Obliterate

di Shadow Eyes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Àlgere ***
Capitolo 2: *** Àlere ***
Capitolo 3: *** Auguria ***
Capitolo 4: *** Amenza ***
Capitolo 5: *** Àlea ***
Capitolo 6: *** Albore ***



Capitolo 1
*** Àlgere ***


1
Obliterate




Àlgere | {Hogwarts, settembre 1996};




Nel fiele delle crete,
nel sibilo dei rettili,
il forte buio che sale dalla terra
abitava il tuo cuore.
Salvatore Quasimodo, “Spiaggia a Sant’Antioco”




Il fischio del treno lo risvegliò dal torpore nel quale era scivolato durante il viaggio. Si guardò attorno; la stazione traboccava di studenti che trottavano verso le carrozze e d’altri che non erano che ombre negli sbuffi rigonfi di vapore dell’espresso.
«Buon viaggio.»
Sua madre gli sorrise— lui fece lo stesso e s’avviò verso i binari. Quello era l’anno della svolta, si disse. L’anno in cui tutto sarebbe cambiato.
Quando scese dal treno, Hogwarts si stagliava nell’oscurità davanti a lui e San Potter martire era riverso in un vagone col naso storto e il sangue che gli colava nella bocca. Un’immagine profetica che si dissipò presto nel grigiore settembrino che precedeva la pioggia. Fu dapprima uno stillicidio, in realtà, poi goccia dopo goccia lo scrosciare dell’acqua divenne rumore bianco, che sommerse i suoi pensieri mentre i giorni si scioglievano l’uno nell’altro in una pozzanghera di eventi senza importanza. Uccidere Silente. Contava solo quello.
«Andiamo o no?»
La faccia di Pansy gli invase il campo visivo, costringendolo a tornare in orbita— occhi troppo tondi, naso troppo schiacciato, lineamenti troppo duri. Che l’era successo? O era sempre stata così? Draco s’accigliò.
«Cos—»
«Sai, Draco, ultimamente non mi sembri nemmeno abitare sul nostro stesso pianeta.»
«Per abitare sul tuo stesso pianeta, Zabini, dovrei prima sviluppare un gusto per i funerali in famiglia.»
Pansy scoppiò a ridere.
«Con tuo padre rinchiuso ad Azkaban, potresti svilupparlo presto, Malfoy.»
Senza avere neppure la decenza d’apparire divertito dal loro scambio di battute, Blaise s’alzò in piedi. Irritato, Draco preferì continuare ad evitare il suo sguardo penetrante, tenendo gli occhi fissi sul camino della Sala Comune.
«Sono solo un po’ stanco. Qualcuno deve pur mantenere in piedi la squadra di Quidditch.», mentì, forzando un ghigno. Fu sollevato di vedere Pansy annuire vigorosamente. «Andate, vi raggiungo più tardi.»
«A dopo, Draco!»
… Ma anche no.
Non appena furono spariti, il giovane sospirò, lasciandosi intrattenere dalle fiamme danzanti per qualche minuto, prima di uscire dalla Sala Comune a sua volta, diretto all’Arazzo di Barnaba il Babbeo. C’era qualcosa, nella Stanza delle Cose Perdute, una malia nascosta in quel suo silenzio antico, senza risposte, che lo attraeva e che rendeva la solitudine al suo interno stranamente confortante. Per qualche ora il suo senso d’inadeguatezza si smarriva tra gli scaffali polverosi e rimanevano solo lui e il suo incarico.
L’aria si fece sottile.
Draco rallentò, avvertendo una compressione nelle orecchie che ovattò l’eco dei suoi passi nel corridoio— poi freddo. Un’innaturale cristallizzazione dell’atmosfera che gli si insinuò fin dentro le vene, facendogli tremare i polsi. Cosa stava succedendo?
Col cuore in gola, fece per svoltare l’angolo quando il fantasma di una donna altera, selenitica, gli apparve davanti, facendolo sussultare.
«Maledizione!»
Ignorando il suo sibilo, la dama lo scrutò da sotto le ciglia trasparenti finché un bagliore non le accese le pupille.
«Il sentiero che hai scelto sarà la tua rovina.»
«… Ma di che parli?»
Silenzio.
«I tuoi occhi, la tua presunzione…», rispose lei infine, e la sua voce gli vibrò nello sterno. «Un tempo, mi appartenevano.»
Schioccando la lingua, Draco le passò attraverso, accogliendo il suo gelo dentro il cuore.

[494 parole]










.:~*~:.

Eccoci qua! (❁´▽`❁)*✲゚* Partecipare a questo concorso è stata una bella sfida personale e sono davvero contenta d’aver tentato la sorte, perché era da un po’ che la mia creatività aveva l’elettroencefalogramma tristemente piatto.
Dunque… Ho preferito suddividere tutto in una raccolta di flash perché, per collegare tra loro tutti gli elementi del pacchetto, avevo bisogno di inserire una serie di salti temporali che avrebbero reso una semplice oneshot illeggibile.
Detto questo, il primo capitolo è ambientato all’inizio del sesto anno. Ci sono già delle prime avvisaglie di mutamento nei comportamenti di Malfoy. È ancora pieno di sé e pungente ma, la bolla in cui ha vissuto fin a quel momento, sta per scoppiare e lui comincia pian piano ad alienarsi.
Il titolo della storia è “Obliterate”, ovvero l’incantesimo che rimuove le tracce del passaggio di qualcuno, perché mi sembrava adatto al modus operandi di Draco (cauto, subdolo, ambiguo) che è parte del conflitto della raccolta.
Per quanto riguarda i titoli dei capitoli, invece, mi sono appellata a TLIO (tesoro della lingua italiana delle origini), una raccolta di parole italiane cadute in disuso. In particolare, per questo capitolo ho scelto “àlgere”, ovvero: “sentire freddo, raggelare”, poiché Draco sceglie di chiudersi dal punto di vista emotivo (non per niente è molto portato per l’Occlumanzia) per portare a termine la propria missione… E, in più, una sensazione di freddo improvviso è ciò che si prova all’ingresso in scena di un fantasma secondo la Rowling. Sia Helena Corvonero che Draco hanno compiuto azioni discutibili per superbia e vanagloria, salvo poi pentirsene, quindi mi sembrava consono che fosse lei la prima ad avvertilo dei pericoli che si corrono in questi sentieri contorti.

Edit: Adesso che il concorso è finito, posso pubblicare il contenuto del mio pacchetto. Eccolo qui:

C) Inconsistenza
Protagonista: Draco Malfoy
Coppia: Draco/Hermione OPPURE Draco/Helena
1. “I love the sound of no one coming by
Tomb beneath the trees
The name unsung
The darkness in the cracks
I am not what you have waited for”
2. L’ultima luna di novembre
3. Pergamena vuota

See ya,

Shadow Eyes

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Capitolo 2
*** Àlere ***


2 Àlere | {Hogwarts, dicembre 1996};




Bruna e bruciante mi svegli
a nuova vertigine
Salvatore Quasimodo, “Che breve notte”





Vuoto. Assenza di suono. Alienazione indotta dall’assenza di forme e di sentieri da seguire nel biancore circostante. Odore ferroso di ghiaccio.
Senza meta, Draco lasciò che i piedi lo guidassero oltre il Platano Picchiatore, le caviglie affondate nella prima neve del mese. La Foresta Proibita l’accolse con la sua immensa macchia silvana, guidando il suo sguardo tra i giochi d’ombre tra i tronchi. Il richiamo tetro di quella quiete era tanto allettante quanto spaventoso. Da giorni non desiderava che quello— perdere di consistenza, esistere al confine tra il concreto e l’immateriale senza responsabilità, né paura e pianto; solo silenzio.
Qualcosa di caldo, viscido, gli scivolò tra il mignolo e l’anulare. Il giovane sollevò la mano, osservandola: tra le dita arrossate vi erano dei piccoli tagli ardenti che gli fecero inumidire gli occhi. Sporco del suo stesso sangue. Nauseato, lasciò ricadere la mano lungo il fianco, disegnando soli rossi sulla neve.
Passi leggeri. Uno sbuffo affannato.
Con un sussulto, Draco ebbe appena la prontezza di girarsi, le braccia incrociate dietro la schiena, quando un cappellino di lana orridamente bitorzoluto fece la sua comparsa dalla stradina che conduceva alla capanna del mezzo gigante.
Dannazione.
Raddrizzò le spalle, sollevando leggermente il mento con la tachicardia di chi è colto sul fatto.
«Ah. Granger.»
Come animato di vita propria, il cappellino parve rizzarsi sulla testa della sua proprietaria, che si voltò in un turbinio di ricci crespi – era ridicolo come persino i suoi capelli parevano voler stare ovunque tranne che compressi sotto la lana, in uno sforzo quasi eroico d’affermare la propria indipendenza da quell’affronto al buon gusto.
«Malfoy.»
Le iridi della Granger, braci spente sul viso congestionato dal freddo, si fermarono nelle sue ma non vi trovò dentro il disprezzo che gli riservava Potter, né l’aperta ostilità di Weasley – solo cauta attesa.
«Sei corsa a consolarti dal mezzo gigante? Ah, sono certo che tra sanguemisto ci si capisca meglio… Altro che Weasley.» Draco fece una pausa e la nuvola di condensa che gli era uscita dalle labbra svanì. «Buon Dio, il solo immaginare l’odore che ci sarà stato in quella capanna…»
Nulla. Un tempo, lanciare quelle frecciatine l’avrebbe divertito ma adesso non era che un mero riflesso condizionato, palese nell’inerzia dei suoi lineamenti. Anche la Granger parve accorgersene, perché piegò il capo di lato, setacciando la sua espressione prima di riprendere a camminare. La ritrovata solitudine, tuttavia, non gli diede alcun sollievo; piuttosto gli sembrò di sbiadire un po’ di più, come se un pezzo della sua identità fosse andato perduto per sempre.
«Dover credi di andare, lurida Sanguemarcio! Guardami!»
E lei così fece— le iridi vortici di fuoco sul volto sbiancato dalla tensione. Col torpore che gli abbandonava le membra, Draco la fissò e sorrise, folle: eccole lì, quella forza, quella furia che invidiava, che voleva sue. Lei era viva e bruciante e lui aveva bisogno di divorarla, quella fiamma.
«Ti guardo, Malfoy, e non vedo altro che disperazione.»
Senza aggiungere altro, Hermione Granger andò via, i suoi passi un sentiero sicuro verso le mura di Hogwarts.
Livido, Draco s’affrettò nella direzione opposta.

[494 parole]










.:~*~:.

Questa seconda flash è ambientata nei primi di dicembre, dopo il primo tentativo di Draco d’assassinare Silente tramite la celeberrima collana maledetta (ah, e Ron si è appena fidanzato con Lavanda… Sono certa che Draco e tutta Hogwats ne siano a conoscenza, viste le slinguazzate varie che hanno fatto in giro per la scuola hah hah hah! X°D). Il peso e le conseguenze delle sue azioni stanno iniziando a schiacciarlo… C’è un malessere che comincia a crescergli dentro.
Il titolo, “àlere”, significa: “alimentare con la fiamma del desiderio”, e l’ho scelto perché penso che una parte di Draco invidi la vivida forza e la determinazione di Hermione. E, dato che lui non le possiede, vorrebbe strapparle via anche a lei. In un momento di debolezza, reagisce in maniera distruttiva, piuttosto che costruttiva.
Onestamente, è stato divertente creare un contrasto visivo tra le personalità di questi due personaggi. Hermione è una forza della natura, fiera della propria identità e brutale nell’adesione ai propri ideali. Al contrario, la percezione che Draco ha di sé è molto più legata a fattori esterni come il suo stato d’appartenenza ad un élite maghi, piuttosto che alla sua personalità (della quale è costretto a censurare ogni fragilità).
Per l’ambientazione della flash, mi sono aiutata con questa mappa: [X]

See ya,

Shadow Eyes

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Capitolo 3
*** Auguria ***


3 Auguria | {Hogwarts, novembre 1997};




Uguale raggio mi chiude
in un centro di buio
ed è vano ch’io evada.
Salvatore Quasimodo, “Spazio”





La falce di luna era uno strappo bianco nel cielo senza stelle.
In piedi davanti alla finestra, Draco la scrutò fino a imprimersene il colore dietro le palpebre; le ombre dei crateri disegnavano un volto serpentino. Rabbrividì. Col polso stretto tra le dita, chinò lo sguardo, tentato di sollevare la manica della camicia, di toccare la pelle una volta liscia, ora marchiata come quella di una bestia da macello. Non osò.
Un rombo primordiale scosse la terra, risalendogli lungo le gambe, comprimendogli il cranio. Rivoltato, Draco si portò una mano al petto; qualcosa, dentro di lui, stava vibrando in risposta.
«Ma che…?»
Alzò lo sguardo: la luna stava— no, non era possibile, eppure… Più la osservava, più aveva la sensazione che si stesse avvicinando. Guidato dall’istinto, s’avvicinò alla finestra: voci, sussurri, parole incomprensibili stavano filtrarono attraverso il vetro. C’era qualcuno, là fuori?
Una nuova scossa squassò la stanza e Draco cominciò a tremare, le lacrime cenere negl’occhi.
«Non capisco…»
In preda al panico, incespicò verso la porta— doveva scappare, doveva trovare una via di fuga ma le voci erano come vespe impazzite nella sua testa e fu costretto a fermarsi, le mani strette contro le orecchie.
«Per favore, per favore…»
L’oppressione al petto aumentò e le ossa della cassa toracica cominciarono a fare rumori orridi, come se stessero per spezzarsi. La luna incombeva come una lama tesa sul suo collo. Sarebbe morto lì, sarebbe— con un singhiozzo, Draco cadde in ginocchio e vomitò fino a sentire le pareti erose della gola pulsare. Nella pozza scura davanti a lui c’era una cosa che si muoveva, piccola, deforme: aveva l’odore dolciastro della carne che sta per putrefarsi.
Una parte di lui ebbe l’impulso di schiacciarla. L’altra di rimangiarsela.
Si svegliò di soprassalto, gli spettri dell’incubo ancora vivi nelle iridi grigie; era nel Dormitorio e tutti stavano dormendo.
Senza fiato, scostò le coperte, correndo alla finestra: distorta dall’acqua, l’ultima luna di novembre era nera e priva di forma. Fece per allontanarsi ma qualcos’altro catturò la sua attenzione; riflesso sul vetro, c’era un viso talmente smunto che la pelle non era che una tela tesa attorno a un teschio.
Guarda in cosa ti sei ridotto per loro.
Si toccò le guance, incapace di riconoscersi.
«No…»
Con il cuore che stava per scoppiargli in petto, Draco afferrò una pergamena vuota, la bacchetta e sgattaiolò nella Sala Comune, accolto dalla luce smeraldina delle lampade. Non poteva andare avanti così, doveva fare qualcosa.
Tentando di controllare i tremiti, colpì bruscamente la pergamena con la punta della bacchetta. Filamenti d’inchiostro gli comparvero davanti, delineando una lista di nomi: “Augustus Rookwood, Corban—”.
Ora, se solo avesse trovato un modo per raggiungere la voliera col favore delle tenebre…
La gravità di ciò che stava per fare lo colpì come uno schiaffo; tese il braccio verso il camino, pronto a gettare la pergamena tra le fiamme. Era impazzito?
Inspirando ed espirando lentamente, chiuse gli occhi, cercando di calmarsi. No, non era quella, la soluzione.
Ritrasse il braccio e toccò la pergamena con la punta della bacchetta, mormorando a denti stretti per non farsi sentire.
L’inchiostro svanì come se non fosse mai esistito.

[499 parole]










.:~*~:.

Chiedo venia per le descrizioni inquietanti ma preferisco non censurarmi nella composizione di una scena, quand’è necessario.
Dunque! La psiche provata di Malfoy finalmente capitola durante il suo settimo anno ad Hogwarts. Silente è morto e la presenza di Voldemort diventa sempre più soffocante. Sono certa che, da quando casa sua è diventata un avamposto per i Magiamorte, Draco abbia assistito a scene orride che hanno aggravato la sua crisi interiore.
Per descrivere l’incubo, sono andata alla ricerca dei vari significati simbolici assegnati alla luna, da sempre depositaria di follia, mistero, passività e quant’altro. Tra gli astri, credo che ciò che rappresenti sia molto vicino alla personalità di Draco. In particolare, dato che le ho inserite nella flash, la falce di luna calante è simbolo d’introspezione, di raccoglimento mentre la luna nera rappresenta un nuovo inizio, oltre alle componenti più oscure e inquietanti della nostra personalità. Quelle che bisogna affrontare e distruggere prima che riescano ad avere la meglio su di noi; in questo caso, si tratta della creatura rigurgitata da Draco. Il suo aspetto indefinito è un richiamo a quell’essere misterioso che Harry trova sotto una panchina quando viene quasi ucciso da Voldemort.
Per quanto riguarda il titolo, uno dei significati della parola “auguria” è: “presagio”.
Ah, e l’incantesimo non verbale che Draco usa per scrivere la lista di Mangiamorte (il mini elemento what-if di questa storia), l’ho preso da una scena del quinto libro, in cui la Umbridge lo usa per scrivere sulla lavagna. ˙ᘧ ͜ ˙

See ya,

Shadow Eyes

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Capitolo 4
*** Amenza ***


4 Amenza | {Villa Malfoy, gennaio 1998};




Di te lontana dietro una porta
chiusa, odo ancora il pianto d’animale
Salvatore Quasimodo, “Una sera, la neve”




Una zaffata d’aria stantia, umidiccia, gli investì le narici, facendogliele arricciare.
Non avrebbe dovuto essere lì.
«Non una sola mossa.», sibilò, avanzando oltre la soglia. «Se mi costringete—»
«Siamo disarmati.», rispose il cumulo di stracci accanto ad Olivander. «E legati.»
Non c’era traccia di derisione nel suo tono – solo una distratta constatazione dei fatti.
Con la bacchetta sollevata, Draco fece qualche passo nella penombra della stanza: la figlia di Xenophilus Lovegood era sporca, deperita, eppure se ne stava seduta con l’aria di chi stesse facendo un picnic su un prato, i capelli sparsi in piccole onde sul pavimento.
«Cosa sai del fantasma di Corvonero?»
Insensata, meschina curiosità.
«Oh, hai incontrato la Dama Grigia?»
Gli occhi grandi, sporgenti della ragazza rotearono verso di lui; illuminati soltanto dai sottili filamenti di luce che filtravano dalla porta alle sue spalle, parevano quasi galleggiare nel vuoto, due lune sulla stessa orbita.
Rabbrividì.
«Curioso... Dicono che parli solo con i Corvonero, ma sono del parere che si tratti di semplici congetture.»
Draco rimase in silenzio, le dita strette attorno al legno freddo della bacchetta.
«Solitamente chi la incontra si è smarrito. O ha perso qualcosa.»
«Che altro?»
La Lovegood scrollò le spalle.
«Così non ha senso… Io non ho perso nulla.»
«Ne sei certo?»
Lui aprì la bocca d’istinto— emise un sospiro stizzito.
«Al diavolo, non ho tempo da perdere con i tuoi rompicapo.»
L’asprezza della sua risposta non parve turbarla.
«Per qualche motivo, immaginavo non fossi qui per parlare della Dama Grigia.»
La mascella di Draco si irrigidì mentre quei globi argentei gli trapassavano il cranio, frugando, mettendogli sottosopra i pensieri; forse era meno rincitrullita di quanto desse a vedere.
«Hai di nuovo smesso di mangiare.»
«Non credo di aver mai lasciato avanzi.»
«Ti credi furba?» Il giovane quasi rise, chiudendo la distanza tra loro a grandi passi. «Mi basta guardarti, per sapere quello che sta succedendo qui dentro. Stai di nuovo dando il tuo cibo a Olivander.»
La Lovegood chinò appena il capo costellato di lividi e abrasioni, prima di tornare a guardarlo negli occhi.
«È debole.»
«Non me ne importa niente.» Una nota d’insofferenza si fece strada nella sua voce, facendogli scoprire i denti mentre si chinava su di lei. «Da morta non ci servi.»
«Oh, lo so. Siete stati tutti piuttosto chiari su questo.»
Replica di un’indifferenza quasi encomiabile.
«Bene.» Con un’ultima occhiata arcigna, Draco si raddrizzò, allontanandosi da lei, dal suo viso martoriato, prima che da prigioniera potesse diventare una persona. «Perché se mia zia dovesse scoprire ancora quello che stai facendo…»
«Tranquillo… La conosco bene la definizione di follia, sai?»
Quelle parole lo fecero fermare sulla soglia.
«Fare sempre la stessa cosa, ancora e ancora, sperando che qualcosa cambi.»
Con uno sbuffo di scherno, Draco uscì fuori e si chiuse la porta alle spalle, sigillandola.
«Allora siamo tutti pazzi.»

[434 parole]










.:~*~:.

Dal quel che sono riuscita ad estrapolare dalla timeline della saga, Luna viene catturata dai Mangiamorte a dicembre, quindi ho deciso di ambientare questa flash a inizio gennaio, poco prima del rientro ad Hogwarts di Draco— il quale ha finalmente preso coscienza di cosa comporti per la sua psiche servire Lord Voldemort. Non ha idea di come cavarsi fuori da questa routine deleteria: da una parte, il benestare della sua famiglia ha la priorità su ogni cosa ma, d’altro canto, la prospettiva di diventare un torturatore o un assassino per conto di Voldemort lo nausea. Quindi, dato che la sua codardia morale (come disse la Rowling stessa) gli impedisce di fare scelte nette, penso sia plausibile che Draco si sia ribellato nel suo piccolo, escogitando scappatoie innocue e ben celate (quindi non riconducibili a lui) per evitare il più possibile l’uso della violenza nella Villa. Nello specifico, in questo capitolo cerca, in modo indiretto e subdolo, di risparmiare a Luna una seduta di tortura gratuita da parte di sua zia, convincendola a tornare a mangiare.
Il titolo, “amenza”, è: “stato (anche patologico) di chi è privo di ragione; follia”.

See ya,

Shadow Eyes

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Capitolo 5
*** Àlea ***


5 Àlea | {Villa Malfoy, marzo 1998};




E dimmi, uomo spaccato sulla croce,
e tu dalle mani grosse di sangue,
come risponderò a quelli che domandano?
Salvatore Quasimodo, “Colore di pioggia e di ferro”





«Allora, Draco.»
Aveva ragione lei, la Corvonero.
«È lui?»
Quante volte gli era stata fatta quella domanda?
«È Harry Potter?»
Erano intrappolati in un insensato ciclo senza nessun risultato. Follia.
Il ragazzo con il volto deforme gli fu spinto davanti— era chiaramente denutrito e l’odore che aveva addosso era rivoltante.
Draco impallidì.
Potter.
Serrò le labbra, indietreggiando appena. Gli sarebbe bastata una sola parola, una sillaba – “sì” – per stringergli al collo il cappio che portava da quando era nato. Un brivido pungente gli attraversò la spina dorsale, facendogli accapponare la pelle; aveva tra le mani l’occasione d’essere il fautore ultimo della sua disfatta. Doveva solo dire due lettere.
«Io non…»
La stanza era piena di occhi che lo fissavano e fu come se l’aria gli fosse di colpo scoppiata nei polmoni. Draco boccheggiò mentre puro terrore gli invadeva i sensi, infestandogli la lingua ora gonfia, pesante, non riusciva— non poteva farlo.
Guardò il volto estatico di suo padre – l’eroe, il fallito –, specchiandosi nelle sue pupille dilatate.
Solo una parola.
“Draco, Draco, tu non sei un assassino.”
Una sola.
«Io non sono sicuro.»
Poi fu tutto un susseguirsi sfocato di volti, colori e fiamme che gli riempirono la vista quando diede le spalle a quanto aveva attorno. Trovare Potter non avrebbe riportato in auge la sua famiglia, né ne avrebbe garantito il benestare, oh, lo sapeva bene; servire il Signore Oscuro comportava vivere nell’angoscia, sperando, pregando di essergli ancora utile il giorno dopo, l’ora dopo e le cose non sarebbero mai cambiate.
Inconsciamente, sfiorò la tasca dei pantaloni con le dita.
«Che altro avete preso, che altro? Rispondimi! Crucio!»
Lo stridio della Granger gli fece serrare i denti, riportandolo alla realtà. Con la pressione che andava aumentando nelle tempie, Draco s’allontanò dal camino, perdendo il calore che il fuoco gli aveva lasciato addosso ad ogni passo. Lì a terra c’era una Babbana col sangue sporco, feccia del mondo magico. Qualcosa nella sua testa gli disse che avrebbe dovuto godere di quella vista ma al secondo grido c’era suo padre, lì a terra, c’era sua madre, c’era lui.
«È una copia, solo una copia!»
Scaltra, a dispetto di tutto.
Osservò sua zia mentre mandava Codaliscia a prelevare Potter, poi avanzò verso la Granger proiettando su di lei un’ombra scura.
«Guardami.»
Una richiesta. Uno scongiuro.
Esangue, Hermione piegò appena il collo, puntando le iridi di grifone, ancora ardenti oltre il velo di lacrime, su di lui e fu come tornare a respirare dopo una lunga apnea. Qualcosa gli sfrigolò nello stomaco, poi gli occhi della Sanguemarcio si rovesciarono, lasciandolo solo davanti a un bivio.
Draco strinse i pugni tremanti e si guardò attorno: l’attenzione di tutti era rivolta al punto in cui sarebbe comparso Potter col folletto. Doveva sbrigarsi. Si chinò, sfilandosi di tasca una pergamena piegata in un piccolo quadrato, nascondendola nei pantaloni della ragazza. Un ultimo esercizio di futilità: era questa, la sua scelta. Se avesse vinto Potter, sarebbe stato pronto a pagare il prezzo dei suoi errori. Se avesse vinto il Signore Oscuro, be’, nessuno avrebbe mai saputo quello che aveva appena fatto.

[486 parole]










.:~*~:.

Dopo l’escalation di eventi che ha portato Harry, Ron ed Hermione a finire prigionieri a Villa Malfoy, il conflitto interiore di Draco raggiunge un punto di svolta quando decide di affidare ad Hermione la pergamena del terzo capitolo, ovvero la lista con tutti i nomi dei collaboratori di Voldemort (ovviamente nella speranza che vengano tutti catturati e processati in caso il Signore Oscuro venga sconfitto). In lei torna a vedere quell’ardore e quella determinazione che gli mancano e che è altrettanto stanco di fingere d’avere. Accetta quindi di non essere in grado di cambiare le cose a modo suo e decide di rischiare senza esporsi, evitando ancora una volta qualsiasi conseguenza diretta di questo suo piccolo tradimento (primo, perché non ci crede ancora fino in fondo nella vittoria di Harry e, secondo, perché è pur sempre un astuto Serpeverde <( ̄︶ ̄)>).
Per questo capitolo, ho scelto il titolo “àlea”, ovvero: “sorte incerta, rischio”.

See ya,

Shadow Eyes

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Capitolo 6
*** Albore ***


6 Albore | {Hogwarts, maggio 1998};




Non ho più ricordi, non voglio ricordare;
la memoria risale dalla morte,
la vita è senza fine.
Salvatore Quasimodo, “Quasi un madrigale”





Riverberavano attraverso la pietra dei corridoi di Hogwarts, attraversando le stanze, superando gli archi, risalendo le scale fino a raggiungerlo; urla di Mangiamorte, di ribelli, di Sanguemarcio, d’innocenti. Una fitta acuta gli attraversò il petto, raggelandolo; doveva andarsene da lì. E in fretta.
Con un gemito, Draco s’alzò in piedi, sollevando con sé una scia di polvere. Il naso era bollente e pulsava, dandogli l’orrenda impressione che si stesse ingrossando ad ogni respiro.
«Schifoso d’un Weasley…!»
Mordendosi la lingua, il giovane si avviò verso l’ingresso, le gambe mosse solo dall’inerzia, la testa piena d’un ronzio intermittente. Superò corpi di studenti riversi sul pavimento, calpestò macerie, respirò sangue, raccogliendo dentro di sé la desolazione di un mondo di cui non erano rimaste che le spoglie. Era davvero la fine.
Lacrime affrante, piene di furia, gli divamparono negl’occhi, cadendogli lungo le guance. Era questo, quello a cui li aveva condotti il Signore Oscuro. Un deserto arido pieno di croci.
Pregò che i suoi genitori fossero a sicuro.
«Expulso!»
Lo scoppio violento lo colse di sorpresa, facendogli perdere l’equilibrio— con le orecchie che fischiavano, Draco si voltò appena in tempo per scorgere un’inconfondibile criniera di capelli emergere da una pioggia di detriti e pulviscolo. Hermione Granger scavalcò lo squarcio appena aperto nella parete, notando solo allora la sua presenza nel corridoio. La sua pelle era annerita dai residui degli scontri, gli abiti erano in brandelli ma ciò che più lo colpì furono gli occhi: lucidi e persi quanto i suoi. Potter— Potter non era con lei.
Draco estrasse la bacchetta.
«Stupeficium!»
Un flash rosso sprizzò verso la ragazza, schiantandosi in pieno contro la testa di un Mangiamorte alle sue spalle.
Abbassò il braccio. Il tonfo che seguì gli fece capire che l’uomo aveva perso i sensi.
«Grazie.», mormorò la Granger e lui odiò quanto sollievo gli diede sentire la sua voce. Distolse lo sguardo, cominciando ad allontanarsi.
«Aspetta!»
Ignorò quel richiamo ma dita svelte, salde, gli si chiusero attorno al polso, costringendolo a fermarsi lo stesso. Inorridì; la Granger era una creatura infida e non c’era modo di prevedere cosa avrebbero potuto fare alla sua faccia quei suoi piccoli, brutali pugni Babbani. Soprattutto se ci si metteva di mezzo l’influenza di Weasley.
«Che vuoi?»
Guardingo, Draco si girò e scorse un barlume d’ironia, nel mezzo sorriso che gli rivolse la ragazza prima di puntagli la bacchetta contro. Sbiancò.
«N—»
«Epismendo
Un forte calore gli si diffuse all’interno del setto nasale; inspirò, cauto, e l’aria fredda gli riempì i polmoni. Il naso era sgonfio.
Indietreggiando d’un passo, la Granger gli lasciò il polso e il tepore che gli aveva lasciato sulla pelle svanì.
«Ascolta…», gli disse, ma poi apparve incerta su come proseguire. «La pergamena che mi hai lasciato—»
«Non so di cosa tu stia parlando.», tagliò corto lui, dandole bruscamente le spalle. Poteva sentire le sue pupille trapassagli la nuca.
«Ma certo. Immagino non t’importi, quindi, che farò in modo che finisca nelle mani giuste.»
«… No.»
Fu a quella bugia che si separarono.
Quando Draco raggiunse l’ingresso, la luce del sole filtrava attraverso gli squarci nel portone. Lo spalancò, chiedendosi cosa sarebbe nato dalle ceneri di quel giorno.

[499 parole]










.:~*~:.

Il gran [???] finale! °˖✧◝(⁰▿⁰)◜✧˖°
Durante la battaglia di Hogwarts, Draco, nella sua inconsistente consistenza, capisce che è inutile cercare di accaparrarsi in extremis la gratitudine di Voldemort catturando Harry e cerca una via di fuga dalla scuola, tristemente consapevole di non avere più alcun alleato al suo interno (escluso il trio e i suoi genitori).
Il suo ultimo incontro con Hermione è il più onesto, perché sono entrambi sconvolti e emotivamente vulnerabili. Per la prima volta, Draco decide di esporsi e di aiutarla apertamente, anche se non riesce proprio ad ammettere d’essere lui ad averle consegnato la pergamena con i collaboratori del Signore Oscuro. Poco male, perché ha di fronte l’allieva più brillante di Hogwarts hah hah hah X°D
Albore” è una parola meravigliosa che sta per: “chiarore, luce dell’alba”. Un nuovo inizio per chi è sopravvissuto alla battaglia.

See ya,

Shadow Eyes

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