Obliterate di Shadow Eyes (/viewuser.php?uid=42277)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Àlgere ***
Capitolo 2: *** Àlere ***
Capitolo 3: *** Auguria ***
Capitolo 4: *** Amenza ***
Capitolo 5: *** Àlea ***
Capitolo 6: *** Albore ***
Capitolo 1 *** Àlgere ***
1
Obliterate
Àlgere |
{Hogwarts, settembre
1996};
Nel fiele delle crete,
nel sibilo dei rettili,
il forte buio che sale
dalla terra
abitava il tuo cuore.
Salvatore Quasimodo,
“Spiaggia a Sant’Antioco”
Il fischio del treno lo risvegliò dal torpore nel quale era
scivolato durante il viaggio. Si guardò attorno; la stazione
traboccava di studenti che trottavano verso le carrozze e
d’altri
che non erano che ombre negli sbuffi rigonfi di vapore
dell’espresso.
«Buon viaggio.»
Sua madre gli sorrise— lui fece lo stesso e
s’avviò
verso i binari. Quello era l’anno della svolta, si disse.
L’anno in cui tutto sarebbe cambiato.
Quando scese dal treno, Hogwarts si stagliava
nell’oscurità davanti a lui e San Potter martire
era
riverso in un vagone col naso storto e il sangue che gli colava nella
bocca. Un’immagine profetica che si dissipò presto
nel
grigiore settembrino che precedeva la pioggia. Fu dapprima uno
stillicidio, in realtà, poi goccia dopo goccia lo scrosciare
dell’acqua divenne rumore bianco, che sommerse i suoi
pensieri
mentre i giorni si scioglievano l’uno nell’altro in
una
pozzanghera di eventi senza importanza. Uccidere Silente. Contava solo
quello.
«Andiamo o no?»
La faccia di Pansy gli invase il campo visivo, costringendolo a tornare
in orbita— occhi troppo tondi, naso troppo schiacciato,
lineamenti troppo duri. Che l’era successo? O era sempre
stata
così? Draco s’accigliò.
«Cos—»
«Sai, Draco, ultimamente non mi sembri nemmeno abitare sul
nostro stesso pianeta.»
«Per abitare sul tuo stesso pianeta, Zabini, dovrei prima
sviluppare un gusto per i funerali in famiglia.»
Pansy scoppiò a ridere.
«Con tuo padre rinchiuso ad Azkaban, potresti svilupparlo
presto, Malfoy.»
Senza avere neppure la decenza d’apparire divertito dal loro
scambio di battute, Blaise s’alzò in piedi.
Irritato,
Draco preferì continuare ad evitare il suo sguardo
penetrante,
tenendo gli occhi fissi sul camino della Sala Comune.
«Sono solo un po’ stanco. Qualcuno deve pur
mantenere in
piedi la squadra di Quidditch.», mentì, forzando
un
ghigno. Fu sollevato di vedere Pansy annuire vigorosamente.
«Andate, vi raggiungo più tardi.»
«A dopo, Draco!»
… Ma anche no.
Non appena furono spariti, il giovane sospirò, lasciandosi
intrattenere dalle fiamme danzanti per qualche minuto, prima di uscire
dalla Sala Comune a sua volta, diretto all’Arazzo di Barnaba
il
Babbeo. C’era qualcosa, nella Stanza delle Cose Perdute, una
malia nascosta in quel suo silenzio antico, senza risposte, che lo
attraeva e che rendeva la solitudine al suo interno stranamente confortante.
Per qualche ora il suo senso d’inadeguatezza si smarriva tra
gli
scaffali polverosi e rimanevano solo lui e il suo incarico.
L’aria si fece sottile.
Draco rallentò, avvertendo una compressione nelle orecchie
che
ovattò l’eco dei suoi passi nel
corridoio— poi freddo.
Un’innaturale cristallizzazione dell’atmosfera che
gli si
insinuò fin dentro le vene, facendogli tremare i polsi. Cosa
stava succedendo?
Col cuore in gola, fece per svoltare l’angolo quando il
fantasma
di una donna altera, selenitica, gli apparve davanti, facendolo
sussultare.
«Maledizione!»
Ignorando il suo sibilo, la dama lo scrutò da sotto le
ciglia
trasparenti finché un bagliore non le accese le pupille.
«Il sentiero che hai scelto sarà la tua
rovina.»
«… Ma di che parli?»
Silenzio.
«I tuoi occhi, la tua presunzione…»,
rispose lei
infine, e la sua voce gli vibrò nello sterno. «Un
tempo,
mi appartenevano.»
Schioccando la lingua, Draco le passò attraverso,
accogliendo il suo gelo dentro il cuore.
[494 parole]
.:~*~:.
Eccoci qua! (❁´▽`❁)*✲゚* Partecipare a questo concorso è stata una bella
sfida personale e sono davvero contenta d’aver tentato la
sorte,
perché era da un po’ che la mia
creatività aveva
l’elettroencefalogramma tristemente piatto.
Dunque… Ho preferito suddividere tutto in una raccolta di
flash
perché, per collegare tra loro tutti gli elementi del
pacchetto,
avevo bisogno di inserire una serie di salti temporali che avrebbero
reso una semplice oneshot illeggibile.
Detto questo, il primo capitolo è ambientato
all’inizio
del sesto anno. Ci sono già delle prime avvisaglie di
mutamento
nei comportamenti di Malfoy. È ancora pieno di sé
e
pungente ma, la bolla in cui ha vissuto fin a quel momento, sta per
scoppiare e lui comincia pian piano ad alienarsi.
Il titolo della storia è “Obliterate”,
ovvero l’incantesimo che rimuove le tracce del passaggio di
qualcuno, perché mi sembrava adatto al modus operandi di
Draco
(cauto, subdolo, ambiguo) che è parte del conflitto della
raccolta.
Per quanto riguarda i titoli dei capitoli, invece, mi sono appellata a TLIO
(tesoro della lingua italiana delle origini), una raccolta di parole
italiane cadute in disuso. In particolare, per questo capitolo ho
scelto “àlgere”,
ovvero: “sentire
freddo, raggelare”,
poiché Draco sceglie di chiudersi dal punto di vista emotivo
(non per niente è molto portato per l’Occlumanzia)
per
portare a termine la propria missione… E, in più,
una
sensazione di freddo improvviso è ciò che si
prova
all’ingresso in scena di un fantasma secondo la Rowling. Sia
Helena Corvonero che Draco hanno compiuto azioni discutibili per
superbia e vanagloria, salvo poi pentirsene, quindi mi sembrava consono
che fosse lei la prima ad avvertilo dei pericoli che si corrono in
questi sentieri contorti.
Edit: Adesso
che il concorso è finito, posso pubblicare il contenuto del
mio pacchetto. Eccolo qui:
C) Inconsistenza
Protagonista: Draco Malfoy
Coppia: Draco/Hermione OPPURE Draco/Helena
1. “I love the sound of no one coming by
Tomb beneath the trees
The name unsung
The darkness in the cracks
I am not what you have waited for”
2. L’ultima luna di novembre
3. Pergamena vuota
See ya,
Shadow
Eyes
|
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Capitolo 2 *** Àlere ***
2
Àlere
| {Hogwarts,
dicembre 1996};
Bruna e bruciante mi svegli
a nuova vertigine
Salvatore Quasimodo,
“Che breve notte”
Vuoto.
Assenza di suono. Alienazione indotta dall’assenza di forme e
di sentieri da seguire nel biancore circostante. Odore ferroso di
ghiaccio.
Senza meta, Draco lasciò che i piedi lo guidassero oltre il
Platano Picchiatore, le caviglie affondate nella prima neve del mese.
La Foresta Proibita l’accolse con la sua immensa macchia
silvana, guidando il suo sguardo tra i giochi d’ombre tra i
tronchi. Il richiamo tetro di quella quiete era tanto allettante quanto
spaventoso. Da giorni non desiderava che quello—
perdere di consistenza, esistere al confine tra il concreto e
l’immateriale senza responsabilità, né
paura e pianto; solo silenzio.
Qualcosa di caldo, viscido, gli scivolò tra il mignolo e
l’anulare. Il giovane sollevò la mano,
osservandola: tra le dita arrossate vi erano dei piccoli tagli ardenti
che gli fecero inumidire gli occhi. Sporco del suo stesso sangue. Nauseato,
lasciò ricadere la mano lungo il fianco, disegnando soli
rossi sulla neve.
Passi leggeri. Uno sbuffo affannato.
Con un sussulto, Draco ebbe appena la prontezza di girarsi, le braccia
incrociate dietro la schiena, quando un cappellino di lana orridamente
bitorzoluto fece la sua comparsa dalla stradina che conduceva alla
capanna del mezzo gigante.
Dannazione.
Raddrizzò le spalle, sollevando leggermente il mento con la
tachicardia di chi è colto sul fatto.
«Ah. Granger.»
Come animato di vita propria, il cappellino parve rizzarsi sulla testa
della sua proprietaria, che si voltò in un turbinio di ricci
crespi – era ridicolo come persino i suoi capelli parevano
voler stare ovunque tranne che compressi sotto la lana, in uno sforzo
quasi eroico d’affermare la propria indipendenza da
quell’affronto al buon gusto.
«Malfoy.»
Le iridi della Granger, braci spente sul viso congestionato dal freddo,
si fermarono nelle sue ma non vi trovò dentro il disprezzo
che gli riservava Potter, né l’aperta
ostilità di Weasley – solo cauta attesa.
«Sei corsa a consolarti dal mezzo gigante? Ah, sono certo che
tra sanguemisto ci si capisca meglio… Altro che Weasley.»
Draco fece una pausa e la nuvola di condensa che gli era uscita dalle
labbra svanì. «Buon Dio, il solo immaginare
l’odore che ci sarà stato in quella
capanna…»
Nulla. Un
tempo, lanciare quelle frecciatine l’avrebbe divertito ma
adesso non era che un mero riflesso condizionato, palese
nell’inerzia dei suoi lineamenti. Anche la Granger parve
accorgersene, perché piegò il capo di lato,
setacciando la sua espressione prima di riprendere a camminare. La
ritrovata solitudine, tuttavia, non gli diede alcun sollievo; piuttosto
gli sembrò di sbiadire un po’ di più,
come se un pezzo della sua identità fosse andato perduto per
sempre.
«Dover credi di andare, lurida Sanguemarcio!
Guardami!»
E lei così fece— le iridi vortici di fuoco sul
volto sbiancato dalla tensione. Col torpore che gli abbandonava le
membra, Draco la fissò e sorrise, folle: eccole
lì, quella forza, quella furia che invidiava, che voleva sue. Lei era viva e
bruciante e lui aveva bisogno di divorarla,
quella fiamma.
«Ti guardo, Malfoy, e non vedo altro che
disperazione.»
Senza aggiungere altro, Hermione Granger andò via, i suoi
passi un sentiero sicuro verso le mura di Hogwarts.
Livido, Draco s’affrettò nella direzione opposta.
[494 parole]
.:~*~:.
Questa seconda flash è ambientata nei primi di dicembre,
dopo il primo tentativo di Draco d’assassinare Silente
tramite la celeberrima collana maledetta (ah, e Ron si è
appena fidanzato con Lavanda… Sono certa che Draco e tutta
Hogwats ne siano a conoscenza, viste le slinguazzate varie che hanno
fatto in giro per la scuola hah hah hah! X°D). Il peso e le
conseguenze delle sue azioni stanno iniziando a
schiacciarlo… C’è un malessere che
comincia a crescergli dentro.
Il titolo, “àlere”,
significa: “alimentare
con la fiamma del desiderio”, e l’ho
scelto perché penso che una parte di Draco invidi la vivida
forza e la determinazione di Hermione. E, dato che lui non le possiede,
vorrebbe strapparle via anche a lei. In un momento di debolezza,
reagisce in maniera distruttiva, piuttosto che costruttiva.
Onestamente, è stato divertente creare un contrasto visivo
tra le personalità di questi due personaggi. Hermione
è una forza della natura, fiera della propria
identità e brutale nell’adesione ai propri ideali.
Al contrario, la percezione che Draco ha di sé è
molto più legata a fattori esterni come il suo stato
d’appartenenza ad un élite maghi, piuttosto che
alla sua personalità (della quale è costretto a
censurare ogni fragilità).
Per l’ambientazione della flash, mi sono aiutata con questa
mappa: [X]
See ya,
Shadow
Eyes
|
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Capitolo 3 *** Auguria ***
3
Auguria
| {Hogwarts,
novembre 1997};
Uguale raggio mi chiude
in un centro di buio
ed è vano
ch’io evada.
Salvatore Quasimodo,
“Spazio”
La falce di luna era uno strappo bianco nel cielo senza stelle.
In piedi davanti alla finestra, Draco la scrutò fino a
imprimersene il colore dietro le palpebre; le ombre dei crateri
disegnavano un volto serpentino. Rabbrividì. Col polso
stretto
tra le dita, chinò lo sguardo, tentato di sollevare la
manica
della camicia, di toccare la pelle una volta liscia, ora marchiata come
quella di una bestia da macello. Non osò.
Un rombo primordiale scosse la terra, risalendogli lungo le gambe,
comprimendogli il cranio. Rivoltato, Draco si portò una mano
al
petto; qualcosa, dentro di lui, stava vibrando in risposta.
«Ma che…?»
Alzò lo sguardo: la luna stava— no, non era
possibile,
eppure… Più la osservava, più aveva la
sensazione
che si stesse avvicinando.
Guidato dall’istinto, s’avvicinò alla
finestra:
voci, sussurri, parole incomprensibili stavano filtrarono attraverso il
vetro. C’era qualcuno, là fuori?
Una nuova scossa squassò la stanza e Draco
cominciò a tremare, le lacrime cenere negl’occhi.
«Non capisco…»
In preda al panico, incespicò verso la porta—
doveva
scappare, doveva trovare una via di fuga ma le voci erano come vespe
impazzite nella sua testa e fu costretto a fermarsi, le mani strette
contro le orecchie.
«Per favore, per favore…»
L’oppressione al petto aumentò e le ossa della
cassa
toracica cominciarono a fare rumori orridi, come se stessero per
spezzarsi. La luna incombeva come una lama tesa sul suo collo. Sarebbe morto
lì, sarebbe— con un singhiozzo, Draco cadde in
ginocchio e
vomitò fino a sentire le pareti erose della gola pulsare.
Nella
pozza scura davanti a lui c’era una cosa che si muoveva,
piccola,
deforme: aveva l’odore dolciastro della carne che sta per
putrefarsi.
Una parte di lui ebbe l’impulso di schiacciarla.
L’altra di rimangiarsela.
Si svegliò di soprassalto, gli spettri dell’incubo
ancora
vivi nelle iridi grigie; era nel Dormitorio e tutti stavano dormendo.
Senza fiato, scostò le coperte, correndo alla finestra:
distorta
dall’acqua, l’ultima luna di novembre era nera e
priva di
forma. Fece per allontanarsi ma qualcos’altro
catturò la
sua attenzione; riflesso sul vetro, c’era un viso talmente
smunto
che la pelle non era che una tela tesa attorno a un teschio.
Guarda in cosa ti sei
ridotto per loro.
Si toccò le guance, incapace di riconoscersi.
«No…»
Con il cuore che stava per scoppiargli in petto, Draco
afferrò
una pergamena vuota, la bacchetta e sgattaiolò nella Sala
Comune, accolto dalla luce smeraldina delle lampade. Non poteva andare
avanti così, doveva fare qualcosa.
Tentando di controllare i tremiti, colpì bruscamente la
pergamena con la punta della bacchetta. Filamenti
d’inchiostro
gli comparvero davanti, delineando una lista di nomi: “Augustus Rookwood,
Corban—”.
Ora, se solo avesse trovato un modo per raggiungere la voliera col
favore delle tenebre…
La gravità di ciò che stava per fare lo
colpì come
uno schiaffo; tese il braccio verso il camino, pronto a gettare la
pergamena tra le fiamme. Era impazzito?
Inspirando ed espirando lentamente, chiuse gli occhi, cercando di
calmarsi. No, non era quella, la soluzione.
Ritrasse il braccio e toccò la pergamena con la punta della
bacchetta, mormorando a denti stretti per non farsi sentire.
L’inchiostro svanì come se non fosse mai esistito.
[499 parole]
.:~*~:.
Chiedo venia per le descrizioni inquietanti ma preferisco non
censurarmi nella composizione di una scena,
quand’è
necessario.
Dunque! La psiche provata di Malfoy finalmente capitola durante il suo
settimo anno ad Hogwarts. Silente è morto e la presenza di
Voldemort diventa sempre più soffocante. Sono certa che, da
quando casa sua è diventata un avamposto per i Magiamorte,
Draco
abbia assistito a scene orride che hanno aggravato la sua crisi
interiore.
Per descrivere l’incubo, sono andata alla ricerca dei vari
significati simbolici assegnati alla luna, da sempre depositaria di
follia, mistero, passività e quant’altro. Tra gli
astri,
credo che ciò che rappresenti sia molto vicino alla
personalità di Draco. In particolare, dato che le ho
inserite
nella flash, la falce di
luna calante è simbolo d’introspezione, di raccoglimento
mentre la luna nera
rappresenta un nuovo
inizio, oltre alle componenti
più oscure e inquietanti
della nostra personalità. Quelle che bisogna affrontare e
distruggere prima che riescano ad avere la meglio su di noi; in questo
caso, si tratta della creatura rigurgitata da Draco. Il suo aspetto
indefinito è un richiamo a quell’essere misterioso
che
Harry trova sotto una panchina quando viene quasi ucciso da Voldemort.
Per quanto riguarda il titolo, uno dei significati della parola
“auguria”
è: “presagio”.
Ah, e l’incantesimo non verbale che Draco usa per scrivere la
lista di Mangiamorte (il mini elemento what-if di questa storia),
l’ho preso da una scena del quinto libro, in cui la Umbridge
lo
usa per scrivere sulla lavagna. ˙ᘧ ͜ ˙
See ya,
Shadow
Eyes
|
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Capitolo 4 *** Amenza ***
4
Amenza | {Villa
Malfoy, gennaio 1998};
Di te lontana dietro una porta
chiusa, odo ancora il
pianto d’animale
Salvatore Quasimodo,
“Una sera, la neve”
Una zaffata d’aria stantia, umidiccia, gli investì
le narici, facendogliele arricciare.
Non avrebbe dovuto essere lì.
«Non una sola mossa.», sibilò, avanzando
oltre la soglia. «Se mi costringete—»
«Siamo disarmati.», rispose il cumulo di stracci
accanto ad Olivander. «E legati.»
Non c’era traccia di derisione nel suo tono – solo
una distratta constatazione dei fatti.
Con la bacchetta sollevata, Draco fece qualche passo nella penombra
della stanza: la figlia di Xenophilus Lovegood era sporca, deperita,
eppure se ne stava seduta con l’aria di chi stesse facendo un
picnic su un prato, i capelli sparsi in piccole onde sul pavimento.
«Cosa sai del fantasma di Corvonero?»
Insensata, meschina curiosità.
«Oh, hai incontrato la Dama Grigia?»
Gli occhi grandi, sporgenti della ragazza rotearono verso di lui;
illuminati soltanto dai sottili filamenti di luce che filtravano dalla
porta alle sue spalle, parevano quasi galleggiare nel vuoto, due lune
sulla stessa orbita.
Rabbrividì.
«Curioso... Dicono che parli solo con i Corvonero, ma sono
del parere che si tratti di semplici congetture.»
Draco rimase in silenzio, le dita strette attorno al legno freddo della
bacchetta.
«Solitamente chi la incontra si è smarrito. O ha
perso qualcosa.»
«Che altro?»
La Lovegood scrollò le spalle.
«Così non ha senso… Io non ho perso
nulla.»
«Ne sei certo?»
Lui aprì la bocca d’istinto— emise un
sospiro stizzito.
«Al diavolo, non ho tempo da perdere con i tuoi
rompicapo.»
L’asprezza della sua risposta non parve turbarla.
«Per qualche motivo, immaginavo non fossi qui per parlare
della Dama Grigia.»
La mascella di Draco si irrigidì mentre quei globi argentei
gli
trapassavano il cranio, frugando, mettendogli sottosopra i pensieri;
forse era meno rincitrullita di quanto desse a vedere.
«Hai di nuovo smesso di mangiare.»
«Non credo di aver mai lasciato avanzi.»
«Ti credi furba?» Il giovane quasi rise, chiudendo
la
distanza tra loro a grandi passi. «Mi basta guardarti, per
sapere
quello che sta succedendo qui dentro. Stai di nuovo dando il tuo cibo a
Olivander.»
La Lovegood chinò appena il capo costellato di lividi e
abrasioni, prima di tornare a guardarlo negli occhi.
«È debole.»
«Non me ne importa niente.» Una nota
d’insofferenza
si fece strada nella sua voce, facendogli scoprire i denti mentre si
chinava su di lei. «Da morta non ci servi.»
«Oh, lo so. Siete stati tutti piuttosto chiari su
questo.»
Replica di un’indifferenza quasi encomiabile.
«Bene.» Con un’ultima occhiata arcigna,
Draco si
raddrizzò, allontanandosi da lei, dal suo viso martoriato,
prima
che da prigioniera potesse diventare una persona.
«Perché se mia zia dovesse scoprire ancora quello
che stai facendo…»
«Tranquillo… La conosco bene la definizione di
follia, sai?»
Quelle parole lo fecero fermare sulla soglia.
«Fare sempre la stessa cosa, ancora e ancora, sperando che
qualcosa cambi.»
Con uno sbuffo di scherno, Draco uscì fuori e si chiuse la
porta alle spalle, sigillandola.
«Allora siamo tutti
pazzi.»
[434 parole]
.:~*~:.
Dal quel che sono riuscita ad estrapolare dalla timeline della saga,
Luna viene catturata dai Mangiamorte a dicembre, quindi ho deciso di
ambientare questa flash a inizio gennaio, poco prima del rientro ad
Hogwarts di Draco— il quale ha finalmente preso coscienza di
cosa
comporti per la sua psiche servire Lord Voldemort. Non ha idea di come
cavarsi fuori da questa routine deleteria: da una parte, il benestare
della sua famiglia ha la priorità su ogni cosa ma,
d’altro
canto, la prospettiva di diventare un torturatore o un assassino per
conto di Voldemort lo nausea. Quindi, dato che la sua codardia morale
(come disse la Rowling stessa) gli impedisce di fare scelte nette,
penso sia plausibile che Draco si sia ribellato nel suo piccolo,
escogitando scappatoie innocue e ben celate (quindi non riconducibili a
lui) per evitare il più possibile l’uso della
violenza
nella Villa. Nello specifico, in questo capitolo cerca, in modo
indiretto e subdolo, di risparmiare a Luna una seduta di tortura
gratuita da parte di sua zia, convincendola a tornare a mangiare.
Il titolo, “amenza”,
è: “stato
(anche patologico) di chi è privo di ragione; follia”.
See ya,
Shadow
Eyes
|
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Capitolo 5 *** Àlea ***
5
Àlea | {Villa Malfoy, marzo 1998};
E dimmi, uomo spaccato sulla
croce,
e tu dalle mani grosse
di sangue,
come
risponderò a quelli che domandano?
Salvatore Quasimodo,
“Colore di pioggia e di ferro”
«Allora, Draco.»
Aveva ragione lei, la Corvonero.
«È lui?»
Quante volte gli era stata fatta quella domanda?
«È Harry Potter?»
Erano intrappolati in un insensato ciclo senza nessun risultato. Follia.
Il ragazzo con il volto deforme gli fu spinto davanti— era
chiaramente denutrito e l’odore che aveva addosso era
rivoltante.
Draco impallidì.
Potter.
Serrò le labbra, indietreggiando appena. Gli sarebbe bastata
una sola parola, una sillaba – “sì”
– per stringergli al collo il cappio che portava da quando
era
nato. Un brivido pungente gli attraversò la spina dorsale,
facendogli accapponare la pelle; aveva tra le mani
l’occasione
d’essere il fautore ultimo della sua disfatta. Doveva solo
dire due lettere.
«Io non…»
La stanza era piena di occhi che lo fissavano e fu come se
l’aria
gli fosse di colpo scoppiata nei polmoni. Draco boccheggiò
mentre puro terrore gli invadeva i sensi, infestandogli la lingua ora
gonfia, pesante, non riusciva— non poteva farlo.
Guardò il volto estatico di suo padre –
l’eroe, il fallito –, specchiandosi nelle sue
pupille dilatate.
Solo una parola.
“Draco, Draco,
tu non sei un assassino.”
Una sola.
«Io non sono sicuro.»
Poi fu tutto un susseguirsi sfocato di volti, colori e fiamme che gli
riempirono la vista quando diede le spalle a quanto aveva attorno.
Trovare Potter non avrebbe riportato in auge la sua famiglia,
né
ne avrebbe garantito il benestare, oh, lo sapeva bene; servire il
Signore Oscuro comportava vivere nell’angoscia, sperando,
pregando di essergli ancora utile il giorno dopo, l’ora dopo
e le cose non sarebbero mai cambiate.
Inconsciamente, sfiorò la tasca dei pantaloni con le dita.
«Che altro avete preso, che altro? Rispondimi! Crucio!»
Lo stridio della Granger gli fece serrare i denti, riportandolo alla
realtà. Con la pressione che andava aumentando nelle tempie,
Draco s’allontanò dal camino, perdendo il calore
che il
fuoco gli aveva lasciato addosso ad ogni passo. Lì a terra
c’era una Babbana col sangue sporco, feccia del mondo magico.
Qualcosa nella sua testa gli disse che avrebbe dovuto godere di quella
vista ma al secondo grido c’era suo padre, lì a
terra,
c’era sua madre, c’era lui.
«È una copia, solo una copia!»
Scaltra, a dispetto di
tutto.
Osservò sua zia mentre mandava Codaliscia a prelevare
Potter,
poi avanzò verso la Granger proiettando su di lei
un’ombra
scura.
«Guardami.»
Una richiesta. Uno scongiuro.
Esangue, Hermione piegò appena il collo, puntando le iridi
di
grifone, ancora ardenti oltre il velo di lacrime, su di lui e fu come
tornare a respirare dopo una lunga apnea. Qualcosa gli
sfrigolò
nello stomaco, poi gli occhi della Sanguemarcio si rovesciarono,
lasciandolo solo davanti a un bivio.
Draco strinse i pugni tremanti e si guardò attorno:
l’attenzione di tutti era rivolta al punto in cui sarebbe
comparso Potter col folletto. Doveva sbrigarsi.
Si chinò, sfilandosi di tasca una pergamena piegata in un
piccolo quadrato, nascondendola nei pantaloni della ragazza. Un ultimo
esercizio di futilità: era questa, la sua scelta. Se avesse
vinto Potter, sarebbe stato pronto a pagare il prezzo dei suoi errori.
Se avesse vinto il Signore Oscuro, be’, nessuno avrebbe mai
saputo quello che aveva appena fatto.
[486 parole]
.:~*~:.
Dopo l’escalation di eventi che ha portato Harry, Ron ed
Hermione
a finire prigionieri a Villa Malfoy, il conflitto interiore di Draco
raggiunge un punto di svolta quando decide di affidare ad Hermione la
pergamena del terzo capitolo, ovvero la lista con tutti i nomi dei
collaboratori di Voldemort (ovviamente nella speranza che vengano tutti
catturati e processati in caso il Signore Oscuro venga sconfitto). In
lei torna a vedere quell’ardore e quella determinazione che
gli
mancano e che è altrettanto stanco di fingere
d’avere.
Accetta quindi di non essere in grado di cambiare le cose a modo suo e
decide di rischiare senza esporsi, evitando ancora una volta qualsiasi
conseguenza diretta di questo suo piccolo tradimento (primo,
perché non ci crede ancora fino in fondo nella vittoria di
Harry
e, secondo, perché è pur sempre un astuto
Serpeverde <( ̄︶ ̄)>).
Per questo capitolo, ho scelto il titolo “àlea”,
ovvero: “sorte
incerta, rischio”.
See ya,
Shadow
Eyes
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Capitolo 6 *** Albore ***
6
Albore | {Hogwarts,
maggio 1998};
Non ho più ricordi,
non voglio ricordare;
la memoria risale dalla
morte,
la vita è
senza fine.
Salvatore Quasimodo,
“Quasi un madrigale”
Riverberavano attraverso la pietra dei corridoi di Hogwarts,
attraversando le stanze, superando gli archi, risalendo le scale fino a
raggiungerlo; urla di Mangiamorte, di ribelli, di Sanguemarcio,
d’innocenti. Una fitta acuta gli attraversò il
petto,
raggelandolo; doveva andarsene da lì. E in fretta.
Con un gemito, Draco s’alzò in piedi, sollevando
con
sé una scia di polvere. Il naso era bollente e pulsava,
dandogli
l’orrenda impressione che si stesse ingrossando ad ogni
respiro.
«Schifoso d’un Weasley…!»
Mordendosi la lingua, il giovane si avviò verso
l’ingresso, le gambe mosse solo dall’inerzia, la
testa
piena d’un ronzio intermittente. Superò corpi di
studenti
riversi sul pavimento, calpestò macerie, respirò
sangue,
raccogliendo dentro di sé la desolazione di un mondo di cui
non
erano rimaste che le spoglie. Era davvero la fine.
Lacrime affrante, piene di furia, gli divamparono negl’occhi,
cadendogli lungo le guance. Era questo, quello a cui li aveva condotti
il Signore Oscuro. Un deserto arido pieno di croci.
Pregò che i suoi genitori fossero a sicuro.
«Expulso!»
Lo scoppio violento lo colse di sorpresa, facendogli perdere
l’equilibrio— con le orecchie che fischiavano,
Draco si
voltò appena in tempo per scorgere
un’inconfondibile
criniera di capelli emergere da una pioggia di detriti e pulviscolo.
Hermione Granger scavalcò lo squarcio appena aperto nella
parete, notando solo allora la sua presenza nel corridoio. La sua pelle
era annerita dai residui degli scontri, gli abiti erano in brandelli ma
ciò che più lo colpì furono gli occhi:
lucidi e
persi quanto i suoi. Potter— Potter non era con lei.
Draco estrasse la bacchetta.
«Stupeficium!»
Un flash rosso sprizzò verso la ragazza, schiantandosi in
pieno contro la testa di un Mangiamorte alle sue spalle.
Abbassò il braccio. Il tonfo che seguì gli fece
capire che l’uomo aveva perso i sensi.
«Grazie.», mormorò la Granger e lui
odiò
quanto sollievo gli diede sentire la sua voce. Distolse lo sguardo,
cominciando ad allontanarsi.
«Aspetta!»
Ignorò quel richiamo ma dita svelte, salde, gli si chiusero
attorno al polso, costringendolo a fermarsi lo stesso.
Inorridì;
la Granger era una creatura infida e non c’era modo di
prevedere
cosa avrebbero potuto fare alla sua faccia quei suoi piccoli, brutali
pugni Babbani. Soprattutto se ci si metteva di mezzo
l’influenza di
Weasley.
«Che vuoi?»
Guardingo, Draco si girò e scorse un barlume
d’ironia, nel
mezzo sorriso che gli rivolse la ragazza prima di puntagli la bacchetta
contro. Sbiancò.
«N—»
«Epismendo.»
Un forte calore gli si diffuse all’interno del setto nasale;
inspirò, cauto, e l’aria fredda gli
riempì i
polmoni. Il naso era sgonfio.
Indietreggiando d’un passo, la Granger gli lasciò
il polso
e il tepore che gli aveva lasciato sulla pelle svanì.
«Ascolta…», gli disse, ma poi apparve
incerta su
come proseguire. «La pergamena che mi hai
lasciato—»
«Non so di cosa tu stia parlando.»,
tagliò corto
lui, dandole bruscamente le spalle. Poteva sentire le sue pupille
trapassagli la nuca.
«Ma certo. Immagino non t’importi, quindi, che
farò in modo che finisca nelle mani giuste.»
«… No.»
Fu a quella bugia che si separarono.
Quando Draco raggiunse l’ingresso, la luce del sole filtrava
attraverso gli squarci nel portone. Lo spalancò, chiedendosi
cosa sarebbe nato dalle ceneri di quel giorno.
[499 parole]
.:~*~:.
Il gran [???] finale! °˖✧◝(⁰▿⁰)◜✧˖°
Durante la battaglia di Hogwarts, Draco, nella sua inconsistente
consistenza, capisce che è inutile cercare di accaparrarsi
in
extremis la gratitudine di Voldemort catturando Harry e cerca una via
di fuga dalla scuola, tristemente consapevole di non avere
più
alcun alleato al suo interno (escluso il trio e i suoi genitori).
Il suo ultimo incontro con Hermione è il più
onesto,
perché sono entrambi sconvolti e emotivamente vulnerabili.
Per
la prima volta, Draco decide di esporsi e di aiutarla apertamente,
anche se non riesce proprio ad ammettere d’essere lui ad
averle
consegnato la pergamena con i collaboratori del Signore Oscuro. Poco
male, perché ha di fronte l’allieva più
brillante
di Hogwarts hah hah hah X°D
“Albore”
è una parola meravigliosa che sta per: “chiarore, luce
dell’alba”. Un nuovo inizio per chi
è sopravvissuto alla battaglia.
See ya,
Shadow
Eyes
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