Accidentale

di walpurgis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La strega ***
Capitolo 2: *** L'appuntamento ***
Capitolo 3: *** Il sostituto ***



Capitolo 1
*** La strega ***


La strega (1/31)

Note Iniziali: Ho iniziato a scrivere questa raccolta qualche anno fa, seguendo le regole di un vecchio contest Chi, con chi, che cosa facevano a cui non ho mai effettivamente partecipato. Mi sono concentrata sulla quarta e la quinta stagione, ovvero su Yes! Pretty Cure 5 e Yes! Pretty Cure 5 GoGo!, semplicemente perché le conosco meglio. I capitoli avranno lunghezze, generi e personaggi diversi. Tutto sarà, ovviamente, affidato al caso...


Nozomi e Nattsu sono ubriachi e Karen se ne approfitta

Karen è arrivata Natss House con una confezione di dolci e un largo sorriso. Nozomi l’ha salutata con energia, abbracciandola calorosamente e Nattsu le ha rivolto un pigro gesto di benvenuto. “Il consiglio scolastico ha concluso la riunione prima del previsto” spiega, scostandosi una ciocca di capelli dagli occhi, accavallando elegantemente le gambe nude “ho pensato di festeggiare”. Gli occhi di Nozomi brillano, le palpebre s’abbassano, le labbra s’increspano: ha fame, ne ha molta e “Che fortuna!” sbotta, afferrando Nattsu per la camicia, stritolandogli il braccio. L’altro risponde con uno sbuffo, borbottando qualcosa d’indistinto, soffocato dall’entusiasmo di Nozomi che si è avventata come una furia contro Karen, alternando abbracci a complimenti, ricercando il prezioso pacchetto, decorato con fiocchetti. Lei sorride ancora, mascherando la piega maliziosa delle labbra chiare, e avvicina il regalo al tavolo, facendosi spazio fra i fogli sparpagliati, gli appunti macchiati e strappati di Nozomi, i pezzetti di conversazione che deve essersi scambiata con Rin.
“Servitevi pure” invita, alzando il coperchio color confetto con le dita curate, fresche di manicure. All’interno c’è a occhio e croce il trionfo della pasticceria: ciambelle di cioccolato, praline al cocco, dolcetti al tè, bignè, frittelle unte e ricche. Nozomi è sul punto di svenire e, senza ringraziare, tuffa la mano e s’infila in bocca almeno tre tipi diversi di quelle prelibatezze; biascica un commento poco interessante, farcito di crema. Nattsu non sembrerebbe riuscire a guardarla per più di cinque secondi e “che schifo Yumehara” commentare. Le due ragazze lo liquidano con un’occhiata paziente: aspettarsi che Nattsu non abbia un motivo per il quale lamentarsi è sperare invano, quindi gli passano una mano aperta sulla schiena, carezzandola, prima di essere respinte con un “mollatemi!” pronunciato a gran voce, seguito da un turbinio di braccia infastidito. “Vado a prendermi da bere!” dice seccato e se ne va. Che poi Nattsu sarà quel che sarà: un ragazzo severo, incapace di sorridere, pessimista e insofferente, ma è tutta una farsa, le ragazze lo hanno capito. Ed è proprio quella sua gentilezza un po’ ruvida a convincerlo a tornare al piano di sopra, a rimanere insieme a Karen e Nozomi, invece che rinchiudersi in camera sua a leggere, versando del succo d’uva in un bicchiere e del tè freddo in un altro.
 
Dopo circa una mezz’ora, la situazione peggiora irrimediabilmente.
Karen mantiene una calma innaturale, scostandosi i capelli dal viso, in un gesto raffinato. Ha le mani aperte ed è seduta su una sedia, compiacendosi silenziosamente di sé. Occhieggia ancora e ciò che vede è una delle sue più care amiche, la compagna di mille battaglie, sbattere violentemente la faccia contro il pavimento. Nozomi ride, ride forte, come se fosse appena rimbalzata sopra un marshmallow o piuttosto che sul duro pavimento negozio. “Opsss…” dice solo, mettendosi una mano davanti alla bocca dopo un acuto singhiozzo, biascicando e sbavando. La gonna le è salita fino ai fianchi, lasciandole le mutandine bene in vista, il sedere per aria e il viso aperto in un sorriso stordito. Dall’altra parte del corridoio, Karen si avvicina per accertarsene, Nattsu si è rinchiuso in un mutismo ostinato, intervallato da risolini da ragazzina. La sua bella testa bionda oscilla e punta verso il suolo. 
“Sei riuscito a rimanere nella tua forma umana? Sei resistente.” commenta Karen serafica “Pensavo che tanto alcool mandasse al tappeto persino te”. Nattsu borbotta qualcosa che assomiglia a una ragionevole accusa: “strega”. Karen annuisce convinta: si è vero, è una strega, chi altri avrebbe avuto un’idea tanto brillante? Chi fra le altre avrebbe potuto far ubriacare proprio quei due, Nozomi e Nattsu, per convincerli a fare quello che voleva? Solo Karen Minazuki, ecco chi. 
 
Il giorno dopo, insieme al senso di smarrimento, arriva anche il post-sbornia. Nozomi arranca sulla ripida scala a pioli della biblioteca, pallida e ammaccata, gonfia di sonno. Sbadigliando ripone l’ennesimo libro sull’ennesimo scaffale e “è il numero 203” annuncia a Nattsu che, dopo uno sbadiglio gemello al suo, annota il numero sul proprio blocco degli appunti. Karen, a pochi metri da loro, beve un sorso di tè nero in compagnia di Komachi che fissa con occhi obliqui i suoi amici, infilandosi un dolcetto di riso in bocca. “Vi ringrazio per esservi offerti di aiutarmi a sistemare l’archivio della scuola ragazzi” dice, non del tutto certa di aver compreso appieno la situazione.
Nozomi rivolge un sorriso imbarazzato alla sua Komachin, Nattsu s’impunta e “è stata quella strega di merda a farci ubriacare e a farci promettere di fare questo lavoro” proclama a gran voce. Karen stringe gli occhi, si acciglia e batte severamente le mani, ordinando loro di continuare il lavoro più velocemente e con maggiore efficienza, ritornando alla propria postazione e trascinandosi dietro anche Komachi. L’altra si siede con un gran tonfo alla sedia della sua scrivania. “Adesso capisco perché mi hai chiesto di preparare tutti quei dolcetti e di farcirli di liquore: sei stata cattiva Karen-chan”. Karen solleva le sopracciglia e beve un altro sorso di tè e “sono stata furba Komachi, semplicemente furba” commenta. 

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Capitolo 2
*** L'appuntamento ***


L'appuntamento (2/30)

Urara vuole chiedere un appuntamento a Kurumi, ma qualcosa o qualcuno gli metterà i bastoni fra le ruote.

La novità le scivola dalle labbra, rimbalzando nelle orecchie di Nozomi e Rin. Ma le sue amiche la ignorano e allora Urara lo ripete, a voce più alta e con maggiore convinzione: “Voglio chiedere a Kurumi-chan di uscire insieme a me”.  Le due si voltano nella sua direzione, scuotono la testa e “Syrup che dice?” chiedono. Urara assume un’espressione interrogativa e “che dovrebbe dire?” domanda loro, sorpresa. 
 
In mancanza di una risposta soddisfacente, Urara si convince a rivolgersi a Komachi, che ne sa sempre una più del diavolo. La trova rinchiusa in biblioteca, dietro la scrivania in noce, soffocata dai fogli e con le mani sporche d’inchiostro: sta lavorando. 
“Secondo Rin, Kurumi è già innamorata di un’altra persona” spiega Urara, con un sospiro, versando l’acqua bollente su una miscela chiara e pulita di sua scelta, dentro la tazza accanto al calamaio.
“Credi che sia vero?” chiede Komachi, distratta, ringraziandola con appena un cenno di capo.
Lei ci ragiona su, torturandosi le unghie smaltate, e sta per risponderle quando Kokoda spalanca la porta, entrando con un’andatura traballante e un pacco di libri sotto il braccio.
“Buongiorno, ragazze!” trilla allegro, accomodandosi con un tonfo sulla sedia più vicina a Urara “Nozomi e Natsuu hanno finito di sistemare l’archivio?”
Le ragazze gli rivolgono un sorriso cordiale, rispondono alla sua domanda e s’informano con cortesia delle sue lezioni, interrompendo la loro conversazione senza più riprenderla.
 
È passata la mezzanotte e mentre Nozomi sta sognando a turno prima Kokoda e poi Rin, Urara è ancora dall’altra parte della città, a registrare in studio la sua ultima canzone per il nuovo disco in uscita. L’indomani è prevista la sua partecipazione a un programma per bambini, mentre nel pomeriggio è fissata la sua lezione di danza. Dopo aver salutato Kokoda e Komachi, invece, si è fiondata nell’ufficio del suo agente per provare le acconciature e i costumi del suo prossimo spettacolo teatrale. Mentre le tiravano aggressivamente i capelli con una spazzola, è riuscita a ripassare la maggior parte delle battute del suo copione, ma non ha ancora finito; continuerà più tardi, magari ripetendole allo specchio, prima di stendersi una maschera purificante sul viso. Insieme a lei, è rimasto solo il suo agente, insieme a un paio di tecnici del suono, generosamente pagati per un turno serale protrattosi fin troppo tardi. I soldi dei loro stipendi, compresi quelli dell’affitto e dell’attrezzatura, escono, come sempre, dalle tasche mai stanche di Urara.
 
Il mattino seguente, Urara s’incammina verso la scuola con tre ore di sonno alle spalle, decisa, più di ieri, ad affrontare Kurumi. La sua confessione non può aspettare oltre: alle cinque ha un altro appuntamento di lavoro in programma e il resto del mese sarà altrettanto fitto d’impegni. Ed ecco che, per una pura casualità, è proprio lei a spuntare da un angolo della strada, con la cartelletta di pelle marrone fra le mani e i capelli stretti in un fiocco rosso in cima alla nuca. Urara non riesce quasi credere a una fortuna così inaspettata. 
“Buongiorno, Kurumi-chan” la saluta con entusiasmo, raggiungendola a lunghi passi. Lei inizialmente pare non fare caso alla sua amica, anzi continua a camminare, persa in profonde riflessioni. Finisce per accorgersi di lei solo quando sente il suo tocco delicato su una spalla. 
“Urara!” esclama con sorpresa, voltandosi. Lei ripete il suo buongiorno, a cui aggiunge un grazioso inchino e un invito a camminare insieme. Si scambiano poche frasi abbozzate, un rapido commento sull’ultima battaglia e poi proseguono in silenzio. Urara la guarda sottecchi, con il cuore palpitante, pronta a dire ciò che si è preparata quando “Posso chiederti un parere?” chiede Kurumi.
“Certamente”
Lei si ferma e la fissa. Sembra seria, forse preoccupata.
“Mi piace una persona” confessa nervosa, quasi arrabbiata. Il suo viso è arrosato e il suo piede tamburella nervosamente sull’asfalto. Urara vorrebbe approfondire il discorso, ma Kurumi ha già ripreso a comminare, inondandola con un fiume di parole, a ritmo di una marcia militare, così si rassegna a seguirla con il cuore in gola. 
“Lei è così bella, elegante, popolare” prosegue “ma siamo amiche, come posso dirglielo? Rovinerei l’armonia del gruppo? E cosa succederebbe se dovessi tornare nel regno di Palmier, senza fare più ritorno?” Parla talmente veloce che le sue domande si accumulano, impilandosi l’una sopra l’altra, in attesa di una risposta. E appena Urara apre la bocca, per provare a trovare una soluzione ai suoi interrogativi, Kurumi le prende la mano e la stringe, ammutolendosi. Sono arrivate all’ingresso della scuola e a sfilare di fronte al cancello in ferro battuto è lei, il caporale della Cinq Lumière, Karen Minazuki, a capo del suo lungo corteo di alti membri del consiglio studentesco. E in un secondo Urara capisce tutto: la verità è palese come la presa di Kurumi che si stringe quando Karen-sama rivolge loro un sorriso complice. Bella, elegante, popolare, ripensa, mettendo insieme i pezzi. Promette a Kurumi che non lo dirà a nessuno e poi la guarda andare via, correndo per sperare di raggiungere Karen prima che riunisca il consiglio. In realtà è chiaro a tutti che abbia una cotta, persino a Nozomi e Rin. A conti fatti era solo Urara a non essersene accorta prima.
 
Note: un capitolo che non mi soddisfa molto, ma mi consola sapere che anche oggi Karen Minazuki conquisterà il mondo. Grazie per esservi fermati a leggere e alla prossima!

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Capitolo 3
*** Il sostituto ***


Il sostituto (3/30)

Primo giorno di lavoro per Coco/Kokoda e Rin. Si vedranno le mutan-de di Coco/Kokoda

È mercoledì pomeriggio quando Rin inghiotte un boccone di riso troppo grosso, rischiando di andare all’altro mondo anticipatamente. Allarmato, quel fesso di Kokoda, comparso sulla porta, prova a salvarla con una violenta manata sulla schiena. Peccato che si sbagli e finisca per centrarle la testa, facendola finire dritta dritta nel piatto che stava mangiando. Entrambi trattengono il respiro, poi Rin si alza, il viso sporco di salsa, le sopracciglia aggrottate. 
“Testa di cazzo.” 
 
Secondo i patti, sarebbe dovuta essere Nozomi ad aiutarla con il negozio.
“Io e lei siamo migliori amiche, dopotutto.”
“Lo ripeti sempre Rin che siete amiche” fa notare Kokoda, legando un nastro rosa attorno a un mazzo di peonie fresche.
Migliori amiche.” lo rimbecca lei, con un’occhiataccia. Ovviamente, come punizione per il piccoloincidente di prima (“Veramente hai fatto tutto da sola, io non ho nessuna colpa.” “Vuoi che ti costringa a togliermi ogni singolo chicco di riso dai capelli?”), Kokoda è stato confinato in angolo del negozio di fiori della famiglia Natsuki a fare il lavoro rigorosamente più lungo, sporco e faticoso. 
“Nozomi mi ha chiesto di sostituirla perché era impegnata con lo studio. Il suo ultimo compito di matematica era un disastro! Potresti anche apprezzare che mi sia offerto di sostituirla!”
“Volevo passare un po’ di tempo con lei, non con te, fesso di un criceto. E poi avrei potuto aiutarla io con la matematica! Fra le missioni, lo studio e il lavoro abbiamo poche occasioni per stare da sole…”
“Non capisco di cosa ti lamenti, a me sembra che siate sempre insieme.”
Rin si gira, con le guance in fiamme.
“E’ proprio questo il punto. È perché sei sempre con noi, in mezzo alle nostre conversazioni. Ormai è praticamente impossibile staccarti da Nozomi: siete dei maledetti gemelli siamesi.”
Anche se sa che sta rischiando parecchio, non riesce a trattenersi e “Gelosa?” le chiede con un sorriso di finta innocenza. 
Lo sguardo da brividi che gli rivolge fa prima accapponare la pelle a Kokoda e poi il pelo a Coco. Riesce però a scappare appena in tempo, però, prima che Rin lo centri con il vaso pieno di fertilizzante per i gladioli.
 
La giornata peggiora sempre più, con una lista di incidenti degna di un bollettino di guerra. Intorno alle sei, invece che offrire una tregua, Rin sceglie di lanciare il suo ultimo, più subdolo attacco. Mentre Kokoda sistema i tulipani per preparare il negozio alla chiusura, infatti, lo sorprende alle spalle e gli cala i pantaloni fino alle caviglie. Lui, più paonazzo dei fiori che ha ancora in mano, non ha il coraggio di controllare se sia riuscito a preservare se non la dignità, almeno le mutande.  
“Maledetta vacca!” strilla.
 
Altri cinque minuti più tardi, Nozomi riesce finalmente a raggiungerli per invitarli a mangiare un boccone insieme e li trova così: uno scemo, ancora in mutande, e un vaso pronto per essere lanciato in mano e una scema con un secondo piatto di riso finitole nuovamente in testa invece che in pancia. Questa volta di proposito però. 


Note dell'autore: Mi ero dimenticata compltamente di questa serie. E oggi all'improvviso me ne sono ricordata.

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