Ice skate || Niall Horan

di Freak_Nali
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


17 gennaio 2016, Londra.

Poso la tazza nel lavello, dopo la metterò in lavastoviglie ma ora proprio non mi va.

Alzo lo sguardo e lo punto fuori dalla finestra, sta ancora diluviando e sembra notte, mentre in realtà è appena passata l'ora di pranzo.

Guardo la tazza che giace in un angolo del lavello e mi ricorda di aver pranzato con del misero latte e dei miseri cereali.

Il Niall Horan che tutti conoscono non si ridurrebbe mai così, morirebbe piuttosto.

Ma Niall Horan è molto altro rispetto a ciò che l'intero mondo può vedere. Ha le sue giornate no, i suoi malumori, i suoi difetti e sì, anche i suoi pasti saltati per mancanza di appetito, strano ma vero.

La giornata di oggi racchiude tutte quelle cose che al mondo non è mai stato concesso vedere, e in fondo va bene così. Tutti hanno bisogno di crollare, prima o poi. O quanto meno di lasciarsi andare e non dover sempre nascondersi dietro a un sorriso falso, cercando di farlo sembrare il più vero possibile.

Sbuffo e torno in salotto, dove la tv è ancora accesa su un canale sportivo. Il programma sul calcio che stavo guardando è appena finito ed è stato rimpiazzato da uno sul basket. Arriccio il naso, non mi piace il basket.

Mi lancio sul divano e afferro il telecomando iniziando a fare zapping finché non mi accorgo dell'esistenza di un nuovo canale tra quelli sportivi che Sky propone. E io non sapevo che l'avrebbero inserito? Ma in che mondo vivo ultimamente?

Ovviamente sono incuriosito enormemente, potrebbe diventare uno dei miei nuovi migliori amici, quindi resto sintonizzato e poso il telecomando sul bracciolo del divano, per poi mettermi più comodo e attendere la fine della pubblicità.

Quando questo accade, però, tutte le mie illusioni cadono, lasciando spazio a una gara di pattinaggio artistico. Tra tutti gli sport esistenti al mondo, sono quasi certo che questo rientri nella top 10 di quelli di cui non può importarmi nemmeno un briciolo.

Stanno presentando una concorrente a una gara che, a giudicare dalle bandiere appese all'interno del palazzetto, si sta svolgendo in Canada.

Sto per cambiare canale quando ben due cose dette dal presentatore attirano la mia attenzione e mi spingono a non farlo e, anzi, a mettermi seduto compostamente per vedere meglio quanto sta accadendo.

"Numero 23, Aideen Collins con What a Feeling, degli One Direction".

Un enorme groppo mi si forma in gola, il cuore non sa se scoppiare o smettere completamente di battere, gli occhi si inumidiscono e la testa lotta contro queste lame la stanno trafiggendo.

Questo è il momento giusto per cambiare canale, spegnere la televisione, andare in un'altra stanza. Tutto sarebbe valido per non guardare. Eppure i miei muscoli non si muovono, mentre i miei occhi non si riescono a staccare dallo schermo su cui quella biondina sta facendo il suo ingresso in pista.

Perché diamine ha scelto una mia canzone, del mio gruppo, per pattinare?

Esistono miliardi di canzoni al mondo, che bisogno aveva di sceglierne proprio una in cui c'entrassi io?

L'ultima volta che questo è successo, so bene come è andata a finire o, meglio, come tutto è iniziato.

E guardandola, mi rendo conto che dentro di me c'è ancora un barlume di speranza, nonostante tutto, qualcosa che mi impedisce di smettere di pensare a lei, di abbandonare questa lotta.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


"Come ti senti circa questo primo posto?" .

A differenza di ciò che pensavo non appena ho scoperto di che tipo di canale si trattasse, sono rimasto incollato allo schermo fino alla fine della competizione e oltre, tanto che ora stanno intervistando Aideen Collins, la quale ha vinto con uno scarto di una decina di punti sulle altre concorrenti.

La sua espressione sconvolta ma sorridente è esemplare per far capire a tutti il suo stato d'animo, deve essere stanchissima ma sprizza gioia da tutti i pori, è come se brillasse di luce propria in questo momento e no, non penso proprio sia merito dei brillantini che le ricoprono quasi tutto il viso.

"Beh, è sicuramente una grande soddisfazione, ho lavorato duramente per arrivare fino a qui e sono davvero contenta".

"Come mai una scelta così particolare per la canzone? Sei una fan della band che si è appena sciolta?".

Non so perché, ma sento il mio cuore mancare di un battito nel sentirmi preso in causa in questa domanda e, nell'attesa della risposta, trattengo il respiro, davvero curioso per ciò che dirà.

"A dire il vero non si è sciolta ma è solo in pausa" precisa lei e io mi trovo a sorridere soddisfatto "ma non mi definirei una fan; a dire il vero è una specie di tributo alla mia migliore amica che stravede per loro".

Oh.

Beh, certo, non speravo e non mi aspettavo niente, ma non pensavo nemmeno sfoderasse la scusa dell'amica. Speravo dicesse che le piace la canzone, speravo potesse ancora essere qualcosa legato a me.

"Come pensi di festeggiare la vittoria?".

"Penso raggiungerò le mie amiche con dei cartoni di pizza e qualche bottiglie di birra" risponde sorridendo e io scoppio a ridere, ritrovando il buon umore che avevo perso per via del tempo orrido di oggi.

Pure io per festeggiare qualsiasi cosa me la cavo con una birra in compagnia dei miei amici più stretti e, se si presenta l'occasione, anche mangiando della pizza. Non che sia un'abitudine poi così fuori dalle righe, al contrario, ma sapere di condividerla con lei mi fa sorridere. Anzi, sono i ricordi di questa condivisione che mi fanno nascere un sorriso spontaneo, che si spegne non appena mi ricordo del fatto che è passato troppo tempo dalla nostra ultima serata di questo tipo.

Dopo qualche ringraziamento ai suoi allenatori, amici e parenti, e qualche domanda tecnica che, per quanto mi impegni, non riesco proprio a comprendere, partono i titoli di coda a segnalare la fine dell'evento. In risposta, la mia mano afferra il telecomando e spegne la televisione, non trovando più interessante ciò che potrebbe arrivare successivamente. Dovevo compiere questo gesto ore fa, quando ho capito di che programma si trattasse. Dovevo andare a cucinarmi un pranzo decente invece di farmi del male guardando Aideen Collins pattinare su una mia canzone.

La mia pancia infatti brontola leggermente, quindi decido di alzarmi e di raggiungere la cucina per mangiare qualcosa di più sostanzioso di quanto latte e cereali possano essere. Non molto tempo più tardi, appunto, sono seduto a tavola con un sandwich in una mano e il cellulare nell'altra.

Scorro le notifiche di Twitter tra un morso e l'altro, non prestando in realtà grande attenzione a nessuna di queste, finché il mio occhio non si posa su una pagina di updates che ha menzionato me e gli altri parlando della competizione di oggi.

@/aideencollins oggi ha partecipato e ha vinto un'importante competizione internazionale pattinando su What a feeling dei ragazzi! Vi lascio il link per vedere l'esibizione, a presto!

È così strano vedere il mio nickname e il suo nello stesso tweet, soprattutto ora, soprattutto per come tutto quanto non sia mai uscito allo scoperto.

Preso da un moto di curiosità, clicco sul suo nickname, leggo quindi la sua bio e non posso fare altro che sorridere.

"Quando non pattino dormo, oppure bevo birra, o bevo birra mentre dormo.
Sì, sono l'esatto stereotipo del popolo irlandese, e ne vado fiera."

Non mi viene difficile immaginarla con un boccale di birra in mano mentre ride e addenta una fetta di pizza, magari con le guance arrossate, leggermente brilla.

Ah no, quello sono io.

Lei diventa completamente di una tinta rosso pomodoro in tutta la faccia, le arrivano le lacrime e ride fino a non avere più fiato.

Ad ogni modo, mi trovo senza accorgermene tra i media che ha pubblicato e scorro diverse immagini molto simili tra loro. Lei in un abito di scena che pattina. Assume diverse posizioni, ma il concetto è sempre quello. Mi soffermo poi su una foto più vecchia, la quale mi fa mancare un battito. Indossa una maglia da calcio, ha un boccale di birra in una mano e una fetta di pizza nell'altra e sta ridendo con la faccia tutta rossa. Mi cade l'occhio sulla descrizione: "come festeggiare i vent'anni anni col botto e dimenticarsi tutto il giorno seguente, tutorial di Aideen Beer Collins".

Leggo la data in cui è stata pubblicata la foto, risale all'anno scorso, il che significa che ciò che avevo intuito è vero. Non appena ho visto la foto mi è venuta in mente quella scena, ma non ne ero certo. E invece quella foto l'ho scattata proprio io. Eravamo insieme in quel pub, quella sera.

Non so quale forza oscura agisca in modo del tutto idiota all'interno del mio cervello, ma in questo momento ha appena lavorato alle mie spalle facendo muovere il mio dito che si posa contro la mia volontà sul riquadro bianco accanto al suo nome, che ora è appena diventato blu.

Ho appena iniziato a seguire Aideen Collins, e nemmeno so perché.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


29 gennaio 2016, Londra.

Il telefono che vibra insistentemente mi sveglia bruscamente dai miei sonni tranquilli, che sicuramente si sarebbero protratti oltre l'ora di pranzo altrimenti.

Ultimamente è sempre così. Notti in bianco a girarmi nel letto senza riuscire a prendere sonno, trovarlo verso l'alba e dormire fino al primo pomeriggio. Tutto nella norma, da quando non ho più i ritmi serrati a cui ero sottoposto con gli altri ragazzi della band.

Un sospiro di sollievo lascia le mie labbra quando il vibrare del telefono si interrompe, permettendomi così di girarmi sull'altro fianco e riprendere a dormire.

O almeno ci provo, finché il telefono non vibra di nuovo.

Mi lascio sfuggire un grugnito di frustrazione, sento ancora le palpebre pesanti e l'unica cosa che vorrei fare è dormire ancora, ma porto comunque la mano ad afferrare il cellulare sul comodino, dato che rispondere sembra essere l'unica maniera per porre fine a quel trambusto.

"Niall" riconosco subito quella voce, non potrei mai confonderla per quella di qualcun altro.

Quella voce profonda, roca, che sembra appartenere a un uomo adulto e maturo e invece è proprietà di un ragazzo più giovane di me. Quella voce che ho invidiato così a lungo. Andiamo, chi non vorrebbe averla? Basta dire un semplice ciao per far cadere ai tuoi piedi tutte le ragazze, potresti dire una marea di stupidaggini e sembrare ugualmente l'essere umano dotato del quoziente intellettivo più alto esistente al mondo. Con quella voce puoi far credere alla gente qualsiasi cosa senza il minimo sforzo, specie se abbinata a quel faccino angelico che si ritrova.

E poi ci sono io.

Un ragazzo nella norma, non brutto ma nemmeno bello, con dei denti fino a poco tempo fa discutibili, una risata idiota e decisamente una po' di pancetta di troppo.

"Hey Hazza" rispondo passandomi una mano sugli occhi e tentando di apparire il più sveglio possibile o, per lo meno, non suonare come se un camion mi fosse appena passato sopra per ben tre volte consecutive.

"Buongiorno dormiglione" ridacchia dall'altro capo del telefono e capisco di aver miseramente fallito nel mio intento ma, d'altronde, Harry mi capisce sempre in un secondo.

"Buongiorno a te, qual buon vento?" chiedo, incuriosito dalla sua telefonata.

Era giorni che non ci sentivamo ormai.

"Ho un progetto in mente, ho bisogno che qualcuno lo ascolti e mi dica che gliene pare. Per ora è solo un abbozzo ma vorrei capire se continuare per questa strada o no".

"Louis non è a casa?".

"Al momento è in California, sai, il bambino" mi spiega lasciando in sospeso la frase è io mi trovo ad annuire per poi accorgermi che lui non potrà mai vedermi tramite una semplice telefonata. Ma fa lo stesso.

"Liam?" tento ancora per poter restare nel mio letto.

Vorrei aiutarlo, ma al tempo stesso l'idea di lasciare le mie coperte calde non mi alletta poi così tanto.

"Ni, ho chiesto a te, non rompere. Sarò da te tra un'ora, così non dovrai nemmeno uscire di casa. Solo... non farti trovare in pigiama, lo dico per te".

Sospiro e attendo che chiuda la chiamata per non doverlo fare io per primo, è una cosa che non mi è mai piaciuto fare. Ho le mie stranezze come tutti, sono umano anche io in fondo. Solo che io ne ho più degli altri.

Seppur controvoglia, mi alzo e mi dirigo in bagno per fare una doccia calda, sotto il cui getto mi perdo per forse troppo tempo, tanto che le dita si aggrinziscono, ma poco mi importa ora come ora.

Mi avvolgo un asciugamano in vita ed esco dal box doccia, cammino fino a davanti lo specchio del bagno e mi osservo. Mi fa ancora strano non vedere i miei capelli biondi, trovare la faccia più adulta e più stanca, le braccia più muscolose. Non sembro nemmeno lo stesso ragazzo di appena un anno fa, esile, raggiante, che non dimostra più di diciotto anni. Tutto è cambiato troppo velocemente, non soltanto nel mio aspetto ma anche nel mio intorno. La band, prima cosa tra tutte. Senza i ragazzi che mi spronano, non trovo nemmeno più la voglia di togliermi il pigiama e uscire di casa. Mi sento perso. Ho vissuto buona parte della mia vita al loro fianco, siamo cresciuti insieme, a stretto contatto ogni singolo giorno. E in un giorno soltanto è cambiato tutto radicalmente, non ci siamo più visti. Ognuno ha preso la propria strada, apparentemente opposta a quella degli altri.

Avevamo scelto il nome One Direction, eppure non l'abbiamo rispettato.

Dovevamo avere un'unica direzione, e invece ne abbiamo trovate ben quattro. Anzi, cinque.

Buffo, eh?

Ad ogni modo, sono contento che Harry stia venendo qui, non lo vedo da dicembre e sì, mi manca tantissimo. In più, sta venendo per presentarmi un progetto nuovo, per chiedermi il mio parere. Questo significa che la band non è morta, e Harry sta già pensando a qualcosa per quando ritorneremo.

Non sono ancora riuscito a superare questa novità della pausa, soprattutto perché a questa va sommata anche la separazione da quella ragazza che mi è stata accanto per anni. Entrambi i lati più importanti della mia vita sono venuti a meno nel giro di qualche giorno e io ora navigo in un oceano senza bussola e senza remi, abbandonando il mio destino alla corrente.

Lei non tornerà, ma i ragazzi sì. E tra poco getterò le basi con Harry per questo ritorno.

Forse, dopo questi mesi in cui ho vissuto in stand-by, sto per riaccendermi in via definitiva.

***

"Prima di iniziare, come te la passi, Ni?" mi chiede Harry sinceramente interessato, proprio come ha sempre fatto; è bello vedere che dopotutto le cose non siano poi cambiate così tanto.

La sua mano si posa sulla mia coscia come a incitarmi a dire il vero, mentre io lascio che la mia schiena cada all'indietro sul divano di casa mia.

"Ho avuto momenti migliori, ma me la cavo" rispondo senza raccontargli nessuna bugia, so che se ne accorgerebbe altrimenti e sarebbe dunque inutile provare a mentirgli.

"Ni, devi reagire. Perché non provi a scrivere qualcosa? Ti farebbe bene provare a vedere come va un'ipotetica carriera da solista" suggerisce e per un attimo penso possa avere ragione, scrivere mi ha sempre aiutato a superare ogni momento di difficoltà.

Poi però mi rendo conto di un termine che ha usato, che ho appena iniziato a odiare nel profondo.

Carriera da che cosa?!

"Harry, cosa significa?" chiedo tirandomi su a sedere di scatto, spiazzato da questa sua frase.

Lui sospira prima di passarsi una mano tra i lunghi capelli castani, dandomi conferma del fatto che stia per dirmi qualcosa che non mi farà piacere e sta soppesando ogni singola parola che sta per pronunciare col fine di ferirmi il meno possibile. Riconosco i suoi gesti e a volte, come in questo caso, preferirei il contrario. Sì, perché sapere che sta per essere sganciata una bomba è ancora più devastante che riceverla senza alcun preavviso. Stai lì, in attesa del colpo, e il limbo in cui ti trovi non fa che aumentare l'aspettativa e quindi il dolore per ciò che sai che sta per accadere. Amplifica tutto.

"Il progetto di cui ti parlavo non riguarda il futuro della band, riguarda... riguarda soltanto il mio" spiega cauto, parlando ancora più lentamente che il suo solito. "Non so quanto possa durare questa nostra pausa e ho bisogno di stare su un palco, non posso starmene con le mani in mano".

Annuisco alle sue parole e non posso biasimarlo. Harry è sempre stato un animale da palcoscenico e io per primo mi sono chiesto sin da subito, quando abbiamo deciso di prendere questa pausa, come avrebbe fatto lontano dai concerti e dai tour in giro per il mondo per tanto tempo. È nato per questo, non può fare senza. Sarebbe come mettere un leone in una gabbia 2x3. Semplicemente non si può.

"Fai bene, Harry" lo rassicuro con un sorriso. "Io ti sosterrò in ogni scelta che vorrai prendere, sai che puoi contare su di me".

Dopo le mie parole, la sua faccia tesa si fa all'istante più sciolta e le sue labbra si increspano in un sorriso prima che le sue braccia mi avvolgano in un abbraccio facendomi sentire già un po' meglio, nonostante la delusione di non dover lavorare per la band.

"Allora, andiamo di là e mi fai sentire questo progetto o adesso devo pure pagarti per sentirti cantare?" chiedo con tono ironico facendo ridere il mio amico che purtroppo, ormai, non posso più chiamare collega.

Sta per prendere il volo, da solo.

E io sono fiero di lui.

Ma ora cosa farò io da solo?

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