Ostacoli

di walpurgis
(/viewuser.php?uid=100700)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** tredici anni ***
Capitolo 2: *** quattordici anni ***
Capitolo 3: *** quindici anni ***



Capitolo 1
*** tredici anni ***


tredici anni

Non era rimasta colpita la prima volta che i loro sguardi si erano incrociati, anzi ne aveva avuto paura.
In parte il motivo era che il loro incontro sarebbe avvenuto circa nove mesi più tardi, una notte di giugno del suo terzo anno a Hogwarts, impregnato, come il precedente, di paura e sospetto. A settembre, invece, quando niente era ancora successo e tutto era in preparazione, vedere la sua fotografia animata in bianco e nero sulla Gazzetta l’aveva solo resa inquieta. Tutta la prima pagina era dedicata a lui, ma Hermione aveva scorso rapidamente solo un paio di articoli, ripiegando il giornale in fretta e con fastidio. Sirius Black, un pericoloso criminale appena evaso dalla prigione di Azkaban, urlava come un pazzo, mostrando solo una bocca ruvida e con pochi denti, e nascondendo invece il viso dietro capelli neri lunghi e intrecciati. A Hermione era sembrano brutto, sporco e miserevole e si era augurata che venisse catturato in fretta dagli Auror; per scrupolo aveva imparato un paio di incantesimi di difesa piuttosto complessi, oggetto di studio del quinto anno, e si era esercitata a muovere la bacchetta per eseguire alla perfezione le formule di Alohomora e di Bombarda. Per esperienza era convinta che i segreti si celassero pressoché sempre dietro porte chiuse-preferibilmente protette da animali letali- e che per svelare il mistero fosse necessario aprile, con le buone o con le cattive.
Qualche giorno più tardi, Hermione aveva interrotto i suoi esercizi e si era dimenticata di Black senza accorgersene, distratta dall’arrivo di una lettera ufficiale del Ministero, accompagnata da un’altra firmata dalla McGranitt, e di un pacco sigillato recante il suo nome. Da allora, almeno fino all’arrivo delle vacanze natalizie, la sua testolina riprese a riempirsi freneticamente di teorie, idee e nozioni e a concentrarsi sulla manutenzione e il funzionamento di quel delicato strumento dorato consegnatole dal Ministero; se lo teneva tutto il giorno nella tasca, fra le pieghe del mantello, e ogni tanto vi posava sopra una mano per assicurarsi che fosse lì. Di Sirius Black se ne scordò, pensando a lui poche volte e sempre con disprezzo.

Era andata in infermeria, anche se inizialmente non lo aveva ritenuto necessario: si sentiva abbastanza bene, nonostante il tiepido dolore che cominciava ad avvertire alla base dell’addome, in prossimità dei fianchi e della schiena. Sapeva come comportarsi, anche se non le era mai capitata una cosa del genere prima: sua madre le aveva spiegato cosa fare e le aveva preparato tutto il necessario in una borsa da bagno. Madama Chips le aveva offerto un infuso lenitivo da bere, invitandola a stendersi su uno dei lettini dell’infermiera in attesa che il distillato facesse effetto. Hermione, controvoglia ma obbediente, aveva promesso che si sarebbe rilassata a occhi chiusi. Inghiottendo un sospiro, ripensò agli avvenimenti dell’ultima settimana. I fili sciolti erano stati riannodati per rivelare una trama complessa, ricca di episodi sorprendenti. Era stato particolarmente difficile scoprire e affrontare la verità: la maledizione del professor Lupin, il tradimento dei Potter, la liberazione dell’ippogrifo di Hagrid… senza contare che il pensiero di Peter Minus addormentato accanto a Ron per oltre tredici anni le metteva ancora i brividi.
Chiudendo gli occhi e toccando con i polpastrelli l’ombelico sopra la camicia, Hermione si rassegnò a soffermarsi ancora una volta sul pensiero di Sirius. Le capitava frequentemente di rivivere il momento in cui era emerso come un incubo dalle ombre della Stamberga Strillante per fissarli con gli occhi pesti, pronto a ucciderli. O almeno così avevano creduto, in realtà probabilmente il suo intento omicida era rivolto a Crosta… o meglio a Peter. Un paio di occhi profondi, privi di umanità, che nemmeno la luce del Patronus di Harry era riuscito a rischiarare, rendendoli anzi ancora più neri. Hermione ne aveva sentito la magrezza sui palmi delle mani il momento in cui aveva fatto esplodere la sua cella e lo aveva aiutato a issarsi su Fierobecco. Lì si erano resi conto dell’esistenza l'uno dell’altro, e il loro saluto era stata la loro presentazione. Hermione non ricordava precisamente le parole che Sirius le avesse rivolto, ma il cuore palpitante, la sua espressione determinata e i suoi occhi brillanti, finalmente illuminati dalla luna, si.
 “Signorina Granger, posi il libro, me lo aveva promesso” pretese scherzosamente Madama Chips, togliendole il volume che, senza nemmeno rendersene conto, si stava stringendo al petto. Hermione appoggiò l’annuario sul comodino accanto al letto, ma lo lasciò aperto sulla pagina che ritraeva un Sirius Black appena sedicenne, già bello e maledetto, nel 1975.
Quel giorno, insieme al ciclo mestruale, sentì affiorare in lei sentimenti mai provati, la cui intensità la spaventò e la intrigò al tempo stesso.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** quattordici anni ***


quattordici anni 

“ Hai parlato con Sirius del sogno?”
“ Si, Hermione, ti ho già detto di avergli inviato un gufo alla Tana. Perché continui a insistere?”
“ Com’è possibile che non ti abbia ancora risposto? Sono passati mesi, Harry!”
“ Non so nemmeno dove sia ora come ora! Credi che se avessi sue notizie saremmo ancora a parlarne?”
Hermione s’immaginò il corpo di Sirius esangue, colpito a morte da un incantesimo, in fondo a una grotta umida. Rabbrividì, e velocemente si accigliò.
“ Non ti capisco, sinceramente. Cosa ti aspetti che ti dica, Herm? E perché ti stai arrabbiando ora?”
“ Sei impossibile. Fai sempre di testa tua, senza prestare ascolto a nessuno” lo rimproverò, prima di riunire con un agile colpo di bacchetta gli ultimi volantini per il C.R.E.P.A, sotto lo sguardo confuso di Harry. Ignorandolo, lasciò la Sala Comune ad ampie falcate e il voluminoso plico di fogli tra le mani, rischiando di travolgere un gruppo di studenti del primo anno, all’ingresso.
Hogwarts era traboccante di persone e Hermione si sentiva soffocare, schiacciata da una ressa che voleva spingerla in direzione inversa. Senza un motivo preciso, svoltò a destra per imboccare il corridoio in direzione della biblioteca. La testa le girava e la bocca ospitava un sapore sgradevole.
“ Non è morto. Non è morto” bisbigliò fra sé e sé. Trovato un posto in fondo alla sala, piazzò il blocco di volantini davanti a sé, per proteggersi dagli sguardi di un gruppo di Corvonero che avevano notato il suo viso corrucciato e il suo incedere pesante. Piegando la testa ricciuta sopra un volume grosso e polveroso con i gomiti serrati, provò a recuperare la calma. Il suo cervello stava macinando pensieri incoerenti, passandoli in rassegna in modo febbrile. 
E’ morto. Non è morto. E’ stato catturato. E’ fuggito. Lo stanno riportando ad Azkaban. Lupin ha trovato un posto in cui nasconderlo. Hanno individuato Edvige. La stanno seguendo fino a lui. I Dissennatori avvertono la sua presenza. Non lo riporteranno nemmeno ad Azkaban, lo giustizieranno sul posto.
In quel preciso istante, il ragazzo, raccogliendo tutto il coraggio di cui disponeva, si sedette di fronte a lei, sbucando da dietro la torre di carta, con un sorriso timido e buono.
“ Tuo nome è Herr-mioni, vero?” , domandò gentile, porgendole un fazzoletto.
Senza accorgersene, Hermione aveva iniziato a piangere.

 

“ Ma sei innamorata veramente di” Sirius Black “Viktor Krum?”
“ No, Harry. Ho solo detto che mi piace.”
“ Mi lasci senza parole.”
“ Perché?”
“ Ero convinto che avessi un debole per” Sirius Black “Ron”
Hermione roteò gli occhi, stirando le pieghe del voluminoso vestito rosa. Dall’altra parte della Sala Grande, Ronald, che si era avvicinato al buffet per riempiere nuovamente il suo piatto e allontanarsi da Hermione, si era trovato di fronte quel bulgaro, in fila per prendere da bere per lui e la sua dama, e così si era ridotto a mangiare da solo, ritto in piedi, con un paio di spiedini in bocca, senza rivolgere né uno sguardo né una parola a nessuno.
“ E’ molto arrabbiato con te.”
“ Lo so. Gli passerà.”
“ Seriamente, cosa ci trovi in Krum?”
Hermione osservò attentamente Ron. Stava guardando astioso le coppie di ballerini sulla pista, gli occhi stretti e la bocca ruminante. Era alto e dinoccolato, ma pur sempre un ragazzo. Aveva il viso liscio, gli occhi puliti e il naso morbido, puntellato di brufoli e di lentiggini; il corpo lungo e curvo privo di solidità, ancora acerbo. Incominciava appena a rivelare muscoli nervosi, mani nodose e piedi pesanti, nascosti sotto uno strato di pelle fresca e pulita.
Krum, al contrario, era un uomo. Il mento irritato dalla rasatura, i bicipiti schioccanti e le gambe agili gli conferivano un aspetto virile e prepotente. Non era particolarmente bello, ma non era solo la sua fama a favorirlo. Quando si erano baciati la prima volta, sulla riva del Lago Nero, campo prediletto per i suoi allenamenti strazianti, senza accertarsi che fossero effettivamente soli, Viktor se l’era stretta al petto con voluttà, inglobandola fra le braccia forti, contro la maglietta sudata. Aveva annusato la sua pelle fredda e assaggiato le sue labbra screpolate. Socchiudendo gli occhi, aveva ricercato sul suo viso indizi della sua fisionomia: i capelli scuri, seppure rasati, gli occhi infossati, sebbene troppo scuri. Viktor Krum non assomigliava a Sirius Black, ma pareva possedere alcune tra le sue qualità più apprezzabili. Erano entrambi eleganti, popolari e potenti, capaci di ottenere tutto ciò che volevano, senza chiedere il permesso per averlo. Hermione però non aveva dubbi circa chi stesse realmente baciando. Era Sirius, sempre e per sempre sedicenne, che si stava prendendo le sue labbra.
“ Harry, non vorrai discutere di queste sciocchezze? Piuttosto hai parlato a Sirius del sogno?”




 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** quindici anni ***


quindici anni 

Riusciva a sentire le loro parole, sebbene fossero aldilà del muro. Dietro la porta appena socchiusa, Harry e Sirius discuteva di destino, famiglie e successioni, vivendo un raro e prezioso momento di serenità, intervallato da lunghi abbracci. Hermione era già entrata nella camera a Settembre, quando Molly l’aveva informata che la vecchia stanza del figlio maggiore dei Black fosse rimasta l’unica inoccupata. Al suo interno, accanto agli stendardi rossi e oro e alle fotografie di donne seminude, il maestoso albero genealogico della famiglia Black era stato dipinto sull’intera lunghezza della parete centrale. Tracciando con le dita i contorni di quelle figure sbiadite, Hermione aveva incontrato il buco nero sotto cui era riportato il suo nome, ancora annerito e fumante dopo più di dodici anni. Ora invece era Harry a vederlo, a toccarlo e a stupirsi, come lei prima di lui, della cattiveria di Walburga che con un veloce schiocco di bacchetta aveva completamente cancellato l’esistenza di suo figlio.
Ma il passato era passato, e Sirius pareva aver dimenticato la sua vita precedente, convinto di voler dedicare la sua completa attenzione al futuro. Appena Voldermort sarebbe stato sconfitto, aveva annunciato, si sarebbe trasferito a vivere in una casa nuova insieme a Harry, allontanandosi il più possibile da Grimmauld Place. Avrebbe reclamato la sua eredità per consentire a entrambi di concedersi ogni sfizio, comprando al figlioccio i migliori equipaggiamenti per il Quidditch e, magari, una piccola motocicletta volante che gli avrebbe insegnato a guidare. La sera, più volentieri in occasione della cena, amava parlare del domani come se fosse già il presente, invitando i presenti a far loro visita a un indirizzo ancora inesistente. Lupin sarebbe venuto a cena ogni fine settimana (“Per te carne cruda a fine mese, Moony”), Arthur lo avrebbe aiutato con il giardinaggio il mercoledì pomeriggio (“E’ incredibile, ogni settimana sono costretto a disinfestare il prato da quei maledetti gnomi!”) e Ron e Hermione sarebbero stati invitati a trascorrere l’intera estate con loro (“certo, Molly, in camere separate. Harry è ancora troppo giovane per diventare zio!”).
Anche ora, Hermione si ritrovava assorta ad ascoltarlo parlare del futuro, a raccontare ciò che lui e Harry avrebbero visto e fatto come se fossero appena a un passo dal viverlo; Sirius sognava, ma i suoi progetti apparivano più che mai concreti, elaborati fin nei minimi particolari.
“ Presto saremo una vera famiglia, Harry e… ”
Sirius si zittì alla vista di Hermione, lasciando scivolare la mano che prima stringeva la spalla di Harry.
“ Sei tu Herm? Cosa fa lì al buio?”
“ Scusate se vi ho interrotti. Molly mi ha chiesto di venirti a cercare per ricordarti che è avanzata una fetta di torta, Harry.” Spiegò “Ha paura che se non ti sbrighi Ron la mangerà prima di te.”
“ Vai pure, Molly ha ragione. Mettere su qualche chilo non farebbe male né a te né a me. Ci restano un paio di giorni prima del tuo ritorno a Hogwarts, parleremo ancora di tuo padre.”
Harry annuì.
“ Scendi con me?” chiese all’amica.
“ Veramente stavo salendo nella camera mia e di Ginny per studiare. Credo che ci vedremo più tardi.”
“ Giudiziosa e intelligente come tua madre, Harry. Hai un’amica brillante”
“ Saremo persi senza di lei.”
“ Come ogni uomo senza una donna accanto.”
Hermione roteò gli occhi.
“ Più che persi sareste morti” li rimbeccò “…tutti e due.”
Risero insieme, prima che Harry li lasciasse per tornare in cucina a cercare il suo dolce.
Hermione e Sirius rimasero soli, in cima alle scale.

“ Allora…”
“ Ti posso parlare” lo interruppe “in privato?”

Uscì, chiudendo la porta dietro di sé.
Non riusciva a credere di averlo detto.
Salendo le scale a due a due, rientrò tremante nella sua stanza. Ginny pareva non essere ancora al piano di sotto, per cui Hermione poté tirare un sospiro di sollievo e riunire i pensieri. Il cuore le batteva veloce, le mani le fremevano e le lacrime le scivolavano sulle guance; guardandosi allo specchio si trovò gonfia e accaldata. Girò la chiave, sebbene fosse certa che lui non sarebbe salito a cercarla, anzi, come aveva detto, avrebbe scoraggiato in ogni modo la sua cotta.
“ Sei ancora una ragazzina, Hermione.”
“ Sciocchezze, a breve sarò maggiorenne. Non ti piaccio, forse?”
“ Sono discorsi inappropriati…”
“ Rispondimi.”
“ Abbiamo vent’anni di differenza!” sbottò Sirius.
“ Moltissime coppie ne hanno ancora di più a dividerli!” lo seguì lei, a voce troppo alta. Sirius si accigliò e sfoderando la bacchetta pronunciò senza difficoltà un incantesimo ammutolente, costringendola al silenzio.
“ Avanti, calmati.” propose e come offerta di pace le indicò il posto sul letto accanto a sé, invitandola a sedersi “Io non voglio ferire i tuoi sentimenti, ma è essenziale che non ti dia false speranze. Sei sveglia, perciò te lo dirò senza mezzi termini: ci sono moltissime ragioni per cui non possiamo stare insieme, perciò levatelo dalla testa.” Hermione impallidì. Tremando si avvicinò e poggiò la testa contro di lui, singhiozzando in silenzio sulla sua spalla. Intrecciò la mano morbida con la sua, ruvida e grigia, e pianse fra le sue carezze. Era stato fermo, ma non scortese come un adulto esasperato trovatosi a discutere con un bambino particolarmente cocciuto e Hermione si sentiva infantile e meschina.
“ Senti,” iniziò Sirius con cautela, giocherellando timidamente con le punte dei suoi capelli dietro la schiena “è difficile. Tutti i tuoi sentimenti, lo capisco, credimi, sono stato giovane anch’io. Sei una bella ragazza, non avrai alcuna difficoltà a trovare presto un bravo ragazzo della tua età che ti amerà moltissimo.”
Lei lo guardò arrabbiata, scuotendo la testa come se non volesse nemmeno prendere in considerazione l’ipotesi. Di fronte alla sua espressione corrucciata, Sirius scoppiò a ridere e “sciolgo l’incantesimo” promise “a patto che ora io e te ci salutiamo come due buoni amici e ci dimentichiamo di questa storia assurda.” Hermione annuì, sconsolata. Sirius le passò un dito sulle labbra increspate, mormorando una formula, e lei lo accolse delicatamente in bocca.
“ Mi metti in difficoltà, così” sussurro incerto, accarezzandole una guancia prima di allontanarsi.
Lei continuò a singhiozzare, ormai imbarazzata oltre ogni limite.
“ Facciamo così,” temporeggiò Sirius, esasperato, prima di tornare a fissarla con serietà “forse possiamo, possiamo… riparlarne, ecco. Ma non adesso. Fra molto tempo, quando la guerra sarà finita e voi avrete concluso gli studi, così potrai pensare con calma a ciò che vuoi veramente. Non guardarmi così, non è una promessa.”
“ Sembrerebbe, però.”
“ … Mi devi giurare che prima di allora non proverai mai a rimanere da sola con me. Nessun approccio né allusione equivoca, specialmente in presenza di Harry. Ci vedremo sempre in compagnia di altri e nessuno dovrà sapere cosa ci siamo detti oggi.”
“ E poi?”
“ Te l’ho detto… ne riparleremo.”
A Hermione parve abbastanza: una speranza, per quanto flebile era pur sempre una speranza. Così ora si ritrovava a ripensare all’intero discorso, soppesando con cura ogni parola detta, riconsiderando le sue espressioni e i suoi gesti. Non ne venne a capo: prima si convinse che Sirius si fosse assunto un impegno che non avrebbe mai rispettato, che le avesse raccontato una bugia, poi ci credette, conquistata dalle sue tiepide affettuosità. Penso e ripensò, divisa fra incertezza e curiosità. Spero che gli anni trascorressero in fretta, veloci e impalpabili, così che si affacciasse la sua prossima occasione. Ignorava che il suo tempo sarebbe finito ancor prima di iniziare e che quello sarebbe stato il loro ultimo incontro. Le ore scivolarono via.
Sirius morì il 18 giugno e, insieme a lui, una parte di Hermione si spense per sempre nel buio. 

Note conclusive: E ho finito! Ringrazio di cuore tutti coloro che si sono fermati a leggere e che hanno concluso la storia insieme a me. Come ho spiegato in un commento, è la prima volta che pubblico perciò non mi aspettavo molto, ma è stata sicuramente un’esperienza istruttiva e divertente. Invito chiunque volesse essere così gentile da lasciarmi una recensione a farlo: risponderò volentieri e con piacere a tutti. Alla prossima! W.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3814018