auror.
Come sempre, il pensiero dei Serpeverde le riportò alla mente Severus, ma, rapido come era giunto, il ricordo del ragazzo svanì quando Alice, occhi rossi e viso rigato dalle lacrime, la strinse in un abbraccio stritolatore.
“Ragazze! Che bello rivedervi, anche se avrei preferito farlo in un’occasione migliore.” Esclamò quando si staccarono.
“Quanto hai ragione, Ali.” Concordò Marlene, abbracciando a sua volta l’amica.
Lily salutò con un abbraccio anche Mary, fece un cenno con la mano a Frank e a Peter e ricambiò, invece, il soffice bacio sulla guancia che le diede Remus.
I due Grifondoro erano entrati molto in confidenza dall’anno precedente, quando entrambi erano stati nominati Prefetti della loro Casa.
Lily aveva scoperto che, nonostante Remus facesse parte del gruppo dei Malandrini e frequentasse due individui come Black e Potter, era un ragazzo davvero gentile, oltre che un ottimo e giudizioso studente. Era talmente facile e liberatorio parlare e confidarsi con lui che ogni tanto rimpiangeva di non averlo mai voluto ben conoscere fin dal primo anno e non si capacitava del fatto che fosse amico di quei due teppisti che finivano spesso e volentieri in punizione.
Una volta gli aveva persino chiesto cosa trovasse in quei due (tre in realtà, ma Peter le era sempre sembrato una persona piuttosto anonima e amorfa, era chiaro che i leader del gruppo fossero James e Sirius) e la risposta l’aveva un po’ stupita. Remus affermava che l’apparenza non è sempre quella che sembra, ma che bisogna conoscere le persone fino in fondo per capire. Lei, però, non aveva pienamente capito a cosa si riferisse.
 
“Come stai?” Le chiese Lupin osservandola con quei suoi occhi che sembravano sempre velati da un’ombra.
“Così.” Rispose. “Come avrai inteso dalle mie lettere, non ho trascorso un’estate bellissima. Ed ora questo. Tu, piuttosto? Immagino conoscessi bene il padre di Potter? E lui? Come sta reagendo? E dov’è Black?”
Remus fece un breve sorriso tirato di fronte alle molteplici domande di Lily.
“Vieni.” Le disse prendendola da parte. “Manca ancora qualche minuto all’inizio della funzione. Andiamo a sederci che nel frattempo ti racconto tutto.”
Lily lo seguì e presero posto su delle eleganti sedie nere allineate in file ordinate davanti ad un elaborato arco sotto il quale si sarebbe svolta la funzione. Anche gli altri ragazzi li stavano raggiungendo, ma l’attenzione di Lily era tutta per Remus.
“Grazie per essere venuta, intanto. So che non lo ammetterà mai con te, ma James era molto turbato per quello che è successo tra di voi al termine dei GUFO.”
Lily sapeva che non era quello in momento, né il luogo per rivangare l’episodio, tuttavia non riuscì a trattenersi: “Beh, ci mancherebbe. Si è comportato proprio male.” Disse di getto. “Scusa.” Continuò, poi, rendendosi conto della situazione. Sopirò pesantemente e continuò: “Solo che mi sono davvero arrabbiata con Potter. Ovviamente non potevo mancare ai funerali di suo padre, ma non penso mi sia ancora passata del tutto con lui.”
“Posso capire Lily e fidati che anche lui è stato male per come sono andate le cose. Ora, non voglio prendere le parti di nessuno, entrambi avete avuto le vostre motivazioni e lui non ha agito bene nei confronti di Piton, ma devi sapere come è morto suo padre. Magari ti aiuterà un po’ di più a capire i comportamenti di James.”
Lily dubitava che Remus non volesse mettersi dalla parte dell’amico, com’era anche giusto che fosse in fondo, ma comunque disse: “Va bene, ti ascolto.”
“Prima di tutto devi sapere che il Signor Potter era davvero una persona eccezionale. Anche la Signora, ovviamente, e James è molto legato a loro. All’inizio dell’estate hanno preso qui in casa con loro Sirius, che adesso è in camera con James, perché la sua famiglia lo ha disconosciuto.”
“Cosa?!” Esclamò Lily allibita.
“Già. Un brutto affare. Sirius ha litigato pesantemente sia con la madre, che con il padre, che persino con il fratello e alla fine loro lo hanno cacciato di casa e lui si è presentato in lacrime da James. La Signora Potter è una Black, ma ovviamente non condivide i loro principi, ha capito subito la situazione e senza esitare lo ha accolto.
Il padre di James ha tentato più e più volte di parlare con i genitori di Sirius, ma non c’è stato nulla da fare.”
“Che vigliacchi! Ma come si può abbandonare un figlio?” Chiese Lily, sempre più allibita.
“Fatto sta.” Riprese Lupin, “Che io e Peter siamo venuti a stare da loro per qualche settimana, per tirare su di morale Sirius. Non lo avevo mai visto così abbattuto. Eravamo davvero preoccupati. Il Signor Potter era raramente a casa perché la situazione sta drasticamente peggiorando, Lily. Voldemort e i suoi Mangiamorte stanno prendendo sempre più potere e doveva fare turni straordinari al Ministero. Ma appena tornava a casa, la sua attenzione era tutta per James e Sirius, quasi fosse sempre stato figlio suo. Nel tempo che sono stato qui ha giocato con noi a Quidditch, ha aiutato James e Sirius con i compiti di Pozioni – non so se lo sai, ma James ha preso solo una O ai GUFO, ed è stata proprio in Pozioni e il padre voleva che ponesse rimedio – e ha accolto anche me e Peter come se fossimo stati figli suoi.”
“Sembra davvero una persona stupenda.” Acconsentì Lily dolcemente.
“E lo è davvero. La sera che è stato ucciso aveva uno dei rari giorni liberi. Era uscito per delle commissioni quando si è imbattuto in una scena raccapricciante. Non so se hai mai sentito parlare di Fenrir Greyback.” Chiese a Lily.
La giovane scosse leggermente la testa in senso negativo.
“È un mostro, Lily. È un lupo mannaro, ma ha imparato ad attaccare le persone anche senza trasformarsi. Anzi, lui gode nell’attaccare le persone. È come se la parte feroce del lupo abbia preso il sopravvento e la persona in lui non riesca a controllarla. Quello che è peggio, è che si è recentemente unito ai Mangiamorte. Voldemort, evidentemente, apprezza questa ferocia.” Spiegò, diventando sempre più pallido.
“Ma è orribile!” Disse Lily.
“Veramente orribile. Quella sera aveva deciso di attaccare una famiglia di babbani e li ha fatti a brandelli, Lily. Chi li ha ritrovati, insieme al corpo del papà di James, non poteva credere ai propri occhi.”
“Aiuto!” Commentò flebile la ragazza.
“Il padre di James stava passando per caso davanti alla casa di quei poveri babbani, quando ha sentito un urlo. È entrato, ma ormai era troppo tardi. I genitori erano già stati uccisi, così come uno dei due bambini. L’urlo proveniva dal ragazzino più giovane. Quando il Signor Potter è entrato ha capito subito che era troppo tardi anche per il piccolo, ma ha comunque estratto la bacchetta ed ha affrontato Greyback. Stava avendo la meglio quando è stato colpito alla schiena dalla Maledizione Senza Perdono. Non si sa, tuttavia, quale Mangiamorte sia stato a scagliarla.” Concluse il giovane mago.
“Ma è orribile!!” Esclamò Lily portandosi la mano alla bocca, scioccata.
“È anche vigliacco. Ma è così che agiscono loro. Nell’ombra, nelle tenebre, come delle serpi.” Si scaldò Remus, anche se si era fatto sempre più pallido, mano a mano che andava avanti con il racconto.
“Va tutto bene?” Chiese Lily, preoccupata, vedendo il brutto colorito che aveva assunto il suo amico.
“Io… sì… fa solo caldo.” Si giustificò Lupin.
Lily non ebbe tempo di replicare perché furono interrotti dall’inizio della cerimonia.




Ciao! Eccomi con un nuovo capitolo, spero che il primo vi sia piaciuto. Siccome ci avevo un po' preso la mano con questo secondo capitolo, ho deciso di dividerlo in due parti, quindi posterò subito anche il terzo.

Baci!

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


La bara venne posta in posizione centrale, sotto all’arco, davanti a tutte quelle sedie ora occupate dagli amici dei Potter, dai colleghi di lavoro di Fleamont, da chi semplicemente lo stimava e voleva porgere l’ultimo saluto a lui e le condoglianze alla famiglia.
Dalla casa uscirono la Signora Potter, una bella ed elegante donna non molto alta, con i capelli scuri, sorretta da un James Potter che Lily stentò a riconoscere.
Era serio, la mascella serrata, vestito con un elegante competo nero compreso di cravatta e, sebbene Lily fosse abituata a vederlo con la divisa della scuola, poche erano le occasioni in cui era così ordinato; solitamente, infatti, portava la cravatta molle e la camicia leggermente sbottonata per aumentare quell’aria da piacione che lo contraddistingueva.
Notò che durante l’estate era cresciuto di almeno cinque centimetri e, eccezione fatta per i capelli arruffati come al solito, sembrava una persona completamente diversa.
Non aveva il suo solito sorriso e, dietro agli occhiali, gli occhi color nocciola non emanavano la stessa luce. Tuttavia, camminava a testa alta, fiero di essere il figlio di Fleamont Potter, com’era giusto che fosse.
Al suo fianco c’era Sirius Black. Anche lui sembrava un ragazzo diverso. Soliti capelli neri che scendevano fino alle spalle in morbidi boccoli che tutte le ragazze gli invidiavano, sguardo grigio come il colore di una tempesta, ma espressione seria, occhi gonfi e pugni serrati. Come James, anche lui era molto elegante nel suo abito grigio cenere. A vederli così, sembravano veramente due fratelli.
 
I Potter e Sirius si accomodarono sulle prime sedie e la funzione ebbe inizio.
Parlarono diversi maghi e diverse streghe, elogiando il lavoro e la dedizione di Fleamont Potter, spiegando le tragiche circostanze in cui era morto, incitando a reagire contro Voldemort e i Mangiamorte.
Anche Silente e il Ministro della Magia intervennero a porgere le loro parole di conforto alla famiglia.
Durante la funzione, le parole di Remus avevano risuonato con prepotenza nella mente di Lily. Capiva perché le aveva raccontato l’accaduto, capiva cosa avesse voluto dire con ‘Magari ti aiuterà un po’ di più a capire i comportamenti di James.’.
Quello che intendeva era che James e il padre erano molto simili. Non importava mettere in pericolo la loro vita, di fronte ad un’ingiustizia dovevano agire, intervenire di impulso e porre rimedio. Ripensò a quel giorno vicino al Lago Nero. James aveva sentito l’insulto di Piton, aveva visto l’espressione ferita di Lily e aveva reagito di conseguenza.
L’aveva difesa.
L’aveva protetta, a modo suo, ovviamente.
Non poteva farne a meno.
Senza che se ne accorgesse, un morbido sorriso le comparve sulle labbra.
Al termine della funzione, molte persone si erano commosse per le parole che erano state pronunciate dai vari oratori e si era spontaneamente formata una fila per andare a porgere le condoglianze alla famiglia del defunto.
Anche Lily e gli altri si misero in fila, tra lacrime e sospiri.
Lily era agitata. Non sapeva cosa avrebbe detto a James una volta arrivato il suo turno. Tuttavia, quando se lo trovò davanti, le venne quasi istintivo salutarlo stringendogli saldamente la mano sinistra con la sua sinistra.
“Ciao” Gli disse, ignorando la lieve scossa che aveva provato quando le loro dita si erano sfiorate.
“Evans.” Rispose lui, sinceramente stupito di vederla.
“Mi spiace molto per tuo padre. Ti porgo le mie più sincere condoglianze. Anche a tua madre, ovviamente.” Continuò Lily impacciata.
Non riusciva a guardarlo in faccia, non poteva sopportare quello sguardo così spento, quel bel viso (perché era oggettivamente un gran bel ragazzo) così turbato e triste.
“Grazie.” Sussurrò lui, sempre tenendole la mano, quasi prendesse forza da quel contatto.
Lily gli lanciò un’occhiata, un sorriso sghembo e imbarazzato e sciolse le dita da quelle del ragazzo. Voleva allontanarsi da lì. Per fortuna la Signora Potter stava parlando con una strega e non dovette ripetere il gesto anche con lei.
Odiava quei momenti.
Non sapeva cosa dire, cosa fare, come muoversi.
Si allontanò di qualche passo, osservando le amiche che abbracciavano affettuosamente James, scoppiando in lacrime.
Venne raggiunta da Mary, insieme aspettarono le altre e poi, con anche Remus e Peter, si diressero verso il gazebo con il rinfresco.
Nessuno sarebbe realmente riuscito a mangiare qualcosa con quel nodo allo stomaco che sentivano, ma con quella giornata calda avevano tutti bisogno di dissetarsi.
 
Lily e gli altri stavano sorseggiando le loro bibite, nessuno aveva molta voglia di parlare, quando il mago conosciuto come Malocchio Moody e una strega si avvicinarono a loro, desiderosi di pendere a loro volta qualcosa da bere.
Lily non potette fare a meno di sentire quello di cui stavano parlando.
“Brutto affare la morte di Fleamont.” Stava dicendo Moody.
“Già.” Rispose greve la strega, di cui non conosceva il nome. “Ma ancora peggio.” Continuò, “Sono i continui attacchi ai babbani, le sparizioni, le morti inspiegabili. La situazione sta degenerando.”
“Lo puoi ben dire. Giusto prima di venire qui mi hanno riportato la notizia di un’altra intera famiglia uccisa e su cui dovrò indagare. I babbani pensano ad un avvelenamento, ma è chiaro che si tratta dell’Avada Kedavra. Se non si interviene al più presto, andranno a stanarli casa per casa. E non oso nemmeno pensare a quello che faranno alle streghe e ai maghi nati babbani.”
Lily aveva sentito tutto, aveva il racconto di Remus ancora vivido nella mente e, improvvisamente, sentì le gambe farsi molli. Lei era una nata babbana, la sua famiglia era babbana, quelle persone assassinate potevano essere i suoi genitori e sua sorella.
Da quello che era emerso quel giorno, si sarebbe potuta aspettare di sentire la notizia della loro morte da un momento all’altro.
Le mancava il fiato.
Doveva uscire da quel soffocante gazebo.
Doveva andare a casa.
Assicurarsi che stessero bene.
Doveva studiare, migliorare, doveva essere capace di difenderli.
“Lily!” Disse Marlene raggiungendola e sorreggendola per un braccio. “Ti senti bene?”
“Sì…” Farfugliò la rossa. “Ho solo caldo. Ho… bisogno di prendere una boccata d’aria e di andare in bagno. Sai dov’è?”
“Certo. Entri da quella porta.” Spiegò, indicando. “Percorri il corridoio e sulla destra c’è una porta. È quella. Ma vuoi che ti accompagni?”
“No, tranquilla.” Le rispose con un debole sorriso.
 
Lily ringraziò l’amica e si incamminò nella direzione indicatale.
Entrò in casa e rimase incantata dalla bellezza che la circondava. Era davvero una casa antica ed elegante. Percorse il corridoio, come le aveva detto Marlene, ma non vide nessuna porta sulla destra.
Piuttosto, il corridoio si apriva su una luminosa sala e due rampe di scale, a destra e a sinistra, conducevano al piano superiore. Un immenso lampadario di cristallo scendeva elegante dal soffitto e rifletteva la luce brillante che proveniva dalle finestre. Davvero uno spettacolo per gli occhi.
Controllò se ci fosse qualche porta lì attorno, ma, dai rumori che sentiva, doveva esserci solo la cucina e la sala da pranzo nelle vicinanze.
Forse si sarebbe dovuta far accompagnare da Marlene. Cosa avrebbe dovuto fare ora? Sarebbe dovuta salire o avrebbe dovuto raggiungere nuovamente i suoi amici per farsi dare indicazioni più precise?
Era indecisa sul da farsi quando, girandosi, urtò un mobiletto su cui erano poste alcune foto incorniciate.
Tutte, ovviamente, avevano soggetti in movimento e raffiguravano i membri della famiglia Potter, ma quella che più attirò la sua attenzione fu una in cui era raffigurato un piccolissimo James, in sella a una piccolissima scopa che sfrecciava contento a circa un metro d’altezza attorno a suo padre che lo seguiva con gli occhi, sorridendo e colmo d’orgoglio.
Istintivamente sorrise e la prese in mano per osservarla meglio.
“È anche la mia preferita.” Disse una voce gentile alle sue spalle.
Lily quasi fece cadere la cornice dallo spavento, la rimise in fretta al suo posto e si girò per vedere chi avesse parlato.  




Ed ecco a voi il terzo! Spero sia di vostro gradimento! Fatemi sapere!!

Baci

 

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


“Scusami cara, non avevo intenzione di spaventarti.” Disse rapidamente la Signora Potter, vedendo la reazione di Lily.
“No, scusi lei.” Rispose la ragazza sorridendole. “Non avrei dovuto toccare nulla. Stavo cercando il bagno, in realtà, ma temo di essermi persa.” Continuò osservando la madre di James.
Come aveva già notato prima, durante la funzione, la Signora era una donna molto bella, abbastanza alta e con i capelli scuri, ma non neri come quelli di James che, immaginò Lily, doveva aver ereditato dal padre.
Gli occhi grigio tempesta, tipici dei Back, erano arrossati e stanchi e profonde occhiaie segnavano il viso gentile; dovevano essere giorni che dormiva poco o affatto.
“Tu devi essere Lily Evans.” Constatò la Signora Potter, scrutando curiosa la ragazza. Si soffermò per qualche secondo sulla bellissima chioma rosso fuoco di Lily, legata in una coda alta, e poi sugli occhi, verdi come un prato primaverile.
“Mmmh, sì.” Rispose Lily, leggermente in imbarazzo, chiedendosi come facesse a saperlo.
“L’avevo immaginato. Ti ho vista prima, mentre porgevi le condoglianze a James e ho capito subito chi fossi. Sai, James ci ha parlato spesso di te. Dice che sei la ragazza più brillante del vostro anno.”
“Ohh, davvero? Beh… me la cavo.” Commentò Lily arrossendo.
“Da quello che ha detto James, non solo te la cavi, ma hai talento da vendere. Prendere tutte E ai GUFO non è cosa da niente, mia cara.”
“Beh… grazie.” Disse alla fine, non sapendo bene cosa aggiungere.
Potter aveva parlato di lei a sua madre? E perché mai l’avrebbe fatto? Non faceva che darle il tormento dal primo anno e l’anno precedente l’aveva assillata chiedendole di uscire insieme ogni volta che veniva programmata una visita ad Hogsmeade (lei, ovviamente, non aveva mai accettato) e poi era successo quello che era successo alla fine dei GUFO. E lui parlava con la madre di lei? Il pensiero, unito ai complimenti della Signora Potter, contribuì ad aumentare il rossore che si diffuse per tutto il volto.
Notando l’imbarazzo della ragazza, la Signora Potter le si avvicinò, prese in mano la fotografia che Lily stava guardando e disse: “Era la primissima volta di James in sella ad una scopa. Era stata un regalo di mio marito per il suo primo compleanno. Ricordo ancora l’emozione sul volto di James, la gioia nei suoi occhi, i gridolini estasiati che emise quando quella minuscola scopa si librò in volo. Quasi non camminava e già sapeva volare.
Anche mio marito era al settimo cielo. Viveva per James, e per me ovviamente, e vederlo felice era la cosa che lo rendeva più orgoglioso al mondo.”
“Già.” Commentò Lily. “È stata la prima cosa cui ho pensato quando ho visto la foto. Doveva essere un uomo davvero straordinario. Mi spiace davvero molto che sia morto. Le porgo le mie più sincere condoglianze, Signora Potter.”
“Grazie, cara. James ha ragione anche su questo, sei davvero molto gentile.” Replicò la Signora Potter facendo arrossire nuovamente Lily.
La Signora Potter rimise a posto la cornice e sorrise a Lily, che ricambiò il sorriso.
 
“Mamma?!” La voce di James interruppe quel momento di reciproca e silenziosa approvazione tra le due donne. “Mamma, il Primo Ministro sta andando via e ti sta cercando per salutarti. Te la senti o… oh! Evans. Pensavo fossi fuori con gli altri. Che ci fai qui?”
“Stava cercando il bagno, quando io ho trovato lei e abbiamo scambiato qualche parola. Grazie per avermi avvisata, tesoro, lo raggiungo subito.” Spiegò la Signora Potter. Con un sospiro stanco, pronta ad affrontare nuovamente i suoi ospiti, si rivolse nuovamente a Lily prima di andare, dicendo: “È stato davvero un piacere, Lily Evans. Spero di rivederti. James ti indicherà il bagno.”
“Piacere mio, Signora Potter. Grazie.” Rispose Lily, leggermente impacciata.
“Non vuoi che ti accompagni, mamma?”
“No, amore, grazie. Mostra pure alla tua amica dove si trova il bagno. Puoi raggiungermi più tardi.” Rispose accarezzando il bel volto del figlio.
 
James sorrise alla madre, la guardò allontanarsi con uno sguardo un po’ preoccupato, poi si girò verso Lily.
Nonostante la tristezza e la sofferenza che provava, quando la vide il suo cuore mancò un battito.
Era bellissima con i capelli legati, il viso pulito come al solito, con solo una punta di mascara sulle ciglia, il vestito nero dalle spalline sottili, la borsetta a tracolla e le zeppe anch’esse nere.
Le si avvicinò e, nonostante le scarpe alte, notò che la testa della ragazza gli arrivava quasi alla spalla. Il fatto che fosse così piccola, così minuta, così perfetta, gli faceva venire voglia di abbracciarla e proteggerla.
“Vieni.” Le disse, “Il bagno è di sopra.”
Lily lo seguì, sentendosi in imbarazzo. Non le era mai capitato prima di quel giorno di sentirsi in imbarazzo in presenza di Potter; irritata, annoiata o indifferente sì, ma mai imbarazzata.
Lui, però, non era come gli altri giorni. Era ordinato, posato e gentile. Non aveva il solito ghigno stampato in faccia, non giocava con quello stupido boccino per farsi vedere dalle ragazze e non le si era rivolto con quell’ arroganza da ‘tutto mi è dovuto’ che lo caratterizzava, ma, semmai, con una dolcezza che Lily non gli avrebbe mai attribuito.
Escluse le condoglianze di poco prima, non si erano più rivolti la parola dalla litigata dopo i GUFO, ma sembrava che Potter non fosse arrabbiato con lei. Forse Remus aveva ragione. Forse Potter era davvero stato male, era davvero dispiaciuto per quanto successo e voleva rimediare.
“Ecco.” Disse, mostrandole la porta. “Ti aspetto qui.”
“Grazie. Ma vai pure, se vuoi tornare da tua madre. Penso di potermi ricordare la strada per tornare.”
“Non preoccuparti. Sono sicuro che ci sia Sirius con lei.”
Lily entrò in bagno, ammirando ancora una volta l’eleganza di quella villa e l’attenzione ai dettagli, sicuramente curati dalla Signora Potter. Si sciacquò il viso accaldato, godendosi la sensazione dell’acqua fresca sulla pelle e respirò profondamente un paio di volte, cercando di placare le sensazioni che provava.
Le parole di Remus e di Moody continuavano a ronzarle nella mente e le vennero improvvisamente le lacrime agli occhi.
Babbani spartiti, attaccati, feriti, torturati, uccisi.
Si sentiva impotente.
Se fosse successo qualcosa ai suoi genitori o ai suoi amici babbani non avrebbe potuto fare nulla per fermare i Mangiamorte, non avrebbe potuto fare nulla per proteggerli e difenderli.
Si sentiva anche in colpa.
Più ripensava alle circostanze della morte del padre di Potter, più le tornava in mente quel maledetto giorno vicino al Lago Nero. Però, per la prima volta da quando il tutto era accaduto, non si sentiva in collera con Potter, ma capiva le ragioni che lo avevano portato ad agire in quel modo. Avrebbe dovuto chiedergli scusa, prima o poi.
Ricacciò indietro le lacrime che ancora premevano per uscire, sospirò nuovamente ed aprì la porta del bagno.
Come promesso, James era ancora lì ad aspettarla. Era appoggiato al muro con la parte alta della schiena, le braccia e i piedi incrociati, le mascelle serrate e lo sguardo perso nel vuoto.
Lily provò una grande tenerezza per lui in quel momento e stava per dirgli qualcosa, quando lui notò che era uscita.
“Eccoti. Scendiamo?” Lily annuì e lo seguì fuori.
 
Una volta giunti in giardino, però, James si bloccò.
“Non mi va.”
“Di fare cosa?” Gli chiese Lily.
“Non voglio tornare da loro. Per quanto apprezzi le parole che le persone rivolgono a mio padre e per quanto ciò che dicono mi renda orgoglioso, non ho più voglia di sentirle. Sono stanco. Voglio solo un po’ di quiete. Ti va di fare due passi?” Propose.
Lily guardò verso il gazebo e notò il gruppetto con i loro amici. Nemmeno lei aveva molta voglia di tornare lì dentro e capiva quello che Potter le stava dicendo.
“Certo.” Gli rispose.
James rientrò in casa seguito da Lily, attraversarono la sala da cui erano appena venuti e uscirono da una portafinestra che dava sulla parte del giardino rivolta ad est.
“Non ci posso credere.” Disse improvvisamente Potter, rompendo il silenzio imbarazzato che era calato tra i due, mentre camminavano sull’erba morbida.
“A cosa?” Domandò Lily curiosa.
“Per la prima volta, tu, Lily Evans, non hai rifiutato un mio invito. È perché sai che sono triste e non vuoi ferirmi?”
“Diciamo di sì.” Rispose Lily con un accenno della sua stupenda risata argentina.
“Beh, grazie del pensiero, allora.” Replicò sorridendole.
“Figurati.” Disse, rispondendo al sorriso.
Raggiunsero, nel mentre, un grazioso laghetto ornato da canne e ninfee, accanto al quale si stagliava, maestoso, uno stupendo salice piangente, sotto al quale c’era una panchina in ferro battuto.
James si sedette sulla panchina e Lily lo imitò.
“È davvero bello questo posto.” Commentò, pensandolo veramente. Non era abituata a tanta eleganza e tanta bellezza.
“Era la parte della casa preferita da me e papà.” Rispose James.
Lily si sentì lusingata e imbarazzata per essere stata portata in un luogo tanto importante per lui.
“Venivamo qui ogni sera in estate, sai?” Continuò James, lo sguardo fisso sulla placida acqua del laghetto. Faceva ancora molto caldo, anche se i nuvoloni che minacciavano pioggia già dalla mattina si erano notevolmente avvicinati.
“Parlavamo di tutto, mio padre ed io. Giocavamo anche a Quidditch qua, di tanto in tanto. Volavamo sopra al lago e il primo che ci faceva cadere dentro la pluffa, doveva fare il bagno per penitenza.”
“Sembra divertente.” Commentò Lily con una risatina.
“Sono diventato Capitano della squadra, sai?” Riprese James dopo un po’.
“Davvero? Complimenti! Sono sicura che tuo padre fosse davvero orgoglioso per questo, da tutto quello che ho sentito su di lui. Doveva essere davvero stupendo. Sono davvero dispiaciuta per la sua perdita, anche se non lo conoscevo. Remus mi ha detto come è… beh, insomma… terribile davvero. Un atto vile e meschino.”
“Già. E io, un giorno, prenderò i codardi che hanno fatto questo. Io lo vendicherò. Se io cadrò, anche i Mangiamorte cadranno. Se io morirò, anche Voldemort morirà con me.”
La serietà e la determinazione con cui pronunciò quelle parole colpì profondamente Lily. Capiva i suoi sentimenti. Anche lei era arrabbiata per quello che quei vigliacchi stavano facendo al mondo magico e al mondo babbano.
“Hai ragione. Non la possono avere vinta. Ci batteremo affinché il bene trionfi.”
Si guardarono e Lily vide che le iridi color nocciola di Potter si illuminavano di un nuovo fuoco, tornavano vivi dopo essere stati spenti e serietà e determinazione erano dipinte sul suo volto.
 
Restarono in silenzio per qualche minuto, poi James ripensò alle parole di Lily di poco prima.
“Hai detto che è stato Remus a parlarti di mio padre?”
“Sì, perché?”
“Niente, così.”
James rimase piacevolmente stupito da quella notizia. Forse, finalmente stava reagendo.
Quando era giunta la notizia della morte di Fleamont, Sirius aveva immediatamente avvisato Remus e Peter che si erano precipitati da loro.
James non riusciva a parlare, non riusciva a piangere, a mangiare o a dormire. Era come sospeso tra il mondo reale e un limbo in cui albergavano i suoi peggiori incubi. Suo padre era morto. Suo padre non ci sarebbe più stato. Non avrebbero più parlato, non avrebbero più riso, scherzato o giocato. Non si sarebbe più potuto confidare con lui, non avrebbe più avuto un appoggio, un consigliere, un amico.
Anche Sirius l’aveva presa molto male, ma, al contrario di James, era subito scoppiato in lacrime. Aveva perso anche lui un padre, forse l’unico che avesse mai avuto.
Quando erano arrivati Remus e Peter, era stato lui a raccontare l’accaduto e, appena Remus aveva sentito l’intera storia, si era fatto pallidissimo, era corso in bagno ed aveva vomitato per ore.
Fleamont era stato ucciso da un mostro, da un lupo mannaro, da qualcuno come lui. Cosa avrebbe impedito a lui di compiere le stesse brutalità di Greyback?
A nulla erano valse le rassicurazioni di Sirius e Peter. Si sentiva in colpa, quasi responsabile lui stesso.
Si sentiva una oscenità, più che mai pensava di essere un mostro. Si era persino scusato con James.
‘Forse’, pensò James, ‘È rinsavito e sta reagendo se ne ha parlato con la Evans. Meglio così.”
 
Improvvisamente si levò una folata di aria fredda e carica di ozono. Si sarebbe messo a piovere di lì a poco.
James vide con la coda dell’occhio Lily rabbrividire per il contatto inaspettato dell’aria fresca contro la pelle sudata.
Svelto, si levò la giacca e la mise attorno alle spalle della ragazza, che lo guardò stupita.
“Grazie.” Disse, sbattendo attonita le ciglia. L’aveva rifatto. Aveva agito d’impulso e l’aveva protetta.
“Sta per piovere, credo. Forse dovremmo rientrare.” Commentò James.
“Sì.”
Si alzarono insieme e si riavviarono verso la casa.
Lily continuava ad osservare James con la coda dell’occhio. Era come attratta da quella solida presenza accanto a lei. Notò i muscoli guizzanti sotto la camicia e l’altezza considerevole del ragazzo che, senza nemmeno accorgersene, continuava a portarsi una mano ai capelli, perennemente arruffati, per poi farla scendere a sistemarsi gli occhiali.
‘È proprio bello.’ Ammise con sé stessa, prima di scacciare quel pensiero, arrossendo.
La giacca che lui le aveva messo attorno le spalle conservava il suo calore e il suo profumo delicato di deodorante e Lily sentì un calore improvviso avvolgerle il viso, il corpo, le gambe e lo stomaco le fece una capriola.
Ma che diavolo le stava succedendo?
Doveva ammettere che era stato sorprendentemente piacevole parlare con lui. Non se lo sarebbe mai aspettato.
Rientrarono in casa, uscirono sul giardino in cui si era tenuta la funzione e Lily notò che parecchie persone erano andate via.
Vide i loro amici ancora sotto al gazebo e notò che stavano guardando nella loro direzione. Marlene, infatti, fece un cenno nella loro direzione e il gruppetto si apprestò a raggiungere Lily e James.
Chissà cosa avrebbero pensato nel vederli insieme, pensò Lily.
Non era mai accaduto che Lily e James fossero rimasti vicini per così tanto tempo senza litigare o senza insultarsi a vicenda. Per di più lei stava indossando la sua giacca. Si preparò psicologicamente alla sfilza di domande da parte delle ragazze.
Anche i Malandrini guardarono curiosi James mentre si avvicinavano. Com’era possibile che il loro amico fosse con la Evans? James, però, non rispose alle loro occhiate e ai loro ghigni. Rimase semplicemente in piedi, fiero e serio accanto a lei. Sapeva che quello era il suo posto e avrebbe tanto voluto che anche lei lo capisse, avrebbe tanto voluto averla al suo fianco per sempre.
 
Il gruppetto raggiunge Lily e James e anche Sirius si unì a loro.
“Eccoti finalmente!” Disse Marlene a Lily. “Ti stavo cercando. Stiamo per andare, ma dov’eri finita? E perché indossi la giacca di James?” Continuò con un tono di voce basso, prendendola da parte.
“Lascia perdere, dopo ti spiego.”
Nel frattempo, i ragazzi rinnovarono le condoglianze a James e salutarono sia lui che Sirius. Si stava facendo buio, stava per piovere e nessuno aveva molta voglia di farsi trovare in giro in quei tempi non molto felici.
Lily si tolse la giacca e la porse a James. “Grazie.” Gli disse. “Ci vediamo presto a scuola.”
“Certo. Grazie a te di essere venuta Evans. Mi ha fatto piacere.” Rispose il moro riprendendo in mano l’indumento.
Tra saluti e abbracci, il gruppetto si sciolse. Ogni ragazzo raggiunse la propria famiglia, pronto ad andarsene. Ad Alice, però, non sfuggì lo sguardo di intesa tra Marlene e Sirius. Cosa stavano tramando quei due?



Eccomi con il quarto capitolo, spero sia di vostro gradimento!

Baci!

 

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Capitolo 5
*** capitolo 5 ***


“Sai, non l’avrei mai detto, ma quasi mi mancano.” Disse Lily Evans a Remus Lupin che si mise a ridere.
Era il primo di settembre, il giorno tanto atteso dai giovani maghi e dalle giovani streghe, il giorno in cui finalmente si tornava ad Hogwarts dopo le vacanze estive.
Quel particolare primo di settembre, Lily e Remus, adempiendo al loro ruolo di Prefetti, camminavano avanti e indietro su un treno in cui, stranamente, non era successo nulla di rilevante.
Nessuno scherzo organizzato da Potter e Black, nessuna fattura, nessun vagone danneggiato, nessuna rissa con i Serpeverde, insomma, niente di niente. Certo, si potevano contare i normali litigi (soprattutto tra i ragazzi più piccoli) e qualche crisi di panico dei bambini del primo anno, ma non era minimamente paragonabile a quello cui Lily era normalmente abituata.
“Com’è che Potter e Black non ne hanno ancora combinata qualcuna? Non staranno tramando qualcosa di spettacolare.”
“Non penso proprio. Quando abbiamo cominciato la ronda, erano tranquillamente addormentati nel nostro scompartimento. Non penso abbiano intenzione di fare alcunché. In realtà, è un bene che James dorma… non l’ha fatto molto ultimamente.”
“Mi spiace. Ho fatto una domanda inadeguata. Scusa.”
“Non ti preoccupare. Era legittima considerando la loro fama da Malandrini, ma non credo che ci dovremo preoccupare quest’anno. È davvero cambiato, sai? James, intendo. Ha davvero intenzione di studiare e mettere la testa a posto. È una promessa che ha fatto a suo padre, dopo che ha saputo della sua morte. Vuole vendicarlo e sa che per farlo deve diventare un Auror e per diventare un Auror deve iniziare a comportarsi come si deve.”
“Non avevo idea che volesse diventare un Auror. Pensavo volesse proseguire con il Quidditch.”
“Oh, no. Per quanto James ami il Quidditch, ha sempre avuto intenzione di diventare Auror, proprio come suo padre. Era preoccupato, infatti, quando ha ottenuto una O in Pozioni ai GUFO. Pensava che non avrebbe più potuto realizzare il suo sogno, ma per fortuna il caro Lumacorno ammette anche studenti con una O.”
“Che gioia, saremo ancora compagni, quindi.” Replicò Lily con un leggero sarcasmo, ricordando le malefatte del Grifondoro e dell’amico Black a lezione. “Speriamo che tu abbia ragione e che non combini guai quest’anno.”
“Beh, così spero anche io, ma mai dire mai con i Malandrini.” Concluse con un sorriso, facendole un occhiolino.
“Beh, Lily.” Riprese dopo un attimo, “Il treno è tranquillo. Direi che possiamo tornarcene nei nostri scompartimenti. Ormai siamo quasi arrivati.”
“Già, lo credo anche io. A dopo! Non vedo l’ora del banchetto, ho una fame!”
“A chi lo dici! Muoio dalla voglia di mangiarmi una bella bistecca al sangue.”
I due amici si salutarono e si diressero verso i rispettivi scompartimenti.
 
Remus aveva seriamente voglia di una buona bistecca al sangue, ma soprattutto aveva voglia di sangue. La luna era quasi piena e, nonostante la spossatezza e l’aria malaticcia tipiche di quella fase, la sua sete di carne e sangue aumentava sempre di più. Odiava cominciare l’anno scolastico con la trasformazione perché si sarebbe perso le prime lezioni, ma purtroppo non poteva controllare le fasi della luna, così come non poteva controllare la sua trasformazione.
Remus entrò nello scompartimento e trovò la situazione pressappoco come l’aveva lasciata quando se n’era andato.
Peter russava della grossa, Sirius sonnecchiava, James guardava fuori dal finestrino con lo sguardo (e la mente) perso nel nulla e Frank Paciock stava leggendo un libro.
Appena sentì aprirsi la porta, James si riscosse dal suo momento di trance, scacciando i pensieri a cui si era abbandonato per quasi tutto il viaggio.
“Tutto a posto là fuori?” Chiese a Remus.
“Tutto tranquillo.”
“La Evans?”
“Sta bene.”
“Bene.”
“Bene.”
“C’è qualcosa che devi dirci, James?” Chiese Sirius a James, svegliandosi completamente dal suo pisolino.
“Qualcosa che dovrei dirvi? Non credo proprio. Perché me lo chiedi?”
“Vi ho visti insieme al funerale di tuo padre. Mi è sembrata una cosa insolita visti i rapporti tra di voi e quello che è successo ai GUFO.”
“Non abbiamo parlato di quello. Lei… è stato piacevole passare del tempo con lei. Tutto qua.”
“Non hai pensato che lo abbia fatto solo perché ti ha visto triste?” Domandò Sirius, cinico.
“Lily non farebbe mai una cosa simile. La conosco bene. È vero che è molto empatica, ma non passerebbe del tempo con una persona solo perché la vede triste. Al contrario, penso che finalmente ti abbia visto come tu sei realmente, con le maschere calate. Non prendertela, James, ma lo sai che a volte sei un grande arrogante.” Si intromise Remus.
“Grazie, Remus! Tu sì che sei un grande amico.” Replicò James, fintamente offeso.
“Piuttosto.” Continuò rivolgendosi a Frank. “Se c’è qualcuno in questo scompartimento che deve dirci qualcosa, quello è proprio il nostro caro Frank.”
“Mmmhh?” Chiese Frank, sentendosi tirato nel mezzo della conversazione.
“Già, Paciock. Ho visto Alice e le ragazze piuttosto eccitate stamattina alla stazione. È successo qualcosa tra voi due?”
Il ragazzo assunse una pericolosa tonalità rosso pomodoro, molto tendente al cremisi e cercò di negare i fatti, ma l’insistenza di Sirius e James era risaputa, quindi alla fine non poté fare altro che sputare il rospo.
“Che cosa?!” Commentarono in coro i quattro Malandrini (con tutto quel baccano, anche quell’orso di Peter si era svegliato).
“Beh, perché no?” Chiese Frank, orgoglioso.
“Perché abbiamo 17 anni, per la barba di Merlino. Dovresti pensare a divertirti!” Rispose Sirius.
“Non tutti siamo come te, Sirius. Tu cambi ragazza quando ti pare e piace, ma per me è diverso. Non sono come te, non ho la tua bellezza o la tua sicurezza. A me piace studiare, so di non essere un granché, ma so anche che amo Alice più della mia vita. Per questo l’ho fatto, per questo le ho regalato quell’anello e le ho chiesto di sposarmi.”
 “Ma vi siete messi insieme solo lo scorso aprile.” Continuò Sirius, sdegnato dal discorso dell’amico.
“E allora? Non mi serve chissà quanto per capire che è la donna della mia vita. È gentile, carina, coraggiosa e va anche d’accordo con mia madre. Abbiamo passato molto tempo insieme questa estate e ci troviamo benissimo. Se riusciamo a superare questi due anni che restano per finire la scuola, vorrà dire che saremo pronti a passare insieme anche il resto della vita, altrimenti niente. Vorrà dire che mi ero sbagliato.”
“Tu sei tutto matto!” Replicò Sirius dopo qualche minuto di silenzio, suscitando una risata collettiva, a cui si aggiunse anche lo stesso Frank.
“Non ascoltarlo! Congratulazioni Frank.” Commentò, invece, Remus, sinceramente contento per l’amico.
“Già. Congratulazioni. Alice è una grande, dico davvero. La meriti e lei merita te. Siete una bella coppia.” Aggiunse James.
“Ci inviterete al matrimonio?” Chiese Peter.
“Peter! Ma pensi sempre a mangiare? Scherzavo, comunque, amico. Non capisco come fai, ma se ne sei convinto, buon per te!” Concluse Sirius.
“Grazie, ragazzi!” Rispose Frank, rosso in volto, orgoglioso e con un sorriso stampato sulla faccia che gli andava da un orecchio all’altro.
La verità era che il discorso del ragazzo aveva colpito tutti. In un tempo così buio, la speranza e l’amore erano le sole risorse per tirare avanti, per affrontare la terribile minaccia di Voldemort e dei Mangiamorte.
James aveva riso, ma le parole di Frank l’avevano toccato più che chiunque altro in quello scompartimento. Capiva i suoi sentimenti, lo apprezzava per il coraggio che aveva avuto, compreso parlarne con loro in quella occasione, dato che non erano mai stati amici intimi, e quando aveva descritto le caratteristiche di Alice, nella sua mente era comparsa l’immagine di un’altra ragazza che possedeva quelle stesse doti, ma aveva i capelli rossi, gli occhi verdi e si chiamava Lily.
‘Maledizione.’ Pensò. ‘Sono proprio cotto.’
Ed era vero.
Nonostante lo shock provato per la morte del padre, nonostante non avesse toccato cibo per giorni, né dormito, nonostante ancora non fosse riuscito a versare una singola lacrima per suo padre, lasciando che il suo orgoglio e la sua forza d’animo prendessero il sopravvento (doveva proteggere e accudire lui la madre, ora che era rimasta sola), non aveva potuto fare a meno di sentire una grandissima emozione quando aveva visto Lily al funerale.
Era bellissima e si era comportata in maniera gentile con lui, come non aveva mai fatto. Forse Sirius aveva ragione, forse l’aveva fatto solo per compassione, ma il fatto che fosse presente aveva riportato un po’ di calore nel suo cuore congelato.
Parlare con lei era stato sorprendentemente facile e piacevole. Era bello potersi sfogare con lei, sentirsi ascoltati da qualcuno che non fosse uno dei Malandrini.
Le altre ragazze che aveva avuto nell’anno precedente volevano stare con lui solo perché era bello e popolare. Mai lo avrebbero capito come aveva fatto lei quel giorno e mai lui si sarebbe aperto come aveva fatto con lei quel giorno.
Se dall’anno prima la voleva più che altro per una sfida con sé stesso, in quanto era una delle poche ragazze che non era sensibile ai suoi modi da piacione, ora la voleva perché si stava innamorando di lei. Doveva solo trovare un modo per farglielo capire. Doveva dimostrarle di essere cambiato, di essere un nuovo James, il suo James.
Quando lei gli aveva restituito la giacca al funerale, non se l’era rimessa per il resto del tempo. Conservava il tenue profumo del bagnoschiuma floreale che usava Lily e, alla fine della giornata, dopo che tutti se n’erano andati, James si era sdraiato sul proprio letto con in mano quella giacca, aveva annusato il profumo di Lily e, finalmente, si era addormentato. Avrebbe voluto addormentarsi sentendo quel profumo per il resto della vita. Avrebbe voluto avere Lily a fianco per il resto della vita.
“Comunque.” Riprese Frank dopo qualche minuto di silenzio, rivolgendosi a Sirius. “Alice ed io abbiamo visto che al funerale del padre di James ti scambiavi strane occhiate con la McKinnon. Forse anche tu devi dirci qualcosa.” Lo provocò il ragazzo, suscitando l’ilarità e la curiosità anche degli altri.
“Paciock.” Commentò Sirius. “Da quando hai tutto questo coraggio?”
“Non tergiversare, amico.” Si intromise Remus. “C’è qualcosa tra te e Marlene?”
“Potrebbe.” Rispose Sirius, enigmatico come al solito.
“Potrebbe?” Continuò Remus. “E tu perché stai in silenzio?” Proseguì, rivolto a James. “Sai qualcosa e non ce l’hai detto?”
“Potrei.” Rispose James con un sorriso malandrino, strizzando l’occhio al suo migliore amico.
 
Qualche scompartimento più indietro, le ragazze erano da tutta la giornata in uno stato di eccitazione tale, che parlavano quasi ad ultrasuoni.
Quando si erano trovate al Binario 9 ¾, quella mattina, Alice non si era potuta trattenere e aveva subito a mostrato alle sue amiche l’anellino che portava all’anulare.
Era modesto, una delicata fede con un brillantino al centro, ma per lei aveva un enorme valore. Frank aveva lavorato durante l’estate e aveva da messo da parte ogni falce guadagnata per comprarglielo. Nonostante provenisse da un’antica famiglia di maghi, decisamente benestante, aveva voluto pagare quell’anello di tasca propria, per mostrare a lei quanto tenesse alla loro relazione e quanto significasse quel gesto.
Alice non aveva potuto fare altro che dirgli di sì, gettandosi tra le sue braccia con le lacrime agli occhi.
Frank era davvero un ragazzo d’oro. Timido e gentile, sapeva tirare fuori un carattere insospettabile nei momenti che più contavano. Erano amici fin dal primo anno, poi l’amicizia era cresciuta, fino a quando lui, nell’aprile precedente, si era dichiarato.
Lei all’inizio era rimasta sorpresa, ma poi si era accorta di aver sempre provato qualcosa di più di una semplice amicizia per lui, avevano iniziato a frequentarsi, era il primo ragazzo a cui aveva dato un bacio, era il suo migliore amico ed ora anche il suo futuro marito.
Alice davvero non poteva essere più felice.
Le ragazze, soprese, ma commosse e davvero contente per l’amica, si erano subito congratulate con lei e avevano passato buona parte del viaggio a parlare di vestiti, stoffe e tutto ciò che riguarda il matrimonio, soprattutto Alice e Mary, i cui urletti avevano finito per causare un forte mal di testa a Lily.
Era stata contenta, quindi, quando si era dovuta allontanare per la sua ronda con Remus.
Al ritorno, si aspettò di trovare le amiche che avevano già pianificato nei dettagli anche il catering e la disposizione dei tavoli, invece, inaspettatamente, trovò Alice e Marlene che stavano discutendo.
“Oh, eccola, è arrivata. Ora possiamo chiedere a lei!”
“Certo che lo chiederemo anche a lei. Per ora Mary mi dà ragione, vediamo cosa ne pensa Lily.”
“Cosa ne penso di cosa?” Chiese Lily, per niente desiderosa di mettersi in mezzo ad una lite tra Marlene e Alice che, avendo per certi versi un carattere molto simile, si trovavano a discutere spesso e volentieri.
“Marlene sostiene che impegnarmi ora con Frank sia sbagliato. Dice che dovrei pensare a divertirmi. Vuol dire che hai fatto solo finta di essere felice per me, razza di arpia.”
“Non ho fatto finta di essere felice. Lo sono veramente, se questo è quello che vuoi. Ho solo espresso la mia opinione. Io, Marlene McKinnon, non ce la farei mai ad impegnarmi con un ragazzo per così tanto tempo, tutto qua.”
“Sì, ma potevi tenertela per te!”
“Va bene, scusa, ma non sapevo fosse vietato parlare.” Rispose Marlene imbronciata, incrociando le braccia e guardando fuori dal finestrino.
“Forse parli così perché non ha ancora incontrato qualcuno che ti faccia battere il cuore come Frank sa fare con Alice. Magari cambieresti idea.” Si intromise timidamente Mary.
“E tu che ne sai, Mary? Non mi sembra che abbia mai avuto un ragazzo.”
“No, hai ragione, però comprendo i sentimenti di Alice e mi piacerebbe avere un lieto fine come il suo.”
“Ma non è un lito fine. È solo l’inizio. E si preclude tutto il divertimento di avere 17 anni. Potrebbe stare comunque con Frank, non dico il contrario, ma senza l’impegno di un matrimonio.”
“Io credo sia molto romantico, invece.” Si intromise Lily. “Sapere di avere qualcuno al proprio fianco che ci ama, che ci considera la persona più importante del mondo, che ci difenda e che noi a nostra volta possiamo difendere, penso sia una delle cose più belle.”
“E da quando sei così romantica, Lily?” Sputò Marlene, cinica ed imbronciata.
“Beh… da quando ho litigato con Severus l’anno scorso.” Ammise, anche se non era certa che le andasse di tirare fuori nuovamente quella storia.
“Vedete.” Proseguì dopo una breve pausa, pensando che tutto sommato le avrebbe fatto bene parlare con le ragazze. “Non ho mai provato nulla per lui, eravamo solo amici, ma era davvero confortante sapere che lui era lì, a dispetto di ogni problema, per qualsiasi cosa. Ma da quando mi ha detto quelle parole, mi è crollato il mondo addosso. Pensavo di conoscerlo e non è così. Mi sento tremendamente sola.”
“Oh, tesoro!” Disse Marlene, cambiando completamente espressione e abbracciando l’amica. “Ma tu hai noi, e ci avrai sempre.”
“Lo so.” Rispose Lily, riemergendo dall’abbraccio. “Ma con lui era diverso. Ci conoscevamo da una vita, sapeva tutto di me e io tutto di lui, o almeno così credevo. E capisco Alice. Capisco la sicurezza che Frank le trasmette e si vede l’amore che provano l’una per l’altro. In questi tempi, è bello che ancora si riesca a provare questo sentimento.”
“Hai ragione, Lily. Scusa Ali, forse ero semplicemente gelosa. Ma sono davvero felice per te e Frank.”
“Non importa. Dai venite qui.”
Si strinsero in un abbraccio di gruppo, che rappresentava la tacita promessa di esserci sempre, qualunque cosa fosse accaduta, amiche fino alla fine.
“E poi.” Continuò Mary, sciogliendosi dall’abbraccio. “Può di certo divertirsi. Ora è quasi legittimata a fare sesso con Frank.”
Le ragazze scoppiarono a ridere e Alice disse: “Ma sentite la piccola Mary cosa va a pensare! In realtà, penso sia romantico aspettare fino al matrimonio.”
“Non ce la farai mai, non sai cosa ti perdi.” Si lasciò sfuggire Marlene che si zittì all’istante.
Tutte la guardarono stupite.
“Perché, tu lo sai?” Chiese Lily, maliziosa.
“Io… no… cioè… veramente… è quello che ho sentito dire.”
Alice la scrutò per un momento, poi esclamò: “No! Non dirmelo! Sei stata con Sirius! Ho visto le occhiate che vi lanciavate al funerale del padre di James.”
“SHHH! Abbassa la voce! Devi proprio farlo sapere a tutto il treno?”
“È vero?!” Chiesero in coro Lily e Mary.
“Beh… sì!” Se ne uscì, infine, Marlene con un piccolo urletto.
“Sono stata per giorni a casa tua e non me l’hai detto?” La accusò Lily, quasi offesa.
“Scusa Lily, non prendertela! Volevo, davvero, ma poi so come la pensi su James e Sirius e non volevo che pensassi male di me.”
“Va bene, ti perdono. Ma adesso mi racconti tutto per filo e per segno.”
“Okay. Beh, sapete che è stato cacciato di casa e si è trasferito dai Potter, giusto?”
“Sì, va’ avanti.” Le fece fretta Mary, curiosa di sapere tutto.
“I miei e i genitori di James sono molto amici ed è capitato spesso che ci trovassimo per cena questa estate. Sirius era così triste e sperduto, non avreste creduto ai vostri occhi. Abbiamo iniziato a parlare durante quelle cene. Cioè, già ci conoscevamo, ma non avevamo mai parlato veramente, capite cosa intendo? Siamo andati a Diagon Alley insieme qualche volta, con anche James, poi una sera ci siamo trovati ad una festa a casa dei Bones e lì… beh, abbiamo passeggiato nel giardino, hanno veramente un enorme giardino, e ad un certo punto mi ha baciata e ci siamo ritrovati a farlo sul prato. Da quel momento, la cosa si è ripetuta a casa mia, quando i miei erano al lavoro.”
Le ragazze rimasero in silenzio per qualche istante, basite, poi a rompere il ghiaccio fu Mary: “E quindi? È davvero bravo come dicono?”
“MARY!” Esplosero le altre in coro, diventando rosse.
“Che c’è? Chi può fa, chi non può si nutre di pettegolezzi.” Si difese la ragazza.
“La cosa più importante è se davvero ti piace.” Si intromise Lily, ignorando di proposito il commento di Mary.
“Sì, Lily. Mi piace molto. E credo di piacergli anche io.”
“Chi è la romantica ora?” Si intromise Alice, facendo la linguaccia all’amica.
“Non sto facendo la romantica. E di certo non lo voglio sposare, anche perché non credo sia proprio il tipo.”
“Per ora. Mai dire mai, amica mia! Magari gli farai perdere la testa, si innamorerà veramente di te e ci ritroveremo a sposarci insieme. Sarebbe stupendo!!”
“Torna sulla Terra, Alice!” Disse Marlene, scoppiando a ridere di fronte all’espressione sognante dell’amica. “E per rispondere alla tua domanda, Mary, è molto dolce ed… esuberante, direi.” Continuò, rivolgendosi a Mary.
“Alt! Non vogliamo sapere altro.” La fermò subito Alice. “E spero per lui che ti tratti bene. Sappiamo la sua reputazione e se ti dovesse fare del male, sarebbe un uomo morto!”
Davanti all’espressione seria e dura di Alice, così diversa da quella di qualche istante prima, Marlene scoppiò a ridere, seguita a ruota dalle altre, ma nel profondo ringraziò l’amica per quelle parole.
Alice aveva ragione; era bello essere amati.


Eccomi con un nuovo capitolo, spero che vi piaccia! Ringrazio il mio fedele recensore per le belle parole che spende per me!

Baci!

 

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


Le prime settimane ad Hogwarts erano volate per i maghi e le streghe del sesto anno. I professori avevano affidato loro montagne di compiti da fare che sembravano aumentare giorno dopo giorno e l’inizio dell’ultima settimana di settembre accolse dei ragazzi già stanchi morti, che agognavano le vacanze di Natale e pensavano a quelle estive come ad un avvenimento avvenuto secoli prima.
I Malandrini si erano concessi un personalissimo ‘bentornati ad Hogwarts’ con una bella scorrazzata nel parco del castello, terminata nella Stamberga Strillante dove, sotto le sembianze di cane, cervo e topo, avevano tenuto compagnia al povero Remus che si era trasformato, come tutti i mesi, in un lupo mannaro.
La cosa era cominciata l’anno prima, quando erano finalmente riusciti a mettere a punto la trasformazione in Animaghi, che stavano studiando dal secondo anno, quando avevano scoperto che il loro migliore amico era in realtà un lupo mannaro.
Per i tre ragazzi non era affatto un problema passare la notte in bianco a fianco di Lupin, ma non essere completamente svegli durante le prime lezioni dell’anno voleva dire cominciare svantaggiati e i risultati si fecero vedere ben presto, quando, dopo nemmeno un mese di lezione, già non capivano nulla di Pozioni.
Era quella, infatti, la materia in cui avevano maggiore difficoltà, mentre nelle altre riuscivano a cavarsela egregiamente con quel poco che ascoltavano durante la lezione e con il misero tempo che dedicavano allo studio. James e Sirius ovviamente, perché Peter era un caso a parte e non era brillante in nessuna materia, se non forse in Divinazione.
James, inoltre, doveva anche pensare al Quidditch. Da Capitano, aveva svolto le selezioni dopo pochi giorni dall’inizio dell’anno scolastico, bruciando le altre Case sul tempo e aveva messo su una squadra niente male. Per il ruolo di portiere si era candidato un sorprendente Frank Paciock che, a dispetto della timidezza, si era dimostrato molto bravo ed era stato preso in squadra; i battitori erano due gemelli molto robusti del quarto anno, mentre i cacciatori erano Sirius, Marlene e Benjamin Cupper (un ragazzo del quinto anno) che, James ne era sicuro, avrebbero dato del filo da torcere alle altre Case, ma soprattutto agli odiati Serpeverde. Lui, ovviamente, era il cercatore della squadra.
Aveva programmato gli allenamenti tre volte a settimana e aveva stilato un calendario accurato che facesse in modo di non far coincidere il Quidditch con le trasformazioni di Remus. Pregò solamente che non ci fossero problemi imprevisti, altrimenti avrebbe dovuto risolvere in qualche modo la situazione.
 
Anche le ragazze erano impegnatissime con gli studi e, nel caso di Marlene, anche con il Quidditch. La sua relazione con Sirius andava a gonfie vele dopo che, in seguito ad una litigata che probabilmente avevano sentito anche le sirene nel Lago Nero, lei gli aveva detto a chiare lettere che, se volevano continuare a stare insieme, lui avrebbe dovuto smettere di fare il babbeo con le altre e avrebbe dovuto portare la loro relazione alla luce del sole.
Inaspettatamente, Sirius aveva accettato. Quella ragazza dagli occhioni azzurro cielo e dalla chioma bionda come il sole l’aveva completamente incantato e non poteva pensare di perderla. Aveva messo la testa a posto dopo un anno in cui, avendo conosciuto i piaceri del sesso, si era dato alla pazza gioia nel castello, creandosi una certa fama.
Remus, ma ancora di più James, non riuscivano a credere a quel cambiamento e non mancavano di prenderlo in giro, ma i Malandrini erano comunque contenti per lui, che finalmente si fosse trovato una brava ragazza.
Anche le bravate dei quattro ragazzi erano notevolmente diminuite dall’anno precedente, anzi, per la gioia di Lily, non erano nemmeno cominciate. Non c’era stato nessuno scherzo di pessimo gusto a Gazza o alla sua gatta, nessuna infausta alleanza con Pix, nessuna esplosione nei bagni, nessuna rissa, nessuna punizione inferta dalla McGranitt (per sua immensa gioia), nessun punto tolto alla Casa, insomma niente di niente.
Anche la normale rivalità con i Serpeverde sembrava sopita. Tutti sapevano che era solo coperta da un sottile strato di cenere e che sarebbe bastato un alito di vento ad alimentare il fuoco, ma gli impegni di tutti i ragazzi del sesto anno erano talmente tanti, che non ne avevano il tempo, né le forze.
Ma si sa, la calma ad Hogwarts non dura mai molto e, infatti, una volta che tutti si furono più o meno abituati ai ferranti ritmi di quell’anno, i Serpeverde cominciarono a stuzzicare i Grifondoro che, ovviamente, non si tiravano mai indietro davanti ad una sfida.
 
Fu così che il primo, vero scontro tra le due Case rivali avvenne proprio durante l’ultima settimana di settembre.
I Grifondoro e i Serpeverde condividevano le prime due ore di Pozioni e gli studenti erano fuori dall’aula nei sotterranei, in attesa dell’arrivo di Lumacorno.
Lily stava parlando con Mary, Alice e Marlene quando passarono accanto a loro Avery, Mulciber e Piton. Lily vide Piton con la coda dell’occhio e, come sempre da quando avevano litigato, lo ignorò, continuando a parlare con le sue amiche. Chi non ignorò la presenza di Lily, tuttavia, fu Mulciber che, passandole accanto, esclamò schifato: “Ecco cos’era quell’odore, quello del sangue sporco della Evans. È inaccettabile che permettano ancora a questa feccia indegna di studiare la Magia in questa scuola.”
A quelle parole, seguirono le risa sguaiate di molti Serpeverde (compreso Piton) e le proteste indignate di molti Grifondoro, ma tutti si zittirono di colpo quando videro James e gli altri Malandrini avvicinarsi, con le bacchette alla mano, al gruppetto delle ragazze che, nel frattempo, si erano strette attorno a Lily con fare protettivo.
Gli occhi degli altri presenti schizzavano come palline da ping-pong dal trio dei Serpeverde al gruppo dei Grifondoro, aspettando la reazione degli uni e degli altri.
La prima a parlare fu Marlene: “Che ti possa cadere la lingua per quello che hai detto, Mulciber. La ‘feccia’ qui presente potrebbe Schiantarti senza nemmeno aprire la bocca e tu ti ritroveresti dalla parte opposta del castello senza nemmeno sapere come ci sei arrivato.”
“Immagina che paura posso avere, McKinnon! E poi, proprio tu difendi questa feccia? Tu che provieni da una famiglia tanto importante?”
“Ma piantala con queste stupidaggini della famiglia, sono solo un mucchio di idiozie.” Replicò Marlene.
“Lo vedremo quando ti ritroverai al cospetto del Signore Oscuro e ti pentirai di non esserti unita al suo grande esercito. Non posso neanche immaginare quello che farà a voi, traditori del vostro stesso sangue! Se vuoi, posso darti un assaggino, McKinnon.” Disse Mulciber impugnando la bacchetta.
“Non ti azzardare a toccarla!” Si intromise Sirius, che si frappose tra il grosso Serpeverde e la sua ragazza.
“Guarda, ecco che arriva in soccorso il fidanzatino, traditore del suo sangue. Come si divertirà con te il Signore Oscuro, Black.”
“Non attendiamo altro, schifosi Mangiamorte.” Si intromise James.
“Potter! Attento a come parli. Non dovresti essere sfrontato dopo quello che è successo a paparino.” Lo provocò Avery.
Dalla bacchetta di James scaturirono piccole scintille rosse, mentre le nocche gli diventarono bianche talmente la teneva stretta in mano.
“Avanti, attaccami, Potter, vediamo cosa ti ha insegnato paparino.”
“Oh, no. Non mi metto al vostro livello. Non vi attaccherò. Non vi darò la soddisfazione di farmi finire in punizione. Prima vi umilierò nel Quidditch e nei voti qui a scuola, poi studierò, diventerò un Auror e allora sì che sarà un divertimento per me darvi la caccia, vigliacchi che non siete altro.”
“Ma sentitelo.” Lo derisero i Serpeverde, ma James rimase impassibile, la mascella serrata, lo sguardo duro e fermo, la bacchetta sempre stretta in mano.
Lily, vedendolo così determinato, così orgoglioso e bello ebbe un tuffo al cuore. Era la prima volta che non cedeva ad una provocazione dei Serpeverde e gliene fu grata. Si sarebbe sentita tremendamente in colpa se fosse finito in punizione a causa sua.
Sapeva che doveva parlare, intervenire, dire qualcosa, ma la verità è che aveva paura.
Aveva pensato molto a quello che era successo ai babbani durante l’estate e ogni giorno leggeva sulla Gazzetta del Profeta di nuovi attacchi. Era coraggiosa e determinata, sapeva che avrebbe potuto mettere al tappeto facilmente quei due bambocci Serpreverde, ma temeva seriamente le ripercussioni che inevitabilmente sarebbero sopraggiunte.
Si sentiva una codarda e si odiava per questo.
Le veniva da piangere, sentiva le lacrime che premevano per uscire, ma non lo fece, non diede loro quella soddisfazione, anzi continuò a guardare quelle facce orribili con sguardo fermo e truce, nonostante il suo corpo stesse tremando, nonostante avesse solo voglia di scappare.
Mulciber posò i suoi occhi scuri su di lei e un brivido le scese lungo la spina dorsale notando con quanta cattiveria la stavano fissando. Un orribile ghigno gli si dipinse sul volto e disse: “Ora sei in mezzo ai tuoi amici, Sangue Sporco, ma arriverà il momento in cui sarai sola e nessuno ti proteggerà. Allora sì che ci divertiremo… lo sai, no? Quello che succede alla feccia come te.”
I Grifondoro alzarono ancora di più le loro bacchette, i volti arcigni e James, nonostante i buoni propositi, non seppe trattenersi e puntò la propria bacchetta a pochi centimetri dal viso del Serpeverde.
“Tu prova a torcerle un solo capello e rimpiangerai di essere nato, sudicia serpe. Avvicinati a lei e mi rimangio tutto quello che ho detto poco fa e non rispondo delle mie azioni.”
“Oh, oh… non dirmi che te la fai con lei, eh Potter? Sarebbe squallido pesino per uno come te. E sentiamo, cosa mi faresti esattamente?”
La mente di James si riempì all’istante di milioni di cose che avrebbe voluto fare a quella faccia da schiaffi, ma l’arrivo di Lumacorno interruppe quello sgradevole siparietto e gli studenti delle due Case rivali si allontanarono in fretta, facendo finta di niente, ben sapendo che la faccenda non era di certo conclusa.
Le ragazze, intanto, stavano consolando Lily che, nonostante lo sguardo duro e orgoglioso di una vera Grifondoro, aveva gli occhi lucidi e tremava, ben consapevole di quello che voleva dire essere una Nata Babbana e di quello che i Puro Sangue con idee estremiste come quei Serpeverde le avrebbero potuto fare.
James le si avvicinò e le disse, sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi: “Hey, non ascoltarli. Sono solo dei codardi che si credono forti perché hanno alle spalle qualcuno più potente e più stupido di loro. Ma tu sei al sicuro. Ti prometto che, finché avrò vita, non ti accadrà niente di male.”
A quelle parole Lily arrossì violentemente, ma gliene fu enormemente grata. Aveva bisogno di sentirsi difesa, protetta e amata.
Lo ringraziò con un enorme sorriso e così fece anche con le sue amiche e con Sirius che l’avevano protetta.
Si sciolse dall’abbraccio di Mary e disse: “Grazie ragazzi. E adesso entriamo in classe e dimostriamo a quelle serpi cosa è in grado di fare una Nata Babbana.”
“Ben detto, Evans, andiamo!” Replicò James, mettendole un braccio attorno alle spalle e stringendola a sé.
Per la prima volta da quando James era solito fare quella mossa, Lily non si allontanò da lui, ma, al contrario, si sentì al sicuro.
Piton la guardò truce e lei, se possibile, si fece ancora più vicina a James, le gote arrossate, lo sguardo determinato e un sorriso felice.
 
Quella stessa sera, Lily, Alice e Mary erano nel loro dormitorio e stavano aspettando Marlene, che si era trattenuta in Sala Comune con Sirius e i Malandrini, per celebrare il compleanno di Mary. Per l’occasione, infatti, i genitori le avevano mandato una cospicua quantità di dolci di Mielandia che aveva deciso di condividere con le sue amiche.
Lily aveva cercato, durante la giornata, di non ripensare alle parole che Mucliber le aveva rivolto quella mattina e la cosa aveva più o meno funzionato, anche se ogni tanto le ritornava in mente la cattiveria che aveva visto nello sguardo del ragazzo.
Più che altro, le erano tornate prepotentemente in mente le dolci parole di James e ogni volta che ci ripensava, non poteva trattenere un sorriso. Era stato saggio e coraggioso a decidere di non battersi contro Mulciber in quel momento; avrebbe ottenuto come unico risultato quello di finire in punizione. Si era, però, spaventata quando l’aveva visto puntare la bacchetta dritta dritta in faccia al Serpeverde: sapeva che non era un ragazzo molto paziente, soprattutto se provocato.
Stava ancora ripensando a quelle parole, quando Marlene finalmente entrò nel dormitorio. Erano ormai le dieci passate e non potevano permettersi di stare sveglie a lungo, altrimenti chi avrebbe sostenuto le due ore di Trasfigurazione e le successive due ore di Aritmanzia il giorno seguente? Tuttavia, mai avrebbero rinunciato a festeggiare il compleanno di Mary e soprattutto a passare una serata di pettegolezzi.
“Eccomi, ragazze, scusate. Sirius non mi mollava più.” Disse Marlene, chiudendosi la porta alle spalle e gettandosi sul letto di Mary, su cui erano disposte diverse confezioni di Dolci al Caramello, Gelatine Tuttigusti+1, Api Frizzole e Cioccorane, le preferite di Lily.
“Tranquilla, vieni. È incredibile quanto sia cambiato quel ragazzo, comunque.” Rispose Mary, facendola accomodare sul proprio letto.
“Beh, la nostra Marlene non è certamente paragonabile a tutte le ragazzine che aveva frequentato prima di lei. Da quello che mi dice Frank, Sirius parla sempre di Marlene.” Disse Alice, unendosi alla conversazione.
“Ohhh, ma che dolce!” Replicò Lily.
“E James parla sempre di te, cara Lily.” Riprese Alice.
“Ah sì?” Fece la rossa, con finto disinteresse. “Immagino cosa mai potrebbe dire, quel babbeo.” Continuò, curiosa fino al midollo di sapere cosa mai potesse dire il ragazzo su di lei.
“Dai, Lily, ma ancora non l’hai capito che ti muore dietro dall’anno scorso? E nemmeno tu sei una di quelle ragazzine che frequentava prima. Tu sei speciale per lui. Non ha ancora frequentato nessuno dall’inizio dell’anno scolastico e vogliamo parlare di quello che ti ha detto oggi?”
“Beh, sapete come fa. Voleva pavoneggiarsi. Erano lì tutti presenti e doveva uscirsene con qualcosa…” Cominciò Lily, per niente convinta di quello che stava dicendo, tant’è che s’interruppe subito quando vide le occhiate da ‘ma stai parlando sul serio?’ che le lanciarono le sue amiche.
“Oh, e va bene. Devo ammettere che è cambiato. Dal funerale del padre non è il solito Potter che conoscevo e devo ammettere che un pochino mi piace.”
“Non riesco a credere alle mie orecchie! Finalmente!” Esclamò Marlene che, conoscendo James da quando erano piccoli, aveva subito capito che lui e l’amica sarebbero stati una bellissima coppia.
“Non vedo l’ora della prima gita ad Hogsmade per fare un’uscita tutti insieme… io e Sirius, tu e James, Alice e Frank e Mary e Remus! Sarà fantastico!” Continuò Marlene, entusiasta, con gli occhi che luccicavano a quella prospettiva.
“Ehi, calma! Non allarghiamoci troppo. Non ho detto che voglio uscire con Potter. Nonostante tutto, è sempre Potter!” Replicò Lily, anche se l’idea non le dispiaceva affatto.
“E perché io dovrei venirci con Remus?” Domandò Mary, stupita.
“Non te lo dovrei dire, perché vedi che tipo è, tutto lezioni, studio e biblioteca, ma ha una mezza cotta per te da sempre. Potreste conoscervi meglio.” Rispose Marlene.
“Ma io conosco già Remus.” Obiettò Mary.
“Sì, ma non in quel senso.” Replicò Marlene, maliziosa.
“Marlene!” Esclamò Mary, diventando immediatamente rossa come un pomodoro.
“Beh, eri tu che chiedevi informazioni sul sesso. Potresti scoprirlo da sola, invece che sentirlo raccontare dalle altre.” Rispose Marlene, strizzandole l’occhio.
“Comunque.” Riprese, “Riprendendo quel discorso sulle prestazioni sessuali e la bravura a letto che abbiamo avuto sul treno mentre venivamo qui, posso dirvi con una certa sicurezza che le voci su James sono vere.”
“E come faresti tu a saperlo?” Scattò subito Lily diventando rossa e maledicendosi all’istante per essere stata incapace di trattenersi.
“Uhh, siamo già gelose allora! Ottimo!” Commentò Alice, anch’essa soddisfatta che l’amica avesse finalmente notato James.
“Non sono gelosa, ma voglio sapere come fa Marlene a saperlo. Te lo ha detto Sirius?”
“Ma no, sciocchina! È successo un piccolo incidente dopo gli ultimi allenamenti di Quidditch. Io e Sirius ci tratteniamo sempre negli spogliatoi più a lungo degli altri per poter fare l’amore in santa pace e quella sera sono entrata come al solito negli spogliatoi dei maschi, ma non sapevo che James fosse ancora dentro e così l’ho visto mentre si stava cambiando e, ve lo giuro ragazze, ho notato una ‘bacchetta’ niente male!”
“Marlene!” Replicarono in coro le amiche, ridendo.
“Non te la prendere Lily, non avevo intenzione di guardare, ma l’occhio mi si è posato lì e… cosa potevo fare?” Continuò Marlene.
“Non capisco perché dovrei prendermela.” Rispose Lily, imbarazzata, leggermente irritata e ora anche curiosa.
“Continua pure a ripetertelo, tesoro.” Le disse Alice.
“Comunque.” Si intromise Mary, “Non ci hai più detto cosa è successo con James al funerale del padre. Perché ti abbiamo vista arrivare con la sua giacca sulle spalle?” Civettò.
“Ve l’ho già spiegato, ragazze. Stavamo parlando, si è alzato il vento, avevo freddo e mi ha prestato la sua giacca. Tutto qua.”
“Ceeeerto!” Replicò Marlene, facendo ridere ancora tutte. “Magari Lily è già a conoscenza della ‘bacchetta’ di James e non ce lo vuole dire.”
A quel punto, la rossa non si degnò nemmeno di rispondere all’amica, ma invece le lanciò un cuscino in piena faccia, scatenando una battaglia di cuscini.
Andarono avanti a scherzare, giocare, mangiare e parlare fino a mezzanotte, quando crollarono ognuna nel proprio letto, esauste, accaldate e felici.
Lily si addormentò e sognò James.
 
Erano circa le due quando Lily si svegliò di soprassalto, in preda ad una forte nausea. Forse non avrebbe dovuto mangiare così tante Cioccorane, si rimproverò.
Decise che una camminata l’avrebbe aiutata a digerire, così scese dal letto, rabbrividendo quando i piedi toccarono il pavimento gelato, e scese le scale a chiocciola che portavano alla Sala Comune.
Quello che non si aspettava di vedere, era James Potter seduto per terra, chino su un tavolino su cui erano sparse diverse pergamene, la penna d’oca stretta nella mano, lo sguardo concentrato e la postura tesa.
La sola illuminazione proveniva dal fuoco nel caminetto, che ormai si stava spegnendo e faceva decisamente freddo, ma James, ancora in divisa, non sembrava farci caso, tanto era concentrato su quello che stava facendo.
Lily rimase a guardarlo per qualche istante. Percorse con gli occhi i lineamenti del viso, dalla fronte coperta dai capelli in cui era affondata una mano del ragazzo, agli zigomi, alla mascella serrata, poi scese lungo il collo, teso per lo sforzo di mantenere quella scomoda posizione, passò alle larghe spalle, anch’esse tese, e si fermò ad osservare i muscoli guizzanti che premevano contro il maglione della divisa. Spostò poi gli occhi sull’addome asciutto e muscoloso e si immaginò a toccare i suoi addominali scolpiti, mentre lui la teneva stretta, le metteva una mano dietro la nuca e…
I suoi pensieri, decisamente poco casti e sconvenienti, vennero interrotti da uno sbotto esasperato del ragazzo che appallottolò la pergamena su cui stava scrivendo e la gettò frustato nel fuoco, dove bruciò all’istante.
Con una manata rovesciò il calamaio che si infranse sul pavimento, andando in mille pezzi e schizzando inchiostro ovunque.
“Hey!” Sussurrò Lily, avvicinandosi a James, che nel frattempo si stava sedendo sul divano alle sue spalle, rannicchiava le ginocchia al petto e, affondandovi il viso, scoppiava in lacrime.
“Hey!” Ripeté Lily, sedendoglisi di fianco e posandogli delicatamente una mano sulla spalla.
A quel contatto, James, che non si era accorto della presenza della ragazza, alzò di scatto la testa, asciugandosi le lacrime con il dorso di una mano, mentre l’altra andava nervosa a scompigliare i capelli già in disordine.
“Evans?!” Esclamò, sorpreso di vederla.
“Va tutto bene?” Chiese Lily, notando che le lacrime non avevano intenzione di fermarsi.
“Non ci riuscirò mai, Evans. Lo sto deludendo! Glielo avevo promesso, glielo avevo promesso!” Sbottò James, incapace di trattenere le lacrime.
“Shh, calmati, va tutto bene.”
“No, tu non capisci, non va tutto bene! Io glielo avevo promesso e lo sto deludendo! Io lo devo vendicare, ma non ci riuscirò!” Riprese James.
Lily lanciò uno sguardo sul tavolino e notò che James stava cercando di fare i compiti di Pozioni. Anche diversi libri erano aperti sotto le pergamene fitte di scritte.
Ricordò le parole che il ragazzo le aveva detto al funerale del padre e collegò il tutto.
James aveva promesso al padre che avrebbe preso E anche in Pozioni per poter intraprendere la carriera di Auror, ma evidentemente stava trovando delle difficoltà e questo lo abbatteva.
Lily lo guardò con dolcezza, mentre ancora nascondeva la testa tra le braccia che stringevano le ginocchia. Piangeva perché riusciva a sentirlo, ma tutto quello che riusciva a vedere erano i capelli disordinati, in cui avrebbe voluto affondare le mani; tuttavia, appoggiò la mano sulla spalla del ragazzo, disabituata a quel contatto fisico così prolungato con lui, ma confortata dal calore che quel corpo emanava.
“Shh, calmati. Ti aiuterò io, vuoi?” Si offrì per consolarlo.
Il ragazzo, sorpreso, alzò la testa.
“Davvero lo faresti?”
“Certo.” Rispose, scendendo dal divano e mettendosi nel punto precedentemente occupato da James.
“Reparo.” Mormorò per riparare il calamaio rotto ed “Evanesco.”, per rimuovere le macchie di inchiostro.
James si ricompose, si sedette di fianco a lei e, insieme, cominciarono a lavorare sui compiti.
In poco tempo finirono tutto quanto e James aveva capito anche le cose che si era perso i primi giorni di scuola.
Una volta terminato, si risedettero sul divano e, nonostante fossero ormai le tre passate, si ritrovarono a parlare.
“Grazie Evans, davvero. Non so cosa avrei fatto senza di te.”
“Figurati, ma non prenderci il vizio, Potter.” Rispose, facendolo ridere. “Piuttosto, come mai non hai chiesto a Remus di darti una mano? Anche lui se la cava a Pozioni.”
“L’ho fatto. Mi ha voluto punire per non aver fatto nulla gli anni scorsi.”
Questa volta fu il Lily a ridere. “Hai capito Remus! E io che pensavo che fosse sempre gentile e disponibile con tutti.”
“Oh, lo è.” Lo difese subito James. “Sono io che forse ho esagerato un po’.”
“Non ci credo! Potter che ammette di aver esagerato! Questa me la devo segnare!”
Il ragazzo sorrise e tra i due calò il silenzio.
“Era la prima volta, sai? Che piangevo per lui, intendo.”
Lily lo guardò sorpresa, sentendo quelle parole. Aveva lo sguardo rivolto verso il fuoco ormai quasi completamente spento e le sembrò di leggere un certo sollievo nei suoi occhi color nocciola.
“È un bene che ti sia sfogato. Sono sicura che da ora in poi le cose andranno meglio.” Rispose, mettendogli una mano sulla sua.
“Evans, ma sei gelata!” Esclamò il ragazzo, realizzando solo in quel momento che Lily portava solo un semplice pigiama. Si fermò qualche istante ad osservarla, mentre alzava la bacchetta e, sussurrando “Accio.”, pensava all’oggetto che voleva chiamare a sé. Era scalza, con un pigiama color verde chiaro con delle buffe facce di orsacchiotti disegnate sopra, aveva i capelli sciolti e disordinati e non era mai stata tanto bella. 
Si schiarì la voce, riprendendo il controllo del proprio cervello, completamente paralizzato dalla visione della ragazza seduta accanto a lui e fiocamente illuminata dalla luce morente del fuoco nel caminetto che, tuttavia, rendeva i suoi capelli di un rosso cremisi.
“Non mi hai ancora detto cosa ci facessi in piedi.” Disse, per eliminare quel momento di imbarazzo.
“Temo di aver mangiato troppi dolci. Mary ha compiuto gli anni qualche giorno fa e i suoi le hanno inviato un mucchio di dolci. Ho esagerato con le Cioccorane.”
“Cioccorane, eh?” Chiese James, registrando immediatamente quell’informazione nella mente… magari ne avrebbe avuto bisogno in futuro. “Il cioccolato… il vero grande amore di una ragazza.” Continuò, facendola ridere.
Nel frattempo, sentirono un fruscio proveniente dalle scale del dormitorio maschile e, alzando lo sguardo, Lily vide un mantello nero volare sopra la Sala Comune e fermarsi dritto dritto davanti a James che lo afferrò.
“Ottimo Incantesimo di Richiamo.” Si complimentò Lily.
“Grazie, Evans.” Rispose lui, coprendo sé stesso e la ragazza col mantello.
“Meglio?” Chiese, vedendo l’espressione stupita della ragazza.
“Oh, sì, grazie. Ma, forse, dovremmo andare a letto, non credi? Si è fatto tardi.”
“Già, dovremmo.” Ripose James, guardandola intensamente negli occhi.
Nessuno dei due, però, si alzò, ne aveva la minima intenzione di farlo.
Lily non riuscì più a sopportare il contatto visivo con il ragazzo e abbassò lo sguardo sul mantello. Era di una stoffa molto pesante, tessuto e cucito con un’ottima fattura e, nonostante la poca luce, notò all’interno di un lembo lo stemma di un cervo elegantemente ricamato e, di fianco, le iniziali J. P.
“È lo stemma della mia famiglia.” Disse James che aveva seguito lo sguardo di Lily.
“Un cervo? Bello, molto elegante e signorile.” Non sapeva più cosa dire. Non era mai stata con Potter per così tanto tempo, non sola, almeno. Erano vicinissimi, poteva sentire il calore che il suo corpo emanava, il suo profumo, che proveniva anche dal mantello che la avvolgeva, la consistenza della sua coscia che sfiorava la sua gamba. La cosa peggiore è che tutto ciò le piaceva. Le piaceva Potter, le piaceva parlare con lui, le piaceva il suo profumo, il suo calore e il suo dannatissimo e tonicissimo corpo.
Si schiarì la voce e si alzò dal divano, rimpiangendo all’istante la perdita di quell’involucro di calore che si era formato.
“Io… è veramente tardi. Dovremmo andare a letto, altrimenti non riusciremo mai a stare svegli a Trasfigurazione.” Disse, completamente in imbarazzo e per niente desiderosa di separarsi da lui.
“Hai ragione.” Rispose James, alzandosi a sua volta. “Grazie dell’aiuto e buona notte, allora.” Continuò, poi.
“Nessun problema, buona notte.” Fece Lily.
Entrambi, però, rimasero in piedi a fissarsi per qualche istante, poi Lily lo salutò con la mano, si girò e salì le scale che portavano al suo dormitorio.
James rimase con il mantello sottobraccio, come inebetito, si sistemò gli occhiali, si ravvivò i capelli e si diresse verso il suo dormitorio, consapevole che avrebbe passato quel poco che restava della notte a pensare a lei. Per la barba di Merlino, quella Evans lo aveva stregato!




Buongiorno! Scusate il ritardo, era pronto da un po', ma la RL chiamava e trovo solo ora il tempo di aggiornare. Spero comunque che vi piaccia e ringrazio il mio recensore, sempre presente!

Baci!!

 

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Capitolo 7
*** capitolo 7 ***


L’arrivo di ottobre portò con sé una brusca diminuzione delle temperature. Un vento gelido soffiava incessante da giorni e quella sera, al crepuscolo, gli unici a camminare nel parco erano quattro giovani Grifondoro, imbacuccati in pesanti mantelli e stretti sotto il mantello dell’invisibilità, che nascondeva la loro presenza a chiunque.
Erano cresciuti nell’estate precedente, ed era diventato difficile starci tutti e quattro contemporaneamente, ma non si curavano dei piedi calpestati o della possibilità di inciampare da un momento all’altro e andavano comunque verso la Foresta Proibita, a passo spedito. 
Una volta lì, avrebbero aspettato il sorgere della luna che avrebbe fatto trasformare Remus, per la seconda volta dall’inizio dell’anno scolastico, e avrebbero nascosto i mantelli, il mantello dell’invisibilità e la Mappa del Malandrino (un’invenzione, frutto dei loro vagabondaggi per il castello, di cui andavano molto fieri) nell’incavo del solito albero.
A quel punto, James si sarebbe trasformato in un bellissimo cervo, Sirius in un grosso cane e i due amici avrebbero condotto Remus lungo il solito sentiero che li avrebbe fatti sbucare vicino al Platano Picchiatore.
Una volta lì, Peter, già trasformato in topo, avrebbe raggiunto il nodo dell’albero, bloccando così i suoi pericolosi rami e tutti e quattro avrebbero raggiunto la Stamberga Strillante, in cui avrebbero passato la notte.
Così fecero, di fatto, come ogni volta da quando era cominciato quel rituale e, verso le sei del mattino, quando la luna scomparve lasciando posto a un pallido sole, ritornarono stanchi ed ammaccati al castello, trasportando con la Levitazione il povero Remus, spompato di ogni energia.
Con l’Incantesimo d’Appello, richiamarono le cose che avevano lasciato nella foresta e, controllando tramite la Mappa che nessuno fosse nei paraggi, accompagnarono Remus in Infermeria, lasciandolo alle amorevoli cure di Madama Chips che, insieme a Silente, Piton e loro, ovviamente, era l’unica a conoscere il segreto di Lupin.
Sempre celati dal mantello dell’invisibilità, tornarono nella Sala Comune, desiderosi di andare a letto e riposare per almeno un paio d’ore prima delle lezioni.
Per fortuna le prime due ore erano di Storia della Magia, così avrebbero potuto schiacciare in tutta tranquillità un pisolino, certi che il Professor Rüf non se ne sarebbe mai accorto.
Erano arrivati al ritratto della Signora Grassa che, irritata per essere stata svegliata, chiedeva con voce assonnata la parola d’ordine, quando si accorsero, osservando la mappa, che la Sala Comune non era vuota come speravano.
Un puntino che citava ‘Lily Evans’ era, infatti, sul divano davanti al caminetto.
“Accidenti!” Sussurrò Sirius esausto, mentre Peter formulava la parola d’ordine per placare il nervosismo della Signora Grassa.
“Cosa diamine ci fa lì la Evans?” Continuò, poi, irritato.
“Non lo so.” Rispose James, emozionato all’idea di vedere Lily.
Il loro rapporto stava prendendo una piega inaspettata. Erano più vicini che mai; si salutavano sempre con un sorriso, si parlavano spesso e apprezzavano l’uno la compagnia dell’altra. Per come erano sempre state le cose tra loro, si poteva dire che stavano andando a gonfie vele ora.
“Probabilmente dorme. Le capita spesso di addormentarsi in Sala Comune se sta studiando.” Continuò, illuminando con la bacchetta quel puntino che era solito cercare ogni volta che apriva la Mappa.
“E tu come lo sai? Non dirmi che la tieni d’occhio con la Mappa.” Rispose Sirius.
“È solo per sicurezza.” Si difese James che era, però, leggermente arrossito. “Dopo la minaccia di quei babbei dei Serpeverde, voglio che sia sempre al sicuro.”
“Mhh.” Sbuffò Sirius. “Sono troppo stanco per dirti quello che penso, amico.”
“Quindi, che facciamo?” Chiese Peter, troppo stanco per sopprimere uno sbadiglio.
“Entriamo senza il mantello dell’invisibilità. Non dovrebbe succedere niente.” Decise James, entrando per primo dal buco del ritratto.
 
Lily era di turno per la ronda dei Prefetti, ma quella sera sarebbe stata sola; Remus, infatti, le aveva detto di essere indisposto e avrebbe, quindi, dovuto ispezionare il castello per i fatti suoi.
La cosa non le dispiaceva, sapeva che Remus era abbastanza cagionevole di salute e non era la prima volta che si ritrovava a camminare da sola per i bui e freddi corridoi del castello.
Quella sera, però, non vedeva l’ora che la ronda finisse e camminava il più veloce possibile, sperando di non incontrare Pix, di non incappare in qualche scala che aveva deciso proprio in quel momento di cambiare e, soprattutto, di non incontrare nessuno studente fuori dal letto, che le avrebbe fatto perdere del tempo prezioso.
Doveva, infatti, ancora finire una complicatissima traduzione di Rune Antiche e scrivere il tema di Storia della Magia, entrambi per il giorno seguente.
Era uscita talmente di corsa dalla Sala Comune, quando si era accorta di essere già in un tremendo ritardo, che si era persino scordata di indossare il mantello e adesso stava anche morendo congelata.
Per fortuna, la ronda andò bene, ci mise poco tempo, tutto sommato, e poté ritornare in fretta in Sala Comune a finire i suoi compiti.
Quando si rimise seduta sul pavimento, china sopra al tavolino stracolmo di sue pergamene, pressappoco nella stessa posizione in cui aveva trovato Potter qualche settimana prima, ringraziò mentalmente le amiche che dovevano essere già andate a letto, ma che le avevano tenuto il posto, e il fato che volle che in quel momento nessuno fosse in Sala Comune, nemmeno i Malandrini, che l’avrebbero solo distratta.
Si dedicò completamente ai suoi compiti, fino a che non finì, intorno alle due. Si sedette mollemente sul divano dietro di lei, stiracchiando i muscoli indolenziti per essere stati così tanto tempo in quella posizione scomoda, si strofinò gli occhi stanchi e, cullata dalle fiamme del fuoco che aveva continuato ad alimentare e dal tepore che c’era nella stanza, si addormentò pesantemente, tanto che non sentì nemmeno James, Sirius e Peter che rientravano dalla loro nottata di vagabondaggi.
 
James, Sirius e Peter entrarono nella Sala Comune e, con molta cautela e senza emettere alcun rumore, passarono accanto al divano su cui, come aveva previsto James, dormiva tranquilla Lily Evans, diretti al loro dormitorio.
Quando James la vide, però, ebbe un tuffo al cuore. Era ancora in divisa, adagiata su un fianco che metteva in mostra le sue curve perfette e la gonna era leggermente sollevata, cosa che gli permetteva di osservare il tratto di coscia appena sotto al sedere che, purtroppo per lui, era coperto dal tessuto della divisa.
Aveva i capelli sparsi sui cuscini, sulla schiena e sul viso, sul quale era dipinta un’espressione serena e rilassata. Aveva le mani ripiegate sotto alla faccia e James si dovette per forza fermare un momento per osservarla. Sembrava molto più piccola della sua età in quella posa, sembrava indifesa e bisognosa di protezione, oltre che bellissima e, notando che era scoperta e che il fuoco ormai era spento da un pezzo, senza pensarci due volte la coprì con il suo mantello, sorrise di nuovo e raggiunse i suoi compagni nel dormitorio.
 
Qualche istante dopo che i ragazzi ebbero salito le scale che portavano al loro dormitorio, dalla parte opposta della Sala Grande scese le scale del dormitorio femminile Marlene McKinnon.
Si era svegliata per andare in bagno e aveva notato che il letto della sua amica Lily era vuoto e ancora intatto e, preoccupata, aveva deciso di andare a cercarla.
In realtà sospettava che si fosse addormentata sul divano della Sala Comune, visto che le capitava a volte, ma con quello che stava succedendo in quei tempi, la prudenza non era mai troppa.
Infatti, la vide rannicchiata sul divano, coperta da un mantello nero. Si avvicinò e, delicatamente, la svegliò.
“Tesoro, hai passato un’altra volta la notte qui?” Le chiese quando la vide aprire i suoi occhioni verdi.
“Immagino di sì, dove sono?” Biascicò Lily, guardandosi attorno disorientata prima di rendersi conto di dove fosse.
“Ma che ore sono?” Domandò, una volta ripresa appieno la facoltà di parola.
“Presto.” Sussurrò semplicemente Marlene.
“Ma di chi è questo mantello?” Chiese, poi, Lily, realizzando di essere stata coperta con un mantello. “Di certo non è mio perché non l’avevo con me per la ronda e non ricordo di essere salita a prenderlo prima di addormentarmi.”
Trovò la bacchetta nella borsa posata accanto al tavolino e pronunciò “Lumos” per vedere di capire a chi appartenesse quel mantello apparso misteriosamente.
Se lo rigirò tra le mani, osservando lo stemma di Grifondoro cucito sul davanti, poi spostò un lembo interno e notò un elegante stemma con il cervo e le iniziali J. P.
“Ma è di Potter!” Esclamò allibita, facendo spaventare Marlene che nel frattempo si era rannicchiata su una poltrona e si stava riaddormentando.
“Come mai il mantello di Potter si trova qui? Perché Potter mi ha coperta col suo mantello?” Riprese guardando Marlene che ricambiava lo sguardo con un’espressione assonnata.
“Boh.” Farfugliò, stanca.
“Ma non erano andati a letto presto? Prima ancora che iniziassi la ronda? Non mi avevi detto che Sirius aveva bisogno di dormire?”
“Sì. Forse James si è alzato di notte e ti ha vista dormire e non ti voleva far morire congelata.” Provò a spiegare Marlene, tentando di mettere insieme delle parole che avessero un senso.
“Può essere.” Ammise Lily, ripensando alla nottata che avevano passato proprio su quello stesso divano. Poi, però, illuminò il resto del mantello con la bacchetta e vide che l’orlo inferiore era umido, sporco di terra e di fili d’erba.
“Un momento.”, riprese, quindi, “Guarda qui! Ha attaccati fili d’erba e foglie ed è sporco ed umido. Come è mai possibile! Non dirmi che è uscito dal castello ed è andato nel parco! Io lo ammazzo! È contro le regole ed è tipico di Potter non rispettarle! Altro che andare a letto presto! Ed io che mi ero illusa che fosse cambiato! E cosa ci faceva nel parco di notte? Sicuramente sarà andato con qualche ochetta da qualche parte a fare sesso! Quell’essere idiota, stupido e irresponsabile! Non c’è mai una volta in cui dimostra un po’ di maturità, io…”
“Lily.” La interruppe Marlene. “È presto, ho sonno e hai detto già troppe cose. Chiudi la bocca e andiamo a letto, ti va? Non vorrai finire per svegliare tutto i Grifondoro, spero.” Senza aspettare la risposta dell’amica, la bionda si alzò, la prese per mano e la trascinò su per le scale del dormitorio, agognando ancora un’oretta di letto, mentre Lily continuava ad insultare a mezza bocca quel dannatissimo James Potter.
 
James, Sirius e Peter si trascinarono a colazione in Sala Grande stanchi, doloranti e con gli occhi decorati da profonde occhiaie.
Appena entrati, raggiunsero il loro tavolo, individuarono le ragazze e si diressero da loro. Sirius crollò accanto a Marlene e le scoccò un sonoro bacio sulle labbra, mentre James e Peter prendevano posto.
“Hai un aspetto orribile, Sirius, sicuro di aver dormito?” Domandò Marlene sospettosa, osservando il viso pallido e stanco e le profonde occhiaie del suo ragazzo.
“Sì, tranquilla, starò prendendo un po’ di febbre.” Rispose Sirius.
“Tutti la state prendendo?” Chiese acida e sospettosa Marlene, osservando anche le facce di James e Peter.
“Può essere.” Farfugliò James con voce stanca, “Remus è ammalato e ci deve aver passato il virus.”
Continuò, servendosi dell’abbondante succo di zucca.
“O forse di notte potresti dormire, invece di andare a fare chissà cosa con chissà chi nel parco.” Sibilò inviperita Lily, facendosi sentire solo da James, davanti al quale era seduta.
Il ragazzo alzò lo sguardo verso di lei, mentre il sangue gli si gelava nelle vene. Aveva davvero detto quello che credeva di aver sentito? La Evans sospettava che fossero usciti? Quello sarebbe potuto diventare un grande problema.
“Buongiorno anche a te, Evans. Vedo che ci siamo svegliate con il piede sbagliato.” Rispose, fintamente calmo, ignorando di proposito quello che aveva detto.
“Puoi venire fuori con me, Potter?” Chiese perentoria, quasi ordinando.
“Veramente ora starei…” Cominciò James, ma Lily non lo lasciò finire e si alzò risoluta, fulminandolo con lo sguardo.
“Ora!” Sibilò con un tono che non ammetteva repliche.
James si guardò attorno e vide i suoi amici con le facce stupite quasi quanto la sua, ma si affrettò a raggiungere Lily, che nel frattempo era già uscita dalla Sala Grande.
Appena mise piede fuori, la cercò con lo sguardo in mezzo a quel marasma di divise nere e grigie, sperando di notare i suoi spiccanti capelli rossi, quando si sentì afferrare per un braccio e venne trascinato per qualche metro, fino a che non si ritrovarono all’interno di un angusto stanzino.
“Evans.” Provò a scherzare, “Se volevi un po’ di intimità con me, bastava chiederlo.”
“Taci. Non voglio niente da te, nemmeno questo stupido mantello.” Esclamò furiosa, lanciandogli addosso l’indumento.
“Non capisco. Ho fatto qualcosa che non va? Sono sceso dal dormitorio per fare due passi, ti ho vista addormentata e ti ho coperta. Scusa se non volevo che ti ammalassi!” Cercò subito di riparare James, vedendo il mantello e capendo al volo che avrebbe dovuto inventarsi una balla credibile.
“Come ti stai ammalando tu? Ma mi credi scema? Ho visto che il mantello era bagnato e sporco di terra e foglie. Questo vuol dire che hai violato le regole e sei uscito di notte? Dove sei stato?”
“Io non ti devo proprio nessuna spiegazione. Non so perché il mantello era bagnato, sporco o qualunque cosa tu abbia visto, io non mi sono mosso dal dormitorio.” Si difese, arrampicandosi sugli specchi.
“Quindi pensi che sia pazza? Che mi sia inventata le cose? Tu sei uscito. Sarai andato a fare sesso con qualcuna, magari agli spogliatoi di Quidditch! Ho sentito dire che sono molto gettonati per quel tipo di attività!”
“Non sono andato negli spogliatoi, non ho fatto sesso con nessuna e non mi sono mosso dal dormitorio. Non so più come dirtelo e non so nemmeno perché mi sto giustificando con te!”
I toni si erano fatti sempre più alti, la tensione tra i due ragazzi si poteva tagliare con il coltello e i loro corpi erano a pochi centimetri l’uno dell’altro in quello spazio angusto.
Se non fosse stato preoccupato di essere smascherato (e con lui soprattutto Remus), James avrebbe trovato la situazione estremamente eccitante. Lily era furiosa, talmente rossa in volto che era possibile contarle le lentiggini, che normalmente erano chiare e non si vedevano, ed era bellissima. Avrebbe voluto schiacciarla con il suo corpo contro quel muro, metterle una mano sulla nuca e una attorno alla vita e mangiarla di baci, per poi prenderla in braccio e fare con lei il miglior sesso della sua vita, ma l’ansia di essere scoperto smorzava quell’ardente desiderio.
“Sei solo un bugiardo, Potter! Credevo fossi veramente cambiato, mi stavo ricredendo su di te, mi stavi quasi piacendo, ma sei solo un arrogante e va bene, se non vuoi parlare con me, allora lo farai con la Professoressa McGranitt, perchè ho tutta l’intenzione di andare a denunciarti. Dirò che ti ho visto uscire durante la ronda.”
“Ma non è vero!”
“A chi pensi che crederà la McGranitt? A te o a me? E poi, anche se non ti ho visto, è vero che sei uscito, perciò…”
Lasciò la frase in sospeso e stava per uscire da quel microscopico spazio (in cui stava per finire l’ossigeno), quando si sentì afferrare per un braccio e si ritrovò tra le braccia di Potter che la tirò verso di sé.
“Ferma! Hai ragione.” Ammise con un tono colpevole e bassissimo, tanto che Lily quasi si immaginò di averlo sentito, nonostante la forte vicinanza tra di loro.
“Cosa?”
“Ho detto che hai ragione, dannazione!” Disse James a voce più alta, guardandola negli occhi e stringendole saldamente le braccia.
“Hai ragione, sono uscito, ma non è come pensi tu. Non ero con nessuna ragazza, se questo ti fa ingelosire.”
“Ingelosire? Ma stai scherzando, spero! Sono solo furiosa perché tu non rispetti mai le regole.”
“Va bene, scusa. Ma sto dicendo la verità. Non ero con nessuna ragazza e non ero negli spogliatoi di Quidditch.”
“E dove, allora? A fare cosa?”
“Io… non te lo posso dire.”
“Certo. Figuriamoci. Lasciami andare, Potter. Ero seria. Ora vado dalla McGranitt, buona giornata!”
Ma James non la lasciò andare.
“Non puoi!”
“Certo che posso, sono un Prefetto!”
“No, davvero, non puoi. La situazione è molto più complicata di quello che sembra e non ti posso spiegare niente perché non riguarda solo me.”
“Certo, immagino che riguardi anche i tuoi fidati compari. Per questo stamattina avevate tutti quelle facce. E Marlene è così ingenua da credere pure alle balle che le racconta Black! Siete davvero pessimi, io…”
Fece nuovamente per liberarsi dalla presa salda di James, che però la trattenne ancora.
“Ti prego, non dire niente, Lily!”
Era la prima volta da quando si conoscevano che la chiamava per nome e le piaceva il suono che quelle due piccole sillabe avevano sulle labbra del ragazzo. Per un momento rischiò di cedere, mentre il suo cuore aveva aumentato i battiti e il viso, se possibile, era diventato ancora più rosso.
“Perché no?”
“Te l’ho detto, non riguarda solo me. E sono disposto a spiegarti tutto, a dirti tutta la verità su come stanno le cose, ma, come ti ho già detto, non è qualcosa che riguarda solo me. Devo prima consultarmi con gli altri.”
“Ma mi credi così stupida, Potter? E, per la cronaca, per te sono Evans.”
James non riuscì a trattenere un sorriso.
“Cosa c’è da ridere ora?”
“Te l’hanno mai detto che sei bellissima, quando sei infuriata?”
Quella frase la spiazzò completamente e non seppe cosa dire per qualche minuto. L’unica cosa che riusciva a fare era guardare quegli occhi nocciola così belli e profondi che la fissavano con intensità e passione.
Voleva baciarlo, voleva chiudere la breve distanza tra loro e posare le labbra sulle sue, sentire il suo sapore, affondare le dita in quei capelli che, nervoso com’era, si era torturato fino a quel momento.
Ma non poteva.
Era un bugiardo, un idiota e si stava prendendo gioco di lei.
“Sono serio, Evans. Ti dirò tutto. Ma ne devo prima parlare con gli altri.”
Lily sbuffò, spazientita.
“Entro cena devo saper qualcosa, altrimenti vado dritta dalla McGranitt. E adesso lasciami. Mi stai facendo anche fare tardi a lezione.”
“Sei un angelo!”
“Lasciami!”
“Va bene, scusa.”
Appena le dita del ragazzo si staccarono dalle sue braccia, Lily aprì la porta e schizzò fuori da quello sgabuzzino, lontana da quel maledetto Potter.
 
“Dannazione!” Esclamò Sirius pochi minuti dopo, a lezione di Storia della Magia. James aveva raccontato loro l’accaduto ed ora i tre amici, seduti rigorosamente in ultima fila, invece del loro agognato pisolino, confabulavano fitto tra loro, chiedendosi ansiosamente cosa avrebbero dovuto fare.
“Ti avevo detto che la Evans sarebbe stata un problema, ma tu, da buon tontolone cotto di lei che sei, non mi hai voluto credere. Beh, gran bel lavoro, James! Adesso come ne usciamo?” Riprese Sirius, agitato e furioso con l’amico.
“Potrebbe denunciarci e farci finire in prigione! Ci rinchiuderanno ad Azkaban!” Sussurrò Peter con la sua vocina stridula.
“E pensi che me ne freghi qualcosa, Peter? Qui quello che rischia più di tutto è Remus! Se dovessero scoprire cosa è, sarebbe linciato vivo dagli studenti, i genitori andrebbero in panico e, in men che non si dica, Hogwarts chiuderebbe i battenti e Silente sarebbe spedito ad Azkaban!” Continuò Sirius guardando male l’amico.
“Già, a questo non avevo pensato.” Replicò Peter.
“Non accadrà!” Affermò sicuro James dopo qualche minuto di silenzio. “La Evans sarà pure tante cose, ma non è una spia. Se le dicessimo la verità, sono sicuro che saprebbe mantenere il segreto.”
“Non sta a noi dirglielo, James, lo sai benissimo.” Replicò Sirius.
“Infatti. Per questo vi ho chiesto di venire con me a spiegare la situazione a Remus in pausa pranzo. Dovrebbe essersi ripreso abbastanza per poter parlare.”
“Io vengo, ma sappi che non sono per niente d’accordo.” Si arrese Sirius dopo qualche minuto, continuando comunque a mantenere il broncio.
“Peter?” Chiese James.
“Va bene. Ma se Remus non volesse dire nulla, cosa faremo?”
“A quel punto, la responsabilità sarebbe completamente mia e ammetterò con la Evans che ero a fare sesso con una a caso, lei andrà dalla McGranitt e mi beccherò la punizione.”
I ragazzi metabolizzarono la notizia e non ebbero nulla da replicare, il piano avrebbe potuto funzionare.
“Sei un idiota comunque, sappilo!” Concluse, infine, Sirius appoggiando la testa sul banco, deciso a sonnecchiare per l’ora successiva.
 
All’ora di pranzo, James, Sirius e Peter corsero in Sala Grande, afferrarono un paio di sandwich a testa e si diressero di fretta verso l’Infermeria. Avevano poco tempo prima della lezione di Cura delle Creature Magiche e dovevano assolutamente parlare con Remus, ammesso che fosse nelle condizioni per farlo.
Fortunatamente lo trovarono sveglio, mentre si sbaffava soddisfatto una bistecca decisamente al sangue e fu anche felice di vederli, prima di osservare meglio le loro facce e realizzare che ci fosse qualcosa che non andava.
“È successo qualcosa.” Affermò.
“O, puoi ben dirlo, amico. James ti spiegherà tutto. Prego.” Asserì Sirius, ancora furente e nervoso.
James spiegò tutto a Remus, senza tralasciare alcun dettaglio, ma sempre meno convinto del suo piano man mano che vedeva l’espressione dell’amico farsi sempre più shockata.
“Tu sei completamente pazzo.” Concluse Remus, quando James arrivò al termine del suo racconto.
“Io e Lily siamo buoni amici, mi piace come persona, mi piace parlare e studiare con lei. Ma se dovessi dirle la verità, per quanto sia una persona empatica e straordinaria, sono sicuro che le prenderebbe un colpo e mi denuncerebbe.” Continuò, mentre l’ansia gli attanagliava lo stomaco e la rabbia saliva inesorabile.
Come aveva potuto James essere così stupido? Con Lily, poi! Quella ragazza aveva un’intelligenza fuori dal comune, era ovvio che avrebbe fatto due più due. Che razza di idiota! Ah, a cosa può portare l’amore!
“Oh, andiamo! Sai benissimo quanto me, e non la conosco bene quanto te, che non lo farebbe mai!”
“E come fai ad esserne così sicuro? L’hai detto tu stesso che non la conosci bene.”
“Non la conosco bene perché ci ho parlato poco, ma so come è fatta. Sono anni che la osservo, che l’ammiro, che…”
“Che sei cotto di lei.” Terminò Sirius per lui. “Per questo hai questa visione distorta.”
“Distorta? Pensi davvero che la Evans sarebbe capace di denunciare Remus? Magari noi tre sì, magari solo me per tutto quello che c’è stato tra di noi (e me lo meriterei anche), ma non lui. Non ne sarebbe mai capace, non sarebbe così meschina.”
“Non penso che lo denuncerebbe, ma immagina cosa potrebbe succedere se, per sbaglio, si lasciasse sfuggire la cosa! Se lo venissero a sapere anche Marlene e le altre. Amo Marlene, voi lo sapete, ma mai rischierei la vita di Remus spifferandole la verità su di lui.”
“Non sarebbe così stupida!”
“Ma non lo puoi sapere! Un errore possono commetterlo tutti!”
“E va bene, allora.” Sbottò James. “Mi prenderò la colpa. Non diremo niente.”
“No, invece. Hai ragione tu. Lei non mi farebbe mai una cosa simile e, in ogni caso, non lascerebbe mai cadere la questione fino a che non ne sarà andata completamente a fondo. La conosco e so benissimo quanto sia precisa e pignola nelle cose. È anche molto testarda e, se si mette in mente qualcosa, nessuno può farle cambiare idea, basta vedere quante volte ha rifiutato di uscire con te, James. Ha capito che non sei l’unico ad essere coinvolto e non crederà mai alla tua versione. Non ci resta altro da fare che dirglielo e sperare che non le prenda un colpo quando saprà come stanno le cose.”
“Ne sei davvero convinto, Remus?” Chiese Sirius.
“Sì. È davvero una persona eccezionale e sono sicuro che saprà mantenere il segreto. Inoltre, non potrei sopportare di vedere James con quella faccia per un altro secondo. Finalmente stanno andando d’accordo. Non voglio essere la causa del loro mancato matrimonio.” Ironizzò.
“Se non fossi in un letto d’ospedale e in quelle condizioni, ti prenderei a cuscinate per quello che hai appena detto! Ma ti ringrazio, amico.”
“Non sono per niente d’accordo, ma se va bene per te, Remus, allora va bene anche per me. Ora resta solo da decidere dove. Non qui. Anche i muri in questo posto hanno le orecchie.”  
“Già, concordo. Fra una decina di giorni ci sarà la prima uscita ad Hogsmeade. Potremmo combinare la cosa lì. Che ne dite?” Propose James.
Tutti furono concordi, salutarono Remus e si avviarono verso la lezione di Cura delle Creature Magiche.
 
Lily, senza farsi troppo notare, aveva osservato Potter e gli altri per l’intera mattina e aveva realizzato che, molto probabilmente, Potter non stava mentendo affatto riguardo la notte precedente. Ma allora cosa diavolo stavano combinando?
Aveva visto Black confabulare con fare irritato e nervoso con Potter e persino il placido Minus sembrava agitato. C’era davvero puzza di bruciato e non vedeva l’ora di scoprire da dove provenisse l’incendio.
Avevano addirittura saltato il pranzo, cosa mai successa a sua memoria, e Black aveva quasi completamente snobbato Marlene che, tuttavia, non si era molto risentita.
“Fa bene ogni tanto stare separati.” Aveva affermato con convinzione, quando Lily le aveva fatto notare l’evasività del ragazzo. “Renderà ancora più bello il sesso dopo.” Continuò, poi, civettuola.
“Non ti smentisci mai!” Esclamò Alice ridendo di gusto.
Li vide arrivare alla lezione senza molta voglia, con delle facce stanche, ma tutto sommato più rilassate della mattina; il mistero si infittiva.
Il professor Kettleburn arrivò zoppicando nello stesso momento in cui i ragazzi raggiunsero i compagni e cominciò la lezione.
L’argomento di quel giorno erano le Fate e, mentre il professore spiegava con passione le abitudini di queste tanto piccole, quanto antipatiche creature, Lily sentì un fruscio vicino al suo orecchio, sentì l’aria muoversi debolmente e una graziosa farfalla di carta atterò delicatamente sulla pergamena su cui stava prendendo diligentemente appunti.
Un incantesimo eseguito a regola d’arte, senza dubbio. La prese, sorridendo, aprì le pieghe della carta e, badando bene che nessuno la stesse guardando, lesse:
 
Ti diremo tutto, ma non qui. Fatti trovare alle 16.00 ai Tre Manici di Scopa, sola ovviamente, durante la prossima visita ad Hogsmeade e saprai tutto. Abbi solo pazienza.
 
                                                                                                                                              J. P.
 
Quindi la cosa, qualunque fosse, riguardava veramente tutti i quattro i ragazzi? O forse Remus era escluso, dal momento che era in Infermeria perché malato?
La situazione si stava facendo sempre più interessante ed intrigante e pregò che il tempo passasse in fretta.
Si girò verso James, che la stava guardando fissa e, impercettibilmente, annuì.





Ciao a tutti! Eccomi con un nuovo capitolo! Grazie a chi mi lascia bellissime recensioni e a chi ha inserito la mia storia tra le preferite e le seguite! Spero di riuscire ad aggiornare al più presto, perchè ho un po' di impegni nella RL, ma, se non dovesse succedere, non dimenticatevi della storia, mi raccomando!!

Baci!


 
 

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Capitolo 8
*** capitolo 8 ***


I giorni che separavano gli studenti di Hogwarts dalla prima uscita ad Hogsmeade sembrarono infiniti, ma, finalmente, il tanto sospirato sabato arrivò.
Lily Evans era molto agitata per l’appuntamento con Potter e gli altri, ma cercava di non darlo a vedere, mentre si avviava verso il cortile in compagnia di Marlene e Mary.
“È incredibile che Alice ci abbia dato buca! È la prima uscita dell’anno! Avrebbe potuto andare con Frank le successive, non vi pare? Hanno davanti un anno intero per far venire il diabete a tutto il villaggio.” Disse acida Marlene.
“Dai, non prendertela! Lasciali in pace… sono innamorati. Piuttosto, perché tu non sei con Sirius?” Chiese Mary.
“Perché volevo passare un po’ di tempo con voi e poi, chi consiglierebbe a Lily l’abito perfetto da indossare alla festa di Halloween del Luma?” Replicò, mentre consegnava a Gazza l’autorizzazione firmata dai genitori che permetteva le visite ad Hogsmade, seguita dalle sue amiche.
Il professor Lumacorno, giusto il giorno prima, aveva consegnato gli inviti per uno dei suoi party esclusivi agli studenti che riteneva più meritevoli o le cui parentele erano maggiormente influenti nel mondo magico e, come in ogni occasione, Lily aveva puntualmente ricevuto il suo.
“Ho già detto che non credo che quest’anno parteciperò alla festa. Non mi serve nessun vestito.” Si intromise Lily, tirata in causa.
“Sciocchezze, tesoro! Certo che ci andrai! Non si possono rifiutare le feste del Lumaclub. Dovresti saperlo meglio di me! Che invidia, non sai quanto vorrei essere invitata!”
“Ti cedo volentieri il posto, per quello che mi interessa.”
“Smettila! Oggi noi faremo shopping e, tra qualche giorno, andrai a quel party e poi mi racconterai tutti i pettegolezzi che si dicono in giro.”
“No che non ci andrò. Non mi va di essere l’unica ragazza senza un accompagnatore. Di solito andavo con Severus, ma… beh lo sapete.”
“Dimentica Mocciosus, è storia antica, tesoro. Ho sentito che anche James è stato invitato, magari potresti chiedere a lui.” Civettò Marlene.
“James come James Potter? Stai scherzando vero? Non andrei mai ad una festa con lui!” Replicò piccata e sorpresa di sapere che anche Potter era stato invitato al prestigioso party. Non era mai successo prima.
“Ma perché no, Lily? Marlene ha ragione. Sareste una coppia stupenda!” Disse Mary.
“Mary, almeno tu, ti supplico, non mi parlare di Potter.”
“Un passo per volta, Mary. Pensiamo prima al vestito, poi combineremo anche l’appuntamento con James.” Fece Marlene, ignorando completamente Lily.
“No, ma vi prego, continuate pure. Tanto non sono qui e non vi sento!” Replicò Lily, facendo ridere le sue amiche.
 
Arrivarono ad Hogsmeade attorno alle 14.30 e, guidate dall’inarrestabile ed irremovibile Marlene, passarono in rassegna tutte le boutique di vestiti del villaggio senza fermarsi un solo minuto.
Lily aveva seguito le sue entusiaste amiche in modo quasi apatico; non le importava un accidente della festa o del vestito. Semplicemente, non voleva andare a quello stupido party, sapeva che le avrebbe riportato alla mente troppi ricordi e, per quanto cercasse di ignorare la presenza di Severus nel castello e durante le lezioni, non poteva negare che ogni tanto ripensava ai momenti che avevano passato insieme, alle cose che si erano raccontati, ai segreti che si erano confidati e, inevitabilmente, le lacrime le salivano agli occhi.
Era stato il suo migliore amico, l’aveva aiutata a gestire la magia quando, da piccolissima, aveva scoperto di avere dei poteri, le era stato vicino per i primi anni a Hogwarts, quando veniva bersagliata dagli scherzi di Potter, aveva sempre studiato con lei e poi, da un giorno all’altro, l’aveva tradita, umiliata, rinnegata. Non glielo avrebbe mai perdonato e la delusione era ancora troppa. No, non avrebbe sopportato di passare la serata di Halloween a quel party, ben consapevole che lui sarebbe stato lì.
Avevano sempre partecipato alle feste insieme, ridendo degli abiti eccessivi di certi personaggi, prendendo in giro la goffaggine di certi danzatori, ammirando l’abilità di quelli bravi e parlando con i più abili pozionisti che il mondo magico conosceva. Non ce l’avrebbe mai fatta da sola, senza parlare poi della tremenda figuraccia che avrebbe fatto presentandosi senza un cavaliere.
D’altro canto, sapeva che non poteva permettersi di non andare. Lumacorno sarebbe rimasto molto deluso dalla sua assenza; Lily era una delle sue studentesse preferite in assoluto e non si disturbava a negarlo di fronte a nessuno, inoltre, i MAGO sarebbero stati l’anno successivo e le avrebbe fatto comodo avere qualche conoscenza tra i pozionisti che avrebbe potuto offrirle un lavoro una volta uscita da Hogwarts.
Fosse stata nel mondo babbano, avrebbe potuto inventarsi un raffreddore, una febbre, una malattia a caso, ma era ad Hogwarts e aveva imparato da sola le pozioni curative quando era solo al secondo anno. Il professore non avrebbe mai creduto ad una simile scusa.
No, sarebbe stata costretta ad attendere a quella festa.
Per questo, da più di un’ora, si lasciava trascinare da un negozio all’altro da Marlene e Mary.
Erano arrivati all’ultima boutique senza aver trovato nulla che le convincesse quando, inaspettatamente, posarono gli occhi sul vestito perfetto.
Bastò un semplice sguardo da parte di tutte e tre per capire che fosse quello giusto e, quando Lily lo provò, ne ebbero l’assoluta certezza.
“Oh, tesoro, sei incantevole. Quanto pagherei per vedere la faccia di James quando si troverà davanti te e questa meraviglia.” Esclamò entusiasta Marlene, prendendosi tutto il merito dell’amore a prima vista tra Lily e quel vestito.
Lily stava per replicare, quando, sentendo il nome di Potter, venne brutalmente riportata alla realtà e guardò l’orologio, in ansia.
Mancavano dieci minuti all’appuntamento e avrebbe dovuto riattraversare tutto il villaggio per andare ai Tre Manici di Scopa! Maledizione! Con tutti i pensieri su Severus, il vestito, il party e l’improvvisa pazzia di Marlene e Mary per lo shopping, si era quasi scordata di Potter e del mistero che le sarebbe stato chiarito da lì a poco.
“Per tutti i Troll di Montagna!” Esclamò. “Devo scappare, ragazze! Avevo promesso a Remus che mi sarei trovata con lui ai Tre Manici di Scopa per organizzare le nostre attività da Prefetti.”
“Oh, non ti preoccupare, tesoro. La prima parte della nostra missione è finita. Ti accompagniamo se vuoi, tanto dobbiamo fare quella strada per tornare al castello. Per te va bene tornare ora, Mary?”
“Assolutamente sì. Con tutto il camminare che abbiamo fatto oggi, sono esausta.”
 
Arrivò ai Tre Manici di Scopa con qualche minuto di ritardo, si congedò dalle sue amiche – ringraziandole comunque per il bel pomeriggio passato insieme; aveva ragione Marlene, avevano bisogno di qualche ora solo per loro – ed entrò nell’affollato pub, cercando con gli occhi Potter e gli altri.
James la vide entrare e sventolò la mano per farsi riconoscere.
“Scusate il ritardo, ragazzi.” Disse Lily raggiungendo i Malandrini e accomodandosi sulla sedia libera tra James e Sirius. “Le ragazze hanno voluto fare shopping e il tempo mi è sfuggito di mano.”
I ragazzi avevano ordinato delle Burrobirre per loro e una anche per Lily e, appena si sedette, non poté fare a meno di berne un lungo sorso, assaporando la sensazione di calore che pervase il suo corpo mentre inghiottiva la bevanda.
“Non importa.” Rispose James. “Ma saltiamo i convenevoli, non abbiamo molto tempo. Tra poco dobbiamo rientrare al castello. Prima di tutto… le altre non sanno che sei qui con noi, giusto?”
“No, sanno che sono qui, ma ho detto loro che mi dovevo vedere con Remus per organizzare le nostre attività da Prefetti.”
“Ottimo, perché quello che ti stiamo per dire è una questione delicata e devi giurarci che manterrai il segreto.” Riprese James.
“Non posso giurarvelo, se non so nemmeno di cosa si tratta.”
“Ti prego, Lily. È importante che tu non lo dica a nessuno. Fidati di me.” Disse Remus con un’espressione molto seria che la fece un po’ preoccupare.
“Va bene.” Rispose, quindi, capendo di non avere altre alternative. “Giuro che manterrò il segreto e non dirò niente a nessuno di quello che ascolterò d’ora in poi. Vi siete cacciati nei guai, dico bene?” Chiese, poi, sempre più preoccupata di essersi ficcata in qualche pasticcio molto più grande di lei.
“Beh, dipende da cosa intendi tu per guai, Evans.”
“Così non mi aiuti, Black.”
“Aspetta, Sirius, così la spaventi. Lascia cominciare me, vuoi? In fondo, sono io la causa di tutto questo.” Disse Remus criptico.
Lily lo guardò stranita, tutto si sarebbe aspettata da quei quattro, tranne che sentire che il problema fosse Remus. Non disse niente, tuttavia, e aspettò che fosse lui a parlare.
“Beh, la cosa non è mai semplice da dire, quindi andrò dritto al sodo. Sono un lupo mannaro, Lily.”
Ecco, ormai era fatta, la bomba era stata sganciata.
Come c’era da aspettarsi, Lily guardò shockata l’amico per qualche minuto, mentre regnava un silenzio carico di tensione.
“Oh.” Riuscì a dire solamente, buttando fuori il fiato che nemmeno si era accorta di aver trattenuto.
“Già.” Replicò Remus.
“Mi dispiace… io… ma come… quando, cioè…”
“Non preoccuparti, posso capire la tua reazione. E posso capire anche se, dopo questa sera, non vorrai più avere niente a che fare con me. Sono perfettamente abituato all’effetto che una notizia simile ha sugli altri.”
“No, scusa. Io non intendevo… è solo che… ecco, non me lo aspettavo. Pensavo aveste combinato qualcosa, non… beh, questo. Da quanto sei… cioè, come… come è successo?”
“So benissimo che non era quello che ti saresti aspettata. Comunque, è successo quando avevo quasi cinque anni. Mio padre lavorava per il Ministero, nel Dipartimento per la Regolamentazione e il Controllo delle Creature Magiche e un bel giorno si è imbattuto in un certo Fenrir Greyback che era stato condotto al Dipartimento per essere interrogato sulla morte di due bambini Babbani. Il Registro dei lupi mannari non era mai stato tenuto aggiornato. I lupi mannari si sentivano così respinti dalla società dei maghi che di solito tendevano a evitare il contatto con altre persone, vivendo in “branchi” auto-gestiti e cercando di fare il possibile per evitare di essere registrati. Greyback, che il Ministero non sapeva essere un Lupo Mannaro, sostenne di essere niente meno che un senzatetto Babbano, di sentirsi estremamente sorpreso dal trovarsi in una stanza piena di maghi e di essere rimasto inorridito dal racconto dei due poveri bambini morti.
Gli abiti sudici di Greyback e il fatto che non avesse con sé una bacchetta furono sufficienti a persuadere due membri del comitato di indagine, oberati di lavoro e ignoranti, che stesse dicendo la verità, ma mio padre non si lasciò ingannare così facilmente. Riconobbe, infatti, alcuni caratteri indicativi del fatto che fosse un lupo mannaro nell’aspetto e nel comportamento di Greyback e consigliò al comitato di tenere l’uomo sotto custodia fino alla successiva luna piena, che avrebbe avuto luogo solo ventiquattr’ore più tardi.
Greyback rimase seduto in silenzio mentre mio padre venne deriso dai suoi colleghi membri del comitato. A quel punto a mio padre, un uomo solitamente estremamente pacato, iniziò a montare una rabbia, tanto che arrivò a descrivere i lupi mannari come ‘senz’anima, cattivi e bramosi solo di morte’, frase di cui ancora oggi si pente.
Il comitato gli ordinò di lasciare la stanza, mentre il capo del comitato si scusò con il senzatetto Babbano e Greyback venne rilasciato. Il mago che scortò Greyback fuori dalla stanza degli interrogatori avrebbe dovuto effettuare un Incantesimo di Memoria su di lui, in modo che dimenticasse di essere stato all’interno del Ministero, ma prima che potesse farlo, venne sopraffatto da Greyback e da altri due complici che si erano nascosti nell’ingresso. I tre Lupi Mannari fuggirono via. Greyback non perse tempo nel comunicare ai suoi amici il modo in cui mio padre li aveva descritti.
La loro vendetta sul mago che aveva detto che i lupi mannari non meritano altro che la morte fu rapida e terribile. Ricordo che stavo dormendo tranquillo nel mio letto, quando Fenrir Greyback forzò la finestra della mia camera e mi attaccò.
Mio padre raggiunse la stanza appena in tempo per salvarmi la vita, cacciando fuori di casa Greyback con una serie di potenti incantesimi. Tuttavia, da quel momento in poi sono diventato un lupo mannaro completamente sviluppato.
Significa che, da quel momento fino ad ora, ogni volta che c’è la luna piena mi trasformo in un mostro assetato di sangue.”
Il racconto aveva completamente inorridito Lily, che, triste e profondamente dispiaciuta per il suo amico, aveva il volto coperto di lacrime. Tuttavia, quel nome continuava a ronzarle in testa.
“Greyback… ma è per caso…” Disse senza sapersi trattenere.
“Lo stesso schifoso codardo per colpa del quale mio padre è stato ucciso? Sì, è proprio lui.” Concluse per lei James, lo sguardo serio, ma velato di lacrime per aver sentito la storia del suo migliore amico, la voce dura e la mascella contratta.
Lily cominciò ad unire insieme i puntini. Ricordava perfettamente le parole di Remus al funerale del padre di Potter e ricordava anche l’espressione tesa e il colorito biancastro dell’amico.
Non solo Greyback aveva attaccato quei babbani portando alla morte il signor Potter, ma era stato anche il lupo mannaro che lo aveva reso tale.
Inoltre, Morgana solo poteva sapere cosa fosse passato nella mente di Remus in quei momenti. Era un lupo mannaro, per Merlino! Quel caro, timido e gentile ragazzo era un lupo mannaro! E le aveva raccontato per filo e per segno quello che un suo simile era stato capace di fare a dei babbani indifesi. Povero Remus! Chissà come si deve essere sentito!
Conoscendolo, sicuramente si sarà sentito in colpa, avrà iniziato a pensare di essere a sua volta capace di fare una cosa simile!
“Mi dispiace così tanto, Remus! Ma tu non sei come lui, lo sai questo, vero? Io ti conosco, ho passato serate intere con te, so cosa hai dentro al cuore. Potrai anche essere un lupo mannaro, ma non sarai mai come loro!”
“Ti ringrazio delle belle parole, Lily.” Disse semplicemente.
“Non ti abbandonerò, questo lo sai vero?” Continuò poi la ragazza.
“Davvero?” Domandò a sua volta Remus, profondamente commosso da quella affermazione.
“Puoi starne certo! Sei uno dei miei migliori amici, il ragazzo più gentile e intelligente che io conosca. Certo che non ti abbandonerò.”
“Sei proprio speciale, Lily.” Le disse, allungando la mano sul tavolo per afferrare quella più piccola e fredda della ragazza.
A quel punto Lily guardò gli altri tre amici e disse: “E voi? Quando l’avete scoperto?”.
Fu Sirius a rispondere: “Durante il secondo anno. Questo idiota ha passato il primo anno a raccontarci balle su balle, inventandosi scuse sempre più assurde quando doveva andare a trasformarsi, ma poi l’abbiamo scoperto. Ed è stato allora che abbiamo iniziato ad elaborare il nostro piano.”
“Il vostro piano?” Chiese Lily, confusa.
“Vedi, Lily, Silente era a conoscenza della mia condizione e, prima che cominciasse il nostro percorso ad Hogwarts, è venuto a casa mia per dirmi che mi sarei tranquillamente potuto iscrivere a scuola, proponendomi una brillante soluzione per le mie trasformazioni.” Si intromise Remus per cercare di dare un senso logico al racconto, dal momento che Sirius tendeva ad anticipare i fatti.
“Sarebbe?” Chiese Lily. Non ci aveva ancora pensato, ma in effetti non si era mai sentito di un lupo mannaro che scorrazzava libero nel parco del castello. Dove diavolo andava, allora?
“Hai presente le Stamberga Strillante? C’è un passaggio segreto che è nascosto dal Platano Picchiatore e che porta direttamente alla Stamberga. Non è infestata dagli spiriti come tutti pensano. I rumori provengono da me, purtroppo. È lì che mi reco quando mi devo trasformare. O, per meglio dire, è lì che ci rechiamo.”
“Che intendi dire?” Chiese Lily, nuovamente smarrita. “Voi andate con lui?” Domandò, poi, rivolta a James e agli altri. “Ma non è… insomma… pericoloso? Scusa Remus, non voglio dire che sei pericoloso, ma, insomma, un lupo mannaro può riconoscere le persone?”
“No, non lo può fare.” Si intromise, allora, James. “Però non è così aggressivo con gli animali come lo sarebbe con le persone.”
“Con gli animali? Non capisco.”
“Beh, è molto semplice. Da quando l’abbiamo scoperto, abbiamo fatto molte ricerche e abbiamo scoperto una magia che avrebbe potuto aiutarlo. Abbiamo impiegato tre anni per impararla e perfezionarla, ma alla fine siamo diventati degli Animagi.” Spiegò paziente James.
“COSA?!” Esclamò Lily.
“Shh! Non urlare, Evans. Siamo Animagi illegali, nessuno lo deve sapere, chiaro?” La placò subito Sirius.
“Ma siete impazziti?! Sapete qual è la punizione per essere degli Animagi illegali?” Chiese, abbassando però la voce.
“Certo che lo sappiamo. Un viaggetto di sola andata per Azkaban. Per questo, ovviamente, non l’abbiamo mai detto a nessuno. Tu sei l’unica che lo sa e hai promesso di mantenere il segreto, ricordi? Anche perché, se la cosa dovesse uscire, anche Remus andrebbe nei pasticci.” Rispose James.
“Tranquilli, non dirò niente. Beh, che dire. Tutto mi sarei aspettata, meno che questo. Da una parte sono ammirata, ma dall’altra… ragazzi è una cosa molto pericolosa! È una trasfigurazione di livello molto avanzato, potevate morire!”
“Non è di certo stato facile e Peter te lo può confermare, dato che è quello che ha impiegato più tempo per imparare l’incantesimo, ma cosa avremmo dovuto fare? Non potevamo abbandonare Remus a sé stesso.” Disse Sirius.
“Questo vi fa molto onore, ragazzi. Dico davvero. Sapevo che eravate molto amici, ma non avrei mai creduto fino a questo punto.”
“La Evans che mi fa un complimento! Non ci posso credere!” Dissero all’unisono Sirius e James, facendo ridere tutti.
“Ma avete detto che ci sono voluti tre anni. Prima come facevate?”
“Beh, lo accompagnavamo fino al Platano Picchiatore la sera, passavamo la notte lì e la mattina, quando gli ululati cessavano, andavamo a recuperarlo nella Stamberga. Ora è più facile. Ci trasformiamo tutti nella Foresta Proibita, la percorriamo fino al passaggio segreto e andiamo alla Stamberga. A volte, invece, ci trasformiamo direttamente nella Stamberga.”
“Ora capisco perché certi giorni vi presentate con certe facce! E, in effetti, corrispondono sempre ai giorni in cui tu Remus sei ammalato.”
“Sì, dopo le trasformazioni ho bisogno di qualche giorno per riprendersi. Madama Chips è l’unica, insieme a Silente e a voi, a conoscere la mia condizione e mi prepara delle speciali pozioni per cercare di tenere a bada il lupo e, dopo le trasformazioni, cura le mie ferite. Sai, dal momento che sono confinato in una casa, non posso fare latro che distruggere quella o farmi del male.”
“A volte lo fai anche a noi, amico. Ma, tranquillo, non te ne facciamo una colpa.” Disse Sirius facendogli l’occhiolino.
“È davvero terribile, Remus! Sono profondamente dispiaciuta.” Ripeté Lily.
“Ormai sono abituato. Anzi, sono sorpreso, ma felice, che tu l’abbia presa così bene.” Rispose Remus.
“Te l’ho già detto. Io ti conosco, so chi sei e non mi importa se tu sia un lupo mannaro o meno. Per me sei solo il mio amico Remus. Ma sono curiosa. Come fate ad uscire e ad entrare indisturbati nel castello?”
“Grazie a questi.” Rispose James, tirando fuori da uno zaino la Mappa del Malandrino e il mantello dell’invisibilità.
“Un mantello e della pergamena?” Domandò Lily, perplessa, osservando gli oggetti che Potter aveva appoggiato sul tavolo.
“Oh, mia ingenua Evans, non sai che eresia stai dicendo. Questi, mia cara, sono il segreto del nostro successo e tu sei la prima fortunata a poterli vedere.” Rispose James. “Questa non è della semplice pergamena, ma una mappa, la Mappa del Malandrino per l’esattezza.”
“È per questo che vi siete auto affibbiati quel nome sciocco?”
“Non è affatto sciocco. Allora, vuoi vedere la Mappa o no?”
“Vediamola.”
“Giuro Solennemente Di Non Avere Buone Intenzioni.” Pronunciò James, attivando la mappa che cominciò a ricreare le stanze, i corridoi, le scale e ogni anfratto del castello di Hogwarts.
Lily rimase senza parole.
“Ma… cosa?”
“Sorpresa, vero? Ora capisci perché non è una semplice pergamena? Abbiamo impiegato cinque anni per realizzarla, ma finalmente è completa.”
“Ma quello è davvero…?”
“Silente?” Si intromise Sirius, seguendo il puntino che stava osservando Lily. “In persona. La Mappa mostra tutte le persone che si trovano all’interno del castello. Guardatelo, fa su e giù dalle scale. Lo fa spesso.” Specificò, rivolto a Lily.
“Incredibile! E quindi con questa potete sapere dove si trovano Gazza, Mrs. Purr e i Prefetti quando dovete uscire?”
“Esatto. E il mantello completa l’opera. È un mantello dell’invisibilità. Viene tramandato nella mia famiglia da generazioni.” Rispose James.
“Veramente? Ne ho sentito parlare, ma non credo che ne avrei mai potuto vedere uno!”
“Beh, eccolo. Toccalo, se vuoi.”
Lily prese tra le mani il mantello, facendolo scorrere tra le dita. Era talmente leggero che sembrava acqua ed aveva un bel colore sull’argentato. In apparenza sembrava un mantello normale, ma nascondeva un segreto. Così come la pergamena, così come quei quattro ragazzi che aveva appena rivalutato.
Ovviamente già conosceva Remus e la sua bontà d’animo, ma non si sarebbe mai aspettata che Potter, Black e quell’insignificante di Minus – che non aveva spiccicato parola per tutto il tempo – fossero in realtà delle persone tanto straordinarie.
Avevano infranto la legge, erano diventati degli Animagi illegali e ogni mese rischiavano la vita pur di non abbandonare il loro amico che, ancora non ci poteva credere, era un lupo mannaro! Ovviamente ora tutti i tasselli stonati che aveva notato negli anni, ma a cui aveva dato poca importanza, andavano al loro posto, ma mai avrebbe immaginato quello!
Guardò di sottecchi prima Potter e poi Black che sedevano di fianco a lei. Erano davvero dei ragazzi unici e speciali, degli amici fidati e leali. Perché, allora, mettevano sempre quella maschera da idioti cosmici? Perché non mostravano il loro vero animo? Forse, avevano paura a lasciarsi andare con chiunque e incanalavano le loro energie solo per persone e fatti importanti.
Dopo tutto, Potter l’aveva protetta molte volte da quando aveva smesso di fare il buffone con lei, capendo che con gli scherzi e le prese in giro l’avrebbe solo allontanata e Black si stava dimostrando un fidanzato ideale per Marlene, da quando aveva smesso di fare il piacione con tutte le ragazze.
Ammirava l’amicizia che legava quei quattro ragazzi. Lei avrebbe davvero rischiato di finire ad Azkaban per aiutare un’amica? Non era sicura che la risposta fosse sì.
“Ci denuncerai?” Chiese improvvisamente Peter con un filo di voce. “Per la Mappa e il mantello e… tutto il resto?”
“No. Ma sappiate che starò molto più attenta d’ora in poi.” Rispose. “Tranne i giorni di luna piena, ovviamente.” Aggiunse, poi, con un sorriso.
“Ma sono curiosa. Chi sono i Monsieur Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso che compaiono sulla mappa?” Riprese.
“Ma è ovvio, Evans. Siamo noi, chi altri?” Rispose James.
“Sono i nostri soprannomi.” Precisò Remus. “Io, per ovvi motivi, sono Lunastorta.”
“Io Codaliscia.”
“Felpato.”
“E Ramoso. Ai suoi servizi, bella signorina.”
Lily rise di gusto di fronte a quei nomi tanto buffi. “Lunastorta lo capisco, ma gli altri? A cosa corrispondono?”
“Sono soprannomi ispirati agli animali in cui abbiamo scelto di trasformarci. Io sono Felpato perché ho deciso di trasformarmi in un cane. Ho sempre amato la loro lealtà. Codaliscia si trasforma in un topo. Non voleva all’inizio, ma, avendo difficoltà con la trasformazione, non poté fare altro che scegliere un animale piccolo. Tuttavia, si è rivelato molto utile, infatti è l’unico che riesce ad arrivare al nodo del Platano Picchiatore per bloccare i suoi rami.” Spiegò Sirius.
“Il Platano Picchiatore si può bloccare senza magia?” Chiese Lily, ancora una volta sorpresa. Quante cose stava apprendendo quella sera!
“Ma certo! Se si è piccoli come il nostro Peter e se si arriva al nodo, ovviamente, altrimenti bisogna usare la magia. Comunque, James è Ramoso perché si trasforma in un cervo. Come…”
“Come lo stemma della tua famiglia?” Anticipò Lily.
“Esatto. L’ha visto sul mio mantello. È per questo che siamo qui.” Si giustificò James con i suoi amici che lo stavano guardando straniti dalla conclusione ovvia a cui era giunta Lily.
Sirius guardò l’orologio e vide che erano le cinque passate.
“Ragazzi, è ora andare. Io e Peter dobbiamo ancora passare da Zonko per finire di acquistare le provviste.” Disse, alzandosi e gettando qualche moneta sul tavolo per pagare le Burrobirre.
“Fingerò di non aver sentito.” Replicò rassegnata Lily, alzandosi a sua volta.
“Io devo fare una corsa in libreria, devo ritirare un libro che ho ordinato. L’avrei fatto anche prima, ma c’era troppa gente e non ero dell’umore. Ci vediamo dopo a cena.” Disse Remus, recuperando le sue cose.
“Io non devo fare niente, ragazzi, penso che tornerò direttamente al castello. Tu che fai, Evans?”
Lily aveva una voglia matta di tornare al castello e farsi una bella doccia prima di cena, magari nel bagno dei Prefetti. Aveva camminato tanto e le facevano male i piedi e, dopo quello che aveva sentito, voleva qualche minuto per sé per elaborare le cose, ma l’idea di tornare con Potter al castello – solo loro due – non le sembrava molto buona, anche se la stuzzicava.
D’altro canto, sarebbe stato inutile stare ancora ad Hogsmade senza avere niente da fare.
Anche se poteva accompagnare Remus in libreria.
No, aveva bisogno di stare solo per un po’.
Meglio tornare al castello.
Ma con Potter?
Sempre meglio che andare da Zonko con Black e Minus e dover tornare con loro.
“Evans?” La richiamò Potter, una volta usciti dal pub.
“Sì, vengo con te. Ho preso quello che mi serviva prima, con le ragazze. Beh, grazie per la vostra onestà, soprattutto la tua Remus. Prometto che non dirò ad anima viva ciò che ho sentito qui dentro.”
“Grazie, Lily, lo apprezzo davvero.”
“Ottimo, Evans. Ci si vede a cena. Andiamo Peter?” Chiese Sirius, incamminandosi verso l’Emporio Degli Scherzi Di Zonko, mentre Peter correva dietro di lui per tenere il passo.
“A dopo.” Salutò Remus, separandosi dagli amici.
“A dopo, amico. Andiamo, Evans?” Chiese James, voltandosi dalla parte opposta, pronto a tornare al castello.
“Eccomi. A dopo, Remus.” Lo salutò, dandogli un morbido bacio sulla guancia.
 
James e Lily si incamminarono in silenzio verso la salita che conduceva al castello, l’imbarazzo palpabile tra di loro. Era la prima volta che si ritrovavano a camminare fianco a fianco, fuori dal castello, soli, quasi che fosse un appuntamento.
James era visibilmente nervoso, continuava ad arruffarsi i capelli e a giocare con un boccino che aveva tirato fuori dalla tasca dei pantaloni. Lo lasciava svolazzare per qualche secondo, per poi riprenderlo appena lo vedeva allontanarsi.
“Hai fatto acquisti, allora.” Disse dopo qualche minuto per rompere il ghiaccio.
“Sì. Non era nei piani, ma Lumacorno mi ha invitata alla sua festa di Halloween e Marlene ha insistito affinché mi comprassi un vestito nuovo. Sai come è fatta.”
“Sa essere molto convincente quando vuole. Così, andrai alla festa del Luma?”
“Così pare, ma non mi va.”
“Perché?”
“Beh, ci andavo con un’altra persona prima, ma ora le cose sono cambiate.”
“Sarebbe Mocciosus questa persona?”
“Sarebbe Severus, sì. Devi proprio usare quel nome?”
“Scusa, mi esce naturale. Non avete ancora fatto pace?”
“No, e non credo che la faremo mai. Mi ha dato una delusione troppo grande.”
“È solo un idiota. Non sa cosa si è perso.”
A quelle parole, Lily arrossì e sorrise.
“Lo pensi davvero?”
“Certo, soprattutto dopo aver visto come hai reagito alla notizia di Remus poco fa. Sei davvero una persona speciale, Lily Evans.”
Era forse la seconda volta che Potter pronunciava il suo nome e, anche in questa occasione, le piacque come suonava detto da lui.
“Cos’altro avrei dovuto fare? Conosco Remus, so com’è, so cos’ha in fondo al cuore, so che tipo di persona è e mi piace. È un buon amico, è un ragazzo leale, gentile e intelligente. Il fatto che sia quello che è non cambia la sua sostanza.”
“Già. Non so come avremmo fatto senza di lui in tutti questi anni e non parlo solo dei compiti. Lui è l’elemento saggio del gruppo, quello che ha sempre una soluzione ai problemi, che reagisce con calma e senza impulsività. Senza di lui, io e Sirius saremmo ad Azkaban già da anni probabilmente.”
Lily ridacchiò a quelle parole e aggiunse: “Sono molto colpita per quello che avete fatto. Non sono sicura che sarei riuscita a fare la stessa cosa.”
“Io sono convinto di sì.” Le rispose serio, guardandola negli occhi.
Lily mantenne quello sguardo per un po’, poi vacillò e riprese a fissarsi i piedi.
Erano ormai quasi arrivati al castello, ma avrebbe voluto fermare il tempo. Parlare con Potter le diventava sempre più facile e scopriva di trovarsi davvero bene con lui.
“Piuttosto.” Cambiò argomento Lily. “Ho sentito che anche tu sei stato invitato al party di Lumacorno. Mi stupisco che non mi abbia ancora chiesto di andarci insieme.”
“Me ne sono stupito anche io, in effetti. E sì, mi ha invitato in quanto Capitano della squadra di Quidditch, evidentemente pensa che sia una cosa importante.”
“Beh, ma lo è. Se Grifondoro dovesse vincere, il merito sarebbe principalmente tuo.”
“Non penso, sarebbe di tutta la squadra, ma comunque non ho intenzione di continuare nella carriera sportiva. Forse è questo che pensava il Luma quando mi ha invitato. Magari sperava in biglietti gratis in futuro.”
Lily ridacchiò e aggiunse: “Ci puoi scommettere. Sembra proprio il tipico ragionamento che farebbe.”
“Vedi, è per questo che non ti ho invitata. Mi piace come stanno andando le cose tra di noi. Se ti avessi chiesto di venire con me, tu avresti detto di no, ti saresti arrabbiata, avresti pensato che fossi il solito scemo e avremmo perso questo rapporto di… civile amicizia che stiamo instaurando.”
Lily rimase molto colpita da quelle parole e ci pensò su per qualche istante.
“Ho capito… e hai ragione. Apprezzo il tuo comportamento, grazie e anche a me piace come stanno andando le cose tra di noi.”
“Comunque, per ora non ho nessuna ragazza con cui andare. Se sei sola anche tu, potremmo andare insieme, da amici ovviamente.” Precisò per evitare che Lily pensasse che quelle che aveva appena detto fossero solo parole di circostanza per fare colpo su di lei.
La vide arrossire e sorridere, anche se tentò di nasconderlo. “Ci penserò su. Beh, siamo arrivati. Ci vediamo a cena, Potter. Grazie per aver mantenuto la parola e per avermi raccontato tutto.”
“Grazie a te che mantieni il segreto. Ci vediamo a cena.”
Entrarono insieme nel castello, Lily salì rapida le scale per andare a farsi un bel bagno prima di cena. Ora aveva anche la proposta di Potter a cui pensare che le ronzava prepotente in testa e le faceva battere il cuore più del dovuto. Aveva decisamente bisogno di un bel bagno per scrollarsi di dosso le emozioni di quella giornata, ma nonostante tutto ciò che aveva appreso, non poteva fare altro che sorridere. Cosa le stava facendo quel ragazzo?
James, invece, andò direttamente in Sala Grande e si sedette al tavolo dei Grifondoro, tenendo il posto anche ai suoi amici che sarebbero arrivati di lì a poco. Chiuse gli occhi, sospirò e la prima immagine che la sua mente evocò fu quella di Lily Evans, con i capelli sciolti come li portava quel giorno, le gote arrossate e il timido sorriso che aveva tentato di nascondere quando le aveva chiesto di andare con lui alla festa del Luma. Ah, quella ragazza. Sarebbe stata la sua rovina.  



Eccomi con il nuovo capitolo! Scusate il riatrdo, ma sono stata molto impegnata, spero di riuscire a pubblicare il prossimo il prima possibile. Lily e James andranno insieme alla festa di Lumacorno o succederà qualcosa? Ringrazio, come sempre, tutti quelli che hanno aggiunto la storia ai preferiti, seguiti e ricordati. Un grazie particolare va al mio adorato e sempre fedele recensore!

Baci!!

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Lily Evans non aveva mai avuto un ragazzo e non aveva ancora dato il suo primo bacio.
Era stata la migliore amica di Severus Piton per cinque anni e questo aveva senza dubbio contribuito a tenere i ragazzi lontani da lei. Tra l’antipatia che suscitava il Serpeverde e la convinzione che i due fossero fidanzati, nessuno aveva mai osato invitare Lily ad uscire. Nessuno, tranne James Potter, ovviamente.
Questo non voleva dire che i ragazzi non la notassero, al contrario. La vedevano come un frutto proibito, come qualcosa di irraggiungibile.
Ma, dall’inizio del sesto anno, le cose erano cambiate.
Metà della scuola aveva assistito alla furibonda lite tra Lily, Piton e Potter in riva al lago alla fine dei GUFO l’anno precedente e chi non aveva potuto essere presente di persona, era stato abbondantemente informato dai racconti dettagliati degli amici e dai ricchi pettegolezzi che erano conseguentemente sorti.
Ora, quindi, tutti i ragazzi di Hogwarts sapevano che Lily Evans era single, libera come l’aria, il frutto proibito finalmente accessibile e in molti sognavano ardentemente di chiederle l’onore di essere i loro accompagnatori alla festa di Lumacorno.
Forse per il fatto che fosse sempre circondata dalle amiche, o per i pettegolezzi che avevano iniziato a girare dopo l’uscita ad Hogsmeade e che la volevano accoppiata a Potter (non era sfuggito il fatto che fossero tornati insieme dal villaggio), nessuno aveva trovato tuttavia il coraggio di approcciarsi a lei.
L’unico temerario che ci provò fu Sebastian Harrison, Prefetto Corvonero del settimo anno, Capitano della squadra di Quidditch nel ruolo di Cercatore, alto, snello, capelli biondi e occhi azzurri.
“Evans!” La salutò, cogliendola di sorpresa una sera pochi giorni prima della festa, mentre si sedeva accanto a lei al tavolo dei Grifondoro al termine di una cena.
Lily lo conosceva dalle riunioni dei Prefetti e, sebbene ci avesse parlato insieme poche volte, aveva sempre apprezzato i suoi modi affabili e il suo essere bello senza per forza doversene vantare tutto il tempo.
Perché, oggettivamente, Sebastian era un gran bel ragazzo e a Lily questa caratteristica non era mai sfuggita, come aveva sempre notato la sua mancanza di arroganza che, al contrario, abbondava in un altro bel ragazzo di sua conoscenza.
“Harrison.” Rispose lei con la fronte leggermente corrugata.
“Ottima cena, vero?”
“Come sempre. Va tutto bene? Sei venuto a riferirmi qualche cosa per i Prefetti?”
“In effetti no, ma volevo comunque parlarti.”
“Oh. Beh, va bene.”
“Io vado, Lily. Ci vediamo dopo in Sala Comune.” Si intromise Mary, alzandosi per non disturbare i due.
“D’accordo, a dopo.” Rispose Lily, sorridendo all’amica. “Dimmi pure.” Riprese, poi, rivolgendosi ad Harrison.
“Ho sentito che vai alla festa di Lumacorno.”
“Sì. Come te, immagino. Siamo entrambi Prefetti e tu sei anche il Capitano della tua squadra.”
“Esatto. Io… ecco… mi farebbe piacere se venissi con me. Se non sei già impegnata ovviamente.” Aggiunse in ultimo, velocemente, sperando ardentemente che non fosse così. Cercava di mantenere lo sguardo fisso su Lily, ma era dannatamente bella e faceva una grande fatica. Arrossì, quindi, e dovette spostare gli occhi su un punto neutro.
 Anche Lily arrossì leggermente di fronte a quella richiesta, ma sorrise.
Escludendo Potter che era un caso a parte, era la prima volta che le veniva chiesto un appuntamento! Non sapeva bene come ci si doveva comportare in questi casi, in fondo aveva sempre fatto tutto con Severus e aveva sempre declinato in modo irritato le seccanti richieste di Potter.
Quasi stentava a crederci che un bel ragazzo come Harrison stesse chiedendo proprio a lei di uscire. Come minimo aveva schiere di ragazze ai suoi piedi.
Avrebbe subito dovuto dire sì? Dire no? Aspettare e poi decidere?
Lo guardò leggermente inebetita per qualche istante, tanto che lui, riportando tristemente gli occhi su di lei, interpretò male quel silenzio.
“Lo sapevo… sei già impegnata… io… scusami…” E fece per alzarsi, quando Lily lo trattenne per la manica del maglione.
“No, fermo, scusami tu. Non mi aspettavo questa proposta, ma no, non sono impegnata.”
“Quindi ci verresti con me?”
Lily non sapeva bene cosa rispondere. Era elettrizzata e lusingata da quella proposta, ma nella mente si intrufolò prepotente e impertinente l’invito di Potter.
Non gli aveva ancora dato una risposta, ma era innegabile che, dopo l’uscita ad Hogsamde e le rivelazioni che le avevano fatto i ragazzi, aveva cominciato a guardare Potter con occhi nuovamente diversi. Se all’inizio dell’anno aveva iniziato a ricredersi su di lui, quelle nuove informazioni l’avevano reso ai suoi occhi ancora più nobile e onorevole, un ragazzo su cui poter contare e di cui potersi fidare.
Ma, se da un lato le stava piacendo quel ‘nuovo Potter’, dall’altro non poteva dimenticarsi dei cinque anni precedenti e in quel momento davanti a lei c’era un ragazzo decisamente bello, gentile, affabile, non arrogante e non idiota.
Sorprendendo anche sé stessa, rispose sicura: “Sì, mi piacerebbe.”
“Oh, stupendo!” Esclamò Sebastian altrettanto stupito, aprendosi in un largo e bellissimo sorriso, mentre rilasciava un sospiro che non si era accorto di trattenere. Quasi non ci sperava più. “Ti va se ci troviamo fuori dall’ufficio di Lumacorno per le 20.00?”
“Perfetto.”
“Ottimo. Buona notte Evans.” La salutò con un’occhiolino.
“Notte.”
E rimase a guardarlo mentre si allontanava, le lunghe gambe che attraversavano a falcate sicure la Sala Grande, il corpo snello, ma sodo e quei bei capelli biondi e ordinati.
Sorrise, mentre le gote si imporporavano di una tonalità di rosso molto simile a quella dei suoi capelli.
 
Quando tornò in dormitorio, com’era prevedibile, Mary le chiese di cosa avessero parlato lei ed Harrison.
“Non ci crederai, ma mi ha chiesto di andare con lui alla festa di Halloween e ho detto sì!” Spiegò Lily tutto d’un fiato, sentendosi leggermente elettrizzata all’idea di quell’inaspettato appuntamento.
“Cosa? Ma è stupendo Lily! Sono felice per te!” Esplose Mary, sorridendo.
“Grazie.”
“Mi sembra un gran bel ragazzo.”
“Già. Non ci ho mai parlato molto in realtà, ma mi sembra carino.”
“Il vestito non andrà sprecato con lui.” Civettò Mary, facendole l’occhiolino.
“Mary!”
“Beh, potrebbe essere la tua grande occasione.”
“Non ho intenzione di fare nulla con lui al primo appuntamento!”
“Dai Lily, almeno un bacio. Siamo rimaste le uniche due di questo dormitorio a non aver ancora dato il primo bacio.”
“Non è una cosa che mi preoccupa, sinceramente. Se avverrà bene, altrimenti ci saranno senza dubbio altre occasioni.”
“Io spero vivamente che accada, invece. Anche io ho una cosa da dirti. Poco fa Remus mi ha invitata ad andare con lui alla festa!”
“Cosa? Ma è grandioso! Andremo alla festa insieme e tu ci andrai con Remus! Sono contenta per te, è un ragazzo stupendo e te lo meriti davvero!”
“Sì.” Rispose Mary con un sospiro che lasciò il posto ad un sorriso sornione. “Non l’avevo mai considerato in quel senso, ma da quando Marlene mi ha detto che ha una mezza cotta per me da sempre, ho fatto caso ai suoi comportamenti, ai suoi modi di fare e devo dire che mi sembra proprio un ragazzo d’oro. Voglio dargli una possibilità.”
“A chi daresti una possibilità?” Chiese curiosa Marlene che entrò nel dormitorio in quel momento accompagnata da Alice.
Quella sera si erano tenuti gli allenamenti di Quidditch, quindi Marlene e i ragazzi avevano cenato presto per poter andare in campo, mentre Alice aveva afferrato di corsa un sandwich ed era scesa anche lei allo stadio per vedere Frank che si allenava.
“Come mai siete già tornate?” Domandò Lily, sorpresa. Di solito, infatti, le due amiche si attardavano da qualche parte con i loro ragazzi a sbaciucchiarsi o a fare sesso e tornavano molto tardi.
“Uno dei gemelli ha colpito male un bolide che è finito in testa a Cupper. James e Sirius l’hanno portato in infermeria e Frank si è voluto fermare con loro. A me non andava di restare lì. Odio l’odore che ha quel luogo e in ogni caso Madama Chips non vuole troppa gente attorno al letto. Tanto ora di domani Cupper si sarà già ripreso.” Rispose Marlene. “Allora, a chi daresti una possibilità?” Riprese poi, curiosa, sedendosi sul letto, prendendo uno Zuccotto di Zucca e guardando fissa Mary che, a quel punto, capì di non avere più scampo.
“A Remus.”
“A Remus? Perché?”
“Perché mi ha invitata alla festa di Lumacorno.”
“Noo!” Esclamarono all’unisono Marlene e Alice.
“Sii!” Replicò eccitata Mary.
“Oh, Mary, ma è una notizia stupenda! Sono contenta per te!” Disse Alice, abbracciando l’amica.
“Vedi che avevo visto giusto su di voi?” Fece notare Marlene, entusiasta. “Sapevo che avreste formato una bella coppia. È stupendo!”
“Beh, ancora non ci sono uscita, magari poi non è come sembra.”
“Sciocchezze. Remus è esattamente quello che sembra.”
Lily avrebbe voluto tanto replicare con un bel ‘E non sai come ti sbagli’ a quella frase, ma si trattenne. L’aveva promesso dopo tutto.
“Sarà fantastico, ragazze! Io e Sirius, Alice e Frank, Mary e Remus e Lily con James! Che invidia che voi due potete andare alla festa e con due ragazzi adorabili per altro! James sarà contento di sapere che ci sarete anche tu e Remus, Mary. Sarà come un’uscita a quattro. Quanto vorrei essere un Animagus per potermi trasformare in un insetto e venirvi ad osservare!” Iniziò a fantasticare Marlene, fino a che non vide lo scambio di sguardi tra Mary e Lily.
“Che succede? Devo sapere altro? Vai con James alla festa, vero tesoro?” Domandò, perspicace.
“Io… ecco… in effetti no.” Rispose Lily, sentendosi inaspettatamente in colpa.
“Che vuol dire ‘in effetti no’?” Chiese, cambiando tono di voce.
“Stasera Sebastian Harrison mi ha chiesto di andarci con lui e ho risposto di sì.”
“Tu cosa?” Sputò Marlene, quasi urlando.
“Ho detto sì, Marlene. Non ho mai detto che sarei andata alla festa con Potter.” Precisò Lily.
“Ma perché? Hai detto che ti ha riaccompagnata da Hogsmeade, che avete parlato, che ti ha invitata, cosa deve fare di più quel benedetto ragazzo? Portarti a Londra in groppa ad un Abraxan?”. Ormai Marlene era una furia incontrollabile.
Conosceva James fin da quando erano piccoli, era il suo migliore amico, l’aveva sempre considerato come un fratello, lo stimava come giocatore di Quidditch e ora anche come capitano. Era un bel ragazzo, onesto, leale e generoso e sì, qualche volta doveva ammettere che amava fare il piacione e l’arrogante, ma era una persona d’oro e odiava che la sua migliore amica non vedesse tutto ciò. Odiava che lui stesse male per lei. Odiava che le due persone che considerava come un fratello e una sorella si odiassero.
“Ma perché lo devi sempre difendere? Ti sei dimenticata degli anni di inferno che mi ha fatto passare?” Rinfacciò Lily che stava iniziando seriamente ad alterarsi.
“Oh, andiamo! Solo perché ti ha fatto qualche scherzo? Perché ha preso un po’ in giro Mocciosus? Ma non capisci che è cotto di te da anni e che ha sempre cercato un modo per attirare la tua attenzione e che era geloso di Piton? Ha sbagliato? Certo! Si è comportato da scemo? Altroché! Ma è un maschio Lily! Impiegano secoli a smettere di essere dei completi idioti. Ma lui è innamorato di te e spezzargli il cuore in questo modo, per di più con uno dei suoi acerrimi nemici, non è onesto.”
“Spezzargli il cuore? Acerrimi nemici? Ma cosa stai dicendo?”
“Sto parlando di Harrison, ovviamente! È il Cercatore della squadra di Corvonero e, guarda un po’, James è il Cercatore della nostra. Sono entrambi Capitani e si odiano, come è giusto che sia.”
“E secondo te io dovrei sacrificarmi ad uscire con Potter per il Quidditch?”
“Sacrificarti? Ma ti senti? Stai parlando di James Potter!”
“Appunto!”
“Oh, Lily! Ma apri un po’ gli occhi! E comunque sì, il Quidditch è importante, lo sai! Sono la tua migliore amica e ci gioco, metà dei tuoi amici ci giocano… è importante!”
“E infatti vengo a vedervi alle partite! Ma non posso prendere una decisione personale basandomi sul Quidditch! Io andrò a quel ballo con Sebastian, che a te piaccia o meno.”
“Fai come vuoi. Evidentemente non ti meriti uno che ti ama come ti ama James!”
“Bene!” Replicò Lily ferita.
Entrambe stavano urlando sotto gli sguardi attoniti di Alice e Mary. Non capitava spesso che Lily e Marlene litigassero, anzi, si potevano contare sulle dita le liti che avevano avuto dal primissimo anno ad Hogwarts fino a quel momento.
“Ragazze…” Provò a mediare Mary, titubante.
“Non ora Mary, per favore!” Sbraitò Marlene, zittendo subito l’amica.
“Ho bisogno d’aria. Vado a cercare Sirius.” Concluse, poi, uscendo dal dormitorio sbattendo la porta.
Mary e Alice rimasero qualche secondo a fissare la porta chiusa, non sapendo bene cosa fare. Si girarono, poi, verso Lily che aveva le lacrime agli occhi.
“Ho bisogno di farmi un bagno. Vado nel bagno dei Prefetti.” Informò Lily prima di uscire a sua volta dal dormitorio.
Mary e Alice aspettarono di non sentire più i passi dell’amica sulle scale, poi si guardarono e Mary disse: “Per la barba di Merlino! Non le avevo mai sentite litigare così!”.
“Già! E sono contenta per Lily, ma penso che Marlene abbia ragione.”
“Non conosco bene James quanto voi, ma sono anche io d’accordo con voi. Ma se Lily la pensa diversamente, dobbiamo rispettarlo.”
“Che pasticcio. Speriamo facciano pace.”
“Oh, la faranno. Quello che mi preoccupa è James. Gli si spezzerà il cuore. Hai visto come la guarda da quando hanno cominciato ad avere dei rapporti civili?”
“Altroché, è innamorato perso. Povero amico mio!”
“Comunque.” Riprese Mary dopo qualche minuto di silenzio, con un ghigno malizioso, “Se prima ero emozionata all’idea della festa, ora non vedo l’ora! Ci sarà da divertirsi!”
“Puoi scommetterci, amica!” Replicò Alice con lo stesso sorriso.
 
Marlene vide Sirius lasciare l’infermeria e gli corse incontro, gettandogli le braccia al collo.
“Ehi! Quanto siamo affettuose! Tutto bene?” Domandò Sirius guardando la faccia scura della sua fidanzata.
“No. James dov’è?”
“È ancora dentro a fare compagnia a Cupper. Frank se ne è andato poco fa e non vuole che rimanga da solo. Io stavo andando a sgraffignare un po’ di cibo dalle cucine. Ma che è successo?”
“Non qui.” Lo prese per mano e lo condusse in un’aula vuota poco distante da lì. Era tardi, ormai e non rischiavano di essere interrotti.
“Allora?” Domandò Sirius, ma venne subito interrotto da un bacio appassionato di Marlene che gli infilò la lingua in bocca, gli circondò la testa con le braccia gettandogli le mani nei capelli e gli premette il corpo addosso.
Sirius rispose con foga al bacio, schiacciandosi ancora di più contro di lei, se possibile. Le circondò la vita con le braccia e le afferrò saldamente le natiche, apprezzandone la soda rotondità. Le loro lingue erano impegnate in una lotta furiosa, Marlene a un certo punto gli morsicò un labbro e lui sentì il sapore ferroso del sangue e la cosa contribuì ad eccitarlo ancora di più.
Con un movimento sicuro sollevò la ragazza che avvinghiò le gambe attorno ai suoi fianchi e, a tentoni, trovò un tavolo su cui la fece sedere.
Si staccarono per un attimo, guardandosi negli occhi con passione alla fioca luce che penetrava attraverso la porta dal corridoio.
“Avevo bisogno di te.” Sussurrò Marlene con la voce roca. “Lo sai che ti amo, vero?”
“Lo so. Ti amo anche io.” Rispose Sirius con un tono roco e sommesso che fece vibrare il corpo di Marlene come una corda di violino.
Ripresero a baciarsi in modo molto appassionato e nel frattempo le mani di Marlene andarono a cercare la lampo dei pantaloni di Sirius. La trovò, la abbassò, sbottonò i pantaloni e mise la mano all’interno dei boxer del ragazzo, sentendo la sua erezione. Iniziò ad accarezzargli il membro e sentì Sirius tremare sotto quel tocco.
“Mi uccidi McKinnon!” Biascicò lui sulle labbra di Marlene con voce roca, staccandosi per qualche istante dal bacio.
Quando sentì che non poteva più aspettare, che doveva averla, si staccò dal bacio, le sollevò la maglietta, le tolse il reggiseno, le baciò delicatamente i seni facendole il solletico con i capelli che sfioravano la pelle eccitata e la fece sdraiare sul banco.
L’incontro tra la superficie fredda del tavolo e la pelle bollente di Marlene provocò una scossa alla ragazza che, non potendo più aspettare, attirò Sirius verso di sé.
Lui le sbottonò la gonna e gliela sfilò con un abile gesto, le tolse le calze e le mutandine e inserì esperto due dita nella vagina della ragazza che sussultò a quel tocco.
La accarezzò per un po’ e, quando la trovò pronta, al culmine dell’eccitazione tanto che non poteva aspettare un solo secondo di più, la penetrò.
Si mossero all’unisono per parecchi minuti, assecondando uno i movimenti dell’altro, e raggiunsero insieme l’orgasmo.
Marlene soffocò un grido sulla spalla del ragazzo, che fece altrettanto, mentre le morsicava la pelle soffice appena sotto al collo.
Quando finirono di fare l’amore, si rivestirono con calma, appoggiarono due banchi contro il muro e vi si sedettero sopra. Marlene appoggiò la testa nell’incavo tra la spalla e il collo di Sirius che le circondò la vita con un braccio.
Girò piano la testa verso di lei e le diede un morbido bacio tra i capelli, respirando il profumo fruttato del suo shampoo.
“È stato stupendo. Ti amo, Marlene.”
“Anche io ti amo.”
“Ma c’è qualcosa che ti turba.” Non poteva nascondergli nulla.
“Ho litigato con Lily.”
“Tu e la Evans avete litigato? Volete far piovere Pozioni Polisucco?”
Marlene ridacchiò, ma il nodo che aveva in gola non si allentò. Odiava litigare con Lily e raramente accadeva che avessero una discussione di quella portata, ma quando capitava si sentiva morire dentro.
“Vuoi parlarmene?” Chiese dolcemente Sirius.
“Non posso, non stasera. Ma lo verrai a sapere presto.”
“Riguarda James?”
Maledizione, non riusciva proprio a nascondere nulla a quel ragazzo, era come un libro aperto per lui.
“Già.” Si limitò a dire.
“Devo preoccuparmi?”
“Avrà bisogno di te.”
“Come sempre del resto.” Commentò Sirius con fare superiore, anche se sentiva una stretta allo stomaco. Per tutti i Gargoyle, quella dannata Evans! Aveva detto a James di lasciarla perdere, ma lui non voleva sentire ragione e sapeva quanto fosse innamorato di quella piccola testolina dai capelli rossi. Purtroppo, sapeva anche quanto aveva sofferto per lei, quanto si era tormentato, quanto era rimasto sorpreso, ma al contempo felice, dalla piega che il loro rapporto aveva preso da settembre e adesso avrebbe dovuto confortarlo di nuovo, stando alle parole di Marlene.
Non sopportava la Evans.
 
Lily corse per i corridoi deserti del castello con gli occhi pieni di lacrime, raggiunse il bagno dei Prefetti e vi si chiuse dentro.
Aprì tutti i rubinetti e, mentre le acque multicolore riempivano la grande vasca, si spoglio velocemente e si lasciò scivolare dolcemente in acqua, assaporando il calore del vapore che aleggiava sulla superficie.
Si mise nella posizione del morto e si fece cullare per un po’ da quel liquido profumato che l’avvolgeva completamente, poi raggiunse il bordo e si sedette su uno dei gradini della scala da cui si poteva uscire dalla vasca.
Si guardò attorno per un secondo, posò gli occhi distratti sulla vetrata con la sirena e poi scoppiò in lacrime.
Odiava litigare con Marlene, odiava deluderla, odiava sentirsi in colpa per Potter, odiava dovergli dire che non sarebbe andata alla festa con lui, ma, per tutte le Acromantule, la vita era la sua, la decisione spettava solo a lei e non aveva intenzione di andare a quel party con Potter.
Non che le importassero, ma aveva già sentito dei pettegolezzi su loro due dopo quell’uscita ad Hogsmade e non voleva che la gente pensasse che stessero insieme.
Non voleva perché non era vero, perché a lei non piaceva Potter, perché era un idiota, un arrogante, uno sbruffone ed uno così non le sarebbe mai piaciuto.
‘Ma quello che ha fatto per i suoi amici? Per Remus?’ Chiese una vocina nel suo cervello.
‘Quello non cambia le cose. Con me si è comportato male. Fine della storia.’
‘Ma tutte le volte che ti ha protetta?’
‘Si ma in che modo?’
Le parole di Marlene tornarono prepotenti nei suoi pensieri. È vero, non era sempre stato perfetto nei suoi modi di fare, nelle reazioni che aveva avuto, nelle parole che aveva usato, ma chi era perfetto in fondo?
Era davvero così innamorato di lei come diceva Marlene?
Il pensiero dell’amica le fece scendere ancora qualche lacrima.
Poteva anche essere innamorato, ma a lei non interessava, davvero, e aveva fatto bene a scegliere Sebastian. Lui sì che era il ragazzo per lei.
Sì, era quella la decisone migliore e la mattina successiva avrebbe detto a Potter che ci aveva pensato e che non sarebbe andata con lui.
Dopotutto non aveva mai detto che ci sarebbe andata e se lui si aspettava una risposta positiva, lei non poteva dargliela solo per fargli piacere, no?
Sì, era determinata e sicura.  
Uscì dalla vasca rinvigorita, si vestì e tornò in Sala Comune. Non incontrò nessuno e salì rapida le scale per andare nel suo dormitorio. Sperò che Marlene fosse già addormentata, non aveva voglia di affrontarla in quel momento.
Avrebbe parlato anche con lei la mattina seguente e le avrebbe detto che era soddisfatta e sicura della sua decisione e che non le avrebbe dato altre spiegazioni perché non ne doveva alcuna in effetti.
Fu felice di non vederla a letto e, ignorando gli sguardi di Alice e Mary, si infilò sotto le coperte, si girò verso il muro e chiuse gli occhi.
 
La sicurezza con cui era andata a dormire Lily, però, venne disintegrata dai primi raggi di sole il mattino successivo.
Quando si svegliò, notò che Marlene, notoriamente la più dormigliona del gruppo, era già uscita.
Non l’aveva sentita rientrare la sera prima e ora era già scesa. Doveva essere proprio arrabbiata. Per un momento si chiese se avesse detto qualcosa a Black o peggio a Potter, ma poi si disse che Marlene non avrebbe mai fatto una cosa del genere.
Quando si arrabbiava, sapeva essere anche vendicativa e Lily la conosceva troppo bene per non sapere che avrebbe dato qualsiasi cosa per vedere il momento in cui avrebbe detto a Potter che non sarebbe andata con lui alla festa.
Era il suo modo per dirle ‘Visto? Sei stata una stronza e adesso ne paghi le conseguenze e io guardo e rido. Poi ti consolo, poi facciamo pace, ma ora ti meriti la tua punizione.’
Lily sapeva di meritarsela quella punizione.
Aveva un nodo allo stomaco all’idea di dover parlare con Potter e poi con Marlene.
Si fece coraggio, si preparò e uscì dalla stanza.
Trovò Potter in Sala Grande, seduto tra Remus e Minus. Black era di fronte a lui, con Marlene seduta accanto.
“Buongiorno!” Esclamò Lily con un’allegria che non le apparteneva affatto quando li raggiunse.
“Buongiorno a te, Evans.” La salutò James felice, prima ancora che gli altri riuscissero ad aprire la bocca. Le rivolse uno dei suoi disarmanti sorrisi e il cuore le mancò un battito. Era bello, proprio bello. Ma no, aveva deciso ormai e non sarebbe tornata indietro.
Aveva visto giusto, però, Potter non sapeva nulla, ma, dallo sguardo gelido che le lanciò Black, capì che lui sapeva. “Evans.”, pronunciò in modo freddo il ragazzo giusto per cortesia, lanciandole certi fulmini con gli occhi che avrebbe potuto incendiare l’intera Foresta Proibita.
 “Ciao Lily.” La salutò Remus con voce assonnata, ma con la consueta dolcezza. Nemmeno lui sapeva.
Minus si limitò a farle un cenno con la testa, ma Lily non lo considerò nemmeno. Era piuttosto impegnata a cercare lo sguardo di Marlene che la ignorò di proposito, chinandosi a baciare profondamente Sirius prima di dirgli: “A dopo, amore mio. Ciao ragazzi!” Si alzò rapidamente e lasciò veloce la Sala Grande, evitando accuratamente di guardare Lily.
“Va tutto bene tra di voi, Evans?” Chiese Potter, che aveva osservato la scena.
“Certo.” Rispose Lily, sedendosi e prendendo un toast da imburrare.
Quella sarebbe stata una lunghissima giornata.
Black scosse la testa sentendo le parole della rossa, finì in fretta le sue uova strapazzate e si alzò lanciandole l’ennesima occhiata avvelenata, poi si congedò dicendo che voleva raggiungere Marlene.
Lupin lo seguì perché doveva passare in biblioteca prima delle lezioni e Minus, beccandosi un cenno alquanto eclatante da Potter, seguì gli amici senza dire nulla.
“A quanto pare siamo soli, Evans.” Disse Potter per rompere il ghiaccio. “Sicura che sia tutto a posto con Marlene?”
Lily rimase con il toast a mezz’aria, indecisa su cosa dire, ma sapendo di non avere molte alternative. Prima o poi avrebbe dovuto sganciare la patata bollente.
“No, in effetti. Abbiamo litigato.” Optò per togliersi subito il pensiero. Come dicevano i babbani, via il dente, via il dolore.
“Oh, mi spiace. E perché? Voi non litigate mai.”
“Per te in effetti.” Decise improvvisamente che era colpa di Potter quello che era successo con Marlene. Pensarla così non la faceva sentire meno in colpa e sapeva che era da bambini, ma in quel momento aveva bisogno di scaricare parte delle sue responsabilità.
“Per me? Non so se esserne dispiaciuto o lusingato. Sono sempre nei tuoi pensieri, vedo.”
“Al contrario.” Ribatté gelida. “Ma hai una grande amica che ti difende sempre a spada tratta e immeritatamente devo dire.”
“Non ti seguo.” Disse Potter corrugando la fronte, mentre una mano andava nervosa a sistemarsi i capelli e poi gli occhiali.
“Non verrò con te alla festa di Lumacorno, Potter. Sebastian Harrison mi ha invitata e ho detto sì. Marlene voleva che ci andassi con te e quando ha scoperto che avevo accettato la proposta di un altro si è arrabbiata e abbiamo litigato. Quindi è colpa tua e non te ne devi sentire lusingato.” Aveva parlato velocissimo, si sentiva le guance rossissime, aveva sudato e aveva caldo.
Aveva osservato il volto di Potter per tutto il tempo e la delusione che vide dipinta sul suo bel viso le fece male, ma solo per un momento.
Lui era Potter, l’arrogante, l’idiota, quello che aveva sempre vezzeggiato Severus e che ora l’aveva fatta litigare con la sua migliore amica. Era un problema. Combinava solo danni. Non avrebbe portato mai a niente di buono una possibile frequentazione con lui.
 
James rimase in silenzio per quelle che gli sembrarono ore.
Non riusciva a crederci.
Gli aveva detto no. L’aveva rifiutato.
Era sicuro che avrebbe detto sì questa volta.
Dopo quello che era venuta a sapere ad Hogsmeade, quello che si erano detti fuori dal castello, ma evidentemente si sbagliava.
Evidentemente lei lo odiava fino a quel punto.
E lui sapeva benissimo che era colpa sua. Era andato oltre in troppe occasioni.
Avrebbe voluto scusarsi per tutto, rimediare, prendere una Giratempo, tornare indietro e fare bene, ma non poteva.
Era stato più stupido di un Troll di Montagna.
Aveva sempre fatto lo sbruffone, l’idiota, l’arrogante, il piacione e questo era quello che si meritava.
Si sentiva morire dentro.
Lei era lì di fronte a lui così bella, così perfetta e così letale e lui non riusciva nemmeno ad essere arrabbiato perché sapeva di meritarsi tutto quello.
Ma, in fondo al cuore, sapeva anche che quell’anno era davvero cambiato, sapeva di averle fatto vedere lati del ‘nuovo James’, del ‘vero James’ che fino a quel momento aveva mostrato solo in presenza dei suoi migliori amici.
Si scompigliò i capelli guardando altrove, gli occhi che vagavano frenetici lungo il tavolo e le pareti della Sala Grande. Cosa avrebbe detto?
Lei di sicuro si aspettava una reazione negativa. Il ‘vecchio’ James avrebbe fatto di tutto per farle cambiare idea, avrebbe messo in piedi una scenata seduta stante, mettendola in imbarazzo, si sarebbe arrabbiato.
Il ‘nuovo’ James, invece, pur morendo dentro, pur sentendo la rabbia che montava nel petto al pensiero di quanto stupido era sempre stato, pur volendo piangere perché sapeva di averla persa, disse: “Oh. Harrison, eh? Un buon giocatore. Ovviamente io sono meglio, ma ti poteva anche capitare qualche sfigato. Divertitevi.”
Si alzò dal tavolo e uscì dalla Sala Grande, lasciando Lily interdetta.
Non si era di certo aspettata quel tipo di reazione, ma ne fu contenta. L’aveva presa bene, tutto sommato.
Si alzò anche lei, pronta ad andare a chiarire con Marlene e soddisfatta per come fosse andata quella chiacchierata. Si era aspettata di peggio ed era felice che non fosse andata come aveva pensato.
 
Ovviamente Lily si sbagliava. E di grosso anche.
Pur avendo reagito con razionalità sul momento, James era ben lontano dall’averla presa bene.
Raggiunse la Sala Comune in tempo record, salì le scale del dormitorio, entrò e sbatté con veemenza la porta che si chiuse con un rumore assordante.
Tirò un calcio al bordo del letto, incurante del dolore che subito percepì all’alluce del piede. Nessun dolore era paragonabile a quello che Lily gli aveva appena dato.
Sirius uscì dal bagno e si sedette sul letto.
Sapeva cosa stava per succedere e, invece di raggiungere Marlene come aveva detto, si era recato in dormitorio per aspettare James.
Era sicuro che la Evans gli avrebbe parlato subito e che lui si sarebbe rifugiato lì.
Lo vide camminare avanti e indietro in modo frenetico, la rabbia palpabile, la delusione dipinta sul viso.
“Lo sapevi?” Chiese James vedendo come lo guardava l’amico.
“Avevo intuito qualcosa da quel poco che mi aveva detto Marlene, ma speravo con tutto il cuore di sbagliarmi. Mi spiace Ramoso. Sai com’è fatta.”
“Non lo so a quanto sembra. Pensavo davvero che accettasse questa volta, Felpato. Non l’hai vista tu, ma dallo sguardo che mi ha lanciato, avresti detto che la risposta sarebbe stata sì. E invece mi sono sbagliato. Ancora. Sono un Troll. E quel che è peggio è che ci va con Harrison!”
“Sebastian Harrison?” Fece eco Sirius, quasi schifato. “Ora capisco perché Marlene abbia litigato con lei. Da quello che ho capito, lei voleva che la Evans andasse alla festa con te.”
“E non era la sola. Cavolo, mi sento veramente un Troll!” Esclamò dando un pugno alla gamba del letto a castello.
“Saltiamo lezione? Vuoi andare a fare qualcosa?”
“Sì!” Esclamò d’impulso, ma poi ci ripensò. “Anzi, no. Non darò questa soddisfazione alla Evans. Mi dimostrerò superiore. Andrò a lezione e andrò al ballo da solo. Non ho bisogno di lei.”
“Da solo? Ma sei impazzito? Non hai davvero nessuna da invitare?”
“Ci penserò su. Andiamo ora. Evans dovrà rimpiangere questa decisione da qui alla fine dei suoi giorni. E, alla prossima partita dei Corvonero, ricordiamo ai gemelli di tirare un bolide o due in testa a quello scemo di Harrison. Dobbiamo farli più neri di quello che già sono. Devo prendere subito il boccino e umiliare quell’odioso.”
“Sempre dalla tua parte, amico.” Rispose Sirius alzandosi dal letto e seguendo il suo migliore amico a lezione di Pozioni.





Eccomi! Scusate per l'attesa esagerata, ma mi sto per trasferire per lavoro e ho avuto un sacco di cose da preparare e a cui pensare.
Spero che il capitolo vi piaccia. Le cose tra Lily e James stavano andando un po' troppo bene e sono dovuta intervenire XD

Grazie a chi recensisce e a chi ha messo tra seguite e preferite.

Baci!!

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Madama Pince stava camminando per i corridoi della sua amata biblioteca, borbottando tra sé e sé riguardo al disordine che gli studenti lasciavano sempre sugli scaffali o sui tavoli adibiti allo studio, quando, con la coda dell’occhio, colse una figura che camminava spedita nel corridoio di fianco.
Infischiandosene delle sue stesse regole, cominciò essa stessa a correre per poter intercettare quella figura.
Lo vide fermarsi vicino all’area dedicata allo studio e lo osservò mentre scrutava le facce delle persone sedute ai tavoli. Aveva decisamente l’aria di qualcuno che stava tramando qualcosa e, finché lei fosse stata in quella biblioteca, nessuno si sarebbe dovuto permettere di commettere qualcosa di losco.
Si avvicinò a lui, silenziosa come un’ombra, gli si mise alle spalle e cominciò a fissarlo intensamente.
 
James Potter cominciò a sentire uno strano formicolio alla nuca, come se qualcuno lo stesse osservando da molto vicino. Si girò e per poco non gli venne un infarto quando vide l’arcigna bibliotecaria ferma immobile dietro di lui come una statua di cera che lo osservava con occhi attenti e vigili.
“Madama Pince!” Esclamò, “Mi ha quasi fatto prendere un colpo.”
L’anziana donna non badò alle parole del ragazzo, ma rispose in un sussurro molto concitato. “Shh! Non alzare la voce. Cosa combini qui, Potter? La Evans non c’è, quindi è inutile che la cerchi e, se non vuoi finire in punizione, ti consiglio di andartene immediatamente.”
James non rimase troppo sorpreso dal fatto che la Pince avesse associato la sua presenza lì con l’intenzione di trovare Evans. Dopo tutto, durante gli anni precedenti, aveva passato buona parte del periodo dedicato a studiare per gli esami a fare sciocche scenette in biblioteca giusto per il gusto di attirare l’attenzione della bella Grifondoro.
In tutta onestà, capiva anche perché la povera bibliotecaria temesse la sua presenza lì. Solo l’anno prima, lui e Sirius avevano trasfigurato dei libri in modo che avessero le zanne e li avevano incantati così che rincorressero Mocciosus per morsicargli il sedere e mostrare a tutti i suoi sudici mutandoni ingialliti.
Quel giorno, però, le intenzioni di James erano totalmente buone; stava effettivamente cercando qualcuno, ma quel qualcuno, per una volta, non era Lily Evans.
“Tranquilla mia cara Madama Pince, stavolta non sto tramando nulla.” Le disse James, sfoderando il suo miglior sorriso malandrino.
“Ne dubito fortemente, Potter! Tu e i tuoi amici state sempre tramando qualcosa per quanto mi riguarda. Ora fuori di qui, altrimenti ti mando dritto dal Preside!”
“Va bene, va bene.” Commentò semplicemente James, dirigendosi verso l’uscita della biblioteca. Restare lì sarebbe stato inutile in ogni caso perché aveva già visto che la persona che stava cercando non era presente. Poco male, sarebbe andato dritto alla fonte, ossia la Sala Comune dei Tassorosso che, per esperienza, sapeva trovarsi nei sotterranei vicino alle cucine.
La persona che stava cercando da quando erano finite le lezioni, infatti, era Margareth Linch, una Nata Babbana Tassorosso del suo anno, alta poco meno di un metro e sessanta, con due splendidi occhi azzurri tendenti al violetto, capelli castani lisci che le arrivavano appena sotto le spalle e decisamente una secchiona.
A vederla, infatti, era anche di bell’aspetto, ma il fatto che passasse la maggior parte del suo tempo in biblioteca, unita alla noncuranza che aveva per il suo aspetto fisico (a differenza di altre streghe non amava truccarsi, vestirsi bene quando non doveva portare la divisa o acconciarsi i capelli) l’aveva reclusa nella categoria ‘strana’ e per questo veniva ignorata dai ragazzi e dalla maggior parte delle ragazze.
Evans, però, la conosceva bene frequentando essa stessa la biblioteca e James le aveva viste parlare in qualche occasione. Aveva, inoltre, sentito dire che per poco non era stata scelta come Prefetto della sua Casa.
Tutte queste caratteristiche, quindi, la rendevano la candidata ideale per essere la sua accompagnatrice alla festa di Lumacorno che si sarebbe tenuta solo due giorni dopo per fortuna; stava diventando un incubo quel dannato party! Ma, se Margareth avesse accettato il suo invito, le cose avrebbero decisamente preso una piega divertente.
Nessuno, infatti, si sarebbe mai aspettato di vedere James Potter con una ragazza come lei; ormai tutta Hogwarts aveva saputo del rifiuto di Lily Evans al bel James e le ragazze avevano fatto a gara per mettersi in mostra davanti al Grifondoro.
Le sue ex-ragazze, per esempio, avevano ricominciato a fare le gattine, ma lui non aveva ceduto di fronte al seno prosperoso di Angela, o di fronte agli occhioni da cerbiatta di Charlotte e nemmeno alla chioma bionda e liscia di Sarah. Aveva preso una decisione ed era ben intenzionato ad andare fino in fondo.
Non voleva il classico tipo di ragazza che aveva frequentato fino a qualche mese prima. Voleva Margareth, una ragazza seria, studiosa, con la testa sulle spalle. Voleva una ragazza per certi versi simile a Evans, così avrebbe dimostrato a tutti quanto fosse cambiato, così avrebbe fatto notare a Lily la differenza tra lui e quello scemo di Harrison e le avrebbe fatto rimpiangere di aver preso la stupida decisione di averlo rifiutato.
 
Margareth Linch aveva deciso di fare una passeggiata lungo le rive del Lago Nero dopo le lezioni. Nonostante il clima freddo di fine ottobre e il vento infido che passava attraverso il mantello e la divisa, infatti, amava respirare un po’ di aria fresca dopo essere stata per tanto tempo al chiuso.
Amava anche passare il tempo in biblioteca a studiare, ovviamente, ma ogni tanto era bello potersi sgranchire le gambe.
Stare sola, inoltre, non le dispiaceva affatto. Non più, almeno.
Appena arrivata ad Hogwarts era stata smistata nella Casa di Tassorosso, ma aveva subito trovato molta difficoltà a farsi amiche o amici. Parlava con molti suoi compagni, ma non aveva stretto un legame vero con nessuno, né della sua Casa, né delle altre.
Questo la faceva piangere spesso quando era più piccola, sola nei cubicoli dei bagni delle ragazze o sola in qualche scaffale isolato della biblioteca, ma ora era abituata e riusciva a gestire meglio la situazione, comprese le prese in giro.
Essere chiamata ‘La Strana’ non le dava più problemi, anzi ora quasi sorrideva… era bello essere diversi in un mondo in cui il gregge sembrava essere l’unica alternativa possibile.
Rientrò nel castello rinvigorita dal vento fresco, con le gote rosse e i capelli scompigliati dal vento, pronta a studiare un po’ prima della cena. Stava cercando gli appunti da ripassare nella borsa, quando sentì una voce conosciuta, ma che di certo non si stava rivolgendo a lei, dire: “Ciao!”.
Alzò gli occhi per vedere chi stesse salutando James Potter (avrebbe riconosciuto la sua voce ovunque; nonostante fosse considerata una ‘strana’, infatti, aveva degli occhi anche lei e non le era mai sfuggito quanto affascinante fosse il casinista Cercatore Grifondoro) e si sorprese di vedere che, oltre a loro due, non ci fosse nessun altro nei sotterranei.
Si guardò intorno, giusto per sicurezza, poi rivolse la sua attenzione al ragazzo che la stava guardando fisso e le sorrideva in un modo che quasi le fece girare la testa e, ancora molto titubante, rispose: “Ciao.”.
“Ti stavo aspettando.” Disse subito James, andando verso di lei e porgendole la mano.
“Non penso ci abbiano mai ufficialmente presentati, anche se ovviamente so chi sei. Sono James Potter.”
Aveva sentito bene? James Potter stava aspettando proprio lei?
Rimase anche molto sorpresa dal gesto del ragazzo, ma lo trovò tutto sommato molto gentile. Era carino che James Potter si stesse presentando. In fondo, anche se avevano frequentato le lezioni insieme per cinque anni e continuavano ancora a farlo, non si erano mai parlati.
“Margareth Linch.” Rispose, sentendo la sua voce strana alle sue stesse orecchie.
“Ottimo! Volevo chiederti una cosa… che ne dici di andare alla festa di Lumacorno insieme?” Domandò James a bruciapelo. Meglio evitare i convenevoli e andare direttamente al sodo.
“Cosa?!” Esclamò Margareth totalmente presa alla sprovvista da questa richiesta.
Tu stai chiedendo a me di andare insieme alla festa di Halloween? Ma lo sai chi sono io?” Chiese Margareth rabbuiandosi in volto. Era chiaro che James Potter la stesse prendendo in giro, doveva aspettarselo. Uno come lui non sarebbe mai uscito con una come lei e glielo aveva sicuramente chiesto per vincere una scommessa che probabilmente aveva fatto con Sirius Black o con qualche altro suo amico e non avrebbe mai permesso che la trattasse da stupida. Okay le offese, ma fino a un certo punto.
“Certo che so chi sei, per questo voglio andare a quel party con te.”
Margareth allora si fece brusca: “Smettila di prendermi in giro. Levati. Ho molto da studiare. Se devi vincere qualche stupida scommessa, vai ad ingannare qualcun’altra.”
Da una parte James capiva la sua reticenza, dopotutto l’aveva accuratamente evitata fino a quel giorno proprio perché era considerata una ‘strana’, ma sapeva che aveva bisogno di andare al party con quella ragazza. Non voleva prenderla in giro e ingannarla. Forse un pochino usarla, ammise a sé stesso, ma non si sarebbe mai spinto oltre a un certo limite. Si sarebbe fermato in tempo per non illuderla e non farle del male.
‘Sarà un’ardua impresa convincerla’ pensò James osservando l’atteggiamento difensivo che aveva assunto Margareth, ma di certo non voleva mollare la sua preda.
 
Ebbe bisogno di tutta la sua capacità persuasiva, ma alla fine Margareth accettò di essere l’accompagnatrice di James al ballo e finalmente il tanto sognato, agognato e odiato sabato arrivò.
James aveva dato appuntamento a Margareth fuori dalla Sala Comune dei Tassorosso alle 20 in punto e si presentò lì con dieci minuti di anticipo, cosa alquanto insolita per uno come lui che prendeva tutto sottogamba e che era costantemente in ritardo.
Sirius lo prese in giro quando lo vide uscire dalla torre dei Grifondoro così presto, ma a James non importava; voleva far vedere che era diverso, che era cambiato. Perché James Potter era effettivamente un’altra persona rispetto a quella cui tutti erano abituati e doveva dimostrarlo.
La vide arrivare dal fondo del corridoio fiocamente illuminato e rimase piacevolmente sorpreso da quello che vide. Nonostante le apparenze che aveva sempre mostrato, Margareth infatti aveva deciso che la serata era un’occasione speciale e si era truccata e sistemata i capelli.
A dirla tutta, le sue compagne di stanza avevano sentito che sarebbe andata al party con James Potter e, incredule e un po’ approfittatrici, da un momento all’altro l’avevano trovata immensamente interessante.
Margareth non aveva la minima intenzione di stringere amicizia con loro, non dopo essere stata ignorata per tanti anni, ma aveva accettato di buon grado che la truccassero e che le sistemassero i capelli e doveva ammettere che il risultato le piaceva parecchio.
I grandi occhi azzurri erano ora impreziositi da un sottile tratto di matita violetta che richiamava le striature delle sue iridi e le ciglia erano state allungate dal mascara. I capelli, invece, erano stati acconciati in un semplice chignon che però permetteva di mettere in mostra tutto il suo visino sottile.
Il vestito che aveva scelto di mettere non era nuovo (visto il poco preavviso dell’invito, sarebbe stato impossibile farsene arrivare uno nuovo in tempo), ma nessuno l’aveva comunque vista indossarlo, quindi non sfigurava nemmeno con quello. Era un semplice tubino nero, un po’ troppo aderente per i suoi gusti, ma che stava divinamente sul suo fisico asciutto. Un paio di scarpe con un tacco non troppo alto rosa antico e una pochette abbinata completavano l’opera.
“Sei davvero carina.” Si complimentò James quando la vide e lo pensava davvero.
Lei gli sorrise e rispose un timido: “Grazie.”, prima di arrossire violentemente.
Anche James era dannatamente bello in un classico abito da mago nero con decorazioni verde bottiglia.
“Andiamo?” Chiese James, porgendole galantemente il braccio.
“Certo.” Rispose, avvicinandosi a lui e intrecciando il braccio nel gomito del ragazzo. Anche con i tacchi era decisamente più bassa di lui e la differenza della loro massa corporea la faceva sembrare ancora più piccola. James, in realtà, adorava questa cosa; gli trasmetteva un innato senso di protezione nei confronti di quella ragazza, una sensazione che fino a quel momento aveva provato solo per Lily Evans.
Arrivarono davanti all’ufficio di Lumacorno dopo qualche minuto, giusto in tempo per vedere una bellissima Lily Evans in un vestito spettacolare salutare entusiasta quello scemo di Sebastian Harrison che la stava aspettando. Non aveva nemmeno avuto la decenza di andarla a prendere nei pressi della torre di Grifondoro. Che razza di idiota.
James ebbe un tuffo al cuore quando vide Evans, ma nascose le sue emozioni, stringendo Margareth ancora più stretta a sé e salutando l’odiata coppia come se niente fosse.
“Evans, Harrison, buona serata a voi.”
 
Lily si girò verso di loro e rimase basita quando vide chi fosse l’accompagnatrice di Potter.
Le venne un tuffo al cuore quando lo vide così bello e sentì una punta di gelosia quando notò Margareth Linch avvinghiata al suo braccio.
“Potter!” Lo salutò con una voce più acuta di quanto intendesse avere, “E Margareth! Che sorpresa, non sapevo usciste insieme.”
“Non usciamo insieme, infatti.” Precisò subito Margareth.
“Aspetta la fine della serata, poi vedremo se sarai dello stesso parere.” Le disse Potter con fare malandrino, sorridendole in modo che fece fare una capriola sia allo stomaco di Margareth che a quello di Lily.
Margareth fece un risolino e arrossì.
Lily aveva sempre pensato che fosse una ragazza sveglia, intelligente e con la testa sulle spalle. Evidentemente si era sbagliata.
Come aveva potuto una ragazza come lei decidere di uscire con uno come James Potter e come aveva potuto lui chiedere ad una come lei di accompagnarlo alla festa? Perché non era venuto con una delle sue ex oche che pensavano solo a farsi belle? Voleva dimostrarle cosa? Perché sicuramente aveva fatto quella scelta per lanciare un messaggio a lei e quello che le dava più fastidio era che quell’ingenua di Margareth ci era cascata e sarebbe stata poi male perché inevitabilmente si sarebbe innamorata di Potter perché tutti si innamoravano di Potter, tranne lei, ovviamente. Lei non si sarebbe mai innamorata di Potter. La sola idea le faceva venire il voltastomaco. O forse il suo stomaco era così in subbuglio proprio perché James Potter era davanti a lei, era bellissimo, profumava e lei avrebbe voluto tanto essere al posto di Margareth.
No! No, no e poi no!
Lei era con Sebastian e Sebastian era carino e voleva passare una bella serata con lui e l’avrebbe fatto. Fine della discussione.
“Beh, noi entriamo. Ci vedremo sicuramente dentro. Buona serata.” Concluse Potter, bussando alla porta dell’ufficio del Professore.
“A dopo.” Rispose cordiale Harrison che non si era accorto degli sguardi tra Lily e James e nemmeno del nervosismo della ragazza alla vista di Potter e Margareth.
“Oh, hai un vestito stupendo Lily, complimenti.” Disse Margareth sincera, prima di congedarsi definitivamente dalla coppia. A differenza di Sebastian, aveva notato le scintille tra Evans e Potter, ma preferiva non farci caso. James le aveva assicurato che non voleva fare una ripicca a Lily e lei voleva fidarsi.
“Grazie.” Rispose Lily, sentendosi leggermente in colpa per quello che aveva pensato di Margareth. Era davvero una brava ragazza e Potter aveva fatto un’ottima scelta a decidere di invitarla e, in fondo, meglio vederlo con una secchiona con cui magari non avrebbe mai fatto nulla, piuttosto che pensarlo con una delle sue ex con cui sicuramente sarebbe andato a letto a fine serata.
Non che le importasse sapere con chi andava a letto Potter, assolutamente. Era solo un pensiero casuale, tutto qui.
“Vogliamo entrare anche noi?” Chiese Sebastian appoggiandole una mano sulla schiena.
Pur notando che quel contatto non le aveva procurato alcuna sensazione, al contrario di quanto le accadeva quando Potter anche solo la sfiorava, rispose: “Certo.”. Si fece condurre nell’ufficio del Professore, abilmente ingrandito per ospitare diverse persone e magnificamente decorato per Halloween.
Scheletri ballerini, zucche incantate che emettevano versi inquietanti quando qualcuno passava loro davanti, ragnatele e pipistrelli veri avevano drasticamente modificato l’ufficio di Lumacorno che, elegantemente vestito in uno stravagante abito che gli stringeva un po’ sull’enorme pancia, salutava entusiasta i suoi ospiti, offriva cibi e bevande che sembravano non esaurirsi mai e intratteneva brillanti conversazioni con tutti.
Quando vide Lily, le si avvicinò e si congratulò subito con Harrison per essere riuscito a conquistare la ragazza più carina e più brillante di Hogwarts.
Lily arrossì e ringraziò il bonario Professore, poi si diresse ad un tavolo con Sebastian e si accomodò mentre lui andava a prendere qualcosa da bere per entrambi.
Le Sorelle Stravagarie si stavano già esibendo, ma ancora nessuno era in pista a ballare. Pensò che fosse meglio così. Non aveva molta voglia di ballare con Sebastian a dire la verità.
 
Dopo la prima mezz’ora, gli ospiti cominciarono a rilassarsi, soprattutto per via delle elevate dosi di Whisky Incendiario e Idromele che circolavano nella stanza. Anche James, senza farsi vedere, aveva bevuto un piccolo bicchierino del potente alcolico e adesso era molto meno nervoso rispetto all’inizio della serata.
Ovviamente la sua preoccupazione non era per Margareth, con cui si stava trovando molto bene, ma riguardava la Evans, in particolare la Evans insieme a quell’idiota di Harrison.
Erano seduti in tavoli diversi, ma aveva la visuale diretta su di loro e li aveva osservati da quando si erano seduti. La vedeva ridere, la vedeva accavallare le gambe, giocare con i ciuffetti che erano sfuggiti all’acconciatura e avrebbe voluto spaccare la faccia di Harrison che continuava a guardarla, a fare battute e ad accarezzarle il braccio.
A un tratto Harrison si alzò in piedi e la invitò a ballare. La vide esitare per qualche minuto, poi alzarsi a sua volta e andare con lui, mano nella mano, in pista.
Per tutti gli Ippogrifi, era davvero bella come un sogno quella sera. Indossava un abito color champagne lungo fino ai piedi che le stava a pennello e le metteva in risalto tutte le curve. Era a collo alto sul davanti, ma sulla schiena aveva una profonda scollatura che scendeva quasi fino al sedere. I capelli erano acconciati in una morbida treccia incastrata che le ricadeva su una spalla.
La musica era lenta ed Harrison la strinse a sé, provocando un inevitabile moto di gelosia in James. Evans, dapprima titubante e un po’ rigida, si lasciò poi circondare la vita e si abbandonò al corpo del Corvonero.
James aveva una gran voglia di invitare a sua volta Margareth a ballare, solo per il gusto di andare vicino a quei due e dar loro fastidio, ma sapeva che si sarebbe bruciato subito con la sua dama e decise di aspettare.
Doveva ammettere che Margareth era molto simpatica e intelligente, faceva battute giuste al momento giusto e si stava divertendo davvero con lei.
Aveva notato le occhiate che gli altri studenti invitati alla festa le avevano lanciato ed era orgoglioso del fatto che fossero tutti rimasti a bocca aperta di fronte alla trasformazione che la ragazza aveva fatto.
Era davvero carina quella sera e probabilmente nessuno si sarebbe mai aspettato di vederla in quelle vesti, soprattutto in compagnia di James Potter.
Era sicuro che anche lei si stesse divertendo e, rispetto all’inizio della serata, la vedeva molto più rilassata e a suo agio. Anche lei, in realtà, aveva bevuto un sorso di Whisky, cosa che l’aveva fatto sorridere, ma che aveva apprezzato. Gli piacevano le ragazze spigliate e che amavano un po’ di rischio ed era stupito che una come lei fosse così. L’aveva sempre valutata male. Anzi, non l’aveva mai nemmeno presa in considerazione. Non c’era ovviamente paragone con la Evans, ma doveva ammettere che era stata una piacevole rivelazione.
Aspettare ad andare a ballare, inoltre, si rivelò essere un’ottima decisione, dato che fu proprio Margareth a chiedergli se avesse voglia di scendere in pista.
Colse al volo l’opportunità e, neanche a farlo apposta, si ritrovarono proprio vicini a Evans ed Harrison. Lui la teneva stretta a sé, aveva un sorriso sornione che James avrebbe volentieri spaccato, ma non la stava guardando in faccia.
 
Nemmeno Lily stava guardando il suo cavaliere in faccia, impegnata com’era ad osservare le altre coppie in pista, quasi annoiata da quel contatto così ravvicinato. Harrison aveva un bel fisico, nulla da dire, anche se non era allenato come quello di Potter, ma quella improvvisa e prolungata vicinanza le stava dando sui nervi. Più tentava di staccarsi, più lui la stringeva a sé.
Non la stava nemmeno guardando in faccia. Aveva solo un sorriso ebete, gli occhi chiusi e la testa pesantemente appoggiata alla sua spalla.
Era stufa di ballare e le facevano male i piedi.
Voleva sedersi, ma poi si accorse che Potter e Margareth erano scesi in pista.
Decise quindi di ignorare il dolore che le scarpe le procuravano e si mise ad osservare i due ragazzi, fingendo di essere completamente assorta dalla sua danza con Sebastian.
Potter strinse Margareth a sé e lei, sorprendendo sia Lily che lo stesso Potter, si trovò subito perfettamente a suo agio tra le braccia del ragazzo.
Iniziarono a muoversi a ritmo, perfettamente coordinati come se avessero ballato insieme da tutta la vita. Potter la stava guardando negli occhi, aveva i capelli disordinati come al solito e un sorriso malandrino che avrebbe sciolto un cuore di ghiaccio. Lily si scoprì intensamente gelosa e cercò con lo sguardo Sebastian che ancora aveva la testa appoggiata sulla sua spalla.
Potter notò quel movimento e per un attimo i loro occhi si incontrarono e i loro stomaci fecero una capriola.
Potter alzò un sopracciglio, quasi a chiederle se volesse qualcosa, quindi lei distolse veloce lo sguardo e, quando dopo qualche secondo lo diresse di nuovo verso di lui, notò che era tornato a rivolgere la sua attenzione a Margareth.
Non poteva sopportare oltre quei due e decisamente non poteva sopportare oltre il mal di piedi, il peso di Sebastian su di lei, le sue braccia attorno alla vita e tutto quel muoversi senza senso.
Si staccò da lui un po’ bruscamente e si scusò dicendo che voleva andare a bere qualcosa. Sebastian si propose di andare lui al suo posto, la invitò ad accomodarsi al tavolo e ad aspettarlo, ma lei non ne aveva la minima voglia.
Voleva stare un po’ da sola, farsi un giro, sgranchirsi le gambe e magari parlare con qualche persona interessante.
Vagò per qualche minuto attorno alla sala, osservando gli esuberanti abbigliamenti dei vari maghi e delle streghe presenti. C’era chi era vestito con i classici abiti da cerimonia dei maghi, chi era più classico, chi addirittura era mascherato, come quelle tre figure che si stavano allontanando dal tavolo delle bevande proprio quando Lily arrivò lì.
Era terribilmente assetata e prese un grosso boccale di Burrobirra che aveva un aspetto molto invitante. Lo portò alle labbra, notando che aveva un profumo leggermente più dolce rispetto al solito, ma non ci fece molto caso e lo bevve tutto d’un fiato, assaporando il calore che le provocò quando scese in gola. Forse, doveva averla bevuta troppo in fretta perché era un po’ troppo caldo. O forse qualcosa non andava, perché ora le bruciava la gola. Faticava a respirare e posò bruscamente il bicchiere sul tavolo, muovendo con un dito il collo del suo vestito per cercare di prendere un po’ d’aria. Ma era inutile, non riusciva a respirare. Ma cosa diamine stava succedendo? Cercò di chiedere aiuto, ma la gola si era gonfiata. Non respirava e ora non riusciva nemmeno a vedere bene.
‘Aiuto! Aiuto! Aiutatemi!’ Pensò senza emettere alcun suono.
La musica era alta, la gente parlava e c’era confusione, nessuno la stava considerando e lei non avrebbe resistito a lungo.
Aveva un disperato bisogno d’aria.
Ora vedeva solo nero.
L’ultima cosa che ricordò fu la sensazione del pavimento freddo e duro, prima che attorno a lei calasse definitivamente il buio.







Buonasera a tutti e Buona Pasqua in ritardo! Scusate se ho impiegato così tanto tempo ad aggiornare, ma ho cominciato a lavorare e ho poco tempo libero. Sono a casa in ferie fino a domenica prossima, quindi cercherò di portarmi avanti un po'.
Ringrazio comunque tutti quelli che mi seguono e che recensiscono, siete stupendi!!

Baci!

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Lily Evans sentiva la testa vuota e leggera, come se fosse un palloncino staccato dal suo corpo, come se non le appartenesse. Girava, girava e non le permetteva di mettere a fuoco alcunché.
Il suo corpo, al contrario, era molle, massiccio e pesante da muovere, non rispondeva ai flebili comandi che il cervello cercava di inviare.
Vedeva solo nero, probabilmente aveva gli occhi chiusi, e aveva sete, molta sete. La gola era secca e le pizzicava come quella volta in cui, a cinque o sei anni, suo padre le aveva fatto assaggiare un pezzo di peperoncino e lei, non conoscendo che sapore avesse, ne aveva inghiottito un pezzo enorme, pentendosene immediatamente.
Sentiva delle voci in sottofondo, ma erano lontane e non avrebbe potuto associarle ad alcun viso, anche perché avrebbe richiesto troppa fatica e non aveva voglia di fare alcuno sforzo.
Aveva fame, però. Non ricordava, in effetti, l’ultima volta in cui avesse mangiato e non sapeva nemmeno che giorno fosse.
L’ultima immagine che vedeva nella sua mente era quell’enorme boccale di Burrobirra che sembrava essere stato messo lì apposta per lei e l’istinto che l’aveva guidata a prenderlo.
Poi basta, più niente, il nulla.
Fece un respiro profondo, poi, con uno sforzo immane, sollevò le palpebre e aprì gli occhi. La luce le dava fastidio, era quasi accecante e non riusciva a mettere bene a fuoco. Sbatté le palpebre per due o tre volte, riuscendo a mettere a fuoco il soffitto, poi abbassò leggermente lo sguardo e si rese conto di essere in Infermeria.
Ma cosa diamine era successo?
Cautamente, girò la testa di lato e vide una figura femminile con una bellissima chioma bionda e due occhi azzurri cerchiati di rosso seduta vicino a lei.
 
Marlene notò che l’amica si era finalmente svegliata e, esplodendo in un pianto singhiozzante, la abbracciò di slancio.
“Oh tesoro! Finalmente sei sveglia! Mi hai fatta morire di paura! Non litighiamo più, ti prego!!” Esclamò tenendo stretta Lily.
“Signorina McKinnon! Si stacchi subito dalla Signorina Evans! Non vede che è ancora convalescente?” Intervenne immediatamente Madama Chips, attirata dalle urla della bionda Grifondoro.
Marlene si rese conto di quello che stava facendo e si staccò subito dall’amica.
“Oh, tesoro, scusami! Non ti ho fatto male, vero?”
“Non più di quanto già ne senta, tranquilla.” Rispose Lily con una voce roca che le suonò molto strana alle orecchie.
“Ecco qui, Signorina Evans. Beva questo.” Disse Madama Chips avvicinandosi a Lily per visitarla.
Lily ingurgitò il liquido amaro dato dall’infermiera e per poco non vomitò.
“Via, via, non faccia quella faccia. Questo è il miglior rimedio per riprendersi in breve tempo da un avvelenamento.”
“Avvelenamento?” Domandò Lily basita, spostando lo sguardo dall’infermiera a Marlene e viceversa.
“Si tesoro, ora ti spiego tutto.”
“Mi raccomando, non la faccia stancare.” Concluse Madama Chips prima di allontanarsi per lasciare sole le due ragazze.
“Sono stata avvelenata?” Chiese nuovamente Lily, sconvolta ora che si rendeva effettivamente conto di quanto le fosse accaduto.
“Si tesoro, alla festa di Lumacorno. Ricordi qualcosa?”
“Ricordo di aver bevuto una Burrobirra e poi il nulla.”
“Esatto. Quella Burrobirra era avvelenata. Secondo Silente sei stata vittima di un Imperio malamente eseguito, ma che ti ha comunque guidata a bere da quel boccale, avvelenato appunto. Per fortuna eri alla festa di Lumacorno e molti dei suoi amici, come lui del resto, sono degli ottimi pozionisti e ti hanno fatto ingoiare subito un Bezoar che ti ha salvato la vita. Madama Chips e lo stesso Lumacorno hanno fatto il resto.”
“Ma cosa? Ma chi? Ma…”
“Tranquilla, tesoro. Non ti affaticare. Ora ti racconto tutto per filo e per segno.” La fermò subito Marlene, vedendo l’espressione attonita e persa dell’amica.
“Aspetta. Sto morendo di fame. Dici che posso mangiare qualcosa di quelli?” Chiese Lily, indicando con il mento il vassoio pieno di dolci e fiori accanto al suo letto.
“Oh, certo. Che stupida. Tieni, prendi questo. Un po’ di cioccolato non ha mai fatto male a nessuno, anzi. Te lo manda Remus.” Rispose Marlene, passando a Lily una grossissima barretta di cioccolato al caramello salato.
“Remus? Quindi tutti sanno quello che mi è successo? Ma che giorno è oggi?”
“Calmati, tesoro. Mangia e fammi parlare.”
Lily si tirò su a sedere molto lentamente e, dopo un breve capogiro che le fece vedere tutto sfuocato e le provocò un’ondata di nausea, si appoggiò ai cuscini che Marlene le aveva gentilmente sistemato e si mise a sbocconcellare il suo cioccolato.
“Ti dico quello che mi hanno riferito Mary e Remus che erano al ballo. Allora…”
“Erano lì?” La interruppe nuovamente Lily. “Ma perché non li ho visti?”
“Sono arrivati tardi e poi, forse, eri troppo concentrata su Harrison, o magari su James, da quello che mi hanno detto.” Suggerì Marlene, con un tono civettuolo e uno sguardo malizioso all’amica.
“Marlene, ti prego…”
“D’accordo, ma sei stata tu a chiedere, comunque… dopo che te ne sei andata dal dormitorio quella sera, bella come il sole per altro e sappi che mi prendo tutto il merito per quel vestito, ho avuto una discussione sia con Mary che con Alice, motivo per cui Mary è arrivata in ritardo e non l’hai vista.
Erano entrambe dispiaciute dal fatto che tu ed io non ci parlassimo da giorni e, siccome devo ammettere di essermi comportata da stronza, volevano che ti chiedessi scusa. Non so se valgono, ma ti porgo le mie scuse per quello che ti ho detto, Lily. Non avevo il diritto di giudicare Sebastian, né di importi con chi uscire.
Quella sera, però, ho litigato anche con loro e Mary e Remus sono arrivati alla festa quando tu eri già in pista a ballare con Harrison.
Mi ha raccontato Mary che in realtà non sembrava interessarti molto Sebastian, ma che fossi più concentrata su quello che facevano Margareth e James (poi parleremo anche di loro, tranquilla), da cui la battuta che ti ho fatto prima.
Mary poi ti ha vista lasciare la pista e dirigerti verso l’area con le bevande e, accompagnata da Remus, ti stava raggiungendo quando ti ha vista crollare al suolo.
Le si è gelato il sangue nelle vene e non fatico a crederlo, dato che mi è successa la stessa cosa quando me l’ha raccontato. Lei è corsa subito verso di te gridando aiuto, mentre Remus ha pensato giustamente di andare a cercare Lumacorno.
Per tua fortuna, una strega è intervenuta subito evocando il Bezoar che ti ha fatto inghiottire, salvandoti la vita.
Lumacorno, invece, è rimasto di sasso quando ti ha vista stesa a terra quasi morta e non riusciva né a parlare, né ad agire.
A quel punto, quindi, James ha intercettato Remus che in due secondi netti gli ha spiegato tutto e, insieme, si sono precipitati a chiamare Silente.
Quando è arrivato, ha ovviamente posto fine alla festa e ha ordinato a tutti gli studenti di rientrare nelle proprie Sale Comuni.
Sebastian, che nel frattempo era venuto a cercarti e ti ha vista in quello stato, si è rifiutato categoricamente di lasciarti sola, ma poi è stato trascinato via dalla McGranitt che è arrivata poco dopo Silente.
Nemmeno James voleva andarsene, ma alla fine ha ceduto e ha riaccompagnato Margareth alla sua Sala Comune.
Silente, nel frattempo, ti ha esaminata da vicino, ha evocato una barella con cui ti ha portata fino a qui. Anche Mary è stata portata qui da Remus perché era leggermente sotto shock dopo averti vista in quelle condizioni, ma Madama Chips si è occupata velocemente di lei e l’ha dimessa.
Con te, invece, hanno impiegato più tempo per capire cosa fosse successo e la soluzione più logica è che fossi stata stregata per bere proprio da quel boccale avvelenato. Non si sa chi possa aver fatto questo, Silente ha voluto i nomi di tutti gli studenti e non presenti alla festa, ma sarà difficile capire chi sia il responsabile.
Comunque, Lumacorno ha impiegato qualche ora a riprendersi dallo shock. La sua allieva preferita che quasi viene uccisa ad una sua festa? Penso che non organizzerà più serate simili per un po’. Spronato da Silente, però, ha trovato una cura che deve aver funzionato alla grande dato che, finalmente, ti sei svegliata. Hai dormito per tre giorni.” Concluse Marlene.
 
Lily non poteva credere alle parole dell’amica, non voleva credere.
Qualcuno l’aveva incantata e aveva cercato di ucciderla? Uccidere lei? Tra le mura Hogwarts, per di più, che era il posto più sicuro al mondo?
Non voleva crederci.
No, non poteva.
Non aveva alcun senso.
Chi l’avrebbe voluta morta e perché?
Poi, improvvisamente, le vennero in mente le minacce dei Serpeverde, gli articoli della Gazzetta del Profeta che leggeva ogni giorno e che raccontavano di Babbani morti inspiegabilmente, di maghi e streghe Nati Babbani scomparsi e cominciò ad unire i puntini.
Si stavano muovendo. Voldemort e i suoi pian piano, nell’ombra, quasi senza farsi sentire stavano portando avanti il loro malvagio e insensato piano e lei era stata una vittima.
“Ci abbiamo pensato anche noi.” Disse Marlene, leggendole i pensieri sul viso. “Ne abbiamo parlato a lungo e Sirius e James vogliono fare qualcosa.”
“In che senso? Non voglio che si mettano nei guai. Non per causa mia.”
“Non è solo per causa tua, tesoro. Sono intenzionati a scoprire se ci sia lo zampino dei Serpeverde, o se sia stato solo un caso. Se fossero stati loro, non saresti solo tu ad essere in pericolo all’interno di questo castello, te ne rendi conto? Non ricordi nulla di quanto accaduto prima che svenissi che potrebbe essere d’aiuto?”
Lily scosse la testa. Era così difficile tornare a quel momento. Le immagini non erano nitide. Ricordava di essersi staccata da Sebastian, di aver osservato le persone presenti nella stanza. Alcuni erano vestiti con gli abiti da mago, altri erano classici e alcuni erano mascherati, come quei tre che correvano fuori. Ma certo!
“Un momento! Ricordo che c’erano tre figure mascherate, forse erano incappucciate, che correvano e si stavano avviando verso l’uscita. Li ho visti proprio nel momento in cui sono andata a prendere la Burrobirra. Pensi che abbiano a che fare con questa storia?”
“Potrebbe essere. Ne parlerò con Sirius. Vedremo cosa salta fuori.”
“Resto comunque convinta che sia una cosa pericolosa. Lui e Potter potrebbero finire in guai seri.”
“Credimi, James finirebbe comunque in qualche guaio se non fa qualcosa. Da quando ti ha vista così è un’anima in pena. Non osa passare di qua per vedere come stai, ma continua a chiedere a me, a Mary e ad Alice. Ha una faccina da cucciolo che vien voglia di abbracciarlo. Ti ha mandato queste.”
Porse a Lily diversi pacchetti di Cioccorane.
“Le mie preferite.” Disse Lily, mentre un tenero sorriso le decorava le labbra. Era confortante sapere che Potter pensasse a lei.
Poi, però, la sua mente corse a Sebastian e si riscosse da quei pensieri.
“E Sebastian?” Chiese. “Lo so che non ti piace, ma è stato davvero carino quella sera. Ha mai chiesto di me?”
“Certo. Mi devo ricredere su di lui, tesoro. È passato di qui tutti i giorni e ti ha sempre portato un mazzo di fiori freschi. Sono quelli che vedi sul tavolo. Sembra proprio un bravo ragazzo. Ma rimango comunque dell’idea che James sia meglio per te.”
Lily scoppiò a ridere e si sporse per abbracciare l’amica.
“Mi sei mancata!” Esclamò.
“Oh non sai quanto mi sei mancata tu, tesoro! Poi vederti su quel letto, in quello stato! Non farmi mai più prendere un simile spavento!” Rispose mentre gli occhi le si riempivano nuovamente di lacrime.
“Promesso.” Disse dolcemente Lily, asciugandole una lacrima.
“Ritornando a James, comunque.” Riprese Marlene, interrompendo quel momento di tenerezza. “Si vede ancora con Margareth. Non lo credevo possibile, ma a quanto pare gli sta veramente simpatica e, nonostante fosse preoccupato a morte per te, ha comunque continuato a passare molto tempo con lei. Siete due zucconi, lo sapete?”
Lily sorrise, prese un cuscino e lo lanciò in faccia all’amica, ma il suo stomaco aveva fatto una dolorosa capriola sentendo quelle parole.
 
Nel pomeriggio, Lily stava recuperando i compiti di Aritmanzia che aveva perso nei giorni in cui era stata addormentata, quando ricevette la visita del Preside di Hogwarts in persona, il Professor Silente.
“Buon pomeriggio, mia cara Lily. Sono felice di vedere che ti stai riprendendo. Madama Chips ha fatto uno splendido lavoro, come al solito.”
“Sì.” Convenne Lily. “Mi sento decisamente meglio adesso.”
“So che la tua amica, la Signorina McKinnon, ti ha già informata su quanto ti è capitato, ma volevo comunque scambiare due parole in merito.”
“Ma certo.”
“Prima di tutto, volevo scusarmi con te. Certe cose non dovrebbero capitare all’interno delle mura di Hogwarts.”
“Non è stata colpa sua.”
“No, ma in tempi come questi, mi sarei dovuto preoccupare di più dei miei studenti. Avrei dovuto sorvegliare di più, soprattutto certi elementi.”
“Crede che sia stato uno degli studenti a farmi questo?”
“Non posso affermarlo con certezza, ovviamente, ma tutte le teorie sono possibili. Se fosse stato uno, o più, degli studenti, sono sicuro che per un po’ di tempo staranno nell’ombra e non faranno nulla, ma ti invito comunque a tenere gli occhi più aperti del solito, mia dolce Lily. Hogwarts non è più il posto sicuro che ricordavamo. Purtroppo, Voldemort e il suo oscuro potere sta arrivando anche qui e si serve delle menti più deboli, facili da manovrare. Ti chiedo per tanto di essere forte. Tu e tuoi amici dovrete essere forti. Lo saprai fare, per me?”
“Ma certo, Professore.”
“Ottimo. Buon pomeriggio, Lily. Ti lascio riposare.”
Lily guardò perplessa Silente allontanarsi con i suoi abiti lunghi che strusciavano leggermente sul pavimento. Come al solito, non era stato molto chiaro; non aveva potuto capire dalle sue parole se sapesse chi fosse il colpevole dell’avvelenamento, ma da quello che aveva detto era propenso a credere che fosse qualcuno all’interno della scuola. Marlene, Potter e gli altri avevano ragione allora a credere che fosse stato uno dei Serpeverde, anche se ovviamente non avevano delle prove certe.
La cosa che la turbava di più, però, era il discorso che il vecchio Professore le aveva fatto. Le aveva detto di guardarsi le spalle, di stare attenta, di essere forte. Allora era vero. Voldermort e i suoi si stavano muovendo e anche in fretta e niente e nessuno sarebbe stato risparmiato.
Avrebbero dovuto reagire. Avrebbero dovuto fare qualcosa.
Improvvisamente, capiva la voglia di Potter e Black di intervenire, di muoversi, di agire. Era davvero brutto sentirsi impotenti ed essere presi di mira.
Qualcosa andava fatta, ma cosa?
 
La mattina successiva, James stava facendo colazione al tavolo dei Tassorosso insieme a Margareth, quando vide entrare nella Sala Grande Lily Evans.
Finalmente.
Era sveglia, era sulle sue gambe, era viva ed era bellissima.
Il suo cuore fece un tuffo quando la vide e il suo stomaco eseguì una capriola.
“È tornata Lily. Sono felice che stia bene.” Disse Margareth che, seguendo lo sguardo di James, aveva visto entrare la ragazza nella sala.
“Già.” Rispose flebilmente James che non riusciva a staccare gli occhi di dosso dalla bella rossa.
“A che ora finisci le lezioni oggi?” Chiese Margareth che era tornata al suo pane tostato.
“Come?” Domandò a sua volta James che, ancora in fissa su Lily non aveva sentito.
“Ho chiesto a che ora finisci le lezioni oggi pomeriggio. Devo finire un tema di Trasfigurazione, ma prima potremmo andare a fare una passeggiata insieme, se ti va.”
James stava ancora guardando Lily mentre veniva salutata e abbracciata dalle sue amiche, da Remus e da altri alunni sia di Grifondoro che delle altre Case. Era chiaro che era una persona conosciuta e amata, perché nella sua semplicità, nel suo essere schietta e a volte acida, sapeva farsi voler bene.
Arrivò anche quello stupido di Harrison che la circondò con le braccia, stringendola forte, tanto da sollevarla da terra. Sentì la rabbia montare dentro di lui. Odiava quell’idiota!
Anche lui avrebbe voluto alzarsi, andare da lei e stringerla. Avrebbe voluto passarle una mano tra quei lunghi capelli rosso fuoco, respirare il suo profumo, prenderle il viso tra le mani e…
“James? Mi stai ascoltando? Cosa stai guardando?” Domandò nuovamente Margareth e James distolse in tempo lo sguardo da Lily, ma non prima di riuscire a scorgere la ragazza che posava i suoi occhioni verdi su di lui.
Si era seduta, con di fianco Harrison che continuava a parlare a macchinetta, ma lei sembrava non interessarsi a quanto stava dicendo.
No, non stava per niente ascoltando quel babbeo, perché lei stava guardando lui, stava guardando James.
Anche Margareth lo stava guardando con i suoi occhioni blu, interrogativa, aspettandosi una risposta.
“Scusami, sono stanco e mi sono perso a fissare il nulla. Comunque, mi spiace, ma oggi non posso venire a passeggiare con te. Ho gli allenamenti di Quidditch.”
“Okay, sarà per un’altra volta allora.” Rispose Margareth bevendo un sorso di succo di zucca.
James vide con la coda dell’occhio che Lily lo stava ancora guardando, quindi si girò verso Margareth, le prese il mento tra le dita e, delicatamente, la fece girare verso di lui.
“Se vuoi, però, puoi venire a vedermi giocare.”
Aveva quel suo sorriso malandrino, quel suo sguardo che la faceva sentire la persona più importante sulla terra e Margareth non poté fare altro che accettare.
“Okay.” Disse, sorridendo.
“Ottimo, allora! A dopo Maggie!” Rispose James, dandole un bacio sulla guancia, lasciandola piacevolmente sorpresa e facendola arrossire.
 
Lily, al tavolo dei Grifondoro, era seduta tra Marlene e Sebastian che non finiva un secondo di blaterare cose che a lei non importavano un fico secco.
Quello di cui le importava davvero stava accadendo nel tavolo vicino, su cui erano seduti un James Potter e una Margareth Linch decisamente troppo affettuosi e complici.
Perché lui la stava guardando in quel modo? Nello stesso modo in cui aveva sempre guardato lei? Perché le faceva il suo sorriso malandrino? Perché si sistemava con una mano quei dannati capelli, mentre con l’altra teneva il viso di Margareth? Perché i loro volti erano così vicini? E perché Sebastian non stava zitto un secondo?
Quando l’aveva visto avvicinarsi non sapeva cosa provare (si era presentato in Infermeria un paio di volte chiedendo di lei, ma Lily aveva sempre finto di dormire perché non aveva voglia di parlare con lui e Madama Chips, credendola veramente addormentata, aveva cacciato di malo modo il ragazzo, che poi aveva rinunciato del tutto a far visita alla ragazza) e quando l’aveva abbracciata, stretta e sollevata, aveva realizzato che non era assolutamente il ragazzo che avrebbe voluto al suo fianco in quel momento.
Avrebbe voluto che fossero altre le braccia che la stringevano e la coccolavano, avrebbe voluto che fossero quelle sicure e forti di James Potter.
L’aveva cercato con lo sguardo appena era entrata in Sala Grande. Dopo tutto non era andato a farle visita in Infermeria (in quel caso non avrebbe mai finto di dormire), non lo vedeva dalla sera del party e l’ultima immagine che aveva di lui, lo voleva avvinghiato a Margareth. Cominciava ad odiarla. Non sopportava l’idea che fosse insieme a James ed ebbe un tuffo al cuore quando li vide seduti vicini al tavolo dei Tassorosso.
Però… se l’era immaginato o Potter aveva guardato a lungo verso di lei? L’aveva sognato, o i loro occhi si erano incontrati per una frazione di secondo prima che lui tornasse a dare retta a quella odiosetta?
Era ancora immersa nei suoi pensieri, quando vide Potter dare un bacio sulla guancia di Margareth.
Cosa? Perché? Ma cosa stava succedendo? Potter non era innamorato di lei da quello che dicevano tutte le sue amiche? Perché stava dando baci a un’altra ragazza?
Lo vide alzarsi dal tavolo dei Tassorosso e venire verso il loro. La stava guardando e il suo cuore prese a battere più forte. Quel ragazzo l’avrebbe mandata fuori di testa! E di fianco aveva ancora Sebastian che, imperterrito, continuava a parlare.
Avrebbe voluto parlare con Potter, lasciarsi salutare da lui, chiedergli perché non fosse mai andato a trovarla, farsi coccolare, ma non voleva dargli quella soddisfazione, non dopo quello che aveva visto pochi minuti prima.
Potter voleva giocare? Benissimo, ora era il suo turno.
“Sebastian?” Chiamò, girandosi verso il ragazzo che si zittì immediatamente. “Adesso devo proprio andare. Ho Pozioni la prima ora e non voglio fare tardi. Ho già perso troppe ore e devo recuperare. Ci vediamo dopo?”
“Oh, ehm, ma certo. A dopo Lily! Finirò il resto della storia appena ci vediamo.”
“Ottimo!” Replicò Lily, non sapendo nemmeno a cosa si stesse riferendo.
Lily si alzò dal tavolo e si incamminò verso l’uscita, proprio la direzione da cui stava arrivando Potter. Posò una mano sulla spalla di Sebastian e, languidamente, gliela accarezzò, facendola passare anche tra i capelli (di cui non apprezzò la consistenza), per poi farla scendere sull’altra spalla.
Sentì i muscoli del ragazzo irrigidirsi sotto il suo tocco e la pelle diventare più calda attraverso il maglione della divisa. Si sentì un po’ in colpa ad usare quel povero ragazzo in quel modo. Sembrava davvero che si fosse preso una cotta gigantesca per lei, ma i suoi sentimenti erano diversi.
Durante la convalescenza in Infermeria (mentre si viziava con le Ciocciorane di Potter) aveva ripensato molto alla sera del party, soprattutto per cercare di individuare nuovi dettagli a cui aggrapparsi per identificare uno o più possibili colpevoli per l’avvelenamento, ma aveva anche esaminato accuratamente i sentimenti che aveva provato nel corso della serata.
Se all’inizio era positivamente agitata all’idea di andare al party con Sebastian, perché comunque sarebbe stata una bella opportunità per conoscere una persona nuova, quando aveva visto Potter con Margareth e aveva osservato come lui si comportava con lei, si era pentita di non aver accettato l’invito del ragazzo.
Aveva, inoltre, realizzato di provare una forte gelosia nei confronti di Margareth e il motivo era solo uno… si era presa una cotta cosmica per James.
Ma, ovviamente, se lui si comportava così con Margareth solo per farle pagare il rifiuto dell’invito, lei gli avrebbe reso pan per focaccia facendo la gattina con Sebastian.
“Potter.” Disse quando si incrociarono, notando con piacere il cambio di sguardo che aveva avuto quando aveva notato il gesto di Lily.
“Evans. Vedo che stai decisamente bene. Buon per te.”
“Già, mi sento divinamente.”
“Ottimo. Ci vediamo a Pozioni.”
“Certo.”
 
Marlene, che aveva osservato tutto sin da quando Lily era entrata in Sala Grande, scosse la testa e si rivolse verso Sirius: “Quei due sono un caso perso!”





Eccomi! Ringrazio come al solito chi segue la mia storia, la mette tra le preferite o le ricordate. Ringrazio ancora di più chi mi lascia bellissime recensioni e spero che il capitolo vi sia piaciuto. La nostra Lily si è veramente invaghita di James, ma cosa succederà ora che entrambi giocano ad ignorarsi? Riusciranno prima o poi a dirsi cosa provano o continueranno con le loro finte relazioni? O magari le finte relazioni si trasformeranno in vere relazioni? Stay tuned ;)

Ps: spero di poter aggiornare più spesso, ma lavorando spesso è complicato trovare del tempo per scrivere.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Novembre arrivò in un lampo, tra lezioni, compiti e i mille impegni dei ragazzi del sesto anno.
L’evento del mese era sicuramente la partita di Quidditch che vedeva contrapposti Grifondoro e Serpeverde e il protagonista assoluto era James Potter. Talento indiscusso, era, in questa occasione, sostenuto da tutta la scuola che non voleva per nessun motivo la vittoria delle serpi.
Il sabato dell’incontro, entrò in una Sala Grande affollata, rumorosa e trepidante. Fu accolto da urla, esclamazioni, pacche sulla spalla, neanche avesse già vinto e, ovviamente, anche dai fischi dei Serpeverde.
“Buona fortuna, Potter! Sono sicuro che batterai Mulciber, ma non ti illudere, quando toccherà a noi, non avrai vita facile.” Fu il saluto e il simpaticissimo augurio di Sebastian che, come ogni mattina da quasi un mese a quella parte, era seduto accanto a Lily Evans al tavolo dei Grifondoro.
“Lo vedremo.” Ribatté James sedendosi di fronte a lui, accanto a Sirius.
“Pronti, amici?” Domandò James rivolgendosi a Frank, Sirius e Marlene.
“Prontissimi!” Rispose Marlene, entusiasta.
Frank, invece, era abbastanza teso dato che doveva affrontare una partita per la prima volta nella sua vita e James se ne accorse.
“Stai tranquillo, Frank. I gemelli faranno di tutto per difendere la porta e anche Sirius, Marlene e Benjamin si impegneranno al massimo per non far arrivare la Pluffa alle Serpi. Nel caso dovessero prenderla e gli avversari arrivassero a te, sono sicuro che saprai respingere ogni attacco. Ti ho scelto e mi fido di te.”
“Grazie, James.” Borbottò Frank, agitato.
“Tranquillo, tesoro, andrai alla grande. Ma mangia qualcosa.” Disse Alice, accarezzando la schiena del suo ragazzo, mentre gli metteva una cucchiaiata di uova sbattute nel piatto.
“Non credo di poter mangiare. Sto per vomitare.” Ribatté Frank, assumendo un colore verdastro sentendo l’aroma delle uova.
“Alice ha ragione, amico. Devi mettere qualcosa sotto i denti per essere in forze.” Diede man forte Sirius.
“Non insistete, ragazzi. Se non ne ha voglia è meglio che non mangi. Sarà meglio scendere agli spogliatoi ora. Ci cambiamo, ci riscaldiamo e poi facciamo tornare strisciando quelle Serpi dalle fogne da cui provengono.”
“Ben detto James! Andiamo!” Disse uno dei gemelli che si era seduto accanto a loro e che aveva ascoltato il discorso di James.
L’intera squadra Grifondoro si alzò tra il boato generale della Sala Grande e i fischi dei Serpreverde.
“James, aspetta!” Disse una vocina alle sue spalle.
James si girò e vide Margareth avvicinarsi di corsa. Gli gettò le braccia al collo, gli prese il viso tra le mani e gli scoccò un bacio a stampo sulle labbra.
James rimase molto sorpreso da quel contatto. Margareth, infatti, non era solita ad effusioni e ancora non si erano dati il primo bacio, dopo quasi un mese che si frequentavano. James rispettava il suo volere, anche perché il suo vero obiettivo era e sarebbe stata sempre Lily e, nonostante si trovasse molto bene con Margareth e gli piacesse molto passare del tempo con lei perché la trovava intelligente, simpatica e spiritosa (non si capacitava, infatti, di come mai fosse stata esclusa da praticamente tutti negli anni precedenti), non voleva nemmeno che lei si legasse troppo a lui.
“Buona fortuna!” Gli disse quando si staccò.
“Grazie, carina! A dopo. Sarò quello con in mano il boccino.” Rispose James, dandole un bacio in fronte.
 
‘Che noiosi.’ Pensò Lily vedendo James e Margareth abbracciati di fronte a lei.
Non voleva fissarli, ma non riusciva nemmeno a togliere gli occhi di dosso da James. Odiava che abbracciasse Margareth, odiava che si baciassero (cioè lei l’aveva baciato sulle labbra!), odiava che continuassero a vedersi (perché?), quindi si girò verso Sebastian e gli disse, con un tono di voce abbastanza alto da farsi sentire da James: “Vieni con me a vedere la partita?”
“Ma certo!” Rispose lui, entusiasta da quella richiesta.
James, ovviamente, sentì tutto, si girò verso di loro con uno sguardo di odio e lasciò la Sala Grande. Non poteva permettersi di essere nervoso e di avere pensieri che potessero distrarlo dalla partita.
Doveva asfaltare i Serpeverdi, doveva prendere il boccino, doveva vincere e nessun Harrison e nessuna Evans potevano mettersi in mezzo. Per quanto odiasse quei due insieme, non poteva permettersi di non essere concentrato in quel momento.
 
James raggiunse gli spogliatoi e si fermò per un attimo sulla porta ad osservare la sua squadra, orgoglioso come un padre con i suoi bambini. Erano tutti già vestiti e stavano facendo stretching, tutti tranne Frank che se ne stava seduto sulla panchina, tormentando i suoi guantoni da portiere.
Lo raggiunse e si sedette accanto a lui, mettendogli una mano sulla spalla.
“Quello che ho detto prima è vero. Non ti devi preoccupare, tutta la squadra penserà a proteggerti e, se proprio dovesse arrivare la Pluffa, sono sicuro che la parerai. Sei un grande portiere, Frank, uno dei migliori che Grifondoro abbia mai avuto, devi solo credere in te stesso tanto quanto ci crediamo io e gli altri. Abbiamo fiducia in te, ho fiducia in te! Non dimenticarti che ti ho scelto personalmente e l’ho fatto solo perché sono convinto che vali e tanto anche. Se poi dovesse scapparti una palla e le Serpi dovessero segnare, non è di certo la fine del mondo. Forza, fai un po’ di riscaldamento anche tu.” Disse, dandogli una pacca sulla spalla, invitandolo ad alzarsi.
“Grazie, James.” Rispose Frank un po’ rincuorato.
James gli rivolse un breve sorriso, poi andò a cambiarsi per fare a sua volta un po’ di riscaldamento.
Mancava qualche minuto all’inizio della partita e sugli spalti si sentiva un grande boato, sembrava davvero che tutta la scuola fosse accorsa per vedere la partita del secolo e James era più gasato che mai.
Adorava quando il pubblico era in fermento, le urla, i colori rosso e oro che brillavano sulle tribune e amava sentire quel formicolio nello stomaco, l’adrenalina che scorreva nelle vene, quella sana ansia da prestazione che gli avrebbe consentito di svolgere il suo compito al meglio.
“Ragazzi!” Esclamò per radunare la squadra.
Tutti si avvicinarono, le divise rosse scarlatte fresche di bucato e le scope in mano, pronti, in fibrillazione, eccitati quanto lui.
“Siamo alla prima partita dell’anno e tutta la scuola è la fuori per noi. Vediamo di non fare una brutta figura, ma soprattutto divertiamoci! Sappiate che credo in ognuno di voi, credo nelle vostre capacità e nella vostra abilità e sono fiero di essere il vostro Capitano. Giocate come sapete fare, date il meglio di voi stessi per non dovervene pentire dopo, stringete i denti quando siete in difficoltà, ma soprattutto, ricordatevi del vostro valore, ricordatevi che state giocando lo sport che più amate e quindi dovete onorarlo! Sappiamo che i Sepreverde giocano sporco e proprio per questo dobbiamo stare attenti il doppio, dobbiamo avere più occhi del solito e, soprattutto, non dobbiamo rispondere alle loro provocazioni, anche quando sarà difficile. Loro fanno così perché non hanno altri mezzi per vincere, noi possiamo contare sulla nostra abilità, sulla nostra amicizia e sul fatto che siamo una grande squadra che ama quello che fa e che si diverte. Perciò ora usciamo e facciamo il culo a quegli idioti! Siete con me?”
La squadra rispose all’unisono con un “Sì, Capitano!” e, insieme, raggiunsero il centro del campo, dove una giovanissima Madama Bumb stava già aspettando con la Pluffa in mano e il fischietto attorno al collo.
Tutti i giocatori, eccetto i due capitani, salirono in sella alla scopa e li librarono in aria, tra il boato del pubblico che non vedeva l’ora dell’inizio della gara. Madama Bumb aprì il baule contenente i Bolidi e li liberò, fece lo stesso con il Boccino d’oro che girò attorno al volto dei due capitani (entrambi Cercatori) e poi sparì alla vista.
“Stringetevi la mano.” Ordinò la Professoressa a James e Mulciber. “Voglio un gioco pulito da parte di entrambe le squadre, intesi Mulciber?”
“Come sempre, Professoressa.” Rispose il Serpeverde, con un tono falso come un Galeone d’argento.
Strinse poi la mano di James, quasi stritolandogliela e, inforcando la sua scopa disse: “Vi distruggeremo, Potter.”
“Curioso, stavo per dire lo stesso, Mulciber.”
I due ragazzi spiccarono il volo, raggiungendo le rispettive squadre, Madama Bumb lanciò in aria la Pluffa, decretando ufficialmente l’inizio della partita e con esso la cronaca di Alice Prewett che dal primo anno commentava le partite.
“La Pluffa viene intercettata immediatamente da Black, dei Grifondoro. Che scatto quel ragazzo! Ed eccolo che si dirige verso gli anelli avversari. Zabini prova a fermarlo, ma Black riesce a scartarlo, un Bolide scagliato da quel vigliacco di Avery si dirige verso di lui, attento Sirius!”
“Signorina Prewett, si attenga a commentare quello che succede, senza aggiungere opinioni personali, per favore.” Le ricordò la Professoressa McGranitt che, come al solito, le era seduta di fianco.
“Mi scusi, Professoressa. Comunque, Black evita il Bolide, ma si sbilancia, allora passa la Pluffa a McKinnon che sfreccia aggraziata sulla sua scopa, si avvicina agli anelli, prende la mira e segna! Dieci meritatissimi punti per i Grifondoro!”
I ragazzi sugli spalti esplosero in un boato che coprì i fischi dei Serpeverde.
“Ottimo lavoro, Marlene! Continuiamo così, ragazzi!” Urlò James, incitando i suoi compagni.
Era leggermente sopra di loro, per avere una miglior visione sia della partita, sia del campo per cercare di individuare il Boccino.
La partita ricominciò con la Pluffa in mano ai Serpeverde. Zabini sfrecciò per qualche metro evitando Sirius e Benjamin, ma poi fu colpito dal Bolide di uno dei gemelli e rischiò di cadere dalla scopa, mentre il pubblico trattenne il fiato per l’ansia.
Riuscì comunque a mantenersi in sella con le gambe, ma aveva perso la Pluffa che, a un metro dal suolo, fu recuperata da Marlene che la intercettò dopo una picchiata che fece trattenere il fiato al pubblico per la seconda volta in pochi secondi.
Recuperata la palla, la giovane Grifondoro risalì rapida verso gli anelli, ma fu disturbata da un Bolide, allora passò la Pluffa a Benjamin che, con un tiro ad effetto, segnò il secondo goal per la squadra oro-scarlatta.
Anche questa volta il pubblico esplose di felicità, coprendo i miseri fischi dei Serpeverde che si stavano arrabbiando sempre di più. Odiavano perdere.
 
Anche Mulciber, ovviamente, odiava perdere e, siccome del Boccino non c’era ancora traccia (e in generale non era mai stato un grande Cercatore), per distrarre la squadra avversaria decise di passare all’attacco con i suoi subdoli metodi.
“Allora, Potter! Come andiamo?” Chiese, avvicinandosi al Cercatore.
“Sicuramente meglio di te, Mulciber. La tua squadra è già sotto di venti punti. O sei talmente ottuso da non averlo capito?”
“Non farei così lo sbruffone se fossi in te, Potter! Se mi fai arrabbiare, possono accadere cose brutte.”
“Tremo dalla paura. Non ho paura delle tue minacce, Mulciber.”
“E fai male. Vedrai.”
Detto questo scese leggermente di quota e rubò in malo modo la mazza al suo compagno Battitore, quindi intercettò un Bolide che scagliò con forza contro Marlene che riuscì prontamente ad evitarlo.
“Bastardo!” Gridò Marlene.
“Moderi i termini, signorina McKinnon!” Le urlò di rimando Madama Bumb che non aveva assistito all’azione illegale di Mulciber.
Marlene stava per replicare quando venne prontamente placata da James.
“Lascia stare, Marlene. Vogliono solo farci innervosire, non diamo loro la possibilità di farlo.”
Marlene replicò con un grugnito di protesta e volò lontano per sbollire la rabbia.
“Agitata la ragazza. È così focosa anche a letto, Black?”
“Invidioso perché a te non la da nessuno, Mulciber?” Ribatté Sirius che, dopo anni di esperienza, sapeva come non farsi soggiogare dagli avversari, soprattutto quando utilizzavano questi mezzucci e in particolare quando si trattava dei Serpeverde.
“Attento a come parli, Black, traditore del tuo sangue!” Disse Mulciber che poi volò via, offeso dalle parole del Grifondoro, ma pronto a passare nuovamente all’attacco.
Volò, quindi, verso Frank, pronto a divertirsi un po’. Non gli era sfuggito quanto fosse in ansia appena entrato in campo e sapeva che con lui avrebbe avuto vita facile, in fondo era alla sua prima partita.
“Paciock! La scopa non ti ha ancora disarcionato? Deve essere un successo per te, sapendo quanto sei sfigato.”
 
Frank non rispose, rimase con gli occhi fissi sulla Pluffa, ma sentiva la prepotente pressione dell’avversario su di sé. Doveva rimanere concentrato, non doveva farsi distrarre. James contava su di lui, la squadra contava su di lui.
“Allora, come sta la tua stramba madre, Paciock? Sempre con quell’uccello in testa? Pensa di poter spiccare il volo un giorno o l’altro?” Riprese Mulciber, facendo ridere un compagno che passava di lì in quel momento. Frank divenne molto rosso in viso, ma rimase comunque concentrato, non voleva cedere al trucchetto del Serpeverde.
“Non rispondi, Paciock? Quel tuo strano rospo ti ha mangiato la lingua?” Continuò imperterrito Mulciber, facendo ridere i compagni.
James stava assistendo alla scena dall’alto e ringraziò mentalmente Frank per la grande forza di volontà che stava dimostrando. Più tardi gli avrebbe fatto i complimenti.
Questi pensieri, tuttavia, vennero accantonati quando scorse un luccichio dorato proprio vicino al piede di Frank!
‘Dannazione!’ Pensò. ‘Se mi muovo ora, quell’idiota di Mulciber se ne accorge e, per quanto sia scemo, sarebbe impossibile non prendere un Boccino così vicino. Ma se mi allontano, rischio di non vederlo più. Devo agire ora ed essere rapido.’
Così scattò nella direzione di Frank e Mulciber che si accorse dell’azione dell’avversario e si guardò attorno stupito in cerca del Boccino.
Tuttavia, non riuscì ad individuarlo subito, ma lo scorse solo quando questo si allontanò dal piede di Frank e volò via, passando all’interno dell’anello più alto.
Mulciber, allora, seguì Potter all’inseguimento del Boccino e nel farlo diede una spallata a Frank che per poco non cadde dalla scopa, ma si riprese subito e, miracolosamente, riuscì a parare la Pluffa scagliata da Zabini in direzione dell’anello più basso, verso il quale era stato spinto.
Mosso dalle urla del pubblico, animato sia dall’azione di Zabini, sia da quella di Potter e Mulciber, urlò: “Grazie per l’aiuto, Mulciber. Sei proprio tonto come dicono, allora!”
I Grifondoro risero e Mulciber si arrabbiò sia per il punto preso dalla propria squadra, sia per la frase pronunciata da uno che disonorava il nome di Mago come Paciock. Riuscì a raggiungere James, gli si affiancò e gli diede una spallata vigorosa che fece un gran male al povero ragazzo che, tuttavia, non mollò la presa sulla scopa e rimase con gli occhi fissi sul Boccino che era sempre più vicino.
James allungò il braccio, il Boccino era a pochi centimetri da lui, ma non era abbastanza rapido per raggiungerlo. Si piegò di più sulla scopa per aumentare la velocità, era ormai vicinissimo al Boccino, poteva sentire l’aria vibrante smossa dalle sue ali, lo stava quasi per afferrare, quando Mulciber gli diede un’altra forte spallata facendogli perdere l’equilibrio.
La scopa si inclinò pericolosamente a sinistra e James, per non cadere e per non schiantarsi contro gli spalti, dovette fare una lunga deviazione che gli fece perdere il contatto con Mulciber e, soprattutto, con il Boccino.
Quando riprese la traiettoria corretta, notò che Mulciber stava ancora inseguendo il Boccino, ma, fortunatamente, era abbastanza distante. Al contrario di James, infatti, Mulciber aveva una maggiore massa corporea che lo rendeva più pesante sulla scopa.
James provava un male terribile alla spalla destra, quella che quel bastardo aveva ripetutamente colpito, ma non poteva permettersi di cedere.
Nonostante i Serpeverde non avessero ancora segnato alcun punto, se Mulciber avesse preso il Boccino, Grifondoro avrebbe comunque perso e James non voleva dare una simile delusione alla squadra.
Si piegò sulla scopa, accelerò e in pochi secondi fu di nuovo al fianco di Mulciber che, appena lo vide, gli diede nuovamente una spallata al braccio destro, quello che già gli doleva.
James si morsicò forte le labbra per evitare di urlare e dare una soddisfazione a quell’idiota, ma sapeva che non avrebbe potuto contare su quel braccio; la spalla era rotta o gravemente lussata.
Il Boccino era di nuovo a pochi centimetri da lui, poteva sentire di nuovo l’aria vibrante mossa da quelle piccole alucce dorate e, piegandosi ancora di più sulla scopa, provò a staccare il braccio sinistro tenendosi al manico solo con le gambe.
James si diede una piccola spinta, riuscì ad afferrare il Boccino e, miracolosamente, fu anche in grado di frenare la scopa solo usando le gambe.
Si fermò di colpo e alzò il Boccino verso il cielo.
“James Potter afferra il Boccino dopo un’azione splendida. Grifondoro vince per 170 punti a 0.” Esclamò Alice.
Il pubblico, che aveva seguito l’inseguimento quasi in apnea, esplose in un boato di gioia, mentre i Serpreverdi, arrabbiati, fischiavano e urlavano improperi contro gli avversari e gli studenti di Tassorosso e Corvonero che tifavano per i Grifondoro.
James venne raggiunto da tutta la squadra che esultò insieme a lui.
“Grande Capitano!” Urlarono i gemelli all’unisono.
“Stupendo come sempre James! Abbiamo fatto il culo a quelle Serpi anche quest’anno!” Si aggiunse Marlene.
“Strepitoso, amico! Con quella spalla, poi! Ti conviene andare da Madama Chips a farla vedere.” Disse Benjamin, raggiungendo il suo Capitano.
“Nah, la spalla può aspettare. Scendiamo, ci cambiamo e andiamo a festeggiare!”
“Così ti voglio, amico!” Rispose Sirius, avvicinandosi al suo migliore amico. “Ho mandato Peter e Remus a prendere le scorte da Mielandia e nelle cucine.” Sussurrò facendosi sentire solo da James.
“Sei il migliore!” Rispose James, mentre scendeva a terra con la squadra.
 
I Grifondoro raggiunsero gli spogliatoi, si cambiarono e si prepararono per tornare vittoriosi nella loro torre.
James rimase indietro con Sirius a sistemare lo spogliatoio e, quando uscirono, vennero intercettati da Mulciber e Avery.
“Come va la spalla, Potter?” Chiese Mulciber con un ghigno.
“Meglio del tuo orgoglio, Mucliber.” Rispose James.
“Cosa volete, Serpi?” Domandò Sirius.
“Ci avete fatto perdere. Ci avete fatto arrabbiare.” Disse Avery.
“E quindi?” Chiese James.
“E quindi dovreste stare attenti a farci arrabbiare, o potrebbero capitare cose molto brutte.” Rispose Mulciber.
“Sempre con queste minacce. Credete davvero di spaventarci?” Ribatté Sirius.
“Beh, Black, non si sa mai chi si nasconde sotto le maschere.” Insinuò Avery con un orribile ghigno sulle labbra.
James capì subito il riferimento a Lily e alla festa di Halloween e per poco non si scagliò contro Mulciber.
Si trattenne solo perché in quell’istante arrivò Madama Bumb per controllare gli spogliatoi.
“Tutto bene, ragazzi? Non andate a festeggiare?” Chiese, notando la tensione tra i ragazzi.
“Tutto alla grande, Professoressa. Ci stavamo giusto congratulando con Potter e Black per la bella partita.” Rispose Mulciber con un odioso ghigno sulle labbra.
 
James e Sirius rientrarono nella Sala Comune dei Grifondoro con le parole dei Serpeverde che rimbombavano prepotenti nelle loro orecchie e le facce scure.
Vennero, però, accolti da un meritato boato di gioia e decisero con uno scambio di sguardi di accantonare per un momento quello che avevano appena scoperto. Ne avrebbero dovuto parlare con Peter e Remus, ma ci sarebbe stato tempo e avrebbero di sicuro escogitato qualcosa per verificare ciò che avevano rivelato Mulciber e Avery.
Avevano detto la verità? O si stavano solo vantando di qualcosa fatto da altri solo per mettere loro paura e minacciarli?
“Dove eravate finiti? Cosa sono quei musi lunghi?” Un’accaldata Marlene, con le gote rosse e una bottiglia di Burrobirra in mano, interruppe i loro pensieri, gettando le braccia al collo di Sirius.
“Scusa, piccola. Siamo stati trattenuti da Madama Bumb. Sai come è fatta, non le va mai bene come sistemiamo gli spogliatoi. Ma ora siamo qui… dov’è la festa?” Mentì Sirius, cambiando poi prontamente il discorso.
Si fece trascinare da Marlene al centro della Sala, mentre James veniva osannato e accolto come l’eroe della giornata.
Quando entrambi raggiunsero gli altri membri della squadra, Mary urlò: “Per i Grifondoro… hip hip…”
“URRÀ” Fecero eco gli entusiasti compagni rosso-scarlatti.
Tutti volevano stringere la mano a James, dargli pacche sulla spalla, esprimere il loro ringraziamento per il buon esito della partita e il ragazzo si lasciò trasportare dall’entusiasmo degli amici e dei festeggiamenti.
Remus e Peter avevano fatto un ottimo lavoro, sgraffignando ottimi stuzzichini dalla cucina, da Mielandia e forse anche dai Tre Manici di Scopa a giudicare dalla quantità esagerata di Burrobirra che scorreva nella Sala.
 
Fu solo verso mezzanotte, quando la Professoressa McGranitt entrò furiosa a rimproverare e a mettere a letto tutti, che la festa si concluse.
James era esausto e si buttò sul divano, arruffandosi i capelli con la mano sinistra. Si era dimenticato per un momento del dolore alla spalla destra ma, ora che era passata l’adrenalina, maledisse nuovamente Mulciber per quello che gli aveva fatto.
Aveva lo sguardo perso nel fuoco del caminetto e si stava quasi addormentando, quando vide entrare dal buco del ritratto Alice e un Frank Paciock molto rosso in viso e con un sorriso a trentadue denti.
Anche Alice appariva molto accaldata e scarmigliata.
Finalmente quei due erano andati a letto insieme. Era contento per loro.
Aveva visto uscire anche Sirius e Marlene poco prima e immaginò che stessero per fare lo stesso.
“James!” Lo salutò Frank entusiasta.
“Ciao ragazzi. Tutto bene?”
“Tutto alla grande. Ottima partita oggi. È stato magnifico il modo in cui hai recuperato l’equilibrio dopo la spinta di Mucliber.” Disse Alice, sincera.
“Grazie. Ma il vero eroe della partita è stato Frank. È stato incredibile il modo in cui ti sei ripreso dopo la spallata di Mulciber e sei anche riuscito a parare! Lo sapevo io che eri un grande portiere.”
“Oh sì, si è proprio comportato bene!” Fece eco Alice, passando una mano tra i capelli del suo ragazzo, il quale divenne ancora più rosso e bofonchiò un timido grazie ad entrambi.
“Grazie anche per il discorso che mi hai fatto prima della partita, James. Mi hai proprio dato una grande spinta.”
“Sempre a tua disposizione, amico.” Rispose James, sorridendo.
I due innamorati si congedarono e Alice accompagnò Frank al suo dormitorio per il bacio della buonanotte, dal momento che era impossibile per i maschi salire al dormitorio femminile.
James li guardò sparire oltre il muro della scala a chiocciola e stava per alzarsi con l’intenzione di andare da Madama Chips (era tardissimo e si sarebbe arrabbiata, ma il dolore era quasi insopportabile, ormai), quando sentì dei passi leggeri scendere le scale del dormitorio femminile.
Rimase a guardare chi fosse e il cuore mancò un battito quando si accorse che si trattava di Lily Evans.
 
“Potter.” Lo salutò lei, evidentemente poco sorpresa di vederlo ancora lì.
“Evans.” Rispose rimettendosi comodo sul divano.
La osservò per un po’ mentre cercava qualcosa e apprezzò ancora una volta quanto fosse carina in pigiama.
Gli tornarono in mente le parole di Avery e Mulciber e con esse anche la rabbia. Se davvero erano stati loro a farle del male, l’avrebbero pagata cara. Aveva rischiato di perdere l’amore della sua vita e nessuno si poteva permettere di toccare la sua Lily.
Se davvero fosse riuscito a dimostrare il loro coinvolgimento nell’avvelenamento di Lily, sarebbero caduti tutti i suoi buoni propositi di fare il bravo ragazzo e avrebbe fatto seriamente male a quei due idioti.
La guardò ancora mentre camminava avanti e indietro nella Sala Comune, facendo ordine dove poteva. Ma quanto era bella?
“Hai perso qualcosa, Evans?” Domandò per rompere il ghiaccio.
“Stavo cercando qualcosa da bere. Non riesco a dormire. Ma vedo che è già stato finito tutto.” Disse sbuffando, lasciandosi cadere pesantemente accanto a James.
“Avresti dovuto approfittare dei festeggiamenti quando erano ancora nel vivo. Ora è troppo tardi. Perché non sei rimasta qui?” Domandò James.
Aveva, infatti, notato che Lily era rimasta un po’ con le sue amiche, ma poi era salita in camera quando Mary aveva cominciato a fare le moine a Remus, Marlene aveva iniziato a baciare appassionatamente Sirius e Alice era uscita dalla Sala con Frank.
“Stavo a reggere il moccolo alle mie amiche?” Ribatté sarcastica.
“Saresti potuta restare con me. Anche io ero solo. È la parte negativa di frequentare qualcuno di un’altra Casa.”
“Frequentare? Pensavo fosse una cosa seria, ormai.”
“Dopo nemmeno un mese? Ma sei impazzita.”
“Non ti scaldare, chiedevo solo. Vi ho visti molto complici oggi.”
“Era un bacio a stampo.”
“Non devi giustificarti con me per quello che fai con lei.”
“Lo so. E… come va con Harrison?”
“Molto bene. Non la definirei una semplice ‘frequentazione’.” Rispose con una tonalità più acuta del solito, volendo far pagare a James il bacio a stampo di fronte a lei di quella mattina (e ci riuscì in pieno, per la cronaca).
Non andavano bene le cose, in realtà, ma non c’era bisogno che Potter lo sapesse. Era però felice di sapere che lui non definisse Margareth ‘la sua ragazza’.
 “Bella partita, oggi.” Riprese poco dopo Lily, andando su un argomento sicuro che li levasse da quel momento di silenzio imbarazzato.
“Grazie.”
“Frank ci ha raccontato quello che gli hai detto prima della partita. Sei un bravo Capitano.”
“Evans che mi fa un complimento? È attesa neve per domani?” Scherzò James.
“Sciocco!” Rispose lei dandogli una leggera gomitata al braccio destro che, però, gli fece vedere le stelle.
Non urlò, ma Lily notò la smorfia di dolore.
“Ti prego, non posso averti fatto così male.”
“Normalmente no, ma credo che Mulciber mi abbia lussato la spalla come minimo.”
“E non sei andato da Madama Chips?” Domandò severa.
“Non ne ho avuto il tempo.” Rispose con finta innocenza.
Lily toccò delicatamente il braccio di James, facendogli aumentare i battiti cardiaci come ogni volta che avevano un contatto fisico.
Dimenticò all’istante il dolore. Voleva che quel contatto non finisse mai.
“Non è rotta, ma sì, è lussata.” Affermò Lily, poi prese la bacchetta di James dal tavolino su cui il ragazzo l’aveva posata e sussurrò: “Epismendo.”
James sentì una breve fitta di dolore, ma poi notò che il braccio era decisamente migliorato. Lei l’aveva guarito.
“Grazie.” Le disse, sinceramente colpito.
“Figurati.” Rispose lei che fece per alzarsi.
“Beh, se qui non c’è nulla da bere, me ne torno in camera. Buona notte, Potter.” Riprese.
Col cavolo che James l’avrebbe lasciata andare quando, per una volta, erano soli in Sala Comune e non stavano litigando.
“Aspetta! Non è finito tutto.” Disse prendendo in mano la bacchetta.
Accio.” Pronunciò, poi, e dal dormitorio scese una bottiglia di Burrobirra che si librò sopra le loro teste e si posò delicatamente sul tavolino di fronte a loro.
“La tenevo per le emergenze.” Spiegò, guardando lo guardo stupito di Lily.
“Questa è un’emergenza.” Riprese stappando la bottiglia e facendo comparire due calici.
“Alla tua, Capitano.” Disse Lily, contenta del risvolto preso da quella serata. Sorrise a James e si rilassò contro lo schienale del divano, godendosi il calore del caminetto, della Burrobirra e del corpo attraente di Potter.
 
Marlene e Sirius tornarono nella Sala Comune poco dopo le due, dopo un ottimo sesso e trovarono James e Lily addormentati sul divano, i calici vuoti posati sul tavolino, così come la bottiglia di Burrobirra ormai finita.
Erano sdraiati e, siccome lo spazio era quel che era, Lily era accoccolata a James che la teneva stretta tra le braccia.
“Questi due mi faranno impazzire.” Sussurrò Marlene a Sirius, osservando per l’ennesima volta quanto stessero bene insieme i suoi due migliori amici.






Buonasera! Scusate per la lunghissima attesa, ma sono stata super impegnata con il lavoro. Dovrei, però, avere un po' di tempo libero da settimana prossima in poi (spero), quindi conto di aggiornare a breve.
Grazie, come sempre, a chi mi segue e a chi commenta le mie storie.

Baci!!

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Lily Evans si svegliò la mattina successiva attorno alle otto e trenta, disturbata dal rumore dei ragazzi che scendevano nella Sala Comune.
Aprì gli occhi alla flebile luce di fine novembre, impiegando qualche minuto a rendersi conto di dove si trovasse, poi vide il caminetto e il fuoco che, evidentemente, era stato alimentato per tutta la notte dato che non aveva patito freddo e, di colpo, ricordò della nottata appena trascorsa sul divano, tra le braccia di James Potter che, osservò guardandosi intorno, non era da nessuna parte.
Lentamente si alzò, si stiracchiò facendo scrocchiare le articolazioni della schiena e si stupì di quanto avesse dormito bene nello spazio così limitato del divano.
‘Forse’, pensò, ‘è stato anche merito di Potter che ti ha tenuta stretta tutta la notte.’
Mise subito a tacere la vocina nella sua testa scuotendo decisa il capo e risalì le scale a chiocciola per andare a cambiarsi nel dormitorio femminile.
Aveva dormito bene, sì, ma allora dov’era finito Potter? Perché non si era svegliato accanto a lei? Troppo imbarazzante, forse? Ora che aveva una ragazza e lei un ragazzo non voleva che le cose venissero fraintese? Ma perché, allora, non aveva fatto nulla la sera prima per rimandarla da dove era venuta quando aveva capito in quale direzione sarebbe andata la serata?
Immersa in questi pensieri, che un po’ le stavano facendo crescere un enorme nervosismo, non fece inizialmente caso ai rumori che provenivano dal suo dormitorio, fino a che non aprì la porta e non venne quasi stordita dalle urla entusiaste delle sue amiche.
“Ed ecco l’altra che ritorna, dopo la sua nottata con James Potter!” Esclamò Marlene, appena Lily mise piede nella stanza.
“Amiche mie, non vi posso lasciare sole un secondo che vi date alla pazza gioia, eh?” Continuò con un sorriso a trentadue denti stampato in volto.
“Ma cosa stai dicendo?” Domandò Lily, buttandosi sul suo letto e soffocando uno sbadiglio.
“Come cosa sto dicendo? Non sai l’ultimo scoop? Ti ricordi sul treno, quando Alice ammise che avrebbe aspettato fino al matrimonio per andare a letto con Frank? Ecco, diciamo che non è riuscita a mantenere la promessa.” Sputò fuori maliziosa, senza nemmeno provare a controllarsi.
“Marlene!” Esclamò Alice lanciando un cuscino in faccia all’amica, nel momento stesso in cui Lily esclamava “COSA?!”
Alice si girò verso Lily, rossa in viso, ma inequivocabilmente felice. Allora era successo veramente.
“Beh…” Ammise. “Frank era molto su di giri per l’esito della partita… e sai com’è… una Burrobirra tira l’altra, un bacio tira l’altro e siamo finiti nella prima aula vuota che abbiamo trovato a fare l’amore e… oh Lily! È stato così bello! Mi ha fatto malissimo, ma è anche stato molto dolce. Ve lo giuro ragazze, lo amo da impazzire, non vedo l’ora di finire Hogwarts e di sposarlo! Voglio passare la vita con lui. Sono sicura che saremo felicissimi insieme.”
“Beh, che dire…” Disse Lily, colta totalmente alla sprovvista da quella notizia. “Sono davvero felice per voi. Se tu sei contenta, sono contenta anche io per te.”
“Grazie Lily!” Rispose Alice, scendendo dal letto e scoccandole un bacio sulla guancia. “Scusate ragazze, ora vado da lui!” Riprese, poi, uscendo di corsa dalla camera.
“Ma guardatela! Altro che le farfalle nello stomaco.” Sghignazzò Mary che, a sua volta, era contenta come una Pasqua.
“Ti prego, dimmi che non sono l’unica a non avere ancora fatto sesso. Già mi sento in imbarazzo perché non ho ancora dato il mio primo bacio, ti prego Mary, dimmi che almeno tu fai ancora parte del gruppo delle vergini.” Disse Lily, tristemente.
Era davvero contenta per Alice, ma al contempo triste per essere rimasta l’unica a non aver ancora raggiunto certi traguardi. Si sentiva una bambina in confronto alle amiche e il fatto di essersi svegliata sola dopo una nottata abbracciata a James Potter, unito a quello che aveva appena appreso, la faceva sentire infelice come raramente le era capitato.
“No, tranquilla. Non ho fatto niente con Remus, ancora.” Aggiunse con aria maliziosa. “Ma ieri notte abbiamo passato ore e ore insieme a parlare, a baciarci e a coccolarci. È stato meraviglioso.”
Aspettò qualche minuto prima di ricominciare a parlare, diventando rossa come un peperone, poi aggiunse: “Lui, ecco, mi ha toccata lì e… ecco… non è come fare sesso, ma se è quello che si prova alla fine del rapporto, non vedo l’ora di fare l’amore anche io.” Ammise, diventando dello stesso colore delle tende del letto.
Marlene sorrise intenerita da quell’ammissione. “Vedrai, fare sesso sarà cento volte meglio di quello che hai provato.”
“Oh, beh, bene!” Rispose Mary, poi si alzò a sua volta dal letto, “Scusate, ragazze, vado in biblioteca a finire il tema per la McGranitt. Ci vediamo dopo!”
“A dopo!” Salutò Lily.
“Ci vediamo!” Fece eco Marlene, prima di girarsi verso la sua migliore amica. “Allora! Ora che siamo rimaste sole, c’è qualcosa che devi dirmi, unica ragazza vergine di Hogwarts?” Domandò, prendendola dolcemente in giro.
“No, non mi sembra.”
“Ah no? Avevo le allucinazioni ieri sera o ti ho vista addormentata tra le braccia di James, giù in Sala Comune?”
“Dipende, quanto sesso avevi fatto?”
“Tanto, ma non cambiare argomento e rispondi. Cosa è successo?”
“Niente, non avere quel tono malizioso perché non serve. Non è successo niente. Abbiamo diviso una Burrobirra e ci siamo addormentati, tutto lì.”
“Tutto lì.”
“Esatto, tutto lì. Non mi ha baciata, non mi ha toccata da nessuna parte, non ho provato alcun tipo di sensazione o di emozione e, soprattutto, non ci sono rimasta male quando stamattina mi sono svegliata e non era accanto a me! Probabilmente avrà aperto gli occhi, mi avrà guardata, si sarà reso conto che non ero Margareth, la perfetta Margareth che lo bacia in Sala Grande davanti a tutti, che gli augura buona fortuna e che sta con lui e allora avrà pensato ‘che cosa ci sto a fare con quella matta della Evans su un divano dove tutti potrebbero vederci e interpretare male?’ e allora si sarà alzato, mi avrà lasciata lì da sola per farmi fare una figuraccia e se ne sarà andato da quella, a sbaciucchiarsela!” Lily si zittì di colpo dopo aver sputato fuori tutto quello che covava da quando aveva aperto gli occhi solo una mezz’ora prima e scoppiò a piangere.
Odiava James Potter.
“Oh tesoro!” Esclamò Marlene, scendendo dal letto per stringere l’amica in un abbraccio consolatorio.
 
 James Potter si svegliò verso le sei del mattino, disturbato dal rumore di un elfo domestico che stava ravvivando il fuoco nel caminetto.
Uno sguardo attorno alla Sala Comune gli fece capire che la piccola creatura aveva già riordinato la baraonda che lui e i suoi compagni avevano messo in piedi la sera prima.
Avrebbe ringraziato l’elfo come sempre faceva ogni volta che li incontrava nel corso delle sue scorribande per il castello, ma poteva aspettare ancora qualche secondo.
In quel momento, infatti, gli occhi di James si persero ad osservare la figura di un’altra creatura, umana questa volta, che era rannicchiata al suo corpo e stretta tra le sue braccia.
Era davvero la ragazza più bella che avesse mai visto ed era assurdo che lo pensasse ogni singola volta che la guardava, ma era la verità; Lily Evans era di una bellezza unica, era pura, semplice, trasparente, con un visino pulito, un corpo esile, ma con tutte le forme al posto giusto, due occhi limpidi e verdi come lo smeraldo e i capelli rossi come il fuoco.
Merlino solo sapeva quanta voglia avesse di baciarla. Averla lì a pochi centimetri, così tranquilla, così serena e non poterci fare nulla era straziante. Avrebbe voluto baciare ad una ad una quelle piccole lentiggini che aveva sugli zigomi e sul naso, scendere fino alle labbra che erano leggermente socchiuse e decisamente invitanti e assaporarla fino a quando entrambi non avessero avuto più fiato.
Ma non poteva farlo, non era sua (ancora) e non avrebbe mai osato farle nulla contro la sua volontà.
Non poteva pensare al fatto che aveva quasi rischiato di perderla per colpa di quegli idioti dei Serpeverde e si sentì nuovamente montare dentro una rabbia incontrollabile. Non vedeva l’ora di parlare con Sirius e gli altri per organizzare una vendetta.
Nessuno poteva far male all’amore della sua vita. Era così piccola, innocente e indifesa tra le sue braccia che avrebbe voluto cullarla e proteggerla per il resto della sua vita.
Si accontentò, però, di accarezzarle la schiena, notando il leggero cambio di respiro involontario che lei ebbe quando la sua mano scese lungo i fianchi, fermandosi poco prima del sedere.
James si stava decisamente eccitando, doveva allontanarsi all’istante da quella ragazza, o avrebbe rischiato di fare un danno irrimediabile.
Si sciolse delicatamente dal loro abbraccio, sistemò Lily sul divano in modo che fosse comoda e ringraziò il piccolo elfo domestico per il suo lavoro, raccomandandosi che attizzasse bene il fuoco, in modo che Lily non prendesse freddo.
“Certo, Signorino Potter.” Squittì la piccola creatura, aumentando immediatamente la fiamma del caminetto.
James guardò ancora una volta Lily, maledicendosi per lasciarla dormire sola su quel divano, ma non aveva il coraggio di svegliarla; era così profondamente persa nei sogni che non se la sentiva di disturbarla.
Si avviò, quindi, verso le scale del suo dormitorio e quando raggiunse la porta della sua stanza, sentì che dall’altra parte i ragazzi stavano parlando con voce sommessa. Vista l’ora, era probabile che non fossero andati affatto a dormire.
Quando entrò nella camera, Sirius e Remus si zittirono all’istante.
“Ah, sei tu.” Disse Sirius con voce stanca.
“Non troppo entusiasmo, mi raccomando.” Scherzò stancamente James, buttandosi sul suo letto. Notò che Peter e Frank se la dormivano della grossa.
“Scusa, pensavamo fosse qualcun altro.” Intervenne Remus. “Sirius mi ha raccontato cosa vi hanno detto Mulciber e Avery dopo la partita e stavamo discutendo sul da farsi.”
“C’è poco da fare. Se sono stati loro, la devono pagare. Hanno fatto del male a Lily. Non posso tollerare una cosa simile.”
“E su questo siamo tutti d’accordo, James, ma dobbiamo pensare bene a come agire. Per favore, per una volta nella vita non seguire l’impulso, ma ragiona.” Lo rimproverò Remus che lo conosceva bene.
“Tranquillo, era proprio quello che volevo fare. Ho elaborato un piano.”
“Prima o dopo esserti sbaciucchiato con la Evans?” Scherzò Sirius, lanciandogli un cuscino.
“Ma smettila!” Ribatté James, rilanciandogli a sua volta il cuscino. “Abbiamo solo dormito insieme.”
“Abbracciati.”
“Beh, il divano è piccolo e faceva freddo.”
“Certamente.” Sghignazzò Sirius con la sua risata che sembrava il latrato di un cane.
“Torniamo seri, ragazzi.” Si intromise Remus. “Anche noi stavamo pensando ad un piano, ma sentiamo prima il tuo, James.” Continuò, rivolgendosi all’amico.
“Dovremmo parlarne tutti e quattro insieme. Serve anche Peter.” Disse James, indicando con un cenno del capo il loro compagno addormentato che russava.
“Abbiamo provato a tenerlo sveglio, ma non c’è riuscito. Dopo lo aggiorniamo, tanto fa quello che gli diciamo di fare. Va’ avanti.” Incalzò Sirius.
“Pensavo che, per essere sicuri che quello che hanno detto quei due idioti sia vero, dovremmo intrufolarci nella Sala Comune dei Serpeverde.”
“Cosa?!” Sputarono fuori all’unisono Sirius e Remus cercando, invano, di mantenere un tono di voce basso.
“Shh! Non vorrete svegliare Frank. A proposito, penso che abbia finalmente fatto sesso con Alice, ma tornando a noi… ragazzi sì, è l’unico modo.”
“Tu sei impazzito, James. Abbiamo fatto tante cavolate, sì. Abbiamo rischiato più volte di farci sospendere, sì. Ci siamo beccati tante punizioni (più voi due, onestamente) e va bene. Ma questa cosa che proponi è da espulsione diretta.” Cominciò Lupin.
“Anche per me è rischioso, fratello, ma se sai già come fare, sono con te come sempre.” Disse, invece, Sirius dopo essersi ripreso un attimo dalla proposta bomba di James.
“Certo che ho già pensato a come fare, ed è per questo che volevo che anche Peter fosse sveglio. Abbiamo bisogno di lui e delle sue abilità di Animagus.”
“Non ti seguo.” Ammise Sirius.
“Beh, è ovvio che non saremo mai invitati ad entrare in quella Sala Comune, non conosciamo nessuno che potrebbe fare la spia per noi e anche intrufolarci con il Mantello dell’Invisibilità sarebbe troppo rischioso. Abbiamo, quindi, bisogno di qualcuno piccolo, rapido e che passi inosservato e chi meglio di Peter che sa trasformarsi in un topo? La Sala Comune dei Serpeverde è nei sotterranei e, se fossi uno di loro, non mi stupirei affatto di vedere un topo che scorrazza qua e là.” Spiegò James.
“È rischio.” Ammise Remus, “Ma nemmeno troppo impossibile da fare. Ma se dovessero scoprirlo, finiremmo nei guai anche noi, e sarebbero guai seri. Nessuno crederebbe al fatto che uno come Peter Minus sia in grado di essere un Animagus e verrebbero diretti da noi che siamo suoi amici. Potreste essere arrestati ragazzi, ed io cacciato dalla scuola.”
“Remus ha ragione, James. È un ottimo piano, ma davvero ti fidi così tanto di Peter?”
“Certo, gli affiderei la mia stessa vita. Mi fido di lui tanto quanto di voi. E poi, lo facciamo per Lily.”
Remus e Sirius si scambiarono una lunga occhiata, poi si voltarono verso James e lessero la determinazione nei suoi occhi, quel fuoco che lo aveva animato tante volte e che significava solo una cosa, che non si sarebbe mai fermato fino a quando non avesse vendicato Lily. Tanto valeva, quindi, seguirlo in quella pazza idea. Non l’avrebbero mai lasciato solo.
“D’accordo, per Lily.” Cedette Remus.
“Per la Evans. Speriamo solo che Codaliscia sia dalla nostra parte.” Si unì Sirius, guardando in maniera scettica l’amico che ancora russava rumorosamente.
 
“A-assolutamente no!” Ribadì per la terza volta Peter Minus più tardi quella mattina a colazione.
I quattro amici erano scesi tardi, aspettando che la maggior parte degli altri ragazzi si fosse dispersa nel castello, divisa tra i compiti da fare dei ritardatari e le passeggiate tra i gelidi sentieri che portavano al Lago Nero di quelli che sapevano studiare volta per volta e potevano godersi il fine settimana in santa pace.
James aveva esposto il suo piano a Peter, facendosi dare man forte da Sirius e Remus che avevano visto giusto riguardo la reazione del loro amico. Minus, infatti, non aveva la minima intenzione di assecondare il folle piano di James.
“Ma lo faresti per Lily! È stata la sola che ti ha sempre considerato, non dimenticartelo Peter!” Sbottò nuovamente James.
“Mi scopriranno, James! Mi denunceranno! Mi arresteranno e finirei ad Az-Az-Azkaban!”
“Non ti accadrà nulla di tutto ciò. Noi saremo fuori dalla Sala Comune, pronti ad entrare in azione se qualcosa dovesse andare storto.” Ripeté pazientemente Sirius per rassicurare l’amico.
“Ed io farò in modo di essere di turno per la ronda dei Prefetti quella sera, così non vi dovrete preoccupare.” Aggiunse Remus.
“Ma se tu sei di turno, anche Lily lo sarà.” Puntualizzò Minus.
“Certo, ma farò in modo che lei vada a pattugliare altre ali del castello. Sarai coperto, non ti potrà accadere nulla.”
“No, certo, solo venire scoperto, denunciato e mandato ad Azkaban!” Squittì terrorizzato il ragazzino.
“Nessuno farà caso a un piccolo topolino, Codaliscia.” Lo rassicurò James. “So che ce la puoi fare, conto su di te. Sei uno dei miei migliori amici e mi fido.” Proseguì facendo leva sulla vanità del suo piccolo amico.
La cosa sembrò funzionare, perché, finalmente, Peter accettò la missione che gli era stata affidata.
“Cosa devo fare esattamente?” Cedette, anche se non ancora del tutto convinto.
“È semplice, amico. Devi entrare nel dormitorio di Mucliber e Avery e controllare che effettivamente abbiamo quel costume con le maschere.” Spiegò James.
“Va bene. E poi?”
“E poi nulla, esci e ce lo riferisci.” Rispose Sirius.
“Un momento.” Frenò subito gli animi Remus, “Manca anche la terza persona. Come facciamo a sapere chi è? Avery e Mulciber non l’hanno proprio accennato?”
“No.” Rispose prontamente James, “Ma sono sicuro che sia stato quel verme di Mocciosus.”
“Tu dici, James?” Domandò Remus. “Si è unito ai Mangiamorte e su questo non c’è alcun dubbio. Ha chiamato Lily in quel modo l’anno scorso, ma non credo che sia arrivato a tanto. È stato il suo migliore amico per anni e ha anche tentato di fare pace con lei.” Espose razionalmente.
“E chi altri può essere stato? Lei lo odia e ha voluto vendicarsi.” Spiegò altrettanto chiaramente Sirius.
“Sicuramente è stato lui.” Decise James dopo un attimo di silenzio. “Controlla anche il suo baule Peter, per favore.”
“Va bene.” Soffiò con un filo di voce Minus. ‘Cosa devo fare per avere degli amici.’ Pensò rassegnato.
“Grande, amico, grazie. Sono in debito!” Disse James, dandogli una pacca sulla spalla.
“Quando avevi intenzione di farlo?” Domandò, poi Minus.
“Tra una settimana, il tempo di mettere in atto un piano dettagliato in modo che non ti possa accadere nulla. Siamo ancora a novembre, quindi non c’è pericolo nemmeno per Remus, giusto Lunastorta?”
“La luna piena cade nei primissimi giorni di dicembre. La data che hai programmato è perfetta, sono ancora in forze.”
“Ottimo allora! Penserò io a tutto, non preoccupativi!” Concluse James.
 
I quattro Malandrini finirono in fretta la colazione e si apprestarono ad uscire dalla Sala Grande, quando videro entrare Marlene e una Lily Evans decisamente scura in viso.
Quando posò i suoi occhi su di lei, il cuore di James mancò un battito e nella sua testa cominciarono a farsi strada i ricordi della sera precedente; i loro corpi caldi stretti l’uno all’altro, il respiro di lei sul suo collo, l’emozione che aveva provato nel tenerla stretta e al sicuro per tutta la notte.
Remus salutò le ragazze, poi si congedò dicendo: “Scusate amici, ho promesso a Mary che l’avrei aiutata con il tema della McGranitt. La raggiungo in biblioteca, ci vediamo dopo.”
“Anche io devo fare quel tema, posso venire con voi Remus?” Chiese, quasi squittendo, Peter.
Remus avrebbe preferito di gran lunga restare solo con Mary, soprattutto dopo quello che era successo tra di loro la sera prima, ma non voleva deludere l’amico, non dopo quello che lui, James e Sirius gli avevano appena chiesto.
“D’accordo.” Rispose, un po’ amareggiato.
Mentre i due ragazzi se ne andavano, Marlene gettò le braccia al collo di Sirius e lo salutò con un bacio appassionato.
James lasciò che i suoi due migliori amici si scambiassero effusioni in santa pace e, sistemandosi i capelli con una mano, si rivolse a Lily: “Buongiorno Evans, dormito bene?” Chiese, alludendo alla loro nottata sul divano.
La risposta che ricevette, tuttavia, lo lasciò basito.
“Lasciami perdere, Potter.” Sputò, infatti la ragazza, evidentemente infastidita dalla presenza del bel moro.
Lily si allontanò di qualche passo da Potter e da Marlene e Black che continuavano a baciarsi come se il mondo non avesse un domani e con gli occhi cercò di vedere se al tavolo dei Corvonero ci fosse ancora Sebastian.
Non che avesse realmente voglia di vederlo, ma voleva farla pagare a Potter per averla lasciata sola come una scema su quel divano. Voleva punirlo per essere ancora fidanzato con quella finta secchiona di una gatta morta di Margareth. Voleva umiliarlo perché in realtà lo desiderava con tutta sé stessa, ma non l’avrebbe mai ammesso e lui non ci provava abbastanza.
James, però, non era tipo da lasciar correre queste cose. Piuttosto avrebbero litigato, piuttosto si sarebbero presi a parole, si sarebbero insultati e scaldati e arrabbiati e odiati per il resto della vita, ma doveva sapere che cosa frullava in quella pazza testolina rossa.
“Fermati, Evans!” Esclamò, trattenendola per un braccio. “Cosa diavolo stai facendo?”
“Non è evidente, Potter? Devo ancora fare colazione e sto cercando il mio ragazzo per farla insieme a lui. Te l’ho già detto, lasciami perdere!”
“No che non ti lascio perdere, non dopo l’altra notte. Per me ha significato molto dormire con te.” Si stava maledicendo per quello che stava dicendo. Non avrebbe voluto esporsi così tanto, ma era anche stufo di quella situazione tra loro. Era chiaro che non amava Margareth, non le importava nulla di lei, ed era altrettanto chiaro che alla Evans importava ben poco del Cercatore dei Corvonero. Per quale dannato motivo, allora, non potevano dirsi una volta per tutte quello che provavano l’uno per l’altra?
“Ah, sì? Ha significato molto? E com’è allora che mi sono svegliata ed ero sola in Sala Comune con tutti i ragazzi che scendevano dai dormitori che mi guardavano e ridevano perché mi trovavo su quel maledetto divano?” Sbottò Lily.
“Questo sarebbe il problema? Che ti sei svegliata sola? Non pensi che sarebbe stato peggio se ci avessero visto insieme e abbracciati?”
Potter aveva ragione e Lily lo sapeva, sarebbe stato sconveniente farsi vedere insieme in quella situazione, ma non voleva ammetterlo, quindi cambiò discorso.
“Io sono un Prefetto, non posso farmi vedere in pigiama sul divano della Sala Comune con accanto una bottiglia di Burrobirra finita e due calici vuoti. Cosa penserà ora di me la gente? Come farò a mantenere la mia autorità?” Sputò.
Per fortuna la Sala Grande era quasi vuota, perché stavano decisamente urlando, tanto che anche Sirius e Marlene si erano staccati e osservavano impotenti quel siparietto.
“E come pensi che avrebbero reagito se ci fossi stato anche io? Sei solo una stupida, Evans! Mi incolpi di cose che non esistono. Ti ho protetta andandomene da lì prima che ci vedessero e nemmeno te ne rendi conto, ma a te interessa solo quell’inutile distintivo! Come se poi fosse la prima volta che ti addormenti sul divano!”
“Dopo una festa, e dopo aver bevuto sì, dannato Potter! Le altre volte mi sono addormentata perché stavo studiando ed ero troppo esausta per andare in stanza. Ma tu, ovviamente, queste cose non le puoi capire, dato che non studi mai.”
“Stai tirando fuori argomenti che non hanno nulla a che vedere con quello che è il reale problema, io me ne vado perché discutere con te è inutile!”
“Ecco, bravo, vai! Vedi che ogni tanto ci arrivi a dire una cosa giusta?”
James fece per andarsene, ma poi ci ripensò e si girò nuovamente verso Lily.
No che non avrebbe concluso in quel modo quella discussione.
“Il problema è che anche tu hai provato delle emozioni a dormire abbracciata a me, ma non lo vuoi ammettere! Sei stata bene, come lo sono stato io. Avresti voluto andare oltre, come l’avrei voluto io, ma io ho il coraggio di ammetterlo, tu no. Io ho il coraggio di dire che mi piaci da morire, tu ti nascondi sempre dietro un dito!”
Fu come se Lily fosse pugnalata al petto. Quanto aveva ragione!
“Tu non mi piaci affatto!” Mentì. “Mettitelo in quella stupida testa sempre spettinata. Io. Ti. ODIO!” Sputò Lily, quasi ansimando dalla rabbia.
James rimase in silenzio per un po’ a guardarla, poi abbassò la testa.
“Continua a ripetertelo, forse un giorno ci crederai davvero.”
Poi si girò e se ne andò.
Avevano dato abbastanza spettacolo per quel giorno e sicuramente sarebbero sorti pettegolezzi da quello che avevano fatto trapelare.
Sicuramente quelle voci sarebbero arrivate anche a Margareth e ad Harrison.
Di lui non poteva importargli di meno, ma lei si sarebbe meritata delle spiegazioni.
Ma dopo, ora doveva pensare ad altro.
Doveva elaborare un piano per entrare nella Sala Comune dei Serpeverde perché, anche dopo quello che era appena successo, lui avrebbe vendicato Lily ad ogni costo perché la amava e nessuno poteva permettersi di farle del male.




Scusate, scusate, scusate! So che è passato molto tempo dall'ultimo aggiornamento, ma tra il lavoro e il resto è sempre difficile trovare del tempo libero per scrivere...quindi ne approfitto questa settimana che sono in ferie =)

Spero che comunque la storia vi piaccia e ringrazio tantissimo chi lascia recensioni, o chi l'ha messa tra le preferite/ricordate/seguite.

A presto,

BACI!

 

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Capitolo 14
*** capitolo 14 ***



James impiegò intere giornate ed infinite nottate a mettere a punto un piano che fosse a prova di bomba. Niente sarebbe dovuto andare storto e, divorato dall’ansia, pensava e ripensava al più piccolo dettaglio, affinché tutto fosse perfetto. Non aveva seguito una sola lezione quella settimana e se ne sarebbe pentito perché di lì a poco sarebbe stato dicembre e avrebbe avuto i primi esami, ma la cosa non gli importava, Lily era più importante, andava vendicata e lui doveva sapere chi fossero le serpi che l’avevano avvelenata.
Se le cose fossero andate esattamente come le aveva pensate, il suo piano sarebbe passato alla storia come la migliore impresa mai raggiunta dai Malandrini; mai nessuno prima, infatti, aveva fatto irruzione nella Sala Comune di un’altra Casa. Ma si sa, gli imprevisti sono sempre dietro l’angolo, per questo doveva programmare tutto alla perfezione.
Quando arrivò il fatidico sabato, James si svegliò all’alba (evento rarissimo per lui che amava dormire) e scese in Sala Grande a fare colazione, anche se non aveva per nulla fame. Non poteva sopportare, però, di aspettare fermo senza fare niente, doveva muoversi, agire, camminare, correre, avrebbe volentieri fatto un giro sulla sua amata scopa per calmare i nervi, ma non era il momento. Doveva concentrarsi, pensare, ripassare il piano e metterlo in atto.
Quella sera avrebbe finalmente scoperto se davvero Avery e Mulciber avevano fatto del male alla sua Lily e, con un po’ di fortuna, anche chi fosse la terza persona dietro a quel meschino attacco.
Tutto era già stato definito: Remus sarebbe stato di ronda in quella zona del castello, in modo da intercettare eventuali Professori che si fossero aggirati da quelle parti o studenti troppo chiassosi che avrebbero potuto creare problemi a James e Sirius che, nascosti dal Mantello dell’Invisibilità, avrebbero fatto da palo dietro un arazzo fuori dalla Sala Comune delle Serpi. Peter, infine, la chiave di quell’ingegnoso piano, sarebbe arrivato nei sotterranei già trasformato in topo, comodamente trasportato nella tasca dei pantaloni di James e sarebbe entrato nella Sala Comune alla prima occasione, pronto a perlustrare il dormitorio di Avery e Mulciber in cerca di risposte.
 
La giornata trascorse in trepidante attesa per i Malandrini che non sapevano più come fare ad ingannare il tempo. Avevano pensato che il momento migliore per entrare nella sala fosse stato alla sera, durante la cena, quando la maggior parte degli studenti sarebbe stata in Sala Grande o da qualche parte del castello per qualche appuntamento romantico.
Non avevano calcolato, tuttavia, come poter riempire tutte quelle ore che li separavano dal loro obiettivo. Remus cominciò a leggere un nuovo capitolo del libro di Difesa Contro le Arti Oscure ma, quando si rese conto di aver letto per la sesta volta consecutiva la stessa frase, decise di lasciar perdere e di andare, invece, a cercare Mary; magari la compagnia della ragazza avrebbe giovato al suo umore.
Sirius e James cercarono di giocare agli Scacchi dei Maghi, poi passarono a Gobbiglie e Sparaschiocco, ma non riuscivano a concentrarsi e anche loro decisero che non era il caso di continuare. Sirius andò da Marlene e James, invece, nonostante non ne avesse molta voglia, si diresse verso la biblioteca, dove era sicuro che avrebbe trovato Margareth.
A sentire Margareth, le cose tra loro andavano alla grande, ma se qualcuno si fosse soffermato ad osservare il volto di James, in particolare i suoi occhi, avrebbe capito che la realtà non era esattamente come la vedeva la Tassorosso. Dopo quel primo bacio a stampo in Sala Grande ne erano seguiti degli altri, anche più appassionati, ma, se per Margareth era l’inizio di qualcosa di importante, per James era solo questione di meccanica e chimica. “Se una ragazza ti si avvicina troppo, è normale che scatti il bacio e se in più sei un uomo, nel pieno dell’adolescenza e con gli ormoni impazziti, c’è poco che puoi fare.” Adorava prenderlo in giro Sirius quando James si confidava con lui e gli altri Malandrini.
Sapeva che Sirius aveva ragione, ma sapeva anche che quella situazione non gli stava affatto bene. Non poteva baciare e toccare Margareth per una questione puramente ormonale, quando non provava nulla nel farlo, quando ogni volta che chiudeva gli occhi e appoggiava le labbra su quelle della ragazza desiderava che fossero quelle di Lily Evans. In realtà, impegnato com’era a definire il suo piano, non aveva avuto molto tempo per vedere la Tassorosso quella settimana, ma lei, imperterrita, lo aspettava alla mattina e alla sera in Sala Grande e in qualche occasione era persino andata a salutarlo tra una lezione e l’altra. Sembrava quasi che non avesse avuto notizia del battibecco che Lily e James avevano avuto in Sala Grande la domenica precedente, o, se l’avesse saputo, aveva completamente deciso di ignorarlo.
Da una parte, a James cominciava un po’ a pesare tutto quell’attaccamento di Margareth, ma dall’altra, adorava vedere il bel visino di Lily farsi scuro ogni volta che si accorgeva della presenza della Tassorosso e sentire la freddezza nella sua voce quando Margareth la salutava ed era costretta a ricambiare. Merlino solo poteva sapere quando avrebbe ammesso a sé stessa, agli altri, ma soprattutto a lui i reali sentimenti che provava per il bel Grifondoro. Ormai era evidente anche alle statue che a Lily piaceva James.
Ovviamente, non si erano più parlati dopo quell’adorabile scambio di battute in Sala Grande e Lily non perdeva occasione di menzionare ed elogiare Sebastian ogni volta che vedeva avvicinarsi Potter che non poteva fare altro che fare finta di non aver sentito. Anche se sapeva benissimo che Lily lo faceva per farlo innervosire (e ci riusciva benissimo, per altro), non poteva proprio sopportare quel nome e quel ragazzo che comunque aveva la possibilità di toccare e accarezzare la sua Evans. Da quello che gli era stato detto, però, i due ancora non si erano scambiati nemmeno un bacio, quindi, una volta passato l’attimo di furia omicida che lo invadeva al sentir nominare quello sfigato, non poteva fare a meno di sogghignare. In fondo, infatti, se Evans ancora non aveva voluto avvicinarsi ad Harrison, un motivo c’era ed era senza dubbio che non le importava nulla del povero Cercatore Corvonero.
 
Come volevasi dimostrare, James trovò Margareth seduta al suo tavolo preferito, proprio sotto una delle ampie finestre che illuminavano la biblioteca.
Si avvicinò piano per non farla spaventare e si sedette di fronte a lei. Margareth alzò gli occhi violetti dal libro di Pozioni Avanzate che stava leggendo e, appena vide James, si aprì in un luminoso sorriso.
“Ciao!” Bisbigliò. “Non ti aspettavo. Cosa ci fai qui?”
“Avevo voglia di vederti.” Mentì James.
“Qualcosa non va? Hai una faccia…”
“Niente, lascia perdere.”
“No, davvero, dimmi. Sono qui per te. Sai che puoi parlarmi di tutto.”
“Davvero, lascia perdere.”
“Come vuoi.” Si arrese alla fine un po’ dispiaciuta, continuando la sua lettura.
“Scusami.” Riprese lui poco dopo. “Non volevo essere sgarbato, ma la cosa non riguarda solo me. Non te ne posso parlare.”
“Non dirmi che tu e i tuoi amici vi state cacciando in qualche guaio? Conosco la tua fama James Potter e non voglio essere la ragazza di un attacca brighe.” Disse, diventando rossa quando pronunciò la parola ‘ragazza’.
James scoppiò a ridere. “Ma è proprio l’essere un attacca brighe che mi rende così affascinante.” Le ricordò, facendole il suo miglior sorriso malandrino, accompagnato da un’arruffata ai capelli.
Margareth scosse la testa divertita in segno di resa e tornò nuovamente alla sua lettura.
James rimase ad osservarla per un attimo.
Era davvero una bella ragazza e molto simpatica, per giunta. Non si capacitava di come gli altri ragazzi se la fossero lasciata scappare solo perché amava studiare e starsene per i fatti suoi.
Anche se non aveva una reale voglia di stare con lei, la piacevolezza della sua compagnia lo stava aiutando a rilassarsi. Era sempre così calma e pacata che avrebbe acquietato anche quell’anima in pena di Pix, se solo avesse passato un po’ di tempo in sua compagnia.
Ripensò a quel suo improvviso rossore di poco prima quando si era definita la sua ‘ragazza’ e gli venne da sorridere. 
Si accomodò meglio sulla sedia, alzò i piedi e li appoggiò su quella di fronte a sé e cominciò a giocare distrattamente con il boccino che teneva sempre in tasca, mentre ripensava nuovamente a quello che avrebbero dovuto fare quella sera. Ancora non sapeva bene come avrebbe reagito una volta scoperto chi fossero gli artefici di quella bravata contro la sua Lily.
Li avrebbe affrontati? No, non voleva cacciarsi nei guai, non quando aveva promesso alla memoria di suo padre di comportarsi come si deve per poter diventare un Auror come lui.
Li avrebbe denunciati? Impossibile. Non avrebbe mai saputo come giustificare di fronte alla McGranitt o a Silente come fosse venuto in possesso di certe informazioni.
Li avrebbe osservati, tenuti d’occhio, presi nel mirino. Non avrebbe permesso loro che facessero nuovamente del male a Lily o a qualche altro Nato Babbano. Avrebbe atteso, li avrebbe segnati nella sua personale lista nera e, una volta diplomato e uscito da Hogwarts, li avrebbe cacciati, catturati e sbattuti ad Azkaban.
Perso nei suoi pensieri, non si accorse nemmeno che Madama Pince lo stesse sgridando per il disturbo che recava col boccino.
“Te lo ripeto, Potter, esci se non vuoi beccarti subito una punizione e lascia che la Signorina Lynch possa studiare in santa pace.”
“Oh, ma non si preoccupi, Madama Pince.” Intervenne Margareth. “Non mi dà fastidio.”
“Beh, a me si.” Le rispose di rimando la povera donna, irritata. “Quindi, FUORI!” Ripeté nuovamente rivolta a James, alzando di un tono il livello della voce.
Il ragazzo non poté fare altro che alzarsi e andarsene, dopo aver scoccato un sonoro bacio sulla guancia di Margareth.
 
Per fortuna arrivò il momento tanto atteso dai quattro ragazzi. Si ritrovarono nella Sala Comune, scesero rapidi fino alla Sala Grande con gli altri loro compagni e consumarono una cena scarsa in tutta fretta. Sebbene all’inizio avessero pensato di saltare la cena, infatti, ritennero che fosse più opportuno farsi vedere al banchetto, in modo da escludere eventuali domande dei loro compagni sul perché non fossero presenti a cena.
Mangiarono un boccone e uscirono di corsa dalla Sala Grande, senza rivolgere la parola a nessuno, stando bene attenti a controllare la Mappa, per evitare di incontrare le ragazze. Di sicuro, infatti, Marlene e Mary avrebbero voluto spiegazioni sul perché avessero già finito di cenare il sabato sera e Lily era troppo intelligente per non capire che stessero tramando qualcosa.
Le mancarono per un soffio e si rifugiarono in uno sgabuzzino per le scope. Lì, Peter si trasformò in topo, James lo mise nella tasca dei pantaloni della divisa e, insieme a Sirius, si nascose sotto il mantello dell’invisibilità.
Controllarono di nuovo la Mappa, soprattutto per accertarsi che nella Sala Comune dei Serpeverde fosse rimasta qualche persona e, ben attenti a non essere scoperti, aprirono piano la porta dello sgabuzzino e uscirono. James e Sirius erano protetti dal mantello, mentre Remus camminava a testa alta, per niente preoccupato che qualcuno potesse fermarlo e chiedergli dove stesse andando. In fondo, era un Prefetto.
Scesero nei sotterranei e stavano per raggiungere la Sala Comune dei Serpeverde, quando dalla Mappa videro che si sarebbero imbattuti nel Professor Lumacorno appena girato l’angolo.
“Oh!” Esclamò sorpreso il Professore trovandosi davanti Remus che, per fortuna, aveva un allenamento di cinque anni abbondanti con le bugie. “Signor Lupin, cosa ci fa qui?” “Buonasera Professore. Vede, ero a cena e ho sentito per caso alcuni ragazzini Serpeverde del primo anno dire che stavano organizzando uno scherzo ai loro compagni, proprio qui, nei sotterranei. In quanto Prefetto, ho ritenuto opportuno venire a controllare.”
“Ma che comportamento esemplare, ottimo Signor Lupin! Buona serata!”
“A lei, Professore. E, buon appetito se sta andando a cena.”
“Grazie!” Esclamò gioviale.
Aspettarono che si fu allontanato, poi James e Sirius scoppiarono a ridere. “Ma si può essere più stupidi?” Sussurrò Sirius da sotto il mantello.
Controllarono di nuovo sulla Mappa e videro che uno degli studenti stava per uscire dalla propria Sala Comune, così si affrettarono a raggiungerla.
Ma quando arrivarono davanti all’ingresso, il passaggio si era già richiuso. Trovarono solo un ragazzino del secondo anno appoggiato al muro che quando vide Lupin fu molto meno gioviale di Lumacorno e disse: “E tu, Grifondoro, che ci fai qua?”.
“Si dà il caso che sia un Prefetto. Ho tutto il diritto di andare dove mi pare e piace nel castello. Tu, piuttosto, perché non sei a cena? E cosa ci fai appoggiato al muro da solo con fare sospetto?”
“Non che ti interessi, ma sto aspettando la mia ragazza.”
Proprio in quel momento, infatti, il buco del passaggio si aprì di nuovo e, rapidamente, James posò a terra Peter che si affrettò ad entrare nella Sala Comune dei Serpreverde prima che la porta si richiudesse.
“Eccola.” Disse con voce annoiata il ragazzino. “Ora levati, Grifondoro.” E, detto questo, prese per mano la ragazza e superò di malo modo Lupin che gli gridò dietro: “Bada a come parli, potrei toglierti dei punti.”
“Ma che ragazzaccio.” Sussurrò, poi, a James e Sirius quando la coppietta girò l’angolo. “Beh.” Riprese, “Io vado a fare un giro qua attorno, fate un fischio quando è fuori.”
“Perfetto, a dopo amico.” Rispose James da sotto il mantello.
 
 Sirius e James aspettarono per quelle che parvero ore, la cena era sicuramente finita da un pezzo e molti studenti erano rientrati nella Sala Comune, ma di Peter ancora non c’era traccia. Scambiandosi silenziose occhiate colme di parole, stavano entrambi pensando al peggio. Qualcosa era sicuramente andato storto e poi, finalmente, la porta della Sala Comune si aprì di nuovo ed uscirono niente meno che Severus Piton e Regulus Black. Sirius non poté fare a meno di bisbigliare un: “Che ci fa mio fratello con Mocciosus?”, quando sentirono un flebile squittio provenire dai loro piedi e, guardando verso il basso, videro che anche Peter era uscito.
James lo prese in mano e se lo mise nuovamente in tasca, poi, sempre nascosti sotto il mantello, si allontanarono rapidi dai sotterranei.
Avrebbero solo dovuto trovare Remus, che senza dubbio si trovava da qualche parte lì attorno e poi sarebbero dovuti tornare nella loro Sala Comune. Il piano era stato un successo.
Improvvisamente, però, mentre salivano le scale che portavano alla Sala Grande, si imbatterono nella gatta di Gazza, Mrs. Purr che si fermò e si sedette su un gradino, osservandoli.
Avevano sempre avuto il presentimento che quella dannata gatta riuscisse a vederli anche quando erano coperti dal mantello e quella sera ne ebbero la certezza.
Minus, infatti, mise il muso fuori dalla tasca dei pantaloni di James per capire il motivo per cui si fossero fermati. Lo intuì quando, girando il muso verso sinistra, incontrò con i suoi occhi quelli gialli di Mrs. Purr e la gatta, repentinamente, spiccò un balzo proprio nella sua direzione.
James e Sirius, per evitare che la gatta finisse loro addosso, ruotarono i loro corpi verso destra e la scartarono, ma così facendo Peter, già spaventato per via dell’attacco del gatto e con il corpo mezzo fuori dalla tasca dei pantaloni, venne completamente sbalzato fuori e atterrò con le zampe sui gradini.
I suoi sensi di animale captarono il pericolo della gatta, che nel frattempo si era voltata irritata in direzione della sua preda, proprio dietro di lui e si mise a correre risalendo i gradini più veloce che poteva.
La gatta non perse tempo e lo rincorse e James e Sirius, per un attimo rimasti attoniti da quello che era appena accaduto, controllarono rapidamente che non ci fosse nessuno nei paraggi, si levarono il mantello e rincorsero la gatta e il loro amico.
Salirono al primo piano e cercarono di stare al passo con i due animali, ma erano troppo veloci. James, quindi decise di estrarre la bacchetta e cercò di fermare con qualche incantesimo Mrs. Purr. Sirius fece lo stesso… sarebbe stato comodo anche l’aiuto di Remus… ma dove si era cacciato?
Stavano lanciando incantesimi a caso, da una parte desiderosi di bloccare quella stupida gatta, dall’altra timorosi di colpire Peter per sbaglio. Girarono l’angolo e, insieme, scagliarono un ‘Petrificus totalus’ alla cieca che, tuttavia, invece di colpire la gatta, investì in pieno Lily Evans.
I due ragazzi si bloccarono immediatamente e Sirius si scontrò contro il corpo di James, il quale per poco non cadde addosso alla povera Lily, stesa a terra e immobile come uno stoccafisso.
Finite incantatem!” Pronunciò subito James, liberando Evans dall’incantesimo.
James le porse una mano per aiutarla ad alzarsi, ma lei la scansò con uno schiaffo e si rimise in piedi da sola.
James stava per iniziare a parlare e a scusarsi con la ragazza quando, intercettando il suo sguardo pieno di odio, decise che era meglio non aprire nemmeno bocca.
“MA SIETE IMPATTIZI? COSA DIAVOLO STAVATE FACENDO? ERA MRS. PURR QUELLA? STAVATE INSEGUENDO LA GATTA DI GAZZA E LANCIANDO INCANTESIMI NEI CORRIDOI? MA AVETE DODICI ANNI?”
“Vedi Evans, è quello che può sembrare, ma in realtà…”
“IN REALTÀ COSA POTTER? TI HO GIÀ DETTO UNA VOLTA CHE NON MI DEVI FAR PASSARE PER STUPIDA!”
“Va bene, scusa, noi stavamo…” Iniziò, cercando con lo sguardo Sirius per avere un po’ di aiuto.
Anche se Evans conosceva la loro capacità di tramutarsi in animali, non potevano di certo dirle che stavano inseguendo la gatta che a sua volta stava inseguendo Peter versione topo e che il loro amico era un topo perché si era appena intrufolato nella Sala Comune dei Serpeverde. Per fortuna, a quanto sembrava, non l’aveva visto.
“Si, Evans, calmati… noi stavamo solo…” Cominciò Sirius andando in aiuto di James, ma Lily non permise loro di fornire alcuna spiegazione.
“VOI SIETE IN PUNIZIONE! ENTRAMBI! E VENTI PUNTI IN MENO A GRIFONDORO!”
“Venti punti in meno? Ma sei impazzita Evans?”
“VENTI PUNTI A TESTA, COSÌ IMPARATE, BRUTTI IDIOTI CHE NON SIETE ALTRO!”
“Oh, avanti, Lily, calmati. Davvero non è come sembra. Venti punti a testa mi sembra un po’ esagerato… noi non stavamo facendo chissà cosa di male, dopo tutto.” Tentò di rimediare James. Mossa assolutamente sbagliata.
“NON STAVATE FACENDO NIENTE DI MALE? MA VI RENDETE CONTO? AVETE SEDICI ANNI! SIETE AL SESTO ANNO E ANCORA PENSATE A RINCORRERE I GATTI! E NON TI AZZARDARE PIÙ A CHIAMARMI PER NOME. SONO EVANS PER TE, SOLO EVANS! ORA VADO A RIFERIRE TUTTO ALLA MCGRANITT.” Sbraitò, scandendo ogni parola con delle piccole spinte con le mani sul petto di James che si ritrovò contro al muro e completamente incapace di ribattere.
Nonostante la situazione si fosse messa così male, però, James non poté fare a meno di notare quanto fosse bella Lily quando era fuori di sé. Il viso arrossato metteva in risalto le lentiggini e quella parte così vivace del suo carattere solitamente tranquillo lo faceva eccitare.
Ma Evans aveva ragione, il loro comportamento sembrava veramente quello di due bambini; tuttavia non sapeva tutto e mai avrebbe dovuto sapere quello che avevano appena fatto.
Non avrebbero replicato per quella volta.
Si sarebbero beccati la punizione.
Ma venti punti in meno a testa, accidenti! Avrebbero dovuto rimediare al più presto per non farsi odiare dai loro compagni.
Intanto, attirati da quel baccano, alcuni ritardatari ancora in giro nel castello si erano radunati intorno a loro ad ammirare lo spettacolino dei grandi e grossi Potter e Black fatti a pezzi dall’esile, quanto grintosa creatura che era Lily Evans.
Anche Remus arrivò e si beccò all’istante un’occhiataccia da parte dei suoi due amici.
“Dov’eri tu?” Sbottò Lily in faccia a Remus, ancora molto irritata.
Remus capì subito che i suoi amici erano finiti nei guai e cercò di parlare in maniera più calma possibile per rasserenare l’animo agitato di Lily.
“Ero già in giro per la ronda. Scusa se non ti ho avvisata Lily, ma sono andato a cena presto e poi mi sono subito messo al lavoro. Stavo perlustrando i sotterranei quando mi ha fermato Lumacorno per scambiare due parole nel suo ufficio.” Ed era vero. Purtroppo Remus si era nuovamente imbattuto nel Professore che aveva voluto sapere come fosse andata con i ragazzini di Serpeverde che minacciavano di fare uno scherzo ai loro compagni nei sotterranei. Aveva dovuto inventarsi balle su balle e il tempo era volato e poi si era messo a cercare James e Sirius, da cui non aveva ancora avuto alcun aggiornamento.
La risposta sembrò calmare un attimo Lily che, poi, guardandosi intorno e notando il gruppetto di persone che si era radunato attorno a lei e ai suoi compagni, sbraitò: “VOI! A LETTO! E ANCHE VOI!” Aggiunse rivolta a James e Sirius. “Domani parlerò con la McGranitt e vi farò sapere quale sarà la vostra punizione.” Riprese, con voce dura, ma più calma.
I due ragazzi non poterono fare altro che eseguire mestamente quanto era stato loro appena ordinato.
Nessuno dei due, inaspettatamente, tentò di replicare.
 
James e Sirius raggiunsero la Sala Comune dei Grifondoro in silenzio. Entrarono e salirono direttamente nel loro dormitorio. Videro che Peter non era ancora arrivato e si preoccuparono per lui. “Dove si sarà cacciato quell’imbranato?” Farfugliò James, con voce amara. Si sentiva in colpa. Le cose non sarebbero assolutamente dovute andare in quel modo.
“Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.” Disse per attivare la Mappa. Vide un puntino con scritto ‘Peter Minus’ che stava raggiungendo l’ingresso della Sala Comune e poco lontano anche quello di Remus Lupin. “Ottimo, stanno entrambi arrivando.” Disse a Sirius che nel frattempo si era messo in pigiama e si era sdraiato sul suo letto. “Fatto il misfatto.” Riprese, poi, James per disattivare la Mappa.
 
Poco dopo, entrarono nel dormitorio Remus ed uno scombussolato e sudato Peter.
“Vi odio!” Esclamò subito, puntando il dito in direzione di Sirius e James. “Siete in debito per questo! Quella stupida gatta mi ha fatto correre fino al secondo piano, dove per fortuna sono riuscito a nascondermi nel bagno di Mirtilla Malcontenta e sono ritornato umano!” Esclamò con la sua vocina stridula.
“Scusa davvero, Pete. Non volevo che questo capitasse.” Si scusò James, realmente dispiaciuto.
“Ha ragione, amico, abbiamo cercato di inseguirvi, ma eravate troppo veloci. Abbiamo provato a bloccare la gatta, ma invece abbiamo incantato la Evans che ci ha tolto venti punti a testa e ci ha messi in punizione.”
“Mi spiace, ragazzi, avrei dovuto esserci io a pattugliare quel piano, ma Lumacorno mi ha bloccato.” Intervenne Remus.
“Non ti preoccupare, amico.” Rispose James. “In fondo è tutta colpa mia. Ti sei dovuto inventare quella balla per Lumacorno per causa mia. Scusa. E scusa anche tu, Peter, ti ho messo in pericolo. E, Sirius, non voglio che anche tu ti prenda la punizione. Parlerò con la McGranitt, mi prenderò tutte le colpe e non dovrai scontare nulla.” Disse, sinceramente pentito.
“Non ti preoccupare, fratello. Era da un po’ che non finivamo in punizione. Ne sentivo la mancanza tutto sommato.” Replicò Sirius, ridacchiando con la sua risata che sembrava il latrato di un cane.
“Eravamo tutti favorevoli ad aiutarti, James. Non ti devi scusare e non ti devi incolpare.” Aggiunse Remus.
“Beh, un po’ dovrebbe.” Disse Peter, ancora risentito.
“Avanti, Codaliscia, almeno hai fatto un po’ di sport… dovresti farlo più spesso per buttare giù quei chiletti di troppo.” Lo prese in giro Sirius.
Gli altri ragazzi ridacchiarono e, dopo un momento, anche Peter si aggiunse, anche se la sua risata era totalmente finta. Non avrebbe mai perdonato James e gli altri per quello che era appena successo.
“Quindi?” Domandò James dopo qualche minuto di silenzio collettivo. “Hai scoperto qualcosa?”
“Sì.” Iniziò Peter. “Ho perlustrato i dormitori di Avery e Mulciber come mi avevi chiesto. Sono disgustosi, una vera fogna. Ma avevi ragione, nei loro bauli ho trovato i costumi con la maschera. Poi ho guardato anche in quello di Piton, ma non c’era nulla. Allora sono sceso nella Sala Comune. È spaventosa… ha una strana luce verdognola ed è molto umida. Comunque, stavo per andarmene, quando ho visto seduti su un divano Piton e il fratello di Sirius. Piton si stava complimentando con lui per essere riuscito a superare una prova, anche se secondo lui avrebbe dovuto ancora lavorare sulla maledizione Imperius. Allora mi è venuto un dubbio, sono risalito nei dormitori, ho cercato in tutte le stanze il baule di Regulus e ci ho guardato dentro. Mi spiace, Sirius, ma la terza persona è lui. Quello che ha maledetto Lily con l’Imperius per costringerla a bere quella Burrobirra avvelenata è tuo fratello.”
 
Sirius impiegò una vita ad assimilare quelle parole. Non ci poteva credere. Come tutta la sua famiglia, anche suo fratello era caduto tra le braccia delle Forze Oscure, tra le braccia di Voldemort.
Si fece pallido, poi sempre più rosso mano a mano che realizzava quello che Minus aveva appena detto.
Si alzò dal letto in preda alla collera.
“QUEL BASTARDO!” Gridò, dando un pugno alle travi del letto a castello.



Ciao! Non aggiorno da un secolo e me ne scuso. Spero che questo capitolo vi piaccia! Grazie per le visualizzazioni e le recensioni... sono sempre apprezzate! Fatemi sapere cosa ne pensate anche di questo capitolo, mi raccomando.

Baci


 

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Capitolo 15
*** capitolo 15 ***


Lily Evans raggiunse i sotterranei con una boccia di vetro in mano. All’interno di questa c’erano pochi centimetri d’acqua cristallina e sulla superficie del liquido galleggiava il petalo giallo di un giglio.
Rabbrividendo leggermente per il freddo, bussò alla porta dell’ufficio del Professor Lumacorno, bene attenta a non far cadere la boccia. Non ottenne alcuna risposta, quindi provò di nuovo, ma non udì alcun suono provenire dall’ufficio. Evidentemente il Professore doveva già trovarsi a pranzo.
Rifletté per un momento, poi scrollò le spalle e decise comunque di entrare. Diede un leggero colpetto con la bacchetta alla serratura, che si aprì all’istante. Sorrise, pensando che stava davvero facendo passi avanti con gli incantesimi non verbali ed entrò nell’ufficio del suo professore preferito.
Da quando era stata avvelenata alla sua festa, Lumacorno non si comportava più come una volta con lei. Si sentiva in colpa, per questo era diventato schivo, freddo e non osava nemmeno guardarla negli occhi. A Lily dispiaceva questa situazione; mai come in quel momento, infatti, avrebbe voluto che le cose fossero il più normale possibili, almeno per quanto concerneva le lezioni.
Voleva tornare a parlare con il professore, suo mentore, voleva confrontarsi con lui, eseguire nuove pozioni e mostrargliele. Le mancava quel rapporto.
Aveva, quindi, pensato ad un modo per far sorridere il professore, per fargli capire che da parte sua era tutto a posto e che non lo incolpava di nulla.
Lasciò la boccia sulla scrivania, estrasse una pergamena dalla borsa e appuntò un paio di righe che avrebbero accompagnato il regalo.
Si soffermò un secondo a guardare la sua opera, poi uscì, imbacuccandosi per bene nel mantello.
 
Stava richiudendo la porta, quando si imbatté in Severus Piton che, probabilmente, stava a sua volta cercando Lumacorno.
Nel vederla Severus rimase impalato. Il suo cuore mancò un battito. Era bella, molto, e le mancava.
“Lily…” Cominciò, ma venne subito interrotto dalla ragazza che con voce dura e fredda disse: “Buongiorno Piton. Lumacorno non c’è, se lo stavi cercando. Buona giornata.” E fece per andarsene, risoluta, quando il ragazzo la trattenne per un braccio.
“Lily, ti prego.”
“Non abbiamo niente da dirci tu ed io, Severus. Tu l’hai voluto. Smettila di assillarmi.” Scosse il braccio per liberarsi dalla debole presa del ragazzo e cominciò a correre per i corridoi dei sotterranei con gli occhi che presto le si riempirono di lacrime di rabbia. Come osava rivolgersi a lei? Come osava parlarle? Perché ancora la cercava dopo quello che le aveva detto? Voleva tornare ad essere suo amico? Avrebbe dovuto pensarci due volte prima di insultarla in quel modo.
Sapeva che, in fondo, lui le voleva ancora bene. Lo poteva vedere dai suoi occhi quando durante le lezioni i loro sguardi per qualche frazione di secondo s’incrociavano e lei capiva che lui la stava fissando da un pezzo. Allora anche lei si soffermava per qualche secondo a guardarlo, poi distoglieva lo sguardo, seccata.
Gli mancava, non poteva negarlo, ma le cose non si sarebbero mai sistemate. Lui aveva scelto loro, il buio, le tenebre, l’oscurità, i Mangiamorte. L’aveva tradita, l’aveva offesa e umiliata. Niente sarebbe mai tornato come prima. Non dopo che ogni giorno Voldemort e i suoi leccapiedi Mangiamorte facevano sparire, torturavano ed uccidevano Babbani, Nati Babbani e Maghi che non cedevano alle tenebre.
No, Severus era il passato e davanti a lei c’era solo la luce.
 
Lily rallentò la corsa, si fermò accanto ad una statua ed emise lunghi respiri per calmarsi. Si asciugò nervosamente le lacrime e stava per incamminarsi verso la Sala Grande dove l’attendeva un ottimo pranzetto, quando sentì dei passi che rimbombavano nel corridoio, e che inequivocabilmente si stavano avvicinando a lei. Pensando che si trattasse ancora di Piton, si nascose dietro alla statua per evitarlo. Sentì i passi farsi sempre più vicini, raggiungere il punto in cui si trovava e passare oltre. Lasciò andare un respiro che nemmeno si era accorta di aver trattenuto, poi, curiosa, dal suo nascondiglio spiò la figura che l’aveva appena superata per vedere chi fosse.
Si sarebbe potuta aspettare di vedere chiunque, ma non lui.
Con quella camminata fiera, le spalle larghe e il busto ben eretto, i folti capelli neri e riccioli, non poteva essere altri che Sirius Black.
Ma che diamine stava facendo nei sotterranei? Da solo per giunta?
Era raro, infatti, che non fosse insieme a Potter, a qualcun altro dei Malandrini o, da qualche mese a quella parte, a Marlene.
Che stesse tramando qualcosa?
‘Razza di idiota.’ Pensò Lily. ‘Ti sei beccato una punizione giusto un paio di giorni fa che non hai nemmeno ancora scontato e già te ne vai in giro a fare altri danni? Ma cosa dice il cervello a lui e a quell’idiota del suo amico Potter? Perché non riescono a stare fuori dai guai?’
Lo fece avanzare di qualche metro, poi, silenziosamente, Lily uscì dal suo nascondiglio e lo seguì.
‘Quanto vorrei avere il Mantello dell’Invisibilità di Potter in questo momento.’ Pensò, inseguendo Black.
Lo vide girare l’angolo e affrettò il passo per non perderlo di vista. Mantenendo il suo corpo dietro al muro, sporse cautamente la testa per vedere dove fosse finito quell’impiastro del suo compagno e lo vide fermo davanti all’entrata della Sala Comune dei Serpeverde.
‘Ma cosa diamine sta facendo?’ Pensò. ‘Per tutte le barbe di Merlino, non dirmi che tradisce Marlene con una Serpeverde!’ Poi rifletté un momento e scosse la testa. ‘No. Sarà anche un idiota, ma non tradirebbe mai Marlene con una Sepreverde. Spero per lui, almeno, altrimenti gli spacco il setto nasale!’
Sempre nascosta dietro il muro, sentì altri passi avvicinarsi a lei e, lesta, si spostò dietro ad un arazzo che le consentiva un’ancor migliore visuale su Black, anche se non poteva vedere l’entrata della Sala Comune.
Poco dopo, scoprì il proprietario di quei passi e vide che si trattava di Severus che, al pari di lei, aveva avuto poca fortuna con il Professor Lumacorno e aveva deciso di tornare indietro.
Lily guardò prima Back, poi Piton, poi di nuovo Black e pregò con tutto il cuore che quei due imbecilli non iniziassero a litigare.
 
Piton girò l’angolo e vide Black fuori dalla propria Sala Comune. Si irrigidì per un attimo; era inevitabile che provasse un misto di odio e paura ogni volta che si trovava lui o uno dei Malandrini nei paraggi dati i loro trascorsi, ma questa volta Black era solo e lui sapeva che avrebbe potuto affrontarlo, qualunque cosa avesse in mente di fargli quell’arrogante Malandrino.
Sirius sentì dei passi e si girò nella direzione di quel suono, incrociando lo sguardo fermo di Piton.
“Mocciosus.” Disse dopo averlo fissato per qualche secondo.
“Black.” Rispose Piton. “Temo che tu sia sul piano sbagliato. Se non vado errato, infatti, la Sala Comune dei Grifondoro si trova in una torre, mentre questi sono i sotterranei.”
“Ma non mi dire, non l’avevo intuito dal freddo e dall’odore di fogna. Che mente brillante hai, Mocciosus. È per questo che Voldemort ti ha scelto?”
“Come osi pronunciare il nome del Signore Oscuro, traditore del tuo sangue? Ti consiglio di andartene, non sei il benvenuto qui.”
“Tremo di paura!” Ribatté Sirius, portando la mano alla bacchetta che teneva in una delle pieghe del mantello, pronto ad agire se Piton avesse fatto qualche passo falso.
Proprio in quel momento, però, dalla Sala Comune dei Serpeverde uscì colui che Sirius stava aspettando, suo fratello Regulus.
Regulus rimase per un momento immobile; non si sarebbe aspettato di trovare Sirius lì. Di solito, infatti, si ignoravano ed erano persino rare le occasioni in cui si fossero scambiati una parola.
“Fratello.” Lo salutò freddamente Sirius, quando lo vide.
“Non sono più tuo fratello.” Rispose Regulus, riprendendosi dalla sorpresa e guardando male Sirius. “Che cosa ci fai qui? I bravi Grifondoro come te dovrebbero starsene alla larga dai sotterranei.” Riprese, vedendo che Sirius non accennava a spostarsi da dove si trovava.
“Penso proprio che dobbiamo fare un discorsetto, tu ed io.” Ribatté Sirius, ignorando quello che aveva appena detto il fratello.
“Ma davvero? E di cosa dovremmo parlare?”
“Forse del fatto che sei diventato uno di loro? O preferisci prima dirmi perché hai stregato Lily Evans alla festa di Halloween? Poteva morire, razza di idiota!” Disse Sirius, alzando la voce man mano che parlava.
A quelle parole, il cuore di Lily, che era ancora nascosta dietro all’arazzo, si fermò per un istante, poi riprese a battere sempre più veloce. ‘Lui?!’ Pensò. Gli occhi le si riempirono di lacrime e il respiro cominciò a farsi sempre più corto, ma cercò di non farsi prendere dal panico. ‘Stai calma, Lily. Respira.’ Cominciò a ripetersi come un mantra.
“Sentiamo, Black, come saresti venuto in possesso di una simile informazione?” S’intromise Piton, avvicinandosi ai due fratelli.
“Stanne fuori, Mocciosus, la questione non ti riguarda. Per il momento, almeno. James è a conoscenza di questa faccenda e sa benissimo che tu sapevi quello che volevano fare alla Evans.”
Al sentire quelle parole, il cuore di Lily mancò nuovamente un battito. Potter sapeva? E come? Aveva indagato? Stava ancora una volta cercando di proteggerla? Perché?
Le stesse parole, invece, riportarono Piton a quel giorno dell’anno precedente in riva al Lago Nero, quando aveva cercato di proteggere Lily. Era convinto da sempre che quell’idiota fosse davvero innamorato della sua amica, anche se lei lo negava ogni volta che lui provava a tirare in ballo l’argomento. Ora Potter stava di nuovo cercando di proteggere Lily. Sapeva che sarebbe venuto a cercarlo, prima o dopo, sapeva che, presto o tardi, quel maiale arrogante di Potter avrebbe cercato di renderlo lo zimbello di Hogwarts ancora una volta. Doveva prepararsi, doveva batterlo, questa volta. Strinse più forte il libro di Pozioni Avanzate che teneva in mano, oltrepassò i due ragazzi, soffermando per un secondo di più lo sguardo su Sirius ed entrò nella propria Sala Comune.
“Quella non è nient’altro che una schifosa Nata Babbana con il sangue sporco. Perché tu e Potter continuate ad insultare il nome dei maghi e a proteggerla?” Riprese Regulus, una volta che Piton se ne fu andato.
Sirius impugnò rapido la bacchetta e la puntò dritta al petto del fratello.
“Non. Dire. Mai. Più. Una. Cosa. Simile. In. Mia. Presenza.” Scandì con una voce roca, profonda e carica di odio che fece trasalire Lily, ancora nascosta dietro all’arazzo.
Non aveva mai visto Black così arrabbiato e non aveva mai visto Black difenderla. Di solito era quello che rideva degli scherzi che Potter le faceva, ma era evidente come i due suoi compagni fossero cambiati dopo l’estate precedente. Finalmente, pian piano, stava cominciando a vedere tutti quei pregi che Marlene aveva sempre sostenuto che i due ragazzi avessero.
“Altrimenti?” Lo sfidò Regulus.
“Altrimenti non importa che tu sia mio fratello, io dovrò mettermi contro di te. Io ti dovrò combattere. Ti prego Regulus, ti prego di ascoltarmi. Sei ancora in tempo. Vattene. Non unirti a loro. Tu non sei questo, tu sei meglio di così. Io lo so, sono tuo fratello.”
“Ti ho già detto che Tu. Non. Sei. Mio. Fratello.” Scandì Regulus con lo stesso identico tono di voce che aveva utilizzato Sirius pochi minuti prima.
“È tardi, ormai, Sirius. Sono uno di loro e ne vado fiero. Tu, piuttosto, dovresti smetterla di proteggere quella feccia e decidere una volta per tutte da che parte stare. Mamma e papà ti accetterebbero nuovamente in casa, se dimostrassi loro un po’ di lealtà.”
Sirius rimase in silenzio per qualche istante, dopo aver udito quelle parole. Abbassò la testa e ritrasse la bacchetta. Emise una lugubre risata simile al latrato di un cane, poi alzò la testa e puntò gli occhi grigi in quelli molto simili del fratello e, in un sussurro che Lily faticò ad udire, disse: “L’ho già fatto. Ho già deciso. Tempo fa, ancora prima di scappare di casa. Io ho scelto e sempre sceglierò la luce. Ho deciso che combatterò te e chiunque altro si metta sulla via della luce con l’intenzione di trasformarla in ombra. Hai ragione, non sono più tuo fratello.”
Lo guardò per un’ultima volta, con gli occhi lucidi e rivide loro stessi quando erano dei semplici bambini. Quante cose erano cambiate, quante cose non sarebbero mai più state le stesse.
Si girò e se ne andò, la testa sempre alta, il busto sempre eretto e lo sguardo fiero, come quello di un vero Grifondoro.
 
Regulus rimase a fissare il fratello che si allontanava, poi rientrò nella propria Sala Comune.
Lily era ancora dietro all’arazzo, basita, e non osava uscire da quel nascondiglio. Lasciarlo, infatti, sarebbe stato come ammettere che quello che era appena accaduto fosse stato effettivamente reale, sarebbe stato come ammettere che quello che aveva udito corrispondesse alla verità.
Aveva paura di quella verità.
Lei era stata stregata da Regulus Black, e a questo punto anche da due altri studenti Serpeverde molto probabilmente, e aveva rischiato di morire affinché loro dimostrassero… cosa? Di essere degni di poter essere i fidi servitori di un essere vigliacco e spregevole?
Era disgustata e al tempo stesso terrorizzata. Se per quei tre codardi mascherati era stato così facile avvicinarsi a lei e farle del male in un posto sicuro quale era Hogwarts, addirittura all’interno dell’ufficio di uno dei professori, non osava pensare a cosa avrebbero potuto fare ad un ragazzino del primo anno che si stava appena approcciando alla magia o ad un Babbano indifeso.
All’improvviso si sentì soffocare. Aveva bisogno di aria, di correre, di liberarsi da quei pensieri e, dopo una rapida occhiata per assicurarsi di essere sola, uscì dal suo nascondiglio e si incamminò verso le scale, dapprima con passo malfermo, poi sempre più di fretta, fino a che si mise a correre.
La fame le era completamente passata e non aveva nemmeno voglia di vedere le sue amiche in quel momento. Voleva restare sola, quindi corse e salì le scale fino a che non arrivò alla torre di Astronomia.
Aprì la porta che conduceva alla balconata che usavano come osservatorio e respirò l’aria fredda e frizzante di fine novembre che la fece calmare un po’.
Si incamminò verso il parapetto, quando con la coda dell’occhio notò una figura proprio appoggiata alla ringhiera. Anche da distante, anche con la poca luce di quel periodo dell’anno, anche se l’aveva solo intravisto, non aveva alcun dubbio su chi fosse.
Le sue certezze vennero confermate dal rumore di un flebile battito di ali vicino al suo orecchio; si girò, infatti, e davanti a lei vide svolazzare un Boccino d’Oro. Non era mai stata una grande amante del Quidditch, ma quella piccola quanto fondamentale pallina dorata l’aveva sempre affascinata.
Allungò la mano e lasciò che le sue dita si chiudessero attorno al freddo metallo. Sentì le fragili ali richiudersi e aprì la mano per osservare la particolare conformazione di quella pallina, prima di riportarla all’illegittimo proprietario (Potter, infatti, si era impossessato del Boccino l’anno precedente, fregandosene come al solito delle regole che imponevano di restituire la pallina alla fine della partita). La fece rotolare sul palmo, poi uno strano segno, come un graffio sulla liscia superficie attirò la sua attenzione. Possibile che Potter avesse lasciato che si rovinasse? D’accordo che ci giocava più di quanto avrebbe dovuto, ma amava troppo quella pallina per lasciare che si graffiasse. Avvicinò lo sguardo e notò con sorpresa che non era rovinata, ma che erano due lettere volontariamente incise: ‘L.E.’.
‘Ma che cos’…’ Cominciò a pensare Lily, quando fu interrotta dal suono di una voce che ben conosceva.
“Evans.” Esclamò James, sorpreso di vederla lì.
“Potter.” Ribatté lei, a quel punto completamente sicura delle sue iniziali certezze.
“Cosa ci fai qui? Non sei a pranzo?” Domandò il ragazzo. Erano giorni che non si parlavano, prima per via di quello che era successo in Sala Grande, poi per il non voluto attacco ai danni della ragazza, e doveva ammettere che le era mancata da morire.
“Potrei farti la stessa domanda. A proposito, hai perso questo.” Rispose Lily, restituendogli il Boccino.
“Grazie.” Disse lui, prendendolo. Le loro mani si sfiorarono per una frazione di secondo, ma fu sufficiente perché entrambi sentissero qualcosa che assomigliava molto ad una scossa.
“Ma non l’avevo perso. Gli stavo facendo fare un piccolo volo.” Riprese James, notando con piacere che Lily era leggermente arrossita quando le loro dita si erano sfiorate.
‘O forse è solo per via del freddo.’ Pensò, poi, tristemente.
“Ho capito. È per questo che se qua, allora? Per lasciare che il Boccino si prenda la sua dose d’aria giornaliera?” Domandò Lily ridacchiando.
“No.” Rispose James, ricambiando la risata. “Avevo bisogno di pensare.”
“Senti, senti. James Potter che pensa. Questa si che è una novità.”
“Davvero simpatica, Evans.” Replicò lui, mettendo il boccino in tasca e incamminandosi nuovamente verso la ringhiera, alla quale si appoggiò.
Lily lo seguì e si appoggiò a sua volta al parapetto. Nonostante indossassero entrambi gli spessi mantelli con cui abitualmente giravano in quel periodo dell’anno, Lily poteva sentire le loro braccia talmente vicine da toccarsi e percepiva il calore che il corpo di Potter emanava.
“È davvero bellissimo, non trovi?” Domandò lui, dopo qualche minuto di silenzio.
“Cosa?” Chiese a sua volta lei.
“Questo posto.” Rispose lui, come se fosse ovvio.
Lily non ci faceva caso da un po’ di tempo, come non ci si accorge delle cose che si hanno sempre sotto gli occhi, ma, effettivamente, da quella torre si aveva una visuale su una parte del castello, sui prati e sul Lago Nero, nel quale si riflettevano le montagne che proteggevano Hogwarts. Nonostante il pallido sole di quella giornata fredda e uggiosa di fine novembre, quel luogo aveva sempre un’aura che Lily non aveva mai percepito da nessun’altra parte.
“Già.” Ammise Lily. “Hai proprio ragione, è bellissimo.”
“E sarà ancora più bello quando nevicherà, fra pochi giorni.” Se ne uscì James dopo altri minuti di silenzio. “Lo senti questo profumo nell’aria? Scommetto una Burrobirra che prima della fine del mese sarà tutto imbiancato.”
Lily prese una grande boccata d’aria, concentrandosi sul profumo che aveva e, ancora una volta, dovette ammettere che Potter aveva ragione. L’aria profumava di neve e, in effetti, era anche strano che a fine novembre non avesse ancora nevicato ad Hogwarts.
“Non mi hai detto come mai sei venuta fin quassù.” Riprese James, cambiando argomento.
Lily si prese qualche minuto prima di rispondere, non era del tutto sicura di quello che avrebbe voluto dirgli, ma poi decise che aveva bisogno lei stessa di risposte e Potter avrebbe, forse, potuto fornirgliene qualcuna.
Si girò verso di lui, lo guardò fisso negli occhi e disse: “Volevo smettere di pensare, liberarmi da certi pensieri, ma credo, invece, che sia meglio affrontarli. Merito delle risposte. Tu capiti a proposito, in effetti, perché puoi darmi quelle risposte.”
“Di cosa stai parlando?”
“So tutto, Potter. So che lo sai. Come hai fatto? E ti è mai passato per il cervello di dirmelo? Cosa pensavi di fare? Affrontarli per difendermi? Non pensi che sia in grado di farlo da sola? Non pensi che avrei voluto essere la prima ad essere informata?” Cominciò a blaterare, alzando di un tono la voca ad ogni domanda.
“Ancora non capisco, Evans…”
“Black, Mulciber e Avery, Potter! So che sono stati loro a farmi del male alla festa di Halloween, ho sentito prima per caso Sirius che chiedeva spiegazioni a riguardo a suo fratello. Da quanto tempo lo sapete e perché non me lo avete detto? Mi credete un agnellino indifeso? So come affrontare i bulli, ho dovuto impararlo per sopravvivere a te!” Sputò, poi, arrabbiata, con il viso rosso e le lacrime che scendevano copiose e incontrollate dai suoi occhi verdi smeraldo.
James si sentì male al sentire quelle parole. Davvero Evans stava paragonando i suoi scherzi idioti a quello che le avevano fatto quei tre Mangiamorte? E poi, maledizione! Perché era venuta a saperlo? Non voleva saperla in pericolo, accidenti! Insomma, era inevitabile che prima o poi la verità sarebbe saltata fuori, ma prima voleva pensare ad un modo per evitare che le facessero ancora del male (a lei o ad altri Nati Babbani), voleva in qualche maniera veder soffrire quei bruti che l’avevano messa in pericolo, vederli puniti e voleva proteggerla senza che lei lo sapesse.
Non rispose, non sapeva nemmeno cosa dire, ma decise di non abbassare lo sguardo. Non era quello il momento, né il luogo per le spiegazioni.
Era chiaro che Evans fosse sconvolta, che avesse bisogno di urlare e piangere. Si sarebbe fatto prendere a pugni da lei, se questo avesse potuto aiutarla. Oppure, avrebbe voluto abbracciarla, stringerla forte a sé per sussurrarle ‘Stai tranquilla, amore mio. Andrà tutto bene’. Invece rimase fermo immobile a guardarla. Anche senza contatto fisico, lei doveva sapere che lui c’era e ci sarebbe stato.
“Perché te ne stai lì fermo? Perché non parli? Perché non mi spieghi cosa sta succedendo? Perché, Potter? Perché?” Riprese ad urlare Lily, scandendo ogni domanda con una spinta con le mani sul petto di James che si ritrovò ad arretrare di qualche passo fino a che non finì nuovamente contro la ringhiera e dovette fermarsi.
Ciò che non si fermava, tuttavia, erano i flebili pugni che Lily continuava ad assestargli e le lacrime che scendevano inarrestabili dai suoi occhi.
James decise che non avrebbe più sopportato un solo secondo di vederla così (quei tre smidollati avrebbero pagato anche per questo) e, con un gesto rapido delle braccia, afferrò gentilmente Lily per i polsi in modo da bloccarle le mani, l’attirò a sé e la abbracciò stretta.
Lily all’inizio si dimenò, cercò di liberarsi, mentre pensava ‘Ma cosa sta facendo questo idiota?’, poi però i suoi sforzi diminuirono mentre la stretta di Potter restava salda e il suo corpo e il calore che emanava erano così invitanti che si abbandonò completamente a quell’abbraccio, ancora sconvolta, ancora singhiozzante, ma, per la prima volta da tempo, al sicuro.
“Hai ragione.” Le sussurrò dolcemente all’orecchio James. “Hai il diritto di sapere. Ma non qui e non ora. La prossima uscita ad Hogsmade è programmata per il primo dicembre. Ti va se ci andiamo insieme e ti racconto come stanno le cose? Con anche gli altri, ovviamente. Non devi uscire solo con me, so che non lo faresti.”
Quelle parole colpirono profondamente Lily. Per una volta, la prima in realtà, da quando avevano avuto il permesso di frequentare Hogsmade, Potter non la stava tormentando per chiederle di uscire. Finalmente rispettava la sua volontà e la voleva vedere in compagnia per spiegarle ciò che stava accadendo.
‘Cosa diamine è successo a questo ragazzo?’ Pensò Lily, piacevolmente sorpresa.
Odiava ammetterlo a sé stessa, ma quel nuovo James le stava piacendo sempre di più.
Non avendo ancora ricevuto risposta, James si chinò ancora di più su di lei, per essere più vicino all’orecchio e, facendole venire i brividi lungo la spina dorsale, le sussurrò: “Allora? Cosa rispondi?”
Lily non aprì bocca, ma, ancora con la testa appoggiata al suo petto e il corpo saldamente premuto a quello del ragazzo, annuì.


Ciao! Eccomi qui! Spero che il capitolo vi piaccia, fatemi sapere =)

Baci

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Capitolo 16
*** capitolo 16 ***


James e Sirius camminavano in silenzio lungo i freddi corridoi del castello, diretti all’ufficio della Professoressa McGranitt, dalla quale avrebbero appreso quale sarebbe stata la loro punizione per aver scagliato incantesimi nei corridoi.
“Potter, Black!” Esclamò la professoressa quando li vide. “Eccovi qui. Ed in perfetto orario, per giunta. Sono quasi commossa.” Continuò sarcastica.
James e Sirius ridacchiarono alla battuta della professoressa e James chiese: “Allora, Professoressa, cosa ci ha riservato per questa serata?”
“Potter, tu aiuterai Madama Pince a riordinare i libri in biblioteca. Black, tu invece dovrai lucidare i trofei insieme a Mastro Gazza.”
“Le fortune sempre a te, fratello.” Commentò con un sussurro che, tuttavia, udirono molto bene sia James che la McGranitt.
“Non ti lamentare, Black, altrimenti passerai il prossimo mese a lucidare ogni statua del castello.”
“Scusi, Professoressa.” Si arrese, con una vocina da cucciolo che poco gli si addiceva.
“Andate ora. Ah.” Li richiamò, poi: “Al di là della punizione, spero che vi siate scusati con la signorina Evans per quello che è successo.”
“Ci stiamo lavorando.” Rispose James.
La McGranitt arricciò leggermente le labbra, ma poi sorrise; sapeva bene che Lily Evans era un osso duro.
Uscirono dall’ufficio della McGranitt e, prima di dirigersi in due direzioni opposte, James sogghignò e domandò all’amico: “L’hai portato?”
“Certamente.” Rispose Sirius.
“A dopo, fratello.” Sghignazzò James, salendo le scale.
“Puoi dirlo.” Lo imitò Sirius, scendendole.
 
Dall’altra parte del castello, Lily era in camera sua, da sola. Era bello condividere il dormitorio con le sue compagne, ma ogni tanto le piaceva restarsene lì per conto suo, in totale tranquillità.
Stava ripensando a quanto aveva sentito nei sotterranei il giorno precedente e ancora non si capacitava che Potter e Black (e molto probabilmente anche Remus e Minus) sapessero tutto e non le avessero detto niente. Ma come si era permesso Potter di fare una cosa del genere? Lei era la diretta interessata di quanto accaduto, lei sarebbe stata la prima a dover essere informata di eventuali sviluppi della vicenda. Chissà come avevano fatto, poi, a scoprire tutto. ‘Di sicuro, infrangendo le regole.’ Pensò. Comunque, chi si credeva di essere quel pomposo di Potter? Perché voleva sempre proteggerla?
Le ritornarono in mente bruscamente le parole di Piton dell’anno precedente: ‘Tu gli piaci davvero, Lily.’ Possibile che Severus avesse regione? Certo, dall’estate precedente era molto cambiato, in meglio per fortuna, ed era successo quell’episodio in Sala Grande in cui lui aveva in parte ammesso i propri sentimenti nei suoi confronti, ma come poteva essere sicura che non fosse stata tutta una messa in scena architettata per farsi vedere dagli altri? In fondo, non erano soli in quell’occasione.
Ma, poi, ripensò anche a quello strano incontro del giorno precedente alla torre di Astronomia, chiuse gli occhi e rivisse quell’abbraccio che aveva avuto il potere di calmarla e rassicurarla. Non avrebbe mai dimenticato la dolcezza con cui le aveva sussurrato che le avrebbe raccontato tutto e un brivido le corse lungo la spina dorsale, proprio come l’aveva sentito stando tra le sue braccia.
Cosa le stava facendo quel dannato Potter?
Persa nei suoi pensieri, non si rese conto che la porta del dormitorio si fosse aperta e che Marlene fosse entrata, fino a che non sentì il materasso del letto abbassarsi sotto il leggero peso dell’amica.
“Ehi.” Le disse dolcemente Marlene, spostandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“Ciao.” Rispose Lily.
“Mi spieghi che sta succedendo, tesoro? È da ieri quando hai saltato il pranzo e poi ti sei presentata ad Incantesimi con in volto rigato di lacrime – no, ti interrompo subito, sei la migliore amica, non cercare di negare, so quando piangi – che te ne stai per conto tuo, tutta zitta. C’entra per caso James che è entrato a sua volta in ritardo, senza i suoi amici e subito dopo di te?”
“Ma come ci riesci?” Ripose Lily, sorridendo, stupita come sempre dall’abilità dell’amica di capire tutta la situazione in un attimo.
“Te l’ho già detto, tesoro, sono la tua migliore amica e ti conosco meglio di chiunque altro. Anche se non so cosa passa in quella testolina rossa, capisco quando hai un problema. Me ne vuoi parlare?”
Lily ci pensò su un momento, poi decise che aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno e raccontò tutto ciò che aveva udito, detto e fatto il giorno precedente.
Buttò fuori tutto d’un fiato, senza quasi respirare, ma stando bene attenta a ponderare le parole per evitare di rivelare inavvertitamente il segreto di Remus e dei Malandrini.
Quando Lily terminò il racconto, Marlene rimase in silenzio per qualche minuto, guardando intensamente Lily con due occhi ‘a cuoricino’.
“Cosa?” Riprese Lily, notando lo sguardo dell’amica, ma snervata dal suo silenzio.
“Quel ragazzo.” Pronunciò dopo aver atteso ancora qualche minuto in silenzio. “Dopo tutta questa storia, ti sei finalmente resa conto di quanto James ti voglia bene? Hai capito cosa sia disposto a fare pur di proteggerti?”
“È proprio questo il punto, Marlene. A me non serve la sua protezione e non so nemmeno se voglio sapere come ha fatto a scoprire tutta la verità, perché onestamente penso che sia qualcosa che va contro le regole.”
“Sicuramente sarà così, ma cosa ti importa?”
“Sono un Prefetto! Devo far rispettare le regole e non mi sta bene che vengano violate, tanto meno per fare un favore a me.”
“Stasera Sirius e James sono in punizione.” Osservò.
“Vero. Ma solo perché hanno incontrato me. Se avessero stregato un altro studente, un ragazzino del primo anno per esempio, l’avrebbero fatta franca.”
“E sarebbe stato un grosso problema?”
“Si, Marlene. Non sopporto chi non rispetta le regole. Sono un Prefetto, devo far rispettare le regole, non aiutare ad infrangerle.”
“Tesoro lo capisco, ma dovresti anche rilassarti un po’. Come vanno le cose con Sebastian?”
Lily guardò l’amica come se fosse stralunata. Cosa c’entrava Sebastian in quel momento? Ora che ci pensava… era da un po’ di giorni che non parlava con Sebastian, perché in effetti non l’aveva nemmeno visto.
Il suo pensiero dovette riflettersi sul viso, perché l’amica disse: “Lo vedi, tesoro? L’ordine e la perfezione non ti si addicono per niente. Sono settimane che hai questa mezza storiella con un ragazzo che non ti piace solo per far ingelosire James – non ti azzardare nemmeno a dire il contrario, sai benissimo che è così – e ti sei sempre annoiata. Non hai mai avuto nemmeno il desiderio di baciarlo e adesso, solo perché te l’ho fatto notare, ti sei ricordata che sono giorni che non lo vedi, che non gli parli e non lo menzioni nemmeno.”
“Ho avuto altri pensieri per la testa, questo non vuol dire…” Cominciò a difendersi, ma non sapeva nemmeno lei cosa dire e lasciò la frase in sospeso.
“Questo vuol dire, tesoro. È normale avere giorni in cui si hanno altri pensieri per la testa, giorni in cui ci si veda poco o niente, ma il tuo ‘lui’ dovrebbe essere il primo pensiero la mattina quando ti svegli e l’ultimo quando vai a dormire. Anche io e Sirius ci stiamo vedendo poco in questo periodo, ed ora so anche il motivo, ma penso sempre a lui.”
“Mi spiace, per altro, di averti rivelato queste cose su Sirius. Se non te ne ha parlato, magari non voleva farlo e ora tu sarai arrabbiata con lui ed è tutta colpa mia.”
“Non ti preoccupare, tesoro. Non sono arrabbiata con te, né tanto meno con lui. Tu non lo conosci, hai i tuoi pregiudizi su di lui, come li hai su James (okay, ammetto che non hai tutti i torti ad averli), ma in realtà Sirius è un ragazzo molto dolce e leale. Ci amiamo davvero, Lily. L’estate scorsa mi ha raccontato tutto sulla sua famiglia, su come si è sempre sentito diverso e non accettato e sicuramente mi racconterà anche di Regulus, quando si sentirà pronto. Il punto non è questo, però, il punto sei tu. Dimmi onestamente quante volte ti sei svegliata o sei andata a dormire pensando a Sebastian?”
Lily rimase in silenzio per qualche minuto, non voleva ammettere che Marlene avesse ragione su tutti i fronti.
“Mai.” Rispose, poi amaramente e un po’ riluttante.
“E questo cosa ti dice?”
“Che forse dovrei parlare con lui e mettere un punto a questa farsa.”
“Fossi in te lo farei il prima possibile, soprattutto se andrai ad Hogsmade con James.”
“Non vado a Hogsmade con James.”
“Certo che andrai con lui, tesoro. Mi sta bene che Sirius aiuti James e che abbiano i loro segreti, come noi abbiamo i nostri, ma non rinuncerò ad un appuntamento con lui solo perché tu fingi di non sopportare James e non vorrai che Mary rinunci ad andare con Remus quando insieme sono così belli e si stanno frequentando da così poco tempo!” Attaccò Marlene, bravissima a far leva sul senso di colpa dell’amica.
“Ma Potter ha promesso che ci sarebbero stati tutti i Malandrini!” Protestò Lily.
“E ci saranno, tesoro, ma da una certa ora in poi. Remus troverà una scusa con Mary e io la recupererò per tornare insieme al castello, mentre tu parli con loro. Prima di quel momento, però, io voglio stare con il mio ragazzo, Mary vorrà stare con il suo e tu starai con James, perché James è brivido, è caos, è adrenalina e scombina il tuo ordine e la tua precisione e non ti fa annoiare. E a te serve decisamente un ragazzo che non ti sappia annoiare, uno che sia in grado di tenerti testa. Ora ti faccio questa domanda: quante volte ti sei svegliata o sei andata a dormire pensando a James?”
Lily la guardò così male che delle saette sarebbero potute uscire dalle sue iridi verdi, ma Marlene, abituata agli sguardi minacciosi dell’amica, non demorse e continuò a fissarla senza battere ciglio.
Ma anche Lily era un osso duro e, cocciuta, non rispose alla domanda.
“Continua pure a non rispondere, tesoro. Ma ti ho ascoltata e ti ho osservata bene mentre parlavi del tuo incontro con James sulla torre di Astronomia. Sei un libro aperto per me e i tuoi occhi parlano da soli.” Detto questo, scoccò un bacio sulla guancia dell’amica, si alzò dal letto e andò in bagno.
 
In biblioteca, James eseguiva il noioso lavoro che Madama Pince gli aveva assegnato e già da più di un’ora riordinava libri su libri, starnutendo per la quantità incredibile di polvere che giaceva sulle mensole.
Accertandosi di essere fuori dal radar della bibliotecaria, estrasse dalla tasca dei pantaloni un piccolo specchio e si sedette su una sedia. Portò lo specchio vicino al volto e sussurrò: “Sirius.”
Improvvisamente, il suo volto riflesso nello specchio venne sostituito con quello dell’amico, che possedeva l’altra metà dello Specchio Gemello. Sirius aveva trovato questo raro cimelio in una delle stanze della sua enorme casa quando era al secondo anno e, dopo una rapida ricerca per capire il funzionamento dell’oggetto, aveva ritenuto opportuno condividerlo con il suo amico James e, da quel momento, i due specchi erano stati i loro più utili e fedeli compagni di punizioni.
“Eccomi, fratello. Perché ci hai messo tanto?”
“Sai com’è fatta la Pince, non mi toglieva gli occhi di dosso. È ancora arrabbiata con me perché ho disturbato con il Boccino quando sono venuto a trovare Margareth. A te come va con Gazza?”
“Tutto sommato bene. Pix gli sta dando del filo da torcere, quindi sono rimasto solo per quasi tutta la serata.”
“Meno male che poi eri il più sfortunato tra noi, eh!”
“Prima o poi tornerà e lo sai cosa succede se non vede il lavoro fatto bene. Ma parliamo delle cose importanti. Hai intenzione di dire alla Evans tutta la verità?”
“Direi di sì, ormai sa delle nostra capacità di trasformarci e ti ha sentito parlare a Regulus, quindi vuole sapere tutto.”
“Lo capisco James, ma è rischioso. È la Evans.”
“Appunto.” Rispose James, non capendo.
“Tu sei annebbiato dai sentimenti che provi per lei, ma ti dico che potrebbe essere pericoloso. Sta venendo a conoscenza di troppe cose che ci riguardano, potrebbe denunciarci.”
“Non lo farebbe mai, Sirius. Hai visto come si è comportata con Remus.”
“Sì, per ora. Ma chi ti dice che in futuro non possa tradirci?”
“Mi fido di lei.” Disse semplicemente James.
“Amico, io mi fido di te e, se tu ti fidi di lei, allora lo farò anche io, ma se dovesse mai succedere qualcosa, ti picchierò, sappilo.”
“Me ne prenderò ogni responsabilità.” Disse James con un leggero sorriso sulle labbra.
“Sarà meglio.” Disse Sirius guardando il tralice l’amico. “Ora.” Riprese dopo qualche secondo di silenzio. “Devi chiudere quella specie di relazione che hai con la Linch, prima che anche lei venga a sapere di tutti i nostri segreti.”
“Già. O meglio, devo chiudere con lei anche per questo motivo. Quello principale è Lily. Non faccio altro che pensare a lei, Sirius.”
“Sei proprio fregato, fratello. Dove la porterai?”
“Che significa dove la porterò? Te l’ho già spiegato ieri, Felpato, non voglio portarla da nessuna parte. Saremo tutti e quattro e le parleremo, poi lei sarà libera di andare dove le pare e con chi le pare. Sicuramente Harrison le avrà già chiesto di uscire e non voglio tormentarla. Non più.”
“Per la barba di Merlino, Ramoso! Sei messo anche peggio di quello che pensassi! James Potter che non chiede a Lily Evans di uscire è da mettere sui libri di storia!”
“Taci, idiota. Sono serio. Andremo insieme, è deciso.”
“Devo dissentire, fratello. Io voglio andare con Marlene. Ci vediamo pochissimo ultimamente e voglio stare un po’ con lei. Remus vorrà andarci con Mary, dato che si frequentano da poco, e un paio di giorni dopo l’uscita ci sarà la luna piena, quindi sai benissimo quanto sia suscettibile nei giorni precedenti; fossi in te, non mi metterei contro di lui. Poi vi raggiungiamo, non ti preoccupare. Dovrete restare insieme per un paio d’ore senza uccidervi, pensi di poterlo fare?”
“Stai scherzando vero? Ho detto alla Evans che non saremmo stati soli lei ed io.”
“Le parlerò io, se la cosa ti può far sentire meglio.”
“No, che non mi fa sentire meglio. Sei un pessimo amico, lo sai?”
“Un giorno mi ringrazierai fratello. Devo andare, penso stia arrivando la sudicia gatta di Gazza.”
“Spero ti graffi.” Rispose James, ancora fintamente offeso.
Tornò anche lui alla propria punizione, ripensando alle parole di Sirius. Sarebbe dovuto andare da solo ad Hogsmade con Lily? Ma che diavolo saltava in mente al suo migliore amico? Non era sempre stato lui a dirgli di concentrarsi su altre ragazze e dimenticare la Evans? Capiva la sua voglia di stare con Marlene, ma non potevano vedersi in un altro momento? Sirius conosceva tutti gli anfratti del castello, avrebbe sicuramente trovato un posto in cui restare solo con lei.
‘Maledizione!’ Pensò. Ovviamente, da una parte era più che contento di passare del tempo con Lily, ma era sicuro che lei avrebbe avuto da ridire a riguardo, soprattutto dopo la promessa che lui le aveva fatto.
 
Lily andò a letto presto, aveva poca voglia di parlare con le sue amiche dopo la conversazione avuta con Marlene.
La stava praticamente costringendo ad andare ad Hogsmade con Potter!
Al solo pensiero, le saliva un’ansia strana, mai provata prima e non sapeva dire se fosse positiva o negativa. Sarebbero riusciti a stare da soli per un paio d’ore senza Schiantarsi a vicenda? Ne dubitava fortemente, ma era anche molto curiosa di passare del tempo con questo ‘nuovo Potter’. Chissà come l’avrebbero presa Margareth e Sebastian.
A proposito di Sebastian, anche il pensiero di parlare con lui la agitava, ma in quel caso era una sensazione decisamente negativa. Doveva pensare a cosa dirgli, così chiuse gli occhi in cerca di ispirazione, ma in men che non si dica la sua testa la portò a figurarsi Potter, quell’abbraccio, le sue mani calde intorno alla sua schiena e si addormentò con quel pensiero. Dopotutto, Marlene aveva ragione.
 
James terminò la sua punizione e tornò alla Sala Comune, fuori dalla quale trovò Sirius ad aspettarlo.
Vermicolo.” Pronunciò, senza nemmeno salutare Sirius. Il ritratto della Signora Grassa si aprì e James entrò subito.
“Andiamo, Ramoso. Stai per avere quello che hai sempre voluto. Dov’è il problema?”
“Il problema, Felpato, è che lei non lo vuole. Ed io non voglio che lei mi creda ancora il solito idiota che organizza piani stupidi per portarla fuori. Se e quando uscirà con me, sarà perché mi vorrà per davvero.”
“Molto nobile ma, davvero, le parlo io. Fidati di me.”
“Mi fido sempre di te, fratello.” Rispose, infine, riluttante.
“Bravo.” Concluse Sirius dando una pacca sulle spalle a James, prima di salire al dormitorio maschile.
James lo seguì e si mise subito a letto, sfinito. Il giorno seguente sarebbe stata una giornata impegnativa tra il discorso che avrebbe dovuto fare a Margareth e l’inevitabile sfuriata che si aspettava dalla Evans.
La Evans.
Chissà cosa avrebbe detto della proposta di Sirius.
Nella remota possibilità in cui avesse accettato, cosa avrebbero fatto?
James iniziò a fantasticare sul loro possibile appuntamento e si addormentò pensando ai capelli rossi e agli occhi verdi della sua Lily.




Ciao! Eccomi con un nuovo capitolo, spero che vi piaccia e spero che anche la storia in sè vi stia appassionando.

Baci,

Miky

 
 
 

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Capitolo 17
*** capitolo 17 ***


La mattina seguente, Sirius Black scese in Sala Grande a fare colazione più presto del solito; voleva, infatti, essere sicuro di incontrare Lily Evans e parlare con lei riguardo la gita ad Hogsmeade, come aveva promesso di fare a James.
La vide seduta al tavolo dei Grifondoro, intenta a leggere La Gazzetta Del Profeta mentre sorseggiava il suo succo di zucca, quindi si avvicinò deciso, sperando con tutto il cuore che non si arrabbiasse troppo con lui, una volta venuta a conoscenza della sua idea.
“Buongiorno Evans.” La salutò cauto, sedendosi vicino a lei.
“Black.” Rispose lei, senza nemmeno staccare gli occhi dal giornale.
“Cosa si dice nel mondo dei maghi? Ci sono novità interessanti?” Cominciò accennando alla Gazzetta, prendendo tempo.
“Cosa vuoi, Black?”
“Come?”
“Ci conosciamo da più di cinque anni e posso contare sulle dita di una mano il numero delle volte in cui abbiamo avuto una conversazione, tu ed io. Di solito mi parli quando vuoi qualcosa o quando vuoi prendermi in giro con il tuo amichetto Potter. Dato che, a meno che non sia sotto quel suo mantello, non c’è traccia di Potter, ripeto la domanda… cosa vuoi, Black?”
Sirius rimase in silenzio ad osservarla per qualche secondo, sogghignando. Doveva ammettere che era davvero brava e iniziava a capire perché a James piacesse tanto stuzzicarla, era probabilmente l’unica in grado di tenergli testa.
“Dopodomani c’è l’uscita ad Hogsmeade.” Esordì.
“Lo so. Stai cercando di invitarmi fuori, per caso?” Lo provocò lei, andando avanti contemporaneamente con la sua lettura.
“Ma ti è andato di volta il cervello, Evans? No, no! Volevo solo dire che so che James ti ha promesso che ti avremmo raccontato tutto una volta là, e ti assicuro che sarà così, ma vorrei chiederti un piccolo favore.”
“Mmh.” Commentò solamente.
“Vorrei passare un po’ di tempo da solo con Marlene. Tra il Quidditch, i compiti e tutto il resto ci stiamo vedendo pochissimo in questo periodo e…” Esitò.
“E…?” Continuò Lily per lui.
“E mi manca, Evans.”
Lily a quel punto abbassò il giornale e lo guardò dritto in faccia.
Sirius era innegabilmente un bellissimo ragazzo, ma i suoi occhi grigio tempesta erano solitamente imperscrutabili. In quel momento, tuttavia, mentre pensava a Marlene, aveva una luce, una scintilla che non aveva mai notato prima. Anche il tono di voce, solitamente sarcastico, era sorprendentemente serio e deciso.
Quel ragazzo amava veramente Marlene e Lily, per la prima volta, riuscì a intravedere qualcosa di tutto quello che la sua migliore amica elogiava di Sirius.
“Perché stai sorridendo?” Chiese Sirius.
“Sorrido perché ieri sera Marlene mi ha detto le stesse identiche cose che mi stai dicendo tu ora. Le ho raccontato quello che è successo l’altro giorno e, quando le accennato ad Hogsmeade, ha reso subito chiaro il fatto che volesse andarci con te.”
“Quindi? Mi stai dicendo che avrei potuto fare a meno di chiedertelo?”
“Già, ma apprezzo il gesto. Non sei completamente un idiota, allora.”
“Grazie della considerazione.” Ribatté Sirius, ridendo. “Quindi… non ti dispiace andarci con James, vero?” Continuò, poi.
“Beh, non sprizzo gioia da tutti i pori all’idea di dover passare del tempo da sola con Potter, ma non sono nemmeno così egoista da impedire alle mie amiche di stare con i loro ragazzi nell’unico giorno in cui si può stare fuori dalla scuola. Perché immagino che anche Remus voglia andarci con Mary.”
“Puoi dirlo forte. Bene, grazie Evans. Ora posso andare a rassicurare James.”
“Rassicurarlo?”
“Era preoccupato, ma lascia perdere. Come se non ti avessi detto niente.” Concluse Sirius agitando una mano, poi prese un paio di biscotti, si alzò e se ne andò, lasciando il discorso volutamente in sospeso.
“Ma che vuoi dire? Perché Potter era preoccupato?” Gli gridò dietro Lily, cercando invano di trattenerlo, ma il ragazzo alzò una mano in segno di saluto e, senza nemmeno voltarsi, si congedò dicendo: “Ci vediamo dopo a lezione, Evans.”
 
Lily tornò pensierosa alla lettura del suo giornale. Potter, lo stesso ragazzo che non si era mai fatto problemi a provarci con lei in tutti i modi possibili, ora era preoccupato di come lei avrebbe reagito alla notizia che avrebbero dovuto passare del tempo da soli ad Hogsmeade? Lily credeva davvero che Potter non vedesse altro che l’ora di poter stare da solo in sua compagnia, invece lui si stava facendo degli scrupoli… ‘Allora è veramente cambiato.’ Pensò sorridendo.
Ma il sorriso le si spense subito, quando, lanciando un’occhiata al tavolo dei Corvonero, notò che finalmente era arrivato Sebastian Harrison.
Dopotutto, Black non era l’unico ad essersi svegliato agitato quel mattino perché lo attendeva un discorso importante. Anche lei, infatti, avrebbe dovuto parlare a Sebastian per dirgli che era tutto finito, ammesso che fosse mai veramente cominciato qualcosa.
Fece un respiro profondo, si alzò e andò da lui. Erano giorni che non si parlavano e non sapeva nemmeno come cominciare il discorso.
In un’altra ala del castello, anche James Potter fece un respiro profondo, quando raggiunse Margareth fuori dall’aula di Aritmanzia, dove era sicuro che l’avrebbe trovata. Sperò solo che, una volta capito che lui l’aveva usata come ripiego di Lily, lei non l’avrebbe Schiantato, ma mantenne comunque la testa alta, lo sguardo fermo, il suo sorriso malandrino e le si avvicinò.
 
Finalmente arrivò il giorno tanto atteso e nella scuola c’era ancora più subbuglio del solito, in quanto tutti erano venuti a sapere che, dopo anni di tentativi, James Potter era riuscito a convincere Lily Evans ad uscire con lui. Ovviamente, pochi sapevano la verità che stava dietro a quell’avvenimento, ma poco importava, perché era quasi un fatto storico l’uscita di James e Lily.
James era agitato forse per la prima volta in tutta la sua vita e, dopo una veloce colazione, si recò all’ingresso ad aspettare i suoi amici e le ragazze. Siccome era inverno e nevicava ancora copiosamente, era stato deciso che i ragazzi si recassero ad Hogsmeade in mattinata per avere più tempo per stare in giro prima che venisse buio. Dopotutto, infatti, non era molto intelligente starsene a ciondolare da qualche parte con i tempi che correvano.
Dopo qualche minuto di attesa, James fu raggiunto da Sirius, Remus e Peter che chiese con la sua vocettina timorosa: “Allora ragazzi, da cosa vogliamo cominciare una volta raggiunto il villaggio? Potremmo andare da Zonko e poi passare un po’ di tempo a Mielandia prima di raggiungere I Tre Manici Di Scopa per il pranzo, che ne dite?”
“Di cosa stai parlando, Codaliscia? Noi siamo in giro con le nostre ragazze oggi, mi pareva che avessimo già parlato della cosa.” Rispose Sirius.
“N-Non mi ricordo che mi abbiate mai detto una cosa simile.” Mugugnò Minus, spostando i suoi occhietti acquosi da Sirius, a James, a Remus, che aggiunse: “Ne abbiamo parlato in dormitorio, Peter. Io vado con Mary, Sirius con Marlene e James con Lily, poi ci vediamo tutti insieme ai Tre Manici Di Scopa e spieghiamo a Lily quanto abbiamo – mi correggo, hai – scoperto sulla sua aggressione.”
“M-Ma pensavo ci aveste ripensato… insomma… i-io con chi vado?” Domandò con aria smarrita. Mai, infatti, prima di quel momento si era trovato completamente solo; di solito era abituato a seguire i suoi amici ovunque andassero, come un bravo cagnolino.
James stava per rispondere, quando arrivarono le ragazze e la voce gli si spense in gola nel vedere la bellezza di Lily Evans. Indossava un vestito verde bottiglia, calze nere pesanti, un paio di anfibi neri e portava sottobraccio il mantello, mentre al collo la sciarpa scarlatta dei Grifondoro si confondeva con i suoi capelli rossi.
“Buongiorno ragazze!” Esclamò Sirius, scoccando un bacio sulle labbra di Marlene che sorrise.
“Buongiorno a voi! Pronti?” Chiese Marlene, entusiasta che finalmente i suoi due migliori amici sarebbero usciti insieme.
“Prontissimi.” Rispose Remus, prendendo sottobraccio una felicissima Mary.
“Ottimo, allora andiamo!” Esclamò Marlene, coprendosi con il mantello.
“Ciao ragazzi, possiamo unirci a voi per scendere al villaggio?” Domandò Alice, mentre si avvicinava alla porta, accompagnata da Frank.
“Ma certo, tesoro! Che bello che finalmente siamo tutti in coppia e possiamo andare insieme ad Hogsmeade senza problemi.” Disse Marlene, beccandosi all’instante un’occhiataccia di Lily che stava chiaramente a significare che lei e Potter non fossero assolutamente una coppia. Marlene, di rimando, le fece l’occhiolino e ridacchiò, mentre si avvinghiava al braccio di Sirius per proteggersi dal freddo che entrò nel castello quando aprirono la porta.
Il gruppetto di amici si incamminò fuori, verso Mastro Gazza che prendeva i nominativi degli studenti che sarebbero scesi al villaggio, quando James, con la coda dell’occhio, notò che Peter stava tornando verso le scalinate.
“Ehi, Peter!” Lo chiamò. “Che stai facendo? Perché non vieni?”
Peter si girò verso di loro e, con un sorriso finto rispose: “Non ti preoccupare, James. Voi andate pure. Non mi sento bene.”
“Avanti, Codaliscia, che ti prende? Andiamo! Ci servi per pranzo, ricordi?”
‘Servire’ Pensò Minus. ‘Questo sono per loro… qualcosa che serve quando ne hanno bisogno, ma per il resto vengo escluso.”
“Non voglio andare da solo. Ci vediamo stasera.” Rispose, girandosi nuovamente verso le scale.
“Vabbè, ragazzi, andiamo che si sta facendo tardi. Se non vuole venire, dovremmo lasciarlo in pace.” Replicò Mary, convincendo tutti a muoversi verso il villaggio, sotto la neve che cadeva fitta e candida.
A Minus non sfuggì quel commento e qualcosa si mosse dentro di lui… il tarlo della gelosia, quella vocina fastidiosa che ti convince che gli altri non ti vogliano effettivamente bene, che stiano sparlando di te. Si legò quel commento al dito, insieme alla sua quasi morte per colpa di James Potter. Quei due, in un modo o nell’altro, avrebbero pagato il fatto di averlo trattato come un povero imbecille.
 
Il resto del gruppetto, dimenticatosi in fretta di Minus, iniziò a scendere verso il villaggio. Le ragazze camminavano piano, timorose di scivolare sulla neve fresca e di bagnarsi tutti i vestiti, mentre i ragazzi ingaggiarono una battaglia a palle di neve.
“Sirius, smettetela! Vi bagnerete tutti!” Urlò Marlene, che però non riusciva a trattenere le risate di fronte alla gioia quasi fanciullesca del suo ragazzo e dei suoi amici in mezzo alla neve.
“Mi pareva che fossimo dei maghi, amore mio. Se dovessimo bagnarci, un incantesimo sistemerebbe tutto.” Rispose Sirius, mentre lanciava una palla direttamente in faccia a Frank Paciock.
“Come dargli torto.” Sghignazzò Alice, che riprese dicendo: “Che bello che finalmente siamo tutte insieme e con i ragazzi dei nostri sogni!”
“Parla per te, Alice! Non definirei proprio Potter come il ragazzo dei miei sogni, al massimo dei miei incubi.” Ribatté prontamente Lily, senza farsi sentire dai ragazzi. Non aveva voglia, infatti, di litigare con Potter quel giorno, ma doveva ammettere di non essere la ragazza più felice della terra.
“Tesoro, smettila! Non hai visto dove è finita la mandibola di James poco fa, quando ti ha vista arrivare?”
“Non ci ho fatto proprio caso.” Mentì Lily che, al contrario, era rimasta piacevolmente lusingata dalla reazione che aveva avuto James e dall’occhiata che le aveva riservato.
“Certo…” Replicò ironicamente Marlene.
“Invece, non ci hai più raccontato come è andata con Sebastian.” Disse Mary, accennando con il mento al ragazzo che si trovava all’ingresso del villaggio e che ignorò Lily, guardando invece in cagnesco un ignaro James che stava ridendo di qualcosa con Remus.
“Non bene.” Cominciò Lily, “Mi ha accusata di averlo usato per arrivare a Potter, mi ha detto che mi sono comportata come una stronza e ha giurato che farà nero Potter alla prossima partita di Quidditch.”
“Questo sarà da vedere.” Rispose Marlene piccata, “Ma sul fatto di averlo usato, mi spiace dirti tesoro che non ha tutti i torti.”
“Marlene, non ricominciare per favore, mi sento già abbastanza in colpa.”
“Non ricomincerò, tesoro, stai tranquilla. Ma devi ammettere a te stessa la verità, non trovi?”
“Marlene ha ragione, Lily. Anche lui è andato a parlare con Margareth, sai?” Si intromise Alice, che di fronte allo sguardo perso di Lily, continuò: “Me l’ha raccontato Frank stamattina. James è andato a parlarle ieri subito prima delle lezioni e poi ha riferito tutto ai ragazzi prima di andare a dormire. Da quello che mi ha detto Frank, nemmeno lei l’ha presa benissimo… aveva capito che James la stava usando e che in realtà lui è cotto di te, ma sperava di indurlo a cambiare idea. Si stava innamorando di lui, nonostante si fosse ripromessa di non farlo, proprio perché sapeva che lui non provava i suoi stessi sentimenti.”
Lily rimase in silenzio ad assimilare quello che aveva appena appreso. James Potter era veramente innamorato di lei.
Lo guardò mentre rideva con i suoi amici, asciugandosi gli abiti con la bacchetta, e si ripromise di essere carina con lui, almeno per quel giorno.
“Bene!” Esclamò Marlene. “Eccoci arrivati e tutti asciutti, finalmente. Scusatemi, ragazzi, ma io requisisco il mio fidanzato. Ci vediamo dopo bellezze.” Disse prendendo sottobraccio Sirius e scoccando con la mano un bacio alle sue amiche.
Anche Alice e Frank si presero per mano e si diressero verso Mielandia, mentre Remus e Mary, abbracciati, si rifugiarono in un negozio di libri.
“Eccoci qui, Evans. Dove vuoi andare?” Chiede James, avvicinandosi a Lily, ma mantenendo comunque una certa distanza.
Lily ci pensò per un momento, poi decise che, ormai che era lì, tanto valeva cominciare a comprare qualche regalo di Natale per le sue amiche.
“Vorrei andare in quel negozio.” Rispose, indicando una piccola boutique a pochi passi da loro.
“Non ci sono mai stato.” Replicò James.
“Non stento a crederlo… vendono collane e bracciali.”
“Ah.” Commentò, facendo capire a Lily che non era per niente entusiasta della scelta del luogo.
“Tranquillo.” Ridacchiò Lily. “Devo solo comprare un braccialetto per Marlene, come regalo di Natale, e poi usciamo subito. Non sono una grande amante dello shopping.”
“Per fortuna.” Ribatté lui, facendola ridere.
Entrarono nel piccolo negozietto e Lily si mise subito alla ricerca di qualcosa che potesse piacere a Marlene. L’amica, infatti, adorava i braccialetti, ma aveva anche dei gusti abbastanza particolari. Stava camminando lungo lo stretto corridoio del piccolo emporio, quando notò un medaglione molto bello, una piccola farfalla con le ali verde bottiglia e il corpo ovale e apribile, all’interno del quale si poteva collocare una foto. L’accarezzò con la mano, si soffermò per un’istante a guardarla, notò il prezzo e passò oltre.
Quel gesto, ovviamente, non passò inosservato a James.
Dopo essersi guardata attorno per un po’, Lily scelse un fine braccialetto per la sua amica, pagò e uscì nella neve insieme a James.
“È molto carino quel bracciale.” Commentò gentilmente James.
“Già, spero solo che piaccia anche a Marlene.”
“La conosco, le piacerà.”
“Come puoi esserne sicuro?”
“Perché sei tu che glielo regali. Anche se non le dovesse piacere, il solo fatto che sia tu a darglielo, lo renderebbe bello.”
Lily rimase sorpresa nel sentire quelle parole e osservò James per qualche istante, sorridendo. Quel ragazzo aveva sempre la capacità di spiazzarla.
“Ora, dove andiamo?” Riprese James dopo qualche passo.
 
Al castello di Hogwarts, il professor Lumacorno ammirava Francis, il pesciolino nato dal petalo di giglio immerso in una boccia di acqua cristallina che Lily Evans gli aveva regalato.
Quella ragazza singolarmente dotata aveva il potere di commuoverlo ogni volta e sapeva che meritava delle scuse per comportamento freddo e distaccato che aveva mantenuto nei suoi confronti da dopo la disastrosa festa di Halloween.
Sicuramente l’avrebbe trovata ad Hogsmeade (anche ai professori, infatti, erano giunti alle orecchie i pettegolezzi sulla neonata coppia Evans/Potter) e decise di scendere al villaggio, nonostante la copiosa neve.
 
James e Lily passarono una mattinata piacevole tra battute, prese in giro e chiacchiere.
Lily riuscì a prendere tutti i regali di Natale per le sue amiche, piacevolmente sorpresa dalla compagnia di Potter che non le aveva dato fastidio nemmeno per un secondo.
Aveva notato, tuttavia, che lui non aveva preso nessun regalo per i suoi amici.
“Non ce li scambiamo.” Disse lui, semplicemente, quando lei si decise a chiederglielo. “Loro vengono a casa mia a festeggiare il capodanno, portano qualcosa e siamo a posto così. È la nostra tradizione.”
“Mi sembra una buona idea, almeno non devi stare a pensare ogni anno a cosa regalare.”
“Esatto. Comunque, tu torni a casa per le vacanze, non è vero?”
“Si, anche se quest’anno avremo a pranzo anche il nuovo ragazzo di Petunia e già mi sento male all’idea.”
“Babbano, immagino?”
“Della peggior specie.” Rispose, facendo ridacchiare James.
“Ti andrebbe di venire a casa mia per la festa di capodanno?” Domandò cauto James. “Marlene ed Alice solitamente vengono perché le nostre famiglie sono in rapporti di amicizia da anni, Remus sarà dei nostri, quindi Mary è la benvenuta… mancheresti solo tu.”
Lily rifletté per un momento, ponderò l’idea di restare a casa con Vernon e Petunia (prima aveva sempre festeggiato con Severus, ma ovviamente quell’anno sarebbe stato diverso) e non ebbe alcun dubbio quando rispose: “Molto volentieri.”
“Bene.” Rispose James, non riuscendo a trattenere uno dei suoi tipici sorrisi malandrini che fece vacillare le gambe di Lily.
“Forse è arrivato il momento di andare verso i Tre Manici Di Scopa. Anche se non c’è Peter, che è stato l’elemento fondamentale del piano, ti possiamo raccontare noi come è andata.” Riprese James dopo qualche minuto.
Mentre si incamminarono, Lily ammirò ancora una volta la profonda stima che James nutriva per i suoi amici, soprattutto perché in questo caso si trattava di Peter Minus, e tutti sapevano che razza di incapace fosse. Quel ragazzo, sotto la maschera da arrogante combinaguai, nascondeva un cuore d’oro e lei si sorprese a sorridere pensando a quanto, in realtà, James Potter fosse di una dolcezza disarmante.
 
Lily si avvicinò un po’ di più a James, mentre camminavano, tuttavia, non arrivarono mai al pub del villaggio. Mentre si trovavano all’inizio della via principale, infatti, il cielo divenne improvvisamente più scuro di quanto già non fosse, il freddo aumentò, ma sembrava diverso, era più intenso e penetrava nelle ossa. Iniziarono anche a provare una strana sensazione, come se non potessero essere più felici, come se la vita stesse per essere risucchiata via dai loro corpi.
“Che sta succedendo? Mi sento strana.” Domandò Lily, imbacuccandosi meglio nel suo mantello e avvicinandosi ancora di più a James in cerca di protezione.
James, che aveva un brutto presentimento, si guardò intorno, scrutando con particolare attenzione il cielo.
“Lo so io cosa sta succedendo… stanno per arrivare i Dissennatori!”
“Le guardie della prigione di Azkaban? E perché mai dovrebbero venire ad Hogsmeade?”
“Non te lo dire, questo, ma non promette niente di buono. Dobbiamo scappare, Lily!”
“Cosa? E gli altri?”
“Ho un modo per avvisarli, non ti preoccupare, se la caveranno.” Disse prendendole saldamente la mano e iniziando ad aumentare il passo in direzione della Stamberga Strillante. Da dove si trovavano, infatti, la via più breve per tornare al castello era attraverso il passaggio segreto che passava sotto la casa.
Mentre correvano, James tirò fuori dalla tasca del mantello il suo inseparabile Specchio Gemello. “Sirius.” Sussurrò, facendo incuriosire Lily.
“James!” Rispose subito l’amico. Lily, che correva a fatica a fianco di James, rimase basita. Ma cos’era?
“Dove sei, amico? I Dissennatori sono al villaggio, bisogna scappare.”
“Lo so, James. Sto tornando al castello con Marlene, ma non so dove siano gli altri. Sta scoppiando il caos, fratello. Tu dove sei?”
“Con la Evans, stiamo andando verso la Stamberga. Una volta superati i confini di Hogwarts saremo al sicuro.”
“Mi raccomando, siate prudenti!”
“A dopo, fratello.”
“Lo spero.”
“Potter, ma cosa?” Iniziò a chiedere Lily, arrancando dietro al ragazzo che, sempre tenendole saldamente la mano, la stava quasi trascinando in mezzo alla neve alta.
“Non ora Evans, continua a correre.” Esclamò emanando nuvolette di vapore.
Ma la fatica si stava facendo sentire anche per James. Era molto complicato correre immersi nella neve fino quasi alle ginocchia e con Lily che inciampava anche più di lui era un’impresa epica.
All’improvviso gli venne un’idea.
Si fermò di colpo, tanto che Lily sbatté il viso contro la sua schiena.
“Che succede, adesso? Perché ti sei fermato?”
“Non ce la faremo mai così, siamo troppo lenti e loro si stanno avvicinando. Io mi trasformo, tu sali sulla mia groppa. Con le gambe di un cervo farò meno fatica a correre nella neve.”
Lily non ebbe nemmeno il tempo di riflettere, che davanti a lei il bel corpo di James venne sostituito da quello altrettanto stupendo di un maestoso cervo.
Lily rimase ad osservarlo con occhi sgranati per qualche secondo. Non l’aveva mai visto trasformato ed era sorprendente. Accarezzò il morbido manto del cervo, poi, salì rapidamente in groppa, si attaccò saldamente al collo e il cervo prese a galoppare, saltando aggraziato nella neve.
Galopparono per qualche centinaio di metri e Lily, nonostante si sentisse al sicuro in groppa a – ancora faticava a crederci – James, non riusciva a scrollarsi di dosso la sensazione di paura, terrore, freddo e profonda infelicità che accompagnava l’arrivo dei Dissennatori.
Pochi istanti dopo, infatti un Dissennatore si abbatté su di loro. James cadde, fortemente provato dall’arrivo dell’essere, facendo cadere anche Lily che in un attimo si rimise in piedi ed estrasse la sua bacchetta, cominciando a scagliare incantesimi a caso contro il Dissennatore, mentre sentiva l’alito fetido della creatura che si avvicinava a loro.
James si ritrasformò e cercò a sua volta qualche incantesimo per poter spedire l’essere da dove era venuto, ma niente sembrava funzionare. Il mondo, intanto, sembrava allontanarsi sempre di più da lui, sostituito dal freddo e da un buio cupo. Una voce di uomo urlava nella sua testa, o forse era fuori, non lo sapeva più.
Doveva reagire, Lily era in pericolo, ma non ne aveva le forze.
Sentì che il suo corpo si era accasciato a terra, ma doveva fare di tutto per rialzarsi e combattere.
Farfugliò qualche inutile incantesimo, o così gli parve, il buio stava per prenderlo totalmente, quando gli sembrò di scorgere una flebile luce bianca, molto calda, ma l’urlo di quell’uomo nella sua testa era sempre presente e troppo forte, le gambe non erano in grado di reggerlo e tutto il corpo era debole, mentre il buio lo chiamava a sé.
Si lasciò andare e non ricordò più nulla.




Ciao a tutti! Scusate l'immenso ritardo nell'aggiornamento... lavoro decisamente troppo XD
Spero comunque che vi piaccia, fatemi sapere!! BACI!

 

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


“Lo ritiene saggio, Albus? Sono solo dei ragazzi.”
“Non sono solo dei ragazzi, mia cara Minerva. Sono dei maghi e delle streghe. Sono il nostro futuro, devono essere consapevoli di quello a cui stanno andando incontro e devono essere in grado di sapersi difendere.”
“Ma Potter non si è ancora ripreso! Lui e la Signorina Evans sarebbero potuti morire! Non credo sia saggio raccontare loro…” Riprese la Professoressa McGranitt, che venne prontamente interrotta da un calmo quanto fermo Silente.
“Se conosco bene James Potter, e in questi anni sia lei che io l’abbiamo conosciuto bene direi, penso proprio che non se ne starà con le mani in mano. Non tanto perché è quasi morto, ma perché non ha saputo proteggere la Signorina Evans. E suo padre è morto per mano di un Mangiamorte. Quel ragazzo non vede l’ora di potersi vendicare…”
“Ma qui non si tratta di vendetta!” Si intromise nuovamente la Professoressa McGranitt.
“Proprio così. È necessario che questi ragazzi capiscano che non è un gioco, non è una lezione. Là fuori sta succedendo qualcosa, Minerva. Ci dobbiamo preparare ad una guerra ed è essenziale avere dalla nostra il maggior numero di maghi e streghe che credono fermamente nel bene. È l’unico modo per sconfiggerlo.”
“Cosa intende fare, Albus?”
“Intendo costituire un’alleanza di maghi e streghe disposte a combattere contro Voldemort e i suoi Mangiamorte. Suvvia, Professoressa, non faccia quella faccia ogni volta che pronuncio il suo nome.” La rimproverò dolcemente Silente, osservando l’espressione che le si era dipinta in volto quando aveva pronunciato il nome dell’Oscuro Signore. “Tom Riddle.” Riprese poi Silente “Non è più quel ragazzo educato che abbiamo conosciuto qui ad Hogwarts, Minerva, o forse non lo è mai stato e ci ha ingannati tutti. Ora si fa chiamare Voldemort e non avrò paura a pronunciarlo. Ritornando al discorso di prima, credo che elementi come James, Sirius e Lily, leader nati, siano in grado capire quello che sta succedendo e potrebbero aiutarci, coinvolgendo anche i loro amici. Dobbiamo essere tutti pronti, Minerva, ci aspettano tempi bui.
“Bene.” Si arrese alla fine la Professoressa McGranitt, che se da un lato condivideva le paure di Silente nei confronti di Colui Che Non Deve Essere Nominato (proprio non ce la faceva ad usare quel nome), dall’altro non era completamente sicura di voler coinvolgere dei ragazzi minorenni in qualcosa molto più grande di loro. “Desidera parlare con Potter?” Chiese, poi.
“Si, per favore.”
“Bene, chiederò a Madama Chips di avvisarla quando si sarà svegliato.”
“Grazie, Professoressa.”
“Di nulla, Preside.”
 
James Potter aprì gli occhi a fatica, non sapendo dove si trovava, né come ci fosse arrivato. Sentiva odore di disinfettante ed era comodo e al caldo.
Caldo, che bella sensazione.
Ricordava di aver sentito freddo, molto freddo, mentre in quel posto, qualunque fosse, faceva caldo e doveva anche esserci molta luce, a giudicare dal bagliore che filtrava dalle sue ciglia mentre si sforzava di tenere gli occhi aperti.
“Hey, sei sveglio?” Sussurrò una voce a fianco a lui, una voce che ben conosceva, ma che non si sarebbe aspettato di sentire.
Aprì definitivamente gli occhi e mise a fuoco il luogo in cui si trovava. Era in infermeria, adagiato su uno dei comodi letti e sommerso da molte coperte. Girò il viso verso destra e incrociò lo sguardo con quello verde smeraldo di una Lily Evans che, si sarebbe azzardato a dire, sembrava preoccupata.
Ma cos’era successo? Faticava a ricordare le passate… ore? O forse meno? Giorni? Minuti? Aveva completamente perso la cognizione del tempo.
“Hey, come ti senti?” Sussurrò nuovamente la voce gentile di Lily Evans.
“Evans? Ma cosa è successo?” Chiese con voce impastata, che suonò strana alle sue stesse orecchie.
“Non ricordi nulla?”. James cercò faticosamente di fare mente locale.
La Evans, sì era con lei… ma aspetta, cosa stavano facendo? Ah già… Hogsmeade, la gita, dovevano parlare, il pub… e poi?
“Freddo!” Disse dopo qualche minuto. “Avevo molto freddo… ma certo!” ricordando improvvisamente. Erano stati attaccati dai Dissennatori, lui e Lily stavano bene, ma che ne era degli altri? Doveva sapere, controllare! Si sollevò di scatto e si mise a sedere, ma il suo corpo evidentemente non era ancora pronto.
“AH!” Urlò, infatti, attirando l’attenzione di Madama Chips, che accorse verso di lui e lo rimproverò gentilmente: “Calma, Potter, sei svenuto e ti sei preso una bella botta in testa, non fare movimenti troppo bruschi. Come ti senti?”.
“Meglio, Madama Chips, grazie.” Rispose James, rimettendosi sdraiato, aiutato anche da Lily che si era a sua volta alzata di scatto per cercare di bloccarlo quando aveva cercato di sedersi.
“Bene.” Rispose secca Madama Chips. Poi riprese: “Signorina Evans, controlla che Potter non si alzi, mentre vado a prendere del cioccolato. In questi casi aiuta. È più bianco di un lenzuolo.”
“Certo Madama Chips.” Rispose Lily, rimettendosi a sedere.
James lasciò andare via Madama Chips, poi si voltò verso Lily e la inondò di domande: “Evans, come stai? Gli altri? Sono feriti? Come ci sono finito qui? Cos…”.
“Calmati Potter, tranquillo, stiamo tutti bene e siamo al sicuro adesso, per fortuna. Ma hai sentito, Madama Chips, devi riposare.” Lo interruppe Lily, cercando di placare l’ansia di James.
“Calmarmi? Non ci penso neanche! Non ho bisogno di stare qui. Devo uscire, fare qualcosa!” Replicò James, cercando nuovamente di mettersi a sedere, ignorando il dolore che pulsava nella sua testa.
“Non devi fare niente, tu! I Professori hanno pensato a scacciare i Dissennatori e tutti gli studenti che erano ad Hogsmeade sono ora sani e salvi all’interno delle mura del castello. Tu…” Rincarò premendo saldamente con le mani sulle spalle di James per costringerlo a stare sdraiato “Devi restare qui a riposare!” Concluse perentoria, spingendo James contro i cuscini.
Durante quell’ultimo spintone, tuttavia, James cedette alle proteste della rossa e abbandonò il suo corpo contro il materasso, trascinandosi dietro Lily che, ancora ancorata alle spalle del ragazzo, si sentì trascinare verso il suo bel viso e quasi gli cadde addosso. Riuscì a reagire poco prima di crollare definitivamente sopra di lui, ma a quel punto i loro visi erano pericolosamente vicini, come mai prima d’ora erano stati. James riusciva a scorgere tutte le sfumature di verde di quegli occhi incantevoli e sentiva il fiato della ragazza sul suo viso, facendolo eccitare.
Era così dannatamente bella e profumata.
“Lily…” Sussurrò con voce roca, accarezzando con una mano i capelli della ragazza, prima di essere interrotto dal rumore delle tende del lettino che si aprivano e dalla comparsa di Madama Chips con il cioccolato.
Lily, sentendo anch’essa il rumore, ebbe giusto il tempo di staccarsi repentinamente da James e di girarsi verso il comodino, improvvisamente molto interessata agli occhiali del ragazzo. Aveva il volto in fiamme per la situazione creatasi poco prima e l’ultima cosa che voleva era farsi vedere in una situazione equivoca con Potter dall’Infermiera della scuola.
“Ecco il tuo cioccolato, Potter. Finiscilo tutto.” Impose l’Infermiera. “Quanto a te, Signorina Evans, non stare a cincischiare. Ora che Potter si è svegliato, puoi andare a chiamare il Preside. Desiderava parlarvi.” Continuò severa.
James fece per ribattere, ma l’Infermiera lo interruppe subito: “Niente ma, Potter, il Preside ha chiesto di essere avvisato una volta che ti fossi ripreso e la Signorina Evans ti avrà già sicuramente detto che stati tutti bene, quindi lasciala andare e tu mangia!” Concluse allontanandosi, decretando così la fine della conversazione.
James si girò a guardare Lily, ancora molto rossa in faccia, nello stesso istante in cui lei si girò verso di lui. Rimasero con lo sguardo fisso l’uno negli occhi degli altri per qualche secondo, quando Lily si riscosse e disse: “Beh, hai sentito Madama Chips, sarà meglio che vada a cercare Silente.”
“Aspetta.” Le chiese, prendendole una mano per trattenerla.
Aspettò che Lily si girasse nuovamente a guardarlo in faccia e poi riprese: “Sei sicura di stare bene? Scusami, io non sono riuscito a proteggerti.” Il tono colpevole di James fece mancare un battito a Lily.
“Tranquillo, sto bene. Davvero. Quei Dissennatori erano veramente troppi e non avrebbero dovuto essere lì. Non è colpa tua. Tutti gli insegnanti e Silente erano furiosi. Non era mai capitato prima che se ne andassero in giro in pieno giorno e che fossero così lontani da Azkaban. Nessuno di noi studenti avrebbe saputo come respingerli.” Gli strinse la mano per fargli capire che stava parlando seriamente, poi riprese: “Ora sarà proprio il caso che vada. Ci vediamo dopo.”
James le lasciò controvoglia la mano e la osservò mentre si allontanava, maledicendosi per il fatto di non essere stato in grado di intervenire contro quei Dissennatori.
Si sentiva debole, infatti, ma non a causa della botta in testa che aveva preso cadendo pesantemente a terra quando tutto quel buio e quel freddo l’avevano avvolto e sopraffatto, no, non era qualcosa di fisico. Era il suo morale ad essere sotto le scarpe, il suo orgoglio. Per la prima volta in vita sua si era sentito impotente, non aveva avuto la minima idea di cosa fare contro quei mostri e aveva rischiato che Lily rimanesse ferita, o peggio.
Una sensazione simile l’aveva provata quando era morto suo padre, ma allora era stato diverso. Non poteva, infatti, sapere dove si trovasse il padre o a cosa stesse andando incontro. Ad Hogsmeade, invece, era stato chiamato ad affrontare di persona il pericolo ed aveva fallito.
Si era sempre considerato uno studente fuori dal comune, un mago abile e secondo il giudizio di molti professori era così, allora perché non era riuscito a reagire contro quei mostri? Non gli era venuto in mente nemmeno un incantesimo per combatterli. Era davvero come aveva detto Lily? Nessuno dei ragazzi avrebbe potuto respingerli?
Era stato ingenuo in tutti quei mesi. Pensava che avrebbe potuto vendicare il padre una volta uscito da Hogwarts, che avrebbe imparato a sufficienza per sconfiggere tutti i galoppini di Voldemort, ma era stata mera illusione quella di sperare che, nel frattempo che lui fosse pronto alla battaglia, il Signore Oscuro e i suoi alleati se ne sarebbero stati quieti ad aspettarlo.
Là fuori la guerra imperversava e, sebbene ogni giorno leggesse sulla Gazzetta del Profeta di nuovi attacchi a babbani e non, fino a quel momento non si era reso effettivamente conto di quale fosse l’entità del problema.
Doveva trovare un modo per migliorare, imparare ed essere in grado di reagire al prossimo attacco, perché sapeva che ce ne sarebbero stati altri.
Immerso in quei pensieri, sbocconcellò il suo cioccolato, mentre la sua mente cercava di elaborare un piano.
 
“Ti trovo bene, James.” La voce calma di Silente riscosse il moro dai suoi pensieri.
“P-professore.” Balbettò James, colto alla sprovvista. Cercò di sedersi, ma il dolore alla testa era ancora forte e gli impediva di avere un ottimo senso dell’equilibrio.
“Resta comodo, mio caro ragazzo.” Riprese Silente, avvicinandosi a lui, poi si rivolse a Lily: “Per favore, Lily, resta anche tu. Ho bisogno di parlare con entrambi voi.”
Lily, imbarazzata, ma curiosa, si sedette sulla sedia accanto al letto di Potter e aspettò che il Preside parlasse.
“Mi devo scusare con voi, miei cari ragazzi.” E, in risposta alle loro facce sorprese, fece segno di non essere interrotto e continuò: “Quello che è successo non sarebbe mai dovuto succedere. Sapevo che prima o poi Voldemort avrebbe incantato con i suoi ideali le più perfide creature del nostro mondo, ma non mi aspettavo che la cosa sarebbe accaduta così presto e voi non eravate preparati.
Hogwarts è stata creata anche per questo. Le streghe e i maghi che escono da qua devono saper affrontare ogni genere di difficoltà e il fatto che in questi anni non ci sia stato bisogno di sapersi difendere, ci ha fatti ammorbidire tutti. È tempo che vi vengano insegnati incantesimi più complicati, ma anche più potenti. Dovrete essere in grado di difendervi e se avevo già questo pensiero dopo l’avvelenamento della Signorina Evans alla festa di Halloween, ora ne sono ancora più convinto.
Hogwarts non è più il posto sicuro che eravamo abituati a conoscere e dobbiamo prenderne atto. A tal proposito, sto pensando di istituire un’alleanza di maghi e streghe che vogliono combattere contro il Signore Oscuro e vorrei che, una volta diventati maggiorenni, ne facciate parte anche voi.
Siete due studenti eccezionali e due leader nati. Ho bisogno di figure come voi. Sono pronto ad insegnarvi quanto serve e, una volta terminati i vostri MAGO, sarei onorato se facciate parte della mia alleanza, se vi va.”
James rimase colpito dalle parole di Silente. Prima che lui e Lily arrivassero in Infermeria, stava giusto pensando che sarebbe stato opportuno imparare incantesimi di un livello superiore per potersi difendere la prossima volta che qualcosa o qualcuno li avesse attaccati e sapere che anche Silente, il più grande mago mai esistito, la pensava allo stesso modo era al contempo confortante e terrificante.
Sapeva che sarebbe stata dura, che avrebbe dovuto lavorare sodo e che tra quello e il Quidditch non avrebbe avuto più nemmeno il tempo per respirare, ma sapeva già cosa avrebbe risposto.
Guardò Lily per un’istante. Poteva leggere nei suoi occhi quello che lui stesso stava provando, orgoglio per essere stati scelti da Silente in persona, determinazione per voler far parte di qualcosa di così grande ed importante e paura di deludere e non essere all’altezza.
Lily, che dal canto suo aveva avuto una conversazione simile con Silente quando era stata avvelenata e da allora aveva avuto modo di pensare alle parole del Preside, non ebbe alcun dubbio quando rispose: “Io ci sto, Signore.”
James non aveva bisogno di pensarci ulteriormente e rispose: “Sarebbe un onore anche per me, Professore.”
Silente sorrise tranquillo ai due ragazzi, con la determinazione che bruciava negli occhi azzurro cielo, dietro ai suoi occhiali a mezza luna. Si alzò e si congedò dai ragazzi dicendo: “Bene. Avrete presto mie notizie. E vi prego di comunicarlo anche ai vostri amici. Avremo bisogno di molti alleati fedeli e capaci.”
Detto questo, si congedò dai due ragazzi e la sua mente brillante ritornò al pensiero costante di quell’ultimo periodo, ossia a quell’alleanza che tanto sperava si sarebbe creata e che stava diventando sempre più concreta. Serviva un nome, pensò. Entrò nel suo ufficio e fu accolto dal dolce verso della sua Fanny e in quel momento decise che l’alleanza si sarebbe chiamata l’Ordine della Fenice.
 
 

 
Ciao a tutti! Non so chi possa essere rimasto a voler leggere la mia fic, visto che non pubblico da tre anni, ma finalmente mi sentivo di nuovo ispirata, mentalmente serena (e non mi capitava da mooolto tempo) e ho deciso di riprendere a scrivere, visto che questa storia mi piaceva particolarmente. Di recente l’ho riletta e ho deciso che devo trovare tempo per portarla avanti. Spero di poter mantenere questa promessa che mi sono fatta!

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